CRUEL INTENTIONS

 

AUTORE: Eleonorab

RATING: Sconsigliato ai minori di 14 anni.

COPPIA: Spike e Buffy

TEMPO: Durante la settima serie, dopo Never Leave me, ma per il mio racconto né Spike né Angel conoscono Buffy.

RIASSUNTO: Come reagirà Buffy alla notizia che il male Primo ha intenzione di abbattersi su Sunnydale e da lì conquistare il mondo? E cosa farà quando incontrerà uno sconosciuto che, stranamente, le ispira fiducia?

NOTE: Questo racconto prende solo il titolo dal film interpretato dalla bravissima Sarah Michelle Gellar, ma in realtà ha poco a che fare con ciò. D’altra parte, chi può dire che le loro intenzioni non siano crudeli?

 

Potrei ma non voglio

Fidarmi di te

Io non ti conosco

E in fondo non c’è

In quello che dici

Qualcosa che pensi

( Samuele Bersani, giudizi universali)

* * * *

 

PROLOGO

 

Il campanello di casa Summers suonò all’improvviso nelle prime ore di un pomeriggio di primavera. Non ci fu bisogno di attendere molto prima che Buffy andasse ad aprire, lasciando accesso a tre ragazze sui diciassette anni, che, dal primo momento in cui varcarono la soglia di quella casa, non poterono fare altro che criticare.

“Abbiamo avuto una piccola…apocalisse”disse Giles, dall’altra parte della porta. Buffy fece subito accomodare il suo ex osservatore in salotto, ed insieme ai suoi amici, là riuniti, attese che parlasse. “Loro sono potenziali cacciatrici…”disse Giles, indicando le tre adolescenti, che ora osservavano curiosamente tutte le armi nella cassa che la bionda slayer teneva in salotto “…e le ho portate qui” proseguì Rupert “per un motivo molto serio. La sede del consiglio degli osservatori…è stata distrutta qualche giorno fa da un ordigno piazzato là da non sappiamo ancora chi. Tutto quello che sono riuscito a recuperare sono questi testi” disse, posando alcuni volumi sul tavolo davanti a sé “da cui è emerso che si sta preparando una battaglia…anzi…una vera guerra, per la precisione.”

“Che genere di guerra?” domandò Buffy, preoccupata.

“Beh, su uno dei volumi è scritto che ‘all’estinguersi del duemillesimo anno dalla nascita di Gesù Cristo, i non morti risveglieranno il male Primo, nascosto nelle viscere della terra, che li guiderà nella lotta attraverso cui la razza umana giungerà allo sterminio’. A quanto pare, per aprire il sigillo, i vampiri hanno bisogno del sangue di una persona prescelta…una chiave, e stanno già preparando il loro esercito, adesso, sotto i nostri piedi” concluse Giles amareggiato.

“E in quale modo possono essere fermati?” domandò Buffy, dubbiosa.

“In nessun modo oltre la luce del sole…vedi, i vampiri si stanno preparando, stanno diventando invincibili, guidati da l’unico vampiro puro rimasto sulla terra: un tulakhon…ma credo che anche lui non sarebbe in grado di resistere alla luce solare…”

“Basterà fargli fare un bel bagno di sole!” decretò la bionda cacciatrice, più tranquilla, ora.

“Non è così semplice Buffy, non usciranno mai allo scoperto, se non di notte” rincarò Giles.

“Basterà fargli fare un bagno di sole, non importa come” ripetè Buffy, decisa, con l’intenzione di chiamare Faith, perché le desse una mano. Le costava ammetterlo, ma adesso aveva bisogno di lei: ci voleva un’altra cacciatrice che si occupasse dei vampiri, mentre lei pensava a proteggere sua sorella. Non era bastata l’esperienza con Glory, ora ci si mettevano anche questi maledetti vampiri ad impedire a Dawn di vivere la propria vita. Buffy ormai ci aveva rinunciato, ma per la sua sorellina sperava qualcosa di meglio che un’esistenza fatta di paletti, lotte e…morte…stupida morte.

 

* * * *

 

“E sarà tra esattamente 200 giorni che il Male Primordiale emergerà dalle viscere della terra per sterminare l’impura razza umana, che fin da troppo tempo infetta il nostro pianeta e lo abita come se fosse il suo!” concluse il Maestro, tra grida di approvazione degli altri vampiri presenti.

“Ha ragione…” iniziò Angel, rivolgendosi al vampiro biondo, in piedi accanto a lui “ Ma perchè aspettare 200 giorni, quando possiamo sterminarli ora, dall’interno, non ti pare?”

“Che intendi?” domandò William il sanguinario, il cui nome era da tempo mutato in Spike. Un nome pieno di ricordi…tutti quei nobili parrucconi che gli davano addosso, dicendo che avrebbero preferito avere le orecchie trafitte da dei chiodi piuttosto che ascoltare le sue poesie. Ma ora non importava più, li aveva spediti tutti all’inferno che si meritavano, insieme a quelle due cacciatrici da quattro soldi.

“Intendo dire che gli umani sono guidati da una cacciatrice, ma anche lei ha il suo Tallone di Achille: distruggendo lei, loro non avranno più un capo ed andranno allo sbaraglio” rispose Angel.

“Vuoi fare fuori la cacciatrice, eh?” disse Spike sorridendo alzando il suo sopracciglio, altra parte di lui ad avere una storia lunga. Il taglio che spuntava sulla sua pelle risaliva allo scontro avuto nel 1977 con la cacciatrice, la sua seconda cacciatrice. Lei lo aveva scaraventato a terra, mandandolo a cadere su una pietra piuttosto affilata, sulla quale la sua carne si era lacerata.

