YOU LIVE FOR ME


"... volando sulle ali libere del cuore ho incontrato la gioia, ma guardando sotto di me vidi l'abisso ..."


Beep. Beep. Beep.

Un elettrocardiogramma scorre, simile a tante montagne fosforescenti, sullo schermo nero, tracciando una sottile linea verde. Verde speranza, la speranza che quel segno non rimanga mai piatto.

"Svelte, chiamate il dottore! Il paziente della 3 si è svegliato!!"

Un'infermiera paffutella e dall'aria simpatica entra con la sua andatura dondolante nella stanza portandosi una ciocca dei capelli color carota dietro all'orecchio sinistro.

"Ben tornato tra noi, dormiglione" dice sorridendo, con una voce calda ed accogliente, chinandosi sul corpo che giace sotto alla coperta bianca stile 'ospedale-immacolato-ultra-sterile'.

Gli gira la testa, sente i crampi allo stomaco, gli arti sembrano invasi da plotoni di fromiche in marcia e non ha idea di dove sia... o chi sia. Sa solo che apparentemente era davvero molto meglio il 'luogo' dove si trovava prima, ma a pensarci bene non ricorda più neanche quello... più si sforza di concentrarsi su quella pallida fiammella di memoria più quell'ultima immagine si affievolisce, diventa sfocata, muta quasi al nulla e scompare. Lui tenta disperatamente di aggrapparsi a quel ricordo, a quella sbiadita fotografia. Ma fugge, fugge con i suoi pensieri. Ricorda solo tanti fili sottili e soffici simili ai raggi del sole, ed una risata, una risata felice e spensierata che lo affascina e lo avvolge. Mille domande ed il vuoto. Centinaia di quesiti ma zero risposte. Solo una certezza rimane salda in quelle quattro pareti cerebrali e fa capolino dal nulla... Caffè. Tantissima, spassionata voglia di caffè. Che poi di che cosa sappia il caffè non se lo ricorda neppure ma...

"Caffè"

"Oh, il signorino si è appena svegliato e vuole già fare colazione? Dovrai aspettare un pò, il dottore deve accertarsi che il coma non abbia riportato danni irreparabili"

"Coma?"

"Sei stato in questo letto per... due... ma che dico, minimo tre anni..."

"Io... io... non ricordo"

"Lo credo bene... ma ora riposati, non devi sforzarti. Sei ancora molto molto debole, più di quanto immagini"

"Io devo andare" Il ragazzo cerca di alzarsi ma le sue gambe non rispondono e ricade sul lettino.

"Alt alt alt" la donna lo ferma mettendogli le mani sui forti pettorali ancora un pò addormentati. "Dove vuoi andare? Le gambe non ti reggono neppure... un passo alla volta, prima la riabilitazione poi si vedrà... oh, ecco il dottore"

Dalla porta bianca, come il resto della stanza, fa capolino un tizio distinto, alto e con addosso un candidissimo camice da dottore. Lo stetoscopio è posto precisamente a metà attorno al collo sottile, il cartellino d'identificazione penzola vicino alla tasca mostrando la fotografia sorridente dell'uomo. E' leggermente stempiato, avrà massimo quarantacinque anni... probabilmente ha moglie e figli, dato che porta la fede al dito e che l'unica cosa fuori posto è una penna da bambino piccolo nel taschino. Un simpatico regalo del figlio, forse. L'uomo si avvicina con passo sicuro al lettino e porge la mano al ragazzo.

"Ben tornato"

"G.. grazie" ricambia la stretta di mano.

"Come l'infermiera Maggie le avrà già illustrato, avremo molto da fare..."

La mente del ragazzo vola, vola fuori dallo spazio e dal tempo, non sente neanche più le parole dell'uomo in camice bianco. Vola incessante e senza rendersene conto a quei fili soffici color oro e a quella risata calda ed attraente.


Un anno dopo...

"E' stato davvero un piacere avere a che fare con lei, mi auguro che la sua memoria torni a posto nel minor tempo possibile, merita di sapere... Buona fortuna, per qualsiasi cosa, torni da noi"

'Certo, basta che sborsi migliaia di dollari al mese per una stupida terapia e tutti ti adorano...'

"E' stato un piacere anche per me"

Angel allunga la mano e saluta con un sorriso a 32 denti piuttosto falso il dottore che lo ha seguito per tutto quel tempo. Ha iniziato a ricordare, sa chi è, sa chi è stato più o meno e sa alcune cose del suo passato. Ma non capisce ancora quella visione color oro ed accogliente che lo riscalda in molti momenti della sua giornata, è come un sasso che cerca di riaffiorare a pelo d'acqua ma la crudele forza di gravità ed il suo peso eccessivo non glielo permettono. Forse è per questo che non ricorda, quella visione ha un peso troppo grande e doloroso o forse troppo grande e felice. Almeno spera. D'altra parte però se è una cosa importante davvero dovrebbe ricordarla alla perfezione... Deve scoprire, deve trovare traccie, segnali, indizi... vuole sapere, non può farne a meno, è troppo forte l'attrazione e la sensazione piacevole di quel momento.

Il parcheggio dell'Ospedale è semivuoto a quell'ora del mattino, c'è solo una signora piuttosto grassottella ma dall'aria simpatica e dall'andatura dondolante. Angel si incammina respirando l'aria fresca del mattino e non accorgendosi neppure della donna.

"Angel...?"

Il ragazzo si volta di scatto sentendo il suo nome.

"S... si?" quel viso... non gli ricorda assolutamente nulla, o forse...

"Oh mio Dio! Eravamo tutti così in pensiero per te! Dove diavolo sei scappato?!"

"Io.. scappato?"

"Angel... non ti vediamo da così tanto tempo...!"

"Oh..." 'non sa nulla, non sa del coma, non sa dell'ospedale... ma sa del mio passato e mi può aiutare' "diciamo che.. sono stato assente"

"Beh, lo credo bene! Ma dimmi, che fine hai fatto?"

"E' una storia davvero lunga ed ora.. risponda lei alla mia domanda... per caso io conosco una ragazza? Insomma, stavo con qualcuna prima di..."

"Prima di cosa?"

"Ok, le racconterò tutto" Angel inizia a narrare la sua storia, il coma, la riabilitazione, l'impatto col mondo, la sua fugace visione...

"Beh... so che frequentavi una ragazza di qui vicino... credo di... aspetta, fammi ricordare... Sunnydale o... si si Sunnydale, sicurissima! Ma lascia che ti dia una mano, dei soldi, insomma... come puoi tirare avanti?"

"Le dirò signora, avevo un conto in banca con molti zeri... peccato non ricordi nulla del modo in cui io li abbia messi su...!"

"Sei sempre il solito... il tuo appartamento è ancora disabitato, non riesco a venderlo... non sopporterei di vedere un'altra persona camminare fra quelle quattro sporche mura. Ci sei mancato tanto Angel, davvero tanto. Temevamo il peggio... e potevamo anche avere ragione"

La donna stringe Angel tra le sue braccia paffute e morbide per poi lasciarlo andare con un sorrisone.

"Ti vogliamo ancora bene, Angel"

Angel sorride, non comprende il significato di quelle parole.. chi gli vuole ancora bene? Sunnydale... prossima meta.



continua...