TONIGHT I JUST WANNA CRY

But love me for love's sake, that evermore

Thou may'st love on, through love's eternity’

Elizabeth B. Browning




Le lancette dei minuti segnavano le nove del mattino, i suoi occhi fissi immobili davanti ad una porta chiusa, in quello spazio asettico su divanetti rivestiti in tessuto non tessuto nel corridoio del secondo piano di quel luogo dall’odore di disinfettante e flebo che le dava alla testa. I trilli dei telefoni all’accettazione suonavano così distanti e confusi fondendosi con le voci dei pazienti, di infermiere e medici che passavano continuamente davanti a lei provocandole un effetto di confusione come su di una giostra che girava insistentemente su se stessa. Il suo cuore batteva con affanno alternandosi al suo respiro stentato, come un’apnea perenne, rimbombando nella sua testa che continuava a pulsarle alle tempie. Quando la porta grigia, anonima e muta si aprì, il suo cuore sussultò mentre gli occhi spalancati fissarono la figura in camice bianco davanti a lei che la invitò ad accomodarsi. Aveva paura, paura di quello che le avrebbe comunicato , paura di ciò che le sue orecchie avrebbero udito e portò con sé quelle angosce chiudendo fuori la speranza.

Le lancette dei minuti si bloccarono sulle nove del mattino.

-Accidenti-

Il disappunto evidente per la condizione del vecchio orologio arrivò alle orecchie del compare.

-Ancora?Ma non potresti comprarlo nuovo?-

-Mi sorprende che proprio tu, amante delle belle arti, dica una cosa del genere-

-E’ solo un orologio quante storie!-

-E’ solo un antico orologio…cogli la differenza-

-Un antico orologio-

Scimmiottò la sua voce, ricevendo in cambio solo uno sguardo accigliato e scocciato.

-E’ inutile che mi guardi male, continui a credere che codesto aggeggio di cent’anni fà possa funzionare come un tempo!Illuso..-

-Oh dimmi allora, perché nonostante tu risalga a cent’anni fa sei ancora qui intero???-

-Non sei divertente…sempre acido, hai preso del sangue scaduto?-

-Vuoi morire?-

-Ho già dato grazie-

-Esci da quest’ufficio-

-Ehi, qua ci lavoro-

-Davvero?Presto non più-

-Ehi ti stavo solo dando un consiglio!-

-Che non ti ho chiesto-

-La piantate??-

Entrò il demone in quel momento.

-E’ arrivato evil green-

-Era un’offesa?No dico, hai offeso il mio colore?Cielo gioia che coraggio, hai mai visto il tuo?-

-Infatti è bellissimo!-

-De gustibus non disputandum est-

Spike fulminò Lorne.

-Non metterci tante energie in un’occhiata, ti vengono le rughe-

-Che vuoi?-

-Niente ero di passaggio…volete una camomilla?-

-No grazie-

-Mm…comunque darling ha chiamato quel birbante di tuo figlio…ha detto che andava a studiare da un amico-

-Ok…e da chi?-

-Oh, un certo…aspetta come si chiama?Jason!-

Angel annuì e Lorne andò via contento.

-Basta…ci rinuncio-

-Te l’avevo detto io-

Gelò Spike con un’occhiata.

Entrò in casa non molto sicura di come comportarsi, nel momento esatto in cui mise piede in cucina si trovò davanti sua sorella, Willow, Oz, Xander, Andrew e Faith.

-Che fate qua?-

-C’è ‘Il prezzo è giusto’ in tv-

Willow ammonì Andrew.

-No, volevo dire… aspettavamo te-

-Me..-

-Si…sei andata dal medico…che ti ha detto?-

Si sedettero al tavolo in sala da pranzo per parlare, i loro occhi vuotarono le loro anime, le loro menti svanirono nei loro cuori.


La strada era lunga, gettata nell’infinità della notte senza luce assorbita da una sordida tenebra che sapeva di morte. Il volto diafano, ma nella sua giovane decadenza incredibilmente bello, illuminato a tratti dalla sequenza dei lampioni che andavano alternandosi lungo la strada, la mente un fascio di pensieri nella lucidità di un pazzo consapevole della sua malattia. Il guidatore silenzioso osservava la notte divorarli man mano che le vicinanze si assottigliavano ed entravano nel cuore della città degli angeli; aveva preferito non parlare, non spezzare l’equilibrio delicato creatosi con tanta difficoltà, non voleva essere tagliato dall’atmosfera rifuggente. Quando arrivarono a destinazione solo il rumore dei loro respiri, i battiti dei loro cuori e gli sportelli sbacchiati risuonarono nella melodia di una città troppo caotica per rimanere muta di fronte all’impetuosità delle loro emozioni. Lei lo guardò, tuffandosi nel mare scuro ma così noto e familiare che era capace di infonderle tanta forza. Aveva scelto Xander, assurdamente, per farsi accompagnare. Lui che non capiva, così diverso da lei, poteva essere l’unico vero imparziale non coinvolto e in grado di non darle altre pressioni oltre a quelle che avrebbe ricevuto. Con un dolce sorriso fraterno la rassicurò invitandola a dirigersi alla porta dove suonarono.

Era il colmo, possibile che quando era impegnato a guardare ‘Love boat ’ dovessero suonare alla porta?

-Connor!!!!Angel!!!-

-Spike vai tu!!!-

Angel urlò dal piano di sopra, Connor aveva la musica alzata quindi non poteva fare diversamente. Fortemente seccato staccò gli occhi dalla memorabile scena del suo episodio preferito e col cuore sanguinante si diresse ad aprire. L’alito di vita, il soffio di purezza cancellarono tutti i pensieri che avevano popolato la sua mente fino a cinque secondi prima. Lei era li, li sulla soglia della porta con….improvvisamente la soave musica si storpiò alla vista di Xander.

-Buffy..-

-Spike-

-Xander-

Spike e Buffy guardarono Xander che si era auto chiamato.

-Em….entrate-

I due si accomodarono e Spike si voltò verso le scale dalle quali stava scendendo Angel dopo aver costretto Connor a scendere con lui e studiare in salotto invece che fare finta di farlo in camera con la musica a palla.

-Hai capito???-

-Si…-

-Spike chi..-

Le parole gli morirono, rimanendo a mezz’aria mentre lo sguardo fisso si sciolse nel languore verde delle iridi cristalline della cacciatrice. Connor risvegliò il padre che destandosi da quell’attimo di irrealtà gli raggiunse.

-Buffy…-

-Ciao-

Poi notò Xander.

-Ciao Xander-

-Oh, che bello qualcuno mi saluta-

Ammiccò un’occhiataccia a Spike.

-Come stai?-

-Ecco..-

-Io sono Connor-

Il ragazzo sbucò da dietro il padre.

-Oh, io sono Buffy e lui è Xander-

-Wow siete amici di mio –

Angel lo precedette.

-Si sono nostri amici adesso vai di la a fare quello che devi fare-

-Ma..-

-Muoviti-

-Ok ok…avete seri problemi di nervi voi…-

Connor saltellando se ne andò.

-Chi è?-

-Oh, poi ti spiego…venite, volete qualcosa da bere?-

-No grazie-

Andarono in salotto dove si sedettero.

-Allora come vanno le cose?-

-Insomma…il solito-

-Oh e cosa vi porta qui?-

-Ecco...io ho bisogno di parlavi…a tutti e due-

-E Harris che fa qui?Qual’è la sua funzione?Farci sentire più intelligenti?-

-Spike..-

-E’ una cosa seria Spike ti prego-

Il dolore negli occhi della donna che tanto amava lo fecero subito ammutolire e Angel contrasse il corpo come pronto a scattare non appena l’urlo dell’anima di Buffy raggiunse la propria. Una strana atmosfera svenne a crearsi come se stessero guardarono da spettatori loro stessi recitare quell’insolita commedia.

-Io..-

Buffy guardò i due e poi Xander che le strinse la mano per supportarla.

-Sono incinta-

I due rimasero in silenzio come se non avessero realmente capito.

-Oh…è… -

-Non è mica di Xander!-

-Cosa?No!-

-Grazie al cielo…-

-Perché ci dici questo?-

Buffy guardò Angel, e capì che lui già sapeva. Volle gettarsi fra le sue braccia e piangere tutto il solo dolore per soffocare il male che la stava divorando, ma poté solo fare affidamento sul sostegno fornitole da Xander mentre gli occhi di Angel tentavano di arrivare alla sua anima per confortarla.

-Prima …devo dirvi che non so chi sia il padre anzi non so nemmeno come sia possibile che sono incinta-

-Che vuol dire?-

-Che non ho un rapporto da…insomma avete capito-

Abbassò lo sguardo, sia conscia di aver ferito Angel ricordandogli che l’ultima volta che aveva fatto sesso era stato con Spike, sia Spike stesso che si ricordò ancora di quel periodo terribile.

-Tre anni?-

-Esatto…-

-Sarà una di quelle cose magiche, quindi non hai avuto altri ragazzi-

-Spike-

-Scusa cercavo di capirci meglio-

-Buffy…-

Angel allungò una mano posandola sul ginocchio di lei. Quel semplice tocco sfiorò il suo cuore, spezzando il fragile filo di forza che si era creata con tanta fatica prima di quell’incontro e lacrime furono versate dai suoi occhi mentre inghiottiva singhiozzi crudeli a forza, in silenzio. Scioccati da quella reazione restarono a guardarla che chinava il capo cercando di fermare le lacrime, cercando di cancellarle col dorso della mano dal suo volto stanco. Le diedero qualche minuto.

-Vuoi…vuoi che continui io?-

Scosse la testa.

-No Xan…ce la faccio-

Alzò lo sguardo sui due, occhi rossi infiammati, occhi gonfi che nascondevano notti insonne passate annegando nelle lacrime, un’anima troppo giovane e troppo distrutta per sopportare altro dolore.

-Giles e gli altri stanno...stanno facendo delle ricerche per capire come sia possibile, i dottori dicono che è una gravidanza normalissima ma…-

Prese fiato.

-Hanno scoperto una cosa….dentro di me-

Si morse un labbro bloccando le parole , un nodo alla gola soffocò i respiri.

-Ho un tumore-

Un tuonò squarciò il cielo, i rintocchi del vecchio pendolo batterono le nove.


Un battito nell’oscurità improvviso tumulto di emozioni, vorticoso fiume in piena non gli aveva dato tregua, travolgendolo con furente violenza. Doloroso impatto con la realtà.

Lentamente le antiche pareti di un organi spento da secoli si incresparono fino a sgretolarsi come sabbia fra le dita, scorrendo via in un fluire di istanti che sapevano di morte; un urlo sottile e soffocato scoppiò dall’essenza dell’etere nelle viscere del suo essere. Anche l’ultimo petalo di quella rosa sempre fiorita stava cadendo finendo per appassire, spengendo la luce sul mondo che aveva cominciato ad accettarlo. Occorsero cinque secondi alla sua mente per convertire quelle parole fino a dar loro un certo significato prima di svanire nel nulla. Sapeva cos’era un tumore, sapeva delle evoluzioni in campo medico, sapeva molte cose su questa malattia ma improvvisamente non furono abbastanza; il problema fu ancora più lampante quando lesse negli occhi di Buffy una truce realtà e volle spaccare il mondo in due, urlare fino a corrodersi la gola e morire ancora nella luce solare. Faceva male, troppo male e aveva una paura immensa di ciò che aveva appena visto trasparire dall’anima di Buffy, pregò, per la prima volta, di essersi sbagliato.

-Un tumore?Ma…ma si può curare giusto?-

Spike si alzò.

-Si, c’è la chemioterapia-

-Oh, bene quindi….quindi tutto andrà a posto…quando cominci?Cos’è, una medicina?E’ sicura?-

-Spike siediti-

Lui ignorò Angel.

-E’ una terapia, in pratica mi danno delle medicine liquide per flebo che sono tossiche per il tumore-

-Quindi è risolvibile in breve-

-Bè, dipende…purtroppo i tumori sono imprevedibili quindi non sanno con esattezza dire quanto e come si svilupperà, perciò la chemio potrebbe diventare più aggressiva, si vedrà col tempo-

-Una nostra cliente è stata operata…com’è possibile che tu non ti faccia operare?-

Buffy sospirò. Xander prese la parola.

-Non tutti i tumori sono asportabili…nel caso di Buffy non è operabile-

Spike si lasciò cadere sul divano accanto ad Angel.

-E questa…questa cura ti può far male?-

-Avrò nausee e forse perdita dei capelli…non lo so…-

Lei abbassò lo sguardo distrutta.

-Buffy ce la fai?-

Lei guardò Xander.

-Si..-

Spike e Angel la fissarono con una nuova preoccupazione.

-Stai bene?-

-C’è ancora una cosa…-

-Che può esserci di peggio?-

-Io…non farò la cura…almeno per adesso-

I due rimasero immobili ammutoliti. Ecco, i dubbi di Angel si erano concretizzati e le sue paura lo stavano schiacciando soffocandolo per quanto potesse respirare.

-Che stai dicendo?.

-Hai capito-

-Ma sei impazzita?-

-Spike finiscila!-

Angel si sporse verso Buffy sul punto di piangere.

-Buffy…perché?-

-Il bambino-

Lei poggiò una mano sul ventre.

-I dottori sono stati chiari, dovrò abortire per fare la chemioterapia e non se ne parla-

-Ma così..-

Lui non riuscì a completare la frase.

