CLOUDY

 

Autrice: Alyson

 

 

 

Timeline & Note: IV serie di Btvs. Ho provato a pensare a come poteva essersi resa conto Willow di cosa provava per Tara e di come poteva aver reagito…non è venuta benissimo…ma se nel telefilm la “scoperta” è stemperata dallo splendente amore tra le due streghe, credo non sia sempre poi così facile, capire e accettarsi. Per commenti(vi prego!!) o per qualsiasi cosa _numb_@libero.it ,grazie per chi mi leggerà.

 

 

 

Rating: PG-13

 

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi e i temi da cui prendo spunto sono di proprietà di Joss Whedon.

 

 

 

Cap.1

 

Toccami, sfiorami…come vorrei che mi sentissi.

 

Al diavolo, perché non riesco nemmeno a pensarlo.

 

Ci dev’essere qualcosa di sbagliato in me.

 

Allora ragiona Willow!

 

Stamattina ti sei svegliata e cosa c’era di diverso?

 

No, i capelli rossi li ho sempre avuti e anche le lentiggini, il naso è allo stesso posto di sempre e gli occhi non hanno cambiato colore.

 

Ma che cavolo sto pensando?

 

Se c’è qualcosa di perverso è in me non fuori!

 

 

 

Un rumore sordo la scosse.

 

-Cavolo…- sibilò Tara raccogliendo un libro che le era caduto dalle mani.

 

La rossa continuava a fissarla, quasi ipnotizzata, quando la bionda alzando la testa incontrò il suo sguardo che lei provvide a stornare in fretta e furia.

 

-Willow…qualcosa non va?- disse scrutandola con i suoi limpidi occhi cerulei.

 

-N-no…perché?- rispose incerta.

 

-No, niente…mi era sembrato mi stessi guardando in modo strano…-

 

La rossa avvampò, incapace di impedirselo.

 

-Oh, a volte faccio cose stupide…mi fisso senza volere…senza accorgermene su qualcosa a cui non sto ASSOLUTAMENTE pensando!- mise le parole in coda alla rinfusa, quasi senza capirne il senso, mentalmente sottolineava quel ”assolutamente” rendendosi conto che suonava tutto il contrario, sperò solo che l’altra non capisse.

 

-Ah…- rispose solo Tara e un’ombra le passò sul viso, senza che la rossa se ne rendesse conto.

 

Stavano studiando da ore in biblioteca, ma a Willow sembravano secoli, era sempre rimasta sulle stesse quattro righe, senza ancora afferrarne il senso, veniva continuamente distratta dalla compagna.

 

Bastava un minimo movimento di Tara, mettersi i capelli dietro l’orecchio o portarsi la matita alla bocca e lei si ritrovava a contemplarla.

 

E poi era caduto quel maledetto libro ed era stata beccata!

 

Ma Tara sembrava aver creduto alla sua stupida scusa.

 

I minuti passavano e non sapeva più quanti.

 

Ok, ora basta, quel demone lo avrebbe affrontato un’altra volta e poi probabilmente era solo quel pomeriggio freddo d’inverno che la rendeva fragile e strana.

 

Rilesse per l’ennesima volta quel paragrafo, cercando di concentrarsi sulla guerra di secessione, sottolineò le frasi chiave e scrisse qualcosa al margine della pagina.

 

Una smorfia si disegnò sul suo viso, aveva sbagliato a scrivere una parola.

 

Senza alzare gli occhi, allungò la mano per prendere la gomma.

 

Afferrò la prima cosa morbida che incontrò, ma quando tentò di tirarla a sé, la resistenza la pietrificò.

 

Non alzò gli occhi subito, perché sospettava già quello che effettivamente era capitato, ma quando lo fece la scena era anche peggiore.

 

Stava stringendo un dito di Tara, che intanto la guardava tra lo stupito e l’ilare.

 

La scena sarebbe stata piuttosto comica, se lungo la schiena di Willow non fosse corso un lungo brivido.

 

La situazione degenerò quando Tara ridendo disse –Mi ridaresti il mio dito?-

 

Will lasciò la presa come scottata, alzandosi rumorosamente in piedi, cosicché tutta la biblioteca si voltasse a guardarla.

 

Divenne immediatamente rossa del tutto, mentre Tara la guardava annichilita dalla sorpresa.

 

-C-credo…credo che sia meglio che io vada ora.- disse imbarazzatissima, radunando la sua roba e uscendo il più velocemente possibile.

 

Stupida, stupida!Sono un’idiota!!

 

Ma che mi è preso?

 

Un elefante in una cristalleria!

 

-Willow!!- gridò la bionda cercando di raggiungerla, lungo il corridoio dell’università.

 

Oh, no!Mi ha seguito…

 

E adesso che faccio?Come le spiego il mio comportamento?

 

Non me lo spiego neanch’io…

 

-Ehi!- disse Tara, afferrandola per un braccio.

 

Cosa le dico, cosa le dico???

 

-Will…stai bene?Cosa è successo lì dentro?- la voce timida di Tara, la sciolse per un secondo, poi si rese conto che non sapeva proprio che dirle, la situazione era orribile.

 

-Oh, niente…- disse con un filo di voce.

 

-Come niente?-

 

-Di cosa parliamo?-

 

Di cosa parliamo?Casa le chiedi cretina?

 

-Come di cosa parliamo?Sei scappata via…ho fatto qualcosa che ti ha fatto innervosire?- chiese sommessamente Tara come se si sentisse in colpa e un po’ stordita dal comportamento dell’amica.

 

Oh, no…tu non potresti mai fare niente che possa farmi innervosire…solo che sono talmente una stupida che quando ti ho toccato mi è corso un brivido lungo la schiena e ho perso la testa.

 

-Oh, no…tu non potresti mai fare niente che possa farmi innervosire…solo che sono talmente una stupida che quando ti ho…-

 

CHE DIAVOLO STO BLATERANDO!!!

 

Tara arrossì lievemente, guardando in basso.

 

-Cioè volevo dire…a volte la mia timidezza invalidante torna fuori e…-

 

-Tu timida?- chiese curiosa la bionda.

 

-Si, si!!-

 

Brava!!Questa è una via di fuga perfetta!Però ora taglia corto o conoscendoti, ripiomberai in un vicolo senza uscita!

 

-Già, timida timida!!-

 

-Non l’avrei mai detto…- concluse Tara.

 

-Va bè, ora devo proprio andare. Sai i demoni mi aspettano e anche Giles.-

 

-Ma non avevi detto che gli altri sono tutti a L.A.?- chiese Tara sospettosa.

 

Ecco appunto…

 

In effetti Buffy e Dawn erano in visita dal Signor Summers e Giles con Xander e Anya, a far compere per il Magic Box.

 

Per quel Week-end almeno, la streghetta rossa era completamente sola.

 

-S-si, ma per studiare demonologia c’è sempre!Devo leggere un paio di libroni, prima che torni…poi mi interroga!!- disse scherzosamente, la situazione si stava lentamente alleggerendo e questo le permetteva di essere la Will di sempre.

 

-Che bello!Cioè voglio dire…interessante!Posso farti compagnia se vuoi stasera, così tu ne leggi uno e io l’altro e poi ti faccio il riassunto!!- disse Tara con un largo sorriso sulle labbra.

 

Com’è bella quando sorride…cioè il mio commento è puramente amicale, oggettivamente è una bella ragazza!Oddio, che cavolo succede?

 

Cos’è che mi ha chiesto?Non ho capito…cosa devo dire si o no?

 

-S-si..- disse incerta.

 

-Ah, perfetto, sono da te alle 9.00!Ciao!.-

 

Così dicendo lasciò l’altra attonita.

 

Si diresse verso la sua stanza quasi in trance.

 

Quando si fu chiusa la porta dietro le spalle, scivolò sul legno, sedendosi a terra.

 

-Ma che cavolo mi prende?- aveva detto ad alta voce.

 

Cap.2

 

 

 

Era iniziato tutto quella mattina…o almeno credeva.

 

Si era alzata di buon ora, particolarmente allegra e saltellante.

 

Alle 14.00 dopo le lezioni, doveva vedersi con Tara per studiare e questo le faceva davvero piacere.

 

Si era preparata con cura.

 

E quando aveva scelto tra i suoi maglioni, ne aveva preso uno color porpora che piaceva molto all’amica.

 

A lezione si era persa un po’ tra i suoi pensieri e con un sorriso stampato in faccia aveva dolcemente riflettuto su quel nuovo legame che le stringeva.

 

Ah, la magia dominava tutto. Poter fare incantesimi con un’altra strega era qualcosa di emozionante.

 

Condividevano quella passione con la stessa forza.

 

E poi ultimamente si vedevano spesso anche solo per un caffè, per parlare per ore delle loro vite, semplicemente per studiare insieme…

 

Godeva immensamente della presenza dell’altra.

 

Passavano più tempo possibile assieme.

 

La sua dolcezza e timidezza, la intenerivano e poi aveva uno sguardo così buono e dolce.

 

A volte si perdeva dentro a quel mare blu ed era sempre un’ esperienza piacevole.

 

Tara era davvero fantastica, si sentiva fortunata a poterla definire sua amica.

 

Il suo animo era buono e i sorrisi che le regalava la riempivano di gioia.

 

Ultimamente le capitava spesso di pensare al loro legame.

 

E ci pensava come a qualcosa di speciale.

 

Erano formidabili insieme, due streghe con un potenziale magico altissimo se ne rendeva conto, ma non era quello.

 

Erano proprio loro due ad essere complementari in un modo sconvolgente.

 

Neanche con Buffy era la stessa cosa o per lo meno non c’era voluto così poco.

 

Ah, se Tara fosse un ragazzo avrei trovato l’uomo della mia vita!!

 

Aveva pensato uscendo dalle aule per andare a pranzo.

 

Poi si era resa conto di quello che aveva immaginato e si era data della sciocca.

 

Ma cosa vado a pensare…

 

Ma quel pensiero era rimasto lì, a girare nella sua testa, per tutto il pranzo, fino a che non si era messa ad aspettare l’altra appoggiata allo stipite della porta della biblioteca.

 

E poi Tara era arrivata…

 

L’aveva vista da lontano, tra gli archi del corridoio che davano sul cortiletto interno del chiostro.

 

Indossava una lunga gonna a larghe falde blu oltre mare e una maglietta bianca.

 

La giacca di pelle nera faceva risaltare i morbidi e fluenti capelli color grano, lasciati liberi sulle spalle.

 

Questi le incorniciavano il viso dai lineamenti soffici e il colore della gonna risplendeva di riflesso a quei meravigliosi laghi celesti che erano i suoi occhi.

 

I libri stretti al petto e uno sguardo sognante completavano quella visione.

