SKIN ON SKIN

AUTRICE:ELIZA

Disclaimer:Joss

Summary: diversi anni dopo Not Fade AWay e Chosen, sarà una storia breve.

Dedicated to:tutte coloro che amano.

 

 

 

'Voglio se posso odiarti e

se non posso per sempre amarti'

Ovidio

 

 

 

Il sole caldo e luminoso ferì i suoi occhi come uscì di casa, costringendola ad indossare con un leggero piacere gli occhiali da sole per proteggersi dalla violenza dei raggi di Marzo. A Los Angeles era caldo pure a Natale. Una lieve brezza mattutina accarezzò il suo volto facendo appena ondeggiare i morbidi capelli dorati stretti da un fine elastico rosa in una coda e trasse beneficio da quell’arai un po’ rinfrescata; frugò in borsa mentre si incamminava lungo il viale a piedi cercando il cellulare convinta di averlo lasciato in casa, e una volta trovato chiamò Willow per sapere se era arrivata in Inghilterra. Laggiù era tardi ma voleva assicurarsi che fosse tutto a posto.

Una volta chiuso si avviò verso il solito bar per fare colazione visto che Dawn aveva finito il latte e i cereali non lasciandole altra scelta che il bar. Attraversò la strada pensando a cosa avrebbe mangiato quella mattina, infondo le piace mangiare fuori, le dava un senso di appartenenza alla città particolare. Questo era strano considerando che ci era nata e vissuta, finché un giorno non aveva deciso di fare un falò nella palestra della scuola insieme ad alcuni simpatici ragazzi pallidi, non molto amanti del sole, la cui intenzione era fare un buffet con lei e i suoi compagni. Sorrise ripercorrendo quel periodo. E si rattristò pensando a quanto fosse successo in seguito, non poteva certo gioire della sua adolescenza o comunque tutta la sua vita che comprendesse Sunnydale.

Sospirò e aprì la porta del bar lasciando fuori i suoi pensieri. Si tolse gli occhiali e li mise in borsa, poi si avviò verso il bancone e prese posto su di uno sgabello libero. L’uomo dall’altra parte stava freneticamente servendo i vari clienti che si susseguivano e lei sorrideva divertita da quella scena un po’ folle; non aveva fretta e quando il ragazzo scambiò una rapida occhiata sorridendole, lei rise lievemente. Quando finalmente si liberò andò da lei.

-Ciao-

-Ciao-

-Allora che prendi?-

-Mmm un cappuccino e una briosce integrale-

-Arrivano-

Buffy lo guardò allontanarsi. Andava li ogni tanto e chiaramente grazie al suo fascino aveva fatto in fretta amicizia con i baristi. Fissò il bancone pieno di tazze e il vociferio di tutti quegli uomini e donne d’affari, che si apprestavano a pagare per dirigersi in ufficio, erano un piacevole sfondo di conforto per lei in quel momento, in cui aveva rischiato di lasciarsi nuovamente annegare nei ricordi passati. Perché tutto era ancora sotto la sua pelle. Indelebile e incancellabile. Come quel bagliore dissolto nei suoi occhi verdi un tempo vibranti di vita.

Tamburellò con le dita mentre attendeva che le fosse servita la colazione e intanto i suoi occhi vagavano nel bar scrutando tutte quelle persone affaccendate che raccoglievano le loro 24 ore, che discutevano vivacemente delle quotazioni in borsa mentre sfogliavano il ‘Wall Street Journal’ o il ‘L.A. Daily News’ , che cominciavano a rispondere al cellulare mentre irritati dalle prime conversazioni di lavoro mattutine cercavano le chiavi delle loro sfavillanti automobili parcheggiate li fuori. Tanti andavano anche a piedi poiché era un bar che rimaneva vicino ai grandi palazzi e quindi era accessibile anche senza l’ausilio di un mezzo come l’auto. Col tempo aveva imparato a conoscere la routine di tutta quella gente, di Los Angeles. Infondo era come era sempre stato ma non era più abituata alla caotica vita della metropoli e sorrise pensando che, nonostante fino ai suoi 14 anni si riteneva una ragazzina già inserita nell’high society losangeliana, lei adesso si sentiva decisamente più provinciale. Una volta servita la colazione se la gustò con calma, mentre strane sensazioni continuavano a scivolarle sulla pelle in maniera quasi fastidiosa; una volta terminata pagò e prima di uscire indossò gli occhiali da sole.

Cap 2

 

Una volta uscita si scontrò accidentalmente con un passante, acido sulla pelle scottante. Sobbalzò nel tentativo di non farsi cadere gli occhiali e prontamente soccorse il povero malcapitato.

-Scusa-

-No scusa tu-

Angel alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. Entrambi in un silenzio graffiante che squarciò l’aria del mattino con un vento gelido. Lei si paralizzò. Il cuore in gola batteva forte, lo stomaco si chiuse e le gambe tremanti; come una ragazzina di 16 anni dietro a un vicolo di tanti anni fa, E ancora quei brividi lungo la schiena, ancora quel tiepido rossore sulle sue guance, ancora innocenza nei loro incontri. Eppure tutti e due erano grandi abbastanza per questo genere di emozioni adolescenziali.

-Angel-

-B…Buffy-

Lei continuava ad annegare in quei magnifici occhi profondi che tanto aveva amato, provando a lasciarsi ancora travolgere dalla devastazione del suo amore, ma vi lesse solo confusione. Angel la guardò completamente perso in quel mare eterno e dimenticò tutto, esisteva solo lei e la sua bellezza soffocante. Lei si mosse appena incapace di articolare ogni sorta di frase che avesse un senso e quando finalmente trovò la forza fu interrotta bruscamente da una voce per nulla conosciuta.

-Angel che ti prende?-

Lui si voltò verso la donna la suo fianco. Nina.

-Ah, niente-

Buffy continuava a fissarlo e a fissare lei quando, facendo per rimettersi gli occhiali da sole, fu colpita da una dolorosa realtà.

-E’ giorno!-

I due la guardarono e lei lesse un flebile terrore negli occhi del vampiro. Vampiro?Che ci faceva Angel alla luce del sole?In pieno giorno?Perché non bruciava? L’ansia le serrò la gola incapace di parlare.

-Buffy io…-

-Ma che succede?-

-Angel non capisco, chi è questa ragazza-

-Angel tu dovresti prendere fuoco!Perché non succede?-

-Cosa?Tu sai che lui era un vampiro?-

-Nina lascia parlare me..-

Non riuscì a fermarla in tempo. Cosa che invece accadde per il debole cuore di Buffy che perse un battito. Era?Cosa voleva dire?Cosa non sapeva?In tre anni da che non si sentivano da quando lei era andata a Roma, poteva essere cambiato così tanto lui?Poteva non averle detto una cosa di tale importanza? Sentì lacrime violente aggredirle gli occhi e lo stomaco bruciarle per l’ansia cocente insopportabile. Non poteva respirare, non poteva muoversi ma voleva scappare via, via da lui, da quel sole doloroso, voleva rifugiarsi nel buio più oscuro e rintanarsi li per sempre. Adesso lei era la creatura della notte scottata dalla luce accecante di lui. Chiedeva solo di sfuggirgli, di sfuggire a lui che ancora una volta era riuscito a trafiggerla, a scavarle così in profondità graffiandole l’anima, il cuore senza pietà. Finalmente i suoi piedi ubbidirono al suo cervello e si mosse.

-Io…devo andare-

Girandosi scappò via e lui inutilmente la chiamò. Nina lo fissò sconvolta e perplessa.

Lei arrivò a casa chiudendosi la porta alle spalle. Non aveva idea di cosa fosse successo negli ultimi cinque minuti perché la sua testa era così in confusione che si svuotò di ogni pensiero per esplodere annullandosi per una breve frazione di secondo. Chiuse gli occhi respirando a fondo nella speranza di trovarsi nel suo letto preda solo di un brutto sogno. Ma tutto stava pericolosamente riaffiorando: Angel così bello, così devastante, così dannatamente sexy avvolto dalla luce del giorno. Angel umano. Perché era ciò che era adesso dunque?E una rabbia irrazionale prese la sua gola con violenza, esplodendole nel petto; ma era cresciuta per piangere, per nascondersi dietro le lacrime che lui avrebbe asciugato, era cresciuta per sperare che lui avrebbe bussato alla sua porta e curato il suo male con un bacio.

E quella donna, quell’insignificante persona che si stava godendo tutto ciò che sarebbe dovuto essere suo. Infame sorte, lei meritava quel premio, lei meritava Angel. Lei e nessun altro. Perché loro si amavano, perché avevano lottato e sofferto troppo per non ricevere alla fine una giusta ricompensa, perché il loro amore era così forte che inevitabilmente avrebbero sconfitto tutti, avrebbero vinto. Perché non poteva non esserci un po’ di felicità nella sua vita. Era stata condannata a rischiare la sua vita ogni singolo giorno, a salvare il mondo, a sacrificarsi per gli altri; avevano scelto per lei na vita che non aveva nulla di allegro e le avevano strappato via anche il cuore, anche quel briciolo di calore e affetto che potesse reggerla in piedi ponendola di fronte ad una nuova sfida, ad una nuova difficoltà che avrebbe dovuto superare da sola. E lei in cambio chiedeva solo un po’ d’amore. Perché per quanto tutto questo l’avesse fortificata, l’avesse fatta crescere e maturare quando si trattava di Angel tornava esattamente la ragazzina che era un tempo, tornava quella folle e accecante gelosia, tornavano le fitte al cuore e i silenzi imbarazzanti. Tornava l’amore, il suo amore.

Cap 3

 

C’era il sole caldo che ustionava la sua pelle, c’era una tiepida brezza che placava i sensi, c’erano due occhi azzurri a scrutarlo disorientati, ma in realtà per lui non c’era nessun se non quel bagliore, se non quel fascio angelico che gli era piovuto letteralmente addosso, colpendolo in pieno petto e trafiggendolo, rendendolo incredulo, risvegliando emozioni sepolte con una cura ossessiva in fondo a quell’antico spirito. E ancora la scia del suo profumo ad invadere polmoni che ora potevano respirare l’aria, potevano respirare lei; e ancora quegli a scandagliarli l’anima, scuoiandolo vivo, perché adesso era questo. Vivo. E glielo aveva tenuto nascosto, per qualche inspiegabile motivo che comunque alla fine si ricongiungeva al pressante bisogno di proteggerla dalla realtà, di nasconderla sotto quell’eterea campana di vetro che le aveva personalmente costruito; stupidamente aveva ancora gito per il suo bene peggiorando ulteriormente le cose e l’aveva ferita. Era affogato sentendo una reale sensazione di panico, di soffocamento, in quegli occhi verdi troppo verdi per lui, troppo infuocati da un irrazionale turbine di sconvolgenti rivelazioni che l’avevano colpita quasi come un fulmine a ciel sereno, togliendole il fiato. E ancora aveva visto la sua anima, li davanti a lui avvolta in un manto di capelli color grano, quel grano che da troppo tempo non vedeva splendere abbagliato dalla sua stessa luce. E poi così, trafiggendogli il petto fino a fargli provare di nuovo l’inebriante fitta di un cuore che perde un battito, era scappata dissolvendosi nell’aria, lontana da lui che ancora poteva farle così male.

Angel respirò tornando alla realtà solo quando il braccio di Nina sfiorò il suo.

-Angel stai bene?-

-Si…io…io sto bene-

-Ma chi era quella ragazza?-

La sua voce tradiva le due emozioni, perché ad una donna innamorata non sfugge quel bagliore negli occhi del proprio uomo, perché una donna innamorata conosce lo sguardo di chi si è perso consumato da un letale veleno che logora lo spirito e sbriciola il cuore. Amore. E Nina lo amava, lo amava a tal punto che il cuore si incrinò vedendo come lo sguardo assente di Angel fosse rimasto addosso a quella ragazza fuggita improvvisamente, piombata nelle loro vite, esplodendo come una bomba e temeva, perché lui adesso aveva qualcosa di strano in quegli occhi profondi, perché sentiva il suo cuore battere come non mai e un sospetto luccichio infiammargli lo sguardo. Lui si riscosse e voltò lo sguardo verso la donna, uno sguardo troppo ferito da un’assurda luce per trasmetterle l’amore di qualche attimo prima.

-Spike ci sta aspettando andiamo-

Lei tentò inutilmente di stringere la mano del marito nella speranza di sentire ancora quel calore che solo lui poteva darle, ma improvvisamente la pelle di Angel era fredda.

Cap 4

 

 

 

 

Erano le cinque del pomeriggio e Buffy stava portando gli abiti stirati di Dawn nella sua stanza, era rientrata presto dal lavoro anche perché aveva cominciato da poco. Sua sorella sarebbe tornata a momenti con qualche esaltante novità sui ragazzi del college. Dawn e Buffy si erano trasferite a Los Angeles perché Dawn si era voluta iscrivere alla California University pur essendo stata presa in molti altri college decisamente più prestigiosi, però ci andavano tutte le sue amiche di Sunnydale nonché il suo nuovo ragazzo! E poi al freddo inverno di Boston o New Heaven preferiva decisamente la California. Willow si era sentita morire alla decisione della ragazza, ma d’altronde poteva comprenderla considerando che anche lei aveva scelto Buffy e Xander ad Oxford, Harvard o Yale. Infondo un college o un altro non faceva molta differenza se non per una questione d’immagine nell’esporre la propria laurea. Così si erano trasferite a Los Angeles. Per Dawn era impensabile studiare in Italia, amava troppo il suo paese. Mise gli abiti della sorella sul letto e si affrettò a correre al piano di sotto per rispondere ad un telefono insistente.

-Pronto?-

-Buffy-

-Xan-

-Senti a cena stasera andiamo a mangiare fuori-

-Oh…ok per me va bene, ma come mai?-

-No è che ho incontrato dei vecchi amici e così siamo rimasti d’accordo di andarci a mangiare una pizza per fare quattro chiacchiere-

-Oh, non pensavo avessi amici a Los Angeles-

Xander non avrebbe mai chiesto ad Angel o Spike di andare a mangiare una pizza insieme, era un’eresia, loro erano l’anticristo per Xander! Era fuori discussione!

-Sunnydale è esplosa e la gente si sposta-

-Ah giusto..-

Si sentì sollevata, non aveva proprio voglia di affrontare la questione ‘Angel’.

-Comunque chi sono?-

-Indovina-

-Xan-

-Faith e Robin-

-Davvero?-

Era diversi mesi che non si sentivano.

-Si esatto quindi di ad Andrew di muoversi a farsi la doccia visto che occupa il bagno più di te-

-Ehi che vorresti dire?-

-Alle otto Buffy mi raccomando che poi devo alzarmi presto domattina non voglio fare tanto tardi-

-Si Sig. Giles-

-Ah ah…a dopo, ciao-

-Ciao-

Buffy chiuse ridendo, era felice all’idea di rivedere la coppia. L’ultima volta che si erano visti era stato al loro matrimonio, invece lei non era potuta andare al battesimo del loro bambino e neanche Willow perché un demone aveva costretto le due a posticipare la partenza. Comunque gli avrebbe rivisti, insomma Faith le aveva detto che aveva intenzione forse di andarla a trovare visto che erano tornati a Boston, però fra una cosa e l’altra non c’era mai stato il tempo. Quella notizia aveva sciolto per un attimo il nodo doloroso formatosi nel suo cuore. Così allegramente diede la buona notizia a Dawn e contattò Andrew.

Quella sera arrivarono in pizzeria con un ritardo di dieci minuti. Quando scesero Faith scoppiò a ridere vedendoli litigare come al solito.

-Non è stata colpa mia, Xander aveva nascosto il rasoio elettrico!-

-Cosa?Ma se nemmeno me la sono fatta la barba stamattina!-

-E allora è stata Dawn!-

-Ehi!Come osi io mi faccio la ceretta!-

-Basta finitela adesso, è colpa di Andrew lo sappiamo-

-Buffy-

-E’ vero quindi smettila di sbraitare-

-And datti pace, sappiamo che hai un problema ormonale e per questo la barba ti cresce alla velocità della luce-

-Ma-

-No-

-E..-

-No-

-Io..-

-Hai torto, quindi smetti-

Andrew mise il broncio e gli altri tre vedendo i due amici gli andarono incontro.

-Ragazzi-

Si abbracciarono.

-Che bello rivedervi-

-Oh si vi confesso che mi siete mancati-

-Davvero?-

-Scherzavo-

Scoppiarono a ridere.

-Ehi And-

Faith gli tirò una pacca sulla schiena rischiando di farlo cadere.

-AHI!-

-Ah sei una femminuccia-

-E tu un uomo-

-No zucchero, sono la cacciatrice-

-Di un po’ Robin ma ha letto non rischi la vita?-

-La rischierai tu molto presto-

Robin si mise fra sua moglie e l’amico.

-Basta smettetela-

-Che uomo diplomatico questo preside-

Continuando a punzecchiarsi entrarono in pizzeria. A tavola parlarono dei vecchi tempi e si divertirono un sacco specialmente Faith che come al solito scherniva Andrew a più non posso creando una contagiosa ilarità fra i presenti a spese del povero ragazzo. Dopo proposero di andare a bere qualcosa in un locale ma Xander tentò di opporsi, inutilmente. Arrivarono al Caritas, Faith lo conosceva bene e aveva detto loro che ci lavorava un suo vecchio amico un tempo, ma lo aveva lasciato ingestione ad un altro demone.

-E’ una specie di Willy, ma più divertente-

-Wow, una catena che si allarga-

-Come la tua pancia-

-Cosa stai insinuando-

-Niente-

-Ragazzi finitela, ma quanti anni avete?12?-

-Buffy non credo tu possa tanto parlare di maturità-

-Non ti conviene sfidare le autorità Xan-

-Le autorità?-

-Sono l’imperatrice di questo mondo-

Si accomodarono in quella specie di piano bar.

-Se fai il bravo ti cedo l’Arabia…e il Bangladesh-

-No quello lo vuole Willow!-

-Allora ti darò il Cachemire-

-Ho già un maglione-

Tutti scoppiarono a ridere di fronte alla medesima lacuna imbarazzante di Xander, stavolta in geografia.

-A me lascerai l’America?-

-Non allargarti Dawn-

-Ma sono tua sorella!-

-Il potere prima di tutto-

-Andrew prendere la Norvegia-

-Cosa?No, in Norvegia fa freddo-

-E allora?-

-Poi ci sono i norvegesi-

-Pensavo fosse abitata dai Francesi-

-Non amo i Norvegesi, il freddo mi screpola le mani, dovrei mettermi i maglioni pesanti di lana, e la lana pizzica, non posso mettermi canottiere di lana perchè mi irritano la pelle ma quelle di cotone non tengo abbastanza freddo, inoltre lo sai come è alta la percentuale di morte per persone che cadono dai dirupi dei fiordi? Potrei cadere anch’io, la mia casa sarebbe in un fiordo…case di legno che assorbono grande umidità, ci verrebbe la muffa, sia quanto costano le riparazioni?E che lavoro potrei fare?-

-OK!Me la terrà io!-

Andrew sospirò accasciandosi sul divano. Tutti risero e poi ordinarono da bere. Ma Buffy sentì che qualcosa non andava.

Cap 5

 

L’orologio nell’atrio risuonò quando l’antica lancetta di ottone batté le dieci di sera. Era devastante come i secondi scanditi dal tempo fossero più silenziosi del suo cuore umano che follemente correva nel suo petto. Invano il liquido ambrato nel suo bicchiere aveva placato quella tempesta del suo animo, invano le attenzioni di Nina avevano distolto la sua mente da quella schiena, da quei capelli biondi impressi a fuoco nella sua anima, da quegli occhi verdi feriti nascosti dietro un paio di lenti scure; osservò sconsolato il bicchiere di cristallo e sporgendosi in avanti restando seduto sulla poltrona di pelle del suo studio, lo fece lentamente scivolare sul tavolino davanti a sé. Voleva scappare da quel luogo così grande eppure troppo piccolo per contenere tutti i suoi pensieri, e stava letteralmente impazzendo. Poteva ancora l’odore di lei farlo uscire di testa in quel modo?Poteva ancora lei bruciargli dentro tanto da fargli così male?Certo che poteva, lo aveva sempre fatto. Sospirò rendendosi conto, dopo tanto tempo, quale piacere indescrivibile potesse trarvi da un vero sospiro. Si aprì la porta, o meglio qualcuno entrò senza nemmeno chiedere permesso.

Gunn stava davanti a lui fissandolo perplesso. Che cavolo aveva quell’uomo?Dal più che confuso racconto di Nina aveva capito che si trattava di una donna, e questo aveva reso la moglie di Angel chiaramente gelosa e ferita. Il marito si era chiuso di nuovo nel suo mondo lontano anni luce da lei e solo con un grande sforzo si era imposta di non piangere. Lei aveva sempre creduto che l’unico ostacolo fra loro fosse il ricordo di Cordelia, insomma sapeva che lui era stato innamorato di lei. Ma adesso tutto era completamente cambiato e non sapeva spiegarselo.

Quando Angel alzò gli occhi in direzione di Gunn i due amici si guardarono in silenzio, come se si fossero già detti tutto.

-Usciamo-

-Non ho voglia-

-Non è una domanda-

-Gunn-

-Scegli, o parli o esci-

Angel fissò di nuovo il bicchiere. No, di parlare proprio non ne aveva voglia. Come potevano capire quale dolore affliggesse il suo spirito?Come poteva Gunn capire per quale motivo aveva nascosto all’amore della sua vita che era tornato umano?Come poteva effettivamente dare una spiegazione logica al fatto che si fosse legato in matrimonio con un’altra che non era lei?Quella che aveva sempre voluto?Come avrebbe potuto Buffy perdonarlo? Strinse il pugno fino a farsi diventare le nocche bianche e gemette per il dolore: dolore di uomo. Alla fine decise di uscire, sempre meglio che rimanere chiusi li senza poter rimuginare indisturbati. Gunn sorrise soddisfatto e uscendo dallo studio sorrise vittorioso a Fred e Wesley(n.d.a ho deciso di lasciare in vita Wesley e Fred è tornata normale!).

Prima o poi avrebbero capito. Anche se Wesley dalla descrizione di Nina aveva subito intuito di chi parlasse sebbene non avesse detto niente. Se era Buffy e lo aveva visto di giorno poteva solo immaginare le conseguenze di un loro scontro: l’Apocalisse. D’altronde quando a suo tempo lui ed Angel ne avevano parlato, non era stato d’accordo sulla decisione dell’ex-vampiro di non rivelare niente a Buffy e di sposare Nina. Ma Angel lo aveva fatto ancora una volta ponendo il bene degli altri davanti a se stesso e l’amico lo aveva sostenuto. Nina era molto malata e la sua vita non sarebbe durata a lungo, era innamorata di Angel e gli aveva confessato che il suo grande sogno era sposarsi e avere una famiglia. Le era stata diagnosticata una malformazione congenita cardiaca, incurabile, non operabile. Lui era stato con Nina qualche volta, più che altro in senso fisico ma lei voleva da lui più di questo ed Angel l’aveva accontentata. Ma Buffy non avrebbe mai capito, o almeno non lo avrebbe mai accettato. E lui adesso l’aveva ferita, ancora una volta, spezzando quel suo fragile cuore troppo spesso dilaniato e tutto quello che voleva era prenderla fra le braccia e baciarla, consolarla e dirle che sarebbero stati insieme per sempre. Perché lei era sua, da sempre. E adesso con quale diritto le avrebbe chiesto scusa?Con quale coraggio avrebbe cercato quel perdono insperato infondo alle iridi verdi?Come avrebbe potuto chiederle di comprendere le sue ragioni?Lei era a Los Angeles e presto o tardi si sarebbero incontrati, avrebbe incontrato Dawn o Xander o magari Willow. Non poteva evitarla per sempre.

Uscì dall’ufficio seguendo Gunn mentre strascicava dietro di se ogni suo pensiero tentando di far vedere a Nina il meno possibile il suo dolore, perché non era quello di cui lei aveva bisogno. Chiuse la porta dell’albergo dietro di sé.

Cap 6

 

Ci aveva pensato tutto il giorno e in effetti non era riuscita ancora a metabolizzare quanto fosse successo quella mattina, come se la sua mente ancora una volta si fosse rifugiata nella sicura torre d’avorio per escludere ogni sorta di dolore, come se il rifiuto di una realtà troppo dolorosa l’avesse condotta ad asportare l’avvenimento gettandolo da qualche parte nei meandri della sua anima. Però un fastidio le pungeva il cuore adesso, e stava cominciando a riaffiorare quell’ansia cocente, quella sensazione di acido sulla pelle fino a corroderla totalmente. Sentì il bisogno urgente di fuggire da quel luogo, ma le era impossibile così si limito ad andare in bagno; Faith la seguì sospettosa. Erano sorelle nel destino, e quando una cacciatrice è scossa da qualcosa l’altra avverte il pericolo di riflesso.

Buffy entrò nel bagno delle donne quasi barcollando, come se avesse bisogno di sostenersi e si appoggiò al lavandino respirando. Faith entrò subito dopo e rimase visibilmente sconcertata dal pallore del suo volto, fino a poco prima stava benissimo.

-Ehi B ti senti bene?-

-Cosa?Em…si-

-Non direi guarda che faccia-

-Faith sto…-

Non riuscì a finire la frase che un nodo le serrò la gola impedendole di parlare, costringendola a soffocare un singhiozzo prima che tutta la cena le risalisse a gola. Chiuse gli occhi e respirò a lungo, ma il luccichio delle iridi infiammate tradiva palesemente il suo stato.

-Vuoi dirmi che ti succede?Stai male?-

La voce preoccupata di Faith rimbombava nella sua testa, accompagnata da quei ricordi irreali di quella stessa mattina: a Buffy sembrava tutto così assurdo, non capiva quel senso improvviso di vertigine, non aveva realizzato quello che era successo e come una persona sotto shock dopo un incidente si era ritrovata in una sorta di inconsapevolezza volontaria.

-Io non capisco, stamani…-

L’amica le si fece vicino.

