LA RIUNIONE

AuTRICE ALKJA/ALESSANDRA

 

“Avanti, Buffy, smettila di fare quella faccia…Rivederlo non sarà la fine del mondo.”

“Ma non sarà neanche facile, e lo sapete benissimo. Quindi smettetela voi di tormentarmi, Willow! E poi ancora non capisco perché siate voluti venire anche voi.”

“Secondo te?” La voce più irritante che avesse mai sentito. Non sopportava quell’ironia che aveva sempre. Il proprietario della suddetta voce continuò, accendendosi una sigaretta:”Lo sai bene che la prudenza non è mai troppa, quando si tratta di voi due, cacciatrice. Insieme, siete peggio di una bomba a orologeria e nessuno di noi ha voglia di saltare in aria. Anche se Angelus potrebbe fare ben di peggio…”

Aveva a malapena finito che un pugno ben assestato lo prese dritto in faccia.

“Dacci un taglio, Spike! Se sei qui è solo per rompermi le scatole, e lo sai. Quindi piantala all’istante di atteggiarti a nobile paladino: è un ruolo che non ti si addice.” Lasciò perdere Spike e si rivolse a Willow. “Ma sei almeno sicura che sia proprio l’aiuto di Angel, quello che ci occorre?”

“Beh,” si intromise Xander “tu quanti vampiri conosci che abbiano l’anima, abbiano amato una cacciatrice, siano andati e tornati dall’Inferno e siano dalla parte delle forze del bene come dice quel testo? Ok, forse l’ultima affermazione è un po’ azzardata, ma le altre non lasciano molto spazio ai voli di fantasia, non credi? Ehi, lo sai come la penso su Angel, però pare non ci sia scelta. Che vuoi che ti dica? Sopporta.”

Prima che Buffy potesse replicare, e mandare Xander a quel paese, Willow intervenne:”Ok, ragazzi, siamo arrivati: l’Hyperion è quello. Non male, non vi pare?”

“Humpf, da quello c’era da aspettarselo…”

Suo malgrado, Buffy dovette dare ragione a Spike: quell’enorme albergo di inizio secolo era perfettamente consono ai gusti di Angel in fatto di abitazioni. Ricordava l’immenso palazzo in cui aveva abitato a Sunnydale, in cui avevano trascorso insieme tanti momenti, pervasi da quella struggente e malinconica dolcezza che li aveva sempre accompagnati lungo tutta la loro storia. Ricordava come, dopo che lui l’aveva lasciata, andandosene dalla città, aveva sempre accuratamente evitato di avvicinarsi a quel luogo, forse volendo convincersi di essersene dimenticata, forse per non essere costretta a ricordare…

O forse solo per cercare di eliminare il ricordo di Angel. Del loro amore.

Per non dover sentire il suo cuore accelerare, come impazzito.

 

 

 

“Bene, ci siamo. Voi che dite: sarà in casa?” chiese, per riuscire a smettere di pensare, e agire. Anche se questo significava avvicinare il momento di vederlo.

“Adesso ancora no, ma se gli dai un paio di minuti…” rispose Spike, accennando con la testa a una figura che si avvicinava all’entrata.

Angel.

Sempre uguale a sé stesso. Sempre vestito di scuro, con le mani in tasca, il passo ritmico e calmo che faceva ondeggiare il lungo cappotto che indossava. Sempre con quell’espressione pensosa e malinconica che gli aveva costantemente visto sul viso, che le provocava sempre una stretta al cuore.

Rimasero a guardarlo mentre camminava, indecisi se chiamarlo o meno, quando d’un tratto si fermò, voltandosi poi lentamente dietro di sé, anche se non si era udito alcun rumore.

Tuttavia, poco dopo, un ticchettio rapido di passi annunciò che era in arrivo qualcuno e improvvisamente, dal buio della notte, emerse una figura che lasciò tutti stupefatti.

Era una ragazza alta e snella, con una folta massa di lunghi capelli scuri sciolti nella brezza e dagli occhi ugualmente scuri, che risaltavano, profondi, in un viso pallido dagli zigomi pronunciati. Corpo e gambe perfetti, vestiti di una corta gonna in pelle nera, camicia in raso rosso scuro e di una giacca anch’essa corta, nera e in pelle come la gonna.

Si avvicinò correndo sulle sue lunghe gambe, i tacchi degli stivaletti che indossava che picchiettavano veloci.

Era verso Angel che si stava manifestamente dirigendo, con quel sorriso leggero sulle labbra, ed era lei che Angel stava altrettanto manifestamente aspettando, con un sorriso simile in volto.

Arrivata vicino a lui, la ragazza gli afferrò allegramente il braccio sinistro e, appoggiandogli la testa sulla spalla, lo fece voltare di nuovo verso l’entrata, ridendo di una risata così argentina e contagiosa da trasformare anche il sorriso indulgente di Angel in un’autentica, profonda risata che si unì alla sua, mentre sempre insieme varcavano la soglia dell’Hyperion.

II

 

 

Senza parole. Sbalorditi. Increduli.

Ecco com’erano.

Tutto potevano aspettarsi, demoni, vampiri e quant’altro, potevano concepire l’idea che Angel si rifiutasse di aiutarli, per quanto apparisse assai improbabile, potevano calcolare l’eventualità che fosse ferito o nei guai, certo. Potevano pensare qualsiasi cosa.

Qualsiasi cosa tranne quella.

Angel e una ragazza….

Sembrava incredibile. Assurdo. Impossibile.

Eppure l’avevano visto coi loro occhi.

Istintivamente si voltarono tutti verso Buffy.

Vuota. Agghiacciata. Sconvolta al punto di non avere assolutamente nessuna espressione sul viso. Se avessero voluto paragonarla a qualcosa, l’unico oggetto che sarebbe venuto loro in mente sarebbe stato uno specchio infranto.

La videro deglutire. Riprendere lentamente un po’ di colore in volto.

“Andiamocene…” mormorò appena distintamente, prima di voltarsi e incamminarsi con una sicurezza che non poteva realmente avere.

 

 

Non era possibile. Non poteva essere vero. Non voleva che fosse vero.

Eppure non c’erano dubbi. Non potevano esserci dubbi.

L’aveva perso.

E si stupiva per quanto male le facesse quest’idea, visto che in fondo l’aveva perso già da tempo, da tanto tempo, e poi si dava della bugiarda, della stupida, dicendosi che non era vero, non lo era mai stato, che in qualche modo lui aveva sempre abitato le profondità più remote del suo cuore, quelle che solo lui era riuscito a spalancare, e lei aveva sempre saputo, no, creduto di sapere, che per lui era lo stesso, che nel suo cuore ci sarebbe sempre stato un posto solo per lei.

E invece….Che stupida era stata!

Che cosa pretendeva, maledizione? Prima o poi doveva succedere.

Angel era bello, dolce, forte…e indubbiamente affascinante: credeva che solo lei potesse accorgersene?

No, certo che no: ricordava come, a volte, quando uscivano insieme, le rare volte che vampiri e simili davano loro tregua, avesse notato gli sguardi di altre ragazze posarsi su di lui, evidentemente attirati dalla sua aria da bel tenebroso, ma ricordava anche che Angel non dava minimamente segno di accorgersene, come se tutte quelle ragazze non esistessero nemmeno.

Idiota! Credeva davvero che avrebbe pensato sempre a lei?

Dopo che era finita…Dopo che lei aveva trovato un altro, anche se poi si erano lasciati…Dopo che aveva evitato ogni contatto con lui…Dopo le parole che gli aveva detto, arrabbiata e ingiusta…

Sì, l’aveva creduto, in fondo. Molto in fondo. Nel più profondo del suo cuore.

E adesso tutto era andato in pezzi.

E anche se sapeva che era giusto, che prima o poi sarebbe comunque accaduto, non poteva fare a meno di sentirsi distrutta.

III

 

 

“Hey, che fai? Scappi?” Spike. Spike, che aveva deciso di parlare per tutti.

“Non sono affari tuoi.” rispose, sapendo di mentire e neanche tanto bene.

“Lo sono eccome, visto che, disgraziatamente, abbiamo bisogno di quel tipo se vogliamo sopravvivere. E questo lo sai anche tu, quindi i tuoi dolori mettili da parte. Che credevi, alla fine? Ti ha lasciata, non si è fatto frate! E non mi pare che tu abbia esattamente fatto voto di castità, no?”

“Spike, non credo che dovresti…cioè, Buffy, lo so che cosa provi, o almeno l’immagino, credo…però, ecco, in fondo voi due non state più…e, insomma, dopotutto…Lo so che sarà difficile ma…cerca di non pensarci, perlomeno adesso. Abbiamo bisogno del suo aiuto, non abbiamo scelta, lo capisci, vero? E, per quanto ti faccia soffrire, tu ti sei rifatta una vita, o ci hai provato: ne ha il diritto anche lui, non credi?” provò a intervenire Willow, come al solito cercando di smorzare i toni.

Tuttavia il suo intervento non migliorò l’umore di Buffy.

“Grazie, grazie mille! Come sempre il torto è mio, vero? E va bene, andiamo! Così possiamo dargli anche la nostra benedizione, visto come siamo tutti contenti per lui, povero piccolo!”

Passò in mezzo a loro come una scheggia, oltrepassando a grandi falcate lo spazio che la separava dall’entrata, e a loro non restò che seguirla.

Xander, rimasto indietro con Spike, ne approfittò per parlare un po’, evitando di esplodere:”Però! E bravo Angel! Noi ci preoccupiamo che sia nei guai e lo peschiamo in dolce compagnia…Comunque il ragazzo non ha cattivo gusto, quella tipa era uno schianto: meno male che non c’è Anya!”

“Altroché se era una favola! Due gambe che non finivano più! Ma che ci trova una così, in quello? Valle a capire, le donne…”

“Non avevo mai sentito ridere Angel, prima di oggi, credevo che neanche sapesse come si fa. Quella ragazza ha fatto un miracolo!”

Sarebbero andati avanti ancora per un pezzo se Buffy non avesse estratto dalla borsa uno dei soliti paletti per passarlo nella tasca della giacca.

“Hey, non vorrai mica impalare Angel?? Sei ammattita?”

“No, Will, non del tutto o non ancora. Ma voglio poter evitare scherzetti da parte della sua vampira, non si sa mai…”

“La sua cosa???” Xander spalancò gli occhi, mentre a Spike andava di traverso il fumo della sigaretta.

“Avete notato le sue gambe e non che è una vampira? Complimenti a tutti e due, specialmente a te, Spike: non riconosci neanche una collega?” sbuffò, prima di liquidarli definitivamente.

“Oh cavolo. Adesso sì che sono preoccupato!”

“Beh, non sei l’unico. A parte il fatto che non vorrei di nuovo avere a che fare con Angelus, specie dopo quello che gli ho combinato, non sarà facile tenere a bada la tua amica: è un bel po’ su di giri e non vorrei che facesse un’idiozia. Potrebbe costarci la testa.”

“Dici che Angel potrebbe…”

“Ha fatto fuori Darla, no? E tra alti e bassi quei due erano stati insieme per oltre un secolo, mica tre anni. Chi ci dice che, se Buffy attaccherà la sua nuova ragazza, lui non le riservi lo stesso trattamento?”

“Non credo che Angel…”

“Oh, Angel magari no, lo ammetto…ma Angelus? Io dico proprio di sì e poi, in ogni caso, ti ricordo che Darla l’ ha ammazzata Angel, non Angelus.”

           

IV

 

 

Che razza di amici aveva?

Ok, passi per Spike che stava al mondo solo per essere il suo tormento personale, lui e le sue battute idiote, ma da Xander e Willow un po’ di appoggio se lo sarebbe aspettato, specie dalla seconda. E invece no, anche su di loro si era sbagliata. Così, eccoli lì che andavano a fare gli auguri a Angel e alla sua…non riusciva nemmeno a pensare ad un insulto abbastanza feroce e pesante per quella maledetta che si era presa Angel, il “suo” Angel, come lei aveva sempre continuato a considerarlo.

La odiava. E la odiava ancora di più perché, nonostante tutto, non riusciva ad odiare lui. E odiava anche sé stessa per quest’odio che non riusciva a provare, che, si rendeva conto, non sarebbe mai riuscita a provare.

 

 

D’accordo, erano arrivati.

Davanti a loro c’era la porta dietro alla quale avrebbero trovato Angel.

Anzi, Angel e la sua ragazza.

Chissà che sarebbe successo.

Spike se lo chiedeva, non senza malignità.

A vederlo con un’altra, Buffy c’era rimasta di sasso e del resto anche lui stesso non se lo aspettava di sicuro di vedere Mister Tenebroso con una tizia che non fosse la cacciatrice, anche se a suo favore c’era il fatto che la tizia in questione era una vera fuoriclasse.

Strana, però, quella sensazione….come se non gli fosse del tutto estranea, come se gli ricordasse qualcuno…il che era assurdo: se avesse incontrato una bellezza simile non se ne sarebbe sicuramente dimenticato!

Intanto Buffy continuava a indugiare senza far niente, e con lei gli altri: non avevano per caso in mente di far giorno fermi come dei cretini davanti ad una porta chiusa?!

“Ok, vediamo di sbrigarci.” disse, e, prima che Buffy finisse di voltarsi verso di lui, bussò deciso alla porta di Angel

V

 

Troppo tardi.

Ma perché Spike aveva bussato? Perché?

Lei non era ancora pronta. Non sapeva cosa fare, cosa dirgli…

Come reagire a quella ragazza…

Che cosa gli avrebbe detto? Che cosa lui le avrebbe detto?

Adesso che era davvero finita, che non era più suo…

E se l’avesse mandata via?…

E se fosse stata lei ad aprire? Cosa poteva dirle?

Sentì dei passi alla volta della porta.

Passi grevi e sicuri.

I passi di Angel.

Sempre più vicini.

Non c’era più tempo.

La porta si aprì.

 

 

“Cordelia, Wesley, non dovevate…Buffy? …Ti credevo a Sunnydale…come mai qui?”

Per un momento a Buffy sembrò di sprofondare nei suoi occhi scuri e sorpresi di vederla lì, alla sua porta. Dimenticò ogni cosa: quella ragazza, il perché erano lì…Esistevano solo il suo viso…la sua voce…L’autocontrollo che faticosamente era riuscita ad imporsi non poté impedire al suo cuore di accelerare di colpo, come ogni volta che lo vedeva o anche solo pensava.

“Possiamo…Possiamo entrare?” chiese, e immediatamente pensò a tutte le volte in cui lui le aveva rivolto la stessa domanda, con lo stesso tono sommesso e in imbarazzo, quasi intimidito, che aveva usato lei in quel momento.

Seppe di non essere stata l’unica a pensarci quando lui le rispose, accorgendosi solo allora degli altri: “Una volta ero io a fare questa domanda…” Sorrise, facendosi da parte. “Certo, entrate.”

Lentamente, a disagio, Willow con un sorriso tirato, Spike che non vedeva l’ora di fare qualche battuta delle sue e visibilmente deluso dell’indifferenza di Angel per la sua presenza accanto alla cacciatrice, Buffy con lo sguardo a terra, come peraltro il suo morale, lo seguirono in una grande stanza decorata in art déco con le pareti ricoperte di librerie stracolme di volumi.

“Però, ti sei sistemato bene, eh? Decisamente meglio della vecchia fabbrica.”

“O di una cripta. Non è un po’ antiquata, Spike?”

“E tu come lo sai…che io sto in una cripta? Mi spii? Credevo avessi di meglio da fare.”

“Infatti. Ma sono sempre disposto ad ascoltare chi ha qualcosa da dirmi. A proposito, come mai siete qui? C’è qualche problema?”

Le ultime parole erano rivolte a Buffy, ma lei non riuscì a rispondere: nello stesso istante in cui Angel finì di parlare, si sentì una voce chiara e calda provenire da dietro una porta che si stava aprendo.

“Che succede, Angel? Ci sono visite?”

Lei. Perfettamente calma e sicura di sé, appoggiata alla maniglia della porta che aveva richiuso alla proprie spalle. Il suo sguardo limpido e ironico scivolò su di loro, affatto turbato da quella intrusione improvvisa.

“Ma guarda…” continuò sorridendo “La Bocca dell’Inferno è esplosa e noi non ce ne siamo accorti?”

“Credo di no . Non è il genere di evento che passa inosservato, non ti pare? Se non altro perché a quest’ora saremmo morti.”

Lei rise, scrollando i capelli come una puledra: “Perché, adesso cosa siamo, secondo te?”

Mentre parlava aveva attraversato la stanza, fino a raggiungere Angel e sedersi sulla scrivania accanto a lui, accavallando le gambe. Tutti quei movimenti erano stati compiuti con una grazia straordinaria, ma senza alcuna affettazione, naturalmente, quasi senza badarci, con la tranquillità che denota il possesso e la sicurezza.

A quella vista, Buffy sentì il sangue andarle alla testa e il gelo invaderle il resto del corpo: come si permetteva di comportarsi così? Come se tutto fosse suo, come se fosse in casa propria? Come osava ignorarli, come denunciava chiaramente la noncuranza implicita in ogni suo atteggiamento? E perché Angel non le diceva niente? O meglio, perché aveva la sensazione che quei due comunicassero in ogni momento, ma ad un livello diverso e irraggiungibile? Perché le accadeva questo? Non era stato abbastanza il passato? Doveva ancora soffrire per lui?

Doveva andarsene. Doveva uscire di lì prima di esplodere. O peggio, di scoppiare a piangere come una bambina.

Il suo viso si irrigidì, diventando una maschera di gesso: “Scusa. Non sapevamo avessi compagnia.Vuol dire che torneremo un’altra volta.”

“Sarebbe inutile, Buffy.” Come faceva, quella, a sapere il suo nome? “Probabilmente mi troveresti ancora qui.”

“Come, scusa?”

“Beh, sai com’è….io abito qui.”

           

VI

 

Tombola!

La pupa era andata sul pesante….e a colpo sicuro, ci avrebbe scommesso. Che fosse vero o no, Buffy aveva ricevuto la botta in pieno, anzi: colpita e affondata.

Ricordò la conversazione avuta con lei a proposito di come avesse fatto fuori due sue predecessore e quello che le aveva detto sulla ricerca della morte da parte delle cacciatrici, di come fosse la sua voglia di vivere a permetterle di andare avanti….Fosse stato ancora William il Sanguinario, adesso avrebbe potuto far salire a tre il numero di cacciatrici mandate al Creatore con una facilità estrema, visto che, al momento, quella attuale non aveva voglia di vivere bastante nemmeno a farla respirare, dubitava persino che il suo cuore, ammesso che funzionasse ancora, riuscisse a mantenere il ritmo.

Certo che Angel era proprio un bastardo!

Come se non l’avesse già fatta soffrire abbastanza!

Doveva proprio darle il colpo di grazia con quella tizia?!

Eppure, più ci pensava e più si convinceva che quella signorina non la vedesse per la prima volta….persino il suo modo di fare, qualcuno glielo ricordava…Il problema era: chi?

 

 

- Dici che ho esagerato? -

- Secondo te? Guarda che faccia…non mi stupisce, visto il tatto che hai usato. Se volevi divertirti, direi che hai abbondantemente passato il segno, non credi? –

- Ok, ok, calmati! Scusa, non sei contento? Vuol dire che è ancora innamorata di te, no? Dovrebbe farti piacere e invece ti incavoli! L’amore, puah! Ma come ti riduce, questa ragazzina? Vabbé che dopo quello che ho visto non dovrei più stupirmi di niente, perlomeno su questo, ma… -

- Ma si dà il caso che siano affari miei, chiaro? E adesso vediamo di rimediare a quello che hai combinato. -

 

 

Dopo la dichiarazione di quella ragazza, il silenzio era rimbombato nella stanza, senza che nessuno provasse nemmeno ad interromperlo. Niente di che meravigliarsi, considerato quello che avevano appena sentito.

Dal canto suo, Willow si sentiva un verme, e provava quasi la tentazione di trasformarcisi per l’eternità come la povera Amy-topo che non era mai riuscita a far tornare normale.

Povera Buffy…Poteva dire quanto voleva che quella con Angel era una storia chiusa, ma era evidente che non era affatto così, né lo sarebbe mai stato: lo aveva amato troppo, questo era il punto. Troppo per dimenticarlo definitivamente. Aveva sempre pensato che quel discorso fosse valido anche per Angel, forse ancora di più, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, conoscendolo.

E invece, a quel che sembrava, si era sbagliata.

Dio, quanto avrebbe voluto che Tara fosse lì con lei! Non aveva mai avuto tanto bisogno di lei, della sua forza, come in quel momento: Buffy stava male, e lei non sapeva che fare….

Istintivamente, volse lo sguardo da Buffy ad Angel: aveva visto, almeno, in che stato era la sua povera amica?? Probabilmente sì, a giudicare da come guardava la sua nuova fiamma.

Sembrava decisamente seccato, e fin lì andava bene.

Però non capiva perché, anche se non si erano detti nemmeno una parola, lei avesse la sensazione che stessero dialogando fra loro, senza che gli altri li sentissero. C’era qualcosa, nell’aria….

E non era la sola cosa strana.

Perché più guardava quella vampira e più aveva l’impressione di scorgere qualcosa di conosciuto, in lei? Quei lineamenti…soprattutto quegli occhi…dove li aveva già visti? A chi potevano essere ricondotti?

Mentalmente, staccò ogni dettaglio di quel volto dal contesto e, dopo qualche momento, la risposta le balzò davanti. E per quanto assurda e impossibile potesse sembrare, era l’unica che potesse dar loro qualche genere di spiegazione.

           

VII

 

“Buffy, aspetta….lo so cosa pensi, ma…”

“No, Angel. Tu non sai che cosa penso, non puoi saperlo….” Un sussurro che solitamente sarebbe stato impossibile da udire, ma simile a un urlo nel silenzio glaciale della stanza. Il mormorio incredulo di chi ha appena sentito la propria condanna a morte. “E sai perché? Perché non lo so nemmeno io. Forse perché non sto pensando a niente…Perché non riesco a pensare a niente….” Stava lottando per ricacciare indietro le lacrime, che iniziavano a premere. “A parte, ovviamente, che non capisco perché non ci riesco…”

“Se accetti suggerimenti,” intervenne la vampira ancora sconosciuta con un sorriso smagliante “ io un’idea ce l’avrei…Che ne dici di: gelosia a livelli fuori scala?”

Ingoiando di colpo tutte le lacrime che stava per liberare, Buffy si voltò di scatto verso di lei, gli occhi che mandavano lampi: “Tu stanne fuori! Casomai non l’avessi notato, questa è una conversazione privata, nella quale non sei inclusa! Quindi vedi di non impicciarti, se non vuoi che il tuo bel faccino si trasformi in un mucchietto di cenere, è chiaro?!”

Onore al merito: bisognava ammettere che, chiunque fosse, la ragazza aveva del fegato, dal momento che non fece una piega. Si limitò ad alzare le spalle e a considerare, senza la minima emozione: “Veramente, sulla conversazione ‘privata’ ci sarebbe da ridire, visto il pubblico che avete e che non si perde una parola, a quanto credo…E per quanto riguarda il resto, certo, ci puoi provare, se ci tieni. Però non credo che sarà facile…”

“Adesso basta, Marianne!”

L’ordine era schioccato brusco in bocca ad Angel, cosa strana per uno che, come lui, si era sempre rivolto ad ogni ragazza, persino Faith, in modo pacato e sommesso. Doveva proprio esserci qualcosa di importante, fra loro, perché le parlasse in quella maniera. Intanto stava continuando: “Direi che per oggi ti sei divertita abbastanza. Vedi di piantarla, e subito: non ho voglia di discutere con degli amici solo per i tuoi giochetti.”

“Ok, ok, ho capito, messaggio ricevuto!” Con un salto scese dalla scrivania e si avvicinò a Buffy, tendendole la mano. “D’accordo, basta con gli scherzi, a quanto pare è ora che faccia la brava bambina.” Il sorriso adesso era aperto e calmo, innocente, senza alcuna traccia d’ironia o sarcasmo, come del resto la sua voce. “Che ne dici, sotterriamo l’ascia di guerra e ci sediamo a parlare da persone civili?”

“Tu non sei una persona. Sei una vampira. E l’unico metodo di conversazione con quelle come te è un paletto nel cuore, sono stata chiara?”

L’altra fece una smorfia, incrociando le mani dietro la schiena: “Chiarissima, piccola. Ma sfortunatamente è una minaccia che non mi fa alcuna paura.” Si rivolse nuovamente ad Angel, fermo al suo fianco: “Beh, non guardarmi così, io ci ho provato. E’ colpa mia se la tua ex, anziché parlare, vuole impalarmi?”

La risposta le venne data con uno sguardo e un tono talmente affettuosi e indulgenti da smentirne le parole: “Confesso che in certi momenti sarei tentato di darle ragione…..Adesso, per esempio.”

“Oh, ti prego, non dire queste cose….Così mi spezzi il cuore, fratellone!”

A quella parola Buffy si riscosse di colpo: “Come, scusa? Come… lo hai… chiamato?….”

Aveva un’espressione talmente buffa, un misto di incredulità, sorpresa e voglia di essere convinta, che quando Angel le rispose non riuscì a trattenere un sorriso: “Ti chiedo scusa a nome suo, visto che so che lei non lo farà mai. Mi dispiace per quello che ti ha detto, non voleva realmente ferirti, credimi.” Mentre parlava, aveva passato un braccio attorno alle spalle della ragazza, che gli stava vicina con l’aria di divertirsi un mondo.

“Lei…Lei ti ha chiamato….”

“Lo so. E aveva ragione a farlo. Buffy, ti presento Marianne, mia sorella minore.”

VIII

 

“Tua che cosa?!?”

“Lo sapevo, allora avevo ragione!” Con questa frase, Willow si guadagnò l’attenzione di tutti.

“Come sarebbe a dire che lo sapevi?” Buffy lanciò all’amica un’occhiata da incenerirla “Tu sapevi tutto e…”

“Nononono, calma, non fraintendere, io non ne sapevo niente, lo giuro, è solo che…”

“Che cosa, Will, sentiamo!”

“Ecco, è solo che Marianne – posso chiamarti così, vero? – mi sembrava vagamente familiare e così ho pensato a chi poteva somigliare delle persone che conosco e guardando i suoi occhi mi è venuto in mente che forse, visto che si assomigliano tanto, lei ed Angel potessero essere…sì, insomma, parenti. A quel che sembra, non avevo torto, vero?”

“Per tutti i diavoli!” esclamò Spike, strabiliato “Ecco perché avevo la sensazione di averla vista da qualche parte! Ehi, aspetta un attimo! Ma siamo poi sicuri che sia davvero tua sorella? No, sai com’è, mi riesce difficile credere che un tale schianto possa essere tua parente. Non vedo molte affinità, tra voi.”

Angel e Marianne si scambiarono un sogghigno d’intesa, mentre Willow esclamava:

“Altro che affinità! Più li guardo e più mi do dell’idiota per non averlo capito subito! Dai, ragazzi, guardateli bene, sono identici, come due gocce d’acqua! Per caso siete gemelli? No, Angel ha detto sorella minore…”

“Infatti, Willow. Io ho esattamente quattro anni meno di lui, anche se, una volta passati i duecentoquaranta, direi che non faccia molta differenza, non ti pare?”

