ALL'IMPROVVISO UNO SCONOSCIUTO

AUTRICE:ELISA 74

 

I personaggi di questa ff nn appartengono a me ma J.W., ed a tutta la sua troupe.

 

Questa è una storia con contenuti assolutamente innocenti.

 

Vi prego commentatela così da darmi la possibilità di decidere se continuare o no, non ho pretese da scrittrice ed accetto qualsiasi critica o consiglio, sopratutto dalla mia beniamina Linda!

 

PROLOGO

 

Mi chiamo Elisabeth Anne Summers, per tutti Buffy, non so perchè di questo soprannome, ma non me faccio un problema. Sono nata in un piccolo paese della California, Sunnydale, e, da quando ho capacità di intendere e volere, ho sognato il grande amore, quello con la "A" maiuscola, quello che non ti lascia mai, che ti riscalda quando hai freddo, che ti capisce con un solo sguardo...Ad un certo punto della mia vita ero certa di averlo trovato, fino a quando.......

Ora vi racconterò la mia storia, la storia di una ragazza come tante, la storia di quel sogno che tutte fanno, e che io ho vissuto.... che io vivo ancora, ogni attimo della mia vita.

 

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Cap. 1°

 

Sono nata nel paese del sole, la California, ma la mia realtà non è stata quella delle grandi città, bensì quella di un piccolo paesino di periferia, non lontano da Los Angeles, Sunnydale. Un paese dove tutti ci si conosce, e dove ovviamente nessuno può tenere la sua vita privata, come dire?, privata, tutti si sa tutto di tutti. Ed è a causa di questo circolo vizioso di chiacchere e pettegolezzi, che mia madre ha scoperto della relazione di mio padre, Jason Summers, con la sua segretaria, e l'ha buttato fuori di casa, chiedendo immediatamente la separazione. Quando ho saputo che i miei genitori avrebbero divorziato, è stato come sentirmi il mondo cadere addosso, ero disperata, ma la mia migliore amica, Willow Rosemberg, figlia di separati, ed il mio amico Alexander Herris - Xander - figlio di genitori che pur detestandosi vivevano sotto lo stesso tetto, mi hanno fatto capire quanto fosse più intelligete la decisione dei miei di divorziare.

Fu così che quando il giudice decise di affidare me e mia sorella Down alla mamma, e defiti i termini del divorzio, mio padre si trasferì a New York nella sede centrale del suo studio legale.

Beh, che dirvi, dopo aver fatto una breve panoramica su chi mi circonda, e sul mondo in cui vivo, comincio a parlare di me.......

 

I fatti di cui ho parlato sopra, si sono svolti nell'estate che precedeva il mio definitivo ingresso nel mondo adolescenziale, suggellato dal mio primo giorno del primo anno al mitico Liceo di Sunnydale. Io Willow e Xander eravamo così eletrizzati, che tutto ciò che ci accadeva intorno, passava in secondo piano, anche la partenza di mio padre per New York, infatti mi stavo letteralmente dimenticando di accompagnarlo, con Down, all'aereoporto, e credetemi avrei fatto il più grosso errore della mia vita, o almeno così ho pensato per quasi 3 anni....

Arrivati all'aereoporto, trafelati tutti e 4, eh si perchè ci ha accompagnate anche la mamma, devo dire che è stata un mito di donna, non ha portato rancore a papà, anzi lo ha salutato come fossero vecchi amici, forse l'amore era finito prima che se ne accorgessero. Fatto sta che imbarcato papà,ho visto uscire dallo sportello degli arrivi, l'uomo più bello del mondo, l'uomo che avevo sognato tutta la mia giovane vita, ed in quel preciso momento, decisi che sarebbe stato il padre dei miei figli, nonchè il mio principe azzurro. Arrivata a casa presi il telefono e dopo aver composto, concitatamente, il numero di Willow le raccontai dettagliatamente come era fatto l'uomo della mia vita, lasciando per ultimo il fatto, che sapevo per certo che era arrivato in giornata a Sunnydale, e le diedi appuntamento per la sera stessa, nel nostro ritrovo di sempre il Bronze, e fu lì, e fu quella sera, che lo conobbi......

Io e Willow eravamo appena entrate al Bronze, con tutto il fumo che c'era, e le luci abbaglianti, era pressochè impossibile che trovassimo in fretta Xander, che in teoria doveva già trovarsi li, così aguzzammo la vista e cominciammo a passare al setaccio il locale, rimanendo vicino all'entrata, così da avere una visuale abbastanza buona di tutta la parte inferiore del pub, per quella superiore non c'era niente da fare, a parte il fatto che Xander non sarebbe mai andato la su, visto che il posto era frequentato da coppiette con voglia di tenerezze. All'improvviso lo vidì, a Willow non ci volle molto per capire che qualcosa mi aveva lasciata esterefatta, anche perchè le stavo stritolando una mano, < Buffy, che ti succede? Aparte il fatto che mi stai facendo un male cane, sembra tu abbia visto un fantasma!>, per un bel minuto, credo, non seppì cosa rispondere, poi le parole mi uscirono a fiume < Willow! Non posso crederci! Lui..lui è qui!>, < Chi Xander? E da quando ti fa questo effetto?>, mi chiese ridendo la mia amica, forse non ci eravamo capite al volo come al solito . Willow alzò gli occhi al cielo prima di guardarmi e di dirmi, non senza lanciarmi una sguardo del tipo - ecco ci risiamo! - , le parole della mia amica mi scivolarono addosso come acqua, poi acadde l'inaspettato, avevo perso per un attimo di vista l'oggetto dei miei desideri, quando sentii dietro a noi la voce di Xander che ci chiamava, e voltatami..... Vidi che Xander si stava avvicinando a me e Willow, chiaccherando amichevolmente con lui, capite? Con lui! , non credevo alle mie orecchie, dovevo ringraziare mio padre di essersi trasferito, così da darmi la possibilità di conoscere il mio amore. , poi la mia amica, più sveglia di me in quel momento, mi diede una gomitata per darmi modo di presentarmi, ma io niente, proprio non connettevo, ero praticamente in trance, così la mia amica prese in mano la situazione , " Grazie Willow, il tuo aiuto è sempre pronto, solo vorrei parlare anch'io...se solo trovassi la forza", beh, avevo raggiunto un traguardo, ero ancora in grado di pensare, Angel, dio che bel nome, mi guardava un pò perplesso, forse pensava che avessi qualche rotella fuori posto, poi, finalmente, mi rivolse la parola < Buffy? Strano come nome, mi dispiace per il trasferimento di tuo padre, spero però che non lo raggiungerai a New York, perchè mi dispiacerebbe non avere la possibilità diconoscerti meglio!>. Senza dubbio quel bellissimo ragazzo non perdeva tempo a farsi avanti, ora toccava a me dire qualcosa, ma cosa, non ero in grado, poi, un'illuminazione, nella mia mente si fece vivo il pensiero che se non avessi spiaccicato parola per tutta la serata, avrei perso ogni occasione di approfondire la nostra conoscenza, così mi decisi , ma da dove mi usciva tutto quel coraggio, non era da me, farmi vedere disponibile, ma lui mi piaceva così tanto.

Così trascorremmo una serata piacevolissima, tutti e quattro assieme, e per me il mondo non poteva essere più bello.

Cap. 2

 

Beh, che dire, dopo quella sera con Angel ci siamo sentiti praticamente ogni giorno, anche se prima di incontrarci di nuovo sono passati 15, e dico 15 giorni, avevo così tanta voglia di vederlo che non stavo più nella pelle, e poi, per caso come l'ultima volta ci siamo incontrati. Stavo andando al Bronze sempre con Willow, e nel vicolo che porta al locale, mi sono sentita toccare la spalla da qualcuno dietro di me, figuriamoci, di sera tardi noi due ragazze da sole, va beh che Sunnydale è un posta tranquillo ma non si sa mai, mi è quasi preso un colpo, e quando mi sono girata ed ho visto il suo viso dolce, ho tirato un sospiro di sollievo, ma l'ho fulminato con lo sguardo << Ti sembra il modo questo di apparire? Potevo crederti un malintenzionato e mollarti un bel calcio dove so io! Sono cintura blù sai? >>, e lui come niente fosse mi ha dato la risposta che mi ha lasciata scioccata << Pensavo tu percepissi la mia presenza splendida creatura! >> e mi ha dato un bacio sulla guancia destra, non lo scorderò mai, è stato forse meglio di un vero bacio, e più avanti capirete perchè.

Il giorno dopo era il primo giorno di scuola, il primo giorno di liceo, ed ero veramente eletrizzata, la mia vita cambiava, e molto probabilmente in meglio, visto che dopo scuola avevo un appuntamento con Angel. Il primo giorno di scuola è passato alla velocità della luce, forse perchè io non ero molto attenta a ciò che gli insegnanti ci dicevano, infondo era solo il primo giorno, e non facevano altro che darci delucidazioni su come avremmo dovuto comportarci di li in avanti, e poi la mia fantasia stava come al solito galoppando, e come di consueto negli ultimi giorni andava a senso unico, ossia verso lo splendido ragazzo che mi aspettava all'uscita. Quando la campana dell'ultima ora suonò, schizzai fuori di scuola come una molla, dimenticandomi persino dei miei amici. Ahimè all'uscita ebbi una brutta sorpresa, Angel c'era, e questo mi rincuorava, ma non era solo, era con suo amico, tale Riley Finn, che odiai a pelle, e più in la nel tempo ho scoperto che ne avevo tutte le ragioni. PAssammo tutto il pomeriggio a vagabondare per Sunnydale noi tre, loro erano nuovi del posto, ed avevano scelto me come loro cicerone, il che mi infastidiva non poco, io volevo stare da sola con il mio angelo, ma in compenso lui mi teneva per mano. Quel giorno cominciò la nostra relazione. Col tempo capiì che Angel era un vero timido, a volte anche troppo, e di poche parole, ma per in me in quel periodo non aveva difetti, tranne la quasi costante presenza di quel Riley, erano circa sei mesi che io ed Angel ci frequentavamo, non l'avevo ancora presentato a mamma, ma in tutto quel tempo non ci eravamo mai e sottolineo mai baciati. Non mi restava che scaricare tutta la mia frustrazione con Willow, che era sempre disponibile per me e che mi rincuorava << SArà un fatto di timidezza, o forse per il fatto che è molto più grande di te, che ne so, avrà paura di bruciare le tappe >>, <>, << Buffy stai scherzando? Si vede lontano un chilometro che tu piaci a quel ragazzo, non dire fesserie!! >>, nonostante tutte le belle parole che mi diceva Willow io sentivo che c'era come un muro tra di noi, un muro al di là del quale io non riuscivo a vedere. Intanto il tempo passava ed il primo anno di liceo stava volgendo a termine, ma il mio rapporto con Angel era ad un punto fermo, non si facevano passi avanti, eppure lui mi aveva anche detto di amarmi. Alla festa della chiusura dell'anno scolastico, Angel si presentò da solo, fatto più unico che raro in quell'ultimo periodo, e mi chiese di andare con lui sulla spiaggia. Mi feci condurre dove lui voleva, e mi trovai difronte uno spicchio tutto nostro d'oceano, aveva preparato tutto, uno splendido gazebo illuminato da credo un centinaio di candele, una soffice coperta a farci da pavimento, ed un enorme mazzo di rose, mi prese per mano e cominciò a farmi la sua dichiarazione << Buffy, prima di entrare in quel gazebo, ho bisogno di dirti alcune cose, e ti prego lasciami finire o non avrò più il coraggio di farlo. Io penso di essermi innamorato di te al primo istante, non ho mai visto una ragazza più bella di te, in tutti questi mesi, mi sono portato dietro il povero Riley, perchè sapevo che non avrei restitito e sarebbe stato naturale per me fare l'amore con te. Ma tu, tu sei così speciale che ho voluto prima essere sicuro dei miei sentimenti, per non farti soffrire, per non bruciare le tappe. Ora però ne sono sicuro io ti amo, e non desidero altro che stare con te >>, e mi diede un lungo ed appassionato bacio, le gambe non mi tenevano più su, ero eletrizzata e spaventata allo stesso tempo, avevo voglia anch'io di stare con lui, ma non l'avevo mai fatto, e questo credo mi si leggesse in faccia, perchè lui mi disse <>, doveva essere stato con tante donne, se sapeva che era una cosa meravigliosa, ma non mi importava in quel preciso momento lui voleva me, e solo me. In sintesi facemmo l'amore, è stata la cosa più dolce e sensibile della mia vita, anche perchè non niente con cui confrontarla. Angel è stato un amante premuroso e delicato, infinitamente delicato, ha rispettato ogni mia esigenza come un vero gentiluomo, è stato meraviglioso. MA da quella notte è cambiato tutto, Angel mi sfuggiva, era sempre con Riley, ed ogni volta che mi incontravano si lanciavano strane occhiete e risatine, dopo poco io avrei dovuto raggiungere mio padre a New York per l'intera estate, e mi accingevo a farlo con la tristezza nel cuore, l'uomo che amavo mi aveva avuta anima e corpo come ness'unaltro, ed ora mi trattava con indifferenza, ma dovetti partire ugualmente, e lui non venne nemmeno a salutarmi all'aereoporto.

Per tutta l'estate i miei pensieri furono diretti ad Angel, lo chiamavo tutti i giorni, ma era impossibile parlarci, aveva sempre qualche impegno, Willow mi teneva costantemente informata sulle sue mosse, lui non usciva con altre ragazze era sempre con Riley e con un altro tipo molto strano, un tipo poco raccomandabile diceva Willow, che ogni sera si vedeva in giro con una ragazza diversa.

Finalmente l'estate volse al termine, ed io tornai a Sunnydale, depositate le valige a casa da mamma, volai nel vero senso della parola, all'apartamento di Angel, Lui viveva da solo ed io sapevo dove teneva le chiavi, se non fosse stato in casa l'avrei aspettato li. Arrivata all'appartamento bussai un paio di volte, quando non ebbi risposta, cercai le chiavi sotto il vaso di geranei, ma non c'erano, quando ormai avevo perso ogni speranza, notai che la porta era solo appoggiata e non chiusa - avrà dimenticato di chiudere - pensai tra me e me, aperta la porta notai subito che dal divano si alzava una nuvoletta di fumo, era fumo di sigaretta, eppure Angel non fumava, ed allora chi era che fumava seduto sul divano del mio ragazzo........

Sono rimasta, credo nn più di 15 secondi, davanti alla porta e poi ho fatto un passo all'interno dell'appartamento, <>, nessuna risposta solo una testa di un insostenibile biondo platino che spunta dallo schienale del divano. Ed io lì, come un'imbecille che attendo che qualcuno parli, ed infatti ha parlato <>, ed intanto si alza e fa il giro del divano, spegnendo la sigaretta nel posacenere, e ora rimango allibita, quel bell'imbusto, che tra l'altro non ho mai visto, era comodamente coricato sul divano del mio ragazzo e per di più era nudo, o meglio mezzo nudo, visto che le sue parti basse erano coperte da un semplice asciugamano bianco. Resto per un attimo intimidita, ma poi il mio cervello comincia a funzionare, e le parole stanno per uscirmi di bocca, quando quell'" essere " senza pudore, avvicinandomisi se ne esce con una frase che mi ha fatto salire la vergogna da sotti i piedi fin alla punta del mio ultimo capello << Va beh, che lo spettacolo non è niente male, ma ricomponiti riccioli d'oro, sei sempre la donna del mio amico!>>, e così dicendo taglia l'angolo e prima che io possa proferire parola se ne va in bagno.

Ero veramente scioccata dall'accaduto, mi sono messa sul divano che quell'individuo aveva ipregnato con l'odore di tabacco, e con un altro profumo che non riuscivo bene ad identificare, e che poi ho concluso fosse solamente prufumo di uomo, non profumo da uomo, ma letteralmente profumo di uomo, un profumo che non avevo mai notato ad Angel, ma che quel tipo mi aveva fatto notare. Dopo circa un quarto d'ora il biondo esce dal bagno, vestito stavolta, e devo dire con buon gusto, tutto in nero, anche Angel prediligeva il nero, ma i suoi vestiti erano meno attillati di quelli del suo amico, lo guardai di sottecchi per un attimo e poi anche se con un pò d'imbarazzo riusciì a parlare << Ok sai già che io sono Buffy, ma tu chi sei, e sopratutto dove si trova Angel? >>, il ragazzo che avevo davanti se ne uscì con un sorrisetto di scherno e poi mi rispose << Chi sono io non importa, lo saprai da Angel quando tornerà, e penso che arriverà in tarda serata sta tornando da Los Angeles con Riley. Ora se non ti dispiace passerotto io devo andare, alla prossima!>> e mi lasciò lì come una perfetta idiota.

Col morale sottoi tacchi usciì dall'appartamento di Angel e chiamaì al cellulare Willow, per darle appuntamento alla tavola calda per 4 chiacchere sulle nostre vacanze, ed anche perchè avevo bisogno di raccontarle l'accaduto e di sfogare i miei dubbi su Angel, la sua partenza per Los Angeles, ed il tono con cui quel ragazzo mi aveva dato la notizia, come se sapesse qualcosa che io non so e non avesse nessuna intenzione di dirmelo.

