SENZA DI LEI

Autore: Alyson

 

Personaggi: Angel, Willow, Xander, Tara, Down, Giles

 

Disclaimer: i personaggi delle serie "Buffy the vampire Stayer " e "Angel" appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt, la WB, ME, la UPN e la Fox. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Trama: Un mondo senza di lei, un mondo senza Elizabeth Anne Summers, senza la Cacciatrice, per lo meno la nostra.

E chi l’ha amata più di noi?Come ha fatto?I 3mesi che la serie non racconta, tra la 5^e la 6^stagione.

 

Commentate, commentate(questa provo a farla a puntate...cercherò di non farvi aspettare troppo!Ovvio, solo se vi piacerà).

 

 

Il ritocchino di Miss Mary

 

Stava giocando nel parco pubblico.

-Miss Mary, non fare la cattiva…- sospirò la bambina dai capelli rubino.

Non le piacevano proprio le bambole e senza Xander i giochi non erano gli stessi.

Era una calda e assolata mattinata di luglio.

Sua madre l’aveva accompagnata al parco e Willow stava tentando di divertirsi anche senza il suo migliore amico, in vacanza con la famiglia.

Si guardò intorno e sulla panchina scorse sua madre che leggeva, una giovane donna di circa 35anni, alta e slanciata.

La Signora Rosemberg non era bellissima, ma aveva un chè negli occhi di affascinante e i lunghi capelli castani le scivolavano fluentemente lisci sulle spalle, incorniciandole il viso.

Le piaceva la sua mamma, pensò la bambina piegando il viso e sorridendo.

Poi tornò al suo strano e noioso gioco, tentando di rasare del tutto la sua bella bambola nuova, che le sembrava tremare di disappunto.

 

-Buffy, non correre!-disse una donna bionda alla figlia che ovviamente corse più veloce e immancabilmente cadde, facendo un paio di ruzzoloni davanti alla bimba rossa.

Willow esterrefatta, squadrò la nuova venuta.

La bambina si tirò in piedi e si ripulì il vestitino azzurro con le mani, poi alzò lo sguardo e fu occhi negli occhi con l’altra.

-Ciao!- disse sorridendo alla rossa, un baffo di sporco disegnato sulla guancia.

-C-ciao..-rispose l’interpellata, un po’ incuriosita da quella bimba, completamente indifferente alla botta appena subita.

In verità la piccola di circa 5anni, che le stava davanti, con quegli occhi verdi e morbidi capelli dorati, si era fatta male a un gomito, ma la nuova amica era molto più interessante.

-Che fai?- si accovacciò quest’ultima, tirandosi la gonnellina.

-Buffy!- trafelata Joyce Summers aveva raggiunto la figlia, che come al solito aveva sporcato il vestito pulito.

-Ti sei fatta male?- aveva detto chinandosi verso la sua bambina, che nel frattempo si era alzata verso la madre, con sguardo contrito, sapendo di essere in fallo.

-No, mami…non mi sono fatta niente.- disse strascicando le parole –Posso giocare con la mia nuova amichetta?- continuò con gli occhi che le brillavano e un largo sorriso stampato sul faccino.

“Amica?”pensò Willow “ma se non sa neanche il mio nome!!”

Joyce assicuratasi che la sua piccola peste fosse tutta intera, rispose circospetta –Certo…e come si chiama la tua nuova amica?- poi si voltò verso l’altra bimba, dedicandole un dolce sorriso.

Will si sentì avvampare, perché era così timida?Non avrebbe spiccicato parola se sua madre non fosse intervenuta.

-Willow…Willow Rosemberg e io sono sua madre.- aveva detto con calma la donna avvicinandosi al trio e allungando la mano verso l’altra.

-Joyce Summers e lei è mia figlia Buffy..una piccola peste!- disse sorridendo la bionda, mentre le stringeva la mano.

Intanto che le madri si presentavano, l’attenzione di Buffy tornò sulla sua coetanea.

-Povera bambola…- disse divertita, osservando la testolina pelata di Miss Mary.

-A-aveva bisogno di un ritocchino…non stava bene con i capelli lunghi…- rispose la rossa emozionandosi e stringendo il giocattolo.

-Io sono Buffy!- disse sicura di sé la biondina, mentre l’altra si alzava.

In fondo era simpatica si disse Willow.

-Io Willow..-le sorrise con gli occhi verde scuro.

 

 

 

Davvero finita

 

Li ricordava quei momenti.

Il tempo si era infilato tra di loro per anni, sbiadendo e caramellando i ricordi, ma ancora rammentava quegli occhi verdi, la prima volta che li aveva visti.

Quegli occhi che erano stati i più presenti nella sua vita, quegli occhi che sempre l’avevano osservata scontrarsi con la sopravvivenza, quegli occhi che le avevano infuso forza, calore.

Due smeraldi verdi che l’avevano illuminata per caso in una mattinata di luglio di quasi 12anni prima.

Non avrebbe mai pensato di rivederli, ne che diventassero una delle presenze più importanti della sua esistenza.

Non li aveva nemmeno ricordati, la volta che si erano parlate al liceo.

Era venuto in mente ad entrambe anni dopo.

Un ricordo condito di affetto e ironia.

Si, la vita era ironica.

Quegli occhi preziosi erano quelli che ricordava meglio in assoluto e ora erano chiusi.

Si, la vita era amaramente ironica.

Pensava questo la rossa, mentre la locomotiva rumoreggiava tirando il suo vagone, lontano da L.A., lontano da un altro momento dannatamente doloroso, lontano da Angel e dalla sua sofferenza, che sommata alla sua era insopportabile.

Guardava fuori dal finestrino il paesaggio addormentato.

Mancava poco e sarebbe stata a casa…una casa senza la sua migliore amica.

Si scosse, non doveva pensare questo o i pensieri si sarebbe insinuati nel suo sangue, pompando la linfa e il dolore, arrivando al cuore e spezzandolo di nuovo, ancora…

Non lo avrebbe sopportato, non nuovamente.

Era più facile ignorarlo, fare finta che il vuoto lasciato dalla bionda non fosse tangibile e tagliente.

Si sarebbe rifugiata nell’abbraccio di Tara e non avrebbe più pensato.

Non avrebbe più cercato di capire in quale dimensione infernale Buffy fosse caduta…tormentata da chissà quale demone.

Era inutile, serviva solo a farsi male.

Ma quale amica sarebbe stata così apatica?Nemmeno la più infima.

Continuava a ricordare lo sguardo del vampiro con l’anima.

Torbido, colpito, dolorante…forse a tratti senza senso, vuoto, agghiacciante…posseduto dal male più inutile, quello della perdita, quello della colpa infondata.

Si impose di non piangere ancora.

Con un ultimo fischio il treno frenò la sua corsa.

-Sunnydale!Sunnydale!Capolinea, fine della corsa.-

Aveva aspettato qualche secondo, dopo l’urlo del controllore, poi aveva chiuso gli occhi come a raccogliere le forze ed era scesa da quel treno.

La serata era fredda e sferzante, il gelo le carezzava tagliente le guance.

Si guardò intorno, cercando il suo calore personale, il suo rifugio, il suo dolce ritorno.

Poi si videro.

Tara seduta su una panchina, l’attendeva, immersa nel fumo lieve della locomotiva.

Il lampo dei capelli carmini dell’altra, l’aveva fatta alzare di scatto.

Si avvicinarono piano, senza fretta, perse l’una negli occhi dell’altra.

Will, fermandosi davanti alla bionda appoggiò la valigia accanto ai suoi piedi.

Si osservarono ancora per qualche secondo, poi Tara l’abbraccio senza una parola.

La strega si aggrappò alla compagna come per trarne forza.

Ora era davvero finita.

 

Gli occhi di chi vede

 

Il ragazzo moro riappese la cornetta e si girò verso la sua donna, seduta sul divano del loro appartamento.

-E’ arrivata…tutto bene!Se si può usare il termine bene…-concluse frastornato.

Anya lo chiamò con la mano, battendola sullo spazio vuoto affianco a lei.

Lui obbedì meccanicamente.

-Amore…è inutile tormentarsi così…sei tu che me l’hai insegnato.- gli sussurrò all’orecchio.

-Ti ho insegnato cosa?Che la vita può essere meravigliosa?- sorrise malinconico Xander, posandole un veloce e tenero bacio a fior di labbra.

Si alzò subito dopo, sentendosi meschino.

La guardò di sottecchi, Anya fissava il pavimento.

-Lo è!Con te…-le sussurrò chinandosi su di lei –E’ solo che…-

-Ti manca…-disse sorridendogli l’altra.

-Non è solo questo…vedi lei non era solo la Cacciatrice.-fece lui fissandola –Era la mia migliore amica…io l’ho vista dentro.-Anya si irrigidì non capendo.

-Oltre ai demoni, oltre al buio intorno a lei…era, era luce pura. Ricordava di sorridere anche nei momenti peggiori, fossero un’apocalisse o un compito di chimica. Il suo modo di vivere era quello della Prescelta, ne era schiava, il Sacro dovere prima di tutto! Ma poi…il motivo per cui ha resistito sempre, per cui nessun nemico l’ha mai battuta è un altro! Lei amava, amava più di chiunque io abbia conosciuto…amava senza riserve, amava totalmente. Sacrificava se stessa per l’oggetto del suo amore…e spesso questo oggetto è stato il mondo…tutti noi!- sospirò.

-Lei era diversa da qualsiasi altra eletta. Non perché sapeva combattere meglio, ma perché i suoi sentimenti erano la sua forza. E questa forza era fragilità umana…tutti hanno criticato quello che secondo me la rendeva unica e speciale. Lei ha provato amore e odio, frustrazione, gioia…lei semplicemente viveva, viveva di luce, di vita, di umanità. Era un’eroina, ma la sua anima era pura, non intaccata dal male che l’ha circondata per anni.-

Si alzò andando alla finestra –Ed ora…ed ora è morta…sotto terra…lontana, magari punita, dannata…e noi qui, tutto questo stupido mondo che esiste perché lei ha sacrificato se stessa, viviamo ancora. Lei era l’unica degna di proseguire la sua esistenza…e non mi consola pensare che come sempre ha fatto la cosa giusta. Non è più qui…non è più qui…- si portò una mano sugli occhi, mentre la voce gli si incrinava.

Anya si alzò e lo abbracciò da dietro –Sssh…amore…sssh…-

 

 

Andare avanti

 

Giles in precario equilibrio su uno sgabello, tentava di inserire nello scaffale più alto, la pila di libri che ondeggiava pericolosamente nelle sue mani.

-Acc..- imprecò quando uno dei libri gli scivolò di mano.

Il libro si schiantò a qualche metro da lui, aprendosi.

L’inglese lo guardò distratto, i suoi occhi si fecero torbidi e poi lucidi.

La pagina che si era aperta era l’ultima nota del diario di un osservatore del tardo ottocento, la pagina dove l’uomo descriveva i preparativi per l’inconsapevole ultimo scontro della sua pupilla.

Il libro venne raccolto da mani sottili e diafane, mentre sul viso di Rupert si susseguivano tristezza e compassione.

Alzò lo sguardo sulla giovane davanti a lui.

-Down!- il sorriso era spazioso e sincero, lasciò cadere i libri rimasti e corse verso l’altra.

L’abbraccio che seguì fu simile a quello tra un padre e sua figlia.

-Quando sei tornata?- disse staccandosi.

-Praticamente adesso…ero stufa di stare con mio padre, continuava a chiedere di lei…e non mi andava di mentire ancora!- disse fragile la ragazzina.

-Hai…hai fatto bene piccola, qui alla “Bottega di Magia”sei sempre la benvenuta!!- fece l’altro, accompagnando il tono pomposo con un gesto della mano che comprendeva l’intero negozio.

Down si mise a ridere schiettamente divertita, da quel gesto da re povero.

Giles la seguì nella risata.

Willow entrò proprio in quel momento, riassaporando il sapore di quella scenetta calda d’affetto.

-Will!!- fece Down correndo ad abbracciarla.

-Piccola sei tornata!- rispose all’abbraccio teneramente, la rossa.

-Ormai ci siamo tutti!Siamo tutti a casa…-disse l’osservatore con un sorriso tra il triste e il commosso.

Dopo poco li avevano raggiunti tutti.

Anya e Tara di ritorno da una veloce spesa e Xander dal cantiere.

Stavano mangiando allegramente Muffins al mirtillo, che le due donne avevano comprato, ridendo intorno al tavolo rotondo, in mezzo al Magic Box.

-E così quell’insulso cliente, mi ha proposto sesso…- stava dicendo Anya con la sua vocetta stridula e chiara.

A Xander andò di traverso il boccone.

-Io ho risposto che ringraziavo, ma meglio del mio carpentiere non ce n’è!- disse felice l’ex-demone, aggiungendo poi con enfasi –E’ un vichingo a letto!- tutti tranne il soggetto di quella affermazione, che avvampò violentemente, scoppiarono a ridere!

- Anya sei sempre la solita!- fece Tara, tra i sobbalzi della risata.

-Ma è vero, lui è…-non riuscì a finire la frase.

-Amore, credo che possa bastare per oggi!La mia autostima amatoria ti ringrazia, ma quella sociale è in piena crisi!- fece sorridendo debolmente chiedendo tregua, il ragazzo.

L’ilarità esplose ancora fra loro.

Giles non avrebbe voluto interrompere quel momento così rilassante, non dopo quello che aveva passato, ma i problemi non erano stati sepolti con la sua prescelta.

-Ragazzi…- si intromise diventando serio.

-Oh, oh…puzza di guai!- fece Down, rivolta a Willow.

-Che succede?- chiese timidamente Tara.

-Ecco, vedete…la nuova Cacciatrice non arriverà…- rispose imbarazzato.

- Cosa?!!??- dissero increduli in coro.

-Ecco…in realtà la nuova prescelta è già stata attivata da tempo, ma…-si tolse gli occhiali per pulirli.