 

Willow di colpo, si era resa conto che la trovava bellissima.

 

Seducente.

 

Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, mentre la bionda le si avvicinava senza averla ancora vista.

 

Sentiva già il suo profumo nell’aria e capiva di agognarlo.

 

Quando l’altra finalmente si accorse di lei, la raggiunse salutandola e sfiorandola appena il braccio, le regalò un casto e lieve bacio sulla guancia.

 

Non aveva percepito nessuna delle parole che Tara le aveva detto, prima di entrare nella biblioteca.

 

Non ne aveva sentita una, perché quel delicato e leggero contatto l’aveva completamente inebriata.

 

Dei brividi le erano scesi lungo la schiena, mentre la mano di Tara le sfiorava l’avambraccio e le guance le si erano infiammate al tocco di quelle labbra.

 

Era stata vinta da sensazioni da troppo sopite e da altre totalmente nuove.

 

Attrazione.

 

Ne era quasi certa.

 

Ma non era possibile, che diavolo!

 

E si era data della pazza, seguendo l’altra all’interno della grande sala, ridendo di se stessa, ma in modo poco convinto.

 

Per precauzione aveva evitato lo sguardo dell’altra, anche se non riusciva a non sperare che la bionda la sfiorasse ancora, per caso, per risentire quel calore così piacevole e quella stretta al cuore così inebriante.

 

Voleva essere toccata di nuovo, ancora.

 

E si sentiva sporca, vergognandosi terribilmente per questo.

 

Ma non riusciva a non osservarla quando non era guardata e a non supplicarla con gli occhi di posare ancora la sua mano su di lei.

 

Voleva capire.

 

Ma non riusciva a razionalizzare.

 

E non c’era riuscita soprattutto quando le aveva afferrato per sbaglio il dito.

 

Si tirò in piedi e appoggiati i libri sul letto, decise che quello che le ci voleva era proprio una bella doccia bollente…o forse gelata?

 

Si spogliò velocemente, come se i vestiti non fossero quello da cui si stava liberando.

 

Controllò il calore dell’acqua e poi si infilò nel box doccia.

 

L’acqua le scivolò addosso dolcemente, rilassando i suoi muscoli e baciandole i capelli, che scurirono divenendo di un rosso mogano.

 

Godeva di quelle carezze calde, lasciandosi coccolare dal fluire dell’acqua.

 

Il suo cuore riprese un ritmo normale, dopo che per ore aveva accelerato leggermente la sua corsa.

 

Appoggiò le mani alle piastrelle e abbassò la testa, lasciando che l’acqua trovasse i sentieri del suo corpo.

 

Lasciò che quella lusinga umida e calda, lavasse via da lei ogni pensiero, ogni dubbio.

 

Chiuse gli occhi.

 

Poi cominciò a pettinare le sue sensazioni, sciogliendone i nodi e le incongruenze.

 

Ripercorse mentalmente quegli ultimi mesi e una fitta al cuore la trafisse, al ricordo di Oz.

 

Le mancava così tanto.

 

Aveva creduto di aver trovato la sua strada con lui.

 

Custode amorevole di un lupacchiotto fino alla dipartita.

 

Ma lui non aveva voluto.

 

Un’unica cocente lacrima salata, le scivolò dalla guancia unendosi alle stille docili del getto d’acqua.

 

Il dolore era stato violento.

 

Amata, dall’unico che aveva chiamato Amore.

 

Abbandonata, dall’unico che aveva chiamato Amore.

 

La permeava ancora quella sensazione di fallimento crescente, come se fosse stata in qualche modo colpa sua e non dei giochi di un destino beffardo.

 

Ancora pungeva il tradimento subito.

 

Nonostante avesse tentato di odiarlo, non ci riusciva mai.

 

L’amava…l’aveva amato così profondamente che non le era permesso mutare quel sentimento in odio.

 

E aveva creduto d’impazzire.

 

Era stato uno schianto, il suo cuore si era spezzato in due, lasciandola senza respiro.

 

Aveva desiderato di non essere mai nata, per non percepire un dolore così forte.

 

Aveva desiderato che lui tornasse da lei, mille e più volte.

 

Cercava di imprimere nella memoria il profumo di lui, il modo di baciare che aveva, per non dimenticarne la fragranza e il sapore.

 

Semplicemente lo stava aspettando.

 

Lo sapeva.

 

Ma la sofferenza piano piano si era spuntata.

 

Giorno per giorno, in quei lunghi e apatici mesi, un frammento tagliente della lama che aveva nel cuore si era disciolto.

 

E il dolore era diventato sopportabile, le lacrime inutili.

 

Aveva iniziato ad uscire, a sorridere vagamente.

 

Xander, Buffy e gli altri, l’avevano aiutata a sopravvivere a quel momento.

 

Certo non si poteva chiudere in una stanza e aspettare di morire a 19anni.

 

Si perché questo era stato il primo pensiero.

 

La Bocca dell’inferno comunque, non rispetta per niente i lutti e i dolori dei mortali.

 

Così più volte si era trovata in situazione che richiedevano, la sua razionalità e il suo cuore per intero, al fianco della Cacciatrice come sempre.

 

E l’aveva fatto, volente o nolente.

 

Per Buffy, per il mondo e un pochino anche per non pensare a quegli occhi che non la guardavano più.

 

Così erano arrivati anche i Gentleman…e quel silenzio li aveva invasi.

 

Ma dopo la paura e gli eventi, nei pochi momenti in cui quell’assurda avventura non l’aveva fatta correre e piangere, quell’impossibile assenza di suoni l’aveva lasciata sola con i suoi pensieri, il dolore per il ragazzo e la sua assenza erano tornati insopportabilmente sottili e taglienti.

 

Non avrebbe retto oltre se la situazione e qualcosa d’altro non l’avessero distratta.

 

Qualcun altro.

 

Lei.

 

Quell’incanto così magnetico e potente che si era impossessato delle loro mani e dei loro occhi, l’aveva stordita immensamente.

 

Non aveva esitato ad usare i suoi poteri di strega davanti a Tara, come se sentisse che quella ragazza l’avrebbe intesa più di chiunque.

 

Ma non era riuscita nell’intento.

 

L’altra aveva incontrato il suo sguardo e stretto forte le sue dita e il sortilegio si era compiuto, fluendo in loro frizzante e forte.

 

E lei, si lei che fino a quel momento non aveva avuto via di scampo dal dolore, si era sentita per un momento in pace, tranquilla come mai prima.

 

Tutta quella magia l’aveva scossa, quasi violata, ma in modo buono e Tara con lei.

 

Si a Tara doveva la ritrovata serenità, pur sempre parziale, ma per lo meno sopportabile.

 

Tirò un sospiro di sollievo chiudendo l’acqua della doccia.

 

La sua era riconoscenza.

 

Pura e dolce riconoscenza, per l’amica che meno la conosceva e più l’aveva tratta fuori da quell’incubo.

 

Sorrise, infilandosi l’accappatoio verde.

 

Doveva solo trovare il modo di dimostrarle quella gratitudine e quell’affetto, nient’altro.

 

E magari ricordarsi come mai l’aveva invitata quella sera.

 

 

 

Cap.3

 

 

 

Mancavano 4 minuti e 37secondi alle 21.00.

 

Ma Willow controllato l’orologio si sentiva tranquilla.

 

Dopo quella lunga doccia, i pensieri erano diventati chiari e lineari.

 

Così aspettava l’amica con un pizzico di attesa, ma quella giusta si disse.

 

Scoccarono le 21.00 e Willow guardava la porta con un sorriso ebete stampato in faccia, aspettando che l’altra bussasse.

 

Ma non successe.

 

Il sorriso cominciò a sciogliersi, lentamente, mentre sentiva il ticchettare dell’orologio, secondo dopo secondo.

 

21.12

 

La stanza le sembrava tutto d’un tratto molto piccola, solcandola con ampie falcate, avanti e indietro.

 

Si passò la mano tra i capelli.

 

E se le fosse successo qualcosa?

 

Scosse la testa, tanto non aveva nessuno da chiamare.

 

Che incoscienti erano stati a lasciarle il fortino, lei di certo non era una gran guardiana.

 

Si diede della sciocca, perché lei stessa aveva rassicurato Buffy, dicendo che al più avrebbe fatto qualche magia per controllare la situazione.

 

Ma che magia?!!

 

Era solo alle prime armi, non era neanche così sicura di essere portata per le arti.

 

Bè Tara aveva detto che lo era…ma ora non le sembrava proprio.

 

Magari qualche mostro orrendo, proprio mentre lei pensava inutilmente, la stava torturando.

 

Il sangue le andò alla testa, non poteva permettere che facessero del male alla sua nuova amica.

 

Di corsa prese la giacca in mano e aprì la porta di scatto.

 

Occhi negli occhi.

 

Li stornò immediatamente.

 

Tara era lì davanti, con ancora il braccio alzato a pugno chiuso, nell’atto di bussare.

 

-Ciao…esci?- le disse la bionda un po’ stupita.

 

-N-no…sei in ritardo…mi sono preoccupata.- rispose lei, spostandosi per farla entrare.

 

Richiuse la porta dietro di sé.

 

-Oh, scusami…non credevo di esserlo molto!- le disse sorridendo Tara.

 

Ok, è qui…Will puoi calmarti.

 

-Grazie…per esserti preoccupata!- continuò l’altra guardandola dolcemente e strappandole un risolino che reputò stupidissimo.

 

Allora cuore, ti vuoi calmare!E’ qui!Rallenta o ti verrà un infarto!!

 

Tara si tolse la giacca e la posò sul letto di Buffy.

 

-Allora, fammi un po’ vedere questi libri di demoni!!- disse con una scintilla d’interesse e curiosità negli occhi.

 

Certo!Stavate parlando dei libri di Giles!Ok, Will!Serata di lettura e per fortuna lo hai capito anche tu, stupido muscolo!Così va meglio…

 

Sulle labbra della rossa si disegnò un largo sorriso, che le comprendeva gli occhi color muschio.

 

Andò verso la scrivania, prendendo in mano due grossi volumi rilegati.

 

Ne diede uno a Tara.

 

-Ecco qua!Le nostre due intrepide streghe si cimenteranno nell’antica arte della lettura!- disse ridendo, seguita dall’altra.

 

Ehi, che bello!Faccio dell’ironia!

 

Così entrambe si sistemarono sul suo letto, Willow prona con la testa verso i piedi del letto e Tara appoggiata sul cuscino dall’altra parte e iniziarono la lettura.

 

Alle undici passate, Willow iniziava ad annoiarsi.

 

Le sembrava strano, quelle letture l’appassionavano da sempre.

 

Così, senza rendersene del tutto conto, iniziò a far fluttuare la sua matita.

