LA QUADRATURA DEL CERCHIO

 

Autrice: Mari81

 

 

 

Summary: prendo l’avvio dalla fine della quinta stagione, arriverò alla fine della settima. Ho cercato di rispettare il più possibile la storia, ma non sarà tutto esattamente com’è nella serie TV, per mie esigenze: ci saranno delle incongruenze, spero me le perdoniate. Mi scuso in anticipo con chi riterrà il tutto troppo ottimista, ma non potevo sconfessare il titolo!!

 

Disclaimer: tutti i personaggi (o quasi, come vedrete) appartengono a Joss Whedon. Li ho presi in prestito perché non mi sono piaciute alcune cose… tenterò di metterle a posto.

 

Feedback: se vi va, sarebbero molto ben accetti, il mio indirizzo e-mail è ely.mary@libero.it

 

 

 

«Vieni con me, lettore! Chi ti ha detto che non esiste sulla terra un amore vero, fedele, eterno? Venga tagliata la ripugnante lingua al mentitore!

 

Vieni con me, mio lettore, soltanto con me, e ti mostrerò questo amore!»

 

Michaìl Afanàs’evič Bulgakov

 

 

 

22/05/01

 

Il monaco entrò con circospezione nella stanza.

 

L’ambiente era illuminato solo da due grossi ceri, posti ai lati di un altare; davanti ad esso, per terra, mattonelle colorate di rosso disegnavano una stella a quattro punte, al centro della quale si trovava il corpo di un uomo. Era sdraiato a braccia aperte, prono; i capelli, bianchi come la tunica che indossava, sembravano riflettere la tenua luce delle fiamme.

 

L’incenso che bruciava rossastro in un ampio braciere d’oro contribuiva a rendere l’atmosfera caliginosa ed irreale.

 

«Eccolo…è da stamattina che è qui…» pensò il monaco, avvicinandosi.

 

« Ardiber…» si inginocchiò di fianco all’uomo, davanti all’altare. «Ardiber, è tempo. Plutone e Saturno si sono appena allineati in Capricorno».

 

Con fatica, l’anziano monaco chiamato Ardiber si rialzò dalla sua posizione di penitenza.

 

«Lo so figliolo, lo so.» Aveva gli occhi lucidi. «Prega con me. Dobbiamo pregare per la sua anima. Se il Dono è compiuto, si apre un periodo di travaglio. Preghiamo insieme…»

 

Ritornò nella sua posizione, subito imitato dall’altro. Insieme intonarono una lenta litania che si confuse con il fumo dell’incenso e dei ceri.

 

 

 

Sunnydale. 1630, Revello Drive.

 

I componenti della Scooby Gang erano riuniti nel salotto di casa Summers. La contraddizione che squarciava i loro cuori era oltremodo lacerante: quel giorno, Glorificus era stata sconfitta definitivamente; ma il prezzo da pagare per avere la meglio sull’Hellgod era stato altissimo.

 

La vita stessa della Cacciatrice.

 

Tutti piangevano silenziosamente; nulla sembrava poter lenire il dolore e lo sconforto. Anche Anya sembrava aver perso la sua solita favella; si limitava a singhiozzare, guardando ogni tanto Xander, che dal canto suo si sentiva come in un brutto sogno, dal quale aveva la certezza, purtroppo, che non si sarebbe mai svegliato.

 

Willow piangeva, la testa appoggiata alla spalla di Tara; neanche la ritrovata sanità mentale della strega bionda sembrava sufficiente a portare un raggio di speranza e di sollievo. Anche Tara piangeva, accarezzando dolcemente la testa di Dawn, che era nel suo grembo.

 

Spike, dal canto suo, malconcio per la caduta dalla torre, si era seduto sul divano e si era acceso una sigaretta, ma lasciava bruciare il tabacco senza aspirarlo, tenendo la sigaretta tra le dita, quasi si fosse dimenticato di averla in mano; Giles guardava fuori dalla finestra, lo sguardo perso nel vuoto, sopraffatto dai suoi stessi pensieri.

 

«E’ successo», pensava. «Non sono riuscito a proteggerla.»

 

Il silenzio formava ora una cappa quasi insopportabile; tutti cercavano disperatamente qualcosa da dire, possibilmente qualcosa di intelligente o di simpatico, per alleviare l’atmosfera; ma nessuno aveva il coraggio né la forza di parlare. Lo shock era stato troppo forte.

 

Fu infine Xander a rompere il silenzio, dopo un tempo che a tutti parve interminabile.

 

«Qualcuno… qualcuno vuole… che so, qualcosa da mangiare? Una pizza?»

 

«Stasera neanche la pizza può tentarmi.» La voce di Dawn, ovviamente la più colpita di tutti, era rotta dal dolore.

 

«Neanche a me. In genere, preferisco il sangue. E non penso esistano pizze al sangue.» con molta fatica, Spike si alzò dal divano.« Di me non c’è più bisogno. Penso che me ne tornerò alla mia cripta». Resosi conto che della sigaretta altro non era rimasto che il mozzicone, imprecò a mezza voce tra i denti. «Con quello che costano…». Cercò di avvicinarsi alla porta, ma cadde a terra, imprecando di nuovo, questa volta con un tono di voce chiaramente udibile.

 

Solo allora Giles sembrò risvegliarsi dal suo torpore. Si girò verso il vampiro ossigenato e, con tono indifferente, disse:

 

«Mi sembra abbastanza chiaro che tu debba rimanere qui, questa sera.» La sua voce sembrava distante, estraniata.

 

Come il suo sguardo.«Willow potrebbe farti un incantesimo, perlomeno per rimetterti un po’ a posto».Meccanicamente, si pulì gli occhiali. «Non che io voglia averti tra i piedi, anzi, sai bene come la penso… ma almeno così domani te ne potrai andare. Anche perché sarebbe un po’ problematico per te farti curare da un dottore…».

 

«Io non mi fido dei dottori!» Anya ebbe un guizzo sulla sedia.«A maggior ragione, dopo quello che è successo con Ben…»

 

Il riferimento all’alter ego di Gloria riportò nella stanza il silenzio.

 

Sul volto di Tara si dipinse un’espressione di meraviglia; quando Ben aveva mostrato di possedere lo stesso corpo di Gloria, lei si trovava ancora sotto gli effetti devastanti dell’azione dell’Hellgod che le aveva rubato il cervello, e dunque non sapeva. Willow, accortasi della sua sorpresa, le sussurrò all’orecchio:«Poi ti spiego»; e subito dopo, disse:

 

« Ok,Spike,ti farò un incantesimo; non sarà molto potente, oggi ho usato molta della mia energia per … salvare Tara; ma ti consentirà di passare la notte.»

 

«Io sono già morto… la passerò sicuramente, non temere!»

 

«Oh, beh, se la prendi così…posso sempre decidere di stare con le mani in mano e…farti passare la notte…tra immensi dolori.»

 

«Permalosa, eh, Rossa?»

 

Willow fece finta di non sentire.

 

Dawn si mise a sedere.

 

«Will…Tara.. se volete fermarvi anche voi…potreste dormire nella camera della mamma.»

 

Solo quando Dawn pronunciò ad alta voce il nome di Tara, gli Scoobies sembrarono prendere realmente coscienza del «ritorno» della giovane donna. Per un attimo il sorriso tornò sulle loro labbra.

 

«Hei, Tara. Scusa…Bentornata. Ci hai fatto stare in pensiero».

 

«Grazie, Xander.» Tara si alzò e l’abbraccio’; subito all’abbraccio si unì anche Anya.

 

«Ci sei mancata», disse l’ex-demone. «Mi chiedo come abbia fatto Willow a resistere per tutto questo tempo senza fare sesso».aggiunse con tono sinceramente stupito.

 

Mentre Xander cercava di spiegare ad Anya che non era assolutamente necessario infilare l’argomento “sesso” in ogni discorso, Tara si girò verso Willow.

 

«Grazie, Dea», pensò. Un macigno le si era levato dal cuore. «È sempre mia».

 

Willow per un attimo rimase rapita dagli occhi azzurri della sua ragazza; ma subito si riscosse e rispose a Dawn :

 

«Grazie, Dawnie, penso proprio che accetteremo il tuo invito. Sai,» continuò rivolgendosi a Tara «la nostra stanza al campus è … distrutta…»

 

«Di-distrutta?»Tara non si capacitava più.

 

«Bentornata dalla dormitina,Aurora!»il tono sarcastico di Spike era chiaramente rilevabile.

 

«Sono successe un po’ di cose mentre … diciamo, mente eri via. Avremo tempo di spiegarti tutto.»l’Osservatore raggiunse Tara e le posò una mano sulla spalla.«in ogni caso … bentornata. Ci sei mancata…. Ma…come stai? Intendo, dopo..»

 

Tara subito accantonò il discorso. Non c’era fretta di parlarne, perlomeno non dopo la recente piega presa dagli eventi.

 

Si sforzò di sorridere.

 

«Sto-sto molto bene, grazie. Mi sento un po’…non lo so neanche io… smarrita….»

 

«Ti basterà riposarti un po’. E… vedrai, Willow saprà prendersi cura di te.» La voce rassicurante e paterna di Giles…quanto le era mancata.

 

«Oh, non abbiamo dubbi!»interloquì Anya con voce squillante.«Vedete solo di non fare troppo rumore mentre…»

 

«Amore, ti ho già spiegato». Xander le posò un dito sulla bocca.

 

«Signor Giles, Xan, Anya… se volete fermarvi anche voi…»Dawn estese l’invito al resto della Scooby Gang. «…potreste stare qui in soggiorno…»

 

«Ma perché dobbiamo stare in soggiorno? La camera di Joyce è occupata perché Willow e Tara devono dormire in un letto matrimoniale per recuperare il … ahi!e va bene, Xander…»Anya alzò gli occhi al cielo«… perché Tara deve riposare comoda per riprendersi al più presto….ma la camera di Buffy è libera, no?»

 

Anya a volte era sconcertante, nel suo immediato senso pratico. Sulle spalle di Xander pesò come al solito il compito di temperarlo, per quanto possibile.

 

«Anya… cara…non penso che sia molto… molto… insomma, sono certo che ci troveremo bene anche qui in salotto. Ci arrangeremo sul divano…e… Giles può dormire sulla poltrona…e…Spike, tu…»

 

«Io dormirò per terra. Almeno non rischio di cadere e di farmi male ulteriormente.»

 

«Bene!!! Grazie! Coraggio, andiamo a prendere le coperte e.. insomma, quello che serve!» Dawn per un attimo sembrò sollevata. Quasi felice. Perlomeno non sarebbe stata sola, ma coi suoi amici, con la sua famiglia.

 

In breve, tutto fu preparato; Tara, dopo essersi accertata che tutti stavano comodi, diede la buonanotte ai suoi ritrovati amici, imitata da Dawn. Mentre si apprestavano a salire in camera, Willow le disse: «Ti raggiungo appena ho finito con Spike».

 

«ok». Rispose Tara, e, presa Dawn per mano, iniziò a salire lentamente le scale.

 

Willow la guardò, sorridendo in anticipazione.

 

La sua mente tornò veloce al giorno in cui, alla Fiera, Glorificus si era nutrita del cervello di Tara, dopo che si era resa conto che la strega non era la Chiave che stava cercando.

 

Quanto si era sentita stupida. Ed inutile.

 

«I echo Diana when I decree ….»

 

Solo un momento. Un dannato momento di esitazione.

 

«That she I love must now be free! »

 

Ma Tara non si era liberata. Anzi. Era caduta nella peggiore delle prigionie.

 

Fu bruscamente riportata al presente dai grugniti di Spike.

 

«Arrivo, arrivo». Willow alzò gli occhi al cielo. Non vedeva l’ora di salire anche lei e raggiungere Tara.

 

Si inginocchiò davanti al vampiro.

 

Cercò di concentrarsi; ci mise un po’, perché il suo pensiero correva sempre al piano di sopra. Finalmente fu pronta.

 

«Igea, cura. Panacea,sana.» gli sparse della polvere magica sul corpo.

 

« Apollo,tutari.» Il corpo di Spike si illuminò di una luce verde.

 

«Hei! Ma che cavolo…»tentò di protestare il vampiro, ma Willow, già seccata, lo zittì subito.

 

«Spike. Taci. Se vuoi guarire, questo almeno per adesso è l’unico modo. Ecco, da bravo bimbo, mettiti su una coperta, così il bagliore darà meno fastidio. A te e agli altri. E riposerete tutti in pace.»

 

« Ma lo fai apposta?» Spike faceva ancora fatica ad accettare il lato autoritario di Willow.

 

«Forse…buonanotte a tutti». Willow si congedò dalla Gang, e frettolosamente salì in camera. Aveva bisogno di Tara,del suo conforto, del suo abbraccio; aveva bisogno di quella serenità che solo lei sapeva darle, e che per troppo tempo le era mancata; e a maggior ragione, ne aveva bisogno adesso, che aveva perso la sua migliore amica. Il destino era proprio beffardo, aveva perso la sua migliore amica nel momento in cui aveva ritrovato la sua ragazza.

 

«Almeno io ho questo…»pensò, mentre apriva la porta.

 

Tara stava guardando fuori dalla finestra, i contorni della sua figura delineati dalla vacua luce della luna. Willow la raggiunse, e l’abbracciò, posandole dolcemente la testa sulla spalla. Tara si girò e rispose al suo abbraccio; Willow la strinse più forte. Finalmente. Finalmente poteva farlo di nuovo, senza timore di essere cacciata… o schiaffeggiata.

 

«Willow…»Tara le sussurrò lievemente. La strega rossa sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi. Tara abbassò per un attimo lo sguardo, quasi incapace di reggere la marea di emozioni che si agitava nel suo cuore. Appoggiò la sua fronte contro quella di Willow. Stettero così per un momento, poi le prese il volto tra le mani, e guardandola negli occhi, le disse:

 

«Mi sei mancata tanto… io non ricordo con precisione dov’ero… so solo che soffrivo. Mi sentivo sporca, e cattiva. Ma soprattutto… tu non c’eri. Mi sono sentita cosi.. sola».

 

Lacrime cominciarono a rigarle le guance.

 

«E poi… mi ritrovi… e dovrebbe essere il momento più bello della mia vita… ma … poi …Buffy…che diritto ho di essere felice?»

 

«Oh…tesoro…» Willow rimaneva sempre colpita dalla sensibilità che Tara mostrava di possedere. Le sorrise con fare rassicurante, mentre le carezzava dolcemente i capelli. «Vedrai, ce la faremo. Saremo…saremo forti come amazzoni.»

 

Tara sembrò confortata. Sorrise.

 

Willow continuò:

 

«Lo sai…possiamo farcela perché siamo noi due».

 

La baciò, con sempre più passione.

 

Ora per un attimo voleva dimenticare tutto, voleva godersi di nuovo la presenza tanto sospirata di Tara.

 

Voleva rifugiarsi sulla sua isola.

 

«Kali, Hera, Kronos, Tonic.»

 

La cosa più tremenda era stata averla di fianco, per tutto il tempo, sapendo che era lì ma non era lei.

 

«Air like nectar, thick as onyx.»

 

Le notti parevano interminabili, ed anche i giorni. Ogni volta le sembrava di scontrarsi contro un muro.

 

«Casiel, by your second star.»

 

Ma ora erano lì, di nuovo insieme.

 

«hold mine victim as in tar.»

 

Dolcemente, Willow spinse Tara sul letto.

 

«I … OWE…YOU… PAIN!!!»

 

«Ahi!» Tara emise un piccolo urlo e si ritrasse.

 

Willow rimase sconcertata.

 

«Che… che c’è?»

 

«la mano, Will… quella da cui Gloria ha cercato di bere il mio sangue…mi ci sono a-appoggiata su, e … mi fa male…»

 

«Fa vedere… ehi, ma la tua ferita sanguina!! Si deve essere riaperta…non preoccuparti. Non ci sarà di ostacolo.» un lampo di malizia illuminò i suoi occhi verdi. « Ci penserò io. Tu sei ancora troppo debole.»

 

«Ve-veramente…»

 

«Igea…»

 

«Aspetta!» la voce di Tara ora era ferma. La strega rossa rimase ancor più sconcertata. Tara continuò, in un tono più dolce:

 

«i-io non sono come Spike. Posso aspettare tranquillamente domani, e-e.. e andare in ospedale. M-mi basta un antidolorifico, e…delle bende,per adesso. Mi fa male solo se mi appoggio. Ve- veramente.»

 

«Ma io … volevo…» la delusione prese il posto dello sconcerto.

 

«Per.. per favore.»

 

«Ma…»

 

«Will, per favore. Io … non sarebbe giusto.» Tara abbassò di nuovo gli occhi.

 

«Ok.» Willow, rassegnata, si alzò, e prese dal suo zaino ciò che Tara le aveva chiesto. Anni di ronde e scontri col male le avevano insegnato ad essere previdente e a portarsi dietro l’essenziale per lo meno per un primo soccorso.

 

Mentre Willow le fasciava la mano, la strega bionda bevve la sua medicina.

 

«È veramente stupenda»,pensò Willow smettendo per un attimo di bendarla,«anche nei piccoli gesti quotidiani».

 

Infine, dopo essersi sistemate per la notte con il poco che avevano addietro,andarono a letto.

 

 

 

Sotto le coperte, Tara abbracciò Willow con profonda tenerezza.

 

«Ti amo», le disse semplicemente.

 

«Anche io».

 

Rimasero per un attimo in silenzio.

 

«Willow…» Tara sembrava quasi timorosa che le parole avrebbero potuto rompere l’alchimia che si era dopo lungo tempo ricreata nel loro abbraccio.

 

«Si?»

 

«Grazie. Io… so che tu non hai mai smesso di starmi accanto, l’ho percepito. E… » aggiunse, dandole un lieve bacio sulle labbra «…vedrai, avremo tempo di rifarci. Te lo prometto. Ma ora.. ora voglio rimanere così… voglio godermi semplicemente la tua presenza….»

 

Willow sorrise impercettibilmente.

 

«Lo so, avremo tempo. Perché vedi, Tara… Tu sei il mio sempre.»

 

Era bellissimo ripeterlo sapendo che la persona accanto poteva …capire… finalmente. Si strinse ancora di più a Tara.

 

Ben presto, anche loro si addormentarono, e casa Summers fu avvolta nel silenzio.

 

 

«Perchè qualche volta, soprattutto quando mi siete vicina, come ora, ho nei vostri confronti una sensazione strana: mi sembra di avere una corda, sotto le costole, a sinistra, strettamente, inestricabilmente annodata a una corda analoga situata nella stessa zona del vostro corpo esile.»

 

Charlotte Brontë

 

Buffy Anne Summers.

 

1981-2001

 

Beloved sister

 

Devoted friend

 

She saved the world. A lot.

 

L’epitaffio inciso sulla lapide pronunciava in silenzio l’estremo saluto alla Cacciatrice, la Prescelta che non aveva esitato a donare la sua vita per salvare il mondo. La sua pace non era però destinata a durare a lungo: si era inchinata,ma il suo pubblico la reclamava ancora sul palcoscenico.

 

«Quasi quasi mi fa pena…». Il sussurro rincorse lieve la brezza della notte che faceva stormire le foglie degli alberi. «Così giovane… ed il peso del mondo era sulle sue spalle. Ed ora non può neanche godersi il meritato riposo. È già costretta a tornare. Osserva…»

 

Improvvisamente, sollevando schizzi di terra scura,dal terreno emerse, sporca e sanguinante, una mano, e poi, subito dopo, l’altra. Combattendo contro la terra e le zolle d’erba, con estrema fatica, ansimando nella disperata ricerca di prezioso ossigeno,un esile corpo sgusciò fuori dall’alveo sotterraneo che l’aveva accolto negli ultimi 5 mesi: la Cacciatrice era tornata.

 

«Bentornata.» Joyce Summers la salutò sottovoce, mentre la guardava allontanarsi, confusa e spaventata, da quella che per un breve lasso di tempo era stata la sua tomba. La donna si girò, rivolgendosi al suo accompagnatore.«Oserei dire… commovente. D’altronde non potevo non assistere a questa sua “seconda nascita”. Sono una madre premurosa, dopotutto. Un po’ assente, forse, ma premurosa… ed ora, siamo pari. Io una volta le ho dato la vita: ora in un certo senso lei la dà a me.»

 

Joyce chiuse gli occhi ed inspirò profondamente.

 

«Si, mi sento già meglio, il mio potere sta aumentando, anche se non siamo ancora ai livelli che vorrei. Non è ancora tempo. Per ora organizziamoci… sai quello che intendo, Caleb. Io ho un piccolo lavoretto da sbrigare. Per il resto, ho piena fiducia in te.»

 

Un ghigno beffardo si dipinse sul volto del prete.

 

«Getta la tua falce e mieti», proclamò «è giunta l’ora di mietere, perché la messe è matura. Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature.»

 

Athelstan percorreva velocemente il grigio e freddo corridoio di pietra; ad illuminargli la strada, una fiaccola, la cui vivida fiamma disegnava sui muri strani giochi di luci ed ombre, simili, nel loro inseguirsi, ai mille pensieri che incalzavano la sua mente dopo che Ardiber, il Maestro, aveva chiesto di vederlo con la massima urgenza nel suo studio. La chiamata lo aveva alquanto stupito e preoccupato.

 

«Nel mezzo della notte…così di fretta... che sarà successo?» si chiedeva, mentre ancora assonnato si faceva strada nel noto intrico di corridoi. Un qualsiasi estraneo si sarebbe perso in quel labirinto, ma non lui, che lo conosceva come le sue tasche: orfano dall’infanzia, era praticamente stato adottato da Ardiber, che per lui era come un padre, ed aveva passato tutta la sua vita in quel convento, apprendendo sin dalla più tenera età i rudimenti dell’Astrologia e delle Scienze Occulte.

 

Finalmente, arrivò a destinazione. Davanti a lui, la porta dello studio, sulla quale era inciso il simbolo dell’ordine monastico al quale aveva deciso di dedicare la vita: una stella a quattro punte.