-Come farai a portare avanti la gravidanza se rischi di morire!-

-Spike adesso calmati!-

-Falla finita!-

Buffy singhiozzò e Xander parlò per lei.

-I dottori hanno detto che se sceglie di portare avanti la gravidanza non potrà fare la chemio, in questo modo il tumore crescerà senza ostacoli ma non danneggerà il bambino, dopo il parto inizierà subito un ciclo di cure e se va bene, lo prendiamo in tempo-

-Che vuol dire se va bene?-

-Se non sarà troppo tardi-

Calò un altro serrante e soffocante silenzio. Angel si alzò e cominciò a camminare per la stanza mentre Spike tornò a sedersi.

-Era giusto lo sapeste…da me-

Lei si alzò seguita da Xander.

-Adesso noi andiamo-

-Cosa?Ma..-

-Ve l’ ho detto, ero venuta per dirvelo personalmente….adesso che l’ ho fatto devo andare-

Lei e Xander andarono alla porta seguiti da i due.

-Allora, ciao a tutti e due-

Loro la guardarono.

-Ciao-

Dopo un ultimo sguardo lei uscì di casa accompagnata da Xander, e guardandola sparire nel fumo della nebbia notturna parve loro come un angelo che sarebbe tornato per sempre in cielo.



Il tempo fluì sciogliendosi sui rintocchi del vecchio orologio rimasto immobile sulle nove di quel mattino di quasi un anno fa. Angel osservò scrupoloso alcuni documenti quando una telefonata giunse improvvisa e rispose tranquillamente.

-Si?-

Un battito, il primo e ultimo battito da quella notte in cui Darla lo aveva reso un vampiro. Un battito immaginario, ma il fragore della sua anima fu concretizzato dalla cornetta che scivolata di mano sbatteva contro il bordo del tavolo in legno pregiato e due occhi fissi si svuotarono assorti nelle tenebre.



Un mese prima.

Il cinguettio degli uccellini la svegliò regalandole una brezza mattutina accompagnata dal profumo di gelsomini e violette. Aprì gli occhi stiracchiandosi, stranamente aveva dormito bene senza disagi o dolori lancinanti.

Si alzò a fatica mettendosi le ciabatte e accarezzò il pancione come per dare il buon giorno alla creatura che tra breve avrebbe lasciato il suo grembo. Buffy scese le scale malamente e raggiunse gli altri.

-Ehi ciao-

-Non dovresti stare alzata-

-Andiamo sono solo incinta-

-Buffy-

Lo sguardo di amorevole rimprovero giuntole da Willow calmò il suo umore.

-Ok ho anche un tumore e allora?-

Si sedette e Dawn le preparò la colazione.

-Buongiorno gente-

-Ciao Faith-

-B già in piedi?-

-Si, allora come vanno le ricerche?-

-Bè il Sig. Giles sembra aver trovato qualcosa circa procreazioni avvenute in sogno-

-In sogno?Avevamo scartato questa ipotesi-

Andrew si unì al gruppo e Willow si sedette accanto a Buffy che cominciò a mangiare.

-Bè ma non è proprio così...l’altro giorno ho parlato con Fred-

-Oh, come sta?-

-Bene…e le ho esposto la mia ultima teoria-

-Sui sogni?-

-Non proprio…-

-Mm-

Faith si sedette al tavolo.

-Era da un po’ che ci aiutava con le ricerche e poi si è ricordata di una cosa che non era così trascurabile-

-Ovvero?-

-Bè, si tratta di Angel-

-Angel?-

-Si vedi tu non ricordi niente di ciò che è successo quando il primo anno di college sei andata a trovarlo?-

-Ci sono andata spesso quell’anno-

-Si ma intendo la prima volta-

Lei pensò.

-Non ricordo-

Arrivò Xander.

-Giorno-

-Ciao Xan-

-Quale volta, quella in cui mi ha schiaffeggiata?-

-No B allora io ero appena uscita di galera-

-Ah già-

-Di che parlate?-

Xander si unì a loro.

-Della prima volta che Buffy andò da Angel a Los Angeles-

-Oh io mi ricordo-

-Davvero?-

-Ma se non c’eri!-

-Mi ricordo in che occasione…-

-Bene allora dillo-

Lui mangiò un biscotto.

-Con calma…-

-Xander-

Lui sbuffò.

-Dopo che avevi scoperto che lui ti aveva spiata, quando trovammo Spike e c’erano gli indiani-

-Ah quella specie di indiano del coltello!-

-Si lui-

-Ora ricordo!!-

-Quindi?-

Buffy pensò un momento.

-No niente di che, abbiamo parlato e basta-

-Non c’è nulla che ti ha…colpita?-

-Mm, si due demoni ci hanno attaccati!!-

-Oh bene e poi?-

-Angel gli ha uccisi, sapeva già come fare…-

Buffy stessa apparve visibilmente perplessa.

-Ma che c’entra?-

-Ecco in realtà ci sono cose che non ricordi e pensiamo che il bambino sia stato…concepito in quell’occasione-

-Cosa?Siete matti?Primo Angel è un vampiro non può avere figli, secondo lui ha un’anima ricordate la maledizione?Terzo credete che non mi ricorderei se ci avessi fatto l’amore oltre alla nostra prima e unica volta???-

-Si lo sappiamo-

-E allora è da escludere-

Buffy si alzò e salì su.

-Dovremmo dirglielo-

-No spetta a lui-

-Ma lui non sa che è suo-

-E dovrebbe dirglielo Buffy-

-Ma qualcuno dovrebbe dire a Buffy che è di Angel e spiegarle come-

-E’ un circolo vizioso-

Si guardarono perplessi.

-Forse è meglio dirlo a Buffy-

-Ma è Angel a sapere come andò la faccenda-

-Potremmo dirgli che sappiamo tutto e che gli conviene dirlo a Buffy o lo faremo noi-

-Che sarebbe il ricatto Xander?-

Lui storse la bocca.

-Bè, in effetti,non certo mettendola sotto forma di minaccia, ma potrebbe essere una buona idea…-

Dopo una lunga discussione arrivarono ad una soluzione finale: parlare ad entrambi insieme.


Decisero di convocare gli interessati il pomeriggio del giorno seguente .

-Allora che succede?-

-Pazienta, quando arriverà ti spiegheremo-

-Spiegare cosa?Ma che combinate?Chi arriverà?-

Suonarono e Dawn aprì.

-Ciao Angel-

-Dawn-

-Spike?Che fai qui?-

-L’ho accompagnato ovviamente-

-Ah, certo….entrate-

I due entrarono e raggiunsero gli altri seguiti da Dawn.

-Ciao-

-Angel?-

-Spike?-

-Che ci fanno qui?-

-Già che fa lui qui?-

-Calmi!-

Si zittirono.

-Primo, Spike chi ti ha chiamato?-

-Nessuno, ma non potevo lasciare Angel da solo-

-Non ho bisogno della balia-

-Non si sa mai-

Willow scosse il capo.

-Ora veniamo a noi…Spike la tua presenza è superflua, ho bisogno di parlare ad Angel e Buffy in separata sede-

-Mi emarginate come sempre!Tsk…banda di idioti!-

-Ehi ti ho sentito Ignatius J. Reilly!-

-Potrei offendermi!-

-Così ti piace di più?Intellettuale, ideologo, fannullone, parassita, ghiottone, che dovrebbe disgustare il lettore con i suoi giganteschi gonfiori, il disprezzo tonante e la sua battaglia personale contro tutti. Un insulto vivente al perbenismo e ai luoghi comuni!-

-Non ti ho chiesto una recensione!-

-Ragazzi stiamo uscendo dal seminato!-

Will e Spike si lanciarono occhiate fiammanti.

-Ok basta dibattiti letterari e torniamo al punto-

-Adesso andate che abbiamo da fare-

Spike grugnì.

-Strega…-

Willow ignorò Spike che fu trascinato via da gli altri. Angel guardò Buffy, ancora più bella nella floridità della maternità odorava di pace e calore. Lei si sedette con calma assecondando il peso della pancia.

-Will sono stanca, sto sudando come una matta, sono incinta, mangio per venti e ho le gambe gonfie guarda di non tenermi sulle spine!-

-Ok, allora ho fatto un po’ di ricerche e ..-

Willow dovette interrompersi perché improvvisamente Buffy si tenne la pancia.

-Buffy!-

-Credo che ci siamo-

Willow e Angel si guardarono.

-Allora volete che partorisca in salotto?-

-No di certo!-

-Sig. Giles!-

Angel la sollevò dal divano.

-Ce la fai a stare in piedi?-

-Ti prego tienimi-

Lui la prese le la vita da dietro e lei con una mano si teneva la pancia mentre gli altri accorrevano e con l’altra si arreggeva ad Angel.

-Presto!-

In poco tempo furono in ospedale. Attesero il medico quando finalmente arrivò.

-Ce l’ ha fatta!-

-Stanno bene?-

-Si, entrambe-

-Allora è una femmina?-

-Già….chiunque sia il padre, congratulazioni-

Tutti risero e si abbracciarono, Angel improvvisamente si sentì sollevato e una forte sensazione pervase il suo essere.

Dopo fu concesso loro di andare da Buffy .


(ritorno al presente)

Aprì la porta di casa e ringraziò che c’era Fred con lui altrimenti le borse della spesa si sarebbero infrante al suolo.

-Questa storia che mi usi come un mulo da soma deve finire!-

-Ma tu sei fortissimo-

-Non penserai certo di persuadermi con delle lusinghe!-

-No era solo un dato di fatto-

-Lorne aiutaci!-

-E rischiare di spezzarmi un’unghia?No grazie gioia-

Spike sbuffò, Fred afferrò una busta e lasciarono il tutto in cucina.

-Angy?-

-Angel ci sei?-

I tre si diressero verso l’ufficio e trovarono solo la cornetta del telefono penzoloni.

-Ma tu guarda non ha ancora imparato ad usarlo-

-Invece di criticarlo sempre cercalo!-

-Ehi calmiamoci-

Spike uscì dall’ufficio e salì le cale.

-Angel ma dove cavolo sei?-

Tornò giù.

-Sarà uscito-

-Forse aveva bisogno di un nuovo fondotinta-

-Lorne, che stai dicendo?-

-Era un’ipotesi-

-Ok forse mette un quintale di gel in capo ma certo non usa il fondotinta-

-Io si-

-Oh esiste anche nelle tonalità in verde?-

-No sciocchino, sono io che lo combino con –

-Non mi interessa grazie-

Fred aveva messo a posto la cornetta. Osservò il telefono e provò a chiamare il centralino per sapere quale era stata l’ultima telefonata ricevuta.

-Secondo te dovrei usare uno shampoo per capelli colorati?-

-Certo sennò si sfibrano-

-Non ci avevo pensato…forse ho le doppie punte-

-No hai un fusto resistente-

Lorne afferrò una ciocca dei capelli di Spike osservandone le punte.

-Guarda qua-

Fred arrivò in quel momento.

-Che stai facendo?-

-Gli guardo le doppie punte-

-Oh…comunque ho scoperto chi aveva chiamato Angel, e credo di sapere perché abbia lasciato la cornetta in quel modo-

Spike guardò Fred nei suoi grandi occhi azzurri e sentì il terreno mancargli sotto i piedi.

Aveva rischiato di prendere fuoco, si era gettato fuori dall’ufficio lasciando tutto il resto dietro di se, aveva preso solo le chiavi dell’auto scura. Il sole lo aveva colpito in pieno ustionandolo ma non aveva sentito dolore, solo corpo teso e perso nell’assordante voce della ragazza dall’altro capo del telefono. Salito in macchina era partito rischiando di colpire il muro in retro marcia e dalla furia aveva praticamente buttato giù la transenna del parcheggio. La sua auto sfrecciava sull’autostrada così veloce che si vedeva solo una scia nera nel bagliore del sole.

Il suo cuore, non era mai stato più morto come in quel momento.

Buffy aveva iniziato una chemio intensiva non appena partorita la piccola Michelle, il tumore era cresciuto soprattutto verso gli ultimi mesi di gravidanza ma Buffy grazie comunque ai suoi poteri di cacciatrice aveva resistito bene. Ora era la chemio forse più del tumore che la stava distruggendo. I suoi lucenti capelli color oro erano stati accorciati perché cominciavano a cadere e a lei piaceva raccoglierli in foulard colorati o con fermagli di varie forme, aveva sempre amato la moda e anche in questo caso era riuscita ad attenuare il problema con combinazioni di accessori. Era magra, stanca e i suoi occhi vibranti si stavano spengendo sfumandosi di grigio, i cui unici bagliori di luce erano dati dai sorrisi di sua figlia. Il suo dispiacere maggiore era non poterla allattare. Willow e gli altri coprivano lei e la bambina di regali, comprando vestitini e divertendosi a scegliere con Buffy le decorazioni per la cameretta. Lei era grata a loro per tutte quelle attenzioni e per aiutarla a svagarsi nonostante il vomito, la pelle translucida e la debolezza del suo corpo tornavano a ricordarle la sofferenza di tutto ciò. Lei sapeva che la sua vita sarebbe rimasta in piedi per poco e questo prolungarsi che sorprendeva i medici era dovuto esclusivamente al suo essere cacciatrice, ma anche questo la stava abbandonando.

Willow aveva taciuto non tirando più fuori il discorso iniziato nel salotto di casa circa due mesi prima, Buffy ora aveva bisogno di tutto tranne che di ulteriori dolori. Lo avrebbe detto ad Angel prima o poi ma non in quel momento.


