EVIL’S EYES

AUTRICE:ANTONELLA SPUFFY

Rovente scavava nella sua pelle come scalfendo ogni suo organo interno.

Qualcosa strisciava sotto, attorno, su di lui.

Angoscianti e strazianti grida si propagavano nella sua mente contorta. Ancora fuoco, ancora fiamme. Le sue membra erano ormai spezzate.

Non riusciva più a distinguere un suo arto. Tutto si mescolava nella sua mente creando una poltiglia scura e maleodorante.

Ancora fuoco, ancora fiamme. Un altro ferro trafisse la sua carne. Solo.

Ancora colpi, ancora grida. Altre parti che si rompevano e prontamente guarivano, per poi distruggersi ancora. Un dolore infinito. Continuo.Che non avrebbe mai avuto fine. Che mai avrebbe cessato di gridare con quella voce tanto straziante.

Il respiro gli mancò ancora.

Ghiacciato gli scalfiva il corpo, mentre il suo sangue colava. Ne sentiva l’odore forte, il sapore mentre sgorgava nella sua bocca. Un altro colpo. Ora che il respiro era tornato.

Non c’era tempo di fermarsi. Non esisteva. Ne spazi, ne luoghi, ne ore.

Tutto si mescolava per poi schiarirsi improvvisamente. Pochi attimi per ricordare. Per avere tutto estremamente chiaro. Gli attimi in cui tutto faceva più male. Gli attimi dove il ricordo rompeva con forti colpi il cuore, dove la lama tagliava profonda la sua carne. Cos’era?

Sapeva ora. Questo era il dolore maggiore. Sapere della sua vita in pericolo.

Non poterla salvare da lui. Nemmeno stavolta.

Dover rimanere per sempre lì. Lontano.

Ancora fuco, ancora fiamme. Ancora oblio. Ancora colpi. Senza respiro.

 

Poi chiaro, come sempre accadeva, in un istante, le sue mani bruciarono ancora.

 

 

La pioggia scorreva sul vetro ancora opaco di polvere. Tintinnando contro la superficie si estingueva in piccole linee trasparenti. La strada ormai completamente bagnata si illuminava del traffico incessante. Donne cariche di pacchi di boutique correvano sul marciapiede stringendo gli ombrelli variopinti, mentre a denti stretti imprecavano con frasi senza senso.

Aveva cominciato a piovere da poco, ma già tutto sembrava terribilmente lugubre e spento.

Buffy allontanandosi dalla finestra, chiuse la tenda senape e tornò a sedersi.

-Questa non è certo la serata giusta per studiare!- miagolò insofferente Dawn, appoggiando la testa dai lunghi capelli sul libro aperto.

-Certo, dovremmo andare a fare un pic-nic – rispose Buffy, con un falso sorriso sulle labbra.

-Cerca di finire i tuoi compiti Dawn, non mi va di sentirti studiare di notte per poi doverti trascinare giù dal letto di giorno- aggiunse visibilmente scocciata.

Dawn sbuffò rumorosamente tornando a guardare il suo libro, mentre il suono incessante della pioggia diventava sempre più insistente.

-Vorrei solo vedere la tv con Xander e poi torno a studiare, lo prometto- implorò ancora la ragazza dopo essere di nuovo sprofondata sul suo libro.

-Se ti piacciono le telenovele brasiliane fa pure- sghignazzò Willow, che in ginocchio continuava a tener d’occhio il pollo che era nel forno.

-Ti prego Dawn, finisci in fretta questi compiti e….Willow è inutile che lo contempli, non penso che così si cuocia prima- sbottò esasperata Buffy tornando alla finestra.

-Che sorella dolce- sussurrò ironicamente Dawn ,cercando una matita che in fondo non le serviva a nulla.

Gli occhi di Buffy erano tornati alla strada.

Los Angeles era una città meravigliosa. Le luci della notte rendevano tutto diverso.

I bar erano stracolmi di gente, i locali sempre aperti.

La vita era tutta colorata di musica e neon.

-Volevo solo dire che siamo da un anno qui e non sono ancora andata al “Paradise” – sbuffò decisa Dawn.

-Quando sarai maggiorenne andrai al Paradise e in tutti i locali del mondo, ora…- rispose Buffy avvicinandosi minacciosamente alla sorella.

-Studia!- concluse uscendo dalla stanza.

 

Faceva caldo in casa. Decisamente troppo caldo. Buffy cercò nel buio la manopola del riscaldamento, mentre la tv in sala da pranzo produceva un’assurda canzoncina brasiliana.

Era nervosa. Terribilmente nervosa. La colpa era di Angel. Il vampiro dagli occhi scuri era stato ancora a casa sua. Le sue parole continuavano a cantilenare nella sua testa.

Non era pronta per tornare con lui.

Gliel’aveva detto. Lo amava. Non aveva mai smesso naturalmente, ma non voleva stare con lui. Non aveva un senso. Lo sapeva. Ma era quello che sentiva e lui doveva lasciarla in pace.

Tutto era perfetto da quando avevano lasciato Sunnydale.

Ronde, demoni e apocalissi erano un incubo tanto lontano. Le cacciatrici erano ormai dovunque e lei era solo una delle tante. Certo andava a caccia. Non ci avrebbe mai rinunciato .

In lei urlava sempre la sua natura. Quello che era non si poteva cancellare.

Una pace mai esistita aveva finalmente e per la prima volta, inondato il suo cuore riempiendolo di serenità e lei sapeva benissimo a chi doveva buona parte di questo.

Scorgeva un po’ sfocato dai suoi ricordi, anche se era passato così poco, un vampiro biondo dagli occhi di ghiaccio. Un demone che tanto l’aveva odiata e amata.

Un uomo che era tornato uomo, che era rinato solo per morire ancora.

Spike.

Il solo ricordarlo la faceva sorridere. La sua testa ossigenata, le sue parole crude, il suo cinismo, il suo macabro romanticismo.

Tutto in lui la divertiva ora e la innervosiva un tempo.

