FADE INTO YOU

AUTRICE:ELIZA

Una sola goccia, una sottile, umida e densa goccia. Il ticchettio sordo del liquido vermiglio a contatto col pavimento fu violento come un treno, sfondando i timpani nell’isolamento dello spirito in una battaglia antica come il tempo, come la morte. Giù fino a sfaldarsi riducendosi in piccoli frammenti sparsi sul terreno, rimanendo intatto, nel luccichio di una luna scomparsa avvolta dalle tenebre di uno scontro che odorava di sangue, di pioggia, di odio e vertigine. Immobile nella staticità del tempo, nella frazione di secondo in cui tu e il tuo avversario vi placcate nell’inesorabilità della vita, interposta fra te e lui, occhi profondi e scuri nell’altro, occhi avvolti nella morsa della morte che attende uno dei due ai cancelli dell’Inferno. Un colpo traditore, un colpo fedele per decidere il destino di entrambi i combattenti. Ancora quella goccia, la fronte corrugata mentre la linfa di vita lascia una traccia porpora sulla tempia sinistra, scintillando in contrasto con gli occhi chiari velati di tenebra nera e oscura. Un respiro, affannato, affaticato, risucchiato dalla forza perduta nel combattimento mentre i polmoni scossi raschiavano per un briciolo d’aria fresca, aria bagnata, impregnata di sangue nella sua bocca. Rivolo rubicondo lungo il volto tirato e perfetto, delineando con sinuosa grazia i lineamenti della pelle candida arrossata per il caldo, per la pioggia violenta abbattuta contro il corpo come schegge, lame affilate su di lei.

I capelli mezzi, grondanti appiccicati sulla fronte, acqua rovinosa, lungo il suo esile corpo dai vestiti incollati e trasparenti. Lei e solo lei. Ancora per l’eternità. La lama luccicante fendette l’aria con un colpo sottile, mentre gocce spietate scendevano lungo il metallo argenteo presto imbevuto del sangue del suo nemico. Un respiro profondo nell’inesorabilità di quell’istante, attimi di fuoco, lei indistruttibile, lei terribilmente bella, bella e spietata, come la morte. Con un gesto secco della testa scostò una ciocca ribelle cadutale sull’occhio oscurandole la visuale, capelli imbevuti di sangue e acqua, giù sulla pelle fradicia e bollente, scorrendo sulle lunghe ciglia rigate di mascara, occhi cristallini e infiammati d’ira, occhi profondi come l’oblio, isola di perdizione assoluta. Iridi verdi, così latenti da ferirgli l’anima, così luccicanti da accecargli la vista penetrando nella sua testa e intossicargli la mente. Dio, quanto odiava quegli occhi come acido sulla pelle, potevano squartarlo solo con uno sguardo, con un’occhiata penetrarlo più di quella stessa spada. Lamina colata in argento, affilata e sottile, come lei, la sua giustiziera, la sua nemica nel destino e amante nella vita. Quanto amava la fiamma di vita che ardeva in essi?Quanto avevano scottato la sua pelle quelle gemme smeraldine?Era stato solo un flash, un attimo in cui aveva creduto di averla conosciuta per tutta la vita, forse i loro spiriti in epoche remote.

Scosse la testa, stanco e distrutto, da lei, da questa forza implacabile che lo aveva colpito in pieno come follia devastante, impreparato, inaspettata e distruttiva. Com’era successo?Chi era?Quegli occhi così verdi da accecarlo adesso si erano stampati su di lui come un marchio di fuoco e non riusciva a vedere altro attraverso la pioggia fitta e latente.

Sospirò, dannazione se era forte, aveva steso l’altro con cui stava discutendo il suo nemico, facile ostacolo tra lei e la sua vendetta. Eppure non l’aveva calcolato, una foto e un nome. Questo di lui aveva. Accidenti. E chi credeva che l’abisso infernale di quegli occhi di cioccolata l’avrebbero risucchiata a tal punto da toglierle il fiato con un cenno del suo sguardo?Sospirò, quel viscido uomo steso la sulla gelida strada impregnato d’acqua e sangue l’aveva ferita alla fronte e aveva pagato con la vita. Tutti uguali questi mostri, questi uomini ripugnanti per i quali provava solo disgusto. Loro che le avevano strappato via la vita, con un colpo avevano ucciso tutto ciò che significava per lei, l’uomo che amava e un figlio che non sarebbe mai nato. Rabbia omicida, follia pura colante da tutto il corpo vibrante, eppure non poteva non sentire il fuoco di quegli occhi, gli occhi del suo nemico che non l’aveva sfiorata neanche con un dito. Lui era li, bagnato, avvolto da una nube di mistero,illuminato da un lampione mal funzionante che la guardava attraverso la pioggia indelebile, gelida contro la pelle delicata e accaldata; prese fiato come se fosse uscita da una pesante apnea, sentendo l’aria graffiarle la gola secca e raschiarle i polmoni mentre lui era ancora li con quel mezzo sorrisetto compiaciuto. Tremò, e le palpitazioni del suo cuore rimbombarono nella sua testa esplodendole nelle tempie, non avrebbe mai creduto di potersi sentire di nuovo viva, non dopo aver perso tutto.

-Ok, se devi uccidermi vorrei tanto sapere perché-

Quella voce morbida e vellutata una carezza che toccava il cuore, così profonda da ucciderle l’anima, così calda da scioglierle le ossa.

-Dovresti sapere chi sono, visto che hai provato a fare altrettanto-

Lui alzò un sopracciglio perplesso, ammaliato dal canto di quella sirena impressa nell’aria.

-Credi davvero che non mi ricorderei di te?So sempre chi devo uccidere e le donne non sono mai nella mia lista-

La risata cristallina di lei fu come un martello nei suoi timpani, un pugno in pieno petto che scosse ogni fibra del suo essere gridando forte, svegliando la sua anima persa nell’oblio del dolore da mesi ormai, da quel dannato giorno.

-Allora hai fatto un’eccezione. So che sei il braccio destro di Castaldo-

-E con questo?Non sono certo il suo solo sicario-

Lei lo guardò, tagliente e affilata lama d’argento nel riflesso di una luna inghiottita dalle tenebre.

-Mi dici chi sei o giochiamo ad indovinare?-

Lei non fiatò e con una mossa gli fu contro ma lui la ribaltò mettendola per terra, il coltello via dalla sua mano e i polsi inchiodati al terreno di cemento freddo e bagnato. Lui era su di lei, l’aveva immobilizzata e nonostante si agitasse era troppo forte. L’acqua si abbatteva sulla sua schiena colando poi sul corpo morbido di lei. Contatto di fuoco che lo scottò. Quei piccoli polsi fra le sue gradi mani, quella pelle mischiata all’acqua piovana, quegli occhi pungenti, acido su di lui.

-Ti ripeto la domanda, chi sei?-

-Una donna in cerca di vendetta-

-Senti può darsi che lo abbia ucciso, chiunque tu stia vendicando, ma non ho certo tentato di ucciderti me ne ricorderei te l’ ho detto-

Nella sua mente scorrevano rapide le immagini di quel giorno che era stato fatale per lei. L’abito bianco, la gioia nel cuore un bambino in grembo. L’amore della sua vita bello come il sole all’altare che l’attendeva, per prenderla in moglie finché poi non si era ritrovata all’ospedale con Willow al suo fianco che le raccontava dei colpi di pistola, del sangue, dei loro corpi riversi atterra e di come solo lei si fosse salvata per miracolo, mentre anche il bambino era morto. Lacrime secche e gelide scorsero dai suoi occhi infiammati mischiandosi alla pioggia.

-Il giorno delle nostre nozze, lui era un agente e lo avete ucciso, lo hai ucciso-

Il grido di dolore fu come un violento schiaffo. Lui ripensò ad un fascicolo che gli aveva dato Castaldo e il suo rifiuto quando gli aveva detto che avrebbe dovuto uccidere anche la donna.

-Non sono stato io-

-Ah, e dovrei crederti?-

-Non uccido donne, ne tantomeno agenti sottocopertura-

Un’altra risata colma d’odio e dolore, una risata che si infranse contro il suo cuore distrutto. Lei riuscì a colpirlo e ritornò in piedi.

-Che vuoi fare?Uccidere tutti quelli che trovi sul tuo cammino fino a quando non troverai quello giusto?-

-Sei tu quello giusto-

-Fai come ti pare, uccidimi pure ma non avrai risolto nulla-

-Se non è il mio, vendicherò il marito di un’altra donna-

Lui non mosse un muscolo.

-Infondo sei solo un mostro, un essere spietato che uccide per mestiere-

-Ti sbagli, coloro che hanno avuto il dispiacere di essere nel mio mirino erano soltanto criminali, della peggior specie che spero vivamente tu non possa mai incontrare-

Perché gli sembrava così maledettamente sincero?Perché la sua anima le gridava di credergli ma il cervello si opponeva?

-Come te-

-Vuoi vendicare davvero tuo marito?-

-E mio figlio-

Lui la guardò con un sguardo pieno di dolore. Un bambino. La posizione rigida di guardia cedette e il suo corpo sembrò distendersi sotto il peso di quella rivelazione e anche lei percepì il suo cambiamento.

-Mi dispiace-

Un sussurro, un dolore reale e concreto. E le fece male vedere quella sofferenza nei suoi occhi abissali.

-Oh, certo-

Il suo sarcasmo era poco convincente mentre la voce si perdeva nei rumori notturni di una pioggia torrenziale infranta sulle strade tremato per la scossa emotiva.

-Senti, se vuoi vendicarli allora dovrai ascoltarmi, se non vuoi farlo per te fallo per loro-

Lei esitò un momento.

-Devo rivelarti alcune cose, ma questo non è il posto migliore-

-E dove?-

-Vieni con me-

Lei lo seguì titubante mentre lui le dava le spalle. Buffy pensò che doveva essere pazzo, avrebbe potuto colpirlo in qualsiasi momento da dietro ma era come lui sapesse che lei non lo avrebbe fatto. Arrivarono davanti ad una viper nera e salirono.

-Dove andiamo?-

-A casa mia-

Lui mise in moto.

-Prima di tutto potresti dirmi qual è il tuo nome non credi?-

Lei evitò il suo sguardo.

-Elizabeth Anne Summers-

-Bene…immagino che tu mi conosca come Angel-

-Il diavolo dal volto di un angelo-

-Esatto, ma non è il mio vero nome-

-Oh pensavo fossi registrato così alla nascita-

Lui sorrise appena.

-Mi chiamo Angelus Liam Mildway. In realtà sono un insegnate di tennis-

Lei si voltò di scatto guardandolo.

-Un anno e mezzo fa mi sono sposato con Darla, un’agente della CIA. Darla lavorava sottocopertura, come tuo marito. Io sapevo che era un’agente della CIA ma non che stesse seguendo un’indagine tanto pericolosa. Pochi mesi dopo il nostro matrimonio è stata uccisa, sono….sono tornato a casa da lavoro e lei era la, il corpo riverso in un lago di sangue-

Prese un profondo respiro, era la prima volta che lo diceva a qualcuno e l’ascoltatrice al suo fianco rimase senza fiato percependo il dolore delle sue parole.

