GLI OCCHI DELL’AMORE

Autore: LaVeraBugia

 

Rating: NC-17 (V.M. 18 anni)

 

Note: questa fan fiction è ambientata agli inizi dell'800 e non ha connessioni con la serie tv. Ho cercato di cogliere come potevo il personaggio di Tara, perchè mi vergogno a dire che purtroppo ho visto solo la settima serie di Buffy... In pratica Tara non la conosco neppure, ma leggendo le vostre bellissime fan fiction spero di averla capita abbastanza.

Dato che è il mio primo lavoro, mi piacerebbe ricevere qualunque tipo di commento all'e-mail francesco.litrico@simail.it ... Buona lettura (lo spero)!

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendico su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

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!ATTENZIONE!

 

FAN FIC CON CONTENUTI NC - 17 SE HAI MENO DI 18 ANNI NON PUOI LEGGERLA

 

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1) IL PRIMO INCONTRO

 

<<La caccia alle streghe è finita da tanto tempo, ormai...>>

Willow cercava lo sguardo di Giles, pensieroso e fisso sul muro.

<<A chi può interessare se ci riuniamo in segreto, senza dare fastidio a nessuno? L'ultima strega è stata bruciata sul rogo dieci anni fa, nel 1793 se non mi sbaglio.>>

<<Lo so, Willow, lo so..>>, farfugliò lui, massaggiandosi la fronte.

Nella minuscola stanza buia, illuminata solo dalla luce di una candela, stavano seduti a terra i quattro ragazzi, mentre Giles in piedi era indeciso sul da farsi.

Erano Buffy Summers, la sorella Dawn e Willow Rosenberg, tutte aspiranti streghe, in compagnia del giovane Xander, anche lui allievo di Giles. Si erano barricati in un ripostiglio, nella scuderia di una locanda, di nascosto perchè in città non c'erano altri luoghi sicuri per le loro riunioni.

<<Non possiamo più rischiare in questo modo. La caccia alle streghe è finita, è vero, ma i pregiudizi hanno radici ben più profonde nella mentalità della gente... Ecco perchè non resteremo ancora in un posto simile.>>

<<Peccato! Mi stavo abituando all'aroma di fieno e letame che si respira qui dentro! ... Ehm... Scusate.>> si rimangiò Xander, fulminato dallo sguardo degli altri.

<<Non possiamo spostarci dalla città>>, riprese Giles, <<perchè in campagna ci sono molte più credenze legate alla stregoneria. Allontanarci sarebbe rischioso, non credo che i contadini si farebbero tanti scrupoli ad eliminarci.>>

<<Ma noi pratichiamo la magia bianca, e in modo pacifico!>>, protestò Dawn indispettita. <<..O almeno, la stiamo ancora studiando...>>

Buffy si intenerì e abbracciò la fanciulla, mentre Willow non demordeva:

<<Se non possiamo riunirci in campagna e non ci sono luoghi abbastanza sicuri in città, cosa dovremmo fare!? Smettere di studiare le arti magiche per un motivo così stupido!?>>

<<Cercheremo un posto in periferia, ma non troppo lontano da qui.>>

<<Potremmo vedere in uno di quei terreni al limite della città, dove stanno le ville dei ricconi...>>, fece Xander.

<<Non è male come idea...Anzi, direi di iniziare a cercare già da domani: ognuno di noi entrerà in una di queste proprietà e informerà gli altri sui possibili rischi che potremmo correre riunendoci lì; infine decideremo quello più adatto..Che ne dite?>>

Tutti annuirono a queste parole, tutti tranne Willow.

<<Un momento...Ma questo è un crimine... Intrufolarsi nel terreno di qualcuno...Insomma, non è giusto!>>

<<Will, dovremmo pur trovare un luogo! Piuttosto non è giusto che noi siamo costretti a nasconderci, non credi?>>

Buffy sembrò determinata, così come gli altri, quindi Willow decise a malincuore di accettare:

<<E va bene...Sono con voi>>.

 

***

 

Il mattino dopo Willow percorreva con affanno un sentiero angusto, tra le fronde, nella boscaglia; il sole si era appena levato ma lei era già stanca.

Le era stata affidata l' "esplorazione" del terreno più vasto della zona, tanto che camminava da circa un'ora senza fermarsi, ma non riusciva a trovare nulla. Le istruzioni di Giles erano state chiare al riguardo, <<Cercate un luogo ben riparato, come una grotta o una radura, che sia abbastanza lontano dalle abitazioni..>>, ma lei cominciava a perdere le speranze.

Ad un tratto, però, le parve di scorgere una cavità fra le rocce; vi entrò e si ritrovò in un'ampia caverna, secondo lei perfetta per i loro incontri. Ne uscì un po' a fatica e tornò sul sentiero di partenza, pronta per andare a casa. Solo dopo alcuni tentativi realizzò che si era completamente persa. Provò e riprovò, si spinse sin dove poteva, ma alla fine si arrese e si sedette su un masso.

Mentre recuperava le energie le passò davanti un gatto, tutto nero, ben curato, che si voltò a guardarla e corse via. Inizialmente Willow non gli diede molto peso; poi le sembrò che fosse effettivamente troppo curato per essere un gatto selvatico, e che quindi doveva trovarsi vicina ai suoi padroni!

Cercò disperatamente di seguirlo, ma era troppo veloce per lei. Intanto le parve di sentire lo scroscio di un torrente che si stava avvicinando, e di aver trovato finalmente la via... Così, facendosi largo tra le fronde si vide davanti un ruscello, in una radura circondata da splendidi salici e attraversata da un ampio sentiero, con una staccionata che dava sul corso d'acqua.

Era un posto talmente lieto e tranquillo che la giovane si dimenticò del gatto, della "missione" e di tutto il resto, solo decise di chiudere gli occhi e ascoltare tutti i dolci rumori, i lievi canti che la natura le offriva; si fermò e tirò un profondo sospiro.

 

<<Chi è?>>

 

Willow si bloccò di colpo, spaventata.

La voce che veniva da dietro era fioca, le sembrò anche gentile, ma ebbe paura lo stesso: forse era la padrona di quel terreno, che l'avrebbe fatta arrestare se non avesse saputo darle una spiegazione convincente, o forse la domestica della padrona, che l'avrebbe comunque fatta arrestare, o forse ....?

Intimorita, Willow si girò lentamente verso la voce e si ritrovò di fronte ad una ragazza bionda, poco più alta di lei, dalla corporatura esile. Rimase a guardarla in silenzio, col cuore in gola sia per lo spavento iniziale che per la visione che aveva davanti: dai lineamenti dolci, poteva avere più o meno la sua età, aveva lunghi capelli dorati e morbidi, belle labbra, una carnagione chiara e dita sottili. Le parve un angelo.

Ma la cosa che più la stupì furono gli occhi, così teneri, di un azzurro chiarissimo - forse anche troppo, pensò Willow - da sembrare quasi un fantasma.

Tuttavia non riusciva ad incrociare il suo sguardo, smarrito e instabile, rivolto altrove; tanto che Willow si girò più volte a guardare dietro di sè, perchè non le sembrava che stesse parlando con lei.

<<Chi è? ...C'è qualcuno?>> continuò la ragazza con lo sguardo perso nel vuoto.

Solo allora Willow capì. E sentì una stretta al cuore pensando che una creatura tanto bella fosse stata privata della vista, per giunta dalla stessa natura che poco fa lei esaltava!

Allo stesso tempo, però, un altro pensiero si faceva strada nella sua mente: che sarebbe successo se l'avesse vista davvero? Avrebbe chiamato qualcuno o sarebbe scappata, probabilmente... E dunque non era meglio in questo modo, cieca, così che rimanesse inconsapevole della sua presenza e non potesse sfuggire al suo sguardo egoista?

No, come poteva pensare una cosa del genere! Subito si sentì la più perfida tra le persone, anzi, fra le streghe, e si convinse di meritare davvero la crudele caccia che il popolo infliggeva loro da secoli...

<<Ma certo, sarà il solito coniglio...o il solito scoiattolo, chissà!>>, sospirò intanto la ragazza, tra sè e sè, con un filo di malinconia.

Willow provò ancora più dolore sentendo quella frase. Era come se la stesse ingannando, le dispiaceva tantissimo... Quindi fece un passo avanti, come per venirle incontro, ma si fermò di nuovo.

La fanciulla sentì il fruscìo delle foglie sotto il piede di Willow e ripetè, sempre più dubbiosa:

<<C'è qualcuno?>>

<<S-si..>>, rispose infine tra mille esitazioni. Non aveva alcuna intenzione di prenderla in giro.

Dopo un attimo di smarrimento per la sorpresa la ragazza chiese con voce più sicura:

<<Chi siete? Cosa ci fate qui? Non sapete che questo è un terreno privato?>>

Willow si riprese bruscamente dal mondo dei sogni in cui era finita e cominciò a balbettare qualche scusa incomprensibile. L'altra aggrottò le sopracciglia e restò ferma ad ascoltare.

I tentativi di chiarimento by Willow fallirono miseramente, tanto che la ragazza, anche se timorosa, dovette interromperla e dirle di ripetere con calma.

<<I-io sono...una forestiera. Già. E...mi sono persa...mentre andavo in paese. Cioè, per andare in paese.>>

<<Da dove venite? Nessuno vi ha detto che questi territori sono privati?>>

<<Si...Anzi no, no... Infatti...Sareste così gentile da indicarmi la strada?>>

<<Come? Io veramente... No, non posso. Io...no, devo andare. Scusatemi!>>

E fuggì come se avesse appena ricordato qualcosa di serio, di importante.

Willow la seguiva con lo sguardo; avrebbe voluto che restasse, sia perchè non sapeva la strada, sia (soprattutto) perchè l'aveva colpita, con quella timidezza e la dolcezza che trasparivano subito dai modi di fare, sebbene non la conoscesse; e la sua innocenza, tanto che era stato un gioco - o quasi - mentirle.

Ad un tratto, mentre si abbandonava a questi pensieri, la vide cadere da lontano e corse ad aiutarla.

<<..Tutto bene?>>

<<Si, sono inciampata... Grazie. Adesso faccio da sola..>>

<<Ma tu... Voi non dovreste andare in giro da sola, e in un bosco per giunta... Capite cosa intendo?>>

La ragazza colse il riferimento alla cecità, e ammise:

<<Si, lo so... Ma se seguo passo per passo la staccionata non rischio di perdermi... Infatti non mi sono persa.>>, e aggiunse con un sorriso, <<..Invece quella che si è persa siete voi, con tanto di occhi al sèguito!>>

Willow ricambiò il suo riso delicato, pur sapendo che non l'avrebbe mai visto, e si offrì di accompagnarla a casa.

Parlarono per tutta la durata del tragitto, si conobbero - o almeno - Willow conobbe la ragazza, perchè lei non poteva rivelare di essere una strega; le era sempre piaciuta la figura dell'artista vagabondo, quindi si finse tale per non destare sospetti.

<<...Così sei una viaggiatrice che viene dal nord, e ti guadagni da vivere scrivendo racconti e poesie?>>

<<Già, sono uno spirito nomade... Tu, invece, che abiti in una di queste splendide ville! Come puoi permettertela?>>

<<Beh, è di mio padre. Lui amministra ogni cosa... Tutto qui.>>

Un velo di inquietudine la avvolse come poco fa, e Willow se ne accorse.

<<Come mai prima sei scappata? ...Ha a che fare con tuo padre?>>

<<No, credevo...di aver dimenticato un impegno... Ecco! La staccionata è finita, siamo arrivate. Sbaglio?>>

<<No, siamo proprio davanti alla tua casa.>>

All'improvviso il volto ingenuo e malinconico della giovane fu attraversato da un lampo di furbizia e divenne audace, la prese per mano e la portò decisa verso le mura di casa.

<<Ehi... Vieni!>>

<<Ma dove? Aspetta!>>, fece Willow, ancora non del tutto convinta riguardo al motivo della fuga iniziale.

La ragazza sembrava molto eccitata. Cominciò a toccare le pareti finchè si fermò e chiese:

<<Siamo sotto un balconcino, vero?>>

<<Si, è al secondo piano... Ma come puoi saperlo?>>

<<Lo so perchè conosco queste mura da tutta la vita, e... Ora dimmi: c'è un albero qui davanti, è così?>>

<<Si, c'è.>>

<<Bene! Riusciresti ad arrampicarti fino al ramo che tocca il balcone? E a portarci pure me?>>

<<Ma perchè, non capisco... Se sei rimasta chiusa fuori non ti basta bussare?>>

<<Su, prova! Qualcuno potrebbe vederci da un momento all'altro!>>

<<Va bene, non sembra difficile. Afferra la mia mano!>>, la rassicurò lei, dunque salirono sul grosso albero e riuscirono ad entrare dal balcone, non senza fatica.

<<Uh, accidenti! Non ci credo ancora, ce l'abbiamo fatta!>>

<<Poi mi spiegherai perchè non sei entrata dal portone come tutte le persone normali!>>, protestò lei affannata.

La ragazza si incupì nuovamente, ma posò le braccia sulle spalle di Willow e la strinse con tenerezza. Poi le prese una mano e poggiandola sul suo petto disse:

<<Non ti ho neanche ringraziato, che sciocca... Grazie, grazie, con tutto questo mio cuore..Non sai cosa mi hai risparmiato, ti devo molto di più di un semplice abbraccio!>>

Ad un certo punto, mentre Willow fissava imbambolata il volto della fanciulla, trepidante e confusa come lei, si sentì un rumore di passi che veniva dal corridoio, e quest'ultima fu presa dal panico:

<<Devi andartene da qui!>>

<<No, un momento!>>

<<Subito, ci scopriranno!>>

<<Addio...>>

<<Aspetta...non puoi andare! Non so ancora il tuo nome!>>

<<Mi chiamo Willow..>>

<<..Va', ti prego! Dimmi che tornerai, Willow!>>

<<Devi dirmi il tuo nome...>>

<<Tara!>>

"Tara"...

Il lieve sospiro di Willow attraversò l'aria come il respiro del vento, arrivò alla ragazza come il soffice bacio di un innamorato.

 

***

 

Erano ormai calate le tenebre quando Giles e i quattro ragazzi si incontrarono nelle solite scuderie.

Subito si sedettero in cerchio e cominciarono a parlare delle loro escursioni per trovare un nuovo rifugio.

<<Nei possedimenti del generale Smith è impossibile riunirci: è tutto sorvegliato, stavo per essere sparato da un guardiano!>>

<<Pure le terre del conte sono inaccessibili... Guardie ovunque!>> si lamentò Dawn, che aveva esplorato la zona con Buffy.

<<Anch'io ho esplorato una proprietà: quella del reverendo, che però ospita troppi contadini e allevatori...>>

Si guardarono l'uno con l'altro, un po' scoraggiati.

Solo Willow era rimasta zitta, sperando quasi che si dimenticassero di lei, ma Buffy si accorse dello sguardo sfuggente dell'amica e chiese:

<<Will, tu non hai parlato; com'è andata la tua ispezione?>>

<<Cosa? Non l'ho già detto? Ehm...Si, dunque, dove sono stata io, nel terreno dell'industriale MacLay, non ci sono guardiani o cose del genere..>>

<<Davvero? Ma è fantastico! Perchè non lo dicevi prima?>>

<<Aspetta, Dawn. Pare che la nostra Willow non sia molto contenta di questa scoperta... E' così?>>

<<No, Buffy, non è questo il problema... Non mi sembra una cosa corretta, tutto qui. E' ciò che vi ho detto anche ieri.>>

<<A me non la dai a bere, sai?>>

Buffy era convinta che stesse nascondendo qualcosa; del resto la rossa non voleva prendersi gioco della sua nuova amica, non sarebbe stato giusto riunirsi nelle sue terre senza permesso.

Ma proprio quando la bionda stava per scagliare il secondo attacco, Giles la interruppe:

<<Buffy, non ci importa molto di tutto il resto: se per Willow è un posto sicuro, ci incontreremo là. Questa è la cosa fondamentale. Dico bene?>>

Dopo un breve silenzio di assenso, finì dicendo:

<<Domattina ci vedremo davanti alla proprietà di McLay, e Willow ci farà strada.>>

 

 

2) GLI OCCHI DELL'AMORE

 

L'indomani tutti si recarono di buonora nel luogo prefissato e raggiunsero la grotta scoperta da Willow, guidati da lei.

Non ebbe difficoltà nel trovare la strada perchè l'aveva provata più volte il giorno prima, dopo aver lasciato Tara... Già, Tara... Ogni volta che quel nome attraversava la sua mente sentiva il desiderio irrefrenabile di andare da lei, vederla, sprofondare nel suo tenero sorriso... E questo avveniva da un giorno intero, dato che non aveva smesso un istante di pensare a lei.

Tutta la notte non era riuscita a prendere sonno, aveva solo la sua immagine e le sue risa scolpite nella testa e non sapeva mandarle via, non voleva assolutamente mandarle via. Eppure non la conosceva, non aveva idea di come fosse! Magari si sarebbe rivelata cattiva, stupida, o antipatica... No, impossibile! Quella grazia, la dolcezza, l'innocenza, l'armonia... Non potevano appartenere ad una persona orribile!

Non si concentrò neanche durante la loro riunione: rimase assente, con lo sguardo fisso davanti a sè, e continuò a pensare a Tara. Non vedeva l'ora che l'incontro finisse per andare a trovarla!

Nessuno si accorse del suo stato d'animo tranne Buffy, ma solo alla fine, quando si congedarono. La bionda notò la sua espressione impaziente e cominciò a seguirla tra le fronde, ma il richiamo di Dawn che voleva a tornare a casa glielo impedì.

Il cielo intanto si annuvolava; i ragazzi e Giles fecero ritorno in paese, di corsa, mentre Willow cercava il sentiero sul torrente: era decisa a raggiungere la "sua" Tara a tutti i costi.

 

Fuori pioveva a dirotto; le gocce d'acqua tamburellavano contro i vetri della camera di Tara, seduta a letto senza far nulla.

Ad un certo punto la finestra cominciò a sbattere sempre più forte; pensò di chiudere le tende, ma avvicinandosi le parve di sentire una voce, nascosta dal rumore della pioggia.

Aprì subito ed esclamò:

<<Willow! Sei tu!?>>

<<Si, Tara, sono tornata come avevo promesso!>>

<<Willow... Credevo che ti saresti dimenticata..>>

<<Di te? Vuoi scherzare? Come avrei potuto abbandonarti?>>

<<Ma... Sei stata una pazza a venire qui con questo tempo, sei tutta bagnata!>>

<<Ah, si? Allora siamo una pazza e una cieca: proprio una bella coppia, non credi?>>

Tara le offrì ancora il suo stupendo sorriso, poi cominciò a toccarle il volto piano piano, quasi sfiorandola, senza dire niente.

Willow si chiedeva cosa volesse fare; non era una carezza, ma una sorta di abbraccio, un bacio fra le mani di Tara e il suo viso.

<<Sei bella...>> affermò infine la ragazza, sorridendo.

<<Che vuoi dire?>>

<<Provo ad immaginare come sei, toccandoti... Mi piace la tua pelle: è liscia, e morbida... Riesco anche a capire i tuoi contorni...Sono dolci.>>

<<..Sei tu che sei dolcissima.>>, rispose languidamente Willow.

Lei arrossì con espressione sognante; la rossa quasi non riusciva a trattenersi dal baciare quelle guance rosee, così timide e pure.

<<Tara, io non ti conosco bene, ma... Non ho mai incontrato nessuno come te. Tu sei così...Sei... Credo di provare qualcosa per te, a cui non so dare il nome... E' una sensazione forte e delicata allo stesso tempo, che non so spiegarti, ma mi rende felice...E' come una ferita aperta nel cuore, che però mi dà piacere...>>

<<...Shh!>>

La bionda poggiò una mano sulle labbra di Willow, per zittirla e trovare la sua bocca, per baciarla.

Si avvicinarono lentamente l'una all'altra e iniziarono a scambiarsi piccoli baci innocenti, con tenerezza. Non c'era malizia nei loro gesti, nè sensualità. Non pensavano di spingersi oltre, non era ciò che volevano, e non importava.

L'unica cosa che contava davvero era stare insieme ad amarsi.

Rimasero così, avvinghiate, solo baciandosi. Rimasero così tutta la mattina, a coccolarsi, senza nient'altro per la testa.

Sarebbero rimaste così per sempre, ma quando arrivò l'ora di pranzo Willow dovette andarsene per evitare di essere scoperta.

<<Ti prego, promettimi di tornare presto!>>

<<Non serve, tanto verrò qui tutte le volte che potrò, tutti i giorni, a qualunque ora!>>

<<...Aspetterò quei momenti come se vivessi solo per loro! Torna presto, Willow!>>

Mentre la sentiva scendere dall'albero vicino al balcone, il suo cuore sospirava di immensa gioia. Niente poteva turbare il suo animo più di quanto avesse fatto la sua amata con quelle dolci labbra, niente.

Ma all'improvviso un rumore conosciuto la riportò bruscamente alla realtà. Il solito rumore di quella carrozza, severa e maestosa.

E come se tutto si fosse oscurato in un secondo, la ragazza chiuse la finestra e tornò in camera.

 

***

 

<<Willow, dovrei parlarti.>>

<<Si, Buffy, che succcede?>>

Era appena arrivata in città, tutta trafelata per la corsa, dato che pioveva a dirotto.

La sua amica la aspettava in salotto; aveva avuto giusto il tempo di cambiarsi i vestiti bagnati, anche se avrebbe perferito restare inzuppata e prendere la febbre piuttosto che togliersi di dosso l'odore di Tara... Tara! Il solo pensarci la faceva sospirare di felicità!

Ma Buffy le aveva fatto premura, ansiosa di sapere tutto ciò per cui Willow era diventata così frettolosa e distaccata in quegli ultimi giorni.

<<..Sai, ultimamente mi sembri un po' fra le nuvole: non è che mi nascondi qualcosa?>>

<<No, assolutamente. Cosa te lo fa pensare?>>

<<Andiamo, Will! Ti conosco da una vita, so come sei quando stai fingendo!>>

<<Buffy, non ti nascondo niente di niente; e anche se fosse, dicendolo a te verrebbero a saperlo di conseguenza sia Xander che Dawn!>>

<<A-ha. Quindi c'è sotto qualcosa, lo immaginavo.>>

<<No che non c'è.>>

<<Mmh... E allora che significa quel minuscolo sorrisetto sulle tue labbra? ...Ti sei innamorata! E' così?>>

Willow cercò di celare il volto rosso fuoco tra le mani, ma la bionda la prese per le guance e continuò, quasi euforica:

<<E' così, vero!? Evviva! Will ha trovato un fidanzato!>>

<<Smettila, non è come credi!>>

..Almeno non del tutto, si disse lei. Come spiegare alla sua migliore amica e agli altri che la persona in questione era una ragazza? Non era sicura di farcela, al momento. E non era nemmeno tanto sicura di ciò che provava. Insomma, il solo nome di quella fanciulla le faceva balzare il cuore in gola, ma chi le diceva che proprio questo era l'amore?

Non ne aveva parlato direttamente neppure con Tara. Tutto il tempo non avevano fatto altro che baciarsi, accarezzarsi, stringersi, cullarsi a vicenda...

<<Ahh, che bello..>>, sospirò ancora - erano ricordi troppo dolci e coinvolgenti per far finta di niente.

Quindi si lasciò prendere in giro allegramente dall'amica, ma senza rivelare alcun dettaglio sull'identità del suo misterioso "spasimante".

 

***

 

Lo stesso giorno del suo primo bacio con Tara, scesa la notte, Willow moriva dalla voglia di rivederla.

Era piuttosto tardi per andare, ma non seppe resistere: era più forte di lei.

Decise dunque di uscire, con una torcia in mano, alla ventura, sperando di azzeccare la via giusta; sarebbe stato davvero un disastro smarrire la strada in mezzo al buio pesto!

Ma quel sentimento così forte la spingeva ad andare fino in fondo, era travolgente, cieco proprio come la "sua" Tara!

Arrivata di fronte alla villa, dopo avere scavalcato il solito albero saltò sul balcone, e cominciò a bussare alla finestra.

Tara le venne incontro di corsa, in camicia da notte, aveva l'aria un po' assonnata.

<<Scusami... Stavi dormendo?>>

<<Willow! Willow, che ti passa per la testa!?>>, bisbigliò la ragazza rimproverandola, ma era contenta che fosse lì.

L'abbracciò con affetto e la fece entrare; poi le offrì una coperta perchè fuori aveva preso freddo, la fece accoccolare tra le sue braccia e disse piano:

<<Sta' attenta a non fare troppo rumore: c'è ancora qualcuno in giro, ma alle undici vanno tutti a letto..>>

<<Chi?>>

<<Tutti, la servitù. A quest'ora penso... Ma che ore sono?>>

La rossa diede un'occhiata pigra al grosso orologio a muro, del tutto inutile per Tara.

<<Sono già le undici.>>

<<Sul serio!? Ma sei proprio matta! Come ti salta in mente di venire così tardi? Vieni qua, stupida... Fatti cullare un po'.>>

Willow giaceva beata nell'abbraccio della fanciulla, felice di essersi decisa ad andare nonostante l'ora: ne era davvero valsa la pena!

<<Sono contenta di essere venuta qui per tutto questo!>>

<<..Un abbraccio e qualche carezza? Per così poco?>>

<<E lo chiami "poco"? Tara, tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata!>>

<<Oh, Willow...>>

La bionda le stampò un bacione sulla fronte e poi continuò:

<<Ti ricordi cosa mi hai detto stamattina? Del sentimento di cui mi parlavi?>>

<<S-si, mi ricordo... Perchè?>>, mormorò lei, un po' preoccupata.

<<Willow, anch'io sento questa grande emozione per te, pur non conoscendoti bene; anch'io ieri non ho smesso di pensarti, e anche le mie labbra fremono a pronunciare il tuo splendido nome... Anch'io credo di amarti.>>

<<Tara...Dunque avevo ragione, è amore quello che provo! Mi sembra di toccare il cielo, qui con te, fra le tue braccia... E ciò che ho vissuto finora...tutta la mia vita, è come se non fosse mai esistita! Come se tutto fosse niente al tuo confronto!>>

<<Dimmi cosa senti, voglio ascoltare la tua voce che lo annuncia al mondo intero!>>

<<Ti amo, Tara! Ti amo, quant'è vero che esisto!>>

<<Baciami, sciocca...>>

Le loro bocche si incontrarono di nuovo, stavolta con più passione, avvolgendo le loro lingue.

Si strinsero e si baciarono ancora, poi di nuovo, ancora, ancora.

Si addormentarono insieme abbracciate sul letto.

