FLUSSI



NOTA: Questa storia è veramente AU, anche perché è parecchio che non guardo BUFFY e non ho mai visto ANGEL, dalla mia ho solo qualche spoiler di cui ho deciso di non tenere conto.

Attacco da CRUSH, l’ultima puntata di BUFFY che ho visto (il resto, per quel che mi riguarda, è per l’appunto spoiler). Faccio fare a Spike quello che avrei fatto io in quella situazione…e poi la storia comincerà.



***



PROLOGO IN CRIPTA

Le maledette streghe che gli avevano rovinato vita e morte in quel momento erano lì davanti a lui, legate, in una situazione nettamente svantaggiata. Tuttavia non erano spaventate, anzi, continuavano a guardarlo con espressione di superiorità, e questo faceva salire la sua frustrazione alle stelle.

Era pronto a giustificare Drusilla, dato che era pazza. Veggente, potentissima ed una vera fantasista a letto, ma non ragionava, non aveva mai ragionato, e se questo all’inizio gli era piaciuto, dato che Spike aveva il bisogno quasi fisico di un qualcuno da assistere (una specie di sindrome da Madre Teresa di Calcutta, che attribuita ad un vampiro fa abbastanza ridere), adesso la cosa non lo stuzzicava più.

Buffy era una creatura decisamente più stimolante. Con Drusilla Spike aveva dovuto nascondere, sopprimere la parte più debole di sé, e la cosa all’inizio gli stava anche bene, dato che voleva cancellare quella parte, fino a dimenticarla, relegare nell'oblio quello che era stato in vita. Con Buffy no. La Cacciatrice aveva amato Angel anche dopo che aveva tentato di distruggere il mondo… magari poteva fare lo stesso con lui, accettare il suo lato fragile, e magari non considerarlo fragile… amare quella parte di lui. Senza fargliela pesare.

E invece nisba. Quella piccola iena non solo rifiutava il suo amore, ma non lo trovava neanche lontanamente concepibile. Lei aveva decretato che lui non poteva amare, e niente poteva farle cambiare idea. Più che ferito, Spike si sentiva offeso da quell’atteggiamento ottuso, ed umiliato dal grossolano errore di valutazione che lui stesso aveva commesso…lo stesso errore che aveva commesso nei riguardi di Cecily.

Ma soprattutto era pervaso dalla stanchezza. Era emotivamente sfinito.

Il suo sguardo andava da una all’altra. E fu in quel momento che cominciò a trovare la situazione buffa, comica, degna del miglior Shakespeare.

Quialcosa era cambiato, anche se non sapeva cosa.

Cominciò a sghignazzare, e poi attaccò a ridere.

Ridendo sempre più di gusto, prese il suo spolverino e lo indossò. Dopodiché si mise a contare i soldi che aveva. A radunare le sue cose. A metterle in una vecchia valigia.

Drusilla sembrava perplessa e l’osservava in silenzio. Buffy era più inquieta.

Che hai intenzione di fare?”

I cazzi miei, e ti invito a fare altrettanto.”

Chiusa la valigia, Spike diede un ultimo sguardo alla sua cripta, come a rivolgerle un addio. Era più sereno, adesso. Stava finalmente per fare la cosa giusta.

Il futuro non gli era mai sembrato più radioso. Più pieno di possibilità.

In quel momento entrò Harmony.

Bubu?…”

Spike bloccò la giovane vampira e la legò vicino a Drusilla. Lei, credendo che il compagno volesse fare uno dei suoi giochi, lo lasciò fare. Sorrideva.

Non chiamarmi più in quel modo, per favore, altrimenti sarò costretto a spezzarti le gambe. E non ne ho voglia, dato che mi sento felice come non lo sono mai stato. Soprattutto leggero. Me ne vado da Sunnyhell e dalle vostre vite… o non vite... ma rimaniamo amici!”

Spike si diresse verso l’uscita della cripta. Raggiunta la soglia, si fermò, si voltò verso le tre prigioniere e rivolse loro il suo sorriso più seducente. Infine si congedò, facendo un bell’inchino.

Magari vi scrivo qualche cartolina…”

Detto questo, uscì da quella che era stata la sua casa muovendosi con leggerezza, benedicendo quell’epifania straordinaria, paragonabile solo all’improvvisa illuminazione che sorprese San Paolo sulla via di Damasco.

Salì in macchina e partì con decisione.

Sapeva dove andare.

Capitolo primo: La Fogna

June 1 2003, 3:14 PM


Siamo tutti nella fogna. Ma alcuni di noi guardano alle stelle.

(O. Wilde)


Algernon Boyd gestiva la “Yegua Negra” da circa tre anni, più o meno da quando era morto il padre. Il posto gli aveva sempre fatto schifo, amava definire il suo albergo “l’apoteosi dello squallore”. Spesso accarezzava l’idea di riprendere gli studi di medicina, incoraggiato dal fatto di essere quasi alla fine, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe anche voluto lasciare il Messico, ma anche quella sarebbe rimasta una fantasia. Soprattutto dopo aver scoperto che suo padre, oltre all’albergo, gli aveva lasciato anche i debiti.

Voglio vedere come se la cava quello stronzo intelligentone di mio figlio” diceva il testamento, tra un imbarazzato colpo di tosse e l’altro del notaio.

Dopo un naturale primo momento di profonda rabbia, Algernon aveva elaborato lo stesso tipo di filosofia di un personaggio di una commedia francese, Jaques. Era diventato un fatalista.

La sua teoria sulla vita era interessante quanto deprimente. Ed Algernon la trovava spaventosamente adatta al suo caso: in un modo o nell’altro ce l’aveva nel culo.

Ogni mattina, Algernon si svegliava , si alzava dal suo letto, si lavava ed andava al bancone. Se ne stava lì tutto il giorno a leggere o ad ascoltare la radio (aveva un’insana passione per i Lounge Lizards). Scambiava il minimo indispensabile delle chiacchiere con i clienti (per lo più mafiosi e puttane). Panino a pranzo. Panino a cena. Qualche pratica illegale. Letto. E poi daccapo.

Da circa un anno, però, aveva un’ulteriore mansione da svolgere: raccattare sangue, facendo il giro delle macellerie. Senza scherzi. Ogni sera, prima di cena, lui stesso doveva uscire, fare il giro delle macellerie e portare i sangue che racimolava al pazzoide della 118.

Ma la cosa che lo sconvolgeva più di tutte era che quella mansione gli piaceva. Già il fatto che lo distogliesse dai foschi pensieri di suicidio che da qualche tempo avevano invaso la sua mente nei momenti di silenzio durante la giornata gli rendeva questo lavoro straordinario.

Era la sua ora d’aria dalla galera.

Il pazzoide anemico della 118 era compagno di cella che gli aveva consegnato un cucchiaio con cui scavarsi una via di fuga, per proseguire con i paragoni d’ambiente carcerario.

Che cosa poi quel tipo ci facesse con il sangue, non erano fatti di sua giurisdizione.



***


Il bello dell’eternità era che si poteva ricominciare daccapo infinite volte. Inventarsi costantemente nuove vite. Raccogliere i cocci della propria esistenza era perfettamente inutile, una vera e propria perdita di tempo, quando si poteva essere un’altra persona.

Trovare soldi non era una cosa difficile. Trovare donne per una notte ancora meno.

Spike aveva finalmente trovato la vita per lui. Adorava il Messico, adorava la “Yegua Negra”, adorava farsi il bagno ogni mattina, leggere libri e giornali.

L’unico neo di questo idillio era, neanche a dirlo, quello stramaledettissimo chip. Non che lo infastidisse più di tanto, ma era sempre una limitazione a quella libertà animale che il vampiro perseguiva. La viveva quasi come una menomazione. Non poter cacciare. Non poter esercitare la propria forza come e quando avesse voluto…e tuttavia sentirla, questa forza, viva e scalpitante…una gabbia. Molto, sicuramente molto peggio che avere un’anima, checché ne dicesse Angel.

Si sentiva castrato.

Per questo era andato a vivere alla “Yegua Negra”, albergo squallido e piuttosto malfamato. Se c’era un luogo dove si riuniva la peggiore feccia dell’umanità, un luogo dove si potevano trovare medici non iscritti all’albo e non troppo schizzinosi, era quello.

Da un annetto, Spike cercava di avere contatti meno formali con l’albergatore, un tipo piuttosto alto, magro e con un naso di discrete dimensioni, e che sembrava averlo preso in simpatia. Cercava di sondarne il senso etico e morale, in modo da poter capire se era il caso di rivolgersi a lui.