“Sarebbe una buona idea, ma non è esattamente quello che avevo in mente” aggiunse Angel, abbassando la voce. “Vedi, se la cacciatrice venisse trovata morta, i suoi avrebbero il tempo di organizzare un esercito e venirci contro. No, noi dobbiamo fare in modo che lei faccia esattamente il nostro gioco, così quando li attaccheremo non se lo aspetteranno.”

“ E cosa avresti intenzione di fare?”

“Beh, credo sia semplice…”iniziò con una sorrisetto malvagio che gli spuntava sul volto “tu…dovrai farla innamorare di te…”

“Prego?” domandò Spike, appoggiandosi ad una roccia che spuntava dietro di lui. La conversazione stava prendendo una piega che non gli piaceva affatto: finchè si trattava di uccidere era tutto a posto, ma se si parlava d’amore…

“Dovrà sentirsi legata a te con un legame indissolubile, dovrai spingerla alla follia. Lo sai anche tu che tutti gli umani sono folli, marionette i cui fili sono tirati solo dalle loro emozioni. Ecco, tu dovrai tirare i fili.”

“Qui il folle sei tu” replicò Spike, sorridendo “E perché non lo fai tu, scusami?”

“Perché madama cacciatrice mi ha già visto combattere in questo esercito, ma non conosce te…in più c’è quel piccolo problemino del sole che tu…” sorrise Angel.

“E va bene, visto che è per una buona causa lo farò…ma non farci l’abitudine a questi favori…d’altro canto nessuna donna può resistermi…” concluse Spike, dirigendosi verso Drusilla, che lo aspettava in fondo alla caverna.

CAPITOLO 1

 

“Benvenuta” disse Buffy in tono sprezzante, vedendo comparire davanti a sé, armata di valigie, sulla, porta, l’altra cacciatrice con cui non era mai riuscita ad andare d’accordo, né, ne era sicura, sarebbe mai andata d’accordo.

“Salve B “rispose lei nello stesso tono, ma con una punta di sarcasmo “avete un posto per una fuggitiva?” aggiunse, lasciando cadere a terra le borse “…forse ricercata sarebbe più appropriato”.

“Accomodati” disse Buffy, spalancando la porta davanti a Faith e mostrando il salotto pieno delle ragazze arrivate negli ultimi tempi.

“E loro sono…?” la interpellò Faith, puntando il dito verso il salotto, vittima di un’invasione di giovani agguerrite.

“…potenziali cacciatrici” terminò la frase, Buffy.

“C’hai provato, ma non attacca…bello scherzo, B…dai, chi sono?” replicò Faith, quasi ridendo, ma allo sguardo serio e inquisitorio che Buffy le rivolse, le sue labbra si allargarono, spalancandosi così la bocca “dico, vuoi scherzare?” continuò, questa volta in tono serissimo.

“Gentile come al solito” la ammonì Buffy “ma non sei qui in visita di cortesia…” continuò con aria arcigna “non abbiamo molto tempo. Il Primo sta per attaccarci e dobbiamo prepararle alla battaglia, perciò non è il momento di fare commenti sarcastici o di essere ciniche…”

“No, basta essere acide…” la interruppe Faith sfoggiando il sorriso impertinente che tante volte aveva irritato Buffy, anche ai tempi, ormai lontani, in cui erano state amiche…prima che iniziassero a cercare di uccidersi a vicenda…

“Il resto te lo spiegherà Giles” andò avanti la bionda cacciatrice, fingendo di non avere sentito “mentre io vado a controllare il sigillo”. La giacca di pelle nera le scivolò sulle spalle, mentre si chiudeva la porta alle spalle e si stringeva le braccia attorno alle spalle, cercando di scacciare il freddo della notte.

La Sunnydale High School non distava molto da Revello Drive, perciò la strada da percorrere non sarebbe stata lunga…ma le distanze sembrano infinite quando si ha il cuore che corre a mille, solo per la paura di non farcela…non riuscirci…a fare che cosa? Non lo sai, non ce la fai a chiarirlo nemmeno dentro di te…perché se capisci cosa può andare male, allora cadi nel baratro e non torni più su…è la tua mente che lo studia, il punto perfetto di equilibrio tra l’incoscienza e la consapevolezza, in modo che il cuore ed il cervello ti suggeriscano cosa fare, ma non ti dicano mai perché devi farlo…causa ed effetto sono ignoti, conosci solo lo scopo.

 

* * * *

 

La bionda cacciatrice scese le scale di pietra che conducevano al seminterrato della scuola ritrovandosi circondata dal buio più completo…ma l’unico rumore che si sentiva non era quello dei suoi passi: accesa la torcia elettrica che aveva portato con sé, fu costretta a fermarsi per lo scricchiolio che udiva. Inizialmente, il sospetto che fossero i suoi stivaletti nuovi a produrre quel suono prese il sopravvento sulla sua mente, ma quando si fermò di nuovo e il rumore continuò, si rese conto che qualcosa si stava muovendo vicino a lei.

“Chi và la?” domandò, voltandosi di scatto a guardarsi intorno. Nessuno rispose, ma la ragazza notò un’ombra incerta farsi largo oltre i pilastri di pietra calcarea che sorreggevano il soffitto: fattasi più vicina, si rese conto che non era solo un’ombra, ma una sagoma, una persona barcollante che procedeva nella sua direzione. La persona era un uomo sulla trentina, di media statura, con capelli biondi molto chiari, sicuramente non naturali e occhi azzurri splendenti. Indossava una giacca nera di pelle e la sua mano destra era ricoperta da un guanto rosso, assente su quella sinistra, che stringeva una bottiglia semi-vuota di Vodka: sembrava completamente ubriaco, ed in più aveva iniziato a cantare frasi sconnesse da vecchie canzoni degli anni ’60.

