AMORE INDECENTE

AUTRICE:DRUSILLA

CAPITOLO 1

 

“Elisabeth!! Elisabeth” la voce stridula si spargeva nel giardino della villa, ma il vento la disperdeva allontanandola dalle orecchie della giovane.

“Ahhh, quella maledetta ragazzina!!” una donna gracile e dai lunghi capelli neri camminava a passi spediti verso l’ingresso della villa.

Calpestava il terreno con rabbia e gli occhi avevano assunto uno strano colore violetto.

L’abito leggero di pizzo bianco la faceva sembrare un essere evanescente e le lunghe unghie le davano l’aspetto di una ammaliatrice.

Percorse con velocità impressionante la scalinata di marmo che conduceva alle stanze da letto e spalancò la porta della camera della figlia Elisabeth Anne Shelby.

In effetti la ragazza non avrebbe potuto di certo sentirla…solo sommessi gemiti uscivano dalla sua bocca e le orecchie ovattate non permettevano che alcun suono potesse rompere quell’incanto che stava vivendo con Angel McQueen.

 

Drusilla spalancò la porta e si ritrovò davanti la solita scena di ogni mese…sua figlia intenta a cavalcare un ragazzo che regolarmente dopo trenta giorni lasciava per gettarsi nelle braccia e sul corpo di un altro.

 

“Elisabeth ti ho detto mille volte di chiudere la porta a chiave quando ti porti a letto un uomo, è la prima regola che ti ho insegnato!!”

 

Elisabeth continuava a muoversi su e giù quel fascio di muscoli che si chiamava Angel e raggiungendo l’orgasmo emise frasi scommesse “La chiave….oooohhhhhh….non c’è……Oh Diooooo…..oooooh!!”

 

Drusilla scosse la testa e se ne andò veloce come era arrivata.

Il giovane rampollo non sembrava disturbato dalla comparsa della madre, quella era una famiglia davvero strana e a volte la madre entrava sgridando per una qualsiasi ragione la figlia e poi se ne andava senza degnarlo di uno sguardo…si era abituato a quelle incursioni furtive, ma l’importante era farsi quel pezzo di ragazza di Elisabeth.

 

Quello era il trentesimo giorno che saltava e veniva nel letto della signorina Shelby e doveva dire che era proprio una furia tra le lenzuola, una bomba del sesso.

Elisabeth non riuscì a ragionare, mille brividi che partivano dalla clitoride si spargevano su tutto il corpo, scuotendola come una canna al vento.

Venne con il miglior orgasmo con Angel McQueen. “Peccato sia l’ultimo!” pensò divertita immaginando già un altro sotto le sue mani.

 

Lui si agitava ancora aspettando che il cuore tornasse a battere a ritmo normale.

“Piccola, sei stata fantastica…lo sei sempre…è un mese che ci diamo dentro, non credi che adesso sia arrivato il momento di decidere del nostro futuro? Vuoi essere la mia ragazza?”

 

Buffy ridacchiò “Ottimo tempismo” pensò.

 

Sollevandosi da quel corpo sudaticcio, ma comunque molto affascinante si rivestì lentamente lasciandolo ancora lì sbalordito dalle emozioni.

“Allora?” domandò impaziente.

Buffy che era completamente vestita si stiracchiò un poco e poi incrociò le braccia “Allora io dico che il nostro sesso è finito qui…è stato bello, ma un po’…come dire…monotono!!”

Gli gettò addosso i vestiti e lo invitò a fare in fretta ed andarsene “Mi dispiace, ma siamo giovani credo che le esperienze siano la cosa più importante…io ne voglio fare altre! Conosci la strada…”

 

Angel si alzò come una furia e si infilò i jeans e la maglietta, la fulminò con lo sguardo e uscì dalla stanza e dalla villa.

A questo punto, Elisabeth, andò alla ricerca della ‘madre’.

 

 

 

“Dru, che c’è?” chiese un po’ stizzita.

“Elisabeth, ti ho detto tante volte di chiamarmi mamma…” le disse facendo le fusa quella matta.

 

“Ma tu non lo sei, lo sanno tutti…l’unica cosa di cui ti posso ringraziare e di avermi messo un tetto sopra la testa…per il resto sono cresciuta con le mie mani”

 

“Non fare i capricci mio angioletto biondo…io e tuo ‘padre’ ti abbiamo salvata, non sai come piangevi quando ti abbiamo trovato ai margini della villa diciannove anni fa!!”

 

“Lui non è mio padre…io lo odio, perché ci ha abbandonato per quella svampita senza cervello Fred, ma razza di nome è??? Avevo cinque anni e la cosa migliore che sapeva fare era scoparsi la segretaria…tu sei l’unica che in qualche modo mi ha fatto andare avanti…” e il viso le si indurì…non sapeva se fosse stato migliore restare in quella cesta di vimini o essere capitata in quella gabbia di matti.

 

Era cresciuta con Drusilla e il suo compagno Rupert Shelby molto più vecchio di lei e già divorziato con un figlio che viveva con la madre…fino all’età di cinque anni per Elisabeth tutto andò abbastanza bene, poi Rupert trovò più divertente scoparsi la segretaria e le abbandonò tutte e due.

Fin da piccola Elisabeth dovette subire la precarietà dell’affetto di Drusilla, che la trattava più come una bambola che una bambina…le dava un affetto artefatto, sempre strani frasi che la mettevano a disagio.

Crescendo aveva capito che Drusilla era l’unico residuo di quella che normalmente si chiama famiglia…e si abituò.

 

Grazie alla sua bellezza Elisabeth aveva imparato presto l’arte della seduzione e già a sedici anni portò il primo ragazzo nel suo letto.

 

Drusilla che la sorprese per la prima volta, la sgridò, ma poi la lasciò sperimentare, in fondo sapeva che le era stato negato tanto amore da bambina e se quello era il modo per riottenerlo che il suo piccolo angioletto facesse sesso quando e con chi volesse. Per lei non c’era problema, l’unica cosa che era importante era il preservativo che aveva imposto alla figlia come un’unica regola del sesso, senza quello si manda il ragazzo in bianco.

 

Drusilla la guardò curiosa…chissà cosa stava macchinando in quella testolina furba.

“Angioletto, prima era venuta a cercarti per parlarti di una cosa importante”

 

“Dimmi...mamma” laconica e lapidaria.

 

“Stasera siamo invitate da tuo padre Rupert a cena…non serve che tu dica no, perchè ho già dato il nostro consenso”

 

Elisabeth sospirò “A cosa devo questa allegra rimpatriata?”

 

“Dobbiamo festeggiare tuo fratello William Shelby!!” disse lei volteggiando per la stanza.

 

“Chi? E perché?” fece Elisabeth sinceramente sorpresa.

 

“Ma sì angioletto…sai che Rupert aveva un altro figlio, no? Avuto dalla prima moglie, è morta circa un anno fa e adesso William Shelby vive con suo padre e cioè tuo padre Rupert. Si è laureato con il massimo dei voti”

 

“Quindi dovrei essere felice per un perfetto sconosciuto??” chiese Elisabeth.

 

“Certo, e ricorda che d’ora in poi non sarà più uno sconosciuto, ma tuo FRATELLO!!”

 

“Va bene, ci sto…conosciamo il mio fratellino!!”

 

 

 

 

 

CAPITOLO 2

“Allora Dru, cosa ne dici, come sto così?” domandò Elisabeth volteggiando davanti a lei. Indossava una minigonna in pelle nera e una maglietta con scollo a V color rosso sangue, ai piedi calzava un paio di stivali neri col tacco alto.

Gli occhi verde smeraldo erano esaltati dal sapiente tocco del mascara e la matita nera, la bocca brillava di gloss trasparente.

I capelli biondo grano erano elegantemente raccolti in una crocchia che faceva scendere un paio di ciuffi ai lati…sarebbero stati lisci, ma la piastra era servita per trasformarli in due graziosi boccoli.

 

“Angioletto biondo, sei perfetta!!” le disse Drusilla battendo le mani e avvicinandosi a lei disse “E io…come ti sembro?”

 

Dru indossava un elegante abito nero in chiffon, i capelli lasciati lisci sulle spalle e un tocco di rossetto vermiglio sulle labbra. Ai piedi aveva un paio di sandali argentei allacciati al polpaccio.

Era davvero molto bella, una donna piena di fascino e mistero, gli occhi che assumevano spesso la sfumatura sul violetto erano il suo pezzo forte, ma aveva anche un corpo sinuosamente femmineo.

 

“Sei molto bella, farai di nuovo colpo su Rupert…ma ti prego tu lascialo perdere!!” Elisabeth prese la borsetta e sotto braccio con Drusilla uscì dalla villa…era un po’ spaventata all’idea di vedere il padre dopo tanti anni e provava molta curiosità per il fratello.

La limousine le stava aspettando.

“Mie signore siete incantevoli” le accolse il loro autista, Xander Harris.

Le due salirono ridacchiando e si godettero il tragitto fino alla villa di Rupert Shelby.

 

 

 

Una volta arrivate davanti alla villa, Elisabeth attese che Drusilla scendesse dalla limousine e poi si rifiutò di farlo a sua volta “Dru, davvero…non me la sento…è troppo presto per vedere Rupert e questo fratello, per favore dammi tempo…stasera non aspettarmi torno tardi o mi fermo fuori…Xander vai” disse rivolta all’autista.

 

Drusilla rimase lì impalata mentre la limousine sfrecciava via “Povero angioletto…” e suonò al campanello del portone principale della villa.

 

Rupert venne ad aprirle quasi subito e rimase incantato…“Drusilla sei bellissima” e le fece il baciamano.

 

Lei entrò e osservò la casa, davvero grande e bella… “Rupert, mi dispiace ma Elisabeth all’ultimo minuto ha rinunciato a venire qui…saremo solo noi tre: tu, io e William!!”

 

Rupert la accompagnò verso il salotto e le disse “Mi dispiace deluderti ma saremo solo noi due…William è uscito dieci minuti fa…non aveva voglia di questa rimpatriata, sono davvero desolato…pensavo di fare una buona cosa questa volta!” e si rabbuiò.

 

“No micione, forse da soli potremo parlare, no?” disse Drusilla languidamente.

 

“Certo” rispose Rupert offrendole una coppa di champagne.

 

 

 

“Xander lasciami davanti al Bronze, grazie!” e detto questo guardò fuori dal vetro oscurato della limousine.

 

Era davvero ben intenzionata ad accontentare Drusilla seguendola a casa di Rupert, ma alla fine l’aveva assalita una strana paura e aveva seguito come sempre il suo istinto…quella che si prospettava era un’ottima serata di caccia, del resto doveva trovare un ottimo fascio di muscoli per renderlo suo schiavo mensile…

Rise all’idea e prendendo lo specchietto dalla borsa si calcò la matita nera, quella sera voleva divertirsi come non mai…e al diavolo Rupert e suo fratello William Shelby.

 

Di solito andava poco nei locali solo per rimorchiare…o meglio far credere ai ragazzi di essere loro a farlo…infatti riusciva sempre a conquistare quello che aveva puntato appena entrata.

I locali più famosi di Sunnydale erano il Bronze, il Guilty, il K2 e il Paradise.

In tutti aveva racimolato conquiste e le piaceva avere la fama della mangia uomini.

Aveva 19 anni, ma nell’aspetto ne dimostrava almeno 23…

“Grazie Xan!!” disse scendendo e facendogli l’occhiolino.

“Di niente signorina…devo passarla a prendere più tardi?” chiese gentilmente.

“No, grazie…non credo di rincasare!!” e andò sbattendo piano la portiera.

 

 

 

William non aveva alcuna intenzione di incontrare quella pazza donna che aveva strappato suo padre dalla madre oramai defunta e nemmeno questa fantomatica sorella.

Drusilla e Elisabeth Shelby. Lo infastidiva moltissimo che quella ragazza portasse il suo cognome, lui non l’aveva nemmeno mai vista e suo padre senza troppi complimenti gli aveva fatto capire che d’ora in avanti avrebbe dovuto trattarla a tutti gli effetti come una sorella.

Si ricordò le parole di Rupert “Fai come se fosse la sorella che hai sempre avuto ma non hai mai conosciuto perché era in una specie di coma…adesso si è svegliata e inizierete tutto come fratello e sorella!!”

“Al diavolo tutto!!” disse William sfrecciando sulla sua mot

o nera.

Pensò di andare in un locale e passando davanti al Paradise fu quasi tentato a fermarsi, ma poi preferì optare per il Bronze…sgasò con forza e impennò a razzo per il locale in cui avrebbe dimenticato tutte le preoccupazioni.

 

 

La luce soffusa del locale la immerse e vagò con lo sguardo qua e là indecisa sul da farsi.

C’era abbastanza gente e decise di mettersi comoda sui divanetti per dare iniziò alla sua personalissima caccia…

 

Il Bronze era un locale abbastanza alternativo in cui passavano tutti i generi di musica a differenza degli altri che si vantavano di un genere fisso…adesso stava tuonando “Numb” dei Linkin Park.

 

Elisabeth si accomodò in un divanetto e si assaporò la canzone e fu il quel momento che lo vide entrare. Rivestito di pelle nera e con i capelli platinati ingellati effetto bagnato che risplendevano nel buio…si muoveva sinuoso tra la gente, sembrava una pantera.

Ne rimase folgorata…eccolo, aveva trovato la sua preda!!

CAPITOLO 3

 

Il ragazzo andò direttamente al bar e si fece versare un bicchiere d’alcool.

Elisabeth puntò al bancone e si mise casualmente ad ordinare vicino lui “Una tequila, grazie”

William sentì la voce cinguettante di una donna a fianco a lui, strabuzzò gli occhi “Wow…è uno schianto!!” pensò squadrandola da capo a piedi…davvero una bella bionda.

 

“Ehi…ti piace quello che vedi?” gli domandò facendogli l’occhiolino e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

 

William si riscosse e fu intimorito per tanta schiettezza, ma poi si disse che era un bocconcino da non far scappare “Molto…non capita tutti i giorni di vedere tanta bellezza!” e le sorrise in modo terribilmente sexy…sentì le gambe tremarle.

 

Gli occhi blu del ragazzo erano ancora persi in quelli verdi e pesantemente truccati di lei…

“Il tuo nome?” domandò Elisabeth con curiosità.

 

William ci pensò un po’ su e poi “Mi chiamo Spike e tu?”

 

“Io sono Buffy…Buffy Summers!!” si era inventata al momento una nuova identità…così per giocare ancora di più.

 

Lui aveva una voce bassa e sensuale, altro che la voce alta e a tratti stridula di Angel.

 

Si sorrisero e dopo aver bevuto William la afferrò per un braccio portandola in pista, muovendosi appiccicati sul remix di “Gasolina” di Daddy Yankee.

 

Elisabeth si strofinava su di lui, su e giù, William sentiva che avrebbe perso presto il controllo, quella ragazza era un vero vulcano.

Le teneva le mani sul ventre e seguiva i suoi movimenti sensuali…la testa di lei appoggiata sul suo collo mentre spingeva con il suo sedere contro il suo membro…

 

William iniziò a leccarle il collo così ben esposto…e lei venne percorsa da un brivido.

Sapeva di buono…di vaniglia, però pensò che una fragranza così dolce non si addiceva a una donna così ricca di sex appeal. La vedeva meglio con un profumo forte…tipo quelli firmati Hungaro.

Lui le baciava la pelle liscia e Elisabeth gli afferrò la testa con una mano premendo di più la sua bocca contro il collo.

 

William sentì il suo membro tendersi e si premette contro di lei per farglielo sentire, un sussultò uscì dalla bocca della ragazza che si girò lentamente verso di lui.

Lo guardò negli occhi e senza lasciarli per un solo istante prese ad accarezzarlo attraverso i jeans in quel punto…voleva vederlo impazzire per lei, si addossò a lui e continuò a sfregarlo con foga…la gente intorno ignara di quello che stava succedendo.

 

“Buffy…non qui, vieni con me…” le sussurrò catturando la sua bocca.

Le loro labbra aderirono perfettamente, quasi fossero state create per completarsi, William spinse con la lingua contro i denti di Elisabeth facendole aprire la bocca.

 

Con un gemito lo baciò appassionatamente lasciando scivolare la sua lingua contro quella di lui…erano due fiamme che ardevano insieme, si cercavano, si trovavano, ricominciavano a toccarsi, prendersi e godersi.

 

Si staccarono affannati e per la prima volta Elisabeth si sentì spaesata tra le braccia di un uomo…con tutti i ragazzi con cui andava non funzionava così, sapeva ogni volta cosa sarebbe successo dopo un determinato bacio o quella carezza. Sapeva riconoscere gli sguardi e dominare il piacere degli altri, era come un gioco di cui ormai sapeva le regole a memoria…le solite pedine, le solite mosse, ma con Spike era diverso…era così misterioso, perfino il suo tocco la faceva tremare con una vergine…non sapeva cosa aspettarsi e gli occhi blu erano dominati da una passione indecifrabile…per la prima volta si sentì avvolta da un desiderio schiacciante e sconosciuto e tutto questo la spaventava ed eccitava allo stesso tempo.

 

Ripreso a baciarsi e sentì le mutandine bagnarsi…Spike le prese il viso tra le mani bruciante di desiderio e continuava a far duellare la sua lingua con quella della sua Buffy…così calda e così bella.

 

“Piccola…vieni, vieni con me…” le disse guardandola con gli occhio lucidi prendendola per mano.

 

Lei lo seguì senza fiatare tenendosi ben stretta a lui, si reggeva a fatica in piedi…i brividi e vampate di calore la facevano ansimare. Quel ragazzo era molto più che una facile scopata.

Uscirono dalla folla e William la trascinò sui gradini per raggiungere la balconata.

 

Si rallegrò vedendo che non c’era nessuno e prendendola per le spalle la adagiò su un divano.

“Spike…” sussurrò lei in preda ad una voglia devastante.

 

La risposta fu lui che si adagiò su di lei palpandole il seno e leccandole il collo, Elisabeth si sentì un po’ schiacciare e gli disse “Stiamo in piedi amore”

 

La spinse contro la ringhiera della balconata e si mise dietro di lei, le baciava il collo e le sussurrava all’orecchio “Guarda tutta quella gente…qui siamo nell’oscurità…non ci può vedere nessuno, lo sai vero?”

 

Si fregava contro di lei ubriacandole ulteriormente i sensi “Sì, lo so…”

 

“Potrei farti qualsiasi cosa adesso e tu non mi fermeresti…Buffy ho bisogno di entrare in te, di venire dentro la tua calda fessura”

 

L’unico pensiero coerente che riuscì a formulare fu “Ho preso la pillola, grazie a Dio, l’ho presa”

 

Le accarezzava il sedere attraverso la minigonna e le fece divaricare un po’ le gambe, Elisabeth si teneva con tutte e due la mani alla ringhiera stringendola fino a farsi male.

 

E poi dalla sua bocca uscì una sola, ma significativa parola “Prendimi”

 

William non se lo fece ripetere due volte, le sollevò la gonna all’altezza del bacino e prese a palparle il sedere sodo e sexy. Passò un dito della morbida incurvatura dei suoi glutei e trovando il filo del perizoma glielo strappò con foga facendola gemere tremendamente.

 

William si portò al naso l’indumento e l’annusò “Questo è il profumo che mi piace” Elisabeth aveva girato lo testa e lo osservava rapita…

 

Lui infilò un dito dentro di lei che con gli occhi aperti gemeva guardando di sotto “Spike, ti prego…prendimi…”

 

Lui sorrise “Ancora un po’ piccola…fai scivolare ancora un po’ le mie dita nel tuo miele”

 

Elisabeth cacciò la testa all’indietro impalandosi sul suo dito e sentendo la clitoride fremere…

“Spikeeeee….” Adesso era il momento, si tirò giù la zip dei pantaloni e il suo membro scattò fuori completamente duro e già umido.

 

La penetrò con un’unica spinta facendola gridare di autentico piacere…sotto di loro tutti erano all’oscuro di quei due giovani persi nell’oscurità…

 

Pompava avanti e indietro mettendo le mani sopra quelle di lei e stringendole…

“Buffy sei così calda, così bagnata…” il fiato caldo le solleticava il collo.

 

Lei chiuse gli occhi godendo con quello sconosciuto che stava regalandole l’orgasmo più erotico, eccitante e selvaggio che avesse mai provato.

I loro bacini si urtavano e la crescente velocità con cui si muovevano l’uno dentro l’altro fece arrivare tutti e due all’apice.

 

“Buffyyyy….oh Dio……” stava venendo, si riversò completamente in lei che nel momento dell’orgasmo guardava di sotto con gli occhi sbarrati.

 

“Spikeeeeee, sììììììììììì….non smettere….sìììììì” venne sentendo le loro essenza unirsi e mescolarsi.

 

Non più in grado di reggersi in piedi caddero sfatti uno sull’altro nel divano.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 4

 

Elisabeth si girò nel sonno e si andò a scontrare contro qualcosa…o meglio qualcuno!!

Aprì leggermente gli occhi e vide quel diavolo platinato nudo che dormiva accanto a lei.

Sospirò ricordandosi della notte trascorsa saltando nel suo letto come una pazza scatenata.

 

Dopo il sesso al Bronze si erano leggermente ripresi e montando sulla moto di Spike erano giunti fino al suo appartamento…lì avevano continuato a ‘ballare’ per molte ore consecutive, per poi addormentarsi prima dell’alba. L’avevano fatto tre volte quella notte, anzi, contando anche la volta al Bronze erano state quattro…ridacchiò.

 

Si sentiva piacevolmente stanca…si alzò leggermente sul letto e osservò la stanza, con i raggi che si infiltravano dalle finestre si aveva un’immagine piacevolmente chiaroscurale…una riproduzione dell’urlo di Munch era appesa dietro la porta, un grande specchio era posizionato sopra un mobile e l’armadio color noce aveva un’anta aperta dalla quale si vedevano una marea di vestiti…

Vicino alla finestra c’era un mobiletto con la tv e un paio di sedie.

Guardò la sveglia sul comodino erano le dieci passate.

Decise di andarsene e appuntò un biglietto sul cuscino di Spike.

Faticò un po’ prima di ritrovare i vestiti e il perizoma non riuscì proprio a ritrovarlo!!

Si diede un’aggiustata davanti allo specchio e guardando un’ultima volta quel diavolo dal viso d’angelo uscì.

 

 

William dormiva beato, era felice e stranamente rilassato…nei suoi sogni rivedeva Buffy che gli chiedeva ogni volta di rifare l’amore, sempre più forte, sempre con più passione…si girò nel letto cercandola, ma non c’era nessuno.

 

Aprì gli occhi preoccupato e il cuore iniziò ad accelerare…dove era finita? Non era certo un letto freddo il risveglio che si era immaginato!!

Sul cuscino c’era un post-it colorato.

 

“2033-1289, è il mio numero: se non vuoi che rimanga solo un bel ricordo…Buffy”

 

Caspita…quella ragazza ci sapeva davvero fare, adesso lo teneva sulle spine…facendolo decidere di sua iniziativa come se per lei fosse indifferente…William si alzò dal letto completamente nudo e si cacciò sotto la doccia.

Aveva ancora gli odori di lei addosso: il profumo vanigliato, l’odore del suo sudore, della sua pelle di fata, il balsamo al cocco dei suoi capelli…

 

Accese il getto gelido e con un brivido che gli fece venire la pelle d’oca si strofinò con il bagnoschiuma alla menta…se Buffy voleva il gioco duro lo avrebbe avuto.

Lui, William Shelby non era certo il tipo che corre dietro alla prima gonnella con cui va a letto. In passato aveva perso la testa per una donna, Harmony e si era ripromesso di non cadere più così in basso al punto di diventare lo schiavetto del sesso di una donna.

Con Harmony era successo, lui ne era davvero innamorato, ma lei lo vedeva solo come un corpo su cui sfogare i proprio bollenti e perversi spiriti…sperando che imparasse ad amarlo, si era fatto usare per troppo tempo…

Cercò di scacciare quel collegamento tra Buffy e Harmony e uscì dalla doccia legandosi uno stretto asciugamano bianco in vita.

 

Le goccioline scivolavano impertinenti sul suo corpo tonico e sensuale…lo sguardo era fisso su un punto davanti a se e decise che avrebbe buttato il numero di Buffy. Anzi, andò in camera prese il post-it, lo fece a pezzettini e lo gettò nella spazzatura in cucina.

Si vestì è uscì dall’appartamento che fino a qualche tempo prima aveva condiviso con l’amata madre…doveva andare dal padre e scusarsi per la scenata della sera prima e magari avrebbe anche accettato l’idea di conoscere la sorella.

 

 

 

Elisabeth era tornata in taxi alla villa e cercando di non far caso alle insistenti occhiate che l’autista le dava uscì sbattendo la portiera.

 

Trovò Drusilla in giardino che curava le sue rose blu…la donna le gettò un’occhiata fugace, ma penetrante, “Allora angioletto hai passato una buona serata?”

 

Elisabeth si fermò davanti a lei chiedendosi come potesse essere così ‘fredda’, non si preoccupava nemmeno un po’ del fatto che saltasse da un letto all’altro e soprattutto…da un membro all’altro.

“Sì Dru ottima serata…tu e Rupert?” chiese con interesse.

 

Gli occhi le si illuminarono ma restò calma “Abbiamo parlato di un po’ di cose angioletto…adesso mi sembri abbastanza sbattuta, vai a farti una bella doccia e poi ne parliamo va bene??”

 

“Sì hai ragione…Dru?”

 

“Mmm” fece la donna ritornando alle rose.

 

“Non è che siete tornati insieme, vero?” Elisabeth temeva la risposta.

 

“Non sta più con la segretaria e comunque no, non siamo tornati insieme…poi ti spiegherò tutto con calma, ma ricorda che faccio tutto per il tuo bene”

 

“Questo mi preoccupa abbastanza” rise Elisabeth incamminandosi verso l’entrata della villa.

 

“Vedrai angioletto, torneremo insieme tutti e quattro” pensò Drusilla ridendo.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 5

 

Elisabeth si rilassò un po’ in camera sua e dopo essersi cambiata indossò abiti più comodi: un paio di pantaloni di cotone bianchi e una t-shirt rosa.

 

Se fosse stata vista così, senza trucco e vestita casual nessuno avrebbe immaginato un carattere così irrequieto e una vita così navigata…il viso vispo e gli occhi espressivi la rendevano dolcemente graziosa.

Si sdraiò sul letto e incrociò le braccia dietro la nuca gettando un’occhiata al telefonino sul comò.

Le labbra le si incresparono in un sorrisetto malizioso quando pensò che Spike l’avrebbe presto chiamata…gli uomini non riuscivano a resistere al richiamo di Elisabeth Shelby, o in questo caso Buffy Summers e lei non vedeva davvero l’ora di buttarsi di nuovo tra le sue braccia forti.

Provava una forte simpatia per quel diavolo platinato…e questo la turbò un poco: con i ragazzi con cui era andata l’amore era bandito, almeno da parte sua, lei voleva solo sentire, bruciare, uscire dalla realtà e godere, cadere nell’abisso della passione e del desiderio, le piaceva avere potere sugli uomini e sfruttava più che poteva il suo corpo per cercare una via d’uscita alla solitudine che albergava nel profondo del suo cuore, ma che mai avrebbe ammesso di provare.

 

Perché Elisabeth si sentiva davvero sola.

 

Sì, nonostante i ragazzi non mancassero sentiva che nella vita le mancava qualcosa.

 

L’amore.

 

Non aveva molte amiche, anzi praticamente ne aveva solo una, Faith.

Le altre la additavano come una sgualdrina e se all’inizio ne soffriva adesso aveva capito che erano solo invidiose della sua bellezza e del successo con gli uomini, perché quelle zitelle non avrebbero trovato un uomo nemmeno se avessero girato nude per la strada!!

Le venne in mente quando in quarta liceo una ragazza senza peli sulla lingua le chiese se le piaceva così tanto farsi scopare da tutti.

Elisabeth rimase interdetta, ma poi con la sicurezza che la contraddistingueva rispose che le piaceva da matti e che poi i ragazzi l’amavano, nessuno la odiava al contrario delle ragazze che facevano le finte suore perché nessuno le guardava.

Quel pomeriggio tornando a casa aveva pianto a lungo, si era sentita umiliare e telefonando al capitano della squadra di football si era fatta consolare abbondantemente per tutta la notte.

Lui era davvero innamorato di Elisabeth, e l’aveva calmata cercando di farle capire che ognuno cerca l’amore a modo suo e che non bisognerebbe giudicare gli altri.

Elisabeth era stata molto bene con lui, ma il giorno dopo lo scaricò…dopo un po’ di buon sesso era tornata lei: la Shelby, la fredda mangia uomini.

