LA STELLA POLARE



N.d.A.: Questa è una storia indipendente ed è una divagazione mentale su un periodo che non è mai stato trattato dettagliatamente né in AtS, né in BtVS.

SPOILER: Nessuno.

DISCLAIMER: I protagonisti appartengono agli aventi diritto e la sottoscritta non scrive a scopo di lucro.

RAITING: AU, G, Point of view di Spike





Io non sono come lui.

Non potrò mai essere come lui.

E a volte lo vorrei oltre ogni cosa.

E a volte mi compiaccio di questo oltre ogni cosa.

E lui lo sa.

Finalmente me ne sono reso conto, ho capito.

Ogni volta che mi guarda come se fossi di cristallo per vedere oltre, in realtà guarda dentro di me.

Perché per lui sono davvero di cristallo, ma in un altro senso…

Lui mi guarda e vede dentro di me.

Legge dentro di me.

Come se fossi un libro aperto, tenuto a portata di mano sul comodino del suo tempo libero.


Sono un oggetto curioso che valeva la pena di collezionare. Un oggetto di studio che talvolta gli riserva delle meravigliose scoperte…

Quando accade questo, lo sguardo gli diventa limpido e luminoso di stupore.

Potrei dire che sembra quasi un bambino, ma darebbe un risvolto di tenerezza che il suo atteggiamento non ha, che lui stesso non ha.

Quando accade questo, tremo. Dentro di me, senza darlo a vedere… anche se lui probabilmente lo vede comunque.

Perché lui vede oltre ogni cosa. Forse anche più di Drusilla, nonostante non abbia il dono…


Quando Dru mi ha detto che era stato lui a renderla ciò che è, pensavo si riferisse solo all’immortalità.

Mi ci è voluto poco a capire che la follia era la tiara di quell’insolita parure…

Veggente, vampira, pazza.

La mia Dru…

Mia, per gentile concessione.

Forse sarebbe più giusto dire “caritatevole” concessione.

Non che lui l’abbia fatto pesare. Non ne ha bisogno.

Il suo potere su Drusilla impregna l’aria al punto che mi sorprende di non poterlo toccare…

E trascende il legame fra Sire e Childe, altrimenti Darla avrebbe lo stesso ascendente su di lui, che non è.

Nessuno ha un ascendente su di lui, viceversa lui ha molto più di quello su di noi.


Ci plasma come creta.

Ci vizia, ci punisce, ci insegna, ci sgrida, ci veste e ci spoglia.

Siamo le sue consenzienti bambole.

Tutti tesi a tollerarci per non turbare la sua armonia. Tutti che pendiamo dalle sue labbra, sperando di piegarle in quel breve sorriso sbieco di compiacimento e approvazione…

Dio quanto lo odio.


Alla luce della luna, l’unica che mi rimane.

Davanti ai suoi occhi, fino in fondo ai miei gesti, alle mie parole, ai miei vestiti e al nome che ho scelto.

Nella speranza di irritarlo al punto da spezzare i fili e scacciarmi da questa intollerabile casa di bambole.

nella speranza che mi riacciuffi per il rotto della cuffia e leghi i fili più stretti.

Dio quanto mi odio.


E lui sa anche questo.

Tanto, per quel che cambia…

Che io lo ammiri o che lo disprezzi, lui vince.

Che io mi ammiri o che mi disprezzi, lui vince.

Lui vince sempre.

Perché vede dentro di me, legge dentro di me e sa che sono un pessimo giocatore di scacchi.

mentre lui è un mago.


« Hai finito di fare i bagagli, William? »


William… Come se non sapesse che non lo sopporto…

Se ho finito di fare i bagagli?

No, maledetto figlio di puttana, non ho neanche incominciato a farli.

E sai una cosa? Riempirei molto volentieri il mio baule con la vostra cenere!


« Ho quasi finito »


Dio quanto mi odio…

Mi odio già abbastanza senza che tu inarchi le sopracciglia a quel modo, paparino.

Mi odio già abbastanza senza che tu, con quella fasulla espressione da finto premuroso… Sai una cosa? Anch’io sto imparando a leggerti dentro.

Sì signore. Sorpresa, sorpresa!

So che hai capito e quindi so che quello sguardo in realtà significa che, se le cose non mi stanno bene e lo voglio, posso andarmene quando mi pare.

E significa al contempo che sai che non lo farò mai.

Hai vinto di nuovo, guarda un po’ che novità. Sei contento?

Perché sorridi così adesso?


« Darla… Saresti così gentile da aiutare William a finire i bagagli, per favore? »


Stavolta ti è andata male, maledetto bastardo. Darla preferirebbe essere buttata in un burrone dentro una botte chiodata, piuttosto che essere gentile con me.

Eccola lì, il suo sorriso è una linea dura e sottile. Adesso ti manderà a spasso…


« Certamente »


Sorridi compiaciuto.

Tu sai che Darla si butterebbe in un burrone dentro una botte chiodata per essere gentile con te e io… sono il solito idiota.

Sì, adesso sei contento.

Non ti stanchi mai di vincere?! No, probabilmente no…

In fondo se per te abbiamo un senso, un valore, è perché ti giriamo intorno, perché ti consideriamo il nostro punto di riferimento.

Ti piace essere il nostro sole notturno, la nostra stella polare…


Io non sono come te.

Non potrò mai essere come te.

E in questo momento lo vorrei oltre ogni cosa.

Perché tu te ne andresti.

Tu ne avresti la forza.

Tu te ne saresti andato immediatamente, dal primo istante.

Tu non vedresti l’ora di andartene senza essere nemmeno arrivato.

Tu non aspetteresti un miracolo che facesse cessare tutto questo.


« Grazie Darla, ma non ce n’è bisogno »


Me ne vado in camera mia.

In castigo, da solo.

Per la mia debolezza, per la mia vigliaccheria, per la mia esitazione.

Perché per oggi sono stufo di recitare e avendo già dato il bis, non concederò un ter.


« William? »


Che altro vuoi?

Sono sulle scale, praticamente già al piano di sopra, in teoria non potrei neanche ascoltarti… ma tu sai che lo faccio.


« Vedrai che ti piacerà la Romania »


Non vedo davvero come, ma se lo dici tu…