IN DREAMS

AUTRICE:B_FLY

Disclaimer: non mi appartiene niente ecc…

Rating: fra il PG-13 e l’NC-17

 

 

 

Aprì gli occhi ed era in mezzo alla gente. Tutti ballavano intorno a lei con la musica alta e le luci soffuse, vestiti strani… una discoteca? Come ci era finita, era in pigiama, ma nessuno sembrava accorgersene… dopotutto erano vestiti anche peggio. Non riconosceva il posto, la luce era soffusa e blu, confondeva i colori, tanti, tanti ragazzi tutti attorno a lei che si muovevano a ritmo di musica che sembrava techno ma nelle sue orecchie era confusa. Provò a muoversi, poi capì che non sapeva in che direzione andare. Pian piano la musica si fece meno caotica, le immagini più nitide, come quando passi dalla dormiveglia alla veglia completa. Non riconosceva nessuno di quei ragazzi, non riconosceva il posto, non ricordava come ci era finita, non ricordava nemmeno chi era…

“Ann!!”

Un grido. Si sorprese di essere riuscita a sentirlo con la musica alta, ma voltandosi attorno non vide nessuno che potesse aver gridato.

“Ann!!” di nuovo. Sentì l’impulso di correre verso quella voce, ma non ne capiva la provenienza.

“Ann corri!!”

E lei iniziò a muoversi fra la gente, nella direzione che sentiva di dover percorrere, più velocemente che poteva, come se dovesse scappare, ma non ne capiva il motivo.

Una parete, era arrivata a una parete, liscia e fredda, le appariva blu ma forse con una luce normale sarebbe stata bianca. Alla sua destra un neon rosso sopra una porta… il bagno delle donne, alla sua sinistra non lo sapeva, ma corse ugualmente. La gente non si accorgeva nemmeno del suo passaggio. La musica continuava a tuonare.

“Ann!!”

Si fermò di colpo. Guardò il centro della stanza. Non poteva vedere se da li veniva la voce, ma iniziò a farsi strada fra la gente.

Poi si ritrovò a terra. Il fianco dolorante, un ruggito nelle sue orecchie. Aprì gli occhi e vide una figura umana, gli occhi gialli e i canini sporgenti, ma la cosa le sembrava familiare, e questo la terrorizzò. Ruggì di nuovo, si avvicinò al suo orecchio e le disse “piccola, non avere paura…”. Non capì. Ma dopo meno di un secondo qualcuno, o qualcosa, le strappò quell’essere di dosso, e lei fece appena in tempo a sentire un fruscìo, come una lama che fendeva l’aria, per poi ritrovarsi ancora a terra, immobile, sdraiata in mezzo alla gente che ballava, e l’unica cosa che fu in grado di chiedersi fu com’era possibile che nessuno l’avesse ancora calpestata.

“Ann!” stavolta era vicino. Aprì gli occhi: un ragazzo le tendeva la mano, impaurito o forse solo preoccupato per lei. “Ann sbrigati prima che arrivi!”. Lei prese la sua mano, si alzò e lo seguì fra la folla. Non sapeva dove stavano andando, ma si sentiva al sicuro. Non sapeva chi fosse, ma quel ragazzo moro le dava qualcosa di familiare.

Raggiunsero una grande scalinata scura, non riusciva a vedere cosa ci fosse in cima nonostante non fossero molto alte. Il ragazzo smise di correre e si voltò verso di lei che si era appoggiata al muro. “Ann cosa facciamo?”

Lo guardò negli occhi. Sentiva che con lui avevano passato tanto insieme. Ma tutto ciò che riuscì a dire fu “Ann?”. Il ragazzo mutò la sua espressione, sembrava disperato. Ma fu un attimo, poi si ricompose e la prese per le spalle “devi fidarti di me. Io sono tuo amico, tu ti chiami Ann, questo mondo che vedi… “ fece una pausa come per trovare le parole “…ti sembrerà incredibile ma è reale. Non stai sognando. Guarda nel tuo cuore, so che non ricordi di me, ma senti che dovresti ricordare qualcosa”

“…si”. Sembrò sollevato. “Bene. Ora: ti cercano, dobbiamo scappare, ti spiegherò tutto dopo, ora seguimi e fa in fretta” senza lasciarle il tempo di rispondere la prese di nuovo per mano e corsero fuori.

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Capitolo 2

 

Salirono le scale di corsa, e di corsa uscirono. Quando aprirono la porta del locale Ann rimase abbagliata dalla luce. “E’ giorno!” disse incredula mentre si copriva gli occhi. “Non farci caso capirai più tardi, ora corri!”. Nella mente di Ann passò un pensiero senza filtro, ‘i vampiri non escono di giorno’. Decise di tacere. Corse dove quel ragazzo la portava. Le strade erano grandi e i palazzi alti, ma lui curvò verso un vicolo. Quando ad Ann sembrò di essere arrivati alla parete di fondo, lui le mostrò una porta. Entrarono, attraversarono un corridoio lungo e stretto e sbucarono in un giardino. Ma quello che sembrava ancora più incredibile ad Ann fu che al di là di questo giardino c’era una struttura che le ricordava tanto una scuola…

Buffy lo seguì attraverso il giardino e nell’entrata di quell’edificio. Si trovarono subito in un largo corridoio, che aveva alcune diramazioni e tante porte come delle aule, e seguendolo si poteva vedere che il corridoio non aveva fine, o perlomeno lei non ne vedeva una, ma ad un certo punto smetteva di far parte dell’edificio in cui stavano, ne usciva come se fosse stato solo di passaggio, restava coperto da un tettuccio ma senza pareti, una specie di pensilina. E proprio poco prima della fine delle pareti il ragazzo si fermo. Ann lo vide premere un interruttore sul muro, e vide l’intonaco alla destra dell’interruttore staccarsi e sollevarsi. Era certa che fosse una parete unica, invece a quanto pare c’era una porta nascosta, una porta larga 3 o 4 metri che aveva come unico scopo quello di nasconderne un'altra, di dimensioni normali. Sopra c’era scritto “propriety of Tonelli”.

“il vecchio conservatorio musicale” disse Ann senza filtro.

Il ragazzo la guardo nostalgico “si… lo dici ogni volta…”.

Premendo nuovamente l’interruttore sulla parete, la porta si aprì e i ragazzi entrarono in quello che sembrava essere un ascensore. ‘Un ascensore nascosto… se si blocca nessuno sentirà le nostre grida…’ Ann stava per aprire bocca quando il ragazzo la anticipò “No, stai tranquilla, non si bloccherà, e non ci sarà bisogno che qualcuno senta le nostre grida”.

Era evidente che l’ascensore stava scendendo, si chiese di quanto, ma dopo un solo piano arrivarono. Quando le porte dell’ascensore si aprirono, Buffy entrò in una stanza che sembrava un appartamento a se. Le dava un senso di abitudine, familiare, si chiese come facesse ad arrivare la luce anche se erano sottoterra, ma decise di non chiederlo.

Il ragazzo fece il giro della casa, poi andò ad un apparecchio e digitò dei tasti.

Ann lo seguì guardandosi attorno, finchè l’occhio non le cadde su un portafoto. La foto raffigurava lei stessa, il ragazzo, e una ragazza dai capelli rossi. Sembravano felici. La didascalia riportava ‘Buffy Ann Summers, Alexander Harris e Willow Rosemberg al mare’.

“Alex…” il ragazzo si alzò dalla sedia e si voltò verso di lui, prima stupito poi compiaciuto “Ti ricordi che mi chiamavi così… bene, fai progressi.” Decise di non chiedere spiegazioni su quella frase, sentiva che sarebbero arrivate comunque.

Poi Alex si rivolse a lei: “Il macchinario è a casa di Giles… anche se dubito che in questo momento ti ricordi chi è… comunque sia, io posso solo dirti alcune cose, necessarie fin da subito” le indicò una sedia e si sedette di fronte a lei poi le prese le mani.

“Tu ti chiami Buffy Ann Summers, di solito ti chiamano tutti Buffy, siamo solo in due a chiamarti Ann. Tu… hai 18 anni. Quando avremo il macchinario capirai tutto ma per ora posso dirti che non ti devi spaventare se hai perso la memoria, è una cosa che ti succede a volte…da circa un anno. quando arriverà Giles con il macchinario capirai tutto.” Poi un improvviso bip metallico attivò l’attenzione del ragazzo, che andò alla scrivania, e tornò dicendole “C’è un problema, devo andarmene via un momento…aiutare Giles… te la senti di rimanere da sola?”.

“io…. Si..” disse Ann incerta.

“Allora ti dico un ultima cosa: non uscire, aspettaci, la fuori ci sono persone strane, te ne sarai accorta. Non sono mostri, siamo…beh, capirai.”

Prima che uscisse Ann lo fermò. “Chi era il…”

“Chi?” chiese Alex.

“Quell’uomo… alla discoteca… che mi è stato strappato via… aveva denti affilati..”

“Oh… sta attenta, non deve avvicinarsi a te, capito? Se lo vedi, corri. Tu corri forte, te ne accorgerai presto, e fai anche un sacco di altre cose. Ma per ora sappi che lui è quello che ci inseguiva, lui e un suo simile. “ le disse con fermezza.

“Sono vampiri?” chiese lei, forse sperando di sentirsi rispondere no.

“Si… ora vado. Stai chiusa qui dentro”.

 

Alex uscì dal nascondiglio.

Buffy decise di fare un giro di quello che sembrava quasi un appartamento sotterraneo. C’erano delle cose che le davano senso di deja-vu ma non aveva ricordi se non pochi flash che non le dicevano nulla. Il posto era piuttosto anonimo, c’erano pacchetti di patatine vuoti per terra, niente posacenere, un computer…

 

Alex si avvicina ad una ragazza dai capelli rossi seduta al computer, la ragazza della foto “Willow, puoi cercarmi questo per favore?” “si Xander, cosa non faresti senza di me?” risponde sorridendo la ragazza.

 

“Ti ricordi che mi chiamavi così… bene fai progressi” le aveva detto Alex nostalgico…

 

Un rumore interruppe Ann dal ricordo che aveva avuto. L’ascensore. Alex stava tornando. Si avvicinò in fretta al portone, voleva avere i suoi ricordi, o almeno delle spiegazioni.

La porta si aprì, e un ragazzo biondo stava nell’ascensore. Il ragazzo della discoteca.

Ann era pietrificata. Lui alzò gli occhi, due occhi blu che la stordirono, e le sorrise dolcemente. “Ciao, piccola”.

Ann fece un passo indietro. Lui abbassò la testa in modo casuale “No, ti prego non dirmi che ce l’hai ancora per prima…” le disse lui guardandola. Poi la guardò meglio, stupito… e poi capì: “No… non ricordi”.

“Sta… sta lontano…” disse Ann, non sicura di quello che stava facendo.

“Piccola…” aveva gli occhi di uno che da un momento all’altro avrebbe pianto “non ricordi… mi avevi promesso che questa volta avresti ricordato…” abbassò la testa. Qualche secondo dopo la rialzò e le sorrise. “Non posso arrabbiarmi con te per questo, non lo fai apposta… e so che è tutta colpa mia. Tra poco tornerà lo sfigato… devo andare. Ma te lo giuro, piccola, ti farò tornare la memoria”.

Detto questo si avvicinò, e le sfiorò una guancia con la mano.

 

Notte, c’è lei seduta sul letto, piange “Spike, perché mi hai fatto questo…”

 

Gli occhi gialli, il volto trasformato, i denti affilati e bianchi, un ruggito, e affonda i denti nel collo di una ragazza bionda… lei…

 

Ann riprese il controllo: “Aspetta!” ma le porte dell’ascensore erano già chiuse.

 

Capitolo 3

 

Ann sta dietro i muri di una casa, di notte. Spike la raggiunge, le prende le mani con volto preoccupato “C’è una cosa che devi sapere” le avvicina le labbra all’orecchio e le parla mentre lei sembra disperarsi per le sue parole.

 

La ragazza dai capelli rossi, Willow, piange guardando Ann stesa sul letto coperta di sangue.

 

Alex svegliò Ann toccandole una spalla, si era addormentata sul divano.

“Ann, va tutto bene?” le chiede.

“Si, si certo…” poi nota l’altro uomo accanto ad Alex. È alto, sulla cinquantina, porta gli occhiali…

 

Un uomo alto sulla cinquantina abbraccia la ragazza dai capelli rossi e lei gli dice “ti voglio bene papà…”

 

“Come ti chiami?” chiede Ann.

L’uomo sembra stupito della domanda “Oh, beh io… mi chiamerei Rupert ma… mi avete sempre chiamato Giles” dice con una punta di nostalgia.

“Bene…” disse Ann, decidendo di ignorare per il momento il flash che aveva avuto su quell’uomo” immagino sia qui per aiutarmi a ricordare”

“Si, è esatto, ma c’è stato un problema… il nostro … Spike, il vampiro che ti ha attaccata al locale, ha rotto il mio macchinario, quello che uso di solito per farti ricordare le cose. Dovremo spiegartele” dice probabilmente imbarazzato. “Quindi direi di partire da…”

“Chi è Willow?” disse Ann diretta.

Tutti ne rimasero stupiti. Giles abbassò lo sguardo, e Alex prese la parola.

“Willow era la tua migliore amica. Era una strega. Era… sua figlia… sorella di Darla, che tu ancora non conosci, o meglio non ricordi, dovrebbe essere qui fra poco. Comunque sia, Willow… è morta… circa una anno fa”

Buffy lo interruppe “come il mio incidente”

“…già… vedi, il tuo incidente è strettamente collegato con la morte di Willow.” Continuò a spiegare Xander sempre più imbarazzato.

“Io ricordo Willow… “ disse Ann “vedo delle immagini di lei nella mia mente… perché?” chiese.

Xander e Giles si sedettero su due poltrone in modo da poter guardare Buffy negli occhi. La spiegazione iniziava, di nuovo…

“Vedi, da quando hai iniziato a perdere la memoria noi abbiamo sempre cercato un modo perché tu non la perdessi più, abbiamo provato con incantesimi di ogni tipo, ma non siamo mai riusciti del tutto. Però col passare del tempo ci sono stati dei miglioramenti: perdi la memoria, ma la recuperi almeno in parte e sempre più in fretta”.

“Spiegatemi il mio incidente” disse Buffy risoluta.

 

Alex e Giles si guardarono preoccupati, poi Alex prese la parola.

“Innanzitutto… devi capire perché vedi il mondo in questo modo. Perché la gente ti sembra così strana, perché credevi fosse notte invece era giorno… un tempo la gente non era così. Un tempo, gli uomini e le donne erano normali, simili fra loro, come a te verrebbe spontaneo pensare che fossero. Perché è nel tuo sangue, è nella natura umana, nell’istinto… e il tuo non si è mai addormentato come quello di tutti gli altri. Circa 20 anni fa, prima che noi nascessimo, è successo un… beh, forse è meglio che spieghi Giles, lui c’era…”

“Esatto. Vedi, il bene e il male hanno sempre dovuto convivere sullo stesso pianeta, sulla stessa dimensione, c’erano forze del bene e forze del male che si compensavano, e gli umani ne erano inconsapevoli. 20 anni fa, il male vinse. Non vinse completamente, ma vinse una battaglia molto importante. A quel tempo, io ero responsabile dell’attività demoniaca di Sunnydale, avevo già una figlia di 3 anni, Darla, ma…mia moglie era incinta… e il vampiro Angelus la rapì per potermi mettere fuori combattimento. Jenny era una strega, ma di sentimenti più umani di qualunque altro essere sulla terra. Non usò i propri poteri per liberarsi, ma per mantenersi forte e proteggere la bambina che portava in grembo. Angelus usò i poteri di Jenny per portare a compimento un rituale, che rese il mondo come lo vedi ora. Jenny rimase senza forze, diede alla luce Willow e poi… morì.”

 

Xander prese parola per risparmiare a Giles di raccontare per intero quella storia che troppe volte aveva dovuto rivangare per la memoria di Ann.

“Vedi, il rituale di Angelus rovesciò il mondo che c’era prima. Da allora, giorno e notte hanno un alternanza quasi casuale, gli uomini non sono più uomini… noi per abbreviare li chiamiamo mutanti: sono umani di aspetto ma ognuno di loro ha qualcosa di particolare. C’è chi può diventare invisibile, chi genera ghiaccio o fuoco, chi salta ad altezze impensabili, o sfiora la velocità della luce, come Darla.”

