MY STORY IS YOURS

AUTRICE:DRUSILLA

 

La luce entra fioca ed insicura tra le pesanti tende rosso porpora dell'atrio…

"Mi piace la luce.. o meglio, mi piaceva. È così tanto tempo che non ne vedo… ma una creatura così d'altra parte non può pretendere anche questo. Ma ora lasciami raccontare ti prego, non ho molto tempo ed io, sai, adoro soffermarmi sui particolari… Non dilungarmi, ma spiegare bene, così che tu veda questa storia come un film nella tua mente umana… Ecco, l' ho già fatto… maledetta perfezionista che non sono altro… va bene, vado. Era una giornata invernale… sai di quelle in cui la neve scende pigra dal cielo e le piante spoglie la raccolgono inesorabilmente. Mi trovavo a Parigi… oh, Parigi Parigi… mia bella Parigi… Non ero ancora quella che sono ora ma ti confesserò che non sono mai stata una ragazza così… come dire… uguale alle altre. Aiutavo sempre in casa e mi comportavo da buona figlia ma nella mia mente non smettevo mai di pensare e rimuginare sui misteri del mondo -che a quel tempo erano davvero tanti- o sui miei misteri. Avevo appena dodici anni ed avevo già sviluppato un'ottima autonomia mentale direi quasi che in certi campi ero totalmente indipendente. Ad esempio non credevo più in alcuna divinità o Dio che fosse… la vita me ne aveva già fatte troppe per potermi permettere di credere. Andavo in chiesa e pregavo ma solo per non dare dispiacere ai miei genitori… che brutta cosa, rinnegare se stessi per gli altri, non farlo mai! A Parigi oramai dilagavano le idee illuministe e rivoluzionarie e seppur in sordina si udivano già gli echi della futura rivoluzione del 1789. Oh che annata quella… la rivoluzione, l'amore per l'arte e l'illuminismo, come lo chiamate voi… ma non mi soffermerò su questo anche se mi piacerebbe. Beh, in quella giornata invernale la neve cadeva lenta su Parigi e la ricopriva di una sottile patina cristallina appena visibile. Quel giorno mentre mi recavo come ogni altra volta a comprare il pane per mia madre accadde. In quel preciso istante in cui mettevo piede sulla neve si decise il mio avvenire, il mio destino se preferisci. Ricordo nitidamente che dentro di me mi chiesi 'cosa ci faccio io qui? Perché, che cosa mi trattiene in questo luogo?' decisi che dovevo dare una svolta alla mia vita. Non tornai mai a casa con il pane, mai. Sai, come in uno di quegli scadenti film americani in cui il marito dice 'cara, vado a comprare le sigarette ' e non torna più. Ero ben vestita date le temperature esterne ed avevo soldi a sufficienza oltre a quelli del pane, certo non erano molti ma per il momento sarebbero bastati. Sono sempre stata una ragazza piena di risorse io. Avevo sentito vociferare di un importante ed influente uomo venuto in visita a Parigi e cercai in tutti i modi di farmi assumere per lavorare con i suoi cuochi o con le sue serve e ci riuscii. Non pensare che fossi intenzionata ad essere la sua mini-serva per sempre, diciamo che mi serviva un passaggio e quella era una carovana molto lussuosa. Non ho mai saputo chi fosse quel re o quell'uomo importante, so solo che fu la prima pietra per la mia nuova vita. Non ricordo con precisione quando fatto sta che lasciai la corte di quel re ancor prima che tornasse in patria. Per questo non seppi mai chi fosse, perché scesi da quella carovana una notte gelida, prima ancora di esser giunti a destinazione. A prima vista non seppi dove mi trovavo ma ero sicura che quel posto meritava una visitina ed io non seppi aspettare. Iniziai a girovagare per quella città -che ora riconosco come Milano- durante la notte nera e buia. Devi sapere che se oggi non è indicato per una ragazzina di tredici anni girovagare da sola per strada a notte fonda, a quel tempo lo era ancora di meno. Al primo angolo sentii un lieve scricchiolio, pensai ad un gatto randagio e non mi intimorii. Oggi saprei riconoscere quel suono tra mille ma secoli fa non ero quel che sono ora. Quello non era un gatto randagio, era un ubriacone fradicio di alcool che non mi avrebbe saputo dire neppure il nome di sua madre. Ed io ero una preda allettante. Stavo camminando quando sentii la sua morsa nauseante stringersi tutt'intorno a me e sollevarmi da terra. Non ebbi il tempo neppure per gridare perché udii una voce. Una chiara e limpida voce maschile. Non riuscivo a voltarmi ed a vedere il mio salvatore dato che ero stretta tra gli arti di quella sottospecie di uomo, ma ero abbastanza vicina per sentire ciò che diceva.

