ALL’OMBRA DELLA LUNA

Autore: Kia

 

Rating: NC-17

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendico su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

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!ATTENZIONE!

 

FAN FIC CON CONTENUTI NC - 17 SE HAI MENO DI 18 ANNI NON PUOI LEGGERLA

 

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La strega rossa stava lentamente camminando tra gli alberi, immersa nel silenzio del crepuscolo. Il cielo si stava scurendo sempre di più, ad ogni passo. Una brezza leggera le provocava i vestiti, scoprendo i veli che le ricadevano sulle spalle, leggeri. La brezza da lei stessa evocata.

 

Si abbandonò a quella strana sensazione di solitudine che avvolgeva l’atmosfera, lontana dal clamore del suo mondo, dalle strida della magia nella sua mente. Sfiorò con le dita le foglie dei cespugli, le gocce di rugiada che le scivolavano lungo la mano, si fermavano sul polso, e ricadevano a terra. Il silenzio era pressante, il rumore dei suoi passi provocava delle eco in tutto il bosco, e la cosa la infastidiva. Avrebbe voluto fermarsi, smettere addirittura di respirare, pur di non spezzare l’apatica e irreale tranquillità che aveva creato.

 

Quando anche gli ultimi raggi del sole si furono completamente dispersi, decise di interrompere quella forzata tortura e si abbandonò sull’erba. Il silenzio era totale. Nuovamente la rugiada toccò la sua pelle, stavolta sulla schiena, sulla vita, sulle gambe nude. Brivido freddo. Era proprio quello che voleva: una forte sensazione di disagio e vulnerabilità, da affrontare da sola. Una battaglia da perdere senza prigionieri, vittime… o testimoni. Sola nel suo mondo oscuro, nulla poteva raggiungerla.

 

Persa nei suoi pensieri, la mente distante, ma i suoi sensi erano più vivi che mai. Qualcosa la stava osservando. Una nuova sensazione di disagio la colse, ma stavolta era meno piacevole. Si guardò attorno, scrutando l’oscurità della foresta, alla ricerca di segnali. Il suo sguardo si fermò su un grosso noce poco distante da lei. La brezza evocata sibilava tra i suoi rami, le ombre proiettate dalla luce della luna regolari e costanti. Tranquillità assoluta. Ma la sensazione non era svanita.

 

<<Chi c’è?>> chiese, e subito se ne pentì. La voce appena sussurrata attraversò l’aria sferzante, fendendole la testa a metà. Il silenzio era stato violato inutilmente: nessuna risposta. rimase immobile ancora qualche istante, cercando di concentrarsi. Silenzio. Poi un fruscio. Una presenza tra quei rami.

 

La strega balzò in piedi con uno scatto felino. Qualcuno la stava spiando, la stava spiando nel suo mondo, nel suo terreno di caccia. Si stava prendendo gioco di lei, e la cosa la stava mandando su tutte le furie.

 

<<RIVELATI!!!>> urlò di nuovo, incurante del dolore che le sue grida le stavano provocando.

 

Stavolta il movimento non solo fu udibile, ma anche visibile. Qualcuno stava scappando sull’albero, in gran fretta, scoperto. L’orgoglio di Willow esplose in tutta la sua ira. Un lampo di luce partì dalle dita scintillanti della strega, illuminando la radura con la forza di un fulmine. L’ombra del fuggiasco venne per un attimo svelata nel suo tentativo di evasione. Un nuovo lampo colpì l’albero, ma la rapidità della creatura impedì un’identificazione precisa.

 

Ora basta. Gli occhi di Willow si tinsero di nero mentre la magia pura scorreva nelle sue mani. Un terzo lampo, tremendamente più potente dei primi due, saettò prepotente in direzione del noce. E questa volta, la figura si rivelò.

 

La luce si fermò poco distante dal suo viso, la illuminò per qualche secondo, e poi svanì. La cosa più bella che gli occhi di Willow avessero mai visto. Era una ragazza quasi irreale, lunghi capelli biondi che le ricadevano sconvolti lungo la schiena, i lineamenti delicati come la rugiada su quelle foglie. E profondi occhi azzurri, quegli stessi occhi che la stavano spiando. Osservando. Cercando. Desiderando. Veli azzurri, trasparenti e impenetrabili al tempo stesso, coprivano appena il suo corpo chiaro, scintillante al chiarore della luna nascente. Per la prima volta, la strega capì cosa vuol dire guardare una ninfa.

 

Era sconvolta. La cosa più bella che avesse mai visto. I suoi occhi tornarono verdi, e si velarono di lacrime. Rimase a fissare l’oscurità che avvolgeva la misteriosa donna, senza riuscire a fare altro, ascoltando il silenzio. Attese. E la creatura non si fece attendere. Vi fu di nuovo un fruscio tra i rami, poi il rumore di passi nell’erba. L’ombra della ninfa cominciò a distinguersi. La figura timida di lei, leggermente ricurva su se stessa, si stava lentamente avvicinando alla strega. Quando fu abbastanza vicina, si fermò a scrutare la rossa; sembrava indecisa, insicura forse, ma la cosa non durò molto. Come Willow ben sapeva, le ninfe si rivelano sempre per un motivo, e stavolta il motivo era lei. Continuò a scrutarla, incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri che la stavano incantando.

 

Un istante di nuova immobilità, un istante che sembrò non finire mai.

