UN GIORNO DI ORDINARIA MAGIA

Autrice: Kia

 

Disclaimer: Tutti i personaggi sono di proprietà di Joss Whedon

 

Bip-bip. Bip-bip. Non erano ancora le sei che la sveglia suonava. Prima che Willow si svegliasse, Tara la spense. Il cielo era limpidissimo e il sole stava sorgendo lontano: avevano avuto fortuna col tempo, non potevano sperare in meglio. Si alzò lentamente, indossò una vestaglia e si diresse verso il bagno. Lo specchio rifletteva la sua immagine e, francamente, non era il massimo: capelli arruffati, gote arrossate, pelle lucida… no, così non andava proprio! Cominciò a sistemarsi, cercando di fare il minor rumore possibile. Passò più volte la spazzola sui lunghi capelli, dandogli una piega naturale e delicata, tirandoli tutti indietro… tutti tranne un ciuffo ribelle che non aveva la minima intenzione di farsi domare. Tara inarcò le sopracciglia, sussurrando ai capelli riflessi nello specchio:

 

<<Vuoi la guerra? Che guerra sia!>> Passò le dita sotto l’acqua e tirò indietro il ciuffo. Niente da fare, era sempre li. <<Ok, te la sei cercata!>> Passò nuovamente la mano bagnata sulla testa, ma stavolta le gocce d’acqua scintillarono dorate. Il ciuffo andò a posto da solo; la ragazza sorrise, un piccolo aiutino magico non faceva certo crollare il mondo!

 

Quando ebbe finito si vestì rapidamente con una lunga gonna estiva, una camicetta bianca e un maglioncino legato attorno ai fianchi. Indossò un paio di sandali e uscì dalla camera, facendo attenzione a non far rumore. Scese delicatamente le scale e si diresse in cucina. Staccò un biglietto dalla porta del frigorifero, aprendo lo sportello: “Abbiamo preparato alcune cose per la vostra gita al lago. Svegliateci prima di partire. Divertitevi anche per noi! Buffy & Dawn”. Nel frigo c’erano dei dolcetti di cioccolato, alcuni biscotti, della marmellata e alcune creme-gelato del Doublemeat Palace. Prese delle uova e cominciò a lavorarle con farina e latte. La sua mano girava lentamente il cucchiaio di legno all’interno della bacinella; Tara fissò il movimento circolare per qualche secondo e appena staccò la mano il cucchiaio continuò a girare da solo. Mentre l’impasto si scioglieva preparò del latte caldo con zucchero e miele, della spremuta d’arancia e dei cereali. Finito di cucinare le frittelle mise tutto su un vassoio e portò la colazione in camera.

 

Willow stava dormendo teneramente, abbandonata nel grande letto sfatto. Era persa nei suoi sogni vaghi, immagini senza una logica precisa, confusi… dolci, piacevoli, rilassanti. Vedeva Tara camminarle vicino, avvicinarsi dolcemente e accarezzarle i capelli. L’atmosfera era così… magica. Sentiva la sua canzone preferita mentre la sua ragazza la baciava con dolcezza, a fior di labbra. Strinse gli occhi per assaporare quell’ultimo istante di sogno. Quando li aprì, svegliandosi, Tara era ancora davanti a lei che la baciava dolcemente, la musica continuava ad avvolgerle i sensi; il vero sogno era appena cominciato. Si sfilò assonnata le auricolari e spense il lettore CD, mettendosi a sedere.

 

<<Buongiorno principessa, hai fatto bei sogni?>> sussurrò Tara, mettendole in grembo il vassoio con la colazione. Willow si stropicciò gli occhi ancora spenti, quindi diede una rapida occhiata a tutto il ben di Dio che le era stato messo davanti. Sorrise e si avvicinò alla sua ragazza:

 

<<Il sogno più bello sta cominciando proprio ora. Vuoi prenderne parte?>> Si baciarono dolcemente. <<Cosa farei senza di te?>>

 

<<Tanto per cominciare, dovresti farti da sola la colazione, e nessuno te la porterebbe in camera!>> Willow rise, assaggiando una frittella con la marmellata.