 

Era un trucco vecchio, lo conosceva dal liceo.

 

Il segreto stava nel saper controllare la propria forza emotiva, incanalandola sull’oggetto in questione.

 

La matita girava appena sopra la sua testa, non la guardava neanche, dandole movimento con la mente e direzione con il dito che piroettava tranquillo.

 

Puf!

 

Fu un attimo e si ritrovò in braccio un mazzo di rose rosse.

 

Sobbalzò sorpresa e leggermente spaventata.

 

Ma la risata di Tara, le fece capire la provenienza dei fiori.

 

-Ah, ah, molto divertente streghetta!- disse sorridendole e portando i fiori verso il lavandino, riempì un vaso e ce li mise dentro.

 

-Ora non ho più la mia matita!-

 

-Oh, Will…eri così carina e disattenta…non ho potuto resistere!- disse l’altra continuando a ridere -Hai preso paura, purtroppo non ho potuto vedere la tua faccia!!- concluse.

 

-Tara…basta!Smettila…- disse risedendosi sul suo letto al fianco dell’altra e dandole una lieve spallata.

 

-Ok, ok…sono calma!- si tranquillizzò la bionda.

 

Si guardarono un attimo.

 

-Basta studiare!!- dissero in coro, mettendosi a carponi sul pavimento.

 

-E’ l’ora…- sussurrò Willow all’orecchio dell’altra.

 

-…della Magia!!!- concluse Tara parlando più forte.

 

Dopo qualche incantesimo e qualche invocazione erano soddisfatte.

 

-Uff, sono stravolta…però hai visto come ho tenuto l’incanto dorato?- disse Willow eccitata, indicando un cerchio di polvere aurea sul pavimento.

 

Si sdraiarono una di fianco all’altra, sul letto.

 

-Si, sei stata grandiosa!!- le rispose Tara.

 

-Ma che ore sono?-

 

Erano le tre passate e non si erano rese conto di quanto tempo era passato.

 

-Ti devo dare una cosa!!- squittì la rossa accesa.

 

-Cosa?- rispose l’altra curiosa.

 

Willow si alzò e corse verso l’armadio.

 

-Non è niente d’incantato, non ho fatto in tempo…ma so che ti piace tanto…- fece, porgendole il suo maglione porpora, lavato in fretta e furia e asciugato con il phon.

 

-Oh…- disse la bionda, mentre un dolcissimo sorriso si disegnava sulle sue labbra.

 

-Grazie…non dovevi, è tuo… -

 

-Non è niente…

 

- Ma perché?- insistette l’altra.

 

Willow sospirò, sedendosi accanto a lei.

 

-Perché…perché ti devo ringraziare.-

 

-Ringraziare per cosa?- fece stupita la bionda.

 

-Bè…tu non ne sai molto…ma quando ci siamo conosciute, io ero davvero in brutto periodo.-

 

-Oz…- sussurrò Tara, ricordandosi un vago accenno al ragazzo, fatto mesi prima.

 

-Già.- fece asciutta l’altra, ma poi addolcendosi continuò – Vedi lui era il mio mondo…e quando se n’è andato ho sofferto molto. Mi è crollato il cielo addosso…io credevo che l’avrei amato per sempre e invece…- la voce le si incrinò senza volere, mentre il suo sguardo si inumidiva.

 

-Non me ne devi parlare per forza!- si affrettò ad affermare la bionda.

 

-No…no…io voglio parlartene!- la rassicurò lei, tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime appena scese, con il dorso della mano –Scusami, fa ancora un certo effetto…-

 

Così, senza connettere bene, che per la prima volta raccontava tutta la storia dall’inizio alla fine, rivisse ogni singolo momento aprendosi con Tara.

 

Quando ebbe finito, la ragazza aveva uno sguardo che lei non comprendeva.

 

In parte quella che traspariva dagli occhi indaco della bionda era comprensione, dall’altra un velo di tristezza le adombrava lo sguardo.

 

-Lo amavi molto…- disse guardando in basso, mentre Will assentiva con il capo.

 

-Ma non è per arrivare a questo che te ne ho parlato…è passato o comunque sta passando!- sorrise –E tu sei stata fondamentale!-

 

Tara la guardava senza capire.

 

-Se non ci fossi stata tu…i nostri incantesimi, le nostre risate e tutte, tante parole…credo non ne sarei venuta fuori!E di questo ti ringrazio di cuore…la vita ha ricominciato ad avere un briciolo di senso, da quando sei qui con me…-concluse.

 

La bionda avvampò.

 

-Grazie a te…-

 

Si sorrisero complici e grate entrambe.

 

-Bè…è un po’ troppo tardi non credi?- fece la rossa con non curanza, avvicinandosi al cassettone e tirandone fuori una comicissima camicia da notte, con orsetti.

 

-Pigiama party?!??- disse ridendo seguita dall’altra.

 

Ormai le prime luci dell’alba rischiaravano la stanza attraverso le tapparelle.

 

Will aveva dormito pochissimo, rigirandosi nel letto, infastidita dalla luce, tentava di riaddormentarsi.

 

Proprio in bianco questa nottata è Rosemberg?E domattina a lezione cascherai dal sonno!

 

Si disse aprendo un occhio.

 

Lei dormiva nel letto di Buffy, aveva ceduto il suo a Tara, nonostante le proteste della bionda che voleva dormire per terra.

 

Così girandosi dalla parte del suo letto, la vide e si intenerì.

 

Tara sonnecchiava arrotolata nelle coltri, i capelli scompigliati sul cuscino e un’espressione beata sul viso, di chi forse sta sognando.

 

Sorrise guardandola e le auguro sogni splendidi, prima di riaddormentarsi serena.

 

Quando suonò la sveglia, Willow la zittì con la mano, rigirandosi tra le lenzuola.

 

Aprì un occhio e poi l’altro.

 

Si tirò a sedere e guardò in direzione dell’altro letto, dove si aspettava di vedere Tara.

 

Ma lei non c’era e Will ne rimase delusa.

 

Il letto era perfettamente rifatto e sul cuscino troneggiava un piccolo biglietto.

 

Si stiracchiò per bene alzandosi e lo prese per leggere.

 

“Grazie davvero per la splendida nottata…è stata vera magia!!

 

E grazie del maglione e…della tua fiducia che spero di meritare.

 

Sei importante e speciale…anche per me.”

 

Tara

 

Sorrise.

 

 

 

 

 

Cap.4

 

 

 

Le settimane passavano e nonostante Adam, l’organizzazione e le mille cose che il mondo demoniaco tirava loro addosso, Willow sentiva la vita scorrergli forte nelle vene.

 

Ed era tanto che non capitava.

 

Troppo.

 

Il ricordo di Oz permaneva, ma era più docile il dolore che l’invadeva nel pensarci.

 

Riusciva a controllarsi e la sensazione ora, ripensando a quegli occhi, era di leziosa malinconia.

 

Tara le regalava comprensione e vicinanza e dopo quella notte di confidenze le sembrava di respirare nuovamente.

 

Anche Buffy e gli altri avevano notato il cambiamento della strega.

 

-Will…-

 

-Dimmi?-

 

-Ti vedo meglio…ne sono felice.- disse la bionda prescelta, guardando l’amica studiare alla scrivania e le regalò un largo sorriso d’affetto.

 

-Bè non mi piaceva la Willow depressa!- disse ricambiando il sorriso.

 

-Neanche a me!!-

 

Risero di gusto.

 

-Senti…e si può sapere chi è il mago che te ne ha tirato fuori?- chiese maliziosa Buffy.

 

Tara

 

-Credo si chiami Tempo…- disse ritornando al suo libro per non incrociare gli occhi dell’amica.

 

-Allora non mentono quando dicono che il tempo è l’unico lenitivo per un cuore infranto!- le rispose la bionda, sdraiandosi sul letto.

 

-Non l’ho dimenticato…credo non lo farò mai…è solo che…- disse la rossa, con una sfumatura di colpa nella voce.

 

Le sembrava ora, tutto d’un tratto, di essersi dimenticata troppo velocemente di quello che aveva creduto l’amore della sua vita.

 

-Nessuno dimentica…non sarebbe giusto…rimane sempre qualcosa…e uno spera siano i momenti belli, che non resti solo il male, quelle schegge di dolore che ti lacerano dentro…uno lo spera e a volte succede.- disse piano Buffy, perdendosi nei suoi pensieri.

 

-Buffy…- la guardò triste Will, sapeva di cosa stava parlando.

 

Lo sapeva fin troppo bene, anche perché l’altra involontariamente, si sfiorava il collo sfregiato lievemente da un morso, il morso del vampiro con l’anima.

 

Un segno che le sarebbe rimasto sempre, a monito di quei momenti e del loro folle amore.

 

Buffy si accorse di essersi presa una pausa dal mondo davanti all’altra e si scosse mettendosi a sedere.

 

-Will…scusami è tutto ok…solo che hai ragione non si dimentica…ma si va avanti e si ama ancora!- disse sorridendole sinceramente.

 

Ora stava pensando a Riley e Will le sorrise di rimando.

 

La bionda era uscita da un pezzo per la ronda.

 

Ma Willow non riusciva a prendere sonno.

 

Buffy aveva ragione, non c’era da sentirsi in colpa, Oz sarebbe sempre rimasto in lei ed era fortunata, perché di lui le rimanevano per lo più ricordi felici ed intensi.

 

Ma ora era tempo di voltare pagina e con un pizzico d’orgoglio si disse che già lo stava facendo.

 

Aveva smesso di aspettarlo.

 

Si portò una ciocca cremisi e ribelle dietro l’orecchio.

 

Rannicchiata su una poltroncina della sala ristoro, a gambe incrociate, rimetteva ordine nei suoi appunti.

 

La sua prima lezione mattutina era appena terminata e prima della successiva, aveva qualche manciata di minuti per riposare la mente e riordinare i concetti appena imparati.

 

Era una mattinata tranquilla.

 

Alzò lo sguardo per un secondo e la vide.

 

Tara camminava lungo il corridoio lì a fianco.

 

I loro incontri si moltiplicavano di giorno in giorno e Will si scopriva a incastrare impegni e lezioni per vederla anche solo per qualche minuto.

 

La vicinanza dell’altra la rendeva serena e gioviale ed era sempre più convinta a passare con Tara più tempo possibile, per rendere costante quella sensazione.

 

I suoi amici non ne sapevano niente, non aveva voglia di condividere quello.

 

Tutti loro avevano amici al di fuori della loro piccola cerchia, unita ed eletta per combattere il male e spesso venivano nominati nei racconti spassosi di Xander o nei lunghi e avvincenti riepiloghi delle serate di Buffy, a volte capitava che Giles menzionasse vecchi compagni d’università sparsi chissà dove.