-Dawn oggi vado io in ospedale da Buffy, la bambina la porta Faith dal pediatra?-

-Si-

-Ok, ciao-

Willow uscì per andare a lavoro. Ogni volta era sempre più difficile. Buffy aveva cominciato le cure, recandosi all’ospedale ma da due settimane a questa parte era stata ricoverata perché non riusciva nemmeno a fare le scale di casa e loro non potevano esserci 24 ore su 24, non perché non voleva ma perché dovevano lavorare e quando avevano un solo istante andavano da lei. Xander passava tutte le sue pause pranzo con lei da quando era in ospedale, faceva le corse per tornare a lavoro ma adesso che era capocantiere poteva permettersi cinque minuti di ritardo. Andrew lavorava per una casa farmaceutica, lui era una specie di piccolo chimico e non era stato difficile farsi assumere, da quando Buffy si era ammalata si era fatto spostare nel laboratorio di ricerca studiando assiduamente il tumore dell’amica nella disperata ricerca di una soluzione, rendendosi però conto che era impossibile. Più volte Dawn aveva parlato con Willow della possibilità di utilizzare la magia ma Oz prontamente aveva fatto notare loro che non sarebbe stato giusto perché Buffy non era affetta da un incantesimo ma da un male comunque di cui tanta gente moriva ma nessuno ricorreva alla magia. Non perché Oz non volesse bene a Buffy, anzi aveva composto anche una ninna nanna per la piccola Michelle e se non era impegnato in sala incisione per il suo nuovo disco, passava il suo tempo con l’amica e la nipotina. Faith continuava con la caccia ed era molto preoccupata. Sentiva più di chiunque altro la sofferenza e il dolore di Buffy, loro erano sorelle nel destino, le prescelte e quando Buffy non ci sarebbe stata più sarebbe toccato a lei. Per quanto odio fosse corso fra loro la amava come e più di una sorella e vederla li, inerme, abbattuta da una malattia le risultava inconcepibile. L’aveva vista talmente tante volte rialzarsi per cose ben peggiori, l’aveva vista rinascere e tornare alla vita per ben due volte, non sapeva spiegarsi perchè tutto ciò la stesse distruggendo a tal punto. L’unica che invece aveva avuto una reazione più controllata era stata Dawn. La stessa Dawn che appena 14° aveva udito le ultime parole di sua sorella osservandola correre verso la morte in cima a quella torre, la stessa ragazzina indifesa che racchiudeva nel suo corpo un potere così immenso da distruggere il mondo, la stessa giovane donna matura che era divenuta nel corso degli anni lottando al fianco di sua sorella come per cercare di chiederle scusa per i guai combinati dopo la morte di Joyce. Lei tirava avanti, silenziosamente, andava a scuola, Buffy la ascoltava studiare, le raccontava le sue giornate noiose e si lamenta ogni tanto di cose banali sapendo che facevano ridere Buffy; del suo male interiore non ne parlava mai, non esternava la sofferenza in alcun modo, solo una volta Faith aveva udito i suoi singhiozzi soppressi. Le loro vite scorrevano lente, scandendo i loro respiri al passare delle giornate, svegliandosi e ringraziando nei loro cuori ogni volta che vedevano che Buffy era ancora li con loro.

Ogni volta tornare a casa e chiedersi come sarebbe andata, se Buffy avrebbe superato quel giorno, quanto ancora poteva stare con sua figlia e ogni volta Willow pensava ad Angel.

Avrebbe dovuto dirglielo. Michelle passava ogni singolo momento della giornata con sua madre, tranne quando tornavano a casa o dovevano portarla dal dottore.

Presto la piccola avrebbe dovuto abituarsi all’unica presenza degli zii.

Willow era in macchina che guidava quando improvvisamente inchiodò e accostò l’auto. Estrasse il cellulare dalla borsa e compose un numero.

-Si?-

-Angel, sono Willow….si tratta di Buffy ti prego vieni subito-

Lei tornò a casa dove attese l’arrivo del vampiro. Sapeva che tra breve lo avrebbe visto irrompere dalla porta magari con i vestiti che andavano a fuoco e lo sguardo distrutto. L’auto accostò a marciapiede del gardino quasi con violenza e scese correndo verso la porta.

Una chioma rossa si voltò in direzione dei passi convulsi che aveva sentito avvicinarsi. Si diresse all’ingresso e parì l’uscio vedendolo arrivare. Entrò di corsa.

-Stai bene?Potevi prendere una coperta-

-Non c’era tempo-

I suoi occhi erano inespressivi, i suoi occhi erano un ricordi troppo vivido per essere dimenticato. Quegli stessi occhi scuri avvolti nel dolore come anni prima nella hall del suo albergo, mentre le lacrime non versate rispondevano alle ansie della sua anima.

-Vieni siediti-

-No, io…io devo sapere-

-Buffy, lei è viva-

Willow giurò di aver visto i suoi polmoni gonfiarsi d’aria ed esplodere in un sospiro di sollievo.

-Scusa se ti ho fatto preoccupare, ma la situazione è grave comunque-

-Che vuoi dire?-

-Se ne sta andando Angel-

Il vampiro rimase immobile annegando negli occhi appannati dell’amica.

-Che..-

-Le cure sono molto forti…per…per cercare di fermare il tumore …-

-E...e funziona?-

-Sembrerebbe almeno in parte…-

-Che vuol dire in parte?-

-Angel, i dottori lo avevano detto…lei sta resistendo più del previsto ma…-

La strega abbassò lo sguardo ingoiando lacrime amare.

-Forse non arriverà alla fine del mese-

Angel si sentì schiacciare al suolo. La sua Buffy sarebbe morta di li ad un mese, o forse prima. Gli mancò l’aria che non aveva mentre la sua anima si dibatteva violentemente nel petto. Il vuoto assorbì la sua mente. Dov’era stato lui per tutti quegli anni?L’averla persa già una volta potendolo evitare non gli era bastato da lezione?Quante volte ancora sarebbe dovuta morire per fargli capire quanto avesse bisogno di lui?Poteva sentire il pavimento cedergli sotto i piedi mentre una forte sensazione di nausea lo pervase costringendolo ad appoggiarsi al muro per non collassare al suolo.

-C’è una cosa che devi sapere, ma non devi dire niente a Buffy-

Lui la guardò, che altro poteva essere?

-Se vuoi puoi andarla a trovare…lei ne sarebbe felice…-

-Si…mi dispiace di non esserci andato prima solo che ero assorbito dal lavoro-

-Non devi giustificarti-

-Sono un perfetto imbecille….lei sta, sta morendo e io….io non ho saputo far altro che starle lontano-

Con lo sguardo colmo di dolore lasciò la casa correndo allìospedale. Arrivato si recò nella sua stanza.

-Avanti-

Quando entrò rimase colpito. Buffy era sul lettino, con un pigiama e una fascia colorata in testa, i capelli erano corti e la pelle spenta. I suoi occhi avevano perso la loro lucentezza e non sembrva neanche l’ombra della ragazza che conosceva ed amava. Lei gli regalò un piccolo sorriso smorzato mentre coccolava la bambina posta nella culla vicino al letto, la sua bambina.

-Ciao-

-Ehi, ciao…che bello sei venuto..-

Nel flebile filo di voce percepì tutto il suo dolore e volle morire di nuovo capendo quanto lei avesse bisogno di lui. SI avvicinò quasi frettolosi prendendole una mano bianca e debole sedendosi al fianco del letto.

-Come…è una domanda stupida ma…come ti senti?-

Lei sorrise dolcemente e fu come se si fosse innamorato di nuovo.

-Potrebbe andare meglio…-

Lui baciò la sua mano.

-Scusa…volevo venire ma-

-Angel-

Lui incontrò i suoi occhi grigi un tempo smeraldi vibranti di vita. Ma il suo amore andava oltre la degradazione di quel bellissimo corpo e nella sua decadenza lei era un angelo lucente che stava precipitando e lui era incapace di slavare, un’altra volte. Deglutì ila fiele del suo dolore.

-Sei stupenda-

-Grazie e tu un pessimo bigiardo-

Lui scosse lievemente il cpao con un mesto sorriso a fior di labbra, poi con l’altra mano le sfiorò una guancia.

-Buffy, tu per me sarai sempre bella…perché per quanto il tu corpo possa cambiare iin peggio, è la tua anima quello cje vedo-

I suoi ochci castani ,abisso profondo rifletterono le lacrime calde racchiuse nelle iridi stanche di lei che soppresse un singhiozzo. Lui si sedette sul letto tenendola stretta al suo petto.

-Ho paura….ho tanta paura..-

-Shh-

-Angel io….io non posso andarmene, non posso lasciare Michelle, nopn posso lasciare te e Danw e Will e…-

Si ruppe in singhiozzi, lui l’accarezzava dolcemente baciandole il cpael.

-Andrà tutto bene piccola, ci sono io non ti lascio sola, non ti lascerò andare via Buffy…perdonami-

Lei si strinse di più.

-Ti prometto che starò qui con te ogni giorno per sempre…ti prego amore mio resistiti, ti prego-

Willow rimase immobile con la mano sulla maniglia della stanza dell’ospedale mentre percepiva le preghiere di quelle due anime chiuse la dentro con la loro piccola creatura e con il loro immenso amore, così grande da soffocare il male della morte.


Angel accarezzò il volto di Buffy e dopo averle baciato la mano restò a contemplarla mentre dormiva. D’un tratto dalla culla la bambina cominciò a piangere e lui si alzò per andare da lei.

-Ehi piccola buona..-

La sollevò cullandola.

-No non piangere o sveglierai la mamma, è molto stanca ha bisogno di dormire….su da brava-

La piccola aveva aperto i suoi grandi occhioni verdi identici a quelli di Buffy, e adesso lo guardava intensamente. La sua piccola testa era riporta da qualche ciuffo castano e Angel si stupì nel vedere quanto lei gli somigliasse. Era strano averla in braccio, sentire quella piccola vita scalciante agitarsi e piangere, quasi lo emozionò vederla spalancare la suo bacca sdentata per regalargli un sorriso mentre stringeva nella manina minuscola un suo dito.

-Ehi, sei proprio una bambina stupenda Michelle-

Willow entrò nella stanza e rimase colpita nel vedere Angel con in braccio sua figlia, ignaro che lei fosse sua. Sorrise di cuore.

-Ehi-

-Ciao-

-Stava piangendo?-

-Già…ma si è calmata subito-

-Come va-

-Ora sta dormendo si è stancata molto-

Lui ripose Michelle che si era calmata nella culla accano al letto della madre.

-Senti Angel…per quella cosa che dovevo dirti..-

Lui continuava come incantato a guardare la piccola sorridente che giocava con la coperta.

-E’ bellissima…è come se Buffy mi avesse trasmesso il suo amore per questa creatura-

-Non dipende da Buffy….ma da te…-

Lui guardò Willow e capì.

-Sei tu il padre…-

-Com’è possibile?-

-Il giorno che non c’è stato…-

Lui guardò Buffy e poi la bambina.

-Il miracolo della vita-

-Ma perché ora?Perché a così tanto tempo di distanza?-

-Penso sia per qualche congiunzione astrale…-

Lui rimase in silenzio, Buffy aprì gli occhi e la sua voce flebile e debole arrivò a loro come un sussurro.

-Ehi…ciao Will-

-Ehi Buffy-

-Dov’è Michelle?-

-Ah…te la prendo io-

Angel sollevò la piccola dalla culla che gli sorrise subito, Buffy rimase affascinata dalla strana luce che aleggiava intorno a sua figlia ed Angel .

-Eccola..-

Gliela pose.

-Ciao amore…hai dormito un po’ o hai fatto impazzare la zia Will e Angel?-

La piccola guardò la madre ridendo.

-Come sei bella tesoro della mamma-

Entrò l’infermiera che doveva portare la piccola ad allattare.

-Buffy noi adesso andiamo…torneremo più tardi-

-Ok-

Angel le baciò la fronte e salutò la bambina, Willow lo seguì.

-Immagino lei non sappia nulla-

-E vorrei che per ora rimanesse tra noi-

-Certo…sarebbe un dolore in più-

-No, lei ne sarebbe felice e a dirla tutta penso lo abbia già capito…il punto è che il dolore glielo daresti ricordandole il giorno che non c’è stato, so che è dura anche per te, ma lei è così debole e fragile-

-Lo so…-

Angel in quella settimana andò spessissimo da Buffy e la bambina, anche Spike era venuto molte volte a trovarle sebbene non fosse facile per lui accettare quello che aveva capito vedendo Angel con quella creaturina in braccio. La chemio la stava distruggendo ma il dottore aveva detto che il tumore si era fermato quindi cominciarono a vedere una luce di speranza in fondo a quel tunnel senza fine.

Era la pausa pranzo e Xander come al solito si diresse in ospedale, la sera in genere andava Angel o Spike da Buffy; Michelle era a casa col padre, a Buffy il medico aveva detto che adesso era meglio se la piccola andasse un po’ a casa, infondo l’aria degli ospedali a bambini troppo piccoli non era sempre la migliore visto quanta gente malata si aggirava. Così Angel passava tutto il suo tempo con Michelle e il restante da Buffy.

Xander arrivò in ospedale e incontrò Andrew che usciva ora dalla mensa portando su a Buffy la gelatina di frutta che le piaceva tanto.