-Faith…- sospirò Willow, portandosi una mano sulla testa e ripiombando sulla panca, da cui si era alzata per la sorpresa qualche istante prima.

-Appunto…il problema è che la sua permanenza definitiva al carcere della città degli Angeli…è, come dire…un po’ un problema.-

-Tiriamola fuori!- propose Xander con grinta, sempre lui quello pratico.

-Non mi sembra corretto…infondo lei sta pagando per le sue colpe e ne è consapevole…non l’aiuteremmo facendola evadere.- rispose l’uomo.

-Ma e il Sacro dovere?Le ricordo che senza cacciatrice il male è libero di prosperare…e qui una cacciatrice NON C’E’!- fece stridula Down.

-Tocca a noi…- sussurrò chinando il viso Tara.

-Non credo Tara…noi non …- si intromise l’osservatore.

-No, aspettate, Tara ha ragione!- fece una Willow molto eccitata.

-Oh, tu le dai sempre ragione, se no stasera lei non…-disse ironica e sghignazzante Anya.

Willow avvampò violentemente –Ch-che dici?- balbettò confusa.

Xander prese in mano la situazione, ignorando la sua ragazza.

-In effetti, non è la prima volta che la sostituiamo!-

-E’ vero!Torneremo a caccia!- fece la strega rossa.

-Basta che non tenti più di fare battute…- sussurrò il ragazzo.

-Guarda che ti ho sentito!- sibilò velenosa la strega –In ogni caso abbiamo dalla nostra la sorpresa!-.

-Quale sorpresa?Un ex-osservatore malandato, una bambina, un ex-demone della vendetta e il suo carpentiere…e due streghette?- minimizzò ironico Giles.

-Io, non sono più una bambina!!- rispose irritata Down.

-No…noi abbiamo…-disse languida Willow, lasciando appositamente una pausa tra le sue parole, per far crescere la tensione –La Cacciatrice!-

 

La piccola Summers era sull’orlo delle lacrime, Anya aveva appoggiato la mano sulla spalla del suo ragazzo, che pallido sedeva su una sedia.

Giles, in piedi dietro di loro, si torturava le mani, ancora poco convinto dell’idea della rossa.

Tara e Will, armeggiavano sotto ad un telo bianco.

Willow, risorse da quello, con un baffo di grasso per motori sulla guancia.

-Ecco fatto…ora dovrebbe andare!-

Si fece indietro, traendo a sé anche la sua ragazza.

-Siete pronti?- disse in modo molto più insicuro di quanto avrebbe voluto.

Il silenzio che seguì la sua voce, la fece rabbrividire, tirò lentamente il telo.

Il lenzuolo cadde con una lentezza spossante, i cuori dei presenti, aggrappati all’unisono ai ricordi sussultarono quando la figura della cacciatrice comparve.

Il BuffyRobot si stagliava davanti a loro, in tutto e per tutto identica all’originale.

I fluenti capelli color grano, ricadevano armoniosi sulle spalle.

I lineamenti sottili e freschi del viso rimanevano di una bellezza ineguagliata.

Il corpo perfetto, preposto allo scatto e alla lotta, nonostante l’apparenza fragile.

Gli occhi chiusi, impedivano di ammirare le due pietre preziose con cui Buffy, quella vera, guardava il mondo.

Ma qualcosa era diverso…qualcosa di dannatamente importante che rendeva quel Robot unicamente una brutta coppia.

Non era lei…non c’era quel brivido di vita sotto pelle, quella forza d’animo dipinta sul suo viso, non la dolcezza sulle sue labbra.

Non era viva…ma soprattutto non era lei…semplicemente non lei.

Lo sguardo della strega rossa, si incupì, anche se assaporava la falsa presenza dell’altra, rivedendone per lo meno la figura.

Xander si passò la mano sul volto, mentre l’osservatore sudava freddo, pallido in volto.

Down non resse, si voltò di scatto e corse fuori dal negozio, seguita immediatamente da Tara.

-Dobbiamo andare avanti…-sussurrò Anya, in modo da essere sentita, in modo che la sua voce, per una volta, fosse calda ed eloquente, comprensiva del dolore di tutti loro, immensamente decisa e forte allo stesso tempo.

 

Routines

 

Le settimane erano passate veloci, l’estate era torrida e afosa, il freddo che li aveva circondati nelle settimane dopo quella maledetta notte sulla torre era svanito.

Tara diceva che la terra aveva pianto la sua paladina a suo modo, abbozzando un rigido e breve inverno a metà giugno.

Il BuffyRobot, faceva il suo dovere.

Le tenebre non si erano ancora rese conto che la vera cacciatrice era scomparsa.

Tutta la gang, tranne Down, partecipava alle ronde.

Spike per un po’ li aveva aiutati, ma poi sopraffatto dal dolore, aveva lasciato il campo.

Willow aveva trovato un foglio sul suo cuscino la mattina dopo l’ultima apparizione di William il sanguinario:

 

Ciao Rossa,

non montarti la testa…se Joyce ci fosse ancora, avrei scritto a lei. Una brava donna. Ma dato che le persone simpatiche scarseggiano fra di voi, ho optato per te Strega.

Infondo sei meno odiosa di tutti gli altri.

Me ne vado.

E’ troppo…qui, non ci respiro più.

E per quanto sappia che quel coso di lamiera è utile alla causa, so anche che non è Lei…lo sapevo anche quando l’ho fatto costruire.

In ogni caso è solo frustrante vedere che anche se è perfettamente uguale, non ha la scintilla negli occhi che io…bè lo sai.

Quindi, da ora in avanti la Bocca dell’Inferno conterà un Vampiro Master in meno…tanto rammollito come sono diventato aiutando voi e con questo chip, il male di me non sa cosa farsene.

E il bene…bè il bene non ha bisogno del mio dolore…non sono forte abbastanza così.

Perciò…me ne vado davvero Willow…

Proteggi Down per me…gliel’avevo promesso.

Non cacciatevi nei guai…vorrei potermi dimenticare di questo posto.

Addio

Spike

 

Willow aveva piegato la lettera con cura e l’aveva portata sul letto di Buffy.

Era come se riconoscesse al vampiro quella fuga.

Condividevano, se pur in modi diversi, lo stesso dolore, lo sentiva vicino e accettava la sua partenza.

L’aveva posata sul cuscino della cacciatrice, immacolato da troppo, come se volesse che Buffy, ovunque fosse, potesse sentire l’amore che William le dedicava in quelle poche frasi.

 

La caccia era abbastanza proficua, almeno tre o quattro vampiri a notte e qualche demone occasionale di piccolo calibro.

Grandi attività maligne non ce n’erano, dopo la vittoria così amara, su Glorificus. Il mondo delle tenebre si era rintanato a leccarsi le ferite.

Quindi i pattugliamenti della gang, privata del suo elemento fondante, sostituito da un surrogato meccanico, tenevano testa al male in circolazione.

Per ora.

 

Xander era preoccupato.

Percorreva a grandi passi, avanti e indietro, tutto il negozio di magia.

Per quel pomeriggio, era prevista una delle solite riunioni di controllo.

Giles innervosito dal ragazzo, lo apostrofò irritato –Xander, vuoi scavare una trincea, mentre aspettiamo le ragazze?-

L’altro si bloccò subito e prima che potesse rispondere, la porta del Magic Box, si aprì, provocando lo scampanellio gaio del sonaglio d’ottone appeso sullo stipite.

-Eppure ti avevo detto di tenere la faccia lontana da quel palo!- fece Anya, rivolta a una Tara che si teneva la testa con una mano.

- Se per te avvertirmi vuol dire solo sospirare…-rispose quella sottovoce.

-Pensavo che le streghe avessero un sesto senso…invece di imbambolarti a guardare Willow che comprava il giornale dall’altra parte della strada, dovevi stare attenta a dove andavi!- concluse la discussione l’ex-demone con fare deciso.

La risata argentina della rossa, che entrava in quel momento, infastidì la sua compagna.

-Non c’è molto da ridere…penso che stasera avrò un gran mal di testa!- fece la bionda acida.

Will deglutì, sapendo di aver fatto arrabbiare il suo amore.

-Ma…ma non ridevo per te tesoro…cioè può capitare, magari pensavi a qualcos’altro e…forse eri solo un po’ distratta-

-Distratta?Si…lo ero, da qualcosa di talmente bello e pieno di passione che proprio non ho visto quel palo della luce…sai una donna…Dea, era veramente splendida, due occhi verde scuro, come il sottobosco e capelli rossi, come un lampo purpureo…e una pelle di un bianco lunare…quasi da mangiare…-disse piano, avvicinandosi a lei audacemente, mentre Anya salutava i due uomini.

Will arrossì timidamente e subito dopo i suoi occhi si intorbidirono di passione –E chi sarebbe…devo essere gelosa Tara?-rispose sempre sussurrando all’orecchio dell’altra e mettendole una mano sul fianco.

Tara la bloccò con la sua –Forse dovresti…mi sono innamorata di lei..anche se a volte però è un po’ sciocchina!-sorrise giocosa, spostandole del tutto la mano e allontanandosi.

Willow la guardò fare qualche passo…com’era bella la sua Tara.

-Quando hai finito di fare i tuoi giochetti da gattina in calore, potresti venire qua?-disse sempre più irritato Xander.

-Xander!- fece con rimprovero il Signor Giles.

-Cos’è ti ha morso un coniglio Xan?- rispose risentita la strega rossa.

-Conigli?Conigli!Oh, mio Dio!Amore non me l’avevi detto- e mentre diceva questo, Anya era corsa ad abbracciarlo.

Xander sorpreso l’abbracciò di risposta e si scusò con gli occhi con Will.

-Tesoro, ora calmati, non mi è successo niente.- aveva parlato con calma, spostandole con le dita una ciocca di capelli.

Giles rivide in lui l’uomo maturo che stava diventando e sorrise fra sé.

Quel ragazzino impacciato e dalla battuta facile, ora iniziava ad assomigliare alla meravigliosa persona che forse l’infanzia aveva un po’ distratto.

-Dov’è Down?- domandò intenerita Tara.

-Da Janice..- fece eco distratta Anya.

-Bene!Ci riuniamo?- fece la strega rossa, raddolcita dalla scenetta che Xan le propose baciando teneramente la bionda sulla punta del naso.

Andò a sedersi sulle ginocchia di Tara e si cinse delle sue braccia.

Tutti si sedettero intorno a loro.

-Allora, l’attività demoniaca mi sembra sotto controllo!- esclamò pacato l’osservatore.

-Si non ci sono particolari presenza maligne…-assentì Tara da dietro la spalla della sua ragazza.

-E soprattutto…nessuno di loro si è accorto di niente.- proseguì Wilow, mentre un’ombra le passava sul viso.

-Balle!- rispose secco Xander.

Tutti si voltarono a guardarlo stupiti.

Il silenzio era piombato nel negozio.

Xander iniziò a guardarli ad uno ad uno…poi si fermò sugli occhi della rossa.

-Digli che è successo ieri sera!-

-Xander…- sibilò lei.

Tara allarmata si irrigidì, voltandole il viso con una mano e dedicandole uno sguardo interrogativo.

-Cos’è successo?Avete detto che era andato tutto bene!- si innervosì Giles.

-Ni-niente…- fece timidamente Will.

-Annulla l’incantesimo!Will guardami!Annulla l’incantesimo!- le urlò contro un alterato Xander.

La strega si alzò immediatamente, colpita e colpevole.

Tara la seguì, seria e profonda –Quale incantesimo Willow?-chiese con calma.

Will alzò timidamente la mano destra, disegnando un cerchio di liberazione.

Ai presenti girò per un attimo la testa.

Quando si ripresero, nulla sembrava cambiato.

Finchè Tara non soffocò un piccolo urlo.

Xander e Willow si avvicinarono l’uno all’altra, ponendosi sotto luce.

La fronte del ragazzo era solcata da un lungo taglio e il suo zigomo era enormemente gonfio e tumefatto, il labbro spaccato e ancora sanguinante.

La rossa era messa decisamente peggio.

Una profonda ferita le rigava la guancia, intorno all’occhio sinistro un largo ematoma violaceo che le colorava anche parte della fronte, un altro taglio, non meno profondo del primo e ancora insanguinato, le partiva dall’orecchio destro finendole all’incrocio dei seni, si teneva il braccio destro pesto e malconcio con l’altra mano e dal polsino della camicia si intravedeva un gonfiore ben poco confortante.

-C-cosa?- sussurrò Anya avvicinandosi al suo ragazzo e sfiorandogli la guancia ferita.

Tara invece stava fissando insistentemente la sua donna, mentre questa, al contrario tentava in ogni modo di eludere lo sguardo di rimprovero dell’altra.

La bionda sibilò fra i denti, senza interrompere il contatto visivo –Incantesimo di dismorfismo…hai incantato i nostri occhi.-

-Credo che ci dobbiate spiegazioni.- disse torvo il Signor Giles.

 

 

-Ahi!- fece stridula Willow, mentre l’altra strega le medicava con poca grazia il taglio sulla guancia.

Ma l’altra non le rispose, continuando la sua opera in modo poco convincente.

Willow sfoggiava la sua espressione di colpa.

Erano nella loro stanza e la bionda ora allontanatasi da lei, stava sistemando la cassetta del pronto soccorso sulla cassettiera dandole le spalle.

Quel silenzio faceva più male delle ferite, pensò la rossa.

-Tara…io…amore mi dis- ma venne interrotta, da un tonfo secco.

Willow deglutì, l’altra aveva sbattuto la cassetta sul mobile per costringerla al silenzio.

Era davvero arrabbiata.

-Amore…non ho voluto dirvelo per non preoccuparvi!Cerca di capire…mi-mi dispiace, non arrabbiarti…io sto bene, non è grave.- sussurrò alzandosi e avvicinandosi all’altra.

