LISTENING TO FEAR

AUTRICE:ELIZA

 

[PAIRING] Buffy/Angel, Buffy/Riley

[RATING] - Romance, Angst

[TIMELINE] – 5° stagione di Buffy episodio 9 ‘Listening to fear’

Summary: La mamma di Buffy è a casa in attesa di essere operata l’indomani, non sarà Spike a sbucare in casa Summers.

Disclaimer: i personaggi delle serie "Buffy the vampire Slayer " e "Angel" appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME e la Fox, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Casa Summers ore 21,00.

 

Finalmente le aveva messe a letto, poteva respirare. Era sempre più dura alla fine della giornata.

No, ma quale respiro, quale riposo, aveva al massimo trovato un frammento di tempo per lavare i piatti accumulati in quei giorni. Per lavare via il dolore e lo sporco. Sospirò a fondo e con la mano accese la vecchia radio in cucina dalla quale partì una canzone dal gusto messicano, c’era una gradevole simmetria fra il suo umore così nero e sconsolato e il motivetto allegro delle note che adesso riempivano la stanza.

Solo il rumore dei piatti e della spugna insaponata.

Solo il suono di una canzone che non riuscì a confortarla.

Troppe le emozioni soffocate dentro il suo cuore, troppe le ansie, le paure, l’angoscia di essere così impotente di fronte ad un male tanto umano che Buffy aveva dovuto cacciare tutto in un angolo per non trasmettere a sua madre e a Dawn una scarica di violente preoccupazioni, tutto ciò di cui nessuna delle due aveva bisogno. Dawn troppo piccola e sua madre troppo stremata da quel demone che infestava il suo corpo, che logorava il suo organismo, il suo cervello. Era così frustrante lei combatteva il male ogni giorno rischiando come e più di chiunque la sua vita per la salvezza del mondo e non poteva in alcun modo guarire sua madre. Perché stavolta non era la sua battaglia, non era lei in prima linea contro il nemico, contro la morte che mai stanca attende, osserva e infligge il colpo finale.

Scacciò con rabbia il pensiero peggiore.

Ma era troppo stremata non aveva davvero avuto un secondo di respiro, per fermarsi, per dormire, per non farsi logorare lentamente dalle preoccupazioni delle conseguenze che ora sentiva di non essere abbastanza forte, dove avrebbe trovato la forza necessaria per il dopo?

Non lo sapeva, voleva solo dormire e piangere. E quell’inutile canzonetta non servì a placare il sussulto del suo spirito, non servì a bloccare il nodo alla gola che salì furioso fino ad inumidirle gli occhi, verdi gemme annebbiate dal dolore. E partì un singhiozzo, poi un altro e la mano insaponata cercò inutilmente di soffocare la voce rotta dalle lacrime che tentavano disperatamente di inondarle il volto, come se il suo corpo e il suo cuore volessero solo espellere il male annidato nel suo spirito, parassita che la divorava da dentro.

Come il tumore di sua madre.

Sentì che avrebbe potuto cedere e non sarebbe stata in grado di fermarsi, non avrebbe potuto arrestare quell’ondata di dolore e morte aleggiante nella sua vita da troppo tempo.

Il cuore sanguinante lacero, le iridi ferite nello sforzo di non grondare sale, il corpo scosso, tutto improvvisamente si tese come se un vento tiepido le rinfrancasse lo spirito.

E lo sentì, sentì quella sensazione di pace e sicurezza, brividi lungo la schiena, fu come trarre un profondo respiro di sollievo.

Tolse la mano dal volto poggiandosi al lavandino sorreggendo il peso del suo corpo provato dalla tensione e un flebile e impercettibile sorriso increspò appena le sue labbra. Con una leggera spinta delle braccia si mise dritta voltandosi lentamente, e lo vide.

Un'ombra nella notte, un angelo caduto, il suo angelo. Come tanti anni prima sbucava di nuovo dalle tenebre, creatura oscura strappata al male dal suo amore, eccolo che con tutta la sua oscurità tornava a darle luce e speranza.