Alla sua vista, la domanda di Buffy fu la più innocente e prevedibile, ma anche più stupida che potesse fare: “signore, è sicuro di sentirsi bene?”, al che lui rispose “ehi, dolcezza, che ci fai qui tutta sola?”

“Evidentemente no” pensò Buffy, alzando un sopracciglio in direzione del tipo che le era piombato davanti così all’improvviso, suscitandole anche un grande spavento.

“Senta, lei non mi sembra neanche in grado di reggersi in piedi” replicò lei, vedendolo barcollare su sé stesso “forse sarebbe meglio che se ne tornasse a casa…non è sicuro qui”.

“Già, forse dovrei…” acconsentì lui, prima di accasciarsi a terra senza sensi.

“E ora?” si domandò Buffy, ma sapeva già qual’era la risposta…Giles avrebbe saputo che cosa fare. Tirandolo su, con molta fatica, pose il braccio di lui dietro la propria spalla e riuscì a svegliarlo quel tanto che gli permettesse di camminare, appoggiandosi a lei, fino a Revello Drive.

La bionda cacciatrice suonò il campanello di casa sua, dove Faith la attendeva per sfotterla un po’ sull’ ‘esercito’ che era riuscita a mettere insieme, ma la vista di quello sconosciuto non le tirò fuori di bocca che un “Accidenti B! Non si può dire che tu l’abbia sedotto e abbandonato!”

CAPITOLO 2

 

“Si è svegliato!”urlò Dawn attraverso l’ingresso, a sua sorella seduta in cucina, non appena vide l’uomo, sdraiato sul suo divano dalla sera prima, muovere leggermente le palpebre per poi aprire del tutto gli occhi blu che vi si nascondevano dietro. Alla notizia annunciata da sua sorella, la bionda cacciatrice si diresse in salotto, con un bicchiere colmo d’acqua fresca in mano, e si sedette su una sedia, spostata a dovere fino di fronte al divano.

“Come si sente?” domandò Buffy, in tono preoccupato, porgendogli la bevanda che sperava gli avrebbe fatto bene.

“Mi sento come se avessi preso una botta in testa…”poi, realizzando di non aver mai visto il volto della ragazza che aveva davanti, aggiunse, mostrandosi sospettoso “Un momento…ma lei chi è?dove diavolo sono e, soprattutto, perché sono qui?!”. Dopo averlo invitato a calmarsi perché, non solo, in quella casa, dormivano ancora tutti, tranne lei e sua sorella, ma anche perché era ospite, gli raccontò che cosa era avvenuto la sera precedente.

“Capisco…” fu la reazione dell’uomo alle parole di Buffy, poi, come rendendosi conto del fatto che aveva dormito su un divano sconosciuto, e realizzando a pieno ciò che la ragazza gli aveva rivelato, aggiunse, alzando un sopracciglio “Beh, non devo averle dato proprio una buona impressione…potrei darti del tu?”.

“Certo!” replicò lei, anche se presa alla sprovvista “Sono Buffy” annunciò, stringendogli la mano: al suo tocco, un brivido le percorse la schiena, e benché nel suo cervello un campanello avesse iniziato a suonare dalla sera prima, allontanò dai suoi pensieri l’idea che quel tipo non fosse del tutto degno di fiducia, lasciandosi trasportare nel mare dei suoi occhi azzurri.

“William, ma tutti mi chiamano Spike”.

“Perché?” domandò Buffy, ingenuamente.

“Perché, cosa?” fu la replica di Spike, preso in contropiede da una domanda del genere…perché lo chiamavano Spike? E che razza di domanda era?! era un soprannome, punto e basta! O meglio, aveva anche un suo perché, ma “e’ una storia lunga” aggiunse lui, capendo di che cosa parlava “sarebbe complicato spiegarti.”.

“Allora…Spike…perché ti sei ubriacato?”, ma si affrettò ad aggiungere “ se non sono indiscreta”.

“No, non preoccuparti di questo…mi sembra il minimo…è solo che…penso che non mi crederai” le disse lui, guardandola, turbato, negli occhi.

“Tu racconta” fu la risposta di Buffy, che ormai ne aveva viste abbastanza per non sorprendersi più di niente…o almeno così credeva.

“Come vuoi tu. Ieri sera…” iniziò Spike, mettendosi nuovamente a sedere, mostrando di credere che le forze non lo avrebbero retto al racconto di ciò che gli si era presentato davanti agli occhi solo due ore prima “ avevo deciso di andarmene al Bronze, così per, diciamo…un pò di compagnia, se capisci ciò che intendo…ma ad un certo punto sono arrivati dei tizi che sembravano…non so” lasciò in sospeso la frase che Buffy si affrettò a completare con “sfigurati?”.

“Esatto…” continuò lui, con sguardo scoraggiato…se lei sapeva di cosa stava parlando, allora ogni possibilità che si fosse trattato di un orribile sogno svaniva nel nulla. “ Ed hanno ucciso tutti…sembra che solo io sia riuscito a salvarmi, e sai come? Ero nascosto dietro un bidone dell’immondizia. Quando se ne sono andati, sono fuggito a casa mia…scappato come un coniglio…ed ho afferrato la prima bottiglia che riuscivo a trovare sotto mano…volevo dimenticare tutto, ma invece sono riuscito solo a procurarmi un’emicrania, mentre quelle immagini le ancora davanti agli occhi”. Poi, alzando lo sguardo a fissare Buffy, la vide osservarlo preoccupata “ sapevo che non mi avresti creduto” annunciò con amarezza.

