DOWN TO YOU

Autore b-fly

 

 

sul suo letto, intenta a scrivere nel suo diario, come ogni adolescente che si rispetti. Ogni tanto sua madre l’aveva sorpresa a scriverci, e le aveva sorriso dicendo “Ma lo sai che siamo stati creati con una memoria apposta per non doverci scrivere le cose?”. Sua madre le faceva sempre queste piccole critiche, ma sempre col sorriso sulle labbra, lei era la sua unica figlia e in fondo era felice che fosse una ragazzina tranquilla e spensierata. Buffy le rispose con un sorriso.

 

J:”Su, ora lascia giù quel diario e accompagnami a fare la spesa, non vorrai che la tua povera mamma porti le sue pesanti sporte da sola, vero?”

 

B:”Arrivo immediatamente!”

 

 

 

Ogni anno, il sabato precedente all’inizio della scuola, sua madre la portava a fare shopping, come regalo. Ma non lo diceva mai direttamente, trovava ogni volta una scusa nuova per portarla con lei e alla fine passavano la loro giornata speciale, madre e figlia. Era una specie di patto segreto. Ora poi che si erano trasferite sarebbero andate in un centro commerciale nuovo,  quello di Sunnydale, la nuova città. Lontano da Los Angeles, lontano da suo padre. Anche se la loro piccola tradizione valeva come donne di casa da prima del divorzio. Buffy era contenta ed eccitata, vivevano in quella casa solo da due giorni, che avevano passato a sistemare le loro cose, ma lei si trovava già benissimo, il lunedì successivo sarebbe iniziata la scuola e avrebbe pensato anche a farsi degli amici. O almeno ci sperava, prima faticava ad averne per via della sua timidezza, e poi non che ci fossero delle buone persone con cui fare amicizia: i ragazzi la guardavano ammirati per la sua bellezza, ma non che uno fosse gentile con lei, e le ragazze, un po’ per invidia un po’ per noia, tendevano a isolarla. Sperava in cuor suo che quell’incubo fosse finito.

 

 

 

Si vestì in fretta e corse giù per le scale, eccitatissima, mentre sua madre già l’aspettava con un sorriso complice. Salirono in macchina e partirono.

 

 

 

Il centro commerciale era più piccolo di quello in cui andavano di solito, ma a Buffy non importava, le piaceva passare del tempo con sua madre in totale ozio, senza ramanzine, discorsi o altre negatività, era come se in quel momento fosse semplicemente una sua amica, a volte riusciva anche a convincerla a comprarsi qualcosa per se e si sedeva a guardarla provarsi vestiti che la ringiovanivano molto.”Buffy, perché non vai e prenderti intanto che ci sei quello che ti serve per la scuola? Quaderni e cose simili. Io poi ti aspetto nell’area ristoro per pranzare” “D’accordo mamma”.

 

Buffy sapeva che sua madre glielo diceva perché così mentre lei era via poteva prenderle il regalo che le faceva di solito all’inizio dell’anno scolastico, così non faceva mai storie.

 

Girava per lo stesso negozio ormai da venti minuti, aveva fra le braccia qualche quaderno e un diario, ma una ragazza le passò di fianco e le prese contro facendoglieli cadere.

 

“Ehi, potresti stare più attenta?!” ma la ragazza si voltò appena, lanciandole uno sguardo di sufficienza. Chi diavolo era quella, con scritto “Queen C” ricamato sulla schiena del golfino?! L’aveva innervosita. Buffy dovette chinarsi un paio di volte per prenderle tutto quello che le era caduto, una volta rialzata sentì una voce dietro di lei “Oh, ti prego, fa di nuovo quella mossa!”. Si girò spaventata, un ragazzo l’aveva squadrata mentre si chinava e ora la guardava divertito. Vedendola arrossire in modo così evidente alzò sorpreso un sopracciglio che portava una strana cicatrice, poi le sfoggiò un sorriso seducente. “Ehi, passerotto, com’è che non ti ho mai vista? Con un corpo come il tuo avrei dovuto già notarti!” e sembrò ancora più divertito nel vederla arrossire maggiormente, sempre se era possibile arrossire più di così. Buffy imbarazzata si voltò e se ne andò via veloce, passò dalla cassa a pagare e poi fuori di lì, lasciando il ragazzo felicemente stupito e incuriosito. 

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

Buffy stava attraversando a grandi passi uno dei corridoi del centro commerciale, cercando di dimenticare quello che era successo, anche se era difficile dimenticare il brivido freddo che le aveva percorso la schiena quando aveva visto quel ragazzo sorridere in quel modo… Ma non sopportava sentirsi presa in giro, e la cosa le era capitata fin troppo spesso, così parte dell’imbarazzo si trasformò in rabbia che non sarebbe mai stata sfogata.

 

Si fermò, concentrata sui suoi pensieri non si era nemmeno accorta che non sapeva esattamente dove fosse l’area ristoro dove doveva incontrare sua madre. Si concentrò su quel pensiero scacciando l’altro, per quanto quei due occhi azzurri fossero ormai tatuati nella sua mente. Iniziò a girare per i corridoi “Ma quanto è grande questo posto!” certo quello di Los Angeles era più grande, ma anche questo non scherzava, e lei si stava già perdendo, intenta com’era a passare il più lontano possibile dal negozio dove aveva preso i quaderni.

 

Aveva finalmente trovato una piccola indicazione, sentendo il chiacchiericcio di due ragazzine mentre davano informazioni a una signora per un negozio “Passi quell’angolo sulla sinistra, superata l’area ristoro lo troverà”. Bingo. Lei era troppo timida per fermarsi a chiedere informazioni e non si sapeva orientare molto bene, così preferiva trovare le cose da sola. --Devo solo arrivare alla fine del corridoio e girare a sinistra, splendido--. Arrivò all’angolo, girò a sinistra andando a sbattere con una persona e facendo di nuovo cadere tutto quello che aveva in mano.

 

“Scusami, bella, ti do una mano”

 

Chi ha parlato?! Buffy alzò gli occhi, per andare a incontrarne altri due blu. --Oh, no, con tutti quelli che passano il questo centro proprio contro di lui dovevo andare a sbattere--.

 

“Oh, sei tu” disse allargando il suo beffardo sorriso “Non ti offendere, ma penso che lascerò raccogliere a te i quaderni soprattutto se alzi il sedere come hai fatto prima!”

 

Il color porpora che prese possesso delle guance di Buffy non fece altro che divertirlo di più. Buffy distolse lo sguardo, cercando di mantenere un po’ di dignità si chinò fino ad appoggiare le ginocchia sul pavimento e sedendosi sui talloni iniziò a raccogliere tutto quello che le era caduto, così il ragazzo le diede una mano.

 

“Ehi, ma sei muta ragazzina?” Fece per fulminarlo con lo sguardo, ma non ci riuscì, lui le era sembrato quasi dispiaciuto, ma forse era solo una sua impressione. Era strano quel ragazzo, a parte la cicatrice che aveva sul sopracciglio, c’era anche il suo modo di vestire, tutto in nero tranne una camicia rossa, e uno spolverino di pelle. Buffy non gli rispose e si alzò. Lui fece per allungarle quello che le aveva raccolto ma quando lei tese la mano lui ritirò la sua. Lei lo guardò con un misto di rabbia e sorpresa. Lui sorrise.

 

“Non è così facile. Facciamo così, io ti ridò i quaderni e tu mi dici come ti chiami! Mi sembra di non chiedere molto…”

 

B:”… mi chiamo Dawn”

 

Lei allungò la mano ma lui non le diede i quaderni. Lo sguardo arrabbiato di lei si accentuò.

 

B:”Ehi, mi hai mentito!”

 

“Anche tu…”

 

B:”D’accordo, mi chiamo Buffy”

 

Lui allargò il suo sorriso e le diede un quaderno.

 

“Perfetto, ho altri 3 quaderni, pensi che potrò ricevere altre 3 informazioni?”

 

Buffy era incredula. Che diavolo voleva lui da lei?!

 

“Allora posso?”

 

Lei represse la tentazione di colpirlo, non aveva mai incontrato qualcuno che la infastidisse tanto, ma non aveva molto tempo e non poteva farsi vedere a sua madre con un solo quaderno.

 

B:”Muoviti”

 

“Ehi, che caratterino, ma d’accordo, ogni tuo desiderio è un ordine-“

 

B:”Allora posso desiderare la restituzione dei miei quaderni senza rispondere a domande?!”

 

“Spiacente” Buffy sbuffò, ormai al diavolo l’imbarazzo, era furente. E questo sembrava divertirlo oltremodo.

 

“Allora, non ti ho mai vista da queste parti, nuova?”

 

B:”Sono arrivata a Sunnydale due giorni fa”

 

“Ok, ti sei meritata un altro quaderno… con le paperelle? Ma quanti anni hai?!”

 

B:“Ne ho 16”

 

“La mia domanda aveva uno scopo assolutamente ironico quindi congratulazioni, hai risposto per niente!”

 

B:”Ma chi diavolo sei tu?!”

 

“Per te posso essere quello che vuoi, passerotto…” l’occhiata che le lanciò squadrandola dalla testa ai piedi fece di nuovo scorrere un brivido lungo la sua schiena e la fece arrossire nuovamente.

 

“Mi chiamano tutti Spike”

 

B:”Spike?! Ma Spike non era il dinosauro pigro e muto di “alla ricerca della valle incantata”?!”

 

Per un attimo Buffy ebbe l’impressione di vedere un minimo di incertezza nel ragazzo.

 

S:”… stavamo parlando di te o sbaglio? Voglio farti un’altra domanda… ce l’hai un ragazzo?”

 

B:”Non sono affari tuoi!”

 

S:”Ok, allora il quaderno con Winny the pooh me lo tengo io…”

 

B:”No, non ne ho uno”

 

S:”Per l’inferno maledetto, possibile che una bella ragazza come te non abbia uno schiavo personale? Beh, meglio per me!”

 

Ormai il rossore sulle gote di Buffy più il suo viso stupito le davano un’espressione indecifrabile e lei lo sapeva bene, ma decise di sopportare, tanto mancava solo una domanda, giusto? Ancora poco ed era a posto.

 

B:”Forza hai l’ultima domanda, sbrigati”

 

S:”Che fretta, raggio di sole, di solito le ragazze fanno la fila per poter parlare con me e tu non vedi l’ora di scappare? Mi farai impazzire lo so già, sei strana! E poi il modo in cui arrossisci, sembra che tu con un ragazzo non ci abbia mai parlato! Ehi ma…” d’un tratto Spike si bloccò, e sembrò che un flash gli passasse per la mente, guardò di nuovo negli occhi di lei, con uno strano sorriso sorpreso e saccente.

 

S:”… sei vergine?”

 

Buffy ammutolì, qualunque frase avrebbe voluto dirgli per fargliela pagare le morì in gola per lo stupore. Questo sembrò confermare la teoria di Spike.

 

S:”…allora? Ho indovinato”

 

Buffy intravide una possibilità di salvezza, sua madre si stava avvicinando a un tavolo, superò Spike prendendogli contro e si precipitò la lei in modo da sedersi dandogli la schiena. Al diavolo il quaderno. Ne poteva prendere un altro.

 

S:”Quella ragazza ha la capacità di spiazzarmi…”

 

 

 

J:”Ciao Buffy, allora? Tutto bene, mi sembri quasi spaventata!”

 

B:”…Come? No, ma che dici!”

 

J:”Chi era quel ragazzo con cui ti ho visto parlare? Ti sei fatta un nuovo amico?”

 

B:”NO! No, lui è… mi ha preso contro e mi ha aiutato a raccogliere i quaderni, tutto qui…”

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

Ecco, il giorno tanto temuto e aspettato. Il primo giorno nella scuola nuova. Buffy era in camera sua, si stava vestendo. C’era un bel sole --E’ un buon segno, porta fortuna!-- pensò, ma la sua era più che altro una speranza. In quei giorni da quando era arrivata era stata sempre in casa, se non per quando era andata al centro commerciale, giorno che ricordava con orrore e brividi, anche se non era certa se i brividi fossero dati dalla rabbia o dall’imbarazzo. Non vedeva l’ora di scoprire che tipo di gente era quella di Sunnydale, la sua speranza è che essendo una cittadina di provincia, più piccola e meno caotica di Los Angeles, la gente fosse un po’ più cordiale. Lo sperava. E sperava anche che il nomignolo “Sunnyhell” non corrispondesse a verità…

 

Arrivò davanti all’istituto. “Entrate voi che cercate la conoscenza”. Perfetto. Le venne in mente lo strano pensiero che se un vampiro avesse voluto entrare avrebbe avuto l’invito pronto… --che strane cose vai a pensare Buffy!--. Andò subito in classe, ora di letteratura inglese e lei non aveva il libro. Ma non conosceva ancora la scuola e non sapeva dov’era la biblioteca, in effetti era già tanto se aveva trovato la sua classe.

 

Bussarono alla porta.

 

Prof: “Di nuovo in ritardo anche il primo giorno, sig. Shelby?” (N.d.A. di tutti i cognomi ipotetici di Spike che ho letto in giro questo mi sembrava il più carino, mi scuso se ho rubato l’idea di qualcuno).

 

La porta si aprì per uno spiraglio e fece capolino una testa estremamente bionda. Buffy sussultò.

 

S:”Mi scusi prof. Giles, le assicuro che ero ansioso di assistere alla sua prima lezione di quest’anno”

 

P G:”Certamente, e sono certo che non vede l’ora anche di assistere alla mia prima lezione del prossimo semestre, quando ripeterà il 3° anno per la 4° volta”

 

S:”Mi permetto di farle una correzione, questa è solo la seconda volta che frequento il 3° anno, due anni fa mi ero semplicemente ritirato da scuola, quindi se avessi il piacere della sua compagnia per un altro anno una volta finito questo, sarebbe il 3° non il 4°”

 

P G:”Prego, scelga il suo banco e si sieda”

 

Il sorriso di Spike e l’espressione sul volto del professore fecero capire a Buffy che evidentemente lui non era stato sfacciato, strafottente e irritante solo con lei. Non poté trattenere un sorriso, che si spense subito quando lui fece una panoramica della classe e vedendola alzò un sopracciglio, dirigendosi a prendere posto nel banco di fianco al suo. --oh, no, no, non qui--

 

Spike si sedette accanto a lei e appena il prof si fu girato avvicinò il suo banco. “Buongiorno, raggio di sole”. Buffy fece finta di non sentirlo. “sai ho ancora io il tuo quaderno, sei scappata così in fretta l’altro giorno…” e dicendolo le sfiorò un braccio con le dita.  Ancora lei lo ignorò, anche se era una situazione che iniziava a diventarle scomoda. “ehi, che fai, non mi parli più? Ti sei offesa?” “Smettila” “Oh! Allora hai ancora la voce…” “Sto cercando di concentrarmi!” “Su cosa, sulla lezione di Giles? Quindi per te è più interessante una sua lezione che parlare con me?!” lei lo fulminò con lo sguardo. “Oh… ho capito… avevo toccato un tasto dolente e ora me la vuoi far pagare non concedendomi il privilegio della tua compagnia… d’accordo, lo capisco, ma perché trovare una scusa così orrenda!” “Forse se avessi seguito anche tu le sue lezioni non saresti stato bocciato.” Spike divenne serio. “Per l’inferno maledetto, lo sai che hai una maledetta linguaccia, ragazzina?!” e detto questo spostò il banco allontanandosi di qualche centimetro. Buffy sapeva che aveva il diritto di fargli quella frecciata, come lui ne aveva fatte a lei, ma la sua natura le impediva di essere contenta e la fece sentire in colpa. Lui sembrò accorgersene e si avvicinò di nuovo solo per parlarle a un orecchio.

