LE STREGHE DI SALEM

Autrice: Francesca

 

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a Joss Whedon.

 

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!ATTENZIONE!

 

FAN FIC CON CONTENUTI PG - 13

 

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PREFAZIONE

 

 

 

    La comunità di Salem Village era stata fondata nel 1626 da Roger Conant, come luogo ideale per ospitare una stazione di pesca e un emporio commerciale sulla costa atlantica del Massachusetts, nella contea dell'Essex.

 

    Da centro di scambi commerciali, Salem si era trasformata dopo il 1630, in coincidenza con l'ondata di immigrazione dei pellegrini puritani da un'Europa lacerata dalle guerre di religione, in un vero e proprio paese retto da un consiglio municipale che, nel giro di un decennio, aveva concesso terre verso l'interno per diverse miglia a favore della nuova popolazione in costante aumento, tanto che a Salem Village si era affiancata una Salem Town, mostrando una perfetta coesione tra potere religioso e potere mercantile.

 

    

 

PRIMA PARTE

 

La serva e la signora

 

 

 

“Morte ingannatrice, giudice di sorte tribolatrice, se con l’inganno a me sottratta, a questo cuore, per oscura magia sarà ridata, l’anima candida. Odo la risata del fato avverso. Taci o meschino, maledetto, taci e ammira la forza di ciò che credevi distrutto. Per forza d’amore condannato, questa magia si ripeterà nonostante tutto. Strega e strega; cuore e cuore; nome e nome, attraverso tempo e spazio fa Eros che nulla sia disfatto. La strega rossa fra le mie braccia farai dormire, ancora una volta, per ogni volta che la maledizione, in paradiso ci terrà divise. Finché questa carne con la sua invecchierà e assieme ad ella, con sospiro beato questo cuore appassirà. SE LA MORTE SE L’È PRESA IO ME LA RIPRENDERÒ!”

 

 

 

 

 

Correva l’anno 1692, a Salem

 

alcune giovanette incominciarono a riunirsi

 

per gioco, cercando di indovinare il loro futuro

 

(chi avrebbero sposato,

 

che mestiere avrebbero fatto i loro mariti ecc.)

 

 

 

<<Salem sta divenendo irriconoscibile, mia cara, tutta questa ondata di…come la chiamano?>>

 

Il reverendo Samuel Parris era un uomo distinto, alto, austero, con quella sua parrucca a boccoli bianchi e il suo aspetto sempre impeccabile, ora fissava la figlia, comodamente seduto in poltrona. La ragazza era china alla finestra, gli occhi erano persi nel vuoto, sembrava fissare qualcosa di meravigliosamente bello e invece davanti a lei si stendevano solo casupole di Salem e nuvole bianche.

 

<< Stregoneria padre!>>

 

<< Ah sì, certo, la “stregoneria”! Ho sentito la servitù mormorare che la piccola Sarah Cole sta dando segni di stranezze. Ha detto alla madre di aver intravisto galleggiare "uno spettro in sembianza di bara"…>>

 

<<In una specie di rudimentale sfera di cristallo: un bianco d'uovo sospeso in un bicchiere pieno d'acqua…si padre lo so, ne parla tutta Salem, non si può non saperlo.>>

 

La ragazza si voltò malinconica verso il padre, accarezzando le massicce tende color porpora, in stile barocco. I suoi capelli brillarono come fuoco al sole del mattino della contea dell'Essex.

 

<<Mia cara non ti senti bene?>>

 

<<Non vi preoccupate padre, è solo un po’ di stanchezza, passerà.>>

 

Il signor Parris si alzò ed andò incontro alla figlia, esile, alta, dolce.

 

<< Hai un viso così pallido, dovresti andare a riposare, altrimenti non potrai accogliere gli ospiti come si deve, questa sera.>>

 

<<Oh padre devo per forza prendere parte alla festa?>>

 

<<Ora vai su a riposare ne riparleremo più tardi! Questa mattina ho fatto un vero affare, pensa ho acquistato due schiavi caraibici al prezzo di uno!>>

 

La figlia abbassò il capo, triste, senza rispondere salì le scale e si rinchiuse nelle sue stanze. Una risata cristallina l’attirò alla finestra e il giardino fiorito di casa Parris le presentò la scena più solare che quel giorno le potesse regalare.

 

<<Vieni qui dove scappi!>> Un ragazzo, alto, biondo, dalle spalle larghe stava rincorrendo una ragazza, era lei che rideva leggiadra. I capelli d’oro al vento, il sorriso luminoso, gli occhi dolci, azzurri, grandi.

 

<< No, lasciami, ah, ah, ah!>>

 

<< Tanto ti prendo TARA!>>

 

 

 

La figlia di Samuel Parris sorrise, nel grigio della sua sfarzosissima stanza, fissando il sole sul viso di quella ragazza, sole che lei non aveva e sussurrò:

 

<< TARA! >>

 

 

 

Chiamò la sua domestica personale, continuando a fissare il giardino:

 

<< BETTY!>>

 

<< Sì mia signora?>>

 

<<Chi sono quei due ragazzi Betty?>>

 

L’anziana domestica si affacciò alla finestra.

 

<< Ah quelli mia signora? Sono i due sciavi caraibici che il padrone ha portato questa mattina!>>

 

<< Bene, voglio che la ragazza sia assegnata alla mia servitù, non darle nessun ’altra mansione.>>

 

<< Come desidera signorina!>>

 

Betty fece per andarsene, quando la ragazza la bloccò di nuovo.

 

<< Ah, falla venire qui da me!>>

 

 

 

Per le scale risuonò la voce austera della domestica che inveiva contro la serva di sbrigarsi a salire le scale

 

<< Muoviti, sali, la signora ti aspetta. Ti vuoi muovere?!>>

 

<<Betty, non credo sia il caso di gridare tanto, penso io alla schiava, vai pure!>>

 

Tara venne spinta a forza dentro le stanze della giovane Parris.

 

La ragazza rossa si riavvicinò lentamente alla finestra, la schiava bionda fissava il pavimento, in silenzio, impaurita.

 

<<Come ti chiami?>>

 

Ma la serva non rispose, continuò a fissare il pavimento, timidamente. La rossa si girò e la guardò negli occhi azzurri.

 

<< Di cosa hai paura? Ti ho chiesto il tuo nome! Io sono Willow Parris, credi che ora saresti così gentile da dirmi come ti devo chiamare?>>

 

<<T-T-Tara!>>

 

<<Bene, TARA, da dove vieni?>> Willow Parris si perse negli occhi abbassati della serva silenziosa.

 

<< Mi dispiace che tu abbia tanta paura di me, Tara.>> Ma niente riuscì a far alzare lo sguardo alla ragazza bionda.

 

<< D’accordo, visto che non vuoi parlare con me, incomincerai subito a lavorare. Sei una delle schiave di mio padre…>>

 

Tara continuava a fissare il vuoto, e la voce di Willow Parris divenne sempre più rude.

 

<< L’ultima delle mie serve…e quando ti parlo mi devi guardare negli occhi, se ti chiedo di parlare tu parlerai! Hai capito?>>

 

<< S-S-Si mia signora!>>

 

<< E adesso vai. Poi deciderò che mansioni assegnarti.>>

 

Tara scosse il capo in segno d’assenso e fece qualche passo indietro, verso la porta, senza dare le spalle alla ricca ragazza, per paura di un altro rimprovero.

 

Quella sera, l’immenso salone della villa sulla collina più alta pullulava di piccoli borghesi e aristocratici di Salem. Willow Parris risplendeva in tutta la sua soave bellezza, in un sontuoso abito color perla, i lunghi capelli rossi come lingue di fuoco, distese sopra le sue piccole spalle. La giovane si guardava intorno, smarrita e ogni qual volta si trovava ad incrociare qualche ricco signore, amico del padre, sorrideva gioiosa e accoglieva gli ospiti nella maniera che si addiceva a casa Parris.

 

Nel suo girovagare, quasi assente fra le dame e i Sir si ritrovò accanto alla madre.

 

<< Cara, assaggia il vino, è stato regalato a tuo padre dal dottor William Griggs!>>

 

La signora Parris aveva lo stesso sguardo distinto del marito; la stessa posa elegante e impeccabile; lo stesso delicato portamento ed esile corpo che aveva trasmessi alla figlia. I suoi lunghi boccoli vermigli facevano invidia alle altre ricche donne di Salem, ingrigite dal tempo. Ella e la sua unica nata, come due gocce d’acqua, se non per l’altezza, in un mare di parrucche, gioielli, sfarzosità e chiacchiere, raffinate quanto civettuole del salotto della villa.

 

Willow prese elegantemente un bicchiere di cristallo e sorseggiò il vino bianco e dolce. Un giovane alto, dai lunghi capelli corvini, folti basettoni, occhi azzurri e sfavillanti, sfiorò, con le labbra, la mano della signora Parris.

 

<< Catherine sembrate ogni giorno più giovane. La donna più bella di Salem e la più invidiata.>>

 

<<Oh John, vedo che non ti stanchi mai di adularmi! Lo fai da quando eri bambino!>>

 

Il giovane aristocratico distolse lo sguardo dall’amabile Catherine e sorrise a Willow.

 

<< Non ditemi che questa è la piccola Willow Parris, la mia compagna di giochi?!>>

 

Willow porse delicatamente la mano e John la baciò.

 

<<Sir Osborne, lieta di rivedervi.>>

 

<< Prego Lady chiamatemi John, rammentate le nostre scorribande nella foresta in groppa al mio pony?>>

 

<<Rammento, John, è dai vostri giochi infantili che deriva la mia insana paura per i cavalli!>>

 

<< Prego, mia cara Willow, mi piacerebbe riparare al danno dell’allora John bambino, offrendovi un cavallo dell’Osborne cresciuto e maturo.>>

 

<< Non sono pienamente convinta di questa vostra, presunta maturità, John!>>

 

<< Sarebbe un’ onore per me farvi rimontare a cavallo, Willow! Vi aspetto in questi giorni alla tenuta di mio padre.>>

 

Willow porse del vino al giovane Osborne e sorrise annuendo con gli occhi. Quando l’aristocratico si allontanò, raggiante, per salutare il reverendo Parris la ragazza intravide degli occhi azzurri e profondi, scrutare la scena da una finestra, nel nero della notte scorse una lunga chioma bionda, agitarsi al vento.

 

<< Willow, cara? Cos’hai? Perché non vai ad intrattenere John? Quel ragazzo è tra i migliori partiti di Salem e sembrava molto interessato.>>

 

<< Mi ero distratta un attimo, vado subito da Osborne madre.>>

 

La festa continuò ancora per molte ore. Mentre il bel aristocratico ricordava alla giovane Parris le passate avventure, durante i loro teneri anni di età, la mente di Willow era martoriata da un unico pensiero: la donna in giardino. Era più che convinta che fosse la serva di nome Tara, ma voleva ad ogni costo capire perché quegli occhi fissavano Osborne così malignamente. Contemplava il vino ondeggiare dentro il suo bicchiere e sorrideva di tanto in tanto all’interlocutore. Quando il salone fu finalmente vuoto e un’innaturale silenzio ridiscese sulla casa, Willow baciò il padre, diede la buona notte alla madre e, con le membra a pezzi, si concesse al suo immenso letto. Fu allora che sognò due grandi, dolci, profondi occhi, due occhi azzurri come il cielo più limpido di Salem. Sognò quello sguardo luminoso divenire triste e timoroso nel buio delle sue stanze; sognò un sole sfavillante morire, dietro le cime dei salici della foresta ad ovest di casa Parris.

 

***

 

Una luce attraversò la finestra, il rumore delle tende, che venivano aperte lentamente, troppo lentamente; Passi silenziosi; qualcuno accanto al letto, in ginocchio; il vassoio della colazione sulle coperte.

 

“Non può essere Betty, è troppo silenziosa!”

 

Willow riaprì piano i piccoli occhi verdi…la serva bionda, i suoi occhi, la guardavano e solo per un istante furono teneri e dolci, poi divennero timorosi. Tara si rialzò e si avviò verso la porta.

 

<< No! Aspetta, dove vai?>>

 

La serva si fermò senza voltarsi.

 

<< Si può sapere perché non parli, cosa ti ho fatto?>>

 

Tara si voltò e scosse la testa balbettando:

 

<< N-N-Niente!>>

 

<< Bene, allora spiegami perché ieri sera spiavi me e Sir Osborne.>>

 

Ma la schiava caraibica riabbassò la testa.

 

<< Sono più che sicura che c’eri tu in giardino…Rispondi!>>

 

<<N-N-Non ero io m-mia signora>>

 

Willow la fissò a lungo senza dire nulla, poi il suo sguardo divenne rude.

 

<< Ora vattene, la tua presenza mi irrita!>>

 

***

 

<< So che hai fatto assegnare la schiava caraibica alle tue mansioni, ebbene, non ho fatto un vero affare mia cara?>>

 

<< Non credo padre, quella serva è cocciuta e sfrontata!>>

 

Samuel e Chaterine Parris erano seduti al lungo tavolo in sala da pranzo, per la colazione, Willow era appena scesa ed era andata incontro alla madre.

 

<< Peccato perché il fratello è un vero lavoratore, Josef lo ha assegnato ai campi a nord e alla vigna.>>

 

Chaterine accarezzò il volto pallido della figlia, facendole segno di sedersi accanto a lei:

 

<< Se hai problemi con una delle serve puoi sempre rivolgerti a Josef, il capo della servitù, sa essere molto persuasivo.>>

 

<< Madre, sapete meglio di me che Josef frusta la servitù!>>

 

<< Oh certo. Ma ora dedicati a qualcosa di più importante, perché non vai a trovare John nella vecchia tenuta degli Osborne, quest’oggi è perfetto per una lezione di equitazione.>>

 

Willow ammirò il cielo e decise che poteva dedicarsi a John Osborne.

 

<< Ti faccio preparare il calesse cara!>>

 

<< Grazie padre!>>

 

La tenuta degli Osborne non era lontana che qualche miglio. Una volta lì Willow incrociò due fanciulle .

 

<< Sarah, cugina Abigail, salve!>>

 

La bella sorella minore di John, Sarah Osborne era più giovane di lui di circa quattro anni. Come la cugina di Willow, Abigail Williams. Le due ragazze stavano per salire su un calesse.

 

<< Cara Willow, qual buon vento vi porta a casa Osborne, mio fratello forse?>>

 

<< Avete indovinato. Abigail, cara cugina dove andate gironzolando con Sarah?>>

 

<< Andiamo in città, saremo di ritorno per il pranzo.>>

 

<< Bene, buona giornata ragazze e state attente, ultimamente Salem non è un posto troppo tranquillo.>>

 

<< Non vi preoccupate dolce Willow e buona fortuna con mio Fratello e i suoi cavalli.>>

 

 

 

John le sorrise, arrivando al galoppo su un destriero nero.

 

<< Willow, pronta per la vostra prima lezione?>>

 

<< Non quanto spererei, ma potrei farcela!>>

 

<< Vediamo subito…il mio scudiero sta giusto portando la più docile tra le mie cavalle, volete provare ad avvicinarvi?>>

 

Il giovane Osborne scese da cavallo e prese le redini della puledra marrone lì vicino.

 

<< Coraggio Willow, fatele capire che comandate voi, avvicinatevi con sicurezza, non titubate, deve avere paura di voi, vi rispetterà. Una volta consapevole di essere padrona della sua vita, sarete attraversata da un senso di potere e sicurezza, non vacillerete più.>>

 

Willow tentò di fare sue le parole del giovane, ma mentre tendeva la mano verso il muso dolce dell’animale questo scosse la testa nitrendo e la ragazza indietreggiò terrorizzata. John fece frustare il cavallo e chiese alla giovane di riprovare.

 

<< Oh, John è inutile, persiste il ricordo del vostro pony intento a mangiarmi il fieno tra i capelli, fieno che voi mi avevate gettato sulla testa e poi mi avete fatto tanti altri scherzi impietosi.>>

 

<< Perdonate un bambino burlone, riproveremo un altro giorno o più tardi, se volete, ora entriamo in casa >>

 

Mancava un quarto d’ora per il pranzo, a casa Parris, quando il calesse con Willow tornò. Mentre si avviava all’ingresso, scorse la serva caraibica nelle scuderie e si fermò.

 

<< Tara, cosa stai facendo?>> la giovane ragazza bionda si voltò, impaurita e smise di strigliare lo stallone di Samuel Parris.

 

<< Quello è il cavallo di mio padre, non si fa avvicinare da nessuno, se non da mio padre e Josef. Come hai fatto a…>>

 

<<M-m-mi perdoni m-mia signora, torno subito al mio l-lavoro.>>

 

<< No, Tara aspetta. Voglio che mi spieghi perché spiavi John Osborne ieri notte. Dimmelo Tara!>>

 

<< N-Non posso mia signora.>>

 

Ma Willow le afferrò il braccio, fissandola negli occhi azzurri.

 

<< Rispondimi Tara, vorrei poter essere gentile con te…ma tu non me lo permetti. Forse dovrei seguire il consiglio di mia madre e farti frustare.>>

 

Tara abbassò gli occhi, Willow intravide una striscia di sangue macchiarle il vestito. La rossa le sfiorò la schiena e la serva cadde in ginocchio, sotto il peso del dolore. Willow le sbottonò le vesti e i suoi piccoli occhi rabbrividirono alla vista della schiena bianca di Tara, ricoperta da profondi solchi rossi.

 

<< Ma chi…>>

 

Le ferite erano profonde e numerose, Willow gliele accarezzò, con le lacrime negli occhi. Tara pianse silenziosamente, incapace di trattenere ancora la sofferenza. La giovane Parris voltò la serva verso di sé, lentamente e le accarezzò i capelli d’oro.

 

<< Ti prometto che nessuno ti farà più del male, non ti succederà mai più una cosa del genere. Ora manderò Betty ad aiutarti per pulire le ferite.>>

 

Willow si rialzò camminando velocemente, quando fu sulla soglia delle scuderie Tara le sussurrò debolmente.

 

<< Grazie>>

 

Willow si voltò e le sorrise.

 

***

 

<< Come avete potuto madre, far frustare così una povera giovane, se non l’avessi fatta aiutare sarebbe potuta morire!>>

 

<< Oh Willow, non esagerare, almeno adesso è meno sfrontata, figlia mia?>>

 

<< Certo, è solo più terrorizzata di prima. Vi pregherei in futuro di consultarmi, per le sorti che avete intenzione di riservare alle MIE serve!>>

 

<< Ora basta Willow, non alzare la voce con tua madre, dopo tutto e solo una schiava!>>

 

Willow fissò il pavimento luccicante.

 

<< Sì padre, è solo una schiava!>>

 

 

 

La mattina seguente Tara tornò nelle stanze della sua padrona. Ma Willow, già sveglia fece finta di dormire, mentre la serva bionda apriva delicatamente le tende, e come il mattino precedente le si inginocchiava accanto. Le sfiorò la fronte con la punta delle dita affusolate e la chiamò dolcemente.

 

<< Mia signora, mia signora è mattino, svegliatevi!>>

 

Willow smise di fingere e ringraziò Tara con un dolcissimo sorriso.

 

<< Come ti senti oggi Tara?>>

 

<< Molto meglio signorina, grazie per averlo chiesto.>>

 

<< Ho notato che ci sai fare con i cavalli, saresti disposta ad insegnarmi? Vorrei tanto che un amico credesse utili le sue lezioni…>>

 

Tara sorrise arrossendo, mentre Willow si alzava e si vestiva.

 

<< Come desidera, Miss Parris.>>

 

***

 

<< Bene, avvicinatevi lentamente al cavallo>>

 

Tara stava accarezzando il muso di un cavallo bianco, dall’atteggiamento orgoglioso.

 

<< Non ci riesco Tara, ho troppa paura!>>

 

<< Cosa vi ha detto Sir Osborne per esorcizzare la paura?>>

 

<< John, lui ha parlato di controllo, di severità, di potere e…e di tante altre cose!>>

 

Tara sorrise e si avvicinò alla giovane Parris.

 

<< Oh, capisco! Ora fidatevi di me, parlate al cavallo e ditegli il vostro nome>>

 

<< Ah! Ah! Ah! Dovrei parlare al cavallo Tara?>>

 

<< Certamente, non spaventatelo ma ascoltatelo; non frustatelo ma amatelo. Lui amerà voi e non vi tradirà mai. Ricordate mia signora, una parola o una carezza valgono più di mille fruste.>>

 

<<Quindi adesso dovrei parlare al cavallo?!>>

 

<< Certo, forza, fidatevi di me.>>

 

<< Bene cavallino, non ti agitare, io sono Willow e ti voglio accarezzare, tu stai buono buonino e non fare movimenti bruschi…>>

 

Tara rise silenziosamente.

 

<< Ei, non ridere, faccio solo quello che mi hai detto di fare!>>

 

<< Bene, ora accarezzatelo!>>

 

<< No, non ci riesco!>>

 

Tara spinse Willow verso il cavallo e le sorrise rincuorante. Willow allungò la mano e fissò il cavallo bianco negli occhi neri e dolci.

 

<< Buono cavallino, buono!>>

 

A qualche centimetro dal manto candito dell’equino, la giovane ebbe un ripensamento e fece per scansare la mano, quando quella di Tara gliel’afferrò e con dolcezza la costrinse ad accarezzare il cavallo. Passarono dei secondi che parvero secoli, ogni respiro parve un’interminabile senso di pace assoluta, ogni battito del suo cuore, Willow lo percepì come un tonfo fortissimo, il rumore d’un tuono, la velocità d’un lampo, lo smarrimento della pioggia nella tempesta. E fissava le lunghe dita di Tara sopra le sue; fissava il palmo di quella mano, sopra la sua, premuta contro il muso del cavallo, ed entrambe muoversi all’unisono in un unico, lento, dolce movimento.

 

Un’interminabile carezza: il cavallo fissava Willow; Willow carezzava il cavallo; Tara carezzava Willow; Entrambe guardavano le proprie mani carezzarsi l’un l’altra, silenziosamente complici.

 

I giorni passarono, Tara insegnava alla padrona come diventare amica dell’animale da montare e Willow quasi ogni mattina faceva visita a Sir Osborne, pienamente convito che i progressi della ragazza fossero merito dei suoi saggi consigli. La serva diveniva sempre meno timida; La padrona sempre più solare e John sempre più lusinghiero ed insistente.

 

<< Come sono i Caraibi Tara?>>

 

<< Non v’è paragone con questa terra mia signora. Lì ogni giorno riserba una nuova avventura, non si può sapere se ci si riaddormenterà dove ci si è svegliati al mattino…>>

 

<< Ti manca la tua terra?>>

 

<< È pur sempre la mia casa, ma non ne piango troppo la mancanza!>>

 

Tara e Willow passeggiavano sul limitare del bosco dietro la collina. Tara teneva le redine del maestoso cavallo bianco.

 

<< Oggi è il gran giorno mia signora, dovete provare a montare Ivory!>>

 

Le due si fermarono e Willow s’incupì.

 

<< P-Proprio oggi? Non potremmo aspettare ancora un po’, sai non credo di essere pronta.>>

 

Tara accarezzò l’alto Ivory e vi montò con eleganza, guardò la padrona e sorrise.

 

<< Coraggio mia signora, siete pronta, potete farlo, dovete solo avere fiducie in me e in Ivory!>>

 

La serva bionda le porse la mano dalle lunghe dita e la signora la guardò negli occhi azzurri, splendenti, rassicuranti, teneri.

 

<< Io sono qui>>

 

Le parole di Tara in un debole sussurro, le giunsero come le note della più dolce delle canzoni. Carezzò Ivory, con delicatezza, senza paura, sentì il cavallo calmo e gentile, sotto il suo tocco. Si concentrò sulla mano di Tara protesa verso di lei e capì di non avere nessun un altro desiderio, se non quello di stringerla. Lo aveva solo pensato: stringere la mano di Tara e farsi issare sul cavallo. Eppure il suo corpo, come in uno spasmo involontario si era mosso, senza il suo permesso. Un attimo prima guardava la serva dal basso e ora ne percepiva il calore del respiro lento, sul collo piccolo e bianco…era montata a cavallo.

 

Le braccia di Tara a stringerle la vita, le infondevano un’innaturale senso di sicurezza e di serenità. Il silenzio, come il più dolce dei discorsi; il vento, come l’ alito di Dio; la solitudine della foresta, come la più gradita delle compagnie, la trascinavano in un mondo di emozioni, troppo forti per la giovane Parris smarrita. E quelle braccia, quelle mani, quel corpo in movimento, quel cuore che batteva contro la sua schiena.

 

Tara fissò quei capelli purpurei, che con il vento si mossero e le carezzarono il volto: odoravano di fiori di pesco e di eternità. Con le mani percepiva ogni più piccola curva sullo stomaco della giovane rossa. E il suo torace, minuto e adorabile, gonfiarsi e restringersi, respirando, tra le sue braccia. Quasi ebbe paura di parlare, desiderosa che quella sensazione di infinita serenità non svanisse al primo suono di voce.

 

Willow incominciò a temere la strana intesa, Tara lo percepì.

 

<< O-Ora dovreste dare un colpettino ad Ivory se v-volete muovervi!>>

<< Sì, sì certo, ora imparerò a stare in sella, in seguito il trotto…>>

 

<< E p-per f-finire il galoppo!>>

 

Tara colpì debolmente il cavallo con i talloni ed Ivory incominciò a muoversi lentamente fra gli alberi della foresta.

 

<< Ho paura di cadere Tara!>>

 

<< Non cadrete, tenete bene le redini.>>

 

Ma Willow era veramente terrorizzata, Tara colpì di nuovo il cavallo che incominciò ad aumentare velocità, trottando leggermente.

 

<< No Tara, fallo fermare, ho troppa paura, cadremo tutte e due>>

 

<< Non vi lascerei mai cadere…>>

 

Willow se pur terrificata si concentrò sulle parole di Tara e sulla presa attorno alla sua vita, non sarebbe caduta, lei la reggeva.

 

<< Adesso respirate profondamente, calmatevi e studiate i movimenti del cavallo, respirate con lui, muovetevi con lui…ora si va più veloce>>

 

Tara diede un ultimo comando al cavallo e partirono al galoppo, Willow lanciò un urlo e Tara con una mano resse le redini e con l’altra strinse più forte lo stomaco della padrona.

 

<< Non cavalcatelo ma cavalcate con lui>>

 

Willow spinse con più forza la schiena contro il petto di Tara, come un’unica cosa, ne seguì i movimenti leggiadri, in simbiosi ne capì la danza e ne seguì il tempo. La giovane Parris si ritrovò a cavalcare con Ivory… e con Tara e il silenzio del boschetto fu rotto dal suo grido di vittoria.

 

<<UUUUUUHU!>>

 

<< TARA, TARA!>>

 

Tara tirò le redini del cavallo e lo costrinse a fermarsi, voltandosi verso la voce che la chiamava.

 

<< Chi ti sta chiamando?>>

 

<< State tranquilla è mio fratello!>>

 

<< Tara, cosa diavolo stai facendo, scendi subito da uno dei cavalli del Reverendo!>>

 

Tara abbassò la testa e il suo sguardo ridivenne timoroso. Willow la guardò curiosa e poi fissò il ragazzo alto e biondo.

 

<< M-ma s-stavo s-solo…>>

 

<< Scendi subito o giuro che ti pesto a sangue!>>

 

Willow, troppo sorpresa non riuscì a controbattere prima che Tara, succube ed intimorita scendesse da cavallo. Il fratello le afferrò il braccio strattonandola.

 

<< Ei ragazzo, cosa credi di fare?>>

 

Il giovane si voltò verso Willow e le sorrise:

 

<< Con tutto rispetto mia signora, mi scuso per il comportamento poco ortodosso, ma credo che in casa troverete di sicuro qualcuno più adatto a darvi lezioni di equitazione, questo non è un lavoro che si addice ad una serva!>>

 

Si voltò e trascinò via Tara.

 

<< Aspetta, un momento, decido io chi si addice ai miei servigi e credo che debba decidere Tara…>>

 

Willow guardò la serva bionda, piegata sotto lo sguardo truce del fratello.

 

<< M-Mia signora, m-mio f-fratello ha ragione, Sir Osborne sarà più che lieto di aiutarvi ad affinare le v-vostre capacità!>>

 

<<Ma…>>

 

Willow s’incupì e rimase impassibile mentre Tara veniva trascinata via dal fratello.

 

***

 

<< COSA DIAVOLO CREDEVI DI FARE?>>

 

<< N-Niente Tom!>>

 

Il giovane costrinse la sorella a sedersi su un mucchio di paglia, nel fienile e vi si stese accanto.

 

<< È un altro dei tuoi trucchi?>>

 

<< N-No, te lo giuro!>>

 

La voce del ragazzo divenne più dolce e comprensiva.

 

<< Tara, io ti voglio bene, sei mia sorella. Questi Parris sono pericolosi, il reverendo è pericoloso, sono venuto a conoscenza di alcune cose. Non farti mai più vedere così legata alla figlia, potrebbe essere rischioso.>>

 

Il giovane accarezzò il volto tenero della sorella e sorrise.

 

<< I-Io non volevo fare nulla di male Tom>>

 

<< Lo so sorellina, lo so…>>

 

***

 

Tara stava salendo le vecchie e scricchiolanti scalinate per gli alloggi della servitù, nel lato della casa opposto alle stanze dei padroni. Il suo sguardo era perso nel vuoto, e il grigiore dell’aria impolverata sembrava riflettersi sui suoi capelli d’oro e sul viso luminoso. Nella sua mente vorticavano, ancora confuse le parole di Tom:

 

“Dobbiamo farlo domani notte Tara! Mary Tibley, ci indicherà il luogo e l’ora. Tu puoi farlo, sei abituata a cose peggiori…Domani notte, ci pagheranno bene, non voglio restare lo schiavo dei Parris per il resto della vita.”

 

Si stese sul piccolo, scomodo letto. “Ritornare a casa”, lo desiderava, lo aveva sperato, lo voleva ed ora sapeva come fare. Allora perché, perché il suo primo pensiero era corso all’immagine della giovane Parris, sola e triste nelle sue stanze vuote e fredde, come il suo cuore?

 

***

 

Quella mattina la giovane Parris fu svegliata dal rumore snervante degli zoccoli della domestica. Si chiese perché Tara non le carezzasse la fronte sorridendole, quel mattino, poi la voce di Betty la riportò alla realtà.

 

<< Betty, dov’è Tara? Come mai non hai mandato lei a svegliarmi!>>

 

<< Mia signora la ragazza caraibica è indaffarata in altre faccende, la signora Catherine le ha affidato alcuni compiti.>>

 

<< Ah, va bene Betty vai pure!>>

 

Quando Willow scese al pian terreno trovò Tara indaffarata a pulire i pavimenti delle cucine.

 

<< Come mai mi eviti schiava?>>

 

Tara, china sul pavimento smise per un secondo di lavorare, poi silenziosa, come sempre, si ridiede alle pulizie.

 

<< Se pensi che mi abbia importato il tuo gesto di ieri ti sbagli! Io non do mai peso ad una serva, non ha significato nulla.>>

 

Era spudoratamente evidente che la giovane Parris tentava di mentire a se stessa più che alla serva. Tara si alzò e andò alla pompa in giardino per cambiare l’acqua scura nel secchio.

 

<< M-Mi dispiace mia signora p-per avervi abbandonata, ieri.>>

 

Willow le andò dietro con sguardo fiero e distaccato.

 

<< Ah sì? Perché a me non è dispiaciuto affatto, Sir Osborne sarà più che lieto di continuare a farmi da insegnante!>>

 

Ma Tara non si voltò, china sul secchio che si riempiva d’acqua.

 

<< Sei tornata al tuo cocciuto silenzio?>>

 

La schiava bionda si girò lentamente, la fissò negli occhi piccoli, verdi, orgogliosi, arrabbiati. Le andò incontro e le accarezzò delicatamente la fronte, poi le posò una mano sul cuore

 

<< I vostri occhi sono belli, ma spenti; il vostro cuore è freddo…Voi non avete mai amato, non è vero mia signora?>>

 

Willow abbassò il capo, come per nascondere la verità agli occhi di Tara.

 

<< La mia è una vita vuota, Tara, senza scopo. Tu invece hai il sole negli occhi, perché non ne doni un po’ a me?! Insegnami l’amore Tara!>>

 

<< L’Amore non si insegna; l’Amore si cerca, si trova, si vive!>>

 

Willow le prese la bella mano liscia mormorando:

 

<< Sarei una brava allieva!>>

 

<< Io non saprei come farvi da maestra.>>

 

Willow incominciò a camminare verso i salici piangenti disposti come torri all’inizio della foresta, stringendo ancora la mano di Tara che le andò dietro sorridendo timidamente. Quando la giovane Parris fu vicina ad uno degli alberi lasciò la schiava e accarezzò un tronco duro e rugoso.

 

<< Questi alberi sono cari a mio padre!>>

 

Tara la guardava, pensierosa, malinconica.

 

<< È da loro che deriva il vostro nome!>>

 

Willow accarezzava e fissava il salice e rispose sorridendo.

 

<< Già, il mio nome: Willow…>>

 

Si voltò verso Tara con mille riflessi argentati negli occhi.

 

<< Non ti ho mai sentito pronunciare il mio nome! Sarei onorata se tu lo facessi, anche solo una volta!>>

 

Tara parve indecisa, poi abbozzò un sorriso e sussurrò:

 

<< Willow!>>

 

La giovane rossa le andò in contro con grazia, eppure con agitazione, ad ogni passo avanti chiedeva ancora un sussurro.

 

<< Ancora!>>

 

<< Willow!>>

 

La figlia del pastore era ormai di fronte alla serva caraibica e la guardava con frenesia e ardore negli occhi.

 

<< Ancora!>>

 

Tara la contemplò con amore e desiderio e pronunciò quel nome come se volesse solo quello; come se fosse la prima parola ad uscirle dalle labbra e l’ultima che queste avrebbero pronunciato alla morte:

 

<< WILLOW!>>

 

<< Ora si che ho un nome, un nome che ha senso!>>

 

Si fermarono a fissarsi, l’una a qualche centimetro dall’altra, silenziose, spaventate, entrambe bramate e bramanti. Willow si mosse verso Tara e quella si voltò all’ultimo istante.

 

<< Non sapete ciò che fate.>>

 

Willow si ritrasse e la guardò con un misto di risentimento, paura, vergogna, passione.

 

<< Infatti, non lo so. Ora sarà meglio che vada a prepararmi per incontrare John questo pomeriggio.>>

 

Tara rialzò improvvisamente gli occhi verso la padrona, come preoccupata.

 

<< Sir Osborne? State attenta mia signora, vi prego, restate qui in casa, non andate.>>

 

Willow sembrò riprendersi dal suo stato di amante respinta e nei suoi occhi tornò a brillare il ghiaccio della giovane figlia del reverendo Parris.

 

<< Non vedo il motivo della tua preoccupazione, John Osborne è un gentiluomo di tutto rispetto e comunque non sono questioni che ti riguardino.>>

 

Ma prima che potesse correre via Tara le afferrò il braccio, con il fuoco negli occhi.

 

<< Vi prego, fidatevi di me…>>

 

<< E perché mai dovrei?! John è disposto a portare un po’ di sole nella mia vita, tu invece sembri portarmelo via.>>

 

Tara ristette e lasciò incredula la presa, guardando il suo amore allontanarsi verso casa. Ma ora non poteva occuparsi di Sir Osborne, doveva prepararsi, quella notte l’attendeva una prova difficile.

 

***

 

<< John, finalmente, mi stavo chiedendo perché non arrivaste!>>

 

<< Willow, mia cara, quest’oggi non dobbiamo perdere neanche un solo istante. Montate in groppa al vostro destriero!>>

 

Willow si fece aiutare da Josef e montò in groppa ad Ivory. Il suo cuore, per un attimo ripercorse le emozioni della cavalcata nella foresta, con Tara, ma scacciò subito il pensiero.

 

<< Dove avete intenzione di portarmi?>>

 

<< Faremo una lezione di trotto nel boschetto, se imparate su un suolo avverso e in pendenza sarà poi più facile cavalcare per la campagna.>>

 

I due si avviarono dietro la collinetta di casa Parris, trottando leggermente.