-Così ho fatto come te, ho cercato vendetta. Solo che sono stato più prudente, mi sono infiltrato nella gang di Castaldo avendo trovato dei fascicoli su di lui tra le cose di mia moglie e qualche dritta me l’aveva data una collega di Darla nonché nostra cara amica. Fatto sta che poco tempo fa ho scoperto che Darla era sulle tracce di Cojack, un altro capo mafia molto potente. Il partner di Darla invece seguiva Castaldo. Quando Castaldo mi ha commissionato un mese fa l’omicidio di tuo marito io ho rifiutato, lui sapeva bene che io non uccido né donne né bambini, poi era venuto fuori che lui era un agente e quando ho visto il nome l’ ho ricollegato a mia moglie-

-Stai dicendo che Spike e Darla erano colleghi?-

-Esatto, quando prima mi hai attaccato, hai ucciso un potenziale informatore su Cojack che sto seguendo da quando ho scoperto che è stato lui e non Castaldo a far uccidere mia moglie-

-Perché non hai ucciso subito Cojack?-

Lui le diede un’occhiata furtiva.

-Bè mia cara Elizabeth sono tante le cose che devi imparare. Se vai dritta sparata, non avrai possibilità di vivere-

-Che importa-

Lei fissò la strada ed Angel la guardò con dolore.

-Non t’importa di vivere?-

-Non ho più nulla, né marito né figlio….niente-

-Io la pensavo come te, ma tutti questi mesi passati come infiltrato, ho capito che posso fare ancora molto, che posso….posso liberare questa città da due oppressori e dare pace a tante famiglie che cercano solo un conforto per la morte di tutti quegli uomini che si sono ritrovati invischiati in giri sporchi non per causa loro…c’è sempre qualcosa per cui vale la pena di vivere-

-Cosa mi rimane ancora?-

Lui la fissò nei suoi occhi di mare. Le luci della notte si riflettevano a tratti sui capelli bagnati, sull’acqua di cristallo lungo la sua pelle candida.

-Te stessa-

Con quella frase cadde il silenzio fra loro.

Cap 2

 

Ragazze sono tornata dal mare!!!!!!!!Mamma mia quante nuove ff non so se riuscirò mai a leggerle tutte!!!!Va bè intanto posto il secondo cap di questa ff!!!Commenti please!!

 

La macchina sfrecciava silenziosa e rapida attraverso la notte, attraverso la pioggia torrenziale, solcando l’aria come inghiottita dalle tenebre. Si accorse che lo stavano seguendo, doveva fare qualcosa. Percepì il disagio della strana passeggera fradicia di pioggia che stava cominciando a tremare anche se i suoi occhi di cristallo fissavano la notte senza temerla, fragile ma così eterna.

-Dove hai l’auto?-

-L’auto?-

-Si, ci stanno seguendo….devo lasciarti alla tua auto…io mi farò seguire così non ti noteranno-

-Chi sono?-

-Scagnozzi di Cojack-

-Potrebbero ucciderti?-

-Ci sono buone speranze-

Si guardarono in istanti che sapevano di fuoco. Lei scappò al suo sguardo, lasciando la sua falsa indifferenza mascherare il volto sofferente.

-Il vicolo dietro al locale di prima-

Angel si diresse là riuscendo a seminarli per un tratto. Arrivato al vicolo la fece scendere. Lei lo guardò come aspettando che le dicesse qualcosa ma le fece solo un cenno col capo e lei scese sparendo nell’ombra del vicolo accostandosi all’auto. Lui sfrecciò via e nel viale l’auto di prima continuò a seguirlo cosicché lei potesse andarsene tranquilla.

Stanca, spossata, indebolita rientrò in quella casa divenuta troppo grande per lei sola. Poteva sentire ancora nell’aria l’odore della pittura che lei e Spike avevano cominciato a stendere non appena avevano acquistato la casa, ancora adesso solo una parete era pitturata. Tutti i ricordi si ammassavano come scatoloni in ogni angolo, ogni punto di quel luogo che sarebbe dovuto essere il loro nido d’amore per tutta una vita insieme. Una rabbia folle, un odio viscerale stava corrodendo il suo spirito avvelenandole un cuore frantumato. Mentre si massaggiava una spalla si tolse le scarpe e gettò a terra gli abiti zuppi nel bagno, facendo scorrere l’acqua nella vasca. Quando vi entrò trovò che il calore del liquido schiumoso fu un toccasana per i brividi e i dolori dei suoi muscoli e ossa.

Adesso fissava il soffitto del bagno mentre il vapore cominciava ad annebbiare lo specchio e i suoi occhi chiusi su una realtà troppo aspra per lei che era sempre vissuta nel sogno di una vita perfetta sciolsero quel nodo di dolore con una sola lacrima che scese lungo il volto; pungente come una spina nel fianco fresco come l’aria dopo un acquazzone ecco che sorse il pensiero di quell’incontro con quello che secondo lei era l’assassino di suo marito e suo figlio. Angel. E tornò quella sensazione di disagio come se lui la tenesse perennemente sospesa sopra un filo e scegliere se perdersi nell’infinità dei suoi occhi profondi come l’abisso o scivolare giù nel baratro di solitudine proprio sotto quel filo. Lo vedeva adesso nella sua mente, fradicio per la pioggia, i capelli appiccicati, i vestiti incollati, nero di tenebra e i suoi occhi che le rubavano il respiro e incendiavano la sua collera, che ferivano il suo spirito fino a farla soffocare; Angel che si era preoccupato di non farla scoprire, Angel che lei aveva quasi ucciso, Angel che capiva il suo immenso dolore e le offriva il suo muto dispiacere. Scosse la testa come per scacciare quel pensiero bollente come l’olio che le ottenebrava i sensi. E un’ansia improvvisa l’attanaglio togliendole l’aria dai polmoni. Si tirò a sedere chiedendosi se lui fosse ancora vivo o se avrebbe perso anche lui. Riuscì solo a piangere silenziosamente.

Angel era riuscito a seminarli e dopo due ore passata a girare per la città nella speranza di non vederli riapparire decise che poteva tornarsene all’appartamento. Non lo aveva mai chiamato casa, la sua era altrove, la sua era solo un pezzo di una vita cancellata per sempre. Quel male deleterio che continuava a prosciugargli l’anima non sembrava dargli tregua; quando voleva tornarsene alla vita di ogni giorno, col suo lavoro, la sua amata. Ma tutto questo non ci sarebbe più stato. Stanco e affranto sospirò pesantemente e abbandonò i vestiti nel cesto dei panni in bagno, dove aprì il rubinetto della doccia. Poi un pensiero scottò la sua pelle come acqua bollente; chissà se lei ce l’aveva fatta, chissà se era riuscito a salvare almeno lei, almeno quegli occhi d’angelo che avevano penetrato la sua corazza squarciandogli il petto con un solo sguardo. Poteva sentire il suo odore delicato, quel profumo mischiato all’acqua piovana su di loro; ogni contatto fra di loro era stata una scossa d’elettricità così violenta che aveva temuto di rimanere fulminato. Elizabeth, giovane e già stanca della vita. Decise che l’avrebbe salvata da quel mondo e da se stessa, dal suo dolore asfissiante; legati da un tragico destino.

Cap 3

 

Fumo. Tossico e deleterio. Una nube chiara svanì nella torbida aria; odore dolciastro di sigaro con un lieve retrogusto di whisky, morbido e corposo. Giù per la gola fino ad infiammare la trachea e inquinare il sangue, la testa, ottenebrare i sensi. La luce soffusa, neon debole giallastro, un altro sbuffo di fumo innalzato fino ad annebbiare la stanza; e scuotere i polmoni per respirare. L’aria impregnata, rasente come un coltello sapientemente affilato, tagliava a fette la tensione mentre un’altra boccata dal sigaro cubano andava ad incenerire i polmoni dell’uomo seduto al tavolo da gioco. Solo che nessuno giocava. Due uomini al suo fianco, immobili statuari, la luce si rifletteva nei loro occhi inespressivi, sul rolex d’oro al polso grosso e peloso, perle di sudore dalla fronte madida e appiccicosa. Ripugnante come la sua anima. Rivoltante come la sua condotta morale. Castaldo si sistemò il colletto della camicia sganciata dalle quale venivano fuori ciuffi di peluria, che su di lui non avevano niente di virile, semmai di orripilante per non dire stomachevole. Fissò, coi suoi piccoli occhi scuri socchiusi dalle sopracciglia a grondaia che pesavano su di essi, l’uomo davanti a lui; mentre con una mano portava il sigaro alla bocca, con l’altra dondolava lentamente il liquido ambrato nel bicchiere, il cui ghiaccio era quasi del tutto sciolto. Era grosso, grasso e basso; cliché antico. Nel tuo completo gessato che gli stava stretto nonostante cucito su misura si sistemò meglio sulla sedia e tossì, passandosi la mano con l’anello al mignolo sulla testa lucida coperta da pochi capelli unti.

-Allora, che ti è successo?-

Angel lo scrutò attentamente, Castaldo era potente, ma fondamentalmente molto stupido. La voce rauca, resa profonda e graffiante dalla cenere nei suoi polmoni.

-Niente, uomini di Cojack-

-Mm…Frankie ha detto che ti ha visto combattere con una donna-

Angel spostò lo sguardo su uno dei due mastini immobili al fianco dell’uomo: quello più grosso, alto e rasato. Aveva uno sguardo impassibile, fronte corrugata e labbra serrate; non mosse un muscolo anche quando lo sguardo di Angel su di lui si fece torvo. Poi tornò su Castaldo.

-Frankie ha seri problemi con le donne; era un uomo-

La sua voce era ferma, fredda, sebbene dentro di lui il cuore scoppiasse e tremava al solo pensiero che potessero scoprire di Elizabeth. Castaldo fissò Angel curioso nella speranza di scorgervi un segno di cedimento che lo portasse a dubitare di lui, ma era immobile e apparentemente sicuro di sé. Così con un movimento che fece scricchiolare la sedia voltò lentamente la testa senza spostare la sua gigantesca mole dalla sua posizione e scrutò Frankie per un istante; l’uomo sentendo gli occhi del suo capo su di lui lo fissò a sua volta.

-Devi dirmi qualcosa?-

Era una domanda retorica, ovviamente.

-Io ho visto una donna-

-Pioveva-

-Sono sicuro; ci vedo bene-

-Sei anche frustrato sessualmente, vedi donne ovunque…una volta pensavi che lo fosse pure Johnny-

L’altro uomo emise un gemito di irritazione restando però fermo; Castaldo ridacchiò memore di quell’avvenimento e come suo solito diede piena fiducia ad Angel.

-Va bene, e che fine ha fatto?-

-E’ scappato, lo stavo per uccidere ma mi sono venuti dietro con l’auto, sono dovuto fuggire-

-Angel…-

-Rifattela con questi due, non erano a coprirmi le spalle ma alla partita di black jack nel locale-

Castaldo fissò il sigaro nella sua mano.

-A loro ci penso io, tu vai-

Angel uscì sparendo dietro le pesanti tende porpora.