 

Angel aveva assistito in silenzio al suo crollo emotivo e fisico poteva sentire nell'aria che lo divideva da lei,

spazio eterno, il sapore delle sue lacrime, l'affanno dei suoi respiri, l'odore della sua pelle bagnata dal sapone per i piatti e dal dolore e aveva deciso di lasciare il buio della sala da pranzo per entrare nella penombra della cucina illuminata appena dove quella assurda musica non era bastata a nascondere il rumore del suo male, i suoi singhiozzi, la sua sofferenza. E le grida di quell'anima forte e coraggiosa che tanto adorava lo avevano scosso dalle ossa ad un punto tale da rendergli impossibile ogni movimento, piantato al terreno da due gemme verdi così luminose e vitali da sciogliere la carne e infuocare il sangue che rapido correva nelle sue antiche vene.

Adesso erano di nuovo occhi negli occhi, anima nell'anima. Così stanchi da non riuscire a riposare, così vicini eppure lontani. Troppo amore e dolore era scorso tra di loro per dimenticare il sapore dell'altro.

Buffy sprofondò in quel mare scuro che la fissava con tanto ardore e amore. Di nuovo lui a curare le sue ferire, a placare le sue tempeste, a prenderla per mano. Non fece niente lo fissò semplicemente, quello sarebbe bastato se lui non avesse fatto altro, solo quello sguardo sarebbe bastato a darle nuovamente la forza per alzarsi e lottare. Angel era la sua benzina, la sua aria, la sua speranza. La spinta necessaria per sollevarsi ancora da terra dopo essere stata sopraffatta da un tale dramma sotto il quale aveva temuto di perire.

Non sarebbe importato quanto l'avrebbe fatta soffrire o quante volte ancora l'avrebbe lasciata. Sarebbe rimasto lo stesso ai suoi occhi.

La guardava con tutta la devozione e adorazione possibili. Buffy era così bella nella sua devastazione e miseria di donna ferita ed esausta e non poteva che ringraziare ogni giorno per averla avuta nella sua vita.

Si fece più vicino, coprì rapidamente i metri che li separavano fendendo l'aria con l'impatto del suo corpo; piombò su di lei avvolgendola nel suo abbraccio nel quale lei, così piccola e minuta, sprofondò totalmente.

Angel, solo lui poteva stringerla così, infondendole un potere e una forza che da sola non sapeva darsi, aria pura a riempirle i polmoni e guarire i lividi della sua anima. Voleva solo fermare il tempo e assaporare per l'eterno quel momento pieno di lui; chiuse gli occhi lasciandosi stringere, amare, confortare.

Non voleva aprirli per la paura che fosse solo un atroce scherzo della sua mente, un'insopportabile tortura del destino che costantemente si beffava di lei, ma quel corpo, quell' amore, quell' odore familiare erano tanto concreti da scottare sulla pelle e infiammare lo spirito. Si lasciò andare a lacrime amare scossa dalla violenza delle sue emozioni, dalla stanchezza; Angel accarezzò dolcemente la sua schiena baciandole il capo come per sciogliere la tensione del suo corpo, per aiutarla ad allentare il fisico troppo teso e stanco. Un gesto che sollevò il cuore e sembrò così eterno come se lui non se ne fosse mai andato, come se non l'avesse mai davvero lasciata.

Poi finalmente le parlò scostando il suo capo abbandonato contro il suo solido e sicuro petto. La guardò attraverso i cristalli limpidi incastonati tra le folte ciglia.

 

-Ciao-

 

La sua voce, velluto sulla sua pelle che l'accarezzava con dolcezza, balsamo per lo spirito. Lei prese un profondo respiro prima di parlare così lunga era stata la sua apnea.

-Ciao-

Le sorrise provocando in lei la medesima reazione, con una mano gentilmente rimosse le lacrime dalle gote sfiorando appena quel volto che conosceva così bene, ogni fibra e lembo della sua pelle.

