THE GAME OF LIFE AND DEATH

 

Autrice: eVaNeScEnT_bLoOd

 

 

 

Note: Questa è la mia prima fan fiction. Spero di non aver stravolto troppo il carattere di certi personaggi (in particolare di Spike) e di non aver commesso errori “tecnici”. Per eventuali commenti il mio indirizzo è evanescent_blood@katamail.com .Voglio inoltre ringraziare Francesca per il sostegno morale.

 

 

 

Rating: PG-13

 

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi e i temi da cui prendo spunto sono di proprietà di Joss Whedon.

 

 

 

Parte Prima

 

 

 

“Ascoltami Ocirrus. Ti ordino di riportarla subito indietro” urlò la strega rossa “Mi hai sentito? Custode dell’oscurità?”

 

 

 

“Strega, come osi invocare Ocirrus per questo compito?”

 

 

 

“Ti prego, riportala indietro!”

 

 

 

“Non si possono violare le leggi del trapasso naturale.”

 

 

 

“Cosa? Come puoi considerarla naturale?”

 

 

 

“E’ una morte umana determinata da perfidia umana.”

 

 

 

“Ma io..”

 

 

 

“Strega, non insistere. Ascoltami: ad asciugare le tue lacrime ci sarà quel che Tara ti ha lasciato.

 

 

 

“Quel che mi ha lasciato? Non vedi che se n’è andata? Era tutto quello che avevo , ora non ho più niente… NIENTE!” urlò Willow, singhiozzando.

 

 

 

Quel che le era stato detto non aveva senso. Un morto può lasciare solo dolore. Anche se quel morto era Tara, la Sua Tara. La confusione si affacciò alla finestra della sua mente e si mescolò a quel dolore talmente profondo da non aver altre parole oltre a ‘disperazione’, per definirlo.

 

 

 

“Non ti rendi conto di quello che stai dicendo. Il vostro amore…

 

 

 

“ Cosa vuoi sapere del nostro amore? Cosa puoi saperne? Ti prego, riportala da me…”

 

 

 

Willow ora gridava ancora più forte. Poi si chinò su Tara e strinse forte a se quel corpo gelido e senza vita, sentendo nient’altro che lo stesso terribile gelo. Mancanza. Freddo. Sensazione di vuoto.

 

Il custode sembrò non sentire neanche le sue parole.

 

 

 

“… il vostro amore era troppo potente per non lasciare traccia. Lei è stata presa in base all’ordine naturale delle cose. Ormai è compiuto. Ma non è andata via senza lasciare un segno del vostro amore. Il destino ve l’ha concesso, nonostante le leggi naturali non prevedano …”

 

 

 

“VA VIA, ti prego… se non puoi riportarla da me, va. via e.. b-basta… “ disse la rossa, ancora piegata sul cadavere della sua ragazza.

 

 

 

“Guarda in te, strega!” tuonò Ocirrus, prima di scomparire nel nulla.

 

 

 

Willow lasciò andare di scatto il corpo di Tara. Si alzò stringendo i pugni con forza. I suoi occhi erano completamente neri. Quel dolore era troppo forte da sopportare. La stava bruciando, dentro, nel profondo. Le stava facendo perdere il contatto con la realtà. Tutta quella confusione. Come se quello che era appena successo non fosse successo davvero. Non poteva essere morta Lei. Non la Sua Lei. Non la strega bionda che una volta le aveva confessato timidamente:”Lo sono, sai” e Will, che non capiva, aveva chiesto “Cosa?” e il suo angelo “Tua”.

 

Ed ora era tutta colpa di quel pezzo di merda di Warren. Ma era davvero successo? Poteva un piccolo proiettile di metallo portare via la sua luce splendente dal mondo? Poteva portare via l’unica persona che aveva davvero amato in tutta la sua vita? Sentì il dolore in lei che avanzava pesante, si sentì marcire dentro, come una rosa che appassiva rapidamente. Sentì quel male che si contorceva convulsamente e risorgeva cattivo, putrido, insano. Si sentì cattiva. Sentì in bocca il sapore del sangue. Sapeva di metallo, del metallo del proiettile che aveva ammazzato la sua ragazza. Ora poteva sentire l’odio. La malvagità la stava invadendo e un piacevole senso di potenza e completezza le fece apparire sul viso innocente un orribile ghigno. Si sentiva immensamente potente e la sofferenza terribile di un istante prima ora era solo il retrogusto di qualcosa di più forte e meno umano.

 

Era l’ora della vendetta. Strinse i pugni con più forza, con violenza. Le unghie, anche se corte, bucarono la pelle e penetrarono nella carne. Il sangue scorreva a rivoli sui palmi contratti in pugni chiusi. Gridò un “NOOOO!” carico di emozioni negative e la stanza tremò. Dei calcinacci caddero giù dal soffitto ma Willow non se ne accorse neanche. Un vortice si formò di fronte a lei.

 

Ocirrus riapparve.

 

 

 

“STREGA, ABBANDONA LA RABBIA O PER TE NON CI SARA’ NEANCHE CIO’ CHE TARA TI HA LASCIATO!” ora anche il custode doveva gridare per farsi sentire nel frastuono.

 

 

 

“COSA MI HA LASCIATO? COSA MI HA LASCIATO!!!”

 

Urlò la rossa, mentre i suoi occhi prendevano fuoco e il suono della sua voce diventava disumano e assordante.

 

La sua figura si distorse.

 

Il vortice svanì in un lampo scintillante.

 

Il soffitto venne giù in una frazione di secondo. CAOS.

 

 

 

* * * *

 

 

 

 

 

“Aaaaah..!!!” Willow si mise a sedere sul letto, di scatto. Il suo viso era rosso fuoco, imperlato di sudore. Alcuni ciuffetti di capelli erano appiccicati alla fronte. Tara li scostò amorevolmente osservandola con preoccupazione “Amore, stai bene?”

 

Willow si girò verso di lei e la squadrò con uno sguardo confuso e sorpreso. Mise la testa leggermente di lato e strinse le palpebra come per mettere a fuoco, come se non capisse. Poi si buttò d’improvviso tra le braccia della sua ragazza e l’abbracciò fortissimo, scoppiando in un pianto disperato. Quando i singhiozzi si calmarono e Willow allentò la presa, Tara provò a chiedere cos’era successo. La strega rossa la guardò negli occhi e un’ultima lacrima solitaria le scivolò sulla guancia .

 

 

 

“T-tu sei davvero q-qui? Warren n-non ha…”

 

 

 

“Warren?”

 

 

 

“Oh, no, n-niente..era solo un brutto sogno…” sospirò “..che sembrava troppo reale”.

 

 

 

Abbracciò di nuovo Tara “Mi sei mancata, davvero.”

 

 

 

Tara sorrise e le accarezzò i capelli: “Anche tu.”

 

 

 

“Pensa che tu mi sia mancata perfino più della magia...” disse Willow, fingendosi seria.

 

 

 

Tara la guardò per una attimo, poi scoppiarono a ridere entrambe e si baciarono.

 

 

 

Will tornò seria “Amore… ho paura di perderti di nuovo.”

 

 

 

“Non mi perderai. Son qui ora, ed è per sempre.”

 

 

 

Willow accennò un sorriso poco convinto. La strega bionda lesse l’angoscia nei suoi occhi.

 

 

 

“C’entra con il sogno di prima, non è vero?”

 

 

 

La rossa annui, abbassando lo sguardo.

 

 

 

“Non mi vuoi proprio dire niente?” mormorò Tara, alzando il viso della ragazza, in modo da poterla guardare negli occhi. Gli occhi di Willow erano di nuovo lucidi. Scosse la testa, incapace di dire anche solo la parola ‘no’.

 

 

 

“E dai, se ne parli ti togli un peso..” le disse Tara stringendo una mano tra le sue.

 

 

 

Will deglutì, ricacciando indietro le lacrime

 

 

 

“O-ok” balbettò con la voce tremolante. Poi prese un bel respiro e raccontò l’incubo che ricordava ancora perfettamente, con tutte le sue terribili sensazioni.

 

 

 

Quando ebbe finito era di nuovo nel bel mezzo di una violenta crisi di pianto. Tara le accarezzava i capelli e pensava in silenzio, tenendola fra le sue braccia. Alla fine Willow si addormentò, con il viso ancora bagnato di lacrime, ma più serena, stretta alla sua Tara.

 

Tara, invece, era turbata. Aveva letto qualcosa su quel genere di sogni. Era raro che Ocirrus apparisse nei sogni, avveniva solo in casi particolari. E poi lo spaventoso caos in cui l’incubo era culminato… un bruttissimo segno per una strega potente come Willow, che nell’operare con la magia doveva assolutamente stare attenta all’equilibrio naturale degli elementi e tenerli sotto stretto controllo, senza mai perdere un attimo la concentrazione. Eppure c’era anche una cosa che l’aveva colpita positivamente, dell’incubo di Will. Il fatto che Ocirrus insistesse dicendo che lei stessa aveva lasciato qualcosa a Willow. Quella parte sembrava emergere dal resto del doloroso quadro del sogno, sembrava tenersi lontano dalla rabbia e dalla sofferenza.

 

Ma in fondo era solo un sogno, perché angosciarsi tanto? E poi ora erano di nuovo insieme, le cose si erano risistemate e nulla avrebbe potuto far precipitare di nuovo gli eventi, come era già successo una volta. Erano state entrambe stupide, Willow ad abusare della magia in quel modo e lei a non capire che doveva starle affianco ed aiutarla anzi di allontanarsi e lasciarla sola ad affrontare quella dipendenza ormai fortissima. In ogni caso, ci avrebbe pensato l’indomani mattina.

 

Lentamente, mentre guardava il suo amore respirare piano nel sonno, si addormentò anche lei.

 

* * *

 

 

 

“Ehi, sei già stanca di me?” borbottò Willow, con la voce ancora impastata dal sonno. Aveva appena aperto gli occhi, e aveva visto che Tara si stava alzando.

 

 

 

“Eh?” Tara si girò, sorpresa. Poi vide che Will era sveglia “Buongiorno Amore. Stavo andando a preparare la colazione.”

 

 

 

“Non ho bisogno di mangiare. Non ho bisogno di niente. Ci sei tu… non ti pare abbastanza?”

 

 

 

Tara sorrise.

 

 

 

“Ma non ti fermi mai, piccola streghetta?” disse la rossa.

 

 

 

“Convincimi a restare.”

 

 

 

“Non penso che sarà così difficile..”

 

 

 

Willow si stava avvicinando alla sua ragazza, quando la porta della loro camera si spalancò all’improvviso. Entrambe si immobilizzarono.

 

 

 

“Dio, non l’avevamo chiusa ?” fece Tara.

 

 

 

“Non penso che fosse la nostra prima preoccupazione.. Buff!”

 

 

 

Sulla soglia apparve la Cacciatrice. Aveva un aspetto abbastanza malandato. I capelli le cadevano a ciocche disordinate sulla faccia, una faccia sconvolta e piena di graffi. Una macchia scura le sporcava la maglietta, all’altezza del fianco destro.

 

“R-ragazze…”

 

 

 

“Oddio, Buffy, cosa ti è successo?”

 

 

 

“Oh, n-niente, quei cosi mi stavano solo per tagliare a metà”.

 

 

 

“Quali cosi?”

 

 

 

“Sono stata nel covo di quei..ahi”gemette per il dolore e si portò una mano al fianco “..non ne possiamo parlare più tardi? Dopo che sistemiamo questa?” finì, riferendosi alla ferita.

 

 

 

“Ok” disse Willow.

 

 

 

Le due streghe la guardarono. Buffy guardò loro. Si guardano, in silenzio, per una trentina di secondi.

 

 

 

“Allora?” disse la cacciatrice, spazientita. “Volete curarmi questa cosa o no?”

 

 

 

“Se uscissi un attimo..ehm .. ci dovremmo, come dire..preparare.” iniziò Willow.

 

 

 

“Ah! Scusate.. non avevo neanche visto che.. ehm.. che..c’era Tara”. E uscì.

 

 

 

“Rimandiamo le operazioni di convincimento..” sospirò Tara. Si alzarono e si vestirono.

 

 

 

* * *

 

 

 

“Ti fa molto male?”

 

 

 

“Will, che domande che fai, ricordati che sono la Cacciatrice!”

 

 

 

“Oh, mi scusi signorina Il-mio-hobby-è-salvare-il-mondo... comunque è un brutto taglio e dobbiamo cercare di curarlo.” Sospirò Willow. Poi urlò, rivolgendosi a Tara:

 

“Hai trovato qualcosa?”

 

 

 

Dal bagno arrivò la voce della strega bionda: “Qualcosa c’è, ma sono tutti prodotti scaduti”.

 

 

 

“Passiamo tutto il giorno a combattere vampiri, demoni, dei malvagi e altre decine di iscritti al club dei cattivi e non abbiamo neanche del disinfettante.”

 

 

 

“Tesoro, non penso che in tutto questo tempo stessimo pensando a comprare il disinfettante.. insomma… io e te eravamo occupate” si lasciò scappare un sorriso “..a bere caffè e a discutere su quanto fossero carini gli amici, Anya era occupata a cercare un modo per vendicarsi e Xander un modo per farsi perdonare e Buffy” (‘si doveva occupare dei crampi di Spike’ pensò tra sé, ma ovviamente non lo disse) “è sempre all’inseguimento del Trio di sfigati che ci perseguita.” Rispose Tara, arrivando con in mano solo un paio di bende.

 

 

 

“Già”, fece Buffy, pensierosa. Pensava alla sera precedente. Come aveva potuto Spike fare una cosa del genere? Come aveva potuto Anya fare una cosa del genere a Xander? E inoltre ora lui sembrava parecchio offeso anche nei confronti della cacciatrice. Sembrava che le cose stessero cadendo a pezzi e che non potessero più rimettersi a posto. Una lacrima silenziosa le scivolò sulla guancia. La asciugò in fretta, non voleva che qualcuno se ne accorgesse, specialmente Willow che non ne sapeva niente. Ma alla sua migliore amica non sfuggiva niente.

 

 

 

“Ehi, Buffy, stai bene? Che c’è?”

 

 

 

“Niente, non è niente. E’ che mi fa un po’ male la ferita.”

 

 

 

Willow la guardò attentamente “Non avevi detto che eri la cacciatrice? Non m’inganni Buff, lo sai che ti conosco... Dimmi che hai.”

 

 

 

“Io penso che se non vuole parlarne non debba farlo per forza, eh, Will?” intervenne Tara. Entrambe si girarono a guardarla, un po’ sorprese.

 

 

 

Poi Buffy prese coraggio “No, Tara, credo che sia venuto il momento di parlarne e poi ieri sono successe delle cose che… che non sai neanche tu. Cose.. spiacevoli, per tutti.”

 

 

 

Willow spostò ripetutamente lo sguardo dalla cacciatrice alla sua ragazza e viceversa “Mi nascondete qualcosa, per caso?”.

 

 

 

La cacciatrice preso un respiro profondo e parlò velocemente, per liberarsi di quel segreto che pesava come un masso enorme sul suo cuore. “Will, sono stata a letto con Spike. Non solo una volta. Ma non sapevo neanche io se davvero volevo. E ieri, beh, lo sai cos’è successo. L’abbiamo visto con le telecamere del Trio..”

 

 

 

“Che ..” stava iniziando a chiedere Tara, ma Willow alzò una mano per farla fermare.

 

 

 

“Perché non mi hai detto niente?”

 

 

 

“Avevo paura che voi, avevo paura che, insomma, che voi..”

 

 

 

“Avrei cercato di capire!”

 

 

 

Ci fu un attimo di silenzio. Poi intervenne di nuovo Tara, ma cambiando argomento. “Ehm.. allora che facciamo per la ferita?”

 

 

 

“Me ne occupo io” disse Willow, alzandosi. Tara la guardò con un po’ di sospetto.

 

 

 

“Ehi, non pensarci nemmeno, non voglio usare la magia. Vado in farmacia, a piedi. Nessuna svolazzata magica, niente di niente, te lo prometto.”

 

 

 

“Ok, mi fido.”

 

 

 

Willow prese la borsa e la giacca e uscì. Tara si avvicinò a Buffy, che era sdraiata sul divano.

 

 

 

“Hai fatto bene a dirglielo, avrebbe dovuto saperlo lei prima di tutti. E’ la tua migliore amica.”

 

 

 

“Già, ma stava troppo male anche lei quando ho sentito il bisogno di parlarne, per questo l’ho detto a te. Comunque adesso lo sa anche Dawn”.

 

 

 

“Come l’ha presa?”

 

 

 

Buffy alzò le spalle con un po’ di fatica. “Niente di speciale, ma comunque non importa. Ora non è quello il problema. Vedi… ieri Will stava cercando inoltrarsi nel circuito del sistema video del Trio. Ovviamente senza magia. Quei maledetti avevano messo telecamere nascoste ovunque. Oltre a quella nel giardino di casa mia ce n’erano in tutti i posti che frequentiamo: il Bronze, il Campus, il cantiere dove lavora Xander, il Magic Box. E, guarda che sporca coincidenza, ieri al Magic Box, nonostante l’orario di chiusura fosse già passato, c’era ancora un cliente. Un cliente per modo di dire, visto che non era di sicuro lì per acquistare. C’era anche Anya. Immaginati la scena: io, Xander, Willow, (e poi è arrivata anche Dawn), a guardare sullo schermo del computer Anya e un vampiro ossigenato di nome Spike che gemevano sul tavolo che di solito usiamo per fare ricerche. Ti giuro che non era una bella scena. Avresti dovuto vedere la faccia di Xander, poverino. Per un po’ se n’è stato lì a guardare imbambolato, come se non capisse. Io non ho voluto continuare a guardare e sono andata subito via. Poi la situazione è degenerata e.. non c’è bisogno che te lo spieghi. Comunque Xan c’è l’ha anche con me, o così mi è sembrato..”

 

 

 

“Oddio, deve essere stato terribile” disse Tara. Era una frase di circostanza. Non sapeva bene che dire, non se lo sarebbe mai aspettata né da Anya, (anche se era di nuovo un demone vendicatore) né da Spike (anche se era un vampiro senza anima con un chip in testa).

 

 

 

“Lo è ancora.” mormorò Buffy, con lo sguardo perso nel vuoto e con la voce un po’ incrinata di chi sta per scoppiare a piangere.

 

 

 

Tara se ne accorse e la abbracciò, stando attenta alla ferita. Buffy in compenso riuscì a trattenersi e ricacciò le lacrime indietro. “Basta, sono la cacciatrice, non devo pensare a queste cose, ora mi devo occupare di difendere Sunnydale da quei tre schizzati..” e fece per rialzarsi, ma Tara e il suo stesso dolore, glielo impedirono.

