DARK INSIDE

 

Autrice: Mari e Alyson

 

 Rating: NC-17

 

 Timeline: A sette anni da Chosen.

 

 Riassunto: Il sette maggio giunge puntuale come ogni anno nella vita di Willow e Kennedy, ma la ferita della prima è destinata a riaprirsi. Le promesse di pace sono infrante, qualcosa minaccia la nuova vita dei Guerrieri della Luce. Qualcosa che sa giocare con i peggiori istinti e plasma la paura in sangue.

 

 Note: Eccoci, questa collaborazione nasce e prosegue da qualche mese!Ci sembra che la storia non sia male e l'unione fa la forza no!Mi raccomando commentate, vogliamo sapere se il nostro duetto è piacevole...magari potremmo replicare...scrivete pure ad una delle due o ad entrambe, i nostri indirizzi sono:  mari_agj@yahoo.it  e _numb_@libero.it

 

 Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendichiamo su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 1

 

Era il 7maggio.

 

Di nuovo.

 

Infaticabile ogni anno arrivava quell'orrenda data.

 

E dire che prima di conoscere Willow era un giorno come un altro.

 

Magari era stato anche un giorno fortunato a scuola. Non lo ricordava.

 

Di solito fiorivano le viole.

 

Ma Kennedy non era poi così sicura che Willow non c'entrasse nulla.

 

Comunque anche quell'anno...era arrivato il momento.

 

Da sei anni, da quando il Primo era stato sconfitto, da quando la sua strada era divenuta la strega rossa, quel giorno incupiva il suo cuore.

 

Willow si svegliava all'alba.

 

Si lavava con cura, spazzolandosi i lunghi capelli color fiamma e pettinandoli con la riga di lato.

 

"Le piaceva"

 

Si vestiva di scuro.

 

Usciva di casa, raccoglieva qualche sasso e più viole che poteva.

 

Viole che per incanto erano spuntate a migliaia nel giardino.

 

Poi prendeva una corriera e dopo un'ora raggiungeva la voragine.

 

Tutto quello che era rimasto di Sunnydale.

 

Ne percorreva i contorni, fino ad arrivare ad uno stretto sentiero che vi scendeva dentro.

 

Con il tempo il piccolo cimitero, l'unico salvo tra i quattordici della città, che da prima aveva continuato a scivolare, trattenuto come un'unica zolla da forti radici, si era solidificato a metà della profonda voragine.

 

La rossa e i suoi amici avevano scavato un sentiero nella roccia per arrivarci.

 

Così la strega più potente d'occidente, scendeva nel suo personale inferno.

 

Verso metà pomeriggio la processione aumentava.

 

Buffy e gli altri la raggiungevano, per portare omaggio alla strega bionda.

 

Quando tornavano a sera inoltrata, Willow ancora non era a casa.

 

Rientrava a mezzanotte, a volte con gli occhi distrutti dal pianto, a volte silenziosa.

 

Si spogliava e ripettinava la riga al centro, che ormai portava da anni.

 

E la mattina dopo, come se niente fosse la vita ripartiva, fino al prossimo 7maggio.

 

Kennedy aveva imparato a non fare domande.

 

Si svegliava con la sua donna, la seguiva in quei gesti rituali, le pettinava i lunghi capelli, l'aiutava a vestirsi, a scegliere i sassi e le viole migliori.

 

Tutto questo senza che Will dicesse una sola parola e ormai da anni anche lei rispettava quel silenzio.

 

La portava alla corriera, la salutava.

 

E a mezzanotte la riaccoglieva fra le sue braccia.

 

Sorridedole sempre.

 

Perchè Willow l'abbandonava solo quel giorno.

 

Poi per il resto delle loro vite era sua.

 

Innamorata e fedele.

 

Quel giorno solo la tradiva.

 

La tradiva con il dolore.

 

Un dolore troppo grande, sopportabile solo se chiuso in un giorno solo.

 

 

 

 

 

7 maggio 2009

 

 

 

L'alba.

 

Sentì la sua strega, muoversi fra le coltri e alzarsi dal letto.

 

Ne seguì i passi a piedi nudi sul parquet, nella casa addormentata.

 

Quando sentì l'acqua della doccia scrosciare, spostò la coperta e si alzò anche lei.

 

Aprendo l'armadio, cercò la camicetta nera di Will e la gonna porpora scuro.

 

Quando le trovò, le pose in buon ordine sul letto.

 

Come sempre scese a fare colazione e la preparò anche per Willow.

 

Quando la strega rossa, venne da basso, la baciò sulla guancia.

 

Un saluto unico, di un solo giorno l'anno, quando tutte le altre mattine le sfiorava le labbra.

 

Vestita e lavata anche lei, come ogni volta pettinò la sua ragazza.

 

Una volta pronte, uscirono in giardino.

 

Ed eccole le viole...migliaia.

 

Un canestrino pieno di quei piccoli fiori profumati e il pugno di Will chiuso su tre piccole pietre rotonde.

 

Era quasi venuto il momento di salutarla, di lasciarla andare, andare via da lei.

 

Willow la guardò e con un movimento delle dita, sprigionò magia frizzante e un piccolo giglio bianco, spuntò inaspettato vicino a Kennedy che lo fissò incantata.

 

- Stavolta… hai voglia di venire con me? -. Domandò Willow, semplicemente.

 

Niente di più, niente di meno.

 

E alla Cacciatrice mora, si era aperto il cuore. Per un momento deglutì a vuoto, cercando di capire se avesse capito bene.

 

Sì, aveva capito benissimo perché Will la stava ancora fissando, in attesa di una ripsosta.

 

-Sì…! -. Rispose, dopo un attimo.

 

Il cuore le batteva più velocemente ora.

 

 

 

Il vecchio pullman, sollevava polvere.

 

Willow guardava fuori dal finestrino, quasi in preparazione.

 

Kennedy girava e rigirava il piccolo giglio reciso tra le dita, da un lato felice di poter finalmente vedere, capire, dall'altro in apprensione come si sentisse inadeguata.

 

Un viaggio così lungo, per tornare dove tutto era iniziato.

 

Appena le 8.00, constatò.

 

Il paesaggio dell'entroterra californiano intorno a loro.

 

Arsura e torpore, nonostante il fresco del mattino attenuasse l'afa.

 

Si sporse in avanti, riconoscendo un vecchio motel, in lontananza un cartello commemorativo.

 

"Ciò che è stato e nei nostri cuori sempre sarà. BENVENUTI A SUNNYDALE."

 

Pochi minuti ancora ed eccola.

 

"Ciò che rimane di ieri…" si disse, mentre la rossa non muoveva un muscolo e la voragine si stagliava davanti a loro.

 

Il pullman frenò bruscamente, sollevando una nuvola di polvere.

 

Solo allora la rossa si alzò dal sedile logoro e guardandola avviarsi verso l’uscita in silenzio, Kennedy si ripetè mentalmente una volta in più che per quel giorno Willow non era affatto sua.

 

La seguì immediatamente, in silenzio come un cagnolino fedele che si fida ciecamente del suo padrone e lo segue ovunque.

 

Scesero e quando la vecchia corriera non fu altro che un puntino all'orizzonte e il polverone si fu abbassato, Willow iniziò a percorrere il contorno della voragine per scendere al suo interno.

 

Già la voragine...

 

Kennedy, aveva percepito distintamente la prima volta che il potere delle Cacciatrici era entrato in lei, quel giorno di tanti anni prima, il giorno in cui di Sunnydale non era rimasto che quel buco e qualche...tomba.

 

Ora lo sentiva scorrere ancora dentro di sé, ma aveva smesso di esserne affascinata perché ormai quel potere e le sensazioni derivanti da esso erano divenute la sua normalità. Eppure in quel momento sentiva dentro di sé fremiti scorrere come la prima volta che lo aveva avvertito con tutti i suoi sensi. Forse era per via del luogo dove si trovava… Seguì la sua ragazza, a qualche passo di distanza, mantenendo il silenzio come se temesse di disturbare i pensieri di Will che, quasi, sembrava ignorare la sua presenza, quasi fosse in trance.

 

Fino a quel momento Kennedy sapeva più o meno cosa sarebbe accaduto, ma da qui in avanti il mistero perché, pur essendoselo domandato più volte, non conosceva il proseguo di quella giornata: Willow non gliel’aveva mai detto e lei non l’aveva mai chiesto.

 

Ora che aveva avuto il permesso di svelarlo, però, era ben decisa a farlo.

 

Teneva ancora fra le dita il giglio, girandolo e rigirandolo come fosse stato un antistress di gomma.

 

Ad un tratto, Willow  si fermò per un istante, poi la vide scendere per una scalinata scavata nella roccia e si affrettò a seguirla.

 

Gradini, gradini e ancora gradini. Rozzi, spigolosi sotto i piedi, scomodi da percorrere. Un interminabile numero di gradini.

 

Scesero per più di mezz’ora, tanto che Kennedy non poté evitare di domandarsi quando sarebbero arrivate a destinazione. Ma ancora una volta non diede voce ai suoi pensieri, temendo di irritare Willow con la sua voce. Sì, perché non sapeva cosa sarebbe successo, ma Kennedy era più che certa dei pensieri dell’altra in quel momento. Non stava pensando a lei, alla loro storia o alla loro vita insieme. Stava pensando alla sua vita passata, ai giorni in cui loro non si conoscevano, a quella persona morta che era sempre presente pur non essendoci più… a Tara.

 

Ormai il sole era alto, erano le 9.00.

 

Finalmente Kennedy, guardandosi intorno spaesata, iniziò a distinguere il contorno di un grosso terrazzamento sotto di loro. Le sembrò strano quanto fosse curato e florido il prato di quel cimitero sospeso sul nulla.

 

Ogni tomba pulita e intatta.

 

Qualcuno doveva aver fatto qualcosa.

 

E la Cacciatrice mora sapeva molto bene cosa e chi.

 

Ad un tratto vide la sua ragazza fermarsi, una decina di metri più in là, davanti a lei. Una lapide squadrata, ad un passo da Will e Kennedy ebbe la certezza che il loro cammino fosse terminato: sapeva perfettamente a chi appartenesse quella lapide, non aveva bisogno di leggere.

 

 

 

         Tara McLay

 

16 oct 1980 - 7 may 2002

 

 

 

Kennedy strinse involontariamente i pugni quando sentì Willow versare le prime lacrime, i primi singhiozzi.

 

Piangere?

 

Quello era il modo in cui la tradiva?

 

Quello era il modo in cui dopo sette anni, onorava la memoria di Tara?

 

Una giornata spesa in gocce salate?

 

No, non era quello il modo giusto di onorare la strega bionda.

 

Si stupì una volta in più per il modo in cui reagiva e per il modo in cui pensava a Tara.

 

Ormai divenuta un ricordo riflesso, qualcosa di sacro quasi.

 

Non più rivale, ma monito.

 

Monito di un amore puro e senza ombre.

 

L'amore di un vivo per un morto.

 

Lei stessa devota, ora che compiva quei gesti con la rossa, al ricordo della strega dai capelli color grano.

 

Ed ora Willow spezzava quella giornata, che ormai aveva preso i contorni di un'impresa mistica, in pianto?

 

Si diede della stupida.

 

Cosa si aspettava?

 

Dopotutto, conosceva fin troppo bene il dolore dell'altra che, prima d'essere una strega, prima d'essere una donna, addirittura prima d'essere la sua ragazza...era l'amore perduto di Tara.

 

Mentre ancora pensava a questo, vide Willow inginocchiarsi nell'erba e appoggiare le tre pietre sulla lapide.

 

Rimase lì a guardare il suo amore salutare la strega bionda e non ebbe il coraggio di avvicinarsi. Per la prima volta dacché era iniziata quella giornata, Kennedy sentiva di aver commesso un errore a seguire la sua ragazza: lei era fuori posto lì. E la tristezza s’impossessò di lei, inaspettata e prepotente.

 

Poi improvvisamente udì un colpo di pistola provenire da lì vicino, da una direzione imprecisa. I suoi riflessi di Cacciatrice reagirono immediatamente e per istinto le sue gambe si mossero di scatto, correndo verso Willow, preoccupata e spaventata che una delle due potesse essere colpita da quel nemico invisibile che aveva aperto il fuoco contro di loro. Ma chi poteva essere? E da dove aveva sparato? Lì attorno, a parte le lapidi, non c’era nulla.

 

-Willow! Mettiti giù, al riparo! Ci sparano addosso!!! -. Gridò, continuando a correre. Stava per lanciarsi sulla rossa per farle da scudo col proprio corpo e farla accucciare al contempo, ma poi si bloccò improvvisamente perché le arrivò alle orecchie la voce dell’altra che stava parlando con… con nessuno. Con la lapide muta e inanimata.

 

Kennedy  rimase assolutamente pietrificata, immobile a qualche metro dall’altra. Poi, senza quasi accorgersene, indietreggiò a bocca aperta, lentamente.

 

-… Sono le 9.12 amore mio!... Sette anni esatti in questo istante ci siamo viste per l’ultima volta! – Disse Will che poi si chinò in avanti, ridisegnando con le mani il nome dell'altra strega inciso sulla lapide.

 

Prima la "T".

 

- Tesoro, ciao! Sono io...! -

 

Poi la "A".

 

- Sono qui, amore, come tutti gli anni! -

 

La "R".

 

-Anche quest'anno…-

 

Infine la "A".

 

- Sono venuta da te… al nostro appuntamento! -

 

Poi si scostò lievemente e sistemò le viole sulla lapide, facendo sparire quelle vecchie che sembravano un po’ appassite ma né secche né erose dal tempo come avrebbero dovuto essere. Kennedy era certa che anche quella era opera della magia di Will.

 

- Ecco le tue viole, amore mio… Profumano di te! – La sentì dire e poi le vide apparire un sorriso disteso sulle labbra.

 

-E' passato un altro anno… Ma mi manchi sempre, come il primo giorno… Sunnydale non è molto migliorata, resti solo tu a valer la pena di stare in questo posto. Ma questo valeva anche quando frequentavamo il college, ricordi? - Rise tranquilla, come se davvero stesse parlando con l'altra, come ci fosse fra loro complicità nello scherzare su quella cittadina di periferia che era sempre stata poco più di un paese.

 

A Kennedy si strinse il cuore perché mai fino ad allora si era resa conto di qual era la situazione. Non così palesemente.

 

Ascoltò ancora l’altra parlare al vento:

 

-Amore, quest'anno Dawn è bellissima. La tua bimba è donna ormai, dovresti vederla! Buffy è noiosa come sempre ed è anche troppo apprensiva nei suoi confronti. Però la capisco… deve sentirsi addosso una grande responsabilità e poi… lavora tanto e dorme poco. Al solito!... – e la vide sorridere ancora e fare l’occhietto verso la lapide. Era proprio un dialogo quello che la rossa fingeva di avere con la strega bionda, esattamente come se la vedesse, come se l’altra le stesse di fronte e interloquisse con lei.

 

Ma forse, pensò Kennedy per un istante, si stava sbagliando: stava esagerando spinta da quel pizzico di gelosia che infondo non l’aveva mai abbandonata e che la rendeva poco obiettiva…

 

- Tara, ho provato un nuovo incantesimo mesi fa. L'avevamo tentato insieme, ma Anya non aveva voluto. Quello della sfera solare, ricordi? Poi me ne ero dimenticata. Invece il mese scorso l’ho attuato e funziona davvero!... Le Cacciatrici ne sono entusiaste!- Esclamò la rossa, con gioia e soddisfazione. Poi fece una pausa breve e quando riprese cambiò discorso:

 

- Xander ha mandato una mail, dovrebbe tornare quest'anno o Anya lo bastonerà. L'anno scorso ha saltato l'appuntamento sia con lei che con te. Ma sai l'Africa è così affascinante, dice che quando ne è lontano ne sente la mancanza. Io credo sia solo...dolore!... Ha tentato di nascondercelo, ma tutti i componenti della nostra famiglia conoscono fin troppo bene il dolore per non riconoscerlo immediatamente!... Quest'anno sono stata fortunata: non molto dolore nella mia vita. Sono serena e spesso e volentieri appagata. Credo di aver dato abbastanza e di aver scoperto il segreto per sopravvivere al dolore...me lo hai insegnato tu… ma non l’avevo capito prima! -.

 

Kennedy era ancora dietro di lei, ferma in piedi. Non se n’era neppure resa conto ma si stava tormentando le dita delle mani, torcendosele, tirandole, stringendole fino a farle diventare esangui.

 

Perchè non parla mai di me? Ha parlato di tutti, ma non di me... il mio nome non l’ha ancora neppure sussurrato, né ha detto nulla che mi riguardasse o che ci riguardasse… Chi sono io davvero per lei?... Non sono niente, ecco perché non ha neppure accennato a me!!!

 

Urlò Kennedy, nella propria testa. Se la sentiva pesante, quasi le faceva male. E le veniva da piangere. Era la prima volta, dopo tanto tempo, che guardava Willow e la sentiva un’estranea, distante da sé anni luce. La guardava e l’unica cosa di cui aveva voglia era scoppiare in un pianto ininterrotto e irruente come un fiume in piena alimentato dall’uragano di sentimenti dolorosi che la stavano squassando crudelmente.

 

Avrebbe voluto essere cieca e sorda in quel momento. Avrebbe voluto non sentire Willow dire:

 

-Ti amo...lo sai vero? Ogni notte, ogni giorno, lo ripeto, sempre, continuamente… sperando che tu mi senta nonostante le nostre anime ora siano divise, incastrate in due mondi diversi, paralleli fra loro come binari che percorrono la stessa strada ma non si toccano mai! -

 

Kennedy quasi si sentì morire e il suo cuore perse, per l’ennesima volta in pochi minuti, un colpo. Affranta, abbassò lo sguardo a terra. Era stata colpita e ferita più di quanto non si fosse aspettata potesse succedere.

 

Mentalmente si maledisse per aver accettato di andare lì quel giorno, e maledisse l’idea che aveva avuto Willow di chiederle di andare con lei. All’inizio Kennedy si era detto che era stupendo che Will le chiedesse di andare perché finalmente l’avrebbe messa a parte di quel segreto che condivideva con tutti fuorché con lei; ma ora che stava assistendo a quel macabro quanto straziante spettacolo, avrebbe tanto voluto non aver accettato.

 

Chiuse gli occhi con forza e non pianse solo perchè era una Cacciatrice. E le Cacciatrici non piangono. O sì?...

 

Quella che si stava concretizzando davanti ai suoi occhi era la sua peggior paura.

 

Willow amava ancora Tara.

 

Willow non amava lei.

 

Una lacrima più codigna delle altre, scivolò oltre il muro delle palpebre e fuggì lesta lasciandosi scivolare lungo la guancia.

 

Willow la tradiva sì, un unico giorno l'anno...

 

Ma le aveva spezzato il cuore e ora Kennedy non era affatto sicura di poter raccogliere i cocci e rimetterli insieme.

 

Basta. Aveva visto e sentito fin troppo. Stava per andarsene quando sentì ancora un’ultima frase:

 

-Quest’anno c’è una novità, amore mio. Ti ho portato a conoscere una persona... Sai già chi è, te ne parlo sempre. Ogni volta che vengo qui... Ormai la conosci quanto me perché ti dico tutto di lei! -.

 

Willow per la prima volta, si girò verso la sua ragazza e le fece segno di avanzare.

 

Kennedy obbedì.

 

Will la prese per  mano e la fece chinare, sorridendole, poi si rivolse nuovamente al marmo freddo.

 

-Kennedy...te l'ho portata! So che volevi vederla da tanto, ma non ero ancora pronta! -

 

La bruna, pallida, iniziò a chiedersi quanto la rossa fosse pazza. Forse adesso le avrebbe perfino chiesto di parlare ad una lapide.

 

Willow strinse più forte la sua mano.

 

-Tara, lei è la ragazza di cui sono innamorata…-

 

Kennedy avvampò, sorpresa e improvvisamente grata di quelle parole inaspettate. Willow si voltò e la guardò serena.

 

- Lei è la mia gioia quando mi sveglio e quando mi addormento. Scalda il mio cuore e non mi lascia mai sola...So che avrei dovuto portarla qui molto tempo fa, ma non ne ho avuto il coraggio e forse nemmeno lei era preparata ad incontrarti! -

 

Kennedy, strinse di rimando la mano di Will per farle sentire la sua presenza, come volesse confermare le sue parole. L’altra la guardò per un istante.

 

- Si fa fatica a capire...soprattutto se non può sentirci!...Guardala, crede che io sia pazza! -

 

La bruna la guardava senza capire ed era palesemente stampato nella sua espressione ciò che stava pensando di lei in quel momento.

 

- Kennedy...tesoro, tu non puoi sentirla, ma io si... posso parlarle. Può accadere una volta l'anno, qui, in questo posto. E’ un dono che ho ricevuto dopo la battaglia col Primo!... Le dico tutto. Sa chi sei, glielo dissi subito dopo che uccidemmo il Primo, subito dopo che scoprì il regalo che mi era stato concesso dalle Forze del Bene!... Me lo hanno dato subito dopo il rito con l’ascia, ma solo in seguito, quando guardammo per l’ultima volta in questo precipizio, me ne resi conto!... Le raccontai ogni cosa...- Sorrise eloquente, arrossendo un poco. E Kennedy capì tutti i sottintesi di cui era intrisa quella frase. Non che credesse che Will potesse davvero sentire Tara, ma sembrava chiaro che la rossa avesse parlato a quella lapide come stava facendo ora, raccontandole tutti i loro più intimi segreti. Probabilmente le aveva detto del loro primo appuntamento e della loro vita insieme. Della loro prima volta… era assurdo pensare a Willow che raccontava di quella notte ad una pietra tombale, credendo che colei che vi era sepolta sotto potesse davvero udirla e capire le sue parole.

 

-E...cosa ha detto?-  Domandò dubbiosa e timorosa,  la bruna. Non le sembrava una buona idea alimentare quella follia, ma voleva sapere: la curiosità era troppo grande ora. Doveva sapere.

 

Willow capì che ancora non le credeva e la guardo delusa.

 

- Credi che io sia impazzita? – Le domandò, con voce lievemente incrinata. Kennedy le lasciò la mano, ma non distolse lo sguardo.

 

-Willow...- sospirò.

 

La rossa smise di fissarla e tornò a concentrarsi sulla lapide come se, tutto sommato, non le interessasse la sua opinione.

 

Riprese a parlare lentamente, ed ogni frase trasudava di particolari riguardanti fatti e le sue sensazioni più intime.

 

Stava parlando di quell’ultimo anno.

 

Un anno intero.

 

Raccontato con dedizione e precisione assoluta.

 

Ogni piccola briciola di quell'anno rivissuta istante dopo istante.

 

Dall'avvenimento più insignificante, all'evento difficile d’affrontare. La gioia, le lacrime. Gli scherzi e il lavoro. Tutta la sua vita in quei dodici mesi. Tutte le vite dei loro amici.

 

A Kennedy sembrò di rivivere ogni momento di quell’anno e scoprì nuovi frammenti, nuove verità, un punto di vista che lei non aveva afferrato... Le percezioni di Willow riguardo ai fatti accaduti,  la sua prospettiva, le sue inquadrature. Cose che la sua ragazza non le aveva mai detto. Per lo più nulla d'importante, ma comunque vita.

 

Will parlava, sognante, interrompendosi di quando in quando, facendo passare istanti silenziosi, per poi sorridere al vento o assentire al vuoto.

 

Sembrava davvero aver perso il senno…

 

La bruna si alzò e indietreggiò di qualche passo.

 

Non aveva voluto interromperla di nuovo, non aveva proprio potuto.

 

Anche se non le credeva.

 

Invece, credeva che Willow fosse offuscata dal dolore...ancora una volta per... sempre per Tara.

 

Ed era folle, in preda al delirio.

 

Eppure si era anche convinta che lei non poteva fermarla... salvarla... non quel giorno, comunque.

 

Quanto dolore albergava ancora nella Strega Rossa?

 

Si diede della stupida per non aver capito. Per non averlo mai percepito prima.

 

Per aver creduto di bastarle, di poter sopire la sofferenza nel cuore di quella donna forte eppure tanto vulnerabile al tempo stesso. Fragile come un fiore di vetro soffiato che a lei piacevano tanto.

 

Ma ogni volta che Will chiamava amore quella lapide, con note di miele nella voce, Kennedy sentiva il proprio animo sgretolarsi e pungerla nel petto.

 

Eppure per trecentosessantaquattro giorni l'anno... Willow era libera ed era sua, forse.

 

Si era così.

 

Libera di non soffrire.

 

Libera di essere felice, di sorridere, senza dolore a incrinarle la voce.

 

E allora solo quel giorno...

 

E lei, Kennedy, non aveva cuore di non concedergli quelle ventiquattro ore di pazzia. Doveva essere indulgente con lei ,se non voleva perderla. Tra l’altro, nemmeno riteneva giusto privarla di quel colloquio con una tomba, tanto privato quanto assurdo.

 

Così rimase in piedi per ore, a guardare la sua Dea parlare con un marmo gelido, ridere, piangere, fare smorfie d’ogni genere.

 

In alcuni momenti trattenne le lacrime con forza, nel provare pena per quel dolore sordo e lancinante... il dolore di un'assenza intollerabile, a quanto sembrava.

 

E scoprì il languore e la malinconia degli occhi di Willow, la dolcezza particolare che le modulava la voce credendo di parlare a Tara... di Tara.

 

Percepì tante piccole perle uniche che a lei erano precluse come al resto del mondo, perle che la rossa dedicava solo e soltanto al suo amore perduto.

 

Uno sguardo particolare.

 

Un sorriso unico.

 

Espressioni mai notate e discorsi mai sentiti.

 

Parlava di amazzoni, di rose volanti e di mille schegge di memoria di cui la bruna ignorava l'esistenza.

 

Tutto... per un giorno l'anno.

 

Le doveva almeno questo o, si disse, Willow sarebbe morta.

 

Così rimase a guardarla mentre l’altra era in preda ad una pazzia docile e straziante, in silenzio, a braccia incrociate dietro di lei.

 

Fissandola con sguardo rapito, attenta a qualunque parola.

 

Pronta a sorreggerla per lo meno con la sua presenza, ma lasciandola libera di delirare, schiava del dolore per quel giorno... per quel giorno soltanto.

 

 

 

Il sole ormai era alto.

 

L'astro era nel punto più luminoso, quando gli altri scesero uno ad uno la scalinata scavata nella pietra.

 

Kennedy li vide arrivare e sorrise a  tutti loro che, increduli, gioivano della sua presenza.

 

Finalmente Willow si era decisa a renderla partecipe di tutto.

 

Buffy si avvicinò alla bruna, mentre gli altri raggiungevano Willow che ancora parlava.

 

Sorrise contenta alla ragazza, ma gli occhi dell'altra che tentava disperatamente di nascondere tutto il suo dolore, le fermarono il cuore.

 

Kennedy non aveva capito.

 

La bionda avrebbe voluto spiegarle, ma l'altra la precedette.

 

-Voi lo sapevate? Sapevate che stava così male e non mi avete detto nulla? E non l’avete aiutata in alcun modo? – Domandò Kennedy, nervosa, tentando di controllare il tono della voce. Non voleva gridare ma trovava ancora più folle il fatto che gli amici di Will sapessero e non fossero intervenuti in alcun modo e, non raccontandole nulla, non avessero permesso neppure a lei d’intervenire.

 

Buffy scosse la testa dispiaciuta.

 

No, non aveva capito, si disse Buffy. Era logico, Will avrebbe dovuto aspettarselo.

 

- Da quanto tempo è ridotta così?... Da quanto è diventata pazza? Dio, sembra un’altra persona! – Disse Kennedy, addolorata e irata al contempo.

 

Buffy sgranò gli occhi a quelle parole.

 

-Tu non... lei non è pazza!- Disse con voce decisa ma bassa, senza farsi sentire dagli altri. Sarebbe scoppiato un putiferio altrimenti.

 

-Ah, no? Be’, sai a me non sembra che stia bene, visto che sta parlando da ore con una lapide e, cosa più grave, è convinta che il marmo le risponda!-

 

Kennedy sembrò essere esasperata da quella situazione. Erano ore che vedeva Willow persa in un altro mondo, quello delle sue folli fantasie. E ora stava dando sfogo alla sua frustrazione con Buffy che, per un istante, guardò in basso per riordinare le idee.

 

-Lei ti ama... ma vedi, questo è il suo premio. Ed è solo suo!... Il fatto che ti abbia mostrato la parte più dolce e intima dei suoi giorni, dovrebbe lusingarti non sconvolgerti!... Non è pazza, ti dico! -

 

Kennedy rise lievemente, sofferente.

 

- Allora pazze siete in due!... Hai una strana concezione della lusinga, Cacciatrice!... Non mi lusinga che mi abbia portato qui, mi preoccupa perché parla a qualcuno che è morto più di sette anni fa, chiaro? - Disse aspra e tagliente.

 

-Kennedy... -

 

-E' impazzita... e temo che lo sia perchè io non sono stata abbastanza per lei!... si è rifugiata in un mondo in cui la sua Tara, il suo grande amore...vive. E io non esisto...! – Esclamò più calma, abbassando lo sguardo sconsolata.

 

Buffy scosse la testa.

 

-Dalle la possibilità di spiegarti... di provarti la verità. Prova a...crederle! - le strinse con la mano il braccio, per rassicurarla. Ma il suo intento non riuscì pienamente. Allora la Cacciatrice bionda, l'ultima guardiana dell'Hellmouth, l'ultima solitaria prescelta... quella che aveva cambiato il mondo e la sua stirpe, come un'umana qualunque... aprì il cuore al languore dell'assenza di una persona cara e si inchinò al fianco della sua migliore amica, per salutare Tara, la strega bionda.

 

Giles e Dawn a un passo da loro, in piedi, in religioso silenzio.

 

L'uomo sosteneva la ragazza con un braccio intorno alla vita, mentre Dawn gli appoggiava la testa sulla spalla e una lacrima le solcava le guance pallide, accompagnata da un esile sorriso, simbolo di un vecchio dolore tornato a pungere davanti alla tomba di colei che aveva amato come un'altra sorella.

 

Kennedy, ancora una volta dopo tanto, si sentì esclusa da quella che ormai era la sua famiglia e si chiese se, infondo, non fosse lei la pazza: non si era resa conto di nulla in quegli anni. I suoi più cari amici e la sua ragazza erano in preda ad un delirio collettivo e lei non l’aveva visto, non l’aveva capito.

Come aveva potuto essere così cieca?

 

CAPITOLO 2

 

Il pomeriggio si era fatto sera.

 

La giovane Cacciatrice era rimasta in piedi a qualche passo da quella follia a guardare la sua ragazza, colpita da quella scena. Ma la sua fierezza le impediva di fare o dire qualunque cosa, in quei momenti. Se n’era rimasta lì, dritta in piedi come un soldato durante la guardia. Aveva fronteggiato il dolore di quella situazione mettendo la sua solita maschera di durezza impassibile. A braccia incrociate, in silenzio, distante da Willow e dai loro amici, con gli occhi fissi su di loro per imprimersi nella testa ogni singolo dettaglio di ciò che vedeva.

 

Dawn che abbracciava Willow e le chiedeva di dire alla bionda quanto bene le volesse, quanto il suo cuore ne sentisse la mancanza.

 

Buffy che parlava attraverso la rossa a quell'amica così discreta e dolce… così la definiva sempre.

 

Giles... anche Giles, dopo aver messo sulla tomba di Tara una piccola margherita dedicandole un sorriso paterno e grato, aveva detto alla rossa di riferire qualcosa alla strega bionda.

 

Per ore si era susseguita quella piccola processione.

 

La Cacciatrice mora aveva osservato continuamente Willow in testa a tutti, ora commossa, ora sorridente, riportare quella follia nel mondo reale, donando ai presenti l'impressione d'esser ascoltati e ricambiati. La giovane si sentì un nodo in gola, un nodo che stava faticando sempre di più a trattenere e che, se si fosse sciolto, si sarebbe trasformato sicuramente in qualcosa di molto vicino ad una crisi isterica…

 

E così Tara era importante ancora una volta, indispensabile, unica per tutti loro. Questa donna che lei aveva visto solo in foto un paio di volte. I lineamenti gentili e lo sguardo pieno di comprensione, dolcissimo, che tutti pretendevano di amare al punto da credere a quell'illusione. Tutti tranne lei, ovviamente.

 

Lei non capiva, forse perché non aveva conosciuto l'angelo che tutti loro veneravano in quel momento: era arrivata a Sunnydale troppo tardi, un anno dopo la sua morte. E, a dirla tutta, ne era sempre stata grata al destino. Aveva trovato Willow sexy e attraente come nessun’altra, poi aveva scoperto quanto fosse dolce e fragile nella sua forza e terribile nella sua furia. Se n’era innamorata praticamente subito e in mezzo a tutta quella baraonda era stata l’unica persona a regalarle qualche istante di pace. Probabilmente non avrebbe sopportato di assistere a quello che tutti ricordavano come un amore dolce e profondo fra lei e Tara.

 

Un amore unico, come spesso le aveva ripetuto Dawn, incurante e ingenuamente inconsapevole della fitta di gelosia e tristezza che provocava in lei ogni volta. E quel giorno, Kennedy si era resa conto quanto la più giovane delle sorelle Summers avesse azzeccato la definizione di quel rapporto e, soprattutto, aveva capito che per Will era esattamente così,,, nonostante gli anni, gli avvenimenti accaduti, nonostante lei.

 

Ancora… otto anni di rammarico e dolore… avevano portato alla pazzia la Strega Rossa , seguita ciecamente dai suoi amici.

 

Qualcosa le sfiorò una spalla, destandola da quel torpore denso di amare certezze e di ragionamenti contorti quanto lugubri.

 

- Testona! - Si sentì chiamare da una voce conosciuta, dolce e rassicurante. Si voltò per assicurarsi che anche quello non fosse frutto di un suo momento di sbandamento ma ebbe subito la certezza che non era così. Si trovò davanti un uomo alto e ben piazzato; la carnagione più scura dell'ultima volta, bruciata dal sole, la barba lasciata incolta, le grandi mani già pronte ad abbracciarla e la benda nera a oscurare lo splendido e intatto sorriso dell'ultimo scooby tornato a casa.

 

Le lacrime le salirono agli occhi rivedendo un amico troppo a lungo lontano, ma le trattenne.

 

-Xander...- Sussurrò con la voce incrinata.

 

Ma lui le mise un dito sulle labbra, pregandola affinché tacesse e l'abbraccio con forza, trasmettendo tutto il suo affetto per quella ragazzina che aveva salvato la sua migliore amica dall’abisso di una vita vuota. Kennedy rispose all'abbraccio, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla, rinfrancata da quell'incontro inaspettato quanto atteso.

 

-Ti ha portata, allora? Era ora! - Le sussurrò felice l'altro, ma già sapeva che la cosa non doveva essere facile per la ragazza che stringeva forte a sé e prima che lei potesse replicare, continuò - Quando saremo a casa, se vuoi... potremmo parlarne, che ne dici?- Concluse, con lo stesso tono rassicurante di prima. Poi si staccò da lei, guardandola dritta in viso, con l’unico occhio sano rimastogli, limpido e amico. Kennedy annuì, sorridendogli brevemente, grata quanto imbarazzata. Non credeva che Xander o le sue parole avrebbero potuto fare realmente qualcosa per lei. Però era comunque confortante per lei. Xan sorrise compiaciuto e l'abbracciò di nuovo, prima di staccarsi definitivamente e prendere al volo Dawn, che l'aveva appena visto e gli era saltata praticamente imbraccio.

 

- Xander!!! Sei tornato! - Urlò la ragazza, saltandogli al collo e attirando l'attenzione del gruppo.

 

- E come non potevo? Caspita Dawn, come sei bella! - Rise lui, stringendola forte. Giles andò loro in contro e sembrò un padre al ritorno di un figlio lontano. I due uomini si strinsero la mano cordialmente e si sorrisero, per poi stringersi in un abbraccio commosso seguito da varie pacche virili che in qualche modo stemperarono quel momento particolarmente affettuoso e insolito per i due. Poi fu il turno di Buffy che andò a salutare il fratello ritrovato dopo tanto.

 

- Cacciatrice... sei uno schianto, come sempre!... Posso innamorarmi di nuovo di te? - Le disse il giovane, ridendo di se stesso e andandole incontro. L’altra rispose al sorriso con uno più ampio.

 

- Non vedo di buon "occhio" i pirati, ragazzo mio, mi spiace! – Scherzò, ridendo e stringendolo forte, felice come da molto non era. Aveva sentito davvero la sua mancanza, nonostante la vita frenetica che conduceva e che spesso non le lasciava il tempo neppure di scrivergli. Kennedy per la prima volta in quella giornata sorrise, perchè la tensione di quelle ore intrise di un vecchio e nuovo dolore era scomparsa, sfiorita da un abbraccio fraterno e appassionato e da quell’ironia tipica del rapporto fra Xander e le “donne di casa”. Mentre ancora guardava i due amici stringersi e il ragazzo far volare Buffy girando su se stesso, vide Willow avvicinarsi.

 

Dietro di lei la lapide fredda. La tensione tornò prorompente: cosa si sarebbero detti? Come avrebbe commentato Xander? Quando la rossa sfiorò la spalla del giovane, lui si bloccò all'istante, senza però estinguere totalmente il contatto con Buffy. Si sorrisero e lui con un dito le asciugò una lacrima scivolata lungo la guancia.

 

- Vieni fra noi strega! - Disse alla rossa, aprendo il suo grande abbraccio nel quale Will si gettò rapidamente, quasi come se avesse urgenza di avere un contatto fisico con lui, per ritrovare quelle sensazioni che solo quando loro tre erano insieme provavano.

 

- Ci sei mancato! - Disse Willow, appoggiando la testa sul suo petto largo. Buffy annuì e rincarò la dose:- Dovevi stare via così tanto? -. Xander le sovrastava e posò un bacio delicato prima sulla testa di una e poi su quella dell’altra, quasi a voler chiedere loro scusa per la sua assenza in quei mesi.

 

- Abbiamo fatto un sacco di danni in tua assenza! - Continuò la rossa, guardandolo di sottecchi.

 

- In casa ci sono tante cose da sistemare... - Fece eco Buffy, ridendo. Xandr sollevò un sopracciglio e  strinse scherzosamente più forte la presa attorno a loro.

 

- Già del lavoro per me? – Chiese, incredulo.

 

- Bè sei o non sei il carpentiere di famiglia? -. Risero insieme e il giovane affermò di essere in assoluto il migliore. Kennedy vide davanti ai suoi occhi i tre ragazzini che erano stati, quelli che troppi anni di battaglia e dolore avevano piegato, ma non spezzato. I tre ragazzi che di giorno correvano da un'aula all'altra al suono della campanella e che poi si precipitavano a salvare il mondo quando calava la sera. Quelli che si confidavano la cotta impossibile, mentre affilavano paletti di legno. Uniti dalla lotta contro il male, ma ancora di più dalla vita semplice e dalla strada dolorosa che avevano percorso fianco a fianco, fiduciosi l'uno nell'altro. Era l'amicizia di bimbi cresciuta e maturata negli anni a renderli ora così sinceramente uniti anche se Xander era stato via da casa tanto a lungo.

 

Ci furono lunghi istanti di silenzio, bagnati da qualche lacrima di commozione. Poi, lentamente, Xander lasciò andare Buffy e strinse Will più forte, intrecciando le mani fra loro e guardandosi negli occhi. I due lasciarono che l'unico contatto tra loro fosse dato dalle loro dita e fecero qualche passo in avanti.

 

- Ciao amica mia! - Sussurrò il carpenitere, guardando oltre la rossa, insistentemente verso la lapide di marmo. Kennedy sentì il cuore stringersi nuovamente perché capì che anche lui era preda di quell’assurda malia. Quindi, in definitiva, tutti sapevano di quella cosa, tutti la comprendevano e l’accettavano nonostante fosse tanto folle, quanto impossibile, macabra e agghiacciante. E tutti loro, le avevano nascosto quella pazzia.

 

Seguì il momento di devozione del carpentiere alla strega scomparsa e Ken lo subì, come aveva subito gli altri, tesa e impassibile, contratta nello sforzo di non dimostrare nessuna emozione come fosse stata sorda a quella sofferenza… Scoprire che i suoi amici, la sua ragazza, la sua famiglia, credevano in un'illusione che prendeva i colori pazzia pura.

 

Dopo pochi minuti, Xander lasciò la rossa al suo personale inferno e s’ncamminò verso qualcosa di diverso ma non poi così tanto. Un’altra lapide, più in là, scostata un po’ da loro. Buffy e Dawn lo seguirono, lasciando una lacrima sentita sulla tomba di un'ex-demone troppo spontaneo e istintivo per saper badare davvero a se stessa e proseguirono a qualche altro fiato di distanza per onorare la madre che avevano perso anni prima rispetto ai loro amici. Joyce… non era morta lottando contro qualche forza maligna, contro demoni o presenze soprannaturali. Era morta e basta. Di malattia, come succede a molti. L'unica della famiglia morta in modo naturale. Così le due sorelle e il ragazzo patrocinavano il loro amore, versando lacrime di fuoco su antichi giacigli, come ogni mortale.

 

Ma la strega rossa no. Lei continuava a staresene lì davanti a quella stramaledetta lapide grigia e l’attenzione di Kennedy fu di nuovo tutta per lei che aveva creduto in un dialogo impossibile con un presunto spirito. Will aveva creduto in una resurrezione spirituale di colei che tutto riempiva nella sua esistenza, nel suo essere e nel suo sentire. La giovane Cacciatrice dai capelli scuri rifletté e si disse che, durante tutta quella giornata, non un frammento della sua vita attuale era venuto a galla… eccezion fatta per la propria presenza in quel posto. Willow era in un altro universo quel giorno, lontana anni luce dalla vita che conduceva ogni maledetta notte in cui le dita di Kennedy ne sfioravano i fianchi amandola alla follia. Sì, perché anche lei, kennedy, era folle: folle d’amore per una ragazza all’apparenza timida e riservata che aveva saputo entrarle dentro in ogni fibra del proprio essere. Era una follia differente, fatta di piacere e d'amore che nulla aveva a che fare con quella mostrata durante quelle ore. E lamine sottili assassinavano il suo essere, così che Kennedy si sentisse più estranea e trafitta.

 

Passarono altri minuti, altre ore in cui Kennedy rimase a fare da spettatrice silenziosa a quella scena per lei inaccettabile. Poi Giles, Xander, Dawn e Buffy come ombre stanche mossero il loro passo verso il ritorno a casa, quando il tramonto era già lontano e il cielo era stato coperto dal manto di una notte stellata e senza luna. Piano, quel pezzo di terra si svuotò di quelle presenze addolorate e Kennedy rimase da sola con Will, alle sue spalle come aveva fatto fino a quel momento, aspettando che anche lei si decidesse ad andar via, a ritrovare la lucidità persa col loro arrivo al cratere. Passò altro tempo, ma la Cacciatrice non avrebbe saputo dire quanto. Poi finalmente vide la sua ragazza alzarsi da terra, sussurrare qualcosa e carezzare per l’ultima volta il marmo freddo: era finita. Willow si era decisa ad andar via, finalmente. Kennedy non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo, eppure il turbamento per ciò che aveva scoperto rimase in lei, pesante come un macigno gettato sul proprio stomaco perché aveva la consapevolezza che ora avrebbe dovuto confrontarsi giornalmente con ciò che aveva visto, con la realtà che fino a quel momento aveva ignorato.

 

Willow la guardò addolorata, con occhi lucidi e arrossati e le sembrò smarrita come una bimba che improvvisamente perde di vista la mamma mentre gioca nel parco. Kennedy ebbe pietà di lei e la chiamò flebilmente, richiamando la sua attenzione.

 

- E' finita... – Sussurrò la strega - Un anno senza lei mi attende ora...! Regalami il tuo amore, Ken, ti prego, perché so che mi lascerei morire senza di te...! - Disse Willow, in una supplica docile e disperata, come se tutte le sue forze ora fossero sparite.

 

Dilaniata eppur vinta dall’amore che provava per lei, Kennedy l’abbracciò senza parlare perché non c’era nulla da dire, nulla da pretendere in quel momento. Così placò la sua rabbia, non la scagliò sulla rossa perché non poteva vederla in quello stato. Nonostante questo, la ragazza non dimenticò quello che l’aveva tormentata dacché erano giunte lì… avrebbe fatto le sue domande in seguito. Non ora, ma in seguito certamente. Ora voleva solo darle il tempo di respirare, questo si disse mentre la stringeva a sé.

 

Poco dopo le due ragazze si avviarono verso la lunga scalinata scavata grezzamente nella pietra e presero a salire, gradino dopo gradino, a passi lenti e pesanti come l’atmosfera che aveva regnato fra loro in quelle ultime ore. Si tenevano per mano e Will stringeva la presa man mano che si allontanavano dalla piazzola dove erano state finora, dalla tomba di Tara. Kennedy quasi la trascinava, cercando di rimanere tranquilla ma decisa a portarla lontano da lì, a casa loro, alla loro vita. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non ci riusciva: temeva di dire la cosa sbagliata. Poteva ferirla o magari poteva essere ferita da lei e per quel giorno riteneva che il suo cuore avesse sanguinato a sufficienza. D’altra parte, non voleva neppure che la rabbia trattenuta fino a quel momento esplodesse e travolgesse entrambe. Meglio il silenzio, quindi.

 

 

 

            Mezz’ora dopo circa, le due giunsero ai margini della voragine. Pochi passi ancora e ne furono fuori. Kennedy aiutò Will a salire l’ultimo grande gradino, quasi tirandola su senza il suo aiuto; poi, una volta che fu certa che i suoi piedi fossero stabili sul terreno, si staccò da lei e si voltò a guardare nel precipizio, in direzione del cimitero dove avevano passato quella pesante giornata. Più ripensava a quelle ore, a ciò che aveva visto e udito, e più le sembrava fuori da ogni logica. Ma quel posto era stato la Bocca dell’Inferno e anche questo per molti non aveva nessuna logica. Rifletté che erano passati anni dall’ultima volta che si era affacciata a guardare nella voragine. La vecchia Sunnydaile… il suo passato. Non era più tornata lì prima di quella mattina e non l’aveva fatto semplicemente perché lei era fatta così: lei non guardava mai indietro. Questione di carattere. Era una Cacciatrice. Una Cacciatrice uccide e attraversa la polvere del demone che ha sterminato, pronta per la prossima battaglia.

 

Il passato insegna come affrontare il futuro e i ricordi vanno custoditi, senza annegarci dentro. Lei aveva imparato a rimanere a galla ignorando quelli dolorosi e custodendo gelosamente quelli felici.

 

Sorrise meccanicamente. Un sorriso freddo e ironico… Com'erano diverse lei e la sua donna!

 

Willow viveva di ricordi in generale e di un ricordo in particolare. Ora era chiaro anche quanto rimpianto l’accompagnasse assieme a quel ricordo.

 

La strega le si avvicinò incerta e le sfiorò un braccio con la mano fredda. Kennedy avvertì le sue dita toccarla e nonostante avvertisse la differente temperatura dell’altra, pensò che quelle dita non la gelavano, ma erano roventi anzi. Non voleva ferirla, ma non era quello il momento di accettare quel tocco e la respinse spostando bruscamente il braccio.

 

Come poteva avere il coraggio di toccarla, ora?

 

Lei la tradiva…

 

Lei non l’amava…

 

Lei era folle e le aveva nascosto la sua follia per anni.

 

Kennedy si voltò a guardarla, non riuscendo a nascondere l’astio nel proprio sguardo. Si sentiva ferita e sconvolta e non le importava di apparire diversa in quel momento. Si era trattenuta fino ad allora, si era controllata. Ma adesso non il suo autocontrollo era toccato sotto a quel tocco delicato eppure spietato. Willow sembrò intuire la sfuriata che stava per esplodere prorompente e l’attirò a sé in un abbraccio innocente che voleva essere tranquillizzante, calmante per l’animo della sua ragazza. Dopo un attimo però, Will si lasciò cadere a peso morto fra le braccia dell’altra che, presa di sorpresa, non riuscì a sostenerla. Caddero in ginocchio entrambe, vicine ed esauste mentalmente e fisicamente, a fissarsi l’un l’altra. Le braccia della strega ancora aggrappate al collo della Cacciatrice che non ricambiò l’abbraccio ma, anzi, tenne le braccia lungo il corpo coi pugni chiusi, fremente come il resto del suo corpo.

 

Kennedy allora strinse gli occhi, cercando disperatamente di mantenere quell’ultima briciola di controllo e d’ingoiare il veleno che le saliva in gola dal profondo. Will nascose il proprio viso nell’incavo della sua spalla e l’altra fu quasi certa di sentirla tremare leggermente.

 

La Cacciatrice non avrebbe risposto a quell’abbraccio. Non poteva. E Willow non poteva pretendere il suo perdono a priori, non poteva credere che l’avrebbe accettata così senza dire nulla, senza muovere un muscolo.

 

Poi la sentì piangere e il suo cuore perse un battito mentre le lacrime di lei scendevano a bagnarle il collo. Sentiva quelle gocce salate stritolarle l’anima.

 

Quanto l’amava…

 

Ma no, non avrebbe ceduto, non avrebbe consolato quella follia: nonostante la sua determinazione stesse cominciando a vacillare, lo squarcio creatosi nel suo cuore non glielo avrebbe permesso.

 

Dopo poco il suo braccio si mosse contro la propria volontà e capì di aver perso quella battaglia, almeno per ora. La strinse, umiliata e innamorata, maledicendosi per aver ceduto. La sua mano si mosse e con le dita districò i nodi dei lunghi capelli color porpora, lisciandoli e carezzandoli delicatamente. Infine sprofondò il viso sulla spalla dell’altra e rispose all’abbraccio pienamente, come non avrebbe voluto, come si era proposta di non fare. Ma lo fece. Lo fece perché era l’amore incondizionato a guidarla: più forte del suo orgoglio, oltre le sue ferite sanguinanti.

 

Non avrebbe voluto cedere, ma lo aveva fatto e ora stava traendo conforto da quel corpo premuto contro il suo… nonostante tutto.

 

Poi improvvisamente accadde qualcosa. Qualcosa d’improvviso, imprevedibile e incomprensibile sull’attimo: Willow si staccò bruscamente da lei, ricadendo indietro sbilanciata dalla propria spinta. Ken la guardò stupita, confusa e contrariata. Che diavolo le era preso ora?

 

- Will che c'è? – Le chiese. Poi vide nel viso della strega un'espressione indescrivibile e angosciante: occhi sbarrati, fissi su qualcosa dietro di lei, ancora più pallida del solito, tremante come una foglia scossa dalla brezza estiva. Un moto di sincera preoccupazione scosse la Cacciatrice che continuò a fissarla cercando di capire la reazione della sua ragazza.

 

- Che succede? Will!- Disse ancora. Ma stavolta, mentre le parole le uscivano di bocca si girò nella direzione dove erano puntati gli occhi vitrei dell’altra. A qualche passo da loro, circondata dall'ombra di quella notte senza luna, una luce azzurra poco più grande di una lucciola fluttuava a mezz'aria. Il viso della Cacciatrice si corrucciò.

 

- Che diavolo...?- Sibilò, a denti stretti, per poi scattare in piedi e assumere la posizione di difesa, stando bene attenta che il proprio corpo coprisse quello della strega, ancora inginocchiata a terra e immobile nel suo sconvolgimento. La luce azzurra vibrò impercettibilmente e una voce fievole provenne dal nulla.

 

- E così sei tu... -

 

CAPITOLO 3

 

   - Chi… che cosa sei? – Domandò Kennedy, brusca e sospettosa quanto stupita. Ma la luce non le rispose come se volesse ignorarla.

 

Allora la Cacciatrice guardò con la coda dell’occhio Willow, senza voler perdere di vista quella fiammella lucente.

 

- Willow, fai qualcosa... Una barriera, un incantesimo di protezione, non lo so. Qualcosa!... Non mi piace quella specie di lampadina apparsa dal nulla!... Trova il modo di prendere tempo, così potremo... ma mi stai ascoltando? Will! -. Ma si rese conto che la rossa era ancora scossa, quasi sotto shock, a terra nella medesima posizione di poco prima, con gli occhi sbarrati e il fiato corto. Aveva paura? O era assolutamente stupita?

 

- Willow!!! - Le urlò, cercando di scuoterla da quell’imbambolamento inspiegabile. La sentì balbettare qualcosa, ma non capì una sola sillaba ed esasperata Kennedy alzò gli occhi al cielo, forse la sua donna era ancora stordita da quel maledetto giorno… o forse aveva davvero perso un venerdì. Anzi, no, a giudicare dalle ultime diciotto ore e dall’espressione che aveva in quel momento, il venerdì era l’unico giorno rimastole.

 

Bene: non poteva contare su di lei in quel momento. E allora? Avrebbe fatto da sola.

 

Strinse i pugni e rivolse tutta la sua attenzione a quell’ospite poco gradito quanto inaspettato che fluttuava ancora a mezz’aria.

 

- A quanto pare rimaniamo solo io e te! – Disse spavalda e sprezzante, quasi ridendo. Era il suo modo per mostrarsi pericolosa verso i suoi nemici. Ma il suo cuore batteva più forte ora e la sicurezza che aveva ostentato non c'era.

 

Non aveva paura di morire, non aveva paura di farsi male.

 

Ma aveva paura comunque.

 

Non aveva idea di chi, o meglio, di cosa fosse quella luce, né aveva idea di quali poteri avesse. Non percepiva pericolo, solo disagio e uno strano senso di… vuoto. Vuoto misto a qualcos’altro che non era riuscita ancora a decifrare. Era come se all'apparizione di quel piccolo e luccicante ospite, da lei si fosse staccato qualcosa. Questo l’aveva resa in qualche modo più debole. O almeno era così che si sentiva.

 

Guardò ancora una volta la propria ragazza: Will era ancora immobile. L’avrebbe difesa con la vita, se fosse stato necessario; ma non riuscì ad evitare di chiedersi ancora cosa diavolo le fosse preso. Avrebbe voluto chiederglielo, gridarle quella domanda e liberare la frustrazione e l’irritazione che provava per la sua passività incomprensibile. Ma sapeva che non era il momento perché ora doveva combattere per sé e per lei.

 

Inspirò forte e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si disse che era davvero pronta alla lotta ma… una domanda le salì alle labbra e non volle trattenerla dentro di sé.

 

- Allora, cosa vuoi? – Chiese, secca.

 

Ancora silenzio. Nessuna risposta.

 

La Cacciatrice sentì l’irritazione crescere dentro di sé fino a livelli altissimi e l’adrenalina cominciare a scorrere in tutto il suo essere. Altri pochi secondi e sarebbe scattata, a costo di dover menare l’aria. Eppure… prima quella voce sconosciuta aveva parlato e aveva parlato a lei.

 

"E così sei tu..." Le aveva detto. Ripensò cupamente a quella frase, cercando di capire se per caso le ricordasse qualcosa... ma niente: non le sovveniva niente di particolare in mente. Per quanto si sforzasse, per lei quelle parole non significavano nulla e con loro anche quella voce: mai sentita prima. Ne era più che certa. Era una voce decisa e forse… con una nota di tristezza? Rammarico? O qualcosa di diverso?