Le dita veloci correvano sulla tastiera e un ticchettio continuo scandiva i minuti mentre gli occhi fissi sullo schermo luminoso cominciavano a tremare. Si fermò quando una tazza di caffè fumante interruppe la sua concentrazione ormai languente e si massaggiò le tempie con un cenno di gratitudine verso il ragazzo che si sedette sulla sedia accanto a lei.

-Dovresti prenderti una pausa-

-Non posso…-

-Ancora niente?-

-No, sono molto preoccupata…sono passate tre settimane-

Il ragazzo moro addentò la ciambella glassata.

-Vedrai che si farà sentire-

La rossa bevve piano il liquido scuro e bollente.

-Già-

-E che mi dici di Buffy?-

-Oh..-

Willow sorrise sarcastica.

-E’ introvabile, dopo quella scena tremenda e la sua folle idea non mi ha ancora chiamata, sono molto preoccupata Xander-

-Lo so….sono passato da lei ieri pomeriggio ma niente-

-E non mi ha neppure detto con chi andava a rifarsela-

-Ma non poteva chiedere a noi?Sappiamo tutto sulle due famiglie-

-Lo so, ma la conosci è testarda, quando si mette in testa qualcosa…-

-Dobbiamo capirla, insomma ricordo bene i suoi occhi quando si è svegliata da coma-

Willow annuì. E un brivido corse lungo la sua schiena; anche lei ricordava bene la mano dell’amica stretta nella sua, e le parole di dolore che uccisero il suo spirito.

-Non è giusto-

-Ti capisco-

-Non mi ha dato nemmeno il tempo di spiegarle cos’era successo un anno prima al partner di Spike-

-Appena stacco passo da lei-

-Vengo con te…-

I due ripresero a lavorare. Willow Rosenberg e Xander Harris lavoravano entrambi per la CIA, sezione anti-droga; loro erano la mente delle operazioni mentre uomini come Spike o Darla lavoravano direttamente sul campo, arrestando pericolosi spacciatori. Willow, Xander e Buffy erano cresciuti insieme: il padre di Xander era stato un uomo valoroso al servizio della sicurezza nazionale e il figlio aveva ereditato questa passione mentre Willow era stata selezionata tra le menti più brillanti ed il suo sogno si era realizzato. Buffy aveva conosciuto suo marito proprio tramite Willow e Xander, in quanto Spike era loro grande amico. Ma i due ragazzi erano amici anche di Angel poiché Darla era loro collega e quando lei era morta lui si era gettato in questa missione per scovare i suoi assassini. Il problema era che Angel non aveva nessuno protezione da parte del governo e il suo unico punto di appoggio erano Willow e Xander che gli passano informazioni e seguivano i suoi movimenti tenendo il tutto per estremamente segreto in quando la CIA non poteva prendersi tale responsabilità per un uomo che non lavorava per loro. Fatto sta che, sebbene i due non is conoscessero, anche Buffy sembrava voler intraprendere la strada della vendetta personale ma in modo molto più imprudente di Angel rischiando così di farsi uccidere. Essendo fidanzata con Spike aveva seguito corsi di difesa personale e saltuariamente si allenava con la pistola; era fisicamente preparata alla violenza ma era del tutto estranea ad un mondo che sia Spike che Darla conoscevano molto bene ma dal quale non erano però riusciti a salvarsi; perciò la preoccupazione maggiore di Willow era l’inesperienza di Buffy incapace di muoversi in una realtà tanto complessa dove devi guardarti sempre le spalle ed essere consapevole dei meccanismi che comandano la malavita altrimenti non farai in tempo ad entrarvici che sarai già morto. La rossa sospirò e quando i due lasciarono gli uffici si diressero a casa di Buffy. Aveva smesso di piovere; l’auto era parcheggiata e videro le luci accese. Entrambi tirarono un sospiro do sollievo e Willow volle piangere quando la videro sull’uscio di casa invitandoli ad entrare.

-Ci hai fatto preoccupare-

-Avete ragione ma ero stanca e non vi ho chiamati-

-Che hai fatto?-

I due si sedettero al tavolo di cucina mentre Buffy preparava loro della cioccolata. Era avvolta in un maglione di Spike che le arrivava fino a metà coscia e sotto un paio di pantaloncini di un pigiama celeste; i capelli puliti erano un po’ scaruffati e l’aria affranta non lasciava intendere nulla di buono.

-Ho incontrato una persona-

I due la guardarono.

-Chi?-

-Angel-

Willow e Xander raggelarono.

-Lo conoscete vero?Era sposato con la partner di Spike-

-Si, è anche un nostro caro amico-

-Come sta?-

-Bene…-

Lei si sedette dopo aver servito la cioccolata.

-Volevamo dirtelo ma non ci hai dato molte possibilità-

-Lo so-

-Buffy che cosa hai?-

Lei guardò l’amica.

-Mi ha salvato…e io volevo ucciderlo-

-Cosa?-

-Ma non..-

-Sta bene vi ho detto, gli avrò lasciato qualche livido nulla più-

-Mmm…-

-Voglio fare quello che fa lui-

-Cosa?-

-Si, voglio vendicare Spike!Ma ci ho pensato e la vendetta diretta non mi porterebbe che alla morte-

-E’ una pazzia-

-Ma lui lo state aiutando-

-E’ diverso-

-Perché?Non è un’agente della CIA e da quanto ho capito era nelle mie stesse condizioni prima di fare l’infiltrato-

-Buffy ma lui ha più esperienza-

-Potete istruirmi come avete fatto con lui, perché immagino che si sia appoggiato a lui-

-Buffy lui è un uomo-

-Grazie Xander, mi sei di aiuto-

-Non hai capito, lui è più forte e non tanto dal punto di vista fisico….in queste bande non accettano donne-

-Sono tutti gay?-

-No certo, ma le donne sono fuori dai loro affari-

-Se le hanno, stanno a casa oppure sono occasionali-

-Ma Darla era entrata-

-Era una professionista e guarda com’è finita-

-Allora farò a modo mio se non potete aiutarmi-

I due si guardarono sospirando.

-Bè forse un modo ci sarebbe-

-Xander!-

-Lo sai che tanto non cambierà idea-

Willow scosse il capo.

-Allora?-

-Darla era riuscita a farsi prendere come fidanzata da uno dei bracci destri di Cojack…tu dovrai fare altrettanto-

-Oh…ok-

-Ma a differenza di Darla non sarai sola-

-Bè lei aveva Spike-

-Ma lui era nella gang di Castaldo quindi in teoria erano rivali, non potevano coprirsi le spalle se non quando riuscivano a scambiarsi informazioni sulle rispettive bande-

-E io su chi posso affidarmi?-

-Angel-

-Angel?-

-Lui sarà il tuo biglietto d’ingresso-

-Va bene-

Era un po’ confusa.

-Prima di tutto dovrai trovarti un altro posto dove stare, un appartamento in centro o comunque lontano da qui. Se entrerai nella banda metteranno sottocontro la tua abitazioni, sei una donna e quindi non controlleranno assiduamente i tuoi spostamenti ma è meglio se tieni la tua vera vita fuori da tutto questo-

-Poi dovrai chiamarti in un altro modo….il tuo nome è Elizabeth quindi Buffy può andare bene-

-Altra cosa dovrai interrompere ogni contatto con la tua realtà, ciò significa niente amiche, niente mamma-

-Cosa?Ma..-

-A Joyce penseremo noi, nei periodi di quiete potrai contattarla ma è meglio che loro sappiano il meno possibile su di te-

-Certo, naturalmente-

-Bene, proverò a contattare Angel così da organizzare un incontro e discuterne-

-Anche su questo devi stare attenta. Ogni cosa che farai o dirai, devi sempre calcolare che c’è qualcuno che ti potrebbe osservare, quindi non puoi sbagliare-

Buffy deglutì. Era peggio di quanto avesse immaginato, ma aveva voluto la bicicletta e avrebbe pedalato fin quando il suo Spike e suo figlio non avessero avuto la giusta vendetta.

Cap 4

 

 

Il giorno dopo Willow e Xander portarono Buffy in un vecchio palazzo abbandonato in periferia, era una costruzione del tardo gotico e tutto li era lugubre e tenebroso. Buffy notò alcuni strani oggetti, tipo antiche statue o catene, doveva essere una specie di sala delle torture; brividi corsero lungo la schiena. Era una struttura in disuso e pochi ne conoscevano l’esistenza o perlomeno vi accedevano in quanto non era certo un luogo accessibile a tutti specialmente per questioni di sicurezza. Per Willow era stato facile porlo sotto la custodia della C.I.A. o meglio di lei e Xander. Era l’unico posto dove potessero incontrarsi con Angel senza essere visti. Spiegarono a Buffy che non potevano rimanerci a lungo, per non rischiare di essere scoperti. Quando entrarono scendendo le scale in pietra ornate dai rovi si trovarono nel giardinetto interno con una fontana dall’acqua torbida. Willow scosto le pesanti tende color porpora ed entrando si guardarono attorno.

-Angel non è ancora arrivato-

-A quanto pare-

Xander si sedette sul divano polveroso coperto da lenzuola vecchie. Willow lo imitò e Buffy rimase in piedi agitata e contorcendosi le dita. Girottolò un po’ strofinandosi le braccia a causa del freddo racchiuso tra quelle gelide pareti. Si diresse nella stanza accanto rimanendo sullo stipite di una porta inesistente osservando la stanza dove vi era un letto matrimoniale con delle lenzuola color sangue, anch’esse vecchie e una vetrata con scuri dipinti. Un comodino sdrucciolevole con una candela consumata e la stanza sapeva di polvere. Esitò un momento ad entrare come inghiottita dalle tenebre, ma fu sottratta a quel mondo irreale dalla calda voce di Willow che la chiamava. Lei tornò sui suoi passi e raggiunse gli altri. Angel.

Eccolo davanti a lei. Adesso però non pioveva, adesso c’era una luce diversa fra loro, adesso lui non era ferito e lei bagnata. Ora sapevano chi erano, ora che si guardavano era come se una fiamma potesse ustionarli, come se incontrando i suoi occhi di tenebra lui la risucchiasse, proprio come quella stanza così piena di mistero e dolore. E Buffy sentì le sue ginocchia tremare, molle gelatina avvinta da un rossore adolescenziale sulle guance, perché quegli occhi la stavano divorando con la loro profondità abissale e lei non poteva trarsene via, adesso che lui era li così vicino poteva realmente rendersi conto di quanto fosse più bello rispetto all’immagine sfuocata e confusa di una notte agitata e bagnata. Li avanzò vicino a Willow. Angel era immobile, Xander cominciò a parlare, frasi che per quanto si sforzasse il suo cervello non riusciva a convertire in qualcosa di sensato. Forse perché le costole un po’ dolenti per gli incerti colpi di lei ancora pungevano sulla sua anima, forse perché occhi di diamante, schivi e sfuggenti potevano fondergli le ossa, forse perché lei era ancora più impossibile di quanto ogni lembo del suo essere che l’avesse sfiorata ricordasse, quasi come una cicatrice da ustione sulla pelle. Eppure tutto assume un che di surreale, in quel castello sicuro un incontro clandestino per un inscenare un gioco troppo grande per tutti. Xander inutilmente parlava poiché gli occhi di Angel erano incollati sulla figura minuta di fronte a lui.