-Piccola, è tutto a posto, davvero…ti prego non essere arrabbiata!- concluse sfiorandole una spalla.

La lieve pressione, fu come una molla per Tara che infuriata e con gli occhi pieni di lacrime si girò di scatto verso la sua compagnia.

-NON E’ VERO!NON E’ TUTTO A POSTO, GUARDATI!!SEI SOLO UNA STUPIDA!-si rese conto di aver urlato solo quando smise di farlo, distolse lo sguardo, mentre Willow indietreggiava stupefatta.

-Stupida…stupida…- continuava a ripetere piano.

-Tara io…-iniziò poco convinta l’altra, mentre la voce le si incrinava.

-Sei una scema…-si portò le mani al viso e iniziò a piangere –Mentendomi e prendendomi in giro con un incantesimo, cosa pensavi di salvare?Dicendo che tutto andava bene, cosa speravi di nascondere?E se Xander non fosse intervenuto?E se quel demone dopo aver scoperto che Buffy è solo un robot, fosse riuscito a strapparti il cuore?Se tu…se tu…-Willow con il braccio sano le cinse le spalle e Tara nascose il viso nel suo petto, singhiozzando copiosamente.

La sera precedente erano andati di ronda solo in tre, il Buffyrobot, Xander e Willow.

Tutto era stato solo una routines, finchè un demone non meglio identificato dalla descrizione di Xan”Brutto, cornuto in più punti e davvero forte!”non era apparso.

Li aveva attaccati nel vecchio cimitero in periferia, la lotta con il Robot non era stata particolarmente brillante.

Il demone stava avendo la peggio, quando uno dei suoi corni aveva squarciato la pelle fittizia della falsa cacciatrice e il cuore dei due ragazzi si era fermato.

Il demone dopo un primo momento d’incomprensione, aveva inteso e un malefico ghigno gli si era dipinto sulla faccia sfigurata.

BuffyRobot, danneggiato, era immobile ai suoi piedi.

Il demone ora si sarebbe occupato di loro.

Avevano fatto del loro meglio, Xan con la forza fisica e Will con la magia. Quest’ultima poco efficace se pur potente, quel demonio era in qualche modo schermato.

Il mostro aveva lanciato il ragazzo contro una lapide, con un pugno.

Era svenuto.

Quando si era ripreso, aveva visto l’amica urlare di dolore, atterrata dalla creatura che con una delle sue unghie adunche le praticava un’incisione sul collo e fin giù sul petto.

Aveva urlato a sua volta, catapultandosi sul demone e salvando l’altra.

Aveva colpito, finchè la forza delle sue braccia non gli era venuta meno.

Una furia mai vista lo aveva invaso…non avrebbe permesso ad un’altra persona importante di andarsene.

Ma il mostro era molto forte e solo l’intervento di una Will devastata e con le pupille e le iridi fluenti di magia nera, aveva concluso quell’incontro.

Il demone era bruciato…aveva scelto una delle morti peggiori, castando un incanto elementare e frantumando lo scudo della bestia.

Quando si guardarono increduli, non poterono fare a meno di abbracciarsi.

Willow poi aveva convinto un sempre più incerto Xander a nascondere il tutto agli altri.

Il segreto di Buffy era ben custodito, la cenere del demone non avrebbe parlato e poi con un piccolo trucco avrebbero potuto nascondere le ferite.

Era inutile mettere in ansia gli altri.

Non era successo nulla.

Il Buffyrobot era stato aggiustato in tempo record, da una Willow sempre più stanca.

Ma Xander non era convinto della scelta che avevano fatto…avevano finito per litigare, per questo all’inizio del pomeriggio i loro rapporti erano sembrati a tutti così tesi.

Il Signor Giles li aveva rimproverati con forza, senza remore…in realtà vederli lì e vivi se pur malconci, lo rendeva estremamente felice, ma anche molto arrabbiato.

La discussione si era conclusa con una frase di Xander che non si sarebbero dimenticati –Ce l’abbiamo fatta per un soffio…e forse è stata fortuna!Non siamo in grado di prendere il posto di Buffy, ne di custodire questo segreto per sempre…abbiamo bisogno di una mano.-

 

Giles si sedette pensoso alla sua scrivania.

Si versò un po’ di Cognac, tamburellando sul tavolo con le dita.

Di scatto prese la cornetta del telefono e compose un numero.

-Pronto?- si sentì dall’altro capo.

-Wesley…-sibilò con calma l’altro.

 

Schegge

 

La stanza era illuminata solo da poche candele, un chiarore rossastro e tremulo.

L’aria era pregna di incenso, che bruciava in un angolo rilasciando un sottile e labile filo di fumo.

A torso nudo e a gambe incrociate, rilassava con la meditazione ogni muscolo.

La luce soffice, conferiva un calore inusuale alla sua pelle, tingendo il viso e le membra d’ombre e bagliori gentili.

Aveva gli occhi chiusi.

Cercava di annullare il pensiero.

Il silenzio permeava ogni cosa, dagli oggetti ai suoi lineamenti perfetti.

Calma.

Era quello che cercava.

Oblio.

Quello che ancora non raggiungeva.

Si oblio…qualcosa che estinguesse il dolore, qualcosa che infrangesse il sentire e lo frantumasse in piccole schegge, talmente insignificanti che la loro grana non avrebbe potuto farlo sanguinare così.

Così come sanguinava da quando la rossa l’aveva guardato senza parole, da quando quello sguardo dolorante l’aveva gettato nella disperazione.

Aveva provato a fuggire da quel male.

Si era scappato, incapace di formulare pensieri coerenti.

La morte l’aveva seguito comunque.

Lui era la morte, ne portava il marchio.

Lui era un demone.

Ma finchè la sua anima avesse custodito quel dannato animale, poteva vivere.

E si era abituato, aveva accettato la sua natura e l’aveva consapevolmente combattuta e vinta…con l’aiuto di lei.

Ora però non era la sua morte, non la sua battaglia, ciò che lo svegliava madido di sudore, lo faceva urlare e piangere, lo lacerava e denigrava, quello che lo seguiva ovunque anche in quelle desolate montagne come un segugio, era il trapasso di qualcun altro.

Il sonno eterno dell’unica donna che avesse mai amato.

Si immaginava di toccarla di nuovo e nei suoi sogni con orrore non sentiva più calore sulle sue guance e i suoi capelli dorati si erano spenti.

Si destava spaventato e quando la realtà gli schiaffeggiava la mente, si mostrava debole al mondo, tremando e versando gocce di pianto salato e amaro.

 

Il pensiero era tornato.

Un tremito sotto pelle gli tese ogni muscolo.

La meditazione era fallita, l’oblio non era giunto e la calma era svanita.

Si tramutò nel demone, l’ira lo possedeva.

Si alzò di scatto rovesciando e distruggendo ogni cosa alla sua portata.

Quando la stanza non poté offrirgli più nulla, cadde in ginocchio e il suo viso tornò quello di un angelo.

Di nuovo.

Dolore.

Insopportabile.

Violento.

Sottile e silenzioso.

Di nuovo comprese che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.

Le schegge della sua percezione ferita, lo pugnalarono tutte all’unisono.

Era finito.

 

La porta si aprì lentamente, cigolando.

Angel alzò la testa, il viso stravolto dalle lacrime.

Wesley lo guardava.

L’uomo era stanco, il viaggio che aveva affrontato per raggiungere l’amico era stato lungo.

Angel si tirò in piedi, Wes fece un passo avanti.

Ora erano uno davanti all’altro.

Schegge.

Dolore.

Qualcosa era cambiato.

 

Al suo posto

 

 

Ormai l’estate stava volgendo al termine, le nottate erano più fresche e umide.

La rugiada lasciava sull’erba il suo bacio.

Lei stava correndo, correva cercando di trattenere più ossigeno possibile.

Il vampiro era davanti a lei, ma ormai era senza fiato.

Quanto avrebbe voluto avere i poteri di una Cacciatrice.

Nonostante non fosse la preda, ma il cacciatore, Tara aveva il cuore in gola e non solo per la corsa.

Quando il demone si fosse fermato, come l’avrebbe affrontato?

Strinse più forte il paletto nella mano destra.

Ormai non ne poteva più…la distanza tra loro aumentava, ma l’altro non sembrò accorgersene.

Rallentò sfiancato e lo stesso fece la strega.

Fermatosi si voltò, mostrando alla ragazza il viso della caccia.

Un ringhio basso e appena percettibile le arrivò all’orecchio.

Tara deglutì.

Il momento era giunto, sollevò il paletto.

O lei o il mostro.

“Diaspora”sussurrò, mentre la bestia si avventava su di lei.

Il vampiro fu catapultato violentemente su una lapide, spezzandola con la schiena.

Si rialzò malconcio, ma ancora in grado di combattere.

-Fiamma!!- urlò stavolta, mentre l’altro assaltava ancora.

Quello preso alla sprovvista divenne una torcia umana.

Tara sorrise, forse ce l’aveva fatta.

Ma il demone rotolandosi per terra riuscì a spegnere il fuoco, infuriato e orrendamente ustionato si buttò sulla bionda atterrandola.

Tara non era la Cacciatrice.

Era la fine lo sapeva.

Pensò a Willow, impegnata con gli altri in uno scontro con una quindicina di vampiri qualche km più in là.

Perché aveva inseguito quel dannato fuggitivo?Sapeva di non essere in grado di batterlo.

Ricordò la strega rossa che le urlava di non andare, mentre con la mano destra creava una barriera contro tre demoni.

Non l’aveva ascoltata.

Anche lei voleva fare la sua parte, anche lei voleva aiutare la causa.

Che diavolo le era venuto in mente?

Chiuse gli occhi. Mentre il vampiro le calava sul collo.

Willow…

Ma il morso non venne e quando aprì gli occhi, vide un bellissimo ragazzo bruno, vestito di nero, che combatteva con il demone.

-La ragazza qui è occupata non lo sai?- disse ironico mentre evitava un pugno.

-E non credo che la strega rossa, ti risparmierebbe se la uccidessi!- e gli assestò un destro potentissimo, il vampiro cadde violentemente, mentre l’altro gli si faceva sotto, roteando fra le dita un paletto.

-Il realtà ti sto facendo un favore!- sibilò prima di affondare il colpo e renderlo polvere.

Tara era esterrefatta, era ancora a terra quando sentì la voce dell’altra strega gridare il suo nome.

Willow si chinò su di lei apprensiva –S-stai bene?-

-Si…- disse l’altra tranquillizzandola.

-Ma che diavolo ti è saltato in mente??Io non so proprio…stupida!Come hai fatto a…-le parole le morirono in gola, mentre aiutava la sua ragazza a rialzarsi, aveva incrociato lo sguardo del ragazzo.

-Angel…-aveva sussurrato e poi era corsa ad abbracciarlo.

Quando fu tra le sue braccia si sentì strana…lo stava abbracciando?

Si staccarono imbarazzati.

Tutta la gang era giunta sul posto e tutti avevano salutato il vampiro con l’anima.

Will lo apostrofò incerta –Come mai qui?-

Lui la guardò pensieroso –Qui?Ho sentito che avevate bisogno di una mano…sono qui al posto suo.-

Il silenzio cadde tra loro.

Sunnydale aveva perso la Cacciatrice, ma acquisito un Cacciatore.

 

Un the

 

 

La tazza che aveva in mano era bollente.

La girava fra le dita mentre l’aroma di quel the gli saliva nelle narici.

The inglese.

-E così…Wes ti ha trovato.- fece Giles, togliendosi gli occhiali e sedendosi davanti al vampiro.

-Già…non mi ero nascosto così bene immagino.- rispose l’altro.

-Bè…è una fortuna non credi?- disse ironico l’inglese –Alla lunga non credo che ce l’avremmo fatta…sai le cose qui non sono facili. La bocca dell’Inferno esiste sempre e il male non si ferma certo perché…- il vampiro lo fulminò con gli occhi e l’osservatore tacque.

Angel si alzò in piedi, appoggiando sul tavolino la tazza.

-E’ stato…è stato doloroso…per lei?- chiese di spalle all’altro, con voce incerta.

Giles lo guardò.

Angel non aveva chiesto niente alla rossa.

Era bastato lo sguardo della migliore amica del suo Amore per capire.

Non sapeva niente della torre, del sacrificio della prescelta, del salto nel vuoto della sua cacciatrice…della sua Buffy, pensò l’uomo e frettolosamente si asciugò una lacrima ricordando quegli eventi.

-No…non molto…- fu la sola risposta, intrisa di un comprensibile dolore e imbarazzo.

Ci fu qualche minuto di silenzio, cosicché i due uomini potessero leccarsi la ferita recente, senza vedere la sofferenza sui loro volti.

-Allora Rupert…cosa devo fare?- fece il vampiro, ridestandosi improvvisamente e guardando negli occhi l’altro.

-Bè…suppongo il solito!-

-Non devi farmi vedere niente?- disse serio.

-Non è qui…stanotte non era con noi, perché si stava ricaricando…è a casa Summers.-

 

Era davanti a quella porta, incerto.

Non riusciva a decidersi a bussare.

Deglutì senza averne bisogno e batté sul portone due volte.

La porta si aprì poco dopo.

Due occhi nocciola di ragazzina, lo squadrarono da capo a piedi.

L’aveva vista la sera precedente, ma non aveva chiesto chi fosse lo sapeva.

La Chiave…la sorella non umana…Buffy gliene aveva parlato la notte dopo il funerale di Joyce.

Per salvare quella vita e il mondo, lei era morta.

I loro sguardi si incontrarono e nonostante Angel avesse creduto di odiarla, perché causa del suo lutto, si ritrovò a provare tenerezza, forse affetto per la ragazzina che aveva di fronte.

Down sulla porta non aveva smesso un attimo di guardarlo.

Ora capiva la sorella…quante volte aveva sentito parlare del vampiro con l’anima, ma mai avrebbe creduto che le descrizioni idilliache di Buffy corrispondessero alla realtà.