 

<< Mi affido ai vostri saggi consigli!>>

 

<< Vedo che avete fatto moltissimi progressi, Willow.>>

 

<< Tutto merito vostro, John!>>

 

Intanto ben nascosta dietro uno degli ingressi al grosso salone di casa Parris, Tara assisteva inquieta ad una strana conversazione.

 

<< Oh mia cara è un vero dilemma!>>

 

Seduto sulla solita poltrona il reverendo sorseggiava del the, guardando Catherine e corrucciando la fronte.

 

<< Si sono tutti rivolti a me: I Cole, i Good, i Walcott. Oh Catherine anche i parenti Williams!>>

 

<< Oh no, caro è accaduto qualcosa ai miei cugini?>>

 

<< Sì, la piccola Abigail, sembra anch’essa contagiata, naturalmente Willow non ne sa niente.>>

 

La signora Parris pose la tazza sul tavolino e fissò il marito con preoccupazione.

 

<< E non lo dovrà mai sapere, non ne vedo la necessità, aggiusteremo tutto prima che lo scopra. Sai meglio di me quanto è attaccata alla cugina Abigail>>

 

Il reverendo Parris incominciò a gesticolare con le grosse mani.

 

<< E come, come? Mi sono già rivolto al caro vecchio William Griggs, la medicina non spiega questi fenomeni. Insieme abbiamo convenuto possa trattarsi di "malocchio" o "stregoneria malefica". In tal caso, essendo la stregoneria severamente proibita, occorre sporgere denuncia contro ignoti. Tuttavia, cara, alcuni miei colleghi, dei pastori puritani, mi hanno consigliato di non prendere nessuna iniziativa!>>

 

Catherine si alzò e pose una mano sulla spalla del marito.

 

<< Coraggio, si aggiusterà tutto, non temere.>>

 

<< Pensa Chaterine, persino gli Osborne ne sono stati colpiti, la povera Sarah…>>

 

Gli occhi di Tara si sbarrarono, come un lampo il terrore le squarciò il petto.

 

“WILLOW”

 

Si gettò correndo verso la porta e una volta in giardino, nel panico totale si chiese dove poteva essere andata. E, senza esserne pienamente convinta si diresse rapidamente verso il boschetto.

 

<< WILLOW, WILLOW!>>

 

Nel frattempo La giovane Parris e Sir Osborne erano scesi da cavallo e chiacchieravano stesi all’ombra di una grossa quercia.

 

<< Oggi siete stata fenomenale, direi che possiamo smettere e dedicarci ad altro.>>

 

John Osborne era sempre stato bravo a giocare con le parole, aveva un modo tutto suo per attirare l’attenzione sul suo fascinoso viso da ricco pupillo e la sua voce profonda e roca attirava ed incantava. Così, anche la giovane Willow Parris, come molte prima di lei, lo guardò e si sentì la donna più bella del mondo.

 

<< Ho sempre avuto un certo interesse per voi Willow, inoltre ci conosciamo da quand’eravamo bambini. E poche donne a Salem possono vantare il vostro diritto a dire di essere stato il primo amore di John Osborne!>>

 

Sul volto cereo della ragazza si disegnò rossiccio e delicato un petalo di rosa e i suoi lunghi capelli rossi al vento sembrarono divenire più scuri.

 

<< Oh John, voi mi lusingate, finirò per arrossire!>>

 

Il giovane le sfiorò una guancia sorridendo.

 

<< Ma siete già arrossita mia cara!>>

 

Willow si coprì il viso con le mani.

 

Ad un tratto John si voltò verso un cespuglio alle sue spalle, da cui aveva sentito provenire un rumore. Tra il folto fogliame fu sicuro di intravedere, per un istante il brillare di due occhi gialli e l’illuminarsi d’un volto di capra, raccapricciante.

 

<< John? John cos’avete, non vi sentite bene?>>

 

Ma quando Osborne si girò verso la ragazza questa trasalì. Il volto liscio e bello del giovane era divenuto paonazzo, le vene gli pulsavano sulle tempie, gli occhi azzurri, come piccoli pugnali la fissavano, e la bocca era contorta in un ghigno animalesco. Willow, ancora seduta sull’erba tentò di arretrare strisciando all’indietro.

 

<< OH MIO DIO!>>

 

Ma Osborne, o ciò che ne era rimasto le si gettò contro, le sferrò un pugno sul viso e la inchiodò sull’erba umida del boschetto. La ragazza scoppiò a piangere e le lacrime si mescolarono al sangue del suo labbro.

 

<< AIUTO, AIUTATEMII!>>

 

Serrò gli occhi cercando di non guardare il volto contorto e rabbioso del giovane amico che tentava di strapparle le vesti.

 

Ad un tratto John si sentì scaraventato contro il tronco dell’albero da una forza potentissima. Disorientato e confuso si gettò a terra, reggendosi la testa fra le mani. Willow si asciugò le lacrime, incredula, spaventata, fissava Tara, in piedi a circa cinque metri di distanza da Oaborne, con il palmo della mano sottile ancora puntato verso il ragazzo. John strisciò lentamente verso un riparo, con il volto premuto a terra. Tara lo guardò con severità.

 

<< Vade retro!>>

 

Willow si rialzò, fissando stupita la serva bionda, completamente dimentica di Sir Osborne.

 

<< Ma cosa? Sei…sei una…>>

 

Tara si distrasse nel guardare il volto di Willow sanguinate e confuso. Osborne la colpì con un pugno e le sferrò dei calci nello stomaco mentre era a terra.

 

<< Una strega, Willow, statene lontana, ci penso io!>>

 

Willow tentò di fermare il giovane ma fu tutto inutile.

 

<< Fermatevi, fermatevi ho detto! Siete voi quello che mi ha aggredita non la mia serva.>>

 

John la guardò come in preda ad una crisi epilettica, sudato, paonazzo, disorientato e smarrito, balbettò continuando a scuotere il capo:

 

<< I-Io? M-Mai, m-mai vi avrei a-aggredita. No! Non io…>>

 

Si voltò di nuovo verso Tara sanguinante a terra.

 

<< Lei, è stata lei, con uno dei suoi malefici! MUORI STREGA!>>

 

Ma Willow le si parò davanti e fissò Osborne con disprezzo, orgoglio, coraggio.

 

<< Toccatela ancora una sola volta è vi farò incontrare il vostro carnefice su un patibolo stasera stessa!>>

 

John si spaventò a morte, gettò a terra il bastone che aveva appena raccolto, montò a cavallo e prima di correre via balbettò impietrito:

 

<< Come potete difendere una strega Miss Willow!?>>

 

Quando il rumore del cavallo di Sir Osborne fu molto lontano Willow, inginocchiata a terra, carezzò il volto di Tara e questa si riprese. Il labbro della serva bionda era spaccato, gonfio e sanguinante, tutto il suo corpo livido e pesto. La giovane Parris sembrò ricordarsi solo allora dell’incantesimo di Tara per allontanare il giovane. Si rialzò e senza mai distogliere lo sguardo dalla schiava montò a cavallo ed esclamò con fervore:

 

<< Il mio cuore sarà pure freddo come il ghiaccio, ma tu hai venduto la tua anima al diavolo!>>

 

Ivory s’impennò e parti al galoppo verso casa Parris.

 

Tara sussurrò a se stessa:

 

<< Se è questo quello che credi Willow, non sarò io a farti cambiare idea!>>

 

***

 

Quella stessa notte, nei boschi ad ovest di Salem Town, molto lontano da villa Parris e dalla tenuta degli Osborni, Tara e il fratello si preparavano ad incontrare Mary Tibley, una donna del villaggio molto ambigua e perfida.

 

<< Chi è che commissiona questo affare alla Tibley?>>

 

<< Non ne ho idea Tara, l’importante è che ci paghino bene, suppongo che siano le ricche famiglie di Salem che non vogliono che il reverendo Parris faccia condannare le figlie per stregoneria!>>

 

<< Ma molte delle ragazzine non sono di buona famiglia!>>

 

Il ragazzo intravide la bassa figura di Mary Tibley avanzare nella penombra degli alberi.

 

<< Cosa ti importa Tara, tu fai quello che devi fare e ce ne andremo di qui!>>

 

<< Voi siete gli schiavi caraibici di casa Parris?>>

 

<< Si siamo noi vecchia, ma non saremo schiavi ancora allungo. Porta me e mia sorella nel luogo dell’incontro.>>

 

La vecchia donna si avviò verso una piccola collinetta ricoperta di alberi secolari. Tara inciampò più e più volte fra le radici, incapace di vedere nell’ombra. Ad un tratto i tre si ritrovarono in uno spiazzo rotondo, delimitato dagli alberi, sulla collina. Al centro di un piccolo cerchio di ragazzine addormentate,dalla pelle bianche e i capelli lunghi mischiati con il terriccio del suolo, si trovava un grosso fuoco, con un piccolissimo altare.

 

Tara fu costretta dalla Tibley ad impastare una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio. Una volta pronta il fratello le portò, legato ad una catena, con l’aria spaventata e smarrita, un cane nero.

 

<< Ora strega fai mangiare il pane all’animale!>>

 

Tara sapeva bene ciò che la Tibley aveva in mente, se il cane avesse risentito degli stessi sintomi delle fanciulle, non si sarebbe più trattato di semplice malocchio, ma di un incantesimo di stregoneria nera, una possessione maligna.

 

Ad un tratto si intravidero delle luci nel folto del bosco e delle voci gridare.

 

<< LÀ GIÙ, STREGHE!>>

 

<< TARA DOBBIAMO ANDARCENE!>>

 

IL fratello afferrò Tara per un braccio e la trascinò giù per la collina e un attimo dopo la polizia circondò tutto lo spiazzale e fu addossò alla Tibley.

 

Tara si fermò e guardò indietro, a capo della polizia, con una torcia in mano e l’aria da giustiziere impietoso c’era Samuel Parris.

 

<< NO, LASCIATEMI, SONO INNOCENTE, NON SONO IO LA STREGA LASCIATEMI!>>

 

I poliziotti trascinarono via la Tibley mentre Parris, si accostava alla nipote, stupefatto e sconvolto.

 

<< Abigail, piccola mia, cosa ti hanno fatto? Signori, riportate queste fanciulle alle loro case, sono state tramortite, è evidente che non sono qui di loro spontanea volontà e non sono capaci di intendere.>>

 

Alcuni Poliziotti ridiscesero velocemente la collina in cerca dei fuggitivi.

 

<< Tara dobbiamo scappare!>>

 

<< No Tom, devo impedire che quella vecchia faccia il nostro nome!>>

 

<< Sì, Sì GIUSTO, FAI UNA DI QUELLE TUE DIAVOLERIE, SBRIGATI!>>

 

Un istante prima che le torce li illuminassero Tara sussurrò alla luna crescente.

 

<<Cuore come foglia, braccia come rami, sangue come linfa, che dagli alberi nessuno ci distingua!>>

 

La luce passò sopra i due fratelli immobili e i poliziotti passarono oltre.

 

<< Splendido ha funzionato, qualsiasi cosa fosse!>>

 

<< Era un incantesimo per far sì che loro ci vedessero come alberi, Tom!>>

 

***

 

<< Willow!>>

 

<< Madre! Cosa desiderate?>>

 

Willow era seduta sul proprio letto immersa nei suoi pensieri, quando il volto bianco della madre la riportò alla realtà:

 

<< Willow, John è appena stato qui, era sconvolto. Mi ha confessato che nella foresta, questo pomeriggio siete stati attaccati entrambi da una strega…la serva di nome Tara.>>

 

Willow si alzò di scattò dal letto.

 

<< Non è esattamente la verità madre. Tara mi ha difesa da Sir Osborne, lui ha attentato alla mia persona, nel bosco!>>

 

Catherine Parris, sembrò più sconvolta di prima e si sedette sul letto della figlia.

 

<< Ma, ma non è possibile, John è sempre stato un ragazzo adorabile, stimato, educato, amabile. Non può essere, non è ciò che mi ha detto!>>

 

<< Madre, credete più a colui che ha cercato di violentarmi o alle parole di vostra figlia?>>

 

La donna rimase in silenzio a guardare la bella figlia, poi rispose abbassando lo sguardo.

 

<< La serva Tara, ti ha salvata, come?>>

 

Willow sembrò restia a rispondere e la madre capì.

 

<< Dunque è vero, la schiava è una strega!>>

 

<< Madre…>>

 

<< Non posso permettere che una…una strega vivi in casa nostra, dovrò denunciarla a tuo padre!>>

 

Willow si inginocchiò posando il volto sul grembo della madre.

 

<< No! Vi prego, non potete farla arrestare. Madre, quella strega ha salvato la vita di vostra figlia!>>

 

Catherine accarezzò i capelli di Willow, piangendo e dopo qualche minuto di silenzio se ne andò.

 

<< Troverò una soluzione figlia mia, per l’affetto che nutri verso questa serva.>>

 

 

 

Poco dopo sotto la pioggia, nella tenuta degli Osborne irruppero gli agenti di Salem Town.

 

<< Sir John Osborne vi dichiaro in arresto per i tentato abuso ed il tentato omicidio ai danni di Miss Willow Parris, avvenuto intorno alle ore 17:00 di questo pomeriggio. Avete diritto ad un avvocato per difendervi davanti ai giudici durante il vostro processo.>>

 

Mentre la fitta pioggia rendeva la scena ancora più drammatica e cupa, due agenti trascinarono Osborne dentro una carrozza nera.

 

<< NO, NON POTETE FARLO, NON POTETE FARLO. È STATA LA STREGA, CERCATE LA STREGA BIONDA!>>

 

***

 

Il temporale si faceva sempre più forte, Tara stava rientrando quando passò per le scuderie e intravide i capelli rossi di Willow accanto al cavallo bianco.

 

<< M-mia signora non dovreste stare fuori!>>

 

Tara le si avvicinò, Willow stava accarezzando l’animale.

 

<< Sto tranquillizzando Ivory, da quando lo cavalco ho capito che ha paura di tante cose, specialmente dei tuoi e…e dei lampi!>>

 

Tara accarezzò anch’essa la criniera bianca di Ivory fissando Willow, tentò di spiegare ciò che aveva fatto quel pomeriggio, e allungò una mano verso la padrona.

 

<< Willow…>>

 

Ma questa si scansò.

 

<< No! Ti prego non pronunciare più il mio nome così!>>

 

<< P-Perché no?!>>

 

Una lacrima solcò la cera sul viso della giovane Parris.

 

<< Perché non sopporterei il ricordo della tua voce che mi chiama, sapendo di non poterla sentire mai più…>>

 

Tara si preoccupò, e afferrò le spalle di Willow costringendola a guardarla negli occhi.

 

<< Perché, perchè non dovreste vedermi più?>>

 

<< Tu e tuo fratello tornerete a casa, avrete giusto il tempo di raggiungere il porto, la vostra nave salpa domani al calar del sole!>>

 

Tara non distolse gli occhi dal volto di Willow, allentò piano la presa e sussurrò:

 

<<Addio mia Signora!>>

 

In un impeto di passione strinse di nuovo le spalle della ragazza rossa la tirò a se baciandola. Willow rimase così, impotente sotto il peso dell’ardore di Tara, incapace di muoversi, spinta versa quella donna dal suo stesso amore inspiegabile.

 

In un istante Willow visse più di quanto avesse mai fatto fino ad allora, e ancora paralizzata vide Tara descrivere un cerchio trasparente intorno al proprio corpo e allontanarsi sotto la pioggia, senza che questa la sfiorasse.

 

Contemporaneamente in una delle sudice, fredde e grigie celle, nelle prigioni di Salem, John Osborne stava raggomitolato in un angolo scuro, con la testa fra le gambe, singhiozzando. Ad un Tratto una voce flebile echeggiò fra le pareti di mattoni scuri, come se fosse la cella stessa a partorirla.

 

<< Alzati Osborne, alzati!>>

 

Il giovane rabbrividì stringendosi ancora di più contro il muro, la sua voce era rotta dal pianto.

 

<< CHI SEI? VATTENE VIA!>>

 

<< Osborne… Osborne>>

 

<< COSA VUOI? VATTENE! CHI DIAVOLO SEI?>>

 

<< Io sono colui che ti darà la forza per vendicarti della strega bionda!>>

 

 

 

Streghe di Salem

 

Nel febbraio del 1692 due schiavi caraibici di casa Parris, Tara e Tom Indian, istigati da una donna del villaggio, Mary Tibley, fecero mangiare a un cane una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio, per vedere se l'animale avrebbe provato gli stessi effetti. Il reverendo Parris denunciò la Tibley, ma da quel giorno, come per contagio, altre otto ragazze, comprese tra i dodici e i diciannove anni, cominciarono a mostrare strani comportamenti. John Osborne venne denunciato da Catherine Parris e messo agli arresti nelle prigioni di Salem.

 

Willow Parris disse addio alla ragazza che le aveva donato il sole, la luna e le stelle.

 

 

 

SECONDA PARTE

 

Oggi che hai un cuore di strega

 

 

 

“Addio mia signora”

 

 

 

<< No, Tara aspetta!>>

 

 

 

Willow Parris si svegliò di soprassalto, fra le coperte disfatte, nel grosso letto delle sue stanze. Guardò la finestra, era già giorno, i servi caraibici sarebbero partiti fra poco con la diligenza per il porto, la nave, i Caraibi. La rossa tremava, il suo corpo era tutto un brivido, la sua testa era pesante.

 

 

 

La schiava bionda che l’aveva fatta sorridere; la donna che le aveva dato un nome, sussurrandolo con il suono della sua calda, dolce voce; Colei che le aveva portato l’amore e il sole; Chi l’aveva salvata; Quella serva bellissima che aveva riempito, di uno strano e tenero senso di completezza ed d’un significato, il suo cuore… era una strega, essere maledetto, figlia della notte, amante di satana, chi l’aveva guardata negli occhi e amata con timidezza, in silenzio era un essere degno di morte.

 

 

 

Willow, non riusciva a capire cosa la legava alla schiava, non capiva cosa la spingeva verso quegli occhi blu; verso quel sole, riflesso in quei capelli biondi; non capiva perché nonostante fosse una strega, non avesse paura di quel cuore e la inebriasse tanto quel odore, odore muliebre.

 

 

 

Si chiese se fosse vero “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, e se non lo fosse stato, se avesse rimpianto quel suo modo di sorriderle, dolce, in eterno, se ne avrebbe desiderato l’affetto fino alla fine dei suoi giorni? Quale disumano tormento sarebbe mai stato! Se lasciarla andare via non fosse stata la cosa giusta da fare? Come avrebbe fatto a tornare indietro per cambiare le cose?

 

Doveva capire, doveva capire perché, quel nome, “Tara”, contava in modo così spaventoso; perché quegli occhi erano gli unici che voleva incrociare, prima di morire; perché quei capelli erano gli unici che voleva carezzare.

 

***

 

 

 

<< Tara? Cos’hai? Coraggio, sbrigati, dobbiamo andare.>>

 

 

 

<< Sì Tom, arrivo subito!>>

 

 

 

 

 

Tara stava accarezzando il caro, vecchio Ivory, con gli occhi persi nel vuoto. Baciò il cavallo e tornò ai suoi pensieri mentre usciva dalle scuderie.

 

 

 

Si chiedeva, cosa fosse accaduto, d’un tratto era cambiato tutto, la sua signora aveva incominciato a sorridere, lei le aveva insegnato cosa significava davvero vivere… l’amore.

 

 

 

Vivere senza amare per Tara significava essere morti ancor prima di esalare l’ultimo respiro. E appena aveva fissato quella giovane ragazza, cerea e orgogliosa, aveva intravisto la freddezza del suo cuore, lo smarrimento e la solitudine della sua vita.

 

Aveva desiderato più che mai aiutarla a trovare la sua luce. Ma cosa era andato storto? Perché all’improvviso l’aveva guardata come se fosse il fiore più bello nel giardino del paradiso? Perché quei capelli rossi al vento, odoravano così tanto di fiori di pesco e di eternità? Perché il suo cuore batteva più forte, quando la sua signora la chiamava per nome? Perché quel suo sguardo orgoglioso la lacerava come un pugnale? Perché non se ne voleva andare? Perché, Perché, perché…

 

 

 

I due si avviarono lentamente verso la diligenza, ferma davanti all’ingresso di casa Parris. Tara aveva lo sguardo fisso a terra, mentre metteva distrattamente un piede davanti all’altro, come se quel gesto non la riguardasse nemmeno. Desiderò che dalla finestra al secondo piano, a cui dava le spalle, la giovane signora la stesse guardando, per dirle addio da lontano.

 

 

 

Willow Parris, scrutava il giardino con tristezza, rimpianto. Guardava i lunghi fili di seta dorata ondeggiare sulla schiena del suo sole. La guardava andare via, con l’amarezza di chi vorrebbe fare qualcosa…

 

 

 

“Perché non si gira e torna da me? Oh mio Signore fa che si giri e corra da me…”

 

 

 

Tara percepì come una carezza delicata lo sguardo della sua signora.

 

 

 

        “ Potrei sempre girarmi, tornare in dietro e correre da lei…”

 

        

 

        “Potrei fermarla, stringerla tra le braccia e impedirle di salire su quella maledetta diligenza”

 

        

 

        “Perché non mi ferma? Potrebbe impedirmi di andare via, se solo volesse, stringermi a lei e fermarmi…”

 

        

 

        “Perché non si ferma?”

 

        “Perché non mi ferma?”

 

        

 

        “Forse vuole davvero andare via!”

 

        “Forse vuole davvero che vada via!”

 

Tara si fermò, per un istante, senza voltarsi. Willow scattò in avanti, premendo con più forza la mano contro il vetro, come a volerla raggiungere.

 

Un istante in cui il destino diede loro la possibilità di cambiare quella storia già scritta, quel sentiero già tracciato per entrambe. Quell’ unica possibilità di riprendersi le proprie vite che è data ad ognuno di noi e che spesso ignoriamo o perché codardi o ciechi o perché è semplicemente più comodo continuare a camminare verso la nostra diligenza.

 

Tara salì sulla grossa carrozza, seguita dal fratello. Solo una lacrima danzò sul volto della giovane Parris, mentre il resto del pianto le restava penzoloni sulle piccole ciglia nere. Incapace quasi di respirare, immobile, consapevole che colei che, un giorno, avrebbe potuto chiamare “amore”, si stava allontanando e che non avrebbe mai potuto raggiungerla in tempo:

 

Tra di loro c’erano le sue stanze, il corridoio, le scale, il salone, l’ingresso, l’inizio del giardino…La diligenza sparì lentamente, dietro la collinetta ad ovest.

 

<<TARA >>

 

Un debole, eppure deciso sussurro e nulla più, Willow Parris capì che Tara ormai non sarebbe stata nulla di più.

 

****

 

 

 

Il reverendo Parris arrivò al galoppo sul suo stallone, fermandosi proprio davanti alla moglie, corrucciate per l’attesa.

 

 

 

<< Mia cara, ho sconcertanti notizie da Salem! John Osborne è stato arrestato l’altra notte per aver attentato ad una fanciulla nei boschi ad ovest.>>

 

 

 

Catherine Parris sapeva mentire molto bene, solo come una donna di classe come lei poteva fare.

 

 

 

<< Oh Signore! Ma non è possibile, il piccolo John!>>

 

 

 

Il reverendo scese da cavallo e con agitazione si avvicinò alla moglie.

 

 

 

<< Ma non è tutto Catherine, questa mattina hanno trovato le sue prigioni…vuote!>>

 

 

 

<< Vuote?>>

 

 

 

<< Di lui non v’è più la minima traccia a Salem… Nel bosco abbiamo trovato altre otto fanciulle denudate e prive di sensi…mio malgrado sarò costretto a farle arrestare!>>

 

 

 

Intanto, molto lontano da Salem, in una piccola chiesa sconsacrata ai margini d’una collina…

 

 

 

<< Con la morte, ora sorgi a nuova vita, figlio del gatto nero che infesta le case di strega, allattato con latte di capra infernale. Ora diventa il più fedele dei servitori della bestia del male. Risorgi fratello!>>

 

 

 

***

 

 

 

Willow si avviò da sola verso il limitare dei salici piangenti, tanto cari al padre. Tutto intorno a lei stava lentamente assumendo una vivida sfumatura di rosso. Vide i tetti di Salem, fare timidamente capolino, lontano dalle terre dei Parris; vide le montagne opacizzarsi su uno sfondo di colori incerti; vide le nuvole grigie muoversi lentamente verso la città; vide il cielo, in tutta la sua irraggiungibile immensità, rosso come il fuoco che aveva sentito ardere in lei, mentre si perdeva in un oceano blu di speranza… gli occhi di Tara. E vide il sole morire, dietro le cime dei salici verde opaco e capì, capì che quel quadro, dipinto con maestria lo aveva già vissuto nei suoi sogni.

 

 

 

E accarezzando il più vecchio degli alberi, che le aveva dato il nome, sussurrò:

 

 

 

<< Se “Tara” è ciò che vivo nei miei sogni forse… può darsi che… che sia per me quel “qualcuno”, che aspettavo. Le principesse delle favole alla fine trovano sempre il principe dei propri sogni. Cosa c’è che non va in me da spingermi verso Tara? Tu me lo sai dire, caro, vecchio salice, perché non voglio un principe su un cavallo bianco, ma rivivo incessantemente l’istante in cui cavalcavo con lei?>>

 

 

 

Ma l’albero non rispose, lasciando la rossa sola, con i propri pensieri, le proprie domande e si ritrovò a fissare le stelle e la luna crescente, con le lacrime agli occhi e un nome nel cuore, “Tara”.

 

 

 

<< Se lei fosse con me; se fosse lei l’ “Amore” di Willow Parris; se…Tara, fosse il mio destino, ora staremmo guardando insieme le stelle, staremmo dando un nuovo nome ad ogni costellazione e lei sarebbe l’astro più luminoso del creato e il sole più radioso… se fosse!>>

 

 

 

Ad alcune miglia di distanza, gli stessi pensieri, gli stessi tormenti, invasero lo sguardo d’una schiava in viaggio, mentre le sue dita tentavano di carezzare la luna, sussurrandole:

 

 

 

<< Portale il mio amore, luna!>>

 

 

 

D’improvviso Willow sentì un calore nel petto, un sussurro stringerle il cuore e una voce, con una folata di vento, le portò il proprio nome.

 

 

 

<< Willow >>

 

Ed ella ascoltò e capì, chi la stava chiamando con amore.

 

 

 

****

 

 

 

Alla fine del febbraio del 1692 le prigioni di Salem incominciarono a riempirsi di giovani ragazze accusate di stregoneria. Fra le prime, oltre Mary Tibley, vennero arrestate Sarah Good, Sarah Osborne e Abigail Williams. Ma tutte e tre le fanciulle insistettero sulla propria innocenza.

 

La giovane Osborne venne messa agli arresti perché la si credeva, in qualche modo legata alla condotta del fratello, dettosi “ sotto il maleficio d’una strega”. Quando la ragazzina era stata arrestata, fu trovata nelle sue stanze, dentro un cerchio di candele, come in trance, mentre la Good e la Williams le versavano del sangue di agnello nella bocca.

 

Il reverendo Parris aveva tentato troppo a lungo di coprire la nipote e non poté fare più nulla per lei.

 

Un male impreciso, sconosciuto, senza nome, quasi contagioso, stava colpendo le giovanotte di Salem senza che nessuno riuscisse a darsene una ragione o a trovarne il colpevole.

 

 

 

****

 

 

 

La mattina seguente alla sua silenziosa conversazione notturna con il salice, la giovane Parris si avviò, lentamente, verso le stalle, con sguardo vuoto e freddo, quale aveva sempre avuto, prima di Tara.

 

Incrociò Josef di ritorno dal porto e le venne istintivo chiedere notizie degli schiavi.

 

 

 

<< Josef! Dimmi è partita la nave, è andato tutto bene?>>

 

 

 

Quasi si aspettasse che le dicesse “ No, mia signora, la schiava è tornata per lei e resterà per sempre!”

 

 

 

<< Sì, mia signora, la nave è salpata ieri al calar del sole!>>

 

 

 

Quando Willow entrò nelle scuderie, diretta verso Ivory si accorse, solo all’ultimo istante che questo non sonnecchiava, come al solito, nel suo vano.

 

 

 

<< Ma? Josef, dov’è Ivory?>>

 

 

 

Sapeva il padre indaffarato con le giovani arrestate, giù a Salem. Chi altri avrebbe potuto montarlo?

 

 

 

<< Lo stalliere mi ha riferito che questa notte è fuggito nel bosco. Perché non andate a cercarlo? Volete che vi accompagni?>>

 

 

 

Per un istante, la fanciulla coltivò la speranza che Tara stesse cavalcando leggiadra fra gli alberi e ne assaporò la visione in un sospiro.

 

 

 

<< No! No, grazie comunque Josef, andrò a fare una passeggiata e a riprenderlo.>>

 

 

 

“ se Tara fosse tornata…”

 

 

 

<< Come volete, mia signora. Ma state attenta!>>

 

 

 

Di primo mattino la foresta era ancora impregnata dell’aria pungente e penetrante della notte. Respirò a pieni polmoni, addentrandosi fra gli alberi secolari e si ritrovò a parlare da sola, o forse parlava col bosco… forse a se stessa.

 

 

 

<< Oh Tara! Il mio cuore è tornato la massa di ghiaccio informe che era un tempo. Ed ora, nessun fuoco, nessun calore umano, nessun uomo, nessun altro nome riuscirà mai a scioglierlo e a liberare il tuo nome e il tuo volto, rinchiusi dentro di me…>>

 

 

 

<< Bene! Perché non voglio che li lasciate uscire, mai!>>

 

 

 

Willow sobbalzò, in un istante riconobbe lo scalpitio di Ivory e quella voce…Si voltò. Vide una mano afferrare la sua e issarla sopra il cavallo. Il calore d’un corpo avvinghiarla, ancora; il respiro d’una donna riscaldarle il collo, di nuovo; Un volto riempirle gli occhi di gioia e di pianto…

 

 

 

<<TARA!>>

 

 

 

Si girò con frenesia, verso Tara, senza badare al pericolo di cadere. Si sistemò sulla sella, per poter restare sul cavallo, le prese il volto fra le mani e la baciò. Una volta, due volte, con incredulità, lacrime, sorrisi, passione.

 

 

 

<< TARA, TARA, TARA, TARA!>>

 

 

 

La schiava la stringeva a sé, accarezzandole la testa e i capelli.

 

 

 

<< Non smettete mai di pronunciare il mio nome, non smettete mai!>>

 

 

 

Ivory prese a galoppare fra le fronde, mentre le due donne si stringevano l’una all’altra, per paura di vedere i loro sogni dissolversi nel primo, impietoso raggio di sole del mattino.

 

 

 

<< Non smetterò , non smetterò, finchè avrò vita!>>

 

 

 

Continuò a toccarla, stringerla, come se temesse uno sgradito risveglio tra le coperte disfatte del suo letto.

 

 

 

<< Sono qui, non sono un sogno… sono tornata per il mio amore!>>

 

 

 

 

 

 

 

Poco prima del calar del sole, la sera prima, mentre la giovane Parris era immersa nei suoi pensieri, al porto, il cuore di Tara scalpitava, per ribellarsi alle sue gambe, che la portavano verso la passerella di legno, sospesa tra il molo e la nave.

 

Tom, dietro di lei, era più che pronto per partire.

 

 

 

<< Coraggio sorellina! Stiamo tornando, stiamo tornando a casa.>>

 

 

 

Ma Tara era troppo pensierosa, troppo triste, per una schiava, libera che torna in patria. Le parole del fratello le fecero capire che quello era il passo decisivo.

 

Se metteva piede su quella nave per lei e per Willow non ci sarebbero state più speranze. Aveva affrontato il viaggio con una tenue speranza, confidando nel coraggio, che sperava alla fine l’avrebbe riportata da Willow.

 

Si diceva che, dopo tutto, poteva tornare indietro quando voleva. Ma ora, di fronte alla passerella doveva veramente rinunciare a quella donna o tornare per riprendersela.

 

 

 

<< Tara si può sapere cos’hai? Coraggio, andiamo, muoviti!>>

 

 

 

<< I-Io n-non p-posso v-venire con t-te, Tom!>>

 

 

 

<< Che…Che diavolo vai blaterando?>>

 

 

 

La voce di Tara abbandonò lentamente quel suo tipico balbettio e parlò con più sicurezza.

 

 

 

<< I-Io non posso v-venire con te Tom!>>

 

 

 

Tom la guardò negli occhi blu e capì.

 

 

 

<< Oh Dio, tu…tu l’ami?!>>

 

 

 

Tara abbassò lo sguardo, imbarazzata, smascherata. Il fratello l’afferrò per le spalle, scuotendola.

 

 

 

<< Tara cosa ti succede? Non puoi amare una donna, ora tornerai subito a casa con me!>>

 

 

 

<< N-Non posso T-Tom, m-mi dispiace. N-Non posso abbandonarla… è la mia vita, sento che è la mia strada e lo sarà per sempre!>>

 

 

 

Il ragazzo si paralizzò sotto lo sguardo deciso della sorella.

 

 

 

<< Tara è una donna… il tuo amore è anormale!>>

 

<< E allora vivrò d’anormale, nel mio amore per lei, accanto a lei!>>

 

Tara si divincolò, agitò le braccia e in un soffio di brezza il fratello si ritrovò sul ponte della nave, con i piedi incollati alle tavole di legno.

 

 

 

<< TARA!>>

 

 

 

Tom tentò disperatamente di liberarsi, mente la nave salpava.

 

 

 

<< ADDIO TOM, TI VOGLIO BENE FRATELLINO!>>

 

 

 

Gli gridò, mandandogli un bacio da lontano, che si trasformò in una scia rosastra e scintillante, che sfiorò la guancia di Tom. Il ragazzo si toccò il volto, dove la magia della sorella lo aveva accarezzato. Con le lacrime agli occhi gridò:

 

<< TARA, TARA, TORNERÒ A PRENDERTI!>>

 

 

 

 

 

 

 

Dopo aver guardato il fratello sparire all’orizzonte, la strega bionda cercò Josef nelle taverne vicine. Lo trovò al bancone d’una vecchia locanda e gli si inginocchiò davanti.

 

Il vecchio Josef, con il volto paonazzo, quell’aria da vecchio castigatore e quegli occhi spenti dagli anni e dal vino, la fissò:

 

 

 

<< Buon Dio, schiava! C-Cosa ci fai qui? La nave è partita, t-tu dovresti esserci sopra!>>

 

 

 

<<Mio buon, vecchio Josef, ti prego riportami a casa!>>

 

 

 

Lo implorò, ancora in ginocchio, tra il fumo e l’aria depravata, triste e viziosa della locanda.

 

 

 

<< Quella non è più la tua casa, non sei più la serva dei Parris. Misericordia ragazza mia, perché vuoi tornare laggiù?>>

 

Il vecchio si inginocchiò, accarezzando il mento liscio e bianco di Tara.

 

 

 

<< Non sei stata trattata bene, tutti ti hanno fatto del male, ora sei libera, piccola mia!>>

 

 

 

<< Se questa è la mia libertà, non l’accettò. Sono libera eppure schiava in eterno. Poiché non è il mio corpo lo schiavo, è il cuore che ormai è in catene. Non è concessa libertà, dall’amore!>>

 

 

 

Tara piangeva, lo sguardo incredulo di Josef ridivenne pian piano rude.

 

 

 

<< Ho degli ordini precisi, tu dovevi salire su quella barca…>>

 

 

 

Ma Tara lo guardò implorante, nella sua mente si fece strada il ricordo del vecchio che la frustava. Ebbe paura che potesse rifarlo, ma non si mosse. Josef si rimise a sedere e si perse nel blu di quegli occhi, imploranti… innamorati.

 

 

 

<< Perché vuoi tornare laggiù, Tara?>>

 

 

 

<< Perché è quello il mio posto… lì, dove ho passeggiato fra le stelle, in paradiso, è il mio destino. Sono legata al suo nome, Josef, ti prego!>>

 

 

 

Il vecchio capo della servitù di casa Parris capì, capì qual era quel nome, quale destino la giovane stesse disperatamente cercando.