 

Per un attimo, il giovane novizio esitò, poi si decise a bussare.

 

La voce profonda e sempre misurata del suo Maestro gli rispose al di là del legno di quercia che li separava. Come al solito, ebbe il potere di calmarlo.

 

«Entra, Athelstan, ti aspettavo».

 

Il giovane monaco entrò e si accomodò sulla sedia che Ardiber aveva apprestato per accoglierlo. Dopo avergli offerto qualcosa da bere per riscaldarsi, il Maestro lo fissò dritto negli occhi e, con estrema semplicità, gli disse:

 

«Devi partire, il prima possibile. Devi assolutamente andartene di qui.»

 

Mezz’ora dopo, Athelstan era già in viaggio. Ardiber lo osservò dileguarsi nell’oscurità, e gli augurò con tutto il cuore tutta la fortuna possibile: ne avrebbe davvero avuto bisogno. Poi, si ritirò nella cappella. Il suo spirito aveva bisogno di sollievo, in quella notte gravida di eventi. Poteva trovare conforto solo nella preghiera.

 

Pregare… non avrebbe certo cambiato le cose, ma la preghiera è una medicina per l’anima, è ciò che avvicina l’uomo alla sua parte più divina, sollevandolo dalle preoccupazioni più contingenti della vita.

 

Stava per inginocchiarsi, quando percepì una presenza alle sue spalle. Non si voltò neanche: sapeva già, purtroppo, con chi aveva a che fare.

 

«Se tu sei qui… è compiuto, vero?» sospirò sconsolato. La domanda era fortemente retorica, eppure ancora una piccola parte di lui, minoritaria ma persistente, sperava di ricevere una risposta negativa.

 

«Si.» Ardiber cadde in ginocchio, sopraffatto dalla gravità della breve risposta. Per un attimo, sentì sulle spalle tutto il peso degli anni, e lo sconforto prese il sopravvento. Una profonda ruga si disegnò tra le sue sopracciglia.

 

«Oh… Ardiber, non fare così. Non è ancora detta l’ultima parola,sai? In fondo, tutto è relativo. Quello che ora tu stai vivendo come una sconfitta può trasformarsi in vittoria… dipende dal punto di vista dal quale osservi la questione. Puoi passare nel campo dei vincenti. Nel mio campo. Posso darti il potere, se lo vorrai.»

 

Il vecchio monaco ebbe un guizzo, mentre le sue gote si imporporavano per la collera.

 

«Non osare… non osare, con me… io non passerò mai dalla tua parte!!!»

 

«Guardami, Ardiber… io sono la Cacciatrice… sei sicuro di quello che stai facendo? Sei sicuro di non voler passare dalla parte dei buoni?»

 

«Tu… non… sei… la… Cacciatrice!!» urlò Ardiber, con quanto fiato aveva in gola.

 

«Ehi!Sei sempre così isterico? Prenditi un calmante, alla tua età tutta questa adrenalina può essere pericolosa, lo sai??… penso ti farebbe bene… valeriana, camomilla, insomma, i rimedi sono tanti, e probabilmente li conosci meglio di me… comunque. Purtroppo sapevo che la perorazione della mia causa si sarebbe scontrata contro il tuo smisurato orgoglio… e questo mi dispiace. Mi vedo costretta a constatare che ne pagherete le conseguenze.»

 

«Pagherete? Prendi me, infame. Prendi solo me! Lascia stare gli altri, non sanno nulla, loro…»

 

«Oh… peccato che io non abbia avuto un padre premuroso come te…. Trovo sia molto gentile da parte tua offrirti come agnello sacrificale, papà… oops, scusa ho dimenticato di dirtelo… i tuoi amichetti monaci… sterminati. E presto anche gli altri tuoi compari del Consiglio degli Osservatori faranno la stessa fine.»

 

«Ma come è possibile?? Tu non puoi… tu sei immateriale!!»ribattè il monaco.

 

«Ma sciocchino, non io… non riesci proprio a capirlo? Forse ti ho sopravvalutato…. Vedi, ci sono persone che si sono dimostrate molto più… ricettive… alle mie offerte. Per fortuna non sono tutti come te.»

 

Dall’ombra emerse una figura. La candida tonaca che indossava era imbrattata di sangue, così come il coltello che teneva nella mano sinistra.

 

«Carlo…»gemette Ardiber. Non poteva credere ai suoi occhi. Carlo, uno dei suoi prediletti. Non poteva essere lui la mela marcia, colui che aveva ceduto al perfido demone del potere.

 

«Che scena commovente!! Toccante, veramente toccante. Sai, ho riflettuto… penso che accetterò lo stesso la tua offerta, agnellino.» La pretesa Cacciatrice sghignazzò, mentre Carlo, minacciosamente, si portava alle spalle di Ardiber, cogliendolo di sorpresa, e gli puntava la lama alla gola. Il vecchio non tentò neanche di ribellarsi, conscio dell’inutilità del gesto.

 

«Lei ti affronterà e vincerà. Lo sai questo, vero?» mentre parlava, Ardiber rabbrividì al contatto con il gelido metallo premuto contro il suo collo.

 

La Cacciatrice scoppiò a ridere, imitata da Carlo, mentre le loro voci si fondevano in una risata dagli echi inquietanti.

 

«Si, lo so, il bene vince sempre, e blah, blah, blah. È una teoria che mi piacerebbe appurare. Mi sembra che, per ora, si stia verificando il contrario.»

 

Il monaco tentò di controbattere, ma le parole gli morirono in gola. Ci mise un attimo a rendersi conto del calore che dal punto ove il coltello era penetrato nella carne si diffondeva per tutto il corpo, e si traduceva in un forte dolore. Cadde ginocchioni, mentre la sua mente vagava tra gli ultimi barlumi della coscienza. Sentiva che le forze lo abbandonavano, lentamente ma inesorabilmente. Tentò di resistere, ma si ritrovò disteso al suolo.

 

«A proposito…» la voce della Prescelta ora arrivava da molto lontano. «Non pensare che Athelstan riesca a farla franca. I miei Portatori gli sono vicini, lo sento. Presto farà la tua stessa fine.»

 

Improvvisamente, tutto fu buio.

 

Athelstan camminava di buona lena, protetto dal buio della notte e dal mantello nero che il suo mentore gli aveva fatto indossare al di sopra della sua semplice tonaca bianca da novizio; per proteggerlo dal freddo, per renderlo invisibile.

 

Le notizie che aveva appreso poco prima da Ardiber gli frullavano in testa come un uccello in gabbia, e gli provocavano una strana sensazione di paura ma anche di piacevole emozione.

 

«Chi l’avrebbe mai detto» rifletteva, cercando di fare il meno rumore possibile nel camminare«una simile missione affidata proprio a me! L’ultimo, il più umile…»

 

Inconsciamente la sua mano corse al di sotto del mantello e della ruvida tonaca, incontrandosi col medaglione che gli pendeva al collo. Da lui e da quel medaglione dipendeva il destino dell’umanità. Doveva portare a termine la missione, a qualsiasi costo.

 

Gli sembrò di intendere un rumore alle sue spalle, come di un ramo che si spezzava. O forse, era un prodotto della sua fantasia, che lavorava troppo velocemente, nutrita dalla paura? Si fermò, e con circospezione osservò intorno. Tutto appariva tranquillo. Solo il vento e gli alberi sembravano abitare il bosco, oltre a lui, quella notte.

 

Aspettò ancora qualche minuto, col fiato sospeso ed il cuore che batteva all’impazzata, prima di riprendere con estrema accortezza a muoversi nell’oscurità.

 

L’attacco giunse repentino ed imprevisto. Due creature della notte gli saltarono addosso, attaccandolo contemporaneamente. Il monaco cercò disperatamente di difendersi col bastone, ma la disparità numerica era soverchiante.

 

Mentre lottava alla cieca, sentiva il sangue caldo che gli usciva dal naso. Sicuramente, era stato ferito anche ad una gamba e ad un braccio. Ma non poteva arrendersi, doveva lottare: i due esseri che l’avevano assalito miravano solo alla sua morte, poteva percepirlo dalla inumana e brutale violenza con la quale si accanivano contro di lui.

 

Un colpo lo raggiunse alla testa, e poi un altro. Ed un altro ancora. Il monaco sapeva che non avrebbe potuto resistere ancora per molto alla furia omicida dei suoi due nemici, era allo stremo delle forze.

 

«Non può finire così…», pensò «non posso arrendermi, non gli darò ciò che vogliono!!»

 

Improvvisamente, per una frazione di secondo, un lampo di luce illuminò il bosco; come eteree entità, i suoi oscuri antagonisti sembrarono dissolversi con esso, e poi la notte tornò a regnare incontrastata, stendendo di nuovo il suo tenebroso manto tra gli alti alberi.

 

Athelstan vacillò per un attimo, frastornato e confuso dalla lotta, conclusasi inaspettatamente a suo favore; infine giacque senza sensi, sul terreno coperto dall’umido muschio. Accanto a lui, ora, era inginocchiato un uomo; nei suoi occhi grigi si poteva chiaramente leggere una profonda compassione.

 

Stava correndo, nel bosco. Non conosceva quel bosco, eppure lo percepiva familiare,troppo familiare, come pure era avvezzo a quella sensazione di paura che lo avvolgeva, ed al dolore per gli sterpi ed i rami secchi che gli dilaniavano i piedi mentre correva. Sapeva di essere inseguito, sapeva chi lo inseguiva, orribili esseri emissari del Male Primordiale. Ma non poteva voltarsi, doveva solo continuare a correre. Correre, correre, e portare a termine la sua missione.

 

Ma era stanco. Stava correndo da troppo. Rallentò il passo, finché non si ritrovò a camminare. Aveva il fiatone ed era tutto sudato, ma cercava comunque di camminare il più in fretta possibile. D’un tratto senti delle voci. La curiosità ebbe il sopravvento sulla paura. Sentiva che doveva andare lì, dove proveniva il rumore.

 

Sapeva, che doveva andare lì.

 

Si avvicinò con circospezione, facendo in modo di non essere visto.

 

Legato per le braccia a due alberi, c’era un ragazzo, fronteggiato da una giovane donna, i cui capelli neri spiccavano, in contrasto col volto pallido. Incuteva terrore, ed Athelstan poteva percepire il suo potere di strega. Era fortissimo. Era enorme.

 

La ragazza parlava con calma, ma ogni sua parola trasudava vendetta.

 

«L’ha devastata dentro. Ha portato via la sua luce. Da me. Dal mondo. Ora la persona che dovrebbe essere qui se ne è andata. E un rifiuto come te rimane in vita.»

 

La giovane donna cessò per un attimo di parlare, mentre il ragazzo continuava a mugugnare. Poi, implacabile, riprese.

 

«Un minuscolo pezzo di metallo. Puoi sentirlo, ora? Ho detto…puoi sentirlo?»

 

«Per favore!Dio!!» sbottò il ragazzo, liberato da un gesto della strega dalla cucitura alle labbra che gli impediva di aprir bocca. Continuò la sua supplica, piangendo.

 

«Ho sbagliato. Posso vederlo, ora. Merito… la prigione… merito…Ma tu… tu non vuoi questo. Tu non sei una persona cattiva. Non sei come me.»

 

«Willow!» Una ragazza bionda spuntò correndo velocemente dal folto del bosco, alla sinistra della strega, seguita da altre due persone- un ragazzo ed un’altra ragazza.

 

Il giovane, ancora legato e sempre più terrorizzato, cercò di sfruttare la situazione a suo vantaggio.

 

«Quando ti prenderanno, perderai anche loro. I tuoi amici. Tu non lo vuoi. So che stai soffrendo, ma…»

 

«Mi hai annoiato.»

 

La ragazza alzò la mano destra.

 

«No!!! Non Farlo!!!»

 

Athelstan si risvegliò di colpo, sudato e ansimante. Prese lentamente coscienza dello spazio attorno a sé. Non era più nel bosco. Era… dove era? Si guardò intorno. Si trovava in una stanza, arredata poveramente: oltre al letto sul quale giaceva, alla sua sinistra c’era un comodino, il cui ripiano era coperto da alcuni recipienti contenenti liquidi variamente colorati; con una sedia posizionata alla sua destra, costituiva l’unico arredamento. Da una piccola finestra entrava un timido raggio di sole. L’ambiente era lindo, ed anche le lenzuola profumavano di pulito, come se fossero state appena cambiate. Sui muri erano appesi dei quadri che raffiguravano paesaggi campestri, e c’era qualche ritratto.

 

Constatò di essere solo. Improvvisamente, si ricordò del medaglione, e del grande compito ad esso connesso. Con fatica, portò la mano al collo, scoprendo con disappunto che il preziosissimo cimelio era scomparso.

 

«Stai cercando questo??» La voce, improvvisa, lo fece sobbalzare.

 

Si girò e, alla sua destra, seduto sulla sedia prima vuota, vide un uomo. Una sgradevole tensione si impossessò di lui, facendo tendere ogni nervo ed ogni fibra del suo corpo. Come era possibile? Fino a tre secondi prima in quella stanza non c’era nessuno! E, per di più, quel «nessuno» gli aveva preso il medaglione! Tentò di articolare una protesta, ma si sentiva la bocca impastata, e gli girava la testa. Gli uscì solo un incomprensibile mugugno.

 

Lo sconosciuto gli sorrise, ed Athelstan nonostante tutto si sentì in qualche modo stranamente rassicurato: era un sorriso che dalla bocca si estendeva agli occhi, grigi, magnetici, rasserenanti.

 

«Non sforzarti troppo… stai tranquillo. So che vorresti chiedere molte cose, ma ora hai solo bisogno di riposare. Vedrai, ogni domanda troverà risposta, se avrai pazienza.»

 

Athelstan si risolse a seguire il consiglio dell’uomo, essendo d’altronde impossibilitato alla benché minima reazione, e si accomodò di nuovo sul morbido cuscino, anche perché ora al giramento di testa si era aggiunto un fortissimo e martellante dolore, specie nella zona frontale.

 

In quel momento, entrò nella stanza una donna. Lunghi capelli corvini le incorniciavano il volto; i suoi occhi castani sembravano quelli di un cerbiatto. In mano, aveva un vassoio, sul quale era posato un bicchiere, dal contenuto sospettosamente violaceo. Gli sorrise anche lei amabilmente, mentre gli diceva:

 

«Buongiorno, ben risvegliato».

 

Gli si avvicinò e con dolcezza, dopo essersi seduta sul letto accanto a lui, gli accostò il bicchiere alle labbra, aiutandolo poi a berne lentamente il contenuto, che, contro ogni peggiore aspettativa, si rivelò essere assolutamente insapore. La sua voce era limpida e cristallina, mentre spiegava:

 

«Ecco, questo dovrebbe aiutarti un po’ col dolore e coi giramenti di testa. Farai un po’ fatica, per adesso, a muoverti e a parlare, ma presto riacquisterai la totalità delle tue funzioni. Sei stato fortunato, ti hanno preso all’ultimo minuto.»

 

Così dicendo lanciò un’occhiataccia all’uomo, che però diede a vedere di non voler cogliere l’implicito rimprovero.

 

«Sei stato via a lungo, mio caro» continuò la donna, mentre il giovane sorbiva l’ultimo sorso della bevanda «ma finalmente eccoti ritornato tra noi.» Si voltò verso lo sconosciuto.«Con un po’ di riposo, tornerà come nuovo. D’altronde, il tempo non è ancora giunto. Lei non è ancora pronta.»

 

Aprì lentamente gli occhi, ma non capì subito dove si trovava. Avvolta nel buio, il suo primo istinto fu di muoversi, ma si rese conto di non essere in grado di farlo: una dolorosa stretta ai polsi e alle caviglie le impediva il movimento. Era legata.

 

Faceva freddo. Buio, e gelo. Perché si trovava lì? Tentò di concentrarsi, ma non ricordava nulla che potesse aiutarla a capire. O meglio, proprio non ricordava. Nulla. Si sforzò di ripercorrere i meandri della memoria.

 

Tentò di nuovo di muoversi, e il dolore agli arti sembrò espandersi al torace. Lancinante, in alto, a sinistra.

 

Un suono, qualcosa che si rompeva. Vetro, forse? Ah, frammenti di vetro.

 

«Benvenuta.» Chi poteva darle il benvenuto in un posto simile?

 

Sentì delle terribili fitte alla testa. Era come avere i cervello penetrato da migliaia di aghi aguzzissimi.

 

La voce di nuovo si fece largo nell’intenso dolore.

 

«E’ da un po’ che ti aspetto. Ma sapevo che saresti arrivata. Non ho bisogno di trovarti, perché tu mi appartieni».

 

Nonostante le parole e la sicurezza con la quale queste erano pronunciate, sentiva dentro di sé che non poteva essere così.

 

Tentò di ribellarsi. Ma era debole, estremamente debole.

 

«Io … n-non ti a-a-appartengo…»

 

Frammenti di vetro rotti. Un bagliore bianco, macchiato di rosso.

 

«Ah, ah, ah!» la risata era velenosa. Le penetrò nel cervello, martoriandola ulteriormente. Sembrava non esserci sollievo per la sua pena.

 

Sarebbe dunque stato così… per l’eternità?

 

I ricordi cominciarono a sfiorarle la mente, vaghi come colorate ma inafferrabili farfalle nel vento, mentre la consapevolezza si faceva strada pian piano, dissolvendo la nebbia della dimenticanza. Percepì le corde che legavano il suo cuore e seppe che erano indistruttibili.

 

Ricordò di una fiamma di candela che bruciava nell’oscurità. Anche allora la speranza sembrava essersi sacrificata all’evidenza, ma la realtà aveva contraddetto ciò che già sembrava scritto.

 

Ancora quella fiamma era vivida nella sua memoria. E lei sapeva che quella era l’unica cosa che sarebbe veramente durata per sempre: non avrebbe permesso al vento di spegnerla, sarebbe sempre vissuta in lei.

 

«Non voglio essere

 

Qualcuno che io non sono.

 

Mi rendi consapevole del mio futuro…

 

Come può essere la vita che vorrei?»

 

P&C, «Anni Luce»

 

Kennedy si ritrovò improvvisamente nel giardino di casa Summers.

 

«Bene, quella è stata davvero una diavoleria.» rifletté ad alta voce, ancora stordita per l’improvviso salto spazio-temporale avvenuto grazie all’incantesimo di Amy.

 

Con la coda dell’occhio, intravide Warren che si precipitava all’interno dello steccato,impugnando una pistola. La Sit cercò di prendere in mano la situazione.

 

«Cosa? Vai via con….»

 

Quando Warren le puntò l’arma addosso, Kennedy cercò comunque di mantenere la calma. Sapeva che in realtà lui era Willow. Doveva cercare di risolvere la situazione, per lei- per loro. Indietreggiò lentamente, dicendo:

 

«Ok, non agitiamoci.»

 

Willow le si avvicinò lentamente, sempre brandendo la pistola.

 

«E’ troppo tardi per quello. Questo è quello che sono. Io l’ho fatto accadere, e io farò in modo che finisca.»

 

La Potenziale non riusciva ad intendere i riferimenti di Willow;cercò dunque, con pazienza, di capire.

 

«Willow, cosa hai fatto accadere?»

 

La risposta non si fece attendere.

 

«C’eri anche tu lì, puttana! Lo hai visto. L’ho uccisa.»

 

Ancora Kennedy non capiva.

 

«Intendi, lui?»

 

«Lei, lui. Tu sai cosa intendo.» Anche Willow sembrava piuttosto in confusione.

 

«Hai detto lei», riprese Kennedy.

 

«No, quello era Warren».

 

«No, no non lo era. Hai detto che c’ero anche io. Chi hai ucciso, Willow?» domandò Kennedy, avvicinandosi pian piano.

 

«E’ stata colpa tua, puttana» fu la veemente risposta. «Mi hai ingannata. Mi hai fatto dimenticare.»

 

Improvvisamente, tutto fu chiaro nella mente della SIT.

 

«Tara…»

 

«Stai zitta!!»

 

Willow si mise ad urlare.

 

«Stai zitta!!!! Non devi pronunciare il suo nome, offrendolo a chiunque lo ascolti, ingannandomi perché ti baciassi.»

 

Ora la strega sembrava veramente sperduta.

 

« Io non… io non intendevo… quello che sto dicendo, io-io non posso… Kennedy, non riesco a resistere… sta avendo la meglio…»

 

Kennedy fece un passo verso Willow.

 

«No…»

 

Willow continuò, tra le lacrime:

 

«Sto subendo la mia punizione. Io ti … ti ho baciata solo… solo per un secondo, ma è stato abbastanza. L’ho lasciata andare. Non intendevo farlo.»

 

«Il fatto che tu mi abbia baciato non significa che...»

 

Kennedy cercò di far ragionare Willow, che però la interruppe:

 

«No, lei non se ne era mai andata. Era con me. Noi avremmo dovuto essere per sempre, ed io.. io l'ho lasciata morire. Lei è morta davvero. E io l'ho uccisa.»

 

La strega cadde al suolo, singhiozzando. Kennedy le si avvicinò di un paio di passi.

 

«Willow, no.»

 

Ora Willow stava guardando il cielo.

 

«Per favore, tesoro, mi dispiace così tanto. Torna indietro. Mi dispiace! Mi dispiace!! torna indietro....»

 

Kennedy le si inginocchiò di fronte.

 

«Willow, non penso che tu abbia fatto qualcosa di sbagliato. Questa è solo magia. E penso che risolverò tutta questa cosa della magia. E’ come nelle fiabe.»

 

Si avvicinò ulteriormente al viso di Willow, che le chiese, scostandosi indietro:

 

«Che cosa fai?»

 

«Ti sto riportando in vita», rispose la SIT; e subito dopo baciò “Warren”. Quando finalmente si decise a smettere, davanti a lei non c'era più lui; c'era di nuovo Willow, tornata alle sue normali sembianze. Kennedy le sorrise, guardandola, e le disse:

 

«Hmm. Sono brava.»