-Ehi-

-Ciao-

-Che prevede il vostro pranzo oggi?-

-Ah, bè da Mc avevano finito il pollo alla piastra, così sono andato a comprarle della buona pizza con tanta verdura-

-Spero per te che non sia bruciata!-

-Certo che no è cotta al punto giusto senza nemmeno una piccola bruciatura, credi che non sappia che è cancerogena?-

-E poi dovresti comprarle del cavolo o questo tipo di verdure-

-Andrew lo ha già mangiato ieri sera, glielo fai mangiare in continuazione-

-Previene i tumori-

-Ma lei già ce lo ha-

-Tu non capisci nulla di medicina-

-Scusa adesso devo andare-

Xander lo superò allontanandosi.

-Che ci hai messo sulla pizza?-

Xander gli fece un cenno con la mano e si dileguò. Entrò in camera di Buffy.

-Guarda cosa ti ho comprato?-

Entrando si diresse al tavolino e vi sistemo le cose.

-Ho pensato che una pizza l’avresti gradita al posto delle solite cose che ti rifila Andrew, ok che fanno bene ma mi sono informato sul tipo d condimento più idoneo per la tua salute, ho scoperto che fa benissimo la pizza classica con dell’ottimo pomodoro e mozzarella…ok non dico che abbia lo stesso effetto dei cibi di Andrew ma ehi, ogni tanto un piccolo sfizio te lo puoi concedere Buff-

Si volto versò la ragazza.

Andrew entrò in ascensore e incontrò Faith.

-Anche tu da Buffy?-

-Si…-

-Ti sei messa d’accordo con Xander sul cibo o fate a gara a chi porta quello migliore?Perché ti posso consigliare il pranzo che le porterei io, anzi no sennò domani non saprei che portarle quindi non te lo dico-

Faith guardò Andrew che continuava a parlare a caso.

-No abbiamo stabilito di portarle la pizza, io ho preso da bere…,spero che Xander si sia ricordato di mettermi i peperoni sulla pizza altrimenti lo uccido…-

-Siamo in ospedale, la sua rapida ascesa verso la fine dell’esistenza sarebbe fermata da una mandria di medici-

-Allora lo metterò sotto con la macchina fuori di qui-

Uscì dall’ascensore.

-Ciao nanetto-

-Ciao Faith-

La mora si diresse verso la stanza di Buffy. Entrò.

-Ehi Xander spero che su-

Osservò il ragazzo.

-Che stai facendo?-

-Faith Buffy non si sveglia-

Guardò la ragazza negli occhi trasmettendole tutto il suo terrore, Faith lasciò cadere il sacchetto e si precipitò in corridoio per cercare un medico mentre le lacrime pungevano gli occhi, mentre fuggiva come dal peggiore dei demoni in cerca di salvezza, mentre il su cuore scoppiava in mille pezzi.

-Allora piccola adesso dormiamo un po’-

Michelle sorrise al padre che la mise nella culla in camera di Buffy dove lui dormiva.

-Shh, brava dormi-

La cullò un po’ e Michelle si stava addormentando quando un urlo dal piano terreno la svegliò facendola piangere. Spaventato la sollevò cullandola e si precipitò giù da le scale con la piccola in braccio mentre anche Dawn lo seguiva. Spike si era gettato a terra per raccogliere il telefono caduto dalle mani della rossa strega, le cui lacrime rimanevano immobili incostante tra le sue gemme scure.

Quando gli altri arrivarono in salotto videro Willow piantata nella sua statura, Spike sconvolto che si prendeva il volto fra le mani e quando incrociarono i loro occhi fu come se si fossero fusi in un unico immenso dolore. Buffy era morta.



Il medico non osò contraddirlo e scortò lui e la bambina verso la stanza dove era Buffy. Lo lasciò davanti alla porta e tornò dagli altri.

Angel entrò e lentamente si avvicinò verso quel corpo steso su di un carrello d’acciaio coperto da un telo bianco. Non voleva sollevare quel telo, non voleva che la morte gli gridasse in faccia d’averla persa, non voleva vedere il suo volto lucente e pieno di vita aver raggiunto il suo stesso colorito da vampiro. La bambina allungò un braccio verso sua madre stesa sul freddo carrello. Angel titubante e spaventato scostò il telo dal volto della ragazza morta.

Morta.

Ecco cos’era, quel corpo vibrante di vita, sprizzante forza e vitalità si era spento divenendo solo un involucro cadaverico e vuoto; Buffy non c’è più se n’era andata lontano da tutti loro, lontano da lui lasciandogli solo quella carne consumata dal suo male, che l’aveva divorata da dentro prosciugandole ogni energia vitale, portandogliela via senza risparmiargli dolore.

Così bianca, così fredda e immobile, coi capelli scomposti lucenti come l’oro adesso opachi e spenti, coi gli occhi chiusi in un’espressione seria e sofferente, capì che aveva sofferto nel momento cruciale della morte. Rabbia che colava dalla vene, follia pura per non essere stato li, per non averle lasciato come ultimo ricordo i suoi occhi e le sue parole d’amore, per non averle ripetuto fino a perdere la voce quanto l’amasse, per aver perso ancora una possibilità.

I suoi occhi versarono lacrime amare mentre la mano incerta sfiorava quel corpo freddo e statuario, immobilizzato nella staticità della morte. Eppure era bella, bella da far male anche ora che non vi era più la sua meravigliosa anima a far battere il suo cuore, ora che il sangue non scorreva nelle vene dandole quel colorito roseo alla pelle, ora che i suoi occhi non si sarebbero più aperti accecandolo con la loro radiosità; lei era volata via proprio come un angelo fra le braccia della pace tanto attesa, punita dal destino che fino alla fine non le aveva dato tregua. Si chinò per posarle un ultimo bacio sulla fronte, per esserle ancora vicino, per vederla rialzarsi da lì e tornare con loro nelle loro vite e rimanere insieme per sempre, fino alla fine. Ma questo non era possibile.

Il funerale non fu lungo, ma Angel rimase fermo davanti a quella lapide che tornava nuovamente a portare il suo nome fin quando l’alba non lo costrinse a rientrare. Forse stavolta l’avrebbe seguita nella morte se non avesse avuto Michelle.

Andare avanti senza lei fu duro, molto duro e doloroso. Ma fu proprio il suo stesso insegnamento ad incitarli a continuare a vivere: ‘La forza è nella lotta!E’ difficile e doloroso, ed è ogni giorno. E’ ciò che dobbiamo fare e possiamo farlo insieme ’

Nel tempo che scorreva, i giorni che passavano il suo ricordo non faceva più così male, non lacerava l’anima fino a farla sanguinare ma era una sorta di rifugio, di speranza che il solo pensarla donava. Lei era così giovane e aveva sofferto troppo, aveva lottato salvando il mondo molte volte per l’età che aveva; lei era stata la cacciatrice più longeva e sarebbe vissuta a lungo se un male comune non l’avesse spezzata. Buffy farebbe stata sempre con loro.


Solo il buio e un’immensa confusione nella sua testa, nella sua anima fatta a pezzi. Poteva sentire come il mondo si stesse aprendo in due, come il sole desiderasse di non sorgere più , di come la luna oscurasse dietro alle tenebre il pallido viso e la terra tremasse per inghiottire tutto quanto, perché lei era morta. Ancora, ma più reale, più tangibile di un salto da cento piani, di un evento soprannaturale dal quale forse lei poteva essere riportata indietro. Ma non adesso, non quando una morte troppo comune gliel’aveva strappata via dalle mani senza dargli tempo per capire, per prepararsi a qualcosa di imminente. Ma lui non era mai stato pronto a perderla, conosceva quella furia omicida proprio come anni fa davanti agli occhi di una Willow distrutta, seduta nel divanetto della hall con occhi muti e gonfi di lacrime e dolore. Un dolore impresso nella sua anima ma che adesso era come nuovo e più forte. Ora tutto era finito.

Il suo cuore, se ancora avesse potuto palpitare, si sarebbe fermato in un solo infinito battito. E il mondo non fu più lo stesso per lui, la sua realtà come l’aveva conosciuta, cos’era infondo?Alzarsi dal letto se lei non c’era più, farsi coraggio e chiedersi se quel giorno lo avrebbe superato, voler vivere ancora una volta per vederla, un’altra vita da salvare per avere una possibilità in più e un peso in meno sul cuore. Adesso voleva morire subito, col cuore dolorante mentre il buio folle e impetuoso rubava i suoi occhi e il suo animo; perché?Vago senso di nausea, tempesta implacabile e rabbia furente.

Perché lui era li, immondo peccatore e lei se n’era andata?Cosa aveva in più da meritarsi di trascinare la sua carcassa vuota su quella terra e avere il privilegio di veder crescere sua figlia al posto della magnifica donna che l’aveva data alla luce a costo della sua stesa vita?Buffy era tutto, Buffy era la realtà, il mondo a parte, era l’infinto, Buffy era il sole che lo riscaldava e illuminava, Buffy era l’aria che non respirava, il cuore che non batteva, la vita che non viveva.

Spenta, morta, succhiata via da qualcosa che lui non poteva combattere. Voleva urlare fino a spaccarsi i polmoni e sputare sangue, voleva uccidere e vendicarsi contro chi l’aveva strappata a lui, concreto e pungente il dolore saettò nelle sue venne infuocandolo di una rabbia disumana chiedendo di sterminare tutto implacabile come la lava di un vulcano.

Non era con lei quand’era successo, non era li a tenerle la mano, di nuovo e ancora. Un’altra occasione bruciata dalla fatalità del destino. Sofferenza che colava come arsenico dalla sua pelle, invadendo mente e corpo, gridando si scoppiare senza confini a limitarne la portata.

Nessun’alba sarebbe più stata bellissima, nessun giorno sarebbe valso la pena di essere vissuto, niente era degno senza lei, solo la magnifica creatura che era l’essenza di Buffy; fu proprio la bambina che teneva in braccio che gli impedì di esplodere spaccando tutto quello che trovasse davanti, solo la paura di perdere anche quel frammento della sua anima bloccò l’urlo spietato che avrebbe spazzato via ogni cosa. Quella stessa creatura che percepì il dolore del padre e nell’infinita saggezza infantile seppe nella sua innocenza di aver perso sua madre scoppiando in un pianto fragoroso. Tutto tacque quasi quel pianto fosse sordo.

Erano tutti stanchi, troppe volte i loro cuori erano stati calpestati dal destino, troppo spesso avevano versato lacrime su di una lapide, un dolore a ripetizione continua, un dejà vu eterno nel supplizio infernale di una perdita così grossa che doveva essere ripetuta per essere realmente appresa nella sua gravità. Completamente distrutto dal dolore i suoi occhi riversarono troppe lacrime mai piante mentre un singhiozzo violento scosse il petto di Dawn alle sue spalle scivolata contro lo stipite della porta fino a toccare il pavimento.

Spike era immobile piantato a terra ancora una volta soggiogato dalla lancinante consapevolezza di averla persa ancora, di aver perso i suoi occhi verdi, i suoi accecanti sorrisi, i capelli color oro e un cuore colmo d’amore. Il viso fra le mani mentre non riusciva a catalizzare il dolore, incapace di alzarsi e affrontare il mondo, affrontare una realtà troppo dura da sopportare; mentre Willow con la gola arsa dai singhiozzi e il petto scosso dall’urlo di dolore tremava bagnata dalle lacrime amare come la fiele.

Un’ora dopo erano tutti seduti nella sala d’aspetto vicino all’obitorio. Nessuno parlava, solo un immenso dolore che bastava a dar voce a tutto quanto, Xander che teneva fra le mani quel foulard bagnato di sue lacrime che lei era solita tenere in testa, tutto colorato di tonalità chiare, il preferito di Buffy; Faith ancora sotto shock era immobile tra le braccia di Peter, Andrew piangeva in silenzio consolando Dawn a pezzi, Spike e Willow si occupavano di Michelle ambedue con un volto che non lasciava altro che pena e strazio a chi li guardasse, Angel col volto tra le mani a fissare il pavimento nel disperato tentativo di non spaccare il mondo in due e gridare come un pazzo, cosa che avrebbe fatto presto. Erano accorsi subito Fred e Lorne, anche loro tremendamente addolorati, partecipi di un quadro struggente. Il medico era fermo dietro la porta a vetri, come poteva chiedere a uno di loro di firmare dei documenti per Buffy?Giles era in Inghilterra e nessuno aveva trovato la forza per comporre quel numero e pronunciare parole che nemmeno Faith era riuscita a dire a Will per telefono, la quale aveva capito tutto dal silenzio rotto dai singhiozzi. Come se così dicendolo la cosa si sarebbe realmente concretizzata, come se lei sarebbe potuta apparire all’improvviso da dietro quella porta e ridendo gli avrebbe sorpresi come suo solito modo di fare. Alla fine l’uomo in camice bianco si fece forza e gli raggiunse dopo aver preso un bel respiro.

-Em, uh, scusatemi….capisco sia un momento difficile ma…ci…ci sarebbero dei fogli da firmare-

La voce si fece flebile, quasi impercettibile per la paura che aveva nel turbare il loro equilibrio di morte, Angel udì distintamente le sue parole benché la mente fosse offuscata dal dolore e sentì crescere la rabbia davanti a tanta indifferenza e incomprensione della morte della sua Buffy. Si alzò di scatto in piedi attirando l’attenzione di tutti e con violenza sradicò la sedia in plastica scaraventandola contro il muro. Tutti sussultarono e Michelle pianse.