 

<<Sei fantastica, hai una mano d’oro per la cucina!>> Tara la guardò maliziosa:

 

<<Solo per la cucina?>> Willow, con uno sguardo di finto rimprovero, immerse un dito nel vasetto della marmellata e lo spalmò sulla guancia di Tara.

 

<<Si, solo per la cucina!>> Tara si pulì il viso e tornò a stuzzicarla:

 

<<Non la pensavi così ieri sera…>>

 

<<Tara, sei una pervertita!>>

 

<<Si, hai ragione, sono brutta e cattiva…>>

 

<<Per il “cattiva” passi, ma il “brutta” non te lo concedo!>> Si scambiarono un altro bacio, quindi la bionda sorseggiò della spremuta.

 

<<Mmm, non male. Bevine un po’, devi essere in forma per la nostra grande vacanza! Il sole splende, gli uccellini cinguettano, la corriera è appena passata…>> Willow scattò, lanciando una rapida occhiata fuori dalla finestra: la corriera diretta per il lago stava attraversando il viale, senza fermarsi. Avrebbero dovuto prenderla per arrivare al lago, invece l’avevano persa. Andò in paranoia:

 

<<Tara, cosa facciamo adesso? Quello era l’unico mezzo che avevamo! Pensavo che volessi venire!>> La bionda sorrise:

 

<<Tranquilla, piccola. Oggi ho pensato a tutto io. Dai, mangia adesso, altrimenti si raffredda tutto!>> Willow le lanciò un’occhiata perplessa, ma si calmò e terminò la sua colazione. Tara era davvero incredibile certe volte! Così dolce, sensuale, misteriosa. La faceva davvero impazzire. Quando si svegliava e la vedeva come prima cosa, quando le portava la colazione a letto, quando cantava per lei… tutte quelle piccole cose che la rendevano unica e speciale. Era come se sapesse sempre quello che stava pensando.

 

<<Grazie Tara, sei il mio angioletto e il mio diavoletto personale!>> Risero entrambe, continuando a stuzzicarsi dolcemente.

 

 

 

Il sole era già alto quando le due ragazze uscirono sul pianerottolo con le loro borse. Le sorelle Summers le seguivano a ruota, lacrimose come alla partenza del Titanic.

 

<<Chiamate appena siete arrivate. Non aprite la porta a sconosciuti. Non accettate caramelle. Non andate in giro di notte. Non lasciate la biancheria sporca sotto il letto…>> Buffy lanciò una rapida occhiata a Willow, continuando a parlare a vanvera.

 

<<Tranquilla, lo sappiamo. Grazie della premura, Cacciatrice!>> la beffeggiò la rossa.

 

<<Scusate, ma se avete perso la corriera, come ci arrivate a Kipson Lake?>> chiese Dawn, speranzosa. Ricordava vagamente alcune foto che Willow le aveva mostrato, raffiguranti la sua casera di famiglia sulle rive di un lago limpidissimo, immerso nelle montagne. Willow stava per ammettere la sua preoccupazione, quando una cabrio vecchio modello accostò ancora in moto sul ciglio della strada, proprio davanti a loro. Una ragazza bionda scese senza nemmeno aprire la porta. Alta, capelli lisci, sguardo di ghiaccio, attraente, avanzava sul vialetto d’entrata con un sorriso trionfante. Buffy le andò incontro di qualche passo:

 

<<Salve! Possiamo esserle d’aiuto?>> La ragazza rise di gusto, una risata piena e solare. Le appoggiò una mano sulla spalla e la guardò soddisfatta.

 

<<Tu devi essere Buffy, la Cacciatrice in persona! Finalmente ho l’onore.>> lanciò uno sguardo verso le altre ragazze <<Se aspettavo te, la conoscevo a Natale 2009!>> Buffy la guardò ancora più perplessa:

 

<<Cerca qualcuno?>> Un’altra risata echeggiò nel giardino, stavolta era Tara.