 

Era sicura che nel suo tono c’era un sapore differente dall’odio e dalla cattiveria che normalmente caratterizzano i nemici. Un sapore che aleggiava su quella giornata da ore… possibile che si trattasse di… Alzò un sopracciglio guardando quel fuoco fatuo e sorrise sarcastica, dandosi dell’idiota per aver pensato una cosa del genere.

 

Gelosia?

 

Era impossibile che si trattasse di gelosia: non avrebbe avuto senso.

 

Poi si irrigidì nel medesimo istante in cui un’altra intuizione la colpì, un altro sospetto. Willow era sconvolta, ma da cosa? La strega non era una vigliacca, anzi tutto il contrario. Lei lo sapeva bene. Eppure l'apparizione di quella "cosa" l'aveva inebetita…

 

Ci pensò e ripensò su mille volte in pochi istanti, poi Kennedy capì. Capì che se per lei quell'entità non significava nulla, non era detto che per la strega fosse lo stesso. Anzi, la sua reazione assurda ad un cerino azzurro fluttuante nell'aria faceva pensare proprio il contrario.

 

- Willow, mi senti? - La chiamò per l’ennesima volta, tornando a guardarla con la coda dell'occhio. Finalmente Willow trasalì, come colpita improvvisamente dalla sua voce che fino ad allora non aveva sortito nessun effetto su di lei, come fosse stata sorda. Ma era evidente che la giovane fosse ancora stordita.

 

- S-si? – Disse, esitante, sforzandosi di guardare l’altra. Il tono della voce di Kennedy era forte, ma non aveva urlato. Willow intuì cosa le avrebbe chiesto ora e infatti…

 

- Tu sai che cos'è? – Le domandò la Cacciatrice, turbata. In realtà, mentre lo diceva la domanda aveva preso i toni di un’affermazione, vedendo gli occhi della rossa mutare dalla sorpresa alla supplica. Era uno sguardo che Kennedy conosceva fin troppo bene. Will non voleva che quella domanda le fosse fatta perché… perché la risposta avrebbe fatto del male ad entrambe. Ma ormai... Kenny voleva quella risposta. La situazione prendeva di momento in momento una piega a lei sconosciuta, ma sempre più irritante e voleva darci un taglio, costasse quel che costasse.

 

- I-io... è i-impossibile... n-non sono s-sicura... - Balbettò ancora, la rossa.

 

Kennedy s’incupì ancora di più e stava per sbottare col tentativo di risvegliare una volta per tutte la sua ragazza da quel torpore, ma poi la voce sconosciuta rifece la sua comparsa.

 

-Tu sai chi sono!... Forse più tu di chiunque altro, Willow! - Disse calma e ferma, la voce. Ma fece il nome della Strega Rossa con una dolcezza infinita che per Kenny non aveva alcun senso. Forse fu per questo che la ragazza si voltò di scatto e tornò a fissare la lucciola: la voce proveniva da lì. Ora ne era assolutamente certa.

 

- Cazzo! Qualcuno mi spiega? – Sbottò, furente. Era sbalordita, sì, ma si sentiva presa in giro da quella conversazione che la escludeva completamente perché incomprensibile solo a lei. Willow la guardò e Ken fu quasi sicura che la sua ragazza stava per scoppiare in lacrime. Ma perché? Cos’è che non voleva dirle?

 

- Ken... io... non so come, ma... – Will tentò di spiegarsi, di infilare qualche parola sensata una dietro l’altra. Ma i suoi occhi divennero lucidi e le labbra ripresero a tremare. Poi fece un sospiro profondo e trovò la forza di mettersi in piedi. Kennedy la osservò mentre veniva superata e istintivamente le afferrò il braccio per fermarla, trattenerla.

 

- Che fai? Sei impazzita? Noi non sappiamo cosa...-

 

- Lo so io , Kenny!... Io ho capito e… non c'è pericolo... quella luce non mi farebbe mai del male...! - La interruppe Will, con lo sguardo sconvolto e la voce insicura ma comunque più ferma di poco prima. Ed era certa di quello che stava dicendo, lo sentiva dentro.

 

Da quando quella luce piccola e abbagliante, aveva illuminando la notte scura, un ricordo si era affacciato nella sua mente. Un vecchio incantesimo, un vecchio senso di sicurezza, un vecchio tranquillo porto sicuro.

 

"..noi ci troviamo sempre..."

 

E quella voce… Dea! L'avrebbe riconosciuta tra mille. L'aveva ascoltata per anni e ancora l’udiva per un’intera giornata, anche se a intervalli di trecentosessantacinque giorno tra una volta e l’altra. L’aveva ascoltata fino a un’ora prima…

 

Ma fino a quel momento aveva avuto paura: terrore che fosse una trappola o un abbaglio. Paura che fosse uno scherzo della sua mente. Fin quando non l’aveva udita parlare di nuovo e allora i dubbi si erano dissolti come nebbia al sole. Quella era la voce dell’unica persona che non avrebbe scordato mai… impressa nella mente in ogni istante della sua vita, in ogni pensiero della strega più potente d'occidente: la Strega Rossa, trasfigurata nella Dea nell'ultima battaglia, colei che aveva assaporato bene e male assoluto. Ormai epica nei racconti degli Osservatori; lei la detentrice della Magia pura, di un potere tanto forte quanto etereo e sopra le parti.

 

Ma era di Willow quel ricordo, non della Strega Rossa. Era Willow Rosemberg che ricordava lenzuola scarlatte, una rosa fluttuante e una gattina bianca e nera scomparsa nel nulla. Ricordava una camicia di lino bianco che d’improvviso era diventata chiazzata di rosso. Ricordava labbra rosse e calde che le sorridevano dolci e sensuali, amorevoli accompagnate da uno sguardo che racchiudeva in sé il blu dell’oceano.

 

Ricordava ogni singolo momento di quel passato che non sarebbe mai tornato…

 

E anche quello... quella luce già vista  pizzicava nella sua memoria, come acido spruzzato a microscopiche gocce su di lei.

 

Sapeva cos'era.

 

Sapeva chi era.

 

Non aveva dubbi, non poteva sbagliare.

 

- Willow!!! - Le urlò Kennedy, quando la vide alzare la mano verso la luce, per sfiorarla. Ma la strega ignorò quel grido intriso di paura e agitazione e il suo braccio tremante si alzò verso la lucciola. Voleva toccarla, sentirla sotto le sue dita.

 

Ma un'altra voce la fermò un istante prima che quel contatto avvenisse.

 

- No, amore... no! -

 

La sua mano si arrestò immediatamente, mentre il viso trasfigurava mille sensazioni, per arrivare alla tristezza con indicibile violenza, mentre il dolore si occupava del resto, facendola tremare vistosamente e colando lacrime strazianti a violentare le sue guance.

 

Un suono gutturale le uscì dalla gola, nell'impossibile tentativo di parlare o di soffocare quel singulto. Si coprì la bocca con la mano e lasciò che si bagnasse anch’essa di lacrime. Non si sbagliava.

 

Non si sbagliava affatto.

 

Cadde in ginocchio violentemente, il volto stravolto e mille fremiti che la scuotevano. Ma nonostante il pianto, un sorriso strano dominava la sua espressione.

 

- A-amore sei tu davvero... non s-sto sognando? – Disse, incespicando sulle proprie parole.

 

- Sono io... – Si sentì rispondere dolcissima, mentre la luce si abbassava a lambire il profilo della rossa, che chiudeva gli occhi tra l'estasi e il dolore violento. Poteva quasi sentire il tepore di quella scintilla luminosa, mentre le fluttuava vicino.

 

- Credevo di doverti aspettare per un altro anno… Oh, Dea! Ti ringrazio! Ora però…ora che sei qui di nuovo, f-fatti vedere... ti prego...! - Supplicò la ragazza, riaprendo gli occhi e perdendosi nell’azzurro del piccolo fuoco fatuo che le stava a non più di un paio di centimetri di distanza dal naso.

 

- No... non posso, Will...! – Disse la voce, esitante, mentre la frustrazione si percepiva nel suo tono e la delusione si dipingeva sul volto della Strega Rossa.

 

- Perché? Hai forma, lo vedo… e so che hai abbastanza potere per riprendere le tue sembianze umane!... Torna da me solo per un istante, puoi farlo se ora sei qui, ti prego, fatti vedere… non chiederò di più!… Voglio solo vederti un’ultima volta! – Disse Willow, esasperata.

 

- Will… non sono qui per questo…! -.

 

- M-ma certo che sei qui per questo, sei qui per me: è Il mio premio!... Tu sei il mio dono… forse, forse è più grande ora, mi hanno concesso qualcosa in più!... Fatti vedere, sei qui per me…per noi.  Lo sai quanto mi manchi…ti supplico! -

 

La luce divenne per un istante più intensa, ma subito dopo iniziò ad affievolirsi senza che Will se ne accorgesse subito.

 

- Willow… non posso mostrarmi a te, hai già avuto il tuo premio!... Non sono qui per questo, mi spiace… -

 

Gli occhi della strega dai capelli ramati divennero nuovamente tristi, preoccupati, e il sorriso che aveva aleggiato sulle sue labbra fino a quel momento si spense di colpo, lasciando il posto a una piccola smorfia che rendeva chiaro il suo turbamento.

 

-  Per cosa allora? – Domandò, timorosa.

 

- Non sono qui… per noi… -. Ripeté la voce proveniente dalla lucciola la cui luce stava spegnendosi gradualmente.

 

Will rifletté un istante, poi un’ondata di terrore la colpì e i suoi occhi si sgranarono come se si trovasse davanti alla Morte stessa.

 

- Non può essere... -. Sussurrò, con voce incrinata.

 

- Noi... noi siamo morte tanto tempo fa... lo sai! – Aggiunse la voce, tristemente.

 

- Questa è una bugia! -. Sbottò Will, stringendo i pugni fino a rendere i propri palmi esangui e segnati da solchi profondi creati con le proprie unghie.

 

- Willow... -

 

- Smettila di mentire! – Proseguì la strega, cercando di controllarsi nonostante il suo atteggiamento irrazionale.

 

La voce si alzò straziata e toccata nel vivo.

 

- Io sono morta Willow! Tu vivi!... Tu hai ricominciato a vivere senza di me, mi sembra! Tu piangi, sorridi senza di me! Tu ami di nuovo!!! E’ forse una bugia? – Quelle parole apparvero acide, graffianti di gelosia sebbene provocata. Se ne rese conto perfino Kennedy che, fino a quel momento, aveva assistito a tutta la scena non capendo assolutamente cosa stesse succedendo. Era chiaro che Will conosceva la fonte di quella voce e di quella luce, ma fino a che questa non aveva pronunciato quelle frasi amare, non aveva intuito la verità. Ora, invece, stava cominciando a capire…

 

A Will sembrò che la luce "guardasse" al di là di lei, dietro alle sue spalle, verso la Cacciatrice bruna che assisteva al tutto a qualche metro di distanza. Fu allora che la rossa si rese conto di aver esagerato, di non avere il diritto di reagire in quel modo perché, in fin dei conti, quello che la luce le aveva detto era proprio la verità: Tara era morta e lei no. Lei aveva continuato a vivere senza di lei. Ora, tra l’altro, si sentiva osservata insistentemente dagli occhi di Kennedy che non aveva il coraggio di guardare per cercare di capire se la giovane  si era accorta a quale spirito appartenesse il piccolo fuoco fatuo comparso davanti a loro.

 

Fu per questo che Willow decise d’ignorarla ancora, di parlare solo con la voce e fingere che l’altra non fosse lì...

 

- Perchè sei qui, allora? - Chiese piatta, ferita e delusa.

 

- Scusami.. .- Sussurrò la voce, ritrovando nella sua crescente debolezza una nota di tranquillità. E fu in quel momento che la strega si accorse che il luccichio stava decrescendo e che la voce si stava facendo via via più debole e lontana.

 

- Dove vai? Aspetta, parliamo!... Non lasciarmi di nuovo da sola! Non mi hai detto perché sei qui! – Disse la giovane, allarmata.

 

- Qualcosa sta per succedere, Will... Non è finita ancora!... Vai dagli altri e avvisali! Ora… non posso restare. Tornerò... il male è dentro di noi…! – Poi la luce sparì con un puff, come un cerino che si spegne succube di una folata di vento. Il buio ingoiò tutto, senza lasciare traccia alcuna di quell'essere luminoso, senza lasciare traccia alcuna di speranza. Willow chinò il capo desolata e il silenzio ristagnò in quella notte assurda.

 

Kennedy fece qualche passo per raggiungerla, convinta di poter avere spiegazioni almeno su quanto era appena successo perché aveva intuito qualcosa ma non tutto e aveva bisogno che la sua ragazza le spiegasse, che parlasse con lei, che le dicesse cosa diavolo era successo. Il dialogo tra la sua donna e quella luce si percepiva appena dalla sua posizione, come se ci fosse stata un'interferenza nel suo udito. Ma forse era stata lei stessa a non voler udire tutto… le era bastato vedere il viso di Will per capire che qualcosa di serio stava accadendo, la sua espressione improvvisamente felice e poi di colpo corrucciata, ferita. Le si avvicinò abbastanza da toccarla mettendole una mano sulla spalla, ma Willow si scostò bruscamente da lei e, presa da una crisi isterica, iniziò a piangere a a disperarsi, coprendosi il viso con le mani, non riuscendo a trattenere neppure un singhiozzo e provocando in Kennedy l’istinto di fare qualche passo indietro, sorpresa e preoccupata da quella reazione, quasi spaventata.

 

Fra le mani della strega comparvero piccoli fulmini neri e azzurri, testimonianza del fatto che non solo la sua mente era sconvolta, ma tutto il suo essere, il suo potere.

 

Kennedy osservò quelle mani tanto delicate quanto pericolose muoversi, aprirsi e chiudersi e fare scintille e ne ebbe paura; tanta che si sentì quasi paralizzata. Solo una volta aveva visto la furia di Willow, solo una volta e grazie a Dio era riuscita a fermarla. Ma non era così sicura di poterlo rifare, soprattutto non quel giorno. Xander molte volte le aveva raccontato di quando il suo amore aveva perso il controllo, sopraffatta dal dolore. Il grido disperato della strega rossa, risuonò riempiendo la voragine e tutta l’aria circostante, rimbombando violento nelle orecchie di Kennedy, inerme davanti a quella disperazione, a quella rabbia.

 

Willow graffiò sprezzante la terra intorno a lei come a voler ferire il pianeta con le proprie mani. Ripetè il gesto più e più volte, fin quando Kenny non vide uscire del sangue dalle punte delle dita.

 

- Will… - Sussurrò la Cacciatrice, spaventata e disorientata. Non sapeva cosa fare, come calmare la sua ragazza, come aiutarla. Non ricevette nessuna risposata, come se l’altra non l’avesse neppure sentita. Poi il grido cessò e i singhiozzi divennero sommessi, silenziosi. A testimonianza di essi, solo fremiti violenti del corpo della strega che aveva ancora la faccia piantata a terra, fra la polvere.

 

Kennedy sospirò e si fece coraggio. Si avvicinò a lei cautamente e la tirò su, facendola rimettere in piedi.

 

- Il male è dentro di noi… - Disse Will, in un sospiro pregno di dolore. Non si stava rivolgendo a nessuno in particolare, ora. Era come se stesse pensando ad alta voce - Il male è in me… non sono forse io la più debole? Sarò di nuovo corrotta dall’ombra! Oh, Dea… l’equilibrio è spezzato!… Quanto sangue ancora dovrà essere versato? Quanto ancora ne dovrò versare con le mie mani e da esse stesse? – Stava farfugliando, come preda di un delirio febbricitante. Kennedy la strinse forte a sé e tentò di tenerla ferma contro il proprio corpo: voleva che si calmasse, che tornasse lucida. Ma la sua sola presenza non era sufficiente e Willow, dopo essere scoppiata di nuovo in pianto, gridò con tutto il fiato che le era rimasto, improvvisa e irruente come un uragano.

 

- Quanto dolore dobbiamo ancora sopportare? Dea!!! Rispondimi!!!... Abbiamo perso tutto quello che avevamo e non è abbastanza? Abbiamo perso le nostre case, le nostre vite, le persone che amavamo!... Non è stato sufficiente a meritarci un po’ di pace?! Perché? Perché tocca di nuovo a noi sacrificarci? Perché dobbiamo essere colpiti ancora noi? Perché ancora io??? – Gridò, disperata e furente con sé stessa, con la propria debolezza, con la Dea stessa per quell’ennesima prova. Poi la sua voce si spezzò ancora in pianto, singhiozzante e tremante. Kennedy la strinse ancora, rimanendo lì con lei, immobili per lunghi momenti apparentemente interminabili. Infine, la strega sussurrò un ultimo pensiero che le attraversò la mente:<Amore… l’avevo accettato…! Ti avevo lasciata andare lontano da me… e avevo accettato il mio dono: poterti soltanto parlare, una volta l’anno…! Era abbastanza, mi bastava per sopravvivere… E ora… di nuovo questo scherzo. Oh, Dea, non giocare con me, con la mia anima e la sua!... Non restituirmela per poi portarla via da me di nuovo… non lo sopporterei, ne morirei stavolta!>. Le sue parole colpirono profondamente Kennedy che, per la prima volta, vide la vera fragilità della sua ragazza e la disperazione più pura nella sua voce. Sembrava una bambina impaurita che, rannicchiata nel suo abbraccio, non chiedeva altro che un po’ di protezione e di serenità. Quella serenità che, aveva scoperto quel giorno, la Cacciatrice non era stata in grado di regalarle nonostante tutto.

 

 

 

 

 

            Il viaggio di ritorno verso casa fu fatto in assoluto silenzio. Nonostante questo, nella mente di Kennedy si affollarono miriadi di domande che avrebbe voluto fare, spiegazioni che avrebbe voluto ricevere e sensazioni che avrebbe voluto esprimere ma che sapeva essere troppo aspre. Per Willow, invece, il silenzio fu più che altro un modo per isolarsi dal mondo esterno e rimuginare sulle parole dettele da Tara l'attimo prima che la sua aura luminosa sparisse. La strega avrebbe dovuto pensare a tutta quella giornata e a quanto Kennedy ne fosse rimasta scossa. Avrebbe dovuto rallegrarsi per il ritorno di Xander e avrebbe dovuto riflettere su cosa dire ai suoi amici riguardo al nuovo nemico che li avrebbe presto attaccati. Invece, i suoi pensieri si fissarono sul fatto che era stata mandata Tara da lei ad avvisarla del nuovo pericolo. Non un altro messaggero, non uno chiunque, ma Tara. Il che implicava tutta un'altra serie di problemi che al momento non riusciva a mettere a fuoco: troppo scossa, troppo confusa. Ma ci sarebbero stati, sarebbero arrivati irruenti e avrebbero complicato ancora di più la sua vita... ferendola nuovamente. La ragazza dai capelli rossi se ne stette lì tutto il tempo, seduta al suo posto con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, con gli occhi gonfi di pianto e la pelle cinerea. Nella sua testa confusa, in un angolino rimastole lucido, avvertiva che Kennedy, sedutale accanto, era spaventata e turbata quanto lei. Ma non aveva voglia di consolarla, non aveva la forza di spiegarle. Lo avrebbe fatto in seguito... ma non ora.

 

            Quando arrivarono a casa Summers, la nuova dimora della Scooby Gang, la Cacciatrice guardava di sottecchi la sua donna, incamminarsi verso la grande porta di rovere, senza avere ancora il coraggio di parlarle. Kennedy pensò che almeno ai suoi amici avrebbe spiegato, avrebbe detto qualcosa; poi più tardi avrebbero parlato loro due da sole e le cose, forse, sarebbero tornare come prima. Forse.

 

Quando entrarono in casa, trovarono tutti gli altri intorno a Xander intenti ad ascoltare le sue avventure africane. Sembravano rilassati, perfino allegri e la Cacciatrice più giovane li invidiò per un momento.

 

- Eccovi, finalmente! Iniziavamo a pensare che vi foste perse per strada! - Disse Buffy, sorridendo ad entrambe dalla sua poltrona. Stavano tutti sorseggiando del thé appena preparato da Giles. Willow sorrise appena alla sua amica mentre si toglieva la giacca leggera che aveva portato per tutta la giornata. L'appese al suo posto, vicino alla porta, poi raggiunse Dawn seduta sul divano intenta a tranguggiare toast al burro di arachidi e marmellata. Kennedy invece, senza salutare nessuno, si appoggiò al muro con lo sguardo basso e se ne rimase lì in silenzio. Tutti i presenti percepirono la tensione tra le due, ma la imputarono alla giornata che di sicuro non era stata facile per entrambe. Così fecero finta di niente e Xander continuò il suo racconto tra leoni e capanne di fango, gesticolando per fare capire meglio alla sua platea cosa intendesse. Il tutto durò qualche decina di minuti, prima che il signor Giles si alzasse intenzionato a congedarsi per tornare a casa.

 

In tutto quel tempo, la tensione di Kennedy continuò a montare e la giovane sospettava ogni momento che prima o poi sarebbe davvero esplosa... nonostante non volesse scenate, non di nuovo. Di tanto in tanto lanciò torve occhiate alla sua ragazza, aspettandosi a momenti che l’altra parlasse e spiegasse a tutti e a lei cosa diavolo fosse successo alla voragine. Quanto meno, la cosa non era da poco, se la reazione della rossa era stata così… spaventosa. Ma Will sembrò aver perso l'uso della parola e  tentò tutto il tempo di prestare attenzione all’amico che raccontava i suoi viaggi. Ma Kennedy vedeva bene che per la testa Willow aveva ben altro e, infondo, anche lei.

 

- Va bene, ragazzi!... E’ ora che io torni verso casa, sono le tre passate, quindi... - Sospirò, l’Osservatore, controllando l’orologio. Il cuore di Kennedy ebbe un balzo e perse un battito. Anche il mentore di tutti loro doveva ascoltare. Quindi cosa stava aspettando Willow?

 

- Domattina passa lei a prendermi? - Chiese inconsapevole, Dawn.

 

- Si e fatti trovare sveglia, o ti lascio a piedi! Mi raccomando... o arriveremo in ritardo anche stavolta, tu a lezione e io al negozio! - Sottolineò l’uomo, seriamene. Nell'ultimo periodo i due avevano collezionato ritardi come fossero stati gioielli preziosi, il che irritava profondamente il precisissimo inglese.

 

- Non si preoccupi, ci penserò io a svegliarla! - Disse Buffy, porgendogli la giacca e guardando diabolicamente la sorella.

 

Kennedy supplicò mentalmente di smetterla di tergiversare, di prendere tempo: doveva sputare il rospo. Doveva farlo ora. E invece Will se ne stava lì con l'evidente intenzione di tacere.

 

- Buffy io dove mi sistemo? - Domandò Xander, deciso a schiacciare un pisolino ristoratore dopo il lungo viaggio. Ken li guardò tutti e si domandò come fosse possibile che nessuno si rendesse conto che qualcosa non andava. Le cose erano due: o erano tutti ciechi e sordi o erano tutti scemi. A loro la decisione, si disse la mora, fissando ancora la sua ragazza.

 

- Oh, c’è la camera degli ospiti, ora vado a prepararla… -

 

- Aspettate! - Disse allora, con urgenza la ragazza, afferrando Giles per la giacca e tirandolo per costringerlo a rimanere appena prima che afferrasse la maniglia. Tutti la guardarono sorpresi e interdetti. Kennedy di rimando guardò Willow che ancora si ostinava a rimanere immobile e silenziosa.

 

- Cosa c’è, Kennedy? - Domandò gentilmente, Giles. La bruna li guardò tutti, uno ad uno, nervosa e irritata.

 

- Willow ha qualcosa da dirci credo... - Disse grave, guardando l’altra che nel frattempo aveva chiuso gli occhi. Già sapeva che la sua ragazza avrebbe parlato, ma aveva voluto tirare più in là possibile il momento delle spiegazioni, perché ancora non aveva chiaro cosa poteva e non poteva dire. Anche solo una notte in più passata tranquillamente da tutti loro, le sembrava indispensabile.

 

- Bè… forse Kennedy… queste sono cose di cui dovreste parlare voi… in privato! - Propose Xander, pensando che si trattasse di qualcosa inerente a quella giornata atipica tra tutte quelle della sua migliore amica.

 

- No… non c’entra la nostra storia della lapide. E’ qualcosa che ci coinvolge tutti! E’ successo una cosa oggi, dopo che ve ne siete andati e Willow... deve raccontarvelo, perchè io non ci ho capito un granchè, a parte che sembrava terrorizzata davvero! - Disse decisa e dura, mettendo tutti sulle spine. Willow la guardò tristemente, mentre tutti gli altri iniziarono ad incuriosirsi e a girarsi verso di lei interrogativi.

 

- Perché non gliela spieghi tu Ken… - Disse piatta, l’altra. Ma la cacciatrice sbuffò e scosse la testa.

 

- Io non so cos’è successo di preciso: credo di aver afferrato un quarto di quello che ho visto. Quindi taglia corto e parla tu! - Disse Kennedy, irritata. Stava cominciando davvero a perdere le staffe. Tutti rimasero stupiti e senza parole. Dawn tentò di bascicare qualcosa e, presa dall'agitazione, fece per andarsene in camera sua piangendo: non era pronta ad ascoltare quel racconto, qualcosa le diceva che avrebbero dovuto combattere...di nuovo!

 

E questo non poteva accettarlo, ma Buffy l'afferrò al volo e la costrinse a rimanere: quella faccenda, per quanto dallo sguardo di Will e Ken, potesse prospettarsi sospetta e complicata, riguardava anche lei. Riguardava tutti loro e sua sorella doveva rimanere lì perchè, come lei stessa, non poteva semplicemente lavarsene le mani e dire che stavolta non aveva voglia di giocare. Il suo istinto le diceva che qualcosa di grosso era successo.

 

- Stavamo tornando e… be', è apparsa una luce azzurra a mezz’aria... - Disse Will, esitante.

 

- E poi? - Chiese in apprensione evidente, Xander.

 

- E poi ha parlato!E'...un messaggero. - Concluse la strega.

 

Buffy venne attraversata da un brivido di forte turbamento. Ripensò alla vita che pensava di essersi lasciata alle spalle sei anni prima, per cui pensava di avere sacrificato abbastanza di sè. La paura di tornare a quella vita, le morse l’anima tendendo ogni fibra del suo essere e sentì il cuore accelerare e il fiato farsi corto. Non era possibile, non era più la sola: loro avevano cambiato le cose. Sapeva che il male non sarebbe mai stato sconfitto totalmente, se ne rendeva conto. Ma perchè spettava ancora a lei e ai suoi amici riprendere la lotta? L’aveva digerita a sedici anni la storia dell’equilibrio fra luce ed ombra. Non c’è bene, senza che esista il male e... bla, bla, bla. E ora cos'era questa storia?

 

Buffy però si sforzò e si calmò in un secondo, percependo lo sguardo della Strega Rossa e girandosi a guardarla attendendo altre parole di speigazione da lei. Ne sentì la voce calda e rassicurante nella mente.

 

“Non lo permetterò…non permetterò che torni la follia di allora...te lo prometto.”, le disse telepaticamente. Buffy sorrise incerta.

 

- Ha detto solo… poche parole! C'è qualcosa che dobbiamo affrontare...ancora.Tornerà da me, si farà sentire ancora e ci darà le spiegazioni di cui abbiamo bisogno, ma... non adesso. Mi ha detto solo di avvisarvi e di prepararvi a ciò che ci attende... di nuovo! - Spiegò Willow, vaga ma decisa a non rivelare niente di più di ciò che poteva dare per certo.

 

- C'è dell'altro che dobbiamo sapere, Will? -. Domandò Xander, preoccupato.

 

- Ha… ha detto... che il male è dentro di noi! - Poi abbassò gli occhi e si sedette e di nuovo il silenzio intrise l’aria.

 

- Accidenti… da sotto, da dentro… tanto divora sempre!Il male per una volta non potrebbe attaccare frontalmente, no? - Spezzò la tensione Xander, sorridendo. E a Buffy sfuggì un risolino grata per quell’aiuto.

 

Allora la Cacciatrice sospirò e si arrese.

 

- Va bene… cerchiamo di capirci qualcosa, non sarà peggio delle altre apocalissi no? Allora, dobbiamo fare della ricerca e poi da lì... verrà tutto il resto! Tanto sono anni che iniziamo in questo modo! - Esclamò Giles, pulendosi gli occhiali. Tutti protestarono per quella proprosta, ma infondo al momento non è che avessero molti altri indizi su cui basarsi.

 

- Ok, ehm... Will... sai qualcosa di più? Qualcosa che possa aiutarci nell'immediato ad approfondire la faccenda? - Domandò Buffy, incrociando le mani al petto e ignorando volutamente il broncio di Kennedy: era evidente che lei avrebbe voluto che Willow dicesse di più, ammesso che sapesse qualcosa di più.

 

Ma la strega scosse la testa.

 

- Mi spiace, ragazzi, ma il messaggero che mi hanno inviato... per il momento ne sapeva poco quanto me. Ha detto che tornerà da me e mi dirà qualcos'altro, ma non ora! -. Esclamò seria e triste al contempo.

 

- E va bene, ragazzi! Allora... buona notte a tutti e domattina riprenderemo l'argomento: ci organizzeremo, faremo ricerche, ci armeremo e prenderemo la cosa di petto come sempre, ok? -. Concluse Buffy, decisa e risoluta. Giles annuì e se ne andò, mentre in pochi minuti la casa si fece deserta: ognuno di loro trovò la propria sistemazione. Solo Kennedy rimase sveglia, in soggiorno, a sorseggiare una birra fredda e a rimuginare su quelle ultime ventiquattr'ore. La sua ragazza era stata assurda in quel giorno e l'atteggiamento dopo l'apparizione della lucciola era stato ancora più assurdo. Buffy e gli altri l'avevano accettato, come tutto il resto. Ma lei... come avrebbe potuto accettarlo? Come avrebbe cacciato fuori dalla sua testa tutti i pensieri negativi che la stavano ossessionando?

 

Una cosa era chiara per la cacciatrice, quella sera: una birra non sarebbe stata sufficiente.

 

 CAPITOLO 4

 

     Kennedy era nel portico a guardare albeggiare. Era seduta lì da ore ormai e la mattina dell’otto maggio mostrava le sue prime luci adesso, scacciando via l’oscurità della notte e un po’ della malinconia che aveva accompagnato la Cacciatrice dal giorno precedente. Il sette maggio era passato e oltre alla solita amarezza, aveva portato con sé anche la pesantezza di quel nuovo pericolo incombente. Kennedy era abituata a sentirsi stordita durante quei due giorni: tutte le volte, il settimo giorno del quinto mese, era consueto ormai da anni, lasciava la Cacciatrice bruna senza fiato, avvolta da una stanchezza che andava ben oltre quella fisica. Ma non era di quella sensazione che si preoccupava: sarebbe passata, come ogni volta.

 

O stavolta no? Ora aveva visto. Ora non aveva più niente da immaginare. La ragazza vedeva e rivedeva nella propria mente l’immagine di Will piegata su quella lapide, intenta a intessere un dialogo assurdo con un ricordo a cui lei attribuiva una presenza quasi fisica. E aveva visto i suoi occhi, la sua espressione intrisa ancora e ancora di quell’amore perduto che lei, povera idiota, pensava di aver supplito con il suo. E poi il Destino l’aveva beffata ancora perché prima che, passato lo shock iniziale, urlasse all’altra un “Perché” e un “Come” grandi come case e pregni della sua più che legittima rabbia… Bam!

 

Quella lucciola celeste, dalla brillantezza inaudita, aveva trasformato quelle domande e lei stessa assieme a Willow e ai loro amici a esseri più simili a sottili ombre paurose.

 

Forse, se quella luce non avesse fatto la sua comparsa, Will avrebbe anche potuto dimostrarle di non essere davvero impazzita, magari avrebbe anche potuto convincerla davvero di amarla almeno un po’. E invece non era successo, non era stato possibile perché si erano ritrovati nuovamente catapultati in un guaio, tutti loro, nessuno escluso. Tanto meno loro due.

 

Di nuovo innanzi ad un pericolo inevitabile, all’inganno dell’oscurità.

 

Di nuovo loro, i campioni della luce, in prima linea.

 

Ancora sacrificabili, ancora predestinati.

 

Si passò una mano tra i capelli cercando di ravviarli per toglierseli dal viso. Erano cresciuti davvero molto in quegli anni, pensò. Ma non aveva intenzione di tagliarli, nemmeno un po’ a parte qualche spuntatina qui e lì più che altro per evitare che si rovinassero. Lo aveva deciso poco dopo la partenza da Sunnydaile e non aveva cambiato mai idea fino a quel momento. Ma forse… era ora di scorciarli davvero…

 

Quante cose quelle ventiquattrore precedenti si erano portate dietro. Quanto dolore di lì in avanti…

 

- Non dormi? – Le domandò, una voce alle sue spalle. Kennedy si girò di scatto, sorpresa sovrappensiero.

 

- Xander… - Sospirò lei, riprendendosi dal piccolo spavento che l’aveva colpita. Il ragazzo le sorrise, appoggiandosi al parapetto al suo fianco e continuando a fissarla.

 

- No, non dormo… - Aggiunse lei, dopo un attimo. Era un modo come un altro per togliersi di dosso l’occhio indagatore del suo amico.

 

- Forse è meglio dire che non vuoi andare da lei! - Propose l’altro, col tono di chi semplicemente sta facendo due chiacchiere. Ma non era così: l’argomento era uno e uno soltanto.

 

- Forse… - Rispose Kennedy, glaciale. Non è che avesse molta voglia di parlare di Willow con lui.

 

I due rimasero in silenzio per un po’ e intanto la città attorno a loro prese a risvegliarsi, coi suoi rumori lontani, le sirene, gli uccelli che si risvegliavano e il rumore del traffico in lontananza; mentre il cielo pian piano diventava sempre più chiaro.

 

- Pensi che ce la caveremo? - Sussurrò la bruna, pensierosa, ad un tratto. L’altro sorrise canzonatorio.

 

- Ehi, dov’è finita la Cacciatrice invincibile e spavalda che conoscevo? – La schernì.

 

Kennedy sorrise amareggiata, ma non rispose per non ammettere che quella tizia di cui parlava lui, era crollata la sera prima davanti alla disperazione e alle lacrime della sua ragazza per la sua ex ormai morta da anni.

 

- Certo che ce la caveremo… come sempre!- Disse lui, allora, tornando serio e lasciando che il proprio sguardo si perdesse in un punto indefinito, davanti a loro.

 

- Bene… allora suppongo che valga la pena che tu mi spieghi qualcosa, non ti pare? Tanto ne sai più tu di quello che ho visto ieri che io, nonostante tu te ne sia stato in Africa per un sacco di tempo e io, invece, ero qui con Will! -

 

Il ragazzo la guardò e capì immediatamente a cosa si stava riferendo la sua amica. Solo che non era certo di dover essere proprio lui a dare spiegazioni a Kennedy. Così rimase in silenzio qualche secondo e l’altra riprese dicendo:- E’ inutile che mi rispondi di andare a parlarne con Willow. Si è chiusa a riccio e non mi dirà niente di obiettivo!… E’ stata capace di stare zitta per sette anni, credo che possa essere capace di continuare così ancora a lungo, senza troppi problemi, non credi? -.

 

Xander sorrise fra sé, pensando che Kenny aveva ragione: per Willow mantenere un segreto, di qualunque cosa si trattasse, non era mai stato un problema. Con lui e Buffy non l’aveva mai fatto, ma entrambi sapevano che se per un qualunque motivo la fiducia della strega non fosse stata più che piena su una qualunque cosa, lei gliel’avrebbe nascosta senza doversi sforzare troppo. Era così che aveva fatto con Kennedy in quegli anni. E forse non era stato esattamente un comportamento corretto, considerando che non si trattava di una persona qualunque, ma della sua ragazza.

 

 - Ricordi subito dopo la sconfitta del Primo? Vi chiamarono a raccolta tutte, voi Cacciatrici e partiste per andare vicino a Londra, mi pare. Alla sede del nuovo Consiglio! -

 

-Certo che ricordo!… Io, Buffy e Giles siamo stati via una settimana, più o meno!… Fu tutto noiosissimo e, secondo me, pure poco utile! –

 

- Ecco… Willow dopo la tua partenza iniziò a comportarsi stranamente… era molto nervosa, lunatica, elettrica quasi. Non riuscì a capire il perché e mi preoccupai, ma rimasi a guardare in attesa che fosse lei a venire a parlare con me… - Xander si zittì per alcuni istanti per riorganizzare le idee, i ricordi. E per scegliere le parole da dire. Poi riprese - Era inizio maggio… Lo ricordo come fosse ora… Willow mi venne a svegliare. Era presto, era la mattina dopo la vostra partenza… Mi chiese di accompagnarla a Sunnydale e io… non le dissi di no, nonostante quello che provavo… Non avrei mai voluto tornare indietro così presto. Troppo dolore... troppi ricordi brucianti nella mente. Ma mi supplicò e l’accontentai, come sempre! -

 

Kenny lo guardava con attenzione, vedendo passare le sensazioni di quei giorni sul viso del ragazzo e intuendo quanto dovesse essergli costato assecondare la volontà di Willow. Ascoltò il resto con tutta l’attenzione di cui disponeva e Xander proseguì il suo racconto.

 

- Una volta arrivati, ci calammo nella voragine… lei sembrava quasi posseduta, era come se fosse guidata da qualcosa che solo lei percepiva. Sapeva esattamente cosa stava facendo… Quando arrivammo al terrazzamento capì immediatamente perché la tomba di Tara era lì, esattamente come l’avevamo vista l’ultima volta. E l’aveva chiamata. Il terrazzamento non era com’è adesso, certo. Lavorammo tre giorni di fila per rimettere a posto tutto, per strappare le erbacce e buttare via le pietre inutili. Trovai il corpo di Anya solo la quarta notte, scavando con le mani nella terra, guidato anch’io da una specie di sesto senso… - Xander abbassò lo sguardo, celando una lacrima sprigionata dal dolore che ancora provava nel ricordare la sua ex ragazza, sacrificatasi nonostante l’egoismo e l’opportunismo sempre ostentato. Finti tutti e due. Era stata più irrazionale lei, che viveva da millenni, che chiunque altro di loro.

 

- La seppellimmo vicino a Tara e in seguito trovammo anche le spoglie di Joyce… Da quel momento i nostri morti, i nostri cari avevano un posto dove riposare e noi uno dove piangere. Il che, almeno per quanto mi riguarda, fu infinitamente rincuorante! - Sorrise, asciugandosi il viso e tirando un po’ su col naso. – Ma lì per lì nemmeno io intuì tutta la verità!… Willow aspettò un anno per dirci cosa succedeva davvero. Avevo sempre creduto che il loro legame passato, l’avesse portata a ritrovarla. Lo dicevano spesso quando erano insieme: loro sapevano sempre come ritrovarsi!… Pensai che il cuore di Will fosse stato guidato dall’anima di Tara… ma non credevo in senso letterale! Poi, un anno più tardi, ci spiego come stavano le cose! -

 

- E cioè? Voi le credete davvero, non è così? - Chiese Kennedy, non riuscendo a nascondere l’ira inutile tra le sue parole.

 

- Sì, le crediamo. E anche tu dovresti!… Quando il Primo fu sconfitto, l’aiuto di Will fu fondamentale, ricordi? -

 

-Decisivo direi! Senza di lei Buffy sarebbe ancora l’unica e sola Cacciatrice, assieme a Faith. Anzi, no, saremmo tutti cadaveri punto e basta, credo! – Disse Kennedy, tornando con la memoria a ricordi più dolci, ai momenti in cui la sua ragazza le era davvero apparsa una Dea.

 

- Qualcun altro la pensa come te, evidentemente… ed è parecchio in alto questo qualcuno! Will dice che mentre guardavamo ciò che rimaneva della Bocca dell’Inferno, qualcosa di molto potente e al contempo gentile l’ha attraversata, regalandole pace completa e sanando le sue ferite nel cuore! -

 

-Tara…-

 

-Esatto!… Da lì, non chiedermi come perché non lo so, ha capito che perciò che aveva fatto le si offriva una ricompensa e lei l’ha semplicemente accettata! -

 

Xander si voltò verso la sua interlocutrice e la guardò dritta negli occhi.

 

- Un giorno, un giorno soltanto in tutto l’anno… il giorno dell’anniversario della morte di Tara. In quel giorno soltanto, finchè Will avrà fiato per respirare, Tara l’aspetterà sulla sua tomba e potranno parlare, sentire l’una la voce dell’altra!… Se si pensa a ciò che hanno perso, non è molto. Ma… se penso che nessun altro sulla faccia della Terra, che io sappia, ha un privilegio simile e che chiunque lo vorrebbe… -

 

- Dio, Xan! Sembra una leggenda! - Rise sarcastica, Kenny.

 

- Non prendere in giro il loro amore…! - l’ammonì Xander, asciutto ma non brusco. Kennedy si corrucciò e per un attimo sentì che stava per sbottare in una sfuriata pazzesca, poi però tentò di controllarsi, almeno nel tono.

 

- Il loro amore? Il loro amore?!… Stiamo parlando della mia donna e del suo passato con un’altra, ok? Tieni presente questo!… Io e lei non siamo innamorate? – S’innervosì, alla fine, alzando un poco la voce. Xander le toccò una spalla, scuotendo la testa e invitandola con un gesto del dito a parlare più piano.

 

- Non ho detto questo… -. Cercò di spiegare. Ma l’altra lo interruppe ancora.

 

- A no? Be’, a me pareva proprio questo, invece! -

 

- La ricompensa di Will infondo si esaurisce in una manciata d’ore l’anno. Willow ha salvato il mondo lo capisci? Eppure ha solo questo e tu… tu ti lamenti! -

 

- So bene quello che ha fatto Will, c’ero anch’io, ricordi? Ma ciò nonostante la sua… “ricompensa” è una tortura per me, te ne rendi conto? C’è qualcuno in questa casa che l’ha capito? -

 

-Parla solo con Tara, per qualche ora! Ha diritto di parlare con la persona che è stata la più importante nella sua vita! -.

 

- Oh, grazie a Dio ci parla solo! Ma sono più che certa che se in quelle ventiquattrore Tara avesse consistenza corporea, farebbero tutto fuorché parlare!… E io dovrei accettare questa cosa senza battere ciglio? Sono innamorata, nono completamente idiota, chiaro? -

 

Xander sbuffò frustrato: aveva assolutamente ragione Willow quando affermava che Kennedy era fisicamente forte quanto testarda. Ma lui, al suo posto, come avrebbe reagito? Poi il giovane ripensò per qualche momento ai primi tempi in cui Tara e Willow stavano insieme, dopo che la cosa era venuta fuori, dopo che Oz era andato via di nuovo e dopo che le due avevano portato il loro rapporto alla luce del sole. Cosa aveva fatto lui? Be’, certamente era rimasto stupito per la novità… Oz forse non era esattamente lo stereotipo del macho, ma era comunque un uomo. Mentre Tara era… bellissima, ingenua, fragile, dolcissima, ancora più timida di quanto Willow non lo fosse mai stata e… tremendamente femminile, sexy persino ai suoi occhi. Era una ragazza, una ragazza coi fiocchi. A parte questo, comunque, ripensandoci anche Xander ricordò di essere stato un po’ geloso del rapporto che si era venuto a creare fra la sua amica d’infanzia e la strega dai capelli biondi. Geloso della loro intesa, dell’amore che sembrava avvolgerle come un’aura dorata, della passione prorompente che provocava scariche elettriche nell’aria anche solo quando l’una entrava nella stanza dov’era anche l’altra. Il loro amore era stato unico, forse paragonabile solo a quello che Buffy aveva provato per Angel… o forse neppure a quello. Poteva Kennedy, essendone pienamente cosciente, non esserne gelosa? E faceva male ad essere furente per essere stata tenuta all’oscuro di un segreto che riguardava nuovamente quella parte della vita di Willow? No, forse no. Riflettendo attentamente, Xander si rese conto che sebbene fosse convinto assolutamente che Will avesse meritato il suo premio, Kennedy aveva ragione quando affermava che il regalo ricevuto dalla strega era al contempo una sofferenza per lei. Una sofferenza che, obiettivamente, non meritava.

 

- Kennedy… nessuno ti ha mai nascosto l’intensità del legame tra Willow e Tara, mi sbaglio?- Disse ad un tratto, il carpentiere. L’altra alzò le spalle e tornò a guardarsi i piedi.

 

- No, certo che no. Non ci avete neppure mai provato…! Anzi, semmai me lo avete ricordato fin troppo spesso! -

 

- E preferivi una bugia? -

 

- Certo che no!… Ma credevo… mi ero illusa che… dopo tanto tempo, Tara fosse solo un dolcissimo e malinconico ricordo racchiuso del cuore di Will, non che… fosse ancora la sua unica vera gioia! – Quelle ultime parole, la Cacciatrice le pronunciò con una tristezza infinita e una sincerità assoluta. Niente maschere da dura, niente rabbia dietro la quale schermarsi. Solo poche parole sincere e gli occhi tornati lucidi a testimonianza del suo dolore. Che Willow l’avesse previsto o no, rivelare alla sua ragazza quella faccenda, dopo avergliela nascosta per anni, aveva ferito quest’ultima profondamente.

 

- Quindi… tu… voi le credete davvero quando dice che può sentire la voce di Tara, non è così? – Ripetè ancora una volta la ragazza, con un tono piatto che fino a quel momento non aveva utilizzato in quella conversazione. Xander sollevò un sopracciglio e alzò l’occhio al cielo, assieme alle mani e ad uno sbuffo di frustrazione.

 

- Cazzo, Kenny! Quante volte dovrò ripetertelo? E’ già la terza volta che mi fai questa domanda!… Sì, Will parla con lei. Parla con Tara! Non ci sono dubbi a riguardo! -

 

- Ma voi non potete sentirla, come non l’ho sentita io e… -

 

- Andiamo! Credi davvero che menta? Sei più assurda tu di questa storia, giuro! -

 

- Non sto dicendo che mente… so benissimo che non è in grado di mentire senza che le si legga in faccia…! -. Kennedy tacque per un istante, ripensando per un momento alle mille espressioni di Will che lei conosceva a menadito. Era così che capiva cosa le passava per la testa prima ancora che glielo dicesse lei. – Quando… quando mente… il suo labbro inferiore trema, non ti guarda mai negli occhi e mette troppa enfasi nelle parole…- concluse, sorridendo a quelle volte in cui da una piccola bugia detta dalla strega, era nato un gioco fra loro e avevano preso a ridere, a rincorrersi, ad amarsi…

 

- E’ vero…! - Sospirò Xander, ricambiando il sorriso. Anche lui conosceva bene le espressioni e le reazioni della rossa.

 

- Quello che stavo cercando di dire è che forse… il… il dolore era troppo forte per lei e… lo è anche adesso e… non importa quanto io le sia stata vicino, quanto l’abbia amata e quanto l’ami… Lei ha preferito creare quest’illusione nella sua mente e sopravvivere in questo modo…! - La voce le si incrinò ancora e Xander capì che era nuovamente sull’orlo del pianto. Ma era in errore e se doveva piangere, non era per l’essere convinta che la sua ragazza fosse pazza.

 

- Kenny… guardami, per favore! – Le disse, serio. Lei gli obbedì. – Willow non è pazza e tu… tu sei la persona più importante che sia al suo fianco ora, sei il suo presente, la sua vita attuale, fai parte della sua gioia e le dai la voglia e la forza di vivere, ok? Tara… lei è il suo passato, è il pensiero che da qualche parte ci sarà sempre, un’anima candida che l’amerà con tutta sé stessa, nonostante le barriere tra il mondo dei vivi e quello dei morti... Insieme, voi due la fate felice!… Insieme, capisci? Tu quanto lei e viceversa!… So che è un concetto difficile da accettare, ma… prima lo farai e prima ti leverai dalla testa che Willow non ti ama! -

 

Kennedy deglutì a fatica e dopo un attimo, finalmente scoppiò in pianto gettandosi letteralmente nell’abbraccio dell’amico che, dal canto suo, non ebbe esitazioni nello stringerla forte e darle tutto il conforto che poteva. La lasciò sfogare, facendole affondare il viso sul suo petto e carezzandole i capelli per cercare di calmarla.

 

- Io ho visto la rabbia di Will… – Le sussurrò ad un orecchio, mentre continuava a stringerla. - Il suo furore… il suo dolore e… la sua sete di vendetta!… Io ho provato il suo dolore perché lei me lo ha trasmesso in ogni fibra del corpo!… Se lei ora fosse folle o se fosse infinitamente infelice perché schiacciata dalla sofferenza, questo Mondo sarebbe in cenere, credimi!… Non dimenticare mai chi è la tua donna, Kennedy. Lei è magia, magia pura! E il dolore… il dolore dell’assenza, non si supera inventandosi una favola perché non si supera mai, non passa mai. Si affievolisce, si fa l’abitudine alla sua presenza, ma non si può dimenticare e il vuoto non si colma mai! Io lo so, io provo le stesse sensazioni da anni!… Se Willow fosse impazzita di dolore, non sarebbe la donna forte che è, non avrebbe salvato il mondo e noi non saremmo qui adesso a parlarne, ma sepolti sotto la sua rabbia!… Quindi, Kenny, ti prego, calmati e tranquillizza la tua anima… lei ti ama! -

 

Quelle parole sussurrate dolcemente e con una certa malinconia rimbombarono nella testa di Kennedy come un colpo di pistola sparatole a un centimetro di distanza dall’orecchio. Xander non le stava mentendo e lei stessa sapeva bene quanto Willow fosse stata pericolosa in passato. Era vero quello che il carpentiere le aveva detto: la molla della follia di Will è il dolore allo stato puro, la sofferenza incontrollabile. Non la felicità, qualunque ne fosse la fonte. Ma allora lei, Kennedy, cosa doveva fare? Come doveva comportarsi?

 

 

 

 

 

Will era sdraiata sul letto ed era ancora vestita. Aveva tolto solo le scarpe, poi si era rannicchiata sul materasso, abbracciando il cuscino come faceva quando era piccola. Aveva passato tutta la notte in quella posizione, raggomitolata su se stessa, coi capelli che le ricadevano sul viso scomposti. Ora i primi raggi di luce filtravano dalle lunghe tende porpora e rischiaravano la stanza. Ma lei non era ancora stanca di pensare, di rimuginare. Non aveva fatto altro in quelle ore: non aveva dormito, non aveva pianto. Aveva solo pensato. Quando si era buttata sul letto, la sera prima, sapeva che Kennedy non l’avrebbe raggiunta perché era arrabbiata con lei. L’aveva ferita mostrandole la lapide di Tara e raccontandole la verità su quella faccenda e poi… era certa che Kennedy avesse capito molto di più di quanto non avesse dato ad intendere riguardo all’apparizione della lucciola. Per ora non le aveva detto niente, ma prima o poi avrebbe preteso un chiarimento. Ma non quella notte… e così era stato.

 

Ma era stato comunque un sollievo che la sua ragazza avesse deciso di non affrontarla quella sera; Will glien’era quasi grata. Non sarebbe riuscita a guardarla in faccia e a dirle la verità anche su quell’apparizione. Non senza nascondere quanto desiderasse che il cosiddetto “messaggero” si rifacesse vivo al più presto, si mostrasse a lei con le sembianze della suo amato angelo. In un certo senso, l’orgoglio di Kennedy stavolta non aveva creato problemi fra loro anzi, ne aveva accantonato uno abbastanza grosso… per il momento.

 

Sospirò, rassegnata.

 

Avrebbe affrontato anche questo… prima o poi.

 

Ora… un vecchio dolore sempre vivo in lei si faceva sentire in modo nuovo. Il giorno prima aveva avuto la sua ricompensa, come ogni anno. E l’equilibrio della sua vita era divenuto completo e perfetto, perché ora anche la sua attuale ragazza era a conoscenza di cosa significasse il sette maggio per lei. Era sicura che Kennedy avrebbe reagito male all’inizio, chi non l’avrebbe fatto, poteva biasimarla? E poi la Cacciatrice era fatta così: istintiva e irruente e… gelosissima perché l’amava davvero con tutta se stessa.

 

Ma sapeva anche che avrebbe capito, in un secondo tempo. Che avrebbe accettato la cosa per il suo bene e perché non c’era nulla di male in quel dono ricevuto. Mentre sui margini della voragine si erano abbracciate, Will ne aveva avuto la certezza: Kennedy avrebbe capito, non subito, non senza urlarle il suo dolore e la sua rabbia, non senza una sfuriata coi fiocchi, ma avrebbe capito… con un po’ di tempo.

 

E dentro al cuore della Strega Rossa qualcosa era scattato…

 

Completa.

 

Del tutto. Ecco come si era sentita.

 

Si era sentita libera, la felicità più assoluta a portata di mano. Libera di amare e di essere felice.

 

Tara nell’anima sempre… Kennedy nel proprio sangue in ogni istante.

 

Non doveva scegliere, le era stato concesso l’assurdo. Tutto quello che desiderava, senza condizioni.

 

Ripensò anche che all’inizio, quasi cinque anni prima, quando il secondo appuntamento si avvicinava, si era rimproverata perché credeva di non meritarlo e con il dolore nel cuore, aveva parlato alla sorgente del suo potere, rifiutando il dono. Sì, pur di espiare le proprie colpe, era stata anche disposta a rinunciare al premio per il bene fatto; era convinta che qualche buona azione non fosse sufficiente a cancellare il fatto che aveva ucciso, che aveva aggredito i suoi amici e che aveva tentato di distruggere il Mondo con la magia. Ma la Dea le aveva accarezzato le guance con un flebile soffio di vento intriso del suo caldo e invisibile potere divino…

 

- Perché credi di non meritare quest’offerta? Tu, la prediletta tra le mie figlie! - Le aveva sussurrato in un orecchio, una voce plurima di donne.

 

- Perché ho ucciso per vendetta… perché ho quasi distrutto il tuo Creato, accecata dall’ira!… Perché non sono mai stata pura e mai lo sarò! – Aveva risposto lei, parlando al nulla, in lacrime. Quanto le sarebbe costato privarsi di quel regalo unico e prezioso…forse quanto la sua vita stessa…

 

- Sei pentita? – Le aveva domandato la Dea.

 

- S-si… - Aveva balbettato lei, con un dolore sincero negli occhi, il dolore del pentimento, della vergogna di se stessi.

 

- Sei stata già punita!… Tutta la tua vita sarà una punizione, perché sei stata privata della persona a cui tenevi di più fra tutte, la strega bionda! Non la trovi una punizione sufficiente, figlia mia? -

 

- Ma quella è stata la causa del male che ho fatto! -

 

- Il potere in te è sempre stato forte. E’ cresciuto con te… E dovevi imparare la differenza tra ombra e luce. Quella che tu chiami causa, il Destino la considera un pretesto, perché le Arti Magiche sono sopra le parti, è il detentore del potere a scegliere il bene o il male. La magia non è né bianca né nera, è l’uomo che ha inventato questi nomi. In realtà siete voi a scegliere se essere stregoni oscuri o cavalieri della luce!… Libero arbitrio, libera scelta, libera inclinazione. Ma io sola ho la possibilità di scegliere i miei pupilli e tu sei la mia prediletta, tra tutti i miei figli in questa era. Ti ho concesso un potere quasi illimitato ed ho scelto bene, perché sei stata in grado di resistere all’ombra, nonostante tutto. Ecco il perché di ciò che ti ho donato! -

 

- Non è vero!… Oh, Dea, Madre! Io ho ceduto al male! – Aveva detto la giovane, continuando a piangere al ricordo dei suoi errori.