 

Willow, toccandosi la faccia, sembrava ancora incredula:

«Sono… sono io? Sono tornata me stessa? Oh, Dio...»

 

Con preoccupazione, Kennedy le chiese:

«Va tutto bene?»

 

Willow sembrava ancora scossa dall’esperienza che aveva vissuto.

«Non ne ho idea.»

 

Si alzarono in piedi.

 

«Sono così stanca»continuò Willow.

 

Kennedy la fece appoggiare a sé, e la guidò in casa.

 

«Già. Ti farò del the.», le disse, mentre varcavano la soglia dell’abitazione di casa Summers.

 

«Ce la fai a salire in camera da sola?»chiese premurosamente la Potenziale alla Strega. Willow le sorrise, mentre con fatica cominciava a salire le scale.

 

«Assolutamente.. non preoccuparti, ti aspetto in camera».

 

Mentre Kennedy si dirigeva in cucina a preparare il the, Willow, raggiunta la sua camera, si sdraiò sul letto. Gli avvenimenti della giornata la opprimevano, come un fardello troppo pesante. Quello che aveva subito era solo un incantesimo, questo era un dato di fatto, ma il problema aveva certo radici più profonde. Nonostante alla fine le cose fossero andate a posto, Willow non riusciva a eliminare del tutto la spiacevole sensazione che il senso di colpa non ancora sopito provocava in lei. Benché si fosse mostrata accondiscendente con Kennedy, lasciandosi addirittura andare ad un secondo bacio, il suo cuore era in subbuglio. Vi albergavano il senso di colpa e la profonda paura di aver perso per sempre…veramente… Tara. Si sentiva tremendamente responsabile, ma soprattutto soffriva profondamente perché dalla morte di Tara era la prima volta che era costretta a confrontarsi seriamente con i suoi veri sentimenti, e ad affrontarli. Certo, Tara, da quando era morta, era stata il suo pensiero costante, il triste sfondo per ogni suo pensiero; soprattutto ora che era tornata a stare da Buffy, la sua memoria si ripresentava puntuale e pungente, e la nostalgia, il rimorso, lo sconforto avevano spesso il sopravvento.

 

La sua mente tornò a quel drammatico pomeriggio, e per l’ennesima volta ripercorse gli avvenimenti, analizzandoli lucidamente come una successione di campioni di microscopio, e giungendo come al solito alla solita amara conclusione. Non era riuscita a salvarla. Ma che avrebbe potuto fare? Lo sparo era stato troppo improvviso… forse, una barriera protettiva attorno alla casa- ma chi ci avrebbe pensato, in un mondo in cui si muore uccisi da mistici demoni e vampiri, non da umani proiettili… E poi, il disperato appello alle forze dell’aldilà.. Ma Osiris era stato chiaro: «E’ una morte umana da umana intenzione. È fatto!».

 

E di fronte al diniego erano sopraggiunte la Collera e la Vendetta, che l’avevano invitata a seguire il loro sentiero, benedetto dalla Magia Nera, e avevano nutrito la sua parte oscura, drammaticamente ritornata regnante e al di fuori di ogni controllo, dei loro invitanti ed ammalianti frutti, tanto appetibili quanto pericolosi, come avrebbe scoperto successivamente, quando solo l’intervento di Giles e Xander era riuscito a dissuaderla dal distruggere il mondo.

 

A che prezzo, però… due vite. Rack e Warren avevano pagato caro. Forse erano solo due inutili insignificanti ed irrilevanti stupidi esseri umani, ma una vita è sempre una vita. Il sangue non lava via il sangue.

 

Quando la profonda rabbia distruttiva alla quale si era abbandonata dopo che Warren aveva ucciso Tara si era esaurita, e anche grazie all’aiuto della Congrega, Willow aveva sentito prevalere un sentimento di pacata rassegnazione; era riuscita ad erigere una barriera tra lei ed il suo dolore; sostenuta dai suoi preziosi amici, era riuscita nel difficile compito dell’accettazione.

 

Ora quel bacio aveva spezzato l’equilibrio faticosamente raggiunto. Il fiume del suo dolore minacciava di rompere gli argini entro i quali lo aveva faticosamente confinato, sfidandola ad uscire dalla sua armatura. Non poteva più nascondersi da se stessa, perché ora, c’era Kennedy.

 

Willow si sentiva molto attratta da lei, ed era anche molto compiaciuta delle attenzioni che la SIT le riservava. Avrebbe voluto lanciarsi in questa nuova esperienza; ma una parte di lei era saldamente ancorata al ricordo di Tara- probabilmente, e questa era la sua più grande paura, quella parte di lei che sapeva che Kennedy alla fin fine era semplicemente un ripiego, un modo per affrontare il dolore; una comoda via di scampo alla perfetta coscienza che Tara era e sarebbe per sempre stata l’unica persona a possedere il suo cuore.

 

«Lo sono, sai.» «Cosa?» «Tua.». Era una promessa; era una certezza reciproca.

 

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dall’arrivo di Kennedy.

 

«Tieni, ecco il tuo the»disse amorevolmente la Sit, posando il vassoio con la tazza fumante accanto a Willow. Messasi a sedere, la strega sorseggiò molto lentamente la bevanda ambrata, evitando accuratamente di incontrare lo sguardo di Kennedy, alla quale ovviamente questo comportamento non passò inosservato.

 

«Che c’è, Willow?» le chiese con fare scherzosamente inquisitorio.

 

«…nulla…» fu l’evasiva risposta.

 

Kennedy cominciò a farsi sospettosa.

 

«Perché non mi guardi?» il suo tono ora era serio.

 

«Sto bevendo…» Willow cercò di nascondersi dietro l’evidenza del fatto. Kennedy non desistette.

 

«Dimmi la verità, Willow…»

 

La strega smise di bere, e si girò di scatto:

 

«Nulla. Sono solo molto stanca. Per favore… Kennedy … vorrei riposare…»

 

Constatando che tanto cercare di parlare con Willow era come scontrarsi contro un muro, Kennedy si ritirò silenziosamente. Appena fu uscita, Willow tirò un sospiro. Finì di bere il suo tè, poi si alzò; fece un giro per la camera, guardò fuori dalla finestra. Tutto sembrava cosi fastidiosamente inutile... decise di mettere a frutto il suo tempo, mettendosi a studiare.

 

Prese il libro di Storia dallo scaffale, controvoglia. Il gesto risultò inevitabilmente goffo, e urtò contro qualcosa. Un piccolo libro cadde per terra.

 

«Ah.. il libro dei Ching…» mormorò, mentre un sorriso fugace le si disegnava sulle sue labbra. Era un regalo di Giles, una versione riassuntiva del Libro delle Risposte.

 

«Quasi dimenticavo di averlo… chissà se la saggezza cinese può aiutarmi.»

 

Prese in mano il piccolo libro rosso, e chiuse gli occhi. Si concentrò, richiamando la propria attenzione alle palpebre, man mano espandendola al proprio volto, facendola poi fluire verso le sue mani. Quindi, formulò la sua domanda, ed aprì il libro. Il suo dito posava sul numero 121.

 

Lesse la frase a cui corrispondeva il numero, con una punta di curiosità.

 

«Ciò che veramente appartiene, non può andare perduto, anche se lo si getta via.» recitava sardonica la sentenza, beffardamente immobile sul foglio bianco.

 

Un flash, una fitta dolorosa.

 

Tara…

 

«Lei.. è mia… e quando c’era …. Come ho potuto essere così stupida?»

 

Sconfortata, Willow chiuse il piccolo libro e lo ripose di nuovo al suo posto. Quelle parole le sembravano una presa in giro, bruciavano come limone su una ferita aperta.

 

Ma se la morte di Tara era una ferita aperta nella sua anima, poteva Kennedy essere il balsamo che avrebbe lenito il dolore? Forse si. Lo aveva provato quel giorno stesso: Kennedy l’aveva salvata dall’incantesimo. Kennedy l’amava, ne era certa.

 

Willow prese dal cassetto del comodino una foto di Tara. In quella foto, si stavano abbracciando felici. Bei tempi, quando Tara col suo solo sguardo riusciva a farla sentire meravigliosa. Solo con lei aveva provato quella completezza e quella soddisfazione fisica e mentale unica nel suo genere che caratterizza la relazione di due persone che si appartengono. Stancamente, ripose la foto dove l’aveva presa. Kennedy avrebbe lenito il dolore, ma non avrebbe richiuso la ferita, che ormai era parte di lei. La voglia di studiare, se mai c’era stata, era svanita chissà dove. Willow si buttò sul letto e cadde in un sonno senza sogni.

 

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Un’ulteriore frustata si abbatté sulla schiena nuda della giovane ragazza, facendole emettere un sordo gemito di dolore. La sua torturatrice scoppiò in una risata satanica.

 

Più delle frustrate, faceva male ciò che stava dicendo.

 

«Hai visto!! Non ti ama più! Ti ha dimenticata! Non è neanche un anno che te ne sei andata e già lei si diverte con un’altra.. e chissà quante ne avrà ancora!!»

 

La vittima alzò spavaldamente la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

 

«No!»urlò«L-lei può fare q-q-quello che vuole… deve f-fare quello… c-che la rende felice…»

 

«Lo sai quello che mi piace di te, strega? Che sei testarda.. nonostante io continui a torturarti e ad infliggerti delle pene, tu resisti… per questo è ancora più piacevole farti soffrire.. vedrai, riuscirò a piegarti… è una promessa. e io mantengo sempre le mie promesse… non come la tua amante, vero? Ti ostini a credere che lei ti ami ancora… anche se hai la certezza matematica che non è così…l’hai percepito, no? L’ha baciata. Sei.. una.. stupida .. illusa!»

 

Il ritmo delle sue ultime parole era stato scandito dal suono della frusta.

 

«Devi arrenderti… ormai mi appartieni del tutto».

 

Di nuovo, scoppiò a ridere, con cattiveria, alla vista del sangue che scorreva copioso dalle ferite.

 

Tara abbassò la testa e si mise silenziosamente a piangere. Il suo carnefice aveva dunque ragione? Dopo quello che era successo, era veramente persa?

 

Willow, don’t you see?

 

...there’ll be nothing left of me…

 

you made me believe…

 

Già una volta il triste interrogativo le aveva attraversato la mente. Doveva ancora credere?

 

Era nelle mani di Glorificus, all’Inferno.

 

Per sempre.

 

Ma avrebbe aspettato… lei ci sarebbe sempre stata, così come il suo amore.

 

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Il giorno dopo, Willow si svegliò molto presto. Aveva dormito, ma non poteva certo dire di essere riposata. Tentò di porre rimedio alla situazione mettendosi a meditare, e ben presto si sentì ritemprata, per lo meno dal punto di vista fisico. Il tarlo di Kennedy però continuava a roderle dentro, seguitando imperterrito il suo lavoro destabilizzante.

 

Decise di andare a prendere un po’ d’aria. Si vestì e, uscita di casa, cominciò a vagabondare per le vie della città ancora addormentata, senza una meta precisa, lasciando che fossero le sue gambe a decidere la destinazione.

 

I primi raggi del sole cominciavano ad arrossare il cielo, disegnando giochi di luce che però Willow non era in grado di apprezzare, persa com'era nei suoi ragionamenti. La sua mente continuava a lavorare. A riflettere. A elaborare e processare.

 

Quando finalmente si fermò, era mattina inoltrata. Si rese conto di essere giunta ad un cimitero. Tra i 12 di Sunnydale, forse l’ultimo nel quale avrebbe voluto trovarsi, data la natura dei pensieri che l’assillavano: quello dove era sepolta Tara.

 

«Tutto questo ha un certo non so che di freudiano….» rifletté.

 

Esitò per un attimo, incerta se proseguire; ma poi si decise ad andare alla tomba dove riposava la sua amata.

 

«Forse mi aiuterà a capire...» pensò tra sé e sé.

 

Lentamente, si diresse verso la grigia e fredda lastra di marmo.

 

«Ehi, sono io...» mormorò, inginocchiandosi davanti alla tomba.

 

In preda ad un fortissima emozione, si mise a piangere. Non riusciva a pensare a niente, poteva solo sentire il dolore che le squarciava il cuore, antico e sempre nuovo; sempre uguale, ogni volta che si recava a rendere omaggio alle spoglie mortali di Tara. A tutto quello che di lei rimaneva. Era rimasto veramente solo quello?

 

Le venne in mente un antico proverbio giapponese: «Se sei triste, piangi. Piangi finché le lacrime non abbiano lavato via tutto il dolore.». Per la prima volta dopo tanto tempo, questo era quello che aveva intenzione di fare.

 

Quando finalmente riuscì a smettere, dopo aver versato tutte le sue amare lacrime, Willow si sentì molto meglio. Veramente il suo cuore era stato lavato, dal dubbio, dall'incertezza, dall'errore. Non si trattava più di capire, ora. Si trattava di sentire, di ascoltare la propria voce interiore. E, per ascoltare il proprio cuore, spesso bisogna fare silenzio nella mente. Quante volte, con il suo solo abbraccio, Tara aveva portato la tranquillità nella sua testa… ma ora doveva imparare a farcela da sola, anche se il ricordo l’avvolgeva di dolcezza.

 

La sua mente, ora, era un terso cielo senza l’ombra di una nuvola, nella cui cerulea e lucente limpidezza risuonava vigorosa la voce della sua decisione.

 

Si asciugò gli occhi e con gesti misurati e lenti lasciò che le sue dita percorressero le lettere del nome della strega bionda incise sulla pietra.

 

«Tara.» La sua voce era ancora rotta dal pianto, ma decisa. «Tara. Tara, amore io, scusami. Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Per favore, dammi un'altra possibilità. Ho tradito la mia promessa. Ma ora voglio che tu possa tornare a credere in me. Voglio farmi perdonare... a partire da adesso.»

 

Si alzò in piedi. Sapeva dove doveva andare.

 

Il più in fretta possibile, ritornò a casa. Subito, cercò Kennedy e, quando l’ebbe trovata, senza troppi preamboli le disse:

 

«Ti devo parlare, seguimi.»

 

Quando furono in camera, Willow, con assoluta calma, si rivolse a Kennedy.

 

«È finita.»

 

«Ma … come?» se Willow voleva prenderla di sorpresa, c’era certamente riuscita. Per un attimo, Kennedy viaggiò nel regno dell’incredulità. Poi un’ondata di rabbia la travolse, acuita dal fatto che in Willow non si manifestava alcuna reazione. Come poteva mostrarsi così indifferente? Così indifferente eppure così decisa.

 

No. Non poteva essere.

 

Violentemente, Kennedy afferrò Willow per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi. Ora il suo tono di voce era altissimo.

 

«Spiegami che diavolo sta succedendo. Cos’è ‘sta storia?Come puoi dire questo? Ehi, ieri ci siamo baciate. Proprio qui, in questa camera. E non dirmi che non te lo ricordi. E poi, in giardino… ti ho salvato, se non ricordo male sempre con un bacio… dopo che mi hai detto di Tara..»

 

Willow abbassò di nuovo lo sguardo. E Kennedy, finalmente, capì.

 

Una sola parola, che si esprimeva più di interi discorsi.

 

TARA.

 

«No. Dimmi che non è così…non ci credo. MI … RIFIUTO … DI .. CREDERCI!!!» Se possibile, ora, la Potenziale stava urlando anche più di prima.

 

«Come puoi comportarti così?? Basare la tua vita su un ricordo!! ‘Sta Tara….Che cavolo ha più di me??? Tranne forse il fatto che io sono reale e lei no?? Ah, aspetta, ho capito! Forse per accedere al tuo cuore bisogna cantarti una canzoncina..»

 

Willow rimaneva inerme tra le sue mani.

 

«In fondo», pensava «me la sono meritata…».

 

La furia di Kennedy sembrava non aver fine, mentre strepitava:

 

«ALLORA; MI VUOI RISPONDERE???? Quando diavolo ti vorrai rendere conto che lei E’ MORTA???»

 

Lo schiaffo la colpì in pieno viso, inaspettato, inducendola a lasciare la morsa nella quale ormai stava stringendo le spalle di Willow. Indietreggiò di un paio di passi, portandosi una mano sulla guancia, lì dove bruciava ancora la pelle.

 

La prima cosa che vide quando alzò gli occhi fu lo sguardo glaciale della strega, al contatto del quale la sua rabbia sembrò a sua volta ghiacciarsi in un blocco doloroso.

 

Willow cominciò a parlare. La sua voce era sempre calma, ma dura e tagliente.

 

«Lei non è morta. Lei vive in me. Lei vive in me perché quando qualcuno mi guarda, so esattamente cosa vede in me: lei. Per questo, io sono sua e di nessun altro. È vero: avrei potuto rifarmi una vita. Con te, molto probabilmente. Kennedy, tu mi piaci, e molto anche. Non pensare che io ti abbia mentito, quando te lo dicevo. Ma è inutile. C’è un mare tra l’attrazione e l’amore. E io non posso mentirti: non ti amerò mai.»

 

«Ma io ti amo, Willow… farei qualsiasi cosa per te… e per questo posso accontentarmi… accontentarmi di piacerti, senza che tu mi possa amare…»

 

Kennedy fece un ultimo disperato tentativo, che però si infranse miseramente sulla determinazione di Willow.

 

«Mi dispiace, Kennedy, l’amore non è accontentarsi…»

 

«Ma sei tu che ti stai accontentando di un ricordo!!!»

 

«E’ qui che ti sbagli. Lei per me non è un ricordo. Lei è il mio sempre. Lei è il centro dal quale tutto parte e a cui tutto ritorna; è la sorgente alla quale attingo e che mi rigenera. E questo non è accontentarsi: è vivere secondo le proprie decisioni. Già una volta ho scelto in base a questi parametri: e non ho sbagliato. Devo seguire il mio cuore, come ho fatto quando ho voluto Tara al posto di Oz. Tu pensi che io stia rinunciando a vivere, ma non è così: semplicemente io so che amo solo Tara, e amerò sempre e solo lei. Ti sto parlando di amore con la A maiuscola. Tutto il resto viene di conseguenza. Stare da sola non mi pesa. Perché io non sono sola, lei è sempre con me. Ora ho fatto silenzio, e posso sentire la sua voce. E… si… lei è sempre stata sdraiata sotto il suo Salice. Ed è ancora lì, lei mi ha sempre aspettato… »

 

Kennedy non sapeva più cosa fare. Si sentiva impotente, mentre una tempesta di emozioni le si era scatenata nel cuore. Prima, la rabbia fortissima. E ora, questo discorso a darle il colpo di grazia. Sapeva di non poter fare più niente. Lo aveva sempre saputo. Per un attimo si era illusa di aver sconfitto il fantasma di Tara. E invece…

 

Silenziosamente, uscì dalla stanza.

 

« Ye living ones, ye are fools indeed

 

Who do not know the ways of the wind

 

And the unseen forces

 

That govern the processes of life. »

 

Serepta Mason

 

Edgar Lee Masters

 

Il giorno di San Valentino giungeva finalmente a termine, e non si poteva dire fosse stato molto proficuo, per Xander, poiché la ragazza alla quale era riuscito a strappare un appuntamento si era rivelata essere un demone, ed egli aveva letteralmente risentito dell’incontro, uscendone malconcio. Ora, finalmente, stava tornando a casa. Sulle spalle, un’altra sconfitta.

 

Appena lo vide entrare, sorretto da Buffy a sua volta seguita dal fedele Spike, Willow subito si informò:

 

«Che è successo?»

 

Il giovane carpentiere sbottò:

 

«Che cosa pensi sia successo? Ho attratto un’altra donna demone. Sarò gay. Ho deciso che diventerò gay. Willow, fammi gay. Avanti, fammi gay.»

 

Leggermente imbarazzata, l’interpellata rispose:

 

«Cosa?»

 

Xander proseguì:

 

«Mi hai sentito. Dimmi solo cosa fare. Sto mentalmente spogliando Scott Bakula, proprio adesso. È un inizio, no?»

 

Con aria sognante, Andrew s’intromise nel discorso:

 

«Il Capitano Archer…». Annuì, perduto nei suoi pensieri, mentre Xander continuava imperterrito:

 

«Avanti, cominciamo questo show gay sull’orientamento gay. Dai, dammi una mano con ‘sta cosa.»

 

«E se cominci semplicemente ad attrarre demoni maschi?» intercalò Buffy, subito seguita da Dawn, che rincarò la dose:

 

«A Clem sei sempre piaciuto!»

 

«Ti servirebbe da lezione...» mormorò Anya.

 

Giles cercò di riportare la Scooby Gang ad un umore un pò più consono alla situazione.

 

«Bambini, è abbastanza.».

 

Ciò nonostante il suo primo richiamo cadde nel vuoto; Xander continuava ad insistere nel suo innocente quanto fuori luogo scherzo.

 

«Avrei bisogno di nuovi vestiti alla moda…».

 

L’Osservatore perse il controllo.

 

«E’ abbastanza! Non avete imparato niente dal caos di stasera? Non c’è tempo per il divertimento e giochi e battutine sull’orientamento sessuale.»

 

Sventolò in aria i fogli che aveva in mano.

 

«Quelli-quelli non sono scherzi. Questo-questo succede. Ci sono delle ragazze che moriranno. Noi potremmo morire. È tempo di diventare seri.»

 

«Sono d’accordo con lei, signor Giles.»

 

Tutti si girarono di scatto verso la porta, sulla cui soglia si stagliavano le sagome di tre persone: due uomini ed una donna li guardavano sorridendo, quasi godendosi il risultato della loro improvvisata sui presenti. La Cacciatrice fu la prima a riprendersi dalla sorpresa. Istintivamente avvicinandosi alla porta, Buffy domandò:

 

«Chi siete voi? E come avete fatto ad entrare?»

 

Il più anziano dei tre le sorrise, e le rispose dolcemente:

 

«La porta non era chiusa a chiave…e, tecnicamente, non siamo entrati: siamo ancora all’ingresso… non entreremmo mai senza invito.»