-Stamattina quando sono uscita dal bar io…mi sono scontrata con Angel-

Le labbra di Buffy erano serrate nel tentativo di non scoppiare in mille singhiozzi mentre gli occhi incurvati trattenevano in vano lacrime. Faith aveva il respiro corto, come se Buffy la stesse coinvolgendo in quella sorta di limbo in cui si era nascosta per scappare da qualcosa di troppo doloroso. Era chiaro adesso che questo suo stato dipendeva da Angel, ma che diavolo mai aveva potuto farle semplicemente scontrandosi quella mattina?Quella mattina?Scontrarsi dove?Nelle fogne?All’uscita di un bar, Angel in pieno giorno?Gli occhi di Faith si dilatarono così tanto che le fecero male e fu costretta a sbattere le ciglia più volte per mettere a fuoco la realtà. Il cuore le batteva in testa e una confusione mentale l’assaliva, era ansiosa e nel panico. Buffy si era costruita questa specie di amnesia nel tentativo di arginare il dolore e adesso stava esplodendo. Per un attimo la sua collera si rivolse verso Willow. Era stata lei, prima con la telepatia, poi con altri esercizi ad aiutare Buffy a controllare meglio i propri pensieri e le proprie emozioni con le più elementari basi per la concentrazione. Buffy ne aveva fatta però una sorta di rifugio nel quale accantonare le cose più scottanti invece di viverle come sempre. Una notizia del genere doveva averla quasi uccisa. Angel umano. Poteva immaginare il suo animo in quale sofferenza si stesse contorcendo. Ma Buffy dove affrontare la realtà.

-Buffy, Angel è umano-

-No…no…no lui non può…non può avermelo tenuto nascosto….Faith lui…lui era…era con un’altra e-

-Ok, aspetta ti prego ragioniamo-

Buffy sembrava incapace di ogni azione, perfino di piangere: Faith la guardò attentamente cercando di far salire in superficie la Buffy donna invece che la sedicenne, sebbene fosse ormai da troppo tempo che non la vedeva piangere e abbandonarsi alla spensieratezza di un tempo.

-Angel…bè è Angel…e tu DEVi andare da lui e parlarci-

-No!-

Faith rimase interdetta, quegli iniettati di rabbia erano gli stessi di quando l’aveva conosciuta. Quelli di una cacciatrice.

-Lui doveva venire da me non viceversa, lui doveva parlarmi, non viceversa. Lui ha sbagliato, come sempre ha scelto per me, per noi….anzi che dico, forse per lui non c’è più un noi da troppo tempo!-

La crisi di pianto sembrava scongiurata ma ora doveva trattenerla dal distruggere tutto.

-Ora respira e torniamo di la, se lui è uno stronzo fatti suoi, non puoi farti gettare nello sconforto più totale, giusto?-

Si che poteva e lo sapevano entrambe.

-Giusto, se a lui non importa figurarsi a me-

Buffy ingoiò la fiele del suo male, cercò di cancellare quella tremenda sensazione di nausea e nel tentativo di non soffocarsi fece lo sforzo di respirare a fondo e riprendersi. Ma il suo cuore era troppo lacerato per non sanguinare ancora. Non puoi rimanere indifferente davanti ad una cosa del genere, non puoi pretendere di far tacere le grida dell’animo nel vano tentativo di non morire strozzata. E ancora una volta dovette rialzarsi per andare avanti, per non sprofondare nell’abisso di tenebra sul quale rimaneva in bilico; si ricompose cercando di darsi un tono il più normale possibile.

Cap 7

 

 

 

 

 

Entrarono nel locale così familiare e subito individuarono il solito tavolo coi divanetti, non troppo vicino al palco. Angel respirò a fondo mentre una strana sensazione lo investì in pieno, e un malessere sospetto lo fece subito scattare in posizione di difesa. I suoi occhi di cioccolato vagarono in preda a un senso di vertigine per il locale, nel vano tentativo di dare un nome a quell’improvvisa confusione, ma Nina lo riscosse e si fecero strada fino al tavolo. La sua mente era lontana e nonostante si sforzasse, continuava a rincorrere una sensazione vagheggiante che non voleva farsi afferrare. Accompagnati dalle note di ‘Skin on skin’ finalmente si sedettero e attesero di ordinare.

-Wow non sapevo che ci fosse Sarah Connor stasera-

-Io la adoro!-

-Si anche io-

 

//Just a little bit more love

Just a little bit more passion

This is how it should begin

Skin on skin//

 

Voleva staccare dalla sua pelle quella devastante allergia che lo consumava, non voleva respirare un’aria contaminata da un’essenza anonima, non voleva sentire il suo cuore scalciare in petto impazzendo senza una reale ragione. Era frustrante, stare li, seduto, e con quel fastidioso bruciore allo stomaco apparentemente immotivato. Cercò di concentrarsi solo sulla canzone.

Buffy sospirò e per non essere sottoposta a sconvenienti interrogatori sprofondò nella musica leggera tentando di sfuggire agli sguardi indagatori di Xander. Non aveva voglia di entrare in quel tribunale assurdo, di fronte ad una giuria discutibile in un processo senza senso. Così cercò di focalizzare tutta la sua attenzione verso la cantante.

 

 

//If you leave me now

Telling me you failed somehow

Better think it all over

Just as long as love’s around

Here’s a true romance

Be aware and take your chance

Tomorrow I’m gonna leave you

But I am here for you tonight//

 

Forse non era stata l’idea migliore della sua vita quella di prestare attenzione a parole troppo vive e scottanti, tanto più considerando che lui non faceva altro che lasciarla. Perché era inevitabile pensare a lui, perché come l’aria che respirava così lui le era indispensabile. E volle gridare a quel mondo assurdo che non era giusto, che non potevano squarciarle il petto e lasciarla agonizzante in un bagno di sangue e dolore; non poteva calpestarla in quel modo, mollandola cOn stupide ragioni miseramente vanificate da un solo sguardo, da una sola semplice consapevolezza. Un’altra adesso stava godendo del dono più bello che lei avesse mai potuto desiderare, un’altra non stava vivendo nel modo dovuto quel prezioso e magnifico uomo, un’altra che non era lei. La sua dignità di donna, di amante, di persona era stata miseramente lacerata, lesa da quella che forse a quel punto poteva essere solo assenza d’amore. Era sempre stata li, era sempre stata pronta per lui, era nata per lui. Buffy sentì gli occhi bruciarle on violenza e in fretta deglutì le lacrime.

Non credeva di poter tornare così facilmente la ragazzina ferita di tanti anni prima, non poteva credere che dopo tutto quella ferita esangue fosse ancora li a pulsare, infetta e dolorante. Perché forse per tutti era una cosa normale, all’ordine del giorno, ma non c’è niente di normale nel vedere il proprio uomo, la propria vita che ti pianta vigliaccamente, umiliandoti e distruggendoti. Non potrai mai ricucire un simile squarcio.

Ed era troppo doloroso, era troppo per lei. Era troppo per il suo cuore, troppo sapere che lui non l’amava più. Una realtà semplicemente inaccettabile, inverosimile, surreale.

 

//Every single day I want you to know

My love is true

So baby let me show you what to do//

 

Lui era troppo lontano, irraggiungibile, eppure le sarebbe bastato allungare un braccio per toccarlo, per vedere che lui era li con lei e non con quel fantasma evanescente scomparso nella luce del sole. Eppure i suoi occhi, il suo cuore, la sua mente erano altrove in un luogo che lei mai era riuscita a penetrare e da cui si era semplicemente limitata a tenere le distanze per paura di perderlo. Ma adesso era troppo vederlo così assente, così distante da lei. Perché Angel non era mai stato con lei, non come lei con lui. Allontanò lo sguardo da quella figura statuaria quasi paralizzata e volse la sua attenzione altrove.

Lui aveva sentito i suoi occhi su di se, aveva sentito la disperazione e l’angoscia che l’attanagliavano e avrebbe voluto placarla, ma non poteva. Non poteva oggettivamente stringere come prima quella donna, non dopo che quegli occhi così verdi avevano scosso la sua anima, non dopo che si era ricordato cosa volesse dire sentire un cuore che scalcia nel petto, non dopo che lei gli aveva fatto battere il cuore anche quando era morto. Non si dimentica questo, non si dimentica l’amore impresso a fuoco come un marchio indelebile. Spostò lo sguardo dal palco dato che le luci soffuse gli avevano annebbiato la vista e si guardò attorno. E il cuore perse un battito. E capì, capì quell’onda che lo aveva travolto quando era entrato. Una chioma riluceva nell’oscurità del locale, un lieve profumo invadeva l’aria attorno corrodendogli la pelle e i polmoni, e due occhi infinitamente tristi e lontani annegarono finalmente nei suoi. Entrambi gelati da quel contatto troppo violento che gli scosse.

Buffy sentì il respiro mancarle mentre una lacrima scappò al suo controllo e gli occhi spalancati rimanevano a fissare quegli di nocciola dall’altra parte della sala. Erano distanti eppure troppo vicini, così vicini da farsi male a vicenda. Il cuore batteva forte e temette che tutti potessero sentirlo e percepire i suoi muscoli tesi fin quasi a spezzarsi, che potessero leggere la confusione della sua anima e il fiato corto e affannato. Angel si alzò e questo semplice gesto bastò quasi a far esplodere in mille pezzi i loro cuori e le loro anime; Buffy stava impazzendo e non si curò nemmeno di nascondere la sua espressione ai suoi amici che rimasero di sasso. Respirando a fondo si liberò di quella paralisi e si alzò andando incontro ad Angel che intanto era seguito con lo sguardo e la voce dalla moglie. Ma in quel momento non c’erano che loro due e pochi metri a dividerli, in quel momento non c’era che la confusione delle loro anime folli che scalpitavano nei petti e i loro occhi incollati.

Quando furono abbastanza vicino da sentire il respiro dell’altro sulla pelle come acido, si fermarono per paura di cadere, di ferirsi, di spezzarsi. Per paura di quel contatto a cui entrambi anelavano.

 

//Just a little bit more love

Just a little bit more passion

This is how it should begin

Skin on skin//

 

//Just a little getting close

Just a little more affection

’cause I don’t think it’s a sin

Skin on skin//

 

Xander e Dawn furono tentati di spezzare quell’incantesimo ormai troppo conosciuto, ma un po’ Faith e un po’ la loro esperienza gli tennero incollati ai divanetti e le labbra serrate. Perché era impossibile pensare di poter infrangere in qualche modo quel sottile filo che gli legava, quella passione nei loro occhi infiammati da lunghi pianti di morte e dolore. Angel la guardava così intensamente da non riuscire più a capire dove cominciasse lui e dove finisse lei, non trovava confine o limite ai loro sguardi, non trovava fine alla loro unione.

E Buffy senti la gambe come gelatina sul punto di crollare e con loro tutto il peso del suo corpo così teso da spezzarsi al più flebile alito di vento; e tutto dipendeva da quell’uomo, da quella creatura che aveva in pugno il suo cuore debole e nudo, spettava a lui decidere se scaldarlo contro il proprio o stritolarlo senza alcuna pietà. Ma in quegli sguardi imbarazzati e confusi un impercettibile sorriso velato di tristezza increspò le labbra dell’ex vampiro nel tentativo forse di sdrammatizzare la situazione. E Buffy voleva quasi scoppiare in lacrime, perché lui era così dannatamente dolce e gentile, perché alla fine ogni suo pensiero era rivolto a lei, proprio come quel sorriso per darle un lieve conforto e sollevarla dalla paralisi che la teneva incollata al pavimento incapace anche solo di respirare.

Cap 8

 

 

-Ciao-

-Ciao-

Le loro voci soffocate dalla canzone arrivarono agli orecchi dell’altro come una sorta di esplosione, scuotendo i sensi e sciogliendo le ossa. Ancora quelle farfalle nello stomaco, ancora la paura di arrossire, ancora l’incapacità di formulare una frase di senso compiuto. Ancora una ragazzina di sedici anni innamorata di lui e della vita, ancora un vampiro di 241 anni geloso di un liceale. Ancora loro due.

 

//Don’t you know that this game is to play

Just as long as it’s time

Can’t you see that my heart’s gotta know

When you’re gonna be mine//

 

-Io…em, ti vorrei parlare-

Lei non chiese di ripeterlo, anche se la sua voce non era giunta chiara, le sue labbra avevano parlato per lui, sebbene lei sapesse già che lui voleva parlarle. Voleva dire qualcosa, togliersi da quella sensazione di impotenza, voleva reagire e improvvisamente sbattergli in faccia quell’odio che si era magicamente dissolto alla vista dei suoi occhi di cioccolato. Si limitò a seguirlo inghiottiti dalle tenui luci del locale per sparire poi all’esterno. Nina era immobile sul divanetto, incapace di muoversi mentre inutilmente Wesley cercava di spiegarle chi fosse Buffy e perché Angel era andato da lei, ma lei era rimasta incollata ad Angel e Buffy fin quando non gli aveva visti sparire. Uscirono fuori ed entrambi rabbrividirono dal contatto con l’aria fresca della sera, avendo appena abbandonato il torpore del locale, e quel freddo mise tra di loro una distanza eterna e spaventosa. Buffy era rannicchiata contro se stessa, strofinandosi leggermente i bracci, Angel con le mani in tasca fissava l’oscurità alle spella di lei e desiderò poter essere di nuovo quel vampiro che si poteva permettere le sue uscite di scena clamorose, penetrando nelle tenebre senza bisogno di spiegazioni. Ma c’era la luce davanti a lui e quella luce che un tempo lo aveva guidato e scaldato, adesso si era affievolita e tutto era a causa sua. Lui l’aveva lasciata e non era mai veramente tornato da lei, soprattutto quando ne aveva più bisogno, quindi ora doveva riaccendere quella fiamma di vita.

-Come…come stai?-

-Bene-

Mentì lei, mentì la sua voce, mentirono i suoi occhi. Entrambi lo sapevano, ma era inevitabile cercare uno scudo, una protezione dietro un muro che dolorosamente si era innalzata attorno per proteggersi da quelle situazioni che la ponevano sempre allo scoperto e i colpi inferti ogni volta erano più profondi e difficili da curare. Lui si portò una mano sulla testa fissando irrequieto per terra, evitando gli occhi indagatori di lei.

-Io….ecco non so da dove cominciare…-

-Scusami potrebbe essere un buon inizio-

Sollevò la testa incontrando quella piccola figura che lo guardava un po’ smarrita. Abbandonò le braccia lungo il suo corpo e sospirò, provando dentro di sé un piacere indefinibile per quel semplice atto che non assaporava da secoli. Lei aveva ragione.

-Scusami, davvero…mi dispiace è che…insomma ci sono delle cose..-

-Sono stanca di recitare sempre la stessa parte Angel-

La sua voce non era arrabbiata, non era alterata, non trasmetteva ira o aggressività, ma stanchezza, spossatezza e dolore. Perché ormai era un copione consumato e vecchio il loro. Erano state spese tutte le parole possibili, tutte le scuse e le offese, tutto l’amore. Tutto era già scorso e ora si trovavano nella stessa identica situazione, forse cambiava il fenomeno scatenate ma non la sostanza.

-Almeno lascia che ti spieghi-

-Cosa?Che non sei stato abbastanza uomo, e perdonami il gioco di parole, per dirmi una cosa del genere?Perché sai per quanto ci provi non riesco a trovare una ragione, un motivo che ti abbia spinto a tacermi una cosa simile-

Il tono basso e appena sussurrato era forse più doloroso delle sue solite urla.

-Io non voglio giustificarmi, ma voglio che tu capisca che non dipende da una mia mancanza , nel senso che non è perché io non ti ritenga importante, anzi-

-Anzi stai con un'altra-

-Lei è..-

-Non mi interessa-

-Aspetta..-

-Ti ho aspettato per quattro anni della mia vita, ho aspettato in silenzio, nascondendo questa attesa, nascondendo l’angoscia e la mortificazione nel non vederti mai comparire a quella porta quando sentivo che volevo solo correre da te e tu non c’eri mai, non c’eri mai Angel-

-Lo so-

-Non credo, perché se fosse così allora non avresti accresciuto questo mio dolore omettendo un fatto del genere. Perché d’altronde ho fantasticato su te che tornavi umano almeno un migliaio di volte, sarebbe stata solo un’altra delusione….-

Guardò quella donna che tanto aveva amato e si rese conto che aveva finito tutte le lacrime, che adesso i suoi splendenti smeraldi opachi non erano più capaci di piangere e lui desiderò solo di poterla stringere a sé. Lei poteva ferirlo solo con lo sguardo, solo col suo respiro corto e le sue guance arrossate, lei poteva ferirlo con ogni singolo gesto che compiva e questo lo sconvolgeva totalmente.

-Quindi non mi ascolterai?-

Lei rimase in silenzio, era chiaro che lo avrebbe ascoltato. Anche se lei urlava, anche se lui taceva, lei lo avrebbe ascoltato comunque.

-Io…non ci sono ragioni per cui l’ho fatto, è andata così e basta. Credimi Buffy ho fatto così tante di quelle volte il tuo numero, ma non ho mai avuto il coraggio di attendere che tu rispondessi…andiamo mi conosci puoi ben immaginare cosa mi sia passato per la testa-

Entrambi si guardarono consapevoli, certo che se lo poteva immaginare.

-Ma quella donna….per lei c’è una spiegazione-

-Al cuor non si comanda?-

-Lei è molto malata-

-Che razza di giustificazione è questa?-

-Sta morendo e il suo ultimo desiderio è quello di avere al suo fianco qualcuno che tenga a lei e che non al lasci sola fino a quando…-

-Quando mi sono gettata dal centesimo piano di una torre non c’era nessuno a tenermi la mano. Quando mi sono ritrovata nuovamente su questa terra dopo aver assaporato la pace assoluta nessuno si è preso cura di me, nessuno mi ha confortata in alcun modo. Ed era peggio che essere malati, prima di essere cacciatrice sono un essere umano Angel-

Lui sentì il cuore incrinarsi con violenza di fronte al lampo di rabbia che attraverso quelle pietre cristalline. E ne ebbe paura.

-Io sono sempre stata sola, sono morta due volte sola, e non ti ho mai chiesto nulla….non ti ho mai-

Si fermò per bloccare le lacrime. Perché il problema di fondo era quello, era quel vortice, quel buco nero tremendo che la sua assenza aveva spalancato nel suo spirito fino a prosciugarle la vita stessa.

Lui fissava per terra incapace di parlare, di porre fine a quella tragedia che si ripeteva trascinano con se i fantasmi del passato. Lei era distrutta, ancora una volta, per colpa sua.

-Hai ragione su tutto, ma purtroppo non posso modificare il passato. Con te ho sbagliato tutto sin dall’inizio, solo perché avevo troppa paura che tu potessi ferirti, io non sopportavo di vederti stare male e allora me ne sono andato, da Los Angeles sarebbe stato più facile sostenere il dolore. Io non ero capace di farti stare bene…-

-Questo non è vero…ma lo sai…forse non saremo mai pronti, non lo so…ma ci ho sperato davvero tanto Angel, e stupidamente sto continuando a farlo-

Lui volle controbattere, ma in quel momento apparve una figura dalle tenebre della notte.

Cap 9

 

 

 

Lei si chiese perché, perché la sua vita doveva essere un continuo tormento, una tempesta di emozioni che non la lasciava mai in pace, perché loro non potevano semplicemente andarsene dal suo cuore frantumato?Perché doveva essere così dannatamente emotiva e innamorata?

Sentì i muscoli tendersi come corde di violino, mentre il sangue correva forte fino a colorire le sue guance, quelle guance che a venticinque anni suonati potevano ancora arrossire, serrandole la gola e arrestandole il respiro. Perché, per quanto potesse controllarsi, non riusciva a rimanere indifferente sotto quel ghiaccio limpido che le scuoiava l’anima, fino a raggiungere la sua stessa essenza?Ma quel cielo terso adesso l’avvolge, l’imprigionava, la incatenava ancora, sempre con maggior forza e sentiva su di sé la gelosia corrosiva di un altro abisso più profondo e oscuro. E Buffy era sempre li, in mezzo a quei due mari così diversi e oscuri, in mezzo a due anime in lotta per lei, ma che al tempo stesso fuggivano da lei. E lei?In quale oblio desiderava annegare?In quale essere chiedeva di sparire?Chi era la pace dei sensi?Forse desiderava solo di fuggire, di allontanarsi, di nascondersi come aveva fatto in quegli anni dalla devastazione dei suoi sentimenti per respirare ancora, lontano da ogni maledettissima tempesta emotiva che le bruciava lo stomaco e le infiammava il cuore. E adesso quell’oceano immenso poteva ferirla così tanto da lacerarle la pelle, svegliando ricordi dolorosi assopiti dal tempo.

Gli occhi del biondo vampiro penetrarono quelli verdi di lei, affogando in un mare ancora troppo profondo per lui e sentì le sue gambe tremare come sotto l’effetto di una droga potente. Ma Buffy era una droga. Aveva sentito il suo odore dal primo giorno che era arrivata, aveva percepito la sua presenza ancora prima che i suoi occhi si incollassero ai suoi, aveva sentito tutto questo ancora prima di leggere il turbamento nell’anima di Angel. Lui era ancora un vampiro, poteva ancora arrivare dove i sensi umani non possono, poteva essere forse un grandino sopra di lui, sopra il suo sire, sopra colui che aveva completamente invaso Buffy, quella donna eterea di fronte a lui, rubandole l’essenza di vita, entrando nel suo cuore. E ancora una volta tornava ad odiarlo. Sebbene quella confusione folle del suo cuore, sebbene il dolore provocato da quello sguardo smeraldino scottasse la sua pelle come acido, il soffocante amore per lei era troppo forte, al punto tale da sopraffare e isolare ogni altra sorgente di male; ma Angel era ancora li, col cuore a mille, con gli occhi stupiti e lei era li, con le lacrime fresche, il volto arrossato e il respiro corto. E ancora loro due erano li a darsi battaglia, a discutere sulla loro storia infinita e sulla drammatica saga del loro amore.

E lui dov’era?Lui che ruolo aveva?Il terzo incomodo?Il fattore Yoko?

Lui desiderava disperatamente che lei lo guardasse proprio come adesso Angel guardava lei, con quella gelosia folle e asfissiante negli occhi, con quell’ardore e quella passione più forte di ogni altro istinto o sentimento; Spike aveva paura della violenza di quello sguardo, Spike aveva paura dei suoi occhi chiari nei quali troppe volte in passato aveva visto solo un profondo amore per Angel e un sordido disprezzo per lui. Poi lei era cambiata, tutto era cambiato e quel semplice ‘ti amo’ sussurrato con le lacrime agli occhi e la mano in fiamme, era valso a riempire il suo cuore di una forza tale da desiderare solo di esplodere dalla felicità, da desiderare solo di prenderla e farla sua più di ogni altra cosa. Ma era passato del tempo, e di nuovo tutto era stato nascosto dietro il manto dei silenzi, di atroci verità che tornavano vive e scottanti.

Angel osservò gli occhi statuari di Buffy fissare l’oscurità a pochi metri da lei, ancora avvolta nella flebile luce del lampione. Lei sarebbe sempre stata sotto una luce, loro avvolti dalla notte. Angel si chiese come mai Spike si fosse fatto vivo con lei solo ora, o forse era questo quello che pensava; la sua mente affollata di mille interrogativi improvvisamente sovrastati da un’unica grande preoccupazione. Cosa c’era adesso nel cuore di Buffy?Lei e Spike erano come prigionieri di un limbo eterno e agrodolce che gli riportava sempre a incontrarsi, a ballare sul suo cuore martoriandolo; voleva solo che la gelosia smettesse di corrodergli l’anima e avvelenargli il sangue, voleva solo che Buffy volgesse il suo sguardo d’amore verso di lui, voleva solo cancellare quella complicità, quell’assenza totale che sembrava averli risucchiati dalla realtà lasciandolo li , da solo, con i suoi stupidissimi errori. Perché era così dannatamente stupido da pensare che lei tornasse da lui tutte le volte?Perché l’allontanava se tutto quello che desiderava era prenderla e baciarla proprio in quel momento, proprio quando lei era così dannatamente e pericolosamente assorta nei suoi pensieri su Spike? Sapevano di dover rompere quel silenzio asfissiante.

-Ciao zucchero-

La sua voce soffice di velluto le arrivò come una carezza, non era certamente facile dimenticare quanto riuscissero ad essere sensuali questi due solo accarezzandola con la voce. Il suo cuore sussultò e dovette respirare a fondo per non morire soffocata.

-Spike-

Lui uscì finalmente dalla penombra lasciando che la luce del lampione s’infrangesse contro il nero spolverino e i biondi capelli. Buffy notò una luce diversa nel bagliore dei suoi occhi azzurri, Spike era diverso, più stanco, più consumato, più stremato. Si chiese se non stesse invecchiando anche lui. Ma lui era un vampiro. Lui era Spike e riusciva comunque a mantenere una certa dignità, anche quando in realtà voleva solo nascondersi e piangere il suo dolore, perché dannazione se lei non faceva male. E per quanto tentasse di celarlo col suo bieco cinismo, c’era un impercettibile tremolio della voce, una fibra del volto un po’ più tirata e quel frammento nei suoi occhi che inevitabilmente tradivano la confusione del suo spirito.

-Quanto tempo-

-Troppo-

Uno scambio di battute che fulminò Angel, un Angel che compì solo un piccolo movimento per bilanciare meglio il corpo sulle gambe, ma in quello spietato gioco di tensioni fu come uno schiaffo nell’aria che infranse l’equilibrio fragile. Lei non si era scordata di lui, lei non si era completamente persa in Spike, dimenticandosi dell’uomo con cui fino ad un istante prima stava ancora lottando per amarsi. Lei, semplicemente, non poteva.

Cap 10

 

Ma non poteva nemmeno sfuggire a quel crudele confronto da cui era scappata in tutti quegli anni, prima o poi avrebbe dovuto chiarire le troppe faccende in sospeso.

-Ho interrotto qualcosa?-

-A dirla tutta…si-

Eccoli, sire e creature, nemici e fratelli di sangue, due anime in lotta per la stessa donna. I loro occhi lottarono con ferocia tentando di piegare l’avversario, tentando di arrivare per primo a quegli occhi verdi, a quei capelli oro, a quel cuore sconvolgente. A Buffy.

Ma Spike sapeva, sapeva di essere l’eterno secondo, sapeva, come a suo tempo lo aveva capito Xander e poi Riley, che non era lui il primo della lista, che per quanto la salvasse, per quanto l’amasse, per quanto questo potesse squarciarlo, non era suo il podio nel suo cuore. E vederli li a bisticciare e litigare come due bambini per l’ennesimo colpo di testa di uno dei due, era una nuova conferma di cosa lui e Buffy non sarebbero stati mai. Era un’altra frustata, un altro colpo mortale, perché lei non si comportava con Spike come una ragazzina di sedicianni gelosa, non aveva quello sguardo da bambina ferita, non metteva il broncio solo perché lui come al solito aveva deciso per entrambi. Eppure era tutto così assurdo: lui al posto di Angel non si era fatto tanti problemi, se solo lei lo avesse degnato della stessa attenzione non se la sarebbe fatta sfuggire in quel mondo, non l’avrebbe mai lasciata. Ma lui non era Angel e questo era abbastanza per porlo in netto svantaggio.