“Io ancora non sono convinto!” sbottò Xander “Chi ci dice che non sia tutta una balla? Anche perché io continuo a non vedere affatto tutta questa somiglianza che dici tu, Will.”

Nuova occhiata fra i due, e Marianne riprese la parola: “La cosa non mi stupisce, Xander. A quel che so, faticheresti a credere a qualsiasi cosa dicesse Angel, fosse anche che la terra gira intorno al sole. E in ogni caso, è normale che non abbiate notato alcuna somiglianza, tra noi: sono in pochi ad accorgersene.”

“Come sarebbe a dire? E’…è evidente, il colore dei capelli e degli occhi, il taglio stesso degli occhi, la forma della bocca, il naso dritto, gli zigomi pronunciati…certo, i tuoi lineamenti sono più fini e delicati, mentre quelli di Angel più marcati e decisi ma…accidenti, è impressionante! Si direbbe quasi di…”

“Di cosa, Willow? Avanti, dì pure quello che volevi dire, non preoccuparti di quanto assurdo possa sembrare. Credo che tu abbia colpito nel segno.” Stavolta l’incoraggiamento venne da Angel.

“Beh, ecco…” Willow esitava, incerta se continuare o meno: già avevano faticato ad accettare che quei due fossero fratelli, adesso l’avrebbero presa per matta. “Quel che intendevo è che questa somiglianza così forte fa un po’ impressione, perché…in un certo senso è come avere davanti due versioni della stessa persona, quella maschile e quella femminile, ma che in realtà queste due figure siano, appunto, un’unica persona, solo…”

“Raddoppiata, divisa, e uguali, opposte e complementari.” Esclamarono contemporaneamente

Angel e Marianne. “Ti dice niente questa definizione, strega?” domandò poi Angel.

“Raddoppiata, divisa…Aspetta,c’è qualcosa che…”

“Che ne diresti di: Gemelli di Azriel? Ti ricorda nulla?”

Qualunque cosa Willow volesse dire, fu bruscamente interrotta dall’urlo di Buffy: “Adesso basta!! Se non vi spiace, qui ci sono delle altre persone che gradirebbero capirci qualcosa, quindi vedete di parlare chiaro e non per enigmi! E, tanto per parlar chiaro: Angel, perché non ci hai mai detto di avere una sorella?”

“Chissà come mai, ma ho la netta sensazione che questa frase, in originale, avesse un ‘mi’ anziché un ‘ci’: che strano, vero? Comunque, io non ho niente da nascondere, anche se prima mi sono divertita a prenderti in giro, e nemmeno mio fratello, purtroppo per quei due maschi pettegoli che ti sei portata appresso. Come dicevo prima, possiamo sederci e parlarne da persone civili: visto che ora hai un’ottima spiegazione, tra l’altro piuttosto rassicurante, sulla mia presenza qui, spero che stavolta la risposta sarà diversa.”

I ragazzi si sedettero, ma era evidente la loro tensione, perfino da parte di Willow che continuava a rimuginare, mentre Spike cercava di darsi un tono girellando davanti ad una libreria e guardando i volumi che conteneva, cosa che, in condizioni normali, non avrebbe mai fatto.

“Ottimo. Qualcuno desidera qualcosa da bere?”

“Se non è avvelenato, un bourbon non mi dispiacerebbe.”

“Tranquillo, Spike,” rispose Angel “in questa casa l’ospitalità è sacra, anche nei confronti degli ospiti indesiderati come te.”

Come ebbe finito, Marianne volse la testa all’indietro, in direzione di un mobiletto: le ante si aprirono e una bottiglia ed un bicchiere ne uscirono, fluttuando verso di lei. Quando le arrivarono vicini prese in una mano il bicchiere e nell’altra la bottiglia, la guardò, e il tappo di questa cominciò a girare da sé fino a svitarsi completamente, alzandosi poi in aria, dove rimase sospeso mentre la vampira versava il liquore nel bicchiere, e tornando al suo posto non appena ebbe finito.

“Non ti ho chiesto come lo volevi, Spike. Spero che liscio vada bene.”

           

XIX

 

- Allora, che te ne pare? Direi che ho fatto colpo. –

- Vuoi dire che il tuo spettacolino lo ha fatto. A proposito, lo hai improvvisato o era premeditato? –

- Mi è sembrata un’idea simpatica per entrare in argomento, e piantala con l’ironia: se avessi voluto, avrei benissimo potuto continuare a tormentare la tua cara Buffy senza problemi e tu non ci avresti potuto fare niente, quindi mi devi un favore. Le ho impedito di cavarti gli occhi o, più probabilmente, di suicidarsi. A proposito, sei sicuro di non stare ancora con lei e non avermi detto niente? La sua reazione non mi sembrava esattamente da ex. –

- Smettila con queste stupidaggini e dai a Spike il suo bourbon: con un po’ di fortuna gli andrà di traverso. –

- Alla faccia dell’ospitalità sacra! Non sarai per caso geloso di lui? Ti prego, sarebbe troppo divertente! –

- Non sono affatto geloso, semplicemente non lo sopporto. Come è sempre stato reciprocamente. –

- Incompatibilità di carattere e gelosia da parte di entrambi, e complesso d’inferiorità, peraltro ampiamente giustificato, da parte sua: mi meraviglio che non vi siate ancora presi a pugni! –

- Meravigliati quanto ti pare ma finiscila di punzecchiarmi. Avremo abbastanza da spiegare tra poco per aver voglia di discutere anche fra noi. –

- Evviva la solidarietà di famiglia! Ok, fratello, iniziamo la sarabanda: ho idea che ci divertiremo. Almeno io, di sicuro. Per quel che ti riguarda…beh, auguri! -

 

 

“Che io sia…Cosa diavolo…”

“Telecinesi! E ad un livello piuttosto alto, anche!”

“Esattamente, Willow: telecinesi, niente di particolare. Un semplice trucchetto che piace molto a mia sorella. Non può fare a meno di mettersi in mostra.”

“Tanto prima o poi avremmo dovuto parlarne, quindi perché non fare un piccola dimostrazione? Ce l’avrebbero chiesta in ogni caso, più tardi, io l’ ho solo anticipata. Il tuo bourbon, Spike.” Così dicendo, il bicchiere si staccò dalla sua mano e fluttuò verso Spike, che lo afferrò con una certa cautela.

“Strano che, con la vita che fate, vi sorprendiate ancora per cose semplici come questa. E’ quasi tenero, direi.”

“Intenerisciti pure, non ho niente in contrario, ma intanto potreste gentilmente darci qualche spiegazione? Ad esempio da dove spunti fuori tu o perché Angel non ha mai detto una parola su di te?”

“Capisco che ti secchi che quello che una volta era il tuo ragazzo non ti abbia detto di avere una sorella ma, tralasciando che Angel non è certo una delle persone più loquaci al mondo, se non l’ ha fatto aveva un ottimo motivo: non sapeva di averla.”

“Cosa?? Angel non…sapeva di te?”

“Lo sapevo benissimo, invece, Marianne si è spiegata male: io sapevo di aver avuto una sorella, quello che ignoravo era di averla ancora. In parole povere, non sapevo che fosse ancora viva.”

“Già, e sono pronto a scommettere che avevi un ottimo motivo per crederla morta… vero, Angelus?”

X

 

A questo commento di Spike un’ombra passò sul viso di Angel, venandolo di una tristezza e di una disperazione ancora più marcate del solito. Le sua espressione si incupì, gli occhi divennero ancora più profondi, pozze senza fondo ricolme di orrore e di vergogna.

Tuttavia prima che chiunque potesse aggiungere altro, Marianne intervenne: “Ottima deduzione, Spike Holmes… in effetti, dopo duecentoventi anni sarebbe anche logico pensare una cosa simile, non credi?” Il tono era sarcastico e sprezzante, duro. “Tuttavia presumo tu volessi intendere altro. In questo caso, non ci sono comunque problemi: sì, è stato mio fratello ad uccidermi, vale a dire a fare quello che, con ogni probabilità, avrei fatto io se le parti fossero state invertite. Potrei dire che questi sono affari tra me e lui, ma visto che volete delle spiegazioni….”

“Scusa, ma io non capisco ancora. Se Angel ti ha vampirizzata, perché non sapeva che tu fossi ancora…diciamo, in circolazione?”

“Non ho detto che mi ha vampirizzata, solo che mi ha uccisa. E tutto sarebbe finito lì, in teoria, solo che, dopo di lui, è passata Darla a completare l’opera. Così eccomi qui.”

“Darla non mi ha mai raccontato di averlo fatto, e così io ho sempre pensato che Marianne fosse morta e basta.”

“Il che spiega perché tu non sapessi di lei…” mormorò Buffy. Poi si rivolse alla ragazza, con uno sguardo carico di sfida e rimprovero: “Ma tu? Tu che scuse hai per non esserti presentata da lui? Tu sapevi che lui era vivo: perché non hai mai cercato di incontrarlo? E poi, dopo che ha riavuto l’anima, non hai pensato a quanto poteva star male al pensiero di averti uccisa? O forse non te ne fregava nulla? Già, in fondo cosa vuoi che importi a quelli come te delle sofferenze altrui…vi fanno solo piacere!”

“Ehi ehi ehi, stiamo calmi! Scusa, piccola, prova a metterti un po’ anche nei miei panni, oltre che in quelli di mio fratello, se non ti spiace. A parte che non so ancora perché diavolo Darla mi abbia trasformata, ma lasciamo perdere…a parte questo, per rispondere alla tua domanda, ti faccio notare che la reputazione di mio fratello, prima che gli venisse restituita l’anima, non era certo delle migliori, persino per i larghi standard vampireschi. Era chiamato La Piaga d’Europa, il compagno di Darla, la favorita del Maestro, e in quanto tale assai vicino a quelli che potevano essere chiamati i vertici del potere. Anche i vampiri più anziani, e il Maestro stesso, avevano un certo rispetto per lui, che oggettivamente era solo un novellino, parlando d’età, anche perché aveva fama, peraltro assolutamente vera, di non farsi il minimo scrupolo a far fuori i suoi stessi simili, qualora gli dessero fastidio. Questo il quadro prima della maledizione.”

“In altre parole, avevi paura di lui.”

”Non esattamente. Diciamo che non vedevo l’utilità di scatenare una rissa senza motivo. Avevo altro da fare, e tutta l’eternità davanti a me: c’era sempre tempo per giocarsi tutto in una partita che poteva finir male in ogni caso, sia che vincessi o meno. In un caso sarei morta definitivamente, nell’altro avrei perso un avversario interessante. No, non c’era bisogno di scontrarsi, come certamente sarebbe successo se ci fossimo incontrati, era più ragionevole vivere e lasciar vivere, e ascoltare quello che altri mi dicevano sul conto di Angel, o eventualmente assistere di persona, ma non certo in prima fila.”

“Ma nessuno ha mai pensato a un legame fra voi? Anche solo quelli a cui chiedevi informazioni…”

“Se l’ hanno fatto, non hanno certo pensato ad una parentela. Al massimo avranno creduto che fossi l’ennesima spasimante di Angel, o qualcuna che volesse saperne di più su quella che si sarebbe potuta definire una celebrità, fra di noi.”

“Ma la somiglianza…”

“Per favore! Non l’avete notata voi, vedendoci insieme, volete che la notassero dei cretini qualunque, senza rapporti con entrambi, che ci vedevano per poco e sempre separati? Non fatemi ridere!”

“Hai ragione. Vai avanti.”

“Bene, ho già spiegato perché non mi sono subito fatta vedere da Angel. Poi, come sapete, lui fu maledetto e quasi subito se ne perdettero le tracce, visto che era sparito. Il punto era che le notizie su questo fatto tutto erano tranne che chiare, e io sono piuttosto curiosa. Così, decisi di andare in Romania., per saperne di più. Solo che lì feci lo stesso errore suo: vale a dire, morsi il collo sbagliato, quello di un Kalderash. Incredibile a dirsi, la sua tribù colse il collegamento fra me ed Angel e mi riservò lo stesso trattamento che aveva usato con lui, il Rito dei Morti Viventi, la maledizione che restituisce l’anima ai vampiri.”

“Come hai detto? Vuoi dire che…anche tu…”

“Mi spiace per te, che di sicuro preferiresti avere un buon motivo per impalarmi, ma hai capito benissimo, cacciatrice: esattamente come mio fratello, ho anch’io la mia anima.” Sorrise ironica, dal bracciolo della poltrona di Angel “Per quello che può valere.”

XI

 

Pazzesco!

Dopo l’innamorarsi di una cacciatrice, e proprio di Buffy, come cacciatrice, questa era la cosa più assurda che potesse pensare: prima Angel risultava avere una sorella, poi la sorella di cui sopra si rivelava non solo uno schianto, matta da legare, con un caratterino assai pepato e telecinetica, ma anche fortunata ( se così si può dire) detentrice di un’anima; come se non ne fosse bastato uno, in famiglia!

A suo credito bisognava dire che, sempre che quella dell’anima non fosse la balla del secolo, lei doveva averla presa molto meglio del fratello. Non sembrava proprio il tipo da battersi il petto gemendo sui suoi peccati e tantomeno il tipo che cerca di espiarli. Sembrava piuttosto che accettasse il passato nel bene e nel male e si concentrasse sul futuro: ottima idea, avrebbe dovuto suggerirle di dare un paio di lezioni a qualcuno di sua conoscenza, magari gli avrebbero fatto bene…e questo era un ottimo motivo per non suggerirle un accidente.

Ma porca miseria!

Doveva proprio essere sua sorella?!

Seeee…figurarsi se Angel si era messo con qualcuna!

Figurarsi se si era scordato di Buffy! Sarebbe stato troppo bello!

L’Angelo Caduto che si mette quella sua stradannatissima anima in pace, trova qualcuna con cui stare, si dimentica della cacciatrice ed esce una volta per tutte dalla sua vita e soprattutto dal suo cuore, in modo da dare a lui una possibilità……Ma per favore!!

Più scemo lui a credere a una simile idiozia!

E dire che, a centoventisei ( o erano centoventisette? Beh, in fondo che importava?…) anni suonati, si presume di essere abbastanza grandi da non credere più alle favole!!

Meno male che, almeno, il bourbon che gli avevano dato era di prima qualità…….

 

 

Come, pure lei?

Ma cos’era, una tara di famiglia? Tutti vampiri e con l’anima, a casa loro?

E questa era pure telecinetica o come cavolo si dicesse quel che aveva fatto!

Ma che razza di famiglia era?

Oddio, già il fatto che fosse una famiglia……

Non che la parte femminile di detta famiglia non fosse degna di nota, anzi, altro che nota, un’intera orchestra a dimenarsi, ci sarebbe voluta ( calma, Xander, ricorda che: primo, è la sorella di Angel e qualcosa in comune con lui ce l’avrà anche, e secondo, la tua ragazza è un ex demone della vendetta che per oltre un millennio ha infierito su maschi colpevoli di aver rivolto le loro attenzioni altrove che dalle loro ragazze, ti immagini se si ricorda ancora qualcosa del mestiere? Nononono, controlla gli ormoni, niente pensieri, niente di niente, calma, Xander, calma! )…ma insomma, che Angel potesse averne una…beh, era un tantino scioccante!

E poi come faceva quella a dire tanto tranquilla: “Sì, mi ha ammazzata mio fratello.” e via dicendo? L’avessero fatta a lui, una cosa simile, non ci sarebbe certo passato sopra, anima o non anima si sarebbe vendicato, e di corsa! Maledizione, in fondo essere succhiati come un ghiacciolo non era mica poco!

E invece quella niente: se ne stava seduta tranquilla vicino al suo assassino e era quasi saltata addosso a Spike quando lui aveva tirato fuori l’argomento…di sicuro aveva fatto capire bene cosa ne pensava di lui, mai sentita una voce così gelida.

Che volesse davvero così bene al fratello da passare sopra a tutto e difenderlo nonostante quello che era successo?

Forse anche Buffy l’avrebbe fatto, ma per lei il discorso era diverso: lei lo amava, il diavolo sapeva come, e l’amore certe idiozie le può far fare.

Ma che il puro e semplice affetto per un fratello potesse essere tanto forte da perdonargli di averti ammazzata…beh, questa gli giungeva del tutto nuova!

A conti fatti avrebbe fatto bene a dominare la sua antipatia per Angel, almeno in presenza di quella Marianne. Aveva il sospetto che l’adorabile sorellina non si sarebbe fatta molti scrupoli a fargli attraversare la stanza in volo con molta meno dolcezza di quanta non ne avesse usata col bicchiere di Spike.

 

 

Buffy continuava a studiare Marianne, lo sguardo freddo e all’erta: “Ok, hai un’anima. Supponiamo che io ti creda, il che è tutto da vedersi: perché neanche allora hai cercato di trovare Angel?”

“Per svariate buone ragioni, non ultima quella che il caro fratellino sembrava essersi volatilizzato. Il mondo è grande, e se un vampiro non vuole essere trovato non è facile farlo, specie se non ha alcun contatto coi suoi simili come Angel a quei tempi. E poi non sapevo se avrei fatto bene ad andare da lui.”

“Certo, molto meglio che continuasse a credere di aver ucciso la propria sorella, vero?”

“Buffy…” Come facesse Angel a mormorare qualcosa e a farla sentire nitida come se avesse parlato ad alta voce, nessuno l’aveva mai capito “Tu non capisci: io ‘ho’ ucciso mia sorella. E, a causa di questo, lei è diventata a sua volta un’assassina. E’ colpa mia se è ciò che vedi.”

“Dacci un taglio, ok?” Lo scatto di Marianne fu rabbioso, esasperato “Te l’ ho detto mille volte, da quando ci siamo rivisti: smettila di considerarti colpevole di tutto! Mi hai uccisa, d’accordo, dov’è il problema? Non sarò certo io a salire sul pulpito per tenerti un sermoncino sul ‘non uccidere’! E comunque non eri davvero tu, e lo sai: in tutti gli anni in cui siamo cresciuti assieme avrò pure imparato a conoscerti e so per certo che ti saresti tagliato una mano piuttosto che torcermi un solo capello! E si dà il caso che non solo è stata Darla a vampirizzarmi, e quindi tu non c’entri un accidente, ma anche che non mi dispiace affatto che l’abbia fatto! Quello che mi manda in bestia davvero è quando ti ostini a caricarti di colpe che non hai, almeno nei miei confronti!” Si rivolse a Buffy “Ecco perché non sono andata da lui! Perché sapevo come l’avrebbe presa!!” Il bicchiere di Spike, ancora pieno a metà, volò verso di lei, che ne bevve una lunga sorsata prima di rimandarlo indietro. “Scusa, Spike, dovevo calmarmi. Come dicevo, Angel sembrava essere sparito e quando riappare, dopo decenni in cui si era ipotizzato addirittura che fosse morto, anche se io sapevo che non lo era per ragioni che vi spiegherò poi, lo fa con un bel botto, com’è nel suo stile: nientemeno che al fianco di una cacciatrice! Quasi non ci credevo nemmeno io! Ora, converrai con me che una love-story con una come te non è esattamente un buon biglietto di visita, tra di noi, e di sicuro non mi invitava a buttargli le braccia al collo. Tengo a precisare ( l’orgoglio è una caratteristica di famiglia ) che non avevo paura di te, l’ ho detto anche prima, ma volevo evitare casini a mio fratello, che sembrava averne più che a sufficienza. Non mi andava di metterlo nell’eventualità di schierarsi o con sua sorella o con la sua ragazza. Io non ho un carattere facile, proprio come te, e anche se ho un’anima la gestisco in maniera diversa da lui. Potremmo dire che, anche se la perdessi, non ci sarebbero gli sconvolgimenti che ci sono stati con Angel: la mia anima è senz’altro meno candida della sua.”

“Vuoi dire che…uccidi ancora?”

“Raramente e quando non posso farne a meno. Il mio terreno di caccia sono i delinquenti, spacciatori, sfruttatori, teppisti, avanzi di galera….gente di cui il mondo non sentirà la mancanza, se non in meglio. E’ un’operazione che mette d’accordo il mio demone e me e mi evita i conflitti interiori che ha Angel. Però di recente mi sono contenuta: mio fratello non condivide del tutto questo mio modo di fare, e io tutto sommato posso farne a meno. Per più di duecento anni ho fatto quello che volevo, non mi costa niente darmi una regolata. E poi Angel sa essere convincente, quando vuole.”

           

XII

 

“Ammesso e non concesso che io creda a quello che hai detto, quando c’è stato questo commovente ricongiungimento, dopo secoli di lontananza?”

“Più o meno cinque o sei settimane fa. Prima ho avuto anch’io le mie grane, e ho dovuto riflettere per decidere se fosse il caso di rifarmi viva, se così si può dire. Poi, saputo che qui a Los Angeles la situazione stava riscaldandosi, ho pensato bene di venire a dare il mio contributo.”

“E tu in cinque o sei settimane non hai avuto neanche un minuto da spendere per darmi la lieta novella, Angel?”

“Los Angeles non è la Bocca dell’Inferno, ma questo non significa che qui non ci siano problemi. E se è per questo neanche tu ti sei precipitata a dirmi di aver arruolato Spike, no? Abbiamo deciso di vivere ciascuno la propria vita, quindi si può sapere perché te la prendi tanto?”

La domanda, stranamente diretta, era decisamente imbarazzante, oltre che appropriata, e Buffy non aveva la minima idea di cosa rispondere. Fortunatamente per lei, Willow si intromise: “Scusate, lo so che non c’entra niente con quello che stavate dicendo, ma non potreste prima spiegarci la questione dei Gemelli di Azriel? Ho letto qualcosa, al riguardo, ma è stato qualche tempo fa e le informazioni che ho trovato erano scarse e alcune addirittura contraddittorie. Non potremmo esaurire quest’argomento, anziché proseguire con le recriminazioni?”

“Sono d’accordo. Avanti, sorellina, a te la parola. Sei tu l’esperta, no?”

“No, affatto. Ne so quanto te, solo che ho meno problemi a tenere conferenze, ecco tutto. Allora, Willow, da dove vuoi che cominci?”

“Se ben ricordo, alla base di tutto c’è una leggenda…”

“Sì, quella in base alla quale il dio Azriel, avvertito che uno spirito maligno avrebbe ucciso i suoi due figli gemelli, destinati a grandi cose, decise di farli nascere ad anni di distanza l’uno dall’altro, ritardando l’incarnazione del secondo su questa terra. In parole semplici, vengono chiamati Gemelli di Azriel coppie di fratelli particolari, che, pur essendo nati in diversi momenti, erano destinati ad essere gemelli. Si riconoscono, salvo coincidenze piuttosto rare, perché sono nati lo stesso giorno, anche se in anni diversi. Nel nostro caso, io sono nata lo stesso mese di Angel, allo stesso giorno e alla stessa ora, addirittura al secondo…solo, a quattro anni esatti di distanza.”

“Però..aspetta un secondo. Se tu e Angel siete Gemelli di Azriel dovreste avere poteri particolari, giusto? Tu poco fa hai usato la telecinesi, ok, ma allora perché Angel non ha mai dimostrato di saper fare cose simili? Anche solo quando era Angelus….”

“Perché Angel non ha nessun potere, proprio come me.”

“Mi prendi in giro? Ho visto io stessa…”

“Calma, Willow, mia sorella adora le frasi ad effetto. Quello che vuol dire è che nessuno di noi due ha dei poteri, da solo. Quelli che abbiamo sono di entrambi, e li possiamo utilizzare solo quando siamo insieme. Sono più forti se stabiliamo un qualche contatto fisico tra noi, come tenerci per mano, ma è sufficiente che ci troviamo in un raggio di metri ragionevole, perché ci siano. Altrimenti non abbiamo nessun potere, come non ne avevo io quando ero a Sunnydale senza che ci fosse Marianne.”

“E oltre alla telecinesi quali facoltà avete?”

“Niente poteri tipo Mago Merlino. Telecinesi a parte, siamo telepatici tra di noi, anche se in senso piuttosto ampio, e pirocinetici, cosa alquanto utile soprattutto coi nostri simili. Dopo la trasformazione tutti questi poteri si sono intensificati.”

“Tempo!” Duplice esclamazione di Buffy e Xander “Ragazzi, scusate se c’intromettiamo, ma possiamo sperare di capire qualcosa anche noi? Grazie di cuore.”

“Ok, Buffy, cosa vuoi sapere?”

“Primo: cosa significa piro-quel-che-cavolo-hai-detto. Secondo: cosa vuol dire che siete telepatici ‘in senso piuttosto ampio’?”

“La pirocinesi è la capacità di dar fuoco a qualcosa solo col pensiero, mentre, per quel che ri…”

“..guarda la seconda domanda che hai fatto, il discorso è un po’ più complicato.” Quasi senza che se ne accorgessero, la parola era scivolata da Angel a Marianne con la più totale naturalezza, facendo terminare alla seconda la frase iniziata dal primo. Di fronte alle facce sbalordite dei loro ospiti, i due fratelli non poterono fare a meno di sorridere di un duplice sorriso obliquo, come se avessero visto espressioni simili molto più che un paio di volte.

“Avete appena avuto un esempio di quel che intendevamo. Una cosa simile accade piuttosto spesso, insieme al fatto di parlare contemporaneamente, se non ci controlliamo. Questo avviene perché, più che comunicare tra di loro, le nostre menti sono una sola. Una sola, ma raddoppiata. Quindi, essendo uguali, possono accadere simili inconvenienti, oltre alla semplice trasmissione del pensiero.”

“Adesso capisco quello che dicevate prima..”

“Esatto, Will. Le nostre menti, e più in generale le nostre persone, sono una sola, ma anche due, e tra loro sono uguali, ma anche opposte e complementari. Un paradosso, ma fino a un certo punto. E questa condizione si traduce anche in una spiccata somiglianza, che però non tutti notano, visto che è raro che ci osservino entrambi con uguale attenzione.”

“Ed ecco perché avete i poteri solo quando siete assieme. Perché solo così siete completi, giusto?”

“Giusto. Ed ecco perché sapevo che Angel, a dispetto di quello che poteva dire certa gente, era vivo: perché, anche dalla parte opposta del globo, potevo sentire la sua presenza, diciamo così…se preferisci, avvertivo la sua esistenza, mi sentivo ancora completa, ecco.”

“E come mai Angel invece non ti ‘avvertiva’?”

“Perché era lui stesso a precludersi questa possibilità. Lui ‘sapeva’, o meglio, credeva di sapere, che io ero morta, e quindi ‘chiudeva’ la propria mente senza rendersene conto, impedendosi di sentire la mia presenza, anche quando, magari, ero a non troppa distanza da lui. In quel caso, avvertiva la presenza di un vampiro, nei dintorni, ma non poteva capire che ero io.”

“Posso farti una domanda?”

“Certo, tanto ormai una più o una meno…E comunque sapevo già che eri un tipo curioso, su certi argomenti.”

“Te lo ha…detto Angel?”

“Non esattamente, ma possiamo tornarci sopra in seguito. Cosa volevi sapere?”

“Beh, ecco…poco fa, prima di sapere che eri la sorella di Angel ma anche dopo, ho avuto la sensazione che steste parlando tra di voi, anche se non dicevate niente…stavate usando la telepatia?”