“Oh, ti credo eccome…è questo il problema” replicò lei, perplessa “Non ha notato tutte le stragi che sono avvenute ultimamente? Beh, che tu ci creda o no, e dovresti farlo, perché l’hai visto coi tuoi occhi…sono opera dei vampiri”.

“Cosa? ma…” urlò lui, spaventato.

“Scommetto che stai per dire che i vampiri non esistono” lo interruppe lui, ed al suo cenno di assenso, annunciò “credo che sia ora di spiegarti una cosa”.

CAPITOLO 3

 

“E questa famosa cacciatrice saresti tu?” domandò Spike, puntando un dito verso Buffy: sembrava incredulo per quello che lei gli aveva appena raccontato.

“Sì, sarei IO” confermò lei, abbassando la testa, quasi ridendo per la reazione dell’uomo: era la terza volta che le faceva quella domanda, e lei ogni volta rispondeva pazientemente. “So che ti sembrerò pazza, ma il problema è un altro…”

“E quale sarebbe, a parte il fatto che l’intera razza umana sta per essere sterminata da un’orda di vampiri impazziti?” chiese lui ironico, come a sottintendere che difficilmente poteva definirsi problema qualcos’altro.

“Sei tu” rispose secca lei “Da che parte sei?”.

Preso in contropiede, Spike si affrettò a rispondere “Beh, dopo quello che ho visto stanotte, me lo domandi?”.

“Quindi posso fidarmi di te?” cercò conferma lei.

“Ci puoi scommettere…” replicò lui, poi abbassò la testa e sorrise amaramente “Solo ora capisco… me lo sono chiesto per anni e ora, alla fine…Buffy, c’è una cosa che dovresti sapere…”

“Che cosa?” domandò lei, presa in contropiede.

“Mia madre era una cacciatrice…fu uccisa nel 1977…avevo appena 4 anni… mi sono chiesto per anni chi, o meglio, cosa fosse ciò che l’aveva uccisa così brutalmente e…solo ora…lo capisco…un vampiro”, poi alzò il capo con sguardo motivato e deciso e aggiunse “ Sono dalla tua parte…conta su di me”.

Alle sue parole, Buffy gli rivolse un sorriso insieme di gratitudine e d’incoraggiamento, poi spostò lo sguardo sulla colonna che divideva il salotto dal corridoio d’ingresso, oltre la quale aveva visto affacciarsi un attimo prima il signor Giles.

“Buffy…posso parlarti?”chiese l’uomo, precedendo la ragazza in cucina e mettendosi seduto all’estremo più lontano del tavolo, in modo che le parole che diceva non potessero essere percepite al di fuori della stanza. “Come diavolo ti è venuto in mente di portarlo qui? Ti rendi conto che potrebbe anche essere un nostro nemico?! Dove hai la testa?!”.

“Veda di calmarsi” lo interruppe Buffy, con una freddezza che stupì molto Giles: non aveva mai visto, negli occhi della sua cacciatrice, tanta severità…e di certo mai nei suoi confronti “Non è un nemico, è il figlio di una cacciatrice…morta circa trent’anni fa.”

“Questo te lo ha detto lui?” domandò l’osservatore, colpito.

“Si” fu la risposta secca che Buffy gli dette, quasi con aria di sfida. Giles non riusciva a capire l’atteggiamento che la ragazza aveva assunto tutto ad un tratto nei suoi confronti, ma non si arrischiò a domandare, tornando a parlare dell’argomento che più gli premeva. “Non credi che possa anche aver mentito?”.

“No” replicò Buffy, ancora più secca di prima, se possibile, ma, accorgendosi di essere stata un po’ brusca, si affrettò ad aggiungere “Si, lo so che è insensato, ma io…mi fido di lui…come non mi sono mai fidata di nessuno”.

“Come mai?” domandò l’uomo, quasi con aria di sfida.

“Non lo so…ad essere sincera non lo capisco nemmeno io…mi ispira fiducia…una fiducia che non ho mai provato neanche quando avevo Riley al mio fianco…ma questa è acqua passata” disse, scuotendo la testa “quello che conta è che abbiamo un nuovo alleato…”

“Buffy…questa è una guerra, e tu sai meglio di tutti noi che non possiamo permetterci NESSUN errore!” la ammonì Giles, serio.

“Lo so bene…e per questo le dimostrerò che ho ragione…lo farò uscire…se brucia, aveva ragione lei, ma se vive…lei mi darà il pieno comando delle operazioni…” propose Buffy.

“Io ti ho sempre dato…” iniziò Giles, ma fu interrotto dalla bionda cacciatrice “Siamo d’accordo?”.

Giles fece silenzio per qualche attimo, poi trasse un lungo respiro e acconsentì.

Buffy si diresse allora in salotto e fece alzare Spike dal divano su cui era seduto: “forse sarebbe meglio se io ti riaccompagnassi a casa, adesso”.

“Ma certo…scusa il disturbo”replicò lui.

“Nessun disturbo” annunciò lei, dirigendosi alla porta e tremando mentre l’apriva davanti a sé e la luce solare invadeva il suo salotto.

CAPITOLO 4

Alla vista della luce che gli si apriva davanti e lo abbracciava coi suoi raggi, Spike alzò il braccio e si coprì il volto con la mano, mostrando un anello d’argento piuttosto grande, ma subito dopo lo abbassò nuovamente, osservando Buffy quasi con uno sguardo di scusa. Da parte sua, Buffy si chiese cosa sarebbe successo una volta varcata la soglia di casa se Spike non fosse stato in grado di sostenere l’esposizione alla luce solare, ma notando che per lui non c’era alcun problema ad uscire, pensò che si sarebbe opposto molto di più se avesse temuto di finire carbonizzato.