Da quel giorno non guardò più in faccia nessuno, cercava avventure e diventò la donna più desiderata e al tempo stesso temuta dai ragazzi.

Sapeva che non sarebbe mai stata la fidanzata di nessuno e questo non le dava alcun fastidio…era libera come l’aria e nulla avrebbe potuto reciderle le ali.

 

E adesso, sdraiata a riflettere non vedeva l’ora che Spike la chiamasse…con gli altri non succedeva, tanto ne aveva sempre un altro pronto.

 

Eppure adesso desiderava solo lui, nessuno avrebbe cancellato il fuoco che ancora si sentiva addosso, le aveva lasciato un segno nell’anima, in quell’anima maledetta che a volte rotolando tra le lenzuola di un ragazzo maleodorante di cui nemmeno sapeva il nome aveva creduto di aver perso.

 

Spike era stato forte…sembrava che dentro di lui ci fosse la stessa cruda rassegnazione di Elisabeth, lo stesso desiderio di scappare via, di lasciare l’immagine che si è data per anni di sé e ricominciare daccapo.

Nessuno avrebbe considerato Elisabeth Shelby una ragazza con cui costruire un futuro.

 

 

 

“Papà, sono qui…” disse William salendo la scalinata che conduceva alla stanza del padre.

 

Rupert sbucò nel corridoio del piano superiore “Figlio…mi fa piacere vederti”

 

William lo abbracciò, nonostante tutti gli errori che aveva fatto era sempre suo padre “Sono venuto per scusarmi per ieri sera…mi dispiace essermene andato via così, e vorrei sinceramente conoscere mia sorella e salutare Drusilla”

 

Il padre lo guardò sorridendo “Sai, tu e tua sorella siete proprio simili anche se non vi conoscete…nemmeno lei ieri è venuta alla cena, ci siamo ritrovati io e Drusilla che si congratula con te”

 

William ringraziò e ascoltò le parole del padre, ma pensava a Buffy…alla sua bocca, alla sua pelle morbida e non si dava pace…forse sarebbe stato meglio non averla incontrata.

 

“Figliolo, mi hai sentito?” chiese il padre dandogli una pacca sulla spalla.

 

“Uh…i-io..scusa papà e che ho molti pensieri per la testa…comunque guarda ne riparliamo un’altra volta adesso devo tornare a casa, mi sono ricordato che devo fare una cosa!” e lo salutò con un bacio.

 

Montò in sella alla moto e sfrecciò dall’altra parte della città, doveva assolutamente ritrovare quel post-it.

 

 

 

“Merda!! Merda!! Non si legge più il numero!!” William era riuscito a recuperare i pezzettini del foglietto, ma erano illeggibili…la carta si era bagnata e non restavano che piccoli coriandoli colorati.

 

Decise che sarebbe tornato quella sera stessa al Bronze e se era abbastanza fortunato l’avrebbe trovata lì.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 6

 

La giornata era passata ad una velocità impressionante, Elisabeth era rimasta tutto il giorno attaccata al cellulare attendendo la chiamata di Spike, ma non era arrivata.

Le tornò in mente un proprio pensiero.

 

“Non sarò mai la fidanzata di nessuno”

 

Non aveva più voglia di aspettare, non lo aveva mai fatto in vita sua.

Si vestì con cura e si preparò a dimenticare quel ragazzo con un altro, evidentemente non era Spike il ragazzo mensile. Non si sarebbe scoraggiata di certo!

Indossò un top in pailettes nero, una minigonna a piegoline nera e un paio di stivali rossi in vernice con tacco a spillo.

Si truccò accuratamente e uscì di casa.

 

Xander la scortò fino al locale e Elisabeth anticipò la sua domanda “No, non venire a prendermi” e se ne andò facendogli l’occhiolino.

 

L’allegria e la musica che la accolsero appena entrata la misero subito di buon umore e si diresse al bar ordinando un drink alcolico.

 

Si sedette sullo sgabello mettendo in bella mostra le gambe e si girò verso la pista…quella sera c’era più gente, era sabato sera e qualcosa le diceva che avrebbe trovato una preda succulenta…i suoi occhi verdi squadravano uno dopo l’altro i ragazzi ignari e poi trovò quello giusto.

 

“Bingo!” disse ridendo e lasciando la zona bar.

 

Si mise a ballare pure lei e si immischiò di più tra la folla avvicinandosi al fusto che aveva individuato.

 

Gli calpestò il piede e fece finta di scusarsi “Oh Dio, come sono impacciata, scusami…..”

 

Il ragazzo la squadrò “Riley, mi chiamo Riley! Non mi hai fatto male tranquilla…come ti chiami?”

 

“Elisabeth, piacere” e gli diede un bacio sulla guancia facendo aumentare il battito del cuore del povero ragazzo.

 

“Ci si vede allora” disse Elisabeth leccandosi volutamente le labbra e andando a sedersi in un divanetto in una zona più appartata e nascosta sentendo gli occhi di Riley puntati al suo sedere che ondeggiava elegantemente.

 

“Dio, che sventola!!” pensò allupato, diede retta al suo essere nei pantaloni e la seguì.

 

“Ecco, che ha abboccato” pensò lei vendo che si avvicinava.

 

“Siediti pure…vieni qui vicino a me” lui non se lo fece ripetere due volte.

 

“Sei bellissima Elisabeth!” le disse iniziando a baciarle il collo.

 

“Anche tu non sei male…” e strinse la sua testa su di lei.

 

La bocca di Riley le stava regalando brividi in tutto il corpo…iniziò la danza…con una mano si infilò sotto la gonna e gli venne duro sentendo che lei non indossava mutandine.

Andò sicuro al centro del suo piacere e la accarezzo, strappandole gemiti di piacere.

Elisabeth si bagnò subito, le dita di quel ragazzo la stavano facendo impazzire.

 

Riley si strinse più a lei e baciò la sua bocca rossa e invitante. Era pazzesca!!

“Oooh Riley…ancora più forte…” lo incitò Elisabeth chiudendo gli occhi e lasciandosi pervadere dal piacere.

 

 

 

In quel momento William entrò intimidito nel locale e decise che per individuare Buffy sarebbe salito sulla balconata, in mezzo a quella folla sarebbe certamente, come dire, emersa!!

 

Si aggiustò contro la ringhiera e ottimista e con il cuore che gli batteva stranamente a mille, guardò giù.

Faceva vagare nervosamente gli occhi da una ragazza ad un’altra, ce ne erano così tante!!! Sbuffò nervoso e cercò di ricominciare l’analisi della pista da ballo, poi avrebbe volto lo sguardo al bar e infine ai divanetti.

 

Una testa rossa (carmi) , no…eccola forse, no nemmeno lei…capelli neri, corti, castani, tra le bionde in pista lei non c’era assolutamente.

 

Abbassando un po’ la testa sbirciò al bar, ma lì c’erano quasi tutti ragazzi solo un paio di ragazze che forse erano pure le bariste.

 

Era sfiduciato, pensò che Buffy poteva non essere lì quella notte.

Voleva stringerla tra le braccia, ridere con lei, baciare le sua labbra dolci…chissà magari era nel proprio letto a sognare ad occhi aperti di lui…a immaginare romantiche passeggiate al chiaro di luna e baci sotto le stelle.

 

Decise di scendere e andare un po’ a sedersi nei divanetti così avrebbe visto se c’era anche lei, infatti dalla balconata non si potevano scorgere.

 

Scese velocemente la scaletta e dileguandosi tra la gente trovò un divanetto vuoto, si sedette e sbirciò intorno.

 

Gemiti e lamenti arrivavano dalla coppia vicino a lui…ecco perché il divanetto era stato lasciato vuoto!!

 

Il ragazzo era addosso alla donna e con una mano sotto la gonna le regalava la felicità, non poteva vederla in viso, ma notò una ciocca di capelli biondi…

 

“Riley, ooohhhh Riley, andiamo in bagno…scopami lì ti prego!!” lo incitò la ragazza.

 

Lui grugnì e si alzò dal corpo di lei, che aggiustandosi la minigonna alzò finalmente il volto, una marea di capelli color del grano le caddero sulle spalle e gli occhi verdi erano dipinti di lussuria.

 

William sbarrò gli occhi pieno di orrore e di ripugnanza, lei, l’angelo biondo che stava tanto cercando era lì che si faceva fare di tutto da quel…quel…maniaco!! E la cosa peggiore era che ne godeva!!

 

Restò inchiodato al divano incapace di muoversi, un gelo non umano si impossessò del suo corpo, mentre lei tuffava il verde incredulo e spaventato nel blu ghiacciato e in tempesta di lui.

 

“Ehi andiamo, il mostro nei miei pantaloni sta per scoppiare” disse Riley volgarmente, ma non fu ascoltato.

 

“Spike…” era meno di un sussurro…sentendo tutti i suoi bollori scomparire uno strano senso di nausea la prese e per la prima volta in vita sua provò autentica vergogna davanti a qualcuno.

 

“Buffy…” rispose lui con cattiveria, la squadrò da testa a piedi facendole pesare l’abbigliamento da puttana che indossava “sei davvero una donna elegante e perbene” e detto questo sputò per terra poco lontano dai suoi stivali di vernice.

 

Riley la strattonò via da lì e William notò che qualcosa brillò sulla guancia di Buffy, una lacrima…la stupida, indegna, insignificante e ingiusta lacrima di una sgualdrina.

 

Seguì i due con lo sguardo e Buffy non si voltò più verso di lui, ma prese per mano Riley che la guidò nei bagni dei ragazzi.

 

William pieno di sentimenti contrastanti e scosso fino al midollo, lasciò come una furia il locale non badando agli spintoni che dava e ai lamenti che riceveva.

 

Salì in sella alla moto diretto al suo appartamento.

 

Per lui Buffy era morta.

 

 

 

Ma Buffy stava morendo davvero, spinta contro un sudicio muro di un maleodorante bagno degli uomini, piangeva in silenzio, mentre Riley le alzò la gonna e senza troppe preoccupazioni indossò un preservativo per poi penetrarla con violenza.

 

Elisabeth provò un forte dolore, forse perché non era più così eccitata o forse perché si sentiva semplicemente male, un conato di vomito la pervase e cercò di respirare a fondo, ma era davvero difficile con quell’animale attaccato che la soffocava…puntò gli occhi annebbiati di lacrime contro la porta d’entrata ai bagni…

 

Adesso Spike verrà a salvarmi pensò, picchierà questo energumeno e bacerà le mie lacrime, poi leccherà le mie ferite…mi consolerà…

 

Ma quella dannata porta restò chiusa fino alla fine della tortura, Riley venne tenendo le mani premute contro il muro e spingendo contro di lei, sudata e vestita…Elisabeth era solo un buco stretto in cui lui poté venire…non un bacio, non una carezza, né una parola…

Una volta raggiunto l’orgasmo restò ancora qualche minuto dentro di lei, poi sfilò il suo membro stanco e si richiuse i pantaloni, il rumore metallico della zip fece voltare gli occhi di Elisabeth su di lui.

 

“Wow…è stato…da film porno!!” e detto questo “Ciao sventola!! Ci vediamo in giro…chissà!!” e uscì con un sorriso stampato in faccia come se nulla fosse richiudendosi la porta alle spalle.

 

Elisabeth si abbassò la gonna e scivolò lentamente con la schiena contro il muro.

 

Mise la testa sulle ginocchia e riprese a piangere…sentiva il cuore che galoppava velocissimo, le tempie le pulsavano e le veniva da vomitare.

 

Si alzò appena in tempo e raggiunse il lavandino lì riversò l’intera cena, poi alzò gli occhi allo specchio, il trucco nero le era colato tutto sul viso e gli occhi erano rossi, sembrava davvero una puttana.

Solo che a questo punto non sarebbe entrato in scena il protettore ad aiutarla…doveva uscirne da sola. Una volta per tutte. Per se stessa…per lui.

 

 

TBC

 

 

 

 

CAPITOLO 7

 

Elisabeth lasciò il locale a capo chino cercando di sfuggire agli sguardi maligni della gente.

Non ce la faceva a camminare…era frastornata e debole…

 

Alzò gli occhi al cielo, la luna splendeva altezzosa in un mare di stelle, per un attimo chiuse gli occhi desiderando di non essere mai nata.

 

Poi sospirando prese il cellulare e chiamò Xander. Era inutile continuare a fare pensieri senza senso.

“Per favore…sono davanti al Bronze”

 

La voce impastata non presagiva nulla di buono “Arrivo subito signorina!!”

 

Elisabeth rimase lì in mezzo alla strada ad aspettarlo, tra l’allegria e la voglia di vivere degli altri.

Si sentiva un pesce fuor d’acqua…una goccia di d’oscurità in un oceano di luce.

 

 

 

“Portami a casa, per favore!” disse montando in limousine.

 

Xander gettò un’occhiata allo specchietto, no…non aveva certo una bella cera la signorina “Va tutto bene? Ha bisogno di qualcosa in particolare?”

 

Elisabeth guardò fuori dal finestrino distrattamente “Sì…vorrei poter essere la fidanzata di qualcuno…” ecco, ce l’aveva fatta, l’aveva ammesso.

 

La voce esprimeva tutta la sua amarezza e la fredda consapevolezza, l’angoscia che albergava nel suo fragile cuore.

 

Elisabeth Shelby voleva poter rinascere…sapeva che non sarebbe stato semplice, ma ce l’avrebbe messa tutta per poter diventare il tipo di donna che si può amare senza paura.

 

Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla musica alla radio…Oddio, proprio quella canzone. “Nobody’s home”…Faith le aveva detto che le calzava a pennello…e a quell’epoca Elisabeth ci aveva riso su e l’aveva cantata spensierata a squarciagola, ma adesso…adesso era il suo ritratto…l’immagine di un angelo caduto.

 

 

I couldn’t tell you why she felt that way, (non potevo dirti perchè si sentiva così)

She felt it everyday. (si sentiva così ogni giorno)

And I couldn’t help her, (non potevo aiutarla)

I just watched her make the same mistakes again. (la guardavo solo fare i soliti sbagli)

 

What’s wrong, what’s wrong now? (Cos’è che non va, cos’è che non va adesso?)

Too many, too many problems. (Tanti, tanti problemi)

Don’t know where she belongs, where she belongs. (Non si sa a dove appartenga, a dove appartenga)

She wants to go home, but nobody’s home. (Lei vuole andare a casa, ma lì non c’è nessuno)

I’s where she lies, broken inside. (E’ lì che si riposa, a pezzi nel profondo)

With no place to go, no place to go to dry her eyes. (Con nessun posto dove andare, nessun posto dove asciugare i suoi occhi)

Broken inside. (A pezzi nel profondo)

 

Open your eyes and look outside, find a reasons why.(apri gli occhi e guarda fuori, trova il perchè)

You’ve been rejected, and now you can’t find what you left behind. (sei stata respinta, e ora non riesci a trovare quello che hai lasciato indietro)

Be strong, be dtrong now.(sii forte, sii forte adesso)

Too many, too many problems. (Tanti, tanti problemi)

Don’t know where she belongs, where she belongs. (Non si sa a dove appartenga, a dove appartenga)

She wants to go home, but nobody’s home. (Lei vuole andare a casa, ma lì non c’è nessuno)

I’s where she lies, broken inside. (E’ lì che si riposa, a pezzi nel profondo)

With no place to go, no place to go to dry her eyes. (Con nessun posto dove andare, nessun posto dove asciugare i suoi occhi)

Broken inside. (A pezzi nel profondo)

 

Her feelings she hides. (Nasconde i suoi sentimenti)

Her dreams she can’t find. (Non riesce a trovare i suoi sogni)

She’s losing her mind. (Sta perdendo la testa)

She’s fallen behind. (E’ caduta indietro)

She can’t find her place. (Non riesce a trovare il suo posto)

She’s losing her faith. (Sta perdendo la speranza)

She’s fallen from grace. (Ha perso la grazia)

She’s all over the place. (Lei è ovunque)

Yeah, oh

 

She wants to go home, but nobody’s home. (Lei vuole andare a casa, ma lì non c’è nessuno)

I’s where she lies, broken inside. (E’ lì che si riposa, a pezzi nel profondo)

With no place to go, no place to go to dry her eyes. (Con nessun posto dove andare, nessun posto dove asciugare i suoi occhi)

Broken inside. (A pezzi nel profondo)

 

She’s lost inside, lost inside…oh oh (Si è persa nel profondo, persa nel profondo)

She’s lost inside, lost inside…oh oh (Si è persa nel profondo, persa nel profondo)

 

 

“Per favore, spenga la radio!!” ma ormai è troppo tardi…

Prima di cadere tra le braccia consolatorie di Morfeo l’ultimo pensiero è un nome…

Spike.

 

 

 

La porta dell’appartamento sbatté alle sue spalle e si coricò sul letto. La rabbia e l’incredulità lo dominavano…

 

La cruda verità lo colpì: lui si era innamorato di quella ragazza, appena aveva incrociato i suoi occhi verdi al bar del Bronze, certo, non se ne era accorto subito…però l’amava.

 

Ma Buffy era tale e quale ad Harmony…solo un’oca che si diverte con tutti.

Sapeva come funzionava…non sarebbe caduto di nuovo in quella trappola, lo promise a sé stesso anche perché adesso la odiava, l’aveva fatto sentire un verme, usato e buttato subito.

Pesava di valere molto di più per Buffy.

Adesso cosa avrebbe potuto fare?? Forse la cosa migliore per tutti e due era non vedersi mai più, anzi, per un po’ di tempo.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 8

 

Era l’alba di un nuovo giorno ed Elisabeth si svegliò nel sul letto, senza sapere né ricordare come ci era arrivata. Ancora vestita provò a muoversi, si sentì intorpidita.

Sospirò.

 

Non era realtà, dunque…quel folle pensiero durato una notte, il film di lei e quel diavolo platinato, il dolce incanto dal quale non avrebbe mai voluto staccarsi, ma che puntualmente si era spezzato aprendo gli occhi.

 

Solo un sogno.

 

Solo una dannatissima illusione, come se già non bastasse la sofferenza che portava dentro, ci voleva anche quel miraggio…ma non sarebbe andata così…

 

Elisabeth sentì il peso di ciò che era diventata crollarle addosso…no, non è come in sogno, non verrà da me…lui è luce, è pace, è candore, è dolcezza, è tutto quello che io non sono.

E possiede ciò che io non avrò mai, l’Amore.

 

No, non sarà come nel mio film mentale, nessun lieto fine per la mia storia, nessuna redenzione, nessun perdono, nessuna consolazione.

 

Su, alzati Elisabeth, da questo letto.

Hai sempre una famiglia a cui pensare, forse è giunto il momento di voltare pagina e di ricomporre quel puzzle spezzato…

Ricominciare circondandosi degli affetti, cercare confronto tra le braccia delle persone care, Drusilla, Rupert e mio fratello…cosa si chiamava? Ah, sì...William Shelby.

 

 

 

“Rupert, è meglio che io torni a casa, magari Elisabeth si è accorta della mia assenza” Drusilla si alzò dal letto completamente nuda, i lunghi capelli corvini le ricadevano eleganti sulla schiena, nonostante non fosse più una ragazzina il suo fisico era ancora terribilmente bello e sensuale, magro, slanciato…

 

“Sei la mia stella più bella” le disse guardandola affascinato.

 

Un risolino sinistro uscì dalla bocca della donna, che stonò leggermente con l’atmosfera creata in quella camera da letto.

 

“Dru, parlerai ad Elisabeth? Di noi e di quell’altra cosa?”

 

“Certo, il mio angioletto biondo ascolta sempre la sua mamma” disse accarezzandosi con tutte e due le mani la testa.

 

“Io e parlerò con William…vedrai tesoro, andrà tutto bene”

 

Si congedarono con un bacio e dopo essersi rivestita Drusilla tornò alla sua villa scortata da Xander.

 

 

 

Un tuono accolse il ritorno della donna alla villa, Elisabeth aveva appena aperto la finestra, ma la richiuse prontamente, in meno di un secondo uno scroscio d’acqua si rovesciò dal cielo.

 

Si spogliò lentamente, cercando di avere cura del proprio corpo, si preparò un bel bagno caldo con essenze al muschio bianco.

La vaniglia l’aveva stufata era un sapore troppo dolce e leggero, lei rimaneva sempre un carattere, come dire…forte.

 

Si immerse nella schiuma delicata, sentendo finalmente il suo corpo distendersi.

Quella era la notte più terribile che aveva mai vissuto.

Eppure Faith una volta l’avevo detto “Stai attenta, un giorno ti scotterai…”

 

Ma per cosa si era scottata? Per essere stata sorpresa da Spike? O per il sesso forzato con Riley? Perché dentro di lei sapeva che se non ci fosse stato quel paio d’occhi blu, in quel bagno del Bronze sarebbe andata senza dubbi e magari avrebbe anche goduto, chi lo sa?

 

Afferrò il cordless e anche se erano appena le sei del mattino telefonò a Faith.

Era circa una settimana che no la sentiva.

Adesso diventava necessario.

 

“Ciao, sono io”

 

Silenzio.

 

“Elisabeth?? Ma che succede? Hai visto l’ora??” chiese la brunetta assonnata.

 

“Faith, ho bisogno di parlare…” la voce le si incrinò e l’amica capì che era sull’orlo del pianto.

 

“Dimmi tutto” la voce era più sveglia e attenta, del resto l’amicizia è anche questo.

 

“Mi sono scottata…”

 

Faith capì al volo “Dio, Elisabeth stai bene?? Vuoi che venga lì??” adesso la voce era completamente presente.

 

“No…cioè, non sto bene e sì vorrei tanto vederti magari più sul tardi…”

 

“Certo, vieni da me, ok? Non ti preoccupare nessun ragazzo nascosto sotto il letto” cercò di metterla un po’ di buonumore.

 

“Non ci scommetterei…allora e dopo!!” un abbozzo di sorriso comparve sulle sue labbra.

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 9

 

 

Elisabeth suonò il campanello dell’amica

 

“Eccomi” rispose la bruna aprendole la porta e abbracciandola forte.

 

“Faith…mi strozzi” si lamentò la bionda.

 

“Ops” si portò la mano alla bocca e ridacchiò chiedendo la porta e conducendo Elisabeth all’interno dell’appartamento.

 

“Allora B, raccontami tutto!!” la intimò.

 

“B??” chiese stranita Elisabeth.

 

“Ma sì…non ricordi?? Elisabeth, Beth e per far prima B! Lo usavamo sempre alla scuola media nei bigliettini, così i prof non potevano sapere a chi erano indirizzati”

 

Elisabeth rise “Già, me ne ero dimenticata…”

 

Faith si sedette sul divano in sala e l’amica la imitò.

 

Nel salotto stile etnico di Faith Elisabeth si sentì a ‘casa’.

Forse solo quella pazza ragazza dai capelli neri come la notte era la famiglia che tanto aveva cercato.

 

La abbracciò e scoppiò a piangere.

 

“No, B!! Dai…” cercò di consolarla, faceva la dura ma vedere la sua amica così giù le dava una grande tristezza.

La fece sfogare un po’ e la cullò, Elisabeth era come una sorella.

 

“Faith…ho toccato il fondo…mi sento male, mi faccio schifo, vorrei, vorrei morire!!” riprese inondando di lacrime il top nero dell’amica, almeno le lacrime non si sarebbero viste.

 

La nera si alzò, la guardò con gli occhi spalancati “Ho sentito male, vero B?? Dimmi che non l’hai detto”

 

Per tutta risposta la bionda continuava a singhiozzare scuotendo il corpo, Faith si mise in ginocchio e le prese il viso tra le mani “Ascoltami…ho fatto cose che anche tu puoi immaginare, ma che preferirei che tu non lo facessi. Non ho esattamente la reputazione di essere una pensatrice. Seguo il mio istinto che non va esattamente nella direzione del mio cervello…quindi ho fatto molti errori, decisioni terribilmente sbagliate. Nelle situazioni più buie c'è solo una cosa di cui sono stata sicura...te. Hey, guardami. Non ha niente a che fare con me adoro la ragazza che è in te, l’amica sempre disponibile e in fondo anche la bambina che alberga nel tuo cuore. Amo quello che sei, quello che fai…come vai avanti. Ho visto la tua gentilezza, e la tua forza. Ho visto il meglio e il peggio di te, e ho capito perfettamente ciò che sei. Sei unica, Elisabeth”

 

Faith la guardava dritta negli occhi…c’era solo schietta sincerità nel suo discorso, il coraggio di non arrendersi.

 

Elisabeth abbassò gli occhi e non trovò le parole giuste, ne era sempre stata un po’ avara…la bruna lesse il suo pensiero e non ci fu bisogno d’altro che della risposta “Anche io ti voglio bene, B!”

 

“Adesso devo parlarti di Spike…”

 

 

 

William sentì bussare alla porta…si era da poco svegliato, gli occhi ancora pesanti di dolore e i capelli scompigliati…il cuore prese a battergli furiosamente.

 

Poteva essere lei??

 

“Arrivo!”, prese un sospiro e aprì la porta, pronto al peggio e al meglio.

 

“Papà?” domandò deluso.

 

Rupert entrò nell’appartamento appartenuto a sua moglie e dove viveva attualmente suo figlio.

“William, devo parlarti spero di non disturbare”

 

Il ragazzo lo seguì in salotto incuriosito “No, figurati…ma che c’è? E’ strano vederti arrivare qui…e comunque sarei passato più tardi io”

 

Lo sguardo fermo del padre lo convinse a tacere e si sedette di fronte a lui sul divano.

“Devo comunicarti una notizia”

 

Un silenzio che opprime, forte, pauroso…lo sguardo di William diede l’assenso.

 

“Io e Drusilla siamo tornati insieme…e presto lei e tua sorella verranno a vivere da noi…la villa è talmente grande…”

 

Di nuovo silenzio, lo sguardo di William si abbassò, suo padre aveva già deciso non stava chiedendo il suo parere, lo stava semplicemente mettendo al corrente dei fatti…compiuti.

 

Silenzio, silenzio, silenzio.

Lacerante, straziante d’attesa.

 

“Non dici nulla?”

 

“Quando?” l’unica domanda che gli uscì dalle labbra, strinse i pugni.

 

“Tra un mese e mezzo o due…non so di preciso. Ho intenzione di vendere questo appartamento una volta che vivremo tutti e quattro insieme”

 

“COSA? Questo è tutto ciò che mi rimane della mamma, tutte le sue cose, i miei ricordi…la sua presenza è qui e non mi abbandona mai. Non puoi cancellare tutto così. E poi sai che io Drusilla non l’ho mai sopportata, capisco una cena, ma vivere nelle quattro mura con lei…io non so se ne sarò capace” La sua voce tentava di non divenire rabbiosa.

 

“Lo farai, mi fido di te” il padre si alzò e guardò il figlio.

 

“Certo lo farò…come sempre subirò le tue scelte e le tue azioni, ma non sarà facile vendere questo appartamento, la mamma nel testamento l’ha intestato a me e senza il mio consenso non potrai venderlo. E io non permetterò che succeda. Adesso vai”

Si strinse le braccia attorno il corpo tremando leggermente.

 

La realtà si faceva davvero dura.

 

Rupert uscì silenziosamente lasciando il figlio da solo con i suoi pensieri.

 

 

 

“B, mi dispiace tanto…ti giuro che se becco quel verme io..lo..lo aaaahhh” concluse Faith dopo aver ascoltato in che modo Elisabeth si era ‘bruciata’.

 

“Riley, si chiama Riley…ma te l’ho detto voglio cambiare!!”

 

“Certo, ti capisco…non ci crederai ma è da un paio di mesi che non tocco un uomo”

 

Elisabeth spalancò la bocca con stupore “Perchè?”

 

“Sai B, nella vita si sbaglia, si inciampa tantissime volte, ma si riesce ad uscirne…mi sono resa conto che i ragazzi che frequentavano non mi piacevano così tanto…e adesso voglio stare da sola!! Pensare a me stessa, prendermi cura di me stessa…è da troppo che non lo faccio”

 

“Non me ne hai mai parlato…” amarezza e un pizzico di dolore.

 

“Sai, tutte le volte che cercavo di darti appuntamento c’era sempre qualcuno prima di me: Robin, Gary, Angel, Marc, Andrew, Luke, Jack…ma ti capisco B, io sono stata uguale a te!!”

 

Elisabeth arrossì, come poteva non essersi accorta di quello che le accadeva intorno…ah già sempre un nuovo ragazzo, sempre a caccia di emozioni, di qualcosa che la facesse sentire viva dentro.

 

“Mi dispiace!”