Buffy lo interruppe “Quindi Darla è quella che mi ha tolto Spike di dosso alla discoteca”

Giles guardò Xander adirato “L’hai fatta uscire senza memoria ed è stata attaccata?”

“No, ha perso la memoria mentre eravamo ad un pattugliamento, non si rendeva più conto di dov’era”

“Si Buffy, quella era Darla, mia figlia. Lei, al contrario di Willow, non ha ricevuto i poteri della madre. Ma come tutti gli altri esseri umani sul pianeta, raggiunta un età variabile dai 12 ai 20 anni è mutata, e ora ha la caratteristica della velocità.”

 

Buffy era ovviamente confusa. Ma sentiva che infondo tutto quello non le era nuovo, nulla le sembrò strano più di tanto. Quello che aveva scoperto fin’ora era: vent’anni prima un rituale aveva rivoltato il mondo, ora gli esseri umani restavano tali fino ad una certa età dopo la quale mutavano, mantenendo le loro sembianze ma assumendo una caratteristica inumana. Willow era stata una strega, ora doveva capire come era morta, e cos’era successo a lei.

Xander le parlò.

“Io e te ci conoscemmo a 14 anni. Io… io sono… quando c’è la luna piena mi trasformo in un lupo… e tu-“

Buffy lo interruppe “Io non ho mai avuto paura di te… tu anche da lupo sei buono, non uccidi… ma tutti si spaventano…”

“Si, si! Siamo diventati amici perché sei l’unica che sta con me anche quando sono un lupo, e a dire il vero eri anche l’unica che stava con me nel resto del tempo…” disse Xander felice.

“E lei Giles, che caratteristica ha?” chiese Buffy.

“Io… beh” disse pulendosi gli occhiali “ho assunto qualche proprietà magica… niente di straordinario ma so fare incantesimi”

“e gli altri? Gli umani? Non fanno niente?”

“loro sono inconsapevoli di tutto, come lo erano prima elle mutazioni, come lo sono sempre stati. Sono mutanti, e le loro menti sono controllate dal Angelus. Sono schiavi nei loro stessi corpi, per questo dobbiamo liberarli ” le chiarì Giles.

“Ma allora… perché Alex e Darla non sono..”

“Non siamo controllati? Controincantesimo. E anticipo la tua prossima domanda: no, non riusciamo a farlo su tutti. E anche se riuscissimo sarebbe inutile, non capirebbero, non saprebbero cosa fare, finchè non possiamo liberarli è meglio che non capiscano cosa accade…”

 

“Non mi avete ancora spiegato il mio incidente” disse Buffy seccata.

“La tua proprietà non ha nulla a che vedere con quelle degli altri umani. Tu sei… sei stata prescelta per riportare tutto alla normalità. Hai lottato per questo da quando Giles ti ha trovata, abbiamo sempre lottato insieme, io, te, Willow, Giles e Darla. I nostri nemici erano il vampiro Angelus e il vampiro Spike, suo seguace più forte. Un giorno, un anno fa, Angelus trovò quello che era il nostro nascondiglio principale, la casa di Giles. Arrivò mentre noi non potevamo aspettarci niente, eravamo nel panico, non eravamo ancora pronti. Arrivò con i suoi servi, noi cercammo di affrontarli come potevamo, e Angelus venne dritto da te. Tu iniziasti a combattere con lui, sembrava che avresti potuto vincere… poi vedesti Spike mordere Darla sul collo. Fortunatamente lo fermammo prima che la uccidesse, ma quell’attimo di distrazione fece si che Angelus ti ferisse al cuore a morte.” Le spiegò Xander.

“Quindi il mio incidente è che sono morta?” disse Buffy senza emozioni.

“Non esattamente… lui ti ferì a morte, poi scappò. Cacciammo Spike e gli altri servi, appena in tempo per vedere ciò che fece mia figlia Willow…” disse Giles. Xander continuò per lui.

“Mentre noi combattevamo per tenere i servi di Angelus lontano da te, Willow ti si era avvicinata e ti aveva trascinata sul suo letto. Si sdraiò accanto a te, e ti trasferì il suo cuore e la sua essenza con un incantesimo. Ti regalò la sua vita. Da quel giorno, per lo shock, periodicamente perdi la memoria. Abbiamo sempre pensato che fosse un modo naturale del tuo cervello per tentare di rimuovere quello che è successo…” finì di spiegarle Xander. Ci fu un attimo di pausa prima che Buffy riprovasse a parlare.

“si… capisco…” tentò di dire la ragazza.

“Xander, è scioccata adesso. Lasciamola da sola.”. giles e Xander si ritirarono nella stanza di fianco, mentre Buffy scioccata si sdraiava sul divano su cui era rimasta seduta per tutto quel tempo.

Pensò a tutto quel caos, da quando si era ritrovata in mezzo alla gente nella discoteca, a quando era uscita ed era pieno giorno, a quello strano edificio e alla porta segreta… porta segreta che Spike sembrava conoscere… i conti non tornavano, se Spike era loro nemico come sapeva del nascondiglio? E poi come le aveva parlato… che l’avesse fatto per ingannarla? O la stavano ingannando loro? Fra questi pensieri si addormentò.

 

 

Capitolo 4

 

Willow sedeva piangendo sul letto accanto a Buffy coperta di sangue che con gli occhi sbarrati guardava il soffitto.

Si sdraia accanto a lei e l’abbraccia: “devi vivere, devi fermare tutto questo. Vivi per me, e per lui. Noi non ti abbandoneremo mai, io lo so”. Un’aura color arancio le circonda, e il soffio vitale passa dalla rossa alla bionda.

 

La luce della luna entra dalle finestre di una camera illuminandola lievemente. Sospiri e gemiti sommessi da due creature splendide, sul grande letto. Spike guarda Buffy negli occhi.

 

Gli occhi gialli, il volto trasformato, i denti affilati e bianchi, un ruggito, e affonda i denti nel collo di una ragazza bionda… Darla…

 

Willow la guarda sorridente. Le sta parlando. “Buffy, hai di nuovo perso la memoria? Non preoccuparti. Fidati di quello che senti. Fidati di me. E ora sveglia, vai a riprenderti i tuoi ricordi. Fai in fretta però, il tuo tesoro sta per mostrarsi, e la stagione sta per finire”, le fece l’occhiolino, e sparì.

 

Buffy aprì gli occhi.

 

Si alzò di scatto e andò con passo risoluto verso la stanza di fianco. I due uomini si erano addormentati. Scosse la spalla dell’uomo più anziano con decisione. Questo aprì gli occhi.

“Oh, buongiorno Buffy, vedo che puoi perdere la memoria ma la tua indole non la perdi mai…” disse Giles.

“Cos’è una stagione?” chiese lei adirata. Inutile dire che Giles si trovò impreparato di fronte ad una simile domanda posta così improvvisamente. Si sedette sulla poltrona in modo composto, si sfilò gli occhiali, poi li rimise.

“Dunque, una stagione è come noi chiamiamo il periodo fra due incantesimi. Intendo gli incantesimi che mantengono il mondo in questo stato. Angelus ha bisogno di “riconfermare” l’incantesimo periodicamente, perché questa dimensione non degeneri deve sacrificare a ogni fine di stagione una persona particolare. Questo era scritto sui miei libri…” rispose lui cercando di essere il più esauriente possibile.

“Signor Giles… quanto dura una stagione…?” chiese, ormai certa della risposta.

Giles rinunciò alla sua postura e si lasciò andare. Capì che ormai la sua Buffy era tornata, anche se qualche particolare le sfuggiva ancora.

“Una stagione dura due decadi” disse “ma non ho idea di che tipo di persona possa essere la vittima, sono vent’anni che cerco e rileggo quel passo del libro e continuo a non capire. Come mai me lo hai chiesto?”

“Io…” Buffy decise di non rivelare il sogno. Qualcosa le diceva che poteva fidarsi di quest’uomo, che poteva affidargli la sua vita, che non le avrebbe mai fatto del male. Ma qualcos’altro le diceva che poteva fidarsi di più dei suoi sogni, e Willow le aveva detto di fidarsi di quello che sente. “non lo so, forse sto iniziando a ricordare qualcosa” disse abbassando gli occhi. E Giles pensò che fosse meglio non farle pressioni, non subito almeno.

Buffy uscì, diretta verso l’ascensore. Xander si svegliò in quel momento. “No Ann! Non uscire ora!”

“Xander” disse Giles, guardando Buffy che entrava nell’ascensore e chiudeva la porta “lasciala andare… non le accadrà niente…”

 

Buffy non sapeva di preciso dove andare, non ricordava niente di quei posti, gli unici ricordi di luoghi che aveva era la vecchia casa di Giles in cui era tecnicamente morta. Forse doveva tornarci, avrebbe ricordato di più. Ma se avesse incontrato Spike? Poteva fidarsi? Doveva fidarsi di lui o dei racconti di Giles. I racconti di Giles e Alex non erano del tutto affidabili, questo lo sapeva, troppe cose non tornavano, come facesse Spike a sapere del nascondiglio, come facesse a sapere tante cose di lei, e perché ricordava di averci fatto l’amore… ma del resto Giles non le avrebbe fatto del male quindi forse c’era un fondo di verità.

Buffy camminando sentì un forte vento accanto a lei. Una scia. Poi ancora, e ancora tutta intorno a lei. Si spaventò molto, non poteva muoversi era circondata da una specie di vortice.

Chiuse gli occhi… “fidati di quello che senti” aveva detto Willow. Buffy allungò il braccio con decisione, e quello che acchiappò fu una ragazza bionda, poco più grande di lei.

“Darla?” chiese.

La ragazza passò da stupita a sorridente. “Indovinato. Allora ti sta tornando la memoria, però… torna presto… le altre volte ci mettevi un mese o forse di più, e dopo poche ore già mi riconosci. Facciamo progressi”.

Il sorriso di Darla pareva quello di un orco che tenta un bambino con delle caramelle. Non le piaceva. Ma era la figlia di Giles, e sorella di Willow, a sentire quello che dicevano pare che lei avesse combattuto al loro fianco, quindi tanto valeva essere cordiali.

“Perché mi ronzavi attorno in quel modo?”

“Come non ricordi? Ah già… è vero tu non ricordi…” Buffy si chiese se la stesse provocando “è una prova di riflessi che ti faccio ogni volta, come allenamento. Ti devi allenare, se vuoi sconfiggere i cattivi, giusto? A proposito, mi hai fatto male” disse tenendosi la pancia con le mani.

“Oh… beh, scusami” disse poco convinta.

“non preoccuparti. Ora vado da papà, è sconsigliabile per te rimanere qui in giro da sola dovresti seguirmi”

“No grazie, sono stata chiusa in quello stanzino per ore.”

“Fidati, rientra” le disse insistente Darla.

Buffy, non sapendo nemmeno dove mai avrebbe potuto andare, decise di seguirla. Forse dopotutto era affidabile se si preoccupava per lei. Si voltò e la seguì verso quello strano seminterrato.

Dall’ombra di un vicolo, due occhi blu la guardavano allontanarsi avidi “Maledizione” si disse la creatura disperata, lisciandosi i capelli e gettando il mozzicone di sigaretta. Sarebbe rimasto lì ad aspettare.

 

 

Capitolo 5

 

Buffy e Darla stavano ripercorrendo il corridoio che qualche ora prima aveva percorso con Xander. Nessuna parlava, ma del resto cos’avrebbero potuto dirsi?

Buffy camminava in silenzio guardando per terra, troppa confusione c’era nella sua testa, pensò che se davvero perdeva spesso la memoria doveva essersi sentita così molte volte e non ricordarlo. Darla camminava qualche passo davanti a lei, illuminata dalla luce del sole che veniva dal fondo del corridoio e risplendeva sulla sua maglia bianca, sembrava un angelo eppure a Buffy ancora non piaceva. Scorse velocemente quella figura snella, soffermandosi un momento a fissare il braccialetto che portava al polso sinistro ondeggiante al suo fianco. Un braccialetto d’argento, con dei finti nodi e piccoli dischi…

 

Giles le sorride, si sorride proprio a lei, “Buon compleanno Buffy” le dice paterno, legandole al polso un braccialetto d’argento con nodi e dischi decorativi.

 

Buffy si fermò di scatto. Darla dopo qualche passo se ne rese conto e si fermò “ti senti bene?”.

Buffy alzò gli occhi “si, si tutto bene… è solo che… a pensarci bene io ci ho passato ore là sotto mi sentirei soffocare a tornarci di nuovo adesso…credo che andrò contro il tuo consiglio e starò fuori” disse la prima cosa che le venne in mente. Darla sembrò preoccupata “ne sei certa? Correresti un sacco di pericoli..”

“so cavarmela”

“e forse fra un po’ calerà il sole, ti perderai!”

“Non preoccuparti” le rispose Buffy “ci vediamo più tardi” disse prima di voltarsi e tornare verso la strada.

“Dannazione” disse Darla fra se per poi entrare dalla porta segreta.

 

Buffy ripercorse la strada fin dov’era arrivata, stavolta era decisa ad arrivare fino a casa di Giles, quella che a quanto aveva capito era stata il loro ritrovo, casa e nascondiglio fino a un anno prima. Forse avrebbe capito molte cose. O forse non avrebbe capito niente.

Trovare la strada le fu più facile di quello che aveva pensato. Semplicemente le era venuto naturale. E ora si trovava davanti a quella grande casa, a due piani, con un giardino che la circondava completamente.

Darla aveva avuto ragione, il sole era calato. Buffy non avrebbe saputo dire con precisione quando. Era stato strano, semplicemente prima c’era luce e poi buio. Niente tramonto… si chiese cosa c’era rimasto di romantico in quel mondo.

Ma la vista della casa l’aveva subito distratta dai suoi pensieri.

Decise di percorrere il perimetro esterno prima di entrare.

Seguì il piccolo marciapiede di rocce intorno alla casa e in mezzo al giardino, ma non sentì nulla a parte il senso di familiarità. Quando arrivò al retro, rivide nella sua mente la scena del suo sogno… Ann sta dietro i muri di una casa, di notte. Spike la raggiunge, le prende le mani con volto preoccupato “C’è una cosa che devi sapere” le avvicina le labbra all’orecchio e le parla mentre lei sembra disperarsi per le sue parole…Si, ricordava quel momento. Peccato non ricordasse cosa lui le aveva detto. E che non ricordasse nemmeno quando era successo tutto.

Entrò nella casa. Il grande ingresso era illuminato da un lampadario a gocce, e il pavimento di marmo si estendeva per tutto il resto della casa. Entrò nel salotto, arredato con cura ma lasciato in disordine, evidentemente dopo quel giorno avevano lasciato la casa e non ne avevano mai più fatto ritorno. Su di un ripiano in sala trovò dei portafoto, in uno c’era la foto di lei, xander e Willow in quella casa, sorridenti e felici. In un altro quella che doveva essere Jenny, si chiese perché Giles non avesse portato con se quella foto, poi pensò che evidentemente doveva averne delle altre. E un’altra foto solo di lei, in una piccola cornice. Le sembrò che la foto fosse piegata, così guardandola con curiosità prese in mano il portafoto. Stava per sfilarla quando…

“Piccola…” dietro di lei. Una voce che era più che certa di conoscere, anche se nella sua memoria più recente l’aveva sentita solo due volte.

Buffy si voltò di scatto e la cornice le cadde a terra rompendosi.

 

Spike.

 

Stava davanti a lei, sorridendole dolcemente, con due occhi blu meravigliosi e i capelli di colore indecifrabile scompigliati, era appoggiato allo stipite della porta del soggiorno. Un diavolo bellissimo, che non le lasciava via di scampo. Come poteva non fidarsi di lui, se lo sentiva dal profondo del cuore che poteva, che doveva, che gli apparteneva il suo cuore, ma non poteva esserne certa, come faceva a saperlo? Lui aveva morso Darla, questo lei lo sapeva per certo, ed era l’unica certezza che aveva.

“C-cosa vuoi da me…” disse incerta, con il cuore che le batteva a mille.