“Beccati! E va bene, confessiamo: sì, succede abbastanza spesso che parliamo così, tra di noi, anche in presenza di altre persone. Non è molto cortese, ma che ci vuoi fare?…Ci viene naturale. Tu lo hai avvertito per via dei tuoi poteri. Non puoi inserirti nelle nostre conversazioni, o sentire quello che ci diciamo, ma puoi capire che stiamo parlando tra noi. Del resto, ti avverto che avrai spesso sensazioni simili, visto che tra mio fratello e me c’è uno scambio di informazioni quasi costante: il vero problema, in questo, non è tanto aprire i cosiddetti ‘canali telepatici’ quanto chiuderli, altrimenti rischieremmo di fondere del tutto fra loro le rispettive menti, fino a creare un caos completo con conseguente rischio di ‘corto circuito’.”

“Cioè fatichereste a distinguere i rispettivi pensieri?”

“Quello è un caso limite, ma…sì, anche quello.”

“Adesso puoi dirmi come fai a sapere che tipo sono io, i nostri nomi e tutto il resto se non te l’ ha detto tuo fratello?”

“E’ vero, lui non mi ha detto niente. Del resto, prova a pensarci: raccontare tutto quello che è accaduto a ciascuno di noi in oltre duecento anni sarebbe stato piuttosto lungo, non credi? Abbiamo preferito velocizzare la cosa col metodo che ti ho spiegato prima, aprendo quasi completamente i canali telepatici e fondendoci l’una nella memoria dell’altro. Ovviamente i fatti recenti sono i più chiari, mentre gli avvenimenti del passato tendono ad essere sbiaditi.”

“Alt! Vuoi dire che tu sai tutto quello che è successo ad Angel minuto per minuto?”

“Se è un modo indiretto per sapere se so cosa c’è stato tra di voi, Buffy, la risposta è: sì, ma a grandi linee, non certo nei dettagli. Mio fratello è un gentiluomo, cosa credi? So quanto potrei sapere se me ne avesse parlato a voce, con l’unica differenza che in questo modo ho potuto sentire i suoi, e, ripeto, i ‘suoi’, sentimenti, le sue emozioni. Nient’altro, parola d’onore. Devi solo augurarti che io non decida di infrangere la barriera.”

”Che barriera?”

“La barriera che viene eretta automaticamente intorno ai propri ricordi più personali, quelli che non si vogliono condividere. In genere la rispettiamo, soprattutto Angel, ma non ti garantisco che un giorno o l’altro non tenti di infrangerla e dare un’occhiata.”

“E in quel caso?”

“In quel caso vedremo sarò più brava io a curiosare o Angel a difendere i suoi ricordi. Ma sta tranquilla, non credo che ci proverò tanto presto, anzi. Non ho istinti suicidi, e non voglio che mio fratello debba colpevolizzarsi per avermi ammazzata per la seconda volta, come succederebbe se ci provassi.”

“Non preoccuparti troppo se si colpevolizza, tesoro. Pare che non possa farne a meno, per un motivo o per l’altro. Ha l’anima più noiosa che abbia mai incontrato.”

“Beh, Spike, forse hai ragione, magari un chip è più comodo. Comunque, anima noiosa o meno, non sono io quello a cui sta ridendo dietro tutta Los Angeles e non solo.”

“Che vorresti dire?”

“Te lo spiego io, piccolo. Mio fratello vuol dire che, quando si sono ammazzate due cacciatrici, unica cosa per la quale andavi quasi famoso tra i nostri simili, oltre al pessimo gusto in fatto di look, specie per quel che riguarda i capelli, e poi basta un chip nella testa, un simpatico giocattolino messo lì da un paio di umani, e un po’ di tempo con lei per diventare il suo cagnolino…beh, in un caso come questo il ridicolo è il meno che ci si può aspettare, non credi?”

“Non capisco a cosa ti riferisci.”

“Spike…”

“Ah, adesso capisco! E’ il tuo fratellino ad avere queste idee, vero? Ma certo! Lui non può stare con la cacciatrice e così si inventa idiozie simili su chi invece è costretto a collaborare con lei! Vergogna! Non lo sai che la gelosia è una brutta cosa, Angel?”

“Certo che lo so, ma non è questo il caso. Come bugiardo non sei molto in forma, Spike. Comunque, permettimi un consiglio: se volevi che la cosa non fosse risaputa, avresti fatto meglio a non fare la tua dichiarazione davanti alla tua ex. A Drusilla non piace perdere.”

“Drusilla? Quella piccola..! Allora è lei a mettere in giro queste stupidaggini? Stavolta la…”

“Spike, Spike…Angel ha ragione, come bugiardo sei decisamente penoso, stasera..”

Al suono di quella voce profonda e nota, tutti si erano voltati verso l’ingresso. Ferma sulla soglia, con un braccio appoggiato allo stipite, c’era una loro vecchia conoscenza. Ma se la pelle candida era rimasta la stessa, i capelli e gli occhi neri erano decisamente cambiati, come il resto della persona, fino a renderla quasi irriconoscibile. I capelli erano sciolti e spettinati, arruffati dal vento, e gli occhi scintillavano non della luce malata della follia, ma di un’incontenibile allegria, a malapena repressa nel sorriso divertito che le illuminava il viso. Il resto di lei non era meno sorprendente, visto che era fasciato in un paio di pantaloni e in un giubbotto di pelle nera da motociclista, aperto a rivelare una camicia viola acceso. Stivaletti neri, guanti neri da motociclismo e casco sotto un braccio completavano il suo abbigliamento.

Spike era balzato in piedi, gli occhi fuori dalle orbite: “Drusilla??”

 

 

“Come si dice nella vecchia Inghilterra…temo di sì, Spike. Come mai qui? Hai seguito la tua padroncina dal suo cucciolo favorito? Senza offesa, Angel.”

“Perché intanto non ci spieghi che ci fai tu, qui?”

“Semplice, Buffy, quest’albergo è grande, c’è spazio per tutti e in caso di bisogno è meglio essere vicini. Abito un paio di porte più in là.” Si era avvicinata a Angel e Marianne, che nel frattempo si erano anch’essi alzati, e li aveva salutati con un rapido abbraccio. “Chiedo scusa per non aver bussato, ma ho sentito delle voci conosciute e ho pensato di fare un’entrata a sorpresa. Che succede?”

“E’ quello che ci chiediamo anche noi, ma a dire la verità finora abbiamo dovuto dare spiegazioni, più che richiederne. Ti lascio immaginare il motivo.”

“Tu, Mari?”

“Indovinato. E adesso dovremo darne altre riguardo a te, credo.”

“Su questo ci puoi giurare! Che ti è successo, Drusilla? Cambiato look, oltre che bandiera?”

“Che vuoi che ti dica, Buffy…Vedersi restituire l’anima e, a seguito dello shock, anche la ragione, può fare quest’effetto. Per quel che riguarda il look, Marianne mi ha dato un paio di consigli.”

“Come sarebbe a dire l’anima?? Ma cos’è, un’epidemia? Una svendita? Sono rimasto io l’unico normale?”

“Tu normale? Sta tranquillo, non correresti un rischio simile neanche fra una ventina di secoli!”

“Molto divertente, specie detto da un’ex-pazza. Intanto perché non ci dici come l’ hai riottenuta, la tua preziosa anima?”

“Perché, vorresti riaverla anche tu? Speri che così la cacciatrice possa considerarti qualcosa di più di un cagnolino?”

“Ma non diciamo idiozie! Primo: io non sono innamorato di nessuno, nonostante quello che puoi andare a dire in giro. Secondo: non ci tengo proprio a riavere nessunissima anima. E perché dovrei volerla? Per diventare come Angel? Ah no, grazie tante!”

“Sì, come no…Comunque, anche se ti interessasse, non credo che potresti riaverla, visto a chi ti dovresti rivolgere.”

“Ah sì? A chi?”

Drusilla, per tutta risposta, si limitò a inclinare la testa in direzione dei due fratelli, che, dal loro posto a cui erano ritornati, assistevano divertiti a quella scena. “A loro, Spike. A Marianne e, sfortunatamente per te, ad Angel.”

 

 

La bomba era scoppiata a puntino, e Drusilla gongolava.

Da quando era tornata in possesso della sua anima e della sua ragione, dopo un primo momento di shock, aveva un’incontenibile voglia di divertirsi, come non aveva mai fatto in vita o in morte.

E con Marianne come alleata, le occasioni di farlo non mancavano di certo…chissà come si era presentata! Conoscendola, doveva averlo fatto a modo suo, anche lei facendo scoppiare una piccola bomba…doveva chiederglielo, dopo.

Al momento, però, era più interessante osservare la faccia di Spike.

Poveraccio…la sua anima ritrovata le faceva quasi provare pena per lui.

Era fuori di testa per Buffy, e si vergognava di questo come un ladro.

Sapeva di avere tante possibilità di essere ricambiato quante ne aveva di essere fatto santo, sapeva di essere ormai lo zimbello della loro specie, sapeva che Angel, bene o male, veniva invece rispettato e, a volte, magari anche temuto, in certi ambienti, sia per il suo passato che per la missione che si era assunto nel presente, e sapeva che Buffy, lo ammettesse o meno, non se l’era mai tolto dal cuore.

Lei conosceva bene Spike, e conosceva la sua rabbia per essere stato sempre considerato, per secoli, l’eterno secondo, rispetto ad Angelus.

Essere battuto nuovamente da Angel, tra l’altro addirittura senza gara, e stavolta in materia di cuore, doveva veramente mandarlo in bestia.

E, conoscendolo, doveva essere ancora più incavolato per la calma ostentata da Angel sull’argomento.

Non sarebbe certo stata lei a raccontargli della lite che avevano avuto due giorni prima lui e sua sorella proprio riguardo alla cotta di Spike, una lite da far tremare i muri che aveva temuto degenerasse in rissa di famiglia.

Marianne sapeva che la cosa disturbava alquanto il suo fratellone, da sempre piuttosto possessivo, riguardo a Buffy, e sapeva che Spike era l’ultimo che potesse essere tollerato come ragazzo della cacciatrice.

Angel, fedele a sé stesso, non diceva una parola su tutto ciò, trincerandosi dietro al fatto di averla lasciata da tempo e perciò lei era perfettamente libera di fare quel che voleva.

Ovviamente nessuno credeva a una sola parola di questo, figurarsi Marianne che conosceva il fratello come le sue tasche, che, essendo decisamente abile nei giochi telepatici, entrava e usciva dalla sua mente come fosse a casa propria, e che, esasperata da un atteggiamento del genere, aveva inopportunamente deciso di fargli sputare l’osso e ammettere ciò che sentiva, anche sbattendoglielo in faccia. Angel si era cocciutamente rifiutato di farlo e aveva invitato la sorella a badare ai fatti propri. Il conflitto era esploso davanti ad una platea trasecolata e Cordelia, appena recuperato abbastanza fiato per parlare, aveva sintetizzato ciò che tutti pensavano dicendo che a chiunque avesse nutrito dubbi sull’effettiva parentela di quei due sarebbe bastato vederli litigare a quel modo per mezzo minuto per giurare, pena la morte, che erano anche gemelli.

Tutto sommato, però, era Angel quello a cui si sentiva più vicina…certo, in un primo tempo l’aveva vagamente odiato per quello che le aveva fatto, ma poi il tormento della sua anima ritrovata, piangente e incredula per i delitti commessi, le aveva fatto capire la disperazione del suo sire per gli orrori commessi, di cui lei era la testimonianza “vivente”.

Così l’aveva perdonato, e aveva imparato a volergli bene, a fidarsi di lui, ad aiutarlo e farsi aiutare.

Marianne aveva fatto da intermediaria fra i due, nei primi tempi, diventando come una sorella per Drusilla, aiutandola a riconciliarsi con Angel.

Infine Drusilla aveva deciso di entrare nella squadra, venendo accettata più velocemente di quanto avesse osato sperare.

Angel le aveva tolto una famiglia, è vero, ma gliene aveva anche regalato un’altra, che l’amava forse più della prima, di sicuro in maniera più completa, nel bene e nel male. E lei non avrebbe permesso a nessuno di farli soffrire. Nemmeno Spike.

 

 

“Che c’è, Spike? Qualcosa non va?” Il ghigno di Marianne valeva più di mille parole.

- E’ in momenti come questi che sono lieta di esistere! Ricordami di fare a Dru un bel regalo, quando questa storia sarà finita! –

- Credo che di regali ne riceverà due, sorellina…-

“Loro?? Come sarebbe a dire loro? Da quando l’angioletto è diventato un mago? Come ha fatto a fare una cosa simile?”

“Se la pianti di fare l’isterico magari potremmo anche spiegare qualcosa…visto che stasera pare che non faremo altro. Allora, da dove vuoi che cominciamo?”

“Scusa, Angel, forse è meglio che spieghiate a me, non credi? In fondo la strega sono io…Non avevate detto di non avere poteri magici?”

“Certo, fatte salve le comuni caratteristiche dei vampiri, che comprendono anche un rapporto più o meno stretto, a seconda dei casi, con la spiritualità e la magia in genere. Anche senza poteri specifici siamo in grado di fare incantesimi o castare maledizioni, ma è raro che ce ne serviamo.”

“Come avete fatto ad ottenere il testo del rituale? Credevo che fosse una magia ormai ignota anche

agli stessi Kalderash, a parte…”

“A parte Jenny Calendar…Lo so, e credevo anch’io che fosse così, ma poi c’è stato uno scontro con Darla e i suoi, qualche tempo fa, e siamo riusciti a impadronirci di quel che avevano trafugato a una congrega di streghe Glenkai, vale a dire il testo della maledizione. La congrega ci ha permesso di trascriverlo e di utilizzarlo a titolo di ringraziamento, spiegandoci anche come eseguirlo.”

“Non credevo fosse possibile, per dei vampiri.”

“Per due vampiri comuni no, ma non per noi. E non lo dico per vanità. Semplicemente per me e mio fratello è stato possibile in quanto entrambi dotati di anima, ma uno di noi da solo non ci sarebbe mai riuscito. Inoltre, perché in casi come questo il rito riesca, deve esserci un forte legame tra chi opera la maledizione e chi la subisce: Angel è il sire di Dru, e al tempo stesso il ponte che mi lega a lei. Aggiungete i nostri modesti poteri e vedrete che non è impossibile. Tuttavia non è stata neanche una passeggiata, quindi, caro Spike, credo proprio che in ogni caso dovrai accontentarti del tuo beneamato chip. Qualcun altro ha delle domande da fare? No? Benissimo, allora cominciamo noi. Partiamo da una domandina facile facile: perché siete venuti qui?”

Buffy squadrò ostile le due ragazze sedute accanto ad Angel, anzi, nel caso di Drusilla quasi ‘su’ Angel: doveva fidarsi di loro? Di Marianne ancora ancora, dopotutto era sua sorella, e sembrava volergli anche molto bene….ma Drusilla? Non che fosse gelosa di lei, questo mai ( e facciamo finta che la prima volta che l’aveva vista parlare con Angel non avesse avuto voglia di strangolarla…), certo che no…il suo era solo un problema di fiducia, niente di personale…

“Dì un po’, Dru, che c’è fra voi due? Un ritorno di fiamma?”

“Da quel che mi ricordo, Spike, direi che comunque ha più fiamma lui di te, perlomeno in certe occasioni…”

“E con questo che vorresti dire?!”

“Niente, Spike…assolutamente niente…”

- Ahi ahi…Drusilla sta giocando decisamente col fuoco, e non parlo solo dell’argomento…-

- Lo sa anche lei, fratellino, non temere…Non sarà di certo lei a scottarsi, per questo lo fa. Lascia che si diverta un po’ e non intrometterti, ne vedremo delle belle! –

“Tu stai insinuando qualcosa, invece…e se è quello che dico io farai bene a rimangiartelo, dolcezza, altrimenti io…”

- Tra tutti gli argomenti proprio quello doveva tirar fuori Dru? Neanche non lo conoscesse…-

- Lo conosce eccome, è proprio per questo che lo ha tirato fuori. E non dirmi che non te la stai godendo un mondo perché non me la bevo: altro regalo in vista per Dru? –

- Potrebbe anche essere, sai? -

“Che ti prende, Spike? Stanco di essere considerato un perenne perdente? Eppure dovresti esserci abituato, no? Dopotutto è sempre stato così…”

“Adesso è troppo, ne ho abbastanza!”

Spike si era alzato di scatto e si era avventato sulla sua ex, determinato a farle rimpiangere ogni singola parola, ma il suo slancio venne bruscamente arrestato da un potente calcio in pieno viso.

Drusilla aveva seguito il suo esempio, abbandonando il bracciolo della poltrona su cui era seduta, e a corollario di quel primo colpo piazzò una stupefacente serie di calci e pugni ben calibrati, tanto che dopo un veloce scontro fu Spike a rimanere a terra.

“E con questo direi che siamo pari per quel che è successo l’ultima volta che ci siamo visti! Tranquillo, non cercherò di ammazzarti…a differenza di te non sono scesa così in basso. Comunque lascia che ti spieghi un paio di cosucce. Primo: non c’è nessun ritorno di fiamma e non lo verrei certo a dire a te, anche se ci fosse, visto che tanto non sarebbero fatti tuoi. Secondo: Angel non è il mio amante, ma è in ogni caso un mio amico, ammesso che tu sappia cosa significa, del che ne dubito. E, cosa ancora più interessante, un sire degno di questo nome. Sai che significa, vero? Dal momento che non si sa mai quel che può succedere gli ho chiesto di darmi qualche lezioncina e, a quanto sembra, lui e Mari sono davvero degli ottimi allenatori, non credi?”

“Grazie, Drusilla, ma buona parte del merito è dell’allieva.”

“Vero, fratellone. E’ piena di talento, la nostra Dru. Anzi, Spike, accetta un piccolo suggerimento: se vuoi ancora dare a Buffy un pegno del tuo amore, farai bene ad optare per qualcosa di meno impegnativo della pelle di Drusilla. Sai com’è…potresti essere anche tu a rimetterci la tua. E noi di chi rideremmo, allora?”

 

 

Drusilla, in tutta calma, era tornata a sedersi, lasciando che uno Spike confuso e umiliato facesse altrettanto, in mezzo allo stupore di buona parte degli astanti.

“Ok, se nessun altro ha in mente di azzuffarsi, potremmo tornare alla mia domanda? Molto gentili. Allora, che succede in quel di Sunnydale? Si avvicina un’altra Apocalisse?”

“Non lo sappiamo con precisione, non ancora. Diciamo che c’è il rischio di un pericolo imminente e scartabellando fra vari libri Giles e Willow sono giunti alla conclusione che Angel sia collegato. Ecco perché siamo qui.”

“Forse non si tratta solo di Angel.” Willow sembrava pensierosa.

“Che significa, Will? Chi altro c’entra?”

“Ecco, non sono sicura…ma mi ricordo che non siamo riusciti a comprendere tutto il testo, è piuttosto oscuro…Però mi ricordo che, parlando della figura che abbiamo identificato come Angel, accennava anche al suo ‘riflesso rovesciato’ . Non siamo riusciti a capire a cosa si riferisse e abbiamo lasciato perdere: per quanto riguardava il rovesciamento avevamo pensato a Spike, visto che sono diametralmente opposti o quasi, ma questo non coincideva con l’idea del riflesso. Come ho detto, siamo passati oltre. Adesso però mi chiedo se questa combinazione di somiglianza e opposizione non faccia riferimento a Marianne. Alla fin fine avrebbe senso.”

“Non è da escludere che sia così. Ma che ruolo avremmo noi due? Contrasteremo il rischio o lo costituiremo?”

“Da quel che abbiamo in mano pare che il tuo aiuto sia essenziale, per quel che concerne tua sorella ancora non si sa, è una figura ambigua, ammesso che poi si tratti di lei. Anya e Tara sono rimaste a Sunnydale con Giles per dargli una mano, le parti ancora prive di senso sono molte, abbiamo trovato uno ‘specchio dello specchio’ e un ‘contrario del riflesso’, chi ci capisce è bravo…In ogni caso, qualunque cosa debba accadere accadrà qui a Los Angeles, di questo siamo sicuri.”

“Perché proprio qui e non sulla Bocca dell’Inferno?”

“Magari si sono prenotati tardi ed era già riservata…”

“Xander…”

“Va bene, sto zitto…mai che si possa scherzare…”

“Sarebbe lungo da spiegare, Angel. E’ una questione di calcoli astrali e correnti di energie occulte, che sono piuttosto forti anche qui, come penso tu sappia. In ogni caso ne abbiamo l’assoluta certezza, ecco perché siamo venuti. Un amico di Giles ha un albergo e ci ospiterà finché questa storia non sarà finita, non sappiamo ancora quando.”

Silenzio. Nessuno aveva il coraggio di fare la domanda per cui erano venuti. Finalmente Spike si decise a chiedere, col suo solito tono strafottente: “Allora? Che pensate di fare tu e la tua sorellina? Ci date una mano o restate a giocare ai piccoli maghi?”

“Divertente, Spike, molto. Io vi aiuterò, è ovvio, per quel che riguarda Marianne chiedilo a lei.”

“A dire la verità avrei altri programmi, ma non è niente che non possa essere rimandato per un’Apocalisse o qualunque altro casino. Sempre che non sia io a provocare il rischio di cui parlate. C’è anche questa possibilità, non è vero?”

“Remota ma c’è, è vero. L’unica cosa che possiamo fare, per il momento, è restare in contatto e attendere notizie, poi si vedrà.”

“Vediamo di non esagerare, con il contatto, per un paio di persone…Afferrato il concetto?”

“Certo, Spike, abbiamo afferrato tutti…anche quello che c’è dietro i tuoi virtuosi timori…”

“Non so se l’ hai notato, caro ex-tesoro, ma tu non sei contemplata in questa missione.”

“Non so se l’ hai notato, caro ex-sanguinario, ma lei è contemplata nella nostra famiglia, ed è senz’altro un’ospite più gradita di te. Anzi, visto che ormai è quasi l’alba e né io né mio fratello abbiamo voglia di ospitarti, come del resto Dru, che ne diresti di levare le tende?”

XIII

 

Finì che se ne andarono tutti, col morale più o meno alto, intenti a rimuginare su quel che avevano visto, detto e sentito, con l’accordo di farsi vivi l’indomani, o meglio qualche ora dopo, visto che, appunto, l’alba era vicina.

Quando infine riuscirono a liberarsi anche dell’ultimo degli ospiti improvvisi, Marianne e Drusilla si voltarono contemporaneamente a guardare Angel, con uno sguardo che, sebbene la dicesse lunga sui loro pensieri, lui si ostinò ad ignorare, per quanto possibile.

Come al solito, però, Marianne non era minimamente intenzionata a lasciar perdere: “Allora?”

“Allora cosa?”

“Oh, avanti! Piantala di fare lo gnorri, hai capito benissimo! La tua ex, nonché la ragazza che ami ancora, ci piomba in casa con tutto un codazzo di amici, fra cui il buon vecchio Spike, e tu vuoi farmi credere che la cosa non ti fa né caldo né freddo? Ma chi ci crede!”

“Ammettiamo pure che mi abbia fatto un qualche effetto non meglio precisato e che questi siano affari vostri, anche se non credo…e allora?”

“Come sarebbe a dire ‘allora’? Allora cosa pensi di fare?”

“Mi hai sentito, no? Aiutarla.”

“E basta?”

“E basta.”

“Ma perché? Tu la ami, e non negarlo, che ti ami anche lei è evidente, visto prima che reazione ha avuto con me e poi come guardava Dru… e tu non farai niente??”

“Che dovrei fare?”

“Che domanda! Rimetterti con lei, è ovvio! Oddio, non che mi sia follemente simpatica...ma se stare senza di lei deve farti star tanto male, tornaci assieme e falla finita! Tanto lei non aspetta altro!”

“Lei aspetta una vita normale, con un ragazzo normale che possa darle cose normali.”

“Sì, certo…è proprio quello che vuole, basta vedere com’è finita con quel soldatino che hai preso a calci…E poi sai, ti dirò che non ce la vedo molto una cacciatrice a badare a un bebè aspettando che il maritino torni dall’ufficio…Sveglia! La tua Buffy non avrà una vita normale neanche fra un milione di anni! Non potrà mai averla! E allora tanto vale che non l’abbia assieme a te, piuttosto che col primo imbecille di passaggio, no?”

“No. Lei non avrà mai una vita completamente normale, ma proprio per questo ne merita una che lo sia il più possibile, una vita che io non posso darle, e tu lo sai, come lo sapeva sua madre.”

“Senza offesa per la buonanima della defunta signora Summers, ma direi che non aveva capito un accidente della figlia. Quanto credi che durerebbe una come lei con un bravo bamboccio americano? Già con quello che ha avuto è resistita così solo perché non aveva altre alternative…e, comunque, se non l’avesse mollata lui, prima o poi sarebbe stata lei a farlo, ci scommetto. A lei non gliene frega niente di una vita normale, lei vuole te, quando ti deciderai a capirlo? E poi cosa vuoi che siano un paio di rischi in più per due che sono a un soffio dalla morte un giorno sì e l’altro pure?”

“Stai dicendo un mare di idiozie. Io me ne vado a letto.”

“Angel…posso dire una cosa?”

“Servirebbe a qualcosa se ti dicessi di no, Drusilla?”

“Temo di no, mi spiace. Quel che volevo dirti è questo: io conosco bene sia te che Angelus, e ora che ho la mia anima posso ovviamente apprezzare la tua come merita. Ma c’è una cosa nella quale dovresti assomigliare ad Angelus, per il tuo bene: la fiducia in te stesso, specie quando si tratta di problemi di cuore, il che equivale a dire di Buffy. E poi, scusa, con chi la vorresti vedere? Con Spike, magari? Quello sì che sarebbe un ripiego, e dei più smaccati! Vuoi che passi la sua bella vita normale passando da un tappabuchi a un altro? O non sarebbe meglio che avesse un vita forse un po’ folle, ma col ragazzo che ama?”

“Sarebbe meglio che vivesse, e con me non potrebbe farlo. E con questo la discussione è chiusa.”

Si alzò e se ne andò, lasciando le due vampire a guardarsi preoccupate.

 

 

“Va bene, Dawn, ciao. Mi raccomando, non creare problemi, ok? E ringrazia ancora Tara da parte mia. Come?……Ah, sì..Ok, lo farò, ci sentiamo. Torna a dormire, adesso. Tornerò il prima possibile, va bene?…Sì, non preoccuparti…Ok, ciao!”

Buffy mise giù il ricevitore e sbuffando si voltò verso Willow, con cui divideva la camera: “Uff! E anche questa è fatta! Perlomeno adesso siamo sicure che Dawn non ha dato fuoco alla casa e che Tara non ha evocato un qualche viscido mostro!”

Willow si concesse un mezzo sorriso prima di chiedere: “Che ti ha chiesto di fare Dawn che ti preoccupa tanto?”

“Cosa?”

“Avanti…Prima le hai detto di non preoccuparsi, che lo avresti fatto…e avevi l’aria di una che ha appena inghiottito una scatola di spilli! Che razza di promessa è riuscita a estorcerti?”