 

- Hai ceduto all’oscurità per ben due volte…e per ben due volte sei stata in grado di uscirne senza che io fossi costretta a fermarti! -

 

- Ma mi sono persa… ho perso il mio faro, nella notte sul mare in tempesta che è la mia vita! -

 

- Era inevitabile… tutti cedono almeno una volta. Voi umani siete deboli, tanto quanto forte è la magia. E il tuo faro… hai creduto di perderlo. Diciamo che per un po’ non ti è stato concesso scorgerlo nel buio della notte. Ma ora così non deve più essere, perché questa è la mia volontà! -

 

-Ho spento due vite, per quanto malvagie esse fossero, ma pur sempre vite umane!!! – Ribatté, disperata.

 

- E credi che non ne abbia tenuto conto? Per mia volontà sei la strega più potente d’occidente. Un potere enorme ti scorre nelle vene, ti ho scelto fra tutti per trasfigurarmi in te e permettervi di vincere la battaglia finale contro il Primo Male…. Credi l’avrei fatto, se tu non fossi stata degna di me? La tua caduta doveva per forza essere eclatante, doveva tingere il mondo d’oscuro e di rosso, farti conoscere il sapore del sangue e dell’odio puro, farti arrivare al limite, farti assaporare il male estremo per poi permetterti di giungere al bene assoluto, se avessi voluto. E lo hai voluto, alla fine. Tra lacrime salate, singhiozzi che ti hanno lasciata senza fiato e un senso di vuoto puro nell’animo. Ma ora il tuo sacrificio è premiato! -

 

- Premiata per aver aiutato Buffy e le altre Cacciatrici? -

 

- Premiata per aver scelto il bene, per aver salvato il Mondo su cui cammini assieme alle anime degli abitanti che assieme a te lo popolano… Ti ho concesso un privilegio, quello che nel profondo del cuore hai sempre voluto. E ti ho concesso il mio perdono assieme ad esso! -

 

- Dunque sono stata perdonata… Ma come potrò mai perdonarmi io?-

 

- Col tempo, Strega Rossa. Col tempo e con gli avvenimenti che il Destino ti metterà dinnanzi. Ora basta discutere, figlia mia. Questa non è una tua scelta, ma mia e l’ho già fatta…! - E così dicendo la voce si era trasformata in luce viva, attraversando la ragazza ed espandendo il suo calore dentro di lei per poi scomparire.

 

Da quell’incontro, Will aveva accettato la sua ricompensa senza più dubbi. Quello che non sapeva o che non ricordava erano le ultime parole della Dea, sussurrate, mentre ancora la illuminava della sua luce.

 

- Mi dispiace figlia mia… il tuo Destino non è ancora compiuto. Dovrai nuovamente essere il campione del bene… un giorno! -

 

Will si riprese da quei ricordi unici, quanto inconsapevolmente parziali. Aveva accettato il suo privilegio. Non ricordava come, ma la Dea aveva sfiorito i dubbi in lei e l’aveva condotta ad accettare senza rimorsi. Per la ragazza quel premio era stato l’inizio dell’ascesa. La felicità le aveva accarezzato il viso per cinque lunghi e preziosi anni. Una felicità strana, sul filo di un rasoio, in delicato equilibrio.

 

Lo sapeva fin troppo bene. Più di dieci anni al fianco della Cacciatrice, le avevano insegnato a diffidare della calma apparente, del requiem del male.

 

Eppure era passato tanto di quel tempo dall’ultima battaglia, che forse avevano abbassato le difese, accoccolandosi in quella pace così tanto agognata e cullandosi nell’illusione che avessero dato al Mondo e al Bene sufficiente parte della loro vita.

 

Ma il colpo era arrivato violento nella notte dell’unico giorno che riteneva intoccabile, quasi sacro. Il male aveva rialzato la testa, sfidandoli nuovamente. E come poi? Oh, anche quello era stato dolorosamente travolgente… quella rivelazione…

 

“Il male è dentro di noi…”

 

E Willow sapeva che la più fragile tra loro era lei. Sarebbe di nuovo divenuta veicolo dell’ombra? Dopo tutta la fiducia che le era stata concessa, nonostante ciò che aveva fatto, sarebbe stata corrotta di nuovo?

 

Sentì il suo corpo reagire… tremava. La lusinga della magia nera ancora le frustava il corpo dopo tanti anni. Ogni sua fibra agognava il ritorno di quel brivido di potenza, sotto pelle. Ne dipendeva ancora e sempre qualcosa in lei sarebbe corso verso l’ombra, questo lo sapeva.

 

Ma aveva lottato e lottava ogni giorno, nel monito e nel rimpianto di quella notte nel bosco, delle urla, dell’odore di carne viva. Nel ricordo di quell’assassinio compiuto a sangue freddo, nella coscienza lucida eppure piena della sua follia. Un omicidio ultimato dalle sue mani, che sempre sarebbero state luride di quel sangue e non solo.

 

Eppure era andata avanti scontrandosi con la sua parte oscura, ogni singolo istante della sua vita.

 

Lottando per fare ammenda.

 

Ed era stata perdonata.

 

Da chi amava e dalla Dea, tanto da essere meritevole di una ricompensa così grande.

 

Nonostante questo, una delle streghe più potenti del Mondo aveva paura.

 

Paura.

 

Perché il male ha un sapore che non si dimentica e per quanto lo si condanni, una parte di te lo vorrà sempre. E lei conosceva molto bene quella parte della sua anima. Sapeva che non sarebbe rimasta in silenzio se l’Oscuro Signore l’avesse invocata.

 

E lei avrebbe retto?

 

Ora aveva di nuovo qualcosa da perdere.

 

E sapeva che il male non avrebbe esitato a strapparle tutto, per riaverla nei suoi ranghi.

 

Perché era così che funzionava la Strega Rossa.

 

Il dolore insensato, la rabbia, la vendetta… erano i sui punti deboli.

 

E sempre lo sarebbero stati. Come sei anni prima.

 

Come per…

 

Tara.

 

Già, Tara!

 

Lancinante anche solo pensare ora a quel nome. Dopo che per cinque anni, con il premio ricevuto, era riuscita a venire a patti con il suo cuore spezzato.

 

Perché lei?

 

L’ambasciatore angelico di un messaggio così orrendo, truce e spaventoso.

 

Perché lei?

 

E non aveva potuto dire agli altri chi si celava dietro a quella luce. Non era riuscita a riaprire quella ferita infetta davanti agli altri, davanti a Kennedy. Perché quell’inaspettata apparizione, aveva riacceso speranze insensate, anche se solo per un attimo. Ferendola e tormentandola subito dopo.

 

Non poteva sopportarlo.

 

Aveva vacillato davanti a quella luce, che Xander tanto tempo prima aveva chiamato “Trilly”.

 

Ricordi gentili di un passato lontanissimo, ma mai dimenticato.

 

Lo squarcio nel suo cuore si era riaperto permettendole sogni che facevano solo male, sogni che minavano la sua nuova vita. La sua vita con la Cacciatrice bruna.

 

Perché l’amore per la bella strega non si era mai sopito. Era solo chiuso nella parte più pura di lei. La parte ingenua, quella che Kennedy non aveva mai conosciuto. La Willow che esisteva prima degli eventi di quel sette maggio.

 

Quindi non aveva voluto aprire quel vaso di Pandora davanti alla sua nuova strada e ai suoi amici.

 

Eppure si sentiva in colpa per non aver rivelato quella parte di verità. Non la riteneva fondamentale, ma la sua era stata pur sempre un’omissione pesante.

 

Si scosse, ormai non poteva farci niente.

 

La cosa che l’angosciava, oltre al pericolo imminente, era il ritorno di quell’ambasciatore a lei così caro. Come avrebbe reagito? Come avrebbero reagito gli altri? E Kennedy? Eppure lei non aveva sentito nulla di quello che si erano dette con Tara, almeno ne era quasi convinta. Forse, graffiante privilegio, solo lei avrebbe potuto ascoltare quella voce soave come era stato in tutti quegli anni. Quindi sarebbe stata l’unico tramite per le informazioni sul nuovo attacco del male. Se fosse stato così, sarebbe stato meglio forse. Avrebbe parlato di nuovo con la strega bionda e non avrebbe dovuto dare spiegazioni, né dolori.

 

Un pensiero le si insinuò nella mente.

 

E se Tara non fosse tornata?

 

Se un altro messaggero scelto dalle Forze del Bene avesse portato a tutti loro le spiegazioni che cercavano?

 

Non sapeva, se in quel caso sarebbe stato il sollievo a vincere sulla delusione.

 

Si strinse ancora di più, stritolando quasi il cuscino contro di sé.

 

Poi sentì dei passi sulle scale e chiuse gli occhi. Sentì la porta aprirsi piano e socchiudendo le palpebre vide nella penombra la sua donna muoversi silenziosamente nella stanza. Kennedy tentò di far piano, credendo che l’altra dormisse. E intanto ripensava a quello che le aveva detto Xander, continuando a scuotere la testa. Lo aveva ascoltato e capito… ma per nulla le sue parole avevano affievolito tutto il rancore e il dolore che covava dentro. Non voleva condividere Willow con nessun’altra, viva o morta che fosse. A costo di passare per una sciocca egoista infantile.

 

Si svestì velocemente, infilandosi una maglietta e dei pantaloni di tela. Poi si diresse verso il letto. Incespicò nel buio un paio di volte prima di sentire su di sé gli occhi verdi della strega.

 

- Ah… sei sveglia... - Disse, cercando di non guardarla, scostando il lenzuolo per infilarsi nel letto. Solo allora vide che l’altra era ancora vestita.

 

- Che fai così?- Chiese fredda, girandosi dall’altra parte, ma Will non rispose e lei sbuffò, ingoiando l’esplosione d’ira che le montava sempre più dentro.

 

Ora non le rispondeva neanche?

 

- Bene Rosemberg… se non hai niente da dire… buonanotte! – Esclamò, irritata. Poi si sistemò sotto le coltri, aspettandosi che l’altra ribattesse. Sperando che lo facesse. Sicura che l’altra avrebbe detto qualcosa. Ma il silenzio non accennò ad infrangersi. E allora non le fu più possibile controllare la rabbia.

 

Si alzò di scatto, facendo volare le lenzuola e fu sull’altra in pochi secondi, stringendole forte le spalle e tirandola a sedere davanti a sè.

 

- Non hai davvero niente da dire Willow? Davvero niente? – Sibilò, fremente d’ira e di sordo dolore.

 

L’altra la guardava, con occhi indecifrabili.

 

Come spiegarle tutto?

 

Willow aveva pensato mille volte a cosa dirle una volta che avesse trovato il coraggio di portarla davanti a quella lapide. Eppure ora, nemmeno una parola le raggiungeva le labbra. Troppe cose le turbinavano nella testa. Troppi dubbi, sogni spezzati, paure. Non aveva voglia di chiarirsi con la sua ragazza in quel momento, ma sapeva che l’altra non avrebbe ceduto. Sospirò e disse:- E’ la mia ricompensa e…- Ma l’altra la interruppe, brusca.

 

- Oh, che palle! Questo l’ho capito!... Me l’hai detto ieri sera, me l’ha ripetuto Xander e ora ricomincia con questa sinfonia!... L’ho capito che è la tua ricompensa, per quanto mi sia difficile credere ciecamente a una cosa del genere, l’ho capito! -  Disse la bruna, irritata, lasciando l’altra a bocca aperta.

 

- A-allora cosa vuoi che ti dica? - Rise incerta, la rossa, che ora non aveva nessuna voglia di iniziare un discorso così intenso.

 

- Che non sei pazza, per esempio e che non hai altri fottutissimi segreti grossi come questo! – Quasi le urlò, la Cacciatrice, stizzita dalla sua risatina. Kennedy non stava giocando, non voleva giocare né alleggerire la discussione in alcun modo. Gli occhi verdi della strega cambiarono espressione e divennero più scuri mentre inclinava la testa da un lato senza distogliere il proprio sguardo da quello dell’altra.

 

- Pazza?... E’ questo che hai pensato? – Domandò, seria.

 

Kennedy le lasciò andare le spalle e si alzò in piedi girandosi dall’altra parte.

 

- E che diavolo avrei dovuto pensare se no? No, dico, ti rendi conto che stamattina, dopo sette anni, mi hai portato in un cimitero arroccato sui resti di Sunnydale e, senza dire niente prima, hai cominciato a parlare a una pietra tombale? -

 

- Non è vero che non ti ho spiegato! -

 

- Oh, sì, l’hai fatto, certo. Dopo un paio d’ore che ti guardavo parlare col nulla!... Io ti ho creduta pazza, un’altra ti avrebbe messo una camicia di forza e ti avrebbe portata in un ospedale psichiatrico! –

 

- Allora vuol dire che non hai un briciolo di fiducia in me! –

 

Kennedy rise sarcastica.

 

- No, aspetta, frena un momento!... Tu mi nascondi una cosa del genere per sette anni e sarei io a dover dimostrare la mia fiducia in te? Sei incredibile, Will, davvero! -

 

Willow sospirò stancamente e scosse la testa.

 

- Senti, Kennedy, io capisco lo stupore che devi aver provato, ma… devi fidarti di me: io posso parlare con Tara. Un solo giorno l’anno, il sette maggio, fino al tramonto, ma posso!... Santa Dea! Sei una Cacciatrice, combatti contro demoni, zombie e vampiri al fianco di altre come te, persone che hanno una forza sovrumana e che guariscono in metà del tempo rispetto a persone normali… e stai con me, una strega che pratica costantemente magie e… e… sai di licantropi, stregoni neri, il Primo e tutto il resto, e non riesci a credere che io possa in qualche modo comunicare col mondo delle anime trapassate? Non posso credere che tu abbia potuto pensare che fossi pazza! -

 

- Non hai avuto una bella uscita, Will, renditene conto! E non è facile accettare l’idea di un essere umano che può comunicare realmente col mondo dei morti! –

 

- Be’, Kenny, allora devi aver pensato che fossi pazza sin dal primo istante in cui mi hai conosciuta, perché è da quando avevo sedici anni che la mia vita è fatta di queste cose e non te l’ho mai nascosto! -

 

- Oh, no, non è così. Io ti credo ora, davvero! Ma questo non significa che la cosa mi ferisca di meno! –

 

- Avresti preferito che continuassi a tenerti all’oscuro di tutto? –

 

- Preferivo che me ne avessi parlato prima e che fra noi non aleggiasse costantemente il fantasma di Tara!!! – Sbottò Kennedy, in un nuovo impeto d’ira. A parte l’assurdità intrinseca della faccenda di lei che riusciva a comunicare col fantasma della strega bionda, c’era anche l’altro lato della medaglia, ovviamente: quello umano, quello di Kennedy la donna che si sentiva tradita dalla sua ragazza.

 

Willow lo capì, capì lo stato d’animo della giovane e rifletté sul fatto che in sette anni di vita insieme, quello era stato l’unico segreto che le aveva taciuto. L’unica cosa che aveva tenuto fuori dalle confidenze con l’altra. E la Strega Rossa si sentiva terribilmente in colpa per questo, perché per il resto per Kennedy era trasparente.

 

Poi, dopo un interminabile silenzio greve, Willow sentì l’altra sussurrare...

 

- Non usarmi, Will!...- La voce incrinata. - Non rendermi il riflesso di un fantasma...! -. Era una supplica, umile e pacata quanto forte e irruente era stata l’ira esplosa poco prima nella Cacciatrice. La rabbia di Willow scemò in un istante, sostituita da un sentimento conosciuto che in quegli anni spesso era venuto a galla, pur rimanendo mimetizzato in silenzi e abbracci e baci.

 

- C-cosa? – Balbettò la strega, temendo di non aver capito bene.

 

- Ti sei creata un mondo interiore del quale io non faccio parte… io ti credo, Will, ti credo: tu puoi comunicare con Tara. E quando lo fai… io smetto di esistere per te, non sono più nulla… non sono la persona che ami, non sono tua amica, non solo la tua amante… non sono niente di niente per te in quelle ore e le ore che precedono quell’incontro e che lo seguono!... Non farlo, Will… mi ferisci troppo così! -

 

Willow rimase sbigottita e venne assalita da una profonda tristezza e… dal senso di colpa. Mordente, feroce e non ignorabile senso di colpa. Ecco la reazione umana di Kennedy. Questo lo capiva, lo poteva accettare. Questo Willow se lo aspettava dall’altra: gelosia pura e semplice. E il timore di non essere amata davvero da lei. Era comprensibile, dopotutto.

 

La voce della strega si addolcì di colpo, assieme all’espressione del suo viso.

 

- Tesoro… non è così! -

 

-E non prendermi per il culo, non addolcirmi la pillola dicendo che io e lei siamo parti della tua felicità assoluta! -

 

Come poteva Kennedy sapere quella cosa? Poi Will capì facendo mente locale… Xander le aveva detto proprio tutto, non c’era dubbio.

 

- Ma è la verità! –

 

- Ma è una verità che a me fa male! –

 

- Forse, anzi, sicuramente: lo sento, lo vedo. Ma… è la verità e… devi accettarla se… -

 

- Se cosa? Se voglio continuare a stare con te?... Proprio non ti basto, vero? E se ti chiedessi di scegliere… -

 

- Non farlo! –

 

- Cosa, chiederti di scegliere? Perderei, vero? Preferiresti mille volte continuare a usufruire del tuo “dono” anche se solo una volta l’anno, piuttosto che accontentarti di me ogni giorno della tua vita! –

 

- Non fare così, Kennedy, ti prego!... Non ti ho mai considerata un ripiego ed è per questo che non posso scegliere tra te e Tara!... Fate parte entrambe del mio mondo e mi rendete completa… scegliere sarebbe impossibile!... Io ti amo davvero, Ken, e non una sola volta ti ho mentito dicendotelo! –

 

- Be’, è comodo dire così e non scegliere!... Ma è comodo per te, non certo per me perché io ti amo con tutta me stessa e per me non c’è proprio niente di più importante della donna che mi sta davanti adesso!... Niente che sia importante quanto te nella mia vita!... Quindi forse…-

 

- Forse cosa? Kennedy, io ti amo, capito? Ti amo!... Ma amo anche lei perché quando era viva l’ho amata infinitamente e un sentimento così non si può cancellare, non si può accantonare, lo capisci? Ma siete due cose diverse: non ho mai messo in discussione il nostro rapporto! –

 

Kennedy si asciugò il viso, umiliata e triste e, ancora una volta in poco tempo, di nuovo arrabbiata.

 

- Ah, no? -

 

- No, certo che no!- Disse sconvolta, la rossa, con fin troppa enfasi.

 

Kennedy sorrise lievemente, ma era un sorriso cupo, malinconico, pregno del dolore che stava provando sin da quella mattina e che le squarciava il cuore in petto.

 

- Devi scegliere, Will, mi spiace! -

 

- Non puoi chiedermelo! – Esclamò, colpita.

 

-Non ti sto chiedendo di scordarla, di non amarla più… so che è impossibile. Ma non puoi vivere divisa tra me e un ricordo, o un fantasma che sia. E’ assurdo e non è giusto nei miei confronti, credo! Non voglio più sentirmi come oggi! -

 

- C-come? -

 

- Messa da parte, un’estranea che non fa parte della tua vita, di te! –

 

- Oddio, Ken!... Io… io n-non ti ho messa da parte. Io… io ti ho coinvolto apposta oggi, per non avere più segreti! -

 

- Mi hai portato con te perché ti sentivi in colpa! – Rispose la Cacciatrice, tranquilla.

 

Silenzio. Di nuovo.

 

- Ecco appunto…! – Esclamò dopo poco, Kennedy, intendendo che la mancanza di obiezioni da parte dell’altra era praticamente una sua ammissione di colpa. La mora tirò su con il naso e si asciugò un’ultima lacrima ribelle.

 

- Devi scegliere, Will! – Ripetè, seria.

 

- Non posso... -

 

- Allora non… non credo che abbiamo più molto da dirci…! -

 

- Che diavolo stai dicendo? -

 

-La verità, temo!... Se non possiamo essere l’una dell’altra completamente… forse è meglio lasciare che le nostre vite si dividano! – Esclamò Kennedy, con un filo di voce, senza riuscire a guardare l’altra negli occhi.

 

- M-mi stai lasciando? – Domandò Willow, presa dal panico e colpita alla sprovvista.

 

- No… non io. E’ solo che… non vedo un futuro roseo per noi se continuiamo così e… non so che pensare! - Tremò Kennedy, continuando a evitare di guardarla in faccia.

 

La rossa deglutì sbigottita.

 

- Kennedy, stiamo calme… Non abbiamo dormito, c’è questo pericolo imminente di cui ancora non sappiamo nulla e… siamo stanche, stressate e preoccupate… Non affrettiamo le cose, per favore. Non facciamo e non diciamo cose azzardate! -

 

Silenzio.

 

- Kennedy, ti prego… - Supplicò la rossa, di nuovo.

 

La Cacciatrice sospirò triste e stanca.

 

-Va bene Willow… hai ragione… siamo arrabbiate entrambe e stanche e… non è questo il momento di prendere decisioni del genere!... Aspettiamo che anche questa battaglia sia finita e poi, se sopravvivessimo, ne riparleremo! – Disse, sfinita come se avesse lottato con un demone fino a quel momento. Ma era solo il demone della gelosia e quello dell’insicurezza che aveva affrontato. E non era sicura che la cosa fosse finita lì, anzi… sicuramente un secondo round ci sarebbe stato più in là: se lo sentiva. Ma più di tutto sapeva di aver detto quelle ultime parole per allontanare la possibilità di una loro separazione; anche se era stata lei stessa a vagliare per prima quell’idea, quella prospettiva.

 

- Noi… sopravvivremo, Kennedy, insieme. Non c’è dubbio su questo, ok?... Insieme! - Le disse Willow, prendendola per mano e cercando di apparire più serena di quanto non si sentisse. La bruna corrispose la stretta, ma solo per un breve momento. Poi si staccò dall’altra sorridendole tristemente. La fissò in silenzio per alcuni istanti e infine lasciò la stanza. Il sonno, ammesso che ne avesse avuto un po’ quando era entrata, ora l’aveva abbandonata completamente.

CAPITOLO 5 

 

La giornata iniziata così male per Kennedy e Will, per gli altri abitanti della casa era cominciata solo qualche ora dopo.

 

Ma l’atmosfera generale in ogni caso non era delle migliori.

 

Buffy non aveva dormito molto, a giudicare dalle profonde occhiaie e Will si chiese se non avesse sentito tutta la discussione con Kennedy. Non avrebbe sopportato nessuna domanda, neppure dalla sua migliore amica.

 

Ma l’altra aveva ben altro a cui pensare… Non aveva dormito perché l’incombente pericolo l’aveva appesantita, quasi invecchiata. Non era pronta a ricominciare tutto daccapo: questa era la verità. Quando se n’era resa conto aveva riso di se stessa.

 

“Dunque la Prescelta si è rammollita!”. Si era detta

 

Aveva percepito le voci concitate di Will e Kenny quella mattina presto, ma si era rifiutata di ascoltare: non erano affari che la riguardavano e visto che avrebbe dovuto occuparsi degli affari del mondo intero, si era sentita già oberata di lavoro senza doversi occupare anche di quella faccenda.

 

La solita Buffy: l’ironia come arma più affilata. Quando invece la donna che era, riscopriva dopo tanto tempo la paura e l’eccitazione della Caccia imminente. Ma in fin dei conti si era arresa di nuovo a quello che era il suo destino: non poteva sottrarsi né scappare e forse, per quanto liberatoria, una sfuriata contro tutto e tutti sarebbe stata pressoché inutile.

 

E poi lei era la Cacciatrice.

 

Avrebbe lottato.

 

Che il male venisse avanti!

 

L’avrebbe ricacciato nelle viscere della terra di nuovo e stavolta, si disse, per sempre.

 

Meno bene l’aveva presa Dawn, che quella mattina si aggirava per casa Summers come un leone in gabbia, scontrosa e irritabile. Sarebbe saltata addosso a chiunque le avesse detto anche solo “ciao!”.

 

Per quanto riguarda Xander, invece, dormiva ancora nonostante l’ora tarda… probabilmente stordito dal fuso orario.

 

Giles, al contrario, era giunto pochi minuti dopo che la sua pupilla aveva trangugiato il caffè per darsi un tono, con una pila di libri immensa, tanti che la Prescelta si era messa le mani tra i capelli sentendo l’arrivo di un poderoso mal di testa.

 

Quindi ricerca… la prima noiosissima fase di ogni scontro.

 

Willow entrò in salone e vide i libri intuendo le intenzioni dell’Osservatore. Le sembrò inutile ricercare… che cosa? Non sapevano cosa cercare. Questa era la verità. O forse lei lo sapeva? Distolse la mente da quel pensiero: sarebbe morta piuttosto che tornare al male.

 

Così il pomeriggio seguì la mattina e la sera giunse presto.

 

Kennedy era uscita appena dopo pranzo e non era ancora tornata, Will iniziava a preoccuparsi, temendo che la ragazza nell’intento di scaricare i nervi avesse trovato guai. Non ricordava neppure più la scusa che la bruna aveva inventato per gli altri, quando entrambe sapevano che l’unico scopo di quella fuga era stare lontana dalla rossa.

 

Willow guardava fuori dalla finestra, rigirandosi tra le dita la catenina che aveva al collo.

 

Pochi minuti e sarebbe andata a cercarla.

 

- Will, visto che non stai facendo niente, vai a fare il caffè? Sto per morire di sonno, schiacciato dalla cultura demoniaca! - Disse Xander, posando non proprio delicatamente per terra l’antico libro che stava leggendo.

 

Tutta la Scooby lo guardò sorridendo.

 

Giles al tavolo, con una decina di libri aperti davanti gli lanciò un’occhiataccia per aver maltrattato il prezioso volume, ma non commentò. Buffy, sprofondata nella poltrona con in mano delle pergamene e Dawn sdraiata sul divano con un polveroso volume fra le mani, osservarono il tutto in silenzio.

 

Una scena più che consueta anni prima, pensò Will con una punta di amarezza. Si erano già riabituati a quella vita, nonostante nessuno di loro la volesse.

 

All’inizio, quando Buffy e tutte quelle storie sulla predestinazione erano entrate nelle loro vite, si erano sentiti anche speciali, come se bianche armature sfavillanti brillassero sui loro corpi: loro i campioni della luce.

 

Poi… be’ quelle armature si erano macchiate di sangue ed erano divenute opache e pesanti… di sacrifici, pene, dolore e morte. Eppure avevano continuato a portarle comunque, con onore e orgoglio.

 

E avevano vinto sempre, sacrificando tutto per il baluardo del bene.

 

E allora di nuovo quella domanda: perché ancora loro?

 

Inutile chiederselo. Nessuno avrebbe risposto. Così ricacciò quel quesito infondo alla sua mente e si diresse verso la cucina per accontentare Xander.

 

Intanto la preoccupazione per la Cacciatrice bruna saliva. Quando Willow accese la macchinetta per il caffè e vide le prime gocce del liquido scivolare borbottando nella caraffa, udì uno scatto alle sue spalle e la porta sul retro si aprì.

 

- Kennedy! - Chiamò, vedendo il profilo dell’altra attraversare la soglia lentamente.

 

Gli occhi nocciola sorrisero tristi alla strega.

 

- Eccomi… - Disse la Cacciatrice, stancamente, con poca voce. La strega l’osservò rapidamente e non le sfuggì né l’aria stanca né tanto meno i segni che aveva addosso; quindi avvertì la propria ansia montarle dentro.

 

- Che hai fatto? – Le chiese, precipitandosi verso di lei, vedendo un lungo taglio sul suo collo.

 

Ma la bruna indietreggiò facendole segno di non preoccuparsi.

 

Nella mano destra un paletto. L’altra mano graffiata e ferita in più punti.

 

- A caccia, vedo…! - Fece Willow, contrariata.

 

- Sai com’è… le Cacciatrici si sfogano così!- Rise Kennedy, muovendo il paletto su e giù per spiegare meglio il concetto. Willow si arrese a quei dolcissimi occhi che il giorno prima avevano pianto tanto e che ora la guardavano furba, come una bambina che cercava di minimizzare una marachella appena fatta. Sorrise di rimando.

 

- Dai, fatti medicare…! – Le disse, dolce e premurosa. Kennedy acconsentì e andò a sedersi sul piano di marmo della cucina, mentre la rossa prendeva acqua borica e cotone con qualche benda e un paio di cerotti. Preparò il tutto in pochi minuti, poi tornò da lei pronta a occuparsi dei suoi tagli… sebbene sapesse che non erano ferite serie.

 

- Dove sei andata prima della rissa alla quale devi aver partecipato? -

 

- Come prima? - Chiese non capendo, la bruna.

 

Will le si avvicinò e inumidì il batuffolo d’ovatta con il disinfettante.

 

- Be’, a meno che i vampiri non girassero alle tre del pomeriggio… - esclamò, sarcastica, ridacchiando.

 

- Ah… in giro! - Fu la risposta evasiva quanto breve.

 

- L’ultima volta che sei sparita per un pomeriggio intero, eri “in giro” per comprare tutti gli aquiloni della città!- Ribatté la strega, sorridendo, mentre con delicatezza medicava il taglio sul collo, ormai quasi richiuso.

 

- Era il tuo compleanno e i tu adori gli aquiloni! Sono sempre stata esagerata, lo sai!… - Si schernì Kennedy, autoironica. Poi una smorfia le sfuggì al contatto del disinfettante con la ferita.

 

- Dolce… non trovo nessun’altra parola più adeguata a te! -

 

Si sorrisero per un istante, ritrovando quel feeling fra loro, ultimamente sbiadito

 

- Mi sono preoccupata, comunque! – Aggiunse la rossa, ora più seria.

 

- Dimentichi sempre che la tua ragazza ha i superpoteri! -. Rispose l’altra.

 

Will si sporse verso l’altra e le sfiorò le labbra in un bacio lievissimo.

 

- La mia ragazza… - Sussurrò la strega, sorridendo. Poi la baciò ancora, più profondamente stavolta e un po’ più a lungo. Quando le loro labbra si separarono, Will sorrideva ancora e disse in un sussurro:- La mia ragazza ha… i superpoteri e un’impulsività non indifferente. Ma… l’amo anche per questo! -. Esclamò ironica e sensuale. Kenny fece spallucce, carezzandole lentamente la guancia.

 

- Finisci di medicarmi e torniamo dagli altri... più tardi, magari, mi dimostrerai quanto mi ami! - Le rispose, maliziosa ma un po’ titubante, abbassando poi lo sguardo. Non sapeva se quella fosse una buona idea, ma sentiva di aver bisogno di lei quella notte, di essere stretta fra le sue braccia. Anche Will abbassò a sua volta gli occhi, ma si lasciò sfuggire un sorriso e si concentrò sulla medicazione che terminò in pochi minuti.

 

- Ecco ho finito… non è nulla di grave, solo qualche graffio! – Sentenziò, continuando a non guardarla e Kennedy si sentì morire perché se il suo orgoglio covava rabbia e umiliazione, il suo cuore non avrebbe voluto solo baciare la rossa, ma anche concederle il suo perdono incondizionatamente. Non ce la faceva a vederla così.

 

- Grazie! - Le rispose, sorridendole, e con un dito le alzò il viso per farsi guardare. I loro occhi s’incontrarono per un breve istante; Kenny poi saltò giù dal piano di marmo e la prese per mano, tirandola verso il soggiorno. Quando le due si riunirono agli altri, il contatto fra le loro dita era già scomparso, ma Will per un momento si sentì rinfrancata.

 

Buffy guardò la ragazza bruna.

 

- Assassina… quanti? - Le disse, sorridendole scherzosa.

 

- Quattro! - Gioì Ken, soddisfatta di sé. Quel piccolo gioco tra lei e l’amica, nonché mentore, durava da anni e quel pezzo di quotidianità le regalò un momento sereno, cosa rarissima nelle ultime quarantott’ore.

 

- Cacciatrici…! - Sospirarono Dawn e Xander, all’unisono, lanciandosi un’occhiata reciproca d’intesa.

 

- A proposito! - Intervenne Giles, alzandosi e guardando l’orologio. - Buffy, Kennedy è ora della Ronda! - Impose perentorio, mostrando loro l’orologio.

 

- Ma sono appena tornata! - Piagnucolò la più giovane delle due Cacciatrici, incredula.

 

- Con il pericolo imminente non è proprio il momento di… - ma Buffy lo precedette.

 

- …abbassare la guardia! Signorsì, signore!!! -

 

Tutti risero tranne il più anziano fra loro.

 

- Dai Xander vieni con me, voglio vedere quanto sei arrugginito! – Disse la Cacciatrice più anziana, all’amico, lanciandogli il giubbotto.

 

- Ehi! - Fece risentito, il carpentiere.

 

- Ken, tu e Willow perlustrerete il cimitero nella zona nord e noi quello a est, va bene? - Continuò la Prescelta, rivolgendosi alla sua pari.

 

- Ok! - Disse piatta l’altra. Subito a Will si strinse il cuore perché lo spiraglio di serenità di poco prima era già scomparso.

 

- Signor Giles, Dawn voi restate qui e continuate le ricerche, non si sa mai… - Concluse Buffy.

 

- Signorsì, signore! - La scimmiottò l’Osservatore, mettendosi sull’attenti e facendo il saluto militare. Umorismo inglese ma permalosità tutta americana, pensò Xander ridendo di quella scena.

 

- Dio salvi la Regina! - Gli urlò di rimando il carpentiere, prima che la biondina, sorridendo divertita, lo trascinasse fuori dalla porta tirandolo per il bavero della giacca. La loro forza stava anche in quei momenti d’ilarità, che stemperavano tensioni a dir poco apocalittiche.

 

 

 

 

 

La nottata era fresca e il cielo terso, le stelle e la luna rischiaravano quell’oscurità.

 

Il cimitero era vasto e silenzioso, le tombe sparse qua e là, regalavano la ormai consueta atmosfera spettrale che, tuttavia, non incuteva più né ansia né disagio. Era solo routine. L’erba appena umida sfrigolava sotto i passi della Cacciatrice e della Strega Rossa e le cicale spezzavano l’assenza di suoni, cantando il loro requiem.

 

Le due stavano camminando in silenzio da più di mezzora. Kennedy con le mani in tasca ostentava una serenità impossibile e poco credibile; mentre l’altra, con gli occhi piantati a terra, rimuginava immersa nella notte. Non era certo la prima ronda che condividevano, ma questa frizzava di tensione, mentre le mille che l’avevano preceduta sapevano, nel ricordo, di dolcezza e spensierata voglia di stare insieme condividendo tutto: il pericolo come la tranquillità. La paura come la serenità. Ma quella volta la discussione della mattina e gli eventi imminenti aleggiavano pesanti nell’aria rendendo la ronda qualcosa di diverso: nessuna delle due, in quel momento, desiderava stare lì assieme all’altra. Nessuna delle due avrebbe potuto affermare di essere serena, quella notte.

 

Arrivarono in uno spiazzo dove campeggiava una lugubre statua che rappresentava un angelo dalle ali spiegate, protettore delle anime che lì riposavano.

 

Alla loro sinistra una piccola cripta graffiata dal tempo e abbracciata dalle ragnatele e dal muschio rigoglioso e infestante.

 

- Ecco… - Disse la bruna, indicando un sepolcro dal terriccio smosso di recente, alla loro destra.

 

- Tomba fresca! - Disse sardonica, Willow. Ormai le riconoscevano con una sola occhiata. La Cacciatrice si inginocchiò al fianco della lapide in attesa e altri minuti passarono nel silenzio assoluto dove gli unici rumori erano quelli della notte che le circondava.

 

Poi Willow decise di spezzare quel silenzio che tanto la metteva a disagio: non era naturale che lei e Kennedy stessero insieme in quel modo: ignorandosi, quasi.

 

- Una volta io e Buffy ci abbiamo studiato storia così! - Ricordò la rossa, piantandosi alle spalle di Kennedy e sedendosi su una lapide molto più vecchia.

 

- E che successe? – Domandò Kenny, sorridendo divertita all’idea.

 

- A metà della guerra di secessione… non avevamo più matite! -

 

- Perché? -

 

- Usate come paletti! – Sorrise la strega, seguita poco dopo dall’altra.

 

-Quante avventure, Will!… Non hai mai avuto una vita noiosa, credo. Non è da tutti studiare storia in quel modo! – Commentò Kennedy, ora più rilassata.

 

- Oh, ti sbagli, invece! Prima che Buffy arrivasse a Sunnydale, mi annoiavo a morte!... Be’, non letteralmente, ma quasi! -

 

- E com’era prima dei mostri? - Chiese la bruna, girandosi verso l’altra. Sembrava essere molto interessata ora. Raramente Will le parlava di quei tempi e prima di allora non le aveva mai chiesto nulla su come fosse la sua vita quando ignorava tutto quello che riguardava il mondo della Cacciatrice. Forse perché, a causa della quotidianità, aveva dato per scontato che la vita di Willow fosse stata sempre più o meno come la conosceva lei. Era cosciente di sbagliarsi, ma solo in quel momento la curiosità di sapere l’aveva colta.

 

La rossa contenta di quel dialogo, si inginocchiò al fianco della sua ragazza.

 

- Be’, a parte il fatto che ero cotta di Xander e assolutamente ignorata da lui come da tutti i miei compagni… frustrata dal fatto che Babbo Natale da me non passasse mai e da mille altre piccole cose… sì mi annoiavo! - Rise.

 

- Quand’è che non sei innamorata tu? - Sorrise l’altra, affatto infastidita all’idea di Will che sbavava dietro a Xander. Quella storia la conosceva bene e l’aveva sempre divertita.

 

- Come ogni comune mortale, le cotte sono inevitabili! -

 

-A parte che dubito tu sia una comune mortale, Strega! Comunque, non parlavo di cotte… e quella per Xander… be’, lo sai che la trovo assurda! -

 

- All’epoca giuro che non lo era!... Sai, a volte mi sono chiesta cosa sarebbe stato della mia vita se Xander mi avesse ricambiata, cioè, se si fosse innamorato di me all’epoca!... Niente Oz e tutta la storia del licantropo, niente Tara… niente te!... Ora forse saremmo felicemente sposati, magari anche con dei figli! -

 

Tara. Ancora quel nome. Sempre nei suoi pensieri. Sempre nei suoi ricordi, pensò tristemente Kennedy, continuando ad ascoltare l’altra con attenzione, nonostante non la guardasse.

 

- Ma non è andata così e… quella era solo una cotta adolescenziale! – Concluse leggera, Will, ripensando con gioia e un po’ di nostalgia a quei tempi.

 

- Te l’ho detto, non parlavo di cotte, ma di amore!... Sei speciale in questo! – Esclamò Kennedy, pensierosa.

 

- Non sono così speciale… - Affermò l’altra.

 

- Si che lo sei…! - La rossa ignorò il complimento, pur sorridendole.

 

- Non ci si innamora molte volte nella vita… - Proseguì Ken, come se pensasse ad alta voce. Era tornata seria ed evitò di guardarla aggiungendo ciò che pensava davvero e che la tormentava praticamente da sempre - Solo una volta vero? Il vero amore è unico… -. Affermò, con una lieve nota di amarezza. Per lei era così ed era convinta, purtroppo, che fosse così anche per l’altra. Ma prima che la rossa potesse replicare, il vampiro che stavano aspettando sorse dalla tomba, afferrando il piede di Kennedy con una rapidità tale da spiazzare entrambe le ragazze.

 

- Be’, credo ne parleremo un’altra volta, Will! - Disse la bruna, dando un pugno in pieno viso al mal capitato.

 

Il demone si riprese velocemente, riuscendo a liberarsi completamente da quella prigione di terra e colpendo con un calcio alle gambe la Cacciatrice che falciata rovinò a terra.

 

Will stava per intervenire, quando un altro vampiro spuntato da chissà dove le piombò addosso, facendola ruzzolare lontano.

 

- Maledetto! - Ringhiò la strega, scaraventandolo a qualche metro e togliendoselo di dosso, con un gesto della mano.

 

Intanto Kennedy aveva ingaggiato una dura lotta contro il suo avversario che, stranamente, era molto più forte di un qualsiasi novizio appena risorto avesse mai affrontato prima.

 

Le due ragazze faticavano a tenere testa ai due, in realtà molto più Kennedy, probabilmente stanca per il raid di qualche ora prima.

 

La magia di Will frizzava nell’aria, ma era pressoché inconcludente: aspettava che Kennedy finisse il proprio avversario per poi impalare il suo. Era così da anni perché la strega, se non era costretta davvero, non uccideva più nemmeno i demoni. Usare la magia bianca la stancava molto e quel potere non era nato per spegnere una vita e nemmeno una non-vita. O almeno lei era convinta di questo.

 

Era una scelta pericolosa lo sapeva, ma aveva paura che riassaporare la morte, qualsiasi morte, le avrebbe fatto perdere il controllo. E poi c’era la questione del paletto: lei non era brava a maneggiarlo. Quindi lanciava il suo nemico da un punto all’altro, tentando di sfiancarlo. Solitamente era un ottimo stratagemma che riusciva alla perfezione perché, tra l’altro, quando arrivava Kennedy, il nemico era abbastanza stanco e frastornato da risultare più debole. Ma stavolta quel vampiro inspiegabilmente tornava alla carica con lo stesso ardore ogni volta. Così non si poteva andare avanti.

 

- L’hai voluta! - Sibilò gelida. Poi alzò una mano e disse secca:-Incendio!-.

 

Il vampiro prese fuoco in un attimo e la strega sorrise, rilassandosi: era finita. Ma dopo essersi dimenato a terra per qualche attimo, il vampiro spense le fiamme che lo ghermivano e tornò in piedi, pronto ad affrontare ancora la rossa, rimasta incredula e senza parole. Poi Will vide che sul petto bruciacchiato del demone campeggiava un tatuaggio particolare.

 

Serpi intrecciavano l’elsa di una daga.

 

- Kennedy! Guarda se il tuo ha un tatuaggio sul petto! - Urlò la strega, alla sua ragazza.

 

- Non mi sembra il momento di spogliarlo questo! E poi sai che ho altri gusti in proposito!- Rispose la Cacciatrice, che in quel momento tentava di non essere strangolata dal vampiro.

 

- Kennedy! -

 

Con un calcio la Cacciatrice se lo levò di dosso e lo atterrò con una serie di pugni, poi gli strappò la camicia con un gesto secco.

 

- Hai ragione c’è! – Disse, prima che il mostro riprendesse a colpirla. Intanto Will era stata sbattuta a terra e il demone con una spranga d’acciaio la teneva giù.

 

- Chi siete? – Gli chiese, tentando di respingerlo. Il demone scoppiò in una risata aspra e pungente.

 

- Non sai contro chi ti stai mettendo, quindi? –

 

- Io non… - Ma le parole le si bloccarono in gola e gli occhi di Will improvvisamente si addolcirono, guardando oltre il vampiro e il suo viso deformato, in un punto preciso alle spalle del demone.

 

- N-non ora... – Sussurrò tremante, la rossa. Eppure, dopo un istante una forza invisibile scaraventò il demone lontano dalla strega e addosso ad un albero con una violenza raramente vista prima.

 

Kennedy intanto sentì il fiato mozzarsi quando il vampiro le piazzò un pugno nello stomaco. Un colpo che non era riuscita né a schivare né a parare. Era perché aveva esagerato quella sera: era veramente stanca e quel maledetto non morto era incredibilmente forte. Andare a caccia prima della ronda non era stata una buona idea, tanto più che anche Will le era sembrata in difficoltà poco prima. E poi quel tatuaggio che voleva dire? Che importanza poteva avere? Rispose al pugno con un calcio, troppo debole visto che il vampiro lo parò e contrattaccò violentemente facendola cadere. Il colpo subito era stato molto forte e la ragazza per un momento chiuse gli occhi tenendosi il braccio destro: probabilmente aveva la spalla lussata. Le cose si stavano mettendo male: lo sapeva. Kennedy con uno sforzo si rialzò barcollando e cercando di mantenere la posizione di difesa, sapeva che non avrebbe retto al prossimo assalto.

 

Eccolo, il vampiro le si lanciò contro con tutto il suo peso e lei cercò di prepararsi al meglio per ammortizzare con meno danni possibile il colpo. Ma… qualcosa la spinse via e lei si ritrovò a ruzzolare per terra.

 

- Will, ma cosa…? – Disse stordita, ma credendo fosse opera della strega che invece arrivò dalla parte opposta, chinandosi su di lei mentre il vampiro veniva affrontato da qualcosa di… dalla luce! Era ricomparsa lì davanti a loro quella strana lucciola eccezionalmente splendente della notte precedente. Kennedy sgranò gli occhi vedendo la luce azzurra che aveva visto sulla voragine la sera precedente, lottare contro i due demoni.

 

“Come fa una luce a lottare?” si chiese, allibita.

 

I due vennero atterrati con facilità da forze mistiche molto potenti, controllate evidentemente dalla fantomatica fiaccola cerulea.

 

Kennedy si rialzò velocemente e, tirato fuori il paletto, con la sinistra li rese polvere in pochi istanti: due colpi consecutivi, secchi, spietati e automatici come se non avesse avuto neppure bisogno di pensare a come sferrarli.

 

Subito dopo, se non fosse stato per il respiro affannato delle due ragazze e per le cicale col loro continuo sfrego di zampette pelose, il silenzio sarebbe tornato a regnare. Ken dava le spalle sia a Willow che alla fantomatica luce e stava ancora tentando di capire, di realizzare. Dopo un attimo la ragazza si spolverò con la mano illesa il giubbetto dalla polvere piovutale addosso, come a volersi liberare di quei piccoli frammenti di morte le se si erano appiccicati contro, trasportati dal vento. Poi rimise in tasca il paletto e cercò qualcosa con gli occhi. Will capì che l’aveva trovata quando finalmente si mosse, avvicinandosi ad una lapide di marmo molto grande e robusta dall’aria anche molto vecchia. Kennedy osservò la lastra di pietra che la superava in altezza quasi di mezzo metro, poi con un colpo deciso e violento vi sbatté la propria spalla lussata contro, facendola rientrare: un metodo tutto suo per sistemarsi il braccio. Poco medico, forse, ma comunque efficace, visto che subito dopo la ragazza riprese a muovere il braccio che sentiva indolenzito ma tornato funzionante. Nel fare quel gesto si lasciò sfuggire solo un flebile gemito e una smorfia seguita da un sospiro profondo, niente di più. Non che non fosse stato assolutamente doloroso, ma Kenny era sempre stata dell’idea che se una cosa andava fatta, andava fatta punto e basta. E senza lagnarsi troppo. Il dolore si sarebbe calmato di lì a pochi minuti, lo sapeva bene. Tutto, poi, sarebbe tornato come prima.

 

Will, inginocchiata a qualche metro da lei, aveva osservato la scena con apprensione, sussultando appena quando Ken si era gettata sulla lapide di scatto. Gli occhi gonfi di pianto non ancora sfogato e una mano dolorante per un colpo subito. Ma nient’altro l’aveva lesa. La luce azzurra fluttuava al suo fianco e lei non l’aveva ancora guardata perché le era mancato il coraggio per farlo; ma sentiva in ogni fibra di sé quella presenza che stava lì a osservarla, pronta a proteggerla semmai ne avesse ancora avuto bisogno.

 

E ora?

 

Che sarebbe successo?

 

Il suo cuore batteva impazzito nel petto, quasi stesse tentando di sfondare la gabbia toracica per fuggire via, lontano da lì. E il respiro era quello di un maratoneta che si era improvvisato centometrista e aveva corso dando fondo a tutte le proprie riserve d’ossigeno. La testa le girava lievemente e la gola se la sentiva dolente e secca. Cosa doveva fare? Cosa doveva dire?

 

- Bene… - Sussurrò Kennedy, con la voce incrinata dal dolore recente. Poi si voltò e a passi pesanti andò verso Willow e la lucciola che l’affiancava. Osservò di nuovo quel piccolo fiammifero sospeso nell’aria, cercando di capire cosa fosse e cosa ci facesse lì. Era un buon segno? O invece no? Comunque fosse, era più che intenzionata a scoprirlo.

 

- Ora… si può sapere che diavolo sta succedendo? Che cavolo sei tu? E perché ti trovo di nuovo fra i piedi? - Ringhiò esasperata alla luce, controllando a fatica il volume della voce che nel silenzio della notte, tuttavia, risultò un rombo di cannone. Non era disposta ad altri dubbi, segreti e soprattutto a mal celati dialoghi tra la sua ragazza e quella stupidissima lucetta.

 

- Diglielo, Willow! - Esclamò la luce, con voce calma, tranquilla, troppo in contrasto con quella della Cacciatrice. La rossa, all’udire quelle parole, rabbrividì ad occhi chiusi: non aveva il coraggio di parlare ne di riaprire le palpebre perché sapeva quale sarebbe stata la reazione di Kennedy e sapeva che le avrebbe letto negli occhi delusione e dolore.

 

- Allora? – Domandò la bruna, brusca, piantandosi davanti alla strega e fissandola corrucciata. Will si tirò in piedi e riaprì finalmente gli occhi, cercando quelli scuri della sua ragazza. Li trovò e in un sussurro disse:

 

-E’… è lei… -

 

- Tara - Concluse la luce, al posto suo: aveva capito che non sarebbe riuscita a terminare quella frase.

 

Ancora silenzio. Silenzio atroce e pesante come un macigno piantato sul petto di chi, appena riemerso dalle acque, sta tentando di recuperare l’aria che gli serve a vivere. Will alzò gli occhi per sbirciare la reazione di Kennedy che immobile e a bocca aperta, non muoveva un muscolo ma fissava la lucciola come se stesse tentando di capire se si trattava di uno scherzo o meno.

 

La forte risata che seguì era sguaiata e scomposta, quasi isterica e dichiarò tutto il dolore della giovane nel realizzare che quella dannata fiammella era davvero ciò che restava della famosa Tara: le era bastato uno sguardo a Willow per capirlo. Era una risata tutt’altro che incredula e intrisa di amarezza e disperazione.

 

Quando, finalmente, Kennedy riuscì a controllarsi, a smettere di ridere, sussurrò con un filo di voce:

 

- Tu saresti… -

 

- Sono Tara, sì, hai capito!... Le Forze del Bene mi hanno mandato quale loro messaggero per… avvertirvi e aiutarvi… contro questo nuovo nemico. Ecco chi sono, ed ecco perché sono qui! - Spiegò la luce, mantenendo il tono calmo di prima.

 

Kennedy riprese a ridere.

 

- E tu pretendi che ti creda? -

 

- Devi! -

 

Ken riprese a ridere, ma più sprezzante, stavolta.

 

- Vuoi sapere cosa penso, invece? Non sei qui per aiutarci, non sei qui per obbedire, ma sei qui perché è qui che volevi stare e ora che ne hai la possibilità… -

 

- Stai dicendo eresie, cacciatrice! –

 

- Sei morta, strega! Questa è una realtà!... Sei morta e non vorresti esserlo o non saresti rimasta tanto attaccata a questo mondo e a Willow! Puoi negarlo?... E allora non fingere di essere qui contro voglia, spinta dalle Forze del Bene! Sei qui per rompere le palle a me e tormentare ancora Willow con la tua presenza inopportuna ed egoista! –

 

- Kennedy! - Le urlò contro Will, ferita più lei di Tara, nel tentativo di farla tacere. La rabbia nelle parole di Ken la ferivano nel profondo, ma anche il timore che quelle parole potessero essere vere anche solo in parte le procurava un dolore lancinante nel cuore e nella testa. Ma Kennedy ignorò quel rimprovero o supplica che fosse, e continuò con veemenza a vomitare tutta la sua rabbia.

 

- Mi sbaglio?... Se sei Tara e sei qui per aiutarci, come credi di poterlo fare? Accecando il nemico con la tua insulsa luminescenza? Sei davvero qui per aiutarci o piuttosto per creare scompiglio? Be’, te lo dico chiaro e tondo: non lo voglio il tuo aiuto. Non mi serve! Né a me, né agli altri: ce la siamo cavata bene finora senza di te e continueremo così, tanto più che per quanto ne so, potresti benissimo essere un fantasma mandato qui dai nemici o chissà quale altro mostro, quindi… sparisci subito! Vattene di qui! -

 

- Non vuoi vedere la verità, vero? Dovrò farti credere, allora… ma non sai quanto ti costerà questo scetticismo, Cacciatrice! - Sussurrò la luce, con un tono più duro ora, più severo e fermo, come stizzito da quella sfuriata. Subito dopo strane scintille dorate, frizzanti di magia, intrisero l’aria fino a diventare un intenso bagliore che costrinse le ragazze a pararsi gli occhi con le mani. Poi la luce si affievolì senza sparire del tutto, comunque. In quel momento, ancora abbagliate, le due fecero fatica a mettere a fuoco ciò che si era rivelato davanti a loro. Quando Will ci riuscì, soffocò un grido, cadendo in ginocchio con le lacrime che impietose stravolgevano il suo viso e le mani davanti alla bocca. Kennedy mosse le labbra per parlare, ma rimase senza fiato: aveva avuto torto. Aveva lanciato una stupida sfida e l’aveva persa. Non era un nemico, non era un trucco. Non era solo un’esile lucciola insignificante che possedeva la voce e i ricordi della strega bionda.

 

Davanti a loro c’era l’immagine dai bordi sfumati di Tara.

 

Era lì ed era lei. Brillava di un’opalescenza perlata e si notava che non aveva alcuna consistenza corporea, come un ologramma. Ma era lei.

 

Le braccia lungo i fianchi, le mani bianche e affusolate a sfiorare le anche, il corpo formoso coperto dai vestiti del suo ultimo giorno da mortale.

 

Le sue gambe, il suo ventre, il seno prosperoso, i capelli color grano sciolti e lunghi, lambivano carezzevoli le spalle e il collo cinereo e delicato. Il suo solito sorriso storto increspava le labbra rosate e carnose. Esattamente come la conosceva Willow. Esattamente come l’aveva vista Kennedy centinaia di volte in foto.

 

Le guance appena punte da un rossore delicato, testimonianza falsa di una vita che non aveva più, di un corpo che non era più presente su quella Terra.

 

Il profilo di un angelo, aveva detto mille volte Dawn. E non si era sbagliata.

 

E gli occhi…

 

Dolcissimi laghi gemelli, di un celeste profondo e accogliente.

 

Il verde di quelli di Will si sentì magneticamente attratto da quei due zaffiri, com’era stato una volta, in un tempo migliore, così pieno di sogni e speranze.

 

Quegli occhi…

 

Perdersi senza sforzo in quel miracolo, smarrita nelle piccole onde del suo mare personale… Quante volte Willow aveva desiderato poterli rivedere una volta ancora? Ora riviveva il privilegio che era stato suo tanto tempo prima, prima che l’oscuro la prendesse e se la portasse via assieme alla sua anima.

 

Potersi riflettere in quello sguardo rubato al paradiso, vedere il mondo attraverso quel blu, un mondo che ora le pareva migliore, mite, buono. Questo era davvero un miracolo e la Strega Rossa e la Cacciatrice ne erano testimoni, seppur in loro albergavano sentimenti ben diversi.