-Angel..-

Fred lo guardò, occhi fiammanti e scuri. Non era Angel, il demonio stava piangendo la perdita della sua amata nemica, dolce ossessione. Willow prese la bambina che piangeva e la portò vicino al padre,la piccola lacrimava e aveva una manina vicino alla bocca. La strega gli porse la figlia sebbene i presenti ebbero un attimo di esitazione preoccupati delle reazioni furenti. Angel guardò la piccola che piangeva e sembrò calmarsi, la prese dalle braccia dell’amica e le baciò la fronte. Michelle si calmò.

-Voglio vederla-


Michelle cresceva, e più diventava grand più gli era difficile sopportare la somiglianza con la madre scomparsa. Perché?Dannazione perché doveva fare così male?Perché tutto questo dolore, questo acido corrosivo sull’anima?

Quei capelli soffici castani, quegli occhi smeraldini che trafiggevano il cuore, scottando la pelle come veleno, droga per lo spirito e sangue nelle sue vene. Dio, eppure l’amava ancora così tanto. E non era cambiato nulla, il suo cuore ancora dolorante, i suoi occhi vibranti impressi a fuoco nella sua testa fino a fargli scoppiare il cervello, il suo odore che ustionava i polmoni , graffiando la gola, sciogliendo le ossa. Carezze che mozzavano il fiato, toglievano il respiro che non possedeva strappandogli il cuore dal petto con violenza. E ogni volta, ogni anniversario esattamente due mesi dopo il compleanno di sua figlia era li, immobile, statuario di fronte alla lapide bianca con quell’incisione; lui gelido nel suo dolore, torre d’avorio rinchiuso in un castello di dolore lancinante incapace ancora di sfiorare, di concretizzare quella morte che aveva distrutto la sua esistenza. Lui perchè diavolo esisteva ancora? Non avrebbe dovuto esse li e avere il privilegio di gioire per la crescita della loro bambina, doveva esserci Buffy li. Una rabbia accecante, contro il destino, lui combattente sempre pronto a lottare per lei, lei e solo lei nei suoi pensieri. Osservò nuovamente quella stessa lapide che un tempo non aveva avuto il coraggio di guardare mai. ‘Buffy Anne Summers, 1981-2004. amata sorella, devota amica ed eterno amore. Ha salvato il mondo molte volte. Ancora quella stessa la lapide a bruciargli gli occhi, a spappolargli il cuore, a intossicargli lo spirito, con solo una data modificata, quella della morte. E adesso li piantato nel suo muto dolore, paralizzato da qualcosa di troppo doloroso per essere affrontato, e sua figlia lo osservava da dietro, spaventata dalla grandezza del padre, schiacciato dalla morte della donna. Michelle aveva solo cinque anni ma le bastavano per percepire l’oscurità dell’animo paterno di fronte ad un pezzo di pietra che segnava la fine di una vita. I primi due anni era Willow che portava la piccola al cimitero per la ricorrenza, lui non usciva mai di casa se non per lavoro o comunque qualcosa inerente alla figlia. Angel non era andato a trovarla se non da tre anni a quella parte e Willow era riuscita a fargli portare Michelle. Però era come se lui si scordasse della figlia ogni volta che si presentava davanti a quella lapide, tutto il mondo spariva e restavano lui e la sua anima incastonata sotto quella gelida pietra. Così irraggiungibile, lontana eppure tanto vicina da poterla sentire mentre nel torpore della calura notturna sfiorava le sue spalle grandi, il suo volto, mentre passava una mano fra i suoi capelli e bastava allungare una mano per sentirla li con lui, per poterla toccare, per sentirla di nuovo e dirle quanto l’amasse fino alla venuta dell’alba. Michelle la prima volta che era andata col padre aveva compiuto tre anni da poco e si era limitata a stare seduta accanto alla lapide di sua madre tenendo in mano i fiori datele dagli zii che la andavano a trovare di giorno. Poi aveva imparato ad attender dietro al padre che lui avesse finito di comunicare con la mamma come diceva lei. Lui mosse lievemente una spalla.

-Papà?-

Lui si girò.

-Vieni-

Lei prese la mano del padre e si avvicinò alla tomba.

-Saluta la mamma-

-Ciao mamma, oggi all’asilo ho fatto un disegno per te…papà mi ha dato una foto che porto sempre con me-

La piccola poggiò il foglio insieme ai fiori: c’era un prato con tante tombe e davanti a duna di esse c’erano Angel e Buffy che si tenevano la mano e Buffy che prendeva per mano la figlia con la luna alle loro spalle. Angel sorrise.

-Lo sai la maestra mi ha detto che sono la più brava della classe a disegnare e che ho preso da papà, e c’è un bambino che mi ha detto che ho gli occhi bellissimi e io gli ho detto: sono della mia mamma lei è bellissima-

Michelle raccontava sempre tutto alla mamma ed era come se Buffy fosse li davanti alla figlia che sorrideva e le rispondeva.

-Ora andiamo amore-

-Ok-

Michelle posò un bacio sulla pietra fredda.

-Ti voglio tanto bene mamma-

Tornarono a casa. Molte cose erano cambiate dalla morte di Buffy: Spike aveva vagato per il mondo e tornava solo per quel giorno in cui gli era stata strappata l’anima e il cuore, l’anniversario della sua morte; Faith e Robin ormai sposati avevano un bambino di due anni, Andrew era un osservatore alle prime armi con una Willow che dava sempre in escandescenza quando combinava qualcosa, Oz era tornato nel suo cuore, trovato dietro un angolo in una caotica via di Istanbul. Dawn era fidanzata con un ragazzo, Connor. Angel in principio era stato molo contrario soprattutto per la grossa differenza di età, ma alla fine si rese conto che era stupido contrastargli sapeva fin troppo bene cosa volesse dire avere tutti contro nella lotta per l’amore. Xander si era innamorato di una delle sit che aiutavano e la cosa era parecchio seria. Fred e Gunn si erano sposati due anni fa e lei era incinta, Lorne continuava a gestire il suo amato locale. Tutti vivevano a Los Angeles, all’Hyperon. Avevano superato un sacco di apocalissi prima di arrivare a trovare il giusto equilibrio, Angel tirava avanti solo per sua figlia, Michelle cresceva in un ambiente colmo d’amore e affetto, nonostante la magia, le morti e l’occulto era sveglia, vispa e soprattutto allegra, di quell’allegria contagiosa che era una tipica caratteristica di Buffy. Dio, aveva il temperamento materno associato alla pacatezza del padre, talvolta da tipica impulsiva quale era Buffy si gettava a capo fitto nelle cose senza riflettere oppure spesso si chiudeva nel suo mondo isolandosi da tutti proprio come Angel. Lui non aveva più toccato una donna da quando le sue mani avevano stretto per l’ultima volta quelle di Buffy. Grazie alla gemma di amara gli era consesso di vivere sua figlia anche al sole e la andava sempre a riprendere a scuola. Michelle avrebbe frequentato le elementari a settembre e ormai mancava poco. Willow mandava avanti il negozio di magia e Giles in Inghilterra ripristinava il Consiglio. La strega ovviamente aveva quello come lavoro ma faceva la pendolare con l’Inghilterra per dare una mano a Giles, inoltre Faith che era sua socia, quando lei non c’era teneva la conduzione di tutto. Dawn era in Inghilterra a studiare come osservatrice sotto la guida di Giles e ne andava fiera, lui era come un padre. Spesso tornava a casa per trovarli. Fu all’uscita del primo giorno di scuola di Michelle che qualcosa cambiò le loro vite.

-Ciao papà-

La piccola saltò in braccio al padre.

-Ehi scheggia allora com’è andata?-

-Bene i miei compagni sono simpatici e la maestra è bravissima, lo sai che sembra la mamma-

Angel sussultò.

-Davvero?-

-Si è bionda e con gli occhi verdi-

Lui sorrise mestamente, così piccola e ingenua sua figlia.

-Adesso andiamo a casa che la zia Willow ci aspetta-

-E’ tornata?-

-Si anche la zia Dawn-

-Che bello!!!-

A casa abbracciarono la nipote.

-Com’è andato il primo giorno di scuola?Io ricordo con gioia il mio-

-Willow risparmiaci-

-Bè Xander, che vuoi farci d’altronde tu ti eri messo pa piangere-

-Ma certo, mi padre mi disse che potevo scordarmi di fare macello come all’asilo-

Risero.

-Un vero trauma-

-Si sono viste le ripercussioni Xan-

-Ah Faith pensa per te-

-Oh lo sto già facendo-

Andò tutto bene e Michelle era contenta, poi un giorno a scuola Angel dovette andarla a prendere prima perché non stava bene. Dopo la telefonata dalla preside si precipitò senza nemmeno riagganciare e piombò in infermeria come una furia.

-Tesoro-

-Papà-

Abbracciò la figlia.

-Stai bene-

-Si mi fa solo male il pancino-

-Fammi indovinare sono le caramelle che ti ha mandato nonno Giles dall’Inghilterra, dopo secoli ancora disgustose-

-No sono i biscotti che lo zio Spike mi ha portato quando è tornato a trovare la mamma-

-Ti avevo detto di non mangiare quei biscotti russi-

-Gli ha mangiati pure lo zio Xander-

-Già…ma lui mangia tutto-

Michelle rise mentre il padre prendeva le sue cose.

-Scusi?-

Si voltò verso la donna. Un colpo al cuore, una botta in testa, volle svenire, scappare, vomitare e urlare.

-Buffy-

Un sussurro lieve e silenzioso che gli spaccò i timpani.

-Mi scusi, io sono Anne la maestra di Michelle-

-Ah…ah io sono Angel, suo padre-

Era scioccato, sua figlia aveva ragione. Sentì come quegli occhi gli stessero graffiando il petto per strappargli il cuore che non aveva più e farlo a brandelli, ustionandolo e avvelenandolo. Voleva morire in quell’istante davanti a quel profumo, tossico per i polmoni, respiro di vita inesauribile, e quei capelli, oro colato sul visto di cristallo, pallore di dea. E la sua anima urlò , perché non poteva essere Buffy, il suo richiamo l’avrebbe sentito eppure lei era così dannatamente bella e uguale a lei.

-E’ come la mamma vero?-

Angel fu scosso dalla voce della figlia, prese le sue cose e la sollevò dal lettino.

-Grazie per…per essersi occupata di lei, arrivederci-

-Arrivederci-


A casa Willow captò subito qualcosa di diverso negli atteggiamenti di Angel, poteva percepire la confusione della sua anima, ormai era divenuta una strega fin troppo potente e sensibile per non avvertire le reazioni emotive di chi le stava accanto.

-Ehi, tutto ok? Xander mi ha detto che Michelle non si è sentita bene-

-Oh, uh penso siano stati quei biscotti russi-

-Quelli di Spike, li ha rifilati pure a me, mi ha raccontato una storia strana su come quei biscotti siano finiti nelle sue mani, fatto sta che non li voleva per se, io ne ho assaggiate uno e sono andati dritti nel cestino…credo che Xander invece se li sia mangiati tutti quanti-

-Già-

-Erano scaduti da mesi-

-Si, em potresti portare tu Michelle dal dottore?Io ho da fare-

-Oh va bene-

Lo vide uscire tutto incupito come suo solito modo, strano se si trattava della figlia difficilmente Angel mancava ad una sua visita medica o altre banalità. Lo guardò con sospetto e poi pensò alla piccola. Angel era uscito per pensare, conosceva fin troppo bene Willow per non sapere cosa stesse tramando, era palese che voleva entrare nella sua testa il fatto era che oltre alla telepatia sui vampiri non ci poteva essere una letture dei pensieri perché sebbene ci fossero si riflettevano come nello specchio; ma Willow era Willow ovvero estremamente potente e qualche volta era riuscita a carpire un pensiero. Camminò lungo il viale che conduceva al cimitero e osservò da lontano le varie lapidi individuandone una in particolare, senza varcare la soglia controllò furtivamente che tutto fosse al suo posto e avrebbe tanto voluto sospirare ma ricacciò quel pensiero prima che divenisse doloroso.

Quella donna, Anne, scherzo del destino. Non solo era la copia sputata della donna amata e perduta ma si chiamava come il suo secondo nome, potevano essere più crudeli?Questa perenne lotta contro la sorte avversa che non perdeva occasione per ferirlo e colpirlo come lui abbassava la guardia, aveva cominciato a trovare un certo ritmo di vita dopo la morte di Buffy e adesso bum, tutto a galla di nuovo. Tornò verso l’ora di cena dove trovò seduti a tavola tutti quanti: Dawn che aiutava Michelle a sedersi, Willow che portava l’insalata in tavola, Andrew che imprecava contro Faith perché lo aveva spinto facendogli rovesciare un po’ del suo meraviglioso sugo di carne sul grembiule pulito, Xander e Robin discutevano sulla giornata lavorativa mentre Oz sedeva tranquillo.

-Ehi-

-Dov’eri Angel?-

-Oh giusto te cercavo…essendo un vampiro saprai meglio dirmi se qui c’è l’aglio, insomma ho un appuntamento con Amanda e Andrew non vuole dirmelo…l’ha fatto a posta lo so-

Angel guardò Xander che gli mostrava il piatto col sugo.

-Io vado a farmi una doccia-

-Ehi…e per l’aglio?-

-A grandi quantità-

Xander tornò indispettito da Andrew.

-Ah, ah!!!-

-Ah, ah…?-

-Si tu ci hai messo l’aglio-

Andrew assunse una faccia preoccupata e sconvolta.

-Come lo hai scoperto?-

-No te lo dirò mai!!!-

Andrew guardò Oz.