Avrebbe voluto ricordarlo più spesso, ma forse la lontananza da Sunnydale stava man mano cancellando in lei quel viso dai lineamenti tanto particolari.

Si sforzò per un attimo di ricordare il suono della sua voce. Cacciatrice. Ecco la parola che più usava. Sorrise ancora Buffy.

Non ricordava quel suono. Peccato . Spike.

Quel vampiro al quale aveva detto una frase tanto strana e assurda in quella caverna, forse troppo presa dalla commozione e dal dolore.

Parole a cui lui giustamente non aveva creduto.

In fondo Spike non era mai stato stupido.

Aveva sempre saputo che il cuore della cacciatrice era per un altro vampiro.Per Angel.

 

Tutti lo sapevano.

 

In un istante le sue mani bruciarono ancora.

 

Ho bisogno di te- tuonò con suono grave la voce adirata, stanca a tratti.

-Tu solo vincerai. L’ho sempre saputo- concluse mentre stringeva i bordi d’oro sbiaditi della sua sedia. Lui gli era davanti. Gli occhi guizzanti.

L’aria era stranamente abbastanza respirabile. A volte i polmoni quasi si contorcevano per trovare uno spiffero di ossigeno, ma nella maggior parte dei casi,riuscivano a resistere.

Da quanto tempo non vedeva le sue mani?

Il mostro si era svegliato.

Solo questo conosceva la sua mente. Lo splendore di quelle tenebre immonde che facevano ribollire il suo sangue caldo. L’odore della carne. Tanta carne.

-Avrò la mia vendetta- aggiunse continuando a guardare la sua arma segreta.

Lui avrebbe concluso tutto. Le sue mani avrebbero strozzato l’umanità.

La sua lingua avrebbe assaggiato tutto il sangue della terra. Lui l’avrebbe uccisa.

 

-So che ti dispiace, ma non è colpa tua- urlò esasperata Buffy voltandosi verso la finestra dietro la sua scrivania.

Pioveva ancora.

Lavorare con Angel non era stata affatto una buona idea. Inutile era cercare di andare avanti.

Il vampiro giustamente continuava a chiedere risposte che lei non aveva.

Si erano baciati in fondo. L’altra notte mentre lei di colpo aveva pianto.

Senza motivo. O forse si. Poche ore prima aveva avuto una discussione con Dawn.

Per questo stava piangendo. Forse.

Le labbra di Angel avevano sfiorato le sue e lei con tutta se stessa si era aggrappata a una luce che non c’era.

Insomma lei lo amava. Perché allora non stava con lui? Il biscotto non era ancora cotto?

Sorrise mentre si voltava verso Angel.

-Hai ragione, ma ti chiedo un po’ di tempo. Ora ho bisogno di stare sola. Sono così felice di questa vita meravigliosa. Devo ancora abituarmi- disse sorridendo al vampiro.

-Certo. Sai dove trovarmi- concluse serenamente Angel prima di uscire dalla stanza.

La sua Buffy non capiva. Certo la sua vita era profondamente cambiata, ma perché non amarsi ora che tutto era chiaro? Ora che nulla li divideva?

Tempo.

Serviva solo questo alla sua Buffy.

 

 

Willow ancora stupefatta guardava l’uomo che le era davanti.

Seduto su una delle sedie della cucina continuava a pulire i suoi occhiali mentre il suo cappotto lasciava ricadere sul pavimento ormai zuppo continue gocce d’acqua.

- E’ tanto che non la vediamo- disse mentre serviva al signor Giles una tazza fumante di caffè. L’uomo inforcò gli occhiali e cercò di strizzare alla meglio il bordo del suo cappotto fradicio.

-Lo so- rispose alla rossa, mentre cominciava a sorseggiare la bevanda fumante.

La casa era vuota. La mattina era tutta per Willow. Così era stato stabilito.

O almeno così succedeva.

Gli occhi della rossa guizzarono mentre l’uomo estraeva dalla sua tasca un foglio stropicciato.

Uno strano simbolo era tracciato con un colore porpora.

Dopo pochi istanti qualcosa attirò la sua attenzione. Ciò che c’era sullo sfondo della foto era un campo.

Erba scura tagliata in modo brusco. La fronte improvvisamente le si impregnò di sudore.

L’enorme tracciato era composto da un liquido tanto conosciuto. Sangue. Tanto sangue.

Così tanto che per un attimo la nausea la travolse.

-E’una campagna francese. In Borgogna- disse l’uomo catturando l’attenzione della ragazza che riuscì a distogliere lo sguardo dall’immagine.

-Sta succedendo qualcosa- concluse l’uomo fissandola negli occhi, mentre il silenzio della casa diventava quasi insopportabile.

-Qualcosa che nemmeno la più vana immaginazione può comprendere-

 

-Ricordalo: poche ore. Un mese è il massimo che posso darti. Lei sarò sola. - la voce si era improvvisamente rinvigorita. Il sapore della vittoria già bruciava nella sua gola affamata.

-Un giorno mi basta- rispose sogghignando.

Doveva solo trovarla. E poi tutto si sarebbe compiuto.

Sarebbero state solo urla, dolore, sangue.

Tutto si sarebbe tinto di tenebra, tutto si sarebbe immerso d’inferno.

Già pregustava il sapore delle loro gole. Il sapore del suo sangue. Il sangue della cacciatrice.

2°Capitolo

Le dita sottili seguirono quell’assurdo marchio circolare. Poteva distinguere con chiarezza parte dei corpi da cui era sgorgato tutto quel sangue.

In un istante un ricordo troppo lontano sembrò sfondare le porte.

Ora vai. Fuoco tanto fuoco. Un sogno angoscioso forse.

Rabbrividendo Buffy ripose il foglio sgualcito sul tavolo e ritornò a sedere.

-Perché lo da a me?- chiese al suo osservatore. In fondo lo era sempre.

Il signor Giles appoggiò la schiena al termosifone che emanava un calore tanto piacevole, contrastando col gelo che fuori gli aveva raggiunto le ossa.