 

A Willow sembrò di scalare le vette del tempo, tornando agli ultimi momenti con il suo angelo. E Kennedy, lanciandole uno sguardo, si rese conto di quanta felicità l’attraversasse in quel momento. Un momento era bastato per vederla radiosa, un momento della presenza di Tara. E lei, Ken, non era riuscita a farla essere così in sette anni di amore incondizionato donatole in ogni istante del giorno e della notte.

 

Willow si alzò in piedi. Le lacrime pesanti dell’estasi a gonfiarle le guance e gli occhi, mentre un sorriso tra il grato e il disperato modellava le sue labbra. Guardò istintivamente la maglietta turchese nel punto all’altezza del cuore, lì dove un maledetto foro di pallottola l’aveva sfregiato. Ma ora il buco e la corolla di sangue non c’erano e il suo animo vagava leggero. Le sembrò di poter dimenticare tutto il tempo vissuto senza il suo amore perduto.

 

Tara non era morta, Tara era lì.

 

Quella dannata pistola non aveva mai sparato.

 

 Tara era viva.

 

Cancellata la Willow Nera, come quella lapide maledetta, fredda e sterile con inciso il nome più graffiante del mondo. Un nome che le era sempre sembrato dolcissimo.

 

Cancellati gli omicidi di Warren Mears e Rack, come l’esilio forzato in Inghilterra.

 

Sorrise… Via il dolore e il vuoto straziante.

 

Cancellato il ritorno a Sunnydale e l’avvento del Primo.

 

- Tara… - Sussurrò in preda quasi al delirio.

 

Cancellata lo scontro con l’UberVamp.

 

Il sorriso si allargò… Via la colpa, via il gelido abbraccio del terrore.

 

Cancellati i morti e le lacrime.

 

Cancellata la falce delle Cacciatrici.

 

Cancellata anche l’ultima battaglia…

 

Cancellato l’incantesimo per rendere le Potenziali vere Cacciatrici, tutte.

 

Cancellate quindi anche le Pot…

 

Will bloccò i piedi a terra deglutendo forzatamente e insieme bloccò i propri pensieri. Che stava per dire dentro di sé? Cosa stava per pensare? Cancellare i ricordi delle potenziali… equivaleva a cancellare… Kennedy.

 

Cancellare Kennedy?

 

No stava delirando, stava delirando davvero. O forse stava impazzendo semplicemente.

 

Si girò di scattò verso la bruna che sapeva essere alle sue spalle, a qualche passo da loro.

 

- Kennedy…! – Implorò, come a volerle chiedere di capire, di accettare la sua gioia e la presenza dell’altra. Ma la giovane Cacciatrice indietreggiò con il volto sconvolto da lacrime brucianti, scuotendo la testa e negando un’evidenza che si era fatta palese ai suoi occhi, più ancora del giorno precedente. La realtà era che alla sola vista di quel… fantasma, Will aveva lasciato andare tutto, pronta a tornare indietro, come se lei non fosse mai entrata nella sua vita. Non l’aveva detto e lei non aveva il potere di leggerle nella mente. Ma i suoi occhi avevano parlato esplicitamente: conosceva fin troppo bene quell’espressione adorante. Quell’espressione che con lei non aveva mai avuto.

 

- Non… dire una sola parola… non servirebbe! – Esclamò, triste e debole come non si era mai sentita. Poi, dopo un’ultima occhiata rapida lanciata al fantasma della sua rivale, corse via senza voltarsi. Corse forte, velocissima, ignorando il richiamo di Willow che la stava supplicando di rimanere, di aspettare, di non fuggire da lei.

 

La Cacciatrice saltò agilmente un paio di lapidi, raggirò delle siepi e saltò ancora, aumentando la propria velocità ad ogni falcata delle gambe agili. Doveva andare via di lì, via da quegli occhi innamorati… non di lei. Via da quella fitta che sentiva nel petto.

 

Spezzata. Ecco come si sentiva. Per la prima volta nella sua giovane esistenza, spezzata irrimediabilmente.

 

Willow la perse di vista quasi subito.

 

- Lasciala andare, le serve tempo… Ora crede. Le avevo detto che il prezzo sarebbe stato alto… Tornerà da te quando sarà pronta, vedrai! - Disse Tara, comprensiva e allo stesso tempo triste. Will riassaporò ancora quella voce apparentemente con labbra a darle fiato, ora.

 

Accondiscendente e in estasi la guardò di nuovo, ma non sapeva assolutamente cosa dirle. Eppure avrebbe avuto mille domande da porle. Si mosse verso di lei, e fece per parlarle, ma l’altra alzò una mano imponendole uno stop deciso.

 

- Will… non ora!… Ci sono cose che dobbiamo fare e non da sole. Dobbiamo andare, adesso! - Ammise Tara, tristemente.

 

 

 

 

 

La porta di casa Summers si aprì con uno schioccò.

 

Non aveva mai notato quanto potesse essere rumorosa quella dannata serratura. O forse era solo la tensione, la confusione, il cuore che non accennava minimamente a frenare quella corsa impazzita, a farle sembrare rumori e sensazioni amplificate.

 

Ed era Tara o il riflesso mistico di lei a provocare tutto, Inferno e Paradiso, caos e ordine.

 

Deglutì.

 

Tara dietro di lei osservava l’ingresso di quella casa, così diverso eppure dello stesso sapore di quello a Sunnydale, quello della casa che era stata anche la sua.

 

Doveva calmarsi.

 

Giles arrivò dalla cucina con due tazze di the fumanti tra le mani.

 

- Willow, già di ritorno? Dov’è Kennedy? -

 

Ma prima che la rossa potesse anche solo pensare di rispondergli, sentì lo schianto della porcellana al suolo e vide la carezza liquida del thé scuro versato sul parquet.

 

CAPITOLO 6

 

Il pendolo scandiva il silenzio, ticchettando monotono e insistente. Dawn piangeva leggermente raggomitolata sulla poltrona. Tara, opalescente nella sua aurea intoccabile, rimaneva immobile alla spalle di Willow che se ne stava seduta su una sedia guardandola. Giles puliva nervosamente i suoi occhiali, com’era solito fare in situazioni di tensione o incomprensibilità. In quel caso era perplesso, sorpreso e felice di poter rivedere quella che era stata una delle persone più dolci e gentili che avesse mai conosciuto. Eppure, anche un sentimento di nervosa preoccupazione lo pervadeva e quel gesto che faceva sempre con tanta automaticità quasi gli dava la speranza di potersi tranquillizzare.

 

Aspettavano. Aspettavano tutti… il ritorno di Buffy e Xander.

 

L’incontro del fantasma di Tara con l’Osservatore e la sorella della Cacciatrice era stata doloroso e colmo di incredulità, ma anche pieno d’emozione. Giles e Dawn ci avevano messo più di mezzora per capire, per credere: lo shock iniziale era stato pesante.

 

Dapprima, l’Osservatore e la Chiave avevano creduto ad una nuova apparizione del Primo; ma poi Willow aveva sistemato le cose spiegando la presenza di Tara. E la parola “presenza” le sembrò la migliore che potesse trovare, viste le circostanze della sua comparsa e… i motivi.

 

Dawn, una volta calma, si era avvicinata lentamente a Tara alzando la mano, con gli occhi lucidi.

 

- Non credo che… - Aveva sussurrato Giles, nel tentativo di fermarla. Ma Dawn non aveva dato segno di volergli dare retta e Willow si era frapposta tra la ragazza e il fantasma, impedendone comunque il contatto: non era il caso. Non sarebbe stato bene… per nessuno di loro.

 

Tara aveva abbassato la testa.

 

- Credo che ora dovremmo aspettare gli altri… - Aveva detto rigida e con la voce incrinata, la rossa. E così stavano facendo, nonostante in tutti loro l’emozione tradisse il silenzio.

 

            Passarono minuti interminabili, più di un’ora, notò Giles silenziosamente. Poi si sentirono delle voci provenire da fuori e rumore di chiavi armeggiare con la toppa della porta blindata di casa.

 

- Eccoli… - Sussurrò Tara, indietreggiando in un angolo, quasi più ansiosa lei di tutti gli altri.

 

La porta si aprì sulle risate dei due amici ritrovati da poco: stavano scherzando fra loro come sempre, scambiandosi battute fintamente maligne a vicenda e spintarelle di complicità. Erano sereni… come lo erano stati un tempo, dopotutto.

 

- Come pensavo! Ti sei dimostrato una schiappa, Xander! Dovrò aggiungere un nuovo debito sulla tua lista! - Ridacchiò la Cacciatrice bionda, entrando. Il ragazzo si teneva una mano sulla testa, massaggiandosela cautamente lì dove probabilmente cresceva un bernoccolo.

 

- Avrei sistemato quel vampiro se tu non ti fossi intromessa! – Esclamò il giovane, sorridendo a mezza bocca. Sapeva bene che l’amica gli aveva salvato la vita per l’ennesima volta e il loro era solo un gioco. Ma mentre terminava quella frase, il carpentiere guardò gli altri amici presenti in casa, tutti seduti in salotto e tutti con facce stravolte. C’era qualcosa che non andava e gli saltò subito all’occhio.

 

- Ehi, che facce… apocalisse? – Scherzò, quasi sicuro che invece ci fossero seriamente guai in vista. Buffy appese il giubbotto all’attaccapanni, guardandoli a sua volta.

 

- Will, ho fame è rimasto qualcosa?... Ehi dov’è Kenny? – Domandò la bionda, all’amica. Non aveva ancora visto Tara. Willow si alzò in piedi con evidente nervosismo e le andò in contro.

 

- Vi va… vi va di sedervi? C’è qualcuno che vuole… salutarvi! – Disse la giovane, esitante, contorcendosi le mani. Buffy e Xander si lanciarono occhiate perplesse.

 

- Ma che succede? - Chiese il ragazzo, ora serio e preoccupato. E così dicendo fece qualche passo avanti verso l’amica, entrando definitivamente nel salotto. Ma i suoi passi si bloccarono di colpo e il suo cuore perse un battito mentre la sua bocca si chiudeva, pietrificata, a soffocare un urlo.

 

- Oh mio Dio…! – Si lasciò sfuggire, boccheggiando come una trota appesa all’amo.

 

- Xander, che fai? Sei impazzito anche tu? Cosa…? - Chiese ironica la Cacciatrice bionda, raggiungendolo e andando praticamente a sbattergli contro.

 

Ma poi la vide.

 

Vide quella figura familiare e sfumata e… era pazzesco! Come poteva essere lì? Come faceva ad essere lì…?

 

- Tara… - Sussurrò, impallidendo di colpo, tanto che Giles credette che, per la prima volta dacché la conosceva, sarebbe svenuta. Lui, l’Osservatore, non aveva creduto ai propri occhi all’inizio: aveva pensato quasi di essere impazzito di colpo. Ma lei, la Prescelta, seppe subito che quella figura che le stava davanti era davvero la strega bionda. Era perché lei credeva, perché lei sentiva nel cuore la verità. Nessuno dei suoi sensi dava segni di pericolo: quella era Tara, l’amica che li aveva lasciati scatenando il dolore più grande della vita di Willow e con quello la sua rabbia oscura.

 

Tara.

 

Si avvicinò all’altra, mentre Willow e gli altri le guardavano.

 

Soffocò un singhiozzo e le sorrise, perché la strega bionda le stava regalando il suo.

 

- Il più dolce dei messaggeri… vero Willow?... Era questo che non ci hai detto…! - Disse piano, guardando comprensiva l’amica. Buffy aveva capito e non ce l’aveva con la sua amica, ma Will non riuscì comunque a sostenere quello sguardo e distolse gli occhi lucidi e arrossati da quelli dell’altra tornando, per l’ennesima volta in quella giornata, a guardarsi i piedi.

 

Buffy rimase a fissarla per un momento, poi si voltò e tornò a guardare Tara.

 

- E’… è bello averti qui! – Disse, lasciando che una lacrima scivolasse sulla sua guancia.

 

 

 

 

 

Kennedy aveva corso finché la necessità d’aria non le aveva gridato la sua urgenza, rendendole la bocca asciutta e le gambe pesanti come fossero state di piombo. Un dolore sordo al petto l’avvisarono che doveva rallentare subito, fermarsi perfino, o sarebbe collassata. Crollò a terra, lasciandosi cadere incurante della terra dura contro la quale sbatté pesantemente con tutto il corpo.

 

Non sapeva dov’era e non le importava.

 

Il cuore pulsava in ogni suo più piccolo anfratto di pelle; quasi se lo sentiva schizzare fuori anche dalle orecchie. E brividi gelati le correvano lungo la schiena lasciandole addosso uno spiacevole senso di freddo.

 

La mente vorticava dietro a immagini sconnesse e a parole che forse aveva detto o sentito, o che forse aveva solo immaginato.

 

E pianse ancora…

 

Un pianto violento e liberatorio, ricco di singhiozzi e dolore, di lacrime amare che le bagnarono viso e collo in pochi istanti.

 

La prima volta che aveva visto Willow Rosemberg, la strega era seduta sul divano di quella casa sconosciuta dove un tizio inglese l’aveva portata assieme ad altre ragazze come lei, dopo averla salvata da uomini senza occhi. Quell’uomo, Giles, le aveva promesso protezione e le aveva promesso di dirle chi era e perché si era sempre sentita diversa dalle altre ragazze. E così era stato.

 

Ma Giles non le aveva dato serenità, non un nuovo affetto. Quello lo aveva fatto Willow.

 

Dapprima le era piaciuta solo fisicamente, ritenendola caratterialmente troppo riservata per il proprio carattere, troppo remissiva. Ma più passavano i giorni e più Kennedy non era riuscita a non guardare quella ragazza ogni volta che aveva potuto. E si era resa conto che, infondo, le piaceva tutto di lei. I suoi capelli, la sua bocca, le sue lentiggini, quegli occhi tanto profondi e tristi, verdi come non ne aveva mai visti e screziati di quelle macchioline marroni che sembravano le chiazze fiere sul manto di un leopardo… le piaceva il suo sorriso e la sua pacata ironia e, quando era capitato, aveva scoperto un carattere forte dietro a quella pacatezza. E anche quello le era piaciuto: l’aveva sorpresa e affascinata al contempo. Era stato in occasione di quella scoperta che aveva deciso che le piaceva davvero e che voleva dirglielo. Ci aveva messo solo un paio di giorni ad indagare sfacciatamente sui suoi gusti sessuali, per non rischiare di fare una figuraccia e di essere rifiutata. Ma l’aveva osservata talmente tanto bene fino ad allora che… era bastato pochissimo per accertarsi che la sua impressione iniziale fosse quella giusta. E poi l’aveva portata fuori con quella stupida scusa e l’aveva fatta uscire allo scoperto… e a fine serata, il loro primo strambo appuntamento, l’aveva baciata.

 

Era stata una stupida, una vera idiota!

 

Ricordava vividamente cosa era successo subito dopo il loro primo bacio. Tutto quello che era successo. E da lì avrebbe dovuto capire cosa si celava dentro il cuore di Willow… non c’era posto per nessun altro che non fosse Tara. Non c’era posto per lei.

 

Non ce n’era allora e adesso, a distanza di anni… le cose non erano cambiate poi molto, a quanto pareva.

 

E ora lo sapeva: lo aveva visto coi suoi occhi.

 

“Merda!... Possibile che finché non ci sbatti il muso non credi alle cose?”. Si disse, furiosa con se stessa e frustrata.

 

Ma ora aveva visto…

 

Ripensò ai mille momenti passati assieme a Willow da quando l’aveva incontrata e ad ogni immagine che le veniva in mente, una piccola fitta la colpiva al petto.

 

 

 

Tenerle la mano e sentire qualcosa dentro, qualcosa di unico e palpitante.

 

La loro prima notte d’amore… desiderata e temuta…

 

La gioia di un suo sorriso…

 

Il compiacimento di poterla solo osservare mentre scherzava con Buffy o parlava con Xander…

 

La prima volta che avevano dormito insieme dopo essere andate via da Sunnydale…

 

Il suo primo compleanno festeggiato assieme a lei…

 

E poi, prepotente, ancora l’immagine degli occhi di Willow che fissavano quelli opalescenti del fantasma che lei stessa aveva riconosciuto come Tara…

 

Poi le sovvenne in mente il ricordo più dolce che aveva… la prima volta che Will le aveva detto “Ti amo”, sussurrandolo davanti ad una luna benigna, in una notte estiva, sotto una volta di stelle sconfinata… era stato il momento più felice della sua vita perché lei l’amava già profondamente e  aveva sempre temuto che per l’altra non fosse esattamente così. E invece quella frase era arrivata inaspettata e languida alle sue orecchie e l’aveva resa raggiante, frizzante di gioia…

 

Erano seguite da allora le mille attenzioni di cui era stata oggetto, senza alcun senso apparente se non l’amore.

 

E le centinaia di piccole cose fatte insieme, le risate e le lacrime, i discorsi seri e i dispetti…

 

 

 

Ma quella sera il corpo della Cacciatrice era stato percorso da un violento brivido gelido quando aveva visto gli occhi di Willow incontrare quelli evanescenti dello spirito della strega bionda perché si era resa conto, per la prima volta dacché stavano insieme, che Will non aveva mai guardato lei in quel modo e… probabilmente non l’avrebbe mai fatto. In un attimo aveva ripensato anche alla loro discussione della sera prima, nella loro camera. Quando la sua ragazza le aveva detto che amava lei in maniera differente da come aveva amato Tara, Kennedy le aveva creduto ma non aveva capito ciò che quelle parole realmente significassero. Aveva afferrato il loro senso pieno solo pochi minuti prima: Will amava Tara in modo più profondo, più completo. E questo la feriva più di qualunque colpo mai incassato dai nemici. Ora, nel suo fragile cuore c’era una piaga che non si sarebbe mai più richiusa e che le doleva immensamente.

 

E come aveva reagito a quel dolore acuto e insopportabile?

 

Era scappata, corsa via a perdifiato… L’unica cosa che il suo cervello frastornato le aveva permesso di fare.

 

Scosse la testa dandosi ancora della stupida e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.

 

“Calma Kennedy…”, si disse. Ma non era così semplice riuscirci. Respirò profondamente.

 

“Willow non può farmi questo… lei mi ama!... Lei non vuole lasciarmi… non certo per un fantasma!”, si disse ancora, cercando di farsi forza da sola. Allora si tirò su a sedere, rimanendo comunque accovacciata nella polvere di quel luogo sconosciuto e deserto.

 

“E quello che ho visto è davvero solo… uno spettro, uno spettro del suo passato… è normale che lei reagisca così… che dovevo aspettarmi? Ma… infondo, cosa può farci un fantasma?”.

 

 

 

Può portartela via!  Disse una voce prepotente, nella sua testa.

 

 

 

Lei scosse la testa nuovamente, scacciando via quel pensiero tagliente e terrificante.

 

“E’ solo un fantasma, un riflesso…non è qui! Io sono il suo presente… io sono qui con lei!”. Rispose mentalmente, a quella provocazione.

 

 

 

Sei sicura di non essere già il suo passato?  Esclamò nuovamente, quella maledetta voce.

 

 

 

“E’ soltanto un momento di crisi… è normale… ho scoperto adesso la sua ricompensa e subito dopo Tara è riapparsa per darci cattive notizie… E’ logico che sia sconvolta, ma questo non vuol dire niente…”

 

 

 

Lei ti ha mentito per anni, cosa ti fa credere che non lo farà ancora?…E alla fine Tara se la porterà via senza che tu possa farci niente!

 

 

 

- No!!! – Urlò la giovane, spezzando il silenzio della notte che fino a quel momento l’aveva circondata, avvolgendola come un manto isolante. Strinse gli occhi ma le lacrime ripresero comunque a inondarle il viso e il battito tornò nuovamente ad accelerare il suo ritmo che le batteva fin dentro le orecchie, facendole quasi male. La sua testa e la sua paura di rimanere sola la stavano facendo impazzire… sì, perché era quello che sarebbe successo se non avesse ripreso il controllo di sé. Doveva riordinare i pensieri e tornare a casa alla svelta: era la cosa più logica da fare. Se Tara era il messaggero, com’era venuta se ne sarebbe andata quando avessero ricacciato il male al suo posto.

 

E a questo doveva credere, voleva credere… farlo le serviva per vivere.

 

 

 

Non ti ha nemmeno detto che il messaggero era la tua unica rivale! Non si fida di te e non ti dirà mai tutta la verità!

 

 

 

Basta, basta farneticare, rimuginare in quella maniera tanto irrazionale. Si alzò da terra decisa, cercando di concentrarsi per capire dove fosse. Aveva corso talmente tanto a lungo e tanto velocemente che… be’, ovunque si trovasse, era un bel po’ lontano da casa. Doveva tornare indietro rapidamente. Avrebbe affrontato la situazione da persona matura qual era e… tutto si sarebbe sistemato.

 

Con questa convinzione, si voltò e s’incamminò verso la strada per tornare indietro.

 

 

 

 

 

 

 

- Non ho molto tempo… ma sono felice di essere qui e potervi rivedere tutti! - Disse sorridendo malinconicamente, la strega bionda. Tutti i presenti le sorrisero di rimando, tranne Willow che ostinatamente teneva lo sguardo basso. Buffy, osservandola, capì che l’amica doveva essere un fascio di nervi tesi e che sarebbe bastato poco a farla scattare. Se per loro rivedere Tara era stata una sorpresa e una gioia, per Willow doveva essere stato molto di più… un vero e proprio shock dal quale stava ancora lottando per riprendersi.

 

- Sono qui per aiutarvi… c’è un nuovo giocatore in campo ed è pericoloso e oscuro quanto quelli già affrontati in passato… ma più subdolo! – Continuò Tara, guardando un po’ tutti a turno.

 

- Cosa dobbiamo affrontare, o chi? - Chiese Buffy seria e preoccupata.

 

- E’ un demone! – Rispose il fantasma, secca.

 

- E qual è la novità? Sarà facile, ne uccidiamo tutte le notti! - Sorrise speranzoso Xander, cercando di alleggerire un po’ l’atmosfera.

 

- Figurati se è così semplice! - Soffiò Dawn, scuotendo la testa sconsolata.

 

Tara sorrise alla sua pupilla, di cui era evidentemente orgogliosa nonostante la situazione non fosse delle migliori.

 

- Dawn ha ragione… Io… non ho informazioni precise. So solo che è molto antico, quasi fra i primi. Non tutti i suoi poteri sono conosciuti... ma sono vasti e molto potenti! – Disse Tara, riprendendo il discorso.

 

- Ma perché chiamano di nuovo noi?! Ci sono probabilmente un miliardo di Cacciatrici in giro per il Mondo, e noi abbiamo già dato!!! - Sbottò Dawn, subito dopo. Buffy si mosse dalla sua postazione e le andò vicino per tentare di calmarla, ma stavolta la giovane aveva preso la questione davvero male. Forse perché, l’ultima volta che c’era stato in ballo qualcosa di tanto grosso, il risultato finale era stato la morte di tanti amici e la distruzione della sua città.

 

- Non lo so con precisione, piccola… suppongo che sia perché noi… voi siete i più esperti, i migliori e poi… questo demone ha qualcosa in sospeso con… i cavalieri della luce! – Disse Tara, sinceramente dispiaciuta per Dawn.

 

- Cosa vuole, non ho capito! - Chiese Giles, sospirando amareggiato.

 

- Vendetta! – Esclamò Tara, guardandolo fisso negli occhi.

 

Willow vibrò vistosamente, come una corda di violino. La faccenda era peggiore di quanto non si fosse aspettata…

 

Vendetta? Lei era stata la vendetta personificata e non in senso metaforico. Aveva quasi ucciso i suoi amici e quasi distrutto il pianeta per vendetta. E per vendetta le sue mani si erano sporcate del sangue di due esseri umani, per quanto malvagi e stupidi fossero stati Rack e Worren.

 

Il cuore cominciò ad accelerare la sua corsa e un improvviso mal di testa andò a martellarle le tempie.

 

- Vendetta? - Disse Xander, incredulo.

 

- Bè non dobbiamo essere molto popolari tra le schiere demoniache, non credi? - Ironizzò Buffy.

 

- E c’entra forse il clan di D’Hoffryn? – Domandò il giovane, con urgenza di avere una risposta. Anya era stata un demone della vendetta e D’Hoffryn il suo astuto e crudele capo. Poteva esserci lui dietro quella storia…

 

- No, Xander, sta’ tranquillo. Non è il clan dei demoni della Vendetta che vuole venirci contro!... Di nemici ne avete tanti, ma non è D’Hoffryn a guidare le fila di quest’attacco!… E’ Darhat… ed è proprio di voi che si vuole vendicare! – Affermò Tara, ora più cupa.

 

- Darhat? - Chiese Giles pensieroso, spulciando nei meandri della propria memoria e alzandosi per andare a prendere uno dei libri sul tavolo.

 

- Non troverà molto… è più antico della scrittura e le sue gesta empie risalgono a molto prima… prima che l’uomo dimostrasse di essere una creatura pensante. Ne esistono solo illustrazioni primitive e non ha una forma fissa, quindi… -

 

- Che bello! Quindi anche individuarlo sarà difficile! Wow, mi sembrava troppo semplice altrimenti!... Ma perché vuole noi? - Chiese Buffy passandosi stancamente la mano fra i capelli, mentre cercava di mettere a tacere la propria ironia suscitata dal nervosismo che l’attanagliava.

 

- “Poiché hanno battuto e umiliato il padre oscuro… avrò il sangue dell’unica Prescelta, dell’Uomo che vede, dell’Osservatore ribelle, della Chiave e… della Strega assassina”! – Recitò Tara, come se avesse imparato quella frase a memoria.

 

Will sussultò di nuovo, mentre Tara abbassava il capo e continuava a parlare di ciò che sapeva.

 

- All’Inferno… le sue parole sibilano come fruste in ogni dove! Tutti i suoi abitanti le hanno sentite e tutti sanno che manterrà i suoi propositi! -

 

Il silenzio piombò nella stanza, pesante come un’incudine dalle dimensioni enormi. Solo una flebile voce a spezzarlo, dopo alcuni lunghissimi attimi.

 

- A-All’Inferno?... Quindi tu sei stata… - Le parole di Dawn le morirono in gola, assieme al coraggio di finire quella frase.

 

Willow allora si alzò di scattò dalla poltrona e uscì dalla stanza quasi correndo, a sguardo basso. Ma non stava piangendo… era furiosa. Furiosa con sé stessa e sconvolta per ciò che aveva appena appreso. Buffy lanciò un’occhiataccia alla sorella: se gli sguardi uccidessero, Dawn sarebbe morta all’istante. Poi la Cacciatrice seguì rapida l’amica che era andata a rintanarsi in cucina. Tara non le avrebbe seguite, Buffy lo sapeva: glielo aveva letto negli occhi.

 

Willow nel frattempo tentava di fermare la fitta di dolore che l’aveva trafitta non appena la parola “Inferno” le aveva inchiodato le orecchie. Se ne stava appoggiata al piano di marmo con le braccia tese e frementi, i capelli scomposti davanti agli occhi. Respirava a fatica, con la fronte imperlata dal sudore e la gola secca e dolente.

 

“Inferno… perché?”. Continuava a domandarsi ossessivamente.

 

- Will… -

 

La strega si girò di slancio, con gli occhi grandi, a guardare Buffy. Ora era davvero sull’orlo delle lacrime, tanto era sconvolta e addolorata.

 

- Perché? – Sibilò, a denti stretti.

 

- Willow… ascolta… -  La bionda tentò di calmarla, ma l’altra non le fece nemmeno iniziare il tentativo.

 

- Spiegamelo, Cacciatrice! - I suoi occhi verdi si erano scuriti arsi dalla rabbia e per un attimo Buffy quasi temette di tornare a vederli neri e inespressivi. Ma non accadde.

 

- Come può un Angelo… bruciare all’Inferno?... Io dovrei essere corrosa dalle fiamme, io dovrei contorcermi dal dolore e invece sono qui a vivere la mia bella vita tranquilla, coi miei amici e la mia nuova ragazza che morirebbe per me!... Anche lei!... Me lo sai spiegare questo?... Lottiamo da anni per una giustizia che, in definitiva, non esiste. Ecco qual è la verità! – Disse la strega, alzando la voce più di quanto non avrebbe voluto. Buffy non aveva parole che potessero realmente confortare l’amica perché Will aveva ragione, in definitiva. Così avanzò verso l’altra e la strinse forte a sé per darle un minimo di sicurezza, di conforto… E la rabbia di Willow sfumò lentamente nel dolore semplice, così si aggrappò alla bionda come un naufrago ad una boa di salvataggio.

 

- Non me l’ha mai detto… in tutti questi anni… ha sempre eluso il discorso e io ho pensato che non potesse parlare delle dimensioni celestiali… lei doveva essere lì, è quello il suo posto! – Sussurrò Willow, piangendo lacrime silenziose e amare.

 

- Non è detto tesoro… quando sentirai dire dalle sue labbra che è stata all’Inferno… solo allora potrai angosciarti e comunque le potrai chiedere anche il perché… Avete parlato fra voi, finora? -

 

- No… ha voluto evitare anche questo…! –

 

Le due amiche rimasero abbracciate strette per alcuni minuti, con Willow che teneva la testa poggiata sulla spalla di Buffy e con quest’ultima che le carezzava teneramente la schiena, come avrebbe fatto con una bambina piccola e spaventata da un brutto sogno.

 

- Stai bene? – Domandò dopo un po’, la Cacciatrice alla strega. Will si staccò dall’abbraccio per guardarla con un sorriso strano sulle labbra.

 

- Lei è qui… e io… sono nella confusione più totale! – Ammise. Buffy le sorrise malinconicamente di rimando, intuendo cosa provava.

 

- E Kenny come l’ha presa? – Le domandò poi, titubante. Willow stornò lo sguardo, smorzando il sorriso.

 

- E’ scappata… -

 

- Come? –

 

- E’ fuggita via, se n’è andata correndo… non so nemmeno dove! – Affermò la rossa, con un pizzico d’irritazione nella voce. Capiva perfettamente i sentimenti di Kennedy, ma la sua reazione l’aveva comunque irritata perché non le aveva neppure lasciato il tempo di parlare un secondo, di chiarire.

 

- Cerca di capirla, Will! Per lei non è mai stato facile confrontarsi nemmeno col ricordo di Tara, figuriamoci con l’apparizione della sua entità spirituale! – Disse Buffy, comprensiva.

 

- Ci sto provando, ma non è così semplice! -

 

La rossa si riempì un bicchiere d’acqua e lo bevve avidamente, poi ne riempì un altro fino a metà, ma di whisky stavolta. Anche di quello fece due generose boccate e posò il bicchiere sul lavello.

 

- Sto bene ora, è passata… torniamo di là! – Disse, sorridendole. Poi iniziò ad incamminarsi verso il soggiorno.

 

- Will? -

 

La Strega Rossa si bloccò sulla porta e voltandosi guardò l’amica.

 

- Da quel che ho capito, se riusciremo a sistemare anche questo mostro… lei… se ne andrà!- Disse sommessamente, la Cacciatrice, guardandola tristemente. L’altra annuì.

 

- Lo so! – Rispose brevemente e fu certa di sentire un’altra fitta al cuore: si era spezzato ancora e a Buffy sembrò quasi di sentirne il rumore sordo. Quando tornarono nell’altra stanza, Giles immediatamente richiamò l’attenzione di Willow.

 

- Vieni a vedere! Geroglifici… come per la falce delle Cacciatrici, ricordi? -

 

La strega prese le pergamene che l’Osservatore le porgeva, mentre quest’ultimo iniziava la traduzione approssimativa delle prime righe.

 

- Forgiato dal Primo Angelo decaduto, suo figlio ed erede… perfidia e inganno… oscura ombra nel buio… - Willow lo interruppe per continuare.

 

- Dei fantasmi della mente si nutre la sua fame… dalla paura umana modella follie, offuscando la ragione e… be’ continua con altri aggettivi qualificativi poco carini…! Tutto qui!– Disse la strega, leggendo con molta meno fatica di quanta non ne avesse fatta Giles prima di lei.

 

- Ma che vuol dire? Per me non ha senso! - Sbuffò Dawn, senza capire.

 

- In parole povere… che si nutre del dolore… dell’odio come dell’amore… usa gli uomini come marionette! - Rispose Tara, prima che potesse farlo Willow.

 

- Cioè sfrutta le emozioni, le debolezze degli uomini per usarli a suo piacere? – Chiese Xander, curioso.

 

- Esatto! – Affermò Tara, cupa.

 

- Perfetto… proprio quello che volevo! -  Esclamò sarcastica, la rossa.

 

Tara aggrottò la fronte guardandola.

 

- A cosa pensi, Willow? - Le chiese, scura in volto. Era la prima volta dacché erano rientrate in casa che le rivolgeva la parola e la strega rossa quasi si sentì emozionata. Titubò alcuni istanti nel rispondere, poi disse:

 

- Che io sono già stata dominata da un potere del genere e comprendo il suo scopo… non lo giustifico ma lo comprendo! – Esclamò, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo verso di lei.

 

- E con questo? – Domandò irritata, Tara.

 

- Non lo capisci? Prenderà me, Tara, perché qui dentro sono la più debole: l’ho già largamente dimostrato, direi!... Ho sempre un frammento di male nel cuore! -

 

- Willow! - La rimproverarono Xander e Buffy contemporaneamente.

 

Giles le andò di fianco posandole una mano sulla spalla e sorridendole paterno e rassicurante.

 

- Hai fatto molta strada da allora… non credo che un demone riuscirebbe a controllarti! -

 

- A no? Come il Primo? - Domandò la rossa, seccata. I suoi occhi stavano tornando ad inumidirsi sempre di più, di minuto in minuto.

 

Silenzio. Buffy e gli altri con gli occhi prepotentemente a terra, senza parole, imbarazzati e turbati da quella discussione.

 

- Sei una delle streghe più potenti mai esistite, e un potere così sterminato non si affida ad un debole… la Dea non è sprovveduta… e ad ogni modo, io sono qui per questo: per aiutarvi! - Sussurrò Tara avvicinandosi a lei quasi fluttuando nel suo finto camminare.

 

- Non sai cosa sono capace di fare… - Le sibilò l’altra, guardandola incantata quanto disperata.

 

- Sì che lo so e sarò la tua ancora! -

 

Si sorrisero per un istante e ad entrambe sembrò quasi di tornare indietro nel tempo a quando…

 

- Ti fidi di me? -

 

- Sempre!... Ma non di me! - Rispose dolcemente, la rossa, lasciando che una lacrima superasse la barriera delle palpebre e dell’orgoglio.

 

La Scooby riconobbe il sapore di quiete che le due streghe sapevano infondere all’atmosfera che le circondava quando erano insieme… tanto, tanto tempo prima.

 

Ognuno di loro si ritrovò a sorridere e a bearsi di quell’attimo di pace.

 

- Interrompo qualcosa vedo! - Una voce aspra e alta spezzò bruscamente l’incanto. Will si voltò di scattò, riconoscendola.

 

- Kennedy! – Sussurrò, impercettibilmente.

 

L’altra alzò una mano e si avvicinò alla sua ragazza, quasi frapponendosi fra lei e il fantasma. Sul volto, uno sguardo duro, smussato appena da un sorriso finto e tirato come quello di una bambola di gomma.

 

- Ok, ok… so di esservi mancata!Ma tranquilli, sono qui, ora!... Allora, vedo che Will vi ha già portato la sorpresa! Non avete nulla da dire? Commenti? Impressioni? – Disse, evitando lo sguardo della rossa. Si fermò accanto a lei solo un istante, poi superandola si buttò sul divano, di fianco a Buffy. Il sarcasmo pungente e quella fredda indifferenza erano solo il suo scudo personale: tutti lo sapevano in quel salotto, ma lei non se ne curò minimamente.

 

- Problemi in vista Ken… - Le sorrise Xander, amichevole.

 

- E quando non ce ne sono? - Rise l’altra, forzatamente. - Dai, aggiornatemi al volo! – Disse, infine. Dawn si assunse il compito di farle un rapido riassunto della faccenda e in pochi minuti fece il punto della situazione, senza tralasciare le parti importanti ma saltando accuratamente quelle che riguardavano direttamente il rapporto tra Willow e Tara.

 

- Per ora, probabilmente oltre ai fulmini dalle mani e altri mille poteri sconosciuti, quello più pericoloso è il fatto che manipola la gente usando i loro dubbi, paure ed emozioni per corromperli! – Concluse la giovane, dopo pochissimi minuti.

 

- Un peso massimo, insomma! - Disse Kennedy, guardando Buffy seriamente.

 

- Non hai sentito la parte migliore!... Ce l’ha con noi, non con il Mondo intero. Proprio con noi!- Rise sprezzante, Xander.

 

- Già… e non lo trovo spassoso. Che facciamo? - Disse la Prescelta, poco entusiasta.

 

Giles si schiarì la voce.

 

- Tara, l’attacco è imminente? -

 

- Non così imminente… il male ha aspettato così tanto per cogliervi in fallo, di sorpresa… il fatto che io vi abbia avvertito rallenterà i piani di Darhat. Ma non credo sia il caso di prendersela comoda! – Rispose il fantasma.

 

- Bene… allora… cercherò di trovare più informazioni possibili su questo demone, poi penseremo ad un piano o a un’opzione per salvarci la pelle! – Aggiunse l’Osservatore, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

 

- Nel frattempo, noi cercheremo di dare un’occhiata in giro per vedere se qualcosa di grosso si muove… o per cercare qualche informazione, magari! – Affermò Buffy, sbadigliando leggermente e comprendosi la bocca con la mano.

 

- Perfetto! Però domani, vero? Ora sono distrutta… anzi, vi dirò: me ne vado a fare una doccia e poi a letto. Buona notte! - Così dicendo, Kennedy si alzò dal divano e saltellò al piano di sopra, rapida come un felino. Will la seguì con lo sguardo per tutto il tragitto, finché l’altra non sparì in cima alle scale.

 

Portava una maschera, lo sapeva bene la rossa, perché lei aveva abbattute tutte quelle di Kennedy in quegli anni e le conosceva perfettamente. Ma la sua ragazza soffriva immensamente in quel momento e questo le stringeva il cuore… Non riusciva a togliersi dalla mente gli occhi di Ken subito dopo l’apparizione di Tara.

 

In quel momento si sentì osservata e girandosi incrociò lo sguardo malinconico della bionda.

 

“E’ tempo di parlare, non credi?” Le chiese, telepaticamente, sperando che quel loro potere comune fosse rimasto.

 

“Non dovresti parlare con qualcun altro prima?”

 

Sì, lo possedevano ancora.

 

“Non è il momento… credimi, la conosco!”

 

“Lo so che la conosci!”

 

Will vide un lampo negli occhi che amava tanto: era irritazione. Era gelosia che non era riuscita a frenare nonostante tutto. Quasi sorrise, dentro di sé, se la situazione non fosse stato tanto tragica.

 

“Non vuoi proprio parlare con me, vero?”

 

“Non vorrei fare altro… ma non ora, credo…”

 

Si sorrisero ignorando tutti gli altri.

 

- Kennedy non ha tutti i torti: direi di dormire un po’! - Sorrise Giles, apparentemente tranquillo.

 

- Sono d’accordo… buona notte a tutti! - Salutò Buffy, prendendo per mano la sorella e incamminandosi di sopra. Subito dopo il Signor Giles salutò e dedicò un sorriso tenero e paterno alla sua figlia scomparsa da tempo per poi uscire e tornare a casa. Poi Xander le salutò, baciando Will sulla guancia e tirando un bacio a Tara con la mano per poi andarsene.

 

E ora erano sole.

 

- Ti va… di uscire? – Domandò Willow, timidamente come se fosse tornata la matricola di un tempo. La bionda assentì e la seguì in veranda. Il cielo era stupendo, ricco di stelle brillanti e la luna se ne stava lì, da una parte, ridotta a un piccolo spicchio come un timido osservatore discreto.

 

- Guarda, la pila di biscotti! - Disse eccitata Will, improvvisamente, indicando un gruppetto di stelle. Tara rise forte.

 

- Che matte… che eravamo! – Commentò.

 

- Però bellissime… - Replicò la rossa, inclinando leggermente la testa. L’altra annuì e tornò seria. Will si accucciò sul primo gradino del portico, seguita dalla bionda che però rimase in piedi al suo fianco appoggiata alla colonna. Willow era nervosa, ma d’altronde anche Tara aveva conosciuto momenti più rilassati.

 

- Io... lo so che è difficile... tu ora hai un nuova vita e io non avrei voluto piombare qui così e sconvolgerla in questo modo… -

 

Willow scoppiò a ridere e quando si fu calmata la guardò negli occhi.

 

- Perché sei così fredda? Non sei mai stata così, né prima di... né dopo! -

 

- Perché è una situazione assurda! -

 

- E a me lo dici? Quando mai non lo è stata? -

 

- Intendo... la mia ricomparsa! -

 

-Ah, già perché è normale che io ti possa parlare una volta l'anno? -

 

- No, sei fortunata… molto fortunata, visto la portata di questo privilegio! -

 

- SIAMO fortunate! - Sottolineò Will, guardandola male.

 

Tara stornò lo sguardo, perché sapeva che l'altra aveva ragione.

 

- Sembra quasi che non ti interessi essere qui con me... come ai vecchi tempi… più o meno! -

 

La bionda la guardò negli occhi e poi le dedicò il suo sorriso storto.

 

- Sai che non è così!... Vorrei solo che tutto questo non riaprisse una vecchia ferita! -

 

Will abbassò il capo.

 

-Troppo tardi!... Perché non mi hai mai detto dov’eri finita? Perché mi hai illuso che fossi in Paradiso? -

 

- Perché lo ero… negli ultimi anni, almeno. Non sono stata lontana da lì molto a lungo... davvero! –

 

- Sì, ma perché? Io non capisco perché sei finita all’Inferno quando fra noi due tu sei l’immagine della purezza e io della perdizione! -

 

- Anche io ero colpevole di qualcosa… -

 

- Di cosa? Hai un segreto così grande che non riesci a dirmelo?... Tu sei la persona più pura che conosco! Non meritavi nemmeno un minuto all'Inferno! - Fu dura nel dirlo, anche se non era per Tara il suo astio.

 

- Will... tu mi amavi... -

 

- Ti amo! -

 

Silenzio. Poi la strega bionda riprese più lentamente e titubante di prima.

 

- Non hai mai voluto vedermi com'ero realmente... ero una brava persona, sono contenta di come mi sono comportata in vita. Ma vedere l'Inferno… è una cosa che ho meritato. Non ero perfetta: anch'io ho sbagliato! -

 

- Spiegami cosa? -

 

- Ho permesso che accadessero delle cose... -

 

- Che cose? -

 

- Non credo di potertelo dire... -

 

- Da quando hai segreti con me, Tara? -

 

- Da adesso! – Esclamò l’altra, frustrata, fulminandola con lo sguardo. Willow non voleva capire e voleva forzarla a dire ciò che non poteva. La rossa sbuffò pesantemente, irritata per tutta quella reticenza.

 

- Perfetto!... Torni qui per dirci che il male attaccherà ancora, distruggi il mio equilibro, e sei consapevole di farlo, sei gelida e ora viene fuori che in tutti questi anni mi hai tenuto nascosto di essere stata all'Inferno per un peccato che… nemmeno vuoi confessarmi, che non mi vuoi spiegare! - Le urlò in faccia, irritata come raramente le era capitato con lei.

 

- Perchè ho permesso che tu cadessi, ecco perché!!!... Ti ho lasciata sola nel momento in cui avevi più bisogno di me e hai abbracciato l'ombra! Sono stata egoista... mi avevi deluso e ti ho punita. Ma… non è questo quello che fa un'innamorata! - Le rispose, con voce intrisa di colpa e rabbia. Willow aprì la bocca, ma nessun suono ne uscì.

 

Tara si addolcì nuovamente in un attimo, sentendosi in colpa anche per quella sfuriata.

 

- M-mi dispiace... non volevo dirtelo, non avrei dovuto. Ma… accidenti, Will! Sei così insistente quando ti ci metti! -

 

- E' colpa mia... in definitiva è anche questo colpa mia! – Sussurrò la rossa, guardandosi le mani e vedendo con gli occhi del ricordo il sangue delle ferite inferte a Worren.

 

- No, no, no! Non devi neppure pensarlo per un secondo! – Si affrettò a dire Tara. L’avrebbe toccata se avesse potuto, ma non poteva e se ne rimase ferma immobile al suo posto.

 

- E' la mia debolezza... Quanto altro male ti ho fatto? Credevo di averti ferito abbastanza in vita... – Sussurrò ancora, chiudendo gli occhi mentre calde lacrime scendevano a denigrare il suo viso. Tara le si inginocchiò davanti, stando comunque attenta a mantenere sufficiente distanza fra loro.

 

- Willow, ascoltami: è stato un mio errore, non tuo! Non avrei dovuto lasciarti sola... e ho pagato. Ma ora la mia casa è il Cielo. Ho trovato la mia pace, non dolerti per me! -

 

La rossa scosse la testa.

 

- Avrei dovuto pagare io... ero io ad abusare della magia. Sono stata io a costringerti a lasciarmi! –

 

- Non è vero. Ho fatto una scelta e ne ho pagate le conseguenze, tutto qui!... Libero arbitrio, Will. Avrei potuto scegliere di rimanere, di aiutarti. Invece sono fuggita e non è certo grazie a me se hai capito i tuoi errori! -

 

- Sono io che ho compiuto azioni orribili, sono io l'assassina! Il male è dentro di me! -

 

- Smettila! - Alzò la voce, la bionda, esasperata.

 

Will la guardò sorpresa.

 

-Non devi più... non devi più pensare che dentro di te c'è il male! Perché non è così! -

 

Il suo sguardo per la prima volta, tornò quello dei loro giorni insieme. Limpido, innamorato... unico. Perché Tara la guardava come nessun altro mai e Will si sentì in pace.

 

-Tu sei forte... sei speciale. Il tuo potere è immenso ed è lucente come quelle stelle… Sei luce pura e la Dea lo sa. Non verrai più corrotta dal male, perché io sono qui ora. Ti terrò a terra lo prometto! -

 

"Ti terrò a terra...come il filo con l'aquilone."

 

Kennedy.

 

Willow si sentì morire e i suoi occhi furono specchio della sua sensazione, perché la bionda se ne rese conto.

 

- Cosa c'è? – Le domandò.

 

- Niente... mi rattrista pensare che tutti quelli che mi amano, prima o poi mi fanno da ancora e io li farò comunque soffrire! -

 

Tara si tirò in piedi.

 

- La ragazzina? Parli di lei… - Chiese piatta.

 

Will sorrise pensando a quanto odiasse Kennedy essere definita “ragazzina” anche se era più piccola di loro d’età.

 

- Già! -

 

- E'... lei è... -

 

- Non devi essere così buona, sai? - Le sorrise la rossa, vedendola indietreggiare.

 

- Buona? -

 

- Non deve piacerti per forza. Lei è stata una mia scelta, non tua! -

 

Tara deglutì guardando in basso.

 

- E'... sanguigna, coraggiosa, appassionata, vivace... – Disse.

 

- Prepotente, dispettosa, incontentabile e gelosa da morire! Per non parlare della sua ridicola impulsività! - Finì per lei la rossa, che ora guardava verso la porta. Tara scorse un sorriso sul suo volto.

 

- Lei ti ama… - disse in un soffio.

 

Willow si girò di scatto a guardarla, ma la bionda le impedì di ribattere.

 

- Ho visto come ti guarda... è molto diversa da me! -

 

- Nessuno è come te! - Le rispose semplicemente l'altra, alzandosi e andandole vicino.

 

- Tu la ami? -

 

- Sì… -

 

Tara chiuse gli occhi, assentendo con la testa. Era giusto: Willow era viva, Willow era andata avanti. Ma faceva male comunque.

 

- E' che voi non capite... io la amo, lei è il mio presente, ma... -

 

La bionda la guardò con gli occhi lucidi, senza capire.

 

- Noi saremo sempre noi... è un amore diverso. Te l'ho detto anche prima, io ti amo e ti amerò sempre! Tu sei la parte più pura e dolce della mia vita... con te ero in pace. Rivederti qui ora, mi riempie il cuore di gioia, ma lo dilania anche, perché so... - la rossa non finì la frase.

 

- Che cosa? -

 

- Che non resterai! -

 

Silenzio. Entrambe sapevano che era vero. Willow però rialzò la testa e continuò, anche se la sua voce era pericolosamente incrinata.

 

- Dimmelo... dimmelo tu o continuerò a sperare che tu rimanga qui con me in eterno e quando te ne andrai morirò ancora! – La supplicò, fissando i suoi bellissimi occhi azzurri.

 

Tara la guardò piangere e pianse anche lei.

 

- Si me ne andrò... perché io sono morta, tesoro e tu no... Appena tutto questo sarà finito, io tornerò nella mia dimensione celestiale! -

 

Un singhiozzo più forte degli altri fece sussultare Will, che però asciugandosi le lacrime con la mano, avanzò un poco.

 

- Che fai? - Chiese l'altra strega, improvvisamente allarmata.

 

- Obbligo il mio cuore a crederti! - Sussurrò Willow in risposta, e allungò la mano verso Tara.

 

- No... - Disse piano la bionda, conscia che non sarebbe stata ascoltata.

 

Pochi insignificanti millimetri tra loro e la mano di Will tremava vistosamente. Solo una carezza, non chiedeva molto, solo risentire quella pelle vellutata e calda sotto le sue dita. Un attimo solo per strapparsi il cuore.

 

Lambì l'opalescenza dell'altra vicino alla guancia.

 

Ma passò attraverso al riflesso di quella donna che tanto amava ancora senza sentire nulla sotto le dita, se non un insolito senso di fresco.

 

Willow ritrasse immediatamente le dita, come se quel vuoto e quella sensazione bruciassero.

 

Serrò gli occhi, mentre un brivido gelido le correva in tutto il corpo, facendola tremare.

 

- M-mi dispiace t-tanto! - Balbettò la bionda.

 

La strega scosse la testa, ma non riuscì a parlare, così usò di nuovo la telepatia.

 

"No... non dispiacerti... lo immaginavo... tu non ci sei più... sono già fortunata così, a poterti vedere!"

 

Tara sorrise. Quanto era cresciuta la sua ragazza... perché "sua" lo sarebbe stata sempre. Un tempo la sua rabbia e il suo dolore sarebbero esplosi in mille urla, ora invece capiva, accettava.

 

- Non dimenticarmi... – Si fece sfuggire in un sussurro, Tara. Una supplica egoista quanto inutile perché l’altra non l’avrebbe fatto mai, neppure se lei non glielo avesse chiesto.

 

- Mai! Lo sai... tu sei il mio sempre! - Le rispose piano, la rossa. Ed era seria, perché sentiva dentro quella promessa.

 

Sempre.

 

Tara la guardò commossa e si sorrisero.

 

- Ma ora è al tuo presente che devi parlare... -

 

- Non ne sono sicura... ma proverò... - Così dicendo, Willow iniziò a girarsi verso l'entrata, pronta ad affrontare ancora una volta Kennedy e il suo dolore.

 

- Ah, Will... – La richiamò un istante, Tara. Lei si voltò a guardarla aspettando che parlasse ancora- Sono gelosa, gelosa da morire! -. Ammise, alla fine.

 

La strega sorrise.

 

- In questo siete identiche. E lo capisco... se fossi nella tua o sua situazione, il Mondo sarebbe terra bruciata! – Scherzò.

 

- Lo so...! Tornerò presto con nuove notizie... -

 

-Ti amo... torna presto...! - Le rispose Will, vedendola brillare più di prima, fino a scomparire.

 

“Torna da me…”

 

Will rientrò in casa pensando a ciò che si erano appena dette lei e Tara. Poi si accorse che la luce della cucina era accesa e  trovò Kennedy intenta a cercare qualcosa nel frigo. Indossava degli short a righe bianche e azzurre molto corti e una canottiera bianca.

 

La bruna chiuse il frigo e iniziò a bere avidamente da un cartone di latte. Will rimase a guardarla per un po' senza palesare la sua presenza, sorridendo appena, entusiasta del bel fisico tornito della sua donna e della naturalezza con cui la ragazza faceva quelle piccole birichinate… con l’innocenza di una bambina.

 

- Non si beve così, amore! – Le disse ad un tratto. Ken quasi si strozzò con il latte, così tossì un paio di volte prima di guardarla storto.

 

- Grazie del tentato omicidio, rossa…! – Rispose la Cacciatrice, tossendo ancora. Non si era proprio accorta di lei. Poi tornò a sfidarla.

 

- Allora, già finite le languide chiacchiere notturne? -

 

Will non le rispose, continuando a sorridere.

 

Voleva giocare? Avrebbe giocato.

 

Kennedy la guardò per alcuni istanti, aspettandosi una risposta che non arrivò. Poi, improvvisamente, posò il latte e le si fiondò contro, appoggiando le mani a braccia tese, ai lati del viso di Will, bloccandola saldamente senza che lei mostrasse nemmeno la più piccola intenzione di muoversi.

 

I loro visi vicinissimi.

 

- Ok... non riesco a fare l'indifferente... parla, ti prego! - Le disse piano e, anche se sorrideva, nei suoi occhi si leggeva il nervosismo.

 

- Non è successo niente... è un riflesso mistico non... -

 

- Oh, al diavolo Will! Sei una strega potentissima... potrai trovare un modo, no? -

 

Will sorrise, portando le sue mani sui fianchi dell'altra.

 

- Anche se potessi, e ti giuro che non posso, non lo farei… - Ma neppure lei era certa di quell’affermazione perché rimaneva il fatto che aveva tentato di carezzare la guancia di Tara e che non ci era riuscita solo perché quest’ultima non aveva più consistenza corporea.

 

- E perché di grazia? - Fece incredula, la bruna.

 

-Perché sei tu la mia ragazza, ora! -

 

-Io non credo proprio che se tu potessi non...- Ma la rossa la interruppe con un bacio che intensificò e approfondì immediatamente.

 

Kennedy si sentì bruciare e si sciolse nell'abbraccio di quelle labbra, per qualche dolcissimo e interminabile minuto.

 

 

 

Te la porterà via!

 

 

 

Kennedy si staccò dolcemente da Willow e le accarezzò la guancia più e più volte, fissandola, scrutando in quegli occhi che tanto adorava.

 

- Andiamo a dormire! – Le disse e il suo sguardo mentre lo diceva era maledettamente triste, pensò Willow.  Così Kennedy lasciò l'altra insoddisfatta, in cucina, e piano salì le scale con il cuore sanguinante e un senso di pura desolazione a pervadere tutto il suo essere.

 

CAPITOLO 7

 

 

 

"C'è un momento, un istante, mai lo stesso nella giornata, arriva e non me ne accorgo.

 

Mi sforzo ogni giorno di dimenticarmene, incatenandomi ad ogni più piccola banale cosa, ma quel momento arriva sempre.

 

Se sono fortunata dura poco e mi trafigge velocemente, se non lo sono, se non arriva qualcosa o qualcuno a salvarmi, sprofondo inesorabilmente in pensieri dai toni nebbiosi e oscuri.

 

Un passo dopo l'altro, senza camminare su nulla.

