DESTINI

Autore:ELISA 74

Raiting: NC17

Disclaimer: questa è una ff au, che non ha niente a che fare con Btvs se non i nomi dei personaggi, che appartengono a Joss Ehendon aal Mutant Enemy alla Fox e la UPN, ho dimenticato qualcuno? No vero?

 

PROLOGO

nella versione originale della storia non c'era un prologo, qui l'ho voluto mettere per darvi una prima, sommaria conoscenza dei personaggi principali.

 

 

Per tutta la vita Elisabeth Anne Summers, detta Buffy, era stata la nuora ideale per tutte le mamme di Sunnydale, piccolo paesino della periferia californiana, fino a quando, delusa dall'amore della sua vita, decise che era giusto dare agli uomini quello che cercavano, ed era stata additata dalla mediocrità della gente di periferia, di essere una poco di buono, così da prendere la decisione di trasferirsi nella più mondana Los Angeles ed iniziare li la sua attività imprenditoriale.

 

 

Da sempre William Portam, detto Spike - per il modo in cui riusciva sempre ad avere la meglio negli affari pugnalando alle spalle i suoi concorrenti - era considerato dal mondo degli affari Newyorkese il più fottuto figlio di puttana della grande mela, fino a quando una grassa tragedia famigliare non gli fece prendere la decisione di dare una svolta alla vuota vita di grande manager e di trasferirsi in California per tagliare col doloroso passato.

 

 

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Rileggendo questa prima parte il discorso non mi ha soddisfatto del tutto, così ho deciso di apportare qualche modifica, così da far risultare l'evolversi dei fatti più scorrevole, e per non trovarmi poi a metà della ff a dover tornare indietro con i tempi per spiegare meglio gli eventi. Spero che il mio lavoro vi piaccia, intanto grazie a tutte voi sis che mi leggete.

 

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Cap. 1

 

Sunnydale 1992

 

Buffy Summers era la ragazza più invidiata del locale liceo, era l'ultimo anno i suoi voti erano buoni, attendeva con trepidazione la cerimonia di consegna dei diplomi ed il conseguente ballo di fine anno. Confidandosi con la sua migliore amica Faith sapeva che la notte del ballo sarebbe stata la notte giusta da passare con Riley il suo ragazzo da ormai quasi un anno. Riley era più grande di lei di qualche anno, frequentava già l'università, era il classico bravo ragazzo di provincia e lei lo adorava per questo. Qualcosa però andò veramente storto la sera del ballo, al momento dell'incoronazione della reginetta di quell'anno, che non poteva non essere Cordelia Cheese, Buffy venne chiamata da uno degli chaperon delle serata, che le comunicò che sua madre era stata ricoverata d'urgenza all'ospedale per un malore.

Quella sera, che dovrebbe essere stata una grande serata per Buffy, si trasformò in mesi di dolore e sofferenze, Joyce, sua madre, era malata di cancro, i medici tentarono il tutto per tutto, ma dopo 6 mesi la donna smise di lottare e si arrese alla morte. Per Buffy fu un periodo veramente tremendo, se non fosse stato per l'affetto dei suoi amici, ma sopratutto per l'amore di Riley di certo la sua vita sarebbe andata a rotoli.

Dopo la morte della madre Buffy chiese a Riley di andare a vivere con lei e con sua sorella Down, decise anche di trovarsi un lavoro part-time, per riuscire a mandare avanti le cose, e continuare comunque gli studi.

I mesi trascorsero velocemente, il dolore della perdita di sua madre era vivo nella mente di Buffy, ma la sua vita stava prendendo una piega inaspettatamente felice. La convivenza con Riley andava alla grande, anche se ogni tanto si fermeva a pensare che loro due non avevano ancora fatto l'amore, dividevano lo stesso letto, si scambiavano un sacco di tenerezze ma al momento di concludere lei si tirava sempre indietro, e non si spiegava il perchè. << Andiamo B, non tirartela tanto, quel ragazzo ti muore addosso, ha scelto di vevere con te, e tu lotratto come fosse poco più di un fratello, è ora che tu ti dia una mossa >>, << Lo so Faith, ma goni volta che si avvicina il momento, non so ... lui ha avuto altre donne prima di me, io invece non sono mai stata con nessuno, come dire, mi sento in imbarazzo, e se non gli andassi bene? >>, Faith era sempre più allibita dall'insicurezza dell'amica << Andiamo ragazza, ci vuole poco per far contento un uomo, e poi col tempo capirai, cosa fare per farlo impazzire. Ascolta, stasera è S. Valentino e tu sei qui a servire hamburger ad adolescenti alle prese col primo bacio, datti una svegliata e fa una sorpresa al tuo uomo! Ora vado, ho un uomo da soddisfare stanotte!! >>. Buffy guardò la sua amica uscire dal Dubble Meet Palace ed arrivò a due conclusioni: la prima era che Faith non sarebbe mai cambiata, la seconda, e decisamente più importante che quella notte lei e Riley avrebbero finalmente fatto l'amore.