 

Ma Tara in quei discorsi non saltava mai fuori.

 

Non era una cosa che faceva volontariamente, succedeva e lei non faceva niente perché non accadesse.

 

Comunque quel giorno l’incontro fu casuale e breve.

 

Anzi Tara non seppe mai di essere stata vista in quel corridoio.

 

Willow, allargò le labbra in un sorriso di piacere vedendola passare e stava per richiamare l’attenzione dell’altra.

 

Quando una brunetta sfiorò il braccio di Tara, precedendola.

 

La bionda si voltò verso la nuova arrivata e sorridendole iniziò a conversare amabilmente.

 

Dalla sua posizione, a qualche metro da loro, il sorriso della rossa svanì rapidamente.

 

Tara era di spalle e poteva vedere solo la bruna sorriderle e guardarla.

 

Si pietrificò e una fitta le trapassò lo stomaco.

 

Freddo.

 

Ne sentiva davvero troppo.

 

La rabbia ribollì nei suoi occhi eppure non mosse neppure un muscolo.

 

Provò stizza per la ragazza bruna e delusione per la bionda.

 

Era immobile aggrappata al bracciolo della poltrona, e le sue nocche divennero bianche prima di rendersi conto che stava stritolando la stoffa del suo appoggio.

 

La sensazione le era anche troppo familiare, ma non riusciva a rimuoverla ne a razionalizzarla, ma di questo si rese conto più tardi.

 

Ora era impregnata di quel sentimento, inondata, penetrata, invasa.

 

Tutto era confuso e delirante, fino a che Tara non voltò casualmente il viso appena un poco e la rossa scorse un sorriso.

 

Il gelo diventò più tagliente e tutto si fermò su quell’istante, su quelle labbra piegate.

 

Non le riconosceva quel tipo di sorriso, non era quello che la bionda le dedicava.

 

Perse un battito.

 

Intanto Tara e la brunetta si erano salutate e la strega aveva proceduto lungo il corridoio, sparendo dietro l’angolo.

 

Will non si era mossa.

 

Occhi bassi e labbra tremanti, gli occhi pericolosamente vicini al pianto.

 

Si era alzata lentamente e altrettanto lentamente aveva raggiunto la sua stanza.

 

Aveva pianto.

 

Pianto finché le lacrime non avevano fatto scivolare via tutta la rabbia.

 

Nel buio della sua camera, lontana dal mondo e dalle sue grida, da tutti i demoni e dai dolori di un’esistenza strana e troppo, troppo reale.

 

Nel buio del suo cuore, di nuovo tradito in modo così inusuale e dolente.

 

Nel buio della sua anima che si era spenta un attimo ancora.

 

Senza capire, senza ragionare, senza usare la testa, ubriaca e stordita da quelle sensazioni e dalla loro urgenza.

 

Solo conscia del dolore e dell’oblio che cercava.

 

Vuota di nuovo.

 

Senza un senso.

 

Di nuovo.

 

Avrebbe voluto urlare, ma la voce le era stata strappata e il silenzio le straziava l’anima con inaudita violenza.

 

Distrattamente sentì battere alla porta.

 

Non si mosse.

 

-Willow, ci sei?-

 

Tara

 

Gli occhi stretti in due lamine glaciali, il corpo sdraiato, fremente, come quello di un animale ferito.

 

La voce che l’aveva chiamata, le era arrivata da lontano, veloce e straziante, le aveva tolto fiato e montato di nuovo la rabbia.

 

Aveva chiuso gli occhi.

 

Più nulla.

 

L’alba aveva rischiarato la stanza, filtrando dalle pesanti tende rosse.

 

Aveva aperto gli occhi lentamente.

 

Un panno le copriva il corpo.

 

Doveva essere stata Buffy.

 

La sua migliore amica, dormiva tranquilla nel letto accanto al suo.

 

Capì di essersi eclissata per quasi 24ore nel suo dolore.

 

Si alzò ed uscì dalla stanza senza far rumore.

 

Era molto presto.

 

I corridoi della Stevenson Hall erano deserti e un silenzio surreale per quei luoghi al solito straripanti di voci, la seguiva.

 

Uscita all’aperto apprezzò la frizzante aria mattutina, ispirandola a pieni polmoni.

 

La rabbia era svanita.

 

Ogni stilla d’ira si era nuovamente assopita nel suo animo.

 

Ora la sua mente era lucida.

 

Ora riconosceva le sensazioni provate.

 

Si accasciò ai piedi del primo albero vicino all’edificio, perché l’enormità di quello che irrazionalmente non aveva colto, ora le si faceva addosso sommergendola.

 

Gelosia.

 

Dirompente e sanguigna.

 

La stessa che aveva percepito quella mattina davanti alla gabbia di Oz, davanti alla prova visibile del suo tradimento.

 

E nuovamente la lama dell’inganno l’aveva penetrata, tranciandole la voce e il cuore.

 

Ma stavolta la vendetta non era in lei.

 

Che diritto aveva di volerla.

 

E poi…

 

E poi ora non era quello il punto.

 

Si alzò stancamente, mentre un scheggia di sofferenza la trafiggeva di netto e una miriadi di pensieri contorti e oscuri dominavano il suo sentire, facendola lentamente e strenuamente colare a picco.

 

Si trascinò fino alla biblioteca deserta, provata e sperduta, ad occhi sbarrati e respiro corto.

 

All’interno si rannicchiò nel posto più isolato e nascosto, dove il forte odore di polvere e di libri teneva lontano la maggior parte degli studenti.

 

Si fece dare foglio e penna dall’addetto.

 

E iniziò a scrivere a cascata, ogni sensazione, paura, terrore e vergogna.

 

Se ci fosse qualcosa dentro di me.

 

Qualcosa che detto a parole spaventa e fa male da morire.

 

Se ci fosse qualcosa dentro di me che forse hai percepito senza capire.

 

Se ci fosse qualcosa nella mia testa, nel mio corpo, non di sbagliato, ma diverso.

 

Qualcosa di cui non sono ancora sicura.

 

Qualcosa che mette in discussione tutto.

 

Tutto quanto.

 

Qualsiasi istante della mia vita.

 

Dal primo attimo all'ultimo.

 

Qualcosa che vorrei urlare perchè forse soluzione di tutto questo dolore, di questo stiletto nel fianco che porto da così tanto.

 

Un dolore a cui non ho mai trovato causa, ne ragioni..

 

Qualcosa che non mi è permesso dire con facilità, perchè le conseguenze potrebbero essere distruttive.

 

Qualcosa che non posso dire nemmeno a te, Buffy, che sei stata la custode di mille segreti, perchè metterei in pericolo il nostro legame.

 

Perchè non so come reagiresti...per la prima volta non mi fido di noi.

 

E' qualcosa che se verificato sarebbe la conferma che tutto quello che ho vissuto finora, che sono stata...è una bugia.

 

Ogni cosa fatta avrebbe un valore diverso.

 

Forse alcune cose non ne avrebbero più.

 

Forse alcune Persone non ne avrebbero più.

 

Oddio…non posso dirtelo, eppure sono qui…perchè non so dove sbattere la testa…perchè questa cosa cambia tutto…ogni attimo...tutta la mia vita…e se deciderò che questa è la mia strada, perderò molto…forse troppo.

 

Ho paura.

 

Non so cosa devo fare.

 

Non so cosa si deve fare.

 

Non ho mai conosciuto nessuno così.

 

Vado completamente alla cieca.

 

Non è una novità.

 

Ma stavolta potrei perdere tutto con una stupida parola di tre lettere…

 

Perchè io...lo sono sempre stato?Se si, perchè adesso e non prima, non posso dirtelo, ma vorrei, non è sicuro…non mi puoi aiutare nemmeno tu!

 

Eppure sono qui davvero.

 

Ora sono completamente fuori di testa, ma ti giuro, ho provato a razionalizzare...e ho provato anche a rendere tutto irrazionale…ma non ce la faccio.

 

Cambia tutto se te lo dico, ti perdo forse.

 

Mi vergogno così tanto.

 

Non voglio che cambi niente, nè con te, nè con niente della mia vita.

 

Invece se è quello che credo, cambierà tutto, volente e non.

 

Perchè...non voglio…

 

Sono arrivata qui, ho lottato per essere quello che sono…ho sofferto...e in una notte, perdo tutto.

 

Maledizione!

 

Se è vero, cosa devo fare?

 

Andarmene di qui?

 

Devo lasciare tutto?

 

Forse questo è il motivo di tutte le mie fragilità...è se fosse l'unica vera causa?

 

Maledizione, maledizione!!

 

Per questo forse mi vedrai piangere…non sono più una bambina...me lo porto dentro da così tanto…e ha sempre fatto male in modo sottile e silenzioso, ma non capivo cos'era.

 

Non lo so bene neanche ora.

 

Ma adesso è esploso e ha un nome...che brucia qualsiasi cosa intorno a me.

 

Ho le gambe molli, se penso di dovertelo dire…ma non vedo alternativa…eppure non posso.

 

Buffy…forse io sono…oddio se te lo dico diventa reale...fa male da matti...forse, non lo so ancora...io…non riesco nemmeno a scriverlo

 

...forse io sono gay…

 

Si lasciò andare ai singhiozzi.

 

Violenti e intrisi di amarezza e…vergogna.

 

Nascose il viso tra le braccia, sul tavolo.

 

Accartocciò la lettera fra le mani.

 

Non avrebbe mai potuto darla a Buffy.

 

Il disagio era prepotente e assassino silenzioso in lei.

 

Che cos’era?

 

Chi era?

 

Quante bugie in una vita.

 

Tutto quello che era stata, che aveva fatto e provato…balle!

 

Chi era?

 

Oz…

 

Il suo cuore si strinse acutizzando il senso di nausea che la pervadeva.

 

Cosa aveva raccontato a se stessa e agli altri, per tutti quegli anni?

 

A lui, al ragazzo che diceva di amare e di cui aveva pianto amaramente l’assenza?

 

Si alzò di scatto e corse verso il bagno.

 

Diede di stomaco più volte, prima di accasciarsi a terra e appoggiarsi al muro.

 

Il viso immoto, lo sguardo fisso e perduto, mentre le lacrime le scorrevano libere e pesanti sulle guance arrossate.

 

Spezzettò in minuscoli frammenti il foglio stropicciato.

 

-Bugiarda…-

 

 

 

 

 

 

 

Cap.5

 

 

 

Buffy si alzò dallo scrittoio, per andare ad aprire la porta ad una ragazza bionda che non aveva mai visto.

 

-Ciao, desideri?- disse cordiale guardandola.

 

-C-ciao…cercavo Willow.-rispose incerta Tara.