C’era qualcosa nel modo spavaldo in cui lui camminava, che la affascinava e allo stesso tempo la irritava in modo pazzesco: la schiena dritta e le spalle indietro gli davano un’aria da padrone del mondo che contrastava molto con l’idea di lui che Buffy si era fatta. La ragazza affrettò il passo per tenergli dietro e finalmente si decise a domandare “Dove abiti?”

“Tra la centoventitreesima e Russel square…un po’ in periferia in realtà, se vuoi vado da solo…”, rispose lui, continuando velocemente a camminare e sbirciando la cacciatrice ogni tanto, oltre gli occhiali da sole.

I due continuarono a parlare per tutto il tragitto, ma non del più e del meno, bensì della battaglia in corso tra il mondo delle tenebre e gli umani, finchè, quando ormai il sole era già tramontato su Sunnydale, giunsero esattamente nel luogo che l’indirizzo che Spike aveva dato poco prima a Buffy e si resero conto che non c’era alcun palazzo. Travi erano crollate l’una sopra l’altra, mentre il vento sollevava calce dal pavimento. Al posto di appartamenti e villette, adesso, nella via, non restavano altro che macerie.

La cacciatrice aveva appena aperto la bocca nel dire “oh mio Dio”, quando si sentì afferrare alle spalle da mani che la trascinarono all’indietro, coprendole la bocca. Quando finalmente riuscì a voltarsi, vide davanti a sé tre vampiri che era convinta di avere sconfitto anni prima, quelli che sia il signor Giles che il Maestro nonché i libri di magia nera definivano “I tre”.

“E’ questa la parte interessante di noi, cacciatrice” disse quello più destra, avvicinandosi alla ragazza ancora trattenuta dal vampiro “c’è un motivo se ci chiamano i non morti…anche se ci uccidi, non ci ammazzi mai…noi aspettiamo solo il momento buono di ritornare…” dopodiché le sferrò un pugno in piena pancia, che ebbe il doppio effetto di far piegare la ragazza su sé stessa e anche di liberarla dalle braccia che la trattenevano. Atterrati con un calcio due dei tre, Buffy ebbe appena il tempo di richiamare l’attenzione di Spike, che ancora osservava le macerie con aria stupita e sembrava non prestare attenzione a ciò che gli accadeva accanto, e di chiedergli aiuto, prima di essere colpita in pieno volto da un pugno che l’atterrò. La ragazza rimase a terra alcuni secondi, ma, notando un terzo che le si avvicinava per finirla, riuscì a colpirlo sul polpaccio, in modo da farlo rimbalzare a terra,da dove Spike lo sollevò, tenendolo per il colletto ed iniziò a colpirlo a propria volta. Con questo nuovo aiuto, Buffy si rialzò, giusto in tempo per finire gli altri due ed il vampiro che l’aveva trattenuta, senza udire il suo alleato sibilare al nemico, ormai sconfitto che non avrebbe dovuto mettergli i bastoni tra le ruote.

Dopo essersi dunque sbarazzati dei corpi dei 4 vampiri, piantando paletti nei loro cuori, i due si sedettero sul ciglio del marciapiede per riposarsi.

“Bel combattimento” si complimentò Spike, con un colpo di tosse.

“Anche tu non sei stato male” replicò Buffy, sorridendo.

“Beh…come figlio di una cacciatrice non potevo che aver ereditato qualche dote da mia madre” sorrise lui, poi, serio aggiunse “sei sicura di stare bene?”

“Si, non preoccuparti. L’unico problema, adesso…” disse lei, osservando la strada “è che dovrai restare in casa mia anche stanotte…non mi sembra che la tua sia in condizioni tali da essere abitata”.

“No, non credo…tanto vale tornare a casa tua, a questo punto” propose lui.

“Sinceramente, prima, dobbiamo passare in ospedale” disse secca lei.

“Lo sapevo che ti dovevi essere fatta male a qualcosa con tutti quei colpi” asserì lui, osservandola.

“No, non è questo” disse lei, facendosi improvvisamente seria “l’ospedale è stato abbandonato, come del resto mezza città, ma ci sono ancora bende e medicinali laggiù e temo che ci potranno essere molto utili durante questa guerra. Mi accompagni?”

“Certo”.

CAPITOLO 5

“Pensa che quando l’ho saputo avevo solo 15 anni. Venne un uomo al liceo, dicendomi che ‘solo io potevo fermarli’” disse Buffy, imitando la voce di quell’uomo sulla sessantina “e così ho iniziato ad uccidere vampiri…prima era difficile, ma, col passare del tempo, mi sono abituata a stare svegli per metà della notte e a passare la vita per cimiteri…potrò sembrare una persona asociale, ma, per ora, va bene così” aggiunse, prendendo quanto più cotone poteva e mettendone i pacchetti nella busta che Spike le teneva aperta davanti. “E tu, invece, quando hai scoperto che tua madre era una cacciatrice?”.

“Oh, io lo so da sempre!” rispose lui, indicandole cerotti e garze accatastati sulla cima del mobile di fronte a loro. Buffy fece un salto per arrivare a toccare l’ultimo ripiano, ma sfiorando a mala pena il metro e sessanta di altezza, dovette ben presto arrendersi e chiedergli aiuto con uno sguardo. Lui, di una decina di centimetri più alto, non fece alcuno sforzo nel prenderli. Li porse alla cacciatrice che, guardandolo per la prima volta negli occhi, e accorgendosi che erano azzurri, li mise nella busta che Spike aveva abbandonato in terra.

“Stavo dicendo, scusa?” riprese il vampiro, concentrandosi di nuovo sulle varie confezioni di aspirina che li circondavano.