-Ragazzi sarà meglio sederci-

-Si lo credo anche io-

Si sedettero sui divani. Buffy fissava il camino cercando di sembrare il più naturale possibile.

-Angel credi sia possibile?-

-Io…dunque…bè ragazzi per me è già difficile condurre il gioco da solo, se poi siamo in due allora i rischio di essere scoperti saliranno al 90%-

-Quindi?-

-Quindi non ho intenzione di far saltare tutto-

Buffy si girò di scatto.

-Non c’è problema-

-In che senso-

-Se lui non vuole aiutarmi farò come avevo pensato all’inizio-

-Buffy è rischioso-

-Willow on c’è altra soluzione-

-Si invece-

Ancora quegli occhi, oblio di perdizione.

-E quale sarebbe?-

La sua voce tagliente, sferzante, la stessa voce che aveva straziato la sua anima.

-Stanne fuori-

Buffy scattò in piedi.

-Stanne fuori?Ma chi diavolo credi di essere?-

-Buffy-

Willow si stava agitando.

-Uno che ne sa più di te senz’altro-

-Oh ma sentitelo, solo perché ci sei dentro da più tempo non significa che…-

-E invece si. Vuoi provarci?Bene accomodati, ma rischi di rovinare tutto quello che ho costruito in questi mesi, e di farmi ammazzare, di farci ammazzare-

-Cosa ne sai?Tu….tu sei li che combatti, che fai qualcosa di concreto e io?Io non…-

Buffy si portò un mano in volto deglutendo, non avrebbe pianto, non avrebbe fatto la figura della ragazzina. No lei doveva lottare, ma faceva male e si chiedeva come lui potesse tirare avanti ogni giorno, come avesse fatto all’inizio quando tutto era nero e non c’era luce nella sua vita. Lei non poteva agire in nessun modo. Willow si alzò e si avvicinò all’amica ma Buffy le fece cenno con la mano.

-Quello che voglio dire è che è troppo pericoloso, soprattutto per te. Ti rendi conto a cosa vai incontro?-

-E’ per questo che sono qui-

Angel sospirò e si massaggiò la fronte.

-Io non posso farlo, mi dispiace-

Si voltò e si diresse verso l’uscita. Come poteva chiedergli questo?Come poteva chiedergli di mettere a rischio tutto quanto?A lui non importava cosa sarebbe successo alla fine, quando sarebbe tutto venuto a galla, quando Cojack l’avrebbe pagata; e sinceramente non importava, non importava se fosse uscito vivo, se ce l’avesse fatta. Voleva solo una cosa e quella cosa era Cojack morto. E adesso piombava lei, ferita e amareggiata con le sue folli pretese, con quegli occhi dannatamente limpidi, con quell’arroganza e quella sfrontatezza che lo mandavano fuori di testa. Ma era la cosa più giusta, non voleva tirarla in mezzo, non in qualcosa di così pericoloso e prima spariva dalla sua vita, prima tutto avrebbe ripreso il suo corso normale e lui non si sarebbe addormentato un’altra notte chiedendosi se lei stava bene, se avesse combinato qualche altra sciocchezza. L’unica cosa che lo confortava era sapere che era amica di Willow e Xander, ironia della sorte si trovavano ancora loro due, uniti da uno strano destino, certo gli sarebbe piaciuto poterla conosce in circostanze migliori, dove ad avvicinarli non era stato un comune dolore ma solo la voglia di conoscersi. Angel scosse la testa, che stava farneticando?Le favole erano una realtà a sé, e lui aveva smesso di sognare da troppo tempo ormai. Forse era vero, forse non poteva capire il dolore della perdita di un figlio, ma poteva comprendere benissimo la morte di una persona amata e quella rabbia furibonda, quella ricerca febbrile di un qualcosa che plachi le urla di sofferenza e lei non poteva sciupare tutto così.

Buffy lo guardò allontanarsi e un senso di impotenza si impadronì di lei, iniettando del veleno puro nelle sue vene ed infiammandole il cuore. Come diavolo osava?Lui non l’aiutava?Bene avrebbe fatto da sola, meglio almeno avrebbe avuto una preoccupazione in meno. Ma perchè a guardarlo così distrutto e stanco, ma comunque dignitoso e impavido trascinandosi dietro l’alone di sofferenza le suscitava solo conforto?Perché la rabbia svaniva?Strinse le mani a pugno e immobile cercò di tirare fuori un filo di voce per dare senso ai suoi pensieri prima che le scoppiasse la testa.

-Va bene, vattene pure, non mi servi-

Angel esitò un momento ma poi sospirando uscì dal vecchio palazzo lasciandola li preda delle sue preoccupazioni e delle sue angosce. Willow cercò di farla ragionare.

-Buffy, lui ha ragione-

-E’ vero-

-No!Perché lui può farlo?Perché lui può…può rendere giustizia per la donna che amava e io non posso?-

-Lo so che è tremendo Buffy ma…-

-Ho perso un figlio…lo sai questo che vuol dire?Lui può fare il misterioso e afflitto uomo del cazzo quanto vuole ma non lo sa!Non lo sa…-

Buffy si asciugò le lacrime e uscì di li. Willow e Xander le corsero dietro.

-Buffy che vuoi fare?-

-Aspettaci-

-Buffy fermati-

Buffy arrivò all’auto osservando quella di Angel allontanarsi.

-Ci dici che intenzioni hai?-

-Lo sapete, mi armerò, mi preparerò e scoverò quel bastardo che ha fatto questo a me e alla mia famiglia-

Buffy salì in macchina mentre Willow e Xander si guardavano preoccupati. Quella sera Buffy preparò due borse con le sue cose tipo abiti, medicine e altri oggetti di prima necessità. Gli avrebbe tenuti in macchina nel caso in cui qualcuno avesse dovuto rintracciare la sua abitazione. Rinnovò la sua iscrizione alla palestra e si segnò a due corsi:Tai kwon do(mi sono documentata si scrive cosi )e Kick-boxing. Buffy seguì assiduamente i corsi per qualche mese e frequentava il poligono di tiro. Armi procuratele da Xander, senza ovviamente che Willow lo sapesse. Riley era il suo istruttore che la seguiva personalmente, si era subito innamorato di lei ma avendo saputo la sua storia, ovviamente in linea generale, non si era mai dichiarato. Willow sapeva che lei si stava preparando ma per ora non aveva fatto nulla se non ricerche. Angel non lo aveva più visto da quell’incontro nel palazzo e ogni tanto sentiva parlarne Willow e Xander e sembrava che fosse vicino al colpo grosso e quindi fare fuori Cojack nel prossimo incontro fra le famiglie che si sarebbe tenuto quel Natale.

Buffy aveva avuto una soffiata da Wisthler, chiamato il cantastorie che sapeva sempre un po’ tutto sui giri sporchi delle famiglie e a quanto pareva si sarebbe tenuta una partita fra i membri di Castaldo al Caritas, un locale famoso per i poker illegali. Buffy voleva colpire in quell’occasione. Willow andò a casa sua e invitò anche una loro vecchia amica Cordelia, che adesso frequentava Xander.

-Posso vestirmi anche da sola Will-

-Cordy è specializzata nel settore, ha lavorato due anni come costumista per non parlare della sua fama al liceo-

-Will-

-Buffy ti conviene ascoltare Willow lo sai che ci sono portata per queste cose, non che tu ti vesta male ma…io posso fare meglio-

Buffy roteò gli occhi e si mise nelle mani di Cordelia. Per entrare nel locale le serviva un abbigliamento indicato, non doveva attirare troppo l’attenzione ma neanche essere fuori luogo, poi il tutto doveva essere comodo per muoversi bene e per tenere la fondina. I jeans erano ciò che Buffy preferiva quindi Cordy le fece indossare un paio di Jeans scuri a vita bassa non troppo stretti perché non dovevano procurarle intralcio nei movimenti, una camicia bianca scollata rincalzata nei jeans e sopra un cappotto nero avvitato lunghi fino al ginocchio. Era ormai autunno inoltrato. In piedi un paio di ballerine nere con tacco tre centimetri. E la borsa coordinata. I capelli erano lisci morbidi con qualche boccolo infondo e il trucco leggero ma sensuale.

-Ecco sei una perfetta serial killer-

-Grazie Cordy-

-Prego…dovevo un favore a Willow quindi anche se li sciupi non importa…-

Cordelia, in seguito alle mille raccomandazioni di Willow, uscì con quest’ultima. Buffy si ripassò il piano e poi verso le undici si diresse al locale. Era un club privato e ci voleva un pass speciale per entrare, a questo ci aveva pensato Doyle, un amico di Angel a insaputa ovviamente di quest’ultimo sotto esplicita richiesta di Willow e Xander che lo tenevano in pungo anche perché era ingoiato con la legge. Buffy entrò nel locale ed era proprio come se lo aspettava, un posto da malfamati. Ma eleganti. Si guardò attorno e poi si avvicinò al bancone e ordinò un drink leggero. Dando qualche occhiata a chi entrava intravide uno dei mastini che erano alla sala da gioco la sera in cui aveva attaccato Angel e seguendoli con lo sguardo li vide sparire dietro un privè. La partita si sarebbe tenuta li. Sentiva sguardi curiosi di assidui frequentatori posarsi su di lei, soprattutto perché era alquanto inusuale una donna sola li dentro, ma Buffy non vi diede peso e proseguì col suo piano.

Cap 5

 

La ragazza si alzò e casualmente passò tra i vari tavolini, sul palco suonavano del blues e quei pochi spettatori sembravano assorti dalla canzone e non la notarono, così fingendo di dirigersi verso il bagno si infilò nel privè. C’era una sala con diversi tavoli da gioco, l’aria tossica impastata d’alcol e tabacco rendeva il tutto più confuso, mentre sgusciava tra i tavoli da gioco in cerca di Castaldo; non vedendolo intravide una saletta separata da tende e dedusse che dovevano trovarsi là. Così si avvicinò alla saletta e gettò un occhio attraverso lo spiraglio delle tende. Buffy notò sei uomini attorno al tavolo da poker tra cui Castaldo; poi c’erano i due mastini di Castaldo più alcuni di quelli degli uomini presenti alla partita. Insomma non sarebbe stato facile. Era troppo rischioso sparargli da li ma era l’unico punto d’accesso; poi estrasse la pistola e la caricò, in un lampo entrò cogliendo tutti di sorpresa e puntò la pistola contro Castaldo tenendolo sotto tiro. I presenti schizzarono sui loro posti e le guardie varie estrassero le loro pistole puntandole contro lei.

-E tu chi cazzo saresti?-

Buffy si guardò attorno.

-Digli di abbassare le pistole o ti sparo-

-Prima che tu possa pigiare il grilletto sarai già morta-

-Vuoi provare qual è il dito più veloce?-

Castaldo scrutò i suoi occhi e poi fece un cenno ai suoi uomini.