 

 

 

<< Dovrei frustarti per questo… Accidenti, al diavolo, alzati fanciulla, andiamo!>>

 

 

 

L’aiutò ad alzarsi e pagò la prima diligenza per Salem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Sei tornata, ieri notte ho sentito la tua voce, sussurrare il mio nome nel vento!>>

 

 

 

Stese in un campo di tulipani, su un soffice letto d’erba verde e petali rossi, le due si guardavano negli occhi, l’una accanto all’altra. Tara le accarezzò i capelli, passandole un braccio attorno alle spalle. Willow appoggiò la testa sul cuore del suo amore e chiuse gli occhi. Ivory pascolava quieto a qualche metro di distanza.

 

 

 

<< Il suono del tuo cuore innamorato è la più dolce della melodie.>>

 

 

 

Tara continuò ad accarezzarla con dolcezza

 

 

 

<< Non sono una figlia di satana, non gli ho venduta la mia anima… il mio non è un potere malvagio>>

 

 

 

Willow si irrigidì, nell’euforia si era completamente dimenticata del resto, della magia, della “strega” che viveva dentro Tara. Si sentì in colpa per le parole che le aveva detto quando, con quella magia, l’aveva salvata.

 

 

 

<< Perdonami Tara, se… se ho dubitato di te. Il tuo animo è puro, il tuo cuore è grande, la tua magia non può che essere buona e poi la voce del tuo amore ha fatto sparire ogni possibile dubbio. Voglio che mi parli della tua magia… raccontami di te, strega!>>

 

 

 

Lo aveva detto con amore e Tara la strinse ancora più forte a sé, come se la volesse tenere così, in eterno, egoista e gelosa.

 

 

 

<< Non potrete più andarvene così!>>

 

<< Non voglio andarmene. Qui c’è tutto ciò che voglio!>>

 

 

 

E la rossa baciò la schiava, dimentica di ogni cosa, incapace di pensare a nulla se non a quelle labbra.

 

 

 

 

 

Nelle settimane seguenti Tara raccontò a Willow della magia bianca e della “Dark Magic”, la stregoneria, i riti satanici. Le spiegò la differenza fra entrambe, cosa generasse l’una e l’altra; le parlò della benevolenza della natura e della simbiosi con essa che, una strega “bianca” doveva trovare; le spiegò la sensazione di potenza e invulnerabilità delle forze oscure, come queste agissero eliminando la volontà del corpo che faceva da tramite e che diveniva solo uno strumento, un involucro di carne, vuoto; le parlò della Dea e della Bestia.

 

Mentre a Salem le fanciulle, nella notte, sparivano dai loro letti e venivano ritrovate nel bosco, nude, svenute, a Salem arrivarono i primi giudici della “Santa Inquisizione”

 

 

 

***

 

 

 

<< E se io volessi diventare una strega?>>

 

 

 

Tara smise di accarezzarle i capelli e la guardò, con un misto di curiosità e stupore.

 

 

 

<< S-Sul s-serio vorresti f-farlo?>>

 

 

 

Mancava un piccolissimo spicchio argentato e la luna sarebbe stata piena. Willow fissava Tara con amore, entrambe stese sotto il salice.

 

 

 

<< Sì! Sento che quello che c’è tra noi è…>>

 

 

 

<< Magico >>

 

 

 

<< Sì, magico e voglio che questa magia entri a pieno dentro di me, attraverso di te!>>

 

 

 

La guardò maliziosa e Tara capì che la sua signora voleva qualcosa di più di baci e carezze. Per settimane si erano incontrate segretamente nel bosco e avevano parlato tantissimo, Tara aveva persino smesso di darle del “voi” e la chiamava per nome.

 

 

 

<< Willow, ti rendi conto che correresti un pericolo enorme? Il reverendo e la signora Catherine non sanno che sono tornata. A Salem sono arrivati gli inquisitori, ho paura che ci possano scoprire. Non voglio che ti accada qualcosa per causa mia!>>

 

 

 

<< Non mi interessa, saremo unite, sempre e comunque… puoi farmi diventare una strega?>>

 

 

 

Tara le sfiorò una guancia bianca, ora negli occhi di Willow brillava il riflesso dei suoi capelli d’oro.

 

 

 

<< Esiste un antichissimo incantesimo, nessuna strega lo ha mai portato a termine… bisogna farlo in una notte di luna piena!>>

 

 

 

<< Domani notte ci sarà il plenilunio. Facciamolo! Cosa ti occorre?>>

 

 

 

<< Dei vestiti bianchi per entrambe, delle candele, una coperta e un pugnale!>>

 

 

 

Willow sbiancò, ma Tara non disse nient’altro.

 

 

 

***

 

 

 

Nelle prigioni di Salem gli agenti erano impegnati in un nuovo interrogatorio, una giovane donna, Martha Cory, si stava dimostrando in grado di far provare a distanza, alle giovani lì presenti, muovendo semplicemente le mani o le labbra, sensazioni fisiche.

 

 

 

<< Parla donna! Hai praticato della stregoneria su queste giovani ieri notte nel bosco? Confessa strega!>>

 

 

 

Un agente colpì Martha sul volto, spaccandole il labbro. La donna non sembrò per niente scossa e fissò il poliziotto con coraggio e pazzia.

 

 

 

<< Chiedetelo alla piccola Ann…>>

 

 

 

Sedute lì di fronte, delle ragazzine furono investite dallo sguardo della donna e quella al centro, Ann Walcott si impietrì.

 

La Cory si passò la lingua sulle labbra, fissando la diciassettenne e questa si inchiodò con più forza alla sedia, gettando un gemito. L’uomo la colpì di nuovo.

 

 

 

<< CONFESSA STREGA!>>

 

 

 

<< Non potete fare nulla sciocchi! Il reverendo può organizzare tutti i digiuni e i raduni di preghiere che vuole, queste fanciulle ora sono nostre…>>

 

 

 

Alzò lentamente la mano verso Ann, con il palmo rivolto verso l’alto, continuando a leccarsi le labbra. La giovane Walcott gemette, le vene le pulsarono con forza sulle bianche tempie e allargò le gambe in uno spasmo involontario.

 

 

 

***

 

 

 

<< Puoi almeno dirmi di cosa si tratta? A cosa ti serve quel pugnale?>>

 

 

 

La luna piena brillava nel nero del telo notturno, qualche stella le vorticava intorno. Nel campo di tulipani Tara avanzava lentamente, seguita da Willow.

 

 

 

<< Vedrai, abbi pazienza Willow!>>

 

<< Non mi piace essere tenuta sulle spine!>>

 

<< Stai camminando su dei tulipani…>>

 

 

 

Willow rise leggera. Fra l’erba e i fiori rossi, alti fino ai loro fianchi, Tara aveva tracciato il perimetro d’una stella a cinque punte. Su ogni punta brillava la luce d’una candela, “superfiammeggiante”. Al centro v’era adagiata una coperta marrone con ricami di foglie di vite dorata. Le loro vesti bianchissime le rendevano simili a spettri nella notte. Tara reggeva un pugnale nella mano destra.

 

 

 

<< Sei assolutamente sicura che si tratti di magia bianca?>>

 

 

 

<< È un incantesimo d’amore, deve venire al profondo del cuore… per un altro cuore, la magia nera non potrebbe servire questo nobile scopo, solo la sete di potere e… e di vendetta!>>

 

 

 

Tara entrò nel disegno della stella e prese Willow per mano.

 

 

 

<< Nessuna strega lo ha mai completato, è stato creato per un Amore speciale. La strega dovrà donare metà del proprio cuore alla donna che ama, per portarla con sé, sul sentiero della magia immortale.>>

 

 

 

Willow si preoccupò fissando il pugnale.

 

 

 

<< Tara non voglio che ti faccia del ma…>>

 

Tara le pose un dito sulle labbra, sorridendo.

 

<< Scc! Ora sdraiati>>

 

Willow si stese sulla coperta ricamata in oro . Tara guardò la luna e recitò, con enfasi, lentamente, la sua voce era calda, dolce.

 

 

 

<< Ciò che la grazia mi ha concesso, fa che batta nel suo petto; ciò che vive nel mio cuore di strega, per amore puro e sincero, fa che vada a lei. Dal mio sangue, nel suo sangue; dal mio cuore nel suo cuore, per sempre, Dea, ascolta la mia voce!>>

 

 

 

Il pugnale brillò d’una luce dorata, per un attimo. Tara si spogliò dell’abito bianchissimo e la sua pelle cerea, liscia e dorata brillò alla luna. Willow restò senza fiato. La strega bionda le si avvicinò, le tolse la veste candida. La pelle cerea della rossa biancheggiò, come la luce d’una stella. Tara si insinuò fra le sue gambe e le appoggiò il petto contro il cuore. Willow sentì il calore del contatto fra la loro pelle di seta e i capelli di Tara sfiorarle le spalle, morbidi, profumati.

 

Tara guardò la luna, raddrizzò la schiena e si portò il pugnale al cuore, Willow non poté fermarla.

 

 

 

<< Tara no…>>

 

 

 

Il pugnale le incise le carni lisce, sopra il seno sinistro e fra un rigolino di sangue rosso, Willow intravide una luce dorata, sprigionarsi dal suo cuore. Tara emise un piccolo gemito di dolore. Si bagnò le dita con una goccia del suo sangue e lo porse alla rossa. Lei lo assaggiò e le baciò le dita.

 

La strega bionda pose il pugnale sulla coperta, silenziosa. Willow intuì e lo prese, ripetendo su di sé il gesto della donna, ancora inginocchiata su di lei, fra le sue gambe.

 

 

 

<< AAH!>>

 

 

 

La ferita di Willow prese a sanguinare copiosa, Tara le accarezzò la fronte, si chinò velocemente verso di lei e premette a sua ferita contro quella della rossa.

 

Cuore contro cuore, ferita contro ferita, petto contro petto, seno contro seno. Il loro sangue si mischiò e si unì.

 

La strega strinse la ragazza. Entrambe urlarono, colte da un improvviso dolore e dalla sensazione di assoluta fusione, tra il contatto dei propri corpi e delle proprie anime.

 

Willow si sentì avvampare e il fuoco dentro di lei prese vita e forma.

 

Aprì i piccoli, languidi occhi verdi e si guardò intorno, il mento di Tara era appoggiato sulla sua spalla sinistra. La ragazza bionda stava smettendo lentamente di ansimare e incominciava a respirare regolarmente, stesa sul corpo di Willow.

 

E la luna illuminava come una madre silenziosa la loro pelle sudata e i corpi tremanti per l’amplesso magico e intenso.

 

 

 

<< Fuoco?>>

 

 

 

Tara alzò la testa e la guardò, con amore.

 

 

 

<< Sì, Fuoco!>>

 

 

 

Il perimetro della stella a cinque punte aveva preso fuoco e le fiamme ardevano alte attorno ai due corpi nudi, che ne avevano assunto i mille riflessi dorati e rossicci.

 

 

 

<< Hai abbandonato il tuo nome e d’ora in avanti il mondo ti riconoscerà nella strega Rossa…>>

 

 

 

<< La principessa della strega bionda!>> Finì Willow, baciandola.

 

 

 

<< Ti amo Tara!>>

 

 

 

Si coprirono con la coperta e Willow percepì l’umidità pungente dell’erba contro la sua schiena e il calore del corpo di Tara sul suo cuore, fra le sua gambe.

 

Si voltarono entrambe verso le fiamme. Tara teneva la testa appoggiata contro la guancia sinistra di Willow. Dal folto del bosco si sentì intonare un canto dolcissimo, come la giovane Parris non ne aveva mai uditi.

 

 

 

<< Questo è un regalo per te. Da ora ogni creatura magica ti adorerà. Oggi che hai un cuore di strega, in ogni tuo vita futura, come strega rinascerai, bellissima, giusta e potente!>>

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Abigail Williams, rinchiusa nella sua cella guardava le altre ragazza con paura, rassegnazione, lacrime, tremore. Sarah Osborne le accarezzò i capelli rossicci, come quelli della bella cugina, mentre la piccola Good tentava di arrampicarsi sul muro per raggiungere la finestrella. Ann Walcott prese la mano di Abigail rassicurandola. Tutte e quattro le fanciulle scosse continuavano a rivivere nelle loro menti la notte della loro iniziazione.

 

 

 

“Martha Cory avanzava in tutta la sua spietata bellezza, imprigionata in una veste rosso sangue. Le quattro giovani erano vestite di nero. La Cory si avvicinò ad Ann e con un pugnale le stracciò le vesti, lasciandola nuda ed inerme al vento della notte.

 

 

 

Ann si coprì istintivamente e la donna le alzò il volto verso l’alto tirandole i capelli. Le leccò le labbra e con lo sguardo la costrinse a riportare le braccia lungo i fianchi. La Cory stracciò le vesti scure delle altre tre ragazzine tremanti, trascinò su un altare di pietra nera un agnellino terrorizzato e lo sgozzò con bestiale ferocia, ne azzannò le carni con voracità e ne fece gocciolare il sangue in un calice d’oro.

 

Se ne riempì la bocca, si avvicinò alla fragile Sarah Good, le aprì la bocca con una leggera carezza e versò il sangue dalla propria bocca in quella della sedicenne, ripetendo il gesto altre tre volte. Si portò al centro, accanto all’altare e recitò:

 

 

 

<< Degnai della tua sacra presenza, oh Maestro, Sorgi. Le tue figlie ti attendono.>>

 

La strega afferrò la giovane Osborne e la spinse sull’altare, sopra i resti dell’agnello sacrificato. Le aprì le gambe con violenza e la violentò. In quell’istante dall’oscurità del bosco apparve un’ombra, Abigail impietrita tentò di proteggere l’amica, ma l’ombra l’accerchiò, racchiudendola in un abbraccio animale.

 

Due corna di capra, un corpo villoso e bestiale si intravidero per un istante, prima che Abigail cadesse sotto il suo stupro. Quando la Cory finì di penetrare Sarah con il pugnale, con violenza eppure con uno sguardo quasi materno la stessa sorte toccò alle altre due giovani nude e terrorizzate, pronte a scappare. E la satanica iniziazione continuò fino a quando la strega non si unì al maestro.

 

Streghe di Salem

 

    Alla fine del febbraio del 1692, dopo insistiti interrogatori, furono arrestate 5 sospette “streghe”: Mary Tibley, Sarah Good, Sarah Osborne, Abigail Williams e Ann Walcott . La goccia che fece traboccare il vaso fu l'arresto d’una donna, Martha Cory, che al momento dell'interrogatorio parve in grado di far provare, a distanza alle giovanette lì presenti, sensazioni di tipo fisico. Le prigioni del giovane John Osborne furono trovate vuote, il ragazzo non aveva lasciato la più piccola traccia a Salem. I pastori cominciarono a predicare esplicitamente dal pulpito che si era in presenza di fenomeni di stregoneria vera e propria. Willow Parris, immersa nell’amore d’un'altra strega incominciava a trovare dentro di sé la strega rossa.

 

    

 

TERZA PARTE

 

Prigioniera dentro te

 

 

 

 

 

<< Coraggio, non è difficile, possiamo riuscirci insieme!>>

 

 

 

<< Non ne sono molto sicura.>>

 

 

 

Tara prese le mani di Willow, con dolcezza, entrambe sedute sull’erbetta morbida sulla collinetta ad ovest. Una rosa rossa giaceva fra entrambe.

 

 

 

<< Cosa dovremmo fare esattamente?>>

 

 

 

<<Uff quante domande Willow! Fidati di me, è solo un esercizio per aiutarti ad utilizzare i tuoi nuovi poteri e per aumentare la sincronia fra di noi.>>

 

 

 

<<Oh! E quindi dobbiamo far volare la rosa e toglierle i petali?>>

 

 

 

<< Sì, ma se continuiamo così lo faremo nella prossima vita!>>

 

 

 

Tara drizzò la schiena e chiuse gli occhi, imitata da Willow euforica per la nuova esperienza.

 

Tara aprì gli occhi blu e fissò Willow concentrata, il suo volto liscio e bianco, il suo amore che le stringeva le mani. La giovane Parris si sentì golosamente osservata e sbirciò aprendo leggermente l’occhio destro.

 

 

 

<< Ah! Non devi aprire gli occhi, altrimenti non funziona!>>

 

 

 

<< Scusa, li richiudo subito.>>

 

 

 

Ma mentre le dita della strega bionda serravano con dolcezza le mani dell’altra giovane strega i suoi occhi scivolarono lungo le linee morbide dell’amante rossiccia e d’un tratto un altro desiderio si insinuò nel suo sguardo color oceano. Allentò piano la presa e con la punta delle dita affusolate scivolò lungo gli avambracci nudi di Willow.

 

La strega rossa fu percorsa da uno strano brivido, ma non era freddo, né paura, solo un brivido caldo d’amore, la pelle d’oca per l’emozione intensa che si era improvvisamente impadronita del suo giovane corpo di ricca pupilla dei Parris.

 

 

 

<< Mmm…interessante questo incantesimo!>>

 

 

 

<< Anche questo serve ad aumentare la sincronia fra di noi…>>

 

 

 

Willow continuava a tenere gli occhi diligentemente chiusi, sorridendo leggermente, con deliziosa eccitazione. Tara si insinuò nelle maniche larghe della sua preziosa veste azzurra, sfiorandole le braccia e poi danzando ancora con le dita lungo la pelle morbida della sua Willow.

 

 

 

<< Prendimi strega!>>

 

 

 

<< È un invito?>>

 

 

 

<< Un ordine!>>

 

 

 

Allora Tara scivolò su per le spalle, il collo piccolo e morbido, fino all’amato, tenero volto un tempo cereo, ora velato d’un aura rosa di vita. Le cinse il volto fra le mani lunghe, snelle e le passò i pollici sulle palpebre chiuse. Sì avvicinò dannatamente piano alle sottili labbra della rossa e ad un centimetro dalla sua bocca sfiorò con la punta del proprio naso quello della giovane Parris, sfregano teneramente, dolcemente, con infantile affetto e lacerante e penetrante calore.

 

La baciò lentamente su entrambe le palpebre, con la gentilezza d’un’amante innamorata e il suo respiro accaldò il collo di Willow fremente.

 

 

 

<< Sei mia Willow!>>

 

 

 

La strega rossa ansimò d’un tratto e rispose con frenesia.

 

 

 

<< E di nessun altro mai, mai! Il mio corpo di donna e il mio cuore di strega sono tuoi, p-e-r s-e-m-p-r-e .>>

 

 

 

Willow spinse Tara sull’erba e i capelli della strega bionda si bagnarono della lieve rugiada del mattino, mentre il respiro della strega rossa la riempiva di vita e d’amore.

 

 

 

<< Allora vieni con me.>>

 

 

 

<< Dove Tara?>>

 

 

 

Tara si divincolò dall’abbraccio di Willow e il suo corpo incominciò lentamente a salire verso il cielo. La giovane Parris la guardò con stupore e ammirazione, i capelli lunghi e dorati della donna ondeggiavano al vento della contea dell’Essex. La rossa accarezzò e prese delicatamente le mani bianche della strega bionda, protese verso di lei.

 

 

 

<< Dove solo io e te possiamo arrivare!>>>

 

 

 

E quella che un tempo era la schiava tirò a sé la sua signora, mentre superavano gli ultimi, esili rami dei vecchi salici, e il paradiso non sembrò tanto distante dai loro cuori vogliosi e dalle loro anime amanti.

 

 

 

****

 

 

 

E la croce di legno marcio era ricoperta di muffa, di polvere e di ragnatele, Dio non entrava in quella piccola chiesa abbandonata, né vi era mai entrato. Fra il grigiore della depressione, dell’abbandono e dei riti satanici le mura della chiesa assistevano alla venuta del male…

 

 

 

<< Sei pronto figlio mio, ora va e marchia a fuoco il mio nome nelle carni di coloro che ti ostacoleranno. Va e vendicandoti spiana la via per il tuo maestro.>>

 

 

 

<< Tu sei padrone della mia vita e della mia anima, la tua volontà è il mio unico scopo!>>

 

 

 

****

 

 

 

<< Willow, dove sei stata?>>

 

 

 

Il Reverendo Parris scrutava la figlia con severità, i muscoli del volto scuro e rugoso, tesi e immobili, gli occhi neri, piccoli, semi nascosti sotto l’ombra dei grossi ricci grigi della parrucca. Willow si voltò impaurita, ansimando per lo spavento improvviso fissò l’oscurità del salone, mise a fuoco la poltrona rossa e la luce lunare che filtrava dalla finestra illuminò il volto del Reverendo.

 

 

 

<< Oh padre, mi avete spaventata!>>

 

 

 

<< Rispondi alla domanda Willow, dove sei stata?>>

 

 

 

Willow si nascose di più nell’ombra, come a nascondere al padre ciò che aveva fatto.

 

 

 

<< Niente padre, ho passeggiato nei boschi ad ovest, dormito sotto i salici…letto la Bibbia!>>

 

 

 

<< Hai letto la Bibbia nei boschi, fino a questa ora Willow?>>

 

 

 

Il volto della giovane Parris si contrasse, possibile che il vecchio Reverendo sapesse di Tara?

 

 

 

I polpastrelli delle mani di Samuel Parris si congiunsero e il Reverendo parlò con maggiore severità.

 

 

 

<< Non è ciò che mi risulta Willow!>>

 

 

 

Un improvviso vuoto allo stomaco, il terrore, Willow Parris durante tutta la sua vita di ricca borghese non aveva mai fatto nulla per temere l’ira del padre. Ma ora, in piedi nel salotto della villa, nascosta nell’ombra della sera che incalzava ebbe paura del Reverendo e desiderò più d’ogni altra cosa l’amore di Tara a farle da scudo dagli occhi scuri del padre.

 

 

 

 

 

Alcune miglia di distanza, nascosta in un vecchio fienile d’una fattoria decadente, una donna addormentata, la paglia pungente contro la pelle morbida, i capelli d’oro di seta mescolati al fieno secco e duro. Un sogno, dietro le ciglia della bella addormentata, una ragazza dai capelli come lingue di fuoco distese lungo le spalle piccole, un cuore spaventato e uno sguardo terrorizzato, sbarrato verso l’oscurità; la paura e il richiamo dell’amore: “Tara, Tara ho paura, dove sei?”

 

 

 

<< WILLOW!>>

 

 

 

 

 

Intanto Samuel Parris si era alzato, le mani incrociate dietro la schiena, uno sguardo da padre deluso che, a suo parere sta solo facendo tutto ciò che è bene per la figlia.

 

 

 

<< Tu devi essere sincera con me, figlia mia.>>

 

 

 

<< Che intendete dire padre?>>

 

 

 

Ad un tratto da uno dei divani del salone salì inaspettata un’altra voce, lenta, profonda, roca che attirava ed incantava.

 

 

 

<< Mia cara Willow, non si mente ad un Reverendo…leggere la Bibbia, quale insana perversione vi spinge a tali menzogne?>>

 

 

 

Il cuore della giovane Parris capì chi altro era nascosto nel salone di casa Parris, ma la sua bocca si aprì quasi istintivamente.

 

 

 

<< Chi siete?>>

 

 

 

<<Come lady, non riconoscete la voce del vostro compagno di giochi?>>

 

 

 

Willow arretrò lentamente, invocando ancora il nome del suo Amore.

 

 

 

<< Oh mio Dio, John!>>

 

 

 

Il giovane Osborne si alzò, entrando nel quadrato luminoso della finestra. I suoi capelli nerissimi brillarono di riflessi argentati, il suo volto liscio e giovane sembrò quello d’un angelo, le sue sopracciglia folte incorniciavano perfettamente i suoi occhi azzurrissimi.

 

Si avvicinò lentamente alla strega rossa che arretrò spaventata.

 

 

 

<< Statemi lontano, voi siete uno schifoso…>>

 

 

 

Ma il reverendo la fermò con un gesto imperioso della mano.

 

 

 

<< Adesso basta Willow, abbi rispetto di Sir Osborne, il tuo non è un linguaggio che si addice alla casa dei Parris.>>

 

 

 

<< Padre, come potete accoglierlo in casa vostra dopo quello che ha fatto?>>

 

 

 

John Osborne mise una mano sulla spalla di Samuel Parris e alzando l’indice verso la giovane lo scosse lentamente.

 

 

 

<< Ah ah, mia giovane irruente ragazzina. Perché dovete gettare fango sul vostro caro vecchio John? Voi sapete meglio di me cosa è successo.>>

 

 

 

Il cuore di Willow batteva sempre più velocemente, mentre la paura la divorava ogni istante di più.

 

 

 

<< Padre?>>

 

 

 

<< è inutile che invochiate l’aiuto del Reverendo, ormai lui sa la verità, abbiamo chiarito questo orrendo malinteso…>>

 

 

 

Willow gli si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi, con rabbia e disprezzo.

 

 

 

<< Come, come avete fatto ad ingannare mio padre?>>

 

 

 

John Osborne era parecchio più alto della ragazza e la guardava con strano desiderio ed ardore.

 

 

 

<< Il potere Willow, il potere può tutto e io ho il potere. E vi correggo mia cara, non solo il Reverendo, ma tutta Salem mi crede.>>

 

 

 

<< Willow, ti prego figlia mia dimmi che non hai nulla a che fare con la strega bionda che si nasconde nei boschi?>>

 

 

 

Una stretta al cuore, le lacrime ricacciate a forza dentro gli occhi lucidi, la voglia di Tara e la paura.

 

 

 

<< Q-Quale strega bionda?>>

 

 

 

<< La strega bionda che ci ha attaccati nel bosco Miss Willow, la schiava che avevate alle vostre mansioni, QUELLA strega!>>

 

 

 

La giovane Parris giocò la sua ultima carta.

 

 

 

<< Mi dispiace Sir Osborne ma Tom e Tara Indian sono partiti per i Caraibi molto tempo fa.>>

 

 

 

Il giovane Osborne le si avvicinò ancora di più, in un gesto di sfida.

 

 

 

<< Ma davvero? Allora vi sorprenderà sapere che fonti certe mi hanno assicurato che la schiava è qui, a Salem e si nasconde!>>

 

 

 

Willow tentò di sembrare sorpresa.

 

 

 

<< Davvero John?>>

 

 

 

<< Willow mia cara, da oggi in poi non passeggerai mai più da sola per i boschi, non voglio che tu corra pericoli. Secondo Sir Osborne quella strega è molto pericolosa e finché non l’avremo catturata preferisco tenerti al sicuro. Ed ora se non vi dispiace mi ritiro nelle mie stanze. John, confido che tu protegga Willow e non trattenetevi troppo, è già molto tardi.>>

 

 

 

Sir Osborne abbozzò un inchino col capo, salutando Samuel Parris.

 

 

 

<< Non dubitate Reverendo, proteggerò Miss Willow dalla strega a costo della mia stessa vita.>>

 

 

 

Non appena si udì la porta delle stanze del reverendo chiudersi lentamente John Osborne si voltò con strano, intenso calore verso Willow.

 

 

 

<< Mia cara, proteggete ancora la strega?>>

 

 

 

 

 

John l’afferrò per le spalle e stringendola con furore tentò di baciarla, ma Willow si voltò cercando di respingerlo.

 

 

 

<< Siete un MOSTRO!>>

 

 

 

<< Allora insegnatemi l’amore, insegnatemi ad amare Willow…>>

 

 

 

La giovane Parris lo guardò con disgusto, poi le sue pupille si dilatarono e nella sua mente tornò vivo un vecchio insegnamento.

 

 

 

<< Un giorno un angelo mi disse che L’Amore non si insegna; l’Amore si cerca, si trova, si vive!>>

 

 

 

Sir Osborne la fissò e il suo sguardo truce divenne piano più rilassato, il suo grugno imbronciato si irrigidì e la sua presa si allentò.

 

 

 

<< Non siete più quella giovane donna fredda e insensibile che ho conosciuto, quella ragazzina viziata che guardava tutti dall’alto verso il basso. Chi siete voi?>>

 

 

 

<< La vera Willow, John, sono la vera Willow!>>

 

 

 

Il giovane Osborne si allontanò lentamente dalla ragazza e le voltò le spalle sussurrandole con la stessa malignità di prima:

 

 

 

<< Ricordatevi Willow, quella strega non resterà per sempre nascosta, io la troverò. E se solo scopro che avete mentito a me e al Reverendo vi assicuro che né io né vostro padre ci faremo molti scrupoli nel darvi in pasto alla Santa Inquisizione! Ah, dimenticato…>>

 

 

 

Il giovane Osborne si infilò il cappello nero a cilindro e il mantello.

 

 

 

<< Buona notte Miss Parris!>>

 

 

 

Mentre John usciva dalla porta di casa Parris, Willow capì che non avrebbe potuto avvertire Tara.

 

 

 

Una trentina di minuti dopo Willow si affacciò alla finestra delle sue stanze, le mani le tremavano, respirava affannosamente e il sangue le bolliva nelle vene. Non smetteva di camminare su e giù, fremente. Intravide una fievole luce gialla all’interno d’una carrozza nera: John evidentemente non era tornato alla tenuta degli Osborne.

 

 

 

<< No, no, Tara, Tara ti prego!>>

 

 

 

Intanto la serva caraibica camminava velocemente nel bosco, cercando di raggiungere il prima possibile casa Parris e il suo Amore che la chiamava.

 

 

 

Willow si addormentò, sotto il peso delle forti emozioni e della paura, fra le lacrime seccatesi sul volto, che pungevano e la rabbia che le rodeva le viscere per non poter far nulla per avvertire la strega bionda.

 

In sogno vide Tara ardere fra le fiamme viola brillante d’un immenso rogo, la sua voce cercava di oltrepassare il fuoco per avvertirla di scappare, di nascondersi, di allontanarsi il più possibile da Salem Town. Ma Tara non la sentiva e continuava a correrle incontro…mentre i suoi capelli di seta d’oro ardevano, per colpa sua.

 

 

 

<< NO!>>

 

 

 

Era mattino, si era addormentata con la testa riversa sul davanzale della finestra, corse nelle cucine in cerca della madre.

 

 

 

<< Betty, dove sono il Reverendo e la signora?>>

 

 

 

<< Oh, mia signora, buon risveglio!>>

 

 

 

<< Dove sono Betty?>>

 

 

 

<<Vostra madre e vostro padre sono in giardino. La signora Catherine non ha voluto svegliarvi, ha detto che non sono cose adatte ad una giovane delicata e sensibile come voi Miss Willow!>>

 

 

 

Lo sguardo della giovane Parris si irrigidì di terrore e corse verso il giardino, spalancando la porta.

 

In una frazione di secondo capì che Samuel e Catherine Parris stavano assistendo stranamente compiaciuti ad un esibizione di potere di John Osborne. Tre poliziotti stavano trascinando via una donna, sporca di fango e di…sangue.

 

 

 

<< NOOO!>>

 

 

 

Willow si gettò urlando e piangendo verso Tara, a terra, trascinata come un animale al massacro. Il reverendo la bloccò, serrandola fra le lunghe braccia, Catherine Parris si voltò verso la figlia e la rassicurò.

 

 

 

<< Calmati Willow, stai calma, non fare sciocchezze figlia mia…>>

 

 

 

<< NOOOO, LASCIATELA, LASCIATELAAAA>>

 

 

 

Le sue urla erano interrotte dai singhiozzi e dalle lacrime amare che le cadeva nella bocca spalancata.

 

 

 

<< NOOO, VI PREGO, VI PREGOOO>>

 

 

 

Tara alzò la testa e il suo volto livido e gonfio, rosso di sangue ed eritemi le sorrise, i suoi occhi blu le fecero capire di restare calma.

 

Il reverendo non riuscì a sostenere la figlia che si accasciò al suolo, mentre le lacrime disperate si mischiavano all’erba e alla terra bagnata.

 

 

 

<< LASCIATELA VI PREGO!>>

 

 

 

Il giovane Osborne si voltò, tornò indietro e alzò il volto di Willow verso l’alto mettendogli con forza una mano sotto il mento.

 

 

 

<< Perché Miss Willow, avete per caso a che fare con questa…STREGA?>>

 

 

 

Tara la fissò sofferente, disperata, impaurita. John Osborne fissava la ragazza rossa con malignità e godimento.

 

 

 

<< Rispondete Willow!>>

 

 

 

Lo sguardo di Osborne, la paura della sua perfidia; le prigioni; la Santa Inquisizione; i giudici; il rogo; le fiamme; il terrore; Tara, trascinata nel fango e picchiata quasi a morte…Paura e Amore, Willow Parris divisa in due fra la sua codardia e il suo amore folle.

 

 

 

<< Rispondete Willow!>>

 

 

 

Ma la strega rossa non rispose, voltò il capo, guardando a terra, con schizzi di fango sul bel vestito.

 

 

 

<< Deduco che questo sia un “no”. Bene, allora spero di vedervi in prima fila alla sua esecuzione, perché quella delle streghe è una condanna a morte!>>

 

 

 

Il giovane Osborne si girò e montò sulla sua carrozza facendo segno ai tre poliziotti di badare alla strega.

 

Tara si divincolò con tutte le forze che le erano rimaste, cercò di gettarsi verso Willow. Mentre la carrozza di Osborne si allontanava e il Reverendo tentava di tenere la figlia lontana dalla strega, queste si sfiorarono le dita in un ultimo, disperato tentativo di salutarsi per sempre.

 

 

 

<< Willow trova dentro di te la forza…>>

 

Un poliziotto le sferrò un potente calcio allo stomaco facendola cadere di nuovo nel fango, entrambe a terra, che tentavano di strisciare l’una verso l’altra…

 

 

 

<< ricorda Willow hai metà del mio cuore!>>

 

 

 

I poliziotti l’afferrarono con violenza e la trascinarono verso la carrozza.

 

 

 

<< TARA, TARAA!>>

 

 

 

<< WILLOW, NON ABBANDONARMI, NON ABBANDONARMI WILLOW!>>

 

 

 

<< TARAAA!>>

 

 

 

Ma il Reverendo serrò la giovane figlia per la vita e la trascinò nella casa.

 

La strega rossa intravide l’ultimo sguardo disperato di Tara, mentre venivano entrambe trascinate via verso due diverse condanne a morte.

 

 

 

****

 

 

 

<< Guarda come ti hanno ridotta! Deve farti molto male?>>

 

 

 

Nelle prigioni di Salem, Tara, raggomitolata in un angolo fissava una donna, a qualche metro da lei.

 

 

 

<< C-Chi s-sei t-tu?>>

 

 

 

La donna le si avvicinò scostandole dal volto una ciocca di capelli insanguinati, ma la strega bionda si scansò.

 

 

 

<<Hey, stai calma! Io voglio solo aiutarti!>>

 

 

 

<< C-Chi s-sei?>>

 

 

 

La donna si rialzò,era tremendamente bella, coi capelli neri come l’ebano, alta, snella ma dalle curve pronunciate.

 

 

 

<< Mi chiamo Martha, Martha Cory!>>

 

 

 

La Cory intravide un fremito nello sguardo marino di Tara.

 

 

 

<< Mi conosci?>>

 

 

 

La strega bionda tentò di nascondere sotto i capelli, ormai rossi di sangue incrostato e fango il suo volto gonfio.

 

 

 

<< N-No, ma h-ho s-s-sentito p-par…>>

 

 

 

<< Parlare di me? Ti capita spesso di non riuscire a finire le frasi che inizi? Mi domando cosa tu abbia mai potuto fare per finire in un posto del genere, timida e debole come sei!>>

 

 

 

Tara alzò gli occhi verso la donna, con uno strana luce.

 

 

 

<< Ho amato!>>

 

 

 

Martha incominciò a camminare, gettando gli occhi al cielo e gesticolando con le braccia snelle.

 

 

 

<< Oh, l’AMORE! Quale insulsa ragione per morire…scommetto che mentre tu sei qui, con le ossa rotte e il viso sanguinante il tuo uomo se le spassa in una taverna con qualche puttana!>>

 

 

 

Le labbra gonfie e livide di Tara si piegarono in un’impercettibile sorriso, che la Cory non vide. La donna si chinò di nuovo sulla serva e la fissò.

 

 

 

<< Dammi retta cara, sii più intelligente, la prossima volta dai la tua vita per qualcosa per cui valga davvero la pena!>>

 

 

 

La strega bionda abbassò gli occhi piegata sotto il peso dello sguardo forte della Cory e delle sue ferite.