 

-Mi spiace è tornata a casa per un breve periodo.-

 

-Ah…-

 

Buffy vide un’ombra passare in cui due occhi azzurri.

 

-E…come mai?-

 

La cacciatrice aggrottò la fronte, non lo sapeva nemmeno lei.

 

-Ma…non si è spiegata molto bene, ha detto che voleva stare un po’ con i suoi…strano- disse più a se stessa che all’altra, poi ritrovò il sorriso amichevole di poco prima.

 

–Ma se hai bisogno, puoi dire a me, posso dirle che sei passata.-

 

-N-no…non p-preoccuparti…era solo per qualche a-appunto.- disse la bionda imbarazzata e balbettando.

 

-Ok…allora ciao.- concluse Buffy incerta.

 

-Ciao.- disse l’altra congedandosi.

 

Era scappata.

 

Lo sapeva.

 

Tutto quello che quel campus le aveva fatto scoprire era troppo.

 

Era stata surclassata dal dolore e dal dubbio.

 

Qualche giorno a casa, si era detta, era quello che le ci voleva.

 

E invece l'infinito si era dissolto con il suo sentire.

 

Le mancava l'aria, aveva il fiato corto.

 

L'orizzonte le sembrò perduto, mentre il freddo le strisciava dentro, vagando nella notte del suo animo…

 

Isolò l'orecchio per non sentire più e serrò la gola per non pronunciare verbo.

 

Come se così facendo, potesse fermare la vergogna e il dolore.

 

Il suo mondo di sempre non le sembrava esistere più e tutto ciò che era conquistato ora era perso.

 

Chi l’amava era ferito con schegge di silenzio e occhi disperati, ma niente di più era dato rivelare.

 

Ed ecco l'inferno aprire i suoi portali e avrebbe voluto solamente urlare e contorcersi dal male e invece consacrò un silenzio estatico e destinato alla follia.

 

Sempre più devastata, si trascinò in quei giorni irrazionali, involucri vuoti del suo tempo.

 

Tutto questo per due lunghe settimane.

 

Aveva tenuto lontani Buffy e gli altri, quel tanto che era bastato per non infrangere quella clausura, ma non a sufficienza per farli preoccupare sul serio.

 

I suoi genitori non l’avevano mai asfissiata e la lasciarono sfogare in pace, senza troppe domande, nonostante quel silenzio persistente non li lasciasse tranquilli.

 

Vide il sollievo nei loro occhi, quando annunciò il suo imminente ritorno ai dormitori.

 

Se pur il padre l’avesse accompagnata di buon ora al campus, Willow spese la giornata vagando ai confini del terreno universitario e entrò nella Stevenson Hall verso le 20.00.

 

In verità, non ne aveva nessuna voglia, ma essere la spalla della cacciatrice, le aveva insegnato che la notte non era sicura per nessuno.

 

Buffy non era informata del suo rientro e sperò ardentemente che non si trovasse nella loro camera.

 

Non si sentiva ancora pronta ad affrontarla.

 

Sapeva che l’amica le leggeva dentro e il momento delle domande e del confronto era vicino.

 

Per sua fortuna la stanza era vuota.

 

Con tutta probabilità l’altra era fuori a cena con Riley e poi si sarebbe fermata a dormire da lui.

 

Appoggiò il borsone sul letto e si sedette.

 

Non aveva deciso di tornare senza motivo.

 

Non aveva deciso di tornare perché il dolore si fosse affievolito.

 

Era lì con uno scopo ben preciso.

 

Nei giorni del suo esilio, quando la ragione a tratti tornava lucida in lei, aveva potuto pensare a tante cose.

 

E nonostante la rabbia velata e ne era consapevole insensata nei confronti di Tara, il suo pensiero e il ricordo dei suoi sorrisi le era stato indispensabile per non perdersi del tutto.

 

E l’immagine della ragazza bionda, si era sempre più dipinta nei suoi occhi, costante e coerente, più del dolore, più dei sacrifici che avrebbe dovuto compiere.

 

Il giorno che aveva dato un nome al sentimento che provava, il peso che aveva sul cuore si era sciolto, ma il dolore no.

 

Doveva rivedere quel viso per capire se aveva ragione, al resto avrebbe pensato poi.

 

Si sistemò sul pavimento incrociando le gambe.

 

Chiuse gli occhi e si concentrò.

 

Pronunciò la formula che da giorni preparava, con voce calma e studiata.

 

“Di queste anime dormienti

 

invoco il torpore e la quiete

 

Di queste anime dormienti

 

chiamo l’oblio temporaneo

 

Finché il mio volere

 

non sarà compiuto.”

 

La magia partì potente dai palmi delle sue mani aperte e si propagò per l’intero campus, facendo riposare di un sonno più profondo tutti gli studenti.

 

Tara avvertì la magia di quella notte in modo sfocato, prima di chiudere gli occhi e cadere addormentata.

 

La strega rossa, si incamminò con cautela verso il dormitorio della bionda.

 

Quando arrivò davanti alla sua porta, fece scattare la serratura con un incanto.

 

-Dischiuditi…-

 

Il cuore le batteva forte.

 

Non se l’era sentita di affrontarla a viso aperto, per questo era ricorsa a quella innocua magia.

 

Conosceva e riconosceva le sensazioni che la presero nell’aprire quell’uscio e nell’oltrepassare la soglia.

 

Fece piano, nonostante il sortilegio le coprisse le spalle, impedendo il risveglio di alcuno.

 

Entrò nella stanza buia e richiuse la porta dietro di sé.

 

Aspettò che gli occhi si abituassero al buio.

 

Lentamente le fu possibile scorgere i contorni degli oggetti e dei mobili.

 

Ma ancora non guardò nella direzione del letto e non la vide.

 

Dalla borsa che aveva a tracolla, prese una piccola candela bassa e larga.

 

Si avvicinò al letto, mentre sentiva palpitare il suo cuore sempre più velocemente.

 

Seguì il profilo di Tara nella penombra, mentre un languore le mozzava il fiato.

 

Disegnò con gli occhi la linea morbida del suo corpo sotto le coltri e accarezzò i lineamenti del suo viso con il pensiero.

 

E la gioia del rivederla, trasparì nel lieve sorriso che si permise.

 

Si inginocchiò a fianco del letto.

 

A pochi centimetri dal viso dell’altra il suo.

 

Accese la candela senza staccare mai lo sguardo dalla bionda.

 

Il bagliore della fiamma si sparse per la stanza, tingendo dei colori del tramonto ogni cosa e regalando anche al volto di Tara calore e un non so che di fatuo.

 

Tutto vibrava al tremolare della fiammella, confondendo confini e contorni.

 

Willow appoggiò la candela, che si era rivelata alla sua luce di un indaco strano e caldo, sul comodino, così che il suo viso e quello di Tara fossero illuminati.

 

Ancora dalla sua borsa, che aveva appoggiato al suo fianco, trasse un rametto di spezie e lo bruciò sulla fiamma.

 

Poi lo scosse per estinguere il fuoco che aveva subito attecchito.

 

Con ampi gesti del braccio, infine cosparse la stanza del denso e sottile fumo che ne proveniva.

 

Nessun profumo però si sprigionò da quel magico incenso.

 

Chiuse gli occhi, interrompendo il contatto visivo con l’altra per la prima volta da quando l’aveva vista.

 

Recitò precisa e solenne:

 

“Ti scrivo sull’anima

 

mia dolce vestale

 

Ti scrivo sull’anima

 

ma non nella mente

 

Così che tu sappia

 

senza sapere.”

 

Restò a fissarla per qualche minuto e poi iniziò a parlarle in un sussurrò, cosicché la sua voce non violasse quel silenzio incantato.

 

Mentre mormorava con tono dolce e dolente, ogni più piccolo segreto della sua anima, avrebbe voluto sfiorarle una guancia.

 

Ma non lo fece fermando la mano a pochi millimetri dalla sua pelle, mentre le parole sgorgavano libere dalla sua bocca.

 

Trasparenti stille salate solcarono il suo viso e avevano il sapore dell’aria per un prigioniero liberato.

 

I suoi occhi verde muschio, brillavano esaltati dal tremolare della candela.

 

Inclinò il capo leggermente mentre le ultime verità, quelle più emozionanti e violente, venivano baciate dalla sua voce.

 

Aveva finito.

 

Aveva regalato tutto ciò che il suo cuore tratteneva e custodiva al silenzio stregato di quella notte.

 

Appoggiò stancamente un gomito sul letto, molto vicino alla bionda.

 

Posò anche la testa e ascoltò il silenzio.

 

La guardava dormire e inconsciamente la magia prese anche lei.

 

Forse perché non era una strega così esperta, forse perché era così che doveva essere.

 

Mentre gli occhi delicatamente si chiudevano, sorrise.

 

L’ultima cosa che aveva visto prima di addormentarsi era stato il viso di Tara.

 

 

 

Cap.6

 

 

 

Cullata nel sonno da voci melodiose e melanconiche, trovava pace e freschezza in quel riposo.

 

Dopo quelle lunghe settimane, dormiva davvero, serena e leggera.

 

Si sentiva se stessa, in modo nuovo.

 

Il velo nero che l’aveva coperta, si era strappato.

 

Tutti i pensieri violenti ed oscuri che l’avevano posseduta, che avevano violato ogni ricordo, ogni parola, lei nel profondo, erano ora lontani, sopiti.

 

Quel sonno era come pioggia estiva, che le rinfrancava le membra.

 

Si avvicinava ora il momento del risveglio e non ne aveva paura.

 

Come se la sua battaglia fosse già stata combattuta.

 

Si sentiva come se tutto ciò che poteva fare, l’avesse già fatto.

 

Era docile a quel risveglio, perché un calore inusuale l’abbracciava.

 

Si sulla sua fronte in particolare.

 

Sentiva come una carezza dolcissima, spostarle i capelli di lato, sfiorando come miele caldo le sue tempie, tranquillizzandola.

 

Tornava cosciente di minuto in minuto, ma ancora non aveva aperto gli occhi.

 

Mosse impercettibilmente da prima la testa e sentì quel contatto stupendo spegnersi.

 

Se ne dispiacque.

 

Dischiuse lentamente le palpebre, filtrando la luce forte di quella mattinata.

 

Così ci mise qualche secondo a mettere a fuoco Tara, che appoggiata su un braccio, ancora coperta dalle coltri, ritirava la mano, che prima che Will aprisse gli occhi l’aveva lambita.

 

La rossa le sorrise.

 

-Ciao…- disse in un sussurro.

 

-Willow…- le rispose la bionda guardandola carezzevole.

 

Le piaceva sentire il suo nome da quelle labbra, le piaceva moltissimo.