L’euforia che l’aveva colto dopo aver lasciato Sunnydale stava scemando. Aveva bisogno di essere in perfetta forma.

Anche perché si era perdutamente innamorato.


Capitolo secondo: Ovatta

June 9 2003, 11:52 PM


In questo momento sono più indaffarato di un bassista con un braccio solo.

(T. Waits)


Alan (o meglio, suo padre) aveva una casa splendida: un appartamento arredato in maniera molto minimal. Una roba veramente di gran classe. Le pareti erano bianche come i corridoi di un ospedale psichiatrico di lusso (niente a che fare con le squallide gabbie di matti mostrate nei film), mentre il mobilio era di ebano, e le poltrone di pelle nera.

Molto postmoderno chic.

Molto New York.

E le poltrone sembravano molto molto morbide.

Eddie pensò che la sua anima non valeva un bracciolo di quelle poltrone.

Su invito di Alan si sedettero tutti.

Il padrone di casa li raggiunse poco dopo, con un vassoio che ospitava sei drink.

Ognuno prese il suo. L’atmosfera sembrava elettrica, ed Alan ignorò il loro disagio con ostentazione.

Allora, cominciamo la riunione?”

Fa molto mondano, tutto questo ambaradan. Niente musica ambient?”

Dai, Gudrun” bofonchiò Eddie

No, davvero.Qualcosa di Brian Eno ci starebbe bene”

Gudrun non bevevo dal suo bicchiere. Lo ciucciava.

Alan tossicchiò.

Gudrun fece un cenno stanco con la mano, e lo sguardo del padrone di casa passò oltre.

Allora. Per prima cosa, direi che Gudrun se l’è cavata più che bene con il discorso di rivendicazione della bomba al discount. Veramente poetico.”

L’interessata neanche ascoltava. Come al solito rasentava l’abbiocco. Il dramma era che Morfeo rifiutava la sua corte ormai da un mese.

I complimenti neanche la sfioravano. O meglio, neanche li sentiva.

Probabilmente sapere di aver sedotto irrimediabilmente un vampiro che in vita era stato un poeta con quello stesso discorso di rivendicazione mandato alle radio non l’avrebbe stupita più di tanto.

Intanto Alan continuava a parlare.

A fare il leader del Movimento Per La Creazione Di Una Nuova Civiltà.

Però, a ben vedere, nella vecchia civiltà ci sguazzava alla grande.

Probabilmente Alan piazzava bombe per noia.

A Gudrun questo non dava particolarmente fastidio, non come Eddie. Lui credeva veramente alla causa politica.

Forse era l’unico di tutto il movimento.

Forse ci credeva anche troppo.

Forse Eddie rasentava il fanatismo.

Forse lo aveva pericolosamente raggiunto.

A Gudrun non importava niente.

A parte che Gudrun si occupava del lato organizzativo del movimento, e poi lei aveva il sonno leggero. Che la rendeva costantemente rilassata come una vacca indù.

Il fatto è che se sei insonne o hai il sonno leggero non si dorme mai del tutto e non si è mai completamente svegli.

Tutto assume una sfumatura sfocata.

Non si è toccati da niente. Tutto è remoto e lontano.

Anche le bombe che piazzano i tuoi amici.

Anche le invocazioni a Satana degli altri tuoi amici.

Anche l’improvviso interesse di Eddie per le scienze occulte.

Escluso il desiderio di dormire.

Escluso il suicidio di tuo fratello grande, Lukas. L’ultimo avvenimento che hai percepito con lucidità.


***


Io sono Gudrun Tolliver, e sono la quintessenza del meticcio, la razza del futuro.

Collaboro con Eddie al Movimento.

Non mi frega un cazzo di niente.

Mi occupo dell’organizzazione degli attentati.

Da un mese non riesco a dormire, perché lo stronzo di mio fratello morto mi sta passando il suo dono.

Come se io lo volessi.

E’ sempre stato un rompicazzo, anche da vivo.

Si è suicidato perché si annoiava.

Ma io ho sviluppato altri interessi.


***


Alan parlava, parlava e versava drink. Più parlava più perdeva punti.

Gudrun era arrivata al quarto drink, e cominciava a sentirsi felice.

L’alcool le piaceva.

Quasi come l' erba.

Quasi come quelle poltrone.

Le piaceva tutto ciò che le dava l’impressione di avvicinarsi al sonno.

Intanto la riunione proseguiva.

Alan parlava di programmi per il futuro.

Parlava del prossimo attentato.

Delle incognite.

Dal limbo del suo stato di vacca indù, Gudrun pensava che non esistessero incognite.

Solo schemi.

Sostenuti da altri schemi.

Dimostrati da altri schemi.

Lo sapeva per via di Lukas.

E tra qualche giorno, lo avrebbe provato di persona.

Il giorno prima di lasciare New York.



Capitolo terzo: Intersezioni

June 23 2003, 11:31 PM


Quando due oggetti entrano in contatto tra loro, ne deriva un trasferimento di materiale dall’oggetto “A” all’oggetto “B” o viceversa, oppure si ha un trasferimento reciproco.

(principio di interscambio di Locard)



L’esplosione fu potentissima.

Se Spike in quel momento fosse stato all’interno della sua stanza di lui non sarebbe rimasto niente.

Neanche un atomo.

Neanche cenere.

Ma il vampiro non era nella sua stanza.

Era in una cabina telefonica.


+++


Prendiamo in esame una coppia celebre.

Romeo e Giulietta.

Amore disperato, intenso e disperante.

Lo sai dalla prima pagina che non può andare a finire bene.

Con un sacco di morti ed un bel po’ di scene splatter.

Mi ricorda qualcosa.

Specialmente la parte dei morti e delle scene splatter.

Ed anche il fatto che sapevo che non sarebbe mai andata a finire bene.

Ma il problema non è solo questo.


+++


La voce della tipa alla radio era strascicata, indifferente.

Quasi annoiata.

Algernon la trovava inquietante.

In quel momento stava staccando il crocefisso che stava in alto, dietro il bancone.

Aveva sempre odiato quel coso, ma prima di staccarlo aveva cercato qualcosa da appendere sulla parete, al suo posto. Quella mattina aveva trovato una stoffa con motivi etnici abbastanza sobria, e quindi si era messo al lavoro con un discreto entusiasmo.

Non che quel crocefisso fosse brutto, o tetro. Il padre di Algernon lo aveva comprato in un negozio di antiquariato dieci anni fa, ed il figlio lo aveva rivenduto al suddetto negozio, per poco meno del prezzo di acquisto, perché l’antiquario aveva un debito con lui. Era un aggeggio piuttosto grosso, in verità, nero e scolpito in uno stile finto rozzo. Il Cristo aveva un’aria tranquilla, non sofferente, anzi, sembrava che stesse dormendo.

Era una bella scultura, in fin dei conti.

Ma Algernon la odiava.

Con tutto il cuore.

Il fatto era che quel coso andava contro tutto ciò che Algernon faceva per vivere. Oddio, forse non proprio tutto, ma sicuramente andava contro la parte della sua vita che gli portava maggiori guadagni.


+++


Mi rendo perfettamente conto che Buffy e Drusilla fanno un po’ ridere come giuliette.

E che io sono un po’ anomalo come Romeo.

Ma, insomma, io ho avuto una formazione piuttosto romantica.

O meglio, io sono venuto su a pane e romanzi.

Pane e poesia.

Certe volte penso a cosa sarebbe potuto accadere se le cose fossero andate avanti secondo il corso che si suol dire naturale delle cose.

Mi sarei sposato. Ero piuttosto ricco, dopotutto.

Una ragazza borghese, un’avida lettrice di romanzi d’amore.

Avrei mandato avanti l’attività di mio padre.

Sarei diventato ancora più ricco.

Avrei avuto dei figli.

Li avrei visti crescere, studiare, trovare lavoro.

Sposarsi.

Fare figli.

Sarei diventato vecchio.

Sarei morto.

Un’esistenza serena, ma tutto sommato prosaica.

O forse un’esistenza prosaica, ma tutto sommato serena.


+++


Spike era abbastanza distante dall’albergo per evitare di finire carbonizzato dall’esplosione, ma allo stesso tempo non lo era abbastanza per uscirne illeso.

Fu spinto all’indietro.

Sfondò con la schiena il vetro della cabina telefonica e la vetrina di un negozio sportivo poco distante.

Si accasciò privo di conoscenza tra le tute sportive.


+++


Algernon era una persona piuttosto tollerante, e forse, considerando il luogo in cui lavorava e la gente con cui veniva a contatto ogni giorno, non poteva essere altrimenti.