“Mi stavi parlando di tua madre”.

“Ah, già…beh, io ho sempre saputo che era una cacciatrice…non ero presente quando morì, ma so chi fu ad ucciderla…un vampiro…e da allora lo cerco senza sosta” rispose Spike, abbassando il capo.

“Sono stato cresciuto a New York dal suo osservatore, che mi ha tirato su come se fossi stato figlio suo…e solo da tre anni ho scoperto che era proprio così.”

“Mi dispiace tanto” replicò Buffy, avvicinandosi.

“No…tutto sommato è stato un buon padre” confermò Spike.

“Intendevo per tua madre” disse Buffy, accennando un sorriso “sai, forse non è proprio la metafora più adatta, ma anch’io ho sempre saputo che le cacciatrici avevano una specie di data di scadenza…un po’ come i sott’aceti”.

Alle parole di Buffy entrambi risero, avvicinandosi di più l’uno all’altro, poi Spike replicò “Lo immagino…essere la cacciatrice non dev’essere bello, nonostante quello che tutti pensano”.

“No, non lo è per niente. Tutti i giorni…”riprese Buffy con la testa bassa e la voce segnata dal pianto che lottava per trattenere: si sentiva molto vulnerabile in quel periodo. E con lui lì, poi!! Non capiva perché, ma averlo vicino le infondeva allo stesso tempo sicurezza ma anche soggezione. Che cosa c’era in lui che la affascinava e al contempo la spaventava?

“Tutti i giorni ti svegli con un interrogativo: è questo il girono in cui morirò?Sarà questa l’ultima battaglia che potrò combattere? E improvvisamente diventa chiara la differenza tra come tu perdi e loro vincono. Tra come è diverso vivere da morire. E sai che nessuno può provare quello che tu senti, perché nessuno di loro è la cacciatrice…sei tu la cacciatrice…e allora sei sola”. Le lacrime iniziarono a rigarle il volto, ma non cercò di frenarle perché non aveva problemi a farsi vedere fragile da Spike, da l’unica persona al mondo che era in grado di capirla perché sapeva che lui aveva provato la sua stessa solitudine. Vedendola in quel modo, il vampiro si spinse ad abbracciarla, accarezzandole la testa: anche da un simile gesto, chiunque fosse entrato avrebbe potuto intuire l’alchimia tra i due: tra il vampiro e la cacciatrice.

“In questo periodo sono sotto stress più che mai…il male primo uscirà dalle viscere della terra tra pochi mesi ed io non ho neppure un esercito: solo delle ragazzine lentigginose che non sanno neppure da che parte si impugna un paletto. E se venissero a sapere di Dawn sarebbe davvero la fine” disse Buffy tutto d’un fiato.

“Che cosa c’entra Dawn?” domandò Spike, incuriosito.

“Il suo sangue…apre ogni portale tra le dimensioni. Due anni fa, una dea infernale, Gloria, riuscì a catturarla e per poco non compì una strage in tutto il mondo. Riuscimmo a fermarla, anche se ci volle moltissimo impegno da parte di tutti, ma se questa volta la prendono di nuovo, non credo che avremo qualche chance di impedire la distruzione del mondo” spiegò Buffy con gli occhi lucidi e Spike la strinse più forte.

“Perché credi di non poterli fermare?” domandò lui, alzando le sopracciglia.

“Il mio esercito, da allora si è dimezzato…Tara è morta e Willow non è più capace di praticare la magia”. I due rimasero qualche secondo ancora in silenzio, poi Buffy aggiunse “grazie di avermi ascoltata”.

“Di niente” rispose lui, anche se adesso si guardava intorno, pensando ad altro. Buffy catturò il suo sguardo e gli posò un bacio sulle labbra, a cui il vampiro rispose senza indugiare.

“Beh, forse adesso è davvero ora di ritornare a casa” disse lei, sorridendogli.

“D’accordo…tu avviati pure, avrai molto da fare…io resto a controllare le ultime cose” replicò Spike, con una certa freddezza nella voce, a cui Buffy non fece caso, lasciando la stanza. E la ragazza, uscendo, non notò neanche la figura di Angel uscire dall’ombra di un armadio in fondo alla stanza e avvicinarsi a Spike.

“Bravo” disse Angel “l’hai già fatta cadere ai tuoi piedi!”.

“Non essere ridicolo” replicò il biondo “un bacio non vuol dire niente!”: neanche lui era molto sicuro di quello che stava dicendo, ma non poteva certo ammettere con lui né con sé stesso che quello era stato il momento più bello della sua esistenza. Ehi, un momento! Non poteva fargli piacere essere baciato dalla cacciatrice, una creatura così rivoltante…! Certo, era carina, ma niente di più! O meglio, qualcosa di più c’era, lei lo aveva accolto in quel momento di ubriachezza…nessuno aveva mai fatto qualcosa per lui senza secondi fini, neanche quando era ancora William, il poetucolo denigrato da tutti. Lei non aveva preteso che lui le raccontasse la sua vita, ma lo aveva ascoltato in ciò che aveva voluto confessarle: aveva chiesto senza aspettarsi risposte a volte.

“E che hai scoperto di bello?” domandò angel.

“Ancora niente” rispose Spike. Sentiva che non gli avrebbe palato di Dawn neanche sotto tortura.

“Peccato…perché a me risulta che la sorella di una certa cacciatrice sia proprio quello che serve a noi…una chiave…che apre ogni portale” Angel si avvicinò con sguardo crudele “ continua a proteggerla e la tua protezione ti costerà cara…il primo non ama i traditori” concluse, prima di lasciarlo solo in quella cantina, dove nessuna cura avrebbe potuto alleviare il senso di colpa che ora Spike sentiva nei confronti delle sorelle Summers.

