SENZA FINE

 

(OLTRE LE BARRIERE DEL TEMPO).

 

AUTRICE: Claudia B

 

Disclaimer: quest’opera non è stata realizzata a scopo di lucro, ma solo per divertimento. I personaggi appartengono a Joss Whedon, la Mutant Enemy, la WB, la Fox e la UPN.

 

 

 

PROLOGO

 

 

- “Ti amo” -

- “No, non è vero, ma grazie per averlo detto!” -

Rivivere in sogno tutto quanto era successo quel giorno, era quello che faceva ogni notte e, come ogni notte, si svegliò d’improvviso, sentendosi soffocare dalle lacrime e dal rimpianto.

Rimpianto per ciò che non aveva fatto e detto.… prima che lui se ne andasse per sempre.

Ripercorreva mentalmente ogni dettaglio del suo viso, come se lo avesse costantemente davanti a sé, perdendosi nel ricordo di quegli occhi a cui lei non era mai riuscita a mentire, fino ad avvertire dolorosamente viva la stretta della sua mano, delle dita intrecciate con le sue prima di sciogliersi nell’ultimo addio.

Soprattutto, la tormentava il dubbio che lui non le avesse creduto, la certezza di aver aspettato troppo per dichiarargli il suo amore, che ormai……

No, lui lo sapeva, lui le aveva sempre letto dentro! Per un breve istante, aveva visto i suoi occhi illuminarsi, sapeva, ma aveva voluto lasciarla andare, perché vivesse finalmente una vita normale … perché vivesse.

Buffy, sopraffatta dai ricordi, si alzò di scatto dal letto, il viso solcato dalle lacrime, non riusciva a stare ferma, in preda ad una forte agitazione.

Fino a qualche tempo prima, non avrebbe mai pensato di poter soffrire così per la sua perdita.

Aveva sempre preferito non pensare, non sentire, non credere di amare, ora che ne era certa, che avrebbe voluto gridarlo al mondo intero, era troppo tardi.

Buffy si avvicinò alla finestra, scostando le tende, si soffermò a guardare fuori, pioveva a dirotto, una cascata d’acqua offuscava i contorni delle case, delle macchine parcheggiate in strada, piegando i rami degli alberi in una continua altalena. Nessuno era in strada a quell’ora, col temporale che infuriava, nessun rumore all’infuori dello scrosciare della pioggia, niente. Sorrise tra sé malinconicamente, nel pensare che Spike avrebbe affrontato quel mare d’acqua solo per guardare in su, verso la sua finestra e dirle così, silenziosamente, “mi vedi sono qui, io ci sono sempre per te!”. Si lo avrebbe fatto, lo aveva fatto.

Perché non lo aveva capito prima? Perché?

Fu in quel momento che decise che sarebbe andata a visitare quella che era stata la dimora di William e della sua famiglia per generazioni. Non aveva un luogo in cui piangerlo, voleva almeno averne uno in cui ricordarlo e, maggiormente, voleva sapere quanto possibile sulla sua vita, per sentirlo più vicino, per capirlo più a fondo. D’altronde, conosceva Spike, ma di William cosa sapeva lei veramente?

Si era informata, fin dai primi giorni del suo arrivo a Londra, di dove si trovasse la casa di William, poi, però, non aveva avuto il coraggio di andarci, era troppo presto, troppo doloroso,

 

Da principio, lei e gli altri Scoobies avevano girato un po’ per l’Europa, senza una meta precisa, infine avevano deciso di stabilirsi a Londra, erano lì da circa un mese, ormai.

Buffy, Willow e Dawn dividevano un grazioso appartamentino in un palazzo vecchio stile, ma ben conservato, il cui maggior pregio era di avere un piccolo cortile che le ragazze avevano adibito a giardino, piantandovi fiori e piante di ogni specie. Era diventato un fazzoletto di colore nel grigio della città.

Era stato un modo come un altro per dare un barlume di normalità alle loro vite, così come riprendere gli studi bruscamente interrotti all’Università, cercando di barcamenarsi tra i libri e dei lavoretti part-time.

La vita era ritornata, in qualche modo a scorrere, cercando di tornare faticosamente nei binari di una normalità che non c’era mai stata.

L’unico a rimanere ancorato al passato fu Giles, il quale tornò a Londra appositamente per ricostituire il Consiglio degli Osservatori, con l’incarico di dirigerlo.

Anche Xander aveva seguito le ragazze dopo qualche tempo. Non appena aveva trovato un’occupazione presso la filiale londinese della ditta di costruzioni di Sunnydale, dove aveva lavorato, si era trasferito, riunendosi a quella che considerava la sua famiglia e trovando alloggio nello stesso quartiere.

Per tutti la vita aveva riacquistato i colori ed i sapori della normalità. Non per Buffy, niente era più normale senza di lui. Certo non andava più a caccia, faceva tutto ciò che fanno le ragazze della sua età: studiava, lavorava, andava al cinema. Aveva, anche, ricevuto diversi inviti ad uscire da parte di suoi compagni di corso, ma li aveva sempre reclinati con qualche scusa.

Gli altri, i suoi amici, sua sorella, non capivano, lei non avrebbe mai confessato loro che… la vita senza di lui era come un vecchio film in bianco e nero. Nessun colore a rallegrale l’anima.

 

Ora era pronta, era decisa come mai fino a quel momento, l’indomani mattina sarebbe andata a visitare la sua casa.

Sapeva che era disabitata da qualche tempo, in pratica da quando gli ultimi proprietari l’avevano messa in vendita ed erano partiti per la Francia.

“Meglio così” pensò “almeno potrò perlustrare la casa da cima a fondo, senza dover inventare scuse o dare spiegazioni!”.

Sarebbe partita di buon ora, senza dire a nessuno delle sue intenzioni, era una cosa solo sua, aveva bisogno di capire chi era William per sentirsi più vicina a Spike.

 

Non voleva tornare a letto, i ricordi l’avrebbero sommersa e soffocata, si raggomitolò sulla poltrona di fronte alla finestra, guardava le gocce di pioggia scivolare sul vetro come tanti piccoli torrenti, ascoltava ogni minimo rumore o fruscio proveniente dall’esterno, cercava di tenere la sua mente occupata, in ogni modo. Infine, stremata si addormentò.

Si risvegliò solo all’alba, quando i primi raggi di sole le colpirono il viso, dandole il buongiorno col loro calore.

Buffy si stiracchiò pigramente, al suo improvviso movimento, un plaid scozzese scivolò giù dalle sue gambe.

“ E questa? Cosa ci fa qui?” esclamò, osservando la coperta scivolata a terra “la tengo sempre ai piedi del letto e non ricordo di averla presa, ieri sera….” stupita girava lo sguardo attorno come a voler trovare così una spiegazione. Poi, scosse la testa, ridendo di se stessa per non averci pensato prima “Willow, di sicuro! Mi ha trovata addormentata e si è preoccupata di coprirmi! E’ sempre così premurosa con me… una vera amica!”

Si alzò decisa dirigendosi alla doccia, non sospettando nemmeno per un istante che, né Willow né Dawn, si erano mai alzate quella notte.

L’acqua della doccia risuonava allegramente nella casa, mentre Willow e Dawn erano ancora nei loro letti, profondamente addormentate.

 

 

Capitolo 1

 

Aveva fatto colazione di corsa, salutando le altre due dalla porta “Willow, oggi non vengo a lezione, ho bisogno di sbrigare delle commissioni e ne approfitterò per farmi una lunga camminata, ne ho bisogno!”

Willow non obiettò, era da tanto che non la vedeva prendere un’iniziativa di qualche tipo. Si trascinava giorno dopo giorno, adeguandosi alla routine che altri avevano creato per lei.

“Okay Buffy, stasera ti passerò i miei appunti, così non rimarrai indietro”, ma dall’espressione dell’amica intuì chiaramente che aveva altri pensieri per la testa.

Anche Dawn era meravigliata, ma ritenne opportuno non fare domande, non per ora, almeno!

Si limitò a rispondere un laconico “ciao, a dopo”, scambiando con Willow uno sguardo d’intesa.

Appena uscita Buffy, però, Dawn si lanciò nelle più assurde congetture. “Avrà conosciuto qualcuno? Chissà chi è! Avrà un appuntamento di sicuro, non credi?” disse tutto d’un fiato, ma Willow cercò di tenerla con i piedi per terra “Non credo proprio, è troppo presto! Non si è ancora ripresa…penso che voglia solo stare per conto suo, fare qualcosa di diverso, distrarsi!” concluse.

 

Buffy era andata davvero a fare qualcosa di diverso, era andata a fare un viaggio nel passato, alla scoperta di quel William che sarebbe divenuto poi Spike.

 

Pagò il simpatico tassista, ringraziandolo mentalmente per averle impedito di farsi trascinare dalle emozioni, intrattenendola durante il tragitto con delle bizzarre storielle. Lo salutò con un sorriso e scese dal taxi.

Sollevò lo sguardo e rimase incantata di fronte a quella villetta immersa nel verde, così ben tenuta e conservata. Chissà perché alla parola “disabitato” aveva sempre associato l’immagine di un luogo cadente, in rovina.

 

Dopo essersi guardata intorno ed aver fatto il giro della casa, decise di entrare forzando una finestrella che dava sul giardino nel retro della villa, era molto piccola e non aveva impianto di allarme. Buffy poté entrare senza difficoltà.

Appena mise piede in casa, fu colta da una strana sensazione alla bocca dello stomaco, qualcosa di indefinibile eppure così violento. “Su Buffy, è solo suggestione!” cercò di minimizzare, ma sentiva una strana emozione che non riusciva nemmeno a definire.

 

Era entrata da quella che, in passato, era stata l’area della casa destinata alla servitù. Aiutandosi con una piccola torcia elettrica, estratta prontamente dalla borsetta, attraversò la cucina e si diresse verso il sottoscala, cercando il contatore della luce, non poteva certo aprire le finestre, svelando così la sua presenza clandestina in quella casa!

Una volta accese le luci, il viaggio poteva iniziare.

 

Attraversò diverse stanze fino a giungere all’ala padronale, senza mai smettere di guardarsi attorno con ammirazione. Una volta raggiunto il lussuoso ingresso principale, si fermò, colpita, a guardare l’ampia scalinata in marmo che portava ai piani superiori, era veramente imponente: da lì in poi, sul suo cammino, ovunque mobili d’epoca si alternavano ad altri di stile più moderno, sposando la sobrietà con l’eleganza.

Tranne per qualche pezzo più antico, coperto con dei teli bianchi, il resto della casa sembrava abitato e tenuto in ordine come se, da un momento all’altro, qualcuno potesse rientrare.

 

La biblioteca era la stanza che per prima voleva ispezionare. Pareti intere coperte di libri elegantemente rilegati, su scaffalature di legno, in mogano intarsiato; scorreva velocemente con gli occhi i titoli dei volumi, cercando qualcosa di preciso, un libro in particolare: il volume contenente l’albero genealogico e le notizie principali sulla famiglia Bennett-Shelby.

Era tipico delle famiglie nobili annotare tutti gli eventi salienti quali le nascite, le morti ed i matrimoni e, dato che gli ultimi proprietari erano successori della famiglia di William, c’erano buone probabilità che l’avessero conservato da qualche parte.

 

Dopo attenta ricerca, il prezioso volume fu individuato. Era su uno degli ultimi ripiani.

Buffy prese l’apposita scaletta di legno e l’appoggiò alla libreria, ne salì i gradini fino all’ultimo e stese impaziente la mano per prenderlo.

Mentre lo toglieva dalla mensola, un foglietto ingiallito ne uscì di tra le pagine e, volteggiando, cadde sul pavimento.

 

Scese in fretta e si chinò a raccoglierlo, l’inchiostro era sbiadito ma ancora leggibile, era datato Londra 1880, sotto pochi versi ed una firma: William Bennett-Shelby II.

 

Non riuscì a trattenere le lacrime, una piccola poesia, certo non un capolavoro, ma era così piena di sentimento e di semplicità nell’esprimerlo che la lasciò attonita.

“ Questo era William prima di diventare Spike?” si chiese “ o questo è quello che sempre stato, nonostante tutto?!?” tante cose si chiarivano ora ai suoi occhi, ma era tardi, irrimediabilmente tardi.

Ripose delicatamente la poesia nel libro e, stringendolo a sé, si diresse verso un vasto salone al cui centro troneggiava un immenso camino, tutta la sala era riccamente arredata, oltre ai mobili intarsiati, alcuni oggetti di pregiata porcellana e qualche candelabro d’argento finemente decorato, rimandavano al fasto che un tempo lontano aveva regnato in quella casa.

Le pareti, poi, erano interamente coperte da ritratti. Visi ed occhi sembravano guardarla da ogni direzione, dovunque girasse lo sguardo abiti ed acconciature di ogni epoca e foggia.

Fece un mezzo giro su se stessa col naso all’insù, quando…. quasi inciampò dallo stupore, un vero colpo al cuore la lasciò senza fiato.

Poco distante dal caminetto, più discreto degli altri, c’era il ritratto di William, un mezzo busto così curato nei dettagli da sembrare una foto.

Folti capelli biondo scuro gli ricadevano sugli occhi, velati da un paio di occhialini dorati da intellettuale, ma non aveva dubbi, era proprio lui, erano suoi quegli occhi blu e quella strana luce al loro interno, estranea era solo quell’espressione timida e discreta sul volto.

 

Si avvicinò di più fino a sfiorare con le dita i contorni del suo viso. Mentre ne seguiva il profilo, un pesante telo, che ricopriva un imponente quadro poco distante, cadde d’improvviso con un tonfo, facendola sobbalzare e mostrando ai suoi occhi qualcosa d’incredibile.

Cap. 2

 

Si ritrovò a fissare il ritratto, a grandezza naturale, di un uomo dall’espressione divertita ed ironica, i cui profondi occhi blu sembravano puntare proprio su di lei, indecifrabili…

“Spike!” gridò quasi senza accorgersene, ma quella figura, a lei tanto familiare, indossava abiti chiaramente settecenteschi, un abito di elegante broccato nero lasciava intravedere una camicia con pizzi sul davanti e sulle maniche, i capelli, che sembravano così simili ai suoi, erano invece incipriati e, come dettava la moda dell’epoca, raccolti con un nastro nero.

Se non avesse letto con i propri occhi la data “20 maggio 1762” e, soprattutto, il nome sotto al ritratto “ Lord William Bennet-Shelby I ” , avrebbe pensato fosse un ritratto fatto a Spike poco prima che, che ….. ecco, non riusciva neanche a pensarci, figuriamoci dirlo!

Sicuramente era un suo antenato, avrebbe controllato sul libro che aveva ancora stretto in mano.

Si accoccolò sul divano di velluto rosso di fronte al camino, aprì il libro sulle ginocchia pronta per leggerlo, ma non lo fece.

Scossa da quella strana somiglianza e dalle emozioni provate, non riusciva a distogliere lo sguardo dai due ritratti, confrontando ciò che vedeva in entrambi a ciò che era stampato in maniera indelebile nella sua memoria. Cominciò a sentirsi stranamente insonnolita, sentiva le forze abbandonarla, quando avvertì una sorta di capogiro e, per un istante, mentre la stanza sembrava girarle intorno, le sembrò che Spike, anzi William I, portasse al collo un medaglione che poi …… sparì.

Cercò inutilmente di alzarsi dal divano, le gambe non la reggevano, una luce accecante invase la stanza, ogni cosa in quel bagliore perse contorno, d’un tratto, senza sapere come, si trovò a passeggiare in uno splendido parco fiorito con indosso un voluminoso ed elegante abito di seta rosa, un tripudio di pizzi e trine, in testa un cappellino di paglia con un grosso nastro rosa legato sotto il mento, un vezzoso parasole dello stesso colore in mano.

“ Che cosa sta succedendo?” disse ad alta voce, sconcertata, mentre si fermava di colpo guardando se stessa e la sua immagine riflessa nella grossa fontana zampillante lì vicino.

“ Che razza di incantesimo….”, ma non potè finire la frase perché la ragazza al suo fianco, la interruppe, “Elisabeth, che ti succede? Non stai bene?” chiese preoccupata “Sei sbiancata di colpo e ti sei messa a parlare ad alta voce!”

“Willow!?!” fu l’unica parola che Buffy riuscì ad articolare, aggiungendo un balbettante “…….ma dove siamo? Non capisco, io….”

“Willow?” fece eco l’altra, sempre più sconcertata, “ma cosa dici, lo sai che mi chiamo Alyson, siamo amiche dall’infanzia!”

Buffy la squadrò da capo a piedi con gli occhi sgranati, una Willow vestita con un lungo abito di mussola verde, la guardava palesemente allarmata.

Mentre Buffy cominciava a credere di essere improvvisamente impazzita, l’altra scoppiò a ridere, scuotendo la testa “ho capito Elisabeth, oggi sei in vena di scherzi! Deve essere l’effetto dell’invito al ballo dai Bennett-Shelby!” proseguì “sono contenta anch’io di andarci, è l’evento della stagione. Sono sempre così riservati, così restii a tutto ciò che è mondano, che tutti a Londra sono rimasti stupiti che diano una festa, gli invitati sono stati scelti accuratamente e non posso credere che ci saremo anche noi!” disse tutto d’un fiato. Sembrava estasiata.

 

Buffy la guardava sempre più confusa, ma decise di stare al gioco. Questa versione settecentesca di Willow sembrava esserle amica, ma non poteva di certo fidarsi delle apparenze, visto che era sicuramente sotto un incantesimo o, peggio, in una sorta di sogno piuttosto reale.

Chi poteva averle fatto tutto questo? Willow, dopo la distruzione di Sunnydale, si era astenuta da qualsiasi pratica magica e non conosceva altre streghe così potenti da creare una realtà parallela così articolata e reale. Chi era allora l’autore di questa follia?

Non riusciva a pensare ad altro che a questo e a come fare per uscirne, mentre l’amica, ignara di tutto, continuava a chiacchierare, camminando al suo fianco.

Buffy, si riscosse dai suoi pensieri, aveva capito che per poter fare qualcosa doveva saperne di più. Soprattutto, voleva sapere chi fosse questa Elisabeth o come diavolo si chiamava!

 

“Allora, il ballo è…..” e lasciò la frase in sospeso.

“E’ fra tre settimane, non ricordi? Sono così ansiosa di andarci! Oltre ad essere l’evento mondano dell’anno, ci sarà anche Alexander Stevenson……finalmente potrò rivederlo!” sospirò con gli occhi sognanti.

Sembrava la vecchia Willow dei primi giorni di scuola, quando moriva dietro a Xander, Buffy non potè far a meno di sorridere a quel lontano ricordo. Ma il sorriso le morì sulle labbra, quando Alyson aggiunse “vedrai che anche tu conoscerai qualcuno quella sera, magari il tuo futuro marito!” sorridendo in maniera incoraggiante.

A quelle parole, Buffy fu presa dal panico e un forte impulso di fuggire via, la invase. Ma dove poteva andare, se non sapeva nemmeno dove si trovava? Magari poteva cominciare con l’allontanarsi di qualche passo, ma il suo sguardo ed i suoi piedi rimasero inchiodati lì.

 

Con gli occhi sgranati, guardava la figura, elegantemente vestita di nero, che, con passo sicuro e movenze feline, stava avanzando verso di loro.

Sussultò al suono della sua voce, senza riuscire a staccare per un solo istante lo sguardo da quel volto.

“Buongiorno, signorine!” esclamò l’uomo, facendo loro un leggero inchino.

Le sue maniere erano eleganti, i gesti studiati, ma lo sguardo era, al solito, irriverente ed ironico.

Buffy, per poco, non svenne.

"Era Spike?!? No, era sicuramente l’uomo del ritratto!"

La sua mente girava vorticosamente alla ricerca di una risposta. Se era uno scherzo, non lo trovava divertente, faceva troppo male! Tentava disperatamente di ricacciare indietro le lacrime che prepotentemente le venivano agli occhi. Cercò di convincere se stessa di essere in un sogno.

Ma questo sogno, che sembrava piuttosto vitale, era fermo di fronte a lei e la stava fissando con due ironici occhi blu e un sopracciglio sollevato con aria interrogativa. Solo allora si accorse che lo stava fissando imbambolata e si riscosse, lui scoppiò a ridere, continuando a guardarla con una strana espressione.

 

“Accidenti a me, ma tu guarda che figura da idiota che ho fatto!” pensò Buffy, poi, cercando di rimediare farfugliò “mi scusi se l’ho fissata, ma….mi ha ricordato una persona……”

“Non si preoccupi, è un piacere essere fissato da una bella donna come lei!”, detto questo, fece di nuovo un veloce inchino e se ne andò, senza voltarsi. A Buffy non sfuggì il sorrisetto soddisfatto che aveva stampato in faccia.

Non sembrava averla riconosciuta. Già, ma come poteva riconoscerla, come poteva essere lui? No, era impossibile! Erano identici, questo si! Possedeva anche quella sicurezza strafottente che l’avrebbe di nuovo irritata, come in passato, se il suo cuore non si fosse spezzato in mille pezzi, nel solo rivedere il suo viso.

 

Era ancora lì che lo guardava allontanarsi, quando udì un colpo sordo e sobbalzò, il libro era caduto a terra aprendosi. Si guardò attorno confusa “è stato solo un sogno!” fu il suo primo pensiero, ma non sapeva se esserne contenta oppure no!

Raccolse il libro alla pagina aperta e vi trovò un disegno raffigurante un medaglione, la sua forma le ricordava qualcosa. “Certo, somiglia al medaglione che Angel mi diede per il mio campione” realizzò sconcertata. Ricordò, anche se confusamente, che le sembrava di aver visto quel medaglione al collo del William del ritratto, qualche istante prima di ritrovarsi nel ‘700 e ora, come osservò, non c’era più.

 

Tutto era sicuramente collegato. Il sogno, i ritratti, il medaglione…..anche quella casa, volevano dirle qualcosa, qualcosa che non riusciva a capire, a mettere a fuoco.

Avrebbe scoperto che cos’era, fosse stata l’ultima cosa che faceva.

Doveva tornare subito a casa e parlarne con Willow e Dawn.

 

Uscì così come era entrata, lanciando un ultimo sguardo ai due ritratti, per poi riscuotersi a malincuore ed allontanarsi.

 

 

 

Cap. 3

 

Al rientro a casa, trovò Willow e Dawn che l’aspettavano preoccupate.

Dawn, appena la vide arrivare, l’abbracciò con sollievo “Per fortuna, sei tornata! Non sapevamo più cosa pensare e dove cercarti! Che cosa ti è successo? Dove sei stata?” la sommerse di domande.

Buffy non capiva il perchè di tanta agitazione “calma, sono stata via solo un paio d’ore! Non mi sembra il caso di essere così preoccupate!”

“Ma Buffy…” intervenne, ancora più nervosa Willow, “….sei stata via un’intera giornata! Temevamo un incidente o peggio!”

“Cosa? Non è possibile!” ribattè lei, alzando di parecchio il tono di voce. Ma poi, ripensando a tutto quello che era successo da quando aveva messo piede in quella casa, decise che la parola andava abolita dal suo vocabolario e si abbandonò esausta sul divano.

 

Raccontò alle due ragazze tutto ciò che le era accaduto, descrivendo dettagliatamente luoghi e persone. Soprattutto era importante, per lei, che capissero il perché fosse andata in quella casa! Sua sorella e la sua migliore amica, questa volta non la delusero, dimostrando di comprendere il suo dolore e la sua voglia di scoprire cosa stava realmente accadendo.

 

Senza esitare decisero che avrebbero risolto insieme quel mistero. Per prima cosa, l’indomani, Willow sarebbe andata con Buffy in quella casa e avrebbe controllato se, tutta la vicenda, fosse frutto di qualche incantesimo e, in caso affermativo, avrebbero dovuto scoprirne l’autore e lo scopo. Curarono il loro piano nei dettagli.

