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AUTORE: Ovviamente io, Valentina (Buffy1229)

RATING: VERDE... insomma, per tutti... Tranne in alcune parti (mi riserverò di scriverlo prima) !!!

TIMELINE: tutte le serie di Buffy (ma AU!!!!)

DISCLAIMER: Appartiene tutto a quel mago di Joss Whedon, alla Mutant Enemy, alla UPN... Insomma a loro!

 

 

 

CAPITOLO 1

 

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

 

 

 

 

Mancavano pochi minuti all’atterraggio, sapevo già che cosa mi aspettava: un anno di solitudine, senza nessuno con cui parlare, scherzare… Mi ero sempre sentita un pesce fuor d’acqua lì. Ma dovevo abituarmici. Los Angeles non faceva più per me: l’unico legame che avevo lì era quello con mia madre, ma il suo repentino matrimonio con Mike “l’idiota” mi aveva fatto scappare da quella villa di 200 mq per piano che, nonostante le dimensioni, stava cominciando a starmi stretta. E così ero riuscita a convincere mamma a spedirmi dal mio vero padre che abitava nella minuscola cittadina californiana che sarebbe presto diventato il mio piccolo inferno. Atterrammo… lentamente raggiunsi l’uscita e lo riconobbi. Mi venne incontro sorridendo per poi abbracciarmi.

- Ciao Buffy, tesoro, pensavo non arrivassi più!-

- Ciao Hank… papà!-

Non mi era solito chiamarlo “papà”, nei discorsi tra me e mia madre era sempre stato Hank, il suo primo marito, con il quale mi aveva concepita, ispettore di polizia, 45 anni… Ma in sua presenza dovevo sforzarmi di essere la figliola adorante. Afferrò la valigia e mi lasciò carico solo dello zaino che avevo sulle spalle, ci dirigemmo verso l’esterno e lì mi resi conto dell’umiliazione alla quale sarei presto stata sottoposta: era venuto a prendermi con la macchina di servizio. Sbuffando mi sedetti sul sedile posteriore, divisa da Hank per quell’inutile grata che divide le autorità dai malfattori. Cercai di non pensarci…

- Buffy, ti ho preso una macchina… A dire il vero è un pick-up rosso di seconda mano, me l’ha venduto il mio amico Bill, ma va alla grande… mi avevi detto che avresti voluto comprarti un auto..-

- Si, dovevo comprarla io… Ma di che anno è?-

- è in buonissimo stato, l’adorerai…-

- Di che anno è?-

- 1987… ma è in ottimo stato, e il motore è un bolide, davvero…-

Sapevo già che non ne sarei stata felice…

Hank frenò e posteggiò sul vialetto di casa e lo vidi. Pensavo fosse peggio, ma stranamente il pick-up mi piacque. Sorrisi e abbracciai mio padre e poco dopo rientrammo in casa. Passai tutto il resto del pomeriggio a sistemare i vestiti nell’armadio, lieta di avere una camera tutta mia e un portatile sulla scrivania, un altro regalo di Hank. La cena fu a base di pizza, veloce e silenziosa. Aiutai mio padre con le stoviglie e poi raggiunsi la mia camera. Ero molto nervosa: l’indomani sarebbe stato il mio primo giorno di scuola… Che paura! Sarei riuscita a farmi qualche amico? Dopo aver fatto un salto in bagno, mi sdraiai sul letto senza riuscire a chiuder occhio. Sarebbe stata la giornata più lunga della mia vita…

 

Nonostante l’ansia, ero riuscita a dormire per circa tre o quattro ore, pronta a scattare in piedi al suono della sveglia. Sapevo bene dove si trovava la scuola, ma dovevo comunque far presto perché mi aspettava una breve sosta in segreteria prima delle lezioni e non volevo assolutamente dare una cattiva impressione di me arrivando in ritardo proprio il primo giorno. Velocemente mi preparai, scesi a fare colazione ma mi accorsi che la macchina di Hank non c’era… probabilmente era a lavoro già da un pezzo. Sul tavolo c’erano delle ciambelle e dei croissant, ma ero così nervosa che mi veniva la nausea solo a pensare di mettere qualcosa sotto i denti. Aprii il frigo e ne estrassi il cartone del succo d’arancia che ingurgitai in fretta dopo essermi accorta che erano già le 7.30. Feci una corsa verso il bagno, lavai i denti e mi misi un trucco leggero e, presa la giacca e l’inseparabile zaino, uscii diretta al pick-up. Messami alla guida, girai la chiave e mi spaventai al rumore del motore in moto: ma era un auto o un trattore? Sospirai pensano che per quella mattina fortunatamente non avrei fatto brutte figure con quel macinino: sarei arrivata con largo anticipo rispetto agli altri studenti.

Accesi la radio e durante il tragitto mi sorpresi a canticchiare una canzone di Michelle Branch, la mia cantante preferita: “Are you happy now”. Eccomi arrivata. Guardai l’edificio e cominciai a fare i paragoni con la mia vecchia scuola, la Emery: il campus dal di fuori sembrava essere minuscolo, sicuramente non c’erano poi così tanti studenti… Alla Emery ero stata popolare, solo come le cheerleader possono esserlo, ma non avevo intenzione di occuparmi del cheerleading, mi aveva un po’ stufato… Negli ultimi tempi ad L.A., avevo concentrato le mie energie unicamente sullo studio, diventando una delle migliori nel mio corso. Speravo di essere all’altezza della nuova scuola…

Entrai in segreteria, dove fui accolta da una donna anziana che mi consegnò un modulo da far firmare agli insegnanti che avrei incontrato a lezione e da riportare in segreteria a fine giornata e una cartina della scuola insieme agli orari delle lezioni. La scuola si era appena popolata ed io non sapevo dove si trovava l’aula 4. Mentre cercavo di capire dove dirigermi nonostante il mio pessimo senso dell’orientamento, qualcuno mi si avvicinò salutandomi con un enorme sorriso.

- Ciao, sei nuova? Non credo di averti mai visto da queste parti.-

- Ciao, si, sono nuova… mi sono appena trasferita da…-

- Los Angeles, vero?-

- E tu come fai a saperlo?-

- è una piccola scuola, le notizie corrono… che maleducato, non mi sono nemmeno presentato: sono Xander Harris.-

- ed io Buffy Summers, piacere di conoscerti.- e gli strinsi la mano.

- Oh, il piacere è tutto mio!- disse con un sorriso a 54 denti.

- Avrei un problema, ti dispiacerebbe indicarmi l’aula 4?-

- Certo, posso anche accompagnarti, io ho lezione nell’aula di fronte alla 4.-

- Sei davvero gentile.-

Per tutto il tragitto non parlammo, imbarazzati, poi finalmente arrivammo a destinazione.

- Eccoci arrivati… magari ci incrociamo a pranzo?-

- Contaci. Ti ringrazio tanto, Xander. Ci vediamo più tardi.-

- Buona lezione!- e sparì nella sua aula.

Feci un enorme sospiro ed entrai. Inutile dire che avevo tutti gli occhi addosso. Mi sedetti nell’unico posto libero ad aspettare che arrivasse il professore della prima ora, un certo Sniff che insegnava Letteratura Inglese, la mia materia preferita. Poco dopo arrivò il suono della campana che indicava l’inizio delle lezioni e un uomo dall’aria rassicurante si posizionò alla cattedra. Mi alzai e gli mostrai il modulo da firmare e, dopo avermi augurato il benvenuto alla Sunnydale High, mi rimandò a posto. La lezione cominciò, ma mi annoiai per una buona mezz’ora. Si parlava di “Cime tempestose” di Emily Brontë, argomento ampiamente trattato nella mia vecchia scuola. Ma poi il prof decise di far aprire il libro per leggere alcune critiche sull’autrice e naturalmente io non sapevo che pesci prendere visto che ne ero sprovvista. Ma una ragazza che sedeva nel banco accanto, forse vedendomi spaesata, si avvicinò insieme al libro…

- Ecco… Ora puoi seguire. Mi chiamo Cordelia, tu sei Buffy, giusto?-

- Si, sono Buffy. Piacere e grazie…-

Passammo l’intera lezione a chiacchierare a bassa voce del più e del meno piuttosto che seguire, non potevo lasciarmi scappare l’occasione di fare amicizia. Era una ragazza molto simpatica, seguiva le mie stesse lezioni e avevo idea che avremmo legato molto. La lezione finì e ci dirigemmo verso l’aula di Biologia, dove ci attendevano due ore di noia mortale a dire di Cordelia. Entrammo in classe, ma lei dovette lasciarmi per sedersi vicino ad un’altra ragazza, visto che i posti erano stati assegnati ad inizio anno e si lavorava in coppia, ed io mi diressi verso l’unico banco con un posto libero.

Mi sedetti, sorridendo alla mia nuova compagna di banco: allungai la mano per presentarmi a quella ragazza così timida e pure così carina. Si chiamava Willow, aveva dei bellissimi capelli rossi e a quanto pare aveva la nomina della più brava della scuola. Mi disse, purtroppo, che quella sarebbe stata una delle poche volte che ci saremmo potuto sedere insieme a biologia, visto che lei aveva già una compagna di banco, una certa Anya… mi disse anche che quello che avrebbe dovuto essere il mio compagno di banco, quel giorno aveva saltato la lezione… ma che ero davvero fortunata: si trattava di uno dei ragazzi più belli della scuola, occhi azzurri e assurdi capelli platinati, alla Billy Idol, il viso spigoloso e dei modi così gentili da sembrare di un’altra epoca… Il professore entrò in classe e, a differenza dell’altro insegnante, mi presentò agli altri studenti dopo aver messo la propria firma sul mio foglio. Per quel giorno avremmo visto un documentario. Non appena si spensero le luci, cominciai a pensare alle ultime parole di Willow: Era stata davvero dettagliata nella descrizione, così tanto che cercavo di figurarmi mentalmente quale potesse essere l’aspetto del mio compagno di banco… conoscendomi, se era così bello come diceva, non poteva che essere uno spaccone! Finita la lezione, mi alzai in contemporanea con Willow, che in un batter d’occhio cacciò tutti i suoi libri e quaderni nello zaino e si avvicinò a Cordelia, che visto il mio esser un po’ lenta a rimettere tutto a posto, disse:

- Coraggio, Buffy, sbrigati… o faremo tardi a Matematica!-

In realtà pensavo ancora al mio compagno di banco… Scossi la testa e seguii Cordelia verso la lezione più noiosa della storia. Anche qui, io ero avanti col programma. L’ora di pranzo arrivò. Per mia fortuna, Cordelia faceva parte del gruppo di Xander, il quale sfoderò il suo enorme sorriso quando vide che avevo mantenuto la promessa. Anche un altro ragazzo occupava il tavolo: Jess, un bel ragazzo spiritoso al pari di Xander. Parlucchiammo un po’ finché non mi accorsi, voltandomi per sistemare il giubbotto scivolato dalla sedia, che un ragazzo mi fissava… “Che carino! E se fosse…”pensai. Era seduto in compagnia di un ragazzo e due ragazze: il maschio era molto alto, con i capelli neri e gli occhi del medesimo colore, molto affascinante; delle due ragazze, una aveva folti capelli castani e l’altra lisci capelli biondi… Stranamente mi trovai a pensare che tutti e quattro fossero belli.

Mi voltai verso Cordelia, decisa a saperne di più…

- Ehi, Cordelia, potresti dirmi come si chiama quel ragazzo seduto al tavolo vicino il self-service?-

- Chi, quello che ora ti sta facendo la radiografia?-

- Cordelia!- la rimproverò Willow.

-Beh, si chiama William Cullen, ma tutti lo chiamano Spike. È un ragazzo molto educato e intelligente, e poi è davvero carino. Quelli che sono seduti con lui sono sua sorella Faith Cullen, ossia la mora, Darla Ferguson e Liam Bingly. Darla e Liam stanno insieme da secoli, sono inseparabili. Tutti e quattro sono figli adottivi del dottor Rupert Cullen, il dottore più in gamba della città… i loro veri genitori sono morti quando erano molto piccoli. Si sono trasferiti a Sunnydale dall’inizio del liceo e…-

- Ed ora basta con i racconti perché è suonata la campana!- esclamò uno Xander visivamente alterato dalla conversazione.

Le ultime due lezioni passarono in fretta, nonostante nei miei pensieri ci fosse sempre William Cullen e il suo strano comportamento, ma l’ultima ora riuscii a concentrarmi sul fatto che, a dispetto di tutte le previsioni, forse mi ero fatta qualche amico e che di William Cullen non mi importava assolutamente niente. Lasciai l’aula e mi diressi verso la segreteria, aprii la porta e… seduto a parlare con la segretaria c’era lui, William Cullen. Quando entrai mi guardò in modo strano… Sentii l’anziana donna blaterare qualcosa come – Mi dispiace, Signor Cullen, ma non è proprio possibile!-

Lui la ringraziò, seppur sbuffando e non rivolgendomi la minima attenzione uscì fuori dalla stanza. Rimasi impietrita per qualche minuto, ma poi consegnai velocemente il modulo alla segretaria e mi diressi a casa. Mio padre aveva preparato la cena, cosa che mi proposi di fare io dal quel giorno in poi, e mi chiese della scuola. Raccontai della cordialità di Xander, Cordelia, Willow e Jess, volutamente sorvolando sulla non-conocenza che avevo fatto con William Cullen. Essere figlia del capo della polizia è un tormento: nei successivi 45 minuti mio padre non fece altro che parlar bene delle famiglie dei miei nuovi amici… Solo la provvidenziale telefonata della mamma mi salvò da quelle lodi. Dopo la telefonata mi preparai per andare a letto e, spedita qualche mail alle amiche di Los Angeles, mi sdraiai a letto con le cuffie del lettore Mp3 alle orecchie. Ascoltai una bellissima canzone che sapevo colonna sonora di qualche puntata di Grey’s Anatomy - “How to save a life” dei Fray - e, cullata dal dolce suono del pianoforte, mi addormentai…

CAPITOLO 2

 

COLPITA E AFFONDATA

 

Ore 6.45. La sveglia faceva un rumore infernale… avevo dormito male. Mi alzai e mi diressi dritta verso il bagno. Hank era già uscito per andare a lavoro, mangiai qualcosina e poi mi diressi a scuola. Solo quando accesi il motore pensai a cosa mi sarebbe accaduto quella giornata. Presi l’orario dal diario e … Due ore di Biologia, questo significava che avrei conosciuto William Cullen… Ma nello stesso tempo la cosa non mi allettava: avevo paura di scoprire di stargli antipatica, di quel genere di antipatia che si prova a pelle. Appoggiai la testa sullo sterzo. Sarei sopravvissuta al mio secondo giorno? Per fortuna c’erano Willow, Cordelia, Xander e Jess. Misi in moto e nell’arco di 10 minuti ero già a scuola. Sembrava avessi ingoiato un bastone: l’ansia mi aveva fatto irrigidire… “Calma Buffy, Calma! Che te ne importa se a quel tipo così strano e affascinate non vai a genio? Un momento… chi ha detto che sia affascinante? Da dove mi è uscito? Solo perché ha dei fantastici occhi azzurri, dei capelli stranamente sexy e un corpo… Ok, ripensandoci, la radiografia non l’ha fatta lui a me a quanto pare!!”

Uff… lui non era stato gentile, perché pensavo a lui in questi termini? Persa in quelle scemenze, non mi accorsi di qualcuno stava camminando praticamente nella mia direzione fin quando io ed i miei libri volammo a terra.

- Oh, mamma. Scusami ero sovrapensiero.- dissi raccogliendo i libri.

- Lascia che ti aiuti!- non credevo ai miei occhi. Ma proprio con lui dovevo andarmi a scontrare?

Mi feci aiutare… Com’era diverso dal giorno precedente!

- Oh, credo di aver dimenticato le buone maniere, mi spiace. Mi chiamo William, William Cullen. Scusami per l’imperdonabile comportamento di ieri…- lasciò in sospeso come a…

- Buffy, Buffy Summers.-

- Si, certo, Buffy. Piacere di conoscerti. Scusami ancora per ieri, era uno di quei…-

- … giorni no?- incalzai io, senza pensarci camminando al suo fianco verso il laboratorio di biologia. Reggeva ancora i miei libri. Mamma, che carino. Eppure non mi sentivo a disagio.

- Si, esatto, un giorno no. Allora, ti piace Sunnydale?-

- Beh, si… anche se un po’ rimpiango Los Angeles ed il suo sole… Qui ci sono sempre le nuvole a coprirlo… però non è poi così male..-

- Basta farci l’abitudine!- Sorrise. Era bellissimo.

Mi sforzai di mantenere quel po’ di contegno che mi era rimasto… ed entrammo in classe. Cordelia mi salutò con un bacio sulla guancia e per poco non le uscirono gli occhi dalle orbite quando vide William con in mano i miei libri… - Caspita Buffy, ti sta già dando da fare! Punti in alto!-. Le spinsi il braccio

– Ma dai, ci siamo solo scontrati in corridoio…-

- Casualmente?- non voleva crederci

Mi accigliai – Si, casualmente. Perché?- fece segno come se non fosse importante. Sbuffai e tornai a posto.