-Perché sei la cacciatrice Buffy- sentenziò l’uomo fissandola.

Dawn era appena rientrata a casa. Cercava di raggiungere con lo sguardo quel pezzo di carta sul tavolo che la sorella le aveva proibito di vedere.

-Ma non sono l’unica signor Giles e lei lo sa benissimo- rispose con calma Buffy, le dita che tamburellavano sul legno del tavolo.

- E’ vero- la voce dell’uomo si era addolcita tutto d’un tratto.

Ruotavano ancora in lui quelle parole che tanto non avrebbe voluto ascoltare.

Quell’incubo che credeva aver affogato per sempre.

Ancora la sua cacciatrice in pericolo. Tutto era stato inutile. Le streghe avevano predetto tutto e forse anche Willow, anche se non lo dava a vedere, sapeva.

-Vuole la sua vendetta Buffy, il sangue- aggiunse sedendosi a fianco della ragazza.

Gli occhi di Buffy guizzarono. Era finita. Tutto si era concluso in quel giorno tanto lontano che lei nemmeno ricordava. Che lei non doveva ricordare. Per non morire.

Lei era l’unica.

Lui l’aveva detto.

Tremò ancora.

-Il tuo- concluse l’uomo mentre la stanza si gelava d’oscuro.

 

Il pelo sudicio e ricoperto di bava, le zanne troppo affilate per essere contenute in una bocca fatta di carne. Continuavano a guaire incessantemente e la sua testa sembrava scoppiare.

Di colpo un’enorme carcassa sbatté sulla terra fangosa producendo un rumore sordo.

Poi l’inferno. Centinai di quelle belve raggiunsero la carne maleodorante.

Colpendosi con una furia spaventosa e sbranandosi senza pietà.

Qualcuno ormai rassegnato a non poter raggiungere la carne fresca si avventò sui suoi simili feriti,strappando con ferocia i brandelli di carne tra i gemiti.

-Dovrei lavorare con loro?- rise quasi beffardo il demone.

-Loro servono per il divertimento. Lei è solo tua-

 

- E’stato predetto. Loro perderanno i poteri. L’incantesimo della falce verrà annullato- sentenziò l’uomo fissando la cacciatrice.

-Questo non è possibile- replicò inquietata Willow dall’altra parte della stanza.

-E’ vero. Non definitivamente. Ma userà tutto i suoi poteri per farti restare sola il più tempo possibile- aggiunse l’uomo.

Le streghe non erano state chiare. Non sapevano cosa sarebbe accaduto. Ma l’osservatore tremava. Il terrore più totale si era impadronito del suo corpo dal primo attimo in cui tutto era stato annunciato.

La sua vendetta sarebbe stata terribile.

Percepiva il suo dolore, la sua rabbia da quando la bocca dell’inferno era stata distrutta.

La bocca forse. Ma non le mani. Quelle che avrebbero potuto sgretolare tutte le ossa.

-Sola per fare cosa?Sguinzagliare su di me tutti i suoi demoni- urlò quasi Buffy esasperata.

Perché?Perchè la sua bella felicità, la sua serenità, il suo mondo perfetto si stava sgretolando.

 

E perché ora per la prima volta si sentiva viva?

 

-E’ il Primo Buffy e questa è la sua ultima occasione.- concluse l’uomo guardandola negli occhi.

-Qualsiasi cosa userà, sarà la più terrificante che egli possieda-

 

Inspirò tutta l’aria possibile mentre una sensazione tanto strana inondava il suo corpo ora fatto di carne. Vivo. Vivo forse per la prima volta.

Ora lui, essere perfetto, che tutto poteva. La luna splendeva nel cielo scuro illuminando la sua pelle tanto strana. Si voltò per ammirare la sua figura in un vetro trasparente alle sue spalle.

L’immagine gli ricordò sensazioni troppo lontane.

La sua gola era secca e lei era tanto vicina.

 

La bocca di Angel si posò sulla sua fronte pregna di sudore.

Lui e chi altro se no?

Quale volto urlava nella sua mente sfondandola di strazianti ricordi?

Ancora sola. Forse da sempre.

No. Lei era felice. Tutto era perfetto.

 

Angel era con lei anche se i suoi occhi scuri troppe volte si coloravano di un oceano sconosciuto.

 

A chi appartenevano quelle due pozze?

Questo doveva essere l’ultimo sforzo e dopo sarebbe tornata la perfezione.

Dopo sarebbe stato tutto vita e amore. Tutto fatto del vampiro scuro al suo fianco.

Tremò ancora.

Nulla avrebbe scalfito quella porta. Tutto sarebbe rimasto celato in quella caverna.

Per sempre.

-Andrà tutto bene Buffy- le sussurrò Angel all’orecchio, mentre la stringeva tra le sue braccia.

Un ghigno beffardo accompagnava i loro movimenti. Due occhi scrutavano divertiti i loro gesti. Non sai cosa ti aspetta cacciatrice. Non la morte. Troppo indolore quella. Berrò tutto di te. Assaggerò ogni brandello della tua carne.

Dopo la morte…. quando sarò troppo stanco anche solo di guardarti.

Quando di te non sarà rimasto più nulla.

Perché lui l’ha detto. Lui ha detto che sono l’unico che può bere da te.

In un istante le loro mani bruciarono ancora.

3°Capitolo

 

“Non ti faccio del male”

In teoria Spike. Dovrebbe essere così. Non puoi ferirmi se non ti amo. Forse

”Lo so”. E ora perché sorridi?Perchè per una volta ti ho dato ragione. Nemmeno questa volta è come credi. Ma tu continui.

”Il modo in cui mi sento nei tuoi riguardi è diverso….è reale“

Reale?Cosa Spike?Non posso crederlo. Potrebbe farmi troppo male.

Renderebbe tutto più dannatamente difficile.

”Credo che lo sia. Per te”. E mento. Mento ancora. Mento sempre. Non riesco a farne a meno Spike. Non l’avevo mai fatto. Mi stai cambiando Spike.

