IL CAMBIAMENTO



Rating:Direi nc17

Genere: AU

Personaggi: Angelus, Spike, Io, Cinzia(un’amica).

Riassunto:Tutto inizia alla fermata dell’autobus, una scorciatoia attraverso il cimitero, un’incontro inaspettato, un’ amore improvviso.

Disclamer: Credi che se fosse tutto mio sarei qua?!?!? :angry: :ph34r:

Note: Chiedo scusa se ci sono errori grammaticali ma ho fatto il possibile per eliminarne il più possibile. Accetto ogni tipo di commento in quanto credo possano essere istruttivi(a parte i “che schifo” o cose così). Ah, un’ ultima cosa. So che i cimiteri di solito sono recintati e che i cancelli di notte sono chiusi, ma per motivi di produzione ho dovuto cambiare le cose. :lol:



Cap. 1 L’incontro


-……..- parlato

_......._ pensato






DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNN

Una mano sbucò da sotto un groviglio di coperte e scagliò la “cosa” che produceva quel fastidiosissimo rumore lontano dalle orecchie della ragazza che dormiva. La sveglia andò a sbattere contro un armadio con le ante colorate e smise di suonare, facendo tornare la persona in questione nel mondo dei sogni.

15 minuti dopo

- Jessica alzati! E' tardi! Muoviti altrimenti perdi il tram-

Una voce soave come il suono delle unghie sulla lavagna, le perforarono le orecchie e quando assimilò la frase si alzò di scatto dal letto e in tutta fretta cominciò a vestirsi, cercando di trovare dei vestiti decenti in quella camera che sembrava più un campo di battaglia: scarpe ovunque,libri sotto il letto(di scuola naturalmente),la scrivania sommersa di ogni cosa possibile immaginabile,cd ovunque e poi, nell’angolo, il suo indimenticabile borsone da palestra. Aveva iniziato da qualche anno Boxe e non aveva potuto far scelta migliore. Era uno sport che aiutava a scaricare i nervi e poi aveva acquistato un’ottima tecnica di combattimento e, detto fra noi, le serviva, dato che si cacciava sempre nei guai per colpa della sua boccaccia che non stava mai zitta, dicendo sempre quello che pensava. E’ vero che bisogna sempre essere sinceri, ma in certi casi, è meglio stare zitti. In ogni caso ora il suo problema più grande era, sia prendere il tram,che più di una volta l’aveva lasciata a piedi,sia trovare una maglietta da abbinare ai jeans. Jessica era una ragazza a cui piaceva vivere la giornata senza troppe paranoie, non aveva peli sulla lingua e quando si arrabbiava era meglio starle lontano, perché tutto ciò che era a portata di mano, faceva una pessima fine. Quella mattina si era vestita con dei jeans scuri larghi strappati in fondo, tenuti su da una cintura nera borchiata, una maglietta nera a maniche corte un po scollata con sopra un teschio rosso,la giacca di pelle nera e le Allstar nere. I capelli neri erano lasciati sciolti e le toccavano le spalle, aveva gli occhi verdi/marrone; cinque buchi nelle orecchie e un piercing al braccio sinistro poco sopra il polso. Quel pomeriggio aveva Boxe quindi, oltre allo zaino con i libri, prese anche il borsone e corse giù dalle scale che la portavano in cucina cercando di non uccidersi, per poi salutare la madre e avviarsi di corsa verso la fermata dell’autobus, mentre s’infilava in bocca un biscotto al cioccolato. La fermata del tram non era molto lontana da casa sua, ci volevano cinque minuti con un’andatura tranquilla e dato che lei era in ritardo, arrivò là in due minuti. Per una volta riuscì a non perdere il tram.

- Allora sei ancora tra noi! Credevo ti avessero rapito!-le disse la sua migliore amica Danielle, mentre si sedevano negli ultimi posti in fondo.

- Haha…non vedi come sto ridendo?!?!?- rispose lei mentre estraeva dallo zaino il suo unico e solo lettore mp3…. Non girava mai senza musica e di mattino era la cosa migliore per svegliarsi. Accese l' mp3 e iniziò ad ascoltare le canzoni dei Linkin Park con il volume a palla, mentre parlava con le sue amiche.

- Diventerai sorda a forza di ascoltare quella soave musica a palla-le fece notare Dany, ma lei fece spallucce e si mise entrambe le cuffie, chiuse gli occhi e appoggiò la testa al finestrino non muovendosi fino alla fermata, quando scese e svogliatamente si diresse a scuola. Come ogni giorno, lei e Dany andarono a fare colazione in un bar vicino alla scuola e, dopo aver preso un cornetto e un bicchiere di the a testa, si sedettero ad un tavolino e cominciarono a chiacchierare del più e del meno.

- Vediamo che ore abbiamo oggi-disse Jessy, mentre estraeva dallo zaino azzurro un diario nero alto e il triplo del normale per tutto quello che c’era dentro.

- Come se non lo sapessi….-disse Dany, mentre finiva il cornetto e n’ordinava un altro.

- Pozzo senza fondo!dunque, vediamo….Dio che giornata di merda!

1°ora economia

2°ora economia

3°ora detesto madrelingua

4°ora tedesco

5°ora inglese

6°ora inglese madrelingua

...Si sono sprecati a fare questo orario del cavolo!- disse, mentre con un sospiro chiuse il diario e lo rimise in cartella. A lei piacevano molto le lingue straniere e per questo aveva scelto una scuola dove si studiava inglese, tedesco e spagnolo. La lingua che più l’affascinava era l’irlandese, o meglio il gaelico, ma non conosceva nessuno che avrebbe potuto insegnarglielo.

- Approposito…hai poi finito quella storia che hai trovato su internet?-le domandò Dany mentre pagavano la colazione.

- No ancora no….Però mi piace da impazzire!-disse con entusiasmo Jessy.

- Immagino sia piena di sangue-

- Naaaaa... ma c’è il protagonista che, anche se è un vampiro è un figo da far paura!- disse

- Devo ancora capire come fanno a piacerti le storie di vampiri... che poi tra l’altro non esistono -

- Questo lo dici tu! Come fai a saperlo? Non ti ho mai visto entrare in un cimitero per andare a cercarli……. Poi hai anche paura dei cimiteri…. Come puoi aver paura? E’ il posto più tranquillo che c’è! -

- Ti sei risposta da sola! Per me è troppo tranquillo e poi tutte quelle lapidi... brrrr… mi fanno venire i brividi. -

- Allora una notte andremo a fare una passeggiata in un cimitero! -

- Neanche morta…. Anzi, se fossi morta ci andrei, ma non ci passeggerei e….-

- Lascia stare… scherzavo …va beh lasciamo perdere e prepariamoci mentalmente a passare una giornata d’inferno!-disse Jessy mentre facevano le sei rampe di scale che conducevano alla loro classe: 3B erica. La classe era al terzo piano e, anche se c’era un ascensore, lo potevano usare solo i bidelli o i professori, quindi quei poveri sfortunati(gli alunni)dovevano farsi da quattro a sei rampe di scale con zaini da cento chili.

- Poi sostengono che ai ragazzi viene la scogliosi o diventano gobbi… per forza! Siamo sfruttati peggio dei minatori!- disse Jessy mentre faceva l’ultimo scalino e arrivava davanti alla sua classe. Fece appena in tempo ad appoggiare lo zaino che entrò la professoressa e la lezione iniziò. Fortunatamente interrogò in base il giorno e dato che era il dieci marzo interrogò il numero dieci e il venti, mentre lei essendo il tredici, poteva sonnecchiare bellamente, aiutata anche dal fatto di essere nell’ultimo banco della classe. La giornata passò lentamente e quando finalmente suonò l’ultima campana, in fretta raccolse i libri e se la svignò, anche se sarebbe rimasta a scuola il pomeriggio per fare un po’ d’allenamento col sacco. La scuola aveva organizzato dei corsi di Boxe e lei era stata la prima ad iscriversi, ma dato che era brava, se ne stava sempre da sola a fare a pugni col sacco appeso al soffitto, mentre vedeva gli altri ragazzi dannarsi per riuscire almeno un pochino a spostare il sacco rosso che pesava un accidente. Nella pausa pranzo andò al forno a prendersi qualcosa da mangiare e, dopo essere tornata a scuola, rimase nel giardino da sola a non fare niente appoggiata ad un albero. In teoria era l’angolo di quelli di quinta.... ma solo in teoria. Stava seguendo con lo sguardo un gatto sul tetto a cui era venuta l'idea di improvvisarsi funambolo, quando un rompiballe che si schiariva la voce attirò la sua attenzione.

- Guardate chi si vede, ragazzi-disse Yuri, uno sfigato ripetente di quinta, mentre si rivolgeva ai suoi compagni dietro di lui che sghignazzavano per non si sa quale cavolata detta da uno di loro.

- Hei ragazzina non lo sai che questo è il nostro territorio?!-disse con un sorriso da pirla stampato in faccia.

Jessica non gli rispose e anzi, tirò fuori il lettore e lo accese, mentre allo stupido cominciava a pulsare la vena sulla tempia.

- Sto parlando con te!- disse e lei lo guardò, gli sorrise e poi disse

- Ho una mosca fastidiosa che mi ronza nell’orecchio- fece il gesto con la mano di scacciare la mosca, poi si girò e tornò a fissare il gatto che aveva deciso di sopravvivere…almeno per quel giorno. Yuri, incazzato, si mise davanti a lei e la guardò minaccioso. Lei con tutta calma si alzò e lo fronteggiò. Era già pronta a mollargli un pugno, quando Mirko, il suo allenatore di Boxe, le si avvicinò.

- Allora che succede? Non lo sai che non s’importunano le ragazze?- disse a Yuri, il quale lo fulminò, si girò e prima di andarsene seguito dalla sua banda di idioti le disse

- Io e te non abbiamo ancora finito- e poi se ne andò.

- Potevo cavarmela- disse Jessy, mentre entravano in palestra.

- Oh, ma non ringraziarmi! E’ stato un piacere salvarti, mia donzella indifesa- e, mentre diceva ciò, si mise in ginocchio mimando la parte del cavaliere.

- Ok ok…grazie. Il fatto è che con un pugno lo stendevo!-disse, mentre iniziava a estrarre le bende per le mani dallo zaino.

- Lo so, ma non voglio che tu ti faccia una brutta reputazione-le spiegò .

- Scusa, ma hai presente la mia reputazione attuale? Sono additata per come mi vesto(neanche girassi in mutande), per la mia troppa sincerità e ora passerò per quella che si fa salvare dal suo istruttore di Boxe, mentre l’allenatore in questione sostiene che sono un fenomeno con il sacco…già…. Proprio una bella reputazione! La prossima volta se fai qualcosa ti rompo le gambine…capito?!?!?!?-disse con enfasi, mentre Mirko le fasciava le mani, per poi ridere per quello che aveva appena detto.

- Ok Rocky hai vinto! Dammi una mano prima che arrivino le altre.- disse lui ridacchiando. In mezz’ora misero a posto la palestra, si cambiarono e poi la lezione iniziò. Dopo due ore di pugni e calci la lezione finì. Jessy rimase ad aiutare Mirko a mettere a posto la palestra e poi, dopo una doccia veloce, si diresse alla fermata dell’autobus ma….sorpresa sorpresa …

- CAVOLO! E’ vero che oggi c’è lo sciopero dei tram. *** ****, è mai possibile che capitino tutte a me?! -.

Provò a chiamare i suoi genitori ma non le risposero.

- Figuriamoci se rispondono.- Così decise di andare a casa a piedi. Si avviò verso casa e decise di prendere una scorciatoia per il cimitero…

- Io non so proprio come una persona possa avere paura di andare in un cimitero di notte… Mah!- Camminava con passo un po veloce per arrivare a casa il più presto possibile, fino a quando non sentì uno scricchiolio alla sua destra. Si voltò da quella parte e cercò di vedere oltre i cespugli, ma non vide niente perché c’era già buio.

- Me lo sarò sognato- Mormorò a se stessa, e riprese il cammino, ma si sentiva osservata. Cercando di rimanere calma, accelerò un poco il passo tendendo le orecchie al massimo. Dopo poco iniziò a vederci meglio anche al buio. Lei adorava la notte, era tutto magico, le cose si mostravano per quello che erano e di notte per strada s’incontrava altra gente, che non fossero persone dirette al lavoro o ragazzi intenti ad andare a scuola. Fu riscossa dai suoi pensieri da un rumore più forte degli altri, e stanca di scappare si girò e urlò.

- Avanti, esci so che sei lì dietro- Rimase ad aspettare e quando fece per allontanarsi, sbucò da una siepe un gatto randagio che le corse in contro e la superò, come se avesse il diavolo alle calcagna. Sospirò per calmarsi e fece per riprendere a camminare, quando, dallo stesso cespuglio, uscì un uomo. O meglio, sembrava un uomo se non fosse stato per gli occhi gialli da gatto, la fronte raggrinzita e la bocca da cui uscivano due canini più lunghi del normale. Le labbra erano talmente tirate da sembrare inesistenti. L’essere la guardò rimanendo immobile. La studiò. Quando lesse la paura sul suo volto ghignò, mostrando alla luna che splendeva in cielo, le zanne perlacee. Si avventò su di lei che, per istinto, si scansò e cominciò a correre. L’essere rimase immobile cercando di capire cosa doveva fare, quando due vampiri uscirono da un gruppo d’alberi: uno era alto, spalle larghe, occhi e capelli scuri tenuti su dal gel. Portava dei pantaloni di pelle nera, una camicia anch’essa nera e uno spolverino lungo fino al polpaccio del medesimo colore; L’altro vampiro aveva i capelli biondo platino tenuti indietro dal gel, occhi azzurri come il ghiaccio. Portava dei pantaloni neri di pelle, una maglietta nera che aderiva al petto scolpito ma esile, una camicia aperta sopra, uno spolverino lungo fino a terra nero e degli anfibi sempre neri.

- Cosa aspetti? Muoviti e vai a riprenderti la cena!- disse il vampiro biondo che si chiamava Spike al vampiro che prima aveva attaccato Jessy. L’essere li guardò, poi cominciò a correre con un ghigno in faccia.

- Andiamo ad assistere?- chiese Spike all’altro vampiro più anziano di nome Angelus.

- Mmmmm…Ok. Tanto non abbiamo niente di meglio da fare- disse svogliato, mentre tirava fuori dalla tasca dello spolverino delle sigarette e ne offriva una all’altro vampiro per poi mettere via il pacchetto. Entrambi, tranquillamente, seguirono il primo vampiro.

Era quasi a casa, le mancava poco, aveva la milza che cominciava a dolerle, ma non era niente in confronto alla paura di morire. Sentiva che l’essere era vicino, così, mentre passava di fianco ad un albero, spezzò un ramo robusto e ricominciò a correre. Corse sino a quando non si sentì tirare indietro con forza, si sbilanciò e cadde a terra. Si sbarazzò degli zaini e si mise in posizione di combattimento, mentre pensava che se sopravviveva a quella serata, avrebbe smesso di leggere storie su vampiri. Perché ne era certa, QUELLO era un vampiro!! Sapeva che esistevano vari modi per uccidere un vampiro: l’acqua santa, mozzargli la testa o impalettarlo. E dato che non era vicino a una chiesa e non aveva una spada ci rimaneva solo il paletto. Il vampiro le era di fronte e la studiava, ma rimase sorpreso perché non trovò paura in lei Quella di poco fa era completamente sparita, sostituita dall’adrenalina e dalla rabbia. Fu così che gli altri due vampiri più anziani li trovarono, uno di fronte all’altro a studiarsi.