- Grazie per avermi portato i libri…-

- Figurati, era il minimo che potessi fare per scusarmi!- mi sorrise. Mi stavo sciogliendo come neve al sole! Per fortuna il professore optò per un altro documentario quel giorno. Potei osservare William di sottecchi, in tutta la sua bellezza. Mi sorpresi nel constatare quanto fosse spigoloso e singolare il suo viso, quanto fosse lattea la sua pelle, magnetici i suoi occhi… E lì lui si voltò verso di me. Oh, mamma, mi aveva scoperto! Ricacciai lo sguardo verso il televisore, ormai certa di essere diventata color porpora. La lezione finì e salutato William mi diressi insieme a Cordelia nell’aula di Informatica dove ci attendeva anche Willow. Ci sedemmo in postazioni vicine: io naturalmente ero tra Cordy e Will, a mo’ di interrogatorio di terzo grado.

- Ehy Willow, non crederai mai su chi ha fatto colpo la nostra Buffy!-

- Fatto colpo? Io non ho fatto colpo su nessuno!-

- La nostra biondina si è accalappiato William Cullen!-

- Che cosa? È riuscita nell’impresa in cui tutte hanno fallito? Buffy, sei una grande!-

Non sapevo perché, ma probabilmente non avevo voce in capitolo, non mi fecero parlare per spiegare come in realtà stavano le cose.

- Buffy, noi stasera andiamo al Bronze, un locale in centro, ti va di venire? Ci sarà bella musica… bella gente…-

- Devo chiedere prima il permesso a mio padre, ok? Ti chiamo non appena torno a casa e ti do una risposta. In ogni caso, dove si trova di preciso?-

Willow mi spiegò con maestria dove si trovava il locale, tanto che non avrei mai sbagliato strada nonostante il problema dell’orientamento.

Il pranzo fu molto divertente… Mi accorsi di una cosa: Willow guardava Xander come se fosse un dio, probabilmente covava dentro di lei più che profonda amicizia per il caro Xander, ma come spesso accade, lui non se n’era ancora accorto… e non faceva altro che guardare me. Anche qui c’era qualcosa di sbagliato: io non lo guardavo… intenta com’ero a sbirciare William. Beh, in realtà gli sguardi che ci lanciavamo a vicenda non erano così innocenti da essere considerati semplici occhiatine. Ci sorridevamo a vicenda… come se al mondo esistessimo solo noi due. La pausa era finita, c’era ginnastica. Xander mi accompagnò verso la palestra, in silenzio per tutto il tragitto. Mentre entravo nello spogliatoio però…

- Buffy, non voglio essere scortese ma… quel tipo, Cullen, non mi piace…-

- E perché, di grazia?-

- Non mi piace come ti guarda… sembra che ti voglia divorare!-

Mi accigliai – Xander, non dire cavolate… e poi, questi non sono affari che ti riguardano!-

Che conversazione irritante… Xander se ne andò direttamente in palestra, con la coda tra le gambe, e per tutta la lezione non mi rivolse parola.

 

- Papà, sono a casa!- esordii non appena aprii la porta.

- Ciao tesoro! Com’è andata oggi?-

- Bene. A proposito, mi hanno invitato in un locale, il Bronze, sai… gli amici che mi sono fatta ieri… che ne dici, posso andarci?-

- Beh, se vai con loro non ci sono problemi… sono dei bravi ragazzi…l’importante è che non fai troppo tardi, ok?-

- Grazie, papà!- e mi gettai addosso a lui per abbracciarlo.

Dopo aver chiamato Willow per confermare l’appuntamento, mi diressi in camera mia a scegliere i vestiti per la serata. Optai, dopo “solo” quarantacinque minuti, per un vestitino nero molto carino. Corsi in bagno e feci un bel bagno caldo e lo shampoo alla vaniglia. Decisi di asciugare i capelli in modo che si formassero i boccoli, volevo essere carina…

- Ciao, Buffy, ce l’hai fatta!-

- Questo locale è fantastico!- dissi ad alta voce per farmi sentire nonostante la musica molto alta. Una band suonava musica rock ballabile.

- Ehi, bellezze, cosa vi porto da bere?- chiese galantemente Xander. Sembrava aver scordato la discussione della mattina, meglio così.

Dopo aver bevuto una coca cola a testa, ci dirigemmo tutti e cinque in pista a ballare tutti insieme al ritmo di una canzone spagnola…

 

Sambame con todo tu cuerpo

Tumbame de pies y manos

Saltame comiénzame a provocar sin miedo

Salvame de tanta locura

Muévete con mi cintura

Sueltate bailemos asi de nuevo,

esta danza del fuego

 

Ballavo a ritmo, con le mani al cielo, gli occhi chiusi… Ma ad un tratto ebbi l’impressione che qualcuno mi stesse osservando… Mi voltai a destra e a sinistra ma non vidi nessuno, poi alzai gli occhi…

Lui… era lì, appoggiato per i gomiti alla balconata. Col suo sorriso magnetico e quegli occhi incredibili…

 

hacia donde vas, no puedes escapar de mi

 

 

No, non riuscivo proprio a scappare al suo sguardo…

- Buffy, questo è Oz, un amico di Xander!- fui costretta a sciogliere lo sguardo da quello di William. Avevo davanti un ragazzo strano, taciturno, con i capelli rossi. A quanto avevo capito faceva parte della band che aveva suonato fino a cinque secondi prima… dopo poco, mi voltai di nuovo verso il punto dove l’avevo visto… ma lui non c’era più. Sospirai e mi feci condurre dagli altri verso i divanetti.

Dopo una buona mezz’ora, decisi che era ora di tornare a casa e, non volendo costringere gli altri ad abbandonare il locale, mi diressi verso il pick-up da sola…

Ero quasi giunta a destinazione quando venni accerchiata da un gruppo di ragazzi… erano in quattro.

- Ma bene, bene… Che ci fai tutta sola qui? Vuoi un po’ di compagnia, dolcezza?-

- No grazie…- risposi nonostante il visibile terrore… Se non avessi escogitato qualcosa, mi avrebbero “fatto la festa”… Ma non potevo battermi contro di loro, neanche la mia cintura nera di karate mi sarebbe servita, vista la loro superiorità numerica… Si stavano avvicinando, ero in guai molto seri.

Ma all’improvviso una harley-davidson fece scattare lontano i due che mi trovavo davanti.

- Forza, monta!- mi urlò William. Senza pensarci due volte, salii sulla moto che velocemente si allontanò diretta chissà dove.

Dopo alcuni chilometri, in prossimità del fiume, William fermò la moto e scendemmo.

- Ma sei impazzita? Perché non ti sei fatta accompagnare alla macchina dai tuoi amici?-

- Io non credevo che…-

- Ma brava, sei pure ingenua… immagina cosa ti avrebbero fatto se non ci fossi stato io!-

- Sei presuntuoso, lo sai? Sono cintura nera di karate… Stavo pensando ad una strategia… Li avrei stesi se non fossi arrivato tu!- dissi in un insolito moto d’orgoglio… non volevo dargliela vinta. Ma chi si credeva di essere?

- Oh, si… li avresti stesi tutti. E sentiamo come avresti fatto?- nel chiedermi questo alzò un sopracciglio e incrociò le braccia.

- Io, beh…- sorrise sfacciatamente contento di aver vinto – mi sarebbe venuto qualcosa in mente.-

Mi guardò improvvisamente serio – Avrebbero potuto farti del male.- . Ok, allarme rosso: era a pochi centimetri da me… troppo vicino, avremmo potuto…

- Forza, ti accompagno, è tardi… Non vorrai trasgredire al coprifuoco?-

Lo guardai, interdetta, per poi ricordarmi di aver lasciato la macchina vicino al locale… lui capì ciò che pensavo e prima che chiedessi qualcosa disse – Non preoccuparti, ci penso io al tuo pick-up. Domattina troverai le chiavi nella cassetta della posta.-

Ripartimmo, veloci, nel vento. In pochi minuti furono a Revello Drive, davanti casa mia.

- Eccoci arrivati- tolsi il casco e glielo restituii.

- William, non so come ringraziarti per quello che hai fatto.-

- Oh, non preoccuparti.. è divertente salvarti!- disse con il suo sorriso sghembo. Lo guardai tra l’offesa e il divertito.. – Allora buonanotte!- e feci per entrare in casa, quando…

- Buffy?- mi richiamò lui.

- Si?- dissi voltandomi.

- Allora, siamo amici?- mi guardò speranzoso, ma sicuro di sé…

- Si, siamo amici. – risposi subito. Lui scese dalla moto e mi si avvicinò, scostò i capelli dal viso e mi diede un fresco bacio sulla guancia. – Buonanotte, Buffy!- e detto questo, salì sulla moto e se ne andò. Entrai in casa, confusa, e dopo essermi preparata per la notte, mi misi sotto le coperte, sorridendo. Mi addormentai con un solo pensiero: “William”…

CAPITOLO 3

 

INVITO

 

 

 

 

Quella mattina mi svegliai di buon umore. Erano passate due settimane dal mio primo giorno alla Sunnydale High, e la mia vita non poteva andare meglio: avevo buoni voti, tanti amici e… un rapporto particolare con uno di questi che era ancora in fase di definizione. Da una settimana, infatti, William pranzava al nostro tavolo, per la gelosia di tutte le ragazze della scuola, Harmony compresa, che aveva più volte tentato di sedurlo senza successo. Insomma, agli occhi di tutti, io e William eravamo una coppia. Beh, in realtà non lo eravamo, ma l’idea non mi dispiaceva poi tanto. Mi accompagnava qua e là per la scuola e mi accarezzava spesso il viso, o dava piccoli baci sulla fronte e sulle guance. Non che io non ne fossi attratta, anzi, ma credevo che semplicemente fosse troppo perfetto per mettersi con una come me. Ogni minimo contatto tra noi mi provocava un brivido… ma questo non era dovuto solo alla tempesta ormonale che mi scoppiava dentro solo a vederlo, ma a qualcos’altro… La sua pelle era sempre molto fresca, come se il sole non riuscisse a riscaldarla e il sangue non fluisse nelle sue vene. E poi era troppo veloce in tutto quello che faceva, un momento era lì, l’altro là… inspiegabilmente. Cominciai a fare strane supposizioni, che però rimangiai perché troppo stupide.

Arrivata a scuola mi accorsi che c’erano dei manifesti in bacheca che riguardavano la festa d’autunno, molto simile al ballo di fine anno,e che entro una settimana i ragazzi avrebbero dovuto invitare le ragazze. Sorrisi, speravo che William mi invitasse. Mi voltai e mi trovai davanti uno Xander sorridente che, dopo avermi salutato in modo tutt’altro che rassicurante, mi accompagnò fino all’armadietto e poi si fece coraggio…

– Ehi, Buffy… Mi chiedevo se… se volessi venire con me al ballo sabato.-

Ecco… quello che temevo! Mi voltai lentamente verso di lui e… Aveva un viso speranzoso, non me la sentivo di deluderlo ma… come potevo fare? Provai ad aprire bocca ma…

– Buffy, Xander… Buongiorno! Ho convinto Faith a prestarmi la Viper per sabato, a che ora ti passo a prendere, tesoro?-

Povero Xander! Biascicò una scusa e scappò letteralmente via.

– Ehi, che c’è?- chiese William quando incrociai le braccia stizzita. Sbuffò e alzò un sopracciglio

– Questo è il ringraziamento per averti salvata da una situazione imbarazzante? Non mi dire che volevi andare al ballo con lui?- sorrise perfido.

– Non è questo il punto… sei stato scortese!- risposi, rivolgendomi all’armadietto per prendere dei libri.

– Oh, andiamo… perché sono stato scortese?-

– Perché ti sei intromesso in una discussione e hai fatto il gradasso! Ora scusami ma ho Letteratura!- mi voltai e feci per andarmene, quando la mano di William mi bloccò il polso facendomi voltare verso di lui. Mi guardò serio.

– Buffy… mi dispiace, ok? Se vuoi posso dirtelo in tante lingue… I’m sorry, me siente, excuse-moi, entschuldige mich…

– Basta, basta… ma quante lingue conosci? Insomma… sei un poliglotta! –

– Ho viaggiato molto! –

Ci avviammo verso la mia aula, in silenzio… stavo per salutarlo, quando lui disse…

– Allora? –

– Allora cosa? –

– Non mi hai ancora dato una risposta. –

– A che proposito? – volevo stuzzicarlo.

– Riguardo il ballo: vuoi che ti faccia d’accompagnatore? Vuoi farmi questo onore?-

Lo guardai spaesata… mi ci vollero 10 secondi per riconnettere il cervello e calmare la tachicardia…

– William io…-

– Insomma, lo so che ci conosciamo da poco, ma… sarebbe bello poter passare la serata con te. Sei l’unica con cui ho un bel rapporto, sei unica.

– E poi dicono che il romanticismo è morto… – dissi sognante – Cioè, volevo dire, Ok! Verrò al ballo con te! –

Non ci fu cosa più bella del vederlo sorridere, sembrava un bambino a cui avevano regalato caramelle…

– Bene, ne continuiamo a parlare a pranzo.. Ci vediamo dopo, riccioli d’oro. –

Entrai in classe con un sorriso ebete stampato sul viso, a dir poco sfavillante. Cordelia e Willow se ne accorsero subito e, avvicinati impercettibilmente i loro banchi al mio cominciarono a bisbigliare.

– Ehi, Buffy… Sembra che per te sia una bella giornata! –

– Si… Il sole splende, gli uccellini cinguettano…–

– Piove a dirotto! Qualcosa mi dice che è successo qualcosa con William!- sparò Cordy…

– No…No.- mi guardarono come a volermi impiccare.

– Beh, forse!-

– Buffy Summers, confidati con noi o potrei esser costretta a minacciarti con una matita alla gola!- scherzò Willow.

– Ok, non mi lasciate scelta… William mi ha chiesto di andare al ballo con lui!-

Le mie care amiche si dimenticarono di essere in classe e urlarono un (percettibile anche a due km di distanza) – Ma è fantastico!-

– Signorina Chase, Signorina Rosemberg, volete renderci partecipi del vostro entusiasmo? Qualcosa mi dice che non stavate minimamente seguendo la lezione! –

Oh, mio, Dio… Erano in guai seri, ma…

– Stavamo constatando con quanto ardore Virginia Woolf avesse trattato la questione femminile… stavamo riflettendo riguardo gli esempi che tira in ballo ne “Una stanza tutta per se” e soprattutto su quello in cui ipotizza che una fittizia sorella di Shakespeare…-

In poche parole, Willow abbindolò il professore con la sua grande arte oratoria, tanto da fargli dimenticare che l’aveva richiamata per disattenzione. L’ora finì più velocemente del previsto, ci fiondammo in corridoio per andare nell’aula dove si svolgeva la lezione di Storia del Cinema. Fu un sollievo, potevamo parlare indisturbate visto che eravamo sedute una accanto alle altre.

– Allora, già deciso che vestito indosserai? – chiese curiosa Cordelia.

– Non ho niente da mettere… ho qualche risparmio, che ne dite di andare in giro per negozi? –

– Che bella idea… che ne dite di oggi pomeriggio? Per domani non abbiamo molto da studiare! –

– Grandioso, ma… Non mi avete ancora detto chi saranno i vostri cavalieri! –

Cordelia sorrise – Beh, io ci andrò con Jess. Credo che manchi poco perché si dichiari! È così carino!!! –

– E tu Willow? –

– Beh… Ti ricordi Oz? Andrò con lui…–

Mi sentii in colpa: Xander era rimasto solo. Mi accigliai…

– Ehi Buffy, a cosa pensi? –

– A Xander… poverino sarà solo! –

– Non ci avevo pensato, credevo lo chiedesse a te… Ma ovviamente è arrivato tardi!-

– Beh, in realtà…–

Spiegai come erano andate le cose… Willow e Cordelia si guardarono di sottecchi.

– Che c’è? –

– Tu e William…–

– Io e William che? –

– Andate al ballo come amici? –

– Certo! Perché è quello che siamo!–

– Per ora! –

– Andiamo… pensate che uno perfetto come William possa mai mettersi con una come me? Ma poi siamo solo amici, proviamo un grosso affetto l’uno per l’altra… tutto qui! –

Mi allontanai di corsa per non vedere il viso scettico delle mie amiche alle mie ultime parole.

Finalmente arrivò il pranzo. William era già al tavolo ad aspettarci, con il suo solito sorriso sghembo che tanto mi faceva impazzire.

– Allora Buffy, come ci organizziamo per il ballo? A che ora posso passarti a prendere? –

– Che ne dici delle 8.30? Il ballo è alle 9…–

–Va benissimo, cerca solo di essere pronta per quell’ora… Voi donne passate troppo tempo a prepararvi per queste occasioni. E credimi, tu non hai proprio bisogno di passare così tanto tempo allo specchio!-

– Questo vorrebbe essere…–

– Un complimento? Ovviamente! –

Inutile dire che diventai porpora!