 

 

 

“Aspetta che arrivi Willow, ti sistemeremo la ferita e poi vedremo un po’ cosa c’è in quelle carte che hai portato. Non ti conviene andare a combattere proprio adesso, per ora lavoriamo qua, hai portato tanta roba da analizzare.”

 

 

 

“Hai ragione. E’ solo che dovrei distrarmi ed essere confinata sul divano di casa non mi aiuta. Parlami di te e Willow.. insomma, com’è successo che, all’improvviso..”

 

 

 

Tara arrossì un po’.

 

 

 

“Oh, non intendevo nulla di particolare,” si scusò Buffy, con un mezzo sorriso “solo che fino a poco tempo fa vi parlavate piuttosto raramente!”

 

 

 

All’improvviso Tara si ricordò del sogno e pensò di parlarne a Buffy.

 

 

 

“Buffy… posso parlarti di una cosa? Così un po’ ti distrai. Forse non è importante ma… secondo me c’è qualcosa dietro.. o è solo che sono troppo innamorata per non vedere minacce dietro qualsiasi cosa succeda a Willow.” Sorrise con il suo sorriso un po’ storto.

 

 

 

“Avanti, io per giorni e giorni ti ho buttato addosso tutta l’immondezza che avevo dentro e attorno. Sono sicura che quello che mi dirai, qualsiasi cosa sia, anche se è importante come pensi, sarà molto meno pensante delle mie lamentele da neo-resuscitata.”

 

 

 

“Come un sassolino nella scarpa confrontato con un macigno enorme.”

 

 

 

“Più o meno.”

 

 

 

“Beh, Willow ha fatto un sogno non molto piacevole. Diciamo pure che si è svegliata urlando e quando me l’ha raccontato.. insomma, ha impressionato anche me. Sono sicura che può sembrarti stupido ma.. dovresti esserti trovata nella mia stessa situazione per capire di cosa parlo, è stato come capire esattamente quello che lei ha provato nel sogno. Ed erano sensazioni terribili. Poi c’era Ocirrus nel sogno e .. non ricordo esattamente cosa possa significare, non è che hai qualche libro sull’argomento?”

 

 

 

“Da quando Willow ha avuto quei problemi qua non c’è più stato niente di magico. Neanche un minimo accenno all’occulto. L’ultima roba che era rimasta mi sa che l’hai portata via tu il giorno del mio compleanno…quando finalmente siamo riusciti ad uscire, intendo.” Buffy accennò un sorriso sarcastico, al ricordo di quella strana esperienza. “Ma questo sogno, di che parlava? Insomma, deve essere stato davvero brutto se ha fatto quell’effetto a tutte e due!”

 

 

 

“Quale sogno?” Dawn sbucò dalle scale, stropicciandosi gli occhi assonnati.

 

 

 

“Dawn, è possibile che non riesci mai a farti i fatti tuoi?” chiese Buffy, esasperata dal comportamento invadente della sorella.

 

 

 

“Ok, come vuoi, posso capire che sei un po’ nervosa, quindi ti lascio perdere.” fu la risposta altezzosa di Dawn. Poi si accorse che c’era un’altra persona “Ciao Tara, che ci fai qui così presto?”.

 

 

 

“Beh.. vedi..” stava iniziando la strega bionda.

 

 

 

“Dawn, cosa ho detto due secondi fa?”

 

 

 

“Buffy, non sto parlando con te, sto parlando con Tara e lei mi sta rispondendo, non come fai tu!”

 

 

 

Buffy guardò Tara come se si volesse scusare per le domande della sorella. Ma Tara era paziente e in fondo non le dispiaceva per niente dire che lei e Willow erano tornate insieme. Era felicissima, nonostante la preoccupazione.

 

 

 

“Dicevo.. io e Willow…”

 

 

 

Dawn non lasciò alla bionda neanche il tempo di finire la frase che corse ad abbracciarla lanciando dei gridolini di gioia. Anzi, “abbracciare” sembrerebbe un eufemismo. La parola stritolare rende molto meglio l’idea e ci rende partecipi del suo entusiasmo per la notizia appena appresa.

 

 

 

“Ma è magnifico.” Urlò Dawn, battendo ripetutamente le mani, come se non riuscisse proprio a trattenersi. Poi si guardò intorno, sempre con un sorriso che andava da un orecchio all’altro “E Will dov’è?”

 

 

 

“E’ andata in farmacia a comprare qualcosa per Buffy.” Rispose Tara, indicando la ferita ancora aperta sul fianco della cacciatrice.

 

 

 

“Come vedi, non sono nervosa solo per la storia di ieri.” Evidenziò Buffy con sarcasmo, rivolgendosi alla sorella.

 

 

 

“Oh.. oh mio Dio. Come…cosa..” balbettò l’adolescente, perdendo il sorriso smagliante che aveva fino a poco prima.

 

 

 

“Niente, sono stata alla tana dei tre super-cattivi e c’era un sistema di allarme piuttosto.. dilaniante. Per fortuna sono riuscita a correre abbastanza veloce da non farmi tagliare completamente a metà, se no avreste dovuto resuscitarmi un’altra volta, (solo dopo avermi ricucito, penso). E per fortuna quando sono arrivata qui mi hanno bloccato subito l’emorragia. Adesso fa solo un po’ male.”

 

 

 

“Ok, allora per oggi non ti faccio arrabbiare, va bene?”

 

 

 

“Grazie.” Disse la cacciatrice, sorridendo.

 

 

 

Poi Dawn si rivolse di nuovo a Tara “Per festeggiare te e Willow, che ne dici se oggi provo io a fare i pancakes? Però non ti faccio scegliere la forma, perché so già che non potranno mai uscirmi rotondi!”

 

 

 

Tara ridacchiò “Ok.”

 

 

 

“Sorellina, promettimi che non incendierai la casa.”

 

 

 

“Puoi metterci la mano sul fuoco!”

 

 

 

Risero tutte e tre. Poi Dawn si diresse verso la cucina e intanto la porta d’ingresso si aprì ed entrò Willow con due buste strapiene.

 

 

 

“Ehi, Will hai fatto la scorta?” fece Buffy, osservando i due bustoni.

 

 

 

“Più che altro, come hai fatto a fare così in fretta?” aggiunse Tara, temendo che la sua ragazza avesse usato di nuovo la magia e magari per qualche incantesimo di teletrasporto piuttosto impegnativo. In quel preciso istante entrò anche Xander.

 

 

 

“Tranquilla, ho incontrato lui per strada e mi ha dato un passaggio.” Si difese Willow, capendo subito cosa intendeva dire l’altra strega.

 

 

 

“Sì, sono venuto perché volevo parlare un po’ con Buffy.”

 

 

 

“Ok, allora io e Will..” iniziò Tara, scambiando uno sguardo con la ragazza.

 

 

 

“Ehm.. un attimo.” disse Willow. Si avvicinò a Buffy, tirò fuori dalla busta della farmacia alcune cose e disinfettò velocemente la ferita. Poi si fece aiutare da Xander per fasciarla.

 

 

 

“Andiamo”.

 

* * *

 

 

 

“Non sono arrabbiato con te Buff.”

 

 

 

La cacciatrice pensò di nuovo alla scena della sera prima e scosse la testa, come per cancellare quei ricordi dolori.

 

 

 

“Ieri ero fuori di me, è per questo che mi sono comportato così. Ma ti giuro che non ce l’ho con te. Non mi interessa se non mi hai detto di te e Spike prima, avrai avuto i tuoi motivi, come io ho avuto i miei motivi per lasciare Anya sull’altare senza avvisare nessuno”

 

 

 

“Probabilmente secondo loro i nostri motivi non erano abbastanza validi.”

 

 

 

“Già. … cos’è quest’odore di bruciato?”

 

 

 

“DAAaawn!!” chiamò Buffy, terrorizzata dal pensiero che sua sorella potesse distruggere la casa mentre tentava invano di cucinare qualche pancake.

 

 

 

“E’ tutto apposto!” esclamò Dawn, uscendo con aria trionfante dalla cucina. “Sono solo…” osservò attentamente il grande piatto che aveva in mano, cercando un aggettivo adatto per descrivere quelli che probabilmente lei pensava fossero dei pancakes “..ehm.. un po’ più dorati del solito. Volete un assaggino?”

 

 

 

Xander diede una veloce occhiata ai pancakes bruciacchiati di Dawn.

 

“Più che dorati direi che sono dei pancakes Africani. Comunque grazie Dawny, ma non ne voglio. Non perché sia razzista, ma sai, ho già fatto colazione..”

 

 

 

Dawn allora guardò sua sorella, sperando che la risposta da parte sua fosse positiva.

 

 

 

“Ehm.. anche io ho già mangiato.”

 

 

 

“D’accordo, non sapete cosa vi perdete..” disse, un tantino offesa, mentre si dirigeva verso le scale.

 

 

 

“Dove vai?” le urlò dietro Buffy.

 

 

 

“Poi sarei io quella che si deve fare gli affari suoi! Sto andando a portare la colazione a Willow e Tara.”

 

 

 

“NO!” esclamarono all’unisono Buffy e Xander.

 

 

 

“E perché no? Tanto voi non ne volete!”

 

 

 

“Non è per quello. E’ che..” Xander lanciò a Buffy uno sguardo allarmato, cercando aiuto per esprimersi senza fare qualche gaffe spiacevole.

 

 

 

“..è che forse hanno bisogno di riposare perché ieri hanno lavorato molto ehm… al computer, hanno fatto ricerche.”

 

 

 

“Esatto.” aggiunse Xander, per dare una parvenza di credibilità a ciò che la cacciatrice aveva appena detto.

 

 

 

“Infatti sto portando la colazione in camera per quel motivo, così non si stancano a venire a prenderla giù. E poi voi che ne sapete che ieri stavano facendo ricerche? Non eravate con loro, per quanto mi risulta.”

 

 

 

“Ma probabilmente non hanno neanche fame, Dawnie. Io non ho mai fame quando sono molto stanco. Hanno solo bisogno di riposo.”

 

 

 

Ma Dawn stava già salendo con convinzione le scale.

 

 

 

* * * *

 

 

 

“Smettila di farmi il solletico” rise Tara.

 

 

 

“Non ti sto facendo il solletico!” si difese Willow, smettendo di baciare il collo alla sua ragazza e fingendosi offesa.

 

 

 

“Sì, è esattamente quello che stai facendo.”

 

 

 

“Ok, allora dovrò trovare qualcosa di meno solleticoso..”

 

 

 

Si portò sopra la sua ragazza, le accarezzò il viso e si specchiò nei suoi occhi blu. Ad un tratto però un tratto divenne serissima. Un brivido le attraversò la schiena nuda e una lacrima le rigò la guancia.

 

 

 

“Ehi, che c’è Amore?”

 

 

 

“Niente, è che a volte penso che non ti merito. Sei troppo stupenda per me..” tornò a sorridere “..ma non importa, ormai sei mia e non ci si può fare più niente.”

 

 

 

Willow iniziò a scivolare lenta in lei e insieme si alzarono a un metro dal letto, lievitando.

 

 

 

La porta si spalancò all’improvviso. Sulla soglia apparve Dawn che, guardando il suo piatto di pancakes, urlò con orgoglio: “Sorpresa!”.

 

 

 

Le due streghe, interrotte inaspettatamente, caddero con un gran tonfo sul letto. Cercarono velocemente di coprirsi alla meglio e intanto Dawn, che si era accorta di che grave errore era stato entrare così senza neppure bussare e non dare retta a Buffy, si girò portandosi una mano davanti agli occhi e balbettando scuse varie.

 

 

 

“Io.. scusate.. avevo pensato che.. ehm… “ entrò un attimo nella stanza e poggiò il piatto sul mobile vicino alla porta “ ecco, li lascio qua… ciao.” E si precipitò verso le scale.

 

 

 

“Oggi a quanto pare non è possibile avere un attimo di pace..” sbuffò Willow.

 

 

 

“Amore, penso che sia colpa mia.. mi ero dimenticata completamente che Dawn stava preparando la colazione e dovevo immaginare che avrebbe voluto anche portarcela.”

 

 

 

“Meglio se ci alziamo, ora. Tanto oggi credo proprio che sia uno di quei giorni in cui ogni abitante di Sunnydale ha inspiegabilmente una pazza voglia di fare una visitina in camera nostra…”

 

 

 

“E uno di quei giorni in cui ricordarsi di chiudere la porta a chiave è un’impresa impossibile.”

 

 

 

“Già.”

 

 

 

Il resto della mattinata filò lenta e noiosa, tutti e cinque a controllare il materiale portato da Buffy. Non avevano ancora trovato niente di interessante, solo incantesimi da principianti e progetti di armi, robot e strani marchingegni che comunque non avevano portato a nessun risultato. L’unica a non lavorare fu Willow, che aveva una fortissima nausea. Pensò che potessero essere stati pancakes di Dawn, ma non disse niente perché non voleva che lei si offendesse. Ovviamente non era l’unica a sospettare che fosse quella la causa del suo malessere. Ma si sbagliavano.

 

 

 

***

 

Intanto, chiuso nella sua tomba umida che lo proteggeva dai potenti raggi del sole mattutino, Spike era abbandonato sul suo letto, con gli occhi semi-aperti. Aveva una mano dietro la nuca, sepolta per metà tra i capelli tagliati corti e per metà nel vecchio cuscino ormai ingrigito dal tempo. Con l’altra mano reggeva una bottiglietta di chissà quale superalcolico, ormai piena solo per poco più di un quarto. Era fermo in quella posizione da tanto tempo da sembrargli un’eternità. Lui che l’eternità aveva la possibilità di viverla, anche se da morto.

 

All’inizio, quando era tornato alla sua “casa”, si era scolato mezza bottiglia di due secondi, imprecando a voce alta contro la cacciatrice e quelli che aveva definito ‘i suoi amichetti ammaestrati spacca-coglioni’ (probabilmente si riferiva a Willow, che si era intrufolata al Magic Box attraverso il circuito del Trio, e a Xander che aveva visto la scena attraverso il computer della rossa ed era corso fino al negozio con intenzioni piuttosto bellicose, rese evidenti soprattutto dall’enorme arma che teneva tra le mani.). Poi l’alcool aveva smesso di circolagli vorticosamente nei circuiti del cervello, il vampiro si era abbandonato su una sedia, più calmo, ma non meno tormentato. Non riusciva neanche lui a darsi una spiegazione di ciò che era accaduto quella sera. Lui e l’ex-demone (ormai non più tanto ex), avevano parlato, avevano bevuto.. tanto.. troppo.. e poi? Che cosa gli era preso a tutti e due? E mentre si dimenava sul tavolo del Magic Box con Anya, aveva capito una cosa. Amava Buffy. Se no, perché con Buffy provava qualcosa che con Anya, quel maledetto giorno, non aveva provato e mai con nessun altra aveva potuto provare? E quella rivelazione a se stesso gli aveva fatto male da morire, nonostante fosse già morto. Lui, il cattivo. William il sanguinario. Rise amaramente di se stesso, ricordando il timido e vergognoso (e pessimo) poeta che era stato secoli fa. Ora una parte di quell’uomo sensibile ed emotivo, innamorato e deluso… una parte di quel William, ormai messo nel dimenticatoio… una parte di lui riaffiorava in Spike. Nel duro e cinico Spike. E questo, il vampiro, faceva fatica ad accettarlo. Ma questo non era il peggio. Il peggio è che si sentiva in colpa e questo, per lui era veramente troppo. Più umiliante di un milione di chip in testa. Buffy non era neanche disposta ad amarlo e lui si doveva sentire in colpa?

 

Buttato sulla sedia, aveva sorseggiato ancora un po’ di alcool, poi si era sdraiato, confuso dalle sue stesse sensazioni e dai suoi stessi pensieri. Emozioni troppo umane per lui, emozioni di cui fino ad allora ricordava ben poco. Aveva chiuso gli occhi ma senza riuscire a prendere sonno. Allora aveva rinunciato a fare qualsiasi cosa, anche a pensare.

 

Ora fissava la penombra dei muri della sua cripta, ma senza vedere realmente. Il suo sguardo era perso, vuoto, freddo. Non provava nessuna sensazione, ora. Se ne stava così, immobile, con la bottiglia una mano, ma senza bere. Finchè una voce dentro di lui disse:..

 

 

 

* * *

 

 

 

“..Sicura che non vuoi niente da mangiare? Magari se riempi un po’ lo stomaco poi ti senti meglio…”

 

 

 

“No, davvero, non voglio niente, non penso di poter neanche sentire l’odore del cibo.” disse la strega rossa, massaggiandosi lo stomaco e la pancia con una mano.

 

 

 

“Vuoi provare a prendere qualche medicina? Sono sicura che tra la scorta che hai fatto troveremo anche qualcosa per..”

 

 

 

“Non preoccuparti, vedrai che passerà da solo.”

 

 

 

Tara si chinò su di lei e le posò un tenero bacio sulla fronte. “Certo che mi preoccupo. Non puoi chiedermi di non preoccuparti quando si tratta di te.”

 

 

 

Willow accennò un sorriso. “Mi sento già meglio.”

 

Ma era ancora parecchio pallida e la voce non era certo delle più allegre.

 

 

 

“Posso dirti un segreto” fece poi la rossa, abbassando un po’ il tono.

 

 

 

“Certo”, la bionda si abbassò nuovamente sulla compagna, girando un po’ la testa in modo che le potesse parlare all’orecchio.

 

 

 

“Credo che siano stati i pancakes di Dawn”.

 

A Tara scappò un sorrisetto. Confidò all’altra che la pensava esattamente allo stesso modo e anche gli angoli della bocca di Will si sollevarono debolmente. Ridacchiarono per un po’.

 

 

 

Quando il breve attacco d’ilarità finì, Willow prese con le sue le mani calde di Tara e sul viso le si disegnò un’espressione di dispiacere. “Scusa se stanotte ti ho spaventata.” Mormorò con rammarico la strega.

 

 

 

Nella mente di Tara si fece improvvisamente largo la parola Sogno. Si fece seria e si alzò di scatto dal divano, mentre sul viso della rossa si disegnava lo stupore.

 

 

 

“Tara, ma cosa…”

 

 

 

“Scusami Amore, ora non posso spiegarti. Cerco di tornare subito, non penso sia grave, ma può essere importante. Tu non ti preoccupare e cerca di mangiare qualcosa, sarò qui il prima possibile.. se ti serve qualcosa penso che Buffy e gli altri siano ancora in cucina.” Disse tutto d’un fiato la strega bionda, mentre indossava il cappotto e si dirigeva verso la porta.