Cap. 3

 

Willow come al solito mi ha rassicurata su tutto, mi ha detto che Angel e Riley, nei giorni che erano a Sunnydale, erano sempre da soli, mai in compagnia di altre ragazze intendeva, frequentavano ogni tanto Xander e facevano qualche capatina al Bronze, ed anche se alcune delle civette di Sunny facevano loro il filo, erano abilissimi a scansarle. Ed allora cos'era che non mi tornava, di certo non le parole di quello sconosciuto, che tra l'altro non erano questo gran dramma, ma quel tono...... Ed il fatto che pur frequentandoci da un anno ormai, io ed Angel avevamo un rapporto, come dire, ah ecco ora mi è venuta la parola, il nostro rapporto era platonico. Oh si, ogni tanto qualche dolcissimo e struggente bacio, ma dopo quella notte, quell'unica notte, sulla spiaggia, niente, eravamo diventati amici più che fidanzati, eppure lui mi faceva un sacco di scenate di gelosia, non mi potevo vestire così, non dovevo guardare gli altri, ma lui che faceva per rafforzare il nostro rapporto? E non dico solo fisicamente, ma anche, che ne so, parlare un pò di lui, di come gli andava l'università, del suo amico Riley, ma niente, Angel era abilissimo a spostare il discorso su di me, ma quella sera no, quella sera l'avrei aspettato al suo appartamento, il tipo del pomeriggio mi aveva detto che stava per tornare, bene, avrei avuto le mie risposte!

Ero veramente ansiosa di rivederlo, perchè lo amavo alla follia, e perchè avevo preso una decisione, quella sera il nostro rapporto sarebbe arrivato ad una svolta, nel bene o nel male, ed io avrei accettato qualsiasi risultato, purchè eliminasse dalla mia testa tutti quei dubbi.

Ed eccoli, entrarono dalla porta quasi all'unisono, musi lunghi e nessuna parola come alsolito, poi si accorsero di me, i soliti saluti di convenienza, poi Riley che va nella sua stanza ed io da sola con Angel, così attaccai subito, prima di perdere coraggio.

<< Ti preparo un caffè? >> gli chiesì, lui gentilmente lo rifiutò, mi si gettò tra le braccia << Mi sei mancata tantissimo questi 3 mesi, mi sentivo fidanzato con Riley ormai! >>, io sbottai come una bottiglia di Champagne << Potevi rispondere alle mie chiamate, o magari richiamare >>, lui si limitò ad abbassare lo sguardo e ad un misero << Sai che sono di poche parole già di mio, ed il telefono mi blocca >>, << Fesserie! Io e te dobbiamo parlare, non possiamo continuare così, sto con te da un anno, e di te so solo quel poco che abbiamo fatto assieme, oltre, ovviamente, ai tuoi dati anagrafici! >> << Hai ragione, ne ho parlato anche con Riley, e entrambi pensiamo che ormai sia ora di dirti un sacco di cose su noi due, intendo io e lui >>. In quel momento il mondo mi cadde addosso, ed anche se la realtà era diversissima da quella che stavo pensando, il discorso, per me, non cambiava poi molto.

<< Vedi Buffy, io e Riley non siamo proprio amici >>, ecco ora mi avrebbe detto che era gay, e invece forse era peggio non so << Rley è il mioagente di sorveglianza. Il trasferimento di mia madre da Los Angeles a qui non è capitato solo perchè tuo padre si è trsferito, è stato anche a causa mia, e dei miei guai con la legge. Ma forse è meglio che ci sediamo e che cominci dall'inizio >>. Stavo per svenire, non era possibile, Angel, il mio Angel, con quel suo faccino innocente era un delinquente, e non me n'ero accorta! Non proferiì parola, e mi misi a sedere di fronte a alui, che prontamente continuò, come se d'improvviso avesse riavuto la facoltà di parlare da non so quanto tempo. << L'ultimo anno di liceo a L.A. conobbi la ragazza con cui stavo prima di te, Darla, era tipa strana, non frequentava gli altri ragazzi del nostro liceo, ma una coppia che frequentava un altro istituto, lui, Spike era suo cugino, e la sua ragazza, Drusilla, beh, lei era una fuori di testa, comunque, cominciammo a frequentarci, ed inevitabilmente mi inseriì anche in gruppo con Spike e Drusilla. Ero perdutamente innamorato di Drla, facevo qualsiasi cosa per assecondarla, compreso....... drogarmi con lei, il che al tempo non mi dispiaceva poi troppo, quando mi facevo non ero il solito Angel il musone, come era solito chiamarmi Spike, ero un tipo tosto quando ero fatto, ed a Darla piacevo così. Ora non sto qui a raccontarti i particolari della nostra storia, arrivo subito al sodo. Una notte eravamo tutti e 4, io Darla Spike e Dru, strafatti, io guidavo la macchina, volevamo andare in spiaggia e spassarcela tutta la notte, invece.... >>, << per favore basta Angel, non voglio sapere più niente, è il tuo passato, saprò conviverci, io ti amo >> mi sembrava strano, ma ero proprio io a parlare, non credevo di avere la forza di accettare una cosa del genere, ed invece il mio amore per Angel, era così grande, così profondo, che poteva superare tutto, << No, Buffy tu devi sapere tutto, e se smetto di raccontare ora non ne avrò più il coraggio. Quella notte, mentre andavamo in spiaggia, non rispettaì un semaforo e travolsì un'altra auto, sopra c'era un'intera famiglia, padre, madre ed un piccolo di appena 2 anni. Ero strafatto, ma non scorderò mai il pianto di quel bambino. La donna morì, ed io fuì accusato di omicidio colposo, gli altri tre furono condannati ad un periodo di lavori sociali, ma io a 3 anni di carcere. Grazie a mia madre ho ottenuto lo sconto della pena, ma mi devo portare appresso il fido Riley sempre, ed ogni tanto, o meglio quando mi chiamano, e questo sempre a sorpresa, devo andare a L.A., fare quattro chiacchere con lo psicologo, fare un sacco di esami per verificare che non mi drogo più, e chi più ne ha più ne metta. Ecco Buffy, ora sai chi è l'uomo che hai di fronte, non ti biasimeriei se mi mollassi ora! >>...........

Assassino, Angel era un assassino, quel pensiero mi ronzava continuamente in testa, il fatto che si fosse drogato coi suoi amici per sentirsi grande, non lo concepivo, ma potevo accettarlo, ma che avesse ucciso una donna, reso vedovo un poveruomo e orfano un bimbo, quello lo potevo accettare?

Non riuscivo a pensare lucidamente, aver scoperto tutte quelle cose sul passato di Angel mi aveva lasciata attonita, poi la sua voce mi risvegliò dal mio torpore << capisco, o meglio cerco di capire, il tuo stato d'animo in questo momento, se vuoi dei chiarimenti dal mio angelo custode non devi che chiamarlo è di la! Lo so che in questo momento non ti fidi di me, a volte fatico anch'io a credere in me stesso, ma io ti amo e questo è il motivo per cui non ti ho detto niente. Avevo paura di perderti, anche se credo che ora ti ho persa veramente. >> Non riuscivo a capire perchè Angel quella sera continuasse a parlare, non poteva stare zitto come il suo solito, la sua voce mi nauseava, non ero ingrado di sostenere ancora quella pseudo conversazione << mi dispiance Angel, ma ora non riesco a... non riesco a stare qui, scusami ma devo andare ! >> così dicendo, senza guardarlo in viso, mi diressi fuori da quella casa, li dentro mi sentivo soffocare. Appena fui in giardino l'aria fresca della sera mi investì, e mi sembrò di tornare lentamente a respirare, mi misi a correre, dovevo andare via, lontano da li, lontano da Angel, appena girato l'angolo travolsi un passante, non me ne curaì e prosegui' la mia corsa, ma d'un tratto mi sentii prendera da qualcuno per un braccio. Mi fece girare su me stessa e mi ritrovai difronte ai più incredibili occhi che avessi mai visto, così intensi, così pieni di passione e sentimento, che quasi mi imbarazzavano, sarà stato il mio pessimo stato d'adimo, o l'intensità con cui quegli occhi mi stavano fissando, so solo che mi sentii affogare in quello sguardo, fino a quando, tornata un attimo in me, non realizzai a chi appartenessero quegli occhi color del mare.

 

Cap. 4

 

Senza distogliere lo sguardo da me, il biondo mi rivolse la parola << Hey passerotto, dovresti stare più attenta a dove vai, ti è andata bene che hai sbattuto contro di me, ma vedi tesoro, girano veramente dei brutti ceffi a quest'ora >>, poi, credo, mi guardò meglio in viso, e come se dai miei occhi potesse vedere chissà che << oh, vedo dalla tua faccia che il musone ha vuotato il sacco, forse avrà avuto paura che qualcuno prima di lui ti rivelasse chi è in realtà! >>. ERo furibondo, forse più con me stessa che quel tizio, lui mi dava sui nervi, ma la mia colpa era quella di essere trasparente per un perfetto estraneo, poi un fulmine attraversò i miei pensieri - musone, ha chiamato Angel musone! - quel pensiero mi fece trasalire, io spevo chi era quello, non lo conoscevo ma sapevo che essere crudele e senz'anima era << tu... tu sei SPike, tu sei il cugino di Darla! >> << per servirti riccioli d'oro >>. La sua vista mi irritava, era anche colpa sua se stavo così male, lui e il mostro di sua cugina avevano reso Angel un miserabile, con un brusco strattone mi liberai dalla sua stretta al breccio, e fuggii via. Non sapevo dove stavo andando, e mi ritrovai sulla spiaggia. L piansi tutte le lacrime che avevo, e dopo aver riflettuto su tutto, presi l amia decisione.

n fondo l'Angel che avevo conosciuto, e di cui mi ero innamorata, era una persona diversa, migliore, era sinceramente pentito diciò che aveva fatto, ed aveva chiuso col passato, a parte quello Spike, ma era relativo, se ne sarebbe andato a breve, di questo me ne sarei occupata io se fosse stato necessario. Lentamente, e senza pensarci 2 volte, mi diressi all'appartamento di Angel, bussai alla porta e quando me lo ritrovai davanti, mi rifugiai tra le sue braccia << io ti amo Angel, ed il tuo passato è passato, tutto quello a cui dobbiamo pensare ora è il nostro presente, ed il futuro, io ti starò accanto, ti aiuterò, in due saremo più forti! >>. Restammo accoccolati sul divano tutta la notte, in silenzio, aspettando il nuovo giorno, e quandò questo ci destò dal nostro sonno, con i raggi del sole, preparai la colazione, per noi due e per Riley, poi ebbi il coraggio di affrontare l'argomento << Ho incontrato Spike! Che ci fa qui? Credevo che il passato fosse rimasto a L.A. >>, lo colsi alla sprovvista, gli si leggeva in faccia, mi rassicurò che se ne sarebbe andato presto, forse la sera stessa ed io ci credetti, infondo avevo deciso di rimanere con lui, dovevo dargli fiducia, o il tarlo del dubbio mi avrebbe consumata.

Non rividi più Spike, almeno per qualche anno, ma questo è un altro capitolo della storia.........

Da quella sera ilmio rapporto con Angel migliorò molto, a parte le sue continue ed improvvise partenze con Riley, tutto filava a gonfie vele. Riley nel frattempo diventò parte integrante della nostra vita, ed inevitabilbente un muro invaricabile per la nostra voglia di intimità. Io mirifugiai nell'amicizia di Willow e Xander, che in un primo momento non approvarono la mia decisione di stare con Angel nonostante tutto, ma poi conoscendolo più a fondo, capirono anche loro che era diventato una persona migliore, e mi dettero il loro appoggio.

PAssarono 3 anni da quella notte, e ormai ero all'ultimo anno di liceo, avevo già preso la mia decisione sull'università, avrei fatto medicina, e visto che i miei voti non erano da prima della classe, decisi che avrei fatto volontariato al pronto soccorso del Sunnydale Hospital, così da avere più accrediti per l'università. Fu proprio al pronto soccorso che feci una nuova amicizia, un'infermiera di ruolo una certa Faith, con la quale legai in modoparticolare. Ci somigliavamo molto caratterialmente, solo che lei era molto più decisa ed estroversa di me, infondo lei non aveva un fidanzato con grave condanna da scontare, anzi, non aveva legami, saltava da un uomo all'altro con grande disinvoltura << B. gli uomini vogliono solo sesso da noi, perchè non fare lo stesso con loro, niente legami, niente sentimenti, così quando ti scaricano non ne soffri >>, me lo ripeteva sempre ed aggiungeva << il tuo Angel, ora è buono buono, ma quando si libererà del suo cane da guardia, non ci metterà molto a ritornare sui suoi passi, infondo certe persone sono predisposte! >>, mi irritava quando diceva così, ma era una buona amica.

All'improvviso, la mia quotidianità, fatta di scuola, casa ospedale ed Angel, venne scombussolata, e proprio da quest'ultimo. Mi comunicò che doveva trasferirsi per un periodo a L.A con il soldatino, perchè il giudice stava riesaminando la sua causa, e lo voleva a L.A. fino alla fine del dibattimento, nel quale avrebbe preso la decisione se reintegrarlo o meno. Soffrii e non poco a questa lontananza, mi ofrrii di andare con lui, ma sentì ragioni, così iniziò la mia vita senza di lui.

Mia madre era sempre fuori per lavoro, sembrava proprio che io e Down fossimo orfane, a parte il fatto che lei era sempre da qualche amica, ci vedevamo pochissimo, con la scuola ed il lavoro io non ero mai in casa, e lei questo me lo rinfacciava ad ogni occasione. Vista la mia momentanea libertà, approfondiì la mia amicizia con Faith, tutte le sere al Bronze eravamo lo spettacolo serale, ballavamo fino allo sfinimento, facendo anche impazzire qualche ragazzo, visto che i nostri balli non erano sempre così innocenti. Willow e Xander non mi riconoscevano più, ma io mi sentivo libera con Faith, libera di non essere la figlia e la sorella perfetta, libera di non essere per tutti un modello, e libera di non essere per Angel solo una spalla alla quale appoggiarsi nei suoi momenti di crisi, la vicinanza di Faith mi faceva pensare di più a me stessa, e mi faceva dimenticare la mancanza di Angel.

Una notte, dopo i bagordi al Bronze, io e Faith avevamo il turno assieme all'ospedale, era una notte tranquilla, fino a quando dalla radio non venimmo avvisati di un grave incidente. Un'auto con un ragazzo ed una ragazza, era sbandata per la velocità e si era ribaltata prima sul cartello di ben venuto in città, e poi era finita giù da una scarpata. I due erano in gravi condizioni, la donna sembrava non avere speranze il ragazzo era grave ma non in pericolo di vita, dovevamo essere pronti per i soccorsi.

Io e Faith ci guardammo in faccia un pò spaventate, era la prima urgenza che ci capitava, ed eravamo impreparate, ma toccava a noi, dovevamo attendere l'ambulanza e fare del nostro meglio. Così ci vestimmo ed andammo fuori ad aspettare.

Non immaginavo minimamente chi mi sarei trovata davanti.........

Cap. 5

 

L'ambulanza arrivò senza farsi attendere più di tanto.

Ma con sorpresa mia e di Faith, ne scese una sola barella << e l'altro? >> chiese Faith prontamente << la donna non cel'ha fatta, la portiamo all'obitorio! >> fu la pronta risposta del paramedico. Probabilmente erano abituati a trovarsi difronte giovani morti, perchè non sembrava affatto turbato di aver perso un ferito. << Andiamo Faith! Questo poveretto sta urlando dal dolore, occupiamoci di lui finchè è ancora vivo >> esortaì la mia amica, che si era un'attimo imbambolata a guardare il paramedico, infondo Faith non resisteva a dare uno sguardo al fondoschiena di un'uomo, per nessun motivo.

Nel trambusto che c'era al pronto soccorso in quei primi minuti dall'arrivo dell'ambulanza, non ebbì nemmeno il tempo di guardare in faccia il paziente, anche solo per avere un primo contatto con lui, rovistai nelle tasche dei suoi pantaloni, cosa veramente difficile da fare, vista la mole di coperte che lo tenevano caldo e un'insopportabile spolverino di pelle nera che puzzava di fumo all'inverosimile, quel particolare mi rimase impresso, sembrava che quell'indumento avesse secoli, e che da altrettanto tempo non venisse lavato. Tinalmente riuscii nel mio intento, e trovai i documenti, si chiamava William Shelby, aveva 29 anni e nessuna patologia che potesse pregiudicare il suo già precario stato di salute, poi notai la foto, aveva i capelli di un biondo cenere, e degli occhiali da vista apparentemente molto spessi, ma quando mi soffermai ai suoi occhi, non potei non riconoscerlo, anche senza il suo incredibile biondo paltino, quegli occhi erano i suoi, ed io, incredibilmente, li avrei riconosciuti anche dopo anni ed in mezzo a centinaia di altri occhi blù << ma .... que.... questo è Spike! >> mi uscì quell'esclamazione come un grido soffocato, << B! Lo conosci, sai come si chiama! >> mi chiese subito Faith << beh, io... io .... si, so come si chiama, ho appena letto i suoi documenti! >>, la mia amica si voltò verso il paziente e gli disse << Bene mio caro, allora tu hai due problemi, uno è come ti sei ridotto con quello schianto sul cartello, l'altro è che i tuoi genitori ti odiano perchè mettere ad un figlio il nome Spike, beh tesoro ti devono voler veramente male! >>, non sapevo se mettermi a ridere o a piangere per il modo in qui Faith si era rivolta al paziente, era stata veramente indelicata, d'accordo si trattava di un essere come Spike, ma il nostro lavoro era salvare le vite, e quella notte ci toccava salvare la sua << Faith non scherzare con la mente dei pazienti semi incoscenti! Non si Chiama Spike, si chiama William, Spike credo sia un soprannome! >> rimproveraì Faith con topno pacato, << bene B, a meno che non abbiano scritto sui suoi documenti anche il soprannome, tu questo qui lo conosci! E dalla descrizione che mi hai fatto di lui, questo non è Angel! Allora Santa Buffy? >>, lei mi chiamava " B " o " Santa Buffy " perchè le avevo confidato che Angel era stato il mio primo ed unico uomo, << Faith, andiamo non fare allusioni, non lo conosco, l'ho solo incontrato un paio di anni fa, ed una sola volta, ora abbiamocose più importati cui pensare, portiamolo nella 2 e vediamo cos'ha!