-Bè, a dirla tutta…non mi interessa-

-Allora puoi anche levarti dai piedi-

-Perché?Infondo questo è territorio pubblico, posso anche stare qui, magari prendermi una bella birra e godermi lo spettacolo-

-Spike-

La voce di lei lo costrinse a dimenticarsi totalmente di Angel, aveva sempre quel dannato effetto surround!

-Ok ho capito….continuate pure a punzecchiarvi da buoni amici, tsk!-

Spike la vide voltare appena lo sguardo verso il basso, evitandolo mentre lui le passava davanti con quella sua cadenza teatrale e si avviava verso l’entrata del Caritas. Voleva fermarlo e dirgli di non fare l’offeso, di non abbandonarla, di non smettere di amarla, se Angel non l’avesse più voluta avrebbe avuto bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi per non morire affogata in quel mare di devastante solitudine. Quando lo spolverino del vampiro biondo sparì dietro le porte del locale, tornò il silenzio. Angel la guardò, ancora chiusa a riccio, ancora le braccia conserte, sorrise lievemente e si sfilo la leggera giacca e si avvicinò a lei posandola sulle sue spalle. Buffy per poco non saltò in aria a causa delle scosse elettriche provate dal calore del corpo di Angel, del suo calore umano, nel momento stesso in cui si sentì avvolgere dalla sua giacca, e inevitabilmente sentì i propri occhi incollarsi ai suoi che la guardavano con immenso dolore. Il cuore in gola batteva prepotente e non sapeva come fare per inalare un po’ d’aria senza che lui avvertisse il suo incredibile e assurdo imbarazzo e temette di arrossisse con violenza. Il freddo era passato velocemente e adesso la temperatura del suo corpo era salita vertiginosamente.

-Grazie-

-Puoi tenere anche questa se vuoi -

Il suo inevitabile mezzo sorriso super sexy la catapultò a quella sera di tanti anni fa, quando lui le aveva dato quella sua discutibile giaccia di pelle anni 90’ così alla moda all’epoca, lasciando scoperto il suo petto avvolto da una misera canotta bianca perfettamente aderente. E lui le aveva semplicemente detto che quella giacca, indubbiamente troppo grande per lei, le stava meglio che a lui. Lui era stato proprio da ‘oh mio Dio’.

-L’altra ha tutto un altro fascino, è pelle e poi è un pezzo unico-

-Gli oggetti assumono lo stesso valore di chi li possiede-

Buffy rimase nuovamente spiazzata, lui aveva quel maledetto potere di trasformare tutto in qualcosa di così magico e unico.

-Forse è meglio se rientriamo-

-Però io…-

-Ehi, preferisco così…non sarei capace di sopportare tutto di nuovo, non adesso che so com’è-

-Non vuole dire niente…-

-Angel, le nostre strade si sono separate troppo tempo fa, e non sono più riuscita a trovarne l’incrocio…mi sembra sufficiente-

Lei si tolse la giaccia e la restituì al legittimo proprietario, dopo di che rientrò nel locale lasciandolo li fuori coi suoi pensieri.

Cap 11

 

Inverno glaciale e pungente nella sua testa, ancora lei ad invadere la quiete del suo etereo universo, ancora lei la scossa che scuoteva lo spirito. Perché era così, avrebbe ricordato comunque, il suo corpo, il suo spirito avrebbero sempre riconosciuto e risposto a lei e ad ogni sua sensazione, era inevitabile e naturale proprio come il susseguirsi delle stagioni; e capì che forse l’aveva davvero persa più di quanto avesse fatto in passato, che lei era scivolata via dalle sue dita come il tempo fra di loro che era passato in un istante catapultandoli troppo avanti, spingendoli oltre anni che sapevano di polvere. Polvere appiccicosa sulla pelle e asfissiante nei polmoni, polvere dolorosa ma dal dolciastro profumo di lei, attraverso le narici di un corpo che troppo a lungo aveva solcato quella terra, che troppo a lungo aveva visto con quegli occhi d’abisso. Sbatté le palpebre per inumidire gli occhi seccati da lei, dall’immagine a impressa fuoco nella sua mente atavica e stanca; Angel sospirò appena e un sussulto scosse il suo cuore perché la sentì distante, per la prima volta da quando era inciampato in quel mare verde la sentì distante pur avendola così vicina e ne ebbe paura.

Cosa pretendeva?Che il tempo facesse marcia indietro per lui?Che rimanesse indifferente a lei?Che la sua inevitabile incapacità di mascherare le risposte del suo corpo alla sua presenza non lo colpisse in pieno petto fino a farlo annegare in lei?Che tutto ciò che lei aveva strappato dalla sua anima tornassero da lui per poterlo far volare via?Illuso. Buffy era in lui in un modo così profondo e intricato che nessuno l’avrebbe potuta estirpare via da lui, dal suo antico cuore. E ancora una volta gli erano venute meno le parole, perché le parole non vengono facilmente...e ancora una volta l’unica cosa che era stato in grado di dirle era ‘scusa’, ‘perdonami’ e ancora una volta il tempo sarebbe scorso fra di loro e si sarebbero nuovamente ritrovati magari una sera di festa a giro per negozi e ancora una volta lui avrebbe dovuto chiederle scusa per qualcosa, per tutto l’amore e il dolore che aleggiava fra loro…e ancora una volta l’avrebbe persa. Perché non l’aveva semplicemente stretta?Semplicemente baciata?Perchè una volta nella sua lunga esistenza non le aveva detto solo che l’amava senza tanti giri di parole e di scuse?Forse perché lui era Angel e lei lo aveva amato per questo. Lui non era tipo da scorciatoie, non prendeva mai la via più semplice neppure se doveva scegliere un tipo di detersivo figurarsi per affrontare lei. Sempre lei. Perché appartenevano a due mondi diversi ma insieme aveva scritto il loro destino, insieme. Ed era stato bellissimo, unico e doloroso. Ma era stato con lei e tutto il resto perdeva di valore.

Ora però non sapeva più cosa fare, non c’erano le solite scuse a difenderlo, non era più il vampiro che si poteva permettere di svanire avvolto da un alone di tenebra e sfuggire così ad una graffiante realtà nascondendosi dai problemi, da lei; adesso era umano e aveva scelto di sposare una donna malata per regalarle qualche sorriso in più, per alleviare il dolore di una morte che sarebbe giunta troppo presto. E ripensò ai suoi occhi, agli occhi di una cacciatrice ferita, delusa e amareggiata: lei era morta sola, senza di lui, senza una mano che tenesse la sua, sola con una sorella da salvare e un sacrificio più grande di lei da compiere. Gli aveva mai detto qualcosa per questo?In passato si era mai presentata da lui per chiedergli dove diavolo fosse quel dannatissimo giorno?No, Buffy non aveva preteso nulla, nemmeno una minima spiegazione circa la sua totale assenza al suo ritorno dal paradiso se non per una fugace visita a metà strada. E continuava a sbagliare con lei, come se fosse inevitabile commettere errori, camminare tentennanti su carboni ardenti solo per raggiungerla, per difenderla, per darle una vita diversa., migliore.

Ma tutto il suo fantastico piano per la vita brillante e rosea di Buffy, costellata di figli da educare e torte di mele da sfornare si era miseramente dissolta in un’utopica bolla di sapone, accompagnata dall’amarezza dei sensi di colpa e una morte dilaniante. Perché tutto era vertiginosamente precipitato quando i suoi occhi erano stati risucchiati dalle pupille umide e stanche di una Willow mesta, ambasciatrice di morte. Sentiva i ricordi farsi pericolosamente presenti e pronti ad irrompere in lui e fu solo un’insolita folata di vento a scuoterlo dal torpore del passato. Quando Nina vide rientrare Buffy da sola e con un’aria poco felice che aleggiava sul suo volto, si sentì leggermente sollevata ma qualcosa continuava a non tornare soprattutto dalle facce sia di lei che di Spike. Già perché non le sfuggì assolutamente l’occhiata fra i due, la stessa occhiata che le diede Angel una volta rientrato. E improvvisamente un insolito triangolo sembrò formarsi con quei tre di cui Buffy doveva esserne certamente il vertice ed ebbe una paura terribile.

Cap 12

 

Buffy dopo neanche mezz’ora disse a Willow che sarebbe andata a casa e l’amica avendo intuito la situazione non replicò, così Buffy si alzò salutando tutti e avviandosi verso l’uscita. In quella frazione di secondo Angel e Spike si lanciarono un’occhiata furtiva, il fatto che Angel non potesse seguirla a causa della presenza di Nina andava a suo vantaggio difatti il vampiro biondo colse l’occasione per seguire Buffy. Angel osservò Spike che si allontanava quasi come se volesse picchiarlo con lo sguardo e Nina si accorse dell’aria tesa che venne a crearsi.

Uscire da quel locale fu come una liberazione che durò un breve attimo non appena percepì la presenza di Spike dietro di lei.

-Che vuoi?-

-Ehi come siamo gentili-

-Ero venuta via per starmene un po’ da sola-

-Già pure io-

Lei lo guardò.

-Cosa?-

-Che fai ancora qui?Non volevi stare solo..-

-Lo sai cosa faccio-

-Sono stanca dei vostri giochetti mentali, delle parole e degli sguardi…siamo tutti grandi abbastanza non credi?-

-No dato e considerato che tu non sei ancora in grado di scegliere-

-Scegliere?E chi ha mai parlato di scelte?Io mi faccio la mia vita, voi la vostra….punto-

Buffy si voltò e riprese a camminare con Spike alle calcagna.

-Ma non è giusto-

-Non mi sembra il caso di menzionare ciò che è giusto o sbagliato quando si tratta di me e soprattutto detto da te-

-Ok è vero però...credo sia ora di finirla…insomma non ho intenzione di incontrarti fra un anno ed essere punto e a capo-

-Nessuno ti obbliga Spike-

-Oh certo perché infondo sono io l’interessato a te non importa un accidente!-

-Lo sai che non è vero-

-No non lo so!-

Buffy si fermò e sbuffò.

-Spike adesso basta…siamo andati tutti avanti: si prende delle decisioni, si conosce nuove persone…-

-Ma non sempre sono quelle giuste-

-Non ha importanza, conta solo dimenticare -

-Anche se non è ciò che vuoi?-

Lei lo guardò per un instante infinito, troppo infinito per il cuore sanguinante di Spike. Lui fece un passo verso di lei, sapeva di aver spinto troppo, conosceva Buffy e i suoi limiti, conosceva bene i punti su cui insistere fino a farla scoppiare ed era ciò che voleva. Buffy apriva la sua anima solo quando la testa si chiudeva, solo quando la mente impazziva ed era ciò che lui voleva, che lei sciogliesse i ghiacciai del suo cuore troppo spesso dilaniato. Voleva che una volta per tutte Buffy Summers lo togliesse da quella situazione odiosa e dolorosa, voleva che gli gridasse in faccia che non gli importava di lui, che era vero: amava Angel. Voleva sentirglielo dire così da poterla espellere definitivamente da lui o così credeva almeno. Voleva solo che lei la smettesse di essere così pressante e pungente nel suo petto, che lui potesse annientare il suo devastante amore per lei fino a cancellarlo, voleva lei. Perché non si rendeva conto che con i suoi sguardi, le sue frasi a metà e il suo atteggiamento da eterna indecisa non faceva altro che alimentare qualche flebile speranza, che tenere viva quella fiamma debole nel suo cuore di vampiro, logorandolo al tempo stesso? L’afferrò con decisione per le spalle osservando quel cristallo verde luccicare, inumidendosi di calde lacrime, ma sapeva che lei avrebbe fatto di tutto per non piangere, troppo orgogliosa Buffy, troppo ferita da uno stupido vampiro diventato uomo che non si rendeva minimamente conto di quale fortuna e dono avesse, essere amato da lei.

-Avanti Buffy, dillo cosa vuoi…dillo cosa ribolle nel tuo sangue-

Lei si lamentò agitandosi.

-Lasciami andare-

-No, è finita l’epoca delle ripicche adolescenziali e lo sai…-

-Spike-

-Dimmelo, dimmi che non è me che vuoi, dimmi che sei incazzata nera con Angel e vorresti fare a pezzi lui e Nina-

-Adesso basta!-

Lei si liberò.

-Che gusto ci provi è?Vuoi umiliarmi?Vuoi farmi passare come la cotta passeggera proprio come io ho fatto con te in passato?Perchè mi sfugge Spike la ragione di questo tuo stupido atteggiamento!-

Eccola, ancora un po’ e sarebbe scoppiata.

-Cosa?Ma dico ti sei bevuta il cervello?Non hai ancora capito che di Angel non me ne importa un cazzo?Pensi che io sia qui per umiliarti e deriderti?Bè se è così vuol dire che non hai capito nulla…oppure vuoi far finta che io non ti ami perché per te è più facile non dover pensare a me, al pesante e appiccicoso Spike!-

-Ma..-

-No adesso spetta a me sputarti addosso un po’ del mio veleno, perché solo perché sei la cacciatrice non significa che tu possa fare il bello e il cattivo tempo quando ti pare, non puoi giocare con me come se fossi uno yo-yo...prendere o lasciare Buffy…-

-Io non ho giocato con te!Lo sai bene quello che provo mi pare di averne già discusso-

-Ah si un bel ‘ti amo’ che mi ha scaldato letteralmente il cuore!-

-Lo sai che non è così-

-Allora cosa?Sei innamorata di me?-

Buffy stette zitta e lo guardò seriamente incapace di dire qualcosa.

-Perché non so più che pensare di te e dei tuoi atteggiamenti, non mi dici nulla mentre per Angel ti prepari sempre dei discorsi degni dei più grandi teatri e inscenate i vostri soliti melodrammi!A me cosa risparmi?Un’occhiata?Una frase ambigua…?Ho un cuore che tu ci creda o no e fa male…fa male vedere te che ti struggi per Angel e poi mi fai gli occhioni tristi-

-Scusa..-

Lui la guardò di sbieco leggermente contrariato.

-Insomma io non lo faccio a posta, non voglio ferirti o cos’altro…è solo che…pensavo di aver superato tutto, di essermi gettata tutto questo alle spalle e invece no-

-Dovresti essere la prima a sapere che i problemi si affrontano e non si sfuggono-

-Non penso esista soluzione a questo tipo di problemi-

-Oh si che c’è...una buona volta torna ad essere l’adolescente che apriva il suo cuore con tanta semplicità-

Lei lo guardò negli occhi e Spike le sorrise appena per poi a sua volta sparire nel nero di tenebra che lo avvolse insieme al suo spolverino in pelle. Lei rimase immobile osservando la notte scura, sua amica ma nemica al contempo, colei che avvolgeva il suo cuore e la sua vita; Spike non capiva quanta paura avesse lei ad aprire nuovamente quella ferita ancora fresca?Non capiva che le era stato fatale già la prima volta?Che dopo aver confessato ad Angel di amarlo lo aveva irrimediabilmente perso?Tutte le volte?Non capiva quanto fosse stato doloroso e difficile per lei ricostruire un cuore di ferro, con una serratura e una chiave da gettare per sempre?Quanto avesse provato continuamente a dimenticare senza mai riuscirci veramente?Improvvisamente si sentì così impotente e stupida, così piccola e tremendamente sola perché non riusciva a far entrare Spike nel suo cuore e a farci uscire Angel, perché lei non aveva potere su se stessa e non poteva obbligarsi ad amare un altro solo per la certezza di essere amata a sua volta; ci aveva già provato con Riley e i risultati parlavano da soli. Lei non avrebbe pianto, non lo avrebbe fatto, ma intanto sentiva già le lacrime scorrere lungo le guance e i palmi delle mani doloranti per la stretta dei suoi pugni. Era di nuovo sola, come era destino.

Cap 13

 

Quando Dawn, Xander e Andrew arrivarono a casa Buffy non era ancora rientrata.

-Sicuramente starà pestando qualcuno-

-Bè dovrà pur sfogarsi-

-Povera Buffy, non deve essere per nulla facile aver visto Angel con quella li-

-Angel è un idiota-

-Xander-

La ragazzina ammonì l’amico che sbuffando si avviò in camera. Dawn sospirò e decise che avrebbe parlato alla sorella l’indomani.

Intanto Angel subiva l’interrogatorio della moglie.

-Allora Angel?-

Non poteva dirle come stavano realmente le cose, sarebbe morta d’infarto.

-Te l’ho detto è una vecchia amica-

-Fra amici ci si saluta civilmente, si presentano ai nuovi amici e compagni e non si esce fuori senza spiegazioni a parlare-

-Hai ragione, scusa. Ma vedi io e Buffy abbiamo avuto dei problemi in passato e non ci siamo più sentiti…questa era l’occasione per chiarirci-

Nina guardò il marito, era seduto sul letto e lei era in piedi davanti a lui con le braccia conserte. Sospirò lievemente e poi decise di lasciar correre, infondo lui era li con lei e avrebbe dovuto rimanerci, solo questo contava.

-Angel, io devo sapere che fra noi va tutto bene-

Lui alzò gli occhi verso di lei.

-Ma certo che va tutto bene-

Poi si alzò stringendola. La sentì respirare con regolarità, segno del fatto che si stava calmando.

-Bene, perché devo comunicarti una notizia importante-

Lui la osservò curioso.

-Sono incinta-

Xander si lamentò voltandosi dall’altra parte, Dawn allora afferrò le coperte e le tirò via ma questo non portò alcun risultato. La ragazza alla fine decise di saltargli addosso e cominciò a scuoterlo con una certa violenza.

-Xander vuoi svegliarti??Xander?-

-Mmm…Dawn…lasciami stare-

-Alzati!-

-Cosa c’è?-

-Buffy non è rientrata-

-Mmm...sarà uscita di nuovo-

Sospirando nel sonno il ragazzo fece per riaddormentarsi ma Dawn lo spinse di sotto dal letto.

-AHI!-

-Ti sta bene-

-Ma sei impazzita?-

Xander si massaggiò la testa mentre cercava di alzarsi.

-Potevi uccidermi-

-Sarebbe stato meglio-

-Dawn…che ore sono?-

-Mezzogiorno-

-Potrebbe essere andata a comprare il pane-

-Il suo letto è rifatto-

-A differenza di me tua sorella è ordinata-

-Non hai capito, mi sono svegliata stamattina alle sette per andare in bagno e il suo letto era rifatto-

-La conosci…sarà uscita per riflettere-

-Non è proprio rientrata stanotte!-

-Come puoi dirlo?-

-Sono stata l’ultima a rientrare ieri sera e ho dato due mandate alla porta…se Buffy fosse uscita stamattina la porta si dovrebbe aprire senza mandate…e sicuramente non le ha date lei le mandate…è già tanto se si ricorda di chiuderla la porta figurarsi se si scomoda a girare più volte una chiave..-

Xander la guardò un momento.

-Sei una mente criminale…mi ricordi Willow-

Il ragazzo cominciò a guardarsi intorno per decidere cosa mettersi e poi agguantò dall’armadio una t-shirt pulita e un paio di jeans corti.

-Forse è andata da Faith-

-L’ho chiamata, non l’ha vista…-

-Mm-

-Non è da Buffy sparire così-

Xander si vestì e poi si diresse verso il bagno. Dawn lo seguì.

-Perché non hai svegliato Andrew?-

-Perchè la tua camera è più vicina alle scale-

Xander le lanciò un’occhiataccia.

-Bè…sparire non è da Buffy…semmai da Angel-

Poi i due si guardarono.

Era lievemente scioccato, ok era già padre però faceva sempre un certo effetto. Era rimasto sveglio tutta la notte pensando a suo figlio, un figlio da Nina, un altro da una donna che non fosse Buffy. Scacciò quel pensiero adesso doveva concentrarsi su questo nuovo figlio e soprattutto impedire che succedesse come con Connor. No, lo avrebbe cresciuto lui, lo avrebbe sentito pronunciare la sua prima parola, i primi sorrisi e lo avrebbe portato al parco perché adesso poteva, adesso avrebbe potuto essere un vero genitore. Questa notizia lo rincuorò al quanto, sentiva che tutto sarebbe andato a posto.

Wesley lo chiamò dicendo che c’erano visite e lui scese giù lasciando Nina a riposare.

-Ehi Dawn-

Angel abbracciò la ragazzina.

-Xander-

-Angel-

I due si scambiarono un’occhiata.

-Allora cosa vi porta qui?-

-Buffy non è qui?-

-No…perché?-

Il suo cuore accelerò d’improvviso e sentiva la tensione crescere. Buffy non si trovava?Era scomparsa?Che le poteva essere successo?E se aveva bisogno di lui?Se l’avesse nuovamente persa?Sentì il respiro mancargli e cercò di scacciare i pensieri.

-Bè pensiamo non sia rientrata stanotte-

-Io non la vedo da ieri sera-

-Neanche noi-

-Avete provato a chiamarla?-

-Sul cellulare non risponde e da Faith non si è vista-

-Avete avvertito la polizia?Avete fatto qualche ricerca?-

-Angel…non sono passate nemmeno 48 ore…potrebbe essere a giro persa nei suoi pensieri-

-Non è il momento di scherzare Xander-

Xander rabbrividì di fronte agli occhi scuri e preoccupati di Angel. Quando si trattava di Buffy perdeva il suo famigerato autocontrollo.

-Spike!Lui l’ha seguita fuori dal locale ieri sera-

-Giuro che lo ammazzo-

-Angel-

Dawn, Xander e Wesley lo seguirono mentre lui si dirigeva furibondo verso la camera del vampiro biondo. Sfondò letteralmente la porta facendolo sussultare.

-Ehi ma..-

Angel si precipitò verso di lui che riuscì a tempo a gettarsi dall’altra parte del letto.

-Ehi!Ma ti sei bevuto il cervello?-

-Spike!-

-Che ho fatto stavolta?-

-Buffy-

-Buffy?-

-E’ scomparsa-

Il biondino ci mise un attimo di tempo per capire e poi sorrise amaramente.

-Pensi che possa averla uccisa?Le vendette amorose non sono il mio genere dovresti saperlo-

-So solo che stato l’ultimo di noi ad averla vista-

Ok…adesso calmati, mi vesto e ne parliamo-

-Dove eravate?-

Spike lo guardò un secondo pensando che sarebbe stato bello dirgli che magari avevano fatto sesso selvaggio alla faccia di lui che si struggeva come un deficiente, ma sapeva anche che quello non era il momento per le cazzate.

-Bè, c’è una strada che attraversa il parco, per arrivare dal Caritas a casa di Buffy-

Angel si precipitò al piano di sotto correndo verso la porta dove fu fermato da Fred.

-Angel-

-Ora non posso-

-Dovresti sentire questo-

L’ex vampiro guardò l’amica e la raggiunse in salotto dove stava guardando il notiziario.

-Hanno trovato una ragazza morta al parco…-

Angle fissava le immagini di un corpo, di un volto coperto da un telo bianco, bianco come lui adesso mentre l’aria veniva a mancargli e capì di stare male, di non poter reagire, che il dolore lo atterriva micidiale come un paletto nel cuore.

-Pensi sia stato un vampiro?Dovremo indagare il parco è un luogo..-

Fred non aveva ancora saputo che Xander e Dawn stavano cercando Buffy quindi non riuscì subito a comprendere perché lui avesse quella faccia; anche gli altri finalmente giunsero in salotto e videro il notiziario.

-Oddio Buffy-

-Non è lei-

-Come puoi dirlo?-

-Io…devo andare-

Angel uscì fuori.

-Ehi aspettaci-

Il suo cuore batteva forte, troppo forte per reggere un colpo simile, troppo veloce per essere un cuore umano. Eppure lo era, eppure lui era vivo e sentiva il sangue corrergli frenetico nelle vene, sentiva un nodo in gola mentre l’aria non penetrava nei polmoni, sentiva lo stomaco corrodersi ed era tutto esageratamente vivo, lo sconvolgeva, lo dilaniava mentre la paura folle di averla persa, di non averle detto ancora e di nuovo quanto l’amasse, di non averla stretta a se e averla baciata lo stava uccidendo. Correva come un pazzo per le strade di Los Angeles troppo affollate per contenere la sua furia di morte, il suo implacabile dolore, e quel posto gli sembrava sempre troppo lontano, il suono delle sirene, i flash delle macchine fotografiche, la paura di lei su quel lettino coperta da un telo, voleva solo svegliarsi dall’incubo, voleva solo vederla sorridere di nuovo, voleva vederla felice. E ora era li, immerso nella folla di curiosi a cui non importava niente di lei, non quanto a lui. Una volta arrivato sul posto l’ambulanza era già partita per l’obitorio ed Angel la guardava allontanarsi da lui, forse con il suo amore, con il suo cuore; in quel momento un’auto gli si fermò accanto.

-Angel-

Lui si voltò.

Cap 14

 

 

 

 

Xander lo guardò leggermente perplesso.

-Salta su-

Angel salì in macchina e mentre il ragazzo faceva inversione squillò il suo cellulare.

-Pronto-

-Angel-

-Buffy!-

Gli altri due si voltarono di scatto.

-Oddio stai bene?-

-Si...perché non dovrei?-

-No, cioè si...ero così preoccupato-

-Ma di che parli?Semmai dovrei preoccuparmi io...con tutte le volte che mi hai chiamata-

-Perchè non hai risposto?-

-Bè...avevo il silenzioso e...volevo starmene un po’ da sola-

-Io pensavo che…-

-Cosa?-

-Che ti fosse successo qualcosa...Dio mi sono sentito morire...-

-Scusa non volevo-

-Ora dove sei?-

-A casa-

-Ok-

Una volta arrivati a casa andarono da lei che rise all’idea di quei tre a fantasticare già su un suo secondo funerale…ok non era così divertente.

-Sei un’ incosciente-

-Xander…-

-Cosa?-

-Andiamo-

Dawn trascinò un Xander alquanto irritato fuori dalla camera di sua sorella lasciandola sola con Angel.

-Scusa-

-Non importa…ciò che conta è che stai bene…ma vedi quando al notiziario hanno detto di quella ragazza io…mi è mancato il respiro e…avevo paura di averti persa, di nuovo-

Lei lo guardò di sfuggita.

-Bè…non importa che io muoia perché tu mi perda-

-Buffy..-

-Io…mi dispiace non volevo…-

Calò il silenzio, un silenzio colmato da una dolce e triste canzone di sottofondo che sembrò essere messa a posta li per lui.

 

/Sorry, is all that you can say

years gone by and still

words don’t come easly

like sorry/

 

Ed era stramaledettamente vero, per quanti ‘mi dispiace’ o ‘scusa’ potesse dirle aveva sempre l’impressione che non fossero credibili, e anche quei pochi che le diceva perdevano di valore. Cosa avrebbe dovuto fare?Tornare indietro non si poteva ora era tardi, dannatamente troppo tardi.