-Tu hai visto tutto parla-

-Angel-

-Breve ma deciso…allora cosa dici a tua discolpa?-

Willow passò in mezzo ai due.

-Potreste smetterla una buona volta?-

Salì in camera di Angel, ovvero quella dove era stata Buffy per un certo periodo.

-Ehi posso?-

-Certo-

Lui si stava togliendo la maglia.

-Tutto bene?-

-Cambierebbe molto la mia risposta?-

-Angel so che qualcosa ti turba…-

Lui non rispose. Possibile che dovesse mettersi a fare la sorella premurosa?Willow che si sentiva sempre responsabile.

-E’ solo che…bè sono un po’ stanco Michelle ha iniziato la scuola e per me è una cosa così nuova insomma…non riesco mai ad abituarmi all’idea che lei…-

Willow si guardò attorno, cavolo quella stanza era rimasta la stessa di cinque anni fa, con i vestiti di Buffy abbandonati sulla sedia, i peluche scomposti, il cuscino ancora impregnato del suo odore, i trucchi sul cassettone e tante altre cose. Quando Angel era parecchio impegnato Willow ne approfittava per dare una spolverata ma non si era mai azzardata a spostare anche solo una di quelle cose per paura che lui se ne accorgesse anche se col passare dl tempo sembrava farci meno caso. Era così difficile e doloroso, averlo li con loro rendeva il tutto più strano; Angel che viveva con loro non l’avrebbe mai detto. Ma era necessario e un po’ tutti ne sentivano il bisogno era come se Buffy vivesse nel vampiro, come se avere lui implicasse sentire lei; solo vivendo a contatto con lui avevano finalmente compreso quanto fosse speciale e quanto lui realmente soffrisse più di loro non solo per Buffy, ma per quelle colpe che si apprestava a scontare nella speranza che un giorno alla sua morte gli sarebbe stato concesso il privilegio di raggiungerla. Sospirò silenziosamente quasi come per non dare un dolore all’amico che non poteva fare altrettanto, lei dolcemente gli strinse la mano.

-Lo so, ti capisco, ma ce la faremo ne sono certa-

-Grazie-

Lei sorrise e poi lo lasciò solo. Quella settimana a scuola si teneva l’incontro genitori-insegnanti e c’era una specie di riunione nella palestra allestita per l’occasione da addobbi fatti dai bambini insieme a una specie di party con dolcetti e bibite. Ci andarono Angel e Dawn, Michelle era felice perché poteva presentare le sue nuove amichette a suo padre e alla zia e non vedeva l’ora di invitarle a casa sua per farle conoscere anche agli altri. Dawn parlò con diversi insegnanti, lei quando ancora vivevano a Los Angeles prima di trasferirsi a Sunnydale aveva fatto proprio in quella scuola le elementari e pure Buffy, così molte maestre già le conosceva.

-Oh e così Michelle è la figlia di Buffy?-

C’era una donna sulla cinquantina che aveva insegnato sia a Buffy che a lei anni fa all’inizio della sua carriera di insegnamento.

-Già-

-L’ ha avuta molto giovane, ma dimmi come sta?-

-Ecco lei…lei è morta…-

-Oddio mi dispiace tanto…scusa cara non-

-No non fa niente è successo molto tempo fa-

-Mi dispiace molto, ho saputo di tua madre anche, non deve essere facile per te…ma Michelle con chi sta?-

-Con me, con suo padre e dei cari amici di mia sorella che sono come fratelli-

Parlò ancora un po’, poi raggiunse Angel che era rimasto in disparte accerchiato poi da Michelle e le sue amiche.

-Ehi-

-Oh Dawn salvami..-

Lei rise.

-Allora Michelle non mi presenti le tue amiche?-

-Certo zia!-

-Brava piccola andiamo-

Le bambine trascinarono Dawn dalle altre. Angel guardò la figlia sorridere e si sentì sollevato, poi una mano toccò lievemente la sua spalla facendolo rabbrividire, si voltò di scatto col cuore in gola.

-Salve-

-Sa..salve-

-Si ricorda?-

-Oh, certo-

Era scioccato da tanta somiglianza, così simile da ferirgli l’anima, da graffiarli gli occhi.

-Bene…ma diamoci del tu-

-Ok-

-Allora Angel….sei giovane per essere padre-

-Sono più vecchio di quel che credi-

-Mm, piuttosto…quella ragazza che è con te-

-Dawn?E’ la zia di Michelle-

-Oh capisco e la madre?-

Angel guardò per terra con occhi velati di dolore vivo e scottante, ancora veleno sotto la pelle, acido su di una ferita fresca. Poteva sentire come lacrime amare gli pungessero gli occhi nel tentativo di sopprimere le urla, così male faceva pensarla, così tanto dolore ogni volta che gli ricordavano che lei non c’era più, che non poteva più essere baciato da lei, essere sfiorato dai suoi occhi vellutati eppure c’era questa ragazza, questa maestra così dannatamente uguale a lei, con quel sorriso da lacerargli lo spirito, con quegli occhi da scottagli la pelle e quella voce morbida che spaccava i timpani.

-Non c’è più-

Giurò di non aver sentito la sua voce tanto era lieve e sottile il suo sussurro.

-Oh, io non volevo mi dispiace-

Un altro colpo, quel tono così da lei, nell’incrinare la voce urtata da un sincero dispiacere, da quegli occhi velati di tristezza.

-No, non importa…-

-Come è successo?-

-Io….adesso non posso-

Angel si allontanò lasciandola di stucco. Dawn lo vide uscire fuori in corridoio e vide una donna, un flash così veloce che la investì come treno in corsa, Buffy. Dopo il lieve turbamento mise a fuoco e si rese conto che quella era l’insegnante di Michelle e parve comprendere cosa fosse successo.

-Angel-

Lui si fermò, quella voce una dolce tortura che annebbiava la mente.

-Sono mortificata…immagino sia doloroso, davvero mi dispiace infinitamente…-

-Non sono pronto….non posso farlo, non posso…parlare di lei-

-Lo capisco e va bene così, davvero…-

Lui si voltò e dopo averla guardata decise di rientrare. Il resto del pomeriggio proseguì bene e tornarono a casa con Michelle super felice.

-Allora com’è andata?-

-Bene!!!Ho detto a loro che ho degli zii fantastici e ora vogliono conoscervi!!-

-Uh ammiratrici-

-Minorenni-

-Ehi, era una battuta la mia!-

-Con te non si può mai sapere-

Faith, Xander e Andrew cominciarono a litigare. Angel aveva iniziato ad avere un buon rapporto con Anne, la vedeva sempre all’uscita di scuola quando riprendeva Michelle e mentre la piccola salutava tutte le sue amiche, lui parlava con lei.

-Senti Angel so che…forse non è il momento più adatto ma…ti andrebbe di prenderci un caffè insieme?-

Lui rimase intrappolato in una rete di ricordi. Un caffè non preso, un filo di paglia fra i capelli e un sorriso dolcissimo: “sei bellissima” “e tu dolce, ma un pessimo bugiardo” Ricordi che uccidevano l’anima e spaccavano la testa, ricordi che strappavano il cuore scorrendo come veleno nelle vene. Immobile assorbito da un’immaginaria presenza di lei li, nel Bronze un po’ scombussolata dopo una ronda imprevista prima del loro tanto sospirato primo appuntamento; un flash che lo spezzò in due.

-Non posso-

-Oh, naturale…scusami-

-No io…non è per te è che…devo-

-Andare-

Lui annuì e prendendo Michelle per mano si avviò alla macchina. A casa trovò Spike.

-Zio Spike!!-

-Scheggia!!!-

La prese in braccio.

-Ah come sei diventata grande!-

-Che bello sei qui-

-Infatti-

La mise giù e lei corse in cucina dove Andrew aveva preparato una torta per lei e la donna incinta, come lui chiamava Faith.

-Allora già qui?-

-Ciao anche a te-

-Ti vedo una volta l’anno-

-Lo so-

Si sedettero in salotto, distrutti.

-Come ti va?-

-In nessun modo…va e basta-

-Ti capisco-

-Tu almeno hai la gioia di una figlia…di…di sua figlia-

Guardò in quegli occhi azzurri, così azzurri da scavargli l’anima. Per Spike era più difficile, amarla a tal punto ed essere consapevole di non essere ricambiato e in più amare quella creaturina che non era figlia sua ma di Angel. Una sofferenza senza fine.

-Non sempre è così semplice-

-Già…che ti succede?-

-Che vuoi dire?-

-Che ti conosco, sei strano-

-Oh, fammi indovinare ora ti sei dato ai tarocchi?Oh segui un corso come medium?Venite da Madame Spike-

-Smettila, io ti ho espresso solo una mia sensazione-

Angel avrebbe tanto voluto poter sospirare.

-Ok, hai vinto…c’è qualcosa-

-Ah, lo sapevo-

-E’…c’è una certa….cosa-

-Ovvero?-

-La maestra di Michelle è…dovresti vederla-

-Oh mi sorprende proprio tu questi discorsi-

-Sei veramente un idiota Spike…prima di parlare rifletti…-

-Oh ma se non ti spieghi che devo fare?Tirare a indovinare?-

-E’ uguale a lei-

-A lei?Il mondo è pieno di-

-NO lei è….credimi mi fa male solo guardarla-

-Ah… lo sai il destino ha una perversa tendenza a farci male-

-Si può darsi-

-E non sai che fare perché lei ti ha chiesto di uscire-

Lui lo guardò.

-Già, è così ovvio infondo, tutte quelle che sono come lei sono irrimediabilmente attratte da te-

-Spike-

-Se vuoi un mio consiglio escici…non per cercare di rimpiazzarla con una sua brutta copia però-

-Certo-

-Ma perché hai bisogno di vivere un po’-

-Non mi piace questa battuta-

-A me si….-

-E tu vivi?-

-Non ti ho detto che potevi fare pure tu del sarcasmo con una mia battuta-

-Preferisci "e tu non vivi la tua non vita?"-

-Quanto basta ad un vampiro col cuore in pezzi ed un anima capricciosa-

Si alzò raggiungendo la nipotina che lo chiamava. Angel decise di dare retta a Spike.


Chiese il suo numero a scuola e la chiamò a casa accettando il suo invito. Quel venerdì sera era decisamente agitato. Quando si incontrarono rimase di stucco nel notare quanto fosse bella tutta messa in tiro, ma d’altronde c’era da aspettarselo.

-Ciao-

-Ehi-

-Allora tutto bene?-

-Si-

Andarono ad un locale vicino a quello di Lorne.

-Novità?-

-Oggi è tornato un mio vecchio amico-

-Oh bene-

-Già, lo vedo solo una volta l’anno-

-E come mai?-

-Ama viaggiare-

-Chissà quanti posti ha girato-

-Dire tutto il mondo non è un’esagerazione-

-Vi riempirà ti regali-

-Oh ti prego, lui è un incapace per certe cose…l’ultima volta ha portato dei biscotti russi scaduti da mesi…-

-Magari sono stati quelli a far venire il mal di pancia a Michelle-

-Infatti, quando gliel’ho detto…perché ogni tanto ci teniamo in contatto, è tornato di corsa e le ha portato una bambola austriaca-

Anne rise, risata cristallina, incanto infranto contro il muro dei ricordi. Soppresse la malinconia che però trapelò dai suoi occhi.

-E perché viaggia così tanto?-

-Ne ha bisogno-

-Mm-

-E’ uno degli zii preferiti da Michelle-

-Sul serio?-

Si sedettero e ordinarono da bere.

-Si, lei ne ha tanti e li ama tutti-

-Vivete tutti insieme?-

-Si, c’è Dawn che già l’ hai conosciuta, poi Willow che…insomma la conosco da quando faceva il liceo e il suo ragazzo Oz, Xander un altro carissimo amico, tutti conosciuti che avevano 16 anni, poi c’è Faith che è sposata con Robin, Andrew e infine Spike-

-Spike?-

-Si, lo zio viaggiatore….lui lo conosco da sempre…una vita intera-

-Oh-

-Bè solo Dawn è zia dal punto di vista genetico-

-E’ tua sorella?-

-No-

Lui guardò il suo bicchiere e lei comprese.

-Ok, tocco sempre il tasto sbagliato-

-No va bene, cioè è chiaro che non puoi saperlo-

-Parlami un po’ di te-

-Non c’è molto da dire….oppure c’è anche troppo, non sono un tipo chiacchierone-

-Questo è un buon inizio-

La serata fu piacevole, poi Angel la riaccompagnò a casa e si salutarono. Le cose presero una piega positiva, con lei era come stare nuovamente con il suo amore perduto, aveva cominciato ad uscirci spesso e avevano una sorta di relazione, solo che lui non ci aveva mia fatto l’amore. Quella sera dopo il cinema andarono a fare una passeggiata.

-E’ stato interessante-

-Si, molto avventuroso-

-Mi piacciono i film di avventura-

-Quando è stata l’ultima volta che sei stato al cinema?-

-Molto tempo fa-

La tristezza nella sua voce la colpì e lui se ne accorse.

-Ti accompagno a casa-

-Grazie-

Il viaggio in macchina fu tranquillo poi all’appartamento di lei le cose cambiarono.

-Ti va di salire?-

-Io…non posso-

-Ok….io aspetterò….Angel tu mi piaci moltissimo e…e ok so che è difficile per te però, però così mi fai del male perché è frustrante averti qui per me ma basta una parola o un accenno e subito io sparisco-

Lui vide le lacrime in quegli occhi verdi, troppo verdi per non ferirlo, troppo simili a lei per non lacerargli l’anima. Perché tutto era così dannatamente complicato?Perché voleva amarla con ogni fibra del suo essere ma aveva una paura infinita?Perché non poteva lasciare andare Buffy?Si avvicinò ad Anne e la baciò, lei si scostò scottata da quel contatto.