 

 

Los Angeles 1998

 

Era l'alba di un'altro assolato ed afoso giorno della ridente Los Angeles, e Faith Conrad piangeva lacrime di disperazione tra le lenzuola del letto del suo amante di turno. << Faith, non può tenerti con la forza a lavorare per lei! Vedrai troveremo una via d'uscita a questa situazione >>, un uomo dal fisico scolpito e dagli occhi di notte, seduto al bordo del letto, cercava di rassicurare la ragazza carezzandole la schiena lasciata scoperta dalle lenzuola << tu non puoi capire, tu hai una posizione di spicco in questa fottuta città, hai moglie e figli! Io ho solo lei, il lavoro ed il tetto sulla testa che mi da, tu che mi dai? Promesse, solo promesse, chi mi dice che prima o poi questo gioco non ti stuferà? >>. Faith pronunciò queste parole, con fermezza e dun pizzico di amoro in bocca mentre si rivestiva e metteva i soldi che l'uomo aveva lasciato sul comodino, nella borsa. Mentre stava aprendo la porta di quella regale suite l'uomo le cinse la vita da dietro << Lasciami andare Liam, lo sappiamo entrambi che non abbiamo futuro! >>. Liamo O'Connor Giudice minorile della città di Los Angels, liberò Faith dalla sua presa e la lasciò tornare a quella che sarebbe stata la sua vita fino al prossimo incontro.

Arrivata alla Buffy's Pubblic Relations, Faith si findò nella sua stanza, si fiondò nel bagno, e dopo una doccia rigenerante chiuse le finestre e si buttò sul letto a dormire. Alle 10.00 in punto arrivò alla BPR la proprietaria, una dissoluta e solitaria Buffy Summers, che mandava avanti questa società di pubbliche relazioni, come facciata, ma che in realtà era la copertura di una casa d'appuntamenti, diretta dalla sua amica Faith. Dopo aver salutato con un cenno della testa la segretaria, una prosperosa bionda si diresse alla stanza della sua amica di sempre. Nell'ascoltare le confidenze dell'amica, in lacrime per essersi innamorata di un cliente, le venne tutto alla mente. Se l'era giurato 6 anni prima, quando tornata a casa dal suo turno al Bubble Meet Palace, aveva trovato Riley Finn, il ragazzo al quale aveva affidato il suo cuore, nel loro letto nella casa che era sua e di sua sorella Down da quando la madre morì, con una ragazza a fare sesso, << Buffy fermati, ascoltami, è solo una puttana, non significa niente! Ultimamente tu mi stai trascurando.... >>. Era rimasta sconcertata e senza parole dalle affermazioni del suo ragazzo, non mise più di qualche minuto a cacciarlo di casa. E dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva a disposizione aveva preso la sua decisione, se erano le puttane che volevano gli uomini, lei gliele avrebbe date, e mai nessuno si sarebbe preso la soddisfazione di averla tutta per se. << Faith, quante volte mi hai detto che innamorasi è il più brutto errore che si possa fare? Ed ora come puoi esserti innamorata tu? E proprio diun cliente che tra l'altro è sposato con figli?>>

Faith sapeva bene che Buffy aveva ragione, ma accecata dal suo dolore le uscirono per l'amica parole veramente velenose << Innamorarsi Buffy? Cosa sai tu del significato di questa parola, guardati: hai quasi 30 anni, sei una donna bella, ricca ogni uomo che varca la porta di quest'agenzia verrebbe a letto con te, e tu che fai? Stai li, a rimurginare su una tua cottarella del liceo, cottarella che tra l'altro ti ha fatto conservare la verginità! >> Buffy non credeva alle sue orecchie, la ragazza che aveva davanti era la sua migliore amica, conosceva tutto di lei compreso il fatto che quello che le aveva appena detto le provocava uno squarcio nel cuore, non poteva crederci, non voleva farlo, prese solo la porta e se ne andò.