Dawn guardava preoccupata la sorella, capiva che era emotivamente a pezzi e, di sicuro, quella strana situazione non la faceva stare meglio. Willow, invece, sembrava più ottimista e desiderosa di tornare in azione dopo tanto tempo.

 

Come stabilito, il giorno dopo, Buffy e Wilow uscirono di casa insieme, decise a scoprire cosa si celasse dietro quegli strani avvenimenti. Ma prima fecero una piccola deviazione, dirigendosi a casa del sig. Giles: volevano chiedergli il medaglione di Spike.

Angel, infatti, lo aveva spedito al sig. Giles poco dopo i tragici avvenimenti di quel giorno, perché lo custodisse. Il medaglione era stato oggetto di attento esame da parte del Consiglio degli Osservatori che, però, lo aveva trovato ormai inattivo.

Proprio con la scusa di voler compiere ulteriori studi sul medaglione, le due amiche ottennero, dopo varie insistenze, di prenderlo in consegna.

Il sig. Giles cedette solo perché era ormai convinto che il medaglione avesse esaurito il suo compito e che niente di magico o soprannaturale vi fosse rimasto. In effetti, egli stesso aveva compiuto diversi esperimenti, tutti, però, risultati negativi. Fu per questo che, alla fine, concesse alle ragazze di prenderlo. Per questo ed anche perché non voleva che i suoi rapporti con Buffy si deteriorassero ulteriormente. Dopo il suo “accordo” col preside Wood, le cose tra loro non erano più state le stesse ed anche ora, a distanza di mesi, Buffy continuava a trattarlo con una certa freddezza.

Ad ogni modo, quando le due ragazze uscirono di lì, erano soddisfatte: il medaglione, riposto in un piccolo sacchettino di velluto nero, era finalmente nelle loro mani!

Si sorrisero compiaciute, convinte che il medaglione fosse il pezzo più importante del mosaico che dovevano ricomporre per arrivare alla verità.

“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Willow con soddisfazione, “se solo il sig. Giles sapesse cosa vogliamo fare…….”

“Non c’è bisogno che sappia sempre tutto!” intervenne Buffy, “d’altronde, non vogliamo fare niente di pericoloso, vogliamo solo capire che legame c’è tra quel ‘sogno’, il medaglione ed il resto!”

Willow le lancio un’occhiata significativa, sapeva che l’amica cercava di convincere più che altro se stessa. In realtà, non erano sicure di niente.

 

Il tragitto sembrava interminabile, Buffy era tesa ed emozionata, Willow di rado l’aveva vista in quelle condizion, lei stessa non riusciva a trovare le parole più adatte per calmarla. Non appena giunte in prossimità della villa, fecero fermare il taxi, non volevano che qualcuno le vedesse entrare.

Buffy, rifece lo stesso percorso del giorno prima. Entrò dalla finestrella ed accese le luci, poi fece strada all’amica attraverso i vari saloni. Willow, ammirata, si attardava ad osservare le varie stanze mentre le attraversava, si guardava di continuo intorno piena di stupore.

Giunta nella sala dei ritratti, nonostante fosse preparata dal racconto fattole dall’amica, Willow rimase a fissare a bocca aperta i due dipinti di cui Buffy le aveva tanto parlato, non riusciva a credere alla straordinaria somiglianaza tra Spike ed il suo antenato.

Superato lo shock iniziale, la rossa si mise all’opera ed iniziò a fare quello per cui era venuta.

Prese tutti gli ingredienti dalla sua borsa e li dispose sul pavimento a formare un cerchio, vi si pose al centro e, concentrandosi, cominciò a leggere un’antica formula. Una piccola magia che doveva servire ad individuare, se vi fossero state, quelle forze ed energie che avessero agito in quel posto.

La stanza, in un istante, si riempì di luci e colori che iniziarono a girare vorticosamente intorno alle due ragazze, per poi allargarsi a tutto il locale e, alla fine, scomparvero senza lasciare alcuna traccia.

La rossa diede il suo responso “sono sicura che qui non ci sono incantesimi, magie o altre cose di questo genere…..anche il medaglione, risulta non più attivo.”

“Ma allora…” la interruppe Buffy, lasciando però la frase in sospeso, “non so esattamente cosa ti è successo” intervenne l’altra “ma sicuramente niente di negativo, o di avverso, è stato mai presente in questo luogo! Avverto solo una forte energia naturale!”.

Allo sguardo interrogativo dell’amica, Willow proseguì “ascolta, sono convinta che non sia stato nemmeno un sogno, sento che quell’energia…..” sospirò per poi riprendere a parlare “ ….è come se qui ci fosse un buco dimensionale o un portale spazio-temporale!”

Buffy la guardava sempre più confusa ed agitata “un portale spazio-temporale? Vuoi dire che ieri sono stata davvero nel 1700? E’ assurdo, impossibile!”

Willow annuì, poi, guardandola negli occhi con serietà aggiunse “noi più di chiunque altro, Buffy, sappiamo che la parola impossibile non esiste. Può sembrarti assurdo, lo capisco, ma è possibile che tu sia stata in un'altra dimensione o in un’altra epoca, oppure….” Scosse il capo come per raccogliere le idee, poi riprese “……ci sono milioni di oppure.”

“Restiamo qui e vediamo cosa succede!” esclamò d’impeto Buffy, aggiungendo, dopo qualche istante di riflessione, “io devo sapere, devo rivederlo!” la sua voce dapprima decisa si smorzò fino a diventare un sussurro.

Willow la capiva e assentì col capo, ricordava fin troppo bene cosa significasse perdere qualcuno che si ama.

Le due ragazze sedettero sul divano, una di fianco all’altra, senza più parlare. Guardavano i due ritratti e ne studiavano ogni minimo dettaglio ‘strano che il suo antenato assomigliasse a lui più di se stesso!’ pensarono entrambe senza saperlo.

Attesero per molto tempo, ma niente di strano accadde.

“Penso che tu debba essere da sola, perché risucceda qualcosa” fece penseriosa Willow “io ti sono, in qualche modo, d’ostacolo! Credo che sia qualcosa che tu sola debba vivere.”

Rimasero ancora a lungo, Buffy non voleva saperne di andarsene, la rossa non voleva andarsene senza Buffy, erano ad un punto morto. Alla fine dopo varie discussioni, Willow la convinse a tornare a casa insieme a lei. Puntò sul suo amore fraterno, facendole notare che si era fatto ormai molto tardi e Dawn, non vedendole ancora rientrare, si sarebbe sicuramente preoccupata e chissà cosa avrebbe potuto combinare!

Buffy, però, era più che determinata a tornare il giorno successivo da sola e non volle sentire né le ragioni, né le raccomandazioni dell’amica che, alla fine, si arrese “va bene, vai pure sola! Però saremo in contatto lo stesso. Farò un incantesimo che ci terrà collegate e, se sentirò che chiedi di tornare indietro, perché sei in pericolo o per qualsiasi altro motivo, potrò ritrovarti e riportarti da noi”

“Praticamente una sorta di teletrasporto magico, come in Star Trek, solo che invece delle coordinate, per riportarti qui occorre che tu lo chieda e… il mio incantesimo, naturalmente” fece Willow rassicurante.

 

Tornarono a casa con molte domande e quasi nessuna risposta.

Misero al corrente Dawn di quel poco che sapevano e fecero programmi per il giorno dopo. Quando alla fine si misero a tavola, furono tutte piuttosto silenziose, Buffy, d’altra parte, voleva starsene per conto suo a riflettere, così, subito dopo aver cenato, si diresse in camera sua.

Ripercorse mentalmente più e più volte quegli strani avvenimenti, cercando di dare al tutto un qualche senso ma, alla fine, la stanchezza ebbe il sopravvento e, ormai esausta, si risolse a mettersi sotto le coperte.

Aveva davanti a sé una lunga giornata, doveva cercare di riposare.

Passò una notte piuttosto agitata, continuava a rigirarsi nel letto senza trovare pace, sognava quel maledetto giorno, ancora e ancora, stava per svegliarsi in preda alla disperazione, come sempre le accadeva, quando… avvertì qualcosa di indefinibile, come una carezza. Il suo sogno mutò e sopravvennero altre immagini…….una distesa verde, dei cavalli al pascolo, lo sciabordare sommesso di un ruscelletto di campagna. Un paesaggio bucolico e rasserenante: le sembrava di averlo già visto, era tutto così familiare! Sentì un senso di tranquillità pervaderla e il tocco leggero di una mano sfiorarle i capelli, la fronte, aprì di scatto gli occhi tirandosi a sedere. Aveva avvertito una forte sensazione di presenza, come se Spike fosse stato seduto lì, su quel letto, accanto a lei e la stesse guardando dormire.

Niente è più terribile di una meravigliosa illusione subito disattesa. Sul suo letto c’era solo la sua solitudine e i suoi rimpianti.

“Che stupida! Come poteva essere altro che un sogno?” domandava a se stessa amareggiata, cercando di razionalizzare ciò che aveva sentito così chiaramente.

Ma la ragione non può sempre spiegare tutto, così come non poteva spiegare che ci facesse sul suo comodino la poesia di William.

Cap. 4

 

Buffy si alzò di prima mattina, ansiosa di tornare in quella casa. Quelle sensazioni così vivide, quel sogno e, soprattutto, lo strano ritrovamento della poesia nella sua camera, sul suo comodino, erano segnali che indicavano che qualcosa di importante stava succedendo.

Lei doveva riuscire a decifrarli a tutti i costi.

Prese con sé il medaglione e scese le scale di corsa, trovando Willow ad attenderla sul pianerottolo.

Buffy non era molto entusiasta di essere l’oggetto di una magia e Willow sembrò leggerle nel pensiero. Conosceva il carattere impetuoso dell’amica e l’aveva prevenuta evitando che uscisse di casa senza aspettarla. Era fondamentale che le potesse fare l’incantesimo di cui avevano parlato la sera prima.

“Fallo per me, starò più tranquilla se, in caso di bisogno o di pericolo, potrò intervenire e riportarti indietro”, disse in tono preoccupato e Buffy, a malincuore, acconsentì.

Pochi istanti più tardi, Dawn si affacciò dalla porta della cucina, salutando le altre due con le mani infarinate.

“Ho preparato le frittelle per colazione” disse in tono compiaciuto, poi, mettendosi le mani sui fianchi, aggiunse in un modo che non ammetteva repliche “nessuno uscirà da questa casa senza aver fatto prima colazione!”

Mai contraddire una sorella che ha cucinato tutta mattina per voi!

Mentre mangiavano, Dawn osservava sua sorella con un misto di preoccupazione e di curiosità. Che cosa avrebbe dato per partecipare anche lei a questo “esperimento”, invece si limitò a raggiungere la sorella e ad abbracciarla.

“Ti prego, stai attenta” mormorò al suo orecchio.

Buffy, sorridendo, la rassicurò “non vado mica in guerra, stai tranquilla”, poi aggiunse più seria “non ti preoccupare, in confronto alla ronda è una passeggiata, poi c’è Willow che veglia su di me…”

Willow assentì col capo, aveva uno sguardo tale da togliere a Dawn gli ultimi dubbi.

Un altro saluto sulla porta e Buffy uscì di casa, lasciando le altre due a seguirla con lo sguardo mentre si allontanava sempre più.

 

Anche stavolta il viaggio parve durare un secolo, tamburellava nervosamente le dita sul sedile, finchè il tassista le lanciò un’occhiata di traverso. Smise seccata: perché non poteva semplicemente volare sul posto come tutti i supereroi che si rispettano!

Era così impaziente di arrivare che, una volta entrata nella villa, si diresse senza esitazioni in biblioteca. Si sedettè sullo stesso divano e rimase semplicemente in attesa, con tutti i sensi accesi.

Fece vagare lentamente lo sguardo per tutta la stanza, soffermandosi su ogni oggetto che potesse attrarre la sua attenzione, cercando di notare se ci fosse qualcosa di strano in quella stanza.

Ma dovunque guardasse, irrimediabilmente, i suoi occhi erano incatenati a quel viso così familiare che la fissava dalla parete.

Irrequieta, si alzò a prendere qualche cosa da sfogliare per ingannare l’attesa.

Scelse un paio di libri dallo scaffale di fianco a lei: un’edizione rilegata in pelle di “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen e il libro contenente tutte le notizie salienti sulla famiglia Bennet-Shelby.

Sfogliò distrattamente il primo, di cui ricordava aver visto il film, con Colin Firth nella parte di mister Darcy….ma non era quello il momento di fantasticare su romantiche storie d’amore!

Lo chiuse, riponendolo. Voleva solo calmarsi e trovare il coraggio di aprire il secondo.

Facendosi forza, prese in mano il libro che teneva sulle ginocchia e lo sfogliò attentamente, pagina dopo pagina.

Quello che cercava, in quelle pagine ingiallite, era un qualche indizio che le spiegasse perché quella poesia era sul suo comodino, invece che tra le sue pagine.

 

Ciò che trovò, invece, fu una miniatura raffigurante una giovane donna, elegantemente vestita, con in braccio un bel bimbo biondo dagli occhi azzurri. Guardò la data sul retro, non c’erano dubbi, era il “suo” William.

Non aveva mai pensato che anche lui avesse potuto avere un’infanzia. Per lei era sempre stato solo e soltanto Spike: dapprima il vampiro cattivo con cui combattere, poi il suo campione, mai una persona con un passato. Avrebbe dato volentieri in cambio tutta la sua “vita normale”, per averlo ancora vicino: non avrebbe dovuto permettergli di sacrificarsi!

Per salvare il mondo aveva sempre dovuto sacrificare tutto e tutti, compresa sé stessa, ma perché anche lui, proprio quando aveva capito di amarlo più di qualsiasi altra cosa? No, non era giusto e ora avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverlo!

 

Ancora una volta quel bagliore accecante e quel senso di smarrimento, poi alzare gli occhi e rendersi conto di non essere più nella stessa stanza, fu tutt’uno. Come in un sogno si ritrovò a scendere i gradini di una immensa scalinata di marmo, in un palazzo sconosciuto. Ascoltava quasi ipnotizzata il frusciare del suo ingombrante abito celeste, quando il vociare sommesso, proveniente da una stanza chiusa, la riscosse.

Si avvicinò cautamente.

“Elisabeth, sposerà tuo figlio. Ti do la mia parola!”

“Allora possiamo fissare già la data, voglio che il mio ragazzo si sposi e metta la testa a posto!”.

Due voci maschili stavano decidendo della vita di Elisabeth, tranquillamente, come una transazione.

Buffy non avrebbe voluto sentire quella discussione che, lo sentiva, significava solo altri guai in arrivo per lei.

“In che situazione mi sono cacciata!” pensava, ma per nulla al mondo sarebbe tornata indietro senza aver scoperto il motivo della sua presenza in quel luogo e, soprattutto, senza averlo rivisto.

Continuò ad avvicinarsi alla porta per sentire meglio quando, d’improvviso, venne aperta.

Non le restò che nascondersi velocemente dietro le spesse tende di velluto che ricoprivano un ampio finestrone. Dal suo nascondiglio, non potè vedere nulla, sentì soltanto i due uomini che si allontanavano scendendo le scale. Di corsa, si infilò nella stanza lasciata libera che scoprì essere uno studio. Ma le soprese non erano finite: sopra al caminetto c’era il ritratto di Elisabeth, o meglio il suo ritratto. Erano due gocce d’acqua, unica differenza i boccoli sui lunghi capelli biondi. No, neanche questo era diverso ora. “Non ci credo!” esclamò sbigottita Buffy, guardandosi nella specchiera posta a poca distanza dalla tela. Era Elisabeth.

 

Non aveva ancora assorbito la sorpresa che si sentì chiamare da una voce familiare.

“Elisabeth, scendi! Quanto ti ci vuole ancora? Non sei mai pronta!” La rossa sembrava impaziente e divertita al tempo stesso.

“Alyson, arrivo!” rispose Buffy, cercando di calmarsi e, facendosi coraggio, iniziò a scendere lungo la scalinata.

Cap. 5

 

“Finalmente!” la canzonò la rossa, “sono sempre ad aspettarti….”

Alyson osservò meglio l’espressione di Elisabeth e divenne seria, con tono preoccupato le chiese “è successo qualcosa? Non puoi più venire in campagna con noi?”

“No, è tutto a posto. Andiamo pure” la tranquillizzò Buffy, anche se non aveva la minima idea di cosa stessero parlando.

“Non sei molto convincente, ma ne possiamo parlare meglio una volta arrivate alla tenuta” aggiunse l’amica più tranquilla.

“Ora andiamo, chè Alfred ha già caricato sulla carrozza i tuoi bagagli”.

Buffy suo malgrado sorrise, questa sorta di alter-ego di Willow era così allegra ed entusiasta da essere contagiosa.

Mentre si avviavano verso l’ingresso pricipale, Buffy trovò una nuova difficoltà da affrontare: i coniugi Lawrence, i genitori di Elisabeth, erano lì ad attenderle.

Dopo i saluti, le raccomandazioni e varie frasi di circostanza, le due ragazze finalmente raggiunsero la carrozza, che attendeva davanti alla porta d’ingresso.

Un servitore aprì loro lo sportello e le aiutò a salire, il cocchiere finì di controllare che i bagagli fossero stati ben sistemati e salì a cassetta. Il viaggio iniziava.

Buffy aveva un’infinità di domande da rivolgere all’amica e, se fossero state sole, l’avrebbe fatto. Sedute di fronte aveva la mamma e la zia di Alyson, Catherine e Molly. Entrambe l’accolsero con calore ed entusiasmo. Erano due donne ancora piuttosto giovani e, come scoprì durante il tragitto, con un carattere bonario e comprensivo.

Si trovò subito a suo agio con loro.

Com’era stato diverso invece l'impatto con i genitori di Elisabeth! La madre Grace, una donna minuta e di bell’aspetto, le era sembrata molto vanitosa, superficiale e, inoltre, completamente succube del marito.

Edward, al contrario, con il suo sguardo duro e l’aria autoritaria, era sembrato a Buffy molto severo.

Dai discorsi fatti ed ascoltati in quella carrozza, Buffy seppe che almeno quattro volte l’anno la famiglia di Alyson trascorreva diversi giorni nella tenuta di campagna dei nonni. Una riunione di famiglia, a cui, a quanto sembrava, Elisabeth partecipava spesso e volentieri.

“Come darle torto?” pensava Buffy; in effetti, per quel poco che era rimasta in quella casa aveva avvertito un’opprimente atmosfera di freddezza ed austerità.

Le sue impressioni furono confermate parlando con Alyson. Da tutti i discorsi fatti dalla rossa, Buffy trasse conferma di quanto da lei percepito. Il padre di Elisabeth sicuramente non era cattivo, ma altrettanto certamente era burbero ed autoritario, la madre, invece, s’era appiattita sulle posizioni del marito, convogliando tutto il proprio interesse in feste e vestiti.

Non sembrava un quadretto idilliaco e Buffy sperava di trovare ciò che cercava prima di dover far ritorno in quella casa. Sapeva, anzi capiva, che c’era un motivo ben preciso per quel viaggio. Un motivo che sperava si chiamasse Lord William.

Il viaggio fu piacevole, allietato dalle chiacchiere delle sue compagne e dal meraviglioso panorama che scorreva davanti ai loro occhi.

Un’infinita distesa di verde di varie tonalità interrotta solo, di tanto in tanto, da qualche casa in lontananza e da qualche piccolo corso d’acqua. A perdita d’occhio, solo pascoli erbosi e alberi secolari, ovunque pace e tranquillità: non era certamente Sunnydale!

Vicino ad un imponente cancello di ferro battuto, decorato con un grosso stemma, la carrozza iniziò a rallentare. Attraverso le sbarre si riusciva a distinguere un bellissimo vialetto alberato e passando oltre, tra il verde di un immenso boschetto, si poteva scorgere il profilo di una splendida villa.

“Siamo quasi arrivate” urlò entusiasta Alyson, “passata la tenuta dei Bennet-Shelby, resta pochissima strada da fare, siamo confinanti, lo sai!”.

A Buffy non sfuggì la strana occhiata d’intesa lanciatale dall’amica, che, imperterrita continuò “Ci pensi, Elisabeth, essere invitate ad una delle loro rarissime feste! Non è meraviglioso? Non fanno quasi mai vita mondana, di solito passano quasi tutto l’anno qui in campagna!”.

Ora ne era certa, l’avrebbe rincontrato. Era così agitata, avrebbe voluto chiedere ad Alyson tutte le informazioni che aveva sul suo affascinante vicino, ma non sapeva come si sarebbe comportata Elisabeth nella stessa situazione e non voleva rischiare di tradirsi. Cercò di riprendere il controllo.

Mentre le altre due signore, nascoste dietro ai loro ventagli, si raccontavano gli ultimi pettegolezzi, Buffy ne approfittò per cercare di sapere qualcosa sull’uomo misterioso che, insieme al padre di Elisabeth, ne aveva deciso il futuro.

Poichè, però, non sapeva ancora se poteva raccontare cosa aveva sentito, parlò fingendo noncuranza “mio padre aveva ospiti, ho sentito che c’era un uomo nel suo studio. Tu hai visto, per caso, chi era? dovresti averlo incrociato sulle scale!”

Alyson trovò strana quella domanda e intuì che sotto quelle parole c’era molto di più. Ma visto che non era il momento, né il luogo più adatto per parlare, rispose solo “ Era Sir Thomas, il migliore amico di tuo padre. E’ strano che tu non abbia riconosciuto la sua voce!”.

Buffy cercò di scusarsi dicendole che parlavano sottovoce, così non le era stato possibile identificarlo. Ma allo sguardo dubbioso dell’amica cedette, decise che si doveva pur fidare di qualcuno e Alyson le sembrava sincera e fidata, così aggiunse “quando saremo sole ti devo raccontare qualcosa di importante!”. La rossa sorrise e annuì, guardandola in modo complice.

 

Finalmente erano arrivate. Scesero dalla carrozza accolte festosamente dai padroni di casa, i nonni di Alyson. Buffy si trovava bene con loro, ne percepiva l’affetto. Non pensava che persone così facoltose potessero essere anche così semplici ed immediate. Non era mai stata un asso in storia, ma sapeva che la famiglia di Alyson era un’eccezione!

Il tempo di salutarsi e di informarsi sulle cose più importanti, poi le ospiti furono accompagnate nelle loro stanze perché potessero rinfrescarsi e riposare.

Ad Alyson e Buffy fu data una grande stanza da letto, tutta sui toni del rosa, con due graziosi letti bianchi in ferro battuto. Era la stanza che Alyson, da piccola, divideva con sua sorella maggiore Eleonor, che ora si era sposata e viveva a Bath.

“Ora raccontami tutto, che sta succedendo?” le chiese tutto d’un fiato Alyson, appena la porta della loro stanza venne chiusa. A Buffy non restò altro che raccontarle la verità, ovviamente tranne il piccolo particolare che lei non era Elisabeth!

La rossa rimase, per la prima volta senza parole, la guardava attonita “Ma sei sicura di aver sentito bene? Suo figlio è uno dei peggiori donnaioli di Londra. Ho sentito dire che è un uomo di bell’aspetto, ma vuoto e vanesio. Inoltre pare che non abbia mai fatto nulla in tutta la sua vita, le sue uniche occupazioni, oltre alle donne, sono le feste, la caccia ed il gioco.”

“Un uomo pieno di qualità. Non c’è che dire!” ironizzò Buffy ed aggiunse “Non mi sembra lo sposo ideale per una figlia.”

“Hai ragione” ribattè l’altra amareggiata per la sua amica “comunque, a pensarci bene c’era da aspettarselo…..tuo padre e Sir Thomas sono amici da sempre e condividono le stesse idee sulla vita, sul mondo…” ma non potè terminare la frase perché Buffy, indignata, sbottò “Io non mi sposerò mai con un uomo del genere, né farò decidere agli altri della mia vita!”.

“Almeno non più” avrebbe voluto aggiungere.