 

<<Kira, devo ricordarti che sono otto mesi che non ti fai sentire? Credevo non arrivassi più!>> Le due amiche si avvicinarono e si abbracciarono felici; Willow storse il naso. Immediatamente, la nuova arrivata si staccò da Tara e guardò la rossa:

 

<<Da quello che avverto, tu devi essere Willow.>> si avvicinò e le strinse delicatamente la mano. <<Tara è fortunata ad avere una persona come te accanto. Hai una fama di tutto rispetto!>> Lo sguardo di Willow divenne perplesso e imbarazzato, mentre stringeva ancora la sua mano. La voce scherzosa di Tara la riportò per terra.

 

<<Kira… giù le mani!>> Entrambe scoppiarono a ridere, mentre Kira andava a stringere la mano di Dawn.

 

<<Qualcuno ci spiega?>> disse Buffy, evidentemente a disagio. Tara sorrise e presentò la ragazza.

 

<<Lei è Kira, è molto più di un’amica!>> Le due si guardarono e si sorrisero dolcemente. Willow sentì il furore impossessarsi di lei. Le prudevano le mani: non magia, ma pura, semplice voglia di prendere quel visino perfetto a sberle. Kira si pietrificò e guardò la strega, quasi ne percepisse i pensieri:

 

<<Cavolo, quanta possessività! Tranquilla, non è come pensi.>>

 

<<Vedete, io e Kira… siamo Sorelle di Sangue Bianco. È un legame che unisce, in genere, gli amici di certe famiglie. Studiavamo arti magiche insieme, da mia madre.>> A queste parole, la tensione sembrò abbandonare il cuore di Willow, completamente rilassata. <<Lei è un’empatica. Capta le emozioni delle persone.>> Adesso Willow si sentiva una perfetta imbecille.

 

<<Non preoccuparti, è normale essere gelosi della persona che ami. Come ti ho detto, Tara è fortunata.>>

 

Un tranquillo silenzio avvolse le ragazze, spezzato solo dal rombo del motore della cabrio accostata. Quando il ronzio arrivò alla mente di Kira, scoppiò nuovamente a ridere:

 

<<Datti una mossa, Tara! L’incantesimo non ha durata infinita!>> disse, dando un pizzicotto all’amica e stringendo nuovamente la mano delle due sorelle Summers. <<Ragazze credetemi, è stato un vero piacere!>> Quindi prese le borse delle due streghe e si diresse verso la macchina. Tara salutò le amiche mentre Willow la imitava, perplessa. Quando furono davanti all’auto, Kira tirò le chiavi a Tara, le fece l’occhiolino e scomparì in un soffio di vento, lasciando la stessa Will ad occhi aperti.

 

<<Allora, andiamo?>> chiese Tara tutta eccitata. La rossa la guardò.

 

<<Non pensavo tu sapessi guidare…>>

 

<<Ci sono molte cose che non sai. Ma se sali adesso…>> si accomodò al posto di guida. <<… si può rimediare, signorina Rosemberg.>> Willow salì sorridendo, mentre la macchina partiva rapida.

 

 

 

Non avevano fatto una decina di metri che una scia argentata avvolse l’auto, lasciando un profondo senso di pace nel cuore delle due ragazze. Pochi secondi dopo, si potevano udire i cinguettii degli uccelli selvatici, il piacevole rumore dell’acqua corrente, il fruscio della chioma del bosco mossa dal vento montano. La macchina avanzava lentamente sulla stradina sterrata che si immergeva tra gli alberi battuti dal vento, in lontananza ben visibile una casetta in riva al lago. Willow respirò profondamente il profumo del muschio e della resina, ricordando l’ultima volta che aveva trascorso lì le vacanze, molti anni prima.

 

<<Da quando guidi macchine incantate?>> chiese alla sua ragazza guardandosi attorno compiaciuta.

 

<<Forte, no? Meglio che farsi otto ore in corriera. La macchina è di Kira, è un regalo di suo padre. L’incantesimo del trasporto l’avevamo scritto da ragazze, sperando di poterlo provare un giorno. Ecco, quel giorno è arrivato. Le avevo chiesto se poteva prestarci macchina e magia per la nostra vacanza, ed è stata più che contenta di assecondarci. Le ho parlato molto di te.>> Willow storse nuovamente il naso.