Willow sperò di alzarsi in tempo l'indomani, perchè non venisse scoperta, ma in quel momento non le importava tanto.

Non si era mai sentita così bene in vita sua.

 

All'alba Willow si destò, ma rimase a fissare la sua amata accanto a lei per un bel pezzo.

Poi le accarezzò il viso e Tara aprì gli occhi.

<<Amore, ti ho svegliata?>>

<<No, non preoccuparti... Buongiorno, Willow.>>, sussurrò baciandole una guancia.

<<Com'è bello vederti dormire! Sei così dolce...>>

<<Anche a me piacerebbe guardarti mentre dormi..>>, fece la bionda, un po' malinconica.

Willow avvertì il suo dispiacere e cercò di distoglierla da quei pensieri: tirò fuori un foglietto da sotto il cuscino e disse con aria festosa:

<<Sai cos'ho fatto mentre ti guardavo? Ti ho scritto una poesia!>>

<<Sul serio? E' vero, quasi dimenticavo che sei un'artista!>>

<<Già... Un'artista di strada, più che altro. Infatti non sono sicura che ti piacerà...>>, aggiunse esitante.

Cominciava a dubitare leggermente della qualità della sua "opera": del resto non aveva mai scritto una poesia prima d'ora!

<<Dunque... Sicura di volerla ascoltare?>>

<<Ma si, certo, non vedo l'ora!>>

<<Va bene... U-uhm...Si intitola "Gli occhi dell'amore"... Non è molto lunga...>>, disse quasi per tranquillizzarla.

<<Su, comincia.>>

Willow si schiarì la voce, imbarazzata, cercando di trovare un tono non troppo "solenne" o ridicolo.

<<..A-allora...

 

Io vorrei che non guardassi

nè vorrei che sentissi,

non cogli occhi,

non udire,

solo fatti accarezzare.

 

Ti voglio sotto le mie mani,

tu sotto le mie dita,

dà respiro la tua pelle,

tu bella, infinita

che fai tua la mia mente

schiavo il cuore, vuoto il corpo

senza te,

e deboli le streghe

vana ogni magia

se l'accosto al tuo potere

di rendermi felice.

 

L'amore mio per te

quant'è cieco

mai nessuno lo saprà,

alcuno sguardo mai

potrà toccarlo

e vederlo solo tu,

coi tuoi occhi,

tu riesci a capire

...>>

 

Ad un tratto si bloccò; guardava Tara, in estasi per quelle parole, ed era bellissima, così come non l'aveva vista mai.

<<...Che stupido scherzo ti ha fatto la natura! Tu, così perfetta, e bella, che non puoi..>>

<<No, Willow, non dirlo... Io non provo dispiacere. Certo, è vero, qualche volta mi rattrista pensare a quanto di stupendo c'è nel mondo che io non posso vedere, i paesaggi, le piante, il cielo, gli animali... Le persone. E te, Willow, tu sei ciò che vorrei vedere più di ogni altra cosa. Ma ormai ho imparato ad accettarlo, da tanto tempo, e va bene. Mi rendo conto che potrebbe andare meglio di così, ma sono felice.>>

<<E non hai rimpianti?>>

<<No, non ho rimpianti. Sto bene... E ti ringrazio per la splendida poesia! E' il regalo più bello che abbia mai ricevuto da quando sono nata... E tu, tu sei un'artista incredibile! Coi tuoi versi mi hai trasmesso tutto l'amore che hai in corpo!>>

<<Veramente? Ehm..non credevo di essere così brava! Sono contenta che ti sia piaciuta, amore mio.>>

<<..Che bello! Mi piace quando mi chiami così!>>

<<Così come? "Amore mio"?>>

<<Si, mi fa impazzire..>>, bisbigliò abbracciandola.

Si diedero un bacio appassionato, sempre con più trasporto; iniziarono a toccarsi. Si accarezzavano le spalle, il collo, la schiena, i fianchi, senza accorgersene stavano per spogliarsi.

Completamente rapite, travolte dalla passione, erano già seminude quando sentirono dei passi che si avvicinavano alla loro stanza, veloci.

Willow scappò letteralmente dalla finestra, con addosso la metà dei suoi vestiti, mentre Tara si buttò sotto le coperte e fece finta di dormire.

Al bussare alla sua porta, la ragazza rispose con voce assonnata:

<<Si, avanti.>>

<<Miss Tara, è ora di svegliarsi. Vostro padre deve andare in città fra poco, e sta aspettando di sotto per fare colazione con voi.>>

<<Un attimo, Kennedy, vengo subito.>>

Tara si alzò e si rivestì in fretta, quindi scese al piano terra per obbedire al padre, così com'era da sempre, e così come sarebbe sempre stato per l'eternità.

 

Willow fece appena in tempo per la riunione di magia.

Arrivò alla grotta di corsa, vestita alla meno peggio: ancora sconvolta, aveva provato a rimettersi in ordine durante il percorso, ma invano.

<<Ciao, Will!>>, trillò Dawn. <<Cos'hai? Ti sei svegliata tardi e ti sei vestita per strada?>>

<<...Magari sarà anche uscita di casa nuda!>>

<<Xander! Ma che dici!?>>

<<Zitti, ragazzi; Willow ha ragione di essere così stravolta... Io e lei sappiamo per colpa di chi, vero?>>

<<Buffy!!!>>

<<Ehi! Io non so mai nulla! Sorellina, cos'è questa storia?>>

All'improvviso Giles, in disparte coi suoi libri in mano, si avvicinò e sbraitò indignato:

<<Dawn! Buffy! Willow! Xander! Mi spiegate cosa venite a fare qui, se ognuno pensa a queste stupidaggini!?>>

Tutti tacquero imbarazzati.

<<Scusatemi, professore. Sono arrivata senza salutarvi...>>

<<Su, non fa niente. Ora sedetevi e parliamo seriamente di magia.>>

Così come la volta scorsa, Willow restò con loro solo fisicamente: la sua testa era rimasta nella stanza di Tara, fra le sue braccia che la coccolavano, felice e spensierata insieme a lei.

Mentre il suo corpo giaceva lì immobile, la mente tornò con loro solo quando Giles concluse il suo discorso dicendo:

<<..Quindi, questa è la regola base che dovrete sempre tenere in considerazione, qualunque cosa accada; ripetila tu, Willow.>>

<<Cosa? Ehm..Mi sono distratta un minuto..>>

<<Come! E' importantissima, non puoi pensare ad altro proprio adesso! Non ti rendi conto di cosa potrebbe succedere se uno di voi dimenticasse questa legge fondamentale?>>

<<Scusatemi ancora..>>

<<La dico io! "La magia non deve essere usata per cambiare l'ordine naturale delle cose" (**Life Lessons n.45**)! E' facile!

<<Brava, Dawn; ricordala sempre!>>

Willow tra sè e sè pensò "Ma che sarà mai, poi, per una stupida frasupola del genere!", e paragonò quell'insignificante regoletta al pensiero di Tara: non c'erano dubbi su cosa fosse più importante!

Dopo che il gruppo ebbe terminato la riunione, Buffy si trattenne a parlare con lei.

<<Dunque, durante l'incontro avete avuto altro a cui pensare, vero Miss Rosenberg? Forse allo stesso motivo che vi ha fatta arrivare tardi stamattina, suppongo!>>

<<Buffy, smettila con quel tono... Ti ho già detto che è vero, è così, frequento una persona: che bisogno hai di burlarti di me?>>

<<Beh, è divertente! E quando la presenterai ai tuoi amici, questa persona speciale?>>

<<Vedremo. Ora devo andare... Non provare a seguirmi!>>

<<Vuoi dire che stai andando da lui? Ma è una tentazione troppo grande per me! Voglio soltanto vedere chi è, non ti chiederò alcun dettaglio piccante! Te lo prometto!>>

<<Assolutamente no! Se mi segui ti faccio un incantesimo e ti trasformo in un sasso!>>

<<Allora dimmi come mai stamattina eri tutta arruffata! Cos'hai combinato, "sporcacciona"?>>

<<Non te lo dirò mai e poi mai!>>, rispose la rossa correndo via.

Come al solito non vedeva l'ora di riabbracciare Tara. Chissà cosa le era successo dopo che lei era scappata, se l'avevano scoperta o no, chissà se avevano punito la sua amata...

Non voleva pensarci! Preferiva aspettarsi di trovare il suo angelo biondo nella sua camera, come sempre, impaziente di abbracciarla. E fu proprio questa l'immagine che si vide davanti quando giunse alla villa.

 

Lei gironzolava tranqilla, vicino all'albero che portava al suo balconcino; Willow le andò incontro di corsa e la strinse a sè.

<<Tara, amore!>>

<<Willow! Ti aspettavo, sapevo che prima o poi saresti arrivata!>>

<<Com'è andata? Qualcuno mi ha vista scappare?>>

<<No, nessuno si è accorto di niente. Ma ora andiamo via da qui, è rischioso anche per me!>> disse prendendola per mano, e riportandola nel bosco.

Avrebbe voluto chiederle perchè fosse costretta ad uscire di nascosto, perchè non potevano vedersi in pubblico - anche solo come amiche - e tante altre cose che non riusciva a capire, ma temeva che lei non si sarebbe confidata facilmente.

Nel frattempo Tara la conduceva all'interno, sempre seguendo la staccionata, fino alla radura dei salici dove si erano incontrate.

Quando la bionda ebbe sentito abbastanza vicino lo scroscio del fiume capì di essere arrivata al punto giusto e domandò:

<<..Ti ricordi?>>

<<Ma certo, è il luogo dove ci siamo incontrate!>>

<<Nelle belle giornate ci incontreremo qui! Che ne dici?>>

<<Per me va benissimo! Da ora in poi qui potremmo anche fare colazione insieme, se ti va.>>

<<Oh...No, è meglio di no. Devo mangiare sempre a casa..non posso.>>, rispose con la solita aria triste.

<<Va bene... Non preoccuparti, non fa nulla.>>

<<Willow, vedi, ci sono diverse cose che non posso fare... E so che ti lasciano un po' perplessa, ma è così che dev'essere... Puoi accettarlo?>>

La rossa l'attirò a sè con delicatezza e la baciò.

<<Tara, io accetterò tutto di te... Anche le cose più terribili. Ti amerò qualunque cosa accada, sempre, ti amerò fino ad impazzire! Fino alla fine dei miei giorni, e niente sarà in grado di fermarmi!>>

<<Amore mio...Solo ascoltarti mi fa venire un groppo in gola... E' così bello stare con te! Voglio stringerti, baciare ogni piccola parte del tuo corpo; voglio che mi spogli; e che tu mi renda incapace di pensare, di agire, voglio che mi trasporti in un altro mondo, tra le tue carezze e gli abbracci...>>

Mentre parlava Tara si sedette sull'erba ed invitò anche la sua amata a fare lo stesso, prendendole una mano.

Per Willow fu un'offerta, un invito a renderla sua, a farla abbandonare totalmente ai suoi desideri.

Fecero l'amore distese sul prato.

Dopo averla spogliata assaporò con lo sguardo la dolcezza delle sue forme e cominciò a baciare quella pelle così candida. Il corpo della fanciulla era morbido e leggiadro, e la sua bocca riuscì ad attraversarlo in ogni angolo, ogni singolo spazio, ogni minuscola parte, su fino alla gola, quasi soffocandola.

Tara gemette di piacere; le labbra di Willow non erano mai state tanto avide e tenere allo stesso tempo.

 

Il suo respiro era già affannato, in preda all'eccitazione. Dunque l'avvolse in un caldo abbraccio, che divenne ardente appena la rossa prese a sfiorarle i seni e poi ad abbassarsi sempre di più verso l'inguine. Lei gemette ancora. Era solo l'inizio di ciò che avrebbe provato adesso, e non riusciva a credere che il proprio corpo fosse capace di farle sentire tali emozioni.

Nessuna delle due aveva mai avuto esperienze simili prima d'ora, ma non contava nulla: si fusero in un sol corpo guidate unicamente dall'amore, che compensò tutte le loro mancate conoscenze sessuali.

Sebbene fosse la prima volta, i movimenti erano timidi, ma colmi di piacere; il desiderio acerbo ma dirompente; la loro sintonia, perfetta.

Quando si trovarono finalmente all'apice avvertirono una vera e propria esplosione dei sensi, una sensazione fortissima, sublime, così intensa da sembrare vicina alla morte. Si strinsero, come per aggrapparsi, e si baciarono nell'esatto momento del culmine, per sentirsi ancora più vicine.

Rimasero sdraiate l'una tra le braccia dell'altra, nude sull'erba.

Non si dissero nulla, perchè il silenzio era la migliore parola che potessero ascoltare. Quegli istanti furono riempiti soltanto dai respiri che tornavano regolari, e dalle loro coccole.

Willow era come incantata dal viso e dal corpo di Tara.

Mentre la bionda le accarezzava premurosa il dorso, lei si scostò piano, la ammirò in tutta la sua bellezza e non potè fare a meno di esclamare:

<<..Come sei bella, Tara! Mi togli il fiato!>>

<<Mmh... Non ci credo: lo dici solo per farmi piacere.>>, rispose lei, ancora un po' frastornata, fingendo di fare il broncio.

La rossa iniziò a baciarle gli zigomi e poi le guance, mormorando:

<<Amore, tu sei splendida... Sei la mia stella!>>

Tara si sentiva investire da una felicità e un calore immensi per tutte le attenzioni della ragazza: ciò che avevano appena provato era stata un'unione divina!

<<...Ma sono proprio così bella?>>

<<Certo che si!>>

<<Eppure sono sicura di poter dire che tu sei almeno cento volte più bella di me, sai? La più bella creatura del mondo!>>

<<E come fai a dirlo?>>

<<Perchè ti amo! E so che se posso amarti così, senza la vista, guardandoti ti amerei almeno cento volte di più!>>

Lei sorrise e continuò a cullarla, addormentandosi beata fra le sue braccia.

Le sue palpebre erano già chiuse, ma poco prima che cedesse al dolce sonno udì un tristissimo sospiro provenire dal suo amore.

Credendola ormai assopita, Tara le sussurrò sulle labbra:

<<Oh, Willow... Vorrei tanto poterti vedere! ...Chissà se sei come ti immagino, se il mondo ha i colori che credo, se tutto è davvero così bello come dicono! Ma io non lo saprò mai, devo arrendermi... Nulla potrà in alcun modo esaudire il mio desiderio!>>

 

Quella frase fu per Willow peggio di una lama che le trafiggesse il cuore. Era distrutta, stava per mettersi a piangere dalla commozione.

...Dunque Tara mentiva, e quando diceva che non le importava di vederci o no, lo faceva solo per non farla dispiacere!

Non fu tanto la mancanza di sincerità a ferirla, ma la sofferenza repressa della sua amata, che cercava di nascondere il dolore perchè sapeva di non poter avverare il suo unico desiderio: vedere, guardare, osservare, ammirare, scrutare, conoscere!

La sua sete di vista era destinata a morire con lei, perchè non l'avrebbe mai confessato a nessuno, perchè era dannatamente impossibile, perchè a chiunque l'avesse chiesto la risposta sarebbe stata sempre l'atroce conferma della realtà: "Mi spiace, è impossibile!"

No, non poteva sopportarlo! Non avrebbe permesso che soffrisse ancora! Non la persona che amava più della sua stessa vita!

Willow rimase in silenzio, sempre facendo finta di dormire; giaceva su una spalla della fanciulla dormiente e libera - almeno nel sonno - dalle sue pene.

...No, non sarebbe rimasta a guardare!

 

 

3) L'INCANTESIMO

 

Willow stava curva sui libri da ore.

Ormai era scesa la notte; avrebbe fatto meglio a smettere, altrimenti si sarebbe dovuta preoccupare anche della propria vista...

La sera stessa della sua prima volta con Tara, era andata a casa di Giles per farsi prestare alcuni suoi libri di incantesimi. Lui fu un po' restìo a lasciarglieli, ma la ragazza inventò la scusa dell' "allieva per bene", dicendo che voleva recuperare le ultime lezioni in cui non era stata molto attenta, e alla fine Giles acconsentì.

Per ora ne aveva portati con sè pochi, ma se non avesse trovato lì cosa cercava gli avrebbe svuotato la casa. Tutto, pur di rendere felice la sua Tara.

Sfogliò tutte le pagine, le lesse una per una, con attenzione.

Niente.

Quando stava per chiudere sfinita il grosso volume davanti a lei, notò qualcosa di strano. Da un'estremità della copertina usciva l'orlo di una stoffa nera, come se ci fosse stato uno spazio vuoto nascosto al suo interno. Cercò di tirar fuori il lembo di stoffa, ma qualcosa glielo impediva: la copertina era stata ricucita con un sottilissimo filo trasparente che ostruiva il passaggio. Dunque prese un coltellino e lo tagliò, estraendo il tessuto nero che conteneva diversi fogli di carta.

Willow esitò ad aprirli, però fu vinta dalla curiosità: tolse la stoffa e guardò le carte, piene di strane scritte, sortilegi.

Si insospettì subito: i caratteri erano antichi, in lingue sconosciute, misteriose, e le poche parole che riuscì a comprendere non dicevano nulla di buono. C'era qualcosa di cupo in quelle pagine; capì che doveva trattarsi di magie proibite. Poi vide che c'erano dei sottotitoli in inglese, in rosso, e cominciò a leggerli.

Rimase a bocca aperta per gli incantesimi descritti: non credeva che la magia potesse arrivare a tanto, e più di una volta fu tentata ad infilarsi una di quelle formule in tasca.

...Incantesimi su come mandare maledizioni, contattare demoni, forze maligne... Poi, su come fermare il tempo, portarlo indietro o viaggiare nel futuro; e ancora, su come uccidere, o resuscitare i morti.

La ragazza si fermò un momento. Stava per avvicinarsi a ciò che cercava. Infatti, girando il foglio, ecco finalmente l'argomento che le interessava: come guarire da mali naturali incurabili.

Ce n'erano di tutti i tipi, dai tumori alle malattie infettive, ai mali che si hanno dalla nascita: disturbi mentali, sordità, cecità... Alt.

Willow sentì il sangue pulsarle più velocemente leggendo quella parola: se era scritta lì significava che esisteva un rimedio per curare Tara!

Tutta contenta si apprestò a ricopiare la formula su un foglietto, in una lingua a lei sconosciuta, e lesse la traduzione in rosso:

 

"Per la brama di colore,

la tua voglia di vedere,

su questi occhi sia la luce

mentre qui si compia il Fato,

chè la mente sarà serva

e la carne in sacrificio."

 

Lo lesse tutto d'un fiato e deglutì.

Quell'incantesimo era piuttosto inquietante: che significato avevano le ultime tre righe? Quale sacrificio bisognava compiere?

Capiva solo il senso delle prime tre, ma non più di tanto: il tema della guarigione dalla cecità non era trattato con gioia, sembrava scritto più da qualcuno che intendeva accontentare un cieco di malavoglia, senza affetto, come se fosse un pesante favore.

Non le era molto chiaro, non la convinceva; i versi finali addirittura la spaventavano. E se fosse capitato qualcosa di brutto a lei o a Tara? Se fosse stato pericoloso?

Dopo la traduzione del rito continuò a leggere gli appunti di Giles, che spiegavano la dinamica dell'incantesimo: bisognava pronunciare quelle parole mentre la persona su cui doveva agire il sortilegio dormiva, per poi baciarle le palpebre senza svegliarla. E ripetere tutto questo il giorno seguente, e ancora, per più di trenta giorni.

A Willow sembrò una stupidaggine.

"C'è perfino la durata!", pensò, "Per me è una presa in giro... Ed è anche troppo macabro: la mente serva, la carne sacrificata... Forse si tratta di un rito per i Sabba infernali!"

Malgrado lo scetticismo, però, prima di chiudere tutto si apprestò a ricopiare il resto della formula.

Non aveva intenzione di usare quell'incantesimo. Era insidioso, sciocco e ambiguo contemporaneamente. Ma decise che se Tara avesse voluto, se l'avesse di nuovo sentita soffrire, allora l'avrebbe fatto senza esitazioni, anche a costo di correre rischi.

Tutto, di tutto, solo per Tara.

 

***

 

<<Willow, amore!>>

<<Ciao! Che facevi?>>

<<Nulla, come sempre. Ma vieni qui, voglio baciarti!>>

Lei entrò dal solito balconcino ed esaudì la richiesta della sua amata, avvolgendola con un bacio appassionato.

Se prima la considerava un angelo venuto dal cielo, intoccabile e sacro, adesso che avevano fatto l'amore insieme la desiderava pure fisicamente. La guardava con più naturalezza perchè sapeva che poteva offrirle sensazioni stupende, anche solo carnali, e allo stesso tempo l'amava più di prima perchè la sentiva vicina come non mai, legata a lei con un nodo indissolubile.

Tara non voleva sciogliersi da quell'abbraccio; estasiata dal calore della sua donna, non potè fare a meno di sospirare:

<<Meno male che ci sei tu a riempire i miei giorni!>>

Oltre all'apparente gioia Willow percepì una certa malinconia in quella frase, come se i giorni precedenti il loro incontro fossero stati vuoti e inutili per la bionda. E subito ricomiciò a pensare a quella sofferenza repressa che le aveva udito pronunciare il giorno prima.

<<Tara... Ma tu come passavi il tempo prima che ci conoscessimo?>>

<<Ehi! Non penserai che prima di incontrarti vivessi senza alcuno svago...! Anche se in realtà non avevo poi tanto da fare: di solito stavo a letto a giocare con la mia gattina, Miss Kitty, o uscivo di nascosto per passeggiare... Come quando ci siamo incontrate.>>

"Di nascosto" suonò alla rossa come l'ennesimo triste mistero della fanciulla. Perchè non la lasciavano andare fuori? Cosa nascondeva casa McLay?

Malgrado questi pensieri fece finta di niente e chiese con falsa tranquillità:

<<Oh, davvero? E dov'è finita la tua gattina?>>

<<Miss Kitty? A dire il vero non lo so, è scomparsa da un po': sarà andata via una volta che ho lasciato la finestra aperta. Spero che torni! E tu, invece, cosa fai durante il giorno? Scrivi altre opere d'arte?>>

<<Ma no, non esageriamo! Però... Non ti annoiavi a stare sempre sola? Oppure venivano a trovarti degli amici?>> tentò di sapere lei, sperando di non essere invadente.

La ragazza fece una breve pausa, interdetta. Quando trovò le parole rispose con leggero imbarazzo:

<<Sai... A me non pesa la solitudine. Mi sento bene con me stessa, mi piace... Ma non ho voglia di parlare di questo, perchè mi rattrista pensare di avere sprecato tutto questo tempo senza di te! Da quando ci sei tu la mia vita si è illuminata!>>

La rossa sorrise, ma con amarezza. Sapeva che in verità lei soffriva, stava mentendo.

Ormai ogni frase entrava nelle sue orecchie come un'esortazione a fare ciò che era più giusto, ciò che avrebbe reso più felice la sua amata. DOVEVA eseguire quell'incantesimo e scoprire il perchè di molte cose che Tara nascondeva.

Dopo qualche minuto di coccole fecero l'amore dolcemente.

Restarono a dormire sul letto di Tara. La bionda cingeva i fianchi di Willow da dietro, con la testa appoggiata sul suo collo, e riposava beatamente.

Quando fu ora di andare la strega non volle disturbarla, e sgusciò dalle sue braccia piano piano, cercando di non svegliarla. Ma appena non sentì più accanto a sè il corpo del suo amore, la fanciulla si destò impaurita.

<<Willow! Willow, dove sei!? Tesoro..>>

<<Eccomi! Che succede? Hai fatto un brutto sogno?>> domandò lei con moltissima premura, precipitandosi ad abbracciarla.

<<Amore mio...Perchè non eri qui con me!? Mi sono svegliata e non c'eri più...>>

<<..Ero qui, in piedi: stavo per andare via ma non volevo svegliarti.>>

<<No, non farlo mai più! Non devi lasciarmi senza dire niente, ho paura...>>

Willow le accarezzava il volto smarrito con tenerezza. Era preoccupata, non capiva il suo timore.

<<Ma di cosa? Di cos'è che hai paura, Tara?>>

<<Io... Non voglio che mi abbandoni così. Da ora in poi mi avviserai sempre quando te ne vai, intesi?>>

<<Va bene, calmati..>>, la rassicurò, <<Ti sveglierò prima di andare. Scusami se ti ho fatto prendere uno spavento.>>

Così si lasciarono con un bacio sul balconcino, con trasporto, anche se i dubbi della rossa sulla vita di Tara si accrescevano ad ogni momento che passava, ogni istante di più.

 

Willow si stava allontanando dalla villa; all'improvviso le parve di scorgere una chioma bionda, piuttosto conosciuta, che si nascondeva in un cespuglio.

Subito la rincorse, ma questa scappò. Alla fine giunsero in una strada larga, senza alcuna pianta che potesse offuscare la vista, e certa di non sbagliarsi, sebbene da qualche metro di distanza, la chiamò:

<<Buffy, fermati! Ormai ti ho vista!>>

L'altra continuava a correre, quindi insistette:

<<So che sei tu, è inutile che scappi! Se riesci a seminarmi, dovrai comunque affrontare il discorso più tardi!>>

Quella si fermò, indecisa. Quindi si voltò verso l'amica con imbarazzo.

Lo sguardo di Willow era di rimprovero, tanto che le sembrò naturale tentare di giustificarsi:

<<Will, io... Non è come pensi. Passavo di qui, ho visto quella grande villa e mi sono chiesta chi fosse il padrone... Così sono rimasta a guardare, e..>>

<<..Bugiarda! Sapevi benissimo chi abita lì; mi hai seguita e ti sei nascosta, ecco la verità.>>

<<Ma... S-si, beh...Va bene! E' andata proprio così! E' vero, sono curiosa, ma sapevi che prima o poi l'avrei scoperto. E... Piuttosto, Willow...I tuoi vestiti... T-tu non avrai...Insomma... Con quella ragazza...?>>

La rossa aveva completamente dimenticato di essere seminuda.