Alyson la guardava con un misto di ammirazione e di timore, sapeva che quella decisione avrebbe portato guai a non finire. Sospettava, anche, da voci sentite in casa, che ci fossero ragioni economiche sotto quell’accordo matrimoniale. Sembrava, infatti, che in seguito ad alcuni affari andati male, il padre di Elisabeth avesse cominciato a patire problemi finanziari.

Mentre Sir Thomas era immensamente ricco.

Ma di questo le avrebbe parlato solo quando ne fosse stata sicura.

Dopo poco furono chiamate per la cena. La serata si svolse in un’atmosfera così serena ed allegra, che anche le due amiche ritrovarono il sorriso.

Più tardi, quando tornarono nella loro stanza, avevano riacquistato completamente il loro buon umore.

Non importa l’epoca storica, ma se ci sono due amiche che possono chiacchierare liberamente, uno è l’argomento su cui inevitabilmente cadranno: gli uomini.

Infatti Buffy non riuscì a trattenersi. “Sai se William Bennet-Shelby è qui alla tenuta?” chiese ostentando indifferenza, mentre si spazzolava nervosamente i lunghi capelli.

A queste parole la rossa proruppe in un entusiasta “Lo sapevo! Ti ho visto come lo guardavi quel giorno al parco….” poi rabbuiandosi aggiunse “devi togliertelo dalla testa Elisabeth, innanzitutto sei stata promessa ad un altro e non so proprio come potrai uscirne”, Buffy si era già alzata con foga, pronta a ribattere, ma l’amica continuò “poi, tuo padre non può sopportare i membri di quella famiglia, preferirebbe vederti morta che sposata con uno di loro! Ha accettato che tu venissi al loro ballo solo perché sono imparentati col re, perché, almeno formalmente, non si potesse criticare il suo atteggiamento e, soprattutto, per non offendere indirettamente la famiglia reale!”

Alyson raccontò all’amica tutto quanto sapeva dei rapporti tra le due famiglie.

Buffy così apprese che fin da ragazzi il padre di Elisabeth e Lord George Bennet-Shelby erano stati in competizione. I due pur essendo stati amici da piccoli, avevano però col tempo sviluppato caratteri diversi e contrastanti. Una vicenda che aveva coinvolto entrambi aveva contribuito ad inasprire gli animi. Sembrava che Edward Lawrence, da ragazzo, avesse chiesto in moglie Isabelle, la madre di William. Ma Isabelle, che non lo amava, gli aveva preferito il suo rivale George. Era stato un grosso affronto, che non era stato più superato. Non che Edward amasse veramente Isabelle, la voleva in sposa solo perché era la più bella della Contea. Se lei gli avesse preferito chiunque altro, non sarebbe stato lo stesso, era stato proprio il fatto che lei avesse scelto George ad aver ferito il suo orgoglio.

Come se tutto ciò non fosse bastato, non sopportava neanche il modo in cui la famiglia di William aveva educato i suoi figli, trasmettendo loro delle idee ritenute troppo moderne. La loro vicinanza e generosità con le classi più umili venivano ritenute di cattivo esempio e deleterie nei confronti dei privilegi della loro classe sociale di appartenenza.

“Tu lo sai che non la penso così” aveva concluso Alyson “io, come la mia famiglia, ho sempre ammirato e rispettato i Bennet-Shelby per il loro modo di essere e di comportarsi verso gli altri. Inoltre, sono nostri vicini da una vita, le nostre famiglie si conoscono e frequentano da sempre. Giocavo con William da piccola e gli volevo un gran bene. Erano anni che non lo vedevo, è stato fuori ed ha studiato in un prestigioso college, ma ho saputo che condivide in tutto e per tutto le idee di suo padre. Tutti quelli che lavorano per loro alla tenuta, ne parlano con rispetto e riconoscenza!”

“Tuo padre non darà mai il suo consenso!” concluse lapidaria.

Cap. 6

 

Niente traffico convulso, nessuna sirena, nessun rumore, solo il cinguettare continuo degli uccellini. Non aveva mai vissuto in campagna prima e non si era mai svegliata al canto del gallo!

Buffy si stiracchiò pigramente, fuori era già giorno. In lontananza solo il sommesso vociare di una casa che si sveglia e dei suoi abitanti che si mettono in movimento.

Stavolta il suo viaggio non sarebbe stato breve. Era ancora lì e sentiva che sarebbe rimasta fino a quando non avesse ottenuto le sue risposte.

Si alzò, pronta ad affrontare la giornata e tutto quanto avesse portato con sé.

Dovette faticare non poco a far alzare Alyson che continuava a girarsi dall’altra parte, tirandosi le coperte sopra la testa. “E’ ora di scendere dormigliona!” rise Buffy tirandole il proprio cuscino. Alyson bofonchiando, si alzò. “Ma che fretta c’è? Non si poteva dormire un altro po’?” chiese sbadigliando. “C’è che voglio fare colazione e poi una bella passeggiata….” Buffy lasciò la frase in sospeso, guardandola in maniera complice.

“Tu, noi, insomma…..ci stiamo mettendo nei guai, lo sai vero?”

“Che c’è di male a fare una passeggiata in una bella giornata come questa?” rispose ridacchiando Buffy.

“Non credere che non sappia quello che ti passa per la testa, Elisabeth!” disse la rossa dirigendosi verso la porta, per poi rilanciarle il cuscino, ridendo come una bambina.

 

Dopo aver indossato i loro graziosi e scomodissimi abiti da mattino, le due amiche scesero per la colazione. Erano già tutti a tavola, i nonni di Alyson, la mamma, sua zia Molly….così le due ragazze non riuscirono a congedarsi prima di aver adempiuto a tutte le formalità del caso.

Elisabeth era molto ben voluta e, in questa occasione, risultò ancora più simpatica del solito, solo sembrava un po’….distratta, con la testa fra le nuvole. Ma a parte questo, per fortuna, nessuno trovò niente di strano in questa Elisabeth del 21° secolo.

 

Finalmente erano fuori nel tepore del mattino, assaporando l’aria profumata di erba e terra fresca, ancora bagnata dalla rugiada!

Alyson aprì il suo parasole e, con fare battagliero, guidò l’amica verso il boschetto che delimitava il confine tra le due tenute.

Erano andate molto spesso a passeggiare in quel luogo, da piccole lo chiamavano “il regno delle fate”. Il boschetto, infatti, era ricco di fiori di diverse specie e viveva lì una gran varietà di uccellini e di farfalle multicolori, piccoli corsi d’acqua vi si rincorrevano per poi gettarsi in uno splendido laghetto, nascosto da siepi e alberelli di piccole dimensioni.

Per Elisabeth era un paesaggio familiare, ma Buffy rimase colpita ed ammaliata da quella meraviglia.

Continuarono a camminare, dirigendosi verso il laghetto che si trovava oltre il confine, nella proprietà dei Bennet-Shelby. Il loro intento era avvicinarsi quanto più possibile alla loro tenuta e dare un’occhiata.

 

Uno sciabordare sommesso giunse alle loro orecchie, si fermarono e si misero all’ascolto. Chiaramente qualcuno stava nuotando, risalendo di tanto in tanto in superficie.

Chiunque fosse, non appena emerso le avrebbe viste, poiché si trovavano in una radura senza alcun riparo.

 

Incerte, stavano per tornare sui loro passi quando Alyson fece un salto, piantando il parasole di fronte ai loro visi. “Non guardare Elisabeth! Non guardare!” mormorò rossa in viso come un’aragosta. Buffy non capiva il motivo di tanta agitazione, anche perché con quell’ombrellino davanti non riusciva a vedere niente. Si protese e sbirciò da sopra il parasole.

 

Una figura maschile era emersa quasi al centro del laghetto e si stava avvicinando alla riva. Camminava lentamente rallentato dall’acqua che gli arrivava alla vita: era Lord William.

Avanzava verso di loro, apparentemente ignaro della loro presenza.

Sembrava una visione.

Rivoli d’acqua sui lunghi capelli biondi, la camicia bianca di lino, bagnata tanto da sembrare una seconda pelle, aderiva al suo corpo sottolineando ogni singolo muscolo di quel torace scolpito.

Buffy non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.

Il suo sguardo si soffermò insistente su quel corpo snello e muscoloso, tanto da sentire fisicamente la mancanza di quelle braccia che, più di una volta, l’avevano stretta.

“Contegno Buffy, non è lui!” si ripeteva come un mantra, ma quello che vedeva sembrava contraddirla.

Dovette darsi un tono e fingersi una damina in imbarazzo, perché ora lui le aveva viste e si stava avvicinando.

“Tranquille signorine, sono vestito!” disse non appena fu loro davanti e, tirando giù il parasole con una mano aggiunse beffardo “Alyson, non è mia abitudine fare il bagno senza vestiti fuori dalla mia casa! Quindi non devi essere in imbarazzo. Dopotutto ci conosciamo fin da bambini…”

“Ma ora non siamo più bambini!” replicò più calma la rossa.

“Già, lo vedo!” rispose lui, dandole una lunga occhiata di apprezzamento e aggiunse “….comunque, non offenderei mai degli occhioni innocenti!”

Ma stavolta il suo sguardo aveva preso un’altra direzione.

Buffy avrebbe giurato che quella frase e l’aria divertita che l’accompagnava erano per lei, anche se quegli occhi, incredibilmente blu, non puntavano su nessuno in particolare.

Eppure, era sicura che non si fosse accorto della minuziosa analisi a cui l’aveva sottoposto: era stata attenta e lui era sembrato ignaro della loro presenza fino a quel momento.

Alyson continuava a giocherellare con i nastri del suo vestito, in imbarazzo per lo sfacciato apprezzamento, mentre Buffy era in preda al nervosismo sentendosi scoperta.

William, invece, sempre più divertito si allontanò di qualche passo per riprendere i suoi stivali, lasciati vicino alla riva. Dopo averli indossati velocemente, si avvicinò a Buffy. Con la sua consueta espressione da schiaffi le lanciò un’occhiata di sfida e si chinò a raccogliere la sua giacca abbandonata sul prato, a poca distanza dai piedi di lei. Nel chinarsi fece in modo di sfiorarla appena, per vedere la sua reazione.

Ma Buffy non reagì, se ne sentiva incapace, sommersa da emozioni vecchie e nuove.

Sapeva solo che non avrebbe mai scordato il delicato profumo di bucato che, in quel momento, i suoi vestiti e la sua pelle bagnata emanavano.

 

Mentre si rialzava, William si avvicinò appena all’orecchio di lei. Buffy chiuse gli occhi, il suo solo respiro le dava le vertigini.

L’intento dell’uomo però era un altro. Si avvicinò un po’ di più perché fosse la sola a sentire e, inarcato ironicamente un sopracciglio, le sussurrò “……Piaciuto lo spettacolo, riccioli d’oro?”

Ripresasi dallo stordimento iniziale, Buffy alzò di scatto il viso, pronta a rispondergli con una delle sue battute più taglienti. Ma i loro occhi si incatenarono e le sue intenzioni si dispersero come sabbia tra le dita.

Anche William cambiò espressione, perse la sua consueta strafottenza, divenne molto serio, assorto. Perfino i suoi occhi cambiarono diventando più scuri, più profondi, più blu.

Buffy faceva fatica a deglutire, a pensare, a respirare. Quel blu profondo l’aveva presa e scaraventata a terra, senza più difese.

Alyson guardava la scena, sconcertata.

William ed Elisabeth si fissavano con una tale intensità da sembrare due anime che si rincontrano dopo essersi cercate da sempre.

Ne fu affascinata, ne fu spaventata.

 

“Lord William, vi vuole vostro padre alla tenuta! Vi ho portato il cavallo.” Strillò un valletto venuto a cercare il suo padrone e, inconsapevolmente, spezzò l’incanto.

William si riscosse e infilandosi la giacca montò in sella. Dopo essersi allontanato di qualche metro, tornò sui suoi passi e fermò il cavallo. Rivolgendo lo sguardo ad entrambe disse “Verrò a farvi visita alla tenuta ….. per salutare vostra madre, Alyson!” e partì al galoppo.

Non era preparata alle emozioni che quell’incontro aveva suscitato.

Aveva pensato soprattutto al mistero da risolvere, alla possibili ragioni del suo “viaggio”, spinta, in realtà, dal desiderio ardente di rivedere Spike. Il suo viso, la sua immagine.

 

Ora l’aveva visto, sentito, respirato.

Sapeva che non poteva essere lui. C’erano il ritratto e l’albero genealogico dei Bennet-Shelby a testimoniare dell’esistenza di Lord William I.

 

Allora perché era così simile a Spike? Non soltanto l’aspetto, ma anche la voce, il modo di guardare, camminare, sorridere erano identici. Stessa arroganza, stessa sensualità.

 

Chi era quell’uomo che l’aveva guardata come se avesse riconosciuto la sua anima?

 

Buffy non riusciva a pensare ad altro. Si chiedeva incessantemente la ragione di tutto ciò, ma non riusciva a darsi nessuna spiegazione. A questi pensieri se ne aggiungevano altri che contribuivano al suo turbamento.

Come aveva potuto arrivare sul suo comodino la poesia di Spike? Aveva seguito un percorso analogo al suo, cioè un viaggio spazio-temporale? E la coperta?

Willow le aveva detto di non essere stata lei a coprirla quella notte!

 

Si sentiva impotente, per la prima volta incapace di venire a capo di tutta quella vicenda.

 

Intanto, le due ragazze si erano allontanate dal laghetto e tornavano sui loro passi.

 

Alyson aveva preferito restare in silenzio per un po’. Vedeva Elisabeth assorta nei suoi pensieri e voleva lasciarla tranquilla.

Anche lei, comunque, era rimasta turbata da quello che era accaduto. Per un interminabile istante, si era sviluppata fra Elisabeth e William energia allo stato puro.

Non avrebbe saputo definire quello che aveva visto. Ma pensare ad un colpo di fulmine sarebbe stata una spiegazione senza dubbio riduttiva. Era certa di aver assistito a qualcosa di più profondo, più intenso.

Ora, però, temeva più che mai per il futuro della sua migliore amica.

 

Si scorgevano ormai in lontananza i tetti di White Hall, quando le due amiche tornarono a scambiarsi qualche parola.

Entrambe si sforzarono di sembrare naturali e di chiacchierare come al solito, consapevoli di comportarsi nello stesso modo.

 

Alyson, alla fine, non riuscì a resistere e chiese “Ti ha detto qualcosa William, per un attimo hai fatto una faccia….?”

Buffy, balbettò imbarazzata “N…..no, quando? Aveva solo un atteggiamento che mi dava ai nervi… tutto qui”.

Non voleva che Alyson sapesse che era stata presa in giro per la sua sfacciataggine.

Le voleva bene, la considerava davero un’amica ormai, ma in fondo era sempre una ragazza del XVIII secolo. C’erano secoli di evoluzione dei costumi a dividerle!

A dire il vero, sapeva di aver sbagliato. Era lei, Buffy, ad essere fuori del suo tempo e avrebbe dovuto comportarsi di conseguenza per non attirare l’attenzione. Invece, come al suo solito aveva agito d’impulso.

 

Fortunatamente il resto della giornata era trascorso senza scossoni. Avevano pranzato con la famiglia di Alyson e, più tardi, erano andate a riposare nelle loro stanze.

 

Proprio nella loro camera, mentre Buffy stava sistemando alcuni abiti, accadde qualcosa. Aveva bisogno di spostare il suo baule e, visto che Alyson dormiva, pensò di farlo da sola. Perché chiamare la servitù, quando poteva fare benissimo da sé?

Ma il grosso baule non si mosse. Tutti i suoi sforzi risultarono inutili.

Alla fine, esausta, dovette arrendersi: non aveva più la sua forza da cacciatrice!

“Fantastico!” borbottava piena di rabbia “non so dove sono, non so perché ci sono e sono una damina indifesa!”

Per un attimo pensò anche all’incantesimo di Willow per tornare indietro.

Già Willow, sua sorella Dawn…. chissà che facevano!

Non sapeva quanto tempo fosse trascorso per loro da quando lei aveva iniziato quel viaggio, sperò che non fossero preoccupate per lei.

‘In fondo’ pensava ‘sanno che non sono in pericolo, per ora almeno!’.

Sentiva molto la loro mancanza. Ma, nonostante per qualche istante si fosse sentita persa, era decisa come non mai a rimanere.

Finchè il mistero non fosse stato svelato, lei sarebbe rimasta ed avrebbe affrontato qualsiasi avversità. In fondo, non lo aveva fatto tutta la vita?

 

 

Per l’ora del tè erano già tutti nel salottino, quando la cameriera annunciò che c’erano visite. “Lord William Bennet-Shelby e Sir Alexander Stevenson, signora”

 

“Falli accomodare, Teresa, svelta!”

 

La signora Nelson, la nonna di Alyson, era sempre onorata da una visita dei vicini, per quanto li frequentasse abitualmente. Il fatto, poi, che avessero avuto questo particolare riguardo per le sue figliole e sua nipote, la lusingava maggiormente.

 

I due gentiluomini fecero il loro ingresso accolti con entusiasmo da tutti, in particolare dalle signore della famiglia Nelson.

 

Era difficile vedere insieme due uomini così diversi ed allo stesso tempo così affascinanti!

Alto, bruno, con gli occhi verdi, Sir Alexander Stevenson si rivelò da subito una persona molto affabile e cortese. Monopolizzò l’attenzione delle signore della famiglia, informandosi garbatamente sulla loro vita a Londra e dispensando sorrisi e complimenti.

Conquistate, le signore lo ascoltavano adoranti. Anche una signorina venne definitavamente stregata: Alyson sorrideva raggiante ad ogni battuta seguendo ammaliata ogni suo gesto ed espressione.

 

L’unica ad essere indifferente e distratta era Buffy.

Non aveva smesso un solo istante di cercare con lo sguardo William, lanciando di continuo occhiate furtive in direzione dell’ingresso del salottino.

 

William non era riuscito quasi ad entrare. Aveva appena varcato la soglia con Alexander, quando venne preso in disparte dal padrone di casa e trascinato in biblioteca, dove fu trattenuto a lungo a discutere sulla gestione della tenuta.

Solo quando il discorso finì sui due argomenti preferiti dal nonno di Alyson, cioè i cani e la caccia, William riuscì a tornare nel salottino dalle signore.

 

“Ora che abbiamo finito di parlare di lavoro, potremmo tornare dalle signore…. Non ho ancora salutato né vostra moglie, né le vostre figliole ed ….Alyson….” disse William, cercando di nascondere l’impazienza.

 

“Dovete anche conoscere la nostra graziosa ospite: Elisabeth!” aggiunse senza malizia il signor Nelson, mentre faceva strada al suo ospite. Era talmente preso dai suoi discorsi che non notò la strana espressione dipinta sul viso di William.

 

“Spero che mi scuserete se vi ho portato via dalle signore, ma ho approfittato della vostra visita per avere dei consigli preziosi. Mi scuserò anche con loro per averle private della vostra presenza!” aggiunse l’anziano uomo con un sorriso bonario.

 

Il signor Nelson aveva astutamente trascinato via Lord Bennet-Shelby, prima che le donne della sua famiglia potessero posare il loro sguardo sull’illustre ospite. Era scorretto, lo sapeva, ma altrimenti non sarebbe mai riuscito a parlargli di questioni di lavoro. Aveva già visto, in diverse occasioni, che le signore si contendevano con ogni mezzo la sua attenzione. Era innegabile il fascino che il suo vicino aveva sul gentil sesso.

 

Sempre elegante, spesso vestito di nero, aveva quell’aria riservata che in un uomo così bello aveva il potere di attrarre ancora di più.

 

William, sebbene lontano da artifizi e false galanterie, aveva sempre destato ammirazione nelle signore di ogni età. Naturalmente ne era lusingato, ma nessuna donna finora conosciuta lo aveva mai interssato quanto Elisabeth. Quella strana biondina doveva essere una strega, perché il solo guardarla negli occhi, gli aveva provocato emozioni indefinibili, una strana sensazione di “già vissuto”, di …. appartenenza.

 

Alexander, intanto, stava raccontanto alla signora Nelson della sua permanenza alla tenuta: era un ufficiale di Sua Maestà in licenza premio ed aveva deciso di trascorrerla dai Bennet-Shelby, in quanto cugino di William nonchè suo miglior amico,

 

“Piacere di conoscervi Elisabeth” aveva detto a Buffy con un sorriso malizioso quando vennero fatte le presentazioni.

La ragazza si era limitata ad un secco “Grazie!”, non era certo tipo da smancerie, inoltre l’attesa le sembrava interminabile.

Buffy sperò che quell’uomo dedicasse le proprie attenzioni a qualcun altro, perché voleva assolutamente parlare con William appena fosse tornato.

Ma Alexander, dopo aver scambiato qualche altra cortesia con la padrona di casa, tornò alla carica.

Continuava a parlare di balli e ricevimenti, di qualsiasi cosa avrebbe potuto fare colpo su una ragazza, ma Elisabeth sembrava sempre più distratta, finchè…

“Alyson, Sir Alexander stava magnificando le feste che si tengono a corte…” disse Buffy con occhi imploranti, facendo intendere all’amica di aver bisogno d’aiuto.

La rossa non se lo fece ripetere due volte e si unì di buon grado alla discussione.

 

Durante la conversazione, Sir Alexander si rivolse di nuovo ad Elisabeth “Verrete anche voi al ballo che darà la famiglia di William?”

La sua domanda però non ottenne risposta.

Buffy non lo ascoltava nemmeno, gli occhi puntati in un’altra direzione: William nel frattempo era entrato e li guardava.

 

 

Aveva appena varcato la soglia, cercando Elisabeth con lo sguardo. L’aveva trovata: era accanto al caminetto, con Alexander ed Alyson.

Vestita così di rosa gli sembrava ancora più giovane e graziosa. Sorrise, senza rendersene conto.

Sapeva che prima, secondo l’etichetta, avrebbe dovuto salutare la padrona di casa, ma poi…..

 

 

Non appena la signora Nelson vide William entrare, gli si fece incontro. Lo conosceva sin da piccolo ed era sempre stato il suo favorito della famiglia Bennet-Shelby. Lo accolse con tutti gli onori come il suo rango richiedeva, ma anche con l’affetto di una nonna.

Lanciò uno sguardo severo a suo marito per aver monopolizzato il suo ospite, ignorando quasi le sue parole di scusa.

 

William voleva veramente bene a quella famiglia ed era sempre stato sinceramente disponibile e cortese verso tutti loro. Tuttavia, questa volta, si costrinse a parlare.

Seguire ciò che gli altri gli dicevano gli costava fatica, essendo distratto di continuo dalla figurina in rosa in fondo alla stanza.

I suoi occhi blu vagabondavano instancabili alla ricerca di lei.

 

Ad un certo momento Alyson fu chiamata a suonare qualcosa per allietare gli ospiti.

Mentre la ragazza si dirigeva al clavicembalo, Alexander riprese a corteggiare Elisabeth.

“Sono molto lieto che abbiate deciso di passare del tempo qui in campagna, proprio quando sono a far visita ai miei cugini!” sorrise guardandola con ammirazione ed aggiunse “è una piacevole coincidenza, non è vero?”

 

Buffy alzò lo sguardo e vide William cambiare espressione. Il suo viso, di solito così vivo ed animato sembrava freddo come il ghiaccio, mentre i suoi occhi, divenuti neri come l’abito di velluto che indossava, mandavano bagliori di fuoco.

William aveva seguito l’intera scena ed udito distintamente le parole dell’amico.

 

La ragazza dimenticò le buone maniere, scordandosi perfino della presenza di Sir Alexander. Avrebbe voluto corrergli incontro e dirgli che lei…. amava solo lui.

‘Lui o Spike?’ I suoi pensieri la colsero di sorpresa ‘stava confondendo i due uomini o sentiva qualcosa per Lord William?”.

 

Mentre la sua mente cercava risposte, anche Alexander si era accorto della strana atmosfera creatasi.

 

Guardò verso il suo amico e vide chiaramente l’espressione di disappunto dipinta sul suo viso.

 

Lo guardò di rimando, sorpreso e contrito. Sospese la conversazione. Doveva assolutamente sapere il motivo per cui William sembrava avercela con lui.