“La peggiore che potesse estorcermi…Tu sai che quando Angel era a Sunnydale Dawn non esisteva ancora, ma tutti noi, inclusa lei, abbiamo precisi ricordi di quel periodo, no?”

“Certo, e credo di capire dove vuoi arrivare…Ricordo che Dawn ha sempre avuto un ottimo rapporto con Angel, che parlava spesso con lui e gli era molto affezionata, diceva che non la trattava da bambina e la sapeva capire…ricordo anche che in qualche occasione tu mi hai detto che a volte questo ti dava fastidio..”

“Sì, è vero…Quando Angel se n’è andato anche lei c’è rimasta molto male, anche se io non le sono stata granché di conforto, lo ammetto…Beh, tanto vale sputare il rospo: mi ha chiesto di dargli un bacio da parte sua.”

“Oh. E’ questo il problema?” Willow sembrava delusa.

“Perché, ti sembra poco?”

“No, certo che no . E’ solo che non penso sia tutto. Non credo che dare ad Angel un casto bacetto sulla guancia da parte della tua innocente sorellina minore possa preoccuparti tanto, nonostante tutto…ci deve essere sotto qualcos’altro. Avanti, fuori il rospo. Gelosia?”

“Gelosa io? E di chi? Di Drusilla?”

“E perché no? Non mi pare che tu l’abbia mai amata alla follia…”

“Che c’entra, allora era cattiva.”

“Sarà, ma stasera ti avrebbe fatto piacere che lo fosse ancora, così da avere una buona scusa per impalarla. Comunque, perché ti preoccupi? Ha detto lei stessa che non c’è niente, fra loro due, credi che altrimenti non lo avrebbe spiattellato in faccia a Spike? A proposito, è diventata in gamba, non ti pare? Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avremmo visto Spike messo a terra da Drusilla!”

“Già, hai ragione…Ma ti ripeto che non sono gelosa, tantomeno di Drusilla.”

“Si tratta di Marianne, allora.”

“Ma per favore! Credi che sospetti Angel di andare a letto con sua sorella?”

“Che stupidaggine! Certo che no, è ovvio. Non intendevo gelosa in quel senso…”

“E in quale senso, allora?”

“Gelosa del legame che hanno, un legame che non si potrà mai spezzare. Tu ti sei spesso lamentata di venire tagliata fuori dai pensieri di Angel coi suoi silenzi e sai che questo a Marianne non potrà mai accadere. Forse quello che ti dà più fastidio è semplicemente che esista una persona che conosce Angel meglio di te.”

“Qualcuna che ha vissuto con lui…che è cresciuta con lui…Chissà com’era Angel da piccolo? Doveva essere così carino…”

“E questo sarebbe un commento da ragazza che ha dimenticato il suo ex? Buffy…stasera sei stata a un passo dallo svenimento quando l’ hai visto con Marianne, sei quasi scoppiata a piangere prima di sapere chi era realmente la tua ipotetica rivale, l’ hai praticamente accusata di essere un mostro senza cuore che ha ballato sulle sofferenze del fratello, hai guardato Drusilla con una faccia giustificabile solo se fosse stata un esattore delle tasse….e dici che non sei gelosa?? Avanti, non vuoi dire la verità alla vecchia Willow?”

Buffy mise il broncio: “Non sono gelosa, sono solo…irritata che non mi abbia detto niente, tutto qui.”

“E come mai hai messo su un’espressione come se fossi in agonia, quando credevi che convivesse con una nuova ragazza? Ehi, niente bugie, con me..ti conosco troppo bene.”

“Anche se fossi gelosa cosa cambierebbe? Ormai le nostre vite viaggiano su binari separati e non possiamo tornare indietro…ognuno ha la sua missione a cui pensare e non possiamo permetterci di dimenticarla. Quando tutta questa storia sarà finita torneremo alle nostre vite. Vite separate, divise, senza più legami tra loro, distanti. Se mi lasciassi coinvolgere troppo sarebbe solo peggio…”

“Buffy..tu lo ami ancora, vero? Non lo hai mai dimenticato.”

“L’ ho amato molto, Willow. Ma lui se n’è andato. Non ha voluto restare con me, lottare per il nostro amore. Ha preferito andarsene, per farmi avere una…vita migliore.” Sorrise amara “Qualunque cosa ci sia stata tra noi, lui ha deciso di chiuderla e non tornerà mai da me, lo so. Qualsiasi cosa succeda. Tanto vale non parlarne nemmeno. ‘Notte, Will.”

Buffy si accoccolò nel letto, spegnendo la lampada sul comodino. L’amica fece altrettanto, ma un secondo prima di addormentarsi si ritrovò a sorridere tristemente.

Si era resa conto che Buffy non aveva risposto alla sua domanda.

 

 

Stravaccato sul letto della sua stanza, con le imposte debitamente chiuse, Spike fumava inquieto.

Non aveva passato una buona serata.

Il dolore fisico, ovviamente, era svanito in fretta, ma quella nel suo orgoglio non era una ferita che potesse rimarginarsi tanto facilmente.

Drusilla l’aveva battuto.

Doveva ammettere che l’aveva colto di sorpresa, ma questo non bastava a giustificare che l’avesse messo a terra. E per di più di fronte a Buffy!

Un tempo non si sarebbe neanche azzardata a provarci.

Come non si sarebbe mai azzardata a parlargli in quel modo.

Che diavolo era successo alla Drusilla che conosceva?

Aveva visto che effetto aveva avuto la restituzione dell’anima su Angel, ma non era certo preparato a vedere cosa sarebbe stata capace di fare a Drusilla!

Spense la sigaretta, stizzito.

Ne aveva già abbastanza di essere a Los Angeles, se ci era andato era solo per stare con lei e, soprattutto, perché lei non stesse con Angel.

Fece un smorfia: era innamorato, non idiota.

Ed era sempre stato in grado di decifrare i sentimenti e i pensieri altrui, specie dopo la trasformazione, e quelli di Buffy non facevano eccezione, purtroppo.

Avrebbe dato tutto perché non fosse così. Perché gli fosse concesso di illudersi.

E invece gli toccava avere la lucida consapevolezza che, se per lui l’unica possibilità di avere la cacciatrice nel suo letto era quella di farle prendere una sbronza colossale, ad Angel sarebbe bastato sfiorarla per farle perdere la testa.

L’unica consolazione era che aveva l’altrettanto lucida consapevolezza che quell’imbecille non avrebbe mai colto nessuna occasione che gli si fosse presentata….e che poi se ne sarebbe rimasto lì a Los Angeles mentre lui se ne sarebbe andato insieme a lei…

Lei che non lo amava…lei che amava un altro…e che non lo poteva avere…

Aveva notato più volte il modificarsi del suo ritmo cardiaco, quella sera, la sua espressione fin troppo controllata che cercava di nascondere la sua confusione e i suoi timori, le sue lacrime sul punto di straripare….e l’odore del suo desiderio per quel maledetto che, se avesse perso l’anima, non ci avrebbe pensato due volte, prima di ammazzarla.

Passione, desiderio, amore…per Angel, solo per Angel. Niente e nessuno era mai riuscito a cambiarlo.

Perché invece non lo dimenticava? Angel non era l’unico a poterla rendere felice, anzi. Non l’aveva mai resa felice. L’aveva solo fatta soffrire.

E lei continuava ad amarlo. Nessuno lo sapeva meglio di lui.

Lui che sarebbe stato anche disposto ad essere soltanto un altro tappabuchi, per lei, pur di averla.

Lui che meglio di tutti sapeva che nessuno, tranne Angel, avrebbe mai potuto averla.

Peccato che fosse ormai giorno, una bella bevuta sulle sue disgrazie ci sarebbe stata bene….

 

 

Marianne era preoccupata.

Preoccupata ma soprattutto irritata, e non si curava minimamente di tenere sotto controllo le sottili scariche che percorrevano i canali telepatici, probabilmente impedendo ad Angel di prendere sonno, a meno che non fosse riuscito a chiudere del tutto la sua mente.

Non le importava se c’era riuscito o meno.

Che passasse pure la notte, anzi, il mattino in bianco!

Forse poteva essere la volta buona che si decideva a ragionare.

Le sarebbe piaciuto dire che non capiva perché il fratello si comportasse così, ma non aveva neppure quella consolazione.

Angel si considerava un mostro, una creatura capace solo di fare del male, senza possibilità d’appello.

Pensava di essere un indegno, un miserabile, solo da disprezzare, da odiare.

Non credeva di meritare nulla.

Non credeva fosse possibile amarlo.

Ogni errore, ogni decisione sbagliata lo schiacciava sotto il peso della coscienza ritrovata.

Non si perdonava niente, e non immaginava che qualcuno potesse farlo.

Voleva che le persone a lui care fossero felici, e riteneva che potessero esserlo solo lontano da lui.

Non supponeva che la loro felicità dipendesse da lui.

Non credeva di poter far felice qualcuno.

Pensava di non essere capace di far niente di buono, solo distruggere.

“Maledetta carogna! Ringrazia di essere già morto, altrimenti provvederei io! Se mai dovessi finire anch’io all’inferno come ha fatto Angel, spera che non ti incontri o qualunque cosa tu abbia passato ti sembrerà niente, paragonata a quello che ti farò io! Scommetto che in questo momento stai ghignando, vero? Stai assistendo al tuo trionfo. Sono passati più di due secoli ma ancora riesci a fare del male. Ti diverti, eh? Ti diverti a vedere la sofferenza di Angel, di tuo figlio, vero papà? Lo immagino. Hai sempre detto che era una nullità, un buono a niente…gliel’ hai detto tanto spesso e tanto convinto da farlo diventare davvero così, allora. Sei riuscito a convincerlo davvero di non valere niente, col solo bel risultato di farlo soffrire ancora dopo due secoli! Col solo bel risultato che ora non riesce a perdonarsi niente di quel che ha fatto! Proprio come io non perdonerò mai te per quello che tu hai fatto: hai sempre sentito che Angel poteva essere più forte di te e hai dedicato la tua vita ad avvelenargli la sua! Mio fratello è una persona meravigliosa e non merita di soffrire tanto, se lo fa è solo perché tu lo hai convinto che sia giusto così! Tu e i Kalderash! Possiate marcire tutti all’inferno!”

L’irritazione che provava prima era diventata vero e proprio furore al calor bianco: se il suo defunto padre le fosse comparso davanti in quel momento, lo avrebbe incenerito prima ancora di chiedersi cosa ci facesse lì.

Se c’era una persona per la quale avrebbe fatto qualsiasi cosa, alla quale tenesse più che alla propria vita, quella era certamente suo fratello e non sopportava di vederlo soffrire a quel modo senza che lei potesse fare niente!

Che lui se lo cercasse era innegabile… chiunque altro, nella sua situazione, non avrebbe avuto nessun problema: ami una ragazza, lei ti ama…stacci assieme!

D’accordo, non avrebbero mai vinto un premio per la coppia più normale del mondo, ma non è che separati fossero meglio, semmai peggio.

Una coppia sballata era sempre meglio di due cuori infranti, anche se doveva ammettere che le interessava molto più quello di Angel che non quello della cacciatrice, anzi era probabile che se il fratello fosse riuscito a rifarsi una “vita” con un’altra ragazza a lei non sarebbe potuto importare di meno della sua ex, ma dai ricordi che aveva visto e dai sentimenti che aveva percepito sapeva con assoluta certezza che il fratello non avrebbe mai potuto amare nessun’altra come aveva amato lei.

Ed era abbastanza onesta da ammettere che il discorso era valido anche al contrario: non poteva leggere i pensieri di Buffy, ma non aveva neanche duecento anni per niente! E quella ragazza era così trasparente! Probabilmente Angel era l’unico a non essersi accorto che lei lo amava ancora.

Del resto non c’era di che stupirsi, vista l’autostima a zero che aveva per qualsiasi cosa assomigliasse ad una probabilità di essere amato.

Marianne sospettava che, se non avesse potuto leggere nella sua mente, avrebbe dubitato persino del suo affetto per lui.

Di una cosa però era sicura: Angel doveva scuotersi.

E se fosse servito a questo, ben venissero tutti i casini possibili e immaginabili.

 

 

Non erano esattamente due vampiri al massimo della forma quelli che si svegliarono qualche ora dopo, e nemmeno due fratelli traboccanti di affetto e solidarietà: uno era reduce da un sonno agitato e frammentato a causa delle scariche dell’amorevole sorellina, l’altra aveva passato ore d’inferno per colpa dell’inquietudine e confusione dell’adorabile fratellone.

Si può facilmente immaginare quale fosse l’atmosfera di quella casa al momento in cui Wesley, Cordelia e Gunn fecero il loro ingresso insieme a Drusilla, annunciando che aveva già provveduto lei ad informarli di tutto e guadagnandosi tutti una duplice occhiata torva che li indusse a chiedersi se non avrebbero fatto meglio a tenersi alla larga.

Drusilla, in quanto quella che poteva meglio sopportare un’eventuale sfuriata, si arrischiò a chiedere se ci fosse qualche problema.

“No, perché?”

“Perché in genere non vi guardate come se steste chiedendovi quale sarebbe il metodo migliore per far fuori l’altro, Angel.”

Seguì il tipico silenzio di chi ha la coscienza sporca.

- Non ha mica tutti i torti…-

- In effetti…forse stiamo esagerando…Neanche non avessimo mai litigato…-

- Appunto. Che si fa? –

- Direi di piantarla. In fondo ognuno aveva le sue ragioni. –

- Stai proponendo una riconciliazione? –

- Prima o poi dovremo pur farlo. Fra poco avremo altri problemi per continuare a fare i bambini. -

- Ok, affare fatto. Tornerai con Buffy? –

- Ripensandoci, è meglio continuare così. –

- Sei il solito testone!…Va bene, fa come ti pare…contento tu…Basta che non ti metti a fare il depresso quando se ne andrà. –

- E che tu la smetta di farmi la predica. –

- Questo mai! Facciamo finta di niente e mettiamoci una pietra sopra, ma da qui in poi si fa ognuno come vuole. Prendere o lasciare. -

- D’accordo. Si ricomincia. -

Gli altri avvertirono la fine delle ostilità e si permisero di respirare liberamente, chissà perché ma non piaceva a nessuno che quei due fossero in rotta.

“Se voi potete di nuovo accettare l’esistenza dell’altro, io vorrei fare una domanda: ho capito male o davvero non si ha la minima idea di quel che è il problema questa volta?”

“Hai capito bene, Cordy, l’unica cosa che si sa, oltre che il botto ci sarà qui, è che il divo della situazione sarà Angel. Nient’altro.”

“E Buffy che c’entra, allora?”

“Beh, è pur sempre la cacciatrice. E’ il suo dovere. Ma a quanto sembra stavolta serve anche il mio caro fratellino.”

“Quindi dovranno lavorare insieme??”

“Esattamente, Cordy, proprio così…”

“Questa Buffy sarebbe quella con cui si è giocato l’anima?” interruppe Gunn. L’espressione di Angel gli fece dubitare di aver fatto una buona domanda.

“Sì, è lei.” Tutto un mondo era racchiuso in quelle tre parole, ma Gunn non se ne accorse.

“Ah. Tanto per sapere…come vanno le cose tra voi, al momento?”

“Siamo amici, Gunn. Amici e basta.”

“Sì, certo. Nessun problema a lavorarci insieme?”

“No. Nessun problema. Altre domande? Bene. Wes, ti spiace darmi una mano con qualche ricerca? Voglio cercare di saperne di più su questa storia.”

I due scomparvero per andare a tuffarsi in mezzo ai loro adorati libri e Gunn, intuendo di essere di troppo, se la filò con un pretesto qualunque. Rimaste sole, le tre ragazze giunsero alla conclusione che, qualunque cosa risultasse essere il nuovo pericolo, sarebbe stato ancora niente paragonato all’uragano Buffy, almeno per Angel.

Ad un tratto, però, Drusilla si piegò in avanti con un gemito e i suoi occhi sembrarono farsi vitrei e al contempo più profondi, il respiro di cui non aveva bisogno si tramutò in un rantolo di dolore e le altre non tardarono a capire che stava avendo una delle sue visioni, meno dolorose di quelle di Cordelia ma al tempo stesso più catastrofiche ed enigmatiche.

“Lo specchio…lo specchio riflette…ma il riflesso è un altro specchio…e a sua volta riflette uno specchio…ma è rovesciato, il riflesso è confuso…lo specchio dietro lo specchio…specchi opposti che si riflettono…e il riflesso non può riflettere altro che sé stesso…gli specchi non possono non riflettere nulla, si rompono…”

“Specchi, riflessi opposti a riflessi…è quello di cui parlava anche Willow ieri sera! Dru, Dru ascoltami: dimmi quello che vedi…Cosa significano quegli specchi? Da dove viene il pericolo?”

“Uno specchio senza riflesso e qualcuno che non vedo…ma c’è e sento il suo odio…è una grande onda nera che cresce e copre la luce…la luce non vuole spegnersi…lotterà…”

“Chi vince, Dru? Riesci a capire come finirà?”

“Lo specchio…si romperà…e il riflesso morirà….”

 

 

Dopo qualche tempo, Drusilla riemerse faticosamente dagli abissi del suo potere, con le idee alquanto confuse: prima, la follia le permetteva misteriosamente di ricordare e comprendere le visioni più oscure, ma da quando aveva recuperato la ragione faticava a ricordarle e solitamente a interpretarle. Quando Marianne e Cordelia le ripeterono quanto aveva detto in un primo momento le sembrò completamente privo di senso

“Avanti, Dru. Parla.”

“Come? Non lo so che voglia dire questa visione, non capisco. Ne hai parlato con tuo fratello?”

“Sì, ha detto che lui e Wesley avrebbero cercato qualcosa in proposito, ma non cambiare argomento. E non cercare di fregarmi! Tu hai qualche idea sul significato di quello che hai visto, vero? E non ti piace affatto. Tira fuori.”

“Io non…e va bene. Senti, non ne sono sicura, anzi spero proprio che non sia così e credo che non lo sarà… è solo che mi è venuta in mente quella definizione che ha riferito Willow ieri sera, quella che secondo lei indicherebbe te…”

“Il ‘riflesso rovesciato’…‘il riflesso morirà’…Dru, non avrai pensato…Oddio, la paranoia di Angel è contagiosa!” Marianne scoppiò a ridere di cuore. “Sta tranquilla, Dru. Hai parlato di non so quanti riflessi, nella tua visione, come fai a dire che si riferisce proprio a me? E in ogni caso ti assicuro che non ho la minima intenzione di rimetterci le penne, in questa storia, sono del parere che morire una volta è più che sufficiente. Inoltre, pensaci un po’: se andassi all’altro mondo chi lo terrebbe d’occhio, Angel?”

“Guarda che è stato per oltre due secoli senza di te, cara balia”

“E infatti, Cordy, hai visto in che razza di guai si è cacciato? E’ stato solo perché non c’ero io, cosa credi?”

Erano scoppiate a ridere fragorosamente, venendo interrotte solo dopo un po’ da un bussare alla porta. Andarono a vedere, era Gunn.

“Ciao, rieccomi qua. E non sono solo: c’è anche una lettera, è per Angel. Chi gli scrive da un carcere?”

“Una lettera da un carcere? Fa vedere!”

“Glielo dici tu a tuo fratello che hai aperto la sua posta?”

“Capirai che paura! Ho fatto ben di peggio, anche a lui. Dai, dammela.”

Marianne diede un’occhiata alla busta, osservando che effettivamente veniva proprio da un carcere, quello femminile, trovando conferma alle proprie supposizioni. “Ok, Gunn, grazie di avercela portata. Puoi andare, ti richiamiamo noi in caso di bisogno. Ciao.”

“Mi raccomando non siate tanto ansiose di trattenermi…va bene ho capito, ciao.”

“Bene, adesso che si è tolto dai piedi vediamo questa lettera.”

 

_Ciao Angel

non so bene come iniziare, non ho mai scritto una lettera in vita mia, anche perché non avevo nessuno a cui scriverle, quindi non fare il professore, ok?

Qui va tutto come al solito, una noia tremenda, ma non preoccuparti, faccio la brava e non ho ucciso nessuno, dall’ultima volta che ci siamo visti.

E ti assicuro che non ho intenzione di farlo adesso.

Ti ho scritto perché ho da darti una grande notizia.

Tienti forte: esco!

Hai capito bene. Esco, e per buona condotta!

Ma ci pensi? Io che esco per buona condotta!

Io che ho una buona condotta! A pensarci mi viene da ridere!

Chi l’avrebbe mai detto?

Quando sono entrata qui dentro ero sicura che non sarei mai più uscita, che avrei passato tutto il resto della mia vita in questo posto e adesso…adesso potrò riprendere in mano la mia vita.

Andare in giro, fare ciò che voglio, vedere quello che voglio.

Ho tappezzato ogni angolo di muro con le cartoline che mi hai mandato e tutte le volte che le guardavo mi veniva una gran voglia di vedere quei posti dal vero. E adesso potrò farlo.

Potrò andare dovunque io voglia.

Devo essere onesta, non credevo che ce l’avrei mai fatta.

Non ce l’avrei mai fatta, senza di te.

Non ce l’avrei mai fatta, se tu non mi avessi detto di non mollare, se non mi avessi sostenuta, ascoltata, aiutata, se non mi avessi detto che potevo farcela.

Hai avuto fiducia in me anche quando io stessa non ne avevo ed è solo merito tuo se sono riuscita a cambiare, almeno un po’. Non sono ancora perfetta, ma nemmeno la pazza che hai conosciuto.

Ed è grazie a te che posso uscire.

Non sai quanto sia felice. Ma ho anche paura.

Non so se riuscirò ad essere all’altezza delle tue speranze su di me.

Non so se riuscirò ad affrontare il mondo nel modo giusto.

Ho paura di ricadere indietro, come una drogata.

Mi aiuterai, non è vero?

Ne sono sicura, non sei uno che molla le cose a metà. E nemmeno io.

Ci riuscirò, voglio riuscirci.

A presto ( non immagini come sia contenta di scriverlo )

 

Faith

 

P.S. In mezzo a tutto quanto non ti ho detto quando esco, la solita casinista!

Mi liberano fra tre giorni, verso le nove di sera. Non ti disturbo se vengo da te, vero?

E’ da tanto che non faccio la rompiscatole che sono fuori allenamento, ma vedrò di fare del

mio meglio.

Salutami tua sorella e prepara lei e Drusilla, e magari il resto della squadra, a rivedermi, se

pensi sia il caso, altrimenti avvertimi di stare alla larga. Non so come la prenderanno gli altri.

Ci pensi? I ruoli si sono invertiti, sono io che vengo a trovare te.

Bella novità, vero?

Ancora ciao, ci vediamo fra tre giorni.

F. _

 

 

La lettera portava la data di tre giorni prima.

 

 

 

“Va bene, manteniamo la calma. Faith esce, e questa è una buona notizia, almeno per me, visto anche il motivo per cui esce, e lo fa stasera alle nove.”

“Questa è già una notizia meno buona.”

“Ti riferisci al pericolo sconosciuto?”

“Veramente pensavo piuttosto a Buffy, proprio come te, Mari.”

“Hai ragione, Cordy, da quanto ho visto direi che non la prenderà affatto bene.”

“Dì piuttosto che è probabile che ci farà fuori lei prima di qualunque cosa si avvicini.”

“E il fatto che Faith sia tanto affezionata al mio caro fratellino non migliorerà la situazione, vero?”

“No, direi proprio di no, casomai il contrario.”

“Perché, Mari? Tu pensi…”

“Non ne sono certa, Dru, ma sono andata un paio di volte con Angel a trovare Faith e, a meno che in quasi duecentocinquant’anni io non abbia imparato niente sul mio sesso, ci sono discrete possibilità che il fratellone abbia fatto colpo su un’altra cacciatrice.”

“Faith innamorata di Angel??? Oh santo cielo!!”

“Con Buffy in circolazione sarà divertente vedere come andrà a finire…”

“Calma, non ho detto di esserne sicura: Faith è un tipo chiuso e non si è certo sbottonata. E chiedere informazioni ad Angel sarebbe inutile, anche se fosse persa di lui non se ne accorgerebbe. Però da quel che ho visto delle varie visite di Angel al carcere direi che la possibilità c’è, e non troppo remota. Tenuto conto che lui è stato l’unico a starle vicino, a preoccuparsi per lei, a fidarsi di lei, non sarebbe poi tanto folle…”

“Vero, ma qualcosa mi dice che Buffy non la vedrà allo stesso modo…”

“Guardate il lato positivo.” intervenne Cordelia “Potrebbe essere quello che ci vuole per sbloccare quei due e farli tornare insieme. In fin dei conti finché non stanno insieme in ‘tutti’ i sensi non ci sono problemi, no?”

“Secondo me quello è solo un problema nel problema. Il punto è un altro e lo sappiamo tutte. Angel non pensa di poterle stare accanto, in modo da farle avere una vita migliore: è una solenne idiozia, ma lui ne è convinto e non cederà, non facilmente almeno.”

“A proposito, glielo diciamo di Faith?”

Le labbra di Marianne si stirarono in un sorriso malizioso. “Perché rovinargli la sorpresa? Stasera verranno tutti qui e passerà anche Faith: quale modo migliore di farli ritrovare?”

“Quale modo migliore di farli sgozzare l’un l’altro, vorrai dire!”

“Perché, Cordy, tu non sei curiosa di vedere come andrà a finire?”

“E poi Faith è pur sempre una cacciatrice, potrebbe esserci utile avere rinforzi in vista del pericolo, non credi?”

Di comune accordo, la lettera finì in un cassetto di cianfrusaglie e Marianne chiuse la mente su quel che riguardava gli eventi dell’ultima ora, mentre Cordelia si occupava di imporre a Gunn il silenzio sulla lettera spedita dal carcere.

 

 

Immaginate il Plaza Hotel: luminoso, arioso, pulito…

Bene, ora immaginate il suo contrario: un sotterraneo buio, non precisamente impeccabile, tetro, con poche candele che si ostinano tenacemente a contrastare le ombre che strisciano lungo i muri…uno scenario assai più probabile.

In un angolo, imponente nella sua cornice elaborata, svettava un grande specchio illuminato da due candelabri che esibivano come gemme le loro fiammelle tremolanti.

Davanti, apparentemente intenta a rimirarsi, stava ritta una donna bionda. Vestita di rosso, sembrava anch’essa un fiamma, la sorella delle altre, o forse la madre. In effetti si stava preparando a far scoppiare un incendio di proporzioni spaventose. Un incendio che, nelle sue intenzioni, avrebbe travolto ogni cosa sul suo cammino. Specialmente alcune di sua conoscenza.

Un flebile rumore di passi interruppe le sue meditazioni e una giovane vampira avanzò con in mano un involto, senza dubbio assai fragile e prezioso.

“Ho il cristallo di Rendjor che avevi richiesto.”

Darla si staccò dallo specchio che non la rifletteva e si avvicinò a studiare l’oggetto che le veniva porto. Sembrò soddisfatta e lo posò su un tavolo lì accanto, su cui erano già disposti altri strumenti analoghi.

“Ottimo. Quand’è così l’unica cosa che ancora ci manca è il loro sangue. Ma anche per quello non dovremo attendere molto, non è vero?”