 

-Come stai?-

-Meglio-

 

Non aveva la forza per chiedersi e chiedere che ci facesse li, per arrabbiarsi con lui per essere nuovamente piombato nella sua vita sconvolgendola con uno sguardo, devastandola con un sorriso. Importava solo che lui fosse li. Per lei. Poi come scossa da un'energia troppo forte si staccò da lui nel tentativo di riprendere possesso di se stessa e si pulì il volto. Doveva avere un aspetto terribile. Stava per controbattere ma percepì il corpo di Angel tendersi come pronto a scattare ed un secondo dopo un urlo giunse dal piano superiore. Dawn. I due si guardarono e rapidamente corsero di sopra. La ragazzina informò la sorella del demone e le chiuse in camera. Buffy diede ad Angel uno sguardo d'intesa e camminarono circospetti per il corridoio. Il demone li attaccò e la battaglia finì al piano inferiore tra un colpo e l'altro; in cucina Buffy prese un coltello quando il demone strisciò via ed i due si guardarono indicando il tavolo da pranzo. Quando il mostro attaccò Angel Buffy gli piombò addosso colpendolo col coltello.

Dopo che se lo fu tolto di dosso Angel guardò Buffy che continuava a fissare come imbambolata la viscida creatura che aveva attaccato la sua famiglia.

 

-Ehi, grazie-

 

Buffy stava per controbattere quando la porta di casa si aprì ed una squadra militare capitanata da un Riley in nero equipaggiato con qualche strano strumento tecnologico, entrò di fretta dirigendosi subito dal demone infilzato. Il ragazzo andrò dritto da Buffy non notando immediatamente Angel al suo fianco.

 

-Buffy stai bene?-

 

Solo quando fu davanti a lei che notò il vampiro. Subito la sua espressione tenera e preoccupata mutò assumendo uno sguardo più duro e ferito.

 

-E lui che diavolo ci fa qui?-

 

Angel rimase immobile senza scomporsi non potendo fare a meno di provare un leggero senso di soddisfazione, ma anche di profonda gelosia e rabbia verso quell'uomo al quale lui aveva lasciato il privilegio di starle accanto. Buffy invece era lievemente confusa, troppe cose erano successe in un tempo così rapido e lei non era certo in grado di poter gestire i loro ego esasperanti; il vampiro tornò subito con lo sguardo su di lei non appena percepì il turbamento del suo animo e cercando i suoi occhi tentò di rassicurarla. Non era quello il momento delle scenate.

 

-Vai da loro-

 

Lanciò un'occhiata alle scale e la cacciatrice senza dire nulla corse da sua madre e sua sorella per accertarsi che stessero bene.

 

Cap 2

 

 

 

 

Al piano di sotto intanto troppo testosterone infestava casa Summers. Angel rimaneva fermo di fronte a Riley che invece non voleva andarsene ma la squadra aveva ordini ben precisi, così con una rabbia addosso lo fissò intensamente.

-Non voglio trovarti al mio ritorno-

-Non mi fai paura-

-Agente Finn andiamo!-

Riley esitò un attimo e poi uscì senza togliere gli occhi di dosso al vampiro. Inevitabile fu il mezzo sorriso sul volto di Angel, piccolo momento di soddisfazione e vittoria sul ragazzo; d’un tratto un pensiero lo freddò: era il ragazzo che lui voleva per Buffy. Era stato proprio lui ad imporle questo, di trovare un comune essere umano in grado di darle ciò che lui non poteva, ma era quella la felicità?

Già, perché lui aveva provato la vera felicità e sapeva bene che non se l’era scelta lui, non aveva certo stabilito lui cosa fosse meglio per sé e l’aveva trovata in Buffy. E perché per Buffy sarebbe dovuto essere diverso, perché lei sarebbe dovuta essere felice nel modo che voleva lui? Troppe volte si era perso in quei pensieri dolorosi e troppe volte il suo corpo stanco accusava il male della distanza, della gelosia, dell’impotenza di fronte ad una scelta che li aveva divisi. Decise di cacciare via quel tarlo e si diresse ad attendere in salotto che la ragazza avesse tranquillizzato Joyce e Dawn e in un certo senso anche se stessa fin quando poi Buffy non scese le scale raggiungendolo.