 

S:”E’ inutile non riesci a fare la cattiva” e le sorrise.  Non riusciva a capire se fosse un complimento o un’altra frecciata. ma di una cosa ormai era certa: lui l’avrebbe infastidita ancora per un bel po’ di tempo.

 

Alla fine dell’ora Spike uscì prima di lei. Lei aveva bisogno di trovare la biblioteca per alcuni dei libri di testo, così si rivolse a una della sua classe, una ragazza bionda e curata. “scusami, potresti dirmi dov’è la biblioteca?” questa l’osservò con un’aria di sufficienza e se ne andò. “Beh, devo dire che qui la gente è molto gentile.” “Oh, non fare caso ad Harmony” le disse una voce maschile. Lei si voltò, era stato un ragazzo moro a parlare, più alto di lei e con un’espressione simpatica. Ecco, lui le sembrava gentile. “Oh, grazie del consiglio, tu saresti…” “Mi chiamo Oz” “Strano nome davvero…” “Mi chiamerei Daniel, ma tutti mi chiamano Oz” “Beh, Oz, grazie del consiglio. Mi approfitto troppo di te se ti chiedo di spiegarmi dov’è la biblioteca?” “Ti ci accompagno”. Oz era un tipo molto silenzioso, ma le era sembrato un bravo ragazzo, l’aveva accompagnata per gentilezza e non per farle il filo, e per quanto Buffy fosse timida e riservata questi comportamenti sapeva riconoscerli. Dopotutto era timida, ma sapeva quando c’era bisogno di fare la prima mossa. A forza di osservare le persone da lontano aveva imparato molto presto le loro abitudini, sapeva leggerle come un libro aperto, fatta eccezione per quel fastidioso ragazzo di nome Spike. Ok, era carino, ma non era la prima cotta che aveva nella sua vita e questo non le aveva mai impedito di essere distaccata abbastanza da tenere la situazione sotto controllo. Aveva appena pensato “cotta”? Che caso patologico che era. “Ehi, sovrappensiero?” Era Oz che aveva parlato. “Oh.. già.. sai com’è  è il mio primo giorno a scuola, sono da poco anche a Sunnydale è tutto nuovo per me mi distraggo a guardare in giro, vengo da LA” “Oh, beh, niente male LA, ci sono andato un paio di volte a suonare con il mio gruppo” “Si, suoni?” “Già, suoniamo quasi tutte le sere al Bronze, è il locale che c’è da queste parti, se ti va di venire-“ S’interruppe di colpo, avevano appena varcato la soglia della biblioteca, all’interno c’era una ragazza dai capelli rossi, molto carina, dal modo in cui si vestiva sembrava anche molto timida, forse più di Buffy, anzi di certo. Oz si era pietrificato. D’un tratto sembrava che la sua sicurezza se ne fosse andata in ferie. Buffy non poté fare a meno di sorridere. Entrò, e non vedendo il bibliotecario chiese proprio alla ragazza rossa. A Oz per un attimo sembrò incredibile la tranquillità con cui Buffy si rivolgeva a quella splendida creatura, poi si ricordò che solo per lui era un problema avvicinarcisi.

 

B:”Scusami, sai dove sia il bibliotecario?”

 

W:”Oh, è dovuto uscire un momento, e siccome io ho un’ora libera lo ‘sostituisco’, hai bisogno di qualcosa?”

 

Buffy le disse il testo di cui aveva bisogno e la ragazza glielo trovò.

 

B:”Come ti chiami?”

 

W:”Oh… io… mi chiamo Willow” si, era decisamente più timida di lei, e pareva anche che non fosse abituata che qualcuno s’interessasse di lei. Buffy lanciò un’occhiata a Oz, che era rimasto fuori a osservare la rossa dagli oblò delle porte. E decise.

 

B:”Sai, io non conosco nessuno qui, sono arrivata da poco a Sunnydale, ma mi hanno detto che c’è un locale dove dovrei andare che si chiama Bronze, tu ci vai stasera?”

 

W:”Oh… beh, direi di si, ci vado abbastanza spesso… “

 

B:”Potrei venire con te? Non so nemmeno dove sia e non ho un buon senso dell’orientamento”

 

W:”Dici sul serio? Cioè, non mi stai prendendo in giro?”

 

B:”Assolutamente no! Perché dovrei? Sei stata tanto gentile con me!”

 

Buffy e Willow si misero d’accordo per andare quella sera insieme. Poi Buffy uscì dalla biblioteca per scoprire che Oz era ancora lì dietro. Gli si avvicinò e gli disse: “Dì la verità… sai almeno come si chiama?” Oz sembrò abbastanza stupito, poi capì cosa intendeva. “…No, non le ho mai parlato” “Lo immaginavo. Beh, ci parlerai stasera” “Cosa?!” “Fidati di me, ti dovevo un favore per la tua gentilezza. Su, torniamo in classe!” e si avviò lasciando un’ Oz incredulo e interdetto.

 

 

 

Capitolo 3

 

 

 

Era arrivata alla fine della mattinata, il primo giorno di scuola era filato liscio, anzi era andato meglio di quanto lei potesse sperare! Aveva già un amico, ed era certa che entro la fine della serata ne avrebbe avuti due. Il ché è un progresso notevole rispetto allo zero netto di prima. Era passata di nuovo dalla biblioteca per prendere il libro di matematica, così aveva avuto l’occasione di conoscere un po’ meglio la ragazza rossa, Willow, senza fretta né secondi fini. Era una ragazza davvero simpatica, le aveva fatto conoscere anche Xander, suo fratello, che Buffy aveva già visto in classe da lei. Era stato bocciato un anno. Buffy non se ne stupiva più di tanto, dopo avergli parlato dieci minuti si capiva già che era un bravo ragazzo ma in quanto a cervello non era ottimo. Xander le aveva anche nominato Spike, chiedendole come lo conosceva, e lasciandosi sfuggire un “perché è raro che lui conceda volontariamente attimi del suo preziosissimo tempo, soprattutto alle ragazze, non è certo il tipo che le debba andare a cercare”. Ma Buffy decise di non indagare oltre, aveva sentito anche troppo parlare di quel ragazzo irritante!

 

--Buffy devi smetterla di distrarti, ti sei di nuovo persa per i corridoi!--

 

Almeno si considerava fortunata che era arrivata la fine delle lezioni e aveva tutto il tempo che voleva per trovare la porta d’uscita. Ecco, forse ci siamo, basta girare l’angolo, via forza.

 

Buffy si ritrovò per terra. Un ragazzo davanti a lei.

 

S:”Oh, scusa davvero… oh, sei tu! Ma guarda, questa scena l’ho già vista!” ed ecco il suo solito sorriso.

 

-- Ma che cosa ho fatto di male al mondo per meritarmi questo due volte!--.

 

S:”Passerotto, possibile che finisci sempre fra le mie braccia?”

 

Lo guardò con un’espressione scocciata e lo superò.

 

S:”Ehi, dove vai con tanta fretta?”

 

B:”A casa”

 

S:”Beh da lì non ci arrivi di sicuro, è l’entrata della palestra”

 

B:”Beh… ecco… io mi sono persa”

 

S:”Guarda, guarda. Pare che tu abbia bisogno del mio aiuto”

 

B:”Non è vero, posso sempre continuare a girare per i corridoi finché non l’avrò trovata da sola!”

 

Spike la guardò sorridendo e piegò la testa di lato.

 

B:”D’accordo, andiamo”

 

S:”Ci sarebbero due paroline magiche per questo, gioia”

 

B:”Fai - strada”

 

S:”Ai tuoi ordini”

 

Camminavano fianco a fianco. Spike provava a rivolgerle qualche domanda ma Buffy rispondeva a monosillabi. Le dava molto fastidio la sua presenza, soprattutto la confidenza che lui si prendeva con lei, e per quanto potesse sembrarle carino la innervosiva.

 

S:”Ehi, passerotto, la mia chitarra è più di compagnia di te! Che hai? Ti faccio paura?”

 

B:”Paura?! Di te? Assolutamente no!”

 

S:”Beh, forse dovresti averne…”

 

 

 

Buffy si voltò e lo guardò con aria interrogativa, poi si guardò intorno. Non sapeva in che zona era di quella scuola maledettamente grande, l’aveva seguito a ruota e lui le aveva fatto fare il giro dell’oca, spingendola più al centro dell’edificio. Lo guardò di nuovo arrabbiata, ma lui non le diede il tempo di parlare e la spinse dentro uno stanzino, un ripostiglio.

 

B:”Che diavolo stai facendo?!”

 

S:”Nulla che non piacerà anche a te, piccola, non preoccuparti”

 

 

 

La teneva pressata contro il muro e aveva iniziato a far scorrere le sue mani su di lei baciandola sul collo. Buffy non riusciva a spingerlo via, era troppo debole rispetto a lui, e stava iniziando ad avere paura che lui avesse intenzioni serie.

 

B:”Smettila!”

 

S:”Oh, passerotto, sei così bella, ti ho voluta avere dal primo momenti che ti ho vista”

 

B:”William! Basta lasciami!”

 

S:”Ehi, che c’è, non ti piace come ti tocco?” e le infilò una mano sotto la gonna.

 

 

 

Buffy gli tirò uno schiaffo. Lui si fermò sorpreso, non si aspettava quella reazione, qualunque ragazza della scuola avrebbe pagato per trovarsi al posto suo, e nonostante non fosse il tipo da vantarsi di questo lo sapeva bene. Ma lei no… la guardò, era impaurita e arrabbiata, la lasciò andare continuando a guardarla stupito e lei prese le sue cose che erano cadute a terra e uscì da lì. Si allontanò da quel corridoio, e dopo poco trovò l’uscita da sola. L’unica cosa di cui era contenta è che era riuscita a mantenere tutta la sua dignità. Non voleva pensare ad altro. Che diavolo gli era passato per la testa? E dove sarebbe arrivato se lei non gli avesse dato quello schiaffo? Quanto si vergognava ora lei, e quanto si sentiva stupida per aver pensato che le piaceva quel ragazzo… si diresse verso la sua macchina in fretta, tanto per essere sicura che se l’avesse seguita non l’avrebbe raggiunta, e ringraziando mentalmente la madre per avergliela lasciata quella mattina, le aveva detto “così se fai amicizia puoi dilungarti di più con i tuoi amici”, si, certo. Avviò il motore e partì.

 

William non avrebbe cercato di seguirla. Era ancora nello stanzino, fermo, non sapeva cosa pensare, gli era sembrato assurdo quello che era successo. Da quando era entrato in quella scuola, due anni prima, tutte le ragazze lo adoravano. Aveva già capito che lei non era così, ma in fondo era proprio questo che l’aveva attratto, era una bellissima ragazza e sarebbe stato ancora più soddisfatto se l’avesse convinta a lasciarsi prendere. Ma non era andata come pensava, e lui non sapeva cosa pensare ora.

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

Buffy per tutto il giorno non pensò più a quello che era successo. O meglio per tutto il giorno si costrinse a non pensarci, in realtà si sa che se una cosa deve essere presa in considerazione non c’è modo di sfuggirgli. Però in effetti non sapeva cos’avrebbe dovuto pensare, era stata colta così di sorpresa. Aveva appuntamento con Willow a casa sua, le aveva spiegato dov’era. Ora la stava aspettando, era contenta di avere una nuova amica. Willow fu puntualissima, era così gentile con lei che Buffy dimenticò presto tutti i cattivi pensieri.

 

B:”Sai, sono contenta di aver trovato una persona gentile come te in mezzo a tutti quegli studenti, non ci contavo più di tanto”

 

W:”Oh, beh, di solito io sto molto per conto mio, voglio dire, vado sempre al Bronze con mio fratello Xander, ma di solito vengo abbastanza ignorata, anzi, del tutto direi…”

 

B:”Beh, chissà che non riesco a darti una mano!”

 

W:”Oh, sai, a dire il vero ora potrei darti io una mano, cioè un consiglio…”

 

B:”Sono tutt’orecchi!”

 

W:”Ecco… io di solito mi faccio gli affari miei, ma tu mi sei così simpatica e sei tanto gentile con me… ecco, stai lontana da William Shelby… girano brutte voci…”

 

B:”…Guarda che io è tanto se so chi sia”

 

W:”Si, lo so, sei arrivata solo oggi, ma io sono a scuola con lui da due anni e ti posso garantire che se ti ha messo gli occhi addosso sei nei guai”

 

B:”Oh, lo terrò a mente…”

 

Fece in fretta a cambiare argomento e da lì in poi non se ne parlò più. Andarono nel locale, era grande e buffy ci si ambientò subito. Vide che stava suonando il gruppo di Oz, così si sedette a un tavolo con Willow e iniziò la sua opera. Sempre se operasi poteva chiamare, non conosceva nessuno dei due, sapeva solo che lui era innamorato, e qualcosa le diceva che erano fatti l’uno per l’altra. Non sarebbe stato difficile farlo notare a Willow, tanto durante il viaggio in macchina (sua madre gliel’aveva prestata di nuovo, forse per scusare il fatto che questa volta non le aveva trovato un regalo per l’inizio della scuola) avevano parlato di tutto di entrambe: famiglia, amici inesistenti, interessi e scuola, con la velocità che solo due donne possono avere, e si erano piaciute subito, ora era normale che non avessero migliori argomenti di cui parlare se non la musica. Buffy sperava solo che a Willow piacesse quel tipo di musica sennò era fregata…

 

B:”Ehi, suonano bene qui, non ti pare?”