- Perché non scappa?- chiese perplesso Spike, mentre osservava quella ragazza non percependo nessun tipo di terrore.

- Avrà deciso di morire in modo originale- disse Angelus, mentre la guardava notando che aveva una mano dietro alla schiena. Assottigliò gli occhi neri e si avvicinò, seguito da Spike.

L’essere la attaccò e lei si scostò senza difendersi. Voleva capire come combatteva. L’attaccò un altro paio di volte e quando i due spettatori si stavano per chiedere se era un balletto, lei colpì il vampiro con un pugno sul naso. Sentì le ossa del naso cedere sotto il suo attacco e vide l’essere portarsi le mani istintivamente alla parte che sanguinava copiosamente. I due spettatori si stupirono della velocità con cui la ragazza avesse sferrato il colpo. Il vampiro, infuriato, si avvicinò ancora. Lei fece un giro su se stessa e gli diede un calcio in pieno petto. Al colpo successivo, il vampiro evitò il suo calcio e cercò di colpirla, spaccandole un labbro, per poi afferrarla per un braccio e avvicinare il suo viso a quello della ragazza alitandole in faccia.

- Che schifo! Una mentina?- sdrammatizzò lei, pensando a come liberarsi.

- E’ finita! Bella battaglia ragazzina- sussurrò Angelus ghignando, ma si stupì, quando la ragazza diede un calcio molto forte in mezzo alle gambe del suo assalitore e lo colpì ancora in faccia. Questa volta l’essere le morse la mano e le sfuggì un gemito di dolore. Riuscì a liberarsi, tirò fuori il pezzo di legno e, sperando di non sbagliare, centrò il cuore del vampiro che poco dopo divenne polvere.

- Meno male che in anatomia umana mi facevo prestare gli appunti- mormorò e poi buttò il pezzo di legno per terra. Nello stesso momento in cui alzò lo sguardo, si trovò davanti il vampiro moro che ghignando, la prese per le braccia e avvicinò il viso della ragazza al suo.

- Sei stata brava ragazzina. Vorrà dire che sarai la mia cena- e si trasformò mostrando le zanne bianche. La ragazza cominciò a dimenarsi e quando lo colpì con una ginocchiata allo stomaco lui la allontanò. Lei, con la mano aperta e il palmo teso(come nel karatè), gli diede una manata sul naso che cominciò a sanguinare e qualche goccia del sangue del vampiro cadde sulla ferita sul suo palmo, ma lei non se n’accorse, troppo presa a scappare. Angelus la riacciuffò e la inchiodò ad un albero, mentre si chinava su di lei.

- Mi hai fatto male ragazzina! Credo che berrò fino a che, di te, non rimarranno altro che le ossa- disse malvagio. La ragazza più si dimenava, più le sue braccia erano strette in una morsa d’acciaio. Lei, resasi conto che era in svantaggio, chiuse gli occhi pensando che ormai fosse giunta la sua ora. Stava per arrendersi, quando le venne in mente una frase che aveva letto su un libro in biblioteca, che parlava di vampiri.

_ Mal che vada, dopo che mi avrà prosciugata, si farà una grossa risata per il mio inutile spreco di fiato _ Pensò, e così, quando sentì la pelle del collo cominciare a bucarsi, urlò con tutto il fiato che aveva in gola quelle strane parole. All’improvviso non sentì più il peso dell’essere né i suoi denti sul collo. Aprì gli occhi e vide il vampiro a dieci metri da lei, a terra. Fulminea cominciò a correre verso casa, senza curarsi degli zaini lasciati indietro. Tirò fuori le chiavi, che grazie a Dio non aveva dimenticato nello zaino, e in fretta entrò in casa senza guardarsi indietro.

- Dannata ragazzina. Non è come le altre! Sa cosa siamo e non ha paura di noi. Sarà interessante seguirla per un po’!- disse Angelus mentre si rialzava. Dopo aver guardato nella direzione dove era scappata, si diresse verso gli zaini abbandonati, tirò fuori il portafoglio dal davanti dello zaino e lesse la carta d’identità e tutti i documenti. Poi, come se niente fosse, rimise via tutto e se n’andò seguito da uno Spike pieno di domande.


Arrivata in casa si diresse immediatamente in camera sua, si spogliò e si fece una doccia per levare la polvere e il sangue incrostato. Si disinfettò sia il labbro, che il giorno dopo sarebbe stato gonfio come un gommone, sia la mano, che fasciò in seguito. Poi guardò al collo e vide due buchi appena accennati.

_ Dove mi stava per mordere _ pensò. Disinfettò anche quelli e dopo averli coperti con due mini-cerotti si mise a letto, senza leggere, come sua abitudine, le e-mail su internet.

_ Per stasera ne ho veramente abbastanza _

Poco dopo cadde nelle braccia di Morfeo.





Cap. 2 E voi chi siete?




-…..- parlato


_...._ pensato






Quella mattina si svegliò prima dei suoi genitori. Nonostante avesse dormito poco, non si sentì per niente intontita. Decise di prepararsi, andò in bagno e dopo essersi lavata, si guardò allo specchio: aveva delle occhiaie profonde e la pelle più chiara del solito. Si tolse i cerotti sul collo e, con sorpresa, notò che i segni di ieri sera erano spariti. Il suo collo era candido e liscio come se non fosse successo niente. Lei, però, era certa di non essersi sognata tutto. Quando si appoggiò con le mani al lavandino per avvicinare il viso allo specchio, sussultò per il dolore alla mano. Si tolse la fasciatura e si toccò la ferita che stranamente si stava già rimarginando. Certo, non guariva velocemente come succedeva ai vampiri, ma era già migliorata. Per finire, si guardò il labbro che si era già sgonfiato. Dopo essersi resa presentabile, si vestì e, quando fece per prendere lo zaino si ricordò di averlo lasciato in mezzo alla strada la sera prima. Si vestì velocemente, uscì e andò a recuperare gli zaini, mentre cercava di non tremare ad ogni rumore strano che arrivava alle sue orecchie. Tornò velocemente a casa, senza far rumore tornò in camera, preparò lo zaino e uscì dall’abitazione, nonostante fossero le sette. Lei aveva il tram alle sette e mezza, ma non le importava. Aveva bisogno di riflettere. La cosa che più la preoccupava, non era tanto il fatto che probabilmente sapevano dove abitava, ma che non l’avevano seguita per ucciderla… e questo era molto più preoccupante!


- Ehi! Cosa ti è successo?- le domandò Dany in tram, mentre questo faceva la sua ennesima fermata della mattinata.


- Niente… Ho solo dormito poco- decise di non dirle niente di ciò che era accaduto la sera prima.


- Ti sei fatta male ieri a boxe?- continuò lei curiosa.


- Ehmmm…già! Ho colpito troppo forte il sacco - disse evasiva.


La giornata a scuola le sembrò più pesante del solito. C’era una cosa che la disturbava, sorvolando che c’era quel rompi scatole di Yuri che la seguiva ovunque, probabilmente per menarla. Si sentiva irrequieta e più cercava di capire cosa le mancava più non trovava delle risposte.






- Che ne dici di andare al Tempo stasera?-le chiese Dany


- Non lo so….- disse lei. Non aveva voglia di uscire, ma non se la sentiva di dirle di no .


- Daiiii… Tipregotipregotiprego! Casomai incontri anche quel ragazzo carino che l’altra volta ti puntava- cercò di corromperla l’amica.


- Ok- disse sospirando, anche se il pensiero di quel ragazzo che la baciava le faceva venire il vomito.


_ Ma che mi prende? Fino all’altro giorno avrei cominciato a sbavare pensando a quel ragazzo ma ora no . Sarò solo stanca _




- Mamma, sono a casa!- disse, ma non c’era nessuno.


- Che strano- commentò ironica, mentre andava in cucina a mangiare, dopo aver lasciato lo zaino all’entrata.


In cucina trovò un biglietto ripiegato e dei soldi appoggiati a fianco. Lo prese in mano e lo lesse


Ciao tata,


io e tuo padre abbiamo deciso


di concedersi una vacanza


a sciare. Se hai bisogno ti ho


scritto i numeri di telefono


dell’albergo e ti ho lasciato


un po di soldi per la spesa.


Mi raccomando non fare festini


e fai a modo. Ci vediamo


tra una settimana


Baci


Mamma e Papà




Dopo aver letto il biglietto, lo ripiegò, si mise in tasca i soldi senza nemmeno contarli e si diresse verso il frigo. Si fece una piadina, anche se non aveva molta fame. Poi si diresse in salotto e si accoccolò davanti alla tv facendo zapping da un canale all'altro, finché non si addormentò. Si svegliò quattro ore dopo. Aveva appuntamento con i suoi amici davanti alla discoteca alle nove e, dato che erano ancora le sei,svogliatamente fece i compiti, si lavò e riordinò un po la camera, mentre ascoltava la musica.


Alle sette iniziò a prepararsi: indossò dei pantaloni da rapper, la sua solita cintura borchiata, le allstar nere e una maglietta a mezze maniche nera con davanti scritto “Davil Angel” in oro. Raccolse i capelli neri in una coda alta. Si mise la matita nera per gli occhi e, presa la giacca, uscì di casa senza guardare l’orario, ma sapeva già che mancava molto alle nove e si concesse una passeggiata. Non sapeva dove stava andando, semplicemente camminava, mentre le sue gambe decidevano quando girare a destra o a sinistra. Ad un certo punto, non sentì più i rumori delle auto che le sfrecciavano a fianco. Alzò lo sguardo e si ritrovò nel cimitero, lo stesso dove ieri sera era iniziato quell’inseguimento all’ultimo respiro. Alzò lo sguardo alla luna che si stagliava in cielo e s’incantò a guardarla. Non si era mai accorta di quanto fosse bella. Era come se la attirasse verso di se ogni secondo di più. Senza pensarci si sedette su una lapide rotta, posta in orizzontale; Poi si sdraiò per osservare meglio quella splendida, maestosa signora e si addormentò.




Stava girovagando da un po’ in cerca di una cena, ma in quei cimiteri di paese non c’era mai nessuno. Persino il custode se n’andava appena il sole tramontava, lasciando aperto il grande cancello di ferro battuto. Non che gli importasse, se il cancello fosse stato chiuso lo avrebbe scavalcato, ma, per Dio, non c’era neanche il custode da terrorizzare. E lui si stava annoiando così tanto!!! Passò di fianco a un mucchio di lapidi vecchie e sentì la presenza di qualcuno. Poteva sentirne il battito regolare del cuore.


_ Finalmente si cena _ si avvicinò alla persona che era sdraiata su una lapide e si stupì non poco quando si rese conto che la persona in questione era la ragazza della sera prima che stava dormendo tranquillamente in un cimitero


_ O è incredibilmente scema o è molto sicura di se _ pensò Spike e senza riflettere tirò fuori un cellulare dallo spolverino.


Quando la voce dall’altro capo del telefono rispose, disse semplicemente


- Cimitero- e chiuse la comunicazione sedendosi su una lapide poco lontano da dove stava la ragazza, tenendola d’occhio


_ Come si fa a addormentarsi in un cimitero? Non ha nemmeno un po’ di paura? Certo che, ieri sera, si è dimostrata una scaltra combattente. Ed ha persino rotto il naso ad Angelus _ pensò. Mezz’ora dopo Angelus si presentò al cimitero e quando vide la ragazza i suoi occhi si accesero e brillarono oro. Spike si avvicinò alla ragazza per primo, mentre Angelus stava dietro di lei. Non appena Spike si chinò sulla ragazza, lei s’irrigidì appena e aprì gli occhi di scatto. Quando vide quell'essere, (perché era sicura che non fosse umano, se lo sentiva nelle ossa) lo colpì forte con una ginocchiata allo stomaco e si alzò in piedi sulla lapide, con gli occhi sbarrati e il respiro improvvisamente pesante. E rimase così, immobile, a osservare il vampiro biondo che si piegava in due su se stesso. Poi, senza voltarsi, disse


- Che cosa volete? E tu, dietro di me, puoi anche venire qua davanti…aspetta un attimo….Come cazzo faccio a sapere che siete in due?- urlò allarmata e saltò giù dalla lapide, ma prima che potesse correre Angelus le avvolse un braccio intorno alla vita e se la tirò contro il proprio petto, immobilizzandola.


- E’ quello che vorremmo sapere anche noi- disse solo, mentre stringeva la presa su quel corpo che lo chiamava come un uomo è attratto da una sirena.


- Dannazione. Mi rimarrà il livido per un po!- disse Spike


- Meglio! E ora vorreste spiegarmi cosa diavolo mi avete fatto?-chiese Jessica, mentre si dimenava, ma invano.


- Buona. Ora ti libero, ma tu non scappi o ti giuro che ti torturerò fino a che non riuscirai più a parlare.- la minacciò Angelus.


Lei annuì, e quando lui la lasciò, si sentì per un attimo perduta e avrebbe voluto tornare tra le sue braccia.


_ Ma sono cretina?_ si disse. Poi si allontanò un po’ e li osservò entrambi. Potevano benissimo passare per esseri umani alla luce del sole, peccato che sarebbero arrostiti!


- Hai fatto qualche incantesimo di recente?-le chiese il vampiro moro. Lei lo fulminò con lo sguardo e disse


- Scusa, ti sembro una da incantesimi?-disse guardandolo con un sopracciglio alzato


- No, ma dato che sai cosa siamo…- disse lui, mentre assottigliava lo sguardo e pensava velocemente a una possibile soluzione. Per caso notò la mano fasciata e, improvvisamente, collegò le cose. Senza parlare si avvicinò svelto alla ragazza e le prese la mano stringendo la sua intorno al polso piccolo e cominciò a sciogliere la fasciatura


- Hei! Lasciami! Che diavolo fai!- cercò di sottrarre l’arto ma la presa del vampiro era troppo forte. Quando il palmo fu esposto alla luce della luna il vampiro passò un dito sopra la ferita e entrambi furono attraversati da una scossa calda giù per la schiena.


- E’ chiaro-disse solo lui, tenendo sempre la mano su quella della ragazza. Lei assottigliò lo sguardo e per poco non si mise a fare le fusa.


- Bene. Dato che per te è così chiaro ti spiace illuminarci?-disse Jessy, mentre cercava di far trasparire la rabbia nonostante si sentisse incredibilmente calma e rilassata.


- Dopo che ti sei ferita ieri sera, il tuo sangue è entrato in contatto con il mio e tra noi si è creato un legame.- spiegò


- Tipo quello tra Sire e Childe?-chiese la ragazza


Angelus ghignò – Noto che sai molte cose su di noi- la ragazza alzò solo le spalle e lui continuò.