 

“Scusatemi Elisabeth, ma devo parlare di una questione importante con mio cugino. Con permesso.”

 

“Prego. Fate pure!” rispose Buffy in preda all’agitazione.

 

Alexander si allontanò, lasciando Elisabeth sola.

 

Non capiva neanche lei perché fosse così nervosa, nè tanto meno perché gli occhi di William fossero diventati così scuri e tempestosi.

Si erano incontrati per caso un paio di volte e… a parte prenderla in giro…

Già, prendersi in giro e beccarsi era stato sempre il loro modo di interagire! Ma William non era Spike, non aveva il suo stesso modo di fare….oppure sì! Buffy, sempre più disorientata, non sapeva bene cosa pensare.

 

“Ora basta, devo calmarmi ed affrontare la situazione in maniera distaccata!” si disse la ragazza “Altrimenti a forza di rimuginare non ne verrò più fuori e, soprattutto, non riuscirò a scoprire niente!”.

 

Intanto Alexander aveva raggiunto Lord Bennet-Shelby.

 

“Signora Nelson, le rubo un istante William!”

 

“Ma prego Sir Stevenson, sono proprio una chiacchierona! Non ho neanche fatto le presentazioni, dovete ancora conoscere la nostra cara Elisabeth!”

 

William le ripose cortesemente, le nubi ormai scomparse dai suoi magnifici occhi, “Scusateci un attimo soltanto, poi sarò più che lieto di conoscere la vostra ospite!”.

 

“Certo, non preoccupatevi Lord William, ora vi lascio soli!” rispose l’anziana signora e si allontanò per permettere ai due gentiluomini di parlare in libertà.

 

 

William sorseggiò distaccato il suo brandy prima di chiedere “Cosa c’è Alexander di così urgente?”

 

“Dimmelo tu William, quasi mi fulminavi con lo sguardo prima! Potevi dirmelo che tra te e quella Elisabeth c’è…..”

 

“Non c’è niente!” lo interruppe secco l’altro “e soprattutto non è < quella Elisabeth>!”

 

Alexander con un sorrisetto di vittoria stava per replicare, ma fu di nuovo bloccato.

 

“Quante volte ti devo dire di non fare il cascamorto con tutte? Soprattutto non voglio che illudi le giovani di questa famiglia!”

 

“Non credere che io non ti conosca. So che non vuoi fare soltanto il perfetto gentiluomo. Ho visto come la guardavi….” Replicò prontamente Alexander.

 

“Non è così caro cugino, neanche siamo stati presentati e, comunque, non sono affari tuoi!” aggiunse William in tono più leggero.

 

Ma ormai Alexander aveva capito.

Nonostante le parole di William, avvertiva una connessione tra quei due, quantomeno un interesse ricambiato. Certo, non c’era niente di strano, d’altronde tutte si innamoravano di William ed Elisabeth, da parte sua, era una ragazza molto carina.

 

Buffy dall’altro lato della stanza, intanto, aveva seguito tutta la scena.

“Cosa staranno dicendo quei due?” si chiedeva nervosa.

 

Con un gesto improvviso, William lasciò in mano di Alexander il suo bicchiere di brandy e si diresse verso Elisabeth con passo deciso.

La signora Nelson quasi si mise a correre per evitare che i due giovani si parlassero senza le dovute presentazioni. Avrebbe fatto una pessima figura se si fosse saputo che non era stata una padrona di casa più che degna!

 

Ancora un passo ed avrebbe parlato con William.

I suoi occhi, ora di un azzurro acceso, sorridevano gentili. Buffy non riuscì a trattenersi ed accennò un sorriso.

Ancora un passo……

 

“Scusatemi se non l’ho fatto prima, sono imperdonabile! Lord William Bennet-Shelby vi presento Elisabeth Lawrence, figlia di Sir Edward Lawrence, la migliore amica della mia adorata nipote Alyson!” proruppe d’un fiato l’anziana signora.

 

Buffy dovette trattenere un moto di disappunto “Ma possibile che non riesca mai a parlare con quest’uomo da sola!” pensava contrariata.

 

William da parte sua si dimostrò imperturbabile. Solo un attento osservatore si sarebbe accorto del mutamento della sua espressione. I suoi occhi era tornati seri e distaccati. Un perfetto, distinto e gelido gentiluomo.

 

Elisabeth accennò un goffo inchino e William, con impeccabile eleganza, si inchinò a sua volta, facendo fluttuare leggermente i pizzi della sua camicia nera. Buffy li fissava come ipnotizzata, le tornavano alla mente immagini di lui che usciva dall’acqua, la candida camicia incollata al corpo statuario. Arrossì per i suoi stessi pensieri.

 

Buffy era non solo nervosa, ma anche preoccupata. Temeva che William potesse raccontare che si conoscevano già e, soprattutto, le circostanze in cui erano avvenuti i loro incontri. Il loro ultimo, imbarazzante incontro, soprattutto.

In questo modo avrebbe attirato su di sé un’attenzione che non voleva suscitare.

Invece William non solo non accennò minimamente all’accaduto, ma tenne un atteggiamento talmente formale e distaccato, che nessuno mai avrebbe potuto immaginare che non era la prima volta che si incontravano.

 

D’altra parte, William ed Elisabeth riuscirono a dirsi soltanto qualche frase di circostanza, dato che la signora Nelson interveniva di continuo, pilotando il discorso su conoscenze comuni e chiedendo le ultime notizie da Londra.

 

William cercò di soddisfare la sua curiosità, sperando che si decidesse a chiacchierare con qualcun altro ed a lasciarli, per qualche istante soli, finalmente.

Ma l’anziana donna non demordeva. Alla fine, non potendo fare altro, William ritenne opportuno congedarsi.

 

“Purtroppo Alexander ed io vi dobbiamo lasciare, si è fatto tardi! Ricordatevi che la mia famiglia ed io vi aspettiamo per cena sabato sera. Saremmo davvero lieti se veniste!”

 

“Verremo di sicuro, Lord William. E’ un onore per noi. Ringraziate la vostra famiglia e porgetele i nostri saluti!” rispose grata la signora Nelson.

 

Sir Alexander Stevenson, che aveva udito l’ultima frase di William, si era avvicinato per salutare la padrona di casa. L’anziana signora, presa dai convenevoli, venne finalmente distratta dal suo pupillo.

 

Così per qualche momento, William tornò a guardare Elisabeth con quella sua tipica espressione sfrontata e divertita che, a Buffy, ricordava tanto il “suo” Spike.

 

Poi, William colse Buffy di sorpresa, prendendole delicatamente la mano. Si chinò leggermente, avvicinando la sua bocca sensuale alla candida pelle di lei.

Le labbra di lui non la sfiorarono nemmeno, ma Buffy avvertì chiaramente il suo respiro che, come una scarica elettrica, sembrò penetrarle sotto la pelle e salirle dalla mano fino al torace. Il cuore le martellava furiosamente.

William lasciò molto lentamente la sua mano e, guardandola negli occhi, le sorrise sicuro, inclinando di lato la testa in un gesto familiare.

 

“A presto, Elisabeth!” la salutò, allontanandosi di qualche passo.

 

“A presto!” Buffy si sentì rispondere, come se le parole che stava pronunciando venissero da un’altra.

 

 

 

 

 

Cap. 8

 

 

“Dawn, hai finito i compiti?” chiese Willow, facendo capolino con la testa nella stanza della ragazza più giovane.

 

Dawn tamburellava distrattamente con la penna sul quaderno, lo sguardo assente rivolto alla finestra.

Willow entrò, chiudendosi la porta alle spalle. A quel rumore Dawn si riscosse, facendo un timido sorriso di scusa.

“Ho quasi finito Willow, poi vengo a darti una mano in cucina!” disse fingendosi disinvolta.

 

“Tesoro, lo so che sei preoccupata! Lo capisco, ma cerca di stare serena. Buffy sa come cavarsela e comunque può tornare in qualsiasi momento voglia. Basta che lo chieda!”

 

“E se non volesse più tornare?” chiese angosciata Dawn.

 

La rossa rimase per un attimo senza parole, non aveva mai pensato a questa eventualità… no, era assurdo!

 

“Dawnie come ti viene in mente un’assurdità del genere, perché non dovrebbe voler tornare da noi che siamo la sua famiglia?!” rispose poi con dolcezza.

 

“Sono certa che non appena avrà scoperto tutto quanto c’è da scoprire, il suo viaggio terminerà. Altrimenti, lo sai, può sempre chiedere il mio aiuto….”

 

“Per lui!” la interruppe la ragazza.

“Chi ti dice che non resti per lui? Anche se non fosse Spike, anche se fosse un'altra persona, sono identici….”

 

“Vuoi dire che tua sorella ti abbandonerebbe solo per uno che assomiglia al suo perduto amore?” replicò indignata Willow.

 

“L’hai vista come era disperata!” disse meno convinta Dawn.

 

“Certo che l’ho vista, ma lei non farebbe mai una pazzia del genere, credimi. Tornerà presto!”.

 

La discussione fu bruscamente interrotta dall’insistente squillare del telefono.

 

“Pronto?” chiese Willow che, all’udire la voce del suo interlocutore, si fece tesa.

“Angel, ciao! Come Buffy? N-no, non c’è in questo momento. E’… è…in viaggio!”

 

Willow guardava in direzione di Dawn, sperando in qualche suggerimento.

 

“Dove è andata?” ripetè incerta, Dawn le stava facendo dei cenni che non capiva “….in Scozia. Si un viaggio culturale in Scozia. Quando la sento, le riferisco che hai chiamato. OK, a presto.”

 

Appena ebbe riappeso il ricevitore, Dawn chiese “Cosa voleva Angel? Perché cercava Buffy?”

 

“Solo per sapere come sta! Così mi ha detto almeno….Credi che se la sia bevuta?”

 

“La storiella del viaggio in Scozia?” risposa dubbiosa la ragazza.

 

“ Speriamo. Altrimenti ci ritroviamo lui, Giles e Xander, tutti e tre a ficcanasare!”

 

 

 

 

Intanto a White Hall, Buffy stava tentando di convincere Alyson ad accompagnarla a fare una passeggiata.

 

Alyson alzò appena gli occhi dal libro che la stava appassionando: “Elisabeth, oggi non ho voglia di uscire, è una giornata grigia. Minaccia anche pioggia!”, sottolineò l’ultima frase con enfasi.

Buffy aveva voglia di sbuffare per la pigrizia della sua nuova amica, ma si trattenne. Preferì usare un’altra tattica.

 

“Ho sentito che tuo nonno è andato a caccia stamattina e credo non fosse solo, mi sembra ci fosse anche Sir Stevenson…” e lasciò apposta la frase in sospeso.

Poi aggiunse “Chissà, magari uscendo potremmo incontrare tuo nonno sulla via del ritorno!”

 

“Sei diabolica lo sai Elisabeth!” Alyson rispose ridendo. Poi, più seria aggiunse “è vero Sir Alexander mi piace, è bello, simpatico, ma ieri non ha fatto altro che corteggiarti. Io per lui non esisto!”

 

“Non dire sciocchezze! Alexander è il tipo d’uomo che fa il cascamorto con tutte, meno con quella che gli interessa davvero!” ribattè convinta Buffy “faceva il galante anche con tua nonna!” aggiunse ridendo divertita.

 

“Da quando sei diventata così esperta di uomini Elisabeth?” chiese Alyson con curiosità.

 

“Mai stata! Non ci ho mai capito niente, te lo assicuro!” Buffy si era rifatta seria per un attimo. Poi, rivolse un sorriso sincero all’amica ed aggiunse “ma stavolta è talmente chiaro che ….”

 

Riprese il discorso con un tono affettuoso “Tu lo sai che vorrei incontrare Lord William, ma quello che ti ho detto su Sir Alexander lo penso davvero, non ferirei mai i tuoi sentimenti, devi credermi!”

 

“Lo so, sei un libro aperto per me!” rispose Alyson seria, poi si alzò e strinse la mano dell’amica per sottolineare le sue parole.

Buffy ne fu commossa.

 

Alyson ripose il suo libro sullo scaffale “Forza che aspetti, prepariamoci ad uscire!”

La sua voce fece riscuotere Buffy che si era fatta pensierosa.

Come le mancavano Willow e sua sorella! Per un attimo l’affetto di Alyson le aveva fatto riemergere tutte quelle emozioni che, in quella strana avventura, aveva rimosso.

Le era addirittura sembrato di udire Dawn chiamare il suo nome.

Scosse la testa, era solo la sua immaginazione.

 

Le due ragazze furono fortunate perché erano appena uscite dal giardino, quando incrociarono il nonno di Alyson, Sir Stevenson e un paio di altri uomini attempati, anch’essi loro vicini, i quali, cortesemente, si fermarono a salutare le due ragazze.

Erano tornati prima del previsto perché il tempo si era messo al brutto. Così il nonno di Alyson aveva invitato gli altri signori alla tenuta, per un tè o, meglio, un brandy.

“Dove state andando figliole? Non vi allontanate che sta sicuramente per piovere!” disse l’uomo con sollecitudine.

“Da nessuna parte, nonno!” rispose pronta Alyson.

“Prendevamo solo una boccata d’aria!” aggiunse lanciando un’occhiata ad Elisabeth che sembrava piuttosto irrequieta.

Stranamente, questa volta Sir Stevenson non dedicò particolare attenzione a Buffy. Fu gentile con entrambe, ma con Elisabeth si comportò molto diversamente dall’ultima volta. Nessuna adulazione, nessun corteggiamento. Alyson ne fu felice e sarebbe rimasta ancora un po’ a chiacchierare amabilmente, ma Elisabeth sembrava un animale in gabbia.

La rossa capì al volo cosa le passava per la testa e decise di prevenirla per non farla compromettere. Così fu lei a chiedere notizie di William: d’altronde erano cresciuti insieme, cosa c’era di male nell’informarsi?

“Sir Alexander, come mai vostro cugino non è venuto a caccia con voi?” chiese con noncuranza.

“Oh vi prego, solo Alexander!” precisò l’uomo, con un bel sorriso, “Mio cugino, purtroppo si è dovuto recare a Londra per degli affari urgenti. Dovrebbe rientrare domani!”.

“Capisco” disse solo Alyson e cambiò abilmente discorso.

Buffy ringraziò mentalmente l’amica per averla tratta d’impaccio. Per ricambiare, cercò di mascherare la delusione partecipando alla conversazione.

Ma i suoi pensieri erano altrove.

 

 

Le due ragazze trascorsero il resto della mattinata in casa perché, secondo le previsioni, piovve.

Pioveva già da un paio d’ore, quando il primo timido raggio di sole si decise a far capolino.

Erano in biblioteca a leggere, o meglio Alyson leggeva, mentre Elisabeth guardava tristemente fuori dalla finestra.

“Elisabeth, se il tempo migliora, che ne diresti di fare una passeggiata a cavallo?”

Buffy si girò di scatto “a cavallo?”

Come faceva a dire all’amica che non aveva mai neanche imparato a guidare la macchina e di cavalli, a Sunnydale, non ce n’era l’ombra?

“E’ meglio di no. Potrebbe tornare a piovere e poi…”

“Non ti preoccupare, vedremo se il tempo si rimette, altrimenti andremo domani!” rispose l’altra, decisa a fare qualsiasi cosa pur di distrarre l’amica dai suoi tristi pensieri.

 

Purtroppo per Buffy, il timido sole presto lasciò il posto ad una giornata limpida e tiepida.

A questo punto, quale scusa avrebbe potuto inventare? Elisabeth, sicuramente era un’ottima cavallerizza e Buffy poteva solo fare del suo meglio per non venire disarcionata.

 

Alle scuderie, seguì con attenzione ogni singola mossa di Alyson e cercò di imitarla.

Era in sella, per fortuna. Tirò un sospiro di sollievo.

La prima fase era andata, ora tutto stava a non cadere mentre il cavallo era in movimento.

Miracolosamente Alyson le diede Lyl, una cavalla anzianotta e tranquilla, che praticamente conosceva ogni metro della tenuta e non aveva bisogno di essere guidata.

 

Con la scusa di voler rimirare il paesaggio, Buffy ottenne di far mantere ad Alyson un’andatura tranquilla.

Tutto procedeva nel migliore dei modi finchè non incontrarono Alexander e sua sorella Susan, la quale lo aveva raggiunto alla tenuta degli zii.

Fatte tutte le presentazioni del caso, Susan si dimostrò simpatica e alla mano, desiderosa di fare nuove amicizia. Doveva avere circa l’età di Dawn, ed era una ragazza piuttosto graziosa.

Tra una chiacchiera e l’altra, decisero di sfidarsi ad una sorta di gara: chi di loro era più bravo ad attraversare il boschetto ed arrivare alla tenuta Nelson, attraverso la vegetazione?

Erano tutti e tre provetti cavallerizzi, ma Buffy sbiancò in volto al solo pensiero.

Certo se avesse avuto ancora i suoi poteri, sarebbe stato diverso. Ma così, rischiava di spezzarsi l’osso del collo!

Non potendo confessare di essere diventata tutto d’un tratto incapace di cavalcare, decise di inventarsi una scusa.

“Voi andate pure, io preferisco fermarmi un po’ qui al laghetto e poi, tornare con calma.”

“Qualcosa non va?” chiese Alyson allarmata.

“No, solo un po’ di stanchezza. Voi andate pure, non voglio rovinarvi il divertimento”.

Avrebbe sperato che la sua amica le dicesse che sarebbe rimasta a farle compagnia.

Ma bisognava capirla, era raggiante all’idea di passare del tempo con Alexander.

Se non la capiva lei, chi poteva farlo?

 

Buffy si fermò nei pressi del laghetto, seguendo con lo sguardo gli altri che si allontanavano al galoppo. Si sedette per un po’ su un grosso sasso vicino alla riva. Ripensava a quando vi aveva incontrato Lord William, alle sue parole, ai suoi occhi.

Erano passati alcuni minuti da quando era rimasta sola e decise di tornare verso White Hall.

Lyl, docile, lasciò che l’impacciata ragazza bionda le salisse in groppa e, lentamente, iniziò a condurla verso casa.

All’improvviso un serpentello di campagna attraversò loro la strada, sfiorando lo zoccolo di Lyl.

Il povero animale si spaventò a tal punto che iniziò a nitrire ed a scartare.

La ragazza cercava invano di calmare il cavallo che prese velocità in una folle corsa.

“Fermati, Lyl!” urlava Buffy, spaventata più che se avesse dovuto affrontare tutte le legioni infernali.

Più d’una volta schivò all’ultimo momento rami e piante.

Avrebbe potuto morire, sul serio. Non riusciva a calmare il cavallo e non poteva saltare, se non rischiando il peggio.

Se solo avesse avuto la sua agilità da cacciatrice!

Pensò a Willow come unica soluzione, mentre il cavallo sfrecciava tra la vegetazione impazzito.

 

Solo il pensiero di William l’aveva trattenuta fino a quel momento. Ma ora non c’era più tempo. Mentre il grosso fusto di una pianta secolare si faceva sempre più vicino, chiuse gli occhi, pronta ad invocare l’aiuto della strega.

 

Due forti braccia la cinsero da dietro sollevandola di peso. Si ritrovò in sella ad un lucente cavallo nero.

Con abilità, il cavaliere riuscì a tirare le redini in modo che Lyl non finisse contro l’albero.

Più calmo, ora, il cavallo aveva preso un’andatura meno frenetica.

 

Buffy si accorse solo allora di stare trattenendo il respiro.

Abbassò lo sguardo. Il braccio del suo salvatore era ancora lì, con la mano sinistra le cingeva la vita con fermezza, nell’altra mano teneva salde le redini, spingendo il purosangue nero ad un’andatura tranquilla e costante.

Non ebbe bisogno di girarsi per sapere il nome del suo salvatore.

 

“Stai bene?” chiese lui preoccupato.

 

“Si, sto bene” ripose flebilmente Buffy, mentre il cuore le spaccava il torace, non sapeva se per lo spavento o per la sua vicinanza.

 

“Che cos’è successo? Perché eri da sola nel boschetto?” chiese l’uomo con un misto di preoccupazione e di rimprovero.

 

Elisabeth raccontò in breve della gara, cui non aveva voluto partecipare e di come il suo cavallo fosse stato spaventato da un serpente.

 

“Stai tranquilla, ora va tutto bene!” rispose William, avvicinandosi col viso alla nuca di lei.

 

Erano così vicini che poteva sentire il suo respiro tra i capelli.

 

Elisabeth si sentiva al sicuro ora, a casa, mentre udiva il suono carezzevole della sua voce.

 

Tutto ciò che desiderava era rimanere per sempre lì, tra le sue braccia.

Cap. 9

 

 

Giunti nella piccola radura vicino al laghetto, William si fermò per permettere ad Elisabeth di sedersi e di rinfrescarsi il viso. Ne aveva bisogno, dopo lo spavento subito.

Smontò da cavallo con movenze fluide, armoniose, mentre il lungo mantello nero danzava all’unisono col suo corpo.

Buffy guardava quell’uomo con gratitudine, quella stessa emozione che tante volte aveva negato a Spike.

Il vampiro l’aveva salvata e aiutata così tante volte e lei, come lo aveva ringraziato? Non una parola gentile, non un gesto. Era stata una stronza senza cuore, ora lo capiva. Una che credeva di essere superiore e di sapere sempre tutto. La verità era che non conosceva nemmeno se stessa.

 

William l’aiutò a scendere cingendole la vita con entrambe le mani e, sollevatala con delicatezza, la depose in piedi, di fronte a lui.

 

Erano un passo uno dall’altra, in silenzio.

Il tempo sembrò dilatarsi mentre entrambi, incapaci di sciogliere quell’incanto, si perdevano uno nel volto dell’altro.

Occhi negli occhi.

Mare e terra.

Naufragare e perdersi.

 

Un leggero movimento e una piccola ciocca di capelli, ora, ricadeva ribelle sul viso di William.

La corsa folle all’inseguimento del cavallo imbizzarrito, l’aveva liberata dal nastro nero che fermava i lunghi capelli color del grano.

 

Come in un sogno, Buffy vide se stessa allungare istintivamente una mano e scostare delicatamente i capelli dal suo volto.

 

I suoi grandi occhi verdi all’improvviso si dilatarono, come se avesse appena preso coscienza di ciò che aveva fatto.

Sorpresa dal suo stesso gesto impulsivo, si ritrasse di scatto.

 

L’uomo emise una sorta di sospiro roco, stringendo gli occhi come un elegante felino.

Con uno scatto improvviso, William la afferrò per le braccia, attraendola a sé.

 

Come le sue labbra calde e sensuali toccarono quelle di Buffy, la ragazza iniziò a tremare, scossa fin nel profondo del suo essere.

William la baciò, sfiorandole la bocca perfetta, una, due, tre volte. Leggero, come il battito d’ali di una farfalla.

Poi, di colpo si allontanò da lei, fissandola negli occhi, in attesa di una risposta.

Vide il volto di Buffy passare dalla sorpresa, alla confusione, infine a quella stessa intensa emozione che provava anche lui.

 

“Elisabeth…” sussurrò soltanto William con la sua voce calda.

 

Buffy rimase senza fiato, il turbinare delle sue emozioni la stordiva.

Con tutta se stessa, desiderò essere chiamata col suo vero nome, desiderò essere baciata in quel modo, ancora una volta. Sempre.

Ne fu spaventata.

 

“William, io…” iniziò.

Ma Buffy non riuscì a terminare la frase.

Lui le chiuse il volto tra le mani, abbassando il suo viso fino a sfiorarle le labbra con le sue. Ogni parola, ogni pensiero coerente le si cancellò dalla mente. Solo il sapore dei ricordi, dei rimpianti, infine la consapevolezza di sentirsi felice, completa.

 

Le accarezzò le labbra con le sue ancora e ancora, finchè non riuscirono più a staccarsi dalla bocca di lei.

Buffy si sollevò in punta di piedi, stringendosi a lui con disperazione.