 

/Forgive me, is all that you can say

years gone by and still

words don’t come easly

like forgive me/

 

Continuava a guardarla in quel silenzio glaciale sperando solo di poterle dare qualcosa di più delle sue semplici scuse, del suo dolore e amarezza, sperava di poterla guarire con la forza del suo dispiacere, ma inutilmente le sue ferite sarebbero risargite perché le conosceva bene. E conosceva bene quegli sguardi, quell’aria e le sue espressioni. Conosceva il suo dolore come il suo profumo, i suo capelli, la sua pelle. Conosceva Buffy, la sua anima, il suo amore e sapeva quanto fosse logorante e deleterio, ma ciononostante l’aveva ferita, spezzata quella fragile donna di cristallo contro i muri della sua incoscienza. Oh si, lui la voleva proteggere ma ancora una volta era stato un incosciente troppo legato al suo senso del dovere non poi così obiettivo. E adesso voleva che lei gli dicesse qualcosa, che lo sollevasse dal doloroso compito di lenire senza possibilità le sue ferite.

 

/But you can say baby,

baby can I hold you tonight

baby if I told you the right words

uh, at the right time you’ll be mine/

 

Già perché era più facile porla come al solito di fronte al fatto compiuto, attendere che lei lo scoprisse e s’infuriasse piuttosto che alzare il telefono e chiamarla, eppure quante volte aveva composto il numero?Quante volte si era ripetuto cosa dirle?Come dirlo?Quante volte aveva immaginato i suoi occhi brillare?Oppure forse essere semplicemente felice per lui?Quante notti aveva sognato la loro vita insieme?Perchè non lo aveva fatto allora?Perchè non le aveva detto le parole giuste al momento giusto?Non lo sapeva, o forse si. Ma sapeva solo che adesso doveva stringerla, doveva rassicurarla, doveva amarla.

 

/I love you, is all that you can say

years gone by and still

words don’t ome easly

like I love you/

 

Lei lo guardò lievemente quando lo sentì muoversi e come alzò lo sguardo trovò il suo volto contro la spalla di lui e fu come una specie di molla; si abbandonò a lui e pianse, in silenzio, inconsciamente, pianse il suo veleno, il suo dolore, il suo male. Pianse il suo amore disperato e deleterio che la stava distruggendo, annientandola e aveva una paura folle perché stavolta temeva di averlo veramente perso. Per sempre. E il suo per sempre non doveva essere legato ad un addio, no lei aveva aspettato quel per sempre da condividere insieme, per tutta la vita, la loro vita insieme. E adesso lui le stava scivolando dalle mani come sapone liquido e non riusciva ad afferrarlo e trattenerlo. Tutto ciò era semplicemente frustrante e lo strinse, strinse con forza i lembi della sua maglia come per tenerlo stretto a se il più a lungo possibile, prima che l’incanto finisse, prima che i loro corpi perdessero quel contatto che cercavano da così tanto tempo, prima che lei annegasse ancora.

 

/But you can say baby

baby can I hold you tonight

baby if I told you the right words

uh, at the right time you’ll be mine/

 

-Mi dispiace...mi dispiace così tanto-

Le accarezzava dolcemente la testa sussurrandole impercettibilmente all’orecchio.

-Fa così male-

-Lo so….lo so Buffy…-

Non disse altro, perché sarebbe stato sbagliato, perché avrebbe contribuito ad alimentare il suo male, il suo dolore, perché ora voleva solo che ci fossero soltanto loro due e nessun altro. Solo il loro impossibile e disperato amore.

Cap 15

 

Quando Angel rientrò in casa non trovò Nina ad attenderlo,ma Wesley.

-Ehi-

-Allora?-

-Sta bene…-

Wesley lo guardò un momento. Angel non era molto bravo a mascherare i suoi ‘allegri’ stati d’animo.

-Nina e Fred sono andate a fare spese…congratulazioni, ci ha detto del bambino-

-Già-

-Angel…-

-Sto bene-

-Sappiamo entrambi che non è così, ma penso anche che tu debba fare qualcosa…per te e…bè per Nina e Buffy-

-Cosa dovrei fare ancora?Non ti sembra che io abbia già fatto danni a sufficienza?-

I due si avviarono verso il salotto dove Angel si sedette su divano mentre Wesley se ne stava appoggiato al camino.

-Mi dici come faccio?Devo dirle che Nina è incinta…-

Si passò le mani sul volto.

-Si stavolta dovrai essere sincero…-

-Ho fatto un bel casino-

L’amico gli si sedette accanto.

-Angel tu hai voluto lottare disperatamente contro i tuoi sentimenti per Buffy, e hai cercato in altrettanta maniera di fartene nascere per Nina…cosa del tutto impossibile da fare e lo sai. A questo punto puoi solo cercare di non peggiorare le cose…-

-Qualcuno soffrirà sempre-

-Già-

I due si guardarono in un muto e doloroso silenzio. Sapeva di doverlo dire a Buffy e l’avrebbe fatto il giorno seguente, sicuramente con dolorose conseguenze, ma forse lei avrebbe reagito diversamente, avrebbe capito e se ne sarebbe rimasta in disparte con la sua solitudine.

-Davvero non ti scoccia?-

-Davvero-

Faith guardò l’amica.

-Posso provare a trovare un’altra baby-sitter-

-Ehi, io adoro i bambini-

-Ok Dawn…mi fido di te…ti ho lasciato scritto tutto quello che deve fare e l’ora dei pasti-

-Perfetto-

Faith diede un bacio sulla nuca del piccolo Alec che le sorrideva con la sua bocca sdentata.

-Bene sono pronta-

-Andiamo allora…ciao-

-Ciao…saluta la mamma Alec-

-Ciao amore-

Faith e Buffy uscirono di casa. Le due avevano deciso di andare ad allenarsi in palestra, Faith per ritornare alla forma splendente pre-gravidanza e

Buffy per scaricare un po’ di nervi.

-Allora B, come stai?So che hai fatto prendere uno spavento agli Scoobies...-

-Si certo, come se non sapessi badare a me stessa-

-Bè devi riconoscere che sei brava a far preoccupare gli altri…-

Si guardarono divertite; una volta giunte in palestra fecero un po’ di attrezzi per riscaldarsi e poi avrebbero combattuto. C’era tanta gente in palestra e concentrarsi negli esercizi non era decisamente semplice per loro abituate al silenzioso retro del Magic Box. Buffy sorrise mestamente dentro di sé ricordando quanti allenamenti avesse fatto con Giles in tutti quegli anni: prima nella biblioteca del liceo, che si erano ben guardati dal far saltare in aria e poi nella palestra che lui le aveva fatto appositamente costruire, anche quella andata tranquillamente in pezzi insieme a tutta Sunnydale. Le mancava Giles, un vero padre e molto di più. Si chiese che stessero combinando lui e Willow, già li vedeva immersi fra tutti quei libri dell’antichissima biblioteca della sede del Consiglio a Londra, per non parlare della discutibile politica portata avanti da quegli ottusi uomini fra i quali un ormai rimpiazzato Quentin Travers, che sicuramente si accingevano a migliorare e diversificare. Certo il Sig. Giles avrebbe ritenuto necessario non infrangere alcune fra le più sacre leggi del Consiglio esistenti da prima della civiltà. Tante cose erano cambiate da quanto si erano conosciuti per la prima volta, e tante ne stavano ancora cambiando.

-Ehi, scusa-

Buffy cascò dalle nuvole e il bilanciere cascò su di lei che si deconcentrò.

-Ah!-

-Attenta-

Lei lo sollevò e il ragazzo che l’aveva distratta cercò di aiutarla, ma rimase leggermente stupito nel sentire quanto peso avesse sollevato lei. Buffy con tranquillità poggiò il bilanciere mentre sentiva gli occhi un po’ perplessi di quell’uomo su di se.

-Scusa non volevo spaventarti-

-No scusami tu, mi ero incantata-

-Ehi B!-

Buffy si girò verso Faith che intanto macinava kilomentri sulla cyclette.

-Si arrivo-

-Scusa ancora…-

-Non ti preoccupare-

Quel giovane avvenente le ricordava un po’ Riley.

-Comunque sei davvero forte…insomma così piccola ma hai tirato su quanto..?-

-Em…60 kg-

-Accidenti…complimenti-

-Grazie-

Buffy sorrise, poi raccolse l’asciugamano e la bottiglietta d’acqua e raggiunse Faith che continuava allegramente a pedalare.

-Invece di flirtare scaldati un po’ le gambe prima che te le suoni-

-Oh questo è tutto da vedere-

-Ehi, ho affrontato un parto…sono svantaggiata-

-Faith non attacca…io sono morta due volte e…-

-Si non c’è bisogno che mi fai l’elenco delle tue prodezze amica…basta che ti dai una mossa…-

Le due risero mentre Buffy prendeva posto sul tapis roulant. Era stata una buona idea quella di andare ad allenarsi, l’avrebbe aiutata a non pensare e a scaricare la tensione.

-E’ strano fare allenamento con tutte queste persone-

-Come mai il caro Rupert non ti ha spedito una palestra personale tutta infiocchettata?Il paparino ha le mani bucate ultimamente?-

-Faith…lui e Willow sono molto occupati con il Consiglio-

-Dio, se potessi darei fuoco a tutti quanti laggiù….per fortuna la nostra strega in carriera gli metterà tutti in riga-

-Sicuramente!-

Scoppiarono a ridere.

-Ehi B…comunque il ragazzo non è niente male-

Le due guardarono il giovane che si allenava agli adduttori. Era alto e ben messo fisicamente, capelli sul biondo e occhi verdi, aveva decisamente l’aria del bravo ragazzo. Buffy abbassò lo sguardo pensierosa.

-Già…-

-B, levatelo dalla testa di restare così giù di morale-

-Lo so scusa…-

-Bene-

Faith scese e la guardò.

-Io sono abbastanza pronta direi…-

-Dammi ancora cinque minuti-

-Ok intanto vado in bagno-

Faith si avviò verso i bagni e lanciò un’occhiatina sexy alle spalle del ragazzo guardando Buffy che rise a sua volta.

Fred lo guardò duramente.

-Angel-

-D’accordo-

-Lo so che preferiresti prima dirlo a Buffy, ma non puoi neanche dire di no a Nina-

-Ehi, io voglio sul serio questo bambino e sono estremamente felice, in un modo tale che nemmeno so spiegarti-

Fred lo guardò in quegli occhi profondi.

-Non ho detto questo-

-Certo però devi anche darmi tempo-

-Chiamala-

-Non per telefono-

-Bè chiedile se potete vedervi e diglielo-

Angel si guardò le mani e percepì lo sguardo di Fred su di se, lei non sapeva molto di lui e Buffy, giusto quello che a suo tempo le spiegarono Wesley e Cordelia. Già, adesso avrebbe proprio avuto bisogno del sano umorismo di Cordy, lei si che sapeva come sdrammatizzare tutto. Sospirò pesantemente e poi afferrò il telefono componendo un numero che sapeva ormai a memoria.

-Non risponde-

-Riprova più tardi…basta che lo fai entro stasera-

-Non potevate farlo domani?-

-Tua moglie ha chiesto che fosse stasera-

Non poteva far rimandare la festa per il bambino alla sera seguente, Nina aveva bisogno solo del suo appoggio e niente stress, così aveva detto il medico. Era incinta e il suo cuore decisamente compromesso, nervosismo e ansia le avrebbero solo peggiorato la situazione.

-Ehi buono…-

Alec mollò la ciocca di capelli di Dawn che lo posò nel boxe e si avviò verso il telefono che squillava insistentemente.

-Pronto?-

-Dawn-

-Angel-

-Senti c’è Buffy?-

-No è andata in palestra con Faith...-

-Ah e fra quanto rientra?-

-Non saprei…fra un’oretta credo-

-D’accordo grazie-

-Le dico che hai chiamato?-

-Em no…provo più tardi io..-

-Ok, ciao-

-Ciao-

Perché continuava a fissarla?Dove si era cacciata Faith?Glielo aveva fatto a posta, l’aveva lasciata sola sotto gli sguardi di quel ragazzo che per poco non la faceva troncare con quel bilanciere e ora lo sentiva osservarla pressantemente. Decise di fermarsi prima di consumare del tutto il tapis roulant e prese dell’acqua. Faith doveva essersi persa. Si asciugò un po’ e attese che l’amica tornasse; forse era meglio se avesse continuato a correre su quel nastro maledetto dato che adesso l’aitante ragazzo si stava dirigendo proprio sparato nella sua direzione. Cercò di mantenere un certo contegno e quando con la coda dell’occhio vide il suo riflesso nello specchio grande in fondo alla sala le prese un colpo: i capelli del tutto spettinati e appiccicosi di sudore, il mascara di quella mattina che reggeva a stento sui suoi occhi, le guance infuocate e sicuramente non profumava come una rosa. Meno male che aveva avuto la decenza di mettersi un top bianco che le risparmiava inquietanti aloni! Ma perché se ne preoccupava?Infondo non le importava nulla di quello li, però era tanto che un ragazzo non la degnava di attenzioni, o forse era troppo tempo che lei non faceva caso a qualcuno che non fosse Angel, Spike o qualche demone melmoso. Si accorse solo in quel momento di quanto fosse sterile la sua vita sociale.

-Ciao-

-Ciao-

Si guardarono un momento.

-Em…posso?-

Buffy sembrò non capire, poi si accorse di esseri appoggiata alla pressa e divenne praticamente viola per l’imbarazzo.

-Oh..scusa!-

-No…cioè se devi..-

-No io ho fatto…adesso vado nell’altra sala ad allenarmi con la mia amica-

-Allenarti?-

-Si sai…lotta-

-Lotta?Tipo judo?-

Lei smorzò un sorriso.

-Eh...in un certo senso-

-Forte…siete due sportive-

-Già...noi amiamo lo sport…-

-Si…lo vedo-

Buffy si sentì tremendamente stupida, eppure era abbastanza cresciuta per certe figure decisamente pessime.

-Ok questa è la parte in cui io me ne vado e mi butto giù da un ponte-

Lui rise.

-Bè questo mi dispiacerebbe-

-Oh non dolertene-

-Bè…comunque io sono Eddy-

-Buffy-

-Piacere-

Faith sbucò alle loro spalle.

-Ehi B!-

-Faith-

-Ehi non ti posso lasciare sola un momento che già mi importuni il personal trainer-

-Oh…no veramente io sono un semplice…sportivo che frequenta la palestra-

-Certo…comunque io sono Faith-

-Eddy-

-Bè Eddy se vuoi te la lascio-

-Oh no Faith l’allenamento è importante-

Buffy prese Faith per un braccio stringendoglielo fino a farle male e lei le lanciò un’occhiataccia.

-Ah!Si…noi ora andiamo-

Buffy sorrise ad Eddy e nel mentre trascinò Faith nella sala accanto.

-Non sei spiritosa-

-Davvero?Io mi sono divertita-

-Faith-

Le due si guardarono e poi scoppiarono a ridere.

-Dai sorella fammi vedere quello che sai fare-

-Con vero piacere-

Cap 16

 

 

 

Così cominciarono a combattere riscoprendosi in forma come sempre. Loro erano cacciatrici e certo non era una pausa di qualche tempo a metterle fuori forma, avevano una straordinaria capacità di recupero e un grande spirito combattivo. Buffy riuscì a distrarsi, la lotta la prendeva totalmente, come le aveva insegnato Angel non mi bisogna mai abbassare la guardia. Regola di fondamentale importanza durante un duello per la propria vita e loro due sapevano bene cosa significasse ogni giorno trovarsi costantemente faccia a faccia con la morte. La caccia le mancava, le mancava correre nella notte e sentirsi parte di essa, le mancava percepire il suo corpo e la sua anima fondersi in un solo spirito puro e istintivo, un intreccio di sensi e percezioni che la unificavano totalmente con la natura, lontano da ogni forma di quotidianità, lontano dai problemi, dal mondo tecnologico e complesso, lontano dai pensieri nocivi. Le dava forza e vita, combattere richiedeva una presenza mentale e fisica di totale concentrazione e questo le consentiva di sfogare ogni nervo, ogni tensione e angoscia, le permetteva di ritrovare quel contatto con il suo io più profondo e avvicinarsi nuovamente a se stessa, si era persa troppe volte nella vita di tutti i giorni. Voleva solo svuotarsi di ogni veleno e la lotta era il suo rimedio, la sua medicina. Erano incredibili entrambe: vedere con quale perfetta sincronia, armonia e grazia schivassero i rispettivi colpi per incassarne degli altri dava quasi un senso di pace, di eternità nel vederle fendere l’aria con colpi antichi e sapienti, segno di esperienze troppo dure per anime così giovani. E soprattutto erano sorelle nel destino, erano unite da qualcosa di grande e immortale, un legame prima del tempo e dell’uomo. Quando entrambe si guardarono stremate, madide di sudore e piacevolmente spossate, intuirono che i loro corpi erano soddisfatti e svuotati di ogni malessere e tensione. Ma Buffy sapeva di non poter curare le sue ferite e il suo cuore solo con la lotta.

-Bè…devo dire che sei sempre la migliore B-

-Grazie…ma anche tu hai ancora il temperamento di un tempo-

Raccolsero le loro corse e si avviarono verso la porta quando apparve inaspettatamente Angel.

-Angel!-

-Ehi...-

-Che ci fai qui?Sai ti abbraccerei volentieri ma te lo sconsiglio-

Angel rise lievemente al commento di Faith.

-Ok B, dammi le tue cose e le chiavi che metto tutto in macchina intanto-

-Grazie-

La mora si allontanò, era chiaro che lui non fosse li per puro caso.

-Come hai fatto..-

-Dawn-

-Oh...certo-

-Io avevo bisogno di parlarti-

-Mm…chissà perché quando mi dici così non posso mai aspettarmi nulla di buono-

Lei incrociò le braccia e tese il corpo, era chiaramente a disagio e lui lo percepì chiaramente.

-Bè…in parte hai ragione..-

-Avanti se devi darmi un’altra mazzata sii almeno veloce-

-Nina è incinta-

Lei rimase in silenzio, fissandolo con leggero stupore. Ok adesso non si poteva davvero muovere, come paralizzata continuava a fissarlo incapace di dire o fare qualcosa. Intendiamoci, non era una notizia così strana anzi piuttosto normale visto che erano sposati, ma faceva sempre un certo effetto; forse perché era lei ad aver desiderato disperatamente quel futuro, era lei a voler essere al posto di quella donna, era lei che alla fine ci rimetteva sempre. Ok, lui si stava facendola sua famiglia felice ed era giusto, se lo meritava, ma lei no?Lei non meritava di avere l’uomo che amava?Lei non meritava una staccionata bianca con un cane da addestrare?Aveva mai forse preteso molto nella sua dura e assurda vita?

Non le pareva proprio, e poi perché doveva essere così spietatamente dispiaciuto?Perchè non le dava una valida ragione per odiarlo?Perchè non poteva che amarlo disperatamente?Perchè i suoi occhi di velluto riuscivano a scaldarle il cuore anche quando era lui stesso a scatenare il gelo dell’inverno nel suo spirito?Voleva semplicemente che smettesse di fare così male, ma non poteva. E ora era li inerme, come una perfetta deficiente incapace di reagire, di dire qualcosa di sensato, di non apparire così ferita e a pezzi, così incapace di mostrarsi forte e indifferente, di far trasparire le sue emozioni, nuda di fronte a lui. Lui che la scuoiava con i suoi occhi, che la stordiva coi suoi silenzi, che lacerava la sua anima solo con i respiri, i respiri che adesso poteva emettere, il cuore che adesso poteva davvero sentire battere e non potevano condividere tutto ciò. Già perché lui aveva scelto un’altra, non lei. Si sentì così stupida e impotente e solo ora si rese conto di come avesse lasciato che i suoi sogni e speranze le scivolassero addosso senza fare nulla, di come ora fosse più insignificante e sola di prima. Solo ora capì che era davvero finita, che non avrebbe mai avuto la sua favola che inconsciamente continuava a desiderare, e non aveva nemmeno più speranza. Perché un figlio ti lega per sempre, perché il sangue è immortale ed eterno, perché adesso che lui aveva dato vita a qualcosa di così incredibile e spettacolare quale era un essere umano, avrebbe sancito la sua unione totale con una donna che non era lei. Perché non era stato come con Darla, lei era morta e poi lui non l’amava, era stato tutto per qualche notte di sesso. Ma non con Nina. Erano sposati e lei lo amava e forse anche lui l’amava, e adesso capì che non avrebbe mai potuto accettarlo per quanto fosse stata intenzionata di fare in realtà. E capì che non poteva restare li, che doveva andarsene e seppellire il suo amore per sempre.

Lui la fissò, era in silenzio da quasi un minuto e non sapeva cosa fare, non sapeva cosa stesse passando per la sua testa e cosa si stesse agitando nel suo animo e voleva disperatamente saperlo.

-Congratulazioni-

La voce sottile e tremante tradì ciò che già il suo volto aveva lasciato trapelare.

-Buffy...-

-Io...devo andare...em...devo fare una telefonata, scusa-

Incapace di guardarlo negli occhi, spaventata dalla sola idea che lui avrebbe potuto afferrarla e ustionarla col suo tocco, fuggì via. Arrivò alla macchina consapevole che lui non l’aveva seguita e salì sull’auto che l’attendeva. Faith non le chiese nulla perché la sua espressione di ghiaccio bastò a convincerla che non si trattava di nulla di allegro.

Spike se ne stava beatamente sdraiato a letto fissando inerme il soffitto. Le parole di Buffy rimbombavano nella sua testa, nel suo cuore.

Quegli occhi troppo verdi bruciavano ancora il suo spirito e non poteva farne a meno, non poteva evitare di annegare in quel mare smeraldino, era una droga, un veleno sordido e deleterio. Era chiaro che lei non lo amava, questo lo aveva sempre saputo, ma voleva sentirselo dire, voleva soffrire come un cane per le dure e reali parole di Buffy perché sapeva che solo così avrebbe potuto finalmente trasformare quella passione micidiale in un affetto puro e profondo e forse un giorno avrebbe smesso di bruciare per lei.

Era ancora perso nel suo dolore quando squillò il telefono. Attese fin quando non sentì Wesley rispondere e poi chiamarlo.

-Per me?-

-Si esatto-

Leggermente scocciato scese e andò a rispondere.

-Pronto?-

-Spike-

-Rossa-

-Come stai?-

-Che vuoi strega?-

-Come siamo gentili-

-Non è da te far spendere una sassata di bolletta al Consiglio per una telefonata d’oltre oceano per sapere come sto-

-Bè in effetti è vero-

Spike sorrise fra sé, quella ragazza non cambiava mai.

-Senti ti ricordi di quando Giles fu trasformato da Ethan Rayne in un demone Fyaral?-

-Vagamente-

-Comunque sia, tu sai parlare la lingua di quei demoni giusto?-

-Potrebbe darsi-

-Spike-

-Ehi, pensi che svenda così il mio sapere?-

-Cosa vuoi in cambio?Denaro?-

-No, veramente stavo pensando che sarebbe divertente fare un salto nella mia amata patria-

-Cosa stai dicendo?-

-Esattamente quello che hai capito Will…voglio venire in Inghilterra-

-Cosa?Perchè?-

-Bè perché non la vedo da…bè praticamente da oltre un secolo!Mi manca un po’..-

-Si come no, cosa stai architettando?-

-Niente…solo che posso anche fare a meno delle scenate di Angel e la cacciatrice, per non parlare di Xander-

Willow sospirò leggermente, adesso le era tutto decisamente più chiaro.

-Bè…posso sentire Giles, in effetti ci sono alcuni testi in lingue affini a quelle dei demoni e qui nessuno sa tradurli…siamo un po’ indietro con la revisione di alcuni antichissimi archivi e sappiamo..-

-Ehi, ehi non c’è bisogno che mi illustri le vostre divertenti giornate fra intellettuali e cervelloni-

-Scusa…comunque penso che anche il Sig. Giles sarà d’accordo-

-Perfetto dolcezza allora attendo con ansia una tua risposta-

-Ti richiamo più tardi-

Quando attaccò alzò lo sguardo in direzione di Wesley, sulla porta a sorseggiare tè che lo guardava.

-Non è fuggendo che risolverai i tuoi problemi-

-Diciamo che io mi faccio gli affari miei e tu i tuoi…-

-Spike-

-Vado in camera mia a fare le valige-

Wesley lo seguì con la coda dell’occhio, forse alla fine sarebbe stata la soluzione migliore.

Cap 17

 

-E’ ancora in bagno?-

-Si-

-Mm…-

Dawn mise l’ultimo piatto a tavola e guardò Xander che giocherellava con il tappo della bottiglia.

-Non ci dirà mai cosa le passa per la testa…quindi non sforzarti troppo-

-Non lo stavo facendo…conosco tua sorella-

-Vai a chiamarla piuttosto…o finirà per raggrinzirsi tutta-

Buffy era a mollo nella vasca e l’acqua era quasi fredda ormai. Ma non voleva uscire, non voleva affrontare il mondo e tutti i suoi amici, non era pronta a questo. Voleva solo starsene in pace, rinchiusa in quel bagno sperando che non bussassero nuovi problemi alla sua porta, che forse così non avrebbe mai saputo altro sulla nuova fantastica vita di Angel senza lei. Il prezzo da pagare è sempre troppo alto e la felicità era una pessima merce. Avvertì i passi pesanti di Xander che saliva le scale e sapeva già cosa avrebbe fatto, così sospirando si alzò dalla vasca e tolse il tappo per poi aprire l’acqua e sciacquarsi.

Quando Xander bussò lei si mise l’accappatoio e uscì.

-Ehi-

-Ehi-

-E’ quasi pronto-

-Scendo subito-

-Ok-

Lui la guardò.

-Ok non ti chiedo niente-

Buffy non rispose ma si accinse a sorridergli mestamente per poi dirigersi in camera. I capelli molli furono avvolti in un asciugamano stile turbante, e dopo essersi data un’asciugata addosso si diede la crema per il corpo. Poi si diresse verso la poltrona vicino alla finestra per prendere il pigiama quando, gettando un occhio fuori, vide qualcuno nel suo giardino.

Quando rientrò in casa la sensazione che lo accompagnava era di estrema pesantezza. Eppure averle detto subito la verità avrebbe dovuto significare una sorta di liberazione, di leggerezza spirituale, ma non era così. I suoi sguardi, le sue parole, i suoi gesti erano ancora così potenti su di lui, potevano ancora dilaniarlo a tal punto, e non poteva liberarsene. Salì le scale deciso a cambiare, a sorridere per Nina e il loro bambino.

Passò davanti alla camera di Spike e notò che lui era indaffarato a fare i bagagli.

-Dove vai?-

-Lontano-

-Spike…-

Il vampiro biondo si fermò, continuando a dargli le spalle. Perché non poteva fare come con Wesley e ignorarlo semplicemente?Perchè anche da umano Angel continuava ad avere quell’effetto su di lui?Perchè era ancora il suo Sire?E sebbene fossero passati secoli, Spike sentiva di dovere in qualche modo contenersi e piegarsi ad Angel.