- Al tuo sangue si è mischiato il mio, per questo motivo le tue ferite guariscono più in fretta e senti la presenza d’altre persone, anche se non le vedi. In ogni caso non è come il legame, ma solo una blanda imitazione di esso, ma io posso sentirti e lo stesso vale per te- finì lasciandole la mano che ricadde lungo un fianco. Jessy riprese la benda e, mentre si rifaceva la fasciatura, disse


- Fantastico! Allora, è per questo motivo che non riesco a guardare il sole.- mormorò


- Ed è anche per questo che sei attirata dalla luna- disse Spike che stava fumando


- Ehi come… Lasciamo stare! Non lo voglio sapere! E’ per questo motivo che sento il bisogno di..- Ma non finì la frase perché cominciò a suonarle il cellulare. Lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e rispose.


- Pronto-


- Si può sapere dove diavolo sei?-


- Ciao anche a te Matte! E, comunque, sono dove diavolo mi pare!-


- Non ti ricordi che dovevamo incontrarci alle nove davanti al Tempo?-


- Perché, che ore sono?-


- Non hai l’orologio? Santa ragazza!-


- Non devo mica avere l’orologio per forza. E poi non è così tardi - disse guardando i due vampiri.


- Comunque, dove sei?-


- Al cimitero, e prima che tu dica altro mi sono addormentata mentre guardavo la luna.-


- Io l’ho sempre detto che sei strana!- mentre il suo amico parlava, lei mimava con la mano una bocca che parlava, per prenderlo in giro.


- Se se, come vuoi! Comunque sto arrivando. Voi intanto entrate.- disse alla fine


- Uff. Ok. A dopo- e la telefonata si concluse. Jessica mise via il cellulare e si voltò cominciando a camminare, ma si sentì circondata e guardandosi ai lati notò di non essere sola


- E voi due cosa avete intenzione di fare?-chiese accigliata


- Veniamo con te- disse Angelus


- STOOP! Io devo andare in discoteca con gli amici e voi non lo siete. Perché non andate a cenare da qualche altra parte?- disse


- Lo faremo in discoteca- disse Spike


- Ma…- cercò di replicare


- Abbiamo detto che veniamo con te. E poi devo tenere d’occhio la mia nuova creatura-disse Angelus


- Punto primo io non sono la creatura di nessuno e punto secondo potrei almeno sapere come vi chiamate?- disse cercando di rimanere calma


- Angelus-


- Spike-


- Che bei nomi. Più che Angelus dovevano chiamarti Lucifero. Spike = chiodino…- e appena smise di parlare, scoppiò a ridere, mentre i due vampiri la guardavano perplessi


- Perché non hai paura di noi?- chiese Spike, una volta che Jessy ebbe finito di ridere.


- Vediamo. Se mi avreste voluto uccidere lo avreste già fatto e poi…boh..istinto-


- E se ti uccidessimo ora?-le chiese Angelus con sguardo serio


- Allora datevi una mossa e fatelo subito!- gli rispose a tono poi s’incamminò seguita poco dopo dai due vampiri, diretti al pub.



Cap. 3 (parte prima)


-………- parlato

_..........._ pensato



Il locale era pieno di gente a quella ora. Ragazzi con non più di venticinque anni parlavano al bar o ballavano ad un ritmo di musica frenetico. Non appena entrata, Jessy si diresse verso un tavolo posto contro il muro, a ferro di cavallo di colore rosso, e un tavolino nero posizionato davanti per appoggiare le bevande, senza pensare se Angelus o Spike fossero dietro di lei.

_ Non che mi interessi _ pensò, ma stava mentendo a se stessa, cosa che non avrebbe ammesso neanche sotto tortura.

- Oh, ve che si vede! Adesso mi spieghi come hai fatto a dormire in un cimitero- le disse Matte vedendola arrivare, mentre beveva l’ultimo sorso del suo cocktail per poi appoggiare il bicchiere sul tavolino.

- Guarda lasciamo stare che è meglio!- disse solo, mentre lanciava un’occhiata a Angelus che le sorrise furbo.

- E questo bel fusto chi è?- la raggiunse il suono di una voce stridente e, girandosi, notò che la ragazza in questione aveva piantato gli occhi su Angelus e lo stava sottoponendo ai raggi x .

Jessy sentì una morsa allo stomaco, ma chiudendo i pugni lungo i fianchi, si impose di trattenere delle parole che potevano sembrare offensive.

- Chi sei tu?!-chiese Jessy poco gentilmente.

La ragazza la squadrò dall’alto in basso e in modo altezzoso disse – Rebecca. In questo locale fanno proprio entrare tutti!- la guardò sicura di se. Tutte le persone che stavano parlando smisero, e ascoltarono attentamente lo scambio di battute tra le due ragazze. Matte, sapendo quanta poca pazienza avesse Jessy. Stava per intervenire ma il sorriso che si stampò sul viso di Jessy lo lasciò di sasso.

- Hai ragione. Fanno entrare anche gli animali ora, le oche poi entrano per prime!- disse, felice di aver fatto sparire il sorrisino dalla faccia di quell’oca e senza aggiungere altro, si diresse al bar a ordinare da bere, mentre Rebecca inviperita, le corse dietro sbraitando.

- Come osi darmi dell’oca, puttana! Non sai contro chi ti stai mettendo! Mio padre ti…-ma non finì mai la frase, perché Jessy si girò di scatto e le mollò un pugno sul naso, rompendoglielo e mandandola col sedere all’aria. Le altre ragazze e ragazzi guardarono scioccati la scena, mentre Angelus in un angolo alzava solo un sopracciglio.

- Hai finito di parlare? Mi hai rotto! Se tuo padre ha qualcosa da dire mandamelo, che gli riservo lo stesso servizio che ho fatto a te!-e si girò andando al bar seguita dallo sguardo del vampiro moro, che dopo aver guardato la ragazza a terra, a cui era venuto un attacco isterico, la seguì al bancone.

- Vodka alla pesca- disse Jessy al barista ancora un po arrabbiata.

- Non ti facevo così impulsiva- disse una voce bassa e sensuale al suo fianco e, giratasi, vide Angelus che la scrutava.

- Non mi conosci bene- disse solo e fece per prendere la sua bevanda, ma Angelus prese il bicchiere e lo spostò, dicendole

- Non ti fa bene bere-

- E a te che te ne frega?-chiese, mentre cercava di riprendersi il bicchiere, ma inutilmente.

- Non puoi affogare la rabbia nel bere. - le disse leggendole negli occhi

- Dov’è Spike?- chiese Jessy per sviare l’argomento. Lui se n’accorse, ma fece finta di niente.

- Starà cenando- disse lui.

- Allora vai anche tu a cenare e ridammi quel maledetto bicchiere!-gli disse seria, ma lui ghignò senza muoversi di un millimetro.

- Stai tranquilla, cenerò, ma ho già trovato chi mi farà da cena -le disse e Jessy capì che la sua cena sarebbe stata proprio lei.

_ Fantastico. Sarà meglio andarsene il prima possibile_ pensò, ma come si girò, si scontrò con una ragazza abbastanza alta, con i colpi di luce e gli occhi castani.

- Hei, stai attenta - disse Jessy. La ragazza alzò gli occhi e le disse

- Si salutano così le vecchie amiche?-le chiese, mentre sorrideva felice.

Jessy riconobbe la voce famigliare, e felice, le saltò al collo dicendo il suo nome.

- Ciiiiiiii, che bello rivederti! Ma che ci fai qui!?-le chiese Jessy.

- Sono qui per rilassarmi, e te?-le chiese la ragazza che si chiamava Cinzia ma Jessy la chiamava solo ‘Ci’.

- Tutto ok. Anche io sono qui per rilassarmi e per far passare la serata- le disse felice. Parlarono del più e del meno poi il Dj mise una musica rock e Jessy le prese la mano e, mentre la trascinava in mezzo alla pista, disse

- Adoro questa canzone- ballarono scatenandosi e Jessy non appena cominciò a muovere il corpo si sentì subito meglio. Sembrava che nessuna preoccupazione potesse turbarla. La sua mente era vuota e per un attimo si scordò anche di Angelus e del pasticcio in cui si era cacciata.

- Dove è Jessy? Non la dovevi tenere d’occhio?-una voce calma gli arrivò da dietro e senza voltarsi Angelus disse.

- Infatti- e tornò a guardare Jessy che ballava, mentre Spike seguì il suo sguardo e si accese una sigaretta. Si guardò in giro in cerca di prede, ma il suo sguardo si fermò su una ragazzina castana con i colpi di luce che ballava vicina a Jessy.



- Mi sa che c’è scappato il concetto di "un ballo " !- disse Ci a Jessy, mentre si sedevano su degli sgabelli al bancone, già pronte ad ordinare da bere.

- Hehe…è vero, ma almeno ci siamo divertite!- rispose Jessy, mentre si guardava intorno per cercare Angelus e Spike, ma vide quella troia di Rebecca che, da quando l’aveva vista cinque minuti fa, la guardava con il fuoco al posto degli occhi. Jessy le lanciò un sorriso disarmante che avrebbe fatto venire voglia di prenderla a schiaffi. E questo lei lo sapeva bene!

- Allora, ultimamente hai conosciuto qualcuno d’interessante?- le chiese Ci curiosa.

- Hmmmm beh.. -cominciò a parlare Jessy, ma venne interrotta da qualcuno che le si affiancò e rispose al posto suo, mentre le passava un braccio attorno alla vita

- Salve io sono Angelus, il ragazzo di Jessy- disse sorridendo e Jessy quasi si strozzò con la coca-cola che stava bevendo.

- Ah, e quando pensavi di dirmelo?-chiese Ci a Jessy osservandola sorniona.

- Cosa?! Ehi no aspetta…-Jessy cercava di dare una risposta, ma ormai non connetteva più e cominciava a girarle la testa. Forse la coca-cola era un po corretta. Cominciò a riprendersi quando vide Spike che osservava la Ci e decise di cambiare argomento.

- Ci ti presento Spike. Spike questa è la Ci- disse osservando la Ci che si era come imbambolata vedendo il vampiro platinato, e lui non poté che sorriderle. Meno male che la Ci era seduta o sarebbe caduta per terra come una pera cotta. A Jessy scappava da ridere perché sapeva i gusti della Ci ed era sicura che Spike sarebbe stato perfetto per lei. Ma come dirle che stava sbavando(e anche molto)dietro a un vampiro?!?!?

- Almeno ricordati di respirare- suggerì Jessy a bassa voce alla Ci dato che stava diventando viola in faccia, e non era sicura che la causa fosse solo il bisogno di respirare.

- Andiamo a ballare?-chiese Spike alla Ci e lei, nonostante tutto, si riprese e si avviò seguita da Spike, che però fu fermato da una mano di Jessy sul braccio. Lui girò la testa e la guardò. Lei disse solamente

- Falle qualcosa e t’impaletto - poi si girò verso il barista e ordinò un’altra coca-cola. Spike guardò Angelus e poi sparì in mezzo alla pista e i due mori rimasero soli.

-Allora è vero che potete bere e mangiare-disse Jessy osservando Angelus portarsi alle labbra il suo drink. Lui la guardò e sorrise

- Possiamo sia bere sia mangiare cibo umano, ma non possiamo sopravvivere con esso- disse lui

- Posso farti delle domande?-chiese lei non sapendo come comportarsi. Lui la guardò e lei, riconoscendolo come un segno di assenso cominciò a fare domande.

- Quanti anni hai? Quando sei nato?-

- Ho 254 anni e sono nato, o meglio morto, nel 1753. Tu invece hai sedici anni, quasi diciassette, e sei nata nel 1990 .- Jessy lo guardò con tanto d’occhi e le scappo un commento

- Cazzo, per essere così vecchio ti mantieni bene!- disse, poi resasi conto di cosa aveva appena detto diventò rossa, ma fece finta di niente e continuò a fare domande.

- Hei, aspetta un attimo, come cavolo fai a sapere il mio anno di nascita?-chiese d’un tratto.

- Ho guardato nel tuo portafoglio, nello zaino che avevi lasciato in strada l’altra sera.- rispose lui come se fosse la cosa più normale del mondo.

- Spike è la tua creatura?-chiese lei.

- Si. Tranquilla non farà niente alla tua amica- disse lui, guardandola.

- Sarò più tranquilla, quando questa serata sarà finita.- disse lei laconica, mentre finiva il suo bicchiere di Coca.

Rimasero zitti fino a che Spike e la Ci non tornarono.

- Uff, che caldo! Senti io vado a casa perché se no i miei mi fanno la pelle- disse Ci a Jessy

- Ok. Tanto sarei andata via anche io ora. Dai andiamo, che ti accompagno-le disse Jessy e, dopo aver preso i cappotti, uscirono all’aria fresca della sera seguite da i due vampiri.

Le strade erano semi deserte, fatta eccezione per qualche cane o gatto che passava ogni tanto. La luna splendeva in cielo e la sua luce era pari a quella del sole, incorniciata da stelle lucenti. Mentre Ci e Jessy parlavano del più e del meno, Jessy non poté fare a meno di alzare lo sguardo e di guardare la luna per poi sorridere senza accorgersene e tornare a posare lo sguardo davanti a se. I due vampiri, poco dietro di loro, se ne accorsero e sorrisero entrambi. Erano quasi arrivati a casa della Ci, quando da un vicolo laterale apparì un essere alto almeno due metri, grosso, molto grosso, con la pelle nera e con i vasi sanguinei rossi che gli percorrevano tutto il corpo, aveva due corna lunghe sulla testa e gli occhi gialli con delle zanne al posto dei denti che uscivano dalla bocca…una schifezza insomma! Jessy inchiodò subito appena lo vide, ma non fece in tempo a dire o fare qualcosa che il mostro le andò incontro e con una manata la scagliò contro un muro facendole battere forte la schiena contro di esso. Il mostro stava per colpire anche la Ci, ma intervenne Spike che la allontanò, mentre Angelus dava un pugno al mostro.

- Non avresti dovuto farlo- disse, mentre i suoi occhi passavano continuamente dal nero all’oro. Poco dopo anche Spike andò ad aiutarlo, mentre Ci si dirigeva verso Jessy che cercava di rialzarsi.

- Come stai?- chiese lei preoccupata.

- Chiedimelo non appena le mie ossa smetteranno di suonare come campane!-le rispose Jessy, mentre faceva una smorfia per il dolore a una costola.

_ Solo una….è un miracolo se ne usciamo intere…almeno noi due._ si disse, mentre osservava i due vampiri combattere. Ma quando vide sia Angelus che Spike essere sbattuti a dieci metri di distanza, capì che non potevano fare tutto da soli. Così, mentre si rimetteva in piedi, cercò qualcosa da usare come arma. Vide una spranga di ferro, la raccolse e si buttò contro il mostro, mentre la Ci pregava che non ci lasciasse le penne e cercava anche lei qualcosa per dare una mano. Non le era mai piaciuto starsene con le mani in mano. Intanto Jessy teneva testa al mostro a modo suo, con colpi bassi e prendendolo in giro in modo che s’innervosisse e perdesse la pazienza, così sarebbe stato più forte ma più facile da colpire. Finalmente, dopo un paio di calci ben assestati, riuscì a piantargli la spranga all’altezza del cuore per poi essere sbattuta anche lei circa a dieci metri di distanza. Il mostro si diresse ghignando vero la Ci che intanto pensava

_ E ora che cazzo faccio?!?!? Pensapensapensapensa..._ Intanto il mostro si avvicinava sempre più e gli altri erano ancora a terra o troppo lontani per darle una mano, così si rannicchiò un poco e si coprì le mani con gli occhi. Ma proprio quando il mostro stava per toccarla una forza sovrannaturale lo scagliò via, e una volta toccato terra il mostrò si disintegrò perché, nella caduta, la spranga lo aveva penetrato ancora più in fondo facendolo morire del tutto. Ci, non sentendo niente, alzò lo sguardo e vide la faccia allibita di Jessy e le due perplesse dei vampiri che intanto si erano avvicinati.