 

Avanzava incerta verso di lui quasi senza neanche più la voglia di camminare, sfregando appena le mani contro i fianchi come in cerca di un sostegno su se stessa. Aveva l’aria troppo stanca si chiese da quanto non facesse un lungo bagno o un sonno senza pensieri, ma nonostante quell’aspetto trasandato con la camicia sporca di sapone e sangue di demone, coi capelli raccolti in modo disordinato era sempre incredibilmente bella. Angel non capiva come potesse esserlo ma si rendeva conto che non dipendeva da lei, tutta la luce, la forza, la bellezza di cui Buffy risplendeva anche adesso che era così devastata non erano merito suo ma di qualcosa di più grande che le passava attraverso rendendola tale ai suoi occhi antichi e macchiati del male più oscuro.

Nonostante la stesse letteralmente squadrando con gli occhi senza neanche nasconderlo, Buffy non si sentiva mai a disagio con il modo in cui Angel la guardava al massimo provava quasi un timido pudore come per nascondere la propria anima a quegli scuri che tanto la cercavano con affanno, lui andava decisamente più a fondo della sua carne, fino alle ossa, allo spirito. La cacciatrice sospirò appena e con un sorriso accennato si mise seduta sul divano, poggiò i gomiti sulle ginocchia e si passò le mani tra i capelli.

-Grazie-

-Non ho fatto niente-

-Sei qui-

Gli lanciò un semplice sguardo colmo di significato, di gratitudine per aver colmato di nuovo la sua anima di quell’energia che stava esaurendo. Angel esitò un attimo.

-Perché non vai a farti un bagno caldo?Finisco io di sistemare-

-Oh no io..-

-Ehi sono bravo, ho imparato molto in questi anni…Cordelia mi fa decisamente lavorare-

-Immagino che la sua scusa sia la manicure-

La battuta alleggerì la tensione pressante su di loro fino rompere il fiato e comprimere il cervello. Permise ad entrambi di rilassarsi per un secondo, per distendere i corpi eccessivamente tesi dopo il loro incontro, dopo il demone e Riley. Poi lei lo guardò di nuovo scacciando l’immagine furiosa del fidanzato al quale non voleva dare molte spiegazioni.

-D’accordo, faccio veloce -

-Buffy, per stanotte ci sono io qui…tu fatti un bagno lungo quanto vuoi-

-Non ho tempo devo controllare la mamma il dottore ha detto-

Angel rapidamente con estrema dolcezza le prese il mento con due dita e la costrinse ad annegare nei suoi occhi.

-Ehi, guardami…se vuoi essere forte per tua madre, per Dawn, devi prima di tutto avere la forza per esserlo per te stessa e puoi farlo solo se sei lucida e riposata…penso io a voi per stanotte…prenditi la serata per te, ci sono io qui, sono io con tua madre, con Dawn e il resto..ok?..Ok?-

Buffy scosse la testa in segno di assenso, avrebbe solo voluto sprofondare nel suo abbraccio e piangere come una bambina fino ad addormentarsi, ma sapeva che non poteva chiedere questo era decisamente troppo quello che le stava proponendo, lui che infondo sapeva sempre quando giungere a ridarle il sorriso, la forza, la voglia di vivere che si stava sempre più spengendo in modo inesorabile e che l’avrebbe di certo portata alla morte. Così si alzò e andò al piano di sopra.

Angel intanto riordinò la cucina morendo nei dolci e amari pensieri su di lei non appena percepì l’acqua della doccia iniziare a scorrere, era pieno di quella sensazione di casa, di appartenenza che gli dava stare li a fare qualcosa di piccolo ma vitale per Buffy talmente sommersa di problemi che anche lavare i piatti era diventato un peso in più in quel dramma che adesso soffocava tutta la sua vita. Una volta finito sistemò anche tutto ciò che era stato compromesso dalla lotta col demone, chiuse tutto assicurandosi che le sue ragazze fossero al sicuro e sorrise a quel pensiero anacronistico ormai.

Poi spense tutto e salì le scale per controllare Dawn e dopo si mise seduto sulla sedia in camera di Joyce.