Così dicendo aiutaì con la barella e lo portammo in sala medica, lasciai Faith a spogliarlo ed a fare i primi esami, ed io mi diressi a prendere l'occorente per eventuali suture e diseinfezioni, al mio ritorno nella sala medica, trovai Faith a braccia conserte seduta in angolino della barella, che sembrava mi aspettasse per dirmi chissà che, << hey B, ho capito perchè lo hai riconosciuto subito, anche se sono passati anni dal vostro unico incontro, ed anche se dalla foto che c'è sui documenti non lo riconoscerebbe neanche sua madre! >> << Faith che dici? CHe ti prende? Io a volte non ti capisco!

la mia amica a volte era un pò incomprensibile, ma mi chiarì subito le sue ragioni, come era ovvio << B, questo qui ha un fisico da far paura! Ascolta, ho avuto abbastanza uomini da poter fare un paragone, e questo qui non ha concorrenti è un gran pezzo di ....... Buon giorno dottor Giles! >>, fortunatamente lo sfogo ormonale di Faith fu interrotto dall'ingresso del primario di pronto soccorso, il Dr. Rupert Giles, un uomo veramente disponibile e gentile, ma tornando a Faith, le sue parole erano veramente strane, in fondo quella volta che l'avevo visto da Angel, Spike, non mi era sembrato un granche, a parte forse il fatto che era mezzo nudo e che sono rimasta imbambolata e scioccata, nonche senza pensieri per qualche minuto, non devo aver fatto una buona valutazione del soggetto. Oddio, cominciavo a pensare come Faith, forse la frequentavo troppo........

Il Dr. Giles dispose che Faith sarebbe andata a far preparare la sala radiografie e per evitare qualsiasi sorpresa anche la tac, e che io avrei dovuto preparare il paziente per gli esami, poi diede una breve occhiata alle pupille del ragazo, girò i tacchi e se ne andò, Faith uscendo dalla stanza mi diede una pacca sulla spalla e mi disse << Buon divertimento B! >> e volò a fare ciò che le era stato detto. Non capivo l'augurio di Faith, infondo dovevo solo preparare un paziente a degli stupidi esami di routine, e non vedevo cosa ci fosse di divertente, un attimo ....... preparare un paziente per gli esami radiografici, niente di strano, ma..... ma preparare un paziente per la tac significava spogliare il paziente! Oh no! Ecco cosa intendeva la dolce amica, ora io dovevo spogliare Spike, la cosa non mi entusiasmava affatto, ma era il mio lavoro, dio, quanto odiavo il mio lavoro in quel momento. Feci la professionista, sistemai Spike per gli esami, poi spinsi la barella fino alla sala radiografie dove mi attendeva una gongolante Faith, che un sossoriso da pubblicità per detersivo mi fece l'occhiolino, ovviamente maliziosamente, quella ragazza pensava con gli ormoni!

Finiti gli esami riportammo il paziente in stanza, era ancora privo di conoscenza, ogni tanto blaterava qualcosa, tutte frasi sconnesse, ma la cosa positiva era che il mio turno era finito, e che non dovevo più stare ad occuparmi di una persona che non mi era perniente simpatica, lasciaì detto alla infermiera del turnosuccessivo di prestare molta attenzione a quel paziente perchè non si avevano ancora i risultati degli esami, e quindi era meglio tenerlo in osservazione, mi tolsì il camice ed usciì. Appena fuori l'ospedale accesi il cellulare, che subito mi avvisò di messaggio, era Angel! << Amore, sono sulla via di casa, stsera potremo cenare assieme, e non ci crederai, senza Riley !! >> alla lettura di quel messaggio la mia giornata migliorò notevolmente, ora dovevo correre ac asa, farmi una bella riposata, una doccia rigenerante, mettere qualcosa di carino, e precipitarmi all'appartamento di Angel per fargli trovare una cenetta con i fiocchi, e perchè no, un bel completino intimo, da indossare io, per un bel dessert.

 

Cap. 5

 

Riposino? Fatto!

Doccia rigenerante? Fatta!

Vestito carino per la serata? Indossato!

Ero pronta e largamente in anticipo sulla tabella di marcia, ed un'idea mi baleò nella testa, presi il cellurare e composi un numero a me ormai familiare << Faith? Ciao sono Buffy, acolta, potremmo vederci al centro commerciale, diciamo tra una ventina di minuti? >> attesì la risposta e quando la mia amica si decise a dirmi di si mi diressi con la macchina al centro. Se dovevo fare in modo, che con l'uscita di scena di Riley, il mio rapporto con Angel non fosse più platonico, Faith mi sarebbe di certo stata d'aiuto sulla scelta del un bel completino intimo, infondo lei era una vera maestra di seduzione, nessun uomo sano di mente poteva rimanere indenne al suo fascino. Arrivata al centro commerciale notaì la moto di Faith già parcheggiata vicino l'entrata, eh si, perchè Faith non doveva essere per nessuno dei suoi aspetti una donna comune, così lei non girava in auto ma su una Harley Devidson. Non mi ci volle molto a trovarla una volta entrata, le sue abitudini mi erano ormai entrate in testa, non poteva trovarsi in ness'un altro luogo che al bar per un caffè nero non zuccherato. Mi sedetti accanto a lei ed ordinaì un the caldo al limone, come mia abitudine mi fece notare Faith << B! Sempre thè caldo, dovresti trasgredire qualche volta amica mia >> << E stasera, con il tuo aiuto trasgredirò! Angel torna stasera, mi ha detto che ceneremo assieme, e che saremo soli, quindi, vorrei il tuo aiuto nella scelta di qualcosa di sexi per dolce! >>, Faith strabuzzò gli occhi, probabilmente non credeva alle sue orecchie, la vidì lasciare la tazza di caffè e dirigersi a pagare << Avanti B, prima che tu cmbi idea andiamo in quel negozio di lingerie! >> così dicendo mi fece alzare senza darmi l'opportunità di assaggiare il mio thè, ed indicò il negozio difronte a noi.

La scelta del completino non fu una cosa facile, io e Faith avevamo gusti diametralmente opposti, a dire il vero i suoi non erano male, ma non erano adatti a me, si addicevano di più ad una con esperienza, ad una come lei. Dopo quasi un'ora di estenuante ricerca trovaiì ciò che cercavo. Un delizioso baby doll in raso color miele, la versione bianca mi sembrava troppo casta anche per me, con una bella vestaglia sempre in raso rosa antico, ovviamente a Faith la mia scelta non fu gradita vista la sua smorfia schifata, lei aveva preso per se un bel completo di raso nero, composto da micro slip e mini reggiseno, con una vestaglia sempre nera, che non sapevo che funzione avesse, visto che era trasparente << Tu non capisci B! Se gli lasci intravedere qualcosa in più, ma glielo neghi gli uomini impazziscono! Ti ci vuole esperienza, speriamo che il tuo Angel sappia come fare! >>, non ebbì il coraggio di rispondere, ritornammo al bar Faith per il caffè che non aveva consumato ed io per mio thè, poi ci salutammo ed io mi diressì da Angel.

Ormai era imbrunito, e vidì che era già a casa, le luci erano accese, accidenti non potevo fargli trovare pronta la cenetta, poco male, saremmo passati subito al dolce.

Entrata in casa, lo sorpresi al telefono, la conversazione che stava avendo era molto animata, tanto che non si era accorto della mia presenza, come inizio non era il meglio. Lo sentiì molto agitato al telefono << Non m'importa un'accidente di tutto questo! ... no, non voglio vederti ora! .... Smettila di parlare! .... Va bene arrivo! >>, questo era quello che avevo sentito della conversazione, ora ero certa che la mia non sarebbe stata una bella serata.

Finalmente, dopo aver riagganciato il telefono si accorse di me << Tesoro ciao! non ti ho sentita entrare! Mi dispiace ma stasera non possiamo cenare assieme, mia madre vuole che la raggiunga subito, mi deve parlare >>, il mio morale era a terra, ma non potevo mettermi a litigare proprio la sera del nostro nuovo inizio, così feci la comprensiva << non preoccuparti, tanto io non potevo fermarmi a lungo, domani ho il primo turno, inizio alle 6, e poi tua madre è sempre tua madre. Ti aspetterò qui un pò, se tardi troppo me ne vado e ci vediamo domani. Ok? >> << Ok! >> con questa laconica risposta si richiuse la porta alle spalle ed usì, non bacio, non una carezza. Ma io l'avrei aspettato tutta la notte, se necessario, ignara del fatto che andava da una donna, ma che quella donna non era sua madre, e che quella notte la mia vita sarebbe cambiata, per sempre!

Cap. 5

 

Quella notte aspettaì Angel nell'appartamento fin quasi all'alba, poi dovettì andarmene perchè il mio turno all'ospedale incominciava di lì a poco. Tornai a casa mia per una doccia veloce e poi mi diressi in tutta fretta al Sunnydale Hospital. Appena entrata nello spogliatoio delle infermiere, mi ritrovai difronte Faith, braccia sui fianchi ed un sorisetto malizioso stampato in viso << Allora Santa Buffy, il completino lo ha visto o te l'ha strappato subito di dosso? >>, sorpresa dalla mia assenza di risposta e dalla lecrime che mi scendevano dagli occhi, mi mise una mano sulla spalla << Hey B, ma che ti è successo, sembra tu abbia passato una notte insonne, e di certo non per fare sesso; la tua faccia non è quella di una che ha passato una buona nottata col suo uomo! >> In effetti la mia notte non era stata delle migliori, e con qualcuno mi dovevo pur confidare, mia madre escluso, visto che era sempre in viaggio, e poi anche se non era a conoscenza di tutto su me ed Angel, e in particolare su di lui, lei non apprezzava più di tanto, si limitava ad accettare che ci vedessimo, ma più in là non andava. Willow e Xander poi, da quando avevo iniziato a lavorare all'ospedale, li avevo un pò trascurati, non che avessi molto tempo libero, tra scuola, studio e il volontariato, ma quel poco che avevo lo trascorrevo con Faith, e loro questo non lo digerivano molto, non che avessimo litigato, ma diciamo che i nostri rapporti si erano come dire, raffreddati. Così percorrendo il corridoio verso la stanza di Spike, decisi di raccontare tutto a Faith. Mentre sistemavamo una nuova afrlebo al paziente, gli facevamo una veloce misurazione della temperatura e via dicendo raccontai della notte precedente alla mia amica << e questo è tutto, ha ricevuto la telefonata, ha litigato un pò con chi era dall'altra parte del filo, ed è uscito per non rientrare più, almeno fino alle 4.30 di stamattina, cioè quando io sono uscita dal suo appartamento >>. La ragazza a fianco a me era rimasta ad ascoltare senza interrompermi << B, ora vado a prendere l'occorrente per medicare le ferite a questo qui, poi ti dico io una o due cosine sul tuo Angel! >>, così dicendo si chiuse la porta alle spalle. Mentre ero sola nella stanza col paziente, insomma si, con Spike, e stavo mettendo una bottiglia nuova d'acqua sul comodino, mi sentiì afferrare per un braccio, per poco non mi misì ad urlare dallo spavento << E' venuta qui a Sunnydale passerotto, è qui per riprenderselo, e ti assicuro che ci riuscirà, sono stati qui insieme stanotte e..... >> Spike stava parlando, non capivo bene cosa stesse dicendo perchè lo faceva con un filo di voce, sembrava anche molto preoccupato, avevo capito che parlava di qualcuno che conosceva, ma il senso di tutto ciò mi sfuggiva, mi voltaiì verso di lui per chiedergli spiegazioni, ma aveva di nuovo perso conoscenza. Pensai tra me e me che stesse delirando, pensando probabilmente alla donna che era con lui durante l'incidente, che risultò essere Drusilla la sua ragazza. Anche se non mi piaceva molto quel ragazzo, mi faceva un pò pena, quando si fosse svegliato del tutto avrebbe ricevuto una gran brutta notizia.

Finito con Spike, io e Faith finimmo il nostro giro in reparto, e poi ci dirigemmo verso il bar per un caffè, nel frattempo provaiì più volte a chiamare Angel, sia al cellulare che a casa, ma niente! Alla fine del turno mi diressì anzichè a casa, all'appartamento di Angel. Faith mi diceva sempre di fare sorprese ai nostri compagni, per evitare di riceverne a nostra volta, e quel pomeriggio Angel mi avrebbe fatto, senza saperlo, una gran brutta sorpresa. La sua macchina era parcheggiata nel vialetto, quindi era a casa, avevo fatto bingo, con mia sorpresa vidì che la porta di casa era socchiusa, il che era molto strano, visto la prudenza di Angel, ma la apriì ed entrai << Angel ma dove sei sta...... >> le parole mi morirono in gola alla scena che mi si presentava davanti, Angel, il mio Angel, stava facendo sesso con una donna sul tappeto del salotto, al sentirmi parlare i due si fermarono, e si voltarono a guardarmi, come se fossi un'intrusa, in effetti quella non era casa mia, ma lui era il mio ragazzo, << dio santo, potreste almeno coprirvi ora che sapete di non essere da soli! >> io piangevo a dirotto mentre parlavo, non so nemmeno dove avevo trovato la forza per dirla quella frase, e loro due? Loro mi guardavano stralunati, con dei sorrisi ebeti sulla faccia, poi, ecco che Angel sfodera una sua perla di saggezza << Buffy, amore, questa è Darla, te ne avevo parlato vero? >>. Quello era il colmo, avevo sentito e sopratutto visto abbastanza, deovevo andarmene da quel posto. Corsi a casa, corsi con tutto il fiato che avevo in corpo. Appena arrivata a casa mi diressi in bagno, mi tuffai sotto la doccia, sperando che le mie lacrime, mescolate all'acqua della doccia, fossero meno amare, ma mi sbagliavo.Finito in bagno mi ricordaì che mia madre non sarebbe tornata che dopo 15 giorni, e che mia sorella Down avrebbe passato quelle due settimane a New York da papà, così chiamaì l'ospedale per avvisare che sarei mancata per un periodo; chiusì porte e finestre e staccaì i telefoni. Avevo bisogno di stare da sola, di crogiolarmi nel mio dolore chiusa fuori dal mondo, in più non avevo nessuna intenzione di rischiare di incontrare il mio, ormai, ex ragazzo.

 

Cap. 6

 

Dopo 4 giorni di totale isolamento, sentiì dei rumori provenire dal porticato, socchiusi la finestra della mia camera, e vidi Angel la sotto, mi salì una tale rabbia, che avrei voluto scendere e vomitargli addosso tutto il mio disprezzo, ma non lo fecì, era troppopresto per me per affrontarlo. Richiusa la finestra, vidì il mio riflesso sul vetro, non potevo credere a quello che vedevo, ero lo spettro di me stessa, non mi piacevo affatto, ed una moto di orgoglio mi salì al cervello. Non potevo permettere a quell'invertebrato, nè a nessun altro di ridurmi così, mai più avrei sofferto per quella storia, nè per nessunaltra, ora si apriva un nuovo capitolo della mia vita, e stavolta la protagonista assoluta sarei stata io, dovevo cominciare ad amare me stessa, così e solo così avrei superato quello che mi era accaduto.

Mi diressi spedita verso il bagno, mi fecì una bella doccia, indossaì vestiti puliti, e fecì un'abbondante colazione, dopodichè chiamaì Willow per farmi dare glia ppuntid elle lezioni che avevo perso, e chiamaì Faith per farle avvisare l'ospedale che il giorno seguente avreì ripreso il mio lavoro, la mia collega mi chiese delle spiegazioni sulla mia sparizione, ma la liquidaì dicendole che ne avremmo parlato in un altro momento. Mi sentivorinata, ora avevo un nuovo scopo nella vita, diventare un bravo medico e lasciare per sempre Sunnydale.

Bene, avevo preso la mia decisione, ora io sarei stata al primo posto nella mia scala delle persone importanti. Forse qualche giorno prima mi sarei sentita egoista per questo mio pensiero, ma essere sempre disponibile a capire e perdordonare tutti, non mi aveva portato nulla buono fino a quel momento, era ora di dare una sterzata alla vita, e non avrei perso più neanche un secondo, il resto sarebbe venuto da solo.