- Oh Ci, sei stata fantastica, ma come diavolo hai fatto?- le chiese Jessy ancora un po dolorante.

- Chiedimelo quando lo saprò- disse solo la Ci, poi Spike la aiutò ad alzarsi, la accompagnò alla porta di casa e le disse

- Buonanotte-

- Buonanotte Spike-. Lui attese che lei scomparisse dietro la porta, poi si incamminò verso Jessy e Angelus che intanto si erano già avviati verso casa.

- Come stai?- le chiese Angelus.

- Bene…credo…mi fa male una costola, ma per il resto è tutto ok. Devo imparare anche io a scagliare la gente così- disse lei.

- Lo hai già fatto, non ricordi?- le disse lui e a lei tornò in mente la formula dell’altra sera e non poté non lasciarsi scappare una risatina.

- Non sapevo se avrebbe funzionato. L’avevo letta su un libro, ma non credevo potesse essermi d’aiuto -.

- Mai prendere alla leggera delle formule scritte su un libro, che funzionino oppure no.- disse lui. Arrivati davanti a casa Jessy aprì la porta, stava per salutarli, quando Angelus entrò in casa, mentre diceva a Spike.

- Io e te ci vediamo domani. Stanotte rimango qui- e poi, dopo che Spike gli ebbe fatto un cenno con la testa, chiuse la porta dietro di se, mentre Jessy gli diceva

- Cosa?!?!?!? No no. Non ti voglio in casa mia e poi come diavolo hai fatto ad entrare? I vampiri non possono entrare se non sono invitati- disse lei, mentre si metteva le mani sui fianchi per dar maggior valore alla sua incazzatura.

- E’ vero non possiamo entrare nelle case private ma dato che io e te siamo legati e mi appartieni, allo stesso modo anche la casa e le tue cose mi appartengono. Stanotte rimarrò qui e ora andiamo a letto- disse lui, mentre la trascinava al piano di sopra.

- Ok, allora se proprio vuoi rimanere puoi dormire sul divano…- disse lei, poi prese il pigiama e si diresse in bagno per darsi una lavata. Quando tornò Angelus si era già spogliato e, rimasto in boxer neri (datemi una bacinella perché sto sbavando sulla tastiera e non vorrei andasse in corto! = )_ _ _ _ nDA), si era sdraiato nel suo letto e ora le faceva segno di sdraiarsi al suo fianco. Lei era imbambolata, non aveva visto niente di più bello e il suo cuore prese a battere più forte ma cercò di calmarsi e disse

- Non ci staremmo mai. Il mio letto è troppo piccolo- ma, mentre diceva ciò, le sue gambe l’avevano già portata di fianco al letto e si stava gia sdraiando sotto le coperte. Poi Angelus ghignando la abbracciò facendole appoggiare la testa al suo petto e cominciò ad accarezzarle i capelli. Jessy non se n’accorse, ma cominciò ad emettere un suono simile alle fusa per poi addormentarsi. Quando Angelus si accorse che si era addormentata chiuse gli occhi e un oblio nero li circondò cullandoli in un sonno profondo senza sogni.


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Qualcuno intanto stava osservando una ragazza dormire attraverso la finestra della sua camera. La stanza era al secondo piano di una villetta, ma il ragazzo non aveva avuto problemi ad arrampicarsi su un albero cresciuto proprio sotto la camera della ragazza, una ragazza mora con i colpi di luce. Il ragazzo accovacciato su un ramo portava uno spolverino lungo nero di pelle, e l’unica cosa che si riusciva a vedere erano i capelli incredibilmente biondi e gli occhi che si potevano vedere solo quando aspirava il fumo dalla sigaretta che stava fumando. Se una persona avesse guardato bene, si sarebbe accorto che gli occhi erano blu e che le labbra del ragazzo erano piegate a formare un ghigno molto sexy…

- Sogni d’oro passerotto-





Cap. 4 Il risveglio






-…..- parlato


_...._ pensato






Non sapeva dov’era.


Si sentiva circondata da qualcosa che la proteggeva.


Si sentiva al sicuro, ma non riusciva a capire dove fosse.


Era buio, ma sapeva di non essere in pericolo.


Si sentiva osservata, ma quegli occhi le trasmettevano sicurezza.


Improvvisamente sentì una voce, era calda, bassa, tremendamente sexy .


Vide anche due occhi di un azzurro intenso che le trasmettevano pace.


- Spike- mugugnò nel dormiveglia.


DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN


_Dannata sveglia!! Proprio sul più bello! _ si disse. Durante la colazione le vennero in mente le parole che aveva sentito nel sogno. Le sembravano tremendamente reali.


Quella voce le aveva detto – Buonanotte passerotto- . Quando le vennero in mente quelle parole per poco non cadde dalla sedia e il biscotto che stava inzuppando nel latte, ci cadde completamente dentro, mentre l’espressione della ragazza passò da allibita a scossa e infine a gioiosa, saltando per tutta la casa, mentre le guance le si coloravano di fucsia.


- Ma è stato solo un sogno, eppure sembrava talmente reale…- non riusciva a togliersi dalla testa quella voce e quegli occhi meravigliosi, e più cercava di non pensarci, più le venivano in mente le immagini del ballo della sera prima e le si stampò sul viso una faccia sognante…le mancavano solo i cuoricini al posto degli occhi…anche perché la bava ce l’aveva già…


Era arrivata a scuola e stava per entrare nell’edificio, quando si disse a voce alta


Ma perché cavolo non gli ho chiesto il numero?- poi, dopo essersi data della deficiente e essersi sfogata, entrò nella propria classe, ma invece di ascoltare il prof pensò tutta mattina al sogno e al protagonista di esso.




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Sentiva qualcosa di pesante schiacciarla contro il letto, ma non le faceva male. Inconsapevolmente si spinse di più contro quel qualcosa rannicchiandosi e sospirando contenta, tornando ad addormentarsi.


Almeno, fino a che non sentì qualcosa suonare.


_ Dannata sveglia_ pensò, sporse un braccio per spegnerla e come al solito la scagliò per terra.


- Ah, ma allora la finezza non è un tuo pregio- si sentì dire, da una voce bassa che le parlava vicino all’orecchio, ma non connesse subito e pensò che fosse un sogno. Ma poi sentì qualcosa accarezzarle il profilo del collo e, non capendo cosa stesse succedendo, aprì un occhio e girò la testa trovandosi davanti il sorriso, no pardon, il ghigno di un angelo…si, bastardo però!!


- E tu che cavolo ci fai qui!- sbottò, mentre cercava di allontanarsi, ma lui la spinse contro il materasso e le si sdraiò sopra, sempre continuando a ghignare.


- Non ti ricordi?! Ieri sera mi hai invitato a dormire da te!- disse lui


- Alt!! Io non ho invitato proprio nessuno!! Ti sei autoinvitato!-le disse lei, mentre si accorgeva che addosso aveva solo l’intimo.


_ E quando mi sono tolta il pigiama?_ poi capì e gli lanciò uno sguardo di fuoco, ma lui face finta di niente e le sorrise. Bastardo!!


- Potrei sapere che fine ha fatto il mio pigiama?- disse Jessy, mentre cercava con gli occhi il suo pigiama per la stanza, ma la figura di Angelus le copriva la visuale.


- Mi dava fastidio! Preferisco il contatto pelle su pelle.- disse lui come se fosse la cosa più naturale del mondo e, prima che lei potesse ribattere, calò le sue labbra su quelle di Jessy. Il bacio all’inizio fu casto e dolce, poi Angelus penetrò con la bocca quella di lei e il bacio divenne appassionato. All’inizio Jessy rimase sorpresa, ma poi ricambiò con impeto il bacio e fece salire una mano dietro al collo di Angelus, fino a stringergli i capelli tra le dita, per avere un po di controllo ma lui non glielo permise e si staccò dalla sua bocca, rossa e gonfia per il bacio. Jessy si accorse del bisogno d’ossigeno, solo quando lui si staccò da lei e la osservò respirare a pieni polmoni. Dopo essersi ripresa lo guardò un po’ negli occhi, poi girò la testa,vide l’ora e si rese conto che era molto tardi.


- Dannazione!! Arriverò tardi a scuola! E’ tutta colpa tua!-disse, mentre riusciva a districarsi dal suo abbraccio. Si diresse verso l’armadio prendendo l’intimo, un paio di jeans consunti, tutti stracciati, una cintura blu con disegnati sopra dei teschi, una maglietta rossa e un maglione blu con il cappuccio largo. Prese tutto e, senza guardare Angelus, si diresse in bagno per farsi una doccia veloce e per rendersi un minimo presentabile. Quando uscì Angelus si stava mettendo i pantaloni e lei si incantò a guardagli il sedere. _ Da mordere!_ pensò, ma poi si riscosse e si diresse alla scrivania per prendere la cartella. Si dovette chinare per prendere un libro finito casualmente in fondo alla scrivania ( era economia!! ) e così Angelus poté avere un primo piano del suo fondoschiena, quel giorno fasciato da mutande color verde fosforescente.


- Sai, non che mi dispiaccia questa vista ma io proprio questa mania non la capisco- disse lui, senza staccare gli occhi dal suo sedere e lei disse


- Eh ?!- e, mentre si alzava, diede una zuccata contro la scrivania e dalla bocca le uscirono delle imprecazioni che avrebbero fatto impallidire anche gli scaricatori di porto, mentre Angelus si limitò a fare una risatina.


- Ma che ti ridi ! Potrebbe essere morto anche quel poco di cervello che avevo!!-disse lei, mentre si massaggiava il punto dolente.


- Naaa!! Hai la pelle dura!!-disse lui.


- Con te non ci dovrei parlare dato che mi hai fatto perdere il tram e ora mi tocca andare a scuola a piedi.- disse lei, mentre si caricava lo zaino in spalla e cominciava a scendere le scale. Lui la seguì e, mentre la sentiva brontolare tra se e se, le disse -Ti accompagno io in macchina-.


Lei non comprese subito, ma quando le parole le entrarono nel cervello, inchiodò con la mano sulla maniglia della porta e girandosi allibita gli disse


- Scusa veh, non per fare la pignola, ma tu sei un vampiro e se esci ora diventi un mucchietto di cenere e dopo mi tocca andare a prendere l’aspirapolvere per tirarti su!! - disse lei.


- Vero cara, di solito è così, ma non se hai questo!- le mostrò la mano destra dove portava all’anulare un anello dall’aspetto antico con una pietra rossa incastonata. Aveva già visto quell’anello, ma non si ricordava dove. Poi, un’illuminazione.


- Non dirmi che quello è l’anello di Amarra!- disse lei guardandolo con tanto d’occhi.


- Esatto! Con questo gioiellino posso andare dove voglio, anche di giorno -.


Lei lo guardò e poi disse – Ma perché non esistono più i vampiri di prima?! Quelli deficienti, che avevano solo fame e giravano solo di notte?!-e, mentre diceva ciò, si avviò all’auto di Angelus.


_ In fondo un passaggio non mi fa male!_


- Guarda te! Non ho mai messo così tante volte gli occhiali come negli ultimi tempi! E come il solito è tutta colpa tua!- disse Jessy, mentre si avvicinavano alla scuola.


- Sei tu che hai deciso di darmi una manata. Non è colpa mia se il nostro sangue si è mischiato e ora hai dei leggeri cambiamenti fisici.*- disse lui. Poi le chiese


- A che ora finisce la scuola?-.


- Alle 13.10. Perché?- chiese lei senza capire.


- Così, per sapere.- disse lui. Jessy stava per uscire, ma lui l’ attirò a se e le diede un bacio. Quando lei cominciò a rispondere lui si staccò e le disse


- Ciao- lei lo guardò, mentre ghignava e le venne voglia di spaccargli la faccia ma disse solo


Bastardo- e se ne andò inviperita e molto accaldata.


Lui la guardò chiacchierare con qualche amica e poi entrare nell’edificio. Mise in moto e si diresse verso la Maison che condivideva con Spike.






* Per “ leggeri cambiamenti fisici” intendo i cambiamenti che avvengono quando il sangue di un vampiro si mischia a quello della vittima. Jessy ha dei problemi con la luce del sole, come i vampiri. Come i vampiri non riesce a guardare il sole, perché le fanno male gli occhi. In compenso vede meglio di notte, anche se non perfettamente come i vampiri. In pratica ha acquisito, anche se in forma molto leggera, i poteri dei vampiri.







Cap. 5 Giornata particolare




-……- parlato


_........_ pensato








Un altro vestito. Un’altra strisciata di carta di credito. Altro negozio. Un altro paio di scarpe. Una nuova strisciata di carta di credito. Jessy era impressionata dalla quantità di soldi che una persona poteva possedere. Se la persona era un vampiro, poi….


Era dalle due di quel pomeriggio che entravano in negozi di vestiti, accessori, scarpe, biancheria, tutto quello che le veniva in mente o che le piaceva lo comprava. Anche se alla fine era stata obbligata a comprare,e nonostante le sue proteste iniziali (diciamo che non ci ha messo tanto a cedere!NdA), alla fine aveva dovuto cedere e ora stava comprando di tutto, ovviamente era Angelus che pagava.. Tutto era cominciato quella mattina quando era venuto a prenderla a scuola, e lei salendo in macchina, aveva detto che le sarebbe piaciuto comprare qualcosa di nuovo.


- Mi sa di averti fatto spendere una fortuna!- disse Jessy, mentre leggeva l’importo della sua ultima spesa.


- Decisamente!Ma le mie ragazze non possono andare in giro con degli stracci!- rispose lui mentre prendeva alcune borse dalle mani di lei.


- Non ho mai comprato così tante cose in una volta sola. Anzi, forse non le ho mai comprate neanche in un anno!- disse lei mentre cercava di portare le borsine che cercavano di cadere dalla sua mano.


- Vieni. Andiamo a prendere qualcosa da bere- le disse lui vedendola guardare sognante un bicchiere d’acqua.


- Grazie. Non immaginavo che provare vestiti potesse stancare così!- disse, mentre si sedeva su una sedia e Angelus si sedeva di fronte a lei.


- Desiderate- chiese la cameriera appena arrivata, pronta a scrivere l’ordinazione su un piccolo taccuino.


- Io solo un bicchiere d’acqua, grazie- disse lei, mentre si appoggiava allo schienale della sedia e si guardava intorno.