-Abbassate le armi…non è carino accogliere così una graziosa signorina-

-Grazie-

-Allora mi dici chi sei?-

-Nessuno, solo qualcuno a cui hai fatto molto male-

-Oh non posso mica ricordarmeli tutti-

Buffy fece scattare la sicura.

-Ehi dolcezza calmiamoci, puoi anche spararmi ma come pensi di cavartela eh?-

-Non importa, voglio solo farti fuori-

Buffy stava raccogliendo tutto il suo odio per sparargli quando un rumore alle sue spalle la distrasse e uno degli uomini di Castaldo estrasse la pistola sparando, ma lei fu abbastanza rapida per scansarsi e finire fuori nella sala; andò addosso ad un uomo e vide che era Angel. Gli uomini di Castaldo uscirono dalla saletta e cominciarono a sparare, la gente nella sala spaventata sfoderò le proprie armi ed Angel rapidamente afferrò Buffy per un braccio e si precipitarono fuori dal locale passando per un’uscita posteriore. Quando furono nel vicolo buio, Buffy si fermò.

-Ah-

Era stata ferita di striscio alla gamba.

-Dove hai l’auto?-

Buffy indicò l’angolo del vicolo con la strada principale e corsero verso l’auto. Intanto gli uomini di Castaldo nella confusione l’avevano persa di vista e quando uscirono nel vicolo videro la sua macchina sfrecciare via non potendo nemmeno leggerne la targa, così rientrarono. Angel guidava come un pazzo per allontanarsi il più possibile da li.

-Ma che cazzo stavi facendo?-

Buffy cercava di tamponare la ferita con la mano.

-Volevo ucciderlo-

-Certo e farti ammazzare-

Era furibondo.

-Che t’importa?-

Lui la ignorò incapace di rispondere a quella domanda. Arrivarono al vecchio palazzo, lui non si degnò nemmeno di aiutarla tanto era arrabbiato.

-Perché siamo qui?-

-Devi nasconderti, ti hanno vista in faccia e non ci vorrà molto perché ti rintraccino-

Entrarono. Lei si sedette sul divano.

-Sei una stupida lo sai?Non c’è modo peggiore per provare ad uccidere qualcuno-

-La vuoi piantare?La cosa non ti riguarda-

-Si invece, se mi fai saltare la copertura sono rovinato!-

-Ancora con questa storia!Non mi pare di essere andata li e di avergli detti chi tu fossi-

-Non capisci?Adesso dovrò darti io la caccia!Possibile che tu sia così testarda?-

-Cosa?Non venire a farmi la morale!Come ti permetti?Io faccio quello che mi pare-

-Fuori dal mio territorio però!-

-Bene!-

-Bene!-

Buffy indispettita si alzò e fece per uscire ma lui la fermò per un braccio.

-Che vuoi fare?-

-Andarmene dal tuo territorio-

Scimmiottò la sua voce.

-Resti qui stanotte-

-Non prendo ordini da te-

-Perfetto…vai pure così non farai in tempo ad arrivare a casa tua che sarai già morta!-

Lei sospirò e poi se ne tornò a sedere irritata. Lui notò che zoppicava.

-Allora puoi anche andartene, almeno nessuno saprà che sei con me-

-Oh ma che gentile sei a preoccuparti per me! Peccato che sia a piedi e avendoti tirato fuori dai guai salvandoti la pelle adesso si insospettiranno sul perché sia scomparso!-

-Nessuno ti ha chiesto di aiutarmi!-

-Cos…è il colmo uno ti aiuta e guarda come lo ripaghi!-

Si zittirono. Buffy incrociò le braccia e sospirò, poi ignorandolo si tirò su i pantaloni notando la gamba sporca di sangue e il graffio che non era profondo. Angel fece finta di niente ma poi mosso a compassione dalla sua faccia contorta in una smorfia di dolore le si avvicinò.

-Che fai?-

-Ti guardo la ferita-

-Non c’è bisogno-

-Puoi smettere di fare la bambina?-

-Cos..-

Lui alzò un dito puntandolo verso di lei guardandola irritato e Buffy si zittì.

-Non è niente, di là ho la cassetta del pronto soccorso, vado a prenderla, tu intanto togliti i pantaloni-

-Scordatelo-

-E allora che facciamo, te la medico coi jeans?-

Lei ruggì dentro di se ignorando il commento pungente di lui.

-Ho dei vestiti di ricambio in macchina-

-Dopo te li prendo-

Angel sparì nella camera dove vi era anche un piccolo bagno. Prese un asciugamano, una bacinella d’acqua e il necessario per medicarla. Buffy si tolse il cappotto, le scarpe e si sfilò i jeans; poi se li poggiò sulle cosce in modo da coprirsi alla meglio. Quando lui tornò da lei rimase un attimo interdetto alla vista delle sue candide gambe perfette così esposte e notò un lieve rossore sulle sue gote. Posò la bacinella a terra e con una spugna lavò via il sangue e poi l’asciugò, tenendo la gamba poggiata sul proprio ginocchio Angel le disinfettò la ferita. Era una situazione imbarazzante ma anche inusuale e intima.

-Ahi-

-Quante storie-

-Non posso nemmeno sentire male senza il tuo permesso?-

Lui prese una garza e le fasciò il polpaccio. Poi prese il tutto e lo portò in bagno. Buffy osservò la fasciatura perfetta, aveva esagerato con lui e sapeva di aver sbagliato ad agire in quel modo ma credeva di farcela. Comunque era vero, gli doveva la vita.

-Vado a prenderti le tue cose-

Lui poco dopo tornò con il borsone di lei.

-Vai pure in camera, io accendo il camino qua si gela-

Buffy si diresse in camera. Si tolse la maglia e si mise addosso un paio di pantaloni della tutta grigi e una canottiera con sopra un maglione bianco. In piedi si mise un paio di calzini, non era certo l’abbigliamento più sexy che possedeva ma con la gamba ferita non poteva mettersi niente di stretto e poi faceva freddo. Inoltre non aveva certo intenzione di mettersi sexy per quell’odioso di Angel. Andò in bagno per darsi una sistemata, in fondo comunque si vestisse stava bene; lasciò i capelli sciolti e si diresse in salotto dove Angel aveva accesso il camino, tolto i teli dai divani antichi e tirato fuori delle coperte. Doveva passarci spesso la notte li, o comunque era molto organizzato. Quando lui la vide tutta rannicchiata e con lo sguardo abbassato tornò a concentrarsi sul fuoco. Lei si mise sul divano e prese una delle coperte.

-Tu dormirai nella camera di là-

-E…tu dove stai?-

-Sul divano-

-Oh…-

Si chiedeva se lui avesse freddo. Insomma non era vestito particolarmente pesante e poi faceva un freddo cane in quel posto.

-Preferivi stare qui vicino al fuoco?-

-No va bene lo stesso per me…-

Angel sospirò e poi si diresse ad un mobile. Dentro vi erano delle scorte di cibo, tra cui del latte a lunga conservazione, lo prese e prese anche un tegamino e due bustine di cacao in polvere per fare la cioccolata. Buffy l’osservò mentre preparava il miscuglio col latte e il cacao e poi lo girava tenendo il tegamino sul fuoco. Era molto artigianale non ché un po’ più lunga come lavorazione ma venne ugualmente bene. Mise la cioccolata nei bicchieri e ne porse una a Buffy sedendosi sul divano accanto a lei.

-Grazie-

-Oh finalmente sento una parola gentile-

-Non avrai le mie scuse-

-Lo so-

Entrambi si guardarono e poi bevvero la cioccolata. Quel silenzio era confortante ma anche insolito, gli avrebbe voluto parlare, voleva sentire la sua pungente voce consolarla, voleva solo che lui la confortasse ma questo non era possibile. E si accontentò della presenza dolce di lui al suo fianco e di come si fosse preso cura di lei. Buffy si addormentò col bicchiere in mano ed Angel glielo tolse. Non aveva mai notato quando fosse dolce e vulnerabile quando il suo volto era rilassato come adesso che dormiva; per non svegliarla lentamente la distese sul divano coprendola bene e poi lui si sedette su di una poltrona con una coperta vicino al fuoco, preferendo osservare il volto di lei illuminato dal lambire delle fiamme piuttosto che fissare il vuoto. Perché lei era come casa, era come la pace che stava cercando da tempo, era qualcosa che forse non aveva mai avuto e adesso li tutto assumeva un aspetto diverso, quasi di perfezione. E fu come se un calore perduto infiammasse il suo cuore scaldandolo. Angel si addormentò finalmente. Buffy si svegliò con una piacevole sensazione di calore e quando aprì gli occhi restando rannicchiata sul divano notò Angel. Il camino era spento e lui dormiva. Lei era distesa sul divano mentre lui era sulla poltrona rivolto verso di lei. Con poca voglia si alzò e si diresse in bagno cercando di fare il meno rumore possibile. Si diede una rinfrescata e controllò la fasciatura ancora intatta. Poi si cambiò mettendosi un paio di pantaloni neri a vita bassa di lana rivestiti dentro di cotone. Sopra si mise una maglia a collo alto e una di lana sopra, poi un paio di scarpe da ginnastica. Si legò i capelli e si diresse in salotto. Angel si era svegliato.

-Ciao-

-Ciao-

-Che ore sono?-

-Le nove-

Angel si stropicciò gli occhi e poi si diresse in bagno. Quando tornò la trovò sul divano che osservava triste il fondo del bicchiere con la cioccolata.

-Devo chiamare Willow-

-Perché?-

-Devo farmi venire a prendere-

-Ma c’è la mia macchina-

-Tu rimarrai qui-

-Cosa?Da sola?-

-Buffy-

Lei lo guardò.

-Non c’è altra soluzione, da Willow e Xander non puoi stare è troppo rischioso…e a casa tua non se ne parla!-

-Si ma..-

-E non posso nemmeno ospitarti io perché lo sanno dove abito…questo è l’unico posto di cui ignorano l’esistenza…-

Lei sospirò.

-Ti farò portare altri vestiti da Willow, le tue cose per il bagno, farò la spesa e…bè l’unico problema è l’acqua;insomma ho fatto mettere l’impianto idraulico ma è fredda…dovrai scaldarla sul fuoco-

Prese il cellulare e chiamò Willow spiegandole la situazione. Mezz’ora dopo la rossa arrivò con un sacchetto di ciambelle e due caffè latte caldi.

-Buffy fammi una lista di tutte le cose che ti servono-

-Va bene-

-Willow sai come funziona, stai molto attenta-

-Tranquillo-

-Bene-

-Allora rimani tu con me?-

-No Buffy io devo tornare in ufficio, c’è Xander che mi copre ma ancora per poco-

Lei sbuffò.

-Io devo andare a farmi una doccia e inventarmi una scusa per Castaldo-

I due si alzarono.

-Torno fra un’ora con le cose per te-

-Ok-

-Intanto tu…non so fatti un bagno, quello che vuoi-

-Già-

I due uscirono e Buffy guardò il camino con la brace ancora calda, avrebbe dovuto lottare molto per fare il fuoco.