Tuttavia, c’era una categoria di persone che proprio non sopportava.

I dee-jay. Gli speaker.

Insomma, i rompiscatole che parlano alla radio.

E’ che Algernon aveva una sua personale teoria secondo la quale la radio serviva ad ascoltare la musica; ed aveva anche un suo particolare galateo radiofonico che decretava senza appello che chiunque interrompeva una canzone per dire qualunque cosa doveva morire in maniera dolorosissima.

Dato che non poteva mettere in pratica le sue teorie sulla radio e sugli speaker dato che l’omicidio, oltre che essere illegale in quel frangente era anche inutile (Algernon aveva più di un sospetto che per ogni speaker morto ce ne fossero altri dieci pronti a sostituirlo, e trovava questo assai frustrante solo a pensarlo), l’albergatore raramente ascoltava la radio. Preferiva i suoi CD.

Quella giornata, però, era talmente di buon umore per l’addio al crocefisso e talmente ansioso di toglierlo e buttarlo via che aveva dimenticato i suoi CD nella sua stanza.

Poco male.

Ascoltare la radio non gli avrebbe sconvolto la vita.


+++


Appena si riebbe (piuttosto in fretta, a dire il vero), Spike controllò per prima cosa se aveva l’uso delle gambe, stiracchiandole e facendo piccoli movimenti.

Ce l’aveva.

Fece lo stesso con le braccia, ed anche lì tutto bene.

Parecchio ammaccato, ma illeso.

Pensando al fatto di essere uscito meglio da un’esplosione che da uno scontro con Buffy, a Spike venne da ridere. Dalla sua bocca uscì una serie di singhiozzi striduli, e Spike tossicchiò, sperando in tal modo di riprendere il controllo di sé.

Ci riuscì.

Si alzò in piedi, e la sua attenzione fu catturata da una macchina che sbandava.

L'auto si schiantò contro un palo.

Sorpreso, ma più ancora stordito, Spike si diresse verso l'automobile.

Aveva bisogno di bere.


+++


Alla fine credo che, dopo tutto, sia meglio così.

Per lo meno mi sono divertito.

Mi sono innamorato di una pazza per il semplice fatto che per un certo periodo mi ha fatto sentire indispensabile.

Mi sono innamorato di un’altra pazza perché…bah, il perché non lo so.

Adesso mi sono innamorato di una terza pazza che ha l’hobby di piazzare bombe perché crede in un mondo migliore.

Credo che il flusso delle cose sia ben più costante e sensato di quanto pensassi, non so se mi spiego.

Ma forse adesso dovrei pensare al futuro.

Un luogo dove stare, ad esempio.

Capire cosa fare.

E trovare qualcuno che mi levi questo maledetto chip.


+++


Appena sentita la voce di quella psicopatica che diceva di aver messo una bomba in un discount perché sognava un mondo dove le persone non sentivano il bisogno di comprarsi macchine potenti e vestiti firmati, Algernon si voltò per cambiare stazione radio.

Fu allora che vide Spike, e la sorpresa fu tale che sobbalzò.

Proprio non si era accorto della sua presenza.

Comunque bisognava dire che Spike era sempre silenziosissimo.

Te lo vedevi comparire alle spalle e neanche te ne rendevi conto.

Forse aveva studiato da killer. O da ninja.

L’altro sorrise, davanti alla sorpresa dell’albergatore, e gli fece cenno di fare silenzio, visibilmente interessato a quello che la tizia diceva.

E non era neanche la prima volta.

Concluso il discorso di rivendicazione (che oltretutto veniva trasmesso piuttosto spesso, considerando anche che quei terroristi erano dei dilettanti), Algernon rivolse a Spike uno sguardo oscillante tra l’interrogativo e lo scettico.

Quante cazzate”

Bah…se quelli ci credono…e poi, francamente, lei mi sta simpatica”

Algernon non rispose.

Spike fece un cenno di saluto ed uscì dall’edificio con passo veloce.

Dalla tasca gli cadde un pacchetto di sigarette ma lui non se ne accorse.

Algernon raccolse il pacchetto.

Spike era già piuttosto lontano, ma non irraggiungibile.

L’albergatore si mosse, con il pacchetto in mano.

Spike era fermo ad una cabina telefonica.


+++


Dopo tre boccali di birra si sentiva più allegro, ma tuttavia ancora lucido.

L’idea di essere l’unico superstite non gli piaceva per niente.

Meglio rendersi invisibile.

E trovare qualcuno che gli togliesse quel dannato chip era ormai diventata una questione di vita o di morte.

E la seconda non era una prospettiva allettante.

Non era una situazione facile.

Non era una situazione felice.

Lo sollevava il fatto che in tutto quel casino aveva fatto in tempo a rubare un cellulare.

Così magari lei poteva richiamarlo.

E dirgli cosa fare.


+++


Il telefono della cabina squillò.

E lui rispose.

Sapeva che si sarebbe cacciato in una situazione assurda.

Come quando aveva visto Drusilla per la prima volta.

Come quando era giunto a Sunnydale.

Ma non poteva farci niente.

Sì?”

Ciao Spike”

Chi sei?”

Sapevo che l’avresti chiesto. E so anche che sai chi sono. Piantiamola con le manfrine”

Una voce che era tutta uno sbadiglio.

Indifferente.

Annoiata.

Spike si mise in silenzio, un po’ stordito.

Allora. Io e te faremo grandi cose. Ascolta: dopo che l’albergo sarà esploso e che tu ti sarai riavuto, vedrai una macchina sbandare e schiantarsi contro un palo della luce. Tu ruberai il portafogli all’autista, e fregagli anche il cellulare, così ti richiamo”

Ah” fece Spike scettico “l’albergo esploderà, certo.”

Tieni d’occhio il tuo albergatore. Ci sentiamo poi, non posso stare molto”

Ciao” fu la risposta automatica di Spike.

Si era già messo sul chi vive.

Doveva essere lì, da qualche parte.

Doveva averlo seguito, e spiato.

Il come e il perché non avevano importanza.

Come cazzo è possibile…”

Spike non fece in tempo a terminare il pensiero.

La detonazione lo spazzò via.


Capitolo quarto: Ritorni

July 7 2003, 5:49 PM


L’automiglioramento è masturbazione.

(C. Palahniuk)



Erano passati tre giorni dall’esplosione.

Il mondo sembrava girare più velocemente.

Ero fuori dall’albergo per puro caso. Un cliente aveva fatto cadere il suo pacchetto di sigarette uscendo.”

Algernon aveva il collare ortopedico e la schiena ustionata, ma per il resto era a posto.

Una bomba?”

Era il primo colloquio con la polizia, e stavano usando i guanti.

Aveva aiutato, se così si può dire, un paio di loro.

Beh, sì, francamente la cosa mi turba non poco…cioè, sono sconvolto. Non ci avevo pensato. Credevo fosse stato un incidente.”

L’idea che qualcuno avesse piazzato una bomba nel suo albergo lo spaventava a morte.

L’idea che qualcuno avesse piazzato una bomba nel suo albergo in effetti comportava una serie di incognite e possibilità spaventose.

Non era spaventato.

Era atterrito.


+++


Che cosa ci facesse Xander nel cimitero a quell’ora era un mistero, e sempre lo sarebbe rimasto. Non era importante, dopotutto.

Mentre la sua presenza si era rivelata di vitale importanza.

L’aveva liberata.

Dopo aver ucciso Harmony e Drusilla.

Discorso diverso per quello che riguardava Spike.

Credeva che sarebbe tornato.

All’inizio lo aspettava addirittura.

Poi era passata a temerlo.

Poi aveva ripreso la sua vita.

E poi si era ripresa Angel.


+++


Il secondo colloquio si svolse in un’atmosfera assai meno rilassata.

Non ho la più pallida idea di chi possa essere stato.”

Non credo di avere nemici.”

Sicuro? Chiese una vocetta interiore.

Non mi sono mai interessati i fatti personali dei miei clienti.”

No, non so se hanno…avevano… dei nemici.”

Il suo tono di voce era vagamente stizzito.

Il fatto era che stava mentendo, anche se non del tutto.

Effettivamente lui non lo sapeva.

Ma non ci voleva questa grandissima immaginazione per intuirlo.

Certo che avevano dei nemici.

Erano criminali.

Come lui.


+++


Buffy cominciava a pensare che Giles fosse paranoico.

Capiva che sapere di Spike in libertà lo impensierisse, impensieriva anche lei.