- Un caffè - disse Angelus non togliendo gli occhi da Jessy. Dopo che la cameriera se ne andò, lei disse senza guardarlo


- Grazie-. Lui non le rispose, ma alzò un sopracciglio. Vedendo la muta domanda sul volto di lui,continuò a parlare


- Voglio dire, immagino che non deve essere molto divertente girare per negozi, tutto il giorno e spendere soldi che potrebbero servire per qualcos’altro- gli spiegò lei guardandolo negli occhi.


- Beh non è così male se poi la “modella” fa una sfilata per farsi perdonare di aver comprato tutte quelle cose- rispose e lei ora era sicura che ci sarebbe stato qualcosa dopo la sfilata. Quell’idea si solidificò ancora di più vedendo l’espressione sul suo viso….


Jessy si chinò un po’ sul tavolino e gli sussurrò – Pervertito- poi si rialzò in fretta notando, con la coda dell’occhio, l’arrivo della cameriera con le loro ordinazioni.


Lui sorrise e basta e, dopo aver ringraziato la cameriera, portò alla bocca la tazzina calda contenente il liquido scuro e dall’aroma forte.


- Che ore sono?- chiese lei mentre beveva un sorso d’acqua.


- Mmmm… sono le sette- disse lui e per poco Jessy non si strozzò con l’acqua appena ingerita.


- Le sette?!? Cavolo! Sarà meglio andare a casa, ti hai già speso fin troppo e poi devo essere in piscina tra meno di un ora.- disse, mentre si alzava e prendeva dalla tasca dei pantaloni degli spiccioli, ma notando l’occhiataccia di lui, li rimise in tasca sbuffando e alzando gli occhi al cielo pensando a quanto potessero essere orgogliosi gli uomini, per voler a tutti i costi pagare facendo la parte dei gentiluomini.




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Bagher. Palleggio. Alzata. Schiacciata. Punto.


Si stava allenando da quasi due ore, ma non riusciva a concentrarsi sugli esercizi. Troppe cose per la testa. E tutti i pensieri portavano a un nome solo : Spike. Dalla prima volta che lo aveva visto le era piaciuto subito. Alto, biondo, occhi azzurri e con quel sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche un orso polare. Nei giorni successivi al loro incontro non aveva fatto altro che pensare a lui e anche il ragazzo che le piaceva, Fabio, ormai non le sembrava così perfetto come le era apparso la prima volta che lo aveva visto a scuola. Ovunque andasse si sentiva lo sguardo di Spike addosso e il più delle volte si era ritrovata a guardarsi intorno, sperando di vedere uno spolverino nero, o una testa tremendamente bionda spuntare in mezzo alla gente. Anche ora, mentre faceva l’ennesima schiacciata, le sembrava di avere i suoi occhi puntati sulla schiena. Si riscosse dai suoi pensieri, solo quando sentì l’allenatore parlare


- Ok ragazze, fate una pausa.- Si diresse ai primi gradini degli spalti dove aveva appoggiato una bottiglia d’acqua e un asciugamano per il sudore. Mentre cominciava ad asciugarsi il viso vide alcune sue compagne fissare un punto vicino alla porta d’entrata della palestra e, vedendo i loro sguardi sognanti, diresse il suo sguardo verso essa. Se fosse stato possibile, avrebbe giurato che le sarebbero caduti gli occhi. Era lui. Dannatamente bello con il sorriso strafottente sulle labbra, consapevole della sua bellezza e dell’effetto che stava suscitando su quelle povere ragazzine in pieno squilibrio ormonale. Lei ora se lo stava mangiando con gli occhi. E il fatto che fosse vestito come piaceva a lei non aiutava a farle distogliere lo sguardo. Lui si stava avvicinando, con la sua solita camminata da predatore, a lei che era senza parole e riusciva solo a guardarlo a bocca aperta.


- Ciao- disse lui sorridendole.


- Ciao Spike- rispose Cinzia, sicura che stesse sognando tutto e che tra poco si sarebbe svegliata rimanendo con un sapore amaro, come la tristezza, in bocca.


- Sei un sogno?- chiese lei imbambolata.


- Spero di no dolcezza o non riuscirò a farti passare dei bei momenti in mia compagnia- Lei si riscosse sentendo quella voce calda e sensuale.


- Ehm, cosa ci fai qui?- decise che era meglio cambiare argomento. Si sedette su un gradino e cominciò a bere dalla bottiglia facendo finta di non vedere lo sguardo delle sue compagne, in quel momento molto meravigliato.


- Ho pensato di venire a trovarti dato che non ci vediamo molto spesso. Ho chiesto a Jessy dove ti allenavi ed eccomi qui.- disse Spike mentre si sedeva vicino a lei e la osservava bere a grandi sorsi.


_Oh Jessy, ti devo un enorme favore!_ pensò.


- Sai, mi sa che hai fatto colpo sulle mie compagne.- disse lei sorridendo, mentre gli faceva cenno con la testa di girarsi. E appena lo fece tutte le ragazze che prima erano intente a guardarlo, imbambolate, fecero finta di niente e tornarono a chiacchierare tra di loro, continuando però a osservare di sottecchi quel ragazzo che le attirava come delle calamite.


Spike sorrise e con un’alzata di spalle tornò a guardarla. Rimasero a parlare per un po’, incuranti di chi avevano intorno, e sperando entrambi che il tempo non passasse mai. Stavano ridendo per una battuta fatta da lei su una cosa che le era successa il giorno prima, quando l’allenatore fischiò dicendo che la pausa era finita. Lei si rattristò un po’ e lui, vedendo il suo muso lungo, decise di fare una cosa inaspettata. La baciò. Piano, leggermente, uno sfiorare di labbra, e a lei sembrò di rinascere. Non si sentiva così felice da tempo, stava per approfondire il bacio, volendo qualcosa di più, ma sentirono un leggero tossire dietro di loro e, girandosi, videro tutte le sue amiche(allenatore compreso) che li guardavano senza sbattere le palpebre e alcune avevano tirato fuori, da chissà dove, dei popcorn. I due si staccarono di malavoglia, lei con la faccia rossa come un pomodoro che cercava di non alzare lo sguardo e lui che, un po’ imbarazzato, si strofinava la parte dietro del collo con una mano.


- Ehm…devo andare. Mi ha fatto piacere che tu sia venuto.- Stavolta alzò lo sguardo e gli sorrise. Sorriso ricambiato da lui che, prima di andarsene, le chiese.


- Ti va di andare al cinema stasera?- Lei sorrise ancora di più e gli disse di chiamarla dopo per mettersi d’accordo sull’orario. Lui se n’andò contento e lei tornò ai suoi allenamenti con il sorriso sulle labbra.




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- Ciao ragazze, ci vediamo- disse una sua compagna di squadra mentre usciva dallo spogliatoio. Erano rimaste in poche in quella stanza. Lei era sempre una delle ultime perché, dopo l’allenamento, le piaceva rimanere un altro po’ in acqua, facendo qualche vasca solo per rilassarsi. Di conseguenza era una delle ultime a fare la doccia, e lo stesso le successe quel giorno. Era stanca, non solo per l’allenamento, ma anche per il pomeriggio passato a camminare con decine di borse in mano. Ma si era anche divertita. Le era piaciuta quell’uscita con il suo ragazzo. Oddio! Non sapeva se poteva realmente considerarlo il suo ragazzo, ma da quello che lui le aveva detto, lei era la sua ragazza quindi…E poi era da quasi una settimana che dormivano nello stesso letto ed era sicura che gli amici non dormono nello stesso letto. Poi dal modo in cui la baciava, ogni volta le sembrava di morire e rinascere. Le sensazioni dei loro baci erano sempre diverse. Sempre più forti e belle, ed era sicura che prima o poi sarebbe morta per davvero. Era persa nei suoi pensieri con la maglietta in mano e i jeans da allacciare, quando lui entrò nello spogliatoio, sempre bello, vestito come al solito di nero ma sembrava che quel colore fosse stato fatto per lui. Jessy era di spalle quindi non sentì, quando si avvicinò. Si accorse di lui, solo quando le circondo la vita con le sue braccia forti e la strinse a se, facendole saltare il cuore in gola.


- Ci stavi mettendo tanto così sono venuto a vedere a che punto eri- disse lui parlandole all’orecchio per poi baciarne il lobo e scendere fino al collo baciandolo piano, facendole scorrere dei brividi lungo la schiena.


- Lo sai che sei nello spogliatoio delle donne?- chiese lei sospirando appoggiandosi al suo torace solido.


- Speravo che fossi appena uscita dalla doccia, con le goccioline che scendevano dal tuo collo e che ti accarezzavano tutta, facendo venir voglia allo spettatore di toglierti l’accappatoio e…- le sussurrò l’intera frase all’orecchio, mentre con una mano le accarezzava il corpo che ora era scosso da fremiti sempre più frequenti, e lei ora respirava in modo pesante, gemendo, quando lui la accarezzava in modo un po più deciso.


- Ok basta se altrimenti dovrò fare un’altra doccia….Ma fredda stavolta!!- disse lei cercando di riprendersi, di non pensare al corpo di lui che le rispondeva facendosi sentire. Lui rise piano e la lasciò andare, guardandola con occhi bramosi, mentre finiva di vestirsi e metteva nello zaino il costume e tutto il resto. Quando lei fu pronta le disse


- Vestiti elegante stasera, perché ti porto a cena fuori- Lei lo guardò a lungo e gli sorrise felice, cercando di non pensare al suo corpo traditore che in quel momento voleva fare altro.




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- Grazie, mi sono divertita stasera- disse lei mentre raggiungevano l’entrata della casa di lei.


- E’ stato un piacere! Sono stato bene con te- disse lui di rimando.


- Mi piacerebbe che ci fossero altre serate così belle- disse lei cercando di non arrossire ma non riuscendoci completamente.


Lui la guardò e non poté non pensare a quanto fosse bella quella ragazza, con indosso una minigonna nera che le lasciava scoperte le gambe sode e un po abbronzate, una maglietta bianca con delle scritte rosse che le lasciava un po scoperta la pancia e una giacca nera leggera.


- Già- disse lui. Troppo imbarazzati, preoccupati di dire qualcosa di sbagliato che avrebbe interrotto quel momento magico, non sapevano cosa dire e un silenzio imbarazzante calò sui due. Spike, non potendo sopportare quel silenzio pesante e imbarazzante decise di rompere il ghiaccio e, avvicinandosi, la baciò. Ma stavolta lei partecipò entusiasta e in poco tempo il bacio da gentile e calmo, divenne appassionato e lui la abbracciò, sperando quasi che lei si fondesse con lui, cercando di frenare quell’impulso che li aveva pervasi. Lei, mentre lo baciava, intrufolò una mano sotto la sua camicia, toccando la pelle liscia e soda dei suoi addominali, accarezzandoli facendolo ringhiare dal piacere, mentre l’altra mano era dietro alla sua testa per attirargli la bocca ancora più vicino. Lui fece scorrere le mani sulla sua schiena, scendendo fino a raggiungere il sedere sodo e accarezzandolo facendola gemere e sospirare nel bacio. In poco tempo si ritrovarono in camera di lei, lei felice di quello che stava succedendo e lui felice che i suoi genitori non ci fossero.


- Spike- sospirò lei, mentre lui le toglieva la gonna e la maglia. Lei fece lo stesso con lui e in poco tempo finirono stesi sul suo letto in un mucchio di coperte, corpi, mani, labbra, denti, con la passione che cresceva sempre di più. Per poi addormentarsi soddisfatti l’uno di fianco all’altro.




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Non fecero in tempo neanche ad arrivare alla porta. Tutto quello che aveva provato durante la giornata, la scena dello spogliatoio, l’aveva eccitata oltre modo e ora non poteva resistere al bisogno che le attanagliava lo stomaco. Lui non era da meno. Era stato eccitato tutto il giorno e quando l’aveva vista con quel vestito elegante addosso aveva deciso che quella sera non sarebbe riuscito a stare senza di lei. Ed ora eccoli lì, che si strappavano i vestiti di dosso per la troppa voglia di unirsi, per provare a spegnere quel fuoco di passione che li circondava, senza lasciarli respirare, soffocandoli in una nube di piacere senza mai fine. Sapeva che era la prima volta per lei, e voleva essere gentile, ma la forza con cui lei lo attirava contro di sé, gli faceva venir voglia di possederla forte e subito. Ma alla fine si riprese, e la costrinse ad andare al suo ritmo calmo e gentile, facendola ansimare e gemere forte. Per poi raggiungere entrambi la pace, soddisfatti, stanchi, felici. Facendoli addormentare abbracciati desiderosi che quell’attimo di felicità non finisse mai.





Cap.6 Niente paura






-…..- parlato


_....._ pensato










Driiiiiiiin.


L’ora era giunta.


Finalmente avrebbe riassaporato la libertà.


Sarebbe potuta uscire da quell’inferno e correre libera verso… i centri commerciali ovvio!!


- Finalmente è finita anche oggi!- disse Jessy ad una sua amica, mentre si dirigevano verso l’uscita della scuola.


- Ma come siamo melodrammatiche! E poi, come mai hai così fretta di andare a casa?! Hai un’ appuntamento?- le chiese la sua amica. Jessy arrossì ricordando quello che era successo la sera precedente e si perse nei ricordi. Sentì il suo fuoco in fiamme e sperò che nessuno si accorgesse del colore del viso: rosso fuoco. Ma da quando era diventata una ninfomane? Ogni volta che pensava ad Angelus non riusciva a non pensare al suo corpo. Alla sua bocca, alle sue mani, ai suoi occhi, al suo petto, al suo……


_ Ok, meglio non divagare troppo!_ si disse Jessy.


Scacciò quei “brutti” pensieri e tornò a parlare del più e del meno con la sua amica. Era appena uscita dalla scuola, quando vide distrattamente un gruppo di ragazze, della sua scuola, raggruppate nel parcheggio riservato agli studenti.


- Hei, ma che succede?- chiese Jessy ad alta voce. Una ragazza, che era lì da prima che lei arrivasse, le rispose


- Ci sono due fighi della madonna in quella macchina li davanti a te. Non sembrano liceali. Chissà chi sono venuti a prendere.- Detto ciò la ragazza si allontanò, lasciando Jessy e la sua amica con la pulce nell’orecchio. Decise a scoprire chi erano, cominciarono a spintonare le altre ragazze che urlavano come pazze.


_ Devono essere proprio due fighi della madonna!_ si disse.


Riuscirono ad arrivare in prima fila, dove era appostate le oche della scuola. Guardavano quei due poveri ragazzi come se fossero della carne da macello, e se le si guardava bene, si poteva notare un po di bava agli angoli della bocca.


- E tu cosa ci fai qui? Non lo sai che è il posto riservato alle ragazze belle? Non ce la farai mai a conquistare quei due tipi la!- disse la più oca di tutte a Jessy. La quale non le rispose, ma spostò lo sguardo verso la macchina. Era una Viper nera.


_ Veramente bella! _ si disse. Poi volse lo sguardo ai due ragazzi che ora erano appoggiati al davanti della macchina. Uno aveva i capelli di un colore improponibile. Portava occhiali da sole scuri, ed era vestito con pantaloni e spolverino neri, mentre la camicia era rossa. L’altro ragazzo aveva i capelli neri e portava dei rayban scuri. Portava dei pantaloni neri e un maglione dello stesso colore.