Mentre cercava di rimettersi in ordine imbarazzata, Buffy balbettò parole senza senso, impacciata, così come Willow non l'aveva mai vista:

<<Oh, no...Will, tu... Quella ragazza... Insomma, tu e quella ragazza... Insomma...>>

<<Tranquilla, Buffy! Va tutto bene, non preoccuparti. Non c'è niente da dire; è così e basta.>>

<<Ah. E... Tu...? Da quando...?>>

<<Da quando la conosco?>>

<<No, no. Tu, intendo...? ...Capisci?>>

<<No, Buffy, non capisco niente! Perchè non parli apertamente? Questa reticenza mi offende! Significa che hai dei pregiudizi nei miei confronti, e nei confronti di Tara, e nei confronti di tutte le persone come noi! E se è così, allora dimènticati di essere mia amica!>>

Buffy stette ad ascoltarla fino alla fine, zitta zitta; ma quando terminò, prese fiato con calma ed esplose, urlando a squarciagola:

<<MA WILLOW!!! DA QUANDO IN QUA TI PIACCIONO LE DONNE, WILLOW!!??>>

Alla giovane strega sembrò di sentire in faccia lo spostamento d'aria del grido di Buffy, tanto fu potente. Quasi indietreggiò dalla ventata dicendo:

<<Dio, cos'hai mangiato, oggi!? E' un nuovo modo per tenere lontani i vampiri?>>

<<Ma che dici! Io ti parlo di cose serie, e tu... E poi non ho mangiato aglio!>>

<<Beh, prima di tutto non hai "parlato": mi hai rotto i timpani. E come seconda cosa, si, lo so, non è naturale che due donne che non siano madre e figlia si amino...>>

<<Già, non lo è assolutamente.>>

<<...Ma è naturale che due donne AMINO. A prescindere da chi sia l'oggetto di questo amore, Buffy, io AMO. Ed è la cosa più bella che abbia mai provato, e che proverò mai!>>

La bionda era ammutolita. Allora non era solo una passione momentanea, una semplice "sbandata adolescenziale". Le sue parole esprimevano amore puro.

<<Will...Mi dispiace. Perdonami, non avevo capito. Credevo che non fosse una cosa seria...>>

Di fronte all'espressione sinceramente commossa della sua migliore amica, la rossa si intenerì e l'abbracciò sorridendo, mentre l'altra continuava:

<<..Scusami! Non mi ero accorta di quanto fosse importante per te, sono una pessima amica!>>

<<No, non dire così! Comunque ti eri già accorta che c'era sotto qualcosa, malgrado io te lo nascondessi.>>

<<Ma...Dovrei preoccuparmi di questo lungo abbraccio o il tuo cuore appartiene interamente a quella fanciulla?>>

<<Buffy! Non fare la stupida!>>

<<Scherzavo, sciocca! Ora devo tornare da Dawn; non preoccuparti, non parlerò a nessuno del tuo segreto!>>, aggiunse allontanandosi.

<<Grazie, Buf! Ancora complimenti per l'alito!>>

Willow si sentì fortunata ad avere un'amica come lei. Era in questi momenti che si accorgeva di quanto fosse privilegiata rispetto a chi, come la sua Tara, non poteva contare su tante altre persone.

Un velo di malinconia scese sul suo viso. Non poteva far finta di non accorgersi che c'era qualcosa di strano dietro il suo amore.

Non poteva aspettare che avesse un altro sfogo di rimpianto, non voleva più sentirla soffrire. Ogni volta che ripensava alle sue frasi le si stringeva il cuore dal dolore.

E decise che avrebbe eseguito quel dannato incantesimo la sera stessa.

 

Calata la notte, Willow andò a trovare Tara come sempre. Stavolta, però, non rimase a dormire al suo fianco: quando fu sicura che avesse preso sonno, infatti, andò a prendere una borsa che aveva lasciato sul balcone quand'era arrivata, la aprì e ne estrasse il contenuto.

 

Alcune candele, incenso, e la formula da pronunciare mentre la sua amata dormiva. Tutto l'occorrente necessario per il suo rito, per rendere felice Tara. O almeno in parte, dato che non era a conoscenza dei misteri della sua famiglia, e non sapeva come risolverli...

 

Dispose le candele in cerchio attorno al letto e le accese; dopo che una foschìa d'incenso si diffuse nella camera, Willow cominciò a recitare l'incantesimo.

 

Dovette leggere a bassa voce, per non svegliarla, ma in modo tale che fosse comprensibile... Anche se quella lingua antica di comprensibile aveva ben poco!

 

Dunque le si avvicinò e con molta cautela baciò le sue palpebre, china sul letto.

 

Quando finì non provò assolutamente niente. Non si aspettava scintille, nè oggetti volanti, ma credeva che avrebbe sentito almeno dell'energia passare attraverso il suo corpo; invece no. Nulla.

 

Era molto strano, poichè in passato - senza il consenso di Giles, anzi, di nascosto da lui - aveva già fatto alcuni incantesimi, anche piuttosto banali, ma aveva sempre sentito dentro di sè un minimo flusso di energia scorrerle dentro.

 

"Forse non ha funzionato", pensò.

 

Ma si sentì immediatamente così stanca che non riuscì a darsi altre spiegazioni, ripose tutto l'occorrente e si sdraiò vicino al suo dolce amore.

 

L'indomani si chiese di nuovo cosa fosse andato storto, rilesse con attenzione il rito e lo riprovò nelle notti seguenti, scrupolosa: stesso risultato.

 

Concluse che non poteva avere sbagliato niente, e continuò così per settimane.

 

Ogni notte Willow entrava di nascosto nella stanza di Tara, pronunciava la formula e cautamente le baciava gli occhi, attenta a non svegliarla.

 

Solo una volta la ragazza fu sul punto di aprire gli occhi, per la pressione del bacio sulle sue palpebre.

 

Stavano per dischiudersi quando Willow vi poggiò una mano sopra e bisbigliò:

 

<<Ssh! E' solo un sogno, dormi... Dormi, amore, non aprire gli occhi.>>

 

E subito dopo si sentiva sempre stanchissima, senza energie, doveva dormire per forza. Pensò che questo poteva essere un "effetto collaterale", ma non era affatto un passaggio di potere...

 

Ormai trascorreva più tempo nella stanza della sua amata che in casa propria: di giorno andava a trovarla per stare con lei, la notte le faceva visita con la scusa di coricarsi insieme, e ne approfittava per svolgere il rito.

 

Non saltò una sola notte, riuscì sempre ad eseguirlo.

 

Purtroppo, però, non ne era convinta neppure lei: come poteva funzionare un incantesimo senza alcun transito di energia?

 

Stava illudendo se stessa, e non era giusto, nè per lei nè per Tara.

 

***

 

Una mattina, dopo la consueta riunione di magia Willow si recò alla villa di Tara, che aveva lasciato a letto alcune ore prima, proprio per andare al suo incontro.

 

Ma la bionda non rispose ai suoi colpetti contro la finestra; quindi si appoggiò al vetro per vedere all'interno della camera, ma notò che Tara dormiva profondamente e non poteva sentirla.

 

La guardò sorridendo con tenerezza.

 

Decise di non insistere, non voleva disturbare il suo amore, e seduta sul balconcino aspettò che si svegliasse da sola.

 

Poi il cielo cominciò ad annuvolarsi, ed ebbe un'idea: sarebbe potuta entrare nella stanza da dentro... Chissà, magari qualcuno della servitù aveva dimenticato il portone aperto...

 

Scese dal grosso albero, si affrettò verso l'entrata principale e riuscì ad aprire il portone, che per fortuna era appena accostato. Dunque lo spinse in avanti piano piano e si affacciò scrutando l'ampio ingresso: non vide nessuno, ma era chiaro che c'erano molte persone in casa.

 

Dalle cucine ed altre stanze si sentivano domestici e cameriere che parlavano animatamente, lavoravano, pulivano, si lamentavano per qualche dolore alle ossa.

 

Willow rimase sorpresa udendo tutte quelle voci: il padrone della casa era il vedovo McLay, facoltoso industriale, che abitava lì con la figlia e basta... Nè parenti, nè ospiti... Tutta la casa era vuota, poichè McLay passava l'intera giornata nella sua fabbrica e Tara in camera sua.

 

...Allora come mai tutta quella gente? A cosa servivano tanti servi?

 

Immersa tra mille pensieri, decise infine di fare il passo decisivo: attraversò in fretta il grande ingresso, silenziosa, in punta di piedi, passò nelle stanze successive sbirciando di volta in volta i corridoi, per vedere se passava qualcuno; le piacque molto quell'<<operazione speciale>>. Era divertita all'idea di giocare alla ladruncola, ma distratta dal suo lato infantile, appena ripensò al motivo di quell'intrusione si accorse che non aveva idea di dove si trovasse.

 

Subito fu presa dal panico: <<...E ora?>>

 

Aveva creduto che il cammino fosse facile, bastava ricordarsi: secondo piano, terza stanza, e... Invece si era persa. Dopo aver salito le scale si trovò in mezzo ad un lunghissimo corridoio dove non c'era alcun rumore, nè camerieri, niente, in penombra. Di sicuro aveva sbagliato ed era finita in un'ala secondaria.

 

Solo un rumore la riportò alla realtà. Il rumore di una ruvida scopa che sbatteva sul pavimento, metodica, monotona. Come la serva che l'adoperava.

 

Era una ragazza molto giovane, dalla carnagione ambrata, intenta a spazzare a terra.

 

Doveva essere una domestica, sicuramente, anche se aveva solo un grembiule, e non la solita uniforme; nè teneva i capelli raccolti nel classico chignon, anzi: lo sguardo di Willow cadde in mezzo alle sue ciocche libere e scure, che la intrappolarono.

 

Non si ricordò di nascondersi o evitare in qualche modo che la vedesse. Era solo assorta nel fissarle gli occhi assenti, annoiati, ma penetranti e profondi, e i lunghi capelli bruni che le avvolgevano il collo, per poi scendere un po' mossi sulle spalle e sul petto. Accarezzavano sinuosi quella pelle abbronzata e lucente come se stessero danzando per lei, concentrata nel suo lavoro, per alleviarle ogni fatica.

 

Willow non riuscì a distogliere lo sguardo per qualche secondo, finchè la stessa ragazza non si accorse della sua presenza.

 

Non sembrava molto contenta di quella visita inaspettata, infatti la squadrò torva e sorpresa, ed inveì:

 

<<Chi siete voi?? Come siete entrata!?>>

 

La rossa ebbe un sussulto, come al solito si era svegliata bruscamente dal suo mondo dei sogni.

 

<<Sono..sono solo un'amica di Tara...>>

 

<<Che cosa!? Se avete intenzione di fare del male alla mia padrona, farete meglio a cambiare idea!>>, fece lei impugnando la scopa come un'arma.

 

<<Che fate! Posate quella scopa, non ho detto nulla di male! Non vedete che sono indifesa?>>

 

La ragazza esitò, sempre minacciosa, continuando a puntarla; poi riprese l'attacco con decisione, sfidando a parole una Willow impaurita:

 

<<Non potreste mai e poi mai essere un'amica di Miss Tara! Cercate di imbrogliarmi, ma non ci riuscirete!>>

 

<<Lo giuro, ve ne prego!>>

 

<<Non mi lascio ingannare! Miss Tara NON PUO' avere amici!>>

 

<<Cosa? E chi lo ha stabilito?>>

 

<<Non sono affari vostri! Ed ora andatevene, o passerò alle maniere forti! Sono stata fin troppo indulgente con voi, ladruncola che non siete altro!>>

 

<<Non sono una ladra! Posso provarlo, se mi lascerete vedere la vostra padrona...>>

 

<<..E perchè dovrei fidarmi?>>, chiese dubbiosa, notando la determinazione e la totale sincerità nei suoi occhi.

 

Willow prese il coraggio a quattro mani: si mosse piano verso la ragazza che ancora brandiva la scopa, e con un movimento cauto, leggero, le poggiò una mano sul braccio, premendo appena per farle abbassare l'arma, con la massima delicatezza.

 

Lei la lasciò fare; non sapeva il perchè, ma le permise di avvicinarsi finchè non giunse a pochi centimetri dal suo viso. Willow affrontò lo sguardo arrogante della giovane, sapeva che poteva sconfiggerlo, anche se con quegli occhietti verdi e innocui.

 

La bruna fu colpita dalla tenacia di Willow, ma non mollava la presa sulla scopa. La strega se ne accorse; invece di arrendersi la fissò con più determinazione, ancora più fermezza.

 

<<Sto dicendo la verità... Siate sincera, avete mai visto un delinquente in gonnella dal volto così ingenuo?>>, provò a scherzare, sorridendo con gentilezza, ironica.

 

Solo allora la giovane si rese conto di quanto fosse bella. Rimase affascinata da quella strana fanciulla misteriosa, dai capelli fiammeggianti e le guance colme di lentiggini che le sorridevano sebbene la stesse sfidando.

 

Un sorriso tenero, incantevole... Come poteva mostrare cordialità ad una che voleva picchiarla? L'addolciva ma insisteva, la provocava ma le sorrideva, con coraggio.

 

Il suo sguardo bruno penetrò negli occhi verdi, indeciso ma pieno di prepotenza, come una freccia scoccata sul bersaglio più prezioso. Quello sguardo avido e fiero immobilizzò Willow, in realtà preoccupata, che stava a domandarsi come fosse cominciato tutto quanto.

 

Quindi la ragazza si avvicinò ancora, quasi le sfiorò il volto.

 

<<Ma tu chi sei?>>, mormorò estasiata.

 

Willow tentò di allontanarsi, tradendo l'atteggiamento fiero che anche lei aveva cercato di assumere, ma la bruna la fermò: le teneva il polso con una mano, e sembrava non voler mollare.

 

<<Io... Sono un'amica di Tara. Vorrei andare da lei, adesso...Se mi lascerete andare... Vi prego.>>, ebbe la forza di sussurrarle.

 

La ragazza lasciò il suo braccio senza toglierle gli occhi di dosso; pareva volersi imprimere ogni suo dettaglio nella testa. Pareva volersela ricordare per sempre.

 

La rossa indietreggiò, con lo sguardo intrappolato in quello della giovane, poi si voltò e fuggì.

 

Corse via; senza che se ne accorgesse uscì dalla villa, turbata, confusa, dimentica di tutto il resto.

 

Come mai era stata catturata dagli occhi di quella sconosciuta? Che le aveva fatto?

 

Soltanto quando si trovò nel fitto bosco si ricordò che sarebbe dovuta andare dalla sua Tara, e si sentì male al pensiero di averla dimenticata, anche per un breve lasso di tempo.

 

Provava rancore, biasimava se stessa.

 

Come aveva potuto permettere che la propria mente rimpiazzasse l'immagine del suo angelo biondo con una ragazzina che nemmeno conosceva?

 

Seduta su un masso, ancora stravolta, vide fra i cespugli un gatto nero, lo stesso che l'aveva "guidata" alla radura di salici dove aveva incontrato Tara per la prima volta.

 

Questo si avvicinò alla strega senza timore, e cominciò a strofinarsi contro le pieghe del suo vestito. Lei lo prese in grembo e l'accarezzò; le sembrò stranissimo che un gatto selvatico si lasciasse addirittura prendere in braccio da un'estranea.

 

Poi si ricordò che Tara le aveva parlato della sua gatta, e capì: probabilmente l'animale aveva sentito l'odore della sua padroncina addosso a Willow, e voleva farsi riportare da lei.

 

Sorrise ripensando alla sua amata, ma subito le rivenne in mente l'episodio appena trascorso.

 

Non era stato un vero e proprio tradimento, ma quasi; l'aveva tradita col pensiero, con lo sguardo. Si chiese ancora perchè fosse rimasta così impressionata dagli occhi della serva bruna, e finalmente, confrontandola con Tara, riuscì a darsi una risposta...

 

Lo sguardo della bionda era sempre vuoto, la cercava ma non poteva vederla; era perso nel nulla. Quella giovane, invece, la fissava dritta negli occhi. Le scavava nel profondo. L'ammaliava.

 

..Già, ma perchè? Cos'aveva di speciale? E di nuovo la risposta venne pronta, spontanea: aveva paura.

 

Aveva paura del momento in cui Tara avrebbe visto la luce, l'avrebbe guardata in faccia e forse non l'avrebbe amata.

 

Aveva paura che quell'incantesimo, sebbene sembrasse non funzionare, avrebbe solo peggiorato le cose. Magari la ragazza del suo cuore si aspettava altro, e non le sarebbe piaciuta una donnetta rossiccia, pallida, coperta di efelidi e con altri mille difetti.

 

Aveva paura che sarebbe rimasta delusa.

 

Non sarebbe stato meglio buttarsi tra le braccia di un'altra che invece la vedeva e accettava il suo aspetto così com'era?

 

...Assolutamente no!!! Amava Tara con tutto il cuore, almeno su questo non c'era dubbio.

 

Il punto debole del loro rapporto erano i segreti, i troppi segreti, che l'avevano fatta cedere per un attimo dal pensare a lei.

 

Un solo momento, gravissimo.

 

Ma i misteri fra loro erano troppi; l'amava ogni giorno di più, l'amava tanto, e proprio per questo tutti i segreti dovevano finire. Uno sciocco, breve istante, l'aveva allontanata dalla sua amata per colpa delle incertezze, e non sarebbe mai più dovuto accadere.

 

Assorta nei suoi pensieri, Willow accarezzava piano il pelo lucido e nero della gatta. Ad un certo punto si alzò con questa in braccio e si incamminò verso la villa di Tara, tranquilla ma determinata. Risoluta.

 

La sicerità compone una storia d'amore vera, l'onestà che mancava a loro.

 

E Willow era decisa a prendersela.

 

 

 

4) MAPS (il titolo di questo capitolo si rifà all'omonima canzone degli Yeah Yeah Yeahs)

 

La ragazza bruna era ferma davanti alla porta chiusa della stanza di Tara.

 

Chissà se la sua padrona era in compagnia di quella sconosciuta, o se era già andata via...

 

Tra sè e sè sperò che fosse ancora lì; ebbe la tentazione di origliare; allo stesso tempo, però, temeva di sentire "cose" di cui si sarebbe potuta pentire...

 

Indugiò un po' sulla soglia, poi bussò.

 

La fanciulla sedeva a letto chiedendosi come mai la sua Willow non le avesse ancora fatto visita. Un po' giù di morale, appena sentì quel rumore si precipitò alla finestra, ma la voce della giovane la riportò alla realtà:

 

<<Miss Tara, posso entrare?>>

 

<<Oh, Kennedy... Si, certo.>>

 

<<Vi disturbo?>>

 

<<N-no... Che succede?>>, fece Tara, notando il tono esitante della serva.

 

Kennedy era molto più agitata di lei: cosa fare? Dire tutto al signor McLay o prendere le parti della figlia? Del resto quella ragazza era sempre stata buona con lei, non voleva metterla in difficoltà.

 

<<Ecco, io... Mi sento in dovere di ricordarvi gli ordini di vostro padre.>>

 

<<Quali ordini?>>, domandò mentre cercava invano di mantenere la calma; aveva intuito quali fossero QUEGLI ordini.

 

La bruna notò il suo disagio, e dato che anche lei era piuttosto nervosa decise di non parlare apertamente della questione, ma solo accennarla, con brevi allusioni.

 

<<Sapete, in questi giorni ho avuto l'impressione di sentire delle voci dalla vostra camera... Delle voci diverse dalla vostra, intendo, e... Ovviamente non ho detto nulla a vostro padre. Ma devo ricordarvi che la sua collera sarebbe grandissima se venisse a saperlo.>>

 

Tara sobbalzò; sapeva già che l'avrebbe detto, ma sentire con le proprie orecchie la conferma della sua trasgressione la lasciò senza fiato.

 

<<...Oh, ti prego, non dirglielo! Ti darò tutto ciò che desideri, Kennedy, ma non farmi questo!>>

 

<<No, io non intendevo ricattarvi! Mi dispiace che l'abbiate pensato... Volevo soltanto che prendeste coscienza della possibilità di essere scoperta, ma non farei mai una cosa del genere... Io vi sono fedele; ma cercate di capirmi, sarebbe anche responsabilità mia: vostro padre mi accuserebbe di avervi appoggiata...>>

 

<<S-si..capisco...>>

 

<<Bene, ora... E'meglio che torni a fare il mio lavoro.>>

 

<<Kennedy! Non dirai niente sul serio?>>, chiese con ansia, sentendo che la porta stava per richiudersi.

 

<<No, non parlerò. Ma voi dovete promettermi di finire al più presto ciò che avete cominciato... Perchè prima o poi il padrone lo scoprirà.>>

 

La bruna era già nel corridoio quando Tara la chiamò ancora:

 

<<Aspetta...E' proprio necessario?? E'..necessario che io rinunci a questa persona?>>

 

<<Miss Tara, ve l'ho già detto: la mia non è una minaccia, solo una raccomandazione. Per il vostro bene.>>

 

<<Si, ma...Tu lo sai! Sai che per mio padre io dovrei stare qui, chiusa in camera per tutta la vita! ...E uscire da questo buco solo per pranzare e cenare con lui, per far piacere a lui soltanto... Per sempre, senza alcun amico, e tu questo lo sai!>> sbottò all'improvviso la bionda, quasi gridando.

 

Era contemporaneamente amareggiata per quei comandi e disperata all'idea di doverLE dire addio. Dire addio a LEI, ciò che le aveva dato una ragione di vivere... Mai!!

 

<<E' vero, mia signora, lo so; ma è il volere di vostro padre, che lo fa per proteggervi dal mondo esterno..>>

 

<<Certo, lui vuole il meglio per me, e io lo rispetto tanto, però... Tenendomi lontana da tutto e tutti non fa altro che escludermi, l'ha sempre fatto, mi ha lasciata fuori dal mondo! Dalla vita! Ed è solo per merito di quella persona che sto cominciando a vivere sul serio!>>

 

<<...Lo so, Miss Tara.>>

 

<<Io sono cieca, sono incapace di condurre la mia esistenza da sola...Di andare avanti senza qualcuno che mi segua costantemente, lo so benissimo! Ma ordinare che rimanga chiusa a chiave qui, in camera, senza poter girare nemmeno per la casa, senza parlare con nessuno... E' troppo! Ha perfino comandato che tutti voi, la servitù, gli unici con cui potrei parlare, non mi rivolgeste la parola... Sempre per "proteggermi dal mondo esterno, che è cattivo e spietato"; invece qui sono al sicuro da tutti i mali, sola e triste come sono!>>

 

<<Padrona...Mi dispiace tanto...>>

 

<<Si... So che ti dispiace. Dispiace anche a me, Kennedy. Ma alle volte preferirei che addirittura mi sbranassero, nel "crudele mondo esterno", piuttosto che restare sola e imprigionata fra queste quattro mura, e "al sicuro"!>>, concluse lei, scoraggiata, con un tono ormai addolorato e non più battagliero come prima.

 

Kennedy non sapeva cosa dire; provava un misto di solidarietà e di pena per la sua giovane padroncina, la rispettava onestamente.

 

Tara si era lasciata andare sul letto in preda allo sconforto. Aveva le lacrime agli occhi, ma subito si calmò e aggiunse con distacco:

 

<<Kennedy, puoi congedarti; non c'è bisogno che mi chiami per pranzo, verrò io da sola.>>

 

<<Si... Si, mia signora.>>

 

Si voltò con tristezza, ma prima di andare domandò premurosa:

 

<<Siete sicura di star bene, adesso?>>

 

<<Si, Kennedy, non preoccuparti. Ci sono abituata,>> ..."ormai!" continuò fra sè.

 

Poco dopo la visita della cameriera Tara sentì picchiare contro la finestra; andò ad aprire tutta agitata, e senza nemmeno dare a Willow il tempo di dir nulla, la strinse forte ed esclamò:

 

<<Amore, rimani con me! Voglio che resti qui e non mi lasci più, mai più, mai!>>

 

La gatta che Willow teneva al petto saltò giù silenziosa, appena prima di venire "schiacciata" dalla bionda, mentre la strega accolse fra le braccia la sua amata in lacrime.

 

<<Tara! Che succede? Stavolta ti ho avvisata prima di andarmene... Cos'hai?>>

 

<<N-non è per quello..E'... Sono confusa, non so che fare!>>

 

<<Non piangere... Io sono qui con te, non aver paura. Mi spiegherai dopo; per ora calmati, piccola.>>, disse, accarezzandola amorevolmente.

 

La fragilità della ragazza la colpiva così come nient'altro avrebbe potuto mai. Nulla riusciva a farle più tenerezza, neppure un cucciolo o un bimbo appena nato. Tara era sempre così docile e indifesa, disarmata, disarmante.

 

Stringerla con affetto e prendersene cura non serviva solo a confortare la sua donna, ma faceva tranquillizzare lei stessa: la rasserenava, le faceva dimenticare tutte le preoccupazioni; si sentiva protettiva, più forte. Tara la faceva star bene.

 

Solo dopo qualche minuto ad accarezzarla si ricordò di ciò che aveva fatto nel bosco, e si allontanò dalla sua presa. Andò a prendere il micio che intanto si era raggomitolato in un angolino, e lo poggiò con delicatezza tra le mani della fanciulla.

 

<<Indovina chi ti ho portato?>>

 

La bionda tastò piano il pelo morbido e lo riconobbe all'istante.

 

<<Miss Kitty! Che bello, sei tornata! Mi mancavi tanto!>>

 

<<L'ho incontrata in mezzo al bosco, mentre venivo da te: mi ha trovata lei!>>

 

<<Davvero? Per fortuna, credevo che le fosse accaduto qualcosa!>>

 

<<Finalmente... Sul tuo viso è tornato un raggio di luce! Ma perchè hai tanta paura ad essere lasciata sola? Eppure ho fatto come dicevi tu, ti ho avvertita quando sono andata via...>>

 

Di nuovo la malinconia scese su di lei, che cullava la gattina.

 

<<...Ma non si tratta di questo, non c'entra. Quello è perchè...>>

 

Si interruppe indecisa, ma continuò con amarezza:

 

<<Perchè...Io sono stata abbandonata.>>

 

Willow restò sorpresa: "abbandonata" in che senso?

 

Le vennero in mente le ipotesi più svariate di storie d'amore finite male, addii, tradimenti ed altro... Ma non voleva indagare, anche se avrebbe dovuto. Temeva che l'avrebbe considerata un'impicciona.

 

Subito, però, ricordò tutto quello che si era detta nel bosco, per quanto riguarda i dubbi, i mille segreti che interferivano tra di loro. Dunque si fece coraggio e volle insistere:

 

<<Capisco, ma... Da..da chi è che sei stata abbandonata? Non è per ficcare il naso, ma credimi: ho bisogno di saperlo. Devi dirmi di più, se no rimarremo distanti in eterno...>>

 

Finora Tara non si era mai posta quel problema; solo a quel punto comprese che Willow si sentiva troppo lontana da lei. Era chiaro che tutti i suoi misteri le pesavano.