'Non mi sembra un gesto molto nobile prendersela con una ragazzina no?!' parlava in modo scorrevole e fluido, le sue parole sembravano argento fuso che scivola giù da un bicchiere di cristallo, se rende l'idea.

'andiamo, non sei per nulla galante… ma non ti vergogni?'.

Il viscido uomo che mi stringeva pareva ignorarlo, probabilmente non capiva neppure cosa dicesse ubriaco come era…

'va bene, non credo che su un lurido barbaro come te le mie parole attecchiscano molto, giusto?' udii il mio rapitore scrosciare in una risata fragorosa e tremendamente puzzolente di birra. 'dovrò usare la violenza'. A quel punto mi preparai ad assistere alla più barbara lotta che avessi mai visto ma questo non accadde. Il mio salvatore si avvicinò all'ubriacone anche se io non lo potevo vedere perché avevo la faccia schiacciata contro il petto dell'uomo. Non sapevo ciò che stesse accadendo ma ora ne sono sicura. Udii una specie di ringhio sommesso non sapevo da chi provenisse ma mi ritrovai scaraventata a terra ai piedi del mio salvatore. L'ubriacone stava fuggendo ed implorava Dio di perdonargli i suoi peccati.

'Ti sei fatta male?'

alzai il viso e non potei credere a ciò che vidi per un attimo. Era un uomo sulla ventina, con i capelli castani, quasi neri con due occhi azzurri ardenti. Era alto, giurerei che superava il metro e novanta ed aveva una corporatura a dir poco mozzafiato. Sminuirei l'effetto se dicessi che era l'uomo più bello che avessi mai incontrato fino ad ora. Attorno a lui gravitava un'aura mistica, seducente. Mi disse qualcosa come 'vieni con me' o 'seguimi' ma non ci giurerei, però non potei fare a meno di obbedire. Dopo alcuni metri ruppe il silenzio della notte 'una bella bambina come te non dovrebbe mai sporcarsi…' e mi prese in braccio. Ricordo che sentii freddo, tanto freddo, come quando a cinque anni avevo toccato il cadavere di mio padre. Questa sensazione mi scosse ma svanì subito perché mi sentii immediatamente protetta ed al sicuro da tutto e tutti. Dopo alcuni minuti iniziai a riflettere e capii che l'ubriaco non aveva compreso le parole dell'uomo perché parlava francese e a Milano non si parla certo francese. 'Sei francese?' gli chiesi e lui mi rispose 'no, non lo sono mai stato'. Questa risposta mi lasciò perplessa… 'non lo sono mai stato' quante vite doveva aver vissuto? Non ebbi molto tempo per pensarci su perché il sonno ebbe la meglio. Mi svegliai che era mattina inoltrata. Ero decisamente spaesata perché aprii gli occhi distesa su un lettone a baldacchino almeno tre volte più comodo e grande della tavola di legno coperta di paglia a cui ero abituata. Le coperte erano di seta e di un rosso vivido, proprio come quello di queste tende. Scesi dal letto e mi accorsi che in quella stanza tutto doveva avere un grande valore: il lampadario di cristallo con rifiniture d'argento, lo specchio dalla cornice dorata con incastonati qua e là diamanti, le coperte di seta, le zampe del letto ricoperte di madreperla… non avevo mai visto tanta ricchezza in vita mia. Tutt'a un tratto ricordai la sera precedente e iniziai a cercare l'uomo. Cercai in diverse stanze tutte l'una più sfarzosa dell'altra ma non mi soffermerò a descriverle, immagina solo la