Lui sembrò prima sorpreso poi deluso, abbasso gli occhi arrossati. “Allora ancora non ricordi…” Buffy sentì che le si spezzava il cuore. Ma se ciò che lui diceva era vero, forse il suo cuore stava facendo più male.

Un sorriso ironico si fece un po’ di spazio sul viso del ragazzo, del vampiro… “già… nemmeno le altre volte avevi ricordato. Ma io continuo a sperare… anche perché questa volta non c’è tempo per recuperare i ricordi, siamo troppo vicini alla fine della stagione, lo sai vero?”

“… si…” disse lei abbassando gli occhi, ma sempre in allerta.

“E non sappiamo ancora chi è la ragazza… “ fece per prendere una sigaretta dal pacchetto, poi la rimise via “Scusami, ho sempre l’istinto di prenderne una prima che mi venga in mente che a te da fastidio” e così dicendo rimise in tasca il pacchetto e si passò una mano fra i capelli. Quel gesto… a Buffy ricordò molte cose, anche se realmente non ne ricordò nessuna.

“Non ho proprio modo di farti fidare di me vero?” le chiese. No, sarebbe stata la risposta. Era troppo presto. Ormai era certa di avere avuto un legame con lui, e Giles avrebbe dovuto spiegarglielo, ma non sapeva ancora se poteva fidarsi. Averlo lì davanti a lei… la riempiva di paura ed eccitazione. Sapeva di non avere via di scampo a meno che non fosse scappata per la finestra, ma qualcosa le diceva che l’avrebbe presa prima che potesse fare anche un solo passo.

Era mite, triste, ma lei sapeva che dentro di lui era l’uomo più forte che avesse mai conosciuto, e sapeva che se lui la voleva lì lei non aveva via di scampo. Questo non la terrorizzò. Perché qualcos’altro le diceva che non le avrebbe mai fatto del male.

 

Lui fece qualche passo verso di lei, e lei fece un passo indietro sbattendo con il mobile delle fotografie. Il ragazzo, che non era un ragazzo ma un vampiro –si ricordò lei-, alzò le mani in segno di resa.

“Non voglio farti del male” le disse con voce bassa, con un intonazione che lei subito non riconobbe.

“Lo so…” rispose lei piano, e lui capì.

“Ti prego lasciami avvicinare… tu sei forte, dovresti averlo già capito quando hai fermato Darla, se inizio a farti del male puoi battermi” le disse speranzoso.

Buffy avrebbe dovuto chiedersi perché lui sapesse di quell’incontro, ma non le era difficile pensare che l’avesse spiata. Lui le si avvicinava, e lei ne era incantata. Sentiva un impulso fortissimo a correre fra le sue braccia e lasciarsi stringere.

Era vicino ormai, nemmeno per un secondo smetteva di guardarla dritta negli occhi, e lei si perdeva in quelli di lui, blu, di un blu dolce e rassicurante.

Ad un passo da lei, alzò la mano. Lei sfuggì al suo tocco inclinando la testa spaventata, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, lui aveva la mano alzata come prima, e non aveva smesso di guardarla negli occhi.

“Ann… ti prego…” era una supplica.

Le parole di Alex…. Ann… Tu ti chiami Buffy Ann Summers, di solito ti chiamano tutti Buffy, siamo solo in due a chiamarti Ann… si era imbrogliato parlando… se Spike fosse stato suo nemico, non le avrebbe mai parlato chiamandola Ann. Ora si, poteva. Lasciò che la mano di lui le sfiorasse la guancia.

 

Spike subito fu diffidente, le sfiorò la guancia, iniziò ad accarezzarla, e vedendo che lei non si ritirava le intrecciò le dita nei capelli. Poi il bisogno di lei, di stringerla, fu più forte di qualunque altra cosa e la circondò con le braccia, stringendola fin quasi a farle male.

Dagli spasmi del suo corpo, Buffy avrebbe dedotto che piangeva, ma non versava lacrime, si limitava a tremare.

Questo era un uomo innamorato.

La tenne stretta a se, e tremò più forte quando lei ricambiò l’abbraccio. Chissà da quanto tempo lo voleva… lei non poteva saperlo. L’unica cosa che sapeva fu che dopo aver allentato la stretta per una frazione di secondo trovò le sue labbra premute contro le sue. E la cosa le sembrò così… giusta.

Il bacio dapprima disperato diventò più profondo quando entrambi dischiusero le labbra entrando con la lingua l’uno nella gola dell’altra. E da profondo, divenne un bacio pieno di passione, una passione sconvolgente, qualcosa che era possibile solo fra due esseri come loro.

Buffy gli mise le braccia intorno al collo, sconvolta dai propri sentimenti non oppose la minima resistenza quando Spike rompendo il bacio la sollevò da terra. Si limitò a stringersi a lui chiudendo gli occhi e farsi portare dove voleva, la mente libera da ogni altro pensiero. Spike andò a passo spedito lungo la sala, e poi su per le scale fino ad una camera da letto.

Quando Buffy si sollevò per guardare dove fosse, vide il letto e le tornò alla mente la scena che l’aveva terrorizzata

Willow sedeva piangendo sul letto accanto a Buffy coperta di sangue che con gli occhi sbarrati guardava il soffitto.

Si sdraia accanto a lei e l’abbraccia: “devi vivere, devi fermare tutto questo. Vivi per me, e per lui. Noi non ti abbandoneremo mai, io lo so”. Un’aura color arancio le circonda, e il soffio vitale passa dalla rossa alla bionda.

 

Buffy si irrigidì, e si voltò verso Spike che l’aveva messa coi piedi per terra.

“Perché qui…?” gli chiese in un soffio. Spike la guardò dolcemente, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Perché è il posto in cui ti ho quasi persa…” le rispose con il dolore negli occhi, cancellato dalla gioia quando sentì lei di sua spontanea volontà iniziare un bacio passionale come quello di pochi attimi prima.

Spike la spinse sul letto e la fece sdraiare. Rimettendosi in piedi si tolse lo spolverino di pelle e in fretta si sbottonò la camicia rossa. Nemmeno per un secondo aveva smesso di guardarla negli occhi, come se avesse paura di rialzare lo sguardo e scoprire che era sparita.

Buffy sul letto era immobile, incapace di fare qualsiasi cosa, il desiderio che la comandava era di una potenza spaventosa ma non riusciva ugualmente a muoversi. Per Spike non fu un problema, gettata la camicia a terra si gettò su di lei e riprese a baciarla, sbottonandole la camicetta bianca per fargliela scivolare lungo le spalle.

Buffy, pensandoci, non ricordava il momento in cui aveva smesso di portare il pigiama con cui si era ritrovata alla discoteca per poi essersi ritrovata vestita, ma non le importava, aveva smesso già da qualche ora di farsi domande su quello strano mondo, e ora non era decisamente il momento.

 

Spike era sdraiato su di lei, le riempiva di baci il viso, e il collo, sfilandole il reggiseno bianco prese a baciarle il seno, in un modo così dolce che Buffy non avrebbe mai immaginato, ma che sentì di aver già provato, e tutto quello che riusciva a fare era arcuare la schiena contro di lui, e per Spike era sufficiente. Dal seno scese più in basso, lungo la pancia, intorno all’ombelico, le slacciò i jeans e alzando la testa per guardarla dolcemente glieli sfilò. Si alzò dal letto solo un secondo per sfilare i propri jeans neri, e Buffy sentì il freddo della sua assenza anche se la sua pelle non era calda.

Non portava biancheria ma nemmeno questo la sorprese, tornò subito a coprirla e lei gliene fu grata. Gemiti e sospiri erano l’unico suono di quel mondo che li aveva inghiottiti nel suo orrore, e che sembrava tentare di ripagarli concedendogli questo momento splendido, in cui solo loro esistevano, e non dovevano tener conto di nulla.

Di nuovo un bacio, un segno di passione dei più semplici e profondi, qualcosa di capace di far innamorare due persone, o di farle vivere, come ora. Un gesto, e le mutandine di Buffy furono strappate, nessuno dei due era più in gradi di controllare l’intensità di quello che sentiva, e in un secondo Spike fu dentro di lei. Questo… oh si questo… questo erano certi fosse uguale in tutti i mondi, anche se erano entrambi nati nel mondo nuovo sapevano che questo non poteva cambiare, il modo in cui due persone si dimostrano il loro amore è qualcosa che va oltre la magia, oltre il dolore, oltre gli inganni, oltre la fiducia.

Mentre lui lentamente spingeva dentro di lei, con una passione infinita, lei non ricordava più di aver perso la memoria, sapeva solo di volerlo.

Loro si completavano.

Erano due anime che si fondevano nel modo più intimo, Spike dentro di lei e lei che dall’esterno lo avvolgeva, un unione perfetta di due esseri perfetti, che erano stati messi al mondo per essere insieme.

“Ti amo Ann…” le sussurrò all’orecchio prima che i muscoli di lei lo stringessero e lui si riempisse le orecchie del dolce suono dei suoi gemiti, per rilasciare il suo seme dentro di lei accasciandosi sul suo corpo meraviglioso, una lacrima solcò il viso di entrambi.

Spike rotolò al fianco della sua dea e la strinse in un dolce abbraccio. Quando il sonno arrivò, li prese abbagliato dal loro splendore.

Capitolo 6

 

Diverse ore più tardi, quando sarebbe stato mattino se non ci fosse ancora buio, Spike si svegliò solo. Si alzò pigramente, non si aspettava per davvero di trovarla al suo fianco ma ci sperava da morire. La notte prima tutto gli era sembrato tornare alla normalità, ma del resto era quello che aveva pensato tutte le volte che le era successo di perdere la memoria, tutte le volte in cui qui bastardi le avevano parlato male di lui e lui aveva dovuto riconquistarla. Ma l’avrebbe riconquistata ogni giorno per l’eternità, se avesse dovuto, se fosse contato a qualcosa.

Ora c’era da muoversi. Non poteva aspettare troppo tempo. Quei due idioti avrebbero dovuto dirle la verità, se solo l’avessero saputa, e lui non aveva mai potuto dimostrargliela perché non lo lasciavano avvicinare.

Sorrise ironico fra se, si diede dello stupido, aveva così bisogno di lei, di sentirla fra le sue braccia, che non aveva pensato ad altro. E ora aveva perso un'altra occasione di dirle tutto. Non che si aspettasse che lei ci potesse credere, ma in nome del loro amore sarebbe riuscito a fare in modo che si fidasse di lui come aveva sempre fatto prima del dannato incidente.

Si infilò i pantaloni e la camicia ed uscì da quella casa.

 

*****

 

Buffy era scappata presto. Svegliandosi con lui a fianco aveva sentito un grande senso di protezione, ma non poteva accettarlo senza capire da dove provenisse, aveva deciso di tornare da Giles e chiedergli cosa stesse succedendo.

Appena entrata nel nascondiglio fu sommersa di domande, dov’era stata, cosa le era accaduto, perché era rimasta fuori tutto quel tempo, e al buio poi.

“Basta!” gridò lei “Signor Giles, la smetta di farmi domande, non sono una bambina e anche se fossi stata in pericolo mi sarei saputa difendere”

Giles si fermò leggermente imbarazzato, si faceva sempre sopraffare dall’istinto paterno come Xander dall’istinto di fratello maggiore.

“Giusto… bene, allora penso sia il caso di metterci al lavoro, come abbiamo detto qualche ora fa la stagione sta per finire e ancora non sappiamo che caratteristiche abbia la vittima sacrificale che Angelus cerca…”

Giles continuò a parlare delle sue teorie, ma per Buffy era una voce di fondo nel caos dei suoi pensieri.

Quella notte era stata magica. Sentiva che era speciale, sentiva che Spike non poteva mentirle. Si appoggiò al muro, e in un gesto istintivo iniziò a tormentarsi le dita.

 

Si scontrò con un anello. Abbassò lo sguardo. Un anello in oro bianco, con un brillante bianco.

 

“Una piccola luce, che ti aiuti a risplendere, piccola” le disse Spike “A risplendere per sempre al mio fianco. Ann, vuoi sposarmi?”

“Si” fu la risposta di Buffy, al massimo della felicità mentre Spike le metteva l’anello al dito.

 

“Marito e moglie” disse Giles mettendo una mano sulla spalla di entrambi “Dalla prima volta che vi ho visti insieme ho capito che eravate fatti l’uno per l’altra. Vivrete sempre felici, ne sono certo” gli sorrise, e li lasciò soli. Buffy guardò Spike negli occhi, nel suo vestito bianco.

“E’ per sempre, niente può separarci”

“Niente, amore mio”

 

“Come ha potuto mentirmi in questo modo” disse Buffy senza distogliere lo sguardo dall’anello.

La brusca interruzione fece fermare e voltare i tre presenti.

“Come scusa?” chiese Giles, con aria confusa.

Buffy alzò lo sguardo.

“Spike è mio marito”

E Giles invece lo abbassò. Prese gli occhiali e iniziò a pulirli.

“Si, è così” disse con aria colpevole.

“Ann, lascia che ti spieghiamo” disse Xander prendendo la parola.

“Non chiedo altro” gli rispose Buffy secca.

Xander fece un sospiro, stava per parlare ma Giles lo fermò. Evidentemente si sentiva davvero colpevole per aver mentito a quella che era come una figlia per lui e voleva espiare.

“Spike è tuo marito, è vero. E quando l’hai conosciuto era umano. Immagino tu lo abbia incontrato… nulla può tenervi separati. Ma c’è un problema: Buffy tuo marito non esiste più. Spike non è un vero vampiro, non è stato morso da un vampiro e soprattutto non è mai morto. Il suo cambiamento è stato come quello di Xander, un mutamento dovuto all’incantesimo di Angelus, e ora è come un vampiro. Certo, è vivo, il suo cuore batte, ma deve bere sangue per vivere, non può spostarsi alla luce del giorno, e puoi ucciderlo con un paletto nel cuore. Lo hai sposato quando avevi sedici anni, e lui ne aveva diciotto. Dopo circa un anno e mezzo è avvenuto il suo cambiamento, è accaduto più tardi della media dell’età in cui avviene di solito, ci eravamo quasi illusi che non sarebbe successo, ma quando è accaduto all’inizio sembrava che tutto fosse normale. Avete voluto rimanere insieme, lui non si nutriva di umani, sembrava che nel suo cuore non fosse cambiato niente. Ma poco prima del tuo incidente ha iniziato a comportarsi in modo strano, spariva senza avvertire, non si sapeva quando tornava, agiva nell’ombra, e il giorno del tuo incidente come sai ha morso Darla. Noi sospettiamo che sia diventato seguace di Angelus. Da quel giorno non lo abbiamo più fatto avvicinare” spiegò Giles.

Buffy attese tutta la spiegazione, prima di parlare “Questo non spiega perché non mi abbiate detto nulla”

“Si invece” intervenne Xander “Ti sarebbe stato più facile tenerlo lontano, o eventualmente ucciderlo, se tu non avessi saputo chi era stato”

Ovviamente Xander a modo suo aveva ragione. Il problema è che si sbagliava, ma non poteva saperlo. Buffy era certa che loro le volessero bene e che non le avrebbero fatto male volontariamente, ma avrebbe voluto saperlo, saperlo da subito. Non poteva spiegare loro perché si fidava di Spike, non poteva spiegarlo nemmeno a se stessa, ma ora sapeva che lui non le aveva mentito…“devi vivere, devi fermare tutto questo. Vivi per me, e per lui. Noi non ti abbandoneremo mai, io lo so” le aveva detto Willow il giorno dell’incidente.

Buffy guardò a terra, non rispose… prese un respiro, e corse fuori.

“Ann!” la chiamò Alex, ma di nuovo Giles lo fermò

“Lasciala Xander, è abbastanza forte”

 

******

 

Buffy doveva saperlo, doveva sapere di più, doveva correre alla villa di Giles e ritrovarlo, sperando che fosse rimasto dove lo aveva lasciato, doveva chiedergli tante cose, aveva bisogno di lui…

Dopo qualche minuto di corsa arrivò alla villa. Era ancora buio, ma lei aveva rinunciato a capire il susseguirsi del giorno e della notte in quel mondo di tenebre e menzogne, ora non le importava nulla.

Entrò nella casa. Non sentiva nessun rumore, iniziò a guardare in giro.

