PER SEMPRE

Autrice: Ary

 

Disclaimer: Tutti i personaggi e i temi da cui prendo spunto sono di proprietà di Joss Whedon.

 

Los Angeles, sono le ultime ore della notte, in giro non c’è nessuno e lei lo sta guardando. Lui cammina tranquillo e solo. Addossati ai muri del vicolo, i senzatetto dormono, o così fanno credere, consci della sua presenza ma non troppo spaventati. Forse, il rischio di essere presi da lui non li fa scappare perché il pensiero di continuare la loro vita in quel modo li spaventa molto di più. Nonostante la loro presenza, lui continua a camminare, non li guarda, non li considera. C’erano stati tempi in cui poteva contare solo sulla gente come loro per sopravvivere, ma ora i tempi erano cambiati, ora può permettersi di scegliere, può giocare con loro, divertirsi ed è quello che fa ogni notte.

 

C’è uno strano odore nell’aria questa notte; lui può sentirlo. I suoi sensi si sono risvegliati a poco a poco, erano stati abituati a restare sopiti, quasi tutti, ma grazie all’allenamento quotidiano, ora può distinguere qualunque rumore, odore, sapore prima ancora di sentirlo o vederlo, e quell’odore gli è famigliare. Non riesce a ricordare, non sa dove ma è certo di averlo gia conosciuto. Gli vengono in mente gli anni passati, è certo che si tratti di qualcosa di lontano nel tempo, ma proprio non riesce ad afferrarlo.

 

Sta ancora cercando di capire di cosa si tratti, quando dal seminterrato di un palazzo esce una piccola compagnia di ragazzi. La serata è finita, il pub ha chiuso, loro sono ubriachi e sono pronti per tornare a casa. Lui li osserva mentre gli passano accanto, sente le loro vite leggere, in quel momento hanno dimenticato tutto, i problemi e le difficoltà sono totalmente superati, come se non esistessero. Questa è l’illusione dell’alcool, anche lui una volta ci è passato, non gli piaceva la sua vita, non gli piaceva quello che c’era a casa, e così annegava i suoi pensieri nell’alcool. Il problema era quando l’effetto finiva, tutto ad un tratto, in un colpo solo, i problemi tornavano a galla, ed erano così pressanti da sconvolgerlo. Ma poi tutto era finito, qualcuno aveva pensato a lui, l’aveva liberato ed ora lui era pronto a liberare gli altri, imprigionati in loro stessi.

 

Appena i ragazzi lo superano lui si ferma, si gira e li osserva attentamente. Tra i cinque presenti il suo sguardo si fissa su di lei: capelli lunghi, biondi, a tratti mossi; magra ed alta. I suoi occhi scrutano ogni suo movimento, ogni smorfia del suo viso mentre i pensieri tornano all’altra, l’oggetto delle sue ossessioni. Nelle ultime settimane l’ha gia trovata ed uccisa almeno una trentina di volte, all’inizio si convince di avercela fatta, di aver sconfitto il suo demone per sempre, ma basta vederne un’altra anche solo simile che l’angoscia e la rabbia lo assalgono di nuovo.

 

Ad un tratto inizia a camminare, sempre più velocemente raggiunge il gruppetto, il suo appetito cresce di secondo in secondo. Arriva a lei, la prende per il braccio e la costringe a girarsi. La ragazza non fa alcuno sforzo, si lascia torcere e avvinghiare dalle sue braccia. Il volto di lui si trasforma in una maschera orrenda, le braccia la stringono e le torcono la testa di lato, i canini sporgono dalle labbra e si appoggiano al collo della ragazza e, lentamente, la vita le scorre via.

 

Dopo qualche istante lui si stacca dalla sua preda, come in estasi, appagato dalla bevuta del sangue di lei misto ad alcool. Guarda il volto della ragazza per la prima volta da vicino, e si rende conto che anche questa volta ha perso. Lei non è il suo demone, lei non è veramente lì tra le sue braccia. Lascia cadere il corpo a terra, si gira a guardare il gruppetto impietrito che lo fissa e mentre decide il da farsi sente ancora quell’odore, questa volta accompagnato da una presenza. C’è qualcuno che lo guarda.

 

E’ quasi l’alba ormai, decide di aver bevuto abbastanza, lascia cadere il corpo del terzo ragazzo a cui ha tolto la vita e si incammina verso casa. Quando arriva l’albergo è vuoto. Non che ci debba essere qualcuno, ma sovente gli capita di trovare indizi della presenza di Cordelia. La ragazza non vuole credere che lui è cambiato. E’ così testarda nel cercare di farlo tornare come prima che ha gia rischiato di morire svariate volte. Basterebbe che lo trovasse in un giorno in cui abbia particolarmente fame, o che sia arrabbiato per qualcosa e potrebbe finire come tutte le altre vittime. Ma la realtà è che lui si diverte di più a prendersi gioco di lei. Cordelia non vuole rassegnarsi, non vuole capire che il suo amico non tornerà più, non ci saranno riti magici questa volta, il vampiro ha fatto la sua scelta ed ora i suoi amici ne devono pagare le conseguenze.