Le stava davanti uno splendido ragazzo bruno e alto, dai lineamenti perfetti, corpo scolpito e due occhi profondi e tristi.

E poi un sorriso stretto e dolce…perché si le stava sorridendo.

Avvampò.

Anche Angel si schiarì la voce imbarazzato, le aveva sorriso, qualcosa di Buffy c’era in quella bambina e lo aveva scossò dentro.

-Down vero?- disse nel modo più gentile che potè.

-Si…vuoi entrare…anzi entra!- disse incerta l’altra.

-Grazie- ed entrò.

Casa Summers lo invase, gli odori, le foto…tutto gli ricordava lei.

Lì dove si erano baciati la prima volta.

Una fitta di dolore lo trafisse…ma sorrise ugualmente al ricordo.

Tara e Willow stavano scendendo le scale in quel momento.

-Angel!Ciao…sei qui per…- chiese Will.

-Si, vorrei vedere…il robot.-

-Certo, certo…- fece la rossa, tornando sui suoi passi e invitandolo a seguirla.

Angel sorrise a Down e passò a fianco a Tara che con un braccio lo fermò.

-Non ti ho ancora ringraziato…- fece in un sussurro la bionda.

-Non c’è di che.- fece in modo schietto e dolce il vampiro, poi la superò seguendo Willow ai piani alti.

Tara scese gli ultimi scalini e abbracciò Down.

Loro due non conoscevano Angel se non per i racconti fatti dagli altri…in bene e in male.

-Mi piace…- disse con un sorriso la ragazzina.

-Speriamo possa aiutarci.- rispose semplicemente l’altra – Ti va un the?-

 

Erano davanti alla porta della stanza di Buffy, visibilmente imbarazzati.

Willow sapeva che per il vampiro non sarebbe stato facile.

Non lo era per lei, vedere girar per casa quella cosa, uguale per tutto alla sua migliore amica e sapere che non era lei.

Spesso capitava che l’abbracciasse, quando nessuno poteva vederla e il robot le rispondeva meccanicamente, magari con un “Ti voglio bene Willow, tu sei la mia migliore amica!”, una frase che lei stessa aveva inserito nel vocabolario virtuale.

E quei momenti, la riscaldavano e ferivano allo stesso modo.

Pensò che se per Spike era stato insopportabile rimanere, come avrebbe fatto Angel?

-Bè…che dici, si va?- disse Angel incerto.

Willow si ridestò –Certo…sei sicuro?-

Ma l’altro non rispose e la guardò soltanto.

Entrambi sapevano che quel dolore prima o poi sarebbe dovuto arrivare.

Willow girò la maniglia e aprì la porta, ma non entrò.

Il vampiro fece qualche passo all’interno della stanza e la vide.

Nella penombra un corpo identico a quello della sua ex, giaceva sul letto.

Un cavo la collegava ad un generatore.

Una luce rossa e intermittente, campeggiava su quest’ultimo.

Un fremito lo scosse, si sentì molto vicino al pianto.

 

Non è lei, non è lei, non è lei, non è lei.

 

Queste parole lo stavano martellando a ripetizione e se non fosse stato per la rossa che lo toccò lievemente con una mano facendolo uscire da quel black out, ne era certo sarebbe impazzito.

-Vuoi che l’accenda?- chiese lei quando ebbe la sua attenzione.

-Si…- sussurrò quasi impercettibile.

La rossa si avvicinò al letto e staccò il cavo dal robot.

Poi la mano le scappò, in un gesto abituale che non sfuggì ad Angel.

La rossa accarezzò una delle ciocche dorate del robot, lisciandogliela dietro l’orecchio, poi premette il bottone d’accensione.

Il Buffyrobot aprì gli occhi.

-Buonasera Willow!Ti voglio bene!- disse il robot.

Will sussultò mordendosi il labbro e avvampando.

L’aveva programmata per dire quella frase ad ogni riaccensione, era un contentino, un buon risveglio, certo più per lei che per la copia della sua amica.

Ma ora la voce che il robot simulava a perfezione, quella di Buffy, aveva sferzato l’aria e sapeva che per l’altro era stato un colpo al cuore.

Angel si era irrigidito.

Colpito in pieno.

Non avrebbe mai sperato di risentire quella voce.

 

Non è lei, non è lei, non è lei, non è lei.

 

Quella certezza gli spezzò il cuore ancora e ancora.

Chiuse gli occhi, per non incontrare lo sguardo della rossa.

-Posso restare da solo con…bè con…lei?- disse timidamente, continuando a tenere gli occhi chiusi.

-Si…sicuro, ti aspetto giù con gli altri.- rispose comprensiva la strega e nel passargli a fianco gli pose una mano sulla spalla per rincuorarlo.

Poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Willow scese lentamente le scale, pensando a quello che stava accadendo nella stanza di sopra.

Poteva solo immaginare il dolore di Angel.

Per quanto fossero legati entrambi a quel lutto, il tipo di sofferenza era ovviamente diversa.

L’assenza di Buffy non sarebbe mai stata colmata per ambedue, ma lei aveva Tara…ad Angel, cosa era rimasto?

Non aveva potuto averla nemmeno prima…ora lei era andata via, togliendogli l’aria…a lui non rimaneva che il saperla viva anche se lontana, ora nemmeno questo.

Si appoggiò al corrimano, ad occhi chiusi.

La tristezza degli occhi di Angel, l’avevano trafitta.

E la sua tristezza, il suo dolore, come quando era andata a LA, si erano fusi con quelli del vampiro.

Ed erano insopportabili.

Si sostenne alla balaustra, stringendola forte con le dita.

Spesso le capitava di sentirsi mancare di recente.

Come se il dolore diventasse intollerabile al suo corpo.

Si sentiva maledettamente in colpa, inutile.

-Willow…-

Lo sentì da prima lontano, poi riconobbe la voce di Tara e si scosse.

-Si…amore che c’è?- sussurrò con la fronte imperlata di sudore.

La bionda le si avvicinò sospetta –Stai bene?-

-C-certo!Perchè non dovrei?-rispose più sicura che potè, avanzando di qualche passo.

Tara sorrise, prendendole il viso fra le mani –Perché non ti fidi di me?-

-Non è vero!Io mi fido ciecamente di te!- si affrettò ad affermare la rossa.

-Allora dimmi che succede…- insistette l’altra.

Si sedettero sui primi gradini delle scale.

Le mani incrociate, Tara la guardava dolcemente, mentre Willow le spiegava quei mancamenti improvvisi e il dolore e la mancanza di Buffy e che queste sensazioni si acuivano quando Angel era presente.

La bionda l’abbracciò teneramente quando l’altra tacque.

-Il dolore che voi due sentite è molto forte, insieme probabilmente lo aumentate…e tu ultimamente usi molto la magia per proteggerci, quindi è normale che dopo tante fatiche, tu abbia poche forze, il dolore non dimenticarlo, è prima di tutto spossante.-

Will sorrise tristemente alla sua ragazza e con la voce incrinata e gli occhi lucidi disse –E’ solo che la rivoglio Tara!La rivoglio…- e si strinse all’altra per trarne forza, per resistere.

-Amore…mi dispiace…- sussurrò la bionda.

-Il the è pronto!!- urlò dalla cucina Down.

 

 

 

Illusione

 

 

Il robot si era messo a sedere sul letto, ma lui proprio non riusciva a muovere nessun muscolo.

Fu lei o esso…a tagliare il silenzio con la voce.

-Tu sei Angel vero?Willow ha messo una cartella nei mie files, ma non ha definito il nostro rapporto…cosa siamo amici?- lo disse senza smettere di sorridere automaticamente.

Le parole lo spezzarono.

Era la sua voce, ma più fredda, calcolata, inesorabilmente meno profonda e quasi superficiale.

Ma quello che aveva detto lo aveva ferito.

Già cos’era stato per Buffy, quella vera?

Il primo Amore, l’unico…no.

Quello che le aveva spezzato il cuore…si.

E poi quella parola “amici”.

Ci avevano provato, ma la passione non li aveva lasciati stare vicini senza toccarsi, baciarsi, morire uno negli occhi dell’altra.

Ed ora non erano più niente, perché lei non c’era più.

Si scosse.

Si avvicinò e si mise a sedere affianco a lei.

-Si…eravamo amici una volta.- disse con calma, assaporando il doloroso sapore di quelle parole.

-Sei qui per aiutare Willow e gli altri?- disse più allegra del normale, come se fosse un gioco, come se da loro non dipendesse la salvezza del mondo, ma il vampiro pensò che chi l’aveva programmata non conosceva bene Buffy e che dunque non doveva essere la strega rossa.

Si, perché la cacciatrice sapeva bene per cosa era stata prescelta, nonostante il sarcasmo e l’ironia che in parte l’avevano fatto innamorare, lei sapeva bene che non stavano giocando, conosceva profondamente il male, anche per causa sua e lo combatteva con abnegazione totale alla missione…o meglio l’aveva combattuto.

-Si…sono qui per aiutarvi.- disse con un filo di voce.

-Bene, due braccia in più fanno sempre bene!- esclamò l’altra toccandogli un bicipite.

Angel si ritrasse immediatamente.

Era insopportabile, troppo doloroso, nonostante lo sapesse, nonostante sapesse che era solo un’illusione, che quel robot non era lei.

Non voleva che lo toccasse, quasi come se quell’illusione al solo tocco si potesse infrangere.

Si rese conto che nonostante fosse consapevole che Buffy non era con lui in quella stanza, la presenza di quella sua copia, malgrado fosse nettamente inferiore all’originale, gli faceva male e bene.

Si bene, perché poteva vederla, sentirla, anche se non era lei…leniva e aumentava il dolore allo stesso tempo.

Era strano.

Si decise ha chiederle quello che da quando la rossa era uscita, voleva domandarle.

-Senti…senti, tu sai com’è successo?.- disse frettolosamente, sperando che potesse rispondergli, visto che non avrebbe mai avuto il coraggio di domandarlo a chiunque altro.

Non avrebbe retto il dolore che di sicuro avrebbe letto negli occhi degli altri.

Di quelli che l’avevano vista morire.

-Che cosa?Ah, alla vera Buffy?-

Lui annuì con il cuore in gola.

Il robot, con voce squillante e impersonale, cominciò ad elencare ogni avvenimento accaduto alla vera cacciatrice.

La battaglia per salvare Down, la torre, il rito non interrotto in tempo, la morte della parte umana di Glory, la decisione e il sacrificio di Buffy.

Poi la sua voce cambiò, assomigliando sempre di più all’originale:

“Dawn, ascolta, io ti voglio bene, ti ho sempre voluto bene, è un compito che devo portare a termine. Di a Giles…di a Giles che ho capito, e…che sono felice. E di ai miei amici che gli voglio bene…adesso sei tu a doverti curare di loro…dovete prendervi cura l’uno dell’altro…dovete essere forti. Dawn…la cosa più difficile del mondo è viverci…abbi coraggio…vivi…per me!”.

Le ultime parole della prescelta.

Willow le aveva registrate, riproducendo la voce originale.

Dawn gliele aveva dettate.

La ragazza ogni volta che voleva, riascoltava la sorella dirle addio.

Era una dolce e amara tortura.

Ma fra le braccia del robot, riascoltando quelle parole, Dawn si sentiva meno sola.

 

Angel tremò scioccato e lentamente abbracciò il robot, che dopo aver finito di usare il timbro vocale della prescelta, si era spento, probabilmente scarico.

 

“Un’illusione…solo una dannata illusione…Buffy…solo la mia ragazza poteva fare questo…per il mondo, la tua vita…l’hai sempre saputo vero?Oddio, se ci fossi stato ti avrei impedito di farlo, avrei lasciato che il mondo si dannasse…e avrei fatto la cosa sbagliata!Tu invece hai sempre saputo qual’era la cosa giusta…tu eri…tu eri l’eletta…e quanto dolore hai sopportato…Buffy, non sai quanto mi manchi.”

Pensò questo, mentre iniziava a versare calde lacrime.

Willow chiuse definitivamente la porta.

Era venuta a vedere come procedevano le cose e aveva riconosciuto subito la voce di Buffy, in quell’addio.

Aveva visto, nella fessura della porta socchiusa Angel abbandonarsi alle lacrime, abbracciando il robot.

Così aveva chiuso la porta e si era diretta di sotto.

La loro era solo un’illusione…niente e nessuno avrebbe mai sostituito Elizabeth Anne Summers…nessuno avrebbe mai preso il posto della loro Buffy.

 

 

Tutto chiaro

 

 

Angel camminava silenzioso affianco alla rossa.

La notte era fresca e il cimitero inondava l’aria del suo silenzio eterno.

Willow lo guardava di sottecchi, anche se era passato qualche giorno, sapeva che quello che il robot aveva raccontato al vampiro lo aveva toccato nel profondo.

Angel da quel momento era stato più taciturno del solito.

Quella sera si erano divisi in due gruppi per pattugliare la zona.

Il Buffyrobot, Xander e gli altri avrebbero coperto i due cimiteri della zona est, mentre ad Angel e alla strega erano toccati i tre più grandi nella periferia della città.

Infondo lui era il cacciatore e lei la più potente del gruppo restante.

Si sentiva solo il rumore dei grilli in sottofondo e Will era irritata da tutta quella calma, in più la presenza dell’altro l’attanagliava e quel senso di nausea che le sembrava la conseguenza diretta del loro dolore, era più persistente ora.

Si disse che i pochi centimetri che la dividevano da Angel ne erano la causa.

Ma ancora il silenzio era solido tra loro e non accennava a svanire, accompagnato da quel senso di vuoto.

Fu lui a rompere il silenzio, più enigmatico e incerto di sempre.

-Willow?Lo senti anche tu vero?-

-Cosa?- fece l’altra non capendo e guardandosi intorno, magari i sensi del vampiro avevano captato qualcosa.