 

W:”Già, hanno sempre dei buoni gruppi”

 

B:”Grandioso, a me piace ballare, e a te?”

 

W:”Oh, ballo solo qualche volta, con Xander, non ho mai provato da sola”

 

B:”Dici? Dai, vieni!”

 

Buffy trascinò una Willow un po’ intimorita in pista e iniziò a ballare, per sua fortuna dopo un po’ di incertezza l’amica la seguì a ruota, e Buffy la fece spostare un po’ più verso il palco in modo che Oz la vedesse. E gli occhi di Oz parlarono per lui, sembrava che stesse guardando una dea, invece di una ragazza di 16 anni.

 

B:”Ehi, è carino il bassista del gruppo che sta suonando!”

 

W:”Come?!”

 

B:”Il bassista!” doveva urlare per farsi sentire.

 

W:”Quello?! Oh, si è carino!”

 

B:”Cosa?!”

 

W:”Ho detto che il bassista è davvero carino!”

 

Ma nel momento in cui lo diceva la musica cessò, e le ultime quattro parole si sentirono distintamente sul palco, per chi stava attento… Willow si voltò verso di lui rossa in viso per scoprire che la stava guardando, e corse a sedersi al tavolo. Buffy aspettò a raggiungerla di vedere la faccia di Oz… al settimo cielo. Gli si avvicinò dicendogli di raggiungerle al tavolo quando aveva finito di suonare, e andò dall’amica.

 

W:”Buffy ma hai visto?! Mi avrà di sicuro sentita!”

 

B:”E anche se fosse? Che cosa c’è di male, un complimento fa sempre piacere!” disse sorridendo.

 

W:”No! E’ una catastrofe! Oh, dio! Quello credo che venga anche a scuola con noi, cosa faccio?!”

 

B:”Will, calmati, sono sicura che lui si sente lusingato!”

 

W:”Calmarmi?! Non credo proprio che un ragazzo possa sentirsi lusingato per un MIO complimento!”

 

Ma proprio in quel momento le raggiunse Oz. Willow avrebbe voluto sprofondare in una fossa.

 

O:”Ciao, Buffy”

 

B:”Ciao Oz! Perché non ti siedi con noi?” gli disse sorridendo.

 

O:”Oh, non vorrei disturbare…”

 

B:”Ma che dici? Sei il benvenuto qui, vero?” si voltò verso Willow, rossa come il colore dei suoi stessi capelli.

 

W:”O-oh, c-certo!”

 

O:”D’accordo. Da quanto siete arrivate?” Oz parlava come se fosse sorpreso di riuscire a farlo, pensò Buffy. Erano così carini, tutti e due timidi… ora bisognava solo trovare il modo di togliersi di mezzo…

 

X:”Ciao ragazze!”

 

W:”Ciao Xander!”

 

X:”Ehi, ciao Oz, già finito di suonare?”

 

W:”Vi conoscete voi due” --e brava Willow, la prima frase che riesci a dire senza balbettare, continua così!-- pensò Buffy.

 

X:”Certo, Oz sta nella mia classe di letteratura inglese, come anche Buffy”

 

Willow la fulminò con lo sguardo, era sveglia, aveva capito tutto.

 

B:”Ehi, Xan, che ne dici di venire in pista con me?”

 

X:”Sono appena arrivato, già mi trascini via?”

 

Ma Buffy si era già alzata e lo stava trascinando via. Quando furono lontani gli spiegò.

 

B:”Scusa Xan, ma in caso non te ne fossi accorto: a Oz piace Willow, e lei ricambia, ma nessuno dei due si è mai parlato”

 

X:”Oh, beh, in questo caso…”

 

 

 

Iniziarono a ballare anche loro per essere un minimo credibili. A Xander piaceva Buffy, ma dopo averci parlato per due minuti aveva capito che sarebbero potuti essere buoni amici ma che con lei non avrebbe avuto speranze. Non valeva neanche la pena provarci, era contento così. Si stavano divertendo, ovviamente Buffy non sospettava neanche che nell’ombra qualcuno li stesse guardando.

 

 

 

Capitolo 5

 

 

 

Erano stati in pista per almeno cinque canzoni, forse di più, erano stanchi, ora era tempo di tornare al tavolo e pregare che quei due avessero aperto bocca. Xander anticipò Buffy. Mentre lei lo seguiva si sentì afferrare un polso. Si spaventò e sentì un brivido freddo lungo la schiena. Si voltò, due occhi di ghiaccio la stavano guardando in contrasto con un sorriso che la scioglieva.

 

S:”Ciao, dolcezza”

 

B:”Lasciami andare” Buffy aveva assunto un’aria severa. Non le piaceva questa situazione, anche se erano in mezzo alla gente.

 

S:”Ora hai paura di me, eh?”

 

B:”Ma si può sapere che diavolo vuoi da me, eh? Cosa ti ho fatto? Sono a Sunnydale da neanche una settimana, vuoi lasciarmi in pace?”

 

S:”Cosa voglio da te? Voglio te. Cosa mi hai fatto? Mi hai stregato, piccola, e non importa da quanto tempo ti vedo, ti voglio avere…”

 

 

 

Buffy arrossì, incredula sia per le parole che per la schiettezza.

 

S:”Visto? E’ così che ti voglio, adoro quando arrossisci… e non dirmi che non ti piaccio, non ci crederei”

 

B:”Sei un po’ pieno di te”

 

S:”Forse, ma ho ragione giusto?”

 

 

 

Buffy non disse nulla. Ma con lo sguardo lo pugnalava. Lui le sorrise, teneva ancora il suo polso.

 

B:”Lasciami andare, devo tornare dai miei amici”

 

S:”Hai già degli amici? Come quell’imbecille con cui ballavi prima? Beh, se è quello il tuo modo di farti “amici” direi che non farai fatica ad averne”

 

B:”Non sono affari tuoi”

 

S:”Oh, si che lo sono, ti voglio avere io non voglio che tu sia di qualcun altro”

 

 

 

Spike la tirò verso di se, ma lei oppose resistenza, allora si avvicinò lui e si mise la mano che le teneva stretta fra le gambe. Buffy arrossì maggiormente e lui allargò il sorriso. Lei cercò di strattonare il braccio, per liberarsi la mano, ma lui la teneva forte. Si chinò verso un suo orecchio e le sussurrò.

 

S:”Ehi, bellezza, più muovi la mano e più mi ecciti, senza contare che ti fai male da sola”

 

B:”Lasciami!”

 

X:”Lasciala”

 

 

 

Spike si voltò verso Xander, era in classe con lui già da due anni, rimandato lo scorso anno come lui, sempre stupido e remissivo, ma ora era serio, e Spike non voleva guai, non ancora. Lasciò andare la mano di buffy, e alzò le braccia in segno di resa.

 

S:”Per stasera hai vinto, fallito, la prossima volta non ci contare” si girò e andò via.

 

X:”Buffy, vuoi che ti accompagno a casa?”

 

B:”Oh… no, sono in macchina, però me ne voglio andare, potresti riportare tu a casa Willow? Ah, ma certo, è tua sorella…”

 

X:”Su, calmati, vedrai che ora non ti darà più fastidio”

 

B:”Com’è che non ti credo?”

 

 

 

Xander non rispose ma le sorrise, sembrava più scossa di quello che avrebbe dovuto, si chiese il perché, ma non trovando risposta si limitò a considerare che non era il momento di spaventarla dandole delucidazioni sul conto di William Shelby.

 

X:”Certo, accompagno io a casa Will, hai fatto davvero un bel lavoro stasera con Oz, buona notte”

 

Buffy uscì, andò alla macchina, e mise in moto. Aveva bisogno di dormire.

 

 

 

 

 

Capitolo 6

 

 

 

Era passata una settimana dal primo giorno di scuola, Buffy era ormai completamente ambientata, per quello che poteva. Aveva conosciuto il bibliotecario, Wesley,  una compagna di classe di nome Tara, con cui loro si trovavano sempre insieme a Oz, Willow e Xander. Spike l’aveva intravisto nei corridoi, ma aveva sempre fatto in modo di evitare il suo sguardo, non voleva pensarci. Perché la verità è che si sentiva in qualche modo comunque legata a lui, ma la sua parte razionale le proibiva di pensarci. Doveva solo stargli lontano.

 

Al Bronze ci era tornata, ma stava sempre al tavolo, e se ballava era con Xander, o con le sue amiche, e in questo modo era sempre riuscita a evitarlo. Ma lui le aveva messo molta paura quindi ora ogni volta che era da sola andava in fretta, o stava attenta a ogni persona che le girava attorno.

 

Era al bancone del Bronze, stava prendendo da bere, sentì che c’era qualcuno dietro di lei e ebbe paura, si sentì sforare la spalla e si girò di scatto spaventata. Ma chi si ritrovò davanti era un po’ più alto di William, moro, dall’aria tranquilla ma allo stesso tempo misteriosa.

 

“Perdonami se ti ho spaventata, io… volevo chiederti di ballare”

 

Buffy fu sorpresa del suo atteggiamento, era dolce e insieme così sicuro… accettò di ballare, e al primo lento finirono in pista. Lui era tutto tranne che impacciato, ma cercava comunque di stabilire un dialogo.

 

“Vai al liceo di Sunnydale, vero?”

 

B:”Come lo sai?”

 

“Ti ho già vista, lì”

 

B:”Ne dubito, sono a Sunnydale da dieci giorni”

 

“Ne sono certo”

 

B:”Qual è il tuo nome?”

 

“Angel. Il tuo invece è Buffy”

 

B:”Ma..”

 

A:”Ti chiederai come lo so. Vedi… è da qualche sera che vorrei chiederti di ballare, ma balli sempre con quel ragazzo e credevo foste insieme.”

 

B:”Xander è un amico”

 

A:”Lo so. Perdonami ma ho sentito una parte di un vostro dialogo…”

 

B:”Quindi in un certo senso mi spiavi”

 

Lui le sorrise.

 

A:”Già, ma solo per nobili scopi”

 

 

 

La canzone finì.

 

A:”Vorrei rivederti, Buffy, posso?”

 

B:”…certo”

 

 

 

Si diedero i rispettivi numeri di telefono. Poi Angel disse che doveva andare, e si salutarono. Buffy era contenta. Non felice, ma contenta si. Sembrava un ragazzo a posto. Le diede un po’ di pace quel ballo, un po’ troppa a dire il vero, perché in questo modo uscì dal locale senza farsi accompagnare da Xander.

 

S:”Così per una volta non c’è il tuo amichetto a farti da guardia del corpo”

 

B:”Sto andando a casa, lasciami in pace”

 

S:”Invece quel tipo coi capelli dritti può disturbarti quanto vuole, giusto?”

 

B:”Spike, lui ha avuto la decenza di essere gentile”

 

S:”Lo vuoi un consiglio? Diffida di quelli come lui, sono gentili solo in apparenza”

 

A queste parole Buffy smise di camminare, si voltò e lo guardò in faccia.

 

B:”E hai il coraggio di venirmelo a dire tu?!”

 

Spike non rispose, né si avvicinò. A Buffy sembrò molto serio, e forse anche triste, non gli sembrò che volesse attaccare briga. Così abbassò a guardia.

 

B:”Perché non mi lasci in pace?” disse con tono calmo e rassegnato.

 

S:”Vuoi che ti lascio in pace? Ai tuoi ordini”

 

Si voltò e sparì nell’ombra. Buffy rimase interdetta da quel comportamento, non le sembrava lo stesso che l’aveva spinta in uno stanzino una settimana prima, sembrava che parlasse per reale interesse, come se il suo consiglio fosse sincero. Quel ragazzo, per quanto si fosse comportato male con lei, non le era indifferente. Era come se fosse certa che dentro di lui c’era qualcosa di buono, ma non lo lasciasse vedere a nessuno. Aveva sentito nel corso della settimana altri parlare di lui, tutti dicono che è freddo e distaccato, ma che con la sua aria misteriosa le ragazze gli muoiono dietro. Però con lei era diverso. Ora Buffy non aveva più paura di lui, gli aveva visto una luce diversa negli occhi, sapeva che non le avrebbe più fatto del male. Però ora si chiedeva se l’avrebbe più rivisto. E questo timore la lasciava vuota.

 

 

 

Capitolo 7

 

 

 

La mattina dopo Buffy entrò a scuola. Era nella classe di letteratura inglese. Aveva un po’ paura di come avrebbe potuto reagire quella mattina, se sarebbe stato il solito Spike che le aveva messo tanta paura e se sarebbe stato il William che aveva visto la sera prima. Entrò in classe, ma non lo vide. Andò a sedersi al suo banco, la lezione stava iniziando. Dove poteva essere? Poi bussarono alla porta.

 

P G:”So che è lei signor Shelby, ma questa lezione la passerà fuori dall’aula, così forse dopo due anni capirà a che ora inizia la mia lezione”

 

S:”Vedo che la sua comprensione non ha limiti, professor Giles, come sempre”

 

Spike restò fuori. Dopo mezz’ora dall’inizio della lezione Buffy chiese il permesso di uscire. Lo trovò seduto poco distante dalla porta, per terra. Si fermò e lo guardò, non sapeva se avrebbe dovuto salutarlo o ignorarlo, ma lui l’anticipò.

 

S:”Ehi, verginella, che diavolo hai da guardare?”

 

Buffy lo guardò delusa.

 

B:”Un povero idiota”. Corse verso il bagno, si chiuse dentro e si mise a piangere. Pianse perché si sentiva stupida ad aver pensato che potesse esserci in lui di più di quello che mostrava e di come si comportava, pianse perché una parte di lei ancora ci sperava. In quel momento si sentì vibrare la tasca, il telefonino, un messaggio ricevuto. Angel. “Voglio rivederti, ti aspetto stasera al Bronze alle 9. Ti prego, non darmi buca”. D’accordo.

 

Per la fretta con cui era andata via, non poté accorgersi della tristezza negli occhi blu del ragazzo dopo aver detto quella frase. “Ho fatto la cosa giusta” si disse lui, per convincersi.

 

 

 

3 mesi dopo.