 

«Oh, grazie dell’educazione!! Non entrate senza invito, eppure vi permettete di ascoltare i nostri discorsi!!» ribattè Xander in evidente imbarazzo.

 

«In ogni caso»riprese Giles «non ci avete ancora risposto. Cosa volete? E soprattutto,chi siete? Erm… o viceversa, insomma.»

 

In tutta risposta, il giovane si aprì la tunica bianca che indossava all’altezza del petto; sulla sua pelle chiara faceva bella mostra di sé un tatuaggio dalla forma di stella a quattro punte.

 

Evidentemente contrariata, Buffy disse: «Non vi abbiamo mica chiesto di farci uno spogliarello e di mostrarci i vostri tatuaggi!! Va bene che Xander prima stava scherzando su…».

 

«Buffy.» La voce glaciale di Giles la interruppe.«Buffy. Facciamo entrare questi signori».

 

Sul volto dei presenti si disegnò un’espressione di stupore. Come era possibile? Prima Giles parlava della minaccia incombente, del fatto che erano tutti in pericolo mortale, e poi faceva entrare tre perfetti sconosciuti?

 

«Questo è scemo…» borbottò Spike.«Dovrebbero veramente studiare gli effetti deleteri della teina in eccesso sulle cellule cerebrali….».

 

«Secondo me fa troppo poco sesso.» sottolineò Anya. «O meglio, non ne fa per nulla. Non guardatemi così! Il fatto che le stupide convenzioni sociali deprechino lo sbandierare in pubblico certe abitudini, non toglie nulla alla loro veridicità!»

 

«Anya, smettila una buona volta… è proprio un chiodo fisso, il tuo!!»Willow rimbrottò il demone, cercando poi di portare luce sul misterioso comportamento di Rupert.

 

«Signor Giles... è sicuro che…»

 

Giles le sorrise rassicurante, mentre si rimetteva gli occhiali ai quali aveva appena dato una bella lucidatina.

 

«Spike, Anya… come ho avuto modo di affermare prima, questo non è certo il momento di scherzare.. non c’è tempo. Per questo e solo per questo ignorerò i vostri commenti assolutamente fuori luogo. Avrete.. avremo presto delle spiegazioni. Coraggio, andiamo tutti in salotto.»

 

Quando la Scooby Gang al completo con Potenziali annesse si fu accomodata alla bell’e meglio in salotto, il più anziano dei tre “ospiti” prese la parola.

 

«Innanzitutto vorrei scusarmi per la nostra apparizione improvvisa…».

 

«Ma si figuri!» nelle parole di Anya era evidente il sarcasmo. «Sa, mister Tonaca Candida, c’è solo in giro il Primo…»

 

«Anya!» la riprese repentinamente Xander «Non è il caso di …»

 

«Oh, lo è, signor Harris.», fu la recisa contestazione della donna. «Sai, forse noi ne sappiamo più di tutti voi messi insieme. Anzi, toglici il forse.»

 

Ora lo strano trio era se possibile ancora più al centro dell’attenzione. Gli occhi di tutti erano posati su di loro, mentre nella stanza era scesa una cortina di teso silenzio.

 

Fu Buffy a romperlo.

 

«Voi sapete… cosa, precisamente? Insomma, chi siete?»

 

«Giusto. Mi sembra corretto iniziare con le presentazioni. Io sono … Ardiber… lei è Aileen, lui Athelstan. Per il resto…»

 

«Lascia perdere il resto, per ora. Come facciamo a sapere che possiamo fidarci di voi?»lo interruppe Kennedy, mentre Dawn, seduta al suo fianco, annuiva, imitata dal resto della Gang.

 

«Possiamo fidarci» si frappose Giles.«Ho già visto quel simbolo. Ne ho una nozione vaga, in realtà pensavo fosse solo una leggenda, ma…»

 

«Giusto!» esclamò Amanda.« Cosa significa quel simbolo che quel ragazzo ha sul petto?»

 

Il tempo delle spiegazioni era cominciato, fu Ardiber a sobbarcarsene il carico.

 

«”Da sotto, divora”. Questo è il Primo a cui accennava prima la signorina Jenkins. Noi sappiamo cos’è, come agisce. Sappiamo del suo ritorno, e soprattutto del perché di questo … rimpatrio. So di dire cose che probabilmente avete già scoperto… il Primo è entrato in azione perché l’aura di energie che proteggeva la Cacciatrice si è in qualche modo infranta col suo ritorno dalla morte. Questo lo ha rafforzato, ed ha sfruttato questa frattura per manifestarsi..»

 

Mentre diceva questo, un’espressione colpevole si dipinse sui volti di Xander, Anya e Willow. Era chiaro che si sentivano ancora responsabili per quello che era accaduto.

 

«Quello che non sapete, è che c’è un modo per restaurare queste energie...»

 

Mormorii di stupore si diffusero per la stanza. Il vecchio monaco aspettò che tornasse il silenzio per continuare a parlare.

 

«Il motivetto vi uscirà ormai dalle orecchie, ma sapete il proverbio, no? “Repetita iuvant”.. “In ogni generazione, è nata una Cacciatrice. Una ragazza, in tutto il mondo. Una Prescelta. Una nata con la forza e la capacità di cacciare i vampiri. Per fermare il diffondersi del Male”. Beh,»aggiunse sorridendo, mentre osservava la stanza gremita di SIT,« sembra che questa generazione sia potenzialmente molto prolifica…» Tossicchiò.« …in ogni caso. Ogni Cacciatrice ha il suo Osservatore, che la guida nella lotta contro il Male. Diciamo, si occupa della parte più…materiale dell’addestramento di una Cacciatrice. Che però, oltre ad avere un Osservatore, ha anche quattro Patrocinatores.»

 

«Patrocinatores???» il viso di Buffy era il ritratto della sorpresa. Si girò verso Giles.« Che è ‘sta roba? Ma signor Giles… lei non mi aveva mai detto…»

 

«Perché non ne ero sicuro neanche io» le rispose l’Osservatore pulendosi gli occhiali. «Ne avevo sentito accennare al Consiglio… ma solo una, massimo due volte … e per di più, diciamo, mentre mi trovavo in un luogo dove forse non avrei dovuto essere…» un lieve rossore colorò il suo viso. «non fate quelle facce!! Non stavo origliando, ero lì per caso. Comunque, pensavo fosse una sorta di leggenda…»

 

«Egli non ha colpa, Cacciatrice.»Ardiber spezzò una lancia a favore di Giles.«L’esistenza dei Patrocinatores è un segreto custodito nel cuore di pochi.

 

Da generazioni l’ordine monastico al quale apparteniamo io ed Athelstan, il mio giovane accompagnatore, scruta nei misteri del cielo e legge i percorsi delle stelle. Agisce in sinergia col Consiglio degli Osservatori… o meglio, col Capo del Consiglio degli Osservatori… e gli indica chi di volta in volta deve essere attivato per combattere il Male. Pacchetto base standard: Osservatore + Cacciatrice.»

 

«Ah… sono loro che individuano le persone e le indicano al Consiglio… Questo spiega perché sembra ci conoscano come se ci frequentassimo da anni. Sinergia… bah… avrei io un paio di cosette da spiegargli sulla sinergia…», pensava Giles, mentre Ardiber continuava nella sua spiegazione. «Ora, come vi ho spiegato prima, la Cacciatrice è circondata da un reticolo di energie. I Patrocinatores a cui vi ho accennato possono rinnovare queste forze, essendo destinati a sovrintendere all’aspetto più propriamente incorporeo della questione. Esiste, in effetti, una procedura che serve a ripristinare il corretto flusso energetico – a ricomporre la crepa attraverso la quale si è insinuato il Primo.

 

È una sorta di dispositivo d’emergenza, non si può dire che i nostri predecessori non avessero la vista lunga. Meccanismo, finora, mai utilizzato, come dimostra il fatto che il nome che ce lo indica è latino e non si è evoluto in senso moderno, al contrario ad esempio di Osservatore o Cacciatrice, nomi che dobbiamo pronunciare spesso e che dunque per facilità sono stati traslati in termini che appartengono al dizionario contemporaneo. Intendo dire, la signorina Summers qui presente è la prima Cacciatrice che torna dall’Aldilà, dunque, non mi stupisco che nessuno sappia nulla della questione. È un caso, più unico che raro, di ritorno dalla morte. A parte Lazzaro, intendo dire, però mi sa che lui non era una Cacciatrice… dunque, unico, nell’ambito a cui ci stiamo riferendo. E »aggiunse scoccando un’eloquente occhiata a Willow, «sinceramente mi auguro che rimanga tale.»

 

«Ecco perché non ne avevo mai sentito parlare!»sussurrò Anya ad Abigail, la Sit di Baltimora che le sedeva di fianco.«Bene!» continuò poi a voce più alta, con un sorriso di evidente soddisfazione sulle labbra.« Allora è facile! Tutto quello che dobbiamo fare è trovare i Patrocinatores e portare a termine la procedura!!»

 

«Giusto!!!» concordò Xander.« Piuttosto… come facciamo a individuare questi… come si chiamano..»

 

«I Patrocinatores sono già stati individuati.» Per la prima volta, il monaco giovane aprì bocca.«Come ha detto giustamente il mio.. Maestro… il mio ordine monastico si occupa di leggere le stelle. Attraverso la comparazione della carta natale della Cacciatrice con altri dati fissi che riguardano la posizione dei pianeti, ovvero, la quadratura di Giove con Plutone, nonché …»

 

«Dacci un taglio, bello.»lo interruppe bruscamente Spike. Athelstan arrossì lievemente, poi continuò:

 

«Dicevo… i parametri fissi… che evidentemente a voi non interessano... ci hanno messo in grado di individuare l’Osservatore e, quando ce n’è stato bisogno, in altre parole… effettivamente solo in questo caso…. i quattro Patrocinatores.»

 

«Pacchetto Completo Full-Optional» lo interruppe Ardiber. «Osservatore + Cacciatrice + Patrocinatores. Ciascun Patrocinator rappresenta un elemento –Fuoco, Terra, Aria, Acqua; da questo deriva il nostro simbolo, la stella a quattro punte che vi ha mostrato prima Athelstan, e che il signor Giles ha riconosciuto. L’unione dei quattro principi primi dà l’energia.»

 

«Uh, sembra facile…» costatò Buffy.«Bene! Coraggio, sputa i nomi e diamoci da fare!!!»

 

«Non è così semplice.» smorzò l’entusiasmo Aileen.«La rottura dell’armonia energetica attorno alla Cacciatrice ha coinvolto anche i suoi Patrocinatores.»

 

Andrew corrugò la fronte, nello sforzo di capire, mentre tutti trattenevano il respiro.

 

«Vedete», continuò Aileen « tutto è strettamente connesso. Legami invisibili ci collegano gli uni agli altri. Per questo la rottura dell’equilibrio che ha coinvolto la Cacciatrice, si è poi riversata sui suoi Patrocinatores. È come se la Cacciatrice e le energie che la proteggono fossero la superficie di uno stagno, e i quattro Patrocinatores che la preservano quattro foglie di ninfea poste al suo interno. Se io getto un sasso nello stagno, inevitabilmente provocherò delle onde, che colpiranno le foglie di ninfea.»

 

«Scusa, se questo è successo.. intendo dire, se queste onde hanno colpito le foglie di ninfea.. e se questa ninfea era vicino a Buffy… molto vicino, a quanto sembra… allora perché noi non ce ne siamo accorti?»chiese Willow esitante.

 

«Willow... » Athelstan per un attimo sembrò soppesare l’esile figura di lei, mentre nel suo sguardo si tratteggiava la compassione. «E’ dolorosamente ironico che proprio tu ponga questa domanda. Forse sarebbe stato meglio che... l’avesse chiesto qualcun altro.»

 

Il viso di Willow si scurì.

 

«Perché? Cos’è questa storia? Perché io non posso… cosa c’entro?»

 

I suoi occhi si incontrarono con quelli del giovane. Sentì un brivido percorrerle la schiena.

 

No. Non poteva essere.

 

Il suo intuito era velocemente arrivato ad una conclusione che la sua razionalità non poteva accettare. Se aveva ragione… allora il senso di colpa sarebbe diventato veramente insopportabile. E sarebbe stata, di nuovo, responsabile.

 

«No. Non è vero, non può essere.» Lacrime cominciarono ad imperlarle gli occhi. Buffy, dopo uno sguardo d’intesa con Giles, si alzò, e andò ad abbracciare la sua migliore amica. Avrebbe voluto risparmiarle il dolore, ciò nondimeno non era in grado di farlo… poteva solo starle vicino..

 

«Ehi. Aspettate. Io sono rimasto indietro» Xander cercò di rendersi conto della situazione.

 

«Xander. Sei davvero impossibile!!» sbottò Anya.«Tutti l’hanno capito, hai bisogno dei sottotitoli? Uno dei Patrocinatores era Tara.»

 

Kennedy impallidì di colpo. Di nuovo, fu silenzio; si sentiva solo Willow che singhiozzava, appoggiata sulla spalla di Buffy, che, cercando di consolarla, le sussurrò:

 

«So che ti senti in colpa… invece guarda il lato buono: vuol dire che probabilmente… Tara…» Esitò un attimo, conscia della rilevanza di quello che stava per dire«… Tara tornerà tra noi.»

 

Giles si pulì gli occhiali. Mentre li rimetteva, disse:

 

«Spiegateci meglio. Chi sono gli altri Patrocinatores? Dobbiamo per forza richiamare Tara, o può essere sostituita? »

 

Ardiber riprese a parlare con voce pacata.

 

«Purtroppo… o per fortuna… abbiamo bisogno specificamente di Tara.. Come posso spiegarvi… e’ come- non so, avete presente i lucchetti a combinazione? Per essere aperti, la combinazione da inserire è una, ed una sola. Se è 6479, non posso mettere, che so, 5469 o 3479. Capite? Ed in questa vita ognuno di noi è unico ed irripetibile.»

 

Giles non sembrava molto convinto.

 

«Scusate, in concreto questo significa che stiamo parlando ex professo di far tornare indietro una persona dalla morte. Mentre prima si era detto…»

 

«Capisco la sua preoccupazione, signor Giles» lo prevenne Aileen. «Vorrei però farle notare che non sta scritto da nessuna parte che chi torna debba farlo… per sempre.»

 

A queste parole, Willow sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé. Si strinse più forte a Buffy, cercando in lei un sostegno. La speranza di riavere Tara… quanto era durata???

 

La Cacciatrice, comprendendo la situazione emotiva della sua amica, cercò di sviare il discorso.

 

«E… le altre tre persone… chi sono?? Intendo dire… il tutto, ha esercitato i suoi effetti solo…»

 

«Purtroppo no.» Nella voce di Ardiber c’era una nota di desolazione. «Anche un altro Patrocinatores ha pagato lo scotto della situazione. Una ragazza di nome Cassandra.»

 

A quel nome, Buffy sobbalzò. Fu lei, questa volta, a ricercare l’abbraccio di Willow, quasi inconsciamente.

 

«E’ per questo, Cacciatrice, che tu nonostante tutto non sei riuscita a salvarla. Ormai il processo è innescato. Invece per fortuna, il terzo Patrocinator…».

 

«Sono io.» Athelstan interruppe maestosamente Ardiber. «Ed il quarto… è Andrew…»

 

Improvvisamente al centro dell’attenzione, il ragazzo arrossì. Si alzò un coro di mormorii di sorpresa mista a disapprovazione.

 

«Oh, no…» esclamò Anya, scuotendo la testa «oh, no… non nelle mani di capitan Archer…».

 

«Ehi!!» ribatté Andrew punto sul vivo «Ehi! Non pretendo mica che mi osanniate... è vero, mi considerate un fallito…».

 

Anya gli lanciò uno sguardo eloquente, sapendo di esprimere un parere comune.

 

«Ok. Ok. Sono un fallito. Non ho superpoteri. Non sono uno stregone… ho frequentato le compagnie sbagliate…sono una nullità... e appunto per questo voglio la mia occasione di riscattarmi. Anche se la cosa vi fa venire da ridere.»

 

«Il ragazzo ha ragione» intervenne Aileen. « Inoltre, questa è la nostra unica possibilità.»

 

«Ok.» Buffy sembrava ancora scettica, anche se era posta dinanzi all’evidenza dei fatti. «A parte questa novità di … lui, insomma... come facciamo a riprenderci Tara e Cassie?»

 

«Ebbene» intervenne Ardiber «Entrambe si trovano in una Dimensione Parallela alla nostra. Non è poi così difficile. Non sappiamo esattamente dove rintracciarle, anche se per sopperire a questa manchevolezza ci basterà un mero incantesimo di localizzazione prima di aver effettuato il sortilegio di accesso alle Dimensioni Parallele. Inoltre, il tutto è facilitato dal fatto che noi possediamo in incognito un’arma molto potente, grazie alla quale nessuno potrà ostacolarci.» Il suo sguardo, espressivo, si posò su Dawn.

 

«La Chiave è energia. È un portale. Ora, il fatto che Glorificus non sia riuscita a sfruttarla adeguatamente non toglie nulla alla sua reale natura.» Il monaco tacque per un istante, leggendo l’effetto della sua dichiarazione sul volto dei presenti.

 

«Ragazzi, suvvia... non guardatemi così… non fate quella faccia … come potete stupirvi del fatto che sappiamo della Chiave? Per non parlare di Glorificus!!! Molti -troppi fratelli sono morti per causa sua!»

 

«Ehi tu, ascoltami bene. A parte il fatto che la tua veste lì non è affatto uguale a quella dell’altro con cui avevo parlato…».

 

«Nel cuore del Signore siamo tutti fratelli, Buffy…».

 

«Comunque. Non permetterò a nessuno di toccare Dawn. A nessuno, sono stata chiara? Per nessun motivo.» affermò la Cacciatrice, alzando il braccio destro davanti alla sorella, per sottolineare le sue parole.

 

Willow si scostò di scatto dall’abbraccio di Buffy. Come poteva essere così egoista? Stava per ribattere in malo modo all’amica, ma Aileen l’anticipò.

 

«Calma i tuoi ardenti spiriti, Prescelta. Devi capire che i mezzi usati sono commisurati allo scopo. Glorificus voleva scatenare l’Inferno sulla terra – e, detto tra noi, aveva un po’ troppo il senso della spettacolarità e dell’esagerazione… a noi basteranno poche gocce del sangue della Chiave: sapremo dove dovremo andare, e per colpire il centro del bersaglio non c’è bisogno i miriadi di frecce: ne basta una sola, se scagliata con precisione.»

 

«Il ragionamento mi sembra fondato e logico, Buffy…» rilevò Giles, pensosamente, cercando di smuoverla.

 

«Giles ha ragione. Si, sono d’accordo. Consideratemi a vostra disposizione». Fu la stessa Dawn, questa volta, a rompere gli indugi, scostando il braccio della sorella ancora parato di fronte a sé. «Buffy, non guardarmi con quell’aria… finora sono stata inutile, assolutamente e completamente inutile. La mia presenza è stata irrilevante…»

 

«Non è vero! Non sei irrilevante!!» intervenne Anya.«Da quando sei arrivata tu i nostri problemi sono triplicati, quadruplicati!! Per i guai, che poi devono sempre risolvere gli altri, tu sei come il miele per le api!!»

 

«Ahn, per favore…» cercò di bloccarla Xander. Ma ormai la giovane donna era inarrestabile.

 

«Oh, guarda un po’ chi si erge in difesa di Dawn! Alexander Lavelle Harris!! Il cavaliere in armatura! Cos’è, il tuo sesto senso ha percepito l’argomento “perdenti & inutili” ed ora tu in quanto re della categoria vuoi dire la tua?!»

 

«Adesso basta.» Buffy bloccò lo show di Anya.«Non è questo il momento di lavare i panni sporchi in pubblico. Per quanto riguarda la storia di Dawn... va bene. Però accetto solo se mi garantite che non correrà alcun pericolo.» volle cautelarsi la Cacciatrice.

 

«Tranquilla.» la rassicurò Athelstan. «Non le succederà nulla.»

 

«Aspettate!!» l’urlo improvviso di Andrew fece sobbalzare tutti. Con le lacrime agli occhi, il ragazzo continuò:

 

«Voi state lì a cincischiare su Dawn... ma qui ... Dobbiamo muoverci!!! DOBBIAMO MUOVERCI!!!! Lui… le ninfee, lo stagno… sono una specie di bomba ad orologeria… sto per morire!!! Presto, muoviamoci, come si fa a fare ‘sta cosa?? Facciamolo subito, ORA!!!!»

 

«No» gli rispose calmissimo Athelstan. «Aileen deve ancora sistemare un paio di particolari. Se per voi tutti va bene, eseguiremo l’accesso alle Dimensioni Parallele domani mattina.»

 

«Va bene. Penso anch’io sia meglio così… abbiamo tutti bisogno di riposo. Coraggio, bambini, tutti a letto.» disse Giles.

 

Con sua propria sorpresa Buffy riuscì a ritagliare un posto anche per i tre nuovi arrivati, poi se ne andò a letto anche lei, borbottando:

 

«Meno male che devono invocare solo i miei, di come-cavolo-si-chiamano. Altrimenti, con tutte ‘ste Potenziali… Dio mio, meglio che non ci pensi neanche…».

 

Al piano di sopra, Willow non riusciva a prendere sonno. Infastidita dal cicaleccio continuo delle SIT che condividevano con lei la stanza, ancora sconvolta dalla portata delle rivelazioni apprese poco prima, continuava a girarsi e rigirarsi nel sacco a pelo.

 

«Ehi, fortuna mia che hai deciso di dormire nel sacco a pelo! Se ti avessi avuta qui di fianco nel letto, sarebbe stato peggio che essere sulle montagne russe!!!», affermò caustica Kennedy, osservandola dall’alto del suo materasso.