-Vado in Inghilterra…la strega e Giles mi hanno invitato al Consiglio…non lo trovi divertente?Ciò che è stato creato per distruggerci ha bisogno di me-

Ora si guardavano.

-Perché?-

-Ah perché la nostra conoscenza va oltre le loro possibilità-

-Perché hai accettato?-

-Non farmi domande di cui sai già la risposta-

Spike chiuse l’ultima valigia.

-Come mai tanta fretta?-

-Ehi, ma tu gli affari tuoi mai?Faccio come mi pare-

-Certamente, è quello che hai sempre fatto. Ma penso che dopo averti ospitato e offerto un posto…-

-Si si conosco la storia...voglio andarmene sono stanco di tutti voi-

Spike superò il bruno che era appoggiato allo stipite della porta.

-Ah, congratulazioni-

Angel colse una chiara nota di cinismo nel suo tono. Ovvio che Spike fosse contento della sua nuova vita senza Buffy e questo lo ingelosì in modo preoccupante.

-Non l’avrai solo perché adesso non stiamo insieme-

-Tsk…non mi pare che questo abbia costituito un ostacolo per tutti quelli che dopo te si sono infilati sotto le sue lenzuola-

-Attento a come parli-

-Ehi, non è a me che devi impartire delle lezioni su come trattarla-

Entrambi si gelarono con lo sguardo ed Angel accusò il colpo. Sapeva che era un chiaro riferimento a lui e a come avesse fatto soffrire Buffy in tutti quegli anni. Il biondo vampiro scese le scale ed uscì nella notte.

Aveva quasi paura a respirare, ad emettere anche un solo rumore per spezzare quel delicato equilibrio creatosi fra loro e la notte, lei avvolta nel suo candido accappatoio e lui nel suo fedele spolverino in pelle. Alla fine lei si mosse sparendo dalla visuale della finestra. Lui spense con leggera amarezza la terza sigaretta accanto al solito albero e alzò il capo con falsa indifferenza quando la vide apparire sulla porta in pigiama. Era così buffa, sembrava una bambina che gli chiedeva disperatamene di proteggerla con i suoi grandi occhi verdi e lui il cavaliere nero avvolto nella notte disposto a salvarla a qualunque prezzo. Ma lei non era una bambina indifesa, e lui sapeva, anche se lo desiderava, di non essere il suo cavaliere.

-Ciao-

-Ciao-

Lui abbandonò in parte il suo elemento e si mostrò alla penombra del portico illuminato e lei fece un passo verso l’oscurità di lui, incontrandosi a metà strada.

-Io…volevo salutarti-

Lei lo guardò perplessa. Erano distanti ma vicini, erano trattati ma respinti, sentiva che averlo troppo vicino l’avrebbe uccisa, non poteva affrontare altri scontri emotivi.

-Salutarmi?-

-Si-

-Perché?-

-Parto-

-Quando?-

-Stanotte-

-Cosa?-

-Si...-

-Per dove?-

-Inghilterra...Willow mi ha...bè hanno bisogno di qualcuno che sia più vecchio dei loro libri-

-Ah.. fuggi insomma-

-Ehi non venire a fare la predica a me-

-Non lo sto facendo-

Lui le si avvicinò.

-Ma davvero?Chissà perché conoscono quel tono fin troppo bene-

-Fai come vuoi…non mi interessa-

-Non è vero…maledizione lo sappiamo entrambi!-

-E anche se fosse?Cosa dovrei fare?Ormai sembra diventata una moda quella di scappare da me-

-Ah…lo sapevo-

Spike rise amaramente.

-Cosa?-

-Non sei arrabbiata perché ti mancherò ma perché sarai sola….Angel è felicemente sposato con un figlio in arrivo e la piccola Buffy?Ora non avrai neppure me, non ci sarà più Spike a confortarti-

-Smetti-

-E’ la verità…e fa male…-

-Spike-

-Addio-

Lui si voltò e si avviò verso la strada. Buffy si strinse nel suo pigiama con le lacrime agli occhi e poi scese gli scalini del portico.

-Spike aspetta-

Lui era tentato di non farlo, di non cedere alle sue lacrime, alla sua voce, al suo disperato bisogno di essere amata. Era tentato finalmente di fuggire e sperare che fosse lei ad inseguirlo, a desiderare di stringerlo, di amarlo, ma non era possibile.

Si fermò e attese che lei lo raggiungesse.

-Scusa…non volevo-

-Già-

-Ascolta-

Lo prese dolcemente per un braccio obbligandolo a girarsi e guardarla.

-Portami con te-

Lui rimase in silenzio ma la sua faccia parlava per se. Sprofondò in quegli occhi troppo verdi, cercando qualcosa che lo inducesse a pensare che era completamente pazza.

-Cosa?-

-Si…ritarda la partenza di un giorno, per darmi il tempo di-

-No, no, no aspetta un secondo…cosa hai detto?-

-Voglio venire con te-

Cap 18

 

Era rimasto di sasso, incredulo e sconvolto. Mai avrebbe pensato che lei gli avrebbe chiesto una cosa simile, ma doveva essere realista, lei voleva fare esattamente quello che lui stava facendo con lei: fuggire. E faceva così male, perché Buffy doveva essere così dannatamente insensibile?Perchè si burlava di lui?Non capiva che voleva starle lontano?Oh, ma sapeva benissimo di poter fare leva con tanta facilità sui suoi sentimenti.

-Io non credo sia una buona idea-

Non pensava avrebbe avuto la forza per dirlo.

-Spike, voglio davvero venire con te-

-Ci credo…ma tu vuoi anche scappare da Angel-

Buffy si sentì dolorosamente ferita dagli occhi azzurri e la voce sottile di Spike, non era stato duro né aggressivo, ma estremamente triste e addolorato e lei si sentì così egoista e stupida. Una lacrima rigò il suo volto e lo sguardo mesto di Spike si soffermò sul liquido salato che non ebbe il coraggio di toccare.

-Non è con me che vuoi stare, non farmi questo-

-Io…-

Adesso le lacrime erano aumentate e il suo pianto silenzioso era una tortura per lui. Avrebbe tanto voluto stringerla e sapeva anche che lei non si sarebbe ritratta ma avrebbe aumentato soltanto il dolore e reso più difficile il distacco da lei. Doveva allontanarsi ma le gambe non si muovevano paralizzate da quegli occhi verdi e umidi.

-Ti amo e…sai che per te ci sarò sempre-

Si allontanò inghiottito dalla notte scura e profonda, lasciandola li stretta nel suo pianto e distrutta da una realtà troppo dura e beffarda per loro, un destino crudele e ostile. Voleva solo proteggerla ma a quale prezzo?Era come se Angel dovesse ferirla e lui consolarla, mentre Buffy amava il suo carnefice e compativa il suo protettore, un gioco di cui si era stancato e che lo aveva distrutto. No, lui voleva uscire da quello scomodo triangolo e sparire dalla sua vita, sparire dal suo cuore anche se questo gli costava immensamente. Doveva andare lontano da lei, doveva solo cercare se stesso e il suo equilibrio e forse andare a Londra, nella sua amata Inghilterra, lo avrebbe aiutato molto.

Una volta giunto a casa salì nella sua stanza e prese le valige.

-Spike-

Lui si voltò di scatto quasi spaventato.

-Nina…-

-Angel mi ha detto che te ne vai-

-Già-

-So che non andate molto d’accordo ma…-

-Ehi, infondo non disprezzo così tanto tuo marito da farmi cacciare…-

-E’ per quella ragazza?-

Spike la guardò intensamente.

-Ti ho sentito mentre ne parlavi a Wesley…-

Spike rimase visibilmente toccato dalle lacrime che si stavano formando negli occhi azzurri della donna.

-Sai io…non riesco a capire che cosa abbia lei di tanto speciale…siete come impazziti tutti quanti da quanto è comparsa-

-Bè io sono impazzito, Angel..-

-Angel è completamente rimasto sconvolto quando l’ha vista la prima volta…e non sono certo così stupida da non accorgermi che non sono solo amici-

-Lui ti ama…lei è solo il passato-

-Per te o per lui?-

-Onestamente…spero per entrambi-

Nina abbassò lo sguardo ferita e Spike, incapace di dire altro, afferrò le valige e uscì dalla camera lasciandola sola a piangere su di un nuovo dolore. Arrivò alla porta e vide Wesley e Fred.

-Ciao Spike-

Fred lo abbracciò e lui rimase piacevolmente stupito da quella rara dimostrazione d’affetto.

-Ciao zucchero…e trattami bene l’inglese-

Spike lanciò un’occhiata a Wesley che gli sorrise. Non cercò Angel anche se avrebbe voluto vederlo, anche forse solo per dirgli che Buffy gli aveva chiesto di partire con lui o per farsi picchiare per aver fatto piangere sua moglie, ma proseguì oltre e raggiunse la sua vecchia auto che lo avrebbe portato all’aeroporto.

-Non ti sei neanche disturbato a salutarmi vedo-

-Non posso certo perdere il volo perché te sei a zonzo-

-Spiritoso...sei stato da lei?-

Spike chiuse il bagagliaio e si diresse alla portiera.

-Si...e non ti immagini cosa mi ha detto-

-Che ti ama?Che vorrebbe che tu restassi?-

Angel era sarcastico e cinico, ma dentro mascherava una profonda paura che tutto ciò fosse vero e la faccia di Spike non lo stava aiutando.

-Certo...sfotti pure...-

Il vampiro salì in macchina.

-Spike-

-Vuoi davvero saperlo?Bene mi ha chiesto di venire con me, vuole partire, vuole che la porti via-

Angel rimase immobile. Non aveva il coraggio di chiedergli niente altro perché era ovvio che Spike non potesse che essere felice per questo e che sicuramente ora magari sarebbe andato a prenderla e lui l’avrebbe persa per sempre. Non poteva permetterlo, non voleva permetterlo. Prima che Spike potesse affacciarsi dal finestrino per dire niente Angel era già sparito nella notte e il biondo avrebbe tanto voluto sospirare. Perfetto ora era ufficialmente fuori dai giochi. Accese il motore, ingranò la prima e partì.

Cap 19

 

 

 

Stava correndo veloce, rapido nella notte trasportato da una forza che credeva di aver perduto con la mortalità, ma che solo ora si rese conto da dove gli derivasse: era il suo amore, il suo folle e disperato amore per una cacciatrice, una donna che lo aveva totalmente sopraffatto e rapito, una donna che aveva il potere di farlo correre più veloce del vento sferzando l’aria fresca della notte sperando di giungere alla sua porta prima del suo avversario, sperando che lei non lo avesse chiuso fuori dal suo cuore per sempre. E mentre il gelo avanzava nel suo cuore, con gli occhi cercava disperatamente quella casa, quelle luci accoglienti e calde che così tanto le ricordavano lei e i suoi limpidi e infiniti occhi verdi, i suoi capelli color grano ancora più lucenti quando risplendevano alla luce del sole e non poteva perdere tutto questo, anche se vi aveva volutamente rinunciato non era pronto, non lo sarebbe mai stato. Col fiato in gola raggiunse finalmente la sua porta e suonò il campanello con insistenza, sperando solo che Spike non fosse stato più rapido di lui.

Non sapeva se bussare o meno, fissava solo quella porta chiusa mentre le sue orecchie potevano percepire i singhiozzi di sua sorella. Quando dalla sua camera aveva sentito lei e Spike parlare aveva dato una sbirciatina ed era corsa da lei quanto l’aveva sentita chiudere la porta e scoppiare a piangere, ma non aveva avuto il coraggio di bussare, di invadere il suo dolore. E così era rimasta li in piedi mentre inutilmente Xander cercava di convincerla ad andarsene a letto e attendere il giorno seguente. Poi il campanello cominciò a suonare all’impazzata e Andrew imprecando era corso ad aprire.

-Angel…dico sei impazzito?-

-Buffy!-

Angel travolse Andrew calpestando quella sua poca dignità e lo superò arrivando alle scale dove in cima trovò Dawn e Xander piuttosto perplessi.

Perché aveva detto quelle cose?Non bastava che stesse già male per Angel?Perchè non la voleva più nemmeno lui?Buffy strinse forte a se il cuscino ignorando la silenziosa presenza della sorella fuori dalla sua porta che disquisiva con Xander di quello che lei e Spike potessero essersi detti. Nessuno capiva, nessuno aveva sentito il suo cuore infrangersi contro il muro della dura realtà, nessuno poteva salvarla. Era passato il tempo in cui due vampiri litigavano per lei, in cui anche Xander faceva di tutto per averla, erano passati gli anni del ‘tutti amano Buffy’ e questo la spaventò troppo, voleva solo che Spike non fosse stato così maledettamente sincero e realista, avrebbe voluto solo trovare conforto tra le sue braccia anche se il prezzo era il cuore distrutto del vampiro. Era lei allora la bella e dannata?Si raggomitolò sul letto stretta nel suo pigiama inondato di lacrime come una bambina piccola e sola, quando all’improvviso il campanello cominciò a suonare con insistenza e dentro di sé sperò per un momento che Spike fosse tornato a prenderla, a dirle che non sarebbe stata mai più sola. Ma il suo cuore perse un battito quando un brivido corse lungo la sua schiena e udì la voce di Angel chiamarla, la voce del suo amato Angel. Pensò di morire in quell’istante stesso, credeva di non essere reale, di essere morta, che lui non poteva essere li a cercarla, a volerla.

-Angel-

-Dawn-

Angel raggiunse la ragazza in cima alle scale.

-Che succede?-

-Lei…è già partita?-

-Partita?-

-Amico…di cosa ti sei fatto?-

Angel stava per rispondere a Xander quando scattò la serratura e dalla porta alle spalle di Dawn apparve una Buffy dagli occhi gonfi incorniciati dai capelli scaruffati e il pigiama spiegazzato. Lui la guardò e annegò in quegli occhi che amava troppo, che disperatamente aveva cercato in altre donne, altre che non fossero lei. Come se non vi fosse stato nessuno fra loro due Angel passò fra Dawn e Xander e la raggiunse.

-Buffy-

-Angel…cosa fai qui?-

-Credevo di essere arrivato troppo tardi-

-Tardi per cosa?-

-Non partire...non andare con lui…-

Buffy lo fissò attonita e poi le sue pupille si dilatarono non appena comprese cosa stesse dicendo. Lui era corso li come un pazzo per fermarla, per impedirle di andare con Spike.

-Con quale diritto mi chiedi questo?-

Lui era immobile, aveva agito d’istinto, era scattato come una molla impazzita correndo da lei senza ragione, senza pensare, solo spinto da una forza micidiale che gli urlava di andare da lei. E solo ora la sua mente era tornata lucida e si accorse di cosa avesse fatto.

Dawn prese Xander per un braccio e scese giù trascinando il ragazzo e Andrew, che invece volevano restare a guardare lo spettacolo di quei due, in cucina.

-Io…-

-Hai sposato un'altra…l’hai messa incinta e ora vorresti anche avere me?-

Il disprezzo nelle sue parole fu come un paletto nel cuore, una lama nel petto, un colpo troppo doloroso. Che stava facendo?Che cosa gli era passato per la testa?

-Non so che mi sia preso…perdonami-

Era stanca di discutere, di piangere e gridare per lui, per Spike, per tutti loro. Non aveva intenzione di arrovellarsi per fargli capire che non faceva altro che ferirla, che recriminare sui torti reciproci, voleva solo stare in pace.

-Ok-

-Come?-

-Va bene Angel, ti perdono...adesso puoi andare a vivere tranquillo e felice senza doverti preoccupare di me, sei assolto-

Stava mentendo, ed entrambi lo sapevano. Buffy non ne poteva più e nemmeno lui. Ora doveva solo lasciarla in pace.

-Buffy io…-

-Non cercarmi più…non venire più a suonare al mio campanello.. perché non mi troverai-

Lui alzò lo sguardo e annegò in lei. Il suo cuore si fermò, per un battito, un millesimo di secondo in cui si sentì di nuovo morto e deglutì la fiele del suo dolore. Era li, bella come la morte, eterna come l’amore, che lo chiudeva fuori per sempre dalla sua vita in un nuovo tentativo di mettere ancora una volta un punto, una fine alla loro odissea che non sembrava poter avere termine. E le sue lacrime, quelle lacrime di cui conosceva troppo bene il sapore e l’odore, quelle lacrime come acido sulla sua pelle, instancabili riempivano quegli occhi stanchi, riversandosi sulle sue candide guance che da troppo tempo non sfiorava, non toccava e assaporava. La voleva così disperatamente che si malediva ogni singolo giorno della sua vita per non essere subito corso da lei, per essere stato così stupido, per averla volutamente persa, e non poteva più fare niente. Così, distrutto e furioso con se stesso, cercò di disinfettare quelle ferite profonde del suo cuore e le posò un ultimo, doloroso bacio in fronte. Buffy chiuse gli occhi, restando immobile, paralizzata e completamente schiava di lui, della sua bocca posata sulla sua pelle, come lava su di lei, come un nuovo marchio eterno e indissolubile; ferma sotto il gentile e dolce gesto di lui, lui che in qualche modo la portava sempre a non odiarlo, lui che per qualunque cosa le facesse lei tornava ad amare più di prima e sempre più intensamente, lui che non poteva e non voleva espellere dal suo cuore. La sua piccola mano, che tante volte aveva portato la morte, adesso si aggrappava disperata a quel braccio forte che gentilmente aveva portato la mano di Angel a sfiorarle appena il volto per baciarle la fronte, e afferrò il lembo della manica della sua insostituibile giacca nera con forza, dolore, sperando che lui la tirasse fuori da quel mare nero e oscuro in cui stava annegando, che lui la portasse alla luce e la strappasse alle tenebre che avvolgevano il suo cuore. Strinse fin quando le nocche non divennero bianche e i palmi non le dolsero per lo sforzo, in un attimo che durò per entrambi un’eternità. Non doveva cedere, non doveva rifugiarsi nel suo abbraccio sicuro e forte, non poteva lasciarsi andare al pianto disperato e liberatorio, non poteva darsi un nuovo dolore. Angel intuì i suoi pensieri e con grande sforzo si staccò da lei, con riluttanza e dolore le diede un ultimo sguardo e scappò da lei, dal suo amore, da tutto quel mondo profondo e intenso che era Buffy. Abbandonò la sua anima in quella casa, su quelle scale, stretta e incastonata in quel piccolo e forte corpo che tanto amava e se ne andò, ma non dal suo cuore, non da lei.

Il volo sarebbe stato lungo e certo non aveva il posto al finestrino, ma i bagagli di tutti quei passeggeri erano sufficiente comodi, aveva tanto tempo per riflettere, per ripetersi che era stato maledettamente stupido a dirle di non seguirlo, che non era giusto, per poi ripetersi che Buffy non lo amava, che lui non era Angel. Oh si sarebbe stato un lungo viaggio.

Cap 20

 

 

Willow frugò fra i vari passeggeri al gate, ma nessuno di loro sembrava avere una testa brillante e un vecchio spolverino degli anni ’70. Se non si fosse sbrigata avrebbe fatto tardi al test di preparazione, era importante per essere ammessa all’unica sessione di esami del Consiglio per il titolo di osservatore e avrebbe ucciso Spike se le avesse fatto fare tardi.

-Accidenti a quel vampiro-

Il suo commento ad alta voce le fece scattare l’illuminazione del secolo e rifletté sul fatto che Spike non viaggiava insieme agli altri passeggeri, ma nel vano bagagli, così si avviò verso il deposito delle valige cercando di non farsi vedere.

-Spike…sei qui?-

-Rossa-

Willow schizzò in aria e per poco non cacciò un urlo.

-Ce ne hai messo di tempo-

-Io...b…bè…non mi ricordavo che viaggi in una classe tutta tua-

-Spiritosa…comunque sia abbiamo un problema-

-Cioè?-

Spike sapeva sempre come metterla a disagio, con lui perdeva il suo infallibile autocontrollo. Eppure non le era sfuggito niente.

-C’è il sole-

Lei lo guardò un momento.

-Ah!Il sole-

-Già...quella cosa che scotta a cui sono un tantino allergico…-

-Giusto…il sole...-

-Perdi colpi strega-

-L’hai detto!Sono una strega…e come tale ho un rimedio…-

Willow sfoderò qualcosa che fece brillare gli occhi di Spike.

-Ma...dove l’hai presa?-

-Sono stata previdente...mi era solo passato un secondo di mente…-

-E Giles che ne pensa?-

-Me lo ha detto lui!-

-Ok-

Spike si infilò spavaldo la Gemma di Amara e l’ammirò con un certo stile.

-E’ fantastica-

-Si di un magnifico verde intenso-

-Si come i tuo occhi zucchero-

Willow arrossì, possibile che, dopo tutto, potesse essere così pudica?Spike sorrise fra se, quella ragazza era un vero fenomeno.

-A…andiamo o farò tardi-

-Tardi?Ehi sono arrivato io tutto il resto non conta-

-Si come no-

E bisticciando si avviarono verso la macchina del Consiglio che li portò alla sede.

Spike non poté subito beneficiare appieno degli effetti magici della gemma perché si sa, il cielo di Londra era raramente illuminato dal sole, ma lui era talmente abituato alle tenebre che quella luce grigiastra annebbiata dalle nuvole gli parve il sole californiano. Si guardò attorno e fu colto da strane sensazioni, non era più tornato in Inghilterra da quando era stato trasformato in un vampiro e non avrebbe mai pensato di tornarci, viaggiando per Londra si accorse di quanto fosse cambiata ed era tutto impressionante, gli tornavano alla mente le vie, i locali e le serate della sua gioventù da umano, brutalmente consumata dalle tenebre della gretta umanità e lui aveva trovato il giusto conforto nel morso di Drusilla. In ogni angolo, ora affollato di gente, negozi, automobili e il tram-tram da metropoli, riviveva precisi momenti della sua vita, distinti episodi freschi ancora nella sua memoria. Chissà se la sua casa c’era ancora?Chissà se qualcuno era più tornato a trovare sua madre…troppe domande per troppe emozioni. Avrebbe tanto voluto sospirare e Willow percepì la sua angoscia. Arrivarono alla stazione e Spike sembrò risvegliarsi dal suo tuffo nel passato.

-Che ci facciamo qui?-

-Prendiamo un treno-

-Oh, sicuramente non siamo venuti a cercare del succo di frutta ma…mi sfugge la ragione per cui dobbiamo prendere un treno-

-Basta che dici ‘perché…non è difficile-

-Adoro sentirmi parlare-

Willow lo guardò di sbieco. Poi una volta che Willow aveva ringraziato l’autista si avviarono verso il binario e Spike si guardava curioso attorno, la strega sembrava proprio a suo agio in mezzo a tutti quegli inglesi. Una volta saliti a bordo si accomodarono a sedere e attesero che il treno partisse; lui gettò subito un occhio fuori dal finestrino non appena cominciarono a muoversi: il treno per un pezzo passò in mezzo alla città e il vampiro cominciò a fare domande alla rossa relative ai cambiamenti subiti da Londra e di tutta la Gran Bretagna, poi rimasero in silenzio per il resto del viaggio e Spike guardò fuori cercando di perdersi in pensieri piacevoli, che lo distraessero dalle ragioni per cui si trovava laggiù.

Improvvisamente stavano lasciando il caos cittadino per immergersi nella periferia fino a giungere in aperta campagna attraversando vasti prati verdi e mano a mano gli edifici delle città svanivano nel fumo delle fabbriche. Spike si rilassò alla vista di quelle distese sconfinate, di quei richiami bucolici alla vita che era solito condurre secoli fa, quando era un ingenuo scrittore innamorato di una timida fanciulla aristocratica, divisi da una società crudele.

-Dove stiamo andando?-

-A Westbury-

-Cosa?-

-Bè non è molto lontano-

-Lo so, ma perché laggiù?-

-Perché quella è la sede più…tranquilla se vogliamo dire…è dove andai io in ritiro spirituale dopo…bè lo sai-

La strega lo guardò cercando di comunicare con lo sguardo, ma Spike sembrava confuso.

-No-

-Si-

-Ti dico di no-

Willow sbuffò.

-Sai...dopo la storia di Tara..-

-Ah si certo…come dimenticare Evil Willow con quella sexy tutina nera e…-

Spike capì che stava esagerando.

-Scusa strega-

-Figurati....posso sempre trasformarti n qualcosa di disgustoso-

-Ehi, io non sarei disgustoso nemmeno se fossi un rospo-

Lei rise di gusto, Spike era dannatamente vanitoso, certe cose non cambiavano mai!Il fischio del treno che era giunto a destinazione la distolse da Spike e sorridendo annunciò che era giunto il momento di scendere.

C’era stata la festa, c’era stato amore, i festoni colorati e i sorrisi, ma non lui. Era assente per quanto i suoi occhi si sforzassero di brillare per lei, una donna innamorata si accorge di queste cose ed Angel era un pessimo bugiardo; la causa doveva essere ancora quella ragazza, lui non si era fatto vedere da quando Spike aveva annunciato che sarebbe partito e si era ripresentato dopo alla festa con un piccolo pacchetto per lei accompagnato dalle sue scuse e da un bacio in fronte. E lei lo amava troppo per fargliene una colpa, per arrabbiarsi contro quell’uomo meraviglioso che era suo marito, che per qualunque peso o dolore portasse il suo cuore lui faceva di tutto per nasconderlo, per far si che lei non si dovesse preoccupare o intristirsi. Lui voleva solo il suo bene, la sua felicità ed era per questo che l’aveva sposata.

Nina comprese perfettamente suo marito. Solo guardandolo adesso mentre Faith lo costringeva a prendere in braccio suo figlio si rese conto di quanto lui fosse estremamente generoso e altruista, di quanto lui vivesse per fare del bene agli altri. E si chiese come poteva essere stato un tempo uno spietato assassino; lui non aveva mai voluto specificare nulla di particolare sul suo passato e lei si era ritrovata costretta di fronte al suo silenzio a frugare fra i tanti libroni di Wesley fino a trovare qualcosa su di lui e non le era sembrato possibile, quello non era il suo Angel.

Non aveva approfondito particolarmente anche perché sui libri non vi era riportato nulla in seguito alla storia dell’anima e quindi aveva smesso di cercare. Ma da quando quella Buffy era ripiombata nella sua vita, avrebbe voluto tanto scovare qualcosa su loro due.

-Allora come ti senti ad essere di nuovo un papà?-

-Bè almeno facciamolo nascere-

-O facciamola-

-Giusto-

Angel ridiede il piccolo alla madre.

-E così Spike se n’è andato…-

-Già-

-Dov’eri?-

Angel alzò lo sguardo dal bicchiere che teneva in mano.