Ma erano passati DUE ANNI.

Se Spike non si era fatto vivo fino ad allora, beh, non aveva senso stare tutto il tempo a tribolare.

E poi Spike, ora come ora, non poteva essere la loro principale preoccupazione.


+++


Il terzo colloquio fu l’inizio dell’incubo.

Non ho idee politiche particolari. Sul serio, non so cosa possa essere successo. Ma poi è proprio certo che ci sia di mezzo un qualche pazzo bombarolo?”

Algernon era nervoso. Con il collare dormiva malissimo. Aveva delle fitte dolorosissime al collo. Doveva trovare una casa, e faceva fatica, malgrado le sue conoscenze.

Ma è ovvio! Come cazzo faccio a campare adesso?”

Mi calmo. Davvero, mi calmo. Ma, capitemi, non potete pensare che io ricavi qualche vantaggio dall’esplosione dell’albergo!”

Bugiardo, rispose la vocetta dentro di lui.

E gli sguardi dei due sbirri che già avevano avuto a che fare con lui le davano ragione.

Aveva la sua seconda attività, che fruttava più della prima.

L’assicurazione dell’albergo copriva i debiti che Algernon non era ancora riuscito a pagare.

Era libero.

Non era stupido.

Aveva già pensato di riprendere a studiare da chirurgo.

In fondo gli mancava poco.

E si era già fatto una discreta esperienza in fatto di aborti e di interventi poco puliti.

I suoi due amici sbirri avrebbero potuto testimoniarlo.


+++


Buffy ed Angel si erano rivisti in circostanze poco piacevoli, durante una riunione al negozio di articoli di magia.

Ciao, Buffy.”

Angel.”

Erano passati pochi giorni da quando Spike aveva lasciato la città, e Buffy ancora si aspettava di vederlo tornare privo del chip e strapieno di efferati propositi di vendetta.

L’aveva sempre fatto.

Era sempre tornato indietro.

E stavolta l’avrebbe ucciso.

Pensava che Angel le portasse notizie di lui.

Invece no.

Faith è evasa. Dovevo informarti. E’ meglio che io rimanga qui…lei potrebbe provare di nuovo a farti del male…ed io credo di avere una certa influenza su di lei”

Spike se n’è andato. Dovevo informarti. E’ meglio che tu rimanga qui…lui potrebbe provare di nuovo a farti del male…ed io credo di avere una certa influenza su di lui.”

Buffy sogghignò di fronte all’espressione perplessa del vampiro.


+++


Il quarto ed ultimo colloquio fu assolutamente distruttivo.

Algernon era a pezzi.

Gli sembrava impossibile che fosse passato già un mese da allora.

Tra breve avrebbe dovuto togliersi il collare.

I dolori, però, sarebbero rimasti, aveva annunciato il medico.

Un medico vero, pensava Algernon con invidia.

Io sono un macellaio con qualche nozione di chirurgia.

“…”

No…non so niente. Ma perché vi piccate su questa storia della bomba? Avete detto che si tratta solo di un’ipotesi”

Scusate. E’ che sono stanco…no, non voglio ostacolare le indagini.”

Cosa intendete con <persone sospette> ?”

Fate pure le vostre facce scettiche, pensava Algernon.

Tutti i suoi clienti erano sospetti.

Lui stesso era sospetto.

Il collo gli faceva un male cane.

Ed anche la testa.

Abitudini sospette…”

Algernon rifletté.

Forse, se dava loro un colpevole, lo avrebbero lasciato in pace.

Volete il terrorista? Eccovi il terrorista.


+++


Da uno erano andati a due, da due a tre e da tre a letto insieme, con buona pace di mamma Joyce.

Buffy pensava che non era mai stato così facile.

Loro aspettavano Faith e Spike.

Lasciavano agli altri il compito di cercarli.

Loro godevano l’uno dell’altro.

Ed andava bene così.


+++


Diamine, il tipo delle sigarette! Spike! Stava alla 118”

No, niente documenti. Nessuno lasciava documenti”

Buttava tutto fuori.

Se Spike era morto, poco male.

Se non era morto, beh, cazzi suoi.

Lui aveva una vita sua da vivere.

Usciva solo di notte. Era tutto strano.”

Non so se è sopravvissuto. So che non l’hanno trovato.”

Un identikit? Certamente”


+++


Algernon tornò in albergo, un posto ancora più squallido della “Yegua”, allegro e felice.

Una in meno.

Il tipo all’ingresso gli diede la chiave ed un foglietto con un numero di telefono.

L’avevano cercato e volevano essere richiamati.

Beh ora era stanco.

Avrebbe telefonato il giorno dopo.


+++


Buffy!”

Era appena tornata dalla ronda.

Era quasi l’alba.

Aveva sonno.

E Dawn non poteva stare sveglia a guardare la TV a quell’ora di notte.

Sua madre se la sarebbe presa con lei.

Vai a letto” fece distrattamente.

Buffy!”

Sua madre.

Andò in soggiorno.

Alla televisione, e più precisamente al telegiornale dell’ultima ora, stavano trasmettendo un ritratto di Spike.

Era ricercato.


+++


La prima cosa che Algernon fece dopo aver fatto i bagagli fu fare quella telefonata.

Chiamò.

Rispose una voce conosciuta.

E beffarda.

Quoque tu, Algernon?”

L’altro rimase di sasso.

Perché hai fatto il mio nome? Lo sai che dovrei sventrarti?”

Credevo fossi morto…davvero, vado e smentisco tutto.”

Niente scenate patetiche, per favore. Perché non dovrei ammazzarti? Tanto so dove sei. E so cosa fai, e cosa hai intenzione di fare.”

Sembrava divertito, più che arrabbiato.

Algernon non sapeva se era un bene o un male.

Aveva capito che era pericoloso dalla prima volta che l’aveva visto.

Non era stupido.

Ma non era il momento.

Perché non doveri ammazzarti?”

Silenzio.

Perché mi sei utile, Algernon. Molto utile. Hai mai fatto operazioni al cervello?”


Capitolo quinto: Cloroformio

July 25 2003, 6:43 PM


Io sono qui per evitare complicazioni sentimentali.

(Don De Lillo)



Il futuro era una cosa strana.

Strana e misteriosa.

Persino per lei.

In quel momento Gudrun stava assistendo ad un’operazione.


+++


Una bambina di quattro anni, di nome Gudrun, sta giocando con una bambola in camera sua, ed ascolta la musica.

Suo fratello più grande Lukas, di anni dieci, entra nella stanza, spegne la radio e la porta via, perché la vuole ascoltare in camera sua.

Una normale prevaricazione, che sarebbe stata presto giustiziata con due scappellotti dalla tutrice.

Naturalmente, Gudrun attacca a piangere, ed a gridare “cattivo, cattivo” a suo fratello.

La tutrice interviene.

Giustizia è fatta.

Ma Luckas non rinuncia alla vendetta.

Tanto tu ti sposerai con un ragazzo morto”


+++


Gudrun sorrise a quel ricordo.

Da bambini sposarsi era la parola che usavano per dire “fare sesso”.

E lei aveva fatto sesso con un ragazzo morto che sembrava uscito da un romanzo di Bukowsky.

Come aveva detto suo fratello.

Ma c’erano mai stati dubbi, in quel senso?

E poi a lei Bukowsky era sempre piaciuto.


+++


La preveggenza era stata da sempre una tara genetica dei Tolliver. Prima suo padre, che si era suicidato quando Gudrun aveva due anni. Il padre, dall’oltretomba, aveva passato il “dono” a suo fratello Lukas, che si era suicidato a sua volta.

Poi era toccata a Gudrun, che non si sarebbe mai suicidata.

Perché lei aveva avuto il tempo di organizzarsi.

E poi aveva il ragazzo morto.


+++


Salve, Algernon”

Spike”

Silenzio.

Nervoso da parte di Spike, stizzito da parte di Algernon.

Accanto a Spike c’era Gudrun.

Gli prese la mano.

Andrà tutto bene”

Lui annuì, ma si vedeva che era nervoso.

Ed era comprensibile, dopotutto.

Un’operazione al cervello era un’operazione al cervello.

Una cosa delicata.

Ma sarebbe andata bene.


+++


Gudrun aveva lasciato New York appena due giorni prima.

Di notte.

E di nascosto.

Perché Lukas aveva finito.

Adesso vedeva tutto, con estrema chiarezza.

Se ne sarebbe andata, avrebbe raggiunto il suo ragazzo morto ed avrebbe fatto ciò che avrebbe fatto.


+++


Spike, cercava di fingere spavalderia, di soffocare la tensione.