Entrando nel salotto, vide per terra la cornice che le era caduta diverse ore prima. La raccolse da terra, e sfilò la foto piegata sua che c’era all’interno.

La foto mostrava lei, vestita di bianco, con Spike al suo fianco e Giles che gli teneva una mano sulla spalla.

Il loro matrimonio.

Una lacrima le solcò il viso. Ricordava.

Piegò le foto e la mise in tasca, poi con passo sicuro tornò in corridoio.

“Spike!” lo chiamò.

 

“Spike non c’è, piccolo raggio di sole” disse una voce cupa e ironica.

Buffy gelò.

Si voltò a guardare la creatura che dietro di lei aveva parlato.

 

Angelus.

Capitolo 7

 

“Che cosa vuoi da me?” chiese Buffy con voce più decisa che potè permettersi. Quell’essere le faceva paura, e non dai racconti, ma dal suo istinto. Forse c’era qualcosa che non le avevano detto o forse era semplicemente così. Il vampiro avanzò di qualche passo, non verso di lei ma girandole attorno come un predatore. Le gelava il sangue.

“Cosa voglio da te? Suvvia, Buff, ormai pensavo che i tuoi amichetti l’avessero capito e te l’avessero già raccontato… o no?” disse in tono di scherno.

Buffy indietreggiò di qualche passo.

“Ma guarda… no non hanno capito proprio niente, giusto? E questo va a mio vantaggio, non che altrimenti sarebbe stato più faticoso… posso spezzarti quando voglio, è sempre stato così”.

Buffy sentì la testa girarle.

 

“Sempre, Buff” le disse Angelus tenendola stretta per i fianchi “non puoi andare da nessuna parte, bambina” continuò premendo il bacino contro il suo “tu mi appartieni” e Buffy piangeva. Aveva 14 anni.

 

Buffy tornò in se. Angelus aveva il viso solcato da un sorriso diabolico. Vide Spike con lo stesso sorriso, la fece rabbrividire, fu un attimo. Poi riguardò Angelus.

“Hai ricordato ora? Quanto ti piaceva l’idea di stare con un uomo più grande? Quanto ti sentivi fortunata tu, una ragazzina di 14 anni, a stare con un uomo vero mentre le tue amichette facevano pompini dietro la palestra a sfigati che puzzano di latte.”

Buffy abbassò lo sguardo, poi lo rialzò tenendo la testa bassa. Si, aveva ricordato. Aveva ricordato Angelus addosso a lei, il suo odore, l’amore che lei aveva provato… e come l’aveva buttata via. Ma non ricordava il motivo di questo, non ricordava il motivo di niente a dire il vero. Ricordava solo tanti sentimenti, tanta delusione, ma tanta passione…

Buffy alzò gli occhi. “Perché stavi con me?” gli chiese “Perché tu, un vampiro, di qualche centinaio di anni, stavi con una ragazzina di 14? Ti piacciono le bambine?” gli chiese con una punta di ironia.

Angelus rise.

“Sei fuori strada Buff, ma mi fa piacere che non ricordi già tutto, sarà più divertente vedere il tuo viso mentre senti le parole da me” avanzò verso di lei e parlò con voce soffusa “ho sempre adorato la tua sofferenza, dal giorno che ti ho vista mi sei entrata dentro”

Buffy dovette abbassare di nuovo gli occhi per l’intensità di quello sguardo che le mandava dei brividi in tutto il corpo, poi prese coraggio e li rialzò di nuovo.

Angelus sorrise, e le voltò le spalle per girare nella stanza, preparandosi al racconto “Avendo creato un mondo, capirai che ogni tanto mi piace girarci, vedere com’è venuto. Nessuno si ricorda di me tranne voi, nessuno da molta importanza alle cose. Ti avranno spiegato che sono come in coma, giusto? Non è proprio così, ma diciamo che se io lo voglio loro dimenticano le persone. Tutti voi ad esempio, nessuno di questi esseri si ricorderebbe di voi anche vedendovi. E me. Andavo a volte a guardare le ragazzine del liceo, quelle più grandi ovviamente. Anche senza la magia sono facilissime da plagiare, e io mi stanco spesso delle mie amanti vampire, mi piace sentire la vita che tolgo. Un giorno sono passato di là, e tu eri seduta su una panchina del cortile indossando la divisa della tua squadra, ti stavi lamentando con quel finocchio del tuo amico Xander perché un ragazzino di tre anni più grande ti aveva alzato la gonna davanti alle altre cheerleader che già ti prendevano in giro perché eri una riserva. Sembravi una bambina ma i tuoi occhi verdi mi dicevano che eri più forte di tutte loro, più forte di chiunque… e ho ammazzato il ragazzino e la leader della squadra per farti diventare titolare. Ho giocato con te per un po’, venivo a delle partite, ti facevo invidiare dalle tue compagne facendoti dei complimenti, e tu eri contenta.” Fece una pausa sorridendo maligno

“Era strano per me sai? Prima mi occupavo di ragazze umane per qualche ora, dopo aver ricevuto una piccola soddisfazione le uccidevo, non mi fermavo certo per conoscerle, ma la tua forza mi incuriosiva. Ti ho portata fuori una sera, nella mia casa o meglio in una casa che ho fatto arredare con uno stile un po meno locale…” si fermò per guardarla in viso “e tu quella notte sei diventata mia Buff”

Buffy restò un momento confusa, poi sgranò gli occhi. Ecco cos’era il senso di passione che ricordava. Era stata con un mostro… ma come-

“Ti stai chiedendo perché sei stata con un vampiro, vero Buff? Magari ti stai chiedendo come ho fatto a tenerti nascosto cos’ero”

“Come fai a sapere cosa stavo pensando?” chiese lei rigida. Lui sorrise di nuovo.

“Io so sempre cosa stai pensando, amore mio. La risposta è semplice: tu sapevi benissimo cos’ero. E la cosa ti eccitava di più. Ti dirò che all’inizio non capivo nemmeno io il motivo, come una ragazzina potesse non essere impaurita da una consapevolezza simile, ma la cosa mi eccitava di più. Provavo un attrazione incontrollabile per la tua forza, e quando non hai tentato di scappare ho iniziato a pensare che aspettando una decina d’anni avrei potuto fare di te la mia compagna. E quella notte… è davvero un peccato che non la ricordi. Davvero un peccato. Non posso dire che sia stata la mia migliore esperienza, ma c’era un legame fra di noi Buff… un legame che non esiste fra nessun altro essere in nessuna dimensione” disse con voce profonda, avvicinandosi a lei con passi lenti.

Ma Buffy non abbassò lo sguardo stavolta. “Se la nostra unione era così speciale, perché ti sei liberato di me?” chiese ironica

Angelus rispose con tono tranquillo “Perché ho scoperto da cosa veniva il nostro legame. A dire il vero non ho comunque mai capito perché nonostante il modo in cui ti trattavo, che sarebbe difficile da reggere per qualunque umana, tu non protestassi nemmeno. Dovrai spiegarmelo quando ti tornerà la memoria” la schernì “Comunque, un giorno ho scoperto cos’eri destinata a fare secondo le profezie nei libri di quel vecchio pazzo e mi sono liberato di te. Un po mi è dispiaciuto, non ho mai dimenticato come ci divertivamo nonostante le tue scarse esperienze” disse sfiorandole una guancia col palmo della mano.

Buffy si ritrasse come fosse stata toccata dal fuoco. Era difficile da accettare tutto quello che le stava dicendo ma sapeva che non era una bugia, lo sentiva. Era ironico che sentisse più vere le parole dei suoi nemici che quelle dei suoi amici.

“Spike cosa centra in tutto questo?” chiese dura

“Spike… ho meditato spesso di ucciderlo per essere riuscito a portarti a letto e all’altare ma per un maledetto scherzo del destino non ho potuto…quell’idiota non ti ha già spiegato cos’è realmente successo? Troppo occupato a sentire di nuovo di cosa sapeva il tuo corpo? Non posso biasimarlo, ma se questa è tutta l’intelligenza di cui può disporre la vostra resistenza allora ho già vinto… e dando per scontato questo posso anche dirti la verità: no, Spike con me non centra nulla. Se quell’idiota mi si fosse realmente avvicinato non avrei saputo resistere alla tentazione di squartarlo vivo. Ma mi era troppo comodo che i tuoi amici lo pensassero per scomodarmi a fargli notare il contrario, se non siete uniti siete più deboli, giusto? Tanto ormai non ha più importanza. Ho già vinto. Presto sarai mia.” concluse poggiandole le mani sui fianchi e avvicinando il viso al suo.

Un brivido gelido passò la schiena della ragazza. “Ma che diavolo stai dicendo?”

“Ancora non capisci vero? Eppure sei una ragazza così… speciale”

Buffy lo ascoltava senza muoversi. Speciale. Che significato aveva… poi come un fulmine a ciel sereno le aprì la mente, e capì. Speciale… lo guardò seria

“Sono io vero? La ragazza della profezia, quella che ti serve da sacrificare per tenere il mondo così com’è?” disse piano

Angelus sorrise “Sacrificare? Che strana interpretazione hai dato alla profezia. Qui non si parla di sacrificare, tu diventerai la mia regina… insieme per sempre, non puoi scappare da me, amore mio” si chinò in avanti mirando alle sue labbra, ma Buffy si divincolò dalla sua presa facendo un passo indietro.

“Se davvero sono io la ragazza che ti serve perché non mi hai tenuta da subito e hai permesso che io conoscessi chi poteva aiutarmi a distruggerti?” chiese lei furente

“Ovviamente non lo sapevo quando ti ho mandata via. E quando l’ho saputo non ho comunque potuto riprenderti. Vedi, c’è una clausola nella profezia, e per quanto mi facesse incazzare l’idea di un altro uomo nel tuo letto era necessario. Ma adesso è tutto sistemato, la profezia è compiuta. Io non avrei potuto farlo, lo sai come siamo noi vampiri… il prezzo da pagare per potercela spassare per l’eternità” Angelus rise. Buffy lo guardò senza capire.

Stava per aprire bocca con la voglia di rompere la sua risata, ma fu bloccata da un altro flash.“Fai presto Buffy, il tuo tesoro sta per mostrarsi, e la stagione sta per finire” le aveva detto Willow. "Il tuo tesoro sta per mostrarsi...". Una lacrima le solcò il viso e portò una mano sul proprio grembo. Angelus continuò la sua risata.

“Esatto Buff, proprio lì. È questo che noi vampiri non possiamo fare, mettere incinta le nostre donne”.

Capitolo 8

 

 

Incinta…

 

Come faceva a saperlo, come poteva essere se aveva fatto l'amore solo qualche ora prima. Un bambino... come Jenny! Il bambino serviva per compiere la profezia, anche Jenny era incinta per compiere la profezia...

 

Buffy non voleva più ascoltare, c’erano già troppe cose da pensare, da capire. Cercò di farsi indietro ma a ogni passo che tentava Angelus la seguiva. Era caduta in una dannata trappola, dall’inizio.

 

“Almeno questo lo hai capito, dolcezza” le disse lui leggendole la mente.

 

Avrebbe voluto urlare. In un mondo che non capiva, non aveva nessuno di cui fidarsi né ricordi sui cui fare affidamento. Ma c'era un bambino dentro di lei, ora. Non si fece intimorire. Colpì il vampiro con tutta la forza di cui era capace e iniziò a correre. Lo sentì seguirla, cercare di agguantarle la maglia un paio di volte, ma superata la porta d'ingresso si trovò improvvisamente libera. Fuori era giorno. Non poteva seguirla nella luce del giorno. Si chiese perché le avesse teso quella trappola ora, in cui le sarebbe stato facile scappare, lui guidava questo mondo e conosceva il susseguirsi di luce e buio, poteva essere stato così stupido? No, doveva esserci qualcos'altro, ma la sua mente era troppo stanca per capire. Troppo, troppo stanca. Era quasi un giorno da quando si era svegliata, e non aveva dormito più di poche ore accanto a Spike. Spike... che ora era il padre del suo bambino, e lei non era nemmeno certa di quanto fidarsi di lui. Doveva parlargli.

 

Si lasciò trasportare dal proprio istinto, percorse lunghe vie grigie e deserte chiedendosi dove fossero le persone, cosa stessero facendo, cosa sapessero. Arrivò ad un edificio più scuro degli altri, e vi si fermò davanti. Aveva qualcosa di familiare, e per lei era sufficiente. Salì i pochi scalini fino all'ingresso, la porta era aperta, tutto dentro era lasciato a se stesso. Niente persone, niente ordine, niente di niente. Era tutto grigio e vuoto. Entrò nell'ascensore, raggiunse il secondo piano, che su sette sentiva essere quello che cercava, e si trovò dentro un grande appartamento in cui gli oggetti emanavano ancora un po' di vita. Lì dentro ci abitava ancora qualcuno, e lei capì chi. Spike aveva iniziato ad occupare questo posto dopo l'incidente, o forse già da prima quando a volte spariva per fare non si sa cosa. Ma lei lo sapeva cosa, solo che non lo ricordava.

 

Si guardò intorno e vide il disordine che solo un uomo potrebbe creare. C'erano mozziconi di sigaretta ovunque, varie bottiglie di liquore vuote e vestiti sparsi, per lo più sporchi di sangue. Il sangue che doveva bere per vivere, ma che non prendeva dalle persone. Se lo sentiva che aveva continuato a non prenderlo dalle persone. Percorse il salone d'ingresso fino ad una camera da letto, con le lenzuola sfatte e pesanti tende di velluto nero completamente chiuse. Poi, guardando più attentamente il letto, notò che solo il lato destro era stato usato. Quello sinistro era in perfetto ordine, e nel comodino accanto ad esso c'era una catenina con pendente a croce.

 

'Tieni, questo ti terrà protetta' dice Willow, il giorno in cui l'ha conosciuta, allacciandole al collo una catenina a croce.

 

Era sua. Lei era già stata lì, ci aveva dormito, e lui teneva in ordine il suo lato del letto aspettando che tornasse.

 

Le emozioni contrastanti che sentiva da tutto il giorno spinsero per uscire, e scossa dai singhiozzi, Buffy si lasciò cadere sulla sua parte di letto. Esausta e in lacrime, si addormentò in pochi minuti.

 

 

 

Quando si svegliò c'era ancora il sole. Aprì lentamente gli occhi, e vide la luce riflessa a terra lungo la finestra, sotto le grandi tende, e si alzò di scatto. Sapeva di non essere sola. Guardò verso il letto, e vide Spike sdraiato su un fianco, nella propria parte di letto, reggersi la testa con la mano. Non disse nulla, ma si alzò lentamente anche lui.

 

“Ciao piccola” disse piano. Sembrava stanco.

 

Buffy prese un respiro. “Dobbiamo parlare” disse.

 

Spike sembrò illuminarsi per un momento. Probabilmente nelle precedenti perdite di memoria le era servito molto più tempo per arrivare a quel punto. Lo vide indicarle la sala a fianco, poi affrettarsi per raggiungerla prima di lei e sistemare il divano invaso da vestiti macchiati. Le indicò di sedersi, ma lei rimase in piedi. Lui sospirò, e si sedette.

 

Buffy iniziò a parlare “Io credo di potermi fidare di te. Sento di poterlo fare. Ma la posta è troppo alta, ho bisogno di esserne certa, e l'unica cosa di cui sono certa è che tra di noi c'è una spia. Quella che ha detto ad Angelus dove fosse la casa in cui vivevamo” disse.

 

“Si” confermò Spike.

 

Buffy annuì “Bene. Chiunque sia, è l'unico che può darmi informazioni concrete sull'incantesimo. Giles e Xander sono convinti sia tu. Io non credo, e credo di sapere chi è. Ho bisogno di sentire la tua versione dei fatti”

 

“D'accordo, non c'è problema, ma ti prego, siediti qui” la implorò “Ho bisogno di averti vicino, e tu sai che non hai niente da temere”

 

Buffy rimase ferma un istante, poi fece i passi che la separavano dal divano, e prese posto accanto a lui, fingendo una diffidenza che non sentiva realmente.