-No…no è tutto tranquillo per ora…intendevo…- si fermò fissandola, forse si era immaginato tutto, eppure la sensazione era forte.

-Voglio dire, quando siamo insieme…non ti sembra diverso?-chiese un po’ in imbarazzo, la situazione aveva preso una strana piega e le sue parole erano sembrate, anche al suo orecchio, un po’ troppo sdolcinate.

-I-in che senso?- ribattè l’altra diventando tutta rossa.

-No Willow!- si affrettò a giustificarsi, mettendole le mani sulle spalle.

-Quando siamo vicini il dolore…il dolore aumenta, non lo senti anche tu?-

-Si…si, pensavo di sentirlo solo io. Succede da L.A., non so cosa sia, ma per quanto mi convinca che non c’è niente di strano, bè c’è! Che ci manchi va bene…ma quando ci avviciniamo in senso corporeo, bè la sua assenza è insopportabile!-rispose d’un fiato.

Angel abbassò gli occhi – Non è mai stata sopportabile.-

Willow gli sorrise tristemente, capiva…anzi capiva troppo, eccola di nuovo quella strana alchimia, percepiva esattamente i sentimenti dell’altro, come se fossero collegati.

-Angel, che diavolo succede? Io ti sento, percepisco ciò che provi!- disse concitata la rossa.

-Anch’io!- disse sgranando gli occhi il vampiro, aveva appena avvertito la fitta di sofferenza dell’altra e l’amore fraterno che dedicava a Buffy, ogni volta che qualcosa o qualcuno, in questo caso lui, gliela ricordava.

-O mio Dio!- fece Willow, sedendosi su una lapide.

Angel la imitò accomodandosi alla meglio al suo fianco.

-Dobbiamo capire perché esiste questo contatto fra noi…gli altri sentono qualcosa?-

-No…no, non credo.- rispose la rossa.

Will si fece forza e lo guardò –Senti…c’è un’altra cosa. Tu ti senti bene?-

-Si…credo di si, perché?-

-Bè quando sento queste cose…è come se il mio corpo reagisce, mi gira la testa, mi viene la nausea e ho dei mancamenti.- spiegò.

-Ok, qui ci vogliono delle ricerche!- disse risoluto Angel –Gli altri sanno queste cose?-

-Solo Tara…ma le ha interpretate come segni di sofferenza e stanchezza…anch’io le ho creduto.-

-Chiamali, dobbiamo andare al Magic Box e consultare i libri!-

Willow tirò fuori il cellulare, ma l’apparecchio non dava segnale.

-Andiamo noi intanto, li avvertiremo più tardi, quando avranno finito la ronda. Se sono nei cimiteri, difficilmente ci sarà campo.- fece organizzativa la rossa e si incamminarono verso il negozio di magia.

 

Cercavano da ore, l’alba si avvicinava. I sensi del vampiro lo percepivano, facendolo rabbrividire.

Il negozio era silenzioso, si udiva solo il frusciare delle pagine.

Willow accucciata sul primo gradino della scala del soppalco, sfogliava un grosso volume color porpora, mentre Angel seduto al tavolo era immerso nella lettura di un tomo dall’aspetto suntuoso e alquanto macabro, tanto che la copertina assomigliava in modo raccapricciante a pelle bruciata.

Il vampiro sbottò pesantemente, lanciando il libro contro gli scaffali.

-Niente!Niente di niente!- disse furioso.

Willow alzò la testa guardandolo.

Un sorriso triste le si disegnò sul viso, come Buffy, Angel era uomo d’azione e non di ricerca.

Poi riabbassò il capo e riniziò a leggere, mentre l’altro ciondolava sconsolato per la stanza, prendendosi una pausa.

“L’empatia di due persone vicine al defunto sta a significare che qualcosa lo ancora al passato, alla sua vita terrena. Uno dei due eletti che possono percepire l’uno il dolore dell’altro, verrà indicato e benedetto oltre dal dolore spirituale anche da quello corporeo. Egli sarà colui che con l’aiuto di una figlia della terra, casterà l’incantesimo necessario a mandare colui che percepisce soltanto spiritualmente, nella dimensione dove l’anima del morto risiede, spezzando il legame che lo tiene prigioniero, resuscitandone lo spirito.”

Willow rilesse velocemente quelle righe, quasi incredula.

-Angel!L’ho trovato!E’ qui, possiamo riportare Buffy indietro!!- urlò con tutta la voce che aveva, mentre il vampiro le si precipitava addosso per accertarsi che ciò che la strega diceva fosse vero.

Seguirono momenti sfumati e concitati, in cui il vampiro e la rossa diedero sfogo all’apprensione di quelle ore e al dolore tramutato in speranza.

Si abbracciarono, piangendo come bambini.

Quando ebbero ritrovato la calma, Angel rilesse il passo del libro che effettivamente e senza ombra di dubbio li riguardava, ma il suo viso si incupì approfondendo la lettura.

-Willow…l’incantesimo…l’incantesimo è molto potente e pericoloso.-

-Lo so…ma non mi spaventa, io e Tara, saremo in grado!- disse con enfasi.

-Metteresti Tara in pericolo?- chiese in sussurro l’altro.

Willow si fece torva e colpita rispose –Mai…l’incantesimo lo casterò io!Lei mi terrà a terra…non rischierà niente…sarò io a prendere tutti i rischi.-

-E lei sarà d’accordo?-

-Mi stai chiedendo di non tentare?-disse incredula.

-No io…Will io…-ma venne interrotto dalla rossa.

-Mi stai chiedendo di non riportare Buffy a casa, in mezzo alle persone che ama e la amano?Mi stai chiedendo di non rischiare la mia vita per lei?Sai lei si è immolata per noi!Non so dove sia, ma se ciò che è scritto è vero, il legame che la imprigiona la fa soffrire!E se c’è un legame, la cacciatrice vuole tornare!Sarà resuscitata, tu la salverai e IO te lo permetterò, anche a costo di perdere la mia vita per la sua!Tara…Tara, lo sa…lei mi comprende. E poi non permetterà che questo succeda, non mi perderò, lei mi terrà ancorata, tornerò dal mio amore al momento giusto, non come…- ma la rabbia era sfumata e la frase le morì in gola, stava esagerando, pugnalando l’altro.

-Come me…- disse piano il vampiro –Sono tornato dal mio amore troppo…tardi.- e abbassò la testa.

Willow si sentì cattiva e accostandosi a lui gli pose una mano sulla spalla, stava per dire qualcosa, quando il vampiro alzò su di lei suoi occhi fieri precedendola –Mi hai convinto…vedrò di cosa si è dimenticata la cacciatrice e la riporterò a casa.-

I due si sorrisero.

L’alba era arrivata e l’aria frizzava di risveglio.

Chiaro.

Il cielo emanava la sua luce, illuminando ogni cosa e rendendo tutto…chiaro.

 

 

 

 

Magia

 

 

-Non mi piace…-disse seria Tara.

Sul viso di Will si dipinse la delusione.

-Ma perché?-

-Perché è pericoloso!- disse la bionda guardandola negli occhi –E non so nemmeno quanto sia giusto…- aggiunse incerta.

-Giusto?Che diavolo stai dicendo?-si irrigidì la rossa.

-Amore…lei- fece una pausa per tentare di trovare le parole giuste, ma non ce n’erano –Amore…Buffy è morta…devi lasciarla andare.-

Willow si alzò di scatto furente, alzando i toni –Allora non mi ascolti!Buffy può tornare!Il libro dice che dove sta ora non è felice, io la devo salvare!E poi il suo è stato un sacrificio insensato!-

-Proprio perché è stato un SACRIFICIO…ha un senso!Lei si è offerta al posto del mondo…Willow, non si gioca con la morte!-

-Quindi tu la lasceresti marcire all’inferno?-

-Non ho detto questo…non sappiamo dov’è…e poi quello che avete letto parla di risurrezione dello spirito, hai mai pensato che forse non è la rinascita che intendi tu?-

-Non credevo che tu…-

-L’incantesimo è molto potente, non sono sicura di riuscire a tenerti!Lo capisci?Non ti rischio per un…- si fermò interdetta quando gli occhi dell’altra la fulminarono.

-Dai continua!Chiama la mia migliore amica morta, cadavere, corpo senza vita!Avanti dillo se hai il coraggio!!-Will stava urlando.

-No tesoro…io non volevo, ascoltami…-

-No, non ti ascolto più!Possiamo salvarla, possiamo per lo meno provare!!- ormai aveva le lacrime agli occhi, Angel aveva ragione, Tara non avrebbe rischiato, non avrebbe capito…

La bionda la raggiunse e l’abbracciò, ma lei non ricambiò, restando rigida con le braccia lungo i fianchi.

-Io…io capisco…-sussurrò la bionda.

“Bugiarda”

-Lo so cosa senti…manca anche a me.-

“Non mentirmi, non sai di cosa stai parlando”

-E’ troppo pericoloso amore…e semplicemente non è giusto…-

“Lei è morta per noi, qual è il giusto e lo sbagliato?”

-Chissà, forse sta bene…vorrei che chiedessi a lei cosa dovresti fare, sono sicura che direbbe di non tentare.-

“Lo farò tesoro…le farò chiedere cosa vuole che faccia!Te lo giuro!”

Willow si sciolse dall’abbraccio della sua compagna e si girò di spalle.

-Va bene…non farò niente.-

-Will…tesoro…non lo faccio per farti male, lo capisci?-chiese supplichevole Tara, percependo la distanza che si era creata tra lei e l’altra.

-Si certo…ora vado…non dire niente agli altri di questa mia “follia”.- il tono sull’ultima parola fu strano, ma Tara non capì.

-Amore resta, non voglio che- ma la rossa la interruppè prendendo decisa la porta.

Tara rimase interdetta.

Ma aveva ragione, ne era sicura.

Si disse che Will, presto o tardi avrebbe capito e avrebbero fatto pace.

 

Ma la rossa non era di questo avviso.

Aveva deciso.

Era abbastanza forte da castare l’incanto da sola.

L’avrebbe fatto anche senza l’appoggio di Tara, non le importava!

Ma a contraddirla erano evidenti le cocenti lacrime di delusione che le rigavano le guance, mentre raggiungeva Angel nella sua vecchia abitazione.

Quando il vampiro la vide arrivare da sola le chiese dove fossero gli altri.

Quando Willow gli spiegò il diniego di Tara, si irrigidì.

-Willow…-

-Non dire una parola di più…la ami?-

Il vampiro esterrefatto la guardò.

-La ami?Rispondi!!- la rossa stava urlando.

-Darei tutto per lei…- disse in un sibilò, colpito da quella domanda che gli sembrava di ovvia risposta.

-Allora, fai questo!Lo faremo da soli!Aiutami a riportarla indietro!- concluse il discorso la strega.

 

Tara non aveva visto Willow per tutto il pomeriggio, così decise di andare al Magic Box, per vedere se per caso era lì.

Forse era stata troppo dura.

Le dispiaceva enormemente, sapeva quanto la rossa soffrisse per la morte dell’amica.

Mentre parlavano, anzi meglio litigavano, nella loro stanza quella mattina, aveva tentato di comunicare con la telepatia all’altra, tutta la sua comprensione e il suo amore, ma Will aveva costruito un muro e la loro empatia si era incrinata per la prima volta.

Quindi non era riuscita a capire quanto la rossa fosse arrabbiata e delusa, se lei e il suo “no” ne fossero la sola causa e se questo fosse grave per loro.

Entrò nel negozio e il suonò della campanella sopra la porta trillò allegramente.

Salutò Anya con la mano, l’altra le sorrise appena, impegnata a servire due clienti.

Fece un giro per il negozio, ma non la vide, così si sedette e aspettò pazientemente che Anya si liberasse.

-Arrivederci a voi e ai vostri soldi!Grazie per averci scelto, tornate al più presto!-urlò l’improbabile commessa, dietro ai due malcapitati che stavano uscendo, poi si sedette pesantemente accanto a Tara.

-Buondì!Sono stanchissima…anche se oggi ho fatto tanti bei soldini!!- disse rivolta alla strega bionda, allargando la bocca in un sorriso compiaciuto.

-Sono contenta per te Anya…senti e gli altri?- le rispose sorridendo.

-Giles e Xan sono fuori città…una partita di zanne di licantropo fuori Sunnydale, il mio carpentiere si è offerto(non so proprio perché)di accompagnare il vecchiaccio!- disse imbronciata.

-Mm…e Down, Angel…Will?- disse assottigliando la voce in un sussurro.

-Down credo sia da Janice…Angel, bè è giorno dormirà…per la strega se non lo sai tu, io non so proprio…- lo disse ridacchiando, ma smise subito intuendo lo sguardo di Tara.

-Tu non lo sai…perché non lo sai?-

-Ma no niente…non so dov’è…non è grave.-

-Si che lo è!Io so sempre dov’è Xander!-

Colpita, pensò Tara, ora doveva spiegare qualcosina all’altra, senza dire troppo, Will le aveva chiesto di non dir niente –Abbiamo litigato un po’…ma non è importante…credo.-

-Da quanto non la vedi?- chiese l’altra con aria losca.

-Stamattina…prima di lezione.-

Anya controllò l’orologio alla parete –Bè è quasi il tramonto…è parecchio, dato che non vi staccate quasi mai…sei sicura che sia davvero una sciocchezza?-

Tara cominciava a dubitarne.

-Cos’è successo?- chiese l’altra comprensiva.

-Non ho voluto…ah, ma non è importante, anche lei ha capito, ha detto che andava bene.-

-Ehi, non saranno mica cose da…cioè, tu non hai voluto…oddio mi sto imbarazzando!Un ex-demone di mille anni che si imbarazza!-

Tara fermò la fervida immaginazione dell’amica sorridendo appena –No, Anya, niente di tutto quello che stai pensando davvero…anche perché…-ma si fermò con gli occhi che le luccicavano, tossì schiarendosi la voce e poi riprese sviando l’argomento –mi ha chiesto aiuto per un incantesimo.-

-Ah, è roba da streghe!E perché gli hai detto di no?-chiese curiosa Anya.