Era sdraiato sul lettino.

Faceva battute, rideva, parlava un sacco.

Anche mentre andava con Gudrun al luogo dell’appuntamento, l’ospedale, rideva, scherzava, la baciava ogni cinque minuti.

Era terrorizzato.

Gudrun trovava tutto questo molto buffo.

La maledizione di Cassandra.


+++


Algernon stava preparando gli strumenti necessari all’operazione.

Si avvicinò al lettino di Spike.

Vedi di non combinare casini e forse non ti uccido”

Ho io il bisturi dalla parte del manico. E se muori non me ne può fregare di meno”

Non è così semplice, coglione”

Algernon sorrise.


+++


Gudrun non lo aveva richiamato, ma lo aveva direttamente raggiunto al capannone nel quale viveva attualmente.

Aveva dormito per tutto il volo, e quindi era abbastanza in forma.

Sapeva che lo avrebbe trovato lì a quell’ora.

Bussò, e lui le aprì.

Sembrava proprio Henry Cinasky, lo scrittore inventato da Bukowsky, più magro, però.

Gli sorrise.

Dopo un attimo di perplessità, lui capì, e le restituì il sorriso.

E la fece entrare.


+++


Il cloroformio era piuttosto rozzo, come anestetico.

Algernon rischiava parecchio ogni volta che era costretto ad usarlo.

Dio solo e gli anestesisti hanno coscienza di quanto questa fase sia fondamentale.

E pericolosa.

Comunque, lui aveva imparato a non farsi troppi scrupoli.

Chi sceglieva di rivolgersi a lui sapeva che cosa rischiava, e se non si faceva questioni vuol dire che metteva la sua morte in conto.

Non c’era certo da andare fieri di ciò che faceva, ma alla luce dei fatti si sentiva affrancato dai sensi di colpa.

O almeno ci provava.

Si avvicinò al lettino di Spike.

Pronto a scoperchiare?”

Devo addormentarti, prima”

Gli avvicinò al volto il panno imbevuto di cloroformio.

Inspira”

Spike sorrise, ironico.

Inspirò.


+++


Gudrun si avvicinò al tavolo operatorio e si mise a guardare.

Non poté reprimere una smorfia di disgusto.

Algernon sogghignò.

Puoi tamponarmi la fronte, per favore?”

Gudrun obbedì.

Complimenti per il tuo sangue freddo” gli disse poi.

Un’operazione al cervello è una sfida interessante”

Ma Algernon sapeva che non si riferiva a quello.

Con me puoi smettere di fare la parte dell’idiota, Al. Io so tutto”

Algernon finse di concentrarsi sull’operazione.

Sospettavi che quelle che ti raccontava tuo zio Quentin non fossero cazzate”


+++


Un bambino di circa sei anni di nome Algernon Boyd, che era piuttosto sveglio.

Questo bambino aveva uno zio materno al quale era molto affezionato.

Questo zio viveva in Inghilterra, e faceva un lavoro veramente bello, o almeno così sembrava al piccolo.

Adam Boyd, padre di Algernon, però, odiava questo zio, e riteneva che il piccolo Al fosse influenzato negativamente dalla sua compagnia.

Tuttavia il piccolo e suo zio Quentin Travers avevano trovato modo di vedersi e di tenersi in contatto grazie all’intervento della madre del piccolo, Madleine.

Algernon voleva molto bene allo zio perché gli raccontava bellissime storie di mostri e vampiri che sembravano vere.


+++


Algernon si sentiva in vantaggio.

Quando era occupato in un lavoro chirurgico non perdeva mai la calma.

Non sapeva però che Gudrun la calma non la perdeva proprio mai.

Che ne sai tu dello zio Quentin?”

Io so tutto”

Algernon non rispose. Stava cominciando a rimuovere il chip.

Era una cosa delicata.

Gudrun gli tamponò di nuovo la fronte.

Perché lo operi? Puro interesse medico?”

Non sapevi tutto?”

Non temi che ti uccida?”

La sua voce non era più assonnata, ma stentorea.

Comunque indifferente.

Algernon le fece cenno di tamponargli la fronte.

A parte il fatto che prima o poi tocca a tutti…”

S’interruppe

Il chip era definitivamente fuori dal cervello di Spike.

Aveva fatto un buon lavoro. Era fiero di sé.

Cominciò a ricucire.


+++


Quando la madre del piccolo Algernon morì, lui aveva dieci anni, lo zio Quentin venne a trovarlo a casa, accompagnato da persone che lui definì colleghi.

Suo padre era nervoso e stizzito.

Madleine ha espresso nel testamento la volontà di far esaminare Algernon. Non puoi opporti.”

Zio Quentin e i suoi colleghi gli fecero delle domande e test.

Poi fu mandato in camera sua.

Sentì quelle persone litigare con suo padre.

Tutto questo durò circa una settimana.


+++


Algernon pulì gli attrezzi e si lavò le mani.

Gudrun osservava Spike, che si stava svegliando.

Lo sapevo che sarebbe andata bene” la senti dire.

Algernon si avvicinò.

Non so perché l’ho fatto. Operarlo, intendo”

Perché se non l’avessi fatto io ti avrei ucciso”


+++


Il futuro era strano e misterioso.

Non proprio i fatti.

Quelli lei li sapeva.

Il perché era tutto da scoprire.

Quando ero piccolo mi giudicarono idoneo per fare l’osservatore. Mio padre si oppose, e venimmo in Messico”

Non ti ucciderà”

Buono a sapersi"

Un breve silenzio.

Algernon finì di pulire gli strumenti.

"Era proprio necessario mettere una bomba nel mio albergo per incontrare il tuo principe azzurro?”

Gudrun sorrise.

Io ero a New York, da Alan, un amico. L’esplosione è stata un incidente.

Gas aperto...ed un tuo cliente si cucinava dell'ero”

Ad Algernon venne da ridere.


Capitolo sesto: Strade

August 3 2003, 10:51 PM


La vita non è né brutta né bella, è originale.

(I.Svevo)



E’ fatiscente, isolata e buia. Puzza di piscio. E’ microscopica.”

Era vero, e Jack lo sapeva.

Aveva riparato la doccia, che adesso funzionava in maniera decente, ma non c’era il gas.

Era microscopica, fatiscente, isolata e buia.

E la puzza di piscio di cane era densa come nebbia.

Quelli erano una coppia di sposi novelli, si vedeva da come si guardavano.

Sembravano un coppia piuttosto ingenua.

Lui, il marito, era anche straniero.

Sarebbe riuscito a vendere la proprietà.

Erano carini a vedersi.

Anche se un po’ strani.

Ma quale giovane non era un po’ strano oggigiorno.

+++


Ascoltami. Io sono debole e stupido.

Per andare avanti ho bisogno di aggrapparmi ad una persona.

Ho un viscerale bisogno degli altri, ed è questo che mi rende debole e stupido.

Sai perché sono così? Sai che cosa mi ha fatto diventare così?

Una giornata storta.

Una cazzo di giornata storta.

Una stronza di giornata storta di duecento anni fa.

Che si è ripetuta per altre due volte, con due donne diverse ma uguali.

Donne che mi hanno strappato il cuore e ci hanno ballato sopra il cha-cha-cha.

Adesso, pensa soltanto a farmi rivivere una giornata di merda come quella di duecento anni fa e giuro che ti strappo il cuore e me lo mangio.

Adesso ne sono capace.

Mi ci sono voluti tanti anni.

Ma ho imparato.


+++


Spike non l’avrebbe ucciso.

Infatti non l’aveva fatto, perché Algernon se l’era data a gambe mentre Spike rendeva la sua compagna un vampiro.

Aveva preso la loro macchina.

L’idea di avvertire suo zio di quanto era successo gli attraversò la mente.

Che cosa poteva fare, adesso?

Dimenticare.

Non era mai stato un uomo d’azione, e questo, in Messico, l’aveva fatto campare per ventisette anni.

Non era quello il frangente per cominciare a fare l’eroe, o farsi venire dei principi etici che non aveva mai avuto.

Pensava che forse poteva salvare delle vite, in qualche modo.

Avvertendo suo zio.

Ma era meglio scordare.

Rimuovere.

Questa era una parte della sua vita che non aveva vissuto.

Cancellare Spike.

Cancellare l’albergo.

Cancellare la terrorista.

Recuperare la calma che aveva avuto fino a poche ore prima.

Quello era semplice terrore a scoppio ritardato.

Fermò la macchina.

Sperando di essere abbastanza lontano da Spike.