Mi stai rendendo un essere spregevole come te. E il tuo sguardo si è perso ancora. “Vattene”.

 

Rabbioso come se il mondo, tutto dipendesse da lei, dai suoi gesti, dalle sue parole. Assetato di ascoltare una verità che non c’era, per poi sconvolgersi di dolore ai suoi gesti privi d’amore.

 

Mi dispiace Spike, è che non posso.

Non è giusto. Come potrei farlo?

Non odiarmi. Lascia che lo faccia io.

Perché non puoi essermi indifferente? Perché non posso rimanere di ghiaccio davanti a te?

Ti odio perché non posso amarti.

 

Buffy scattò dal letto tamponandosi la bocca per non urlare.

L’aveva visto,l’aveva visto ancora, consapevole di non doverlo fare.

Ancora una volta non aveva mantenuto la tacita promessa che si era fatta nell’attimo in cui lui era morto.

Morto, scomparso, per sempre.

E così doveva essere anche per il suo ricordo. Mai pensare a Spike, per non morire.

Viverlo nella sua mente solo quando fosse sicura che non facesse male.

E così aveva fatto. L’altro giorno aveva sorriso. In fondo non ricordava nemmeno la sua voce.

E allora perché?Perchè ora tanta angoscia nel suo ricordo?

Cosa c’era di così strano nella morte del vampiro biondo?

Perché il mondo era diventato di plastica improvvisamente?

Perché si svegliava di notte sentendosi come un’ attrice in una commedia scadente?

Dov’era Buffy?Non la sentiva più. La sua carne si muoveva insieme alla sua mente.

Lei non c’era. Una parte di lei era ancora lucida. Ma quale?

Sperò tanto che non fosse la sua anima. Che non fosse l’anima a gridare quel nome.

Il nome che straziata affogava ogni attimo della sua vita. Ma quale?

Ora per esempio l’aveva scordato. Solo un incubo.

La porta della cripta fracassò, chiudendosi, il suo cervello.

Ancora lui, ancora lì.

Ancora un viso che cercava di scardinare la finestra che dava sulla felicità.

Perché la tormentava?Senso di colpa?La colpa di non aver lasciato vivere un vampiro con l’anima?

Bruciò maledettamente il ricordo di un’ immagine. Vampiro con l’anima. Angel. Certo.

 

“Ora va” Il respiro si strozzò improvvisamente e la sua mente fu solo urla,luce,grida, mani che bruciavano.

 

Scattò in piedi alla ricerca di qualcosa che potesse fracassare quegli incubi ad occhi aperti.

Quegli incubi senza significato. Urla incessanti che come tizzoni ardenti si conficcavano nel suo cervello. Troppo reali. Tamponò le orecchie con le mani e parvero attutirsi.

In un attimo il barlume che non fossero solo nella sua mente la colse.

Dalla finestra veniva la luce. Luce che si espandeva nella notte in modo innaturale.

Attraversò la stanza mentre i suoi occhi si preparavano a qualcosa di sconvolgente. E lo vide. L’inferno. Lo stesso che aveva visto quando era tornata. Lo stesso fuoco,lo stesso sangue, le stesse grida. La strada era solo un ammasso di corpi che si muovevano in modo frenetico.

Una luce guizzava improvvisamente tra di loro. Rapido, veloce.

E allora erano solo grida e sangue.

Poteva distinguere gli arti strappati, i corpi ammassati.

Cos’era che si muoveva tra di loro?Possibile che la morte, la signora scheletrica, si impossessasse delle loro anime in modo tanto rapido? E possibile che l’inferno si fosse scatenato in così pochi attimi?

Ancora quel fruscio. Ancora grida, ancora corpi che sparivano. Una straziante nausea la colse facendola accasciare sul pavimento freddo. Gocce di sudore le impregnavano la fronte e le percorrevano il collo estinguendosi sulla sua camicia da notte zuppa.

Angel sobbalzò nel sonno e mettendo a fuoco nella stanza buia la cacciatrice le si portò preoccupato a fianco.

-Stai male Buffy?- le chiese, la voce ancora impastata dal sonno non usuale in quelle ore della notte per il vampiro scuro. Buffy aveva le mani davanti la bocca.

Sapeva che se avesse parlato avrebbe vomitato anche l’anima. Stampati sulla sua retina c’erano ancora quei corpi dilaniati,dai visi tutti uguali.

L’attenzione di Angel fu improvvisamente catturata dalla luce al di fuori dalla finestra.

Il suo sguardo non fece in tempo a raggiungere la strada, la porta si era improvvisamente spalancata lasciando entrare il signor Giles. I suoi occhi erano privi di occhiali e i piedi erano nudi.

-In pochi attimi si è scatenato l’inferno- urlò tanto forte fissando la cacciatrice che come per incantesimo si riprese dal suo apparente torpore.

Buffy scattò in piedi, attraversò velocemente la casa,puntando verso la cassa delle armi che mai aveva messo via. Ne estrasse un ascia appuntita che lanciò ad Angel che ad occhi ancora spesati la seguiva per capire cosa accadesse, ne presa una per lei e infilò un paletto in tasca.

Non aveva la minima idea di cosa si trattasse e doveva prepararsi a tutto.

Il signor Giles le urlò qualcosa dietro, ma lei era già incurante sulla porta.

I piedi scalzi si appoggiarono sul cemento bagnato dalla pioggia, ma contrastando con essa, l’aria era afosa e carica di odori strazianti. I suoi occhi di colpo si caricarono di liquido vermiglio.

Quelli che sembravano centinaia di corpi erano sparsi per la strada illuminata dal fuoco di una casa in fiamme. Tutto era immobile.

Scene insopportabili marchiavano il suo sguardo facendole mancare la terra sotto i piedi.

Il vampiro dietro di lei rimase a fissare lo scenario insopportabile .

Vittime. Solo quelle erano rimaste. E i loro assalitori?

Coloro le cui mani avevano spezzato, straziato, strappato brandelli di vita da essi, dov’erano?