 

Faith la abbracciò “Ti voglio bene B. E non ho mai smesso…che ne dici stasera si va a ballare io e te?”

 

“Ok, ma niente uomini…fingiamo di essere lesbiche, che dici?”

 

Per tutta risposta Faith scoppiò a ridere e scosse la testa “Dai, andiamo al Paradise, ti va?”

 

Una nuova notte sarebbe arrivata.

 

 

TBC

 

 

 

 

 

CAPITOLO 10

 

Forse c’era un modo migliore per affrontare i problemi, ma lui aveva scelto quello…in sella alla sua moto correva, sfrecciava lungo la costa…osservando il tramonto scendere.

Via da tutto e da tutti.

 

Solo.

 

Per pensare o forse per cercare di non pensare, però il risultato era pessimo, perché nella sua mente ricompariva sempre lei…

 

Buffy.

 

La odiava o la amava? Davvero una domanda da un milione di dollari.

Adesso era confuso, una parte di lui era innamorato mentre l’altra provava repulsione…non sapeva come sarebbe andata a finire.

Forse la tecnica migliore era fare ‘chiodo schiaccia chiodo’.

Sì, decise di andare in un locale quella sera, un posto dove stare in pace…il Paradise…

 

******

 

“Elisabeth?? Sei in salotto?” Drusilla entrò senza attendere la risposta.

 

La figlia era seduta sul divano intenta a seguire un film.

Non staccò gli occhi dal televisore.

 

“Figliola devo darti una notizia!”

 

Ancora nessuna reazione.

 

“ELISABETH!!” il grido della madre la scosse e sul telecomando selezionò il tasto ‘muto’.

 

“Scusa, ma che c’è?”

 

“Te lo dirò come sta…io e Rupert siamo tornati insieme e visto che le spese della nostra villa sono davvero troppe, abbiamo deciso che vivremo tutti e quattro a casa di Rupert…ci trasferiremo il prima possibile”

 

Incredulità negli occhi smeraldo di Elisabeth, la voce di Drusilla le arrivò come a rallentatore.

Poi capì e fu come uno schiaffo in pieno viso.

 

Un’unica e decisa risposta “No!”

 

“E’ già deciso, pensa verrà da noi anche il fratellino, non sei contenta angioletto?” Dru si mise e volteggiare verso di lei.

 

“E se io non volessi?” domandò con voce poco ferma.

 

“Dobbiamo riunire la famiglia, angioletto…stasera esci?” chiese più per dovere che per vivo interesse.

 

“Sì, vado al Paradise con Faith” rimise l’audio del film.

 

“Divertiti” detto questo uscì dalla stanza lasciando da sola la figlia che fissava il teleschermo con occhi vuoti e spenti…

 

 

 

“Come sei vestita sobria stasera!!” le disse Faith mentre guidava verso il Paradise.

 

Elisabeth indossava un paio di jeans ricoperti di piccoli diamanti Swrowz e una maglietta bianca, i capelli raccolti in una castigata coda di cavallo e ai piedi sandali bassi.

 

“Non ho nessun appuntamento e poi…voglio essere comoda…anche tu non sei una vamp!!” esclamò ridendo Elisabeth.

 

In effetti non aveva tutti i torti l’amica vestiva una camicetta senza maniche rossa e una gonna al ginocchio nera.

 

Posteggiarono nel retro del locale e fecero una breve coda prima di poter entrare.

 

Quello era il posto preferito della brunetta infatti suonavano sempre musica rock.

 

Le due amiche andarono ad ordinare qualcosa al bar e spensierate ridevano e scherzavano tra loro.

 

“Ehi B!! Balliamo?” domandò Faith alzandosi in piedi.

 

“Certo” la bionda era tornata di buonumore.

 

Si fecero spazio nella mischia e Faith andò a sbattere contro un ragazzo di spalle, questo si girò infastidito e “Sta attenta!!” le abbaiò dietro.

 

Faith si infiammò e lo prese per la maglietta facendolo girare, Elisabeth la raggiunse proprio in quel momento “Dai lascia perdere andiamo a scatenarci” e la trascinò via da quel tipo.

 

Le due amiche ballavano e cantavano, erano così felice…sembrava di essere tornati a qualche anno prima quando erano ancora ragazzine e si divertivano ad imitare i cantanti preferiti o facevano strani travestimenti davanti allo specchio.

 

Erano cresciute insieme fin dalla scuola materna, Faith e Elisabeth, avevano caratteri forti e a tratti diversi, ma crescendo il loro legame si era fatto ancora più solidale…in fondo condividevano le stesse idee e di fatto anche le medesime esperienze.

 

Elisabeth chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica, si muoveva a ritmo e si sentiva libera…forse un po’ troppo assorta pestò il piede a qualcuno, riaprì immediatamente gli occhi come svegliatasi da un sogno e “Scusi, mi scusi tanto!!”

 

Il ragazzo in questione si giro “Non si preoccupi…” alzò lo sguardo su di lei e rimase interdetto.

 

Elisabeth lo guardò e sentì assalirla una strana paura.

 

“Spike…non volevo i-io…” d’un tratto era impacciata.

 

“Buffy non mi hai fatto male…adesso vado ci vediamo” fece per andarsene infastidito, ma lei lo afferrò per il braccio “No, ti prego…non andare via…se lo fai perché ci sono io qui…”

 

Lui la guardò e scosse la testa socchiudendo gli occhi “Tranquilla…voglio solo sedermi un po’…da solo!!” sottolineo quelle ultime parole.

 

Elisabeth lo guardò allontanarsi e sentì le lacrime salirle agli occhi, l’aveva rifiutata.

 

Fece cenno a Faith e salì sulla balconata…era molto più grande di quella del Bronze, ma mancavano completamente le luci, solo quelle in pista illuminavano quella zona.

Voleva stare un po’ in pace, isolandosi da quel frastuono e spiare Spike, chissà con chi era!!

Si sporse leggermente per osservare meglio…qualcuno le premette sulla ringhiera di dietro.

 

“Questo mi sembra un deja-vù” la voce bassa e sensuale di Spike, la fece arrossire.

 

“Che stai…facendo?” chiese sospirando e la mente iniziava ad appannarsi.

 

Lui la accarezzava sotto la maglietta e raggiunse l’orlo del reggiseno, fece scivolare prontamente la mano sul seno pieno e prese a giocare con il capezzolo che si indurì immediatamente a quel contatto erotico.

 

“Spike…” sussurrò lei, voltando la testa verso quel diavolo platinato.

 

“Buffy…ti voglio…quando ho visto quel verme toccarti sono impazzito, tu devi essere mia…solo mia” e le catturò le labbra trovando la lingua di lei e avvolgendola perso di desiderio.

 

Gemiti e sospiri uscivano dalle loro bocche e Spike adesso aveva spostato una mano dentro i suoi jeans, spinse giù la mano, facendole emettere un suono gutturale e con le dita la penetrò facendole divaricare un po’ di più le gambe…era così dannatamente calda e bagnata.

 

Spike sentì il tessuto dei suoi jeans di pelle tendersi…era eccitato perso.

La desiderava, voleva farla venire sentendola implorare di continuare, di non smettere, di baciarla e toccarla.

Sentiva il bisogno di avere potere su di lei, voleva dominarla, prenderla e scoparla in tutti i modi possibili.

 

Elisabeth sentì le ginocchia deboli…lui stavo lavorando benissimo nella sua fessura e con un dito le strofinava la clitoride già indurita e pulsante.

Emise un gemito, era nervosa…non potendo più sopportare di averlo solo dietro si staccò da lui e si girò finalmente trovandosi a faccia faccia con lui.

 

Lo abbracciò e gli allacciò le gambe intorno alla vita lui la sorresse e la baciava in modo frenetico come se da un momento all’altro lei fosse scomparsa.

 

Duellavano senza sosta e si buttarono su un divanetto…lui si tolse la maglietta e lei gli percorse il torace con le unghie, facendogli male.

 

“Ti voglio e ti prenderò qui se fosse necessario” le sussurrò con occhi appannati di desiderio.

 

La risposta arrivò subito “Prendimi…è necessario!”

 

Le slacciò con fretta i jeans e lei se li tolse…con una gesto violento le strappò il perizoma e la sdraiò sul divano.

 

Era sua. Senza dubbi né limitazioni.

 

Prese a baciarle le cosce, ma non resistette e si gettò a leccarle la clitoride con spinte di lingua sempre più ravvicinate e insistenti, Buffy mugolava di piacere e si sentiva in paradiso…beh, era al Paradise!!

 

Con le mani si era aggrappato ai suoi seni e gli spremeva eccitandosi e ingrossando il suo membro. Presto i pantaloni in pelle sarebbero divenuti un inutile impiccio.

 

Lei si sfilò la maglietta e Spike la liberò completamente del reggiseno, era nuda adesso…sotto di lui.

 

“Entra…entra in me!!” lo supplicò, lui non se lo fece ripetere.

 

Si alzò osservandola e si leccò le labbra bagnate del suo miele aspro.

 

Elisabeth era eccitata come mai, si portò una mano alla fessura e introdusse due dita, si stava masturbando.

 

“Ehi piccola, ma mi vuoi far uscire di testa??” ruggì lui sfilandosi i jeans e mostrando il suo Big Bad che si alzò come un’asta.

 

Elisabeth continuava a toccarsi, lui si avventò sul suo corpo e la penetrò con facilità…pompava in lei strappandole grida e brividi…

 

“Ti adoro…” le disse lui all’orecchio mentre lei veniva e lui la raggiungeva in un gioco di grida, passione e umori.

 

Fu l’orgasmo più perverso ed eccitante che raggiunsero insieme, in una discoteca, con la paura che qualcuno li sorprendesse…con la musica e l’atmosfera…

 

Restarono l’uno dentro l’altro e i muscoli di Elisabeth ancora stringevano il membro da urlo di Spike.

Aspettando che i loro respiri tornassero normali, si baciavano con una dolcezza inaudita.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 11

 

I cuori dei due ragazzi battevano all’unisono, era così dolce…Elisabeth sentì il corpo di Spike immobile su di lei e senza sapere cosa dire o cosa fare decise di non interrompere quel contatto.

William era perso nei suoi pensieri, adesso veniva il momento di parlare e lui avrebbe preferito continuare ad amarla…senza parole…

 

“Spike…credo che dovremmo vestirci…prima che arrivi qualcuno…è stato fin troppo bello”

 

William pensò che doveva dirle molte cose, troppe spine gli premevano sul fianco.

Lei non conosceva nemmeno il suo vero nome, William…William Shelby.

Accusarla di essere stata bugiarda, non era corretto…era il primo ad averle mentito e chissà poi perché.

Si alzò lentamente dal corpo di Buffy, non perdendo nemmeno per un attimo il contatto con le iridi verdi di lei…

 

“Tieni…i tuoi vestiti” le disse William passandole gli indumenti e cercando a sua volta i propri.

 

“Spike…adesso cosa facciamo?” domandò imbarazzata Elisabeth infilandosi la maglietta e tirando su la zip dei jeans.

 

“Vuoi restare qui…prendere qualcosa da bere…” lui teneva lo sguardo basso facendo finta di non capire la vera domanda.

 

“No! Cosa facciamo io e te dopo quello che successo?” Elisabeth in piedi in tutta la sua bellezza cercava di incrociare il suo sguardo, e quando lo vide fu un colpo al cuore…era freddo, metallico, senza emozioni.

 

“Tu cosa pensi?” fredda, tagliente, ambigua domanda.

 

“I-io…devo cercare la mia amica” e fece per scendere le scale, ma prima lo guardò un’ultima volta “pensavo che sarebbe stato diverso…pensavo avessi capito!”

 

Lui la guardò scendere, non la fermò…il cuore gli andò in frantumi, forse sbagliava, ma preferiva che lei si allontanasse un po’.

Le aveva detto di adorarla durante l’amore, il dopo però è sempre difficile.

Soprattutto se non conosci chi hai davanti…chi era Buffy?

Una furba mangia uomini, una fragile ragazza cresciuta tropo in fretta?

Una donna in cerca di avventure o l’angelo biondo che gli avrebbe donato un po’ di felicità?

 

“B!! Dove ti eri cacciata?? Mi hai fatto preoccupare”

 

La biondina aveva un’aria stranita.

“Scusa Faith…ero sulla balconata, ho trovato Spike e…” alzò gli occhi incontrando quelli indagatori dell’amica.

 

“E…è successo…di nuovo?” domandò non capendo.

 

“Sì, abbiamo fatto l’amore…o almeno pensavo fosse amore…ora lui è lassù, non l’ho visto scendere…non mi ha detto nulla e mi ha fatto andare via senza fermarmi”

 

Faith la guardava sconsolata “B!! Va da lui parlagli…”

 

Elisabeth gridò “No!! Se vuole verrà da me...ha anche il mio numero. Scusa ma vorrei tornare a casa”

 

“Certo…io rimango ancora un pò” le fece una carezza e la guardò avviarsi all’uscita.

 

Sta andando via…da sola. Forse dovrei correre da lei e fermarla, ma ho paura…

Non voglio sbagliare. Ma alla fine credo sia semplicemente meglio agire.

 

Elisabeth era appena uscita e stava prendendo il cellulare per chiamare Xander, quando qualcuno l’afferrò per un braccio.

 

“Buffy, aspetta” la guardava con occhi pieni di dolore…ma perché?

 

“Cosa c’è?” rabbia nella sua voce.

 

“Cosa vuoi da me?” le domandò.

 

In verità era lui a desiderare che lei gli dicesse 5 lettere magiche.

 

“Io? Sei tu che mi sei corso dietro?” gli urlò staccandosi da lui.

 

“Perché non ne sei contenta?” la afferrò di nuovo e spingendola contro il numero prese a baciarla con violenza.

 

“Smettila!!” lo pregò lei spaventata.

 

“Sei mia, hai capito???” le urlava nell’orecchio palpandola attraverso i vestiti.

 

“Smettila!!”

 

Spike le tolse la maglietta e la guidò nel vicolo dietro il Paradise.

 

“Perché non mi caccia via? Dimmi di andarmene e io lo farò”

 

Elisabeth chiuse gli occhi e assaporò il suo tocco, non ne era mai sazia.

 

“Sono tua…ti amo Spike!!” si sorprese e si tappò la bocca imbarazzata.

 

Lui improvvisamente si fece dolce, ecco cosa voleva sentirsi dire “Ripetilo, ti prego…è bellissimo”

 

Lei lo guardò sorridendo “Ti amo, ti amo, ti amo…”

Ripresero a baciarsi con desiderio e forse un po’ troppo rumorosi.

 

 

 

Qualcuno fu attirato dai gemiti provenienti dal vicolo.

Qualcuno ancora in cerca di vendetta.

Qualcuno che era stato usato.

“Ehi Elisabeth, sei proprio tu?” domandò divertito.

 

I due amanti furono interrotti e Elisabeth si coprì d’istinto il seno.

Spike guardò l’uomo che stava a qualche metro da loro.

 

“E’ inutile che ti copri…tanto conosco a memoria quel tuo corpo da sgualdrina!!”

 

Un roco suono le uscì dalle labbra arrossate di baci “Angel…”

 

Lo guardava con occhi imploranti.

Non rovinarmi la vita.

Non rovinare questo momento.

Ti prego, non dire nulla.

Ti prego, vattene!!!

 

“Chi è? Perché ti ha chiamato Elisabeth?” domandò Spike abbracciandola.

 

“Non è nessuno!!” gli sussurrò evitando la domanda del nome.

 

“Ehi platinato…chi sei tu? Il mensile?” gli domandò sputando a terra Angel.

 

“Cosa?” chiese spaesato.

 

“Ahahah…ancora non conosci le regole della mangia uomini che stringi tra le braccia? Lascia che io te le spieghi…”

 

“No…” disperata Elisabeth sentì lacrime appannarle gli occhi.

 

“Allora, lei cerca un ragazzo ci scopa per trenta giorni e dopo lo molla cercandone subito un altro. Solo sesso, solo gemiti e urla…ecco, io sono stato il suo mensile e suppongo tu sia quello nuovo?? Sai quanti ne ha passati??” Angel incrociò le braccia godendosi lo sguardo incredulo e spaventato del ragazzo.

 

Ecco, forse avrebbe ottenuto la sua personale vendetta.

 

D’istinto lasciò l’abbraccio e la guardò “E’ vero?”

 

Silenzio.

Silenzio che cela paura.

Silenzio che cela una verità che fa troppo male.

 

“Beh amico, ringraziami, magari farai in tempo a salvarti da quella divoratrice di uomini…” e detto questo si allontanò correndo, anche andandogli dietro sarebbe stato impossibile fermarlo.

 

Adesso c’erano solo loro due.

Terribilmente soli.

 

“Come hai potuto dirmi di amarmi?” le tirò in viso la maglietta.

 

“Ti prego…non…” cercò di difendersi.

 

“Smettila…Oh Dio, dovevo dare retta al mio istinto…come posso aver solo creduto di amarti?? Perché nella mia testa malata, io l’ho pensato Buffy” le sferrò uno schiaffo, pentendosi immediatamente.

 

“Spike, io…voglio cambiare…” ma era troppo tardi per quella rivelazione.

 

“Sì, è facile dirlo adesso…come posso credere alle tue parole e non pensare che sia solo una scusa per avere un ragazzo…mensile??” che orrore nel pronunciare quelle parole.

 

“Credimi…” continuava a piangere.

 

“No, noooo” la strattonò a terra.

 

“Ahia…” colpì con il corpo il duro asfalto.

 

“Cancellami dalla tua mente, dai tuoi occhi…non ci vedremo mai più, capito?” la minacciò con un dito.

 

“No…io ti amo!!” era tutto quello che riusciva a digli.

 

“Che me ne faccio dell’amore di una sgualdrina?” e detto questo se ne andò con calma lasciandola in quel vicolo buio.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 12

 

Passarono tre settimane…vent’un giorni di agonizzante dolore per Elisabeth e di continui ripensamenti per William.

 

Non si videro più…

Elisabeth smise di andare per locali e cercò di curarsi le ferite del cuore…

William correva sempre più forte in moto, come se sfidando la velocità del suono avesse sconfitto il fantasma di Buffy…

 

Vent’un giorni di nostalgia…

 

“Elisabeth, stasera non mi sfuggi…andiamo a cena da papà!” la avvisò Drusilla entrando nella sua cameretta.

 

La figlia era seduta sul letto con le gambe incrociate che guardava un punto indefinito fuori dalla finestra.

 

Drusilla era intimamente colpita per il mutismo e l’apatia delle ultime settimane.

 

Si avvicinò al suo angioletto biondo.

 

“Guardami…Elisabeth…”

 

Il volto della giovane si volto meccanicamente e una lacrime scese dagli occhi verdi…i suoi pensieri erano tristi.

 

Cosa vuoi adesso Dru?

Consigliarmi di usare il preservativo, sempre? Oppure ignorando le mie lacrime mi consiglierai di comportarmi bene con Rupert?

Dru perché non mi ami, almeno tu?

 

“Piccola, so di non essere stata una madre esemplare con te…mi rendo conto che la tua sete d’amore ti ha fatto soffrire e che adesso ne stai pagando le conseguenze. Mi dispiace. So che la gente crede che io sia una pazza, ma ognuno ha il suo metodo personale per non cedere al dolore, o meglio, per soffrire di meno…chi come te sceglie di cercare conforto tra le braccia degli uomini o chi come me si tiene tutto dentro e poi esplode…allora ecco che divento la Drusilla, la pazza. Ma credimi Elisabeth, io non sarò certo la mamma perfetta…ma di una cosa sono sicura: tu sei una ragazza fantastica, migliore sia di me che di Rupert.

Non reciderti le ali, angioletto. Continua a vivere, segui il tuo percorso e non dimenticarti che io ti voglio bene…perché tu sei tutto quello che avrei desiderato essere”

 

Elisabeth la guardava aggrottando le sopracciglia “Io faccio solo uno sbaglio dopo l’altro, non sono nulla di speciale”

 

“Commetti errori Elisabeth, ma sei una grande persona perché hai la forza di alzare la testa dopo ogni sconfitta…credi che io non mi sia accorta del tuo coraggio, del modo in cui vai avanti?”

 

La ragazza non sapeva cosa dire…in diciannove anni di vita, mai Drusilla le aveva parlato così. Iniziò a piangere e scendendo dal letto abbracciò la madre…

Quel gesto, quella stretta, quanto ne aveva avuto bisogno in quegli anni e quante volte aveva avuto la paura di farlo, ma adesso era così giusto.

 

“Mamma anche io ti voglio bene…ricominceremo una nuova via…io, te e mio fratello. Staremo insieme per sempre”

 

“Abbiamo perso troppo tempo angioletto, adesso è venuto il momento di iniziare da dove eravamo rimasti…adesso, su su fatti bella tra un’oretta ci aspettano a cena!” e le lanciò un sorriso bellissimo, ma composto.

 

Elisabeth la guardò uscire dalla stanza e rimase imbambolata a guardare la porta…per la prima volta dopo vent’un giorni fu davvero felice.

 

 

 

Le signore Shelby arrivarono in limousine accompagnate dal fedele autista Xander.

Dall’alto della finestra Rupert osservava le sue due donne arrivare lungo il viale.

 

“William, hai messo in tavola lo champagne?? E le posate d’argento, l’hai trovate??”

 

“Calmati papà…non arriva la Regina!!! Solo…Drusilla e mia sorella”

 

Rupert guardò con disapprovazione il figlio e cercò di non dar retta alle sue parole senza senso…dovevano fare una bella figura.

 

 

 

“Come ti senti, Elisabeth?” le domandò Drusilla.

 

“Un po’ emozionata…più che altro all’idea di vedere mio fratello…William” rispose suonando il campanello.

 

“Sono felice della tua positività Elisabeth, abbiamo già perso troppo tempo come famiglia!”

 

Furono ricevute con tutti gli onori da un cameriere che le condusse davanti alla porta del salone in cui si sarebbe svolta la cena.

 

“Mamma busso?” chiese incerta Elisabeth.

 

“Certo, su…”

 

 

 

“Ecco, hai sentito? Sono loro…vai ad aprire che io finisco di apparecchiare” gli disse Rupert agitato.

 

“Certo, papà ai tuoi ordini” proferì William roteando gli occhi e andando alla porta.

 

“Benven…” la voce gli si strozzò in gola alla vista di Buffy.

 

Drusilla entrò come una furia e si precipitò da Rupert lasciando i due fratelli ancora sulla porta.

 

Occhi spalancati e incredulità.

Rabbia e desiderio di abbracciarsi…

Un vuoto nel cuore…

La mente affollata di quesiti.

 

“Buffy che ci fai qui?” una domanda retorica, stupita che voleva solo una smentita: no, non sono tua sorella!

 

“Sono Elisabeth Shelby…tu sei William?” chiese con crescente imbarazzo.

 

“Sì William Shelby...questo deve essere un incubo” il ragazzo si passò nervoso una mano tra i capelli.

Rimasero in silenzio guardando in tutte le direzioni cercando di non incrociarsi mai negli occhi.

 

Una voce li riportò alla realtà “William, fa entrare tua sorella o vuoi lasciarla tutta sera lì con la porta aperta?”

Il ragazzo arrossì e fece accomodare Buffy in casa.

 

“Allora avete fatto conoscenza?” chiese Drusilla sedendosi su un divano.

 

“Sì” biascicarono all’unisono i due ragazzi sedendosi a distanza di sicurezza l’uno dall’altro.

 

Si guardavano con la coda dell’occhio attenti a voltare lo sguardo ogni qualvolta si incrociavano.

 

Elisabeth era super agitata non riusciva più a restare lì con lui…e decide la fuga momentanea.

 

“Rupert…dov’è il bagno?” e si alzò lisciandosi la gonna di jeans con i palmi delle mani sudate.

 

Il padre spuntò dai fornelli ed ebbe una brillante idea “Fatti accompagnare da William…!!”

 

“Uh…credo di saper trovare un bagno da sola…allora, io vado” disse Elisabeth lasciando la sala imbarazzata.

 

Appena fuori si accostò al muro e respirò con affanno, il cuore sembrava volesse uscirle dal petto.

 

L’unico pensiero coerente che riusciva a formulare le girava in testa come una nenia.

Non può essere vero.

Non può essere il mio Spike, il ragazzo con cui ho immaginato un futuro.

Non può essere una specie di fratello.

Oh mio Dio, ci sono stata a letto…abbiamo fatto l’amore.

Ho sognato di essere la sua ragazza…

 

“Buffy…” un sussurro ancora incredulo.

 

Si staccò dal muro e sgranò gli occhi “Mi hai spaventata…”

 

Uno di fronte all’altro, senza sapere come muoversi, dove guardare e soprattutto cosa fare.

 

Urlare?

Piangere?

Stringersi?

…amarsi??

 

“Non era mia intenzione, scusa…non riesci a trovare il bagno?” frase stupida e inutile, lo sapeva anche lui.

 

Non riesco a trovare la mia luce.

Non voglio soffrire ancora.

Non posso sopportare che tu sia il mio unico desiderio e che non posso averti.

 

“Tranquillo credo che lo troverò…in fondo vivrò qui tra un po’ di tempo devo ambientarmi…”

 

“Perché non mi hai detto che ti chiamavi Elisabeth? Cos’è Buffy? Un soprannome?”

Mi trovo davanti una donna che non conosco e che al tempo stesso conosco…troppo.

So che è mia sorella e si chiama Elisabeth, ma sono al corrente del suo passato e si chiama Buffy…ho impresso in mente come brucia la sua pelle e come è dolce il sapore della sua bocca…non possiamo amarci fraternamente.

Io non ci riesco.

 

“All’inizio era un gioco…” disse abbassando gli occhi.

Sì William eri solo il mensile, non ricordi?

Guardarsi, avvicinarsi, prendersi e poi lasciarsi.

Eri questo…nient’altro.

 

“Sì…lo so…io non mi chiamo Spike, era un nome uscito così. Adesso dovrò essere William Shelby per te?”

 

“O William o Spike resti sempre tu e io ti amo” incrociò gli occhi blu di lui.

Ecco la verità, l’unica cosa innegabile in questo mare di incertezza e dubbio.

L’amore, quello vero e forte.

 

“Dobbiamo dimenticare, lo sai vero?”

 

Elisabeth si appoggiò nuovamente al muro, quello era un addio.

Un addio a Spike e un addio a Buffy.

“Lo so…adesso saremo solo William ed Elisabeth Shelby”

 

“E’ necessario” affermò lui con una punta di disperazione nella voce.

Il suo angelo era morto, calpestando dal crudele destino e degli scherzi della vita.

 

“Adesso…lasciami andare” trovando il coraggio di voltargli la faccia Elisabeth proseguì per il corridoio.

 

“Ehi…” la richiamò con ansia.

Ti prego non uscire dalla mia vita, io voglio indietro la mia Buffy, il mio amore…

Voglio fare l’amore con lei e riempirla di attenzioni, riscattarla dal suo fragile passato.

 

“Cosa c’è?” non si voltò, le lacrime iniziarono a scendere…libere.

 

“La terza porta a sinistra”

 

Elisabeth lo ringraziò mentalmente e si allontanò.

 

 

 

CAPITOLO 13

 

“Angioletto finalmente sei tornata…guarda qui che buffo” Dru era davvero entusiasta e Elisabeth ne fu contenta, nonostante tutto le voleva davvero bene.

 

“Cosa mamma?” si avvicinò a lei che era seduta sul divano con un po’ di album di foto, gettò un fugace sguardo e vide che William non c’era.

 

“Mio Dio…guarda questa!! E’ troppo carino…”

 

Elisabeth prese in mano la foto che le porgeva Drusilla.

 

Sentì il cuore sussultare…William…lo avrebbe riconosciuto tra mille altri bambini. Avrà avuto all’incirca quattro anni e indossava un paio di pantaloncini rossi e una maglietta bianca, aveva un sorriso splendido e gli occhi erano di un blu invidiabile. Era un bimbo fantastico.

“Sì…è bellissimo” disse sospirando.

 

“Chi è bellissimo?” arrivò il diretto interessato e si diresse subito verso Elisabeth.

 

“Tu” disse Elisabeth alzando lo sguardo e incrociando gli occhi del bimbo della foto.

Si sentì persa…innamorata senza rimedio, senza alcuna via d’uscita.

 

Lui rimase muto e la guardò pieno di dolore.

 

“Sì io e tua sorella stava guardando le tue foto” rise Drusilla all’oscuro di tutto.

 

Rupert entrò in salotto “Famigliaaaaa…è pronta la cena!!”

 

“Oddio, dimmi che è un incubo” pensò Elisabeth e guardò William che ricambiò il suo sguardo basito.

Si scambiarono un leggero sorriso.