Il pranzo passò in fretta, così come il resto della mattinata. Alla fine Xander aveva trovato una compagna per il ballo, una certa Anya, una tipa un po’ strana. Il pomeriggio fu fantastico: Willow, Cordelia ed io ci divertimmo a provare una valanga di vestiti finche non decidemmo, dopo “solo” tre ore di prove, quelli che avremmo messo per la festa. Tornata a casa, riposi soddisfatta il vestito nell’armadio. Chissà se sarebbe piaciuto a William… tra poco meno di 5 giorni l’avrei scoperto!

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 4

 

IL BALLO

 

 

 

 

“Allora, vediamo un po’… Capelli: a posto. Vestito: OK. Scarpe: ci si può specchiare… Allora perché vorrei cominciare a prepararmi da capo?” ecco i miei pensieri quella sera. Andai in iperventilazione quando sentii il rombo della Viper rossa. “Respira, Buffy… Respira… Oh mio Dio, è arrivato!!!”.

Mio padre mi chiamò dal piano di sotto. Dovevo assolutamente evitare di cadere dalle scale… Almeno davanti a William. Per poco non caddi quando mi accorsi della sua espressione sbigottita: a quanto pare l’avevo lasciato senza fiato… era lì, alla fine delle scale, con il capo reclinato, gli occhi sgranati dalla sorpresa, decisamente elegante nel suo smoking nero, la sua bocca gradualmente si alzò in un bellissimo sorriso proprio mentre scendevo gli ultimi gradini. Mi tese una mano, nella quale annegai la mia, visibilmente arrossita… Mio padre continuava a osservarci intuendo, forse, più di quello che ancora noi due non avevamo intuito…

Dopo averlo salutato, uscimmo dalla porta diretti verso la Viper, ma ad un tratto lui mi fermò, mi abbracciò da dietro e avvicinò le labbra al mio orecchio.

– Sei bellissima, sei… rifulgente! –

– Grazie! – fu l’unica cosa che riuscii a dire, imbarazzata per quel contatto e per quell’aggettivo che non credevo fosse adeguato per me, troppo colto. William si spostò davanti a me e aprì la portiera dell’auto, come un vero gentiluomo, e mi aiutò a salire… poi si mise alla guida, accese la radio e partì… lo stereo suonava “Nothing but you” di Kim Ferron… una delle mie canzoni preferite. Cominciammo a farci domande riguardo i nostri generi musicali preferiti… c’erano molte somiglianze, tranne per il fatto che lui adorava i Ramones… sembrava che gli piacesse molto la musica di un’altra epoca!!!!

Raggiungemmo la scuola, la festa si sarebbe tenuta in palestra… William parcheggiò la macchina e si voltò verso di me, con i suoi magnetici occhi celesti, unici al mondo e capaci di disarmarmi, prese a fissarmi.

– Ti ho già detto che sei bellissima? –

– Beh, credo sia la 147° volta che me lo dici stasera, ma sai una cosa? Non mi infastidisce per niente il fatto che tu lo continui a ripetere! – mi sorrise, tra il malizioso e il felice, l’indeciso e il sicuro di se. Mi chiedevo se stesse pensando fosse il caso di…

Lentamente i nostri visi si fecero vicini, potevo percepire il suo odore inconfondibile; la sua mano poggiava sulla mia guancia, scottata da quel contatto così semplice eppure così eccitante… il calore della mia pelle faceva a pugni con la freschezza di quella di William… le nostre labbra erano ad un solo respiro…

– Buffy, William… siete arrivati finalmente!!! –

E bravo Xander! Riuscì a rompere la magia del momento affacciandosi al finestrino della Viper! Stavamo per… ma perché doveva sempre rovinare tutto? Lo guardai furente e sono pronta a scommettere che anche William fece lo stesso. Ma Xander, imperterrito, sorrideva sornione… Ma cosa credeva di fare? Interrompere me e William sul più bello, lasciandomi un interrogativo: se lui non fosse arrivato, io e William ci saremmo baciati? Uscimmo dalla macchina, io cercando di sbollire la rabbia e la voglia di stritolare il mio amico e William cercando di far scemare i miei istinti omicidi. Come potevo non sentirmi di nuovo calma se quegli occhi mi sfioravano? Adesso ero perfettamente calma, calma e ansiosa di ballare con il mio cavaliere!!! Salutai Willow, bellissima nel suo vestito nero lungo, e Oz, che mi riservò un sorriso che lasciava intendere che fra loro due fosse successo qualcosa… Chissà se si erano baciati… Beati loro! Poi vidi Jess e Cordelia ballare avvinghiati. Cordelia mi sorrise come a dire “Vittoria!” e intuii tutto. Ora mancavo solo io… restammo a parlare un po’ con gli altri, divertendoci alle battute di Anya, che nonostante il suo essere un po’ venale, sembrava davvero simpatica e, soprattutto molto presa da Xander. Speravo che Xander si accorgesse al più presto delle sensazioni che scatenava nella ragazza, così mi avrebbe lasciato finalmente in pace e non avrebbe più sabotato quello che sarebbe potuto accadere in futuro con William…

– Balliamo? – ad un tratto mi disse William. Lo guardai emozionata, e come poco prima, quando eravamo a casa mia, feci scivolare la mia mano sulla sua, che mi condusse al centro della pista da ballo. Eravamo uno di fronte all’altro, improvvisamente imbarazzati da quello che sarebbe stato forse il primo vero contatto fisico. Lentamente allacciai le braccia al suo collo e fremetti quando lui fece scivolare le dita lunghe e affusolate sui miei fianchi. Non riuscimmo a slacciare i nostri sguardi. La band suonava una canzone dei Trapassers William, “I know”, che sembrava fatta apposta per noi…

Lentamente chiusi gli occhi, appoggiando il capo sulla sua spalla, sopraffatta dalle emozioni, e lui strinse le sue braccia attorno alla mia vita, cercando maggior contatto tra i nostri corpi. La mia mano destra si slacciò dal suo collo e prese a scorrere sul suo braccio finché non incontrò la sua mano. Palmo contro palmo… per poi intrecciare le dita…

La canzone finì, lasciando il posto ad una ballata rock, ed io rialzai il capo per guardarlo. Parlando solo con gli occhi, sciogliemmo l’abbraccio e ci dirigemmo verso il tavolo del bouffe. Mangiammo qualche stuzzichino e poi lui si offri di andare a prendere qualcosa da bere, mentre io mi dirigevo verso Willow e gli altri. Mi girai un attimo, guardandolo a distanza, e poi ripresi il passo verso i miei amici… Un attimo, solo un attimo… sentii un rumore sopra la mia testa, alzai di scatto la testa e vidi che uno dei grandi neon stava per cadere su di me. Poi niente più…

Sentii un corpo buttarsi sul mio, la schiena sbatté sul pavimento, così come la testa. Dopo un attimo di smarrimento riaprii gli occhi e vidi William visibilmente preoccupato, provai ad alzarmi ma – Sta ferma, hai sbattuto la testa! –

– Ma io sto bene, sono perfettamente in grado di rialzarmi! – e feci per alzarmi sui gomiti, ma William, con il palmo della mano appena sotto il collo, delicatamente fermò il mio misero tentativo di rimettermi in piedi. Poco dopo, l’infermiera della scuola si avvicinò e, facendo scostare tutta la folla che avevo intorno e William, mi analizzò per circa un quarto d’ora, dopo di che constatò che non avevo subito un trauma cerebrale e che lentamente avrei potuto rimettermi in piedi. William fu di nuovo al mio fianco e come un valido sostegno mi prese per mano e mi aiutò a rialzarmi: solo quando fui in piedi, mi resi conto che la schiena mi faceva un male tremendo a causa della brutta botta. Il mio cavaliere sembrò captare all’istante il mio dolore e presami in braccio mi disse – Coraggio, ti riporto a casa! –

Salutai gli amici, tranquillizzandoli, dopotutto il giorno dopo era domenica, e avrei avuto il tempo di riposare tutto il giorno e il mal di schiena sarebbe passato. Arrivati alla Viper, William aprì la portiera e con un movimento fluido mi adagiò sul sedile, abbassando un po’ lo schienale perché stessi più comoda. In dieci minuti fummo davanti casa mia, le luci erano tutte spente, segno che Hank era andato già a dormire. Feci per scendere, ma fui costretta a fermarmi e a portare una mano sulla schiena dolorante. William mi riprese in braccio, deciso a portarmi così fino in camera mia…

– Ma se mio padre ti vedesse potrebbe pensare che…– arrossii.

– Non preoccuparti! Nell’eventualità gli spiegheremo come sono andate le cose, tanto l’alibi lo abbiamo… sono tutti i nostri compagni che erano con noi al ballo! Sto innocentemente accompagnandoti in camera tua, visto che non riesci nemmeno a metterti in piedi!– sorrise.

Salì le scale e attraverso le mie indicazioni raggiunse la mia stanza… Era il primo ragazzo che entrava in camera mia…

Mi adagiò sul letto e mi si sedette accanto…

– Buffy Summers, sei proprio una calamita per le catastrofi! –

– Non sono io che me le vado a cercare, sono una sfigata! –

– No, non è vero! –

Ad un tratto uno strano pensiero si fece strada nella mia mente: come aveva fatto a salvarmi? Era lontano da me, non sarebbe mai riuscito a lanciarsi su di me spingendomi lontano dal bersaglio del neon. Ma allora come c’era riuscito? Lo guardai con le sopracciglia aggrottate.

– Che c’è? – mi chiese.

– Come hai fatto? Eri a debita distanza da me… Non avresti mai potuto…–

Mi osservò tranquillo e mi accarezzò il viso. Era un tentativo per distrarmi, lo sapevo. Scostai il viso dalla sua mano e continuai – Nascondi qualcosa, vero? Sei sempre nel posto giusto nel momento giusto… come fai? Non credo che siano solo coincidenze! –

– Beh, in effetti non sono solo coincidenze! – confessò… più che rassicurarmi, quella confessione mi turbò ancora di più…

– Ora però hai bisogno di riposo… Un giorno ti spiegherò tutto, te lo prometto, ma non è ancora arrivato il momento! – fece per andarsene, ma io lo tirai di nuovo a sedere.

– Cosa sei, una specie di supereroe? – lui mi guardò sorridendo e inclinando il capo.

– Diciamo di si! –

Lo guardai emozionata, un’idea balenò nella mia testa… mi feci coraggio e

– Beh, in genere quando l’eroe salva la ragazza in pericolo, questa lo ringrazia in un certo modo! –

Lui mi osservò con sguardo enigmatico – Cosa fa per ringraziarlo? –

Ignorando il dolore, mi alzai lentamente finché non fui a pochi centimetri da lui, chiusi gli occhi e poggiai le mie labbra sulle sue. Il mio cuore smise di battere.

Pensavo che mi avrebbe respinto, e invece rispose al mio bacio, mordicchiando le mie labbra e piano piano approfondendo il bacio, che da casto si fece passionale. Non so dopo quanto tempo, mi sembrò esser passato un secolo, ci staccammo rimanendo a fissarci come se ne valesse della nostra vita. Lui sorrise e mi accarezzò la guancia.

– è stato un bel ringraziamento! – sorrise, facendomi sorridere a mia volta.

– In futuro… potrebbero essercene uguali! Che ne dici? –

– L’idea mi alletta, – mi abbassò sui cuscini – ma ora penso sia meglio che ti riposi! Lunedì passo a prenderti per accompagnarti a scuola, ci sentiamo domattina, così mi dici come ti senti, ok? –

– Ok–

– Buonanotte Buffy! –

– Buonanotte William! –

Si abbassò su di me e mi stampò un bacio sulle labbra, per poi uscire dalla stanza sorridendomi mentre lentamente chiudeva la porta. Sentii la porta dell’ingresso al piano di sotto chiudersi e successivamente il rombo della Viper che velocemente si allontanava da Revello Drive.

Quella notte, nonostante il dolore, dormii tranquillamente, con i sogni popolati da un angelo dagli occhi celesti…

CAPITOLO 5

 

CHI SEI?

 

Io e William eravamo finalmente una coppia: lui mi veniva a prelevare a casa per accompagnarmi a scuola, mi teneva per mano nei corridoi, mi guardava come se fossi la cosa più preziosa al mondo, mi baciava appena ne aveva l’occasione… Ma nonostante il mio star bene con lui, i dubbi mi attanagliavano: cosa mi nascondeva? Ricominciai con le vecchie supposizioni… finendo realmente per pensare che fosse dotato di super poteri, ma la cosa sembrava talmente ridicola che il risultato era il mio ammettere di essere deficiente. Eppure…

Venerdì, dopo la scuola, saremmo andati al mare, tutte e quattro le coppie; avremmo fatto un falò, arrostito il cibo e dormito per tutto il weekend nelle tende. Passammo giorni e giorni ad organizzare l’evento, ma giovedì sera accadde qualcosa che distrusse i piani per il giorno dopo.

Quella sera eravamo andati come al solito al Bronze, avevamo chiacchierato per tutta la serata e riso alle battute di Anya. E poi avevamo anche ballato: Willow e Oz, Cordelia e Jess, Anya e Xander si buttavano in pista durante le melodie rock-pop; William ed io durante le ballate romantiche, che ci ricordavano il nostro primo ballo avvenuto solo una settimana prima. Si era fatto tardi, era mezzanotte, ora di tornare a casa. Salutammo tutti e ci dirigemmo verso la Viper quando…

Eravamo circondati. I quattro ragazzi che in un giorno che sembrava lontanissimo mi avevano aggredita davanti al Bronze ci avevano accerchiato. Il vicolo era buio e non riuscii a vederli per qualche secondo, finché il lampione che ci sovrastava non li illuminò per bene. Non credevo ai miei occhi, era impossibile: il loro viso, in un attimo, si era sfigurato all’altezza degli occhi ormai intinti d’oro, e i denti perfetti avevano lasciato il posto a sporgenti canini assetati del nostro sangue. Quelli che avevamo davanti non erano dei ragazzi: erano dei vampiri.

Si facevano sempre più vicini, sentivo di dover urlare, ma avevo il fiato mozzato. William riuscì a guadagnare un po’ di spazio, sempre tenendomi dietro di se facendomi da scudo; poco dopo mi accorsi che eravamo spalle al muro, era la fine.

– Bene, come siamo intelligenti! Vi siete messi nel sacco con le vostre mani! – disse quello che sembrava essere il capo banda.

William sorrise, con le labbra alzate in un ghigno di chi la sa lunga… la cosa mi spaventò.

– E chi vi dice che non fosse questo il mio intento? – senza nemmeno dare il tempo di intuire il senso di quelle parole, William si scagliò contro i quattro vampiri con una forza sovrumana, riuscendo a farli cadere lontano da me, che ormai me ne stavo appiattita contro il muro completamente sgomenta. Due degli assalitori si rialzarono in fretta, gettandosi contro il mio ragazzo che, estratto qualcosa dal giubbotto di pelle nero, lo ficcò nel torace prima dell’uno e poi dell’altro riducendoli in polvere. Il capo si fiondò su di lui colpendolo al viso con un calcio, facendolo accasciare per un secondo. Giurai, in quel frangente, di aver sentito un ringhio rabbioso provenire da William che, rialzatosi, riuscì a spingere il demone contro l’altro rimasto che nel frattempo stava avanzando verso di me. All’ombra, lì dove la timida luce artificiale non rischiarava, udii l’urlo dei vampiri che si riducevano in polvere. William aveva la testa china, non visibile, ma quanto rivolse lo sguardo verso di me, urlai di terrore e corsi via. Corsi, corsi dritta verso casa, verso la mia stanza, verso l’unica certezza. Tutto quello che sapevo, o che credevo di sapere, si era sciolto come neve al sole. Cacciai le chiavi dalla borsa velocemente, timorosa che qualcuno mi avesse seguito e tremante le infilai nella toppa aprendo la porta e repentinamente chiudendomela alle spalle. Come mai avevo fatto, richiusi la porta a chiave e tutti i catenacci che vi erano istallati e, dopo aver controllato che tutte le finestre al piano di sotto fossero chiuse, corsi verso la mia stanza sbattendomi la porta alle spalle. Ansimante, scivolai a terra, con la schiena appoggiata al freddo legno e le ginocchia piegate a sorreggere la testa. Cominciai a piangere disperata, come mai avevo fatto nella mia vita, sconvolta dalla rivelazione che mi era stato fatta quella notte: William era un vampiro.

 

La mattina seguente non andai a scuola: mio padre mi aveva visto così sconvolta che credette stessi male. Passai l’intera mattinata a letto e poi risposi negativamente ad un sms di Willow che mi chiedeva se nonostante l’assenza a scuola sarei andata in spiaggia con loro. La cosa che mi stupì fu la dicitura: faceva intendere che anche William non si era presentato in classe quella mattina. Risoluta, mi scostai le coperte di dosso e mi alzai, diretta verso la scrivania. Acceso il PC, avviai la connessione ad internet decisa a saperne di più riguardo ai vampiri.