 

-Will…sei tornata…- continuò la ragazza, mentre la rossa si alzava e si accomodava sul letto accanto a lei.

 

-Già…sono arrivata stamani molto presto e volevo venirti a salutare subito, ma dormivi…così ho aspettato che ti svegliassi e mi devo essere appisolata!- disse dandosi un colpetto sulla testa.

 

-Avresti dovuto svegliarmi…ma come sei entrata?-

 

Non ebbe il coraggio di mentirle ancora.

 

-Bè…ti devo chiedere scusa…- e così dicendo mosse l’indice della mano destra, dal quale si sprigionarono scintille rosso fuoco.

 

-Oh…abbiamo una scassinatrice!!- le disse ridendo Tara.

 

-Una scassinatrice magica!!- rise di rimando.

 

Era tanto, davvero troppo che non ridevano così.

 

Le era mancata immensamente la presenza dell’altra e non riuscì a impedirsi di abbracciarla.

 

Così mentre ancora la bionda rideva le si avvicinò e le cinse le spalle.

 

Tara accolse la rossa in un abbraccio pieno di calore, dopo qualche secondo di rigidità dato dalla sorpresa.

 

-Mi sei mancata…- sussurrò Will, nascondendo il viso nella spalla dell’altra.

 

Tara sorrise.

 

-Anche tu…moltissimo.-

 

Willow perse un battito, ma si ricompose non doveva illudersi.

 

Però non si sciolse dall’altra, qualche secondo ancora in quella stretta le avrebbe dato forza per resistere.

 

Fu l’altra a staccarsi un poco, ma non estinse il contatto, si allontanò solo della distanza utile a guadagnare gli occhi dell’altra strega.

 

-Ho creduto non volessi più vedermi…-

 

-Non è così…non è possibile.-

 

-Allora…allora perché non mi hai avvertito che partivi?- rimbeccò la bionda.

 

Willow riguadagnò l’incavo della spalla di Tara, in modo che l’altra non la fissasse più e così potesse mentirle senza essere scoperta.

 

-Hai ragione…ho sbagliato, ma ora sono qui!-

 

Tara la strinse più forte, mentre le diceva –Allora Will…promettimi che non te ne andrai più via da me…ti prego!-

 

Anche lei strinse più forte la bionda chiudendo gli occhi.

 

–Te lo prometto.-

 

Alle 9.00 era davanti alla porta della sua stanza.

 

Esitava.

 

Se Buffy era rietrata, l’attendeva lo sguardo acuto ed indagatore della cacciatrice e non era ancora pronta ad aprirsi con la sua migliore amica.

 

Fece un profondo respiro e aprì la porta.

 

La bionda stava uscendo in quel momento dal bagno.

 

-Willow!- disse felice l’altra, volando ad abbracciarla.

 

Si commosse a quel gesto affettuoso.

 

-Buffy!-

 

-Allora sei tornata finalmente!- disse quella staccandosi.

 

Will stava disfacendo la valigia e Buffy la guardava.

 

Si erano scambiate qualche parola, ma per ora niente domande.

 

Ma la strega sentiva su di sé, gli occhi verdi dell’amica.

 

-Allora…mi dici cos’è successo?- chiese tranquillamente la bionda.

 

Era arrivato il momento.

 

Si girò a guardare l’amica.

 

-Niente di così grave.- rispose incerta.

 

-Sicura?-

 

Seguì qualche minuto di silenzio, le due si guardarono intensamente.

 

-No…- rispose incapace di mentire la rossa, ma prima che Buffy potesse chiedere continuò –Ma non sono ancora pronta a spiegare…puoi accettarlo?-

 

-Si…aspetterò che tu me lo dica.- fece l’altra sorridendole.

 

Non c’era bisogno di pregare o supplicare, si conoscevano troppo per non sapere che anche quella confidenza sarebbe venuta, come tutte le altre, nel momento opportuno.

 

-Solo una cosa Will…-

 

La fissò.

 

-Stai bene?-

 

-Sto meglio…quello che dovevo fare l’ho fatto…sto meglio, non bene, ma meglio.- rispose sorridendole tristemente.

 

-Mi sembri rassegnata e questo non mi piace…- corrucciò la fronte –Ma un giorno sarai felice…io lo so…tu sei Willow, non meriti altro!- disse Buffy, abbracciandola comprensiva.

 

Non sapeva cosa stesse succedendo all’amica, ma aveva percepito la sofferenza passata e ora la rassegnazione dell’altra e questo la preoccupava.

 

Però se l’altra non era ancora pronta a dirle il motivo di tutto, non l’avrebbe forzata e non poteva che augurarle una serenità futura.

 

Sciogliendosi dall’abbraccio sentenziò allegramente –E quando arriverà quel giorno, quando sarai felice, io mi prenoto per un “Te l’avevo detto!”-

 

Sorrisero entrambe.

 

 

 

E così era passato del tempo.

 

Aveva fatto scivolare giorni gentili sulla sua pelle.

 

Era difficile.

 

Ma aveva concluso che poteva farcela.

 

Dopo quella notte a guardare Tara dormire e a parlarle della sua anima, aveva deciso che l’avrebbe guardata vivere e l’avrebbe…amata, in silenzio.

 

Non sentiva rabbia o inadeguatezza, non era completa, ma era tranquillamente rassegnata.

 

In realtà si era consacrata all’altra senza dirle nulla, ne pretendere di essere ricambiata.

 

Non avrebbe potuto dimenticarla.

 

Ne escluderla dalla sua vita.

 

Ma non voleva nemmeno sporcarla di quell’amore innaturale.

 

Perciò semplicemente si concedeva il lusso di guardarla adorante, senza parole, di gioire della sua presenza e soffrire della sua assenza.

 

Era in un limbo di sottile e sopportabile insoddisfazione, che per il bene e la felicità dell’altra avrebbe sorretto.

 

Già la felicità di Tara.

 

Genuinamente la riteneva più importante della sua.

 

E così sarebbe sempre stato.

 

C’erano giorni migliori e giorni peggiori.

 

Giorni in cui si illudeva per qualche attimo di poter dire tutta la verità e di essere in qualche modo accettata, altri in cui la consapevolezza del rifiuto e del disprezzo che avrebbe provocato la spezzavano.

 

Ma la sua forza di volontà la sorreggeva, facendola resistere,

 

Era sofferenza lieve in confronto al privilegio di condividere i suoi sorrisi con l’altra.

 

In cuor suo sapeva che un giorno, qualcuno avrebbe avuto quello che a lei era negato.

 

E al solo pensiero soffriva terribilmente.

 

L’avvento di quel ragazzo dalle fattezze confuse, la faceva tremare, ma poi la speranza di vedere l’altra essere felice, l’addolciva e la rassegnava.

 

Ed era onestamente serena per l’altra e le augurava quel momento, scordandosi il suo cuore piegato.

 

Sapeva di illudersi, ma sentiva che comunque le cose sarebbero andate, avrebbe continuato a condividere qualcosa di speciale con la bionda e questo doveva bastarle.

 

La magia le avrebbe sempre tenute strette, almeno di questo era sicura.

 

E pensava questo quando dopo il ritorno di Faith, si era rifugiata in camera di Tara.

 

Pensava che l’altra strega parlasse di questo quando le aveva detto “sono tua”.

 

Anche se il suo cuore era impazzito a quelle parole, così languide e semplici.

 

Di nuovo si era frustrata, calmandosi e ripetendo all’infinito, che non era niente.

 

Così le aveva sorriso, un sorriso triste e questo alla bionda non era sfuggito.

 

-Ti va di parlare un po’?-le aveva chiesto timidamente l’altra, prendendola per mano e facendola sedere accanto a lei sul letto.

 

-Non lo stiamo facendo?- rispose un po’ nervosa Willow.

 

-Bè…si!Ma vorrei sapere cosa ti succede…- disse Tara guardandola negli occhi, ma l’unica risposta che ebbe fu l’incomprensione di quella domanda, stampata a chiare lettere nello sguardo della rossa.

 

-Da quando sei tornata…sei diversa. Io non ti conosco come ti conosce Buffy…ma credo di poterti dire che da quelle due settimane di silenzio, bè non sei tornata illesa. Non hai mai voluto dirmi cos’è successo, ne perché sei sparita e io non ho voluto insistere perché vedevo che ne soffrivi e poi…chi sono io per chiedere, però…forse ora potresti. Vorrei…vorrei saperlo.- Tara finì la frase tra l’imbarazzato e il deciso.

 

Willow si morse un labbro, non era stata poi così brava a nascondersi.

 

-Vedi Tara…ci sono cose che feriscono senza motivo. Arrivano e ti atterrano. E tu non puoi far altro che aspettare di rialzarti e poi…poi andare avanti con quel che rimane di te.-

 

-E quali sono queste cose?-

 

-Sono cose che bruciano, bruciano dentro…e ti fanno vergognare così tanto di te stessa che non si può…non si può proprio condividerle.- rispose deglutendo forte, Tara si avvicinava troppo.

 

-Dolore?-

 

-Si dolore.-

 

-Più forte di quello che hai provato per Oz?- chiese piano la bionda.

 

Willow ci pensò su.

 

-Diverso.-

 

-Allora perché non vuoi dirmelo?Di Oz mi hai parlato quasi subito.-

 

-Non lo so…- lo sapeva bene invece e ora non sapeva più cosa rispondere.

 

Tara si alzò andando a prendere un cristallo dello stesso colore dei suoi occhi.

 

-Questo me l’ha regalato mia madre!- le disse sorridendole.

 

Willow le sorrise di rimando.

 

L’atmosfera si era alleggerita e la rossa era grata a Tara di quella tregua indispensabile.

 

Sperò fosse una resa.

 

- E’ un cristallo…diceva che è del colore esatto dei miei occhi…-

 

- E’ vero.- assentì la rossa paragonando i due azzurri.

 

-Non ha poteri mistici molto speciali…credo sia semplicemente un porta fortuna. L’unica cosa che fa è cambiare sfumatura di celeste a seconda del mio umore. Sembra una di quelle pietre che vendono ai ragazzini!-

 

Risero entrambe.

 

Ma Willow sapeva che quel cristallo era molto più importante e bello di quanto Tara facesse vedere.

 

Ogni cosa regalata, descritta o anche solo toccata dalla Signora Mclay, per la bionda era un frammento di passato dolce e nostalgico.

 

La rossa era anche convinta che l’impegno e la dedizione dimostrate da Tara nello studio delle Arti, derivasse oltre che da una forte passione, soprattutto dalla voglia di onorare la memoria della madre, strega a sua volta e prima maestra della figlia.

 

La guardò comprensiva, percependo un’ombra velare lo sguardo dell’altra.