Cap 6

 

 

Angel tornò a casa e si fece una doccia, stranamente non c’erano messaggi in segreteria e non aveva visto gironzolare nel quartiere i mastini di Castaldo. Forse non lo avevano visto quella sera nella confusione. Fatto sta che una volta pronto si diresse a Beverly Hills a casa di Castaldo. Quando la sua porche nera entrò dall’ampio cancello attraversando il parco della villa ad attenderlo seduto sul divano mentre guardava la televisione e sorseggiava un drink trovò Castaldo.

-Angel, dov’eri ieri sera?-

-Scusa ma degli uomini di Cojack erano appostati vicino al locale-

-Ma se Johnny e Frankie hanno controllato-

-Bè se proprio vuoi saperlo era Tony quello appostato-

Castaldo si girò verso i mastini immobili.

-Avete guardato proprio dappertutto?-

-Ecco noi…si-

-E va bene ragazzi, capisco che siete stanchi ma non mi piace proprio…ok Angel senti presto avrai un incarico-

-Un altro infiltrato?-

-No stavolta era una pupa sexy, portamela viva. Presto Rodriguez mi farà sapere qualcosa e ti dirò-

-D’accordo-

-Vai pure-

Mentre Angel si allontanava sentiva Castaldo rimproverare i due. Willow tornò alla vecchia magione portando a Buffy tutto l’occorrente.

-Oh grazie Will!-

-Vedo che ti sei fatta la doccia, con quale coraggio?-

-Non so come ma ho fatto il fuoco e ho scaldato secchi d’acqua riempiendo quella sottospecie di vasca che c’è in bagno!-

-Wow-

-Si-

-E i capelli come li hai asciugati?-

-Un ‘ora davanti al camino-

Willow rise. Poi sistemarono le sue cose in camera.

-Allora le cose tra te ed Angel si sono sistemate?-

Buffy s’incendiò.

-Quali cose?Fra noi non c’è niente da sistemare!-

Willow spalancò gli occhi.

-Buffy io…intendevo per la lite…di qualche mese fa…ma tu che avevi capito?-

-Oh….si certo…io niente-

-Buffy-

-Niente!-

-Sarà ma sei strana…era da tempo che non avevi quello sguardo-

-Io non ho nessuno sguardo-

Willow sghignazzo mentre Buffy divenne rossa come un peperone.

-Adesso devo andare-

-Cosa?-

-Si è tardi…tornerò in settimana…dai ad Angel i tuoi vestiti sporchi io li porterò in lavanderia-

Lei annuì e poi si abbracciarono, dopo di che Willow andò via. Buffy finì di sistemare le sue cose e poi si sedette davanti al camino cercando di organizzarsi un piano più efficace per colpire Castaldo alla famosa cena di Natale. Ad Angel non avrebbe detto niente ovviamente sennò come minimo l’avrebbe incatenata alla parete fino a capodanno!A pranzo mangiò la pizza che le aveva portato Willow prima scaldandola sul famoso fuoco divenuto fonte di ogni sua necessità. Buffy stava letteralmente impazzendo e si chiese quanto avrebbe dovuto aspettare che quello screanzato di Angel tornasse. Improvvisamente si rese conto che si stava comportando come una mogliettina irritata e le si strinse il cuore. Quante volte lei e Spike avevano vissuto da fidanzati quella scena, quante volte lei sognava di cucinare per lui che tornava da lavoro e baciava suo figlio che felice gli raccontava del suo primo giorno di scuola. Lacrime calde tornarono ad infiammarle il cuore e lasciò il resto della pizza nel cartone accovacciandosi sul divano e sfogandosi di tutto il male che si era portata dentro in quei giorni, delle lacrime ingoiate a forza per mascherare una fragilità che talvolta la spaventata. Perché il buio e la solitudine erano più grandi di lei, come quella stanza la prima volta che vi era entrata, come quegli occhi scuri che in una notte di pioggia avevano graffiato la sua anima sanguinando per sentire che era ancora viva. Sfinita e stanca si abbandono al sonno consolatorio non sapendo per quanto dormì. Angel rientrò verso le sette di sera, accertandosi che nessuno l’avesse seguito. Percepì una calore familiare, come se quel posto isolato dal resto del mondo potesse rimpiazzare il focolare domestico da tempo perduto. Notò che il fuoco si stava spengendo e così lo ravvivò con della legna; poi vide Buffy su divano che dormiva e sul tavolino un pezzo di pizza avanzata probabilmente dal pranzo. Si avvicinò sedendosi sul bordo del divano e notò che le sue guance erano umide, doveva aver pianto. Sfiorò la sua pelle appiccicosa e salata ma vellutata e morbida come la seta scostandole i capelli dal volto, profumavano di shampoo riempiendogli i polmoni, tutti arruffati in una cascata dorata. Buffy si mosse leggermente e poi aprì gli occhi. Quando vide Angel per poco non schizzò in aria.

-Che succede?-

-Mi hai spaventata-

-Scusa io…non volevo-

Lei arrossì ravviandosi i capelli e asciugandosi gli occhi. Tentò di nascondere l’imbarazzo col sarcasmo.

-Sai com’è, sono sola, mi addormento e svegliandomi mi ritrovo la tua faccia a…vicino a me-

Schivava il suo sguardo.

-Ti ho chiesto scusa-

Lei si alzò come per rompere quel contatto troppo intimo che le scottava la pelle come acido. Infilandosi le pantofole rosa compratele da Willow si avviò in bagno per sciacquarsi il viso. Angel sospirò e poi si alzò raggiungendola.

-Tutto bene?-

Lei gli lanciò uno sguardo fulmineo dallo specchio.

-Si-

-Ok, sei arrabbiata…non ti sembra esagerata come reazione?-

-No-

Lo fece scostare e si diresse nella sala per prendere un bicchier d’acqua.

-Ho comprato qualcosa per cena-

Lei gli dava le spalle. Lui posò il sacchetto sul tavolo.

-Stanotte non posso restare-

Lei si irrigidì, facendo finta di non considerarlo ma sentì un groppo alla gola.

-E’ rischioso, se passo troppo tempo a girellare da queste parti si insospettiranno…dovrai abituarti a stare sola…sarà questione di giorni, cercherò di sviare le indagini e…di focalizzare l’attenzione di Castaldo su qualcos’altro in modo che tu possa tornare a casa tua…non ti hanno ancora identificata-

Buffy bevve e poi si voltò dirigendosi verso il divano.

-Nemmeno Willow potrà venire, solo Xander passerà da te domani per portarti altre scorte di cibo…io non so quando verrò-

Buffy attizzò il fuoco sopprimendo la rabbia. Per tutta quella maledetta situazione, per lo stupido effetto che lui aveva su di lei, per il dolore che provava invasa da ricordi e dalla sua più grande paura, la solitudine.

Angel era un solitario ma lei no, lei aveva bisogno di costanti attenzioni proprio come una bambina, aveva bisogno di qualcuno che la notte scacciasse i fantasmi da sotto il suo letto, aveva bisogno di qualcuno che si assicurasse che lei stesse bene sempre, che l’abbracciasse quando piangeva, che non la spaventasse sbucando all’improvviso mentre dormiva. Ma si rese conto che era ora di crescere. Angel si massaggiò la fronte poi si diresse verso di lei.

-Buffy cosa succede?-

-Non mi pare che il nostro accordo includa anche confessioni fra ‘amiche’-

Lui trattenne la rabbia, possibile che dovesse essere così testarda?

-Non c’è nessun accordo fra di noi, ti sto solo aiutando a tirarti fuori da una pessima situazione-

-Grazie posso fare da sola-

-Sei ancora arrabbiata per prima?Ti ho chiesto scusa, che devo fare ancora?-

Lei si voltò infuriata.

-Smettila di fare domande, ho capito vivrò in una condizione di isolamento e non so per quanto, non posso fare quello che mi pare tipo uscire, sai che vuol dire stare tutto il giorno chiusi qui dentro?-

-E’ questo il problema?-

-Si…cioè no…sei tu il problema!-

-Io?-

-Si!Sei irritante e fastidioso!-

Deglutì e si diresse verso il tavolo dove aveva messo il sacchetto della cena. Lui l’afferrò per un braccio.

-Aspetta un momento-

-Cosa c’è?-

-Non pensi di dovermi delle spiegazioni?Infondo io ti sto salvando la pelle!-

Lei fu incapace di rispondere e si liberò dalla presa scottante di lui come se l’avesse ustionata solo toccandola.

-Comunque la cena è per te, io mangerò fuori più tardi-

Buffy prese un piatto e aprì il sacchetto.

-Io vado allora-

Lei gli dava le spalle. E lui che credeva di sapere come prendere le donne, non aveva ancora conosciuto questa donna. Però non poteva andarsene e lasciarla li con un odio verso di lui indescrivibile, non aveva senso.

-Buffy, giuro che me ne vado e ti lascio stare però…puoi almeno dirmi che…bè che stai bene?Che non è successo nulla di cui dovrei preoccuparmi?-

Perché era così maledettamente invadente e adorabile?Perché non poteva semplicemente lasciarla al suo dolore? Un singhiozzo scappò dalla sua bocca ma lo buttò giù come fiele ad avvelenarle lo spirito.

-Vai…-

Debole sussurro, Angel con la testa abbassata si girò e uscì dalla casa, lasciandola al suo male, alla sua disperazione insensata, lasciando qualcosa che lo stava uccidendo, che lo stava facendo tornare a bruciare e a vivere e quando fu in giardino la sentì rompersi in singhiozzi. Fu tentato di andare da lei ma trovò la forza per andarsene e rispettare la sua volontà.

Mentre Buffy piangeva disperata sul freddo pavimento in preda ad un’angoscia quasi surreale Angel era nel suo appartamento a fissare il vuoto davanti a lui, mentre inutilmente cercava di nutrirsi con la scarsa cena che si era preparato, attanagliato da un’angoscia troppo grande per fare qualsiasi cosa. E quella notte nessuno dei due dormì, lei distrutta dal pianto, lui distrutto da lei. Erano le due e lui ancora non dormiva, così si vestì e uscì a fare un giro per la città, girovagando senza meta in preda ad una confusione incomprensibile anche per uno razionale come lui. Poi ad un tratto sterzò e cambiò direzione. Arrivò al vecchio palazzo ed entrò silenzioso; il camino era ancora lievemente acceso e lei era ancora li, dove era sempre stata sul divano avvolta nella coperta. Si avvicinò e notò che era sveglia. Lei alzò lievemente il capo, quando aveva sentito il rumore di un’auto aveva riconosciuto il motore potente della porche di Angel. Non sapeva che ore fossero né quanto fosse passato dalla loro precedente conversazione, ma non le importava. Lui era li e questo andava oltre ogni sua umana comprensione. Angel si avvicinò e Buffy si mise a sedere sul divano lasciando scivolare la coperta sulle gambe.

-Che ore sono?-

-Le due e mezzo-

Lei lo guardò scioccata e perplessa. E lui rise lievemente, le sue espressioni erano eccezionali tutto quello che provava passava sul suo volto.