 

Sedettero tutti insieme e sembravano davvero un’allegra famigliola.

Sembravano…

 

“William, un ragazzo bello e intelligente come te avrà sicuramente uno stuolo di ammiratrici…no?” domandò Drusilla bevendo del vino rosso..

 

Elisabeth tossì mentre le andava di traverso l’acqua.

 

William la guardò “A dire il vero non mi piace atteggiarmi a playboy e poi in questo periodo c’è qualcuna nel mio cuore”

 

Elisabeth divenne paonazza e sperò che nessuno lo notasse.

 

“Ah sì? Non me lo avevi detto ” Rupert ingoiò una forchettata di spaghetti, adorava la cucina italiana.

 

“Beh…è una storia un po’ complicata papà e tu Elisabeth…hai un fidanzato?”

 

Il verde smeraldo si incupì e fissò la forchetta, così splendente che ci si poteva anche specchiare.

“No, non sono mai stata fidanzata sono troppo giovane, ho diciannove anni…tu quanti ne hai?”

 

“Ne ho fatti da poco ventiquattro…e come mai non ti sei mai impegnata seriamente?”

 

Elisabeth lo guardò.

Perché mi fai questo?

A che gioco stai giocando?

Dove vuoi arrivare?

 

“Credo di non aver mai trovato il ragazzo giusto e poi quanto pensavo di averlo trovato, lui mi ha chiesto di allontanarmi perché la nostra è una storia troppo difficile…evidentemente non contavo così tanto per lui, non ha lottato nemmeno un secondo per me…”

 

William si sentì punto nell’orgoglio “Magari lui potrebbe pensare lo stesso di te, anche tu non hai lottato, eppure…”

 

“Figliolo non credo sia il caso di alzare così la voce con tua sorella, dai su…cambiamo argomento” gli suggerì il padre toccandogli il braccio.

 

 

La cena passò velocemente, il cibo era davvero squisito e Elisabeth si comportò in modo glaciale con William, evitò di parlagli se non per farsi passare la brocca dell’acqua o il pane.

Lui aveva notato questo suo comportamento e lo aveva suo malgrado accettato.

In fondo era stato lui a decidere di cancellare Spike e Buffy dalle loro vite.

 

“Rupert sei un cuoco eccezionale!” Drusilla gli diede un bacio.

 

Elisabeth si era alzata da tavola e guardava svogliatamente la tv, William la raggiunse e le si sedette accanto.

 

Tutti e due potevano percepire la tensione sessuale che li circondava, ancora un millimetro e sarebbero caduti uno nelle braccia dell’altro.

E forse speravano che succedesse.

 

“Che c’è?” domando lei.

 

“Nulla…sto guardando la MIA tv…”

 

Lei si girò e lo guardò cercando di reprimere l’insistente desiderio di baciare le sue labbra carnose “Se ti disturba tanto la mia presenza, me ne vado…”

 

“Vai allora” la provocò avvicinando di più il viso a quello del suo angelo, poteva sentire il suo respiro caldo che si univa al suo…

 

Ritrova un briciolo di dignità.

Alzati da questo divano e vattene subito!!

 

“Me ne vado” disse arrabbiata alzandosi e sistemandosi i capelli.

 

Lui la seguì prendendola per mano “Ti prego, scusami…” gli occhi da cucciolo la fecero sciogliere.

 

“Ti amo”

 

“Anche io…Elisabeth”

 

“Ragazzi…io e Dru usciamo…se vuoi puoi fermarti a dormire qui Elisabeth, William ti farà vedere la tua camera!” Rupert teneva per mano Drusilla e si avviarono insieme alla porta.

 

“Grazie, ci penserò!” e detto questo i genitori uscirono sbattendo la porta.

 

Siamo soli.

Siamo soli.

Siamo pericolosamente soli.

 

“E adesso cosa preferisci fare…vai anche tu o resti?” William inclinò la testa da un lato e la osservò con un’aria enigmatica stampata in faccia.

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 14

 

In quella villa regnava il silenzio più assoluto.

Uno di fronte all’altro si guardavano.

Occhi negli occhi, anima nell’anima…

 

Elisabeth ancora ferma davanti a lui, aprì la bocca per rispondere ma nessun suono uscì dalla sua bocca.

Era così dannatamente bello, così pericoloso…una passione proibita…

 

Il loro era un amore…indecente.

 

“Pensi che torneranno?” ecco che aveva parlato.

 

“Non penso…” rispose lui muovendosi per tornare a sedersi.

 

“No!” lo bloccò Elisabeth “Aspetta…” la bocca le si dischiuse in maniera palesemente sensuale.

 

E di nuovo occhi negli occhi…

La stessa paura celata, lo stesso sentimento nascosto.

 

“William, io…”

Dai dillo.

Smettila di avere paura, abbatti quel muro, diglielo prima che sia troppo tardi.

“Indietro non possiamo tornare e io nemmeno vorrei…ti amo, ho provato a smettere ma non ce la faccio”

 

“Ma cosa ne sai tu dell’amore? Fino a qualche tempo fa non te ne importava nulla…”

Ho il terrore di illudermi, di sbagliare con te Elisabeth.

 

“Tu sei l’amore…non sono un corpo senza sentimenti…ti prego, amami”

E’ un grido, un’implorazione, una richiesta d’aiuto.

 

“Vieni qui…” la afferrò per la vita e andando contro a tutto quello che fino a qualche attimo prima aveva decantato la baciò.

Un semplice bacio traboccante di desiderio e di voglia di darsi senza riserve, senza porsi limiti…

 

Non era giusto, ma non nemmeno sbagliato… (n.d.s grazie a!!)

 

Le loro labbra si ritrovarono subito, senza rancori né rimorsi solo labbra, solo carne…

Fu un bacio lungo e maledettamente dolce, gustoso come una fragola.

 

“Spike…”

Non William, non un Shelby, semplicemente il suo Spike.

 

“Oh Buffy, ti amo…” e ancora carezze e baci, lì in piedi in centro al salotto.

 

“Credo sia il momento di mostrarti la tua stanza, no?” le domandò sorridendo e prendendola per mano.

 

Elisabeth arrossì e si fece guidare, dopo tutti quei giorni senza lui sentiva che non poteva più farne a meno.

 

“Vieni da questa parte” correvano lungo il corridoio come due bambini.

 

Una porta si aprì “Eccoci amore!”

 

Non ci fu bisogno di dire altro, si avventarono l’uno sull’altro, affamati e desiderosi di toccarsi e ‘sentirsi’ ancora…

 

Spike le tolse la maglietta un po’ intimidito, era pienamente cosciente di quello che stavano facendo e non voleva rovinare quel momento magico…

Era lei.

Era sua.

Per sempre…

 

Alla vista del suo seno sentì le gambe tremargli la trascinò sul letto e la guardò con amore, accarezzandole i capelli.

 

Dolcezza, schietta e pura.

 

Si impossessò dei suo seni candidi e li sfiorò piano con la punta della lingua.

Elisabeth si liberò della minigonna e rimase in perizoma.

Lui si sfilò la camicia nera mostrando il suo torace liscio e scolpito.

 

“Sei mio…Spike” gli sussurrò Elisabeth sentendo la lingua del ragazzo scorrere lungo il collo mentre piccoli brividi iniziarono ad impossessarsi del suo corpo.

 

La pelle di William scivolava sul corpo di lei, come in una danza ancestrale.

Le sfilò con irruenza l’indumento intimo e la aiutò a levargli i jeans…

Elisabeth si perse in quel mare di piacere, chiuse gli occhi e si fece guidare solo dalle emozioni come sui versi di una sublime poesia.

 

Adesso mi sento come presa in un vortice

 

Velocemente mi sto levando in aria

 

Sento la tua pelle contro la mia

 

I nostri respiri sono l’unica musica del nostro amore.

 

Ti stringo, mi stringi

 

In un mare di dolcezza

 

Ti sento…sempre, nonostante la distanza…

 

Tu sei mio appartieni a me…

 

Vicino, lontano…io verrò sempre da te

 

Non staccarti da me,

 

asciuga le mie lacrime…

 

ti amo,

 

mi dispiace,

 

voglio rinascere con te…

 

ti amo…

 

Raggiunsero l’apice insieme, mentre Elisabeth era ancora persa nelle sue farneticazioni romantiche…e William la stringeva forte godendo del battito del cuore accelerato.

 

 

 

CAPITOLO 15

 

“Allora principessa, come stai?” William la stringeva tra le braccia…felice…

 

“Mmmh…mai stata meglio, con te accanto è sempre così, mi sei mancato troppo. Adesso non voglio farti più andare via, capito?”

Gli occhi verdi si illuminarono e lo baciò con dolcezza.

 

William prese la mano di Elisabeth e se la portò al cuore “Lo senti? Batte per te, perché tu sei tutto ciò che lo fa vivere…ti amo”

 

Lei spalancò gli occhi incredula “Sei certo di quello che dici? Nessun rimorso, nessun dubbio? Forse sto sognando…”

 

“No, è la realtà amore. Ti amo Buffy, tu mi completi. In questi giorni senza te mi sono sentito vuoto e terribilmente…inutile. Per andare avanti ho bisogno di te e scusa se non ho lottato da subito, te lo saresti meritato perché sei una ragazza unica”

 

Lei lo guardò con le lacrime agli occhi “Oh Spike…non sai quanto speravo che tu me lo dicessi prima o poi…non mi importa nulla dell’opinione degli altri, ma adesso per stare con te starò attenta…non voglio mettere a repentaglio la nostra storia, perché abbiamo una storia, vero?”

 

Lui sorrise dolcemente “Certo!! Sei la mia ragazza”

 

Elisabeth stava per tuffarsi di nuovo sulle sue labbra, ma un rumore la bloccò “Cosa è stato?”

 

William si sollevò dal letto “Oh merda, Drusilla e Rupert…sono tornati!!” e la guardò spaventato.

 

“Dovremo dirglielo…ma non adesso, dobbiamo pensare a un piano, qualcosa…anche se so che non sarà facile” Elisabeth lo guardò negli occhi e gli fece una carezza.

 

“Adesso rivestiamoci, presto…prima che arrivino!!”

 

 

 

(poco dopo)

 

“Elisabeth, cara? Sei qui?”

 

“Mamma, entra pure…”

Era vestita e sedeva compostamente sul letto, i capelli umidi.

Il letto era rifatto e la finestra aperta.

 

“Oh angioletto sono felice che tu sia rimasta qui stanotte, ti sei svegliata da tanto?”

Drusilla le si avvicinò guardandola di traverso, vedeva qualcosa di strano in lei, ma non riuscì a capire esattamente cosa…

 

“Beh, da circa un’ora…ho fatto una doccia” disse Elisabeth sfuggendo lo sguardo insistente della madre.

 

“Stai bene? E tuo fratello? Ci hai parlato?” le domandò con curiosità toccandole il braccio e in quel preciso istante un’immagine le passò davanti agli occhi, sbalordendola.

 

Il suo angioletto nudo, in quella stanza, in quel letto, stretta ad un uomo che le stava addosso.

 

“Dru, tutto ok?” Elisabeth si scattò dal contatto con la madre e improvvisamente la visione se ne andò da dove era arrivata.

 

“Non preoccuparti, sto bene” rispose lisciandosi il vestito con la punta delle dita “ma sei stata da sola stanotte, vero? Non hai chiamato qui qualche amichetto? Sai Rupert non gradirebbe…”

 

Elisabeth sentì la gola seccarsi e arrossì “Certo che no mamma. Ho dormito. Da sola” e poi alzandosi “Adesso se non ti dispiace vorrei andare vai da qui. Chiamo Xander” e la sorpassò uscendo dalla stanza.

 

 

“Buffy, dove corri?”

Si girò spaventata William era di fronte a lei.

 

“Torno a casa…ho parlato con Drusilla e non mi ha detto di no…” e riprese a camminare lungo il corridoio.

 

“Lasciami venire con te, ti prego…” la implorò bloccandola contro il muro.

 

“Spike, dai…ci può vedere qualcuno…” disse Elisabeth col batticuore cercando di liberarsi dalla morsa del fratello.

 

“Scusa, è che…non voglio rinunciare a te…senti ti passo a prendere con la moto nel tardo pomeriggio, va bene?” le sussurrò all’orecchio leccandole il lobo prima di vedere Rupert avvicinarsi a loro.

 

Si staccarono inorriditi e si voltarono meccanicamente verso l’uomo che in quel momento inforcò gli occhi sorridendo “Mi sembrava di aver visto delle ombre”

 

“Papà!! Stavo accompagnando Bu, cioè Elisabeth alla porta…” disse grattandosi la testa nervosamente.

 

“Certo, vai pure…Elisabeth questa è anche casa tua…puoi venire e andare quando e come vuoi, sei la benvenuta!”

 

La ragazza alzò gli occhi verso l’uomo e debolmente gli fece un sorriso, poi seguì William verso l’uscita.

 

Quando furono certi di essere soli, Elisabeth esplose “Ma come diavolo ti è saltato in mente?? Se avesse avuto gli occhiali ci avrebbe sorpreso e poi mi stavi chiamando Buffy davanti a lui…”

 

William abbassò gli occhi sentendosi colpevole.

Ho paura anche io di perderti, piccola…

Ho paura che il giudizio degli altri ci soffochi fino a farci impazzire…

 

“Mi dispiace…non volevo”

La tristezza della sua voce era così forte.

 

“Dai, guardami…è lo stesso…ci vediamo allora? Passa a prendermi da un’amica…a casa mia è troppo rischioso…se ci vedesse qualcuno…”

Non oso immaginare la reazione della gente maligna.

 

“Certo, dove devo venire?” domandò avvicinando più il viso alle labbra di lei.

 

“Johnsson Road numero 5! Ti aspetto” e gli rubò un bacio prima di uscire dall’entrata della villa.

 

 

 

CAPITOLO 16

 

“Ehi B, che sorpresa!!” la accolse abbracciandola.

Elisabeth si guardò nervosamente intorno…senza sapere se varcare la porta o meno.

 

“Dai che fai ancora lì impalata?? Entra!!”

 

Alla fine si convinse e mosse piccoli passi fino alla camera dell’amica.

Adorava quella stanza…

Le pareti erano blu chiaro e tutte tappezzate di fotografie, un lampadario e forma di sole emanava una luce gialla e il letto di Faith era a due piazze con lenzuola di seta nero e cuscini rossi.

 

“E’ successo di tutto…in queste ultime settimane!!”

 

“Hai rivisto Spike?”

 

“Si chiama William…William Shelby…” disse fissando gli occhi scuri di Faith.

 

“Cosa? Cioè è il figlio di Rupert? Ma come…” era in totale confusione, ma non sconvolta.

 

“Sì, l’ho scoperto ieri quando dopo non averlo più visto è venuto ad aprire la porta della villa, sai presto dovrò trasferirmi a casa di Rupert con Dru e…io e Spike stiamo insieme adesso!”

 

“Lasciamelo dire…è un gran bel casino!!” esclamò scuotendo la testa.

 

Elisabeth si sedette sul letto dell’amica e fissò il pavimento, ricoperto da un soffice tappeto bianco.

“Sì…lo so, ma non voglio rinunciare alla felicità, non ora che l’ho davvero trovata”

 

Faith la raggiunse e incrociò le gambe mettendosi un cuscino in grembo.

“Ed è giusto così…ma Drusilla e Rupert?”

 

“Dovranno saperlo prima o poi…e da noi sarà molto meglio”

 

“Certo…ma perché ‘Spike’?” domandò la bruna socchiudendo gli occhi.

 

“Era un nome inventato…del resto anche lui non sapeva il mio nome, mi ha conosciuto come Buffy e adesso abbiamo deciso di essere solo Spike e Buffy!”

 

“Lo ami?” senza troppi giri di parole.

Faith era sempre schietta.

 

Elisabeth sentì le lacrime salirle agli occhi “Più della mia vita…”

 

“Allora non ci può essere nulla di sbagliato” le accarezzò la guancia affettuosamente.

 

“Passa a prendermi qui tra un po’…incontrarsi da me non era sicuro! Te lo presenterò!!” concluse ridendo scioccamente.

 

“Non rifiuto mai la conoscenza di bei ragazzi…” aggiunse maliziosamente la bruna.

 

“Ehi, lui è mio!!” e la spinse leggermente.

 

Faith si mise una mano su cuore “Prometto solennemente di lasciare stare quel bocconcino appetitoso di William Shelby”

 

“Dai…” le rispose Elisabeth sorridendo, si alzò dal letto e iniziò a ballare in mezzo alla stanza, agitando la testa e scuotendo il bacino su musica immaginaria, sembrava un’invasata.

Una deliziosa invasata.

 

Faith la osservava divertita e si unì a lei in quella danza gioiosa.

Le si avvicinò e le mise le braccia intorno ai fianchi…Elisabeth si mosse su e giù strofinando il sedere contro il ventre dell’amica.

Poi si voltò e la prese per le mani ballando con lei, Faith la guardava ridendo ed Elisabeth fece scorrere le proprie mani sul corpo con fare provocante…sembrava una gattina in calore.

 

“Ehi B!! Questo Spike ti carica proprio!!”

 

Non rispose continuando a danzare e saltellare per la stanza, Faith la seguiva rapita e chiedendosi fin dove l’amica sarebbe arrivata e la risposta arrivò quasi subito.

 

Le labbra di Elisabeth si schiacciarono contro quelle dell’amica e si abbracciarono…la lingua della bionda cercò quella della bruna e appena la trovò la fece mulinare con estrema dolcezza.

Faith le accarezzò i capelli senza rendersi conto di quello che stava succedendo, ma facendosi guidare dall’istinto.

 

Elisabeth fece duellare ancora un po’ le loro lingue per poi staccarsi ridendo a crepapelle.

“Mio Dio!! Siamo proprio pazze io e te”

 

Anche Faith scoppiò a ridere e si pulì la bocca con il dorso della mano “Siamo due matte B!! Avevi ancora dei dubbi?? Comunque è stata un’interessante esperienza…mi mancava un bacio lesbo”

 

“Sono così felice che farei di tutto…!! Mi sento così leggera e in pace Faith, potrei spogliarmi e girare nuda tra la gente, non mi darebbe fastidio…mi sento in armonia con l’intero l’universo!” e sospirò lasciandosi cadere sul letto.

 

“Ha effetti indescrivibili questo ragazzo su di te…per suo amore dimentichiamo questa piccola parentesi…lesbo” rise Faith rimanendo in piedi e incrociando le braccia.

 

“Mmmm…certo!! Ti voglio bene”

 

“Anche io B”

 

Lo squillo del campanello le fece sobbalzare.

 

Elisabeth guardò velocemente l’orologio “Deve essere lui…oh mio Dio…ma ci siamo baciate?” e si coprì la bocca stupita.

 

“E te ne sei resa conto adesso?” chiese Faith credendo che l’amica fosse più fuori del solito.

 

“Dai andiamo da lui, te lo presento” e la prese per mano.

 

 

 

CAPITOLO 17

 

Faith aprì la porta dell’appartamento e si ritrovò davanti il bel platinato che aveva incrociato in discoteca, ritrovandosi occhi negli occhi con lui provò un brivido che subito represse.

Lui teneva le mani in tasca e indossava un paio di jeans neri e una camicia rossa.

 

“Tu devi essere William…”

 

“Preferisco essere chiamato Spike…tu sei…?”

 

“Lei è Faith la mia migliore amica, sa di noi…” intervenne Elisabeth sbucando dietro la mora.

 

“Ah” fu l’unico commento di Spike, forse non ne era molto contento.

 

Faith notò la reazione e subito cercò di rassicurarlo “Tranquillo, io voglio solo che la mia B sia felice!!”

 

“B?” domandò lui aggrottando le sopracciglia.

 

“E’ una lunga storia…dai andiamo e poi ti racconto” intervenne Elisabeth prendendolo per mano e uscendo dall’appartamento.

Fece l’occhiolino e scese le scale, in risposta Faith le sorrise.

 

Appena fuori dal campo visivo di Faith, Spike la strinse forte e la baciò con passione “Mi sei mancata da morire, sei la mia droga…”

 

Lei rispose con altrettanta esuberanza a quel bacio e si ritrovarono in strada.

 

“Che bella moto” esclamò lei accarezzandone il retro.

 

“E’ il mio gioiello…” rispose con orgoglio.

 

“Allora…dove mi porti?”

 

“Tieni il casco…è una sorpresa, dai monta che andiamo!!” era troppo elettrizzato all’idea di quello che aveva in serbo per la sua dolce Buffy.

 

“Mi devo fidare, a questo punto?” domandò stringendosi contro il suo torace scolpito e godendo dei suoi addominali.

 

“Certo, piccola…potrai fidarti sempre di me” e accelerò sgommando a tutta velocità.

 

Elisabeth sorrise, non era mai stata così felice e spensierata. L’amore che provava le faceva dimenticare tutto il resto…si sentiva rinata e piena di energia come se tutti gli errori commessi fossero il prezzo da pagare per l’incontro con Spike.

 

Mentre sfrecciavano fuori città, si strinse forte al suo amore, chiuse gli occhi appoggiandosi alla sua spalle e si lasciò cullare dalla dolce ebbrezza di quel contatto.

 

Poi usciti da Sunnydale, Elisabeth si domandò dove la stesse portando e stava per chiederglielo quando lui tolse le mani dallo sterzo della moto e le distese orizzontalmente mettendosi a gridare come un pazzo.

 

“Ti amo Buffyyy!”

 

Presa alla sprovvista da quel gesto azzardato di preoccupò un po’, ma poi iniziò a sorridere lusingata.

 

“Mio Dio sei davvero fuori di testa!!” e continuò a sbellicarsi dal ridere.

 

“Sì, per te passerotto” riprese il comando della moto sentendo la braccia di Elisabeth strette intorno al suo torace.

 

Si sentivano in perfetta armonia, completi e per la prima volta tutti e due provavano autentica gioia. Si era trovati e avevano fatto la cosa più difficile, ma giusta in questo caso: combattere. Lottare per il loro amore senza cedere all’apparenza, al buon gusto e alle idee bigotte. Si amavano e nell’amore non c’è nulla di sbagliato. Anche se inconsapevolmente, si erano presi l’impegno di custodire e proteggere quel sentimento che li univa.

 

“Eccoci, siamo arrivati” esclamò Spike uscendo dalla strada principale e immettendosi in una via sterrata.

 

“Ma dove?” domandò la bionda dietro.

 

“Qui” esclamò Spike fermando la moto e facendola scendere.

 

Lei rimase a bocca aperta non era mai stata in un posto così bello…e poi c’era il tramonto a rendere tutto ancora più romantico.

“Spike…è, è fantastico”

Stava osservando la collina che si scagliava a qualche passo da loro e le salirono le lacrime agli occhi.

 

“Qui ci siamo solo noi Buffy…sarà il nostro posto segreto, ti va?” e scese lungo la collina raccogliendo una margherita e mettendogliela fra le mani.

 

“Certo…ti amo anche io Spike” e gli gettò le braccia al collo baciandolo.

CAPITOLO 18

 

Era pace, gioia e dolcezza quella che stavano vivendo insieme. Un’autentica alchimia d’amore.

Uniti e forti, come non lo erano mai stati.

 

Spike prese dal sotto sella un ampio asciugamano e lo stese sull’erba, trascino a terra con lui anche Buffy e la danza ebbe inizio.

 

Le tolse i vestiti incurante del tramonto che li rendeva ancora per qualche istante visibili al mondo intero, ma era così che volevano sentirsi: liberi in faccia a tutti.

 

Tremanti di desiderio, si strapparono gli indumenti intimi e si ritrovarono con i corpi in fiamme uno sull’altro.

Spike le leccò lentamente il collo con la lingua, fermandosi a tratti a baciarla. Palpandole con le mani i seni sodi.

 

Lei ansimava leggermente, persa in quell’incanto che le stava regalando…sentì il membro di lui premere sul fondoschiena e provò un brivido. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare, Spike la accarezzò in quel suo punto più sensibile di ogni altro e con due dita entrò in lei godendo del suo calore e della stretta che i suoi muscoli avevano creato intorno alle sue dita.

 

“Sei così eccitante”

Era un rauco soffocato.

 

“Uuuuhhhh…Spikeee…continua ti prego!”

 

Si accasciarono sdraiati uno sull’altro e le loro bocche vogliose si unirono concedendo la danza delle loro lingue fiammeggianti.

Spike su di lei stringeva in pugno i suoi seni e li strizzava con crescente bramosia…si staccò dalla sua bocca e la guardò con occhi di brace, la voleva.

 

Possederla.

Toccarla.

Amarla.

Sentire il suo corpo reagire alle sue dita…

Spike si sentiva un dio.

 

Buffy strinse tra le dita il membro duro di Spike e iniziò a frizionarlo provocando urla di piacere all’amato.

 

“Buffy…apri le gambe ti prego, fammi entrare, ho bisogno di te!”

 

Lei non se lo fece ripetere due volte, si aprì completamente a lui…prima la leccò e si imbrattò la faccia con il suo miele, poi portandola quasi all’apice la penetrò con un’unica forte e violenta spinta, così repentina da farla urlare.

 

“Ssssppppiiiiikkkkeeee!!!!!”

 

Si adeguò al ritmo di Buffy e pompò in lei con foga e irruenza sentendo il suo membro stretto nella morsa delle sue pareti calde e bagnate.

 

“Buffyyy sto venendo…sto venendo”

Si accasciò sul seno di lei, spingendo ancora, venne con passione in lei che lo accolse appagata raggiungendo a sua volta l’orgasmo.

Si abbracciarono restando ancora uno dentro l’altro.

 

Completi.

 

“Spike, è stato…fiuuu…selvaggio!”

 

“Certo come te mia dolce riccioli d’oro…e adesso riposati perché dopo ho un’altra razione da rovesciare in te…ti desidero più di ogni altra cosa al mondo…sento continuamente il bisogno di amarti…sempre”

 

“E’ lo stesso per me e preparati Spike, perché prima mi hai colta impreparata ma al prossimo round ti mozzerò il fiato stallone!”

 

***

 

L’aura della passione ancora li circondava e la voglia non si era calmata, anzi, incendiava ancora l’aria.

 

Tutto brucia.

 

Il loro cuore, il loro amore.

 

E’ passione, quella che ti sconquassa tutto e ti fa fare quello che più desidera…

 

Spike la sollevò e si mise dietro di lei…accarezzandola con sensualità, baciò le natiche sode.

 

Buffy, a gattoni, sospirò e sentì il suo frutto tutto bagnato, mentre i liquidi le colavano leggermente ai lati delle cosce, l’aria frizzante della sera la avvolse e fece contrasto con il suo corpo infiammato. Chiuse gli occhi in preda a sensazioni che le fecero vibrare la clitoride e prontamente sentì le dita di Spike che ci lavoravano sopra.

 

“Uuuuggghh” un rauco suono uscì dalla sua bocca quando sentì il membro duro di Spike insinuarsi da dietro tra le sue cosce.

 

“Sei pronta ad essere cavalcata come una puledra selvaggia?”

Quelle parole la fecero fremere ancora di più e squittì in segno affermativo.

 

Il membro duro e pulsante di lui andò dritto dentro di lei, come un coltello si tuffa in un mare di burro e iniziò a pompare, tenendole le mani sui fianchi per aiutarsi a spingere meglio.

Era il sesso più perverso che Spike avesse mai avuto in tutta la sua vita: la stava possedendo en pleine air, senza cura alcuna di qualche spettatore, anzi, l’idea lo eccitava…

 

“Oh mio Dio…”

 

“Piccola, qui Dio non c’entra proprio nulla, sono io!!”

 

“Oh Spikeeee!!”

 

“Ecco così va molto meglio” e sorrise sentendo i loro umori confondersi…

 

“Fottimi Spike, adesso!!” urlò Buffy stringendo i pugni e con la fronte imperlata di sudore.

 

E mentre la luce del sole cessava di esistere, lasciando posto al crepuscolo, Buffy raggiunse un orgasmo che la sconquassò dalla testa ai piedi. Si lasciò rotolare sull’asciugamano tremante e con il cuore che andava a mille.

 

Spike si sdraiò accanto a Buffy incurante della brezza fredda e la cinse tra le braccia.

 

“Ti amo passerotto”

 

“Anche io amore…nulla potrà più separarci, giusto?”

 

“Nulla”

 

Quella era una vera promessa nata dal cuore…improvvisamente un tuono squarciò l’aria, Spike e Buffy dovettero rivestirsi velocemente e far ritorno a casa, mentre la pioggia incominciava a bagnarli.