CAPITOLO 6

Tornando a Revello Drive, Spike vide che Buffy lo aveva aspettato in cima alla strada per dirigersi insieme a lui a casa.

"Salve straniero" disse lei quando lo vide avvicinarsi e dandogli un bacio sulla guancia non appena le fu un po’ più vicino.

“Salve indigena” rispose lui, posandole sulle labbra un dolce bacio, che ben presto andò molto più a fondo.

Una volta che i due si staccarono, Buffy, con le braccia incrociate sul petto , iniziò a dirigersi verso il numero 1631, ma, a poco a poco che si avvicinava, scorgeva sempre meglio che le finestre erano andate n pezzi ed i vetri erano sparsi sul prato, che la porta era spalancata a che se un trincio si apriva in corrispondenza del numero 6, che perfino l’albero in cortile era stato sradicato…ma che diavolo era successo mentre lei non c’era? Entrando trovarono, come era prevedibile, tutta la casa sottosopra e tutti i suoi abitanti distesi sul pavimento: Giles mostrava addirittura un taglio piuttosto profondo sulla fronte, mentre, sotto Xander, si allargava una pozza di sangue proveniente dal suo occhio sinistro che sembrava essere stato massacrato. Inorridita, Buffy si fece spazio tra quei corpi svenuti e si chinò sul corpo dell’amico: non aveva dubbi su chi potesse avere fatto una cosa del genere, ma non riusciva a spiegarsi perché l’avessero fatto proprio mentre lei non era in casa: se era lei che volevano, perché non attaccarla direttamente? Velocemente si rivolse a Spike perché le procurasse le bende e le medicine di cui aveva bisogno e, dopo aver curato Xander ed aver medicato la ferita di Giles, corse in cantina, dove aveva lasciato le potenziali cacciatrici in allenamento con Faith: la mora cacciatrice era in un angolo completamente priva di sensi, mentre le ragazze piangevano sul corpo di una di loro, evidentemente finita vittima dell’attacco. Buffy corse a rivolgersi a Faith e, dopo averla svegliata, le chiese cosa era successo: la mora cacciatrice riuscì a pronunciare solo poche parole, dal suono incomprensibile, ma la ragazza intuì che il suo discorso doveva riguardare Dawn, perché iniziò subito ad urlare il nome della sorella ed a cercarla per tutta la casa. Non trovandola, tornò in soggiorno, dove Spike stava fasciando la testa di Giles sotto le indicazioni di Willow: la strega aveva assistito all’intera scena, ma non aveva potuto utilizzare le arti magiche per fermare gli aggressori: se l’avesse fatto avrebbe oltrepassato il confine che la separava dalla magia oscura, precipitando di nuovo nel baratro.

“Willow…cos’è successo?” domandò Buffy guardandola dritta negli occhi.

“E’ successo quello che temevamo…siamo stati attaccati…”

“Voglio sapere ESATTAMENTE cosa è successo!”

“Eri già uscita da un po’…abbiamo sentito un rumore strano fuori…come se si stesse preparando un temporale, ma non era possibile perché il cielo era sereno: Xander si è affacciato alla finestra ed ha visto delle figure nere, incappucciate…sembravano vampiri, ma molto peggio di quelli normali…avevano la pelle verde e neppure sembianze umane…erano…vampiri primitivi…”

“Pensi che siano…”iniziò Buffy

“Non lo so…non ne sono certa…di sicuro sono alle dipendenze di quel male Primitivo di cui a parlato Giles, ma non so se sono proprio loro o se lui li guida e basta…” replicò Willow

“Va avanti”

“Ho tentato di fare una barriera con i miei poteri, ma in pochissimo mi sono ritrovata nel lato oscuro e Xander ha dovuto interrompermi, poi mi ha chiuso in un armadio perché non mi prendessero…e ha imbracciato le tue armi…ma loro sono entrati comunque…neanche Faith è riuscita a tenergli testa…l’hanno trascinata, svenuta, fino alla cantina…e io…avevo detto a Dawn…di nascondersi, ma lei…voleva combattere…non appena ha visto che cosa avevano fatto a Xander e a Faith, ha preso l’ascia…ma era debole…Giles l’ha difesa, ma hanno sconfitto anche lui…e poi…l’Hanno presa…l’hanno portata via…” Willow concluse il discorso quasi sottovoce…il suo tono si era andato pian piano abbassando di parola in parola, ma Buffy capì comunque cos’era successo.

Lo sguardo della cacciatrice si fissò sull’amica e per circa un minuto non sbattè neppure le palpebre: “Dawn” fu l’ultima parola che disse, prima di accasciarsi a terra in uno stato catatonico.

CAPITOLO 7

 

“Mi raccomando, fate attenzione a non distruggere niente, ragazze!” disse Tanith, spostandosi tra i vari banchi dove proprio allora venivano costruite armi su armi, forgiate spade su spade, da ragazze che avranno avuto si e no 16 anni.

“Tanith, posso parlarti?” chiese un uomo dai capelli brizzolati e gli occhi nocciola, molto alto, dirigendosi verso la ragazza ed afferrandola per un braccio. Al suo gesto la ragazza gli rivolse uno sguardo sprezzante e rispose “Tutto quello che vuoi Daniel” con una vena sarcastica nella voce “Ma toglimi le mani di dosso”.

“Vieni” disse lui, conducendola dietro un catasto di travi in ferro a pochi metri da lì. La voce che usò per parlarle era moderata, rispetto al tono alto che teneva di solito: “sai anche tu che è in corso una guerra! Non devi stare a trastullarti…devi prepararti al meglio!” i suoi occhi esprimevano grande ira e delusione.