 

 

 

“Ma.. dove vai così di fretta?”

 

 

 

“Al Magic Box.”

 

E la porta si richiuse alle sue spalle.

 

 

 

 

 

* * * *

 

 

 

Lei non ti amerà mai. Lo dissi tu stesso, alla cacciatrice, prima della sua morte. Quando siete andati a casa sua a prendere le armi per prepararvi a combattere Glory, o almeno ad evitare il sacrificio di Dawn, della Chiave.. Le dissi “So che non mi amerai mai. Ma almeno mi tratti come un uomo.” Beh, ora che non ti tratta neanche più come un uomo ma solo come il mostro senz’anima che sei, cosa farai? Continuerai ad inseguirla per sempre?

 

 

 

Spike si prese la testa fra le mani, come se avesse appena sferrato un pugno in faccia ad un umano. Ma voleva solo cercare di spegnere quella voce dentro sé. Quella voce che gli portava indietro ricordi dolorosi e che gli sbatteva la verità in faccia, su un piatto d’argento. Quella voce che era la sua voce.

 

 

 

Pure quel mollusco di Riley è riuscito a farla innamorare e tu, invece? Si potrebbe tirare fuori la scusa che sei un vampiro, se proprio vuoi, amico. Ma in fondo, chi era Angel? Anima o no, non era forse un vampiro? Guardati, William il Sanguinario, non sei cambiato molto da allora. Ancora nessuno ti accetta, ancora tutti se la ridono alle tue spalle. Hai solo un po’ di più l’aspetto da duro, ma non cambia il fatto che dentro sei debole come..

 

“BASTA!!! CAZZO, BASTA!! ” urlò il vampiro e mettendosi a sedere di scatto sul letto, scaraventò per terra la bottiglia che teneva in mano. Il vetro si frantumò in mille pezzi, scrosciando. Un coccio tornò indietro al mittente e gli si conficcò in un braccio, ma Spike non ci fece per niente caso. Cos’erano quelle sensazioni così disgustosamente umane? Cos’erano quei pensieri? Lui non avrebbe dovuto pensare, era solo un essere delle tenebre, una creatura cattiva e famelica, assettata di sangue… Sì, ma momentaneamente in ferie per motivi chipposi. Ma per favore, non mentire a te stesso. Non sei più lo Spike di un tempo, quello che ha ucciso due cacciatrici, il massimo onore per un vampiro. Ora ti innamori della Cacciatrice, la cerchi, la segui, ti vendichi di lei perché non ti ama. Invece gli altri vampiri se la fanno sotto al solo suono di quel nome e se se la trovano davanti tentano di combatterla, non di scoparsela.

 

 

 

Spike non resistette più. Coprendosi il volto con le mani, scoppiò in un pianto sonoro e disperato. E nello stesso istante in cui le lacrime iniziarono a sgorgare da quei suoi occhi spenti e stanchi, dalla sua gola prese forma una risata ruvida e infelice. Si vergognava immensamente di quelle sue lacrime e allo stesso tempo ne rideva perché erano così orrendamente grottesche sul suo viso cereo di essere mezzo morto. Gli bruciavano sulla pelle fredda.

 

 

 

Eh, sì, sei proprio messo male. Piangi, piangi pure. Piangi per tutto il tempo. Piangi per l’eternità che ti rimane da vivere. Piangi..

 

 

 

L’eternità? Quella voce dentro di sé aveva ragione. Voleva continuare a piangere per l’eternità? Voleva sentire per sempre il dolore che dimorava in quel modo così maledettamente assurdo nel suo cuore? Voleva continuare a sentire quei terribili pensieri fottutamente umani, invadergli in cervello, senza poter fare niente? No. Non un giorno di più avrebbe vissuto in quel modo. Non poteva sopportare di sentirsi così. Sapeva cosa fare, ora.

 

 

 

 

 

* * * *

 

 

 

Durante la strada per il Magic Box Tara si era domandata come comportarsi con Anya. Cosa le avrebbe dovuto dire? Le avrebbe dovuto far intendere che era a conoscenza di ciò che era avvenuto la sera prima, con il vampiro? Si pose alcune domande come queste ma non riuscì a rispondere e quando la campanella della porta del negozio che si apriva produsse il suo dolce suono tintinnante, decise di far finta di non sapere e di comportarsi normalmente.

 

Anya, seduta dietro il banco con uno sguardo perso completamente nel vuoto, non sembrò neanche accorgersi dell’entrata della strega. Teneva la testa appoggiata a una mano e appariva completamente assente. Nel negozio regnava il silenzio più assoluto e Tara si avvicinò piano, cercando di non fare rumore, come a non voler alterare quel suo strano stato di apatia e forse temendo la reazione del demone, se fosse stata disturbata. La fissò per un po’, mentre lei continuava a fissare il vuoto senza accorgersi minimamente della strega. Tara avrebbe preferito aspettare che Anya si risvegliasse da sola da quella sua momentanea catatonia, ma aveva promesso a Will che sarebbe tornata il più in fretta possibile.

 

 

 

“Ehm.. c’è nessuno?” mormorò timidamente la strega bionda, agitando una mano di fronte agli occhi vacui di Anya.

 

 

 

“Aaaah!” urlò il demone, tornando improvvisamente in sé. Poi guardò Tara con un misto di sorpresa e spavento “Scusa, pensavo fosse un coniglio gigante!”.

 

 

 

“Ehm.. Anya.. sei sicura di star bene?”

 

 

 

Anya la osservò un po’ confusa, probabilmente ancora spaesata. “Mai stata meglio. Sapessi quanto ho guadagnato stamattina!”

 

 

 

E’ senza dubbio la solita Anya.. pensò Tara, lasciandosi sfuggire un sorrisino all’affermazione sui soldi.

 

 

 

“Se non ti dispiace dovrei dare un’occhiata a dei libri. C’è qualcosa sui sogni, vero?”

 

 

 

“Beh, a dire la verità non so molto della merce che non è in vendita… quindi neanche dei libri che il signor Giles tiene lassù..” disse, indicando la mini- biblioteca che si trovava nel piano rialzato del negozio “.. ma mi sembra di ricordare che ci sia qualche libro lì, alla fine dello scaffale più in basso.”

 

 

 

“Grazie…” esclamò la strega bionda, correndo verso la scala e raggiungendo di fretta il punto indicato da Anya.

 

 

 

Con le dita lunghe e affusolate scorse sui titoli dei pesanti manoscritti, finché non si fermò su..

 

 

 

“ ‘Sogni’! Eccolo qua! ”

 

 

 

Lo aprì e iniziò a cercare qualsiasi cosa potesse avere un collegamento con il sogno della sua ragazza.

 

 

 

…Ocirrus di solito appare nei sogni premonitori di morti o nascite, o entrambe. I fatti che avvengono nel sogno sono difficilmente modificabili e un intervento esterno spesso può portare effetti collaterali...

 

 

 

“Oddio!” gridò Tara. Aveva avuto ragione di preoccuparsi. Premonizioni. Sarebbe morta ?

 

“Che c’è?” chiese con indifferenza Anya, dall’altra parte del negozio.

 

“Non posso spiegartelo adesso. Dimmi se hai questo libro..” ribadì Tara, mentre sfogliava con le mani tremanti le pagine in cui le era sembrato di vedere di sfuggita un riferimento a un libro più specifico. Finalmente lo trovò. “Ecco. ‘The Game Of Life And Death’.”

 

“Non ne ho idea Tara. Forse posso cercare nel registro dove Giles scheda anche i libri della sua collezione privata. Però son per autore, mi devi dare l’autore.”

 

“C-cosa?” in un primo momento la strega non capì cosa stesse blaterando l’altra. Non che fosse difficile da capire, ma lei non la stava realmente ascoltando, aveva la testa piena di inquietanti interrogativi.

 

“L’a-u-t-o-r-e. Chi ha scritto il libro.”

 

“Ah, sì, scusa. Comunque so benissimo chi è un… lasciamo perdere.. Collin Andersen. C’è anche l’anno. 1961, Red Sky Editions ”

 

“Perfetto.” Anya si chinò e Tara la vide scomparire sotto il bancone per poi riapparire con un grosso volume rilegato in pelle.

 

La strega bionda pregò silenziosamente. Pregò che quel libro ci fosse. Pregò che in quel libro ci fossero risposte.

 

“Andersen. Ce ne sono un paio, suoi. Dunque.. non è ‘Magic and Mind’, giusto? E’.. ”

 

“‘The Game Of Life And Death’.” Ripetè Tara, spazientita e agitata come non mai, con i grandi occhi blu insolitamente velati da un alone amaro di angoscia.

 

“Secondo scaffale, la terzultima sezione.”

 

Tara individuò il libro e lo tirò giù energicamente. Per sbaglio cadde qualche altro volume. Non lo poté evitare: le sue mani continuavano a tremare, incontrollate.

 

..tali sogni difficilmente riguardano soggetti lontani dall'esoterismo in qualunque sua forma. Sono i poteri del soggetto stesso che, se sprecati e accumulati per un periodo di tempo anche non molto lungo, possono attirare in modo inconscio il verificasi della tipologia di sogno in questione. I fatti descritti nel sogno, ad ogni modo, non sono assolutamente dovuti alla volontà del sognatore, né conseguenza di suoi pensieri o azioni. Solo il sogno in sé lo è, i fatti che esso premonisce (e che nella maggior parte dei casi si verificheranno) sono manipolati esternamente..

 

 

 

... essendo sogni riguardanti la vita e la morte, cercare di evitare l'una o l'altra cosa può, oltre ad essere molto difficile, portare affetti indesiderati. Questo perché anche solo una nascita o un decesso in più o in meno rispetto a quanto previsto, potrebbe sconvolgere 'equilibrio delle forze primordiali e degli elementi che tengono insieme il mondo…

 

 

 

...può accadere ad esempio che evitando una morte nei casi in cui la premonizione riguardi anche la nascita di un'altra vita, si compromette quella stessa vita. In tutti gli altri casi si compromette, solitamente, la vita di una persona vicina per legami sanguigni a colui che sarebbe dovuto morire in origine. Oppure....

 

La strega chiuse con violenza il libro. Sapeva abbastanza. Doveva chiedere a Willow se qualche particolare del sogno facesse intuire quando sarebbe successo. Forse avrebbe potuto evitarlo. Ma al posto suo sarebbe morto qualcuno? Chi sarebbe morto? E se il.. Basta domande, doveva muoversi.

 

Si precipitò giù dalle scale.

 

Stava per andare verso la porta, quando si girò verso Anya e l’abbraccio. Anya sembrò sorpresa.

 

“Grazie, davvero. Ciao.” O forse addio. Non so se ci rivedremo… Pensò , senza dirlo a voce alta.

 

“Ma cosa..? TARA!!”

 

Ma la strega era già corsa via.

 

Anya si risedette dov’era. “Non ha rimesso a posto i libri. E ha pure dimenticato la sua borsa.” borbottò fra sé. “E mi ha abbracciata stritolandomi come se fosse il primo favore che le faccio!”. Poi stette in silenzio per un po’. “Era il primo?”

 

E precipitò di nuovo in quello strano stato catatonico. Almeno fino all’arrivo di un altro cliente.

 

 

 

* * * *

 

Andò a recuperare un paletto di legno appuntito che teneva in un angolo particolarmente buio della sua cripta (non che il resto fosse ben illuminato, intendiamoci… ma la luce debole delle candele sembrava proprio non voler neanche sfiorare quell’angolino nascosto). Era un paletto della Cacciatrice. Doveva averlo dimenticato lì in una di quelle sue toccata e fuga del tipo ‘Sappi che mi faccio schifo’ oppure del tipo ‘Fa come se non fosse mai successo’.

 

Ad essere sinceri, lui teneva parecchio a quell’oggetto. Insomma, era della Cacciatrice. Uno strumento strano, che da un po’ Spike non vedeva più dal solito punto di vista di succhia-sangue fallito. Da un po’ di tempo, quando contemplava quell’oggetto, lo trovava intriso di fascino misterioso e sinistro. Era qualcosa di superiore…uno strumento di morte, perché uccideva quelli come lui. Ma anche di vita, perché salvava chi è veramente vivo, sacrificando semplicemente sporche e infauste creature senz’anima che sarebbero dovute essere già morte.

 

 

 

Sporche e infauste creature senz’anima, eh? Mi piace questo tuo modo di definire te e i tuoi colleghi Spike. Davvero, è… affascinante.

 

 

 

Spike cercò di ignorare quella insolente vocina che gli sussurrava parole pressoché irritanti. I suoi occhi si posarono nuovamente sul paletto che teneva in mano. Improvvisamente gli venne il fortissimo desiderio di almeno un goccino del liquido che conteneva la bottiglia che aveva scaraventato sul pavimento pochi secondi fa, e ora era solo un ammasso di frammenti di vetro. Si pentì amaramente di aver perso il controllo. L’alcool gli sarebbe servito. Gli avrebbe dato un po’ più di coraggio. Prese un respiro profondo, si stappò con furia la maglia, facendo un buco irregolare che lasciava intravedere parte del petto in alto, a sinistra. Respirò ancora, e ancora più profondamente. Alzò il braccio e, come un automa, lo guardò ripiegarsi indietro per conficcare il paletto nel suo cuore. Un crampo improvviso e doloroso alla testa gli fece scivolare il paletto per terra. Il vampiro si piegò su se stesso urlando e tenendo le mani premute sulle tempie.

 

Pensava che fosse una conseguenza, che quel dolore fosse il primo sintomo di un’imminente polverizzazione. Piegò la testa per guardarsi il petto. Non si era trafitto. E il dolore che aveva sentito era simile in tutto e per tutto a quello che il suo maledetto chip gli procurava ogni volta che tentava di far male ad un umano.

 

All'improvviso spalancò gli occhi, incredulo. Quegli occhi che un tempo erano spenti e vuoti. Quegli occhi che ora bruciavano di emozioni umane. Credette di aver capito. Ed aveva capito. Sì alzò, ancora scosso da quel dubbio che gli aveva fulmineamente invaso la mente.

 

 

 

Perché non poteva uccidersi? Possibile che l’amore per Buffy gli avesse ridonato indietro l’anima?

 

 

 

***

 

Willow si alzò per andare ad aprire la porta. Una decina di minuti prima Xander e Buffy erano usciti, “Forse abbiamo capito dove possono essere i tre sfigati…” l’aveva informata la Cacciatrice, mettendole una mano sulla spalla “.. auguraci buona fortuna.”. La strega avrebbe voluto andare con loro, ma non era ancora in forma e comunque gli amici avevano insistito perché rimanesse a casa a riposare e a fare compagnia a Dawn che nel frattempo era in camera sua, a studiare o far finta di studiare.

 

 

 

“Arrivo, arrivo!”, esclamò, precipitandosi verso la porta, contro la quale qualcuno stava bussando insistentemente (o piuttosto la stava tempestando di botte).

 

 

 

La strega rossa, che adesso stava molto meglio, aprì con un sorriso smagliante. Ma quel sorriso si spense subito quando vide di fronte a lei la sua ragazza con gli occhi gonfi di lacrime e un’espressione sconvolta a rendere il suo viso insolitamente angustiato.

 

 

 

“Will…”

 

 

 

“Tara.. che cos’hai tesoro?”

 

 

 

“Will.. io”

 

 

 

La strega bionda non riusciva neanche a parlare. Per tutto il tragitto dal Magic Box a casa non aveva fatto altro che versare lacrime silenziose. L’atmosfera intorno a lei si era fatta pesante e grottescamente onirica, mentre ricordava le parole che aveva letto. Non riusciva a riflettere, non riusciva a capire come potesse accadere una cosa del genere, la sua mente non era disposta a visualizzare quel concetto, non era disposta ad accettarlo. E aveva pianto. Senza sapere esattamente se fosse a causa del dispiacere, della paura o di chissà cosa. Sapeva solo di sentirsi come in un sogno. Vedeva i suoi piedi che andavano, quasi da soli, senza sentirli alla fine delle sue gambe. Li guardava muoversi, come se fosse del tutto estranea a quella scena. E alla fine, si era ritrovata, senza neppure accorgersene, a picchiare furiosamente i pugni chiusi sul portone d’ingresso di casa Summers.

 

 

 

Willow le passò un braccio intorno alle spalle e la accompagnò fino al divano, dove la fece sedere. Poi si sistemò affianco a lei. Le prese la mani, gelide e tremanti e la guardò negli occhi, aspettando che fosse lei a decidere quando parlare e spiegare il motivo della sua preoccupazione. Trascorsero dei secondi che alla strega rossa parvero ore interminabili, perché negli occhi profondi della sua compagna non vedeva la solita pacifica serenità, ma un panico e uno sgomento sconcertanti. E più quel tempo ingannevole passava, più una parte di lei pregava con il cuore che Tara parlasse, perché quel silenzio era troppo greve e opprimente da sopportare, e un’altra parte sperava che non parlasse, che non confessasse quel terrore che incupiva il suo sguardo dolce.

 

 

 

Poi Tara finalmente parlò. E quell’atmosfera grottesca e onirica che aveva invaso la mente della strega bionda, piano piano, parola dopo parola, iniziò a prender vita anche nella testa di Willow, a rallentare il corso dei suoi pensieri, a offuscare ogni logica, a deviare ogni ragionamento rendendolo esageratamente contorto. E avrebbe voluto tapparsi le orecchie e gridare di smettere, di non aggiungere una sola parola, perché era tutta una bugia e non voleva sentire, non voleva sentire più niente, niente… Invece stette lì, immobile, a fissare con occhi sgranati la sua ragazza che le diceva che sarebbe morta e che le possibilità di evitarlo erano molto, molto limitate. La fissava con gli occhi velati di silenziose lacrime, cercando di ascoltare con attenzione.. ma stava impazzendo, le domande le affollavano la mente e non riusciva neanche a capirle, come avrebbe fatto a trovare delle risposte?

 

 

 

“Non c’era niente nel tuo s-s-sogno che potesse farti almeno capire c-che giorno era, che ora era. N-non sai quando stava accadendo? ” la interpellò Tara, speranzosa, mentre ancora non riusciva a parlare senza che l’angoscia e l’incredulità la facessero balbettare.

 

 

 

La rossa aprì la bocca come per parlare, ma poi scosse la testa. Immagini dei loro primi incontri, quando Tara ancora balbettava per la sua timidezza, le attraversarono la mente, dolorosamente nitide.