 

 

 

****

 

I grossi boccoli vermigli di Catherine Parris brillavano d’oro e di rosso alla giallognola luce sul tavolino basso. Il suo vestito verde smeraldo metteva in risalto il colore degli occhi grandi e la pelle cerea. E la figlia così simile alla moglie del Reverendo sedeva silenziosa su una poltrona vicina, fissando il volto della madre, chino su un vecchio libro. Non una parola da quando la serva era stata trascinata in prigione.

 

 

 

<< Perché mi avete tradita madre?>>

 

 

 

La signora Parris guardò la figlia, con amore.

 

 

 

<< Non ti ho tradita figlia mia, non l’avrei mai fatto…>>

 

 

 

Ma Willow parlò con maggiore ardimento:

 

<< Solo voi sapevate che Tara è una strega e nessuno avrebbe mai creduto ad Osborne!>>

 

 

 

Catherine si alzò e prese le mani della figlia, replicando con furore e risentimento.

 

 

 

<< Io ho fatto tutto ciò che era in mio potere per salvarla, ma la schiava doveva essere molto lontana da qui. Invece si nascondeva nei boschi e tu lo sapevi. Come vedi, non sono io che ti ho tradita, tu mi hai mentito!>>

 

 

 

Willow abbassò il capo, la madre le lasciò andare le mani e sprofondando di nuovo nella poltrona, con disperazione si massaggiò la fronte.

 

 

 

<< perché, perché madre?>>

 

 

 

<< Tutta Salem crede a Sir Osborne, i pastori, i giudici, la gente. Non potevo più dire a tuo padre che eri tu la fanciulla attentata nel bosco!>>

 

 

 

<< John ha qualcosa di malvagio negli occhi!>>

 

 

 

<< Lo so Willow, ma devi stare attenta, molto attenta. È deciso a dimostrare che hai a che fare con quella strega e lo farà a qualsiasi costo, tuo padre non se ne rende conto.>>

 

 

 

Willow fissò il vuoto, con gli occhi lucidi, pensando al suo segreto, lei amava una donna e per lei era diventata una strega. Quale delle due cose sarebbe stata peggiore per la bella madre?

 

 

 

<< Willow, tu non mi nascondi niente, vero?>>

 

 

 

<< No madre, state tranquilla, non ho nulla da temere!>>

 

Intanto giù, a Salem Town Marthe Cory fissava Tara respirare affannosamente, con gli occhi spenti dal dolore.

 

 

 

<< Tu sei una strega!>>

 

Ma Tara non rispose, aprire la bocca le sembrava un’impresa troppo ardua.

 

<< Tu sei una strega potente, lo avverto. Sento il tuo potere, perché non ti tiri fuori di qui?>>

 

Tara aveva gli occhi chiusi e la testa appoggiata contro il muro.

 

<< S-sono…sono troppo…troppo d-debole >>

 

La donna si alzò e accarezzò con finta affettuosità il volto di Tara.

 

<< Povera piccola ingenua, sei ancora convinta che l’amore ti salverà? Non verrà nessuno a liberarti e morirai!>>

 

<< e t-tu….tu perché n-non fuggi?>>

 

 

 

<< Lascia stare, povera piccola strega. Io faccio parte di un disegno più grande di noi…Mi hanno mandata per preparare il sacrificio!>>

 

 

 

Le parole della Cory vorticavano nella testa pesante di Tara che non riuscì a dare loro un senso. Dal fondo del corridoio si sentirono le grida delle fanciulle, rinchiuse in altre celle, terrorizzate dalla Santa Inquisizione e dalla morte.

 

 

 

<< E…e loro? N-Non s…sono streghe! Perché s-sono qui?>>

 

 

 

<< Loro sono il tributo!>>

 

 

 

La strega bionda aprì gli occhi, all’improvviso, alzò la testa dal muro, cercando lo sguardo della bella donna, in piedi davanti a lei.

 

 

 

<< C-Cosa?>>

 

 

 

****

 

 

 

<< Lasciate, faccio benissimo da sola!>>

 

 

 

<< Oh Willow, possibile che ancora non vi fidiate di me?!>>

 

 

 

La giovane Parris si sfilò dalle dita magre e bianche il piccolo anello d’oro con lo stemma dei Parris. Il Reverendo lo aveva fatto fondere quand’era nata la figlia: Una rosa rossa con lo stelo attorcigliato attorno alla lama d’una spada conficcata nella collina dei Parris.

 

Willow poggiò l’anello sul tavolo della sala e uscì in giardino, John la seguì e le aprì la pompa dell’acqua. La giovane rossa si sciacquò la ferita del coltello da cucina alla mano destra e la fasciò.

 

 

 

<< Non mi fiderò mai di voi!>>

 

 

 

<< Dev’essere frustrante per la piccola, dolce Willow non poter far nulla…>>

 

Sir Osborne le accarezzò una ciocca di capelli vermigli odorandoglieli.

 

 

 

<<Segregata in questa casa con il peso della sua codardia che la pugnala ogni istante…Riuscite a dormire la notte con il ricordo di ciò che avete fatto?>>

 

 

 

<< Perché, cosa avrei fatto?>>

 

 

 

<< Quel “no” che l’ha condannata; Quel vostro “no” che le ha mostrato la Willow che conosco io; Quel vostro “no” che l’ha abbandonata alla morte…>>

 

 

 

La strega rossa non rispose, fissò il giardino, con le lacrime negli occhi piccoli.

 

 

 

<< Povera Willow, lei ormai morirà e quando la corda ruvida le serrerà il collo…>>

 

John serrò le dita grandi attorno al collo bianco di Willow, lentamente.

 

 

 

<< Stringerà e stringerà, finché la vita abbandonerà il suo bel corpo…morirà con il vostro ricordo, il ricordo di voi che l’abbandonate!>>

 

 

 

Willow si scansò dalla morsa del giovane Osborne e corse via, in lacrime.

 

Osborne sorrise maligno.

 

 

 

<< Coraggio Miss Willow, il processo è vicino!>>

 

 

 

La giovane Parris chiuse a chiave la porta della sua stanza e cadde in ginocchio, schiacciata dalla paura, dal rimorso, dalla voglia di riabbracciare il suo Amore per portarlo lontano dai giudici dell’Inquisizione.

 

Aprì le braccia, piangendo, come per chiedere perdono.

 

 

 

<< TARA, TARA, Tara ti supplico perdonami…perdonami…>>

 

Le braccia le cedettero, il corpo scosso dai sussulti del pianto...le lacrime, la disperazione, cadde a faccia a terra.

 

 

 

<< perdonami Amore, non merito la metà del tuo cuore. Non merito il tuo amore…aaaaaaah aaah, ti amo, ti amo e ti ho abbandonata…ti supplico ti supplico perdonami, perdonamiiiii…>>

 

 

 

<< Willow, perché piangi amore mio?>>

 

 

 

La strega Rossa rialzò la testa, il volto bagnato e deformato dalla smorfia di dolore…

 

<< Tara, sei tu?>>

 

 

 

<< Non perderti d’animo, so cosa c’è nel tuo cuore, so quanto stai soffrendo!>>

 

 

 

<< Io ti ho tradita e abbandonata!>>

 

 

 

<< No! No Willow, questo è quello che Sir Osborne ha voluto farti credere. Capirai tutto, ma non ho molto tempo!>>

 

 

 

La voce di Tara nasceva dal nulla e arrivava fioca e dolorante alle orecchie tese di Willow.

 

 

 

<< Trova la forza dentro di te!>>

 

 

 

<< Non posso Tara, non posso, non so come fare!>>

 

 

 

La voce si affievolì e sparì lentamente.

 

 

 

<< Ricorda Willow, il tuo cuore di strega! Confido in te….Confido in te>>

 

 

 

****

 

 

 

Tara respirò profondamente spalancando gli occhi e premendosi una mano sul petto, ansimò, stremata.

 

 

 

<< Con chi ti sei messa in contatto?>>

 

 

 

La strega bionda si distese con la schiena sul pavimento di pietra scuro, sporco e freddo, per tentare di recuperare le forze.

 

 

 

<< C-Con ne-nessuno!>>

 

 

 

<< Ho percepito il tuo incantesimo, non mentirmi! So che stavi parlando con qualcuno fuori di qui, cosa gli hai detto?>>

 

 

 

Quella stessa sera nelle prigioni i pianti delle fanciulle spaventate martellavano la testa di Tara insonne.

 

D’un tratto si sentì il tintinnio delle chiavi del carceriere, un grassoccio poliziotto dalla pelle olivastra e spalle larghe guardò la Cory con evidente disprezzo e fissò Tara, distesa a terra, impietoso.

 

 

 

<< Hey, tu, strega! Avvicinati alle sbarre.>>

 

 

 

Martha ondeggiò sensualmente fino alle sbarre, con un sorriso meschino e malizioso.

 

 

 

<< Cosa vuoi da una strega bell'uomo?>>

 

 

 

<< Non tu puttana, l’altra. Hey biondina c’è una lettera per te!>>

 

 

 

Tara tentò di alzare la testa, senza riuscirci.

 

 

 

<< Lei è troppo debole, gliela porto io!>>

 

 

 

Il poliziotto guardò la donna con lo sguardo di chi sa di avere il potere.

 

 

 

<< Se non gliela dai ti metto il cappio al collo questa sera stessa!>>

 

 

 

La Cory accarezzò con un dito il petto del poliziotto, facendo le fusa.

 

 

 

<< Uh, ma che poliziotto feroce. Dammi la lettera!>>

 

 

 

L’uomo gliela passò attraverso le sbarre, una piccola busta bianca chiusa da un sigillo di cera rosso. Martha la guardò curiosa.

 

 

 

<< Ma questo è lo stemma dei Parris. Ti intrattenevi in incontri di preghiera notturni con il Reverendo mia bella strega?>>

 

 

 

Tara si irrigidì, strisciò lungo il muro e vi appoggiò le spalle contro, poi tentò di rivolgersi al poliziotto, con voce rauca.

 

 

 

<< Chi l’ha consegnata?>>

 

 

 

<< Una fanciulla, aveva il viso coperto, andava molto di fretta…aveva lunghi capelli rossi! Qualsiasi cosa sia è l’ultima lettera che riceverai, il tuo processo è stato fissato domani a mezzogiorno, non è difficile indovinarne la sentenza!>>

 

Il grosso carceriere sparì e Tara sussurrò parlando a se stessa.

 

 

 

<< Willow!>>

 

 

 

La Cory tentò di rompere il sigillo della busta, ma la strega bionda allungò il braccio destro verso la donna e in uno scatto la lettera le volò in mano.

 

 

 

<<Uh, sei brava, peccato che non ho avuto il piacere di iniziarti come le mie bambine!>>

 

 

 

Il braccio sinistro di Tara e qualche costola erano rotti, le ferite in testa continuavano a sanguinare, le dita gonfie e rotte le tremarono mentre tentava di rompere il sigillo dei Parris.

 

 

 

25 Febbraio 1692

 

 

 

Tutta Salem crede a John Osborne e io non so come riuscire a salvarti. Ho saputo che il tuo processo è stato fissato per domani, la sentenza è già stata decisa, non ti daranno la possibilità di difenderti. Hai sbagliato a credere in me Tara, e ciò che più tormenta il mio cuore è il sapere che mi credevi disposta a rinunciare a tutto…Ma non posso, non posso! Non sono quello che tu hai creduto che potessi diventare, non posso cambiare Tara, non posso. Saresti dovuta salire su quella nave, saresti stata salva e invece sei tornata indietro, verso la morte. Sapevi che tornando a Salem l’Inquisizione ti avrebbe trovata…perché lo hai fatto, perché? Io non sono degna del tuo sacrificio, non sono ciò che vuoi.

 

Quello che è stato era solo un sogno, un’illusione, la più bella delle illusioni. Ho cercato di capire il senso del mio amore, e non ne ho trovato uno; ho cercato la ragione di ciò che è successo, e ho capito che non ha avuto ragione. Apparteniamo a due mondi troppo distanti… Il dolore è forte per l’illusione che ho dato al tuo e al mio cuore, fingendo di poter essere qualcosa di diverso da Miss Parris.

 

Addio,

 

Willow

 

 

 

 

 

Le lunghe ciglia della strega bionda erano bagnate, ma non piangeva. Per un istante, fissò la lettera bianca, in silenzio…nessun altro pensiero se non le ultime parole di colei a cui aveva donato metà del proprio cuore:

 

“Addio”

 

Non era la paura, né la consapevolezza che l’indomani sarebbe morta, né il terrore della Santa Inquisizione, né il rimpianto per essere tornata da lei, né l’amarezza di essere stata abbandonata alla prigione e alla condanna; né il bruciore di essere stata ingannata e poi rifiutata…era solo il dolore a stringerle il cuore in una morsa di fitta angoscia e sofferenza, e il vuoto nello stomaco dolorante le ricordava l’amore che provava e l’immagine della donna che adorava, la ferita sul suo petto pulsava a rammentarle che dentro di lei batteva metà del cuore d’un'altra…E Willow Parris non l’amava.

 

 

 

Era stata un’illusione, l’illusione più vera di tutta la sua vita. Si era sentita chiamare “Tara” e attraverso quelle labbra e quella voce, aveva dato senso al proprio nome. Aveva sentito il suo sangue pulsarle nelle vene e allora aveva percepito davvero d’avere sangue,vene, carne e corpo; Con lei ogni cosa più vera le aveva fatto capire d’essere viva.

 

 

 

Il dolore, il suo amore, le ginocchia sulla pietra dura e quella lettera di carta sottile fra le sue mani insanguinate. Cadde a terra e il suo cuore a metà gridò silenzioso perché la sua bocca non aveva la forza.

 

 

 

La lettera della giovane Parris cadde nell’acqua sporca, d’una pozzanghera della prigione; la busta cadde a terra e con un lieve rumore metallico l’anello dei Parris con la rosa e la spada scivolò fuori. Tara lo fissò per un istante e capì che quell’anello era il testimone silenzioso della mano leggiadra del suo Amore che scriveva.

 

 

 

La Cory raccolse l’anello e la lettera bagnata.

 

<< Quale insana passione provi per la figlia del Reverendo mia piccola strega?! È per lei che morirai?>>

 

 

 

Tara tossì sangue, senza rispondere.

 

 

 

<< Mm, ecco perché non sono riuscita a portare Miss Willow nella mia schiera. Lei era l’unica a non rispondere al mio richiamo notturno, nel bosco…il mio canto non la portava da me, il tuo potere l’ha protetta sin dall’inizio. Tu sapevi!>>

 

La Cory la guardò fra l’ammirazione e la pazzia.

 

 

 

<< Tu sapevi sin dall’inizio ciò che stava avvenendo a Salem!>>

 

 

 

Tara la guardò, i suoi occhi, come fiamme blu incandescenti. Nella sofferenza perdurava la forza della strega.

 

 

 

<< Beh, mi stupisci piccola, per fortuna domani morirai! È strano con quanto accanimento vogliano farti subito fuori, John deve avere un odio particolare nei tuoi confronti. Forse…>>

 

 

 

Martha si avvicinò alla strega bionda con un aria di superiorità. Una scintilla di pazzia le brillava negli occhi seducenti di strega maledetta, il sarcasmo pungente nella sua voce lenta.

 

 

 

<< Forse vi ha scoperte insieme…vi siete divertite? L’hai trasformata in una strega? Cosa le hai fatto…Tara, per sottrarla al mio potere?>>

 

****

 

 

 

<< No Padre vi prego, non potete farlo!>>

 

 

 

<< È per il tuo bene Willow, un giorno mi ringrazierai!>>

 

 

 

Il vecchio capo della servitù di casa Parris stava trascinando la figlia del Reverendo verso le cantine, in un angolo nascosto dalle botti di vino e dai sacchi di grano, inchiodate al muro pendevano un paio di grosse catene nere. Samuel Parris le aprì e le richiuse attorno al piccolo polso della figlia.

 

 

 

<< Ma cosa…A cosa vi servono queste catene? Liberatemi subito, liberatemi!>>

 

 

 

Ma il Reverendo si voltò, impietoso, alto, rude, con il suo vestito più elegante e la sua parrucca più vistosa per andare ad assistere al processo e all’esecuzione della strega bionda. Josef guardò la giovane padrona addolorato, con tanti riflessi argentati negli occhi rossi di vecchio alcolizzato.

 

 

 

<< Josef, Josef ti supplico liberami!>>

 

 

 

<< Mi dispiace signorina, non posso!>>

 

 

 

<< MADRE, MADRE!>>

 

 

 

Ma Catherine Parris non rispose e le porte della cantina vennero richiuse mentre il rumore della carrozza che partiva verso Salem Town pugnalò Willow allo stomaco.

 

 

 

<< No!>>

 

 

 

****

 

 

 

Due grossi poliziotti stavano reggendo Tara per le braccia, trascinandola verso la corte. La testa della donna pendeva verso il basso, come inanimata, senza vita; gli occhi semi aperti, spenti, come se il blu del suo sguardo si fosse opacizzato.

 

 

 

I giudici della Santa Inquisizione la fissavano rigidi e arroganti sotto le loro lunghe parrucche a boccoli bianchi. Uno di loro si alzò, aveva il viso lungo, squadrato, un naso pronunciato, paonazzo e la fronte piegata da lunghe rughe, lo sguardo di chi è convinto di star liberando il mondo dal male.

 

 

 

<< Tara Indian, lei è accusata di stregoneria, testimoni fidati hanno giurato sulla sacra Bibbia di averla vista far uso di strani “poteri”, con i quali avreste ingannato, seviziato e costretto altri alle vostre volontà. Come si dichiara?>>

 

 

 

I due poliziotti le legarono le mani dietro la schiena. In piedi davanti alla corte la strega bionda alzò piano il capo verso i giudici, una luce le brillò negli occhi, per un istante, non aveva più neanche la forza di piangere.

 

 

 

<< Sono una strega, ho praticato incantesimi sulla gente di Salem; ho costretto altri alle mie volontà; ho ingannato, seviziato…creato illusioni per altri e per me stessa. La mia maledizione è quella d’essere prigioniera su questa terra. Nessun altro desiderio se non quello di morire oggi stesso!>>

 

 

 

 

 

Intanto sulla collina di casa Parris una giovane strega tentava di liberarsi.

 

 

 

Willow era ancora incatenata alla vecchia parete della cantina, d’un tratto vide il suo vestito rosa antico macchiarsi di rosso proprio sopra il seno sinistro.

 

La ferita sul suo cuore sanguinava, percepì, con una fitta al petto il dolore di Tara. Fissò le catene poi la striscia di sangue.

 

 

 

<< Oh Tara, se solo riuscissi a trovare la strega dentro di me!>>

 

 

 

Strinse i pugni e tirò. Le catene erano troppo robuste per le sue esili braccia…

 

 

 

****

 

 

 

<< Donna lei è pienamente consapevole che con queste parole si dichiara colpevole di stregoneria?>>

 

 

 

Lo sguardo della donna era assente, il suo cuore invocava l’unica cosa che avrebbe potuto placare il dolore, la morte.

 

 

 

<< Sono una strega e la morte è ciò che merito…>>

 

La sua voce distante, come se solo il suo corpo fosse ancora su questa terra.

 

 

 

Lo sguardo rude del giudice sembrò illuminarsi di bonarietà, per un istante.

 

 

 

<< Si pente di ciò che ha fatto?>>

 

 

 

Il corpo di Tara fu percorso da un sussulto. Cosa aveva fatto, a parte amare più di quanto all’essere umano potesse essere concesso; amare tanto e forse più che respirare, nei boschi di quella cittadina che aveva trovato per caso sul suo cammino; amare con tutta se stessa; amare con tutta la metà del suo cuore di strega…Cosa aveva fatto se non amare più della sua stessa vita Willow Parris?

 

 

 

****

 

 

 

La giovane Parris chiuse gli occhi, appoggiò la testa al muro, smise di tirare con forza…rimase in silenzio ad ascoltare, per riuscire a trovare un’altra forza. Dentro di lei si fece strada il ricordo della notte in cui aveva ricevuto un cuore di strega, l’immagine di Tara, il suono lieve delle sue parole dolci:

 

 

 

“Ciò che la grazia mi ha concesso… fa che vada a lei… dal mio cuore nel suo cuore, per sempre… Hai abbandonato il tuo nome e d’ora in avanti il mondo ti riconoscerà nella strega Rossa…la strega Rossa…strega...strega…”

 

 

 

Willow sentì la ferita pulsarle con dolore, il sangue sgorgare più copioso…

 

 

 

“Oggi che hai un cuore di strega, in ogni tuo vita futura, come strega rinascerai, bellissima, giusta e potente!”

 

 

 

le fitte al petto aumentavano.

 

 

 

“La strega Rossa…ora che hai metà del mio cuore…trova la forza…”

 

 

 

****

 

 

 

<< N-No, non mi pento…ciò che ho fatto lo rifarei altre mille volte se solo la grazia mi concederà d’avere ancora il dono d’amare.>>

 

 

 

I giudici la guardarono perplessi e contrariati, una strega non amava altri che il diavolo. John Osborne si fece avanti da una delle lunghe panche di legno della grossa sala.

 

 

 

<< Cari signori, mi sembra più che evidente che con queste frasi oscure e incomprensibili la strega stia tentando di gettare su di noi uno dei suoi malefici! >>

 

 

 

Uno dei magistrati accanto al giudice che stava interrogando la strega bionda, un uomo dalla faccia rotonda e rossiccia, si alzò in piedi contrariato.

 

 

 

<< Sir Osborne, riteniamo che la donna non riesca neanche a camminare da sola, non crediamo che possa colpirci tutti con una maledizione. Questa “strega” è sì un essere maligno, figlia del demonio, come ella stessa afferma di essere, ma non è competenza della polizia, né vostra il punirla per i suoi atti. Quindi vi preghiamo di non infliggere mai più punizioni corporali alle detenute di Salem ed ora lasci giudicare alla corte.>>

 

 

 

Il primo dei giudici si rivolse di nuovo alla donna barcollante.

 

 

 

<< Tara Indian lei ha ammesso, nel pieno delle sue facoltà mentali, davanti a questa corte di giudici della Santa Inquisizione della Chiesa di Roma di essere una Strega e di aver praticato incantesimi e malefici…>>

 

John Osborne la fissò con un sorriso di soddisfazione e superiorità. Il giudice si alzò e la fissò con disprezzo.

 

 

 

<< Quindi la Santa Inquisizione la dichiara colpevole e la condanna a morte per impiccagione, questa sera al calar del sole.>>

 

 

 

Ad un cenno del giudice i due poliziotti afferrarono di nuovo Tara per le braccia, ma questa cadde a terra, sfinita e guardò il giudice, con aria assente.

 

 

 

<< Esaudite il…il m-mio ultimo…ultimo d-desiderio…>>

 

 

 

<< Quale sarebbe strega?>>

 

 

 

<< è ora che voglio morire, p-per lasciare questo m-mondo nella luce>>

 

 

 

I giudici si fissarono tra loro per qualche istante, poi uno di loro assentì.

 

 

 

<< Se è ciò che volete donna, morirete ora!>>

 

 

 

****

 

 

 

Le catene le segavano i polsi bianchi, il sangue le macchiava il vestito, il dolore al petto cresceva, i suoi occhi serrati fissavano il nero delle sue palpebre chiuse nel tentativo di ritrovare dentro di sé quella magia che il cuore di Tara le aveva infuso nel petto.

 

“Oggi che hai un cuore di strega ….un cuore di strega…di strega”

 

 

 

Willow sentì un vuoto allo stomaco; l’adrenalina aumentare; le vene sulle tempie pulsare…e d’un tratto un bruciore nel petto le si irradiò nelle arterie, nel sangue, nel corpo, nelle mani. Il suo cuore di strega batté allo stesso ritmo di quello di Tara trascinata verso uno sgangherato calesse.

 

La strega Rossa riaprì gli occhi e nel suo sguardo brillò una fiaccola di luce dorata, la stessa che le brillava nel petto, attraverso la ferita aperta sul suo cuore.

 

Vide le chiavi delle catene appese ad un chiodo. Si concentrò, ripensando alla forza che Tara le infondeva quando le stringeva le mani…

 

 

 

****

 

 

 

La folla era tutta radunata intorno al calesse, Tara in piedi, legata e sanguinante sentì la verdura marcia che le tiravano addosso, chiuse gli occhi ripensando all’Amore che aveva creduto di avere e alla morte che l’attendeva ad una ventina di metri di distanza.

 

Il carro procedeva lentissimo, per permettere alla folla di sfogare la sua rabbia sulla strega. John Osborne pagò il giovane per far fermare i cavalli, in modo da renderle il tragitto un inferno. La strega bionda sentì una pietra colpirla allo stomaco. La morte sembrava sempre più lontana e il dolore per le ferite e l’umiliazione cresceva, mentre il suo pensiero tornava alla sua strega rossa. Ma la fanciulla a cui aveva fatto il dono più prezioso che una strega potesse elargire non l’amava, lei andava incontro alla morte da sola.

 

 

Poco distante un’ombra volava fra gli alberi. Nei boschi risuonava lo scalpitio di uno stallone lanciato al galoppo e il suo nitrire vittorioso mentre Salem Town si avvicinava sempre più.

 

 

 

E finalmente il patibolo, un poliziotto la trascinò giù dal calesse, Tara cadde a terra, nel fango, una donna le tirò un uovo marcio fra i capelli un tempo d’oro lucente. Le forze l’abbandonarono, tutto ciò che desiderava era poter arrivare sulle sue gambe a quella corda penzolante. Il poliziotto l’afferrò per i vestiti e la spinse sul patibolo.

 

 

 

 

 

<<Corri come nessun cavallo ha mai potuto…corri per l’anima buona d’una strega condannata!>>

 

 

 

John Osborne sorrideva, applaudendo sotto il piccolo palco di legno. Tara lo guardò, ma non lo riconobbe, i suoi occhi erano opachi e il viso un tempo bianco ora era spento dalla perfidia dell’uomo. Il boia incappucciato di nero le mise la corda ruvida intorno al collo, la strega bionda sembrò non accorgersene.

 

Forse uno dei giudici ebbe compassione del suo dolore.

 

 

 

<< Hai qualcosa da dire prima di morire strega?>>

 

 

 

Tara alzò piano la testa verso il cielo e pensò a Willow, la sua voce fievole venne sovrastata dalle urla della folla.

 

<< Sono Prigioniera, ora e per sempre dentro di te >>

 

 

 

John Osborne fece un segno al boia.

 

 

 

La mano del carnefice era grossa, callosa, forte, Tara la vide stringere la leva e chiuse gli occhi…stava per morire, era sola, aveva paura.

 

 

 

Per un istante sperò di vedere arrivare Willow a salvarla. Le immagini volarono nella sua testa pesante: Willow in groppa ad Ivory che si impennava, il nitrito del cavallo, la gente spaventata che si sparpagliava, il grido del suo Amore che la salvava: “TI AMO TARA!” Ma la strega rossa non arrivò.

 

 

 

La leva si abbassò. In uno scatto la botola si spalancò, la strega bionda sentì un vuoto alla stomaco; il cuore in gola; il vuoto sotto i piedi; la corda che stringeva.

 

 

 

La folla gridava, John Osborne sorrideva compiaciuto e sputò sul corpo di Tara penzolante.

 

<< Crepa maledetta!>>

 

 

 

Fra il coro della gente il Reverendo Parris salì sul patibolo e fece il segno della croce.

 

 

 

<< Che Dio abbia pietà della tua anima!>>

 

 

 

Le madri coprirono gli occhi ai bambini e li trascinarono via; gli uomini restarono per un secondo a fissare quella donna tumefatta dai lividi e dal dolore e capirono ciò che avevano fatto; i giudici della Santa Inquisizione ne ebbero pietà, uno di loro si asciugò il sudore con un fazzoletto bianco.

 

La piccola piazza di Salem si sfollò, il Reverendo ammonì un poliziotto che voleva tirare giù il corpo.

 

 

 

<< Servirà da avvertimento!>>

 

 

 

Catherine Parris fissò il volto sanguinante della strega e fu scossa da un conato di vomito, aveva sperato fino all’ultimo che la strega si pentisse e si salvasse.

 

 

 

Ai limitari di Salem Town, su un collinetta che mostrava la piazza come un teatro di morte Ivory nitriva scalpitando, Willow fissava la piazza, una luce dorata negli occhi verdi, un sorriso sulle labbra sottili, le mani protese verso il patibolo, il battito del suo cuore ancora in sincronia con quello del suo Amore.

 

 

 

<< Andiamo a prenderla Ivory!>>

 

 

 

Lo stallone si avvicinò lentamente al patibolo, la strega Rossa aveva ancora le mani protese verso Tara. Willow scese da cavallo, richiuse la botola e tagliò la grossa corda con la scure del carnefice lì accanto.

 

La strega Bionda cadde a terra, con le mani legate dietro la schiena e il cappio tagliato intorno al collo. La giovane Parris le si gettò accanto, la strinse fra le braccia e la cullò. Le scostò i capelli dal volto e pianse per i lividi e il sangue.

 

Ad un tratto il giovane Osborne venne fuori da un vicolo vicino e con rabbia si avvicinò al palco di legno.

 

 

 

<< Tu! Cosa diavolo ci fai qui? Avevo ordinato a tuo padre di legarti!>>

 

 

 

Willow non lo guardò, rimase immobile e sorridente a fissare Tara fra le sue braccia.

 

 

 

<< E lo ha fatto John, lo ha fatto!>>

 

 

 

<< Cosa credi di fare? Ormai la strega è morta, mi dispiace Willow sei arrivata tardi!>>

 

 

 

Willow strinse Tara ancora di più e le baciò la fronte.

 

 

 

<< Oh, ti sbagli John, ti sbagli! È solo svenuta per la paura, il suo cuore batte ancora…>>

 

 

 

Sir Osborne si sentì umiliato e preso in giro dal volto della giovane Parris sorridente, che non lo guardava.

 

 

 

<< Cosa? È impossibile, come hai fatto? Io ero qui…>>

 

 

 

<< Il potere Osborne, tu stesso mi hi detto che il potere può tutto. Il mio Amore mi ha dato il potere e io l’ho salvata!>>

 

 

 

<< Come Maledetta, come?>>

 

 

 

Willow alzò piano gli occhi verso Osborne che si avvicinava e alzò con forza una mano verso l’alto:

 

<< Così!>>

 

 

 

John Osborne si ritrovò sospeso a mezz’aria, per un secondo poi Willow lo sbatté contro un muro.

 

 

 

<< Soddisfatto John?>>

 

 

 

John si rialzò lentamente, sporco di calcinacci, guardò la giovane Parris spaventato e arrabbiato.

 

 

 

<< Tu, anche tu sei una strega! Farò impiccare anche te!>>

 

 

 

Corse verso le prigioni.

 

Willow serrò la vita di Tara e tentò di sollevarla, ma ricaddero entrambe a terra. La giovane Parris tentò ancora e ancora, poi le braccia forti di un uomo presero Tara, la sollevarono e la issarono sullo stallone del reverendo.

 

 

 

Willow sorrise e baciando il vecchio volto di Josef, sussurrò:

 

<< Grazie!>>

 

 

 

<< Corra signorina, scappi, la polizia sarà qui a minuti!>>

 

 

 

<< Non ti dimenticherò!>>

 

 

 

<< Neanche io vi dimenticherò mai signorina. E prendetevi cura di quella fanciulla, ha affrontato la morte per voi!>

 

 

 

Willow sorrise e baciò i capelli di Tara appoggiata contro il suo petto, mormorando a sé stessa:

 

<< Lo so, lo so!>>

 

Streghe di Salem

 

 

 

Quello di Salem non era il primo caso di stregoneria avvenuto nel New England, ma tutti si erano risolti con lievi pene di detenzione. La schiava di casa Parris venne arrestata da John Osborne che aveva provato la sua innocenza al consiglio. La notte del 26 febbraio il carceriere portò nella cella numero 7 una lettera chiusa dal sigillo dei Parris. Qualche ora dopo all’alba dello stesso giorno del febbraio del 1692 Tara Indian venne processata dalla Corte di Giustizia e dichiarata colpevole di stregoneria per sua stessa confessione. La strega fu giustiziata subito dopo il processo per impiccagione, con il pensiero rivolto alla donna che amava e che l’aveva dimenticata. Mentre Willow Parris si divincolava dalle catene della vita che l’aveva imprigionata, per accettare il suo nuovo nome.

 

 

 

 

 

QUARTA PARTE

 

“Sempre” è una parola senza senso

 

 

 

“L’arte figlia delle tenebre, come la lama del cavaliere nel buio. Ferisce, distrugge, punisce, giustizia chiede per sé e per i cuori sofferenti alla luce del giorno, ma nella notte essa dilania e condanna il cavaliere che l’ha impugnata.”

 

 

 

 

 

Josef scivolò nell’ombra di un vicolo vicino. Vide arrivare Sir Osborne con una decina di poliziotti.

 

 

 

<< Cosa? Erano qui…ERANO QUI!>>

 

 

 

Ma la piccola piazza di Salem Town era vuota e silenziosa.

 

***

 

 

 

Catherine Parris si precipitò nella cantina per liberare la figlia, ma trovò solo il marito, chino sul pavimento scuro, fra la polvere e l’aria grigia. Si avvicinò lentamente al Reverendo inginocchiato.

 

 

 

<< Samuel…>>

 

 

 

<< Fuggita, è fuggita!>>

 

 

 

L’aria della cantina ristagnava di vino e polvere; Le catene nere penzolavano, come serpenti morti e scheletrici inchiodati al muro; le grosse chiavi, ancora a terra erano le uniche testimoni senza vita della magia di Willow Parris.

 

 

 

<< Ma…come…>>

 

La moglie del reverendo fissò le chiavi a terra, le catene, la cantina…desiderò che la figlia fosse già in salvo da John Osborne.

 

 

 

***

 

La tremenda sensazione della corda ruvida che le stringeva il collo; tutto il corpo scosso e rigido; il vuoto improvviso sotto i piedi; la caduta; la corda; la paura…Sogni agitati.

 

Il Reverendo Parris dentro la sua chiesa, dal pulpito le puntava il dito contro, tutti la fissavano e ridevano. Si ritrovò nuda di fronte alla gente, ricoperta di sangue, di fango. La verdura marcia le colpiva il volto, poteva sentirla. Le pietre prendevano vita e i loro minuscoli denti le mordevano le dita, le braccia.

 

Si ritrovò a terra, John Osborne la picchiava con un bastone, il volto paonazzo del giovane le impediva di guardare verso l’alto; Martha Cory le strappava una lettera di mano e rideva…la prigione. Un anello d’oro sottile che rotolava per terra, ne seguì il movimento lentissimo, una ragazza dai capelli rossi se lo infilò al dito, sorridente. La Cory stava accarezzando i capelli della ragazza…non riusciva a renderne nitido il volto, i suoi capelli rossi come il fuoco!

 

Una vecchia; otto ragazzine distese sull’erba; un cane; la polizia.

 

La foresta; i papaveri; le piccole fiaccole di cinque candele ardevano nella notte; La luna immensa la voleva schiacciare; un canto dal folto del bosco…un’altra strega, sotto di lei; sangue, la sua ferita, il suo cuore, metà del suo cuore; il dolore; la pelle liscia di qualcuno contro la sua.

 

Il nitrire di un cavallo; la pioggia; suo fratello che si allontanava verso il ponte d’una nave…

 

“saresti dovuta salire su quella nave”

 

La voce di qualcuno…Un giudice le tirava i capelli; Catherine Parris che la faceva frustare; il sorriso di qualcuno; odore intenso di foresta; aria fredda e pungente nei polmoni; rugiada del mattino contro i capelli biondi; rami di salici piangenti…

 

“Questi alberi sono cari a mio padre” “Non ti ho mai sentito pronunciare il mio nome”

 

I salici, il nome che aveva sussurrato alla luna.

 

“Willow”

 

Willow Parris, la ragazza dai capelli vermigli; il ghiaccio del suo cuore; lo scintillio di luce fredda che le aveva visto brillare negli occhi vuoti…parole laceranti.

 

“Il mio cuore sarà pure freddo come il ghiaccio, ma tu hai venduto la tua anima al diavolo!”

 

 

 

Il diavolo; l’inquisizione; il patibolo. Era morta!