 

«Lasciami stare, Kennedy.» disse Willow alzandosi di scatto. «Vado a farmi una camomilla…»

 

Così dicendo, Willow uscì dalla camera, e si diresse in cucina. Notò con stupore che la porta era socchiusa; dallo spiraglio penetrava un flutto di luce. Si accostò ulteriormente, ora poteva sentire anche delle voci. Si sforzò di individuarle.

 

«Giles… e quei tre là … ma… stanno parlando di me!!!» sinuosa come un gatto, Willow si avvicinò ancora di più, per avere una percezione più chiara dei suoni.

 

«Povera Willow…» stava dicendo il ragazzo giovane «Stasera deve proprio essere rimasta colpita …»

 

«Sapeva già, però, che la morte di Tara era imputabile a lei, anche se non aveva perfetta coscienza del meccanismo. È molto intuitiva, come peraltro avete potuto costatare anche voi stasera. Grandi capacità, ciò nondimeno dal punto di vista del carattere indubbiamente ci sono alcune lacune, prima tra tutte, l’emotività».

 

«Questo è ... Rupert … » pensò Willow. «Ma perché la sua voce è così fredda mentre parla di me? Sembra stia schedando uno dei suoi libri …».

 

Si sforzò di ricacciare indietro le lacrime e di concentrarsi ancora sul discorso che, nel frattempo progrediva. Ora era Ardiber a parlare.

 

«Per questo, Rupert, forse è meglio che per adesso ci teniamo per noi il resto della storia».

 

«Si, hai ragione, Ardiber. Sono d’accordo.»

 

«Io no.» Ubbidendo ad un irrefrenabile impulso, Willow era entrata in cucina, ed ora fronteggiava i suoi interlocutori con aria di sfida. «Se pensate che io sia quella che ero vi sbagliate di grosso. È vero, la magia ora è parte di me. Ma il suo uso non soggiace più a criteri puramente emotivi. Ho imparato molte cose. E non sa quanto mi ferisca, signor Giles, dato che è stato proprio con lei che ho cominciato il cammino della redenzione, che sia proprio lei a fare certe osservazioni.»

 

Incontrando il suo sguardo di fuoco, Giles abbassò gli occhi.

 

«Dunque, hai sentito.» le chiese, un po’ retoricamente.

 

«Ho sentito. Ora che so che c’è qualcosa da sapere, non posso non sapere, lo sa, vero?».

 

Per un attimo, il silenzio riempì la cucina. Poi, improvvisamente, Athelstan si alzò, e, presala per un braccio, la condusse in giardino, cercando di fare il meno rumore possibile mentre si destreggiava nel sorpassare i corpi addormentati che riempivano il salotto.

 

«Se vuoi sapere, è un tuo diritto.» sussurrò, quasi impercettibilmente.

«Gli occhi miei potrà chiudere l’estrema

 

ombra che a me verrà col bianco giorno;

 

e l’anima slegar dal suo soggiorno

 

un’ora, dei miei affanni più sollecita;

 

ma non da questa parte della sponda

 

lascerà la memoria dove ardeva:

 

nuotar sa la mia fiamma in gelida onda,

 

e andar contro la legge più severa.

 

Un’anima che ha avuto un dio per carcere,

 

vene che a tanto fuoco han dato umore,

 

midollo che è gloriosamente arso,

 

il corpo lasceranno, non l’ardore;

 

anche in cenere avranno un sentimento;

 

saran terra, ma terra innamorata.»

 

Quevedo, «Amore costante al di là della morte»

 

I primi raggi del Sole, figli dell’Alba che rosea stava trionfando sul nero dominio della Notte, avevano colto Buffy indaffarata in cucina.

 

«Oggi non mi fregano»pensava. «Con la scusa che sono un po’ dormigliona mi becco sempre i resti della colazione altrui, per non parlare del caffè!! Sempre freddo! Hanno ragione quelli che dicono che il mattino ha l’oro in bocca, chi si alza tardi qui rimane a bocca asciutta… » Spense il caffè ormai in ebollizione.« E i cereali? Pfui!! Mi becco sempre il sacchetto vuoto!… Ingordi!Ma da oggi si cambia solfa, gli farò vedere io chi è veramente la Cacciatrice!»

 

Il rumore della porta alle sue spalle le annunciò che la sua solitudine ai fornelli era già finita.

 

«’Giorno Buffy…» la salutò Willow, la voce ancora impastata dal sonno.«Come mai sei alzata così di buon’ora?»

 

«Mah, stamattina Aileen è andata via presto, non so perché, ma ha fatto un po’ di rumore, facendomi pentire di aver ceduto la mia camera alle altre Sit.. che ci vuoi fare, cercavo di ottemperare ai miei doveri di padrona di casa.. comunque, dormire in salotto non è poi così male. Stranamente poi non riuscivo più a prendere sonno, forse anche perché metà delle persone che dormono con me russano, così ho deciso di alzarmi prima… per fare una colazione decente! Solo il richiamo del cibo per me è più forte di quello del sonno, lo sai… tu invece?»

 

«Dopo tutto quello che è successo ieri… con tutto quello che può succedere oggi ... ti dirò, ho avuto una notte un po’ agitata. È come se mi balzasse fuori il cuore dal petto. Ho paura che vada storto qualcosa, ma non vedo l’ora di agire. Ho deciso di alzarmi presto per meditare un po’, sai, le prime ore del mattino sono le più indicate per la meditazione… »

 

«Will… raccontamela giusta…»la Cacciatrice si avvicinò flessuosamente alla sua migliore amica, con fare complice. «Un po’ di caffè??? Guarda, l’ho appena fatto…»

 

Ancora mezza addormentata, stupita dall’improvviso moto di generosità dell’altra, che non riteneva certo disinteressato, Willow guardò con aria interrogativa Buffy, mentre quest’ultima gentilmente le versava il caffè nella tazza.

 

«Dai, non fare la santarellina… » la stuzzicò ulteriormente la Cacciatrice. «Ieri notte… giovane ed aitante ragazzo tatuato…le voci corrono!!! Ho delle testimoni pronte a giurare che ieri sera, dopo che tutti noi innocentemente cadevamo tra le braccia di Morfeo, voi due ve la siete svignati alla chetichella!!!» Buffy ammiccò. «Avanti, vai con i particolari!!!»

 

Willow scosse il capo, per un attimo incredula.

 

«Buffy, tu sei la prima ad esserti alzata… come hai fatto a parlare con altri?» costatò sospettosa.

 

Buffy sorrise maliziosamente.

 

«In effetti, la testimone sono io… diciamo che dormire in salotto ha i suoi lati positivi, dopo tutto… ma non dilunghiamoci in inutili particolari… sputa il rospo!! Com’è lui?»

 

«Ma che schifo!!! Perché dovrei sputare proprio un rospo?! Lo sai che detesto tutto ciò che è verde e gracida!!! E poi, scusa , dove sei stata negli ultimi anni? Buffy?! Ora sono gay… e tu sei anche la prima a cui mi sono aperta… E ieri… Non è assolutamente successo nulla. Nulla… di quel genere. Per di più, dopo quello che abbiamo scoperto…»

 

Alla reazione dell’amica, Buffy scoppiò in una risata argentina.

 

«Lo so, lo so… però è troppo bello prenderti in giro al mattino, quando non riesci ancora a connettere.. dovevi vedere la tua faccia… “Buffy? Ora sono gay… “ Ah, che risate... Potrei morire…»

 

Willow guardò la sua amica un po’ storto sopra la fumante tazza di caffè che aveva davanti, ma nonostante si sforzasse di tenere un’aria imbronciata, non riuscì a non farsi contagiare dal buonumore dell’altra.

 

«Oh!! Finalmente ti vedo sorridere!! Attenzione, gente!Buffy l'Ammazza-Cattivo-Umore ha colpito ancora! E dato che mi sembri sul verso giusto, ti va di raccontarmi cosa è successo ieri sera? Seriamente, però» disse la Cacciatrice asciugandosi una lacrimuccia, e tornando a calarsi nella sua versione seria da «amica-con-cui-confidarsi».

 

«Si, si, certo che mi va. Vedi, Buffy…» La strega sembrò esitare.« Ieri Athelstan ed io abbiamo parlato di Tara.»

 

La strega s’interruppe bruscamente.

 

«Willow.»la incoraggiò Buffy. Sapeva quanto l’argomento aveva il potere di smuovere la sua amica, e non desiderava spingersi troppo oltre, non voleva forzarla più del dovuto. Se non aveva intenzione di parlarne, andava bene lo stesso.

 

«No, va tutto bene, Buff. Hai presente... il fatto di doverla andare a prendere nelle Dimensioni Parallele, in modo che possa prendere parte al Rito per restaurare le tue energie, e tutto il resto. Ieri, quei tre hanno affermato di non sapere precisamente in quale delle Dimensioni Parallele si trovi Tara. Sai che c’è di nuovo? Hanno mentito. In breve, loro sanno già dove si trova.»

 

«Hanno mentito? Eh, lo diceva sempre mia nonna… “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio“… però scusa, a prescindere da questo fatto, non va poi così male, no? È fatica in meno per te che non devi fare l'incantesimo di localizzazione. Perderemo meno tempo e avremo maggiori possibilità di successo immediato!!» Con voce squillante, Buffy cercò di rimarcare i lati positivi. «Scusa… come mai io vedo tutto rose e fiori e tu no?»

 

Willow le prese la mano.

 

«Tara si trova nelle mani di Glorificus, all’Inferno.»

 

Buffy ammutolì, impallidendo. Dovette sedersi. Certo la notizia era riuscita a coglierla in contropiede; ora, oltre alle rose poteva vedere anche le spine.

 

«Che…?»

 

Willow si spostò di fianco a lei.

 

«Quando Glorificus ha assorbito le energie che mantenevano la coerenza della mente di Tara…». Sospirò per un attimo. Tornare a quei momenti era sempre doloroso; si sforzò però di andare avanti. «…quel giorno, alla fiera… e fino a quando io non sono riuscita a ripristinare la situazione iniziale… una parte di Tara è stata Glorificus, o per lo meno in Glorificus, e per questo hanno partecipato delle reciproche essenze che sono state una finché di nuovo io non le ho separate. Questo ha creato un legame, tra loro. Così ora, a quanto ho capito, Tara appartiene a Glorificus, perlomeno per quanto riguarda il suo status post mortem: ne è attratta come del metallo con una calamita.»

 

«Come la Luna per la Marea!» urlò piangendo il suo cuore, tuttavia Willow subito lo zittì, non permettendo alle sue lacrime interiori di raggiungere gli occhi.

 

«Pensavo di averla ritrovata, e invece…» il suo volto si scurì. «Gloria ora si sta godendo la sua vendetta.»

 

La vendetta è un piatto che va gustato freddo. E la Bestia se lo stava gustando, boccone dopo boccone. Mentre lei era lì, impotente.

 

Willow tacque un attimo, rabbrividendo, laddove nella sua mente si disegnavano scenari apocalittici. Uno dei motivi che l’avevano fatta andare avanti dopo la dolorosa perdita della sua amata era la speranza che ella riposasse in un luogo di pace e di ristoro, degno di accogliere nella tranquillità che le era dovuta la sua pura e giovane anima troppo prematuramente strappata agli affetti terreni. Ciò nondimeno ora anche l’Ultima Dea si era miseramente sbriciolata, ed i suoi frantumi avevano seminato molte domande nel fertile campo della Mente di Willow, irrigata dal Dubbio. In che condizioni si trovava Tara? Qual era la pena che Gloria aveva deciso di infliggerle, nella sua immensa crudeltà e suprema disumanità?

 

Buffy dal canto suo non sapeva cosa dire. Tara, la dolce Tara… la timida ed insicura ragazza che come lei aveva vissuto la terribile esperienza della morte materna; l’unica che era veramente riuscita a starle vicina quando di nuovo aveva dovuto affrontare la vita dopo essere tornata dal Paradiso… La giovane donna che era stata come una seconda madre, per Dawn. Sempre così disponibile, così buona. Non si meritava questo.

 

No. Non meritava l’Inferno, bensì il Paradiso.

 

«Will… ci sarà qualcosa …» Si sforzò di essere convincente, eppure le sue parole non sembravano persuasive neanche alle sue stesse orecchie.

 

«Si. C’è.» Willow alzò la testa con fare deciso. «Hai sentito ieri sera, no?? Andremo a riprenderla. Probabilmente dovrò lottare contro Gloria, non la lascerà andare così facilmente. Sarà una sorta di catabasi… Però questa volta vincerò io. Senza ombra di dubbio.»

 

«Willow…»obbiettò debolmente Buffy. «Uhm.. a parte la catabasi, che non so cosa sia… Tu lo sai, io sarò sempre dalla tua parte… ma… insomma, non posso non essere realista e metterti sull’avviso… sappiamo quanto sia potente Miss Congeniality, e, ammesso che tu riesca a batterla, e riportare indietro Tara… beh, hai sentito cosa ha detto Aileen… sarà una cosa temporanea, intendo dire, Tara dovrà tornare…»

 

«Non dirlo, Buffy.» la bloccò la strega. «Non dirlo. Tara non tornerà da Glorificus.»

 

La loro conversazione fu bruscamente interrotta dall’arrivo in cucina di quattro affamatissime Sit, che reclamarono subito la loro abbondante razione mattutina di vitamine.

 

«Almeno il caffè l’ho bevuto caldo» pensò desolata Buffy mentre con circospezione Willow la conduceva in un luogo dove era sicura che nessuno le avrebbe sentite.

 

Una decina di minuti dopo, quando tornarono, l’eccitazione regnava sovrana in casa Summers: l’attesa per il passaggio alle Dimensioni Parallele era altissima. Andrew non stava più nella pelle, e girava tormentando ogni malcapitato gli capitasse sotto tiro, attirandosi insulti di ogni tipo, specie da Anya. Era riuscito ad esasperare persino il calmissimo Athelstan.

 

Solo Kennedy sembrava quasi impermeabile all’atmosfera che la circondava. Sedeva in disparte, sola. Willow se ne accorse.

 

«Eppure ieri sera sembrava di buon umore…» considerò, mentre la raggiungeva.

 

«Hey.» cercò di rompere il ghiaccio.

 

«Hey.» Nel risponderle, Kennedy non la guardò neanche, continuano a fissare la tazza ormai vuota di fronte a sé.

 

«Kennedy…» la strega ritentò. «Io… so come ti senti.»

 

«Non puoi saperlo.» fu la brusca risposta.

 

«Beh, posso… immaginarlo…» rilanciò esitante Willow.

 

«No, non puoi. Mi passerà, non preoccuparti. Lasciami stare, però, eh? Per quello che mi riguarda, io vado a farmi un giro. Non mi va di vedere il sequel di “Cuori innamorati si ritrovano”. Grazie dell’interessamento… però non mi devi delle spiegazioni. Non mi devi niente. In fondo, come dire, noi non siamo mai state realmente insieme, no? L’ipotesi non l’hai mai neanche contemplata. E SMETTILA, TU, DI FARE L’IDIOTA!!!» Gli ultimi riverberi della sua rabbia furono riservati ad Andrew, che si beccò pure un bello spintone dalla Sit mentre questa gli passava di fianco come una furia.

 

Willow non poté far altro che osservarla impotente.

 

«Ma ora… non devo distrarmi.» considerò.

 

Uscì in giardino, dove si mise a meditare, per trovare un po’ di tranquillità. Nel frattempo, con l’aiuto di Dawn, Giles e Athelstan avevano portato a termine con successo l’incantesimo di localizzazione per Cassie.

 

Il Rito vero e proprio di passaggio alle Dimensioni Parallele, tuttavia, si sarebbe svolto non in casa, bensì in un punto di alta convergenza energetica: sotto la Torre dalla quale la Bestia bramava di sacrificare la Chiave.

 

«Sono pronta. Che dobbiamo fare?» Dawn, eccitatissima, non riusciva ad aspettare.

 

«Innanzitutto devi stare tranquilla e zitta, o non ti farò mai più fare nulla del genere, in futuro.» la rimbeccò Buffy.

 

«Ehi! Che rottura che sei, per una volta che mi fanno fare una cosa interessante, mi rompi le uova nel paniere…»

 

«Certo! Tu stai prendendo sottogamba la situazione!! E per quanto riguarda le uova…»

 

Provvidenzialmente, s’interpose tra le due Giles.

 

«Calma. Ora andremo da Ardiber, che ci aspetta alla torre; lì ci raggiungerà anche Aileen. Coraggio, chiamate Willow … si parte.»

 

A bordo dell’auto rossa di Giles,i cinque raggiunsero velocemente la Torre eretta dai fedeli di Glorificus.

 

Nonostante fossero passati ormai quasi due anni, sia Buffy che Dawn si trovarono emotivamente quasi impreparate quando giunsero nel tetro luogo che era a suo tempo stato prescelto per il sacrificio della Chiave. Il tempo non aveva sanato i bui ricordi che quel semplice traliccio di metallo evocava nella mente delle due sorelle.

 

Ardiber si accorse del malessere delle sue due giovani amiche, e cercò di distrarle dal doloroso passato riportandole al dovere della situazione presente, con un breve briefing informando il gruppo che il livello energetico dell’area non era sceso: l’accesso alle Dimensioni Parallele era effettuabile senza problemi di sorta.

 

«Spero abbiate portato tutto l’occorrente con voi» s’informò.

 

«Sì, Maestro» lo rassicurò Athelstan, con un lieve inchino di deferenza.«Abbiamo fatto un po’ di fatica a farci stare tutto e tutti dentro … ma ce l’abbiamo fatta.»

 

«Benissimo, allora andate a prenderlo.» concluse seraficamente il vecchio monaco.

 

«Armiamoci e partite, eh?!» brontolava Buffy, mentre scaricava dal bagagliaio un pesante braciere.«Se non fosse che rispetto gli anziani, glielo sbatterei in testa, ‘sto robo!!!»

 

«Abbi un po’ di rispetto!!» esclamarono all’unisono Giles ed Athelstan.

 

«Rispetto, rispetto… però poi la parte del facchino tocca sempre a me! Solo perché sono la…»

 

Una frenata interruppe la geremiade della Cacciatrice.

 

«Eccole! Sono loro!» esclamò Athelstan.

 

«Eccole? Loro? Non aspettavamo solo…» indagò Buffy, mentre si volgeva verso la macchina, curiosa di scoprire chi fosse l’inatteso ospite.

 

Le portiere argentate dell’automezzo si aprirono, dischiudendo la strada ai propri passeggeri. Per un breve attimo, Buffy rimase abbagliata dalla luce del sole che si rifletteva sul vetro, e socchiuse gli occhi, portandosi la mano di fronte al viso.

 

«Hey, B.»

 

Sembrò che qualcuno avesse gettato un secchio di acqua gelata sulla bionda Cacciatrice. Per un attimo il suo esile corpo si irrigidì.

 

Accanto ad Aileen, c’era Faith.

 

I suoi occhi diventarono due fessure, nel tempo in cui le due nuove arrivate colmavano la breve distanza che le separava dal resto del gruppo lì ad attenderle.

 

«Faith. Che ci fai tu qui?» chiese Willow, scurendosi in volto, laddove lo stesso stato d’animo si tratteggiava sul viso di Buffy.

 

«B., Rossa… Dawn.. signor Giles… non fate quella faccia… sono qui per aiutare…non vi hanno spiegato, eh? Che carini!!! Volevano farvi una sorpresina, e sembra ci siano riusciti!» constatò Faith, mentre Dawn le lanciava eloquenti occhiate di odio.

 

Aileen percepì la tensione che aumentava con lo scorrere dei secondi, e si affrettò per quanto possibile a gettare acqua sul fuoco.

 

«B. … cioè, Buffy, e voi tutti, ascoltatemi prima di trarre conclusioni affrettate. Il passaggio nelle Dimensioni Parallele è un incantesimo molto pericoloso. Chi varca la Soglia ha bisogno di essere scortato da un compagno, che veglierà su di lui mentre la sua essenza percorrerà le Dimensioni; qualcosa che mantenga il contatto con la Dimensione del qui ed ora. Deve essere una persona molto forte.» spiegò brevemente la donna. «La più forte.»

 

«La Cacciatrice» Faith disse semplicemente,«ed eccomi qui…Buh!!»

 

«Bene… ora ci è tutto chiaro, grazie della spiegazione.» Si intromise Willow. « Possiamo cominciare? È tutto pronto?» continuò, rivolgendosi a Giles, che annuì silenzioso. Evidentemente anche lui non gradiva molto la presenza dell’altra Cacciatrice.

 

«Allora, andiamo.» esortò la strega. La sua avversione per Faith certo non era sopita, anzi, il rivederla aveva provocato in lei un moto quasi di disgusto. Ciò nondimeno non era questa la priorità delle cose. L’altra Cacciatrice non era certo uno zuccherino, lo sapeva, ma era utile per l’incantesimo. Potevano chiudere un occhio, e se Buffy e Faith avevano qualcosa da dirsi, se volevano litigare o fare a botte, beh, potevano -dovevano- farlo dopo il sortilegio. Dopo potevano anche scannarsi, insultarsi. Ora non c’era tempo. Bisognava andare, bisognava agire. Ogni minuto di attesa era un minuto di sofferenza in più per Tara… un minuto in più lontana da lei.

 

Strinse i pugni, finché le unghie le si conficcarono dolorosamente nel palmo.

 

Andare avanti non era stato semplice, ma forse ora anche il suo personalissimo Inferno stava per finire.

 

«Amore… sto arrivando…la salverò.» promise a sé stessa mentre si sedeva di fronte a Buffy.

 

«Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l’etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.

[…]

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.»

Dante, If, III

 

«Amore… sto arrivando…la salverò.» Willow promise a sé stessa mentre si accingeva ad iniziare con Buffy l’incantesimo di accesso alle Dimensioni Parallele.

