FLOP

AUTRICE:EGI

Egi aveva la metà sinistra del viso coperta dal ghiaccio e poteva vedere la faccia di Lennon solo con l’occhio libero. Una faccia preoccupata. Le voci degli altri le arrivavano da lontano, come ovattate. Si sentì un bicchiere alle labbra ma lo allontanò con un gesto della mano. Chiuse l’occhio sano. Lennon le chiese forse per la decima volta come si sentiva. Si sentiva malissimo, ma non rispose.

Non era il dolore fisico. Sì, c’era anche quello: intenso e martellante. Ma non era quella la causa della sua sofferenza.

Era una sorta di umiliazione bruciante, e una colossale sensazione di rabbia contro se stessa, un disgusto senza precedenti verso la sua opera. Tanti anni di preparazione, migliaia di ore di esercizi, sogni lucidi, meditazioni, O.B.E. inutili: il suo era stato un flop incredibile. Avrebbe voluto sprofondare a mille chilometri sotto terra dalla vergogna.

Sentiva il vocio degli altri che le si affollavano intorno e la voce di Jana che diceva: “E’ meglio andare al pronto soccorso, piccina, così, solo per precauzione…”. La sua voce era dolce ma ferma, una voce che non ammetteva repliche.

Lei sussurrò: “Cazzo, come mi dispiace, ho rovinato la serata a tutti…”.

All’altezza del plesso solare le si agitava una lingua di fuoco: il terzo chakra si era lacerato nella prova ed eruttava lapilli di energia pura ad alta frequenza, mentre spirali verde-acido macchiate di nero turbinavano a circa dieci centimetri dal suo corpo fisico, percuotendola come in una frustata senza fine.

Sentì la voce di Sol risponderle: “Ma cosa dici! Non vedevo l’ora di passare un Caposanni alternativo al Pronto Soccorso, tra gente cavolfiorata dai botti e ubriachi lacerocontusi da risse!”. Aprì l’occhio buono e scorse il lampo malizioso che passava nello sguardo dell’amica.

Lennon la guardò preoccupato e le chiese per l’ennesima volta: “Ma come ti senti?”. Lui doveva essere l’unico ad avere una pallida idea di cosa le stesse davvero succedendo.

“Mi fa un male atroce…” rispose lei guardandolo.

In realtà il dolore alla fronte era nulla in confronto alla tempesta energetica che si andava scaricando sul suo corpo astrale. Sprofondò talmente tanto nel disgusto verso se stessa da boccheggiare: aveva voluto strafare ed aveva fatto una magra figura, veramente una performance degna di Maga-Magò…e pensare che aveva preparato questo “coup de théa^tre” per giorni e giorni esercitandosi a casa sua e ne era uscita questa esibizione meschina. Sperava solo che gli altri non si fossero resi conto di cosa fosse veramente accaduto.

“Ma come è successo?” le chiese Jana. Ecco la domanda che temeva, ma che sapeva sarebbe arrivata. I suoi capelli azzurri, alla luce tremula delle decine di candele che illuminavano la stanza, le generavano un alone metallico intorno alla testa. Sembrava un angelo vendicatore.

Ad Egi sembrò per un attimo di non poterle mentire. Il turbinio energetico degli atomi impazziti che formavano il suo corpo astrale e che cercavano di ritornare alla loro configurazione originaria le procurava ondate di nausea che andavano e venivano come la risacca sulla spiaggia.

“La colpa è tutta di queste maledette scarpe nuove, hanno una strana punta del cazzo che mi ha fatto inciampare nell’ultimo gradino: così sono letteralmente volata con la testa contro il muro!”

Sperò che l’altra ci credesse, che tutti ci credessero. A Lennon avrebbe spiegato tutto più tardi, anche se sapeva che lui le avrebbe fatto una bella predica, del tipo “non si scherza col fuoco”.

Negli occhi di Jana passò un lampo di incredulità, sostituito però subito da un atteggiamento professionale:

“Basta con le chiacchiere ora: si va al Pronto Soccorso!”.

Tutti si vestirono per uscire.

Anya stava dicendo: “Allora, io guido e Tacchan fa da navigatore…”, mentre Sery la guardava stringendosi infreddolita nel suo misero vestitino cino-giappo-eschimese.

Lennon aiutò Egi ad alzarsi dal divano e le diede una stretta complice al braccio, come dire “Credo di aver capito tutto, dopo facciamo i conti”. Il gruppo salì un po’ mesto le scale che portavano al primo piano e quando Egi si ritrovò faccia a faccia con il pezzo di muro che l’aveva vergognosamente sconfitta ebbe un’illuminazione.

Come aveva fatto a non pensarci prima, era stata una vera e propria cretina! Come aveva fatto a non rendersi conto che il muro contro cui aveva picchiato la testa era un muro portante!

E lei, quando si era esercitata ad attraversare i muri a casa sua, l’aveva fatto sempre e solo attraverso pareti divisorie.

Ecco cosa le era successo a voler emulare Willow stupendo i suoi amici a Caposanni con effetti speciali!!!