 

Passati alcuni momenti di silenzioso imbarazzo, Tara alzò il volto verso di lei e aggiunse, tristemente:

 

<<Tutti sanno che mia madre è morta tanto tempo fa, ma in realtà non è così: l-lei se n'è andata, non sappiamo dove sia... Io non me la ricordo nemmeno perchè ero piccola, p-però... Ogni volta che ci penso mi fa male. Mi fa credere che forse non mi voleva abbastanza bene, forse è andata via per colpa mia... Mi fa credere di essere stata abbandonata. E forse è per questo che mi sono fatta prendere dal panico quando non ti ho trovata più al mio fianco, quel giorno.>>

 

Non udendo commenti provenire dal suo amore, abbozzò un sorriso e provò a sdrammatizzare con innocenza:

 

<<...Ma non so con certezza se la diagnosi sia corretta, non sono un dottore!>>

 

La rossa la fissava ammutolita.

 

Mai avrebbe immaginato qualcosa di simile; avrebbe pensato di tutto, ma non questo. E si sentì stupida ad averle ricordato un evento così doloroso per colpa della sua altrettanto stupida curiosità.

 

All'improvviso prese la sua amata fra le braccia, colta dal dispiacere, tanto da spingerla a sdraiarsi a letto per la forza dell'impatto.

 

Tara piangeva in silenzio. Aveva fatto bene a sfogarsi, ora stava meglio.

 

Willow non aveva detto nulla per confortarla, ma la sua stretta bastò ad urlare tutte le più belle frasi d'amore e d'affetto amico che si sarebbero mai potute trovare.

 

Tutta la mattina le ragazze furono vicine col cuore, con l'anima.

 

Una sensazione di benessere e tranquillità placava le loro menti, ma non distolse del tutto Willow dalle sue inquietudini.

 

Mentre coccolava la bionda, ripensò alle sue parole di quand'era arrivata, e chiese:

 

<<Tara... Appena sono venuta mi hai detto che non eri triste per la paura di essere abbandonata, ma per un altro motivo: cos'è successo? Perchè piangevi?>>

 

<<Ah, non è grave... E' una cosa che posso risolvere, non preoccuparti.>>, rispose facendo finta di nulla.

 

Effettivamente in cuor suo si era data una soluzione: niente. Non avrebbe cambiato le cose, non era disposta a rinunciare a Willow; e allo stesso tempo avrebbe nascosto tutto a suo padre.

 

L'unico inconveniente restava nasconderlo a Kennedy, a cui aveva promesso di non vedere più la sua Willow...

 

E come se le stesse leggendo nella mente, la strega domandò:

 

<<Senti..ho notato una ragazza qui intorno, che lavorava... Chi è?>>

 

<<Oh, è solo Kennedy, la domestica...Perchè, dove l'hai vista?>>

 

<<Veramente le ho parlato...>>

 

<<Che cosa!?>>

 

Tara trasalì; ebbe un attimo di smarrimento dopo quell'affermazione, ma la rossa insistette:

 

<<...E mi ha anche detto che non posso vederti: cosa intendeva?>>

 

<<No, lei non ha colpa... M-mio padre..>>

 

<<Tuo padre ti tiene segregata in casa e tu non reagisci? Che razza di uomo..>>

 

Lei la interruppe scattando in piedi:

 

<<..Willow! E' mio padre!>>

 

<<Scusami... Ma non riesco a capirlo. Proprio perchè è tuo padre non dovrebbe fare una cosa del genere! Non si accorge che se ti tiene così, nella bambagia, non fa altro che peggiorare le cose?>>

 

<<Lui vuole solo proteggermi!>>, disse con enfasi, cercando di difendere il genitore.

 

<<Ma da cosa!? E' questo che non capisco! Il mondo là fuori è qualcosa di stupendo! So che non è tutto rose e fiori, ma vale la pena di scoprirlo!>>

 

<<No... Mio padre mi ha detto che nel mondo ci sono cose terribili! Ci sono guerre, morte, fame, distruzione..>>

 

<<..Ma non qui dove abitiamo noi.>>

 

<<Ci sono comunque ladri, assassini, e perfino le streghe!>>

 

A quell'ultima parola Willow sussultò.

 

<<...Hai detto "streghe"? Ma la caccia alle streghe è finita da molto tempo...>>

 

<<E che significa? Le streghe esistono ancora, me l'ha detto lui.>>

 

<<Ma...è strano... Loro non sono come ladri e assassini!>>

 

<<Infatti: peggio!>>

 

<<Ah. Perchè, tuo padre cosa ti ha detto su di loro? ...Non sono così cattive.>>

 

<<Invece si! Dice che sono le creature più odiose, le più perfide che ci siano al mondo! Sono il più crudele nemico dell'uomo! Almeno, lui afferma questo.>>

 

<<Ma no, si sbaglia! Io stessa ne ho incontrata una, un vera, in carne ed ossa, e non era così male.>>, mentì Willow.

 

<<Veramente? E non è stato disgustoso? Io so che sono orribili e spietate! Possibile che ti abbia risparmiata senza farti alcun sortilegio?>>

 

<<Certo, era una strega molto buona: non usava la magia nera, non si era alleata col demonio. Così come molte altre.>>

 

Tara era titubante. Non sapeva se credere alla sua Willow o al padre premuroso, rimase in silenzio.

 

Del resto la ragazza non le stava dicendo niente di nuovo, anzi: erano esattamente le stesse parole che lei aveva pronunciato poco fa, con Kennedy. Solo non le andava il fatto che Willow giudicasse male suo padre, perchè lo voleva bene.

 

Lo capiva e lo rispettava, anche se avrebbe preferito di gran lunga scappare via con la sua donna in quel preciso momento... Ma voleva difenderlo, l'amore paterno la faceva andare contro le sue stesse idee.

 

<<Ti tieni tutto dentro, non vuoi confidarti: è questo il problema, non intendi parlarmi delle tue paure e dei tuoi misteri!>>

 

<<...E tu che ne sai? Che ne sai di me?? In fondo non ci conosciamo nemmeno!>>

 

<<Ti sbagli! Non so niente di te perchè sei tu che non vuoi dirmi niente!>>

 

<<Allora significa che non ti fidi? Se mi amassi davvero accetteresti soltanto ciò che scelgo di dirti senza pretendere di più, e..>>

 

<<..Invece voglio sapere tutto di te! Si, è vero, all'inizio ti ho assicurato che non m'importava sapere quei segreti che non volevi confessare, ma ora è passato del tempo, e ci tengo di più! Prima non mi interessava, ma adesso si! Perchè mi innamoro di te ogni giorno di più, e non posso evitare di affezionarmi... E di amarti!>>

 

Anche Willow si era alzata, addolorata e furiosa. Aveva il volto rosso per la rabbia, non poteva credere di stare litigando con la sua amata; era disperata.

 

E soprattutto non poteva credere che la ragazza preferisse il padre all'amore per lei.

 

<<Willow, non parlarmi con quel tono!>>

 

<<Sai cosa penso? Che forse voi siate PIU' di semplici "padre e figlia"! E forse..>>

 

<<Vattene.>>

 

La sentenza di addio risuonò ancora più secca e potente sul petto della rossa, sul quale Tara aveva dato uno spintone.

 

La bionda voleva addirittura schiaffeggiarla, ma per trovare il suo viso avrebbe perso troppo tempo. Dunque stirò il braccio per allontanarla, mandarla via, incontrando il corpo della strega con violenza.

 

<<Come ti permetti, Willow!? Ti rendi conto di quello che hai detto?? Non mancare più di rispetto nè a me nè a mio padre!>> proruppe in lacrime, ferita.

 

Willow era immobile. Dopo quel grave gesto si accorse di quanto fosse stata egoista e cattiva a gridare quelle frasi.

 

Volle sprofondare, si pentì amaramente; tutto il rancore di cui era capace si riversò improvvisamente sopra le sue spalle.

 

Senza sapere come, aveva cominciato ad ansimare e sentiva le sue vene pompare forte sulla faccia, le sue energie assorbite, come risucchiate da qualcuno.

 

Si accasciò sul pavimento in preda al dolore, fisico e morale; cercò di mormorare qualcosa:

 

<<T-Tara, a...more mio... Mi dispiace, n-no..>>

 

Tossì sangue.

 

La fanciulla non capiva cosa stesse accadendo; udiva dei lamenti, ma non sapeva cosa fare.

 

<<Willow...?>>, sussurrò, preoccupata.

 

<<Co...Cos'hai? ...Ti senti male?>>

 

Immediatamente si era dimenticata tutto della lite in corso. Si avvicinò per aiutarla, in ansia per lei, le toccò il volto.

 

<<Willow, che succede? La tua faccia è piena di vene gonfie...>>

 

<<No! Non toccarmi, Tara! Sta' lontana!>>, esclamò colpita da forti spasmi.

 

Tara fu spinta indietro, ma di nuovo le venne vicino e scongiurò:

 

<<Amore, no...Perdonami! Non volevo scacciarti in quel modo... Non volevo dirti quelle cose! Ma non fare così, ero s-solo nervosa...>>

 

Willow continuava ad arretrare, sofferente.

 

Qualcuno o qualcosa stava per impossessarsi di lei, aveva paura. Ma più che per se stessa, temeva per Tara... Che sarebbe accaduto? Quella forza misteriosa avrebbe potuto farle del male, doveva tenerla distante...

 

Ma la ragazza non demordeva; la prese per le spalle, scuotendola, le chiese ancora perdono:

 

<<Ti prego, scusami! Rimani con me... Ti amo, Willow, io ti amo!>>

 

A quell'ultima dichiarazione la strega si bloccò. Piano, cominciò a riprendere possesso di sè, a calmarsi.

 

Le vene sul viso iniziarono a rientrare nella pelle, così pure il respiro tornava normale, sebbene ansimasse ancora.

 

<<Amore, ti senti meglio? Mi hai fatta spaventare tanto... Che ti è successo?>>

 

<<Niente, io...Ho perso il controllo. Non so come sia potuto capitare, però... Forse è meglio che ti stia lontana.>>

 

<<Cosa?>>

 

<<Tara, sono un pericolo per te..>>

 

<<No!! Non potresti mai farmi del male, io lo so! E' perchè ho detto quelle cose? Ti ho già chiesto scusa! Perdonami ancora, ancora!>>

 

<<Amore, no: sono io a dovermi scusare, ti ho urlato cattiverie terribili! Ma non è per questo che voglio andarmene... Sono COSTRETTA a farlo.>>

 

<<Ma perchè!? Abbiamo fatto pace!>>

 

<<No..stavo per diventare un'altra... Una persona malvagia, "qualcosa" che...Avrebbe potuto farti del male.>>

 

Tara non capiva a cosa si riferisse: possibile che la rabbia della sua Willow fosse in grado di trasformarla in una persona diversa? Forse era un disturbo mentale, "irascibilità esagerata", o patologie simili.

 

<<Ascoltami; di qualsiasi disturbo tu soffra, lo affronteremo insieme. Hai visto? Appena ti ho stretta a me e ti ho dichiarato il mio amore ti sei fermata: riusciremo sempre a placare questo male, e lo faremo insieme! Ma non lasciare che questo rovini il nostro legame...>>

 

Poi continuò con un sorriso sicuro, tenendola per mano:

 

<<...Perchè io non lascerò che la mia riservatezza lo intacchi. Se tu vuoi ti confiderò tutto, i miei dubbi, i miei pensieri, tutto! Perchè noi dobbiamo continuare per sempre.>>

 

Willow fu sorpresa e felice della sua convinzione.

 

Finalmente la sua amata si sarebbe aperta, nessun ostacolo minava più il loro rapporto... Se non quello più grande.

 

Finora aveva battuto sempre sui misteri di Tara, la sua reticenza... Ma lei cos'aveva da nascondere?

 

Non ci aveva neppure pensato. Non si era messa nei panni della sua donna, non credeva di doverle qualcosa... Invece le doveva molto: la verità, tremenda; "odiosa, perfida, crudele, orribile e spietata", come raccontava suo padre sulle streghe.

 

Avrebbe avuto il coraggio di confessare, dopo tutto il suo discorso sull'onestà? Tara come avrebbe reagito?

 

A parte il disgusto iniziale, si sarebbe infuriata: perchè non rimproverava sè stessa, prima di protestare sui segreti altrui?

 

E avrebbe avuto tutta la ragione del mondo.

Le due giovani cominciarono a parlarsi.

 

Parlarono di loro, dei propri gusti, si conobbero in modo più intimo.

 

Si erano incontrate già da più di un mese, ma avevano permesso che la passione divampasse senza curarsi delle cose più importanti; solo adesso diventavano amiche.

 

Avevano avuto esperienze differenti, vite totalmente diverse, ma si accorsero che in fondo si assomigliavano. Qualcosa le legava.

 

Qualcosa di misterioso, che le rendeva vicine.

 

Lo avvertiva soprattutto Willow: notava un alone di mistero intorno a quella casa, ma Tara stavolta non c'entrava.

 

Aveva a che fare con tutte le voci dei domestici che aveva sentito quand'era entrata nella villa, le tornavano ancora in mente e non la convincevano.

 

Comunque la sua Tara non aveva più segreti nei suoi confronti, adesso; lei sì.

 

Intendeva dirle tutto, anzi, l'avrebbe fatto sicuramente. La tentazione si accresceva ad ogni istante, ma preferiva aspettare.

 

Voleva prima prepararla all'idea, non buttarle addosso la verità all'improvviso. E per questo avrebbe dovuto iniziare a parlare delle streghe.

 

Le disse della differenza tra magia bianca e nera, dei patti col demonio, gli incantesimi. Le streghe buone e cattive.

 

<<Amore, perchè mi racconti queste cose? Non ti ho chiesto informazioni sulla stregoneria, nè mi interessano...>>

 

<<Ma... Ora ne sai molto di più, no? Non sei contenta di sapere che c'è qualcosa in meno di cui aver paura, nel mondo esterno?>>

 

<<Insomma; secondo ciò che dici tu esistono sia streghe buone che streghe malvagie: non sarebbe meglio che non ce ne fossero e basta?>>

 

<<No, assolutamente! Le streghe buone aiutano gli altri! Fanno del bene, capisci?>>

 

<<D'accordo, ma spiegami come mai t'importa così tanto.>>

 

<<Oh, non c'è un motivo in particolare: è solo per farti capire che non c'è niente da temere là fuori...>>, farfugliò lei.

 

<<Grazie, ma non devi fare mille ricerche solo per rassicurarmi! Sei gentilissima, davvero, ma non c'è bisogno!>>

 

Tara sorrise abbracciandola.

 

Passarono delle ore stupende, si divertirono tutto il giorno.

 

Come al solito, all'ora di pranzo Willow dovette lasciarla, ma ora lo faceva con risolutezza, senza più serbare dubbi o rancore. Erano spensierate.

 

Almeno, Willow in apparenza, perchè aveva la mente affollata da nuove inquietudini. La sua era una sorta di tattica per "sondare il terreno" prima di svelare il suo segreto a Tara, ma così facendo allungava i tempi più del dovuto.

 

Temeva che col tempo le sarebbe passata la voglia di confessare, o per lo meno, sarebbe stato più difficile di giorno in giorno.

 

Ma non voleva che accadesse... Doveva, doveva, doveva dirglielo!

 

***

 

Tara coccolava Miss Kitty sovrappensiero, sdraiata sul letto.

 

In quei giorni Willow era strana.

 

La loro relazione non poteva andare meglio, ma lei non faceva altro che parlare di "cose paranormali" e simili...

 

Soprattutto non riusciva a capire come mai insistesse tanto sul tema delle streghe.

 

Perchè le stavano così a cuore? Forse era in debito con loro per qualche favore: una strega poteva averle salvato la vita, o guarito una persona a lei cara...

 

Si propose di chiederglielo, ma c'era un altro sospetto ad insidiare la sua mente: e se le amiche o le parenti di Willow erano fattucchiere?

 

Magari la sua amata tentava di convicerla che le streghe facessero del bene per discolpare una di loro.

 

E se la stessa Willow era una strega???

 

... Si rise in faccia da sola.

 

Che sciocca! Mai aveva pensato una cosa tanto stupida!

 

Ma voleva comunque affrontare la questione: Willow sembrava troppo coinvolta, questa fissazione diventava sempre più grande. Tanto che aveva finito per incuriosire anche lei.

 

Cosa cercava di dirle con quei discorsi?

 

E allo stesso tempo... Se ciò che diceva il suo amore in proposito era vero, allora le streghe non erano così terribili.

 

Quindi perchè suo padre si ostinava a fargliele odiare? Erano tutte crudeli o solo una parte? Chi mentiva tra i due?

 

Quel discorso la inquietava per qualche motivo, ma lei stessa non sapeva spiegarsi quale.

 

Sentiva qualcosa muoversi dentro se stessa, qualcosa che era sempre stato lì ma in eterno letargo.

 

Come mai cominciava ad importarle? Perchè ora anche lei provava quest'interesse innato per l'argomento?

 

A cena la ragazza era indecisa se discutere sulle streghe col padre o no.

 

Ad un certo punto richiamò a sè tutto il suo coraggio, e con voce tremula interruppe l'uomo che le stava raccontando della sua giornata di lavoro:

 

<<..Perdonatemi se vi impedisco di continuare, padre, ma c'è un dubbio che mi attanaglia da un po' di tempo...>>

 

Aveva detto quella frase tutta d'un fiato.

 

In principio lui fu irritato dall'irruenza della giovane, solitamente così calma e posata; poi capì che doveva trattarsi di qualcosa di importante e rispose con garbo:

 

<<Cos'è che ti lascia perplessa, figlia mia?>>

 

<<Beh, io... Ho sentito dire che le streghe non sono così malvagie come dite sempre voi.>>

 

Il braccio dell'uomo si bloccò all'improvviso, nell'atto di portare il cibo alla bocca.

 

Thomas McLay era una persona severa, ma gentile; distinto, gradevole, dopo la scomparsa della moglie tutte le donne più facoltose avevano provato a sostituirla, senza successo.

 

Da allora aveva rinunciato ad un qualunque ritorno alla vita pubblica e sociale, malgrado l'esortazione di alcuni amici, e aveva deciso di dedicarsi interamente alla direzione della sua ricca fabbrica.

 

E alla crescita di Tara, sua figlia diletta e unica ragione di conforto nei momenti più bui.

 

Un uomo cordiale ma irremovibile per certi aspetti, e impassibile, poche cose sarebbero state in grado di stupirlo.

 

Ma quando Tara pronunciò quelle parole il suo viso fu solcato da rughe che non credevano di poter esistere, si contrasse in un'espressione che fu un misto di rimprovero e dolore. Disapprovazione.

 

La bionda stava ancora aspettando con desiderio e paura una risposta da parte sua, trepidante, mentre lui cercava di rimettersi in sesto dopo quel colpo pesante.

 

McLay soffrì in silenzio, tanto da ricomporsi un attimo dopo fingendo di non essere stato toccato:

 

<<Cos'è che ti ha messo in testa questo dubbio?>>

 

<<Oh, niente padre, solo ci pensavo da diverso tempo, ma senza una ragione.>>

 

<<Tu menti.>>, affermò con la solita severità placida.

 

<<Se improvvisamente mi fai una domanda simile significa che qualcuno o qualcosa ti ha fatto cambiare idea.>>

 

In effetti il discorso filava, anzi, non faceva una piega.

 

<<Ma padre... Vi sbagliate: non c'è un motivo ben preciso.>>

 

<<Tara; se non mi dici la verità sarò costretto a prendere provvedimenti. Sai che non intendo scherzare.>>

 

<<No padre, vi ho chiesto soltanto di soddisfare una mia curiosità personale... N-nessuno mi ha messo in testa queste idee; è proprio per via delle vostre disposizioni che non posso parlare con gli altri...>>

 

<<E nonostante questo hai trasgredito! Tara, i miei ordini sono il tuo unico dovere in questo mondo: è impensabile che ti rifiuti di farlo, dato che è l'unica cosa che ti chiedo!>>, sentenziò con durezza e calma allo stesso tempo, senza alzare la voce.

 

Il tono non era inquisitorio, ma lei rimase comunque col fiato sospeso, poichè percepiva il grave rimprovero nella sua voce.

 

McLay terminò il pasto in silenzio. Subito dopo mandò a chiamare Kennedy e la interrogò:

 

<<Sei tu che le hai detto delle streghe? O l'ha fatto qualcun altro?>>

 

<<No, signore, non so di cosa parlate...>> rispose pronta, seppur con timore.

 

<<Ti avevo incaricata di vegliare su mia figlia, invece... Se davvero non sei stata tu a metterle queste idee in testa, hai comunque permesso che un estraneo o qualcun altro della servitù si avvicinasse a lei!>>

 

<<Mi rincresce moltissimo, padrone. Vi prego di perdonarmi, sarò più attenta.>>

 

<<No, Kennedy, non devi solo fare più attenzione: da ora in poi farai letteralmente la guardia. Starai tutti i giorni davanti alla sua porta, e al minimo rumore che senti sei autorizzata ad irrompere nella stanza. La prima cosa che farai sarà quella di informarmi; siamo intesi?>>

 

<<Padre, mi toglierete anche la facoltà di respirare??>>, protestò Tara con dolore.

 

<<Figlia mia! Da quando hai imparato ad essere così sfrontata? Di certo non lo sei diventata all'improvviso, senza una causa... Potresti addirittura aver subìto un incantesimo maligno! Senza accorgertene, capisci?>>

 

Adesso era molto più dispiaciuto che arrabbiato come prima.

 

<<Io sono tuo padre, ho il dovere di preoccuparmi per te! Non lo faccio per piacere mio, ma per proteggerti, perchè sei indifesa rispetto a tutti gli avvoltoi che stanno là fuori... Io ti voglio bene; sei più importante della mia stessa vita, lo sai. E' per questo che devi capire il mio scopo: non voglio che tu fraintenda il mio amore paterno con un crudele capriccio!>>

 

Si era alzato da tavola, e avvicinatosi alla fanciulla le mise una mano sulla gracile spalla e la rincuorò con un tono dolce:

 

<<Ora va' a riposarti, Tara. Va' in camera tua, rifletti sulle mie parole. Non dimenticare mai l'affetto che nutro per te.>>

 

Detto questo, fece cenno a Kennedy di seguirla ed uscì a prendere la carrozza, per tornare in fabbrica.

 

La bruna accompagnò Tara per le scale, silenziosamente.

 

Nessuna delle due sapeva cosa dire.

 

Giunte di fronte alla sua stanza, Tara parlò per prima:

 

<<Kennedy, ti ringrazio per quello che hai fatto... Hai rischiato di farti punire, non so come sdebitarmi!>>

 

La ragazza non sembrava tanto felice quanto lei. Anzi. Aveva uno sguardo torvo, ma il suo disappunto era comprensibile.

 

<<Non avete mantenuto la promessa!>>, fu la sua unica risposta.

 

Lei colse immediatamente il riferimento alla loro precedente discussione, e provò a giustificarsi come poteva.

 

<<Kennedy, è vero! E' colpa mia! Avrei dovuto troncare quest'amicizia da tempo, ma non posso... Non voglio. Puoi capirmi?>>

 

<<Si, mia signora, ci provo; però voi non mantenete la parola data! E poi... E' inutile che facciate finta di niente, SO che non si tratta di una semplice amicizia.>>

 

<<Si, infatti: è un rapporto molto più vero, profondo...>>

 

<<MOLTO profondo, direi... Lo so che il vostro è un rapporto amoroso!>>

 

<<Come!? Cosa te lo fa pensare??>>

 

<<..Già, probabilmente la vostra "amica" non vi ha raccontato... L'ho vista una volta, prima di parlarvi, lo sapevate?>>

 

La bionda ripensò al suo litigio con Willow, ed effettivamente, si, le aveva detto di aver incontrato la sua cameriera.

 

<<Si, lo sapevo. Ma cosa c'entra?>>

 

<<Davvero lo sapevate?>>, chiese, stupita dalla sincerità della rossa.

 

Dunque aggiunse con un pizzico di malizia nella voce:

 

<<E non vi ha parlato di alcuni... Dettagli?>>

 

<<Quali dettagli? Cos'è accaduto?>>

 

<<Beh, lei mi guardava... E..anch'io, e...>>

 

Si bloccò.

 

Riflettendo, si accorse che non era successo proprio niente di particolare.

 

Solo degli sguardi e impressioni personali, ma niente di concreto, sebbene per lei fossero state delle FORTI impressioni.

 

Non aveva mai smesso di pensare alla giovane dai capelli rossi, e qualche volta si era ritrovata a sperare di incrociarla ancora o perfino a tentare di origliare dietro la porta della stanza di Tara...

 

<<Ti guardava? In che senso? E' successo qualcosa tra di voi?>>, domandò con ansia.

 

<<Visto? E' qui che volevo arrivare: siete gelosa. Significa che vi siete invaghita di quella ragazza!>>

 

Tara si rese conto di essere caduta in pieno nel tranello. Ancora, però, sospettava di quelle parole:

 

<<M-ma dimmi: cos'è successo quando l'hai incontrata?>>

 

<<Siete gelosa a tal punto? Nulla, sul serio. Ma da come mi guardava le si vedeva chiaramente in faccia che aveva ben altro da nascondere di una "semplice amicizia"...>>

 

Lei tirò un sospiro di sollievo. Quindi implorò di nuovo:

 

<<Ti prego, Kennedy, non dire niente a mio padre! Qualsiasi cosa tu voglia, io la renderò possibile; basta solo che tu lo dica. Esaudirò qualunque tuo desiderio!>>

 

"La ragazza rossa".

 

Questo era IL suo desiderio. Avrebbe voluto solo lei in cambio del suo silenzio.

 

Ma, ironia della sorte, quella era l'unica cosa che la padrona innamorata non poteva darle, mai e poi mai. Chiederlo sarebbe stato vano: la risposta era scontata.

 

Dal momento in cui l'aveva vista fuggire, quella creatura misteriosa era sempre rimasta nel suo cuore, pur non avendo idea di chi fosse, era come se l'avesse stregata.

 

E forse era proprio di questo che si trattava: una strega. Altrimenti perchè Miss Tara avrebbe fatto una domanda del genere al padre?

 

La rossa era una strega, non c'erano vie d'uscita.

 

<<Mia signora, non pretendo nulla da voi, non desidero niente; promettetemi soltanto che non chiederete più al padrone "cose strane" come avete fatto oggi, se no si accorgerà del vostro segreto.>>

 

<<Te lo assicuro, Kennedy, e stavolta davvero. Grazie.>>

 

Tara richiuse la porta dietro le sue spalle, ancora pensierosa.

 

Che fortuna avere una serva che in fondo la capiva... Però la sua condiscendenza non la convinceva del tutto.

 

Qualsiasi altra persona l'avrebbe rimproverata non tanto per il fatto di avere una storia d'amore segreta, quanto per l'ambiguità di questa relazione. Del resto, come negarlo? Era un amore malato, tra due donne... Ma non le importava. Willow l'amava e lei amava Willow, questo era ciò che contava.