Tutto ciò che avevo trovato cozzava con quello che sapevo di William… Per prima cosa, si diceva che i vampiri sono creature della notte, bruciano al sole, al quale non possono esporsi, ma William praticamente viveva alla luce del sole! Poi, si affermava che le croci sono in grado di farli arretrare… e, cosa più spaventosa, sono esseri senz’anima che si nutrono di sangue umano. Cercando di mantenere la calma, cominciai a pensare a William: non potevo credere che per tutto quel tempo avesse messo in atto quella messa in scena per poi farmi fuori. I miei pensieri furono rotti dal rombo di una auto che parcheggiava sul vialetto. Compresi, senza nemmeno affacciarmi, che si trattava della Viper. Era il momento della verità… Bussarono alla porta… velocemente mi cambiai e scesi solo dopo aver legato al collo una croce che mi aveva regalato mia madre. Con sguardo truce aprii la porta…

– Buongiorno, Buffy, posso entrare? – chiese con sguardo serio.

– Per far cosa? Per divorarmi? O divertirti a prendermi in giro facendo finta che io ti piaccia? – urlai sull’orlo d’un pianto.

– Ehi, ascoltami, non ho mai avuto intenzione di nutrirmi di te, io non mi nutro di umani, così come tutta la mia famiglia. Beviamo sangue animale… E poi per quanto riguarda il fatto che mi piaci, non ti ho mai mentito su questo, tu sei fantastica… e se mi dessi modo di spiegare…–

– Entra– lo dissi quasi stupendo me stessa… il suo sguardo era così sincero che mi fece decidere che non avevo nulla da temere… o forse fu qualcosa che avevo dentro a convincermi che non ero in pericolo.

Ci sedemmo al tavolo in cucina, uno di fronte all’altro, per qualche secondo guardandoci negli occhi senza parlare. Poi una domanda balenò nella mia testa, e decisi di porgergliela

– Chi sei veramente, William Cullen? –

Lui tirò un enorme sospiro e poi cominciò a narrare la sua storia…

– Sono nato nel 1862, nella Londra vittoriana, da una famiglia di nobili che possedevano appezzamenti di terra in tutto il Sussex e il Kent. Fin da piccolo, avevo amato le arti…ma prediligevo la musica e la poesia. Il giorno dopo il mio diciottesimo compleanno, uscendo di casa dopo il tramonto, venni attaccato da quelli che ritenevo fossero dei briganti, ma che poi si rivelarono vampiri. Uno di questi, anzi una, che si chiamava Drusilla, mi morse, ma decise di rendermi come lei… Agonizzante per la trasformazione, venni trovato da Rupert, il mio padre adottivo, che da quel giorno mi tenne con se. Diversamente da tutti gli altri vampiri, sia io che Rupert avevamo un’anima, poiché solo chi in vita è stato buono o non si è cercato la trasformazione in vampiro la mantiene. E così sono un vampiro diciamo… atipico. Io e tutta la mia famiglia. Da secoli combattiamo i vampiri e i demoni che arrivano qui a Sunnydale, epicentro del male. –

Rimasi per un po’ in silenzio e poi dissi – Come faccio a credere che in realtà tu sia buono? –

William mi guardò triste – Se avessi voluto farti del male, avrei potuto farlo in mille occasioni, nemmeno la croce che porti al collo mi avrebbe fatto desistere, – mi toccai il collo spaventata – ma io non posso fare del male a nessun essere umano, la cosa mi ucciderebbe… e poi non potrei mai fare del male soprattutto a te… tu sei la persona più importante per me… sei l’unica, Buffy. –

– Continui a dirmi che sono l’unica? L’unica, perché? –

– Sei l’unica che mi fa sentire vivo, l’unica che mi fa provare sentimenti umani… –

Se fossi stata una donna della sua epoca, probabilmente sarei svenuta… cercai di sembrare impassibile, ma poi mi vennero in mente alcune domande da porgli…

– E come mi spieghi il fatto che mangi regolarmente, le croci non ti fanno alcun effetto e soprattutto come fai a stare al sole?–

– Prima di tutto, adoro il cibo… Non ho mai smesso di mangiare… e credimi è una vera fortuna essere un vampiro, almeno non devo convivere con la paura di ingrassare visto che mi strafogo di dolci al cioccolato! – detto questo sorrise un attimo – Per quanto riguarda le croci e il sole, il segreto è questa. –

William alzò la mano e mi mostrò un anello che aveva sull’anulare della mano destra, finemente lavorato in oro, con una pietra verde sulla parte superiore.

– Ogni membro della mia famiglia ha un anello come questo. Vedi, questa è una pietra molto antica… gli uomini spesso la confondono con lo Smeraldo, ma in realtà si tratta dell’Amarra. È una pietra leggendaria che dona al vampiro che la indossa l’immunità al sole, alle croci, all’acqua santa, ai paletti…–

– Insomma, vi rende invincibili…– dissi io, sentendomi improvvisamente ridicola per il misero tentativo di proteggermi da lui con la mia collanina.

– Motivo in più per pensare che non voglio farti del male! –

Lo guardai negli occhi e con entrambe le mani tolsi la catenina dal collo e la poggiai sul tavolo. Poi allungai la mia mano destra su quella di William, adagiata al legno di noce. Lui mi osservò, con sguardo interrogativo e speranzoso.

– So che dovrei avere paura, so che dovrei sbatterti fuori dalla mia vita, che ora tutto si è complicato…– lui chinò il capo, disperato – ma in modo del tutto irrazionale sento che mi posso fidare di te! – lui sorrise, con quel sorriso sghembo che tanto lo caratterizzava ed io abbassai d’un tratto lo sguardo intimorita dal suo così bello, per poi distendere le labbra in un dolce sorriso – E poi parliamoci chiaro, l’hai detto anche tu: vampiri o non vampiri, io sono una calamita per i disastri… quindi che sarà mai se il mio ragazzo è un vampiro? –

Sorridemmo insieme, poi lui si alzò dirigendosi verso la porta con me al seguito, prima di uscire si voltò verso di me…

– Suppongo che i piani per oggi pomeriggio siano saltati! –

– Beh, si… Mio padre crede io stia male! Non posso uscire di casa… ma…–

– Ma? – disse lui inarcando un sopracciglio.

– Che ne dici di vedere qualche film in dvd? –

– Cavolo, pensavo dovessi rimanere sconvolta dalle mie rivelazioni ed invece mi inviti a veder dei dvd?–

– Beh, te l’ho detto: sono del tutto irrazionale!!! – sorrisi. Lui mi cinse la vita con un braccio e mi tirò verso di se e accarezzandomi il viso con l’altra mano mi disse – Questo è un altro lato di te che adoro! – e mi baciò con tutta la passione possibile, con tutta quell’ansia che forse l’aveva spinto a credere quando aveva bussato alla porta mezz’ora prima che quella sarebbe stata l’ultima volta che mi avrebbe rivista. E invece la nostra storia era sopravvissuta, anche a tutto quello strano mondo così strano che ora riuscivo a vedere… Tutti i tasselli del puzzle erano stati messi a posto…

– è ora di andare, devo andare a prendere Faith a scuola e riportarla a casa. Che ne dici se passo per le quattro? – chiese staccandosi dalle mie labbra.

Totalmente intontita dopo il nostro bacio non riuscii a rispondere che – Ah-Ah! –. William mi salutò e dopo un altro leggero bacio sulle labbra uscì di casa. Chiusi lentamente la porta e pensai al pomeriggio, mentalmente chiedendomi quale film avremmo potuto vedere e poi ebbi un lampo di genio: aveva detto che gli piacevano i dolci al cioccolato?

CAPITOLO 6

 

STAY

 

Quel pomeriggio fu divertentissimo: ci sedemmo abbracciati sul divano e vedemmo “I Pirati dei Carabi- La maledizione del forziere fantasma”, un film spassosissimo… William si accigliò un po’ quando mi feci scappare che adoro le abilità che hanno Johnny Depp e Orlando Bloom almeno quanto li ritengo affascinanti. Naturalmente, ho subito aggiunto che di William amo i muscoli quanto il cervello, e lui si è un tantino rilassato. Ma la cosa più bella è stata vedere la sua faccia stupita quando gli ho mostrato la torta al cioccolato: per la cronaca, non me la cavo male ai fornelli, e lui sembrava avere apprezzato divorandone metà! Se ne andò qualche minuto prima che arrivasse mio padre, promettendomi che sarebbe tornato dopo cena… Io ed Hank cenammo con il pollo con le patate che avevo preparato e poi decisi di andare a letto dopo una breve chiacchierata con mio padre e dopo aver guardato speranzosa la porta d’ingresso. Salii le scale ed entrai nella mia camera, mi sedetti sul letto… “Aveva detto che sarebbe venuto dopo cena”… sospirai. Ad un tratto sentii un leggero ticchettio alla finestra, mi alzai e, alzato il vetro dopo aver scostato la tenda, lo vidi seduto sull’albero che dava proprio sulla mia finestra, bello come sempre.

– Posso entrare? – mi chiese sorridente. Senza rispondere mi scostai e lui saltò dentro. Dopo essersi ricomposto si avvicinò a me e accarezzatami la guancia mi baciò. Mi persi in quel bacio, così morbido eppure così fermo, così freddo eppure così bollente… William si staccò e disse – Hai la radio accesa! –

– Si, l’ascolto sempre prima di andare a dormire! –

Il suo sguardo si fece strano…

– Beh, è tardi! Mettiti a letto dai…io vado–

– No! –

Lui mi guardò interrogativo e dopo avermi presa in braccio e adagiata sul letto, mi carezzò i capelli e fece per rialzarsi sempre fissandomi.

– Ti prego, puoi… puoi rimanere qui? –

– Ok, va bene! – poi, levato il giubbotto di pelle disse– bene, la poltrona… vecchio strumento di tortura! – fece per sedersi lì ma…

– No… intendevo, qui…– lo guardai scostandomi leggermente sul letto, puoi solo abbracciarmi? –

Senza dire niente, lo sguardo serio, William si diresse verso di me e si sdraiò al mio fianco, abbracciandomi. Alla radio suonava una canzone di Heather Nova…"It’s Only love"

 

I used to think that I knew what we needed (Pensavo di sapere quello di cui avevamo bisogno)

I just assumed we would always be fine ( ho solo assunto che saremmo sempre stati bene)

Now I don't think that we lost the feeling ( ora non penso che abbiamo perso il sentimento)

But we, let everything build up inside ( ma noi, lasciamo che tutto nasca da dentro di noi)

 

Si, era come se non esistessimo che noi… il mondo lì fuori era sbiadito, le nostre differenze erano diventate la nostra forza, e finalmente eravamo vicini, come non lo eravamo mai stati prima, lasciando parlare i nostri cuori…

 

 

It's only love ( é solo amore)

But love, should make us strong (ma l’amore dovrebbe renderci forti)

It's only love ( solo amore)

But love, has been hurting so long ( ma l’amore ci ha fatto così tanto male)

 

 

Volevo solo che lui mi salvasse, stesse con me per sempre, anche se sapevo che prima o poi la sua immortalità ci avrebbe creato dei problemi… Ma non potevo fare a meno del mio angelo, la persona più importante al mondo per me… Dovevo sforzarmi di vivere nel presente, senza farmi angustiare dalle paranoie… Vivere solo il presente… vivere quell’amore…

 

What a challenge, honesty ( Una sfida, l’onestà)

What a struggle to learn to speak(una lotta per imparare a discutere)

Who would've thought that pretending was easier (chi avrebbe mai pensato che mentire fosse più facile)

 

 

Ci eravamo posti delle barriere? Forse non in modo esplicito, ma si… Avremmo mai avuto un contatto che andasse oltre un bacio? Quello lo era, le nostre anime si stavano toccando, senza parlare, desiderose solo l’una di sentire l’altra…

 

It's only love ( é solo amore)

But love, should make us strong (ma l’amore dovrebbe renderci forti)

It's only love ( solo amore)

But love, has been hurting so long ( ma l’amore ci ha fatto così tanto male)

And it's all, a part of me ( ed è tutto, una parte di me)

It tears at my heart ( piange nel mio cuore)

Only love (solo amore)

And it's all an eternity (tutta un’eternità)

Hoping to learn ( sperando di imparare)

Only love (solo amore)

 

Perché mi assalì d’un tratto la paura di perderlo? Probabilmente perché lui era etereo, perfetto ed io una misera mortale, con le sue debolezze e le sue paure. Lui sembrò ascoltare i miei pensieri e disse – Non pensarlo mai… non pensare mai che essere umana sia orribile. Non immagini nemmeno quanto sia incredibile la vita. Essere un vampiro ha i suoi vantaggi, ma ti lacera dentro… tu rimani bello, eterno o quanto meno lo diventi pian piano… ma vedi il mondo intorno a te cambiare velocemente, come se gli anni corrispondessero ai giorni.. e tutto nascere, crescere e morire, mentre tu rimani immutato… e tutte le persone che ami prima o poi scivolano via da te… capendo cosa sei diventato, spaventate…–

Notai i suoi occhi farsi lucidi, lo abbracciai più forte, non riuscendo a dimostrargli con le parole che non sarei mai scappata da lui…

 

 

There's a part of you I'm trying to reach ( C’è una parte di te che sto cercando di cogliere)

Still a part I don't know ( Una parte che ancora non conosco)

Tell me, is devotion a gift or a thief (dimmi, la devozione è un regalo o un furto?)

Do you wish I'd let go (Desideri che io me ne vada?)

 

 

É vero, non lo conoscevo del tutto… ma sapevo di volerlo fare… e quell’abbraccio era uno dei modi per conoscerci meglio. Capii che William era più fragile di quanto potessi pensare… Nascondeva la solitudine sotto quegli occhiali da sole e quel giubbotto di pelle che gli davano l’aria del duro, sotto quei sorrisi maliziosi… ma ora non era più solo, se me lo avrebbe permesso, sarei sempre stata al suo fianco…

 

It's only love ( é solo amore)

But love, should make us strong (ma l’amore dovrebbe renderci forti)

It's only love ( solo amore)

But love, has been hurting so long ( ma l’amore ci ha fatto così tanto male)

 

D’un tratto mi scostò leggermente dal suo petto, quanto bastava per guardarmi negli occhi, mi scostò una ciocca ribelle dal viso e mi disse la cosa più bella al mondo…

– Ti amo, Buffy! – i suoi occhi erano più belli che mai, scintillavano di questo sentimento così sincero e così potente… rimasi senza parole… e allora decisi di fare la cosa più ovvia: lo baciai con tutto l’amore che avevo dentro…

 

And it's all, a part of me ( ed è tutto, una parte di me)

It tears at my heart ( piange nel mio cuore)

Only love (solo amore)

And it's all an eternity (tutta un’eternità)

Hoping to learn ( sperando di imparare)

Only love (solo amore)

Only love, only love

Only love, only love, only love, only

Only love, only love, only love, only love

Love, only love

 

 

Si, perché anche se non ero riuscita a dirglielo in risposta, anch’io lo amavo…

CAPITOLO 7

 

LA FAMIGLIA

 

I giorni trascorrevano veloci a Sunnydale, tanto veloci che William ed io avevamo già festeggiato il sesto mese insieme. Ci amavamo in modo così puro e forte che, a dire di Willow, quando spuntavamo noi l’aria si riempiva di un’aura di intensa felicità. Era Aprile, e presto si sarebbero avvicinate le ultime interrogazioni e poi finalmente sarebbe arrivata l’estate.

Il pranzo era sempre divertente, anche perché a noi si era unita anche Faith, la sorella di William, una vampira senza peli sulla lingua, alquanto sboccata e lasciva, ma nel complesso una brava ragazza. Aveva un particolare potere: aveva delle visioni quasi certe del futuro prossimo! Andavamo molto d’accordo, anche se devo ammettere che invidiavo non poco la sua intraprendenza. Ah, per lei ero B!

Il mio rapporto con il resto della famiglia Cullen era ottimo: Angel mi considerava a tutti gli effetti la “little sis.” , Rupert si prendeva cura di me come se fossi anch’io sua figlia e così anche la sua splendida moglie, Jenny. L’unica a cui non andavo giù era Darla: leggevo nei suoi occhi, senza aver bisogno di particolari poteri, che mi considerava un’intrusa nella sua famiglia, una fonte sicura di guai…

Ma prima della fine della scuola, molte cose cambiarono.

Un fine settimana, senza preavviso, mi ritrovai dietro la porta mia madre e la mia piccola sorellina, Dawn. Non la feci nemmeno parlare, avevo capito: lei e Mike si erano separati. Fui contenta di rivedere Dawn, la piccola 11enne combina guai, nonostante avesse ridotto nel giro di 10 minuti la mia camera in un campo di battaglia! Hank arrivò per cena e devo dire che, nonostante il suo dissimulare, capii che era contento di vedere dopo tanto tempo la nostra famiglia riunita. Non vi dico che successe quando dovetti presentare William a mia madre… va bè, ve lo dico!!!!