 

Buffy aveva finito di lavarsi, una doccia interminabile che le aveva rinfrancato il corpo e lo spirito, non ricordava più l’ultima volta in cui si era lasciata scorrere l’acqua addosso così a lungo sperando che con essa fossero portati via i problemi ed i pensieri. Svuotò la mente nel tentativo di rilassarsi e questo fu reso possibile dalla tranquillità che le dava sapere che Angel quella notte avrebbe vegliato su di loro, avrebbe finalmente riposato come un bambino quando sa che sua madre è con lui, affidandosi totalmente alla sicurezza della sua solida presenza. Una volta che si fu asciugata con i capelli ancora umidi ed il pigiama addosso andò in camera di sua madre dove lo vide, appena sfiorato dai raggi lunari, sulla poltrona con uno sguardo attento e premuroso su quella donna che anni prima lo aveva incitato ad uscire dalla vita della figlia.

Lui era così dannatamente bello e a suo agio come se quello fosse il suo posto, Buffy si rese conto come più che mai Angel fosse davvero il pezzo mancante della sua vita, come solo lui potesse essere così perfetto li in quel momento con loro, il tassello di un puzzle che le tante volte aveva tentato di rimpiazzare ma nessuno aveva le giuste misure, gli incastri corretti. Nessuno era Angel. Prese un profondo respiro per calmare il cuore in esplosione lo stomaco in fiamme.

Purtroppo erano anche troppe le differenze ed i problemi per quell’amore impossibile.

 

Non appena percepì la sua presenza nella stanza scattò sul posto sopraffatto dal profumo di lei, la trafisse con lo sguardo e Buffy istintivamente si strinse nell’asciugamano con cui tamponava i capelli. Lui le regalò un timido sorriso, poi si alzò ed in silenzio la raggiunse.

-Ehi-

-Ehi-

-Va meglio?-

-Oh si adesso non odoro di cibo e melma demoniaca-

-Il tuo odore è sempre buono-

Buffy arrossì appena. Possibile che la facesse sempre sentire così speciale ai suoi occhi?

-Adesso vai a dormire, starò io con lei domani ti attende una giornata lunga ed è quasi mezzanotte, approfittane-

-Ma io…insomma non è giusto che tu..-

Lui istintivamente le portò un dito sulle labbra per zittirla. Il tempo si fermò in modo quasi drammatico, doloroso. La pelle fredda ad antica toccava appena la carne calda e tenera di lei, un contatto freddo come il ghiaccio ma allo stesso tempo così bollente da sciogliere le ossa e fondere i loro corpi fragili. I loro occhi fissi nell’altro tremavano di un antico amore seppellito con fatica che adesso scalpitava come un bambino capriccioso in attesa di investirli pericolosamente. Durò un attimo eterno, poi Angel scostò ustionato il dito da quella bocca che troppo a lungo aveva anelato e che adesso era vicina, terribilmente alla sua portata. Buffy credette di morire sotto il suo tocco, il cuore si fermò per un istante e le ginocchia divennero gelatina, dovette appellarsi a tutta la sua energia ad autocontrollo per non crollare nelle sue braccia, in un suo bacio.

-Ti prego, io voglio farlo…ti ho detto che sono qui per te, per voi-

-Vorrei chiederti il motivo ma ho anche paura della risposta-

-Allora non farlo e vai a letto-

Buffy esitò un momento devastata dalle emozioni che l’avevano travolta in quella frazione di secondo, come poteva dirgli che voleva solo essere stretta da lui? Ma ancora una volta lui la stupì e percependo l’esitazione della ragazza studiò rapidamente una soluzione.

-Facciamo che ti faccio compagnia per un po’ e poi torno a controllare tua madre, che ne dici?-

Lei non rispose limitandosi ad annuire col capo e facendo nuovamente brillare nei suoi occhi smeraldo tutto l’amore che ancora le bruciava il petto per quell’essere meraviglioso al suo fianco. Voleva che quel momento non finisse mai.

E il suo cuore arse fino a dolerle ancora di più quando in camera sua si sdraiarono sul letto e Buffy da sotto le coperte si lasciò avvolgere completamente dal suo solido abbraccio, mentre Angel gentilmente posava baci sulla sua testa tentando di regolarizzare il suo respiro fin quando il sonno non l’avesse colta. La ragazza per la prima volta dopo tanto tempo si sentì sicura, al riparo, una roccia alla quale aggrapparsi disperatamente lasciandosi difendere e proteggere dal suo amore finché non sentì finalmente giungere il sonno che ormai da diverse notti l’aveva abbandonata.