 

Ma Tara lo fece svanire, illuminandosi di un sorriso etereo e solare, stordendo Willow con la sua genuinità.

 

-In ogni caso, me l’ha dato lei e questo lo rende importante!!- disse continuando a guardarla sorridente.

 

-Immagino…- disse Willow, con calma studiata, calma che invece nascondeva un nervosismo sottile.

 

Le dispiaceva vedere Tara adombrarsi ripensando alla madre, ma a parte quello non riusciva a capire dove volesse arrivare e cominciava a pensare che il discorso precedente non si fosse interrotto, solo avesse preso un’altra strada.

 

-Prendilo in mano.- disse la bionda porgendoglielo.

 

Will obbedì, prendendo la pietra tra le dita.

 

Subito questa, iniziò a sfumare l’azzurro in un verde muschio.

 

Willow corrucciò la fronte non capendo.

 

-Si sta sistemando sulle tue frequenze credo…ecco adesso ha il colore dei tuoi occhi.- disse Tara tranquillamente.

 

La rossa fece segno di aver capito e ritornò al cristallo, che ora scuriva leggermente, in una sfumatura di verde molto più ombrosa della precedente.

 

-Perché è così scuro adesso?I miei occhi sono…-ma la voce triste della bionda la interruppè.

 

-…verde muschio, screziati d’oro…due smeraldi opachi eppure fatalmente preziosi.-

 

Willow arrossì furiosamente, mentre perdeva il controllo del suo cuore che batteva velocissimo.

 

-E’ u-un colore molto p-particolare… v-va guardato b-bene…- disse imbarazzata la bionda, conscia di aver esagerato.

 

-Grazie…- rispose non guardandola e poi continuò, per stemperare quella strana tensione –Ma perché ha cambiato così velocemente sfumatura?-

 

-Cosa vuol dire essere felice per te?-

 

La rossa la fissò stupita, la domanda l’aveva colta di sorpresa.

 

-Cosa?-

 

-Rispondimi…- disse Tara guardandola seria.

 

-Bè…non è tanto facile…credo…che sia sentirsi realizzati, sereni, completi e…-

 

-No Will…la tua felicità.-

 

Abbassò la testa.

 

-La felicità di chi amo.-

 

-Ma quella è la loro…la tua felicità!- insistettè l’altra, avvicinandosi.

 

Io non posso essere felice…perché non potrò mai avere quello che più di ogni altra cosa voglio…perché non potrò mai aprire il mio cuore…posso solo cercare di sopravvivere e vivere per le persone che amo e lottare per la LORO felicità.

 

-La mia risposta te l’ho già data.- disse solamente, fissando il cristallo che continuava a divenire più buio.

 

E ad un tratto capì e piano disse –Scurisce più è scura l’anima di chi lo tiene tra le dita, non è vero?-

 

-Volevo solo sapere perché non vuoi essere felice…scusami.- disse lentamente Tara.

 

Willow si addolcì, dopo i primi secondi, in cui il trucchetto dell’altra l’aveva irritata.

 

-M-ma…non è così…non è che non voglio essere felice!Non lo sono e basta, ma non è grave Tara…non preoccuparti.- disse sfiorandole una guancia.

 

Si sarebbe potuta risparmiare quel contatto che le aveva provocato un brivido freddo, ma non aveva resistito.

 

Tara sorrise.

 

-Invece, da quando sei tornata…mi sembra che tu ti sia imposta l’infelicità. Ma se non vuoi parlarne, non importa…ma c’è un’altra cosa che invece riguarda tutte e due e di questa non posso fare a meno di chiederti.-

 

Willow deglutì preoccupata, ma assentì con la testa, dando il permesso all’altra di continuare.

 

-E’ come se girassimo intorno a qualcosa…come se dovessi dirmi molto più di quello che pronunci. E questo sempre…percepisco un’aura di frustrazione nei miei confronti, come se mi proteggessi da te stessa. Ma Will tu non potresti mai farmi del male volontariamente, di questo sono sicura!- concluse incoraggiante.

 

La rossa era pietrificata, il cuore rallentava sempre più, facendola sentire debole e vulnerabile.

 

Come era potuto succedere?

 

L’equilibrio fittizio che aveva creato, facendo molto lavoro su se stessa e molta fatica, era appena crollato davanti ai suoi occhi, frantumandosi alle parole di Tara.

 

Non riuscì a fermare le lacrime, che frettolosamente corse ad asciugare con la mano.

 

La bionda, trasalì.

 

Non credeva di aver calcato la mano, ma la reazione di Willow la spaventò.

 

Così annullò istintivamente la distanza fra loro, abbracciandola forte.

 

Le braccia della rossa però non risposero all’abbraccio, solo il suo capo, appoggiato e nascosto nei capelli di Tara, le fece percepire che non era stato un gesto non apprezzato.

 

-N-non volevo farti stare male…scusami…a-avrai le tue ragioni…non-n devi d-dirmi nulla s-se non vuoi.- balbettò incredula, mentre Willow piangeva copiosamente tra le sue braccia.

 

Willow era stordita.

 

L’aria era intrisa della fragranza di viole, propria di Tara e dal sapore salato delle sue lacrime.

 

Non riusciva a ragionare e sapeva che quella era una sconfitta.

 

Aveva creduto di poter andare avanti così per sempre…che stupida.

 

Si rese conto che anche se Tara non le avesse chiesto nulla, non avrebbe resistito molto di più.

 

Godeva terribilmente della presenza dell’altra, ma di contrappasso la tensione che accumulava mentre erano insieme era enorme.

 

Ogni volta, come aveva detto la bionda, era lì lì per rivelare tutto.

 

Eppure la vergogna fino a quel momento, aveva sigillato la sua bocca.

 

E ora?

 

Ora cosa avrebbe fatto?

 

Non ci riusciva.

 

Non sarebbe riuscita a dirle tutto.

 

Sarebbe scappata.

 

Era l’unica cosa che poteva fare.

 

Si vergognava troppo.

 

Ma tentennava.

 

Non riusciva nemmeno a staccarsi da quell’abbraccio.

 

Era così caldo.

 

Così bollente.

 

I brividi le corsero lungo la schiena, mentre Tara vi passava le mani per confortarla, in una carezza che percepiva molto più sensuale di quanto l’altra avrebbe voluto.

 

I suoi sensi stravolgevano ogni contatto casto e trasparente che Tara le donava in completa ingenuità.

 

Ma aspettava un attimo ancora.

 

Si perdeva in quelle sensazioni, che sapeva rubate all’altra.

 

Ancora un istante persa e inondata da tutto quell’amore nascosto e innaturale, che bruciava ogni pensiero.

 

Era completamente stravolta, senza requiem, confusa e irrazionale.

 

E le parole di Tara le arrivarono da lontano, come se non si trovasse lì, smarrita com’era in quelle mille sensazioni.

 

-A-anch’io n-non t-ti ho detto t-tutto…-

 

Strinse finalmente l’altra anche lei, come conscia che qualcosa sarebbe successo.

 

Il dubbio, che forse la bionda avesse già compreso tutto, le si insinuò nell’anima.

 

E si rassegnò mentalmente, all’imminente crollò.

 

Come se quell’abbraccio fosse l’ultimo, si aggrappò a Tara come non aveva mai fatto.

 

Pronta al distacco e al disprezzo che le avrebbero spezzato il cuore.

 

Si, sarebbe stata ferma, mentre l’altra le strappava l’anima.

 

Perché ormai ne era sicura.

 

Tara aveva capito.

 

Infatti la stretta della bionda era diminuita gradualmente, all’aumentare della sua.

 

Già la disprezzava.

 

Poteva percepire la pelle dell’altra fremere per la vergogna.

 

La stava sporcando con quel contatto, ma non riusciva ad impedirsi di aggrapparsi a lei.

 

Forse perché dopo le imminenti parole di Tara, non si sarebbe potuta più permettere di sfiorarla.

 

L’avrebbe persa.

 

Il cuore le si strinse violentemente a quella consapevolezza.

 

Come avrebbe fatto?

 

Ma ora non riusciva a pensarci, voleva solo stare in pace tra quelle braccia, ancora un poco.

 

-Will…-

 

La strinse involontariamente ancora di più.

 

Ancora un attimo ti prego…

 

-Willow…-ripetè la bionda.

 

Ecco era arrivato anche quel momento.

 

La ragazza tremava percettibilmente.

 

Era finita.

 

-C-chi…chi s-sono io per te?-

 

La domanda la trapassò bruciandola dentro.

 

Strinse gli occhi e allentò la stretta, soffrendo del distacco, con l’intenzione di guardare negli occhi l’altra.

 

Aveva la bocca impastata nel tentativo di parlare.

 

Ma la bionda non glielo permise e Willow ne rimase interdetta.

 

-No…aspetta…non posso farti questa domanda…conosco la risposta e so che mi farà male.-

 

Un altro colpo al suo piccolo cuore di strega.

 

Si Tara aveva capito.

 

Si stava lasciando andare all’umiliazione e alla resa, piangendo forte.

 

Ma la voce incrinata di Tara, che nel frattempo aveva continuato a parlare, la risvegliò da quel dolente torpore.

 

-Io, prima devo dirti q-quello che ti ho tenuto n-ascosto…perché Will, io non ne posso più…lo so che così ti p-perdo…che ti farò schifo e che non v-vorrai più vedermi…ma n-non importa, io devo d-dirtelo…anche se tu non mi ricambi…-

 

L’ultima lacrima le scese veloce sulla guancia destra, lasciando spazio allo stupore nei suoi occhi.

 

Si staccarono lentamente.

 

Tara tremava, lo sentiva, mentre allontanandosi, le sfiorava le spalle e le braccia.

 

Ma non estinse completamente l’abbraccio, ponendo le mani sui fianchi dell’altra e rimanendo con il viso a pochi centimetri da quello di Tara.

 

La strega bionda, guardava in basso, mentre calde lacrime le rigavano le guance.

 

Le faceva scorrere senza trattenerle.

 

Willow la guardava perduta in quei lineamenti, aspettando che continuasse.

 

Non riusciva a capire le ultime parole di Tara ed era ben convinta a comprendere, prima di fornire la scure che le avrebbe tranciato la testa.

 

Così la guardava interdetta e perplessa.

 

Tara alzò lo sguardo per una frazione di secondo, incrociando il suo.

 

E fu un attimo.

 

Il verde e il celeste si mischiarono, incatenati e perduti.

 

-So che non puoi ricambiare…- sussurrò Tara, abbozzando un triste sorriso.

 

Ma la rossa era ancora persa nello sguardo della sua interlocutrice.

 

Tutto era dimenticato, la vergogna, il rifiuto, la magia, lei stessa.

 

Annegava in quei due laghi, desiderosa solo di perdersi di più.