Era venerdì pomeriggio e come sempre, finite le lezioni, William mi riaccompagnò a casa. Quando fermò la Viper sul vialetto , mi voltai verso di lui – Ti andrebbe di conoscere mia madre e mia sorella? –

– Certo, perché no? Spero solo che tua sorella non sia una peste come te! – lo guardai irritata per poi tirargli un leggero pugno sull’avambraccio.

– AHI! – disse… Pensavo stesse scherzando… e invece era serissimo, gli avevo fatto male. Stupita, lo fissai, finché non sbiancai quando alzai la manica della camicia nera: gli avevo procurato un livido.

Com’era possibile? La mia forza era un’inezia in confronto alla sua, ma allora perché?

William mi vide preoccupata ma, cercando di ritornare sereno, mi disse – Dai, non preoccuparti! Forse sono solo un po’ debole, appena torno a casa mi faccio una bella tazza di sangue di maiale e torno come nuovo,ok? – e mi diede un bacio per calmarmi. – Forza, non dovevi farmi conoscere il resto della tua famiglia? –

Scendemmo dall’auto e arrivammo davanti la porta d’ingresso che spalancai lentamente – Mamma, sei in casa? – urlai.

– Si, tesoro, sono in cucina! –

Mi diressi verso la porta della cucina con William alle spalle, mia madre stava preparando quello che sembrava un dolce.

– Ciao tesoro, tutto bene? –guardò dietro le mie spalle–Ma chi è quel bel ragazzo che nascondi dietro?–

– Mamma ehm…– cominciai a gesticolare nervosamente– questo è il mio ragazzo: William, William Cullen. – mi voltai verso William, ancora più nervosa – e… William, questa è mia madre! – Fiu… ce l’avevo fatta!

– Che piacere conoscerti, William! Buffy mi ha molto parlato di te. – mi fece un’occhiataccia! Beh… in effetti ero stata un po’ evasiva nel parlare del mio ragazzo non – molto – normale.

– Il piacere è tutto mio, Signora Summers! Finalmente posso dire di conoscere chi ha trasmesso la bellezza a Buffy! –

– Grazie, sei molto gentile– era mia impressione o era decisamente entusiasta del mio boy? – Chiamami Joyce, comunque! – Si, decisamente William aveva fatto una buona impressione!

– Mamma, dov’è D…– Non riuscii a terminare la fase che la persona che cercavo, no, volevo dire il cataclisma che cercavo (forse va meglio se la chiamo Tzunami, rende più l’idea di quello che è in grado di fare) era già corsa in braccio al mio ragazzo salutandolo con un rumoroso bacio sulla guancia. So a cosa state pensando, non sono mai stata gelosa… E poi perché avrei dovuto esserlo? Lei aveva solo 11 anni!

– Ehi, che bella accoglienza! Fammi indovinare…– si tamburellò un dito sul labbro – sei poco più che una briciola… capelli castani… devi essere Dawn! –

– Si, e tu sei William, il ragazzo di Buffy! Lo sai che sei davvero carino? Penso che diventeremo buoni amici! –

– Credo che Dawn vi abbia dato la sua benedizione ragazzi! – rise mia madre, seguita da noi.

– Allora, William, ti fermi a cena? –

 

Quella sera fu davvero divertente: per la prima volta, dopo tanto tempo, vidi la mia famiglia felice… e comportarsi in modo delizioso con William che, tra una portata e l’altra, mi stringeva la mano sul tavolo, senza vergogna. I miei si lanciarono di tanto in tanto sguardi d’intesa… Aspetta un attimo, avevo visto bene? Mia madre aveva fatto gli occhi dolci a mio padre!

Si fece tardi e William convenne che fosse arrivato il momento di tornare a casa, salutò cordialmente i miei e si diresse verso la porta d’ingresso con me al seguito. Dopo aver dato un leggero bacio sulla guancia a Dawn, uscì con me al fianco; lo accompagnai alla macchina. William appoggiò la schiena alla portiera e si mise ad osservarmi con la testa penzolante da un lato – Allora… è stata una bella serata! –

– Si… era da tanto che non vedevo la mia famiglia così unita! – ma il mio sguardo mutò… dal sereno all’apprensivo – Come va il braccio? – gli chiesi dispiaciuta, abbassando lo sguardo.

– Benone! – mi si avvicinò alzandomi il mento con le dita, per guardarmi negli occhi – Ehi, non fare così! Sto bene, sono fatto d’acciao! –

Sospirai e gli sorrisi accarezzandogli la guancia spigolosa…

– Bene, ora devo proprio andare! –

– Stasera non rimani con me? – chiesi speranzosa.

– No, credo che tua madre voglia parlarti… e se mi trovasse nella tua stanza potrebbe fraintendere! – guardò con la coda dell’occhio la mia casa, feci per girarmi, ma lui me lo impedì. Avevo capito: la mia dolce mammina ci stava spiando!

– Ok, allora vai! – mi avvicinai a lui e gli diede un bacio dolcissimo ma, mio malgrado, dovetti staccarmi quasi subito da lui… Dannato pubblico!!!

– Buonanotte amore! –

– Buonanotte! – gli risposi e poi, salito in macchina, ripartì.

 

Rientrai a casa ed aiutai mia madre a sparecchiare e infilare i piatti nella lavastoviglie, poi andai in camera mia. Mi ero appena messa a letto, quando mia madre bussò alla porta. Entrò e mi si sedette accanto…

– Buffy, so cosa vuol dire essere giovani, so cosa vuol dire avere certi istinti… So che William è molto attraente, e da come ti guarda… so per certo che anche lui pensa lo stesso di te…– si fermò un attimo per respirare, dandomi il tempo di andare nel panico più totale… mia madre mi stava facendo un discorso sul…?

– Insomma, ciò che sto cercando di dirti è… tu e William… avete, si insomma… fatto sesso? –

– Mamma!! – sgranai gli occhi e di certo diventai viola.

– Non ti devi vergognare, Buffy… è una cosa normale, quando si sta bene con una persona… è assolutamente la conclusione più logica dello stare insieme – non so perché, ma non sembrava tanto convinta! – Ma dimmi… tu e William avete avuto un qualche genere di… – deglutì rumorosamente – un approccio un po’ più, come dire, intimo? –

– NO! – dissi con un filo di voce, troppo imbarazzata.

– Bene– sembrò tranquillizzarsi! – promettimi una cosa tesoro! – mi strinse le mani e mi guardò con immensa serietà.

– Cosa? –

– Che se tra te e William accadrà qualcosa, me lo dirai… vorrei che, quando sarà il momento, condividessi questa esperienza con me–

Fui incapace di risponderla, ma probabilmente se lo aspettava e non pretese una risposta, mi accarezzò la guancia e mi rimboccò le coperte come faceva quando ero piccola, avanzò verso la porta, ma poi si girò.

– Sai, Will mi piace davvero: è educato, rispettoso… è un bravo ragazzo! –

La guardai e sorrisi – Si, mamma, è perfetto! – e poi lei uscì dandomi la buonanotte.

 

Nel frattempo William era arrivato a casa sua, preoccupa del fatto che io riuscissi a fargli male con un semplice pugno. Che si stesse indebolendo? Che il pensare a Buffy lo stesse rendendo debole? Scosse la testa: era impossibile! Entrò in salotto e trovò la sua famiglia riunita, seduta al tavolo…

– Che succede? Cosa sono queste facce? –

– C’è che ti sei messo in grossi guai… mettendo in mezzo tutti noi! – esclamò con disprezzo Darla.

– Sta zitta, la situazione non è poi così tragica!!! – ribatté Angel.

– Volete spiegarmi cosa diamine sta succedendo? –

– Faith ha avuto una visione – rispose Rupert – si tratta di Buffy. –

– Cosa? È in pericolo? – chiese preoccupato William.

– No, calmati… la situazione non è poi così grave… nessuno le farà del male… anzi, potrebbe farsi male da sola, o fare male agli altri senza volerlo… Insomma, c’entra con il fatto che può colpirti e causarti lividi…– parlò finalmente Faith.

– Che vuoi dire? –

– L’ho vista William, l’ho vista combattere… contro vampiri malvagi e demoni. Ed era forte, veloce, abile! –

– Cosa stai dicendo? Buffy non ha tutta questa forza fisica… è indifesa! –

– Ti sbagli, William… Buffy è una cacciatrice! –

CAPITOLO 8

 

ADDESTRAMENTO (SIT)

 

 

Era sabato mattina. Nel pomeriggio sarei dovuta andare a fare shopping con William, mentre i miei avrebbero passato l’intera giornata insieme a Dawn allo zoo. In mattinata, decisi di occuparmi del giardino sul retro, dove l’erba imperava alta e non curata. Misi una salopette, una maglietta rossa e allacciai i capelli con la bandana dello stesso colore. Feci per scendere la scaletta, appoggiando la mano sulla ringhiera e facendo scivolare il piede sul primo gradino. Accadde qualcosa d’imprevisto: inorridita, sedetti sullo scalino e scoppiai a piangere. Si fecero le quattro, sentii un auto rombare e qualcuno bussare alla porta. Non mi curai di alzarmi, sapevo che William avrebbe percepito la mia presenza in casa e sarebbe venuto da me. Il viso era ancora rosso per il liquido salino cristallizzatosi su di esso e poggiava sulle ginocchia. Mi trovò così, e senza dire nulla, mi prese in braccio e fece per portarmi in casa, non prima di aver lanciato un’occhiata al corrimano della scala: il punto che avevo impugnato nello scendere era completamente distrutto, come se lo avessi stretto con una forza sovrumana.

Mi portò in camera e mi adagiò sul letto, cercando di calmare i miei singhiozzi sempre più insistenti accarezzandomi la schiena. Dopo pochi minuti, riuscii a calmarmi e finalmente a parlare…

– Io non so… non so cosa mi sta succedendo, è come se non fossi in me. Che c’è di sbagliato in me? –

William sospirò e poi, prendendo coraggio e alzandomi la testa per guardarmi negli occhi, rispose

– Non c’è nulla di sbagliato in te, amore. Tutto questo è normale…–

– Normale? Tu questo lo chiami normale? Come può una persona normale distruggere le cose toccandole? Come posso farti male se sono normale? – chiesi esasperata.

– Dico che è normale… per te! – esclamò in un sussurro.

Lo guardai impietrita. La mia testa stava per scoppiare, indietreggiai sul materasso e mi appoggiai sulla spalliera del letto, a debita distanza da lui.

Il suo sguardo si fece triste per questa mia reazione… subito dopo fermo: stava per rivelarmi qualcosa che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.

– Vedi, Faith ha avuto una visione, di te che lottavi contro dei vampiri…–

– Cosa? Vuoi dire che sto per morire? –

– No, amore. Tu lottavi e vincevi contro di loro. –

Come poteva un’umana come tante, una liceale e attorniata da una famiglia assolutamente normale quale me, riuscire a sconfiggere dei vampiri forti almeno quanto il mio William? D’istinto osservai il palmo della mano ed ebbi il fegato di dire – C’entra qualcosa con questa forza distruttiva? –

– Si. – rispose, cominciando a lisciare con un dito la stessa mano che osservavo. Alzai lo sguardo e lo legai al suo – Buffy, tu sei una Cacciatrice! –

– Sono una… che? –

– Cacciatrice, Ammazzavampiri… il terrore di tutte le forze demoniache–

Lo fissai basita… – Ti prego, non mi guardare come se fossi certa che ho bevuto troppo bourbon–

– Che cos’ è, una bibita energetica? – dissi smorzando un po’ la tensione.

– No, è una qualità di vino! –

– Tu… bevi? Non hai nemmeno 21 anni! –

– 18 umani e 127 vampirici… pensi ancora che io non abbia l’età per bere? –

– Va bene… parlami di questa storia della Cacciatrice. –

– Oh, si. Esiste una profezia… in effetti, ne ho una copia a casa sui libri di Rupert, e più o meno recita così: “ Per ogni generazione, nasce una Cacciatrice, una ragazza scelta per combattere le forze del male. Ogni ragazza in se ha la potenzialità di diventare una cacciatrice. Questa potenzialità si attiva automaticamente alla morte della cacciatrice che la precede”. Dovrebbe essere tutto…–

Un dubbio mi assalì – Sono… sono umana, però, vero? –

– Si, perfettamente umana, solo più forte! – mi sorrise in modo così dolce che ad un comune osservatore sarebbe sembrato un angelo…

– Ok, sono normale, e ciò è fantastico ma… come faccio con la mia forza? Se non riuscissi a controllarla? –

– Ci sono qui io, tesoro, ti aiuterò io! Devi sapere che l’organo superiore delle cacciatrici, il Consiglio degli Osservatori, è sempre stato in contatto con la mia famiglia, che fin dai primi tempi qui a Sunnydale si è occupata di tenere a bada le forze demoniache. 10 anni fa, una veggente del Consiglio, una certa Althemisia, ebbe una premonizione circa l’arrivo di una cacciatrice qui a Sunnydale… Abbiamo cercato a lungo, ma poco dopo ci siamo detti che si trattava solo di un abbaglio… fino ad oggi! – mi scostò i capelli dal viso – Non preoccuparti, noi siamo incaricati di aiutarti nella tua missione e di allenarti affinché tu conosca pienamente le tue capacità. Sarò sempre al tuo fianco in questa nuova avventura! – queste ultime parole ebbero il potere di rassicurarmi… mi resi conto che, nonostante l’iniziale shock per la mia nuova condizione, potevo sostenere il peso di tutto questo, perché accanto a me c’era William…. Sarebbe stato lui a temprare la mia forza fisica, e soprattutto, a sostenermi con la sua grande forza spirituale…

 

 

 

******

 

 

– Buffy? – la voce di mia madre mi destò dai miei pensieri così ingarbugliati, così come la caffettiera sbuffante che reclamava la mia attenzione.

– Cosa c’è tesoro? Sei così pensierosa… Qualche problema con William? – premurosamente si informò mia madre.

– No, mamma, no. Stavo pensando… mi piacerebbe ricominciare a prendere lezioni di karate! –

– Buffy, lo sai che puoi praticare qualunque sport tu voglia se riesci a conciliare il tutto con la scuola. Solo, non pensi che il karate sia uno sport troppo violento per una ragazza? –

– Violento? No! Fortifica il carattere, tempra lo spirito ed è un vero toccasana per il corpo! – esclamai con voce squillante.

– E va bene! – alla fine si arrese.

Tornai in camera a cambiarmi. Odiavo mentire a mia madre, ma avevo bisogno che lei mi credesse in palestra il pomeriggio piuttosto che in casa Cullen. Beh, in realtà avevo raccontato una mezza bugia, perché la mia palestra era il mio ragazzo… mi avrebbe allenato lui. Tre volte a settimana sarei andata da lui per affinare le mie tecniche di combattimento: non potevo far finta di esser una persona normale, volevo seriamente dedicarmi alla missione che qualcuno mi aveva affidato. Sorrisi: un eroe in gonnella, la versione moderna di Wonder Woman!

Era passato un mese da quando avevo scoperto di essere una cacciatrice ed avevo fatto grandi passi avanti riguardo all’autocontrollo: ormai non distruggevo più niente, riuscivo a calibrare la mia forza, e tutto questo grazie alla mia dolce metà. Nonostante la paura, ringraziavo ogni giorno per quel nuovo potere… perché ora mi sentivo più vicina a William, capivo cosa significa avere una forza incommensurabile dentro e non riuscire a padroneggiarla.

– Forza, passerotto, concentrati! – urlò William schivando un mio pugno. Erano le 19 ed eravamo in quella che Rupert definiva “Sala degli allenamenti”. Quel giorno Faith aveva deciso di non assistere alle simulazioni di combattimento come faceva di solito. In realtà non avevo mai gareggiato contro di lei, che dal canto suo diceva che mi avrebbe sfidato solo quando sarei diventata una grande cacciatrice. Che sbruffona!!!!

– Mi spieghi una cosa? – gli chiesi con il fiatone. – Perché ci alleniamo con la musica? – la radio, infatti, suonava movimentati sounds metal… la ripetizione casuale aveva appena fatto partire “Faint” dei Linkin Park, una delle sue canzoni preferite.

– Perché lottare è un po’ come ballare! –

– Ballare? Noi allora stiamo ballando? – chiesi io, scettica. Lui sorrise, un sorriso tremendamente, maliziosamente sexy – Non abbiamo mai fatto altro! –

Riuscii a colpirlo tre volte con un pugno allo stomaco e due calci rotanti così veloci da coglierlo alla sprovvista. Mi gettai di nuovo contro di lui che, schivando il colpo, mi si mise alle spalle e mi bloccò le mani incrociando le sue braccia sulle mie.