 

E suo padre cos'avrebbe detto?

 

L'avrebbe punita peggio di così, era ovvio. Perchè non avrebbe mai accettato che sua figlia avesse un qualunque tipo di contatto con l'esterno, nè con un uomo nè con una donna.

 

Ma come poteva sapere se il mondo era così terribile come diceva suo padre oppure no? Per avere una risposta doveva conoscerlo, viverci... Invece finora non aveva fatto altro che starne fuori, sentendone solo parlare dai servi mentre origliava dalla porta di camera sua, ed erano racconti tanto coloriti, anche se rozzi o volgari, che non avevano niente a che spartire con quelli apocalittici del padre.

 

Chi aveva ragione? Forse lui le diceva tutte quelle cose tremende per farle avere paura. Ma perchè avrebbe dovuto? Perchè mentirle su qualcosa che in realtà era così bello? Per tenerla vicina a sè? Ma era pur sempre suo padre, quindi voleva proteggerla...

 

Allora perchè nasconderle la verità?

 

Non poteva credere che si trattasse di fredda gelosia; suo padre le voleva bene, non era affatto egoista, questa era l'unica cosa di cui era certa.

 

...Ma allo stesso tempo, se il mondo era tanto crudele, da dove spuntava fuori Willow?

 

Willow, la sua dolce amante; Willow, creatura calda e celestiale... Il suo amore, ciò che bramava anche più della vista, e l'unico motivo per cui avrebbe dato la sua vita senza nemmeno rifletterci, nemmeno un istante, come un folle.

 

La sua fonte di sangue, vita, Willow, luce! Era lei che portava il calore nel suo petto, non il sole coi suoi stupidi raggi, inutili e solo immaginari per i suoi occhi.

 

Mentre Willow no, non aveva bisogno della vista per risplendere: era il fuoco invisibile che la riscaldava con le parole e i suoi versi, con la bocca, con le sole lettere del suo nome, un inno, un suono angelico! Spesso si era ritrovata a ripeterlo da sola, nella sua stanza, aspettandola; passava ore ed ore solo pensando a lei e pronunciando quel nome divino come il più vero dei canti, viscerale, parte delle sue carni, vitale.

 

Come poteva Willow provenire da un luogo che non fosse benedetto da Dio? E come poteva un pessimo mondo essere il genitore di quest'angelo dolce?

 

"NO!!! Non ci credo più! E' solo una balla, un'ignobile bugia che macchia di fango il nome della mia amata!", si disse con rabbia.

 

E non aveva la minima importanza CHI in realtà lei fosse. Neppure se fosse stata una strega.

 

L'amava e basta, e vivere con lei per sempre sarebbe stata la sua unica volontà.

 

 

 

5) LE VERITA' NASCOSTE

 

Che le succedeva?

 

Le strane crisi di Willow cominciavano a diventare più frequenti, giorno dopo giorno, sempre più forti.

 

La prima volta che era accaduto, di fronte a Tara, era stata una sorta di crollo emotivo: presa dalla rabbia e lo sconforto, aveva lasciato che quella forza misteriosa s'impadronisse di lei, come una reazione al rancore che provava.

 

Ma da allora le fitte erano state numerose, senza alcun motivo e sempre con più dolore.

 

Ormai non c'era più un perchè, una spinta che le facesse perdere il controllo al punto di "trasformarsi"; non aveva avuto altre pene, niente di traumatico. La sua vita e il suo rapporto con Tara continuavano a trascorrere in tutta serenità.

 

Dunque perchè quelle crisi oscure, quei momenti di sofferenza nei quali sentiva un'altra presenza impossessarsi di lei, premere per averla, prendere il sopravvento? E che sarebbe capitato se ci fosse riuscita?

 

L'avrebbe risucchiata per sempre e avrebbe fatto del male a Tara?

 

Willow era in piedi al centro della radura in cui di lì a poco avrebbe incontrato la sua amata.

 

Era appena "sopravvissuta" ad uno dei suoi attacchi, e sperò che Tara non si accorgesse dal tono della voce che qualcosa non andava.

 

Se l'avesse vista in quelle condizioni, tutta rossa e stravolta, sicuramente avrebbe capito, ma ciò non voleva dire niente: la cecità non impediva a Tara di vederle nel profondo, di scoprirle addosso ogni emozione.

 

Doveva mascherarlo bene.

 

La bionda arrivò puntuale, e non appena la scorse da lontano Willow le andò vicino festosa.

 

Ognuna in cuor suo sapeva che, al primo momento di silenzio fra loro, avrebbe dovuto parlare di ciò che la inquietava. Ma per ora volevano solo stare insieme... Meglio rimandare!

 

Il tempo era bello; decisero di passeggiare un po' nel bosco, mano nella mano.

 

Entrambe non dicevano nulla. Si tenevano per mano, silenziosamente, sovrappensiero per diverse ragioni.

 

Willow non sapeva da dove cominciare: doveva confessare il suo "terribile" segreto ma temeva che il suo amore sarebbe corso via dalla paura e non l'avrebbe più voluta incontare.

 

Tara esitava: era indecisa se chiarire o no la situazione, credeva che una domanda del tipo "Per caso sei una strega?" sarebbe stata un'offesa troppo grave.

 

Così, tra mille dubbi, finirono per dire contemporaneamente:

 

<<..Tara.>>

 

<<..Willow.>>

 

Sorrisero, poi la rossa invitò:

 

<<No, parla prima tu.>>

 

<<Va bene...Ma promettimi che non ti arrabbierai, qualunque cosa tu possa sentire.>>

 

<<Uh, che paura! Dev'essere una cosa seria...>>, rispose canzonandola, certa che non ci sarebbe mai stato nulla di più sconvolgente di quello che doveva dire lei.

 

<<No, davvero; non scherzo, Willow.>>

 

<<D'accordo... Scusami, amore.>>

 

E la baciò con tenerezza sulla guancia.

 

La bionda si sentì avvampare udendo quell'ultima parola; il bacio fu il colpo di grazia.

 

Come poteva chiederle una cosa del genere dopo quelle dimostrazioni d'affetto così dolci? Avrebbe tradito la sua fiducia, l'avrebbe ferita... Ma DOVEVA sapere se i suoi sospetti erano fondati o meno, malgrado ci fosse un altro problema che la turbava: la risposta di Willow.

 

Già: che sarebbe successo se avesse risposto di sì?

 

<<Ascolta, Willow... Tu per caso...?>>

 

Cercò di trovare in poco tempo un modo gentile per dirlo, non troppo brusco, che non urtasse i sentimenti della ragazza. Ciò che le uscì dalla bocca, tuttavia, fu un azzardato: <<Tu sei una strega, è così?>>

 

Di fianco a lei la rossa si girò di scatto a guardarla; le sembrò uno scherzo, ma Tara era serissima.

 

<<C-come? D-da dove ti viene di..>>

 

<<No, ti prego, rispondimi. Lascia perdere i commenti: se non lo sei, allora saprò già da me che sono stata una stupida... M-ma se dovessi..Tu... Se veramente il demonio ti ha dannata...>>

 

<<Tara... E' complicato.>>, la interruppe, ancora allibita.

 

La sorpresa di quella domanda non le era passata per niente, ma bisognava pur fare qualcosa. Il guaio era questo: cosa??

 

Negli ultimi giorni il suo scopo era stato proprio quello di parlarne, stava per farlo, ma arrivata lì, al punto decisivo, non ne era più tanto sicura.

 

Stava per arrendersi, allontanarsi dalla verità.

 

Stava per ingannarla di nuovo... Quando Tara, come per venirle in aiuto, sospirò con tristezza:

 

<<Willow, ormai ho capito: è inutile che cerchi di nasconderlo. S-se non fosse così l'avresti negato subito...>>

 

Lei era più stupita di poco fa. La fissava imbambolata, mentre la ragazza continuava:

 

<<...Anche una minima esitazione me l'avrebbe fatto capire... Me lo sentivo. Anzi, potevo non chiederlo affatto, ma volevo vedere se saresti stata sincera.>>

 

<<Tara, sono senza parole...>>

 

<<Si, l-lo so; ora dovrai farmi del male, vero?>>, aggiunse rassegnata.

 

Il suo tono di voce era debole, come se fosse ormai pronta ad accettare le pene più strazianti.

 

Willow non capiva.

 

<<Cosa? E perchè mai dovrei??>>

 

<<Si, tu..sei una creatura del diavolo, e per farmi tacere mi costringerai con un sortilegio a dimenticare tutto di te... O potresti farlo con la violenza, o...>>

 

<<No!! Come puoi pensare che IO voglia farti soffrire? IO voglio solo la tua felicità, il tuo amore, la vita con te per sempre!>>

 

Quasi urlò quelle frasi.

 

Si era ripresa dal blocco iniziale, adesso aveva acquistato sicurezza e ruggiva per riportare a sè lei, la ragazza che le aveva catturato il cuore.

 

<<Willow, sei una donna maledetta! Cos'altro dovrei pensare di te!?>>

 

<<No, non lo sono, amore mio! Uso la magia bianca, sono una strega buona... Ricordi ciò che ti ho spiegato? E poi rimango quella che sono, non cambio, a prescindere dall'essere o no una strega!>>, implorò con forza.

 

<<Sono sempre io, Willow, ti amo così come in ogni altro momento della mia esistenza da quando ti ho conosciuta... Sono sempre quella che ti ama con tutta se stessa, con tutta l'anima!>>

 

<<M-ma...Tu non hai un'anima, l'hai venduta a Satana... Sei una pedina del male e..>>

 

Le labbra di Willow incontrarono la sua bocca, all'improvviso.

 

Le labbra calde di Willow l'abbracciarono, prima prepotenti, poi lentamente.

 

La tranquillizzarono con la passione e la dolcezza, la voglia e l'affetto che Tara riconobbe propri della sua amata, la riconobbe.

 

Un attimo prima aveva avuto paura di lei: le pareva di avere davanti un'altra, un'estranea. Non sapeva più chi avesse di fronte e non era più certa di nulla al mondo, poichè Willow era diventata la sua unica certezza.

 

Ma quel bacio le fece ricordare del suo vero amore.

 

La strinse piangendo, confusa, immensamente.

 

Quando la rossa avvertì il contatto con le lacrime si allontanò dal viso roseo di Tara; asciugò le guance con un dito e le baciò piano, poggiandovi poi le sue, sfregandole appena, con incredibile tenerezza.

 

In quell'istante l'amò come non mai.

 

Stava per piangere anche lei, ma riuscì a mormorare:

 

<<Tara, amore, resta con me. Dimmi che non mi abbandonerai per questo, non lo sopporterei... Lo so che è difficile da accettare, che hai già dei problemi tuoi, che stai perdendo la testa per decidere se odiarmi o no... Che piangi perchè non sai cosa fare, che mi vuoi bene e ho tradito la tua fiducia; ma INSIEME... Ricordi? "Lo affronteremo INSIEME", dicevi... Dimmi che...Mi perdonerai e poi... Dimmi qualcosa, ti prego.>>

 

Le sue parole furono strazianti per la fanciulla, che con lo stesso dolore lacerante sussurrò:

 

<<..Willow, che vuoi sentirmi dire? "Ti amo"!? Dio, Willow, sei una strega... E..io... Io ti amo, strega! E ti odio!>>

 

Le due ragazze si accasciarono a terra, sempre avvinghiate, i loro cuori battevano all'unisono.

 

Rimasero sedute sul prato in silenzio, e non si mollarono finchè la rossa non dovette lasciarla per la sua riunione di magia.

 

Le spiegò di questi suoi incontri, con calma, le chiese se per lei andasse bene il fatto che avessero luogo nelle sue terre. Confessò che non era affatto un'artista, e che stava già per dirle ogni cosa prima ancora che fosse stata lei a scoprirlo da sola, che era sua intenzione davvero, ma aveva avuto paura di perderla. E ne aveva tuttora, era spaventata.

 

Per tutta risposta Tara le diede un lieve bacio sul collo e sorrise. Le raccomandò di tornare presto da lei, e l'aspettava in camera sua.

 

La tempesta sembrava finita.

 

***

 

Alla riunione di magia, come al solito, Willow scalpitava. Finalmente tra lei e Tara non c'erano più questioni in sospeso, e la voglia di vedersi era aumentata.

 

Già, "di vedersi"... Oramai la strega non credeva più che quel rito avrebbe funzionato; aveva perso le speranze, perchè era passato più di un mese da quando l'aveva eseguito la prima volta, ma non si erano visti risultati di alcun tipo. Le ultime notti aveva smesso di farlo definitivamente.

 

Nella spiegazione sul libro di Giles la durata dell'incantesimo era di un mese circa: in teoria doveva già essere finito.

 

Ma che importava? Ora che si erano chiarite la sua donna non sembrava più risentire del suo impedimento. O per lo meno, con tutte le discussioni che avevano avuto in quel periodo, non c'era stato tempo di pensarci.

 

Forse adesso che aveva la mente più libera Tara avrebbe ricominciato a dare i suoi sintomi di infelicità...

 

Questo era ciò che girava nella testa di Willow mentre Giles faceva il suo lungo sermone mattutino.

 

Al momento di andare, però, la strega ebbe improvvisamente uno dei suoi attacchi.

 

Sentì un'atroce fitta al ventre, al petto, nel cranio, come una reazione a catena.

 

Gli altri erano già in cammino verso le rispettive case, ma un urlo disperato richiamò l'attenzione di Dawn che era rimasta indietro seguendo Buffy.

 

Si voltò e corse da lei, impaurita; la vide; trasalì.

 

I suoi capelli erano diventati quasi neri, e aveva grosse vene scure su quel poco che si poteva scorgere della faccia, nascosta fra le mani. Eppure sembrava proprio Willow, con gli stessi vestiti...

 

Quindi si avvicinò con timida innocenza e domandò:

 

<<Ehi, Will...S-sei tu?>>

 

La ragazza alzò il viso minaccioso verso la piccola, che inorridì alla sua visione e scappò via, più veloce del vento.

 

La rossa intanto stava per riprendere conoscenza; ancora tutta sudata e dolorante, si guardò intorno, e sperò che nessuno l'avesse vista in quello stato.

 

La folle corsa di Dawn si arrestò solo nel momento in cui, ormai alle porte del bosco di McLay, la fanciulla urtò contro il petto di un uomo.

 

Lei cadde a terra, mentre quello indietreggiò appena e la riconobbe.

 

<<Dawn! Che succede? Non camminavi dietro tua sorella?>>

 

<<Giles...! Willow... Professore, Willow si è trasformata!>>, balbettò presa dal panico.

 

L'uomo l'aiutò ad alzarsi e cercò di tranquillizzarla, tenendola stretta a sè:

 

<<Su, su, calma! Raccontami: che ti è capitato?>>

 

<<Willow...L'ho sentita gridare e sono andata a vedere cos'aveva... Sembrava un'altra! Era orribile, aveva i capelli scuri, e le vene sporgenti..su tutto il volto... Mi ha guardata, e i suoi occhi...Erano spaventosi! Tutti neri, come la pece!>>

 

Giles rabbrividì.

 

<<No, è impossibile! Possibile che Willow...? No!! Presto, Dawn, dobbiamo andare a casa sua!>>

 

<<..A casa di Willow?>>

 

<<Si, e di corsa!!>>

 

***

 

Quando giunse davanti alla finestra della stanza di Tara, la strega rossa esclamò:

 

<<Amore, sono i...>>

 

Ma una mano sulla bocca le impedì di continuare.

 

Ad attenderla sul balconcino, nascosto dietro un grosso vaso, c'era un volto noto: la giovane domestica, quella che aveva incontrato giorni fa dentro la villa.

 

La ragazza bruna le cingeva la vita con un braccio, con forza, cercando di tenerla ferma; con l'altra mano non le permetteva di parlare.

 

Dopo qualche secondo a fissare i suoi occhi decise di toglierla, certa che non si sarebbe messa a gridare. Difatti Willow non urlò, soltanto la guardava minacciosa e bisbigliò:

 

<<Voi, cosa volete? La vostra padrona non vi ha parlato di me? Ancora non credete che io sia una sua amica?>>

 

<<Si... Si che lo so. E so che siete anche molto di più di una "comune amica", per Miss Tara...>>

 

<<Allora cosa volete ancora?>>, insistette, facendo finta di non aver sentito l'ultima frase.

 

Kennedy si avvicinò alle labbra della strega e mormorò:

 

<<Voglio voi. Voi e basta, questo è tutto ciò che desidero! Lasciatemi avverare il mio unico desiderio, ve ne prego..>>

 

<<No, mai! Non so nemmeno chi siete, io amo Tara!>>

 

<<Ma io so chi siete voi! Nelle vostre vene scorre il sangue di una strega, vero? Non mi importa! Se siete una donna maledetta, allora anch'io sarò maledetta con voi!>>

 

<<Lasciatemi, non sapete quello che dite!>>, gridò sottovoce, dimenandosi dal suo sguardo ardente.

 

<<Invece si, lo so benissimo; e ricordatevi di me, ricordate che vi amo, così saprete da chi andare se un giorno non proverete più nulla per la mia padrona... Vi chiedo solo di ricordare: il mio nome è Kennedy, e mi sono innamorata di voi dal primo istante che vi ho guardata!>>, disse tutto di seguito, quasi con rabbia.

 

Dunque mollò la presa e Willow andò finalmente a bussare alla finestra, libera.

 

Kennedy scese giù per il grosso albero e rimase fuori a pensare.

 

Miss Tara le aveva offerto qualunque cosa in cambio del suo silenzio, le avrebbe dato mari e monti. E mari e monti non raggiungevano lontanamente il valore di uno stupido bacio.

 

Un bacio, la cosa che più bramava al mondo. Un bacio di quella fanciulla di cui non sapeva neppure il nome.

 

Tara l'accolse con un caldo abbraccio e un sorriso più splendente che mai.

 

<<Amore mio, sei in ritardo!>>

 

<<Scusami, ho perso molto tempo..perchè non capivo una formula magica.>>, mentì Will a fin di bene.

 

<<Veramente? Certo, devo ancora abituarmi all'idea che tu sia una strega... Ma sono "cose" pericolose?>>

 

<<Eh? Beh, no, non credo. Dipende, ma... No, no.>>, farfugliò ripensando all'incantesimo per la cecità.

 

Ormai era chiaro che le sue crisi fossero legate in qualche modo a quel rito. Altrimenti da dove derivano?

 

Ma il problema non era quello di domarle in sè, anzi, avrebbe accettato di buon grado le sofferanze sulla sua pelle, se almeno quella magia fosse servita a guarire Tara.

 

Invece non aveva funzionato affatto... Però le conseguenze le pagava lo stesso.

 

L'aveva detto che quelle strane scritte non promettevano niente di buono, ma aveva voluto provare. E forse adesso sarebbe diventata sul serio una strega maledetta.

 

Mentre si abbandonava a queste riflessioni notò che la sua amata strofinava gli occhi di continuo.

 

Dapprima sembrò un semplice pizzicore, ma andava ad intensificarsi.

 

<<Che cos'hai, amore? Ti fanno prurito le palpebre?>>

 

<<Willow, è da una mattina intera che mi bruciano forte gli occhi... Che cos'ho?>>

 

Lei saltò giù dal letto, d'un tratto, fulminea; di scatto, come se l'avesse punta un'ape.

 

La fissò immobile per un po' e chiese felicissima:

 

<<Davvero!? Ti bruciano proprio molto forte??>>

 

Si era appena ricordata che nella spiegazione del rito erano specificati gli effetti su chi doveva subire l'incantesimo, e tra questi c'era pure un bruciore intenso.

 

<<Willow! Io ti dico che sto male e tu sei contenta?>>

 

<<Cosa? Allora puoi già vedermi!?>>

 

<<Ma no, lo capisco dalla voce! ...Che significa che posso già vederti?>>

 

<<Oh, è...una storia lunga... Che ti spiegherò subito, appena acquisterai la vista!>>

 

<<L-la vista!? M-ma Willow, che stai..Ah! Dio, mi sento morire! Fa' qualcosa, ti prego!>>

 

<<Tara, non posso! Non devi sfregarti gli occhi, amore mio, resisti!>>

 

<<Ma cosa dici!? D-devo farlo, non resisto...Aiutami! Dammi dell'acqua!>>

 

<<No, mi dispiace... E' così che dev'essere: se continui a strofinarli sarò costretta a legarti...>>

 

Tara non riusciva a capire la reazione di Willow: come poteva rimanere così indifferente al suo dolore? Come poteva abbandonarla in un momento simile?

 

Mentre la ragazza pensava a tutto questo continuava a dimenarsi tra le sofferenze, tanto che Willow fu davvero costretta a legarle le mani dietro la sedia, con un lenzuolo.

 

<<Will! Sei impazzita!? Lasciami, sei una stupida!>>

 

<<Amore, ti prego, non dire queste cose... Ti giuro che sono costretta a farlo: l'incantesimo non funzionerà se non resti ferma..>>

 

<<Incantesimo!? C-che vuol dire, Willow? Che mi hai fatto!?>>

 

<<Tara, amore... Perdonami, so che questo non è il momento adatto per dirtelo... Ma...>>

 

La bionda sedeva ansimante con il suo dolore atroce agli occhi, ma cercò di ascoltarla, sconvolta.

 

<<Tara, io sono una strega, lo sai. Uso la magia bianca per fare del bene... Infatti quest'incantesimo ti permetterà di acquistare la vista, anche se all'inizio fa male. Ti prego, non odiarmi se l'ho fatto senza il tuo consenso, ma... Io lo so che soffri molto per il fatto di non poter vedere. Mi hai sempre detto che non è così, ma hai mentito: ti ho sentita rinnegarlo con le mie stesse orecchie!>>

 

Il silenzio più totale calò nella stanza; si sentiva solo lievemente il respiro affannato della ragazza, che sembrava non provare più nulla.

 

Improvvisamente ebbe un'ultima fitta, stavolta lancinante, la più forte di tutte.

 

Gli occhi iniziarono a versare fiotti di lacrime. Il suo dolore fu talmente acuto che non riuscì ad emettere nemmeno un urlo, e incapace di resistere ancora, emise un gemito e svenne.

 

Willow la slegò e cercò di rianimarla disperata; temeva che morisse, e sarebbe stata solo colpa sua. Avrebbe ucciso lei stessa la sua unica ragione di vita!

 

Sui suoi occhi si era formata una sorta di patina, come una crosta, che la rossa tolse via con un lembo di lenzuolo bagnato.

 

Dopo averli lavati con cura aspettò che la fanciulla rinvenisse, ma non succedeva niente. Cominciò a pensare seriamente che stesse per morire, quando Tara riprese conoscenza.

 

<<...D-dove sono?>>

 

<<Sempre in camera tua, tesoro... Come stai??>>

 

<<Aah... Io..m-mi sento svuotata, senza energia... Che è successo?>>

 

<<Non ti ricordi più niente?>>

 

<<Si, tu...mi dicevi quella cosa terribile, poi... Non so, non ricordo altro.>>

 

La rossa le accarezzava le palpebre con un dito, con delicatezza, come se le esortasse dolcemente ad acquistare la vista.

 

Sapeva qual'era la "cosa terribile" di cui parlava Tara, e quasi aveva sperato che non la ricordasse. Ma dopo tutto era meglio così, senza che ci fossero più altri segreti, altre barriere tra di loro. Se Tara non l'avesse voluta più per quello, avrebbe significato che non l'amava sul serio, e che era meglio lasciarsi per sempre.

 

Mentre la rossa era occupata a riflettere vide che Tara stava per aprire gli occhi.

 

<<Guardami, amore... Voglio essere la prima cosa che vedi a questo mondo!>>, disse avvicinandosi.

 

Le sue palpebre tremavano, ma riuscì a dischiuderle piano piano, fino a scoprire tutti gli occhi.

 

Il celeste pallido e spettrale del suo sguardo aveva lasciato il posto ad uno stupendo azzurro, intenso e vivo, bello come il cielo!

 

<<Tesoro, dimmi che ci vedi! E' così? Guarda, ti prego!>>

 

<<Willow... S-sei tu questa, Willow?>>, chiese lei toccandole il viso per accertarsi che fosse vero.

 

<<Si, sono io! Allora ci vedi! Ci vedi!>>

 

La strega cominciò a piangere, mentre la ragazza la fissava e le sfiorava il volto, quasi per controllare che stesse tutto al suo posto, tutto come l'aveva sempre toccato, come se credesse di più alle sue dita che non ai suoi occhi... Del resto non era abituata, ci vedeva solo da pochi secondi.

 

La scrutava in modo scientifico, la squadrava, in tutti i suoi dettagli, nei minimi particolari.

 

A Willow sembrò un po' strano quello sguardo, tanto che pensò di non piacerle. E presa dal panico, balbettò:

 

<<Forse io... Forse non...non sono come ti immaginavi?>>

 

Quasi tremava, era ansiosa e aveva un groppo alla gola.

 

<<Willow... No. No, sei bellissima... Sei l-la cosa più bella che mi sarebbe mai potuta capitare di vedere. E..se tutto il mondo è così come te... Allora sarà davvero stupendo poterlo scoprire!>>

 

La rossa la strinse commossa. Non capiva più niente.

 

Tara si sentiva strana: un'immensità di colore aveva appena sopraffatto i suoi occhi, e l'unica cosa che voleva adesso era VEDERE. Dunque si allontanò dalla sua presa e guardò meglio la ragazza, esclamando in tutta franchezza:

 

<<Amore... Sei proprio splendida! Addirittura meglio di come ti immaginavo!>>

 

<<Ah. Grazie, eh?>>

 

<<Dai, facevo finta!>>, scherzò lei, mentre Willow sfoggiava il suo dolcissimo sorriso.

 

Ne rimase folgorata. Sinceramente non si sarebbe aspettata così tanto.

 

Tara le accarezzava le guance con la punta delle dita, attentamente, come per prenderne possesso.

 

<<Cosa sono questi puntini sulla tua faccia?>>

 

<<Ah, queste... Si chiamano lentiggini, niente di particolare; non ti piacciono?>> chiese Willow, dispiaciuta.

 

<<Come sono graziose! Ce le hai solo tu?>>

 

<<No, molte persone coi capelli biondi o rossi.>>, rispose sollevata.

 

Lei era un po' confusa.

 

<<Rosso...? Scusami, purtroppo conosco solo il nome dei colori: non li ho presenti davvero nella mia testa, perchè non li avevo mai visti prima.>>

 

<<Va bene, allora... Rossi sono come i miei... Vedi? Del colore del fuoco. Mentre biondi... Così, come i tuoi, come il sole!>>, disse baciandole una ciocca dorata.