 

Mi hanno detto di dominarmi, mi hanno insegnato a riconoscermi nell'ombra che ho dentro.

 

Ma nessuno mi ha mai ricordato di salvarmi.

 

Mi aggrappo ad ogni cosa, ad ogni più stupida cosa.

 

Certo, la mia condizione mi aiuta...non è che non abbia niente a cui pensare.

 

Così la giornata passa, senza fretta e nemmeno troppo lentamente.

 

Maschero la mia vita dietro alle battaglie importanti, quelle che io e gli altri combattiamo sempre, per salvare un mondo meschino e ignaro.

 

Combatto il male al suo fianco da quasi sette anni, al fianco dell'unica, della sola...La Cacciatrice.

 

Sorrido, perchè io in lei non ho mai visto altro che la mia migliore amica.

 

Nonostante tutto, nonostante non abbia preso alla leggera questa storia nemmeno una volta, io in Buffy vedo solo la ragazzina che mi abbraccia mentre Oz se ne va...e in noi vedo solo il mio affetto e la mia scelta di non lasciarla.

 

Poi ci sono io...o meglio c'è la Strega Rossa, occasionalmente la Strega Nera...c'è la Strega più potente d'Occidente.

 

E non c'è in me un solo grammo di orgoglio per questo.

 

Controllare di non perdersi è un impegno costante che logora.

 

Centellinare ogni emozione con la paura che un qualsiasi sentimento stravolga i miei sensi e che risvegli quel frammento di male in me.

 

E questo sempre.

 

Perciò non è che non abbia da fare.

 

Finchè mi muovo, finchè mi domino, quell'istante non arriva.

 

E poi ci sono le cose inutili, come una conversazione, il riporre un libro, cucinare.

 

C'è quasi sempre qualcosa da fare.

 

Ma senza che io lo voglia, in un istante qualunque della giornata mi fermo.

 

Ed è la fine.

 

Una fine lenta, senza suoni, che mi isola dal resto.

 

Basta che io mi sieda, mi dica che le cose da fare sono finite, basta che io prenda fiato da questa finta frenesia.

 

Immobile.

 

Ed è la fine.

 

Striscia dentro di me, l'orribile sensazione che tutto questo non abbia scopo, significato.

 

Che infondo le battaglie che combatto non siano così fondamentali...che non sia indispensabile la mia presenza.

 

Che infondo domare la Strega Nera non serva, perchè lei ondeggerà sempre su di me, pronta solo a divorarmi.

 

E c'è una parte di me che sa che c'è stato un tempo in cui tutto questo un senso l'aveva.

 

Ma è una parte che rinchiudo sempre più a fondo nella mia coscienza, ormai mi è insopportabile anche solo sapere che c'è.

 

Perchè quel senso non c'è più e se n'è andato con te.

 

Nell'attimo esatto in cui il proiettile ha violato la tua carne, non ne ha più avuto.

 

E in quell'istante, tutto si frantuma...non c'è salvezza.

 

Ed ogni giorno quell'istante mi trova, con la consapevolezza finalmente lucida, che sto solo occupando il mio tempo, in modo che passi e che mi lasci in pace, finchè la morte non mi porti via, da una vita che ha perso ogni significato.

 

Questo è il prezzo di sentirsi completi.

 

Una volta provata la completezza, non la dimentichi e non puoi volere di meno.

 

E va al di là del dolore semplice, va al di là della tua assenza e del nostro amore.

 

Io...io sola...non ho più scopo.

 

Quello che eravamo, il mio dolore per la tua morte, anche la mia vendetta...in bene o in male un senso l'hanno.

 

Il braccio destro della Cacciatrice, la Strega Rossa, addirittura quella Nera...ci sono e hanno obbiettivi e significati...

 

E' Willow...è Will che non ne ha.

 

E' la ragazzina timida e insicura, è tutto ciò che sono se il mondo non mi tocca, che vacilla.

 

Sbiadisco lentamente, perchè nessuno mi ha ricordato di salvarmi...da me stessa.

 

E io...io non ne sono capace.

 

E in quegli istanti lancinanti di una giornata, di ogni giornata, me ne rendo conto e so che non ho nessun potere su questo.

 

Sprofondo e lo so.

 

I suoni si attutiscono, gli odori sfumano, le immagini non sono più nitide, rimane solo questa certezza.

 

Sgrano gli occhi e la bocca si schiude...vorrei urlare che non è vero, ma so che mentirei, quindi la mia voce vibra in un rantolo ma non articola verbo.

 

Gli occhi si inumidiscono...cosa posso fare se non piangere?

 

E' tutto così effimero e io la strega dal sorriso da elfo non faccio eccezione...anch'io me ne andrò e tutto questo finirà mi dico.

 

Poi l'istante passa.

 

Xander entra in camera per dirmi qualcosa, sento il rumore di una macchina che passa in strada...qualcosa o qualcuno viene a salvare questa donna e la sua vita e rinizia tutto da capo.

 

Mi scuoto, sorrido, nascondo le lacrime e continuo a vivere.

 

Salvo il mondo.

 

Domino il mio lato oscuro.

 

Parlo, dormo, leggo...

 

Fino al prossimo istante in cui la verità mi crocifiggerà senza illusione alcuna.

 

Ma comunque non ha più senso, non senza di te, sto solo impilando i giorni uno sull'altro, vuoti e liquidi, così che mi scorrano addosso senza distruggermi.

 

Lascio che si susseguano, tentando di fare le scelte giuste e di servire il bene come avresti voluto tu.

 

Ma questo non cambia che tutto ciò non dia significato al mio tempo...

 

...che spero breve..."

 

 

 

Kennedy appoggiò quel foglio ingiallito sulla scrivania, lì dove l'aveva trovato.

 

Lentamente, senza tradire nessuna rigidità nel corpo.

 

Guardò Willow dormire tranquilla nel letto e la fissò così per qualche minuto prima di uscire silenziosamente dalla stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Serpi intrecciate ad una daga?- chiese Giles pensieroso.

 

-Si, non ho potuto guardare bene quel tatuaggio, ma posso provare a fare uno schizzo e con l'aiuto di Ken credo ne verrà fuori una cosa verosimile!- rispose la rossa, sorseggiando una tazza di the in cucina.

 

-Ma perchè credi che questo c'entri con Darhat?-

 

Will fisso il liquido ambrato davanti a lei.

 

-Perchè alla Strega piacciono le sfide.-

 

-Cosa?- fece scandalizzato Giles, quella voce non gli piaceva affatto.

 

Willow si riprese dai suoi pensieri in un attimo e iniziò a fissarlo.

 

-Il vampiro mi ha detto che non sapevo contro chi mi stavo mettendo...il male è pieno di boria, lo sappiamo e raramente è umile.-

 

-Capisco...ma prima hai parlato in terza persona e hai detto che ti piacciono le sfide...-

 

La rossa ripiombò lo sguardo sul the arrossendo.

 

-E' solo che...dominarsi è difficile. Ma non si preoccupi.- gli sorrise appena.

 

-Non ti chiedo di dirmi cosa hai pensato di fargli...è tanto che la tua rabbia non riaffiora...questo più che altro mi sembra orgoglio, perchè credi sia venuto fuori ora?-

 

Will ci pensò su un poco, poi sospirò.

 

-Tara riaccende ogni cosa...buona o cattiva che sia...-

 

L'Osservatore assentì comprendendola.

 

-Stai attenta mi raccomando...comunque non capisco ancora la connessione tra questi vampiri e Darhat.-

 

-E' solo una sensazione, non ne sono sicura, ma secondo me c'è un collegamento...può controllare?-

 

-Certo...Tu e Kenny fatemi avere quello schizzo.- detto questo si alzò dallo sgabello dove sedeva e le mise una mano sulla spalla.

 

-Dominarsi non vuol dire frustrarsi Will...e poi, tu e Tara emanate la stessa luce di allora, cerca di prendere dalla sua presenza le cose buone, te ne prego.- poi se ne andò.

 

Willow rimase lì a guardare nuovamente il suo the ora quasi finito.

 

 

 

 

 

-Sono a casa!!-

 

Buffy appoggiò la borsa sulla sedia dell'ingresso.

 

La casa era avvolta nel silenzio e se ne stupì vista l'ora tarda.

 

-Di sopra!- la voce di Will la fece trasalire.

 

Salì velocemente le scale e raggiunse l'amica nella sua stanza. La rossa era seduta alla scrivania, intenta nella lettura di polverosi volumi.

 

-Che fai?- chiese la bionda accomodandosi sul largo letto matrimoniale di Kennedy e della strega.

 

-Ricerche...-

 

-Giles mi ha detto del tatuaggio, credi c'entri qualcosa?-

 

-L'intuito mi dice di si.-

 

-E quando mai il tuo intuito ha sbagliato!- le sorrise lusinghiera la Cacciatrice.

 

-Oh, spesso lo sai.- rispose l'altra guardandola.

 

-Invece il mio intuito da migliore amica mi dice che non è di quel simbolo che stai studiando...- insinuò Buffy.

 

-Tu non sbagli mai!!Sto cercando notizie sui poteri di Darhat...-

 

-Ti preoccupa molto vero?- chiese diventando immediatamente seria.

 

E Buffy aveva ragione, Willow era davvero preoccupata.

 

Questo nuovo demone la terrorizzava, le sembrava quasi che la stesse chiamando per renderla strumento per la distruzione del bene e di tutti i suoi amici.

 

Nemmeno la pseudo-presenza di Tara la tranquillizzava, ma non aveva voglia di parlarne in quel momento.

 

-Non più del solito...-

 

-Will...-

 

La strega sospirò.

 

-Buffy, sai bene perchè sono preoccupata...ma tu stai tranquilla, ti ho promesso che tutto andrà bene!-

 

Si fissarono intensamente e lo sguardo risoluto della rossa mitigò la bionda.

 

-E io mantengo sempre le promesse.- aggiunse rituffandosi nella lettura.

 

Buffy sorrise e si alzò andandole vicino, la strinse in un tenero abbraccio fraterno, cingendola da dietro.

 

Willow chiuse gli occhi sentendo la forza di Buffy sfiorarla nell'intimo, come se l'altra le infondesse tutto il suo coraggio di Cacciatrice, riponendo la sua fiducia più cieca in lei.

 

Poi la bionda si staccò lentamente e in silenzio uscì dalla stanza.

 

In tutto quel male che sempre le aveva lambite senza risparmiarle, loro erano luce.

 

L'amicizia più dolce e forte che avesse conosciuto.

 

Contro ogni dolore, disillusione, contrasto fra loro, si stagliava fiero e intatto un affetto genuino che con devozione assorbiva i colpi peggiori di due vite davvero graffiate e ferite.

 

Unico vero e perpetuo pilastro.

 

Pietra angolare, respiro, certezza...

 

Così diverse e simili, la minuta Cacciatrice e la Strega, anime vicino alla luce quanto all'oscurità, per sempre sull'orlo di un precipizio lugubre e tagliente.

 

Simili.

 

L'una indurita dalle battaglie, l'altra dall'ombra.

 

La bionda logorata da una vita per cui era stata prescelta e dal prezzo pagato e da pagare per quel destino...ogni giorno della sua esistenza.

 

La rossa piegata dal dolore e corrotta dall'odio, succube dei suoi sensi di colpa per una se stessa sconvolta e incatenata in un buio anfratto del suo cuore.

 

Veleno su entrambe...sputato dal fato.

 

Disprezzo graffiante sul coraggio inesauribile della prima e sulla determinazione instancabile della seconda.

 

Macchiati dall'ombra i loro animi.

 

E Willow sapeva che se lei lo aveva scelto per disperazione, a Buffy era stato imposto con la sua investitura.

 

Erano Cavalieri della Luce, con un frammento di male piantato nel cuore e nessuno degli altri sapeva cosa voleva dire.

 

Perchè loro avevano il potere...loro due non gli altri...e il potere si paga.

 

Perchè ha due faccie...e loro, non gli altri, le conoscevano entrambe.

 

Quella luminosa e quella oscura.

 

Buffy ne era l'incarnazione...umana e demone...donna e guerriero...amore e odio...fragilità e forza...calore e freddezza.

 

La rossa ne portava il dramma...debolezza e decisione cieca...libero arbitrio e costrizione...scelta e confusione...innocenza e delirio d'onnipotenza.

 

Diverse.

 

La nobiltà d'animo della Cacciatrice, contro l'orrore vendicativo e spietato di Willow.

 

La caduta violenta della rossa, contro l'incorruttibilità di Buffy.

 

Il perdono della bionda e la vendetta della strega.

 

Eppure prima delle loro anime bruciate, prima della Strega Rossa e dell'unica e sola Prescelta, c'era altro.

 

Prima del potere...c'era quell'abbraccio che spazzava via il resto.

 

E Will ora sorrideva a quello.

 

Unico per intensità e calore, identico ad ogni altro che si erano scambiate...solido, pulito e onesto.

 

Solo appiglio...per ambedue.

 

Urtò con una mano un grosso testo dalla copertina color porpora che cadde giù dal tavolo, sbuffò irritata e iniziò a chinarsi per raccoglierlo, quando qualcosa accese la sua attenzione.

 

Lasciò il libro a terra e pose la mano sulla carpetta azzurra che fino a quel momento era rimasta celata sotto il volume.

 

Conosceva bene il suo contenuto e aggrottando la fronte si chiese come mai quel frammento di passato fosse spuntato sulla sua scrivania proprio in quel momento.

 

Sciolse i laccetti di raso nero che ne chiudevano gli angoli e l'aprì.

 

Dei fogli ingialliti dagli anni e sbiaditi da antiche lacrime, riportavano la sua calligrafia.

 

L'inchiostro ormai grigio, le diede la sensazione illusoria che fosse sangue rappreso...il sangue che in quei tempi le sgorgava liberamente dal cuore.

 

Lettere...narrazione di un dolore sordo e implacabile.

 

Quel che era rimasto di lei dopo che Tara se n'era andata per sempre, dopo la Strega Nera, dopo l'assassina, dopo l'inghilterra.

 

Parole da quei primi giorni a Sunnydale, dopo il suo esilio forzato.

 

Prima ancora che la sfida del Male Primordiale li portasse a quella che avrebbe dovuto essere l'ultima battaglia.

 

Sorrise.

 

Prima che una giovane potenziale la salvasse dall'incubo.

 

Prima che la ragazza bruna decidesse di regalarle insieme al suo cuore, un nuovo senso.

 

Kennedy l'aveva fatta rinascere dandole significato.

 

Kennedy.

 

Lo sguardo della rossa si incupì lentamente mentre capiva e il sorriso si spense sulle sue labbra.

 

Richiuse la carpetta con cura.

 

 

 

-Leggile...-

 

-Non sono per me Will, questa sei tu...io non ho il diritto di...-

 

-Te lo sto dando!Voglio che tu mi legga...questa sono io...leggi la mia anima.-

 

 

 

Ricordava quella conversazione come fosse avvenuta quel giorno, quando invece erano passati anni.

 

Aveva consegnato quei fogli a Kennedy pochi giorni prima della battaglia finale.

 

Voleva che l'altra sapesse tutto...voleva che l'altra l'amasse sapendo chi era fino infondo.

 

La parte buona e quella cattiva...il suo sorriso e la sua disperazione.

 

La carpetta era venuta poi, la bruna aveva insistito per tenere quei frammenti del suo io tormentato, così il cartoncino celeste stretto dai lacci di raso, era rimasto in un cassetto per tutto quel tempo, salvo poi ricomparire quella sera.

 

Quelle pagine erano tutte scritte per un solo mittente...mittente che era stato orecchio e confessore invisibile di una Willow svuotata eppure in piedi.

 

Tara.

 

Kennedy lo sapeva.

 

Willow si passò una mano tra i capelli, indubbiamente la bruna era corsa a rileggere quelle parole con sguardo ben diverso da quello che aveva avuto la prima volta.

 

E la rossa ne comprendeva il perchè...dubbio, rabbia, gelosia.

 

Il motivo era di facile intuizione, ora però doveva trovare un modo per fare capire all'altra che si sbagliava.

 

Scosse la testa tristemente, quando una strana sensazione la bloccò.

 

-Ciao...-

 

Sorrise a Tara, comparsa dal nulla dietro di lei.

 

-Stavolta ti ho sentita arrivare...- le disse voltandosi.

 

-Sei un strega potente no?- e la bionda piegò le labbra nel suo usuale sorriso storto.

 

-Non credo sia quello...allora, novità?- le chiese Will coprendosi il viso con le mani per un attimo, come se tutto il peso e la stanchezza di quei giorni le fosse improvvisamente calato addosso.

 

Tara corrucciò la fronte.

 

-Sei pallida...c'è qualcosa che non va?- chiese avvicinandosi preoccupata.

 

-Sono solo stanca.- fece la rossa alzandosi dalla sedia e sdraiandosi sul letto, Tara si inginocchiò al suo fianco e Will si girò per guardarla in viso.

 

Momenti di silenzio.

 

Occhi negli occhi.

 

Zaffiri e smeraldi.

 

Tara si sentì debole ancora e stornò lo sguardo, iniziando a balbettare per l'imbarazzo.

 

-I-io s-spero che tutto f-finisca velocemen-nte...così p-potrai riprendere la t-tua v-vita.-

 

Will sorrise debolmente e allungò la mano verso l'altra, stavolta però senza intenzione di toccarla, rimase con la mano alzata a lambire l'opalescenza della bionda e chiudendo gli occhi ne percepì l'essenza.

 

Senza riaprirli sussurrò.

 

-In quell'istante esatto ti avrò perduta una volta ancora amore.-

 

 

 

 

 

La bruna arrivò a passo lento sul vialetto di casa Summers.

 

Sguardo basso e mani in tasca.

 

Aveva appena finito di fare la ronda e non era stata una buona caccia.

 

Solo una vittima, un novellino appena risorto, niente di eccitante, niente di chè per sfogare la sua frustrazione.

 

Così aveva gironzolato per la piccola cittadina dove la Scooby si era trasferita pochi mesi dopo l'ultima battaglia.

 

Cleaveland era stata una tappa breve e l'Hellmouth era stata sigillata velocemente, poi tutti loro si erano trasferiti in quella cittadina costiera a solo un'ora dalla vecchia e cara Sunnydale...o per lo meno ciò che ne rimaneva.

 

Era stato spontaneo restare vicino a quel luogo, centro nevralgico delle vite di ognuno di loro.

 

Anche della sua.

 

Sunnydale le aveva fatto scoprire il suo potere e...l'amore.

 

E poi la vecchia bocca dell'inferno, nonostante tutto irradiava ancora potere maligno, perciò nella zona bazzicavano parecchi vampiri.

 

Motivo in più per rimanere vicini.

 

Le loro vite in ogni caso erano drasticamente cambiate e sicuramente in meglio.

 

La sicurezza dell'aver già dato, la coscienza della loro forza li rassicurava.

 

Così avevano iniziato esistenze più tranquille.

 

Xander solamente se n'era andato, nonostante tornasse almeno una volta l'anno.

 

Willow e Buffy si erano laureate e ora lavoravano l'una in una famosa azienda informatica e l'altra in uno studio associato di psicologi.

 

La capacità di entrambe permetteva loro di mantenere orari elastici e due anni prima la decisione di accettare un part-time era stata accolta da ambedue con entusiasmo.

 

Volevano godersi la vita, visto che i loro primi ventanni erano stati parzialmente risucchiati dalla caccia.

 

Dal canto suo Ken, teneva un corso di difesa al liceo della città e studiava per diventare fotografa.

 

Dawn invece si stava laureando in Storia dell'Arte, seguendo le orme della madre, mentre Giles era stato ben sistemato dai soldi del nuovo Consiglio, di cui faceva parte attivamente.

 

Xander aveva avviato un'attività edile, lasciandola poi nelle mani del suo socio, per partire qualche mese dopo che l'azienda era decollata; in questo modo la gestiva a distanza, continuando ad avere un discreto capitale a disposizione.

 

Si sorprese a ridere, arrivata sotto al portico.

 

In pochi minuti aveva riassunto sette anni e le loro nuove vite normali, omettendo la parte che di Sunnydale era rimasta in loro.

 

Due Cacciatrice, tra cui l'ultima guardiana dell'Hellmouth, la Strega più potente d'Occidente, la Chiave Mistica, uno dei più rinomati Osservatori del Consiglio e occasionalmente l'uomo che vede.

 

Nulla era stato cancellato...loro erano gli eletti, quindi la caccia non si era fermata, come c'erano state ancora scaramucce con il male seppur insignificanti e nuovi incantesimi erano stati castati.

 

Magia e forza mistica avrebbero comunque intriso le loro esistenze...sempre.

 

Eppure le cose si erano calmate.

 

Aveva sperato di aver chiuso quella parentesi della sua vita e soprattutto sperava l'avessero fatto gli altri.

 

Lei alla fine, ne era stata sopraffatta solo per qualche mese...la Scooby per sette lunghi anni.

 

Aggirò la casa e si sedette sullo schienale della panchina nel piccolo giardino sul retro, appoggiando i piedi dove normalmente ci si siede.

 

Sospirò.

 

 

 

Non è giusto che siate stati chiamati nuovamente

 

 

 

No, non era giusto.

 

Che diavolo volevano ancora??

 

Era stufa di dover obbedire al Bene!

 

Che se la sbrigasse qualcun altro...

 

Scosse la testa.

 

Ma a cosa pensava, la vocazione sua e della sua famiglia acquisita era proprio quella...gli eletti, prescelti che si ergono contro...

 

Bha...era davvero stanca di quel ritornello, ora plurale per lo meno.

 

E poi avrebbero vinto ancora.

 

 

 

Ne sei sicura?

 

 

 

No non la era...e normalmente l'adrenalina di ogni cacciatrice le avrebbe infiammato il sangue, pronta alla lotta come sempre.

 

Eppure non questa volta.

 

Si sentiva vecchia e in quel momento non vedeva più l'orgoglio di essere una protettrice della Luce, vedeva solo altro dolore, sangue e sacrificio.

 

Si passò la mano fra i capelli.

 

Non aveva paura, non di tutto questo, solo non sapeva se avrebbe avuto le forze per sopportarlo.

 

Rise di se stessa.

 

Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca interna del giubbotto.

 

Fissò la piccola scatola dorata e ne tirò fuori una.

 

Veleno.

 

L'accese con un gesto secco, facendo scintillare la fiammella dell'accendino nella nottata.

 

 

 

Willow odia il fumo

 

 

 

Willow...

 

Rimase concentrata sul fumo azzurrognolo che in abili e sinuose spirali saliva in alto.

 

Tutto pur di non pensare a lei.

 

Riportò alla mente le lezioni su quanto il fumo fosse dannoso per la salute, seguite con noia al liceo.

 

In realtà non aveva mai fumato, forse una o due volte, ma nella sua passeggiata per la città era capitata davanti ad un distributore automatico e senza rendersene conto aveva infilato le monete nella fessura.

 

Fece il suo tiro da quell'assassina, lasciando che il fumo la infettasse, uscendole dalla bocca e dal naso.

 

 

 

Perdi tempo...lo occupi semplicemente...capisci ora ciò che ha scritto?Lo capisci...ma lei è sempre stata più brava di te a sfuggire al dolore

 

 

 

Lei...

 

La sua strega, se poteva chiamarla così.

 

Ma ne aveva mai avuto il diritto?

 

 

 

No

 

 

 

Tirò nuovamente e con disgusto dell'altro fumo e lo buttò subito fuori.

 

Stizzita e dolorosamente certa di quel "No".

 

Fissò la cicca che lentamente bruciava fra le sue dita.

 

Come aveva potuto essere così cieca?Aveva riletto con crescente disagio quelle lettere scritte alla sua rivale tanto tempo prima.

 

La prima volta sette anni prima, l'avevano commossa...Willow si era fidata di lei, tanto da farle leggere la sua parte più intima.

 

Ciò che non aveva intuito allora, ma che ora la frantumava, era l'intensità e il vero scopo di quelle parole.

 

Tara, Tara...solo Tara il senso vitale della rossa, solo la strega morta la sua unica strada.

 

 

 

Sei stata il placebo non la cura

 

 

 

Si sentì usata.

 

Il ripiego insipido, per trattenere il cuore di Willow sulla terra.

 

 

 

E scaldare il suo corpo, ricordatelo!Sei brava in questo no?

 

 

 

Una smorfia di dolore e disprezzo per quel pensiero, piegò la sua espressione.

 

Chiuse gli occhi e ingoiò le lacrime.

 

Sussultò nel sentire la porta d'ingresso chiudersi con violenza, sentì la voce di Giles chiamare Buffy e la rossa, promettendo grandi novità.

 

Un sorriso tirato le si disegnò sulle labbra.

 

Novità.

 

Avrebbero lottato ancora, nonostante tutte le promesse di una vita lontana da nuove battaglie, nonostante tutto quello che le stava succedendo, nonostante sentisse il suo grande amore così lontano.

 

 

 

Non ti interessa in verità tutto questo...che il Male vinca una buona volta, che ti lasci in pace...non è questo il problema...Willow è l'unica cosa importante...e Willow è lontana...la stai perdendo

 

 

 

Ma lei era una Cacciatrice!

 

Dov'era andata a finire la sua abnegazione per il Sacro Dovere?!?

 

Avrebbe dovuto rientrare e ascoltare quelle benedette novità, sperando fossero utili.

 

Si, sarebbe rientrata e avrebbe gettato via quella sigaretta schifosa.

 

 

 

Ma non è ancora finita

 

 

 

Già...la cicca bruciava ancora, la fissò di nuovo come ipnotizzata.

 

Un leggero bagliore la distrasse, facendole alzare lo sguardo.

 

-Will si arrabbierebbe se ti vedesse ora...-

 

 

 

Eccola...è solo sua la colpa di tutto questo

 

 

 

-Ma non è qui...- e detto questo rise sarcatica e aspirò di nuovo, per poi sfidare Tara con lo sguardo.

 

-Il fumo non è un buon amico.-

 

-Dici solo cose ovvie oppure...- ma venne interrotta dalla bionda.

 

-Sono venuta solo per dirti che i vampiri che abbiamo affrontato l'altra sera sono davvero tirapiedi di Darhat. Forse per questo erano più forti di normali novizi.- fece asciutta continuando a fissare la sigaretta.

 

-Giles ha scoperto qualcosa?- chiese pensierosa la bruna.

 

-L'avevo appena confermato a Willow...ma anche lui era arrivato alla medesima conclusione.-

 

-Gli hai rubato la scena...povero Osservatore!Cattivo fantasma!!- la schernì l'altra.

 

Tara la fissò con occhi di ghiaccio, quella ragazzina iniziava ad innervosirla, ma la sua congeniale pacatezza la placò.

 

Non avrebbe giocato, non ce n'era il tempo e poi temeva che una sfuriata di Kennedy avrebbe acceso in lei la gelosia mai sopita per la rossa.

 

E non doveva...che diritto poteva averne? Purtroppo sentiva la gelosia crescere nel suo cuore pungente e subdola.

 

Perchè in realtà il problema era quello...Kennedy non le piaceva per un unico e solo motivo...aveva quello che a lei era stato strappato.

 

-Il tatuaggio sul loro petto...è il simbolo del Clan di Syrus, il suo marchio. E' una genia molto antica e sanguinaria, legata a Darhat da secoli.-

 

-Bè sono vampiri no?...Solo polvere.- detto questo Kennedy saltò giù dalla panchina e con una pinghella lanciò il mozzicone quasi spento verso Tara.

 

La cicca l'attraversò compiendo un arco abbastanza alto.

 

Le due si fissarono estatiche.

 

-Ora so che non posso pestarti.- rise spavalda e sarcastica la brunetta.

 

Poi infilate le mani in tasca, si incamminò verso la porta.

 

-Peccato...- sibilò stizzita quando sorpassò Tara, non curandosi di essere udita.

 

 

 

Davvero un peccato

 

 

 

 

 

 

 

La notte era al suo culmine, ma il cielo era coperto, poche stelle spuntavano fra le nuvole, mentre la luna nuova sottile e torbida, illuminava di una spettrale penombra tutto il cimitero.

 

La Scooby al completo perlustrava la zona, Will dopo un incantesimo di localizzazione aveva scovato il covo del Clan di Syrus, ma non il punto esatto.

 

Probabilmente la magia di Darhat li proteggeva.

 

Quello che si chiese la strega fu se non volessero essere trovati, dato che quella protezione rallentava solamente l'individuazione precisa.

 

Procedevano in silenzio, come aveva precisato Buffy quella era solo una ricognizione...erano andati in forze sotto consiglio di Tara, che non si fidava della situazione.

 

Il fantasma li avrebbe raggiunti non appena avessero scoperto il nascondiglio dei vampiri.

 

Willow e Kennedy camminavano affiancate nelle retrovie.

 

La rossa continuava a guardarla di sottecchi e Ken lo avvertì.

 

-Che c'è?- fece scocciata.

 

-Niente.- rispose imbarazzata l'altra.

 

Continuarono a camminare in silenzio a qualche decina di metri dagli altri, poi la rossa si fermò fissando la sua ragazza con aria curiosa e infastidita.

 

-Da quando fumi?-

 

A Kennedy scappò un sorriso.

 

-Credo solo stasera.- ammise esprimendo con gli occhi il suo disgusto per quell'esperienza.

 

-Bene...non mi piace baciare un posacenere.- disse risoluta l'altra.

 

-Non so se ne avrai di nuovo occasione...- rispose tra la presa in giro e il serio, ma Will percepì una nota di paura, come se Kennedy temesse di avere ragione.

 

-L'avrò stanne certa...l'avrei anche ora ma puzzi!- la prima parte della frase era stata detta con una carica sensuale scovolgente e nonostante fossero solo poche parole a Kennedy si erano sciolte le ginocchia...ma la seconda parte aveva stemperato il tutto, facendola scoppiare a ridere.

 

-Will!!- la chiamò Xander e le due raggiunsero gli altri alla destra di una grande cripta, dove si accucciarono dietro a delle lapidi monumentali.

 

Buffy si girò verso la bruna, chiedendole con lo sguardo di affinare i suoi sensi di Cacciatrice sull'interno dell'imponente cappella mortuaria.

 

-Si Buffy li sento anch'io. Vampiri e sono tanti.- disse Kennedy, seria.

 

-Trovati!- squillò Dawn contenta, zittita immediatamente dalla sorella.

 

Will si drizzò improvvisamente al fianco della bruna che la guardò stupita.

 

-Non sono solo vampiri...la carica magica è alta in quel demone, la senti?-

 

Tara si materializzò al fianco della rossa che evidentemente l'aveva già percepita, al contrario degli altri.

 

-Si...non è un buon segno.-

 

-Darhat?- chiese preoccupato Giles.

 

-No...un demone-stregone.- Tara si strinse nelle spalle e continuò facendo sgranare gli occhi a Willow.

 

-Niente che io e Willow non possiamo affrontare...-

 

-Cosa??- fece l'altra spaventata e sgomenta.

 

-Tara, ma non doveva essere solo una ricognizione?- e nel dirlo deglutì, non voleva proprio usare la magia così vicina a Darhat, aveva paura di esserne risucchiata.

 

-Bè amore...credo sia un pochino tardi...- le sorrise debolmente Kennedy.

 

-Perchè?- chiese Xander un po' a disagio.

 

Buffy sospirò pesantemente.

 

-Perchè siamo circondati.-

 

 

 

 

 

I vampiri erano molti come aveva percepito Kennedy e tutta la Scooby Gang, tranne Willow e Tara, era impegnata nella battaglia.

 

Le due streghe intanto affrontavano il demone stregone.

 

Willow era vistosamente spaventata e Tara cercò di calmarla, mentre il loro avversario le studiava.

 

-Will, non preoccuparti non ci farà del male.-

 

-Non è di lui che mi preoccupo...-

 

-Ci sono qui io non ti perderai.- le sorrise rassicurante.

 

Lo stregone scoppiò in una risata pungente e sguaiata.

 

-E così sei tu...la Strega Rossa!E' un onore incontrarti...- nel dirlo si leccò le labbra.

 

Will avvertì un brivido e il suo sangue si infiammò di rabbia.

 

-Quello che mi provochi tu invece è disgusto!-

 

-Oh...mi dispiace...ma tra creature nere come noi, non può esserci amore non credi?- rise l'altro.

 

-Non sono come te!!!- gli urlò contro, mentre gli scagliava addosso una scarica di scintille rosso fuoco.

 

-E non è sola...- sorrise Tara, lanciando il suo incanto verso il nemico, identico a quello di Willow, solo di un azzurro acceso.

 

I due poteri si unirono, scaraventando il demone contro la parete della cripta.

 

Kennedy che era impegnata contro un vampiro particolarmente tosto, seguiva lo scontro con la coda dell'occhio, assestando colpi potenti al suo avversario, guidata più che dall'istinto di una Cacciatrice, dalla rabbia nel vedere la sua ragazza essere così in sintonia con la bionda.

 

Intanto lo stregone si era rialzato e aveva iniziato a tempestare le due streghe con una pioggia di sfere di energia.

 

Kennedy fu colpita e sollevata dalla facilità con cui la rossa respingeva quegli attacchi rispondendo a tono, quando il vampiro che la fronteggiava l'atterrò con un calcio.

 

Sentì violentemente il contatto con la terra, rimanendo senza fiato per qualche secondo.

 

Quando alzò la testa, vide Tara proteggere la rossa con uno scudo d'energia.

 

Le due streghe erano l'una al fianco dell'altra, fiere e potenti...non aveva mai visto Will usare la magia con così tanta tranquillità, sicurezza.

 

Vide un sorriso sul suo volto mentre lei e l'altra atterravano l'avversario, nettamente inferiore a loro e capì.

 

Di nuovo la strega bionda la superava...su Willow lei non aveva quell'influenza.

 

La Strega Rossa che da anni non uccideva demoni per paura di essere risucchiata dalla magia, ora la usava con serenità perchè Tara era con lei.

 

Tara dava senso alla strega oltre che alla donna.

 

E non si trattava solo del fatto che le due erano entrambe creature magiche, non solo per quello...Willow era serena nell'usare la magia perchè la bionda era la sua ancora.

 

Di nuovo si sentì battuta...usata.

 

La rabbia le infiammò le vene e rialzatasi in piedi, urlò con tutto il fiato che aveva in gola caricando il vampiro.

 

Buffy finalmente impalettò il suo avversario e girandosi per controllare come se la cavavano gli altri sentì l'urlo dell'altra cacciatrice.

 

Kennedy se la stava cavando sorrise fra sè, guardando per un attimo le due streghe avere la meglio sullo stregone, poi raggiunse Xander, Dawn e Giles che invece erano in difficoltà.

 

Quando scansò con un spintone un vampiro che era sopra la sorella, contò mentalmente i nemici.

 

Otto intorno a loro...non avrebbe potuto muoversi per un po', così si girò in direzione della bruna che aveva appena reso polvere il suo avversario.

 

-Kennedy, proteggi Will e Tara!!Non fare avvicinare nessun vampiro!- le gridò e l'altra annuendo saltò addosso ad un demone che stava per prendere alle spalle le due.

 

Intanto Will era stupefatta ed esaltata dalla sincronia e sicurezza che dimostrava nuovamente il suo potere insieme a quello di Tara.

 

Lo stregone era stremato, il colpo decisivo era molto vicino.

 

-Tara è stupendo...siamo ancora perfette insieme!- le sorrise schivando una sfera lanciata dal malcapitato.

 

Le due si guardarono adoranti e a Kennedy, che combatteva a pochi metri da loro, non sfuggì quello sguardo.

 

La gelosia la punse violentemente, facendole arrossare le guance.

 

Colpì violentemente il vampiro davanti a lei in pieno viso.

 

Vide Willow innalzare una barriera di protezione su se stessa e Tara, mentre lo stregone caricava un ultimo e stanco colpo.

 

 

 

Vediamo se qualcosa di più potente di un mozzicone, può incrinare quel sorriso storto

 

 

 

Spintonò l'avversario facendolo rovinare insieme a lei, contro la rossa.

 

La barriera di Willow si spezzò all'istante, lasciando scoperta Tara.

 

Quando Will si riprese, era distesa a terra al fianco di Kennedy e del vampiro, vide solamente la sfera d'energia lanciata dal demone proiettarsi sulla strega bionda.

 

-Nooo!!!-

 

Il bagliore che ne seguì, fece chiudere gli occhi a tutti.

 

Quando l'oscurità riprese il possesso del cimitero, tutti i combattenti si fermarono guardando nella direzione delle streghe.

 

Willow, immobile, in piedi davanti ad una Tara inorridita, perdeva copiosamente sangue dalla spalla sinistra.

 

I capelli rossi, sudati e attaccati al suo viso ne coprivano gli occhi, ma Kennedy rabbrividì nel vedere piccole scintille oscure crepitare intorno ai suoi pugni serrati.

 

Tutto il suo corpo fremeva, la mascella tirata tradiva il potere nero che scorreva ora nel suo sangue.

 

Lo stregone quasi privo di carica magica perchè stremato dalla battaglia, rise sarcastico.

 

-La Strega dai poteri oscuri!Non siamo così diversi come vedi.-

 

La voce di Willow dura e tagliente, fese l'aria gelando i presenti.

 

Una voce dai toni oscuri, che Xander, Giles, Dawn e Buffy non avrebbero più voluto sentire.

 

-Povero pazzo, non mi assomigli nemmeno lontanamente...il mio potere non è semplicemente oscuro come il tuo...io sono POTERE!- l'ultima parola gridata, accompagnò la scia di un fulmine nero che incenerì lo stregone.

 

L'essere demonico bruciò contorcendosi in preda al dolore, urlando in modo atroce, poi sparì.

 

Buffy vide un sorriso compiaciuto sulle labbra di Willow e come temeva non appena questa si spostò i capelli dalla faccia, i suoi occhi erano di pece.

 

La strega si girò verso Kennedy ancora distesa a terra ad una decina di metri da lei.

 

Intanto il vampiro al suo fianco si stava riprendendo per attaccarla, ma Willow fu più veloce e con un gesto della mano e la forza della sua magia, strappò dalle mani della bruna il paletto che andò a conficcarsi nel petto del vampiro, fracassandogli lo sterno.

 

-Polvere...- disse glaciale.

 

E polvere fu.

 

-G-grazie.- balbettò Kennedy, non sicura che quella davanti a lei fosse davvero Willow.

 

La rossa sorrise cattiva, inclinando la testa leggermente, come fa un felino mentre studia la sua preda.

 

-Cosa credevi di fare ragazzina?- chiese con voce bassa, trafiggendola con lo sguardo.

 

No, non era Will.

 

Ken deglutì spaventata, poi fissò la spalla dell'altra che davvero perdeva molto sangue.

 

-Sei ferita!?-

 

-Oh...davvero?Forse perchè qualcuno mi ha costretto a prendere quella sfera in pieno o quasi?Rispondimi.- fece sarcastica.

 

-I-io non v-volevo...-

 

-Balle!!- gridò la rossa, mentre le braccia lungo i fianchi fremevano di magia nera.

 

-So bene cos'hai pensato di fare e lo sai anche tu!!Quello che non sai è che non l'avrei mai permesso...nessuno può toccare Tara...NESSUNO!!- urlò di nuovo, alzando la mano destra per colpirla.

 

-Willow!!-

 

Occhi azzurri la scossero dentro.

 

"Che stai facendo?" la voce della bionda si insinuò nella mente della strega, che abbassato il braccio, guardò l'altra.

 

"E' solo..."

 

"Vendetta?"

 

Willow abbassò lo sguardo.

 

-Guardala...- disse la bionda indicando Kennedy.

 

La rossa obbedì, ma era come se quegli occhi corvini non vedessero la sua ragazza, come se non la riconoscessero.

 

Era solo qualcuno che aveva osato tentare di toccare Tara.

 

-E'...Kennedy, Will.- la voce di Tara era dolce e rassicurante.

 

La strega  inclinò nuovamente la testa, ma non come poco prima, il suo sguardo era curioso, cercava nella memoria a chi appartenessero quei lineamenti, quel corpo elastico, quegli occhi nocciola e quel profumo di incenso.

 

Chi era quella ragazza?

 

I suoi occhi sfumarono lentamente dal nero al verde abituale.

 

-K-kenny...- balbettò prima di cadere a ginocchioni, sopraffatta dal dolore alla spalla, che ora era forte visto che la magia nera non lo controllava più.

 

Sia Kennedy che Tara, si inginocchiarono al suo fianco, ma solo la bruna potè sorreggerla.

 

Will strinse gli occhi per il dolore, prima di riaprirli e guardare la bionda con orrore.

 

-M-mi ha usata!M-mi ha p-preso!-

 

-No tesoro...non è stato Darhat...è solo...-

 

-Sono io?- chiese in un soffio l'altra, iniziando a piangere.

 

-Ma io ero qui...e ti ho fermato!- la rassicurò la strega bionda.

 

Si sorrisero, poi Tara continuò.

 

-Che sciocchina sei...difendere da una sfera di energia un...-

 

-Morto!- la interruppe Kennedy guardandola storto.

 

Le due streghe la guardarono male.

 

Intanto la battaglia era continuata e Buffy vedendo che i vampiri continuavano ad apparire, decise per una ritirata strategica.

 

Ne atterrò quattro aiutata dagli altri e mentre quelli si riprendevano, corsero tutti verso le tre.

 

-State bene?Willow!?- chiese preoccupata, vedendo l'amica sanguinare, ma si rincuorò nel vedere i suoi occhi verdi come sempre.

 

-Si...ma dobbiamo andarcene di qui...Xander puoi aiutarmi?- chiese districandosi dalle braccia di Kennedy, ancora palesemente infastidita dall'uscita di poco prima.

 

Il ragazzo assentì, senza notare le occhiate glaciali tra le due e presala in braccio, corse con gli altri fuori dal cimitero.

 

  CAPITOLO 8

 

Kennedy scagliò una violentissima gomitata al sacco appeso alla trave del soffitto della cantina facendolo dondolare pesantemente. Poi pugni a ripetizione, sull'inanimato e incolpevole obbiettivo della sua ira e perle di sudore che le scendevano sulla fronte, mentre il fiato si faceva corto e il viso purpureo. I muscoli tesi e doloranti per lo sforzo appena sostenuto nella battaglia, le lanciavano lancinanti lampi di resa, ma lei ignorandoli sfogava la sua frustrazione e sofferenza, guidata e dominata dalla rabbia.

 

Un calcio piegò il sacco, che violentemente le rimbalzò contro, scontrandosi con il suo pugno chiuso, dalle nocche sbucciate. In sottofondo, deboli grida della rossa provenienti dal piano di sopra, dove Buffy e Dawn tentavano di medicarle la brutta ferita alla spalla; ad ogni urlo della sua ragazza l'ira di Kennedy cresceva e i suoi colpi divenivano più violenti.

 

Si impedì di correre di sopra per assistere Willow solo perché non sarebbe stato appropriato, ma dovette dominare l'angoscia per l'altra, sottraendosi alla preoccupazione e al senso di colpa, continuando a riavvolgere i ricordi di quella sera fino a giungere alle parole e agli occhi di colei che diceva di amarla e che invece stava per ucciderla.

 

La sequenza di colpi accelerò di velocità e potenza mentre la ragazza stringeva i denti e un suono gutturale e mal modulato, simile ad un ringhio, le impastava la gola. Sentiva il cuore che forzava la sua corsa, pompando più sangue in quell'esplosione di violenza che la stava dominando quanto l'amore infranto per la rossa.

 

Si sentiva in colpa e delusa allo stesso tempo e l'amarezza pompava acidità nel suo sangue che, a sua volta, aumentava l’adrenalina in circolo dentro di lei e quindi la forza che riusciva a dare ai colpi.

 

Il sacco, dopo il suo ultimo colpo, si staccò dal gancio e cadde con un tonfo sordo a qualche metro da lei che dapprima rimase ferma a guardarlo, poi si avvicinò a passo lento, afferrando al volo un coltello da rituale dal tabellone delle armi appeso al muro.

 

Si sedette a cavalcioni sul sacco e alzò le mani.

 

Finalmente il silenzio ripiombò su Kennedy, ferma con il coltello a mezz'aria e il sacco sotto di lei.

 

Le grida di Willow erano finite e ne fu sollevata come se avessero finalmente smesso di torturarla.

 

Willow…

 

Il colpo vibrò nell'aria, naturale conseguenza del suo pensiero corso agli occhi pece e folli che l'avevano guardata qualche ora prima.

 

Il coltello penetrò la resistente stoffa, squarciandola, mentre Kennedy ne seguiva il taglio impreciso con gli occhi, resi vitrei dalla tensione.

 

L'imbottitura iniziò a fuoriuscire spargendosi intorno e la ragazza si scoprì a immaginare fosse sangue.

 

Nessun suono intorno a lei, sentiva solo il suo respiro innaturalmente accelerato e continuava a fissare il coltello e lo squarcio, rimanendo immobile ad ascoltare tutta la sua rabbia defluirle dal corpo attraverso le mani; la sentiva scorrere via, imprigionandosi nel coltello a doppio taglio che iniziò a brillare. Non si scompose guardandolo, né allentò la presa sulla piccola elsa. I suoi occhi divennero torbidi improvvisamente, mentre tutto intorno a lei si faceva insignificante e buio.

 

Dalla punta nascosta al suo sguardo perché conficcata all'interno del sacco, si originarono due serpi che sibilando raggiunsero la superficie, attorcigliandosi intorno alla lama. Kennedy non provò paura e rimase immobile, quasi incantata mentre i due animali di un porpora scuro raggiungevano l'impugnatura e quindi le sue mani. Non si mosse nemmeno quando si inerpicarono intorno ai suoi polsi, immobilizzandoli.

 

Le bestie dagli occhi scintillanti, tornarono verso le dita, stringendo la morsa sui polsi, poi la guardarono e Kennedy rispose alla sguardo impassibile, come fosse assente. Questo per le serpi fu come un segno d'assenso, così in un attimo affondarono i loro sottili e aguzzi denti nella carne tra indice e pollice, uno per mano.

 

Ken sussultò leggermente, mentre il suo sangue usciva dalle ferite, macchiando le mascelle serrate delle bestie e poi colando dalle sue mani fino all'impugnatura e da questa fino alla lama.

 

Sangue.

 

L'aveva chiamato ed eccolo.

 

Quando ne fu versato abbastanza per ricoprire tutta lama, il vuoto si fece in lei, finché una sensazione strana, al limite del dolore, la penetrò con violenza fino ai margini del suo essere.

 

Rimase senza fiato e staccò la presa, come se il pugnale bruciasse.

 

Di scatto si alzò, mentre le serpi scomparivano in un lampo.

 

Barcollò indietro guardandosi le mani lorde del suo stesso sangue, fino a quando la sua schiena non si scontrò con una delle colonne portanti della casa; si appoggiò ad essa ansimando, continuando a fissarsi le mani, mentre la sensazione persisteva.

 

E fu allora che dal buio dell'ombra di un angolo, apparve. Eppure lei non lo vide, né percepì solo il potere poichè il suo sguardo era ipnotizzato dalle sue stesse mani e dal sangue che lentamente sgocciolava a terra. Nonostante questo era come se quella presenza fosse dentro di lei, ne conosceva il riflesso confuso, oscurato da una lunga tunica nera che lo ricopriva fino ai piedi.

 

La figura incappucciata si mosse silenziosa, fino ad arrivarle alle spalle, oltre la colonna dove si era appoggiata.

 

 

 

Così, infine, sei pronta…

 

 

 

Riconobbe quella voce oscura, maschile, profonda e penetrante come una lama, eppure non riusciva a darle un nome o un viso. La conosceva, ma non sapeva come, né dove e quando l'avesse sentita.

 

Finalmente riuscì a sbloccare i suoi occhi, ma solo per puntare il suo sguardo davanti a sé, senza potersi muovere di più, né a voltarsi verso il suo interlocutore.

 

Nemmeno la sua voce le sembrava libera, ma non sentiva realmente il bisogno di parlare: sapeva che ora avrebbe solo dovuto ascoltare.

 

 

 

Sei pronta per me Cacciatrice…

 

 

 

Sentì la risata dell'essere alle sue spalle.

 

 

 

Ti ho aspettata per molto tempo, lo sai? Ma ora eccoti e non hai deluso le mie aspettative…

 

 

 

Ora l'uomo dietro di lei si muoveva avanti e indietro, con passi lenti e calcolati; Kennedy poteva percepire il suo potere crescere ad ondate.

 

 

 

La Strega ti aveva raccontato... be’, ora hai visto con i tuoi occhi... ora sai!

 

 

 

Gli occhi della ragazza si fecero sottili mentre le immagini della Willow oscura le attraversavano la memoria, facendo ancora ribollire il suo sangue e i suoi sensi di colpa… era questo che aveva provato Willow in passato, ripensando all’assassinio di Tara? Ma non le importava realmente in quel momento…

 

 

 

Sai che se l'altra non l'avesse fermata, la Strega Rossa non avrebbe esitato a...ucciderti? Ma certo che lo sai… lo hai capito subito e il terrore ti ha brillato nell’anima…

 

 

 

L'uomo si fermò, annusando l'aria e sorridendo nel percepire il dolore di Kennedy. Il colpo era andato a segno, così rincarò la dose.

 

 

 

Lei non ti ama... non ti ha mai amato. L'unica che la possiede e la possiederà sempre è la Strega Bionda! Questo lo sai e l'hai sempre saputo... quella puttana ti ha strappato l'unica cosa che dava senso al resto!

 

 

 

Gli occhi di Kennedy si serrarono, tentando di trattenere le lacrime, che però scivolarono prepotenti dalle palpebre chiuse.

 

 

 

… Ma ne valeva la pena poi? La tua ragione di vita... Willow.. .ti ha mai voluta veramente? Non credo.. ti ha solo usata... Oh, ma sei stata brava come rimpiazzo! Non l'hai mai lasciata insodisfatta! L'hai solo tenuta calda per quell'altra... perchè lo sai che, ogni volta che tu le facevi provare piacere, lei pensava a quella strega morta, no?

 

 

 

Kennedy scivolò lungo la parete, rannicchiandosi, mentre i singhiozzi la scuotevano. Quella presenza le aveva appena dato il colpo di grazia e le sue ginocchia avevano ceduto, così come la sua volontà di non piangere.

 

 

 

Kennedy... la ragazza che tu ami non vale poi così tanto... è solo una debole, che ti ha succhiato forza per anni e quell'altra è solo un cadavere putrefatto, risorto dalla tomba per prenderti gli ultimi resti maciullati di ciò che aveva lasciato…

 

 

 

L'uomo incappucciato aspettò qualche secondo e poi continuò.

 

 

 

Non ne vale la pena... tu sei più di questo, più di una ruota di scorta... tu sei una Cacciatrice... tu hai il potere! Quelle due sgualdrine non valgono tutto il tuo dolore...

 

 

 

Un singhiozzo di Kennedy lo interruppe, mentre la ragazza sussultava a quelle parole.

 

 

 

Non valgono il tuo dolore... ma la tua rabbia sì! Sentila, lasciala fluire... falla arrivare ai picchi dell'odio e del tuo animo, lasciala crescere dentro di te!!!

 

 

 

Kennedy alzò la testa, mentre la sua ira cresceva inesorabile e dirompente, sotto le sollecitazioni viscide del suo infido interlocutore.

 

L'uomo sorrise nel buio, soddisfatto di sé e di ciò che aveva ottenuto.

 

 

 

… Tu proteggi gli innocenti e punisci i colpevoli, non è questo che fai? Bene... loro sono colpevoli... tutti loro, anche gli altri che coprono e giustificano il comportamento di quelle due... ma Willow e quel fantasma... oh, loro sono sporche del tuo sangue, lo stesso che ora hai sulle mani! Loro ti hanno mentito, tradito e ferito molto più a fondo di ciò che pensi...vanno...punite!!

 

 

 

Kenny strinse i denti, mentre la mascella si tirava e la rabbia tendeva i suoi muscoli trasformandole il viso come fosse stato una maschera di dolore.

 

 

 

Punite... le devi fermare o ci saranno altre vittime oltre a te! La Strega non si controlla e di certo il fantasma della sua cara morta non la dominerà per sempre... è un'assassina e il sangue chiama altro sangue, lo sai. Vuoi questo?

 

 

 

La mora scosse la testa, quasi tremante.

 

 

 

Bene... allora sai cosa devi fare... la loro punizione dovrà essere esemplare e dolorosa, sarà la tua vendetta e la rivincita del giusto!

 

 

 

La porta della cantina si aprì lentamente e Buffy iniziò a scendere le scale, inconsapevole di ciò che stava accadendo.

 

 

 

Lo farai Kennedy?

 

 

 

Prima che potesse rispondere, quella voce si spense dentro di lei e quella di Buffy la sferzò arrivando improvvisa come un acquazzone estivo.

 

- Ken, Kennedy?!? Che hai fatto? – Domandò l’altra Cacciatrice, studiando la scena che le si era presentata davanti agli occhi e che l'aveva allibita e spaventata al contempo: il sacco da boxe riverso a terra, squarciato, sventrato da un pugnale da rituale lurido di sangue, piantato saldamente nell'imbottitura e una Kennedy dallo sguardo strano seduta a qualche metro, accanto ad una colonna, con le mani sporche. Buffy corse verso l'amica afferrandole le mani insanguinate, ma l'altra definitivamente ripresasi da quella specie di trance, si sottrasse alla bionda con uno scatto irruente.

 

- Non è niente! – Disse, più calma. E le sorrise, ma Buffy insistette.

 

- Fa’ vedere! – Ribatté, riprendendole le mani e cercando di trovare la ferita che però non riusciva a vedere. Tuttavia, Kennedy non aveva intenzione di lasciarla fare e scosse la testa, ritirandosi ancora di scatto e alzandosi per andare verso il lavandino posto al fianco della lavatrice. Aprì l’acqua fredda e sciacquò le mani in maniera frenetica, sfregando con vigore affinché il sangue sparisse del tutto; come se lavandolo via, il peso incomprensibile che si sentiva addosso potesse svanire.

 

Ma lei era una vittima, non il carnefice!

 

La nuova certezza si impadronì di lei in un lampo, facendo nuovamente cambiare il suo umore.

 

Che colpe aveva? Nessuna. Eppure infondo al suo cuore qualcosa le urlava di aprire gli occhi, di vedere quel sangue per quello che era, di rendersi conto della Sua colpa.

 

Ma che colpe aveva? Nessuna.

 

Si scosse, mettendoci alcuni istanti per riacquistare lucidità, come se si fosse svegliata improvvisamente nel bel mezzo della notte. Peccato che non fosse notte e che lei non avesse dormito fino a quel momento.

 

- Vedi? E' già tutto finito! – Disse, dando le spalle all'altra e guardandosi le mani, ora pulite. Eppure lo vedeva ancora: il sangue era lì nonostante l'acqua e il sapone l'avessero portato via. Ne percepiva la presenza e ne sentiva il tagliente e ferroso odore. Era lì. Non lo vedeva più, ma era lì.

 

Buffy si alzò e le si parò davanti. Non appena la bruna si fu girata, lei l'apostrofò perentoria.

 

- Che è successo qui? -

 

Kennedy abbassò lo sguardo.

 

- Mi sono sfogata un po'... – Rispose vaga.

 

- E farsi male ti aiuta? - La voce dell'ultima Prescelta si sciolse, addolcendosi d'un tratto, come se si fosse resa conto che sbraitare contro l’amica non l’avrebbe certo aiutata.