 

 

 

Tara si svegliò di soprassalto, gli occhi tentarono di ritrovare qualcosa di famigliare nel buio. Capì di essere distesa, tastò con le mani l’ombra intorno a sé: paglia, fieno…era in un fienile. Forse era quello l’inferno, il buio e il silenzio per il nulla più opprimente e il peso dei ricordi che ti assalgono nell’ombra. Tremava, il cuore batteva forte…possibile che fosse morta? Dov’era?

 

D’un tratto vide una lancia di luce squarciare le tenebre, una porta si apriva sul fienile. Un rettangolo di luce, intravide i raggi rossastri del sole che moriva, dietro le spalle di un’ombra scura che entrava.

 

Arretrò spaventata. Dov’era…perché il silenzio l’attanagliava?

 

 

 

Nell’ombra sentì qualcuno muoversi verso di lei, all’improvviso la paura fu acquietata da un odore, fiori di pesco…

 

Una mano la cercò nel buio; la trovò, le accarezzò il volto, la baciò. Quell’odore di fiori di pesco e di eternità!

 

 

 

<< Se sono morta poiché ho venduto la mia anima al diavolo come può l’inferno essere tanto dolce?>>

 

 

 

<< La tua anima è mia!>>

 

 

 

<< Perché mi hai salvata?>>

 

 

 

Tara incominciava a distinguere gli oggetti intorno a sé, la sagoma leggera dei fianchi di Willow, il suo orecchio, i suo occhi che la guardavano.

 

 

 

<< Perché avrei dovuto lasciarti morire? Tu sei ciò che da senso alla mia vita!>>

 

 

 

Tara si alzò, trovò la piccola porta di legno e uscì, sentì i passi veloci di Willow che la rincorrevano.

 

Al sole che moriva i capelli di Willow brillarono d’oro e di rosso. La strega bionda sentì un doloroso spasmo al petto, l’amava, l’amava tanto da sentire ogni fibra del suo cuore infiammarsi e bruciare.

 

Ma Willow Parris non l’amava. Perché ora non la lasciava andare via? Perché l’aveva salvata? Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita della strega che adorava.

 

 

 

<< Ma…>>

 

Tara si voltò verso la giovane Parris incredula.

 

 

 

<< Avevate ragione “Miss Parris”, viviamo in due mondi troppo distanti!>>

 

 

 

<< Cosa…>>

 

 

 

Il dolore delle ferite, il braccio rotto la bloccarono piegandola a terra. La strega Rossa le fu subito accanto e la sorresse.

 

 

 

<< Non dovevate salvare una strega Miss Parris, ora daranno la caccia anche a voi!>>

 

 

 

Willow tentò di abbracciarla, di tenerla, di stringerla, ma Tara si divincolò. La giovane Parris era nervosa perché non riusciva a capire il suo Amore.

 

 

 

<<Cosa ti prende? Sono io, Willow! Perché fai così?>>

 

 

 

Tara fissava l’erba, dolorante.

 

<<Voi siete una giovane aristocratica, io sono solo un’umile serva...Non potevate amarmi davvero e non avete idea del dolore che provo…>>

 

 

 

Willow sentì il fuoco arderle dentro, strinse Tara per le spalle e la tirò a sé, arrabbiata, ferita, delusa.

 

 

 

<< Cosa? Che stai dicendo? >>

 

 

 

<< Lasciami andare Willow. Non posso darti quello che meriti, avevi ragione…non possiamo!>>

 

 

 

Willow non capiva, guardava Tara con apprensione, tristezza.

 

<< Perché Tara, perché fai questo? Ho trovato la forza! Ora perché mi abbandoni?>>

 

 

 

Erano entrambe inginocchiate a terra, l’una non capiva le parole dell’altra, solo i loro occhi rispecchiavano la stessa identica cosa, l’amore e la passione.

 

La luce dorata negli occhi di Willow, il senso che aveva riempito la sua vita vuota e sciolto il ghiaccio che imprigionava il cuore della pupilla dei Parris; il senso che aveva cercato, il fuoco che ardeva dentro di lei, il suo scopo: Tara.

 

Gli occhi grandi di Tara, il suo volto rettangolare, quel naso non troppo piccolo, quella labbra gonfie e quelle orecchie grandi…il suo sguardo triste e la sua voce balbettante.

 

 

 

<<Q-Quello che e-entrambe abbiamo cre-creduto di provare è s-stata solo un’illusione. N-Non può nascere l’amore f-fra due donne…>>

 

 

 

La mano di Tara si mosse, le dita gonfie e rotte accarezzarono tremando il volto cereo della strega rossa terrorizzata. La giovane Parris realizzava lentamente il significato delle parole della donna che amava, terrorizzata all’idea di essere abbandonata.

 

<<Ti auguro d-di t-trovare l’amore…>>

 

 

 

D’un tratto Willow si chiese cosa fosse davvero quella strana parola; quella parola che non aveva mai conosciuto; quella parola che ora cercava insistentemente; quella parola che ora pronunciava ogni istante; quella parola le cui poche lettere sembravano tanto insignificanti, eppure le ardevano dentro come la fiaccola più incomprensibile e spietata del mondo.

 

Non poteva nascere l’amore tra lei e Tara…perché le principesse come lei, risplendenti nei loro abiti sfarzosi, nei loro gioielli preziosi, nei loro cuori freddi di belle addormentate avevano un solo scopo nella vita: aspettare il rumore del principe azzurro al galoppo.

 

 

 

<<…e d-di vivere f-felice. F-Forse sono d-davvero un’anima d-dannata, perché nonostante t-tutto il mio c-cuore a-ama una donna…>>

 

 

 

Tara prese la mano sottile di Willow.

 

<< Mi dispiace solo che il tuo anello si sia perso nelle p-prigioni.>>

 

 

 

Willow fissò la propria mano, poi il volto livido di Tara, e realizzò che aveva perso il suo anello. Si sfiorò l’indice dove aveva sempre portato il gioiello di famiglia.

 

Betty stava preparando qualcosa in cucina, quasi tutta la servitù era impegnata nei campi, lei non voleva gente intorno, aveva deciso di tenersi impegnata e di aiutare la vecchia.

 

Il coltello le era scivolato, si era ferita alla mano destra. Era arrivato John Osborne e lei aveva sfilato l’anello dal dito…

 

 

 

Guardò Tara e la strinse, aveva capito.

 

<< Dove hai trovato il mio anello Tara?>>

 

 

 

<< La t-tua l-lettera…>>

 

 

 

<< Non ho scritto nessuna lettera!>>

 

 

 

Tara la guardò, a metà fra la gioia e il pianto, quella lettera che l’aveva indotta a chiedere esplicitamente di essere impiccata non era della sua Willow.

 

<< V-vuol d-dire che m-mi ami?>>

 

 

 

Willow la strinse, tirandola a sé, Tara appoggiò la testa contro il suo petto e chiuse gli occhi, piangendo.

 

 

 

<< Più della mia stessa vita! Non ti abbandonerò mai. Ho lasciato la mia famiglia, ho rinunciato a tutto quello che avevo. Sono pronta a darti qualsiasi cosa. Sono pronta! Sono diventata una strega per te, perché nessuno potesse dividerci mai. E nessuno, nessuno potrà farlo mai più!>>

 

 

 

***

 

 

 

 

 

<< Avete soltanto dieci minuti dopo di che la polizia perquisirà tutta la casa!>>

 

 

 

<< Di cosa diavolo state parlando John?>>

 

 

 

Una decina di poliziotti attendevano dietro le spalle di John Osborne di poter irrompere nel maniero in cima alla collina ad ovest. Samuel e Catherine Parris sulla soglia fissavano impietriti gli occhi azzurri del ragazzo che un tempo aveva giocato con la figlia in groppa al suo povero pony.

 

 

 

La pioggia era fitta e pungente, i capelli del giovane Osborne grondavano acqua e il suo volto bagnato sembrò ancora più infiammato di rabbia.

 

 

 

<< Dov’è la strega?>>

 

 

 

Catherine si nascose dietro le spalle alte del marito, intimorita dalla follia nello sguardo del ragazzo.

 

 

 

<< Quale strega?>>

 

 

 

Osborne batté nervosamente un pugno sullo stipite bianco della porta.

 

<<DOV’È?>>

 

 

 

Il Reverendo arretrò, il pavimento bianco si macchiò di decine di impronte di fango. Il nuovo segugio del consiglio di Salem Town sorrise malignamente avanzando in tutta la sua bella figura.

 

 

 

<<Arrestatelo, sta proteggendo delle streghe dalla Corte di Giustizia!>>

 

 

 

Dei poliziotti afferrarono bruscamente il Reverendo per le braccia. Il vecchio Parris fissò Osborne con sgomento e terrore.

 

 

 

<< C-Cosa credete di fare? Lasciatemi, lasciatemi!>>

 

 

 

<< Portatelo via!>>

 

 

 

Samuel Parris venne trascinato verso una carrozza nera, John rimase impassibile a fissare la scena, poi si voltò verso la signora Parris.

 

 

 

<< Mia dolce Catherine! Siete ancora la donna che più questo mio giovane cuore ama adulare.>>

 

 

 

Lo sguardo della bella donna era freddo, il suo volto impassibile, il suo sorriso dolce e al contempo meschino e finto come l’abile intonaco pregiato su un muro decadente.

 

 

 

<< Sir Osborne, le vostre parole fanno sempre arrossire il volto di questa povera vecchia.>>

 

 

 

John incrociò le mani dietro la schiena e si avvicinò a passi lenti, ma decisi.

 

 

 

<< Ho trascinato in prigione vostro marito, spero non mi portiate rancore per questo!>>

 

 

 

Fra i due scendeva sempre più pesante la tensione delle frasi studiate con cura e dei volti intenti a mentire.

 

<<Vi porterò il rancore dovuto nel caso mio marito venga giudicato colpevole del reato che gli avete contestato, John!>>

 

 

 

<< Chiedo venia Catherine, ma la mia insana curiosità mi spinge a reclamarvi risposte…>>

 

 

 

Ora lo sguardo del giovane era di nuovo velato di malignità e arguzia.

 

<< In cosa la mia condizione di muta e silenziosa vita di moglie potrebbe mai esservi utile? Odo solo ciò che mio marito vuole che ascolti e i miei occhi altrettanto vedono solo ciò che a loro è permesso vedere.>>

 

 

 

<< Siete come la monaca più cieca e sorda dunque?>>

 

 

 

Il giovane Osborne girò intorno alla donna fredda e orgogliosa, alitandogli come un vampiro sul collo.

 

 

 

<< La monaca più bella di questo povero mondo!>>

 

 

 

<< Cosa volete?>>

 

 

 

Come aveva già fatto con la figlia ora l’aristocratico folle giocava con la madre e i boccoli vermigli.

 

 

 

<< Ditemi Catherine cos’è che il vostro fragile cuore di madre non è riuscito davvero a sopportare?>>

 

 

 

Neanche un fremito nel volto impassibile della donna.

 

 

 

<< Non riesco a comprendere ciò che intendete dire Sir Osborne!>>

 

 

 

Il dorso del dito leggero del giovane lungo la guancia bianca della donna. E l’aristocratico sfoggiava la superiorità che credeva di avere nei suoi gesti dolci di uomo, verso una donna indifesa.

 

 

 

<< Mi sono giunte voci interessanti. Non mi sarei mai aspettato un gesto sì crudele da parte vostra, non che non abbia apprezzato lo stile, tutt’altro.>>

 

 

 

Catherine Parris si irrigidì, John Osborne diventava sempre più invadente.

 

 

 

<< Mi avete insultata abbastanza, non accetterò altre accuse ingiuriose contro di me. Ora fuori da casa mia!>>

 

 

 

Il ragazzo afferrò Catherine per le spalle e la sbatté contro il muro, fissandola con follia.

 

 

 

<< Non avete sopportato che vostra figlia non mi amasse?>>

 

 

 

***

 

 

 

Il canto degli uccelli fra gli alberi, l’aria dolce, tipica del mattino dopo il temporale. All’ombra di una quercia due donne giacevano sole nel bosco.

 

 

 

Willow Parris era semi addormentata, con la testa appoggiata sul grembo dell’amante, che le accarezzava i capelli. Tara, con la schiena contro il tronco di quercia, la guardava, in silenzio, la sentiva respira.

 

Sotto le sue dita pulsava la vita di Willow, che respirava lentamente. La strega bionda viveva per quel respiro, viveva di quel respiro.

 

 

 

Tara appoggiò una mano sulla cicatrice della rossa, sentì il suo cuore che batteva. Quella donna, che dormiva sul suo ventre era ciò che le aveva dato senso. Le sembrava la cosa più assurda e vera della vita, perché non esiste nulla al mondo di più egoista dell’essere umano, eppure Tara sentiva tutta la sua vita respirare sul suo grembo. Aveva il mondo intero fra le mani e non le interessava, davvero, nient’altro.

 

Era incomprensibile eppure così reale e giusto. Aveva creduto di perderla e tutto si era dissolto in una nuvola di polvere, non aveva trovato nessuna ragione che la legasse ancora alla terra, voleva morire perché il suo amore era un’illusione. Allora Willow Parris era davvero la sua unica via.

 

 

 

Smise di perdersi nei suoi pensieri quando la testolina di Willow si mosse, Tara continuava ad accarezzarle la fronte, la ragazza si voltò verso di lei e i suoi piccoli occhi verdi si aprirono piano.

 

 

 

La strega rossa sorrise, silenziosa, fissando Tara.

 

<< è questo che voglio che i miei occhi vedano aprendosi al mattino, ogni giorno della mia vita e voglio che sia l’ultima cosa che vedano prima di chiudersi!>>

 

 

 

Restarono ancora in silenzio, immobili, ognuna con i propri pensieri e un’unica, dolce frase negli occhi: “Amore mio”

 

 

 

Molto tempo dopo Tara, con gli occhi chiusi e le gambe incrociate tentava di attingere la forza della terra.

 

 

 

<< Può funzionare davvero Tara?>>

 

 

 

<< Ci sono molte cose che devi ancora imparare Willow…tutto è collegato, la terra guarirà le mie ferite!>>

 

 

 

Willow la stava guardando, in piedi appoggiata contro il tronco di un albero. Le si avvicinò, le accarezzò la piccola testa bionda e si accovacciò lì accanto.

 

 

 

<< E se lo facessi io?>>

 

 

 

Tara non ebbe il tempo di chiedere cosa la rossa stesse pensando che questa le prese delicatamente il volto fra le mani, si avvicinò con dolcezza e poggiò le proprie labbra sulle sue e la baciò a lungo, con ardimento, tenerezza, premura.

 

 

 

Rapita e confusa dalla sensazione delle labbra di Willow, Tara si dimenticò del dolore delle proprie ferite e quando riaprì gli occhi si accorse che non ne aveva più.

 

 

 

<< Quanto potere hai Amore mio!>>

 

 

 

<< Tu me lo hai dato!>>

 

 

 

<<Un tuo bacio ora è davvero la più potente delle magie.>>

 

 

 

Willow sorrise, Tara trovava sicurezza e protezione in quel sorriso dolce.

 

 

 

<< Tara, la lettera che ti hanno dato in prigione, cosa c’era scritto?>>

 

 

 

Tara voltò lo sguardo, per un solo istante in lei tornò la paura e il dolore per quella lettera.

 

<< M-Molte cose e che e-era stato t-tutto solo un’illusione!>>

 

Willow le strinse le mani.

 

 

 

<< Cosa era stato un’illusione?>>

 

 

 

<< Q-Quello che c’era stato fra noi!>>

 

 

 

Willow rifletté, chiunque avesse mandato la lettera sapeva di loro.

 

 

 

<< C-Chi credi c-che l’abbia scritta?>>

 

 

 

Gli occhi di Willow si infiammarono.

 

<< Conosco solo una persona tanto crudele e ignobile. John Osborne!>>

 

***

 

 

 

L’arresto del Reverendo Samuel Parris e il processo alla schiava caraibica innescarono la miccia che diede il via alla lunga serie di condanne alle cosiddette “streghe di Salem”. Il 2 marzo la corte stabilì il processo alle prime quattro imputate: Abigail Williams, Ann Walcott, Sarah Good e Sarah Osborne.

 

 

 

Nella notte, un canto lento e intriso di follia si alzava dalla cella numero 7, una nenia che doveva sembrare consolante, quanto sadica e perversa per le figlie delle tenebre condannate.

 

 

 

<< Domani la corda ruvida al collo vi metteran, domani un canto di morte su voi ricadrà, domani al calar del sole lui arriverà, domani mie dilette principesse, domani figlie predilette dalle tenebre, domani il tributo verrà pagato, e il principe verrà, in nome del sangue versato. Oh vergini impaurite domani fra le fiamme, domani fra le fiamme ballerete fra le fiamme. Ah ah ah ah ah!>>

 

 

 

La voce folle di Martha Cory risuonava nell’intera prigione, la piccola Ann fissò l’ombra davanti a sé, d’un tratto sussultò, intravedendo il volto cereo e terrificante della donna che la fissava attraverso le sbarre delle due celle l’una di fronte all’altra. Quegli occhi spalancati non l’abbandonavano e quell’aria folle la terrorizzava.

 

 

 

<< Non avere paura mia piccola Ann, se vuoi posso far passare l’ angoscia che ti fa tanto male al cuoricino, vuoi che io venga da te Ann?>>

 

 

 

La ragazzina si strinse intorno a sé stessa, pietrificata, le compagne silenziose intorno a lei, sembravano già morte.

 

<< Vuoi che venga da te Ann?>>

 

 

 

<< Lasciami in pace!>>

 

 

 

D’un tratto la mano bianca e fredda della donna accarezzò la gamba della fanciulla, il suo volto apparve nel buio a qualche centimetro da quello di Ann che pianse terrorizzata, incapace di gridare o di scappare.

 

 

 

<< Perché piangi piccola Ann? Ora ci sono io. Scc, Scc…>>

 

 

 

La Cory strinse Ann fra le braccia lunghe e snelle, cullandola con strana affettuosità ma con quell’aria di pazzia che le aleggiava intorno perennemente.

 

 

 

<< Scc…Quando il principe avrà pagato il pegno la sua spada brillerà di nuova forza!>>

 

 

 

Marthe Cory percepì i singhiozzi e i sussulti del corpo della ragazza schiacciato contro il suo petto in una perversa degenerazione dell’atto materno di tenere in grembo il figlio.

 

 

 

<< Non vuoi che tutti si sveglino vero? Ora zitta bambina, zitta…>>

 

 

 

E nel buoi della prigione, sotto le mani della strega maledetta i sussulti di Ann Walcott cessarono.

 

 

 

***

 

I giudici si erano riuniti, quattro presunte streghe in piedi davanti alla corte, quattro ragazzine tremanti e con gli occhi rossi di pianto, in attesa del giudizio che sapevano sarebbe arrivato.

 

Il giudice che conduceva l’interrogatorio era un ex pastore del luogo, trasferitosi in una parrocchia di frontiera del Maine, il reverendo George Burroughs. Lo stesso uomo dal volto rude che aveva condotto l’interrogatorio alla schiava il mattino del 26 Febbraio.

 

Burroughs aveva fama fra i suoi colleghi d’essere il più bonario e mite del consiglio della Corte di Giustizia, tutta Salem lo ricordava come un Sant’uomo dai forti valori e dall’animo gentile, mansueto. E forse, dietro quel suo volto lungo e squadrato, con lo sguardo dell’angelo della giustizia che separa i giusti e i maledetti, si celava realmente la bonarietà e la gentilezza del più retto dei figli di Dio. La sua voce risuonava lenta, profonda, quasi annoiata.

 

 

 

<< Ann Walcott lei è stata accusata di satanismo, ovvero venerazione, adorazione e culto del demonio, nonché di obbrobriose e degenerate unioni sataniche con bestie e altre donne. Viene perciò condannata a m…>>

 

 

 

<< NO!>>

 

La giovane Walcott aveva gridato disperata, in lacrime, divincolandosi dalla stretta di un poliziotto. Si attaccò al banco di legno.

 

<< È FALSO È TUTTO FALSO!>>

 

 

 

I giudici inorriditi si fecero il segno della croce come se la ragazza fosse posseduta. Un poliziotto la afferrò e le strappò di dosso la camicetta sporca, lasciandola semi nuda di fronte ai giudici.

 

 

 

<< Come giustificate le strane incisioni di pugnale che avete su tutto il corpo e la vostra castità violata?>>

 

 

 

Ann tentò di coprirsi, strisciando a terrà verso la Osborne che la protesse dagli sguardi degli altri.

 

<< GIUSTIFICATEVI STREGA!>>

 

 

 

Ann tentò di sussurrare qualcosa fra i singhiozzi.

 

<< I-Io…n-non ricordo…vi prego!>>

 

 

 

Uno dei giudici accanto a Burroughs si alzò gridando.

 

<< ORA BASTA! QUESTA CORTE LA DICHIARA COLPEVOLE E LA CONDANNA A MORTE. CHE LA TUA CARNE DI MALEDETTA PUTTANA DEL DEMONIO BRUCI SUL ROGO FINO A CHE LA TUA ANIMA NON RAGGIUNGERÀ L’INFERNO CHE TI HA SPUTATA!>>

 

 

 

Dei poliziotti l’afferrarono e la trascinarono via.

 

 

 

<< NO! NOO>>

 

Sarah Osborne l’afferrò, tentando di tenerla, Ann la guardò terrorizzata, attaccandosi con disperazione alle vesti dell’amica e graffiandole le carni.

 

 

 

I giudici si immobilizzarono, nell’aula echeggiarono disperate e orribili le grida della povera Walcott trascinata via

 

***

 

 

 

<< Sei convita che ci sia John Osborne dietro tutto questo?>>

 

 

 

Willow accarezzò Tara con dolcezza, poi si irrigidì e guardò verso Salem Village.

 

 

 

<< Chi altri a Salem è dotato di tanta malvagità e perfidia?>>

 

 

 

Tara si alzò ed andò incontro all’amante, prendendole la mano.

 

<< Oh Willow, purtroppo a Salem c’è più malvagità di quanto pensi. Stanno succedendo cose terribili, le ho sentite…una strega ha parlato di un tributo da versare!>>

 

 

 

<< Cosa? Quale strega?>>

 

 

 

<< Martha Cory, in prigione. Will mi dispiace di non avertelo detto prima, tutto quello che so è che qualcuno sta cercando di evocare una forza molto potente…>>

 

 

 

Willow si girò verso la strega bionda, finalmente riusciva a capire qualcosa.

 

<< Si sta servendo di persone qui a Salem! La Cory è una strega molto potente, è lei che chiama le fanciulle nei boschi, di notte, ma questo è tutto ciò che so.>>

 

 

 

La voce di Willow divenne sempre più inquieta.

 

<< Come mai io non l’ho sentita?>>

 

Tara sorrise e la fece sedere.

 

 

 

<< Ti racconterò tutto dall’inizio.>>

 

La strega rossa si perse negli occhi dell’amante che incominciò a raccontare di quando lei e suo fratello erano arrivati a Salem.

 

***

 

 

 

<< Le imputate Abigail Williams, Sarah Good e Sarah Osborne sono state arrestate, colte nell’atto di praticare oscuri riti su sé stesse, utilizzando viscere e sangue di animali. Terzi le hanno accusate di stregoneria e di accoppiamenti satanici con il diavolo. Negate?>>

 

 

 

La più piccola delle tre, Sarah Good, di appena tredici anni, si nascose impaurita dietro il braccio della Williams. I bei capelli rossi della nipote del reverendo sembravano aver perduto colore e lucentezza. La Osborne cercò lo sguardo del fratello, impassibile in prima fila.

 

 

 

La voce del giudice risuonò più pungente.

 

<< Negate?>>

 

 

 

Ma le ragazzine non parlarono, intente a cercare di immaginare qualcosa che le allontanasse dal pensiero della morte.

 

 

 

<< Quindi non contestate le accuse di stregoneria rivolte contro di voi! Questo silenzio verrà ritenuto dalla corte un’ammissione delle vostre colpe!>>

 

 

 

Burroughs si alzò in piedi con foga.

 

<< Pertanto questa corte di giudici della Santa Inquisizione vi dichiara colpevoli di stregoneria e di satanismo e vi condanna a morte per impiccagione questa sera stessa al calar del sole.>>

 

 

 

La piccola Good si gettò a terra davanti ai giudici, con le mani minuscole imploranti in segno di preghiera.

 

 

 

<< Vi prego, mi pento mi pento, vi prego, vi prego!>>

 

 

 

Ma un poliziotto le afferrò i capelli. Sarah Osborne guardò il fratello che solo per un istante si voltò verso di lei e la fissò, freddo come il ghiaccio.

 

 

 

<< JOHN, JOHN TI SCONGIURO AIUTAMI, AIUTAMIII! NON VOGLIO MORIRE JOHN, NON VOGLIO MORIREE. SONO TUA SORELLAA.>>

 

 

 

Il giovane Osborne si voltò un’ultima volta verso la sorella ed esclamò a voce alta e spietata.

 

 

 

<< Io non ho più una sorella, mia sorella è stata uccisa da una sporca adulatrice del demonio!>>

 

 

 

Sarah si irrigidì, gli occhi spalancati verso il fratello, le lacrime disperate, come immobili, sulle guance lisce, lo sgomento e il terrore della morte. Con un tonfo al cuore aveva capito che sarebbe morta, davvero e che il caro, gentile fratello non l’avrebbe aiutata.

 

Anche il poliziotto che la cingeva per la vita si era improvvisamente fermato, immobile. La ragazza sussurrò, quasi per ricordare a sé stessa che il nome che pronunciava era del fratello.

 

 

 

<<John!>>

 

***

 

 

 

<< Io e Tom arrivammo a Salem con una galea di schiavi dai Caraibi, non sapevamo cosa ci aspettava ma una notte, in mare, durante una tempesta feci uno strano sogno. Sentii un canto e vidi schiere di fanciulle raggiungere un altare eretto nel folto di un bosco. Cercai di fermarle ma loro si gettarono fra le fiamme violacee di un rogo. Arrivata a Salem una donna del villaggio, Mary Tibley , mi chiese di praticare un rito per capire il malessere di alcune fanciulle del villaggio. Mio fratello accettò, i soldi sarebbero serviti per tornare a casa.

 

Da quella notte percepii la magia di una strega potente e capii che voleva condurti da lei. Ti ho protetta con tutto il potere di cui dispongo, avevo paura che il suo canto ti raggiungesse e di perderti ancora prima di poterti trovare!>>

 

 

 

La giovane Parris giocherellava con una ciocca dei capelli biondi di Tara.

 

 

 

<< Mi hai salvata, mi hai sempre protetta, sei sempre stata lì nell’ombra, in silenzio a proteggermi dal male! Quella notte, quando ti ho vista fuori dalla finestra, anche allora mi difendevi?>>

 

 

 

Willow teneva la testa appoggiata contro il petto di Tara che la accarezzava, stringendola forte.

 

 

 

<< Avevo visto in John Osborne un ragazzo viziato, abituato al potere, un uomo avido, voglioso di supremazia. Avevo paura che chi manovra la Cory e le fanciulle si servisse di lui per eludere la mia magia che ti proteggeva.>>

 

 

 

<< Hai anche tentato di avvisarmi, ma io non ti ho dato ascolto! Ti amo Tara >>

 

 

 

Tara la strinse ancora di più fra le braccia.

 

<<Oh Willow!>>

 

***

 

 

 

 

 

<< Fra le fiamme, mie principesse adorate…ballerete fra le fiamme!>>

 

 

 

<< NO! STA ZITTA, ZITTAA!>>

 

Ann Walcott gridava, cercando di sovrastare la cantilena della strega che fissava le ragazze dalle sbarre della cella.

 

 

 

<< Non voglio morire!>>

 

 

 

<< Scc Sarah, stai calma. Ci libereranno, qualcuno verrà a salvarci!>>

 

La bella cugina di Willow Parris, nel suo volto lentigginoso di ragazzina, stringeva la piccola Sarah Good tentando di consolarla e di illudere la bambina e sé stessa.

 

Sarah Osborne aveva lo sguardo perso nel vuoto, oltre le sbarre della piccola finestra.

 

 

 

<<Non verrà nessuno Sarah, nessuno ci salverà. Questa sera moriremo e nessuno tenterà di salvarci…Mio fratello ci ha abbandonate, tutta Salem ci ha abbandonate, ci vogliono morte! Moriremo e non sappiamo neanche perché.>>

 

 

 

Ann si alzò, afferrò la Osborne per le piccole spalle e la scosse con violenza e paura.

 

 

 

<< SMETTILA! Smettila di dire così…>>

 

 

 

<< E cosa dovrei fare, sei un’illusa Ann!>>

 

 

 

<< NON MORIREMO, non moriremo…>>

 

 

 

La giovane Walcott cadde a terra sotto il peso della disperazione e Sarah la sorresse. La bambina, stretta alla Williams realizzò lentamente che da lì a poche ore la sua giovane vita si sarebbe spenta. Sarebbe morta. E così finiva la sua vita e tutto ciò che era si dissolveva.

 

Si chiese cosa ci fosse oltre la morte, se il suo corpo sarebbe stato gettato in una fossa e tutto sarebbe finito con il marcire delle sue giovani carni o se avrebbe riaperto gli occhi in un posto migliore, se avrebbe continuato a vivere in paradiso, fra le nuvole.

 

Se il paradiso fosse tutto solo un’illusione, perché l’uomo ha paura della morte?

 

E la piccola Sarah pianse di dolore; di disperazione; di angoscia; di terrore. Pregò, senza sapere se pregava il Signore; Pregò senza rivolgersi ad un Dio misericordioso; Pregò al cielo e al vento che le sue lacrime raggiungessero qualcuno che l’aiutasse.

 

***

 

 

 

<<Qualcuno piange, a Salem!>>

 

 

 

Willow era in piedi, rivolta verso la cittadina, con il vento della contea che le alitava sul viso scompigliandole i capelli lunghi. Si voltò lentamente verso Tara, con le lacrime agli occhi.

 

 

 

<< Qualcuno sta gridando, sento le sue lacrime!>>

 

 

 

Tara la fissò, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio sussurrò:

 

<< Ha paura e implora soccorso!>>

 

 

 

<< Perché sento il suo dolore?>>

 

 

 

<< Qualcuno vuole che tu lo percepisca.>>

 

 

 

Tara afferrò le redini di Ivory accarezzandogli dolcemente la lunga criniera bianca.

 

 

 

<<Perché Tara?>>

 

 

 

<< Stanno cercando di farti tornare laggiù!>>

 

 

 

<< Ma io non voglio tornare, io voglio scappare e restare con te per sempre!>>

 

 

 

Tara abbassò il capo, come se quella piccola parola, “sempre” fosse più tagliente della lama di una spada. Willow l’abbracciò da dietro e la strega bionda appoggiò il capo contro la testa del suo Amore che la stringeva.

 

 

 

<< Per sempre, non voglio lasciarti mai, anche quando morirò troverò il modo di tornare da te.>>

 

 

 

<< Me lo giuri Willow?>>

 

 

 

La strega rossa voltò la donna verso di sé e la baciò.

 

<< Lo giuro, non ti abbandonerò. Il mio unico scopo è quello di proteggerti, di prendermi cura di te come tu hai fatto con me. Non fallirò!>>

 

 

 

Tara la fissò, silenziosa, sorridente, dolce, tenera.

 

<< Non dimenticate mai il vostro giuramento Miss Parris, rammentate in eterno ciò che avete promesso, e trovate sempre e ad ogni costo il modo di tornare da me!>>

 

 

 

Willow la baciò, non sapeva ancora quanto sarebbe stato forte e vero il suo giuramento d’amore eterno.

 

 

 

D’un tratto Willow ebbe una fitta lancinante allo stomaco e si piegò a terra, Tara la sorresse. Qualcuno voleva che sentisse il dolore di una bambina impaurita e condannata a morte.

 

 

 

Tara guardò all’orizzonte.

 

<< Tra poche ore il sole tramonterà e le fanciulle moriranno!>>

 

 

 

<<Ho paura Tara, stringimi. È come se potessi sentire una corta che mi soffoca.>>

 

 

 

La strega bionda la strinse, continuando a guardare verso Salem e tentando di capire se la cosa giusta da fare era portare in salvo la sua Willow o tornare indietro.

 

 

 

<< Dobbiamo salvarle Tara, hanno paura, sono sole…>>

 

 

 

Willow singhiozzava, ancora piegata in due a terra. Tara afferrò le redini del cavallo, pronta a scappare insieme al suo Amore, gettandosi alle spalle tutto e tutti…per un solo istante pensò di galoppare verso la salvezza.

 

 

 

<< Andiamo incontro alla morte Willow!>>

 

 

 

<< Mi sembra di rivivere la stessa scena due volte. Sono già corsa a Salem per salvare una strega dall’esecuzione più brutale e ignobile del mondo!>>

 

 

 

<< Questa volta è diverso Willow, loro non sono streghe, in loro conservano uno piccola fiammella di magia, perché qualcuno gliela accesa dentro.>>

 

 

 

In Willow d’improvviso si spense la voglia di correre a Salem, pensò al proprio futuro, alla vita che voleva con Tara.

 

 

 

<< Non siamo obbligate a farlo! adesso siamo insieme, io e te, non conta nient’altro…se torniamo laggiù potremmo morire, non sappiamo chi o cosa manovra Osborne e la strega della prigione…magari non dovremo neanche salvare quelle fanciulle!>>

 

 

 

<< Cosa vuoi dire?>>

 

 

 

<< Voglio dire che se qualcuno si è preso la briga di iniziarle, tutte loro, significa che sono importanti per qualcuno. Non le lasceranno morire. Non è vero Tara?>>

 

 

 

Ma la strega bionda abbassò il capo, coltivò la speranza che le parole di Willow potessero essere vere. Cos’era la cosa giusta da fare?

 

Prese Willow fra le braccia, era più alta di lei e la fronte della giovane Parris si appoggiò con dolcezza sul suo seno.

 

 

 

<< Se credi che sia giusto andare via e cercare la nostra vita insieme allora io verrò, senza voltarmi mai più indietro!>>

 

 

 

Le sollevò piano la testa e la fissò.

 

<< Ma se hai anche solo un piccolo dubbio che quelle ragazze vadano incontro ad un destino atroce e che io e te potremmo salvarle…Allora Amore mio io verrò con te incontro alla morte!>>

 

 

 

Willow pianse.

 

<< E saremo insieme?>>

 

 

 

<< Sempre!>>

 

Tara montò in sella allo stallone di Samuel Parris e porse la mano al suo Amore, Willow la fissò estasiata.

 

 

 

<< Sei forte e coraggiosa, come le donne guerriere delle leggende greche!>>

 

 

 

<<Chi erano?>>

 

 

 

Willow si ritrovò in groppa ad Ivory, ancora una volta.

 

 

 

<< Le amazzoni, tu sei la mia amazzone!>>

 

***

 

 

 

Ore prima delle esecuzioni delle streghe la gente di Salem incominciò a radunarsi nella piazzetta, dove erano stati allestiti un patibolo con tre corde penzolanti e la legna per il rogo.

 

 

 

I giudici soddisfatti erano ancora riuniti nella corte. Oggi avrebbero eliminato quattro streghe, decimando di molto la feccia dell’umanità a Salem Town.

 

 

 

I poliziotti, nelle prigioni ostentavano uno sguardo di superiorità e di scherno, fissando le fanciulle impaurite che si preparavano a morire. Ann aveva gli occhi gonfi di pianto, i capelli neri arruffati, perché se li era strappati, ancora mezza spogliata, si copriva come poteva tenendosi la camicetta sui seni. Si voltò verso la Cory che seduta nella sua cella accarezzava dolcemente un grosso topo morto.

 

 

 

<< Aiutaci, aiutaci ti scongiuro!>>

 

 

 

Martha si voltò verso la diciassettenne disperata, sfoggiando quella sua aria calma e folle.

 

 

 

<< Oh mia dolce, piccola Ann! Io ti ho già aiutata, ho già aiutato tutte voi…>>

 

 

 

Abigail Williams si gettò sulle sbarre della finestra, scuotendole e tentando, disperatamente di romperle.

 

 

 

<< Perché, perché ci hai fatto questo? Perché…PERCHÉ!>>

 

 

 

La bella e pazza strega non le guardò, continuando ad accarezzare lentamente, come danzando con le braccia snelle, quel povero topo che lei stessa aveva ammazzato.