 

 

 

 

 

Nel buio della notte, lei segue tutti i suoi movimenti, come uno spettatore al cinema, non interferisce, prima lo vuole misurare.

 

Un rumore in lontananza. Lui si alza dalla poltrona e con la medesima sensazione di non essere solo cerca di trovare una spiegazione alla sue emozioni. Sente ancora quello strano odore anche nella sua casa. Non riesce proprio a ricordare, per quanti sforzi faccia non capisce perché quel particolare aroma gli crei quelle emozioni.

 

Si sente al tempo stesso emozionato e triste. Come se, un ricordo antico fosse tornato a dirgli che le cose non sono cambiate. Inutile negare a se stessi che la vita solitaria inizia a stargli stretta. Adora essere il padrone di se stesso, ma non dimentica quanto divertimento ha provato in passato in compagnia di altri vampiri.

 

E’ ancora immerso nei suoi pensieri mentre qualcuno gli si avvicina da dietro. I suoi sensi ad un tratto si acuiscono e decide di girarsi. Non ha più voglia di giocare, è arrivato il momento di capire che cosa lo sta seguendo dalla notte precedente. Lentamente si gira con tutta la poltrona su cui è accomodato, lentamente alza lo sguardo, assaporando nel frattempo quell’odore da tempo dimenticato.

 

Non crede ai suoi occhi. Non può credere che le sensazioni di quella notte siano state generate da quella presenza. Non è possibile trattenere un sorriso. Tanta aspettativa per cosa? Per ritrovarsi a guardare in quegli occhi ormai vuoti, privi di qualunque motivazione. Lei gli si avvicina e dolcemente gli prende la mano, posandosela sul volto. Non dice una parola, ma lui sa il perché della sua presenza. Rimangono così a lungo, fissandosi attentamente negli occhi poi lei sposta i capelli rossi di lato, scoprendosi il collo e con la mano lo invita ad avvicinarsi. Non ha nessun rimorso, sta cercando una soluzione al suo dolore e lui è l’unico che può regalargliela.

 

Lui si avvicina lentamente, quasi incredulo, ma divertito. Quando si trova a pochi centimetri dalla sua pelle perde il controllo, non riesce a trattenersi, la morsica violentemente stringendola forte tra le braccia.

 

Dalle labbra di lei scappa un fievole lamento ed una lacrima le scende piano sul volto.

 

Poi un urlo, si agita all’improvviso e spaventata scoppia in una risata isterica, la sua mano scivola sulla sinistra cercando l’interruttore e finalmente nella stanza torna la luce. Willow è seduta sul letto, quello stesso letto che una volta divideva con Tara. Ansima sudata ed il suo corpo è pervaso da un leggero tremolio. Solo un sogno. Confusamente sente arrivare qualcuno di corsa, Buffy apre la porta e le chiede cosa succede.

 

Le due amiche si guardano negli occhi. Buffy non chiede nulla, non ce n’è bisogno, sa cosa vuol dire perdere qualcuno di caro. Si avvicina, abbraccia l’amica e le sussurra di stare tranquilla. Qualunque cosa fosse si è trattato solo di un incubo. Willow ringrazia l’amica e si sdraia pronta a dormire di nuovo. Un incubo.

 

Si è quasi addormentata quando sente una leggera pressione alla spalla, lentamente porta una mano sul collo ed apre gli occhi. La finestra è spalancata e le tende si muovono al vento. Attraverso la luce della da luna lo vede, Angelus è li, in piedi, appagato e sorridente. “Mi hai chiamato? Eccomi”. Willow si porta la mano dal collo fin davanti agli occhi con fatica. Le sue dita sono avvolte da un liquido rosso. La vista le si appanna. Scorge il ghigno di Angelus che rimane a guardarla e poi: il buio.

 

Quando riapre gli occhi si sente leggera. Non ha più freddo e l’ansia provata fino a quel giorno è sparita.

 

Si siede e si guarda intorno. Angelus è in piedi di fronte a lei. La saluta sorridendo e le porge uno stelo di rosa senza fiore. Willow è confusa, non capisce cosa sta succedendo ma sente che si deve fidare. Angelus le si avvicina, la prende per mano e l’aiuta ad alzarsi: “Hai detto che volevi morire, ora sei morta. Hai detto che ti sentivi sola, ora hai la mia compagnia, e tutto questo, per sempre”.