Un gigantesco demone Kuhdron si fece avanti, uscendo dalle tenebre in cui era rimasto nascosto: “Non ho mai fallito un incarico. Stasera avrai il loro sangue come hai ordinato.” affermò con sicurezza, fendendo l’aria con le lame che sporgevano dalle sue braccia.

“Sarà meglio per te, mio caro. Adesso chiariamo un punto fondamentale: tu non puoi batterli. Forse separatamente potresti riuscirci, con molta fortuna, ma insieme non hai nessuna possibilità di sconfiggerli. Perciò niente sciocchezze. Tutto quello che devi fare è ferirli in modo da poter avere il loro sangue e portarmelo. Andrai insieme agli altri, ma ti mostrerai solo quando lo scontro sarà già iniziato, difficilmente useranno la pirocinesi a rischio di colpire i loro amici. Feriscili, prendi il loro sangue e portamelo, sono stata chiara?”

“Non temere, non ti deluderò.” rispose il demone prima di ritirarsi, imitando la vampira che se n’era già andata.

Darla tornò a fissare lo specchio alle sue spalle, perdendosi nel riflesso delle candele: “Molto bene. Non è saggio deludermi. E tu lo imparerai presto, Angel.”

 

 

 

N.d.a 1: l'avrete già capito tutti, ma io preferisco mettermi la coscienza tranquilla. Se non è chiaro i dialoghi delimitati dalle lineette -...- sono quelli telepatici.

 

N.d.a 2: vista l'aria che si respira nel forum tengo a precisare che questa parte era già stata scritta da un pezzo, prima delle piccole discussioni che stanno avvenendo. Secondariamente ciò che scrivo non è necessariamente ciò che penso: semplicemente, conoscendo la comprensibile suscettibilità di Spike su certi argomenti ho voluto giocare un po'. Spero che nessuno se la prenda per questo o se la prenda perchè ho voluto mettere le mani avanti.

 

Ci tengo a ringraziare chi in passato ha detto di apprezzare il mio lavoro, sperando che nel frattempo non abbia cambiato idea.

XIV

 

 

“Insomma, non è possibile che, tra tutti quanti, non abbiano trovato niente! Centinaia di libri e scartoffie di ogni genere e ancora non sappiamo cosa dovremo combattere!”

“Lo so, lo so…ma decifrare un testo così antico ed ermetico non è facile, specie senza indicazioni. Adesso mi dici che ci facciamo in giro a quest’ora? Fra poco dobbiamo andare da Angel.”

“Va bene, ci andremo…per dirgli cosa poi non lo so. E’ solo che prima voglio fare due passi.”

“In un cimitero? Non sarebbe più appropriato dire che vuoi andare a caccia?”

“E anche se fosse? Dopotutto è il mio compito.”

“Non prendermi in giro. E non nasconderti dietro il tuo ruolo. Ti sei dimenticata che faccio anch’io psicologia? Su, andiamo: chi identifichi nei vampiri che vuoi uccidere? Angel? Marianne? Drusilla? Spike? Il pericolo misterioso? La tua inquietudine?”

“Finirò con l’identificarci te, se continui di questo passo! Non identifico niente con nessuno, voglio solo far qualcosa. E poi devo tenermi in allenamento.”

“Serve uno sparring-partner, bimba? Sarebbe un piacere!”

Un ragazzo, o almeno qualcosa che ne aveva l’apparenza, era sbucato da dietro un albero e la fissava.

“Che c’è? Hai già cambiato idea?”

“Guarda che io parlavo di vampiri adulti, non di poppanti come te! Mi spiace, ho dimenticato a casa i sonaglini, quindi fuori dai piedi, pivello!”

“Vedrai quanto sono un pivello…”

“Che diavolo stai facendo, Greg?!” La domanda risuonò come una fucilata nella quiete del camposanto. Chi l’aveva posta, con un tono di indiscussa autorità, si rivelò essere una ragazza dall’apparente età di ventiquattro- venticinque anni, di ceppo ispanico, evidentemente votata all’estetica punk, almeno a giudicare dai pantaloni mimetici, gli anfibi e la maglietta con gli strappi tenuti chiusi da spille da balia. Nei suoi capelli corvini spiccavano ciocche di vari colori e un anellino d’argento le bucava una narice. Dalle scintille che sprizzavano i suoi occhi era chiaro che fosse in collera.

“Ripeto la domanda, Greg: che – diavolo – stai – facendo?”

“Niente. Solo cenare e divertirmi. Anche se non in quest’ordine.”

“Simpatico. Sai chi è la ragazza che volevi includere in questo bel programmino?”

“Certo che lo so, sta lì il divertimento.”

“Ripeto, e comincio a stancarmi: sai chi è?”

“E’ la cacciatrice. Contenta?”

“Neanche un po’. Hai sbagliato risposta. Non me ne frega niente se è la cacciatrice, non è questo il problema. Quello che conta è che questa signorina è l’ex ragazza di Angel, ti è chiaro il concetto?”

“E allora? Motivo di più per farle la pelle.”

“Lo sapevo, non hai capito niente…”

Con uno scatto fulmineo si era avventata su di lui, afferrandolo per la gola e sollevandolo in aria: “Apri bene le orecchie, razza di demente! Se hai intenzione di suicidarti sono solo fatti tuoi, ma visto che disgraziatamente fai parte del mio gruppo se fai un’idiozia è probabile che ci finisca di mezzo anch’io, perciò datti una regolata! Scherza pure su quello che ti pare, ma ti avverto che Angel non ha un gran senso dell’umorismo, specie su certi argomenti!”

“Hai paura di lui, Manuela?”

“L’avresti anche tu, se l’avessi visto all’opera come ho fatto io, sia quando era Angelus che negli ultimi tempi! Chi credi che abbia sterminato le coorti di Radu e Jargo? E’ stato lui, insieme a quella belva della sorella, e io non ho la minima intenzione di fare una fine come quella a causa della tua stupidità!”

“Non ho paura di lui, come non ne ho della cacciatrice.”

“Lui è peggio di una cacciatrice: al massimo quella ti può solo ammazzare, lui è capace di farti rimpiangere che non l’abbia fatto. E io non ho per niente voglia di ritrovarmelo alle calcagna assetato di vendetta perché ho creato uno stupido come te, è chiaro?!” Sulle ultime parole, Greg si ritrovò scaraventato violentemente a qualche metro di distanza. “E adesso vedi di muoverti! Potrai giocare con la cacciatrice quando Darla avrà finito di giocare col suo angelo custode, se non sarà lei a lasciarci le penne…”

Solo quando i due scomparvero nella nebbia notturna Buffy e Willow recuperarono la parola.

“Però! A quanto sembra, Angel si è fatto una bella reputazione…”

“Già…Ho le allucinazioni o quella tipa ha parlato di Darla?”

“Sì, e non mi piace neanche un po’…e se fosse lei il pericolo in questione?”

“Non lo so…senti, andiamo subito da Angel, gli spieghiamo che è successo e vediamo se insieme riusciamo a capirci qualcosa, ok? E poi così potrai anche mantenere la promessa che hai fatto a Dawn.”

“A proposito di promesse, posso farne un’altra? Ti prometto che manterrò quella sciocca promessa, ma solo dopo che sarà tutto finito. E che riusciamo a sopravvivere.”

“Andata! Basta solo che non cambi barricata per evitare di rispettarla…”

 

 

Quando giunsero all’Hyperion si scontrarono quasi con Xander e Spike, in arrivo da direzioni opposte ma con la stessa espressione cupa di fronte alla serata che gli si prospettava.

Ad aprire la porta fu Drusilla: “Dalle vostre facce direi che non ne sapete più di ieri, su questa storia….”

“Perché, voi siete più informati?”

“In un certo senso…Ho avuto una visione, specchi e riflessi come dicevate voi, ma non siamo riusciti a capire cosa significhi.”

“Noi abbiamo avuto un incontro con un paio di tuoi simili chiacchieroni. E’ possibile che Darla c’entri qualcosa?”

“Non saprei, certo non è impossibile. Sarà meglio parlarne a Angel. Venite, lui e Mari si stanno allenando.”

In quel momento si sentì un colpo violento che fece rimbombare i muri, come se qualcosa vi fosse stato scaraventato contro. Drusilla, senza farci minimamente caso, li guidò fino ad una porta dietro la quale si trovava una rampa di scale. Mentre scendevano i colpi continuarono a ripetersi, finché una volta arrivati in fondo trovarono chi stavano cercando, anche se non come si erano aspettati di trovarli: Angel e Marianne, ciascuno mostrando il proprio volto vampiresco, stavano lottando senza un attimo di tregua, con forza e violenza inaudite. I colpi si susseguivano ai colpi, il minimo punto debole veniva attaccato senza alcuna esitazione , ogni vantaggio era presto perduto, poiché i contendenti avevano pressoché la stessa forza e abilità. Ad un certo punto Marianne sferrò un calcio al petto del fratello che, bloccandolo, cercò di colpirla a sua volta con un pugno, che la ragazza però riuscì ad afferrare prima che andasse a segno. Per qualche istante rimasero così, allacciati, perfettamente alla pari, poi i lineamenti da belve si stemperarono nei loro perfetti visi umani e, ridendo, si liberarono reciprocamente.

“Complimenti, sorellina, niente male davvero.”

“Grazie, anche se avrei preferito batterti…”

“Dovresti saperlo che non riusciremo mai ad avere un vincitore, tra di noi. Prevediamo troppo bene le mosse dell’altro.”

Buffy si intromise furibonda: “Ma dico, siete ammattiti?! Vi sembra questo il momento di litigare? E in ogni caso, che bisogno c’era di ricorrere alle mani? Dovreste vergognarvi!”

I due la guardarono come se fosse uscita di senno. “Litigare?? Veramente noi ci stavamo solo allenando, Buffy! Dru non ve l’ ha detto?”

“E tu questo lo chiami allenarsi, Angel? Allora quando litigate cosa fate, usate direttamente croci e paletti?”

Vedendo la mala parata, Marianne decise di intervenire per distogliere l’attenzione dal fratello: “A dire la verità, a volte i paletti li usiamo anche. E’ bene tenersi pronti, sai? Se cerchi degli allenamenti da signorine farai meglio a rivolgerti a qualcun altro, qui si fa sul serio. E poi credo che Dru abbia dimostrato ieri sera che ho ragione: non è stata brava?”

Venne interrotta da un asciugamano che le piombò in testa, lanciatole da Angel: “Sembri una madre al saggio di pianoforte della figlia!” le disse ridendo mentre si avvicinava. Poi, rivolto a Buffy: “Drusilla vi ha detto della sua visione? Wesley sta cercando di capirci qualcosa, ma per ora non siamo approdati a niente. Voi?”

“Noi forse abbiamo una traccia: Darla. Tu che ne dici?”

“Conoscendola, e sapendo che ci sono di mezzo io, non mi sento di escluderlo. Andiamo di sopra, magari a Wes potrebbe essere utile saperlo.”

“Ok…ah, senti, conosci una vampira di nome Manuela?”

“Manuela…credo di sì. Dovrebbe aver circa una decina d’anni meno di me, l’ ho incontrata qualche volta quando ero ancora Angelus. Dovrebbe essere qui a Los Angeles, almeno da quel che si dice in giro. Perché?”

“No, niente…l’ ho incontrata stasera, in un certo senso è stata lei a passarmi l’informazione su Darla.”

“Non faccio fatica a crederci, quelle due non si possono vedere.”

“Ah sì? E come mai?”

“Te lo spiego io, è tutta da ridere!” si intromise Spike col suo miglior sorriso strafottente “A quanto ne so io, un po’ più di un secolo fa Manuela cercò di infilarsi nel letto del tuo ex sotto il naso di Darla, che non gradì affatto la cosa e lo dimostrò facendole fuori i suoi schiavetti. A sua volta Manuela ricambiò la cortesia incendiando il suo rifugio. A quanto pare col tempo sono rinsavite entrambe per quanto riguarda Angel, ma l’odio rimane dov’era. Probabilmente Manuela spera di chiudere i conti una volta per tutte facendo levare a te le castagne dal fuoco.”

Il silenzio che si era creato grazie al tatto di Spike venne presto interrotto da Marianne: “Avete appena ascoltato la migliore interpretazione di Spike sul tema ‘Brutta cosa, l’invidia’!”

L’imbarazzo si spense nella risata generale.

 

 

Ridere, ridere…un accidente, ridere!

Sul momento si era lasciata trascinare dall’allegria generale, e poi in effetti la faccia che aveva fatto Spike una ghignata la poteva anche meritare…solo che in quel momento, passata l’euforia, ecco, non trovava proprio che cosa c’era da ridere.

Più quella storia andava avanti e più vedeva Angel circondato da donne.

Donne del passato e del presente.

Donne buone o cattive.

Donne assenti o presenti.

Donne pericolose o innocue.

Donne diverse, ma con qualcosa in comune.

Gli erano state vicine.

E alcune di loro lo erano ancora.

Mentre lei doveva stargli lontana.

Perché lei doveva essere l’unica a farlo?

Lei che lo aveva amato…

Lei che lo amava ancora, forse?

Non lo sapeva, non lo voleva sapere.

Sarebbe servito solo a farla soffrire di più, e lei lo aveva fatto abbastanza.

Marianne, Drusilla, Cordelia…gli stavano accanto.

Manuela gli era stata accanto.

Darla gli era stata accanto. E avrebbe voluto riprenderselo o vendicarsi.

E lei, lei che cos’era, in mezzo a loro?

Un ricordo, un’insignificante briciola del passato?

Una delle tante?

Non lo pensava veramente, lo sapeva.

Voleva solo compatirsi un po’, crogiolarsi nella sua gelosia mai ammessa.

Perché, qualunque cosa rappresentasse Angel per lei adesso, in passato lo aveva amato.

Follemente.

Totalmente.

Appassionatamente.

Col corpo e con l’anima.

In modo irrazionale e possessivo.

E voleva che fosse solo suo.

Che lo fosse sempre stato.

Che non ci fosse mai stata nessun’altra.

Solo lei, lei e ancora lei.

E invece il castello di vetro della ragazzina che era stata sembrava sgretolarlesi fra le mani sempre di più, ad ogni momento che passava, sotto le mazzate della realtà.

E lei si sentiva sempre più sola.

Piccola e sperduta.

Con una gran voglia di correre via a rifugiarsi in camera, a piangere e pensare al suo Angel, che le sorrideva dolcemente, stringendola con tenerezza, quasi come se lei fosse stata una bambola di porcellana che si sarebbe rotta se l’avesse stretta troppo.

Che la baciava in punta di labbra, lievemente, o a fondo e con passione, ma sempre con struggimento e adorazione.

Come se fosse una continua dichiarazione d’amore, come se fosse una continua preghiera.

Angel, che viveva per lei.

Angel, che sarebbe morto per lei.

E che era suo, solo e soltanto suo.

E lei avrebbe voluto chiuderlo in uno scrigno come un gioiello prezioso, perché nessun altro lo vedesse, per non spartire con nessuno nemmeno la sua vista.

Sciocchezze da bambina.

Sciocchezze da innamorata.

Sciocchezze che erano state belle e consolanti, e che ora le facevano male al cuore.

Perché erano in rovina da quando lui se n’era andato, e adesso lei doveva distruggerle del tutto.

Guardando in faccia la realtà

Guardando i visi delle donne intorno ad Angel.

E sapendo che nessuno di quei visi era il suo.

E mentre il castello di vetro crollava del tutto, si costruiva una baracca di piume.

Un’altra illusione.

L’illusione che forse il suo viso fosse dentro Angel.

 

 

L’attacco fu improvviso.

Veloce, violento.

Nessuno se lo aspettava.

Tutti erano presi da qualcos’altro.

Libri, pensieri, parole…

All’improvviso la porta d’ingresso era caduta con uno schianto, abbattuta dalle due dozzine di vampiri che si erano subitaneamente riversati dentro, attaccandoli.

Una buona metà di loro polverizzandosi all’istante, consumati da fiamme apparse dal nulla su di loro, combusti dalla pirocinesi dei vampiri fratelli.

Tuttavia l’altra metà, anche se sorpresa in un primo tempo dalla fine improvvisa dei compagni, si era ricomposta velocemente per far fronte all’attacco della cacciatrice e degli altri due vampiri, che si erano slanciati contro di loro.

La mischia era troppo serrata ed Angel e Marianne non avrebbero potuto usare ancora il loro potere senza rischiare di colpire i propri amici, così stavano per gettarsi a loro volta nel corpo a corpo, quando dall’ombra sbucò fuori una massa enorme e irta di lame, che aveva tutta l’apparenza di avercela con loro: più rapidamente di quanto la sua stazza non avrebbe fatto supporre, il Kuhdron gli si avventò addosso, esibendo un armamentario di armi da taglio naturale che avrebbe fatto la gioia di qualsiasi serial killer da film di serie B.

Con un colpo di reni Marianne saltò di lato, riuscendo ad evitarlo per un soffio, anche se riportandone una ferita al braccio, mentre il fratello, meno fortunato, si ritrovò a terra, con una lama a trapassargli la spalla.

A quella vista la vampira era più che pronta a far esplodere il bastardo in mille disgustosi pezzettini, con una sapiente combinazione pirocinesi-telecinesi, ma prima che potesse farlo, il bastardo in questione mollò la presa su Angel e se la svignò dalla porta divelta, senza che nessuno, nel mezzo del combattimento, provasse a fermarlo.

Poco dopo, arrancando nella sua scia, i vampiri superstiti sparirono a loro volta.

“Scusa tanto, fratellino, ma questa non l’ ho capita. Quel coso, che a tutta vista aveva intenzione di farci la pelle, ha una lama nella tua spalla e l’opportunità di usarne un’altra per mozzarti la testa, prima di essere ridotto in briciole, e che fa? Scappa?! Mi hai contagiata col tuo vizio di rimuginare o qui c’è davvero qualcosa che non torna?”

“A dire il vero questo attacco non convince molto neanche me: teoricamente quel demone sembrava essere l’arma segreta per farci fuori, e invece non ci ha fatto praticamente niente, ad eccezione di due ferite che nel giro di tre minuti si saranno già rimarginate!”

“E non è tutto.” disse Drusilla “Sapete spiegare perché dei vampiri che attaccano qualcuno apparentemente con lo scopo di ammazzarlo, quando vengono attaccati a loro volta si limitano a schivare i colpi o a pararli, facendo solo lo stretto necessario per non farsi ridurre in cenere?”

A giudicare dal silenzio nessuno sembrava avere una buona risposta sottomano, almeno finché qualcuno propose: “Scusate, ma…e se lo chiedeste a lui?”

Voltandosi dove una volta c’era stata la porta tutti poterono ammirare una scena decisamente notevole: un vampiro, che forse avrebbero potuto riconoscere per uno dei loro assalitori se non avesse avuto l’aria di essere appena passato in un tritacarne, era abbattuto sul pavimento e, dietro di lui, con l’espressione di un gatto che ha leccato la panna, stava quella che lo aveva ridotto in quello stato.

La cacciatrice.

L’assassina.

La rinnegata.

La redenta.

Faith.

 

 

“Ciao, Angel, sono felice di…” Le parole le morirono in gola alla vista di Buffy.

Non si era accorta di lei.

Non immaginava di trovarla lì.

E non aveva la più pallida idea di come affrontarla, dopo tutto quello che le aveva fatto.

Anche se al momento la sua più grande paura era che la cacciasse via.

E che Angel glielo permettesse.

“Buffy…i-io non..”

“Cosa ci fai qui?”

“Io…volevo solo…”

“Sparisci. Vattene da qui. Adesso.”

Doveva aspettarselo.

Non c’era spazio per lei.

Mai. In nessun posto.

“Faith, fermati.”

Quella voce…gentile, calda…

Non l’aveva abbandonata.

L’avrebbe aiutata.

“E come no! Figurarsi se non stavi dalla sua parte! Perché dovrebbe andarsene, dopotutto è solo un’assassina, no? Dopotutto ha solo cercato di rendere la mia vita un inferno, ma tanto a te cosa vuoi che importi, vero? Guarda, quasi mi chiedevo come mai non si fosse ancora vista, con tutte le tue amichette in circolazione! Cos’è, la tenevi in serbo per il gran finale? Figuriamoci se poteva mancare al campionario, Faith!”

“Veramente ci sarebbe anche Kate…” Marianne cominciava a perdere le staffe. Nel controllatissimo modo tipico di famiglia, ma cominciava a perderle. Poteva quasi sentirle crescere le unghie, mentre parlava con quel suo tono ronzante e fin troppo pacato.

“Kate??”

“Una poliziotta. A quanto ne so, dovresti averla già incontrata: bionda, occhi chiari, apparentemente glaciale ma probabilmente con un fuoco nascosto, di recente un po’ meno nascosto, a chi sa vedere. Ci si sente abbastanza spesso, specie da quando siamo riusciti a farla tornare in servizio, dopo che era stata congedata.”

“Ah, davvero? Che carini!”

“In realtà carine. Io, Dru e Cordy siamo riuscite ad avvicinare i suoi capi in un contesto diverso e, come dire…a presentare la situazione da un altro punto di vista, con le parole giuste, le dovute maniere…insomma, è stata reinserita nel suo grado e con più respiro di prima. Collaboriamo piuttosto di frequente, negli ultimi tempi.”

“Ma bene! Pure la poliziotta! Certo che per essere uno in cerca dell’espiazione ti dai da fare!E non si può dire che tu non sia di larghe vedute…vampira e cacciatrice…poliziotta e delinquente…chi sono le prossime? Demonessa e angelo femminile, magari?”

Stavolta aveva esagerato. Angel era abituato ai suoi insulti e recriminazioni, e poteva sopportarli. Ma che venissero coinvolte altre persone nei loro problemi, persone a lui care, questo no, non era disposto ad accettarlo: “E anche se fosse? Non vedo come la cosa possa riguardarti. Anche tu hai fatto la tua parte. Io non posso nemmeno avere delle amiche? Tu ti sei fatta le tue storie, ti sei divertita. E si può dire che anche tu sia di larghe vedute: vediamo un po’…prima ci sono stato io…poi il soldatino ‘bravo ragazzo-ammazzademoni’…adesso di chi è il turno? Spike? Anche se nel tuo caso più che di larghe vedute si può parlare di oscillazioni, non ti pare?”

Buffy rimase senza fiato, abituata com’era a sputare veleno senza riceverne indietro la giusta dose, mentre Angel le girava la schiena, riprendendo il suo solito tono calmo e rassicurante: “Lasciando perdere queste cose, Faith, vorrei sapere anch’io come mai sei qui. Non che non sia contento di vederti, ma…”

“Ehi, non sono evasa! Mi hanno liberata! Scarcerata! Sono fuori per buona condotta! Ma non ti è arrivata la lettera?”

“Quale lettera?”

“Quella che ti ho spedito tre giorni fa…lo sapevo, la mia solita sfiga! Sarà tra quelle che sono rimaste ferme e sono partite dopo…”

“Vuoi dire che…sei libera?”

“Libera come l’aria! Posso andare dove voglio, fare ciò che voglio e vedere ciò che voglio. Sono uscita più o meno un’ora fa e sono venuta qui, te l’avevo anche scritto, ma se non ti è arrivato niente…beh, insomma, quando arrivo vedo l’amico lì e i suoi compagni che se la svignano alla grande. Sono riuscita a beccare lui e ho pensato che avresti gradito il pensiero, così, a titolo di ringraziamento per quello che hai fatto.”

“Ah sì? E che avrebbe fatto?”

“Niente che ti riguardi, Buffy. E’ in grado di parlare?”

“Credo di sì. Volevo andarci piano, ma sai com’è…dopo così tanto riposo forzato mi sono un po’ fatta prendere la mano. Succede.”

“Hai detto che li hai visti fuggire, giusto? C’era anche un Kuhdron con loro?”

“Un cosa? Ehi, tradurre. Io i demoni posso ammazzarli, ma da qui a riconoscerli…”

“Davvero li ammazzi? E da quando? A quel che ricordavo dovreste essere amiconi.”

“Buffy…I Kuhdron sono grandi, grossi e pieni di lame. Hai visto qualcosa di simile?”

“Altroché se l’ ho visto! Non passa certo inosservato! Si è infilato nel retro di un camion, i vampiri dietro e sono partiti sgommando.”

“Bene. Il resto ce lo dirà il nostro amico, se non l’ hai conciato troppo male.”

 

 

Se anche il prigioniero non fosse stato in grado di parlare sicuramente avrebbe trovato il modo di farlo in ogni caso, pur di evitare di essere ridotto peggio di quanto già non fosse, e vedere un pezzo di legno incenerirsi di colpo sotto una semplice occhiata di Marianne lo illuminò sulla sua sorte qualora avesse creato complicazioni.

Quindi Dru, Wesley ed Angel si trovarono a raccogliere le sue “confidenze” mentre Faith, recuperato lo zaino con i suoi effetti personali, veniva sistemata provvisoriamente nella stanza di Marianne.

“Sei sicura? Guarda che io sto anche su un divano.”

“Ma nemmeno per sogno! Esci di galera e ti metti su un divano? Fidati, non ci sono problemi. Vorrà dire che mi farò cedere metà del letto di mio fratello: se giuro di non tirare calci come quando eravamo piccoli può anche darsi che riesca a convincerlo.”

Faith si ritrovò a sorridere prima ancora di rendersene conto.

Aveva sempre considerato Angel, pensando anche alla sua natura di vampiro, come ad una delle persone più forti che avesse conosciuto.

E lui era forte, non solo fisicamente, com’era ovvio che fosse, ma anche e soprattutto dentro.

Forte perché da un secolo viveva nei rimorsi e nel dolore senza impazzire o ricadere indietro; forte perché in ogni situazione cercava di dare tutto sé stesso per il bene altrui; forte perché non si era arreso davanti alle sue dichiarazioni d’odio e aveva continuato a darle altre opportunità a discapito di tutto, finché lei non si era decisa a coglierle; forte perché non si era limitato ad indicarle un cammino, ma l’aveva percorso con lei, sorreggendola passo dopo passo e facendosi carico anche delle sue paure, incertezze e incubi.

Sì, lui era forte. Le era sempre apparso come la persona che più potesse farle capire ogni significato della parola “forza”.

E adesso pensava a lui come ad un bambino umano, con una sorellina più piccola che, magari spaventata da un incubo, chiedeva di dormire con lui, scalciando poi nel sonno fino ad impedirgli di addormentarsi. Poteva quasi sentirli bisticciare come certamente dovevano aver fatto dopo.

Sorrise di nuovo, mentre metteva a posto le sue cose.

Le era simpatica, Marianne.

Anche se non le era ben chiaro il perché.

Anche se la prima volta che l’aveva vista, in carcere, sorridente al fianco di Angel, il primo impulso che aveva avuto, senza saperne la ragione, era stato di rompere il vetro che le separava e saltarle alla gola.

Evidentemente la ragazza era alquanto perspicace, visto che si era avvicinata al telefono, sempre fissandola, e quando Faith aveva meccanicamente sollevato a sua volta la cornetta, si era limitata a dirle: “Ciao, Faith. Io sono Marianne, la sorella di Angel. Felice di conoscerti.” prima di tornare ad allontanarsi, sedendosi qualche metro più in là in totale calma e sorridente compostezza, mentre lei cercava di riprendersi da un attacco di cuore.