 

CAPITOLO 19

 

Passarono diversi mesi e Drusilla e Buffy avevano lasciato la loro villa per andare in quella di Rupert. Adesso vivevano tutti e quattro sotto lo stesso tetto. La situazione era davvero difficile per i due ragazzi, perché non si sentivano liberi di vivere il loro amore che diventava sempre più forte.

Spike aveva tanto insistito col padre ed era riuscito ad impedirgli di vendere l’appartamento che divideva con la madre, così sempre più spesso Buffy e Spike passavano lì i loro momenti d’amore.

 

Tutto sembrava andare nel verso giusto. Forse troppo…

 

 

La brutta stagione era arrivata portando freddo e pioggia in quantità. Rupert e Drusilla erano partiti da una settimana per l’Italia e sarebbero tornati solo tra un paio di giorni e allora la pacchia per Spike e Buffy sarebbe davvero finita.

 

“Passerotto dobbiamo dirlo a Drusilla e Rupert…”

 

Buffy spense la tv “Sì lo so…è arrivato il momento di rendere pubblica la nostra relazione”

 

Spike raggiunse Buffy sul divano e le fece una carezza sulla testa “Dai…non sarà tanto difficile, l’importante è stare uniti”

 

Buffy gli rivolse un sorriso smagliante “Sì, non succederà nulla di male, siamo adulti e possiamo decidere da soli della nostra vita”

 

“Giusto amore. E poi c’è anche un’altra cosa…”

 

Buffy lo guardo di traverso “Cosa?”

 

“Mi sta piacendo troppo vivere da solo con te, giorno e notte, venti quattro ore su ventiquattro. Potrei abituarmici senza problemi”

 

“Ah sì?” rise Buffy alzandosi dal divano.

 

“Certo”

 

Spike la raggiunse e si attaccò alla sua bocca, dandole un assaggio della sua voglia pazzesca.

 

“Ehi, come sei caldo gattino…”

 

“Lo sai amore, tu mi fai impazzire…”

 

Buffy rise scioccamente mentre lui la sollevava da terra e la portava nella stanza da letto.

 

***

 

L’impianto stereo stava suonando ancora una delle loro compilation di canzoni d’amore quando Spike lasciò il letto e Buffy addormentata, si soffermò un attimo a guardarla. Aveva un aspetto così delicato e angelico. Come era cambiata da quando l’aveva conosciuta!

 

Sospirò rivestendosi e le lasciò un biglietto sul cuscino.

 

Chissà come sarebbe stata felice Buffy per quel regalo.

 

E non era tanto per il regalo in sé, ma per l’intenzione che portava.

 

Spike rise e uscì chiudendo piano la porta.

 

Mentre camminava in strada si sentì spensierato e leggero come una piuma. Improvvisamente una voce che non riconobbe subito, ma che percepì famigliare lo chiamo.

 

“William, William”

 

Si girò lungo il marciapiede e si trovò davanti una sempre bellissima Harmony che agitava la mano e gli sorrideva come se nulla fosse.

 

Rimase e guardarla in silenzio senza sapere cosa dire. Come un perfetto idiota.

 

“Ehi Bubu, non mi saluti nemmeno?” Harmony si aprì leggermente la giacca mostrando il seno stretto in un bustier di seta nero.

 

Sempre le solite tecniche da cretina.

 

“Ciao Harm, come mai da queste parti?”

 

La bionda si aggiustò i capelli cercando di darsi un tono “Sai, faccio la modella adesso e sto andando nello studio di un mio amico a fare qualche foto”

 

Spike la squadrò da capo a piedi, era davvero bella.

 

Bella e senza cuore si corresse.

 

“Ti vedo proprio bene Will…che dici mi accompagni?”

 

“Non credo proprio, mi fa piacere vederti, ma ho altro a cui pensare, quindi se permetti proseguo per la mia strada”

 

Lui le diede le spalle e continuò a camminare, Harmony lo bloccò mettendosi davanti al ragazzo.

 

“Ehi, non mi dai nemmeno un bacio?” e sporse le labbra in avanti.

 

“Perché dovrei? In passato mi usato e riusato come un calzino, illudendomi e trattandomi con uno straccio. Mi hai lasciato e adesso vuoi che io ti dia un bacio?” La guardò aprendo le braccia in segno di resa.

 

“Oh, il cuore ti ha fatto tanto male, vero? Beh adesso sono di nuovo qui e se vuoi possiamo ricominciare…e poi, sai, sei diventato ancora più bello!” e gli fece l’occhiolino.

 

“Mi dispiace deludere il tuo ego, ma non ci penso nemmeno. Adesso lasciami passare, devo sbrigare delle cose”

 

La superò incurante del broncio di lei e scosse la testa rassegnato.

 

“William, ti lascio il mio biglietto da visita, in caso ti andasse di passare una serata insieme…in ricordo dei vecchi tempi”

 

Lui alzò la mano e continuò a camminare.

 

“Stronzo!” gli gridò dietro Harmony, pestando i tacchi sul marciapiede.

 

Spike cercò di calmare il cuore che batteva a mille, nel rivederla si era riempito di rabbia e agitazione. Quella donna era una serpe, niente in comune con la sua adorata Buffy. E pensare che per un periodo l’aveva persino paragonate!

Si girò per un’ultima volta, ma di Harmony non c’era più traccia, era scomparsa tra la gente.

Spike proseguì a passo svelto. Stringendo nel taschino l’anello che aveva sfilato poco prima dalla mano di Buffy sorrise.

 

Si sentiva un eletto, guardava quasi con pietà le persone che gli passavano accanto, li considerava solo facce. Facce sfortunate per non avere la grande fortuna di aver incontrato sulla loro strada una ragazza unica come la sua Buffy. Camminava quasi a un metro da terra e sentiva che dopo la morte di sua madre aveva trovato una nuova ragione di vita.

 

Era nata come una bruciante passione, come il fuoco che spazza via tutto e ti lascia stremato. E Spike si era sentivo veramente così all’inizio del loro rapporto, ma poi quasi per miracolo, il cuore non si è voluto arrendere a qualche notte di sesso, era di più…

 

La loro relazione è diventata un gioco d’attrazione e amore, passione e dolcezza, desiderio e tenerezza. Spike l’aveva accettata con i suoi difetti e i suoi problemi scaturiti dalla poca considerazione che aveva di sé stessa sapendo che solo donandole incondizionatamente amore lei avrebbe potuto far emergere la vera ‘se stessa’.

 

Ne era rimasto abbagliato, sorpreso…tanta grazia sotto quei vestiti da sgualdrina…tanta insicurezza sotto i chili di trucco, tanta bellezza dietro alla rabbia di vivere, tanta timidezza dietro alle innumerevoli storie finite dopo un mese…

 

Adesso non si accontentava più di averla così clandestinamente, voleva che tutti sapessero la sua grande gioia, voleva poter condividere con gli amici la felicità che si tramutava a volte in follia.

 

Avrebbe fatto di tutto, ogni cosa, per non rovinare la sua storia…nessuno poteva ormai dividerli, eppure, un cielo luminoso e limpido di una giornata di sole può trasformarsi in poco tempo in un cielo buio, carico di pioggia e di nubi minacciose. Anche senza che noi ce ne accorgiamo.

CAPITOLO 20

 

Buffy si aggirava inquieta nella villa e aspettava che Spike tornasse. Le aveva lasciato un biglietto, ma voleva abbracciarlo di nuovo, era diventato una droga…

 

“Buffy sono uscito senza svegliarti perché ho una sorpresa per te…non preoccuparti…e aspettami a casa. Ti amo, tuo Spike”

 

La bionda si affacciò alla finestra della grande sala e sbirciò dietro la tenda con un sorriso sulle labbra. Si sentiva completa e nulla poteva turbare il suo equilibro, quello che Spike le aveva fatto trovare.

Tutti i dubbi e le paure erano scomparse…era incredibile come lui avesse avuto un potere salvifico su di lei…

Tutti i casini che aveva fatto erano passati e lontani nella sua mente, adesso era la fidanzata di Spike e questo la faceva sentire per la prima volta nella sua vita importante.

Perché anche se fuori il mondo urlava e si faceva la guerra lei si guardava dentro e poteva leggerci la pace e la serenità che l’amore di Spike le donava.

 

Era pronta ad amarlo alla luce del sole…

 

***

 

“E’ perfetto! Mi faccia una confezione regalo” Spike pagò mentre la commessa chiudeva il dono in una carta argentata e lo abbelliva con un fiocco rosso.

 

“Ecco il resto! Grazie e buona giornata!”

 

“Grazie, arrivederci” Spike uscì dal negozio con il cuore che batteva forte, non vedeva l’ora di rivedere Buffy.

La voglia di darle il regalo era tanta, ma decise di aspettare e di organizzare una seratina speciale…

 

Prese il cellulare e chiamò una persona “Ehi Wes…sì, sto bene grazie…senti avrei bisogno di un favore…”

 

***

 

Buffy sentì i passi di Spike sulla scalinata di marmo e gli andò incontro.

 

“Ciao amore…dove sei stato? Dov’è la mia sorpresa?”

 

“Ehi vacci piano…la sorpresa sarà stasera, e non provare a corrompermi che intanto non cedo!” Spike la baciò lievemente e si diresse verso la camera da letto doveva lasciare ‘casualmente’ l’anello che aveva rubato qualche ora prima a Buffy.

 

Tornò in salone e si fermò mettendosi le mani in tasca a guardarla…

 

“Sei bellissima, preparati: stasera ti porto fuori a cena”

 

Lei abbassò gli occhi verdi arrossendo un poco.

 

“Ti amo Spike”

 

***

 

La giornata era volata e Spike era stato agitato tutto il pomeriggio, sperava che tutto andasse secondo i suoi piani quella sera e si augurava che grazie all’aiuto di Wes sarebbe stato indimenticabile.

 

“Amore, sono pronta” disse Buffy entrando nella camera.

 

Spike che si stava frizionando i capelli bagnati si voltò a guardarla e rimase a bocca aperta, lo stesso capitò anche a Buffy che alla vista di tutto quel ben di Dio coperto solo da uno striminzito asciugamano bianco stretto in vita, deglutì a fatica. Il suo sguardo vagò sul corpo del bel ragazzo, finendo a focalizzarsi in un punto preciso in basso….

 

“Vedo che la reazione è corrisposta” rise Spike avvicinandosi pericolosamente a lei.

 

“Beh…come si fa a resisterti?” Buffy prese ad accarezzargli ingenuamente il ventre e a tracciare cerchi indefiniti sulla sua pelle ancora umida dal recente bagno, sfiorando appena l’orlo dell’asciugamano.

 

Spike tese gli addominali e si deliziò sentendo i dolci polpastrelli della ragazza giocare con la sua pelle, chiuse gli occhi “Continua, ti prego”

 

Buffy strinse l’altro braccio intorno alla nuca di Spike e prese a baciarlo con passione, infilando poi le mani tra i suoi capelli umidi e scompigliando i suoi ciuffi ribelli.

 

L’atmosfera si stava riscaldando molto e presto ci sarebbe stato bisogno di un estintore…

 

Spike stava per perdere completamente il controllo quando si staccò da lei “Dai amore, è meglio rallentare un po’…o meglio rimandare al dopo cene, non vorrai arrivare in ritardo al ristorante!!”

 

Buffy gli fece la linguaccia e poi sorrise “Non era mia intenzione portare le cose fino a questo punto, ma come sai…non posso fare a meno di te”

 

Spike, si tolse l’asciugamano dalla vita, lasciandosi completamente nudo.

 

“Cosa…?” domandò Buffy sorpresa.

 

“Quando questa notte torneremo qui, faremo l’amore nel modo più intimo e profondo che possiamo, vedrai, dopo la mia sorpresa…tutto assumerà un nuovo aspetto e il nostro fuoco sarà ancora più forte”

 

Buffy si domandò cosa aveva in mente il suo micio insolente e poi uscì dalla stanza, non prima di avergli lasciato intravedere attraverso lo spacco dell’abito, le sue gambe perfette.

 

 

************************************

 

 

Arrivarono puntuali al ristorante appena fuori Sunnydale. Buffy era sempre più impaziente, non vedeva l’ora di scoprire cosa aveva in serbo Spike…

 

Entrarono nel locale mano nella mano e Buffy si guardò attorno incuriosita, non era mai stata lì e una strana penombra aleggiava nel ristorante creando un’atmosfera intima e confidenziale, c’erano quasi solo coppie e si rese conto che il posto era anche un locale in cui si poteva ballare, infatti al centro c’era una pista in cui già si stringevano in un lento alcune giovani coppie.

 

La musica era sognante e luci bianche che donavano un’aria surreale completavano il quadro.

 

Spike le strinse la mano sorridendole “Ti piace?”

 

Buffy annuì convinta e riprese a guardarsi intorno, quando notò che un affascinante uomo in giacca e cravatta si avvicinava a loro.

 

“Buona sera Spike!” e gli strinse la mano come fossero vecchi amici.

 

“Ciao Wes, questa è Buffy la mia ragazza”

 

“Piacere” rispose timidamente Buffy stringendo la mano forte dell’uomo.

 

“Ti piace il mio locale Buffy?” domandò curioso.

 

“Ah! Quindi sei il proprietario! Sì è davvero un bell’ambiente”

 

“Grazie mille, fa sempre piacere ricevere complimenti da una bella donna! Adesso seguitemi, vi ho riservato un posto speciale”

 

Buffy guardò interrogativa Spike spalancando gli occhi.

 

“Fidati amore” le rispose spingendola appena.

 

Buffy seguì Wes che li condusse lungo un corridoio illuminato da luce blu al neon che conduceva ad una sala ancora più grande ed elegante, tutti i tavoli erano rigorosamente occupati da coppie e l’unica luce era quella dei candelabri al centro dei tavoli e quella della sfera di cristallo appesa al soffitto che girando creava guizzi di luci, i cui riverberi passavano sui muri, creando un gioco di luce che incantava.

 

Al centro della sala, stava in una posizione rialzata un tavolo per due finemente apparecchiato con tanto di camerieri che aspettavano gli ospiti sorridendo.

 

“Ecco, quello è il vostro tavolo!” si congedò Wes facendo l’occhiolino a Spike.

 

Buffy rimase a bocca aperta e salì i tre gradini che conducevano al tavolo, si sedette aiutata da un cameriere che le posizionò bene la sedia e poi tirò un sospiro.

 

“Spike, sei pazzo!!”

 

“Che c’è passerotto? Non è di tuo gradimento?” chiese Spike mentre il cameriere gli riempiva il bicchiere con vino rosso.

 

“E’ fantastico e romantico!! Non credevo che intendessi una sorpresa bella così…e poi il locale è delizioso”

Buffy era raggiante, i suoi occhi verdi brillavano come smeraldi.

 

“E questo non è niente paragonato a quanto ti amo…”

Spike tossì lievemente e a comando uno dei due camerieri scese dalla loro postazione e si allontano, non prima di aver sussurrato qualcosa all’orecchio di Spike.

 

“Che sta succedendo?” domandò Buffy emozionata.

 

Passò qualche minuto e il cameriere tornò recando in mano un vassoio del cibo con un coperchio d’argento.

 

“Prego, signorina, lo alzi” la invitò il ragazzo.

 

Buffy lo fece e invece di una pietanza succulenta si trovò davanti un minuscolo pacchetto. Il cuore prese a batterle velocemente senza nemmeno sapere il perché…

 

“Amore, aprilo…” la incitò Spike concitatamente.

 

Buffy non se lo fece ripetere due volte e slacciò il fiocco rosso e tolse la carta regalo argentata.

 

Una scatolina apparse sotto i suoi occhi leggermente umidi.

 

Un gesto, un semplice gesto e la confezione si sarebbe aperta.

 

Buffy indugio inghiottendo a fatica.

 

Guardo Spike chiuso nello smoking e ad un tratto capì tutto…

 

Aprì la scatolina e mentre un gridolino di felicità le usciva dalla bocca alla vista dell’anello Spike le fece la domanda di rito “Buffy vuoi sposarmi?”

CAPITOLO 21

 

Buffy con le lacrime agli occhi si alzo dal tavolo e corse a gettarsi tra le braccia di Spike.

 

“Sì, sì, sì, sì….lo voglio, ti amo amore…”

 

Spike la strinse commosso “Sarai mia per sempre” prese l’anello dal tavolo e lo infilò al dito anulare della ragazza.

 

 

***

 

 

I due fidanzati tornarono a casa subito dopocena l’esigenza di fare l’amore e di sentirsi un solo essere era più forte che mai…non accesero luci, correvano per i corridoi della villa di Rupert e senza badarci entrarono nella camera dei genitori.

 

Spike gettò Buffy sul letto, desideroso di spogliarla, le sfilo il vestito godendo della vista del suo corpo caldo di desiderio.

 

Le si gettò sui seni leccandole i capezzoli che si rizzarono subito nella bocca di Spike.

 

Poi in fretta si liberò dello smoking rimanendo con i boxer neri, Buffy gli afferrò il membro attraverso la stoffa e iniziò a stringerlo emettendo un gemito.

 

Brucianti di passione si spogliarono anche degli ultimi indumenti restando nudi uno sull’altro. Buffy si mise a cavalcioni su di lui e con le dita prese a tracciargli cerchi indefiniti sui pettorali, leccando di tanto in tanto la sua pelle liscia.

 

Spike implorava di più e Buffy sentì l’esigenza del suo membro e così si sollevo appena in modo da prenderlo dentro il suo frutto già bagnato e caldo…

 

Spike emise un rauco suono e le intrappolò i seni tra le mani, mentre Buffy gettando la testa all’indietro lo cavalcava come un puledro.

 

Su e giù, su e giù, su e giù senza un attimo di sosta.

 

Le urla di godimento dei due ragazzi erano musica sublime e perversa. Ottimo contorno a quell’atto d’amore portato all’estremo.

 

Buffy ad occhi chiusi e mordendosi leggermente il labbro inferiore continuava quell’eccitante movimento, mentre Spike le stringeva e strofinava i capezzoli fino a farle male.

 

 

***

 

 

“Drusilla i ragazzi saranno nelle loro stanze, è tardo ormai…io vado a preparare il nostro letto, tu lascia pure in salotto i pacchi…e mi raccomando facciamo piano non vorrei svegliare i nostri figli”

 

A quella conclusione Drusilla lo guardò sorridendo “Siamo una famiglia ormai…non tutto è andato perso”

 

Rupert si avviò alla sua stanza matrimoniale, ma più si avvicinava e più sentiva grida e versi osceni, aprì la porta con impeto e si sentì mancare…la scena che gli si presentò davanti agli occhi fu troppo per il suo debole cuore.

 

 

***

 

 

Buffy stava per raggiungere l’orgasmo, quando un tonfo sordo la fece guardare verso la porta.

 

Rupert era lì steso a terra, paonazzo in viso e ansimava come un pesce.

 

“Spike! C’è tuo padre!!”

 

Lui si tolse Buffy da sopra e si avvolse il lenzuolo intorno al corpo imprecando “Cazzo, ma ci avrà visto? Non dovevano tornare domani notte?”

 

Buffy recuperò il reggiseno e le mutandine e piena d’ansia raggiunse Spike che cercava di parlare a Rupert disteso a terra.

 

“Papà, papà mi senti?”

 

Rupert fu preso come da scatti involontari del corpo e riuscì solo a dire “Hai rovinato la nostra famiglia…vi ho visti…hai rovinato la nostra famiglia. Siete due incoscienti, due amorali, due…” si portò una mano al petto emettendo un suono rauco e un attimo dopo moriva.

 

La causa della morte fu un infarto dovuto allo shock della scena vista.

CAPITOLO 22

 

Dopo l’evento funesto quello che doveva essere un amore da confessare solo a pochi intimi, diventò l’argomento delle cronache mondane e di alcuni notiziari locali. A Sunnydale non si parlava d’altro.

 

La vita di Elisabeth, William e Drusilla Shelby si era nuovamente tramutata in un inferno.

 

Elisabeth fu calunniata e furono raccolte testimonianze dai ragazzi che erano stati i suoi “mensili” in cui, per particolari osceni e a volte situazioni inventate, spiccava Angel McQueen, che ebbe la sua pubblicità e dipinse la povera ragazza come una puttana gratuita. Non fu da meno Riley che racconto del loro amplesso in bagno puzzolente di una discoteca e aggiunse che non era per nulla stupito del rapporto incestuoso con il fratello. “Da una così c’era da aspettarselo”, furono le sue parole.

 

Insomma fu gettato fango addosso alla famiglia Shelby e l’opinione pubblica puntò il dito contro i tre componenti della famiglia.

 

Drusilla cacciò dalla villa i due ragazzi che si rifugiarono nell’appartamento di William e il loro rapporto che era arrivato al punto di consolidarsi venne buttato nell’oblio e i progetti dimenticati.

 

William sopraffatto dal dolore per la morte del padre e per le calunnie, iniziò a cercare conforto nell’alcool e decise di lasciare Buffy…tutto successe un pomeriggio.

 

“Allora, mi spieghi che ti prende?” la bionda era disperata.

 

Spike guardò a terra, serrando la mascella “Non posso bere un bicchierino ogni tanto? Faccio del male a te per caso?”

 

Si scambiarono uno sguardo duro, di sfida…

 

“Sì, mi fai male…qualche mese fa mi avevi chiesto di sposarti e adesso mi tratti come un’estranea, non fai più l’amore con me, mi tieni a distanza e vai ogni sera al bar”

 

“Cosa dovrei fare? Da quando ti ho conosciuto è iniziato il mio inferno, stando insieme ci danneggiamo a vicenda…è un circolo vizioso, ormai la gente per strada mi riconosce, mi addita, sento parole ingrate dette alle mie spalle…tutto per essermi innamorato di te”

 

Buffy tremò leggermente, la voce le uscì a fatica dalle labbra “E ti sembra un peccato?”

 

Spike la guardò fisso negli occhi, un abisso in tempesta “Adesso sì, per questo credo che dobbiamo lasciarci, riprendere la nostra vita senza danneggiarci a vicenda…mi dispiace”

 

Lo schiaffo lo colpì in piena faccia “Tu sei pazzo, io ti amo, sono la tua fidanzata, non ricordi cosa mi avevi detto? Avresti lottato contro tutto e tutti per me e adesso getti la spugna?”

 

“Mio padre è morto a causa nostra, ti sembra poco?” Spike si massaggiò la guancia che bruciava.

 

“Cosa risolverai lasciandomi?”

 

“Tutto: i problemi, le occhiate della gente, le calunnie, e tutto il resto. L’hanno definito un amore indecente…lo capisci?”

 

Buffy si aggrappò al suo braccio implorante “Ma insieme possiamo farcela, dobbiamo stare uniti, ti prego…io ti amo”

 

Spike si staccò e spinse Buffy facendola cadere a terra e come impazzito prese a darle calci in pancia.

 

Uno

Due.

Tre…

 

“Basta!!” l’urlo di Buffy lo fece tornare alla realtà.

 

Era rosso in viso, le pupille dilatate, la giugulare pulsava.

 

Era posseduto da un demone, una forza oscura che lo spingeva a mandarla via, ad umiliarla…

 

Buffy piangendo si sollevò da terra e senza guardarlo si sfilò l’anello che continuava a portare all’anulare e glielo gettò addosso.

 

“Vaffanculo te e le tue promesse” corse in camera sbattendosi la porta alle spalle.

 

***

 

Un’ora dopo quell’episodio Elisabeth aveva preso tutta la sua roba e con una valigia aveva lasciato l’appartamento di William.

 

Lui era davanti alla tv a vedere una partita di football, Elisabeth gli passò davanti e senza degnarla di uno sguardo la sentì andare via.

 

Non mosse un dito, così…senza opporsi lascio scappare via il suo “amore indecente”.

 

Elisabeth corse a rompicollo giù per le scale, le lacrime le offuscavano gli occhi e la valigia le pesava, ma in quel momento tutto era in secondo piano, stava male come mai in vita sua…perché si sentiva persa e questa volta non c’era nessuna speranza di salvezza.

 

Il principe azzurro che l’aveva salvata dalla mediocrità e le aveva giurato amore eterno, adesso la gettava in mezzo alla strada in balia del fato e del mondo.

 

Il principe azzurro che tanto aveva amato era arrivato al punto di picchiarla, di odiarla…di accusarla dell’amore che gli aveva donato incondizionatamente…

 

Il principe azzurro evidentemente non era mai esistito.

 

Arrivata fuori dal portone vide Faith in macchina che l’aspettava facendole cenno di salire a bordo. Elisabeth gettò un ultimo sguardo al condominio sperando di vederlo affacciato, ma era chiedere troppo. Con il cuore che moriva salì in macchina portandosi dentro la valigia e continuò a piangere.

 

“Ehi B…sono qui adesso…sfogati, piangi, urla, maledicilo, ma lasciati andare fa ancora più male se ti tieni tutto dentro” la bruna l’abbracciò forte.

 

Eccola: Faith era sempre stata con lei, l’aveva protetta e adesso voleva fare qualsiasi cosa per aiutarla.

 

Mentre la bruna mise in moto e si allontanò l’altra le toccò la mano in cerca di contatto umano.

CAPITOLO 23

 

Elisabeth non riuscì a restare a casa di Faith che per un paio di giorni, voleva scappare, fuggire via da tutto…lontano dalle persone che aveva distrutto la sua vita e l’aveva resa così debole.

 

Lontano da colui che aveva avuto il coraggio, dopo tutto quello che c’era stato, di rinnegarla.

 

 

“Faith, sei stata così cara con me…ma ho preso una decisione…ho bisogno di cambiare aria, di allontanarmi da tutto questo, io…io non riesco a stare in questa città…non dopo quello che è successo”

 

La bruna la abbracciò stretta e le accarezzò la testa “B. fa quello che ti fa stare meglio! Io sono con te”

 

Elisabeth fece un forte sospiro “Mi puoi portare in aeroporto?”

 

Faith si staccò da lei e la guardò con gli occhi lucidi “Ma…” cercò di obiettare.

 

“Sto facendo quello che sento…tu sarai sempre nel mio cuore, sei una sorella e io ti voglio tanto bene…vieni, avvicinami, salutami” la voce carica di amarezza.

 

La bionda resto in piedi in mezzo alla stanza di Faith e la bruna le si avvicinò piano e le posò un dolce bacio sulle labbra che Elisabeth ricambiò senza nessuna vergogna né malizia.

 

Un contatto intimo che uscì dall’anima.

 

Un contatto che non era un addio, ma l’augurio e la volontà di nuovo inizio…

 

Il bacio di due sorelle che non vogliono perdersi.

 

“Certo B! Dai andiamo”

 

***

 

Durante tutto il tragitto in macchina Elisabeth non disse una parola, fissava fuori dal finestrino mentre Sunnydale scorreva via nel vento. Ogni tanto un sospiro usciva dalla sua bocca.

Forse avrebbe dovuto avvisarlo, ma a che scopo? L’aveva lasciata pregandola caldamente di dimenticarlo, di voltare pagina. E lei lo avrebbe fatto.

 

Ora era sola.

 

Drusilla l’unica persona che rimaneva della sua famiglia non era stata in grado di mantenere il suo ruolo di madre e l’aveva accusata della morte di Rupert. Elisabeth ne aveva sofferto tantissimo, ma sapeva di poter confidare in Spike e che lui non l’avrebbe mai lasciata da sola…

 

E anche quella speranza si era infranta. Aveva costruito il suo amore come un castello di sabbia sulla riva del mare e piano piano le onde più forti e impetuose l’avevano demolito pezzo dopo pezzo incuranti della sua grandezza e bellezza.

 

In fondo era giovane, aveva ancora 19 anni…e la vita non sarebbe finita così. Elisabeth si sarebbe riscattata con o senza Spike.

 

“Faith se mai lui venisse a cercarti chiedendo di me, ti prego di non dirgli nulla. Non voglio vederlo mai più”

 

Quanto le costavano quelle parole, quanto dolore nel cuore eppure era decisa ad andare avanti, o almeno a provarci…chissà se ci sarebbe riuscita.

 

“Come vuoi tu…ma, dove andrai? Cosa farai?”

 

“Ancora non lo so vorrei cambiare nazione, andare via…forse in Francia. Conosco abbastanza bene il francese, quindi non avrei problema con la lingua. Troverò un lavoretto e poi chissà…”

 

“Ce la farai?” domandò la bruna.

 

“Devo farcela Faith” era rassegnazione la nota amara nella sua voce.

 

Arrivarono all’aeroporto ed Elisabeth volle andare da sola “Non accompagnarmi dentro, vado da sola, ti telefono va bene?” la guardò per l’ultima volta sforzandosi di sorridere mentre avrebbe voluto solo piangere.

 

“Mi raccomando B!” Faith le sorrise in risposta nascondendo gli occhi lucidi, passandole la valigia.