 

epilogo

Quando Buffy aprì gli occhi la sua camera era ancora nell’oscurità nonostante potesse percepire l’alba fuori dalla sua finestra, si mosse appena contro il corpo del suo amore non volendo assolutamente sciogliersi dall’abbraccio sicuro nel quale era stata intrappolata. Si stiracchiò strofinandosi gli occhi come un cucciolo assonnato.

Alzò la testa incontrando le pupille nere che ancora una volta l’adoravano e amavano teneramente.

 

-Buongiorno-

-Ciao..-

-Dormito bene?-

-Oh si-

Angel fu felice di leggere quel tono di sollievo nella sua voce assonnata.

-La mamma?-

-Sono stato da lei poco prima che ti svegliassi, lei e Dawn ancora dormono-

-Che ore sono?-

-Abbastanza presto per alzarsi…le sei-

-Oh quindi possiamo stare qui ancora due ore-

-Certo-

Si sorrisero entrambi lieti di poter condividere ancora due ore l’uno stretto all’altro. Buffy si rannicchiò contro il suo corpo grata della sua presenza e lo guardò intensamente.

-Grazie Angel, senza di te non so come..-

-Ce l’avresti fatta benissimo…hai una forza di spirito che neanche immagini Buffy…-

-Si forse, ma grazie-

Buffy socchiuse gli occhi posando un casto bacio sulla sua pallida gota che scottò sotto la pelle morbida delle sue labbra di rosa. Poteva sentire il corpo di lei tendersi appena, il cuore accelerare i battiti mentre il sangue caldo correva frenetico nelle vene; tutto l’essere della cacciatrice si stava svegliando e le sue funzioni vitali si erano attivate immediatamente al contatto con lui, era incredibile il potere che aveva su di lei sul suo corpo giovane ed estremamente sensibile alla sua presenza.

La cacciatrice non poteva percepire altrettanto dato che vampiro non aveva cuore non batteva e un corpo che cambiasse vertiginosamente temperatura ma sentì comunque la tensione verso di lei e come le sue braccia la stringessero sempre più. Non voleva essere razionale e giusta in quel momento, voleva solo il suo momento con lui. Quasi d’istinto il suo corpo si mosse fino a che le sue labbra non incontrarono quelle fredde di Angel, una strada familiare proprio come quella per casa, l’avrebbe potuta fare ad occhi chiusi.

Non ci fu lussuria né paura di cedere ad un desiderio impossibile, ma solo il disperato bisogno di due anime logore di confortarsi, di amarsi e consolarsi.

Un bacio casto, puro e passionale, carnale e carico d’amore.

Un bacio così sconvolgente che Buffy si aggrappò con le mani al petto di lui quasi con terrore di cadere nel vuoto, di perdere lei stessa l’anima in quell’uragano che era l’amore di Angel. Non ricordavano più quand’era stata l’ultima volta che si erano sentiti così vivi, così perfettamente completi. Che qualcuno l’avesse baciata in quel modo. Le bocca di Angel lottava furiosa nel tentativo di non chiedere di più, più tempo più amore per sfuggire alla realtà dolorosa che li attendeva alla fine di quel viaggio incredibile che stato il loro bacio.

Le labbra rosse, scosse, doloranti e gonfie mai sazie mai stanche che ancora di scontravano e si scottavano.

Si sentiva disperatamente sua e di nessun altro.

Angel portò una mano tra i soffici capelli di lei fino ad avvolgerle di lato il collo mentre il pollice si muoveva accarezzando la sua morbida pelle sotto l’orecchio. Un gesto come per ricordare al mondo che Buffy apparteneva a lui, così come il marchio indelebile nell’incavo della spalla che le aveva lasciato anni prima nutrendosi del suo nettare sublime. Due anime alla deriva aggrappate all’altro come ultimo porto di salvezza, di speranza.

Quando il bacio si ruppe per dare aria ai forti polmoni di lei, la stanza fu riempita dal respiro corto ed affannato nel tentativo di ridare energia al corpo violentemente stremato da lui e dalla potenza del suo cuore. Rimasero immobili guardandosi fissi per poter fermare il tempo. Ma non era possibile.

 

Angel continuava ad accarezzarle il collo e a sorriderle annegando in lei.