residenza più lussuosa che tu abbia mai visitato ed amplificala alla millesima potenza. Per ultimo entrai in una strana sala con le pareti ricoperte di velluto nero ed una finestra con le persiane chiuse. Vi era anche un lampadario che io accesi perché quella stanza era buia, non vedevo neppure a due centimetri da me. All'inizio pensai che la vista mi stesse ingannando, chiusi gli occhi ma ciò che appariva di fronte a me non cambiava. Una bara. Una grande maestosa bara lunga circa due metri. Era la più sfarzosa bara che avessi mai visto -non che ne avessi viste molte, ma non le immaginavo così; era fatta di uno strano materiale, cristallo probabilmente, ma così fittamente lavorato che non se ne scorgeva l'interno. Le maniglie, due per lato, erano d'argento incastonate di migliaia di piccoli diamanti lucenti che catturavano ogni singolo fascio di luce per poi rifletterlo nei colori dell'arcobaleno come il più perfetto dei prismi. Mi incantai per un po' ad osservare le pareti, quel velluto nero pareva così soffice… non vi era nulla appeso a parte il lampadario ed un piccolo stemmetto che non identificai di madreperla. Raffigurava due mani che proteggevano un cuore racchiuso al loro interno con sopra una corona. Lo trovai estremamente affascinante tanto che mi soffermai per credo più di dieci minuti a fissarlo. Non mi accorsi neppure che alle mie spalle la bara si stava aprendo e ne stava uscendo l'Uomo. 'buongiorno signorina' quelle parole mi colpirono alle spalle come una martellata, ero stata scoperta, colta sul fatto. Stranamente lui non fece caso a questa mia curiosità irrefrenabile, o meglio, non mi rimproverò. 'e così hai avuto modo di vedere la mia casa, ti piace?' annuii, non riuscivo ad aprire la bocca, mi sentivo terribilmente a disagio. 'oh, non sentirti in colpa… so cosa stai pensando, non è colpa tua, è la tua età e quell'incredibile intelligenza che hai nella testa che ti hanno spinta qui; oh! Adoro l'intelligenza e la sua incredibile potenza, il modo di uscire fuori e straripare nell'arte, nella musica, nel teatro… ma ti sto annoiando… su, vai a mangiare qualcosa…' feci per correre verso la porta ma una domanda mi balenò in testa 'chi è lei e come si chiama?' chiesi dandogli le spalle 'c'è un momento per tutto e questo non è il momento per le risposte, bensì per il cibo. Su vai ed accontentati di conoscere il mio nome: Rupert'. Mi diressi nella stanza adiacente e notai con stupore che il tavolo era apparecchiato e vi erano sopra pietanze di ogni genere, dal dolce al salato, dal piccante al languido. Notai che nonostante fosse mattina le finestre erano chiuse ed il lampadario -identico a quello dell'altra stanza- era acceso. Entrò Rupert. 'beh, non mangi? Non conoscendo i tuoi gusti ho fatto preparare di tutto… spero che tu gradisca…' la sua voce era terribilmente suadente e fluiva come un torrente di montagna 'e tu, come ti chiami?' ah quella voce, come l'adoravo… 'il mio nome è Buffy'… 'bene, da oggi sarà Larissa, ti piace?'