-Perché era pericoloso e poi…-

-Ma per Willow era importante?- chiese tranquillamente.

Tara la fissò per un attimo, si per Willow lo era, lo era moltissimo.

-Xander dice sempre che dovremmo imparare a “sentirci”, che in una coppia se qualcosa è importante per uno lo dev’essere anche per l’altro. Dice pure che bisogna venirsi incontro.- fece l’ex-demone, cercando di ricordarsi le parole del suo ragazzo.

-Già, ma se una cosa è sbagliata e pericolosa?- ribattè la strega.

-Bè…se ne può parlare…però prima bisogna abbassare i toni e cercare di mettersi nei panni dell’altro.-

-Forse hai ragione…io non ho considerato fino infondo i suoi sentimenti…sono andata solo a principio.-disse Tara abbassando gli occhi. Si sentì insensibile e meschina, cosa ne poteva sapere lei del dolore di Willow, la rossa con Buffy c’era cresciuta, l’amava come si ama una sorella. Certo anche a lei mancava e molto, era stata una cara e importantissima amica. Ma per la rossa era diverso. Si disse che forse tentare non era del tutto sbagliato, se le cose si fossero messe male, avrebbero fermato il rito.

-Ti posso dire che i compagni che ci siamo scelti sono due testoni che ragionano solo con il cuore…non credo che un semplice no li fermi. Se tu ci fossi sarebbe meno pericoloso?- continuò Anya.

-Si…- rispose, mentre un dubbio le cresceva dentro.

-Allora forse dovresti aiutarla, rischierebbe di meno e se poi vedete che è sbagliato, fermatevi!Will non è una sprovveduta, si fermerà se capirà di essere nel torto!-

-Tu…tu dici che lo sta facendo senza di me?- chiese spaventata Tara.

-Conoscendola…bè, si. Se è davvero importante per lei.Si.-

-No è impossibile, senza di me non avrebbe ancora, si perderebbe!E poi mi ha detto che non avrebbe fatto niente!Lei stessa ha capito, chiamando la sua idea foll…- Tara si pietrificò, comprese d’un botto il tono di quella parola.

Willow era semplicemente ironica.

Avrebbe castato ugualmente il rito, anche senza il suo aiuto.

Si precipitò verso la porta, lasciando un’Anya basita e stralunata nel negozio deserto.

 

Intanto era calata la sera.

Nel salone della casa di Angel, la strega aveva disegnato sul pavimento, strani segni con il sale.

Candele nere erano sparse per la grande stanza e la fiammella di ognuna tremolava nervosa alla brezza della sera.

Willow indossava una lunga tunica nera, che faceva risaltare il rubino dei suoi capelli.

Era inginocchiata davanti ad uno dei simboli e lo benediva, recitando sottovoce parole incomprensibili agli occhi del vampiro che la osservava a qualche metro di distanza.

-Ci siamo!- disse la rossa alzandosi.

Angel eccitato si avvicinò.

-Cosa devo fare?-

-Vedi i simboli?Disegna mentalmente una linea tra loro, così si costruisce un esagono spirituale. Tu dovrai sostare in piedi, a braccia aperte al centro della figura.-

Angel si tolse la camicia blu scuro che lo copriva, mostrando così al bacio della luna il suo torace scolpito e perfetto e fece quello che l’amica gli aveva detto.

Willow gli si inginocchiò davanti, al di fuori dell’esagono.

-Pronto?- chiese guardandolo.

-Quando vuoi!- disse sorridendole sicuro.

La strega rossa aprì le braccia e iniziò a scandire la formula d’invocazione.

 

“Sangue versato

Vita rubata

Agnello sacrificale

Legami a te

Stringi i miei polsi

 

Cosa ti vincola?

Permettimi di imboccare la strada maestra e trovarti

 

Sangue versato

Vita rubata

Agnello sacrificale

Legami a te

Stringi i miei polsi

 

Cosa ti incatena?

Ammetti il mio ambasciatore che viene per salvarti

 

Sangue versato

Vita rubata

Agnello sacrificale

Legami a te

Stringi i miei polsi

 

Cosa ti imprigiona?”

 

Poi chiuse gli occhi, continuando a recitare in una lingua sconosciuta.

Li riaprì soltanto per proclamare ad alta voce l’invocazione al Dio e mentre lo faceva i simboli intorno ad Angel ed Angel stesso, si illuminarono trasfigurandosi.

 

“Oh, Divino!!

Portaci dall’eletta fra gli uomini!

Esaudisci questi tuoi figli!

Dona a lei la pace

 

PORTALO DA LEI!”

 

Una lingua di fuoco argentea l’avvolse.

-Willow!!- urlò Angel in preda al panico, ma l’immagine della strega tra le fiamme fu l’ultima che vide, prima che una luce accecante lo investisse facendogli perdere i sensi.

 

 

Miraggio

 

 

La stanza era in penombra, filtrava solo un fascio di luce mattutina, tra le grosse tende di velluto blu.

Il raggio all’alzarsi della stella lo raggiunse lentamente, baciandone da prima il mento e poi la guancia.

Raggiunse finalmente i suoi occhi chiusi, impastati dal sonno.

Angel li strinse infastidito e istintivamente si coprì il viso con il dorso della mano.

Ma la carezza del sole lo pervase, pressoché dimenticata, riposta in un vecchio cassetto e lo scaldò dentro, quasi a bruciarlo.

Aprì gli occhi pigramente e si sentì avvolgere da un bacio.

Assaporò la dolcezza di quelle labbra, mentre il suo viso era abbracciato da un mare dorato e morbido.

Pace.

-Ben alzato Amore.- disse dolcemente Buffy.

Ma lui era ancora preso nel profondo, da quel risveglio dal sapore di miele e cannella e le sorrise trasognato.

La risata di lei riempì la stanza, serena e vitale.

Il ragazzo si tirò a sedere sul letto stropicciandosi gli occhi, mentre lei lo guardava in piedi rapita.

-Sei già vestita?- disse sbadigliando.

-Certo, dormiglione, è tardi e dobbiamo andare al lavoro!- rispose Buffy sorridendogli e tendendogli la mano.

Lui gli porse la sua come un bambino.

Bastò quel lieve sfiorarsi.

Pace.

La seguì in cucina da basso, in uno stato di grazia, era tutto così perfetto.

L’aria si intrise d’aroma di caffè e biscotti caldi.

Vedendo la colazione già pronta, le strinse la mano e la portò a sé.

Si abbracciarono per pochi istanti, che a loro sembrarono infiniti, poi le labbra di lei si avvicinarono alle sue e fu di nuovo magia.

Miriadi di sensazioni, mentre le loro lingue si accarezzavano.

Il cuore di entrambi era udibile, batteva all’unisono, denso di sentimento.

Angel le aveva portato le mani sul viso e le accarezzava i capelli, mentre Buffy lo attirava a sé, stringendolo ai fianchi.

Si appartenevano, si erano sempre appartenuti, entrambi ne erano consapevoli.

Si staccarono dolcemente sorridendosi appagati, come se da troppo quelle labbra non si sfiorassero.

-Sono tuo.-

-Sono tua.-

Ora si guardavano persi uno negli occhi dell’altro, ancora intrecciati.

Lo smeraldo prezioso nello sguardo di lei si abbandonava nel castano nocciola di lui.

Lui rise arrossendo appena.

-Perché ridi Angel?- disse lei, non perdendo l’incanto di quello sguardo, stregata da quegli occhi, trattenuta da catene dorate e gentili.

-Ridillo…- disse lui sussurrando.

-Cosa?-

-Il mio nome.-

Buffy allargò le labbra in un sorriso e pronunciò il nome di lui con tutto l’amore che provava, che la dominava, che era lei stessa.

-Angel…-

Il ragazzo chiuse gli occhi.

Pace.

Ancora ad occhi chiusi chiese –Dimmi che non è un sogno.-

Angel non vide che la sua ragazza era diventata d’improvviso seria, quasi triste.

Quando lei rispose lui non aveva ancora riaperto gli occhi.

-E’…come è sempre dovuto essere.-

 

La giornata di lavoro era stata brillante.

Era come se entrasse per la prima volta, nella sua agenzia investigativa, fondata qualche anno prima con un suo vecchio compagno del college.

Gli era sembrato tutto leggero e radioso, anche le vecchie pratiche impolverate sulla sua scrivania.

Continuava a pensare a lei.

Come un ragazzino innamorato o come un amante a cui l’amore era stato negato per troppo.

Erano percezioni strane.

Era come se vivesse per la prima volta quel giorno, quella vita.

Nonostante ricordasse benissimo la prima volta che aveva visto il suo Amore, come era iniziata la loro storia, in quel vialetto vicino a un locale che entrambi frequentavano.

Si erano scontrati per sbaglio e la scintilla era scoccata.

Si ricordava il college, gli amici, la laurea, da prima la sua e poi quella di Buffy.

E ricordava lo sguardo raggiante del suo angelo, il giorno che le aveva chiesto di andare a convivere.

Sapeva benissimo che in un angolo del suo cassetto, c’era nascosto un vecchio e preziosissimo anello di famiglia, che avrebbe infilato al dito della ragazza il giorno che le avrebbe chiesto di sposarla.

Eppure era come se qualcosa di buio, oscuro, lo seguisse.

Ma non si perse in queste riflessioni.

Quando uscì dall’ufficio, salutando i colleghi, il pomeriggio regalava un sole splendido.

Chiuse gli occhi, quel giorno amava da morire quella carezza calda e confortante.

Si lasciava cullare dai raggi benevoli e straordinariamente speciali.

Si, speciali, perché gli sembrava che tutto illuminato dal sole fosse unico, come non lo vedesse da un’eternità.

Raggiunse la loro casa a piedi, gustandosi fino all’ultimo guizzo di luce, prima del tramonto.

-Tesoro!Sono a casa!- urlò.

Lei lo cinse da dietro.

-Sembri uno di quei maritini da pubblicità!- fece la ragazza ridendo di gusto, contagiandolo.

 

Avevano mangiato e ora abbracciati, guardavano la Tv nel salotto, sul divano.

Buffy faceva zapping spazientita.

-Non c’è proprio nulla stasera!-

Angel la guardava rapito.

Seguiva i lineamenti squisitamente sottili del suo viso di giovane donna.

Baciava mentalmente, il mento e le guance.

Continuava la sua carezza sugli zigomi e sulla fronte.

Abbracciava con il pensiero i suoi soffici capelli color grano e sfiorava le labbra carnose ed espressive.

-Angel, che fai?-

Lui trasalì, Buffy si era accorta della sua accurata ispezione.

-Ti guardo amore…sei talmente bella.- si raddolcì subito.

Lei sorrise baciandolo e poi staccandosi, ma lui si riavvicinò per averne ancora.

Ma stavolta il bacio fu più profondo, passionale.

Si volevano e al ragazzo sembrava di averla sempre voluta in modo disperato.

Si strinsero sul divano, staccandosi solo per raggiungere la loro stanza.

Angel accompagnò amorevolmente la compagna ad adagiarsi sul letto dalle lenzuola porpora.

Iniziarono lentamente a spogliarsi.

Mentre i loro baci divenivano sempre più arditi, incandescenti.

 

L’amore li dominò per tutta la notte.

 

Angel la sentì sua e gli mancò il respiro dall’emozione.

Buffy lo guardava in un modo in cui lui non era mai stato guardato.

Buffy era il suo sostentamento, la sua spinta vitale.

L’amava alla follia e lei provava le medesime cose.

Pace.

Questo aveva provato facendola sua.

Come se questo desiderio appagato fosse una conquista di entrambi.

Come se si fossero negati l’uno all’altra per anni.

Si sentiva stremato, ma felice, enormemente felice.

Non riusciva a credere alle emozioni che l’avevano inondato, non appena l’aveva toccata.

La sua pelle liscia e morbida gli aveva dato la scossa.

Ed era stato tutto dolce e stupefacente.

Si era perso in lei e lei in lui.

Era sconvolto da tanta perfezione.

Felice.

In Pace.

 

Buffy lo guardava addormentarsi, sorridendo.

Gli accarezzava i folti capelli bruni, nuda al suo fianco.

Si fece triste ancora una volta, fissandolo.

-E’… come è sempre dovuto essere.-

 

 

 

 

Fiamme infernali

 

 

La fiamma argentea avviluppava il suo corpo, violenta e viva.

La sua carne era intatta nonostante bruciasse viva.

Willow ansimava, il dolore era acuto e devastante.

*Arsa viva*

Le lacrime scorrevano infiammandole gli occhi.

*Come una strega…tu la sei*

Non riusciva nemmeno a gridare, la sofferenza le tagliava di netto le corde vocali.

*Hai giocato con la morte…meriti tutto questo*

Infiniti stiletti le squarciavano le carni, tormentando ogni punto del suo corpo e nonostante tutto la sua pelle era incorrotta.

Il respiro le moriva dentro.

*Chi credevi di essere?Quanto potere credevi di contenere?Piccola, arrogante ragazzina!*

La voce le perforava i timpani, frastornandola e lacerandole la mente.

L’incantesimo era troppo distruttivo, doloroso, le succhiava via ogni forza.

Cosa aveva fatto?

Le scoppiava la testa, violentato ogni suoi pensiero, sporcato ogni ricordo, nulla era risparmiato dalle fiamme di quell’inferno.

Ma non cedeva.

Infondo all’anima stuprata, trovava ad ogni istante un briciolo di coscienza, di vigore.

Si tratteneva per una frazione d’attimo ed evitava di sprofondare in quell’abisso.

Ogni volta però, era sempre più difficile resistere, perché oramai si sentiva debole, spossata…all’inferno.