 

Poi, in maniera quasi sconvolgente nella quiete che si era nuovamente creata, la ninfa si avvicinò, sensuale e sicura, eretta in tutta la sua altezza, splendida. Illuminata dai sottili raggi lunari, si lasciò guardare in tutta la sua bellezza e, con uno sguardo che lasciava ben poco di dubbio, si fece desiderare. Le sue labbra si incresparono in un sorriso malizioso nel vedere il viso di Willow riflettere la sua irrequietezza. Si lasciò cullare da quella situazione di potere che le era stata conferita, divertendosi a provocare la strega senza mai abbassare lo sguardo da lei. Si avvicinò ancora mentre le sue dita sinuose scorrevano sulla pelle baciata dalla penombra degli alberi. Si muoveva piano, in modo che la rossa potesse cogliere ogni singolo istante. Lentamente, i suoi veli ricaddero a terra, e il suo corpo si lasciò osservare in tutta la sua libera nudità… e sensualità. Un forte rossore avvampò sulle gote di Willow, che ormai aveva totalmente perso sicurezza e controllo. Priva di difese, priva di volontà, totalmente in balia di quella creatura ormai a contatto con il suo corpo. Il suo viso sempre più vicino, il calore della sua pelle in contrasto con il gelo della brezza notturna, quegli occhi sempre più desiderosi di lei. L’alchimia scatenata aveva avvolto completamente l’atmosfera, e la strega non poté fare altro che abbandonarsi a quella situazione irreale, più simile ad un sogno. Ormai esisteva sono la ninfa dei suoi sogni, dei suoi desideri. La ninfa del suo cuore.

 

Lentamente, le labbra di Tara si unirono a quelle della strega, in un bacio carico di magia e incredibilità. Il bacio di una creatura magica ad un’altra creatura magica. Le labbra di due donne sole nell’oscurità del loro mondo. Willow si abbandonò completamente a lei, mentre sentiva le dita scorrerle lungo la schiena, provocandole i brividi più bollenti che avesse mai provato. La magia nera stessa non l’aveva mai travolta così. Sentì il sangue aumentare il suo flusso, i suoi muscoli farsi sempre più tesi, la sua forza di volontà ed autocontrollo venir meno. Sentiva la lingua della ninfa provocare la sua, e le sue dita provocare la sua pelle. Ormai la sua mente aveva cessato di imporre ordini e divieti: la seduzione era stata ultimata, e le sensazioni che Tara le stava facendo provare sbriciolavano il suo ego freddo e razionale come gesso sotto un calzare di ferro. Quando le mani della bionda le scoprirono i veli intrecciati sul petto e iniziarono ad accarezzarle i seni, la strega perse del tutto la vergogna, l’indecisione o il pudore. L’intenzione era chiara, e il tempo della resistenza era finito. Tra sesso e sottile erotismo, sole nel loro mondo.

 

Si ritrovarono a terra, il corpo di Tara inginocchiato sopra a quello di Willow, le sue mani entrambe sul seno della strega. I gemiti soffocati fendevano il silenzio, rapidi e continui, mentre de dita della bionda le accarezzavano i capezzoli con movimenti costanti. L’eccitazione salì rapidamente, sia nell’una che nell’altra. Presto il bacino di Willow cominciò a muoversi contro il corpo della ninfa, ricercandola ripetutamente. Le labbra di Tara si incresparono nuovamente in un sorriso malizioso, quindi si affondarono nel seno della bionda, baciandoli e succhiandoli nella loco completezza. Nuovi gemiti, stavolta più forti, invasero l’aria. In questa cantilena di piacere puro, una mano della bionda scivolò tra le vesti di Willow ancora indossate, ricercando il gonfiore del suo clitoride. Non appena le sue dita si appoggiarono, Willow fu scossa da un fremito di piacere e desiderio forte quanto un mare in tempesta. Il suo corpo cominciò subito ad assecondare i movimenti della ninfa, mentre i muscoli si tendevano sempre di più. Un dito di Tara iniziò a massaggiarle il clitoride con movimenti lunghi e lenti, ripetuti più volte, interrotti solo da piccole e rapide frizioni. Spasmi di piacere invasero la rossa, ormai al limite. La bionda sentì l’eccitazione crescere a dismisura, lasciò che la sua mano si bagnasse completamente degli umori di Willow. Il loro sguardo intenso si incrociò, si fissarono come si fissa i propri occhi allo specchio. Come chi ti conosce da sempre. Timidamente, le dita di Tara entrarono dentro Willow.

 

La rossa fu colta da una passione travolgente non appena la sentì dentro di sé. Strinse la sua vita e la adagiò distesa sull’erba, accanto. La sua mano si insinuò tra le sue gambe, e in pochi istanti anche lei fu dentro la ninfa. Unite, fuse, gli sguardi sempre fissi. Rimasero un istante immobili, immerse nel nuovo, surreale silenzio. Poi, lentamente, ripresero entrambe un unico movimento. Le dita di entrambe si muovevano allo stesso ritmo, lento e continuo. I muscoli interni sempre più contratti, i respiri sempre più pressanti. Quel sottile e potente piacere erotico invadeva i loro corpi e le loro anime, sempre più incalzante. Aggrappate l’una all’altra, unite in un bacio appassionato, sull’orlo dell’orgasmo.

 

Forte e sconvolgente, le attraversò in ogni molecola nello stesso istante, lungo, interminabile, indelebile nei loro spiriti. I gemiti soffocati nelle loro bocche all’unisono, i loro corpi stretti tra le dita, la pelle appena illuminata dalla luna ormai alta. Un nuovo lampo di luce le avvolse, una luce accecante ed intima allo stesso tempo. Di nuovo sole, nel loro mondo, protette ed inviolate, come chi si protegge da sempre. Strette nell’abbraccio degli amanti, nascoste dalla luce più pura, creature speciali nella più normale delle emozioni. Creature prede dell’amore.

 

Al vampiro che scrive col cuore, grazie di esistere sempre.

 

All’angelo che sorride col cuore, grazie di resistere sempre.

 

E al drago che vola di nuovo, grazie di avermi svegliato.

 

Fine