-Che fai qui a quest’ora?-

-Non lo so-

-Non lo sai?-

-No, non riuscivo a dormire e ho cominciato a vagare per la città finché non mi sono ritrovato qui…-

-Ma perché?-

-Tu sai perché sei ancora sveglia?-

Buffy rifuggì gli occhi profondi di lui. I suoi smeraldi arrossati simbolo di pianto gli strinsero il cuore.

-Che ti sta succedendo?Insomma non che tu ed io siamo mai andati molto d’accordo ma…non capisco Buffy-

Lei era girata dall’altra parte. Lui si massaggiò la fronte.

-Posso restare se vuoi, per farti compagnia…capisco che sia brutto dormire qui soli-

L’algido comportamento di lei era una lamina nel petto. Lui tirò su la coperta da terra e la posò sulle sue spalle toccandola lievemente e poi con dolcezza la portò verso di sé e Buffy nascose il volto nel suo petto.

-Shh, va tutto bene….va tutto bene-

-Io…io sono così confusa-

-Lo so -

-E non capisco…è successo tutto talmente in fretta-

-Lo so…lo capisco Buffy-

Lei singhiozzò e si rannicchiò contro di lui.

-Non mi lasciare qui, ti prego non voglio…io non posso…-

-Certo che no Buffy-

-Non…non ho la forza di affrontare tutto questo da sola…-

-E’ naturale, hai sofferto così tanto...scusami se non l’ ho capito prima-

Lui dolcemente le sussurrava parole confortanti all’orecchio mentre le accarezzava i capelli. Poi si tolse le scarpe e si sdraiò sul divano prendendola fra le sue braccia. Buffy poggiò la testa sul petto di lui che coprì entrambi con la coperta.

-Ora dormi…ci sono io qui-

Lei sospirò e sentì qualcosa sciogliersi in lei quando le labbra di lui sfiorarono la sua testa. Fu il gesto più dolce della sua intera vita. Dormirono per metà mattinata essendosi addormentati tardi, ma per Angel fu come svegliarsi da un incubo. Non ricordava più la sensazione del calore di un corpo amato contro il proprio. Amato?La sua testa si affollò di quesiti ma furono presto dissolti da lei che cominciava a muoversi contro di li e a svegliarsi.

-Ciao-

-Ciao-

-Come ti senti?-

-Meglio…grazie-

Lui sorrise. Nessuno dei due voleva rompere l’incanto. Ma non erano pronti per un certo tipo di intimità. Si alzarono entrambi e andarono in bagno a darsi una sistemata. Buffy si cambiò e Angel preparò la colazione con le cose che aveva comprato il giorno prima. Mangiarono, Angel prese il cappotto, doveva andare.

-Posso stare tranquillo?-

-Si certo…era una crisi ora è tutto passato-

-Sul serio?-

-Si-

-Bene-

Inconsciamente le diede un bacio sulla fronte e lei sentì lo stomaco chiudersi. Era una situazione intima e imbarazzante. Lui le sorrise e poi fece per andarsene ma Buffy l trattenne per un braccio. Lui subito si voltò preoccupato ma non fece in tempo a dirle niente che Buffy lo baciò ma non certo sulla fronte. Angel rimase interdetto e stupito. Quando lei si allontanò rossa in volto erano entrambi incapaci di parlare ma Angel lasciò cadere il cappotto e le prese il volto baciandola con passione. Il sapore di una donna, le sue labbra soffici gli fecero perdere la testa. Perché lei era così irresistibile e lui…lui era impazzito. Buffy si aggrappò a lui quasi con disperazione, come un naufrago alla deriva, lui suo unico appiglio in quel mare di perdizione. Angel la tenne a se stretta per la vita mentre con una mano le accarezzava il volto. Buffy dischiuse le labbra per accogliere la sua lingua bollente fino ad infiammarle ogni lembo del suo essere. La passione devastante li stava letteralmente lacerando ma dovettero fermarsi prima di divorarsi a vicenda. Presero fiato.

-Devo andare-

Lei annuì incapace di parlare, i sensi ottenebrati dal desiderio folle di lui. Finalmente ruppero quel contatto pericoloso. Erano rossi in volto e decisamente imbarazzati. Buffy si strinse fra se evitando il suo sguardo.

-Tornerò appena posso-

-Ok-

Lui fece per andare via ma le rubò un altro bacio.

-Vado-

Buffy annuì e lui si allontanò. Poi tornò indietro e raccolse il cappotto.

-Avevo dimenticato…il cappotto-

Lei schiava i suoi occhi annuendo. Lui le diede un altro bacio e lei si protese per riceverlo.

-Ciao-

Buffy continuava a contorcersi le braccia dall’agitazione. Lui andò via e lei avvinta dalla passione si lasciò cadere sul divano.

Cap 7

 

Lui andò via e lei avvinta dalla passione si lasciò cadere sul divano.

Come era potuto succedere?Lei aveva tradito tutto, aveva tradito tutto quello in cui aveva sempre creduto, che aveva sempre amato. Aveva tradito se stessa e il suo stesso animo. Tutto per la passione cocente che le ustionava la pelle fino ad esploderle nel petto ed iniettandole quel veleno mortale nel sangue, Angel era una scarica potente di vita, una fiamma che bruciava e le accecava la vista, ottenebrandole i sensi. Come aveva potuto?Come aveva potuto a soli sei mesi di distanza baciare un altro?Provare quell’assurdo desiderio per un altro che non fosse suo marito?Si odiava e non era tanto per quel sapore maledetto impresso a fuoco sulle sue labbra, non era per quella lingua fredda come vino che aveva profanato la sua bocca; era per quegli occhi che la facevano sentire così viva da stare male, per quel sorriso di tenebra che trafiggeva la sua anima lacerandola e graffiandola, per tutto ciò che era lui. Avrebbe voluto gridare, scacciare quelle farfalle dallo stomaco, perché non c’era una sola cellula del suo essere che al pensiero di lui non impazziva; ed era così frustrante. Non sarebbe dovuto più accadere, niente sguardi languidi e imbarazzati, niente frasi allusive, niente doppi sensi, niente abbracci e soprattutto niente contatti fisici che andassero oltre una conversazione del tutto formale a cinque metri di distanza da lui. Eppure era tutto così assurdo; si sentiva tremendamente in colpa e questo non aveva molto senso.

Perché lui le faceva quest’effetto?Angel era una persona comunissima, solo dannatamente bello. Aveva avuto tanti bei fidanzati nella sua vita, certo, ma c’era qualcosa di più. Lui le scavava nell’anima, incapace di nascondersi proprio come se fosse stata nuda, spoglia di ogni protezione dai suoi occhi indagatori; era come se lei potesse percepire le vibrazioni dell’anima di lui, come se fra loro corresse folle una febbrile corrente, un feeling tanto intenso da scioglierle le ossa e fonderle il cuore. Angel era qualcosa da cui lei non poteva rifuggire, da cui non voleva fuggire, e poi quando voleva sapeva essere così dolorosamente dolce e protettivo, come un angelo. E tutto di lui era perfetto: il fisico, lo spirito, la mente. Tutto fuso in un essere incredibile che l’avvinceva privandola di ogni volontà in grado solo di abbandonarsi a quella pazzia che era la passione che riusciva a scatenare in lei solo guardandola, solo sfiorandola, solo tormentandola con le sue prediche. Si preoccupò seriamente, non aveva mai pensato così tanto di una persona in così poco tempo arrivando a sentirlo dentro di sé in modo quasi fastidioso, fino a corroderle l’anima.

L’auto di Angel solcava minacciosa e rapida le strade di periferia, come se stesse scappando da qualcosa, come se un fuoco troppo grande lo avesse scottato, come un bambino che rifugge le tenebre. Eppure lei era la luce, una luce così potente da spazzare via tutto, da cancellare qualsiasi cosa che non fossero quegli occhi troppo chiari per non riflettere tutta la bellezza del suo essere, quei capelli oro che accecavano i suoi occhi stanchi e distrutti. Eppure il suo cuore correva, correva come impazzito, come un adolescente in piena tempesta ormonale e i suoi ormoni lo stavano letteralmente consumando. Quelle labbra morbide di fragola, quel sapore celestiale nella sua bocca che lo confondeva, lo logorava. Lei riusciva a farlo letteralmente impazzire, con un gesto, un’occhiata, una parola banale scatenava un fuoco tale da bruciare qualunque cosa attorno a lui ed era incontrollabile, e ancora più forte se solo ripensava a come lei lo avesse trattenuto e poi baciato con un candore e un’ingenuità di ragazzina che gli avevano strappato il cuore dal petto riducendolo in brandelli. La testa martellava forte incapace di scacciare l’immagine di lei, il suo profumo, della sua pelle di seta e quegli occhi dolorosamente lucenti. E poi l’aveva afferrata stretta a sé, l’aveva baciata con passione, aveva assaggiato la sua infinita essenza incapace di contenere la furia che lei con un solo bacio aveva risvegliato in lui. Una passione che non aveva mai creduto di possedere; e questo fu un colpo al cuore. Perché credeva di aver amato una sola persona in tutta la sua vita. Ed era così, quella per Buffy doveva solo essere una devastante attrazione, nient’ altro. Ma allora perché sentiva lo stomaco contrarsi, le gambe tremare e il cuore battere forte?Perché il pensiero di lei lo faceva sorridere come un ebete?Respirò a fondo cercando di concentrarsi su qualcos’altro, inutilmente.

Cap 8

 

Buffy spiegò a Willow le sue intenzioni circa la grande cena di Natale che si sarebbe tenuta fra le due famiglie.

-Angel non te lo permetterà e nemmeno io!-

-Willow, devo farlo-

-Buffy…sono preoccupata, ho sentito Angel ieri ed era strano…-

Buffy si irrigidì.

-E’ successo qualcosa fra voi?-

-Niente!-

Buffy arrossì di colpo e Willow sussultò.

-Scusa…è che sono un po’ agitata-

-Certo…se non ti conoscessi avrei pensato che vi foste baciati-

Buffy sbiancò e Willow impallidì.

-Oh…OH!Vi…vi siete-

-E’ stato un errore-

-Buffy-

-Lo so ho sbagliato-

-Non volevo dire questo!-

-Oh…-

Willow prese fiato.

-Senti, adesso concentriamoci sulla questione Cena di Natale a cui tu non andrai-

-Devo-

-E’ troppo rischioso, sei stata riconosciuta non puoi presentarti li-

-Lo so, ma io non vado li come invitata, mi presento con un bel kalasnicov e faccio fuori quel bastardo di Castaldo-

-Buffy ti uccideranno-

-Puoi darsi-

-Angel non te lo lascerà fare, non ti lascerà andare così a morire e nemmeno io-

-Non è una cosa che riguarda voi-

La rossa si massaggiò le tempie chiedendo solo una pausa.

-Tanto non riuscirò a farti cambiare idea, vero?-

Buffy sorrise mestamente. Willow chiamò Angel una volta lasciata Buffy e gli spiegò le intenzioni dell’amica, lui le disse di non preoccuparsi avrebbe parlato lui a Buffy.