-Non hai fatto tardi alla festa perché non trovavi un regalo per tua moglie..-

-I..-

-Ti conosco più di tutti qua dentro non cominciare a spararmele grosse-

Angel le sorrise leggermente.

-Spike…lui mi aveva detto che era andato a salutare Buffy e lei gli aveva chiesto di partire con lui-

-Oh…adesso capisco-

-Non c’ho visto più…sono scappato via senza pensarci e ho corso verso casa sua, insomma sapevo solo di doverla fermare, non potevo lasciarla partire-

-L’hai fatto altre volte-

-Si…ma-

-Ma stavolta Spike sarebbe stato con lei-

-Appunto…-

Faith poggiò comprensiva una mano su quella dell’amico.

-Quando sono arrivato da lei le ho detto che non poteva partire e lei mi ha guardato come se venissi da un altro pianeta-

-Non sarebbe la prima volta-

-No...comunque alla fine non so perché ma lei non è partita e ci siamo detti addio-

-Andiamo…potreste smetterla di essere così disgustosamente drammatici?Insomma vivete nella stessa città!Che addio è?-

-Faith…è simbolico-

-Questo mi sembrava ovvio-

Si sorrisero leggermente ed Angel si sentì un po’ più sollevato.

Cap 21

 

Il Consiglio aveva in possesso un appezzamento di terreno particolarmente vasto, anche perché quando nacque la sede non doveva nemmeno esistere il concetto di possedimento e proprietà, si parlava di epoche eccessivamente remote, prima della civiltà. Spike e Willow furono presi alla stazione e un’auto gli portò attraverso quei prati verdi e limpidi dove correvano liberi i cavalli, le streghe esercitavano la loro magia e giovani osservatori si dedicavano ai ritiri prima dell’esame. C’erano anche osservatori anziani probabilmente in pensione se mai poteva esistere da quelle parti. Intanto seguendo la strada si faceva sempre più vicina e grande l’immensa costruzione che ospitava la ‘residenza estiva ’ del Consiglio, come la chiamava Willow.

-E’ una fattispecie di castello, cioè prima lo era davvero ma adesso ne ha mantenuto solo la forma-

-Oh quindi se entro li dentro non rischio di dovermi inchinare al cospetto di un sovrano…sai non mi eccita l’idea di baciare la mano a Giles-

Willow lo guardò male.

-Hai mai pensato di fare il comico?-

-Spesso…anche se mi sentirei davvero sprecato, insomma c’è già Xander come buffone e Andrew come giullare-

-Rischieresti di rubargli la scena-

-Potresti smettere di fare del sarcasmo?Mi stai ferendo-

-Oh scusa-

Willow rise e Spike si mise a guardare fuori dal finestrino. Quando finalmente l’auto scura(decisamente old style) si fermò davanti al portone, i due scesero ed entrarono nel grande atrio illuminato.

-Questo posto è l’ideale per dei salutari bagni di sole…a prova di vampiro-

-Spike ti conviene comportarti a modo e fare silenzio, nessun vampiro prima di te ha mai osato mettere piede qui-

-Ci credo-

Seguendo un lungo corridoio giunsero ad un’ampia gradinata e Spike alzò il capo per vedere quanto fosse alto l’edificio. Salirono diverse rampe prima di giungere in una sala non particolarmente grande dove dietro uno scrivania colma di libri riconobbe una figura nota.

-Sig. Giles-

-Mm...a W..Willow sei arrivata?-

Giles si tolse gli occhiali appoggiandoli sul tavolo e alzandosi andò in contro ai due.

-Spike-

-Giles-

-Come va?-

-Non mi sembra il caso...-

-No forse no-

L’inglese si mise una mano in tasca. I convenevoli non erano nel loro genere.

-Em…dunque gli hai fatto vedere dove è la sua stanza?-

-Wow ho una stanza tutta mia?-

-Si per tua fortuna-

-E mia sfortuna-

Spike scosse la testa.

-Che vuol dire?-

-Che considerando che sei un individuo con certi precedenti ti devo tenere d’occhio-

-Quindi?-

-Abbiamo le camere accanto-

-Cosa?Ehi non ho bisogno della balia-

-Spike-

-Anche voi due avete dei precedenti piuttosto coloriti eppure nessuno vi controlla-

-Finiscila-

-Ma..-

-Andiamo-

Willow trascinò uno Spike lagnoso verso la sua nuova camera sotto lo sguardo perplesso di tutti quei probabili osservatori e streghe.

-Uh quella non era niente male-

-Spike!-

-Cosa?Avrò diritto a divertirmi?-

-Non hai diritto ad un bel niente-

-Fantastico-

Finalmente raggiunsero la sua camera.

Era già passata una settimana dalla partenza di Spike e dall’ultima volta in cui aveva visto Angel, cercava di evitare ogni luogo dove avrebbe potuto incontrarlo, aveva perfino cambiato bar per non rischiare di vederlo!Faith non le diceva nulla quando si vedevano e Buffy non domandava, mentre Willow le allietava le giornate raccontandole di tutto quello che combinava Spike a cominciare dalle figuracce che le faceva fare. Inoltre Willow era tesa per la storia dell’esame e lui riusciva sempre a confortarla in qualche modo. Passava le sue giornate fra i libroni antichi e ingialliti sotto qualche albero e tra gli archivi con Giles che si puliva gli occhiali e Spike che traduceva e borbottava qualche cosa insulsa; così le passava il tempo e soprattutto sentiva meno la mancanza dei suoi amici ma era contenta perché di li a poco verso Natale sarebbe tornata a casa da loro.

-Spike ti prego-

-E’ vero, scusa non ha molto senso…perché mai dovrei farlo?-

-Perchè non puoi semplicemente startene a zonzo tutto il giorno ad infastidire gli altri-

-E perché no?-

-Perché sennò ti rispedisco in America!-

-Non importa che ti arrabbi tanto…solo non vedo la ragione per cui non posso relazionare con le altre streghe…sei gelosa?-

-Cos..Cosa!?-

A Willow per poco non scappò il libro di mano e divenne tutta rossa.

-Non essere assurdo-

-Strega non ti agitare era una battuta…-

-Ora devo studiare-

Spike la guardò perplesso e le prese il libro di mano subendosi i suoi lamenti. Lesse la pagina fumandosi l’ultima sigaretta del pacchetto, avrebbe dovuto trovare il modo per farsele comprare quando il fattorino andava in città.

-Devo studiare!-

-Lo so-

-Puoi rendermelo?-

-No-

-Allora puoi almeno risentirmelo?-

Lui la guardò.

-Ok-

Willow sorrise compiaciuta, Spike ne sapeva tanto quanto Giles ma non era Giles e quindi era più facile ripetere qualcosa ad un vampiro con la testa ossigenata invece che ad un’enciclopedia fatta persona! Quindi da quel giorno si faceva sempre aiutare da Spike che si divertiva ad interrogarla in preparazione al suo famigerato esame!

-Ho bisogno che andiate a prendermi alcuni volumi dal vecchio Lord Henry-

-Oh certo-

Giles porse la lista a Willow, Spike si stava specchiando alla finestra.

-Wow, ma questo è un volume che credevo estinto-

-Vedi Willow, alcuni tomi riguardanti le crociate sono stati tenuti segretamente nascosti…come ben sai all’epoca la magia era sempre in qualche modo tenuta…nascosta-

-Bè mi sembra un tema piuttosto attuale-

Giles la guardo.

-Comunque sia ho bisogno assolutamente di quel testo altrimenti non potrò concludere la traduzione degli scritti di Sarus-

-Accidenti ma come mai non erano stati completati in precedenza?-

-Per quanta cura i miei predecessori potessero prestare all’archivio segreto, ci sono scritti che nessuno, forse per paura si è mai preoccupato di tradurre, non sai mai cosa possono contenere-

-Evitando così ogni tentazione-

-Esattamente-

-Bene-

-Oh e lei dall’alto della sua infinita saggezza ritiene che sia giusto farlo?-

Spike raggiunse i due.

-No, ma ritengo che possano anche esservi elementi utili, formule di magia bianca e perché no un pezzo considerevole della storia dell’umanità ben diverso da quello riportato dai testi scolastici-

-Se questo materiale non fosse così improponibile al mondo comune penso che si troverebbe in una qualsiasi biblioteca-

-Ma non è così...per questo ritengo essenziale avere quel libro. Devo avvertirvi che sicuramente ve lo darà avvolto in una scatola di vetro magico, poiché al suo interno vi è qualcosa di estremamente raro e delicato-

-Quindi?-

-Quindi solo chi ha animo puro può toccare la scatola, Spike ti conviene non toccarla ti potrebbe uccidere-

-B...bè ma io ..io sono stata dalla parte del mare il mio animo..-

-Willow ti conosco bene…il tuo animo è puro...eri solo stata accecata dal dolore e ciò che ti rende degna è l’essere riuscita a risollevarti-

La rossa fissò l’osservatore e poi annuì titubante.

-Prendete le biciclette-

-Cosa?Dovrei pedalare?-

-Esatto-

-Ma non è pericoloso sballottarlo in un cesto?-

-Spike niente automobile, rischierebbe coi gas di scappamento di inquinare l’aria-

Spike lo guardò.

-Sta scherzando spero!-

-No assolutamente, è severamente vietato accedere nel territorio di Lord Henry con mezzi quali la macchina...ti prego di rispettare la sua volontà...anche perché non entreresti-

-Dio quest’uomo è proprio un folle-

Willow rise e poi trascinò fuori uno Spike borbottante.

Ultimamente c’erano troppi vampiri in giro eppure non era nemmeno St. Vigeous. Improvvisamente le ritornarono alla mente gli insegnamenti di Giles su chi fosse quel tizio a cui i vampiri erano tanto devoti. Come poteva essere santo uno che aveva guidato una crociata di vampiri in Russia, Persia, e altri stati ad est? L’unica cosa importante era che durante la notte di St. Vigeous, la forza dei vampiri era al massimo, ma rifletté sul fatto che il problema in quella sera era tanto il numero non la loro forza. Schivò un altro colpo e improvvisamente il vampiro alle sue spalle si incenerì da solo. O meglio grazie a Faith che si era liberata in tempo di un vampiro per polverizzare poi quello dietro a Buffy.

-Ehi B-

-Faith-

-Sbaglio o c’è un ritrovo di visi pallidi?-

-Sembra di essere a Woodstck-

-In quanto ad abbigliamento ci siamo-

Faith e Buffy osservarono il look antiquato di un vampiro che stava scappando e Buffy impugnò il paletto e lo lanciò contro il fuggitivo.

-Ok penso che per stasera siano finiti-

-Secondo me qualcuno a sparso in giro la voce che siamo morte-

-Sai che novità-

Buffy rise.

-Bene allenamento finito-

-Bè ne avevo proprio bisogno dopo la gravidanza non sopportavo di vedere la mia pancia lievitare ancora-

-Però hai ricevuto in cambio qualcosa di stupendo-

-Oh sicuramente…poi è un maschio mi darà meno grane di una femmina-

-Faith!-

-Cosa?E’ vero-

-Io vorrei tanto una femmina-

-E l’avrai B-

-Oh si…se davvero crescono sotto i cavoli può darsi-

-Dai ci sono uomini che darebbero la vita per stare con te...e altri che l’hanno già data-

-Già ma sembra che stia diventando una moda piantare Buffy!-

Faith rise.

-Su questo non posso darti torto-

-Prima Angel, poi c’è stata quella piccola parentesi con Parker, dopo Riley e Spike...bè lui l’ho mollato io ma alla fine è stato lui ad andarsene-

-Che non sei capace di avere una relazione decente era risaputo B, ma penso che presto le cose cambieranno-

-La maternità ti ha resa empatica?-

-Non puoi mai sapere cosa ha in riservo la vita per te-

-Già-

-Piuttosto il tipo della palestra?-

-Cosa?-

Abbandonarono il cimitero e poi si diressero a casa.

Cap 22

 

Tra due giorni sarebbe stato il Giorno del Ringraziamento e Nina aveva voluto invitare Faith e Robin, ma anche Buffy li aveva invitati così la mora propose di festeggiarlo tutti insieme ma Xander le fece notare che non aveva voglia di vedere scene da panico anche in un giorno di festa.

-Fred dovremmo trovare una soluzione-

-Bè…potrei provare a parlare con Nina-

-Sarebbe fantastico…tu riesci sempre a convincerla-

-Ok Faith-

-Bene…e anche Angel-

-A lui dovresti pensarci te-

-Farò questo sforzo-

-Ma Buffy come la prenderà?-

-Oh…vedrai che capirà-

Fred annuì non molto sicura e si diresse in cucina dove Nina stava preparando il tacchino.

-Ehi-

-Ehi Fred…senti non è che potresti assaggiare la salsa di mirtilli…l’ho fatta io non mi andava di comprarla già pronta!-

-Ah…si certo-

Fred prese un cucchiaino e assaggiò la salsa, non era male.

-Mm…è davvero buona!-

-Sul serio?Meno male…sai con la gravidanza mi si altera un po’ la percezione e i gusti cambiano non ero molto sicura-

-No no va bene-

Nina sorrise.

-Senti Nina ti dovrei parlare-

-Dimmi-

La donna si destreggiava fra i fornelli mentre Fred si sedette.

-Bè ecco vedi Faith è stata invitata per il ringraziamento anche da Buffy-

La donna si fermò.

-Ah…bè se non voleva venire avrebbe potuto dirmelo di persona-

-No vedi non è questo-

-Fred-

-Ti prego lascia che ti spieghi, lei vuole passarlo sia con noi che con loro quindi noi avevamo pensato che…bè col tuo tacchino squisito potremmo passarlo tutti insieme..-

Nina la guardò un momento.

-Insomma se tu vuoi…-

-Angel cosa ne pensa?-

-Oh non lo sa ancora-

-Allora… va bene…se a Buffy non dispiace-

-Oh non ti preoccupare-

-Ok-

Nina era perplessa ma infondo quello sarebbe stato un momento per dimostrare a Buffy che lei aveva perso, che Angel adesso era suo e lo sarebbe stato per sempre.

Sarebbe stato più difficile convincere Buffy.

-Cosa?-

-Dai….fallo per me-

-Faith non puoi chiedermi questo-

-Ascolta capisco che sia difficile ma è anche un modo per dimostrare che sei andata avanti, che la tua vita procede bene-

-E’ finita l’epoca del ‘ beccati questo stronzo sto bene anche senza i te’-

-Ok era un discorso infantile ma c’ho provato-

Buffy guardò Faith.

-E va bene-

-Sul serio?-

-Si-

-Ah grazie B non te ne pentirai…infondo Nina è brava in cucina-

-Anche Andrew!-

-Lo so-

Si guardarono e poi scoppiarono a ridere.

Ovviamente per lui era stato un colpo sentire che avrebbe passato la cena del ringraziamento con Buffy e Nina contemporaneamente, non sapeva se avrebbe potuto sostenerle entrambe. Ma lasciò stare e decise che avrebbe vissuto tutto al momento, senza programmare cosa dire o fare. Così quando venne il momento di suonare al campanello Fred era tutta contenta, Nina teneva il vassoio col tacchino fra le mani e Angel si scambiava sguardi perplessi con Wesley.

-Ehi ciao!-

Li aprì Dawn.

-Ciao …Dawn giusto?-

-Si e tu devi essere Fred-

Li fece accomodare e poi si presentò anche a Nina e Gunn.

-Wes…Angel-

Dawn abbracciò l’ex-vampiro. Poi fece strada verso il salotto dove c’era Xander spaparanzato sul divano che litigava con Faith per il telecomando.

-Ehi sono l’ospite-

-Gli ospiti si comportano a modo-

-Xander non fare il bambino-

-Ehi c’è un vero bambino qui che potrebbe rimanere traumatizzato da questa scena-

Dawn con le mani sui fianchi guardò i due mentre Robin faceva giocare il piccolo Alec.

-Ehi gente!-

Xander si alzò e si diresse da Wes stringendogli la mano, poi fece un cenno col capo in segno di saluto ad Angel e si presentò agli altri. Faith salutò tutti con un mega sorriso e pure Robin.

-Venite possiamo accomodarci a tavola-

-Dove lo metto il tacchino?-

-Vieni con me-

Nina seguì Dawn in cucina dove sentì delle voci e vide Buffy bisticciare con un ragazzo.

-Guarda cosa hai fatto!-

-Io?Sei tu che mi hai detto che andava bene-

-Già ma avevo visto solo il primo spicchio che ne sapevo che non sai neanche tagliare una mela!-

-Ti ricordo che nel tagliare le gole però sono una maestra!-

-Ehi non valgono le minacce-

Buffy fissò Andrew e poi guardò il suo pessimo lavoro di affetta mele.

-Dai infondo...vanno bene lo stesso, no?-

-Ora dovrò trovare un altro modo per sistemarle-

Andrew col suo grembiulino afferrò gli spicchi mela che Buffy non era stata in grado di tagliare decentemente e li mise in un qualche modo sulla base della torta.

-Ragazzi è arrivato il tacchino-

I due si girarono e Buffy si trovò faccia a faccia con Nina.

-Ciao-

-Ciao-

Le due si guardarono in silenzio.

-Ciao io sono Andrew-

Il ragazzo si fece avanti.

-Nina-

-Dai pure a me la creatura che la faccio scaldare cinque minuti-

-Ah si-

Andrew prese la teglia e gli tolse la pellicola per poi porla in forno. Intanto Dawn aveva preso la pentola con il primo e la stava portano a tavola.

-Andiamo-

Arrivarono in sala da pranzo e Buffy salutò tutti, poi lo vide e perse un battito. Sapeva di doversi contenere e mostrarsi in qualche modo indifferente ma non era facile. Lui era li così bello e sorridente, attorniato da quel calore umano e familiare che le faceva girare la testa e l’idea di non poterlo avvicinare, toccare e baciare era un sottile tortura per lei. Si sorrisero da lontano, in silenzio, quasi di nascosto come solo loro due sapevano fare e questo bastò ad entrambi per risolvere i loro dilemmi sui convenevoli. Nina cercò di ignorare quelli sguardi ma non poteva. Finalmente si sedettero a tavola e fu servito il primo.

-Allora come vanno le cose?-

-Bene...insomma se non fosse per una strana concentrazione di vampiri-

-L’hai notato anche tu?-

-Si, io e Faith siamo andate a caccia l’altra sera e…bè erano più del solito-

-Ci sarà stata una grigliata o una festa del sangue-

-Xander ti prego!-

Cominciarono ad infamarlo.

-Dovreste essere abituati a discorsi sanguinolenti!-

-Ok ora vado a prendere il tacchino, Dawn aiutami con i contorni-

Mentre Buffy e Faith toglievano i piatti del primo, Dawn e Andrew si erano diretti in cucina. Dopo che fu servito il tacchino e i vari contorni si rimisero tutti a tavola.

-Mm davvero ottimo!-

-Brava Nina-

-Ho superato me stessa-

-Sarai sicuramente una mogliettina fantastica-

L’osservazione di Xander rimase come sospesa nel vuoto, sentì mille sguardi conficcati nella sua pelle e gli occhi feriti e imbarazzati di Buffy incontrarono i suoi in uno sguardo glaciale. Nessuno sapeva che dire e tutti cercavano di evitare di guadarsi, il silenzio micidiale che si venne a creare sembrò soffocare i presenti.

Per cercare di ristabilire le cose Fred cercò un argomento di conversazione che sembrò sviare l’attenzione dall’infelice battuta di Xander che stette abbastanza in silenzio per il resto del pranzo.

-Peccato che non ci sia Willow-

-Bè torneranno per Natale-

-Ah capisco-

-Ma perché non sono venuti?-

-Bè non aveva senso solo per qualche giorno e poi lei ha l’esame fra qualche giorno-

-Ah è vero per l’abilitazione come osservatore-

-Wow strega e osservatrice-

-Non dovrebbero nemmeno farglielo fare l’esame, insomma è Willow!-

-Si ma sono cose burocratiche…è chiaro che lo passa…-

-Aspetta un attimo Fred…come conosci Willow?-

-Bè quando è venuta a Los-

Angel parlò per la prima volta.

-Tornerà anche Spike?-

Tutti lo guardarono abbastanza sconvolti. Era chiaro a tutti che Angel non volesse che Fred finisse il suo discorso ma solo a pochi risultava chiaro i motivo.

-Em…io credo…credo di si-

Buffy lanciò un’occhiata perplessa ad Angel che cercò di evitarla con insuccesso. Il silenzio fu interrotto dal trillo del cellulare di Robin.

-E’ il mio capo-

-Anche oggi?-

-Scusa amore-

Robin si alzò e andò a rispondere in salotto.

-Ah Buffy puoi finire di dare da mangiare ad Alec?-

-Ah io…-

-Dai ti prego devo andare subito in bagno-

-Ok-

Faith corse in bagno mentre Dawn andava in cucina per controllare la torta di mele, insomma lei non si occupava di bambini non doveva lasciarglielo fra le mani, era Dawn che lo usata come bambolotto personale! Andrew, tolse la teglia col tacchino e Nina e Fred aiutarono a sparecchiare, Wesley si offrì volontario insieme a Gunn per prendere i piattine e le posate per il dolce insieme allo spumante. Insomma finì che Buffy rimase sola a tavola con Angel, mentre lei imboccava Alec e lui non sapeva che dire. Poi ad un certo punto la guardò mentre cercava di dare da mangiare al bambino che rideva con la sua bocca sdentata e lei gli sorrideva. Aveva gli occhi che le brillavano ed emanava una strana sensazione di calore, di familiarità, di casa. Era quello ciò che avrebbe dovuto avere, ciò che avrebbe colmato la sua vita, vedere Buffy in un futuro lontano che imboccava il loro bambino, vedere i suoi occhi incontrare i propri e amarsi, in un complicità unica ed eterna. E Buffy lo guardò, perdendosi in quel mare profondo e morbido, in quell’oceano d’amore e passione che l’avevano legata a lui troppo tempo fa e che ancora adesso chiedevano disperatamente di potersi rifugiare in lei. Quel momento magico ed eterno fu interrotto da gli altri che piano piano cominciarono a tornare a tavola. Il pranzo si concluse allegramente e dopo un buon riposino sul divano si salutarono. Angel e Nina uscirono per primi ringraziandoli per tutto, seguiti poi da Wesley, Gunn e Fred la quale fu fermata da Buffy.

-Fred-

-Si?-

-Non è che magari tu domani...insomma quando preferisci...avresti un minuto da dedicarmi?-

-Ma certo… ti chiamo domattina ok?-

-Grazie-

Si salutarono. Faith diede il bambino a Robin che riuscì a farlo addormentare e raggiunse Buffy in cucina che finiva di mettere a posto.

-Ehi-

-Ehi-

-Come va?-

-Bene-

-Mi dispiace...sai-

-No Faith tranquilla...conosco Xander!-

-Certo però-

-Ehi...è stato un bene che siano venuti, sul serio-

-Ok-

Buffy diede il via alla lavapiatti.

-Ah B..-

-Si?-

-Lascia perdere...qualunque cosa tu voglia sapere da Fred-

Faith le sorrise e si diresse in salotto lasciando una Buffy pensierosa in cucina.

La tenuta di Lord Henry era simile a quel del Consiglio con la differenza che il suo castello era conservato proprio come tale, a differenza del riadattamento attuato al castello degli osservatori. Il sole non picchiava particolarmente e la temperatura era come abbassata, entrambi i due ragazzi percepirono uno strano brivido in quell’atmosfera eppure ambedue non avrebbero dovuto aver paura di certe atmosfera da campagna inglese. Spike guardò Willow di sfuggita che osservava perplessa quell’imponente castello mentre due guardie al cancello aprivano le porte senza nemmeno chiedere chi essi fossero. All’ingresso, una volta superato il giardino interno, trovarono un distinto signore, probabilmente il maggiordomo, che chinò appena la testa e fece loro segno di seguirlo. All’interno il castello era esattamente come se lo erano immaginato: un tappeto lungo che giungeva fino alle scale, lungo la navata principale vi erano antiche armature, dipinti di quelli che dovevano essere stati i predecessori di Lord Henry e quella luce intensa in cima dove vi erano le vetrate e sempre più debole in basso; l’odore era tipico di quei luoghi freschi e antichi che sapevano di pietra e polvere. Willow si avvicinò a Spike turbata da quel luogo silenzioso. Salirono la rampa di scale principale che si divideva in un rami di scale e presero quello a sinistra, poi attraversarono un lungo corridoio in quella che doveva essere l’ala ovest fino ad arrivare ad una seconda gradinata che salirono fino a giungere in un ampio atrio dove si diressero verso una porta. Il maggiordomo aprì la porta e i due ragazzi entrarono all’interno della sala che era più piccola di quanto si aspettassero.

Willow si guardò intorno perdendosi nel mare di libri collocati sugli scaffali mentre Spike fissò intensamente l’uomo seduto su di una poltrona stile impero rivestita in velluto porpora, che se ne stava li di fronte al camino acceso con il legno che schioppettata, un libro in una mano e quello che dall’odore risultava essere un buon vecchio brandy. Spike era un vampiro e come tale la sua pelle era fredda, ma il gelo di quel castello lo aveva percepito sin dall’ingresso, Willow era infreddolita e capì come mai quell’uomo se ne stesse seduto di fronte ad un bel fuoco con del sano liquore a scaldargli le vene. Il signore sussultò un momento quando la porta di aprì e si voltò verso i due.

-Oh salve-

-Salve-

Spike non rispose. Il signore si alzò e Willow sorrise notando che il piccolo anziano era avvolto in una vestaglia blu decisamente più grande di lui.

Lord Henry posò il bicchiere e chiuse il libro, poi prese un bastone poggiato alla poltrona e si incamminò verso i due.

-Io sono Lord Henry-

-Io sono-

-Willow…si lo so-

-Ah...bene…immagino che il Sig. Giles l’abbia contattata-

-Si ovviamente…-

Il vecchio passò lo sguardo da Willow a Spike.

-Curioso che Rupert abbia mandato qui William il Sanguinario a prelevare un libro di tale rilievo-

Spike alzò un sopracciglio senza scomporsi, bene non c’era proprio bisogno di presentazioni. Quel vecchio non gliela raccontava giusta, aveva tutt’altro che l’odore di umano eppure lo era poteva sentire il suo cuore battere, il sangue antico correre nelle sue vene, e la morte che presto sarebbe giunta a bussare al suo castello per portarselo via.

-E una streghetta un po’…vivace…ma sono sicuro che lui ha piena fiducia in voi due e i vostri cuori sono puri-

-Parli per la strega-

-Oh, andiamo William-

-Spike-

Il vecchio sorrise.