Il bacio fu così intenso e profondo come nessun’altro sarebbe stato.

Eppure rimase a fior di labbra.

Erano state le loro anime a sfiorarsi e raggiungersi.

 

 

Voci in lontananza. Poi sempre più vicine.

Rumori. Il calpestìo di zoccoli crescente sul sentiero.

Si separarono lentamente. Confusi e storditi come quando si è nel pieno di un sogno meraviglioso e si viene svegliati d’improvviso.

William aveva reclinato il capo da un lato e stringendo per un istante gli occhi, le aveva sussurrato “Eri lì con me?”

“Ero lì con te!” aveva risposto Buffy con le lacrime che spingevano per uscire.

Poi, cercando di calmarsi, aveva aggiunto “….ci sono alcune cose che devi sapere….”

Ma William non l’aveva lasciata terminare.

“Si, dobbiamo parlare. Ma non adesso!”.

Aveva alzato il capo, indicando con gli occhi in direzione della vegetazione. Le voci, ora, erano più vicine.

Buffy guardò nella stessa direzione e intravide le sagome di tre cavalieri che si avvicinavano velocemente al galoppo.

 

“Elisabeth, dove sei?” chiamava Alyson allarmata

 

Buffy non avrebbe voluto rispondere, ma non poteva far questo alla sua amica.

“Sono qui, in riva al laghetto!” disse ad alta voce.

William le rivolse un piccolo sorriso, annuendo.

 

In un attimo Alyson, Alexander e sua sorella li avevano raggiunti.

“Meno male che stai bene! Non sai che spavento ci siamo presi quando abbiamo incrociato Lyl che tornava alla tenuta, sola!” la rossa parlava senza prendere fiato.

 

“Che cos’è successo?” intervenne Alexander guardando maliziosamente William.

 

Solo allora Alyson si accorse della presenza del suo biondo vicino.

“William non eri a Londra?” chiese la ragazza, prima di riflettere.

 

“Sono tornato prima del previsto…” le rispose lui velocemente.

Poi si rivolse ad Alexander, la mascella contratta per lo sforzo di reprimere i suoi sentimenti “… Fortunatamente per Elisabeth stavo tornando alla tenuta. Altrimenti non so proprio…” tacque un istante per riprendere il controllo.

 

Lord Bennet-Shelby, l’uomo più elegante e controllato di Londra, dov’era finito? Alexander non riusciva a riconoscere in quell’uomo che aveva di fronte, suo cugino.

Il suo viso tirato e le narici dilatate non promettevano nulla di buono. Era in collera, ne era certo.

“Come avete potuto lasciare Elisabeth tutta sola nel bosco? Poteva farsi molto male, se non… peggio” stava dicendo William, quando Buffy intervenne.

“William mi ha salvato la vita, evitando che io e Lyl ci schiantassimo contro un albero” spiegò con calma.

 

Ora tutti gli occhi erano puntati su di loro, avidi di sapere i particolari di quella avventura.

Elisabeth raccontò tutto l’accaduto, omettendo, naturalmente, i particolari del dopo-salvataggio.

 

I tre ragazzi erano dispiaciuti, in particolare Alyson rimase turbata da quel racconto.

 

“Mi dispiace Elisabeth, è colpa mia, non avrei dovuto lasciarti sola!” gli occhi le si erano velati.

 

Buffy soffriva a vederla così dispiaciuta.

 

“Non è colpa di nessuno, sono stata io a voler rimanere qui al laghetto!” intervenne la ragazza.

“Inoltre, tutto si è risolto nel migliore dei modi, quindi…” aggiunse con un sorriso in direzione dell’amica.

 

William la osservava in silenzio, gli piaceva la persona che vedeva, leale e altruista.

Buffy sentiva lo sguardo dell’uomo su di lei e si voltò per incontrare i suoi occhi “Grazie William!” disse semplicemente.

 

“Vorrà dire che ora sei in debito con me” rispose lui, sollevando il sopracciglio ed esibendo il suo migliore sorriso da schiaffi.

Aveva ripreso il controllo di sé, almeno in apparenza.

Ma, sotto la superficie, altri sentimenti si agitavano. La dolcezza di quei baci non cancellava ciò che aveva udito a Londra. Il ricordo di quanto aveva saputo, riemerse, gettando un’ombra scura sulla sua anima.

 

In quello stesso momento a Londra, Sir Lawrence aveva appena congedato il suo ospite.

“Sir Thomas vuole che il matrimonio avvenga al più presto! ” disse Edward, entrando in salotto.

Grace, poggiò di scatto il libro che era intenta a leggere.

“Ma è impossibile! Elisabeth non sa ancora niente, dobbiamo prepararla, convicerla….” Rispose nervosamente al marito.

“Non c’è nulla di cui discutere: Liam è giovane, affascinante e, soprattutto, ricco! Non vedo che cosa possa avere nostra figlia contro questo matrimonio!”

 

Grace esitò un attimo, prima di rispondere “…lo sai come è fatta, vuole fare tutto a modo suo. Ha già rifiutato tanti pretendenti, cosa ti fa pensare che accetti di sposare qualcuno che non ha nemmeno mai visto…”

“Le altre volte le abbiamo dato la facoltà di scegliere” la interruppe bruscamente l’uomo.

“Ma stavolta non ne avrà la possibilità, a noi servono i soldi che verranno da questa unione!” tuonò imperioso.

 

“Questo lo so Edward, ma….” Provò a dire la moglie.

 

“Niente ma, mia cara. E’ deciso!” concluse in maniera perentoria Sir Lawrence.

Poi, meno brusco, aggiunse “Sir Thomas vuole che anticipiamo i tempi, pare che la duchessa, sua zia, stia peggiorando e abbia fatto riscrivere il testamento. Se Liam non si sposerà o, quantomeno, si fidanzerà ufficialmente con una giovane di buona famiglia, prima della sua morte, lascerà tutta la sua immensa fortuna a sua cugina Sophia.”

 

Grace rimase allibita, quella notizia contribuì ad accrescere le sue ansie.

“Cosa pensi di fare? Come farai a farle dire di sì?”

 

A quella domanda l’uomo sorrise compiaciuto “Io e Sir Thomas, abbiamo già pensato a tutto. Annunceremo il loro fidanzamento, all’insaputa di Elisabeth, alla festa dei Bennet-Shelby. Ci sarà tutta la nobiltà di Londra e la famiglia regnante. Una volta dato l’annuncio, nessuno si potrà tirare indietro, pena la rovina ed il discredito sociale. Chi mai avrebbe più il coraggio di prenderla in moglie? Questo lei lo sa e saprà comportarsi di conseguenza.”

 

 

Londra, stesso giorno, quasi trecento anni più tardi.

 

“Dawn, apri tu la porta? Ho le mani bagnate!” strillò la rossa dalla porta della cucina.

“Sono al telefono Willow!” aveva risposto di rimando la ragazza dalla sua stanza.

“Come sempre!” aveva bofonchiato l’altra, asciugandosi in fretta le mani.

Willow si diresse a grandi passi verso la porta, annunciandosi con uno squillante “Arrivo!”

Schiuse l’uscio distrattamente, sicura di trovarsi davanti Xander o qualche compagna di corso. Ma appena alzati gli occhi, si ritrovò a fissare incredula un visitatore del tutto inaspettato.

 

 

 

“Non mi fai entrare?” domandò l’uomo mentre Willow sbatteva le palpebre per accertarsi di non stare sognando.

 

“C…Certo. Sono solo sorpresa, non mi aspettavo di vederti qui a Londra!” tentò di giustificare la sua espressione poco entusiasta la rossa, mentre lo faceva entrare in casa.

 

“Accomodati Angel!” gli disse la ragazza, indicando il divano e sedendosi a sua volta.

“Come mai da queste parti?” chiese, cercando di mascherare il nervosismo.

 

Angel la osservò per qualche istante in silenzio. Poi, fissandola negli occhi serio, esclamò

“Ero preoccupato. Non crederai che mi sia bevuto la storiella della Scozia? Dov’è Buffy e perché tutto questo segreto?”

 

Willow cercò di prendere tempo.

“Ti sbagli Angel, non c’è nessun segreto! Buffy voleva stare un po’ da sola. Sai è molto giù di morale e…”.

 

Ma l’uomo non la lasciò terminare.

 

“Non capisco perché! E’ riuscita a salvare il mondo, di nuovo. Ha, finalmente, la vita normale che ha sempre desiderato e tutti i suoi amici vicino. Cos’altro…?”

 

“Cosa le manca?” intervenne Dawn che, udita la voce dell’uomo, aveva interrotto la sua telefonata e raggiunto gli altri in salotto.

 

La ragazza rivolse ad Angel uno sguardo carico di rimprovero e, incrociate le braccia sul petto, scrollò il capo mormorando “Magari per te non è successo niente! Ma Spike…”

 

“Allora è di questo che si tratta! Si sente in colpa per Capitan Perossido!”

 

“Non si sente in colpa, le manca…!” rispose Dawn, sottolineando l’ultima parola con enfasi. Le parole di Angel l’avevano fatta infuriare e, ora, guardava con soddisfazione l’effetto delle proprie sull’uomo.

 

Angel aveva accusato il colpo in silenzio.

Ostentando una calma che non provava, Angel chiese ancora una volta a Willow “Cosa sta combinando Buffy? Dov’è?”

 

La rossa lesse nei suoi occhi, qualcosa che non le piacque.

“Te l’ho detto Angel…” balbettò sempre più ansiosa.

 

“Sono passato a trovare Giles e, non solo non sa nulla di questo ipotetico viaggio, ma mi ha anche detto che Buffy, qualche giorno fa, è andata da lui a prendere il medaglione. Per farne cosa, di preciso?”

“Per avere un suo ricordo, di…Spike!” aveva risposto la ragazza, come se fosse imbarazzata di dover dire queste cose proprio a lui.

 

Angel l’aveva guardata con una strana espressione, come si potrebbe guardare un folle o…un bugiardo.

“Spiegami perché nè Giles, nè Xander sarebbero al corrente di questo viaggio…” aggiunse poi beffardo.

 

“Magari non vuole parlare dei suoi sentimenti per Spike con…”

“…Chi lo ha sempre osteggiato e maltrattato!” Dawn concluse la frase di Willow, lanciandole uno sguardo d’intesa.

 

Angel capiva che le due ragazze gli stavano nascondendo la verità, il loro atteggiamento ed i loro occhi rivelavano più di quanto credessero. Sapeva, però, che non avrebbero mai tradito Buffy.

Si alzò scuro in volto e si diresse, senza dire altro, verso la porta. Stava girando la maniglia, quando si fermò e, rivolto alle due ragazze, disse “Non so cosa state nascondendo, ma lo scoprirò! Ho già chiesto a Giles di indagare attraverso il Consiglio degli Osservatori. Se sarà necessario incaricheremo la congrega delle streghe di trovarla e di riportarla indietro.”

 

Guardò entrambe in viso per vedere le loro reazioni, poi, aperta lentamente la porta, uscì.

 

Nella stanza era piombato un pesante silenzio, Willow e Dawn erano troppo agitate per parlare.

 

Dopo qualche minuto, Dawn si gettò a sedere sul divano.

 

“E ora che facciamo Willow?” disse a bassa voce la ragazza più giovane.

 

“Non lo so Dawnie, proprio non lo so”.

 

 

 

Sogni.

Frammenti di vita che tornano, speranze che si materializzano, paure che si manifestano.

Sogni.

Non ne aveva fatti più. Dopo aver rivissuto per mesi, ogni notte, l’incubo della sua morte, ora non sognava più.

Finalmente, Buffy riusciva a dormire senza sprofondare nel rimpianto, nella disperazione.

 

Quella sera, si sentiva pervasa da una strana euforia e il sonno tardava ad arrivare.

Sorrise, sfiorandosi le labbra con le dita. Il ricordo dei suoi baci, delle sue labbra era così vivo, che poteva sentirne il loro sapore, il loro calore.

 

William…

 

Scivolò nel sonno accompagnata dai suoi occhi, quegli occhi color del mare.

 

Sognò se stessa in riva al laghetto. Era seduta sul prato con la schiena appoggiata ad un giovane albero. Guardava l’acqua, il suo lento movimento, il suo colore intenso.

 

All’improvviso aveva appoggiato la fronte sulle sue ginocchia, rannicchiandosi, mentre era scossa da singhiozzi e le lacrime uscivano copiose. Buffy, si sentiva infinitamente triste e in colpa.

L’aveva già dimenticato? Come aveva potuto tradirlo così e vivere lo stesso senza rimorsi?

Piangeva senza riuscire a smettere, senza ritegno, senza freni, quando una mano gentile le sfiorò la guancia, asciugandola delicatamente.

 

Sollevò il volto sorpresa. Ancora più grande fu lo stupore quando vide chi aveva di fronte.

Inginocchiato davanti a lei, Spike le sorrideva sereno.

 

“Non piangere!” le sussurrò “Non devi piangere più, Buffy!”.

 

“Io…io ho fatto una cosa orribile, ho baciato un altro uomo…” disse la ragazza, mentre lui continuava a guardarla con la stessa tenerezza di prima.

“Ma lui è così uguale a te …ed io…” cercò di giusticarsi la ragazza fra i singhiozzi.

 

“Non devi sentirti in colpa!” la interruppe tranquillo Spike, spostandole i capelli dal viso.

 

Poi, alzatosi in piedi, aggiunse serio “Tutto andrà come deve andare!”.

 

Buffy lo guardò come per chiedergli il significato di quelle parole, ma capì dalla sua espressione che stava per lasciarla di nuovo. Allora, tese le mani verso di lui, gridandogli disperatamente “Spike, non te ne andare, resta con me!”.

 

Spike l’aveva guardata con tristezza e, scuotendo il capo, le aveva detto “Non posso, non è il mio tempo!”.

Con un rapido movimento, colse una bella margherita gialla che faceva capolino tra il verde intenso di quel prato. La donò alla donna amata con un ultimo sorriso.

Mentre Buffy prendeva il fiore dalle sue mani, Spike fece qualche passo indietro e scompave d’incanto, come inghiottito dal nulla.

 

Buffy non riusciva a muoversi, ad alzarsi, poteva solo urlare ed urlò disperatamente “Nooooo!”.

 

Si svegliò gridando ancora il suo nome.

 

“Che succede Elisabeth?” la voce preoccupata di Alyson giunse alle sue orecchie, come la sirena, penetrando la nebbia, giunge ai marinai per indicare la strada del ritorno.

 

“Un sogno, solo un sogno…non ti preoccupare” rispose Buffy ancora in preda all’agitazione.

 

“Ti prendo un bicchiere d’acqua” la rossa si alzò e accese il lume.

 

Un leggero chiarore illuminò la stanza.

 

Alyson, intenta a versare l’acqua dalla brocca, non si accorse dell’espressione sconvolta sul volto dell’amica.

 

Una splendida margherita gialla faceva bella mostra di sé, poggiata sul comodino di fianco a Buffy.

Cap. 10

 

 

La carrozza aveva rallentato la sua andatura, aveva lasciato il sentiero di terra battuta ed ora si addentrava nel vialetto di ghiaia bianca che portava alla tenuta dei Bennet-Shelby.

Il chiarore proveniente dalle finestre illuminate svelava la sagoma dell’imponente dimora, indicando che il loro arrivo era ormai prossimo: la tanto attesa cena dagli illustri vicini era giunta.

 

Catherine e Molly avevano passato gran parte della giornata a prepararsi per quella sera speciale, facendo impazzire le loro cameriere tra prove di acconciature e cambi d’abito.

Gli anziani coniugi Nelson avevano assistito a tutta quell’agitazione con bonaria allegria, facendosi contagiare solo in parte dalla frenesia delle loro figliole.

Conoscevano bene i vicini e sapevano cosa potesse favorevolmente impressionarli e… non erano di certo gli abiti!

 

Alyson, per una volta, non fu da meno delle altre due signore. Volle indossare uno dei suoi abiti più belli: uno splendido vestito di seta color lavanda, ricamato con fiori color argento.

Il motivo di quella scelta era di facile intuizione: Alexander.

Aveva preso una bella cotta per quell'elegante giovanotto bruno, far colpo su di lui era diventata la sua preoccupazione principale, anche se di certo non era l’unica….

Seduta nella carrozza, non riusciva più a trattenere l’eccitazione per la serata e, con le guance arrossate e gli occhi brillanti, guardava fuori dal finestrino in direzione della loro meta.

Elisabeth, invece, aveva preferito un abito più semplice, di mussola celeste pallido, ricamato tono su tono.

Si sentiva così strana con quegli abiti!

Si ricordò, improvvisamente, di quella volta in cui, ad Halloween, si era travestita da damina del ‘700 per Angel.

Sorrise malinconicamente al pensiero di quanto tempo fosse passato, di quante cose fossero successe da allora. Ora era un’altra persona. Troppe cose la separavano da quella Buffy, non ultima, questa esperienza la stava cambiando profondamente.

 

Come le carrozze si fecero più prossime alla villa, il chiacchiericcio all’interno si fece sempre più vivace. Così Buffy non potè fare altro che cercare d’apparire serena e partecipare allo spirito della serata.

Alyson aveva dato per scontato che avrebbero viaggiato insieme e Buffy non aveva voluto ferirla ma, a dire il vero, avrebbe preferito fare quel tragitto nell’altra carrozza, insieme ai signori Nelson. In tal modo avrebbe avuto un po’ più di quiete per poter pensare.

Sapeva che era ad una svolta e sentiva dentro di sé sentimenti contrapposti agitarsi come un mare in tempesta.

Passava dall’eccitazione, per l’imminente incontro con William, all’angoscia per gli strani avvenimenti della notte precedente.

 

Spike comunicava con lei. Non sapeva esattamente come, ma non aveva bisogno di altre prove per esserne persuasa.

Tuttavia, quelle parole….la sconcertavano.

“Non è il mio tempo!” questa frase la ossessionava, rimbombandole nella testa.

 

Forse avrebbe dovuto invocare Willow, per tornare alla sua epoca e Spike, allora, sarebbe tornato da lei. Era questo ciò che significava quella frase? Ma se non fosse stato questo il reale significato, cosa ne sarebbe stato di lei? Avrebbe perso anche William e sarebbe stata di nuovo sola. Sola con la sua disperazione.

“Ancora un po’”, decise, “Aspetterò ancora un po’ di tempo, prima di tornare”.

Non avrebbe potuto attendere troppo, però, perché i sentimenti per William diventavano di giorno in giorno più intensi.

 

Le carrozze si arrestarono sul cortile principale, dinanzi ad un imponente portone d’ingresso illuminato con due grandi torcie.

Gli stallieri accorsero per occuparsi dei cavalli, mentre un elegante maggiordono, in livrea rosso scuro, accolse gli ospiti con sollecitudine e li accompagnò all’interno della villa.

Anche i cocchieri e le due cameriere personali dei Nelson ricevettere un trattamento cortese ed ospitale. La servitù era stata incaricata di occuparsi di loro perché fossero al caldo e rifocillati.

Ciò che Alyson aveva raccontato a proposito della generosità dei Bennet-Shelby era davanti ai suoi occhi e Buffy non potè che rallegrarsene.

 

Preceduti dal maggiordomo, attraversarono un ampio ingresso illuminato a giorno con pavimenti in marmo e grossi dipinti con cornici color oro alle pareti. Tutto era elegante e splendente, senza essere eccessivo e ridondante.

Buffy si guardava intorno affascinata, si sentiva come in un sogno: Cerentola al ballo del re.

La rossa interruppe il corso dei suoi pensieri sussurandole all’orecchio “ Lo so che sei felice di rivedere William! Ma sono preoccupata per voi due…”

“….Non devi esserlo, non ce n’è motivo!” rispose l’amica con un debole sorriso.

L’altra annuì pensierosa, ricambiando con un sorriso di circostanza.

Non sapeva spiegarsi il motivo ma, da quando aveva varcato quella soglia, aveva avuto una strana senzazione alla bocca dello stomaco, quasi un presentimento...da quel momento in poi, le cose avrebbero preso una direzione pericolosa per Elisabeth!

 

Furono accolti dai padroni di casa con grande cordialità e trattati con ogni riguardo. A dispetto della loro immensa ricchezza e della loro casata, si dimostrarono persone semplici e dirette.

 

Isabelle, la madre di William, era ancora molto bella. I lunghi capelli biondi, acconciati in maniera elaborata, le incorniciavano il viso, facendolo risaltare come porcellana.

Era semplice capire perché, da giovane, il padre di Elisabeth avesse cercato in tutti i modi di sposarla.

Lord Bennet-Shelby, contrariamente a quanto immaginato da Buffy, era ancora piuttosto giovane ed atletico, il viso squadrato, illuminato da un sorriso aperto.

L’unico indizio dei suoi anni erano i capelli neri ormai brizzolati e qualche ruga intorno agli espressivi occhi azzuri, sin troppo somiglianti a quelli del figlio.

Non la meravigliava affatto che Isabelle avesse preferito quest’uomo così affascinante e vitale!

 

Buffy aspettò impaziente che William, seguendo il galateo, salutasse gli ospiti in ordine d’età.

Aveva deciso che gli avrebbe parlato, gli avrebbe raccontato tutto: chi fosse lei in realtà, da dove venisse….A costo di passare per pazza, l’avrebbe fatto.

 

Parlare con lui le sembrava l’unica soluzione, finora non aveva scoperto niente e, soprattutto stava lentamente perdendo la sua identità, la sua essenza.

I confini tra Buffy ed Elisabeth stavano diventando incerti e confusi.

 

Chissà, magari insieme, avrebbero potuto venire a capo di tutta quella strana vicenda!

 

Tutti i suoi pensieri si disciolsero come neve al primo sole, non appena si trovò di fronte lui, il loro oggetto più ricorrente.

 

William era in piedi davanti a lei e le rivolse uno dei suoi sorrisi da infarto. Indossava un abito molto sobrio di velluto blu notte, ricamato con leggeri fili argentati sui risvolti delle maniche, una splendida camicia di seta bianca gli illuminava il viso, mentre i pizzi gli coprivano in parte le mani facendo risaltare le lunghe dita affusolate.

I capelli, lasciati al loro colore naturale, riflettevano una luce calda in quegli occhi intensamente azzurri.

 

Buffy avvertì le “famose” farfalle nello stomaco e si rese conto che, in quel momento, avrebbe dato ogni cosa per essere tra le sue braccia, dimenticando tutto il resto, compresa se stessa ed il motivo per cui era lì.

 

Il bellissimo Lord sembrò averle letto nel pensiero, o per lo meno sembrò aver qualcosa in mente, perché, nell’inchinarsi a baciarle la mano, i suoi occhi si fecero luminosi ed il sopracciglio sinistro si sollevò in segno di apprezzamento.

 

Elisabeth trovò a stento il coraggio di sussurargli “Ho bisogno di parlarti in privato William!”.

 

L’uomo le rivolse uno sguardo sorpreso e leggermente compiaciuto, poi, a bassa voce, le rispose “Più tardi, dopo cena, raggiungimi sulla terrazza!”.

 

 

La serata trascorse piacevolmente, a cena la conversazione si animò sciogliendo gli ultimi convenevoli in spontanea simpatia.

A tavola, vennero servite pietanze elaborate dai nomi incomprensibili, ma di gusto eccellente. Tali capolavori gastronomici erano opera di un rinomato cuoco italiano. Era stato cuoco a corte e, ormai piuttosto anziano, prestava da diversi anni servizio presso la famiglia Bennet-Shelby. Con l’età non aveva perso il suo tocco, arricchito dal servire persone che sapevano apprezzarlo, tenendolo in gran considerazione.

 

L’unico problema da risolvere, per Buffy, fu la scelta delle posate da usare per ogni pietanza. Nonostante fosse divenuta ormai piuttosto esperta, si ritrovò a dover seguire i gesti di Alyson per non perdersi in quella miriade di forchette, cucchiai e coltelli d’argento. A casa dell’amica non ne aveva mai dovuti usare così tanti!