Sapendo che non sarebbe stato mai troppo lontano da Gudrun.


+++


Jack annaspò.

Era un’ottima occasione per sbarazzarsi di quello schifo di proprietà.

Gli portava solo spese.

Beh, la doccia funziona…ed è sicuramente un posto discreto ed intimo. Adattissimo ad una coppiettina simpaticamente dark come siete voi”

Il marito gli dava le spalle, mentre la moglie guardava fuori dalla finestra.

Questa stanza è completamente buia. Non ci vedrebbe neanche un gatto”

Jack sospirò. Ci era andato così vicino…

Non le piace proprio, eh? Ma non ci sono problemi, domani…”

Non mi piace? La adoro”

Davvero?”

Certo…fa impazzire anche Gudrun. Vero che ti piace?”

E’ perfetta, caro”

Adattissima a noi, Jack”

Il giovane lo circondò con un braccio.

Proprio quello che cercavamo. Ne andiamo matti”

Potremmo uccidere per averla” fece lei avvicinandosi.

Jack era al colmo della gioia.

Firmiamo?”


+++


Io non sono una terrorista.

Anzi, io il terrore lo combatto.

L’idea delle bombe è stata di Eddie, ed io ero troppo addormentata per ribattere.

A me piace fare gli scherzi.

Io combatto contro tutti i mezzi di comunicazione.

Combatto contro chi, quotidianamente, cerca di metterci paura.

Se le tue gambe non sono perfette nessuno ti amerà.

Se non sei forte e alla moda e perfetto nessuno ti amerà.

Stai attento agli altri, vogliono tutti ingannarti e ferirti. Osserva i segnali del corpo.

Io combatto per la libertà da queste paure.

La paura del futuro.

La paura della morte.

Tanto è solo questione di tempo.

Se ci mettono paura ci controllano.

Ed io non voglio essere controllata.

E nemmeno tu, Spike.

Io amo la tua debolezza.

E tu ama la mia.


+++


Si accasciò sul volante.

Si sentiva lo stomaco in gola.

Era stanco.

Aveva con sé solo il portafogli.

Almeno quello.

Gli doleva la testa.

Aveva portato a termine con successo un’operazione che definire complicata sarebbe stato un eufemismo.

Era fuggito da un vampiro e dalla sua compagna.

Aveva guidato a lungo, e non sapeva in quale direzione.

Solo un mese prima la sua vita scorreva liscia e squallida.

Sollevò la testa.

Era in mezzo al niente, e si sentiva stanco.

Appoggiò le braccia magre sul volante, e la fronte sulle braccia.

Fuori soffiava un vento forte e rumoroso.

Algernon chiuse gli occhi, e l’automobile divenne un caldo utero di latta.


+++


Gudrun e Spike sedevano uno di fronte all’altra, i due bicchieri di carta pieni di sangue si avvicinavano per un nuovo brindisi.

Jack era seduto su una terza sedia, sgozzato.

Era morto da qualche minuto.

La coppia lo guardò sorridendo.

Gli avevano fatto proprio un bello scherzo.

Perché sprechi tutto quel sangue? Non lo sai che ci sono vampiri che muoiono di fame?”

Spike sorrise della battuta.

Perché il sangue dei vecchiacci bavosi che cercano di rifilarti merda spacciandotela per oro fa schifo. Tu sei ancora giovane e non lo sai, ma le vere prelibatezze sono le vergini. E i bambini…”

Gudrun, che stava bevendo un altro sorso di sangue, quasi soffocò dal ridere.

Sembri l’orco cattivo delle favole”

Già” sorrise Spike.

Si avvicinò a Gudrun.

Ero un ranocchio castrato che ha trovato la sua principessa”

La baciò.


+++


Algernon aprì gli occhi perché aveva qualcosa di freddo appoggiato alla nuca.

Un’arma da fuoco.

Oh, merda, pensò.

Che periodo del cazzo.

Sparami e falla finita”

Non posso. Ho bisogno che tu mi dia un passaggio”rispose una voce femminile un po’ perplessa.

Allora vaffanculo”

Alzò la testa, nel proferire queste ultime parole.

Sul parabrezza c’era la faccia di un vampiro.

Non era Spike, ma era sempre una di quelle dannate creature.

Riaccese la macchina e accellerò più che poté.

La ragazza scoppiò a ridere.

Algernon la guardò nello specchietto retrovisore.

Era piuttosto bella, anche se un po’ sciupata e pallida.

Indossava la divisa di un carcere.

E perdeva sangue da una mano.

Ti hanno morsa?”

Oh, sto benissimo, grazie. Io mi chiamo Faith, e tu?”

Algernon. Ti hanno morsa?”

Molto piacere, Algernon. No, non mi hanno morsa, e non ti ritroverai in macchina con un vampiro. Ma dov’è finito quell’uomo fantastico che mi ha mandata affanculo?”

Ha visto i vampiri e se l’è fatta sotto. Adesso c’è solo un povero stronzo che guida”

Mi piace come reagisci al panico. Sei di Sunnydale?”

No”

Sembrava. Comunque dobbiamo andare lì”

Magnifico. La villa al mare di Nosferatu”

Faith sorrise.

Era davvero bella.

Tu dovrai spiegarmi un sacco di cose. Sai anche della Cacciatrice?”

Perché?”

Era teso come una corda di violino.

Meglio fare le cose con calma, sembrava al limite del punto di rottura.

Io sono una Cacciatrice. Non dico la Cacciatrice perché siamo in due. E’ una questione un po’ arzigogolata. Sai cos’è una Cacciatrice?”

Non parlarmi come se fossi stupido, sono solo stanco. E nervoso. E lo so cosa è una Cacciatrice. Mio zio è uno del Consiglio degli Osservatori. E adesso voglio dormire.”

Ok, puoi fermarti. Tanto è quasi l’alba”

Faith fremeva dalla voglia di fargli domande, ma capiva che lui era esausto.

Ed anche lei non era molto in forma.

Grazie”fece lui, sempre sarcastico.

Algernon posizionò il sedile al massimo dell’estensione, e fece lo stesso con il sedile del passeggero davanti.

Faith vi si adagiò.

Algernon osservò le sue mai ferite.

Domani pensiamo alle mani. Così mi puoi dare il cambio alla guida”

Sei un medico?”

Ne parliamo domani. O meglio, più tardi”


+++


Non sarebbero rimasti per molto tempo in quella casa.

Gudrun lo sapeva con certezza matematica, Spike a livello più intuitivo.

Quella era una specie di luna di miele.

Sarebbero rimasti lì qualche settimana.

Il tempo che sarebbe servito ai media per scordare Spike.

E poi sarebbero andati a Sunnydale.



Capitolo settimo: Calore

August 14 2003, 4:15 PM


Ho proprio bisogno di un’amica tranquilla,

che mi stia a sentire.

Credo che tu sia quella giusta

(Nirvana)


Appena videro il posto di blocco Faith si irrigidì e si preparò mentalmente ad una battaglia.

Algernon però svoltò verso una strada a destra con noncuranza.

I poliziotti neanche si accorsero di loro.

Faith si rilassò.

Che cogliona” rise “non ho pensato al fatto di essere ricercata”

Mi spiace deluderti, ma non cercano te”

Chi, allora?”

Cercano i tipi che non hanno fatto saltare in aria il mio albergo”


+++


Spike non aveva mai mangiato cinese.

Adesso Gudrun gli stava allungando un involtino primavera inzuppato nel sangue del ragazzo che lo aveva ordinato.

Spike lo mangiò e gli piacque, ma si era innamorato dei ravioli ai gamberi. Naturalmente corretti con la stessa salsa.

E non vedeva l’ora di assaggiare gli spaghetti alla soia con carne piccante.

Li aveva ordinati un bambino seduto al tavolo accanto a loro, che non era più in grado di mangiarli

Uno di quei classici bambini che ordinano cose piccanti per fare gli strafighi e poi rifilano tutto ai genitori.

Se fosse cresciuto sarebbe stato insopportabile.

L’umanità gli doveva un favore

Forte di questo, attaccò con gusto un altro raviolo.

Temo che non torneremo più in questo ristorante”

Eh, sì, tesoro. Peccato”

Mi spiace solo non averla provata prima, la cucina cinese”

Gudrun lo guardò.

Che ti importa? Tanto hai tutta la non-vita davanti”


+++


Algernon guidava pensieroso, lo sguardo assorto sulla strada.

A che pensi?”