 

 

 

M-magari stasera... cioè, se non hai niente da fare puoi… venire da me e potremmo.. fare qualcosa..

 

 

 

“Sei sicura. Non ti ricordi nessun p-particolare che possa esserci utile?..”

 

 

 

Stasera. Mi piacerebbe molto ma stasera ho già un impegno con delle altre persone.

 

 

 

“..un o-orologio..”

 

 

 

Oh.. ehm.. n-non fa niente, u-un’altra volta.

 

 

 

“.… un calendario...quando pensi che..

 

 

 

Sicuro! E le aveva spiegato che quel giorno proprio non poteva perché il suo era un gruppo piuttosto ristretto e non voleva farla sentire a disagio.

 

 

 

“..succederà?”

 

 

 

O-ora… devo andare a…a lezione.

 

 

 

“Ci sei, Amore?”

 

 

 

Ci vediamo.

 

 

 

“Ehi, mi stai ascoltando?”

 

 

 

L’aveva guardata andarsene via, con la delusione stampata in fronte e in quegli occhi incredibilmente grandi e dolci.

 

 

 

“Will?”

 

 

 

E in quel momento, mentre la osservava allontanarsi a testa bassa, era stata sicura di aver gridato il suo nome, di averla rincorsa e di averla pregata di rimanere ancora un po’, perché voleva guardare ancora per un secondo nel blu di quello sguardo immenso e perdesi in quell’onda di sensazioni nuove e travolgenti.

 

Ma poi si era accorta di non essersi mossa, di non aver fatto niente. Non aveva fatto niente.

 

 

 

“WILL!!”

 

 

 

“Eh? Scusa, non ero molto attenta.”

 

 

 

“Senti, dobbiamo cercare di non perdere la calma, cercare di pensare.” disse la strega bionda, con un tono più fermo, più deciso.

 

 

 

Amore, cosa mi stai chiedendo. Come posso pensare.. Ti ricordi di noi? Ti ricordi me? Cosa sarà di me? Cosa sarà di noi? Cosa sarà dopo che…

 

 

 

“Capito?”

 

 

 

Forse morirò anche io. Io senza te non esisto. Prima di incontrarti, io non esistevo. Non ero la vera Willow. Non so cos’ero. Una copia sbiadita. Un’esistenza votata al nulla più assoluto. Non voglio ricordare cos’ero prima. Non voglio sapere dopo.. cosa..

 

 

 

“Sì.” Rispose la rossa, poco convinta.

 

 

 

“Willow, guardami.” Tara costrinse la ragazza a incontrare il suo sguardo. “Non sono morta, capito? Sono qui, con te. Mi dispiace per averti spaventata, non avrei dovuto reagire in quel modo, avrei dovuto mantenere il controllo. Affronteremo anche questa… ricorda: forte come un’amazz…”

 

 

 

Non fece in tempo a finire la frase. La strega rossa la zittì con le sue labbra. La baciò con trasporto, con impeto, quasi che quel bacio potesse legarla a sé per sempre. E Tara non si ritrasse, non cercò di sfuggire a quel bacio. Perché, nonostante le parole apparentemente risolute, anche lei ne aveva bisogno, aveva bisogno di coraggio.

 

 

 

* * * *

 

 

 

“Nonostante il decrepito osservatore si sia preso una pausa dall’osservare, vedo che non si sono perse le vecchie abitudini di fare in modo che tutti possano entrare! Nessuno vi ha mai detto di non accettare le caramelle dagli sconosciuti?” Esordì Spike, spalancando la porta d’entrata. Si tolse il cappotto dalla testa, mormorando fra sé “Caspita, ho pure fatto la rima.” Sembrava il solito Spike, si comportava come il solito Spike, si nascondeva dietro il solito Spike..

 

“Ehm.. ragazze, mi servirebbe sapere dov’è la Cacciatrice..”

 

 

 

“Non penso sia il momento adatto.” Disse la rossa, troppo nervosa per essere gentile.

 

 

 

“E io dovrei preoccuparmi di non interrompere le vostre effusioni amorose? Scusate, sono mortificato! Anzi, son proprio morto.”

 

 

 

“Non mi riferivo alle nostre… non mi riferivo a quello. E comunque, non ti devo nessuna spiegazione, ti basti sapere che non è il momento adatto. Vattene.”

 

 

 

“Spike, non sei il benvenuto qui” confermò Tara, alzandosi e invitando il vampiro a uscire. “Inoltre non penso che a Buffy faccia piacere avere ancora a che fare con te. Ne ora, ne mai più.”

 

 

 

Quell’ultima frase fece male al vampiro almeno quanto gli aveva fatto male la vocina indisponente che gli sussurrava cose spiacevoli nel cervello. Ma non si mostrò toccato. Si mostrò il solito brusco e pungente succhia-sangue a cui tutti erano sempre stati abituati. “Senti, biondina, questa non è casa tua e – si rivolse a Willow – non è neanche la tua, quindi non penso che voi possiate dire a me quello che..”

 

 

 

“Te lo posso dire io Spike. Questa è casa mia.” Sulle scale fece capolino Dawn che, con le mani puntate sui fianchi e una smorfia rabbiosa sul volto, lanciò a Spike un’occhiata gelida.

 

 

 

Il vampiro rivolse gli occhi al cielo, risentito. “Dio, ci mancava soltanto la piccola frignona di casa Summers! Comunque, mi dite o no dov’è Buffy?”.

 

 

 

“Perché Spike? Perché cerchi mia sorella? Se vuoi ti posso prestare una mia vecchia bambola gigante, per intrattenerti mentre aspettiamo che torni. Pensi possa andarti bene?”

 

 

 

Le strega rossa si girò di scatto verso l’adolescente in cima alle scale. “Dawn? Ma allora Buffy ti ha parlato di..”

 

 

 

“Mi volete rispondere?” intervenne il vampiro, che ormai sentiva crescere in sé l’esasperazione.

 

 

 

“Ah, già, dimenticavo che sono troppo piccola per venire a conoscenza di certe.. cose.”

 

 

 

“Dawnie, non è questo il punto, è che..”

 

 

 

“DANNAZIONE, NON MI VOLETE STARE A SENTIRE? BENE!!! NON HO BISOGNO DI SAPERE DOV’E’ LA STRONZA. FATELO VOI, VISTO CHE MI ODIATE COSI’ TANTO!!!!” urlò Spike, estraendo da una tasca il paletto. “Sono pronto. Chi vuole giocare a ‘Polverizza il vampiro ossigenato’?”

 

 

 

“Spike, che diavolo dici?” domandò Will, che non pensava di aver ben capito.

 

 

 

“Ah, vuoi tentare tu la partita, strega? D’accordo..” si avvicinò e le gettò tra le mani il paletto di legno. Inspirò profondamente portando avanti il petto. La rossa lo squadrò come se gli fosse dato di volta il cervello.

 

 

 

“Che c’è, ragazze? Insistete tanto per sbattermi fuori di casa e quando vi do la possibilità di finirmi direttamente, vi tirate indietro?”

 

 

 

“Fallo da solo Spike, noi non siamo disgustosamente perfide come te. Non uccidiamo.. neanche quelli..neanche quelli già mezzo morti.” ribattè Dawn, che fra tutte era la più indignata dal comportamento di Spike nei confronti della sorella. Ma non lo avrebbe comunque mai polverizzato. In fondo, sua sorella aveva risparmiato Glory pur di non ammazzare la sua parte umana (Ben), nonostante lì ci fosse molto di più in gioco: il mondo e l’equilibrio fra le diverse dimensioni. E quel vampiro aveva qualcosa di umano, fosse pure solamente l’aspetto.

 

 

 

Spike avrebbe voluto abbandonarsi a terra e piangere, piangere, piangere, gridando che era stato un fallito come uomo e ora lo era come un vampiro. Oppure semplicemente avrebbe voluto spiegare loro perché non poteva farlo. Ma la seconda azione avrebbe avuto inevitabilmente, come conseguenza, la prima.. lui di questo era certo. Preferì farglielo vedere e lasciare che intendessero da sole. “Sì, volete vedere il povero Spike umiliato? Bene, ora vedrete cosa succede se tento di infilzarmi…”

 

E, dopo aver strappato il paletto dalle mani di una Willow immobile e sbaloridita, tentò di affondarlo all’altezza del cuore. Il dolore, fulmineo e penetrante, gli attanagliò il cervello in una frazione di secondo e anche questa volta, come nella sua cripta, Spike non poté fare a meno di lasciar cadere l’appuntita arma di legno e di accasciarsi su se stesso, tenendosi la testa.

 

 

 

“Come volevasi dimostrare. Non posso.” Borbottò il vampiro, dopo una manciata di secondi. La sua voce era ancora leggermente incrinata dal dolore.

 

 

 

Le ragazze lo fissavano in silenzio, non si sa bene se più sconvolte dall’aver realizzato che Spike voleva veramente suicidarsi e dal fatto che Spike non poteva suicidarsi. Non poteva fare del male a se stesso e questo poteva significare solo una cosa…

 

 

 

“Sei umano?” domandò bruscamente, Dawn, la prima a riprendersi dalla sorpresa.

 

 

 

No, non quella! Dunque… e questo poteva significare una sola cosa…

 

 

 

“Ha un’anima. Credo.”ipotizzò la strega bionda. Esatto. “Il problema è come…”

 

 

 

“Com’è possibile che ce l’abbia?” continuò Willow.

 

 

 

“Già.”

 

 

 

“Ehi, ehi, mi state di nuovo escludendo dalla conversazione. Sono io il diretto interessato!”

 

 

 

“Ma, Spike, non capisco come tu possa…” cercò di dire la piccola Summers, scioccata dalla rivelazione.

 

 

 

Spike fu tentato di confessare l’ipotesi che aveva in proposito. Anzi, quale ipotesi, era praticamente una certezza! Ne era sicuro ma… probabilmente loro non avrebbero capito. Non avrebbero assolutamente condiviso. E poi si sarebbe sentito smascherato di fronte a tutti. ‘L’anima per l’amore nei confronti della Cacciatrice!’. Solo il pensiero era un’umiliazione per un vampiro come si deve. Avrebbe dovuto respingere subito pensieri del genere, avrebbe dovuto vergognarsene. Ma l’amava.

 

 

 

“Cosa sono tutte queste domande? FATEMI FUORI E CHIUDIAMO IL DISCORSO!!!“.

 

 

 

“Sai benissimo che nessuna di noi lo farebbe.” ammise Tara, parlando a nome di tutte le presenti (che però non avevano il coraggio di ammetterlo).

 

 

 

“Nonostante ciò che hai fatto a Buffy.” Aggiunse Dawn con tono sprezzante e cupo. Ma anche lei, nonostante il rancore, era almeno un po’ dispiaciuta per il fatto che vampiro volesse uccidersi. Lui l’aveva sempre trattata come una pari, non come una bambinetta a cui bisognava spiegare le cose con paroline dolci. Le aveva sempre detto le cose in faccia, anche quelle più dolorose… l’aveva sempre rispettata. In fondo però è quello che voleva lui. Voleva gettare definitivamente la spugna? Okay, aveva un consiglio pronto pronto da spiattellargli in faccia. “Perché non esci fuori senza coprirti? Friggere è un’alternativa, no?”

 

 

 

“Spiacente, ma non mi va di agonizzare sotto il sole. Comunque ci avevo pensato anche io, sai?”

 

 

 

“Spike. Perché vuoi farlo?”domandò Willow, a bruciapelo…ma sapeva già la risposta. Voleva solo sentirla dal vampiro, perché a immaginarsela sembrava impossibile. Sembrava impossibile che uno come lui prendesse una decisione così definitiva per amore.

 

 

 

Il viso di Spike s’incupì in un istante. La sua maschera da duro vacillò pericolosamente e nei suoi occhi si poté finalmente leggere l’immensa e umana tristezza che gli tormentava il cuore.

 

 

 

“Penso che lo sappiate già.” Riuscì a dire alla fine, tenendo lo sguardo fisso al pavimento.

 

 

 

Per un lasso di tempo che sembrò infinito, un mutismo opprimente calò fra i quattro. In Dawn si spense anche l’ultima esile fiammella di quel fuoco che era stato l’ardente odio per Spike.

 

 

 

Poi Tara, spezzò il silenzio. “Forse posso toglierti il chip. Con un incantesimo. Ma devi promettere che non cambierai idea e andrai in giro a succhiare il sangue alle persone o a vendicarti di Buffy o che so io. Con il ‘non cambiare idea’ non intendo dire che tu non possa decidere di non ..”

 

 

 

“Suicidarmi.”

 

 

 

“.. intendo solo dire che non dovrai..”

 

 

 

“Mettermi a fare dal male alla gente o ad ammazzare.”

 

 

 

“Esatto.”

 

 

 

Ho un’anima, dannazione! Ora riesco a capire il dolore. Il dolore umano. E’ ovvio che non mi metterò ad uccidere nessuno… a parte me.. pensò il vampiro, senza però dire niente.

 

 

 

“Non preoccuparti, la mia decisione l’ho già presa.”

 

 

 

“Va bene, ma non ti garantisco che funzioni. E’ un incantesimo che richiede molta energia e avrei bisogno di un aiuto che…” guardò Willow e le tornarono in mente tutte quelle volte che si era fatta forza ed era riuscita a non usare la magia, anche nei casi più estremi “…che purtroppo al momento non posso avere.”

 

 

 

“Non mi avevate mai detto che questo maledetto chip si potesse togliere con la magia.”

 

 

 

“Non penso Buffy ne sarebbe stata entusiasta. Non lo sarebbe neanche ora, se lo scopo finale dell’operazione fosse diverso da quello che è. Cioè permetterti di..di… d-danneggiare te stesso.” spiegò velocemente la strega bionda. Poi si diresse verso le scale: “Non ci vogliono particolari oggetti o erbe. Dovremmo solo tracciare una stella a cinque punte sul pavimento e tu ti ci dovrai sdraiare dentro. Però andiamo in camera mia e di Willow, perché mentre invoco la dea devo essere di fronte al sole e lì il sole batte proprio sulla finestra”.

 

 

 

“E non frigge?” chiese Dawn, immaginando con disgusto la pelle si Spike sfrigolare e disfarsi sul pavimento.

 

 

 

“Solo alla luce diretta, piccola.” le ricordò Spike, soddisfatto.

 

 

 

* * * *

 

 

 

Spike era già entrato nella loro stanza e anche Tara stava per attraversare la soglia della porta quando Willow le afferrò il polso, costringendola a girarsi. Le lanciò uno sguardo colmo di preoccupazione.

 

 

 

"Tesoro, sei sicura di quello che fai? Potrebbe andare storto qualcosa.. oppure lo Spike senza chip in testa potrebbe tornare quello di prima ed essere pericoloso, potrebbe perdere il controllo!" bisbigliò, gesticolando concitatamente.

 

 

 

"Will.. non escludo che togliendo il chip potrebbe mutare qualcosa nello stato d'animo attuale di Spike. Potrebbe diventare esageratamente euforico, o precipitare in una profonda depressione, o magari potrebbe diventare facilmente irascibile, ma devi capire che ora ha un'anima. Il suo chip è nel cervello, non nell’anima. Le emozioni umane lo freneranno, anche perché non ci è abituato e quindi è molto più suggestionabile dai sentimenti e dalle sensazioni che prova.”

 

 

 

"Sai che non è di questo che sto parlando. Tara, insomma, ti sembra questo il momento adatto per un incantesimo del genere? La tua vita è in pericolo..." e nel dire quelle ultime parole, la rossa deglutì con forza cercando di ricacciare indietro i lacrimoni che ormai bussavano insistentemente dietro i suoi bulbi oculari.

 

 

 

"Non rischio con l'incantesimo. Quello che avverrà, se avverrà…" la strega bionda fece una breve pausa e si inumidì le labbra, che si erano improvvisamente seccate insieme al resto della bocca e alla gola "..dovrebbe accadere nelle circostanze rivelate dal sogno.”

 

 

 

“E noi come facciamo a … ?” iniziò a dire Willow, ormai con gli occhi lucidi.

 

 

 

“Sarà impossibile non capirlo”.

 

 

 

* * * *

 

“Sì, esattamente così. L’importante comunque è che il centro della testa sia almeno approssimativamente allineato all’estremità della punta principale.” spiegò Tara, rivolgendosi al vampiro che era sdraiato sul pentagramma disegnato per terra.

 

 

 

“E dai, mi fate rimanere!??!!” supplicò per l’ennesima volta Dawn.

 

 

 

“Dawnie, tesoro, è Tara che deve fare quest’incantesimo e se lei dice che è meglio se noi andiamo fuori vuol dire che dobbiamo.” ribadì la strega rossa, iniziando a dirigersi verso la porta.

 

 

 

“Sei sicura, Tara?”

 

 

 

“Sì, voi due state fuori. Ci vuole molta concentrazione e inoltre due soggetti estranei all’incantesimo potrebbero comprometterne la buona riuscita.”

 

 

 

Così uscirono e Tara socchiuse la porta dietro di sé.

 

 

 

“Però non è giusto!” brontolò di nuovo la piccola Summers. “Tu devi restare lontana dalla magia, è vero, ma io? Che ho fatto io?”

 

 

 

“Non hai fatto niente, nessuno ti sta incolpando di qualcosa.” sospirò Willow, che era già preoccupata e agitata di per sé. Ci mancavano solo le lamentele di Dawn. “Semplicemente per incantesimi di questo genere è meglio non avere nessuno tra i piedi.”

 

 

 

Dawn fece una strana faccia. La strega rossa si rese contò che l’espressione che aveva usato non era molto carina, ma l’aveva detto senza cattiveria, erano le prime parole che le erano venute in mente!

 

 

 

“Giusto. Dawn Summers. Quella che sta sempre tra i piedi.”

 

 

 

“No, senti Dawn, non volevo dire questo.”

 

 

 

Ma la ragazzina aveva già messo il broncio e si era precipitata in camera sua, sbattendo rabbiosamente la porta.

 

 

 

Intanto Tara si preparava ad iniziare l’incantesimo. Si mise in piedi di fronte alla finestra, il vampiro biondo sdraiato sul pavimento tra lei e la finestra. La fiammella di un’unica candela brillava debolmente per terra, posizionata poco oltre la testa di Spike. Forse ce ne sarebbero volute di più ma in casa Summers era difficile trovarne, dopo il periodo di astinenza di Willow.