 

La macchina della ragazza si allontano poi in tutta fretta, mentre Elisabeth si guardava intorno spaesata. Si fece coraggio e superò la porta automatica dell’ingresso.

 

**

 

Elisabeth si diresse senza indugio al punto informazioni e fu felice di constatare che il prossimo aereo per la Francia, e più precisamente per Parigi, sarebbe partito tra solo un’ora.

Fece il biglietto e si avviò al check-in, sbrigò tutte le faccende e si sedette poi in sala d’attesa.

 

Quando i minuti interminabili passarono, la ragazza si diresse al punto d’imbarco e si girò un’ultima volta verso la porta scorrevole che le si chiudeva alle spalle.

 

Tra tutte le teste che stavano al di là della porta ne aveva distinta una color platino, il cuore prese a batterle più in fretta e un debole sorriso comparve sulle sue labbra quando correndo torno indietro.

 

Era lui…era tornato a prenderla…a salvare la principessa in difficoltà.

 

Continuò a correre per qualche metro, e batté con i pugni sopra la porta chiusa.

 

Le persone si dileguarono e poté vedere il platinato che si avvicinava ad una ragazza dai capelli castani e la baciava dolcemente.

 

Lasciò scivolare le mani sul vetro mentre gli occhi le si inumidivano…

 

Non era lui…

 

Eppure pensava che quei capelli platinati fossero una sua peculiarità, osservò ancora i due ragazzi e con un sospiro percorse all’indietro il corridoio che conduceva all’entrata dell’aereo.

 

Si era illusa ancora.

Sperò che fosse l’ultima.

 

Salì in aereo e sedette al suo posto allacciandosi la cintura di sicurezza.

CAPITOLO 24

 

“Mademoiselle (signorina)” una voce dolce mi svegliò.

 

“Où (dove)…?” domandai ancora assonnata.

 

“Mademoiselle nous sommes à Paris (signorina siamo a Parigi)” esclamò con un ampio sorriso.

 

Con piacere Elisabeth continuò a conversare in francese “Mi scusi mi sono addormentata, grazie mille”

 

La gentile hostess si allontanò e dopo essersi alzata raggiunse l’uscita recandosi al ritiro bagagli. Mentre si faceva spazio per ritirare la sua valigia andò a scontrare contro una persona che imprecò pesantemente.

 

“Oh mi scusi, ma non riuscivo a prendere il mio bagaglio!” Elisabeth diventò tutta rossa in faccia e cercò di sforzare un sorriso.

 

Il ragazzo si girò verso di lei guardandola attentamente e il suo sguardo duro si addolcì piano piano “Mi perdoni lei signorina, non dovevo risponderle in quel modo…” le porse la mano con un ampio sorriso “Piacere, io sono Philippe Lapointe”

 

Elisabeth gli strinse la mano con calore osservando con interesse i suoi vivaci occhi scuri “Io sono Elisabeth Anne Shelby”

 

Detto questo si guardarono ancora un attimo e poi lui iniziò a parlarle “Sei straniera?”

 

Lei annuì “Sì, sono americana, ma voglio iniziare una nuova vita qui…a Parigi!”

 

“La città dell’amore…ma non ci credere è una farsa! L’amore si trova nel posto in cui ti senti a casa e non c’è bisogno di andare all’altro capo del mondo! Tu perché sei qui?”

 

Elisabeth fu intimorita da quel fiume di parole e istintivamente indietreggiò d’un passo “I-io…vorrei vivere qui”

 

“Hai una casa? Parenti? Amici? Ehi, scusa se faccio tutte queste domande, ma è nella mia natura: faccio interviste per un mensile mondano”

 

“No, sono sola. Ma ho buona volontà e mi troverò un lavoretto da qualche parte, ho chiuso con l’America!”

 

Philippe guardò l’orologio “Beh ora devo proprio andare, mi ha fatto piacere conoscerti Elisabeth!”

 

La bionda non fece in tempo a ribattere che lui era già sparito tra la folla. Alzò le spalle e tirandosi dietro il bagaglio si avviò all’uscita.

 

*******

 

Era da qualche giorno che non la vedeva e più cercava di condurre la vita come se tutto fosse normale, più soffriva e si sentiva inutile. La sera rimaneva alzato fino a tardi ad attenderla, quasi sperando in un suo ritorno, eppure nulla era successo. Non aveva intenzione di tornare indietro, un po’ per orgoglio, un po’ per debolezza…la morte del padre ancora gli pesava e forse allontanarsi da Buffy era una sorta di redenzione per quella colpa che si sentiva pesare sul cuore.

 

Il medico era stato chiaro, Rupert era morto per un infarto dovuto al trauma di ciò che aveva visto, si trovava infatti in una situazione molto delicata perché il suo fragile equilibro era in piena attività, mille emozioni e progetti si agitavano nel suo animo ed era fermamente convinto di poter ricostruire la sua famiglia e invece…

 

Spike accese la tv senza voglia e iniziò a fare zapping da un canale all’altro…poi come impazzito la spense e andò diretto in camera prese il suo spolverino di pelle nera e uscì sbattendo la porta, non prima di essersi scolato quel che rimaneva della bottiglia di whisky che teneva in cucina.

 

Si ritrovò a camminare a testa bassa nella fredda sera di Sunnydale, gli occhi lucidi, pensando a tutto e pure a Buffy, la sua Buffy…cercò una sigaretta e l’accese ad un angolo della strada, ne fece una boccata e poi riprese a camminare senza guardare e andò a sbattere contro una persona.

 

Alzò gli occhi azzurri incontrando quello sguardo che conosceva benissimo…e forse era quello di cui aveva bisogno.

Elisabeth si era stabilita in un motel abbastanza vicino il centro e iniziò ad andare in giro per i negozi cercando un posto per farsi assumere, avrebbe fatto qualsiasi cosa.

 

Le boutique cercavano persone qualificate e con esperienza e più veniva mandata via, più si scoraggiava, si sedette su una panchina della via, un po’ sconsolata. Il vento tirava forte e un volantino le coprì il viso, lei stizzita se lo tolse e lo lesse.

 

“Petites Folies de magie”

Articoli di esoterismo, magia e libri di incantesimi e sapienze orientali.

Oggetti portafortuna di importazione.

Vieni a trovare qui un pezzo di te…sarei il benvenuto!

 

Elisabeth lesse l’indirizzo e decise di tentare qualcosa in quella boutique. La via non era molto distante e le luci soffuse che si intravedevano dalla vetrina adornata da una tenda di pizzo la incuriosirono e affascinarono. Si guardò ancora un po’ intorno e alla fine spinse la porta ed entrò.

Un allegro campanello segnalò il suo ingresso e un buon odore di sandalo le diede il benvenuto.

Candele erano disseminate un po’ ovunque e intenta a scrivere ad un tavolo rotondo al limite del negozio stava una ragazza dai capelli rossi.

 

Elisabeth avanzò guardandosi attorno e i suono dei suoi tacchi riscosse la rossa che balzò sulla sedia dirigendosi verso la nuova arrivata.

 

“Buongiorno signorina! Posso aiutarla?” domandò con cortesia facendo un timido sorriso.

 

“Salve, io…beh ecco ho trovato il vostro volantino e cercavo un lavoretto, ho già tentato in altri negozi, ma non c’è stato nulla da fare” Elisabeth sperò di non apparire patetica.

 

“Io sono Willow Rosemberg, diamoci del tu!”

 

“Sì, io mi chiamo Elisabeth Anne Shelby” si strinsero la mano.

 

“E’ da un mesetto che ho aperto questo negozio, oltre che il mio lavoro è la mia principale passione…c’è gente che mi addita come una strega, ma le mie arti mi aiutano a vivere più in pace con me stessa e ho molti clienti. Dimmi che lavoro hai fatto finora, sei americana? Quanti anni hai?”

 

Elisabeth si sentì al sicuro cullata dal ritmo cadenzato delle parole della ragazza “Sì, sono qui solo da pochi giorni, ho trovato una stanza in un motel e finchè non avrò trovato un lavoretto stabile continuerò a restare il albergo, poi mi cercherò un appartamento, magari da dividere con qualche studentessa. Ho 19 anni, non ho esperienza lavorativa, ma posso fare qualsiasi cosa!”

 

Willow la guardò attentamente “In effetti mi ci vorrebbe proprio un’aiutante…devo gestire il magazzino, gli arrivi della nuova merce, la cassa, e stare un po’ con i clienti…ci possiamo mettere d’accordo e puoi iniziare da domani se ti va”

 

Elisabeth sorrise felicissima “Grazie mille, stavo per perdere le speranze!”

 

“Siamo state fortunate tutte e due in questo caso! A domani mattina alle 9” concluse Willow con dolcezza.

 

“Certo! Sarò puntualissima!” Elisabeth uscì con il sorriso sulle labbra, iniziava la sua nuova vita parigina.

 

***

 

Harmony baciava i capezzoli di Spike, o meglio William, mentre lui sotto di lei si godeva quei momenti di puro piacere.

 

“Se non ti avessi incontrata quella sera, non ci saremmo più rivisti…” gemette il platinato sotto le carezze di Harmony.

 

“E’ il destino Bubu…non potevamo stare così lontani…sono solo pochi giorni e abbiamo passato in questo letto la maggior parte del tempo” rise scioccamente.

 

William non rispose, ma abbracciò forte Harmony dopotutto le voleva bene. Non gli importava buttarsi via con lei, voleva solo non sentire nulla, far tacere il dolore e la voce di disperazione che gridava dentro di lui rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa…voleva scappare dalla realtà, smettere di vedere Elisabeth ovunque…il desiderio inconfessabile pulsava nelle sue vene, scorreva nel sangue: quanto avrebbe voluto indietro il suo amore indecente.

CAPITOLO 25

 

L’indomani arrivò velocemente, Elisabeth si trovò puntuale davanti al negozio e Willow passò tutta la mattina a spiegarle come funzionava la gestione della boutique.

La ragazza osservava tutto con genuina curiosità, sorrideva ai clienti e cercava di tenere a mente tutto ciò che le diceva Willow, voleva farle una buona impressione.

“Questo invece è il reparto dei libri, sono tutti molto preziosi e antichi, non sono in vendita e puoi consultarli se vuoi…sono più che altro antiche leggende e tradizioni del passato, ma credo che in tutto ciò ci sia un fondo di verità. Amo la terra, l’acqua, il vento, il fuoco…la natura è stupenda e la rispetto come potrei fare con te o un’altra persona. Molta gente crede che io pratichi incantesimi o maga nera, invece faccio solo qualche infuso e rito propiziatorio…nulla per cui mandarmi al rogo!”

 

Elisabeth rise “Beh, posso immaginare, non preoccuparti. Sarei interessata a scoprire di più su questo argomento e sarei felice di imparare da te…”

 

“E io sarò orgogliosa di essere la tua maestra!!”

 

Willow iniziò a spolverare i libri mentre Elisabeth si aggirava per il negozio osservando con curiosità gli oggetti in esposizione. C’erano candele di ogni tipo, incensi profumatissimi e più in alto nelle mensole barattoli pieni di strani liquidi.

 

Il trillo della porta che si apriva distolse Elisabeth dai suoi pensieri e si dedicò completamente alla cliente appena arrivata.

 

***

 

La mattinata era passata velocemente e Willow ed Elisabeth, in pausa pranzo, parlavano davanti ad un piatto caldo di un ristorante lì vicino.

 

“Allora raccontami un po’ di te…” la incitò la rossa con occhi attenti.

 

Elisabeth si trovò un attimo in imbarazzo, non sapeva cosa dirle, in fondo la sua vita non era molto interessante, o meglio, lo era in modo perverso e sbagliato.

 

“Beh, credo sia evidente che io abbia voluto dare un taglio netto con la mia vita in America…ho avuto un po’ di problemi con la mia famiglia e visto che conosco bene il francese o ho pensato di trasferirmi qui…”

 

Willow era particolarmente interessata “E i tuoi genitori hanno accettato?”

 

“Mia madre non è stata mai molto presente nella mia vita e sono abituata a prendere le decisioni da sola, mio padre purtroppo è mancato…non avevo più nessuno che mi volesse bene, solo Faith una mia carissima amica, una sorella per me…”

 

“Mi dispiace per tuo padre, non volevo sembrare invadente. E non hai lasciato qualche cuore infranto?”

 

Elisabeth si rabbuiò improvvisamente “No, quella con il cuore calpestato sono io…diciamo che il sogno si è trasformato in un incubo. Preferisco non parlarne”

 

“Certo!” Willow guardò altrove, mentre Elisabeth si asciugava una lacrima con il tovagliolo.

 

***

 

“Bubu, ma che fine ha fatto tua sorella?” Harmony sfogliava una rivista sul divano, mentre Spike appena uscito dalla doccia si frizionava i capelli.

 

“Non lo so! E francamente più lontano si trova meglio è per tutti…” concluse camminando a piedi nudi fino in cucina.

 

“Ma proprio a letto con lei dovevi andare? Non c’erano altre ragazze?”

 

Spike sbuffò infastidito “Chiudi quella bocca Harm, lascia perdere, sarebbe troppo lunga da spiegare”

 

“Ehi, guarda siamo sul giornale, non ci posso credere!!!” esclamò la bionda tutta eccitata.

 

Spike arrivò veloce come una furia e le strappò la rivista dalle mani “Fammi vedere…”

 

- Nuovo amore per William Shelby -

- Harmony Kendall, famosa indossatrice, si divide tra la passerella e il giovane rampollo Shelby -

LA. E’ proprio vero che quando si è giovani gli amori vengono e vanno. Al centro delle cronache mondane si pone di nuovo la famiglia Shelby, che ha creato scalpore tempo addietro con la presunta, e poi confermata, relazione incestuosa tra William Shelby e la sorellastra Elisabeth Anne Shelby. I due giovani erano segretamente fidanzati, ma lo shock per il loro rapporto ha condotto alla morte il padre Rupert. Sembravano così uniti, così forti davanti alla gente, ma mentre la vicenda finiva in un polverone, Elisabeth e William si sono lasciati, le cause rimangano ancora nascoste. Si potrebbe ipotizzare un periodo di riflessione o forse la definitiva rottura a causa della morte del padre. Fatto certo è che William Shelby non si ferma facilmente, sta già vivendo un flirt con la bella modella Harmony Kendall, con la quale sembra abbia già avuto una relazione in passato. Mentre il ragazzo si tiene occupato, della sorella non si hanno più notizie. Che sia nascosta sotto il letto pronta a balzar fuori appena la Kendall lascia l’abitazione?

 

Spike rosso di rabbia guardò Harmony “Come possono scrivere cose del genere?”

 

“Beh è la verità…” disse lei guardandolo con gli occhioni spalancati.

 

“Taci” le gridò contro entrando in camera e sbattendo la porta.

 

***

 

Spike passò un’ora chiuso in camera, sdraiato sul letto con le braccia dietro la testa…magari era stata la stessa Buffy a mettere in giro tutte quelle voci sui giornali scandalistici.

Prese il telefonino e cercò il numero di Faith che Buffy gli aveva dato una volta, voleva delle spiegazioni!

CAPITOLO 26

 

Faith rispose al cellulare “Sì?”

 

William esitò un attimo e poi la attaccò subito “Passami Elisabeth, so che è con te!!”

 

“Ehi, abbassa il tono! E comunque Elisabeth non è qui da me!” rispose Faith decisa, non voleva farsi mettere i piedi in testa da un tipo come lui.

 

“Senti non ho tempo da perdere e voglio solo chiudere questa faccenda una volta per tutte, passami Elisabeth, ora!”

 

Faith ci pensò un po’ su “Credo che l’abbia finita lei prima di te, arrivi tardi…”

 

William rimase in silenzio “Cosa vuoi dire?”

 

“Svegliati bello! Sono passati un po’ di giorni dalla tua rottura con lei, vero? Beh nel frattempo Elisabeth se ne è andata”

 

Il ragazzo sussultò “Cosa?”

 

“Certo, che avrebbe dovuto fare? Venire a leccarti il culo? L’hai illusa e trattata malissimo, era disperata, ma piena di speranza per un futuro migliore senza te!”

 

“Lascia da parte la predica e dimmi dive è andata” William cercava di mantenere il tono dell’inizio della telefonata, ma gli riusciva difficile adesso…Buffy non era più a Sunnydale da tempo e mentre rimuginava su questo fatto un nodo gli prese lo stomaco.

 

“Mi ha pregato di non dirti nulla e ho detto già troppo! Elisabeth merita di meglio, lasciala in pace e non cercarla mai più!” detto questo Faith riattaccò.

 

William rimase imbambolato a fissare il vuoto mentre il cuore gli batteva più forte e uno strano senso di nausea lo prendeva.

 

***

 

Elisabeth stava scherzando con Willow, quando il cellulare prese a squillare, lo prese dalla borsa e rispose.

 

“B. sono io…”

 

“Oh Dio Faith scusami…non ti ho nemmeno più chiamato, scusa…sai ho trovato un lavoretto in un negozio di magia gestito da una ragazza simpaticissima e…”

 

Faith la interruppe “William ha chiesto di te”

 

Elisabeth trasalì e dimenticò tutto il resto “Davvero? Che vuole?”

 

“Mi dispiace…voleva parlarti ma gli ho detto che sei andata via e di lasciarti in pace, ma dove sei?”

 

Elisabeth sospirò “A Parigi, ti prego Faith non dirglielo, sto cercando di ricominciare e non voglio che lui mi venga dietro come un cane…”

 

“Beh tranquilla, si è già rifatto una vita…con Harmony Kendall, l’indossatrice, una sua ex”

 

“Non ci credo…mi ha pure chiesto di sposarlo, era felice con me, ma dopo la morte di Rupert tutto è precipitato, non è più lui”

 

Faith pensò a qualcosa da dire per consolare un po’ l’amica “Me lo ricordi B. e ti posso dire che erta davvero innamorato, forse il suo sbaglio è stata la debolezza, la paura delle opinioni della gente…non ha retto a tutto questo!”

 

“Sì lo credevo anche io e nel mio cuore l’avevo perdonato, ma il giorno in cui mi ha picchiata ho perso tutta la fiducia che avevo in lui, si è infranto il sogno…è finito tutto”

 

“Coraggio, fatti sentire B!”

 

“Certo e grazie” concluse Elisabeth.

 

Willow la guardò in modo interrogativo, ma la bionda non si sentì pronta e distolse lo sguardo imbarazzata. Il passato ancora una volta voleva riemergere.

 

***

 

William aveva passato il resto del pomeriggio in uno stato di completa apatia in compagnia della sua bottiglia di whisky. Harmony era tornata a casa sua e lui era rimasto immobile sul letto a guardare il soffitto come se potesse leggerci le soluzioni a tutti i suoi problemi. Cosa gli era successo?

 

Immagini gli passavano davanti, flash di una vita che non gli sembrava nemmeno di avere vissuto: Drusilla, suo padre, Buffy…e infine sua madre, la sua adorata mamma.

 

In un moto di lucidità si domandò cosa pensasse sua madre vedendolo ridotto uno straccio diviso tra alcool e sesso con donne che usava solo per sfogare le sue voglie.

 

Pensò a cosa l’avevo spinto così in basso…la morte di Rupert l’aveva distrutto, se ne era sentito direttamente responsabile e nulla gli aveva fatto cambiare idea per la vergogna dopo il funerale non si era nemmeno più presentato al cimitero.

 

Poi pensò a Buffy, alla sua forza, alla sua determinazione e all’amore sconfinato che gli aveva dimostrato. Lacrime amare gli scesero lungo la guance e bruciavano. Lei era scappata, fuggita dal principe che si era tramutato in orco, lontana da quella città che troppo aveva influito sulle loro vite. Chissà dove, chissà con chi…Si rese conto di essere stato un cretino, non era stato in grado di affrontare i problemi e le paure con la donna che amava, era stato razionale e calcolatore. Le cose più importanti che la madre gli aveva insegnato erano il rispetto, la fiducia e l’amore e lui aveva fallito in tutte e tre. Adesso avrebbe solo voluto che Buffy fosse accanto a lui per scusarsi e per spiegarle le contraddizioni che si celavano in lui…

 

Si tirò su dal letto e scolò l’ultimo goccio di whisky ridendo come un pazzo e allo stesso tempo piangendo. Sarebbe stato ancora degno di lei?

CAPITOLO 27

 

William passò una delle notti più tormentate della sua vita, diviso tra mille pensieri e cento preoccupazioni. Era evidente che doveva correre da lei, ritrovarla…come aveva fatto ad essere così cieco??? L’unica che poteva sapere qualcosa era la sua amica Faith, ma sarebbe stata un osso duro, ne era certo. E Drusilla? Un moto di tristezza lo colpì nuovamente al pensiero della povera Buffy solo per il mondo, senza l’affetto di una famiglia né quella dell’uomo che aveva proclamato di amarla. Come aveva potuto essere così crudele?

 

Un lampo di genio gli attraverso la mente.

 

Fece il numero del cellulare e attese in linea finché un voce che non avrebbe mai confuso con nessun’altra rispose “Chi parla?”

 

Il cuore di William accelerò, e un nodo alla gola gli impedì di rispondere subito.

 

Elisabeth dall’altra parte del mondo capì…lei ci volle una frazione di secondo per comprendere chi era, il silenzio prolungato non fece che confermare la sua ipotesi. Sì sentì confusa si pentì di non aver cambiato numero di cellulare.

 

William finalmente parlò “Buffy…”

 

Lei sapeva che avrebbe fatto meglio a riattaccare, ma aspettò quasi con paura.

 

“Mi dispiace Buffy…sono stato uno stupido, non ti chiedo nulla, solo…perdonami per il male che ti ho fatto”

 

Un vuoto dall’altro capo del filo, fece preoccupare William…se lei non gli avesse risposto?

 

“Dispiace anche a me, però è stato terribile…mi fai paura Spike. E’ meglio stare lontani, mi sono fidata di te, ho cambiato la mia vita e ho ricevuto una porta in faccia. Ti ho dato tutto per poi venire accusata di qualcosa che non esiste. Io non ce la faccio a tornare…sotto il clamore dei giornali scandalistici, e sempre sotto assedio della gente !”

 

“E’ la stessa cosa che mi ha frenato e mi ha fatto impazzire…”

 

Elisabeth sospirò accorgendosi di tremare “Io credevo che l’amore fosse più forte di tutto il resto”

 

“E’ così passerotto. Solo se tu ed io lo vogliamo”

 

Elisabeth sentì gli occhi appannarsi debolmente “Lo volevo”

 

William si schiarì la gola “Parli al passato, perché?”

 

Elisabeth si stupì dell’ingenuità di Spike “Magari ci arrivi se ci pensi bene!!”

 

“No, ti prego!” la voce supplicante di lui la fece intenerire.

 

“E’ finita William” sottolineò il vero nome e lo scandì con lentezza.

 

“Non mi arrendo così…ricordatelo Buffy!”

 

Lei rise amaramente “L’hai già fatto” e chiuse la conversazione.

 

Willow era seduta al tavola e la osservava dubbiosa, ma distolse lo sguardo quando Elisabeth lasciò il telefonino. La bionda notò questa situazione e decise che era il momento di aprirsi con quella ragazza. Si sedette al tavolo con lei e le prese una mano tra le sue “E’ giunto il momento che tu sappia il motivo della mia partenza…”

 

***

 

Passarono due settimane d’ansia per Elisabeth e di preparativi da parte di William…alla fine era riuscito a farsi dire dove si trovava la sua Buffy, ma Parigi era grande e non sarebbe stato facile, però era pur sempre un punto di partenza.

 

Così, dopo aver sbrigato alcune faccende, William Shelby partì alla volta di Parigi con una valigia, ma carico di speranza nel cuore, chiese a Faith di seguirlo, ma lei capì che questo viaggio doveva essere solo suo. Forse non tutto era andato perso o almeno lo sperava tanto per Elisabeth.

 

La biondina nel frattempo aveva lasciato l’hotel per trasferirsi a casa di Willow che si era rivelata un’amica sincera e sempre pronta all’ascolto, non l’aveva mai giudicata e le voleva molto bene. L’appartamento della rossa era davvero bizzarro, ma accogliente pieno di strani oggetti e libri di magia. Elisabeth aveva una stanza tutta sua e non smetteva di ringraziare Willow per la sua bontà. La sua vita era ricominciata, il taglio netto con il passato era stato necessario e non aveva alcun rimpianto.

 

Una sera decisero di uscire e di andare in un locale carino in centro. Willow non amava molto andare nei pub, ma si rese conto che Elisabeth aveva bisogno di conoscere gente nuova, la bionda fu contentissima e accettò senza alcun dubbio.

 

Willow indossò una camicetta bianca e una gonna lunga, un po’ di trucco e legò i capelli, Elisabeth invece optò per un paio di pantaloni neri e un top rosso, si fece i boccoli e si truccò gli occhi per farli risaltare. Le due amiche si guardarono a vicenda soddisfatte e decisero che potevano uscire e dirigersi al “Jolie nuit”.

 

***

 

William atterrò all’aeroporto di Parigi in una sera carica di nubi, forse avrebbe piovuto. Si diede dello stupido per non aver portato nemmeno un ombrello e si chiese cosa stava facendo la sua Buffy in quel momento, si sentiva già felice di poter vedere lo stesso cielo che anche lei osservava, e di esserle così vicino. Forse le cose sarebbe andate bene questa volta…

 

***

 

Elisabeth e Willow entrarono nel locale dopo una breve coda all’ingresso e vennero accolte da una dolce musica francese e da un’atmosfera tranquilla e famigliare. La bionda adocchiò subito un tavolino vuoto e ci si sedette seguita a ruota da Willow.

 

“Allora, ti piace qui?” domandò all’amica che aveva un sorriso stampato in faccia.

 

“Sì, è davvero carino…poi mi piacciono tutte queste luci…c’è molta gente!” osservò poi girandosi sulla sedia.

 

“Sono felice che ti piaccia, ordiniamo qualcosa al bar?”

 

Elisabeth ci pensò un po’ su “Ok, guarda vado io a prendere da bere, così mi faccio un giretto! Cosa vuoi?” chiese alzandosi.

 

“Uhm…una coca, grazie!”

 

“Perfetto! Vado e torno” e facendole l’occhiolino si allontanò.

 

Elisabeth fu felice di vedere tutte quelle facce nuove intorno a lei e sentire parlare sempre francese l’aiutava nella pronuncia che peraltro era già buona di per sé. Si avviò al bancone del bar passando accanto alla pista da ballo in cui già ballavano dolcemente ragazzi e ragazze. Arrivata al bar, attese in suo turno guardandosi in giro e notando che i francesi non erano niente male, mentre stava per ordinare un ragazzo le passò avanti dicendo “Offro io per la signorina!”.

 

“Ehi, ma…” si oppose Elisabeth.

 

“Non ti ricordi di me, Philippe Lapointe, ci siamo incontrati all’aeroporto tempo fa…”

 

Elisabeth lo guardò meglio e sorrise “Hai ragione, scusa non ti aveva riconosciuto!” e gli strinse la mano.

 

“Allora, vanno meglio le cose Elisabeth?”

 

“Ti ricordi ancora come mi chiamo? Comunque tutto bene, lavoro in un negozio e divido l’appartamento con una ragazza”

 

Il ragazzo si avvicinò di più a lei guardandola intensamente negli occhi “Allora, che facciamo? Ordino io?”

 

Elisabeth rimase a bocca aperta sentendo il fiato caldo di lui sulla propria bocca “Ehm…i-io prendo una coca e una anche per la mia amica!”

 

Philippe si spostò e chiamò il cameriere, poi si volse nuovamente verso la ragazza slacciandosi i primi bottoni della camicia, mostrando un petto glabro e scolpito, le ricordò fisicamente Riley e cercò di scacciare dalla testa il ricordo di quel verme schifoso. Gli occhi scuri del francese la fissavano e si chiese cosa stesse pensando.

 

Elisabeth cercò con lo sguardo Willow, ma non la scorse e decise di tornare al tavolo “Beh, grazie mille per il drink, ma adesso devo proprio tornare dalla mia amica” e detto questo si cacciò la cannuccia in bocca e iniziò a bere.

 

“Non preoccuparti, è stato un piacere rivederti, tanto ci vedremo di nuovo, magari ci facciamo due salti in pista ti va?”

 

Elisabeth arrossì “Certo, a dopo” e sparì eccitata tra la folla, desiderosa di dire tutto all’amica.

 

Quando raggiunse il tavolo Willow la guardava ad occhi sgranati “Ma sai con chi stavi parlando??”

 

Elisabeth si agitò e pensò di essere caduta in qualche trappola “Con Philippe Lapointe, non è vero?”