Non aveva quasi più nulla a cui aggrapparsi.

Vedeva sfocato e il respiro le si accelerava sempre più.

Il cuore batteva all’impazzata, implorandola di far fermare quel dolore lancinante.

Quasi non ricordava più il motivo per cui stava sopportando quella sofferenza.

Buffy era un ricordo dannatamente labile nella sua memoria ora.

*Puoi far smettere tutto…cedi e l’oscuro ti salverà strega…persevera e perderai te stessa e la tua vita*

La magia nera le scavava la pelle urlandole di permetterle di esplodere.

Tutto quel dolore si sarebbe interrotto se si fosse fatta corrompere.

Strisciava il lei la tentazione, sentendosi allo stremo.

Tara.

Il viso della bionda le sfrecciò davanti sorridente.

Le pupille della rossa si dilatarono.

Willow raccolse le forze rimaste.

-Ad Angel basta solo un altro po’ di tempo…- disse in un sussurrò.

E la magia nera e quella voce, urlarono stridule e acute dentro di lei, compiangendo la loro sconfitta sulla strega rossa.

L’abbandonarono, sottraendole ancora energia.

 

La fiamma si fece più feroce e famelica, facendola gridare di dolore.

La sua voce uscì dalla sua gola storpia e disperata.

Non resisteva più.

Era stato tutto inutile.

Lei…non aveva più tempo.

La vita sfilava da lei pungente e insopportabile, come fosse un filo tirato sotto pelle.

L’essenza di Wilow si stava dileguando.

Le palpebre le si chiudevano piano, sentiva il fiato spegnersi in qualche punto buio del suo corpo.

Era finita.

La morte e l’inferno l’attendevano.

Era finita.

 

Qualcuno l’avvolse da dietro le spalle, cingendole i fianchi con le braccia.

Quando i due corpi completarono il contatto, la invase una luce bianca e calda.

Le sembrò speranza.

Fu solo un attimo.

Prese fiato.

Chiuse gli occhi, assaporando la potenza della magia bianca della sua compagna.

La luce lenì la sofferenza, donandole qualche momento di pace.

Ma la fiamma argentea tornò quasi subito a sferzare le sue guance, a lambire e denigrare isterica il suo sentire, anche se enormemente sminuita, con impeto dimezzato.

Tara dietro di lei l’ancorava alla vita, portando con lei il peso di quell’incanto.

La bionda con la fronte appoggiata alla sua spalla destra, percepiva l’acuto spasmo che l’aveva quasi uccisa poco prima del suo arrivo.

Will abbassò le braccia e strinse con le sue, le mani di Tara.

Non si guardarono negli occhi, non potevano.

Troppo concentrate a sostenere il prezzo che l’incantesimo pretendeva.

La sofferenza, nonostante fosse ora vagamente sopportabile, le piegava sotto la sua furia.

Entrambe.

Ma il coraggio nasceva nei loro cuori inesorabilmente.

Mentre il calore dei loro corpi le salvava da quell’inferno.

Si stringevano le mani vicendevolmente, ogni qualvolta l’una sentiva l’altra cedere.

Le lacrime, dolorose ma fiere scivolavano sulle guance di ambedue.

Dovevano conquistare tempo, rubarlo, vincerlo.

Dovevano permettere al vampiro di guardare la cacciatrice negli occhi e portarla a casa se possibile.

Dovevano stringersi più forte e trarre dal loro amore il vigore necessario a superare quel calvario.

Dovevano resistere.

 

La fiamma sembrò per un attimo perdere potenza, quasi come se stesse per spegnersi.

Tara alzò la testa con fatica, aprendo gli occhi e sprofondò nel mare rosso dei capelli di Willow.

La strega rossa aveva abbandonato la testa all’indietro.

Ansimava stremata.

Un attimo di tregua quasi completa.

La bionda sciolse la stretta delle loro mani e le spostò i capelli oltre l’orecchio, girandole leggermente la testa, vedendola finalmente in viso.

Aveva gli occhi chiusi e strettissimi.

La sua candida pelle, era più che mai pallida e imperlata di gocce di sudore gelido.

Era ancora in sé, ma per poco non perse conoscenza.

Willow era provatissima, fin nel profondo.

Lo percepiva, la loro empatia era tornata.

Quando era arrivata nella casa di Angel, aveva guardato con orrore la scena davanti ai suoi occhi.

Willow investita e dilaniata da un vortice di fiamme argentee.

Il suo unico pensiero era stato quello di stringerla e proteggerla.

Semplicemente si era buttata tra le lingue di fuoco e aveva abbracciato l’altra, donandole quanta più magia bianca e luce aveva potuto, iniziando a sentire sulla sua pelle il dolore che fino ad allora era stato solo di Willow.

Non sapeva per quanto tempo la rossa avesse mantenuto il peso dell’incantesimo da sola.

Aveva dimostrato in ogni caso un potere enorme, battendo, anche se per poco, la parte nera.

Si…per poco.

Avvertiva che la strega rossa era stata ad un passo dal baratro.

La forza di volontà di Willow non era stata abbastanza, aveva dovuto ricorrere a qualcosa che la bionda riconosceva come sua, ma a cui non sapeva dare un nome.

La parte più pura e vera della sua ragazza.

La conosceva, eppure non riusciva a metterla a fuoco.

D’un tratto si rese conto che l’altra la guardava.

Le palpebre appena socchiuse.

Un lampo verde come il sottobosco, stanco e lucido le regalava un sorriso stremato e grato.

A Willow non sembrava vero.

Sapeva fin dal primo contatto che il suo salvatore era Tara.

Ma finchè non era riuscita a vederla negli occhi, la calma non era tornata in lei.

Ora nelle braccia della sua unica forza, ritrovava energia e speranza.

Tara era stanca, lo vedeva.

Anche per lei l’incantesimo era stato molto amaro e non era finita.

Soprattutto, lo sapeva, il momento dell’aderenza tra i loro due corpi, in cui Tara aveva portato per qualche istante la gravità totale della magia sulle sue sole spalle.

L’aveva fatto per dare la possibilità a Will di prendere fiato.

Ora gli occhi di cielo della bionda erano cerchiati e la fronte piegata in atto di sopportazione.

Willow allungò la sua mano diafana, verso il viso della sua donna, sorridendole.

-S-sei tornata da me…- fece appena in tempo a sussurrarlo e a sfiorarla con la punta delle dita, quando la fiamma si rialzò d’improvviso appropriandosi dei loro corpi.

L’urlo di dolore fu unico, ma fu versato da due gole ed un’anima.

Il prezzo da pagare era molto più alto, la loro parte di sofferenza non era finita, ne erano coscienti.

Ma le loro mani erano già saldamente intrecciate.

Pronte.

Pazienti.

Furiose.

Sacrificabili, ma non senza combattere.

Avrebbero lottato per il tempo di Angel.

E gliel’avrebbero fatto concedere, anche se avessero dovuto morire tra le fauci di Crono.

 

Reale

 

To see you when I wake up

Is a gift I didn't think could be real.

To know that you feel the same as I do

Is a three-fold, utopian dream.

You do something to me that I can't explain.

So would I be out of line if I said

I miss you

 

I miss you- Incubus

 

La stringeva lievemente, mentre lei dormiva placida e serena.

La penombra spezzata dalla carezza lunare le incorniciava i lineamenti.

Angel la guardava assaporandone la presenza.

Gli sembrava di non poter desiderare oltre, ma una strana e fastidiosa sensazione, si impadroniva di lui sempre più.

Era spiacevole essere in qualche modo cosciente che tutto quello che stava vivendo era come un farsa.

E non si comprendeva.

Scuotendosi di tanto in tanto da quel torpore beato, dal loro stato di grazia, si ritrovava a pensare che qualcosa di sbagliato ci fosse, nonostante il suo cuore gli gridasse di tacere, di chiudere gli occhi, di vedere, sentire solo lei e quel momento.

Non capiva.

La stava toccando, la sentiva ed era reale, tangibile.

Cosa poteva esserci di male nella loro completezza, nel suo puro appagamento, felicità?

Gli sembrava tutto dannatamente semplice.

Ogni loro gesto, azione, pensiero.

Tutto magistralmente diretto da un fantomatico regista che sentiva così devoto e caro al suo cuore.

Ma la sua anima pulsava e sfrigolava dentro di lui, come sei lui stesso fosse in parte falsificato, non reale.

E lei riusciva a risvegliare in lui una sensazione sopita, lontana.

Percepiva la sua mancanza, sebbene fosse tre le sue braccia.

Come se stessero dormendo entrambi, di un sonno etereo e gradevole.

Come se la loro serenità fosse il frutto di mille pensieri fantasticati, vagheggiati.

Un delirio che dava pace, che facilitava il respiro.

Gli sembrava troppe volte che quello fosse un sogno, qualcosa che celava realtà completamente diverse, a cui loro sfuggivano.

Realtà più complesse e dolorose, in cui il loro amore combatteva battaglie ben più cruente.

E la cosa che gli fermava il fiato e il cuore era che sapeva che le avevano perse.

Non capiva come, ma l’aura del fallimento volontario, di una lontananza giustificabile a rigor di logica, ma non per questo più sopportabile, era su di loro, intorno, dentro a loro.

Gli mancava come fosse aria, anche se parlavano, ridevano, si amavano lì, in quel momento.

Si scosse e si diede dello sciocco.

Riniziò a guardarla adorante, gustandone ogni più piccolo particolare e perdendosi in lei, felice e dimentico delle sensazione appena provate.

 

Era quasi il tramonto.

-Dai, sbrigati!!- disse il ragazzo trascinandola letteralmente su quella collina.

A Buffy parve un bimbo, smanioso di far vedere un tesoro appena trovato.

Rideva serena come mai prima, lasciandosi spingere da Angel, verso la cima di quella collinetta appena fuori città.

Quando raggiunsero la sommità, lo spettacolo che abbracciò i loro sguardi era stupefacente.

Il sole regalava il suo ultimo bagliore rendendo tutto più caldo e confortevole, tingendo di tutte le sfumature del rosso la città e le campagne circostanti.

Le colline là intorno, erano invischiate da una sottile nebbiolina che le rendeva irreali e fatue.

I rumori erano attutiti e le poche nubi in cielo divenivano spumosi e intangibili gioielli.

Angel ossessionato dal sole e da ogni suo momento, assaporava quella nuova scoperta.

Girava spesso intorno alla città, alla ricerca di nuovi posti dove l’astro disegnasse splendidi cammei.

E poi conduceva Buffy a contemplare quelle rivelazioni, come fossero prese preziose.

E la ragazza lo seguiva volentieri, grata al suo Amore di voler condividere con lei, quelli che sapeva momenti di valore per lui.

Ma quel giorno aveva tentennato.

-Dai Angel, oggi no…sono stanca e poi vorrei stare con te.-

Ma la delusione negli occhi di lui, l’aveva fatta vacillare e lui ne aveva approfittato per convincerla.

Così erano partiti in macchina alla volta dell’ennesimo paradiso.

Lui era eccitato, continuava a dire che quello era il luogo più bello che avesse trovato e Buffy gli sorrideva felice del suo compiacimento.

Ora lo capiva.

Quella collina che abbracciava la vallata, regalando solo a loro quello squarcio sognante, era davvero meravigliosa.

Sorrise.

Angel le aveva offerto un altro momento indimenticabile.

Si baciarono.

Poi contemplarono la così romantica morte del sole.

-E ‘ come se qua su ci fossimo già stati, non ti sembra?- le sussurrò lui, stringendola da dietro.

Ma lei non rispose, accennando solo un timido assenso con la testa, nascondendogli il viso.

Angel non se ne accorse e continuò –E’ una sensazione strana…so che siamo già stati qui, anche se non riesco a ricordarlo…e c’era…c’era- aggrottò la fronte per far riaffiorare quel ricordo –C’era…la neve.-

 

Poco più di un flash, bagliore incantato, lo attraversò prorompente, stordendolo.

Si ritrovò in piedi a pochi metri dalla coppia.

Lui e Buffy.

Abbracciati, davanti allo spettacolo del sole morente.

Felici.

Sicuri.

E non se ne stupì, si vedeva insieme a lei, vedeva il suo doppio sereno e non se ne stupiva.

Solo un’amara consapevolezza di verità gli impregnò la bocca, spezzandogli il cuore.

Non era vero.

Sentiva la giovane coppia ridere dolcemente.

Si ricordò tutto.

Il dolore, la morte, la solitudine, l’amore per la cacciatrice e la loro volontaria separazione.

La disperazione data dal trapasso di lei.

L’incantesimo.

Abbassò il capo e socchiuse gli occhi per cercare di comprendere ciò che capitava.

Una sottile e minuta mano si impadronì dolcemente della sua.

Non la guardò, sapeva già di chi fosse.

Aveva percepito la sua presenza, la sua fragranza, il suo calore.

Il sole ormai era tramontato e i loro alter ego si scambiarono l’ultimo bacio complice e si allontanarono, scendendo la china.

Così rimasero soli, nell’oscurità crescente, su quella collina che nei loro ricordi rappresentava una nuova possibilità, ma che nel presente assomigliava troppo al luogo del loro addio.

La nebbia si era alzata lentamente, circondandoli e rendendoli fragili.

-Che cos’era?- chiese amaro il vampiro.

-Quello che avrebbe dovuto essere.- rispose con lentezza la bionda.

-Che non è stato!Volevi ferirmi?Volevi spezzarmi in due?Eccomi…ce l’hai fatta!- gridò lui disperato.

Era stato troppo, vedersi felice con lei, umano, senza più ostacoli al loro amore e poi guardarsi portare via tutto, così, per tornare in un mondo dove non c’era scelta per loro, dove il sole era un assassino e il dolore il suo compagno per l’eternità dopo la morte di lei.

Buffy inclinò il viso e i suoi occhi si inumidirono, per poi versare calde lacrime.