Mi diressi spedita fuori dalla porta, verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe portato al lavoro, non mi accorsi di una presenza, assolutamente non gradita, sotto il porticato, fino a quando non mi sentii presa per un braccio, e voltatami mi ritrovaì difronte Angel, con la sua solita faccia da cane bastonato, quella che sfoderava quando si doveva scusare per qualcosa che aveva fatto o detto, e così fù, ecco a voi il suo patetico tentativo di scuse << Buffy amore, ero preoccupatissimo, sono giorni che cerco di mettermi in contattocon te, ma sembravi scomparsa dalla faccia della terra. Volevo dirti... beh ecco, per l'altra notte..... quello non ero...... >>, non ci potevo credere, aveva avuto il coraggio di presentarsi davanti a me, chiamarmi amore, come niente fosse successo, e pretendeva di giustificarsi << Ascoltami Angel, intanto non è stato l'altra sera, ma sono passati 5 giorni, 5 giorni nei quali io ho faticato non poco a metabolizzare l'accaduto. Secondo, e credimi, nessuna tua parola di scusa potrà mai cambiare quello che è successo, ne tantomeno quello che ho deciso: Angel tu con me hai chiuso, non so nemmeno io perchè sto qui a perdere tempo con te, quando ho cose ben più importanti a cui dedicarmi. Fermo! Non ti azzardare a parlare, io non ho finito! Ho solo una richiesta da farti, dopo di che prenderò l'autobus che sta arrivando, e non ti vedrò più: se mai, tu hai provato qualcosa di vero ed importante per me, ti prego lasciami perdere, non mi cercare più in vita tua. Con questo ho finito. Addio Angel! >>. Lo guardaì per due secondi negli occhi, aveva capito, ne ero sicura, gli voltaì le spalle e proseguiì, Direzione: la mia nuova vita.

Durante il breve tragitto che mi portava all'ospedale, non fecì altro che complimentarmi, mentalmente, con me stessa, per la freddezza e la sicurezza con cui avevo affrontato Angel quel giorno, mai e poi mai mi sarei immginata così risoluta e forte, ero proprio orgogliosa di me stessa, ed un pensiero mi sfiorò la mente, un bel pensiero a dirla tutta, forse per me c'era veramente una speranza di poter ricominciare, contando sulle mie forze e sulle persone che mi erano veramente amiche, come la mia famiglia, Faith, Willow e Xander, mi ripromisi che con questi ultimi avreì riallacciato quell'amicizia che mi aveva offerto molto da che ero nata.

Arrivata all'ospedale ebbì incontro/scontro, nel vero senso della parola, con Faith, che voleva subito spiegazioni e dettagli sulla mia sparizione, ma la liquidaì dicendole che Giles mi aspettava nel suo ufficio, e che noi due avremmo parlato la sera stessa al bronze, così si calmò e mi lasciò raggiongere l'ufficio del capo. Ero un pò preoccupata per quell'incontro, anche se ero solo una volontaria il Dr. Giles contava su di me, diceva che ero un membro importante del suo staff, perchè nessuno come me riusciva ad entrare in contatto con i pazienti, e nel mio assenteismo di quella settimana mi sentivo un pò di aver tradito quella fiducia che riponeva in me. Scopriì subito che le mie paure erano infondate, il dottore non era arrabbiato, nè deluso di me, aveva invece un grosso incarico da darmi, purtroppo per me, quell'incarico non mi avrebbe resa molto entusiasta. << Signorina Summers, abbiamo sentito molto la sua mancanza in questi giorni, lei è preziosa per noi, ma bando ai convenevoli, ho bisogno del suo aiuto con un paziente, non proprio paziente! >> << Dica pure dottore, sono a sua disposizione! >>, si tolse gli occhiali e li pulì un paio di volte, avevo capito, lavorando con lui, che quel suo gesto era dettato dal suo nervosismo, o dal suo imbarazzo, poi proseguì << Si ricorda il giovanotto che è uscito di strada con la sua ragazza la scorsa settimana? >>, già li il mio entusiasmo cominciò a spegnersi, << Bene, ora del tutto coscente, ed ormai da 2/3 giorni, ma c'è un problema, ossia il paziente ha perso temporaneamente l'uso delle gambe, glielo abbiamo spiegato in tutti i modi, ma non c'è verso che riesca ad accettare la situazione. Devo proprio dirlo, anche se non è molto professionale, quel ragazzo è proprio insopportabile, e qui entra in gioco lei! >>, ero allibita, il dott. Giles mi voleva affidare niente meno che Spike, l'unico essere umano che mi era antipatico pur non conoscendolo, quel ragazzo non mi piaceva affatto, per poco più di niente che lo conoscevo era troppo pieno di se per i miei gusti, insomma, era una questione di pelle, mi dava su i nervi, << ma che posso fare io per lui? Non sono una fisioterapista, non vedo come potrei aiutare? >> <>, si, e a quel tipo avrei dato veramente volentieri una botta in testa, quello era il mio unico pensiero in quel momento, anzi, ebbì subito la prova che in quel momento proprio non pensavo << Va bene dottore, farò del mio meglio con quel ragazzo! >> ecco la prova, la mia bocca aveva parlato senza che il mio cervello fosse connesso! Mi ero cacciata proprio in un bel guaio, ed io ero così stupida che non me ne rendevo nemmeno conto.

 

Cap. 7

 

Il dottor Giles mi accompagnò subito nella stanza di Spike, mentre eravamo sulla porta, prima di aprire, mi disse << Mi raccomando Summers, ci vada con i piedi di piombo, non è un soggetto facile. Epoi c'è una cosa che deve sapere, quel ragazzo non ha nessuno al mondo, i suoi sono morti in un incidente aereo quando lui era poco più di un bambino. E' cresciuto con una zia a Londra, ma questa zia è morta qualche anno fà, e se non si riprende entro un mese, dovrà lasciare l'ospedale così com'è e cavarsela da solo, sarebbe il caso che fosse autonomo anche se non riuscisse a camminare così in fretta. Non possiamo tenerlo sempre all'ospedale. >>. Bene, ora si che mi sarei divertita, dovevo rendere autonomo uno che forse non lo era mai stato, da quello che avevo saputo da Angel su di lui, quello li doveva avere il cervello fuso dalla droga, ed io, come avreì potuto far risanire un pazza in poco meno di un mese? Poi ecco accendersi una lampadina nella mia testa, quella sfida l'avreì vinta, ed avrei dimostrato a me stessa che potevo essere un buon dottore, infondo quale banco di prova migliore di aiutare una persona che non sopportavo? Se ci fossi riuscita con lui, avrei potuto farlo con chiunque.

Aperta la porta mi ritrovaì difronte una scena che non mi aspettavo affatto. Il ragazzo che mi si presentava davanti non era dicerto l'individuo mezzo nudo che avevo visto anni prima. Era seduto davanti alla finestra, su una poltrona, fissava il cielo come se non lo avesse mai visto prima, ma cosa gravissima stava fumando << Hey! Questo è un ospedale e qui non si fuma! Spegni quella dannata sigaretta! >>, ero più che sicura che non mi avesse visto, era troppo assorto dai suoi pensieri, ma << Passerotto! Quanto tempo! sei passata a farmi visita? >>, mi aveva riconosciuta dalla voce, incredibile, eppure avrò fatto con lui si e no due parole << Spegni la sigaretta! Come hai fatto a riconoscermi dalla voce? Non abbiamo parlato molto io e te! >> << Prima di tutto non ti ho riconosciuto dalla voce passerotto, ma dal tuo odore, sai di vaniglia! Secondo quando ho finito spengo, non ti preoccupare, e darò aria all'ambiente! >>. Ecco fatto, quando lo avevo visto tutto assorto nei suoi pensieri, mi era stato per un attimo, non dico simpatico, ma almeno non antipatico, ma dopo che aveva parlato, ecco là l'uomo più arrogante ed insopportabile del mondo. Dove mi avrebbe portato quella sfida con me stessa? Forse al manicomio!

Cap. 7

 

Fare da balia a Spike, come previsto, non era il migliore dei modi per fare volontariato, era veramente indisponente, a volte mi soffermavo a pensare a come avrei reagito io se in una notte avessi perso il mio amore, e l'uso delle gambe, poi era più forte di me e tornavo a detestarlo.

Era passata una settimana da quando avevo preso ad occuparmi un pò più di me stessa ed anche del " caso " Spike. Avevo sistemato le incomprensioni che si erano create tra me Willow e Xander, e li avevo presentati ufficialmente alla mia inseparabile amica Faith; avevo ripreso a pieno ritmo i miei studi, che però erano come sempre una palla al piede per me, ma per diventare un medico dovevo assolutamente finire il liceo! Ma purtroppo, tra tante buone notizie, anche alcune di veramente pessime, mia madre sarebbe stata fuori Sunnydale per diversi m esi, forse un anno, perchè si era gettata a capofitto nell'apertura di una nuova galleria d'arte in Texas, e di conseguenza Down, la mia adorata sorellina, avrebbe trascorso questo periodo a New York da papà, lei era minorenne e non potevo occuparmene io, che oltretutto non avevo un lavoro retribuito. Dulcis in fundum, Angel, mi perseguitava, me lo trovavo all'uscita di scuola, al Bronze ed addirittura all'ospedale, credo non sapesse che mi stavo occupando di Spike, altrimenti sarebbe venuto anche a trovare lui, pur di riuscire a parlare con me, fortunatamente non ero mai sola quando lo incontravo, quindi avevo un deterrente in più dal farmi abbindolare dal suo bel facino, ma a pensarci bene, sarei riuscita a cavarmela bene anche da sola. Ma ora torniamo al mio cruccio, il bello e dannato della stanza 47 ( aspettate un attimo! Da quando consideravo quel biondo bello? Forse la via del manicomio era più vicina di quanto pensassi! ). Il ragazzo non faceva progressi, non voleva saperne di fisioterapia, non voleva avere un rapporto umano e civile con me, gli unici suoni che uscivano dalla sua bocca, o almeno che io sentivo uscire dalla sua bocca, somigliavano a grugniti. Mi ero prefissata di portarlo almeno a prendere un pò d'aria al parco dell'ospedale, e quel giorno ci sarei riuscita, aveva bisogno di uscire dalla sua stanza, nessun essere umano può vivere senza sole e aria sulla pelle, almeno io la pensavo così. Fu una bella lotta convincerlo << Non verrò mai a farmi spingere su questa maledetta sedia in pubblico! Non sono un vecchietto bavoso e nemmeno un poppante, non voglio far ridere la gente! >> finalmente parlava, ma non erano di certo le parole che mi aspettavo di sentire << Non dire sciocchezze, questo è un ospedale, non sei l'unico qui dentro che ha bisogno d'aiuto! >> << Io non ho bisogno di nessun maledetto aiuto, non nè ho mai avuto bisogno, e non comincerò di certo ora, e sopratutto non lo chiederò a te! >>, accidenti se mi dava su i nervi! << Ascoltami bene ragazzino! >> << Hey, io non sono un ragazzino! >> << Si che lo sei se continui a comportarti così! Se non vuoi dipendere dagli altri, datti una mossa, e comincia con la fisioterapia, è il modo più breve per uscire di qui con le tue gambe! Altrimenti ti spingeranno fuori di qui con la tua carrozzella, perchè non puuoi restare qui dentro in eterno! tra un paio di settimane ti cacceranno dall'ospedale! Ed ora ti porto in giardino, e prova a ribellarti se ci riesci! >>. Così lo portaì a fare un giro nel parco, dopo un paio di imprecazioni si rassegnò alla passeggiata. Appena fuori reagì al sole come se non lo avesse visto per secoli, chiuse immediatamente gli occhi, per riaprirli poi lentamente, per darsi modo di abituarsi alla luce, non avevo mai visto il suoi occhi alla luce del sole, e ne rimasi incantata, il loro blù era così intenso e bello, e con i raggi del sole che li accarezzavano prendevano un blù celestiale, il miglior cielo di primavera sarebbe diventato verde di gelosia alla vista di quegli occhi, ma erano così tristi e malinconici che mi si formò un nodo alla bocca dello stomaco, in quel momento Spike mi faceva una gran tenerezza << Stai pensando a lei? >>, Spike abbassò il capo e nonmi rispose, rimanemmo lì, a passeggiare per quasi un'ora, senza proferire parola, ma ero sicura che in qualche modo sarei riuscita ad aiutare quel ragazzo, perchè quel giorno avevo intravisto una luce nei suoi occhi, una luce che significava che quel ragazzo non era cattivo come pensavo, ma cercai di spingere via quel pensiero, perchè non potevo permettermi di dare una possibilità ad uno che era esattamente come Angel, se non peggio per quanto ne sapevo, non mi potevo fidare neanche dei silenzi di un "tossico", perchè quel genere di persone era falso fin nel midollo, questo lo sapevo, perchè nel periodo che stavo con Angel, mi ero documentata.

Dal giorno della passeggiata nel parco SPike cominciò la fisioterapia, e non rinunciava mai al suo giretto in giardino, solo che più i giorni passavano, più lui chiedeva dello spazio per se stesso, così capitava che arrivassi nella sua stanza e non lo trovassi, così mi dedicavo ad altri pazienti finchè non venvo avvisata del suo rientro e lo portavo in palestra. Un giorno, che lui era da solo in giardino, feci la più brutta cosa della mia vita, mi misi a cercarlo nel parco, e quando lo trovai stetti nascosta dietro un albero a spiarlo, più conoscevo, anche se per modo di dire, quel ragazzo, più mi incuriosiva, volevo sapere qualcosa di lui, ma il fatto che lui non parlasse molto non me ne dava la possibilità, pensai così che se lo avessi osservato di nascosto, avrei colto qualcosa di lui che mmi sarebbe stato utile per aiutarlo. Lo trovai di fronte la fontana al centro del parco, stava scrivendo qualcosa su un libro, ma non riuscivo a vedere bene, era talmente assorto nel suo lavoro, che ero sicura se gli fossi piombata davanti come una matta, non si sarebbe accorto di me. Poi d'improvviso chiuse il suo quaderno, e se ne andò, andando verso l'entrata dell'ospedale vidì un foglietto cadergli, attesi un attimo che si allontanasse e corsi a prenderlo, glielo avrei riportato, ma era così forte la mia curiosità che prima dovevo vedere che ci fosse scritto. La mia curiosità fu soddisfatta, ma non nel modo che mi aspettavo, sul foglio non aveva scritto niente, c'era invece un mio ritratto fatto a carboncino, era bellissimo, non quanto per il soggetto, ma perchè era perfetto, sembrava una foto in bianco e nero, e proprio quando il pensiero di lui che mi un ritratto mi faceva sorriedere interiormente, ecco che lui anche se non presente rovina la mia momentanea spensieratezza e mi andare su tutte le furie, infatti girato il foglio trovai un messaggio per me " PAsserotto, ho visto che mi spiavi, questo è per te, un mio ricordo per quando me nè sarò andato da qui!". Ero furibonda, più con me stessa però, per il fatto che mi ero fatta scoprire, che con lui, e poi non capivo perchè se ne sarebbe dovuto andare. Mi diressi verso la camera di SPike, era quasi ora della terapia, mi fermaì un attimo davanti la porta, ero imbarazzata, lui sapeva che lo avevo spiato, come glielo avrei spiegato, poi il mio imbarazzo si trasformò in qualcos'altro, ma non sapevo bene che tipo di sensazione fosse. Quando apriì la porta lo trovaì a fare il cascamorto con Faith, che era venuta a cercarmi, << Passerotto, non sapevo avessi amiche così sexi! >>, la mia faccia doveva sembrare quella di una appena sbarcata da un altro pianeta, perhcè Faith ci mise un pò a riportarmi coi pensieri a terra << Hey B! Stai bene? Quando ti sarai ripresa da non so cosa, vedi di darti da fare per rimettere in piedi questo gran pezzo d'uomo, perchè sono sicura che mi ci potrei divertire parecchio! >> quando il mio cervello si rimise a funzionare, ebbì una folgorazione sulla sensazione che aveva preso il posto del mio imbarazzo, ero gelosa del fatto che lui cis tesse provando con la mia amica, ed anche del fatto che la mia amica ci stesse provando con lui. Oh mio Dio ero gelosa di Spike......................

Cacciai immediatamente via quei pensieri da cattiva ragazza,ma che diamine, avevo appena chiusa una storia con l'amore della mia vita, stavo ricominciando a vivere, anche se lentamente, anzi più lentamente del previsto, e poi di quel tipo non sapevo assolutamente niente, e più importatnte di tutto aveva ilpotere di farmi irritare, non potevo essere gelosa di lui, forse la spiegazione stava nel fatto che dopo anni passati ad essere la donna più importante per un ragazzo, ora mi mancavano le attenzioni che mi poteva dare, mi sentivo, insomma, un pò trascurata dal genere maschile, ma le mie spalle erano fatte a "spiovere", anche questo momento mi sarebbe scivolato addosso.

Entraì con impeto nella stanza, salutai Faith con un abbraccio e feci presente al testardo di fronte a me che era ora di andare in piscina per l'ora di allenamento.

Mentre eravamo in piscina e il mio paziente si allenava a nuotare solo con la forza delle sue braccia, accadde una cosa che mi sorprese, anzi dire che mi sorprese non rende l'idea, mi lasciò letteralmente frastornata.........