-William sappiamo bene entrambi che la tua è una natura buona, altrimenti avresti vinto un lecca lecca nella giungla anziché…un’anima-

I due si guardarono, dunque lui sapeva tutto. O Giles era un gran chiacchierone oppure i suoi sospetti sulla vera natura di quell’uomo erano sempre più fondati.

-E invece di arrovellarvi per capire come mai io sappia così tanto su di voi, seguitemi-

Willow guardò Spike e andarono dietro l’anziano signore che li scortò verso l’ala est del castello. Giunsero in una sala male illuminata che odorava di pagine vecchie e di candele, tutto attorno c’erano degli scaffali pieni di libri ancora più vecchi di quelli che era stato permesso di vedere a Willow alla sede del Consiglio. Erano tutti custoditi in librerie con ante di vetro, all’interno delle quali erano collocate delle speciali erbe in bustine, come quelli che si mettono insieme ai vestiti di lana, che servivano per conservare i libri dall’azione del tempo. Nonostante l’apparente disordine con i vari fogli sulla scrivania, miriadi di candele consumate sparse per la stanza e cataste di scatole contenenti barattoli con erbe ed altri elementi usati nella magia, tutto aveva un suo posto, tutto aveva una logica e un certo mistero. Lord Henry indossò gli occhiali e li mise quasi sulla punta del naso, poi accese una nuova candela e tirò le tende appena per far entrare un po’ di luce, poi indicò ai ragazzi le due sedie di fronte alla scrivania.

-Prego-

Dopo frugò in una delle scatole ed estrasse quello che apparentemente sembrava del comune incenso e lo accese ponendolo sulla scrivania. Willow e Spike non riuscivano quasi a sentirne l’odore, ma l’olfatto più sottile del vampiro percepì un leggero aroma simile al caffè.

-Che incenso è?-

-Serve per conservare i libri. Essi sono custoditi in teche di vetro con composti di erbe ed essenze naturali e magiche al fine di bloccare l’azione corrosiva del tempo, della polvere, dell’aria e del cambio di temperatura. Voi non ve ne siete accorti perché il passaggio è astato graduale. L’ala ovest del castello è più fredda rispetto a quella est poiché i libri più preziosi e antichi sono conservati in quest’ala. La temperatura è adeguata in modo tale che ad est sia sempre costante nelle stanze e lo sbalzo fra freddo e caldo non intacchi i libri-

-Oh-

-Anche gli odori sono importanti, le candele garantiscono una certa quantità di luce, le essenze sono a stretto contatto coi libri, l’incenso riequilibra la stanza che è stata in un qualche modo contaminata dal nostro ingresso-

-Wow, però lei è davvero bravo-

Il vecchio sorrise a Willow poi si diresse ad una delle librerie e prese il mazzo di chiavi che aveva in tasca aprendo poi la biblioteca. Si alzò leggermente in punta di piedi e prese un volume. Willow notò quanto esso fosse ben conservato e ne dedusse che non doveva essere poi così vecchio. Lord Henry lo posò sulla scrivania e prese un barattolo con una polverina azzurra simile a porporina.

-Questo libro è molto antico-

-Non sembrerebbe-

-Se tu lo facessi analizzare da un qualunque chimico o scienziato, ti direbbe che è stimale a quella comunemente conosciuta come era dei dinosauri-

-Cosa?-

-Rupert non vi ha un po’ illuminato su quella che era la terra ancora prima dei dinosauri?-

-Mi disse che per millenni e millenni i demoni abitavano la terra, era come la loro casa, e anche il loro... inferno. Ma col tempo persero il dominio su questa realtà e ci fu posto anche per le creature mortali, per l'uomo. Quello che resta dei Grandi Anziani sono solo vestigia, alcuni riti magici e delle creature-

-Esatto, e tali riti magici sono custoditi in libri altrettanto antichi-

-Oh-

Lord Henry aprì il barattolo e versò la polvere azzurra sul libro bisbigliando qualcosa, la polvere divenne bianca e formò come una teca di vetro leggerissima attorno al libro.

-Bene…Willow a te-

Willow osservò titubante quel vetro trasparente, sembrava avvolto in una bolla di sapone e quando lo toccò sentì come un leggero brivido attraversarle il corpo e una sensazione di leggerezza la pervase.

-Tranquilla, è normale ciò che senti, la scatola sta adattando il tuo spirito ad essa in modo che la tua purezza aumenti la sua capacità protettiva, per quanto fragile possa sembrare, questa teca è indistruttibile-

-Wow-

-Così nessuno potrà avvicinarlo-

-Ma perché è così prezioso?Insomma lei gli tieni semplicemente chiusi in una libreria-

-Spike, pensi che io utilizzi un comune vetro e un comune legno per tenere tali libri?Siete entrati qua dentro perché io ve l’ho permesso, tutto il castello è avvolto in un’aura magica protettiva, non hai idea di quanti stregone e demoni abbia dovuto affrontare per proteggere tali volumi-

-Sono davvero così importanti?Così pericolosi?-

-Si-

-E chi ci dice che lei è affidabile?-

-Nessuno, ma io col tempo ho raccolto, trovato e anche ricevuto tutti questi libri poiché sono il custode della storia, una specie di magico bibliotecario-

-Bello-

Spike guardò Willow.

-Che c’è?-

-Niente…possiamo andare?-

-Si certamente…fate attenzione-

Willow sorrise e poi osservò il libro, non riusciva a capire che lingua fosse quella scritta sul titolo e non comprendeva neanche di cosa potesse trattare.

-E’ rumeno-

-Cosa?-

-La scritta è in rumeno-

-Oh-

Lord Henry guardò Spike e gli sorrise, il vampiro rabbrividì e si sentì quasi coinvolto da ciò che poteva esservi in quel libro tanto prezioso. Alla fine uscirono dal castello e presero le bici. La missione non si concluse alla grande, infatti Spike forò durante il tragitto di ritorno e non erano in grado di viaggiare in due su di una bici.

-Prova a ripararla-

-E come?-

-Con la magia-

-Non posso-

-Dai rossa!-

-Spike non posso-

Spike sbuffò.

-Perfetto-

Lui lasciò la bici e si avviò a piedi.

-Ehi dove vai?-

-Via-

-Si ma…non possiamo lasciare le bici così!-

-E che vuoi fare?-

-Portarle a mano-

-Ma sei impazzita?-

Lei lo guardò imbronciata con quella grossa scatola in mano. Lui sospirò, se mai avesse potuto e si guardò intorno.

-Ok, nascondiamole-

-Cosa?-

-Si hai capito, così nessuno in questo posto affollatissimo le ruberà e possiamo tornare a prenderle-

-Sul serio?-

-Si-

-Ok-

Così nascosero le bici dietro un grosso cespuglio e cominciarono ad avviarsi a piedi. Durante il loro cammino la strega osservò il vampiro e sentro di se sorrise, adesso col tempo aveva ritrovato il giusto equilibrio e cominciò pensare che Spike ne facesse parte, era stata un giornata un po’ strana e inquietante ma lui in qualche modo, con la sua presenza le forniva una garanzia, una certezza di protezione e concretezza, forse da sola il suo cuore non sarebbe riuscito a mantenere il controllo e la paura di far risorgere la vecchia evil Willow l’avrebbe sopraffatta, ma lui era li che in qualche modo cercava di sorriderle di nascosto, di farle capire che era con lei. E la ragazzina dai capelli rossi di un tempo cominciò pian piano a rinascere dalle ceneri della sua anima bruciata.

Cap 23

 

Quando giunsero al Consiglio era quasi sera e Giles era visibilmente preoccupato; una volta che gli fu spiegato cosa era successo lui trasse un respiro di sollievo e disse che poi avrebbe mandato qualcuno a riprendere le bici. Willow era turbata perché il giorno dopo aveva l’esame e ora sarebbe dovuta essere a ripassare, ma sapeva che Giles le aveva affidato il compito di andare a prendere quel libro proprio per distrarla dal suo studio matto e disperatissimo. Il problema era che era tardi, erano stanchi e lei non sapeva come fare per ripassare.

-E ora come faccio?Avevo programmato di ripassare tutto il pomeriggio e di andare a letto presto-

-Wow tutto il tuo planning è andato in fumo…ti adoro quando esci di testa!-

-Non è il momento di fare dello spirito…se non ripasso come minimo magari domani invece di spiegare la freccia Deletoriana inizierò a spiegare come funziona una corsa di paguri!-

-E come funziona?-

Willow rossa in voltò fissò Spike.

-Spike!Non mi aiuti!-

-Bè non è tardi, vai a dormire su-

-Si e come ripasso?-

-Facciamo che se vai subito a dormire domattina ci svegliamo prima così rileggi qualcosa-

-Sul serio?-

-Bè..si-

-Grazie Spike-

Willow lo abbracciò timidamente e il vampiro si sentì leggermente in imbarazzo.

-Bè non esagerare strega-

-Scusa…allora io vado a letto-

Buffy e Faith avevano deciso di parlare seriamente a Wesley del problema della concentrazione di vampiri presente ultimamente a Los Angeles e indissero una piccola riunione con tutta la banda, sia quel che rimaneva degli scoobies, sia la squadra di Angel.

-Allora, ho studiato insieme ad Andrew le combinazioni astrali, le posizioni dei pianeti e l’influenza degli astri-

-Wow Wes potresti leggermi la mano-

Wesley fulminò Xander.

-Come dicevo, abbiamo considerato molti fattori a livello astrale ma non c’è nulla di insolito che possa quindi spiegare la ragione di tale affollamento-

-Forse stanno cercando qualcosa-

-Una caccia al tesoro-

Buffy sgranò gli occhi perplessa e Andrew diede un morso alla sua ciambella evitando il suo sguardo.

-Magari c’è un nuovo big bad in città che sta mettendo su un esercito di vampiri-

-Come gli ubervamp?-

-Speriamo di no…-

-Comunque non sono pericolosi né tanto meno forti quanto un Turok-Han-

-Anche se fosse ormai siamo abbastanza forti da combatterli-

-Ma per fortuna non sembrano essere nessuno dei due, solo semplici vampiri-

-Ci possono essere molte spiegazioni-

-Ad esempio il raduno annuale dei vampiri-

Tutti guardarono Andrew.

-E cosa sarebbe?-

-B...bè…come il raduno annuale dei vulcaniani…-

-Andrew non siamo a Star Treck-

-Non penso che i vampiri siano talmente avanti da emulare il capitano Kirk-

-Xander non ti ci mettere pure tu!-

-Bè il periodo tardo- anni sessanta/settanta c’è tutto nel loro stile-

Angel fissò intensamente i due.

-Non tutti…ovviamente…Angel escluso per la precisione!-

L’ex vampiro rise e Buffy lo ammonì con lo sguardo.

-Penso che l’unica soluzione sia fare quattro chiacchiere coi vampiri-

Buffy e Faith ne avevano uccisi più del solito quella sera e nessuno di loro aveva saputo dare una risposta alle loro domande, a questo punto sembrava chiaro che dovesse essere contattato Giles.

Spike aveva fatto di tutti per calmarla, le aveva anche preparato una tazza di tisana alla valeriana ma Willow era agitatissima, insomma sapeva bene che tutti quelli della sessione d’esame non erano comuni ragazzi cresciuti in una piccola cittadina che frequentavano il liceo locale, ma bensì streghe e geni della storia demoniaca che sin dalla tenera età erano stati seguiti e istruiti per un futuro già stabilito.

-Ehi, io sono sicuro che ce la farai-

-Io-

Spike la prese per le spalle gentilmente e la guardò negli occhi.

-Ascoltami, penso di saperne più di tutti loro qua dentro e ti dico che nessuno meglio di te è qualificato per questo ruolo-

-Davvero?-

-Ma certo strega-

-Ok-

Willow guardò l’orologio.

-Cinque minuti-

-Ancora cinque minuti e sarai dentro-

-Già ma adesso saranno passati dei secondi…vedi 4 minuti e 35 secondi-

-Will!-

La ragazza si ammutolì e attese.

-Quattro minuti-

-D’accordo donna che scandisce il tempo!Adesso mi sembra il caso di…-

Si aprì la porta e una donna disse ai ragazzi di accomodarsi in aula per l’inizio dell’esame. La ragazza si alzò e guardò Spike.

-Vado-

-Coraggio-

-Non mi fai gli auguri?-

Spike le sorrise e lei entrò. Quando le porte si chiusero lui rimase li fermo.

-Auguri-

Il telefono di Buffy squillò più volte prima che qualcuno avesse la forza di alzarsi dal divano ora che la scena più intrigante del film stava per giungere al culmine. Alla fine Andrew risultò, per caso, essere quello più vicino al telefono e si alzò andando a rispondere.

-Pronto-

-Andrew-

-Willow!Che bello sentirti…sai che ore sono?-

-Ah...bè si le 10.00-

-E sai di avermi interrotto in un momento importante?-

-Stavi sognando di essere un divinità?-

-No-

-Uno dei Bee Gees?-

-No...stavo guardando ‘Come eravamo’-

-Bene…c’è Buffy?-

-Si aspetta-

Andrew abbassò la cornetta e con aria vendicativa si rivolse a gran voce verso il salotto.

-Buffy Willow al telefono-

-Cosa vuole?-

-Te-

Buffy lanciò un’occhiata ad Andrew che posò la cornetta e corse sulla poltrona mentre Buffy si alzava dal divano.

-Will-

-Buffy!-

-Come va?-

-Bene...anzi benissimo...Sono passata-

-Cosa?Davvero?Ma è stupendo!-

-Si l’ho saputo proprio adesso e te l’ho detto!-

-Oddio Will non vedo l’ora che torni così possiamo festeggiare!-

-Certo-

-Bene allora vado subito a comunicarlo a gli altri-

-Grazie-

-Sono davvero fiera di te!-

-Si anche io-

Le due risero e poi si salutarono. Buffy annunciò a tutti del successo di Willow.

Intanto la strega abbracciò di nuovo Spike per la gioia.

-Ehi non farci l’abitudine ok?-

-Dai Spike festeggiamo!-

-Certo dovrebbero darlo a me un premio…per la pazienza!-

Giles era ovviamente contento per il suo successo e una volta che la ragazza e Spike insieme a tutti quelli che erano stati promossi erano andati a festeggiare, lui se n’era tornato nel suo studio. Entrò nel buio della stanza appena illuminata accomodandosi alla scrivania disordinata e piena di volumi e blocchi su cui scrivere, la fioca e antica luce dell’abatjour era puntata sulle pagine ingiallite dal tempo ma non certo dall’usura. Giles si appoggiò allo schienale della sedia in pelle e si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi, poi guardò il volume aperto e lo chiuse guardando la copertina che riportava un titolo in rumeno. L’ormai capo del Consiglio prese la tazza di tè e ne bevve un sorso ma constatò con amarezza che era ormai freddo e pensò di andare a dormire.

Buffy aveva chiamato Giles più volte per esporgli il problema dei vampiri ma non rispondeva mai, era sempre chiuso nel suo studio immerso nell’interpretazione di quel libro avuto da Lord Henry e Willow si stava preoccupando; Buffy aveva finito per spiegare a lei tutta la situazione e l’aveva pregata di parlare con Giles. Loro due erano contente che mancasse così poco a Natale, finalmente si sarebbero riviste. Spike invece era lievemente turbato, insomma erano quasi passati tre mesi da quando era partito una sera di settembre e anche se in principio era stata dura aveva messo a tacere il dolore per l’assenza di Buffy e grazie a Willow era riuscito a trovare una certa pace dello spirito.

La strega entrò senza bussare nello studio di Giles, sapeva che lui altrimenti le avrebbe detto di ripassare più tardi.

-Willow-

-Sig. Giles-

Willow si accorse dello stato malmesso dell’uomo, con la barba incolta, i vestiti di qualche giorno prima e un’aria viziata nella stanza. I suoi occhi erano sgranati e indubbiamente bisognosi di riposo.

-Puoi lasciarmi solo?-

-No finché non mi dice che succede…Buffy è tre giorni che sta cercando di parlarle-

-Lo so-

-E non pensa che possa volere qualcosa di importante?-

-Sicuramente-

Willow aprì appena la finestra per cambiare l’aria e Giles ripose il libro nella teca di vetro.

-Adesso lei va a farsi un bel bagno, mangia qualcosa e dorme…dopo le dirò ciò che mi ha detto Buffy-

-E’ serio, dimmelo subito-

-Prima faccia come le ho detto-

-Ma-

-Niente ma lei è ha bisogno di riposo!-

Lui guardò Willow e poi sospirò, si strofinò gli occhi e si guardò attorno.

-Va bene-

-Bravo, io chiuderò tutto così che nessuno tocchi niente-

-Grazie-

-Di niente-

Giles uscì e si diresse in camera. Spike gli passò accanto.

-Accidenti, ma in che stato è?-

-Spike ora non ho tempo-

Il vampiro lo guardò perplesso e poi entrò nel suo studio dove Willow metteva a posto.

-Quell’uomo è completamente pazzo-

-Già-

-Che stai facendo?-

Spike si avvicinò alla ragazza che stava leggendo gli appunti di Giles.

-Sta lavorando da giorni alla traduzione di questo libro, sembra che parli di una profezia…qualcosa su un evento mistico-

-Oh che bello, ci voleva un’Apocalisse a dare un po’ di brio alla nostra piatta esistenza-

Willow lo guardò male.

-Cosa?Mi sono stufato delle repliche di Passioni…e la tv via cavo qua non c’è quindi niente Beautiful e niente Rosanne-

-Lo danno ancora?-

Lui fece spallucce. Willow riprese a sbirciare gli appunti di Giles.

-C’è un riferimento ad una…ad una formula per combattere il nuovo male…una sorgente di luce e potere derivante dall’unione della forza primordiale e di un nuovo guerriero nato dalle ceneri del suo dono..-

-Le profezie sono sempre deliranti…basterebbe scrivere:Apocalisse imminente, soluzione: la cacciatrice-

-La cacciatrice?-

-Che ne so, in genere c’è sempre lei di mezzo-

-Non lo so, sono sempre così prolissi i profeti

-Oh si devono infiocchettare tutto, e poi guarda come si riduce la gente per interpretarli-

-Già povero Giles-

Willow prese il libro e ne aprì una pagina dove Giles aveva apposto un segnalibro.

-E’ rumeno antico senza dubbio…ricordo la traduzione di Jenny Calendar del rituale dei non morti-

-Quello della restituzione dell’anima?-

-Si…era mezzo latino e mezzo rumeno…ricordo bene le parole e queste mi sembrano simili-

Spike guardò la strega, poi sbuffò.

-Dai ora andiamo però-

-Dove?-

-Come dove…avevi promesso che mi aiutavi-

-Ah si con la tinta…in effetti ti si vede la ricrescita, terribile-

Willow gli toccava la testa e lui la scacciava.

-Ehi come osi-

-E’ vero…poi dovresti smetterla di ossigenarti non lo sai che si rovinano i capelli?-

-Certo per questo ho comprato una maschera alle proteine di seta-

Uscirono dallo studio e lo chiusero.

Cap 24

Nina era ormai di sei mesi abbondanti e la gravidanza procedeva a gonfie vele, quel giorno era andata alla seconda visita ginecologica e lei ed Angel avevano concordato di aspettare per sapere il sesso del bambino. Natale era alle porte e tutti ne approfittarono per sommergerli di regali per il nascituro e nell’eventualità di sbagliare regalavano tutte cose di colori neutri come il giallo, il bianco o il verde. Nell’aria si sentiva già l’odore delle feste e il luccichio per le strade dava un senso di calore quasi commovente, con gli addobbi sempre troppo in anticipo e i negozi già arredati a festa, coi bambini che fissavano il cielo speranzosi di avere un bianco natale.

Angel fissava fuori dalla finestra mentre Lorne e Gunn litigavano per accendere il camino. Quell’anno faceva stranamente freddo, un freddo che ben poche volte aveva accompagnato i loro inverni.

-Stai fermo non si fa così-

-Penso di saperne più io-

-Solo perché hai vissuto sottoterra non significa nulla-

Angel rise alla scena dei due e poi si diresse nel suo ufficio per sbrigare alcune faccende di lavoro. In quel preciso momento suonò il telefono.

-Pronto?-

-Angel-

-Sig. Giles-

-Come...come va?-

-Tutto bene...e lei?-

-Em si anche io…senti c’è Wesley?-

-Aspetti-

Angel chiamò Wesley che andò a rispondere.

-Pronto-

-Wesley-

-Sig. Giles-

-Avrei bisogno di parlarti-

-Oh certo…-

-Prendo il prossimo volo e io e i ragazzi saremo a Los Angeles per quella che da voi sarà…mattina suppongo-

-Bè si-

-E’ una cosa di vitale importanza e non farne parola con nessuno, per adesso vorrei soltanto che tu ti documentassi sull’ordine della Fenice-

-Cosa?-

Wesley si tolse gli occhiali perplesso.

-Capisco il tuo stupore ma è essenziale Wesley-

-D’accordo-

Si salutarono e chiusero. Wesley guardò Angel che entrava in quel momento nello studio e il suo sguardo tradì la sua preoccupazione.

Quando Willow varcò la soglia di casa fu accolta da mille abbracci e tutti in festa la salutarono, anche il Sig. Giles fu accolto con lo stesso calore ma non ugualmente Spike sebbene si sentisse a casa e i loro sguardi in un certo senso quasi non dispiaciuti di vederlo a lui bastavano.

-Ciao-

Buffy lo abbracciò timidamente e si accorse che ora faceva meno male. Anche Spike sentì, per quanto lei potesse mandarlo in confusione, che adesso qualcosa si era come calmato e stabilizzato dentro il suo petto, come se adesso lei non lo ferisse più con gli occhi né lo ustionasse col suo sorriso, Buffy adesso era qualcosa di reale, di concreto e piacevole, adesso non era più la fuga da qualcosa di oscuro e doloroso come le tenebre del rimorso, adesso lei poteva essere vera e soprattutto sorridente. Loro due erano forse riusciti a raggiungere un’armonia, una connessione profonda e più chiara di quanto non fosse prima, trovando così il giusto posto per l’altro nei loro cuori. E lei era così felice di sentire che lui poteva gentilmente scaldarle il cuore senza rischiare di ricevere l’ennesima ferita che le venne da piangere e lui le sorrise appena prendendola in giro.

-Mi sei mancata-

-Anche tu-

Lui le diede un piccolo bacio in fronte e Willow si voltò per vedere come erano le cose fra loro. Le venne da sorridere intuendo le loro emozioni ma al tempo stesso qualcosa le strinse il petto facendole per un secondo intero mancare l’aria. E improvvisamente si rese conto di come ferisse i suoi occhi vedere Spike sorridere a qualcuno che non fosse lei. Lei che era stata per mesi il suo appiglio, la sua speranza, la sua salvezza, non voleva perdere quel dolce senso di ancora di salvataggio, di nuova speranza per un’anima persa come era Spike; improvvisamente capì che anche lui era stato questo per lei, che si era aggrappata con nascosta disperazione a lui per non annegare, non affondare in una strana realtà troppo logorante. Lei aveva rotto con Kennedy e non sapeva più chi fosse, non sapeva se aveva chiuso con lei per via di Tara o per via del fatto che non l’amava, che non si sentiva più così lesbica. E Spike una sera mentre chiacchieravano davanti ad una tazza di tè le aveva semplicemente fatto notare che il sesso di una persona non riguardava l’amore, che lei avrebbe amato Tara in qualunque forma e sesso. E lei non aveva potuto far altro che versare una calda lacrima in silenzio curvandosi timidamente sul suo tè ormai freddo fra le sue piccole mani pallide che lui aveva gentilmente stretto fra le sue. E ora, per quanto una parte di lei fosse felice di vedere come tutto fra lui e Buffy fosse sistemato, un’altra non faceva che chiedersi cosa adesso lui portasse nel proprio cuore.

Spike si allontanò da Buffy e quando si voltò per andare verso il salotto incontrò per una breve frazione di secondo gli occhi scuri di Willow che si nascosero cercando il volto di Xander per parlare. Spike si sentì punto sul vivo, e in colpa per qualcosa che non riusciva a comprendere.

A pranzo si raccontarono come avessero passato tutti quei mesi, dei danni che avevano combinato e via dicendo, poi Spike ritenne giusto fare un salto anche dalla controparte, Angel.

Camminava svelto , segno visibile della sua preoccupazione, non faceva che cambiare posizione al libro che teneva sotto braccio insieme ai suoi mille appunti e gli occhiali erano stati messi in tasca. Una volta giunto alla porta suonò nervosamente ed entrò salutando i presenti. Wesley sbucò in quel momento e andò a salutare l’amico, dopo i convenevoli si ritirarono nel suo studio.

-Cosa succede Giles?Ho letto tutto quello che possedevo sull’ordine della Fenice e sappiamo bene che si tratta di una leggenda-

-Questi ultimi anni non ti hanno insegnato a credere alle leggende?-

Giles posò i libri sulla scrivania.

-Sebbene si ritenesse che essa si fosse estinta per secoli è stato tenuto segreto che un discendete è ancora in vita-

-Cosa?-

-Buffy mi ha parlato di una strana concentrazione di vampiri…la stessa anomalia notata da Angel qualche tempo fa-

-Non me ne ha parlato-

-Bè…a dirla tutta ero stato io a contattarlo per chiedergli come andavano le cose e lui era rientrato in quel momento dalla caccia quindi mi ha fatto presente questa cosa…poi gli ho chiesto di non farne parola con nessuno e lo avrei nuovamente chiamato non appena avessi saputo qualcosa-

-E?-

-Non l’ ho richiamato, non è qualcosa da comunicare con tanta leggerezza per telefono-

-Di cosa si tratta?-

Giles gli porse i suoi appunti e una parte del libro di Lord Henry che Willow aveva scannerizzato a computer.

-Non capisco-

-E’ stato difficile tradurlo-

-Sicuramente si tratta di una profezia su Buffy-

-La guerriera antica, la forza primordiale…è sicuramente la cacciatrice-

-E cosa sarebbe questo…questo mistico guerriero nato dalle ceneri della redenzione?-

-E’ quello che sto cercando di scoprire-

Giles si sedette con stanchezza sulla poltrona di fronte alla scrivania di Wesley il quale era appoggiato ad essa.

-E’ tutto molto complesso…cosa ti porta a credere che sia imminente?-

-Bè…è un qualcosa che nasce dall’unione della cacciatrice con un altro essere-

-Una fusione-

Wesley posò il libro e cominciò a girare attorno alla scrivania.