 

Aveva nelle mani un contenitore di terracotta, con dentro una piccola quantità di liquido ematico di Dawn. Si meravigliò del suo colore così scuro. Forse per uno strano gioco della sua fantasia, il sangue di Tara le era sembrato molto più brillante, rifletteva, mentre lo spargeva accuratamente per terra, attorno ad un piccolo braciere dorato, nel quale con delicatezza successivamente posò delle foglie di pioppo nero, l’albero cultuale della dea della morte, e di pioppo bianco, sacro a Persefone come dea della rigenerazione, alle quali subito dopo diede fuoco, servendosi di un fiammifero.

 

Il fogliame pian piano si incendiò, emanando un fumo acre e bianco. Buffy e Willow si guardarono per un attimo, e dopo essersi scambiate uno sguardo d’intesa chiusero entrambe gli occhi, mentre con voce chiara e decisa la strega principiava l’incantesimo.

 

«Persefone, dea suprema senza pietà, regina del lutto. Accetta il mio dono di sangue. Aprici le Sacre Porte per il passaggio alle Dimensioni Parallele.»

 

Willow gettò nel caldano un pezzo di corteccia di cipresso bianco.

 

«Caronte, che garantisci il passaggio, accetta il mio pegno.» Buffy gettò una monetina nel braciere. «Portaci da Tara!!»continuò la Cacciatrice, gettando tra le fiamme un ritaglio di un vestito della strega bionda.

 

Appena il pezzo di stoffa cadde, moltissime scintille si sprigionarono, ed il fumo divenne sempre più denso, avvolgendo le due ragazze mentre il suo colore da bianco assumeva tutti i toni del grigio, fino a diventare nero. Quando poi questo si dissolse, le due erano irrealmente immobili, così come il fuoco tra di loro; sembravano imprigionate in un’istantanea.

 

«Ce l’hanno fatta!! Sono passate!!» esclamò con enfasi Athelstan.

 

«Bene… allora è il nostro turno. Coraggio, verginello. Andiamo.» Faith si sedette per terra, attendendo che anche il suo compagno di viaggio facesse lo stesso.

 

Quando Faith finì di pronunciare la formula, Athelstan sentì un improvviso giramento di testa, mentre percepiva il fumo condensato ed acre che lo avvolgeva, insinuandoglisi nelle narici. Sentì le mani diventare improvvisamente molto fredde, e così pure i piedi, laddove per un attimo gli parve che il suo corpo fluttuasse nel vuoto. Quando questa spiacevole sensazione lo ebbe abbandonato, aprì gli occhi, e si alzò. Sembrava che il sangue avesse cominciato a ricircolare nelle sue estremità. Dal canto suo Faith rimase seduta, invece, immobile nella stessa posizione.

 

Il giovane monaco si guardò intorno.

 

Si trovava in un giardino bellissimo, circondato da alberi da frutto, pieno di stupendi fiori. Una lieve e fresca brezza soffiava, temperando il sole che splendeva alto nel cielo azzurro.

 

«Chi sei?» chiese una voce femminile alle sue spalle. Si girò, per risponderle.

 

«Io.. sono Athelstan.»

 

«Ciao.. Ti aspettavo. Io sono Cassandra.» La ragazza gli sorrise dolcemente. «Sapevo che saresti venuto. Dobbiamo tornare… È per lei, vero?»

 

«Di certo non smentisce la fama del suo nome», considerò Athelstan annuendo.

 

«Andiamo, allora. Non perdiamo tempo. Io ormai appartengo a questo posto, e a questo posto ritornerò. Ma sappi che il Sacrificio troverà un altro Agnello. Un Agnello che laverà la sua Colpa quando lo sbaglio non sarà equivoco, ma scambio. Modifica le tue Stelle, e guarda avanti.» lo incitò lei.

 

«Ehm… grazie.. ma non capisco… » mormorò Athelstan.

 

«Presto la Luce squarcerà il velo della non conoscenza.» preannunciò la giovane.

 

«Molto più facile del previsto….» pensò Athelstan mentre, raggiunta Faith con Cassandra, si apprestava a recitare la formula del Passaggio.

 

Willow respirò profondamente, per cercare di contrastare il forte giramento di testa, raccogliendo ogni singola forza del suo corpo, e riprendendo possesso delle sue facoltà. Si concentrò profondamente, lasciando via libera alla forza che aveva accumulato con lunga meditazione; sentì il vigore che si diffondeva ad ogni suo singolo capillare, mentre il sangue cominciava nuovamente ad irrorarli.

 

Aprì lentamente gli occhi, ma era buio.. a malapena scorgeva la sagoma di Buffy, immobile seduta di fronte a lei. Inoltre, la temperatura era bassissima.

 

«Tara…» pensò«ma dove..»

 

All’improvviso, l’ambiente fu rischiarato da una fortissima luce. Presa in contropiede, Willow ci mise un attimo per capacitarsi della situazione.

 

Rimase scioccata dalla vista che le si offrì.

 

Davanti a lei, Tara, legata; segni rossi le deturpavano la pelle candida. Strisce di sangue…

 

«Tara!!!NOOO!!» Il suo primo istinto fu quello di lanciarsi a soccorrerla. Scattò, ma andò a sbattere contro qualcosa di molto denso ed invisibile che la trattenne.

 

«Tara! Tara!» Willow continuò ad urlare, mentre cercava di divincolarsi.

 

«Ah. È l’amante!! È così carino..» nonostante non riuscisse a vederla, Willow sapeva a chi apparteneva quella voce. Gloria.. Le urlò contro tutta la sua rabbia.

 

«Lasciala andare, hai capito? Lasciala andare!!!»

 

«No!!» improvvisamente la dea si materializzò di fronte a lei, e la colpì violentemente.

 

«Sorpresa!» continuò ad infierire sulla malconcia strega. « Ti piace la mia barriera? Pensavi di essere l’unica in grado di fare questi trucchetti?? Ah, ah, ci riuscirebbe anche mia nonna… »

 

Willow la guardò con astio, continuando a contorcersi.

 

«Ogni tuo misero tentativo di liberarti è assolutamente inutile. Come te, d’altronde. Siamo nel mio mondo… nel mio Inferno.. nel quale per inciso mi trovo per causa tua e di quei falliti dei tuoi amici… inutili, come te, come degli insetti che non mancherò al più presto di schiacciare… prima tu, stupida, insignificante strega… ma vediamo se riesci a farmi sollazzare un po’…» La colpì di nuovo, se possibile con ancora più forza. «A proposito, come sta la Cacciatrice?! manda i miei saluti a quella specie di moscerino biondo… se riesci a raggiungerla, però… potrei sempre decidere di farti restare qui con la tua ragazza…»

 

Willow sentì il sapore del sangue caldo in bocca.

 

«VOGLIO.CHE.TU.LA.LASCI.ANDARE!!!!!» con maggiore forza continuò a dibattersi, sentendosi sempre più impotente.

 

Gloria si concretò di fianco a Tara. Le accarezzò con studiata negligenza i capelli, lasciò che le sue mani percorressero il profilo del suo volto.

 

«Mi spiace, tesoro.. siamo nel mio mondo.. il che implica che qui le regole le decido io… e poi, te l’hanno mai detto che sei una gran maleducata?? L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re…»

 

Con una fitta di estrema gelosia, Willow osservò le mani della Dea, che accarezzavano le spalle di Tara, le sue braccia…

 

«E dunque » continuò Gloria «ora lei è… mia…». Così dicendo, sollevò il mento di Tara, in modo da poterla guardare negli occhi.

 

Per una frazione di secondo, prima di incontrare gli occhi di Gloria, lo sguardo di Tara si incrociò con quello di Willow, che in quell’attimo vi lesse tutto l’amore infinito che l’altra ancora provava per lei. Sentì una nuova forza impossessarsi di lei, percorrerle le vene come una linfa benefica; percepì un nuovo potere sorgere dal suo corpo martoriato.

 

Non era il potere che aveva utilizzato per uccidere Warren o Rack.

 

Era l’amore di Tara, pura magia bianca. Era la forza della Cacciatrice, che l’aspettava fiduciosa. Una linfa benefica scorreva nelle sue vene, dandole forza e sicurezza, originata dal centro del suo essere. Percorreva i sentieri della Coscienza e della Non-Coscienza, permettendole di contenere tutto il macrocosmo all’interno di sé, rendendola in grado di comprendere i meccanismi che la circondavano.

 

Ed allora capì.

 

Dipendeva tutto da lei.

 

La Magia ormai le era dentro, ma lei poteva controllarla, poteva indirizzarla. Poteva essere Willow la cattiva, ma anche Willow la dea: la scelta era solo sua.

 

Il confine tra Bene e Male si fece sempre più labile nella sua mente, mentre prendeva coscienza del potere del Controllo e della perfetta coerenza tra Volontà ed Azione.

 

Dipendeva tutto da lei.

 

«Non sfidarmi, Gloria.» I suoi capelli si fecero oro rilucente, mentre la sua pelle diventava candida. La gelatina invisibile che sembrava imprigionarla si sciolse d’un tratto, ad un suo gesto deciso.

 

L’espressione sul volto del dio ormai relegato all’inferno si fece allibita. Il silenzio regnò per una manciata di secondi. Quando Glorificus tornò a parlare aveva perso gran parte della sua baldanza.

 

«Interessante… tu sei… una Dea…»

 

«Non ho tempo da perdere…. Ridammi ciò che è mio.»il tono di Willow non ammetteva repliche.

 

«Oh… che paura, strega! Anzi, scusa.. dea…» Glorificus tentò di reagire. «E.. cosa ti farebbe pensare che tu possa … come dire, dettare legge nel mio territorio?»

 

Un fascio di energia la colpì allo stomaco. Improvviso e potentissimo. Cercò di rispondere, ma venne di nuovo colpita. Se possibile, il secondo colpo fu ancora più potente del primo, tanto che Gloria si ritrovò ansimante al suolo.

 

«Ripeti la domanda, Gloria, non ti ho capito…»

 

Infuriata, la Bestia tornò alla carica di nuovo; ma i suoi attacchi si schiantarono contro il muro di energia che Willow subito eresse, rivoltandosi infine contro di lei, stendendola definitivamente al suolo.

 

Impotente e dolorante, schiumante di rabbia, ma ormai consapevole della sua sconfitta, Gloria ruggì:

 

«E va bene!!! Riprenditi la tua streghetta!»

 

Willow non se lo fece ripetere due volte: si precipitò a liberare Tara e, il più in fretta possibile, pronunciò la formula del Passaggio.

 

Mentre varcavano la soglia dei mondi, poteva ancora da lontano sentire la voce di Glorificus, che le urlava dietro la sua collera, giurandole vendetta.

 

«Mi vendicherò, strega, non avere dubbi su questo!! Non te la farò passare liscia, io sono un dio!! Avrò quello che mi spetta!! IO SONO GLORIFICUS!!!»

 

Il fuoco nel braciere ebbe un’improvvisa fiammata, mentre i corpi di Faith ed Athelstan sussultavano.

 

«Sono tornati!» esclamarono all’unisono Giles e Aileen, che furono sollecitamente accanto a loro, per sorreggerli.

 

«Ehi… che esperienza…» Faith era pallida, ma sembrava infine che stesse bene, e lo stesso si poteva dire di Athelstan.

 

La bruna Cacciatrice, ancora sostenuta da Giles, si guardò intorno. Il suo viso si rabbuiò.

 

«Ma… ok, non voglio passare per Miss Constatazione Scontata, però,non dovremmo essere tornati in tre?? Oh, no…» sul suo viso si dipinse un’espressione sconfortata. «Non ha funzionato…»

 

«Ha funzionato.» la rassicurò Athelstan.

 

«Ma siamo solo io e te…» ribatté la Cacciatrice.

 

«SIR.CUS.MAMC.MOK.» pronunciò con chiarezza Athelstan.

 

Comparve un turbine di terriccio.

 

«HCAM.EPLD.» e la terra si liquefece in acqua, che al contatto col suolo sembrò prendere sostanza, cristallizzandosi in quella che era una forma man mano più chiara e definita- il corpo di Cassandra.

 

«Oh…mio…dio…» Faith sembrava allibita.

 

«Chiudi la bocca ed aiutaci» la incitò Giles.

 

Cassandra fu subito stesa su una coperta; sembrava priva di sensi. Con fare esperto, Aileen le prese il polso. Emise un sospiro di sollievo: il cuore batteva.

 

«Dobbiamo solo aspettare che si riprenda» affermò, rivolta agli altri.

 

«E che Willow e Buffy… e Tara… ritornino…» pensò Giles. Conosceva Gloria, sapeva quanto potesse essere pericolosa. Nonostante si fidasse di Willow e Buffy, non poteva evitare di sentirsi in apprensione.

 

Il tempo passò, e con esso si accrebbe il nervosismo. Giles continuava a pulirsi gli occhiali, Faith aveva fumato quasi un pacchetto di sigarette. Athelstan girava avanti ed indietro in tondo, seguendo un immaginario cerchio disegnato chissà dove per terra, Aileen continuava a monitorare Cassandra, anche se si capiva chiaramente che la sua attenzione era altrove. Solo Ardiber sembrava continuare a possedere il dono dell’imperturbabilità.

 

Finalmente, i corpi di Willow e Buffy ebbero l’atteso sobbalzo.

 

«B.!» Faith, con i suoi riflessi di Cacciatrice, fu la prima a reagire.

 

Entrambe sembravano abbastanza a posto. Anche se si sentiva molto debole, Willow non esitò; il suo cuore batteva a mille mentre pronunciava le parole che avrebbero riportato Tara alla dimensione fisica.

 

«SIR.CUS.MAMC.MOK.» il tono era deciso, ma la voce le tremava, mentre appariva una nuvola di vapore.

 

«HCAM.EPLD.»… ed il vapore si condensò. Il corpo di Tara… lì … Willow poteva vederlo mentre si stava disegnando tra le impalpabili venature della aeriforme e leggerissima sostanza, etereo e bellissimo.

 

Era lei, era veramente lei. Con incredulità, temendo di poter svegliarsi da un momento all’altro, allungò una mano per toccarla. Al contatto, sentì un brivido percorrerla, elettrizzando ogni cellula del suo corpo, bloccandola nell’attimo, l’universo contratto attorno a lei. Non riusciva a far altro che stare lì, a fissare Tara.

 

«Will... Terra a Willow, Willow rispondi…»Buffy le sventolò una mano davanti agli occhi, ma non ottenne risposta.

 

Faith tentò di aiutare la sua collega. «Hey, Rossa, sei tra noi?»

 

Ma Willow sembrava insensibile a quello che le accadeva intorno. Era persa in una dimensione onirica, nella quale esistevano solo lei e Tara attraverso il loro contatto fisico. Le voci che la circondavano le arrivavano attutite, come attraverso dell’ovatta, e non sembravano fare realmente presa sul suo cervello.

 

«Oh, dio, non è che … non è che è in catalessi, vero?» Buffy chiese a Giles, che però la rassicurò:

 

«Buffy, è normale. Lasciamole il tempo di riprendersi. Vedrai, le riavremo presto tra noi.»

 

E le sue parole non furono smentite.

 

Poco dopo, infatti, Tara aprì lentamente gli occhi; tutto d’un colpo, allora, anche Willow sembrò riprendere vita. Con impeto, abbracciò l’altra.

 

«Willow…» mormorò la strega bionda, mentre sul suo viso si dipingevano i riflessi di una tempesta di emozioni.

 

Nel frattempo, si era ripresa anche Cassandra.

 

«Ciao…»Buffy si inginocchiò accanto a Tara, accarezzandole dolcemente i capelli.

 

«Buffy... signor Giles…» mormorò Tara.

 

 

«Dawn..» continuò, rispondendo all’abbraccio della giovane donna.

 

 

«Faith??» Tara corrugò la fronte. Certo non poteva dire di avere dei bei ricordi legati a lei.

 

«Ehm… avremo tempo di spiegarti… ora forse è meglio se torniamo a casa, perlomeno ci sono dei letti.» Giles prese in mano la situazione. «Avrete bisogno di riposo. I letti, sono per farle riposare meglio.» continuò rispondendo all’occhiata maliziosa di Faith e Buffy. « A Tara, ci pensi tu, vero, Willow?»

 

L’interpellata, ancora abbracciata a Tara, non rispose, limitandosi ad un quasi impercettibile movimento della testa.

 

«Ok», disse Buffy « la parola “retorica” mi balza alla mente. Coraggio, tutti su. Cassie, appoggiati a me. Ah, Faith, io e te dobbiamo fare un bel discorsetto sulle sigarette…ma da quando, peraltro, hai cominciato a fumare?».

 

«Da poco, in realtà… diciamo, non sai quanto la prigione possa cambiare gli individui e le loro abitudini… ehi, ma il coso lì anziano non viene con noi?» chiese Faith, mentre salivano in macchina.

 

«No, io … Uhm.. devo controllare ancora un paio di cose qui… uhm, sai, i… i livelli energetici, certo.» le rispose Athelstan.

 

«Ok, ok, faccia quello che le pare… io porto le “Lovely Birds” a casa… e speriamo che Dawn non ascolti come al solito i “Goners” per tutto il viaggio!!!»

 

«Ehi!! Son bellissimi!!!» le rispose piccata l’adolescente, mentre si assicurava un posto vicino alla sua adorata e ritrovata Tara.

 

I'm in love with you, you silly thing

Anyone can see

What is it with you, you silly thing

Just take it from me

 

It was not a chance meeting

Feel my heart beating

You're the one

 

You could take all this, take it away

I'd still have it all

'Cause I've climbed the tree of life, and that is why

No longer scared if I fall

 

When I get lost in space

I can return to this place

'Cause, you're the one

 

Nothing fails ,no more fears

Nothing fails, you washed away my tears

Nothing fails, no more fears

Nothing fails-Nothing fails!

Madonna, «Nothing Fails»

 

Durante il viaggio in macchina, Buffy e Faith ebbero modo di chiarire, seppur parzialmente, i loro atavici dissapori, con lo sfondo degli immancabili “Goners”. Willow e Tara sedevano dietro, godendosi silenziosamente i momenti di recuperata vicinanza, intervenendo ogni tanto, come Dawn, quando la situazione si stava facendo troppo incandescente, ed i toni si alzavano un po’ al di sopra della diplomazia. Nel frattempo Giles colse l’occasione per fare all’ancora frastornata Tara un breve briefing della situazione, spiegandole un po’ il contesto e quale sarebbe stato il suo ruolo nella questione.

 

Appena ritornati a casa Summers, furono al centro dell’attenzione e delle domande di quelli che lì erano rimasti impazientemente ad attendere. Quando le presentazioni furono ultimate, ed ogni curiosità trovò una risposta, Buffy introdusse anche Faith e Cassandra, sfruttando l’inaspettato meeting per fare il punto della situazione, spiegando, supportata da Ardiber e Giles, del Rito che avrebbe ripristinato le energie.

 

«… dunque, lo porteremo a termine oggi pomeriggio, precisamente alle 16.48, quando Marte farà quadrato con …ehm… insomma, per essere in grado di fronteggiare al meglio ed il prima possibile il First. E sconfiggerlo.»

 

«Ottimo riassunto Buffy. A parte quella piccola dimenticanza… Sei migliorata, dai tempi del liceo…» si congratulò Giles.

 

«Bene» continuò la Cacciatrice, passando sotto silenzio l’osservazione. «Direi che per adesso possiamo terminare qui… e… ci aggiorniamo a oggi pomeriggio, ok? Voi Potenziali venite con me e Faith ad allenarvi.»

 

«E io???» saltò su Andrew.

 

«Tu vai a lavare i piatti, muoviti.» lo rimbeccò Anya.

 

«Ehi! La schiavitù è stata abolita nel 1865, col tredicesimo emendamento alla Costituzione! E poi, abbi rispetto!! Io sono un Patrocinator!!»rispose Andrew ferito nel suo amor proprio.

 

«Ferma la bocca e muovi le mani, Patrocinator dei miei stivali.» si intromise Xander.

 

«Posso darti una mano io… se ti va…» gli propose timidamente Dawn.

 

«Che carini…» osservò Tara, a cui non erano sfuggite le occhiate che i due si lanciavano.

 

«Già…» constatò Willow.

 

«Tara… allora ti lascio il foglio con le istruzioni per il Rito, qui sul comodino… ehm, studialo.. quando puoi..» le sorrise Aileen.

 

«Grazie mille… »

 

«Scusa, amore, mentre tu dai una lettura, io devo fare una cosa,torno subito…» così dicendo, Will si alzò ed intercettò Kennedy, che stava uscendo in quel momento dalla stanza.

 

«Kennedy…» la chiamò. Temeva che anche questa volta la SIT avrebbe rifiutato un confronto, ma non fu così. Kennedy si voltò e le sorrise.

 

«Volevo solo sapere come stavi…»si informò Willow, un po’ spiazzata dalla reazione dell’altra.

 

«Beh, se ti riferisci a noi due… fa ancora un po’ male, si. Però… ho visto come vi guardate, il vostro.. è amore vero. Avevi ragione tu, Will… mi ritiro, ma sono contenta di farlo. E adesso, muoviti, vai. Ho visto prima, stavate friggendo!! Insomma… non ti preoccupare, sto bene. hey! Io sono una Sit! Sono forte, fortissima!!»

 

«lo so…» le rispose Willow sorridendo.

 

«Bene!ora devo andare... giù si stanno allenando... se arrivo troppo in ritardo Buffy mi aggiunge 100 flessioni.. » così dicendo, Kennedy si congedò.

 

«Forte?»pensava mentre scendeva le scale.«Forte? Perché se sono così forte mi sento così male?»

 

Affranta, si sedette sui gradini davanti all'ingresso. Lacrime calde le bagnavano il viso. Sentiva dal retro i rumori dell'allenamento.

 

«Kennedy...» Sentì una mano sulla sua spalla. Il gesto improvviso la fece sobbalzare, istintivamente tentò di ricacciare indietro le lacrime. « Oh, Abigail...» Si sforzò di sorridere.

 

«Ken... volevo dirti che so come ti senti.. e.. insomma, se hai bisogno d'aiuto...