 

Chiuse gli occhi, e le palpebre filtrarono la luce del sole rendendola, da bianca e brillante che era, opaca e di una strana tonalità scura di arancione. Cercò di liberare la mente da qualsiasi altro pensiero, anche se ogni tanto non poteva evitare di rivedere gli occhi della sua ragazza arrossati dalle lacrime e risentire la sua voce, insolitamente tremula, che diceva “Era solo un brutto sogno..”. Cercò, (a dire il vero con molta difficoltà), di mantenere la concentrazione e quando sentì di essere pronta, prese un bel respiro e si accinse a recitare la formula del rito.

 

Ma un pensiero inopportuno le invase la mente in una frazione di secondo, nell’esatto istante il cui le sue labbra si curvavano armoniosamente per dare forma di parole alle onde vibranti prodotte dalle sue corde vocali. Un mugugno le si fermò in gola, mentre si chiedeva all’improvviso il motivo per cui aveva deciso di compiere quell’incantesimo. Di nuovo altre frasi della sua ragazza tornarono a tormentarla “Tesoro, sei sicura di quello che fai? Potrebbe andare storto qualcosa…”.

 

Willow non le aveva chiesto però il perché. Il perché aveva deciso di aiutare Spike. Certo, le faceva un po’ pena, ma era sicura che avrebbe potuto altri modi con cui farla finita. Comunque, non era quello il punto.

 

Tutto sembrava essere successo in modo così naturale, quasi scontato. C’era una marea di cose insolite e su cui si sarebbero dovuti avere seri dubbi. Cose che non erano affatto normali, che non sarebbero dovute passare lisce di fronte al loro (generalmente) attentissimo raziocinio.

 

Ad esempio: non era forse possibile che Spike avesse finto quella scena melodrammatica col paletto? Non era forse possibile che fosse una messinscena dietro la quale si nascondeva un piano astuto e pericoloso? Perché invece tutti avevano creduto subito al vampiro? Perché le era venuto così naturale farsi avanti per aiutarlo e decidere di provare con un incantesimo che, a dirla tutta, non era neanche molto semplice? Perché nessuno aveva obiettato? Solo Willow si era dimostrata non del tutto d’accordo, ma comunque neanche lei le aveva chiesto qual’era il motivo che la stava spingendo a credere a Spike e ad aiutarlo. Avrebbero dovuto andarci coi piedi di piombo. D’altronde anche la storia dell’anima era piuttosto tirata. Un’anima, così, all’improvviso!?! E poi, c’erano in ballo cose ben più gravi e importanti, come la sua futura…..morte. Ma, da quando Spike era entrato in casa fino a quel momento, sembrava quasi che il sogno e tutto il resto passasse in secondo piano. Era stato come se qualcosa o qualcuno avesse portato tutte loro ad avere quello strano comportamento. Come se qualcuno avesse fatto in modo che ciò che era accaduto, accadesse. Come se le loro azioni e i loro pensieri dovessero, alla fine, portare per forza allo svolgimento di quell’incantesimo. Ma neppure quello era il punto. Se erano controllati da qualche forza oscura, perché non avvertiva energie maligne né si sentiva minacciata da qualche presenza anormale e stranamente invisibile. Insomma, era una strega certe cose semplicemente le poteva percepire. Invece, anche se era un po’ tesa, sentiva solo che le cose stavano andando bene, almeno fino a quel punto. Tutto sommato non si sentiva neppure in pericolo, a parte il fatto del s..

 

 

 

“Ehi, strega, si può sapere quando diavolo hai intenzione di iniziare !?” fece all'improvviso Spike, interrompendo il corso dei suoi pensieri.

 

 

 

“Scusa, stavo solo… niente. Ora iniziamo.” Rispose Tara, con un tono un po’ distratto.

 

 

 

Spike mostrò il pollice e si coricò nuovamente sul pentagramma. La strega bionda iniziò subito l’incantesimo anche se non aveva trovato la giusta concentrazione. Scandì a voce alta la formula per invocare la dea e, nel momento in cui il sole iniziava a trasmetterle l’energia necessaria per la traslazione del chip, Tara realizzò con orrore che non sarebbe stata in grado di gestire tutta quella forza. Sentiva le membra deboli e la testa le ronzava vorticosamente. Non poteva reggerla. Di tutto questo se ne accorse in un paio di secondi e subito, senza riflettere troppo, pensò che la cosa giusta da fare era interrompere l’incantesimo. Ma devi togliere il chip dal cervello di Spike. Okay, non hai la minima idea del perché tu debba farlo, ma DEVI. Si disse che avrebbe trovato un modo, ma adesso era meglio smettere, meglio non scherzare con la magia, soprattutto se sapevi che ci sarebbero state difficoltà grosse a controllarla. Aprì gli occhi di scatto e respinse indietro il fascio luminoso che le stava fornendo energia, mentre lottava contro se stessa. Quando ci riuscì del tutto, si sentì le gambe che quasi le cedevano e indietreggiò fino al bordo del letto, cadendo appena in tempo sulle coperte morbide.

 

Spike, che aveva sentito il rumore, girò la testa e chiese:

 

“Già finito? Sai che ti dico?…Non ho sentito proprio nien..”

 

 

 

“Non l’ho tolto.”

 

 

 

“Che diavolo significa ‘non l’ho tolto’ ?” Spike sgranò gli occhi.

 

 

 

“Significa che non ho potuto. E’ troppo potente per me, è roba avanzata..”

 

 

 

Il vampiro scuoteva la testa, deluso.

 

“Dimmi che mi stai prendendo per il culo, dimmi che è una balla e che puoi ritentare.”

 

 

 

“Spike, non posso farlo, ok? Avrei messo in pericolo sia me, sia te.”

 

 

 

“Mi avresti messo in pericolo? E che me ne frega! Voglio questo chip fuori dal mio cervello solo per ammazzarmi e tu tiri fuori la scusa che mi avresti potuto far male? Un graffietto al povero Spike?”

 

 

 

“Avrei potuto far male anche a me, te l’ho detto. E per quel che ne so, a tutte le cose animate e non nel raggio di un chilometro… Non posso aiutarti, Spike.”

 

 

 

“Allora polverizzami.”

 

 

 

No, tu non lo ucciderai. Gli devi togliere quel maledetto chip dalla testa. Perché? Ora non ha importanza il perché, ma lo devi fare assolutamente. Ok, non puoi sostenere quell’immenso carico di energia. TU non puoi farlo. Ma qualcun altro sì. A costo di chiedere aiuto a…

 

 

 

“Will…” mormorò Tara, fra sé e sé.

 

 

 

“La tua fidanzatina vuole polverizzarmi?! Dannazione! Non poteva farlo prima? Ci vuole così tanto a decidersi ?”

 

 

 

“No, Spike.. ehm.. aspettami un attimo qui, non muoverti.”

 

La strega si diresse verso la posta.

 

 

 

    * * * *

 

    

 

Willow era poggiata alla parete, con le braccia incrociate sul petto. Si sentiva ancora in apprensione per la storia di Tara. Come aveva potuto lasciarla andare ad affrontare un incantesimo (per giunta impegnativo) quando l’avrebbero potuta ammazzare da un momento all’altro. Ricordò le parole del suo angelo biondo: “Sarà impossibile non capirlo”. Già, doveva ammettere che secondo lei Tara aveva ragione. Ma era comunque tentata di staccarsi dalla parete e raggiungerla nella loro stanza. Anzi, quasi doveva farlo. Non sentiva che Tara fosse in pericolo, ma sentiva come se avesse bisogno..

 

 

 

“..d’aiuto.”

 

 

 

“Cosa?” Willow si girò verso il punto da cui era arrivata la voce. Vide la sua ragazza sulla soglia della porta, che si torceva le mani con un’espressione di timida vergogna disegnata sul bel viso.

 

 

 

“Avrei b-bisogno di aiuto. P-puoi venire un attimo?”

 

 

 

Willow si allontanò dal muro a cui era poggiata e si avvicinò a Tara, un po’ sorpresa.

 

“Ma non hai detto che qualcuno estraneo al rito può ..”

 

 

 

“Infatti mi devi aiutare c-con.. l’incantesimo.” Confessò velocemente la bionda, mentre abbassava lo sguardo. Non si vergognava perché non era stata capace di portare a termine il rito, ma perché stava chiedendo di usare la magia a qualcuno che ultimamente lottava ogni giorno per non usarla. E se era lei a chiederlo, Tara lo sapeva, Willow non si sarebbe rifiutata.

 

Era terribile quanto chiedere a un ex alcolizzato di buttar giù un bicchierino di whisky con te, solo perché hai bisogno di compagnia, però… però devi farlo. E non è assolutamente la stessa cosa. Tu non hai bisogno di compagnia, hai bisogno di aiuto per fare qualcosa di indispensabile. Non sai perché è indispensabile, ma sai che lo è e che devi e poi..

 

 

 

“E poi forse può farti bene. Sai che io sono s-sempre stata la prima a oppormi quando si tratta di abusare della magia e non voglio che riprecipiti nel tunnel, ora che sei riuscita a v-venirne fuori. Intendo solo dire che..” Tara strinse le mani alla compagna “forse ora dovresti affrontare la magia, iniziare a usarla di nuovo senza abusarne più, cercando di non cedere. So che è molto, molto più difficile dell’astinenza totale, ma in fondo prima o poi dovrai ricominciare a praticare.”.

 

La strega bionda fece questo piccolo discorso in modo atono e quasi distaccato. Era come se non si stesse rivolgendo a Will. In effetti, più che altro cercava di convincere se stessa che una piccola magia non avrebbe alterato la capacità di controllo di Willow.

 

 

 

“Tara, ma io.. non so se sono pronta per un passo del genere. E poi non è un incantesimo da poco..”

 

 

 

“Amore, ho bisogno del tuo aiuto. Non è uno scherzo per metterti alla prova e vedere se sai ancora dire ‘No’ alla magia. Sono sicura che ora sai abbastanza forte da non perdere il controllo dei tuoi poteri e .. e comunque dovrai solo farmi da..”

 

 

 

“Da ancora?”

 

 

 

“Esatto. Non sarà difficile, se siamo in due.” Tara accennò un sorriso, ricordandosi quel tempo lontano in cui aveva fatto lei da ancora alla strega rossa. “Willow, io ti amo. Non te lo chiederei se non mi fidassi di te, se non fossi sicura che puoi veramente farcela.”

 

Ora Tara parlava con persuasione, guardandola dritta negli occhi. Adesso era veramente convinta di ciò che stava dicendo.

 

 

 

“Ok. Anche io credo di potercela fare con te. Ma.. insomma…”

 

 

 

“Vuoi chiedermi perché è così importante fare questo incantesimo, giusto?”

 

 

 

La rossa annuì.

 

“Sì, anche se in fondo… in fondo anche io sento che è importante, ma non so perché. Perché?”

 

 

 

“Non ne ho idea. So che devo farlo. Will, so che non capisci perché ma.. insomma, io ne son sicura. Sono sicura che devo farlo.”

 

 

 

“No, capisco benissimo. E’ lo stesso che provo io, solo che non sarei riuscita a spiegarlo così bene” Willow le accarezzò i capelli. “Sono sicura che devo aiutarti.”

 

 

 

Ancora una volta il sogno di Ocirrus, la morte premonita e qualsiasi altra cosa erano passati in secondo piano.

 

 

 

Almeno apparentemente…

 

 

 

    * * * *

 

    

 

Entrambe erano visibilmente agitate, ma quando si presero per mano ogni dubbio e paura fu placato dal dolce calore dell’altra. Erano in piedi di fronte alla luce accecante del sole, i loro respiri unisoni, i loro cuori battevano nelle mani che si tenevano strette. Willow non aveva più l’iniziale paura di non poter affrontare un nuovo approccio con la magia e Tara era sicura che questa volta avrebbe portato a termine il rito.

 

Nel momento in cui sentì che l’energia era troppa, la trasmise a Willow, che la sentì crepitare gradevolmente sulla punta delle dita e la assorbì, diventando parte di quel ricettacolo di forza e sentendo la sua mente in parziale simbiosi con quella della bionda. Poi Tara entrò in trance come prevedeva l’incantesimo e Willow rimase invece cosciente abbastanza da non perdere il contatto con la realtà. Vide due raggi potentissimi che si sprigionavano dagli occhi socchiusi della sua ragazza e che andavano a finire sulla testa del vampiro.

 

 

 

Mentre tutto questo accadeva, le sembrò di udire in lontananza una voce femminile che sussurrava parole a lei incomprensibili. Ma non ci fece molto caso e cercò di concentrare la sua intenzione sulla potenza che sentiva fluire nel suo corpo, tenendola sotto stretto controllo.

 

 

 

Poi, improvvisamente, i fasci di energia culminarono in uno sbuffo di luce verdastra e il ticchettio di un piccolo oggetto che cadeva per terra invase la stanza come se fosse un masso gigantesco. Tara spalancò gli occhi di scatto e si abbandonò mollemente sul pavimento. Willow, spaventata, si chinò su di lei e le accarezzò la fronte.

 

 

 

“Oddio, Tara, ti senti bene?”

 

 

 

“A p-parte il gran mal d-di testa e il fatto c-che fino ad ora non ero riuscita a capire dove fossi, dici? N-non poi tanto male... Ce l’ab-biamo fatta?”

 

 

 

La strega rossa si girò e alle sue spalle un vampiro ossigenato stava raccogliendo dal pavimento un oggettino non più grande di una monetina. Lo osservava, incredulo.

 

 

 

“A quanto pare.”

 

 

 

Tara si mise a sedere. Sorrise e posò teneramente la mano libera sulla guancia di Will, attirandola a sé. Le loro labbra calde si sfiorarono appena perché il bacio venne interrotto subito.

 

“Ehi, ragazze, non perdete tempo, venite a vedere questo cosino infernale!” esclamò Spike rigirandosi fra le mani il chip. “Che diavolo, non è nemmeno insanguinato!”

 

 

 

Will si girò verso di lui, sbuffando “Spike, è possibile che devi sempre…”

Intanto però anche l’attenzione di Tara fu attratta dal piccolo oggetto e la bionda si alzò, barcollante, e raggiunse il vampiro al centro della stanza.

 

 

 

“Davvero incredibile” mormorò fra sé la bionda, osservando il chip che il vampiro reggeva fra indice e pollice, tenendolo in alto come il trofeo di una battaglia che combatteva contro se stesso da ormai quasi tre anni. Anzi, non combatteva con se stesso, combatteva contro la sua testa. Combatteva contro quel microscopico aggeggio diabolico.

 

Per un attimo, in cui la sensazione di esaltazione lo invase, il vampiro dimenticò la ragione principale cui era lì e per cui si era fatto togliere il chip. Ma il suo cuore tornò a stringersi quando Tara, che si era girata verso la finestra, disse:

 

 

 

“Ehi, è tornata Buffy!”

 

 

 

Dalla camera in effetti vedevano una scena davvero singolare: la Cacciatrice, con qualche graffio sulla faccia e le ginocchia dei jeans strappate, sorrideva trionfante trascinando per il colletto della maglietta un membro del Trio degli sfigati. Warren si dimenava sotto la stretta presa della ragazza, senza però riuscire a liberarsi.

 

 

 

“Guarda un po’ chi ho preso!” urlò Buffy, dal giardino, rivolgendosi a Tara che osservava la scena dalla finestra chiusa.

 

 

 

“Vedo, vedo!” rispose Tara, salutando l’amica con la mano.

 

 

 

“Stava giocando a fare Superman con i super poteri dei Globi di Nezzla’khan, ma ho fatto in tempo a distruggerli prima che lui distruggesse me. Ho lasciato Xander all’inseguimento degli altri due. Non sono né abbastanza grossi né abbastanza intelligenti da scappargli, penso che se la possa cavare bene.” Spiegò la Cacciatrice. Poi l’espressione sul suo viso si fece dura e seria e il suo sguardo si raggelò notando Spike. “Che cosa ci fa quel…”

 

 

 

* * * *

 

 

 

Era il momento giusto, doveva tentare adesso. Mentre la Cacciatrice inveiva contro chissà chi, le diede un potente calcio su uno stinco e, finalmente libero, afferrò il caccio della pistola che teneva in una fondina sistemata sulla cintura dei pantaloni e la sfilò velocemente.

 

 

 

“Ahi!! Ma che cavolo..” protestò Buffy, senza capire subito cosa stesse succedendo.

 

 

 

“Ora faccio ciò che avrei dovuto fare da subito, Cacciatrice: farti fuori.”

 

Così dicendo, Warren le puntò la pistola addosso, ma mentre stava per premere il grilletto, la ragazza si buttò su di lui con una mossa fulminea e deviò accidentalmente la traiettoria dello sparo, che avrebbe invece voluto evitare.

 

 

 

    * * * *

 

    

 

..ahi!!! Ma che cavolo..” sentirono urlare Buffy.

 

Willow, che era lontana dalla finestra ma aveva sentito comunque il discorso della Cacciatrice, chiese cosa stava succedendo e tentò di muoversi per avvicinarsi agli altri due. Qualcosa però, la teneva ferma sul posto e i suoi piedi non ne volevano sapere di spostarsi neanche di un millimetro.

 

 

 

“Non si capisce.. Warren forse l’ha colpita.. Oddio!” esclamò Tara ad un tratto.

 

Il capo del Trio aveva tirato fuori un’arma da fuoco. Tara si sentì inghiottire da una strana sensazione di allarme, la paura l’assalì.

 

 

 

“Che c’è?” chiese Willow tutto d’un fiato, presa dal panico “ E perché non posso muovermi?”

 

 

 

“Cosa vuol dire non posso m..” stava dicendo la strega bionda, quando la detonazione coprì le sue parole.

 

 

 

Successe tutto in meno si un secondo, ma a Willow sembrò un tempo immensamente più lungo. Per un attimo la sua mente perse contatto con la realtà. Lontano, da qualche parte, sentì il suono potente di un colpo di pistola invadere l’aria, mentre una voce violò la confusione della sua testa. La voce di una donna. Una voce che conosceva, ma non riusciva a capire di chi fosse... Willow, le stanno sparando. Fai qualcosa, non puoi camminare e non può neanche lei. Fai qualcosa per prendere tempo.

 

 

 

“Tempus reprime!!!” esclamò a voce alta la rossa, alzando una mano senza neanche accorgersene.

 

 

 

“Will..” sentì la voce di Tara chiamarla.

 

 

 

Rientrò in sé. “T-tara? Stai bene?”

 

 

 

“Sì, amore, ma non riesco a muovere le gambe. Ed è come se..”

 

 

 

“Come se si fosse fermato il tempo.”

 

 

 

“Non esattamente. Warren aveva appena sparato un colpo quando una fortissima luce bianca accecante ha invaso tutto e per un istante non ho potuto più vedere niente. Adesso il proiettile è sospeso in aria.. ma va avanti lentamente, non è del tutto immobile.”