 

“Qualche settimana prima del tuo incidente ho iniziato ad avere dei sospetti su Darla. I sensi di vampiro mi davano un olfatto più sviluppato del vostro, e le sentivo addosso odore di... morte. Io e te eravamo d'accordo nel non dire niente agli altri, Darla era loro parente e non ci avrebbero creduto senza prove. Iniziai a seguirla, ma lei si insospettiva, così decidemmo che mi sarei trasferito qui e sarei tornato da voi sempre meno. Mi dicesti che se gli altri sospettavano di me, Darla avrebbe abbassato la guardia e saremmo riusciti a provare il suo tradimento. Ma poi c'è stato... l'incidente” raccontò triste.

 

“Ho bisogno che mi parli anche di quello” disse, sorprendendosi di quanto non fosse stupita dal suo racconto.

 

Spike prese un respiro “Quella notte Angelus e alcuni suoi servi attaccarono la villa, per togliervi di mezzo definitivamente. Darla gli aveva detto dove stavate. Io non dovevo nemmeno passare, è stato un caso, ma sapendo che eravate solo in quattro e che Darla vi si sarebbe rivoltata contro, sono corso dentro. Puntai dritto verso di lei, visto che Angelus ti era addosso e gli altri non l'avrebbero toccata. E il mio errore fu quello... avrei dovuto aspettare, cercare di avvisarti di cosa avrei fatto... ho agito senza pensare, tu mi hai guardato e ti sei distratta, e per colpa mia Angelus ti ha ferita” si bloccò, coprendosi il viso con le mani.

 

Ma con sua sorpresa, fu Buffy a togliergliele dal viso, guardandolo dolcemente. “So che dici la verità. So che ti fa male ricordare. Ma non c'è più tempo, ti prego non sprecarne nel dolore” disse.

 

L'espressione di Spike mutò da triste a orgogliosa, e poi le sorrise e tornò ad essere serio. “Quando Angelus ti ha ferita mi sono distratto io, e Giles e Xander sono riusciti a cacciarmi. Credevo fossi morta, ma sei stata tu stessa qualche tempo dopo a spiegarmi cos'era successo, delle perdite di memoria e tutto. La prima volta ho dovuto aspettare che ti tornasse da sola, perché quei due non mi hanno più lasciato avvicinare. Ogni volta io e te abbiamo cercato prove del tradimento di Darla insieme, ma tu hai sempre perso la memoria prima di arrivare a qualcosa di concreto” spiegò.

 

Buffy pensò un momento alle sue parole. “Quindi è dal mio incidente che non ci sono progressi perché avete passato tutto il tempo a cercare di farmi tornare la memoria?” chiese sbigottita.

 

Spike si lasciò andare sullo schienale, passandosi una mano tra i capelli. “Che bella organizzazione, vero?” disse ironico.

 

Buffy era sull'orlo della crisi. La sua mente per un attimo non fu in grado di eseguire ragionamenti logici, completamente sopraffatta dagli eventi. Era sveglia da un giorno e si trovava ad avere la responsabilità di un disastro imminente, senza sapere chi potesse aiutarla, senza sapere come sventare la catastrofe, senza sapere cosa fare. Era qui davanti all'uomo che sentiva di amare ma di cui non sapeva quanto fidarsi, portava in grembo il suo bambino e se poteva rifiutarsi di proteggere il mondo doveva almeno difendere se stessa e quella vita. Iniziò ad ansimare e ad andare nel panico, tremava e le sembrava che nella stanza non ci fosse ossigeno. Si sentì svenire.

 

Ma Spike reagì prontamente, come non fosse la prima volta che le succedeva. Si voltò verso di lei abbracciandola stretta, tenendole fermamente la testa appoggiata al proprio torace. “Ascolta il mio cuore, Annie, ascolta il cuore. Ascoltalo, ora ti passa, tu ascolta.” le disse tenendola immobile. Buffy continuò a respirare superficialmente, e poi sentì rimbombarle nelle orecchie quel suono forte, basso, regolare, profondo... lentamente il suo respiro si regolarizzò, e il turbinio della sua mente cessò di disturbarla.

 

Rimasero immobili per qualche momento, aspettando che tutto fosse tornato alla normalità. E poi Buffy alzò la testa, guardandolo negli occhi. Lui era suo, lei era sua. Lui la calmava quando andava nel panico, lui aveva fatto l'amore con lei, lui si sentiva in colpa per il suo incidente quando di colpa non ce n'era. Lui le diceva la verità anche quando poteva farla soffrire. E lei sapeva che quella era la verità.

 

Fu un attimo, e le labbra di lei erano sulle sue. Spike ricambiò il bacio disperatamente, portandole con foga le mani dietro la nuca per stringerla a se, e Buffy lasciò scendere le lacrime che tentavano di uscire da molto tempo.

 

Non seppe con esattezza quando raggiunsero il letto, come non si rese conto di non avere più i vestiti finchè non sentì quel corpo così familiare sdraiato sul proprio. E questa volta non c'era timore, non c'era dubbio, questo era suo marito, questo era l'uomo della sua vita. Un uomo, non un vampiro, perché il suo cuore batteva, all'unisono col suo. E per un momento, solo per un momento, non c'era più un mondo sconvolto fuori da quella stanza, non c'era più una stagione che finiva, niente incantesimi, niente doveri, niente paura. C'erano una moglie e un marito, due giovani innamorati che dimostravano fisicamente i sentimenti che provavano l'uno per l'altro.

 

Ann rimase sdraiata sotto di lui, immobile per non perdere nemmeno un attimo delle sensazioni che il suo uomo le faceva provare. Spike rimase nudo sopra di lei, coprendola interamente con il suo corpo tonico. Il corpo di un uomo che combatte. Il corpo di un guerriero. Sentiva una sua mano accarezzarle il fianco, e le dita dell'altra giocare con i capelli dietro il suo collo, mentre con le labbra tracciava una scia di baci sul suo petto, sul suo addome, fino ad appoggiarvi la testa. Rimase immobile per un momento, tenendola come se avesse paura che potesse scomparire, e quando rialzò la testa tornò da lei per baciarla di nuovo. Facendosi spazio tra le sue gambe, entrò in lei così lentamente da far fermare il tempo. Non smisero di guardarsi negli occhi per un solo secondo, mentre si univano e separavano ritmicamente, in una danza guidata dai gemiti che riempivano le orecchie.

 

E solo quando i corpi stremati raggiunsero l'apice delle sensazioni provate, i due si accasciarono l'uno accanto all'altro, ancora uniti nel loro abbraccio, gli occhi chiusi e il respiro affannato, nel disperato tentativo di rendere infinito quel momento.

 

Fu solo dopo molti minuti che Buffy aprì gli occhi, spalancandoli per l'improvvisa realizzazione.

 

Spike aggrottò la fronte “Cos'hai, tesoro?”

 

Buffy lo guardò, ancora cercando di riprendere fiato. “So cosa fare” rispose.

 

 

Capitolo 9

 

Xander stava uscendo a prendere aria, non era mai stato buono con le ricerche e l'idea di stare fermo lo rendeva irrequieto. Non sapevano dove fosse Buffy, non sapevano quando esattamente finisse la stagione, non sapevano chi serviva per l'incantesimo, diavolo, non sapevano nemmeno in cosa consisteva l'incantesimo! Erano l'unica speranza del mondo ed erano ridotti ad un branco di incompetenti. Vent'anni di ricerche e non avevano scoperto nulla. Forse questo mondo meritava sul serio di rimanere popolato da cerebrolesi. Non è che le uniche persone con il libero arbitrio stessero in qualche modo cambiando le cose.

 

Mentre camminava per la città, allontanatosi solo di poco, il giorno divenne notte, e vide una figura camminare senza meta lungo la strada. Avrebbe riconosciuto a distanza di un miglio che era la sua Annie. Almeno ora sapeva dov'era.

 

Lei camminava nella sua direzione, ma non dava segno di averlo notato, così continuò ad avvicinarlesi fino a pochi mentri di distanza.

 

“Sei stata via tanto, Anne, ci hai fatto preoccupare” disse tirando un sospiro di sollievo.

 

Anne lo guardò confusa. “Anne?”

 

E delusione, dolore e rassegnazione presero il posto del sollievo negli occhi di Xander. Aveva dimenticato di nuovo. Se qualcosa poteva peggiorare la situazione già disastrosa, era questo. Per ridarle i ricordi necessari avrebbero perso quel poco tempo che rimaneva loro per tentare una soluzione.

 

Ma di certo non poteva lasciarla in quello stato. Non lei. “Anne, so che ora ti senti spaesata, ma fidati di me, sono tuo amico. Posso portarti in un posto dove ti spiegheremo ogni cosa” le disse rassegnato.

 

Anne lo seguì subito, e lui preso dalla tristezza non notò nemmeno la sua mancanza di esitazione, né la figura che li seguiva nell'ombra.

 

 

 

Pochi minuti dopo, o molti, arrivarono al corridoio, alla porta, all'ascensore, al rifugio. E dentro già c'erano Giles, e sorprendentemente anche Darla. Buffy entrò con passo incerto, passando gli occhi dall'uno all'altro, osservandoli attentamente. Giles sembrò capire immediatamente cosa fosse accaduto, dal modo in cui si lasciò cadere sulla sedia e si tolse gli occhiali per coprirsi il volto con le mani, disperato. Darla non sembrò avere particolari emozioni.

 

Di nuovo fu fatta sedere sul divano. Di nuovo Xander e Giles furono davanti a lei, spiegandole tutta la storia. Di nuovo Buffy li ascoltò raccontarle com'era morta. Ma quello che li sorprese, fu quando lei si voltò dritta verso Darla, e chiese.

 

“Quindi questo... Spike... ha cercato di morderti?” le cheise.

 

Darla si riscosse dal suo torpore, sorpresa che la domanda fosse rivolta a lei. “Um, si. Esatto.”

 

“Ma... perché te? Perché è venuto dritto da te senza lottare con gli altri?”

 

Giles e Xander guardarono Buffy confusi, e pensando alla sua domanda si voltarono verso Darla anche loro. Non si erano mai effettivamente posti il problema.

 

Darla scrollò le spalle “Forse ero la prima che gli capitava a tiro” disse casualmente.

 

Buffy non demorse “Ma Willow? Willow dov'era durante la battaglia?”

 

Darla rise “Willow stava sempre all'esterno delle battaglie, a giocare con le magie”

 

E Buffy Vide.

 

'Buffy e Willow siedono nel portico, vogliono vedere quando la sera diventa giorno. “Perchè Darla ci prende sempre in giro in quel modo?” le chiede Buffy.

“Sai, le sorelle maggiori” scherza Willow, con gli occhi puntati verso il cielo. Era una sfida che andava avanti da mesi, chi di loro riusciva a vedere un qualunque colore tra il giallo del sole e il nero della notte per primo, vinceva.

“Le sorelle maggiori dovrebbero essere orgogliose delle sorelle minori”

“Um, a Darla non è mai andato proprio a genio che io abbia ereditato i poteri della mamma e lei no...” disse “E a dire il vero non le va a genio neanche quanto papà voglia bene a te”ì

 

E Buffy capì.

 

Si alzò dal divano, e in meno di un attimo aveva afferrato Darla per un polso.

 

“Che stai facendo?” le chiese lei allarmata.

 

“Spike!” chiamò lei.

 

Giles e Xander balzarono in piedi “Buffy, che stai facendo?” gridò Giles allarmandosi immediatamente quando vide Spike scendere dall'ascensore.

 

“Signor Giles, si fidi di me!” disse Buffy, senza perdere la presa perché Darla non usasse la sua incredibile velocità per scappare.

 

Xander si parò davanti a Spike, guardandolo minacciosamente.

 

“Alex, vale anche per te” ordinò Buffy.

 

Xander continuò a fissare Spike negli occhi, ma lo lasciò riluttantemente andare. Tutti si fidavano di Buffy. Era una cosa da non mettere neanche in discussione.

 

“Buffy, ma la tua memoria...” ragionò Giles

 

“Non l'ho persa di nuovo, fra un attimo le spiego” disse Buffy.

 

Spike si avvicinò a Buffy e Darla con le manette di metallo pesante che tenevano nella vecchia casa, e mentre Buffy gliele metteva, Spike si avvicinò al muro con in mano il gancio che si collegava ad esse tramite una catena. Caricò il braccio e infilzò il gancio nel muro, strattonandolo poi per assicurarsi che fosse rigido. Ora Darla non poteva andare da nessuna parte. Ed era il momento delle spiegazioni.

 

“Ma che diavolo...” sbottò Darla, riscuotendosi solo ora dall'azione fulminea.

 

Buffy la ignorò “Alex, Giles, nell'altra stanza” disse, dirigendovisi per prima con Spike al suo fianco.

 

Pochi momenti dopo, entrarono tutti in quello che era lo studio di ricerca.

 

“Buffy, vuoi spiegare cosa centra Darla? E perché hai lasciato entrare Spike?” disse Giles, cercando di rimanere quieto.

 

Buffy lo guardò furente “Per tutto questo tempo, tutto questo lunghissimo anno, non siete arrivati a niente perchè non avete unito le forze! Quando sono uscita da qui, sono andata alla casa e ho trovato Angelus” sentenziò.

 

Spike spalancò gli occhi “Buffy, perché non-”

 

Lei lo interruppe con un gesto del braccio “Lui stesso mi ha detto che Spike non è mai stato correlato a lui in alcun modo. Lo avete allontanato senza chiedergli spiegazioni e questa è una mancanza enorme vista la situazione in cui ci troviamo. Avete messo un tale caos nella mia testa che per capire qual'era la verità ho dovuto mettere insieme tre versioni di racconto più i ricordi flash nella mia testa”” sfogò la sua frustrazione. Prese un respiro, mentre Giles e Xander non osavano interromperla, e poi continuò “Ma ora so com'è andata. Spike e io avevamo sospetti che Darla ci tradisse, collaborasse con Angelus dietro le nostre spalle. Lui si è distanziato dal gruppo per seguirla senza destare sospetti, e trovare la prova che avrebbe potuto convincere anche lei, Giles, nonostante fosse sua figlia.” Giles aggrottò la fronte, confuso, ma lei lo ignorò “Sfortunatamente lei si è mossa prima di noi, svelando ad Angelus il nostro rifugio, e lui ci ha attaccati prima che potessimo spiegarvi cosa stava succedendo. Per questo Spike si è avventato subito su di lei. Per tutto questo tempo avete allontanato la persona sbagliata, ma non abbiamo mai saputo come provarvelo, fino ad ora.”

 

Mentre Giles e Alex ancora non osavano dire niente, e Spike rimaneva in disparte, Buffy si appoggiò alla scrivania, incrociando le braccia.

 

“Quando sono morta, e Willow mi ha riportata in vita, mi ha detto di fidarmi di lei” disse con tono sommesso, mentre tutti la fissavano. “I ricordi che mi tornano alla mente non sono del tutto spontanei, è lei che mi aiuta. Ogni volta che parlo con qualcuno di voi vedo immagini del nostro passato, relative alla persona a cui sto parlando, o all'oggetto che sto guardando. Prima pensavo che fosse normale, ma poi ho capito che niente di quello che mi torna alla mente è casuale. Ho avviato questa messa in scena di perdere di nuovo la memoria perché avevo bisogno di sentire Darla dire qualcosa, qualcosa che aiutasse lo spirito di Willow dentro di me a darmi i ricordi che mi servivano.” spiegò.

 

“E Willow... cosa ti ha fatto ricordare?” chiese Giles, parlando per la prima volta.

 

Buffy sospirò “Willow mi ha fatto ricordare un dialogo che abbiamo avuto io e lei, in cui mi diceva che Darla era gelosa del suo affetto per me, e di Willow perché ha ricevuto i poteri di Jenny. So che me lo ha fatto ricordare perché è questo il motivo, il motivo del suo comportamento. E se non mi crede, Willow mi ha fatto ricordare anche che il braccialetto che Darla porta al polso una volta era mio. Era stato lei a regalarmelo, e non gliel'ho certo ceduto” gli disse.

 

Nella stanza piombò un silenzio imbarazzante. Per molti momenti nessuno guardò l'altro negli occhi. Buffy era dispiaciuta per Giles, Giles lo era per se stesso, Alex per non essersi accorto di niente, e Spike... beh, Spike era depresso ogni giorno da quando Buffy perdeva la memoria.