 

- No!... Ma forse c'è qualcosa che... - Kenny sorrise, improvvisamente ravvivata - Cacciamo insieme stasera? – Domandò, quasi eccitata. Buffy non seppe dirle di no, anche se il brillio nei suoi occhi non le piaceva affatto. Era sconvolta, l'aveva capito. Quello che era successo con Willow, non era una cosa da poco... ma aveva paura che Kennedy facesse delle sciocchezze, tipo quella che sperava e temeva di aver fermato qualche minuto prima. Si disse che se l'avesse seguita in quella ronda fuori programma, l'avrebbe potuta tenere d'occhio e forse con qualche parola giusta, avrebbe potuto mitigare un po' la sua rabbia e il suo dolore; così mentre salivano le scale per andare si girò a guardarla.

 

- E' tardi Kenny... ma va bene... abbiamo qualche ora prima dell'alba. Sei sicura di star bene?-

 

-Certo! Mai stata meglio...! - Disse seria la bruna, ma non la guardava. Buffy la fissò tristemente, poi si girò e uscì dallo scantinato. Kennedy indugiò sull'ultimo gradino, fermandosi a guardare la cantina ancora un momento. Poi si guardò le mani e vide che due sottili tagli, ormai quasi rimarginati, frammentati in quattro, le segnavano la carne tra i due indici e i due pollici... Come aveva potuto essere così stupida da ferirsi con quel piccolo pugnale? Non ricordava molto in verità; probabilmente non era stata attenta con la lama, anche se non era da lei. Comunque, decise che non era importante né grave in ogni caso; ora aveva solo voglia di menar le mani. Un fremente brivido d'ira le infiammava il sangue, sotto la pelle, facendola vibrare tutta. Ne era cosciente e lo controllava a fatica, ma sentiva il bisogno urgente di sfogarlo.

 

Voleva il sangue dei colpevoli, lo agognava come una belva affamata, bramava di sporcarsi le mani con il sangue degli empi, così che potesse coprire con quello, le gocce purpuree e insensate che ora non c'erano più ma che lei sentiva ancora impastarle le dita come fango secco.

 

Si chiuse la porta dietro. Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo nello scantinato buio... poi una voce echeggiò profonda e penetrante.

 

Lo farai Cacciatrice?

 

     L'aria era densa e Buffy lo percepiva: i suoi sensi sentivano qualcosa di strano provenire dalla sua compagna di caccia. La guardava di sottecchi camminare lentamente, con il pugno serrato intorno al paletto e tutto il resto del corpo teso come una corda di violino che stava per spezzarsi. Era nervosa e questo rendeva turbata anche lei che quasi poteva udire il tamburellare isterico del cuore di Kennedy. Ma Buffy sapeva che non era dolore, frustrazione ciò che provava la sua amica: quelle sarebbero state sensazioni che avrebbe compreso, data la piega che le cose stavano prendendo con Willow. Era ira. Ira malcelata e prepotente che le si poteva leggere negli occhi nocciola normalmente più sereni e limpidi. Una rabbia che anche lei aveva conosciuto in tempi così lontani che ne ricordava solo lo strascico fetido. Ma era un fatto che l’aveva provata e ora la sapeva indubbiamente riconoscere. Era per questo che era tanto preoccupata per Kennedy: sapeva che chi prova quelle sensazioni, può anche commettere quelle che Faith definiva “cazzate pesanti”. Errori che ti rovinano l’esistenza.

 

Non era quello il modo di affrontare le cose. Il sangue chiama solo altro sangue… Ma poi lei come poteva esser sicura che quello che riteneva giusto per sé, lo fosse anche per l'altra? Erano diverse loro, pur somigliandosi in qualche aspetto della loro vita. Perciò rimase in silenzio, ad ascoltare l'urlo senza suono della sua sorella predestinata.

 

Camminarono per un bel po', senza trovare nessun demone e quando la bionda vide albeggiare in lontananza, decise che ne aveva abbastanza. Stava per dire all'altra di tornare verso casa, quando la vide irrigidirsi, come un cane da caccia che punta la preda. Fissò lo sguardo dove l'altra stava guardando e scorse tra due cripte un'ombra sospetta. La bruna la guardò sorridendo tirata, quasi come se la soddisfazione supplisse al dovere. Provava piacere per aver scovato dei nemici? Buffy lo distinse chiaramente nell'espressione dell'altra e ne fu scioccata, tanto da passare dalla sorpresa alla paura. La seguì attonita, camminando automaticamente e preparandosi alla lotta aguzzando i propri sensi. Le due si avvicinarono senza fare rumore e osservarono una scena che nonostante fosse disgustosa, ormai era abituale: un paio di novizi chinati su una vittima, un ragazzo più o meno dell'età della Cacciatrice più anziana, ormai esangue.

 

- Troppo tardi! - Sibilò Buffy, frustrata.

 

- Perchè mai? - Le rispose l'altra, scattando subito dopo e aggredendo i due di sorpresa. La bionda ci mise qualche secondo ad assimilare quella battuta, ma poi capì che non era importante salvare una vita quella notte, non per Kennedy.

 

Il sangue chiama sangue…

 

Buffy si scosse e raggiunse l'altra togliendole di dosso uno dei due demoni e sbattendolo contro al muro della cripta. Mentre menava colpi su quel maledetto vampiro, pensava tra sé all'altra e si rendeva conto che la sua preoccupazione cresceva ogni secondo di più: seguiva mentalmente il combattimento alle sue spalle, ascoltandone i rumori salire d'intensità e le urla brevi e acute della compagna, quasi esultanti, le ghiacciavano il sangue. Forse fu per questo che Buffy finì il suo avversario più velocemente possibile e poi si volse per vedere l'altro vampiro volare verso una lapide, scagliato da Kenny con forza. Il sangue sul viso deformato del demone, affermò quanta violenza i colpi della bruna avessero. Era maciullato e le nocche della Cacciatrice ne portavano la firma liquida e viscida. Kennedy si fiondò sul malcapitato e iniziò a colpirlo sempre con più forza, con una serie di pugni al viso e al corpo. Schiacciato sotto il suo peso, il vampiro era inerme.

 

"Perchè non lo finisce?".

 

Si chiese la bionda, mentre i suoi ricordi correvano al viso di Spike e ad una notte di disperazione di quasi dieci anni prima. I suoi occhi si staccarono dalla scena per cadere sul paletto dell'altra, abbandonato di proposito per terra. Altri ricordi colpirono Buffy... una Faith giovane e rabbiosa che amava violentare la notte con la sua ira, imbevendo il suo spirito con il fiato appannato dell'assassino dentro di lei. Faith…

 

- Kennedy!!! - Le urlò avvicinandosi, mentre il massacro continuava aumentando in brutalità e ferocia.

 

- Kennedy, basta! – Ripeté Buffy, più allarmata, studiando l’atteggiamento dell’altra e trovandolo sempre più aggressivo, sempre più simile a quello di Faith tanto tempo prima.

 

Il sole iniziò la sua ascesa e la lama dorata del signore del cielo falciò la zona d'ombra dove si trovavano. Kennedy, percepì il calore sotto le sue mani, mentre il demone iniziava a dimenarsi in preda alle fiamme. Ma non smise di colpire.

 

- Kenny, brucerai anche tu! Piantala adesso, basta ti ho detto! – Ripetè Buffy, correndo verso di lei, annullando la distanza fra loro in pochi attimi.

 

- Brucia, cane! Brucia e torna all'inferno!!! – Urlò Kennedy, menando colpi a vuoto, mentre la bionda la trascinava via di peso. Le grida di quello che ormai era solo una fiaccola disumana, fesero l'aria e il vampiro bruciò velocemente, lasciando di sé solo cenere.

 

Kennedy con uno strattone, sciolse la presa dell'altra, allontanandosi. Aveva il fiato corto e il cuore che le batteva all’impazzata, uscendole quasi dal petto.

 

- Che diavolo ti è preso? - Le abbaiò contro, Buffy. La sua voce acuta e adirata la fece trasalire, così la guardò con occhi grandi, occhi che non sembravano aver visto ciò che era appena successo.

 

- C-cosa? - Chiese con un filo di voce.

 

A Buffy sembrò un'altra persona: non più la folle violenta che era stata poco prima e nemmeno la Kennedy di sempre. Così le si avvicinò lentamente, cercando di controllarsi.

 

- Che ti prende? – Le chiese ancora, con tono più gentile.

 

- Di che parli? - Il velo spaurito nei suoi occhi era già scomparso, e ora albergava in lei una sicurezza arrogante, che irritò la prescelta.

 

- Di quello che è appena successo!… Hai massacrato quel demone provocandogli più dolore possibile e non è normale! Noi cacciamo, scoviamo e uccidiamo. Non usiamo i vampiri come pungiball! – Sbottò Buffy, ora nuovamente irritata.

 

- E che t'importa? L'ho ucciso no? Tanto basta! -

 

- Adesso non è il risultato che conta, è il modo. Di questo sto parlando! – Kennedy rise malignamente e portò le braccia sulla testa, iniziando a camminare intorno all'amica, senza perderla mai di vista come un predatore con la preda.

 

- Andiamo Buffy... se non ricordo male noi siamo cacciatrici di vampiri, no? Quindi, prima li troviamo e poi li massacriamo giusto? Credo di aver ottemperato a tutti i nostri doveri! -

 

- Divertirsi a fare del male non è nella lista... altrimenti diventiamo come loro! – E, dicendo questo, si era girata verso il cadavere del ragazzo alle loro spalle.

 

Quando anche Kennedy ebbe fissato lo sguardo sul corpo, si girò di nuovo a guardarla e aggiunse.

 

- O peggio! -

 

- Cioè? - Chiese la bruna, fissando quello scempio.

 

- Assassini! - Sibilò grave, Buffy.

 

Kennedy la guardò stupita, per poi scoppiare in una forte risata.

 

- Oh, Buffy! Non esagerare!... Non credo di aver fatto nulla di male! Era un demone, un colpevole... andava punito e l’ho fatto! - La voce le divenne dura e fredda, come se quello fosse l'unico obiettivo della sua esistenza: punire, distruggere i colpevoli, coloro che chiamavano la rabbia in lei, anche se si rendeva conto in modo inconscio che quel demone non era di certo il colpevole che cercava.

 

- Infondo mi sono solo divertita un po'! – Aggiunse poi, stemperando l’atmosfera sorridendo appena.

 

- E da quando ti diverti così? Mi sembra di parlare con Faith, nel periodo più brutto della sua vita! - Le urlò contro Buffy, in risposta. Finalmente le aveva sputato addosso i suoi pensieri, la sua preoccupazione. Kennedy indietreggiò di qualche passo, sorpresa di sentire quelle parole. Conosceva bene la storia di quella che era stata l’ultima Prescelta traditrice e non si era mai reputata neppure vagamente simile a lei. A quanto pareva, Buffy invece aveva trovato delle somiglianze.

 

- Buffy... calmati, ok, ho capito! Mi sono solo sfogata... non prendertela, davvero! -

 

La bionda sbuffò frustrata.

 

- Io... Kenny, capisco che non sia un gran periodo. E che tu abbia bisogno di sfogarti, ma non è questo il modo. So cosa vuol dire finire in mezzo alla violenza, non è facile poi scrollarsela di dosso! E anche fare del male a se stessi non serve. Intendo… prima, nello scantinato. Lo so che tutta questa storia, ti sta facendo impazzire... Darhat, Tara... e tu e Willow, non so bene come stiano le cose fra voi ma... so che è un gran casino e… -

 

- Potremmo non parlarne adesso? Non sono dell’umore adatto! - La tagliò la bruna, girandosi di scatto e dandole le spalle.

 

- Kennedy, io voglio solo aiutarti! - Le disse Buffy, posandole una mano sulla spalla.

 

- Non puoi fare niente, purtroppo per me! - Sussurrò l'altra, guardando a terra. Poi aggiunse - Non è né mia, né tua la scelta... spetta alla tua migliore amica, come sempre, per quanto mi riguarda! -.

 

- Credo sia anche affar tuo... è la tua donna, no?- Le disse dura Buffy. Non le piaceva neanche quel fare arrendevole nell'altra: non la riconosceva più.

 

- Questo non lo so più... ha tentato di uccidermi, non scordartelo! - Sibilò la bruna, con gli occhi serrati a fessure e pieni di lacrime che era decisa a non versare.

 

- Non era in lei! -

 

- Non difenderla... non serve! -

 

- Dammi retta, neanche per Will è facile: cerca di capirla! -

 

- E' da quando la conosco che cerco di capire, di capirla! La giustifico, la scuso... sono stanca adesso, però! Soprattutto se la persona che dice di amarmi, brilla di luce quando vede un'altra che nemmeno è viva! -

 

- Non è un'altra... - Sussurrò Buffy, sapendo però che questo la bruna l'aveva capito a perfezione.

 

- Giusto! Tara è l’altra!!!… L'unica che Will abbia mai amato prima di me, uscita direttamente dalla tomba... sorpresa!!! Che culo!… E lei in tutta risposta pende dalle sue labbra e tenta di ammazzarmi. Bell'amore davvero! Sono fortunatissima! -

 

- Kennedy... -

 

- Forse non mi ha mai amato! – Esclamò, serrando gli occhi per impedirsi di piangere. Strinse i pugni per trattenere il dolore, come se la stessero suturando a crudo. Buffy si avvicinò per abbracciarla, ma lei si spostò. Così, dopo aver sospirato amareggiata, la bionda disse le uniche cose che le vennero in mente.

 

- Sei ingiusta... non è vero! Lei ti ha amato e ti ama... ma le serve tempo e quando questa storia sarà finita vedrai che... -

 

Kennedy la interruppe di nuovo, fissando il suolo.

 

- Non so se ce la faccio... -

 

Buffy la guardò esterrefatta e triste al contempo.

 

"Oh, Will.. cosa stai facendo? Ti rendi conto che così le perdi entrambe? Hai piegato la piccola e tenace potenziale..." pensò.

 

Kennedy si scosse.

 

- Sai che ti dico?Basta...non mi va più di parlarne, andiamo a dormire? - Chiese con ancora gli occhi lucidi, ma mostrando un falso sorriso all'altra.

 

- Per quanto riguarda... - iniziò Buffy, indicando la cenere del vampiro.

 

- Non preoccuparti capo, ho capito! Promesso: mi limiterò! Ora ti prego, andiamo? -

 

Buffy assentì, nonostante non fosse affatto convinta della promessa di Kennedy: la violenza dimostrata da lei non aveva smesso d’impensierirla. Capiva lo sfogo, come le aveva detto, ma il piacere no. E non lo approvava. C'era qualcosa di strano in Kennedy… anche la scena dello scantinato non la convinceva. La sua compagna di caccia stava male e molto, questo lo sapeva, glielo aveva appena detto lei stessa; ma quel fare lunatico che passava dalla rabbia più cieca all'arrendevolezza più assoluta la faceva pensare più ad una psicopatica che ad una ragazza stressata. Buffy sapeva che Kennedy era un'insicura che spesso faceva la dura per schermarsi, ma se voleva una cosa, si spaccava la schiena pur di averla e se l'amava poi... era tenace, coraggiosa, testarda fino all'inverosimile. E Willow... be’, Will era ciò che aveva voluto e amato negli ultimi sette anni. Non era da lei gettare la spugna e non era da lei deviare il dolore in un piacere perverso. Il tutto dimostrava una debolezza evidente in Kennedy e Buffy sapeva bene che qualcuno, tanti purtroppo, giocano con fragilità simili. Ken poteva essere o era già bersaglio e nel mondo di una Cacciatrice, esserlo è d'abitudine. Tutto sta a non farsi prendere, a colpire prima d'essere colpita. Ma se la ferita aperta da Will nell'altra, l'avesse indebolita al punto da farla diventare una facile preda? Questo poteva esserle fatale. Sentì l'altra ragazza comporre il 911 sulla tastiera del cellulare.

 

- C'è qualcuno a terra nell'ala nord del Washinton Cemetery... – Disse Kenny. Subito dopo le due scattarono, andando via di corsa: i soccorsi sarebbero arrivati presto e loro due non dovevano farsi trovare lì. 

 

Quando rientrarono, trovarono Willow e Giles in soggiorno, immersi in una meditazione profonda, seduti sul tappeto con le gambe incrociate e gli occhi chiusi.

 

- E' sia rigenerativa, che calmante... - Spiegò Buffy alla bruna, in un sussurro. - Giles me ne fece fare una serie, al primo anno di college... - Così dicendo la spinse in cucina per non disturbare i due. Si prepararono un po' di caffè e si misero a berlo lentamente, sorseggiando il liquido caldo e addolcito dal fruttosio che tanto piaceva a Buffy.

 

- Forse dovresti farne anche tu... - Buttò lì, la Cacciatrice bionda.

 

Kennedy la ignorò.

 

- Senti... non... non te l'ho ancora chiesto. La spalla di Will... insomma lei come sta? - L'ultima frase la disse guardandola dritta negli occhi, mentre prima aveva fissato lo sguardo verso il soggiorno.

 

- E' una brutta ferita, ma la magia bianca e la meditazione l'aiuteranno, tranquilla! -

 

Kennedy sorrise forzata, ma Buffy non fece a meno di notare che la notizia l'aveva rilassata.

 

In quel momento scese le scale Dawn, facendo tanto baccano da sembrare un terremoto più che una persona che camminava.

 

- Buongiorno famiglia! Cacciatrici, streghe, topi di biblioteca...! -

 

- Ehi! - Urlò Giles, dal soggiorno, sentendola.

 

- Brava! Li hai interrotti... - Costatò Buffy, rifilando un pacca sulla fronte alla sorella. Giles arrivò poco dopo e prese la tazza di caffè che la ragazzina gli offriva in segno di pace.

 

- Non avete una bella cera... problemi? – S’insospettì l'Osservatore, guardando le sue due Cacciatrici.

 

-Novizi... siamo arrivate tardi. Ma è stato il loro primo e ultimo danno... cenere alla cenere! - Bofonchiò la bionda, lasciando perdere il comportamento di Ken: voleva capirci qualcosa di più per conto suo, prima di preoccupare il suo mentore. Giles guardò Kennedy che teneva lo sguardo basso.

 

- Tutto bene? – Disse, paterno.

 

La ragazza sorrise come meglio potè per rassicurarlo, ma entrambi capirono che se le cose stavano come stavano, era inutile prendersi in giro.

 

- Sono stata meglio... – Rispose Kennedy, alla fine. E a Giles bastò.

 

- Dawn, devi prepararti per andare a lezione... invece per voi due, data la nottataccia è previsto un giorno di vacanza. Ho già avvertito! – Esclamò Giles, cambiando discorso.

 

- Non è giusto! - Si lamentò Dawn, sbuffando come quando era piccola. Buffy le scoccò uno sguardo furbo e fece un mezzo sorriso.

 

- Tranquilla, sorellina, se conosco il Signor Giles, faremo ricerche tutto il santo giorno!… Ti conviene andare! – Disse Buffy, ridendo poi sarcastica, mentre la sorella fuggiva di sopra a gambe levate. E la più grande delle sorelle Summers non ebbe torto; infatti, dopo un paio di misere ore di sonno, sia Kennedy che Buffy, aiutate da Xander arrivato dopo pranzo, fecero ricerche con Giles per scoprire tutto lo scibile sul loro nemico: poteri, punti deboli ecc ecc...

 

Will si unì a loro dopo l'arrivo di Dawn, a metà pomeriggio. La Strega aveva meditato sotto il portico tutto il giorno e ora, finalmente, si sentiva un po' meglio e voleva dare una mano. Era molto scossa dalla nottata precedente, tutti l'avevano capito: era silenziosa e distratta. Ma si sforzava tremendamente di apparire rilassata e, sperò Buffy, questo avrebbe dovuto tranquillizzare un po’ anche Kennedy con la quale, tuttavia, era in evidente imbarazzo, più che con chiunque altro. Ma Kennedy lasciò correre, nonostante s'innervosisse ogni minuto che passava: non le disse nulla, né la trattò con freddezza. Sembravano due attrici ad un provino decisamente poco brillante…

 

- Mi passi quel volume? - Chiese ad un certo punto la Cacciatrice più giovane alla sua ragazza; ma la rossa con gli occhi persi nel vuoto di chissà quale pensiero non la sentì.

 

- Willow... - La chiamò di nuovo Kenny, con voce stanca e monotona. Stanca quanto era lei, di sentirsi ignorata, messa da parte, estranea, quasi di troppo. Eppure, nonostante da fuori sembrasse spenta, la rabbia in lei cresceva alimentata nuovamente da una fonte sconosciuta, che lavorava imperterrita dietro le quinte, aspettando un nuovo momento per esplodere.

 

Dopo l’ennesima volta che Kennedy chiamò il suo nome, la rossa si scosse e la guardò sperduta.

 

- Il volume... passamelo per favore! - Si limitò a ripetere la bruna.

 

- Certo...! Scusa! – Si affrettò a dire l’altra, annuendo titubante e stornando lo sguardo ancora più imbarazzata. Stava per darle il libro che le era stato chiesto, ma poi fermò improvvisamente il braccio a mezz'aria.

 

- Sta arrivando... – Sussurrò appena.

 

- E allora passamelo! - Disse Kennedy scocciata, non afferrando il senso delle sue parole. Will finalmente la guardò negli occhi nocciola e scosse leggermente la testa passandole il libro.

 

- Non parlavo del volume… parlavo di lei! – Le disse Willow, ora infastidita dal suo tono brusco. Un momento dopo tra loro si sprigionò una piccola luce e Tara comparve in mezzo al soggiorno, dov'erano tutti. Le due streghe incatenarono gli sguardi, sorridendosi mentre Kennedy, in tutta risposta, fece cadere un grosso tomo polveroso dalla sedia provocando un rumore non indifferente e tutti si girarono a guardarla.

 

- Ops... mi è caduto! – Disse, con l’aria più ingenua del mondo e sorridendo innocente.

 

Lo scambio di informazioni fu quasi nullo e la serata si concluse presto, quando Buffy uscì per la ronda, verso mezzanotte accompagnata solo da Xander stavolta. Willow stava mangiando qualcosa di malavoglia in cucina: una scusa come un’altra per sfuggire a un confronto che voleva rimandare il più a lungo possibile. Ma Tara poco dopo la raggiunse.

 

- Come stai? – Le domandò il fantasma, sinceramente preoccupato per lei.

 

- Bene... – Rispose Will, a mezza bocca. Stava mentendo.

 

- Non è vero…! -

 

Fu allora che Willow si voltò dalla sua parte per guardarla, cosa che fino a quel momento non aveva voluto fare. Fece spallucce e sorrise appena: poco convincente, tuttavia.

 

- Oh, niente di irreparabile! Basterà un po' di meditazione e un po’ di riposo, magari! – Disse allora la Strega Rossa, toccandosi cautamente la spalla e non riuscendo ad evitare una piccola smorfia di dolore.

 

- E qui? - Chiese l'altra, toccandosi il petto.

 

Will fissò la finestra.

 

- Batte ancora, no? -

 

In quel momento Kennedy entrò frettolosamente e la voce di Dawn le sovrastò.

 

- Voglio le frittelle Kenny, dai! – Disse la giovane Summers, felice di vedere che la sua amica l’avrebbe accontentata.

 

- Ora le fai tu…? - Sussurrò Tara, sorridendo malinconica verso Kennedy. A Will non sfuggì la delusione in quegli occhi limpidi e le si spezzò il cuore al pensiero di ciò che doveva provare Tara nel constatare quante cose fossero cambiate in sua assenza. La vita di tutti era andata avanti… senza di lei. La bruna notò immediatamente la reazione di entrambe: le aveva involontariamente interrotte. Ma non ne era poi così rammaricata.

 

- Faccio in fretta e mi tolgo dai piedi! – Disse, scura in volto, prendendo il necessario con gesti rapidi e mettendo la padella a scaldare. Willow sospirò pesantemente, attirando subito l'attenzione di Tara, mentre Kennedy ignorandola, rimase di spalle verso i fornelli a far finta di non averla udita. La rossa guardò la Cacciatrice e si sentì più sconsolata che mai. Basta rimandare, si disse. Allora iniziò il discorso che provava da tutto il pomeriggio, nonostante la presenza forse poco adatta di Dawn.

 

- Io... vorrei scusarmi con entrambe per ieri notte…- Iniziò Willow, esitante. Dawn la guardò per un momento, poi passò rapidamente in rassegna le altre due e decise che doveva svignarsela di lì; così si voltò e fulminea scomparve per andare nella propria stanza, tanto più che tirava una brutta aria da quelle parti. Kennedy posò il cucchiaio di legno che aveva in mano e rimase immobile ad ascoltare, sempre dando le spalle al resto della stanza, a Willow e a Tara.

 

- Will... non è colpa tua... - Iniziò Tara, guardandola comprensiva e avvertendo il suo rammarico.

 

- No, Tara... aspetta! Che sia colpa mia o no, non ha importanza ora! -

 

Ribatté la rossa, facendo un altro respiro.

 

- Non so se sia stato Darhat con il suo influsso o io stessa... sta di fatto che sono stata debole di nuovo e quello che c'è di cattivo in me, è riemerso. Ho usato la magia nera un'altra volta e l’ho usata contro… qualcuno che amo! – Proseguì, guardando le spalle di Kenny. Poi si volse verso Tara e incontrò il suo sguardo amareggiato, studiandolo come non aveva osato fare fino ad allora. Dopo un momento aggiunse - … E tanto tempo fa, ti avevo promesso il contrario... una promessa che si è tramutata in giuramento davanti alla Dea, dopo il mio ritorno dall'Inghilterra. Quindi ho tradito la Dea e te... non so come scusarmi! -.

 

Tara scosse lievemente la testa.

 

- Il mio perdono ce l'hai, già lo sai... - Disse piano, la bionda.

 

- Non so se basta, tesoro... – Rispose Will, sorridendole e non percependo il brivido che scosse Kennedy a sentirla pronunciare quell’appellativo. Tesoro… La bruna di scatto versò il preparato per le frittelle nella padella, domandandosi con ira perché stava ascoltando quella conversazione? Avrebbe voluto essere ovunque ma non lì e la rabbia saliva, saliva, quasi non la tratteneva più. Willow chiedeva scusa a Tara per una stupida promessa e a lei? L’aveva quasi ammazzata. Questo era importante, non una dannata promessa fatta secoli fa…

 

I suoi ragionamenti pieni d'ira, vennero interrotti giusto dall'interessata.

 

- Ma la persona a cui devo chiedere scusa di più, sei tu Kenny... – La sentì dire, inaspettatamente. Fu per la sorpresa che Kennedy s’ immobilizzò di nuovo, smettendo di controllare l'impasto.

 

- Stavo per... se Tara non mi avesse fermata, non so cosa avrei fatto... perdonami! – Terminò Will, contrita. La rabbia di Kennedy allora si sciolse un poco, non riuscendo tuttavia a scivolare completamente fuori da lei.

 

- Non credo sarei riuscita a vivere senza di te... e la tua assenza stavolta sarebbe stata a causa mia. Non credo che sarei sopravvissuta alla tua morte, amore! - Questa volta fu Tara a sobbalzare, ma Willow sapeva che quel discorso avrebbe ferito entrambe in qualche modo e decise di sorvolare perché non voleva assolutamente dover scegliere chi delle due far soffrire di più. Così riprese a parlare quasi a ruota libera.

 

- Ma voglio che tu sappia che non ero in me... non sapevo cosa facevo! Non sapevo chi fossi... mi hai già visto in quello stato e mi spiace di avertelo fatto rivedere! - Sospirò pesantemente ancora una volta; forse le due donne della sua vita non si rendevano conto di quanto le costasse quel discorso, sia per l'ammissione di debolezza e dipendenza dalla magia, labile, ma ancora presente in lei, sia per il vederle soffrire tutte e due per lei. Ma non aveva finito e la propria coscienza le imponeva di continuare quel maledetto discorso.

 

- Quando si è trattato di Tara... quando si tratta di lei, non ho barriere. Lascio libere le catene che imprigionano quella parte di me senza regole e controllo. Libero un demone… più violento di quello di un vampiro, ma soprattutto mille volte più potente di quanto io stessa immagini. Le persone che amo sono il mio punto debole e lei lo è più di tutti. Questo non te l’ho mai nascosto, Kenny!… Nessuno, nessuno deve sfiorarla. Era così prima ed è ancora così. Probabilmente lo sarà sempre!... Per la Strega Nera… è come essere sfidata e la Willow di tutti i giorni non controlla la Strega Nera se si tratta di Tara! -

 

Una storia che Kennedy aveva già sentito un centinaio di volte, ma che mai prima della sera precedente aveva capito fino infondo. Willow stava cercando di spiegarsi e vedeva le altre due irrigidirsi sempre di più, per motivi diversi ma altrettanto importanti.

 

Kennedy si stava rendendo conto ancora quanto la bionda fosse importante per la sua ragazza; mentre Tara si sentiva oppressa da un senso di colpa che non avrebbe dovuto provare ma che la stava attanagliando, devastandola.

 

- Io permetto che accada... la colpa non è di nessun altro!… Dovrei controllare la mia parte oscura e non lo faccio, quindi è colpa mia!… - Riprese Willow, specificando ciò che le passava per la testa. Poi però aggiunse… - Non posso sapere se qualche nemico colpirà sul mio tallone d'Achille, ma devo essere certa che i miei amici, che la mia ragazza... non lo usi mai contro di me! Lo capisci, Ken? - Kennedy si girò di scatto, guardandola negli occhi verdi e inchiodando i loro sguardi. Forse non aveva capito bene...

 

Intanto le frittelle di Dawn iniziavano a bruciacchiarsi.

 

Willow tentò di spiegarsi ancora meglio - Kenny... l'hai fatto apposta? Devo saperlo, ti prego... - Sussurrò la giovane, guardandola seria. Kennedy aprì la bocca esterrefatta e punta sul vivo, senza sapere cosa dire. Poi scoppiò in una risata cattiva.

 

- Che diavolo vuoi che ti dica, strega? – Le disse, urlandole praticamente contro. Ma l’altra non rispose, attonita da quella reazione esagerata quanto violenta. Allora Kennedy proseguì con lo stesso tono, battendosi sul petto per sfidarla come avrebbe fatto con un qualunque nemico – Avanti, uccidimi! Così sarai sicura non ti tradirò più e la tua cara Tara sarà per sempre al sicuro seppellita tre metri sotto terra! -

 

-Ti ho fatto una domanda... non ho detto che mi hai tradito, sta’ calma, ok? - Le rispose l'altra, mentre Tara indietreggiava. Né Willow, né Kennedy sembravano essere disposte a smorzare i toni lasciando passare l’atteggiamento dell’altra.

 

- Si che l'hai detto, le orecchie mi funzionano ancora bene, come gli occhi del resto!… Io, proprio io, la persona che più ami al mondo, quella senza cui non potresti vivere… - la scimmiottò, imitando la sua espressione -… ti ha sfidata toccandoti... toccandoti LEI! Perché dovresti lasciarmi viva?... Hai ucciso per molto meno! -

 

- Bada a ciò che dici...! - Sibilò fra i denti, la rossa.

 

- Mi stai minacciando? Be’, dove sono gli occhi neri? Facevi molta più paura ieri sera! Sei tu che mi hai tradito, sei tu che mi avresti tolto la vita senza alcun problema, se LEI non ti avesse fermato! – Ribatté Kennedy, furente, indicando con un dito Tara - Lei è la causa, sempre lei!!!… Sei tu nel torto e vuoi le mie scuse, vuoi che mi giustifichi? Scordatelo, bellezza! Sei tu la colpevole e se credi che stavolta farò finta di niete… be’, vai al diavolo, Willow!!! – Queste ultime parole le aveva praticamente urlate a squarciagola, come se la sua interlocutrice fosse sorda. Dagli occhi erano cominciate a sgorgare lacrime di frustrazione e dolore e non tentò neppure di nasconderle o frenarle mentre Giles e Dawn entravano in cucina, attratti dal chiasso e dall'odore di bruciato.

 

- Che succede qui? - Chiese l'Osservatore.

 

- Le mie frittelle!!! - Disse Dawn, scattando verso i fornelli e togliendo la padella dal fuoco. Il suo contenuto era ormai carbonizzato, immangiabile e tremendamente maleodorante. Kennedy si voltò verso di loro e li fissò per un momento, come se fosse stata indecisa sul da farsi. Poi mosse stizzita le braccia.

 

- Andate al diavolo tutti!!! – Sbottò, come se fosse impazzita. Poi si catapultò verso il piano di sopra, fermata all’ultimo da Willow che la trattenne per un braccio.

 

- Ken… aspetta, mi dispiace, per favore, non volevo... -

 

Ma divincolatasi dalla stretta, Kennedy uscì dalla cucina e quasi correndo riuscì a guadagnarsi le scale, urtando incurante contro Dawn e Giles. Willow lanciò loro una breve occhiata, poi ne lanciò una più rammaricata verso Tara e alla fine scattò anche lei con l’intenzione di seguire la sua ragazza nella loro stanza per finire quella discussione meglio di come era iniziata… almeno così sperò, salendo convulsamente i gradini.

 

Will trovò Kennedy ancora in lacrime che aveva preso un borsone, lo aveva gettato sul letto e lo stava riempiendo a casaccio con le sue cose, incurante dell’ordine o di piegarle per non rovinarle. Sbatteva tutto dentro con irruenza e rabbia e intanto continuava a piangere, tirando su col naso a tratti. La strega chiuse la porta per avere un po’ di privacy e le si avvicinò cautamente.

 

- Ken, mi stai a sentire un momento, per favore? – Disse, quasi esitante. L’altra nemmeno la volle guardare in faccia però.

 

- E perché mai, per farmi dire altre bugie o offese? No grazie, ho fatto il pieno per questa vita e almeno le prossime tre a venire! -

 

Lo sguardo di Willow si corrucciò: Dio, quanto era cocciuta Kennedy! Un lato del suo carattere che aveva sempre amato e odiato al contempo, pensò la rossa. Allora si mosse, la prese per un braccio e la costrinse a smetterla di gettare roba nella borsa e a guardarla.

 

- La smetti, per favore?… Non è certo per mentirti che sto cercando di parlare con te!… Vuoi ascoltarmi un secondo? -

 

- Tanto il ritornello lo conosco a memoria! -

 

- Ma di che parli? -

 

- Scusami, ti amo, per me sei importante e… bla, bla, bla! Sta di fatto che ieri sera mi hai quasi uccisa perché ho… provocato uno scherzetto a Tara. Will, sveglia! E’ un fantasma! Non sarà certo un demone che le ruzzola addosso o una sfera energetica a farla fuori: già è morta, defunta, andata! E finché non accetterai questa realtà, come puoi chiedermi di restarti accanto? -

 

- Pensi che non sappia che è morta? Ma… la mia reazione di ieri… è stata fatta dalla parte di me incosciente, quella sepolta sotto a tutto il resto! -

 

- No! E’ stata scatenata dalla parte di te che la vorrebbe al mio posto, in ogni momento della tua vita!!!… Non raccontarmi cazzate, Will! Te l’ho già detto: ho gli occhi e le orecchie che mi funzionano bene!… - Sbottò Kennedy, facendosi togliere le mani di dosso dall’altra con uno strattone. Poi gettò nel borsone un altro paio di cose e se lo mise a tracolla lanciandole un’ultima occhiata di fuoco – Vuoi lei? Vuoi un fantasma? Be’, prenditelo perché io mi sono rotta: non sono più la tua ruota di scorta, rossa e non ho intenzione di farmi ammazzare per lei!… Addio, stammi bene! – Dopodiché la scansò bruscamente da davanti alla porta e praticamente scappò via a grandi falcate, sotto gli occhi diventati tristi e lucidi di una Willow sconvolta.

 

Da sotto, Dawn e Giles sentirono la porta sbattere quando Willow ebbe raggiunto Kenny in camera, poi un vociferare agitato di sottofondo che durò alcuni minuti, e quando la porta si riaprì, poco dopo, videro Kennedy andarsene con dei bagagli evidentemente preparati in fretta e furia. Giles sospirò guardandola andare via: non avrebbe tentato di fermarla. Sapeva che in quel momento non ci sarebbe riuscito. E poi, infondo, aveva sempre ammirato la capacità di quei ragazzi di farsi prendere dalle passioni personali anche in momenti così carichi di tensione, in cui il Mondo intero rischiava. Era un modo per ricordarsi che sì, l’umanità andava salvata, ma anche loro ne erano parte.

 

- Bè... lasciamole sfogare! Ragazze mie, io vado a letto! - Disse l’uomo, pulendosi gli occhiali e non capendo in pieno la gravità e la dolenza di quel momento.

 

Quando l'osservatore se ne fu andato, Dawn si avvicinò a Tara e le chiese se lei stesse bene; l’altra scosse la testa e scrollò le spalle sorridendo appena, quasi a voler fingere che non c’era motivo per lei di star male… ma Dawn sapeva che non era così. Era turbata e ferita dalla scenata a cui aveva appena assistito e dalle cose che aveva sentito dire sia da Will che da Kennedy… in qualche modo la riguardavano tutte.

 

- Dunque... adesso sparirai o ti va di passare la serata con una vecchia amica? - Le chiese titubante, allora. Tara le lanciò un’occhiata.

 

- Perchè no?... Il mio tempo qui, per oggi, non è ancora finito… - Rispose e nel dirlo si scoprì a guardare verso le scale. Avrebbe voluto salirle, in realtà e andare da Will. Percepiva il suo dolore ora. Ma s’impose di non farlo: non era quella la sua missione.

 

Willow non era la sua missione.

 

Lo ripeté mentalmente talmente tante volte che finì per iniziare a crederci, nonostante sapesse bene che il suo cuore batteva per qualcos’altro… alla fine non resistette e dopo aver detto a Dawn – Scusa un momento…! Torno subito! – Si avviò su per le scale e andò in camera di Will. Dawn, però, non volle attendere perché aveva capito che se Tara aveva quella fretta, probabilmente era perché Willow stava male… le era bastato ripensare un attimo alla Kennedy furiosa che era scappata, andando via di casa. Così la seguì.

 

Le due, come previsto da Tara, trovarono Will sconvolta, accucciata ai piedi del letto con lo sguardo fisso sul pavimento e gli occhi strani, velati di qualcosa a cui non seppe dare un nome, eppure impassibili. Tara li vide impenetrabili per la prima volta: non le era mai capitato prima. Forse, stava accadendo perché quel dolore era solo di Willow e di Kennedy, un qualcosa che la rossa non avrebbe condiviso nemmeno con lei. Non poteva. Neppure mentre se ne stava lì, con le braccia serrate intorno alle ginocchia, mentre la spalla ferita perdeva sangue… probabilmente si era riaperta e la morsa che la strega si costringeva a mantenere non aiutava.

 

Dawn avanzò, ma Tara con un gesto della mano le fece capire che toccare Willow in quel momento non era saggio; così la più giovane si limitò a chiedere timidamente cos'era accaduto. Lunghi istanti di impietosa afonia presero Willow, fino a che non si sentì pronta per quelle due parole dure e senza speranza.

 

- E' finita… - 

 

Buffy aveva appena salutato Xander all'angolo, quando vide un'ombra correre velocissima lungo il viale verso di lei.

 

La guardò avvicinarsi, studiandola.

 

Pendeva leggermente a destra, come se un peso ne frenasse l'andatura cadenzata, correva all'impazzata, come un animale ferito e folle.

 

La riconobbe all'ultimo e il cuore le si gelò leggendo nei lineamenti di Kennedy una durezza e un dolore spaventosi.

 

- Kenny!!! - La chiamò, mentre l'altra la sorpassava. Ma dato che fu ignorata, prese ad inseguirla. Nessun suono, solo il frusciare dell'aria che le sferzava; una corsa silenziosa, propria solo di due felini, di due predatori in caccia.

 

Due Cacciatrici.

 

Buffy pensò di averla raggiunta solo perché l'altra era carica di quel peso... il suo borsone sembrava stesse per esplodere. Ma quanta roba ci aveva messo dentro? E che roba poi? Comunque, se non fosse stato per quell’ingombro dall’aria pesante, probabilmente non le avrebbe afferrato mai il braccio, frenandola.

 

- Ma che diavolo...??? – Disse Buffy, ansimando.

 

- Lasciami in pace! - Le urlò contro l'altra, tentando di divincolarsi.

 

- Kenny, cos'è successo?? Dove stai andando? Sembri una pazza! – Esclamò la bionda, preoccupata.

 

- Lontano da lei! Lontano da tutti voi! - Continuò ad urlare, Kennedy - E' finita, Cacciatrice! E' finita! – Era assolutamente fuori di sé e intanto piangeva avide lacrime di rabbia.

 

- Kennedy... calmati, parliamone! - Disse Buffy, impallidendo. Iniziava a capire cosa fosse successo.

 

Infine Will, l'aveva persa?

 

- Calmarmi? Amo un'assassina, amo una sudicia puttana, che preferisce una morta a me e mi sta fottendo la vita! -

 

La lealtà verso Willow, bruciò nel sangue di Buffy e la infervorò all’udire quelle offese tanto amare e spregevoli. La sua migliore amica aveva delle colpe; sicuramente aveva fatto soffrire la bruna immensamente, ma Kennedy non si doveva permettere tanto.

 

- Stai esagerando... finiscila! – Sibilò, allora.

 

- Si difendila!… L'avete sempre fatto! Una povera pazza omicida, difesa da degli ipocriti!!! - Ora Kenny singhiozzava, nonostante il suo dolore mutasse sempre più in furia cieca. Buffy vedendola in quello stato, si addolcì, anche se gli insulti la ferirono profondamente.

 

- Ti sbagli... ma ora non ha importanza. Va bene... immagino che tu e Willow... -

 

- Non pronunciare il suo nome! Non farlo mai più davanti a me! – E, a queste parole, strattonò l'altra, che però non la lasciò andare.

 

Resasi conto che la presa che la imprigionava resisteva, lanciò il borsone a qualche metro, caricò il sinistro e colpì l'altra sulla mascella. Buffy, presa di sorpresa, accusò il pugno in pieno, mollando la presa e ruzzolando poco distante. Ma si riprese immediatamente e la reazione di entrambe fu alzare i pugni in posizione di difesa. Tuttavia, quando il raziocinio e l'affetto per l'altra supplirono l'istinto, Buffy incredula abbassò la guardia per poi toccarsi là dove il pugno della sua consorella l'aveva colpita. Fissò Kennedy basita e offesa.

 

Solo in quel momento la bruna riacquistò lucidità.

 

Aprì la bocca per chiedere scusa, ma non ne uscì alcun suono, mentre i suoi occhi sfumavano l'ira in dispiacere e dolore allo stato puro.

 

- Mi... mi hai colpita? - Sussurrò Buffy, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi e rimanendo in ginocchio.

 

- I-io... - Ma la bruna non seppe dire altro.

 

Un'ombra di paura attraverso gli occhi dell'ultima guardiana di Sunnydale.

 

- Cos'hai fatto a lei? - Chiese gelida, pronta a scattare in base alla risposta che avrebbe ricevuto. A quelle parole Kennedy indietreggiò appena, poi fissò il suolo delusa. Sempre in silenzio, raccolse il borsone e se lo mise sulla spalla e fece per andarsene.

 

Buffy, allora, si diede della stupida: Kennedy amava Willow... non le avrebbe mai fatto del male, solo che quel pugno l'aveva disorientata.

 

- Dove andrai? - Le chiese guardandole le spalle, con tono di scusa nella voce.

 

Ancora silenzio.

 

- Kennedy... sei ancora mia amica, non ti lascio sola! – Le gridò dietro, sperando che l’altra tornasse sui propri passi.

 

- No... tu sei sua amica! E non lascerai sola lei…! - Disse l’altra Cacciatrice, fredda.

 

Di nuovo nessun suono.

 

- Dimmi dove andrai, per favore... per lo meno se avessi bisogno di te nella caccia... – Buffy cercò di trovare una scusa, anche se una scusa non era: dopotutto Ken rimaneva una Cacciatrice.

 

- Non caccerò più con te... – Si sentì rispondere.

 

- Cosa? - Ora Buffy era davvero sbalordita - Ma con questo demone, con Darhat in giro? C'è una nuova apocalisse da sventare, non puoi chiamarti fuori! -

 

- L'ho appena fatto! -

 

- Kennedy, ascoltami... anche se la tua vita sentimentale è in crisi, tu rimani comunque una prescelta! -

 

- Le Cacciatrici puniscono i colpevoli, non è vero Buffy? – La voce ora era persino troppo tranquilla.

 

- Ecco brava! Sì e non solo... -

 

- Allora punirò i colpevoli a modo mio... -

 

- Non vorrai affrontare Darhat da sola?! - Chiese preoccupata, la bionda.

 

L'altra scosse la testa.

 

- Ken, non puoi scappare dal tuo destino, né dalle persone che ti amano! -

 

-Chi ama la Cacciatrice? Lei è l'unica, è la sola.... - Ripeté piatta il vecchio ritornello – E’ sola!-

 

- Smettila! Noi abbiamo cambiato le cose! Noi siamo due di tante, lo sai! - Ribatté dura, Buffy.

 

- Le predestinate... che gioco al massacro... fatte per morire ricordi? E più dolore proveremo, più agogneremo la morte, dolore fisico, dolore dell'anima - sorrise tristemente - Il nostro cuore si spezzerà... a questo siamo destinate, non l'hai ancora capito? A soffrire... a restare sole... a morire da sole! E nessun incantesimo potrà mai cambiare questo! -

 

- Così mi spaventi... - Disse tristemente la bionda.

 

Lei che quelle parole le aveva portate dentro, marchiate a fuoco, lei che era stata l'ultima UNICA, lei che aveva lottato perché cambiasse e aveva vinto.

 

- Non cercarmi... è meglio... io non sono più né la persona né la Cacciatrice che conoscevi... non sono più niente! - Detto questo, a passo spedito Kennedy se ne andò.

 

- Non posso crederci... è successo di nuovo! - Disse Dawn, passandosi una mano tra i capelli, la sofferenza limpida nei suoi occhi. Tara la guardò mentre ad entrambe sovvenivano immagini sfocate, di un passato lontanissimo.

 

"Non mi ha ancora perdonata, per aver lasciato Willow."

 

Si disse mentalmente la strega bionda e, nonostante quello fosse il suo peccato, si irritò perché veniva paragonata una volta di troppo alla Cacciatrice bruna.

 

- Non è la stessa cosa Dawn... – Disse, senza pensare. La giovane Summers ebbe un guizzo negli occhi.

 

Rabbia.

 

- Ah no? – Chiese pungente.

 

Tara la fissò stranita: aveva lo stesso sguardo di quella sera, quando era scesa con gli scatoloni in mano e la morte nel cuore, quando aveva lasciato il suo unico amore, ora capiva per vigliaccheria e rabbia e aveva tentato di abbracciare la piccola sorella della prescelta, che però era scappata via da lei.

 

- Quella sera, avrei voluto farti capire che non lasciavo anche te... lo sai! – Si giustificò Tara.

 

- Non è di questo che stiamo parlando... e sì, lo so e credo anche che sia stato ingiusto l'inferno per questo, nonostante tutto eri in buonafede. Non credevi forse che lasciandola le avresti dato l'input per smetterla di abusare della magia? - La bionda la guardò sbalordita.

 

-Oh, andiamo Tara!... Non sono una stupida! Sei una delle persone più innocenti che abbia mai conosciuto… più buone, più pure. Willow dev'essere andata in crisi quando le hai detto che era per questo che sei stata punita! – Esclamò Dawn infine, infastidita.

 

- Non è così... comunque grazie per la prova di fiducia. Ho fatto un errore e l'ho pagato. Ma non è per questo che dico che non è la stessa cosa! -

 

- E perché allora? -

 

La bionda non disse una parola.

 

- Perchè stavolta è Kennedy? – Incalzò Dawn.

 

- No Dawnie! E’ perchè sta facendo il mio stesso errore, dimostrando di essere una stupida! Così la perderà... e non ha un buon motivo, né una giustificazione valida! – Sbottò Tara, arrabbiata.

 

- Non lo ha come non l'hai avuto tu, infondo! – Esclamò Dawn, pronta a tenerle testa.

 

- Che cosa stai dicendo? - Le urlò contro, per la prima volta dacché l'aveva conosciuta, perdendo per un attimo la calma.

 

- Perdonami... - Si scusò, dopo un momento - Ma quella ragazzina ha l'amore di una donna stupenda e questo lo pensiamo sia io che te!… E può viverlo, può respirarlo... e lo butta via così? Per… gelosia? -

 

- Anche tu l'avevi! -

 

- Io ci sono morta in quell'amore e sono stata anche dannata per esso! - Sibilò fra i denti, Tara, assumendo ancora quell’aria aggressiva che Dawn non le riconosceva. Fu per questo che la ragazza rimase colpita... avere lì Tara, davanti agli occhi, le aveva fatto dimenticare per un momento che quella cara presenza, non era altro che questo: un'illusione. Qualcosa che a breve sarebbe scomparso, riportando vivo il dolore di quella perdita.

 

- Non la capisco... - Continuò la strega bionda.

 

L'altra per un momento mise da parte la tristezza e il dolore che quell'opalescenza labile iniziava a farle provare e cercò di farla ragionare.

 

- Come puoi non capirla? Negli ultimi minuti ti ho paragonato a Kenny due volte e tu sei scattata subito. Lei è paragonata a te, ogni giorno della sua vita da quando sta con Will… era ovvio che prima o poi sarebbe scoppiata! -

 

Tara la guardò senza capire a pieno.

 

- Tu credi che il tuo grande amore ti abbia chiuso fuori dalla sua vita in un giorno solo? – riprese Dawn - Willow vive di te ogni istante, in ogni gesto, in ogni parola. Siete voi due insieme, com'è sempre stato. E' andata avanti, sì. Si è innamorata di nuovo, ma l'amore di Will, lo sai meglio di chiunque, è costoso. Forse dopo la tua morte più che mai! E Kennedy sta scontando tutto il prezzo, da anni! -

 

Si prese qualche istante per far assimilare il tutto alla bionda. Poi riprese con più calma - Dopo che ha amato te in modo così completo e puro... unico direi, Willow è diventata esigente. Dopo la tua scomparsa, ha chiuso il cuore. Dopo ciò che ha fatto, dopo la sua follia vendicativa, si è riempita di sensi di colpa e Kennedy ha dovuto superare mille difese per arrivare alla sua anima e fatto questo… si è dovuta scontrare con te, con il tuo ricordo, con il vostro amore. E' stata coraggiosa, tenace... ha resistito perché voleva Will con tutte le sue forze, ha perseverato dove credo nessuno l'avrebbe fatto… -

 

- Amare Will... regala una forza splendente! - Sussurrò Tara.

 

- Lo so... l'ho visto in te e poi in lei. Ma quando l’ha conquistata, non si è potuta fermare. Ha dovuto accettarti nella loro vita. A scatola chiusa: Willow non le ha dato possibilità di fare diversamente e se voleva lei, Kennedy doveva prendere anche te, il tuo riflesso in lei. Quindi ricordi, paure, dubbi, momenti magnifici e in qualche modo ineguagliabili e ha dovuto ingoiare tutto, senza lamentarsi mai! -

 

Riprese fiato.

 

- La stimi molto, Dawn… - Disse sorridendole, Tara.

 

- Ho imparato a farlo... Non mi piaceva per niente, all'inizio. Troppo irruente, irascibile, a volte arrogante. Non capivo proprio cosa ci trovasse Will in lei... poi ho capito che non eri tu e per questo non l'accettavo! - Le sorrise. - Ha dovuto conquistare anche noi sai?... Ma alla fine rivedere Will felice è stato sufficiente! -

 

Tara sospirò pesantemente.

 

- Va bene... ci credo Dawnie... è una brava ragazza, non lo metto in dubbio e non sono qui per dividerla da Will. Non posso, lo sai! – Si arrese il fantasma, parlando rassegnata.

 

- Ma se fossi in vita lo faresti? -

 

- Se fossi in vita, Willow non sarebbe stata di nessun'altra! Non l'avrei lasciata mai più... e saremmo state felici! – Rispose orgogliosa e possessiva.

 

- Lo so... - Sorrise la più piccola, ricordandole nuovamente.

 

Le due streghe... l'unica speranza sull'amore che le fosse mai stata mostrata.

 

- Però vedi... ricordati cos'hai fatto quando Oz è tornato e Willow ha dovuto scegliere…-

 

- Le ho detto di fare quello che la rendeva felice, di stare con chi amava. Kennedy, scusami, ma questo non lo sta facendo! - Disse sicura.

 

- Prova però a pensare... se Oz fosse tornato come fantasma? Se Will avesse dovuto scegliere tra te e lei, sono sicura che Kenny avrebbe fatto quello che hai fatto tu. Ma questa scelta non c'è... tu non ci sei più! -

 

Tara rimase interdetta, poi scosse la testa.

 

-Non sto dicendo che è facile... ma credo che sia molto peggio per Will! -

 

- E' qui che ti sbagli... per te e Will, con la ricompensa e tutto il resto, si è riaperta una ferita cicatrizzata bene. Non dico che non sia doloroso per entrambe, cerca di capire. Lo so bene... tutti noi soffriamo, sapendo che te ne andrai di nuovo. E lei sicuramente più di tutti. Ma per Kennedy è una ferita che non ha mai smesso di sanguinare. Lei ha lottato sempre per Will, non si è fermata mai, è diventata persino reverenziale nei tuoi confronti, senza che nessuno glielo chiedesse! Poi un bel giorno viene a sapere della ricompensa, visto che Willow gliel'ha tenuta ben nascosta... e in seguito compari tu e un nuovo mostro dopo che ci avevano promesso la pace... come doveva reagire? -

 

- Per esempio, portando pazienza... e soprattutto non lasciandola! Non vedi come soffre? Si è chiusa in camera e non vuole parlarne nemmeno con me!- Sbottò Tara.

 

- Per l'amor del Cielo, Tara! Smettila di essere così ottusa! - Ora era Dawn ad essersi stufata, proprio non riusciva a spiegarsi.

 

Tara la guardò per l'ennesima volta sbigottita.

 

- Per un momento stacca i tuoi occhi d'innamorata da Willow... - Tara avvampò ma lei lo ignorò e proseguì - L'altra sera la Strega Nera è tornata... non succedeva da... tu non eri qui, ma credo che quando la nostra Will si è persa tu abbia visto cosa può fare! -

 

La bionda abbassò la testa.

 

- Abbiamo tutti paura... quando ho sentito la sua voce divenire cattiva e ho visto i suoi occhi di pece... ti giuro che ho tremato e Buffy e gli altri con me. E la causa... -

 

- Sono io...  - Sussurrò l'altra, afflitta.

 

- No, è la sua debolezza. Quando qualcuno che ama è in pericolo, Will esplode. E tu sei stata la persona che ha amato di più. Il problema è che non so perché Kenny l'altra sera ha fatto una stupidaggine... -

 

- Credo abbia solo voluto sfidare me... -

 

- Può darsi... ma il problema è che Will non ha scelto di salvare te, come credete tutte e tre! Tu sei morta fra le braccia di Willow... lei questo non potrà cancellarlo mai. Credo si sia rivista in quella mattina di tanti anni fa, quando non ha potuto far niente e ti ha persa... ieri ti ha salvato facendoti da scudo. Ma purtroppo non è stata la volta che contava! Capisci ora qual è il punto? - La bionda vide le lacrime scorrere sulle guance della sua pupilla e le sorrise commossa.