 

 

 

Cap. 2

 

New York 1995.

 

William Portman, laureato in medicina, specializzato in chirurgia plastica e proprietario di una delle più grosse case produttrici di cosmetici d'America era alle prese con l'ennesimo grosso cliente, ma il suo pensiero andava solo in direzione dell'incontro che avrebbe avuto di li a poco con la sua amante Drusilla Kennedy, una modella che aveva conosciuto un anno prima, alla presentazione di una nuova crema contro l'invecchiamento della pelle prodotta dalla sua azienda. Appena la vide fu folgorato dalla sua bellezza, la linea flessuosa, la sua aria eterea lo avevano letteralmente fatto impazzire, ma ora era tempo di chiudere, sua moglie Fred aveva scoperto tutto, e minacciava di lasciarlo portandogli via la loro figlioletta Kelly. Questo non lo poteva permettere, lui amava la sua famiglia, solo che Drusilla gli dava quella scossa in più, che con sua moglie non aveva più da tempo, comunque vi avrebbe rinunciato volentieri pur di mantenere unita la sua famiglia.

Drusilla non prese bene l'abbandono del suo amante, e lo avvisò che avrebbe perso lo stesso tutto, anche lasciando lei, perchè non era destino che quella donna lo accompagnasse sino alla morte. William non ci badò più di tanto, spesso quella bellissima quanto strana donna gli aveva fatto discorsi che rasentavano la pazia.

Non ebbe più notizia di Drusilla dalla sera che la lasciò, la sua vita tornò alla monotonia di sempre, ufficio, riunioni, promozioni di nuovi prodotti, solo Kelly gli ralelgrava le giornate, quelle poche volte che riusciva a vederla, tanti erano i suoi impegni. Il rapporto con la moglie non era dei migliori, ognuno aveva la sua vita, e lui non ci mise molto a farsi un'altra amante, e poi un'altra, per dar modo a Fred di scoprire che frequentava un'altra donna, ne cambiava spesso.

Un giorno però accadde l'inaspettato, Drusilla lo chiamò per dirgli che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di sole di Fred, che da allora in poi sarebbe stata sempre circondata dalle tenebre, e lui avrebbe vissuto di rimorsi. Detto ciò gli mandò un bacio e non riaganciò il telefono. William riuscì solo a distinguere la frenata brusca di un'auto e poi un grosso botto. L'ansia gli salì subito alla gola, quasi impedendogli di respirare era sicuro che Drusilla si fosse tolta la vita, in parte aveva ragione, ma le cose brutte non capitano mai da sole.

Al funerale di sua moglie William Portman decise che la sua vita sarebbe cambiata, che avrebbe lasciato quella città che tanto gli ricordava che razza di spregevole marito era stato, sua figlia avrebbe avuto una vita migliore di quella di sua madre, gli avrebbe detto la verità, ovvero che sua madre era morta a causa sua, ma avrebbe riconquistato il suo rispetto ed il suo amore, ora era troppo piccola per essere messa al corrente di tutto, a tempo debito avrebbe affrontato anche quello.

 

 

Los Angeles 1998

 

Quel nuovo, afoso, giorno Californiano, segnava una tappa importante della vita di Kelly Portaman, era il suo primo giorno di scuola, ormai diceva a tutti di essere grande perchè aveva 6 anni ed iniziava ad andare nel posto dove si imparano le cose. Casa Portman era un vero inferno, la ragazzina correva dappertutto ed il padre era forse più agitato di lei << Willow, credo che presto la perderò fra pochi anni non avrà più bisogno di me, cosa ne farò della mia vita da quel giorno in avanti? >> << Sig. Portman, ma cosa dice, Kelly ha solo 6 anni, Dio sa per quanto tempo ancora avrà bisogno delle sue cure! >>. Da quando William si era trasferito a Los Angeles, Willow Rosemberg aveva mandato avanti la casa e si era presa cura di Kelly come una vera madre. Non sapeva molto del passato del suo datore di lavoro, ma le bastava sapere che era un uomo buono ed altruista, aveva una clinica specializzata in chirurgia plastica, che prestava servizio a persone non in grado di sostenere le spese di queste prestazioni, ma che ne avevano veramente bisogno, a causa di incidenti o per malformazioni dalla nascita. Lui faceva tutto gratuitamente, donava serenità ed una speranza a persone che altrimenti sarebbero state ai margini della società. Inoltre per mandare avanti la clinica lavorava come primario di chirurgia all'ospedale di L.A..