 

Ma il primo a parlare fu comunque il più adulto, sentendo che questo era il suo ruolo. “Suppongo.. che ti dobbiamo delle scuse, ragazzo” disse Giles.

 

Spike fece un cenno “Non voglio certo disprezzare le tue scuse Giles, ma adesso sarei più interessato a sapere cos'è successo con Angelus” disse rivolgendosi a Buffy.

 

Giles si riscosse ricordando quel dettaglio, che per qualche motivo gli era inizialmente sfuggito “Ti ha ferita?”

 

“No” disse Buffy quieta, scuotendo la testa “A dire il vero è stato molto utile. Ho saputo qualcosa di più sulla fine della stagione.”

 

“Cos'hai scoperto?”

 

“Beh, intanto, che la ragazza che gli serve sono io” disse, seguendo con una piccola risata isterica.

 

Xander spalancò gli occhi “Sei tu quella da sacrificare?!”

 

“No, questa è l'altra cosa” lo interruppe “Non deve sacrificarmi, a detto che dopo l'incantesimo sarei legata a lui, resterei per l'eternità al suo fianco. Io credo... che Jenny si sia lasciata morire per non fare quella fine” disse Buffy, guardando Giles con cautela.

 

Giles aggrottò la fronte “Vuoi dire che Jenny non doveva morire?”

 

Buffy scosse la testa “No, ma se fosse rimasta viva sarebbe dovuta rimanere accanto a lui, essere usata ogni stagione per rinnovare l'incantesimo...”

 

Giles sorrise “Jenny non lo avrebbe mai fatto...”

 

“Quindi ora la predestinata saresti tu?” chiese Xander “Ma allora... perché Angelus ha cercato di ucciderti un anno fa?”

 

Quella era un ottima domanda. A cui Buffy non aveva ancora pensato. Tutto sembrava logico quando lei era semplicemente quella destinata a fermarlo, ma se era quella che gli era necessaria per mantenere il dominio sul mondo, perché aveva tentato di ucciderla?

 

E Spike, parlando ora dopo il suo prolungato silenzio, stupì tutti con la sua risposta. “E' per il sangue” disse.

 

“Cosa vuoi dire?” chiese Giles.

 

Spike lo guardò “Il sangue è l'essenza della vita. Un sillogismo. Jenny ha dato la sua vita a Willow. Willow l'ha data a Buffy. Buffy è Jenny” disse con voce bassa. Nessuno notò Buffy toccarsi il ventre, e lei non era ancora pronta a spiegarlo.

 

Xander interruppe di nuovo il silenzio “Ma perché allora la predestinata non era semplicemente Willow?”

 

Dopo un momento, Giles rispose. “Perchè ne nasce una ogni vent'anni. Almeno secondo i miei libri... e Jenny era viva mentre Willow nasceva. Il destino ha fatto un giro molto strano questa volta, ma ha perfettamente senso... e prova quanto Angelus sappia molto più di noi” disse tristemente.

 

“Beh, io direi che ora abbiamo qualcuno con più risposte di noi” sentenziò Buffy, alzandosi per tornare nella stanza in cui Darla avrebbe risposto a molte sue domande. Che lo volesse o che ne fosse costretta.

 

 

Capitolo 10

 

 

Quando Buffy arrivò nella stanza a fianco, si aspettava di trovare una Darla che sputava veleno e inveiva contro di loro. Invece la ragazza si era seduta a terra, tranquilla, fissando il pavimento con un espressione mista tra la rassegnazione e la tristezza. Era stata scoperta, quasi due anni di menzogne. Negare era inutile, sarebbe stata una frustrante perdita di tempo farlo, com'era inutile tentare di spiegare le sue ragioni, dal momento che non ne era sicura nemmeno lei. E non alzava gli occhi per non incontrare quelli di suo padre, che pur non avendole involontariamente mai dato l'affetto che aveva destinato a Willow e Buffy, aveva sempre contato su di lei. E lei aveva tradito lui come aveva tradito tutti loro, e tecnicamente tutto il mondo.

 

Buffy guardandola capì subito che infierire era inutile. Era evidente che sapeva esattamente cos'aveva fatto e la gravità, ricordarglielo per cercare di stimolarle sensi di colpa sarebbe stato inutile. Sinceramente non si sentiva nemmeno tradita, data l'assenza totale di un legame affettivo con Darla, ma era furibonda per il dolore che provava Giles in questo momento. Lui non lo meritava.

 

Buffy andò davanti a Darla e si sedette sul pavimento di fronte a lei. Gli altri restarono in disparte, Spike sapeva guidare solo interrogatori violenti, Xander era troppo sensibile, e Giles era troppo coinvolto.

 

“Quando finisce la stagione” chiese Buffy, senza inutili premesse, cercando di tenere un tono calmo.

 

Darla non alzò gli occhi, e dalla sua voce trasparì quello che poteva quasi sembrare pentimento. “Due giorni”

 

Buffy chiuse gli occhi un attimo, cercando di non farsi allarmare dalla gravità di quell'affermazione per continuare freddamente le sue domande. Anche se era difficile da ignorare. Due giorni erano un soffio di tempo. Prese un respiro, e continuò. “Cosa sai del rituale?”

 

Darla sospirò sconfitta. “Meno di quanto immagini. Angelus non mi racconta i dettagli dei suoi piani. So che ha a che fare con un essere, qualcosa come... Austral... credo. E che gli servi tu”

 

“In che modo gli servo? Io ho incontrato Angelus, e quando sono scappata mi ha lasciata andare. Se la stagione è tra due giorni e ha bisogno di me perché l'ha fatto?” disse mentre ragionava sugli eventi.

 

“Perché sarai tu ad andare da lui” spiegò.

 

Buffy aggrottò la fronte “Cosa vuoi dire?”

 

E Darla alzò finalmente gli occhi “Il suo rituale serve a mantenere il mondo com'è. Ma se quel rituale non viene eseguito, il mondo non torna normale, degenera. Angelus ha preso potere da Austral per fare tutto questo, e deve offrirgli a ogni stagione l'essenza della creatura che Austral stesso ha scelto. Se non riceve offerta, richiama a se il potere che ha donato, e il mondo verrebbe distrutto. Se non vai, moriranno tutti quanti”

 

Buffy rimase immobile, senza parlare, nel tentativo di assimilare quelle informazioni. “In cosa consiste l'incantesimo?” chiese dopo qualche momento.

 

“Questo non lo so”

 

“Menti, non puoi non saperlo!” Buffy alzò la voce, minacciando di sfogare la frustrazione che la pervadeva.

 

“Perchè dovrei mentirti! Credi forse che voglia morire qui con tutti gli altri?” gridò Darla.

 

Buffy la guardò amaramente “Ti sono forse rimasti dei motivi per voler vivere?”

 

Senza attendere una risposta, che comunque non sarebbe arrivata, Buffy si alzò e tornò nello studio di Giles, attendendo che gli altri la seguissero, lasciando Darla sola, a tenersi la testa tra le mani, mentre una lacrima le solcava il viso.

 

Buffy si appoggiò alla scrivania, incrociando le braccia e assumendo un aspetto autoritario per non lasciare che trasparisse la paura che aveva nel cuore. Spike non si lasciò imbrogliare nemmeno per un secondo, e le si avvicinò, accarezzandole una guancia, prima di farsi da parte per lasciare che gestisse le proprie emozioni da sola, come preferiva fare. Lei odiava mostrarsi fallibile. Poteva non ricordarlo, ma lui lo sapeva bene.

 

“Giles” chiamò Buffy “Sa qualcosa di questo Austral, o come diavolo si chiama?”

 

Giles sospirò, togliendo gli occhiali. “So di aver letto di lui, uno dei miei libri ne parla certamente, mi metto subito a cercare” disse, dirigendosi di nuovo verso l'altra stanza “Xander, vieni ad aiutarmi” chiese.

 

Quando Xander lo seguì, Buffy e Spike rimasero finalmente soli.

 

Spike rimase distante, lasciandole il suo spazio per assimilare tutte le nuove informazioni, per non sovraccaricarla. Ma Buffy lo sorprese gettandoglisi tra le braccia. La accolse, non desiderando altro che poterla tenere così per sempre. La sua Annie, la sua ragazza, la sua amante, la sua sposa...

 

Rimasero abbracciati per un tempo indeterminato, lei si stringeva a lui mentre lui le accarezzava i capelli, inalandone l'odore che gli ricordava casa. Una casa che forse non avrebbero più visto insieme. A quel pensiero la strinse più forte, e lei alzò gli occhi.

 

“Vorrei ricordare come ti ho conosciuto” sussurrò.

 

Spike sorrise. “Attraversavo il cortile della scuola un giorno, preso dai miei pensieri. E ad un tratto tu eri là, mi sono voltato sentendoti gridare di gioia, e saltellavi felice perché avevi appena scoperto di essere stata ammessa nella squadra delle cheerleader. Il tuo sorriso illuminava l'aria, i tuoi occhi brillavano. Ti ho amata all'istante” sospirò “Volevo conoscerti, corteggiarti, ma sentivo un sacco di voci che dicevano che stavi con un uomo più grande e che eri innamorata”

 

Buffy si irrigidì “Spike... tu sai chi...”

 

“Certo che lo so” la interruppe, dondolandola tra le braccia per farle comprendere che questo non cambiava nulla “Non c'è niente che non so di te, Annie. Lo sapevo già allora, ma non avevo idea di chi fosse Angelus. Poi un giorno dicevano che eri di nuovo sola, libera. Tu ti eri spenta, ti osservavo venire a scuola ogni giorno senza più l'amore per la vita che dimostravi con ogni tuo gesto, e non desideravo altro che farti tornare la luce negli occhi. Un giorno non sono riuscito a controllarmi, ti ho vista seduta in una panchina del cortile, mi sono avvicinato, inginocchiato davanti a te e ti ho baciata”

 

'Ma... chi sei?' chiese Buffy al bellissimo ragazzo che l'aveva appena baciata.

'Sono un pazzo che si è innamorato di te. E se me lo permetti, potrei essere il tuo futuro' le disse senza staccare gli occhi dai suoi.

 

“Credevo mi avresti tirato uno schiaffo, o che avresti urlato. Invece mi hai guardato, e mi hai detto...”

 

'Se sei pazzo come dici, permesso accordato...' gli sorrise lei.

 

“... e due mesi dopo ti ho chiesto di sposarmi” concluse.

 

Era incredibile l'ironia di tutto questo. Angelus si era infatuato di lei guardandola soffrire. Spike l'aveva amata guardandola ridere. Sapeva cos'aveva provato Jenny, perché lei stessa sarebbe morta piuttosto che passare l'eternità con quella creatura.

 

Ma quello che la sorprendeva più di ogni altra cosa, era che nonostante il peso che le gravava addosso, la confusione che aveva nella testa, l'incertezza di quanto fidarsi dei suoi stessi amici, il tradimento di Darla, la consapevolezza della lotta che ci sarebbe stata, si sentiva la persona più fortunata della terra. Perché un amore che sopravvive alla lontananza, al tempo, alla fatica, un amore tanto grande da sentirlo nel sangue, è qualcosa di unico.

 

 

Capitolo 11

 

Buffy continuava a guardare Spike come se fosse l'unico essere al mondo. E Spike le sorrideva.

 

Poi Buffy abbassò gli occhi, e li chiuse. Spike si allarmò “A cosa pensi, Annie?”

 

Buffy prese un respiro prima di parlare “Vorrei ricordare”

 

Era la prima volta che si concedeva di dirlo ad alta voce. E lui capì perfettamente. Non disse nulla, ma la strinse più forte.

 

Ma lei continuò ugualmente “Quando mi sei vicino, sento chi sei. Non ho bisogno di ricordare questo, lo so e basta. Ma vorrei ricordare come mi hai chiesto di sposarti, cosa abbiamo condiviso, com'è stata la prima notte di nozze...” disse con la testa appoggiata al suo torace.

 

Spike la spostò leggermente da se, per poterla guardare negli occhi. Continuava a sorriderle. “Te l'ho chiesto alle sei di mattina, mentre mi spingevi fuori dalla tua camera per paura che Giles ci vedesse, anche se sapeva già tutto di noi. Tu mi hai detto 'Esci, sbrigati!', e io ti ho risposto--”

 

'Solo se mi sposi', le rispose lui...

 

Poi Spike le alzò il braccio destro, e le ruotò la mano per mostrarle il palmo, dove stava una cicatrice lineare che lei non aveva notato, e lui questo lo sapeva. Girò il proprio palmo, dove ne aveva una identica. “Noi abbiamo condiviso tutto. Quando ci siamo sposati hai voluto condividere il sangue, e lo abbiamo fatto” l'abbracciò di nuovo, e Buffy lo strinse forte. “E riguardo alla prima notte...” continuò “... pronto a ricordartelo in ogni momento” sorrise.

 

Buffy rise alla sua affermazione, la prima risata spontanea che ricordava di aver avuto.

 

Infondo i ricordi non erano importanti, quando sai come seguire il cuore.

 

Solo un problema restava, almeno tra di loro. Non un problema in effetti, più una notizia. “Spike...” lo chiamò.

 

“Si, piccola?”

 

Buffy si staccò leggermente, ma non alzò gli occhi. “C'è una cosa che devo sapere” disse.

 

Spike aggrottò la fronte “Tutto quello che vuoi”

 

“Abbiamo mai parlato...” si fermò, sospirando “Abbiamo mai... cioè, noi volevamo... dei bambini?” si morse il labbro attendendo la risposta.

 

Spike spalancò gli occhi, non spaventato, ma incredulo “Tu stai...?”

 

Buffy alzò gli occhi, e poi li riabbassò subito “Si...”

 

Spike rimase a bocca aperta per un momento, e Buffy inizò ad allarmarsi. Poi improvvisamente la sollevò da terra, tenendola per la vita mentre la faceva girare intorno a se, ridendo come un bambino. La lasciò tornare a terra per abbracciarla con tutto se stesso, nascondendo il viso nel suo collo mentre l'avvolgeva col proprio corpo, e Buffy sentì lacrime felici salirle agli occhi.

 

“Quindi sei felice?” chiese lei.

 

Spike si spostò per guardarla negli occhi, tenendola per le spalle “Se sono felice? Se prima avevo abbastanza forza per combattere ora ne avrò cento volte di più. Da quando tutto questo è iniziato io non ho mai sperato in altro che poter avere un giorno una famiglia con te, in un mondo normale. E possiamo avere entrambe le cose ora, dobbiamo solo lottare per questo” si sporse baciandola sulle labbra, e lei non si tirò indietro.

 

“Spike...” disse quando lui si separò per un istante “C'è solo una cosa che...” si bloccò di nuovo. Le era difficile parlare di quell'argomento, non aveva concluso da sola nessuna delle sue ultime frasi.

 

Spike smise di sorridere vedendo il suo viso preoccupato “Di cosa parli?”

 

Buffy prese un nuovo respiro “Questo bambino ha qualcosa... cioè, non so se nascerebbe come noi, o del tutto umano, o... è che è come profetizzato anche lui, Angelus mi ha detto che era necessario che io fossi incinta per l'incantesimo, e che mi ha lasciata andare per questo, perché lui non poteva farlo...” e abbassò di nuovo gli occhi.

 

Spike rimase in silenzio per un momento, pensando a quelle parole. Buffy attese con ansia la sua risposa, finchè non lo sentì alzarle il mento con lei dita per incontrare di nuovo i suoi occhi. Un sorriso, seppur più tenue del precedente, si era fatto di nuovo strada sul suo volto. “Che importa?” disse semplicemente.

 

Buffy lo guardò confusa “Ma...”

 

Spike la interruppe “Annie, hai un bambino dentro di te, un bambino nostro. Siamo nati e cresciuti in un mondo stravolto, e tra due giorni lotteremo per farlo tornare ad essere come era in un tempo che non abbiamo mai visto. Essere coinvolto in una profezia apocalittica era probabilmente il minimo che potesse capitare a questo bambino, e lo amerei anche se nascesse moro, con gli occhi scuri e tendenze al genocidio”

 

Buffy lo guardò attonita per un momento, poi qualcosa dentro di lei le ricordò che Spike era così, quando doveva parlare di questioni serie le iniziava in modo splendidamente profondo e tranquillizzante, e terminava sdrammatizzandole per farle tornare il sorriso. Ci riuscì in pieno per un momento, ma poi un altra considerazione le attraversò la mente, una che sapeva avrebbe dovuto tenere per se e che lo avrebbe fatto in circostanze diverse, ma con lui qui non poteva nascondere nulla. “Tu pensi sul serio che nascerà?” chiese con un filo di voce.