 

<<Come mai non me l’hai mai presentata?>> Tara sorrise, guidando la macchina nel piccolo garage vicino al cancello d’entrata:

 

<<Erano diversi anni che non la vedevo. Ogni tanto avverto la sensazione che mi stia chiamando, così penso a ciò che vorrei dirle e lei lo avverte. E quasi subito percepisco i suoi pensieri. La sento in questo modo si e no un paio di volte all’anno. Anche se non ci vediamo più, siamo rimaste molto amiche. Solo amiche, nulla di più.>> Willow sorrise, scendendo. Il posto era esattamente come lo ricordava: il cancello in ferro battuto, il vialetto in pietra, i gradini che portavano all’entrata della casera, le erbe selvatiche, ed il lago una decina di metri più in là, limpido come uno specchio. Di contorno, le montagne verdi e grigie mostravano con orgoglio le cime leggermente innevate, nonostante la temperatura mite e piacevole. Stavano per scaricare le borse quando un vecchietto arrivò arzillo dal bosco.

 

<<Willow Rosemberg! La piccola Dama del Lago! Ma come siamo cresciute!>> disse avvicinandosi.

 

<<Henry, che piacere rivederti!>> esclamò la rossa, abbracciando il simpatico vecchietto. <<Ti occupi ancora tu della casa?>>

 

<<Come al solito, piccola, come al solito! Qualche giorno fa mi sono svegliato e mi sono detto: “Scommetto che nel giro di una settimana la piccola Willow torna a trovare il vecchio Henry, meglio tirare la casa a lucido!”. Così ho sistemato casa e giardino, ed eccoti qui!>> Willow sorrise, prendendo la mano della sua ragazza.

 

<<Henry, lascia che ti presenti Tara. È una persona molto speciale!>> si rivolse alla bionda: <<Henry Glipert abita nella casa qui vicino, di solito si occupa lui della nostra casera quando la mia famiglia non c’è. È un vecchietto molto simpatico!>> Henry si sollevò il berretto e sorrise teneramente.

 

<<Lieto di conoscerti, Tara. Se volete uno di questi giorni passate a trovarci, mia moglie ha appena fatto i biscotti alla cannella. Ti racconterò tutte le marachelle che questa piccola birbante combinava da piccola!>> Tara rise, mentre Willow arrossiva:

 

<<Volentieri, Henry! È stato un piacere.>> Il vecchietto si allontanò soddisfatto, mentre le due streghe portavano in casa le varie borse.

 

 

 

Tara restò di stucco appena varcò la massiccia porta in legno che dava sul giardino: era una tipica casera di montagna, con caminetto scoppiettante, tappeti scuri, rifinita in pietra scolpita e legno intagliato. Una scala finemente decorata posta verso il fondo del soggiorno saliva al piano superiore, mentre una cucina a legna e una confortevole sala da pranzo completavano i lati della casa. L’aria era carica del profumo del fuoco acceso nel camino, piacevole e leggera. Henry doveva aver arieggiato ogni giorno per non lasciare che l’odore da chiuso infestasse le stanze, e sicuramente aveva raggiunto il suo obbiettivo. Nell’atmosfera palpabile sembrava di vivere in uno dei romanzi che Tara amava tanto leggere.

 

<<Questa casa è… m-magnifica!>> esclamò la bionda appoggiando alcune borse sul grande tappeto rosso che torreggiava sull’entrata.

 