 

Buffy vedeva sempre Spike a scuola. Ma lui non le aveva più parlato, lo aveva sempre visto serio, sempre da solo, ma comunque sempre con l’aria di chi non ha bisogno di nessuno. Lei pure non gli aveva mai rivolto la parola, e cercava anche di non intrecciare mai gli occhi con lui. Xander un giorno le aveva spiegato come mai sia lui che Willow le avevano detto che era nei guai se lui le aveva messo gli occhi addosso, in pratica erano solo voci che giravano. Agghiaccianti, ma solo voci. Buffy non ci credeva. Lo aveva anche detto a Xander, e lui le aveva dato della stupida “hai provato sulla tua stessa pelle quanto lui possa essere pericoloso!” le aveva detto. Lei aveva commesso l’errore di raccontargli del primo giorno di scuola, quando l’aveva spinta nello stanzino, e così lui ne approfittava per rinfacciarglielo ogni volta che ne parlavano. “Come puoi ancora considerarlo bene?”. --Non lo so-- sarebbe stata la vera risposta, ma era così, lei non riusciva a dimenticarselo. E di sicuro non se lo sarebbe dimenticato per delle stupide voci. Che lui avrebbe fatto impazzire la sua ragazza, Drusilla, fino a spingerla al suicidio. Impossibile, dovevano essere le solite esagerazioni di quando una notizia passa di bocca in bocca.

 

Aveva continuato a uscire con Angel, lui era stato gentile con lei e ora si poteva dire che stessero insieme, passavano insieme delle serate, era stato a casa sua, si era anche presentato a sua madre -cosa che Buffy non gradì, non voleva ancora portarlo in casa ufficialmente, pensava non ne valesse la pena-. Angel era indubbiamente un ragazzo molto dolce, e gentile, e passionale certe volte, ma non le dava il brivido freddo lungo la schiena che le aveva dato William, e per quanto fosse stato difficile almeno con se stessa l’aveva ammesso.

 

Una sera stava tornando a casa con Angel, guidava lui e al riaccompagnava dopo essere stati al bronze come circa il 90% delle volte che erano usciti.

 

A:”Che hai Buff, sei pensierosa” le disse in tono preoccupato mentre guidava.

 

--non sono pensierosa, mi sto annoiando, imbecille-- pensò lei.

 

B:”Come dici? No, non penso a nulla”

 

A:”Ti va di venire con me a una festa domani sera? E’ a casa di un amico, ha invitato un po’ di gente per festeggiare l’esito del primo esame”

 

--Si, ho presente i tuoi amici dell’università, dovrò passare la serata a fare slalom fra gli ubriachi--

 

B:”Volentieri” disse con un falso sorriso, come ormai era abituata a fare.

 

A:”D’accordo, ti passo a prendere alle 9?”

 

B:”Oh… non posso esserci per le 9, devo studiare, facciamo così dimmi l’indirizzo e arrivo io per le 10”

 

A:”Oh… d’accordo… ma magari fammi uno squillo col telefono prima di arrivare, così vengo all’entrata, non vorrei che ci fosse già qualcuno che ha alzato troppo il gomito a quell’ora…”

 

--Ma capirai…--

 

B:”Certo…”

 

Arrivarono davanti a casa di Buffy e Angel accostò la macchina nel vialetto.

 

A:”Ci sono tutte le luci spente, tua madre non è in casa?”

 

B:”No, sarà a Los Angeles per tutta la settimana, sai per la galleria d’arte” --ma non potevo stare zitta?!--

 

A:”Ti andrebbe… di farmi entrare?”

 

B:”Oh… scusami Angel ma sono davvero stanca stasera domani ho un’interrogazione, magari un’altra volta, ok?”

 

A:”Certo, allora buona notte Buff”

 

Odiava quando la chiamava così. Si scambiarono un piccolo bacio, che lui cercò di trattenere più a lungo, ma lei si staccò, ricambiò la buona notte ed entrò in casa.

 

Era da più di tre settimane che lui faceva così, cercava di farsi invitare in casa mentre la madre non c’era, tratteneva di più i baci, lei sapeva cosa stava cercando di fare ma non ne aveva la minima intenzione. Salì in camera e ricevette la chiamata di Willow.

 

W:”Ciao Buffy, allora, ci ha provato di nuovo questa sera?”

 

B:”Già, sta diventando insopportabile…”

 

W:”Beh tu non cedere, vedrai che si stancherà… perché tu non vuoi cedere, giusto?”

 

B:”Will, ma che pensieri ti vengono in mente?”

 

W:”Beh, non si sa mai, voglio dire… a volte è difficile dire di no, magari… magari in fondo lo si vuole…”

 

B:”Will?”

 

W:”Si?”

 

B:”Stai cercando di dirmi qualcosa?”

 

W:”…no…”

 

B:”Will, lo sai che dire le bugie non è gentile…”

 

W:”Beh, ecco… si”

 

B:”E’ successo quello che penso io?” disse Buffy sempre più eccitata.

 

W:”… forse… dipende da cosa pensi tu”

 

B:”Non prendermi in giro!”

 

W:”Ok, è successo proprio quello che pensi tu… anzi a dire il vero Oz sta ancora dormendo nel mio letto..” rispose con una punta di imbarazzo.

 

B”Ma sei pazza?! e telefoni a me?!?!? Corri da lui! Forza! Non vorrai che si svegli senza averti di fianco!!”

 

W:”Oh… oh! Non ci avevo pensato! Ve bene… ora corro…”. Ma non aveva riattaccato la conversazione.

 

B:”… cosa stai aspettando?”

 

W:”Fammi gli auguri!” disse ansiosamente.

 

B:”Mi sa che gli auguri ti servivano prima, ora il più è passato”

 

W:”D’accordo… domani ti racconto tutto! Ciao!”

 

B:”Auguri Will.”

 

 

 

Com’era contenta per Will, lei e Oz stavano così bene insieme, lei non poteva certo dire la stessa cosa, Mr Gel stava diventando appiccicoso, come le ripetevano Xander e Tara, ormai abituati a quel gioco di parole che avevano inventato dopo che Buffy gli aveva raccontato del primo tentativo di Angel di entrare in casa soli.

 

X:”Sei pazza?!” le disse il mattino dopo Xander lungo i corridoi non appena lei gli ebbe detto dove Angel la voleva portare.

 

B:”prego?”

 

T:”Ehi, Buffy, Xander non ha tutti i torti, ci sei con la testa?!”

 

B:”Ma ragazzi, che avete!”

 

X:”Buffy, sei mai stata a una di quelle feste fra universitari?”

 

B:”Beh, una volta Angel mi ci ha portato, stavamo insieme da poco, e mi ha portata via poco dopo perché i suoi amici stavano iniziando a diventare un po’ troppo brilli”

 

X:”Esatto. Buffy, io ci sono stato a quelle feste, ho alcuni amici più grandi. I ragazzi vanno lì per due cose, la prima è bere, e la seconda…”

 

B:”Cosa!?”

 

T:”Si Buffy, voglio dire… se tutti sono ubriachi a nessuno importa quello che succede nelle varie stanze della casa…”

 

B:”Volete dire che…”

 

X:”Che non ci devi andare perché Angel ti porta lì per uno scopo ben preciso…”

 

B:”oh, mio dio…”

 

T:”Buffy non andarci, non è sicuro… voglio dire, dopotutto non sai come si comporta Angel con i suoi amici, se beve troppo anche lui potrebbe essere pericoloso…”

 

Buffy era incredula, non ci aveva minimamente pensato a quella possibilità. Salutò i suoi amici per entrare in classe, e appena voltò l’angolo incrociò lo sguardo con due occhi blu, due tristi e delusissimi occhi blu. Se Spike era lì dietro da abbastanza tempo aveva sentito tutto quanto. Lei era già preparata a una delle sue frecciate irritanti, di quelle mirate a farla sentire a disagio. Lui si limitò a guardarla negli occhi, triste e deluso, quello era il contatto più lungo che aveva con lui da mesi, e realizzò solo ora quanto in fondo le era mancato. Poi le venne in mente che poteva aver inteso male la faccenda, un ascoltatore casuale forse non si sarebbe accorto che lei non approvava la situazione, forse era dovuta a quello la delusione nei suoi occhi --si sogna Buffy, a lui non importa di te.-- fece per parlare, ma lui distolse lo sguardo e la superò. Non se l’era sognato, lui l’aveva guardata come se avesse saputo ogni cosa di lei e come se il suo comportamento l’avesse profondamente ferito. Buffy si sentiva più a disagio di qualunque frase gli avesse potuto dire.

 

 

 

 

 

Capitolo 8

 

 

 

Buffy aveva deciso di andare comunque quella sera, tanto aveva detto che veniva dopo, quindi veniva in macchina, se Angel si fosse comportato male con lei avrebbe potuto andarsene quando voleva e oltre tutto quella sarebbe stata l’occasione perfetta per lasciarlo. Appena arrivò davanti alla casa, per un attimo le balenò l’idea di fare inversione e tornare indietro: già da fuori si capiva benissimo che la festa era movimentata, troppo per i suoi gusti. Scese dalla macchina, prese coraggio ed entrò. Doveva trovare Angel, non voleva restare più di tanto, bastava restare per un po’ e cercare una qualunque scusa per andarsene.

 

All’interno la casa era un macello, bottiglie di birra e liquori sparse ovunque. E la casa era enorme, non sapeva da dove iniziare a cercare, era sola, l’unico che conosceva lì in mezzo era Angel… ma dovette subito ricredersi. Davanti a lei apparvero due occhi blu che conosceva fin troppo bene.

 

S:”Buona sera, passerotto” ma non le sorrise come suo solito.

 

B:”…Hai bevuto…” dopo 3 mesi di silenzio questa era la frase migliore che le veniva in mente?!

 

S:”Già, ma non sono l’unico.”

 

B:”Che ci fai qui, William”

 

S:”Il festeggiato, Ben, mio cugino, mi ha invitato lui. La casa è sua e della sua fidanzata Glory. Allora, passerotto, sei venuta a cercare il tuo principe azzurro?”

 

B:”Non sono affari tuoi”

 

S:”Sai che ti dico? Hai maledettamente ragione. Non sono affari miei. Tranquilla, fatti pure scopare dal tuo ragazzo, verginella, lo puoi trovare in giardino, ha alzato un po’ il gomito fossi in te mi sbrigherei prima che si faccia qualcun’altra, anzi vuoi un consiglio? Il letto della terza stanza a sinistra al piano di sopra è maledettamente comodo, ci dormivo io quando venivo in vacanza qui”.

 

Aveva bevuto anche tanto, Buffy si sorprendeva che riuscisse a reggersi in piedi. Le faceva un po’ pena, ora era certa che non voleva rimanere lì altro tempo. Si voltò e andò a cercare Angel, in giardino come le aveva consigliato Spike. Lo trovò mentre faceva il tifo in una gara a chi beveva più birra, evidentemente conosceva molto bene i partecipanti, così gli si avvicinò e gli toccò una spalla, lui si voltò verso di lei e le sorrise.

 

A:”Buff! Sei arrivata finalmente… vieni, andiamo dentro”

 

Aveva bevuto anche lui, non avrebbe saputo dire quanto, sapeva solo che avrebbe dovuto dare retta a Xander e Tara, era nella situazione di una pecora catapultata in una fossa di leoni. Angel l’aveva presa per mano e la stava trascinando dentro per gli stretti corridoi tra la gente.

 

B:”Angel, fermati un secondo!”

 

Angel si fermò e la guardò sorpreso, poi le sorrise e iniziò a baciarla,

 

B:”Angel frena, aspetta un momento”

 

Non era molto sveglio, forse non la sentiva neanche, stava continuando a darle piccoli baci scendendo con le mani sul suo vestito.

 

B:”Angel, fermati un attimo!”

 

Poi sentì una voce da dietro di lui.

 

S:”Amico, non hai sentito la signora?”

 

A:”Che diavolo vuoi grillo”

 

S:”Credo che la ragazza non gradisca molto quello che stai cercando di fare, amico, quindi perché non ci dai un taglio”

 

Angel si era innervosito, aveva lasciato Buffy scossa e si era voltato con aria minacciosa verso Spike che non aveva abbassato lo sguardo neanche per un secondo.

 

A:”Bello, non mi sembra che siano affari tuoi, quindi lasciaci in pace”

 

S:”Sennò?”

 

Angel era stufo di essere provocato, colpì Spike con un pugno al viso, Spike rispose, e iniziò una rissa. Buffy era troppo gracile per intervenire, non avrebbe fatto altro che maggior casino, rimase in disparte maledicendosi per essere venuta lì, in meno di venti minuti dal suo arrivo la situazione era degenerata. Cercò un angolo dove nessuno la potesse colpire, ma sembrava impossibile, per un po’ fu al sicuro dalla rampa di scale, ma non voleva allontanarsi da dove tutto era partito, da Angel e Spike, che continuavano a picchiarsi. Spike stava avendo la peggio, questo si notava, ma non si lasciava piegare e continuava a rispondere ai colpi. Mentre la sua attenzione era concentrata su quello non si accorse che un ragazzo le stava arrivando addosso, e che quello con cui si stava battendo continuava a prenderlo a pugni, così di ritrovò colpita al viso da un pugno non destinato a lei. Angel l’aveva vista e corse da lei lasciando Spike esausto e tumefatto che andava lentamente allontanandosi.

 

A:”Buffy! Stai bene”

 

B:”Stami lontano Angel, ora vado a casa”

 

A:”Buffy… mi dispiace..”

 

B:”Non dire niente.”

 

Buffy passò in mezzo alla massa informe di ragazzi e ragazze tutti spinti gli uni contro gli altri e raggiunse l’uscita. Angel non riuscì a seguirla. Andò verso la macchina, infuriata con se stessa e con il suo “ragazzo”, arrivata alla macchina fece per aprire lo sportello quando sentì un lamento.

 

 

 

 

 

Capitolo 9

 

Il lamento arrivava da dietro la sua macchina. Le era sembrato che dicesse il suo nome, ma non ne era certa. Fece il giro della vettura, e dall’altra parte trovò William, seduto per terra, appoggiato alla portiera. Era coperto di sangue, pieno di lividi, dovevano essersele date molto più forte di quanto era sembrato a lei.

 

B:”Spike…”

 

S:”Oh, ciao raggio di sole” Era più che altro un sussurro, fra l’alcol e i pugni non era molto sveglio.

 

B:”Andiamo, sali in macchina, hai bisogno di andare in ospedale ti ci accompagno” si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi.

 

S:”No, io ospedale no, non mi ci portare!” parlava come un bambino che non voleva andare dal dentista, Buffy lo aiutò ad entrare in macchina, nel sedile posteriore di modo che si potesse sdraiare.

 

B:”Che dici, sei pazzo?! Hai bisogno di andarci!”

 

Una volta entrato Buffy richiuse la portiera e salì al posto di guida.

 

S:”No, non mi ci portare, guarisco in fretta io, non mi portare là!”. Buffy mise in moto, si chiedeva il perché di quella supplica.

 

B:”D’accordo, allora dimmi dove abiti, ti accompagno a casa… Spike?... William ci sei?”