Angel le aveva poi spiegato a grandi linee la situazione, ma il solo risultato che aveva ottenuto era di farla assalire da un’ondata di panico assolutamente enorme e irrazionale. Il suo cervello andava a tutta birra, ma, come un criceto che continuasse a correre inutilmente a rotta di collo dentro la sua ruota, non riusciva a formulare che un unico pensiero: “Ha una sorella…ha una sorella…ha una sorella…”

Lui aveva una sorella.

E per di più una sorella che gli voleva bene e a cui lui voleva bene.

Lei sarebbe rimasta sola.

Ora non ci sarebbe più stato tempo per lei.

Ancora una volta aveva perso.

Faith continuava a pensare, lasciando montare lentamente la marea del suo sconforto, lasciandosi sommergere da quel dolore sordo che si espandeva dal cuore fino a insinuarsi in ogni fibra del suo essere.

E in quel momento la ragazza si era avvicinata di nuovo. Si era rivolta al fratello inarcando lievemente le sopracciglia e non appena lui le aveva lasciate sole: “So a cosa stai pensando, Faith, ma ti assicuro che non hai motivo di preoccuparti. Non ho intenzione di togliertelo e tenermelo tutto per me. Primo, perché non ci riuscirei. Secondo, perché non voglio. Terzo, ho anch’io i miei limiti e Angel è talmente complicato che basta e avanza per tutt’e due, non credi?” aveva concluso, strizzandole l’occhio.

Faith era rimasta di stucco.

Come aveva fatto quella ragazza a capire?

E, soprattutto, quanto aveva realmente capito?

“Io e te non ci conosciamo, lo so, ma mio fratello mi ha parlato di te. E’ molto orgoglioso di quello che stai facendo.”

Una nuova ondata, stavolta di gioia, l’aveva travolta.

Non c’era niente che desiderasse, niente che volesse più disperatamente che rendere Angel orgoglioso di lei, fiero di lei.

Se ci fosse riuscita, se fosse riuscita a diventare ciò che lui sperava, allora…

Non importava.

Ciò che contava era che lui era orgoglioso di lei e lo era al punto di parlarne con la sorella appena ritrovata.

La sorella a cui voleva bene e che era la sua famiglia.

E lui le aveva parlato di lei, come se anche lei ne facesse parte.

Le aveva riconosciuto un posto nella sua vita.

Aveva alzato le spalle: “E’ solo merito suo.”

“No, affatto. Non è lui che si è costituito e ora è in galera. Non è lui che tutti i giorni fa i conti col tuo passato, le tue paure, i tuoi incubi e i tuoi impulsi. Sei tu a farlo.”

“Solo perché mi ha convinta lui.”

“Ma sei tu che ti sei lasciata convincere. Tu che ti sei fidata. E ancora tu che gli hai chiesto aiuto, prima.”

“Volevo che mi uccidesse.”

“Sapevi benissimo che non l’avrebbe fatto.”

“Non lo so…Non capisco ancora perché non l’ ha fatto. Di sicuro non perché non avesse dei buoni motivi per farlo.”

“Perché ti conosceva. E ti capiva. Sapeva ciò che volevi davvero e aveva deciso di aiutarti, come aveva già cercato di fare. E poi perché ti vuole bene.”

Di nuovo il cuore di Faith aveva perso un battito, per poi lanciarsi in una corsa folle.

Le orecchie erano coperte da un rombo insistente e il suo cervello, come prima, si era fissato su quell’ultima frase, come in corto circuito.

Le voleva bene…

Lui le voleva bene.

Lui le voleva bene!

No no no no no!

Non doveva, non doveva, non doveva fare così!

Non poteva essere così dannatamente cretina!

Era una pazzia, non aveva nessuna speranza, come le era saltata in mente una cosa simile, come era potuto succedere?

E quella che, calma calma, le spiattellava lì una frase simile…che diavolo pensava?

“Tutto ok, Faith?”

“Sì. Sì, certo. Come fai a dire una cosa simile?”

“Perché lo conosco. E perché se non fosse così non mi avrebbe chiesto di venire con lui a trovarti.”

“Capisco. E allora?”

“Allora penso che abbia ragione quando dice che sei una ragazza in gamba, che ha scelto una strada e ha ottime possibilità di arrivare fino in fondo. Specie se qualcuno le darà una mano.”

“Angel?”

“Angel ed io.” aveva replicato prima di andarsene.

Pensando a quel giorno, Faith ricordò l’euforia che le era rimasta in circolo a lungo, dopo quel colloquio, talmente tanto da sorprendere anche le secondine, pur abituate al suo umore radioso dopo le visite.

Marianne era tornata altre volte, in genere dopo Angel, e a poco a poco era riuscita, come il fratello, ad incrinare la corazza che Faith si era creata attorno.

E adesso l’aveva accolta fra di loro amichevolmente, arrivando a cederle provvisoriamente la propria stanza.

Era felice di essere lì, nonostante tutto.

Soprattutto nonostante Buffy.

Aveva una bella sensazione, come di calore al cuore.

Era diverso da quello che provava ogni volta che vedeva Angel.

Allora il cuore sembrava prendere fuoco, come le sue guance rifiutavano di fare, e picchiava con tanta forza e tanto velocemente che sembrava volesse sfondarle il petto, tanto da spaventarla quasi.

La confondeva.

Le faceva male.

Quello…quello era un calore tiepido, rassicurante.

E se l’altro un nome, per quanto terribile e negato a lungo, l’aveva, questo era ancora ignoto.

La voce di Marianne la riscosse dalle sue meditazioni.

“Eh, scusa?”

“Dicevo: tutto a posto?”

“Sì, tutto ok.”

“Se vuoi fare una doccia il bagno è qui fuori, puoi usare il mio accappatoio. Io vado a vedere come procedono le cose.”

“Ok, grazie.”

La vampira si diresse alla porta.

Un attimo prima di chiudersela alle spalle si voltò a sorriderle: “Non preoccuparti, Faith. Adesso sei a casa.”

L’attimo dopo la ragazza era sola.

Forse adesso sapeva di cosa si trattava.

XV

 

“Ripeto: secondo me ci ha presi per i fondelli.”

“Nessuno ti ha obbligato a venire, Spike, anzi. Se vuoi andartene sei ancora in tempo.”

“Non contarci, bella. Qui sono e qui intendo restare.”

“E ci resterai senza denti, andando avanti di questo passo.”

Questa interessante conversazione aveva luogo lungo la strada, se così poteva essere chiamato quel dedalo di budelli che correva sotto la città, che portava a quel che doveva essere il covo di Darla, almeno stando alle informazioni biascicate dal prigioniero.

“Angel, è una mia impressione o tua sorella e Spike non vanno molto d’accordo?”

“Diciamo che non si conoscono ancora bene, Faith.”

“Nel senso che poi sarà peggio?”

“Probabilmente.”

Discussioni, indagini, pensieri capziosi e passi furono però bruscamente arrestati da una massiccia porta in ferro. A quel che pareva, Darla si era preoccupata di non rendere il suo territorio accessibile a chiunque.

“E adesso?”

“Mari, Angel...direi che fa per voi.”

“Giusto, Dru. Sei pronto, fratello?”

“Quando vuoi.” rispose Angel, afferrando la mano che la sorella gli tendeva. Entrambi si rivolsero a quella porta, fissandola. L’attimo dopo l’aria sembrò vibrare e, come abbattuta da un ariete invisibile, la pesante massa di ferro volò via dai cardini con uno schianto, aprendo loro la via.

“Complimenti, bel lavoro. Silenzioso, soprattutto.”

“Ok, Spike, la prossima volta lasciamo fare a te.”

Il sotterraneo, da cui si dipartivano varie vie per altre zone, sembrava deserto. Tuttavia nessuno poteva trattenersi dal provare un sottile brivido di inquietudine al pensiero tutt’altro che improbabile di una trappola. Pensiero che si rivelò straordinariamente esatto quando, sbucando da ogni dove, un discreto numero di vampiri, maggiore del precedente e molto più agguerrito, si gettò su di loro. Il secondo successivo la mischia era ormai furibonda, specie intorno a Drusilla, riconosciuta come traditrice, che però grazie all’aiuto di Faith e alle sue nuove abilità riusciva a cavarsela piuttosto bene.

“Ehi, angioletto! Che ne direste tu e la tua sorellina di riscaldare un po’ l’ambiente?!”

“Rischieremmo di mandare a fuoco tutto e così non capiremmo mai cosa volesse fare Darla!”

In quell’istante entrambi i vampiri alzarono lo sguardo, cogliendo il bagliore di due occhi gialli, un ghigno malefico e beffardo…e il luccichio di una balestra puntata verso Buffy.

“Buffy! No!”

Come un’unica persona i due si slanciarono verso la cacciatrice ignara, travolgendo gli uomini di Darla nella loro frenesia. E in quel momento il vampiro tirò.

Il grilletto scattò seccamente, la corda si rilasciò con un suono roco e profondo e la freccia attraversò l’aria con un sibilo ferino…finché con uno schiocco non si infisse nel bersaglio.

Passato lo stupore, dalle gole di quattro donne eruppe un urlo di dolore e rabbia, destinata presto a mutarsi in furia cieca: “Angel!!”

 

 

Angel…

No, non era vero, non era possibile..

Ero io il bersaglio di quella freccia…io che avrei dovuto riceverla in mezzo alla schiena…

Ed era lui che si era messo in mezzo, salvandomi la vita…

Istintivamente…senza pensarci…nonostante non fossi più la sua ragazza…

Mi aveva salvato la vita…rischiando la sua…

La sua preziosa vita, con la pace che si era conquistato brano a brano…lui l’avrebbe sacrificata per me, come se non fosse cambiato nulla rispetto al passato, come se fosse la cosa più naturale del mondo…

E mentre stavo lì ferma, quasi schiacciata dal suo peso, fissando come ipnotizzata la freccia che per poco non lo aveva incenerito, non riuscivo a pensare ad altro che alle parole cattive e malevole che gli avevo detto neanche un’ora prima.

E a dispetto delle quali lui mi aveva salvato la vita, a rischio della propria.

Come aveva potuto?

E soprattutto come avevo potuto io?

 

 

Se anche non avessi creduto alla fortuna avrei cambiato idea su due piedi.

Angel era vivo per miracolo, un solo centimetro e la freccia gli avrebbe trapassato il cuore, polverizzandolo.

Non avevo bisogno della veggenza per sapere che lui non ci aveva nemmeno pensato, a quello.

Tutto ciò che sapeva era che Buffy non doveva morire, a nessun costo.

Nessun costo…ma non quello!

Non aveva visto che anche Spike era lì?

Non poteva lasciare che fosse lui a stramazzare a terra vivo per puro caso?

No, con ogni probabilità non si era accorto di niente, tranne del pericolo che correva Buffy.

Per l’ennesima volta capii quello che doveva provare Angel quando pensava alle atrocità commesse in passato: qualcosa di simile a ciò che provavo io al pensiero delle torture che avevo inflitto, oltre tre anni prima, a qualcuno capace di rischiare la propria vita per amore di una ragazza che poco tempo avanti l’aveva coperto di veleno.

Qualcuno che meritava di vivere.

 

 

No!

Non lui! Non lui!

Chiunque ma non lui!

Non poteva averlo fatto davvero, non poteva essere davvero a terra che boccheggiava dal dolore…

Era un incubo…solo un incubo…

Adesso mi sarei svegliata nel mio letto, in cella, da sola e avrei capito che avevo fatto solo un brutto sogno, che lui stava bene, che non era quasi morto per amore di Buffy, che non ero libera ma non faceva niente perché voleva dire che lui stava bene…

E invece era tutto vero.

Angel stava male, era ferito, il cuore salvo per un soffio. Ed era tutto vero.

Ma perché? Perché doveva succedere?

Come aveva potuto colpirlo quel bastardo?

Come aveva osato?!

Sentii l’istinto della caccia svegliarsi prepotente, il ruggito del furore crescere fino a coprire ogni cosa e il battito del mio cuore risuonare come un tamburo da guerra.

Non vedevo, non sentivo più niente.

L’unica cosa che avevo in testa erano le ceneri di quel figlio di puttana-vampira.

 

 

Il dolore mi aveva squassato il petto, trapassandomi da parte a parte come aveva fatto la freccia con mio fratello.

Era già successo, quando Buffy gli aveva piantato una spada in corpo scaraventandolo all’inferno. Ero in Malaysia, allora, ed essendo giorno stavo ancora riposando. All’improvviso mi sentii come se qualcuno mi stesse aprendo in due, tutto il mio corpo sembrava gridare e la mia mente era come trascinata in una spirale di agonia e disperazione. Poi tutto si placò, lasciando solo il più terribile senso di…vuoto che avessi mai sperimentato.

Angel era morto. Non apparteneva più a questo mondo.

Era la stessa sensazione che avevo sentito oltre duecento anni fa, nel cuore di quella notte, quando Darla uccise mio fratello per poterlo poi far rinascere col suo sangue.

Anche quella volta avevo capito che gli era accaduto qualcosa. Lo avevo capito molto prima che venissero a riportare a casa il corpo.

Non sapevo nulla di Darla, ma sapevo di chi era colpa se mio fratello aveva potuto essere ucciso. Gridai a mio padre che era un assassino, gli urlai contro e lo maledissi. Avrei voluto ucciderlo, ma da sola non avevo poteri con cui vincere la sua forza.

Stavolta Angel era vivo e io avevo il potere.

E lo avrei usato per uccidere chi gli aveva fatto quello.

 

 

Angel era accasciato a terra, fiaccato dal dolore, ancora parzialmente addosso a Buffy, su cui si era gettato appena in tempo per evitarle di essere trafitta.

Stranamente, a quella vista il vampiro che lo aveva colpito sembrò confuso, come se non riuscisse a capire qualcosa, e poi, apparentemente dopo che l’ebbe compresa, spaventato al punto da darsi alla fuga, imitato da alcuni dei suoi compagni.

“Dove credete di andare?”

Era stata Marianne a porre quella domanda, la calma nella sua voce fredda più pericolosa dell’ira, perché vibrava d’odio puro e semplice, sul punto d’esplodere e consumarsi senza pietà.

E insieme al gelo nella sua voce, venne il fuoco, improvviso e devastante, lanciato senza esitare in direzione dei fuggitivi, mentre quelli che erano rimasti venivano attaccati in un lampo da Faith e Drusilla.

Erano uno spettacolo terribile e affascinante, quelle tre ragazze dalle bocche serrate e gli occhi sfavillanti di rabbia, tese con tutto il loro essere a uccidere e distruggere, alla vendetta per quanto era accaduto a qualcuno cui tenevano.

Per qualche minuto tutto fu grida, tonfi ed esplosioni di corpi ridotti in cenere, poi d’improvviso si fece il silenzio. Un silenzio che sembrava voler sottolineare e amplificare la strage che era appena avvenuta, come un terribile monito per l’avvenire.

Nessuno parlò subito, temendo di urtare ulteriormente le ragazze che restavano immobili, ansanti. Poi fu la stessa Marianne a rompere quella quiete innaturale, tornando verso il gruppo e chinandosi sul fratello, accanto a Buffy.

“Come ti senti?”

“Sono stato meglio ma tutto sommato non mi lamento, sorellina. Tu però hai rischiato di fare un disastro, qui dentro, usando il fuoco.”

“Per quel che me ne frega…Se proprio devo essere onesta non ci ho nemmeno pensato..e se solo ti azzardi a dire qualcosa del tipo che io non penso mai, quello che non ha fatto la freccia lo faccio io, chiaro?”

“Chiarissimo, non ho detto una parola…”

“Bene, allora vediamo di andare a casa, è meglio se la freccia te la togliamo lì, così possiamo curarti subito la ferita. Pensi di resistere?” Ad un cenno affermativo proseguì: “Wes, tu e Drusilla restate qui e vedete se trovate qualcosa che ci aiuti a capire le intenzioni di Darla, ok? Non credo che arriveranno altri di quei simpaticoni, ma nel caso direi che sapete come cavarvela. Ci vediamo a casa.”

Così dicendo aveva preso Angel fra le braccia, sollevandolo come fosse un bambino: “Se stai per fare storie è meglio che cambi idea! Non devi sforzarti, e lo sai!”

“Ehi! Ma come fai? Vabbé essere forti, ma lui è almeno il doppio di te!”

“Sì, il triplo…Xander, guarda che non è mica un lottatore di sumo, e io sono molto più forte di quanto credi, com’è giusto che sia per un vampiro, specie della mia età. E poi posso sempre aiutarmi con la telecinesi, no?”

Wesley e Drusilla li sentirono procedere su questo tono per un pezzo, finché le loro voci non si spensero in lontananza. Si sorrisero e si misero al lavoro.

 

 

“Non credo di aver capito bene. Ti spiace ripetere? Perché vedi, non posso credere che tu abbia veramente colpito Angel con quella balestra. Non sapendo quanto mi sarebbe dispiaciuto.”

“Mia signora, ascoltami…non l’ ho fatto di proposito, era la cacciatrice il bersaglio, ma lui si è messo di mezzo e così è stato colpito. Credevo che sarebbe stato l’altro a farlo e…”

“E così, per colpa della tua stupidità il mio piano rischia di andare a monte. O vuoi forse dire che non dovrebbe importarmene?”

Gli occhi di Darla non si staccavano un istante dal suo servo scampato al massacro, la sua espressione la stessa del pitone in procinto di soffocare la preda.

“Ma mia signora…dopotutto ciò che tu vuoi è ucciderlo, no? Che differenza fa?”

“La minuscola, fondamentale differenza che così potrebbe tornare come è accaduto a me, e non so le possibili conseguenze di una simile situazione. Mentre nel mio modo ciò non potrà verificarsi. Ti sembra forse poco?”

“No, affatto…ma…io non sapevo, è stato solo un errore…”

“Sei stato un idiota. E io non ho bisogno di idioti.”

“Ma mia signora, aspetta…riparerò, vedrai, io…”

Il resto della frase si spense nel fischio di una lama attraverso l’aria e il fruscio della cenere che ricadeva a terra. Con un sol colpo il Kuhdron aveva mozzato la testa allo sfortunato vampiro.

“Che intendi fare adesso?”

“Niente.” sbuffò Darla “Per la semplice e ottima ragione che non posso fare niente. Posso solo sperare che se la cavi e procedere in ogni caso. Dopotutto sarebbe un peccato sprecare tutti i preparativi che abbiamo fatto e il mio angelo ha dimostrato di essere alquanto resistente, oltre che fortunato. Ho tutto quello che mi occorre, per il rito, devo soltanto aspettare finché gli astri non saranno nella giusta posizione…e poi rischierò il tutto per tutto.” A dispetto delle sue parole l’inquietudine le serpeggiava in corpo. Cercò di calmarsi traendo un profondo quanto inutile respiro. “Adesso vattene, non voglio essere disturbata.”

Quando il demone fu uscito Darla si alzò, avvicinandosi all’angolo del suo nuovo covo in cui era stato sistemato lo specchio. Vi si appoggiò contro, come sul petto di un amante.

“Non osare morire.” sussurrò “Non adesso. Ho bisogno di te, Angelus.”

 

XVI

 

All’Hyperion, intanto, si giocava all’allegro chirurgo.

“Ok, Angel, pronto?”

“Pronto. Strappa.”

Marianne eseguì, strappando al fratello, assieme alla freccia, un lieve mugolio.

“Fatto. Adesso vediamo di rattopparti. Meno male che ci ho fatto l’abitudine.” Il sorriso le si spense all’istante, osservandolo. “Angel, cos’ hai?”

“Non lo so. Mi sento…” Angel barcollò paurosamente, e lei e Faith si affrettarono a sorreggerlo.

“Lo sapevo, sei debole. E’ meglio che ti stenda e…”

“No. Non è la freccia, mi è successo di peggio che quello. Non capisco, mi sento…come se bruciassi…”

“D’accordo, stiamo calmi. Ti portiamo a letto, poi cercheremo di capire di che si tratta.”

Qualche minuto dopo, con Angel a letto, assistito da Cordelia, Willow avanzò l’ipotesi che nessuno osava esprimere.

“E se fosse…veleno?”

“Assassino dei morti, dici? Ma la freccia era diretta a Buffy, è stato un caso se lui è stato colpito.”

“E’ vero, ma in quella lotta erano coinvolti anche dei vampiri. Avrebbero potuto usare il veleno tanto per cautelarsi, nel caso avessero mancato un colpo. E non sappiamo che effetti potrebbe avere quella sostanza sugli umani.”

“Angel ha detto che si sente bruciare…è la stessa cosa che ha detto quella volta…”

“Willow ha ragione.” intervenne Faith, che stava osservando la freccia “E’ l’assassino dei morti. Riconosco il suo odore.”

“Chissà come mai…” Buffy sembrava volerla trafiggere con lo sguardo, poi si alzò e si diresse decisa verso la camera di Angel.

Il vampiro era madido di sudore e Cordelia stava per appoggiargli nuovamente sulla fronte una pezzuola bagnata, quando la cacciatrice fece il suo ingresso seguita dagli altri.

“Angel, si tratta di veleno. Lo stesso con cui hai già avuto a che fare, e sai qual è la cura.” Arrivata al capezzale si scostò la maglietta dal collo. “Bevi.”

Nella stanza si fece il gelo. Tutti aspettavano la mossa successiva. Che fu l’esplosione incredula di Spike: “Cosa, bevi? Ma ti sei ammattita?? Vuoi suicidarti, è questo che vuoi?!”

“Occorre il mio sangue, Spike, quindi sta’ zitto e bada ai fatti tuoi!”

“Sono fatti miei, biondina! Se credi che…”

“No.”

Dimentichi della discussione, tutti fissarono Angel.

“Non berrò da te, Buffy. Non di nuovo.”

Il silenzio che seguì era diverso dal precedente. Più…denso.

E stavolta fu Buffy a insorgere.

“Ma sei impazzito? Che significa ‘no’? Ti sembra il momento di fare l’idiota, vuoi di nuovo suicidarti o devo prenderti a pugni un’altra volta? Bevi!!”

“No, Buffy, è troppo rischioso. Non ho idea di come sia riuscito a fermarmi appena in tempo, allora, e non so come potrebbe finire stavolta.”

“Chi se ne importa, correremo il rischio! Non sarà né il primo né l’ultimo che…”

“Non è necessario.”

Evidentemente era destino che quella sera i silenzi la facessero da padrone. L’annuncio di Faith ne determinò uno incuriosito, del quale la ragazza approfittò per spiegarsi meglio: “Quello che occorre è il sangue di una cacciatrice, no? Beh, anch’io lo sono, e il mio sangue è buono quanto quello di Buffy. Se Angel lo beve guarirà lo stesso. Così non ci sono problemi.”

“Che trucco sarebbe, questo, Faith?”

“Nessun trucco, Buffy. Non sei l’unica a volere che Angel resti in vita. E se non sbaglio due anni fa non eri contraria a dargli il mio sangue: bene, adesso sono d’accordo anch’io. Qual è il punto?”

“Che potrei ucciderti. Questo rischio rimane, di chiunque si tratti.”

“E invece no, fratellino. Forse ho un piano per evitarlo. Faith, tu sei sempre dell’idea?”

“Certo.”

“Allora vieni con me. Cordelia, dì a Gunn di andare all’ospedale e seguici, ti spiegherò quello che dovrete fare.”

 

 

“Si può sapere perché non posso farlo io?”

“Perché Faith ha detto che lo farà lei, è in condizioni fisiche migliori delle tue e non c’è nessuno che faccia storie come nel tuo caso. E poi dannazione, cosa importa? Non è una gara a chi si svena di più per mio fratello. Qui bisogna salvargli la pelle, chi se ne frega di chi lo farà!”

“Hai ragione, scusa.”

“Ma sei sicura che andrà bene lo stesso?”

“Direi proprio di sì. L’antidoto al veleno è il sangue di una cacciatrice, ho controllato, ma non ho trovato scritto da nessuna parte che la cacciatrice debba per forza essere morsa. Penso che la cura sarà altrettanto efficace se preleveremo il sangue di Faith in un altro modo e in un secondo tempo lo faremo bere ad Angel per via, per così dire, ‘indiretta’.”

“E perché hai mandato Cordelia e l’altro all’ospedale?”

“Si dà il caso che l’altro abbia un nome, che potresti anche degnarti di usare, Xander. Comunque li ho mandati là a rubare qualche sacca di sangue e le attrezzature necessarie per una trasfusione. Quasi certamente Faith ne avrà bisogno, e non mi sembra il caso di farla ricoverare appena uscita di prigione.”

“Scusa, hai detto proprio…rubare?”

“Devo sillabartelo o preferisci un bel vocabolario? E non fare quella faccia, Gunn non è un idiota. Non se ne accorgerà nessuno, di loro. E penso che non sia poi così sorprendente se, con tutto il sangue che ho preso direttamente dal collo di non so neanche quanta gente, non perdo il sonno per pochi litri rubati a un ospedale.”

“E come pensi di…estrarre il sangue a Faith?”

“Ha detto che provvederà da sola. Adesso è in cucina. Buffy, potresti andare da lei? So che non ti piacerà, ma dopotutto tu, a parte Angel, sei l’unica a sapere più o meno quanto sangue occorre. Se vedi che inizia a perdere conoscenza, fermala e chiamami. Io vado a tenere d’occhio mio fratello.”

Appena fu uscita, Spike si stiracchiò ostentatamente: “Non possiamo lamentarci, la ragazza ha pensato a tutto. Peccato, Buffy, dovrai aspettare un’altra occasione per vendicarti: ho idea che non le piacerebbe se Faith dovesse tirare le cuoia. Questo nel caso che, per coincidenza, dovesse sfuggirti se sta esagerando…sai com’è, le disgrazie possono sempre succedere…”

“Non a me. Quindi chiudi il becco e fai qualcosa di diverso dal rompere le scatole…così, tanto per cambiare, una volta tanto.”

Nell’andarsene Buffy voltava loro le spalle, ma tutti potevano immaginare la sua espressione, e Faith non ebbe bisogno di alzare lo sguardo dal rivolo di sangue che scorreva dal proprio polso fin dentro una caraffa per controllare se avesse indovinato, quando sentì i suoi passi in cucina, alle proprie spalle.

“Pensi che così s’innamorerà di te?” La durezza del tono la rese più un’affermazione che una domanda.

Una domanda cui fece eco il nulla.

“Fammi il piacere di rispondermi! Oh sì, l’ ho capito. E’ così evidente che è come se ce lo avessi scritto in faccia. Sei innamorata di lui, è vero? E’ solo per questo che fai la santarellina. Bell’idea, complimenti. Come psicopatica hai fallito, ci riprovi facendo la brava bambina. Ripeto: bell’idea. Ma me non mi freghi. Tu non sei cambiata, sei sempre la stessa: vedi, vuoi e prendi, non è così che dicevi? Hai cambiato il sistema di prendere, te ne do atto, ma nient’altro.”

“Non è vero, Buffy. Sono cambiata, almeno un po’. E non è stato facile. Dammi ancora un po’ di tempo.”