 

 

Cap. 8

 

Eravamo lì, tutti e due dentro la piscina, in perfetto silenzio (come al solito), quando d'improvviso questo silenzio venne rotto, e stranamente non da un'imprecazione di Spike, che non riusciva a fare qualcosa come voleva lui, ma da una vera conversazione tra noi due, ed iniziata da lui << Ieri quando eravamo nel parco, mi hai chiesto se pensavo a lei, insomma a Dru. La risposta è si, ma non solo a lei! >> << E perchè mi rispondi solo ora, mi sembra che la tua risposta abbia un ritardo di quasi 24 ore! >>. Era più forte di me, non riuscivo ad essere cordiale con lui, qualcosa me lo impediva, e non riuscivo a capire cosa, forse il fatto del suo passato con Angel, forse il fatto che aveva rischiato di uccidersi, oltre ad aver ucciso la sua donna, in quell'incidente, e probabilmente solo perchè quella sera avev deciso di sballare. << Non ti ho risposto perchè non sapevo se la mia risposta ti sarebbe piaciuta, perchè di riflesso avrei dovuto darti delle spiegazioni, e non so se sei pronta a sentire quello che ti devo dire. >>. Si appoggiò al bordo della piscina, tenendosi su con i comiti, mi voltava le spalle, stranamente non aveva il coraggio di guardarmi in faccia, almeno in quel momento << Perchè dovrei aver bisogno di spiegazioni da te, noi due non ci conosciamo nemmeno, non riesco a capire dove vuoi andare a parare! Se hai bisogno di sfogarti, io sono qui, non sono esattamente una tua amica, ma so ascoltare, non so dare consigli, altrimenti la mia vita sarebbe migliore, ma posso ascoltarti e cercare di capirti. >> Si voltò verso di me, e quasi non mi fulminò con lo sguardo, non avevo mai visto nessuno con uno sguardo così agguerrito ed arrabbiato, forse lo avevo offeso con le mie parole, forse credeva che provassi pietà per lui e si era arrabbiato, ma come al solito la mia perspicacia lasciava a desiderare. << Io non ho nessun dannatissimo bisogno di sfogarmi con te! Anzi, non ho bisogno di sfogarmi con nessuno! Non è colpa mia quello che è successo quella notte, sono state quelle due, ed il loro maledetto bisogno di sballare a tutti i costi che mi hanno fatto questo. Non ho chiesto io di venire qui a Sunnydale, non mi è mai piaciuto questo posto, neanche la prima volta che sono stato qui è stato per mia volontà, e guarda caso c'entra sempre il tuo bello senza macchia nei miei problemi! >>. Alt! Non riuscivo a stare dietro a quel discorso, forse nel mio cervello c'era qualcosa che non funzionava, ero stata sempre meglio nelle materie linguistiche che in matematica, ma due conti li sapevo fare anch'io, quando Spike era arrivato all'ospedale, i paramedici, avevano parlato solo di un'altro passeggero sull'auto, di una donna che non era riuscita a salvarsi, ma ora Spike mi parlava di " quelle due ", anche a me che non ero un genio la cosa non tornava. << Di che parli? Sulla macchina con te c'era solo Drusilla, se non sbaglio era la tua ragazza, non è che hai preso una botta più forte di quello che si credeva e dai di matto? >>. Mi gurdò dritto negli occhi, ora la loro espressione era cambiata, sembrava.... si, sembrava quasi dolce e comprensiva, fece un debole sorriso, poi si voltò di nuovo verso il bordo della piscina << No passerotto, non eravamo solo io e Dru in quella dannata macchina. C'era anche mia cugina Darla, lei voleva a tutti i costi venire qui, a festeggiare col musone il suo rilascio definitivo, e si era preparata bene a quella festa, lei e Dru erano strafatte, purtroppo non sono stato furbo abbastanza da guidare io la macchina, e l'ho lasciato fare a Darla. Poi quando eravamo quasi arrivati, e loro due si stavano facendo un bel film, su come sarebbe stato bello il loro incontro col nostro Angel, a me è venuta la bella idea di dire loro che probabilmente lui stava festeggiando con te, ed è successo il finimondo.. >>.

Ad un tratto mi sembrò quasi di sentire dei singhiozzi smorzati nella sua voce, ma solo per un attimo, perchè poi si girò verso di me e lessi ancora, nei suoi occhi qualcosa di... qualcosa di non so che, ma che mi faceva venire i brividi, avevo paura, non volevo più ascoltare, ma non ebbi il tempo di dirglielo perchè lui riprese a parlare, stavolta sostenendo il mio sguardo << Quelle due cretine si sono messe ad inveire contro di me, Darla, che avrebbe dovuto dedicarsi di più alla guida, si dedicò invece ad insultarmi, a dirmi che ero un bastardo ed un bugiardo, che Angel non aveva un'altra, che il suo cuore e la sua anima erano suoi, si mise addirittura a schiaffeggiarmi, e così finimmo fuori strada. Dopo l'impatto io persi conoscenza, quando rinvenni Darla non c'era più, e Dru era distesa sul sedile posteriore che urlava di dolore. Mi sono trascinato al posto di guida per cercare di rimettere la macchina in strada ed arrivare all'ospedale, ma sono svenuto di nuovo e mi sono risvegliato l'indomani mattina. Appna aperti gli occhi mi sono trovato difronte Darla che rideva prendendomi in giro, era ancora fatta, diceva che Angel era suo e che me lo avrebbe dimostrato, poi, ho visto che lui era con lei, ovviamente strafatto, mi diceva che ero il solito perdente, che lui poteva avere tutte le donne del mondo, mentre io potevo avere solo i suoi rifiuti. Ho cercato di scendere dal letto e dargli i due pugni che si meritava, ma ho perso di nuovo conoscenza. >>. In quel preciso istante tutto mi fù chiaro. La mattina che disperata raccontavo la mia notte passata in bianco ad attendere Angel, a Faith, le parole di Spike che io credevo delirio, erano vere, lui cercava di avvertirmi, di dirmi che Angel era con Darla, forse se non avesse perso conoscenza, io mi sarei persa la visione di quei due nudi sul tappeto, e non sarei stata così male, ma forse, se non fossi andata da lui quel pomeriggio, ora starei ancora con un uomo che mi tradisce e che oltretutto si droga ancora nonostante tutto. Ma immezzo a quell'improvviso schiarirsi delle mie idee c'era ancora qualcosa che non mi ra chiaro, e quel qualcosa era Spike. Perchè credevo al suo racconto, e non solo, ero convinta che quella notta lui non fosse fatto come le sue amiche? E p

Tutte le domande che avevo nella testa urgevano di una risposta, la stavo reclamando quando sento il mio cerca persone, buttato chissà dove tra i miei vestiti a bordo vasca, Spike si gira subito verso di me chiedendomi che aspetto ad andare a vedere chi è, forse aveva intuito la raffica di domande che erano pronte per lui, e sperava che si potesse rimandare, era buffo quanto il suo stato d'animo potesse cambiare, dal signor sono tutto io al ragazzino timido che avevo davanti in quell'istante; probabilmente la sua timidezza di quel frangente era tutta una copertura, ma poco importava, il mio cerca persone continuava a suonare, e per forza di cose dovevo vedere chi era. Il numero sul display non dava alito a dubbi, era il numero del Dott. Giles, forse un'urgenza, aiutai il mio paziente ad uscire dalla piscina e ad infilarzi l'accappatoio, lo accompagnai in stanza e gli diedi appuntamento per l'indomani. Purtroppo, e dico purtruppo per la conversazione che avrei avuto di li a pochi minuti con Giles, il nustro prossimo incontro sarebbe avvenuto molto prima di quanto aspettato. Arrivai tutta trafelata nello studio del primario, con ancora i capelli bagnati e che avevano un forte odore di cloro addosso, appena mi vide il dottore mi guardò con los guardo di chi la sa lunga, forse pensava che mi stessi divertendo in piscina, invece facevo solo il mio lavoro, o almeno ci provavo, comunque il suo sguardo cambiò subito e si fece serio. << Summer, come procede col paziente? >> << Lentamente ma bene, sta rispondendo alla fisioterapia, non da segni di problemi causati dal trauma cranico, ma stiamo aspettando i risultati di alcuni ulteriori esami per la questione dell'infermità alla gambe! >>, non sembranva contento della mia risposta, forse si aspettava di più, se avesse conosciuto di persona il paziente in questione, forse avrebbe capito che il suo recupero non poteva essere facile e sbrigativo, visto il suo pessimo carattere, ma lui era il primario, ee era un vero professionista, una volta mi aveva confidato che il segreto per diventare un buon medico, era essere capaci di non lasciarsi coinvolgere dai pazienti, perchè alcuni restano ed altri ci lasciano, lì per lì quella rivelazione mi era sembrata un pò cinica, ma pensandoci su aveva ragione, se un medico si affezionasse ad ogni paziente chissà quante batoste nella sua cariera. Giles mi guardò di nuovo un pò scettico, poi mi diede la mazzata che mi aspettavo, ma non così presto, pensavo di avere più tempo a disposizione << Signorina, apprezzo il suo impegno col ragazzo, ma deve lasciare l'ospedale, ormai è quasi un mese che è ricoverato ed anche se la sua assicurazione copre le spese del ricovero, purtroppo la nostra è una struttura di periferia e quella stanza ci serve libera per eventuali emergenze. >>. Ma come? Lui non era ancora autosufficente, aveva passato la sua intera vita a scorrazzare chissà dove, con i suoi amici, ed ora si trovava su una sedia a rotelle, ad affrontare una vita alla quale non era abituato, e per di più in paese dove non conosceva nessuno e non aveva un posto dove stare. Come poteva farcela, come poteva non sentirsi abbandonato e rifiutato dal mondo?

 

Cap. 9

 

Non so perchè, forse perchè avevo fatto lo sbaglio dal quale mi aveva messa in guardia Giles, e mi ero affezzionata al paziente, ma mi sentivo assalire da un forte senso di impotenza, impotenza verso le avversità della vita, che ti piombano addosso nel peggior momento di tutti, come stava capitando a Spike, sapevo che era compito mio avvisarlo del fatto che doveva lasciare l'ospedale, ma come avrei fatto? Si stava cominciando a fidare di me, mi parlava, mi aveva anche raccontato particolari dell'incidente che anche la polizia non sapeva, ed ora, ora proprio io dovevo deirgli che era abbandonato a se stesso. << Dor. Giles, entro quando deve lasciare l'ospedale? Ha il tempo di cercarsi una sistemazione qui vicino, in modo da poter arrivare con facilità qui per la fisioterapia? >>, << Signorina, entro domani sera quel letto deve essere libero, ed meno che non lo voglia ospitare a casa sua, credo che in così breve tempo non gli resti che il ricovero dei senza tetto, che è in effetti la struttura più vicina al nostro ospedale >>. Il ricovero dei senza tetto....... Spike di certo non avrebbe mai accettato una soluzione del genere. Velocemente stavo mentalmente variando tutte le possibilità, se fossi stata in buoni rapporti con Angel avrei potuto chiedergli di ospitarlo, ma a pensarci bene penso che anche Spike non fosse stato in buoni rapporti con Angel, c'era qualcosa che mi sfuggiva della loro amicizia. Xander e Willow erano da escludere a priori, non lo conoscevano e visto il loro modo di pensare non era proprio accettabile. Faith aveva un bell'appartamento dove viveva da sola, a esclusi subito quell'eventualità, so io che tipo di fisioterapia avrebbe fatto fare la mia amica ad uno come Spike. Quindi a rigor di logica restava solo il ricovero dei senza tetto, ma si sà il mio cervello e la mia bocca non seguono la stessa logica << Ok dottor Giles, se lei crede che non sia poco etico, lo ospiterò a casa mia. Mia madre sarà fuori Sunnydale per quasi un mese, io ho una casa grande, non vedo perchè non sfruttarla per una cosa socialmete utile! >>. Una cosa socialmente utile, ma che razza di idiozia avevo detto, come potevo solo pensare di convivere con Spike? Ok, non era una convivenza in quel senso, ma pur sempre una convivenza, a parte le ore di scuola, visto che lui era il mio unico paziente, il resto della giornata avrei dovuto passarlo con lui. Fare colazione con lui, cenare con lui, passare il mio tempo libero con lui. Oh Dio, ma perchè quando non erano loro a trovarmi, i guai me li cercavo da sola? A parte che.... Forse lui non avrebbe accettato di convivere con una perfetta estranea..................

 

perchè improvvisamente sentivo che quel ragazzo era più di quello che io lo consideravo? Perchè quella mattina mi voleva avvisare? Troppe erano le domande che mi ronzavano in testa, e troppe erano le risposte che volevo, ma mi diedi un contegno, calma, con calma avrei saputo tutto, infondo era già un successo che William mi avesse parlato sinceramente, un attimo, da quando quello che avevo di fronte era William e non più il solito irritante Spike?............

Cap. 10

 

Allora, tutta assorta nei miei pensieri mi stavo dirigendo alla stanza di Spike, come diavolo avrei fatto a dirgli che entro domani doveva liberare la stanza all'ospedale, e che sarebbe venuto a vivere da me, fino al ritorno di mia madre, visto che lui non aveva uno straccio di famiglia o di casa da queste parti? Come si sarebbe sentito? Forse un parassita, non ben accetto ma mi faceva pietà e così.....? Oh accidenti a me alla mia totale incapacità di riflettere prima di parlare, come avrei affrontato una tale situazione, che diamine, io avevo appena 19 anni, frequentavo ancora l'ultimo anno di liceo, volevo fare il medico non votarmi ad essere la nuova Madre Teresa. Un uomo in casa mia, e per di più non autosufficente, avrei dovuto realizzargli una stanza al piano terra, di certo non potevo portarlo a braccia su e giù dalle scale, e poi, la gente che avrebbe pensato? Già mi vedevo le malelingue di questo stramaledetto paesino di bacchettoni fare i loro commenti sulla piccola Summers che, approfittando del fatto che era momentaneamente a vivere da sola si portava un uomo in casa...........

Beh, ora non dovevo avere ripensamenti, dovevo essere risoluta anche perchè mi toccava il compito più duro, ossia convincere lo zucone che si trovava dall'altra parte della porta a venire a vivere con me, capito, con me una perfetta sconosciuta. Ora, forza e coraggio!