Lei stava aspettando che il fuoco le asciugasse i capelli, si era fatta una doccia per cancellare tutto il dolore che l’altra notte aveva riversato nell’abbraccio di Angel. E continuava a pensare al loro bacio, alle labbra di lui, alla passione con la quale l’aveva stretta a se, a quello che lei sentiva per lui; perché qualcosa sentiva e si stava facendo minacciosamente forte e prepotente. Sospirò quando Angel arrivò, udì il rumore dell’auto.

-Ciao-

-Ciao-

Entrando lui le sorrise imbarazzato, tenendo le distanze.

-Ho parlato con Willow-

-Non ho intenzione di…-

-Sarà una festa in maschera-

-Come?-

Lui si avvicinò e si sedette sul divano, davanti a lei seduta con le spalle al fuoco.

-Ogni anno la cena di natale ha un tema per così dire, l’anno scorso ad esempio hanno indetto un torneo di tombola vero e proprio, una cosa in gran stile. Quest’anno è in maschera-

Lei sembrò capire.

-Si, puoi venire in questo modo, tieni-

Lui prese una sacchetto che Buffy non aveva notato prima.

-C’è il tuo costume-

-Da cosa mi maschero?-

-Da Giulietta-

Lei lo guardò smettendo di frugare nel grosso sacchetto.

-Sei stato originale-

-Ehi, non è che abbia tempo da perdere per scegliere è stata la prima coppia che mi è venuta in mente-

-Coppia?-

-Non penserai di andarci da sola. Sei una donna, sai come funziona-

Lei sbuffò. Poi tirò fuori l’abito e ne rimase meravigliata: era un classico abito del ‘600 senza le impalcature utilizzate per gonfiare le gonne, in broccato rosa antico con pizzi e ricami, con la passamaneria e orli oro. Insieme c’erano le scarpe abbinate e una maschera dorata.

-Così non ti riconosceranno-

-Sei sicuro che sia l’abito di Giulietta?-

-No, ma il venditore mi ha assicurato che l’epoca era quella-

-E tu ti metterai quella specie di fuseaux che portavano gli uomini?-

-Non ho intenzione di ridicolizzarmi con quei pantaloni attillati, ho scelto quelli più gonfi-

Buffy rise.

-Non è divertente-

-Ti starebbero bene-

-Certo-

Calò un silenzio imbarazzante, entrambi avevano volutamente evitato di parlare del loro bacio. Buffy tenne l’abito sulle proprie gambe osservandolo per schivare Angel e lui si rigirava le dita.

-Credo…credo che dovremmo parlare-

Lei sospirò e poi alzò lo sguardo su di lui.

-Non voglio che tu faccia niente alla cena-

Lei rimase interdetta, non era quello che si aspettava di sentire.

-Ma…scusa e allora cosa ci vengo a fare?-

-Dato che altrimenti troveresti un modo per venire cacciandoti nei guai io ti ho assicurato una protezione, ma è meglio se non fai come l’ultima volta-

-Io-

-Potresti morire-

-Anche tu-

-Io sono decisamente più esperto-

-Mi sono allenata-

-A che gioco giochiamo?-

Si sfidarono con lo sguardo. Lui si massaggiò le tempie.

-Che diritto hai di dirmi cosa devo fare?-

-Buffy-

-No, non cominciare. Anche io voglio la mia vendetta che non è per nulla diversa dalla tua e non starò li ad aspettare che qualcuno lo faccia al posto mio, io lo voglio morto-

-Ti darà pace questo?-

-E a te?-

-Io…non lo so-

Entrambi rimasero in silenzio con gli occhi pieni di dolore.

-Non vuoi più ucciderlo?-

-Si ma…-

-Hai… hai paura di morire?-

-Adesso si…-

Lui si guardò la mano dove un tempo brillava la fede datagli da sua moglie. Buffy guardò a terra non sapendo cosa dire, le loro conversazioni la mettevano sempre a disagio.

-Non è sbagliato che tu non sia disposto a morire Angel-

-Ma tu lo sei ancora vedo-

Lei non rispose.

-Prima non m’importava niente, volevo solo la morte di quell’uomo, ma adesso io….non lo so più, non so più se posso tranquillamente prendermi una scarica di proiettili addosso-

-E’ logico che tu sia spaventato-

-Non è più questo-

-E allora cos’è?-

Angel rimase un attimo in silenzio come se dovesse formulare bene quel pensiero che da un po’ di tempo lo tormentava.

-Se…se io morissi durante la festa come faresti a difenderti?-

-Cosa?-

-Si insomma, chi ti aiuterà?-

-Aspetta un momento ma….non è di me che stavamo parlando-

-Buffy devi rifletterci-

-Angel frena, non capisco come siamo arrivati a questo, cosa c’entro io?!-

-Ecco…-

-Non vuoi morire per difendermi?Che senso ha?-

-Nessuno probabilmente-

Lui si alzò e le diede le spalle, lei era decisamente confusa, voleva dire qualcosa ma le rimaneva alquanto impossibile.

-Scusa, lasciamo stare…tornerò domattina-

-No tu adesso torni a sederti li e parliamo!-

Lui si voltò verso di lei ancora seduta.

-Buffy dimentica quello che ho detto-

-Come ti pare, ma adesso siediti…Angel siediti per favore-

Lui sospirò, non capendo le sue intenzioni ma fece quanto detto e si rimise al suo posto.

-Che c’è?-

-Mi sembra molto stupido che tu rinunci alla tua vendetta dopo tutto quello che hai fatto-

-Ma non t’importa delle nostre vite?-

-Io..-

-Non t’interessa che forse al termine di quella serata io e te potremmo non esserci più?-

Lei lo fissò sconvolta sentendo una morsa attanagliarle la gola, togliendole il fiato. Stava succedendo qualcosa di strano.

-Forse sono io che sono impazzito-

-No…cioè-

-Hai ragione, devo…devo concludere quello che ho iniziato-

Lui si alzò di nuovo.

-Non era questo che intendevo-

-E cosa allora?-

Lei posò l’abito e si alzò.

-E’ che….non…quelle persone ci hanno portato via le nostre vite, ed è per questo che entrambi le vogliamo morte ma c’è un prezzo che forse andrà pagato!-

-Lo so-

-E tu invece cambi idea!-

-Si ma…-

-E non capisco il motivo!-

La voce iniziava a salire di tono.

-Non c’è nulla da capire-

-Invece si, adesso mi giri le spalle?-

-Quando lo avrei fatto scusa?-

-Ora che vuoi mollare-

-Non è mica un gioco-

-Questo lo so bene-

-A quanto vedo no!-

-Ma perché vuoi gettare la spugna?-

-Buffy-

-Devi spiegarmelo maledizione!-

-Io non sono disposto a lasciarti!-

Entrambi si fissarono, lei era sconvolta con una grande confusione in testa. Angel cosa?Sentiva l’arai mancarle, come se lui avesse potuto solo guardandola toglierle il fiato. Perché sentiva le gambe tremarle e un improvviso bisogno di piangere?Angel non era disposto a lasciarla?In che senso?Perché diceva questo?E il suo urlo le era arrivato addosso come una frustata improvvisa, spiazzandola, colpendola con violenza. E gli occhi pungevano.

-Io….non so cosa mi stia succedendo ma se penso….se solo penso che quella sera tu…-

Lui si portò le mani in volto, non aveva intenzione di piangere. Poi si passò le mani fra i capelli e respirò profondamente.

-Io non posso perdere anche te, io non potrei sopportalo, non di nuovo e non adesso-

Buffy era incredula, era stata talmente concentrata su tutto quello che era successo e che doveva succedere da non aver pensato veramente alla questione della morte di lui. Insomma dentro di se era stranamente convinta che entrambi avrebbero avuto vendetta e lui l’avrebbe salvata come l’ultima volta. Ma se solo pensava che forse effettivamente quelle erano le ultime volte che poteva passare con lui sentiva come se il suo cuore si spappolasse sotto una morsa micidiale fino a disintegrarsi in mille frammenti. Non voleva che lui se ne andasse, non voleva che la lasciasse. Avevo uno assurdo e stramaledetto bisogno di lui. Una lacrima finalmente riuscì a rigarle il volto e lei strinse le labbra per ingoiare la fiele amara del suo dolore.

-Mi dispiace Buffy, perché forse così ti metto in difficoltà ma…-

-Non…io non…-

Lei respirò a fondo fissando il soffitto nella speranza che le lacrime ormai come nei suoi occhi ritornasse indietro, inutilmente.

-Nemmeno io voglio che tu muoia Angel…però cosa possiamo fare?Insomma ormai ci siamo dentro e non possiamo uscirne senza rischiare di...-

-Forse l’unica maniera è andarsene…se io lasciassi Castaldo e sparissi per sempre-

-Non puoi…non puoi lui…lui mi cercherebbe e io come….no non puoi andartene-

-Buffy così salverò anche te-

-E in che modo, lasciandomi qui?Sei un vigliacco!-

-Non so che fare-

-Puoi sempre…puoi portarmi con te-

-Con me?E la tua vendetta?-

-Non posso rischiare la tua vita per….ormai lui non c’è più…non sarebbe giusto-

-Buffy-

-Ti prego, non mi lasciare-

Lui la guardò in quegli occhi di smeraldo e sentì il suo cuore bruciare ancora, di nuovo per lei fino ad ustionarlo. Angel con un movimento rapido la raggiunse impossessandosi delle sue labbra bagnate dal liquido caldo delle sue lacrime salata afferrandole il volto. Buffy posò le sue mani su quelle di lui ricambiando il bacio; la prese fra le sue braccia continuando a baciarla con maggior passione lasciando che le lingue roventi si incontrassero in una danza sensuale e latente. Le mani di lui corsero sotto la maglia di Buffy che sussultò al suo tocco fresco mentre cominciava ad accarezzarle la schiena nel tentativo di sfilarle la maglia; lei gli tolse il cappotto e continuando a baciarlo riuscì a togliergli la maglia staccandosi per un secondo dalle sue labbra per impossessarsene di nuovo come se volesse divorarlo dal desiderio che covava ardentemente per lui. I loro abiti caddero come piume dissolte dal calore dei loro corpi che non chiedevano altro che annullarsi nell’altro, cercando quella pace che entrambi anelavano da tanto, troppo tempo. Perché Buffy voleva sparire in lui, cancellarsi fin quando quella fiamma che solo con uno sguardo aveva riacceso in lei non si fosse spenta, smettendo di ustionarla, scottarla, finché non gli fosse scivolato via dalla pelle, da lei nella quale si era insinuato prepotente fino ad avvelenarle lo spirito e corroderle il cuore; cuore che non credeva più in grado di battere per qualcuno in quel modo, con quella violenza fino a sentirlo nella propria testa. Angel le toglieva il respiro seccandole la gola, sciogliendole le ossa coi suoi baci famelici e colmi di latente passione. Avrebbe potuto abbandonarsi per sempre a lui, chiedendo solo di naufragare nell’abisso dei suoi occhi. E i loro corpi si unirono, infuocando ogni cosa con la loro travolgente passione, fondendosi in un unico essere, danzando lentamente in totale armonia.

 

Tbc…