 

- Più di tutto, Willow si sente colpevole per non aver fermato quella pallottola... addirittura avrebbe preferito morire lei. E' come se ieri abbia avuto una nuova possibilità. Purtroppo falsa... Tu verrai sempre prima in questo... ma quando si è resa conto che tu non ci saresti più stata ugualmente, che il passato non si cancella, la sua furia è esplosa come allora! – Continuò Dawn, sentendo un nodo in gola.

 

Tara assentì comprendendo.

 

- Se ci fosse stata Kenny al tuo posto, avrebbe fatto lo stesso per lei e l'avrebbe salvata a costo di morire, perché ha giurato a se stessa che non sarebbe mai più successo dopo di te. E in realtà l'ha fatto, ricordi? Ha polverizzato quel vampiro, prima che toccasse Kennedy, ma questo nessuno l'ha notato!… Poi la vendetta si è mischiata al suo sangue e non ha visto più nulla, amici o nemici... così com'è stato dopo la tua morte con l'affetto di Xander, il tuo amore l'ha fermata. La sua molla sono il dolore e la vendetta, il suo freno è l'amore! - concluse d'un fiato.

 

Tara aveva versato qualche lacrima e le sue guance erano umide come quelle di Dawn, o almeno così apparivano agli occhi di quest’ultima. Chissà se i fantasmi possono piangere? Si chiese la giovane, guardandola.

 

- Credo tu abbia ragione... e credo anche di aver capito... ma questo non è importante purtroppo. E' Kennedy a doverlo capire! - Disse tristemente, Tara.

 

- Penso che stavolta sia Willow a doversi sforzare... Ken è stanca ed ha ragione... E’ Will ora che deve combattere per il loro rapporto! - Sospirò Dawn scuotendo la testa. Passò qualche istante di silenzio, poi la bionda brillò vivacemente, ma il suo viso era triste.

 

- Tara…? -

 

- Sei cresciuta piccola mia... - Le sussurrò, prima di sparire.

 

  CAPITOLO 9

 

 

 

"Quanto ho corso?

 

Non lo so più.

 

Ho visto il sole tramontare e sorgere  tante volte, ma non ho tenuto il conto.

 

So di essere lontana, ma non abbastanza. La sento ancora... dentro.

 

Difficile che se ne vada, fintanto che la mia rabbia è così forte.

 

Rabbia... o amore?

 

Si mischiano, flirtano, si scherniscono e il mio gioco rotto, gira e gira nella mia testa. Willow scorre ancora nelle mie vene. A volte sogno le sue mani sfiorarmi bollenti, poi immagino il mio corpo reagire al suo, come fino a qualche mese fa.

 

Innamorato, succube... innocente per quanto possibile nella nostra lussuria. E rabbiosamente ingenuo.

 

Poi rivedo quei due occhi corvini che spezzano lo specchio riflesso del ricordo e mi sveglio sudata e dolorosamente in lacrime. Ricordo tutto a rallentatore cosicché il mio raziocinio torturi il cuore facendomi rivivere col pensiero ogni attimo da quel maledetto sette maggio. E la mia testa non si ferma, corre ancora più indietro: giorno per giorno ripercorre questi anni insieme, cercando ossessivamente ogni screzio, ogni incongruenza, ogni volta che avrei dovuto capire che non era mia e non ho voluto vedere.

 

Questo posto, questa catapecchia nel deserto, che ho scelto come rifugio dal Mondo, subisce la mia ira e mi stupisco di come resista, di come sia ancora in piedi. Puzza di rancido, vecchio, e colate di verde putrido graffiano le pareti rendendole ancora più brutte se possibile. Non c'è pavimento da calpestare, ma solo  terra polverosa, terra che a volte sembra entrarmi nei polmoni ad ogni respiro. Di giorno le pareti di lamiera bruciano sotto il sole cocente  e io con loro. Ma va bene, non tento di sottrarmi al caldo: come se il dolore fisico potesse concedermi una tregua da quello che sento nel cuore.

 

Di notte fa freddo, un freddo pungente che spezza le mie ossa… e anche quello va bene. Questa baracca dimenticata è il posto dove corromperò la mia anima, il giusto esilio sofferto e dilaniante di un pezzo di carne tradito.

 

Io.

 

Aspetto soltanto le mie esplosioni di rabbia. Scariche elettriche di tensione che lascio fluire violente e insensate sulle povere membra di questo edificio.

 

Ma è uno sfogo inutile: l'ira risale graffiante sui picchi del mio essere, ogni qualvolta ripenso a quello che è successo e non riesco ad accantonarla. Non c'è istante in cui il mio pensiero non voli ai suoi smeraldi che diventano pece assassina. Ed è allora che la mia rabbia esplode in tutta la sua violenza… Per fortuna che, a parte questa baracca, solo il deserto c’è a fare da spettatore. Il deserto… un luogo comunque più fertile e ricco di ciò che ho io nell’anima ora…

 

Non mi controllo, non ci riesco e in realtà nemmeno mi sforzo tanto. Argino soltanto la mia collera irrequieta all'interno di questo piccolo tugurio... perché se la lasciassi libera, non so davvero a cosa arriverei.

 

So di non avere colpe, so di essere vittima e con chiarezza so chi ne è colpevole.

 

So chi è il mio carnefice.

 

Mi sembra solo di attendere che anche l'ultima stilla d'amore per lei muti in odio. Per poi... agire.

 

Mi faccio paura. Mi spavento di me stessa in quei pochi istanti di lucidità che il dolore mi concede. Ma so di avere ragione: è Willow che mi ha tradita e non viceversa...

 

Questo dolore non finisce e io devo trovare espiazione e respiro… mi serve aria pura ora che ho realizzato di aver perso l’unica persona che era per me come l’ossigeno. Ma non so come uscirne, non so come fare.

 

Ma presto lo saprò, saprò come agire… e troverò il coraggio per farlo… “

 

 

 

 

 

 

 

Tre settimane. Passate a lentezza inverosimile. E di Kennedy nessuna notizia, nemmeno vaga o falsa. Forse fu per questo che alla preoccupazione era supplì la rassegnazione. Forse non ne avrebbero più sentito parlare. Forse Kenny non era nemmeno più negli States.

 

Buffy ricordava l'ultimo dialogo con la sua consorella con tristezza e angoscia, come se prevedesse qualcosa di negativo ed era una sensazione strana, attanagliante, ma era solo una sensazione. L'aveva cercata invano per giorni, girovagando ovunque e facendo domande a chiunque: amici e nemici. Ma della Cacciatrice bruna non era rimasta traccia. Buffy sperava solo che la giovane non facesse nulla di stupido o avventato. Xander la rassicurava dicendole che probabilmente Kenny si stava leccando le ferite da qualche parte e che sarebbe tornata quando se la fosse sentita, oppure, e qui il carpentiere si incupiva, non sarebbe tornata affatto.

 

E questo sembrava ormai il doloroso pensiero di tutti.

 

La caccia intanto procedeva senza intoppi e di Darhat e dei suoi scagnozzi nemmeno l'ombra. Solo qualche vampiro di tanto in tanto. Buffy sapeva che non era quiete e non era tempesta e questo non li rassicurava.

 

Era routines, appesantita da una Willow sciupata, quasi spenta, che non parlava con nessuno se non di questioni inerenti alla casa o ai demoni e solo quando c’era Tara sembrava rilassarsi un po’; ma Buffy e gli altri sapevano che era solo apparenza. La verità era che Will non voleva far pesare al fantasma della strega bionda il suo malumore, la sua depressione. Almeno le visite di Tara erano frequenti e, pur non portando né buone né cattive notizie, facevano in modo che Will non si escludesse da tutto il resto rimanendo chiusa nel suo silenzio ad oltranza.

 

Giles continuava a ripetere che "il male non fa marcia indietro" e che quindi avrebbero dovuto aspettarsi il peggio a breve. Tutti loro erano d'accordo, ma avrebbero preferito avere un attimo di pace per riprendersi dallo scossone subito di recente. Il punto era che qualcuno della loro famiglia ferito e sanguinante se n'era andato… era successo ancora. La famiglia, eretta inconsapevolmente a fortino, era crollata di nuovo.

 

E poi c’era Tara...

 

Un vecchio dolore riaffiorava pronto ad esplodere non appena l'illusione della sua presenza si infrangeva contro la realtà. E la realtà era che Tara era lì perché loro la vedevano e sentivano la sua voce; eppure non era più come prima. Non potevano toccarla o essere toccati, non potevano abbracciarla, non potevano sentire il suo profumo e non potevano vederla quando volevano ma solo quando le Forze Supreme le permettevano di attraversare la barriera delle dimensioni. Il che era frustrante almeno quanto l’assenza di notizie su Kennedy.

 

Willow, più di tutti, risentiva di questa situazione: lei, infondo, era il fulcro di tutto. Vinta, vittima e colpevole. E ora che le fila della sua vita erano molli e senza scopo, si sentiva di nuovo svuotata.

 

Se per Tara non poteva che attendere e godere dei pochi attimi che si potevano permettere insieme chissà fino a quando, per Kennedy non c'era più nulla da fare: l'aveva lasciata andare, l'aveva persa. La donna che amava l'aveva lasciata.

 

Era successo di nuovo.

 

Ma come poteva darle torto? Come poteva essere arrabbiata con Kennedy? Era stata colpa sua, così come anni prima sempre lei aveva indotto Tara ad andarsene.

 

Col pensiero, inevitabilmente, Willow continuava a ripercorrere gli eventi folli delle ultime settimane e quei ricordi aspri imprimevano a fuoco le sue colpe nella sua testa… Fino a spingerla a domandarsi se ne sarebbe mai venuta fuori, se avrebbe mai superato quel senso di vuoto…

 

 

 

 

 

 

 

Albeggiava.

 

Willow aveva ancora gli occhi chiusi anche se la coscienza già tornava lentamente in lei. Sentiva il bacio del primo sole filtrare tra le tende della sua stanza e sfiorarle il corpo col suo tepore. Non appena tornò in sé abbastanza da ricordare, il peso del suo essere gravò sulle sue piccole spalle e si sentì spossata come se non avesse dormito mai quella notte, né prima. Sentì il telefono da basso squillare e nonostante fosse ovattato dalle pareti, le parve che la sua testa esplodesse. Strizzò gli occhi di più cercando di non sentire quel suono, ma fu vano e così non si mosse ancora: non voleva aprire gli occhi e trovarsi in quell'enorme letto da sola, non voleva sentire il cuscino gelido al fianco del suo.

 

Kennedy non ci sarebbe stata, se si fosse svegliata.

 

I vetri della finestra erano leggermente aperti e una piccola folata di vento intirizzì il suo corpo, così si strinse tra le lenzuola blu cobalto pensando comunque che era una brutta sensazione: sul corpo un minimo di tepore lo sentiva, ma dentro si sentiva gelida e sola. Improvvisamente e con lentezza, qualcosa scaldò le sue membra, rilassandola e sciogliendo i suoi muscoli tesi. Fu come se un sole delicato o un abbraccio caldo le accarezzassero il corpo e si sentì quasi rincuorare. Emise un sommesso e compiaciuto sospiro, mentre le dita diminuivano la stretta sulle coltri e le gambe si allungavano. Allora voltò la testa, mentre lunghi ciuffi scarlatti, scomposti e vivaci, scivolavano sui suoi occhi e le solleticavano le guance e il collo niveo. Aprì gli occhi con calma, mettendo a fuoco a fatica, senza sapere cosa volesse vedere in realtà: scuri fili di seta o una cascata di grano dorato.

 

Chi aveva salvato il suo risveglio? Sapeva già chi era inginocchiato al suo capezzale e le aveva impresso gentile calore nelle membra, sprigionando magia docile dal palmo affusolato della sua mano.

 

Non di certo la sua Cacciatrice…

 

Il suo cuore si strinse intorno al confortevole abbraccio magico della prima donna che aveva amato e che amava ancora e, nello stesso tempo, sentì freddo per la mancanza di Kennedy e dell’amore che le aveva sempre regalato.

 

Ripassò con gli occhi il contorno del viso ovale di Tara, baciandole mentalmente il contorno delle labbra e del naso, fino ad arrivare agli occhi limpidi che la guardavano adorante.

 

Come poteva sentirsi così completa e vuota nel medesimo tempo?

 

Fu allora che Will capì che tanto Kennedy quanto Tara detenevano allo stesso modo la sua felicità. Sorrise triste, violentando dolcemente la memoria, nel ricordare un altro risveglio.

 

- Da quando si è fatto giorno? – Sussurrò.

 

Tara piegò le labbra nel suo usuale sorriso storto, ma non le rispose e Will seppe con certezza che la risposta di quel giorno lontano, sarebbe rimasta fedele ad esso  soltanto. L’altra non avrebbe ripetuto la frase di allora e lei, rassegnata, cambiò discorso portandolo su quello che voleva chiederle già da giorni senza riuscirci realmente. Allora incatenò il suo sguardo a quello dell'altra, sorridendole appena e poi tornando subito seria.

 

- Ogni mattina… da quando se n'è andata lei… tu vieni da me, mi entri dentro e mi ami di nuovo senza nemmeno sfiorarmi... Non mi alzerei neppure se non fosse per te. E lo sai, so che lo sai anche quando sorrido e fingo di essere serena… Sei rimasta l'unico motivo che mi spinge a respirare ancora, eppure so che è un’illusione. So che prima o poi mi sveglierò e non ti avrò più al mio fianco… e allora realizzerò che sei tornata nel tuo mondo ed io… sono rimasta sola! -

 

- Will, io… -

 

- Sei qui, davanti a me, ti vedo… Come può non essere vero? -

 

C’era tristezza, malinconia profonda nella sua voce, ma anche tanta dolcezza. Non la stava accusando di niente, non la stava accusando di averla abbandonata, né che l’avrebbe abbandonata ancora. Stava solo esprimendo a parole i pensieri che le erano passati nella testa dal momento in cui l’aveva rivista.

 

Tara lo aveva capito, ma aveva smesso di sorridere comunque.

 

- Fa che sia vero... – Le disse Willow, proseguendo a guardarla con gli occhi arrossati e vagamente lucidi. Era un sussurro, niente di più, ma nelle orecchie di Tara rimbombò come un grido disperato. E se avesse avuto ancora la facoltà di respirare, la strega bionda avrebbe trattenuto l’aria nei propri polmoni quando la rossa, fermando a mezz’aria la propria mano, che si era mossa contro la sua volontà, chiuse il pugno e si girò per non farle vedere le lacrime amare che avevano preso a sgorgarle dagli occhi.

 

- Willow... -

 

Ancora il suo nome detto da quella voce calda tanto amata… Ancora un’acuta fitta di dolore nel petto della giovane.

 

- Come posso sopportare tutto questo? Kennedy... non c'è più, eppure il suo profumo è ancora sul suo cuscino! E tu... – Finalmente trovò il coraggio e si voltò a guardarla di nuovo.

 

-Oh, amore!... Come vorrei toccarti! Per un secondo solo, niente di più. Potrei morire in cambio e non avrei vissuto invano. Se potessi sentirti di nuovo…! E invece non possiamo! Che perfetta tortura è questa, non trovi?… Non ho lei e perderò di nuovo te... questa è la verità e non riesco a non pensarci. Ma mi chiedo che senso abbia tutto questo… tu lo sai? –

 

Senza accorgersene aveva iniziato a piangere, quasi singhiozzando. Eppure era riuscita a parlare lo stesso.

 

Tara si sentì morire e bruciare dentro. Avrebbe voluto abbracciarla, consolarla...

 

- Diventerò pazza…! – Commentò infine la rossa, nascondendo il viso nel cuscino e abbozzando un mezzo sorriso tirato. Tara ricambiò il sorriso e dopo un momento iniziò a cantare sommessamente una nenia elfica di una dolcezza sconvolgente.

 

- C-cosa fai ora? - Chiese Willow, insicura. Era ancora sull’orlo di una crisi di pianto.

 

- Ti placo... ti do la pace per un po', per quanto posso, amore mio...! - Rispose la bionda; ma Will non sentì interrompersi il canto mentre Tara parlava e si tirò su allarmata, per guardarla in viso.

 

- Che magia è? Ti prego, dimmelo... -

 

- Lascia che ti culli finché posso, per il tempo che mi è concesso di stare qui con te... Willow, non posso toccarti, né abbracciarti come vorrei. Ma posso amarti ed è l’unico modo che ho per lenire il tuo dolore. Permettimi di farlo, quindi, ti prego… Lascia che per un po’ il tuo cuore trovi pace e sollievo... Sorreggerò io per te il dolore, te lo prometto. Sei al sicuro dentro al mio cuore... non lascerò che qualcuno ti faccia del male, amore...! – Disse Tara, guardandola in quel modo che solo lei conosceva. Di sottofondo ancora le delicate note della nenia cantata sempre dalla voce della bionda.

 

Come poteva Willow dire di no a quella richiesta? Come poteva mandar via quell’angelo che le stava offrendo amore e protezione? Non sarebbe durato per sempre quel senso di pace che la presenza e il timbro vocale dell’altra le stavano infondendo, ma era meglio di niente. Fu per questo che Will si accoccolò nuovamente tra le lenzuola, allungando una mano verso l'immagine di Tara senza l’intenzione reale di provare a raggiungerla. Si rilassò e lasciò cadere il braccio sul letto, come priva di forza, abbandonata e cullata da quel suono dolcissimo, sapendo che il suo animo inquieto avrebbe trovato un po’ di sollievo in quel modo, esattamente com’era accaduto nelle ultime settimane, tutte le mattine, quando l’altra appariva dal nulla e le rimaneva accanto permettendole di fare un breve ma profondo sonno e di accantonare per un po’ le sue angosce.

 

 

 

Calore... rassicurante e lenitivo... nessun male a lambirla... nessun pensiero, nessuna pena...

 

Solo la mia carezza platonica sulla pelle, anche se ora non mi vede: ha gli occhi chiusi…. E’ come se la stessi abbracciando con tutto il mio amore, un amore perduto, eppure intatto.

 

Percepisce le mie dita, lo so. Le sente accarezzarle i capelli anche se  in modo sbiadito... Ma è abbastanza, anche di più non ci è concesso amore mio!…

 

E io percepisco la tua pelle sotto il mio tocco.

 

Ti guardo ora, diversa da come eri tanti anni fa, quando ero ancora di carne e sangue… Eppure così identica ad allora.

 

Dormi, amore mio, e sogna… sentiti al sicuro, come fossi poggiata al mio grembo. Sì, è qui, nel mio grembo che ti tengo e lo sai, lo senti come posso farlo io…

 

Trova pace, tesoro. Dormi un po’… e dimentica… dimentica il dolore, il senso di abbandono. Ci siamo solo noi due ora, noi e i nostri sentimenti...

 

Sono sempre con te, io, il tuo angelo e ti dono il respiro che non ho più… un respiro indispensabile, che rende te completa e me… felice di poterti aiutare… Dormi, amore mio. E sogna di un luogo lontano, un posto tranquillo… quel posto in cui non siamo mai state separate né lo saremo mai…

 

Solo questo posso fare per te: posso strapparti per qualche tempo alla realtà, al tuo mondo in cui la pace non dura e la vita non è tanto semplice…

 

 

 

Willow non poteva sentire i suoi pensieri, ma era come se fosse in contatto col suo cuore e avvertiva quella serenità che l’altra stava tentando di trasmetterle. Era consapevole che non sarebbe durata quella tranquillità, né quel calore che Tara le stava trasmettendo come se la stesse davvero abbracciando e cullando. Ma non importava; le bastava: doveva bastarle… Era consapevole che il suo amore l'aveva strappata alla verità per un attimo, ma che un attimo non dura più che un battito d'ali.

 

E le ali si stavano lentamente abbassando, spostando con un unico fiato la coltre di quel sogno caldo, riportandola a rallentatore nel suo letto gelido e vuoto… ma le bastava ciò che stava vivendo in quel momento: doveva bastarle.

 

 

 

 

 

Non seppe quanto tempo era passato, ma ora Willow era sveglia di nuovo. Sospirò lievemente mentre apriva gli occhi e realizzò che adesso era sola nella stanza. Si alzò in silenzio, di malavoglia. Non stava bene, ma era più leggera di qualche ora prima, liberata da Tara per quel breve lasso di tempo in cui era stata con lei; niente di più lungo di un respiro, si disse. Ma poi guardando l’orologio si rese conto che erano passate due ore abbondanti. Erano le otto passate. La camera era vuota e avrebbe tanto voluto che non lo fosse ma, ancora una volta, non seppe decidere se voleva lì dentro Tara o Kennedy.

 

Si guardò intorno con aria assente e infilò una maglietta tanto per non andarsene in giro nuda; poi aprì la porta e scese di sotto. Mentre scendeva le scale ricordò distrattamente di aver sentito il telefono prima dell'arrivo di Tara e solo allora si chiese chi potesse essere a quell’ora. Prima non le era importato. Quando entrò in cucina, trovò Buffy seduta su uno degli sgabelli alti, appoggiata stancamente al piano di marmo e con una mano si stava massaggiando la fronte ad occhi chiusi: era stanca quanto lei.

 

Willow si fermò sulla soglia a guardarla; la telefonata indubbiamente non doveva aver portato buone notizie quindi lei doveva accantonare almeno per un po’ la propria tristezza e la propria apatia: doveva aiutare Buffy. Infondo era il compito di una vita: sostenere la Cacciatrice, sì... Ma voler bene a Buffy Summers era di più.

 

- Che succede? – Le domandò, sedendole accanto.

 

Buffy la guardò sorpresa, alzando la testa quasi di scatto.

 

- Buongiorno, tesoro!… Niente di grave, credo! – Rispose, sorridendo, la bionda.

 

- Da quando "niente" è un buon segno? – Le disse ironica. Buffy sbuffò sorridendole. - Chi era al telefono? – Aggiunse, dopo un attimo.

 

- Angel... -

 

- Problemi a Los Angeles? - Chiese allora, corrucciando la fronte.

 

- No... sì... non lo so! - Rise Buffy, nel sentirsi mentre Will la guardava interrogativa. Allora volle spiegarsi meglio - Sai quanto è criptico il mio ex!... Ha solo detto che mi vuole vedere, deve parlarmi! - Dicendo questo, Buffy si alzò e andò a versarsi un po' di succo d'arancia.

 

- Ritorno di fiamma? – Chiese scherzosa la rossa, per allentare la tensione dell'amica facendola irritare.

 

- Che dici?! – Ribatté scioccata la Cacciatrice, ma si lasciò sfuggire un sorriso a quell'affermazione.

 

- Non lo so... Voglio dire… voi due siete strani, no? Magari è un suo maldestro tentativo per farti... - Ma venne interrotta.

 

- Non andare avanti Will, o ti rovesciò questo succo sulla testa, giuro! - Minacciò la Cacciatrice.

 

Entrambe scoppiarono a ridere facendo in modo che per pochi istanti la tensione che aveva invaso da giorni entrambe si sciogliesse un po’. Solo quando la risata si spense, Will chiese all'altra che aveva intenzione di fare. Buffy non rispose immediatamente, come se non ci avesse pensato realmente fino a quel momento. Ma non era così: ci aveva pensato eccome. Solo che ancora non aveva preso una decisione definitiva.

 

- Be’, immagino che… partirò per Los Angeles al più presto. Anche se non mi piace assolutamente lasciarvi da soli qui, in questa situazione! -

 

- Se Angel vuole vederti, è di sicuro qualcosa d'importante. Devi andare! -

 

- Già, non si scomoda spesso a chiamarmi per un "Come va?"... E’ questo il mio problema: non ho mai avuto amici normali! - Finita la frase le arrivò in faccia un canovaccio che poco prima aveva visto sul ripiano.

 

- Ehi! – Protestò, togliendoselo di dosso.

 

- Così impari! Io sono normalissima! - Disse Willow e di nuovo la loro risata esplose riempiendo la stanza.

 

- Starò via al massimo due giorni... - Affermò la bionda finendo di ridere, poi guardò l'altra con sospetto.

 

- Per caso... stamattina Tara è venuta a svegliarti di nuovo? Sei di ottimo umore, rispetto ai giorni scorsi! -

 

La rossa aveva raccontato all'amica quello strano dono dell'altra strega, che si ripeteva da più di due settimane. Le aveva detto che la prima volta si era sentita male: il senso di sconforto dopo quegli attimi di pace era stato devastante. Ma più passavano i giorni e più Willow aspettava quei soli momenti di completezza e tranquillità. Aveva confessato anche questo a Buffy.

 

- Non so di cosa parli! - Esclamò sogghignando.

 

La Cacciatrice rise.

 

- Ah, no?… Ora tocca a me prenderti un po' in giro. Dai parla! - .

 

- Che devo dirti? -

 

- Tutto! -

 

- Sembri Xander!... Va bene, va bene... - E così le raccontò tutto, per l'ennesima volta. Tutto ciò che succedeva ogni mattina e che le dava sollievo e dolore al contempo.

 

Poi Dawn scese e involontariamente rovinò quell’atmosfera di complicità e confidenza che si era creata stranamente quella mattina. Allora le due amiche cambiarono discorso e finirono di fare colazione. Poco dopo si prepararono e uscirono tutte e tre per andare rispettivamente ai loro lavori e all’università.

 

 

 

Quando Dawn giunse al campus non si diresse direttamente alle aule, ma andò verso la sala d'informatica. Una volta entrata, lasciò il suo tesserino all'addetto e andò a sedersi ad uno dei PC liberi. Era agitata, si vedeva, ma per fortuna sia quella mattina che la sera precedente era riuscita a nasconderlo alla Scooby e, soprattutto, a sua sorella. Aveva fatto una cosa che sapeva di non dover fare: il pomeriggio prima era in biblioteca a studiare, ma non riusciva a concentrarsi. Il suo unico pensiero era Kennedy. Sapeva che Buffy e Xander l'avevano cercata in lungo e in largo senza trovarne traccia, fino a che la stessa Willow aveva pregato gli amici di smetterla.

 

"I motivi per cui se n'è andata sono più che giusti. Ed è colpa mia. Ragazzi, è finita. Non c'è altro da fare. Sa cavarsela, è una Cacciatrice. Non cercatela più!". Aveva detto Willow. E le ricerche erano cessate. Ma a Dawn non andava giù la rassegnazione della strega e come gli altri era preoccupata per Kennedy. Sapeva che neanche Will era veramente tranquilla e sapeva ancora meglio che l'assenza dell'altra la stava uccidendo, nonostante tentasse di fingere che così non fosse. Tara era brava a consolarla, ma quando la bionda avesse di nuovo lasciato questa terra, che ne sarebbe stato di Willow? Dawn non riusciva ad immaginare come la rossa avrebbe potuto reagire e poi non credeva assolutamente che la storia tra lei e Kennedy fosse finita.

 

Non era giusto.

 

Non così.

 

Ma non aveva mezzi per porvi rimedio, a meno che... E così aveva fatto quello che aveva fatto. Si era fiondata sul primo computer che aveva trovato e si era collegata alla rete. Non era affatto sicura che la bruna controllasse ancora la posta, non sapeva nemmeno se dov'era poteva controllarla; ma doveva tentare.

 

Così le aveva scritto qualche riga:

 

 

 

Ciao Kenny, sono io, Dawnie!

 

Non so se leggerai e quando, ma voglio provare. Ieri sono andata al liceo e mi hanno detto che hai chiesto un'aspettativa di sei mesi. Immagino che Buffy e Xan lo sapessero già... ti hanno cercato ovunque sai? Ma tu sembri essere sparita dalla faccia della Terra.

 

Senti, non voglio dirti che devi tornare se non ti và. Posso capirti, o almeno ci provo, ma tu cerca di capire me… dacci qualche notizia, ti prego! Stai bene? Hai soldi a sufficienza per cavartela? Hai un tetto sopra la testa?

 

Siamo tutti preoccupati... e quando dico tutti intendo davvero TUTTI!

 

Sei andata via in un modo... non fare sciocchezze, per favore. In me troverai sempre un'amica sincera lo sai. La situazione è brutta, ma possiamo risolverla... per lo meno provateci.

 

Se ne vuoi parlare io ci sono.

 

Ti chiedo solo di farmi sapere se stai bene.

 

Ti abbraccio forte.

 

Dawn

 

 

 

Non era niente di che, non aveva nominato direttamente Willow appositamente: non voleva che Kennedy s’irritasse leggendo quel nome e per questo, magari, decidesse di non rispondere. Voleva solo notizie dall'amica, niente di più per ora. Se Willow lo avesse scoperto, si sarebbe sicuramente arrabbiata. Ma infondo se le avesse portato notizie della sua ragazza, di sicuro le avrebbe fatto piacere, si disse.

 

Così era tornata quella mattina per vedere se per caso la bruna le avesse risposto.

 

Aspettò pazientemente che il computer caricasse la pagina del suo indirizzo. Tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo: quel maledetto arnese ci stava mettendo troppo. Finalmente poi la pagina si aprì, ma i suoi occhi si tinsero di delusione quando la schermata le rivelò che la sua casella elettronica non aveva ricevuto messaggi.

 

- Merda... – Sibilò a bassa voce. Si passò una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi. Era un gesto che faceva spesso per riflettere. Si rese conto che quella non era un'azione che le apparteneva del tutto: l'aveva imparata da ragazzina. Le sue pochissime nozioni di psicologia, cose sentite più che altro dalla sorella, le riportarono in mente la parola "emulazione". Aveva imparato a riordinare i pensieri a quel modo, guardando qualcun altro farlo.

 

Wilow in quel caso.

 

Sorrise.

 

Quanto era importante per lei quella che ormai considerava un'altra sorella?

 

Anche in quel momento, era lì per lei. Certo più che altro aveva mandato quella mail per Kennedy; ma si chiese il perché infondo voleva che le due tornassero insieme…

 

"Perchè Will, non merita altro male!" Si disse.

 

I suoi pensieri vennero interrotti da un suono elettrico proveniente dal computer inaspettatamente. Alzò gli occhi verso lo schermo e si raddrizzò di scatto sulla sedia: era arrivato un messaggio. Febbrilmente aprì la cartella degli arrivi e le sue labbra si aprirono in un largo sorriso vedendo che, nonostante le previsioni poco rosee, Kennedy aveva risposto.

 

 

 

Ciao Dawnie!

 

Ti ringrazio per il tuo messaggio... Sto bene, non preoccuparti. Le cose a volte possono risolversi e a volte no. Purtroppo i problemi sorti fra me e la rossa non possono essere risolti; almeno io non lo credo più. Quindi per un po’ me ne sono andata... e non credo tornerò, onestamente.

 

Non sono più in città è per questo che non mi avete trovata: sono tornata a casa.

 

Cos'altro dovevo fare?

 

Spero che Detroit mi riabbracci, anche se è da molto che manco. Ho fatto un po' di giri per calmarmi, per far scemare la rabbia e il dolore e sono arrivata qui solo ieri. Ora che la mia parte impulsiva si è sfogata, cercherò di ricomporre i pezzi della mia vita in quella che è stata la mia casa, prima della tua. E magari riuscirò a venirne fuori…!

 

Ti prego non dire a Willow di queste mail: non voglio sappia dove rintracciarmi. Non è ancora tempo di un confronto, non me la sento proprio. E non so se quel tempo arriverà mai. Inoltre la conosco bene e so che non mi cercherà.

 

Ti abbraccio anch'io e ti auguro una buona vita.

 

Buona fortuna a te e agli altri.

 

Addio

 

Ken

 

 

 

Dawn si asciugò una guancia con la mano per portar via le lacrime che le erano scese mentre leggeva e realizzava che la sua amica davvero non sarebbe tornata.

 

Quindi era davvero finita: Kennedy era stata chiara. Le sue poche righe, erano più tristi che amare, ma non lasciavano spazio a false speranze. La Cacciatrice era tornata a casa, una casa che non era la sua da quasi dieci anni. E poi Dawn sapeva che la situazione familiare di Ken non era molto calorosa.

 

Ma, come aveva scritto la bruna, cos'altro doveva fare? Almeno non aveva fatto sciocchezze, anzi aveva fatto l'unica cosa ragionevole.

 

Dopo un attimo Dawn spense il computer e si avviò velocemente verso le aule: era in ritardo per la lezione. Era più tranquilla e avrebbe taciuto a Will quelle notizie come le aveva chiesto la bruna, infondo glielo doveva. Eppure un peso le era montato nel cuore.

 

L'avevano persa... per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Buffy era partita quella mattina per Los Angeles, l'avevano accompagnata tutti all'areoporto e ora Xander li stava riaccompagnando a casa. Era passato qualche giorno dalla telefonata di Angel, ma la Prescelta non aveva potuto andare prima per colpa del lavoro nel suo studio: troppi pazienti e casi complessi. Così aveva dovuto aspettare il week-end successivo. La partenza non era stata accolta molto bene dal resto del gruppo perché ora che Kennedy non c'era più, l'assenza dell'unica Cacciatrice in città era pericolosa; inoltre se Angel aveva richiesto la presenza di Buffy a L.A., probabilmente c'erano altri guai in vista e qualsiasi cattiva notizia in quel periodo non era sopportabile. Il nemico sembrava aver abbandonato i suoi propositi di vendetta per il momento, ma la cosa non li lasciava tranquilli.

 

- Succederà qualcosa... - Aveva presagito Giles, mentre la macchina del carpentiere lo scaricava davanti a casa. Gli altri tre lo avevano guardato storto per poi salutarlo e proseguire.

 

Ora erano diretti a casa loro.

 

- Stasera pattugliamo tutte e tre? - Chiese Willow, guardando assente fuori dal finestrino.

 

- Io domani ho lezione molto presto, ma se facciamo un giro veloce non c'è problema! - Disse Dawn, nascondendo uno sbadiglio con la mano.

 

- Se non ci sono intoppi, potremmo essere a casa per mezzanotte! - Rispose Xander, svoltando verso il campus.

 

- Non credo avremo problemi! - Rispose la più giovane.

 

Will sorrise.

 

- E come fai a esserne sicura? -

 

- Be’, io ho una teoria secondo la quale nonostante Giles porti una sfiga pazzesca quando dice cose come “qualcosa succederà presto…”, Willow ha spaventato ben bene i nostri nemici! - Esclamò sicura la giovane, indicando la strega che la guardava basita.

 

- Io? – Disse Will, rimanendo praticamente a bocca aperta.

 

- Sì, tu. Voglio dire: dopo la tua sfuriata non si è più mosso nulla. Forse il nostro amico Darath non si era reso conto con chi avesse a che fare! -

 

Will e Xander si guardarono e scoppiarono a ridere davanti ad una Dawn particolarmente irritata per quell’esplosione d’ilarità.

 

- Dawnie... un demone primigeno non si fa spaventare da così poco!… Ho solo fatto fuori uno stregone e voi qualche vampiro, niente di più! Temo ci voglia altro per far spaventare davvero Darath o chi per lui! – Disse Willow, continuando a ridacchiare.

 

- E poi vorrei ricordarti che non abbiamo proprio vinto. Direi che la nostra è stata una ritirata strategica! – Aggiunse Xander.

 

- Con feriti al seguito... - Concluse la strega, toccandosi la spalla ora perfettamente guarita.

 

- Noiosi, tutti e due!... Comunque è quasi un mese che non succede niente! Vedremo stasera se ho ragione!- Ribatté Dawn, scendendo dalla macchina e incamminandosi. Xander accese nuovamente il motore e ingranò la marcia, scuotendo la testa e sorridendo.

 

- Che inguaribile ottimista...! – Commentò il ragazzo, avviando l’auto e riprendendo la strada verso casa. Ci fu qualche minuto di silenzio poi Willow, rimanendo girata verso il suo finestrino, iniziò a parlare.

 

- Ci spera... come tutti noi del resto. In ogni caso dobbiamo stare attenti: non c'è nessuna Cacciatrice a difenderci! – Disse.

 

Xander la guardò con la coda dell'occhio e notò un'ombra passare sul suo viso.

 

- No, Buffy non c’è, ma abbiamo due streghe potenti! – Commentò sorridente.

 

Silenzio.

 

- Chiedi a Tara di venire, stasera! – Aggiunse dopo un attimo, con tono più serio di prima.

 

- Se riapparirà prima della ronda, lo farò! -

 

Il ragazzo aveva volontariamente tirato fuori la bionda per distogliere Willow da Kennedy, ma il suo stratagemma non aveva funzionato del tutto. Sicuramente l'espressione della strega era migliorata quando aveva nominato l'altra, ma non l'aveva rasserenata completamente. Così decise di cambiare discorso e di giocare un asso.

 

- Senti, devi proprio andare in ufficio oggi? -

 

Will si girò verso di lui non capendo.

 

- Be’... sì. Perché? -

 

- Mi chiedevo se potessi salvarti da sei ore davanti ad un monitor! -

 

- E cosa proponi come alternativa? – Chiese la rossa, come se non immaginasse nulla di meglio.

 

- Così mi offendi! Ti sto offrendo un'eccitante mattinata con un bel fusto! Il mio unico difetto e che la mia visione delle cose è... be’, dimezzata! - Rise l'altro, scherzando sulla sua condizione fisica come spesso faceva. Willow gli sorrise illuminandosi: forse non era una cattiva idea visto che aveva bisogno di distrarsi.

 

Allora afferrò il cellulare nella borsa e chiamò in ufficio per avvertire che non sarebbe andata, mentre Xander faceva lo stesso con il cantiere. Poi il ragazzo guidò fino ad uscire dalla piccola cittadina.

 

- Dove andiamo? - Chiese eccitata, la rossa. Xander era contento, non la vedeva così da... da troppo. Al di là di Kennedy, di Tara e di tutto quello strano periodo, Will faceva vedere quella parte infantile e gioiosa di sé raramente, questo fin dalla prima apparizione della Strega Nera.

 

E infondo a parte lui e Buffy erano rimasti in pochi, vivi e presenti, a rammentarsene.

 

- Guarda dietro, ci dev'essere una borsa. Controlla che abbia preso tutto! – Disse Xander, sorridendole.

 

- Ma allora era premeditato! - Esclamò lei, allungandosi sul sedile posteriore e aprendo la sacca. All'interno trovò due teli da mare, uno rosso e uno giallo, il costume di Xander ed il suo.

 

- Ehi! Da quand'è che frughi nei miei cassetti? Maniaco!- Disse sarcastica la ragazza, tornando al suo posto e colpendolo bonariamente sulla spalla.

 

- Io no. Al massimo Buffy! -

 

- Buffy? -

 

- Già! Diciamo che i tuoi migliori amici volevano farti una sorpresa. Peccato che quel coglione di Angel abbia rovinato tutto! - Disse il carpentiere, corrucciando la fronte. Willow rise: nonostante tutti gli anni passati, a Xander non sarebbe mai andato a genio del tutto il primo amore della Cacciatrice.

 

- Ma non potevamo aspettarla per fare questa scappatella dalle nostre responsabilità? – Chiese Will, ora dispiaciuta per l’assenza dell'amica.

 

- Gliel'ho proposto... ma ha detto che tu ne avevi bisogno adesso e poi ha aggiunto che visto che ora le acque sono calme era il momento giusto! -

 

- Che carina... -

 

- Ehi! E io? -

 

- Vediamo come ti comporti... poi deciderò! -

 

Scoppiarono a ridere, mentre la macchina imboccava l'autostrada.

 

- Però posso sottolineare una pecca nel vostro piano? – Domandò la strega, scherzosa.

 

- Fai pure, Miss perfezione! -.

 

- Eravamo già sul mare... perché hai preso l'autostrada? -

 

- Perchè io e la Cacciatrice abbiamo un posto speciale dove portarti! -

 

- Ah, si? E quando lo avete scoperto? Sei tornato da un mese... e siamo stati quasi sempre insieme noi tre, quindi… -

 

- Due anni fa, a dire il vero! -

 

Willow lo guardò sorpresa e interrogativa.

 

- Ero tornato da poco ed era estate, ma né io né lei potemmo venire in vacanza con voi, ti ricordi? -

 

- Si... quando siamo andati in Messico! Problemi di lavoro no? -

 

- Già... c'era stato un caso di tentato suicidio, Buffy l'aveva preso in cura e non poteva interrompere le sedute. Io invece dovevo risolvere dei casini in un cantiere e dato che Tom si occupa sempre di tutto, mentre non ci sono, ho lasciato che in vacanza ci andasse lui! -

 

- Xander... ti stai dilungando! - Fece notare Willow, simulando uno sbadiglio.

 

- Ok, ok... insomma, in Messico ci siete stati due settimane e nella domenica di mezzo io e Buffy abbiamo deciso di concederci una pausa e abbiamo trovato il posto dove ti sto portando ora! -

 

Nel frattempo erano usciti dall'autostrada e ora attraversavano un piccolissimo paesino costiero. Poi Xander imboccò una strada sterrata che andava verso il mare, inerpicandosi in una piccola e ombrosa pineta.

 

- E quando pensavate di dirmelo? - Chiese la ragazza, fintamente scocciata.

 

- E' un posto davvero particolare... è lì che Buffy mi ha chiesto di sposarla! -

 

Willow scoppiò a ridere.

 

- Ho dovuto dirle di no... ma se lo avessimo fatto sarebbe stato qui! Insomma ci voleva un'occasione davvero speciale per fartelo vedere! E' il nostro posto!- Concluse, ridendo con lei.

 

Passarono altri lunghi minuti, poi finalmente il ragazzo fermò la macchina e Will scese per guardare dove l'amico l'avesse portata. In effetti il posto era davvero bello: si trattava di una piccola gola di scogli piatti, apparentemente non frequentata dal turismo imperante sulla costa californiana. Il mare era calmo e pulito, il posto era davvero piacevole e diverso dalle immense e caotiche spiagge che normalmente frequentavano.

 

- E' davvero carino! - Disse lei, poi si rattristò appena.

 

- Devo stare proprio di merda se mi ci portate ora, vero Xan? - chiese guardandolo con un sorriso.

 

Lui rimase un po' sorpreso, non credeva che Will avrebbe capito subito.

 

- Bè, non sei un fiore, tesoro! - Le sorrise poi.

 

- Grazie... - Esclamò lei, in un sussurro, visibilmente commossa dalla premura dei suoi amici d'infanzia.

 

- Ultime avvertenze... Dawn non sa e non dovrà sapere nulla o si arrabbierà perché non l'abbiamo portata. E neanche Giles... se dovesse chiamare per una qualunque cosa, torniamo indietro a razzo! Non ho voglia di sorbirmi i suoi soliti "Proprio in un momento come questo"o "Il dovere viene prima"!Ok? -

 

- Sissignore! - Rispose lei entusiasta.

 

  

 

Era stata una bella giornata, Willow non poteva pensarla altrimenti: l'amico l'aveva viziata e sorpresa, preparando addirittura un pranzo al sacco. Avevano riso e chiacchierato del più e del meno, facendo il bagno e giocando con l'acqua, proprio come facevano da bambini, quando ancora nulla, né bene né male, li aveva scelti per difendere o attaccare alcun che. Era stata come una boccata d'ossigeno che da tempo nessuno dei due si prendeva.

 

Il sole era alto e splendeva caldo in quei primi giorni d'estate, facendo quasi credere ad entrambi che la notte e le sue ombre non fossero altro che un incubo od una brutta fantasia. Si, a Will sembrava quasi che tutto ciò che i suoi occhi avevano visto nell'oscurità non fosse altro che frutto della sua immaginazione. Sapeva che non era così, ovviamente, ma si cullava beata in quelle poche ore di pace che Xander le aveva regalato. E solo lui poteva, questo la rossa lo comprendeva bene perché loro due soli avevano vissuto insieme quella parte di vita intatta e leggera, in cui nel buio non c'era altro che assenza di luce. Era questo che li legava fra loro più che con chiunque altro: erano stati bambini e poi adolescenti insieme. Tempi in cui i mostri erano solo favole per metterli a letto senza storie e non demoni deformi e reali, pronti a dissanguarli. O a fare di peggio… pensò tristemente, la ragazza, mentre guardava Xander che, sorridente, stava armeggiando con una lattina di birra. Gli era grata e complice di quella fuga innocua dai loro doveri... e dai loro dolori. Quando finalmente il giovane riuscì a bere qualche sorso, i due si stesero entrambi al sole silenziosi eppure tranquilli, a godersi il panorama e il posto lontano dal caos della città e della routine quotidiana.

 

- Perché non mi ci avete mai portato prima? - Domandò di nuovo Willow, interrompendo il silenzio che aveva regnato fino a quel momento. Di sottofondo il verso dei gabbiani e le onde del mare che s’infrangevano sulla spiaggia e sugli scogli. Ma nella sua voce non c'era alcuna disapprovazione o stizza, era una semplice curiosità.

 

- Non lo so... a dire il vero quando l'abbiamo trovato, tu sei stata l'unica a cui abbiamo pensato di mostrarlo, ma poi non è capitato fino ad oggi! - Rispose lui, per poi sorseggiare un altro po’ della sua birra fresca. - Doveva essere il ritrovo dei tre stupidi che erano sopravvissuti! – Aggiunse, ridendo.

 

- I migliori... - Sorrise lei, ignorando la parola "sopravvissuti", che sottintendeva le loro perdite, i dolori più grandi delle loro vite.

 

- Già... ma poi non l'abbiamo fatto. Io tornavo sempre meno e per poco e volevo stare con tutti voi, non escludendo nessuno. Poi noi eravamo single... insomma liberi, tu no. Non sarebbe stato facile portarti da sola. E questo posto doveva essere solo nostro! -

 

Will annuì.

 

- Sai... qui siamo venuti l'inverno scorso, quando Buffy ha perso quel paziente di qui parlavamo prima. Era sconvolta per quel suicidio e quindi l'ho portata qui per farla rilassare e lei ci ha portato me, quando... - smise un attimo di parlare, poi la fissò sorridendo e proseguì -Quando mi hai detto che nessuna magia mi avrebbe ridato l’occhio! -. La sua voce era tranquilla, eppure Willow sussultò al risveglio di quel ricordo. Si era sentita impotente quel giorno e l'ira dell'amico l'aveva spaventata: Xander sembrava quasi uscito di testa quando lei gli aveva detto che le aveva provate tutte ma che aveva fallito. Poi Buffy l'aveva portato via per qualche ora e al loro ritorno il carpentiere si era scusato con lei per la sfuriata.

 

Ecco dov'erano andati…

 

- Com'era? "Ciò che è marchiato dal male primario, la magia non può cambiare"… - Recitò sarcastico,  Xander, citando la frase del libro della strega. La ragazza aveva cercato per anni quella magia e proprio quando pensava di esserci riuscita, quella scottante verità aveva infranto i sogni del giovane e le proprie speranze di poterlo aiutare.

 

Il ragazzo piegò tra le mani la lattina, ma quando si rese conto che così facendo aveva alimentato i sensi di colpa dell'amica, si affrettò a rimediare.

 

- Non provare ad incupirti rossa! Non è stata di certo colpa tua... e poi quello stronzo di un predicatore è sottoterra da un'eternità ormai! Inoltre la benda mi dona e mi da un certo charme no? Sapessi quanto rimorchio! – Scherzò, strizzando l’occhio buono in un gesto d’intesa.

 

Lei scoppiò a ridere, confortata dalla sua battuta.

 

- Insomma è un bel posto dove sfogarsi e prendersi una pausa... - Concluse guardandolo di sottecchi. Lui annuì guardando l’orizzonte e il mare che si stendeva davanti a loro.

 

- Si... più o meno! - Fece lui, elusivo, calandosi gli occhiali da sole a coprire l'occhio sano e la benda. Lei ora lo guardava con un sorrisetto furbo che non sfuggì affatto a Xander, come non gli sfuggirono i suoi pensieri…

 

Non mi freghi bello mio!

 

Ma Xander si trattenne ancora un po' dal ridere, aspettando la fatidica domanda che sapeva Willow stava per fargli. Solo che la ragazza non gliela fece. Allora, spazientito, Xander si alzò, appoggiandosi su un gomito e guardò l'altra, che ad occhi chiusi con una mano si massaggiava pigramente la pancia piatta, creando lievi cerchi e crogiolandosi al sole.

 

- Oh, andiamo! Dillo... "quando tocca a me?" - Sbottò il ragazzo, togliendosi gli occhiali da sole.

 

- Cosa? - Disse lei, fintamente sorpresa.

 

- Trai le tue conclusioni e inizia a parlare! – Esclamò Xan, incoraggiante.

 

Will rise.

 

- Le miei conclusioni le ho già tratte molte ore fa mio bel pirata! Ma per farmi parlare ci vorrà ben altro... -

 

Xander sospirò: come faceva Will a vincere sempre con lui e in così breve tempo.

 

- E dire che lo faccio per te... cosa vuoi che faccia? - Bofonchiò frustrato.

 

Willow sorrise maligna.

 

Dopo dieci lunghi minuti in cui il povero carpentiere dovette ballare la famosa danza di Snoopy, la strega si considerò soddisfatta e ridendo gli disse di smetterla e di sedersi accanto a lei. L'uomo si sedette pesantemente sul suo telo, un po' sudato e con il fiato corto.

 

- Sei proprio una strega!… Farmelo fare sotto il sole delle quattro poi, non sono più il giovane aitante di una volta... Abbiamo quasi trent’anni Will, qui rischio l’infarto! - Disse Xander, asciugandosi la fronte con l'avambraccio. Ma Willow aveva riso, riso a crepapelle e questo per Xander era di per sé un motivo più che valido per ballare per ore.

 

Da quanto non la vedeva così?

 

La strega si asciugò le lacrime di allegria che non era riuscita a trattenere e inforcò di nuovo gli occhiali da sole, sdraiandosi e incrociando poi le braccia dietro la testa.

 

- Però sei ancora spassoso come la prima volta! – Commentò, sorridendogli. Ma l’amico ora era serio e Will sapeva cosa voleva.

 

- Pollyanna, ora tocca a te... -

 

- Tu chiedi e io rispondo! - Esclamò soltanto.

 

- Posso chiedere tutto? -

 

Lei sollevò appena gli occhiali e lo guardò stupita.

 

Come se ti avessi mai nascosto qualcosa! Pensò.

 

- Si... ma comunque stai attento: sai che farmi arrabbiare non è saggio! - Fece, tornando nella posizione rilassata di poco prima.

 

- Ok... vediamo cosa potrei chiederti... -

 

Will in realtà fingeva di essere tranquilla ma non le andava molto di parlare e soprattutto di quello che il ragazzo le avrebbe sicuramente chiesto.

 

Non aveva parlato affatto, a parte con Tara, di quelle cose, fin dal giorno in cui Kennedy se n'era andata. Ma l'amico aveva sudato abbastanza per farla divertire e si meritava delle risposte; inoltre, se lo stava facendo era per lei, per farla sfogare, non certo per pura curiosità. Tutta quella giornata era per lei e Will gliene era grata.

 

- Bè... raccontami una tua esperienza sessuale, così stanotte ho qualcosa da fare! – Disse Xan, improvvisamente, irrompendo nei suoi pensieri.

 

- Maiale! – Rise lei, dopo un primo momento di confusione, tirandogli poi la borsa addosso.

 

- Ehi, scherzavo! Permalosa! – Ribatté lui, parandosi da eventuali colpi che stavano per investirlo.

 

L'aveva fatto apposta per stemperare la tensione che aveva visto tendere i muscoli di Will e sperava di esserci riuscito. Quindi divenne serio, pur continuando a sorridere.

 

- Domanda facile... ti preoccupa ancora molto Darhat? -

 

Willow sorrise: Xander ci stava andando con le pinze, anche se quella domanda non era propriamente facile, così sospirò e si preparò a rispondergli.

 

- Sì Xan, certo!... Nonostante non sia stato lui a controllarmi l'ultima volta, la Strega Nera è venuta fuori di nuovo. Non mi fa piacere essere un bersaglio facile e sapere che dovremo scontrarci con lui che ha comunque un vantaggio su di me… E trattandosi di un demone che manipola i sentimenti di rabbia tipo la vendetta... be’, mi sento un tantino nervosa, visto che ne ho assaporato il gusto, come ben sai! -

 

- E lo ricordi ancora? Il gusto intendo! – Incalzò Xander, pur conoscendo bene la risposta.  Will fu sicura che stesse pensando ad Anya e probabilmente non si sbagliava.

 

- Il sapore del sangue non si scorda! - Disse secca: non erano cose che amava rivangare. Era un'assassina: lo sapeva lei e lo sapeva Xander. Ma era comunque un argomento che non voleva toccare troppo spesso. Con nessuno.

 

- Tara ha dimostrato di saperti controllare! – Azzardò ad osservare Xander, rimanendo col fiato sospeso in attesa della reazione della sua amica che non tardò ad arrivare.

 

Willow sbuffò.

 

- Ma dovrei saperlo fare da sola! – Ribatté, un po’ alterata con sé stessa. Stava tentando di parlare rimanendo calma, senza farsi prendere dalle emozioni che quegli argomenti suscitavano in lei.

 

- Normalmente ne sei capace... è stato un caso l’altra sera… -

 

- Sì, ma questa non è una situazione normale e l’altra sera ho perso il controllo e ci stava rimettendo Kenny, ok? -

 

- No, aspetta. Perché questa non è una situazione normale? Ok, lo so anch'io che di situazioni normali non ce ne sono molte nella nostra vita, ma è la nostra routine, no? Perché allora questa lo è meno della altre? -

 

Will sospirò pesantemente, domandandosi frustrata perché Xander voleva sentirle dire cose che sapeva benissimo. Lo guardò da dietro gli occhiali e lo studiò per un momento. Poi non riuscì più a trattenersi e disse:

 

- Perchè c'è di mezzo Tara... lo sai perfettamente, cavolo! E l’altra sera stavo per fare fuori la mia ragazza, ok? Ti sembra normale questo? Non lo è nemmeno per i nostri standard, Xander. Quindi smetti di fingere che lo sia! – Fu la sua risposta acida. Xander capì di aver calcato un po’ troppo la mano e si fece un pochino indietro, alzando le mani in segno di resa.

 

- Va bene, va bene... non ti scaldare! Non volevo certo stuzzicarti, ok?… Quello che intendo, senza complicarci troppo la vita, è che prima o poi Darhat e il Clan di Syrus si rifaranno vivi e dovremo affrontarli, nonostante la Strega Nera e tutto il resto... Sei d'accordo? – Si affrettò a spiegare il ragazzo. Willow assentì non capendo dove voleva andare a parare, ma sicuramente più calma di prima. Allora lui proseguì il discorso. - Bene, appurato questo… come dici tu non è bello che tu sia un bersaglio facile, quindi non esserlo! -

 

- E come dovrei fare? - Chiese sarcastica la rossa, come se le avesse detto che la Terra è piatta.

 

- Allora... normalmente, almeno negli ultimi sette anni, hai dominato la tua parte oscura senza l'aiuto di nessuno. Sappiamo tutti che la tua molla è Tara... ma di questo parleremo dopo... -

 

Will rabbrividì al pensiero che Xander poi le avrebbe chiesto di Tara: quello, di sicuro, era un argomento più stressante. Fu per questo che non riuscì a dire nulla e Xander riprese a parlare.