Buffy attraversò con lo sguardo fisso nel vuoto il vialetto scuro.

Con orrore si accorse che tutto si limitava a pochi metri. Il campo di morte era ben delimitato.

Lo straziante scenario era posto in modo inverosimilmente strategico. Per lei. Tutto quel terrore era solo per lei. Un messaggio per la cacciatrice. Ecco cos’erano quei corpi ormai privi di vita,quelle grida silenziose, quelle anime strappate.

E poi lo percepì.

Improvvisamente seppe di essere sola. Ancora sola. Di nuovo sola.

Come in fondo era sempre stata. Percepì il deserto farsi largo accanto a lei lasciandola assetata tra le oasi che la sua mente costruiva. L’unica. La prescelta. La cacciatrice.

L’ascia sbattè sul selciato producendo un rumore acuto. Poteva percepire le parole degli altri provenire dalle sue spalle. Poteva ascoltare il loro suono senza significato. Aveva freddo. Improvvisamente. Ora vai. No tienimi con te, ti prego. Lascia che bruci con te.

-Vieni dentro- le disse il vampiro scuro che le si era portato a fianco.

- E’tutto inutile- aggiunse spingendola verso l’interno della casa.

I suoi piedi cominciarono a muoversi con difficoltà, rimanendo troppo tempo come appiccicati al cemento. Buffy lontana, prese a fissarli mentre camminava.

- E’ sangue- constatò il vampiro guardando verso il suolo.

Sangue. Tanto sangue. Così tanto, da sembrare pioggia.

Gli occhi della cacciatrice seguirono i passi pregni di essenza purpurea.

La sua mente era ancora li. Nell’incubo. Quello dove sembrava rifugiarsi. Quello da cui terrorizzata fuggiva.

Ancora il ricordo di due occhi sconosciuti che le sfondavano il petto.

Si volse improvvisamente.

Come se qualcosa avesse attirato inaspettatamente la sua attenzione.

Come un ricordo troppo lontano e ignoto.

Come un barlume che si affacciava dalla finestra delle reminiscenze.

Rammentava quel fruscio. Marchiato a fuoco dal suo cuore e pure tanto sconosciuto ora.

Nel fumo contaminato di quella combustione avvertì una sagoma che urlava a memorie troppo lontane. Boccheggiò col fiato mozzato.

Come un pugno in piena faccia ciò che restava del passato la colpì facendole vorticare la testa in modo incessante.

Un chiodo arroventato le era stato conficcato nel cuore e bruciava. Bruciava maledettamente.

I suoi occhi ora come appannati cercarono di fissare con più forza il punto dove aveva scorto qualcosa, ma improvvisamente le tenebre erano calate.

Scosse la testa come destata improvvisamente,l’aria era tornata afosa e incandescente.

Tutto era ancora ben celato nella sua anima ferita. Almeno così credeva.

-Su andiamo- le ripeté Angel accompagnandola dentro.

La porta inconsapevolmente era stata danneggiata.

E quello che sarebbe penetrato avrebbe gridato come non mai.

4°Capitolo

“Non tutti ce la faranno e tu lo sai.”.

Va via Spike. Perché sei qui? Per dimostrare che mi ami? Che resterai con me fino alla fine?

O forse speri in qualcos’altro? Pensi ancora a quel bacio?

Era per ringraziarti, per aver difeso Dawn. Mi confondi Spike.

“Ho sempre saputo che sarei morto combattendo”

Buffy portò una mano tremante alla fronte.

Immagini e reminescenze senza senso si erano ancora mescolate inutilmente nella sua testa. Meandri sconosciuti e insignificanti che bruciavano di colpo.

- E’orribile- commentò Willow guardando lo scenario apocalittico posto al di fuori della finestra.

La notte silenziosa aveva lasciato i segni di quell’incubo nauseante.

Pozze rosse ed enormi ricoprivano la stradina resa scura dal cielo grigio. Aveva ricominciato a piovere. L’acqua incessante cominciava a lavar via il liquido vermiglio dal selciato umido.

La polizia era appena andata via da casa loro. Solite domande. Non interessate.

In fondo era sempre stato così anche per Los Angeles. Fatti troppo strani e inspiegabili per indagare. Eventi che odoravano di orrido .Nel quale non si poteva mettere bocca.

Alcune auto erano ancora nella stradina deserta.

Metri di nastro isolante e uomini in divisa erano tutto ciò che restava.

-Non è prudente stare qui. Potrebbero insospettirsi- constatò Xander fissando la rossa.

Il suo occhio sano era visibilmente arrossato per le mancate ore di sonno.

-Si chiederanno perché siamo gli unici ad essere sopravvissuti in questi metri di sangue- aggiunse Dawn che seduta su una sedia stringeva le gambe al petto.

Buffy guardava fuori. La sua bella vita si stava dissolvendo a poco a poco.

Come se qualcuno stesse crudelmente versando dell’acido sulla bella tela dal paesaggio incantato. Improvvisamente quell’appartamento assomigliò troppo alla casa di Sunnydale.

E respirò. Respirò di colpo come non faceva da mesi.

L’aria che finalmente irrorava i suoi polmoni.

Sua madre era in cucina. Rideva raccontando il suo pomeriggio divertente.

Dawn guardava la tv in salotto. Continuava a canticchiare quell’odiosa canzoncina.

Willow e Xander erano lì per cena. Litigavano su un vecchio film. Giles leggeva.

Libri di demoni naturalmente…o addestramenti forse. Più tardi avrebbe fatto la ronda.

Sbarrò gli occhi come destatasi improvvisamente, mentre sudore freddo le percorreva la fronte.

Da quanto aveva scoperto di amare tanto Sunnydale. Idiozie!

-Speriamo che il consiglio abbia le notizie che ci servono- disse Willow guardando dolcemente Buffy.

-Certo- rispose senza capire. In fondo che importava?

Kennedy aveva appena chiamato. Naturalmente non c’era bisogno di conferme.

Ma stranamente sentirlo aveva fatto atrocemente male. Sola. Ancora. L’unica. La prescelta.