 

Spike non sorrideva ora. Ma non sembrava triste, né rassegnato. Guardò una ciocca dei suoi capelli dorati, mentre con la mano gliela rimetteva dietro l'orecchio. “Certo che nascerà” disse quasi casualmente mentre compiva il gesto, e poi la guardò di nuovo negli occhi. “Siamo i buoni, no? I buoni vincono alla fine” le sorrise di nuovo.

 

Si, passare da essere profondo a sdrammatizzare era più forte di lui. Ma funzionava sempre. E Buffy sorrise, sentendosi capace di fare qualunque cosa, con il cuore alleggerito da tutte le paure che lo pressavano.

 

 

Un colpo di tosse dietro di loro li fece voltare, Giles stava palesando la sua presenza. “Penso di aver trovato quello che ci serve” disse semplicemente.

 

******

 

Mezz'ora più tardi, Buffy, Spike, Giles e Xander stavano seduti nelle varie sedie dello studio. Giles aveva appena spiegato loro ciò che aveva trovato, e di come il dettaglio su Austral fosse stato decisivo per le ricerche, dato che prima aveva sempre dato per scontato che Angelus stesso avesse la forza per tenere il mondo come stava. Uno sciocco pensiero, ma non c'era tempo per sentirsi in colpa della propria inefficienza.

 

“Quindi ricapitoliamo” disse Xander “Ad Angelus serve questo tizio, questa cosa, questa--”

 

“Entità” chiarì Giles.

 

“Quella, per avere il controllo su questo mondo. L'entità sceglie una ragazza, Angelus deve trovarla, bagnare il... il...”

 

“Amuleto” chiarì Giles di nuovo

 

“L'amuleto che il tizio gli ha dato del sangue della ragazza e del proprio. Così il tizio si sente nutrito e Angelus continua ad avere il controllo sul mondo. Giusto?”

 

“Più o meno...” confermò Giles riluttante a quella spiegazione sommaria.

 

“Poi la ragazza sta con lui e ogni vent'anni fanno la stessa cosa, ma siccome Jenny si è... insomma, il tizio ha scelto un altra ragazza, e così si arriva a Buffy...” tentò di riassumere Xander.

 

Giles intervenne “Austral aveva scelto Jenny, Jenny si è... sacrificata. Allora Austral ha dovuto scegliere un altra donna, ma evidentemente era necessario che avesse un legame con la prescelta che ha reso possibile la creazione di questo caos, e questo spiega il passaggio di sangue che Spike ha individuato prima...” spiegò.

 

Buffy aggrottò la fronte “Quindi tutto l'incantesimo sta nello sporcare di sangue mio e di Angelus un oggetto collegato all'entità? Tutto qui?” chiese.

 

Giles si tolse gli occhiali “Beh, la parte pratica... si. Ovviamente se si considera dal punto di vista del potere, si arriva ad una concezione più profonda di--”

 

“In pratica come lo fermiamo?” tagliò corto Spike, iniziando ad innervosirsi.

 

Giles sospirò “I miei libri hanno confermato le parole di Darla, se Austral semplicemente non viene nutrito perde interesse in questa dimensione, e la lascia a se stessa. In parole povere, si distruggerebbe ogni cosa.” si rimise gli occhiali e si sporse di più nella sedia, stringendo gli occhi mentre cercava di concentrarsi nella spiegazione del suo ragionamento “Il sangue che Austral vuole è quello della donna che lui ha scelto, e della creatura che vuole il controllo del mondo. Per questo Buffy e Angelus, Buffy come prescelta, Angelus come destinatario del potere. Per un incantesimo di tali proporzioni, solo una creatura forte come Angelus potrebbe sopravvivere, una tale infusione di potere potrebbe disintegrare chiunque, quindi lui ci serve. Io penso che se riuscissimo a versare su quell'amuleto il sangue di Angelus e il sangue di qualcun altro, che non sia la prescelta di Austral, questi si infurierebbe, e spezzerebbe l'accordo a cui Angelus l'aveva indotto, facendo tornare il mondo come prima del suo intervento.”

 

Un momento di silenzio seguì quella spiegazione. Finchè non parlò di nuovo Xander. “Quindi, in pratica, noi arriviamo, buttiamo su quel coso il sangue di Angelus e quello di qualcuno che non sia Anne, e abbiamo finito?”

 

Giles abbassò le spalle, ormai rassegnato ai riassunti semplificati del ragazzo. “Si, si è così”

 

Buffy prese di nuovo la parola “C'è un altra cosa, però” disse con un filo di voce, e subito sentì la mano di Spike tenere la propria in un tentativo di conforto.

 

Giles alzò gli occhi verso di lei, e dalla sua espressione capì che sapeva di cosa stava parlando. “Pare...” tentò di dire con una voce molto bassa, e per nulla felice “... pare che quando una donna aspetta un bambino, sia più forte che mai, che dentro di lei ci sia il potere di due vite...” rispose alla sua domanda non posta.

 

Nella stanza calò un silenzio gelido, mentre ognuno ripensava alle implicazioni che tutto questo comportava. Tra due giorni ci sarebbe stata la battaglia che attendevano da anni, e sapere cosa fare non rendeva comunque facile farlo. Avevano riscoperto un alleato, ma allo stesso tempo ne avevano persa un altra. Due splendide combattenti erano già morte in passato per quello scopo, due persone care, parte di quella strana famiglia costituita dai più disparati elementi trovatisi insieme quasi per caso, che sulla strada avevano costruito amicizia e amore, e ora, forse, una famiglia vera.

 

Buffy si alzò in piedi, improvvisamente, interrompendo i pensieri di ognuno di loro. “Giles, tra due giorni sarà luna piena?” chiese, con tono autoritario.

 

“Si, ho controllato”

 

“Perfetto, allora Xander è dei nostri. Spike, tu hai seguito Darla per più di un anno, sai dove si trova il covo di Angelus?” continuò.

 

Spike le sorrise orgoglioso. La sua donna era tornata. “Si”

 

“Bene, dovrai condurci là e raccontarci tutto quello che ci hai visto. E Giles, ci serviranno delle armi”

 

Giles rimise gli occhiali “Certo”

 

Buffy sospirò “Bene” disse risoluta “Iniziamo a prepararci”

 

 

Capitolo 12

 

Si erano preparati. Avevano passato la notte e il giorno, per quanto notte e giorno fossero distinguibili ormai, a pianificare ed allenarsi. E oltre a quello, nessuno aveva detto una parola. Il peso della guerra imminente era troppo grande per tentare di condividerlo quando ancora non avevano avuto un momento per pensarci da soli. E così, in un tacito accordo, quella notte non ci furono allenamenti, ne piani. Quella notte, la notte prima della battaglia, ognuno era libero di passarla come meglio credeva.

 

“Mi sento uno stupido per quello che è accaduto” disse Giles, seduto accanto a Darla, ancora incatenata alla parete. “Come ho fatto a non accorgermene...” sospirò.

 

Darla era rimasta muta per tutto il tempo, da quando aveva parlato con Buffy non aveva più trovato il coraggio di dire nulla. Ma il suo sguardo non era furente o accusatorio, era triste. “Io non te ne ho mai parlato, direttamente...” ammise lei.

 

“Questo non significa nulla” Giles tolse gli occhiali “Sono tuo padre, è mio dovere prendermi cura di te, e si suppone che io mi accorga di quando sei infelice, e che debba prendermi cura anche di questo”

 

Darla chiuse gli occhi “Non potevi, eri sempre occupato...”

 

“Non avrei dovuto, non dovrei mai essere troppo occupato per te. Ma come ho fatto a non sospettare mai, neanche per un secondo, che tu stessi così male da passare al nemico... non potrò mai perdonarmelo”

 

Una lacrima silenziosa scese sul viso della ragazza, e quando parlò di nuovo la sua voce era tremante “Tu ti stai scusando con me quando sono stata io a tradirvi, e nel farlo mia sorella è rimasta uccisa”

 

Giles la guardò, comprendendo la sua confusione “Vedi,” disse “anche tu hai tanto di che scusarti, ma le tue cattive azioni non giustificano le mie. Mi hai fatto capire di aver sbagliato per tanto tempo, e di questo ti chiedo di perdonarmi. Per me è difficile in questo momento perdonare del tutto te di aver causato la morte di Willow, e lo stato attuale di Buffy, ma... sono sicuro che prima o poi ci riuscirò” esalò un respiro, aiutando quelle difficili parole ad uscire.

 

Darla non rispose, altre lacrime si aggiunsero alla prima. Ma l'unico suo gesto fu di inclinare il collo, e appoggiare la testa sulla spalla del padre. In questo momento non era necessario che nessuno dei due dicesse una parola.

 

****

 

“Sai Will, Spike è tornato” raccontò Xander, seduto davanti alla lapide di Willow, nel giardino della vecchia casa. “Mi sento così stupido ad aver odiato per un anno il mio migliore amico, ma ero talmente convinto... e non c'eri tu a farmi capire quanto sbagliavo, come facevi sempre” appoggiando i gomiti alle ginocchia divaricate, prese un respiro “Te lo dico tutte le settimane ormai, ma mi manchi. Non eri solo mia amica, eri la ragazza che sognavo di sposare un giorno. Io ero troppo stupido per darlo a vedere, ma sono sicuro che te n'eri accorta da sola, tu sapevi sempre tutto.” sospirò di nuovo “Lo sappiamo tutti e due che io sono sempre stato la parte inutile del gruppo. Tu avevi gli incantesimi e il cervello, Giles i suoi libri, Spike e Buffy la forza, e Darla... beh. Io invece sono utile solo tre notti al mese, quando mi trasformo in qualcosa di più forte di quello che sono di solito. E ogni volta che ero triste per questo, tu venivi da me, e riuscivi sempre a farmi sentire speciale. Mi facevi sentire come se avessi davvero la forza di esservi utile, e dopo stavo bene come se quella forza fossi stata tu a darmela.” rassegnato, appoggiò la testa tra le mani “Vorrei solo che fossi qui a rendermi di nuovo capace di essere utile...”

 

****

 

“Ho paura” Buffy si concesse di dirgli.

 

Spike non parlò, ma la strinse più forte. Volevano stare da soli quella notte, ed erano andati nell'appartamento in cui lui stava. Quando erano entrati volevano amarsi, era questo che Spike le aveva sussurrato nell'orecchio per farla separare dal gruppo, e lei ne era più che felice. Ma quando arrivarono alla camera, i baci scambiati furono così teneri da farli quasi piangere. Si erano trovati così a sedersi sul letto, Spike appoggiato alla parete con la schiena, e Buffy accoccolata tra le sue gambe aperte, mentre lui da dietro l'abbracciava.

 

“Willow non mi parla più” continuò lei.

 

Spike aggrottò la fronte a quella frase apparentemente senza senso. “Che vuoi dire, piccola?”

 

Buffy sospirò “Quando ho perso la memoria l'ultima volta, non so se succedesse anche prima, Willow appariva tra i pezzi di ricordi che mi tornavano alla mente. Ma non tornavano dei ricordi di lei, era lei adesso. Non so come facesse, ma mi parlava, mi ha dato dei consigli... ma è più di un giorno che non mi parla più, e non mi aiuta a ricordare niente” sospirò di nuovo.

 

Spike le baciò i capelli “Forse significa solo che sta andando tutto bene, che non hai più bisogno del suo aiuto”

 

Buffy appoggiò la testa al suo torace, guardando verso la finestra, dove il cielo era nero come se non ci fosse luna. Era come se quel mondo assurdo sapesse cosa stava per accadere, e nell'anticipazione stesse sconvolgendo le proprie leggi. “Spike?” lo chiamò.

 

Spike tenne gli occhi chiusi, mentre odorava il profumo dei suoi capelli “Hmm?”

 

“Se dovesse succedere qualcosa...” iniziò, ma lui la interruppe.

 

“Non provare a dirlo” l'avvertì, senza durezza nella voce.

 

Buffy non parlò per molti momenti. Ma poi si arrese “Nel mio sangue, c'è scritto che ti amo così profondamente da non aver bisogno di ricordarmi il perchè”

 

Sentì le sue braccia stringersi di più attorno a se, e dopo alcuni momenti la sua guancia fu bagnata da una lacrima non sua. Loro non avevano bisogno di amarsi prima della battaglia. Solo in quel momento erano più intimi che se stessero facendo l'amore. La dimostrazione fisica sarebbe impallidita a confronto.

 

 

Capitolo 13

 

Il sole era sorto, o meglio apparso, quando Xander, Spike e Buffy tornarono al covo. Buffy e Spike furono subito interdetti nel vedere le catene pendenti alla parete vuote, e Darla sdraiata sul divano, dormire. Giles uscì dallo studio sentendoli arrivare, e gli vece segno di seguirlo dentro, facendo piano per non svegliarla.

 

“Giles, perché?” chiese Buffy appena entrati e dopo aver chiuso la porta.

 

Giles guardò a terra sospirando “Io e Darla abbiamo parlato molto ieri notte. Lei non è malvagia. È colpa mia. Le mancava una figura paterna perché ero troppo preso per esserla, e lei l'ha in un certo senso trovata in Angelus.”

 

“Cosa?” chiese Xander senza capire.

 

“Ha ragione” disse Buffy, appoggiandosi alla scrivania “Io, Spike e Alex non ricordiamo neanche i nostri genitori veri, e abbiamo sempre guardato lei come se lo fosse. Capisco che Darla avesse bisogno di una figura autoritaria, e conosco più di quanto vorrei i metodi di Angelus... ma è troppo rischioso, Giles” disse, comprensiva ma risoluta.

 

Giles sospirò “Buffy, so che è rischioso. Ma è mia figlia, mi fido di lei, e ha così tanto bisogno di sentirsi perdonata che non credo tenterà altro. Vuole unirsi a noi nella battaglia di questa notte”

 

Buffy stava per rispondere, quando Spike le prese la mano per fermarla “Ha ragione Giles, dovremmo darle un altra possibilità”.

 

Quando Buffy si voltò a guardarlo confusa, lui la guardò per farle comprendere che sapeva quello che faceva, e lei si fidò. Xander non rispose nulla, non stava nemmeno realmente ascoltando, la sua mente era persa a Willow e alla battaglia di quella notte.

 

“Bene allora” disse Buffy “Iniziamo a prepararci”

 

*******

 

Il momento era arrivato. Appena sparito il sole, i cinque si fecero strada verso il covo di Angelus. Camminarono per molti minuti, in assoluto silenzio, cercando di concentrarsi su cosa dovevano fare. Il piano era riuscire a bloccare Angelus per sporcare l'amuleto del suo sangue, poi Giles lo avrebbe sporcato del proprio, e se i suoi calcoli erano giusti questo sarebbe stato sufficiente. Giles, Xander e Darla avrebbero dovuto tenere a bada le sue guardie, mentre Spike e Buffy andare dritti da lui. E poi improvvisamente Xander si fermò di botto. Dopo qualche passo, Spike se ne accorse.

 

“Hey, che hai amico?” chiese

 

Xander guardava il cielo, terrorizzato. Spike gli si avvicinò lentamente, mettendogli una mano sulla spalla per riscuoterlo. Allora Xander si voltò a guardarlo “La luna non c'è”

 

“Cosa?” chiese Spike aggrottando la fronte.

 

“Doveva esserci luna piena stanotte. Ma non c'è più la luna. Non mi trasformerò” disse con un filo di voce. “Non posso fare niente” continuò, vicino a cadere nel panico.

 

Buffy si avvicinò a lui, lentamente, senza smettere di guardarlo negli occhi. Quando lo raggiunse gli prese la mano.

 

“Come può essere sparita la luna?” ma i suoi occhi, e la sua voce bassa, chiedevano 'come farò adesso?'

 

“Alex” rispose lei, tranquillamente “Tu non hai bisogno della luna”

 

Lui la guardò, senza risponderle. Buffy si voltò, tranquilla come era arrivata, e proseguì il cammino. Spike rimase accanto a Xander, finchè anche lui non si mosse.