Per il resto, la cena proseguì senza alcun inconveniente, se non si considera il fatto che, proprio di fronte a lei, sedeva William. Non che fosse un problema incrociare di continuo quello sguardo color del mare, ma l’idea di essere osservata in ogni suo più piccolo gesto, di sicuro non la metteva a proprio agio.

“Sto diventanto paranoica!” pensava Buffy, ogni volta che alzava lo sguardo e trovava William intento a conversare piacevolmente con gli altri ospiti.

Decise di ignorarlo e di partecipare ad un’interessantissima discussione tra Alyson e Susan Stevenson, circa l’ultima moda di Parigi in fatto di cappelli e guanti. Doveva pur far qualcosa per non fissare di continuo il suo vicino di tavola!

Ma il tentativo di darsi un contegno fallì miseramente.

Riusciva a percepire sulla pelle il calore di quello sguardo, lieve come il tepore del primo sole del mattino, avvolgente come un abbraccio.

Non resistendo oltre, volse il viso in direzione di William, intercettando i suoi occhi divertiti e la bocca disegnata in un misterioso sorriso.

Non capiva perché stesse giocando con lei, sembrava quasi volesse provocarla, coglierla senza difese.

Si sentì, d’un tratto, come una ragazzina al primo appuntamento, col cuore che le martellava nelle orecchie. Sperò vivamente di non arrossire. Non era da lei essere così nervosa e insicura davanti ad un uomo! Non era certo alla prima cotta, aveva avute le sue esperienze: storie difficili, complicate, che l’avevano fatta indurire e resa diffidente.

Era la sensibilità di Elisabeth a prendere il sopravvento? Magari, era solo la paura di perderlo di nuovo che la rendeva diversa. Più probabilmente, si stava lasciando andare ai sentimenti come non aveva fatto con Spike. Avrebbe rimpianto per sempre il non aver dimostrato al vampiro l’amore profondo che provava nei suoi confronti.

L’aveva perso senza mai riuscire ad essere veramente se stessa con lui.

No, non avrebbe ripetuto l’errore.

 

Appena terminato di cenare, gli uomini si spostarono vicino al caminetto per un sorso di brandy, mentre le signore presero posto dall’altra parte del salone in attesa del concerto di clavicembalo che, di lì a poco, Susan avrebbe tenuto.

Buffy si sedette in modo da non dare le spalle al caminetto, mantenendo la visuale sugli spostamenti di William, così da non perdere l’attimo in cui l’uomo sarebbe uscito sulla terrazza.

Ad ogni parola che le veniva rivolta, ad ogni persona che richiedeva la sua attenzione, Buffy rispose usando la stessa cortesia, riuscendo nel contempo a sorvegliare l’elegante gentiluomo in blu, dall’altra parte della stanza.

 

“Alexander, scusami un attimo, ma ho bisogno di uscire in terrazza a prendere una boccata d’aria!” disse William, impaziente, interrompendo il racconto particolareggiato della sua ultima partita di caccia.

Vedendo l’espressione perplessa dell’amico, aggiunse “Perché non vai a parlare con Alyson, non ti sembra particolarmente graziosa stasera?” indicando con lo sguardo in direzione delle due ragazze.

 

Alexander sorridendo annuì e, guardando con rinnovato interesse le due amiche, rispose “Anche Elisabeth è particolarmente bella stasera, non trovi?”

 

“Lo è sempre…” rispose William quasi parlando tra sé e sé.

 

Non aggiunse altro, limitandosi a finire il suo brandy con una strana espressione sul viso.

Poggiato il bicchiere, si allontanò di qualche passo per poi fermarsi. Si voltò appena, ma abbastanza da rivelare la sua espressione inquieta.

 

Parlò in modo che potesse udirlo soltanto il suo migliore amico, “E’ magnifica, ed io….se solo…”

 

“…No niente, devo andare!” aggiunse e, lasciando la frase sospesa a ronzare in testa ad un turbato Sir Stevenson, continuò a camminare verso una delle porta-finestra che dava accesso all’immensa terrazza.

 

 

Buffy lo vide uscire e subito cercò una scusa per potersi allontanare senza destare sospetti.

“Alyson, aiutami” sussurrò implorante all’orecchio dell’amica, che impegnata a scegliere con Susan gli spartiti per il concerto, la guardò confusa.

“Devo vedermi con William sulla terrazza, mi sta aspettando fuori…” aggiunse in fretta Elisabeth, mentre la rossa, capita in un istante la situazione, stava già pensando al da farsi.

 

“Scusami Susan, accompagno un attimo Elisabeth a vedere la sala dei ritratti prima che inizi il concerto. Ne ho talmente decantato la bellezza che è molto curiosa di vedere coi suoi occhi quei magnifici ritratti!” disse tutto d’un fiato a Miss Stevenson.

Poi, in tono di scusa, Alyson aggiunse “Spero non ti dispiaccia terminare da sola…”

Susan scosse la testa con un sorriso “Non ti preoccupare. Andate pure, mi hai già aiutato a sceglieri i migliori!”

 

Visto che la scusa sembrò funzionare, venne usata anche per congedarsi dal resto delle signore presenti. Per un attimo la situazione rischiò di precipitare, quando la padrona di casa si offrì di fare lei da guida e di mostrare personalmente i ritratti.

Fortunatamente, Catherine e Molly intenvennero, dispiaciute di dover perdere, anche solo per pochi minuti, una così piacevole interlocutrice.

“Alyson sarà felice di mostrare ad Elisabeth ogni cosa. Vero cara?” disse Molly .

Subito Catherine riabattè “Da piccola era più qui che dai nonni! Non è così Molly?”

Alyson non se lo fece ripetere due volte e colse l’occasione al volo “Non si disturbi Lady Isabelle, non voglio che interrompiate i vostri discorsi per noi! Se per lei non ci sono problemi, sarò felicissima di fare da guida ad Elisabeth.”

Buffy annuì con aria innocente.

“Ma certo che potete andare! Ricordatevi che appena mio marito e gli altri avranno finito il brandy ed i sigari, iniziereno il concerto” rispose con aria divertita Lady Isabelle, assumendo un’espressione che la rese ancora più somigliante al figlio.

 

Buffy ed Alyson uscirono dal salone, con calma ed ostentando indifferenza, ma appena fuori affrettarono il passo.

“Andiamo alla sala dei ritratti, lì c’è una porta-finestra che porta all’esterno. Non puoi sbagliare, la terrazza è immensa ed attraversa tutta la facciata ovest del palazzo. Poi ci sono tre scalinate che dal terrazzo portano ai giardini.”

“Non so come ringraziarti, sei una vera amica!” disse Buffy abbracciandola d’impulso.

“Anche tu Elisabeth” rispose l’altra con un sorriso “e….cercate di non farvi scoprire da soli. Altrimenti, sai che scandalo! Non vorrei essere nei tuoi panni se tuo padre dovesse venirlo a sapere…”

“Stai tranquilla, non lo saprà!” la rassicurò Buffy, felice ed agitata per l’imminente incontro col suo bellissimo lord.

Ce l’avrebbe fatta a dirgli la verità? Lui come avrebbe reagito? Non voleva pensarci, avrebbe affrontato tutto al momento.

“Vai ora, io ti aspetto qui!” disse Alyson, una volta entrate nella sala.

Buffy si diresse, velocemente quanto il suo abito permetteva, alla porta-finestra. Ma per un attimo infinitamente lungo i suoi passi si arrestarono. Il ritratto di William, lo stesso che aveva visto alla villa di Londra, era appeso sulla parete, i colori vividi denunciavano che era stato dipinto da poco tempo.

Ma non c’era tempo per soffermarsi, il vero William, in tutta la sua splendida corporeità, la stava aspettando già da un po’.

 

Percorse quasi correndo metà della terrazza, arrestandosi dietro una grossa pianta di buganville, quando sentì delle voci.

Erano di William ed Alexander.

 

Buffy non riusciva a sentire bene da quella distanza, solo distinguere le voci e qualche parola meno sussurrata.

“Cosa? Liam quell’arrogante bastardo?” proruppe Alexander, prima che l’amico gli facesse abbassare il tono di voce con un gesto secco della mano.

“ A Londra……se ne vantava, diceva che Elisabeth è la sua fidanzata, ma ne parlava come di uno scambio commerciale…” mormorò irato William

“…Ma Elisabeth, lo sa?….”

“No, credo di no! Io…..l’ho baciata…..e lei non mi ha fermato….”

“Sei innamorato di lei?“ infine Alexander chiese.

Per quanto si sforzasse di sentire la risposta, Buffy udì soltanto

“….Non posso…” “…..sarebbe un disonore….”

 

Il tono duro e sprezzante di Lord William ancor più che quelle poche parole, ferirono Buffy profondamente, colpendola in viso come uno schiaffo.

 

Non resistette oltre, le lacrime iniziarono a scenderle silenziosamente sul viso.

 

“Non mi vuole, lui non mi vuole!” riusciva solo a pensare.

 

Lei avrebbe abbandonato tutto e tutti per Lord Bennet-Shelby, mentre ora lui la considerava una poco di buono. La credeva una donna capace di baciare un altro, anche se fidanzata, soprattutto, una capace di vendersi accettando un matrimonio di convenienza.

Anche se i matrimoni combinati erano una regola tra i nobili nel 1700, Buffy sapeva con quale atteggiamento di sdegno William guardassa a quelle usanze. Lo aveva sentito anche a cena parlare con malcelato fastidio di una recente unione di convenienza.

 

“Ci si dovrebbe sposare solo per amore!” aveva soltanto risposto, interpellato da Molly. Era stato il modo grave in cui l’aveva detto, o forse la sua espressione, ma il discorso venne interrotto per passare ad altri argomenti meno scomodi.

 

Lord Bennet-Shelby ed il suo orgoglio non le avrebbero dato la possibilità di spiegare, ne era certa.

 

“Sono un disonore per lui, non mi ha nemmeno chiesto quale fosse la verità!”

Buffy non riusciva a pensare razionalmente, sentiva solo l’impulso di fuggire e lo fece, prima che i singhiozzi che le salivano alla gola, la tradissero.

Vide confusamente una delle scalinate che portavano ai giardini che circondavano gran parte dell’immensa dimora. Sentì dei passi concitati dietro di lei, ma continuò nella sua discesa senza voltarsi.

Avrebbe chiamato Willow, ormai non aveva più senso la sua permanenza in un mondo non suo. Non ora che aveva perso anche William.

 

Con lo sguardo velato di lacrime, scese i gradini di corsa, i lembi del vestito celeste sollevati dalla mano per non inciampare, i lunghi boccoli biondi che le ricadevano sulle spalle e lungo la schiena.

Si sentì afferrare per la vita con forza. Le sue belle mani dalle dita affusolate la stringevano impedendole anche di respirare.

“Elisabeth…” mormorò con una strana voce “perché stai correndo via da me?”

“Io…vi ho sentiti. Tu e Alexander….” Rispose Buffy tra le lacrime senza voltarsi.

“Cosa avresti sentito per scappare via in questo modo, sentiamo!” chiese William, mentre delicatamente la faceva girare verso di lui, senza smettere di stringerla nelle sue forti braccia.

 

Dopo che Buffy ebbe finito di raccontare ciò che aveva udito, aggiunse “non voglio che mi disprezzi, quello che hai sentito a Londra non è la verità o almeno….”

 

“Come fai soltanto a pensare che io ti possa definire un disonore?” la interruppe indignato “io mi riferivo al comportamento ignobile di quell’individuo e, mi dispiace dovertelo dire, mi riferivo anche a tuo padre e a Sir Thomas. Ti stanno trattando come un oggetto!”

 

“E’ vero” aggiunse, poi, in tono più dolce “ho detto , ma se avessi ascoltato tutta la frase, avresti sentito Questo perché prima volevo capire i tuoi veri sentimenti per me, in fondo non ci conosciamo da molto, no?” chiese infine in tono affettuoso.

“No, non da molto” aggiunse poi con un sorriso “anche se a me sembra di conoscerti da sempre!”

Colpita da quelle parole Buffy sollevò il viso, i suoi occhi ancora umidi di pianto ora sorridevano radiosi.

Ancora stretta tra le sue braccia, il viso talmente vicino al suo da annegare nel blu di quegli occhi che la fissavano con amore, credette di essere finalmente felice.

Si sbagliava.

Quando le labbra di William si posarono sulle sue, solo allora potè dare alla parola felicità un nuovo significato.

Cap. 11

 

“Elisabeth fai presto o ci verranno a cercare……il concerto sta iniziando!”

Alyson si affacciò appena dalla terrazza, per non essere indiscreta. Sapeva di aver interrotto un momento prezioso per l’amica, ma non aveva potuto fare altrimenti.

 

 

Erano ore, ormai, che erano in viaggio, la carrozza procedeva sulle strade di terra battuta, ondeggiando appena, accompagnando i pensieri di Buffy col suo monotono rollare.

Con lo sguardo perso nei verdi paesaggi della campagna inglese, la ragazza cercava di fermare nella memoria ogni istante trascorso con William.

Non era riuscita a parlargli, non ce n’era stato il tempo e, dopo quella sera, non si erano più rivisti.

William era partito con suo padre, l’indomani mattina di buon ora, diretto a Londra. Avevamo appuntamento con Charles Dexter, un grosso commerciante di Bristol, per contrattare la vendita del raccolto della tenuta.

Un appuntamento che non poteva essere rinviato, visti i numerosi impegni commerciali di mr. Dexter, che lo avrebbero portato a fermarsi nella capitale soltanto per quel giorno.

 

Era stato Alexander personalmente, il mattino stesso della partenza dell’amico per Londra, a recapitarle una busta sigillata con lo stemma dei Bennet-Shelby.

Elisabeth, si era rigirata la busta tra le dita per qualche secondo, poi si era alzata, lasciando la stanza con un sorriso imbarazzato.

Alyson e Alexander si erano scambiati un’occhiata d’intesa, ma non avevano detto nulla:capivano il bisogno di privacy dell’amica.

Inoltre, da qualche tempo, Alexander si era accorto di apprezzare particolarmente la compagnia di quella dolce ragazza dai capelli rossi, ed era felice di ogni occasione data, per stare solo con lei.

 

“Cara Elisabeth,

il pensiero di rivederti al ballo, mi consola in parte dal doverti lasciare proprio ora e senza poterti salutare come vorrei.

Getta pure via il tuo carnet, sappi che tutti i tuoi balli sono prenotati sin da ora!

 

Tuo William"

 

“Tuo William….” Si era ripetuta più volte Buffy in un sussurro ed aveva sorriso fiduciosa e serena, come non era più stata da anni.

 

 

Trascorsero pochi, ma interminabili, giorni, prima che anche Buffy potesse lasciare, insieme ad Alyson, Catherine e Molly, la quiete della campagna e far ritorno nella mondana e frenetica vita londinese.

Sarebbero tornate in città, giusto in tempo, per completare gli ultimi preparativi in vista della festa più attesa dell’anno.

Tuttavia, lasciare quei luoghi ormai familiari e pieni di ricordi, lasciò Buffy piuttosto malinconica, né il suo umore venne migliorato dall’atmosfera che trovò in casa Lawrence.

Non ricordava fosse così cupo quel palazzo, la prima volta che l’aveva visto! Ma non era colpa delle mura o dell’arredamento…erano i suoi abitanti a trasmettere freddezza e diffidenza.

 

Alyson era venuta spesso a farle visita e, anche lei, si era accorta che qualcosa di strano era nell’aria.

 

“Hanno in mente qualcosa!” le disse Buffy sottovoce, l’unica volta in cui vennero lasciate sole.

“Devo assolutamente scoprire cosa stanno complottando…” aveva poi aggiunto, guardinga.

 

L’amica non aveva potuto che confermare i suoi sospetti. Anche secondo lei i coniugi Lawrence erano strani, sembravano sempre evasivi o sulle spine.

Però aveva raccomandato all’amica di fare attenzione “se ti scoprono a curiosare dietro qualche porta, potrebbero impedirti di andare alla festa, che è la cosa a cui tieni di più, così non potrai rivedere William…” aveva aggiunto preoccupata “…e non credo che lo farebbero mai entrare in casa, se William fosse così pazzo da venirti a cercare!”

 

“E lo farebbe?” chiese Buffy insicura all’amica.

 

“Lo sai che lo farebbe!Niente può fermare William, se ha deciso che qualcuno o qualcosa è per lui…”

 

Una descrizione che si adattava perfettamente anche a qualcun altro, un uomo vestito di nero con lo spolverino di pelle e gli anfibi.

Il suo viso, i suoi capelli lunari, che facevano risaltare ancora di più quegli occhi color del mare, innondarono di nuovo Buffy di un soffocante senso di perdita.

La sua mente cominciava a giocarle strani scherzi, c’erano volte in cui i due uomini si sovrapponevano fino a confondersi.

Era successo anche adesso. Uno di quei momenti in cui dal dolore per il passato-futuro nasce l’ansia per il presente-passato.

 

“Possono aver saputo di me e William? Sono due giorni che provo ad uscire e mi tengono in casa con la scusa delle prove dell’abito…” chiese inquieta all’amica.

 

“Lo escludo” rispose Alyson scuotendo decisa i lunghi capelli rossi “chi potrebbe dirglielo? Lo sappiamo solo io e Alexander. William si fida ciecamente di lui...e anch’io!”

 

“Si hai ragione, anch’io mi fido di lui, di te non c’è bisogno che te lo dica: sei una sorella per me!”.

Buffy lo aveva detto col cuore, perché era ciò che sentiva davvero per questa Willow del passato. Lei le aveva dimostrato amicizia e lealtà in ogni occasione.

 

“E’ solo che non voglio che William abbia dei problemi a causa mia!”

 

Alyson le rispose, con un sorriso grato ed incoraggiante “Non li avrà, vedrai. Poi è un uomo in gamba, sa sbrigarsela in qualsiasi situazione….”

 

“Comunque sono sicura che in questa casa stiano macchinando qualcosa. Temo riguardi Sir Thomas, suo figlio Liam ed il matrimonio!” Buffy non riusciva a parlarne senza indignarsi “se pensano di costringermi, è perché non sanno con chi hanno a che fare!”

 

La rossa l’aveva guardata con una strana espressione.

 

“Sai Elisabeth, a volte anch’io stento a riconoscerti…”

 

Buffy rimase in silenzio, incerta se dirle tutta la verità.

 

Ma l’amica riprese subito “…voglio dire che, quello che provi per William, ti ha dato più forza e fiducia in te stessa…e ne sono felice. Però ogni volta che penso a voi due, ho sempre una strana sensazione alla bocca dello stomaco, un senso di ansia. Perdonami, se ti dico queste cose!”

Parlò tutto d’un fiato, come se le costasse meno fatica pronunciare in fretta le parole che aveva in cuore di dire.

 

“Ma cosa dici? Siamo amiche e puoi dirmi tutto ciò che vuoi! Ti senti angosciata, perché sei preoccupata per me e William, vuoi bene ad entrambi, è normale, ma sono certa che non ci accadrà nulla di male!”

Buffy sperò con tutta se stessa di non sbagliarsi. Ma in fondo, cosa sapeva lei del motivo per cui si trovava in quell’epoca lontana? Niente, ancora niente.

 

 

La notte prima del ballo, Buffy venne svegliata da un sommesso tramestio, proveniente dal piano di sotto.

Per non farsi scoprire, era sgattaiolata fuori dalla sua stanza a piedi nudi. Aveva percorso il corridoio, stando bene attenta a non farsi scoprire.

Mentre scendeva la scalinata, aveva ancora udito lievi rumori che andavano attenuandosi, sembrava che qualcuno stesse bisbigliando.

Nel buio che avvolgeva tutta la casa, le sembrò di scorgere un lieve chiarore da sotto la porta dello studio.

Poi, la luce svanì e tutto si fece, improvvisamente, immobile e silenzioso.

Buffy rimase per qualche minuto all’ascolto, nascosta dietro un pesante tendaggio in corridoio. Ma nessuno uscì da quella stanza. Allora, prese coraggio e si avvicinò di nuovo alla porta, girò lentamente la maniglia…la stanza era vuota, se c’era stato qualcuno era sicuramente uscito dalla porta finestra sul giardino: le tende sventolavano nella fredda aria della notte.

Rabbrivendo, tornò lentamente nella sua stanza e chiuse la porta col chiavistello.

Cap. 12 (prima parte)

 

 

L’enorme spiazzo, circondato da alberi ad alto fusto, era illuminato da fiaccole e lumi di ogni genere e forma. Sembravano gigantesche lucciole che irradiavano una calda luce color oro.

 

Sontuose carrozze, splendidi purosangue dai finimenti di gala, giungevano sin dalle più sperdute contee d’Inghilterra: tutta la nobiltà inglese sembrava essersi data appuntamento a quel ballo.

 

Dall’alto dell’immenso scalone di marmo, il convulso, frettoloso andirivieni di paggi e cameriere, contrastava ancor più con l’incedere lento degli invitati, studiato per ostentare il lusso dei loro abiti da sera e l’opulenza dei gioielli.

 

Anche Buffy era tra quei privilegiati che procedevano lungo la scalinata per raggiungere il salone delle feste.

Sollevò leggermente l’orlo del suo elaborato abito color smeraldo, per non inciampare, prese un bel respiro e continuò a salire.

Se avesse mai potuto raccontarlo a qualcuno, le avrebbero creduto?

 

Appena giunta nell’atrio dell’immenso salone, sentì la musica divenire più intensa.

L’orchestra suonava riempendo la sala di note che si mescolavano all’intenso chiacchierio degli astanti.

Lo scintillio delle luci riverberava su centinaia di specchi rendendo l’atmosfera irreale.

 

Buffy era talmente stordita da quello che la circondava, da non sapere se fosse l’emozione o il corpetto troppo stretto a toglierle il respiro.

 

Sarebbe stato tutto perfetto, se non avesse avuto come accompagnatori i genitori di Elisabeth!

Avrebbe sopportato pazientemente la loro soffocante presenza fino al momento in cui avesse parlato con William, poi avrebbe fatto a modo suo…

 

Almeno Alyson era già arrivata, eccola lì che chiacchierava, allegra e graziosa come non mai, insieme ai suoi genitori ed a sua zia Molly.

Anche l’amica l’aveva vista e le sorrideva raggiante, facendo strani segni con gli occhi.

 

“C’è Alyson, vado a salutarla….” Abbozzò a mezza voce, mentre si incamminava.

 

“Fermati Elisabeth!” le intimò, in un tono brusco che non ammetteva repliche, Sir Edward.

 

“Dobbiamo aspettare di essere annunciati e salutare i padroni di casa” aggiunse assumendo un’espressione ancora più arcigna del solito.

 

Buffy guardò Alyson e fece una smorfia, alzando gli occhi al cielo. La rossa annuì comprensiva.

 

Odiava il protocollo, ma avrebbe evitato di fare irritare i coniugi Lawrence: ciò che contava era William.

 

Finalmente fu il loro turno di essere annunciati. Ci fu, come da copione, un formale scambio di saluti ed inchini di circostanza.

Era evidente che tra i Lawrence ed i Bennet-Shelby i rapporti fossero quanto mai freddi.

Ma il caso volle che vecchi conoscenti dei coniugi Lawrence si facessero loro incontro, per salutarli, così Buffy potè parlare con i genitori di William, liberamente, senza filtri o infingimenti.

 

Gli ospiti continuavano ad arrivare a ritmo incessante, ma Lord George e Lady Isabelle, pur potendole dedicare poco tempo, furono estremamente cordiali con Elisabeth, dimostrando di provare un sincero affetto nei suoi confronti.

Alla tenuta, quella ragazza dagli occhi verdi era riuscita a conquistarli con il suo sorriso e la sua semplicità e, ora, poco importava che i rapporti con il padre non fossero dei più distesi.

 

Mentre i padroni di casa, congedatisi, si stavano allontanando, Buffy si guardava disperatamente intorno, cercando di individuare William.