 

Buffy si voltò, si era addormentato. --al diavolo-- pensò, sua madre non c’era, lei non sapeva dove lui abitasse e non conosceva altro posto dove poterlo portare, così lo portò a casa sua.

 

Arrivati Buffy scese dalla macchina, andò ad aprire lo sportello e cercò di svegliarlo, era troppo pesante per lei per portarlo dentro. Lui diede segni di vita solo quando lei si arrese e cercò di metterlo in piedi mettendosi un suo braccio intorno alle spalle, e in quel modo riuscì faticosamente a portarlo in casa. Il guaio erano le scale. Non ce l’avrebbe mai fatta a portarlo su senza collaborazione, così lo fece stendere sul divano, gli tolse lo spolverino di pelle e gli stivali e gli mise sopra una coperta. Mentre gli sistemava un cuscino sotto la testa lo sentì sussurrare “Buffy…”, credette fosse sveglio, ma stava sognando. Si sentì leggermente lusingata, poi capì che non era il momento di pensarci. Gli diede un’ultima occhiata, poi salì le scale, si lavò, si svestì, si mise il pigiama e andò a dormire.

 

Il mattino dopo Buffy si svegliò e come prima cosa andò a vedere il divano: William stava ancora dormendo come se non fossero passati nemmeno 5 minuti da quando l’aveva portato lì. L’unica differenza è che ora era pacifico, dormiva come un bambino, le fece tenerezza, a guardarlo in quel momento tutto poteva sembrare meno che il ragazzaccio che aveva cercato di… in effetti a pensarci bene forse era stata una stupida a farlo entrare in casa, ma non aveva molta scelta. Non l’avrebbe mai lasciato là. Dopo essersi vestita, scese con disinfettante e cerotti, e gli medicò il viso e i vari graffi. Lui neanche se ne accorse, continuava a dormire, tanto che se lei non gli avesse sentito le pulsazioni avrebbe avuto paura che fosse morto. Ma che ore erano? --oddio, è tardi, la scuola! Lui di certo non ci andrà in queste condizioni ma io si!--. Si sbrigò e corse a scuola. Nei corridoi trovò Willow.

 

W:”Ciao Buffy! Allora, com’è andata ieri sera?”

 

B:”Oh, allora Xander e Tara ti hanno raccontato che sono andata alla festa”

 

W:”Ah, allora ci sei andata davvero?”

 

B:”Già, Angel ha finito con me, quando sono andata là lui era ubriaco, sono tornata a casa subito” --meglio omettere tutti i particolari--

 

W:”Oh, Buffy, mi dispiace… ma non era proprio quello giusto per te…”

 

X:”Ehi, chi non è giusto?”

 

W:”Angel, per Buffy”

 

X:”Oh… Willow, sbaglio o avevamo deciso di tenere il commento fra di noi?”

 

B:”Scusate, perché questo bel consiglio non me l’avete dato quando lui ha iniziato a comportarsi da maiale?”

 

X:”Perché tu sembravi felice, a parte quei piccoli contrattempi in cui dovevi trovare una scusa per togliertelo di dosso… e poi io e Tara avevamo creato lo slogan ‘Mr Gel sta diventando appiccicoso’ apposta per fartici arrivare!”

 

B:”D’accordo, ammetto che sono stata un po’ dura a capire, ma da adesso cambierà tutto, lo giuro, non voglio più vederlo”

 

X:”Grande, così si fa!”

 

Non avrebbe certo potuto dire ai suoi amici tutta la verità, le avrebbero certo dato dell’incosciente. Le lezioni sembravano non finire più, quando finalmente finirono Buffy non si fermò dai suoi amici, avrebbe trovato una scusa più tardi se fosse stato necessario, prese la macchina e corse a casa. Aprendo la porta vide subito il divano vuoto, certo, che stupida, una volta sveglio sarebbe tornato a casa sua, perché avrebbe dovuto restare? Poi sentì un rumore al piano di sopra, e una testa color biondo ossigenato intenso fece capolino da camera sua.

 

S:”Ciao…” disse lui.

 

B:”Ciao…” rispose lei. Improvvisamente piombò un imbarazzante silenzio. Entrambi erano immobili. Poi Buffy si decise almeno a muoversi per chiudere la porta.

 

S:”Scusami se sono rimasto, io ora vado via”

 

B:”Puoi restare ancora se vuoi, non mi dai fastidio”

 

S:”Ne sei sicura?”

 

B:”…Si”

 

William sembrò tirare un sospiro di sollievo, e le sorrise.

 

S:”Grande, avevo paura che mi avresti cacciato a calci quando mi avresti trovato qui!”

 

B:”Come ti senti?”

 

S:”Oh, benissimo!” disse, ma scendendo le scale ebbe le vertigini e Buffy dovette aiutarlo a stare in piedi.

 

B:”Mi sa che i postumi della sbornia non ti sono ancora passati! Perché non hai voluto che ti portassi all’ospedale?”

 

S:”Odio quel posto… ci finirò quando sarò morto.”

 

B:”Vuoi che ti riporto a casa?”

 

S:”Oh, beh, magari quando saprò dove sarà! Io stavo da mio cugino in questo periodo ma non credo che mi rivorrà dopo il casino che ho combinato ieri sera…”

 

B:”Un bel guaio…”

 

S:”Già… non sai che paura ho avuto quando mi sono svegliato e non capivo dov’ero! Non che fosse la prima volta che mi succede… poi ho salito le scale e ho trovato tutte le tue foto da piccola!”

 

Buffy arrossì violentemente, si era dimenticata di chiudere a chiave la porta di camera sua prima di uscire, avrebbe potuto leggere il suo diario, che stupida era stata!

 

S:”Oh, non ti preoccupare, il tuo diario non l’ho letto, mi hai ospitato stanotte non mi sembrava molto carino scassinare il lucchetto e leggere i tuoi segreti, anche se la cosa mi tentava!”

 

B:”Ti prego non dirmi che ho aiutato il cattivo ragazzo che ho conosciuto tre mesi fa!” c’era una punta di ironia nella sua voce, mentre lo aiutava a sedersi sul divano e si sedeva sulla poltrona di fronte. Ma la risposta di lui fu seria.

 

S:”No, Buffy,” era la prima volta che la chiamava col suo vero nome? Aveva un suono così strano. “non devi preoccuparti di questo. Io… ho molte cose da farmi perdonare con te…” la guardò negli occhi, era serio e pentito, triste, ma furono interrotti dal suono del campanello.

 

B:”Oh, scusami, vado a vedere chi è” erano entrambi dispiaciuti dell’interruzione, ma quando Buffy aprì la porta capì di essersi trovata di fronte a un grosso problema: era Angel.

 

 

 

Capitolo 10

 

 

 

A:”Ciao Buffy, posso entrare?” Buffy si bloccò un attimo prima di rispondere, e sentì Spike arrivare dietro di lei. Evidentemente aveva sentito la voce e pensava avesse bisogno di una mano, non sapeva che stava solo peggiorando la situazione. O-oh. E come si sarebbe sbrogliata di lì adesso?

 

A:”Buffy che ci fa lui qui?” --e per fortuna che Angel non lo ha trovato stamattina mentre dormiva sul divano-- pensò.

 

S:”Buffy, ti serve una mano?”

 

B:”No Spike, grazie”

 

S:”Vuoi che me ne vado?”

 

B:”NO! No… solo, dammi un minuto”

 

A:”Ma che significa…”

 

S:”D’accordo, io sto di qua, se hai bisogno fai un fischio” Spike lanciò un’occhiata di ghiaccio a Angel e si allontanò in salotto.

 

B:”Angel è una lunghissima storia quella che riguarda William, la storia che riguarda te invece è molto più breve: con me è finita”

 

A:”Buffy ero venuto a chiederti scusa per ieri sera, ma a quanto pare ti sei già consolata…”

 

B:”Non azzardarti a giudicarmi, William aveva bisogno di una mano e io gliel’ho data, era ridotto uno straccio per come l’avevi picchiato!”

 

A:”Mi ha provocato lui!”

 

B:”E cosa sei, un bambino di 5 anni?! senza contare che lui non ti ha provocato, ti ha fermato, eri ubriaco e non mi sentivi neanche mentre ti dicevo di lasciarmi andare! Perciò ora vattene via”

 

Non aspettò che lui rispondesse, qualunque cosa avesse detto non le importava, perciò chiuse la porta e basta.

 

Tornò in salotto con un’incredibile senso di liberazione, e trovò Spike che la guardava preoccupato, ma a vedere il suo sorriso si tranquillizzò. Buffy uscì dalla stanza lasciando Spike perplesso, ma tornò poco dopo con degli altri cerotti e disinfettante.

 

B:”Quelli vanno cambiati, ti do una mano”

 

Si sedette accanto a lui nel divano e gli disse di chiudere gli occhi, visto che alcuni graffi erano vicini alle tempie. E poi quel blu la distraeva.

 

S:”Mi spiegheresti una cosa?”

 

B:”Certo”

 

S:”…Come fai a fidarti di me dopo quelli che ti ho fatto?”

 

B:”…Non ti saprei rispondere, ma… non mi pento di averlo fatto”

 

Spike sorrise.

 

B:”Ora mi spiegheresti tu una cosa?”

 

S:”Certo”

 

B:”Perché-“ fu interrotta di nuovo dal campanello. Le balenò l’idea di staccarlo. Chi poteva essere ancora?

 

B:”Scusa un secondo…” andò ad aprire. Era di nuovo Angel, con un’espressione diversa.

 

B:”Che diavolo vuoi ancora?”

 

A:”Fammi entrare Buff”

 

B:”No, Angel non puoi entrare”

 

Spike arrivò e si parò subito fra Angel e Buffy in difesa.

 

S:”Hai sentito la ragazza? Smamma amico”

 

A:”Ciao grillo, cercavo proprio te. Sono venuto a finire quello che ho iniziato ieri”

 

B:”non se ne parla, vattene via e basta”

 

A:”Buff, Buff, ti facevo più furba. Dopotutto io volevo solo portarti a letto, ma lui? Preferisci stare con uno che ti farà impazzire fino al suicidio?”

 

Il pugno di Spike fu diretto, veloce e incredibilmente doloroso, Angel cadde a terra, e si rialzò solo per trovarselo addosso. Spike non lo lasciava, continuava a colpirlo, Angel non riusciva più a reagire e prendeva inerme ogni pugno.

 

S:”Tu - non - hai - nessun  - diritto! Chiaro?!”

 

B:”Spike fermati!”

 

Buffy corse da Spike, cercò di fermarlo ma era una furia, le diede uno spintone e fece cadere a terra pure lei.

 

B:”Spike, ti prego basta adesso” lo stava supplicando, e lui la guardò, e smise di colpirlo.

 

S:”Non hai nessun fottuto diritto di venirmi a parlare di questo, sparisci non ti voglio rivedere”

 

Angel non se lo fece ripetere, se ne andò via in fretta. Spike andò da Buffy, la aiutò a rialzarsi, entrarono in casa.

 

S:”Ora immagino che sia meglio che me ne vada via”

 

B:”Spike…”

 

S:”Grazie dell’aiuto davvero, per ieri”

 

B:”Spike… aspetta”

 

S:”Che cosa c’è” dicendolo alzò gli occhi verso i suoi. Se qualcuno le avesse detto di descriverlo avrebbe detto.. devastato. Era devastato. Quello stato in cui una persona sarebbe capace di fare qualunque cosa. Ma lei non ne ebbe paura.

 

S:”Buffy… io ti voglio bene. Avrei voluto capirlo subito, e comportarmi in modo diverso con te, ma la realtà è che anche se l’avessi fatto con te non sarei potuto restare, ti farei soffrire troppo e non lo meriti, ora ne sono certo, perciò ora è meglio se me ne vado via”

 

B:”William, resta per favore”

 

S:”E fare altri danni? Non mi sembra il caso”

 

B:”Hai detto prima che ti devi fare perdonare delle cose con me, giusto? Bene, allora resta e parlami, poi saremo pari”

 

Spike rimase fermo un momento guardandola negli occhi, come se stesse considerando la cosa, poi abbassò lo sguardo e si mise a sedere sul divano, Buffy andò a sedersi accanto a lui.

 

S:”Che cosa vuoi sapere”

 

B:”… dimmi perché hai perso un anno di scuola”

 

 

 

Capitolo 11

 

S:”Lo vuoi sapere davvero?”

 

B:”Si… sempre se tu me lo vuoi raccontare”

 

S:”Di tutte le persone che conosco tu sei l’unica a cui lo racconterei, Buffy. Perciò se lo vuoi sapere io te lo dico, ma ti avverto, non è una bella storia.”

 

B:”…lo immagino”

 

S:”No, non lo immagini neanche lontanamente”

 

B:”…avanti William”

 

S:”D’accordo. E’ assurdo in effetti, non l’ho mai raccontato a nessuno, neanche ai diretti interessati, e lo vengo a raccontare a te… ma immagino che così doveva essere. Bene, tre anni fa io vivevo a Los Angeles, e là ho conosciuto una ragazza, Drusilla. Con lei è stato amore a prima vista, stavamo sempre insieme, non era un amore tipo mano-nella-mano per le strade, era qualcosa di più intenso. Lei, non era esattamente una persona lucida, era una donna bellissima, ma vedeva cose che gli altri non vedevano, insomma, era pazza. Ma l’amavo,  ed ero pienamente ricambiato, eravamo le due persone più felici della terra, ci eravamo trovati, noi, gli altri erano solo persone di sfondo in un mondo che non aveva significato. Poi iniziarono i problemi, suo padre, il sig Travers, non era d’accordo. E anche il fratello Andrew si metteva in mezzo per gelosia, hanno iniziato a impedirle di vedermi, poi…” William smise di raccontare, una lacrima gli scendeva lungo il viso, Buffy iniziava a pentirsi di avergli chiesto di raccontare, per lui era doloroso.

 

B:”Will, se non te la senti…”

 

S:”No. Dicevo… Drusilla era malata. In testa. Era pazza. Voglio dire, clinicamente pazza. E poi, scoprì di essere incinta.”

 

B:”Oh”

 

S:”Ovviamente non lo disse al padre né al fratello. Solo io lo sapevo. Puoi immaginarti quanto ci lasciò scossi quella notizia, avevamo entrambi 16 anni. Lei voleva fuggire via con me. Io l’avrei seguita in capo al mondo, ma volevo prima affrontare suo padre. Se le cose fossero andate male saremmo andati via insieme. Poi un giorno, il trovai un suo biglietto in camera mia. Diceva che in un momento di lucidità aveva riflettuto. Sapeva che non voleva abortire perché avrebbe passato la vita nel rimorso, ma sapeva anche che nel suo stato mentale non sarebbe stata una buona madre. E aveva riflettuto sul fatto che lei non la sarebbe mai stata, perché la sua pazzia sarebbe rimasta nell’età, non sarebbe mai stata una persona normale, e questo mi limitava. Non voleva costringermi a passare tutta la mia vita in queste condizioni. Perciò doveva partire, andare via da me, da tutti.”