 

 

 

“Si può sapere che succede?” intervenne Spike. “La Cacciatrice mi stava insultando, poi ho visto tutto bianco..”

 

 

 

“Ho fatto un incantesimo per fermare il tempo, ma a quanto pare l’ho solo rallentato. Forse son debole per l’incantesimo di prima.”

 

 

 

“E’ per questo che non possiamo camminare?” domando Tara.

 

 

 

“No, io non potevo muovermi da qui già da prima. Penso che sia un’altra forza che ci tiene immobilizzate dalla vita in giù.”

 

 

 

“Ma si può sapere che blaterate?” fece il vampiro, avvicinandosi alla strega rossa.

 

 

 

“Spike, tu ti puoi spostare!”

 

 

 

“Certo che posso! Non ho più il chip. E comunque non mi impediva di muovermi.”

 

 

 

“Cerca di spostare Tara, è sulla traiettoria del proiettile.” Gli ordinò Willow.

 

 

 

“E si può sapere perché dovrei farlo?”

 

 

 

“Ti abbiamo liberato il cervello dal chip. Un po’ di riconoscenza, magari.” rispose Tara. Poi si rivolse all’altra strega con un tono un po’ meno deciso: “ Will.. lo senti anche tu che questo è il momento?”

 

La rossa annuì, poi fissò Spike.

 

 

 

“Va bene, va bene, avete ragione, ve lo devo.”

 

William il Sanguinario. L’anima compensava perfino il chip: docile come un’ agnellino.

 

 

 

Il vampiro si avvicinò a Tara e la afferrò per i fianchi.

 

 

 

“Ehi!” esclamarono le due streghe all’unisono.

 

 

 

“La puoi spostare per i piedi.” Consigliò Willow, risentita.

 

 

 

“Scusa streghetta, non volevo farti ingelosire.”

 

Spike provò come aveva detto Willow, ma i piedi di Tara non si mossero di un centimetro. Riprovò ancora e ancora, mentre il suo viso, dai muscoli contratti a causa della fatica, iniziava a imperlarsi di sudore. Alla fine si arrese:

 

“Niente da fare, non ti muovi di un millimetro, biondina.”

 

 

 

“Dio, come facciamo ora!!” esclamò la strega rossa, la voce colma di panico, gli occhi lucidi di lacrime.

 

 

 

“Tesoro, stai tranquilla..”

 

 

 

“COME POSSO STARE TRANQUILLA, TARA?? LA PREMONIZIONE E’ VERA, E’ LA FINE!!” E scoppiò a piangere.

 

 

 

“Cosa?” volle sapere Spike, curioso.

 

Tara sospirò e rispose che non erano affari che lo riguardavano.

 

 

 

“Ok, ok, come volete.” Disse il vampiro. Poi si girò e guardò fuori, notando che il proiettile si avvicinava sempre di più alla finestra. Se fosse arrivato fino ad essa, il vetro si sarebbe frantumato e lui si sarebbe sciolto alla luce diretta del sole. Doveva fare qualcosa?

 

Ma poi, non era ciò che voleva? Morire? Sì, pensò Spike, ma voglio farlo io. Voglio che la Cacciatrice ritrovi il paletto sporco del mio sangue e si senta in colpa. Voglio questo, non farmi cuocere dal sole.

 

“E’ sempre più vicino.” Disse, rivolgendosi alle due streghe.

 

 

 

Willow provò di nuovo a far fermare il tempo, ma non riuscì neanche a rallentarlo di più. Probabilmente aveva già usato troppa energia. “Ho trovato!” strillò poi, improvvisamente. Per un attimo i suoi occhi brillarono di speranza. “Spike, puoi..puoi coprire Tara? Puoi metterti tra lei e il proiettile e fare in modo che prenda te? Tanto vuoi ucciderti, no? E..e comunque non moriresti per un colpo di pistola, sei un vampiro!” La strega rossa si sentiva un po’ in colpa per ciò che stava dicendo. Stava chiedendo di farsi sparare a uno che poco prima voleva buttar fuori di casa. Ma non vedeva altre soluzioni e poi ..si trattava di Tara.

 

 

 

“Mi spiace rossa, temo che una pozzanghera-Spike non possa servive a molto. Quando quell’affare colpirà il vetro, io sarò fritto e non è una metafora.” Sospirò. Poi aggrottò le sopracciglia. “Ehi, un attimo, posso prendere una coperta e…”

 

Ma quando rivolse lo sguardo al proiettile sospeso per aria, capì che non avrebbe fatto in tempo. Un’idea gli balenò nella mente confusa e finalmente ‘free-chip’. Non poteva indugiare a pensare se fosse un’idea buona o cattiva. Lo fece, dimenticandosi dei suoi buoni propositi di non farsi sciogliere. In qualche modo, si sentì costretto a farlo. Qualcuno o qualcosa glielo ordinò.

 

 

 

Si avventò su Tara, che non fece neanche in tempo a urlare. Gli occhi di Spike erano gialli, animali, la sua fronte era ruvida e irregolare, i suoi canini lunghi affondarono nella pelle candida del collo dalla strega bionda.

 

 

 

“No!” Il vampirò sentì gridare alle sue spalle, ma ormai era troppo tardi e…

 

 

 

CRASSSHH

 

 

 

Una pioggia di vetri invase la stranza, mentre il vampiro iniziava a sentire la pelle che sfrigolava al calore del sole. Succhiò sangue quanto bastava per non ucciderla definitivamente ma trasformarla. Poi aprì le fauci e abbandonò il collo insanguinato di Tara.

 

 

 

Mentre la sua faccia da vampiro si liquefava, Spike sibilò in tono asciutto:

 

“Dite alla Cacciatrice che la amo. Ditele che q- uesto è anc-che per leeiii..” la voce gli morì in gola, benché della sua gola (come del resto di tutto il suo corpo) rimanesse ormai ben poco.

 

 

 

Il proiettile si conficcò nella schiena di Tara, trafiggendola da parte a parte e uscendo all’altezza del petto, sopra il seno sinistro.

 

Ma la strega era già morta. O almeno… era già morta-vivente.

 

 

 

Parte Seconda

 

 

 

 

 

Aprì lentamente gli occhi, cercando di sopportare la luce accecante che si stagliava oltre il contorno di figure più scure, indefinite, sfocate.

 

 

 

“E così è m-mor-to.. ?” cercò di domandare una voce piangente.

 

 

 

“Buff, non abbiamo davvero potuto fare niente.” Disse un’altra voce.

 

 

 

“Lei c-come sta?”

 

 

 

“Sembrava okay. Almeno..a parte il morso… respira ancora. Lo sparo non l’ha uccisa, anche se l’ha colpita al cuore. Perché..

 

 

 

“Perché S-spike l’aveva già t-trasformata in un vampiro.” finì la prima voce, tremando al suono delle sue stesse parole. Specialmente della parola ‘Spike’.

 

 

 

“Già. Dovrebbe essere così.

 

 

 

Una terza voce, l’unica maschile, intervenne nel discorso. “Ma il fatto che è una Wicca… Cioè, i poteri, dico.. non cambia niente?”.

 

 

 

“Non ne ho idea.”

 

 

 

Più passava il tempo, più la vista sembrava tornare e attorno a se tutto diventava più nitido. Si accorse che non c’era neanche molta luce, come le era sembrato in precedenza. Erano solo i suoi occhi disabituati. Riconobbe una di quei tre ragazzi che discutevano, in piedi al centro della stanza.

 

 

 

“W-wil...” mormorò con voce sottile.

 

 

 

La ragazza rossa si girò subito e un sorriso dolce le illuminò il viso.

 

“Venite, ha ripreso conoscenza!”

 

 

 

I tre si sorpresero ad non aver paura nell’avvicinarsi. Willow si sedette affianco alla strega bionda, accarezzandole le mani. Quegli occhi azzurri la guardavano, un po’ smarriti, un po’ rassicurati dalla sua presenza. La guardavano di nuovo, finalmente aperti, ancora vivi nella morte, ancora profondi e dolci nel dolore fisico e nella confusione della mente.

 

Non sai quanto ho avuto paura di non poter vedere più i riflessi immensi dei tuoi occhi, Amore. Non riuscirai mai a immaginarti quanto ho avuto paura di perderti. Quanto ero sicura di perderti. Non mi sarebbe rimasto niente pensò la rossa, senza riuscire a smettere di incrociare lo sguardo del suo angelo.

 

Delle parole familiari le attraversarono la mente, troppo celeri e inafferrabili per coglierne il significato, per ricordare da quale universo lontano della sua psiche arrivassero:

 

‘…Ascoltami: ad asciugare le tue lacrime ci sarà quel che Tara ti ha lasciato’.

 

 

 

“M-mi sento un po’ s-strana..”

 

 

 

“Non ti preoccupare Amore, sistemeremo tutto.”

 

 

 

“T-tut-to cosa? Cosa è s-successo, Will?

 

 

 

Willow si rivolse uno sguardo agitato a Buffy e Xander, che erano alle sue spalle. Quello sguardo significava: ‘Dobbiamo dirglielo ora?’

 

 

 

In quel momento la porta d’ingresso fu spalancata con violenza da qualcosa simile a una fortissima e magica folata di vento.

 

“Willow, fermati!” urlò da fuori una voce maschile che tutti conoscevano.

 

 

 

“Signor Giles!! Cosa ci fa qua!!” esclamò allora la Cacciatrice, correndo ad abbracciare l’uomo che fece capolino sulla soglia dell’ingresso.

 

 

 

Il signor Giles le fece cenno di fermarsi con una mano. “Vi ha fatto del male?” chiese, mentre delle piccole rughe di preoccupazione prendevano forma sulla sua fronte spaziosa.

 

 

 

“Chi, Tara? No, non pensiamo che sia pericolosa.. cioè, veramente non lo sappiamo ma..

 

 

 

“Intendo dire Willow. Ah, e mi dispiace per quello che è successo a Tara.”

 

 

 

“Io?” intervenne Willow. “Perché avrei dovuto far del male a qualcuno?”

 

 

 

L’osservatore si tolse lentamente gli occhiali e iniziò a pulirli con calma. Il suo volto, prima contratto dall’ansia e dal timore, iniziò a rilassarsi. Squadrò bene la strega rossa, poi si accorse di Tara, stesa sul divano. Viva.

 

“Aspettate un attimo. C’è qualcosa che non và qui.” Ora ci sediamo e ne parliamo con calma di fronte a una tazza di te, okay?”

 

 

 

* * * *

 

 

 

“E così le hanno dato i poteri di Tara e l’hanno mandato qua a salvare la situazione?” domandò Willow, sempre più incredula.

 

 

 

“Lo sapevo!” intervenne Xander, sbattendo una grossa mano sul tavolo di legno. “Cosa vi ho detto? Una Wicca non può mantenere i suoi poteri se viene trasformata in un vampiro.”

 

 

 

Buffy puntò gli occhi al cielo.

 

 

 

“Xander, non stiamo parlando di questo.” Cercò di spiegare pazientemente Giles, senza usare mezzi termini. “Mi hanno dato i poteri perché dovrebbe essere morta. Morta morta, non morta-vivente.”

 

 

 

“Solo che?”

 

 

 

“Non lo sappiamo.” L’osservatore prese un sorso dalla grande tazza che teneva fra le mani. “Qualcosa non è andato come sarebbe dovuto andare. Il fatto stesso del tuo sogno, Willow. Qualcuno deve aver fatto in modo che tu facessi quel sogno. A quest’ora avresti già gli occhi e i capelli completamente neri, se qualcosa o qualcuno non fosse intervenuto.”

 

 

 

“Vuol dire che hanno manovrato i fatti?”

 

 

 

“E’ l’ipotesi più probabile. Solo che non sappiamo chi né come.”

 

 

 

“Possono essere stati quelli del Trio!” propose Xander, calando nuovamente con forza il pugno sul tavolo, e facendolo tremare.

 

 

 

“Xan, se permetti vorrei che in questa casa non venga distrutto nulla almeno fino alla prossima Apocalisse.”

 

 

 

“Ehm.. scusa Buff.. comunque un tavolo te lo posso sempre riparare io. Avete davanti il più grande falegname di tutta la Bocca dell’Inferno, no?”

 

 

 

“In effetti detto così sembra un posto piuttosto grande e importante. Quando lo inserirai nel tuo curriculum ricordati di scriverlo al posto di Sunnydale.”.

 

 

 

Giles si schiarì la voce, fermando lo scherzoso scambio di battute dei ragazzi. “Non credo che siano quelli del Trio. Ci vuole un potere immenso per poter cambiare in questo modo il corso degli eventi. Quelli, da quanto mi avete detto voi, hanno dei buoni trucchetti ma non sono degli esperti.”

 

 

 

“E poi come avrebbero potuto fare? Il cervello lì è Warren, e quando il casino stava succedendo lui era fermo insieme al tempo.. o almeno, rallentato moltissimo, come il tempo. Quei due da soli non sono neanche ad accendere un computer o fare un incantesimo un po’ complicato, non è possibile che siano stati loro. Dio, c’era una vera è propria opposizione di forze. Qualcosa ci teneva bloccate perché sapeva che eravamo a conoscenza di ciò che sarebbe successo e saremmo intervenute per evitarlo. Qualcos’altro.. era come se ci suggerisse cosa fare.”

 

 

 

“A proposito di Warren, che fine ha fatto?” chiese il carpentiere.

 

 

 

“Stai tranquillo, non me lo sono fatta sfuggire come hai fatto tu con quegli altri.” Lo punzecchiò la Cacciatrice.

 

 

 

“Ehi, te l’ho detto, all’improvviso hanno tirato fuori un..un non so cosa.. ed ha iniziato a diffondersi una specie di fumo: non ci vedevo più niente. Quando si è finalmente diramato, erano scomparsi!”

 

 

 

“Non importa, come ha detto Willow quei due da soli non son capaci a far niente. L’importante è che abbiamo il pezzo grosso. Gli ho fatto fare un bel volo fino al carcere!”

 

 

 

“L’hai lanciato fino al carcere?” volle sapere la strega rossa, che faticava a immaginarsi la scena.

 

 

 

“No, no. Era una metafora.”

 

 

 

“Ah, ecco!”

 

 

 

“Comunque, dov’è Dawn?”

 

 

 

“Era un po’.. come dire.. sconvolta. E anche un po’ arrabbiata. Dice che se l’avessimo lasciata rimanere durante l’incantesimo, sicuramente sarebbe riuscita a salvare Tara senza bisogno che intervenisse Spike.” La rossa accennò un sorriso malinconico. “Forse non si era neanche resa conto della gravità della situazione, quando me l’ha detto. Ad ogni modo l’ho lasciata andare a dormire da Janice, così magari ha il tempo di sbollire un po’..”

 

 

 

Willow si fermò vedendo che Buffy aveva gli occhi lucidi. Forse avrebbe dovuto evitare di nominare ancora il vampiro. La Cacciatrice si accorse che l’amica la osservava con apprensione. Si sfregò gli occhi.

 

 

 

“Ehm.. quindi.. come sta Tara?” chiese, con aria indifferente.

 

 

 

“Non so Buff. E’ così strano quello che è successo. Non so davvero come comportarmi. Ormai si è ricordata da sola quello che è successo, non ho dovuto parlargliene neanche. Sembrava un po’ giù di morale, un po’ stanca, ma niente di più. L’ho lasciata in camera, si è addormentata di nuovo.”

 

 

 

“Bene.” commentò Giles. “Cosa abbiamo intenzione di fare?”

 

 

 

“Ricerche, come al solito.” Ribattè la Cacciatrice.

 

 

 

“No, non mi riferivo a quello. Dicevo per Tara.”

 

 

 

Willow aprì la bocca, come per rispondere, ma poi il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore e si strinse l’addome tra le braccia.

 

 

 

“Oddio, Will, di nuovo dolori?”

 

 

 

“A quanto pare.” Rispose la rossa a denti stretti. Si alzò lentamente, poi rivolse uno sguardo dispiaciuto agli amici e disse che andava a sdraiarsi perché proprio non ce la faceva a stare così.

 

 

 

“Ehm, Will?” la fermò Buffy, mentre l’amica stava per uscire dalla cucina. “Senti, se vuoi puoi usare il mio letto, io posso dormire sul divano.”

 

 

 

La strega rossa le rivolse uno sguardo interrogativo. “Qual è il problema, Buff? Dormo con Tara, come al solito..”

 

 

 

“No, sai pensavo che magari… voglio dire..” Buffy gesticolava e farfugliava imbarazzata, cercando di esprimere il concetto che aveva in testa senza offendere l’amica.

 

 

 

Xander, sincero più che mai, finì la frase al posto suo. “Penso che intenda dire che forse Tara può essere pericolosa.”

 

 

 

“Pericolosa?” Uno sguardo arrabbiato di Willow, transitò da Xander a Buffy e viceversa. “E’ questo che pensate? Che domani mattina mi sveglierò con due buchi nel collo perché la mia ragazza è una sottospecie di vampiro? Allora spiegatemi il vostro piano. Chiuderla in una stanzetta buia con un bel barile di sangue fresco, giusto per quando ha voglia di un aperitivo? Che razza di discorsi sono? Non mi farebbe mai del male!” Gli occhi della strega erano colmi di tristezza e delusione.

 

 

 

Giles si alzò e disse lentamente, con tono paterno e comprensivo. “Non è sicuro, Willow. Non possiamo sapere se davvero non corri rischi.”

 

 

 

La ragazza lanciò a tutti un’ultima occhiata gelida.

 

“Non vi permetterò di farle niente, quanto meno allontanarla da me o studiarla. E’ sempre Tara.” Poi se ne andò, senza aggiungere altro. Nessuno cercò di fermarla.

 

 

 

Quando sentirono allontanarsi i passi della rossa, Giles sospirò e rivolse uno sguardo torvo agli altri: “Quando si mette in testa qualcosa, non c’è una vota che le si possa far cambiare idea!”

 

 

 

“Non è esattamente così..” ribatté Xander, serio “.. qualche volta si può. Ma non se si tratta di Tara.”

 

 

 

La Cacciatrice fece un segno d’assenso. “Già.. mi ricordo ancora quando è andata ad affrontare Glory, da sola per giunta. Era assolutamente da pazzi!… Comunque, sapete, forse adesso non ha del tutto torto. Cioè, Spike aveva un’anima, no? Quando l’ha morsicata, aveva l’anima e quindi ce la deve avere anche lei!”.