– allora, raggio di sole, fammi vedere se riesci a liberarti! – mi sussurrò sensualmente all’orecchio.

Provai a spingere le sue braccia, ma fu tutto inutile. Allora mi venne un’idea e, cercando di usare la forza necessaria, riuscii ad afferrargli i polsi con le mani e abbassando velocemente la schiena in avanti la scaraventai supino per terra e, altrettanto fulmineamente, mi sedetti a cavalcioni su di lui, puntandogli un paletto al cuore.

– Allora, sono stata brava? – chiesi spavalda senza mutar posizione. Lui mi fissò di nuovo con il suo sorriso sexy e in un lampo invertì le posizioni e maliziosamente mi disse – Non abbastanza, amore! –.

Solo allora mi resi conto che eravamo ambiguamente allacciati l’uno all’altra come mai lo eravamo stati. I suoi pettorali scolpiti premevano sul mio seno, non riuscivo più a produrre un pensiero coerente. Irrazionale, ecco: lui riusciva a mandare tutti i miei buoni propositi a farsi benedire. Mi guardò come non aveva mai fatto, i suoi occhi di ghiaccio avevano assunto la stessa intensità del blu del mare notturno. Non riuscendo a trattenersi oltre, scese sulle mie labbra e mi baciò spasmodicamente, con una voracità che presto mi contagiò. Liberai le mani e cominciai a tracciare con esse linee lungo i suoi fianchi, la sua schiena, stropicciando ad ogni tocco la canottiera bianca che indossava. Cominciai a sfilargliela dalla testa e poi lui si rimpossessò delle mie labbra per poi scendere sul mio collo, che tempestò di baci che mi mandavano all’ebollizione. Alzai una gamba e lui cominciò ad accarezzarla avvicinandosela al fianco. Mi girava la testa…

Ad un tratto si tirò su e, trascinando anche me, si sedette sul pavimento con me imbraccio. Riprese a torturarmi le labbra e cominciò a massaggiarmi la schiena per poi scendere più giù cominciando ad alzare il leggero top grigio che portavo sopra i panta-jazz neri. Il tocco delle sue dita fredde alzava ancora di più la temperatura del mio corpo. Il top era ormai alzato fin sotto al seno e stava quasi per diventare un tenue ricordo quando… il mio cellulare squillò.

All’istante ci fermammo e, dopo un iniziale stordimento, mi sciolsi dal suo abbraccio e mi diressi verso il divano dove campeggiava la mia sacca. Risposi…

– Ciao tesoro! Volevo solo avvisarti che stasera avremo a cena i Nash e sapendo quanto odi i loro due pargoletti volevo dirtelo in tempo così puoi tornare prima a casa e organizzare un’uscita con i tuoi amici! –

– Ti ringrazio, mamma. Arrivo subito! –

– Era tua madre? – chiese William.

– Si, mi ha informato dell’imminente catastrofe che sta per scatenarsi a casa mia e consigliato di passare la serata a divertirmi! –

– Io amo quella donna! – mi accigliai – Naturalmente non quanto la sua stupenda figlia maggiore! –

– Vorrei ben dire! Allora, cosa si fa stasera? Bronze? –

– Beh, io avevo in mente qualcos’altro…–

– Cosa? Forza, proponi…–

– Andiamo a Restfield… Stanotte combatterai contro il tuo primo vampiro malvagio! –

CAPITOLO 9

 

RAGIONE E SENTIMENTO

 

 

Quella sera la mia vita cambiò completamente.

William mi venne a prendere intorno alle 19 ed entro pochi minuti fummo a Restfield. Scavalcammo il cancello e fummo dentro. In cuor mio avevo sempre avuto il terrore dei cimiteri, piccolo dettaglio che avevo dimenticato di condividere con il mio ragazzo. Camminavo ansiosa, muovendo nervosamente gli occhi a destra e a sinistra con il paletto alzato e pronto per l’attacco, gingillo che affettuosamente nominai Mr Punta per smorzare la tensione. William mi osservava divertito…

– Rilassati, passerotto, non ti farò mica combattere con un vampiro esperto! –

– Chissà perché la cosa non mi rassicura per niente! – esclamai sull’orlo di una crisi di nervi.

– Eccoci arrivati! – eravamo in una delle zone interne del cimitero, c’erano pochi alberi e due o tre lapidi qua e là.

Abbassai la mia arma dopo venti minuti di attesa, dopo di che mi voltai frustrata verso William

– Ok, e questa sarebbe l’azione di cui parlavi? – chiesi incrociando le braccia.

– Guarda lì– e mi indicò la lapide che si trovava proprio di fronte a me. Qualcosa d’un tratto si mosse, le zolle d’erba si spostarono e dal sottosolo spuntò fuori una mano, poi infine un braccio e poi un uomo, anzi un ragazzo, o meglio, un vampiro.

– Sei pronta dolcezza? Ecco qui la tua prima vittima!– mi disse William.

Il vampiro si scrollò la polvere di dosso e poi mi guardò basito – Buffy? –

Lo fissai un attimo poi… – Ford? Ma sei morto? –

– Si, ieri! –

– Mi dispiace molto! –

– Oh, non preoccuparti per me, mi sento benissimo. E tu come mai qui insieme al tuo ragazzo? Potevate trovare un posto migliore per pomiciare. Anche se dicono che la paura induca le ragazze a…–

Perché non mi era mai sembrato un maiale come sui stava dimostrando? Decisi di cambiare il discorso

– Beh, lui è un vampiro con l’anima ed io una cacciatrice alle prime armi, non siamo venuti qui per cogliere le margherite! –

– Allora, come primo pasto, avrò servita la più bella ragazza della scuola dopo Darla! – e Ford si scagliò su di me. Prontamente schivai il suo pugno e gliene mollai uno di contro. Lo colpii, ma subito si riprese dandomi un calcio nello stomaco. Infierì su di me altre due volte, fino a che non riuscii a dargli un calcio nelle parti basse che lo inibì e tirandogli un gancio col destro lo stesi a terra. Afferrai Mr Punta e lo impalettai. Sgranai gli occhi – Oh mio Dio, non era il cuore! – urlai estraendo il paletto più o meno dal polmone destro di Ford, prima che egli mi facesse volare e sbattere su una lapide, la mia schiena giurò vendetta. Con le vertebre pressoché sbriciolate, riuscii ad alzarmi e a parare un pugno diretto verso il mio viso,per poi dare un calcio sullo stinco al mio nemico che imprecando fece per lanciarsi contro di me. Ma la sua corsa si fermò: questa volta, infatti, avevo fatto e mirato dritto al cuore. Pochi secondi, e Ford divenne polvere. Rimasi a contemplare il nulla finchè un applauso mi destò.

– Complimenti, tesoro, hai mietuto la tua prima vittima! Devo ammettere che ho temuto il peggio quando la prima volta il cuore…–

– Beh, io sono così: posso sbagliare una volta, ma poi imparo in fretta! –

– Stai bene? – mi chiese accarezzandomi il viso.

– Qualche livido qua e là, qualche costola rotta, ma nel complesso sto bene! –

– Fammi vedere la schiena. –. Tolsi la giacca, svelando il top chiaro che lasciava la schiena scoperta e lui prese ad esaminarla. Passò la mano appena sotto la scapola sinistra e sussultai per il dolore.

– C’è bisogno di un po’ di ghiaccio. Andiamo, ti porto a casa mia; per stasera può bastare, hai fatto un buon lavoro! –

Non replicai, infondo la schiena mi faceva così male che non sarei uscita incolume da un altro combattimento e, docile come un agnellino, mi feci trascinare verso la macchina.

Ed eccoci a casa Cullen. Il vialetto esterno, di solito popolato dalla Land Rover di Rupert e dalla Porche di Angel, era occupato solo dalla Maseratti di Faith. William posteggiò la Viper accanto al marciapiede, intuendo che forse anche Faith avrebbe passato la serata fuori casa. E infatti, mentre stavamo salendo la scala della veranda, la porta d’ingresso si aprì rivelando una Faith agghindata per “beccare”.

– Salve, piccioncini, com’è andata la caccia? –

– Fruttuosa! Buffy ha ucciso il suo primo vampiro e, indovina un po’, era quell’antipatico di Ford Evans. –

– Grande B!!!! quel tipo non mi è mai piaciuto un granché. Comunque, i miei complimenti: ti aspetta un futuro di polverizzazioni e decapitazioni. –

– Wow, sembra eccitante! – risposi ridendo.

– Bene vi lascio alla vostra serata. Io – e lì alzò le mani e cominciò ad agitarle in aria al ritmo di una musica inesistente e accompagnandole con il bacino – vado a scatenarmi in pista e a infrangere qualche cuoricino. Ci si vede, B! –

– Buona serata, Faith! – le augurai io.

Lei si rivolse a William – Ehi, fratellone? Mi raccomando, non me la sciupare! – e gli punto il dito contro, camminando all’indietro con un espressione seria che nascondeva un sorriso che piano piano affiorò. Ma che intendeva? Boh!

Ci dicessimo in cucina, dove William si occupò di riempire la borsa del ghiaccio. Conclusa l’operazione, mi trascinò su per le scale, fin davanti alla porta della sua camera. Non ero mai stata lì dentro prima d’ora. Aprì la grande porta di mogano che subito venne richiusa alle nostre spalle: era una stanza molto bella, arredata con gusto e apparentemente alquanto costosa… di fronte a me enormi finestre coperte da drappi vermigli spadroneggiavano sull’intera stanza, a destra della porta si trovava una scrivania scura con sopra un computer poco distante dalla cabina armadio ad angolo con le ante del medesimo colore delle tende e rifinite con bordature e pomelli neri. La restante parete era pienamente occupata da una parete attrezzata i cui vani, fatta eccezione per quello nel quale era incastrata la tv da 42’’, erano occupati da un numero indicibile di libri; al fianco della parete stava uno stereo vecchio di almeno 10 anni, ma dotato di due mangiacassette, lettore cd e persino giradischi e a fianco di esso si trovava una colonna stretta con centinaia di cd. Al centro della stanza, proprio davanti alle finestre, stava il letto di William, di legno nero in stile etnico e molto simile a quelli giapponesi, con le lenzuola rosso carminio.

– Forza sdraiati! – mi disse dolcemente William, facendomi per un attimo sbattere le ciglia. – Pronto? Devo metterti il ghiaccio su quell’enorme ematoma che hai sotto la scapola! –

– Ah, si, scusami. – mi ritrovai a dire. Un po’ imbarazzata, tolsi la giacca e, inginocchiatami sul letto, gattonai fino al cuscino, mi distesi a pancia in giù. William mi scostò i capelli e poggiò la borsa del ghiaccio proprio dove aveva menzionato poco prima. Provai un istintivo sollievo e istintivamente chiusi gli occhi.

– Va meglio? – chiese premurosamente William.

– Decisamente! – risposi io tranquilla. Non so quanto tempo passò, ma cullata dalla frescura che leniva il dolore, cominciai ad assopirmi, quando i miei sensi si riaccesero di colpo. William aveva scostato i capelli dalla mia nuca e vi aveva posato un bacio e il mio corpo, istintivamente, aveva tremato. Lentamente continuò a lasciare una scia di baci freddi che mi marchiavano a fuoco lungo tutta la colonna vertebrale, fermandosi solo all’altezza del nodo che a metà schiena teneva allacciato il mio top. Si scostò e si sdraiò sul fianco, con la testa appoggiata su un braccio. Aprii gli occhi e senza pensarci due volte mi misi nella sua stessa posizione, facendo cadere la borsa sulle lenzuola, e s’impulso coprii le sue labbra con le mie, in un bacio che mano a mano si fece sempre più passionale. Mi persi in quel bacio… Con i polpastrelli cominciai ad accarezzargli il torace tonico coperto da un aderente maglietta nera.

Il nostro bacio si fece sempre più famelico, causando un felino movimento di William che subito fu sopra di me. E lì ci fermammo per permettere ai miei polmoni di fare il pieno d’aria. E lì cominciai a pensare. Nono avevo avuto molte esperienze con i ragazzi prima di William: c’era stato solo Pike, ma non potevo nemmeno lontanamente mettere a confronto le due relazioni. Pike ed io c’eravamo scambiati i primi timidi baci, più per gioco che non perché provassimo qualcosa simile all’amore. Lui era sempre stato come un fratello per me, e non sarebbe mai stato altro. Quelli tra me e William, invece, erano contatti carichi di passione, tanto che in quei momenti, la ragione lasciava completamente il posto ai sensi. – Sei così bella, così calda, così desiderabile…– William si limitò ad accarezzarmi il viso e a darmi un leggero bacio sulle labbra. Forse aveva notato un certo nervosismo nei miei occhi: anche lui era desiderabile ai miei occhi, ma sentivo che non ero ancora pronta per spingermi altre quello che gli avevo già concesso, e lui l’aveva capito. Presto sarebbe arrivato il giorno in cui gli avrei offerto tutta me stessa, e allora sarei stata sua per sempre, e lui sarebbe stato quello giusto, al quale avrei donato il privilegio di rendermi pienamente donna…

CAPITOLO 10

 

SCOPERTE

 

 

I mesi passavano, io e William eravamo sempre più felici e innamorati, facevamo la ronda tutte le notti e ormai ero diventata bravissima nel mio “lavoro”di Cacciatrice, tanto che presto avrei sfidato Faith. Anche quell’anno scolastico stava per giungere al termine e questo significava stress a non finire per le ultime interrogazioni. La mia pagella non sarebbe stata male, e per questo dovevo ringraziare Willow e le sue ripetizioni di Matematica; la santa ragazza aveva anche provato a farmi entrare in zucca il francese, ma continuavo a ripeterglielo – Willow, lo vuoi capire che francese e Buffy non sono compatibili? L’unica cosa che so di francese è “ Voulet-vous cou”… – diventai completamente rossa. E se ora questa mia sparata le facesse pensare che…

– Va bene, dimentichiamo i libri… parliamo di te e William! – ecco, appunto.

– Che c’è da dire… Stiamo bene insieme, ci amiamo… lui è dolcissimo, premuroso, iperprotettivo… e poi è così bello…–

– e? –

– E cosa? –

– Come va… in quel senso? –

– Quale senso? –

– Avete avuto insomma…– Willow ha il viso dello stesso colore dei capelli – un approccio un po’ più… fisico? – chiede in un sussurro.

– No, Willow. No! – le rispondo – Che cosa te l’ha fatto pensare? –

– Beh, ammettilo, Buffy: William è un gran bel ragazzo 18enne e tu non sei da meno, e tutt’e due siete una splendida coppia di giovani con tutti gli ormoni in subbuglio. Francamente, pensavo che vi fosse spinti un po’ più in là dei baci! –

Decisi di essere sincera – Beh, in realtà… abbiamo avuto una serie d’approcci un po’ più intimi… ma no, non siamo arrivati a… a farlo. Ne abbiamo parlato, è stato molto dolce… gli ho detto che non ero pronta ed è stato comprensivo… mi ha detto che non c’era fretta e che avrebbe aspettato anche per sempre (“tanto a lui il tempo non manca mica!”). Oh, Will: ho trovato il ragazzo perfetto! –

Willow mi sorrise e mi abbracciò. – E ora dimmi… tu e Oz invece? –

La mia amica abbassò lo sguardo, imbarazzatissima, per poi guardarmi dritta negli occhi con uno sguardo carico di emozione e un sorriso. La fissai stupita e poi le sorrisi – Davvero? Quando? –

– Ieri sera, a casa sua… è stato perfetto! – e così le chiesi di raccontarmi tutto nei minimi particolari.

Tornai a casa per cena, il clima era teso. Quando pochi mesi prima avevo aperto la porta a mia madre, avevo pensato che le cose tra lei e mio padre avrebbero potuto sistemarsi. Ma ciò non sarebbe mai accaduto, ora lo sapevo. I litigi tra loro erano cominciati un mese prima, quando mio padre aveva ottenuto un incarico di maggior peso al commissariato di Los Angeles. Aveva accettato senza consultarci, pensando solo alla sua carriera, pensando che noi l’avremmo seguito dovunque volesse. Ma mia madre non era d’accordo: aveva appena trovato un lavoro alla galleria d’arte e si era appena fatta degli amici, non era disposta a ricostruirsi una nuova vita. Nemmeno io volevo andarmene: non potevo allontanarmi da Sunnydale per via della mia missione ma, cosa più importante, lì c’era il mio cuore. C’era William. E così, non poteva esserci un nuovo inizio per la riunita famiglia Summers, era tutto finito. Io e Dawn quasi non parlavamo con nostro padre, lo ritenevamo responsabile del fallimento del suo matrimonio. In cuor mio sapevo che c’erano stati tantissimi motivi che avevano spinto lui e mia madre a divorziare, ma in quel momento riuscivo solo a colpevolizzare lui. Una settimana dopo sarebbe partito… decisi che era meglio non sedermi a tavola, quell’atmosfera mi aveva rovinato l’appetito. Salii in camera, facendo finta di andare a dormire. In realtà mia assopii per qualche oretta finché, puntualissimo intorno alle 23.00, William mi svegliò dicendomi che era l’ora di andare di pattuglia. Come al solito sgattaiolammo fuori dalla finestra e salimmo sulla Harley, sfrecciando verso il cimitero. Dopo un paio di impalettamenti, il mio stomaco cominciò a brontolare.