 

In quel mentre, si sentì picchiettare sulla spalla. Voltatasi di scatto, si trovò di fronte Alyson con un’espressione trasognata e raggiante sul volto.

 

“Elisabeth…non ci crederai mai!” proruppe l’amica senza preamboli, “Alexander si è dichiarato!” finì la frase prima che Buffy riuscisse a dire una sola parola.

 

“Ma è magnifico! Sono così felice per te…anzi, per voi!”

 

Elisabeth, mandò al diavolo l’etichetta ed abbracciò l’amica.

 

“Non è finita…” aggiunse l’altra con una espressione ancora più misteriosa.

 

“Dai non tenermi sulle spine! Siamo o no amiche?!” Buffy stava al gioco, spensierata ed allegra come una ragazzina.

 

“Ha appena parlato coi miei genitori e loro acconsentono al nostro matrimonio. Sono così felice da poterne morire!”

 

“Ti sembra il momento opportuno? poi il povero Alexander… ” la canzonò Buffy, imitando in maniera buffa l’espressione che il ragazzo in questione avrebbe fatto.

 

Stavano ancora ridendo, quando d’un tratto Alyson si fece seria ed iniziò ad indicare con gli occhi dietro di lei.

 

“Che c’è?” chiese Buffy voltandosi nella direzione indicatale.

 

William l’aveva veduta e stava facendosi largo tra gli ospiti per raggiungerla.

 

Nonostante la folla, William attraversò la sala con grazia felina, attirando gli sguardi ammirati di ogni donna cui passava vicino.

 

Alyson discretamente si allontanò per lasciarli soli.

 

Quando furono uno di fronte all’altra, Lord Bennet-Shelby fece un profondo inchino e le sorrise affascinante, lasciando che solo gli occhi dicessero cosa realmente provava in quel momento.

 

"Sei bellissima" le sussurrò semplicemente.

 

"Anche tu non sei male!" si lasciò sfuggire incautamente Buffy, cercando di allentare la tensione che sentiva crescere dentro di lei.

 

Se William avesse trovato strana quella frase, non lo diede a vedere.

 

D’altronde chi, sentendola, avrebbe potuto darle torto?

 

L’uomo indossava un magnifico abito di velluto nero, con ricami borgogna sulle maniche e sul panciotto. La camicia di seta, dall’alto colletto era dello stesso colore e gli incorniciava il viso, donandogli, per contrasto un aspetto ancor più virile. I pizzi scendevano dai polsini sulle mani coprendo, in parte, le lunghe dita aristocratiche.

Cap. 12 (parte seconda)

 

 

Era così bello! Sarebbe stato facile perdersi in quello sguardo appassionato che in passato, invece, aveva rifuggito per paura.

Paura del giudizio degli altri, ma, più di tutto, paura di se stessa.

Amare un vampiro, lei, la cacciatrice? Era inaccettabile.

Un essere senza anima, questo avrebbe dovuto essere per lei!

Ma Spike sentiva, provava, esprimeva una passione che nessuno le aveva mai dimostrato prima. La “scintilla” lo aveva solo reso più degno ai suoi occhi. Gli occhi implacabili di una cacciatrice.

 

Adesso, però, basta con i rimpianti, basta esitare: era ormai giunto il momento della verità.

 

“Temevo non saresti mai arrivata!” le sussurrò William con un sorriso, interrompendo il tumultuoso procedere dei suoi pensieri.

 

“Nessuno mi avrebbe potuto impedire di venire a questa festa!” rispose la ragazza guardandolo in viso, in attesa di una sua reazione.

 

William strinse gli occhi e inclinò il capo da un lato“… se anche lo avessero fatto, sarei venuto a prenderti, di persona.”

 

Si era fatto serio, come se questa eventualità lo avesse davvero sfiorato.

 

“Lo avresti fatto davvero, non stai scherzando?!” Buffy chiese, sicura della risposta.

 

“Ormai dovresti conoscermi, riccioli d’oro!” ora aveva di nuovo cambiato espressione sollevando il sopracciglio sinistro, in maniera allusiva.

 

Questo era troppo, anche per Buffy: erano così uguali, non poteva esserci solo somiglianza fisica tra loro…

 

“William ti devo parlare di una questione importante!” ora la sua voce esprimeva un’urgenza palpabile.

 

“Che succede Elisabeth? I tuoi ti stanno facendo pressioni, è successo qualcosa che io…” si era avvicinato pericolosamente a Buffy.

 

“No, nessuna pressione, anche se si comportano in maniera misteriosa. Ora sono qui, da qualche parte, sono riuscita a svincolarmi, anche se non so per quanto!” riuscì a dire, nonostante la sua vicinanza la rendesse nervosa

 

“Sono davvero venuti alla festa?! Non lo trovi strano?” chiese l’uomo sospettoso.

 

“Ho pensato venissero per la famiglia reale…” Buffy non aveva altre spiegazioni.

 

“Può darsi, ma ci deve essere dell’altro. Per non creare imbarazzi, saresti bastata tu, come loro rappresentante. No, non credo siano venuti solo per questo!”

 

“Non saprei, con me non parlano molto…. Ascolta, ho bisogno di raccontarti di una strana vicenda che riguarda me…” aggiunse prima di perdere il coraggio.

 

“Si, anch’io ti avrei chiesto di vederci da soli, ci sono molte cose da dire e da decidere…”.

Ancora un passo e Buffy sarebbe andata in confusione, sprofondando in quell’impetuoso oceano blu.

 

“Vieni, seguimi, ti condurrò nell’altra ala del palazzo. Lì potremmo parlare senza essere disturbati!”

 

Buffy annuì, “Ti seguo William”.

 

Avevano già attraversato quasi tutta la sala, Elisabeth si teneva ad una certa distanza per non suscitare l’inopportuna curiosità degli altri ospiti.

Molti invitati cercarono di fermare William per salutarlo e conversare con lui, l’uomo riuscì sempre a svincolarsi con scuse convincenti, in modo da non offendere nessuno. Era davvero abile.

 

Buffy lo guardava ammirata, sembrava sfiorare il pavimento tanto i suoi passi erano fluidi ed eleganti.

Sembrava avere per tutti un sorriso ed una parola, ma l’espressione risoluta sul volto e il procedere sicuro, indicavano che era un uomo di temperamento. Avrebbe sempre fatto di testa sua, non c’erano dubbi.

 

Erano ormai vicini ad una delle porte d’uscita, quando venne loro incontro, trafelato, il maggiordomo.

“Mi scusi Milord… “ disse in tono ossequioso “ma suo padre la sta cercando. E’ arrivata la carrozza reale!”

 

“Va bene, grazie Alfred, digli che arrivo subito!”

 

Poi dispiaciuto, si rivolse ad Buffy.

 

“Scusami Elisabeth, ma non posso fare questo sgarbo a mio padre, non accogliendo con lui e mia madre la famiglia reale. Mi capisci?”

 

Buffy cercò di mascherare come meglio poteva la sua delusione.

 

“Non ti preoccupare per me, vai pure!”

 

“Non ci vorrà molto, te lo prometto. Mi tratterrò solo il minimo per adempiere ai miei doveri di figlio e di ospite. Poi saremo liberi di parlare e danzare tutta la notte, insieme!”

 

“Insieme!” quella parola aveva proprio un bel suono, pensò lei.

 

“Aspettami qui, vuoi?” le chiese, infine, con una voce così suadente che nessuno avrebbe potuto negargli alcunché.

 

“Si, ti aspetterò, ma fai presto!”

In realtà, lo avrebbe aspettato fino alla fine dei suoi giorni, se solo glielo avesse chiesto guardandola a quel modo.

 

“Sarò qui, prima che ti accorga della mia assenza” le sussurrò, sfiorandole la mano in un bacio leggero.

 

Non dovevano essere passati più di cinque o sei minuti da quando William si era allontanato,

Buffy era rimasta ad attenderlo in prossimità dell’uscita.

 

Intanto si guardava intorno, cercando di tenersi lontana dai genitori di Elisabeth.

Se l’avessero vista, le avrebbero sicuramente impedito di muoversi e lei voleva evitare di fare una scenata, dando scandalo in casa dei Bennet-Shelby.

Voleva comportarsi bene per riguardo a William ed ai suoi genitori, ma se avessero tentato di ostacolarla, non sapeva se sarebbe riuscita a trattenersi.

 

“Finalmente ci incontriamo!”

 

Elisabeth, sorpresa, sollevò lo sguardo e si trovò di fronte un uomo molto alto, sulla trentina, che la guardava con interesse.

I lunghi capelli castani erano raccolti con un nastro bianco e l’elegante abito di broccato, dello stesso colore, metteva in risalto il suo fisico forte ed atletico.

Era indubbiamente un uomo di bell’aspetto, ma l’espressione del viso e lo sguardo che gli scintillava negli occhi, avevano qualcosa di respingente, di sgradevole.

 

Buffy, a disagio, arretrò di un passo.

 

“Ci conosciamo?” chiese con distacco.

 

“Elisabeth, mi deludi…non riconosci neanche il tuo promesso sposo!?” le rispose in tono canzonatorio, Liam.

Cap. 12 (terza parte)

 

 

“Elisabeth, mi deludi…non riconosci neanche il tuo promesso sposo!?” le rispose in tono canzonatorio, Liam.

 

”Tu non sei niente per me!” sibilò Buffy con disprezzo “sono io a decidere chi sposare o no…”

 

Liam la interruppe ridendo sprezzante “…Povera piccola ingenua!”

 

Si avvicinò, parlandole sottovoce “Non siamo né io, né tantomentone tu a decidere, mia cara. Sono le nostre famiglie, le circostanze ed i soldi. Niente altro. Sei solo una merce di scambio, rassegnati!”

 

“Sei un essere disgustoso” gli gettò in faccia Buffy, arretrando di qualche passo “se osi avvicinarti ancora a me, giuro…”

 

“Cosa farai? Tu non conti niente in questa storia.Vuoi capirlo? In quanto a me sono riuscito ad imporre una condizione. Dovevo prima constatare che fossi realmente come nel ritratto in biblioteca, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla!”

Ora la stava squadrando dalla testa ai piedi con sguardo lascivo “Non voglio certo dividere il mio letto con una donnetta insipida ed indegna di me!”

 

Buffy alzò d’impulso la mano per schiaffeggiarlo, ma lui era più veloce, più forte, e la bloccò facilmente.

 

“Bene, sei una gatta selvatica, sarà più divertente domarti!”

 

“Non mi toccare, bastardo! Lasciami il braccio subito o mi metto ad urlare!” Buffy era furiosa.

 

L’aveva lasciata senza esitazioni, assumendo un’espressione gelida e distaccata.

 

“Non ho alcuna fretta, presto sarai mia e … sai, avrei potuto averti già ieri notte, se quel maledetto libro non mi fosse scivolato addosso, cadendo dalla libreria. Poi tuo padre si è svegliato….”

 

“Allora, eri tu che strisciavi in biblioteca, stanotte, .…” lo guardò sdegnata.

 

“Così non dormivi! Sei una donna piena di sorprese, mi piace. Si ero io, i tuoi genitori mi hanno costretto ad uscire dalla porta finestra. La merce, non si tocca fino al matrimonio, tuo padre era furioso…” terminò la frase ridendo beffardo.

 

“Non mi avrai neanche da morta!” ora Buffy era avanzata di un passo, decisa ad affrontarlo.

 

“Elisabeth, non fare la santarellina con me! Ho visto come fai gli occhi dolci a quel damerino biondo. Se fosse venuto lui da te, gli saresti saltata al collo. Ma ti farò vedere io cos’è un vero uomo…preparati!” le disse in tono di sfida mentre si allontanava per raggiungere Sir Thomas.

 

Tremante di rabbia e di indignazione, rimase per qualche istante immobile prima di scuotersi e decidere cosa fare. Poteva scorgerli appena da lì, sembravano quattro avvoltoi pronti a lanciarsi sulla preda.

Nessuno poteva trattarla così!

Doveva agire d’astuzia. Tentò di mimetizzarsi mischiandosi tra la folla di invitati, voleva arrivare ad una delle uscite più lontane senza farsi notare.

 

Scivolò rapidamente lungo la parete dietro l’orchestra, sfiorando con la gonna il pesante tendaggio che ricopriva un enorme ritratto. Fece per scostarsi quando si sentì afferare saldamente per la vita e trarre dentro un’apertura nascosta, invisibile all’esterno.

Avrebbe gridato se una mano premuta sulla bocca, non glielo avesse impedito.

 

“Shhhhh Elisabeth, sono io, stai tranquilla!” William le sussurrò, togliendole la mano dalla bocca.

Buffy si girò per guardarlo in viso, senza che lui diminuisse l’intensità con cui la cingeva a sé.

 

“William, grazie al cielo” sospirò con sollievo “dove siamo?”

 

“Mi dispiace d’averti spaventata, ma non potevo permettere scoprissero quest’apertura! Siamo all’interno di un passaggio segreto che collega tutte le stanze pricipali della villa e attraverso una galleria sbuca all’esterno, nel bosco.” William la guardava preoccupato.

 

Malgrado Elisabeth gli stesse sorridendo, la sentiva tremare.

Sciolse l’abbraccio per togliersi la giacca. Se la sfilò in un unico fluido movimento e gliela pose sulle spalle. Le premette il viso contro il suo petto e la trattenne così, stringendola con forza.

Buffy sentiva contro la guancia il battito accellerato del suo cuore.

 

Sentirlo palpitare di vita, aspirare il profumo della sua pelle attraverso la stoffa leggera della camicia, godere del suo respiro tra i capelli, le trasmisero sensazioni così forti e violente da sconvolgerle i sensi.

Cap. 12 (ultima parte)

 

 

William sospirò e la lasciò andare, allontanandosi leggermente.

 

“Ascoltami” disse a malincuore “non abbiamo molto tempo…”

 

Sentendo che le le sue parole tradivano ansia, Buffy si irrigidì “Cosa succede?” chiese preoccupata.

 

“Stavo tornando da te attraverso questo passaggio, per fare prima, quando ho udito per caso una conversazione. Mi sono fermato ad ascoltare perché ho riconosciuto le voci…”

 

“Continua!” lo aveva incitato Buffy, vedendolo esitare.

 

“Sarò breve. Tuo padre, Sir Thomas e Liam stavano discutendo dell’annuncio del vostro matrimonio.

Quando la famiglia reale avrà preso posto, mio padre resi i dovuti omaggi, salirà sul palco dell’orchestra per dare ufficialmente il via all’apertura delle danze. In quel momento, Sir Edward lo raggiungerà per annunciare il vostro fidanzamento, dopodichè non ci sarà più niente da fare, a meno di non rovinare per sempre la tua reputazione!”

 

“A me non importa di dare scandalo! Facciano pure, tanto non lo sposerò mai!” rispose lei decisa, nonostante fremesse dallo sdegno.

 

“Importa a me! Voglio che tutti ti trattino come meriti.” Le aveva risposto William accarezzandole delicatamente una guancia.

 

“Ora dobbiamo andare… “ disse risoluto.

 

“Ti fidi di me?” le chiese d’un tratto.

 

Voleva che Elisabeth avesse fede in lui, ora più che mai, e voleva leggerle la risposta in volto.

 

“Sempre!” Buffy sussurrò.

 

William le sorrise grato.

 

La guardava intensamente “Dì che mi ami!” la esortò.

 

“Ti amo, lo sai!” aveva risposto Buffy semplicemente, ma con la stessa profondità di sentimenti.

 

Finalmente aveva aperto il suo cuore senza erigere scudi e difese, si sentiva leggera ed in pace con se stessa.

 

William la fissò per un istante, sembrava stesse per prenderla tra le braccia e toglierle il respiro, baciandola come solo lui sapeva fare.

Ma sul suo bel viso, scese un’ombra e si ritrasse.

 

“Aspettami qui, finchè non sentirai la musica cessare, vorrà dire che mio padre sta per aprire le danze.

Muovi questa leva che vedi, in alto, ed esci rimanendo però nascosta dietro la tenda di velluto. Solo quando mi sentirai fare il tuo nove. Vieni allo scoperto e raggiungimi.

Cap. 13

 

 

 

Buffy rimase nascosta così come William le aveva chiesto, eseguendo tutte le sue istruzioni alla lettera. Una volta scivolata dietro il pesante tendaggio, riuscì a osservare di nascosto parte della sala. Vide William sul palco dell’orchestra, era di fianco a Lord Bennet-Shelby e gli stava parlando sottovoce, il padre annuiva sorridente.

 

La situazione stava precipitando, scorse Sir Edward sotto il palco, era in procinto di salire i due gradini che lo separavano dalla meta.

Sir Thomas, Grace e Liam era solo a qualche passo di distanza dal padre di Elisabeth.

 

Inaspettatamente, Lord George lasciò che fosse William a prendere la parola.

Il giovane lord assolse il suo compito con la consueta grazia, rendendo il dovuto omaggio alla famiglia reale una parentesi piacevole della serata.

William stava concludendo, quando vide che Sir Edward lo stava per raggiungere ed il suo sguardo mutò espressione.

 

“Venga Sir Edward, ma mi permetta di terminare” disse con un velo d’ironia.

 

L’uomo lo guardò stranito.

 

“Sono felice che tutte le persone a me più care, siano qui stasera perché ho una cosa molto importante da dirvi. Con la benedizione di sua maestà, ho l’onore ed il piacere di annunciarvi il mio fidanzamento con Elisabeth Lawrence!” William sottolineò le ultime parole col tono della voce.

Aggiunse “Non sarei io a dovervi dare questa lieta notizia, ma non ho potuto resistere. Ogni tanto bisogna spezzare qualche regola, non è vero Sir Edward?”

 

Sir Edward fu colto completamente di sprovvista, non aveva mai neanche immaginato una eventualità del genere. Era rimasto immobile con un piede sull’ultimo gradino, il viso aveva assunto un colorito verdastro, mentre in sottofondo udiva gli ospiti congratularsi ed applaudire.

Sua moglie Grace, più avvezza a fingere, sorrideva ipocritamente, il viso tirato, a chi le si faceva incontro per complimentarsi.

Sir Thomas e suo figlio, al contrario, non si curarono di mascherare la loro collera. Non dissero nulla, ma erano furiosi, i volti una maschera di odio. Lasciarono la sala e quella casa immediatamente, meditando vendetta per l’affronto subito.

 

Nel frattempo Buffy si era avvicinata al palco, avrebbe riso per la svolta tragicomica che avevano preso gli eventi, se la consapevolezza di stare per sposarsi non l’avesse messa in agitazione.

Avrebbe sposato William? Era una domanda che non si era posta fino ad allora, c’era un mistero da risolvere, poi sarebbe tornata nel suo mondo. Si era ormai convinta che William e Spike fossero la stessa persona, anche se tutti i pezzi del puzzle non combaciavano perfettamente. Pensava che una volta appurato questo, l’avrebbe riportato indietro con sé, a casa. Ma ora la situazione si era complicata. L’avrebbe fatto, se questo avrebbe significato dire addio per sempre a sua sorella Dawn, ai suoi amici?

 

Si l’avrebbe fatto. Lo voleva più d’ogni altra cosa al mondo. Sperava che chi le voleva bene, avrebbe capito: era il suo momento di essere felice.

Se ne rese pienamente conto quandò afferrò la mano che William le stava tendendo e sorrise.

 

“Elisabeth, vieni vicino a me!” William la guardava felice e trionfante.

 

Sir Edward e sua moglie si trovarono costretti a recitare la parte dei genitori orgogliosi. Fecero mostra di approvare quell’unione, smentire, a quel punto, sarebbe stato impensabile: lo scandalo che ne sarebbe seguito, sarebbe stato immane. Quell’unione aveva avuto il consenso del re, dopotutto.

 

Finalmente si aprirono le danze e William ne approfittò per sussurrare all’orecchio della sua amata “danza con me, così riusciremo ad andarcene senza dare nell’occhio!”

 

Buffy l’aveva guardato sorpresa.

 

“Non è molto romantico, lo so. Ma ci rifaremo, te lo prometto. Non mi fido dei tuoi, durante il fidanzamento potrebbero portarti via da me, mandarti in qualche convento, o chissà dove, fingendo un tuo ripensamento. Tuo padre ne sarebbe capace, credimi, ed io non posso perderti!”

 

William non sapeva quanto fosse andato vicino alla realtà.

 

Sir Edward stava meditando un sistema per liberarsi di quell’impegno, non appena ne avesse avuto l’occasione. Sua figlia non avrebbe mai sposato un Bennet-Shelby, avrebbe preferito la morte, piuttosto.

 

“Dove andremo?” chiese Buffy, decisa a seguirlo ovunque avesse deciso di fuggire.

 

“Nel bosco c’è una carrozza che ci attende. Ho chiesto a mio padre di aiutarci…ci arriveremo attraverso il passaggio segreto. Poi raggiungeremo la contea più vicina, li c’è un nostro cugino abate, abbiamo mandato un servitore ad avvertirlo…ci sposerà stanotte stessa!”

 

“Stanotte?” ripetè Buffy incredula.

 

“Si…non vuoi sposarmi Elisabeth?” William si era fermato un attimo per poi riprendere il ritmo della danza.

“So di non avertelo chiesto nel migliore dei modi. Anzi, non te l’ho neanche chiesto, a dire il vero. Ma io credevo che tu mi amassi, almeno quanto io amo te e…non c’era il tempo…”

 

“Shhhhhh!” Buffy sorrideva, aveva dovuto posargli le dita sulle labbra, per fermare quel fiume di parole.

 

“Certo che voglio! E’ solo che temo che tu ora sia costretto a sposarmi per togliermi d’impaccio.”

 

Ora William la scrutava col capo reclinato leggermente di lato.

 

“Te lo avrei chiesto comunque, magari non oggi e non così, ti avrei fatto un po’ di corte prima...” sorrideva.

“Credo di essermi innamorato di te dal primo istante che ci siamo visti. Ho l’impressione di conoscerti da sempre, sei una parte della mia anima.”

 

A quelle parole, una lacrima silenziosa scese a rigare il volto di Buffy.

 

“Anche per me è così…anzi, quando ti avrò raccontato tutto, capirai il motivo di queste sensazioni…”

 

Quegli occhi blu scrutavano nei suoi, come a volerle leggere dentro.

 

“Sono molto curioso di conoscere quella storia che mi volevi raccontare…”

Ma dopo essersi guardato intorno, aggiunse “Adesso però dobbiamo andare, avremo tutto il viaggio e la vita intera per parlarne!”

 

 

Avevano attraversato quasi tutto il perimetro della villa ed ora il passaggio si era fatto più angusto e scendeva sottoterra. La galleria era scavata nella roccia e attraversata da correnti di aria fredda che entrava nelle ossa e faceva tremolare la già flebile luce della torcia.

Procedevano in silenzio, William teneva Elisabeth per mano e le faceva strada.

 

Più scendevano e più i rumori della casa si andavano attutendo, solo il rumore dei loro passi li accompagnava, mentre procedevano veloci in quella semioscurità.

Un assordante battere d’ali repentinamente li avvolse.

 

“Pipistrelli!” gridò William, spingendo Buffy contro un’ansa della roccia. Per proteggerla, le fece scudo col proprio corpo.

I pipistrelli lanciando i loro versi assordanti, li sorvolarono, sciamando in un altro passaggio.

Fortunatamente, la loro presenza era stata coperta dalla rientranza nella parete.

 

“Stai bene?” chiese l’uomo preoccupato.

“Mi dispiace, ma questa parte della galleria è poco usata!” aggiunse poi scostandosi leggermente da lei.

 

“Si, tutto a posto!” rispose Buffy, aggiustandosi distrattamente l’abito, scombussolata più dalla vicinanza dei loro corpi che dall’incontro coi pipistrelli.

 

“Per fortuna, l’abbazia è vicina. Saresti una tentazione troppo forte per me…” mormorò William con una voce calda e profonda.

 

Buffy sentì su di sé quello sguardo color del mare in tempesta e capì che voleva farsene travolgere.

 

“Qualche volta bisogna cedere alle tentazioni…” rispose in un sussurro, sorridendo maliziosa.