 

«Come puoi... saperlo...» le rispose Kennedy, il pianto che ricominciava a rifluire. «Perché vedi, io...» Così dicendo, Abigail si avvicinò ulteriormente alla Sit, e la baciò lievemente sulle labbra- per un breve momento.

 

Dopo un attimo di silenzio, Abigail riprese la parola.

 

Parlava con precipitazione, quasi a volersi liberare di un peso.

 

«Tu hai sempre guardato e voluto solo lei, sin dal tuo primo giorno qui. Solo lei, forse di noialtre non ti sei neanche quasi mai resa conto. Anzi, quando ci chiamavi per nome ero quasi stupita… io lo so, l'ho visto. E io .. ti amo troppo, e non ho mai detto nulla, anche se sapevo -so- che lei non può farti felice, e questo mi fa soffrire ancora di più. E ora.. ora che forse le cose cominciano a andare per il verso giusto, ora sono qui, a chiederti se sei disposta a darmi una possibilità».

 

 

 

Kennedy esitò un attimo, poi, quasi senza pensarci, baciò Abigail.

 

 

 

Willow, osservando la scena, si senti abbastanza rinfrancata. Aveva seguito Kennedy perché voleva assicurarsi che stesse veramente bene, non aveva creduto molto alle sue precedenti affermazioni. E ora quei due baci avevano portato la pace nel suo cuore, come al solito non estraneo ai sensi di colpa. Più leggera, raggiunse Tara in camera.

 

 

 

Si sedette sul letto accanto a lei, carezzandole dolcemente il viso.

 

«Allora, signorina, ha studiato l’incantesimo?»

 

«L’ho già imparato, professoressa Rosenberg….» sorrise maliziosa Tara.

 

«Ma come?! Sono stata via solo cinque minuti!!! Sei un genietto…» si stupì Willow.

 

«Uhm… a parte che era molto facile… comunque… ti ricordi quando non riuscivo ad imparare quelle benedette formule di trigonometria? Mi insegnasti quell’altra formuletta… non propriamente trigonometrica… forse non è molto carino, non applicarsi, ma … ho di meglio da fare, ora, che imparare formule magiche….. »

 

Willow aveva immaginato quel momento solo nei suoi più rosei ed irrealizzabili sogni. Ma ora era realtà. Non avrebbe più voluto muoversi da quella posizione, per assicurarsi di rimanere sempre lì.

 

Fu Tara a prendere l’iniziativa, scostandosi da Willow e prendendole il viso tra le mani. I loro sguardi s’incontrarono, e come ogni volta si persero l’una negli occhi dell’altra. Willow si sentì presa da uno strano fervore: voleva parlare, spiegare…

 

«Tara, io devo dirti… una cosa… che riguarda il periodo nel quale tu sei stata… via, ma questo mi rendo conto che è stato un mio errore, e non ho mai voluto realmente farlo, intendo dire, l’ho fatto senza che nessuno mi obbligasse ma in realtà era come se non l’avessi fatto io perché non riuscivo ad essere realmente sincera con me stessa e cercavo un rifugio dal dolore…»

 

Tara la baciò dolcemente. Non era cambiata, per niente… e questo era l’unico rimedio di testata efficacia per farla smettere di parlare. E comunque non c’era bisogno di parlare. Non ora.

 

«Lo so..» sussurrò. «Ma ne parliamo dopo….»

 

Il bacio interrotto riprese,divenendo sempre più appassionato.

 

Willow lasciò che le mani di Tara la esplorassero, centimetro per centimetro. Si sentiva persa in un mare di sensazioni, che la avvolgevano piacevolmente trascinandola in un paradiso di oblio che era da troppo che non visitava. Cominciò a sua volta a rispondere alle attenzioni di Tara. Sentì che Tara le sussurrava qualcosa all’orecchio. Ci mise un po’ a connettere l’udito col cervello, persa com’era nell’estasi.

 

«Eh??» chiese.

 

«La porta… l’hai lasciata aperta…»

 

«Oh. Si. Chiudo. Torno.»

 

Con fretta, fremendo di desiderio, la giovane strega chiuse la porta della camera,il più in fretta possibile.

 

E dopo lungo tempo, entrambe lasciarono che i loro corpi sanassero le ferite delle loro anime troppo a lungo separate.

 

 

 

Verso le tre del pomeriggio, Willow uscì furtivamente dalla sua camera, cercando di passare inosservata. Sapeva che questo in concreto era impossibile, ma sperava perlomeno di non incontrare Kennedy, e soprattutto, Anya, per risparmiarsi le sue frecciatine. Con suo gran disappunto, fu invece proprio l’ex-ora-di-nuovo-demone che le si parò davanti per prima, sbarrandole la strada con aria minacciosa, sollevando in lei il sospetto di essere controllata a vista.

 

«Ehi, Willow!! Bentornata!! Buongiorno!!»

 

Willow cercò velocemente di svicolare.

 

«Ciao, Anya. Scusa, ho un po’ fame, scendo due secondi in cucina..»

 

Ma Anya, che in quanto a placcaggio a parere di Willow poteva fare concorrenza ad un giocatore di football, continuò imperterrita:

 

«Ehi!! Liberate la cucina!! Sta arrivando Willow, deve riprendersi un po’ di energie, per i troppi orgasmi che ha avuto…. E naturalmente deve portare un po’ di colazione anche a Tara…»

 

«Anya… non abbiamo solo… abbiamo anche parlato… » le rispose Willow. Ma ormai il danno era fatto.

 

«Parlato??? Ma se vi hanno sentito urlare fino a Cleveland!!» la rimbeccò Anya.

 

«Amen..» sospirò Willow scuotendo la testa, dirigendosi alla sua destinazione, forzandosi di ignorare l’altra che la seguiva come un’ombra, chiedendole particolari piccanti.

 

Vivi di lei adesso che il vero amore è dentro te

 

Libera il cuore e grida, io vivo…

 

Io vivo per lei…

 

Lei è l’anima del sole., una luce in pieno amore

 

Col respiro suo più interno, si scioglie l’inverno,

 

e vivo per lei…

 

O.R.O, «Vivo per lei»

 

Anya tormentò Willow ancora per un po’, ma la strega riuscì a lasciarla fuori dalla porta, quando tornò in camera a portare qualcosa da mangiare anche a Tara. Dopo essersi sfamate, entrambe raggiunsero nel retro della casa Giles, Buffy, Athelstan, Ardiber, Cassandra e Andrew.

 

«Oh, buongiorno!! Cioè… buon pomeriggio!!!! Come state?»le salutò allegramente Buffy.

 

«Stiamo bene» rispose Willow.

 

«Più che bene..»aggiunse Tara.

 

«Perfetto… Erm… se siamo tutti qui possiamo cominciare, sono le … 16.40» Giles fece finta di ignorare il dolce bacio che le due si stavano scambiando, mostrandosi molto interessato al quadrante del suo orologio, che sembrava avesse assunto ai suoi occhi un fascino del tutto particolare..

 

Per terra, con dei cristalli bianchi, era stata disegnata la stella a quattro punte, simbolo dell’ordine di Athelstan ed Ardiber. Al centro del disegno, era stato piantato un pugnale.

 

Willow strinse forte la mano di Tara. Avrebbe voluto starle vicino per confortarla e sostenerla, ma ormai il Rito stava per cominciare: e lei doveva limitarsi a guardare. Rimaneva solo da sperare che andasse tutto bene.

 

Athelstan, Cassie, Tara ed Andrew si sedettero alle punte della stella, nella posizione del fiore del Loto.

 

«Vi ricordate bene cosa dovete fare… volete un ripasso?» si informò Athelstan.

 

«No, grazie. Ci ricordiamo…» rispose a nome di tutti Andrew.

 

«Bene. Allora… in bocca al lupo e… cominciamo.» concluse il giovane monaco.

 

Un silenzio quasi religioso ed irreale ora avvolgeva i quattro.

 

Rimasero così alcuni minuti.

 

Willow,lasciandosi sopraffare dalla preoccupazione, bisbigliò a Giles: «Ma qui non succede nulla…. Siamo sicuri di quello che stanno facendo?»

 

«Willow, calmati!!» gli rispose lui.«Guarda..»

 

Di nuovo la ragazza si voltò e rimase strabiliata. Il manico del pugnale piantato al centro della stella emetteva un nitido raggio di luce bianca che perpendicolare al suolo raggiungeva il cielo.

 

«Perfetto... la congiuntura astrale è appena avvenuta… Ora dovrebbe iniziare il Rituale vero e proprio» le spiegò Giles.

 

Subito dopo, infatti, Tara aprì gli occhi e congiunse le mani.

 

La sua voce era ferma e nitida mentre recitava la formula.

 

«Dall’Est io ti invoco.

 

Aiolos, ascolta la mia voce.

 

Accetta la mia offerta e col dono dell’Aria risveglia in me la forza dell’Intelletto e dell’Invenzione.»

 

Afferrò il pugnale e con decisione si ferì il dorso della mano, lasciando che il sangue scorresse e cospargesse il terreno.

 

Alla vista di questa scena, Willow sussultò. Conosceva l’importanza del sangue, tuttavia. Ricordava l lezione di Spike, la sera in cui avevano affrontato Glorificus. Si costrinse a guardare.

 

Ora era il turno di Andrew.

 

«Dal Sud io ti invoco.

 

Ephaistos, ascolta la mia voce.

 

Accetta la mia offerta e col dono del Fuoco risveglia in me la forza dei Sensi e dell’Ardore.»

 

Prese il pugnale dalle mani di Tara e anch’egli si ferì.

 

Mentre il suo sangue rosso bagnava la terra, parlò Cassie.

 

«Dall’Ovest, io ti invoco.

 

Poseidon, ascolta la mia voce.

 

Accetta la mia offerta e col dono dell’Acqua risveglia in me la forza dell’Emozione e dell’Intuizione.»

 

Anche lei si tagliò, e passò il pugnale ad Athelstan.

 

«Dal Nord, io ti invoco.

 

Gaia, ascolta le nostre voci.

 

Accetta le nostre offerte, e dalla terra che dà Potere, dà a noi il Potere di ripristinare ciò che insaviamente era stato infranto.»

 

«Buffy, é il tuo turno. Sai quello che devi fare» incoraggiante, Giles posò una mano sulla spalla della Cacciatrice, che come loro aveva assistito al Rito da spettatrice. Fino a quel momento.

 

Buffy gli sorrise, e con fare deciso raggiunse il centro della stella, dove prima era impiantato il pugnale. Appena lei fu entrata, i quattro Patrocinatores fecero cerchio attorno a lei prendendosi per mano, e recitarono all’unisono il resto del Rituale.

 

Un’aura dorata stava disegnandosi attorno all’esile corpo della Cacciatrice, mentre una strana energia la pervadeva. Con intenzione, prese il pugnale dalla mano del monaco e si procurò anch’ella una ferita sulla mano. Quando anche il suo sangue ebbe arrossato il terreno, Buffy, elevò il pugnale verso il cielo. Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi il più possibile, mentre mormorava la sua supplica.

 

«Signor Giles, non sento…» al colmo dell’apprensione, Willow torturava il povero Osservatore. «Starà dicendo la formula giusta, oppure non se la ricorda, o magari la dice giusta e la pronuncia sbagliata, o addirittura potrebbe..»

 

La sua tirata fu interrotta dalla pioggia.

 

«Ha funzionato. L’aura è tornata al suo posto… siamo benedetti dalla pioggia, l’Acqua che dona Vita. Aiutami, Willow, guardali, sono esausti.» Willow e l’Osservatore andarono ad aiutare i cinque. Ardiber, invece, si tenne in disparte.

 

La sera fu organizzata una piccola festa, per celebrare la buona riuscita del Rito. Anche Anya sembrava di buon umore, nonostante comunque non rinunciasse alle sue battutine. Ad Andrew, poi, sembrava di essere in paradiso: in effetti il fatto di essere uno dei quattro Patrocinatores gli aveva fatto guadagnare un po’ di punti, ed ora stava raccontando per la millesima volta lo svolgimento del Rito, forse in termini un po’ troppo enfatici, come gli fece notare Tara, tra le risate di tutti. La strega bionda, dal canto suo, ebbe per la prima volta l’occasione di parlare con Kennedy faccia a faccia. Lei e Willow avevano già affrontato la questione, e si erano chiarite. Tara aveva deciso di perdonare con tutto il suo cuore il suo amore, e non provava d’altro canto rancore per la S.I.T. Anzi, quando aveva saputo di Abigail, si era sentita al colmo della felicità, per non dire della sicurezza.

 

«Ciao.. hai sete?» sorridendo, le porse un bicchiere di coca.

 

«Oh, si grazie…» Kennedy accettò sorridendo. «Dunque… tu sei …Tara?» continuò, dopo un lungo sorso.

 

«Già… tu, sei Kennedy, vero?» Tara non si aspettava che sarebbe stato così difficile. «Willow… abbiamo parlato di te.»

 

«Ah, bene. Si, anche lei, mi aveva, insomma, parlato di te, quando… è fortunata ad avere una persona come te al suo fianco.»

 

«Grazie..»Tara arrossì. «Anche io sono molto fortunata..»

 

«Non immagini… Ehi! Ma che cavolo succede???»imprecò Kennedy quando Faith, ballando, la urtò, facendole rovesciare addosso metà della bibita che aveva in mano.

 

«Scusa, scusa, non l’ho fatto apposta, quanto sei permalosa!»le rispose la Cacciatrice. «Bah.. novelline…»

 

Mentre la bruna Cacciatrice stava per riprendere a ballare, ricevette un invito inaspettato.

 

«Permetti questo ballo??» le chiese un aitante giovane di colore.

 

«Mmmm…la serata promette bene, il ragazzo rende!!» pensò Faith. «Non concedo balli agli sconosciuti… ma in questo caso… chi sei?» gli chiese, incuriosita.

 

«Permetti che mi presenti… sono Robin Wood, il datore di lavoro di Buffy.»

 

«Oh, B. lavora?» Faith scoppiò in una fragorosa risata. «E tu, Robin? Che ci fai qui? Che c’entri?»

 

«Io… cerco di dare una mano. Sono una specie di Spike umano…»

 

«Ehi tu!!! Non nominare il mio nome invano!!!»lo rimbeccò con voce minacciosa il vampiro, che era proprio lì dietro. «Bah», continuò «è meglio che vada a fumarmi una sigaretta.»

 

Si fece largo tra una folla di Potenziali Cacciatrici scatenate, riuscendo finalmente con fatica a guadagnare l’uscita. I suoi movimenti non erano passati inosservati a Buffy, che lo seguì, e, raggiuntolo fuori, si sedette di fianco a lui.

 

«Buffy…» Spike non riuscì a celare la sua sorpresa.

 

La Cacciatrice, in silenzio, appoggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero così, immobili.

 

In quel momento, rientrava in casa Aileen, che era uscita a prendere una boccata d’aria.

 

«Fanno una bella coppia, quei due», constatò, entrando in cucina, ove erano riuniti Ardiber, Athelstan e Giles.

 

«Chi? Buffy e Spike? Se va bene a loro…» ribatté l’Osservatore. «Dicevi, Ardiber?»

 

«Ci conviene attaccare finché il First è ancora indebolito dagli effetti del nostro Rito, dobbiamo sfruttare il momento, magari riusciamo a coglierlo di sorpresa…»

 

«Hai ragione» convenne Giles. «Ma stasera.. stasera… lasciamole sfogare. Se lo meritano, in fondo. Dobbiamo attaccare al più presto. Direi.. domani sera, sul fare del tramonto.»

 

«Si, conviene fare così…»concordò Athelstan. «Domani allora gli spieghiamo dell’amuleto.»

 

«E domani gli spiegherò chi sono.»affermò Ardiber.

 

Il silenzio che era caduto sui quattro fu interrotto dall’arrivo di Xander.

 

«Buonasera!!!»salutò allegramente entrando. «Ecco il vostro rifornitore di patatine preferito…» accorgendosi dell’atmosfera, cercò di fare il più presto possibile.

 

«FATTO! Tempo record, ragazzi!! Sto arrivando!!» urlò, uscendo dalla cucina. Fu subito braccato da Anya.

 

«Xander, guarda! Tutti qui si divertono un mondo!! E anche io mi sto stranamente divertendo… e questo anche se non abbiamo avuto dei rapporti sessuali… dunque ci si può divertire anche se non si fa sesso!!!»

 

«AAANYA!!!!!»la voce di Willow sembrò per un attimo avere il potere di sovrastare la confusione. «Finiscila! Possibile che tu sappia parlare solo di questo????»

 

«Willow!» la rimbeccò piccata l’ex- demone. «Non è colpa mia se chi avrebbe dovuto garantirmi la mia quota giornaliera di orgasmi si è tirato indietro sul più bello!!»

 

«Ma guarda un po’!» replicò Xander punto sul vivo. «Perché tiri sempre fuori questa storia????»

 

«Oddio, no… non voglio essere immischiata nei vostri litigi.» Willow se ne tirò fuori prima che fosse troppo tardi, e raggiunse Tara, che ora stava parlando con Cassie.

 

La prese per mano.

 

«Andiamo a fare un giro?»

 

Tara annuì.

 

Sorpassarono senza troppi danni Faith e Robin che ballavano come forsennati, imitati dalle altre Potenziali;si sorrisero quando videro Andrew che spiegava per la milionesima volta a Dawn, unica superstite del gruppo di ascoltatori, del Rituale e di come coraggiosamente si fosse ferito alla mano; ignorarono Anya e Xander che si baciavano appassionatamente in un angolo; e, dopo aver salutato Buffy e Spike, mentre li oltrepassavano, si ritrovarono finalmente dal sole nella notte. Tara effettuò un breve incantesimo di protezione: sicuramente, nel periodo in cui era stata assente, le strade di Sunnydale non erano diventate più sicure. Anzi, a giudicare dal fatto che moltissime persone avevano cominciato ad abbandonare la città, era chiaramente intuibile l’incontrario.

 

Camminarono per un po’, tenendosi per mano. Poi, trovata una panchina, vi si sedettero.

 

«Guarda… la luna…» sospirò lievemente Tara.

 

«Già, è bellissimo. La luna nuova… Tutto è bellissimo.» le rispose Willow.

 

Stettero così, ad ammirare il cielo, per alcuni minuti. Willow appoggiò la testa in grembo a Tara, e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì felice. Chiuse gli occhi, godendosi ogni singolo attimo.

 

«Vedrai, ce la faremo. Questa volta non ti lascerò andare via, non commetterò più questo errore.» pensò.

 

«Lo so, Will, mi fido di te. Ma… che mi dici di Cassandra? Che succederà a lei?» le rispose Tara, sempre usando la telepatia.

 

«Ha detto che vuole tornare nel posto dove si trovava quando Athelstan e Faith sono andati a prenderla. Mi ha spiegato, si tratta di una dimensione paradisiaca… non mi stupisce che abbia fatto questa scelta…»

 

«Già…ma… se non riuscissimo a portare a termine il tutto? Se Athelstan cambiasse idea? In fondo è così giovane…»

 

«Tranquilla, Tara. Me lo ha garantito… oppure troveremo un altro modo…lo sai, se il fine è sicuro, i mezzi sono a disposizione. Li cercherò con tutte le mie forze, non dubitare…. ».

 

Ristettero per un po’, osservando la luna che mai era loro apparsa così favorevole.

 

«Ehi, è tardissimo!!» esclamò d’un tratto Tara, guardando l’orologio. «Dovremmo tornare…»

 

«Si, ma solo per raggiungere un posto più comodo…» Insinuò maliziosamente la strega rossa, facendo scoppiare a ridere Tara.

 

Si avviarono verso casa, continuando scherzare.

 

La loro attenzione fu attratta da alcuni labili gemiti.

 

«Willow.. senti anche tu?»

 

«Si.. viene da là…. Andiamo a vedere». Le due si diressero esitanti verso il luogo da dove provenivano i suoni.

 

«Guarda… è una ragazza… ed è veramente conciata!! Ha bisogno di aiuto… portiamola a casa!!!!» esclamò preoccupata Tara.

 

A man can tell a thousand lies

I've learned my lesson well

Hope I live to tell

The secret I have learned, 'till then

It will burn inside of me

The truth is never far behind

You kept it hidden well

If I live to tell

The secret I knew then

Will I ever have the chance again?

Madonna, «Live to tell»

 

Una riunione straordinaria degli Scoobies fu convocata immediatamente, quando Willow e Tara tornarono a casa con la ragazza ferita.

 

«Non è giusto…. Stavamo appena cominciando a divertirci!!» si lamentò Faith.

 

Un coro di proteste la sostenne, ma fu inutile: la questione era troppo importante. Mentre tutti si riunivano in cucina, l’unico posto ancora agibile dove non si trovassero piatti o lattine o bicchieri, Abigail e Tara si presero cura della ragazza, riuscendo ad avere un breve colloquio con lei. Le due giovani donne tornarono poi in cucina, raggiungendo gli altri Scoobies.

 

«La ragazza… Shannon… sta bene, ha perso molto sangue ma si riprenderà, anche grazie all’incantesimo di Tara.» affermò Abigail. «Mi ha raccontato di essere stata aggredita da alcuni Portatori. Cioè, non li ha definiti con questo nome, ma questo è quello che ho dedotto dalla descrizione che ne ha fornito. Era molto impressionata, povera. Non sono certo il genere di compagnia con la quale ti aspetti di passare le vacanze… ».

 

«Dunque è una Potenziale» constatò Giles.

 

«Si, ma il peggio deve ancora venire… perché dopo che fortunosamente è sfuggita ai Portatori, per fare più in fretta a raggiungerci, si è fatta dare un passaggio…. Ha detto, da uno vestito da prete, che afferma di chiamarsi Caleb.»

 

Un mormorio si diffuse nella stanza, il nome non diceva molto.

 

«Uno vestito da prete…. Potrebbe essere il Consacrato…» Ipotizzò Athelstan.

 

«Ovvero?????» indagò Faith.