 

 

 

<< Oh mie tenere principessine impaurite, domandate “perché?”. Perché io vi amo fragili figlie della notte. Io vi ho dato la vita che ora vi scorre nelle piccole vene>>

 

 

 

Ann si attaccò alle sbarre.

 

<< Smettila, tu non sai cosa sia l’amore, sporca strega maledetta!>>

 

 

 

La Cory si voltò verso le fanciulle, con una strana disapprovazione degli occhi scuri.

 

<< Non sembravi pensare questo Ann quando ho asciugato le tue lacrime di piccola puttanella, l’altra notte!>> Martha Cory sorrise maligna.

 

 

 

La cugina di Willow si girò improvvisamente verso la Walcott guardandola con apprensione e smarrimento.

 

 

 

<< Mie piccole verginelle sporche e tremanti!>>

 

 

 

Sarah Osborne, seduta a terra, contro la parete, guardò la Cory malignamente, da sotto i suoi capelli lisci e biondi.

 

 

 

<< Smettila di chiamarci così…non siamo più vergini e non siamo mai state tue!>>

 

***

 

 

 

Willow si voltò verso quel piccolo fienile abbandonato, dove aveva fatto l’amore con Tara.

 

Lì, dove l’aveva avuta tutta per sé, ancora una volta, con la paura che fosse l’ultima, l’aveva stretta come per tenerla ed evitare che svanisse, scivolando via; dove era stata sua, tenera, infantile, dolce, impaurita. L’aveva sentita vicina, aveva potuta stringerle la vita e sentirla. Spinse contro il petto della strega bionda e la capì vicina al suo cuore.

 

Allora la strega rossa ebbe davvero il terrore di perderla e giurò che sarebbe morta pur di proteggerla.

 

 

 

Tara strinse la mano di Willow, appoggiata contro di lei, che serrava le redini, ne accarezzò il dorso bianco ripensando al fienile e alla paglia ruvida contro la sua schiena; al volto di Willow e ai suoi capelli lunghi di fuoco scarlatto che le sfioravano il collo, facendole il solletico. Ripensò alla prima volta che avevano cavalcato così.

 

Alla prima volta che avevano fatto l’amore, in una notte di luna piena dentro un cerchio di fuoco arancione.

 

Serrò le sue paure dentro di sé. Sentì Willow spingersi contro di lei, la strinse, per sentirla vicina. Non l’avrebbe lasciata andare, avrebbe sacrificato la sua stessa vita pur di non vederla soffrire.

 

 

 

Tara diede un colpo ad Ivory, lanciandolo al galoppo verso Salem.

 

***

 

 

 

La camicia strappata di Ann cadde a terra, lei tentò di divincolarsi ma venne legata con forza ad un palo su una grossa pira di legna e paglia secca.

 

 

 

<< ANN!>>

 

La piccola Sarah Good fu presa in braccio e messa sotto la corda, che fu abbassata perché la tredicenne era troppo piccola. La ragazzina si voltò verso i giudici e fissò uno tra loro gridando:

 

<<Non sono una strega più di quanto tu sia un mago!>>

 

 

 

Sarah Osborne sputò ai piedi del fratello.

 

 

 

<< Che la tua anima bruci all’inferno, brutto porco!>>

 

 

 

<< Credo che l’unica che andrà all’inferno qui sarai tu! Rassegnati sorellina, è il tuo destino, sei stata chiamata!>>

 

 

 

Abigail Williams graffiò con ferocia il volto di un poliziotto e salì sul patibolo con le proprio gambe.

 

 

 

John Osborne si allontanò dal palco di legno, continuando a fissare curioso fra i giudici.

 

Si avvicinò ad un vicolo e nell’ombra vide una donna incappucciata di nero.

 

 

 

<< Non sapete che piacere è per me il rincontrarvi…Martha!>>

 

La bella strega porse il dorso della mano sinistra al giovane aristocratico che la sfiorò con le labbra.

 

 

 

<< Le prigioni e le torture non hanno affievolito la vostra bellezza!>>

 

 

 

<< Risparmiate le vostre mielose adulazioni per le povere fanciulle di Salem che vi portate nel bosco, John. Ho molto apprezzato la lettera che è arrivata alla strega bionda nelle prigioni!>>

 

 

 

<< Vi sorprenderebbe sapere quanto io stesso abbia apprezzato il mandante Miss Cory!>>

 

 

 

Martha lo fissò con strana curiosità e insana perversione.

 

<< Volete dire che qui a Salem esiste qualcuno più meschino di voi?>>

 

 

 

<< E di voi, mia cara! Ma credo non si sia trattato di malvagità, quanto di un atto di amore.>>

 

 

 

<< Oh, amore cosa c’è di diverso fra amore e sofferenza. Fra bene e male, fra amare ed odiare se non la convinzione umana che siano parole e sentimenti completamente l’uno oscuro all’altro?>>

 

 

 

Osborne la fissò estasiato da tanta pazzia e crudeltà.

 

 

 

<<L’amore è solo un pretesto umano per giustificare le proprie debolezze carnali e l’odio non è da meno…entrambi sentimenti che bruciano dentro il corpo dell’uomo, entrambi laceranti e degenerati, gli estremi della follia umana…>> continuò la donna con lentezza .

 

 

 

<<Il sapore di un atto gratuito di crudeltà, verso esseri per cui non nutri nessun sentimento umano, il sapore del male sopra la propria lingua, che ti nasce dentro ed esplode con la cattiveria più pura…questo è il più vero e il più giusto degli impulsi. Tutti lo provano e tutti lo reprimono!>>

 

 

 

<< Mentre voi ed io, Martha viviamo davvero!>>

 

 

 

<< Se il mio piano per attirarle qui è riuscito, le due streghe stanno correndo verso Salem!>>

 

 

 

John Osborne guardò verso il patibolo e il rogo.

 

<<Dobbiamo impedire che si avvicinino troppo!>>

 

 

 

<<Il maestro sarà contento delle due streghe, sono potenti. Oh sì, sono molto potenti…>>

 

 

 

Il giovane aristocratico si voltò preoccupato verso la bellissima donna.

 

<<Riuscirete a neutralizzarle?>>

 

 

 

Martha rise divertita.

 

<< Ah ah ah! Non temete Sir Osborne, quando avrò finito con loro potranno solo usare la bocca per adorare il nostro principe.>>

 

 

 

<<State attenta, potrebbero già essere qui!>>

 

 

 

Sulla stessa piccola collina di fronte alla piazza della città su cui Willow aveva fatto una delle sue prime magie per salvare la sua Tara, due figure fissavano i preparativi. Una delle due non aveva nulla di umano nei tratti del volto demoniaco.

 

 

 

<<D’Hoffryn perché vogliono bruciare quelle fanciulle?>>

 

 

 

Quello chiamato D’Hoffryn si voltò verso l’altro demone della vendetta, con aria da maestro saggio.

 

<< Vedi cara Anyanka molti di quei caproni che vedi ai piedi del patibolo sono stolti che vogliono che le ragazze brucino perché le credono streghe!>>

 

 

 

Il bel demone della vendetta, chiamato Anyanka, con i capelli lunghi e mossi fissò delusa la piazza.

 

<< Ma non sono streghe, non è giusto, dovrei vendicarle?>>

 

 

 

<< Non credo che sia nelle tue mansioni poterlo fare Anyanka>>

 

 

 

<< Posso restare a vedere? Potrebbe essere divertente!>>

 

 

 

Intanto John Osborne era tornato ai piedi del rogo e fissava la sorella che guardava orgogliosa davanti a sé.

 

Fra gli uomini della piazza uno guardò la leva che doveva aprire la botola e sembrò discutere con sé stesso, poi si avvicinò lentamente, cercando di non dare nell’occhio.

 

 

 

Intanto dietro la folla, in disparte:

 

<< Non credo di poterci riuscire…>>

 

 

 

<<Il potere è dentro di te, possiamo farlo, insieme!>>

 

 

 

Willow sembrò tirarsi indietro all’ultimo istante.

 

<<T-Tara non ci vogliono formule particolari, lingua latina, strani ingredienti e parti di animali p-per fare questi incantesimi? Io non credo di essere in grado di…di…>>

 

 

 

Tara la guardò.

 

<< Puoi farcela! Non ci vuole niente…>>

 

 

 

Le afferrò una mano con decisione.

 

<<Solo io e te e queste mani unite!>>

 

 

 

Il boia accese una fiaccola e si avvicinò al rogo, Ann piangeva, la corda le segava i polsi, il sole che scivolava via sembrò farle avere ancora più freddo e il vento le pungeva sulla pelle nuda esposta a tutti.

 

Un prete fece il segno della croce e disse:

 

<< Che Dio possa avere pietà della tua anima!>>

 

 

 

Il boia diede fuoco alla paglia secca alla base del rogo e il fuoco divampò in pochi secondi.

 

 

 

<< Coraggio Willow, stringimi, io ti aiuterò. Pensa di volere che il tuo potere scorra nelle mie vene attraverso la tua mano!>>

 

Intanto il fuoco aveva circondato Ann che stava sparendo fra il fumo grigio e le lingue di fuoco rosso.

 

John Osborne sorrise, ma la Cory fu l’unica a fissare il rogo con disappunto.

 

 

 

 

 

<< Che stupidi D’Hoffryn, possibile che non si accorgano che la stanno proteggendo? Guarda, non vedono che le fiamme non la toccano? Chi ha creato la barriera?>>

 

 

 

<< Due streghe molto potenti Anyanka!>>

 

 

 

 

 

<< Brava Willow! Ora cerca di parlare a Josef!>>

 

<< Non posso, non so come fare…>>

 

 

 

Tara le prese la testa fra le mani e le baciò la fronte, poi parlò senza che le sue labbra si muovessero.

 

 

 

“Ora parla a Josef come io ho fatto prima, devi riuscirci per la vita di quelle ragazze.”

 

 

 

L’uomo che si era avvicinato prima al patibolo sentì nella sua testa la voce della sua padroncina.

 

 

 

“Josef, amico mio, Tara creerà una nebbia attorno al patibolo. Io bloccherò la leva per uno o due secondi…sai cosa devi fare!”

 

 

 

Il vecchio capo della servitù annuì e sussurrò a bassa voce.

 

<< Sì mia signora!>>

 

 

 

La Cory si avvicinò al rogo, cercando Ann fra le fiamme. Tentò di distruggere la barriera. Percepì l’incantesimo della strega bionda e gridò verso il centro della piazza.

 

 

 

<< LE STREGHE JOHN, FERMALE!>>

 

 

 

Osborne si precipitò sul patibolo gettandosi sulla leva di legno che però era bloccata, strattonò con forza e dall’altra parte della piazza Willow lottò contro di lui.

 

 

 

<< Sali bianca come l’alito di un angelo, come l’abito più candido. Sali e nascondi agli occhi degli altri ciò che non voglio mostrargli!>>

 

Una nebbia fitta si alzò lentamente da terra, ricoprendo l’intera piazza.

 

 

 

Willow cedette, stringendo ancora la mano di Tara. In quell’istante Josef colpì con un pugno il bel volto del giovane aristocratico gettandolo a terra e bloccando la leva con una grossa scure.

 

 

 

Nella piccola piazza cadde il panico generale, tutti incominciarono ad urlare.

 

<< UN MALEFICIO DELLE STREGHE…SCAPPATE, IL DEMONIO È VENUTO A SALVARLE! PRESTO FUGGITE!>>

 

 

 

 

 

<< Oh D’Hoffryn quelle sì che sono vere streghe. Peccato, non riesco a vederle bene!>>

 

 

 

 

 

Willow si gettò sul patibolo. Tara corse fra la folla, nel tentativo di raggiungere il rogo, ma venne gettata a terra. Josef si gettò sul ragazzo e lo picchiò con un altro pugno al viso. John Osborne cacciò un grosso pugnale e colpì il vecchio robusto e combattivo allo stomaco, ma la strega rossa lo investì con il suo sguardo e lo catapultò nel bianco sporco della nebbia, facendolo sbattere contro un muro e sparire nella foschia.

 

 

 

Tara raggiunse a fatica quel poco di fumo che riusciva ad intravedere del rogo.

 

 

 

<< ANN, ANN WALCOTT…DOVE SEI?>>

 

 

 

La barriera stava per cedere e Ann riusciva a sentire il calore delle fiamme. Martha Cory riuscì a vedere la strega bionda che avanzava verso la pira.

 

 

 

Willow tolse il cappio dal collo delle ragazze e sciolse loro le mani, poi si inginocchiò accanto al vecchio amico.

 

 

 

<< Josef, Josef come stai?>>

 

 

 

<< Non vi preoccupate per me signorina, andate ad aiutare l’altra strega! Io sono forte e duro come la roccia…>>

 

 

 

Willow fissò la nebbia che si diradava lentamente e mostrava la piccola piazza nel panico.

 

 

 

<< Ho bisogno di un favore Josef, devi portare le fanciulle al sicuro. C’è un fienile nei boschi ad est, a sud della tenuta degli Osborne, molto lontano dalla fattoria degli Adams, è abbandonato. Lì saranno al sicuro, portale lì Josef…ADDIO!>>

 

 

 

E sparì. Intanto Tara era stata gettata a terra, la Cory avanzava meschina verso di lei.

 

 

 

<< E così siete tornate, sapevo che l’avreste fatto…siete troppo stupide e ora pagherete con la vita!>>

 

 

 

La nebbia si era completamente diradata, Willow vide la strega bionda a terra e le fiamme che incominciavano ad intrappolare Ann che gridava, la barriera avrebbe retto ancora per qualche istante. Tara la vide.

 

 

 

<< WILLOW!>>

 

 

 

La strega rosse le corse incontro rialzandola da terra. Tara le afferrò la mano e fissò il rogo. La barriera cedette.

 

Delle nuvole grigie si condensarono nel cielo scuro, il sole era quasi del tutto scomparso. Lo scintillò di un lampo, il fragore di un tuono e la pioggia cadde fina e fitta sul rogo spegnendo velocemente le fiamme e mostrando parte del vestito di Ann intaccato dal fuoco, il suo volto spaventato, la sua pelle bagnata.

 

 

 

Willow le corse incontro liberandola. Tara fissò con coraggio la strega maledetta.

 

 

 

<< Brava strega, ma far piovere è tutto ciò che riesci a fare? Hai bisogno di stringere la manina del tuo amore per farmi male?>>

 

 

 

<< Corri Ann, raggiungi le altre!>>

 

 

 

La pioggia era pungente, impediva di aprire gli occhi completamente, bagnando fin dentro le ossa.

 

 

 

<<Siete così patetiche, così deboli! Oh Willow! Povera, dolce, cara Willow, avresti dovuto cercare il tuo principe azzurro…almeno lui non ti avrebbe spinta verso la morte!>>

 

 

 

Martha avanzò con lentezza e determinazione, il suo vestito rosso bagnato dalla poggia metteva in risalto le sue forme di donna bellissima e maledetta. Willow raggiunse Tara prendendola per mano.

 

 

 

<<…Mi fate solo ridere! Siete convinte che il vostro amore non finirà mai, che nessuno vi dividerà, che durerete per sempre… STUPIDE! “Sempre” è una parola senza senso!>>

 

Streghe di Salem

 

 

 

    Una delle più terribili e apparentemente inspiegabili caccia alla streghe ebbe inizio sul finire del 1691. Alcune giovanette erano solite riunirsi, per gioco, cercando di indovinare il loro futuro (chi avrebbero sposato, che mestiere avrebbero fatto i loro mariti ecc.). Una di esse ideò una specie di rudimentale sfera di cristallo: un bianco d'uovo sospeso in un bicchiere pieno d'acqua. Si chiamava Sarah Cole e disse al processo di aver intravisto galleggiare "uno spettro in sembianza di bara". Quell'esperienza preoccupò alcuni genitori delle ragazze che nel gennaio 1692 si rivolsero al reverendo Samuel Parris, zio acquisito di una delle fanciulle, Abigail Williams, di quindici anni. Samuel, a sua volta, si rivolse al medico William Griggs e insieme convennero che poteva trattarsi di "malocchio" o "stregoneria malefica".

 

    Poco tempo dopo, due fratelli, schiavi caraibici di casa Parris, Tara e Tom Indian, istigati da una donna del villaggio, Mary Tibley, fecero mangiare a un cane una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio.

 

    Nella primavera del 1692 le carceri di Boston e di altri centri limitrofi straboccavano di presunte streghe e stregoni. Un amico della famiglia Parris, John Osborne venne arrestato e dopo una misteriosa fuga riapparve in città apparentemente innocente. La schiava Tara fu arrestata, condannata a morte e misteriosamente salvata da un’altra strega apparsa a Salem Town.

 

    

 

    

 

QUINTA PARTE

 

L’ultima magia

 

 

 

“A colei che come il sole ha riscaldato la mia vita, vada la mia ultima magia….”

 

 

 

 

 

Tara strinse più forte la mano di Willow, facendo un passo avanti e spingendo la strega rossa dietro il proprio corpo.

 

 

 

<< Ti stai sbagliando!>>

 

 

 

L’aria fredda della sera era addirittura più pungente della pioggia. Il sarcasmo meschino e crudele della Cory gelava il cuore della giovane Parris spaventata.

 

 

 

<< Ah mi sto sbagliando strega? Tara…“Sempre” è una parola che ha senso secondo te?>>

 

 

 

Willow poggiò una mano sulla spalla di Tara tirandola indietro.

 

 

 

<< Sì, sì ha senso!>>

 

 

 

<< Oh, piccola dolce Tara…come sei ingenua! Sei come tutti gli altri esseri umani…cieca e così dannatamente debole!>>

 

 

 

La Cory girava intorno alle due streghe, come un gatto che gioca col topo, sfoggiando la propria superiorità con discorsi filosofici.

 

 

 

<<Accecata dai sentimenti, non riesci più a vedere la verità nella menzogna. Tutto ciò che inizia deve finire…perché ciò che è vero ha inizio e fine. Nel limite della vita si nasconde la verità! L’eterno non esiste, l’infinito è solo una favola per fanciulli, nulla è per sempre, perché l’uomo è limitato….>>

 

 

 

La voce di Martha Cory risuonava terribilmente apprensiva e le sue parole giungevano vere e laceranti.

 

 

 

<<… e tutto ciò che egli partorisce porta dentro di sé la sua maledizione. La dipartita finale. Nel momento in cui avete scritto la parola principio avete inesorabilmente deciso anche la vostra morte. Che differenza fa se sarà oggi o fra mille anni. Qualcuno prima o poi vi annienterà, distruggendo tutto quello che siete e che credevate per “sempre”. Ma io vi assicuro….>>

 

 

 

Tara percepì la magia nera scorrere con più forza nelle vene della donna e gettò Willow a terra.

 

 

 

<< CHE SARÀ OGGI!>>

 

In un secondo gli occhi della Cory diventarono completamente neri e fu investita da un’aura scura. Gettò quelle che parvero scariche elettriche addosso a Tara che per un istante rimase immobile, investita dalla magia nera, poi cadde a terra.

 

 

 

I capelli corvini di Martha Cory si erano alzati verso l’alto, il suo volto pallidissimo sembrava percorso da piccole vene scure, il mostro dentro di lei prendeva forma.

 

 

 

 

 

<< TARA!>>

 

Willow la prese fra le braccia e le accarezzò la testa, cullandola freneticamente, come per svegliarla.

 

 

 

La Cory le venne vicino, le accarezzò i lunghi capelli rossi e le sorrise maligna.

 

 

 

<< Lo sai cosa ha fatto per te? Lei era forte, una fra le streghe più potenti che io abbia mai incontrato, ed ora è debole dannatamente, pateticamente debole…>>

 

 

 

Sfiorò con le lunghe unghia nere la striscia di sangue sul vestito della giovane Parris, sopra il seno sinistro. Le strappò il tessuto e fissò la ferita riaperta sul suo cuore.

 

 

 

<< Oh, che tenera…lo sai cos’è questa? È questo ciò che ha fatto per te allora! L’incantesimo più potente di tutti…l’ha indebolita, ora ha solo metà del potere che aveva! PATETICA, STUPIDA! Ha rinunciato alla cosa più importante. Mentre tu…tu mia piccola principessa hai un potere illimitato…sarà divertente metterti alla prova!>>

 

 

 

La strega nera fissò Tara con un misto di disprezzo e pietà, tentò di accarezzarle la lunga chioma bionda ma Willow la investì con un assaggio del potere che cresceva dentro di lei.

 

 

 

<< NON LA TOCCARE!>>

 

 

 

Un onda, invisibile e gelatinosa aveva scaraventato la strega maledetta contro il patibolo. John Osborne si era finalmente rialzato e guardava la scena come pietrificato.

 

 

 

<< NON LA TOCCARE MAI PIÙ!>>

 

 

 

Martha Cory si rialzò, con un rigolino di sangue che le colava dalla bella bocca. Rise compiaciuta fissando Willow.

 

 

 

<< Ora che hai tanto potere perché continui a difenderla? Usalo…usalo come vuoi!>>

 

 

 

Willow si alzò in piedi andando incontro alla strega con sguardo di sfida.

 

 

 

<< Lo userò per l’unico fine che potrebbe farle piacere, distruggerti!>>

 

 

 

Tara riaprì gli occhi e intravide la sagoma di Willow, alta, sopra di lei, sfidare la strega maledetta.

 

 

 

<< Non puoi sconfiggermi fanciulla, attraverso le mie vene scorre un potere più grande di te, una forza illimitata.>>

 

 

 

I lunghi boccoli di Willow incominciarono a ondeggiare, sulle sue piccole spalle, come illuminati da un fuoco invisibile.

 

 

 

<< Anche la mia forza ha una fonte illimitata!>>

 

 

 

La Cory rise.

 

 

 

<< E quale sarebbe principessina?>>

 

 

 

Willow sentì le dita di Tara intrecciarsi con le sue e la sua voce sussurrarle all’orecchio, debolmente:

 

<< Solo io e te…>>

 

 

 

<< E queste mani unite!>>

 

 

 

Le due streghe distesero contemporaneamente le braccia verso la strega maledetta, continuando a tenersi per mano.

 

 

 

La Cory tentò di fermarle con uno scudo rosso opaco. Le due magie urtarono l’una contro l’altra con uno scintillio accecante di luce. Lo scudo della Cory continuava a contrastare l’attacco di Willow e Tara.

 

La strega rossa cadde in ginocchio, si strinse attorno al ginocchio di Tara che continuava ad attaccare la strega con le poche forze che le restavano.

 

 

 

Martha Cory gettò dei lampi rossi su Willow a terra. Tara si gettò sulla rossa, facendole da scudo con il proprio corpo.

 

 

 

Smise lentamente di piovere, si diradò la nuvola di polvere attorno alle due streghe colpite. Willow riaprì gli occhi e vide il corpo di Tara che la proteggeva. La strega bionda la guardava sorridendo, tentando di nascondere il dolore.

 

La schiena di Tara era scoperta e una tremenda ustione aveva coperta le vecchie ferite di frusta.

 

 

 

<< Tara, Tara!>>

 

 

 

La strega maledetta si avvicinò.

 

 

 

<< Che peccato che io non possa uccidervi!>>

 

 

 

Tara intrecciò le dita con quelle di Willow, senza distogliere lo sguardo dai suoi piccoli occhi verdi che la fissavano impauriti e rassicuranti al tempo stesso.

 

 

 

Dei lampi si concentrarono attorno alla Cory e un fascio di luce verde le partì dalle mani e si schiantò contro le due amanti a terra.

 

 

 

Un secondo prima di essere investite dal fascio verdastro Tara baciò Willow, come per dirle addio, convinta di morire…

 

 

 

La Cory fu gettata a terra, John Osborne si ustionò una mano. Willow strinse Tara a sé.

 

Le due si guardarono intorno. Cinque candele superfiammeggianti bruciavano sul disegno luminoso d’una stella a cinque punte. Le fiamme presero vita e si distribuirono su tutto il perimetro della stella di fuoco, correndo verso l’alto e racchiudendo le due streghe in uno scudo di fuoco vivo.

 

 

 

La Cory si rialzò, parandosi gli occhi con un braccio per la luce accecante delle fiamme. La follia nei suoi occhi aumentò nutrita dalla rabbia.

 

Osborne le si avvicinò fissando lo scudo infuocato e cercando le streghe all’interno. Il boato di un vento improvviso sovrastò ogni altro rumore, la folata calda scompigliò i capelli della strega maledetta. La voce del giovane aristocratico arrivò fievole e otturata alle orecchie della Cory.

 

 

 

<< Cosa succede? Distruggi lo scudo!>>

 

 

 

Martha smise di proteggersi dal fuoco e fissò estasiata la stella a cinque punte che ardeva. E sussurrò a sé stessa, come recitando un antico poema:

 

 

 

<< Sotto la luna gravida e argentata, fra la luce di candele dalla fiamma inesauribile si compirà l’incantesimo più antico…e la strega donerà metà del proprio cuore, rinuncerà a metà del suo potere, battezzerà la donna con un nuovo nome…il fuoco del loro cuore unito sarà vivo e se il sentimento sarà vero nessuno potrà varcare quella soglia infuocata d’amore eterno…>>

 

 

 

John Osborne le si avvicinò e la sentì esclamare con sorpresa.

 

<< La leggenda è vera!>>

 

 

 

La Cory lanciò un altro fascio di luce verdastra contro la stella di fuoco. Ma le fiamme inghiottirono la sua magia e si alzarono più feroci contro di lei.

 

 

 

<< MALEDETTE STREGHE, L’AMORE NON VI SALVERÀ DAL MAESTRO!>>

 

 

 

Tara piangeva di gioia stringendo Willow, accaldata dalle fiamme e fissando il cielo scuro e pieno di stelle attraverso il fumo sulla punta del fuoco.

 

 

 

Cercò di vedere cosa accadeva fra le fiamme, intravide un ombra scura calare su quelli che dovevano essere Osborne e la Cory.

 

Willow era spaventata fissava le fiamme, incredula tentando di capire ciò che era successo, perché non erano morte…

 

 

 

<< T-Tara, cosa succede? Cos’è questo fuoco?>>

 

 

 

La strega bionda si voltò verso il suo Amore, sorridendole.

 

 

 

<< Questo è il fuoco che hai sentito nascere dentro di te la notte in cui hai ricevuto un cuore di strega…il fuoco che ci protegge, la più potente delle difese!>>

 

 

 

Il rumore del fuoco che ardeva, il suo calore sulle loro facce bianche, lo scintillio delle fiamme impedivano alle due streghe di rendersi conto di ciò che succedeva al di fuori della stella.

 

 

 

<< Dobbiamo abbassare lo scudo!>>

 

 

 

<< No Tara, è troppo pericoloso! Ho rischiato di perderti troppe volte, le fanciulle sono salve, basterà tenerle al sicuro e portarle via con noi…teniamo alto lo scudo fino a quando non saremo sicure!>>

 

 

 

Willow aveva afferrato Tara per le spalle, stringendo forte. La strega bionda guardò fra le fiamme e sussurrò:

 

<< Non capisci Willow? Non siamo più a Salem!>>

 

La presa della strega rossa si indebolì, le sue pupille si dilatarono.

 

 

 

<< Cosa?>>

 

 

 

Tara si avvicinò al fuoco, la voce rotta da un fremito di terrore.

 

<< Non siamo più a Salem…>>

 

 

 

Fece un gesto rotatorio con la mano destra e le fiamme si abbassarono fino ad estinguersi, lasciando solo un profondo solco su un vecchio pavimento di pietra, il segno di fuoco di una stella a cinque punte.

 

 

 

Le due si guardarono intorno smarrite, Willow si riavvicinò alla strega bionda. Era un luogo che non avevano mai visto prima d’allora. Era un ambiente chiuso e scuro, i loro occhi dovettero faticare per scorgere qualche sagoma nell’ombra.

 

Polvere, ragnatele, puzza di marcio e muffa…qualche panca di legno distrutta, una grossa sala buia, un enorme corridoio, dei gradini di pietra. Una grossa croce di legno marcio infondo alla stanza, un piccolo altare.

 

 

 

<< Come siamo finite in questa chiesa Tara?>>

 

 

 

La strega bionda strinse la mano della giovane Parris avvicinandola a sé, la paura cresceva dentro il suo cuore. Temeva che dall’ombra della chiesa potesse uscire la voce di qualcuno; aveva paura che sarebbe stato doloroso battersi; aveva paura di perdere e di non poter vivere il proprio futuro con Willow, c’erano tante cose che voleva fare con lei…Aveva paura e strinse il suo Amore.

 

 

 

<< Non è più una chiesa da molto tempo Willow, qui vive qualcuno o qualcosa che non ha niente a che fare con Dio!>>

 

 

 

***

 

 

 

<< Coraggio fanciulle, il fienile che mi ha indicato Miss Willow è vicino!>>

 

 

 

Josef cavalcava il vecchio Ivory. Il cavallo aveva uno sguardo assente e triste, come se gli fosse dispiaciuto abbandonare le due streghe che più lo avevano amato. Altri due cavalli dietro lo stallone portavano in groppa le quattro ragazzine impaurite. Abigail Williams continuava a guardarsi intorno, freneticamente.

 

 

 

<< Di cosa hai paura?>>

 

 

 

<< Di cosa ho paura Sarah?! Secondo te? Quella pazza potrebbe aver ucciso mia cugina e aver seguito le tracce dei cavalli…>>

 

 

 

Sarah Osborne si voltò verso il bosco, ma era difficile distinguere qualcosa nella notte.

 

 

 

<< Tua cugina era assieme all’altra strega bionda, quella che stava nella cella con la Cory!>>

 

 

 

Ann era seduta dietro la piccola Sarah Good e la stringeva, reggendo le redini, si voltò verso le altre due ragazze.

 

 

 

<< Ci hanno salvate, le ho viste fare una magia potente. Mi hanno protetto dalle fiamme con uno strano incantesimo, lei e la strega, insieme.>>

 

 

 

La Osborne teneva le redini di una alta cavalla marrone, della scuderia dei Parris.

 

<< Quindi tua cugina è una strega, ma non come la Cory!>>

 

 

 

<< Le dobbiamo la vita, saremmo morte! Anche l’altra donna ci ha salvate, si chiama Tara, arrivò qui dai Caraibi. Ero assieme a mia madre quando il Reverendo Parris la comprò. Lei mi vide e proprio mentre la portavano via mi sorrise e mi accarezzò la testa…quindi esistono streghe buone e streghe cattive!>>

 

Intervenne la piccola Sarah Good, zittendo tutte le altre.

 

 

 

<< E noi cosa siamo?>>

 

Domandò la Osborne, senza aspettarsi una risposta, alzando la testa verso il cielo immenso e scuro.

 

 

 

D’improvviso ad Ann tornò in mente la notte della loro iniziazione.

 

<< Ricordate quella notte, nel bosco…cos’era quella bestia?>>

 

 

 

Tutte ricordavano. Ricordavano l’agnello, il sapore del sangue nella bocca, il vento freddo sulla pelle, lo sguardo folle della strega, il suo pugnale e quell’ombra scura che avevano visto come un uomo e come una bestia.

 

 

 

<< Lei lo chiamava il maestro!>>

 

Rispose la giovane Osborne, scostandosi i capelli biondi dal volto.

 

 

 

Abigail scavò nella sua giovane memoria riportando in vita le immagini e le parole.

 

<< O il principe!>>

 

***

 

 

 

 

 

Tara si spinse contro Willow che la strinse. Si sentì la presenza di qualcuno nell’ombra. Un battito di mani, dei passi.

 

 

 

<< Ma brave mie fanciulle…>>

 

Il cuore di Tara batteva all’impazzata, le sue mani tremavano, Willow lo percepì e la protesse con il calore del proprio corpo, tentando di parlare al buio che le circondava.

 

 

 

<< Chi sei?>>

 

 

 

Il rumore dei passi si spostava rapidamente intorno a loro, le due streghe giravano velocemente con lo sguardo in tutte le direzioni, smarrite.

 

 

 

<< Tutti la credevano solo una leggenda…l’incantesimo delle cinque candele…il fuoco vivo, le fiamme inesauribili…due streghe in cui batte all’unisono lo stesso cuore!>>

 

 

 

Il suono di una voce roca e profonda vorticava intorno a Tara e Willow. Con un tuffo al cuore la strega bionda riconobbe qualcosa di quella voce solenne e castigatrice.

 

 

 

Le pupille della strega rossa si allargarono. Da una finestra rotta dei raggi di luna illuminavano un punto centrale nella grossa sala buia. La punta di una scarpa venne sotto la luce, poi un piede, un vestito nero…

 

Willow non riuscì a trattenere un’esclamazione di stupore.

 

 

 

<< C-cosa ma…ma…>>

 

 

 

Tara riconobbe quei piccoli occhi scuri e lo sguardo di chi è convinto di star liberando il mondo dal male.

 

***

 

 

 

<<Lei diceva sempre che era uomo e bestia!>>

 

Esclamò Abigail fissando il terreno calpestato dagli zoccoli dei cavalli.

 

 

 

<< No, non lo ha mai chiamato bestia, lo chiamava demone…diceva che nel cuore dell’uomo dimora il demone più malvagio e potente e che lui aveva trovato il modo di liberarlo>>

 

Rispose Sarah Osborne.

 

 

 

Ann aveva gli occhi velati di lacrime.

 

<< Q-Quella notte lei è venuta da me…e ha detto: “Quando il principe avrà pagato il pegno la sua spada brillerà di nuova forza!” e poi…>>

 

 

 

Abigail la guardò con preoccupazione.

 

<< E poi cosa è successo?>>

 

 

 

Ma Ann distolse lo sguardo e delle lacrime le scivolarono lungo le guance.

 

 

 

<< E poi ho scoperto che una strega maledetta confonde l’amore con il potere…non è capace di affetto ma solo di brevi cenni di perversa tenerezza!>>

 

****

 

 

 

 

 

<< è il giudice che mi ha condannata!>>

 

 

 

<< Reverendo Burroughs cosa ci fa qui?>>

 

 

 

Il reverendo venne avanti, in tutta la sua alta figura, quel volto squadrato, quella fronte solcata da rughe profonde, la sua lunga veste nera di uomo di Dio.

 

 

 

<< Willow, constato con piacere che ricordi ancora il tuo vecchio precettore, lo sono stato solo per i primi, pochi anni della tua giovane esistenza ma vedo che alcuni miei insegnamenti sono valsi a qualcosa!>>

 

 

 

Tara cercò di tirare Willow indietro, aveva capito cosa si nascondeva dietro la maschera del più retto dei figli Dio.

 

 

 

<< Cosa volete dire?>>

 

 

 

Con le mani incrociate dietro la schiena il reverendo girò intorno alle due streghe.

 

 

 

<< Quando eri piccola, ti insegnai che lo scopo di ogni uomo è quello di raggiungere il potere, tutti lo vogliono, tutti lo desiderano ardentemente, tutti lo cercano…ognuno tenta di guadagnarlo per sé, con la forza, con la popolarità, con il denaro, ma non mi era mai capitato di vedere usare l’amore, come mezzo. Vedo che tu hai guadagnato il tuo privando un altro essere umano del proprio…che sublime e delizioso ingegno!>>

 

 

 

Willow ebbe paura del vecchio maestro e lo guardò impietrita. Tara le accarezzò la schiena, stringendole la mano.

 

 

 

<< Ma…Ma cosa dite? I-Io non volevo il potere, io non ho privato nessuno del proprio potere…Tara!>>

 

 

 

Tara la strinse.

 

<< Coraggio Willow, non starlo a sentire!>>

 

 

 

<< Strega! Non è forse vero ciò che dico? Non le hai donato l’unica cosa che possedevi per te, schiava? La magia, la forza, il potere! Ora sei debole!>>

 

 

 

Tara avanzò spingendo Willow dietro di sé.

 

<<Sono più forte di ciò che pensate! Più forte di prima, ora attingo a una magia più potente.>>

 

 

 

Le mani di Tara e Willow si congiunsero.

 

<< Oh, vi prego non correte…se incominciassimo a batterci voi morireste senza avere il piacere di capire e senza che io possa vedere il dolore e la paura fremere nei vostri teneri occhi! Si tratta più che altro di sana superbia, vorrei poter illustrarvi il mio ingegno e sentirmi superiore.>>

 

 

 

Willow non riusciva a capire, cosa centrava il reverendo con le fanciulle di Salem? Ma Tara rispose con disprezzo.