– Ehi, che cos’era quel rumore? – chiese William, inarcando il sopracciglio.

– Il mio stomaco, non ho mangiato a cena. – ma perché mi stava guardando male?

– Quante volte ti devo ripetere che la caccia non è uno sport che si pratica a stomaco vuoto?! Che ti passava per la testa? Avresti potuto avere un giramento di testa proprio mentre combattevi! –

– Beh, prova tu a mangiare a casa mia… vedi un po’ se ci riesci! – gli risposi, arrabbiata.

Lui sospirò, guardandomi un po’ triste – Scusami, sono proprio insensibile. A casa tua c’è una specie di guerra civile ed… mi spiace. Andiamo ti porto all’Espresso Pump. –

Si voltò per avviarsi verso la moto con me al seguito, mi avvicinai e lo tirai per il polso, in modo che finisse per guardarmi in faccia – Scusami, non è colpa tua se la mia famiglia è un disastro… ed io come al solito sfogo su di te tutta la mia rabbia… Non capisco come tu faccia ad amarmi, visto come…–

– Non dirlo mai! – impugnò le mie spalle con le mani – non riesci nemmeno lontanamente a immaginare quanto tu sia magnifica dentro e fuori. Stai attraversando un brutto momento ed è giusto che tu ti sfoghi… E se ti amo è perché sei l’unica che mi dia la parvenza che il mio cuore morto batta. Pensare a te mi fa stare bene, amarti mi fa sentire un uomo. E se credi che io ti ami solo perché sei una bella ragazza ti sbagli di grosso: amo quello che sei, come vai avanti… ho visto il meglio e il peggio di te, e so perfettamente quello che sei: un diavolo di donna! E questo mi spaventa, perché sei sempre una continua scoperta, e mi terrorizza, perché se c’è una cosa di cui sono sicuro a questo mondo, quella sei tu. Tu sei l’unica! –

Le parole di William penetrarono nel mio cuore e lo colmarono di gioia, lentamente le lacrime cominciarono a scorrere… lacrime di commozione. Lo abbraccia stretto, con tutta la mia forza sovrumana sapendo che non gli avrei mai nociuto, e lo baciai. Rimanemmo così allacciati l’uno all’altro, finché il mio stomaco reclamò attenzioni. – Forza, si mangia! –

 

******

 

La mattina seguente mi alzai di buonora e ben prima che si la sveglia di mio padre suonasse. Scesi giù e cominciai a prepararmi la colazione. Dopo un po’ mi raggiunse mia madre, con un viso segnato dalle rughe di chi non ha chiuso occhio.

– Buongiorno, mamma! –

– Buongiorno tesoro. – disse in tono piatto: c’era qualcosa che non andava.

– Mamma, cosa c’è che non va? – chiesi.

– Non so come dirtelo, tesoro… tuo padre… ieri abbiamo discusso e… ha deciso di anticipare la partenza. Ha preso ieri sera stesso l’aereo… mi dispiace non averti svegliato, ma ti avevo vista così stanca e… e lui non ha svegliato nemmeno Dawn. – fissai un punto imprecisato del pavimento, una sola idea in testa… lui non aveva voluto salutarci, se n’era andato così. Mi chiesi se avessi fatto qualcosa che lo avesse spinto a quel gesto, ma non riuscivo a darmi risposta. Senza nemmeno mangiare, risalii le scale e rientrai in camera mia. Sbattei la porta e solo allora mi accorsi che per terra c’era un foglio piegato…

 

Mia carissima Buffy,

probabilmente sarai arrabbiata perché non ho osato svegliarti per salutarti. Vedi, non me la sono sentito. Sarebbe stato come dirvi addio per sempre, e non voglio che sia così. Probabilmente sto sbagliando, ma non credere che la mia carriera venga prima della mia famiglia. Semplicemente io e tua madre siamo troppo cambiati per far finta di non aver divorziato. E il divorzio è stata tutta colpa mia. Vedi, cinque anni fa tradii tua madre con la sua migliore amica e le mi colse in flagrante: ci vollero solo due mesi perché ottenesse la separazione. Ecco, ora sai come stanno veramente le cose: non ti biasimo se mi odi o se non voi più vedermi, ma ti prego… cerca di perdonarmi.

Un bacio

Papà

 

PS William è un bravo ragazzo, sono contento che voi due stiate insieme. Salutalo da parte mia. E dai un bacio alla mia piccola Dawn, e cerca di spiegarle il perché me ne sono andato, non voglio che si colpevolizzi. Dille che le voglio un mondo di bene e che per lei ci sarò sempre, come per te. Stammi bene, piccola Buffy.

 

 

Scivolai sul legno della porta, ingaggiando un fragoroso pianto… il mio mondo si era completamente inabissato. Poco dopo, qualcuno bussò alla porta. Lentamente mi rialzai e aprii. Era il mio angelo, era venuto a soccorrermi. Lo abbracciai e cominciai a singhiozzare. – Shhh, tesoro, sono qui. Piangi, sfogati… oggi non andiamo a scuola. Starò qui per tutto il tempo che vorrai. –

CAPITOLO 11

 

LACERANTE REALTÀ

 

 

 

 

 

 

La mattina era trascorsa tra i miei singhiozzi e le mie lacrime. Mia madre aveva chiesto a William di rimanere a pranzo in modo da sostenermi nel mio dolore ed era appena uscita per accompagnare Dawn a scuola e andare a lavoro. Io e William eravamo ancora seduti per terra accanto alla porta, quando lui mi prese tra le braccia e mi aiutò ad alzarmi… il mio appiglio, il mio sostegno… mio, mio, mio…

Gli accarezzai i capelli e mi alzai sulla punta dei piedi per baciarlo, un bacio passionale, da mozzare il fiato. Mi staccai dalle sue labbra e lo fissai dritto negli occhi, lui mi guardò interrogativo. Lo baciai di nuovo, questa volta lentamente, solo un tocco di labbra. Mi scostai di nuovo per annegare nelle sue iridi azzurre e poi parlai

– Dimmi che mi ami, William. –

– Ti amo, lo sai! –

– Dimmi che mi vuoi –

– Ti voglio, sempre. – fu abbastanza per me. Avvicinai le mie dita alla leggera camicetta di cotone bianco che indossavo e lentamente cominciai ad estrarre il primo bottone dall’asola, per poi dedicarmi al secondo… ma le mani di William fermarono le mie dita fresche della manicure del giorno prima, solo uno sguardo dispiaciuto e triste.

– No, Buffy. – disse, riabbottonandomi la camicetta.

Lo guardai intontita – No? – chiesi. Mi sentivo umiliata, rifiutata. – No! – cominciai a piangere…– Ho fatto la cosa sbagliata! – urlai.

– No, amore, è solo che…–

– Ora fai come lui.. vattene… lasciami per sempre, perché io sono sbagliata! –

Lui mi tirò a se, mi cinse tra le braccia per un attimo e poi alzò il mio mento per guardarmi dritta negli occhi.

– Passerotto, io non ti lascerò… non hai fatto nulla di sbagliato, solo… non credo che sia il momento giusto per fare l’amore, non in un momento così delicato per te. Alla fine ti renderesti conto che sarebbe stato un gesto dettato dalla disperazione, e non spontaneo. Per quanto io ti ami e ti desideri, voglio che la tua prima volta sia memorabile, qualcosa da ricordare per sempre. –

Piansi, questa volta sorridendo per le magnifiche parole che William aveva detto. Poi il mio sorriso divenne triste – Non potrò ricordarlo per sempre. –

Lui s’irrigidì, forse aveva temuto da quando la nostra storia era iniziata che prima o poi si sarebbe parlato di tale problema.

– Io sono umana… pertanto, un giorno, non sarò più qui con te. Fra qualche anno saremo costretti a lasciarci, perché sarò troppo vecchia per te. Ma mi basta sapere che tu ci sarai, tu ricorderai… è stupido, ma preferirei morire piuttosto che vivere il resto della mia vita senza di te. –

Improvvisamente lui si voltò passeggiando nervosamente per la stanza… poi si fermò mettendo le mani ai fianchi e guardandomi – Ti prego, non dire questo. –

– Non posso non farlo. Guardiamo in faccia alla realtà, William: io ti amo e vorrei stare con te per sempre, e se c’è un solo modo per stare con te, io…–

– NO! – lui ringhiò facendomi rabbrividire…– Lo sai che succederebbe, perderesti la tua anima, solo per aver voluto diventare come me… ed io sarei costretto a…– strinse gli occhi per un attimo – Forse è meglio che me ne vada. – fece per prendere lo spolverino.

Piangendo, mi gettai tra le sue braccia e lo strinsi a me – No, ti prego, non andare. Te lo prometto: non ti chiederò mai più di trasformarmi in vampira… ma tu non andartene, non lasciarmi, ti prego, non lasciarmi…– mi strinse e appoggiò il mento sul mio capo

– No, non ti lascio, sono qui… va tutto bene. –

 

******

 

Non parlammo più di quella discussione, mi sforzai di pensare al presente anche se la frustrazione si impadroniva di me ogni qual volta rimanevo sola nella mia camera: sentivo di star perdendo il tempo che avevo a disposizione per stare con lui e avrei voluto evitare di dormire pur di specchiarmi nei suoi occhi…

I Muse sembravano fare da colonna sonora ai miei pensieri con “Song for the Absolution” …

 

 

 

Lips are turning blue ( Le labbra stanno diventando blu)

a kiss that can't renew (un bacio non può rinnovarle)

I only dream of you (sogno solo te)

my beautiful

 

 

‘Sarebbe stato così morire per sua mano? Così terribile? Non riuscivo a pensare ad altro che alla dolcezza che avrebbe potuto avere il bacio di morte che avrebbe potuto darmi William. E le mie labbra sarebbero diventate blu? O lentamente sarebbero diventate morbide e rosse come le sue?’

 

 

tiptoe to your moon (cammini in punta di piedi verso la tua luna)

a starlight in the gloom (una luce di stelle nell'oscurità )

I only dream of you (Io sogno solamente te)

and you never knew (e non l'hai mai saputo)

 

 

‘é vero, William: a volte sogno di camminare in punta di piedi sulla luna, nel buio, nel vuoto… ed ecco che arrivi tu, mio unico sogno… più luminoso di un astro… ma se te confessassi, tu voleresti via ed io ricadrei nell’oblio. Perché nonostante tu sia una creatura delle tenebre, hai portato il sole nella mia vita. Un sole che aveva lasciato il posto alle nuvole, tanto tempo fa…’

 

 

sing for absolution (Canto per l’assoluzione)

I will be singing (canterò )

falling from your grace (e cadrò nella tua grazia)

 

 

‘E allora permettimi di chiedere l’assoluzione, nel caso ti costringa a rendermi come te. Perché l’ultima cosa che voglio è che tu perda la tua anima… la mia potrebbe volare via, non me ne importerebbe…e allora, cadrò nella tua grazia’

 

 

there's nowhere left to hide (Non c’è rimasto nulla da nascondere)

in no one to confide (nessuno con cui confidarsi)

the truth runs deep inside (la verità rimane dentro me)

and will never die (e non morirà mai)

 

 

‘Ma non posso dirtelo di nuovo, ora come ora non capiresti… non dopo quella mattina in camera mia, non dopo aver visto la tua reazione. Perché se tu mi lasciassi, so per certo che morirei…’

 

 

Lips are turning blue ( Le labbra stanno diventando blu)

a kiss that can't renew (un bacio non può rinnovarle)

I only dream of you (sogno solo te)

my beautiful

sing for absolution (Canto per l’assoluzione)

I will be singing (canterò )

falling from your grace (e cadrò nella tua grazia)

 

I won't remain unrectified (Non rimarrò sbagliato)

and our souls won't be absolved (E le nostre anime non saranno assolte.)

 

 

‘ Lo so, sono questi i tuoi pensieri… e probabilmente hai ragione… l’assoluzione ci sarà negata. Ma, almeno nei miei sogni, lasciami credere che c’è un futuro per noi due, anche se questo è solo un sogno…’

 

 

 

Due settimane erano passate, e il mio malumore tendeva a peggiorare. Nel tentativo di risollevarmi il morale, il mio angelo mi fece una proposta – Amore, visto che la scuola finisce venerdì e poi ci saranno le vacanze, che ne diresti di fare un bel viaggio noi due? –

– Un viaggio? Ma mia madre non mi farà mai venire se saremo solo noi…–

– Non ti preoccupare, penso che con qualche innocente bugia, Jenny riuscirà a convincerla…– mi strizzò l’occhio.

– Bene, allora… dove vorresti portarmi? –

– Parigi. –

CAPITOLO 12

 

IL SENTIERO DEGLI AMANTI

 

 

 

 

– Allora, ora vai avanti… sempre in linea retta. Ah-ah, non toccarti la benda! – mi minacciò William che camminava dietro di me perfettamente conscio del luogo in cui mi stava conducendo. Dannata la sua voglia di farmi una sorpresa: ma cosa poteva esserci di così sorprendente nella suite di un albergo a cinque stelle? Ok, non prendetemi per pazza. Ho sempre giudicato noiosi gli alberghi, ho sempre pensato che servissero solo per dormirci… mentre avrei preferito passare la giornata, o meglio ciò che rimaneva della giornata, a bighellonare per la “ville de l’amour” piuttosto che rinchiudermi in albergo.

– Ecco, siamo arrivati… ora sta ferma e non toglierti la benda finché non te lo dico io! –

Percepii il mio tesoro che si spostava al mio fianco per poi dirigersi a poca distanza. D’un tratto sentii un rumore acuto, come di tende tirate, e poi i passi di William dirigersi nuovamente verso di me. Lentamente sciolse la stretta sciarpa di cotone lilla che non mi permetteva la vista, mi ci vollero alcuni secondi per abituarmi alla ritrovata capacità visiva. E si, ci avevo proprio preso: William aveva tirato le tende della grande finestra che occupava un’intera parete e lo spettacolo che avevo davanti mi lasciò senza parole. Il panorama era a dir poco stupendo: al di sotto di noi la Senna scorreva costeggiando la Tour Eiffel e attraversando gli Chants Elisee illuminati dalle luci della città. Era l’ora del crepuscolo, quando quella porzione di cielo che sta proprio sopra il nostro naso comincia a tingersi di blu scuro, mentre ad altezza d’occhio la linea d’orizzonte splende ancora del rossore del sole calante che lascia il posto alla luna.

– William, ma è… – non riuscii a terminare la frase, sopraffatta dall’emozione. Mi voltai verso di lui e lo baciai, avvolgendogli le braccia al collo – Cosa farei senza di te? –

– Probabilmente passeresti le tue giornate ad aspettare che gli idioti che ti corrono dietro lascino il tuo giardino prima di tornare a casa la sera! –

– Già, perché io ho un milione di spasimanti! – lo guardai io scettica.

– devo ricordarti che ad inizio anno anche Harris sbavava indecentemente quando ti vedeva? E credimi, basta che tu entri in mensa che l’intera fauna maschile si sintonizza su di te! – disse lui alzando il sopracciglio e massaggiandomi le braccia con le sue belle mani d’artista.

– Anche se fosse, io non vedo che te! – e lo baciai di nuovo. Solo dopo che mi sciolsi dal suo abbraccio ebbi modo di dedicarmi all’ispezione della stanza: le pareti erano imbiancate dalla carta da parati con dei ghirigori dorati, gli armadi erano di legno chiaro con chiavi d’ottone infilate nelle toppe, a lato un comò della stessa linea sovrastato da uno specchio ovale e un punto luce all’angolo, … al centro della stanza si innalzava un imponente letto a baldacchino, il cui scheletro bianco rendeva dolce il verde perlato delle lenzuola e delle cortine di pallida seta grezza verde.

– Oh mio… ma tu sei pazzo! Tutto questo per noi, per me… io davvero…–

William mi poggiò un dito sulle labbra e mi sorrise – Buon anniversario, Summers! –

Il viso mi si illuminò: il giorno prima avevamo festeggiato il nostro anniversario ed io gli avevo regalato un album con le nostre foto… era stato buffo rivedere gli scatti del ballo, della gita al mare, le foto con Willow e gli altri, quelle con gli altri Cullen… avevo arricchito ogni pagina con una piccola didascalia che descriveva i vari momenti, così perché la carta rendesse eterni quei momenti. Ero riuscita ad evitare che lui mi regalasse qualcosa, visto che non mi aveva fatto uscire nemmeno un dollaro di tasca per pagare il viaggio. Tutto questo era troppo per me, sentivo di non esserne degna, ma nello stesso tempo ero lusingata perché sapevo che questi gesti erano compiuti col cuore… e non c’era cosa più bella che veder sorridere William della mia felicità. Mi condusse giù al ristorante, dove riuscii a mangiare ben poco vista la grande distanza tra il cibo americano e quello francese e poi tornammo a letto, nel quale ci addormentammo quietamente abbracciati stanchi per il lungo viaggio.