 

Ma la ragazza non era dello stesso umore; un filo di malinconia attraversava il suo sguardo, che Willow notò subito.

 

<<Cos'hai? Non sei contenta?>>

 

<<Certo che lo sono! Ma mi dispiace chiederti tutte queste cose...>>

 

<<Scherzi? Mi hai fatto pochissime domande!>>

 

<<..Finora. Ma presto diventeranno tante, non mi sopporterai più. Il problema è che non so niente del mondo. Ho bisogno di conoscere, ma t-temo che presto ti stancherai di me...>>

 

<<Stupida! Non potrei mai farlo; io ti amo... E poi guarda qua cos'ho portato: degli stivaletti! Per camminare nel bosco, col fango che c'è... Li ho portati apposta per te, perchè speravo che uno di questi giorni l'incantesimo avrebbe dato i suoi frutti!>>

 

<<Ma Willow...io non ho intenzione di andare nel bosco, adesso.>>

 

<<Ah, no? E... Cosa vorresti fare? Pensavo che la prima cosa che ti sarebbe piaciuta dopo aver acquistato la vista sarebbe stata uscire fuori, guardare gli alberi, il prato, il cielo... Invece..>>

 

<<Voglio fare l'amore.>>, sussurrò con malizia, poggiando le braccia sulle sue spalle, attorno al collo.

 

<<Oh. D-davvero...? Io credevo che tu..>>

 

<<Non vuoi? Perchè se è così basta dirmelo...>>

 

Tara aveva assunto un atteggiamento sensuale, caldo, irresistibile.

 

<<Ma s...Eccome se voglio! Solo che non mi aspettavo...>>

 

<<Vieni qua: stavolta voglio spogliarti io.>>

 

<<Tara... Non ti avevo mai vista così...tanto... Attraente. Sei..>>

 

<<Non dire niente.>>, le sorrise lei, provocante, avvicinandola a sè e cominciando a slacciarle il vestito.

 

<<Va bene, è che... A volte non so cos'altro aggiungere, e mi sento in imbarazzo se non so..>>

 

<<Shh... Non è necessario che tu dica altro. Vieni su di me.>>

 

 

Dawn sedeva su un grosso sasso, ancora turbata, nella grotta delle riunioni di magia.

<<Buffy; sei arrivata, finalmente.>>, disse Giles con la massima serietà.

<<Che succede? Perchè avete mandato Xander a chiamarmi?>>

Tutti la guardavano cupi, senza il coraggio di parlare.

<<..Perchè quelle facce? Volete spiegarmi?>>

<<Ascolta, Buffy: sta capitando qualcosa di terribile a Willow, e temiamo che sia irreversile...>>

<<Come..? Che significa?>>

<<Sorellina, Will... L'ho vista trasformarsi in una creatura strana...Umana, ma... Diversa!>>

<<Che dici? Non capisco, Willow sta male?>>

<<Ti spiegherò io, guarda: questi fogli li ho trovati a casa sua, contengono degli incantesimi maledetti che non dovrebbero mai essere eseguiti da nessuno... Tanto che avevo proibito anche a me stesso di farlo, perché spezzano la legge fondamentale di cui vi avevo parlato.>>

<<Quale legge??>>

<<Non bisogna usare la magia per cambiare l'ordine naturale delle cose! E ho il timore che Willow abbia infranto questa regola, con uno dei riti che hanno come conseguenza la metamorfosi di una persona, da umana a demone.>>

<<Dove volete arrivare? Cos'accadrà a Willow!?>>

L'uomo abbassò lo sguardo senza rispondere, mentre Dawn scattò in piedi e urlò in lacrime:

<<Il male si impossesserà di lei, completamente! Diverrà una creatura del male e lo sarà per l'eternità, non riavremo più la nostra Willow!!>>

Xander strinse forte la piccola Summers, per calmarla. Giles stava per aggiungere qualcosa, ma Buffy lo bloccò:

<<V-vuol dire che.. Non la riconosceremo più?? Lei diventerà un demone e... Non ci riconoscerà, sarà malvagia e vorrà ucciderci... E dovremo ucciderla...?>>

Era entrata in uno stato di agitazione; il pensiero di perdere Willow, l'amica di una vita, una delle persone a lei più care, la fece rabbrividire.

<<Si... Non tornerà più com'era, a meno che l'incantesimo non sia invertito. E noi non siamo a conoscenza dell'incantesimo che Willow ha eseguito, quindi non possiamo fermare questo processo... Non abbiamo gli elementi per farlo.>>

<<...N-non... Lei..non tornerà più...??>>

 

***

 

Willow guardava dormire la sua dolce amante, persa nella sua bellezza.

La teneva fra le braccia e sospirava in continuazione, quasi incredula di quanto fosse racchiuso in quell'abbraccio, di quanto amore nutrisse per la gracile creatura che riposava su di lei.

Quella fanciulla era così pura e mite, mentre in lei scorreva il male... Profondo, oscuro; impetuoso.

Sentiva come se avesse il sangue avvelenato, e il suo cuore pompasse potere maligno in tutto il corpo. Tutta piena di veleno, fino al midollo.

Ad un tratto ebbe paura.

Temeva che potesse colpirla una delle sue crisi proprio in quel momento, con la sua Tara vicina a lei, e cominciò a vestirsi a malincuore.

Prima di andarsene avrebbe dovuto svegliarla per non farla spaventare, ma preferì star ferma a guardarla ancora un po'...Era così tenera mentre dormiva!

Era incantata, in piedi in mezzo alla stanza; ancora seminuda.

Stava per muoversi verso di lei quando una voce la sorprese alle spalle:

<<State andando via?>>

Kennedy era appoggiata alla porta con le braccia conserte. La fissava negli occhi, scura in viso.

Si accostò al corpo chiaro della rossa senza fare una piega, lenta, come se fosse indifferente alle sue nudità.

Willow lasciò che le girasse intorno; si fece guardare zitta zitta, per paura di far rumore e destare la sua amata... Chissà cos'avrebbe potuto pensare vedendola in quelle condizioni con Kennedy a pochi centimetri da lei!!

<<Kennedy, lasciami in pace! Presto, vai, o Tara si sveglierà...>> bisbigliò con imbarazzo.

<<Dunque ricordate il mio nome. E' già un passo avanti, significa che ho un minimo di importanza per voi..>>

Con un gesto veloce la bruna attirò a sè la strega colta alla sprovvista, la strinse forte come prima, le impedì ogni movimento.

<<..E per il vostro cuore.>>

<<No, ti prego, lasciami stare..Non riesci ad accettare che il mio cuore appartiene ad un'altra??>>

<<Se così fosse, non mi avreste mai permesso di avvicinarmi tanto! E ora, fatemi realizzare il mio desiderio...Lasciate che vi baci le labbra...>>

Willow stava per mettersi a gridare, ma il contatto della bocca della giovane con la propria pelle la immobilizzò.

Il velluto di quelle labbra toccò le sue guance, poi scivolò più giù, provocandole un brivido caldo lungo la schiena.

Ciò che aveva temuto in certi istanti passati, ed evitato, si avverava.

In preda alla confusione, non fu più in grado di muovere un dito. Solo un flebile lamento uscì dalla sua anima sconvolta:

<<No, basta...>> Ma la ragazza non sembrò aver sentito, anzi continuava con maggiore insistenza.

<<N-non dovrebbe succedere... Non può succedere! Io amo Tara!>> esclamò mentre Kennedy la baciava ancora.

 

Appena sentì quelle parole la bruna si ritrasse con dolore.

La sciolse dal suo violento abbraccio con debolezza, come un cane bastonato; si sentì in colpa e con il cuore a pezzi allo stesso tempo.

Dopo il rifiuto iniziale della strega, sentendola opporsi di meno, aveva pensato che fosse d'accordo. Sembrava quasi che le piacesse...che si fosse abbandonata al piacere...

Willow in realtà era solo paralizzata, per questo le aveva dato l'impressione di cedere.

La giovane trattenne le lacrime. Ebbe il coraggio di abbozzare una scusa, con voce fioca:

<<..Io...Pensavo che in fondo l'avreste gradito... Non era mia intenzione...Mi dispiace.>>

<<W-Willow..!>>

Il gelo alle sue spalle. Trasalì.

Non appena si voltò dietro di sè, la sorpresa, il terrore. E il mondo le crollò addosso.

 

Il viso angelico della sua amata era un misto di rabbia e disperazione. E l'azzurro intenso dei suoi occhi velato di odio nero.

Aveva quasi dimenticato che Tara dormiva, non si accorse nemmeno di averla svegliata gridando.

Non sapeva cosa fare.

Il volto di Willow e Kennedy era una maschera di vergogna per quello che era accaduto, e di paura per ciò che sarebbe successo ora.

<<Will..C-cosa facevi con lei?? Io...non ho mai visto niente prima d'ora..non so riconoscere con lo sguardo gli stessi oggetti che prima toccavo, ma...Quelle..non erano le stesse cose che fai con me? N-non era un bacio quello?? Willow, non sarò ancora abituata alla vista, ma non sono stupida!!>>

La rossa vide la sua collera crescere ad ogni sua frase, sulla sua bocca tremante, i suoi occhi lucidi, sulla pelle tesa della sua faccia.

Si era alzata anche lei, travolta dall'ira e il dolore, non riusciva a dire altro. Stringeva forte i pugni e fissava le due ragazze confuse. Ebbe voglia di urlare, ma ogni parola si bloccava in gola come se fosse strozzata.

Solo allora si rese conto che stava piangendo. In silenzio. In silenzio perchè le lacrime compensassero le frasi non dette, soppresse dall'amarezza.

Willow avvertì una stretta al cuore lancinante nel vedere il suo amore in quelle condizioni, e solo per colpa sua, si sentiva un mostro.

Le si avvicinò con premura per abbracciarla..proteggerla..cullarla...chiederle perdono, ma per tutta risposta ottenne un forte schiaffo in pieno viso, che la fece quasi cadere.

Tara non sembrò provare il minimo rimorso per quel gesto.

Irremovibile, la guardò con disprezzo ed inveì:

<<..E' per questo c-che mi hai donato la vista??? Per vederti mentre mi spezzi il cuore con un'altra!? Come hai potuto?!? No, Willow, stavolta non sarò così dolce e comprensiva come quando hai offeso m-me e mio padre... O quando mi hai nascosto di essere una strega, e di avermi fatto un sortilegio... I-io ti ho perdonato tutto, e tu..TU!!>> urlò celando il volto fra le mani.

D'improvviso provava una sensazione strana...Come di pena, per se stessa. Come se nelle sue orecchie risuonasse un continuo "Te l'avevo detto" dalle labbra del padre.

E tentò di aggiungere con voce rotta dal pianto:

<<..M-mi vergogno, io... Come ho p-potuto riporre tutte le mie speranze su di te?? E' vero ciò che diceva mio padre...le streghe sono creature spregevoli!!>>

<<No, Tara! non fare così, ti scongiuro!! Tu sei la mia vita, io non avrei mai permesso che accadesse di più, lo giuro! Non ho reagito, è vero... Ma ero sconvolta..>>

<<TACI.>>

Fece una pausa, pochi istanti, i secondi più lunghi nella vita di Willow, col cuore in frantumi, senza il coraggio di parlare.

Tara si voltò indietro, e tristissima:

<<...E' finita, questo l-lo sai, vero..? Vai via. Non v-voglio più vederti, mai più.>>

<<Dio, Tara, ti prego..!>>

<<Ho detto "mai". M-mi hai sentita??>>

La strega rimase ancora un po' davanti a lei, immobile, zitta.

Cominciò lentamente a raccogliere le sue vesti; passò molto vicino a Kennedy come se volesse darle una spallata, ma infine si diresse verso la finestra; senza esitazioni.

Si girò solo un attimo prima di varcare la soglia del balcone, invano.

Tara non la guardava nemmeno.

 

6) FAITH

 

<<Buffy, non c'è tempo da perdere. Bisogna che sappiamo quale rito ha provocato la trasformazione di Willow... O saremo costretti ad ucciderla sul serio!>>

<<..Altrimenti lei ucciderà noi... Ma in che modo? Se la magia nera si è impossessata di lei...sarà potentissima, non ce la faremo comunque! E poi io non ho la minima intenzione di ucciderla!! E' la mia migliore amica, le voglio bene!>>

<<Lo so! Ti capisco, ma presto il demonio avrà il sopravvento...Sarà la fine, per lei e per noi! La sua anima resterà intrappolata in eterno dentro il corpo maledetto... L'unico modo per liberarla è ucciderla.>>, concluse tristemente.

Buffy era confusa. Guardò con dolore i suoi amici, sua sorella, poi lo sguardo cadde su un grosso gatto nero vicino a loro.

"Quel gatto... L'ho già visto da qualche parte!", pensò.

Si ricordò di quando aveva pedinato Willow nel bosco, e l'aveva vista baciare una fanciulla sul balcone di villa MacLay... E ricordò che il gatto era proprio accanto alle due, doveva essere di quella ragazza!

<<Ho trovato!>>, disse fra sè, e corse verso la casa della giovane.

 

***

 

"Amore mio... Come hai potuto farmi questo??"

Le frasi che riempivano la mente di Tara erano sempre le stesse, e rancore, rabbia, tristezza. Si sentiva esplodere per la folla di sentimenti che l'assalivano.

Non sapeva dove fosse finita Willow, "Tanto non importa niente", diceva a se stessa, ma mentiva.

Ne era cosciente, inutile nascondersi di fronte alla verità... Ma la sottile linea tra odio e amore ormai si era spezzata.

Che ne sarebbe stato di lei? L'unica ragione di vita fra quelle quattro mura se n'era andata, e di certo lei non l'avrebbe recuperata.

Far finta di nulla, perdonare, continuare come se niente fosse... Erano scappatoie. Il loro amore non sarebbe più stato lo stesso, inevitabilmente.

Non poteva cancellare tutto così. Non era giusto. La rabbia cresceva ad ogni pensiero...per poi essere sconfitta dal dolore. La voleva; non poteva vivere senza di lei.

Era arrabbiata con lei ma voleva poter stringere il suo corpo fra le braccia. L'aveva fatta soffrire come non mai... Ma ne era pazza d'amore.

L'amava da morire ma l'odiava.

Non poteva perdonarla. MAI!

 

Appoggiata al grande albero vicino al suo balcone, Tara era scesa per calmarsi, "prendere una boccata d'aria", ma tutto la riportava ai ricordi di Willow.

Non poteva crederci ancora. Era finita, davvero.

<<..TU!!!>>, esclamò Buffy mentre le veniva incontro, furiosa.

Lei era impaurita.

<<Chi siete? C-che volete da me??>>

<<Tu, cos'hai fatto a Willow!?>>, ruggì afferrandole un braccio.

Gli occhi di Buffy lanciavano fiamme, fiamme che Tara non aveva mai visto nelle poche persone su cui aveva potuto posare lo sguardo finora. Rimase immobile.

<<Rispondimi! Le hai fatto del male!?>>

Tara riuscì a liberarsi dalla presa di Buffy che la strattonava, e ribattè con fermezza:

<<Dunque sareste un'amica di Willow!? Bene, d-ditele che comunque vada, con o senza la vista, lei non significa più niente per me!>>

<<Che vuol dire "con o senza vista"?>>

<<Perchè non viene lei a spiegarvelo, se ne ha il coraggio!!>>, continuò sprezzante.

Il viso di Buffy, da perplesso, divenne cupo come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa di brutto.

<<Lei... Non può. Sta morendo.>>

<<...C-come..??>>

Un filo di voce. Solo questo le uscì dalla bocca.

Per un momento si sentì mancare, il terreno sembrò sprofondare sotto di lei, aprire una voragine; dovette appoggiarsi allo steccato per il capogiro.

Buffy si fece avanti per sorreggerla, ma lei le fece cenno di fermarsi.

Fece finta di riprendersi, rigida, e continuò:

<<P-perchè...Siete venuta da me?>>

<<..Qualcosa la sta divorando dall'interno del suo corpo, e non abbiamo idea di cosa possa averlo causato. Anche se non t'importa più di lei, se sai qualsiasi indizio che possa aiutarci a salvarla, tu... Devi dirlo. Se davvero non t'interessa, fallo almeno per noi. I suoi amici. La sua famiglia.>>

La sua espressione minacciosa ormai aveva lasciato il posto alla comprensione, pensò che in fondo Tara stava solo fingendo che non le importasse... Ma doveva tenerci davvero.

<<Io... Non so niente.>>, affermò dispiaciuta, consapevole di essere inutile.

Buffy annuì, sconsolata; si voltò per tornare indietro, ma la voce tremante della bionda la richiamò:

<<Sta d-davvero così male?>>

<<Si, sta morendo.>>

Di nuovo sentì un pugno allo stomaco.

<<Una forza maligna si è impadronita di lei, e magari... Chissà, forse vedendoti potrebbe tornare quella che era...Se ti senti di andare da lei. Ma non credo che funzioni, è impossibile. Ci serve sapere la causa della sua trasformazione, nient'altro può riportarla indietro.>>

<<... Lei m-morirà...? Ma io non p-posso fare niente, non so cosa..>>

<<Vieni. Ti prego, potresti darci una mano. Non so cosa sia successo tra di voi... Però aiutaci!>>

Tara lottò contro se stessa per un solo secondo, ma il cuore ebbe la meglio sulla mente. Il risentimento cedette all'amore.

 

***

 

Via dal luogo della sua gioia e della sua sofferenza, Willow corse.

"Via", proprio come le aveva ordinato il suo amore. Senza una meta.

Non ebbe neanche la lucidità di accorgersi che stava mutando, la forza maligna che scorreva dentro di lei l'aveva in pugno.

Non riuscì a resistere, era stravolta, non era in grado di recitare i più facili incantesimi di protezione. Troppo debole; abbattuta, moralmente.

Mentre vagava nel bosco fu colta da fitte strazianti, che l'assalirono tutte insieme, urlò per la sofferenza, e si accasciò sull'erba stremata.

Gemeva ancora tremante a terra, quasi senza sensi. Sentiva il suo corpo cambiare ma non aveva la forza di opporsi.

Non sapeva neppure se il suo misterioso persecutore venisse dal suo stesso spirito o se fosse stata avvolta da una presenza demoniaca, tramite un incantesimo. Proprio quell'incantesimo proibito, per guarire la sua Tara... Per lei avrebbe dato tutto. Anche la sua anima. Ed era ciò che le stava accadendo.

Ormai senza scampo, consapevole di essere risucchiata dalla magia nera, chiuse gli occhi.

SAPEVA di averli chiusi per sempre. Nulla avrebbe più riportato indietro i suoi occhi dell'amore.

 

***

 

Grida nel bosco, tutto il gruppo all'erta.

Sembravano quasi animalesche, ma in mezzo ai lamenti più atroci Xander riuscì a distinguere la voce della sua amica:

<<Will...Willow! Giles, è lei, dobbiamo aiutarla!>>

<<Si, ma come!? Tu conosci un modo?? Tenterà di ucciderci!>>

<<E cosa vorreste fare? Lasciare che diventi malvagia senza intervenire? Io vado da lei!>>, rispose, correndo nella direzione delle urla.

Dawn e il professore lo seguirono, ma quando giunsero sul posto trovarono la strega a terra, già priva di sensi.

Il ragazzo andò a soccorrerla, ma Giles lo fermò:

<<Non ti avvicinare! E' troppo tardi, dobbiamo stare attenti..>>

<<Ma scherzate? E' svenuta! Non..>>

Proprio mentre parlava si accorse che Willow era in piedi dietro di lui. Ma quella non era la sua amica.

Con un cenno degli occhi scuri lo scaraventò contro un albero, mentre i suoi capelli corvini ondeggiavano come se mossi dal vento.

Sul volto pallido, attraversato da grosse vene nere, c'era un'espressione distaccata, e fredda, che fecero capire loro la realtà: Willow era ormai diventata un demone.

Non si vedevano tracce di umanità in quel viso assente, nulla che ricodasse la loro Willow.

<<Xander, stai bene? Che facciamo professore!? Vuole davvero ucciderci!>>

<<Dawn, voi due tenetela occupata, farò un incantesimo per bloccarla!>>

Willow intanto aveva alzato un braccio verso la fanciulla, che iniziò a fluttuare in aria comandata da lei.

<<Lasciala andare!>>, esclamò Xander, tirando un sasso sulla mano della rossa.

Lei guardò il giovane con disgusto; con la sola forza del pensiero gli fece prendere fuoco, mentre Dawn crollò a terra.

Prima che per il ragazzo fosse troppo tardi Giles pronunciò una formula in lingua antica, e Willow fu avvolta da una nube fitta che fece arrestare il fuoco.

<<Xander!! Mio Dio, rispondi! Dawn, tu come stai?>>

<<Tutto bene... Xan??>>

<<Non so, sembra che abbia solo perso conoscenza... Ma l'incantesimo non la terrà buona per molto!>>

<<Vuol dire che non siamo ancora al sicuro??>>

<<No... Presto distruggerà la barriera che ho creato.>>

Osservò la nube che imprigionava Willow; dopo alcuni istanti a riflettere disse alla ragazzina:

<<Dawn, non c'è altra scelta: devo andare a recuperare l'unica arma che può liberare Willow dalla magia nera... Anche se questo comporterà la sua morte.>>

 

***

 

Quando Buffy e Tara giunsero vicino alla grotta delle riunioni videro il professore che estraeva un grosso pugnale da una sacca, davanti al libro di incantesimi.

Dawn stava a guardarlo, tenendo d'occhio la nube; Xander era ancora stordito.

La figura di Willow traspariva come un'ombra... Emetteva continue scariche elettriche, ma la barriera respingeva tutto.

<<Sono tornata! Ma... Willow è là dentro? Che succede!?>>, domandò la ragazza, notando che il suo amico giaceva a terra dolorante.

<<Willow ci ha attaccati, sorellina! E' troppo tardi... Ormai niente la riporterà indietro, si è trasformata in un demone!>>

<<C-cosa?? Giles, quindi... Non c'è più nulla che possiamo fare..?>>

Tara non ebbe la forza di reagire, stava lì con gli occhi sbarrati e lucidi, immobile. Non vedeva chiaramente neppure l'immagine del suo amore...

Il suo volto era velato dalla nube, ma a questo punto non sapeva più se voleva guardarla o meno: la vista della sua Willow deturpata dal demonio sarebbe stata un'altra sferzata al cuore.

L'uomo mostrò l'arma alla giovane Summers, si alzò e rispose:

<<Purtrppo è così... Questo è un antico pugnale stregato, l'unica alternativa che ci permetterà di liberare l'anima di Willow. Bisogna che si trafigga il suo cuore pronunciando una formula magica, ma solo chi nutre un amore profondo verso di lei può riuscire nell'impresa.>>

<<Ma questo significa che...Morirà comunque!? Dobbiamo ucciderla davvero??>>

<<Non c'è altra scelta, Buffy. Non c'è via d'uscita.>>

Lei finse di riprendersi dallo shock, e si rivolse a Tara con decisione:

<<Bene, allora: tu.>>

Finora nessuno si era chiesto chi fosse quella fanciulla accanto a lei, ancora sbigottita dalle ultime rivelazioni, che sembrava soffrire sempre di più ad ogni frase fatalista su Willow.

<<M-ma io..>>

<<No, Buffy, l'affetto di una persona amica non può bastare a liberarla dal male. Ci vuole un legame ancora più stretto, come può essere quello dei genitori, o della persona amata... Bisogna che chiediamo aiuto ai familiari!>>

<<Non occorre. Tu sei innamorata di Willow, è inutile negare... Devi salvarla.>>

Il gruppo la guardò con stupore, erano tutti disorientati. Nessuno sospettava dell'amore segreto di Willow.

Tara era distrutta dal dolore.

Non le importava che scoprissero la sua sessualità: fu la conferma inevitabile che Willow sarebbe morta a sconvolgerla.

Non era pronta ad accettarlo, era impossibile. E il rancore per ciò che era accaduto era ancora troppo forte.

Ucciderla, liberare il suo spirito dai tormenti demoniaci...sarebbe stato come farle un favore, mentre il suo cuore tradito avrebbe sofferto per sempre in silenzio.

Non poteva.

Nell'imbarazzo generale prese il coraggio a due mani e riuscì a dire:

<<Io n-non lo farò... Non sono in grado. E non voglio farlo.>>

<<Non vuoi?? Ma come!>>

<<...Beh, noi due..>>

<<FATE QUALCOSA, VE NE PREGO!!!>>

La nuova voce intervenne all'improvviso, tuonando da dietro di loro.

Si voltarono e videro spuntare da un albero, disperata, Kennedy.

Tara la fissò sorpresa, e perplessa.

<<Fatelo... Vi scongiuro, Miss Tara!>>

<<Kennedy...>>

<<Per favore! Se non volete farlo perchè voi non tenete più a lei, allora fatelo per quelli che l'amano! Fatelo per la sua famiglia, queste persone, che sono suoi amici, e le vogliono bene...>>, e aggiunse, dopo una pausa, <<Fatelo...Per me. Io la amo...>>

Aveva pronunciato le ultime parole con lo sguardo rivolto in basso. Era desolata, evitava di incrociare quello della sua padrona per la vergogna.

<<..Mia signora, è colpa mia! Lei non aveva intenzione di... Non era d'accordo! Lo giuro, è stata tutta colpa mia! Non versate la vostra rabbia su di lei..>>

<<Kennedy, basta.>>

Tara l'interruppe, arrabbiata e triste al tempo stesso. Anche lei con lo sguardo in basso.

<<S-sei un'egoista! Mi chiedi di liberarla p-perchè non ti importa del dolore che hai causato, non ci pensi affatto!>>

<<No, non avete capito! Non c'è stato niente tra di noi! E non m'interessa di ciò che vorrete fare...Se mi caccerete via, o mi punirete... Io voglio solo che sia libera! Per piacere, non abbandonatela in questo modo! Non lasciatela soffrire!>>

Lei rimase sorpresa da quella richiesta.

<<Non ti importa se vorrò mandarti via o no...Vuoi liberarla a prescindere da tutto...?>>

Fissò per qualche istante l'ombra di Willow dietro la nube. Sotto i suoi colpi la barriera cominciava a sgretolarsi, non avrebbe retto ancora per molto.

Prese l'arma dalle mani di Buffy e si avvicinò alla serva, con determinazione.