Mentre i due accompagnavano la bimba ad affrontare il suo primo giorno a scuola, il cercapersone del dottore suonò, era l'ospedale. Una ragazza era stata ricoverata d'urgenza con gravi ferite al volto e con coltellate su quasi tutto il corpo, doveva recarsi subito al pronto soccorso.

PRECISAZIONE: COME NOTERETE NELLA LETTURA, LA SUCCESSIONE DEGLI EVENTI HA DEGLI SBALZI TEMPORALI (PENSO SI DICA COSì), PERCHE' TENTO DI METTERE IN EVIDENZA COSA SUCCEDE AI VARI PERSONAGGI NEGLI STESSI MOMENTI.

 

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CAP. 2

 

Uscendo dalla camera dell'amica, Buffy, rimase per un attimo a guardare quella porta chiusa, ed un pensiero si fece spazio nella sua mente " perchè io non sono più riuscita ad innamorarmi dopo Riley? Persino Faith, la spregiudicata e quasi ninfomane Faith, ha aperto il suo cuore all'amore, ed io? Cos'ho io che non va?", ma la voce squillante, e non simpatica, di Harmony, la sua segretaria, la destò dai suoi pensieri << Buffy, ha un appuntamento con la signora McArty alle 10.30, cioè tra dieci minuti all'Horse Club! >>. Buffy si finondò nel suo ufficio per prendere tutte le brouchures che le sarebbero servite per quell'appuntamento. A dire il vero non aveva la benchè minima idea di chi fosse quella donna, così mise nella sua valigetta il maggior numero di cose possibili. Guidando verso il club, cercò nella sua memoria di collocare la signora McArty a capo di qualcuna delle ditte che lei conosceva, ditte consolidate, ditte di nuova costituzione, ma la sua menmoria non le diceva niente della donna che la stava attendendo. Il non sapere chi si sarebbe trovata difronte la metteva un pò a disagio, non era preparata per parlare d'affari con una sconosciuta, cosa le avrebbe mai potuto proporre? Ma quel disagio non era niente al confronto con quella strana sensazione che aveva addosso, quasi uno strano presentimento, che le faceva desiderare di dare forfait.

Arrivata al club, diede le chiavi della macchina al parcheggiatore. Per l'occasione si era fatta prestare l'auto da Faith, lei era solita usare i mezzi di trasporto pubblici, la irritava guidare nel traffico. Dandosi però un'occhiata attorno, forse la smart dell'amica non era all'altezza delle altre auto nel parcheggio, avrebbe voluto fare una buona impressione, l'impressione della disinvolta donna in carriera, ma questo per lei non era un vero problema, scrollo le spalle e si avviò all'ingresso sorridendo della sua voglia di fare buona impressione. Buffy non aveva la più pallida idea che quel sorriso, per molto, molto, tempo sarebbe stato l'ultimo.

Darla McArty aspettava impaziente, quella che aveva identificato come l'amante del marito, nella hall del club, appena la vide oltrepassare la soglia le si parò davanti << Signorina Summers, buon giorno, Darla McArty, piacere di conoscerla >> e le allungò la mano << mi dispiace esordire in quest modo, ma purtroppoc'e stato un disguido, la mia segretaria, sapendo che di solito a quest'ora ho la mia passeggiata a cavallo, ha prenotato il tavolo per più tardi. Mi farebbe compagnia per una cavalcata? Così chiacchereremo un pò prima di parlare d'affari! >>. Buffy rimase spiazzata da una tale richiesta, ma non rifiutò, infondo un buon contratto poteva valere qualche dolorino al fondoschiena << Va bene, accettò con piacere, è molto che non vado a cavallo, mi farà bene un pò di moto. Meno male che per questo appuntamento ho optato per un jeans! >>

Mentre le due donne si dirigevano alle scuderie nessuna proferì parola, e la strana sensazione della mattina, cominciò ad invadere di nuovo Buffy. Ogni tanto guardava di sfuggita la Sig.ra McArty. Era una bella donna, non doveva avere più di 35 anni, si vedeva che era una donna che sapeva il fatto suo, era molto elegante, pur essendo vestita di un semplice completo da ecuitazione, emanava una gran classe, Buffy la invidiava un pò, avrebbe voluto anche lei riuscire a dare di se, un'immagine sicura e padrona delle situazioni, cosa che non sempre le riusciva.