“Ti sembra che io mi stia trastullando?” replicò aspramente Tanith “tu credi che per me sia semplice aiutare queste ragazze in un compito quasi più difficile del mio, papà? Perché non dici apertamente che come figlia ti ho deluso sotto tutti gli aspetti!” l’ultima frase fu detta quasi urlando, perciò Daniel fu costretto a metterle una mano sulla bocca per farla tacere. “Datti una calmata…e smetti di chiamarmi papà…te l’ho già spiegato! Se qualcuno scoprisse che sei mia figlia…”

“Ora che ci penso, no…non me l’hai già spiegato! Perché non devono saperlo? Sarebbe un così grande disonore avere in famiglia la più giovane…?” sbottò la ragazzina, ma l’uomo la interruppe “Il vero disonore sarebbe finire impiccato per mancanza di professionalità sul lavoro.”

“Ma non farmi ridere!” replicò la ragazza, voltandosi dall’altra parte.

“Non è un disonore, ma hai solo 14 anni, e non puoi venire a Sunnydale da sola…sei una bambina, e sei sotto la mia guida…però nessuno deve conoscere la tua età, o non ti prenderanno più sul serio” i sussurri concitati di Daniel creavano uno strano contrasto con le reazioni piene d’ira di Tanith “prendermi sul serio” urlò la ragazza, ormai esasperata “prendermi sul serio?!andiamo Dan, neanch’io mi prenderei sul serio! Ma mi hai vista bene? Quella vera è parecchio diversa da me! Io sono solo una ragazzina…lo hai detto anche tu…” il suo tono si era abbassato “A volte penso che in quello che faccio non ci sia nulla di buono…”

“Non dirlo neppure per scherzo” replicò serio Daniel.

“A volte credo di stare solo perdendo la mia infanzia!” urlò lei, senza più alcun ritegno così Daniel fu costretto a fare ciò che sempre aveva fatto in questi casi: la portò in un nascondiglio, dove rimase finchè si fu calmata.

 

* * * *

 

“Buffy…Buffy…” disse Willow, scuotendo l’amica. Era da più di sei ore che stavano tentando di farla riprendere: Willow non c’era riuscita neppure con tutte le formule magiche che era stata in grado di fare senza correre rischi.

“Andiamo, alzati e riprenditi, tesoro!” disse Spike, afferrando la cacciatrice per le braccia, sperando, prima o poi, di riuscire a risvegliarla.

“Ragazzi, qui non possiamo andare avanti in eterno! Non c’è alcun cambiamento..”disse faith, guardando la scena dal fondo del salotto: la cacciatrice, l’unica a cui era mai stata seconda… e ora non poteva fare niente, tutto sarebbe stato nelle sue mani, il potere nelle sue mani…No! Non doveva pensare queste cose, lei era buona, buona, buona…

“Non so più cosa fare, le ho provate tutte” esclamò Willow, sull’orlo delle lacrime, battendosi una mano sulla fronte “non riesco a fare a meno di pensare che è tutta colpa mia…Xander…perdonami”

Il ragazzo era seduto accanto a Giles sul divano e ancora si stava abituando a vedere solo da un occhio solo…alle parole di Willow non diede neanche segno di averla sentita…in cambio però, le parole della strega dettero impulso a Faith “forse tu non sai che fare, ma io sì…combattiamo!”

“E come…con cosa? Con un esercito di 3 ragazzine?” replicò Giles

“Veramente era proprio questo il mio progetto!” rispose sarcastica Faith “Non crediate che io non sappia perchè stasera sono venuti qui…”

“Diccelo tu, allora, perché io non penso davvero di saperlo!” fu la risposta secca dell’osservatore

“Ma non vi siete resi conto che il loro obiettivo era Dawn! La vogliono perché lei è la chiave!”

Willow e Giles si guardarono un attimo, poi la strega prese la parola “E tu come lo sai?”

“Ehi rossa, mi hai presa per scema? Anche la tua amica Buffy lo sa! Se non te lo ricordi anch’io sono una cacciatrice…e anch’io so della chiave…perché anch’io ne ho ricevuta una da proteggere…solo che, quando il consiglio mi ha arrestata, ha ritenuto che fosse più ‘opportuno’ che la custodia fosse data a Buffy, perché lei ne sarebbe stata più capace…ora, io non so se a voi importa qualcosa della cara Dawn, ma a me importa di recuperarla al più presto possibile in modo che il suo sangue non apra quel maledetto portale…”

“E cosa succede se si apre il portale?” domandò Xander, parlando per la prima volta in tutta la notte.

“Cosa succede?” ripetè sarcastica la mora cacciatrice “ Mettiamola così…quando si apre non avrai neppure il tempo di accorgertene, perché il mondo diventerà così scuro che la luce non esisterà più…e se non c’è più la luce del sole, nessuna forma di vita potrà andare avanti per più di qualche giorno…”

“Così i vampiri ottengono un doppio effetto..” continuò Willow, cominciando a capire “Spazzano via il genere umano e allo stesso tempo s’impadroniscono del mondo…senza più il sole a crear loro fastidio…”

“Vedo che inizi ad usare la testa” aggiunse Faith, ma Xander aveva un’obiezione “Glory ha già aperto un portale col sangue di Dawn, ma non aveva questo effetto…”

“Questo perché non è lo stesso portale di Glory…Dawn apre TUTTI i portali dimensionali…se il suo sangue si mescola all’acqua dello Stige, il fiume infernale, siamo finiti” spiegò Faith “perciò alzati e và a chiamare le potenziali, che andiamo a riprenderci Dawn…”

Tbc…