. Quel nome mi suonava strano come il precedente ma non ci feci caso ed annuii, è un nome talmente bello…iniziai a mangiare ed una volta preso il via non seppi resistere a nulla, la figlia di due poveri contadini non è abituata a certi eccessi e quando se li trova davanti su un piatto d'argento.. oh, non c'è santo che tenga. Gli anni scorsero nella felicità e nella quiete. Io e Rupert avevamo stipulato inconsciamente un patto mentale: io non facevo domande sul perché di giorno si rinchiudeva nella sua stanza e di notte se ne andava di casa e lui… lui mi vestiva, mi nutriva e faceva tutte le cose che potrebbe fare il padre modello. Più gli anni passavano più quella sua voce suadente e moderata mi attirava, una farfalla attirata dalla ragnatela, dirai, no! Piuttosto un'ape attirata dal fiore, un leone attirato dal rivolo di sangue che sgorga dalla gola di una zebra in fin di vita… ho un piacevole ricordo di quegli anni. Poi arrivò il mio diciannovesimo compleanno, ormai ero una donna, così, come mi vedi ora. Con i miei folti capelli biondi ed i miei brillanti occhi verdi, alta, slanciata. Una perfetta fotomodella oserei dire, ma la vanità non è di certo una delle mie pecche. Ricordo con precisione che da quel giorno cominciò a venire a casa nostra molto frequentemente -e solo di notte- un ragazzo, un bellissimo ragazzo, di gran lunga migliore di Rupert anche se fino a quel giorno Rupert per me aveva rappresentato l'apice della bellezza e della sproporzionatamente grande maestosità della natura. Non aveva nulla di speciale, capelli castano scuro, occhi idem, un bellissimo fisico, alto. Ma al tempo stesso attirava attorno a se più energia del sole e della luna. Da quel giorno il mio mondo divenne Lui. Una sera finalmente la mia mente fu liberata da ogni domanda, ogni perché venne risolto. 'vieni in camera mia Larissa..' mi invitò Rupert. Entrai e notai che nella stanza c'era qualcosa di strano, qualcosa di mistico, in un angolo era accesa una piccola candela blu ma la sua minuscola potenza gettava tutta la zona nella penombra creando un effetto magico. 'questa, Larissa, o mia dolce Larissa, è la notte, la TUA notte, la notte della verità e della scelta, la TUA scelta.', Rupert era attento a scandire bene ogni parola ma la sua voce risultava ugualmente fluida e senza pieghe. Provai una strana sensazione e mi accorsi che in un angolo, quello più buio, c'era lui, il ragazzo misterioso, quello che anche solo con un soffio mi avrebbe potuta far cadere ai suoi piedi. Mi pervase un brivido ma non ebbi il tempo di capire, Rupert iniziò a parlare. 'Come ti ho già spiegato questa notte scoprirai ciò che in tanti anni non hai mai voluto chiedermi. Avrai le tue risposte e ti ingrazio per averle aspettate con infinita pazienza. Partiamo dalle semplici e schiette situazioni di base: io-sono-un-vampiro. Oh! Sapevo che questo non ti avrebbe scossa, sei troppo intelligente e Dio, come sei bella, ho creato una rosa e non me ne sono mai accorto… Ah, non perderò il filo… dunque, sono un vampiro ed anche il mio amico lo è. Lo so che tu già lo sapevi, si capisce da come lo guardi da come respiri l'aria intorno a lui e da come ti pulsa il cuore in sua presenza. Sento tutto mia dolce, cara Larissa. Questa sera dovrai fare una scelta: da una parte ti offro la possibilità di non rendere vani questi sei anni passati insieme, dall'altra sei libera di prendere le tue decisioni e non accettare.'