Arrivate alle scuderie, Buffy si sorprese del fatto, che ne cavalli ne stallieri fossero in giro << Scusi ma se aveva un'ora prenotata, come mai non c'è neppure un cavallo? >>. Non appena Darla si voltò, Buffy deglutì con affanno, pentendosi della sciocca domanda che aveva fatto. Doveva esserci qualcosa che le sfuggiva. La donna la guardava con occhi pieni di odio e Buffy rabbrividì, le sue sensazioni si stavano rendendo concrete. << Brutta puttanella da 4 soldi, pensavi che non avrei scoperto chi eri? Pensavi che avrei permesso che tu, donnetta che non sei altro, mi portassi via il mio Liam? >> e pronunciate queste parole tirò fuori dal sottogiacca un coltello. Buffy non ebbe il tempo di replicare, o di capire che bene cosa stesse dicendo quella donna, che un raggio di sole riflesso dalla lama del coltello le accecò gli occhi. Poi, tutto fu buio.

 

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Cap. 3

 

William guidava come un pazzo, nel traffico di Los Angeles dell'ora di punta. Tutti si dirigevano al lavoro, oppure a portare i bimbi a scuola. Anche lui avrebbe dovuto essere con la sua Kelly al primo giorno di scuola, ma l'ospedale aveva detto che c'era un'emergena, e lui era prima di tutto un medico, la sua bimba l'avrebbe capito, lei era una bambina così dolce.

Zizzagando nel traffico, non riusciva a non pensare alle parole dell'infermiera che lo aveveva rintracciato << Dr. Portman, è cosa veramente atroce quella che hanno fatto a questa povera donna! vEnga il prima possibile! >>.

Arrivato al pronto soccorso , fu accolto dal paramedico dell'ambulanza che aveva portato la paziente, che gli fece un breve quadro della situazione << E' una giovane ragazza bianca, di circa trent'anni a vederla, è stata trovata priva di conoscenza nelle scuderie dell'Horse Club, da uno stalliere. Presenta gravi ferite da arma da taglio allo stomaco, che non sembrano, da un primo esame, aver danneggiato organi vitali; ma....... abbiamo chiamato lei perchè...... >>, il giovane medico sembrava non credere a quello che stava per dire << ... perchè ..... ha il viso completamente deturpato da tagli, sembra quasi che chi le ha fatto questo la volesse s..... >> William si stava spazientendo << Allora finisci questa benedetta frase, maledizione, te la devo tirare fuori con un bisturi la lingua? >>, il paramedico lo guardò con un pò di titubanza, << Venga, guardi con i suoi occhi! >>. Spostò la tenda del piccolo ambulatori del pronto soccorso << Entri io sbrigo alcune formalità con gli agenti la in fondo, non ho voglia di rivederla! >>.

William rimase immobile a fissare la figura minuta e piena di tubi, che stava stesa su quel letto. Nella sua carriera di medico, ne aveva viste di tutti i colori, in special modo nella sua clinica, ma la vista di quello scempio, gli provocò un conato di vomito. Stava per prestarsi a portare le prime cure a quel viso, quando qualcuno alle sue spalle lo blocò << Non la toccchi dottore! Sono l'agente Doyle, devo prima scatare alcune foto per l'indagine. La ragazza non aveva documenti con se al momento del ritrovamento, perciò la chiameremo " sconosciuta " sarà con questo nome che ci rivolgeremo a lei per i ragguagli medici, da ora in poi >>, nel sentire con quanta freddezza quell'uomo parlasse di una donna indifesa e priva di sensi, William, perse le staffe << Maledizione agente! Questa sconosciuta è per prima cosa un essere umano, non è solo un caso da risolvere, un pò di compassione per una donna, che le garantisco, sta vivendo e vivrà un vero inferno! >>, << E' routine dottore, per me come per lei ! >> fu la laconica risposta dell'agente Doyle.