<<Già, e aspetta di vedere il resto!>> disse Willow appoggiando anch’essa il borsone da viaggio che portava a tracolla. <<Vieni, lo spettacolo è appena cominciato!>> Prese il polso della sua ragazza e la trascinò in fretta al piano superiore, oltre la scala contorta che saliva a quadrato. Questa zona della casa era del tutto diversa: mentre il piano inferiore era composto principalmente dal soggiorno, integrato a cucina e sala da pranzo, il piano superiore era uno stretto corridoio con qualche porta qua e là. La rossa lo attraversò tutto, sempre con Tara appresso, aprendo l’ultima porta: una dolcissima camera da letto appariva ordinata ed accogliente. Un’enorme letto matrimoniale a baldacchino era posto al centro, contornato da una marea di peluche e pupazzetti. Un grande armadio di legno si stagliava sulla parete di fondo, affiancato da uno splendido specchio alto almeno un metro e ottanta. Le pareti erano piene di dipinti e fotografie di animali e paesaggi, mentre un ritratto di Willow da bambina era appeso sopra il grande letto. Willow lasciò per un istante la mano di Tara, rapita nella contemplazione della stanza, per scostare le tende della parete frontale: aprì senza il minimo sforzo la porta-finestra e invitò la sua ragazza ad uscire sul balcone. Una nuova meraviglia apparve agli occhi della bionda; da lì era visibile tutto il lago, circondato da verdi e meravigliosi boschi, le montagne tutte attorno. Il sole alto si rispecchiava nell’acqua limpida come uno specchio, scatenando riflessi dorati ovunque. Kipson Lake era davvero un paradiso. Le due ragazze si abbracciarono teneramente, continuando ad ammirare lo splendido paesaggio.

 

<<Ti piace?>> chiese lentamente Willow.

 

<<Sembra di vivere in un sogno. È tutto così… perfetto.>> diede una rapida occhiata al ritratto appeso al centro della stanza. <<Questa è la tua camera?>> Willow sorrise.

 

<<Se vuoi, sarà la nostra…>> Tara sgranò gli occhi:

 

<<D-davvero? Sarebbe fantastico!>> Will la guardò teneramente, quindi i suoi occhi si illuminarono all’improvviso.

 

<<Vieni.>> le disse, trascinandola nuovamente nella camera. Andò davanti al letto, coperto di peluche e lenzuola di seta rossa, quindi si girò e prese entrambe le mani di Tara nelle sue. <<Era da tanto che sognavo di farlo…>> Prese il viso della bionda e cominciò a baciarla, stringendola a sé mentre affondava nei pupazzi colorati, stendendosi nel grande letto.  Tara era al settimo cielo mentre assaporava il tenero bacio della sua ragazza, accarezzandole il collo e le spalle. Willow ebbe un piacevolissimo brivido e si ritrasse un attimo per perdersi nell’azzurro degli occhi del suo angelo, azzurro come il cielo oltre la finestra, che sembrava di toccare.

 

<<Ti ho mai detto quanto mi fai impazzire?>> chiese sensualmente la rossa, ricambiando le carezze. Tara chiuse gli occhi:

 

<<Oh, Willow…>> si passò la lingua sulle labbra e tornò a fissarla, con quello sguardo che solo lei sapeva fare. <<… non vorrai scandalizzare i tuoi peluche, vero?>> quindi scoppiò a ridere.

 

<<Brutta traditrice! Adesso vedi chi si scandalizza…!>> Willow le arruffò i capelli biondi e cominciò a farle il solletico, tenendole le mani.

 

<<Willow, no! Chiedo perdono! Chiedo pietà!>> esclamò Tara con voce supplice, mentre continuava a riempire la rossa di dispetti.

 

<<Ah, no carina! Adesso pagherai per avermi ingannata!>> disse crudele, portandosi sopra di lei. Le teneva i polsi dietro la testa mentre continuava a soffiarle delicatamente sul collo. Tara continuava a chiedere la grazia, morendo dal ridere.

 

<<Allora, cos’hai da dire a tua discolpa?>> chiese infine Willow, sospendendo per un attimo la sua perfida tortura. Tara  piegò la testa di lato, mostrando il collo bianco e sensuale. Sfiorò con il naso la pancia di un pinguino di peluche e tornò a guardare la sua ragazza con un’espressione maliziosa ed esplicita.

 

<<Che non ti inganno…>> Willow sorrise soddisfatta e si abbassò, baciando la sua ragazza sulle labbra e sul collo, annusando profondamente la sua pelle chiara, quasi volesse appropriarsene. In quel momento, Tara era sua. Unicamente sua. Ed anche lei sapeva di appartenere a quel pestifero angelo biondo, dolce e passionale, quel misterioso angelo che aveva rapito il suo cuore.