 

 

 

I cinque proseguirono la loro marcia, finché non arrivarono davanti ad un edificio scuro, che forse avrebbe dovuto essere una grande casa, ma che somigliava più ad una prigione ormai.

 

Per un momento nessuno si mosse, rimasero solamente a guardarla, e a pensare. Questa era la notte in cui si sarebbe deciso tutto.

 

 

 

Buffy entrò dalle porte principali, ignorando i vampiri guardia che le si avvicinarono. Non le avrebbero tolto un capello. Lei gli serviva.

 

Attraversò con noncuranza quell'unica, enorme stanza centrale che portava ad una statua enorme, la statua di un mostro, la statua di Austral. Camminò lentamente, un passo dopo l'altro, lo sguardo puntato davanti a se, ma la concentrazione mirata a qualunque cosa le accadesse intorno. Le era stato steso un tappeto rosso, ai lati del quale stavano gli uomini di Angelus, che uomini non erano. Ma Buffy non pensava a loro, non pensava agli altri. Non pensava e basta, perché Angelus poteva portarle via anche quello.

 

Quando raggiunse la grande statua si fermò, e attese. Angelus venne fuori un minuto più tardi, da una porta alla sua sinistra, avvicinandosi a lei con un ghigno soddisfatto. La guardava come se potesse leggerla, e Buffy sapeva che lo stava facendo. Ma non avrebbe trovato nulla nella sua mente.

 

“E così, la mia piccola spia mi ha risparmiato il lavoro di venire a prenderti” sorrise fiero.

 

Buffy non cambiò espressione. “A quanto pare hai mosso bene le tue marionette”

 

Angelus la guardò, con lo stesso sorriso stampato sul volto. “Il re sa muovere le sue pedine, deve avere il controllo della sua terra” disse, iniziando ad avvicinarsi a lei “Ogni pensiero, ogni persona, ho tutto davanti agli occhi”

 

Buffy sorrise maliziosa, lanciando un impercettibile occhiata al di là dell'essere. “Beh, forse non tutto”

 

Il sorriso di Angelus cadde, mentre Spike da dietro di lui si alzava per colpirlo con tutta la sua forza. Buffy aveva fatto un ottimo lavoro a distrarre le guardie, come Spike era stato un eccellente spia in quegli anni, tanto da sapere dove muoversi nella tana del nemico.

 

Neanche un secondo più tardi, Giles, Darla e Xander fecero irruzione nel palazzo, aggredendo le guardie per tenerle il più occupato possibile. Giles si avvicinò a Buffy quel tanto che bastava per lanciarle la spada, la sua arma preferita, mentre Xander improvvisamente si sentiva pervaso da una forza che sentiva solo quando era un lupo. Colpendo le guardie, si rese conto che qualcosa in lui era cambiato. E sapeva anche chi lo aveva reso possibile. 'Grazie Will' pensò, mentre infilava un paletto nel cuore di un demone.

 

Angelus si rialzò in fretta nonostante il colpo, e Spike e Buffy gli furono addosso. Insieme combattevano come fossero uno, schivavano i suoi attacchi e li contraccambiavano ferocemente, senza dargli possibilità di riprendersi dopo i colpi. Angelus riuscì a scaraventarsi verso le proprie armi e afferrò una spada con cui difendersi. “Deduco che non ti sono mancato, amore” disse rivolto a Buffy.

 

Lei gli rispose con una smorfia, e parlò a Spike “Porta qui Giles mentre lo tengo a bada, ancora un po' e ce l'avremo fatta”

 

Spike annuì riluttante, preoccupato a lasciarla col nemico ma riconoscendo l'importanza delle sue parole. Si allontanò da lei per correre nella parte più esterna del salone, dove Giles e Xander cercavano di affrontare da soli un gruppo di otto uomini. Da soli, perché Darla non solo non si era mossa, ma aveva cercato di usare la sua velocità per raggiungere Angelus ed aiutarlo. Spike si voltò a guardarla con disprezzo “Scusa, ragazzina. Sei veloce a scappare quanto a tradire, e non potevamo lasciarti fare nessuna delle due cose” ghignò.

 

“Spike? Perché diavolo hai detto a Giles che tenere Darla con noi era okay?”

 

“Perchè è demoralizzato, e ne ha bisogno. E lei non sarà un problema, tu non lo ricordi ma io so che Giles aveva trovato un incantesimo per togliere temporaneamente le mutazioni”

 

Darla lo guardò colpita, arrabbiata e sull'orlo di piangere. Ma Spike non aveva tempo per questo. Si gettò nella mischia e andò a proteggere quella che per lui era davvero una famiglia.

 

 

 

Buffy girava con Angelus attorno ad un cerchio invisibile a terra, fronteggiandosi e pronti a ricevere o a dare l'attacco.

 

Angelus le sorrise. “Che spreco Buff, avremmo potuto essere grandiosi insieme”

 

“Sarà grandioso il momento in cui sarai morto” disse avanzando e affondando la spada.

 

Iniziarono il duello, anche se nessuno dei due intendeva uccidere. No, dovevano restare entrambi vivi quella notte, perché il sangue serviva. All'uno quello dell'altra. Ma questo non significava che non potessero ammaccarsi. Si lanciavano l'uno contro l'altra, in qualcosa che sembrava più una danza che una lotta, le spade mandavano scintille ogni volta che s'incontravano e fendevano l'aria.

 

“E' proprio vero che gli umani sono più carini da piccoli” la schernì. “Ora sei incredibilmente noiosa” disse ancora certo di vincere.

 

“Oh, non hai idea di quanto fossi noioso tu per me” rispose senza prestarvi attenzione.

 

Angelus lasciò incontrare le loro spade, ma invece di respingerla nell'attacco avvicinò la propria spada a se, in modo che Buffy gli si avvicinasse per la spinta che aveva dato al colpo. Quando i loro volti furono a pochi centimetri di distanza, le sussurrò “Mi sembrava che ti piacesse il mio modo di essere... noioso”

 

Buffy ignorò il brivido freddo che quell'essere riusciva ancora a farle provare per la paura, e lo respinse, ricominciando la lotta ma senza dire una parola.

 

“Che hai, piccolina. Qualcosa ti preoccupa?” la prese in giro colpo dopo colpo.

 

“E cosa dovrebbe preoccuparmi, tu forse?” rispose risoluta, anche se le intimidazioni la stavano affondando più di quanto credesse.

 

E in un attimo, la spada di Angel le aveva colpito un braccio, facendola finire seduta a terra. “A quanto pare, si” le disse.

 

La lotta si fermò. Non era nulla di più che un graffio, ma Buffy lo guardò nel panico. Non importava la grandezza del taglio, ciò che importava è che ora il suo sangue era sulla lama della spada di Angelus. Aveva fallito.

 

Angelus la guardò, con il sorriso diabolico che non aveva abbandonato i lineamenti per un secondo. Non smise di guardarla negli occhi, mentre con grazia allungava la spada verso il mostro alla sua sinistra, il mostro che era l'amuleto. Una scintilla di soddisfazione gli attraversò gli occhi, mentre faceva scivolare la lama al centro, sporcando l'amuleto del suo sangue.

 

Improvvisamente la terra iniziò a tremare, e mentre Buffy si guardava intorno per trovare qualcosa a cui tenersi, Angelus non si squassò di un millimetro. Buffy lo guardò di nuovo. Aveva vinto, e lo sapeva. Il sangue di Buffy non doveva toccare la statua, doveva essere quello di una creatura forte come Angelus e di una persona che non fosse la prescelta, perché l'entità si adirasse ed annullasse tutto.

 

“Sta iniziando” disse Angelus, mentre faceva scorrere la spada sulla mano libera, lentamente, per far uscire il proprio sangue.

 

Gli occhi di Buffy erano lucidi di terrore e sconfitta, incapaci di lasciare i suoi. Non riusciva neanche a respirare. Era tutto finito, per un suo stupido errore. La battaglia intorno a loro era scomparsa per le sue orecchie, riusciva solo a sentire il battito forte del proprio cuore, e a guardare gli occhi gelidi del male che stava vincendo.

 

Angelus fece una smorfia per il dolore del taglio. Poi lasciò cadere a terra la spada, chiuse a pugno la mano ferita perché ne uscisse più sangue, e le sorrise di nuovo.

 

“Vinco sempre io Buff, avresti dovuto capirlo da anni” disse sicuro, mentre si voltava verso la statua e allungava la mano ferita a toccarla.

 

 

Buffy sentì le lacrime scenderle sulle guance, l'impotenza di non sapere più che fare.

 

La scena che le si presentava davanti era come rallentata. La mano di Angelus sembrava metterci secoli a mettere fine alle sue speranze.

 

E ad un tratto, non c'era la mano di Angelus.

 

C'era quella di Spike, spinta contro la statua mentre gocce di sangue gli correvano lungo il braccio.

 

“Non questa volta” disse rivolto ad Angelus, un attimo prima di tagliargli la testa con la sua stessa spada, quella che aveva lasciato cadere a terra convinto di non averne più bisogno.

 

In un attimo, Angelus era polvere, e Spike ansimava continuando a tenere la mano sull'amuleto.

 

 

Spike guardò Buffy negli occhi, con amore, mentre lei rispondeva con un terrore che le gelava il sangue. Le parole di Giles le rimbombavano nella mente.

 

“Per un incantesimo di tali proporzioni, solo una creatura forte come Angelus potrebbe sopravvivere, una tale infusione di potere potrebbe disintegrare chiunque”

 

E ad un tratto la statua mutò, quasi prendendo vita, ed un braccio si allungò fino al torace di Spike infondendo una luce quasi accecante. Buffy lo sentì urlare di dolore.

 

La terra tremò più forte, ma lei non se ne curava. Vide Spike chiudere gli occhi, e gridare qualcosa che non riusciva a sentire. Ma qualunque cosa fosse, provocò un rombo assordante nell'aria, e la luce aumentò fino a doversi coprire gli occhi.

 

 

Quando li riaprì, il pavimento aveva smesso di tremare, ma Spike era a terra.

 

Buffy corse da lui, chinandosi al suo fianco, e sentì i passi di Giles e Xander avvicinarsi rapidamente. “Che è successo?” chiesero.

 

Buffy quasi non li sentì. Spike non si muoveva. Il suo battito non c'era. Era morto.

 

Era morto per colpa sua.

 

Xander si chinò accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla, ma senza dire nulla. Giles fece lo stesso. “Andiamo, Buffy” tentò di dirle.

 

Buffy si alzò in piedi, lentamente. Non distoglieva gli occhi dall'uomo sotto di lei. Xander e Giles si alzarono insieme a lei, e iniziarono ad andare lentamente verso l'uscita. La vittoria costava tanto.

 

Ma Buffy non li seguì. Sorrise. Attendendo che si allontanassero abbastanza, si sdraiò accanto a Spike, e gli prese la mano. “Grazie Willow” mormorò, prima di recitare le parole. Le parole che le avevano salvato la vita. Le parole che la salveranno a lui.

 

Giles e Xander si fermarono appena la sentirono parlare. Voltandosi di scatto videro un'aura color arancio circondare i due ragazzi, e il soffio vitale passare da lei, a lui.

 

Corsero verso di loro, ma non fecero in tempo. In un attimo Spike aveva aperto gli occhi, sedendosi di scatto per lo shock. “Cosa...?” mormorò, prima di sentire la mano che lo teneva, e guardare accanto a se. Buffy ora era al suo posto, sdraiata, immobile, con gli occhi chiusi, mentre lui le teneva la mano senza vita.

 

“No... no” disse nel panico, chinandosi su di lei.

 

Giles non osava muoversi, tenendo i pugni stretti. Xander tratteneva le lacrime, mentre le mani gli tremavano. In due minuti che erano sembrati un eternità, la guerra era finita, un amico era morto, e un amica aveva preso il suo posto.

 

“No piccola” disse Spike prendendole il viso con entrambe le mani “Razza di stupida testarda, lo avevo io il tuo posto, perché sei venuta a rubarmelo...” disse incoerentemente, a occhi spalancati mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

 

E quando una lacrima le cadde sul viso, Buffy strinse gli occhi. I tre uomini trattennero il respiro, mentre lentamente voltava la testa e lo guardava, sorridendo.

 

Giles si lasciò cadere a terra, tenendosi il viso tra le mani per la paura che aveva avuto. Xander lo seguì, chiudendo gli occhi e lasciando uscire le lacrime che tratteneva.

 

Spike la guardò, confuso ed estasiato “Come...?”

 

Buffy alzò una mano, posandola sulla sua guancia. “Quando una donna aspetta un bambino, dentro di lei c'è il potere di due vite” ripetè le parole che Giles aveva detto. “Il piccolo mi ha aiutato a riportarti qui”

 

Spike rimase immobile per un momento, incapace di muoversi per il terrore provato un attimo prima e la gioia che ne era seguita. Poi l'attirò tra le braccia, e si sedette per terra tenendola a se, e lasciando uscire le lacrime che la paura aveva portato.

 

Era tutto finito, erano tutti vivi.

 

 

 

Quando i quattro uscirono dai portoni principali, il cielo aveva assunto uno strano colore. Rosa, per la maggior parte, e arancione, e azzurro. Spike, tenendo Buffy tra le braccia, fissò con lei lo spettacolo che avevano davanti. Giles con loro. Xander, invece, guardava un altra cosa. Una cosa che era appena uscita dall'angolo destro della casa.

 

“Willow...” sussurrò con voce tanto bassa che quasi non lo sentirono.

 

Quando i tre si voltarono per guardare nella sua stessa direzione, videro una ragazza dai capelli rossi sorridere, e avvicinarsi a loro.

 

“Willow?” mormorò Giles, come se non credesse ai suoi stessi occhi.

 

“Willlow...” fece eco Buffy, mettendo poi una mano davanti alla bocca per lo stupore.

 

Spike sorrise, per nulla stupito.

 

“Ciao, ragazzi...” disse Willow appena li ebbe raggiunti “Hey, mi guardate come se avessi qualcosa tra i denti...” scherzò.

 

Xander gli si lanciò tra le braccia, Giles e Buffy dietro di lui.

 

“Attenti ragazzi, mi fate male” rise lei.

 

“Ma come...?” chiese Giles un attimo dopo, separandosi per lasciarla respirare.

 

Willow si voltò verso Spike, fiera. “Lui” rispose.

 

Buffy e Giles lo guardarono confusi. Spike sorrise “Quella cosa, dopo aver avuto il sangue mi ha chiesto cosa volevo. Gli ho chiesto di annullare tutto, e riportare la rossa da noi”

 

Buffy gli si gettò tra le braccia, nascondendogli il viso nel collo per l'orgoglio e la gioia. Giles lo guardò, fiero di lui come non era da troppo tempo, mentre Xander non aveva tolto gli occhi di dosso da Willow.

 

Willow si voltò di nuovo verso di lui, timida, mentre lui la guardava come se fosse un angelo “Xander, io...”

 

Xander la interruppe, attirandola a se e baciandola con una passione che nascondeva da troppo tempo. Willow si stupì solo per un secondo, prima di sciogliersi tra le sue braccia e ricambiarlo con amore.

 

Mentre le coppie, vecchie o nuove che fossero, esprimevano la gioia della fine della guerra, Giles si voltò. Darla era in piedi, poco distante dalla casa, guardando ogni evento con occhi rossi di pianto e le lacrime sulle guance.

 

Giles la guardò esitante, e fece un passo verso di lei allungando una mano per invitarla ad avvicinarsi. Ma Darla rispose facendone uno indietro, e chiedendogli scusa con gli occhi, abbassò la testa, si voltò, e se ne andò via. Giles abbassò la mano, seguendola con lo sguardo mentre se ne andava dalla sua vita. Sapeva che non sarebbe tornata. Prese un respiro, e si voltò a sorridere verso la bambina che aveva ritrovato.

 

I quattro, che ora erano di nuovo cinque, stavano appoggiati alla parete della casa, guardando dritti davanti a loro. Stanchi per la lotta, Buffy stava appoggiata al torace di Spike con lui che le cingeva la vita, Xander e Willow li imitavano, e Giles si era seduto a terra.

 

“Giles, cos'è quello?” chiese Xander.

 

“E' l'alba” gli rispose.

 

 

 

 

Fine