La cacciatrice.

Si accorse che avevano suonato alla porta solo quando vide Dawn saltare dalla sedia per correre nell’ingresso.

Il signor Giles rimase qualche istante a pulire le vecchie scarpe di cuoio.

La pioggia battente aveva ancora una volta inzuppato il cappotto scuro.

Willlow lo aiutò a sistemarsi senza parlare.

-Ho contattato il consiglio- disse l’uomo sedendosi su una delle sedie libere.

-O meglio quello che ne rimaneva- aggiunse mentre il suo sguardo si incupiva.

Gli anni sembrarono di colpo aver gravato troppo sul suo corpo.

-Cosa intende?- chiese la cacciatrice fissandolo preoccupata.

-Li hanno attaccati. Esattamente come hanno fatto qui. Una zona ben delimitata.- aggiunse fissando prima Buffy e poi correndo negli occhi di Willow che aveva preso a tremare.

-Non è rimasto quasi nulla. Ho parlato con le uniche due streghe sopravvissute- esitò pronunciando le ultime parole. Willow aveva preso a piangere piano. Le conosceva tutte. Giovani e anziane. Sagge e cariche di quegli stupendi poteri che solo la magia bianca può donare.

L’avevano aiutata quando il suo potere si era irrorato di tenebre.

-Nello stesso modo?-chiese la cacciatrice stringendo i pugni. Angel in silenzio osservava la sua Buffy. Spaventata e coraggiosa. Come sempre era stata. Preoccupata ma pronta a morire.

-Sono belve infernali. Della peggior specie- rispose l’uomo cogliendo il significato della sua domanda.

-Si era parlato di loro in antichi diari di osservatori, ma non tutti credevano che avessero mai raggiunto questa dimensione- spiegò togliendosi gli occhiali e cominciando a stropicciarsi gli occhi.

-E’evidente che si sbagliavano- ironizzò amaramente la cacciatrice.

Il vampiro scuro le si era avvicinato cingendole le spalle per darle forza.

-Sta utlizzando tutte le forze che ha per fare questo.- aggiunse l’uomo ripetendo accuratamente le parole che le due donne gli avevano confidato.

-Tutto per la sua vendetta- sussurrò quasi abbassando gli occhi.

-Non potrebbe uccidermi e basta- sbottò di colpo Buffy mettendosi in piedi.

Terrore puro le aveva di colpo attraversato le ossa. Non della morte.

Quella non faceva paura già da tempo. Oscura e desiderata nonostante la sua anima non lo ammettesse.

Il panico era per l’ignoto. Per la porta. Quella sigillata con forza.

Quella che non doveva aprirsi.

Quella che mai come in battaglia sembrava cigolare terribilmente.

-Non gli basta- rispose con torno fermo l’osservatore. La stanza si era di colpo gelata.

La pioggia battente sembrava improvvisamente scomparsa.

-Manderà lui. Il suo prescelto. Colui a cui ha affidato se stesso- aggiunse mentre la sua voce diventava man mano più forte. Il dolore gli stava attanagliando il petto.

-La morte è ciò che di meno spaventoso ha in serbo-

 

Buffy sistemò distratta l’ennesimo maglione pesante che aveva trovato, nella valigia posta sul letto.

-Non voglio andare via- sbottò amara Dawn. Ancora una volta sua sorella cercava di proteggerla. Le aveva promesso che non l’avrebbe mai più trattata come una bambina e in fondo non l’aveva fatto. Ma qualcosa era cambiato dalla fine di Sunnydale.

Qualcosa l’aveva resa di colpo sola. Come forse non era mai stata. Isolata dal mondo.

Chiusa in un involucro in cui solo Angel poteva entrare. Forse.

- Potremmo aiutarti Buffy- aggiunse Xander che dalla porta osservava impotente i movimenti della cacciatrice.

-Angel e Gilse rimarranno con me e mi daranno una mano- rispose la cacciatrice sorridendo debolmente.

-Qui è troppo pericoloso. Tutto ciò che mi è ora in torno è in pericolo- aggiunse accarezzando il viso candido della sorella.

-Willow vi proteggerà-. La voce sembrò per un istante impercettibilmente rotta.

-E tu aspetterai sola che lui ti uccida- sussurrò aspra Dawn fissando il pavimento.

Buffy sospirò. Sentì per un attimo più che mai la fine vicina.

La bramava. Il suo dono.

Strinse gli occhi per allontanare qui pensieri che non le appartenevano.

-Abbiamo superato tutte le apocalissi che ci si sono presentate- sussurrò piano alla sorella.

-Supererò anche questo. In fondo l’ho già sconfitto una volta- sorrise debolmente abbracciando forte la ragazza bionda.

 

-Willow avrebbe dovuto rimanere con te ad aiutarti- disse piano l’osservatore, appurando che nessuno ascoltasse, alla cacciatrice, mentre caricavano l’auto.

-Vuole distruggere me e per farlo userà ogni mezzo. Willow è l’unica che li potrà proteggere- rispose Buffy fissando la rossa che riluttante sistemava le ultime cose di Dawn.

-Conosciamo un posto nascosto e con un forte incantesimo riuscirà a tenerli al sicuro. Avrei voluto che anche lei andasse con loro- disse con voce stanca all’osservatore.

-Non potevo lasciarti- rispose l’uomo guardandola negli occhi smeraldo. La sua Buffy..

-Lo so-

 

L’auto correva sul selciato umido e spianato Spruzzi d’acqua colpivano i vetri quando le ruote si immergevano veloci nelle pozzanghere.Angel guidava in silenzio mentre i riflessi della luna si perdevano sul cofano argento. Dawn continuava a giocherellare nervoso con la radio mentre Buffy e Willow fissavano la strada. Dietro di loro l’auto del signor Giles seguiva lo stesso percorso. Avrebbero accompagnato tutti all’aeroporto e poi sarebbero tornati a casa. A fare cosa?

Non lo sapeva Buffy. La sua mente si perdeva in ricordi lontani.