 

 

 

Era quasi mezzogiorno quando Willow raggiunse Tara in cucina. Nel salotto si respirava il dolce profumo del pranzetto appena preparato. La rossa abbracciò da dietro la sua ragazza, guardandola armeggiare con la cucina a legna.

 

<<Mmm, che profumino! Sei davvero fantastica, lo sai?>>

 

<<Si, lo so! Sono fantastica, stupenda, meravigliosa, perfetta…>>

 

<<… modesta!>>

 

<<Bhe, questo me lo devi dire tu!>> concluse infine Tara, dandole un leggero bacio a fior di  labbra. <<Come va al piano di sopra?>>

 

<<Bene, ho finito di sistemare le nostre cose e ho riordinato la stanza>> Tara accennò un sorrisetto malizioso:

 

<<Sei riuscita a metterla tutta in ordine, com’era prima che arrivassimo?>> Willow le mise una mano sul volto.

 

<<Si, esattamente com’era! Tara sei una mente perversa!>> Risero entrambe. Si stava davvero bene lì, lontano da vampiri, demoni o qualunque altra cosa potesse disturbarle.

 

Avevano grandi progetti per il pomeriggio: finito di mangiare si misero subito in costume e si sdraiarono sulla riva del lago, decise ad approfittare di ogni minuto che avevano per cercare di dare un po’ di colore alla loro pelle bianchissima.

 

<<Mi sento un po’ in colpa, sai?>> disse Tara, passando le dita tra la sabbia finissima che ricopriva la sponda del lago per un paio di metri.

 

<<Come mai?>> chiese Willow avvicinandosi a lei. <<Non ti piace qui?>>

 

<<No, no! È fantastico! È solo che noi siamo qui mentre… Dawn studia, Buffy lavora, Xander fa battutine assurde!>> risero entrambe. Willow si stese in lungo, rivolgendo il ventre ai raggi dorati del sole.

 

<<Si, è fantastico, ma che caldo!>> Tara sorrise assorta. Una lieve brezza mosse le foglie dei boschi, increspando la superficie del lago. Una piccola folata soffiò proprio sopra la rossa, rinfrescandole il corpo arrossato e provocandole un lungo brivido freddo.

 

<<Così va meglio?>> chiese Tara, soffiandole sulla pelle.

 

<<Sei stata tu?>>

 

<<Shhhh. Non si dice…>> rispose Tara, limitandosi a soffiare ancora, dolcemente, accompagnata dal lieve venticello che aveva evocato.

 

<<Mmm, fantastico. Ma credo che ci voglia qualcosa di più… umido.>> Willow si alzò e sibilò alcune parole, stendendo le mani. Quindi, con estrema facilità, prese Tara in braccio e sorrise malignamente. <<Che ne dici di un bel bagnetto?>>

 

<<Oddio Will! Non vorrai davvero entrare in quell’acqua gelida, vero?>> la strega annuì perfida.<<Come vuoi, scommetto che non ne hai il coraggio!>>

 

<<Dimentichi che ero la Dama del Lago!>> Così, Willow cominciò a camminare lentamente verso l’acqua, con Tara tra le braccia che si lamentava. Aveva passato l’infanzia a nuotare in quel lago, il freddo non era mai stato un problema… eppure appena infilò un piede nell’acqua si ritirò immediatamente, congelata.

 

<<Visto che non ce la fai?>> la beffeggiò Tara, tornando con i piedi per terra. La rossa rimase un istante pensierosa, quindi le venne un’idea.

 

<<Dammi la mano.>> Le due intrecciarono le dita. <<Incendio!>> Una fiammata si consumò sulla superficie del lago, a pochi metri da loro. Will immerse soddisfatta un piede nell’acqua, ora piacevolmente fresca. Guardò la sua ragazza e la prese nuovamente in braccio. <<Dov’eravamo rimaste, signorina McLay?>> Le diede un dolce bacio a fior di labbra e cominciò ad entrare in acqua lentamente, un passo alla volta, assaporando ogni istante di quella… magia.