Jessy rimase incantata a guardarli. Gli occhi le uscivano quasi dalle orbite e non poteva credere a quello che vedeva.


_ Ma quelli sono Spike e Angelus!_.






Oche. Oche. Oche. Oche.


In mezzo a tutte quelle ragazze con gli ormoni impazziti non avrebbero mai trovato Jessy.


- Senti, e se facessimo un cartello come fanno in aeroporto? – propose Spike stanco di aspettare. Diavolo, lui voleva andare da Cinzia! Ma non potevano andarla a prendere se prima non trovavano Jessy.


Poi, finalmente, la videro. Si era appena fatta largo tra la folla e ora li guardava con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Dopotutto, mantenevano ancora il loro fascino!


Angelus si alzò dal cofano della macchina e si avvicinò al gruppo di ragazze, che, come lo vide arrivare, cominciò ad urlare ancora più forte. Jessy era imbambolata e stava zitta, ma improvvisamente si riprese. Come osavano quelle oche giulive sbavare dietro al SUO Angelus!? Gli e lo avrebbe fatto vedere lei. La sua espressione mutò. Da imbambolata diventò imbronciata, per non dire incazzata. Incrociò le braccia al petto e aspettò che Angelus si avvicinasse. Lui, d’altro canto, notò il suo cambiamento d’umore e sogghignò, capendo i suoi pensieri.


Le oche vicino a Jessy cominciarono a mettersi a posto il trucco e i capelli, convinte che il figo si stesse avvicinando per loro.


- Fatti da parte ragazzina. Lascia lavorare le professioniste- le disse la capobanda. Jessy non le rispose, ma le rivolse un ghigno che non prometteva niente di buono.


Intanto Angelus le era quasi arrivato davanti. Si fermarono giusto a pochi millimetri, ma non fece nessuna mossa. Aspettò di vedere la sua reazione. Jessy, lasciando spiazzata metà scuola, gli si avventò contro. Si alzò in punta di piedi e lo baciò, mentre gli metteva una mano nei capelli. Angelus la abbracciò di riflesso, facendo scorrere le mani sul suo corpo. Gli mise le mani a coppa sul sedere e lo strizzò, facendo gemere Jessy nella sua bocca. Anche lei cominciò a far vagare le mani sul suo corpo, non riuscendo a staccarsi.


- Ehm ehm. Ragazza, state sconfinando nel vietato ai minori.- Disse una voce alle loro spalle. I due si girarono e videro Spike, che si era avvicinato a loro due, quando aveva visto come si stavano mettendo le cose. Angelus e Jessy si staccarono e videro che alcune ragazze li stavano guardando con gli occhi spalancati, altre erano meravigliate e altre erano stavano morendo di invidia.


- Ciao Spike!- gli disse Jessy abbracciandolo, ancora rossa in volto per lo spettacolo che avevano offerto lei e Angelus a metà scuola.


- Ciao dolcezza!- rispose lui sorridendole.


Angelus rimase da parte osservandoli, cercando di non essere geloso. Sapeva che a Jessy non piaceva Spike, ma non riusciva a togliersi la pulce dall’orecchio. Gli veniva in mante solo una parola. MIA.


Jessy si staccò da Spike e si girò verso la sua amica che era rimasta immobile e sorpresa.


- Cri, ti presento Angelus, il mio ragazzo. E questo è Spike, un mio amico.-


- Piacere di conoscervi.- disse Cristina, guardandoli attentamente.


- Jessy, ora devo andare. Ci vediamo domani a scuola. Ciao- disse Cristina congedandosi.


Angelus non aveva ascoltato neanche una parola dell’ultimo scambio di parole tra le due ragazze. Solo due parole gli frullavano per la testa: Suo Ragazzo. Aveva detto che lui era il suo ragazzo. Il suo ego si gonfiò in modo impressionante. Iniziò a provare emozioni che non provava da tanto tempo. Amore. Oltre alla passione e al possesso iniziava a provare una sorta d’amore verso quella ragazza a cui aveva cambiato la vita improvvisamente.


- Hei, ci sei?- Jessy lo riportò con i piedi per terra. Lo stava guardando intensamente negli occhi, provando a capire a cosa stava pensando.


- Andiamo- disse lui, accompagnandola alla macchina. La fece sedere nel sedile posteriore e lui si sedette al posto del guidatore, affianco a Spike.


- Ora possiamo andare a prendere la Cinzia?- chiese Spike ad Angelus, mentre fumava una sigaretta. Angelus non rispose, ma avviò la macchina, dirigendosi fuori del parcheggio.










- Signorina, la prego di seguirmi.- . Cinzia si voltò verso il signore che le aveva rivolto la parola. Stava aspettando che Spike la venisse a prendere. Di solito andava a casa in treno, ma quel giorno, aveva ricevuto un messaggio da Spike che la avvertiva di aspettarlo nel parcheggio della scuola. Stava per chiamare Spike e chiedergli dove diavolo fosse finito, quando un uomo le aveva rivolto la parola.


- Scusi, ma lei chi è?- gli chiese dubbiosa. Quell’ uomo non le ispirava per niente fiducia. Sentiva a pelle che c’era qualcosa che non andava.


- La prego di non fare domande e di seguirmi.- L’uomo si stava spazientendo. A quell’ora doveva già essere in viaggio con il pacco nel furgone.


- Mi scusi, ma io non mi muovo se non mi dice chi è e cosa vuole.- disse, cercando di sembrare sicura di se.


- Ora lei viene con me. Non urli o potrebbe pentirsene.- detto questo, l’uomo le mostrò una pistola e la Cinzia per poco non si fece prendere dal panico.


_ No. No. Niente panico. Ma perché non mi sono allenata con Spike? E figuriamoci se i miei presunti poteri si manifestano._ pensò, cercando di trovare un modo per andare via da li. L’uomo le prese un braccio e lo strinse con forza, cominciando a trascinarla verso un furgone parcheggiato non molto lontano.


Cinzia stava per cominciare a chiedere aiuto, fregandosene della pistola, quando vide entrare nel parcheggio una macchina. Sperò che fosse Spike.


- SPIKE!!- urlò con quanto fiato aveva in gola. Cercando di liberarsi dalla presa dell’uomo.


Erano appena entrati nel parcheggio della scuola, quando sentirono delle urla. Era la voce di una ragazza che ripeteva sempre lo steso nome: Spike.


Spike riconobbe subito la voce di Cinzia e si gettò fuori dalla macchina.


L’uomo intanto aveva estratto la pistola e l’aveva puntata alla testa della ragazza. Cinzia si era immobilizzata e aveva serrato gli occhi, sperando che tutto finisse presto.


Spike si rese conto che era troppo lontano. Non sarebbe mai arrivato in tempo. Quando si rese conto che qualcosa non andava. Sentì uno spostamento d’aria. Ma non c’era vento quel giorno. Intanto anche Angelus e Jessy erano scesi dalla macchina, ed ora stavano pensando a come salvare la loro amica.


Improvvisamente l’uomo fu sbalzato via, fu sbattuto dentro al furgone e produsse un suono orrendo.


Cinzia continuava a tenere gli occhi chiusi, finchè qualcuno non le mise una mano sulla spalla. Era Spike. Lei si alzò in fretta e lo abbracciò, felice che fosse arrivato.


-Tutto bene?- le chiese Spike, seriamente preoccupato.


- Si credo di si- rispose la Cinzia. Le faceva leggermente male il braccio dove l’uomo l’aveva stretta, ma non era niente di grave.


- Sai, credo che la prossima volta accetterò la tua proposta di allenarmi con te.- Gli disse Cinzia, mentre vedeva Angelus e Jessy avvicinarsi. Spike si avvicinò al furgone, ma l’uomo si mise al posto di guida e partì sgommando.


- Cosa voleva quell’uomo?- chiese Angelus.


- Non lo so. Mi aveva detto solo di seguirlo o mi avrebbe sparata.- gli spiegò pensierosa.


- Meno male che hai questi poteri.- le disse Jessy, sentendosi sollevata ora che la sua amica stava bene.


- Già. Peccato che funzionano quando pare a loro.- disse Cinzia, sorridendo.


- Allora, inizieremo subito ad allenarci.- le disse Spike.


- E io cosa faccio mentre voi vi allenate?- chiese Jessy con il broncio.


- Ti alleni anche tu ovvio. Non voglio che ti succeda qualcosa.- le disse Angelus serio. Se solo pensava che ci sarebbe potuta essere Jessy al posto di Cinzia, gli ribolliva il sangue nelle vene.


- Ma io mi so già difendere!- cercò di difendersi lei. Non le andava di passare i suoi pomeriggi ad allenarsi.


- Niente storie. Tu ti allenerai. Punto e basta. – disse Angelus risoluto, mentre si avviava alla macchina, seguiti da tutti gli altri.


- Hei, ditegli qualcosa anche voi!- disse Jessy disperata a Spike e a Cinzia.


- Spiacente dolcezza, quando Flagello si mette in testa qualcosa, nessuno lo può smuovere dai suoi propositi.- le spiegò Spike con un sorriso divertito.


- Dai, Je. Così mi fai compagnia. E poi potremmo batterli. Gli faremo vedere chi è veramente forte.- le disse Cinzia, mentre piegava il braccio in alto, mostrando il pugno.


- Non riuscirete mai a batterci.- disse Spike pavoneggiandosi.


- Vedremo.- rispose Jessy, mentre si accendeva una luce pericolosa negli occhi.










- Hai fallito! Dovevi prendere una ragazzina. Come diavolo ha fatto a scapparti?- Era arrabbiato. Aveva a che fare con degli incapaci. Doveva solo rapire una ragazzina.


- Mi dispiace signore, ma sembra che abbia dei poteri e…- L’uomo non fece in tempo a finire la frase, perché si disintegrò sotto gli occhi arrabbiati del suo ex Maestro.


- Dovrò passare al piano B.- disse il Maestro tra se e se.





Cap.7 Allenamento

-……- parlato

_...._ pensato



Era da quella mattina che Spike, Angelus, Cinzia e Jessica erano in palestra ad allenarsi. Avevano deciso di incontrarsi quella mattina prima dell’alba nella palestra poco distante dalle ‘loro’ abitazioni. Jessy e Cinzia non erano molto felici di doversi alzare così presto ma alla fine si sono rassegnate al loro destino crudele. Così, mezze addormentate e incazzate si sono ritrovate a dover fuggire agli attacchi dei due vampiri.

- Ahia!-

- Alzati! Non siamo qui per rilassarci!-

- Dammi almeno il tempo di alzarmi!-

- Il tuo nemico non aspetterà che tu ti alzi, per colpirti a tradimento!-

-Beh ma se non mi fai alzare, col cavolo che mi alleno!-

- Secondo te quando la smetteranno quei due di litigare?!- Chiese Spike a Cinzia, con ancora in mano il bastone con cui si stavano allenando, poco prima della lite tra i due mori.

- Ah non lo so. La Je è testarda come un mulo e dubito che si arrenda così facilmente.- rispose lei.

- Bene. Allora ci possiamo mettere comodi e goderci lo spettacolo- disse lui, mentre si metteva a sedere su un gradino della palestra e tirava fuori dei pop-corn da chissà dove.

- Senti, mi sta bene allenarsi, ma non mi puoi tartassare così tutto il giorno. E’ da stamattina che ci stiamo allenando e non ce la faccio più!- disse Jessy ad Angelus, mentre gli si avvicinava arrabbiata.

- Se ti ritrovi in mezzo a una lotta cosa fai, chiedi il time out?!- Chiese lui incazzato. Lei parve pensarci un attimo e poi disse

- Potrebbe essere un’idea. Chissà se mi danno retta.- In quel momento si sentirono due tonfi sordi. Erano Spike e Cinzia che erano caduti dal gradino per la frase della dalla ragazza mora. Angelus la guardò male. Poi sospirò e disse

- E va bene riposati. Ma solo cinque minuti.- .

- Agli ordini mon Capitan!- disse lei avvicinandosi ai due spettatori che stavano ancora mangiando pop-corn. Prese una bottiglietta d’acqua e in poco tempo ne bevve la metà.

- Cavolo ma sei peggio di un cammello!- le disse Cinzia.

- E’ colpa di quello scorbutico là, se bevo così tanto! Non mi lascia un attimo in pace!- disse lei mentre si sedeva su un altro gradino, allungando le gambe davanti a se.

- Chi sarebbe lo scorbutico?- chiese una voce alle sue spalle che le fece fare un salto notevole.

- Cavolo, ma non eri la in fondo!? Non farlo mai più! E comunque sarà la vecchiaia ma stai iniziando ad essere scorbutico!- disse lei mentre finiva la bottiglietta d’acqua.

- Non mi sembra che tu mi dia dello scorbutico, quando siamo a letto.- le disse lui abbastanza forte in modo che gli altri due lo sentissero. Jessy diventò rossa, ma non disse niente. Troppo presa a scacciare dalla mente dei pensieri poco puliti…

_ Accidenti Jessica, non puoi assolutamente farti venire certe idee davanti a tutti! Ok, pensa a cose non sexy. La prof d’economia. Bleah! Perfetto. Il prof di matematica nudo…… Angelus nudo… NO!!! Guarda la quella bestia di un vampiro! Mi guarda come se mi voglia scopare seduta stante! Beh se non ci fossero Spike e la Cinzia potrei anche pensarci ma… BASTAAAAAAAAAAAA!!!_

- Mi hai sentito!?- la domanda della Cinzia la riportò alla realtà.

- Eh?!- disse solo lei, senza togliere gli occhi di dosso ad Angelus. Era sicurissima che lui avesse capito i suoi pensieri. Moooolto preoccupante!

- Stavamo dicendo che dovremo trovare i nostri punti di forza e di potenziarli.- le spiegò lei.

- Scappare a gambe levate è un punto di forza?!- chiese Jessy ironicamente.

- No cretina. Quei due là hanno la super forza, super velocità, canini, ecc. Io dovrò allenare la telecinesi e tu……… tu in cosa sei brava?- le chiese Cinzia, mentre contava sulle dita delle mani le loro caratteristiche.

- Ah non lo so. Voglio dire, so cavarmela nel combattimento, ma non troppo a lungo. Per il resto…boh!- Detto ciò stappò la bottiglietta blu del succo di frutta e ne bevve un sorso. Angelus e Spike la guardarono allibiti.

- Beh?! Che c’è!?- chiese Jessy senza capire, poi continuò

- Buono questo succo di frutta. Che gusto è?- chiese come se niente fosse, mentre si leccava i baffi.

- Ehm… A+.- disse Spike aspettando che Jessy assimilasse l’informazione.

- Non l’ho mai sentito.. A+… Aspetta una attimo.. ma questo è sangue!!! Chi cavolo ha messo del sangue dentro alla bottiglia del succo di frutta?- chiese lei, guardando Angelus malissimo,

- Ovviamente io! Non potevo girare in mezzo alla gente con in mano un sacchetto di sangue. Non mi avrebbero guardato benissimo!- disse lui guardandola.