“Mi spiace, Faith, ma io non ti credo. Neanche un po’. L’ ho fatto in passato e non è finita bene: non mi piace ripetere gli errori. E direi che sono già a sufficienza, a crederti, forse anche troppi. Intanto non hai ancora risposto alla mia domanda: credi che così s’innamorerà di te? Pensi che basti questo?”

“No. E non mi interessa, non lo faccio per quello. Lo faccio perché voglio che viva. Lo faccio perché lo amo, non perché mi ami lui.”

 

 

Lo aveva ammesso.

Oddio, lo aveva detto.

Dopo tutto il tempo passato a raccontarsi bugie, aveva ammesso di amare Angel…e a chi le era venuto in mente di fare la sua confessione, tra tutte le persone al mondo?

A Buffy.

Forse era vero che non era cambiata.

Doveva per forza essere ancora una pazza, per fare una cosa simile.

Eppure che altro avrebbe potuto fare?

Lasciare che continuasse a pensarla come un’ipocrita, che continuasse a sputare sul lavoro che Angel era riuscito a fare con lei?

Non le importava granché l’opinione che Buffy aveva di lei, in fondo se l’odiava aveva le sue buone ragioni, ma per una volta che faceva qualcosa col cuore, qualcosa che non fosse solo uccidere e fare del male, qualcosa per qualcuno a cui teneva…non voleva che venisse scambiata per una delle sue passate macchinazioni dettate dall’egoismo.

Non quando l’egoismo finalmente l’aveva lasciato da parte per un po’.

Ma forse voleva solo reagire alle sue provocazioni, abbattere tutta quella sicurezza.

Forse non lo sapeva neanche lei perché lo aveva fatto.

Non ci aveva nemmeno pensato, prima di farlo.

Le era sfuggito senza che il suo cervello registrasse quello che aveva detto, se non quando ormai era troppo tardi.

Però, dopotutto, aveva semplicemente detto la verità.

Amava Angel, e voleva che vivesse.

Se per quello doveva dare il suo sangue, allora lo avrebbe dato.

Quello era tutto ciò che sapeva.

Quello era tutto ciò che sentiva.

Quello era tutto ciò che aveva detto.

E non se ne pentiva.

 

 

“Smettila.”

“Cosa?” Non era esattamente la reazione che si aspettava.

“Ho detto smettila, basta così. Circa mezza caraffa basterà, penso.”

“Oh, sì.” Parlava del suo sangue. In effetti cominciava a sentire una certa sonnolenza.

“Resta qui, chiamo Marianne.”

“Buffy, aspetta…”

Non si voltò. “Sì?”

“Quello che ho detto…ecco io…”

“Non mi riguarda, Faith. Sono solo fatti tuoi.” Ma chi voleva prendere in giro?

Passò davanti ai suoi amici senza realmente vederli e informò Marianne delle condizioni di Faith automaticamente.

Quando la vampira lasciò la stanza di Angel, la seguì, infilandosi in una stanza deserta cosparsa di libri. Le tracce delle ricerche di Angel e Wesley.

Si diresse alla finestra, perdendosi nelle mille luci che rendevano la Los Angeles notturna una città da fiaba, finché qualcuno non la richiamò alla realtà: “Hey.”

Si voltò ad osservare l’artefice dell’interruzione. Willow.

“Hey.” Tornò al panorama.

“Tutto bene?” Willlow le si avvicinò.

“Certo, tutto ok. Angel?”

“Marianne lo ha aiutato a nutrirsi, quindi fra pochi minuti sarà in piedi. Cordelia e Gunn sono appena tornati e si stanno occupando di Faith.” A quel nome notò un’ombra passare negli occhi della sua migliore amica. “E’ successo qualcosa? Avete litigato? Non ascoltarla, lo sai che…”

“Lo ama.”

Willow aggrottò le sopracciglia fin quasi a farle toccare fra loro: “Lo ama? Che significa? Chi è innamorato di chi? C’è qualcosa che non so, per caso?”

“Faith è innamorata di Angel, è chiaro adesso? Quella puttana pazza e omicida è innamorata del mio…ex.”

In un altro momento Willow si sarebbe soffermata a riflettere che probabilmente ex non era la parola che Buffy intendeva usare realmente, ma in quel momento era troppo occupata a non stramazzare per la sorpresa per badare a cose simili. Le sua sopracciglia schizzarono verso l’alto, raggiungendo quasi l’attaccatura dei capelli. “Scusa, non ho capito. FAITH sarebbe innamorata di…ANGEL??? Ommioddio, e tu come lo sai?”

“Perché me l’ ha detto lei. Ti rendi conto? Quella piccola carogna ha avuto la faccia tosta di dirmi in faccia che è innamorata di lui! Non che non l’avessi capito, no, era chiaro, ma…” Finalmente si girò a guardarla in viso. Aveva quasi la stessa espressione di quando le aveva riferito la decisione di Angel di andarsene. “Ma…sentirglielo dire…E’ stato tremendo. Non…non lo dimenticherò mai.” Prese un respiro. Non aveva intenzione di mettersi a piangere, anche se Dio solo sapeva se non ne sentisse il bisogno.

“Beh, dopotutto che fosse attratta da lui lo sapevamo, lo abbiamo anche sfruttato per sapere i piani del sindaco per l’Ascensione…” Si rese conto troppo tardi che ricordare quella sceneggiata che l’aveva tanto scossa era l’ultima cosa di cui Buffy avesse bisogno. Al contrario, lei non sembrò farci caso.

“Ma è diverso! Will, non sto parlando di attrazione, quella sarebbe ovvia, io sto parlando di amore! Capisci? A- m- o- r- e . Ti è più chiaro, adesso? E sai la cosa peggiore? Che è vero. Non si tratta di attrazione, libidine, o altro, ma di amore. Faith è innamorata sul serio. Non pensavo ne fosse capace.”

“Se è per questo, io non lo credo ancora.”

“Non si dà il proprio sangue a qualcuno solo per attrazione, Will. Lo so meglio di chiunque altro.”

“Allora…pensi che sia una cosa seria?”

“Sì, ne sono sicura. L’ ho vista mentre lo diceva, e per quanto possa sembrare assurdo ho capito che era sincera.” Si voltò bruscamente. “E non lo sopporto! Non sopporto l’idea che lo ami! Lei non può amarlo! Non è capace di amare! Ho sempre pensato che fosse così e invece adesso…adesso mi viene a dire che è innamorata di lui…”

“Cosa pensi di fare?”

“Cosa pensi che potrei fare? Niente. Non posso fare niente. Teoricamente non posso nemmeno stare male, non ne ho motivo. Ricordi? Vite separate, non abbiamo niente a che fare…”

“Buffy, adesso mi ascolti tu, ok? Lo sa il cielo se quella storia tra voi non vi ha ferito entrambi, e onestamente, quando se n’è andato, ho dovuto ammettere che non aveva torto a dire che avevi diritto ad una vita più normale, anche se mi rendo conto che una strega gay non è la più adatta a parlare di normalità. E mi sembrava che tu fossi d’accordo con me, non è vero? Con Riley è finita male, ma non per colpa tua: insomma chi poteva immaginare che avrebbe fatto una cosa come…quello che ha fatto? E se poi non è stato in grado di affrontare le conseguenze e ha preferito andarsene…beh, sono fatti suoi, anche se è ovvio che ti abbia fatto soffrire. Ma è anche vero che, anche se di certo non mi piace ammetterlo, non ho potuto fare a meno di notare che per lui non hai sofferto come per Angel. Te l’ ho già chiesto e non mi hai risposto, Buffy, adesso sii sincera: tu sei ancora innamorata di Angel, vero?”

“Io non lo so.”

“Sì che lo sai, Buffy, non mentirmi.”

“E va bene, sì! Sì, maledizione, sì! E non sopporto che Faith lo ami! Lei non può averlo!”

“Dolente di contraddirti, principessina,” l’apostrofò qualcuno dalla porta “ma questo non è amore. A casa mia si chiama solo smania di possesso e credimi, ne so qualcosa.”

 

 

Adesso ne aveva proprio piene le scatole.

Passi che Buffy era capace di ridurre il cuore di Angel in polvere senza bisogno di nessun paletto, che se per sbaglio era sereno gli bastava posare lo sguardo sulla sua foto per ripiombare nella depressione più nera, che se aveva passato momenti in cui era poco più di uno straccio era solo per colpa sua, ma a tutto c’era un limite.

La sopportazione di Cordelia aveva abbondantemente oltrepassato il proprio.

Da quando Marianne aveva invaso la vita del fratello come un ciclone, Angel era diventato quasi un’altra persona, era meno cupo, meno triste, lo si poteva vedere chiacchierare (lui!) con la sorella, ridere, scherzare, litigare anche, come una persona normale.

Non che all’inizio non avesse avuto delle riserve sulla nuova arrivata ma, tralasciando che le aveva salvato la pelle un paio di volte, le sarebbe bastato vedere come faceva sentire il fratello grazie alla sua semplice presenza, per adorarla.

Poi era arrivata Drusilla, a farle compagnia con le visioni, e infine Faith, che era riuscita a fare ciò che quasi tutti, tranne Angel, avevano creduto impossibile e che ora gli aveva dato il suo sangue.

Era come se a poco a poco, intorno ad Angel, si stesse formando la famiglia che meritava di avere, un microcosmo di pazzi che aveva in comune il fatto di voler bene al più pazzo di tutti loro.

E che lei potesse essere dannata se avrebbe lasciato che quella maledetta biondina rovinasse la sua famiglia in generale e Angel in particolare!

Lui aveva avuto fiducia in lei, aveva guardato oltre la sua bella faccia, si era preoccupato di chi fosse realmente. Si era scordato delle ragazzina vanitosa e frivola che aveva cercato di rimorchiarlo e si era preso cura della giovane donna ferita. L’aveva fatta piangere sulla sua spalla dopo la morte di Doyle e le aveva perdonato le cose orribili che gli aveva detto mentre era a pezzi per l’influenza di Darla, quando l’aveva abbandonato mentre gli sarebbe dovuta stare accanto. L’aveva ascoltata, consolata e capita, le era stato vicino quando lei pensava che nessuno l’avrebbe fatto, e aveva sopportato le sue frecciate e stupidaggini.

Fosse stata sua sorella come lo era Marianne, non avrebbe potuto fare di più, per lei.

Fosse stato suo fratello, non avrebbe potuto volergli più bene.

E se la cara Buffy aveva intenzione di giocare ancora col suo cuore, allora avrebbe prima dovuto vedersela con lei.

 

 

“Cordelia, se hai voglia di discutere ti avverto che non sono dell’umore adatto.”

“Ottimo, Buffy, vuol dire che abbiamo qualcosa in comune.” replicò l’altra, avanzando. “Perché, vedi, nemmeno io sono dell’umore giusto per ascoltare le tue idiozie. Sono una delle poche cose che ho lasciato a Sunnydale che non mi mancano.”

“Strano, potrei dire la stessa cosa di te.”

“E che potresti dire riguardo ad Angel? Che è ancora tuo? Che guai a chi gli mette gli occhi addosso? Che nessuna lo ama come te? Svegliati, tesoro, tu non lo ami. Perché se lo amassi ti augureresti che potesse trovare qualcuna con cui stare bene, ti preoccuperesti della sua felicità. Invece tutto quello che sai fare è imprecare perché te lo senti sfuggire dalla presa. Ti sembra che lui si sia comportato così quando ti sei infilata nel letto di Parker? O in quello del tuo caro soldatino scemo, Riley? O pensi che a lui non importasse? E’ questo ciò che pensi? Gli importava eccome, invece, ha sofferto come un cane, se vuoi saperlo, solo che, guarda un po’, si preoccupava più della tua felicità che del suo dolore. Magari avrebbe fatto meglio a cambiare scala di priorità, ma lo sai com’è fatto…o almeno dovresti saperlo.”

“Cordelia, smettila! Come puoi dire queste cose? Buffy…”

“Oh, per una buona volta, Willow, stanne fuori! Per una buona volta piantala di giustificarla e lascia che ci parliamo senza prenderci in giro! Tu neanche sai di cosa sto parlando!”

“Anche Buffy è stata male, cosa credi? Tu non hai il diritto di…”

“Di cosa? Di dirle in faccia che è un’egoista? Che mentre qui Angel ancora un po’ e si ammazzava da quanto stava male, lei a casa saltava da un letto a un altro? Che ogni volta che l’ ha visto l’ ha trattato come una pezza da piedi? Che l’amava, certo, l’amava tanto, ma cercare di capirlo mai, cercare di mettersi nei suoi panni, di fargli dire cos’aveva dentro, di aiutarlo coi suoi problemi - che fidati, non sono pochi – neanche una volta? Che il tempo di rifarsi il trucco e uscire col ragazzo di turno l’aveva ma intanto a Angel non una telefonata, almeno a sentire se era ancora vivo? E’ questo che non devo dire? Beh, carina, mi dispiace ma è ora che la tua amichetta si svegli e si decida a crescere non solo fisicamente! Così magari capirà anche che Angel non è un orsacchiotto che deve sempre essere lì quando hai bisogno di coccole e che poi butti in un angolo e te ne dimentichi!”

“Sta’ zitta!! E’ stato lui a buttarmi in un angolo! Lui a lasciarmi!!”

“Certo, piccola, e sai perché l’ ha fatto? Perché è un idiota. Un idiota innamorato che ha il brutto vizio di pensare agli altri prima che a sé stesso. Perché, guarda un po’ che strano, lui ci teneva a te, e voleva che fossi felice, che avessi tutto ciò che lui non poteva darti e che tu non mancavi mai di sbattergli in faccia che volevi: una vita normale! Ma, notizia straordinaria, non potevi avere tutto e così ha deciso ancora di accontentarti, come ha sempre fatto, e ha scelto per te, perché avessi ciò che volevi, strafregandosene di sé e dei propri sentimenti! E anziché ringraziarlo tutto quello che sei capace di fare è venire qui a reclamarlo, come se fosse una tua esclusiva proprietà!”

“Tu non capisci, non hai mai capito.”

“No, è vero, non ho mai capito che cosa vedesse Angel in te, ma ho sempre capito una cosa: che non lo meritavi! E non lo meriti neanche adesso! Lui per te ha rinunciato a tutto, tu a niente! Ma quel che ha fatto lo ha fatto di sua volontà, non perché è tuo, chiaro? Lui non è tuo, non è di nessuno, è di sé stesso e basta! E se hai intenzione di rovinargli la vita di nuovo con la tua insensibilità proprio adesso che la situazione sta migliorando, ti consiglio di non provarci nemmeno, se non vuoi che ti cavi gli occhi! E ti assicuro che ne sarei capace, dovessi pure sciuparmi lo smalto!”

Cordelia ormai era senza fiato, sentiva di star definitivamente perdendo il controllo, e anche se le sarebbe piaciuto mollare una bella sberla in faccia a quella mocciosetta frignante che si pretendeva dovesse salvare il mondo, sapeva anche che Angel non glielo avrebbe mai perdonato. Scartata l’ipotesi migliore non le restava che girare i tacchi e andarsene, prima di cambiare idea. Aveva già aperto la porta quando si voltò a fissare le due ragazze pietrificate dalla sua sfuriata. “Sai, Buffy, potrai anche essere la cacciatrice, potrai essere un’eroina, potrai aver salvato il mondo e tutto il resto…ma per me sei solo una perdente.” E non lo aveva mai detto con più convinzione, nemmeno quando era ancora la reginetta del liceo e non sapeva ancora chi fosse davvero quella biondina che finiva sempre nei guai.

A giudicare dalla faccia che aveva fatto Buffy doveva averlo capito anche lei.

Bene, forse dopotutto aveva fatto bene ad accantonare l’idea della sberla: quell’ultima frecciata era stata molto più soddisfacente, oltre che efficace.

Sbatté la porta e si recò a controllare come procedesse la trasfusione di Faith.

Cominciava a starle simpatica, quella ragazza…

           

XVII

 

Fronte corrugata, labbra serrate, sguardo poco convinto.

“Te lo assicuro, Mari, sto bene.”

Nessuna reazione. Continuava ad osservarlo.

“Avanti, non fare così. Il sangue di Faith ha funzionato perfettamente, sono guarito. Mi passi quella camicia?” Non mosse un muscolo. L’indumento gli volò in mano. “Grazie. Lei come sta?”

“Ha finito la trasfusione poco fa. Nessun problema. Sei sicuro di aver recuperato del tutto le forze?”

“Assolutamente sicuro, sorellina, è andata così anche l’altra volta. Ah, prima mi è sembrato di sentire qualcuno alzare la voce. E’ successo qualcosa?”

‘Buffy ha avuto una crisi semi-isterica e Cordelia le ha dato della puttana egoista. A parte questo, niente.’…no, probabilmente non era esattamente la risposta che Angel avrebbe voluto sentire.

“No, niente.”

“In altre parole, non me lo vuoi dire. D’accordo. Ma smettila di preoccuparti, o almeno controllati: sento la testa che mi vibra, con tutto quello che trasmetti.”

“Ok, ok, come vuoi.” lo seguì alla porta “In fondo sei solo quasi morto un’altra volta, perché mai dovrei essere preoccupata? In fondo Darla starà macchinando un’altra carognata in cui avrai un ruolo fondamentale, ma che importa?” Improvvisamente si ritrovò avvolta in un abbraccio solido e affettuoso. Si appoggiò al petto del fratello, passandogli le braccia attorno alla vita. Aveva sempre adorato essere abbracciata da lui, le trasmetteva sempre così tanto calore…perfino adesso che erano entrambi morti…

“Va meglio, adesso?” Angel si scostò da lei e le passò una mano tra i capelli scompigliati.

“Solo se mi prometti che starai attento. Sarai un rompiscatole ma sei l’unico fratello che ho. Non voglio perderti.”

“Non mi perderai, te lo prometto. Ma tu non preoccuparti. Qualsiasi cosa succeda saremo insieme, no?”

“Sì, e allora niente ci farà del male.” Le loro vecchie frasi di quando erano bambini, alle prese con un padre despota e brutale e una madre che era solo un’ombra muta e pallida. Oltre due secoli, da allora…e quelle frasi infantili non avevano perso nulla del loro potere consolatorio, della loro capacità di infondere speranza. Per qualche istante si poteva ancora credere che finché si era insieme niente di male avrebbe potuto realmente accadere…

“Ehi, gente! Siamo tornati!” Quella voce allegra ed eccitata, esplosa all’improvviso, li fece uscire dai ricordi e tornare alla realtà.

“Drusilla sembra su di giri, devono aver trovato qualcosa. Andiamo?”

“Certo.”

Alla spicciolata, chi da una parte, chi dall’altra, si riunirono tutti per sentire il risultato delle indagini. Per ultima, sorretta da Gunn, giunse una Faith pallida e con un polso vistosamente fasciato.

“Faith…e quello cos’è?”

“Niente di grave. Diciamo che ho saldato un certo debito. Piuttosto, voi che avete trovato?”

“Veramente, ‘io’ ho trovato. Se aspettavamo il cervellone…”

“Drusilla, ti ricordo che sono stato io a capire cosa esattamente tu avessi trovato. Se così non fosse stato, adesso…”

“E piantala, Wes! Non abbiamo a disposizione tutta l’eternità, qui, o almeno non tutti quanti. Vuoi venire al punto prima che mi vengano i capelli bianchi?”

“D’accordo, Cordelia, ci arrivo subito. Apparentemente l’intero sotterraneo è stato svuotato di qualsiasi cosa contenesse, tuttavia Drusilla è riuscita a recuperare una scheggia di un qualche cristallo, evidentemente staccatasi nel trambusto del trasloco. Se posso fare ipotesi, propenderei per considerarlo proveniente da un particolare tipo di cristallo, il Rendjor. E qui iniziano i problemi. A quanto ricordo, i cristalli Rendjor, peraltro estremamente rari e difficili da procurarsi, sono utilizzati in riti in cui ci si propone di evocare e far incarnare determinate entità, generalmente assai potenti. Possiamo quindi supporre che sia proprio questo, lo scopo di Darla.”

“Ok, Wes, stiamo per avere ospiti. Sappiamo anche quali?”

“Sfortunatamente no, credo che per questo occorreranno ulteriori ricerche. Il campo è alquanto vasto.”

“Capito. Il che significa che tu, il fratellino e Dru andrete a rinchiudervi nel vostro mondo di libri. Noi esseri comuni possiamo esservi utili?”

“Non dare fuoco alla casa e non ammazzare nessuno, sorellina, sarà già abbastanza. Al massimo, Willow può chiamare Giles e riferirgli le novità, potrebbe scoprire qualcosa anche lui.”

“Certo, lo farò. Ah, dopo potrei venire anch’io ad aiutarvi? Me la cavo, con le ricerche.”

“Sicuro, grazie. Tu come strega non sai nulla?”

“Purtroppo no, mi spiace. Forse, Tara…chiederò qualcosa.” La rossa si diresse al telefono e gli altri sparirono a caccia di risposte.

Nella stanza non si respirava certamente un’atmosfera rilassante. Cordelia ribolliva ancora di rabbia, Buffy era persa nella sua depressione e Faith non si era mai sentita più in imbarazzo per quello che aveva fatto. Marianne era semisdraiata su una poltrona, con un auricolare del walkman nell’orecchio, e osservava evidentemente divertita i tre uomini che non nascondevano di sentirsi totalmente fuori posto.…

Tic- tac, tic- tac, tic- tac, tic- tac…

Il tempo passava, Willow aveva raggiunto i colleghi nelle ricerche, Spike aveva convinto Xander a giocare a poker e vinceva barando vergognosamente. Cordelia e Buffy erano trincerate ognuna dietro una rivista, mentre Faith, ancora esausta, si era assopita.

Più in generale, si stagnava. L’apatia e la demoralizzazione avevano preso il sopravvento. Tant’è che, quando si sentì bussare alla porta, dal momento che Gunn aveva raggiunto certi amici suoi per una battuta di caccia nei quartieri bassi, solo Marianne sembrò interessata ad appurare di chi si trattasse.

Gli altri la sentirono salutare il visitatore con molto calore e poco dopo dall’ingresso si levarono due risate femminili. Quasi subito Marianne fu di ritorno, ma al suo fianco camminava decisa una giovane donna dai capelli biondi. Era vestita con un certo gusto, con dei pantaloni neri e un maglioncino aderente, azzurro chiaro come i suoi occhi. Una borsa nera le pendeva dalla spalla destra, sopra la giacca in pelle rosa che indossava.

Dopo appena un’occhiata alla nuova venuta, Cordelia aveva lasciato cadere a terra la rivista ed era balzata in piedi, come se la poltrona fosse stata disseminata di spilli. La sua faccia era il ritratto dello stupore. “Kate? Che ti è successo? Niente camicie incolori e felpe sformate? Stai male o hai solo avuto un’illuminazione divina che ti ha fatto ricordare che sei una donna? Oh, ci sono! Hai un appuntamento con un super- fusto miliardario, è così?”

Le labbra della donna, appena velate di lucidalabbra, unico segno di trucco nel suo viso acqua e sapone, si piegarono in un sorriso. “No, Cordelia, mi dispiace ma l’unico appuntamento che ho in vista è quello con una doccia calda e un letto comodo, e non immagini quanto ne abbia voglia, dopo tutto il lavoro che ho dovuto fare per voi! A proposito, Angel?” Il tono si addolcì impercettibilmente, nel pronunciare quel nome.

“Sta facendo delle ricerche. Arriva subito, gli ho detto che sei qui.”

In quel momento lo sguardo di Kate si concesse una panoramica della stanza, registrando senza particolare interesse o curiosità i suoi vari occupanti, finché non si posò su Buffy: si ricordava di quella biondina, e l’animosità insita nel suo carattere fece nuovamente capolino, stendendo una patina di gelo sui suoi occhi già color ghiaccio. La ragazza ricambiò fino all’ultima briciola di astio: anche lei non aveva dimenticato.

Appellandosi ad ogni singola oncia del suo autocontrollo, ancora saldo nonostante i colpi subiti, fece scivolare oltre il suo sguardo, incontrando il corpo di Faith raggomitolato nel sonno. “A quanto sembra, la pecorella smarrita ha trovato in fretta un ovile accogliente.”

“Perché, ne dubitavi?”

“Conoscendovi, no.”

“Ciao, Kate, va tutto bene?”

“Ciao, Angel. Certo, perché non dovrebbe?” La voce le tremava solo un po’ a ricordare il periodo ancora troppo recente in cui andava tutto fuorché bene. Un periodo che senza di lui non sarebbe finito, tranne che in una tomba. “Vi ho portato le informazioni che mi avevate chiesto.” proseguì, frugando nella borsa e traendone fuori un floppy disk e un fascicolo sottile. “Qui c’è tutto quello che sono riuscita a trovare sul dottor Branwell, per adesso. Forse riuscirò a procurarvi qualcos’altro, ma per il momento dovrete accontentarvi. Anche recuperare questo poco non è stato facile, quel tipo è più sfuggente di un anguilla e più blindato di Fort Knox.”

“Normale, per un cliente della Wolfram & Hart. Grazie dell’aiuto, Kate, ci sarà molto utile.”

“Di niente. Serve altro?” Non sapeva nemmeno lei se voleva scappare via di corsa o piantare le tende lì, a fissare quegli oceani color cioccolata che erano i suoi occhi.

“No, hai già fatto fin troppo. Grazie, Kate.” Ma perché aveva la dannata abitudine di ripetere il suo nome ogni volta che le parlava? E perché il suo cuore aveva l’altrettanta dannata abitudine di fare una capriola ogni volta che lo ripeteva?

“Figurati. Allora…ci vediamo, Angel. Ciao, ragazze, e tenetela d’occhio.” concluse, riferendosi a Faith.

“Non mancheremo, ma sta’ tranquilla: è a posto. Ciao, ci si vede in giro.”

“Ehi, aspetta un attimo! Non vorrai andartene via così?! Angel, non hai niente da dirle?” Cordelia, ovviamente.

“Niente da…dirle? E che cosa?”

“E’ inutile, sei un caso disperato!” sospirò la ragazza. “Ad esempio che ne diresti di dare un’occhiata ai suoi vestiti che per una volta sono degni di questo nome? O di notare che, forse per la prima volta in vita sua, appare come la donna che si presume sia? O magari di farle i complimenti per come sta, dopo aver lasciato perdere il penoso tentativo di travestirsi da uomo?”

Angel sembrò perplesso. Fissò Cordelia, sbirciò la sorella come a chiedere aiuto e infine si decise ad osservare Kate, come se cercasse di capire cosa ci fosse che non andasse e che cosa ci si aspettasse da lui.

Marianne faticò a trattenere la risata esplosiva che le vibrava in gola: sembrava un bambino chiamato alla lavagna senza aver studiato!

Dal canto suo, Kate pensò di essere sul punto di andare a fuoco mentre la percorreva da capo a piedi con quel suo sguardo tenero e incerto. Sapeva quanto fosse difficile parlare, per lui, specie quando veniva messo di fronte a situazioni imbarazzanti come quella, e ogni volta che lei ci si trovava coinvolta non poteva fare a meno di chiedersi se lo stesso viso di ragazzo che aveva davanti era davvero quello di chi aveva massacrato migliaia di persone innocenti, aveva reso pazza una ragazza inglese col dono delle visioni, era stato ad un passo da mandare letteralmente il mondo all’inferno o anche solo del guerriero capace di mozzare la testa ad un demone senza battere ciglio. Le maturava dentro una gran voglia di piangere, in quei momenti, mista all’irrefrenabile istinto di stringerlo forte a sé e non lasciarlo fino alla fine dei tempi, fino a far sparire il suo dolore, fino a che entrambi non avessero più niente da desiderare.