 

B:”Quindi…”

 

S:”Puoi immaginarti, appena l’ebbi finito di leggere corsi alla stazione dei treni. Era la sua meta preferita, adora i viaggi in treno, se voleva partire sapevo sarebbe andata là. E infatti là la trovai. La vidi dall’altra parte del binario, in piedi. Mi vide. Per un momento ne fu angosciata, pensai che fosse perché sapeva che l’avrei riportata a casa. Ma mi sbagliavo. Non era per questo. Il treno stava per arrivare, ma lei continuando a fissarmi cambiò espressione. Mi guardava con amore, e mi sussurrò ‘ti amo’. Poi fece un passo indietro, guardò il treno che si avvicinava, mi guardò di nuovo. Chiuse gli occhi e saltò.”

 

Buffy era ammutolita. Ora anche il suo viso era rigato da una lacrima, mentre Spike le lasciava scendere tutte, tutte quelle che non aveva mai versato, tutte adesso. Lei non sapeva cosa dirgli, era semplicemente ammutolita. Poi lui continuò.

 

S:”Come ti ho detto, questo non l’ho mai raccontato a nessuno. Nessuno sa del biglietto, nessuno sa che era incinta. I primi a pensare che fosse stata colpa mia furono il padre, il fratello e i miei genitori. Mi cacciarono di casa, ma a quel punto neanche mi importava. Ho passato un anno spostandomi da una città all’altra, finché mio cugino non ha saputo e ha accettato di ospitarmi lui qui. Allora ho ricominciato ad andare a scuola, e a far finta di avere una vita. Sai, mi piace pensare che l’ultima cosa che lei ha visto è stata la conferma del mio amore. Mi ha sorriso, prima di gettarsi. Voleva che io la ricordassi così.”

 

Solo ora smise di piangere e si voltò verso Buffy, sorridendo.

 

S:”Buffy, tutto nella mia vita da allora non ha più senso, tranne te. Sei l’unica cosa lucida in un mondo sfocato, e se non ho fatto altro che allontanarti, è perché non so se sono ancora in grado di amare, e non credo che ti potrei dare la vita che vuoi. Ho fatto in modo che tu mi odiassi dal momento in cui ho capito di amarti. Però… non è stato facile. E ora ho ceduto. Devo andarmene via Buffy, scusami, grazie di nuovo per quello che hai fatto per me”

 

Spike si alzò e uscì così in fretta che Buffy fece fatica ad accorgersene. In meno di 10 minuti le sembrava che le fosse crollato addosso il mondo intero, passato attraverso di lei portandole via ogni pensiero. Tranne uno. Il desiderio averlo di nuovo accanto a lei. 

 

 

 

Capitolo 12

 

Non sapeva dove andarlo a cercare visto che dubitava si sarebbe ripresentato dal cugino Ben, così aspettò il giorno dopo, a scuola, entrò chiedendosi cos’avrebbe potuto dirgli. Era certa di volergli bene, ne era innamorata, non voleva perderlo. Si, di questo era certa.

 

X:”Buffy! Dov’eri finita? Ieri abbiamo provato a chiamarti e non rispondevi mai”

 

Oh, diavolo, aveva dimenticato di aver staccato il telefono.

 

B:”Oh, Ciao Xan… scusa ma vado di fretta!”

 

X:”Buffy siamo in classe insieme, o l’hai dimenticato? Andiamo forza”

 

Ci mancava solo Xander in questo momento. Ma se lo sarebbe tolto di torno quando sarebbe servito. Stavano entrando in classe, di lui nessuna traccia. --nessun problema, arriverà, arriva sempre in ritardo nelle lezioni di Giles…--

 

Ma quando dopo mezz’ora ancora di lui non c’era traccia, Buffy capì che non sarebbe più arrivato. Certo, c’erano mille motivi per cui avrebbe potuto non venire quella mattina, dopotutto non erano ancora guarite del tutto le ferite che aveva, e potevano esserci tante altre cose… allora perché lei non riusciva a mettersi tranquilla? C’era qualcosa dentro di lei che le diceva che non l’avrebbe più rivisto. Si maledisse per non aver fatto nulla il giorno prima, per non averlo tenuto lì con lei, per non avergli detto quanto anche lei lo desiderasse e quanto volesse restare con lui a qualunque prezzo. Lui ora probabilmente pensava che a lei di lui non importasse più di tanto, e che lei lo vedesse ancora come un mostro per come si era comportato. Quanto si sbagliava. Alla fine delle lezioni corse fuori, non curandosi di Xander che la chiamava, o di Willow che l’aspettava. Prese la macchina e andò in quella casa, quella di Ben. Anche se magari non sarebbe servito, era sempre un punto di partenza. Quando arrivò non poté fare a meno di pensare che le sembrava molto diversa quella casa ora, alla luce, senza ubriachi in giro. Parcheggiò la macchina, scese e suonò il campanello. Gli aprì un ragazzo bruno, alto. Doveva essere Ben.

 

Ben:”Chi sei?”

 

B:”Salve, io… sto cercando William”

 

Ben:”Arrivi tardi bella, William se n’è andato”

 

Quelle parole le erano arrivarono come pugnali al cuore. E così era arrivata tardi, ora che sapeva cos’avrebbe voluto dirgli.

 

B:”…per dove?”

 

Ben:”E chi lo sa, forse Los Angeles, o forse in qualunque altra parte del mondo. Bisognerebbe mettergli il guinzaglio a quello. Tu saresti Buffy?”

 

Lei lo guardò con aria interrogativa.

 

B:”Si, sono io…”

 

Ben:” Immaginavo. Angel mi aveva parlato di te, e anche Spike, solo la sera della festa ho capito che parlavano della stessa persona…”

 

B:”Oh… mi dispiace…”

 

Ben:”E di cosa? Se sei bella non ci puoi fare niente, le donne sono l’oggetto di tentazione… capaci di far perdere le facoltà mentali, quel dannato quaderno lo teneva sempre sulla scrivania senza toccarlo.”

 

B:”Cosa?!”

 

Ben:”Ma si dai, quel quaderno, quello con sopra le farfalle. Credo che se lo sia anche portato con lui, ovunque sia andato.” Buffy capì di cosa stava parlando… e dire che si era dimenticata che l’aveva ancora lui, quel quaderno, quando al centro commerciale le aveva chiesto se era vergine, e lei era scappata. Credeva l’avesse buttato da tempo.

 

Ben:”Ehi, ma ti senti bene?”

 

B:”Cosa? Io… no. Non si può certo dire che mi sento bene. Dimmi una cosa, lui cosa ti diceva?”

 

Ben:”Di te? Era cotto perso. Non ho mai visto qualcuno così innamorato, a parte lui stesso quando c’era Dru. Povero ragazzo, credevo che non si sarebbe mai ripreso finché non l’ho sentito parlare di te. Solo che lui pensava che tu non l’avresti mai ricambiato. Poi stamattina arriva e mi dice che ha capito”

 

B:”Che ha capito cosa?”

 

Ben:”Che se anche tu l’avessi ricambiato lui non sarebbe mai riuscito a renderti felice. E’ un idiota, quello è lo stesso discorso che gli aveva fatto Dru in quel biglietto che gli aveva lasciato, ma non ho potuto dirglielo, Drusilla è argomento tabù con lui. Ma a guardarti sembra che almeno su una cosa si fosse sbagliato… che peccato ragazzi, e dire che te lo sei perso per poco…”

 

A quelle parole Buffy si rianimò.

 

B:”Come per poco?!”

 

Ben:”Ma si, sarà partito neanche dieci minuti fa sull’autobus per la stazione. E dire che credevo che dopo il fatto di Dru lui non volesse più vedere un treno in vita sua!”

 

B:”Devo andare!”

 

Buffy iniziò a correre alla macchina.

 

Ben:”Ehi, scusa se te lo dico ma non credo che farai in tempo!”

 

B:”Ci devo almeno provare!”

 

Partì a tavoletta verso la stazione, forse poteva ancora vederlo, forse c’era ancora una possibilità di non farlo partire.

 

Arrivò alla stazione in meno di dieci minuti, parcheggiò e corse verso i binari. C’era un treno, stava per partire. Buffy corse lungo tutta la sua lunghezza guardando attraverso i finestrini, finché non lo vide, bellissimo come sempre, seduto, guardava di fronte a se un punto vuoto. Buffy batté le dita sul vetro e lui si volse verso di lei. Aveva gli occhi rossi, e la guardava spaesato, come se non capisse perché era lì. Poi triste, abbassò lo sguardo.

 

Buffy scoppiò a piangere, capì che non poteva trattenerlo, che sarebbe partito ugualmente, che anche se era arrivata in tempo per vederlo era comunque arrivata troppo tardi. Allora appoggiò una mano sul vetro. Lui alzò la testa e la guardò di nuovo negli occhi stupito, e lei fra le lacrime gli sorrise. Voleva che lui la ricordasse così.

 

Serio, anche lui appoggiò la mano al vetro in corrispondenza con la sua. I suoi occhi erano pieni di gratitudine e rimpianto. Poi il treno iniziò a muoversi lentamente, Buffy era spaventata, quell’attimo le era sembrato durare una vita, ma stava comunque finendo troppo presto, guardò William, era spaventato quanto lei ma deciso. Il treno partì portandosi via una parte del cuore di entrambi.

 

 

 

 

 

Buffy aveva smesso di piangere, era devastata, e tornò a casa. Aprendo la porta guardò subito il divano dove lui aveva dormito solo due notti prima. Le lacrime minacciavano di ricominciare a scorrere, così distolse lo sguardo e si diresse in camera sua.

 

Sul letto trovò un album, con sopra un biglietto.

 

Aprì l’album… era piano di foto sue. Saranno state più di cento, tutte sue foto, scattate di nascosto. Lei con Willow, con Xander, con Oz, perfino con Angel. Lei in macchina, lei a scuola, lei per strada, lei che dormiva nel suo letto… doveva averle scattate dall’albero oltre la sua finestra. Assurdo. Poi lesse il biglietto.

 

“Ti sembrerò un maniaco, ma tu eri così bella che non ho potuto farne a meno. Tienile tu, io non ne ho più bisogno, non mi dimenticherò mai neanche un solo tuo particolare. Mi dispiace di non averti mai restituito il quaderno, ma se non ti dispiace lo vorrei tenere io, mi è diventato una specie di portafortuna. Addio, raggio di sole”

 

Il suo proposito di smettere di piangere andò in frantumi. Scese in salotto, si sdraiò sul divano e iniziò a dormire, dove poteva ancora sentire viva la sua presenza e il suo odore. In quel momento nulla poteva raggiungerla, ne il dolore, ne la tristezza, ne il suono del telefono di Willow preoccupata, ne la voce di sua madre appena tornata che si chiedeva come mai stesse dormendo sul divano.

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

J:”Buffy, svegliati tesoro”

 

B:”Mmm… mamma? Sei già tornata?”

 

J:”Si sono tornata prima tesoro, ma cosa ci fai a dormire sul divano, e alle 5 del pomeriggio poi?... Buffy, ma hai pianto?”

 

Buffy la guardò con tristezza, e Joyce, come ogni madre che si rispetti, capì subito che qualcosa non andava.

 

J:”Andiamo, Buffy, vieni con me in cucina, ti preparo la cioccolata calda e tu mi racconti tutto, ok?”

 

Buffy annuì. Seguì la madre, e le raccontò ogni cosa. Beh, non proprio tutto, non avrebbe mai approvato che un ragazzo fosse rimasto a dormire in casa, tanto meno se avesse saputo delle sue provocazioni con Buffy di tre mesi prima, ma diciamo che a grandi linee la storia era quella. I punti essenziali c’erano tutti.

 

B:”E io non riesco a capire. Perché è andato via? Che diavolo di bisogno c’era di lasciare la città?”

 

J:”Buffy, non ne sono certa perché non lo conosco, ma se è come mi hai raccontato tu io penso che a lui facesse male starti di fianco e non poterti avere. E se si era imposto di non coinvolgerti probabilmente gli avrebbe fatto meno male averti lontana…”

 

B:”A me manca già così tanto ed è via da poco. Non tornerà, e non ho nemmeno fatto in tempo a dirgli quanto gli voglio bene”

 

J:”Ma lo sa già, anche se non hai parlato è come se l’avessi detto quando sei andata alla stazione dei treni. Buffy, non vorrei sembrarti inutile con i miei proverbi, ma se le cose dovevano andare così, allora dovevano andare così e basta, non c’p nulla che tu possa fare, allora tu devi fartene una ragione. C’è sempre un motivo per cui le cose accadono”

 

La frase della madre fu utile a far accettare a Buffy la situazione, nonostante la tristezza e incredulità fossero rimaste. Le faceva sempre quell’effetto parlare con lei, rassicurante anche nelle situazioni più complicate. Poi si accorse che in effetti in tutto quello che era successo in quei due giorni non aveva ancora sentito nulla da Willow. Willow! Aveva avuto una bella svolta lei nella sua vita… e Buffy non aveva sentito il racconto. Certo che in quei giorni le erano successe tante di quelle cose… corse a telefonarle.

 

W:”Pronto?”

 

B:”Ciao Will”

 

W:”Buffy! Tutto ok? Negli ultimi due giorni non ti sei fatta sentire molto”

 

B:”Già… scusami Will, ma adesso ci sono, sono tutta per te, racconta!”

 

 

 

Come solo le donne possono fare, passarono al telefono poco meno di un’ora. Buffy era felice per Willow, anche se non riusciva a stare concentrata al cento per cento alle sue parole, e di questo la sua amica se ne accorse.

 

W:”Buffy… ma tu che cos’hai fatto in questi due giorni?” --sapessi Will, mi si è stravolta l’esistenza al di fuori del mio controllo.--

 

B:”Oh, è una storia lunga, magari te la dico domani” tempo, tempo per inventarsi qualcosa.

 

W:”No, bella, non mi scappi così! La tua voce non è da “niente” anzi tutt’altro! Forza racconta alla tua amica Willow! Anzi, facciamo così, vengo lì così non mi scappi!”

 

Dannazione ha riattaccato. Entro dieci minuti era sotto casa. --Will, non si fa così, dovevi almeno darmi il tempo per inventarmi una scusa decente!--

 

W:”Forza, spara”. Bandiera banca.