-Erano i miei sogni…hai solo, hai v-vissuto quello che io ho sempre desiderato.-

Angel annullò la distanza tra loro, stringendola forte.

Stettero abbracciati per qualche minuto, poi le loro labbra si sfiorarono.

E il bacio fu diverso da uno qualsiasi che si fossero mai dati, nella realtà o in sogno.

Una sola sensazione, mentre le loro lingue si accarezzavano.

Nessun cuore batteva forte, anche se i due erano densi di sentimento, perché quello del vampiro non pulsava da secoli e quello della cacciatrice morta non palpitava più.

Angel le aveva portato le mani sul viso e le accarezzava i capelli, mentre Buffy lo attirava a sé, stringendolo ai fianchi.

Si appartenevano, si erano sempre appartenuti, entrambi ne erano consapevolmente stanchi e distrutti.

Si staccarono dolcemente e con tristezza, come se da quel momento in poi quelle labbra non si sarebbero sfiorate più.

-Sono tuo.-

-Sono tua.-

Quello era un addio per loro.

Non avrebbero più potuto sognare, perché i loro sogni erano quelli che avevano vissuto assieme negli ultimi giorni.

Ma quella non era la realtà, solo la più bella delle finzioni.

-Buffy…sono qui per portarti a casa…dopo che l’avrò fatto, sparirò e stavolta davvero.- sussurrò lui tristemente.

-Io non posso venire a casa…- disse sommessamente lei perdendosi nello sguardo cioccolato di lui.

Il vampiro sembrò sconcertato.

-Qualcosa ti ferma…non è qui che dovresti essere. Io e Willow siamo stati scelti per salvarti. C’è qualcosa che ti lega e non ti lascia andare!Sono qui per spezzare questa catena e portarti indietro!- lo disse con slancio e sicurezza, ma lei scuoteva il capo tristemente.

-Qualcosa mi tiene legata alla terra, ma non mi permette di andare, non di tornare…-

-Che cosa stai dicendo?- Angel si era staccato da lei, ferito e irritato, continuando -Cosa vuol dire”andare”?Dove dovresti andare, in un’altra dimensione infernale, come questa?-

Buffy gli sorrise sarcastica e colpita –Non mi sembrava così male!-

-Buffy non scherzare con me!-

-Credi veramente che lo stia facendo?- fece lei alzando i toni e continuando –Dio Angel, perché non capisci!Io ero la cacciatrice!Credi veramente che una come me, che ha dedicato e sacrificato la vita al sacro dovere, possa finire all’inferno?-

Angel continuava a non capire.

-Non è qui che devo stare è vero!E c’è qualcosa che mi lega…ne sono cosciente.-

-E allora torna a casa con me!Non vuoi?- disse lui prendendole le mani accorato.

-Non è questione di volere!- rispose la ragazza, sciogliendosi dalla stretta e dandogli le spalle.

-E allora di cosa?-

-La mia missione è finita…non devo più tornare…la mia parte l’ho fatta.-

-E gli altri?Willow, Tara, Giles, Xander…e Dawn?- fece lui interdetto.

Quei nomi la fecero rabbrividire.

Li amava tutti.

Ma il suo tempo era passato, dovevano farsene una ragione come se l’era fatta lei.

-Se la caveranno…- disse in un sibilo.

-Ma che diavolo dici!!- Angel ormai aveva perso le staffe.

-Sono qui, perché Willow soffre per la tua mancanza, come gli altri. E a Dawn non pensi?Tu sei la sua famiglia!- l’aggredì furioso, girandola per le spalle.

La sua voce si fece sottile e dolorante –E io?A me non pensi…senza di te, non esisto…-

Buffy girò la testa guardando lontano –Hai appena detto che te ne andrai…- fece gelida.

-Perché restando ti farei solo del male…ma se tu vivi, io ho ancora speranza e vigore. Io posso fare del bene, perché il mio bene sei tu! Posso concedere amore a chi mi sta intorno, perché so che il mio Amore respira, parla, pensa e…ama di nuovo.- disse l’ultima frase in un sussurrò.

-Angel non farmi questo…- Buffy piangeva sommessamente.

-Cosa?Cosa sto facendo?- fece lui sbigottito.

-Mi stai legando…- rispose lei in un sibilo guardandolo dritto negli occhi.

Il ragazzo lasciò che le sue mani abbandonassero le spalle di lei e cadessero lungo i suoi fianchi.

Era lui il legame, era lui la catena…che diavolo ci faceva lì?Era ancora lui, di nuovo a farla soffrire.

Aveva gli occhi sbarrati dallo shock, le labbra socchiuse come se qualche parola spezzata sostasse ancora su di loro.

-Io…i-io ero venuto per s-salvarti…- balbettò incredulo.

-Lo so…- disse lei abbracciandolo.

 

Heaven

 

-Che diavolo sono venuto a fare?- disse in un sibilo il vampiro.

Erano inginocchiati e abbracciati, Buffy gli accarezzava protettiva i capelli scuri.

-Cosa credevo di fare?Sono solo capace di portarti dolore…ogni volta.- disse amaro e risentito verso se stesso.

-Angel…- sussurrò piano lei.

-Oddio…non sono capace d’altro, se non di farti soffrire.- fece lui ignorandola e prendendosi la testa fra le mani, le lacrime scendevano sul suo profilo d’angelo.

-Angel…- stavolta la ragazza attirò la sua attenzione, toccandogli il viso con le dita e costringendolo a guardarla.

-Ascoltami…io sono morta.-

Il vampiro sussultò come se il suo cuore si stringesse forte.

-Si, lo sono…sono morta per salvare il mondo…questo è il destino della cacciatrice.- ma Angel la interruppe –Non il tuo!!- urlò.

-Perché?Io sono diversa?Diversa da tutte le prescelte precedenti?Perchè?- disse con un mezzo sorriso.

-Perché lo sei…- rispose lui, adorante.

-Non è così…”In ogni generazione…”ricordi?Questo sottintende che ne servirà un’altra e un’altra ancora…perché la cacciatrice muore e morirà sempre Angel…il mio destino era su quella torre e mi guardava. La mia missione, il mio dono era sacrificarmi perché il mondo potesse vedere un nuovo giorno.Come ogni altra che ha in comune con me questo sacro dovere.Come vedi nulla c’è di diverso in me, dalle altre.- concluse seria.

-Tu sei diversa…io…io lo so questo!- disse lui disperato – non dovevi morire!La nuova cacciatrice non è arrivata e Faith è in prigione, non ce la facciamo a tener testa al male…non dovevi morire, il mondo ha ancora bisogno di te!Io…ho bisogno che tu viva…-sussurrò le ultime parole distogliendo lo sguardo dal suo.

-E’ solo un momento di passaggio, le forze del bene, faranno ritornare l’equilibrio e voi le aiuterete e poi…- ma lui la interruppe urlando –Non è questo il punto, tu devi tornare!!!-

Buffy si fece seria e si alzò in piedi, voltandogli le spalle.

-Non sono diversa perché…tu mi ami…-

Angel fu trafitto da quelle parole, il suo cuore si spezzò, mentre si alzava in piedi.

-No…lo so…ma questo non mi fa smettere di provare quello che provo. Tu sei la cacciatrice, se non per me, fallo per gli altri, per tutta la gente di questo stupido e meschino universo. La cacciatrice deve morire…lo sappiamo…ma tu sei diversa e non solo per me. Ascoltami, io ti amo più di quanto abbia mai amato, brucerei al sole per te. Ma non è questo che ti rende diversa, per quanto il mio orgoglio lo vorrebbe.- Buffy si girò a guardarlo – Sei diversa, non chiedermi come lo so, lo so e basta…e non è qualcosa nascosta nella tua forza di cacciatrice o nelle tue fragilità di donna. Non è il tuo carattere o i tuoi occhi, ma c’è e ti rende differente. Differente da ogni altra prescelta, da ogni altra semplice mortale. Il tuo destino, non finisce qui, tu farai cose che nessuno ha mai anche solo pensato, non so se in questo mondo o in un altro…non so neanch’io cosa dico, ma è così…e quando succederà io non sarò al tuo fianco, per tua scelta.- concluse guardandola supplichevole – Ti prego, là fuori c’è bisogno di te…- disse piano.

-Non è così Amore mio…- fece lei versando calde lacrime, mentre Angel assaporava le ultime parole.

-Non è così…sono rimasta in questo limbo, perché il tuo ricordo mi legava. Perché quella notte su quella torre, tu non c’eri…ho detto addio a tutte le persone che ho amato, ho avuto una parola per tutti, come era giusto. Ma tu non eri lì.-

Lui la guardava ripensando alla registrazione del suo estremo saluto, che il Buffyrobot gli aveva fatto sentire e il suo cuore si stringeva sempre più, perché ormai iniziava a capire.

-Tu sei stato il mio amore puro…non smetterò mai di amarti, non l’ho mai fatto. Anche quando al mio fianco c’erano altri, era il tuo profumo che sentivo la mattina, svegliandomi nel letto di qualcun altro. Questo lo sai…era il tuo sorriso triste che cercavo nel sorriso di…e i tuoi occhi nello sguardo del mondo. Non ti ho mai dimenticato. E nel mio ultimo giorno tu non eri lì…non ho potuto dirti quanto ti ho amato e ti amo, neanche nel giorno della mia morte. Neanche il giorno in cui sul serio dovevamo dirci addio.-

Angel la guardava attonito e tremante, ancora non era pronto a sentirle dire quelle cose.

-Questo…questo mi ha legato in questo mondo di mezzo. Mi è stata solo data la possibilità di salutarti qui, perché il destino non ce l’aveva data sulla terra. Ma ora che l’ho fatto, sono libera di andare.- disse fissandolo.

-Ma allora perché abbiamo vissuto quel sogno?Perchè?- chiese lui, con gli occhi stravolti.

Buffy abbassò il capo colpevole.

-Quando ti ho sentito arrivare qui, non ho resistito…mi hanno promesso il Paradiso Angel…ma senza di te non lo sarà…mi sono presa i nostri sogni, per resistere.-

-E io?Come pensi possa andare avanti ora?- rispose il vampiro.

-M-mi disp-piace…non ho potuto non averti qui, quando c’era stato negato per anni…sono stata egoista.- disse portandosi le mani al viso e nascondendolo così agli occhi del ragazzo.

-No amore…tu hai diritto al paradiso…- sospirò lui abbracciandola protettivo, ormai si era arreso al dato di fatto, lei non sarebbe tornata indietro con lui.

– Se ti hanno permesso di vivere questo sogno…io…io credo che il tuo premio sarà ancora migliore!Non so come farò a vivere senza di te e ti dico che sento che non è finita…ma farò come vuoi.- concluse mentre la voce gli si spezzava in gola.

Buffy lo guardò e lo strinse forte.

Era giunto il momento.

Stavano piangendo entrambi in silenzio.

Si baciarono lievemente.

-Ti amo-

-Ti amo-

La ragazza si staccò da lui e cominciò a camminare verso uno squarcio che si era creato poco distante.

La porta del suo paradiso, pensò lui, mentre lei si voltava per l’ultima volta prima di scomparire.

Ma lui continuò a vederla di spalle, anche se sapeva che non erano più nella stessa dimensione.

E la vide correre verso qualcosa, con le lacrime di tristezza mutate in gioia.

E si rese conto che quel qualcosa era qualcuno, due persone.

Sorrise amaro guardando in faccia se stesso a fianco di Joyce Summers, mentre abbracciavano teneramente l’amore della sua vita…infondo lui era già morto e tutto questo era possibile.

Buffy avrebbe avuto il suo paradiso e lui l’inferno.

Chiuse gli occhi.

No.

Lì, in quella dimensione celestiale, entrambi erano felici e lui sarebbe sopravvissuto alla realtà per questo.

Buffy sarebbe stata finalmente in pace…e lui avrebbe aspettato di raggiungerla un giorno...forse.

Abbozzò un debolissimo sorriso, mentre con il pensiero la baciava ancora.

-Con un bacio,addio…- sussurrò citando un poeta d’amore.

La luce invase i suoi occhi e l’ultima cosa che vide fu lei sorridere e ne fu rapito e tristemente felice.

 

 

 

Il bagliore fu accecante e un fumo denso si sparse nell’abitazione.

Quando le due streghe si ripresero, tentarono di alzarsi in piedi.

Erano stremate, ma avevano resistito all’incantesimo e ora cercavano di vedere oltre la foschia.

-Cerca due corpi Tara!Angel l’ha riportata a casa!!- fece la strega rossa, aveva gli occhi riempiti d’attesa e gioia, mentre con le mani tentava di diradare quel miasma.

La strega bionda la guardava speranzosa, ma un rumore la distrasse dalla ricerca della compagnia.

Si girò lentamente e lo vide.

Si avvicinò piano, senza proferir parola.

Il vampiro con l’anima, invischiato in quella nebbia, batteva la testa contro lo stipite del camino.

A torace nudo, sudato e con le ginocchia al petto, colpiva il marmo, provocando un rumore sordo.

Le sue guance rigate da profonde lacrime di rassegnazione.

Tara si chinò su di lui, passandogli le dita tra i capelli scuri, ma non disse niente, percepiva il dolore di lui così potente e forte.

Un dolore consapevole e arreso.

Lui interruppe il monotono e ripetitivo movimento autolesionista, al tocco della ragazza.

Si girò a guardarla.

-Viviamo…senza di lei.- le sussurrò all’orecchio.

Gli occhi della rossa in piedi dietro di loro, si caricarono di stille salate.

L’urlò della strega squarciò la notte per un istante.

Il silenzio di quei luoghi fu strappato dalla voce disperata di Willow.

Uccelli notturni presero il volo spaventati, coprendo per un attimo la luna.

Ma poi tutto, inesorabilmente e senza uno scopo, se non l’ordine naturale delle cose, ripiombò nella quiete.