Mentre quel poliziotto e la sua asssistente stavano scattando le foto, e prendevano appunti, William non poteva non porsi un sacco di interrogativi.

Chi poteva aver fatto una cosa simile?

Che razza di mostro aveva potuto incidere con una lametta la parola "PUTTANA" sul viso di quella ragazza, mentre con diabolica pazienza le scuoiava il resto del viso?

Chi era la ragazza distesa in quel letto?

Cosa aveva potuto fare di tanto grave per meritare questo?

Ma sopratutto, perchè si sentiva in dovere di non abbandonarla al suo destino?

Per tutte quelle risposte avrebbe avuto tempo, ora doveva fare del suo meglio per aiutarla.

 

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Cap. 5

 

La grande distesa di un blù intenso, che le si parava difronte, era uno spettacolo talmente maestoso che le faceva mancare il fiato. Quell'oceano, così calmo e silenzioso, le procurava un grande senso di protezione. Solo il flebile rumore delle onde, che si infrangevano, chete, sugli scogli, le facevano percepire che tutto cquello che la circondava era vivo. Fin dove arrivasse il suo sguardo vedeva solo acqua, ed in fondo, nell'ultimo lembo di orizzonte l'oceano si conguiungeva con il cielo, formando un tutt'uttuno e creando, se possible, qualcosa di ancor più meraviglioso.

" Spero solo che tutti, da morti, vedano lo stesso Paradiso che vedo io qui ora!". Questo fu il primo ed unico pensiero che Buffy fece, così rapita da tutto ciò che la circondava, da non riuscire a pensare ad altro, se non a quanto stesse bnene in quel luogo. Sembrava essere più leggera, quasi senza peso corporeo, ed inoltre priva di qualsiasi pensiero, tormento o ansia dei quali la sua anima potesse essere stata pesata. Era libera. Finalmente sentiva di non dover più fingere di essere forte e sicura. Finalmente non doveva più vestirsi della sua maschera, per tascondere tutte le insicurezze, che si era portata dentro, fin da quando i suoi genitori si erano separati. Ora non doveva più combattere col dolore che le nasceva dentro, quando pensava alla malattia ed alla morte della madre. Dopo anni, non doveva più scontrarsi col suo senso di inadeguatezza nei confronti delgi uomini, regalo del tradimento di Riley. Ora era solamente Buffy, e finalmente poteva essere serena.

Ma all'improvviso, tutta quella calma, tutta quella pace, furono interrotte dai lampi, che promettevano un grosso temporale. Le onde di quel placido oceano, si fecero più veloci, ed il loro diventò un rumore, non più un piacevole suono. L'orizzonte non era più ben visibile, ed un leggero vento, che tale non intendeva restare, si mise a soffiare.

Un vento che sembrava portare con se, il brusio di voci lontane. Con un gesto istintivo, Buffy, si portò le mani a coprire le orecchie, non voleva sentire quelle voci, che non pronunciavano il suo nome, ma sapeva benissimo chiamavano lei. Lei voleva rimanere li, non voleva tornare indietro, da qualsiasi posto venisse, aveva la strana sensazione che non sarebbe stato come quel luogo, che avrebbe dovuto soffrire ancora, e non voleva. Poi, un lampo più forte degli altri, creò una luce che la abbagliò, chiuse gli occhi per proteggerli, e quando li riaprì, ancora una luce bianca che la abbagliava. Stavolta però non era un lampo. Era la luce di una lampada sopra la sua testa, che le dava fastidio agli occhi, cercò, voltandosi di lato, di scansarla, e si ritrovò difronte pareti bianche e spoglie, qualche macchinario di fianco a quello che sembrava un letto, si girò dall'altro lato della stanza, in cerca del suo oceano blù, ma si ritrovò di fronte il busto di un'uomo vestito di verde, che le parlava tenendole la mano. << Signorina, mi guardi, capisce quello che le dico? Mi sente signorina? Se mi sente alzi il viso e mi guardi! >>. Buffy dopo un attimo, che le era servito per realizzare che non si trovava più in quel luogo di pace, alzò gli occhi che teneva fissi sulla mano che stringeva la sua, e si perse dinuovo nel suo oceano blù, calmo e protettivo, racchiuso negli occhi di quell'uomo che le teneva amorevolmente, ancora, la mano. Sul suo viso si disegnò un sorriso di pace e si riaddormentò.

Tbc…