-Come un’unione di forze-

-Bè si, Buffy ha già provato una cosa del genere diversi anni fa quando io, Willow e Xander le donammo la nostra forza…era un’unione di spiriti-

-Potrebbe senza dubbio tornare utile-

-Però non sono neancora riuscito a capire quale pericolo tale forza riuscirà a sconfiggere-

-Come influenza la cosa l’afflusso di vampiri?-

-Ho ipotizzato che dovesse dipendere dal fatto che i vampiri, almeno quelli privi di anima, grazie al demone che risiede in loro sono attratti e inconsciamente richiamati come a formare un esercito al fine di unificarsi-

-Come quelli del The First-

-Si, potrebbe essere-

-E probabilmente il nostro nuovo The First potrebbe essere tale discendente dell’ordine della Fenice-

-Forse-

-Come è venuta fuori questa cosa?Voglio dire…come sei arrivato proprio ad intuire che si trattasse di tale ordine?-

-Bè...come sai la zona di Westbury è totalmente in mano a maghi e stregoni, c’è stata una riunione, tipo convegno dei grandi stregoni a Luglio poiché era stata individuata un’anomalia nella congiunzione astrale secondo cui si sia formata una disposizione dei pianeti la quale richiamava un simbolo dell’ordine della Fenice e secondo la leggenda…-

-Il giorno in cui il prescelto rinascerà dalle tenebre le stelle stesse ne daranno l’annuncio-

I due si guardarono.

-Bruttissima cosa-

-Capisci la mia preoccupazione e quella degli stregoni, tutto è stato tenuto segreto-

-E tu come…-

-Io sono l’unico così vicino a Buffy da poterla preparare…qualcuno dovevano pur avvertirlo-

-Oddio-

Wesley si massaggiò le tempie e rilesse le traduzioni di Giles.

-Questa profezia non prevede morti?-

-Generalmente le profezie nascondono sempre un risvolto negativo a scapito del prescelto o, in questo caso, dei prescelti…quindi sicuramente ci saranno dei sacrifici da compiere, ma non l’ho neancora tradotta tutta è…è veramente..difficile-

-Mi sembra strano che al Consiglio nessuno sia stato in grado di aiutarti-

Wesley si sedette alla sua sedia pensieroso e guardò Giles.

-Che possiamo fare?-

Giles lo guardò.

-Aspettare-

Spike ed Angel si erano guardati per un istante infinito e alla fine c’era stato un semplice cenno del capo come saluto, ma a loro bastava. Intanto i ragazzi avevano organizzato una festa per quella sera una cena tutti insieme in occasione della promozione di Willow e del loro rientro dall’Inghilterra. Stranamente le cose erano procedute bene senza troppi intoppo generali e ormai tutti si preparavano al Natale che passò allegramente e senza problemi, in un soffio. Per ora nessun segno di questo famoso prescelto di cui erano a conoscenza solo Giles e Wesley e sebbene l’affluenza dei vampiri fosse ancora forte, era rimasta quanto meno stabile. Tutti si preparavano a capodanno, la venuta di un nuovo anno pieno di sorprese e forse Apocalissi, pieno di novità, di vite e speranze, di amori e dolori e avevano ovviamente ben pensato di andare in qualche posto dove la neve fosse vera e potessero accendere il fuoco non solo per bellezza.

E anche capodanno passò, e Willow e Giles dovevano ripartire per l’Europa e Spike doveva decidere se seguirli o no, infondo gli piaceva la piega che aveva preso la sua non-vita li a Los Angeles dopo il periodo trascorso in Inghilterra. E Willow ancora non gi aveva chiesto nulla e lui, stranamente, non sapeva come fare per dirle che forse non avrebbero più avuto occasione di bucare le ruote alle bici o di studiare insieme, e improvvisamente sentì che non voleva perdere tutto questo.

Buffy quel giorno era andata al centro commerciale con Willow, per passare ancora del tempo insieme prima della sua nuova partenza.

-Dunque pensavo che adesso dovrai vestirti in modo più…professionale-

-Ti prego non voglio diventare un’inglesina come tutte quelle del Consiglio, sono americana-

-Brava…però..-

-Ok non vedi l’ora di vedermi tutta tirata a lucido invece della solita Willow coi maglioni e le gonne alla caviglia-

-Dammi questa soddisfazione-

Riero di gusto, risero come era troppo tempo che non facevano, risero ritrovandosi le 16enni di tanto tempo che erano capaci di passare ore al telefono tutti i giorni solo per il piacere di parlare e furono felici di riscoprirsi di nuovo le amiche di un tempo. Forse mancava Xander a rallegrare i loro discorsi con qualche battuta di pessimo gusto ricordando quanto dolore avesse arrecato al suo orgoglio non essere stato nominato il buffone dell’anno al ballo scolastico. Ma la loro armonia fu brevemente interrotta da Nina, che incrociarono proprio al centro commerciale in un negozio. Willow la salutò cordialmente chiedendole informazioni sulla gravidanza e Buffy si tenne a distanza.

-Mi raccomando fammi sapere quando nasce-

-Certo!-

-E salutami gli altri..-

-Ma verrai personalmente prima di partire?-

-Oh si, come perdersi Lorne che piange!-

Risero.

-Bene adesso devo proprio andare-

-Ok-

La donna fece per avviarsi verso l’uscita ma un malore improvviso la colse e si tenne la pancia.

-Oddio-

-Nina-

Willow e Buffy la sorressero e la fecero sedere ma senza alcun risultato.

-Mi…mi si sono rotte le acque-

-Oddio…respira-

Le contrazioni erano dolorose e lei stringeva il braccio di Buffy con le lacrime agli occhi.

-Dobbiamo portarla in ospedale-

-Si!-

Buffy sollevò la donna, e tenendola con le braccia attorno alla vita la portarono fino alla macchina. Willow guidò arrivando di corsa all’ospedale dove Nina fu subito portata in sala parto. La strega corse a telefonare ad Angel mentre la mano di Nina era ancora stretta al braccio di Buffy.

-Buffy-

I dottori dissero alla cacciatrice di allontanarsi oppure mettersi il camice ed entrare in sala parto e la ragazza era visibilmente disorientata, non sapeva che fare e si trovò con indosso un camice sterile portole da un’infermiera con Nina che la chiamava e le stringeva il braccio.

-Lei è un’amica?-

-Io…-

-Vedrà andrà tutto bene-

La ragazza era sconvolta, cosa ci faceva in quella sala dove Nina avrebbe partorito il figlio di Angel?Questo pensiero la nauseò a tal punto che credette di svenire.

-Buffy-

I dottori dicevano a Nina di spingere e Buffy cercava di calmarla, alla fine un pianto fresco e genuino esplose nella stanza, il dottore prese il bambino e tagliò il cordone ombelicale.

-E’ una bambina-

Nina pianse e Buffy si sentì profondamente legata a quella creatura e improvvisamente vedendola così piccola e innocente svanì tutto il rancore e il dolore che aveva portato dentro per tanto tempo.

Il dottore però non diede la bambina a Nina ma fu messa su di un altro lettino dove i dottori cominciarono a controllarla, era nata prematura e c’era il rischio di qualche deficienza fisica.

-I polmoni sono liberi-

-Il cuore sembra regolare-

Stavano parlando di esami da farle nel ma le funzioni vitali principali sembravano regolari.

-Posso…-

Nina si sentì mancare.

-Ora avrai la bambina, la stanno controllando-

Nina guardò Buffy e poi il cuore cominciò a perdere battiti e la donna svenne. Buffy fu fatta allontanare e i dottori presero il defibrillatore.

Quando Buffy uscì dalla sala c’era Willow fuori.

-Buffy-

-Willow-

-Allora come sta?-

-Ha partorito…è una bambina-

-E’ fantastico-

-Lei però è svenuta-

-Svenuta?-

In quel momento arrivò anche Angel seguito da Faith e Wesley.

-Allora?-

-Ha partorito-

-Dov’è?-

Angel superò Buffy senza neanche darle il tempo di parlare e si diresse verso la sala, un infermiere lo fermò.

-Lei non può entrare-

-E’ mai moglie-

-Signore sua moglie ha partorito, la bambina sta bene ma lei ha avuto un crollo-

-Nina…soffre di cuore…ha…ha una malattia-

-Si abbiamo letto la sua scheda clinica ma ora non può fare nulla-

-Ma come…-

-I dottori stanno facendo del loro meglio-

-E la bambina?-

In quel momento Angel si rese conto che aveva una figlia.

-Sta bene, ma è nata prematura e la stanno sottoponendo ad alcuni controlli-

-La voglio vedere-

-Signore la prego-

Faith e Wesley lo fecero allontanare cercando di tranquillizzarlo. Attesero un tempo che per Angel parve interminabile fin quando un dottore non uscì dalla sala e insieme a lui Nina stesa sul lettino addormentata. Tutti si alzarono ed Angel andò dal medico.

-Come sta?-

-Adesso non è cosciente, l’abbiamo dovuta rianimare…il cuore è debole e il parto per lei è stato uno sforzo enorme-

Angel lo ringraziò e seguì il lettino con sua moglie tenendola per mano. Buffy rimase immobile dietro tutti, col cuore in pezzi e gli occhi gonfi per lacrime non piante. Era reale, era concreto e faceva tremendamente male, ma doveva in qualche modo riuscire ad accettare di averlo perso, e forse per sempre. Forse lo aveva capito nel momento in cui il pianto di quella creatura così innocente aveva spaccato i suoi timpani, forse nel momento in cui mentre Nina le teneva la mano lei aveva visto quell’ esserino venire al mondo, lei che non c’entrava proprio nulla in tutta quella faccenda.

Willow si rese conto dello stato di shock dell’amica e l’accompagnò in bagno per darsi una rinfrescata e togliersi il camice.

Più tardi Angel acconsentì di dare il cambio a Faith e poté andare a vedere sua figlia che ora dormiva tranquilla insieme ad altri bambini. L’infermeria lo raggiunse per accompagnarlo.

-Signore deve dirci il nome-

-Il...il nome?-

-Si…il nome per sua figlia-

-Io...ecco…mia moglie voleva sceglierlo e non so…-

Erano in corridoio e in quel momento alzando lo sguardo vide Buffy e Willow uscire dal bagno. I loro occhi si incrociarono per quanto bastò a lui per confermare il dolore della ragazza che si nascoste alla vista di lui chinando il capo. E Angel sconvolto per tutte le emozioni di quel giorno non poteva affrontarla, non poteva abbracciarla e cercare proprio da lei conforto. Ma lei era li, così dannatamente ferita e bella, così presente per lui nonostante tutto e si sentì morire, non sapeva cosa dirle, cosa fare, come placare le loro silenziose grida di dolore contro un destino ignobile e beffardo. Willow molto discretamente si allontanò e Buffy nemmeno se ne accorse tanto era persa nel suo mondo che in quel preciso istante poteva comprendere solo Angel. Lui le si avvicinò e l’infermiera lasciò i due asserendo che non appena avesse scelto l’avrebbe trovata nella stanza dei bambini.

-Ehi-

-Ehi-

Si guardarono.

-Io…grazie-

-No…non ringraziarmi non ho fatto nulla…-

Schivò ancora il suo sguardo quando capì che non avrebbe potuto reggere oltre le lacrime e lui capì. Rimasero in silenzio e poi entrambi si voltarono verso il vetro che gli divideva da tutti quei neonati dormienti. Angel si avvicinò al vetro osservandoli e l’infermiera gli indicò la bambina. Buffy era accanto a lui. Quella bambina, quell’essere minuscolo avvolto in una candida tutina rosa con la testa rivolta da un lato dormiva beatamente, ignara di tutti i mali di questo mondo ed Angel versò una lacrima che Buffy udì scivolare sul suo viso. Quella era la sua bambina, la sua magnifica bambina coi capelli color grano, le mani minuscole come tutto il suo piccolo corpo; si sentì così felice e completo che gli parve di non capire più nulla, tutto si fermò quando quella piccola creatura era realmente apparsa nella sua vita.

-E’ bellissima-

-Già-

Lui si voltò verso Buffy che fece involontariamente scivolare le lacrime di cui erano colmi i suoi occhi lungo il volto stremato ed Angel con infinita dolcezza ne asciugò una sfiorando la morbida pelle di lei che si ritrasse come punta da mille vespe impazzite ed eliminò lei stessa con un gesto secco della mano le proprie lacrime.

-Allora…come…come la chiamerete?-

-Io…non lo so..-

-Bè è una scelta importante-

-Che nome ti piacerebbe?-

Buffy sgranò gli occhi stupita. Perché chiedeva questo a lei?

-Non è a me…-

-Dai aiutami..-

Lei pensò un secondo ma in quel momento le restava indubbiamente difficile trovare un nome da dare ad una bambina. Buffy volle rispondere ma in quel momento furono interrotti da Faith.

-Ehi ragazzi, si è svegliata-

Angel e Buffy seguirono Faith e Buffy rimase con Willow quando Angel entrò in camera di Nina. Willow strinse la mano dell’amica che le disse che lei sarebbe andata a casa.

-Vengo con te-

-Non importa-

-Dai tanto qua che ci sto a fare?-

-Grazie-

Il grazie di Buffy morì nel pianto e Willow addolorata l’abbracciò dandole conforto.

-Andiamo-

Le due salutarono gli altri e tornarono a casa, tutto ciò che avevano bisogno era di un bel bagno caldo per far scivolare via i dolori di quel giorno.

cap 25

 

 

 

Angel portò la loro bambina a Nina, la donna provata al parto e visibilmente stanca sentì le lacrime pungerle gli occhi indolenziti alla vista di quella creatura.

-Ciao piccola-

-Guarda com’è bella-

-Si-

Nina pianse prendendo in braccio la piccola.

-Ehi…dobbiamo darle un nome-

-Giusto, il nome…che ne pensi di Allison?-

-Bè è carino…-

-Significa piena di verità..-

-Mi piace-

-Ma se tu non vuoi-

-E’ perfetto-

Angel le baciò la fronte e rimase a contemplare sua moglie e sua figlia. Nina sarebbe stata dimessa dopo qualche giorno e adesso la sua stanza era piena di regali per lei e la bambina. Buffy non era ancora andata a trovarle e la donna non aveva chiesto di lei, tranne una volta a Faith, ma Buffy sentì di doverla andare a trovare, di dover vedere quello che lei ed Angel non sarebbero mai potuti essere. Entrò nella stanza della donna bussando leggermente sulla porta aperta, aveva in mano un piccolo peluche per la bambina e un piccolo kit di emergenza comprensivo di specchio, pettine ed altri accessori.

-Ehi ciao-

-Ciao-

-Entra pure-

Buffy le diede i due regali.

-Grazie non dovevi disturbarti-

-Figurati-

Nina la invitò a sedersi.

-E’ forse il regalo più utile che abbia ricevuto-

-Ho pensato che non sarebbe stato così facile per te passare ore davanti allo specchio-

-No decisamente, non posso nemmeno alzarmi-

Si sorrisero.

-Buffy grazie...davvero di tutto-

-Non devi, infondo non ho fatto nulla-

-Hai fatto tanto…da sola dentro quella sala senza nessuno che conoscevo a cui potevo aggrapparmi ..ero talmente spaventata-

-Ma è andata più che bene!-

-Già-

Le due rimasero in silenzio e poi Nina sospirò un momento fissando la scimmietta di peluche fra le sue mani.

-Ho un favore da chiederti-

Il lieve sorriso di Buffy scomparve quando vide gli occhi pieni di lacrime della donna.

-Nina-

-Ascolta…ho bisogno…ho bisogno che tu faccia una cosa per me-

-Cosa?-

-Se…se io non dovessi farcela-

Fermò una lacrima e Buffy la guardò perplessa.

-Tu…tu ora stai bene i dottori…-

-I dottori mi hanno detto...mi hanno detto che un infarto o una ..una crisi potrebbero essere fatali…-

-Nina-

-Non dirlo ad Angel-

-Ma-

-Buffy…ascolta…prima non avrei mai pensato di dirtelo, né avrei mai pensato di lasciarlo proprio a te ma…se mi dovesse succedere qualcosa voglio che sia tu a prenderti cura di Angel …e di Allison-

Buffy sgranò gli occhi paralizzata sulla sedia.

-Cosa?Ma io –

-Prima di conoscerti veramente per me potevi essere la persona migliore di questo modo ma ti odiavo…odiavo il fatto che tu potessi aver potuto toccare Angel, arrivare a..-

Nina si sforzò, cercando di sciogliere il nodo alla gola e parlare, confidare tutto il suo dolore silenzioso. Le sue labbra così come la sua voce tremavano, e anche il peluche fra le sue diafane mani in cui ancora era inserita la flebo.

-..al suo cuore-

Buffy non poteva parlare, non poteva fare nulla per bloccare quel veleno che bruciava il petto.

-Non so esattamente cosa ci sia stato fra voi ma…so che anche per te è lo stesso e nonostante io te lo abbia portato via…tu mi hai aiutata lo stesso, ti sei messa da parte, sei stata davvero…unica. Angel non può fare a meno di illuminarsi quando ti guarda…e credimi…sarà pure mio marito ma non ha mai avuto quello sguardo per me, quella luce che lo accende...-

La donna prese un profondo respiro. Non pensava sarebbe stata in grado di riconoscere tutto questo proprio a colei che aveva in pugno il cuore dell’uomo che amava. La guardò in quegli occhi di smeraldo, vibranti di un’antica luce di dolore.

-Ora…io voglio che sia tu a prenderti cura della mia bambina, sono cresciuta senza una madre e non voglio che lei…-

-Sei tu sua madre-

-Ma lei ha bisogno di una persona che sia viva e io potrei non esserlo più molto presto-

Buffy non sapeva che dire, non poteva crede che le stesse dicendo questo. Eppure capiva, capiva meglio di chiunque cosa volesse dire perdere la propria madre, perdere qualcuno che si ama. Avrebbe detto a Nina che si sarebbe presa cura di sua figlia e anche di Angel, ma non sarebbe mai tornata con lui, non era così che doveva essere.

-Te lo prometto-

-Grazie-

Le due donne rimasero per un po’ in silenzio.

Intanto le ricerche di Giles per la traduzione della profezia proseguivano e giunse il giorno della sua partenza per l’Inghilterra. Aveva dato disposizioni a Welsey di aggiornarlo su qualsiasi stranezza che potesse ricollegarsi alla profezia e soprattutto di non farne parola con nessuno.

La strega era con Xander in camera che preparava i bagagli.

-Ma perché non resti?-

-Te l’ho già spiegato il corso è …-

-Si si serve un corso di tre mesi per poter diventare ufficialmente osservatore-

-Infatti…sai, tutto il protocollo e quelle cose-

-Willow…sventiamo Apocalissi, scongiuriamo la fine del mondo dall’età di 16 anni e loro probabilmente i demoni li hanno visti solo disegnati sui loro libri...ne sai più tu di loro-

-Ok, può darsi…ma è un motivo in più per seguire il corso e dimostrarglielo no?-

L’amico era visibilmente perplesso. Willow riusciva sempre a confonderlo. In quel momento alla porta della camera di Willow bussò Spike.

-Ehi-

-Ehi-

Xander guardò i due.

-Bene...dato che sembra che io sia di troppo e non disturbatevi a dire che non è così…mi levo dai piedi-

-Bravo Harris-

Xander fulminò Spike che restò impassibile appoggiato allo stipite della porta. Xander aveva fiutato qualcosa di strano, Spike ronzava troppo intorno alla strega, lo aveva avvertito così come a suo tempo aveva avvertito l’assurda ossessione di Spike verso Buffy.

-Accidenti sei stata rapida con le valige…hai l’aereo domani o sbaglio?-

-Già-

-Senti…penso che prima di partire tu ed io dovremmo andare in un posto-

-Che posto?-

Willow rimase di sasso vedendo davanti ai suoi occhi la pista di pattinaggio sul ghiaccio di Los Angeles, l’aveva sempre sognato e si era lamentata più volte con Spike quando erano in Inghilterra che tutti i suo impegni a Sunnydale e la mancanza di mezzi non le avevano mai consentito di andare fino a Los Angeles e si era ripromessa di andarci un giorno. Non pensava che lui se ne sarebbe ricordato davvero.

-Eccoci qua-

-Wow Spike…grazie!-

-Bè almeno la smetterai di stressarmi-

Lei lo guardò di sbieco.

-Spiritoso-

Salirono sulla pista una volta messi i pattini ai piedi. Willow istintivamente si aggrappò a Spike sentendo i suoi piedi scivolare via senza riuscire a controllarli e lui rise per la sua buffa espressione.

-Spike non azzardarti a lasciarmi!-

-Oh sarebbe spassoso vederti sdraiata!-

-Non costringermi ad usare la magia-

Willow fece per sorreggersi da sola ma al secondo passo era troppo sbilanciata e rischiò di cadere ancora ma Spike l’afferrò da dietro.

-Guarda ti spiego come devi fare-

-Perché sai pattinare?-

-Piccola, in più di un secolo ne avrò fatte di cose per ammazzare il tempo oltre che gli uomini no?-

Lei lo guardò perplessa.

-Ok dunque stai col busto un po’ in avanti è il modo migliore per mantenere l’equilibrio…-

Willow seguì il suo consiglio.

-Ma non troppo!-

La ragazza era troppo tesa in avanti che cadde sul ghiaccio e Spike tentò inutilmente di prenderle il braccio perché si piegò in due dal ridere. Lei completamente spalmata sulla pista, mezza bagnata e infreddolita pensò di urlare ma la risata cristallina di Spike toccò il suo cuore e si mise a ridere pure lei. Aveva messo in ginocchio il mondo un tempo e adesso erano degli stupidi pattini e un po’ d’acqua congelata ad abbatterla! Finalmente riuscì ad alzarsi e il vampiro le spiegò un po’ di cose base tipo come posizionare le gambe aiutandola a percorrere tutta la pista, alla fine i due erano decisamente stanchi e i piedi di Willow dolevano a causa dei pattini e si sedettero sulle panchine dove la strega porse i piedi a Spike facendo cenno di aiutarla a sfilargli.

-Cosa?-

-Su-

-Ehi starai scherzando spero…non sono il tuo schiavo-

-Bè…grazie tante-

Willow tentò invano di sfilarsi il pattino e Spike cercò per un po’ di ignorarla ma non potendo resistere alla vista di lei contorta nel tentativo di estrarre il suo piede, decise di aiutarla. Fece la faccia a finto scocciato e afferrò il suo piede togliendo il primo pattino.

-Strega sei proprio negata-

-Pensa per te-

-Cosa?Io sono bravissimo-

-Certo non si è mai visto un vampiro sanguinario pattinare con una strega!-

Lui la fissò così intensamente che Willow si zittì di sasso rossa in volto per lo sforzo. I suoi occhi così blu e limpidi, più trasparenti della stessa pista di pattinaggio adesso attanagliavano la sua gola mentre sentiva il sangue correrle nelle vene e il cuore battere all’impazzata, era ferma con la gamba tesa e il suo piede nelle mani forti di Spike, lui così gentile e schivo, lui che le faceva sciogliere il cuore con un solo sorriso la stava guardando così profondamente che si sentì spogliata di ogni velo, toccata nell’animo, nell’intimo del suo spirito. E lui non poté che perdersi in quegli occhi timidi e confusi, in quell’abisso che un po’ perplesso e curioso era rimasto turbato dalla sua improvvisa gentilezza, dalle sue sorprese di cui lui stesso si stupiva, mentre lo scrutavano attenti e insicuri, mentre le sue gote diventavano sempre più rosse e la sua candida pelle si arrossava per il freddo e lo sforzo. Era così dannatamente bella quando si arrabbiava o quando l apiù piccola cosa le provocava imbarazzo e stupore al tempo stesso che per lui fu quasi un raptus, un istinto indescrivibile che lo spinse con violenza a lasciare la sua gamba e alzarsi protendendosi verso di lei per agguantare quella testolina meravigliosa e affascinante per affondare nelle sue labbra morbide e dolci. Willow era immobile, completamente sopraffatta dalla reazione di Spike, le sue labbra erano ferme premute contro quelle fredde del vampiro e i suoi occhi sgranati che fissavano quelli chiusi di lui. Quando la frazione di secondo di disorientamento fu passata Spike si staccò e la guardò. Lei era sempre più paralizzata e lui si rese conto di cosa avesse fatto, ma non ebbe tempo di replicare che sentì la stoffa dei guanti colorati di lei contro la pelle del suo volto mentre le labbra della ragazza andavano a baciare le sue. E stavolta fu Spike a rimanere decisamente stupito, non avrebbe mai pensato che Willow potesse ricambiare come neanche lei stessa aveva pensato che lui potesse provare minimamente a baciarla. E la scossa elettrica, il fuoco che li attraversò con quell’intimo e puro contatto fu tale da sconvolgerli totalmente. Il bacio si approfondì lasciando spazio alle lingue che si unirono come una danza sul ghiaccio, quella fredda come il vino di Spike si sciolse al calore della strega, infiammatasi di un antico fervore: la passione.

Buffy si guardò allo specchio, consapevole che avrebbe dovuto dilaniarsi gli occhi con lo struccante per riuscire a rimuovere quel nuovissimo mascara waterproof; sentiva già le lunghe e folte ciglia scure rompersi e indebolirsi sotto il suo tocco un po’ forte. Prima si ripulì le guance su cui si era sciolto il trucco nero e pulì lo specchio dal vapore che la doccia aveva formato, in modo da vedersi meglio.

Aveva proprio bisogno di rilassarsi sotto la doccia, sentiva come se tutte le forze e il dolore potessero scivolare via dal suo corpo proprio come il sapone sulla sua candida pelle; una doccia per così dire catartica, purificatrice, ma alla fine, guardandosi in quello specchio che si ostinava ad appannarsi, con gli occhi un po’ meno neri e il volto più pulito, capì che infondo aveva solo lavato via lo sporco del suo corpo e non il veleno della solitudine. Sospirò appena e si sciacquò il viso per poi asciugarlo.

L’accappatoio azzurro con Willy il coyote le stava decisamente grande, ma il suo doveva essere a lavare e il primo che aveva trovato era stato quello di Xander, certo che non cambiava mai.

Prese le sue creme e andò in camera rabbrividendo leggermente per lo sbalzo termico dovuto al fresco del corridoio; una volta in camera gettò le creme sul letto e cominciò a strofinarsi con l’accappatoio per asciugarsi, suonarono alla porta. La ragazza alzò gli occhi al cielo: non c’era nessuno in casa. Willow e Spike erano andati non si sa dove, quei due passavano troppo tempo assieme la cosa era troppo sospetta, ma ora non aveva né la testa, né la voglia di preoccuparsene; gli altri erano tutti fuori per vari motivi. Si legò per bene l’accappatoio e scese le scale pensando a chi poteva essere, se fosse stata Dawn l’avrebbe uccisa non sapeva più come dirle che le chiavi di casa erano state create per un motivo ben preciso e lei ne aveva una copia come tutti gli altri che vivevano li, solo che a quanto pareva solo lei non era in grado di farne il corretto uso, invece di lasciarle ad arrugginirsi sul comodino.

Buffy aprì la porta. Non era Dawn.

Tbc…..