<<...A-allora è meglio che sia tu a farlo. Io non l'amo così tanto da tralasciare tutto ciò che ha fatto, il tuo affetto per lei è m-molto più forte.>>

Mentre le porgeva il pugnale sembrò avere un ripensamento, i suoi occhi erano pieni di lacrime; ma continuò e disse:

<<Tieni, Kennedy; meriti di f-farlo più di me... E meriteresti d-di averla accanto nella vita e di renderla felice molto p-più di quanto io avrei mai potuto fare!>>

Riuscì a finire quella frase tra i singhiozzi. Corse via piangendo, scomparì nel bosco.

 

 

Prima di uscire allo scoperto Kennedy era stata nascosta dietro un albero ad ascoltare la conversazione.

Era giunta lì pedinando Buffy e Tara nel bosco, ora sapeva tutto; sapeva che cos'avrebbe dovuto fare.

Guardò il grosso pugnale fra le sue mani, sembrava impaurita.

Giles le venne incontro con un amuleto:

<<..Dunque il compito di lenire le pene di Willow sarà tuo... Sai che rischi molto, vero?>>

Annuì timorosa. Lui le porse l'oggetto e continuò:

<<Prendi, questo è un talismano che ti difenderà dagli attacchi di Willow, per poco tempo... Lei è molto forte, non basterà questo a proteggerti. Devi fare in fretta a colpirla... Ne va della tua vita!>>

Proprio in quel momento una parte della nube magica si squarciò sotto una fiammata della rossa; colse tutti di sorpresa.

Giles tentò di recitare ancora l'incantesimo per la barriera, ma non funzionò.

Il gruppo dovette rifugiarsi di corsa nella grotta per le riunioni.

Richiusero l'uscio con un grosso masso, ma una volta dentro Kennedy si accorse che l'amuleto le era caduto.

<<..No, questo è un guaio!! ..Ma devi fare ciò che ti ho detto... Le rocce si ridurranno presto in polvere!>>

<<Non sono ancora pronta! Ho paura! Non so niente di stregoneria..Come farò se mi attacca??>>

Le scariche elettriche della strega non sembravano passare attraverso la pietra, ma ancora per poco.

 

***

 

"Morirà in ogni caso: che senso ha alleviare il suo dolore? Io preferirei restare nelle sue condizioni piuttosto che essere cancellata per sempre dal mondo. Meglio prigioniera in un corpo di demone che morire definitivamente!"

Cercava di giustificarsi in ogni modo.

La sua scelta di non aiutare Willow era stata presa con troppa negligenza, troppo rancore le offuscava la mente.

"...E poi non l'ho ancora perdonata! Io soffrirò per tutta la vita, mentre lei... Basterà solo una pugnalata...E dimenticherà tutto, nel regno dei morti."

Si illudeva con ogni scusa possibile, ma tutte perdevano significato.

Ogni ragionamento faceva acqua da tutte le parti.

<<Ma chi credo di ingannare?? So benissimo qual è la verità!>>, disse infine ad alta voce, lasciandosi cadere sul letto.

Tara era tornata alla sua villa, in camera sua. Sola. Suo padre sarebbe arrivato a momenti.

Dalla finestra aperta comparve Miss Kitty, che entrò senza dare la minima confidenza alla padroncina e saltò su una poltrona di fronte a lei.

<<Miss Kitty! Vieni qui, ti coccolo..>>

Ma la gatta sembrò non ascoltarla, appollaiata comodamente.

<<Non mi dai retta, eh..? Beh, hai ragione: sono tutte scuse! In realtà so bene che non è per rabbia o cose del genere... Il vero motivo per cui non voglio liberare la sua anima è...>>

Fece una breve pausa; cominciò a piangere, singhiozzare, poi si gettò sul cuscino disperata:

<<IO L'AMO!! Non voglio ucciderla, non voglio che muoia! Non lo farei mai... Le ho detto che non voglio più vederla, che è una creatura orribile..e che mi vergogno di lei! Ma io l'amo, tantissimo, non volevo dire quelle cose... Avrà pensato che ormai la odiavo e si sarà trasformata in un demone per questo!! Mi odio, ecco! Io mi odio!>>

<<Tara, alzati.>>

 

La ragazza si bloccò.

A chi apparteneva quella voce femminile? Non era una cameriera, non l'aveva mai udita prima.

Si girò lentamente a guardare, con timore. Chiunque fosse non l'aveva neanche sentita entrare.

E davanti a lei, su una poltrona, vide una donna.

Era molto giovane, con una lunga chioma scura, labbra carnose e uno sguardo profondo come quello di Kennedy, o più penetrante ancora.

Giaceva immobile ma scomposta, sinuosa. Era avvolta completamente da un mantello nero, che le lasciava scoperto solo il capo ma faceva comunque intravedere le sue belle forme.

Si mise a sedere con movimenti lenti ma sicuri; quasi felini.

Un attimo prima su quella poltrona era salita Miss Kitty, e adesso la gatta non c'era più. Al suo posto c'era quella donna misteriosa che la fissava con gli occhi grandi e un po' tristi.

Sembrava che la conoscesse, infatti l'aveva chiamata per nome, ma a parte questo...La sua presenza. Non avvertiva malvagità in lei. Sembrava una figura familiare.

La sua espressione malinconica e sorniona la colpì, anche la sua bellezza... Ma soprattutto la colpiva il fatto che fosse lì di fronte a lei!

Chi era? Voleva farle del male? Le parve di no... Ma era proprio una visione surreale. Molto strana.

Enigmatica...E nera. Tara realizzò che si trattava proprio della sua gatta.

Non disse nulla, tanto fu lo stupore.

Dopo aver aspettato invano che Tara le parlasse per prima, la giovane si decise a cominciare; e con una voce roca e sensuale le rivelò:

<<Io sono il tuo spirito protettore. Tua madre mi diede le fattezze di un gatto e il compito di renderti felice. Mi disse che solo una volta avrei potuto usare un corpo di donna per comunicare con te, in circostanze estreme, perché dopo sarei rimasta un animale per sempre... Queste sono circostanze estreme, Tara MacLay.>>

Era ammutolita.

<<M-mia...Madre..!>>

Si sentì mancare il fiato, non riusciva a pensare.

Con un fil di voce riuscì soltanto a chiedere:

<<Ma tu..come ti chiami? Qual è il tuo nome??>>

<<Io sono Faith perchè tua madre ripose in me la sua fede, tutta la fiducia che aveva in corpo; mi disse di proteggerti, ed io lo farò. Finora non ho mai avuto il bisogno di intervenire con le mie sembianze umane, ma ora è giunto il momento... Alzati!>>

 

7) SENZA PAROLE

 

Cercava di trovare una spiegazione logica per ciò che le stava accadendo, forse sognava, o la sua mente era in delirio per la disperazione. Ma no, tutto sembrava così terribilmente reale...

La verità che non aveva mai voluto capire, ma che sentiva dentro di sè. Nel profondo, c'era sempre stato QUALCOSA; ed era aumentato da quando aveva conosciuto Willow, con incontenibile foga. E batteva.

La sua identità vacillava già per la perdita di Willow, barcollava per il suo intenso amore, e si era completamente persa tra le parole della ragazza misteriosa. Anzi, di Faith, perchè questo era il suo nome, la fede, la fiducia. Di sua madre.

<<..T-tu hai detto...>>

<<Si, tua madre era una strega. Vide nel suo futuro che sarebbe morta presto, e ti affidò a me. Per difenderti da ogni pericolo.>>

<<Quali pericoli? Ho sempre vissuto tranquillamente... Che genere di insidie mi aspettano??>>

<<Fammi spiegare... Vide che nel tuo cammino avresti incontrato una giovane strega, che ti avrebbe protetta e accompagnata per sempre... E amata.>>

<<Willow...? No, lei...Non mi ama! Non è di lei che si tratta, è certo! L-lei..>>

<<Mi disse di guidarla da te, perché ti avrebbe resa felice... Ed io l'ho fatto. Ma qualcosa avrebbe ostacolato la vostra unione, qualcosa che non riuscì a capire bene... A quanto pare aveva ragione, tutto è come aveva predetto.>>, continuò la donna-gatto, interrompendola ancora.

Sembrava che conoscesse ogni frase già prima che fosse detta, come se tutto fosse già scritto nella sua mente; parlava quasi con noia.

<<Oh, q-quindi Willow mi avrebbe resa felice?!? LEI rendermi felice?!? Questa è la conferma che sto sognando, perché non può aver predetto una sorte così falsa!>>

<<Le tue frasi sono dettate dal rancore.. Tu AMI Willow Rosenberg. E ora devi salvarla, non puoi abbandonarla così!>>

<<Beh, anche se fosse?? Fingerò di crederti: io sono figlia di una strega, e il mio destino è già stato disegnato da un'entità superiore... Se davvero è così, allora c-cosa vuoi da me? Se tutta la mia vita è già stata pianificata, che potere ho io di cambiare le cose?? Lascerò che il Fato abbia il suo corso, tanto non posso oppormi a lui!>>

<<Sì, invece!>>

La giovane si alzò di scatto dalla poltrona, e si avvicinò finchè il suo volto non fu vicinissimo a quello di Tara. La fissò tenendole le testa fra le mani e disse:

<<La premonizione nefasta di tua madre la indusse a fuggire in Europa per scampare alla morte. Il Fato la portò in Polonia, a Poznan, e fu lì che trovò la morte nel 1793, nell'ultima condanna alle streghe finora documentata. Questo dimostra che se lei avesse deciso di non dare retta a quella profezia, sarebbe ancora qui!>>

La fanciulla bionda indietreggiò sorpresa, bisbigliando fra sè:

<<..N-non mi ha abbandonata... Se ciò che dici è vero, dunque lei non voleva lasciarci!>>

<<E' così, Tara, lei amava te e tuo padre più di se stessa! Per questo noi abbiamo ricevuto da lei l'incarico di custodirvi.>>

<<Ma "voi" chi?>>

<<..Anche gli spiriti della casa sono tuoi protettori, come me. Anche a loro tua madre ha affidato la missione di difenderti dal male.>>, affermò sempre con la stessa tranquillità.

<<Quali spiriti? Questa villa è infestata e i domestici non si sono accorti di nulla?>>

<<I domestici SONO gli spiriti.>>

<<Cosa??>>

<<Ora che possiedi il dono della vista puoi controllare...Non ci sono molti dipendenti in questa casa, solo la ragazza bruna e pochi camerieri, la cuoca, il maggiordomo e uno stalliere... La casa è immensa, ma ricorda che i padroni siete solo tu e tuo padre.>>

La fanciulla non credeva alle sue orecchie. Tutte le sue certezze crollavano una dopo l'altra.

<<Ma... Tutte le voci che sento per i corridoi, le scale..>>

<<Spiriti! Che ti proteggeranno finchè non sarai felice. Quando tua madre se ne andò il signor MacLay mandò via buona parte della servitù perchè non era più necessaria...E perchè si era chiuso in se stesso. Ma la tua vita non dev'essere qui con lui, tra queste poche mura; la tua vita deve ancora iniziare!>>

Tara si alzò dal letto ancora scossa.

"Mio Dio, è impossibile... E' un sogno! Sì è così, sono sconvolta per via di Willow e ora immagino qualsiasi cosa che.."

<<Non prenderti in giro da sola.>>

<<Come?>>

<<Smettila di pensare a mille spiegazioni, la realtà è quella che vedi! Ora la vedi, la tua vista funziona... Ed è questo che uccide la donna che ami.>>

<<L-la mia vista uccide Willow??>>

<<Sì. E' questo l'incantesimo maledetto che l'ha trasformata, ed è tuo compito riportarla indietro.. Perché tu sei figlia della luna piena, Tara. Tu sei una strega.>>

 

7) L'AMORE CIECO

 

"Dove sono? Che tormento, sembra che tutto stia esplodendo... Ma almeno non sento più dolore, né rabbia, né fatica, niente! Non provo alcuna sensazione, eppure fuori sembra che tutto vada in pezzi..."

Uno spazio oscuro circondava il corpo di Willow; immenso, infinito. Come un'ombra gigantesca.

Si chiese se fosse ancora viva, o se avesse già ceduto alle pene infernali che l'avevano colta, e fatta svenire. Non capiva se fosse solo un incubo, una visione..se quell'immensità buia esistesse davvero oppure no.

Si chiese quale macabro destino l'attendesse, se per tutto il tempo che le rimaneva sarebbe dovuta restare prigioniera di quell'oscurità.

Si chiese se la ragione della sua stessa vita potesse mai perdonarla per ciò che aveva fatto, anche se ormai morta, anche se non l'avrebbe più rivista.

Si chiese dove fosse Tara... La SUA Tara.

 

***

 

Lei non era più Tara MacLay.

Era la figlia di una strega, senza più un'identità sicura.

Ancora non poteva crederci. Eppure la misteriosa Faith sembrava conoscere tutto di lei, di suo padre, della sua vita... Sembrava così vera per essere solo fantasia.

<<Quello che dici potrebbe somigliare al vero, ma in me non c'è nulla di "magico"! Mi dispiace, ma non ho alcun potere!>>

<<Ne sei convinta? Io sono certa che nel profondo del tuo cuore pensi di aver ritrovato qualcosa che prima era nascosto... E' così?>>, ammiccò lei.

..Dovette riconoscerlo, con Willow aveva sentito una scintilla incomprensibile risvegliarsi dentro di sè.

Non era solo l'amore: insieme ad esso una forza misteriosa pulsava sempre più, facendosi strada fra dubbio e incertezza. E diventava finalmente reale, verità, la sua natura; la magia.

<<Allora...Sul mio petto batte il cuore di una strega..>>

<<Sì, adesso capisci di cosa parlo? E' questo che sei davvero, è il tuo sangue, la tua identità... Ed è solo con la tua magia che riuscirai a liberare Willow dal demonio!>>

Il pensiero della strega rossa irruppe nella sua mente come un lampo; in mezzo a quella confusione l'aveva quasi dimenticato.

Prima soffriva all'idea di non poter fare niente per lei, ora sapeva che ne era in grado ma ignorava COME.

"Ma che cosa devo fare?", pensò.

<<Non dovresti nemmeno chiederlo, Tara. La risposta è in te.>>

Rimase di stucco.

<<Puoi leggere nella mia mente! Come fai?>>

<<Posso fare molte altre cose, ma tu di certo hai un potere maggiore. Sei in grado di eseguire qualsiasi incantesimo che richieda anche la massima energia, perchè tu la possiedi; è dentro di te.>>, fece lei tutta calma, guardandosi le unghie.

<<Davvero sono c-così potente?>>

<<..La magia è tua come tuo è il cuore. Hai una forza grandissima, devi solo..trovarla.>>

Faith sembrava quasi indifferente, come se tutto ciò che diceva fosse scontato.

Ma per Tara era già uno shock trovarsi faccia a faccia con una donna-gatto... Le ultime rivelazioni poi le facevano dubitare della sua stessa salute mentale!

<<Questo è il colmo! E come posso farlo? Esiste un manuale??>>

<<Solo tu puoi riuscirci, non è compito mio.. E anche se volessi, non saprei aiutarti: la magia non può essere insegnata se prima non si trova una fonte da cui attingere la forza.>>

<<..Non capisco!>>

<<Non è difficile; devi scavare nel tuo animo, e saper riconoscere ciò che per te rappresenta l'inesauribile forza della vita! Sai già a cosa mi riferisco.>>

<<Willow...? Il m-mio amore per lei? E dopo cosa faccio? Fin qui è semplice, ma..>>

<<Trova la chiave per annullare il sortilegio che ti ha fatto.>>

<<Devo annullare la mia vista? Dunque è questo che ha causato la sua trasformazione...>>

<<Si, quello era un rito maledetto... Willow non lo sapeva, ma l'ha compiuto perché ti ama davvero! E tu devi perdonarla, e salvarla, a costo di rischiare la vita per lei!>>

<<Beh...Facile a dirsi! Attingo la forza dal mio amore per lei; e dopo? Non so fare incantesimi, non so niente di queste cose!>>

La carrozza del signor MacLay squarciò l'atmosfera quasi con violenza, col suo rumore pesante.

Le due si volsero verso la finestra. Non c'era più tempo da perdere.

<<Il modo per invertire il sortilegio devi trovarlo da sola, dev'essere spontaneo, dalla tua interiorità: non posso sapere come farlo, perché non ho i tuoi stessi sentimenti! Capisci?>>

<<Ma io non so da dove cominciare! Dammi una mano, ti prego...Devi aiutarmi, è per questo che mia madre mi ha affidata a te!>>

<<Io posso solo guidarti, indicarti la strada giusta, ma il modo per raggiungerla viene da te!>>

<<..E qual è la strada giusta!?>>

D'un tratto la porta si aprì, e Tara presa dal panico:

<<Presto, nasconditi! Vai, o ti vedran..>>

<<Tara!!>>

Thomas MacLay era entrato tutto stravolto, ancora con il soprabito addosso.

Lei lo riconobbe solo dalla sua voce: non sapeva chi fosse quella figura imponente, dall'aspetto gradevole e un'espressione contrariata che volgeva intorno alla camera, in cerca di un estraneo. Non l'aveva mai visto prima.

<<Figlia mia, è inutile che tenti di nasconderlo! Dov'è?? Ti ho sentita parlare con qualcuno, non mentirmi!>>

<<Oh..Padre mio, non è nessuno, solo...Un gatto..>>, mormorò guardando a lato, dove invece di trovare la ragazza scura vide la sua micetta, come se niente fosse.

Da quando l'uomo aveva spalancato la porta la fanciulla non aveva fatto altro che guardare lui, con stupore; tanto da ignorare che Faith aveva prontamente mutato forma, e loro non si erano accorti di nulla.

<<Parlavi con la tua gatta!? Tara, lo sai che non ti permetto di frequentare nessuno, perché hai trasgredito?? Dov'è Kennedy? Doveva tenerti d'occhio...>>

<<Kennedy? Oh no, devo fermarli! Padre, lasciatemi andare, ho delle commissioni urgenti!>>

<<Cos'hai tu?? No, non ti lascio andare in nessun posto!! Tu non conosci nessuno...Da chi è che devi andare?? E..cos'hai fatto agli occhi? Sembri diversa, non è come sempre...>>

L'aveva presa per un braccio per tenerla ferma, ma ora che era più vicina notò una luce diversa... Non solo il colore degli occhi, ma anche lo sguardo... Non era perso nel vuoto come al solito, anzi, pareva proprio che lo fissasse dritto in faccia!

<<Che succede..? Mio Dio, Tara, cosa ti hanno fatto? E' come se tu..>>

<<Ti spiegherò, padre! Ma adesso devo andarmene, non posso restare qui con le mani in mano!>>

<<Ma cosa...?>>

La giovane fuggì passandogli accanto, corse per le scale seguita dalla gatta.

Il signor MacLay rimase lì senza reagire, sconvolto, e consapevole di quello che era appena passato sotto i suoi occhi.

<<Tara, tu... Ci vedi..?>>

 

***

 

La grotta cominciava a franare sotto i colpi di Willow, o di ciò che ne rimaneva.

Il gruppo cercava vie d'uscita nell'antro buio, ma Giles ebbe un'idea spulciando il suo manuale:

<<Ragazzi, ascoltate! Voglio sferrare un attacco contro di lei, che servirà a distrarla... Voi dovrete approfittarne per fuggire mentre la terrò occupata.>>

<<Bel piano, professore; e Voi? Avete intenzione di rimanere qui?>>

<<Si, Buffy, per forza. Ma tu resterai con me.>>, disse, indicando Kennedy.

<<Cosa!? E che dovrei fare? Farmi uccidere??>>

<<..Io attaccherò Willow, nel frattempo tu sarai dietro di me pronta a colpirla con il pugnale magico!>>

<<Ma non ho l'amuleto per proteggermi!>>

<<Allora lo faremo noi. Xander, Dawn! Dopo che Giles avrà pronunciato l'incantesimo noi tre difenderemo Kennedy, a costo di fungere da scudi umani..>>

<<No Buffy, è una follia!>>

<<Professore, anche noi conosciamo qualche incantesimo di protezione, non lo dimenticate!>>, affermò Xander con fierezza.

L'uomo accettò a malincuore, ma infine decise di fidarsi dei suoi allievi.

La caverna franava da tutte le parti. Giles si appostò per scagliare l'attacco mentre gli altri si preparavano dietro di lui.

Dopo l'ennesima scarica elettrica anche l'entrata della grotta crollò. Il gruppo riuscì a scorgere la figura diabolica della Willow nera, e il suo volto gelido.

Kennedy rabbrividì nel vederla in quelle condizioni, non riusciva a capacitarsi ancora di come la sua dolce strega rossa potesse aver assunto un aspetto simile.

<<Ora, è il momento!>>, esclamò il professore, e recitò la fomula magica colpendo in pieno Willow con un'esplosione.

La ragazza bruna corse verso di lei insieme agli altri, approfittando del suo momento di debolezza.

La strega indemoniata giaceva sotto le macerie, ma già cominciava a muoversi. Kennedy si avventò sul suo corpo con il pugnale in mano, mentre Buffy, Dawn e Xander la tenevano ferma.

Willow era immobilizzata dal potere magico dei tre amici; uniti riuscirono a contenere il suo molto più grande. Mancava solo un ultimo gesto per completare l'opera.

Kennedy chiuse gli occhi. Stava per trafiggere il petto della giovane, ma si fermò. Riaprì gli occhi; qualcosa in quello sguardo cupo e assente le fece ricordare.

Il colore non sembrava più così nero, quasi schiariva fissando lei, si scaldava, non più freddo. Tornarono ad essere i dolci occhi di cui si era innamorata.

La fanciulla aveva un groppo in gola. Non volle farlo.

Willow colse l'occasione per sferrare un attacco a tutti loro, ormai sfiniti nel tentativo di bloccarla: fece attraversare il proprio corpo da continue scariche di potere e li scagliò lontano da sè in un sol colpo.

Giles assistè alla scena inerme. La strega era libera ormai, e li avrebbe polverizzati in pochi istanti.

 

***

 

Tara corse per il bosco ad occhi chiusi, seguendo la staccionata che la portava alla radura dei salici.

Non era ancora abituata alla vista, e preferì affidarsi alla sua memoria anche perché non sapeva come arrivare da Willow. Buffy prima l'aveva condotta nel cuore della foresta, dove lei non aveva mai messo piede... Sarebbe stato difficile rintracciarle.

Ma giunta alle porte della radura, si fermò.

Perché era lì? Doveva cercare la sua amata, il posto in cui era tenuta prigoniera dalla nube magica... Allora perché stava lì? Cosa cercava?

Si era messa in cammino istintivamente, senza neanche pensare, come se fosse guidata da qualcuno...O da se stessa.

Finalmente aprì gli occhi. Quando lo sguardo si posò sulla splendida radura la ragazza non potè fare a meno di restare a bocca aperta.

Dunque era questo il luogo fatato dove si erano incontrate, dove aveva unito il suo corpo, e la sua anima, a quelli della dolce strega rossa. Un tempio meraviglioso, incontaminato. Incantato. Con il sole che filtrava dal tetto delle fronde, tenue, e il torrente che scorreva e suonava in silenzio fra i grandi alberi. I grandi salici.

Quanta bellezza racchiusa in uno spazio così modesto... Forse non arrivava a coprire nemmeno la metà della sua villa, tanto vasta, e vuota. Ma era una visione celestiale, che subito le ricordò il volto della sua adorata Willow...

Aveva ragione lei, quindi: il mondo fuori da quelle quattro mura era stupendo, anche se con i suoi difetti. Né le guerre né le epidemie avrebbero potuto metterlo in discussione; né la povertà, né i ladri, né gli assassini... Né le streghe.

Sospirò immaginando LEI, e il suo sorriso, la sua espressione quando capì che tutto era finito.

Sovrappensiero, in piedi davanti alla radura, sentì qualcosa fare pressione contro la sua gamba; un corpo caldo, morbido, Miss Kitty. Faith.

<<Ehi... Sì, Faith, lo so che dovrei andare da lei...>>

La guardò triste, sospirò ancora.

<<Mi dispiace, ma non riesco neanche a raggiungerla... Non so c-cosa fare, dove cercare, non so essere d'aiuto! Non so perché sono qui, e..>>

La bestiola scura miagolò con forza, interrompendola; come se volesse rimproverarla.

Tara la vide allontanarsi fra gli alberi e poi voltarsi a fissarla: voleva che la seguisse, lei capì e si addentrò in un lato della radura.

In mezzo ai maestosi salici, nascosto fra le chiome, scorse un altro alberello; molto simile a loro, ma più basso e triste. I rami sottili parevano voler toccare il suolo e accasciarsi, malinconici, piangenti.

La fanciulla si accostò al piccolo amico e poggiò teneramente una mano sul tronco. Le sembrava che comprendesse i suoi sentimenti.

Mentre accarezzava la ruvida corteccia, sconfortata, le sorse spontaneo chiedere:

<<Tu... Perché piangi?>>

Miss Kitty sussultò. Sembrò che alla gatta si illuminassero gli occhi per quella frase, cominciò a miagolare forte come prima, voleva farle notare qualcosa.

<<Che succede..? Cosa vuoi dirmi, Faith?>>, domandò pensierosa.

Ma sentiva già di essere vicina alla risposta, il suo intuito le suggeriva di continuare.

Con fare incerto la streghetta carezzò le foglie fini e tristi dell'albero, e d'improvviso, come se le fosse balenata in mente un'idea, sussurrò:

<<L-lacrime?>>

 

Tara aveva poggiato il dorso sul tronco del salice piangente, dietro la cascata di rami e foglioline che pendevano dall'albero.

<<I salici...Willow, le lacrime... I miei occhi. Si, è questo ciò che tiene Willow succube del demonio, è l'incantesimo maledetto che ha fatto...Solo per me, per guarirmi!>>

Si voltò verso la radura ed esclamò:

<<..I-io devo invertirlo per forza! Ho trovato, mi strapperò gli occhi, ecco cosa farò!!>>

Ma la gatta si mise davanti a lei come per bloccarle la strada.

Che voleva? Prima le indicava la via giusta e poi le si opponeva...

Forse Faith pensava che non fosse una decisione molto saggia, ma dettata dalla foga amorosa. A Tara invece sembrò l'unica via d'uscita: per salvare la sua Willow poteva solo privarsi del dono che le era stato fatto, senza niente in cambio.

Dunque proseguì nella sua direzione, ma il felino le graffiò una mano saltando verso di lei.

Ci furono alcuni istanti di silenzio. La bionda continuava a non capire.

A quel punto l'animale si trasformò nella bella giovane in nero, di nuovo, destando lo stupore di Tara:

<<Faith, ma che succede??>>

Le parve molto infastidita, anzi; quasi arrabbiata.