 

“E lo dici così, come se fosse un ragazzo qualunque…lui è famosissimo qui in Francia, è una specie di Brad Pitt americano, fa il giornalista, ma è pure modello e attore, è bellissimo e uno dei più ricchi di Francia!!” esclamò Willow con foga.

 

“E come mai non è circondato da uno stuolo adorante di fans e nessuna guardia del corpo?” Elisabeth nutriva dei dubbi anche se era lusingata di aver parlato con lui.

 

“Beh qui, è normale vederlo mischiarsi alla gente ‘normale’, però le guardie del corpo ci sono anche se in incognito!”

 

“Oh” disse Elisabeth cercandolo con gli occhi.

 

“Non è fantastico?” domandò la rossa sorseggiando la coca.

 

“Beh…sì” concluse con un sorriso a quarantadue denti.

 

Willow improvvisamente divenne dello stesso colore dei suoi capelli e guardava alle spalle dell’amica con due occhi spalancati.

 

“Spero di non disturbare…” Elisabeth si girò di scatto trovandosi dietro Philippe.

 

“No, no…ti presento la mia amica Willow Rosemberg!” la rossa accennò un sorriso cercando di respirare, mentre Elisabeth si divertiva a quella scena.

 

“Che ne dici di ballare un po’?” le domandò prendendola per mano e con uno sguardo da urlo.

 

“Va bene” e si alzò lasciando da sola Willow a riprendere fiato.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 28

 

Elisabeth si avvicinò alla pista sempre per mano a Philippe ed iniziò a notare sguardi acidi su di lei, ragazzine si misero a parlottare e a guardarla male.

 

Il deejay mise un pezzo dance e Elisabeth si mise a ballare davanti a lui, lasciandosi andare e riscoprendo il piacere di essere una cosa sola con la musica. Agitava a tempo le braccia accompagnando movimenti più lenti con il bacino. Philippe davanti a lei si muoveva disinvolto e le sorrideva continuamente.

 

“Te la cavi proprio bene!” si complimentò Philippe mettendole le mani sui fianchi.

 

Elisabeth rise riassaporando il potere che aveva sugli uomini e chiuse gli occhi facendosi trasportare dalle sensazioni e…dalle mani del ragazzo sotto il top…

 

Si avvicinarono l’uno all’altro come due calamite e caldi si guardarono un attimo negli occhi prima di stringersi e baciarsi appassionatamente. Le loro bocche si unirono senza esitazione, bisognose di un contatto umano…bisognose di esplorarsi e assaggiarsi. Elisabeth introdusse la lingua nella bocca di menta di Philippe seguendo rotte indefinite nella sua bocca, mentre premeva le mani sui suoi pettorali sentendoli tesi sotto le sue dita sottili. Philippe le teneva il viso tra le mani e continuava a gustarsi quel bacio pieno di desiderio, meravigliandosi della passione della ragazza. Poi fece scorrere le mani lungo la schiena di Elisabeth provocandole brividi di eccitazione.

 

Willow osservava la scena tra l’incredulo e il preoccupato, infatti un paparazzo in incognito si aggirava al bordo pista e continua a scattare foto alla coppia ignara di dare uno spettacolo da prima pagina!

 

Philippe si staccò da lei per riprendere fiato, gli occhi appannati di desiderio, la bocca rossa per la troppa foga.

 

“Wow…” esclamò Elisabeth sorridendogli senza un filo di imbarazzo.

 

“Altro che wow…è stato da urlo…c’è un feeling perfetto tra noi, se è vero che dal primo bacio si capisce come può andare con una persona allora sei la donna della mia vita!!” rispose spettinandole i capelli con fare giocoso.

 

Lei si staccò appena da lui “Sarebbe bello…che dici ci sediamo un po’?”

 

Lui annuì prendendola per mano e notando il paparazzo, cambiò direzione, la portò verso l’uscita del locale, mentre passava fece cenno ad alcuni ragazzi che lo inseguirono, ma si era dileguato tra la folla.

 

“Quelle erano le tue guardie del corpo? Sai ho saputo che sei famoso qui…me lo ha detto Willow, io sinceramente non sapevo nemmeno chi fossi”

 

“Sì, sono i ragazzi che dovrebbero proteggermi dalla stampa…mi dispiace averti trascinato in questo guaio, domani ci saranno le nostre foto ovunque…se vuoi ti pagherò per”

 

Elisabeth lo interruppe con un bacio a fior di labbra “Non mi importa, mi è piaciuto e non l’ho fatto perché sei conosciuto, ma perché lo sentivo dentro”

 

Philippe la abbracciò stretta e continuò a baciarla attaccandola al muro e insinuò una mano sotto il suo top, sentendo la morbidezza dei suoi seni…si eccitò e riprese a baciarla, come a divorarla…bisognoso di lei. Elisabeth si ricordo di essere in un luogo pubblico e si staccò da lui.

 

“Scusami, è che…stiamo dando davvero troppo spettacolo!” disse un po’ tristemente.

 

“Hai ragione…andiamo via, ti porto da me se vuoi…” propose lui.

 

Elisabeth lo guardò attentamente negli occhi, ci lesse sincerità, ma le dispiaceva per Willow “Va bene, lo dico alla mia amica e ti raggiunto resta qui”

 

Detto fatto, in un lampo Elisabeth e Philippe lasciarono il locale mano nella mano seguiti da un paio di guardie del corpo.

 

***

 

William si fece consigliare dal tassista un paio di hotel a basso costo e fortunatamente trovò una stanza, la prenotò per una notte e chiese di poter pagare alla giornata. La severa signora che stava nella hall fece una telefonata di cui William non capì una parola e si arrangiò parlando l’inglese. Alla fine la donna gli diede le chiavi di una camera e lo salutò seguendolo però con lo sguardo finché non fu su per le scale e scomparì dalla sua vista.

 

Il corridoio era buio e William si mise a guardarsi un po’ intorno anche se era molto stanco. Per terra c’era una moquette rossa e alla pareti carta da parati floreale, qua e là copie di quadri di Monet, Manet e qualche d’uno di Gaugin. La stanza 25 si trovava in fondo al corridoio e William ebbe un po’ di difficoltà con la serratura, ma alla fine riuscì ad entrare. Si chiuse la porta alle spalle e lasciò la valigia per terra, accese la luce e emise un verso di gradimento. Non era certo un hotel a cinque stelle, ma il letto sembrava morbido (e in quel momento era il posto in cui voleva essere!) con un bellissimo lenzuolo azzurro e un piumino blu. C’era un armadio ampio e una scrivania piena di depliant turistici. Accanto alla scrivania contro il muro, c’era una porta semiaperta, era il bagno. William si precipitò a controllare la pulizia, ed era perfetto. Lindo e profumato. Si specchiò e si passò le mani sul viso, era davvero stanco.

 

Si sdraiò sul letto vestito e senza rendersene conto si addormentò, non prima di pronunciare un nome “Buffy…”

 

***

 

Erano in limousine e Elisabeth non smetteva di osservare tutti gli aggeggi elettronici che c’erano.

 

“Wow, non ero mai stata in una limousine…l’avevo solo vista nei film!” esclamò eccitata.

 

Philippe stava sorseggiando divertito una coppa di champagne, mentre davanti le due guardie del corpo aveva alzato il divisorio.

 

“Beh, sono felice che questa sia la tua prima volta, ma parlami un po’ di te, oltre ad avermi catturato il cuore in un secondo, hai qualche altra capacità?”

 

Elisabeth lo guardò un po’ male, ma rispose “Beh mi chiamo Elisabeth Anne Summers e sono americana, ma questo lo sai già”

 

“Non prendertela volevo farti un complimento…quanti anni hai?”

 

“19 tu?”

 

Philippe la osservò bene inclinando la testa da un lato “Sembri più grande, comunque io ne ho 29…esattamente dieci più di te!”

 

“Sembri più piccolo!” e scoppiò a ridere.

 

Philippe le mise un braccio intorno alle spalle e Elisabeth si accoccolò tra le sue braccia con il sorriso sulle labbra.

CAPITOLO 29

 

Elisabeth si svegliò stiracchiandosi, si sentiva bene,libera. Come non lo era da tempo. Aprì piano gli occhi e notò che il sole era già alto in cielo, si girò e vide Philippe che ancora dormiva beato tra le lenzuola. Ci si avvicinò strofinando il viso sul suo petto.

 

“Ehi dolcezza, sei sveglia?” le chiese stringendola sul suo corpo.

 

“Beh, abbiamo faticato molto stanotte” rise lei ripensando a quante volte avevano fatto l’amore.

 

“Hai ragione, ma io faticherei anche adesso, di nuovo!” e le baciò i capelli.

 

“No, non posso proprio…devo tornare a casa, Willow sarà preoccupata per me!” ridacchiò Elisabeth.

 

“Dai resta ancora un po’, non voglio lasciarti andare…”

 

Elisabeth lo baciò sulle labbra e chiudendo gli occhi si appisolò nuovamente sul suo corpo.

 

***

 

William si fece una doccia e si sentì decisamente meglio della serata prima. Indossò un paio di jeans neri e una camicia bianca. Si ingellò un po’ i capelli ossigenati ed entrò nella sala della colazione. C’era il buffet e lui optò per un po’ di caffè e una brioche con marmellata. Non faceva altro che pensare a Buffy e ad un modo per trovarla…certo vagabondare per le strade e chiedere se qualcuno l’aveva vista non era la soluzione migliore e di certo Buffy aveva cambiato il numero del cellulare e così lui era rimasto fregato! Mentre sorseggiava il caffè pensò di mettere un annuncio sul giornale con la sua foto, di fare qualcosa di eclatante per farle capire quanto ancora l’amava…non aveva mai spesso, mai. Si mangiò un’altra gustosa brioche e poi tornò in camera a prendere una giacca, ridiscese e uscì per le strade di Parigi.

 

***

 

“Piccola?” la chiamò Philippe accarezzandole il ventre.

 

“Mmm…” fece lei strofinandosi contro di lui.

 

“Su, ho una sorpresa per te…” Elisabeth aprì gli occhi notando che lui era completamente vestito e stringeva un giornale tra le mani.

 

“Sei stato fuori?” domandò lei contrariata.

 

“Sì, amore. Ma ho lasciato le mie guardie fuori di casa, nessuno ti avrebbe fatto del male. Ho comprato una rivista e ci siamo io e te in prima pagina e dentro un bel servizio…!” Philippe era entusiasta, Elisabeth un po’ di meno, brutti ricordi riaffiorarono alla sua mente, con la violenza di uno schiaffo.

 

“Fammi vedere…” e si avvicinò a lui coprendo la sua nudità con il lenzuolo.

 

In copertina c’era la foto di loro due che si baciavano nel locale e sotto campeggiava il titolo “Le notti folli di Philippe Lapointe” e un richiamo al servizio dettagliato all’interno, Elisabeth sfogliò le pagine arrivando all’articolo che le interessava.

 

Parigi. Lui, è sempre lui. Bello, bellissimo, quasi da infarto. E lei, chi è? Ma percorriamo con calma la folla notte di Philippe Lapointe e della sua amica. I due sono stati sorpresi la notte scorsa al famoso locale notturno “Jolie nuit” nel centro di Parigi. Apparentemente una serata tranquilla, la tipica sera prefestiva da passare facendo quattro chiacchiere con gli amici. Ma Philippe e la sua amica, hanno infiammato la notte scatenandosi in pista e non lasciando nulla all’immaginazione grazie ai loro gesti e ai loro movimenti sensuali in pista, incuranti del fotografo che li immortalati nei momenti più caldi, i due si sono divertiti non vergognandosi di mostrare in pubblico la loro attrazione. Qui di fianco possiamo vedere gli scatti in cui la giovane ragazza bionda seduce Philippe utilizzando il linguaggio del corpo e successivamente il momento in cui lui l’abbraccia rapito e si baciano davanti a tutti. Era da un po’ di tempo che non vedevamo Philippe Lapointe in atteggiamenti così espliciti in pubblico, all’epoca del suo fidanzamento con la famosa ereditiera Paris Hilton. Dopo la loro rottura Philippe annunciò che si sarebbe mostrato il meno possibile e che i paparazzi non avrebbero più disturbato la sua sfera privata. E così è stato fino all’altra notte in cui dando un taglio alle regole che si era imposto ha lasciato libero spazio ai sentimenti. Quello che tutti ci chiediamo è l’identità della ragazza che era con lui. I due non si sono fermati troppo nel locale sono stati visti ancora baciarsi pieni di passione e quando l’atmosfera si è scaldata maggiormente hanno lasciato il locale tra lo stupore e le occhiate incuriosite dei presenti. Riusciremo a scoprire chi è la misteriosa ragazza che ha dimostrato di avere più d’una platonica amicizia con Philippe? Non perdete il prossimo numero del nostro settimanale e incrociate le dita.

 

“Wow…non mi avevi detto di essere stato fidanzato con Paris Hilton!” esclamò stupita Elisabeth rendendogli il giornale.

 

Philippe si grattò la testa imbarazzato “Non ricordo volentieri quel periodo…sai è stata la stampa a farci rompere, non avevamo un minimo di privacy e poi le sue scappatelle erano ormai insopportabili!”

 

Elisabeth abbassò la testa con amarezza “Ti capisco…”

 

Il francese la guardò socchiudendo gli occhi con una leggere rabbia nella voce “Non puoi capire cosa vuol dire essere sempre sotto i riflettori, non avere un briciolo di intimità, è una tortura e non si è nemmeno liberi di amare sinceramente, o se ci si prova, va sempre a finire male. Sai, non credo proprio che tu possa capire!”

 

Elisabeth si alzò infastidita dal letto cercando la sua biancheria sul pavimento della camera da letto senza rispondergli, il ragazzo capì di avere esagerato si avvicinò cercando di abbracciarla, ma lei si scostò “Guarda è meglio che io vada…” e si allacciò il reggiseno di pizzo cercando le mutandine.

 

“Eccole!” disse trionfante Philippe sventolandole con una mano e facendo una faccia da schiaffi.

 

“Grazie” rispose Elisabeth infilandosele e cercando di stargli il più lontano possibile.

 

“Perché sei diventata così nervosa? E’ forse l’effetto di trovarsi sul giornale e creare scandalo? Non ci sei abituata evidentemente…” disse in modo arrogante Philippe.

 

Elisabeth finì di vestirsi e poi andò verso di lui e lo guardò attentamente negli occhi con le braccia conserte “Sai che c’è? Un cretino montato pensa di essere il re del mondo e si sente superiore solo perché è su riviste da strapazzo! Il cretino in questione con aria da innocentino è convinto di avere chissà cosa in più rispetto ad altri ragazzi…e io ti dico che ha solo il portafoglio meglio fornito!” detto questo prese la borsetta che era su una sedia e uscì sbattendo la porta e si precipitò senza pensarci due volte giù per le scale.

 

“Elisabeth!” la voce di Philippe risuonò al piano inferiore della villa, Elisabeth si fermò un attimo, ma poi stringendo i pugni uscì e chiese ad una guardia del corpo di riaccompagnarla a casa.

 

***

 

William camminava ormai da un’ora tra i boulevard di Parigi, si fermò ad un chiostro per comprare il quotidiano e cercare di capirci qualcosa!

Si guardò un po’ attorno e poi il suo occhio cadde sulla rivista che il giornalaio teneva davanti alla faccia, si avvicinò guardando la copertina “Cazzo!” esclamò.

Cercò l’identica rivista e la pagò in tutta fretta dimenticandosi del resto, si sedette alla prima panchina vuota.

 

“Le notti folli di Philippe Lapointe” quel titolo era riuscito a tradurlo. Ma chi era sto tizio? E poi quella ragazza sembrava proprio…ma no, non era possibile! Non era assolutamente concepibile!

 

Aprì la rivista con le mani sudate e tremanti “Oh Dio…è proprio lei…” gli occhi gli si fissarono sulle foto dei due, faticò ad ingoiare e sbattè più volte le palpebre. La sua Buffy tra le braccia di quel francese montato, tento di leggere l’articolo, ma non ci capì molto! Gli bastò vederli insieme e baciarsi per provare una rabbia infinita. Impugnò la rivista e tornò furente dal giornalaio.

 

“Mi scusi, chi è Philippe Lapointe?” e indicò l’uomo in copertina.

 

“Oh, è l’uomo più famoso di Francia, un attore, modello e giornalista, un ragazzo unico!”

 

“Sì certo! Un pivello cretino che si crede Mister Mondo!” disse rabbioso William in inglese, l’edicolante lo guardò senza capire, William disgustato indicò Buffy “E questa? La conosce?”

 

“No, nessuno sa chi sia…è un mistero!” rispose l’edicolante allargando le braccia. William continuò a restare lì impalato e cercò di decifrare l’articolo, ma era un’impresa davvero difficile. Capì che il “Jolie nuit” doveva essere un locale e chiese l’indirizzo all’uomo che glielo scrisse sulla rivista.

 

“Grazie!” detto questo cupo in viso e pieno di rabbia si dileguò per le strade.

CAPITOLO 30

 

Elisabeth si fece riaccompagnare in taxi a casa di Willow. Si sentiva turbata e confusa, e allo stesso tempo si rese conto di pensare a William…in tutto quel casino, a chilometri di distanza, con vite ormai divise, l’unico che riusciva sempre a conquistarsi il primo posto tra i suoi pensieri era lui…

 

Suonò alla porta e Willow le aprì abbracciandola, tra le mani stringeva una copia della rivista. Guardandola negli occhi capì che qualcosa non andava e la fece entrare senza assalirla di domande. Fu la bionda a parlare per prima “Willow, ho fatto un bel casino!”.

 

La rossa la guardo comprensiva “Sì, ho letto…ma Elisabeth se tu lo ami non c’è davvero nulla di male, è famoso, è davvero carino…e…la passione se scoppia scoppia!”

 

Elisabeth guardò verso il basso vergognosa “Io non lo amo…sono solo stata bene, per un po’, Philippe mi ricorda tanto un mio ex, un certo Riley, tutto muscoli e niente cervello…certo il francesino è un tipo sveglio e interessante, ma lo trovo così pieno di sé che a tratti diventa insopportabile!”

 

Willow si avvicinò a lei “Beh va bene anche se non lo ami…stai attraversando un periodo difficile, è facile sbagliare o, diciamo, confondersi…non ti giudico Elisabeth, ma dimmi come è andata con lui?”

 

“E’ finita”

 

“Perché?”

 

“Mi spaventa, il suo mondo mi fa paura, è stato il fidanzato di Paris Hilton e a gruppi di guardie del corpo che lo seguono anche in bagno…non è il ragazzo che voglio e sinceramente non voglio stare con nessuno. Mi sarei accontentata di passare una serata d’amore con un qualsiasi ragazzo carino per smettere di pensare a William, non chiedevo di andare con il più ricco e famoso di Francia e poi finire in copertina!! Sono scappata da Sunnydale per fuggire la stampa e me la ritrovo qui…è un incubo!”

 

Willow posò una mano sulla spalla dell’amica “Speriamo solo che si dimentichino presto di te…non è bello stare così in primo piano, non ora che i giornalisti si accaniranno per scoprire tutto di te, dal numero di scarpe alla marca di shampoo che usi!”

 

Elisabeth rise piano “Wow…mi aspetta un po’ di battaglia…”

 

“Non potresti semplicemente tornare a casa? Questo non è il tuo posto, per quanto mi sia legata a te, capisco che tu non sei felice qui” le costava dirle quelle parole, ma la vedeva davvero spaesata.

 

Elisabeth abbracciò Willow “Ti voglio bene è così difficile per me…troverò mai un attimo di pace?”

 

“Solo tu puoi sapere cosa è giusto per il tuo cuore”

 

***

 

William si recò alla prima agenzia giornalistica che trovo, ringraziò mille e mille volte la vecchietta che lo aveva accompagnato, stringendo la rivista tra le mani varcò le porte scorrevoli chiedendosi se quello che stava per fare avrebbe ottenuto l’effetto sperato.

 

Un’elegante donna dallo sguardo violetto e i lunghi capelli corvini gli si avvicinò sospettosa “Buongiorno, cosa desidera?”

 

William la squadrò brevemente e lesse il suo nome nel cartellino –Juliet Landau- poi mostrando la rivista indicò la bionda in copertina e con una faccia da schiaffi disse “Volete uno scoop?”

 

***

 

La mattinata passò tra confidenze e risate, poi Willow e Elisabeth decisero di uscire a fare quattro passi per le strade di Parigi.

 

“Willow, non ti manca la tua famiglia?” chiese improvvisamente Elisabeth camminando di fianco all’amica.

 

La rossa alzò lo sguardo al cielo sognante “A volte ! Qui sto bene, ma non è il posto che riesco a chiamare ‘casa’…forse un giorno troverò la forza di tornare là…in America”

 

Elisabeth si fermò su una panchina e Willow la imitò “Non mi hai mai detto il motivo della tua partenza…” cercò di farla parlare la bionda.

 

Willow abbassò lo sguardo a terra umettandosi le labbra “A dire il vero solo una persona sa il motivo della mia ‘fuga’…e non è davvero facile aprirmi ad altri…guardami: vedi qualcosa di strano in me?” domandò con le un sorriso sforzato.

 

Elisabeth la guardò non capendo “No…sei una ragazza come tante altre!”

 

La rossa si avvicinò all’amica e le sussurrò all’orecchio “Sono gay”

 

Elisabeth la guardò strabuzzando gli occhi e Willow la precedette notando lo stupore sul viso dell’amica “Ecco, lo sapevo…non preoccuparti i-io uscirò…dalla tua vita…ti cercherò un appartamento così non dovrai più stare a contatto con me e…”

 

La bionda la interruppe baciandola a fior di labbra “Shh, ti prego…non dire nulla di più”

 

Willow si toccò la bocca spaventata “Ma…tu?” insinuò.

 

Elisabeth rise scioccamente “No…ma pensavo fosse l’unico modo efficace per interrompere quel fiume di parole che non portavano da nessuna parte! Sei gay va bene…ognuno ha le proprie tendenze e stai certa che non me ne andrò da questa casa. Sei mia amica e ti voglio bene, davvero…gay o no!”

 

Una lacrima scivolò sulla guancia della rossa “Elisabeth sei una ragazza con un cuore grandissimo…spero che tu possa trovare la felicità te lo meriti davvero! E così adesso sai il motivo per cui fuggita, ho scoperto la mia natura stando a contatto con Tara, una ragazza dolcissima con cui ho avuto una storia, ma lei era la figlia di un pastore protestante e quando un giorno ci sorprese a baciarci iniziò l’incubo…”

 

Elisabeth ascoltava con attenzione tenendo le mani dell’amica, così Willow prendendo fiato continuò “Tara è stata da sempre gay, solo non aveva mai conosciuto una ragazza che facesse uscire la sua vera natura, ma con me è successo…ero così felice di poter condividere con lei tutte le mie paure e i miei desideri. Devi sapere che abitavo in una piccola comunità in campagna, tutti religiosissimi e attaccati alle tradizioni, così quando il pastore ci sorprese fu la fine: proibì a Tara di vedermi ancora e la costrinse a trascorre tutte le vacanze da una zia in Italia. Quanto a me mi diceva cose così cattive…credeva che dentro me ci fosse il maligno e mi pregò di non indurre più in tentazione sua figlia”

 

La bionda era davvero meravigliata e con un dito asciugò una lacrima di Willow “Rividi Tara dopo mesi e cercammo di comportarci in modo freddo e distaccato…e approfittando di un giorno in cui suo padre non c’era andai da lei e tutti i nostri tentativi di essere semplicemente amiche fallirono, salimmo in camera sua e ancora giovani e inesperte in queste cose facemmo l’amore per la prima volta…fu fantastico e rivelatore…infatti finalmente capimmo che il nostro sentimento era autentico. Ho provato emozioni uniche e fu come se iniziassi a vedere le cose per la prima volta. Suo padre però tornò prima del previsto e ci beccò in flagrante, mi cacciò dalla sua casa. Un giorno mi minacciò e disse che se avessi ancora avvicinato Tara avrebbe rivelato tutto durante un sermone domenicale.”

 

“Mio Dio!” esclamò Elisabeth provando un astio particolare per quell’uomo.

 

“Così decisi di lasciare tutto…mentii a Tara dicendole che non l’amavo e che mai l’avevo fatto. Le dissi di dimenticarmi e mi feci vedere con un ragazzo per qualche tempo, poi un bel giorno feci le valige e con la scusa di migliorare il francese e di avviare un negozietto salutai i miei genitori e le lasciai davanti a casa una lettera”

 

“Cosa le hai scritto?”

 

“Di dimenticare tutto, di scusarsi con il padre e di perdonarmi perché l’avevo solo pressa in giro e che il mio essere gay era solo una moda del momento…ho dovuto mentirle per il suo bene, altrimenti non avrebbe retto la mia partenza…la conosco e sarebbe venuta via con me. Non ho potuto permetterlo! Tara deve poter vivere una vita normale, senza il mio fantasma…io la amo e lo farò sempre…spero solo che abbia creduto alle mie parole…”

 

“Non pensavo potesse essere così difficile…Willow mi dispiace tantissimo, non so proprio che dire, tu non hai sbagliato nulla, hai solo cercato di risparmiarle delle sofferenze…” la presi per mano e continuammo a camminare fianco a fianco ognuna delle due con i propri pensieri in testa.

CAPITOLO 31

 

Elisabeth e Willow continuarono a camminare una vicino all’altra accomunate dal dolore provato per amore…stavano attraversando la strada quando un taxi si bloccò proprio davanti a loro.

 

“Ehi, ma che…?” domandò la bionda aggrappandosi a Willow.

 

Dal taxi scese un ragazzo che indossava una giacca con cappuccio che gli copriva parzialmente il volto si avvicinò alle due e afferrò Elisabeth per un braccio “Vieni con me!” le intimò senza troppi complimenti.

 

Willow cercò di ribellarsi contro quel ragazzo “Lasciala subito!”, poi però notò che il ragazzo era Philippe Lapointe in persona!

 

“Elisabeth sono io…” le disse “seguimi ti prego, ho bisogno di parlarti…è urgente!”

 

Lei si divincolò e si spostò sul marciapiede “Ma dico, sei pazzo? Come ti permetti di venire qui e intimarmi di seguirti? E poi mi sembrava fosse chiaro che non volevo più vederti…” gli occhi verdi mandavano lampi, non era certo il caso di farla arrabbiare.

 

Il ragazzo accennò un sorriso “Non dire stronzate! So tutto…non devi più mentire o tenermi nascosta la cosa, ho saputo e…ti amo lo stesso!”

 

Willow ed Elisabeth si guardarono negli occhi non capendo nulla “Scusa non riesco a seguirti e poi cosa sarebbe questa storia…mi ami? Ma se nemmeno mi conosci…” cocluse Elisabeth senza sapere cosa pensare.

 

Philippe continuò a stringerla per il braccio facendole male “Dobbiamo parlare in privato, subito! Non è un gioco, ok? E’ la mia vita! La mia privacy…”

 

Elisabeth lo guardò seccata “Lasciami perdere Philippe Lapointe, tu non mi conosci e non sai nulla sul mio conto, non sai che sono passata attraverso un inferno, quindi per favore lascia perdere e trova una ragazza montata e popolare come te!!”

 

Willow con le braccia sui fianchi osservava la scena indecisa sul da farsi.

 

Philippe tornò all’attacco “Elisabeth scusami…mi dispiace e so che può sembrarti strano, ma ti conosco molto più di quanto tu possa immaginare, vieni con me non ti farò nulla di male, ma devi venire da sola!”

 

Elisabeth sospirò ormai al limite e poi si rivolse a Willow “Senti tieni il cellulare acceso appena ho finito con lui ti chiamo, va bene?”

 

La rossa annuì, ma Elisabeth non fece nemmeno in tempo a vederla andare via perché il ragazzo l’aveva letteralmente infilata nell’abitacolo.

 

***

 

“Cosa è questa storia?” domandò Elisabeth seduta nel sedile posteriore incrociando le braccia.

 

“Devi dirmi tutto quello che c’è da sapere sul tuo passato…” le buttò lì Philippe senza pensarci due volte.

 

Elisabeth avvampò di rabbia “Ma sei diventato improvvisamente pazzo? Sono stata bene con te, ma è stata solo questione di una notte, una stupidissima notte! Sesso, non qualcosa in più”

 

Philippe guardava fuori dal finestrino “Quello lo so pure io, ma vorrei che tu mi concedessi l’opportunità di conoscerti e magari…innamorarti di me!”

 

Elisabeth emise un verso di disapprovazione sperando di arrivare il prima possibile a casa di Philippe e di mettere la parola fine a quella commedia.