-Credo sia il momento di alzarsi…-

-Non erano le sei?-

-Abbiamo trovato il modo di far correre le lancette-

Dicendo questo le indicò la sveglia sul comodino accanto che segnava le otto. Dovevano essere in ospedale per le 10.00. Buffy fissò l’orologio sconsolata poi tornò a voltarsi verso il vampiro, non voleva rompere il contatto con lui, non adesso che ne aveva un disperato bisogno.

-Devo preparare la colazione a Dawn e svegliarle, poi devo sistemare la borsa della mamma per il ricovero-

-Tu pensa alle cose di tua madre, io vi preparo da mangiare-

-Giù sarà tutto illuminato!-

-Avevo chiuso le tende ieri sera-

Buffy lo guardò, pensava a tutto e lei invece non aveva più quelle attenzioni per le sue abitudini.

-Va bene…non voglio alzarmi-

-Lo so-

Le sorrise dolcemente e poi le posò un ultimo bacio a fior di labbra che la fece rabbrividire. Alla fine si alzarono controvoglia e Buffy abbandonò con riluttanza il tuo abbraccio protettivo.

 

Dawn intanto si era quasi finita di preparare mentre Buffy si accingeva ad aiutare sua madre con le cose per la degenza in ospedale. Mezz’ora dopo madre e figlia scese in cucina, la cacciatrice aveva informato Joyce dell’aiuto prezioso di Angel con il demone e la donna, storicamente contraria al vampiro e a quel dannato effetto che aveva su sua figlia, dovete cedere all’ovvietà del fatto che Buffy sembrava rinata rispetto alla sera precedente.

Era sua madre, per quanto lei fosse speciale aveva notato benissimo la stanchezza e l’estremo atteggiamento di maturità che le stava dimostrando in quel periodo in cui i ruoli si erano dovuti ribaltare e in cui adesso era Buffy a doversi prendere cura di lei e Dawn. Sua figlia era incredibile, talvolta si chiedeva come potesse averla generata lei, da dove arrivasse tutto quell’animo nobile e meraviglioso. Sicuramente era per il suo dono, la sua missione e anche per Giles questo lo aveva sempre riconosciuto. Hank non era stato certo un padre degno di lode e Buffy aveva trovato nell’osservatore quella figura maschile di riferimento da cui tratte affetto e sostegno.

Così Joyce si promise che avrebbe ringraziato Angel per aver ridato il sorriso a sua figlia. Arrivarono in cucina guidate da un profumo di spremuta e pancakes accompagnati dai gridolini di una Dawn decisamente allegra ed Angel che le raccontava qualcosa di buffo sulle sue avventure con Cordelia e la gang.

 

-Buongiorno-

-Ciao mamma-

Dawn andò ad aiutare la madre a sedersi mentre Buffy si dirigeva verso Angel che le porse un piatto invitante. Joyce invece non mangiò nulla dato che doveva stare digiuna per 24 ore.

-Buon giorno Angel-

-Salve Joyce, come si sente stamani?-

-Bè un po’ agitata-

-Ci credo, ma andrà tutto bene ne sono certo-

Lui le sorrise dolcemente e poi volse lo sguardo a Buffy che reclamava la sua attenzione per complimentarsi circa la colazione. Joyce sentì quasi una punta d’invidia verso sua figlia, nessun uomo aveva mai avuto su di lei quello sguardo che aveva Angel così colmo d’amore, di protezione, ma non si pentiva di averlo allontanato da lei perché i problemi non erano comunque spariti ed entrambi questo lo sapevano. Ma avrebbe dato la sua stessa vita per garantire a Buffy di avere accanto Angel come uomo, con lui avrebbe sempre saputo la ragazza al sicuro.

-Ti fai proprio schiavizzare da Cordy eh?-

Risero allegramente.