- Meno male che a me il succo di frutta non piace più di tanto- disse Cinzia mentre si riprometteva che, d’ora in poi, avrebbe controllato il contenuto della bottiglietta, prima di bere.

-Ok, allora, ho bevuto del sangue. Può capitare, dato che vivo con un vampiro. Ma allora perché mi è piaciuto!?- chiese guardando preoccupata Angelus.

- Deve essere per il legame. I tuoi problemi con la luce del sole, il fatto che vedi meglio al buio e ora questo.- ragionò lui a voce alta.

- Fantastico.- disse solo Jessy, mentre osservava il contenuto della bottiglietta.

- Ecco il tuo punto di forza! Se hai queste caratteristiche da vampiro, magari hai anche più forza e più agilità.- disse Cinzia, mentre cercava l’assenso dei due vampiri.

Risultato: Se si trovava veramente nei guai diventata più veloce e più forte.

- Bene, d’ora in poi ci alleneremo tutti i giorni, per almeno tre ore. Così da potenziare le vostre capacità.- disse Spike e Angelus non poté che trovarsi d’accordo con lui, mentre Cinzia e Jessica vedevano già sfumare le loro dormite fino a tardi.















Luogo sconosciuto.

- Presto attaccheremo e sono sicuro che accetteranno la mia proposta- disse un’ uomo parlando tra se e se, mentre guardava fuori dalla finestra della sua grande villa.






Cap. 8 Piscina




-….- parlato


_....._ pensato








- Si-


- No-


- Si-


- No-


- Si-


- No-


- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii-


- Te lo dico per l’ultima volta, NO! Io non ci vengo-


- Oh andiamo, non dirmi che non hai voglia di vedermi in costume-


- Se per questo ti vedo tutte le sere senza niente-


- Sì beh in effetti… Comunque non cambiamo discorso. Ormai mi sono messa d’accordo con la Ci, oggi pomeriggio si va tutti in piscina, e vedi di trovare un costume- Ecco, colei che ha appena parlato ero io. Eh si, avete capito bene, io e la Ci abbiamo realizzato che non avevamo mai visto i nostri…ragazzi… in costume e così abbiamo pensato di organizzare una giornata in piscina. In fondo ci siamo meritati un po di riposo, quei due vampiracci non ci lasciano mai riposare, tra allenamenti, uscite e..beh..potete arrivarci benissimo senza che io vi spieghi come funzioni la cosa. I miei professori si lamentano perché non sto molto attenta in classe… per forza, dopo aver passato la notte con un esemplare notevole d’uomo cosa si aspettano?!? Mah, in ogni caso tornando a noi, ora dovrei accertarmi che anche Spike abbia accettato la proposta e, ora che ci penso, devo trovare un costume sia per me che per Angelus. Così, senza ascoltare le lamentele del mio compagno me lo trascino a dietro. Direzione?!? In centro ovvio!!




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- Sai, credevo facessi molte più storie- disse Cinzia.


- Naaa, credo che sarà divertente passare una giornata in piscina e poi così posso vederti una volta in più nuda- disse Spike con voce suadente.


- Spiacente, non so com’era ai tuoi tempi, ma ora ci vuole il costume o ti arrestano!- gli rispose lei.


- Potrebbe essere interessante passare una notte in prigione, penso che ci farò lasciare le manette….- lui la guardò e lei arrossì.


- Maniaco! Non guardarmi così o non usciremo più da questa casa, cosa che non possiamo permetterci perché dobbiamo incontrare la Je e Angelus in centro.- disse Cinzia mentre iniziava a mettersi i vestiti.


- E perché?!- chiese lui mentre la guardava mettersi i vestiti.


- Beh dobbiamo trovarti un costume e poi se vieni anche tu possiamo vedere subito quali ti stanno meglio- spiegò lei e lo guardò con uno strano luccichio negli occhi. Lui non se lo fece ripetere due volte e in poco tempo era già pronto e con la porta aperta.


- Prima le signore- disse lui.






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Dopo due ore di prove finalmente avevano trovato i costumi adatti. Per i ragazzi non era stato così difficile, gli stavano bene praticamente tutti i modelli di costumi. Jessica e Cinzia si erano assicurate di fargli provare una ventina di costumi a testa, solo per la soddisfazione di vederli sfilare. Inutile dire che quando avevano finito, le ragazze erano molto accaldate e i ragazzi si erano accorti che loro lo avevano fatto apposta. Sapevano già che costume prendergli ma loro avevano voluto che provassero anche gli altri. E loro due ci erano cascati con i piedi pari(modo di dire. Ci erano cascati in pieno). Spike e Angelus stavano già pregustando il momento in cui le due ragazze avrebbero dovuto provare i costumi e invece Jessy e Cinzia presero i modelli che interessavano loro e lo pagarono. La cosa lasciò a bocca asciutta i due vampiri che se la presero non poco. Ora, finalmente, si poteva andare in piscina.




- Andiamo in acqua anche noi!?- chiese Jessy a Angelus. Erano seduti abbracciati su uno sdraio e stavano chiacchierando, mentre guardavano Spike e Cinzia che facevano gli scemi in acqua. Avevano affittato quella piscina per tutto il giorno e lei non voleva farsi scappare l’opportunità di poter nuotare in una piscina tutta sua.


- Prima voglio fartela pagare per oggi- disse lui mentre si avvicinava alla bocca di lei.


- Perché? Cosa ho fatto?- chiese Jessy, mentre era indecisa se guardarlo negli occhi o guardare quelle labbra bellissime che si avvicinavano sempre di più.


- Lo sai benissimo! Mi hai lasciato a bocca asciutta e ora voglio ciò che mi spetta- e prima che lei potesse dire qualcosa la baciò. Non era un bacio dolce, era passionale, che la fece gemere. Si aggrappò alle sue spalle dopo essersi girata verso di lui. Angelus approfittando della cosa se la mise in braccio in modo che le sue gambe gli circondassero i fianchi. Jessy non riusciva a pensare, tutte le volte che lui la baciava avvertiva delle scariche elettriche che le attraversavano tutta, facendola tremare e desiderare ancora di più un contatto con quell’angelo peccatore. Lo amava. Ogni giorno che passava si rendeva conto che lo amava sempre di più e sapeva che anche per lui era lo stesso. Jessy si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì una mano di Angelus sul pezzo sopra del costume, che armeggiava con la chiusura del pezzo sopra.


- Aspetta. Non mi sembra il luogo migliore per fare queste cose. Tra l’altro dietro di noi ci sono anche Spike e la Ci. – lei gli prese la mano che rea riuscita ad aprire la chiusura e, appoggiando il suo petto contro quello di lui, usò le mani per richiudere il gancetto, mentre Angelus la guardava male per aver interrotto il suo divertimento(è peggio di un bambino. NdA).


- A Spike non farebbe né caldo ne freddo- cercò di convincerla lui, mentre iniziava a baciarle il collo. Sapeva quanto le piaceva.


_ Bastardo! Resisti Jessica, resisti!!_ pensò lei.


- Sì ma non penso che la Ci apprezzerebbe quindi dovrai aspettare.- disse lei cercando di spostarsi, ma ovviamente non ci riuscì, ormai era partita per la tangente del piacere. Quando Angelus se ne accorse si alzò e la trascinò negli spogliatoi.


_ Oh beh, almeno non ci saranno spettatori_ pensò Jessy, mentre si sacrificava e lo seguiva.




- Dove corrono quei due così di corsa?- chiese Cinzia al ragazzo che era di fronte a lei.


- Direi che stanno andando in un posto più appartato per stare un po soli- disse lui guardandola maliziosamente.


- A dir la verità il programma non comprendeva una sessione extra di ginnastica- disse lei, mentre si allontanava un po da lui. Aveva visto nei suoi occhi una scintilla che non le piaceva per niente. Era la stessa che aveva tutte le volte che stava per portarsela a letto….


- Non starai mica scappando vero?- chiese lui ghignando.


- Io!?!? Nooooooo - disse lei, mentre iniziava a nuotare verso il bordo. Lui la precedette e la spinse contro la parte alta della piscina, un po nascosti alla vista di chiunque. Lei realizzò che non c’era nessuno e la cosa la preoccupava ancora di più, beh però non più di tanto. In fondo Spike le piaceva molto e le piacevano anche le sue idee da maniaco.


- Non so se hai notato che siamo soli- le disse il biondo mentre le accarezzava la schiena.


- Diciamo che mi era venuto un dubbio- disse lei ironica. Ogni volta che lui la toccava sentiva le gambe cedere e una voglia pazzesca di saltargli addosso la invadeva. Spike iniziò a baciarla, accarezzandola ovunque, stringendola a se, sembrava quasi che volesse inglobarla dentro il suo stesso corpo, fonderlo in uno solo. Cinzia gli mise le gambe intorno ai fianchi, mentre il loro bacio diventava più profondo, più sconcio, più passionale. Alla fine anche quei pochi vestiti che avevano vennero tolti e si lasciarono andare al piacere puro.






Cap. 9 Il combattimento




-….- parlato


_....._ pensato








- Stasera andiamo a bere qualcosa, che ne dite?-


Ecco, questa è stata l’ultima cosa che avrei dovuto dire. Da queste semplici otto parole è iniziata la giornata più lunga e più brutta della mia vita. Ok, ora voi non capirete cosa sto dicendo e mi darete della poco normale, beh dopo che vi avrò detto quello che ci è accaduto, vedremo se sarò ancora poco normale.






I nostri quattro protagonisti avevano appena finito di allenarsi e si stavano riposando sulle gradinate della palestra, tra una bottiglia d’acqua e l’altra…


- Stasera andiamo a bere qualcosa, che ne dite?- chiese Jessy, mentre si asciugava la faccia con un asciugamano.


- Certo, un po’ di svago non ci può far male- disse Cinzia.


- Veramente io avevo altri progetti per la serata- disse Spike guardandola in modo allusivo. Era chiaro a tutti quali erano le sue idee.


- Maniaco!! Comunque stasera voglio andare a divertirmi quindi cancella pure i tuoi piani… Ed è inutile che mi guardi con gli occhi dolci, se dico no è NO!- gli rispose Cinzia cercando di non cedere..


_ Mamma mia, quando fa quella faccia direi di “si” a tutto quello che mi chiede_ pensò lei.


- Allora è deciso, ci troviamo stasera alle nove davanti all’ Amnesia.- disse Jessy.


- Io posso dire qualcosa!?- intervenne Angelus.


- Si puoi parlare ma non sperare di cambiare i piani di stasera perché tanto, Cinzia ed io siamo irremovibili- disse Jessy risoluta.


- Ok, allora andiamo a casa che dobbiamo recuperare il tempo che perderemo stasera.- disse lui raccogliendo la borsa della palestra ed avviandosi verso l’uscita. Jessy rassegnata a fare altra attività fisica salutò Spike e Cinzia e lo seguì.


- Continuiamo ad allenarci!?- chiese Spike alla sua ragazza. Cinzia per tutta risposta si alzò in punta di piedi e gli diede un lungo bacio. Non c’era bisogno di parole, bastava quel gesto per spiegare tutto.


- Mmmm…. Ok, continueremo il nostro allenamento a casa- disse Spike, prese la sacca e uscirono anche loro dalla palestra.




Amnesia ore 21.00




Avevano prenotato un tavolo e ora stavano chiacchierando del più e del meno, mentre bevevano qualcosa. Il tavolo era in pen’ ombra così potevano osservare il locale senza dare troppo nell’occhio.


- Siete crudeli! Ci avete fatto stancare tutto il giorno e ora non possiamo neanche consolarci con l’alcool- disse Jessy, mentre cercava di riprendersi il suo Jamaica che Angelus le aveva requisito prima ancora che potesse assaggiarlo.


- L’alcool fa male e poi non vorrai diventare come Spike, che si scola una bottiglia di Bourbon in un’ora.- disse Angelus, mentre cercava di tenere buone quelle mani tentatrici che lo stavano toccando ovunque pur di riprendersi il suo cocktail.


- Hei! Io sono sempre sobrio e poi sono un vampiro quindi l’alcool non ha effetto su di me… ok forse un po’….Un po’ tanto... beh comunque non è questo il punto.- disse Spike cercando di salvarsi in extremis ma senza grossi risultati.


- E’ per questo che a casa abbiamo una mensola piena di Bourbon? – chiese Cinzia dopo aver sorseggiato la sua coca e rum.


- …..- Spike non rispose, preferì mandare giù un altro bicchierino di liquore. Meglio stare zitti che incasinarsi ancora di più.


La serata procedeva bene, le ragazze avevano perfino trascinato in pista i due vampiri che non erano molto entusiasti. Stavano ballando un lento, quando sentirono delle urla provenire da un angolo del locale. Si voltarono tutti e videro che era scoppiato un incendio. Ma non era un incendio normale, era un vero incendio con la I grande e le fiamme stavano pian piano divorando tutto il locale.


- Che facciamo!?- chiese Cinzia al resto del gruppo.


- Cerchiamo di uscire.- disse solo Spike, prendendola per mano e avviandosi dove in teoria c’era la porta d’entrata. Ma quando arrivarono la porta non c’era più, c’era solo il muro e la cosa li preoccupò ancora di più.


- Si può sapere dove cazzo è finita la porta?- chiese Jessy che in quel momento stava per avere un attacco isterico. Le fiamme avanzavano sempre di più e loro erano chiusi dentro questo locale senza via d’uscita, senza contare il resto delle persone, chi urlava preso dal panico, chi cercava una soluzione, chi si era sdraiato per terra cercando di respirare e chi semplicemente pregava.


- Andiamo nei bagni, lì di solito ci sono delle finestre- propose Angelus, mentre trascinava Jessica che cercava di mantenere un contegno.


- Ci, tu non puoi fare niente con i tuoi poteri!?- chiese speranzosa all’amica.


- E cosa?! Aspetta che ci penso……. Vediamo… potrei sempre dire “ Il fuoco non c’è più, bifidi bolidi bu!”- disse lei cercando di sdrammatizzare.


In testa a Jessy apparve un enorme gocciolone ed era indecisa se mettersi a ridere o se strozzarla per l’umor fuori luogo.


Stava per risponderle a tono, quando Angelus le interruppe.


- Invece di fare dell’umor pensiamo a cercare una finestra.- disse serio preoccupato di salvare Jessy. Lui poteva anche morire divorato dalle fiamme ma non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a Jessy, l’amava e non si sarebbe mai perdonato se non avesse più potuto vederla sorridere o anche semplicemente vederla concentrata mentre studiava. Guardò Spike ed era sicuro che fosse così anche per lui. Dopo aver chiuso la porta dei bagni per guadagnare un po’ di tempo si misero alla ricerca e dopo poco la trovarono. Era posizionata in alto e una persona sola non sarebbe mai riuscita ad arrampicarsi. Meno male che loro erano in quattro! Le prime ad uscire furono le ragazze, le quali non potevano trattenere il respiro per lungo tempo. Quando uscirono fuori si ritrovarono in un vicolo buio, poco frequentato. Avevano appena deciso di chiamare i vigili del fuoco, quando dal buio spuntò un essere senza forma, sembrava fatto di…. Ombre. Non riuscirono nè a parlare nè a fare niente. L’essere divenne sempre più grande e li avvolse con la sua mole. I loro tentativi di liberarsi erano vani, era come essere in un enorme palla di ovatta, non sentivano niente e non riuscivano a ferire l’essere. L’ultima cosa che videro, prima di svenire, fu il buio.