Ho conoscenze, qui. Qualcuno che ci possa ospitare per qualche tempo, in modo da poter ripartire a nostro agio quando la tensione si sarà smorzata”

Dobbiamo perdere il minor tempo possibile”

Dobbiamo evitare anche di destare attenzione, Faith. Non sei il centro della cronaca, ma sei evasa.

E, soprattutto, quella divisa puzza. Tu puzzi. Anche io ti faccio buona compagnia. Abbiamo entrambi bisogno di abiti, e tu anche di tinta per capelli. E ci faremo dire quali sono le strade meno trafficate e controllate. Non abbiamo scelta, dobbiamo essere prudenti”

Aveva ragione, e la cosa la stizziva.

Le seccava essere nelle sue mani.


+++


Spike era sazio. Aveva fatto una cena completa con tanto di dessert, tutto accompagnato dal sangue degli avventori e dei cuochi.

Gudrun bevevo un po’ di amaro digestivo cinese e poi offrì la bottiglia a Spike, che ne tracannò direttamente una lunga sorsata ignorando il minuscolo bicchierino che Gudrun aveva in mano.

Non arriverà più nessun altro?”

Ancora non sei pieno?”

Spike rise.

Dicevo, che so, la polizia, o qualcun altro di altrettanto fastidioso”

Ti ho detto di no. Fidati, che diamine”

Spike alzò le mani in segno di resa.

E’ che è difficile, disse poi. Tu non hai le premonizioni come Dru, tu vedi le cose con chiarezza. E’ sconfortante, in un certo senso”

Mio fratello e mio padre si sono suicidati per la noia. Per loro era come leggere un giallo conoscendo già il colpevole”

E tu?”

Io ho sviluppato interesse per il movente”


+++


Gli amici di Algernon erano gente a cui lui aveva fatto un favore.

Lo accolsero gentilmente, ma non erano contenti di vederlo.

Lui spiegò la situazione nella loro lingua e quelli annuirono.

Erano i padroni di un albergo e li condussero nelle loro stanze.

Sono separate, ma comunicanti. Se ti fanno male le mani fa’ un fischio”

Era così palese che se la voleva portare a letto che Faith decise di giocare un po’ con lui.

Era da parecchio che non si divertiva con un uomo.

Gli rivolse un sorriso dolce ed uno sguardo languido.

E se mi servisse altro?”

Cazzi tuoi”

Faith la prese con sportività e scoppiò a ridere.

Tanto era lei che conduceva il gioco, era palese.

Algernon se la mangiava con gli occhi.


+++


Che facciamo adesso?”

Una fabbrica di fuochi d’artificio sta per esplodere. Non ci saranno vittime, quindi niente casini con l’ambulanza e tutto il resto. Sarà uno spettacolo magnifico, non vedo l’ora di vederlo”

Spike sorrise.

Sei precisa come un cronometro…sai cosa avverrà e quando con una precisione spaventosa.”

Gudrun gli si appoggiò al braccio.

Te lo dico direttamente perché tanto so che non me lo chiederai. Esistono due tipi di cose: quelle che noi decidiamo e quelle che semplicemente accadono. L’esplosione dell’albergo di Algernon è accaduta. Un caso. Quello che vuoi sapere è se noi siamo in qualche modo guidati da qualcosa di più grande. La risposta è no”


+++


Algernon si era appena fatto la doccia e se ne stava sdraiato sul letto coperto solo da un asciugamano avvolto in vita, le mani intrecciate dietro la testa.

Faith entrò.

Indossava un paio di jeans ed una maglietta rossa attillata.

Capelli e sopracciglia non erano più neri, ma castano scuro.

Ed in un accesso di creatività Maria Diaz, padrona dell’albergo, le aveva fatto anche delle meches rosso scuro.

Algernon faceva di tutto per nascondere il proprio imbarazzo, mentre la ragazza manifestava apertamente che quella situazione la stuzzicava e la divertiva.

Stai bene. Sei carina. Domani mattina partiamo”

In tutta risposta, Faith si sdraiò sopra di lui.

Era davvero magrissimo.

Abbiamo tutta la notte, quindi”

Pare”

La ragazza sentiva il suo pene sotto il suo ventre gonfiarsi..

Rivolse un sorriso malizioso ad Algernon, che divenne paonazzo.

Lo sai che si dice dei ragazzi con il naso grosso?”

Nel dirlo Faith gli accarezzò il profilo del naso.

Algernon la guardò ma non rispose.

Allora lo sai quello che si dice dei ragazzi con il naso grosso”

L’altro sorrise.

Ma quanto ti starai divertendo?”


+++


La fabbrica dei fuochi era abbastanza abbandonata a sé stessa, lontana da case e da qualunque forma di vita.

Spike e Gudrun si sedettero per terra a distanza di sicurezza.

Sembravano due giovani ad un concerto rock.

Il vampiro circondò le spalle della compagna con un braccio.

Gudrun sorrideva, e Spike cominciò a baciarle il collo, per poi baciarle la bocca.

Lei gli accarezzava il viso, poi si staccò da lui.

Non manca molto, solo qualche minuto”

Spike annuì, e Gudrun gli posò una mano sul ginocchio.

Sinceramente, non capisco perché tu abbia tanto pudore a chiedermelo”

Spike la guardò interrogativo.

Ci stai girando intorno da prima di cena”

Non lo so nemmeno io perché non riesco a parlarne apertamente”

Sapevo che avresti risposto così”

E’ che mi mette a disagio, ecco. Che tu veda e sappia tutto nel modo in cui vedi e sai tutto”

Gudrun rise, e Spike la guardò, sinceramente sconcertato.

E’ molto meno incredibile di quanto tu pensi”

Cioè?”


+++


Faith si scostò, ma non scese dal letto.

Sei sempre così controllato?”

Algernon sorrise.

Faith gli accarezzò il petto.

Sei stimolante. A vederti non si direbbe”

Grazie”

La ragazza si tirò su.

Perché non lo dici e la facciamo finita?”

Algernon si mise a sedere sul letto.

Voglio fare del sesso con te, stanotte”

Faith sorrise.

Era così difficile?”


+++


Non tutte le cose accadono, e non tutte le cose sono decise da noi”

Fin qui non è difficile”

Però certe cose si possono evitare. Se vedo che se farò una certa cosa potrò evitare di venire uccisa, per esempio, la posso fare”

Spike era perplesso.

Questa mi sembra logica, non preveggenza”

Ti faccio un esempio. Noi siamo ricercati dalla polizia. Io so con sicurezza che se andiamo in certi posti noi non saremo arrestati. Però se vedo che saremo arrestati non ci posso fare niente”

Ho capito. Quando l’albergo di Algernon è esploso sapevi che se il telefono di quella cabina fosse squillato, io avrei risposto”

Esatto”

Però non mi sembra una cosa granché utile”

Intanto sei vivo”


+++


Algernon le aveva messo addosso una certa curiosità.

Per questo non era tornata subito in camera sua, dopo l’amplesso.

In genere con il sesso il labile interesse che lei provava per il tipo di turno si esauriva.

Era solo un altro tipo di caccia.

Anche in prigione si era spesso divertita con i secondini, ed aveva tentato di sedurre il suo psichiatra.

Era un gioco.

Anche con Algernon lo era.

Solo che lui si stava rivelando più interessante del previsto.

In quel momento stavano entrambi guardando il vuoto davanti a sé.

Ognuno con i propri pensieri.

Faith rivolse lo sguardo al ragazzo e lui ricambiò quasi istintivamente.

E’ stato insolito per me” esordì la cacciatrice.

Questa è la prima volta che non pago per fare sesso” se ne uscì Algernon.

Faith lo guardò perplessa.

Provò a dire qualcosa di carino.

Strano. Non sei così brutto”

Grazie”

Beh, è vero. Sei strano, non proprio brutto”

Lui era tornato a contemplare il vuoto, e lei si soffermò sul di lui.

Era la prima volta che tentava di dire qualcosa di realmente carino ad un ragazzo.

In genere si limitava a liquidare l’altro con un “mediocre”, o un “divertente”.

Sicuramente non era l’uomo più affascinante con cui fosse stata.

Ma aveva un che di particolare.

Direi di riposare un po’ e vestirci. Domani abbiamo un lungo viaggio da fare”

Ok”

Faith fece per uscire.

Algernon la guardò alzarsi dal letto e raccogliere le sue cose.

Puoi dormire qui, se ti va”

Le accennò un sorriso, al quale lei rispose.


+++


Finalmente la fabbrica esplose.

Fu davvero uno spettacolo splendido, da non riuscire a staccarci gli occhi.

Il vampiro benedisse la preveggenza della compagna.