 

Alzò il viso e vide quegli occhi blu scuro ardere frementi, le narici leggermente dilatate, la bocca appena dischiusa.

 

William la spinse di nuovo contro la parete e la intrappolò con il suo corpo. Quindi le mise una mano sotto il mento e glielo sollevò in modo che le loro labbra si incontrassero. Buffy si ritrovò a baciarlo con uguale fervore. La bocca di William era fredda, ma la sua lingua a contatto con quella di lei provocava un calore sorprendente. Quando fece una pausa per respirare la circondò con le braccia, stringendola a sé.

La testa di Buffy era adagiata nell’incavo del braccio di William, la cui mano era libera di carezzarle il collo. Le mani gelide e senza guanti era terribilmente eccitanti sulla carne tiepida di Buffy. Presto sostituì le labbra alle dita, scivolando dalla base dell’orecchio alla trachea, indugiando con la lingua sulla giugulare, assaporando il ritmo del suo cuore.

D’un tratto si interruppe, tremante, e si scostò leggermente da lei.

 

“E’ meglio andare…” disse ansimando, “prima che dimentichi di essere un gentiluomo… io voglio che tu sia mia moglie, la nostra prima notte deve essere speciale”.

 

Buffy aveva ancora il respiro affannoso, travolta da tanto ardore, riuscì solo ad annuire e mormorare “Voglio essere colei che renderà speciale la tua vita, William…”

Cap. 14

 

 

L’aria della notte li avvolse nel suo freddo abbraccio, mentre i pallidi raggi della luna filtravano, deboli, attraverso la fitta vegetazione che ricopriva l’uscita della galleria.

 

William fu il primo ad uscire, creando un varco abbastanza ampio perchè Elisabeth riuscisse a passarci attraverso, nonostante l’ingombrante vestito.

Una volta fuori, si preoccuparono di nascondere l’uscita, mimetizzandola con foglie e rami e cancellarono le tracce del loro passaggio, rimuovendo le orme lasciate sul terriccio.

 

La carrozza era ad attenderli in una piccola radura, a poca distanza.

Il cocchiere, vedendoli arrivare si fece loro incontro, reggendo due pesanti mantelli.

 

“Milord…” disse l’uomo, con un profondo inchino “la carrozza è pronta, i cavalli sono freschi e riposati… abbiamo caricato il suo baule ed alcuni cambi d’abito, da parte di Lady Sophia, per Miss Elisabeth!”

 

“Grazie Jerry, sapevo di poter contare su di te! Partiamo subito, a quest’ora la nostra fuga sarà stata scoperta e ci staranno cercando…” rispose William mentre adagiava il mantello più chiaro sulle spalle di Elisabeth.

 

“...Non c’è tempo da perdere!” aggiunse poi, mentre faceva roteare il lungo mantello nero, intorno alla sua elegante figura.

 

Jerry era salito immediatamente a cassetta, le redini in mano, pronto a spronare i cavalli per giungere a destinazione il prima possibile.

Avrebbero dovuto viaggiare un paio d’ore pima di raggiungere la contea di Surrey ed ancora un’altra ora prima di giungere, finalmente, all’abbazia.

 

“Vieni Elisabeth, ti aiuto a salire” disse William, tendendo la mano verso quella di Buffy.

“Vieni… ci aspetta la nostra vita insieme!” ripetè fissandola negli occhi con una sguardo colmo di promesse.

 

Buffy gli sorrise, gli occhi che risplendevano per l’emozione, stavolta nulla avrebbe turbato la sua felicità.

 

Stava sfiorando le lunghe dita dell’uomo, sul punto di stringergli la mano protesa, quando una voce dal nulla la richiamò con forza, facendola bloccare.

 

“No, torna indietro! Devi dornare indietro...” quel grido risuonava nella sua testa, dandole le vertigini.

 

“Perché?” udì la sua stessa voce implorare disperata, “voglio restare qui, lasciatemi in pace!”

 

No, non voleva andarsene. Non adesso che aveva, finalmente, raggiunto ciò che più desiderava al mondo.

 

Invece, suo malgrado, si ritrovò in quella stessa casa da cui tutto aveva avuto inizio.

 

Si guardò intorno, smarrita, ogni cosa era come lei l’aveva lasciata alla sua partenza.

Era in piedi in quel salone buio, davanti al ritratto di Lord William.

Alla vista del volto amato su quella tela, lacrime disperate si riversarono sul viso tirato di Buffy.

 

Non si accorse di non essere sola in quella stanza, finchè la luce tremolante di una candela non attrasse la tua attenzione.

Cap. 14 (parte seconda)

 

Non si accorse di non essere sola in quella stanza, finchè la luce tremolante di una candela non attrasse la tua attenzione.

 

 

Seduto alla scrivania c’era un uomo, poteva distinguerne la sagoma, ma non il volto, celato dal cono d’ombra.

 

“Chi sei?” chiese Buffy stancamente “cosa vuoi da me?”.

 

Ormai non aveva più nemmeno la forza di reagire, anche se fosse stato un nemico, lo avrebbe lasciato fare. No, forse non stanca fino a questo punto…

 

L’uomo non rispose, ma si alzò lentamente da dietro alla scrivania ed avanzò verso di lei.

 

La prima cosa che distinse fu l’abito. Un severo vestito color beige, di epoca vittoriana.

Lo shock per aver compiuto un nuovo viaggio temporale, sarebbe bastato da solo a toglierle le ultime energie, ma non aveva ancora accusato il colpo, che la candela illuminò il viso dell’uomo.

 

Aveva di fronte William, il timido poeta, ciò che Spike era stato prima di diventare il temutissimo vampiro detto “il sanguinario”. Lo capì all’istante, le bastò guardare quell’espressione gentile che aveva in volto, gli occhi dall’aria preoccupata, gli occhiali abbandonati sulla scrivania.

 

Buffy si sentì ancora più confusa, una pedina in un gioco non suo.

 

“Perché sono qui? Perché continuo a viaggiare nel tempo?” chiese con angoscia.

 

L’uomo non rispose, ma si avvicinò ancora, guardandola teneramente.

 

Buffy deglutì a fatica, sarebbe impazzita se non otteneva delle risposte, o forse era già pazza e tutto questo era frutto della sua fantasia malata.

 

“No, non sei pazza!” disse William, come leggendole nel pensiero.

 

“Tu…sei tu che mi hai richiamato, portandomi qui?”

 

William annuì serio

 

“Perché, non capisco… ero finalmente felice, ero con….”

 

“Lord William, lo so!” la interruppe l’uomo, sollevando la mano come per frenare una sua eventuale risposta “so anche, che tu rivedi in lui Spike, colui che sarò…” disse con semplicità.

 

Buffy era stordita.

 

“Spike?” proruppe “Vuoi dire che tu conosci il tuo futuro?”

 

“In realtà no, Buffy, ma questa non è la realta! Ti ho condotto in un’altra dimensione, avevo bisogno che tu capissi alcune cose, volevo darti una speranza…”

Buffy avanzò di un passo tendendo una mano verso William, ma l’uomo indietreggiò.

 

“Di quale speranza parli, sono di nuovo sola ora!”

 

“No, non lo sei. Quello non era il tuo posto Buffy, non potevi restare lì!” le disse con un’infinita tristezza nello sguardo.

 

“Perché avevo preso il posto di Elisabeth?” chiese, sempre più ansiosa di avere risposte concrete.

 

“Perché sei stata Elisabeth nel 1760. Ma ora sei Buffy, non puoi rimanere nella tua vita passata, devi vivere nella tua epoca!” le sussurrò William, addolorato.

 

Buffy dovette appoggiarsi allo schienale della poltrona più vicina, non era sicura che le gambe le avrebbero retto.

 

“Prima che tu me lo chieda…io sono stato Lord William, poi successe…” si interruppe pensieroso.

 

“Cosa è successo, ti prego, dimmelo!” implorò Buffy.

 

“Preferisco raccontartelo in terza persona, mi è meno difficile!” precisò d’un tratto scuotendo la testa.

 

“Dicevo…quella notte in cui fuggirono, furono vittima di un’imboscata. Sir Thomas e Liam, in realtà non avevano perso tempo con la loro vendetta. Avevano fatto presidiare tutte le strade che conducevano a villa Bennet-Shelby, dai loro uomini più fidati. Non sapevano della fuga, ma contavano sul fatto che la carrozza di Sir Lawrence sarebbe dovuta passare in una di quelle strade, per far ritorno a casa. Il piano era rapire Elisabeth e portarla in uno dei loro manieri in Cornovaglia. Ma una volta bloccata la carrozza dei Lawrence e saputo della fuga, Liam decise di dare la caccia ai due fuggitivi.

Mancava meno di un’ora all’arrivo all’abbazia, quando la carrozza con a bordo Elisabeth e William venne attaccata da una dozzina di uomini mascherati.”

 

Buffy fece per parlare, ma William continuò.

 

“Avevano teso una fune tra due alberi in modo da bloccare la carrozza. Il cocchiere fu sbalzato a terra e rimase ferito. William combattè stenuamente per difendere Elisabeth ma, quando sembrava stesse per aver la meglio, una freccia lo colpì alle spalle, uccidendolo…”

 

Le lacrime trattenute per tutto il racconto, scesero copiose sul viso di Buffy.

“Era morto, ancora una volta per salvare lei!” pensava disperata.

 

William accennò ad un sorriso, per consolarla e continuò a parlare.

 

“Ascoltami, dopo quella sera si sono perse le tracce di Elisabeth.

Si disse che fosse riuscita a fuggire, grazie al sopraggiungere di un carro di contadini diretto al villaggio più vicino. Da lì, pare, ripartì subito, imbarcandosi su una nave mercantile diretta nelle Americhe. Almeno è ciò che scrisse all’amica Alyson, nella sua unica lettera.

Elisabeth non fece più ritorno in Inghilterra, nè diede più notizia di sé!”

 

“Allora tu…” iniziò lei.

 

“Io…sono tornato per te! Il mio amore per te, non è morto quel giorno. Ma nel mio tempo tu non c’eri, sei tornata più di un secolo dopo ed in un altro continente…” rispose William “…così io ti ho aspettato…”

 

Buffy lo guardava sconvolta “Cosa vuol dire che mi hai aspettato, che ti sei fatto vampirizzare per me?”

 

“No!” la tranquillizzò lui “io non ho fatto niente, almeno coscientemente o volontariamente: è stato il destino!” concluse, allontanandosi lentamente da lei per tornare nel cono d’ombra.

 

Buffy ora non riusciva a scorgere altro se non una sagoma nera.

Stava per andare verso di lui, quando William riprese ad avvicinarsi.

 

“E’ stato il destino che voleva che ci ritrovassimo!” ripetè con un tono calmo ed avvolgente.

 

Ad un passo da lei, Spike, spolverino di pelle nera, cicatrice sul sopracciglio sinistro ed il capo reclinato di lato, la guardava intensamente, in attesa.

 

L’istinto di buttargli le braccia al collo la sopraffece, ma Spike, l’anticipò scuotendo amaramente il capo ed indietreggiando d’un passo.

Buffy capì che anche questo non era reale. Come le aveva spiegato poco prima William, quella non era la realtà.

 

Spike lesse le espressioni sul suo volto ed assentì col capo “Si, tutto questo non è reale”, mentre parlava la sua figura stava già perdendo consistenza “ma tutto questo ha la sua ragion d’essere!”

 

“Qual’è il motivo di tutto questo, se tu sei morto e non puoi tornare da me?” gli urlò disperata.

 

“Buffy, io non sono morto. Ricordi? è stato il medaglione e la magia in esso contenuta a liberare l’energia della mia anima. L’amore e la magia mi hanno reso immateriale, invisibile. Ma io sono stato sempre vicino a te, potevo sentirti invocare il mio nome, di notte. A volte, quando il tuo richiamo era più forte, riuscivo a darti qualche piccolo segno della mia presenza, come avvolgerti con la coperta, farti ritrovare una mia poesia o la margherita sul comodino. Potevo vederti nel nostro passato ed anche lì ho cercato di esserti vicino ed aiutarti come potevo.”

 

Buffy iniziò a sperare, gli occhi le si illuminarono di nuovo, le guance ripresero colore.

 

Spike sorrise “Buffy c’è speranza! Non capisci? Tutto questo fa anch’esso parte del mio cammino di redenzione… è la vera profezia dello shanshu…io posso tornare corporeo. Ho solo bisogno di te perché accada…”

 

“Farò qualsiasi cosa! Ti prego, dimmi cosa posso fare!” implorò Buffy.

 

“Non posso dirti io cosa fare, è qualcosa che tu sai già, dentro di te! Ma avevi bisogno per capire, di rivivere il nostro passato. Solo sapendo cosa ci lega davvero, troverai il modo e la forza necessari per farmi ritornare da te!”

 

“Spike io…” ma le parole le morirono in gola perché qualcuno la stava riportando a casa.

 

Si sentì trascinare lontano, violentemente, avviluppata in vortice accecante.

Cap. 14 (ultima parte)

 

Parole in latino, una specie di litania….qualcuno stava eseguendo un rito magico.

Quando sentì di nuovo il pavimento sotto i propri piedi, Buffy capì che l’avevano riportata indietro, nella sua epoca.

Indossava gli stessi abiti del giorno in cui si era recata in quella casa, quando la sua avventura a ritroso nel tempo era iniziata.

Appena ebbe realizzato dove si trovava, decise che avrebbe ucciso con le sue stesse mani l’idiota che aveva preso questa iniziativa.

Le avevano fatto perdere il contatto con Spike e, con esso, la possibilità di scoprire come aiutarlo.

 

Sbattè le palpebre, per riabituare gli occhi alla luce naturale della stanza e, quando li riaprì, si ritrovò circondata dalla Scoobie gang, al gran completo.

Poco distante, Angel sedeva a terra all’interno di un cerchio magico, stava terminando di recitare un rituale. Appena la vide, il vampiro si interruppe e si alzò per andarle incontro.

 

“Buffy, finalmente…” ma le sue parole vennero interrotte da un sonoro ceffone.

 

“Come diavolo vi è venuto in mente di richiamarmi?” urlò furiosa.

“Non sapete cosa avete fatto!” proseguì in tono disperato, stringendo nervosamente le mani.

 

Angel la guardava allibito, toccandosi la mandibola dolorante.

 

“Noi eravamo preoccupati per te, Buffy” intervenne Xander “non puoi biasimarci per questo…”

 

“Non posso biasimarvi?” gridò Buffy, furente, “avevo detto espressamente che, se avessi avuto bisogno, sarei stata io a chiamare Willow!”

 

“Infatti, io…” tentò di dire la rossa, ma Xander non la lasciò terminare.

 

“Sei stata via tanto tempo ed Angel diceva di sentire che eri in pericolo, che qualcosa non andava…” ma la voce del ragazzo si spense, vedendo l’espressione ancora irata dell’amica.

 

Dawn e Willow le rivolsero uno sguardo implorante, non avevano mai visto Buffy in quello stato. Si sentivano in colpa e, allo stesso tempo, ansiose di potersi spiegare.

 

La rossa si fece coraggio e prese la parola.

 

“Buffy, cos’è successo? Sei fuori di te…Noi abbiamo cercato di fermarli, ma non ci hanno dato ascolto!”

 

“Avevamo detto loro che stavi bene e che non volevi essere richiamata. Willow si è anche rifiutata di fare il rito..” aggiunse Dawn frettolosamente.

 

Giles, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, intervenne “Ora basta, Buffy, noi lo abbiamo fatto per te. Non sapevamo dov’eri e come stavi... avevi preso il medaglione e…”

 

“Ed eri sempre depressa per quel fallito” si intromise Angel, ferito per l’accoglienza ricevuta.

 

“Non ti permettere mai più di offendere Spike, né di immischiarti nella mia vita privata! Tu non sai niente di noi…” gli buttò in faccia la cacciatrice.

 

Le lacrime che aveva tentato di scacciare con la rabbia, tornarono prepotentemente a spingere nei verdi occhi addolorati.

 

“So che lui non merita che tu sprechi la tua vita dietro false speranze, fantasie dettate da un assurdo senso di colpa…Buffy, non capisci, io ti amo!Ti ho sempre amato.”

 

La disperazione provata, si acquietò, lasciando che l’ira si disperdesse in un dolore sordo ed opprimente.

 

“No, tu non mi ami, hai scelto di andartene tanto tempo fa…” gli rinfacciò, poi assunse un tono pacato “…io ti ho amato moltissimo, quando ero una ragazzina, ma quella ragazzina non c’è più. Sono una donna, adesso, ed amo Spike come non potrei amare nessun altro...”

“Non ti dico queste cose per ferirti, non ho neanche il rimpianto per come sarebbe potuto essere tra noi. Semplicemente le cose dovevano andare così, doveva compiersi il mio destino, dovevo tornare da liui!”

 

“Quale destino, di cosa vai farneticando?” gli urlò contro Angel amareggiato, “Ti stai comportando così, solo perché ti senti assurdamente in colpa per quel….”

 

“Non provare mai più, a dire qualcosa contro di lui!” sibilò Buffy.

 

Poi si rivolse agli altri che la guardavano attoniti.

 

“Non permetterò mai più che vi intromettiate nella mia vita e decidiate per me. Mai più!” ripetè le ultime due parole scandendole con decisione.

 

“Io amo Spike e farò di tutto per riaverlo con me!” e mentre lo diceva, sollevò lo sguardo sul ritratto di Lord William, fissandolo pensierosa.

In uno dei primi balzi indietro nel tempo, le era sembrato di vedere nel dipinto, William indossare un medaglione, sparito poi improvvisamente...

Le parole che Spike aveva pronunciato, iniziarono a tornarle in mente, con un nuovo significato.

“Buffy, io non sono morto. Ricordi? è stato il medaglione e la magia in esso contenuta a liberare l’energia della mia anima. L’amore e la magia mi hanno reso immateriale, invisibile”.

 

“L’amore e la stessa magia che glielo avevano portato via, glielo avrebbero restituito!”.

Sorrise, come assorta nei suoi pensieri, poi infilò una mano in tasca e ne cavò una custodia nera. La aprì estraendone il medaglione.

Intuendo cosa stesse per fare, Angel cercò di prenderglielo. Temeva di vederla disintegrare come era successo per il biondo vampiro con l’anima.

Ma Buffy fu più veloce. Riuscì ad allontanarsi e mettere il medaglione al collo, senza che i suoi amici potessero impedirglielo.

 

“Qualunque cosa accada, io voglio che rispettiate la mia decisione” disse Buffy mentre il medaglione iniziava a risplendere.

 

“Willow, ti prego…”

La rossa annuì, con sorriso triste sul volto.

 

“Noooo!” gridò Angel, mentre un’intensa energia iniziò a defluire dal corpo della cacciatrice, riempiendo la stanza di una luce accecante.

 

Buffy non si dissolse. Ad un passo da lei ruotava vorticosamente un ammasso di polvere e luce che andò gradualmente indebolendosi, fino a rivelare una figura al suo interno: Spike.

 

William si osservò smarrito le mani, meravigliato dalla loro consistenza, poi sollevò gli occhi e vide Buffy di fronte a lui che lo fissava incredula.

Allora le sorrise, facendola sprofondare nel blu dei suoi occhi.

Lei si avvicinò, riempiendo la distanza che li separava.

Spike la attirò tra le sue le braccia e la strinse a sé, mentre Buffy si aggrappava a lui, al suo spolverino di pelle. Appoggiò il viso sul suo petto e sussurrò “…William” piangendo.

Si sentiva pulsare il cuore in testa per l’emozione. Esitò un istante e poi sollevò il capo, per guardare Spike negli occhi. Lui continuava a tenerla stretta a sé, quasi a toglierle il respiro. Buffy poggiò una mano sul suo torace e dilatò le pupille per la sorpresa.

Sentiva sotto le dita il battito accellerato del suo cuore.

William annuì e mise una mano sopra quella di lei.

“Doveva essere la magia del medaglione, scaturita da un amore senza limiti, a farmi completare il mio cammino di redenzione. Solo così sarei stato degno di tornare materiale, umano e compiere il mio destino: stare per sempre insieme a te.” le sussurrò con una voce calda come una carezza.

Lei si avvicinò alla sua bocca, carezzandogli le labbra con le sue “Ti amerò senza limiti, senza fine…” mormorò prima che loro bocche si unissero, lasciando fosse quel bacio a parlare per loro.

 

 

 

Epilogo.

 

Avevano preso in affitto un piccolo cottage in legno a White Hill, vicino a quella che un tempo era stata la tenuta di campagna dei Bennet-Shelby. Avrebbero portato avanti una piccola azienda agricola, coltivato viti ed allevato cavalli. Questo, almeno, è quello che avevano in mente di fare e ce l’avrebbero messa tutta per riuscirci.

Inoltre, avevano deciso di celebrare lì le loro nozze.

 

Giles ed Angel si erano detti contrari alla loro unione e Buffy preferì non fossero presenti il giorno più importante della sua vita. Se non accettavano Spike, non accettavano neanche lei.

Almeno aveva vicino sua sorella e la sua migliore amica.

Le due ragazze si erano dimostrate così entusiaste alla notizia del matrimonio, che Buffy chiese loro di farle da damigelle d’onore.

 

“Non rinuncerei per niente al mondo, anche se dovessi indossare uno stupido vestito rosa confetto!” le aveva risposto la rossa abbracciandola.

 

Persino, Xander, incredibile ma vero, aveva accettato di partecipare alla cerimonia. Già da un po’, aveva iniziato a cambiare il suo atteggiamendo verso Spike e, anche se ancora non si potevano definire amici, almeno c’era rispetto reciproco fra di loro.

 

La cerimonia venne celebrata in giardino, un tiepido mattino d’autunno. Fu una cerimonia semplice, con pochi invitati, solo gli amici veri e qualche nuovo vicino. Ma se anche fossero stati soli, sarebbe stato un giorno meraviglioso.

Ciò che importava era che si appartenevano l’un l’altra e che avrebbero trascorso il resto della loro vita insieme.

In piedi di fronte all’altare, questo fu il loro unico pensiero, mentre timidi raggi di sole

filtravano attraverso i rami degli alberi, disperdendosi in caldi giochi di luce sui loro volti radiosi.

 

 

William le sciolse il corpetto lentamente, fissandola negli occhi con uno sguardo che non gli aveva mai visto prima. Elisabeth rabbrividì al tocco di quelle lunghe ed eleganti dita, incapace di fare qualsiasi altra cosa se non guardare i suoi occhi, come ipnotizzata.

Le sue bellissime mani erano già arrivate alla sua sottoveste di pizzo e carezzavano sensualmente la sua pelle, seguendo il bordo della veste dalle spalle all’attaccatura del seno. Bastò quel leggero tocco perchè Elisabeth boccheggiasse guardandolo con desiderio.

William le sorrise con malizia, mostrando la lingua tra i denti in modo provocante, mentre si toglieva la giacca di velluto e scioglieva la camicia di pizzo sul torace scolpito.

Elisabeth tese le mani istintivamente attratta da quel corpo solido e marmoreo. Cominciò ad accarezzargli il torace e le spalle fino alle braccia, togliendogli la camicia che cadde a terra leggera.

Rimase un attimo in attesa, godendosi l’immagine di quell’uomo meraviglioso con indosso solo i pantaloni e gli stivali neri.

“Ti piace quello che vedi, piccola?” chiese Spike seguendo lo sguardo di lei.

“Mi piaci tu!” rispose senza tentennamenti la ragazza, sorridendo invitante.

William la guardò intensamente e, stringendola, a sé la baciò.

Un bacio intenso, appassionato.

Poi, Spike la sollevò prendendola in braccio e delicatamente l’adagiò sulle lenzuola candide.

“Ti amo Buffy, ti ho amata dal primo istante!” le sussurrò all’orecchio.

“Anch’io ti amo da morire!” gli mormorò lei sulle labbra, prima che lui catturasse ancora le sue e i loro respiri si fondessero insieme.

Per sempre.

 

 

Fine.