Ma perché, perché non parlava?

Stava davvero così male?

Lo sapeva, non avrebbe dovuto vestirsi in quel modo!

“Certo che sta bene, Cordelia…” Angel sembrava non aver la minima idea del significato della domanda. “Sta sempre bene.” La sua voce aveva un’inflessione da ‘Mi sembrava ovvio, perché me l’ hai chiesto?’, e Kate si diede dell’idiota: possibile che non l’avesse ancora capito?

Angel era l’ultima persona al mondo del cui giudizio dovesse preoccuparsi, un maglione infeltrito o una camicia di alta sartoria per lui erano esattamente la stessa cosa. Non guardava gli abiti, ma la persona che li indossava.

E un tipo del genere si ritrovava circondato da tre, ora forse quattro, ragazze che ogni giorno o quasi erano vestite sempre con qualcosa di nuovo!

Che fosse un’altra clausola alla sua maledizione?

Una qualche legge del contrappasso?

Non riuscì davvero a impedirsi di sorridere. Un sorriso a metà tra quello indulgente di una madre di fronte ad una marachella del figlio e quello della donna che ha appena realizzato di aver fatto l’ennesima cretinata.

“Grazie, Angel.”

 

 

Ma per l’inferno!!

Tutte a lui! Tutte!

Ma che diavolo aveva di tanto irresistibile?

Il fascino dello sfigato?

Considerò l’ipotesi, la voltò, la rivoltò e la scartò: non poteva essere, altrimenti lui stesso avrebbe lasciato interi sciami di vittime al suo passaggio!

Senza falsa modestia, in quanto a sfiga, specie con le donne, lui era decisamente imbattibile, sia considerando la vita che la morte!

Bene o male, Spike se l’era sempre chiesto, anche se avrebbe preferito ammirare il sole del mezzogiorno in pieno Sahara piuttosto che ammetterlo, perfino con sé stesso.

Stavolta però la curiosità aveva prevalso sull’orgoglio.

Anche perché…che orgoglio poteva avere, a quel punto…

Finalmente si era deciso a sciogliere il mistero: che cavolo ci faceva, Angel, alle donne?

Poteva ancora capire Angelus: il fascino del male, del bastardo a tutto tondo, della carogna senza appello e tutte quelle storie lì…Non spiegava perché, in passato, quando lo aveva ancora anche lui, Drusilla gli avesse concesso i suoi favori solo quando non concedeva tutto il resto al suo sire, ma spiegava tutte le altre. Che era sempre meglio che niente.

Angelus…quanto lo aveva odiato…

Lo aveva odiato tanto quanto lo aveva ammirato, tanto quanto lo aveva invidiato.

Perché non aveva dubbi. Perché era forte. Perché era rispettato.

Perché era tutto ciò che lui aveva sempre voluto essere senza riuscirci.

Perché era il padre o il fratello maggiore che aveva desiderato senza poter avere.

E che non aveva nemmeno allora.

Così Spike aveva deciso di far finta di niente.

Di comportarsi come se lo fosse, un padre o un fratello egoista e crudele.

Se non poteva avere il suo affetto, la sua ammirazione o anche solo il suo rispetto, allora avrebbe avuto il suo disprezzo e il suo odio.

Si sarebbe fatto picchiare e umiliare, e ancora l’avrebbe fatto infuriare e abbassarsi al suo livello.

Decenni passati in quella maniera stupida e inutile.

Decenni ad essere solo il secondo.

Faceva male, inutile negarlo.

Lui voleva essere il primo, il migliore, quello superiore a tutti, il più famoso, temuto e rispettato. Voleva essere tutto quello che non era stato da vivo, e non gli interessava se lo voleva per sé stesso, Drusilla o Angelus.

Lo voleva e basta.

E non riusciva ad esserlo.

Nemmeno dopo che il primo si era levato dai piedi.

Perché dopo di lui era arrivato un altro primo.

Con la stessa faccia ma con un’anima in più.

Quell’anima che di nuovo lo aveva reso secondo.

Ecco quello che non capiva. Quello che non accettava.

Passi essere il secondo di Angelus…poteva rompere, e rompeva, ma tutto sommato era un rospo che si riusciva ad ingoiare. Anche se al momento lo stagno nel suo stomaco doveva esporre il cartello ‘Tutto esaurito’!

Ma il secondo di Angel….quello poi no!

Poteva tradire Angelus, cercare di farlo fuori, di spedirlo all’inferno e quant’altro, ma se lo faceva era solo perché avrebbe dato l’anima che per fortuna non aveva per essere al suo posto! Un motivo c’era, e pure buono.

Ma nemmeno tra un migliaio di secoli avrebbe voluto essere come Angel, come quel depresso cronico che di sicuro sarebbe stato più a suo agio in un eremo su un monte che in una metropoli come Los Angeles, che tanto non si godeva!

E invece doveva essere anche il suo secondo!

Che fosse stato maledetto anche lui senza che se ne fosse accorto?

O magari semplicemente la sua era una sfiga genetica, per dirla nel linguaggio del tempo?

Inutile, il problema in questione non era lui. Era Angel.

Prendersi in giro non serviva a niente: Buffy lo amava ancora.

E lo sapevano praticamente tutti tranne il diretto interessato.

Spike personalmente lo sapeva da sempre.

Non che ci avesse fatto l’abitudine, ma insomma…almeno era un passo avanti agli altri.

Quello che aveva appreso solo quella sera, tramite un accurato lavoro di ficcanaso, era altro, ed era stato sufficiente a fargli ringraziare il destino di averlo privato, se non del cuore, almeno del battito cardiaco. In caso contrario avrebbe temuto seriamente per le sue coronarie!

La brunetta innamorata di Angel…

Miss Fuori di testa che si trasformava in fatina buona ad opera del novello salvatore dell’umanità.

Che si costituiva, stava in galera senza farla diventare un cimitero e usciva con un cuoricino nuovo, splendente, accuratamente purificato e che batteva per il suo eroe non-morto.

Che sacrificava il suo sangue per salvargli la vita, o ciò che ne rimaneva: che romantico!

Un’altra cacciatrice che perdeva la testa per Mr Depressione del nuovo millennio…

Non una, due! Due cacciatrici a innamorarsi di lui!

Che fosse per bilanciare le due che lui, Spike, aveva ucciso?

Uno le ammazzava, l’altro le faceva innamorare?

No, passi il soprannaturale, ma quella era fantascienza…e detto da uno che aveva un chip in testa non era poco!

Chi altro c’era?

Darla…ma quella voleva Angelus, e non potendo averlo voleva far fuori il gemello buono…no, lei poteva lasciarla perdere.

Kate…oh-ho! Bocconcino prelibato, la bionda appena uscita! La seconda rivelazione della serata! Donna di ghiaccio che si scioglie quasi sul pavimento sotto uno sguardo del tenebroso! Che probabilmente cambia look solo per lui e ormai soccombe alla tachicardia di fronte ad un complimento che quello non si era neanche accorto di fare! Tipo difficile da conquistare, ma abbattuta anche lei! Ah, le donne…

Innamorate no, ma Drusilla e Cordelia avrebbero forse dato un braccio, per Angel.

Onestamente aveva quasi avuto la tentazione di scollare l’orecchio dalla porta dove si trovava, a pochi centimetri da quello di Marianne, per entrare ad applaudire la ragazza, durante quella sua magistrale tirata…dopo essersi auto-convinto a non squarciarle la gola per come stava trattando Buffy: dopotutto era Miss Liceo ad avere ragione, aveva ancora abbastanza spina dorsale da ammetterlo. E dal canto suo, lui le aveva detto pure di peggio.

A Drusilla non voleva neanche pensare. Se voleva un mal di testa gigante bastava il chip a procurarglielo, non aveva bisogno di cercarselo. Cos’era rimasto della sua principessa debole e pazza in quella creatura vibrante di forza ed energia? Da dove venivano quella risata cristallina, quell’intelligenza, quella vivacità, quella sicurezza, quella…sì, anche quella bellezza nuova, luminosa e decisa…?

Come aveva fatto a cambiarla tanto, Angel?

E lei, perché era cambiata?

Lei come Faith…

Ultima ma non meno importante, la cara sorellina.

Finché lei era nei paraggi, meglio calmare i suoi bollenti spiriti nei confronti del fratellone.

Finire in cenere non era uno dei suoi obiettivi più prossimi.

Però doveva ammettere che anche a lui sarebbe piaciuto avere una sorella così, che gli volesse sempre bene e si preoccupasse per lui. Che non lo lasciasse solo a rompersi la testa, che gli stesse accanto, che lo facesse stare bene.

Che gli rompesse anche le scatole o con la quale litigare.

Forse era davvero ora che si decidesse a crescere…

Ma che poteva farci se non gli piaceva stare solo?

Era così sbagliato volere al proprio fianco qualcuno che gli volesse bene al di là di tutto, che non lo piantasse come poteva fare una ragazza? Era sbagliato volere una sorella?

Beh, lui l’avrebbe voluta.

E invece l’aveva Angel. Tanto per cambiare.

Ora, per tornare al punto, lasciando perdere le ultime tre che non ne erano certamente innamorate, Marianne per ovvi motivi, Cordelia perché troppo amici e Drusilla…meglio per lei che non lo fosse…ne restavano comunque altre tre a struggersi per l’angioletto.

Il che lo riportava alla domanda iniziale: perché Angel? Che aveva di tanto speciale?

A quanto ricordava del proprio aspetto non gli sembrava di essere meno bello di lui.

Aveva anche più senso dell’umorismo di lui.

Ed era un vampiro proprio come lui.

Quindi, perché alle donne non faceva lo stesso effetto che faceva lui?

Che fosse la sua povera, piccola, patetica anima tormentata? Che suscitasse l’istinto materno?

E perché allora il suo chip non inteneriva nessuna? Non faceva mica meno male!

Invece le donne lo ignoravano, almeno quanto…quanto Angel ignorava loro!

Eccola, l’illuminazione che cercava!

Era un dato di fatto!

Ci si sarebbe giocato mezza eternità!

Effettivamente, a parte Buffy (ma lei era un caso a sé stante), era probabile che il buon vecchio Angel non pensasse ad una ragazza in quel modo neanche per sbaglio, preso com’era da quella sua santa missione, dall’espiazione!

Tombola! Ce l’aveva fatta, finalmente!

Svelato l’arcano!

Per attirare le donne doveva solo ignorarle e concentrarsi su altro, non vederle neanche o quasi! Allora sarebbero arrivate come api al miele!

D’allora in poi, le donne, specie Buffy, erano bandite dai suoi pensieri!

Era una decisione irrevocabile!

Peccato che, conoscendosi, sapesse benissimo che due secondi dopo sarebbe stato daccapo…

 

 

“Arrivo! Arrivo! Ma che diavolo…Gunn! Ma ti ha morso una tarantola?”

“Scusa, Cordy, non ho tempo: Angel è di là?”

“Dove vuoi che sia? Stanno ancora…”

“Devo dargli una cosa, ne parliamo dopo!”

“Sì, ma…ehi!” Cordelia stava ancora scuotendo stranita la testa quando venne raggiunta da Marianne.

“Era Gunn o un missile terra- aria che gli somigliava, quello che mi è appena schizzato davanti?”

“Dovrebbe essere Gunn, ma temo che il suo cervello l’abbia perso mentre correva. Dice che deve dare qualcosa ad Angel…”

- Sorellina, forse ci siamo! –

“Mari, cosa…”

“Zitta! E’ Angel!”

- Cosa ti ha portato Gunn? -

- Un messaggio, con un indizio. Forse sappiamo il piano di Darla. –

- Perché, era suo, il messaggio? Le lettere d’amore non sono più di moda? –

- Non è mai stata il tipo, e adesso sarebbero fuori luogo. Comunque non è stata lei a mandarmi il biglietto. –

- Qualcuno dei suoi che ha deciso di cambiare bandiera? –

- Qualcuna che non vedeva l’ora di metterle i bastoni tra le ruote. –

- Allora mi sa che ho capito di chi si tratta. Ti fidi di lei? –

- Trattandosi di mettere nei guai Darla, sì. Conosci anche tu che rapporti ci sono fra di loro. –

- Ok, che vuol fare il nostro sire? –

- Stiamo venendo a spiegarvelo, abbi pazienza. E non aspettarti granché: abbiamo fatto dei passi avanti, ma c’è ancora una grossa incognita. Sfortunatamente quella principale. –

- Perché la cosa non mi sorprende? -

“Perché sei intelligente, sorellina.”

Un buon numero di sguardi virarono alla confusione, a quell’uscita improvvisa e apparentemente senza senso.

“Tranquilli, non è uscito di senno: stavamo parlando tra di noi e mi ha risposto a voce, succede. Allora, Angel, fuori il rospo.”

“Mentre era a caccia, Gunn ha avuto un’incontro particolare: una ragazza l’ ha fermato e gli ha detto di portarmi un messaggio, dicendo che riguardava Darla e il suo piano, e che era importante. Dalla descrizione della ragazza e dal tono del biglietto direi che si è trattato di Manuela.”

“Quella cara ragazza! Tipetto focoso, eh? Così, alla fine è ricorsa al tradimento puro e semplice. Mi piace.”

“Buon per te, Spike, perché non la inviti ad uscire? Solo che lei non è pazza come lo ero io, per cui è probabile che ti mandi a spasso. Ma dimenticavo, tu ci sei abituato…”

“Fine round, voi due! Angel, continua.”

“Lasciando perdere enigmi e ricerche di ogni genere, siamo riusciti a interpretare le informazioni di Manuela. Non sappiamo come, probabilmente attraverso la W&H, ma Darla si è procurata un potentissimo artefatto, lo Specchio di Xian-Djokur. Si dice che lo specchio sia frutto degli esperimenti di una setta di maghi o stregoni dell’antica Cina, dediti a tentativi di creare delle porte su differenti realtà. Pare però che uno di questi esperimenti andò male, portando alla creazione dello specchio. Dopo averlo studiato ed essersi accorti della sua pericolosità, in seguito all’uso fattone da alcuni traditori dell’ordine, decisero di nasconderlo, non essendo apparentemente in grado di distruggerlo, e se ne persero le tracce, anche se è citato in vari testi antichi. A quanto sembra, Darla l’ ha recuperato.”

“Credo sia il discorso più lungo che ti abbia sentito fare da un po’ di tempo a questa parte, fratello. Veniamo al punto: a che diavolo serve quello specchio?”

“Non lo sappiamo.”

Anche senza leggere i pensieri degli altri, Angel aveva una chiara idea di cosa stessero pensando: le loro espressioni erano molto eloquenti.

“Dimmi che stai scherzando.”

“Purtroppo no . Conosciamo alcuni elementi del rito che si appresta a compiere Darla e sappiamo anche quando e dove avrà luogo. Ma non abbiamo la minima idea di quali effetti avrà l’attivazione dello specchio.”

“Nessuna?”

“Nessuna, Mari. Nei libri non c’è scritto niente in proposito, almeno in quelli che abbiamo noi.”

“D’accordo, possiamo farne a meno.” intervenne Buffy. “Darla deve compiere il suo cavolo di rito in un preciso momento, no? Se noi prima riusciamo a scoprire dov’è e a soffiarle lo specchio, oppure a distruggerlo in qualche modo, non dovremo più preoccuparci del suo possibile utilizzo, no?”

“No, mi spiace. Lo specchio è protetto dalla stessa magia che l’ ha creato e una volta che lo si possiede è possibile usarla per legarlo a sé. Trovare Darla è quasi impossibile in una città come Los Angeles, e considerando gli agganci che ha. Fino al rito non possiamo fare niente.”

“Come fino al rito?”

“Dru, cos’è che hai trovato, esattamente?”

“Dunque, Angel, come hai detto prima, è possibile rivolgere la magia dello specchio per proteggerlo e vincolarlo. Finché questa magia è attiva lo specchio è impossibile da distruggere, ammesso che lo sia in qualche modo, e contemporaneamente, essendo legato a Darla, protegge anche lei. Ma quando il rito avverrà, tutta l’energia magica dovrà servire alla riuscita del rito stesso, così lo specchio e Darla resteranno slegati e privi di protezione. Dovremo agire allora, un istante dopo la perdita di protezione e un istante prima dell’inizio del rito, che una volta cominciato non si potrà fermare. Saremo sul filo dei secondi.”

“Ma che bello! Domanda: come facciamo a fare tutto questo se non sappiamo dov’è Darla?”

“Però sappiamo dove sarà. Il rito deve avvenire in un punto preciso, una zona di confluenza di…”

“Taglia, angelo! Di sermoni e conferenze ne fa già abbastanza Giles! Tradurre, prego: non siamo tutti topi di biblioteca, qui.”

“Cosa di cui dovremmo essere grati, visto che le tue precedenti escursioni in campo letterario hanno prodotto solo delle poesie, se così vogliamo chiamarle, talmente orrende da suscitare l’impulso di strapparsi le orecchie e gli occhi, pur di evitare una tortura simile!”

“Ehi! Allora avevi detto che ti piacevano!”

“A parte che allora ero pazza, ero anche una brava bugiarda: non mi avrai creduto veramente, spero! Beata ingenuità…”

“Dateci un taglio, litigherete più tardi! Fratellone, ignorali e continua.”

“La confluenza di correnti mistiche particolari, unite ad un’adeguata posizione di stelle e pianeti, attiverà un pentacolo di Rendjor, che unito allo specchio e al rito consentirà di richiamare quello che Darla vuol richiamare.”

“E noi sappiamo dove si trova questa confluenza?”

“Sì, Willow è riuscita a calcolare il punto esatto.”

“E quando succederà il tutto?”

“Fra tre giorni,”

“E fino ad allora non possiamo far niente se non aspettare, giusto?”

“Giusto.”

“E anche allora dovremo solo interrompere il rito, non dobbiamo prepararci in modo particolare, esatto?”

“Teoricamente sì. Mari, dove vuoi arrivare, di preciso?”

“A dire che per tre giorni stiamo in pace e che domani sera io e Dru non dobbiamo rinunciare al teatro. E tu ovviamente ti ricordi di averci promesso di venire con noi, non è vero, fratellino caro?”

“Ma ti sembra il momento?!” Non si accorse di aver inconsciamente alzato il tono. La sua voce sembrava anche più acuta del dovuto. “Darla sta macchinando qualcosa di cui non sappiamo ancora niente, dobbiamo esaminare le informazioni di Kate su Branwell, la W&H potrebbe fare chissà cosa e…”

“E domani sera c’è una prima di ‘Sogno di una notte di mezza estate’, alla quale parteciperà un mucchio di bella gente e alla quale tu hai promesso di accompagnarci, in cambio di esserci occupate di quel gruppo di novellini isterici che banchettavano a barboni, mentre tu eri impegnato a salvare il mondo in generale e la testa fresca di parrucchiere di Cordelia in particolare. Non vorrai mancare alla parola data, Angel?”

“No, Dru, dico solo…”

“Che sarai felice di accompagnarci, vero, mio sire?”

“Che non feriresti mai i sentimenti di due fragili ragazze, vero, fratellone?”

Con due paia di occhi scuri come la notte che lo fissavano con un’espressione sapientemente in bilico tra l’assoluta serietà, la minaccia, la presa in giro e l’implorazione, Angel ebbe la netta sensazione di essere in trappola, più che se fosse stato di nuovo davanti alla bocca aperta di Achatla, pronta a spedirlo un’altra volta all’inferno.

Per un lungo momento rimpianse di avere l’anima, o almeno che fosse come era e che loro lo sapessero quanto lui, sfruttandone i punti deboli senza pietà.

Ma perché non riusciva mai a dir loro di no?

Tentò disperatamente di trovare una via di fuga, sebbene sapesse che sperarci equivaleva a sperare di non ustionarsi toccando una croce: “Sentite, ragazze, non è che non voglia venire con voi…” Non sapeva che si potesse mettere tanto scetticismo e sarcasmo in due sguardi assolutamente identici. “Ma lo sapete che a me la folla…Perché non ci andate con qualcun altro? Willow, ad esempio, o Wesley. Perché non Spike? Lui adora stare in mezzo alla gente!”

“Ma che ti sei impazzito?! Io non faccio la baby sitter a nessuno, specialmente a quelle due! Che ci vadano da sole, sono grandi abbastanza!”

“Sta’ tranquillo che con te meno ci stiamo e meglio stiamo! Ti ho sopportato un secolo, è stato più che sufficiente, grazie!”

“Calma, Dru: Angel stava solo scherzando…VERO??”

- Prova a dire di no, fratello, e dico a Buffy tutto quello che ho visto nella tua testa, specie su di lei. Ivi compreso un certo giorno che non è esistito… -

- Questo è un ricatto, lo sai? –

- Non ho mai cercato di negarlo, anzi. –

“D’accordo, Mari, avete vinto. Vengo con voi…”

“Hurrà! Grazie tante, fratellino!”

“Sì, Angel, grazie tante, sei un tesoro!”

“E piantatela di cinguettare, voi due! Capirai che roba, il teatro…”

“Detta da uno che guarda ‘Passioni’, la cosa non mi tocca molto. Benvenuto nel mondo di chi ha un cervello, e che non si diverte a rubare mutandine altrui o a fare sesso con un robot!”

“DRU!!!”

 

 

Niente. Non potevano fare niente se non aspettare.

Per tre giorni avrebbero avuto le mani legate.

Come se non fossero già abbattuti a sufficienza!

“Bene, signori, come diceva Omero, “spunta l’aurora dalla dita di rosa”, e meno poeticamente per noi poveri vampiri è ora di andare a nanna. Quindi…arrivederci!”

“Momento! E io?”

“Tu ti metti una coperta addosso e ti levi dai piedi, Spike. Dru non è l’unica a non essere entusiasta della tua presenza. Senza contare che l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che tu ed Angel litighiate come sicuramente finireste per fare in caso di convivenza forzata.”

“Mi buttereste fuori a finire in cenere??”

Gli altri tre vampiri si scambiarono delle occhiate molto significative. Oltre che molto tentate.

“D’accordo, non rispondete! Il vecchio Spike se ne va incontro al suo destino: un mucchietto di cenere per colpa di tre egoisti insensibili perfino ai propri simili!”

“Tu faresti lo stesso con noi! O devo proprio ricordarti che l’ultima volta che ci siamo visti eri pronto a ficcarmi un paletto in cuore senza tanti problemi?”

“Sai, Spike, secondo me avevi sbagliato indirizzo: non dovevi fare il poeta, ma l’attore. Guarda, come attore tragico avevi un futuro!”

“D’accordo, resta.”

Tutti si voltarono a fissare Angel come se avesse due teste.

“Ti spiace ripetere?”

“Personalmente preferirei evitarlo, ma è anche vero che potremmo aver bisogno di te. Trovati un posto dove dormire e non saccheggiarci il frigorifero: le nostre scorte cominciano a calare.”

“Sicuro, vecchio mio! Non darò fastidio a un’anima, viva o morta.”

“E ti aspetti che ci crediamo? Vedi solo di non sbagliare cacciatrice e infilarti nel letto di Faith, ha bisogno di riposare. Andiamo, Angel. Ci vediamo, Dru. Ragazzi…” Così dicendo, Marianne si allontanò, spingendo davanti a sé il fratello. Faith, dopo un’occhiata all’altro ospite, li seguì e il resto della banda sparì poco dopo, lasciando a confrontarsi Spike e Drusilla.

“Beh, che vuoi?” Fissare Drusilla negli occhi non era mai stato facile, ma almeno prima poteva provare tenerezza alla vista delle scintille di follia che balenavano in quegli abissi neri: lei aveva bisogno di lui! Ora era sana e forte, e gli occhi che lo scrutavano erano freddi e ironici. Lo mettevano a disagio: doveva essere quello che provava una persona al cospetto di un mostro che indossava il viso e il corpo di un suo caro, un momento prima di sentirsi affondare le zanne nel collo. Una spiacevole sensazione che tutto non fosse uguale a prima. Un vago sentore di estraneità. Chi era quella che gli stava di fronte?

“Io niente. Sei tu che volevi qualcosa. E l’ hai ottenuta. Adesso non lamentarti, ‘io’ qui sono a casa mia.” Alzò entrambe le braccia, stiracchiandosi languidamente. “Beh, è tardi, e io sono stanca. Ti consiglio quel divano, è comodissimo. E magari ricordati di non aprire le tende. A più tardi.”

“Dove vai?”

“Nella mia stanza, anzi, nelle mie stanze. Ho pur detto che sto un paio di porte più in là: qui, strettamente parlando, abitano solo Angel e Mari, anche se io ci sono più che a casa mia. Perché? Hai bisogno di qualcuno che ti rimbocchi le coperte e ti canti la ninna nanna?”

“Ma va’ all’inferno!” Non aveva neanche finito di dirlo che ebbe l’impressione di essere travolto da un tir. Quando riaprì gli occhi si ritrovò sul divano, la testa schiantata sullo schienale, una mano di Drusilla che gli serrava la gola e un suo ginocchio premuto in un punto delicato per un uomo. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, ma a giudicare dall’espressione su quello della ragazza non era certo un bacio quello che ci sarebbe scappato.

Semmai un collo rotto. Probabilmente il suo.

“Invito sbagliato, piccolo mio!” gli sibilò all’orecchio attraverso le zanne.

A quell’epiteto Spike reagì cercando di attaccarla a sua volta, solo per sentirsi fulmineamente afferrare e stritolare il polso, e aumentare la pressione alla gola e al bacino. Dannazione! Ma come faceva ad essere così forte?!

“Non si parla della corda in casa dell’impiccato…e non si manda nessuno all’inferno in casa di qualcuno che ci è finito per secoli! Mi sono spiegata? Altrimenti sarà un piacere accompagnarti all’uscita.”

“Dimenticavo. Il povero, piccolo Angel…ve lo coccolate sempre, vero?”

“Cerchiamo solo di evitare che qualche incosciente lo faccia stare peggio di quanto non stia già, è il minimo che si merita, anche se l’argomento in discussione riguarda solo quel po’ d’educazione che non ti farebbe male imparare. Queste sono le regole: se non ti vanno bene, quella è la porta. Accomodati e rifatti l’abbronzatura, basta solo che non ti aspetti che qualcuno pianga sulle tue ceneri!”

“Veramente…credo che resterò. Ho la pelle delicata, non vorrei scottarmi.”

“Allora regolati di conseguenza.” Mollò la presa e gli voltò le spalle, per voltarsi dopo pochi passi, il viso di nuovo umano. “E per quanto riguarda la mia forza, da cui sembri tanto sorpreso…Angel mi ha permesso di bere un po’ del suo sangue per irrobustirmi: ha funzionato bene, non ti pare? Del resto è molto potente, fortificato dagli anni e dalla sua discendenza, da Darla e, tramite lei, dal Maestro. Pensaci, Spike. Ci si vede.”

 

 

 fine