 

 

 

Il signor Giles aggrottò la fronte, pensieroso. “Potrebbe essere, ma non bisogna escludere nessuna possibilità. Se è come penso io, anche l’anima di Spike è stata uno degli particolari programmati da quel qualcosa o qualcuno che è intervenuto negli eventi. Hanno fatto in modo che Spike avesse l’anima, non è stata una cosa naturale, quindi non so fino a che punto possiamo fidarci di questo aspetto. Sarà meglio che qualcuno di voi stia in guardia durante la notte, dobbiamo tenere sotto controllo..”

 

 

 

“Sta scherzando? Mi sta dicendo che devo ridurmi a spiare la mia migliore amica con la ragazza? Piuttosto mi vado a rompere le ossa ammazzando vampiri o faccio qualche ricerca, sicuramente più utile.”

 

 

 

“Non si tratta di spiare..”

 

 

 

“Signor Giles, Buffy ha ragione. Dobbiamo rispettare la privacy.. se io scoprissi che qualcuno ‘stava di guardia’ mentre io ero con Anya, probabilmente…”

 

 

 

“Sì, se qualcuno mi avesse ‘tenuto sotto controllo’, come dice lei, quando ero con Spike, forse avrei potuto…”

 

 

 

“Ragazzi, per favore, lasciamo fuori le questioni personali.”

 

 

 

“Le questioni personali, signor Giles?” sbottò la Cacciatrice, con un sorriso sarcastico “Forse Spike non è morto durante lo stesso casino che ha trasformato Tara in un vampiro?”

 

 

 

“Buffy, Spike era già morto.”

 

 

 

“La metta pure come vuole, ma è inutile che continuate a evitare di parlarne! Spike c’era, morto o vivo o mezzo morto, ma c-c’era, e o-ora..” la voce di Buffy si incrinò progressivamente cedendo al pianto. Non sapeva neanche lei cosa aveva provato per quel vampiro, e cosa provava ora. Qualsiasi cosa fosse stata, faceva male.

 

 

 

“Certo, e dove lasciate quel babbeo di Xander?” interruppe il ragazzo “Continuate a dire che tutti possono sbagliare e che è naturale avere dei momenti di debolezza e incertezza… ma Anya? Le vostre chiacchiere non mi ridanno indietro Anya, non mi ridanno indietro la sua fiducia e il suo amore…”

 

 

 

* * * *

 

 

 

Mentre la situazione in cucina degenerava, al piano di sopra Tara allungava lentamente un braccio verso la parte sinistra del grande letto matrimoniale su cui riposava. Quando avvertì solo il vuoto affianco a sé, aprì gli occhi. Si sentiva ancora un po’ debole, ma tutto sommato abbastanza normale.

 

 

 

“Amore?”

 

 

 

Willow entrò, le si avvicinò e le baciò la fronte. Lo sguardo brillante della ragazza rossa si rabbuiò. “Come sei fredda… stai bene?”

 

 

 

Tara annuì. “Sai, penso che sia per via…. Dico, è c-così che s-sarò probabilmente d-da ora.”

 

 

 

“Non dire così piccola. Vedrai che troveremo una soluzione, dai tempo al tempo.”

 

Willow le posò le mani sul collo gelido e scivolò lentamente giù verso le spalle. “Ora lascia che ti riscaldi.”

 

 

 

Tara guardava estasiata il volto di Willow, mentre la ragazza le accarezzava le dolci curve delle spalle e del collo. Sembrava davvero incantata, imprigionata nei luminosi occhi verde smeraldo della strega rossa da chissà quale forza d’amore. Avvicinò con una lentezza quasi esasperante una mano al viso di Willow e con la punta della dita lunghe lo accarezzò lievemente, passando poi a sfiorarle quasi con timidezza i capelli. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla pelle della ragazza, più liscia e candida del solito, dai suoi capelli più vermigli e morbidi del solito, dai riflessi verdi dei suoi occhi immensi. La osservava con tenero calore nello sguardo innamorato e chissà per quale curioso motivo, la trovava di una bellezza stupefacente, come non si ricordava di averla mai vista prima.

 

 

 

“Oggi sei bellissima. Sei stupenda. Da far male. Vorrei solo poter rimanere a guardarti così per sempre.” sussurrò, sorridendo quasi soprappensiero.

 

 

 

Willow all’iniziò si sentì a disagio, fissata insistentemente da quegli occhi blu così profondi e penetranti. Si sentì talmente a disagio che le sue mani fermarono d’improvviso il massaggio che stava facendo a Tara. Poi capì che il suo disappunto era solo dovuto alla suggestione che avevano provocato le parole poco fiduciose degli amici. Tara non poteva farle del male.

 

 

 

“Ti sbagli, sei tu quella più bella.”

 

 

 

La ragazza bionda si fece seria. “No, Will, parlo sul serio. Sei bella in un modo insolito. Ed è come se..” cercò di concentrarsi per esprimere quel concetto che aveva sulla punta della lingua “E’ come se tu fossi diversa. Non in senso negativo, non fraintendere..”

 

 

 

“Non capisco.” Ammise Willow, mentre pensava che quella diversa era lei…era così terribilmente fredda!!

 

 

 

“Non fa niente. Lasciamo perdere.”

 

 

 

“No, Amore, voglio saperlo. Non è che magari sei solo tu che senti le cose un po’ in modo.. differente?” sarebbe potuta essere una provocazione, ma Willow lo disse con un tono talmente dolce e carismatico che Tara non si sentì minimamente toccata dalla domanda.

 

 

 

“No, è come…” Gli occhi di Tara ricaddero inevitabilmente su volto del suo Amore, così luminoso, così pieno di vita, così colmo di quella bellezza inspiegabile e sconvolgente. Ora c’era solo Willow. “Come se avessi bisogno di te, subito.” Concluse, avvicinando di scatto il viso a quello dell’altra.

 

 

 

In un primo momento Willow, ancora tesa e, (anche se non lo voleva ammettere a se stessa), spaventata dalla freddezza innaturale del corpo della sua ragazza, trasalì e quasi si spostò, temendo che Tara volesse davvero farle due buchi sul collo!

 

 

 

Ma Tara la stava solo baciando, assaporando il sapore di fragola delle sue sottili labbra di strega, la baciava in un modo che a Willow fece quasi paura. In quel bacio c’era un sentimento immenso. Ovviamente, la strega rossa pensò che quel comportamento un po’ stravagante fosse dato dalla trasformazione di Tara (che, inoltre, non aveva ancora chiesto né preso neanche un goccio di sangue umano, quindi poteva essere, secondo le sue teorie, in una sorta di momento di astinenza). In verità la passione travolgente di Tara era dovuta solo a Willow stessa, che aveva veramente qualcosa in più, quella sera.

 

 

 

Timori o no, dubbi o no, Willow non poté resistere ancora e allora le sue mani scesero alla vita di Tara e risalirono all’orlo della maglietta, che sfilò via con decisione e delicatezza allo stesso tempo. Accarezzò delicatamente il ventre della compagna, sentì la sua pelle gelida fremere sotto il proprio tocco leggero e poi raggiunse la cerniera sotto la cintola dei pantaloni. Prima di levar via anche quelli incontrò lo sguardo di Tara e le mormorò “Ora ti scaldo davvero.”

 

Tara piegò le labbra nel suo sorriso un po’ storto e rispose “Ok, starò attenta a non sciogliermi, perché con te così bella oggi rischio proprio di liquefarmi.”

 

 

 

Willow ripensò a quella frase solo l’indomani mattina. E fu come aggiungere un tassello mancante a quel puzzle di vita e morte.

 

Uno dei tanti.

 

 

 

    * * * *

 

 

 

‘Starò attenta a non sciogliermi’ aveva detto. Willow si abbandonò sulla sedia della cucina, dimenticando il motivo per cui era andata fino a lì. Avrebbe voluto spegnere quei pensieri, quelle domande. Ma sentiva che in qualche modo erano importanti. Importanti per far riprendere a scorrere il sangue nelle vene gelate di Tara. Okay, fino a quel momento non si poteva lamentare di molto, se non si conta il fatto che la sua ragazza avrebbe potuto partecipare a Miss Stalattite o Miss Stalagmite vista la sua temperatura corporea. Per il resto, non sembrava che Tara fosse tanto diversa. Non l’aveva azzannata da sveglia né durante il sonno. Non si era alzata nel bel mezzo della notte per dare la caccia a innocenti a cui succhiare il sangue. Ma Willow non poteva sopportare il fatto che non potesse ad esempio stare alla luce del sole o.. Ehi, pensò Willow, mentre un sorriso soddisfatto le curvava lentamente le labbra sottili, ehi, ci sono!! La luce del sole! La domanda è: perché Tara non ha fatto la stessa fine di Spike, se quando il vetro è stato mandato in frantumi dal proiettile era già stata morsa? Se era già un vampiro, perché la luce diretta del sole non l’ha fritta? O perché in verità la trasformazione non era ancora avvenuta del tutto, o perché qualcosa l’ha protetta. E la prima è da escludere, visto che un secondo dopo il proiettile le ha attraversato il cuore ma lei era già una morta-vivente. Willow rabbrividì mentre quelle ultime parole le attraversarono la mente. E pensare che la sera prima non le era sembrava per niente morta!!

 

Willow, mentre si alzava e si dirigeva verso il frigorifero, si ripropose di fare qualche domandina a Giles. Sull’anta del frigo era attaccato un piccolo biglietto quadrato:

 

Siamo tutti al Magic Box,

 

raggiungici appena puoi.

 

Buffy

 

 

 

Staccò il bigliettino e pensò che sarebbe andata subito dopo aver fatto quel che voleva fare. Aprì il frigo, allungò la mano e afferrò una piccola bottiglia di vetro piena di liquido scuro. Spike non bazzicava molto ultimamente da quelle parti, ma quella buon’anima di un ex-vampiro ossigenato aveva ben pensato di dimenticarsi un po’ della sua sanguigna linfa vitale a casa Summers. O chissà, forse l’aveva lasciata apposta, così con la scusa di una bevutina poteva andare a trovare la Cacciatrice.

 

Aprì la bottiglia e versò un po’ del contenuto in un bicchiere. Non avrebbe saputo giudicare se il sangue era ancora buono o no e pensò che sarebbe stato meglio evitare anche solo di provarci, se non voleva finire piegata in due a rimettere tutto quello che non aveva in corpo. Avrebbe saputo giudicare la diretta interessata.

 

 

 

* * * *

 

 

 

 

 

Tara sporse il naso oltre il bordo del bicchiere e odorò. Fece una smorfia disgustata e rivolse uno sguardo verso Willow, che si teneva le mani intrecciate in grembo e fremeva dalla voglia di sapere se alla sua ragazza era piaciuta la sorpresina.

 

 

 

“Will, che cos’è?”

 

 

 

“Non è fresco?” volle sapere la strega rossa, preoccupata.

 

 

 

“Fresco? Ehi, ma di cosa stai…” Tara si fermò improvvisamente, con la bocca spalancata dallo stupore. Guardo il bicchiere, poi Willow, poi il bicchiere di nuovo. “Non vorrai dirmi che.. è sangue?”

 

 

 

“Amore, volevo farti una sorpresa, pensavo avresti gradito!”

 

 

 

Tara rise di gusto. “Will, so che è strano per te sentirti dire che una vampira, perché è questo che dovrei essere ora, è nauseata dal sangue. Ma sai, credo che sia per via dell’anima di Spike. Il fatto che io abbia un’anima e mi senta praticamente come un’umana normalissima, è la diretta conseguenza del fatto che lui avesse l’anima. Penso che sia così.”

 

 

 

Willow annuì.

 

“Ti fa proprio schifo?” chiese, curiosa.

 

 

 

“Beh, diciamo che mi da molto fastidio pensare che sia umano. Anzi, mi da un fastidio terribile.”

 

 

 

“Dovrebbe essere il tuo nutrimento Amore, dovresti vivere di quello.”

 

 

 

“Io vivo di te, Will.”

 

 

 

“Grazie. Ma dicevo sul serio. Comunque non preoccuparti troppo, perché penso proprio di avere una mezza idea.”

 

 

 

“Di che si tratta?”

 

 

 

“Non ti voglio dire niente prima di essere certa che sia una buona idea… Comunque.. ora dovrei andare al negozio… se vuoi puoi venire anche tu.. non so, puoi usare una coperta o qualcosa per coprirti, se vuoi.”

 

 

 

“Non ti preoccupare, vai pure tu.” Poi aggiunse, con uno sguardo malizioso. “Devo recuperare un po’ di sonno.”

 

 

 

“Di meritato sonno, direi io!” sorrise la strega rossa.

 

 

 

    * * * *

 

La campanella del negozio suonò il suo melodioso tintinnare una prima e poi una seconda volta, quando la porta si aprì e poi si richiuse alle spalle della strega rossa. Intanto la Cacciatrice le stava già venendo in contro, un foglio spiegazzato tra le mani, un’espressione di tesa concentrazione.

 

 

 

“Abbiamo novità grosse.” Annunciò.

 

 

 

“Buone o cattive?”

 

 

 

“Ehm.. direi buone.”

 

 

 

“Direi che dipende dai punti di vista” la corresse Xander. Si alzò e andò anche lui in contro a Willow. Poi le strinse con delicatezza una spalla esile con una delle sue manone da carpentiere e chiese gentilmente:

 

“Come sta Tara?”

 

 

 

“Sta bene, o almeno, così sembra..ma.. insomma..” il suo sguardo si velò di malinconia.

 

 

 

“Capisco, non c’è bisogno che ci spieghi niente.. soprattutto non a me, son stato fino a pochi giorni fa al fianco di una ex-demone..” il ragazzo abbozzò un sorriso ma i suoi occhi non sorridevano e la sua voce simpatica tremò lievemente nel pronunciare quelle ultime parole.

 

Nessuno se ne accorse, a parte forse Willow, che lo ascoltava con attenzione. La rossa si guardò velocemente intorno e probabilmente Giles, che sostava dietro il bancone, pensò che si stesse chiedendo dove fosse Anya e allora spiegò di sua spontanea volontà:

 

“Le ho dato un giorno libero, non volevo che… che si creassero tensioni inutili.”

 

Willow annuì con un cenno del capo e dopo ci fu un attimo di imbarazzante silenzio.

 

 

 

“Allora, ditemi di queste news.” Disse alla fine la ragazza, dirigendosi verso il tavolo per poi abbandonarsi pesantemente su una sedia “Perché poi anche io devo parlarvi.”

 

 

 

“Dunque..”, esordì Buffy, mentre si sedeva anche lei. “..Ieri sera il Signor Giles ha per sbaglio rovesciato dell’acqua sul tavolo, dove c’erano anche alcune di quelle scartoffie che ho recuperato io. E’ stato un incidente piccolo, ma davvero utile.” Posò il foglio che aveva tra le mani, per fare in modo che anche l’amica potesse vederlo. “Tra le altre cose si è bagnato anche questo foglio. Prima sembrava vuoto, ma quando ha assorbito l’acqua, è lentamente apparso l’inchiostro… un altro trucchetto dei tre sfigati.”

 

 

 

“Perché non me lo avete detto subito, ieri sera?”

 

 

 

“Eravamo stanchi e nervosi e sapevamo che tu lo eri più di tutti: volevamo lasciarti riposare.” spiegò Xander, con un tono pacato e comprensivo.

 

 

 

“E lo stesso vale per stamattina, per questo ti ho lasciato un bigliettino e non ti ho svegliata.” aggiunse Buffy, quasi giustificandosi.

 

 

 

Willow piegò leggermente gli angoli della bocca in un breve sorriso. “Okay”. Poi prese il foglio e lo esaminò con attenzione. “Quindi ecco i malefici piani del Trio.”

 

 

 

“Già” assentì la Cacciatrice “Per ieri sera era previsto il colpo alla banca, ma per fortuna li abbiamo fermati in tempo.”

 

 

 

Xander si affacciò da dietro la spalla della strega rossa e diede anche lui un’occhiata. “Pensate che lasceranno perdere la banca e procederanno con il resto?”

 

 

 

“Sì, credo di sì. Anche perché non penso che quei due potrebbero riuscire a portare a termine un colpo del genere senza il loro capo.”

 

 

 

“Quindi stasera tenteranno di derubare una gioielleria?”

 

 

 

“Tenteranno, ma non ci riusciranno. Li fermeremo e finiranno in carcere insieme a Warren.” Disse Buffy, in tono determinato. Poi si fece pensierosa. “Will, forse dovresti venire anche tu; la magia potrebbe esserci d’aiuto. Anche se sono dei smidollati, quei due sicuramente avranno qualche strano aggeggio super-tecnologico che potrebbe lasciarci tutti fregati. Non mi va più di diventare invisibile…”

 

 

 

“Okay. Ma ora ci sarebbe quella cosa di cui voglio parlarvi.”

 

Tutti annuirono seriamente, e si prepararono ad ascoltare la rossa.

 

“Signor Giles, ha ricevuto subito i poteri di Tara, appena è stata azzannata, appena è diventata un vampiro?”

 

 

 

L’uomo fece un segno di diniego “No, perché me lo chiedi?”

 

 

 

“Quindi in teoria Tara ha mantenuto ancora i suoi poteri, dopo essere stata trasformata.”

 

 

 

“Teoricamente dovrebbe essere così, Willow.”

 

 

 

“Ehi, vuoi renderci partecipi di cosa brucia in quella testolina rossa?” intervenne Xander, vedendo il sorriso che si disegnava sulle labbra dell’amica strega.

 

 

 

“Beh.. quando il vetro è stato colpito dal proiettile e si è rotto, la luce diretta del sole ha fatto sc..” Willow, prima di proseguire la frase, diede con la coda dell’occhio uno sguardo veloce e nervoso a Buffy, e poi decise di usare termini meno pesanti “..ecco, ha fatto sparire Spike. Ma a Tara non è successo. Sapete spiegarmi il perché? La prima cosa che mi è venuta in mente è stata che forse non si era ancora trasformata. Ma questo è impossibile, perché se non fosse già stata una morta-vivente lo sparo l’avrebbe finita.” rabbrividì alle sue stesse parole, ma ora come ora non ci fece molto caso perché era animata da una nuova speranza “Quindi penso che a proteggerla siano stati i suoi stessi poteri di strega, la sua magia bianca.”

 

Gli amici la fissavano, perplessi, ma nessuno aveva il coraggio di confessare che non aveva ben afferrato il nocciolo della questione. Lei se ne accorse.

 

“Ragazzi.. quello che sto cercando di dire è che… forse.. ecco, non vorrei fare farmi stupide illusioni da innamorata, ma.. forse restituendole i poteri lei tornerà completamente normale. O almeno in parte.”