 

 

 

<< Non ci presteremo al suo gioco!>>

 

 

 

<< Dovevo sacrificare sette fanciulle, sette vergini prescelte ed iniziate da un satanico rito della mia dolce e cara Miss Cory…sette vittime pure, condotte sulla via della perdizione per essere immolate alla perfidia dell’uomo. E quale mezzo migliore se non quello di farle giustiziare come streghe dalla Santa Inquisizione? Quale migliore esempio di ipocrisia e perfidia umana di quello dei così detti “uomini di Dio” che condannano senza riserve delle innocenti fanciulle?!>>

 

 

 

Tara lo fissò incredula.

 

<< Il principe?>>

 

 

 

<< O il Maestro, come dir si voglia! Voi avete salvato le prime quattro fanciulle del tributo ed io sono troppo stanco per aspettare ancora.>>

 

 

 

<< Perché? Le prigioni di Salem sono piene di fanciulle…ve ne bastavano sette e ne avete violentate decine…>>

 

 

 

Willow fissò Tara, quante cose il suo Amore non le aveva detto.

 

 

 

<< Credo che sia stato solo il gusto che io e Martha abbiamo provato nell’infliggere loro insaziabili e perverse punizioni lussuriose…è divertente vedere il tremore nello sguardo d’una ragazzina che non sa cosa le stai facendo!>>

 

 

 

<< Cosa? Reverendo ma cosa dite? Siete sempre stato un uomo buono e giusto, un figlio di Dio.>>

 

 

 

<<Siete un mostro!>>

 

 

 

Il reverendo fece un segno di approvazione con la mano, annuendo.

 

 

 

<< In realtà avete ragione entrambe, sono l’uno e l’altro!>>

 

 

 

Tara aveva mille riflessi argentati nei grossi occhi blu, mentre ripensava ai racconti delle fanciulle nelle prigioni di Salem.

 

 

 

<< Siete un demonio, non siete un uomo…l’uomo non può essere tanto crudele!>>

 

 

 

<< È qui che vi sbagliate schiava! L’uomo può, l’uomo può tutto, non ha alcun freno morale ne etico, nessun comando dall’alto. L’uomo è il padrone del mondo e può tutto in nome dei propri ideali. Ed è questo che più vi spaventa, che io non sia uno di quei tanti demoni comuni alla vostra gente e alle comunità delle streghe; che io non sia semplicemente un parto del male, con un fine unico nella vita, senza scelta, senza opinione.

 

Ciò che vi spaventa strega è che io sia un uomo che ha scelto il male come suo unico scopo e il potere come ideale massimo. Solo un uomo malvagio, un assassino!>>

 

 

 

Willow incominciava lentamente a capire.

 

<< Avete comandato voi John Osborne nel bosco, il giorno in cui mi portò con sé?>>

 

 

 

<< Non siete la prima fanciulla che John porta nel bosco…aveva già nel cuore quello che io ho contribuito ad alimentare!>>

 

 

 

<< Ma le fanciulle nelle prigioni hanno parlato di una bestia…c-con corna di c-capra, un corpo villoso e bestiale!>>

 

 

 

<< Sapete, più potere demoniaco scorre nelle tue vene, più rischi di assumere forme…come dire, poco umane. Ma tento di non ricorre a quel tipo di immagine, sono troppo affezionato all’uomo che sono!>>

 

 

 

Willow continuava a domandarsi perché, perché un uomo oserebbe arrivare a tanto.

 

<< Perché, perché lo avete fatto?>>

 

 

 

<< Per avere di più…ho invocato le forze dell’inferno per avere di più!>>

 

 

 

Willow fissò il volto squadrato, scuro e rugoso di quello che aveva creduto un uomo giusto.

 

 

 

<< Credevo che tutto ciò che stava avvenendo a Salem fosse opera del demonio!>>

 

 

 

<< Oh sapete lui è più che altro una sorta di grande nome, come il vostro Dio, non si sa se c’è veramente ma tutti ci credono…colui che veglia, che vede tutto e ci protegge da quelli come voi dal… dal basso! Non ho mai capito perché il regno dei cieli ci debba essere precluso per essere riservato al Signore e al coro di angeli immortali…>>

 

 

 

Il reverendo George Burroughs sembrava ragionare con sé stesso, mentre gesticolava elegantemente con le mani grandi.

 

 

 

<< Sono lusingato che abbiate rinunciato a quello che potevate essere lontano da Salem, per tornare indietro; per fare la cosa giusta; per salvare delle vite…mi lusinga che mi abbiate ritenuto tanto pericoloso da tentare una magia sì potente ed antica, peccato che quelle cicatrici rovinino la vostra bella pelle!>>

 

 

 

<< Non lo abbiamo fatto per avere potere!>>

 

 

 

<< Willow, Willow, non mentire con me! Nella tua giovane mente non è passata neanche per un istante l’idea di avere tutto quel potere fra le dita? Tutta quella magia, scorrere nelle tue piccole vene…sottratta, succhiata via dal cuore di chi ti ha dato tutto!>>

 

 

 

<<Il vostro ego è abbastanza soddisfatto? Perché le vostre blande parole non faranno vacillare la nostra magia!>>

 

 

 

Il reverendo sparì di nuovo nell’ombra il cuore di Tara riprese a battere velocemente, non avrebbe potuto respingere un attacco dal buio e non sapeva che tipo di potere scorreva nelle vene del sant’uomo.

 

 

 

<< Che impeto, che passione! Avete fegato schiava e pensare che Miss Cory vi aveva giudicata solo una povera strega balbettante. Ed è questo ciò che eravate…una donna debole e balbettante, ma una strega potente. Ora siete una donna forte ma una strega debole. Cosa è cambiato?>>

 

 

 

Tara strinse la mano di Willow.

 

 

 

<< Ora devo avere il coraggio e la forza di proteggere coloro che amo!>>

 

 

 

<< Ancora l’amore? Possibile che voi così detti “buoni” troviate sempre una scusa plausibile per parlare d’amore? Credete che non ne conosciamo il significato o che non ne abbiamo mai provato? Ricorda schiava, offri un po’ di potere ad un agnellino e questo divorerà il resto del gregge, diventando il capo dei lupi!>>

 

 

 

****

 

 

 

<< Avete trovato le fanciulle?>>

 

 

 

<< No, non sono più a Salem, qualcuno deve averle portate in salvo!>>

 

 

 

Due ombre osservavano il buio della notte, ai piedi della collinetta più alta, fra vecchi salici piangenti.

 

 

 

<< Non riesco a percepire la loro paura, devono essere ormai molto lontane e si sentono al sicuro!>>

 

 

 

<<Prendiamo altre fanciulle e uccidiamole, le carceri ne sono piene…andranno bene!>>

 

 

 

La Cory si voltò verso la grossa e bella casa sulla collina, attraverso le piccole finestre si intravedevano le luci accese e la servitù di casa Parris indaffarata.

 

 

 

<< Non possiamo sciocco, per far sì che il rito funzioni le sette fanciulle devono essere immolate alla perfidia umana…devono essere giustiziate per ordine della Santa Inquisizione, se le uccidessimo noi le loro anime fuggirebbero, mentre con un verdetto della Corte di Giustizia sarebbero anime dannate, anime maledette per il nostro scopo!>>

 

 

 

<< Cosa proponete di fare? Non possiamo cercare le quattro per tutti i boschi intorno a Salem!>>

 

 

 

Martha Cory continuava a fissare con uno strano sorriso perfido la villa in cima alla collina.

 

 

 

****

 

 

 

<< Perché questo mio cuore umano fosse abbastanza forte da poter contenere il potere che cerco dovevo sacrificare sette fanciulle, iniziate con un unico scopo…MORIRE. Ma visto che avete mandato in fumo i miei piani dovrò scegliere una via più breve e più dolorosa!>>

 

 

 

Willow trascinò Tara nell’ombra con lei, se loro non vedevano lui avrebbero acquisito un parsimonioso vantaggio nel non essere viste.

 

 

 

<< Dolorosa per voi Reverendo o per noi?>>

 

 

 

<< No, no, per nessuno di noi mia cara Willow! Posso ancora sacrificare delle anime dannate…anime corrotte e intrise di malignità. L’e anime di tre sudditi fedeli!>>

 

 

 

Willow fissò gli occhi luminosi di Tara nell’oscurità, la strega bionda la strinse. Entrambe contarono mentalmente i sudditi fedeli al principe: Martha Cory, John Obsorne…

 

 

 

<< Chi è il terzo suddito?>>

 

Willow sentì un brivido lungo la schiena, a Tara venne la pelle d’oca…la voce del Maestro parlò ad un centimetro da loro.

 

 

 

<< Ora basta parlare…>>

 

 

 

Willow percepì un’ombra muoversi nel buio contro Tara. L’uomo si gettò sulla strega bionda, la giovane Parris afferrò il braccio del Reverendo con tutta la forza che aveva. Capì che brandiva un grosso pugnale.

 

 

 

Tara finì a terra, tra le due file di panche di legno, strusciando con la schiena ustionata e sanguinante contro la pietra ruvida del vecchio pavimento della chiesa.

 

Il Reverendo e la strega rossa lottarono per il pugnale, ma la giovane non aveva abbastanza forza. I due finirono sotto la luce che illuminava il grosso corridoio.

 

Burroughs prese Willow alle spalle, stringendole un braccio e puntandole il grosso pugnale alla gola.

 

La strega rossa sentì la lama fredda del pugnale spingere delicatamente contro la sua carne. La paura la immobilizzava e la sua vista si appannò per le lacrime.

 

 

 

Alla fine del grosso corridoio, dietro l’altare e la croce marcia c’era una vetrata colorata. L’arcangelo Gabriele che mozzava fiero la testa del Demonio. La luce bianca della luna filtrava attraverso i colori del vetro istoriato, rendendo l’immagine ancora più spettrale.

 

 

 

<< Lo vedi? Guardalo, nella sua fierezza! Anche lui voleva il potere, uccise uno fra i più potenti e temuti demoni degli inferi per guadagnarsi il rispetto degli altri arcangeli, perché il rispetto è potere!>>

 

 

 

Il reverendo giocherellò con la punta del pugnale sulla pelle liscia di Willow, facendole piccoli e lievi solchi rossi.

 

 

 

<< NO!>>

 

La strega bionda si gettò sul pugnale, l’uomo tentò di affondarlo nella gola della giovane Parris. Tara afferrò la lama con le mani e tentò di allontanarla dal collo della ragazza.

 

 

 

Sangue…Il reverendo spingeva con tutte le sue forze verso la gola di Willow ma Tara strinse la lama che le tagliò le dita, mentre il sangue colava sul vestito del suo Amore.

 

 

 

<< TARA NO!>>

 

 

 

La lama insanguinata si avvicinò alla gola della rossa…un graffio, altro sangue chiaro e rossiccio.

 

 

 

Willow vide Tara lottare per lei, le sue mani sanguinanti stringere la lama del pugnale, senza cedere, per lei. D’un tratto la strega rossa aprì appena le braccia, dalle mani aperte si sprigionò una nuvola rossiccia che colpì il voltò del reverendo alzandosi velocemente verso l’alto e investendo completamente Willow

 

Il Reverendo e Tara vennero sbalzati via verso due diverse direzioni. L’uomo finì a terra, stringendo ancora il grosso pugnale. Tara sentì ancora la sua schiena bruciare al contatto con la pietra e il dolore acuto e lancinante.

 

 

 

<< TARA!>>

 

La strega rossa si inginocchiò, alzando da terra la testa del suo Amore.

 

 

 

<< Tara!>>

 

Le prese le mani, i palmi bianchi e le dita lunghe erano solcati da grossi tagli pieni di sangue.

 

 

 

<< S-Sento l-la schiena in f-fiamme W-Will…>>

 

 

 

<< Scc, Scc, tranquilla ci sono io…sta tranquilla!>>

 

 

 

<< Sai cos’è questo Willow?>>

 

 

 

La strega rossa si voltò verso il fondo del corridoio, dove il Reverendo la guardava, indicando il coltello.

 

 

 

<< Un pugnale!>>

 

 

 

<< Oh no! Non è un semplice pugnale, serve per i sacrifici per far sì che le anime dannate che con questo pugnale vengono liberate siano divorate da un’entità che elargisce doni e potere a coloro che hanno il fegato di uccidere per esso! Ecco perché non avrebbe avuto senso ucciderti con questo…ma sarebbe stato divertente, ho sentito la tua paura e il tuo piccolo cuore di strega battere più velocemente!>>

 

 

 

Si avvicinò meschino alle due streghe a terra.

 

<< Quindi anche il suo batteva più velocemente giusto? Non è ciò che dice la leggenda? Lo stesso cuore all’unisono.>>

 

 

 

Mentre si avvicinava Willow sentì la magia crescere dentro di lei, capì d’essere potente, d’avere la forza che Tara sperava l’avrebbe protetta dal male. Strinse la mano della strega bionda ed evocò ancora una volta il potere del fuoco.

 

 

 

<< il fuoco del loro cuore unito sarà vivo…>>

 

 

 

Nel disegno bruciato nella pietra, della stella a cinque punte riapparvero le candele dalla fiamma inestinguibile, le lingue di fuoco si alzarono alte e lo stesso ardore brillò negli occhi di Willow. Il Reverendo si fermò ed ammirò estasiato le fiamme color arancione.

 

 

 

<< Sono consapevole che la magia che vi protegge è molto, molto potente, la considerano impenetrabile a coloro che non provano sentimenti umani! Ed è per questo che mi serve più potere…>>

 

 

 

Willow capì che il reverendo aveva evocato qualcun altro nella polverosa chiesa sconsacra, ai margini della collina, al limitare del bosco, lontano da Salem e dal resto del mondo.

 

Tara la guardò, il dolore per le ferite cresceva. Willow le lasciò andare la mano e si ritrovò il sangue della strega bionda sul palmo liscio. Le fiamme si abbassarono.

 

La strega rossa si alzò e trascinò Tara nell’ombra, in un angolo polveroso, sotto due panchine di legno marcio.

 

 

 

Da dietro il reverendo avanzarono due figure, che si inginocchiarono ai sui piedi.

 

 

 

<< John, figlio del gatto nero che infesta le case di strega, allattato con latte di capra infernale! Tu vuoi bene al tuo maestro, non è vero, figlio mio?>>

 

 

 

Il giovane Osborne, con la testa piegata verso terra rispose, come recitando.

 

<< Tu sei padrone della mia vita e della mia anima, la tua volontà è il mio unico scopo!>>

 

 

 

<< Bene, allora non ti dispiacerà se ma la riprendo!>>

 

 

 

E con un colpo secco allo stomaco lo pugnalò. Il bel giovane ansimò fissando il suo sangue rosso scuro gocciolare verso terra. Il reverendo spinse con più forza.

 

John sentì la lama del pugnale lacerargli le viscere e la carne. Fissò il principe sopra di lui. Nel suo sguardo chiaro e azzurro si intravide la paura di morire, spalancò la bocca come per dire qualcosa…

 

George Burroughs lo afferrò per i capelli neri sopra la fronte e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

 

D’un tratto delle fiamme divamparono dentro il corpo del ragazzo, fuoriuscendo dalle orbite degli occhi e dalla bocca spalancata.

 

Un urlo di dolore, lacerante, pauroso. Poi il Reverendo lasciò la presa e il corpo carbonizzato di John Osborne cadde a terra.

 

 

 

<< È stato un bravo servito!>>

 

 

 

Martha Cory si rialzò e fissò il suo maestro con uno sguardo di sfida e di follia.

 

<< Credo che tu non sarai altrettanto disposta, non è vero mia dolce Martha?>>

 

 

 

<< Non sono una comune mortale Reverendo Burroughs…sono una strega!>>

 

 

 

<< Una strega maledetta, ogni fibra del tuo incantevole corpo è intrisa di magia nera!>>

 

 

 

I due si fissavano e parlavano come se la loro fosse la più romantica delle conversazioni.

 

Negli occhi della strega brillava una strana luce di ammirazione per quello che tutta Salem ricordava come un uomo di Dio. Parlava con impeto, come se volesse elogiare il gesto del Reverendo.

 

 

 

<< Questo vi rende ancora più Grande ai miei modesti occhi…quanta sete avete mio Principe! Pur di dissetarvi vi nutrite del sangue di chi vi ha donato la vita e l’anima…Oh, quanta malvagità, nessuna pietà, niente di voi che si possa ancora dire umano! Mio Maestro…>>

 

 

 

<< Ma non mi sono mai nutrito d’una strega nera! Quanto è caldo il tuo sangue mia dolce donna maledetta? Tu che succhi l’energia maligna dalle stesse fiamme dell’inferno; che assapori nella bocca la perversione e degenerazione del potere più oscuro!>>

 

 

 

La Cory si leccò le labbra carnose, con quell’aria folle e meschina. Il reverendo Burroughs le si avvicinò, con il pugnale, pronto ad assaggiare quel sangue che portava dentro di sé tanta energia maligna.

 

 

 

<<Fate attenzione, le streghe nere posson far le fusa, ma con gli artigli posson cavare gli occhi dalle orbite!>>

 

 

 

Gli occhi di Martha divennero completamente neri, i capelli corvini incominciarono ad ondeggiarle sulle spalle, come mossi dal un vento inesistente. Sul suo volto già bianchissimo incominciarono, lentamente a farsi strada piccole vene scure.

 

Cacciò di nuovo la lingua, ma ora era piccola e biforcuta, come quella d’un serpente e sibilò, mentre nell’ombra della chiesa sconsacrata il suo volto orribile sembrò quello d’un demone serpente.

 

 

 

Tara tremò, fissando la donna, Willow piangeva di terrore e strinse Tara, cercando di non farle appoggiare la schiena contro muro. Il sangue scendeva copioso verso terra, la strega bionda sentiva le ferite alle mani bruciare e pulsare, mentre sulla schiena che credeva in fiamme la carne bruciata pizzicava, con un dolore lacerante.

 

 

 

La strega sibilava e il Reverendo la guardò estasiato. Dalla bocca della donna maledetta uscì lentamente una piccola e sinuosa nube grigia. Serpeggiando intorno al corpo della donna che la partoriva prese la forma di un enorme serpente.

 

La nube grigiastra a forma di cobra fissò Burroughs e con un gesto fulmineo e strisciante gli scivolò sul collo.

 

Strinse le sue spire attorno alla gola del reverendo affondando i denti nella carne.

 

D’un tratto un lampo nell’ombra…l’immagine bestiale d’un Teschio di capra con occhi gialli. Un altro lampo, un istante di luce bianca…la capra divorò la testa del serpente.

 

 

 

<< Diventa interessante!>>

 

 

 

La voce profonda di Burroughs dall’ombra e poi, sotto la luce, di nuovo la sua immagine umana. Il reverendo brandì di nuovo il pugnale.

 

Martha Cory soffiò come un gatto, mentre le sue unghia divennero come lunghissimi, piccoli, affilati coltelli. Il grosso gatto nero attaccò fulmineamente colpendo in pieno il torace del Maestro, le cui vesti si lacerarono. Il sangue rosso scuro colò a terra lentamente, in piccole gocce sparse. Burroughs contemplò le grosse e profonde ferite, passandosi una mano sul petto.

 

 

 

<< Sapete Miss Cory cosa succede alle gattine che graffiano il loro padrone? Le scuoio vive, mentre i loro piccoli, languidi occhi mi fissano tremanti e poi usa la loro carne per sfamare i miei cani!>>

 

 

 

Il reverendo si gettò sulla strega con il pugnale, ma Martha alzò uno scudo di lampi. Il pugnale tentò di squarciare la difesa, ma i fulmini colpirono Burroughs più violentemente.

 

 

 

<< Sai perché mi chiamano il Principe? Perché la magia nera di un altro essere può fluirmi dentro come se fosse sangue del mio sangue; perché posso assorbire qualsiasi essenza magica; Perché le streghe posso divorarle come le mele marce che getto in pasto ai miei porci!>>

 

 

 

La bocca del Reverendo si aprì a dismisura. Per un istante Tara giurò di vedere trasformarsi il volto dell’uomo in un muso di capra demoniaca con le fauci spalancate verso la magia della strega.

 

Gli occhi dell’uomo divennero completamente bianchi, poi gialli, la bocca nera, spaventosamente deformata e spalancata incominciò a divorare i lampi e i fulmini della barriera magica. La dura roccia sotto di lui si spaccò, e schegge di pietra gli vorticarono intorno.

 

 

 

Lo scudo sparì, dalla strega si sprigionò un potentissimo raggio di luce rossa, che si innalzò verso l’alto, distruggendo il soffitto di legno della chiesa e mostrando il cielo scuro. Le sue orbite divennero rosso sangue…Un vento potentissimo si sprigionò dai due, colpendo le panche di legno, l’altare, la vetrata istoriata.

 

I lunghi capelli biondi di Tara finirono negli occhi di Willow, accecandola. La strega rossa si sentì tirare verso il vortice che si stava creando attorno alla strega maledetta.

 

La giovane Parris fu trascinata via. Poi una mano sanguinante afferrò quella di Willow distesa con la faccia a terra.

 

 

 

<< WILLOW!>>

 

 

 

La forza di Tara si esauriva velocemente. Un’ancora luminosa si era incastrata nel vecchio muro, mentre una catena luminescente era legata intorno alla vita della strega bionda.

 

Il sangue sulle mani di Tara impediva una presa più stretta e Willow si sentì trascinare via.

 

 

 

La schiava vide gli occhi terrorizzati della sua signora…Il suo cuore a metà batté al suo stesso ritmo terrorizzato…

 

<< TARA LASCIAMI!>>

 

La strega rossa percepì una luce brillare nello sguardo del suo Amore sanguinante, sentì la sua forza affievolirsi, il suo dolore lancinante, e vide la sua mano stringerla e non lasciarla andare…

 

 

 

<< NO!>>

 

 

 

<< TI PREGO, SALVATI!>>

 

 

 

<< NON SARÒ SALVA SENZA DI TE!>>

 

 

 

Il potere spaventoso di Martha Cory esplose con il faro rosso che squarciava il cielo nero.

 

Il Reverendo lacerò il telo di luce sanguigna con il grosso pugnale. Il suo volto si trasfigurò in un’orrenda immagine, a metà fra l’uomo e la bestia. Le sue fauci animalesche affondarono i denti appuntiti nella bocca della strega maledetta.

 

Dei rigolini di sangue scesero velocemente sul collo della bella donna. Il vortice di vento continuava a trascinare Willow verso la spada rossa di luce, mentre Tara non si arrendeva all’idea di lasciare andare il suo Amore.

 

 

 

Burroughs fece scivolare una mano lungo la schiena della Cory tirandola a sé con forza, mentre le succhiava l’essenza. La colonna di sangue luminoso si affievolì, creando una nube rossastra che vorticò intorno ai due. Il corpo della strega divenne rosso, le vene sotto la sua pelle si gonfiarono e il potere che vi fluiva dentro risalì fino alla bocca entrando nel Principe.

 

 

 

La mano di Willow mollò la presa, Tara strinse con più forza il piccolo polso bianco della strega rossa.

 

 

 

<< NON MI ABBANDONERAI COSÌ WILLOW!>>

 

 

 

Il muro si spaccò, la magia di Tara si spezzò…entrambe vennero trascinate verso il vortice rosso…

 

 

 

Il vento cessò, le schegge di pietra ricaddero a terra. La nube rossa era completamente svanita. Il Reverendo mollò la presa dei denti appuntiti sulla bocca della strega.

 

Il sangue cadde copioso dalle labbra e dalla lingua lacerate della donna… I suoi occhi erano tornati normali. Ansimò, indietreggiando verso il muro e fissando il Maestro.

 

La luce della luna attraverso il grosso cerchio sul soffitto lo illuminò in pieno. Aveva le orbite completamente rosse del sangue di Martha Cory.

 

 

 

Tara afferrò Willow e la riportò al sicuro nell’ombra.

 

 

 

Tara guardò Martha, come per gridarle di scappare. Ma la strega nera indietreggiò sempre più, si trovò contro il muro.

 

In un attimo Martha Cory capì che sarebbe morta e il suo pensiero volò a ciò che contava davvero per la sua vita che svaniva. Stava per chiudere gli occhi per sempre, privata della sua magia, prosciugata completamente del suo potere e si chiese cosa aveva fatto di importante, cosa contava…

 

Quando la tua vita si spegne capisci se ciò che importava davvero era avere maggior potere o se il volto di qualcuno si bagnerà di lacrime nel sapere della tua morte; se il tuo ricordo piegherà le labbra di qualcuno in un sorriso; se qualcuno si ricorderà con amore di una strega maledetta…se qualcuno si ricorderà che sei nata e vissuta su questa terra. Il potere non ti ha consolata nelle notti di solitudine e il potere non ti renderà immortale nella memoria degli altri.

 

 

 

***

 

 

 

Il vecchio capo della servitù di casa Parris si era messo accanto ai cavalli, all’entrata del fienile abbandonato…nessuno sarebbe potuto entrare senza doverlo affrontare e lui sarebbe morto per adempiere alla promessa fatta a Willow Parris.

 

Le quattro fanciulle si erano stese sulla paglia, vicine, troppo impaurite per sparpagliarsi in giacigli distanti. Distese fra il sonno e la veglia fissavano il soffitto di legno, a qualche metro da dove Tara aveva fatto l’amore con la sua strega rossa. Sarah Good dormiva, stretta alla Osborne che le accarezzava i capelli marrone chiaro.

 

Ann alzò la testa di scatto, ansimando. La nipote del Reverendo Parris la fissò.

 

 

 

<< Che succede?>>

 

 

 

La giovane Walcott fissò il vuoto con sguardo assente e terrorizzato. Tutte ebbero una strana sensazione, come se la fiamma che bruciava indesiderata dentro di loro fosse stata spenta improvvisamente, lasciando un vuoto ancor più lacerante. Ma Ann provava dolore…

 

 

 

<< Cosa succede Ann?>>

 

 

 

<< Lei sta morendo!>>

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Il Maestro assaporò la paura brillare negli occhi della sua regina del male, attaccata al muro.

 

Uno scatto…il pugnale volò squarciando l’aria e conficcandosi nel petto della strega, inchiodandola al muro.

 

 

 

<< Ah!>>

 

 

 

Martha fissò il pugnale, il sangue, sentì il suo corpo inchiodato al mulo dalla lama dura attraverso il suo petto…ma la donna maledetta era troppo forte per morire in pochi istanti e il Reverendo Burroughs ebbe il tempo di percepire il dolore di una fanciulla a miglia di distanza.

 

 

 

<< Oh, interessante! Qualcuno soffre per la tua morte…beh non vogliamo non darle l’opportunità di piangerti come si deve, non è vero mio tesoro?>>

 

 

 

Le orbite del reverendo erano ancora piene di rosso scuro, sangue. Fece un lieve gesto con la mano e davanti alla donna inchiodata apparve una diciassettenne esile e alta, dal volto piccolo e angelico, i capelli neri lunghi e lisci, gli occhi scuri impauriti e smarriti, le vesti chiare sporche e strappate, la pelle delicata solcata da strani disegni malamente cicatrizzati.

 

Ann si guardò intorno, spaesata. Vide il giudice della Santa Inquisizione; le streghe che l’avevano salvata, rannicchiate in un angolo scuro, la donna bionda appoggiata contro il petto della bella cugina di Abigail…piena di sangue.

 

 

 

Si voltò verso il muro…il cuore le cedette, le lacrime le appannarono la vista, la strega nera che l’aveva tanto tormentata era inchiodata come un animale da macello e perdeva tantissimo sangue. Soffriva e non capiva neanche perché.

 

 

 

<<A…A-Ann…>>

 

 

 

Martha alzò gli occhi sofferenti e vide la ragazzina che le si avvicinava. Alzò dolorosamente una mano verso la fanciulla e le accarezzò una guancia liscia e bianca, asciugandole le piccole lacrime trasparenti.

 

 

 

Si guardarono negli occhi, silenziose, senza dire nulla, per un istante.

 

Tentò di parlare, ma dalla bocca colò un fiotto di sangue.

 

 

 

<< M-Mi di-di….>>

 

 

 

La mano della donna ricadde pesante, senza vita e la testa le penzolò sul lato, inanimata.

 

 

 

<<NOO!>>

 

 

 

La giovane Walcott fissò quel corpo senza vita, zuppo di sangue, vuoto. Afferrò il pugnale e tirò con una forza che non sapeva di avere. Il corpo della strega cadde a terra e la fanciulla si inginocchiò, prendendolo fra le braccia.

 

 

 

<< Ann, confesso che mi riesce difficile credere che tu amassi quella donna maledetta! Lei ti ha catturata, violentata, condannata alla morte…seviziata con tecniche di cui solo lei era capace…>>

 

 

 

Ma Ann non lo ascoltava e il Principe lo capì.

 

<< Cosa stai facendo piccola Ann?>>

 

 

 

<< Piango, perché mi dispiace per lei. Non ha avuto il tempo di capire…>>

 

 

 

Le orbite del reverendo erano tornate normali mentre fissava la scena a suo parere stupida e insensata.

 

 

 

<< Cosa doveva capire Ann?>>

 

 

 

<< Lei confondeva l’amore con il potere, credeva che possedere significasse amare…non ha avuto il tempo di capire che il potere non rende invincibili e che l’amore è ciò che da senso ai nostri pochi giorni su questa stupida terra!>>

 

 

 

Willow stava piangendo, d’un tratto aveva capito che tutti hanno il diritto d’essere amati, anche se credono che l’amore sia solo una vana debolezza umana. Tara ansimò per il dolore delle ferite poi sussurrò.

 

 

 

<< Salvala W-Willow! L-lui la u-ucciderà…>>

 

 

 

 

 

<<Davvero molto, molto interessante il tuo punto di vista Ann, peccato che io non condivida. È stato molto gustoso assaporare il tuo dolore, posso ancora sentirlo, quasi toccarlo! Le lacrime di disperazione sono così…così dissetanti!>>

 

 

 

Ciò che era successo al corpo del giovane Oaborne si ripeté su quello della strega. Ann sentì le fiamme divampare sotto la carne della donna e fuoriuscire dalle orbite e dalla bocca spalancata, ma non la lasciò andare.

 

 

 

Alle parole di Tara Willow si voltò verso la ragazzina. Vide il Principe in piedi su di lei, fissarla magnanimo, quasi paterno, poi si chinò…

 

 

 

<< ANN!>>

 

 

 

La strega rossa vide il pugnale a terra. Lo comandò, scagliandolo contro il reverendo e piantandoglielo nello stomaco.

 

 

 

Ann non si spostò. Burroughs si piegò in due. Willow corse verso la ragazzina e la trascinò lontano dal corpo carbonizzato della Cory.

 

 

 

Le due streghe di trovarono divise ai due estremi della chiesa sconsacrata. Il Principe si riprese lentamente, rialzando la testa e riprendendo il pugnale con uno strattone deciso e veloce che sembrò fargli parecchio male. Le sue pupille si riempirono di nuovo del sangue delle vittime immolate al suo sacrificio.

 

 

 

<<STUPIDA! Ci vuole ben altro per uccidermi, e questo pugnale è stato forgiato esclusivamente per me dall’entità maligna che me ne ha fatto dono. Non può chiedere in tributo la mia anima!>>

 

 

 

<< Se ancora ne avete una!>>

 

 

 

<<Willow, credi che un assassino non abbia un anima? Solo perché non amo e non mi sacrifico per la vita degli altri non vuol dire che io non sia umano tanto quanto te. Ti piacerebbe sapere chi è il mio terzo suddito fedele? L’ultimo tassello che mi separa dall’ottenere il cuore che cerco…Saresti sorpresa nel capire che ti è più vicino di quanto pensi, vicino solo quanto un devoto genitore può essere!>>

 

 

 

Willow rabbrividì. Di chi stava parlando? D’un tratto la sua mente volò al ricordo di John Osborne che metteva una mano sulla spalla del padre. Si ricordò con quanta cattiveria il Reverendo Parris l’aveva fatta incatenare e con quanta disgustosa soddisfazione aveva assistito all’arresto della strega bionda…

 

 

 

<< M-Mio padre!>>

 

 

 

Il principe si fece da parte, inchinandosi ed indicando con la mano il buio della sala, come a un ballo di gala si annuncia un ospite importante.

 

Dall’ombra avanzò una figura. La giovane Parris tentò di delinearne le forme. Era troppo bassa per essere il Reverendo Samuel Parris, troppo snella e longilinea, aggraziata.

 

 

 

Alla luce della luna presero forma il volto e i lunghi boccoli vermigli di Catherine Parris.

 

 

 

<<Madre…>>

 

 

 

La donna prese la mano del Reverendo che le veniva porta elegantemente.

 

Tara fissò i suoi capelli rossi…

 

 

 

“Una fanciulla, aveva il viso coperto, andava molto di fretta…aveva lunghi capelli rossi!”

 

 

 

Il carceriere aveva visto i capelli rossi della moglie del pastore di Salem Village, la notte di quel dannato 26 Febbraio.

 

 

 

<< Sì figlia mia!>>

 

 

 

<< Perché madre?>>

 

 

 

<< Per amore figlia mia, per amore…>>

 

 

 

Tara si alzò faticosamente in piedi, cercando di proteggere la sua Willow.

 

 

 

<< W-Will è…stata lei a ma-mandare la lettera!>>

 

 

 

Willow aveva gli occhi pieni di lacrime, si voltò verso la strega bionda, poi di nuovo verso la madre.

 

 

 

<< Cosa? Ma…ma è impossibile, chi ha scritto quella lettera…>>

 

 

 

<< Sapeva! Sì, io sapevo figlia mia…>>

 

 

 

La donna si voltò verso Tara con disprezzo e rabbia negli occhi grandi e con una punta di amarezza e di disgusto nella voce sottile.

 

 

 

<< Sapevo di te e di questa...Questa Schiava, una lurida sporca strega che ti ha annebbiato la mente!>>

 

***

 

 

 

<<Non avete sopportato che vostra figlia non mi amasse?>>

 

 

 

<< Cosa diavolo farneticate?>>

 

Catherine tentò di divincolarsi dalla presa forte del giovane aristocratico.

 

 

 

<<Di Miss Willow e della strega bionda! Voi sapevate cosa la strega faceva a vostra figlia nei boschi ad ovest, sotto il sole o con la luna piena...i loro corpi nudi e intrecciati, sentivate l’odore del lerciume del peccato e dell’abominio sparso su tutto il corpo della vostra bella figlia!>>

 

 

 

<< Cosa insinuate dire! Mia figlia non è mai stata toccata da una strega, tanto meno ne è stata amata!>>

 

 

 

La ricca donna parlava con rabbia, con odio, con ribrezzo.

 

 

 

<< Avete mandato quella lettera alla strega nel tentativo di farla crepare più in fretta?>>

 

 

 

<< NO! L’ho fatto perché crepasse senza sperare che mia figlia la salvasse, perché smettesse di credere che mia figlia potesse amarla! >>

 

 

 

Catherine Parris aveva confessato, nei suoi occhi la vergogna e il disprezzo, misti all’orgoglio e alla fierezza del suo sguardo di donna aristocratica.

 

 

 

<< Che madre premurosa! Vostra figlia, l’unica discendente di casa Parris, figlia della donna più bella della contea dell’Essex, colei che avrebbe potuto avere tutti i migliori partiti del New England…Willlow Parris, la perla di Salem, innamorata d’una donna, una schiava, una strega!>>

 

 

 

<< SMETTETELA!>>

 

 

 

John spinse con più forza la donna contro il muro, tappandole la bocca con la grossa mano.

 

 

 

<< PERCHÉ, PERCHÉ DOVREI SMETTERE!>>

 

 

 

Le mani dell’aristocratico scivolarono lungo il bel vestito della moglie del reverendo cercando di strapparglielo.

 

Quella notte Catherine Parris conobbe il male e ne entrò a far parte.