 

Erano entrambe immerse fino alle spalle, strette in un tenero abbraccio, guardavano i loro riflessi nell’acqua limpida come uno specchio. Le labbra di Tara cercavano delicatamente quelle di Willow, bagnate dall’acqua dolce e fresca del lago. Erano completamente abbandonate, libere, felici.

 

<<Adesso si sta bene, vero?>> chiese sussurrando Willow, baciando dolcemente le guance della sua ragazza.

 

<<Benissimo. Eppure si può fare di meglio…>>

 

<<Ah si? E come?>>

 

<<Seguimi…>> disse sensualmente Tara baciando la rossa, mentre si immergevano completamente nell’acqua.

 

 

 

Il sole era appena tramontato oltre le montagne, gli ultimi raggi tingevano di rosso le nuvolette sparse che resistevano ancora. Il contorno delle cime si stagliava contro il bianco-azzurro del cielo, creando un paesaggio da cartolina, perfetto per la prima sera della vacanza. Avevano altri cinque lunghi giorni per stare insieme, rilassarsi, conoscersi sempre più intimamente, chiarire e dimenticare i malintesi ancora sentiti. Sedevano sull’erba del giardino, all’interno della radura dove sorgeva la casa, vicine, aspettando la notte.

 

<<Guardane un’altra!>> esclamò Tara, indicando un debole puntino all’orizzonte. Cercavano di vedere tutte le stelle che spuntavano, facendo a gara a chi ne trovava di più. Si abbracciarono, fissando la volta celeste.

 

<<Non posso credere di aver trovato una persona come te. Sei arrivata così, dal nulla. Non me ne ero nemmeno accorta che ero già tua. Come hai fatto?>> chiese dolcemente Will, perdendosi negli occhi azzurrissimi di Tara.

 

<<Magia!>> rispose lei scherzosa. <<Ti ho fatto una magia! Ho stregato il tuo cuore.>> La rossa sorrise:

 

<<Hai proprio ragione…>> Indicò un gruppetto di stelle <<… hai stregato il mio cuore.>> Le dita di Willow scintillarono mentre disegnava il contorno delle stelle che formavano un cuore. Lo scintillio volò alto, sempre più lontano, collegando le stelle come la scia di una cometa. I contorni erano stampati nel cielo, quasi li avesse fatti con un pennarello giallo. Con altre stelle vicine disegnò una mano tesa verso la prima figura. <<Visto? Sono d’accordo anche loro.>>

 

<<Oh, Will.>>

 

<<Shhh, guarda.>> Le dita della rossa scintillarono nuovamente mentre contornava le montagne, adesso immerse nel buio. Anche le dita di Tara scintillarono: una nuova figura si formò tra le stelle, una W. La rossa sorrise. <<Mi hai dedicato una costellazione?>> Tara annuì.

 

<<Anche se preferisco la versione umana.>> Willow guardò il cielo:

 

<<Ok, allora voglio dedicarti la stella più luminosa!>> Cominciò a scrutare ogni singola stella, cercando quella giusta. Anche Tara osservò a lungo il cielo. Dopo alcuni minuti, la bionda guardò tutta spavalda la sua ragazza:

 

<<L’ho trovata! Ho trovato la stella più luminosa! Ho vinto io!>> Willow, nonostante fosse leggermente imbronciata per l’ennesima sfida persa, voltò lo sguardo assorto verso il viso della ragazza:

 

<<Davvero? Dov’è?>> Tara sorrise. Intrecciò le sue dita con quelle del suo amore. Un flash le attraversò la mente, ricordando il distributore di bibite nella lavanderia, quello che avevano spostato per difendersi dai Gentleman. Quel gesto aveva salvato loro la vita: semplicemente intrecciare le dita, guardarsi negli occhi, e tutto era cominciato. Quanto tempo era passato. Quanti problemi avevano superato. Eppure erano ancora lì, stese l’una vicino all’altra, le dita intrecciate, gli sguardi fissi, le anime unite. Ancora insieme, in un semplice giorno di ordinaria magia. Appoggiò un dito sulle labbra di Willow, avvicinandosi fino a sfiorarle il viso.

 

<<Qui. È la mia stella.>>