 

 

 

Dopo circa un’ora Buffy ebbe finito il suo racconto. Questa volta non aveva tralasciato niente. Assolutamente niente. Né il centro commerciale, né il ripostiglio, né il bronze, né il corridoio a scuola, né la festa, né la notte, né Angel, né Drusilla, né Ben, né il treno, né le foto. Tutto quanto. Willow era leggermente allibita. Più che altro… ammutolita. Quello senz’altro.

 

W:”Oh…oh… e… e adesso?”

 

B:”Adesso lui è partito”

 

W:”Buffy… ma che diavolo è successo?”

 

B:”Will… nell’ultima ora non ti ho raccontato altro”

 

W:”No, intendo… che diavolo è successo fra voi due? Voglio dire, per uno che vi guardava dall’esterno tra voi c’era il vuoto assoluto, vi siete parlati in totale 4 volte, prima di tre mesi di silenzio, di cui solo una seriamente. Tutti questi sentimenti reciproci da cosa sono nati? Da dove diavolo vengono? Sembra una storia tragica con un pezzo mancante…”

 

B:”Già… ti giuro che non ti saprei rispondere. Credo che… le cose dovessero andare così e basta.”

 

W:”Sembra uno di quei proverbi da quarantenni, che diavolo vuol dire?”

 

Buffy la guardò e poi scoppiò a ridere. E dopo poco anche Willow la seguì. In effetti Joyce la soglia dei 40 l’aveva da poco superata…

 

B:”Beh, sai che non credo che ci sia niente di sensato in tutto questo?”

 

W:”Buffy, ma se lui fosse rimasto, che cosa pensi avresti fatto? Perché non credo che ci voglia un genio per capire che non avreste certo avuto una storia tipo mano-nella-mano per le strade…”

 

B:”Oh, beh, io non lo so. Non ci avevo certo pensato. Penso che… avremmo certo avuto una storia complicata. Ma non m’importa.”

 

W:”Ricapitoliamo… tu lo ami e lui ama te in maniera assolutamente inspiegabile… pensi che lo ami abbastanza da seguirlo?”

 

B:”Come?”

 

W:”Da andarlo a cercare”

 

B:”Will, non ho idea di dove sia andato”

 

W:”Certo che l’amore rende davvero ciechi! Buffy, è sufficiente che tu vada alla stazione e guardi dove portava il treno che passava a quell’ora!”

 

B:”Will… sei un dannato genio!”

 

W:”Non ti muovere!”

 

Willow prese il suo telefonino, cercò nella rubrica e chiamò.

 

B:”Chi chiami”

 

W:”La stazione”

 

B:”Hai il numero della stazione in rubrica?!”

 

W:”Si, insieme a quello dell’ospedale, della scuola, della biblioteca pubblica, del cinema e della polizia… pronto? Salve vorrei sapere se può dirmi dove portava il treno che è passato oggi alle 16:30… oh, grazie mille!” e riattaccò la conversazione.

 

B:”Allora?”

 

W:”Los Angeles, e ce n’è uno che parte domani alla stessa ora”

 

B:”Will, Los Angeles è grande, non lo troverò mai!”

 

W:”Buffy tu hai vissuto lì fino a 4 mesi fa, vedrai, avrà cercato un posto dove infilarsi per restare per un po’, lo troverai!”

 

B:”O forse ha preso il treno successivo per chissà dove!”

 

W:”Ti sembra il momento di essere pessimista?!”

 

B:”Hai ragione, allora, alle 16:30, alla stazione, ma con la mamma…”

 

W:”Di che passi la giornata da me!”

 

B:”Will, non so cosa darei se non ti avessi!”

 

W:”Mi ringrazierai quando lo rivedrai”

 

 

 

Capitolo 14

 

 

 

La sera dopo. Buffy era tornata a casa. Delusa. Triste. Non avrebbe dovuto dare retta a Willow, aveva acceso in lei una speranza che era stata spezzata troppo facilmente. Quel pomeriggio lei era salita sul treno impaurita, ma speranzosa. E a girovagare ininterrottamente per 6 ore non aveva trovato niente. Almeno un milione di volte credeva di averlo visto, e invece era la sua immaginazione che le faceva brutti scherzi. Poi ne era stata quasi certa… la testa bionda, lo spolverino di pelle… ma c’era una ragazza con lui. Una bellissima ragazza bionda. Così Buffy si allontanò decisa a non scoprire se fosse lui, e rendendosi conto per la prima volta che forse lei aveva interpretato male tutto, forse si era solamente illusa… Ora si sentiva estremamente stanca e vuota, si era infilata nella vasca da bagno e fece molta fatica a non addormentarsi lì. Aveva sentito il telefono squillare, di sicuro Willow che le chiedeva com’era andata. Ma le avrebbe comunicato la brutta notizia il mattino dopo. Ora voleva solo dormire e dimenticare. --si, raccontatela, come se fosse facile, Buffy--.

 

 

 

X:”Lo sai piccola che ti ho desiderata dal primo momento che ti ho vista?”

 

B:”Xan, dovresti smetterla di parlare con il cibo.”

 

X:”Ehi, calma, questo non è *cibo*, questa è una signora bistecca, merita rispetto”

 

Erano seduti ai tavoli della mensa, lei e Xan. Aspettavano Willow. Sapeva già la brutta notizia, per evitare di mostrarle l’evidente delusione Buffy aveva deciso di scriverle un messaggio la sera prima e poi di spegnere il telefono. Ed eccola che arriva. Compassione che traspariva e veniva poco abilmente nascosta.

 

W:”Ciao Buffy”

 

B:”Ciao Will”

 

X:”Ehi, cos’è questo mortorio? Siete entrambe incinte e non lo sapevo?”

 

W:”Oh, no Xan, è solo che Buffy negli ultimi tre giorni ha avuto un idillio segreto con William Shelby in cui hanno scoperto entrambi di amarsi, ma poi lui ha lasciato la città e ieri Buffy è andata a Los Angeles a cercarlo”

 

B:”Will!”

 

W:”Scusa Buffy, ma non potevo perdermi la faccia che sta facendo Xander in questo momento!”

 

X:”Che cosa?!?!?!?!?!”

 

Si, in effetti Xander stava facendo una faccia davvero buffa… era diventato tutto rosso, aveva spalancato gli occhi e piegato la testa in avanti come fanno i piccioni quando camminano. Buffy e Willow scoppiarono a ridere.

 

 

 

Ora della fine delle lezioni. Buffy era stata in biblioteca con Willow e Xander, e ora erano passati davanti all’entrata della palestra, dov’era finita lei il primo giorno di scuola col suo Spike… non pianse solo perché si sarebbe sentita troppo patetica se l’avesse fatto di nuovo.

 

Arrivati all’uscita in silenzio, poi Willow si fermò di colpo, prese Xander per mano e disse a Buffy.

 

W:”Ehm… mi sono dimenticata in cartella la biblioteca… cioè, voglio dire, hai capito! Xander vieni con me!”

 

B:”Ehi Will, ce l’hai sulle spalle la cartella!” ma fu come parlare al vento. --che diavolo gli sarà preso….--

 

Ma non ci volle tanto per trovare la risposta. William la stava aspettando appoggiato allo sportello della sua macchina.

 

 

 

 

 

X:”Will, che diavolo fai?”

 

W:”C’era William! Era tornato e la stava aspettando! Doveva restare da sola!”

 

X:”Che cosa? Ma ci dobbiamo fidare di lui?”

 

W:”Xander metti da parte la tua gelosia!”

 

X:”Ma… a parte la gelosia non sei nemmeno un po’ curiosa di sapere cosa sta succedendo?”

 

W:”Buffy mi racconterà tutto domani, ne sono certa, se non riesci a trattenerti valla a spiare da quel cespuglio laggiù!”

 

X:”Ok, corro!”

 

W:”Xan, io dicevo per dire!”

 

 

 

 

 

S:”Ciao, raggio di sole”

 

B:”Ciao Spike…”

 

S:”Allora…. Non mi dici niente?”

 

B:”… che cosa ti dovrei dire esattamente?”

 

S:”Non lo so, bentornato, o, sono contenta di vederti, per esempio”

 

B:”Perché diavolo te ne sei andato!”

 

S:”… dritta al sodo. Io speravo di girarci attorno ancora per una decina di minuti, ma evidentemente ero troppo ottimista.”

 

B:”Puoi dirlo forte!”

 

S:”Buffy, io me ne sono andato perché stare vicino a te mi faceva stare male”

 

B:”E allora cosa ti ha fatto tornare?”

 

S:”Sai… ieri ho avuto l’impressione di vedere da lontano una bellissima ragazza bionda, mentre si allontanava… tu ne sai niente?” le sorrise. Buffy abbassò lo sguardo.

 

S:”Perché mi sei venuta a cercare, cosa volevi dirmi” Buffy prese coraggio e lo guardò negli occhi.

 

B:”Che sei un idiota”

 

S:”Ma bene… non ti preoccupare non mi offendo non è certo la prima volta che me lo dicono…”

 

B:”Sei un idiota Spike.”

 

S:”E due, perché di grazia?”

 

B:”Perché sei scappato. Dovevi restare con me” Spike si fece serio.

 

S:”Te l’ho già spiegato Buffy, so che non posso renderti felice, non sono in grado di rendere felice nemmeno me stesso”

 

B:”Sbaglio, o Drusilla ti ha detto la stessa cosa?” il viso di Spike si rabbuiò.

 

S:”Non farlo Buffy”

 

B:”Se non lo faccio io non lo farà nessun altro. Correrò il rischio.”

 

S:”Buffy, io non mi sono ammazzato, me ne sono semplicemente andato.”

 

B:”E qual è la differenza? Non eri comunque più qui. Perché sei tornato? Eri tanto curioso di quello che potevo dirti? Che cosa ti aspettavi, che ti dicessi: accomodati scegli per tutti e due? Io ti amo William”

 

S:”No, non è vero”

 

B:”Si che lo è, è successo tutto in fretta ma è così, e ti voglio qui con me. Non m’importa se hai un carattere difficile e non mi potrai dare una storia felice come succede nelle favole, voglio te così come sei”

 

S:”…Non è vero nemmeno questo”

 

 

 

 

 

Intanto, dietro a un cespuglio poco distante, Xander vide una bellissima ragazza bionda.

 

X:”Mi scusi… stiamo spiando le stesse persone?”

 

A:”A quanto pare… ti riferisci ai due biondini? Tu per chi tieni”

 

X:”Io sono un amico di Buffy…”

 

A:”Io sono la sorella di William, piacere, mi chiamo Anya”

 

X:”Piacere di conoscerti Anya, io sono Xander.” Si strinsero la mano e si sorrisero.

 

 

 

B:”Come puoi dirlo, mi sembra che neanche tu ti sappia spiegare logicamente che cosa c’è fra di noi e perché.”

 

S:”Senti, è stato un errore tornare qui, ora ti lascio e me ne vado” Buffy si allarmò.

 

B:”Riparti?!”

 

S:”Si”

 

B:”William per favore non ripartire, hai mille motivi per restare”

 

S:”veramente ne ho uno solo, anche se vale per mille, ma non mi sembra comunque il caso”

 

B:”William, se te ne vai stavolta io ti seguo.”

 

S:”Ma che stai dicendo?”

 

B:”Sto dicendo che non ti voglio perdere, e se tu sei così stupido da andartene di nuovo verrò io con te”

 

S:”E se io non ti volessi?”

 

B:”Lo stai dicendo solo per convincermi a non farlo”

 

S:”Chi te lo dice? Se io ti avessi presa in giro? Se fossi come Angel e avessi solo cercato di portarti a letto come volevo all’inizio e mi fossi inventato tutto?”

 

B:”Se fosse così non te ne saresti andato”

 

S:”Cosa ne sai, magari sono partito quando ho capito che tanto non ci sarei mai riuscito”

 

B:”Spike… tu avresti potuto chiedermi qualunque cosa e lo sai bene, e non l’hai fatto. Tu mi ami almeno quanto io amo te”

 

S:”Non è vero.”

 

 

 

Capitolo 15

 

 

 

Ci fu un attimo di silenzio. Era stato così deciso che per un momento anche Buffy sembrò credergli, lo guardava fisso negli occhi, poi lui abbassò lo sguardo.

 

S:”Oh, per l’inferno. Era una maledetta bugia Buffy!”

 

Lei lo guardò e gli sorrise, poi gli corse incontro e si abbracciarono.

 

B:”Razza di idiota, promettimi che non mi lascerai di nuovo!”

 

S:”Oh, te lo prometto buffy, non potrei stare lontano da te un secondo di più!”

 

 

 

Nel frattempo, dietro a un certo cespuglio, un ragazzo e una ragazza smisero di baciarsi.

 

A:”Che hanno detto?”

 

X:”Ah, non ne ho idea!”

 

A:”ok, chi se ne importa!” e si riattaccò alle avide labbra del semi-sconosciuto.

 

 

 

S:”Buffy…”

 

B:”Si?”

 

S:”Tu sei certa di amarmi? E non lo sto dicendo perché non ci credo, intendo… tu senti davvero quello che sento io? Saresti pronta a tutto per me come io lo sono per te anche se non ci conosciamo e sembra una pazzia?”

 

B:”Io… non ti saprei spiegare il perché, ma si, ne sono certa.”

 

S:”Se hai anche solo il minimo dubbio, dimmelo, e dimmelo adesso.”

 

B:”… no, non ne ho”

 

S:”Buffy…”

 

B:”Si?”

 

S:”… vieni con me”

 

B:”Ovunque”

 

Spike le sorrise, la prese per mano e la fece entrare in macchina, si fece dare le chiavi e iniziò a guidare, lei non sapeva dove stavano andando e non le importava. Spike guidò per un po’ nessuno dei due diceva niente, erano entrambi felici non c’era bisogno di fare domande. Poi arrivarono al cartello “Now leaving Sunnydale, come back soon”, e a quel punto Spike fermò la macchina, spense il motore e si voltò verso Buffy che lo guardava con aria interrogativa ma per nulla preoccupata.

 

S:”Amore, qui c’è qualcuno che si potrebbe seriamente preoccupare per te se tu stessi via per un po’, qualcuno che non si calmerà nemmeno se lo avverti, tipo un genitore…”

 

B:”C’è mia madre, ma lei ripartiva stamattina per Los Angeles e tornerà fra un paio di settimane.”

 

Spike ne sembrò sollevato.