Il tutto durò una mezz’ora.

Erano entrambi carichi e soddisfatti.

Andiamo a mangiarci qualcosa?”

Perché no”

Spike sorrise, e strinse a sé la ragazza.


+++


Eddie pensò che Sunnydale era proprio carina.

Piccola, ma con tutte le cosine al loro posto.

Glory osservò di sottecchi il ragazzo e sorrise.

Si era trovata un buon alleato.

Entrambi in fondo volevano la stessa cosa.

Un mondo migliore.

Solo che avevano una concezione diversa di mondo migliore.

Ma tanto lui non lo sapeva.

E quando lo avrebbe saputo, sarebbe stato troppo tardi.


Capitolo Ottavo: Movimenti

November 10 2003, 1:30 PM


Commutando l’ordine degli addendi la somma non cambia.

(Proprietà commutativa della addizioni)


Algernon non era abituato alle situazioni labili, e, soprattutto, non era mai stato una persona attiva, di quelle che prendevano decisioni per far andare le cose in un certo modo.

Erano sempre state le cose a decidere come doveva andare lui.

Non aveva mai preso in mano le situazioni.

Non si era mai affezionato a niente ed a nessuno.

Sospettava che questa fosse una forma di vigliaccheria (suo padre gli rimproverava spesso di non avere carattere), ma da buon filosofo da bettola quale era, Algernon riteneva che ci fossero cose ben più abominevoli che essere vigliacchi, e sopportava il suo modo di essere con rassegnazione.


+++


E’ assolutamente necessario andare a Los Angeles”

Non lo è, ma credo sia meglio passare di là. Ho un amico”

Breve fitta di gelosia di Algernon, che cercò di non mostrarla.

Faith sorrise maliziosa, ed Al capì che il suo tentativo era andato a puttane.

Sospirò interiormente, con la speranza che la ragazza avesse sufficiente pietà di lui da non ingrandire la piccola ferita che aveva appena aperto.

Spero che il tuo suddetto amico ci sia. Perché corriamo un bel rischio”

Faith sorrise. E questa volta non c’erano sottointesi.


+++


Spike sedeva affranto per terra, a casa.

Aveva in mano una bottiglia di whiskey.

A sentire il nome ‘Sunnydale’ ne tracannò un quarto in un sorso solo.

Bevo per legittima difesa”

Sapevo che avresti detto così”

Altra lunga sorsata.

E perché dovremmo andarci?”

Per salvare il mondo, tesoro”

Oh, cazzo. Noi dovremmo distruggerlo, questo mondo fottuto, siamo i cattivi, porca puttana. Siamo i terroristi. E’ un gioco così divertente”

Oh, no, noi non dobbiamo distruggerlo, ma solo sovvertirlo. E sarà un gioco ancora più divertente”

Spike fece un gesto indifferente con la mano, come a voler dire che era la stessa cosa..

Se Eddie riesce in quello in cui vuole riuscire, noi saremo i primi a tirare le cuoia”

Ma allora il discorso cambia”


+++


Algernon sedeva concentrato su una grossa mappa stradale, mentre Faith si beveva un caffè.

Lo osservava.

Ma tutti questi amici te li sei fatti grazie agli aborti?”

Non solo. Diciamo che me li sono fatti perché non faccio domande”

Solo allora Faith notò che il giovane non le aveva chiesto niente.

Perché era finita in carcere, come ci era uscita.

Che cosa dovevano fare a Sunnydale.

Di lei sapeva solo che era la Cacciatrice e che doveva andare a Sunnydale.

E lei non era molti più informata nei suoi confronti.

Aveva un albergo.

Sapeva usare molto bene le mani in diversi frangenti.

Aveva amici che non impazzivano propriamente di gioia nel rivederlo.

E le piaceva.

Anche se era brutto.

Anche se era un grande puttaniere.

Anche se era il nipote di Travers.


+++


Donne.

Croce e delizia.

Costante rovinosa della sua vita.

E della sua morte.

Che si stava quasi risolvendo in un ritorno all’infanzia.

Con Gudrun si stava divertendo come mai si era divertito.

Ad entrambi piaceva molto metter disordine, anche se lei, in virtù dei suoi poteri, diceva che il concetto di ordine era quantomeno discutibile.

Gli piaceva un sacco, il modo di parlare di Gudrun, era forbito ed elegante, usava un sacco di parole ed erano tutte messe lì per bene.

Gli sarebbe piaciuto saper scrivere come lei sapeva parlare.

Ed era contento.

Contento di poter dare finalmente sfogo a tutta la sua teatralità, di poter mandare in culo la sua famiglia, Buffy e tutto il resto.

Godersi quel flusso di eterno presente che era diventato lo scorrere del tempo.

Ma quella stessa donna che lo aveva fatto divertire così tanto gli aveva detto che era necessario tornare a Sunnydale.

Spike aveva recalcitrato, come un bambino che doveva prendere una medicina amara, o al quale era stato detto che era ora di smettere di giocare per fare i compiti.

Ma poi aveva guardato la faccenda sotto un’altra angolazione.

O forse no.

Aveva pensato quanto sarebbe stato divertente rivedere Buffy, e dirle che per risolvere l’enorme problema che era in procinto di affrontare avrebbe avuto bisogno di Gudrun, che aveva bisogno del suo compagno di giochi e di letto Spike.

Ci sarebbe stato da scompisciarsi.


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Faith rifletteva.

Rifletteva su Algernon.

E lo trovava un mistero insondabile.

Lo guardava, chino da una buona mezz’ora su quella dannata piantina con quell’agenda piena di

indirizzi di persone alle quali non piaceva, con un cervello ed una buona parte di vita buttata nel cesso e nella rassegnazione.

Sei proprio sicura di voler andare a Los Angeles”

Non una domanda.

Solo un’affermazione che cercava conferma.

Ripetuta per la cinquantesima volta.

Posso anche andarci da sola, se non te la senti. Tu puoi anche tornare alla tua cazzo di vita”

Era un colpo sotto la cintola, e lei lo sapeva.

Ma la snervava.

Algernon sfuggiva a qualsiasi definizione avesse cercato do affibbiargli.

Non era affatto una cattiva persona, ma non era neanche una persona buona.

Aveva le palle, ma non era per niente un eroe.

Cercava di tenersi le spalle coperte, ma non era un vigliacco.

O almeno, non del tutto.

Faith si chiese se per caso, tra cacciatrici, osservatori e demoni, avesse perso dimestichezza con i semplici esseri umani.

Lui non aveva alzato lo sguardo dalla cartina, e quindi le era impossibile valutare la sua reazione alle parole che lei aveva appena pronunciato.

La ragazza, in compenso, tenne lo sguardo fisso su di lui.

Direi di partire stanotte”

Faith gli sorrise.

E che Dio ce la mandi buona”


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Gudrun gli accarezzava dolcemente la nuca, ed a lui piaceva un sacco.

Gli sarebbe piaciuto essere un gatto per poter fare le fusa.

Stava pensando che aveva l’eternità davanti, più o meno, e che aveva sperperato in cazzate un sacco di tempo.

Si chiedeva se fosse in qualche modo maturato, cresciuto, in questo lungo periodo.

Concluse di no, e concluse anche che non gliene importava più di tanto.

E che non sarebbe importato più di tanto neanche a Gudrun.

Pensò che per loro due il tempo era fermo.

O che scorreva loro addosso senza lasciarne traccia.

Era lui che guidava, ma era lei che sapeva dove andare.

Donne, pensò di nuovo.

Sono sempre loro che mi portano dove vogliono.

E questa volta sarebbe stato bello lasciarsi trasportare.

Perché Gudrun non era Drusilla.

E non era Buffy, e meno che mai Cecily.

Su di lei Spike si faceva ancora domande.

Lei, che conosceva tutto, o quasi, era inconoscibile.


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Algernon non era un chiacchierone, ed era abituato a prendersi tutto quello che gli davano senza chiedere di più e senza piangersi troppo addosso.

Ed aveva imparato a valutare il prezzo delle cose prima di acquistarle.

Ed a valutare il prezzo delle persone prima di seguirle.

Faith.

Che fa sballare tutti i calcoli.

Che voleva andare a Los Angeles da un suo amico, da sola o con lui non importava.

Che poi sarebbe dovuta andare a Sunnydale ad affrontare dei cattivi ai quali forse lei avrebbe potuto tener testa, ma lui probabilmente no.

Ma ora non era importante.

Non più.

Non davanti alla segretaria dal nome bufo dell’amico di Faith.

Che li stava guardando con occhi sbarrati.