'cosa mi proponi, Rupert' chiesi, la mia curiosità irrefrenabile aveva avuto la meglio sul cervello e la mia bocca si era aperta da sola.

'ti propongo di diventare come noi, Larissa' lo disse come se fosse stata una delle cose più facili al mondo. Notai solo in quel momento che nella stanza c'era un'altra bara, nera, brillante, bellissima. 'cosa ci guadagno e cosa ci perdo?' chiesi, trattare è sempre stata la mia specialità lo so… 'ci guadagni la vita eterna, un nuovo modo di vedere il mondo, una nuova esistenza..' si accostò a me per far si che l'altro non sentisse 'e se giochi bene le tue carte ci guadagni lui…' disse facendo cenno all'amico. Tornò al centro della stanza e ricominciò a parlare normalmente 'ci perdi la luce, il calore corporeo, ma è nulla in confronto a ciò che avrai.' Proclamò con voce più che convinta. 'come potrei eventualmente diventare una di voi?' era la domanda più sensata e la più stupida a quel punto.. 'beh, questo è il bello della storia, non vale la pena svelarlo prima che tu abbia deciso… oh Larissa sembri fatta su misura per ciò che ti attende, non vanificare tutte le speranze di una vita.. o meglio, di una morte' ed abbozzò un sorriso sinceramente divertito. Intanto l'altro continuava a seguire la conversazione dal suo angolo, senza staccare gli occhi da Rupert e me. Sembrava deciso a non intervenire, deciso a non interferire. Poi accadde ciò che segnò la mia scelta, un incrocio di sguardi, vidi i suoi occhi penetrare nei miei e per un momento vidi la stanza dalla SUA prospettiva. 'questo è ciò che vedrai.' Per la prima volta l'amico di Rupert aveva parlato e la sua voce, oh la sua voce… l'apoteosi della melodia, la fluidità del miele e la chiarezza e la purezza di un ruscello… in assoluto la migliore percezione uditiva che abbia mai potuto provare. Poi lui tornò nel silenzio. Ci pensai su, valutai rischi e vantaggi per quanto ne potessi sapere, e decisi. 'allora?' chiese Rupert con una sfumatura di ansia nella sua modulazione vocale. 'si' ed io, come una sposa sull'altare dissi si alla mia morte, dissi si alla mia nuova vita. Rupert uscì dalla stanza, probabilmente ciò di più inaspettato che potesse accadere. Mi rivolse un sorriso compiaciuto ed io rimasi sola con l'altro. Ero seriamente spaventata, come una ragazzina al primo appuntamento. 'non accadrà tutto così in fretta, stai calma' sussurrò il ragazzo alla mia orecchia. Poi egli uscì a sua volta ed io rimasi lì, sola. Passai alcune ore rannicchiata in un angolo, sapevo che i due vampiri erano usciti ma ero ugualmente frastornata. Poi la porta si aprì ed apparvero loro. 'è quasi l'alba Larissa… io ed Angelus dobbiamo riposare…' Angelus… quel nome mi colpì come una frecciata al cuore. Mi sollevai a stento, le mie gambe si erano rattrappite dato che ero stata in quella posizione per ore ed ore. Uscii ed andai in camera mia a pensare ma ben presto mi addormentai. Ora riassumerò in due parole tutto ciò che accadde nell'anno seguente. Io, Rupert ed Angelus vivemmo insieme e come avrai già capito mi innamorai follemente di Angelus… e lui di me. Le scappatine nella mia stanza ormai erano di routine ed entrambi sapevamo di aver trovato ciò che troppo a lungo avevamo cercato. Scoprii che la sua pelle fredda come il marmo non faceva per niente paura e che non sentire il battito del suo cuore non mi stupiva. Ci amavamo e parecchio poi. Ed il giorno del mio ventesimo compleanno ci unimmo materialmente, non con un atto sessuale come pensi, ma nel migliore dei modi, col sangue. Fui di nuovo condotta nella loro camera e Angelus mi disse che non dovevo avere paura. E non ne avevo. Disse che dovevo scegliere se sarebbe stato lui o Rupert a farmi rinascere e credo che la mia risposta fosse stata fin troppo scontata. Come un anno prima Rupert uscì dalla stanza e Angelus si avvicinò a me. 'non farà male' mi disse con un tono così convincente… di riflesso io piegai la testa mettendo in mostra il collo nudo e bianco. Lui lo sfiorò con una mano ed un brivido mi percorse la schiena; lo sentì, lo avvertì e posò le sue labbra soffici sul mio collo, quasi per rassicurarmi. 