 

E le fu chiaro come se un lampo l’avesse illuminata, che non avrebbe avuto nessun’altra occasione per essere felice.

 

Che se non avesse colto quell’amore ora, l’avrebbe perso.

 

E di lei non rimaneva altro se non quell’amore.

 

Conscia del possibile rifiuto, si disse che se l’altra le avesse manifestato il suo diniego, se ne sarebbe andata per sempre dalla sua vita, chiusa nel suo dolore.

 

Ma ora non le importava, avrebbe tentato, giocandosi tutto.

 

Il cuore prese a batterle furioso, tanto che le sembrò che il suo petto esplodesse.

 

Un verginale rossore le tinse le gote.

 

Ma i suoi occhi erano oltre tutto, avvinghiati a quelli della bionda.

 

Quest’ultima anch’essa in silenzio.

 

Le si avvicinò lentamente.

 

Inclinò la testa dolcemente verso sinistra.

 

Sentì sul viso il respiro di Tara, profumato e innaturalmente veloce.

 

Alzò una mano, sfiorando con le dita la guancia umida della bionda immobile.

 

Erano così dannatamente vicine.

 

Un calore la investì di colpo, quando le sue labbra socchiuse, lambirono lievemente quelle di Tara.

 

Chiusero entrambe gli occhi.

 

Labbra su labbra.

 

Lievi e fugaci secondi.

 

Venerandosi a vicenda.

 

Il bacio non si approfondì per nulla, fu solo una sublime carezza di devozione.

 

Poi si staccarono, aprendo lentamente gli occhi, guardandosi in attesa.

 

Si sorrisero.

 

Il velo del dubbio e della paura era squarciato.

 

E si riavvicinarono ambedue, trovandosi di nuovo vicine, vicinissime.

 

Tara le baciò la guancia, in modo languido, mentre Willow le accarezzava lo zigomo con il naso.

 

Era tutto così naturale e completo.

 

Le loro labbra si sfiorarono nuovamente, per poi staccarsi per far rincontrare i loro sguardi, poi di nuovo quella carezza soave.

 

E ora quel leggero tocco, si approfondì dolcemente, cercandosi con calma.

 

Il bacio indagò le loro anime di riflesso, mentre le lingue giocavano veloci e carezzevoli, devote l’una all’altra.

 

Tara le portò una mano sul viso, mentre la rossa con la sua l’attirava a sé, premendole la schiena.

 

Il bacio prese d’intensità e passione, mentre brividi bollenti scorrevano sui corpi di entrambe.

 

L’eccitazione fece il resto.

 

Si staccarono tremanti e con il fiato corto e di nuovo i loro occhi si cinsero di un abbraccio denso e perfetto.

 

Un bacio ancora a fior di labbra, per poi sorridersi adoranti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap.7

 

 

 

 

 

E un bacio aveva sfumato la vergogna e le lacrime.

 

Il tempo era passato, scivolando su di loro.

 

E il destino le aveva provate nuovamente, allontanandole di botto.

 

Poi la rossa era apparsa alla sua porta, con quel cero fiammeggiante ed un sorriso che non avrebbe dimenticato.

 

Willow se n’era appena andata.

 

Tara dormiva serenamente nel suo letto.

 

Quella notte una luna nuova aveva illuminato le loro vite, facendo svanire dubbi e paure.

 

Quella luna le aveva rese una certezza.

 

I fantasmi di un passato, che il giorno prima si era fatto drasticamente presente, si erano dissolti.

 

Non c’erano state troppe parole.

 

Solo loro.

 

E bastava.

 

Era stato sufficiente soffiare su quella candela gialla e davanti a loro si erano dischiuse le porte del paradiso.

 

Albeggiava.

 

Tara si stava svegliando pigramente.

 

Ancora tra il sonno e la veglia, percepì la voce dell’altra arrivarle da lontano.

 

Non ti ho detto una cosa.

 

Mi sono innamorata.

 

Si, Tara.

 

Mi sono innamorata follemente, come la più stupida delle ragazzine.

 

Il mio cuore batte talmente forte a volte, mentre mi è vicino, che ho paura mi schizzi dal petto.

 

Sento la sua fragranza, ovunque.

 

In ogni cosa.

 

Avverto la sua presenza.

 

Provo sensazioni che pensavo di aver dimenticato dopo Oz e altre nuove, di un’intensità folle.

 

Io amo di nuovo.

 

Credevo di non esserne più capace.

 

E invece è qualcosa di così denso che non lo trattengo.

 

Come non trattengo la gelosia.

 

E questo amore è solo mio.

 

Unico, diverso.

 

E sbagliato…

 

Si…lo è.

 

Innaturale.

 

Quando ho capito cosa provavo, quando ci ho creduto, ho sperato fosse irreale.

 

Perché questo amore può portare solo all’infelicità.

 

La mia.

 

Quindi me ne sono andata, sperando che sparisse, ma non è successo.

 

Secchi di sale sulle mie ferite, cosicché bruciassero, tenendomi viva ancora.

 

Ho desiderato morire.

 

Di nuovo amavo e di nuovo faceva male.

 

Ho passato notti ad occhi sgranati, piangendo lacrime d’ira e rancore.

 

Altre lacrime le ho versate per la mia impotenza.

 

Lontano da tutti e soprattutto dalla persona che non può ricambiarmi.

 

Mi vergogno così tanto.

 

Non ho nemmeno il diritto di chiamarla Amore, perché se lo facessi…tutto lo sporco che ho addosso si ritorcerebbe su…

 

Sono una folle.

 

Sto impazzendo, lentamente.

 

Ma io l’amo.

 

Si Tara, l’amo…in ogni cosa che fa, che dice, che prova.

 

Sto piangendo, mi senti?

 

Perché non posso dire queste cose a voce alta, perché se chi mi ama mi sentisse forse mi disprezzerebbe come mi disprezzo io…ma l’amo e questo brucia tutto il resto.

 

Così non posso far altro che provare ciò che provo, in silenzio.

 

Sperando e lottando per la sua felicità…senza di me.

 

Perché la sua felicità è più importante…della mia…sempre.

 

Non credo tu ti renda conto…

 

Non lo sai quanto sei bella.

 

E quanto può fare male la tua bellezza.

 

Me ne sono andata perché tutto questo, mi trancia il respiro.

 

Tu…tu lo fai.

 

Senza cattiveria ne astio, ma muoio dentro ogni volta che mi sfiori.

 

Ho provato a non pensarti, ma è come non pensare.

 

Anche perché in tutto questo, in tutta la vergogna che provo, sei l’unico volto che riesco ad immaginare senza nascondermi.

 

Un volto che mi da la pace.

 

E’ così innaturale.

 

Già.

 

Tu…

 

Sei tu.

 

Se potessi sentirmi…mi odieresti.

 

Amo te.

 

Tutto di te.

 

Ho creduto che tutto quello che è venuto prima di te nella mia vita fosse una bugia…ma è la mia vita…ma ora inizia da te, semplicemente.

 

Non brucia chi ero prima di conoscerti, meramente solo non mi ero compresa fino infondo.

 

Ti guardo ora dormire e mi perdo in questa quiete che solo il tuo viso mi regala.

 

Si perché la tua sola presenza mi placa, mi divora, mi rende completa e sazia.

 

E’ un gioco pericoloso quello che sto conducendo, lo so.

 

Amarti in silenzio costa la mia felicità e so che piano mi logorerà l’animo.

 

Ma guardarti adesso mentre le tue palpebre chiuse cullano i miei pensieri e stemperano i miei orrori, mi rende determinata.

 

Determinata abbastanza da non temere un futuro d’insoddisfazione, nell’impossibilità di averti.

 

La tua felicità per la mia.

 

Brucerei per te e brucio Tara, brucio al tuo solo sfiorarmi.

 

La mia pelle freme al solo contatto casuale della tua mano.

 

Mi rendi così fragile…ma io devo essere forte, perché non sopporterei il tuo disprezzo.

 

Il mio amore resterà puro e intatto, anche se nascondendomi mi strappo il cuore dal petto.

 

Sono sporca Tara, più di quanto tu non possa immaginare e non voglio, non voglio intaccarti del mio lerciume.

 

Tu sei l’immensa purezza dell’alba e il calore del tramonto.

 

Sei il miele che teneramente mi impasta il cuore e il vino che d’ebbrezza m’inonda.

 

Tu sei la pioggia che da vita e il sole che riscalda.

 

Sei talmente chiara e splendente, che il mio amore di strega ti intorpidirebbe.

 

E io non voglio turbarti…

 

Non voglio spaventare il tuo candido cuore.

 

La mia sarà solo pura devozione…

 

Ti dedico ogni mio respiro, ogni stilla di sangue, questa mia carne e tutta la mia anima.

 

Sempre e per sempre.

 

A volte mi chiedo come possa amarti così completamente, così senza freni.

 

Ma è in me.

 

Ho provato a combattermi, ma non riesco a non sapere che solo tu potrai salvarmi, proteggermi, rendermi completa.

 

Ma questo non accadrà.

 

Lascerò che la mia vita scorra accanto alla tua, per la tua, perché è l’unica cosa che voglio.

 

Ma ti guarderò e aiuterò ad essere felice…anche senza di me.

 

E vivrò nella speranza che la vita ti dia il meglio e presto.

 

E verrà il giorno lo so…il giorno in cui qualcuno arriverà e ti avrà come io non posso.

 

Soffrirò…morirò di gelosia…brucerò di dolore.

 

Ma ti sorriderò di nuovo.

 

Perché tu sarai felice e questo deve bastarmi.

 

Perché questo è l’importante.

 

Mi vergogno tanto amore mio, ma quando sono al tuo fianco come ora, sento solo che sono al posto giusto…sento che non sono così sporca, torbida, oscura e sbagliata.

 

E questa sensazione mi basta per sopravvivere.

 

Per dirti tra le coltri di questo magico oblio, perché non ho il coraggio di farlo a voce alta, che ti amo…ti amo come non ho mai amato.

 

Ti amo.

 

Ti amerò sempre.

 

Buonanotte amore…buonanotte.

 

Tara dischiuse lentamente gli occhi, mentre un dolcissimo sorriso si disegnava sulle sue labbra e una lacrima di commozione scivolava sulla guancia.

 

Il velo era strappato.

 

Le parole di Willow, che erano state impresse nell’animo di Tara quella notte, ora libere dall’incanto, scorrevano gentile sul cuore della bionda.

 

Non più dubbi…non più vergogna.

 

Solo il loro puro amore, libero e luminoso.

 

Diverse.

 

Ma eternamente nasceva un amore unico, di una dolcezza irripetibile.

 

Diverso, ma Amore…splendente e illimitato.

 

Fine