-Mi dispiace…-

-No, non scusarti…-

-Solo che ho paura….perchè io non riesco a…sono passati cinque anni e io non riesco a credere che lei-

Anne guardò i suoi occhi profondi color cioccolato riempirsi di lacrime, la prima volta che un uomo piangeva davanti a lei, la prima volta che qualcuno scavava così a fondo nella sua anima. Lo prese per mano conducendolo nel suo appartamento e fecero l’amore, perdendosi nell’altro, annegando nei loro spiriti eppure Angel per quanto si fosse abbandonato a lei lasciandosi cullare dal suo amore non poteva non sentire quella differenza pungente, con Buffy era diverso. Buffy era la pace dei sensi, Buffy ottenebrava la sua mente, accecava la sua anima, lo rapiva dal mondo, in Buffy perdeva ogni concezione di realtà fondendosi in lei, spirito, corpo, mente, Buffy era il suo cuore e il suo amore e per quanto Anne potesse somigliarle non era Buffy e nessuna avrebbe mai preso il suo posto e lo avrebbe fatto più sentire come in quel modo in quelle loro uniche meravigliose due notti d’amore, di cui una era stata cancellata tranne che per un frammento, sua figlia. Anne non era Buffy, e solo Buffy avrebbe potuto portarlo al vero attimo di felicità…la felicità hai idea di quanto sia rara?Già ed Angel questo lo sapeva bene.

Quando furono paghi Angel la tenne fra le braccia sebbene la sua mente fosse piena dei ricordi scottanti della sua prima notte d’amore con Buffy. Ma il tocco gentile di Anne lo riportò alla realtà attuale e guardandola la sua testa abbandonata sul suo petto, il corpo morbido contro il suo, sentì che poteva aprirsi con le.

-Le Banquette d’Ameliè-

Lei alzò la testa.

-Cosa?-

-L’ultimo film che ho visto si chiamava così…ero con…Buffy-

Rimase colpita, il nome con cui l’aveva chiamata la prima volta che si erano visti e….improvvisamente cominciò a capire.

-Avevo scelto un film che dal titolo sembrava parlasse di cibo, lei lo definì molto artistico…in realtà era stato osceno-

Sorrise debolmente.

-Non ho messo più piede in un cinema…non ne ho avuta l’occasione né il tempo-

-Capisco-

-Lei probabilmente starà ridendo di me…..spesso mi guardava come se fossi la persona più incomprensibile di questo pianeta, e nemmeno io mi sono mai capito veramente-

-Nessuno conosce mai veramente se stesso, né gli altri-

-Buffy invece mi conosceva fin troppo bene, per questo ha sempre rispettato a malincuore ogni mia decisione….-

-Decisione?-

-Si, quando ad esempio l’ ho lasciata per ragioni così…stupide….e poi…il tempo sembrava aver lavato via tutto invece io non facevo che amarla sempre di più….-

Anne sospirò stringendolo come per dargli forza e lui lo apprezzò molto.

-Lei aveva 15 anni e stava uscendo dal suo liceo scherzando con delle amiche, io passavo di li in macchina e….quando l’ho vista io…l’ho amata-

Anne deglutì, poteva qualcuno amare a tal punto una persona?Esisteva allora il bravo ragazzo che si innamora perché ti guarda nell’anima?

-Poi lei si è trasferita e io fatto lo stesso…per lavoro…così ci siamo conosciuti e la nostra storia è stata molto particolare ma in totale siamo stati insieme circa due anni, gli anni migliori di tutta la mia vita…-

Lo sentì esitare, doveva costargli molto dirle certe cose.

-Poi io l’ ho lasciata dopo il suo diploma….un emerito cretino…sono venuto a Los Angeles e ho iniziato una vita mia lontano da lei ma per diverse ragioni alla fine tornavo da lei, o perché aveva bisogno di me, o per la morte di sua madre….e poi….poi un giorno si è presentata a casa mia e di Spike dicendoci che era incinta e che era malata…tumore. Il mondo mi è crollato addosso….lei ha scelto la vita di nostra figlia partorendola e rinunciando alle cure fino alla nascita, per quanto fosse forte di salute non ha resisto oltre i due mesi dopo il parto e….ed è morta-

Disse tutto in un fiato come per gettare fuori il parassita che gli stava corrodendo l’anima. Anne sentì il suo corpo tendersi, come una corda di violino mentre il veleno della sua anima veniva rigettato fuori con quelle parole dure o colme di dolore.

-Mi dispiace…-

-Sai, se sono ancora qui lo devo solo a mia figlia….è lei l’unica ragione per cui vado avanti-

Anne alzò la testa.

-Angel, la vita continua, tutti perdiamo delle persone a cui teniamo ma non per questo smettiamo di vivere…è dura e dolorosa ma è la vita-

Lui la fece scostare alzandosi.

-Scusami-

-No…hai ragione solo che…-

Si voltò verso lei.

-Non ci riesco…io ci provo, provo ad alzarmi ogni mattina e a cercare di mettere via i suoi oggetti sparsi nella nostra stanza dal giorno in cui se n’è andata, provo ad andare a trovarla al cimitero un giorno che non sia l’anniversario della sua morte per cercare di rendere il meno concreto possibile il fatto che l’ ho persa ma è troppo…-

Lui si massaggiò la fronte, Anne con le lacrime agli occhi si alzò trascinando il lenzuolo e lo abbracciò.

-Shh…va tutto bene…ce la faremo insieme….ne sono certa….-

Il giorno seguente Anne riuscì a scoprire dove fosse seppellita Buffy. Trovarla non fu difficile, Angel le aveva detto che Michelle aveva il cognome della madre, quindi Summers.

Camminò in mezzo alle lapidi e giunse davanti alla sua e rimase colpita da quell’incisione:amata sorella, devota amica ed eterno amore. Ha salvato il mondo, molte volte. Eterno amore, una promessa marchiata a fuoco sull’anima di Angel, una scritta incisa sulla pietra perché così sarebbe sempre stato, e perché aveva salvato il mondo?Ma la sua mente rimase intrappolata nelle questioni di quell’eterno amore.


Angel invitò Anne a cena per farle conoscere gli altri, c’era anche Spike che non era ancora partito anche perché avevano avuto dei guai con una squadra di demoni che non volevano proprio saperne di morire. Quando suonò il campanello le aprì la porta una donna incinta.

-OH…-

Faith rimase sbalordita, allora era vera la storia della somiglianza, Angel non si era fatto di qualche droga tagliata male. E anche per lei come per tutti fu un colpo al cuore perché se non fosse stato per i suoi riflessi l’avrebbe chiamata Buffy.

-Ciao io sono Anne-

-Ah…scusa io sono Faith-

Anne entrò chiedendosi perché ogni membro di quella famiglia rimanesse di stucco nel vederla.

-Angy c’è la tua ospite!-

Angel scese le scale.

-Faith come devo dirti di non chiamarmi in quel modo?-

Lei gli sorrise beffardamente massaggiandosi il pancione.

-Ok, so già che stai per dirmi-

Anne rise e Angel le diede un bacio sulla guancia.

-Scusala ma è incinta, va sopportata-

-Ehi potrei arrabbiarmi e non ti piacerebbe!-

-Si va bene…vieni di qua-

Lui la portò in sala da pranzo dove c’erano tutti e un OH generale si sollevò mentre i loro occhi rimasero incollati su di lei. Anne era lievemente agitata.

-La somiglianza è sorprendente-

Andrew si prese una botta da Faith. Willow si avvicinò e uno alla volta si presentarono. Spike era rimasto fermo appoggiato allo stipite della porta paralizzato da quegli occhi che furtivamente cercavano il suo sguardo di ghiaccio. Dio se il destino non era cattivo. Poteva riconoscere il suo odore anche a miglia di distanza, e la sensazione delle sue mani su di lui, fuoco ardente, lei come una croce che non poteva toccare,lei il sole che non poteva prendere, lei l’aria che non respirava. Avvelenandogli lo spirito e i polmoni, infettandolo con la sua essenza. Capelli oro come raggi lucenti che trafiggevano lo sguardo lacerandolo da parte a parte. Angel lo vide e lo raggiunse lasciandola in balia degli altri ai quali aveva fatto esplicite raccomandazioni di non fare riferimento a Buffy.

-Ehi-

-Ehi-

-Hai intenzione di metterci le tende qui?-

-Ho sempre sognato di andare in campeggio-

-Andiamo vieni te la presento-

-Non ce n’è bisogno la conosco già-

-Spike, non è lei-

-Il dolore è lo stesso-

-Lo so…-

-Non credo…sei ancora tu il fortunato, gioco crudele non trovi?-

Il vampiro volle ribattere ma Spike si allontanò.

Il pranzo fu tranquillo e Anne cominciò a rilassarsi anche se non comprendeva come mai tutti la stessero fissando come se fosse un fantasma. Dopo pranzo Angel la condusse in salotto e tornò un attimo in cucina per aiutare gli altri. Spike sbucò fuori in quel momento e fece per tornare indietro ma lei si alzò raggiungendolo.

-Scusa….-

Lui si voltò.

-Em non ci siamo ancora presentati…io sono-

-So chi sei-

Scostante, pungente, ferito, anima straziata da quella voce limpida che tante notti aveva infestato i suoi sogni. Ed Anne rabbrividì alla vista di quel dolore in quegli occhi così azzurri da accecarle la vista, quello stesso dolore di Angel.

-Oh ovvio…cioè è fantastico vedere che sono tanto conosciuta….tu saresti?-

-Spike-

-Spike…Angel mi ha parlato di te-

-Già immagino-

-Mi ha detto che ami viaggiare e che…vi conoscete da una vita-

-Puoi ben dirlo-

Lei era a disagio, perché aveva quel tono di voce distaccato?Perché lui si allontanava da lei come se potesse ustionarlo?Perché la sua voce, il corpo, i suoi capelli ossigenati e quegli occhi azzurri le straziavano l’anima?

-Qualcuno di questa famiglia a cui non piaccio…bene…insomma mi sembrava strano che-

-No, non è che non mi piaci raggio di sole….-

-Oh…mi fa piacere…-

-Si appunto…scusa bambolina ma adesso..-

-Devi andare?E’ un tormentone o tu ed Angel vi divertite ad evitare le persone le prime quindici volte che le incontrate?-

Spike la guardò e faceva ancora più male.

-Ascoltami zucchero tu mi piaci dico sul serio…però è che sono un tipo di poche parole e tutto il resto-

-Certo scusa..-

Spike avrebbe voluto tanto sospirare, maledizione quell’aria così a vittima come Buffy che lo faceva piegare in due ogni volta. Lui le indicò il divano e lei si andò a sedere, facendo questo Anne notò le fotografie varie sparse per i mobili del salotto, che non aveva ancora notato. Prese una cornice.

-Questa è…-

Le parole le morirono in bocca e tutto fu chiaro. Tutte quelle facce stupite, Michelle che la prima volta l’aveva chiamata mamma, Angel che l’aveva chiamata Buffy, Spike che la evitava come la peste. Era spiccicata a Buffy e un flash le attraversò la mente, il nome sulla lapide Buffy Anne Summers. Anne. Per poco la cornice non le scivolò di mano e Spike la mise a posto. E allora Angel in realtà la voleva solo perché lei era uguale al suo amore perduto. Questi pensieri orribili cominciarono a popolare la sua testa.

-Ok, dunque qui urge una spiegazione….gli occhi ce li hai e hai visto la somiglianza direi assurda con …con Buffy-

Captò il dolore nel pronunciare quel nome, che fosse anche lui innamorato di lei?

-Senti….ti ho evitata solo perché fa male guardarti, capisci lei era…oh cielo è meglio se vado subito al sodo…so già che stai pensando e ti sbagli di grosso Angel non è il tipo da fare certe cose, intendo cercarsi rimpiazzi…ok a volte lo fa ma non in questo caso credimi-

Lei non parlò.

-Già…-

Anne si alzò e in quel momento apparve Angel.

-Ehi ti cercavo-

Notò il suo volto ,occhi bassi che sviavano il suo sguardo e dietro seduto Spike con aria quasi colpevole.

-Che succede?-

-Io…devo andare..-

-Come…adesso?Ma credevo che…-

-Scusa…-

Si allontanò e andò verso la porta, lui la fermò per un braccio.

-Ti prego dimmi cosa è successo-

-Io-

I suoi occhi colmi di lacrime, la sua anima un grido silenzioso.

-E’…Buffy-

Angel sembrò comprendere e in quell’attimo di distrazione Anne si liberò dalla sua presa uscendo dalla casa. Cadde il silenzio mentre avvertì la presenza di Spike dietro di lui. Non fiatò e uscì seguendola. La raggiunse alla macchina.

-Anne aspetta-

La bloccò prima che salisse sull’auto.