Si trovavano in un posto a loro conosciuto, c’era poca luce quindi non riuscivano a capire se erano in una stanza o in un magazzino.


- Cavolo che dormita, era da un po’ che non dormivo così bene- disse Spike cercando di alleviare la tensione.


- Ma dove siamo!?- chiese Jessy.


- Boh – le rispose Cinzia.


Ecco, queste si che erano le risposte migliori. Però in effetti non sapevano proprio dov’erano.


All’improvviso si accesero delle candele poste sulle pareti e finalmente videro dove si trovavano.


Un’enorme stanza, arredata in modo raffinato, con i mobili in stile orientale di colore verde speranza e argento.


All’improvviso si aprì una porta dalla parte opposta a dove si trovavano loro, e videro entrare un uomo vestito elegante, seguito da altre tre persone che d’umano avevano poco. Erano tutti e tre vestiti di scuro ed erano tutti uguale, stesso colore di capelli e fisico. L’unica cosa diversa erano gli occhi: uno li aveva gialli paglierino, l’altro neri e l’ultimo rosso sangue. Una parola per descriverli? Inquietanti.


- Benvenuti nella mia dimora-. A parlare fu quello che presupposero fosse il padrone di casa. Era abbastanza alto, occhi verdi e capelli biondo cenere. Era a dir poco affascinante.


- Immagino che vi stiate chiedendo chi sono. Mi presento, tutti mi chiamano Maestro, ma per voi sarò Miguel de la Fuerte.- Si presentò, guardando Jessy e Cinzia per poi sorridere loro in un modo che avrebbe fatto sciogliere qualunque donna.


- Senti, vedi di toglierti quel sorrisino dalla faccia, non sei per niente affascinante- disse Jessy guardandolo male. Se cercava di ammaliarle non ci sarebbe riuscito, piuttosto si sarebbero prese a schiaffi.


- Bene, allora passiamo al dunque- rispose Miguel. Il suo sorriso era sparito, aveva capito che con quelle due ci sarebbe voluto più di un sorriso se voleva raggiungere il suo scopo.


- Vi ho fatto portare qui perché voi mi servite per ottenere qualcosa molto importante per me. Vedete secondo una leggenda millenni di anni fa esistevano due ragazze, della stessa età, con caratteristiche fuori dal normale. Una era telecinetica e l’altra, metà umana e metà… qualcos’altro. Questi poteri però non erano casuali, servivano per controllare un potere ancora più grosso. Queste ragazze portavano dentro di loro il seme dell’immortalità. Niente avrebbe potuto uccidere colui che si sarebbe impadronito di questo potere. Ora, io sono un vampiro, ma ciò non vuol dire che un giorno non potrei morire, anche se ne dubito fortemente. Comunque preferisco non rischiare, quindi ora per favore vi dispiacerebbe seguirmi e assecondare i miei piani?- l’ultima frase era rivolta a Jessica e Cinzia che stavano ancora connettendo quello che Miguel aveva spiegato loro.


- Scusa, ma vorrei sapere come farai a tirare fuori questa immortalità da noi- disse Jessy cercando di prendere tempo, mentre tutti e quattro pensavano a come andarsene.


- Semplice, se voi morite il potere uscirà dal vostro corpo e prima che possa sparire io lo imprigionerò in quest’ampolla.- Mentre Miguel spiegava apparì vicino a loro un’ampolla trasparente che fluttuava in aria insieme a un pugnale con una lunga lama sottile ed affilata.


- Ma non ci pensare proprio. Io non mi faccio fare a fettine per una tua voglia!- gli rispose Cinzia che ormai aveva perso la pazienza.


- Beh almeno ci ho provato. Ragazzi, pensateci voi- disse Miguel. I tre ragazzi si avvicinarono in contemporanea e così iniziò il combattimento. Angelus e Spike si erano trasformati decisi a non perdere le rispettive ragazze. Si buttarono sui primi due ragazzi che trovarono, mentre Cinzia e Jessy si davano da fare con il terzo. I loro poteri erano aumentati e in poco tempo riuscirono a batterlo. Cinzia gli diete il colpo finale facendogli prendere fuoco dopo averlo spinto contro una candela. In poco tempo anche Angelus e Spike sconfissero gli altri due ed ora tutto e quattro stavano attendendo la prossima mossa di Miguel.


- Imbranati. Devo sempre fare tutto io- Miguel si tolse la giacca elegante e si arrotolò le maniche della camicia. Angelus, Spike, Cinzia e Jessy si buttarono in contemporanea contro di lui sicuri di vincere. Il Maestro però non era uno sciocco e riusciva a tenere testa a tutti e quattro. Jessy e Cinzia furono sbattute contro il muro e dovettero aspettare un attimo per riprendersi. Cinzia stava per ributtarsi nella mischia, ma Jessy la fermò.


- Dobbiamo pensare ad un piano o non riusciremo a batterlo. Miguel ha detto che l’immortalità si raccoglierà dentro a quell’ ampolla giusto? Allora facciamo così, tu distruggi l’ampolla e io prendo il pugnale.- Cinzia scosse la testa in segno affermativo e insieme si lanciarono nella stesa direzione, sperando che Spike e Angelus tenessero impegnato Miguel abbastanza per prendere il pugnale e distruggere l’ampolla.


- Non riesco a romperla- disse Cinzia, mentre cercava per l’ennesima volta di spedire l’ampolla con la mente contro il muro opposto.


- E prova col vecchio metodo- le suggerì Jessy, mentre cercava di prendere il pugnale che aveva preso ad oscillare su e giù come se non si volesse far prendere. Sarebbe stata una scena comica se non fossero state in mezzo ai guai.


Cinzia seguì il consiglio dell’amica e con una presa decisa buttò l’ampolla per terra, che come un qualsiasi oggetto di vetro, s’infranse in mille pezzi. A quanto pareva la magia serviva solo per mantenere l’eternità dentro l’ampolla ma non a proteggere il contenitore. Come l’ampolla si ruppe il coltello cadde nelle mani di Jessy che velocemente lo impugnò e notò che il manico dell’arma da argento era diventato color rosso sangue. Senza pensarci troppo si girò e vide che Angelus e Spike erano in difficoltà. Doveva arrivare alle spalle di Miguel per poterlo battere quindi si fece vedere da Angelus che con la cosa dell’occhio la vide fargli segno di tenere occupato Miguel e gli mostrò il pugnale che teneva ben stretto in mano. Ma Miguel si accorse dell’ampolla rotta per terra e si girò infuriato verso le due ragazze.


- Non avreste dovuto farlo- disse, mentre correva verso di loro pronto a colpirle. Cinzia e Jessy si stavano posizionando per rispondere all’attacco quando una luce bianca le avvolse. Non provavano dolore, era come se fossero state piene di forza e avrebbero potuto combattere contro chiunque. Miguel si fermò di botto stupito da quanto accaduto. Si riprese in fretta ed era pronto ad avventarsi su di loro, quando si trovò bloccato, non riusciva più a muoversi. Guardò senza capire le due ragazze e vide che Cinzia aveva lo sguardo fisso su di lui. Cinzia d’altra parte era stupita dall’accrescimento così rapido del suo potere. Fino al giorno prima la sua telecinesi non era così forte ma ora riusciva a tenere bloccato Miguel senza nessun apparente sforzo. Anche Jessy si era ripresa e aveva notato che il pugnale si era trasformato in una spada altrettanto bella e affilata. Senza pensarci si avvicinò a Miguel e gli disse


- Avevi ragione, prima o poi tutti devono morire- e lo decapitò con la spada. Il corpo del vampiro diventò polvere e la spada tornò ad essere un normale pugnale.


Angelus e Spike si avvicinarono velocemente alle ragazze e le saltarono praticamente addosso.


- Hei piano, non siete gli unici ad essere ammaccati- disse Jessy, mentre stringeva forte Angelus.


- Sai, dovrò stare attento a non farti arrabbiare, o potrei trovarmi con una spada piantata da qualche parte- disse lui, affondando il viso nei suoi capelli. Lei lo baciò, felice che tutto fosse finito.


- Passerotto sei stata fantastica- anche Spike stava abbracciando Cinzia e lei non si ritrasse di certo. Anzi, lo baciò con tutto l’amore e il desiderio che provava in quel momento.


- Andiamo a casa, è meglio- disse Jessy stanca e vogliosa di farsi una doccia.


- Ti seguo a ruota.- disse Spike tenendo per mano Cinzia.


- Ah ragazze, la prossima volta che volete uscire a bere qualcosa, ve lo potete scordare.- disse Angelus serio.


Tutti e quattro vagarono un po’ per l’enorme palazzo fino a che non trovarono un enorme portone in legno massiccio.


Erano stanchi e feriti in più punti, ma felici d' essere ancora tutti uniti.




Cap. 10 Epilogo





-…….- parlato


_........._ pensato










Caro diario,


Oggi, quattro agosto, è successa una cosa fantastica. Ancora non riesco a crederci. Mi sono sposata. Eh si, hai proprio capito bene, io e Angelus ci siamo sposati. Dopo l’avventura con Miguel abbiamo capito che ci mancava qualcosa, qualcosa che potesse tenerci ancora più uniti. Così una sera, Angelus mi ha portata fuori a cena, in un ristorantino sul mare. Il ristorante era molto accogliente e romantico: i tavoli erano rotondi, coperti da una tovaglia nera e rossa, con sopra delle candele accese e un vaso di rose rosse o nere. L’illuminazione era praticamente inesistente, fatta eccezione per alcune candele posizionate in punti strategici. Dopo cena abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare e lì, davanti alle onde che si infrangevano sulla spiaggia e alla luna piena e bianca, che con la sua luce ci accarezzava il viso, mi ha chiesto di sposarlo. Inutile dire che ho rischiato un collasso da Oscar ma, dopo essermi ripresa un poco, non ho potuto fare altro che saltargli al collo e scoppiare a piangere. Avrei voluto urlare al mondo intero(in questo caso alla spiaggia intera) la mia felicità, ma ero senza voce, sembrava scomparsa, oppressa dalla troppa felicità e dal battito furioso del mio cuore. Ora non ti spiegherò ciò che accadde dopo, su quella spiaggia, spero solo che quella sera nessuno abbia voluto fare una passeggiata sulla spiaggia, altrimenti avrebbero assistito ad uno spettacolo gratis. Il giorno del matrimonio non stavo più nella pelle. Non potevano mancare al matrimonio Cinzia e Spike. Cinzia è stata la mia damigella d’onore e sono riuscita a farle venire un attacco di nervi. Il suo vestito era lilla, lungo fino al ginocchio, con uno scollo che faceva vedere le spalle, con qualche ghirigoro in rilievo di un viola più scuro, sui fianchi. Poi c’era Spike, testimone dello sposo e sono sicura che era contento di aver avuto questo onore, anche se so che non lo ammetterà mai, neanche sotto tortura. Sia Spike che Angelus erano vestiti di nero(sembra che non sconoscano altro colore). L’unica differenza tra i due completi, era la camicia: Spike neindossava una rossa, mentre Angelus una bianca. Il mio vestito, invece, era viola, lungo fino ai piedi, con uno scollo a v non proprio casto. Sembrava più un abito da sera, ma sapevo avrebbe fatto girare la testa a Angelus. La cerimonia non è stata molto lunga e non c’erano molti invitati, abbiamo preferito fare una cosa modesta. Avevamo pensato di sposarci in comune, ma poi abbiamo trovato una chiesa sconsacrata e abbiamo pensato che fosse il posto giusto. Cinzia e Spike, dopo l’avventura, hanno deciso di andare a vivere insieme, in una casetta piccola, ma accogliente che, guarda caso, è proprio di fianco alla nostra. Mi sa che ci sarà per casa un continuo via vai di gente e che avremo poca privacy. Cinzia mi ha anche confessato che le piacerebbe sposarsi, ma vuole che sia Spike a chiederglielo. Devo ricordarmi di fare una telefonata a Chiodino, devo fargli un bel discorsetto. Dopo il matrimonio io e mio marito(ancora non ci credo!), siamo partiti per la luna di miele e Angelus mi ha sorpreso un’altra volta. Mi ha portato a Galway, sua città natale, e gli ho fatto promettere di mostrarmi tutti i luoghi che ha visto da umano. Rimarremo in Irlanda per qualche settimana, poi cambieremo stato, ma la destinazione è ancora da decidere. Ora devo andare, mio marito esige attenzioni e non vorrei deluderlo………


Prometto che scriverò presto.


Jessy






- Lo sai che non si trascura così tanto il proprio marito?- le chiese Angelus. Era sdraiato sul letto, su un fianco, la mano a sorreggergli la testa.


- Non sia mai- disse Jessy, mentre anche lei si sdraiava sul letto. Ora erano vicini, le loro bocche si sfioravano, i loro corpi si cercavano.


- Ora che mi ricordo, devo chiamare Spike, devo fargli un discorsetto.- disse lei, tra un bacio e l’altro. Se avesse potuto non si sarebbe mai staccata da quelle labbra.


- Ci ho già pensato io. Per ora ti devi preoccupare solo di una cosa- le disse lui, mentre la sdraiava sulla schiena e iniziava a spogliarla.


- Di cosa?- chiese Jessy accarezzandogli la schiena ora scoperta.


- Del mal di schiena che avrai domani- le rispose Angelus guardandola negli occhi in modo allusivo. Lei non riuscì a rispondere perché lui le catturò la bocca in un bacio mozzafiato e dopo, beh, dopo era lei che non voleva rispondere, già scivolata nel vortice del piacere.




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- Cinzia, mi vuoi sposare?-


_ Ok, deve essere un sogno. Proviamo con un pizzicotto. Ahi. No, è tutto vero. Il mio Spike, il mio angelo biondo, mi ha appena chiesto di sposarlo. E io scema che non rispondo. Cristo santo Cinzia, datti una mossa a parlare!_


Questi erano i pensieri di Cinzia, mentre guardava Spike in ginocchio, davanti a lei, con uno sguardo pieno di speranze.


- Si….. Si, oddio, lo voglio!- rispose lei abbracciandolo di slancio, facendo cadere entrambi per terra, ridendo come bambini.


- Devo avvertire subito Jessy- disse Cinzia, cercando di estrarre il cellulare dalla borsetta ma le mani le tremavano troppo.


- Aspetta, aspetta. Non credo che ora vogliano essere disturbati. Gli e lo diremo, quando torneranno dal loro viaggio- le disse lui, prendendole le mani tra le proprie e cercando di non ridere per la scena appena vista.


- Hai ragione. Sento già le urla irritate di Jessy perché li abbiamo disturbati. Quei due non riescono a stare staccati per più di due ore.- disse lei.


- Bene. Allora vieni, voglio mostrarti una cosa.- i due sparirono dietro la porta della camera da letto. Poco tempo dopo, nella casa, si poterono sentire solo parole e sussurri d’amore.