Entrai di gran carica nella sua stanza, era come sempre alla finestra, e perso in chissà quali pensieri, la mia entrata lo sorprese, almeno in un primo momento, poi, mi guardò con il suo solito piagare la testa di lato, che a pensarci bene lo rendeva piuttosto sexi, sopratutto se inarcava anche il sopraciglio che si era sfregiato nell'incidente ( accidenti ai miei ormoni, forse era vero che frequentavo troppo Faith! ), << Hey passerotto; ti mancavo di già? >>, eccoci qui, ed ora come iniziavo? << Senti Spike non fare il solito! Sono qui per cose serie. Mi dispiace essere io a dovertelo dire, ma entro domani questa stanza ci serve libera. Tu devi lasciare l'ospedale! >>. Accidenti a me, non avevo di certo usato il mio solito tatto per dargli la notizia, ma quel ragazzo mi faceva sempre confondere le idee, così per non lasciargli capire che effetto mi faceva la sua presenza, il più delle volte mi comportavo da insensibile con lui. Stranamente non battè ciglio alla mia rivelazione, anzi, sfoderando il suo sorrisetto mi spiazzò << Bene, vorrà dire che me ne tornerò a casa mia, a New York, che c'è, pensavi che non avessi una casa? Che vagabondassi di qua e di là e mi aproffittassi dell'ospitalità altrui? >>. Non so perchè, ma il pensiero che per lui lasciare Sunnydale e tornarsene bello bello a New York non gli facesse ne caldo nè freddo, mi procurò un motò di stizza nei suoi confronti, dopotutto poteva mostrarsi un pò dispiaciuto, se non altro di lasciare me per sempre ( ma che diavolo di idee mi passavano per la mente? ). Ora si che non sapevo che dire << Che c'è passerotto? Ti dispiace il fatto di non vedermi più? O sei così felice che non trovi le parole adatte per esprimere questa tua felicità? >>. NO, non ra vero, questa volta il caro Spike si sbagliava, c'era una parte di me che non era affatto pronta ad affrontare la quotidianità sapendo che nons arebbe arrivato il momento di incontrarlo, ma ora, vista la sua contentezza nel lasciare questa città come potevo proporgli di venire a vivere da me, fino alla sua completa guarigione. Se per lui quella fosse stata la sua ultima spiaggia, magari vi ci sarebbe aggrappato senza fare tanti complimenti, ma ora scoprivo che aveva una casa, una sua vita, che il suo mondo non girava attorno a me solo perchè gli facevo da balia, era autonomo, ed assolutamente non spaventato dalla sua condizione fisica. Mi sorprese il suo essere così sicuro di se e pronto a camminare, in modo figurato, con le sue gambe, ma mi feci coraggio e gli feci la proposta << Ascoltami, non prenderlo come un atto di pietà, penso tu abbia potuto conoscermi abbastanza da capire che non sono quel genere di persona. Ma con il Dr. Giles, avrei pensato, visto che devi fare ancora molta riabilitazione, e che non abbiamo ancora ben chiare le cause della tua infermità, beh, ecco.... avremmo pensato che ... che per un periodo potresti venire a stare da me, così potresti continuare con la visioterapia ed allos tesso tempo abituarti alla tua nuova condizione, visto che non sappiamo quanto possa durare. Che ne dici? >>. Lo vidì abbastanza spiazzato, di certo non si aspettava una tale offerta, probabilmente ci doveva riflettere un pò, magari a casa sua aveva chi si poteva occupare di lui. << Passerotto, ti ringrazio della tua offerta ma.... >> ecco, nè ero sicura, mi avrebbe detto di no, e questo mi bruciava <<... ma vedi, io non so tu sia in grado di resistermi se dividermo la stessa casa! >> e sfoderò uno dei suoi sorrisi, però nonostante il tono sarcastico con cui mi lanciò quella frecciatina, i suoi occhi, dei quali ormai conoscevo ogni sfumatura di blù, non potevano mentire, vi si leggeva dentro sorpresa per la mia offeta ed anche piacere, si era contento che io gli volessi stare accanto in un momento csì difficile per lui, ma probabilmente il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di dimostrarmelo apertamente, in fin dei conti eravamo due estranei con niente che ci accumunasse, ma dentro di me, in quel momento, sapevo che avevo fatto la cosa giusta. Assorta nei mei pensieri, e completamente persa nei suoi meravigliosi occhi, che per la prima volta guardavo senza pregiudizio, non mi ero quasi resa conto che mi stava parlando, e le sue parole furono per me una vera sorpresa << Buffy, ti ringrazio molto per la tua offerta di ospitalità. Certo sarebbe la cosa migliore per me in questo momento, tu hai seguito passo passo la mia riabilitazione da che è cominciata, ma non credi che sarà difficile per te occuparti di me 24 ore al giorno, e spiegare alla ta famiglia che hai un estraneo in casa? >>. Qeui dubbi mi avevano già assalito la mente dal momento stesso in cui, col Dr. Giles, mi ero offerta per questo incarico, ma ormai erano passati, avrei chiesto a Xander di aiutarmi per sistemare una camera al pian terreno, poi avrei affrontato tutte le altre difficoltà man mano che mi si presentavano, ora dovevo solo propinarlo a lui << Ascoltami, anche se la cosa mi è piovuta addosso improvvisamente, ho già pensato a come risolvere i primi e più importanti problemi, dovuti al tuo stato. Se ce ne saranno degli altri li affronteremo assieme. Io la mia decisione l'ho presa, ora tocca a te prendere la tua! >>. Ancora una volta gli si leggeva in faccia che lo avevo preso alla sprovvista con la mia risolutezza, e non ci mise molto a darmi la sua risposta << Ok passerotto, ci sto! Ma poi non dirmi che non ti avevo avvisato, nessuna donna mi resiste a lungo, e prima o poi cadrai anche tu! >>. Eccolo di nuovo quel suo sorrisetto da "sono tutto io", ed ecco di nuovo il solito ed irritante Spike, non sarebbe stato facile convivere con lui, ma almeno non mi sarei annoiata. Ero in balla ed ora mi toccava ballare.

Cap. 11

 

Se nella mia immaginazione la convivenza con un uomo era una cosa che mi faceva tremare le gambe, beh ora mi tremavano veramente. Xander aveva lavorato tutta la notte per aiutarmi a trasferire un letto, precisamente il mio, e qualche suppellettile, per adibire a stanza da letto il vecchio ufficio di papà, che era dotato tra l'altro di un piccolo bagno personale, ed era venuto a prendere me e Spike all'ospedale di buon'ora. Per tutto il tragitto in macchina, non si proferì parola, in fin dei conti Xander e Willow si erano già espressi parecchio il giorno prima, quando ho avevo dato loro la notizia. Xander era su tutte le furie << Anche se poco io l'ho frequentato quello Spike, la volta che era stato da Agel, e francamente non mi è mai piaciuto, è strano, non parla e quando lo fa è solo per farsi vedere o per farti qualche critica. E poi andiamo Buffy, non sai chi sia, a parte il fatto che era compagno di.... di merende con Angel e le sue amiche. Come puoi fidarti a tenerlo in casa con te? >>, io avevo cercato di spiegargli in diversi modi il mio punto di vista, ma quando Xander, buono come il pane intendiamoci, prendeva di punta qualcuno, non c'erano storie. Willow invece era stata, seppur contraria alla cosa, comprensiva, anche se secondo me non aveva inteso bene il motivo per cui lo facevo, che novità, non lo capivo nemmeno io, figuriamoci qualcuno al difuori del mio cervello. L'unica a capirmi, anche se amodo suo, e sappiamo bene che modo è, è stata Faith, per lei non era un problema, come sospettavo oltretutto sarebbes tata disponibile lei ad ospitarlo a casa sua. Comunque eramo arrivati davanti casa mia, fatt scendere Spike, Xander se ne andò come niente fosse, così eravamo io ed il mio nuovo coinquilino difronte la porta di casa mia, e per di più entrambi imbarazzati, almeno così sembrava.

I primi giorni di convivenza passarono come dei fulmini, troppo impegnati eravamo a appuntare mentalmente e qualche volta anche per iscritto, le cose che non ci andavano l'una dell'altra, e le cose che dovevamo cambiare in casa per dar modo a Spike di avere la vita pèiù semplince, e poi c'era sempre la scuola per me, e la fisioterapia nel pomeriggio. Una sera davanti ad una pizza formato famiglia, che ci stavamo rubando dalle mani, Spike sbottò, me lo aspettavo, ma non così in fretta << Basta! Io non voglio passare neanche un minuto in più in questa casa! Voglio uscire, vivere, accidenti, sono su una sedia a rotelle, non morto! O vieni con me a far baldoria stasera o io esco da solo! >>. Io credevo che lui non sopportasse più di vivere con me, invece aveva solo voglia di cambiare un pò aria, di non pensare sempre e solo ai suoi problemi, ma al sentire la parola "far baldoria" mi salì un senso di nausea << Che vuoi fare? Andare a cercare i tuoi amici e sballare come un ombrellone in spiaggia? E per cosa? Per poi non ricordarti nemmeno il tuo nome? >>, mi ero affezionata a lui, non volevo che ricominciasse a drogarsi e rovinarsi, così, la vita di nuovo. Mi guardò subito torvo, avevo l'impressione che nei suoi occhi ci fossero lampi, tanto era furente << Che credi, che io sia come il tuo bell'imbusto? Guarda tesoro che io con quella roba ho smesso molto prima che Angel uccidesse quella donna! Anzi, no, forse nonho mai iniziato, che fai sputi sentenze senza sapere come sono andate le cose? Impara ad informarti e non a dare tutto per scontato! >>, così dicendo si diresse nella sua stanza. Rimasi li seduta al tavolo, da sola come una babbea, per quache minuto, poi decisi di seguirlo in camera sua per chiedergli scusa, in fondo aveva ragione, io di lui non sapevo niente, non dovevo giudicarlo. La porta della sua stanza era socchiusa, appena mi avvicinaì setii l'acqua della doccia, così decisì di aspettarlo sul divano, probabilmente non aveva cambiato idea e voleva uscire. Dopo poco eccolo, pronto per andare a tuffarsi nella notte, ma avrebbe voluto ancora la mia compagnia? << Senti, mi dispiace per prima, ho sbagliato a giudicarti, mi vuoi ancora a far follie? In due minuti sono pronta! >>, gli era già passata, me lo sentivo ed il suo sorriso complice me lo confermò << Fatti bella tesoro, non che tu non lo sia già, voglio che stasera tutti mi invidino! >> << Hey, guarda che io non sono la tua donna, stasera potrei trovare l'uomo della mia vita! >>, mi guardò malizioso e mi rispose con la sicurezza che solo lui poteva ostentare << Amore, Tu non lo sai ancora, ma hai già trovato l'uomo della tua vita! Esco a fumarmi una sigaretta, tu fa presto! >>. Accidenti, ecco di nuovo che mi faceva venire i nervi, ora si metteva anche a darmi ordini come se fosse lui il padrone di casa, ma gli diedi retta ed andai a prepararmi.

Decidemmo per il Bronzo, la di certo avremmo incontrato i miei amici. Appena varcata l'entrata del locale, Faith come un uragano ci venne incontro, io credevo volesse attaccarsi a mò di piovra a Spike, invece venne verso di me e mi sussurrò all'orecchio qualcosa che li per li non compresi << E' meglio B se ve ne andate da qui, non tira buona aria stasera! >>. Il mio smarrimento, difronte quelle parole, non durò poi molto, la mia serata era rovinata definitivamente, ma non sapevo che avrei avuto anche una piacevole sorpresa, grazie a quello spiacevole fatto. Appena Faith si spostò dandomi piena visuale del locale, vidì Angel e Darla, fuori come dei terrazzi, dare uno spettacolo, poco edificante, sulla pista da ballo, era come se non sapessero che il locale era pieno di gente, gente che li stava guardando come se fossero due appena evasi da un manicomio, o magari non gli importava affatto. Lottando contro me stessa, feci finta di niente, sorrisi a Faith e Spike, che sembrava non gradire, come me, la presenza di quei due, e feci cenno verso Willow e Xander che erano seduti poco più in là, in compagnia di altre persone. Appena i miei amici si accorsero di noi, cambiarono d'espressione, probabilmente credevano che la scena dei due amanti mi ferisse, ma non era così, non più almeno; ci accomodammo con loro ed ordinammo da bere, io, assolutamente intollerante all'alcool, un bel succo di frutta ed il mio accompagnatore doppio scotch. La serata procedeva tranquillla, e nonostante Spike non fosse ben gradito a Xander, anche piuttosto piacevolmente, almeno fino a quando Angel e Darla non si accorsero di noi.

Si fecero un cenno a vicenda e poi si precipitarono verso il nostro tavolo. Darla fece fare quasi un giro su se stesso a Spike e poi gli si sedette sulle ginocchia, Angel invece si avvicinò a me, e cominciò ad accarezzarmi la schiena, lasciata quasi completamente scoperta dal mio top. Cercai immediatamente di scostarlo da me, mantenendo un comportamento educato, nonostante tutto, ma girandomi di lato per evitare di essere baciata dalui, vidi che intando Darla si stava dando parecchio da fare sul collo di Spike, un moto di disgusto mi sali allo stomaco, non solo per il fatto che quei due erano cugini, ma mi nauseava proprio l'idea che una gatta morta qualsiasi, si prendesse tutta quella confidenza con Spike. Il mio cervello, come al solito, non riflette neanche un attimo, mi scostai bruscamente da Angel e andai da Spike a scacciare quella piovra che lo stava molestando con i suoi tentacoli. Angel non gradi la cosa, mi prese per un braccio e si mise ad urlarmi contro << Hey gattina! Sei la mia donna, non devi darti pena per quel perdente, che c'entra lui con te? >>. Io gattina? Io la sua donna? Questo era troppo, anche per una persona a modo come me, stavo per mollargli un sonoro ceffone, quando qualcun'altro fù più veloce di me e mollò un bel pugno sull'occhio destro, che divenne subito violaceo. Nel trambusto della situazione non mi ero neppure accorta di fosse stato il mio eroe, poi sentii due forti braccia cingermi la vita, in quel momento, pur non sapendo che stava abbracciando con tanta possività e dolcezza, mi sentivo protetta da qualsiasi cosa della vita, mi sentivo in paradiso. Mai nessun abbraccio mi aveva fatta sentire così protetta ed importante.

 

Cap. 12

 

Ero talmente frastornata dalle migliaia, ma che dico millioni, di emozioni che stavo provando che non mi rendevo perfettamente conto di quello che era e stava accadendo. Angel che mi trattava come se fossi di sua proprietà. Quella Darla, che da dov'era uscita poi non mi spiegavo, che si prendeva un saco di confidenza con Spike. I miei amici che d'improvviso sembravano aver perso la parola, e se ne stavano li con le bocche aperte, e con gli occhi sgranati che, anche se erano amici e gli volevo un sacco di bene, sembravano dei perfetti cretini. Ma ad un tratto la sua voce, e la stratta attorno alla mia vita che si faceva più forte, mi portarono fuori da quel torpore, una voce che non avevo mai sentito così calda e vicina << Passerotto, questo posto stasera mi sembra troppo pieno di pulci per poterci stare bene. Andiamocene a casa! >>, ad un tratto il mio cuore, che settimane prima aveva smesso di provare emozioni, sembrava aver ripreso vigore, la mia anima congelata dagli eventi e dalle delusioni, sembrava dare uno scalpitio di speranza, così quasi come un'automa mi lasciaì portare verso l'uscita da quelle braccia forti e rassicuranti che non mi avevano ancora abbandonata. Non avevo avuto la necessità di guardare l'uomo che mi aveva tolta da un'imbarazzante e penosa situazione, e probabilmente, anche se incoscentemente, non avevo voluto guardarlo, sicura che vulnerabile com'ero in quel momento, sarei stata trascinata dalle emozioni e non avrei ragionato col cervello, sapevo perfettamente che se avessi incontrato gli occhi di Spike sarei stata nelle sue mani e non volevo, non potevo permettere a me stessa di essere vulnerabile per nessuna dannatissima ragione.

Appena fuori dal Bronze, scacciai immediatamente via tutti i pensieri stupidi di cui mi stavo riempendo la testa, e decisi che era meglio sviare ogni discorso, affrontando quello meraviglioso che era accaduto quella sera << Spike! ma tu stai camminando te ne rendi conto? Le tue gambe sono tornate a funzionare, questo è, è merav........... >>. Fuì bruscamente, ma meravigliosamente, interrotta da quello che mai, mai e poi mai sarebbe dovuto succedere, Spike mi stava baciando, ed io dopo una misera frazione di secondo nella quale ero stupita e sconvolta, ricambiai senza riserve. Staccatici da quel bacio per puro bisogno fisico, e non per voglia ci guardammo un attimo negli occhi, senza dire una parola. Stranamente lui non aveva la sua solita aria strafottente, non aveva neanche sfoderato uno dei suoi sorrisi maliziosi, sembrava solamente sorpreso, non so per il suo istinto di baciarmi o per il fatto che io avevo ricambiato, mi prese solo per mano << Andiamo a casa Buffy! >>, Buffy, forse era la prima volta che mi chiamava col mio nome, o forse no, ma da quella sera il mio nome uscito dalle sue labbra non mi sembrava più lo stesso, sembrava più bello. Tornammo a casa a piedi, senza dirci una parola, tenendoci per mano, la strada dal Bronze a casa mia, non mi era mai sembrata tanto corta, non avevo voglia di arrivare a casa, una volta là avremmo dovuto parlare, parlare di ciò che era successo al locale, parlare del fatto che ora lui camminava, parlare del bacio che ci eravamo dati e di quello io non ero pronta a parlare. Arrivati davanti la porta di casa mentre stavo girando la chiave, ad un tratto il mio cuore smise per un attimo di battere, assalito dal panico; ora lui se ne sarebbe andato, non aveva più motivo di trattenersi a Sunnydale, e qualsiasi cosa fosse, quel sottile legame che si era creato tra di noi, io l'avrei persa. Come perdevo tutte le cose importanti che mi capitavano. Avevo perso mio padre, quando si era trasferito a New York. Avevo perso mia madre, quando aveva anteposto la sua carriera a me e mia sorella. Avevo perso Angel. Ed ora, ora perdevo anche Spike, non sapevo assolutamente cosa provavo per lui, ne tantomeno quello che lui provava per me, ma sapevo per certo che non volevo perdere anche lui. La fortuna però non è mai dalla mia parte, ed una volta entrati a casa quando ero pronta ad un chiarimento con l'uomo accanto a me, questo se ne esce con la più banale delle scuse per non parlare << C'è un messaggio in segreteria, mentre lo ascolti io vado a mettermi comodo! >>, dannato messaggio in segreteria, e dannato il suo vizio di non volersi esporre, feci riavvolgere il nastro della segreteria ed ascoltai il messaggio << Elisabeth, sono papà. Ascolta, la mamma stava venendo da me a prendere tua sorella, si è sentita male sul taxi e ora è in ospedale per degli accertamenti, anche se non è nulla di grave, è meglio che tu venga qui, lei e tua sorella hanno bisogno di te >>. L'unica cosa che mi riusci fu quella di accasciarmi a terra, abbracciare le mie ginocchia e piangere.