-Direi che vi siete burlate di me abbastanza-

-Si lo credo anch’io..Dawn perché non accompagni la mamma in macchina e carichi la sua borsa?-

-Ho capito volete stare soli-

La ragazzina roteò gli occhi, non riusciva ad odiare Angel anche se lei adorava infinitamente Riley. Già, perché tutti li si erano scordati di lui?Il vampiro aveva sempre avuto quell’effetto su sua sorella e un po’ forse anche su di lei, solo che non riusciva a non essere allegra perché quando c’era lui Buffy era un’altra persona, era felice era rilassata, e poi lui era l’unico che non l’aveva mai trattata come una bambina a differenza di tutti gli altri così intenti ad assicurarsi che non distruggesse niente o che non si rompesse un’unghia! Così dopo aver salutato Angel, Dawn e Joyce si avviarono in macchina. Buffy era sulla porta.

-Grazie di tutto-

-Ehi, basta dire grazie ok?-

-Ok..ma tu ora come fai?-

-Aspetterò il tramonto-

Buffy involontariamente sentì quasi come una flebile speranza di rivederlo.

-Ti troverò al mio ritorno?-

Gli occhi di cioccolata la cullarono intensamente dilatandosi per le emozioni provocate dall’innocenza della sua richiesta.

-Chiamami per farmi sapere come è andata-

Le aveva appena risposto, per un attimo le iridi verdi si contrassero dispiaciute e il sorriso si affievolì, era stato nuovamente gentile anche nel dirle che il loro momento di sogno insieme era finito e dovevano tornare alla dolorosa realtà. Buffy si avvicinò e si strinse a lui desiderando di non doversi dividere, ma poi lo fecero e lasciò che Angel le sfiorasse una guancia con la mano posando poi un dolce bacio sulla sua fronte.

-Ciao-

-Ciao..ti chiamo-

Le sorrise ancora, regalandole altro conforto, altra forza. Buffy uscì lasciando il suo cuore all’interno della casa sapendo che al suo ritorno non lo avrebbe trovato.

 

 

L’attesa in ospedale fu lunga ed estenuante soprattutto perché Buffy aveva dovuto sopportare lo sguardo ferito e accusatorio di Riley che anche se non era un vampiro sentiva la puzza di Angel su di lei come naftalina sui vestiti, insopportabile e pungente.

Ma la sua coscienza gli imponeva il silenzio solo per le parole ma non per le occhiate. Sapeva che non era giusto in quel momento ma faceva troppo male il pensiero di lui che la consolava mentre lui era dovuto andare a giocare ai piccolo guerriero notturno.

Quando Joyce uscì dalla sala operatoria e il responso dei medici riguardo l’operazione risultò positivo, tutti tirarono un profondo respiro di sollievo come se avessero vinto la battaglia più difficile della loro vita. Dopo abbracci, grida e pianti Buffy si dileguò giusto il tempo di una telefonata.

Era già sera e non aveva avuto bisogno di rientrare a casa, sapeva bene dove lo avrebbe trovato. Così fece quel numero che si stupì di conoscere a memoria non componendolo mai.

-Pronto Angel Investigation sono Cordelia -

-Cordy ciao-

-Buffy!-

La mora sussultò un attimo, poi senza avere il tempo di dire niente si sentì prendere il telefono dalle mani e storse il naso contrariata per quel gesto rude del suo capo. Ma appena aveva sentito ‘Buffy’ Angel aveva attivato il suo super radar e si era materializzato davanti a Cordelia strappandole letteralmente la cornetta.

-Prego non disturbarti a chiedere scusa infondo mi hai quasi rotto il polso!-

Ma le sue lamentele finirono nel nulla, era troppo concentrato sull’altra persona.

-Ehi allora?-

-E’ andata bene, ora sta riposando ma i dottori sembrano positivi-

-Bene, ti avevo detto che avreste superato anche questa-

Buffy era imbarazzata, la sua voce bassa e timorosa ma allegra ed Angel poteva sentire il suo corpo cedere sotto l’eccessiva tensione subita.

-Adesso puoi riposare-

-Grazie ancora di tutto Angel..-

-Io ci sarò sempre per te, lo sai-

Entrambi si strinsero contro il telefono nel tentativo di sentire l’altro più vicino. Dopo una lunga pausa e uno sbadiglio di Cordelia leggermente disgustata dal tono melenso dell’ombroso vampiro, i due si salutarono consapevoli che si sarebbero certamente incontrati ancora e un giorno lui sarebbe rimasto, sarebbe arrivato il per sempre che tanto attendevano.

The end