La cacciatrice in pericolo non era lei.

Sua madre e Dawn ridevano in cucina. L’ordinazione dei vasi era sbagliata.

Lei attraversava piano il corridoio sorridendo.

Poi lui.

Sbarrò gli occhi boccheggiando mentre ciò che resta del passato le aveva bruciato la mente.

Poi di colpo la sua testa sbattè con una violenza inaudita contro il sedile anteriore.

L’auto argento scivolò con un rumore acuto sulla strada finendo nell’erba circostante.

-State tutte bene?- gridò Angel fissando prima Danw protetta dalla cintura e poi le due ragazze sul sedile posteriore.

Buffy scese velocemente dall’auto mentre Giles e Xander accostavano.

L’erba umida bagnò i jeans stretti.

- Cos’è stato?- chiese Willow fissando Angel.

-Non ne ho idea ma c’è qualcosa- sussurrò piano il vampiro.

-Andate via- disse piano Buffy.

-Cosa?- chiese Dawn sconvolta.

-Andate via!- urlò forte la cacciatrice stringendo i pugni. Lo sentiva. Il suo dono vicino.

Finalmente.

Il silenzio regnò solo per pochi istanti.

Un ringhio atroce si perse nell’aria umida.

La cacciatrice fu atterrata con una violenza inaudita.

La bava le colava sul collo mentre quella bestia gigantesca gravava con tutto il suo peso su di lei.

Le zanne affilate erano a pochi centimetri dalla sua carne tremante.

Di colpo la belva si staccò da lei ruzzolando per qualche metro e guaendo di disappunto.

Willow aveva ancora tra le mani la restante energia che aveva scagliato sull’animale.

-Andate- gridò Buffy con tutta se stessa.

Xander spinse la rossa e Dawn nell’auto prima di schiacciare con violenza l’acceleratore.

Il mostro non provò a raggiungerli. La belva era lì per lei.

Il male bramava lei. E lei lo sapeva.

Il suo dono. E lei lo voleva.

Il grido di Angel la fece ridestare mentre il vampiro colpiva con forza la belva sul selciato. L’animale rimase perfettamente immobile prima di alzarsi in uno scatto e scaraventarlo dall’altra parte della strada.

Buffy si alzò piano. Le mani le tramavano. Di cosa aveva paura in fondo?

L’animale si perdeva nell’oscurità, il pelo lungo era lurido e fetido.

Poteva sentirne l’odore nauseabondo.

La bocca era spalancata e le zanne sporgevano con violenza da essa.

Bava bianca colava senza sosta sul selciato mischiandosi con la pioggia. Sola.

Un'unica belva l’avrebbe uccisa. Lo sapeva.

Fu un attimo.

L’aria si irrorò del suo odore infernale e in pochi istanti fu ancora su di lei.

Bramava il suo sangue. Almeno quanto lei desiderava la morte. Buffy si aggrappò con forza al pelo ancora zuppo di sangue.

Con forza cercò di allontanare il corpo massiccio dell’animale che ringhiando senza sosta alitava direttamente sulla sua bocca.

Le zanne delle sue zampe tozze si infilarono con ferocia nelle sue gambe protette dai jeans facendola urlare di dolore.

Eccolo lì. Il suo dono.

Che per l’ennesima volta si ripresentava.

L’immagine di un volto troppo lontano bruciò più forte di quella ferita, mentre si propagava senza sosta nella sua anima.

Poi improvvisamente fu libera.

Volse veloce lo sguardo per vedere l’animale disintegrarsi in un milione di schizzi di liquido vermiglio.

I suoi occhi corsero dall’altra parte della strada.

Il respiro le si mozzò in gola.

Le sue mani bruciarono ancora.

Esattamente come quel giorno.

No, non è vero, ma grazie per averlo detto.

Non andare. Ti prego.

La sua voce fu un sussurro che si spezzava di lacrime della sua anima stracciata.

-Spike-

5°Capitolo

 

“Faccio sempre qualcosa di più veloce e più furbo”

Perché mi dici questo?

Per mostrarmi fino a dove il tuo pazzo sentimento può arrivare?

Il modo straziante in cui hai sofferto?

Il modo in cui riesci ad amarmi come nessuno mai ha saputo fare?

“Dozzine di volte, in tanti modi diversi”

E ora perché sospiri Spike?

Hai paura di dirlo?

Hai paura di mostrare tutta la tua follia? La tua assurda ossessione?

Quella di cui riderò?Quella di cui sarò disgustata?

“Ogni notte io ti salvo”

O semplicemente incantata.

 

E ora era ancora davanti a lei. Nel modo in cui si obbligava a non vedere.

Nella straziante maniera in cui continuava ad apparirle.

La lunga giacca di pelle mossa nel vento della notte.

La camicia rossa leggermente aperta sul petto che lasciava intravedere la pelle d’avorio.

Le gambe fasciate dai jeans scuri , una cintura stringe la vita sottile.

Lì,davanti a lei.

Come in ogni sogno appariva.

Come lei straziata cercava di allontanarlo urlando di dolore.

Come non poteva ricordarlo

Il sorriso del vampiro biondo si allargava mentre i suoi passi l’avvicinavano maggiormente alla cacciatrice.

Reale, come non era mai stato nel barlume dei ricordi, ma in fondo fittizio.

Lo sapeva la cacciatrice. Sapeva che il suo cuore stava ancora una volta scardinando la porta segreta lasciando entrare l’impossibile.

-Cacciatrice- sospirò il vampiro fissandola negli occhi. La sua voce. Chiara. Come sempre era stata. Mai dimenticata. Lo sapeva. Aveva mentito.

Mentito spudoratamente quando aveva pensato di averla scordata. E questa ne era la prova.

I suoi sogni che prendevano il suono delle parole del vampiro biondo con tanta concretezza.

Strinse i pugni dalle nocche violacee mentre come nei suoi peggiori incubi le sue pupille continuavano a dilatarsi alla ricerca di quell’immagine.

Forse il dono era arrivato. Forse l’aveva già ricevuto, indolore e silenzioso.