<<Succede che sei troppo avventata, ragazzina! Che intenzioni hai? Secondo te strapparti gli occhi interesserà a qualcuno se lo fai a mani nude?>>

<<..Pensavo d-di usare un coltello, o..>>

<<Stupida! Non è così che funziona! Adesso ti ho ferita: credi forse che Willow sentirà qualcosa alla mano solo perché io ho graffiato la tua? No! Quindi, anche se tiri fuori gli occhi dalle orbite, lei non sentirà proprio nulla!>>

<<Oh... Scusami. Te l'ho detto, non so come si usi la magia..>>, rispose desolata.

La ragazza scura fece una breve pausa, sembrò che fosse rassegnata per qualche motivo. Poi la guardò con comprensione e continuò in tono più dolce:

<<Non preoccuparti, va tutto bene. Sei stata brava, hai trovato da sola la chiave per liberare Willow, io non sapevo indirizzarti più di tanto. Ma a me spettava insegnarti il modo, cioè come può essere eseguito un incantesimo... E stavo per farlo, quando è arrivato tuo padre.>>

<<Capisco... Ehi, è da poco che posso vedere, e n-non sono brava a riconoscere le espressioni, ma tu...Sembri triste. Qualcosa ti preoccupa?>>

Il viso di Faith s'incupì di nuovo, non potè trattenere una smorfia di amarezza.

<<Tara, adesso non è il momento. Mi rimane poco tempo, dobbiamo sfruttarlo bene!>>

<<Che significa? Ma tu avevi detto che saresti p-potuta diventare umana solo una volta..>>

<<..Perché se l'avessi fatto una seconda volta sarei scomparsa per sempre. Si, ma era necessario, è stata una mia mancanza! Presto, ora ascolta quello che ho da dire.>>

<<Oh, no! Dici sul serio?? E' colpa mia, avrei dovuto ascoltarti senza fare tante domande! C-ci dev'essere un modo per fermare questa cosa...Vero? Io posso aiutarti!?>>

<<Tara, ascolta! Perché un incantesimo possa funzionare è importante il rito: non solo devi recitare una formula, ma anche i gesti devono avere qualcosa di..."Magico". Non puoi semplicemente strapparti gli occhi, devi farlo usando qualcosa che possa dare vita alla magia, devi usare il tuo potere, la tua forza nascosta!>>

<<Ma io non riesco a farlo! A quest'ora s-sarei già da lei, a tentare di riportarla con me..>>

Proprio in quel momento un urlo straziante attraversò il bosco fino a loro, la voce della piccola Dawn, che sembrò attanagliata dal dolore.

<<Dio, Faith! Dobbiamo andare da loro, è lì che troveremo Willow! Faith..? Cos'hai??>>

<<Su, va'! Hanno bisogno di te, per me è già troppo tardi. Guarda la mia gamba... Tra non molto sparirò, non c'è più niente da fare! Adesso la cosa importante è salvare Willow e gli altri!>>, concluse la ragazza, indicando un suo piede ormai trasparente.

Il suo corpo stava dissolvendosi, lentamente, e lei sembrava soffrire molto.

<<Faith, non posso lasciarti così!!>>

<<Va',svelta! Se rimarrai qui la mia missione sarà fallita...Non sarò riuscita a renderti felice, fallo per me, per tua madre!>>, disse con fatica.

Ormai cedeva alla debolezza. Si accasciò al suolo e poggiò il busto su un masso, ansimante.

Tara sentì una stretta al cuore pensando che quella giovane, finora sconosciuta, le fosse stata accanto sin da quando era piccola, e avesse vegliato su di lei fino alla fine. Si sentì più determinata che mai.

<<Non p-permetterò che i tuoi sforzi siano stati vani! Vedrai, la salverò anche per te!!>>

E corse via, nella direzione delle urla.

 

Quando giunse vicino alla grotta delle riunioni la fanciulla vide da lontano una scena devastante: Dawn era in aria, stretta da una forza invisibile che quasi la uccideva.

Sotto di lei, impassibile, la Dark Willow giocava col corpo della piccola chiudendo il pugno e poi riaprendolo, sadica, provocandole intense fitte alternate.

Buffy, Xander e il professore giacevano svenuti a terra. Kennedy era seduta, nascosta fra le macerie, del tutto sconvolta. Pur tentando di celarsi tra le rovine sembrava ormai rassegnata ad una sorte crudele.

Tara la raggiunse veloce, ma non appena si avvicinò vide che la bruna sanguinava copiosamente dal ventre.

<<Kennedy... Oh cielo, che è accaduto?>>, mormorò scostandole la mano che copriva la ferita.

Lei la guardò disperata, le prese un braccio e pianse:

<<Oh Miss Tara, siete voi..Perdonatemi ancora, ve ne prego! Per aver baciato la vostra amata..e per aver ceduto adesso! Ho cercato di fare ciò che mi era stato detto, ma non ce l'ho fatta... Willow mi ha colpita insieme agli altri, e sono caduta sullo stesso pugnale che avevo in mano...Sono una stupida..>>

<<No, sta' tranquilla, non parlare! Ora ci penso io, e non preoccuparti... Ti perdono, davvero.>>

<<Padrona, siete così gentile... Tenete questo, io non riuscirò più ad alzarmi ormai...>>

<<Cosa dici? Non permetterò che Willow faccia ancora del male a te o agli altri! La libererò dalle tenebre!>>, rispose respingendo il pugnale che la giovane tendeva.

<<No, ascoltate! La mia ferita è profonda, molto...Sto per morire, me lo sento. Quella non è più la vostra Willow, non c'è più nulla da fare se non ucciderla...Non ha esitato a malmenare i suoi amici, e adesso sarà il mio turno! Non ci risparmierà, datemi retta!>>

Proprio in quel momento la Dark Willow si voltò verso di loro, lasciando piombare a terra Dawn, che aveva perso i sensi.

Quel brusìo alle sue spalle le fece notare tra i massi le due figure che erano sfuggite alle sue sevizie, e avanzò lentamente nella loro direzione.

Fino a quel momento Tara non l'aveva vista in faccia. La volta precedente Willow era offuscata dalla nube magica, mentre ora si era trovata di spalle. Non sapeva come, o cosa, fosse diventata.

Non fu tanto l'aura di malignità attorno a lei, nè i capelli corvini, nè le vene nere o gli occhi spenti a stupirla. Quanto invece quello sguardo gelido, distaccato, che non riconobbe proprio della strega che amava con tutto il cuore.

Ma non si lasciò impressionare più di tanto, perché era determinata a compiere la sua missione. Era un dovere nei confronti di tutte le persone che stavano soffrendo a causa di quella maledizione...Gli amici di Willow, Faith, Kennedy. Ed era soprattutto una necessità d'amore: avrebbe dato la propria vita in cambio della sua.

Dunque si alzò, pronta ad affrontarla. Il timore fu vinto dal coraggio, e prima ancora, dall'amore viscerale per la sua strega rossa.

Aveva con sè il pugnale magico, lo strinse forte mentre cercava le parole che potessero servire per l'incantesimo... Già, il suo incantesimo, il primo, il più difficile, proprio lei che non aveva mai fatto niente del genere.

Riflettè sul discorso di Faith perché il rito funzionasse; ma il pugnale stesso era stregato, quindi pensò che sarebbe bastato questo a rendere "magico" il sortilegio.

La Dark Willow era ormai vicina. Lei sollevò il braccio con l'arma ed esclamò:

<<Se questo servirà per la sua salvezza, allora io stessa sfonderò i miei occhi, con queste mie stesse mani!!>>

 

Il sangue schizzò via fino a bagnare la mano con cui la strega indemoniata stava per attaccarla. Per diversi minuti Tara urlò di dolore, ma continuò finchè non ebbe finito, straziata.

Il suo volto era una maschera di sangue, si sentì morire per quell'atroce tormento; non riusciva a sopportare una sensazione simile.

Si lasciò cadere sulle ginocchia, affranta e agonizzante, mentre il pugnale scivolò dalle sue mani completamente ricoperto di sangue.

Dapprima Willow assistè a quel rito con indifferenza, poi fu quasi irritata dal fatto che la fanciulla non le avesse dato la gioia di torturarla con le proprie mani. Innervosita, la sollevò da terra con la forza del pensiero e si preparò colpirla sopra di sè.

Tara era sul punto di perdere i sensi. Si trovava distesa, ma in aria, e a pochi centimetri dal viso di Willow insensibile e freddo.

Col un ultimo impeto usò tutta la forza che le rimaneva per toccare la sua amata, e scoprire se fosse riuscita nel suo intento. La strega malvagia la lasciò fare, certa che con una tale debolezza la bionda non potesse più opporsi a lei.

Tese la mano; le dita sottili tastarono piano una guancia, attraversata da grosse vene, pulsanti potere maligno. Non aveva funzionato.

Mischiate al sangue che usciva a fiotti dalle orbite, lacrime disperate.

A lei non importava di stare per morire. Ne aveva la certezza, ormai aveva perso troppo sangue, e anche la sofferenza la uccideva. Ma la ferita più grande era il suo fallimento. Il suo amore, la sua vita, niente, tutto perduto.

Mentre la sua mano toccava ancora il volto di Willow, sentì che le labbra sadiche sotto i polpastrelli si piegavano in un sorriso malefico, e comprese che era giunta la sua ora.

La strinse piangendo a dirotto. Non capì da dove fosse venuta quella forza improvvisa, ma le cinse le braccia in uno scatto finale di disperazione. Forse era questa l'energia interiore di cui parlava Faith, l'energia che avrebbe dovuto usare per il suo incantesimo.

Inspiegabilmente la Willow nera non riusciva a districarsi dall'abbraccio; era un potere nuovo e misterioso che non si sarebbe mai aspettata da quel corpo esile e agonizzante.

Distrutta dagli stenti, Tara ebbe solo la forza di sussurrare:

<<Willow, no...Tu non potrai farmi questo..Non lo permetterò, è inutile... Il male potrà divorarti, ma rimarrai sempre...Tu..>>

Cercò di spingersi più che poteva all'altezza del viso di Willow, fino a trovarsi faccia a faccia con lei, e continuò:

<<...MIA!!!

 

Perchè il mio amore è travolgente

tu non riuscirai a liberarti.

Perchè ti ho nella morsa della mia testa,

non potrai più fuggire dalla mia gabbia

del mio cuore

e mai più uscire dalla stretta

delle mie parole. >>

 

In pochi secondi l'intero volto della strega nera s'intinse di rosso, il sangue della fanciulla morente cadde a fiotti su di lei, e prima di tutto, sui suoi occhi.

L'amore per Willow scorreva nelle vene di Tara, il sangue ne era impregnato, irrimediabilmente. Definitivamente.

Era l'amore a sgorgare dai suoi occhi; era l'amore a finire dentro quelli di Willow. Gli occhi dell'amore.

 

Una colonna di luce si alzò dalla caverna distrutta e uscì squarciando il cielo e gli alberi del bosco, che iniziarono a girare intorno al fulgore come in un turbine, sempre più veloce.

Gli abitanti dei paesi vicini restarono abbagliati da una visione del genere. Ma il vortice di alberi l'oscurò, formando un lunghissimo tronco verde, che all'altezza delle nuvole si diramò in ogni direzione diffondendo la luce al suo interno.

L'imponente busto verde fu pian piano nascosto dalla chioma dorata, e i rami lucenti tramontarono, fino a baciare la terra, delicatamente.

Un immenso salice piangente luminoso svettava dal bosco. La gente rimase di stucco nello scorgere un tale prodigio, cominciò ad accorrere numerosa.

 

Willow e Tara fluttuavano dentro il turbine.

Erano nell'occhio del ciclone, ma venivano spinte verso l'alto da una grande energia.

Ormai la fanciulla bionda stava per perdere conoscenza, una volta per tutte, per sempre.

La strega maledetta sembrava svenuta. Il sangue sulla sua faccia scomparve lentamente, lasciando, al posto del pallore, la pelle rosea e delicata della vera Willow.

I suoi capelli schiarirono, gli occhi tornarono vivi e dolci come un tempo. Rinvenne.

La ragazza si guardò intorno sconvolta: fino a un momento fa l'ombra oscura che la circondava stava per coprirla del tutto, e ora si trovava a mezz'aria circondata da un turbine di alberi e una luce sfavillante!

"Che succede? Dove sono??" pensò.

Volgendo lo sguardo più in là vide una figura che insieme a lei fluttuava nel vortice, e la riconobbe con dolore.

<<Tara! Tara, amore mio!! Rispondimi ti prego!>>

Ma lei non sentiva. Vide che si lasciava trasportare dalla corrente come se fosse morta, inerme, e che perdeva molto sangue dagli occhi. Anzi, da ciò che rimaneva dei suoi bellissimi occhi.

La strega rossa cercò di avvicinarsi, di tenere l'amata vicino a sè; riuscì a prenderle un braccio e la strinse forte.

<<Mio Dio, Tara! Sono io che ti ho fatto questo?? Non me lo perdonerò mai, mai! Parlami amore, perdonami, ti amo!>>

Il viso della giovane si mosse leggermente, un lieve gesto in mezzo a tutta quella confusione. Un sorriso. L'ultimo che fosse in grado di regalarle.

<<Oh piccola mia!! Sei viva! Tieni duro, ce la faremo...Ancora un po', ti prego, ti porterò via di qui! ..Ma chi ha fatto tutto questo?>>, disse con stupore, osservando quel prodigio.

Con le ultime energie che le rimanevano Tara diede una tenue stretta alle dita della rossa e le loro mani si illuminarono.

Willow non credette ai suoi occhi.

<<Tara! Amore, ma tu sei una strega!! Mi hai salvata! Sei tu che hai fatto questo incantesimo...? Tesoro..cos'hai, che succede??>>

La fanciulla ansimò, piano, sempre più velocemente. Quindi lasciò pendere la testa di lato e svenne.

Willow iniziò a piangere. Aveva gli occhi sbarrati e l'abbracciava forte.

<<No...Ti prego, non mollare adesso! Rispondi, amore mio! Rispondimi!!>>

Avevano attraversato l'intero tronco vorticoso fino alla cima; furono spinte fuori dal turbine, dalla stessa forza che le faceva salire.

Dai giganteschi rami del salice magico le foglie emanavano una luce sfolgorante che quasi accecò la rossa.

Con la sua amata ancora stretta a sè, cercò di afferrare una delle fronde per evitare di cadere nel vuoto, e riuscì nel suo intento.

Ma non appena sfiorò la pianta, venne investita da un grandissimo potere... Il suo corpo ne fu riempito in un attimo. Quell'albero fatato donava la forza!

<<Tara, resisti! Qui, tocca le foglie... Riacquisterai le energie!>>, esclamò continuando a piangere.

La distese su un'enorme foglia dorata, e subito la fanciulla venne illuminata e avvolta dall'essenza vitale del salice.

Il sangue cessò di colare dagli occhi, che vennero sanati; immediatamente recuperò il vigore perduto. Riprese conoscenza e chiese smarrita:

<<Willow! D-dove sei??>>

<<Qui, amore mio, accanto a te! ..Non ci vedi più??>>, disse mentre l'abbracciava, commossa.

Lei stropicciò gli occhi e concluse:

<<No, non ci vedo...Ma va tutto bene! Willow, amore, siamo salve!!>>

<<Oh..si! Si, ma... Ma perché hai perso la vista?? Eppure io..>>

Tara le poggiò un dito sulle labbra, e la rassicurò:

<<Sh! Non ha alcuna importanza.>>

 

***

 

Sotto la chioma dell'immenso salice piangente, una piccola figura si alzò fra i cespugli e le rocce devastate.

Buffy era stravolta, diede un'occhiata tutto intorno, e si rese conto di essere viva.

Presso di lei gli altri erano ancora svenuti... Ma cos'era tutto quel fulgore, e come mai aveva riacquistato le forze così all'improvviso?

La risposta venne subito appena guardò in alto: mai aveva visto un tale prodigio, nemmeno nei più arditi libri di magia!

<<Non può essere... Questa magia...Ma certo!>>

Capì che l'albero l'aveva salvata, perché si trovava più vicina alle foglie piangenti rispetto agli altri. Quindi si affrettò a portarli tutti sotto i rami più bassi del salice e ripresero i sensi in un baleno.

Kennedy era in fin di vita, ma anche il suo corpo rinvigorì in un istante. Era incredibile. Erano salvi.

 

 

Tara sorrideva, ma la rossa era preoccupata.

<<Will...Lo so che hai fatto quell'incantesimo p-per rendermi felice, ma va bene così. Ti sei trasformata in un essere malvagio perché era un rito maledetto... E questo vuol dire che non possiamo stravolgere l'ordine naturale delle cose. I-io sono cieca, cieca dalla nascita, è così che deve essere! A me sta bene!>>

<<Significa che... Non dovevo, lo so. Ho causato tanto dolore mentre ero prigioniera del demonio... Tu, Kennedy, i miei amici...Non li ho neanche ringraziati!>>

<<Non preoccuparti amore, stanno bene. Guarda giù: l'albero li ha medicati, non hai bisogno di stare in pensiero... E non sentirti in colpa! Hai sbagliato, è vero, ma quella n-non eri tu!>>

<<..Però ho fatto quel che ho fatto! I tuoi occhi... Io volevo che tu potessi vedere!>>

<<Amore, io stessa mi sono accecata per salvarti! Non ha più importanza vederti o no. Si, prima lo desideravo...E sono felicissima che tu mi abbia dato una possibilità per esaudire questo sogno, ma ora ho capito che non era indispensabile. Ti avrei amata comunque, così come ora. Ti amo Willow, ti amerei anche se fossi un mostro! Non sono stata capace di smetterte di amarti nemmeno quando volevi uccidermi, non lo farei nemmemo se tu mi odiassi.>>

Willow l'abbracciò piangendo, felice. Era tutto finito, ancora non riusciva a crederci.

<<Aspetta, ho una cosa da fare!>>, disse la bionda come se avesse ricordato qualcosa.

Sulla mano aveva un taglio ormai asciutto, ma riaprì la ferita e fece uscire del sangue.

<<Che fai, amore mio?>>

<<..Forse potrà farti un po' senso, ma...Mi baceresti questa ferita?>>, domandò, dopo che lei stessa l'aveva fatto.

La rossa capì che si strattava di un incantesimo. Le sorrise e toccò la pelle tagliata con le labbra, mentre la sua amata recitava:

<<Tu, spirito caro,

che mi hai resa forte,

tu del destino

non seguirai sorte.>>

Dunque mise la mano su un a foglia dorata e si illuminò in un attimo, e guarì.

 

 

Kennedy vagava per il bosco, con malinconia.

Era sconsolata all'idea di non rivedere più la sua strega rossa, l'unico raggio di sole in quella vita monotona e grigia.

Ma ciò che importava davvero era la salvezza di Willow, che finalmente sarebbe stata felice con la sua compagna.

Per sè non c'era molto da sperare: avrebbe continuato la sua vita come prima, con un'esperienza in più che l'aveva arricchita. Ma era triste.

Camminava lungo una splendida radura di salici, e d'un tratto sentì un lamento provenire da dietro.

Fra i cespugli notò una donna vestita di nero, che giaceva dolorante appoggiata su un masso.

<<Ehi...Cos'avete? Non vi sentite bene? Rispondete!>>, disse cercando di sollevarla dalla pietra.

Si sedette vicino a lei e la prese in braccio, la guardò a lungo. La giovane riprendeva lentamente conoscenza.

Alla fine aprì gli occhi. Ma dov'era? Sempre lì, nella radura... Una ragazza bruna le cingeva le spalle e la fissava, a lei parve di conoscerla.

<<Tu...Sei la cameriera di Tara? Che ci fai qui?>>

<<Sì sono io... Voi come fate a conoscermi?>>

Faith si guardò intorno. Tutto era quieto, nè urla, nè distruzione, niente.

<<Ma... Se io sono qui..vuol dire che sono viva! Tara ha fermato la mia scomparsa... Vuol dire che ce l'ha fatta! Ha salvato Willow!>>

<<Si, è riuscita... Voi siete una loro amica? Vi sentite bene?>>, domandò con premura, spostandole una ciocca davanti al viso.

La donna-gatto si rasserenò, era soddisfatta. Aveva compiuto la sua missione.

"Grazie Tara!", pensò.

<<Sto bene! Sono solo un po' debole, attingerò la forza dalla terra per recuperare le energie.>>

Si alzò barcollando leggermente e scotolò il mantello come se niente fosse, col suo atteggiamento da sorniona.

<<Attingerete? Dalla terra? Ho capito, siete una strega!>>, esclamò alzandosi anch'essa.

Faith si mise le mani sui fianchi e parlò con la solita indifferenza, come un professore che avesse ripetuto la stessa lezione decine di volte:

<<Beh, una sorta. Io sono una creatura magica, uno spirito protettore che ha compiuto il suo arduo dovere di..>>

Crollò. Kennedy l'afferrò in tempo prima che le gambe cedessero, stringendola al petto. Le venne da ridere.

<<Ah ah, vi date tante arie ma siete così fragile! Appoggiatevi a me, penserete dopo ad attingere la forza; ora dovete riposare.>>

Sorrise, le fece piacere il sentimento di tenerezza che Kennedy provò per lei, e che lesse nella sua mente.

<<..Siete certa di stare bene?>>, continuò con una leggera ansia negli occhi.

Sorrise di nuovo.

<<Perché ridete?>>

<<Per quello che tu stai pensando adesso di me.>>

 

...Ma che aveva quella radura?

 

***

 

Già qualche persona dal paese stava arrivando presso il grande salice.

Le due streghette scesero dall'albero, e sempre fluttuando, si diressero via dalle zone abitate, traversando la proprietà di MacLay.

Ma da lontano una figura familiare corse verso di loro, in preda all'agitazione, facendo cenno di fermarsi.

Le ragazze aspettarono che fosse abbastanza vicino, finchè Tara non riconobbe nella sua voce quella del padre.

<<Tara, figlia mia! Figlia mia adorata, cos'è successo!? Dove stai andando!?>>

La fanciulla bionda sorrise, rispose con franchezza:

<<Padre... Io vi vorrò sempre un bene immenso, ma mi sono innamorata di questa giovane strega, e sento c-che non potrei vivere senza averla accanto a me ogni giorno della mia vita. Devo stare lontana da qui, e da ogni centro abitato, per evitare di cadere vittima della furia del popolo...>>

<<No, Tara! Mia adorata, no! Non andartene!>>

Inizialmente era rimasto a bocca aperta per la risposta della figlia, ma poi fu più sconvolto all'idea di perderla, che non a quell'amore innaturale.

Pure lei restò sorpresa dall'implorazione dell'uomo, tuttavia continuò con la stessa calma:

<<Io devo, padre mio. T-ti devo lasciare, voglio recarmi dove è il mio posto, dove è stabilito che io vada.. Dove è deciso che sia, accanto alla p-persona che amo con tutto il mio cuore, di tutto l'amore, mistico e carnale, di cui sono capace.>>

<<Ma...Tara... Figlia mia, mi lasci... Vai via come tua madre mi ha lasciato!?>>

Tara era stupita, poichè mai fino a quel momento il devoto padre aveva osato dire una parola su quella madre perduta.

Sorrise di nuovo, affettuosa, discese con estrema delicatezza; carezzò una guancia dell'uomo in lacrime e disse, con la più totale serenità che traspariva dal suo viso:

<<Padre caro, ti amo tanto! Ma ho consacrato la mia intera esistenza, per tutti i secoli che verranno, a questa donna che amo più di me stessa, e p-per tutte le vite che vivrò ancora, per sempre. Io le sarò legata in ogni attimo e per ogni frammento dei miei prossimi respiri..>>

<<Oh, no, ti prego! Resta qui, vivi insieme alla tua donna, fa' ciò che vuoi, resta qui con lei tutta la vita, amala, e dònati a lei, sii felice con quella che ami... Ma rimani, resta ancora in questa terra!>>

<<N-no, non posso restare: perchè devo vivere! Perchè è tempo che cresca e c-che sia libera e che viva, devo andare... E so che il tuo dolore sarà grande, come quando ti abbandonò la madre e t'induristi il cuore; m-ma non ti lascio solo, io verrò a trovarvi, lo giuro. Io lo giuro veramente, mio amico. Ma voi continuate a vivere come, anzi, meglio di prima, che vi siete trattenuto. Vivete senza rancori, e p-perdonate mia madre che ci ha abbandonati e me che vi lascio per conoscere la mia vita. Vi amo, padre.>>

L'uomo pianse a fiotti vedendola allontanarsi dopo quelle splendide parole.

Una calda luce l'avvolse abbagliante quando lei prese per mano la sua donna. Lui vide che sorrideva beata, era felice. Era felice davvero, insieme a quella giovane strega.

Ma in un ultimo impeto la chiamò in lacrime:

<<..Figlia mia, figlia!!>>

Tara era già lontana.

 

 

<<..Eccoci, strega. Benvenuta in paradiso!>>, esordì Tara quando giunsero in un luogo fra i monti verdeggianti e disabitati.

Il sole tramontava su una placida valle. L'ammirarono tenendosi per mano, e si avvicinarono al suolo.

<<Anche a te, strega bionda. Dove ti piacerebbe andare?>>

<<Dunque... No, io non conosco il mondo! Non so c-cosa ci sia di bello da scoprire. Di' tu un posto.>>

<<Beh, ci sarebbero tantissime cose da scoprire..>>

Fece una piccola pausa, e aggiunse:

<<Sono tutte cose che vedrei volentieri, ma..non voglio, perché tu non potresti vederle.>>

<<Ma Willow, tu SEI i miei occhi. Lo sarai per sempre. Attraverso te io vedrò t-tutti i colori del mondo, non dimenticarlo mai!>>

Sorrisero.

<<Oh Tara, la MIA Tara! E' così bello pronunciare il tuo nome! Per me avrà sempre il suono più dolce che esista... E tu? C'è qualcosa che vorresti fare adesso?>>

<<Mmm, vediamo... Sì c'è qualcosa c-che è rimasta in sospeso: non mi hai più letto la parte finale della tua poesia!>>, scherzò lei baciandole la fronte.

<<Amore...Non mi ricordo l'ultima parte, mi dispiace!>>

<<Ma a me non importa, giocavo. Non..>>

Willow la baciò con passione, stringendola forte a sè.

La spinse con dolcezza verso il prato e si distese su di lei. In silenzio, la guardava con amore, assaporò il profumo dei bei capelli, carezzò le palpebre con le sue dita.

<<Non la ricordo... Però vorrei che fosse...quello che sei per me, ora, e sempre.

 

Tu sei la mia sposa

sei la figlia della luna

la magia della mia sera

il mio sogno più sincero

 

Non ti porteranno via

non potranno

resterai mia

l'angelo buono della notte

il sorriso degli occhi

mia gioia, nido

vera rosa

vera amica. >>

 

...Fine...