 

***

 

William sperò davvero di ottenere l’effetto sperato, quella era davvero l’ultima possibilità, contrariamente avrebbe perso tutto…

 

***

 

“Allora, mi vuoi dire cosa stai combinando?” domandò Elisabeth seguendo in camera Philippe.

 

“Guarda!” la incitò l’altro tronfio di orgoglio.

 

Elisabeth sgranò gli occhi restando a bocca aperta, non si aspettava certo di.........

Elisabeth sgranò gli occhi restando a bocca aperta, non si aspettava certo di vedere il suo viso sullo schermo al plasma di Philippe.

 

“Cosa…?” domandò incerta.

 

Il ragazzo lasciò andare il registratore e una voce di sottofondo partì.

 

“E interrompiamo il telegiornale per un annuncio in diretta. E’ venuto a trovarci in redazione un ragazzo americano chiamato William Shelby che in tutto mistero vuole fare un appello alla bellissima ragazza che ha scatenato l’interesse di tutta la Francia. Stiamo infatti parlando della biondina, potete vedere la foto alle mie spalle, che ha infiammato la notte parigina con Philippe Lapointe. William è qui per fare un appello alla ragazza. Prego…”

 

Sullo schermo Elisabeth vide la giornalista voltarsi verso…

 

“Oh mio Dio!” esclamò coprendosi la bocca.

 

“Allora, sono qui, perché sto inseguendo un sogno…non un sogno fatto di ricchezza, di soldi o di fama, ma un sogno d’amore. Vorrei non dover essere così impacciato davanti alla telecamera, ma quella luce che mi punta addosso mi mette soggezione. Comunque, mi trovo qui per far capire ad una ragazza che sono disposto a tutto per ricominciare, voglio che lei torni da me e lasci perdere i francesi montati…con tutto il rispetto per i ragazzi intelligenti.

Andrei in capo al mondo per te amore, ti prego di perdonarmi per le cose sbagliate che ho fatto, ma scappare non serve a nulla, anzi, rende ancora più uniti…mi ha fatto male vederti insieme ad un altro, pensavo che non fosse così facile sostituirmi, forse ho peccato di superbia. Adesso sono qui ti ho seguito fino a Parigi, la città dell’amore…mi manchi Buffy. Sì per me sei solo e semplicemente Buffy, lasciamo tutto da parte e riprendiamo ad amarci da dove abbiamo interrotto. Ti amo mia riccioli d’oro, ti amo con tutto il cuore e l’anima e non sono solo parole sono pronto a dimostrartelo. So di aver troncato in modo indegno, mi sono comportato come un mostro con te, ho toccato il fondo e mi dispiace. Non riesco più a vivere senza te. Mio Dio mi sto rendendo conto di essere sdolcinato al massimo, spero di non indurre la gente a cambiare canale, ma la persona più importante per me sei tu, quindi guardami amore e dimmi che vuoi ricominciare. Concludo così…amami Buffy”

 

Elisabeth stava piangendo senza accorgersene. Il cuore le batteva a mille, mentre mille emozioni la attraversavano.

 

Lo amava, lo amava, lo amava.

Si accorse di non aver fatto…

 

Fissò ancora il video e poi Philippe spense la tv e la guardò contrariato, Elisabeth non ne potè più.

 

“Ma cosa vuoi dalla mia vita? Lasciami andare per favore, non lo vedi cosa è il vero amore? E’ questo: quello che ti fa commettere delle follie, che ti rende libero, che ti chiede tutta la forza del mondo! Sì, io lo amo. C’è altro che vuoi sapere?”

 

Elisabeth strinse i pugni guardando Philippe attraverso gli occhi ancora freschi di lacrime.

 

“Sai all’inizio credevo di poterti abbindolare con un po’ di muscoli e una buona fama, e ci sono riuscito…sei stata fantastica sotto le coperte, una bella furia ma pubblicamente non sei affatto la ragazza adatta a me. Non vali nulla, sei una superficiale che va a letto con il primo che incontra. Sai quante ne ho incontrate come te? Tutte uguali. Non ho perso nulla”

 

Elisabeth gli si avvicinò e cercò di recuperare un po’ di calma, le parole di William ancora nelle orecchie. Lo sfidò sostenendo il suo sguardo da uomo vissuto.

 

“Sentimi bene, io sarò anche una ragazza superficiale, come dici tu, però ho il grande vantaggio di vivere con sincerità le mie emozioni. E se devo essere leale tu a letto vali molto meno di altri comunissimi ragazzi che ho frequentato. Sei un perdente perché ragioni con il portafoglio e non con il cervello e dai più valore all’apparenza che ai sentimenti. Io sarò volubile, ma tu sei arido dentro! Non so cosa sia meglio…”

 

Philippe restò al centro della stanza e scoppiò a ridere “Sei davvero forte, sai? Sotto quell’aria da svampita hai un bel caratterino…peccato non sia andata in un altro modo…per rintracciare il tuo principe azzurro tieni, ho scritto qui, il numero della redazione!”

 

Detto questo uscì sulla terrazza della stanza e si accese una sigaretta. Elisabeth lo osservò ancora per un attimo ancora e poi prese il foglietto appoggiato sul letto.

 

Quando fu sulla porta della villa, qualcosa la fece tornare su per le scale fino da lui e lo trovò che piangeva.

 

Appena la vide si sfregò gli occhi con noncuranza.

 

“Hai dimenticato qualcosa?”

 

“No. Volevo solo dirti un’ultima cosa…” iniziò Elisabeth guardandolo e provando una stretta al cuore.

 

Philippe sollevò lo sguardo su di lei, era ferito, amareggiato, ma non per il fatto d’averla persa, ma per essersi reso conto tutto ad un tratto di non aver concluso nulla nella vita. Era un burattino in mano ai mass-media.

 

“Dimmi” laconico e diretto.

 

“Non è mai troppo tardi per ricominciare, me l’ha insegnato William…io ho voluto dirlo a te!” e con un mezzo sorriso se ne andò, questa volta per sempre.

 

“Grazie, piccola” un sussurro uscì dalle labbra di Philippe quando Elisabeth fu già fuori dalla stanza.

 

L’amore guarisce tutte le ferite.

CAPITOLO 32

 

Elisabeth non stava più nella pelle, era salita sulla limousine lasciata da Philippe e incitò l’autista a portarla direttamente alla redazione televisiva del giornale.

 

Il cuore le batteva a mille e i palmi della mani erano sudati, continuava a muoversi sul sedile e prese a mangiucchiarsi l’unghia del dito mignolo. Non era mai stata così in ansia.

 

“Per favore, vada più veloce!” incitò l’autista che la guardò seccato dallo specchietto.

 

Sbuffò e si ritrovò a pensare a lui, alla stupenda dichiarazione e al fatto che non doveva essere stato facile per lui compiere un gesto del genere…e poi era giunto fino a Parigi per trovarla! Se questo non era vero amore…

 

Al semaforo rosso, Elisabeth telefonò a Willow, spiegandole brevemente cosa era successo e il desiderio di rintracciare il prima possibile William.

 

“Eccoci signorina” l’avvisò l’autista indicandole un alto grattacielo.

 

“Grazie!” rispose con un sorriso sincero Elisabeth scendendo dalla vettura.

 

Prese il biglietto tra le mani e sperò di trovare al più presto informazioni sul suo amore. Entrò superando la porta scorrevole e ancora intontitala tutto quella che era successo si guardò intorno spaesata. Gli occhi verdi vagavano da una parte all’altra, mentre davanti a lei passavano avanti e indietro uomini e donne vestiti di tutto punto.

 

“Signorina la stavo aspettando!”

 

Una donna dall’aria austera e dai lunghi capelli corvino le venne incontro con un sorriso sulle labbra. Elisabeth rimase interdetta ma si avvicinò alla donna.

 

“Piacere, sono Juliet Landau. Ho parlato con William Shelby e abbiamo organizzato insieme il servizio. Sapevo che sarebbe venuta. Prego mi segua nel mio ufficio, lì potremo parlare con più calma”

 

Elisabeth non ancora in grado di proferire parola seguì la donna affidandosi a lei sperando con tutto il cuore di trovarlo. Nulla contava più di lui.

 

“Allora signorina, io sono qui come tramite, nulla di più” Juliet iniziò a parlare dopo aver fatto accomodare Elisabeth su un’elegante poltroncina all’interno del proprio ufficio.

 

La bionda si spostò i capelli dietro le spalle “In che senso tramite?” la ragazza si sentì agitata.

 

Juliet Landau le sorrise “Vede, il suo ragazzo mi ha lasciato un messaggio per lei a patto che lei risponda subito di sì…Prima di ascoltare la sua proposta deve dirmi che accetterà qualsiasi cosa questo comporterà”

 

Elisabeth si agitò per un attimo sulla poltrona “Ma qui siamo tutti pazzi…ma scusi, cosa sarà di così grande, perché non può semplicemente mettermi in contatto con lui?”

 

“Non sono io che ho deciso tutto questo, credo solo che il signor William Shelby abbia fatto la cosa giusta!”

 

Elisabeth si specchiò negli occhi violetti della donna…assomigliava lontanamente a sua madre. Già., chissà come aveva reagito alla sua partenza, le scocciava molto ammetterlo, ma le mancava.

 

“Va bene, accetto”

 

“Ecco, allora devo consegnarle il vestito!”

 

Elisabeth era sull’orlo di una crisi di nervi “Quale vestito?” domandò esasperata.

 

La donna aprì un armadio e ne tirò fuori un vestito completamente fasciato, lo diede nelle mani di Elisabeth.

 

“Aspetti, c’è pure questa lettera!”

 

Con occhi voraci la bionda incominciò a leggerla e più andava avanti più gli occhi le brillavano. Sollevò il viso verso la donna che vedeva come una salvatrice e si alzò in piedi “Grazie! Grazie mille!”

 

“Non è merito mio, ma ha fatto tutto lui…adesso vada credo che ne abbia bisogno”

 

Elisabeth uscì con il viso arrossato dallo studio e una lacrima le sfuggì dall’angolo dell’occhio. Nulla sarebbe più stato come prima.

 

 

***

 

 

Sunnydale

 

Faith rispose al telefono piena d’ansia “Ciao! Allora?” domandò con voce concitata.

 

“Credo di avercela fatta, mi raccomando non ritardare all’appuntamento, ho stagliato le mie finanze in questo piano, ma stai tranquilla che andrà tutto bene…se riesci contatta pure lei…!!”

 

 

***

 

Elisabeth chiamò Willow, non credeva di essersi dimenticata di lei.

 

“Scusa Wills, non crederai a quello che mi è successo…” e proseguì il suo resoconto tra l’isterico e il felice, tra l’ansioso e il raggiante. La Rossa dall’altro capo sorrideva tra se e se, sapeva già tutto. Elisabeth era davvero fortunata! Forse anche per lei e Tara c’era ancora speranza.

 

***

 

William non stava più nella pelle per l’impazienza aveva ricevuto la chiamata di Juliet Landau e sapeva che la sua Buffy aveva accettato! Si era messo a piangere come un bambino e aveva provveduto a chiamare i diretti interessati, mancava solo quella persona…il pezzo principale…e dopo tutto sarebbe stato perfetto. Assolutamente perfetto.

CAPITOLO 33

 

William stava per fare l’ennesima telefonata di quel pomeriggio. Era agitato, si asciugò la fronte…non c’era motivo di preoccuparsi tutto stava andando per il meglio…spero che quel folle piano andasse bene, non poteva sbagliare di nuovo!

 

“Andrew, sei tu?” domandò timidamente.

 

“Sì, William?” rispose stupito.

 

“Già proprio io amico, come te la passi?”

 

“Benone…ho fatto la scelta giusta, il Signore guida i miei passi in ogni attimo”

 

William prese coraggio e poi riprese a parlare “Ascolta, ho bisogno del tuo aiuto, si tratta di una ragazza…”

 

***

 

Elisabeth strinse tra le mani la lettera di William e la lesse a voce alta per Willow.

 

“Buffy,

amore…guarda che cosa sto facendo per te…ti è piaciuta la dichiarazione davanti a tutto il mondo? Spero tu non ti sia imbarazzata.

Ti capisco sai, sento il tuo dolore essere fratello del mio.

Ho sbagliato, ma se tu vorrai tutto tornerà come prima.

Sei l’unica donna per me Buffy.

Ti amo passerotto, credo che tu questo sia servito per farci arrivare esattamente a questo punto!

Se ti fidi di me, se ancora mi ami se hai voglia di affidarti completamente a me fatti trovare pronta…alle 19.00 una limousine ti verrà a prendere, mi raccomando indossa il vestito che ho scelto per te, spero ti piaccia…non vedo l’ora di stringerti tra le braccia.

Tuo Spike”

 

Willow guardò l’amica ridendo sotto i baffi “Wow!!”

 

Elisabeth tremava tutta, il vestito giaceva sul suo grembo completamente scartato e il cuore sembrava stesse per scoppiare. Il suo Spike era un uomo unico, si domandò come aveva fatto a scappare così da Sunnydale.

 

“Wills secondo te cosa ha in mente?” domandò gettando un’occhiata all’orologio…erano le 17.00 ancora un paio d’ore.

 

“Beh non lo so proprio, però credo sia il caso di prepararti, ci vorrà un po’ di tempo e se vuoi ti aiuto io…sai, vorrà vederti al meglio!”

 

Elisabeth allungò la mano e strinse quella di Willow “Spero che chiamerai Tara”

 

“Sperò che tu sia felice, Elisabeth” ribatté l’altra commossa.

 

Le due rimasero per un po’ in silenzio, poi si misero all’opera, quella si preannunciava una serata speciale e lei voleva fare una buona impressione sul suo amore.

 

Si gettò sotto la doccia, mentre Willow nella sua stanza sceglieva il trucco più adatto all’occasione.

 

***

 

“Willow tutto ok? Come sta lei?” William parlava piano al cellulare, quasi qualche orecchia indiscreta potesse sentirlo.

 

“Sì tutto bene si sta preparando al meglio…e quando mi vengono a prendere?” domandò un po’ agitata.

 

“Passerà una limousine pure per te…prima andrà all’aeroporto a prendere altre due persone, poi salirai tu, mi raccomando lei non si deve accorgere di nulla, inventati una scusa e tra circa un’ora esci di casa!”

 

“Va bene, sai…lei ti ama molto”

 

William sorrise “Lo so”

 

***

 

Elisabeth si asciugò e poi spalmandosi una crema alla vaniglia sul corpo si mise a canticchiare spensierata. Avvolse in un asciugamano rosa i suoi capelli lunghi e si diresse verso la propria stanza. Trovò Willow con il cellulare in mano.

 

“Una tappa è stata conclusa, ora mi asciugo i capelli, poi mi vesto e sono pronta!!”

 

Willow la guardò, era davvero bella, raggiante.

 

“Senti, mi ha appena chiamato una mia amica e tra un’oretta passa a prendermi…dobbiamo

sbrigare una cosa…per, ehm il negozio!!” concluse precipitosamente, ma la bionda sembrò non accorgersi della bugia.

 

“Beh, è lo stesso…va pure, ti chiamo se mai, ma adesso mi aiuti ad asciugare i capelli, magari mi faccio qualche boccolo che ne dici?” un sorriso le comparve sulle labbra.

 

Non c’era proprio nulla da obiettare, Elisabeth Anne Shelby era più splendente del sole.

 

 

 

CAPITOLO 34

 

Elisabeth fece una giravolta fasciata nello splendido abito perlaceo che William le aveva regalato, le stava perfetto come una seconda pelle. Era composto da una gonna morbida di raso e sopra un corpetto di pizzo. I capelli erano stati lasciati liberi e con l’aiuto di Willow li aveva stirati. Si specchiò ancora davanti allo specchio sorprendendosi della felicità che usciva dal suo cuore. Si era truccata da sola, perché Willow era già andata via da tempo…un po di fard, l’immancabile mascara e un rossetto rosato. Fece un sorriso davanti allo specchio e decise che era prontissima. Infilò le decolté bianche che, grazie al cielo, aveva comprato qualche giorno prima e scese in salotto in attesa che qualcuno andasse a prenderla. Si domandò per la milionesima volta che cosa aveva in mente William.

 

Restò in piedi per la paura di rovinare il vestito e iniziò a camminare su e giù per la stanza sbirciando ogni tanto dalla tendina dell’ingresso. Si accorse di avere i palmi delle mani sudati e decise di bere un bicchiere d’acqua cercando di calmare il battito del cuore, che a momenti sarebbe schizzato fuori.

 

Per ingannare il tempo, che sembrava non passare più, accese la radio e si fece trasportare ascoltando la parole.

 

-Su quella spiaggia, baby

ti ricordi i tuoi sorrisi?

Adesso ancora non lo sai,

ma una speranza nuova si accende nel tuo cuore.

 

REFRAIN: Partire, scappare

Non è servito a nulla sai…

Ti ricordi i tuoi sorrisi?

Oggi ce ne saranno ancora di più…

 

Ho attraversato gli oceani per te,

guidato per miglia e miglia,

volato sopra le nuvole,

Baby ho voglia di te.

 

Partire, scappare

Non è servito a nulla sai…

Ti ricordi i tuoi sorrisi?

Oggi ce ne saranno ancora di più…

 

Caleidoscopio di emozioni,

turbinio di sensazioni,

pelle contro pelle…

Oggi sarai mia,

dammi la mano, corri da me…

Ti amo baby

 

Partire, scappare

Non è servito a nulla sai…

Ti ricordi i tuoi sorrisi?

Oggi ce ne saranno ancora di più…

 

Oggi sarai mia-

 

 

Elisabeth si ritrovò a volteggiare per il salotto guidata da quelle parole, da quella musica così dolce e cullata dalla voce roca del cantante. Ancora ad occhi chiusi si godeva quell’attimo di pace, quando il campanello suonò.

 

Spalancò gli occhi tornando alla realtà. Era arrivato il momento.

 

 

***

 

Seguiva il percorso della limousine guardando fuori dal finestrino, tentata di domandare qualcosa all’autista, ma poi lasciò stare…non voleva a nessun costo rovinarsi la sorpresa e poi avrebbe scommesso che l’autista non le avrebbe rivelato nulla.

 

Pensò solo a quegli occhi d’infinito cielo, così profondi e intensi da farti desiderare di fermare l’attimo, come un’istantanea. Poter bloccare il tempo e restare tutta la vita a contemplare quegli zigomi, quella pelle liscia e cha sapeva di colonia. Elisabeth non si accorse di sospirare.

 

***

 

La ragazza sembrò essersi addormentata. L’autista la chiamò a gran voce, Elisabeth si destò subito

 

“Cosa? Dove’?” e si guardò attorno in modo stupido.

 

“Signorina, il mio viaggio è finito! Un jet privato del signorino Shelby verrà a prenderla tra qualche minuto. Anzi, eccolo là, scenda. Arrivederci” e detto questo dopo averla fatta scendere l’auto partì.

 

Si trovava in un’ampia pista di atterraggio circondata da campagna. Si domandò se William aveva davvero perso la testa.

 

Il jet si avvicinò e atterrò vicino a lei spegnendo il motore impercettibile, altro che aeroplani che ti fanno volare i vestiti e i capelli!!

 

“Signorina Elisabeth Anne Shelby?”

 

“Sono io” rispose un pò esasperata.

 

“Prego salga attraverso la scaletta, a bordo potrà trovare tutti i confort che si addicono a una bella signorina!” e detto questo le fece l’occhiolino.

 

Elisabeth arrossì e salì a bordo.

CAPITOLO 35

 

William guardò verso il cielo sperando di vederla arrivare da un momento all’altro.

 

Faith gli si avvicinò toccandogli il braccio “Stai calmo, dovrebbe metterci tre quarti d’ora. C’è ancora da aspettare”

 

A piedi nudi camminarono su quella spiaggia dalla sabbia fine fine. La luna illuminava tutto e il suo riflesso argenteo creava un’affascinante gioco sulle onde dell’Oceano Atlantico.

 

“Dici che ne sarà felice?” domandò William alla bruna.

 

“Ci vorrà tutta se non sverrà!” e ridendo raggiunse gli altri allontanandosi da William.

 

 

Willow, stava parlando con Andrew, mentre Drusilla in disparte attendeva l’arrivo della figlia. Faith si lisciò un po’ il vestito corto respirando l’odore salmastro dell’oceano.

Tutti erano in fremente attesa dell’angelo biondo.

 

***

 

William camminò lungo la riva, deliziandosi della freschezza dei granelli di sabbia sui suoi piedi, sperò davvero di poterle regalare il sogno di una vita. Lì, in quell’isola da sogno, la Belle-île…immersa nell’Oceano Atlantico e vicina alla Bretagna.

 

Lì, lontani da tutti, nella zone incontaminata della Terra, lì solo circondati dalle persone che contavano veramente.

 

Faith, l’amica e ‘sorella’ di Elisabeth;

Willow, la sensibile ragazza dai capelli rossi che l’aveva accolta facendola sentire a casa;

Drusilla, la madre che tanto aveva sbagliato…ma che, con la sua presenza, voleva chiedere perdono;

Andrew, beh il suo ruolo è il principale…se adesso lui non fosse lì…

 

E poi c’era anche Rupert, William era sicuro che il padre li stesse guardando dal cielo e fu certo di aver avuto la sua benedizione.

 

***

 

“Ci vorrà ancora molto?” domandò Elisabeth.

 

“No, signorina. Stia tranquilla ancora una decina di minuti e poi la lasceremo lì”

 

Elisabeth si avvicinò come una gattina, al ragazzo che le stava davanti “E mi dica…dove siamo diretti?” voleva saperlo a tutti i costi.

 

L’uomo deglutì a fatica, ma i suoi bollenti spiriti furono calmati al pensiero del destro di William spaccargli il naso.

 

“Signorina, stia seduta, ecco…siamo ormai arrivati” il ragazzo fu davvero felice.

 

Elisabeth si affacciò al finestrino e vide un sentiero di pietre tracciato nella sabbia, erano su un’isola, ma dove?

 

Atterrati la fecero scendere, non fece in tempo a domandare nulla che erano già spariti.

 

La bionda si guardò intorno, era un posto bellissimo, palme verdi, sabbia bianca a fine…il mare che piano si riversava sulla spiaggia. La luna sopra di lei donava a quel posto un aspetto etereo, le miriadi di stelle sembravano ricoprirla di grazia.

Si sfilò le decolté e camminò a piedi nudi seguendo il sentiero tracciato per lei. La brezza notturna sembrò accarezzarle i capelli. Sembra una regina che avanzava nel suo regno ancora sconosciuto, in una realtà di sogno…

 

“Spike!” lo chiamò continuando a camminare.

 

Girovagò ancora un po’, poi non seppe nemmeno come e lui sbucò lì, proprio lì, davanti a lei. Elegante in uno smoking nero e con i capelli ossigenati ingellati e sbarazzini (per farvi un’idea i capelli sono come quelli della mia firma!). Stava lì a un metro da lei con la bocca semiaperta e uno sguardo indagatore, pieno di passione e amore.

 

“Buffy…”

 

Elisabeth restò in silenzio ancora scioccata, poi lo osservò meglio. Non stava sognando, era lui davvero…in mano stringeva un bouquet di fiori e piano piano alle sue spalle comparvero tutti.

 

Faith avanzò piano con un sorriso largo sulle labbra, Willow la salutò con un cenno della mano, Drusilla bellissima avanzò a testa china fino a fianco di William.

 

“Mamma!” esclamò Elisabeth abbracciandola commossa.

 

“Ti voglio bene piccola, perdonami” furono le parole che Drusilla non seppe più tenere dentro.

 

Elisabeth si lasciò cullare ancora un po’ dalla madre e poi passò nelle braccia di William, il suo amore e pianse.

 

“Passerotto, c’è l’ho fatta a farti una sorpresa, vero?” e ridendo la strinse.

 

“Come hai fatto?” domandò Buffy ancora stretta al suo collo.

 

William la guardò negli occhi “Sono pieno di risorse, non lo sai amore?”

 

Elisabeth scoppiò a ridere e guardò le persone che la circondavano, era felice. Un turbinio di sensazioni la attraversavano e poi tra gli altri scorse un ragazzo, o meglio, un prete che avanzava.

 

Come un secchio d’acqua ghiacciata in faccia Elisabeth comprese tutto, prese per mano William e lo strinse.

 

“Lo voglio” pronunciò senza esitazione né ripensamenti.

 

William prese coraggio e la baciò. Finalmente, senza freno, senza trattenersi, senza più paura, ma con la certezza che sarebbe stata sua per sempre. Iniziò a inumidirle le labbra con dolcezza e poi sentì l’urgenza di Elisabeth e vinto introdusse nella bocca di lei la lingua che tanto aveva desiderato. Con movimenti circolari si baciarono a lungo, accarezzandosi a tratti attraverso i vestiti, bisognosi di un contatto più intimo e forte.

 

Spike sentì la testa pulsare dall’emozione e Elisabeth non si sarebbe retta in piedi se il suo diavolo platinato non l’avesse sorretta.

 

A riportarli alla realtà fu l’applauso dei presenti e l’invito di Andrew ad iniziare la cerimonia.

CAPITOLO 36

 

Elisabeth camminò scalza sulla sabbia, la brezza notturna giocava con i suoi capelli lunghi color del miele mentre mano nella mano con William si avvicinava ad una specie di gazebo fissato saldamente nella sabbia. Era rialzato appena da terra e i due innamorati salirono sopra la pedana circondati da uno scenario di fiori colorati, in particolare di rose bianche e rosse.

 

Sopra la testa di Buffy la struttura era ad arco e Andrew con la Bibbia aperta davanti a loro, li guardò amorevolmente e schiarendosi la voce iniziò a parlare.

 

Gli invitati erano dietro tutti in piedi e commossi.

 

“Questa è la situazione più strana in cui mi trovo a celebrare un matrimonio, ma conosco William da anni e so che è una brava persona, mi ha telefonato preoccupato per poter celebrare questa funzione e io ho acconsentito subito, perché Dio, oggi vi abbraccia come sue creature più importanti. Oggi vi unite per sempre, agli occhi del Cielo e agli occhi del vostro cuore.

William guarda la tua sposa, d’ora in avanti sarà il tuo sole, la tua pioggia, le tua allegria e la tua tristezza. La tua vita nasce e muore in lei.

Elisabeth, guarda William, sarà il braccio sicuro al quale ti aggrapparti, l’ancora ferma che dominerà l’oceano agitato, sarà la gioia e la tua disperazione. Il tuo destino è il suo.

Il vostro desiderio si realizza qui, oggi, davanti al Signore. Se volete aggiungere qualcosa sentitevi liberi di farlo”

 

William ed Elisabeth l’uno di fronte all’altro si guardavano con occhi nuovi, fiduciosi e pieni di amore.

 

“William, io ti amo e ti sarò fedele per sempre. Conosci tutto di me, ogni mia paura e ogni mio sorriso, sai quanto sono cambiata grazie al tuo amore. La sofferenza che ho provato mi è stata amica, perché tutto questo ci ha portati qui…a giurarci quello che mai avrei creduto di poter giurare: l’amore eterno. Sarò l’amante, l’amica, la sorella per te, perché ti adoro”

 

“Elisabeth, sono un uomo debole, fragile eppure tu mi ha fatto capire che quanto sia importante rialzarsi dopo essere caduti. Per un lungo periodo sei stata passione e forza per me, poi ho capito che era più che una questione di pelle, ma tutto attorno a noi ci costringeva a nasconderci. Adesso basta, sono qui, per dimostrarti che tutto cambierà, io sono William Shelby e tu sei Elisabeth Ann Shelby e non mi importa se abbiamo lo stesso cognome e se qualche maligno sparlerà, tu sei il mio tutto, ti amo”

 

Elisabeth singhiozzava come una bambina quando lui si avvicinò e delicatamente le baciò le labbra fresche e bagnate di lacrime. Assaporò la dolcezza del suo amore e il sale delle sue gocce cadenti dai suoi occhi. Sentì il cuore battere forte, felice…

 

William prese la mano delicata di Elisabeth e le infilò al dito l’anello, la bionda tremando fece lo stesso e restò con gli occhi incollata al viso di lui.

 

Erano fiammelle ardenti che si uniscono a formare una forte e perpetua torcia. Le due facce di una medaglia, le ali di un gelo, lacrime e riso…adesso e per sempre.

 

“Vi dichiaro marito e moglie”

 

La voce e l’applauso dei presenti giunse ai loro orecchi lontana, mentre ancora una volta si impossessavano l’uno della bocca dell’altro, finalmente liberi di potersi amare, finalmente lontani da quello che era stato il loro amore indecente. wub.gif

 

 

*fine*