-Parliamo per favore-

-Cosa devi dirmi?Che ho anche la voce come la sua?-

-Io…ho sbagliato lo so ma credimi non c’entra, io…tu mi piaci non…-

-Angel…ti prego non mentiamoci, è evidente che se non fossi stata come lei…tu….tu non mi avresti neanche guardata-

-No, no questo non è vero…Anne la tua anima non è la stessa..-

-Anima!Cos’è credi…credi di vivere in un film?Oh mi scusi signor sensitivo…apri gli occhi Angel…io non posso, non posso vivere col fantasma di Buffy…perché anche se tu dovessi amarmi come Anne e non come Buffy lei ci sarà sempre…e non è seconda che voglio essere…-

Angel rimase immobile ed Anne salì in macchina. Lui rientrò in casa e si chiuse in camera. Spike sospirò ed attese il calare del sole. Erano le nove quando qualcuno suonò alla sua porta.

-Spike-

-Ciao-

-Ciao-

-Posso entrare?-

-Oh, si accomodati…-

Lui entrò. Lei chiuse la porta e si avviarono in salotto.

-Carino qui-

-Già, va bene per me-

-Senti-

-Ti manda Angel?-

-No e non deve sapere che sono stato qui sennò mi ammazza, ho già fatto casino-

-No invece hai fatto bene-

Lui la guardò e la fece sedere.

-Senti Anne, Angel è un bravo ragazzo e ti assicuro che ti renderà la donna più felice di questo mondo-

-Non ho dubbi in proposito-

Spike la guardò perplesso.

-Ma….vedi mia madre una volta, quando ero piccola, mi disse che nella vita si ama una volta sola o comunque anche amando più volte, ci si innamora sempre della stessa persona…ci ho creduto fin quando lei e mio padre non hanno divorziato…-

Spike abbassò lo sguardo. In effetti l’amore per Drusilla era ben diverso da quello per Buffy.

-Poi ho incontrato Angel e…sai stavo quasi per ricredermi fin quando non ho saputo di Buffy-

Si asciugò le lacrime.

-Lei sarà sempre la prima in assoluto, è impossibile pensare di prendere il suo posto o diventare più importanti per Angel…lui amerà sempre lei, la amerà più di ogni altra cosa potrà mai amare in questa vita… e sai come lo so?Perché lui non mi sembra il tipo da far scrivere con leggerezza una parola come eterno amore su di una lapide…perché quando lui parla di lei, quando…quando solo accenna un lieve sorriso per un suo ricordo i suo occhi brillano, vivono….-

Lei deglutì incapace di parlare.

-Spike, tu li hai visti insieme….tu lo sai qual’è la verità-

Lui sorrise amaramente.

-La verità….credi che a me non faccia male la verità?Credi sia facile per me essere venuto qui e…e capire che lui ha vinto ancora?Che tutte le Buffy Summers a questo mondo apparterranno a lui e mai a me?-

Anne annegò nell’azzurro dei suoi occhi risucchiata da un dolore troppo grande.

-Ogni volta che lei…ogni volta che lei mi guardava era come se mi stessero versando dell’acido sulla pelle, lei aveva la capacità di farti sentire così vivo, così degno di essere a questo mondo….non potevo non amarla. E ho creduto veramente di averla avuta, di aver avuto tutto quello che c’era da avere da Buffy Summers, nel bene e nel male, ma mi sbagliavo. Perché non era ancora riapparso Angel, perché io mi ero scordato della sua cotta al liceo per il bel tenebroso. Lei mi amava, lo so, me lo ha detto….ma era diverso, lei mi amava come si può amare un fratello, un amico speciale, una persona vicina…e me lo sono ricordato, mi sono ricordato di Angel, perché lei lo guardava nello stesso modo in cui io guardavo lei. E ho sempre saputo che lei non sarà mai mia, nemmeno da morta…se davvero si ama una sola persona allora io morirò solo-

-Mi dispiace, non sapevo soffrissi tanto-

Lui scosse la testa.

-Grazie per avermi detto quelle cose, perché vuol dire che forse sia per me che per te c’è ancora speranza-

-Oh si…la speranza è l’ultima a morire-

-Può darsi…adesso dobbiamo rialzarci in piedi ed andare avanti-

-Io ho già dato grazie-

-Comunque è bello che tu ci abbia provato, vuol dire che tieni ad Angel-

-Sai quanto lo odio talvolta?-

Lei sorrise mestamente.

-Posso immaginarlo-

Rimasero immobili mentre fuori cominciava a piovere.


Anne dovette tornare nella sua città natale nell’Ohio poiché sua madre stava male e loro non la videro più. Angel aveva deciso finalmente di rinunciare ad ogni possibilità di felicità se non per quella che gli avrebbe potuto donare sua figlia. E il tempo corse veloce e sottile, mentre i cuori indulgevano nella soavità del ricordo e nella malinconia dell’assenza. Angel era divenuto umano per volontà dei Poteri che sono nonostante il suo passato rifiuto e rinuncia totale alla mortalità, così era invecchiato ricordando dopo secoli cosa volesse dire sentire il proprio corpo che si spenge. Michelle aveva quasi 20 anni quando accompagnò suo padre un’ultima volta presso il suo amore.

In quella fresca mattinata di gennaio lui stava li, immobile e ricurvo fissando la lapide eterna sulla quale il tempo non sembrava aver recato nessun segno. Vent’anni erano passati dall’ultima volta che i suoi occhi erano annegati in quelli smeraldo di lei, vent’anni da che i suoi polmoni erano stati colmati del suo profumo, vent’anni che le sue labbra non sfioravano quelle morbide di lei. Vent’anni che sembravano un’infinità di tempo. Come aveva resistito?Già gli era sembrato impossibile essere stato lontano da lei quando si era trasferito a Los Angeles, e Dio se si odiava per quella scelta, ma adesso era solo la presenza di Michelle a colmare in parte il vuoto della sua anima. Willow le raccontava spesso del grande amore dei suoi genitori, della loro storia e di come si fossero amati contro tutto e tutti riuscendo a dare corpo al loro sentimento con la nascita di lei. Perché lei era il frutto di qualcosa di assoluto e puro, era la perfetta concretizzazione del loro immenso amore e non poteva che sentirsi estremamente felice e importante per questo. Ma al contempo non poteva non chiedersi che se sua madre non fosse rimasta incinta adesso sarebbe stata felice con suo padre; Willow una volta le aveva spiegato che non era assolutamente vero, che il tumore di buffy era stato scoperto proprio per via della sua gravidanza ed era stata proprio questa condizione di Buffy a riavvicinarla ad Angel: la sua morte non era colpa sua nella maniera più assoluta; Buffy l’aveva desiderata così tanto soprattutto quando aveva compreso dentro di sé ciò che da sempre sapeva, ovvero che quella bambina dai grandi occhi verdi e i capelli castani era figlia di Angel, del suo amore e non poteva che esserne felice.

Crescendo aveva visto con occhi diversi il dolore trapelante dagli occhi di suo padre, quel dolore che da ingenua bambina credeva di poter guarire con un sorriso e un abbraccio consolatorio; ma guardarlo ora dopo vent’anni nei suoi occhi così profondi che le facevano quasi paura per la loro infinità, poteva scorgervi tutta la solitudine e il vuoto che l’assenza di sua madre avevano lasciato come un buco nero. Se Michelle credeva nell’amore lo doveva solo ai suoi genitori e soprattutto a suo padre che amava più di ogni altra persona al mondo. Suo padre che era sempre stato al suo fianco, non facendole mai mancare niente, che la proteggeva, che non la sgridava mai, suo padre che le aveva trasmesso la sua passione per l’arte, che le aveva insegnato a difendersi e che non faceva altro che difenderla dal dolore del male proprio come aveva cercato di fare a suo tempo con una Buffy adolescente. Quando lui le parlava di lei la sera, per farla addormentare, Michelle se la immaginava come un angelo rivestito di luce dorata, bellissima e dolce, il modo con cui descriveva le imperfezioni, i difetti caratteriali e quei modi testardi che la contraddistinguevano più che qualcosa di negativo sembravano solo arricchire lo spirito di sua madre e da questo lei poteva sentire tutto l’amore che Angel provava per lei. E adesso fu percorsa da un brivido che le attraversò il corpo, perché era come se sentisse lo spirito di suo padre perdere la sua luce e affievolirsi, mentre posava i fiori davanti alla tomba e accarezzava con la punta delle dita la lapide quasi come se stesse sfiorando lei. Lui era malato, non che avesse una malattia vera e proprio ma il suo organismo si stava indebolendo. Willow e gli altri in seguito a delle ricerche erano giunti alla conclusione che dipendesse dal fatto che Angel, avendo vissuto per due secoli come vampiro, senza ammalarsi, senza organi che funzionassero non era in grado di mantenere il suo corpo di umano che era stato inutilizzato troppo a lungo per durare ancora nel tempo, era una sorta di deterioramento causata da una debolezza fisica. Spike poteva comprenderlo, lui era ancora un vampiro e sapeva cosa volesse dire guarire in fretta. Il corpo di Angel era stato sottoposto per due secoli a lotte e guerre delle quali adesso accusa tutte le conseguenze. Ma Willow infondo sapeva che l’aggravante maggiore era la stanchezza del suo spirito, l’anima logorata e consumata da un’esistenza troppo unga e troppo dolorosa per poter trovare la forza di andare avanti ,soprattutto dopo che la sua unica ragione di vita si era spenta vent’anni prima. Così in un triste e cupo pomeriggio d’inverno Angel era nel suo letto e sentiva la vita andarsene. Michelle era in lacrime e non si muoveva dal fianco paterno.

-Ehi piccola-

-Papà-

-Non piangere-

-Papà resisti-

-Ascolta, adesso sei grande e io ho fatto il mio dovere, tu sei in grado di proseguire da sola…-

-No, no ci sono tante cose che devi insegnarmi, che dobbiamo fare insieme…papà ti prego…-

-Ci sono la zia Willow, e Spike e tutti gli altri con te…-

-Ma io non posso stare senza te-

Lui le asciugò una lacrima.

-Ti voglio bene, e sei tutto per me bambina mia….ma sono stanco e ho bisogno di riposo…ti prego Michelle nn piangere-

Lei gli strinse la mano singhiozzando. D’un tratto il buio della camera divenne luce accecando i due. Michelle si strofinò gli occhi mentre Angel sembrava tranquillo. La ragazza rimase ammutolita vedendo in n candido bagliore l’anima di sua madre. Buffy sorrideva ad entrambi e si avvicinò al letto dalla parte di Michelle. La ragazza era ancora immobile.

-Mamma-

-Ciao tesoro, come sei cresciuta-

-Mamma-

-Si sono io, sono stata mandata per un motivo speciale, non resterò molto-

-Buffy-

Angel si tirò leggermente a sedere e la fissò con un gioia negli occhi che Michelle non aveva mai visto.La donna gli sorrise e si avvicinò a lui posando una mano sul suo viso.

-Ciao-

-Ma…ma sei corporea-

-Sono per poco-

Si voltò verso Michelle che in lacrime si gettò fra le sue braccia. Sua madre aveva ancora le sembianze di una ragazza della sua età ed era esattamente come suo padre l’aveva descritta. Buffy strinse sua figlia con occhi lucidi non riuscendo a parlare, poi la allontanò leggermente e le baciò la fronte.

-Ti voglio bene tesoro mio, e sono così fiera di te…sono sempre stata al tuo fianco anche se non potevi vedermi-

-Anche io i voglio bene mamma-

Michelle aveva sempre amato sua madre, attraverso il cuore di suo padre e questo era quanto di più bello potesse esserci. Buffy si voltò verso Angel e gli prese una mano.

-Ciao amore-

-Mi sei mancata-

-Anche tu…ma adesso possiamo stare insieme, adesso nulla potrà mettersi fra noi… -

-Io ti amo Buffy, non ho mai smesso, mai…-

-Lo so, l’ho sempre saputo…l’ ho saputo da quando ti ho preso a calci in quel vicolo dietro al Bronze..-

Lui sorrise ricordandosi il loro primo incontro.

-Adesso è giunto il momento per te, di avere la pace che meriti-

-Oh ma io l’ ho avuto la mia pace…-

Lei sorrise capendo a cosa si riferisse, per Angel la pace assoluta era fra le braccia di Buffy. Lo fece alzare dal letto mentre Michelle osservava attonita e sconvolta il volto di suo padre che non era mai stato così lucente e felice. Buffy lo aiutò a reggersi in piedi annegando ancora in quegli occhi scuri e profondi.

-Sei pronto?-

Lui guardò Michelle.

-Tesoro-

-Papà-

-So che avrai un futuro meraviglioso e potrai renderci solo più fieri di quanto già non siamo-

Lei si gettò fra le sue braccia piangendo.

-Ti voglio bene-

-Anche io ti voglio bene-

Sapeva che era la cosa più giusta, poi guardò Buffy e l’abbracciò.

-Mamma-

-Oh piccola mia….-

-Mi mancherai-

-Io sarò sempre qui….io ci sono sempre stata, tutte le volte che mi parlavi e mi raccontavi le tue cose io ti ho sempre ascoltata e ho cercato di parlare al tuo cuore-

-E io lo sentivo-

Si abbracciarono di nuovo, poi Buffy si strinse ad Angel baciandolo delicatamente sulle labbra e svanirono in un fascio di luce. Quando Michelle riaprì gli occhi dopo il bagliore era di nuovo nella stanza buia a tenere la mano di suo padre, la sua mano fredda. Pianse a dirotto ma era confortata dal sapere che c’era sua madre con lui. Quando Willow e gli altri arrivarono in camera sapeva già cosa fosse successo.

Angel fu seppellito accanto al suo amore e misero una lapide più grande per entrambi sulla quale oltre ai loro nomi e alle dediche dei loro cari vi era scritto ‘In loving memory’ perché li giacevano due amanti che adesso erano di nuovo insieme.