 

«Ovvero, il braccio destro del First, colui che controlla i Portatori e, per quello che ne sappiamo, il responsabile dell’esplosione della sede del Consiglio degli Osservatori. E comunque… ne ho la certezza, è lui il Consacrato.»

 

«Ma Aileen, ascolta, come fai ad esserne proprio certa?» cercò di sapere Giles.

 

Fu Tara a rispondergli:

 

«Prima che la mia magia avesse effetto, Shannon mi ha detto:” Dai alla Cacciatrice questo messaggio da parte di Lui. Lui… le manda ha dire… che ha qualcosa di suo.” E lì è caduta nel sonno.»

 

«Qualcosa di mio… ma cosa..?» Buffy non riusciva a capacitarsi.

 

«Dobbiamo riflettere, potrebbe essere pericoloso.»affermò Ardiber.

 

«Già … » concordò Giles «Dobbiamo elaborare un piano. Buffy?»

 

La Cacciatrice sembrava pensosa. D’improvviso si riscosse.

 

«Abbiamo un nuovo giocatore in città.. si veste come un predicatore. Si fa chiamare Caleb. Sembra che lavori per il First.. ci sta schernendo, ci sfida a fare qualcosa. Dice che ha qualcosa di mio. Potrebbe essere un’altra ragazza, potrebbe essere qualcosa ‘altro. Non lo so, non mi interessa. Sono stanca di parlare. Sono stanca dell’allenamento. Ha qualcosa di mio? Perfetto. Me lo riprenderò indietro, e voi verrete con me.»

 

«Ma Buffy… potrebbe essere pericoloso…» mormorò Willow, mentre le altre potenziali annuivano, guardandosi spaurite.

 

«B., la Rossa ha ragione» affermò Faith con risoluzione.

 

«Ormai ho deciso. Accettiamo la sua provocazione, e voi siete con me.» Buffy era irremovibile.

 

«Cacciatrice» la apostrofò Ardiber «Non agire d’impulso. Rispetterò la tua decisione ma prima, ragazzi, vi devo dire una cosa. Una cosa molto importante. Buffy, una cosa che forse ti farà tornare a più savi consigli.»

 

«Aspettate, Maestro, volete dirglielo così.. » il giovane Athelstan tentò di fermarlo, subito seguito dall’Osservatore.

 

«Forse non è il momento… »

 

«E’ una cosa molto importante, veramente», si frappose Ardiber,«e riguarda me, quindi ve ne parlerò io. Ascoltate attentamente, e cercate di non… come dire, lasciarvi andare a gesti sconsiderati. Vi posso garantire che non c’è nulla,nulla di cui avere paura. Spero vi fidiate di me. Vedete, in realtà è molto semplice… io sono il Primo.»

 

I presenti si scambiarono per un attimo occhiate di incredulità, poi improvvisamente Anya scoppiò a ridere, nervosamente imitata dagli altri.

 

«Ma smettila.. per un attimo ci avevo creduto… eri quasi riuscita a farmela, a me, che sono un demone… ti diverti a mandare tutti in fibrillazione, eh, Ardy… » disse Anya. Quando tuttavia il portatovagliolo che gli aveva lanciato lo trapassò da parte a parte, le risate si strozzarono in gola, ed il gelo cadde nella stanza. Tutti guardarono attoniti verso quello che fino a trenta secondi prima avevano considerato solo un innocente e simpatico anziano signore.

 

«Beh,»costatò lui calmissimo, «almeno ho la vostra totale attenzione.»

 

Anya nel frattempo era ancora con la mano a mezz’aria, immobile come una statua di sale.

 

«Non capisco..» piagnucolò con voce flebile Andrew.

 

«Neanche io» affermò Buffy, subito rivolgendosi a Giles in tono accusatorio. «Signor Giles, lei sapeva tutto e non ci ha detto nulla?!»

 

«Dovete scusarmi, ho rispettato la sua volontà…»

 

«Scusate…» intervenne Tara. «Io credo in Giles e so che non ci metterebbe mai in pericolo. Quindi penso che dovremmo finire di ascoltare Ardiber..»

 

«Tara ha ragione. Lasciamo che spieghi, vi sarà tutto più chiaro.. anche la mia posizione». Aggiunse Giles, ferito per la mancanza di fiducia appena dimostratagli.

 

«Ehi!!! Aspettate un attimo, ora capisco… Ecco perché non l’ho mai vista dormire qui!!!» saltò su Dawn.

 

«E perché il giorno che abbiamo portato indietro Tara e Cassie lei era già andato là… e non è tornato con noi in macchina… » aggiunse Willow.

 

«Ottime osservazioni… ma ora lasciate che vi spieghi. Come voi ben sapete, il First, l’altro, intendo dire, è il Male Primordiale. Detto così, il concetto non vi suona un po’ incompleto? Pensateci, se esistesse solo il Male Primordiale, voi non potreste dire di combattere per il Bene, perché il Bene non esisterebbe… ed è qui che entro in gioco io… poiché, vedete, il cosiddetto Male Primordiale in realtà ha il suo contrario, molto facilmente, se non ci siete ancora arrivati, io, il Bene Primordiale. Il First Buono, insomma, capite? Un termine di confronto è assolutamente necessario, in base al quale tutte le comparazioni vengono fatte. Come l’ombra non può esistere senza il corpo che l’ha generata, come per la materia esiste l’antimateria, e come definiamo il concetto di luce in relazione al buio, così per il Male Assoluto esiste il Bene Assoluto. Viviamo in un mondo di confronti dialettici. Questo ci garantisce la relatività dei concetti. Si ha una reciproca implicazione che però non elimina il dualismo, anche se intimamente gli opposti sono una cosa sola, come due facce della stessa medaglia: le due facce si implicano necessariamente, ma costituiscono l’unità dell’oggetto, essendo manifestazioni necessarie ed ineliminabili della stessa Entità… »

 

«Quindi tu sei un First.. positivo…» Buffy cercava disperatamente di stare al passo.

 

«Esatto,Buffy. I tuoi poteri avranno forse radici nell’oscurità, ma è un dato di fatto che tu combatti per il Bene, rischiando la tua stessa vita. In realtà, questo deriva dalla natura delle cose e dell’essere umano che, come ho spiegato prima,sono sempre ambivalenti… e il vero Male, come anche altri in questa stanza hanno potuto sperimentare, è comunque dentro di noi.. la scelta è solo nostra; la nostra vittoria completa ci sarà quando sconfiggeremo quello che è dentro di noi.. quando sconfiggeremo il lato oscuro del nostro Io. Ci sarà sempre qualcosa contro cui combattere…»

 

«Ma… col First “negativo”, cioè, l’hai mai visto?» chiese incuriosito Andrew.

 

«Non ci frequentiamo molto. Hai presente cosa succede quando la materia incontra l’antimateria? Si eliminano.» rispose Ardiber.

 

«Benvenuto! E grazie per la tempestività!!! Poteva aspettare a manifestarsi ancora un po’, che so, dopo la fine del mondo!»Anya si risvegliò tempestivamente e sarcasticamente dallo spavento.

 

«Eh.. ci ho messo un po’, lo so…. Ma il fatto che Buffy sia tornata dalla Morte, se da un lato ha potenziato il First “cattivo”, permettendogli di manifestarsi, dall’altro ha indebolito me…. E poi, ho dovuto aspettare il tempo giusto.» le rispose tranquillamente Ardiber.

 

«Bene. ora che sappiamo di avere un’arma in più, affronteremo Caleb con più tranquillità.»affermò Buffy con decisione. «Dobbiamo cominciare ad armare le ragazze, voglio essere pronta a muovermi quando lo troveremo.»

 

«Non sappiamo nemmeno dove stiamo andando.» intervenne Willow.

 

«Infatti, ho previsto una piccola ricognizione, prima.» affermò Buffy, che continuò, rivolta a Faith:

 

«Ci stai? »

 

«Indicami dove mi vuoi.» le rispose l’altra.

 

«Ma Buffy. Faith… pensateci, potrebbe essere pericoloso, no?» implorò Aileen.

 

«Adesso basta. Noi due siamo le Cacciatrici. Cioè, in ruolo intendo dire. Tronchiamola qui. Stasera si va, punto e basta. Voi.. Ardiber, Giles, Aileen, voi non siete con me? Non mi interessa. Sono I pericoli dell’essere dei leader: spesso bisogna andare controcorrente, anche se si sa che quello che si sta facendo è la cosa giusta.» tagliò corto Buffy.

 

 

 

«E che ti farà un po’ male quando ti togli le bende. Intorno a- all’area. La,uh, struttura ossea e muscolare è stata colpita abbastanza duramente.» spiegava Buffy al povero Xander sdraiato in un letto d’ospedale.

 

«Ok», rispose il ragazzo.

 

«Ah, hanno anche detto che- le medicine potrebbero procurarti dei fastidi allo stomaco, quindi, dovremo stare attenti alla tua dieta… » continuò la Cacciatrice.

 

«Niente più pancakes per te!!» scherzò Tara.

 

«Beh.. ora come ora non posso sentire alcun sapore, in ogni caso….. sto aspettando che i miei altri sensi si sviluppino del 50%. Si, decisamente è una cosa che potrebbe avvenire a giorni.»

 

«Xander, io… scusa… » Buffy non riusciva a trovare le parole.

 

«L’importante… l’importante è che ce l’abbiamo fatta.. ora la falce è nostra.» Affermò con un mezzo sorriso il giovane.

 

«Ma a che prezzo…. Il tuo occhio … giovani vite spezzate… » Buffy si prese il viso tra le mani.

 

Xander cercò di consolarla.

 

«Ogni cosa ha il suo prezzo, Bufferin. Vedrai, mi riprenderò presto.»

 

«Lo speriamo tutti, e molto!!» affermò Tara, abbracciandolo.

 

«Sarò con voi nella battaglia finale… non mancherò!!» affermò il ragazzo spavaldamente.

 

«Grazie, Xan…» mormorò Willow aggiungendosi all’abbraccio, cercando di nascondere le sue lacrime.

 

«Grazie. Ora possiamo solo aspettare.» Nella voce di Buffy era avvertibile una chiara nota di tensione.

 

A man can tell a thousand lies

I've learned my lesson well

Hope I live to tell

The secret I have learned, 'till then

It will burn inside of me

The truth is never far behind

You kept it hidden well

If I live to tell

The secret I knew then

Will I ever have the chance again?

Madonna, «Live to tell»

 

Una riunione straordinaria degli Scoobies fu convocata immediatamente, quando Willow e Tara tornarono a casa con la ragazza ferita.

 

«Non è giusto…. Stavamo appena cominciando a divertirci!!» si lamentò Faith.

 

Un coro di proteste la sostenne, ma fu inutile: la questione era troppo importante. Mentre tutti si riunivano in cucina, l’unico posto ancora agibile dove non si trovassero piatti o lattine o bicchieri, Abigail e Tara si presero cura della ragazza, riuscendo ad avere un breve colloquio con lei. Le due giovani donne tornarono poi in cucina, raggiungendo gli altri Scoobies.

 

«La ragazza… Shannon… sta bene, ha perso molto sangue ma si riprenderà, anche grazie all’incantesimo di Tara.» affermò Abigail. «Mi ha raccontato di essere stata aggredita da alcuni Portatori. Cioè, non li ha definiti con questo nome, ma questo è quello che ho dedotto dalla descrizione che ne ha fornito. Era molto impressionata, povera. Non sono certo il genere di compagnia con la quale ti aspetti di passare le vacanze… ».

 

«Dunque è una Potenziale» constatò Giles.

 

«Si, ma il peggio deve ancora venire… perché dopo che fortunosamente è sfuggita ai Portatori, per fare più in fretta a raggiungerci, si è fatta dare un passaggio…. Ha detto, da uno vestito da prete, che afferma di chiamarsi Caleb.»

 

Un mormorio si diffuse nella stanza, il nome non diceva molto.

 

«Uno vestito da prete…. Potrebbe essere il Consacrato…» Ipotizzò Athelstan.

 

«Ovvero?????» indagò Faith.

 

«Ovvero, il braccio destro del First, colui che controlla i Portatori e, per quello che ne sappiamo, il responsabile dell’esplosione della sede del Consiglio degli Osservatori. E comunque… ne ho la certezza, è lui il Consacrato.»

 

«Ma Aileen, ascolta, come fai ad esserne proprio certa?» cercò di sapere Giles.

 

Fu Tara a rispondergli:

 

«Prima che la mia magia avesse effetto, Shannon mi ha detto:” Dai alla Cacciatrice questo messaggio da parte di Lui. Lui… le manda ha dire… che ha qualcosa di suo.” E lì è caduta nel sonno.»

 

«Qualcosa di mio… ma cosa..?» Buffy non riusciva a capacitarsi.

 

«Dobbiamo riflettere, potrebbe essere pericoloso.»affermò Ardiber.

 

«Già … » concordò Giles «Dobbiamo elaborare un piano. Buffy?»

 

La Cacciatrice sembrava pensosa. D’improvviso si riscosse.

 

«Abbiamo un nuovo giocatore in città.. si veste come un predicatore. Si fa chiamare Caleb. Sembra che lavori per il First.. ci sta schernendo, ci sfida a fare qualcosa. Dice che ha qualcosa di mio. Potrebbe essere un’altra ragazza, potrebbe essere qualcosa ‘altro. Non lo so, non mi interessa. Sono stanca di parlare. Sono stanca dell’allenamento. Ha qualcosa di mio? Perfetto. Me lo riprenderò indietro, e voi verrete con me.»

 

«Ma Buffy… potrebbe essere pericoloso…» mormorò Willow, mentre le altre potenziali annuivano, guardandosi spaurite.

 

«B., la Rossa ha ragione» affermò Faith con risoluzione.

 

«Ormai ho deciso. Accettiamo la sua provocazione, e voi siete con me.» Buffy era irremovibile.

 

«Cacciatrice» la apostrofò Ardiber «Non agire d’impulso. Rispetterò la tua decisione ma prima, ragazzi, vi devo dire una cosa. Una cosa molto importante. Buffy, una cosa che forse ti farà tornare a più savi consigli.»

 

«Aspettate, Maestro, volete dirglielo così.. » il giovane Athelstan tentò di fermarlo, subito seguito dall’Osservatore.

 

«Forse non è il momento… »

 

«E’ una cosa molto importante, veramente», si frappose Ardiber,«e riguarda me, quindi ve ne parlerò io. Ascoltate attentamente, e cercate di non… come dire, lasciarvi andare a gesti sconsiderati. Vi posso garantire che non c’è nulla,nulla di cui avere paura. Spero vi fidiate di me. Vedete, in realtà è molto semplice… io sono il Primo.»

 

I presenti si scambiarono per un attimo occhiate di incredulità, poi improvvisamente Anya scoppiò a ridere, nervosamente imitata dagli altri.

 

«Ma smettila.. per un attimo ci avevo creduto… eri quasi riuscita a farmela, a me, che sono un demone… ti diverti a mandare tutti in fibrillazione, eh, Ardy… » disse Anya. Quando tuttavia il portatovagliolo che gli aveva lanciato lo trapassò da parte a parte, le risate si strozzarono in gola, ed il gelo cadde nella stanza. Tutti guardarono attoniti verso quello che fino a trenta secondi prima avevano considerato solo un innocente e simpatico anziano signore.

 

«Beh,»costatò lui calmissimo, «almeno ho la vostra totale attenzione.»

 

Anya nel frattempo era ancora con la mano a mezz’aria, immobile come una statua di sale.

 

«Non capisco..» piagnucolò con voce flebile Andrew.

 

«Neanche io» affermò Buffy, subito rivolgendosi a Giles in tono accusatorio. «Signor Giles, lei sapeva tutto e non ci ha detto nulla?!»

 

«Dovete scusarmi, ho rispettato la sua volontà…»

 

«Scusate…» intervenne Tara. «Io credo in Giles e so che non ci metterebbe mai in pericolo. Quindi penso che dovremmo finire di ascoltare Ardiber..»

 

«Tara ha ragione. Lasciamo che spieghi, vi sarà tutto più chiaro.. anche la mia posizione». Aggiunse Giles, ferito per la mancanza di fiducia appena dimostratagli.

 

«Ehi!!! Aspettate un attimo, ora capisco… Ecco perché non l’ho mai vista dormire qui!!!» saltò su Dawn.

 

«E perché il giorno che abbiamo portato indietro Tara e Cassie lei era già andato là… e non è tornato con noi in macchina… » aggiunse Willow.

 

«Ottime osservazioni… ma ora lasciate che vi spieghi. Come voi ben sapete, il First, l’altro, intendo dire, è il Male Primordiale. Detto così, il concetto non vi suona un po’ incompleto? Pensateci, se esistesse solo il Male Primordiale, voi non potreste dire di combattere per il Bene, perché il Bene non esisterebbe… ed è qui che entro in gioco io… poiché, vedete, il cosiddetto Male Primordiale in realtà ha il suo contrario, molto facilmente, se non ci siete ancora arrivati, io, il Bene Primordiale. Il First Buono, insomma, capite? Un termine di confronto è assolutamente necessario, in base al quale tutte le comparazioni vengono fatte. Come l’ombra non può esistere senza il corpo che l’ha generata, come per la materia esiste l’antimateria, e come definiamo il concetto di luce in relazione al buio, così per il Male Assoluto esiste il Bene Assoluto. Viviamo in un mondo di confronti dialettici. Questo ci garantisce la relatività dei concetti. Si ha una reciproca implicazione che però non elimina il dualismo, anche se intimamente gli opposti sono una cosa sola, come due facce della stessa medaglia: le due facce si implicano necessariamente, ma costituiscono l’unità dell’oggetto, essendo manifestazioni necessarie ed ineliminabili della stessa Entità… »

 

«Quindi tu sei un First.. positivo…» Buffy cercava disperatamente di stare al passo.

 

«Esatto,Buffy. I tuoi poteri avranno forse radici nell’oscurità, ma è un dato di fatto che tu combatti per il Bene, rischiando la tua stessa vita. In realtà, questo deriva dalla natura delle cose e dell’essere umano che, come ho spiegato prima,sono sempre ambivalenti… e il vero Male, come anche altri in questa stanza hanno potuto sperimentare, è comunque dentro di noi.. la scelta è solo nostra; la nostra vittoria completa ci sarà quando sconfiggeremo quello che è dentro di noi.. quando sconfiggeremo il lato oscuro del nostro Io. Ci sarà sempre qualcosa contro cui combattere…»

 

«Ma… col First “negativo”, cioè, l’hai mai visto?» chiese incuriosito Andrew.

 

«Non ci frequentiamo molto. Hai presente cosa succede quando la materia incontra l’antimateria? Si eliminano.» rispose Ardiber.

 

«Benvenuto! E grazie per la tempestività!!! Poteva aspettare a manifestarsi ancora un po’, che so, dopo la fine del mondo!»Anya si risvegliò tempestivamente e sarcasticamente dallo spavento.

 

«Eh.. ci ho messo un po’, lo so…. Ma il fatto che Buffy sia tornata dalla Morte, se da un lato ha potenziato il First “cattivo”, permettendogli di manifestarsi, dall’altro ha indebolito me…. E poi, ho dovuto aspettare il tempo giusto.» le rispose tranquillamente Ardiber.

 

«Bene. ora che sappiamo di avere un’arma in più, affronteremo Caleb con più tranquillità.»affermò Buffy con decisione. «Dobbiamo cominciare ad armare le ragazze, voglio essere pronta a muovermi quando lo troveremo.»

 

«Non sappiamo nemmeno dove stiamo andando.» intervenne Willow.

 

«Infatti, ho previsto una piccola ricognizione, prima.» affermò Buffy, che continuò, rivolta a Faith:

 

«Ci stai? »

 

«Indicami dove mi vuoi.» le rispose l’altra.

 

«Ma Buffy. Faith… pensateci, potrebbe essere pericoloso, no?» implorò Aileen.

 

«Adesso basta. Noi due siamo le Cacciatrici. Cioè, in ruolo intendo dire. Tronchiamola qui. Stasera si va, punto e basta. Voi.. Ardiber, Giles, Aileen, voi non siete con me? Non mi interessa. Sono I pericoli dell’essere dei leader: spesso bisogna andare controcorrente, anche se si sa che quello che si sta facendo è la cosa giusta.» tagliò corto Buffy.

 

 

 

«E che ti farà un po’ male quando ti togli le bende. Intorno a- all’area. La,uh, struttura ossea e muscolare è stata colpita abbastanza duramente.» spiegava Buffy al povero Xander sdraiato in un letto d’ospedale.

 

«Ok», rispose il ragazzo.

 

«Ah, hanno anche detto che- le medicine potrebbero procurarti dei fastidi allo stomaco, quindi, dovremo stare attenti alla tua dieta… » continuò la Cacciatrice.

 

«Niente più pancakes per te!!» scherzò Tara.

 

«Beh.. ora come ora non posso sentire alcun sapore, in ogni caso….. sto aspettando che i miei altri sensi si sviluppino del 50%. Si, decisamente è una cosa che potrebbe avvenire a giorni.»

 

«Xander, io… scusa… » Buffy non riusciva a trovare le parole.

 

«L’importante… l’importante è che ce l’abbiamo fatta.. ora la falce è nostra.» Affermò con un mezzo sorriso il giovane.

 

«Ma a che prezzo…. Il tuo occhio … giovani vite spezzate… » Buffy si prese il viso tra le mani.

 

Xander cercò di consolarla.

 

«Ogni cosa ha il suo prezzo, Bufferin. Vedrai, mi riprenderò presto.»

 

«Lo speriamo tutti, e molto!!» affermò Tara, abbracciandolo.

 

«Sarò con voi nella battaglia finale… non mancherò!!» affermò il ragazzo spavaldamente.

 

«Grazie, Xan…» mormorò Willow aggiungendosi all’abbraccio, cercando di nascondere le sue lacrime.

 

«Grazie. Ora possiamo solo aspettare.» Nella voce di Buffy era avvertibile una chiara nota di tensione.

 

...FINE...