 

 

 

***

 

 

 

<< SAPEVO…lo capii quando mi chiedesti di salvarla, ma speravo che il tuo cuore generoso volesse solo salvare una sporca strega…>>

 

 

 

<< Cosa diavolo dite madre?! Il mio cuore non è mai stato generoso, è sempre stato freddo come il ghiaccio! Ho vissuto nella ricchezza, convinta di essere superiore agli altri…>>

 

 

 

<< Ma tu lo sei figlia mia! Invece la lussuria di quella puttana ti ha allontanata da me, distruggendoti!>>

 

 

 

Tara si nascose nell’ombra, umiliata. Pensò a quelle parole, forse la moglie del reverendo aveva ragione, nel tentativo di donarle la luce e il calore forse l’aveva bruciata con un amore indegno della perla di Salem.

 

 

 

Willow lasciò andare la piccola Ann, che scivolò a terra. La giovane Parris si avvicinò alla madre, incredula.

 

 

 

<<No, no madre! Non sono mai stata migliore degli altri! Tara mi ha insegnato cosa è giusto e cosa è sbagliato, la differenza fra bene e male…Mi ha insegnato l’amore. Io l’amo!>>

 

 

 

Catherine indietreggiò, il suo bel volto fu piegato da una smorfia di disgusto e vergogna.

 

 

 

<< BASTA! Non ascolterò altri obbrobri del genere. Che ribrezzo, che disgusto, che vergogna!>>

 

 

 

Willow avanzò sempre di più verso la madre, con una strana forza negli occhi, il dolore per le parole della madre e l’amore per Tara al primo posto.

 

 

 

<< Cosa c’è di strano? Come voi amavate mio padre io amo Tara!>>

 

 

 

<< Non è la stessa cosa!>>

 

 

 

<< Invece sì! Io amo una donna, madre! Una schiava, una strega che mi ha donato metà del suo cuore. Ora il suo sangue scorre nelle mie vene, mi ha donato metà della sua magia e mi ha ribattezzata con un nuovo nome…>>

 

 

 

Willow si fermò ad un passo da Catherine Parris e la fissò negli occhi dello stesso dolce colore.

 

 

 

<< Salutate la Strega Rossa madre!>>

 

 

 

La strega bionda rialzò gli occhi, la sua Willow lottava per lei, affrontando il rispetto, la devozione e l’amore che provava per la madre pur di difenderla, come per far capire al mondo intero che Tara Indian era il suo Amore. Sussurrò, debolmente, con le lacrime agli occhi:

 

 

 

<< Willow!>>

 

 

 

Ma la moglie del Reverendo Samuel Parris guardò la figlia con un volto di pietra e uno sguardo di ghiaccio.

 

 

 

<< Il mio povero cuore non può sopportare altro!>>

 

 

 

<< Lui vi ucciderà!>>

 

 

 

<< Cosa importa tu mi hai già uccisa tre volte!>>

 

 

 

D’un tratto la punta insanguinata della lama grigia del pugnale spuntò dal petto della donna. Il sangue rosso scuro macchiò il prezioso vestito color avorio, con una grossa macchia rotonda.

 

 

 

<< madre…>>

 

 

 

Burroughs ricacciò il pugnale e Catherine Parris cadde a terra, Willow gridò, ma non ebbe il tempo di soccorrere la madre.

 

 

 

<< Può sembrare incomprensibile non è vero? Come da tanto amore materno possa nascere tanta malignità!>>

 

 

 

Il corpo fu investito dalle fiamme. Ci fu un’esplosione. Willow fu gettata contro il muro, Ann si rifugiò sotto una panca di legno.

 

 

 

La pelle del reverendo Burroughs si squarciò e sotto la carne incominciò a farsi strada un nuovo volto. La bestia che le fanciulle avevano visto nel bosco si materializzò sotto gli occhi delle streghe e della diciassettenne terrorizzate, divorando ciò che di umano restava del Principe.

 

 

 

Una risata, potente, profonda, demoniaca. Degli occhi gialli, con la pupilla di serpente, brillarono nella nube dell’esplosione.

 

 

 

<< Mi dispiace fanciulle, non credo che ora le vostre candele serviranno a molto!>>

 

 

 

Il Maestro venne avanti, aveva riacquistato la sua immagine umana, ma gli occhi gialli continuavano a brillare, orribili, terrificanti e demoniaci.

 

 

 

<< Saresti dovuta salire su quella nave con il tuo fratellino e lasciare che lei vivesse la sua vita, senza di te. L’hai portata a morire!>>

 

 

 

Il principe si avvicinò a Tara, che si reggeva contro una panchina.

 

 

 

<<Lasciala stare!>>

 

 

 

<< Non proteggerla Willow, lei ha detto che doveva avere la forza per proteggere te, ora lascia che tenga fede alla sua promessa!>>

 

 

 

L’afferrò per la gola, sollevandola da terra. Tara respirò affannosamente, fissandolo terrorizzata e cercando di aprirgli la grossa mano.

 

 

 

<< Sei troppo debole, che gusto ci sarebbe ad ucciderti così in fretta!>>

 

 

 

Willow si voltò verso la giovane Walcott.

 

 

 

<< Scappa Ann, corri più veloce che puoi, allontanati!>>

 

La ragazza si gettò fuori e corse con quanta forza aveva, senza voltarsi più indietro.

 

 

 

<< Lasciala andare!>>

 

 

 

<< Siete esattamente dove volevo, l’una lontana dall’altra!>>

 

 

 

La strega bionda fu scaraventata sulle panche di legno marcio che si spaccarono.

 

 

 

<< Visto che siete tutte e due tanto pronte a morire per l’altra sarà divertente vedere chi creperà per prima e chi invece dovrà restare!>>

 

 

 

<< TARA!>>

 

 

 

La giovane Parris corse verso la schiava a terra, ma Burroughs la bloccò con una scarica di fulmini, rigettandola indietro.

 

 

 

<< Questo non te lo permetto Willow! Anche se d’altra parte non è stimolante per me combattere contro degli avversari così deboli, insieme sareste capaci di meglio e io potrei finalmente constatare quanto potere ha il mio nuovo cuore di demone!>>

 

 

 

Tara si rialzò, le sue ferite non le davano tregua e il dolore per la caduta le aveva rese ancor più lancinanti. Corse verso Willow. Stringerle la mano le costò un altro spasimo lungo i tagli profondi del palmo.

 

 

 

<< Tara alza lo scudo!>>

 

 

 

La strega bionda chiuse gli occhi, un vento mistico le scompigliò i capelli. Riaprì gli occhi fulminando il Reverendo con la luce blu del suo sguardo.

 

 

 

La stella a cinque punte riprese vita, di nuovo sotto gli occhi dell’uomo.

 

 

 

<< Questa volta non vi basterà un po’ di fuoco!>>

 

 

 

All’interno delle fiamme le due streghe ebbero finalmente un po’ di respiro e si fissarono negli occhi.

 

La voce di Tara era debole.

 

 

 

<< Hai affrontato tua madre!>>

 

 

 

<< Tu hai affrontato la morte!>>

 

 

 

<< potevamo andarcene…>>

 

 

 

<< e siamo rimaste!>>

 

 

 

La schiava prese entrambe le mani della sua signora.

 

<< Hai qualche rimpianto?>>

 

 

 

<< Finché saremo insieme nulla di ciò che faremo sarà mai in vano!>>

 

 

 

<< Se dovessimo morire?>>

 

 

 

<< È con te e per te che voglio morire!>>

 

 

 

Si strinsero, Tara appoggiò la fronte sul petto di Willow. Delle lacrime caddero sulla testa della strega bionda, bagnandole i capelli d’oro.

 

 

 

<< Non ti lascerò mai, anche quando morirò troverò il modo di tornare da te!>>

 

 

 

All’esterno dello scudo di fuoco il Principe tentò di passare fra le fiamme che gli divamparono contro, più ferocemente, assumendo la forma di zanne di lupo.

 

 

 

Le parole sincere delle due donne alimentarono il fuoco vivo della leggenda che incominciò a propagarsi velocemente, estendendosi come un cerchio che si allarga e divorando tutto ciò che trovava sul suo cammino.

 

 

 

Il silenzio della notte e del bosco al limitare della collina fu lacerato dal ruggito delle fiamme. La luna vide dall’alto un cerchio espandersi a macchia d’olio. La chiesa sconsacrata fu spazzata via, il Principe venne sbranato dalle lingue di fuoco. Tutto ciò che si trovava nel raggio di centro metri fu distrutto dal cerchio di fiamme.

 

 

 

Come l’esplosione d’una stella, l’energia di Willow e Tara si disperse esplodendo nel fuoco. Poi ad un tratto fu richiamata indietro, risucchiata dal centro del potere.

 

Il cerchio infuocato si rimpicciolì sempre di più, velocemente risucchiato verso l’interno per poi scoppiare in una lancia di fiamme alta chilometri che racchiuse le due streghe.

 

 

 

Anche gli abitanti di Salem intravidero sbigottiti il faro di fuoco brillare nella notte, lontanissimo.

 

 

 

Poi si affievolì, finendo con il racchiudere solo l’abbraccio della strega bionda e della sua principessa rossa.

 

 

 

Willow si guardò intorno, solo terra bruciata e odore di fumo, per metri e metri.

 

Un diametro di circa cento metri di terreno era stato completamente distrutto, al centro Willow e Tara si guardarono commosse.

 

Willow sorrise, quel sorriso dolce per cui Tara viveva…

 

 

 

Un ombra dietro Tara. Uno scatto. Un colpo…

 

<< Tara giù!>>

 

 

 

Un movimento improvviso. Willow spinse Tara a terra. Il sibilo d’un pugnale. Un mugolio sommesso di dolore. Tara a terra. Willow in piedi contro il principe.

 

 

 

Il sangue della strega squarciò la vista dell’amante, accecandola di terrore.

 

 

 

<< T-Tara…>>

 

 

 

<< Will..>>

 

 

 

Il Maestro estrasse con forza e crudeltà il pugnale dalle viscere della sua ultima vittima che cadde in ginocchio.

 

 

 

<< WILLOW, WILLOW!>>

 

 

 

Tara si gettò strisciando verso la strega inginocchiata, che fissava il vuoto con sguardo assente.

 

 

 

<< Will, Will no, ti prego, ti prego no!>>

 

 

 

Il Principe si allontanò, fiero di sé stesso, pronto a godersi la nuova scena, ad assaporare altro dolore a dissetarsi di altre lacrime.

 

Tara le prese il volto fra le mani sanguinanti, guardandola fra le lacrime. La sua voce era rotta dal pianto, roca per la disperazione e il dolore, interrotta dai singhiozzi.

 

 

 

<< Willow, Amore mio!>>

 

Le accarezzò freneticamente la testa, come a riportarla indietro, come per svegliarla, per impedire che quella ferita mortale gliela portasse via per sempre.

 

 

 

<<No, noo!>>

 

 

 

La forza della strega rossa venne meno e cadde di lato, fra le braccia di Tara. I suoi piccoli occhi verdi la guardarono e sembrò tornare alla realtà, si illuminarono di nuovo e sorrise, ancora una volta, accarezzando i capelli biondi della sua strega.

 

 

 

<< Tara!>>

 

 

 

<< Sì, sono qui, sono qui Willow non ti abbandonerò!>>

 

 

 

<< Mai?>>

 

 

 

<< Mai, resto con te!>>

 

 

 

<< Per sempre?>>

 

 

 

<< Noi siamo per sempre!>>

 

 

 

Dentro Tara che cullava la sua Willow arrivò fatale e tagliente la consapevolezza che il suo amore stava per chiudere gli occhi e che non si sarebbe risvegliata come ogni altra volta, con i suoi baci.

 

 

 

<< è questo ciò che voglio vedere aprendo gli occhi al mattino…Il tuo volto è l’ultima immagine che voglio avere di questa terra!>>

 

 

 

Tara tentò di non piangere, ma il volto le si deformò in una smorfia di dolore, mentre le sue lacrime salate cadevano sul volto di Willow.

 

 

 

<< No, non è giusto…Willow non mi lasciare, non mi lasciare!>>

 

 

 

<< Troverò il m-modo di tor-nare d-da te, ad ogni costo…>>

 

 

 

<< Ciò è impossibile mia cara Willow, vedi quando il tuo cuoricino smetterà di battere tu semplicemente non esisterai più!>>

 

 

 

Tara alzò gli occhi rossi verso il sant’uomo, il sangue dei capillari mischiato al blu creò un effetto terrificante. Poi tornò a guardare la sua Willow.

 

 

 

<< Sto per m-morire n-non è v-vero?>>

 

 

 

<<Sì, s-sì ì ì…ti riporterò indietro, ad ogni costo… >>

 

 

 

<<Ah!>>

 

Lo sguardo della strega rossa si irrigidì, una fitta di dolore la colpi facendole gettare la testa all’indietro.

 

 

 

<<Will…WILL, NO, NON LASCIARMI TI PREGO….non abbandonarmi!>>

 

 

 

Delle gocce di sangue scuro scivolarono dalla bocca della rossa e dall’interno delle orbite, scivolando sulle guance. In un ultimo disperato tentativo Willow raccolse tutte le sue forze per la sua ultima magia e recitò il suo primo incantesimo fissando gli occhi di Tara.

 

 

 

<< A colei che come il sole ha riscaldato la mia vita, vada la mia ultima magia…>>

 

 

 

Tara sentì il sapore del sangue di Willow sulla bocca, sulla lingua, ancora una volta, per l’ultima volta, la sensazione delle sue labbra darle vita e speranza.

 

I tagli sulle mani si riempirono d’una luce dorata richiudendosi, la schiena ustionata tornò liscia e bianca…Tara ebbe indietro la forza serbata nell’altra metà del suo cuore di strega, mentre l’anima di Willow Parris si dissolse e il suo corpo divenne più leggero. Tara percepì metà del suo cuore fermarsi, smettendo di battere.

 

 

 

<< Willow…>>

 

 

 

Un sussurro, come quello che la giovane aristocratica aveva emanato nelle sue stanze, il mattino dopo una notte di tempesta.

 

Solo un debole sussurro, e nulla più. Willow non sarebbe stata ormai nulla di più che un sussurro o un nome gridato al vento.

 

 

 

Ma ormai nessun bisbiglio debole o forte di Tara le avrebbe ridato indietro la sua strega. Era finito, era tutto finito così. Il suo amore ora era solo un amaro ricordo, un pensiero. Stringeva Willow fra le mani eppure non la sentiva più, tutto il suo sangue si disperdeva e lei non l’aveva salvata. L’aveva trasformata in una strega; l’aveva riportata a Salem; l’aveva vista battersi per lei; l’aveva guardata salvarle la vita, infilzata dal pugnale al suo posto; l’aveva guardata morire e non aveva avuto la capacità di salvarla. Era sola, non l’avrebbe sentita ridere mai più; non le avrebbe sorriso mai più; non l’avrebbe mai più accarezzata.

 

Era finito…si era dissolto tutto, esisteva perché era Willow a chiamarla per nome ed ora anche il suo nome si sarebbe disperso nel vento, perché la voce del suo Amore non l’avrebbe mai più cercata.

 

 

 

 

 

<< Sai cosa mi è sempre piaciuto adoperare con le streghe? Le maledizioni! Mentre giocavate con il fuoco ho fatto cadere una nuova, magnifica maledizione sul mio bel pugnale!>>

 

 

 

Ma Tara non lo ascoltava, non aveva la forza per preoccuparsi di lui, pensava solo a stringere Willow che non si risvegliava.

 

Il Sant’uomo si voltò di nuovo verso Tara, giocherellando con la punta del coltello, con sarcasmo

 

 

 

<<…Streghe di Salem che avete sfidato il Principe, che il pugnale che in questa notte vi ha divise faccia ricadere spietata su di voi la mia punizione eterna… Lama impietosa per ogni vita che avranno dona loro l’inferno e il sangue ora qui versato. Divise in terra e in cielo. Passerete l’eternità a cercarvi, senza mai più ritrovarvi!>>

 

 

 

Tara percepì come otturate e insensate le parole del Principe.

 

 

 

La terra bruciata sotto le due streghe divenne improvvisamente molliccia. Dal fango nero dei bracci melmosi afferrarono il corpo di Willow. La strega bionda tentò di stringere il corpo e di tirarlo in salvo. Ma una decina di mani lo trascinò nel liquame nero.

 

 

 

Tara strinse i vestiti del cadavere.

 

 

 

<< NOO, LASCIATELA, LASCIATELAA!>>

 

 

 

La donna fissò gli occhi verdi di Willow, spenti, vuoti, fissarla inanimati, mentre il suo volto freddo scompariva nel fango.

 

 

 

<< NO…LEI È MIA, NON PUOI PORTARMELA VIA!>>

 

 

 

La strega non ebbe la forza di mollare la presa, il cadavere venne completamente inghiottito dalla melma. Tara sprofondò con le braccia, sentiva ancora la sua presa stretta attorno ai vestiti di Willow. Non gliel’avrebbero portata via, ancora.

 

Ma ad un tratto capì di stringere nel pugno solo un mucchio di fango. Scavò freneticamente nel liquido nero e putrido. Degli schizzi di fango le macchiarono il volto. Ma Willow era sparita, gliel’avevano portata via, ancora.

 

 

 

<< Mi dispiace schiava, l’ho già fatto. Non la riavrai mai, è una promessa!>>

 

 

 

Dentro di Tara qualcosa morì, forse la speranza, la gioia, la serenità del suo sguardo blu. Forse la vita che fluiva dentro di lei, la sua voglia di combattere.

 

Forse, semplicemente morì anche lei. Davanti ai suoi occhi vuoti e persi passarono come in un lampo tutte le immagini più care.

 

 

 

Vide Willow nelle sue stanze sfarzosissime, fissarla aspettando una risposta; Vide il suo sguardo arrabbiato, freddo, superiore, cacciarla via; Vide i suoi occhi verdi guardarla curiosi, quasi spaventati, attraverso il vetro d’una finestra appannata, durante una notte di vino e balli; Vide i suoi occhi farsi teneri, e il suo sorriso nascere sulle labbra sottili; Vide i suoi lunghi capelli rossi brillare al sole della contea dell’Essex; Vide il tremore nel suo sguardo, andando incontro a un cavallo; Vide i salici piangenti e sentì la sua voce chiederle di pronunciare ancora il proprio nome; Vide la sua figura amabile e leggera nelle scuderie, durante un temporale, la sua voce dirle che doveva andarsene; Vide il suo volto dolorante, mentre un pugnale le incideva il petto; Vide il suo pianto nel cercare di salvarla dalla prigione; Vide il suo contorno opaco nell’oscurità d’un fienile abbandonato; Vide il suo potere crescere; vide i suoi occhi dirle addio.

 

E la vide morire per lei.

 

 

 

Rialzò gli occhi verso il Maestro. Il suo sguardo rosso di sangue e quello giallo e serpentino del Principe si incrociarono, si sfidarono.

 

 

 

Improvvisamente i capelli di Tara volarono alti sopra le sue spalle, neri come l’ebano più scuro. Il suo corpo divenne bianchissimo e sulla faccia, rivolta verso l’alto comparvero minuscole vene scure. Le sue vesti di schiava, sporche e lacerate si tramutarono in un lungo ed elegante vestito corvino.

 

Su tutto il corpo le nuove vene fecero fluire attraverso le sue carni la magia nera. Un potentissimo fascio di energia salì dalla terra bruciata verso l’alto, investendo la strega.

 

Quando il suo volto si abbassò e il suo sguardo tornò ad incrociarsi con quello del sant’uomo i suoi occhi riflettevano le tenebre d’una notte senza luna.

 

Il reverendo indietreggiò.

 

 

 

La voce della strega risuonò come un boato infernale, intrisa della rabbia e della disperazione più laceranti.

 

 

 

 

 

<< Morte ingannatrice, giudice di sorte tribolatrice, se con l’inganno a me sottratta, a questo cuore, per oscura magia sarà ridata, l’anima candida. Odo la risata del fato avverso. Taci oh meschino, maledetto, taci e ammira la forza di ciò che credevi distrutto. Per forza d’amore condannato, questa magia si ripeterà nonostante tutto. Strega e strega; cuore e cuore; nome e nome, attraverso tempo e spazio fa Eros che nulla sia disfatto. La strega rossa fra le mie braccia farai dormire, ancora una volta, per ogni volta che la maledizione, in paradiso ci terrà divise. Finché questa carne con la sua invecchierà e assieme ad ella, con sospiro beato questo cuore appassirà. SE LA MORTE SE L’È PRESA IO ME LA RIPRENDERÒ!>>

 

 

 

All’incantesimo della strega il fango restituì il cadavere di Willow Parris alla luce della luna, nudo e sporco.

 

 

 

Il pugnale stretto nel pugno del Principe fu afferrato da una forza invisibile e si conficcò nel terreno bruciato.

 

 

 

<<VORRESTI MORIRE NON È VERO?>>

 

 

 

Il demonio dentro Burroughs si fece strada, squarciando la pelle umana del principe. Un’enorme bestia satanica rise correndo verso la strega. Che, senza fermarsi gli puntò contro il palmo della mano e lo colpì con una lancia rossa, perforandogli il torace.

 

Il caprone finì inchiodato alla terra. Quella che un tempo era la strega bionda richiamò a sé la melma putrida e infernale che aveva inghiottito Willow.

 

 

 

Il fango divorò la bestia, inghiottendola velocemente. Una serie di lampi sull’orizzonte notturno manifestarono il crescente potere di Tara.

 

 

 

Dopo solo un secondo la mano del Maestro squarciò le fauci di fango e il suo corpo villoso riapparve, strisciando fuori dalla melma come partorito dall’inferno.

 

 

 

<< Neanche l’inferno ti vuole!>>

 

 

 

<< Mi ha risputato indietro strega! Devo ammettere che la tua è stata una magia molto potente. Ma come vedi, non abbastanza!>>

 

 

 

Le zanne del suo volto di capra si spalancarono, a dismisura, la sua bocca nera sembrò un’immensa voragine. I suoi occhi divennero bianchi e la strega nera cadde in ginocchio, mentre tutte le sue energie vennero risucchiate.

 

 

 

Tara si risvegliò, intravide una ciocca dei suoi capelli biondi, era stesa accanto al corpo nudo di Willow. Era ancora notte, ma l’orizzonte incominciò a dipingersi di rosso. Intorno a sé solo terra bruciata e alberi silenziosi. Poi d’un tratto ancora quella voce rauca e profonda.

 

 

 

<< Credevi che ti sarebbe bastato invocare le forze degl’inferi per sconfiggermi? Ma il tuo disperato tentativo mi ha reso in grado di succhiare la tua energia!>>

 

 

 

<< H-Ho u-un cuore d-di strega e…>>

 

 

 

<< Lo so, lo so! Come strega rinascerai, un cuore di strega non si perde mai! Ed ora la stessa cosa vale per Willow. Tu non hai idea del potere che le hai dato, così immenso da poter raggiungere qualsiasi livello. Gli altri dovranno sempre lavorare il doppio per guadagnare la metà e non ha fatto niente per meritarlo!>>

 

 

 

La strega bionda tentò di rialzarsi in piedi.

 

 

 

<< Credi che il tuo incantesimo abbia distrutto la mia maledizione? Una maledizione non segue mai il suo creatore, ha quasi una volontà sua. Aleggia intorno alla preda creando mille e mille strade per divorarla. Le sue conseguenze possono essere infinite e tornerà, quando meno te lo aspetti, lei ti divorerà!>>

 

 

 

Tara strisciò verso il cadavere della strega rossa, prendendolo fra le braccia.

 

 

 

<< N-No il m-mio incan..il mio incantesimo la f-fermerà!>>

 

 

 

<<Oh no! Il tuo incantesimo l’ha solo resa più debole, ma infliggerà lo stesso la sua punizione. Vi ritroverete, in un’altra vita...>>

 

 

 

<< I-Io la fermerò!>>

 

 

 

Il reverendo aveva ripreso il suo aspetto normale, anche i suoi occhi erano tornati grigi, come sempre erano stati, quando era il più retto dei figli di Dio. Si avvicinò alla strega, privata ormai d’ogni potere e giocherellò col pugnale, spavaldo e sarcastico nella sua superiorità.

 

 

 

<< Molto molto astuto da parte tua ricorrere alle forze oscure! O molto sciocco. Sai cosa hai fatto?>>

 

 

 

Tara ebbe una stretta al cuore, d’un tratto capì, il sant’uomo continuò a parlare, con voce profetica.

 

 

 

<<L’arte figlia delle tenebre, come la lama del cavaliere nel buio. Ferisce, distrugge, punisce, giustizia chiede per sé e per i cuori sofferenti alla luce del giorno, ma nella notte essa dilania e condanna il cavaliere che l’ha impugnata.>>

 

 

 

Gli occhi blu di Tara si spalancarono nel vuoto, la sua bocca si schiuse e sussurrò terrorizzata.

 

 

 

<< No…>>

 

 

 

<< Lei non dà niente per niente. Ti chiederà qualcosa in cambio, vorrà il suo tributo e tu sai cosa si prenderà!>>

 

 

 

La strega bionda guardò spaventata gli occhi ancora aperti della strega rossa, morta, con i capelli rossi sporchi di fango.

 

 

 

<< Willow…>>

 

 

 

<< La vorrà, vorrà il suo cuore di strega e il suo potere immenso e ci riuscirà, stanne certa, l’avrà!>>

 

 

 

 

 

Tara guardò quel cadavere ancora una volta, le lacrime salate le scivolarono in bocca e si gettò verso il principe, con furia. Burroughs le afferrò entrambi i piccoli polsi, costringendola a guardarlo negli occhi.

 

 

 

<< Vorresti morire? Mi dispiace schiava ma non sarò io ad alleviare il tuo dolore!>>

 

 

 

La spinse a terra, il volto di Tara si graffiò e qualche piccolo , lungo solco incominciò a sanguinare. Alzò gli occhi verso l’alto, il volto squadrato e impietoso del Principe la fissava con disgusto.

 

 

 

<< Mi dispiace per te, ma questa è una storia in cui vince il male! Nessuno può sconfiggermi tanto meno potevate voi due, misere streghe!>>

 

 

 

Si voltò, allontanandosi nell’alba che avanzava, dopo cinque passi si fermò senza voltarsi.

 

 

 

<< Forse qualcuno potrebbe, sembra che ne nasca una ogni generazione. Si occupano più che altro di vampiri ma dicono che per loro un essere che respira si può anche toccare e se si può toccare significa che ha della carne che si può infilzare e un cuore che si può far smettere di battere. Sì, forse una di loro potrebbe…>>

 

 

 

La strega bionda non capì.

 

 

 

<< Le chiamano le cacciatrici!>>

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Riaprì lentamente i gradi occhi blu, si ritrovò distesa sotto una finestra. Si rialzò, guardandosi intorno smarrita. Si trovava in una piccola cucina accogliete, aperta su un salottino. Riconosceva l’arredamento allegro, vivace, particolare. Per un istante si perse negli oggettini appoggiati sul tavolino basso, al centro del tappetino rosso. La statuetta d’un elfo; petali di rose e fiori vari, disposti in un piccolo vassoio assieme a fette di mandarini essiccati, al centro una lunga candela viola, accesa, emanava un profumo intenso. Ricordava quel profumo forte, dolciastro. Ricordava La bambina bionda che restava ore e ore china sul tavolino a fissare la fiamma alta della candela, incantata da quell’odore di rose. Quante volte quella bambina bionda si era gettata su quei divani grandi e grigi, con le manine grassocce sporche di marmellata alle fragole. E aveva fissato i libri grandi e impolverati sullo scaffale più alto della libreria infondo, sperando che la mamma li aprisse per farle fare una magia, anche piccola.

 

Tara si mosse verso il soggiorno, e prese un libro dallo scaffale più alto. Com’era facile farlo adesso. Sul dorso un po’ consumato si leggeva ancora “elfi e fate”. Era il suo libro preferito.

 

 

 

<< Tara!>>

 

 

 

La strega bionda riconobbe quella voce amabile e gentile, quella voce che tanto aveva desiderato sentire. Si voltò, quasi incredula. Ed era lì…

 

 

 

<< Mamma!>>

 

 

 

Il libro le scivolò dalle mani, aprendosi all’impatto con il parquet. La luce che entrava dalla finestra illuminò i capelli lunghi e marroni d’una donna alta, bella. Il volto piccolo e scuro, gli occhi grandi come quelli della figlia, ma d’un colore più spento, più chiaro, quasi grigio, il suo sorriso identico a quello della figlia. Aprì le braccia verso la sua bambina e Tara le corse incontro stringendola forte.

 

 

 

<< Figlia mia!>>

 

 

 

Ma nel momento in cui le dita di Tara strinsero la madre, la ragazza capì. Sentì sotto i polpastrelli la carne della madre e capì. Ebbe un vuoto allo stomaco, le lacrime le salirono agli occhi, appannandole la vista. La gioia si spense in un attimo e si rese conto che aveva perso tutto ciò che contava di più.

 

 

 

<< No!>>

 

 

 

Strinse la madre più forte, appoggiando la testa sul suo petto, come quand’era bambina.

 

 

 

<< Mi dispiace figlia mia, era destino che accadesse!>>

 

 

 

Tara alzò la testa, guardando la madre fra le lacrime.

 

 

 

<< N-No, no! Come può il mio destino essere tanto brutto? Non è giusto…Ricordo Buffy e Xander, Willow e…>>

 

 

 

La mano destra di Tara partì, quasi involontariamente, sfiorando un grosso foro di proiettile sul suo polmone sinistro.

 

 

 

<< Sono morta!>>

 

 

 

<< Ti hanno sparato, ma una forza più grande ha guidato quel colpo!>>

 

 

 

Gli occhi di Tara erano persi nel vuoto, non riusciva a pensare a nient’altro che alla sua Willow rimasta sola, non l’avrebbe mai più potuta stringere fra le braccia. Erano state divise da qualcosa o da qualcuno senza darle il tempo di realizzare i suoi sogni. Voleva fare ancora tante cose sulla terra, voleva diventare madre. Prima di morire avrebbe tanto voluto lasciare un segno del suo passaggio sulla terra e invece era lì, in chissà che paradiso illusorio a stringere la madre morta, lontano dalla sua strega rossa.

 

 

 

<< Perché? Non è giusto! Io non le ho detto Addio…>>

 

 

 

D’un tratto si ritrovarono di fronte ad una porta bianca, Tara la riconobbe. La madre l’aprì. All’interno, sulla sinistra un piccolo letto dipinto di rosa, e sulla coperta un immenso ciclamino con sfumature lilla. Le pareti variavano da sfumature di viola chiaro a rosa pallido. Tantissimi peluche colorati, sorridevano sugli scaffali d’una piccola libreria e sulla scrivania bassa, sotto la finestrella con le tendine ricamate. La stanza d’una bambina strega, d’una streghetta.

 

Tara vide la madre sedersi sul lettino e fece lo stesso.

 

 

 

<< Ti racconterò una storia streghetta mia!>>

 

 

 

Alla strega bionda parve d’esser davvero tornata bambina, quando ascoltava storie di streghe e magia, distesa a pancia in giù sul lettone della mamma.

 

La donna le raccontò una strana storia di un piccolo paese lontano. Le raccontò una storia di servi e padroni.

 

Le raccontò una favola di schiave e signore; di cuori freddi come il ghiaccio e vecchi salici piangenti; di cavalli bianchi e principi azzurri indesiderati; di nomi sussurrati al vento fra gli alberi e alla luna argentata.

 

Le raccontò una favola di orgoglio e passione; di cuori di streghe e candele; di sacrifici e lacrime; di sangue e pugnali.

 

Le raccontò una favola di giudici e streghe; di lettere e catene; di corse contro il tempo e pene d’amore; di anelli perduti e fienili dimenticati; di roghi, patiboli e parole senza senso.

 

Le raccontò una strana favola di fuoco e dolore; di amore e morte; di principi e maledizioni; di magie nere e tributi da versare; di streghe cattive e streghe buone; di streghe rosse e streghe bionde.

 

 

 

Tara si alzò dal letto, incredula, scossa. Aveva incontrato Willow in un’altra vita e le aveva dato un cuore di strega.

 

 

 

<< Cosa accadde alla schiava dei Parris?>>

 

 

 

<< Morì! Morì dopo centocinquant’anni dalla notte in cui la spada del principe aveva brillato di nuova luce. Il suo cuore, finalmente smise di battere quando una cacciatrice del sud riuscì ad uccidere l’uomo che il Maestro amava tanto essere. Ma la sua maledizione non è mai stata distrutta.>>

 

 

 

<< Ho rincontrato Willow in questa vita!>>

 

 

 

<< Ma ad un prezzo altissimo! La magia nera la divorerà e lei potrebbe non riuscire a vincere…>>

 

 

 

Tara si sentì terribilmente insignificante e debole, lontana da Willow e senza poterle dire addio.

 

 

 

<< Lei mi riporterà indietro!>>

 

 

 

La voce della madre le arrivò dolce, lenta, comprensiva, tenera.

 

 

 

<< Non può figlia mia, non può!>>

 

 

 

La strega bionda guardò la sua piccola stanzetta, quand’era bambina credeva che la magia potesse risolvere ogni cosa. Guardò fuori dalla finestra e vide uno strano paesaggio, troppo reale, una distesa infinita di prati verdi e altre case dai tetti scuri. D’un tratto alzò lo sguardo, una strana luce le brillò negli occhi.

 

 

 

<< Non dovrà riportarmi indietro…>>

 

 

 

Si voltò verso la madre, dal foro di proiettile il sangue colato si era come incrostato.

 

 

 

<< Sarò io a tornare da lei!>>

 

 

 

E la donna capì cosa voleva fare la bella figlia, la ragazzina che tanto le era mancata e che aveva potuto stringere di nuovo fra le braccia, anche se ad un costo troppo doloroso.

 

 

 

Quell’antico incantesimo, pronunciato dalla disperazione d’una schiava bionda, in una notte di follia e sacrifici, poteva divorare Willow come poteva riportare Tara indietro.

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

Ora che la fan fiction è finita ho il permesso di parlare, perché quando si narra qualcosa che ci appartiene solo per metà, non si può interrompere il discorso per intromettersi nella storia, visto che, semplicemente non facciamo parte di essa. Questa è la prima storia che realizzo su Willow e Tara. Per settimane, pur desiderosa di scrivere, sono rimasta ferma per leggere…leggere le altre fan fiction Volevo immergermi nelle storie degli altri, conoscerli attraverso le loro parole, capire se potevo anche io, come loro, rendere reali i miei pensieri e i miei desideri attraverso questa storia.

 

Mentre scrivevo mi vorticavano nella mente mille domante, ripercorrevo le fan fiction degli altri e mi mordicchiavo le labbra, tentando di dare un senso alla mia. La domanda principale era: “Perché diavolo sto scrivendo?” e poi “Perché tutti sprecano tempo su queste storie inventate?”, “Come mai ce ne sono così tante? Tutte così diverse, tutte così uniche, lunghe, corte; divertenti, tanto tristi; spinte, dolci.” Ho versato mille lacrime, abbozzato tanti sorrisi. Domandato ancora a me stessa: “ Cosa sono queste Fan Fiction, cosa vogliono dire a chi le legge?”

 

Poi ho pensato che, forse nessuno di noi ha mai scritto per dire agli altri qualcosa, magari solo per dirla…a noi stessi. E tutte queste storie, diverse eppure uguali, non sono altro che lo specchio di ciò che vorremmo per noi. Tutte le f-f, iniziano con una frase tipo “tutti i personaggi sono di proprietà di Joss Whedon”.

 

Quando prima ho scritto che queste storie non ci appartengono, o meglio, che sono nostre solo per metà, intendevo dire che possiamo farle belle quanto ci pare e piace, lunghe miliardi di pagine o brevi e laceranti, commoventi, mozzafiato, eppure saranno sempre nostre solo le parole del contorno, la cornice del quadro, l’avventura del giorno o il tentativo di far andare le cose in modo diverso.

 

Tutto il resto, quei due nomi consumati dal troppo scriverli, quelle due figure ormai piene delle più svariate descrizioni, saranno comunque e sempre un sogno. Ed è semplicemente questo che sono tutte le nostre storie, un tentativo di rendere quel sogno anche e soprattutto “nostro”. E tutto ciò che vorrei è essere riuscita a renderlo vivo, vero e vostro.

 

 

 

Questo mio primo tentativo è dedicato

 

A tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere

 

Fino alla parola FINE

 

E in particolare “Streghe di Salem”

 

è dedicata a Daria e Willow

 

con affetto, Grazie

 

Francesca