Poi qualcosa colpì i suoi sensi. Qualcosa che per quanto si fosse sforzata di rivivere non emergeva dai meandri delle sue reminescenze.

L’odore di quella pelle. Il tabacco che si mescolava al bourbon e all’inferno.

Boccheggiò sconvolta da questo particolare insolito. Terribilmente.

Più annegava l’immagine del vampiro, più il suo ricordo si riempiva di particolari troppo dolorosi. L’immagine lancinante continuò ad avvicinarsi a lei fino ad adagiarsi al suo fianco.

Pochi centimetri che dividevano i loro visi.

E allora seppe con maggiore certezza di stare sognando.

Seppe che quello non poteva essere nient’altro che un sogno portato dalla notte, dalla morte, che si riempiva di desideri mai confessati.

Il respiro del vampiro le raggiunse il viso facendola boccheggiare. Il respiro che forse sempre aveva bramato in quel corpo senza vita.

Bruciava maledettamente ciò che emergeva dal passato. Dilaniava senza sosta.

Era già parte della bestia? Il suo sangue si era già dissolto tra le sue zanne?

-Stai bene?- chiese la follia scavata nei meandri dei ricordi.

La cacciatrice assente annuì senza parlare. Poteva lasciarsi andare? Poteva dire, fare qualsiasi cosa? In fondo nulla era reale.

Sapeva cosa bramava. Sapeva dove le sue mani avrebbero voluto aggrapparsi, dove la sua bocca avrebbe cercato respiro.

Ma lui sarebbe scomparso. Come sempre era accaduto. Sarebbe scivolato via dalla sua anima non lasciando che l’amaro di un ricordo troppo lontano se pur atrocemente vicino.

Si sarebbe dissolto appena le sue mani avrebbero sfiorato quella pelle.

E le sue mani bruciarono.

Bruciarono del fuoco di un ricordo che non riusciva a schiarirsi.

Che per ora non sarebbe riemerso. Troppo feroce.

Mai ricordare quella notte.

Continuava a fissare gli occhi blu oceano senza trovare logica nella sua mente distrutta. Estasi.

Puro paradiso in quell’immagine. Perché?

Perché diavolo l’immagine contorta di quel vampiro ossigenato stravolgeva la sua anima in quel modo?

Poi perse un battito.

Il suo cuore si fermò improvvisamente consapevole che non sarebbe ma tornato a battere nel modo in cui aveva sempre fatto.

Sicuro di impazzire di un sentimento troppo sconosciuto e celato per essere vissuto.

Conscio che la luce non sarebbe più tornato, che il mondo si sarebbe dissolto sotto i suoi piedi, che la sua anima avrebbe gridato per sempre.

Il barlume di speranze c’era stato.

Chiaro e profondo. Incancellabile.

L’immagine del vampiro biondo aveva portato una mano al suo volto carezzandolo lentamente.

Di scatto la cacciatrice inarcò il volto verso quella mano calda, ma eternamente conosciuta boccheggiando.

Calde lacrime pungevano senza senso i suo occhi. Possibile che fosse lui?

E se pure fosse tornato che importava?

Più l’immagine del vampiro si faceva reale, più il barlume di speranza diventava grande, più la porta scardinata si barricava.

La mano sottile scivolò sul suo viso mentre il vampiro continuava a sorriderle.

Angel parlò.

La sua voce lontana e sconosciuta. Improvvisamente.

Ancora occhi negli occhi. Ancora il suo viso tra le sue mani. Il dono era arrivato.

Ne era sempre più sicura.

Improvvisamente vide il vampiro indirizzare i suoi occhi altrove e si destò.

Inaspettatamente, di colpo, venne schiaffeggiata dal freddo della notte.

Il sangue tornò a scorrere dalle sue ferite fresche, il capo a dolerle maledettamente, l’odore del sangue a inondare le sue narici.

E fu sveglia e fu viva.

Viva davanti a lui.

Viva insieme a Spike.

-Tu sei tornato- biascicò Angel fissando il vampiro biondo davanti a lui.

Sapeva di essere nel torto, ma sapere che il demone ossigenato fosse morto gli aveva donato in passato un insolito sollievo.

Non che potesse competere con lui. Non aveva mai pensato che le parole di Buffy quella notte fossero reali.

“Spike è nel mio cuore”. Forse. Ma mai come lui.

Mai come il loro amore eterno e incontrastato.

E ora eccolo.

Lì davanti a loro, riemerso chissà da quale dimensione infernale, col solito sorriso beffardo sul volto.

-Così sembra- ghignò Spike guardando Angel negli occhi.

Il vampiro scuro continuò sorpreso a fissarlo fino a che i suoi occhi corsero sul corpo accasciato della cacciatrice.

Velocemente si diresse verso di lei frapponendosi col suo corpo tra i due.

-Stai bene?-. chiese a Buffy mentre osservava i jeans strappati e zuppi di liquido vermiglio.

La ragazza annuì senza capire.

Continuava a muovere il capo alla ricerca della sagoma alle spalle del vampiro scuro.

Angel si voltò per seguire il suo sguardo. Vuota.

La strada era tornata improvvisamente deserta.

Di Spike nemmeno una traccia. Dannato vampiro che non voleva saperne di morire una volta per sempre.

Buffy prese a tremare di colpo.

-Tu l’hai visto?- chiese urlando di colpo al bruno. Angel sussultò sconcertato.

-L’hai visto?- gridò più forte la cacciatrice dal viso sconvolto.

Lacrime calde le solcavano le guance arrossate.

Il barlume c’era stato. Lui era lì. Era reale. O stava impazzendo?

O la sua mente creava follie atroci e distorte?

Ancora gli occhi del vampiro biondo, senza senso, nell’anima.

-Dimmi che l’hai visto, ti prego- gridò mentre la sua voce si rompeva orribilmente di lacrime.

Angel annuì sconvolto.

Sperò di colpo, con tutta l’anima maledetta, di essersi sbagliato.

Tbc…