 

 

 

Giles si sfilò gli occhiali e prese a pulire le lenti con il suo solito atteggiamento serio e pacato da vecchio saggio. Guardò la ragazza negli occhi. “Cosa vuoi che faccia, Willow?”

 

 

 

“Chiami il Consiglio e spieghi che c’è stato un errore, che Tara McLay non è morta. Chieda se può riavere subito i suoi poteri Wicca”.

 

L’ex-bibliotecario sembrò un po’ accigliato ma non ribatté nulla, anche se indugiò parecchio prima di andare verso il telefono, alzare la cornetta, digitare un numero e dire con voce profonda, aggrottando la fronte “Pronto? Sono Rupert Giles, volevo…

 

 

 

* * * *

 

 

 

Willow aveva ragione. Era ciò di cui si doveva nutrire, ora. Eppure, in qualche modo, non poteva. Ormai erano almeno cinque minuti che continuava a fissare quel bicchiere poggiato sul comodino, senza mai riuscire a decidersi. Il liquido al suo interno era scuro, denso e in alcuni punti anche un po’ grumoso, come se fosse rappreso. Anche solo guardarlo trasmetteva un senso generale di disgusto. Ma più le lancette dell’orologio andavano avanti, più lei si sentiva debole e la cosa peggiore era che sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto fare per riprendere energie. Sapeva esattamente ciò di cui aveva bisogno il suo corpo. Continuava a fissare il bicchiere, sentendo le proprie membra sempre più stanche e spossate.

 

Aveva letto una volta di un gruppo di esploratori che si era perso in mezzo alle nevi e ai ghiacciai, o qualcosa del genere. Per sopravvivere, furono costretti a mangiarsi l’un l’altro. Cannibalismo. Ma non era di questo che si trattava, non nel suo caso. Prese il bicchiere con una mano tremante e per un attimo temette di farselo sfuggire dalle dita. Lo sollevò all’altezza degli occhi e osservò con curiosità le sfumature calde e affascinanti di quel liquido vitale. Era proprio così che si sentiva, almeno in parte: affascinata dal sangue. Forse non l’avrebbe mai ammesso, o forse non se ne rendeva bene conto neanche lei. All’improvviso si sorprese a pensare che sicuramente anche quei poveri ragazzi perduti e disperati in mezzo al gelo dovevano aver provato la stessa sensazione di fronte a un pezzo sanguinolento di polpa umana. Respinse quel pensiero ripugnante. Come poteva pensare anche solo un momento di bere del sangue umano ?… ma era così debole, così debole…

 

 

 

Improvvisamente, mentre ancora reggeva il bicchiere tra le mani indecisa sul da farsi, si senti invadere di energia, di forza, di luce… luce accecante… luce buona, bianca. Dal profondo della gola le uscì un unico singhiozzo soffocato e convulso, le palpebre si abbassarono violentemente, le mani mollarono la presa sul vetro liscio del bicchiere che cadde per terra e si frantumò lasciando che una macchia scura si espandesse sul tappeto. Attorno a lei, un alone di luce bianca la avvolse. Era magia, magia bianca tornata alla sua padrona.

 

 

 

* * * *

 

 

 

Quel pomeriggio le due streghe andarono al parco, passeggiando sotto i raggi brillanti di uno splendido sole dai colori fulgidi, fiammeggianti. Tara non provò neanche il minimo fastidio ad esporsi alla luce solare. Passeggiarono a lungo, mano nella mano, e Tara, che aveva ormai dimenticato le orribili sensazioni provate quella mattina, guardava di tanto in tanto la sua Willow, sorprendendosi ogni volta di quanto le apparisse più bella del solito. Alle sette e mezzo tornarono a casa Summers, dove la gang si doveva incontrare per organizzarsi e andare poi a sventrare il colpo dei due superstiti del Trio (sempre che Jonathan e Andrew avessero il coraggio di fare una cosa del genere senza l’appoggio del capo).

 

Anche la strega rossa, come Buffy aveva accennato, sarebbe dovuta andare, ma si sentì di nuovo male e i dolori al basso ventre la bloccarono a casa. Nonostante il malessere, quando entrò in camera, Willow notò la macchia sul tappeto. Un pensiero fulmineo le attraversò la mente - Ho saltato il ciclo? -, ma non ci fece caso più di tanto. E anche se l’avesse saltato? Da quando stava con Tara ovviamente non si preoccupava di certe cose.

 

In quanto a preoccupazione, invece, Tara andava a gonfie vele. Non riusciva a dormire tanto era ansiosa e alla fine decise che l’indomani avrebbe costretto Will a farsi visitare da un medico. C’era solo da sperare che non fosse un tumore, né qualcosa di altrettanto grave.

 

E mentre Tara si girava e rigirava nel letto, tormentata dal pensiero della sofferenza della sua compagna..

 

 

 

“La vuoi finire di alitarmi sul collo?”

 

 

 

“Sto solo guardando cosa fai!”

 

 

 

“Anzi di guardare, cerca di aiutarmi!” borbottò infastidito, il ragazzo coi capelli scuri.

 

 

 

Il biondino sbuffò e disse, nel tono lamentoso di un bimbo che vuole assolutamente un giocattolo “Se solo ci fosse Warren!”

 

 

 

“Andrew, Warren è in prigione e ti conviene aiutarmi se non vuoi che ci finiamo anche noi.” Affermò con convinzione il primo, mentre armeggiava per disattivare l’allarme del negozio. Poi si fermò un attimo e si girò verso l’altro “Dì un po’… ma cos’hai mangiato? Cipolle?”

 

 

 

“Emh.. pensavo che avrei fatto in tempo a lavarmi i denti, prima di venire.”

 

 

 

“I cattivi non perdono tempo a lavarsi i denti, se c’è di mezzo un affare grosso come questo.”

 

 

 

“Era meglio quello dalla banca.”

 

 

 

“Sì, ma quello non si può fare senza Warren, quindi stai zitto e aiutami.”

 

 

 

Andrew si chinò vicino a Jonathan e anche lui iniziò ad armeggiare con cavi e cavetti.

 

 

 

“Cercate qualcosa?” la voce limpida di Buffy spezzò il silenzio notturno e i due giovani trasalirono girandosi di scatto verso la ragazza.

 

 

 

“Già, avete per caso bisogno di aiuto?” una figura dalle spalle larghe si stagliò dietro la Cacciatrice, nelle ombre di quella serata afosa. Xander.

 

 

 

Jonathan scambiò un veloce sguardo d’intesa con Andrew.

 

“Ci vediamo, Cacciatrice!”

 

Poi entrambi, contemporaneamente, spinsero i due grandi bottoni che avevano sulla punta delle scarpe e dai tacchi si sprigionarono scintillanti fiammate ossidriche. Andrew partì subito in quarta e, ondeggiando goffamente sui pattini di fuoco e gridando come un forsennato, perse l’equilibrio e si andò a schiantare su un palo a pochi metri più avanti. Jonathan, anche lui un po’ rigido nei movimenti, si precipitò ad aiutarlo quando una terza figura apparve come in un soffio di fronte a lui e il ragazzo, lanciando uno stridulo verso di sorpresa, cascò sgraziatamente sull’asfalto.

 

Chi era quella terza persona? Erano andati solo Buffy e Xander a fermare i due sfigati.

 

 

 

“Xan, ma chi..?” Buffy si girò verso l’amico. Ma Xander non la stava ascoltando. Guardava verso quella figura misteriosa, che aveva riconosciuto da subito nonostante l’oscurità che regnava. E, quando parlò, fu certo che era lei.

 

 

 

“Jonathan!” esclamò il demone vendicatore, con fare beffardo “Mi mandano un paio di ragazze.. le gemelle per la precisione.. ti ricordi di loro?”

 

 

 

Il ragazzino bruno farfugliò un sì e poi osservò meglio colei che stava parlando. “Un’amica della Cacciatrice è un demone vendicatore?” chiese a bassa voce, quasi a se stesso, e la domanda sembro piuttosto stupida nell’aria pesante della notte.

 

 

 

“Non pensavo che tu avessi mai avuto neanche una ragazza!” intervenne Andrew, che nel frattempo si era un po’ ripreso dalla botta e stava seduto sulla strada, timoroso di rimettersi in piedi e correre su quegli aggeggi velocissimi.

 

 

 

“Taci!” ordinò, serio, l’altro membro del Trio.

 

 

 

“Jonhatan le aveva costrette a stare con lui.” Sibilò ancora il demone.

 

 

 

Xander intanto guardava la scena, come paralizzato. Faceva un certo effetto vedere (o intravedere, data l’oscurità) il bel viso di Anya attraversato da grosse vene e rughe rossastre.

 

 

 

“Non è vero!” negò Jonathan, piagnucolando, ancora con i gomiti piantati sull’asfalto, che avevano ammortizzato la caduta. “ Loro volevano stare con me. Chiunque l’avrebbe voluto”.

 

 

 

“Certo, perché avevi giocato a tutti quel brutto scherzetto delle dimensioni e così chiunque..”

 

 

 

“Anya..” Xander finalmente riuscì a muovere un passo verso la sua ex – ragazza e mormorare, contemporaneamente, il suo nome.

 

 

 

“Xander?” lei, che non si era accorta della presenza del carpentiere (e tanto meno della Cacciatrice), pronunciò quel nome con un misto di sorpresa, incredulità e disgusto. “Xander, cosa fai, mi perseguiti mentre cerco di fare il mio lavoro?”

 

 

 

“Anya io non…”

 

 

 

“Lasciami stare, Xander.” Finì lei, secca. Poi scomparve, allo stesso modo in cui era apparsa, e si dissolse nel buio, avvertendo Jonathan che sarebbe tornata un’altra volta, a portare a termine il suo compito ancora da svolgere.

 

 

 

“No!” Xander cercò di correre nella in quella direzione, stendendo un braccio davanti a se, come se con quel gesto potesse impedire a lei di sparire senza lasciare traccia. Ma Buffy lo trattenne senza fatica, anche quando lui tentò di divincolarsi.

 

 

 

Jonathan si rimise in fretta in piedi e schizzò in avanti, gridando ad Andrew, che ancora si stava tirando su, di sbrigarsi. Ma anche se avessero impiegato dieci minuti a scappare, invece che dieci secondi, probabilmente la Cacciatrice non li avrebbe presi ugualmente.

 

Era occupata a consolare Xander che continuava a fissare, come ipnotizzato, il punto esatto in cui Anyanka si era volatilizzata.

 

 

 

* * * *

 

 

 

La mattina dopo Tara riuscì a convincere Willow a farsi fare una visita generale. La strega rossa, anche se di malavoglia, seguì il consiglio della sua ragazza e andò senza discutere.

 

Così Tara era sola nella loro camera da letto, quando successe la prima volta. Dawn era a scuola e Buffy stava ancora dormendo. La strega era sdraiata e stava leggendo un libro quando un lieve rumore le fece alzare lo sguardo dalle pagine. Poi, all’improvviso, le sembrò di vedere un flash di luce brillante davanti ai suoi occhi. Sbatté ripetutamente le palpebre e mise a fuoco. Subito pensò che il bagliore fosse solo frutto della fantasia della sua mente stanca, perché ora di fronte a lei vedeva semplicemente la sua ragazza.

 

 

 

“Will! Sei già tornata!?” esclamò la bionda, mettendosi a sedere sul letto.

 

 

 

“Tara, stammi a sentire, non ho molto tempo.” Il viso della strega rossa era contratto e concentrato come non mai.

 

 

 

“Willow, ma che cosa dic..”

 

 

 

“Shhh, ascoltami, non ho molto tempo. E poi non chiamarmi Willow. Beh..in un certo senso lo sono.. ma..ma non sono proprio la Tua Willow. Senti, come hai già letto in quel libro, se si riesce ad evitare una morte, ci sarà per forza qualcun altro che deve morire al posto di chi non…”

 

 

 

“Tesoro, sei sicura di sentirti bene? D-di che parli? Non mi vuoi dire com’è andata la..”

 

 

 

“Tara, ti prego, l’incantesimo che mi ha portato qua è molto potente ma non durerà a lungo. Non ho abbastanza energie per farlo durare molto, la magia nera ha assorbito la maggior parte delle mie forze, nel periodo in cui l’ho usata. Stavo dicendo… per fortuna ho trovato come fare in modo che tu non venissi uccisa nel vero senso della parola… ma la tua è stata considerata comunque come una morte e anche su questo siamo fortunate. E poi c’è lei..”

 

Mano a mano che il tempo passava, i colori del corpo e dei vestiti della strega rossa, diventavano sempre più sbiaditi.

 

 

 

“Lei chi? Parli di te, di Willow?”

 

 

 

“No, non me. E neanche della Tua Willow… ma .. ora non posso spiegare” adesso Tara iniziò ad accorgersi che anche la voce sembrava diventare gradualmente sempre più lontana. “Ad ogni modo, c’è stato una specie di imprevisto. Non avevo calcolato il fatto che Warren sarebbe rimasto vivo. Ormai i fatti si sono verificati e anche se lo uccideste ora, ci dovrebbe essere comunque una vita da offrire al posto di quella che sarebbe stata tolta a Warren.”

 

 

 

“No, aspetta.” Il profondo sguardo di Tara si fece sospettoso. “Non sarai mica come quel demone che ha ingannato Xander prima del suo matrimonio?”

 

 

 

“Tara, ma cosa ti salta in testa? Io sono..Dio, quante volte ti devo dire che non ho tempo adesso?” La figura di quella Willow era ormai tanto sbiadita e irreale da sembrare un ologramma. Anche la sua voce sembrava allontanarsi lentamente e alle orecchie di Tara era sempre più debole. “La vita che verrà presa al posto di quella di Warren, per cause legate ai vincoli magici che Ocirrus mi ha posto, deve avere delle caratteristiche specifiche. Mi spiace Tara, sono stata costretta a scegliere una persona che avesss…”

 

 

 

La voce era ormai troppo distante perché Tara potesse afferrare completamente l’ultima frase. Vedeva la bocca dell’ologramma-Willow, ora quasi del tutto trasparente, contrarsi e formulare parole i cui suoni però non arrivavano fino alle orecchie della ragazza bionda.

 

Tara si alzò veementemente dal letto per andare in contro a quella figura ma essa stava ormai svanendo, si stava dissolvendo nel nulla lasciando come traccia solo poche, deboli scintille che si spensero quasi immediatamente. Rimase solo il silenzio, a fare da grottesca cornice ai respiri affannosi di una Tara spaventata e confusa, che ancora non sapeva se considerare quello che aveva visto realtà o pura pazzia. Nelle ultime quarantotto ore ne erano successe più che negli ultimi due mesi e questo non contribuiva certo a favorire la prima ipotesi. Anzi, era possibile che fosse proprio lo stress dell’ultimo periodo, insieme al fatto che comunque la ragazza aveva subito cambiamenti se non a livello psichico, almeno a quello fisico. Eppure quella visione sembrava così vera… e di cosa stava parlando? Vita e morte. Questo gioco di vita e morte pensò la bionda, mentre si rimetteva a sedere sul letto.

 

Cosa stava dicendo, quella Willow irreale e distaccata? ‘Mi dispiace Tara, ma sono stata costretta a scegliere una persona che avesse…’

 

Che avesse cosa? Come finiva quella maledette frase? Non volevano mica prendere Willow, quella vera? Perché non gliel’avrebbe permesso.

 

Come una scossa elettrica fulminante, il suo cervello fu folgorato all’improvviso da un ricordo che si risvegliò in un attimo, chiaro, anzi, cristallino. Rapidissimo, ma comprensibile.

 

‘..si compromette, solitamente, la vita di una persona vicina per legami sanguigni a colui che sarebbe dovuto morire in origine.’

 

L’aveva letto sul libro. E chi doveva morire in origine era lei, Tara.

 

E poi, che altro aveva detto… ‘E poi c’è Lei ’ .. lei chi?

 

 

 

* * * *

 

 

 

“Dunque, ho una notizia da darle.” Il dottore fece il giro della scrivania giocherellando con una matita con le dita della mano destra e tenendo nella sinistra alcuni fogli. Si appollaiò sulla sedia di fronte a lei, poggiò la matita e osservò la ragazza rossa, come a volere da lei una conferma.

 

Willow, un po’ in soggezione, rispose: “Di cosa si tratta?”

 

 

 

“Beh, direi che è una bella notizia, ma ovviamente la cosa è soggettiva, signorina, quindi lei potrebbe anche considerarla spiacevole”. L’uomo si grattò distrattamente un sopracciglio. “Lei è incinta.”

 

 

 

A Willow si ghiacciò il sangue nelle vene..

 

- Ho saltato il ciclo? -

 

‘Sei bella in modo insolito.’

 

‘.. è come se.. come se fossi diversa. Non in senso negativo, non fraintendere.’

 

No, nonostante questo non era vero. Come poteva esserlo?

 

 

 

“N-no, è impossibile, perché io..io.. ” balbettò la rossa, che ora era rossa anche in faccia.

 

 

 

Il dottore riprese a tormentare la matita “Signorina.. non faccia così. Insomma,” si avvicinò di più a lei, per dare alla conversazione un tono confidenziale “ lo sanno tutti ormai che certe prevenzioni sono inadeguate. Al giorno d’oggi…”

 

 

 

“No!” lo interruppe alzandosi velocemente dalla sedia “Non ha capito, io..”

 

Io sono lesbica. Allora, me lo vuole spiegare lei, per favore, mio caro dottore, come ha fatto la mia ragazza a mettermi incinta? Me lo vuole spiegare? Sa, perché io non ne ho la minima idea e penso che neanche lei lo sappia..

 

Gli avrebbe detto così? Che stupida, ovviamente avrebbe dovuto mentire a riguardo, non poteva dire così, non ci avrebbe creduto nessuno. E poi poteva essere uno scherzo del Trio, oppure era stata la magia ad alterare gli esami. Fece finta che fino a quel momento non avesse ben realizzato e fece credere di aver capito improvvisamente,ora , quel che diceva il dottore.

 

 

 

“Io, sono incinta?” Ma è bellissimo dottore, la ringrazio!” e sfoderò un sorriso sperando che risultasse abbastanza convincente. E in effetti lo era.

 

 

 

L’uomo la squardò, divertito “Veramente non deve ringraziare me… deve ringraziare il padre.”

 

-La madre?-

 

 

 

“Oh, certo, lui, sarà molto felice.. ecco, sì, davvero molto.” Il sorriso ora era esagerato.

 

 

 

Willow tornò a casa, si sedette su una sedia della cucina e lì svenne.

 

 

 

Continua...