Fù in quel preciso istante, mentre ero preda di lacrime e singhiozzi, che William uscì dalla sua stanza, e non potendo immaginare il motivo della mia disperazione si sentì in colpa. Si sedette vicino a me e mi mise una mano sulla spalla << Mi dispiace passerotto, non volevo approfittare di un tuo momento di debolezza per baciarti, credimi sulla parola, non sono un tale mostro! >> nel sentire tanta tristezza nella sua voce, mi aggrappaì con tutte le forze alla sua mano << Non scusarti William, non ho fatto nulla che non volevo fare, e non sto così per quello. Solo che mia madre è a New York, ricoverata in ospedale, e mi sento la terra mancare sotto i piedi al pensiero che lei è la senza di me. Mio padre mi ha detto buttare qualcosa in valigia e di partire, ma non voglio affrontare anche questa.........non ne ho la forza >>. William si alzò di scatto dal pavimento, e scuotendomi dalle spalle, mi fece ragionare << Ascoltami, verrò io con te, New York in fondo è casa mia, tu mi hai aiutato in momento difficile, un momento nel quale credevo di essere abbandonato a me stesso. Non sai chi sono, ma mi sei venuta in aiuto, ora io farò lo stesso per te, e ti dico di più, capisco le tue paure, forse non ti interesserà, ma quando i miei sono morti, in un incidente stradale, mia madre è rimasta in ospedale per settimane, appesa un filo. Io ero troppo occupato dalla mia storia con Drusilla e dalle complicanze che causava la mia amicizia con Angel e Darla, per preoccuparmi anche di lei, ed ora me ne pento ogni secondo della mia esistenza. Capisci? Io non le sono stato vicino in un momento terribile per lei, non fare il mio stesso errore, non dico che tua madre morirà, ma questo accadesse non fare come me, stalle accanto e goditi gni attimo che il destino ti concede con lei, non bruciare niente, te ne pentiresti....... >>. Mi aveva parlato di un momento così triste della sua vita, come se tra di noi ci fosse un'amicizia secolare, ma la realtà era che non sapevamo nulla l'uno dell'altra, anche se stare con lui mi dava sicurezza come se in un altra vita, in un altro momento noi fossimo davvero uniti, mi sapeva leggere dentro, ed io capivo lui senza che parlasse, era strano che tutto ciò mi capitasse con uno sconosciuto, con Angel non era così, non sapevo mai che aspettarmi da lui, ed i suoi silenzi, non mi parlavano all'anima come quelli di William. Fù Per quella strana cosa che ci legava che accettai di farmi accompagnare a New York.

Appena scesi dall'aereo, prendemmo un taxi e quando il tassista ci chiese dove volevamo essere portati, William mi chiese dove abitava mio padre << Se non ti dispiace vorrei andare a casa tua, non ho voglia di vedere mio padre ora >>, William rimase per un attimo sorpreso, poi diede l'indirizzo al tassista. Non avrei mai immaginato che William ( è strano, ma dopo quel bacio non riuscivo a vederlo solo come Spike, l'uomo che un giorno trovai mezzo nudo a casa del mio ex ), potesse vivere in posto così ordinato ed accogliente. Il suo appartamento era un loft ben arredato a Manattan, non c'era nessun muro, tranne quello che separava il bagno dal reso della casa, poi su un grande soppalco c'era la sua camera da letto nella quale vi era posizionata senza separè una vasca ad idromassaggio a forma di mezza luna, tutto molto carino ed accogliente. La cosa che sorprese di puù era che la maggior parte della zona giorno, era tapezzata da enormi quadri, che raffiguravano sempre gli stessi occhi, solo occhi, ritratti con diversi sguardi, ma si capiva a prima vista che erano sempre gli stessi. ERano incredibilmente simili ai suoi, blù, i quadri erano tutti a carboncino bianco e nero, a parte uno, nel quale quegli occhi piangevano, le iridi erano colorate ed erano blù come sue, si capiva però che erano occhi di donna, forse di Drusilla o di una sua qualche fidanzata. William mi beccò subito incuriosita da quei quadri << Ti ho detto che non passato giorno dalla sua morte, nel quale io non abbia pensato a mia madre, quella è lei, come me la ricordo io >>. Ne ero certa, li aveva disegnati lui, sapevo che era un bravo disegnatore, mi aveva fatto un bel ritratto, ma non lo facevo così sensibile, aveva colto gli sguardi migliori di sua madre. La mia lingua fù più veloce del mio cervello, e fù così che creaì l'ennesimo imbarazzo tra di noi << Parlami di lei, di tua madre intendo, ha degli occhi così dolci ch... >> << Aveva degli occhi dolci, ora i suoi occhi sono chiusi, chiusi per sempre, ed io non ho visto il suo ultimo sguardo, non potrò mai disegnarlo. Ora andiamo dalla tua che è ancora qui >>. Le sue parole erano fredde, il suo sguardo distante, credevo di avere creato un feeling con lui, ma ora capivo che il cuore e l'anima di quel ragazzo avevano molte sfaccettature, e che io non sapevo ancora nulla di lui.

Cap. 13

 

Il dolore che William mi aveva trasmesso col suo racconto mi toccò nel profondo, mai avrei creduto che un essere umano fosse capace di nascondere tali ferite. L'uomo che avevo conosciuto portava una maschera tutti i giorni, e per lui non deve essere stato facile. Il discorso su sua madre e sul dispiacere che provava per non esserle stato vicino fino all'ultimo, mi fece comprendere che non potevo e non volevo lasciare mia madre da sola, solo, non avevo il coraggio di affrontare il fatto che ora, era mia madre ad aver bisogno di me e non il contrario.

Chiesi a William se fosse disposto ad accompagnarmi, la sua risposta fù ovviamente affermativa, quindi gli chiesi di darmi il tempo di una doccia e saremmo andati. Il tragitto da Manattan al centro di New York , dove si trovara l'ospedale, fù piacevole, quello che avevo accanto era il solito William, borioso e pieno di se, ma devo ammettere di ottima compagnia ed un buon cicerone. Prendemmo un Ferry-boat fino alla terra ferma, poi la metro, William mi spiegava ogni cosa di quella città, ma mi disse che la bellezza di New York la si poteva intendere solo la notte << Vedi passerotto, quando tutte le luci della città si accendono, tutto ha un sapore diverso, tutto sembra più bello più grande, è meraviglioso guardare la città dall'alto, uno spettacoloche non puoi dimenticare >>, sorrisi a quell'affermazione e lo punzecchiai << Che animo poetico che nascondi! Chissà a quante donne hai mostrato quel bel panorama! >>, lui si rattristò un attimo, ed in quell'attimo mi pentii di ciò che avevo detto, forse il dolore per la perdita di Drusilla era ancora una ferita aperta per lui << Ti sbagli, un tempo il mio animo era romantico e poetico, poi, la vita mi riservato alcune sorprese che mi hanno fatto capire che essere così ti rende debole e fragile, quindi eccomi qui. E se vuoi saperlo, passerotto, una sola donna è stata partecipe delle emozioni che provo di notte in questa città, e per la cronaca, non era Drusilla! >>. La sua affermazione, mi spiazzò, il che non era una novità, infondo quel ragazzo era pieno di sorprese, ma a sentire Angel, Drusilla era stata l'unica donna nella vita di Spike, o almeno l'unica fissa, ma le mie congiutture potevano aspettare, eramo arrivati all'ospedale, ora avrei dovuto affrontare mia madre in un letto malata, non sapevo come avrei reagito, ma in fondo al mio cuore sapevo che William mi sarebbe stato accanto.

Mio padre mi aveva dato il numero della stanza ed il piano, quindi ci recammo spediti alla meta, William davanti la porta della stanza di mamma, mi prese per un braccio e mi disse << Buffy, forse è meglio che io aspetti fuori, io non c'entro con voi, forse è più opportuno che restiate un pò da sole >>, aveva ragione, mamma non sarebbe stata felice di farsi vedere da un estraneo non al massimo della vita, quindi gli feci un leggero cennocol capo ed entrai. Inaspettatamente mia madre era sveglia e pinpante, forse le cose non erano così gravi come mio padre aveva lasciato intendere. A guardarla bene però si vedeva che non stava affatto bene. << Ciao piccola mia, ti vedo un pò sciupata, che c'è il tuo Angel ti dà pene d'amore, o è la scuola ed il tirocinio al pronto soccorso che ti lasciano poco tempo per mangiare e dormire? >>, era sempre la solita, io e Down venivamo prima di tutto, anche in un momentocosì, lei veniva all'ultimo posto, anzi il tempo per pensare a se stessa proprio non le interessava, ma forse, era così che una madre si doveva comportare << Mamma! Non preoccuparti per me! Dimmi di te piuttosto, come stai? Papà mi ha dipinto la tua situazione come disperata! >> << Tuo padre è sempre il solito, non era necessario che tu affrontassi il viaggio da sola, presto mi dimetteranno, potevi aspettarmi a casa! >>, eccola di nuovo a preoccuparsi per me, e a non rispondere alle mie domande. << MAmma, avanti, non fare così, non cambiare discorso. Non sono venuta da sola e or...... >>, accidenti a me, il dirle che non ero sola avrebbe implicato un interrogatorio, dovevo immaginarlo << E con chi sei? Non sarai venuta qui con Angel, lo sai che non mi piace, ora sarò costretta a vederlo e fingere che tutto vada bene! >> << No mamma, non sono venuta con Angel, ma con un mio amico. Anzi non è esattamente un amico, era un mio paziente a Sunnydale, e siccome è di New york, si è offerto di accompagnarmi! >> << Tesoro, ma come hai potuto accettare la compagnia di un perfetto sconosciuto, sarà anche stato un tuo paziente ma sempre di sconosciuto si tratta! E' qui? Voglio conoscerlo! >>. Ecco fatto, ora mia madre voleva conscere William, e conoscendo entrambi sarebbe saltato fuori che ha vissuto da me per un periodo, così mia madre si farà un sacco di film in testa, e non saprò niente delle sue condizioni. Mi affacciai alla porta per chiedere a William di entrare, lui rimase un pò titubante, ma poi, vedendo dal mio sguardo, che c'era modo per evitare si alzò dalla sedia e mi venne incontro. Quello che avrei scoperto dall'incontro di mia madre e William, era una cosa talmente da fantascenza, che nemmeno la mente più fervida avrebbe potuto immaginare.

Appena William entrò nella stanza di mia madre i loro sguardi si incontrarono, e per qualche minuto rimasero completamente senza parole, fino a quando mia madre ruppe il silenzio << William? William Darcy? Sei proprio tu, come stai? Come conosci mia figlia? >> << Joyce! Si sono William, non immaginavo però che Buffy fosse tua figlia, mi hai sempre parlato di Down, la tua figlia minore e di Anne quella maggiore, non credevo che Buffy o meglio Elisabeth e Anne fossero la stessa persona! >>, vidi mia madre per un momento imbarazata, non nè capivo il motivo, a parte il fatto che mi chiamava con gli altri con il mio secondo nome. << Vedi William, Elisabeth era il nome di tua madre, ed io ho chiamato così mia figlia perchè tua madre era la mia migliore amica, mi sembrava di farti del male dicendotelo, e così, siccome Anne è il suo secondo nome, con te l'ho sempre chiamata così. Ma ripeto come vi conoscete? >> << Vedi Joyce, io e Buffy ci siamovisti anni fà, veramente è stato un incontro fugace, e senza presentazioni, poi, un paio di mesi fà ero a Sunnydale, ero venuto per cercarti e per vedere di inaugurare quella famosa galleria a Union Street, ed ho avuto un incidente. Sono stato ricoverato per parecchio in ospedale, e Buffy è stata la mia infermiera per tutto il periodo, così quando mi sono rimesso, ed ho saputo che doveva venire a New York, perchè sua madre stava male, mi sono offerto di accompagnarla e di ospitarla da me. Tutto qui! >>.

William era stato veramente diplomatico a sorvalere sul fatto della nostra convivenza a Suunnydale, ma restava il fatto che loro due si conoscevano, come poteva esistere una tale coincidenza? Lei era amica disua madre, quindi forse, conosceva William fin da piccolo, ed io non avevo saputo mai niente a riguardo.

Dopo quasi un'ora di chiacchere tra i due, William decise che era il tempo di lasciarci sole, lui andava al bar a prendere un caffè e farsi una sigaretta, mi avrebbe aspettata nella hall dell'ospedale.

Ebbi modo di parlare con mia madre delle sue condizioni, poi era inevitabile, almeno per me, le chiesi di come potesse conoscere William e la sua famiglia.

Mia madre mi raccontò che prima di incontrare papà, aveva frequentato il college per diventare critico d'arte, e che proprio al college aveva conosciuto la donna più dolce e sensibile che avesse mai incontrato, Elisabeth Stivenson, una ragazza che veniva da Londra, perchè la cittadina Europea seppur emancipata ed alla moda per lei non era paragonabile alla grande mela. Così diventarono inseparabili, Elisabeth era una pittice, e molto brava, il loro sogno di amiche era quello di aprire una galleria d'arte a Union Street, aperta anche di notte, dove Elisabeth avrebbe potuto esporre i suoi quadri, e mia madre trattare qualche oggetto d'antiquariato. Poi, entrambre conobbero i rispettivi futuri mariti, e persero i contatti, mia madre si trasferi a Sunnydale per seguire papà, ed Elisabeth rimase a New York. Rimasero sempre in contatto, coltivando il loro sogno di aprire un giorno quella galelria, fino al giorno dell'incidente. Il padre di William, Steven Darcy era un grosso uomo d'affari, tornavano da un viaggio di lavoro, col suo aereo privato, che precipitò prima di atterrare a New York, Steven morì nell'impatto, Elisabeth invece rimase agonizzante per settimane, prima di morire. Fù in quell'occasione che mia madre conobbe William, era andata a New York per i funerali della sua amica, e ne aveva conosciuto il figlio. Non lo aveva mai visto, ma lo riconobbe dagli occhi, gli stessi occhi dolci di sua madre, ma quel ragazzo non era come sua madre, o almento così voleva dimostrare. Anni dopo lo aveva rivisto sempre a New York, ed avevano parlato del sogno di sua madre, aveva mostrato a mia madre i sui disegni e decisero che avrebbero aperto loro la galleria. Mia madre mi aveva raccontato tutto con le lacrime agli occhi, quella Elisabeth doveva essere davvero una gran donna per aver conquistato così mia madre, che chiuse il suo discorso con una frase che ancora oggi mi riecheggia nella mente << Buffy, gli occhi di quel ragazzo sono come quelli di sua madre, non possono nascondere quello che provano. William prova qualcosa per te, se tu non lo ricambi allontanalo subito, ha già sofferto molto per amore, non supererebbe un'altra delusione, il suo animo è troppo sensibile! >>.................

QUESTO CAP. LO DEDICO A TUTTE VOI CHE AVETE AVUTO LA PAZIENZA DI ASPETTARMI FINO AD ORA. wub.gif

 

Cap. 14

 

Tutto quello che mia madre mi aveva detto pochi minuti prima, su William, la sua famiglia, la morte di sua madre,mi aveva riempito il cervello, ero confusa, ed irritata con me stessa per aver giudicato quel ragazzo ancor prima di conoscerlo.

La mia mente era lontana mille miglia, non spiaccicai parola per tutto il tragitto verso il loft del mio ospite, e lui doveva essersene accorto, perchè ogni tanto lo beccavo a guardarmi con una strana espressione negli occhi, sembrava imbarazzato, forse pensava che mia madre mi avesse raccontato chissà che su di lui, mentre io invece ripensavo al nostro primo incontro, e a quelli dopo, a come lo avevo classificato, a come lo avevo odiato, buttando su di lui la colpa di tutte le mie " disgrazie " amorose con Angel. Avevo creduto che lui, la sua cuginetta e la sua ragazza, avessero trascinato il povero Liam nel limbo della tossicodipendenza, credevo che la sua visita a casa di Angel quella sera di tanti anni prima, volesse significare che voleva riportarlo sulla strada della " perdizione ", avevo pensato che il suo arrivo a Sunnydale, la sera dell'incidente, avesse lo stesso significato. Avevo dato giudizi troppo affrettati, ma potevo ora, solo perchè mia madre lo considerava un bravo ragazzo, cancellare tutti quei pensieri, magari affrettati, ma dettati dalle circostanze, in fondo che ne sapevo io di qual'era la verità?

Arrivati a casa, chiesi subito a William se mi potevo fare una doccia, lui ovviamente non me la negò, anzi, visto che il bagno non aveva pareti, si offri nel frattempo di andare a prendere qualcosa per cena, giusto per lasciarmi un pò di privacy. Appena sentii la porta chiudersi, prima ancora di gettarmi sotto una bella doccia calda chiamai Faith, con qualcuno dovevo sfogarmi, e sembrava che al mondo, in quel periodo, solo lei riuscisse a capirmi. La conversazione con la mia amica, mi schiari un pò la mente, come aveva detto lei << B, c'è un solo modo che tu hai per capire quel ragazzo, chiedergli spiegazioni, fargli delle domande, insomma, interrogalo e fatti raccontare la sua vita, e poi chissà........... Ammettilo B, lui ti piace, non puoi nasconderti sempre per paura. Avranno qualcosa in comune, ma lui non è Angel! >>. Aveva ragione, lui non era Angel, ma aveva ragione anche sul resto? Ame piaceva quel ragazzo? Mentre facevo la doccia, non riuscii a non pensare al bacio che mi, anzi, ci eravamo dati. Perchè lo avevo baciato? Perchè mi aveva baciata? Uscita dalla doccia, mi distesi sul letto, ancora con l'asciugamano a coprirmi il corpo, ero veramente stanca, il viaggio, mia madre all'ospedale, mi addormentai. Dal quel pisolino mi risvegliai nel megliore dei modi possibili..... sentendo due labbra calde e dolci posarsi sulle mie, non avevo il coraggio di aprire gli occhi, avevo paura che tutto fosse solo un sogno, preso il coraggio a due mani li aprii, e la realtà era migliore del più bello dei sogni. Mi trovai difronte gli splendidi occhi di William, che mi fissavano con una luce quasi irreale al loro interno, forse il mio animo romantico, forse il mio continuo cercare l'amore con la A maiuscola, ma non potei che aggrapparmi con tutta me stessa al suo collo, e baciarlo, senza chiedere, senza pretendere. Lui si staccò un attimo e per respirare e per guardarmidi nuovo negli, stavolta però con fare interrogativo, come potevo spiegare a lui il motivo del mio gesto, se nemmeno io ne ero a conoscenza? Solo un debole sorriso sul suo volto e il nome sussurrato dolcemente dalle sue labbra e poi...... poi il paradiso.