'perdonami' disse e poi, e poi fu il buio. Un dolore lancinante al collo, la netta sensazione che i suoi canini stessero penetrando nella mia carne e ne stessero risucchiando la linfa vitale: il sangue. Non mi lamentai, non gemetti e non piansi, riuscivo ad accettarlo, lo accettavo per l'amore che provavo nei confronti di Angelus. Le nostre anime palpitarono allo stesso ritmo, sentii il suo cuore battere, io fui in lui e lo sentivo chiaramente. Il mio sangue confluiva tutto al collo trasferendosi poi in Angelus, dandogli la vita, la mia vita. La sua morsa ora non mi provocava alcun dolore, anzi, avvertivo quasi un senso di piacere. Poi lui si staccò e quasi mi mancò per un secondo la sua morsa sul mio collo. Fui sul punto di svenire ma lui mi sorreggeva con sicurezza e mi proteggeva. Si passò l'unghia del pollice sul collo e ne sgorgò sangue caldo, il mio sangue misto al suo. Mi avvicinò a quella fluida fonte di calore ed io non seppi reprimere il giusto impulso di bere, bere fino alla fine dei giorni, bere quel sangue caldo. E sentii le nostre "vite" battere allo stesso ritmo di nuovo, in una simbiosi perfetta. Ora lui sgorgava in me, tutti i suoi misteri erano ormai scoperti, la sua aura avvolgente scorreva nelle mie vene ed i suoi sentimenti, la sua anima, il suo sangue caldo scorsero in me. Poi mi staccai e lo guardai. La più bella cosa mai vista. Mi baciò dolcemente e mi distese nella sua bara. Oh, nessuna bara sarà mai comoda come quella… caddi in un sonno duro e profondo. Quando mi svegliai la prima cosa che vidi fu Angelus. Da quel momento osservai il mondo con nuovi occhi, gli occhi del vampiro, ascoltai la natura con nuove orecchie. È così bello… i colori della notte, i suoi suoni… se il giorno dà all'uomo vita ed energia, la notte è fatta per ricordargli che anche lui è nato dalla natura, come i lupi e come gli sciacalli. La notte ricorda all'uomo che non è lui la potenza più forte del mondo, anzi… la notte parla e noi vampiri la sappiamo ascoltare. Torniamo alla mia storia… Non vidi mai più Rupert ne seppi che fine avesse fatto anche se sono convinta che saremo uniti per sempre, perché lui mi ha salvata. Certe volte penso che lui ogni tanto mi venga a spiare, venga a vedere come me la cavo, se il suo fiuto l'ha portato o no a scoprire il miglior vampiro che abbia mai trovato. E credo anche che Rupert sia orgoglioso di me e di come mi ha educata. Io lo adoro, lo ammiro per la facilità con cui ha saputo lasciarmi ad un altro. Mi capita spesso di chiedermi perché abbia dato ad Angelus il compito di crearmi. So benissimo che quando Rupert mi chiese se volevo lui o Angelus come creatore conosceva già la risposta, era fin troppo scontata. Beh, volevi sapere come sono diventata ciò che sono, umano, ed io te l'ho detto. Ora se non vuoi sapere nient'altro vattene da qui, la tua permanenza è durata fin troppo a lungo."

"Angelus… che fine ha fatto?"

"oh! Lui è più vicino di quanto pensi…"

"Cos… aaahh"

"amore... davvero una bella preda, i miei complimenti…"

"Angelus… sono secoli che cacciamo insieme, conosco i tuoi gusti …"

"oh Larissa mia, ti amo"

"lo so Angelus anche io… serviti pure, ma lasciamene un po"

"va bene… ah, come sono ingenui questi mortali, credono davvero che tu sia disposta a sprecare il tuo tempo con loro per raccontargli la storia della tua "vita" senza alcun riconoscimento?! Sono sempre più stupito…"

"già, hai ragione amore. Ma ora beviamo ... brindiamo a noi, al nostro amore… eterno"

"al nostro amore eterno allora"

"si, per sempre…ahahahah"

"ti amo diabolica Larissa"

"ti adoro demoniaco Angelus…"

"mmh… però sangue caldo… ottimo, 0 positivo… il mio preferito…"

"bevi e zitto… dopo dobbiamo fare alcune cosine…"

"mmh… mi attira questa idea delle cosine.. ok, bevo."

"sadico…dai che si fredda… sai che odio il sangue freddo."

 

--- FINE ---

(forse…..)