 

 

*****

 

 

– Amore, guarda!!!!! – indicai col dito, più euforica di una bambina davanti ad un negozio di dolciumi.

– Tesoro, non correre, potresti farti male! – lo guardo accigliata con le braccia incrociate.

– Mi hai scambiato per una bambina? Perché ti metti a fare il genitore?? Credevo che fosse una vacanza con il mio ragazzo! –

William sbuffò mentre io continuavo a saltellare di qua e di là fino a che davanti ai miei piedi non si materializzò un marciapiede che mi fece lo sgambetto. Stavo quasi per fare una rovinosa caduta, quando provvidenzialmente il mio vampiro mi afferrò al volo. Mi rimise in piedi e mi fissò con aria di chi mi aveva avvertito, stava per aprire la bocca quando… – Ah! – gli puntai un dito contro – Non dire una parola!!! – feci uno dei miei sguardi minatori, tanto che lui alzò le mani in segno di resa sorridendo. – Allora, cosa stavi indicando? –

– Quello! – e gli indico quello che penso sia uno di quei famosi caffè letterari…

– Guarda lì… ci sono tanti giovani che scrivono, magari per le loro ragazze… se ci sedessimo là magari… ti verrebbe voglia di scrivere per me! – gli dissi con un filo di voce, il volto arrossato dall’imbarazzo…

– Si, e dopo che avrai sentito quello che scrivo… scapperai a gambe levate!!! – ride lui.

– Ehi!!! Io non sono una stupida ochetta come quella Cecily…–

– Questo lo so ma… ehi, aspetta un momento. Chi ti ha parlato di Cecily? –

Colpita e affondata. Come glielo avrei spiegato?

– Ma si… me l’hai detto quando mi hai raccontato la tua storia!! – cerco di inculcargli.

– Si.. come no… sento puzza d’imbroglio! E credo proprio di sapere chi non ha tenuto la lingua a freno… Vediamo: Darla non ti parla, Jenny mi ha promesso che non te ne avrebbe parlato, Rupert figuriamoci se si mette a parlare di queste cose, Angel è fin troppo poco eloquente per dirti una cosa così personale…dunque…tutti gli indizi portano a Faith! – oh,oh… Faith era nei guai! Non riuscivo a trovare le parole per smentirlo, dopotutto non potevo incolpare nessun altro… e lui la sapeva lunga riguardo la facile loquacità di Faith.

– Ma perché l’ha fatto? E poi… tu perché gliel’hai chiesto?– mi chiese incrociando le braccia.

– Beh… ti pare che sia andata da Faith a chiederle “Ehi, F, raccontatami tutto quello che William ha omesso quando mi ha raccontato la storiella della sua vampirizzazione”? Lei è venuta da me e mi ha detto “Vieni B, ti racconto tutto quello che c’è da sapere di William, gli aneddoti della sua vita!”. Credo che avesse qualcosa di cui vendicarsi, chissà cosa le avevi combinato! Comunque mi ha raccontato cose interessanti sulla tua famiglia d’origine e riguardo a Cecily… non vedo perché tu te ne vergogni! –

– Beh non è…– lui si morse il labbro e si toccò i capelli nervoso – non è che me ne vergogno, è che… sai cosa successe a mia madre, no? Te l’ho raccontato Faith? –

Annuii… sapevo che sua madre era morta alcuni giorni prima della sua vampirizzazione, a causa della tisi, una malattia letale molto diffusa a quei tempi. Non riuscivo ad immaginare quanto dolore avesse provato William nel vederla sfiorire lentamente e poi morire… l’unica persona cara che gli era rimasta.

– Scusami. Ti ho ricordato eventi dolorosi… non era mia intenzione, sono proprio una stupida! –

– Non è colpa tua… e che… dopo più di un secolo mi è ancora difficile parlare di mia madre…–

CAPITOLO 12

 

IL SENTIERO DEGLI AMANTI

 

 

 

 

 

– Allora, ora vai avanti… sempre in linea retta. Ah-ah, non toccarti la benda! – mi minacciò William che camminava dietro di me perfettamente conscio del luogo in cui mi stava conducendo. Dannata la sua voglia di farmi una sorpresa: ma cosa poteva esserci di così sorprendente nella suite di un albergo a cinque stelle? Ok, non prendetemi per pazza. Ho sempre giudicato noiosi gli alberghi, ho sempre pensato che servissero solo per dormirci… mentre avrei preferito passare la giornata, o meglio ciò che rimaneva della giornata, a bighellonare per la “ville de l’amour” piuttosto che rinchiudermi in albergo.

– Ecco, siamo arrivati… ora sta ferma e non toglierti la benda finché non te lo dico io! –

Percepii il mio tesoro che si spostava al mio fianco per poi dirigersi a poca distanza. D’un tratto sentii un rumore acuto, come di tende tirate, e poi i passi di William dirigersi nuovamente verso di me. Lentamente sciolse la stretta sciarpa di cotone lilla che non mi permetteva la vista, mi ci vollero alcuni secondi per abituarmi alla ritrovata capacità visiva. E si, ci avevo proprio preso: William aveva tirato le tende della grande finestra che occupava un’intera parete e lo spettacolo che avevo davanti mi lasciò senza parole. Il panorama era a dir poco stupendo: al di sotto di noi la Senna scorreva costeggiando la Tour Eiffel e attraversando gli Chants Elisee illuminati dalle luci della città. Era l’ora del crepuscolo, quando quella porzione di cielo che sta proprio sopra il nostro naso comincia a tingersi di blu scuro, mentre ad altezza d’occhio la linea d’orizzonte splende ancora del rossore del sole calante che lascia il posto alla luna.

– William, ma è… – non riuscii a terminare la frase, sopraffatta dall’emozione. Mi voltai verso di lui e lo baciai, avvolgendogli le braccia al collo – Cosa farei senza di te? –

– Probabilmente passeresti le tue giornate ad aspettare che gli idioti che ti corrono dietro lascino il tuo giardino prima di tornare a casa la sera! –

– Già, perché io ho un milione di spasimanti! – lo guardai io scettica.

– devo ricordarti che ad inizio anno anche Harris sbavava indecentemente quando ti vedeva? E credimi, basta che tu entri in mensa che l’intera fauna maschile si sintonizza su di te! – disse lui alzando il sopracciglio e massaggiandomi le braccia con le sue belle mani d’artista.

– Anche se fosse, io non vedo che te! – e lo baciai di nuovo. Solo dopo che mi sciolsi dal suo abbraccio ebbi modo di dedicarmi all’ispezione della stanza: le pareti erano imbiancate dalla carta da parati con dei ghirigori dorati, gli armadi erano di legno chiaro con chiavi d’ottone infilate nelle toppe, a lato un comò della stessa linea sovrastato da uno specchio ovale e un punto luce all’angolo, … al centro della stanza si innalzava un imponente letto a baldacchino, il cui scheletro bianco rendeva dolce il verde perlato delle lenzuola e delle cortine di pallida seta grezza verde.

– Oh mio… ma tu sei pazzo! Tutto questo per noi, per me… io davvero…–

William mi poggiò un dito sulle labbra e mi sorrise – Buon anniversario, Summers! –

Il viso mi si illuminò: il giorno prima avevamo festeggiato il nostro anniversario ed io gli avevo regalato un album con le nostre foto… era stato buffo rivedere gli scatti del ballo, della gita al mare, le foto con Willow e gli altri, quelle con gli altri Cullen… avevo arricchito ogni pagina con una piccola didascalia che descriveva i vari momenti, così perché la carta rendesse eterni quei momenti. Ero riuscita ad evitare che lui mi regalasse qualcosa, visto che non mi aveva fatto uscire nemmeno un dollaro di tasca per pagare il viaggio. Tutto questo era troppo per me, sentivo di non esserne degna, ma nello stesso tempo ero lusingata perché sapevo che questi gesti erano compiuti col cuore… e non c’era cosa più bella che veder sorridere William della mia felicità. Mi condusse giù al ristorante, dove riuscii a mangiare ben poco vista la grande distanza tra il cibo americano e quello francese e poi tornammo a letto, nel quale ci addormentammo quietamente abbracciati stanchi per il lungo viaggio.

 

*****

 

– Amore, guarda!!!!! – indicai col dito, più euforica di una bambina davanti ad un negozio di dolciumi.

– Tesoro, non correre, potresti farti male! – lo guardo accigliata con le braccia incrociate.

– Mi hai scambiato per una bambina? Perché ti metti a fare il genitore?? Credevo che fosse una vacanza con il mio ragazzo! –

William sbuffò mentre io continuavo a saltellare di qua e di là fino a che davanti ai miei piedi non si materializzò un marciapiede che mi fece lo sgambetto. Stavo quasi per fare una rovinosa caduta, quando provvidenzialmente il mio vampiro mi afferrò al volo. Mi rimise in piedi e mi fissò con aria di chi mi aveva avvertito, stava per aprire la bocca quando… – Ah! – gli puntai un dito contro – Non dire una parola!!! – feci uno dei miei sguardi minatori, tanto che lui alzò le mani in segno di resa sorridendo. – Allora, cosa stavi indicando? –

– Quello! – e gli indicai quello che penso sia uno di quei famosi caffè letterari…

– Guarda lì… ci sono tanti giovani che scrivono, magari per le loro ragazze… se ci sedessimo là magari… ti verrebbe voglia di scrivere per me! – gli dissi con un filo di voce, il volto arrossato dall’imbarazzo…

– Si, e dopo che avrai sentito quello che scrivo… scapperai a gambe levate!!! – rise lui.

– Ehi!!! Io non sono una stupida ochetta come quella Cecily…–

– Questo lo so ma… ehi, aspetta un momento. Chi ti ha parlato di Cecily? –

Colpita e affondata. Come glielo avrei spiegato?

– Ma si… me l’hai detto quando mi hai raccontato la tua storia!! – cercai di inculcargli.

– Si.. come no… sento puzza d’imbroglio! E credo proprio di sapere chi non ha tenuto la lingua a freno… Vediamo: Darla non ti parla, Jenny mi ha promesso che non te ne avrebbe parlato, Rupert figuriamoci se si mette a parlare di queste cose, Angel è fin troppo poco eloquente per dirti una cosa così personale…dunque…tutti gli indizi portano a Faith! – oh,oh… Faith era nei guai! Non riuscivo a trovare le parole per smentirlo, dopotutto non potevo incolpare nessun altro… e lui la sapeva lunga riguardo la facile loquacità di Faith.

– Ma perché l’ha fatto? E poi… tu perché gliel’hai chiesto?– mi chiese incrociando le braccia.

– Beh… ti pare che sia andata da Faith a chiederle “Ehi, F, raccontatami tutto quello che William ha omesso quando mi ha raccontato la storiella della sua vampirizzazione”? Lei è venuta da me e mi ha detto “Vieni B, ti racconto tutto quello che c’è da sapere di William, gli aneddoti della sua vita!”. Credo che avesse qualcosa di cui vendicarsi, chissà cosa le avevi combinato! Comunque mi ha raccontato cose interessanti sulla tua famiglia d’origine e riguardo a Cecily… non vedo perché tu te ne vergogni! –

– Beh non è…– lui si morse il labbro e si toccò i capelli nervoso – non è che me ne vergogno, è che… sai cosa successe a mia madre, no? Te l’ho raccontato Faith? –

Annuii… sapevo che sua madre era morta alcuni giorni prima della sua vampirizzazione, a causa della tisi, una malattia letale molto diffusa a quei tempi. Non riuscivo ad immaginare quanto dolore avesse provato William nel vederla sfiorire lentamente e poi morire… l’unica persona cara che gli era rimasta.

– Scusami. Ti ho ricordato eventi dolorosi… non era mia intenzione, sono proprio una stupida! –

– Non è colpa tua… e che… dopo più di un secolo mi è ancora difficile parlare di mia madre…–

 

 

 

 

 

 

Quella giornata la passammo tra il Louvre e Versailles, avevo i piedi gonfi per la chilometrica passeggiata. Non vedevo l’ora di sdraiarmi a letto!

Mangiammo in camera, questa volta ci ingozzammo con una bella baguette tagliata a metà con sopra della nutella, unico cibo commestibile per noi a parte i croissant e la pizza. Se mia madre fosse venuta a conoscenza di quella trasgressione, si sarebbe come minimo messa ad urlare. Ridemmo, scherzammo… dimenticando il passato, il passato di William… tutto quello che aveva sopportato in vita, e tutto quello che la non morte aveva amplificato. Ma i suoi occhi, seppur sorridenti, celavano una goccia di malinconia… quelle due stelle che brillavano nell’oscurità, non volevo che si eclissassero. Il vero amore può guarire il cuore? E il fuoco della passione lo consuma o lo rianima? Volevo scoprirlo…

E allora lo baciai, come se quello fosse l’ultimo giorno a nostra disposizione, come se non ci fosse domani, e lui capì. Avevamo entrambi bisogno di guarire le ferite che attanagliavano i nostri poveri cuori e, scivolando tra le candide lenzuola, fu all’improvviso amore. Nessuno spazio alle parole, solo alle carezze, agli sguardi… la passione vibrante, mentre il cielo piangeva e con le sue lacrime lavava via gli orrori del mondo, come a volerli cancellare… per darci una nuova speranza. Chi l’avrebbe mai detto che un sogno così irreale potesse capitare proprio a me? La mia prima volta, con un ragazzo che amavo più della mia stessa vita, etereo, bellissimo, perfetto… a Parigi.

Che avevo fatto per meritarmi tanta felicità? Ero solo una ragazza…

E se dopo quella pace dell’anima e dei sensi tutto sarebbe cambiato? Cos’era quella, paura?

– Ti prego, non lasciarmi mai! – mi trovai a supplicarlo.

– Sarò con te finché lo vorrai… –

– Allora facciamo per sempre, ti va bene per sempre? – mi trovai a chiedergli, nonostante sapessi che non sarebbe stato così.

– Fin quando lo vorrai, fin quando mi amerai… questo sarà il nostro sempre. –

Mi bastò, per lasciarmi cullare dal nostro amore.

La mattina successiva ebbi un nuovo risveglio e, tra le braccia del ragazzo che amavo ancora dormiente, mi venne in mente che adesso ero diventata una donna. Sorrisi e mi riaddormentai…

 

 

 

– Buffy, amore, sei pronta? Dobbiamo essere all’aeroporto tra un’ora! – urlò dall’uscio William.

– Ok, va avanti… voglio controllare di non aver lasciato niente. Ci vediamo nella hall! –

Lui mi lasciò sola. Controllai l’armadio, la cassettiera e poi feci per andare in bagno quando… su un comodino notai un foglio, rotolato come una pergamena e tenuto fermo da un nastro rosso. Mi avvicinai al mobile e afferrai quella pagina. Lentamente la srotolai e cominciai a leggere i caratteri scritti probabilmente con penna e calamaio…

 

 

Mi hai chiesto di scriverti una poesia… non ce l’ho fatta mentre eravamo in quel caffè, ho solo finto di scrivere qualche appunto. Ma poi ecco arrivare l’ispirazione, che di colpo mi ha sfiorato per poi impadronirsi di me mentre ti osservavo dormire al mio fianco. E allora ho steso i miei pensieri su questo foglio, cercando di esprimere i miei sentimenti con le parole. Perché un semplice “Ti amo” non sarà mai abbastanza per dimostrarti ciò che mi lega a te…

 

 

Perché non posso essere

l’aria che respiri?

Perché non posso essere

la pioggia che sfiora leggiadra

il tuo viso?

Perché non posso essere

il sole che bacia ogni giorno

il tuo corpo?

Perché non posso essere

il tuo specchio per vederti

in eterno?

Per far sì,che ciò si realizzi

dovrei morire.

Ma ne varrebbe la pena?

Penso di sì,perché morirei per

un sogno dolce,

bellissimo e

leggiadro,

simile alla rugiada che

sfiora delicata

i petali di una rosa appena

sbocciata.

 

 

Strinsi la pergamena sul mio cuore e, piangendo commossa, corsi verso William e mi gettai tra le sue braccia. Avvicinai le labbra al suo orecchio e gli sussurrai…

– Tu sei la mia aria, sei l’ombrello che mi ripara dalla pioggia, riesci a riscaldare la mia pelle più del sole e i tuoi occhi mi riflettono come se fossero il più bello e limpido degli specchi… non ho molto da offrirti: non sono eterna, non sono un angelo, sono solo una donna. Ma sappi una cosa: possiedi la mia anima e il mio cuore… e questo è il sentimento più forte che io abbia mai provato nella mia vita. –

Lui mi strinse forte a se e poi, intrecciata la sua mano alla mia, mi condusse verso l’uscita dell’albergo.

Tbc…