Senza parlare, guidati solo dal nostro istinto, e da quel qualcosa che forte ci lagava, facemmo l'amore. Oh si, quello era fare l'amore, era donarsi anima e corpo a qualcuno, senza domande, senza un perchè, così, perchè era giusto, in quel momento niente era più giusto di quello. William fù un amante dolce e gentile, le sue mani e le sue labbra espolrarono ogni centimetro del mio corpo, e quando finalmente ci unimmo completamente e la nostra danza cominciò, sembrava che finalmente avessi trovato il mio posto nel mondo, e quel posto fosse tra le braccia dell'angelo biondo che mi faceva provare per la prima volta l'emozione di essere amata. Sembrava che entrambi facessimo l'amore per la prima volta, e quella sera decisi era veramente la prima volta per me, e dagli occhi velati di lacrime di William capii che quel pensiero aveva attraversato anche la sua mente. Dopo l'amore ci addormentammo abbracciati, dimentichi della cena che ci attendeva giù di sotto, d'altronde le nostre anime ed i nostri cuori erano appagati e sazi, in un modo che nessuna cibaria ci avrebbe potuto dare maggior sollievo. Si sà però che essendo umani il nostro fisico ha bisogno di "carburante" così dopo poche ore di riposo, i crampi allo stomaco svegliarono entrambi.

Mi offriii di scendere per prima e riscaldare la cena, e così feci. Non ero pronta ad affrontarlo, magari lui considerava uno sbaglio quello che era successo tra noi, o magari non provava quello che provavo io, e le emozioni che credevo mi avesse trasmesso, magari erano frutto solo del mio coinvolgimento. Cenammo insilenzio, quasi senza guardarci negli occhi, poi William, finalmente, interruppe quello strazio << Dobbiamo parlare! E' inevitabile farlo, e forse meglio ora, prima che uno dei due si faccia del male! >>.

"Prima che uno dei due si faccia del male!" che voleva dire con quelle parole? Chi si sarebbe fatto del male? Non lui di certo, perchè io già soffrivo, nell'attesa di sapere cosa voleva dirmi, cosa voleva che ci dicessimo.

Cap. 15

 

Molte cose da dire? Dobbiamo parlare? Perchè ogni volta che coglievo qualcosa di bello dalla vita, e quello che era successo poco prima tra di noi per me non era bello di più, doveva succedere qualcosa che me lo rovinava? Ora lui di certo mi avrebbe detto che era stato uno sbaglio, che non ci conoscevamo affatto, che lui non voleva legami, e cavolate simili, mentre io avevo ancora sulle labbra il sapore delle sue, sul mio corpo il calore del suo, dei suoi baci, del suo amore. Ora lui mi avrebbe scaraventata giù dalla nuvoletta su cui stavo, ed io dovevo anche starlo a sentire, in fondo ero in casa sua, ed eccolo li, che mi fissa e incomincia a parlare, ma deve proprio farlo ora?

<< Buffy, io non sono esatamente quello che si dice uno stinco di santo >> beh, come previsto non è senz'altro l'inizio di una dichiarazione d'amore.... << Sono cresciuto, unico figlio, di una famiglia facoltosa, mio padre era un grosso industriale, mia madre aveva rinunciato per lui a tutti i suoi sogni, ed in parte anche per me, visto che è rimasta incinta molto giovane. Non mi è mai mancato niente, neppure l'amore dei miei genitori, ma la maggior parte della mia infanzia l'ho passata da solo, così, mi sono legato tantissimo a degli zii paterni che abitavano qui a N. Y., e di conseguenza a mia cugina Darla. Darla non è mai stata una persona molto ecquilibrata, ed il suo legame d'amicizia con Drusilla, una vera schizzata, non la aiutava di certo. Fatto sta che io e loro due eravamo inseparabili, sin da ragazzini, poi per un certo periodo Darla non si è vista molto in giro, e nell'assenza di mia cugina, anche Drusilla mi aveva abbandonato. Non ho visto nessuna delle due per anni, e mi sono rinchiuso un pò in me stesso, coltivando i miei interessi, quello per l'arte e la poesia. Poi un giorno l'incidente dei miei genitori, mio padre morto subito, mia madre in fin di vita in ospedale, ero solo, e non avevo il coraggio e la forza per affrontare tutto, così, quando la polizia mi avvisò dell'incidente, invece di precipitarmi da mia madre, mi diressi al più vicino locale, volevo ubriacarmi, così forse avrei sofferto di meno, ma così non fù, più bevevo più stavo male, oltre che per quello che mi accadeva attorno, anche perchè il fisico non tollerava tanto alcol, ed eccoli li, tutti e tre belli belli, allegri come non mai che mi si presentano davanti Darla Drusilla ed Angel. Lui non lo avevo mai visto, ed a prima vista non mi fù molto simpatico, ma ero sollevato nell'aver ritrovato le mie amiche,si così si potevano chiamare. Loro non accennarono per niente al fatto dei miei genitori, forse non lo sapevano ancora, o forse erano troppo fuori per ricordarsene, mi fecero alcune domande sul perchè ero così giù, così spento, e mi offrirorono un rimedio, io accettai di buon grado. Vedi Buffy, mentre mia madre esalava il suo ultimo respiro, io ero strafatto in compagnia di quei tre idioti, e passavo la serata più folle e divertente della mia vita. Ma tre giorni dopo, al funerale di mia madre, la follia ed il divertimento svanirono, ed io mi trovai a sbattere contro la dura realtà, ero solo, mia madre stava per essere messa in una fossa ed io non ero li con lei negli ultimi suoi minuti, fù realizzando questo pensiero che fui schifato di me per la prima di tante volte nella mia vita. Dopo il funerale non parlai con nessuno, per settimane me ne restai chiuso qui in casa, a fare la cosa che facevo meglio, disegnare, ed ho iniziato a ricordare i momenti belli passati con mia madre e mio padre, ed a ricordare i loro volti, e gli occhi di mia madre, così dolci, così comprensivi, e per non dimenticarli mai ho iniziato a disegnarli, così sono nati tutti questi quadri dei suoi occhi.

Dopo qualche settimana Drusilla bussò alla mia porta, era diversa dall'ultima volta che l'avevo vista, sembrava una persona normale, per quanto poteva essere normale Drusilla, quel giorno iniziammo la nostra relazione, e quel giorno cominciò il mio inferno. Frequentare Drusilla, Darla ed Angel, mi ha reso una persona cattiva, egoista e folle, anche se era contro la mia natura. Dalla sera del bar, la notte in cui mia madre morì sola in ospedale, io non ho più fatto uso di droga, quella era stata l'unica volta, e loro mi prendevano in giro, mi chiamavano vigliacco, fifone, ed io per dimostrare loro che non era così, mi comportavo come loro, accusandoli di avere bisogno dell'aiuto della droga per fare quello che io facevo da lucido. In quel periodo ho fatto cose orribili, che non vorrei mai aver fatto, e preferisco non raccontarti, poi l'incidente, Angel che viene arrestato e tutto il resto. Io sono rimasto con Drusilla, Darla è partita per non so dove. Dopo un paio d'anni sono capitato a Sunnydale per incontrare Joyce, per il discorso di aprire una galleria qui a N. Y., ho saputo che Angel era li, che si era rimesso in carreggiata, ed ho voluto incontrarlo, ho capito subito, appena visto, che non sarebbe durato a lungo, poi mi ha parlato di te, e sentendo quanta enfasi metteva nelle sue parole, ho pensato tu fossi un'altra Darla. Dovevo andare via da li, o mi sarei ritrovato nel cortice di nuovo, poi, quella sera ti ho vista, al vederti li sulla porta di Angel mi si è fermato per un attimo il cuore, penso di essermi innamorato di te in quel preciso istante, e sono partito la notte stessa, sono scappato da quella città, non volevo conoscerti, non volevo starti vicino, per non dare retta a quella voce dentro di me che mi diceva che tu eri speciale, lo avevo visto dai tuoi occhi, che tu eri l'unica, e sono tornato da Dru, in fondo con lei mi divertivo, e lei non pretendeva niente da me che non fosse divertimento.

Quando Darla ha saputo del proscioglimento di Angel, ha cercato me e Dru, e ci ha convinti a venire a Sunnydale a cercarlo, poi l'incidente, ed il mio ricovero. Il rsto riccioli d'oro è storia presente. Ora siamo qui, a cenare mezzi nudi, ed io mi sento fortemente legato a te, perciò ti chiedo un favore, se non provi niente per me, se quello che ho sentito mi davi mentre facevamo l'amore, era solo quello io volevo sentire, finiamola qui, finiamola prima che io non abbia più la forza dis taccarmi da te! >>.

Era questo quello che aveva da dirmi, che non ha il coraggio di amarmi, per paura di amarmi troppo? Per paura di non essere amato allo stesso modo? Come posso non amare l'uomo che mi aveva dato così tanto, in così poco tempo? Come posso non dirglielo?

William era li difronte a me, mi guardava fisso, con quesgli occhi che potevano farmi vivere anche senza acqua e cibo, tanto mi nutrivano di sentimento e di passione, sembrava non credere alle sue orecchie, non gli avevo detto di amarlo, non sapevo se quello che provavo per lui era amore, o passione o affetto, magari erano entrambe le cose assieme, ma ero troppo confusa in quel momento per dare una qualsiasi definizione precisa di ciò che provavo. Nonostante il mio cervello stesse andando a mille, la strana situazione in cui mi trovavo mi angosciava, forse l'avevo deluso, forse si aspettava qualcosa di più data che non mi ero tirata indietro in camera da letto, forse a lui non stava bene così, poi finalmente ebbe una reazione alle mie parole << Quando io amo Buffy, do tutto me stesso, senza riserve, senza pensare alle conseguenze, do tutto e pretendo tutto, se però tu non sei secura di ciò che provi, o non te la senti ancora di dare tutto in una relazione, accetterò quello che puoi darmi. Ti aspetterò anche per l'eternità se necessario, perchè conoscendoti ho capito che sei speciale, e non solo perchè mi sono innamorato di te, tu sei una donna speciale, sei unica e sento che sei la donna per me, quindi non importa dove e quanto dovrò aspettare, alla fine so che sarò l'uomo più felice del mondo >>.

 

Penso che in quel preciso momento, ascoltando le parole dell'uomo difronte a me, mi si sia aperto davanti l'orizzonte, credo che proprio le sue parole mi abbiano fatto capire quanto contasse per me, quanto il mio sentimento fosse profondo e radicato, io lo amavo, dovevo solo avere il coraggio di affrontare la cosa e dirglielo, senza paura perchè nei suoi occhi leggevo che non mi avrebbe mai fatto soffrire.

Cap. 17

 

Lui mi amava, io lo amavo, questo era come un fulmine a ciel sereno per la mia, ancora, fragile anima. Perchè non ero riuscita nei miei propositi, dopo la rottura con Angel, mi ero ripromessa di me stessa al primo posto, il che significava implicitamente che non dovevo innamorarmi, perchè per me innamorarmi significava darmi tutta ad un uomo, anima e corpo, beh che dire col corpo mi ero già data, e l'anima? Ero disposta a dargli anche la mia anima? Chi volevo prendere in giro, gliel'avevo data nel letto là sopra assieme al mio corpo. Ora il problema, se di problema si trattava, era dirgli apertamente quello che provavo per lui, con lui, e non era cosa facile. Come era mio solito nelle situazioni difficili, sviaì il discorso << Che ne dici di farmi da cicerone in giro per N.Y.? >>, certo che sono sempre stata un'asso nel rovinare i momenti magici, ma lui sembrava aver compreso la mia voglia di evasione da quell'argomento, stava rispettando i miei tempi, ma per quanto?

La serata che trascorremmo insieme a New York, fù veramente splendida, niente di che, giravamo per stradine e locali, ridendo e facendo gli sciocchi, come se quella notte in giro ci fossimo solo noi due. Non pensavo che William fosse un ragazzo così estroverso, per la maggior parte del tempo passato insieme a Sunnydale era stato taciturno e distante, invece quella sera era un vulcano, era simpatico, divertente attento ad ogni mio gesto e mio desiderio, involontariamente pensaì che forse era proprio lui l'uomo che avevo cercato in tutti quegli anni. Forse non avevo saputo attendere ed avevo visto in altri quello che solo i miei occhi cercavano, ma ora era lì al mio fianco, io non gli avevo chiesto niente, eppure lui era li. Quella sera decisi che non me lo sarei fatta scappare, ma si sa quando sembra che tutto abbia un senso, che finalmente cominciasse ad entrare un pò di luce in un tunnel buio, c'è qualcosa che impedisce al sole di entrare completamente.

Ne furono la prova le persone che incontrammo davanti la porta dell'appartamento di William. << Spike vecchio mio, vedo che non hai perso il vizio di raccogliere i miei rifiuti! >>. Angel... ma perchè certe persone azzeccano sempre il momento meno opportuno per rompere le scatole << Cuginetto, vedo che non porti il lutto per la cara Dru! >>. Ecchè diavolo, volevate che la carissima Darla non fosse col suo ragazzo? MA perchè il mio passato mi perseguita, perchè non posso fare un passo verso il futuro senza doverne poi fare due verso il passato. Ma questa volta non l'avrebbero vinta loro, ero più forte di mesi fà, in un certo senso loro mi avevano aiutato a forgiare il mio carattere << Mio caro, se ti riferisci a me come rifiuto, ti ricordo che ti ho mollato io, dopo averti beccato con questa sciacquetta qui, che chissà con quanti se lè spassata prima durante e dopo di te! >>, gli occhi di Angel si riempirono di rosso, forse lo avevo punto un pò sul vivo, William invece mi cinse con un baccio la vita, per darmi un pò di sostegno, poi, come era ovvio accadesse disse la sua << Che ci fate qui voi due? Mi sembrava chiaro che non avessimo niente in comune, o vi serve un posto dove nascondervi dalla polizia o da qualche spacciatore? Perchè se è questo il punto, mi spiace ma io me chiamo fuori! >>. E bravo il mio ragazzo, aveva dato il ben servito a quei due senza tanti convenevoli, senza dare modo a loro di replicare, almeno così sembrava - Alt! Un momento, ho pensato a William come al mio ragazzo? Ecco, lo sapevo, sono partita di nuovo in quarta, e mi sono fidanzata senza che il diretto interessato ne fosse a conoscenza -. Angel non sembrava gradire affatto e le mie parole nè quelle del suo amico << Non puoi mollarci così, siamo sempre stati come una famiglia noi quattro, ora siamo rimasti in tre, e due dei componenti della famiglia, hanno bisogno del tuo aiuto, devi darcelo è un tou dovere! >>, William si stava scocciando, glielo leggevo negli occhi, che non erano più limpidi e spensierati come prima, ma sembravano un cielo in tempesta, e sapevo che questo non avrebbe portato a nulla di buono << Senti qua musone, la mia famiglia, da quando sono morti i miei genitori, sono io, voi due non contate niente per me, avete solo reso la mia vita un'inferno, ed ora che ne sono uscito, non saranno di certo degli stupidi riferimenti alla nostra amicizia fasulla a farmici tornare! >>, gli animi coninciavano a riscaldarsi << Che c'è, vuoi farti bello davanti alla cara Buffy, o come la chiama la troia della sua amichetta la nostra Santa Buffy! Avanti Spike, tu sei abituato a donne molto meglio di questa, lasciala perdere e torna con noi! >>. Forse Angel non aveva inteso bene le parole di William, ma il pugno che ricevette in pieno viso, forse gli cominciava a mettere le idee a posto << Non ti permettere mai più di offendere Buffy in quel modo, o te la vedrai con me. Sei tu che non sei degno di una donna come lei, abituato come sei a delle sgualdrinelle come mia cugina! >>. Certo che Wiliam quando era punto sugli affetti non nè risparmiava a nessuno, ed ora il suo affetto ero io, ed ero felice di questo. Con lui mi sentivo protetta, sentivo che nulla al mondo avrebbe mai potuto ferirmi.

Angel e Darla, capendo come buttava, decisero di andarsene, e di cercare rifugio altrove, non senza preannunciare un loro ritorno, che però non scompose ne me ne William, che potemmo finalmente tornarcene in casa.

Appena accese le luci e tolti i cappotti, un attimo di imbarazzo si impossessò di noi e William se ne uscì con le ultime parole famose << Lascio il letto a te, prendo un cuscino e delle coperte e dormo sul divano! >>. Era un vero gentiluomo, ma per nulla al mondo avrei dormito sola in quel letto << Non scherzare, il letto è tuo, questa è casa tua! E poi, beh ecco ..... voglio dormire con te, voglio che tu mi tenga stretta e che non mi lasci neanche per un minuto, e non parlo solo di questa notte, ma di tutte quelle che verranno, ti amo William, non c'è cosa di cui io sia più certa in questo momento! >>.

Tbc…