 

S:”Ti va di fare una pazzia con me, tesoro?” le sorrise. Quel sorriso a cui Buffy avrebbe ceduto in ogni circostanza. Così anche lei gli sorrise di rimando, e lui ripartì. Fuori Sunnydale, ancora non sapeva dove la voleva portare, stavano facendo una pazzia enorme, ma non le importava proprio nulla. Mandò un messaggio a Willow. “Non so quando torno, ma non preoccupatevi per me”. Le era arrivato un messaggio di risposta. “E la scuola?”. Buffy sorrise. “Will, quando la smetterai di pensare alla scuola? Domani iniziano le vacanze di natale.”

 

 

 

Capitolo 16

 

 

 

Durante il viaggio Spike le raccontò dell’anno passato da solo. Pare che non fosse uno sbandato senza meta. Cioè, era senza meta, ma era molto organizzato. Ovunque andava come prima cosa trovava da lavorare, e non spendeva mai se non l’indispensabile, quindi le spiegò che aveva molti soldi da parte e non aveva mai saputo cosa farsene. Le disse che ora lo sapeva, ma non le volle dire cosa intendeva. Buffy chiese che tipo di lavori avesse fatto e lui ridendo le disse “non so se lo vorresti sapere”.

 

Quella notte si fermarono in un motel. Buffy si sentiva a disagio a stare lì a spese di Spike, ma lui le disse che non doveva preoccuparsi di questo.

 

Buffy entrò nella stanza per prima, Spike la seguì subito dopo. Andò da lei e le cinse la vita con le braccia. Si guardarono negli occhi per attimi che sembravano durare ore. Poi Spike posò delicatamente le labbra sulle sue. Non si erano mai baciati, loro, mai. Il giorno che Spike la spinse nel ripostiglio non prese possesso delle sue labbra, ma del suo collo e delle sue guance. Questo era il loro primo bacio, e mandava scintille. Avrebbero voluto che durasse in eterno. Poi Spike la prese in braccio e la depose sul letto, ma a questo punto Buffy s’irrigidì.

 

B:”Spike…” ma lui capì subito la sua preoccupazione.

 

S:”Tranquilla Buffy, non ti ho portata così tanto lontana da casa per questo, non era nelle mie intenzioni, starò buono, amore” le sorrise, e lei si convinse. Si sdraiò accanto a lei nel letto, tirò le coperte sopra di loro e l’abbracciò. Si addormentarono così, uniti, abbracciati e innamorati. Fu la notte più bella della loro vita. Almeno per ora.

 

 

 

Il mattino dopo ripartirono presto. Meta ancora sconosciuta per Buffy, di tutto avevano parlato meno che di questo. Quella mattina aveva ricevuto una telefonata di Willow che voleva sapere che diavolo stava succedendo, ma Buffy rispose a grandi linee facendo sprofondare la povera Will nella più totale ansia. Per la prima volta William le parlò della sua famiglia, dicendole che solo la sorella maggiore lo aveva sempre appoggiato, e che era andato da lei a Los Angeles --ecco spiegato tutto…--. E che poi quando le aveva raccontato tutto lei aveva insistito per accompagnarlo di persona a Sunnydale.

 

B:”Ma non si sarà preoccupata quando sei sparito?”

 

S:”Naa, lei è una tipa strana esattamente come me, sa che se avevo bisogno l’avrei chiamata”

 

 

 

Dopo qualche ora erano arrivati. Buffy dormiva in macchina e non se ne accorse, Spike ne fu sollevato, era meglio così. Arrivò davanti a un motel e prese una camera, poi tornò alla macchina e prese Buffy in braccio portandola dentro, nel letto. Fu sollevato ancora di più nel vedere che non dava segno di svegliarsi, le diede un bacio sulla fronte e uscì per fare una commissione per la quale si ritenne molto fortunato di non doverle dare spiegazioni. Sarebbe stato difficile inventarsi una bugia. E avrebbe rovinato tutto se gliel’avesse detto.

 

Dopo circa un’ora tornò, lei ancora dormiva, ripose quello che aveva preso e si stese sul letto accanto a lei per svegliarla. Pensava di non aver mai visto nulla di più bello in vita sua, e che non poteva essere più certo della decisione che aveva preso. Le aveva portato una rosa bianca, ma decise che invece di dargliela l’avrebbe usata in meglio. Staccò piano tutti i petali e glieli lasciò cadere come neve sul viso. A quel lieve contatto Buffy si svegliò con un sorriso, e si voltò verso il suo compagno.

 

S:”Buon giorno, principessa”

 

B:”Che splendido risveglio… ma dove siamo?”

 

S:”Siamo arrivati, ho preso una stanza e ti ho portata dentro in braccio per non svegliarti”

 

B:”Che gentile… ma che ore sono?”

 

S:”Le 7. Sei affamata?” le disse sorridendole

 

B:”Abbastanza… ma prima ho bisogno di farmi una doccia” disse alzandosi.

 

S:”Ogni cosa desideri”.

 

 

 

Buffy si diresse verso il bagno, chiuse la porta e aprì l’acqua. In effetti aveva bisogno di una doccia. Era il secondo giorno che erano via, ma non sentiva la mancanza di casa. Con Spike era come esserci, a casa. Si sentiva perfettamente a suo agio con lui, era certa di amarlo. Lo avrebbe seguito ovunque. Avrebbe affrontato qualunque cosa per lui, ne era certa, ed era certa che lui avrebbe fatto la stessa cosa. Perché era proprio quello il punto: non importa quanto assurda potesse sembrare quella situazione, loro erano insieme, erano in due, entrambi provavano le stesse cose, se quella era una follia allora erano folli, ma lo erano insieme. Qualunque problema ci fosse stato lo avrebbero affrontato. Insieme. E in quella situazione idilliaca Buffy era certa di poter passare tutta la vita.

 

Sentì un gran bisogno di dirglielo, di confessargli quanto profondamente lo amava e che sarebbe voluta rimanere con li per sempre.

 

Ma quando uscì dalla doccia lui non c’era. Per un attimo fu spaventata, poi vide che c’era un biglietto sul letto. L’ultima volta che lui le aveva lasciato un biglietto sul letto le aveva detto che se ne andava per sempre…

 

Ma questo biglietto era diverso. “Luce dei miei occhi, guarda nell’armadio… è un regalo. Raggiungimi amore, spero ti piaccia dove ti porto” seguivano le indicazioni, lì vicino, un ristorante italiano. Buffy aprì l’armadio. Al suo interno trovò un vestito intero bianco, era semplice, proprio per questo era bellissimo. La gonna le arrivava alle ginocchia, ma dietro le arrivava un po’ più giù. Lo scollo era ampio, e sulla gonna e su una spallina c’erano dei ricami, sempre bianchi. Le piaceva molto e le sembrava anche che le donasse. Aveva proprio fatto una buona scelta il suo William… lasciò i capelli sciolti, le arrivavano alle spalle. Finì di prepararsi in fretta e lo raggiunse.

 

 

 

Capitolo 17

 

 

 

Quando Spike la vide sembrò aver visto una dea. Il suo sguardo era incredulo e… in estasi. Buffy sorrise arrossendo visibilmente, così Spike le circondò la vita con un braccio e con l’altra mano le alzò il mento. Buffy assistette a uno dei suoi migliori sorrisi.

 

S:”Sei bellissima… entriamo”

 

Lui era vestito in maniera piuttosto simile al solito, il suo spolverino di pelle c’era sempre, la maglietta nera, i jeans neri… l’unica differenza era che stavolta anche la camicia che portava sopra la maglietta era nera, doveva essere il suo modo di essere elegante, e ci riusciva in pieno.

 

Passarono la cena tranquillamente, buffy decise di aspettare un momento migliore per parlargli di quello che provava e ora parlavano sempre di loro raccontandosi ogni parte delle reciproche vite.

 

Quando uscirono dal ristorante per la prima volta Buffy si rese conto di dove esattamente erano. Come aveva fatto a essere distratta fino a questo punto quando stava andando al ristorante? Spike l’aveva portata a Las Vegas.

 

B:“Spike…”

 

S:”Buffy, quando siamo partiti io ti ho chiesto se eri certa di amarmi, se eri certa di provare quello che provo anch’io per te… spero che tu non mi abbia mentito…”

 

B:”No, io non ti ho mentito” Spike sembrò riprendere un po’ di coraggio e le sorrise. Le scostò una ciocca di capelli, e riprese dolcemente a parlare.

 

S:”Io… mi sento legato a te in un modo che non avrei più creduto possibile, e lo voglio vivere fino in fondo. Ti amo, Buffy Summers.”

 

B:”Anch’io ti amo, Spike” Buffy gli sorrise dolcemente.

 

S:”Mi vuoi sposare? Qui, adesso?”  Buffy era incredula.

 

B:”Spike…”

 

S:”Lo so che starai pensando che è una cosa assolutamente assurda, io ho 19 anni e tu ne hai 16, ci conosciamo da poco più di tre mesi, e siamo lontani da casa e da tutti quelli che probabilmente avresti voluto attorno in questo momento, ma…”

 

B:”Si”

 

S:”Come?” Spike non credeva alle proprie orecchie.

 

B:”Si, William, ti amo e ti voglio sposare, e se questa è una cosa folle, saremo due folli insieme”

 

Era esattamente quello che lui nei suoi sogni aveva sperato che lei gli dicesse, era al settimo cielo, anzi, lo erano entrambi.

 

Spike posò le labbra su quelle della sua compagna, della sua fidanzata, per la seconda volta nella sua vita. Assurdo, eppure tutto perfetto secondo un filo logico inesistente, era tutto come in una torre fatta di cristallo, è un miracolo, ma sta in piedi e ha un suo senso, è completa. A questo pensavano.

 

Quando il bacio s’interruppe, Spike le diede un anello. Una fede d’argento con un piccolo brillante sopra, semplice ma perfetta. Poi la prese per mano e la condusse in una cappella poco più avanti. Quando uscirono di lì erano marito e moglie.

 

Una serie di domande stava scalpitando per entrare nelle loro menti: è una pazzia? Cosa diremo agli altri, e soprattutto a Joyce? Cosa faremo adesso?

 

Ma nessuna arrivò a destinazione.

 

Tornarono nella loro camera, e questa volta quando Spike prese in braccio Buffy e la posò sul letto lei non ebbe più timore.

 

Lui le sfilò lentamente il vestito, si tolse la giacca, la camicia, Buffy gli tolse la maglietta, ma ebbe ancora troppo imbarazzo per togliergli i pantaloni così li tolse lui. Le sfilò il reggiseno, gli slip, si tolse i boxer. Erano nudi uno di fronte all’altro, ma non c’era vergogna, né imbarazzo per nessuno dei due. Restarono per lunghi attimi fermi, ad ammirarsi, poi Spike si stese su di lei.

 

S:”Non ti preoccupare, amore mio, lo giuro non ti farò del male, rilassati”

 

Quando lui scivolò in lei qualunque forma di dolore fu sostituita da un senso di completezza che la fece piangere dalla felicità.

 

S:”Amore ti sto facendo male?” chiese preoccupato lui.

 

B:”No, tesoro mio, tu mi stai salvando”

 

 

 

 

 

La mattina dopo Buffy fu svegliata dall’insistente squillo del telefono per una preoccupatissima Willow.

 

W:”Buffy! Allora? Va tutto bene?”

 

B:”più che bene direi…” in sottofondo Willow poté sentire una lieve risata maschile.

 

W:”Come ti senti?” chiese preoccupata.

 

B:”… in estasi…”

 

 

 

EPILOGO

 

 

 

Un anno dopo.

 

 

 

La parte più difficile era stato dirlo con sua madre. Era impallidita. Le ci volle circa una settimana per sbollire, poi le aveva dato la sua benedizione, più che altro perché finché le cose non si fossero risolte Buffy aveva vissuto con William nella casa del cugino Ben, e la cosa a Joyce non piaceva per niente. Poi si arrese alla vista di Buffy felice, ma solo due mesi dopo accettò del tutto genero e iniziò a considerarlo come un secondo figlio.

 

 

 

Willow la prese bene, per quanto la sua ansia lo permettesse, poi era saltata dalla gioia per la stanza per dimostrare la sua felicità. Ora lei e Oz stavano ancora insieme, e andavano spesso a trovare Buffy e William.

 

 

 

Insieme a Xander ed Anya ovviamente… i due avevano scoperto un idillio notevole, e da quel giorno non si staccarono più. Anya aveva continuato a vivere a Los Angeles ma lui trascorreva da lei le vacanze e si vedevano più spesso che potevano.

 

 

 

A scuola la notizia si era diffusa con la velocità di un battere di ciglia, e dopo le sarcastiche battute che girarono per qualche tempo, tutti la trovarono una cosa splendida. Cordelia Chase, la Queen C che Buffy aveva scontrato al centro commerciale appena arrivata a Sunnydale, raccontava a tutti di come avesse (tralasciava il fatto di averlo fatto involontariamente) causato il loro primo incontro.

 

 

 

La loro cara amica Tara era diventata la migliore amica di famiglia, e con la sua intelligenza e il suo carattere introverso aveva fatto innamorare il bibliotecario Wesley, i due vivevano insieme nell’appartamento di lui, diventato una delle mete preferite del gruppo.

 

 

 

Sei mesi dopo il matrimonio, Buffy incontrò Angel. Ammise con lei che appena avuta la notizia era diventato verde di rabbia e viola di gelosia, poi iniziò a pensare che si era pentito di averla usata in quel modo, che era una ragazza speciale e che sperava tanto che il loro matrimonio andasse bene. Dopo un primo rifiuto da parte di William, diventò amico fisso di famiglia.

 

 

 

E che dire di loro due… avevano per tutto il tempo vissuto nella casa di lei, che con le frequenti assenze prolungate della madre per la galleria, ormai si poteva considerare casa loro. Finché un giorno Joyce, cogliendo di sorpresa tutti quanti, disse che aveva trovato un uomo, e che si erano visti sempre più spesso ultimamente finché non si erano innamorati. Disse che la cosa andava avanti da diversi mesi e lui, sapendo della nuova condizione della figlia, dopo un po’ le chiese di andare a vivere con lui. Joyce accettò, e fu incredibile lo stupore generale quando si venne a scoprire che i trattava del Professor Giles.

 

 

 

Ora Buffy e William vivevano soli, come due veri sposi, nella casa di lei. Entrambi andavano a scuola, ma entrambi avevano un piccolo lavoro, per non pesare esclusivamente sulla madre di lei. Buffy scriveva una rubrica di cinema in un settimanale locale, e William aveva scritto un libro sulla loro storia, che aveva fatto un discreto successo così iniziò a guadagnarsi da vivere così.

 

Lei 17 anni, lui 20. Dopo un anno erano ancora innamorati come il primo giorno.

 

 

 

FINE.....