 

- Quindi se c'è Tara di mezzo è più facile che tu perda il controllo e Darhat, come temi, potrebbe approfittarne. Però... - fece una pausa per riordinare i pensieri. - Tara è anche una delle poche a poterti fermare quasi immediatamente, prima che tu faccia danni... anzi direi l'unica che ci riesca così velocemente: insomma, ci ha messo molto meno di me direi! -

 

- E' vero... – Sussurrò Will, iniziando a capire.

 

- Quindi... siamo a cavallo, no? Tara è qui per questo: se ci saranno problemi lei ti bloccherà!… Non avere paura di te stessa, il tuo freno è ben funzionante! – E, così dicendo, le sorrise.

 

Will, non troppo convinta, gli fece segno di si con la testa. Ma la sua espressione lasciava trasparire la propria insicurezza.

 

- Be’, che tu non mi abbia detto di no è già qualcosa...! – Commentò Xander, sarcastico. Sapeva quanto quell’aspetto di sé preoccupasse Willow e sapeva che col suo bel discorsetto l’aveva calmata solo in parte… in minima parte. Le porse una birra, tirandola fuori dalla piccola borsa frigo alle sue spalle. Ora il discorso avrebbe preso mire più dolorose e un po' di alcool non poteva far male, tanto più che Will non si sarebbe certo ubriacata con una sola lattina. La ragazza l'aprì e ne prese una generosa sorsata, sapendo già quale fosse la domanda successiva.

 

- Parlami di te e Tara, adesso! -

 

Bam! Eccola, era arrivata.

 

Troppo facile da eludere! Pensò Willow.

 

- L'amavo. Mi amava. L'hanno uccisa e io mi sono incazzata parecchio! – Esclamò la rossa, ridendo subito dopo come se si fosse trattato di una barzelletta. Poi bevve ancora.

 

- Willow...! -

 

- Ok… Cosa vuoi sapere? -

 

- Come stai, a cosa pensi e cosa provi... - Rispose lui, più tristemente di quanto avrebbe voluto.

 

Willow sospirò pesantemente e si mise a sedere a gambe incrociate.

 

- Come vuoi che stia?... Bene, male, non saprei dirtelo. Lei è qui con me... di nuovo. La vedo, le parlo e questo è il mio paradiso!... Ma… anche il mio inferno, perché so che se ne andrà. E poi il non poterla toccare è da pazzi!... A volte, di notte, penso di non farcela. Lei sta lì e mi guarda dormire e io… cerco di concentrarmi su tutto fuorché su di lei. Ma la verità è che vorrei solo baciarla, spogliarla e fare l'amore con lei. E non posso!… Mi chiedo a che gioco stiano giocando lassù… -

 

- In che senso? -

 

- Nel senso che ridarmela così è una tortura!... Credo che se non fosse mai tornata, sarebbe stato meglio. Ma poi la guardo e mi perdo nel suo viso e ringrazio la Dea per avermi dato di nuovo la possibilità di morire dentro a quegli occhi, anche a queste condizioni! - Mentre lo diceva, aveva iniziato a piangere e anche se gli occhiali neri le coprivano gli occhi arrossati, calde lacrime scivolavano lungo le sue guance. Xander avrebbe voluto consolarla, ma non lo fece... era troppo presto: Willow doveva dire tutto, prima. L'abbraccio sarebbe giunto alla fine dello sfogo.

 

- L'amo, l'amo così tanto!... Con la stessa intensità del primo giorno in cui l'ho vista! Ogni volta che la vedo, so con certezza che se mi rimarrà accanto andrà tutto bene. E questa sicurezza ce l'ho dai tempi dei Gentleman, quando ancora non davo un nome a quel che sentivo…- Singhiozzò la ragazza, stringendosi le ginocchia al petto. – L’amo da morire e me l'hanno strappata via e-e-e… io sono impazzita, sono diventata un'assassina, ho fatto cose per cui non mi perdonerò mai... eppure di recente ho dimostrato che le rifarei e questo mi fa impazzire anche di più del non poter toccare Tara! -

 

- Non esagerare, tesoro...! - Cercò d’intercedere il ragazzo, con tono dolce.

 

- No, Xander! Non hai ancora capito? Lei è la mia debolezza... toccare lei, significa far morire dentro me. Anzi, no, significa farmi "marcire"! Così reagisco! E so nel profondo che truciderei Warren di nuovo, se ora le facesse ancora del male, lui e chiunque altro ci provi, che lei sia un fantasma o un essere umano! - Deglutì pesantemente per poi bere avidamente dalla lattina, fino a svuotarla totalmente. - Lei è il mio sangue, la mia magia, la mia carne e la mia anima! Uccidendo lei, hanno ucciso anche me o almeno la Wilow che c'era prima. Non è forse vero? Tu mi conosci da una vita, sai com'ero, sono uguale adesso? -

 

Xander non rispose subito: cercava un modo delicato per rispondere, ma la verità era che non c’era un modo per dire ciò che doveva senza essere brutale, in un certo senso.

 

- No... per niente! E sai una cosa? Mi manchi... - Ammise alla fine, Xander, guardandola con affetto. Stettero per qualche secondo in silenzio, poi la rossa continuò, con la voce ora più ferma.

 

- Non sai quanto manco a me stessa... ma non si torna indietro. Sono cresciuta, ho imparato e sofferto ed espierò le mie colpe e forse questo è quel che mi merito. Ma sai qual è la cosa che mi fa andare fuori di testa? -

 

- Quale? -

 

- Che sia anche lei a pagare. Tara, intendo! Se è una tortura per me, immaginati per lei che non ha più una vita!… Eppure cerca in ogni modo di farmi star bene, di tranquillizzarmi... e mi ama come allora! – Disse Willow, infine, tristemente. - Non è giusto Xan... tanto più che lei ha già pagato a quanto pare. Per quanto io non capisca perché un angelo assaggi l'inferno, è comunque successo. Perché allora, ci fanno ancora tutto questo? -

 

Xander sospirò, non aveva risposta a quella domanda e lei lo sapeva.

 

- Se vinceremo... cosa farai quando se ne andrà? Perché lo farà Will, lo sai questo, vero? -

 

Lei smise di guardarlo.

 

- Penso che mi lascerò morire... se non mi ammazzano prima! -

 

- Willow... -

 

- Senza Kennedy? Xander come pensi possa sopravvivere di nuovo? Già che non tenti di ammazzarvi tutti è un grosso passo avanti, ma non puoi pretendere che io ti prometta di andare avanti dopo che Tara se ne sarà andata ancora! - Disse Will, spietata con se stessa. Ma si pentì subito di aver nominato la bruna.

 

- Potresti ancora riprendertela… Mi riferisco a Kennedy! - Esclamò deciso, Xander.

 

-No ... no...! -

 

- Perché no? -

 

- Ha ragione lei, ecco perché! – Disse la strega, abbassando gli occhi.

 

- Di che parli? -

 

- Kenny ha ragione!... Ho pensato di potermi permettere di non scegliere tra le due donne della mia vita. Ma non è così: è una situazione ingiusta e innaturale, soprattutto per lei. E non si può tenere il piede in due staffe!… -

 

- Ma tu ami Kennedy, no? -

 

- Sì e molto... con tutta me stessa! Ma è la me stessa di ora che ama la Cacciatrice... Kenny non avrà mai la ragazza che si è innamorata di Tara e questo a quanto pare non può sopportarlo! E io… in un certo senso la capisco! Neppure io mi accontenterei di avere solo la metà di lei! -

 

- Wil, ma tu sei così ora. Sei l'adulta che l’ama! Tara è morta e se ne andrà, non resterà al tuo fianco. E' Kennedy la tua strada adesso!-

 

Will si alzò in piedi e buttò in malomodo gli occhiali da sole sul telo. Gli occhi di nuovo pericolosamente lucidi.

 

- Credi che non lo sappia? Credi che non sappia che perdendo lei, ho perso la mia vita? Ma Kennedy non capisce, non vuole capire! E non lo vuole fare perché sa perfettamente che nonostante Tara non sarà qui per sempre, io penserò per sempre a lei almeno una volta al giorno! – Sbottò, più sconvolta che arrabbiata. Ma poi… arrabbiata con chi? Con se stessa? Be’, quello lo era da anni.

 

- Will, calmati... – Disse Xander, pacato.

 

- No, Xan, non mi calmo, non posso! - E così dicendo prese un sasso e lo lanciò in mare con violenza. L'amico sapeva che si stava trattenendo, altrimenti avrebbe sollevato un maremoto con la magia.

 

- Ha ragione lei, maledizione!!! – Imprecò Will, senza guardare l’amico negli occhi. Stava ammettendo le sue colpe e le sue debolezze. Le stava ammettendo parlandone e questo risvegliava tutto il suo nervosismo perché ora non avrebbe più potuto fingere che non esistessero, neppure un momento nelle ventiquattrore.

 

- L'ho fatta vivere in perenne confronto con un ricordo... e da quando Tara è tornata, non ho fatto altro che metterla al secondo posto, ignorandola il più delle volte. E quando è stata al centro delle mie attenzioni, l'ho quasi uccisa cazzo!… E per finire non le ho dato la mia fiducia... è questo che fa un innamorato Xander? Non penso proprio! Lei con me non l’ha mai fatto. Quindi non posso pretendere che Kennedy torni da me: non ho il coraggio di chiederle una cosa simile, nemmeno se riuscissi a ritrovarla! – Ora stava quasi urlando. L’amico la guardava in silenzio, ancora semi sdraiato.

 

- Te lo dico io... no, no! Loro sono la mia felicità, entrambe, insieme!!! Io non so come fare... ho bisogno di entrambe... ma Kennedy era la mia donna, sarebbe stata la mia vita, è lei che sarebbe stata qui ad ogni mio risveglio, è lei che avrei baciato ogni giorno, è lei che posso toccare, che è viva, qui con me! Non Tara!!!… Perché non lo capisce? Così avrebbe dovuto essere... e invece per colpa mia, non lo sarà più! - Dicendo questo si accasciò, piangendo liberamente: il suo sfogo era arrivato alla fine. Aveva sputato il rospo che da settimane quasi le impediva di respirare tanto era opprimente. Xander aspettò qualche minuto per far sì che le lacrime fossero un completamento del suo sfogo emotivo; poi finalmente il giovane trovò il coraggio per ribadire il suo concetto.

 

- Te l'ho già detto, puoi ancora riprendertela! -

 

- No che non posso!... Lei vuole che scelga fra loro e io... non posso! – Ribatté Will, asciugandosi le lacrime per poi guardarlo. Il carpentiere vide nel suo sguardo dolore e determinazione. Willow sapeva cosa voleva fare e lui non sarebbe potuto intervenire per farle cambiare idea.

 

- Io l’amo da morire... ma non posso darle quello che vuole. Mi dispiace terribilmente che sia finita così male, ma se davvero sono innamorata di lei come dico, la devo lasciare libera! -

 

- Libera di fare cosa? Di essere infelice? - Sbottò lui, spazientito dalla sua testardaggine.

 

- Libera di rifarsi una vita con qualcuno che la meriti e che possa darle tutto ciò che vuole! -

 

Silenzio.

 

No, non l'avrebbe convinta.

 

Willow riprese gli occhiali da sole e li indossò, poi guardò l'orizzonte. Il crepuscolo era vicino e la sua voglia di aprirsi con l'amico era completamente sparita.

 

- Xander io ti ringrazio per la giornata e per... forse avevo bisogno di parlare di queste cose. Comunque non cambia niente!… Ora andiamo, per favore? - E mentre diceva questo raccolse il telo e iniziò a piegarlo.

 

Il giovane amico annuì pensieroso, poi si alzò e le si parò davanti.

 

- Almeno un abbraccio me lo devi, no? – Le disse, sfoderando uno dei suoi più accattivanti sorrisi.

 

La rossa gli si accoccolò tra le braccia volentieri e lui la sentì aggrapparsi forte, come se il peso di tutto il suo dolore la schiacciasse contro il suo petto.

 

- Andrà tutto bene tesoro... te lo prometto! - Le sussurrò piano.

 

- Non so proprio come... – Sospirò lei.

 

- Non pensarci... per ora accontentiamoci di prendere a calci in culo questo demone! –

 

 

 

 

 

            Willow salì in camera sua e posò ad un lato la borsa per poi prendere a spogliarsi lentamente, svogliatamente: doveva farsi una doccia per togliersi un po’ di sabbia di dosso, ma in realtà avrebbe preferito buttarsi sul letto e sprofondare nell’oblio del sonno… sempre che fosse riuscita ad addormentarsi. La giornata era stata quasi perfetta. Quasi. Si era sfogata parecchio parlando con Xander di quello che le frullava per la testa, ma ora l’aveva assalita una malinconia pesante che una doccia certo non avrebbe potuto scrollarle di dosso. Aveva ringraziato l’amico e lo aveva salutato, ma con uno sguardo gli aveva anche fatto capire che non avrebbe più voluto parlare dell’argomento “Kennedy”. Sarebbe stato inutile e doloroso.

 

Rimase con addosso solo la biancheria intima: gli abiti e le scarpe li aveva sparsi sul pavimento della stanza con noncuranza. Andò in bagno e regolò l’acqua della doccia ripensando a quella giornata e a ciò che si erano detti con l’amico. Era talmente tanto assorta nei propri pensieri che non si accorse di non essere più sola nella stanza.

 

-Che fai, m’ignori?- Le disse una voce alle sue spalle. Willow sussultò e si voltò di scatto, trovandosi davanti Tara che la guardava sorridente. La rossa si riavviò i capelli e sorrise, ora più rilassata.

 

-Cos’è, stai cercando di farmi prendere un accidente?… Non ti ho sentita arrivare!- Ribatté Will. Sul volto dell’altra passò un’ombra, ma la rossa parve non rendersene conto e si mise a sedere sul bordo della vasca mentre l’acqua appena regolata la riempiva: aveva cambiato idea. Niente doccia. Un bagno profumato sarebbe stato meglio.

 

-Solitamente mi senti arrivare parecchio prima che io sia qui!- Commentò Tara, guardandola. Willow annuì mentre versava il bagnoschiuma alla calendula nell’acqua.

 

-E’ vero… ma ero soprappensiero…!- Si giustificò, sorridendole ancora. Il fantasma annuì, rimanendo lì a fissarla. Era andata a trovarla, avendone avuto la possibilità, perché sentiva la sua mancanza e perché voleva darle un altro po’ del suo sostegno. Ma Willow era strana e non l’aveva neppure percepita. Che stava succedendo?

 

-Dove… dove sei stata oggi?… T-ti sento… turbata!- Disse allora, Tara., sperando che l’altra si sbottonasse un po’ e che parlasse con lei. Will fece spallucce: -Xander mi ha portata al mare… siamo stati lì tutto il giorno e abbiamo chiacchierato un po’, ma… non… non mi va di parlarne ora. Tanto non c’è niente che tu non sappia già!-. Disse. Non voleva essere scortese, né ferire Tara. Ma difatto si sentiva in colpa verso Kennedy e più ci pensava e più si convinceva che la Cacciatrice aveva fatto bene a mollarla perché lei non si era comportata come avrebbe dovuto nei suoi confronti. Era stata egoista e aveva sempre messo le proprie esigenze davanti a quelle di Kenny; soprattutto la sua esigenza primaria: Tara. Ma come poteva spiegarlo a quest’ultima senza essere fraintesa? Non parlarne era più semplice. Inoltre, temeva che se avesse affrontato l’argomento per l’ennesima volta nella stessa giornata, sarebbe scoppiata a piangere senza potersi fermare. E non voleva dare anche questo dispiacere al suo angelo.

 

Ma Tara interpretò quell’atteggiamento come se a Willow, per qualche motivo, desse fastidio la sua presenza lì in quel momento e sentì il proprio cuore andare in frantumi. Non se n’era resa conto prima, ma la sua ragazza era cambiata davvero in quegli anni; era diventata qualcuno che lei non conosceva poi così bene come avrebbe giurato in passato.

 

-Io… va bene, come vuoi. Allora vado via…!-. Disse infine, il fantasma, con aria abbattuta. Non era riuscita a nascondere la sua delusione per quello strano comportamento di Willow. La rossa, dal canto suo, solo guardandola in quel momento si rese conto di averla trattata freddamente: non era nelle sue intenzioni.

 

-No, Tara… aspetta!… Io… mi spiace, tesoro! Non volevo trattarti male, né escluderti dalla mia vita. Non lo farei mai, lo sai!… E’ solo che… Xander ha messo il dito nella piaga dicendo che… devo riprendermi Kennedy perché tu presto te ne andrai e… lo so che lo ha detto per il mio bene, ma… come discorso non mi è piaciuto lo stesso!-. Si affrettò a dire Willow, scattando in piedi e avvicinandosi alla figura di Tara. L’altra la guardò con occhi teneri: ora capiva il suo malumore e il perché avrebbe preferito non farne parola con lei.

 

-Tu pensi che Xander abbia ragione?… Abbiamo parlato di questo argomento molte volte, ma… non sei mai stata esplicita con me!- Esclamò Tara, pacatamente. La risposta probabilmente non le sarebbe piaciuta, ma non voleva che fra lei e l’altra ci fossero cose taciute. Willow la fissò per un momento, poi abbassò lo sguardo a terra. Quando lo rialzò, alcuni secondi dopo, disse: -Sappiamo tutte e due che non resterai, tesoro. E… non ti ho mai nascosto i miei sentimenti per Kennedy, come a lei non ho nascosto quelli che provo per te…-.

 

-Non è una risposta, Will! -.

 

Willow sospirò profondamente e le si avvicinò di qualche passo. Quello era uno dei tanti momenti in cui avrebbe voluto poterla toccare, poterla abbracciare.

 

-Lo sai che ti amo… Ma… l’illusione di poterti riavere con me in questa vita mi è stata tolta anni fa e… Kennedy invece è qui, fa parte di questa dimensione terrena e… anche se lei non mi crede, amo anche lei. Sono diversi i sentimenti che provo per voi e non sono paragonabili fra loro… Che vuoi sapere, Tara? Che vuoi che ti dica? -.

 

-Solo quello che pensi...! -.

 

-Ebbene… se tu non fossi morta… Kennedy non avrebbe avuto nemmeno la più piccola speranza d’interessarmi, di entrare nel mio cuore. Ma tu sei morta, Tara. Non sei più qui con me tutti i giorni… e Kennedy mi ha dato qualcosa per cui vivere: se stessa!… Quindi… per quanto io sappia che non è razionale e forse non è neanche giusto… vi amo entrambe!-.

 

Tara non proferì parola: rimase ferma, dritta davanti a lei, con lo sguardo fisso nel suo come se fosse ipnotizzata. Se avesse potuto piangere lacrime vere, avrebbe pianto: nonostante non ne avesse il diritto, la verità era che era gelosa della Cacciatrice perché un tempo il cuore di Will era appartenuto solo a lei e Kennedy aveva cambiato questa realtà. Ma non poteva piangere e il suo amore aveva ragione quando diceva che lei era morta, che non apparteneva più a quella realtà. Willow non l’aveva detto, ma questo significava che l’aveva lasciata sola. E nessuno può vivere per sempre da solo. Quindi non poteva avercela con la rossa se aveva lasciato che qualcun altro, Kennedy, scacciasse da lei la solitudine.

 

-Sei bella, sai?-. Esclamò all’improvviso Tara, come a voler mettere uno stop a quella discussione penosa. Willow sorrise, arrossendo lievemente sulle guance. L’altra se ne accorse e ridacchiò divertita, sollevando un sopracciglio.

 

-Che fai, adesso, arrossisci se ti faccio un complimento? Non pensavo di poterti fare quest’effetto!-. La stuzzicò Tara, scherzando. Willow ebbe un guizzo negli occhi e per ripicca disse: -Non mi vergogno di te, cosa credi?-. L’altra rise ancora: -Ah, no?-. A quel punto la rossa fece qualcosa di assolutamente insensato: si tolse il reggiseno e lasciò che gli slip le scivolassero via, cadendo sul pavimento. Era nuda ora, con la pelle candida esposta alla vista dell’altra.

 

Ed era tornata seria.

 

Tara deglutì ma non disse nulla mentre la guardava avvicinarsi ancora. Se avesse posseduto un corpo, Tara avrebbe potuto sentire l’alito dell’altra sfiorarle il viso e i capelli, tanto le stava vicina. Era un gioco pericoloso quello a cui Will stava giocando: rischiavano di rimanere deluse entrambe.

 

-Non mi sono mai vergognata di te…-. Le sussurrò Willow, rimanendo in quella posizione. Sembrava tranquilla, ma il suo cuore stava battendo all’impazzata e le guance le scottavano molto più di qualche minuto prima.

 

-Dio! Quanto vorrei toccarti…!-. Sussurrò ancora, la rossa. Era quasi una supplica, una preghiera detta al vento.  Tara si mosse appena e quasi le due vennero a contatto l’una con l’altra… ma non poteva esserci un vero contatto, non come quello che due persone qualunque avrebbero avuto.

 

-Will… non dovremmo… io… lo vorrei anch’io… ma… dovrei andare…!-. Disse piano la bionda, sentendosi irrequieta per ciò che avrebbe voluto fare e non poteva. Willow aspirò l’aria, cercando di captare un po’ del profumo dell’altra; ma non ci riuscì e questo le ridiede la lucidità necessaria per smettere quella soave tortura. Sospirò e si allontanò un po’ dal fantasma: -Mi spiace… non mi controllo quando siamo insieme! – Si scusò, senza staccare il proprio sguardo da quello di Tara. Poi aggiunse – Non te ne andare ancora, ti prego. Resta un po’ con me, fammi compagnia mentre mi faccio il bagno e tolgo di dosso la pesantezza… che sento addosso!- Le disse. L’altra fu titubante per alcuni secondi, come se non sapesse cosa fosse meglio fare. Alla fine annuì lievemente: -Va bene!-. Esclamò semplicemente. Allora Will le regalò un altro sorriso, poi si voltò e s’infilò nella vasca, lasciando che l’acqua e la schiuma la coprissero fin quasi al collo. Tara si sistemò accanto a lei, sul bordo della vasca, come se potesse sedersi davvero. Sarebbe rimasta lì con lei per tutto il tempo che le fosse stato concesso: non potevano toccarsi, ma il semplice stare insieme in quell’intimità avrebbe dato un po’ di sollievo ad entrambe.

 

  CAPITOLO 10

 

L'atterraggio era ultimato e la voce elettrica dell'hostess aveva permesso di sganciarsi le cinture.

 

Era a casa.

 

Buffy rimase al suo posto, fissando davanti a sé il nulla, assente e seria. Si guardò il braccio fasciato che le penzolava dal collo, poi si alzò e s’incamminò verso l'uscita.

 

Mentre l'ascensore a vetri conduceva lei e gli altri passeggeri del volo al recupero bagagli, si fissò sul proprio riflesso e con il braccio sano si spostò una ciocca bionda dal viso.

 

Un taglio rammendato da qualche punto si allungava tra la tempia e la mascella e un ematoma colorava di viola e nero l'orbita sinistra.

 

Si rese conto che gli altri passeggeri la guardavano con curiosità: in effetti pareva appena uscita da una rissa. Una volta in più ebbe l'impulso di girarsi e dire a quegli increduli ficcanaso chi era e quante volte negli ultimi quattordici anni aveva salvato la vita a tutti loro. Ma si trattenne e rise dentro di sè... un sorriso amaro perchè quei sette anni di pace l'avevano davvero rammollita. In realtà, l’idea di svelare la propria identità al mondo aveva smesso di affacciarsi alla sua mente molto prima della maggiore età, molto prima che smettesse di essere la sola e unica Cacciatrice. La missione prima di tutto... il segreto avanti al resto.

 

Il problema era, che non era più la ragazzina frizzante e piena di energie, né la giovane donna esperta e caparbia che aveva battuto il Primo Male. Questa nuova battaglia la impensieriva più delle altre e non per il nemico, ma per se stessa. Non sapeva più se  avrebbe avuto la forza per combattere né la voglia: ora aveva una vita al di là della missione e questo era stato possibile grazie all'incantesimo sulla sua stirpe.

 

E se nemmeno questa fosse stata l'ultima battaglia?

 

Lei aveva una famiglia e l'avrebbe difesa fino alla morte se necessario... l'aveva già fatto, in senso letterale. Ma stavolta sarebbe riuscita a scavare dentro di sè per trovare di nuovo quel guizzo vitale che l'aveva resa la Cacciatrice più longeva e vittoriosa della storia?

 

Si ripetè mentalmente le parole di Angel.

 

"Te la caverai... tu te la cavi sempre!"

 

Ma non si convinse del tutto anche se d'altro canto non aveva scelta.

 

"Come al solito!!". Si disse sarcastica.

 

Si toccò lievemente il taglio sul viso e non riuscì a risparmiarsi una smorfia di dolore.

 

Come avrebbe spiegato agli altri quel disastro?

 

 

 

 

 

Dawn sbadigliò accasciandosi su una delle sedie della sala d'attesa.

 

- Arriverà presto!- Le sorrise Xander, seduto accanto a lei. Il volo da Los Angeles era in ritardo di un'ora e adesso ci si mettevano pure i bagagli. Giles e tutti gli altri erano spazientiti. L'Osservatore percorreva a grandi falcate l'intera stanza, mentre Willow lavorava al portatile con poca convinzione, sbirciando ogni tanto il gate per vedere se l'amica finalmente avesse recuperato la valigia.

 

Dawn si stava letteralmente addormentando e in realtà tutti quanti erano stanchi visto che la sera prima la ronda era stata un po' movimentata, dato l'arrivo di una mezza dozzina di vampiri novelli e affamati. Nulla di insormontabile, ma la cosa si era allungata abbastanza da non farli quasi dormire quella notte. In più il nervosismo che serpeggiava era dipeso anche dal fatto che la permanenza di Buffy a L.A. era durata molto più del previsto, quasi una settimana e senza neanche molte spiegazioni e telefonate dall'interessata.

 

Giles era arrabbiato e preoccupato per la sua pupilla.

 

Xander era furioso con Angel sotto sotto... ma era difficile che il ragazzo, anche involontariamente, non desse qualche colpa al vampiro.

 

Dawn, come sempre, era in ansia per la sorella e sperava solo che la sua permanenza prolungata fosse un ritorno di fiamma con il suo ex. Dal canto suo Willow sapeva quanto questo fosse improbabile e la puzza di bruciato che sentiva metteva in allarme il suo sesto senso. Era successo qualcosa era chiaro e aveva paura non ci sarebbe stato spazio per pettegolezzi, ramanzine e occhiate gelose... in ordine quello che avrebbero fatto Dawn, Giles e Xander, se il suo intuito si fosse sbagliato.

 

Finalmente la gente cominciò ad uscire; i quattro si alzarono in piedi e fecero qualche passo verso il gate. Il volo era stranamente affollato e ci misero qualche minuto per individuare Buffy. Quello che videro non piacque a nessuno.

 

Sbarrarono tutti gli occhi.

 

La sorella della Cacciatrice si portò una mano alla bocca e trattenne a stento un grido. Non si aspettavano di certo che la bionda fosse ridotta in quello stato. Dawn corse verso la sorella e l'abbracciò con cautela, ma prima che potesse chiedere cos'era successo lei la prevenne.

 

- Possiamo parlarne a casa? -

 

 

 

 

 

Tara li aspettava impaziente in casa e la sua opalescenza brillava di nervosismo. Quella mattina aveva svegliato Willow, come sempre, donandole quel po' di sollievo che poteva, poi se n'era andata come ogni volta senza dare spiegazioni né altro. Ma il Supremo Potere l'aveva rimandata indietro con notizie allarmanti: qualcosa era successo. Tuttavia, quando era entrata in casa, l’aveva trovata vuota e un biglietto scritto da Will l’avvisava che erano andati a riprendere Buffy all’aeroporto. Era come se la Strega Rossa si aspettasse un ennesima comparsa di Tara, e proprio mentre loro non c’erano.

 

Ma ora, passate più di tre ore, il fantasma si chiese come mai ci mettessero tanto e si rammaricò che lei, dato il suo stato non li potesse raggiungere, quindi non le restava che aspettare e nel frattempo torturarsi le mani e tentare di calmare il cuore.

 

Quando sentì finalmente la serratura scattare, si drizzò lì in piedi dov'era. Fu proprio Will ad entrare per prima e come sempre le dedicò uno sguardo unico, che purtroppo durò solo un istante perchè la strega bionda vide negli occhi dell'altra la sua stessa paura. Poco dopo, appoggiata a Xander, entrò una Buffy malconcia, seguita a ruota da una Dawn spaventata e da Giles. La faccia di quest'ultimo non preannunciava niente di buono.

 

Tara non sapeva nulla di quello che era successo a Los Angeles: questo il Potere non gliel'aveva rivelato. Ma purtroppo ne conosceva le conclusioni, vista com’era ridotta la sua amica.

 

- Sei arrivata tardi... – Sussurrò il fantasma all’amica. Ma nella sua voce c'era rammarico non rimprovero e tutti capirono che non si riferiva di certo al ritardo del volo, ma a qualcosa di molto più importante, forse vitale, di cui erano allo scuro. Buffy la guardò dapprima stranita, poi seria e infondo alla sua anima la strega vide frustrazione.

 

- Di che state parlando? - Chiese Xander, nervoso, aiutando l'amica a sedersi.

 

- Tara tu sai qualcosa? Che è successo a mia sorella? - Disse accorata, Dawn, porgendo una borsa del ghiaccio a Buffy da mettere sull'occhio pesto.

 

Ma la Cacciatrice e la strega continuavano a guardarsi in silenzio, alimentando la tensione.

 

Giles stava per perdere la calma: ora dovevano parlare!

 

Ma prima che potesse dire verbo, fu qualcun altro ad esplodere.

 

La voce mielata di Willow si trasformò in un suono stridente, dettata dall'irritazione per quel silenzio.

 

- Adesso basta! Vi guarderete più tardi. Una delle due ci spiega, ora? -

 

Tutti la guardarono stupiti perché nonostante fosse palesemente spaventata, Will non era solita alzare la voce e una volta in più Tara si rese conto di quanto gli ultimi eventi avessero sconvolto l'altra strega.

 

- Calma Will... vi spiegherò tutto! - Disse pacata, la Prescelta. Poi li guardò uno a uno seria, sorridendo appena per smorzare la tensione, mossa che non le riuscì per niente.

 

- Siamo nei guai ragazzi! -

 

Il racconto fu breve, ma una volta terminato, un'ombra scura calò su ognuno dei loro visi. Los Angeles da qualche settimana brulicava di vampiri appartenenti al Clan di Syrus, per questo, in parte, Angel aveva chiesto aiuto alla Cacciatrice. Lui e Buffy le avevano prese e anche forte; ma entrambi in realtà erano stati anche fortunati a non rimetterci la pelle. Tuttavia, il problema non era correlato strettamente ai vampiri in sè, che anche se forti non competevano con la coppia. Lo snodo cruciale a favore dei demoni era stato il numero.

 

Buffy disse di averne visti di più solo nello scontro con il Primo e questa affermazione fece impallidire tutti i presenti perché quella volta era stata dura davvero e i segni che ancora Buffy portava ne erano la prova.

 

A Giles andò di traverso il thé, quando seppe che l'ultimo scontro con il nemico si era verificato tre giorni prima: il fatto che la Cacciatrice non fosse già completamente guarita, voleva dire sole che le ferite che riportava non erano altro che un decimo di quelle originali. Buffy spiegò che appena lei era arrivata a L.A. era iniziata la lotta, una lotta che era durata quattro notti. Gli altri tre giorni erano serviti a lei e ad Angel per riprendersi il più possibile. Si erano nascosti nelle fogne e la bionda questo l'aveva detto con disprezzo.

 

Erano stati battuti e si erano dovuti nascondere come topi.

 

Ma il peggio doveva ancora venire.

 

Angel con la sua gang aveva tentato di arginare l'invasione, ma la sua squadra dopo poco aveva iniziato a popolare gli ospedali e si era ritrovato solo, abbastanza sane da aiutarlo solo le Cacciatrici addette a quell'area che però avevano iniziato a cadere come mosche. Si era deciso a chiamare Buffy solo quando il loro numero si contava sulle dita e poi un vampiro aveva nominato l'Ultima Sola e a quel punto non aveva più potuto lasciarla fuori. La notte del terzo giorno erano rimasti solo loro due: ogni consorella giaceva sul campo.

 

Buffy descrisse lo scenario come apocalittico e lesta si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

 

Il punto comunque era che quei vampiri non erano semplicemente a caccia, di questo se n’erano accorti subito. Le vittime, se pur molte dato il numero dei non morti, erano solo lo stretto necessario. Il motivo della presenza di quasi tutto il Clan era un altro.

 

Los Angeles aveva qualcosa che Darhat voleva.

 

E l'aveva avuto.

 

La città era stata messa a ferro e fuoco nel silenzio e nell'omertà delle autorità. Ma nè lei nè Angel avevano idea di cosa fosse l'oggetto di quella sanguinosa ricerca. Buffy spiegò che nella loro strenua difesa non c'era piano o scopo; semplicemente arrancavano fra i nemici, uccidendone il più possibile. D'altro canto, i vampiri non erano interessati a loro perché cercavano e basta. Eppure, la litania che aveva frustato le notti di L.A. era stata quello strano ritornello di cui Tara aveva parlato.

 

"Poiché hanno battuto e umiliato il padre oscuro… il Signore Darhat avrà il sangue dell’unica Prescelta, dell’Uomo che vede, dell’Osservatore ribelle, della Chiave e della Strega assassina…"

 

E Buffy si era stupita nel non trovare negli attacchi del nemico nulla di sistematico e massiccio contro di lei che, a quanto pareva, era uno dei bersagli principali. Ma l’attenzione dei nemici era palesemente rivolta ad altro. Pareva che non fosse ancora tempo per lei e per i suoi amici.

 

- Perchè non ci hai chiamati? Avremmo potuto aiutarti... - Disse adirato, Xander.

 

- Oppure morire! - Rispose secca lei e tagliò la discussione sul nascere.

 

- In ogni caso... ora la situazione a Los Angeles è sostenibile: se ne sono andati. Giles chiami il Consiglio, devono mandare altre Cacciatrici ad aiutare Angel... quelle che vivevano lì sono tutte perse... –

 

- Perse? – Domandò l’uomo, titubante.

 

- Morte! – Precisò Buffy.

 

L'Osservatore annuì pensieroso. Dopo un minuto di silenzio, Dawn chiese quello che quasi tutti in quella stanza si domandavano.

 

- Quindi non sai cos'hanno trovato e... preso? -

 

Buffy scosse la testa.

 

- Il Calice di Giuda! –

 

Tutti si girarono verso Tara, increduli a quelle parole.

 

- Ma che dici? - Rise forzato, il ragazzo moro: gli sembrava un'assurdità.

 

- Stai scherzando? - Chiese Giles, che invece sapeva perfettamente di cosa si stesse parlando.

 

- No... no, Tara sono sicura, stai sbagliando! Quel Calice è custodito in luoghi protetti da incantesimi potentissimi, nel vecchio continente! - Disse Willow.

 

- Ehi! Qualcuno spiega a questi tre poveri ignoranti? - Disse nervosamente Buffy, indicando se stessa, la sorella e Xander.

 

- Il Calice di Cristo sta all'alfa, come quello di Giuda sta all'omega. E' la coppa del traditore, che ne raccolse il sangue suicida. Racchiude parte della pochezza e meschinità umana! - Spiegò Giles, rendendo ai tre ancora più criptico il tutto.

 

- Scusi? - Domandò Dawn, rivolgendo gli occhi a Willow.

 

- In pratica: se il Sacro Graal nelle leggende Cristiane rappresenta la luce e il coraggio della nostra razza, quello di Giuda è il suo opposto! - Spiegò la rossa.

 

- In pratica è un casino... più di quanto pensassi! - Disse sconsolata, Buffy.

 

- Sì, ma non è possibile che si trovasse a Los Angeles! - Ribadì Willow, assolutamente convinta di ciò che stava dicendo.

 

- E’ stato spostato secoli fa. Ne sono a conoscenza in pochi. Ma l'ubicazione è sempre rimasta segreta e poi hai ragione: il calice è protetto dalle magie più potenti ed arcane... come diavolo...? - Ma Giles fu interrotto da Tara.

 

- Buffy... togliti la giacca! - La bionda la guardò male, ma obbedì.

 

Quando il giubbotto di pelle scivolò oltre il braccio sano, i presenti poterono vedere altri segni della battaglia.

 

- Ti hanno morso! - Urlò Dawn, terrorizzata.

 

- Oddio... - Sussultò Xander.

 

Il braccio sinistro della Cacciatrice era pieno di morsi di vampiro.

 

- Non ho mai permesso che ne bevessero abbastanza... ma erano troppi, non li controllavo! Ne ho anche sulle gambe... - Disse la bionda in un sussurro, quasi scusandosi.

 

- Quanti? - Chiese Giles portandosi una mano tra i capelli, pallido come un cencio, mentre Will si aggrappava al muro.

 

- Non li ho contati... io... -

 

L'Osservatore stava per fiondarsi verso qualche tomo polveroso, ma Tara lo bloccò.

 

- Signor Giles non importa! – Disse, sospirando.

 

- Gli incantesimi che proteggono quel calice sono castati dalla luce stessa e l'unico modo per spezzarli è essere luce. Avevano bisogno dell'Essenza della luce... hanno preso il sangue del protettore naturale del bene. Ecco come hanno fatto! – Disse Tara, continuando a fissare Buffy e le sue ferite.

 

- La Cacciatrice... - Sussurrò Dawn.

 

- Aspetta, ricordo qualcosa... Tre volte sei... tre volte sei... da altrettante seti placate, l'essenza infrangerà l'incanto…- Rimuginò Willow.

 

- Diciotto vampiri ti hanno morso... e dalle bocche hanno rigettato il tuo sangue, così lo hanno reso la chiave per arrivare al calice! - Concluse il fantasma, guardando orgogliosa la rossa.

 

- Ma perchè me? Hanno avuto a disposizione quasi trenta Cacciatrici! -

 

- Suppongo, che sia perchè il tuo è il sangue più antico della stirpe, Buffy! - Disse tossendo, Giles.

 

- Ehi!!! – Protestò la ragazza, pensando che il suo Osservatore le avesse appena dato della vecchia.

 

- Vuole dire che è il più potente, tesoro! - Tagliò corto Will, folgorando Giles con lo sguardo.

 

Rimasero in silenzio qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri.

 

- Ok, ok... – Disse improvvisamente Xander, sedendosi di fianco a Buffy. - Ormai il danno è fatto... e credo che nessuno potesse evitarlo! - Lo disse guardando Buffy negli occhi, perchè già ci vedeva riflesso senso di colpa. Dopo un attimo riprese il discorso. - Però io non ho ancora capito cosa ci possono fare con questo affare! Dev'essere importante se hanno scatenato una guerriglia urbana. Ma importante per cosa? -

 

- Niente di buono in ogni caso... come al solito! - Bofonchiò Dawn.

 

- Non vi so dire cosa stanno tramando... ma ora la cosa si fa davvero pericolosa, bisogna fare ricerche. Di sicuro tenteranno un rituale e bisogna capire quale: quel calice ha un potenziale magico enorme! - Concluse Tara.

 

- Che tipo di...? - Chiese timidamente Xander.

 

- Magia Nera! - Esclamò secca Willow, uscendo dalla stanza subito dopo.

 

- Will... - Disse Buffy per fermarla, ma la rossa disse solo che andava a iniziare le ricerche e in effetti non c'era altro da fare.

 

Tara sospirò pesantemente, poi si rivolse agli altri.

 

- Will sa di cosa si parla, ha sentito l'odore di quel potere quando... -

 

- Lo sappiamo... - Disse Giles guardando in basso.

 

- No, voglio dire che la Magia Nera di Will non è molto in confronto a quella potenziale del calice! – Ribatté Tara.

 

Rimasero tutti a bocca aperta ad ascoltare la strega.

 

- In sostanza, in un essere è possibile canalizzare "energia" oscura fino ad un certo punto e Will ne ha raggiunto quasi i limiti ad ogni modo... - Disse tristemente, il fantasma - Invece in un oggetto è possibile incanalare potere sotto forma di "potenziale" finchè si vuole... non c'è limite! -

 

- Con quel calice si possono fare molte cose, tra cui tramutare il suo potenziale in energia pura e immetterlo in.... - Disse Giles pensieroso.

 

- Chi? In Darhat? - Chiese Dawn, preoccupata.

 

- Lo renderebbe invincibile... se riesce a gestirlo! - Spiegò serio, l'Osservatore.

 

- Non gli conviene rischiare di perdere il controllo no? - Domandò speranzosa la Summers più giovane.

 

Tutti assentirono.

 

- E in un essere umano? – Chiese allora, Xander. Era preoccupato che Darath potesse arrivare ai suoi obiettivi tramite Willow e le sue debolezze.

 

- Te l'ho detto... teoricamente no. Se per Darhat, che è un demone primigeno, il problema è il controllo, per un umano è la vita: tutto quel potere la risucchia fino a spegnerla! - Rispose la strega bionda.

 

- Questo però non vuol dire che anche un umano non possa fare danni seri nel frattempo! - Ammise Giles, preoccupato.

 

- E' vero e non posso escludere che se il soggetto è forte, possa resistere... abbastanza tempo da farne davvero tanti e grossi! - Concluse la bionda, lanciando un’occhiata nella direzione in cui era sparita Willow.

 

Tutti rifletterono su quelle parole.

 

Poi anche Buffy fissò le scale dov'era sparita la rossa.

 

- Ed è di questo che Will ha paura! – Disse, esprimendo a parole ciò che Tara aveva pensato con pena.

 

 

 

 

 

Willow spense la luce.

 

Sentì sfrigolare il fiammifero, mentre lo accendeva e sentì l'odore della piccola livrea di fumo che sprigionò. Protesse con il palmo della mano la piccola fiamma, come ne dipendesse la sua vita e si avvicinò alle quattro candele colorate che teneva sul davanzale. Le accese lentamente e con attenzione, permettendo allo stoppino di ognuna di bruciare per lei. Chiuse gli occhi e aspirò il profumo fruttato dei ceri; poi spense il cerino quasi completamente consumato con un soffio leggero. Si sistemò sotto la finestra, mentre la stanza e il suo viso prendevano calore dalla tremolante luce. Vide le ombre allungarsi e giocare con il debole chiarore, in un chiaro scuro color tramonto.

 

Strinse le ginocchia al petto, appoggiandovi la testa.

 

Calma.

 

Non agognava altro.

 

Doveva cercarla anche solo per qualche istante.

 

Le era vitale o sarebbe impazzita.

 

Le mancava il respiro da troppo tempo.

 

Alzò lo sguardo solo quando vide la stanza illuminarsi per un attimo e i suoi sensi l’avvisarono che non era più sola. Seguì Tara con lo sguardo di un assetato davanti ad una fonte. La bionda andò a sedersi, appoggiandosi alla cassettiera, a poco meno di un metro da lei.

 

Si guardarono per un lungo istante senza parlare.

 

- Quant'è forte la tua magia? - Chiese in un sussurro, la rossa.

 

- Quanto basta! - Le rispose l'altra, osservando incantata il gioco di luce sui capelli rubino di Willow.

 

- Sarai capace di fermare la Strega Nera? -

 

- Si! -

 

- E fermerai me? -

 

Tara la guardò non capendo. Willow le sorrise, poi alzò la testa e si appoggiò al muro.

 

- Credi che se ci fossimo conosciute in un’altra vita, ci saremmo amate? – Le domandò a bruciapelo, cambiando improvvisamente discorso e facendo perdere all’altra il filo. Tara le lanciò un'occhiata stordita, ma poi capì.

 

- Io credo di si! - Aggiunse semplicemente la rossa, guardando fuori dalla finestra. - Due ragazze normali, vite normali. Niente magia. Mi sarei innamorata di te al primo sguardo, alla tua prima parola, al tuo primo gesto. Non era la magia che ci teneva unite, quella è stata solo la cosa che ci ha fatte incontrare! – Continuò Willow, mentre Tara arrossiva.

 

- E ci avrei messo un secolo a chiederti di uscire! – Disse il fantasma, ironica. Risero leggermente entrambe.

 

- Ma credo che avrei fatto comunque qualcosa di stupido anche in un'altra vita... e mi sarei maledetta per ogni minuto passato lontano da te... lontano dalle tue mani, dalle tue parole… -

 

Tara la guardava triste. - Ma sai, tesoro... ti avrei riconquistata! Lo sa la Dea se l'avrei fatto! E ti avrei venerato per il resto dei nostri giorni, attenta solo a proteggere il tuo cuore e il tuo sorriso! -

 

Will la guardava sorridendo e nei suoi occhi guizzava il fuoco di un amore mai spento. La bionda arrossì ancora e fissò il pavimento prima di parlare lentamente.

 

- In un'altra vita... avremmo avuto tempo abbastanza. Lo so, ne avrei avuto per dirti che ti amavo ogni momento, per vederti crescere tra le mie braccia, per guardarti semplicemente...- Sospirò. - Credo che sia il regalo più grande che potessi ricevere... vedere in te la donna splendente che mi sta davanti. Percorrere i tuoi lineamenti con lo sguardo e sai... non si può far altro che amarti. Non so se qualcuno ti ha mai guardata come faccio io, perchè Will io ti vedo dentro e mi piace quello che vedo! -

 

-Mai... nessuno mi ha mai baciato con gli occhi come fai tu! - Ammise la rossa, mentre il suo sorriso esplodeva. - Mi rendi diversa, migliore! Quando tu mi guardi, è come se m'illuminasse un'altra luce. Con te sono migliore dentro... tu mi rendi speciale! –Disse la ragazza, con immensa serenità.

 

Tara sorrise di nuovo, per poi allargare il suo sorriso divertita.

 

- E dove mi avresti portato al primo appuntamento? -

 

Willow, contenta del gioco, pensò per una manciata di secondi.

 

- Ti avrei portata a vedere le stelle... e avrei avuto la più bella al mio fianco! -

 

- E mi avresti baciata? -

 

- Certo!.... Sai quando avrei tanto voluto averlo fatto? -

 

- Quando? -

 

- A cavallo! -

 

- Non... stavamo ancora insieme! - Disse Tara, ricordando quel pomeriggio, qualche settimana prima che le due si dichiarassero reciproco amore. Alla festa dove il soldatino e Buffy si erano messi nei guai, Will le aveva detto di aver paura dei cavalli. Lei invece li adorava e così aveva proposto all'altra di andare insieme a fare una passeggiata tranquilla, prendendo dei cavalli in affitto ad un maneggio appena fuori città. Lo avevano fatto qualche giorno dopo.

 

- Infatti... - Disse maliziosa, Willow. - Ti ricordi? Non volevo nemmeno salire in sella, così mi hai fatto salire sul tuo e abbiamo cavalcato insieme… - Continuò la rossa.

 

- Si ricordo di averlo fatto partire al galoppo, ad un certo punto, per farti uno scherzo! Sei quasi morta di paura! - Rise la bionda, divertita al ricordo.

 

- Già, poi però hai rallentato e mi hai insegnato a tenere le redini... Ricordo perfettamente il brivido giù per la schiena: avevo le tue mani sulle mie, il tuo corpo premuto contro la schiena e... il tuo viso guancia a guancia con il mio. Non so come ho fatto a resisterti. Ed è lì che ho realizzato che ti volevo davvero, che mi stavo innamorando di te! – Ammise Willow, con un certo imbarazzo.

 

- Sapevi di vaniglia e miele quel giorno... Mentre cavalcavamo ho aspirato i tuoi capelli e la tua pelle per ore, sperando che il tutto non fosse troppo breve! - Continuò Tara, guardandola negli occhi.

 

Si sorrisero.

 

- Avremmo dovuto tenerci strette già lì! - Sospirò Willow, con amarezza.

 

- Sai, invece, quando avrei voluto abbracciarti e baciarti io? La prima volta, intendo! -

 

- Quando? -

 

- Quando siamo uscite per andare a studiare in biblioteca e sulla strada di ritorno è scoppiato quel temporale pazzesco, ricordi? Siamo rientrate al dormitorio completamente zuppe! -

 

- Sì, quella sera me la ricordo. E’ stato quando diedi buca a Xander per andare al Bronze perché il giorno dopo c’era l’esame di chimica, giusto? -

 

- Sì, proprio quella sera!… Quando mi sei venuta a prendere per andare in biblioteca avevo le palpitazioni. Ero agitatissima e finsi solo di studiare… in realtà non ripassai neppure una formula chimica in tutta la serata!… Poi quell’acquazzone e… siamo corse a cambiarci. Mi hai accompagnata in camera mia e mi fissavi sorridendo con i capelli appiccicati al viso e i vestiti resi ancora più aderenti dall’acqua… E’ stato allora che ebbi l’impulso di baciarti! -

 

- Ma accadde ancora prima che andassimo a cavallo!… Allora già avevi mire su di me, eh? E’ per questo che mi hai fatta salire in sella con te, poi. Piccola scostumata! – Le due risero di gusto.

 

- Eh sì, mi hai beccata! Speravo che saresti stata più vulnerabile se ti fossi sentita insicura, sulla groppa del cavallo. E così avrei potuto approfittare di te! -

 

- Già, ma poi non l’hai fatto, mi pare. Codarda! -

 

- In realtà, in quei momenti, stavo morendo più io di paura che te. Temevo che all’improvviso ti rendessi conto di ciò che provavo per te e che te ne andassi arrabbiata. E invece… dopo lo scherzetto che ti ho fatto, ti sei praticamente abbandonata contro di me, lasciando che ti tenessi stretta fra le braccia… -

 

- Stavo bene lì con te! .-

 

- Anch’io! Non avrei voluto scendere per tutto l’oro del mondo!… Sai anche quand’è che avrei voluto stringerti forte e baciarti proprio come allora? -

 

Willow scosse lievemente la testa. Quello era un argomento che non avevano mai toccato ed era bello confessarsi certe cose, proprio come avrebbero fatto se Tara fosse stata ancora viva. Ma non c’era mai stato modo prima.

 

- La mattina di quando ci siamo rimesse insieme, mentre ti aspettavo per quel famoso caffè. Ricordo di averti vista arrivare da lontano, tu ancora non mi avevi notata… - Rise, improvvisamente allegra – Correvi, anche se non eri in ritardo. Ma correvi... -

 

- Dovevo vedere te... come avrei potuto non correre? - Sussurrò l'altra.

 

- Eri bellissima... e quando mi hai vista hai corso di più. Quando mi sei arrivata vicino, per un lungo secondo ho perso la testa ed ero sicura che ci saremmo abbracciate come se niente fosse successo. Ma quando mi hai sorriso e ti sei fermata davanti a me, avrei voluto bruciare i centimetri che ci separavano e stringerti forte per baciarti finchè avessi avuto un po’ di fiato!… Mi mancavi così tanto! -

 

Willow rise, ma pensò che anche lei aveva sentito profondamente la mancanza dell’altra in quel periodo.

 

Rimasero in silenzio per un tempo che nessuna delle due potè quantificare, perse nei loro momenti, nei ricordi di una vita davvero lontana dal presente.

 

La rossa si distese sul pavimento a pochissima distanza dall'altra, ma senza sfiorarla.

 

- E adesso... non vorresti toccarmi? – Le domandò, guardandola dal basso. Negli occhi di entrambe si affacciò una frustrazione dolorosa.

 

- Non sai quanto! - Rispose l'altra, con la voce roca, serrando i pugni lungo le gambe.

 

Silenzio.

 

Qualcosa che nessuna parola, ne un qualsiasi suono nel mondo avrebbe mai potuto riempire.

 

Il filo tra loro tirato come corda di violino, dolorosamente pronto a spezzarsi. Graffi denigranti sul sentire di ognuna, perchè non sarebbe mai successo, mai più. La rossa alzò la mano e si concentrò sul respiro, mentre una piccola luce iniziava a sprigionarsi dal suo palmo, scintillante, crepitante, viva.

 

Magia.

 

Tara la guardava rapita e senza nemmeno accorgersene, si avvicinò al chiarore con le dita. Lo sentiva sotto i polpastrelli, sentiva quel calore ed era Willow.

 

Una lacrima scese dalla sua guancia, mentre con le dita accarezzava quella sensazione. Will registrava ossessiva ogni piccola sfumatura sul viso dell'altra: il rossore lieve sulle guance, le labbra che tremavano impercettibilmente, il sorriso, gli occhi espressivi. E la bionda sentì di nuovo la sua amante, la sentì davvero. La sentiva come se la stesse carezzando.

 

- Una briciola della mia anima... per dirti che ti amo... per dirti grazie per quello che fai per le nostre albe! - Sussurrò Willow, con la voce rotta dall'emozione.

 

Tara sorrise, di un sorriso meraviglioso che gli illuminò tutto il viso... poi fu il resto a brillare e Tara sparì così, senza una parola, solo quel sorriso. Un sorriso che difficilmente Will avrebbe scordato.

 

Si concessero quel momento, così che un dolore lontano e dolce tornasse più distruttivo e divino, soppiantando però la paura di un presente incerto, che il loro cuore così provato non avrebbe retto. Un momento, nulla di più: qualche parole e solo platonico amore di due anime vicine, sempre.

 

E Will sapeva che il sole su quella notte sarebbe sorto presto, molto prima di quanto avrebbe voluto, con il suo carico di sofferenze ed eventi. Lei aveva solo voluto respirare per qualche ora.

 

CAPITOLO 11

 

    Per quante ricerche facessero, il risultato più apocalittico era proprio quello di cui aveva parlato Tara. Con tutta probabilità Darhat non avrebbe rischiato di perdere il controllo del potere del Calice, quindi avrebbe cercato un organismo che potesse ospitarlo. Un corpo che fosse abbastanza resistente da compiere le volontà del demone per un tempo sufficientemente lungo e poi spegnersi. Il problema era che anche se tutti si sforzavano di non pensarci, Willow era la candidata ideale: forte abbastanza, potente a sufficienza e soprattutto esperta e già incline al sangue.

 

L’aspirante perfetta a quel ruolo d’assassina.

 

E la strega stessa lo sapeva bene. Questo incrementava il suo nervosismo, nonostante cercasse di restare calma con l’aiuto di Tara.

 

Si, perché la Strega bionda era lì proprio per quello, non per altro… ma questo era un altro dolore, altro da quello su cui doveva indubbiamente concentrarsi.

 

Ne andava del Mondo.

 

Dal suo controllo dipendeva la sopravvivenza di tutti. Quindi la Strega Rossa cercava di meditare a lungo per mantenere la calma interiore. Faceva anche chiacchierate rilassanti e intense con la bionda, dormiva il più possibile e andava di ronda con gli altri solo e soltanto se Tara era con loro. Il pattugliamento si era indubbiamente intensificato, perché tutti avrebbero preferito affrontare e fermare un rituale non ancora compiuto, piuttosto che la Strega Nera o qualsiasi cosa in cui Will si fosse potuta trasformare. Cercavano ovunque, in ogni cripta o luogo squallido per trovare indizi sull’ubicazione del rituale. Il Clan di Syrus si faceva vivo sempre più spesso, ma per brevi e dispersive scaramucce a cui Buffy e i suoi tenevano testa senza problemi, soprattutto da quando la Cacciatrice si era rimessa del tutto. Erano solo logoranti e frustranti battaglie che sembravano più prese in giro che scontri.

 

Le settimane passavano e l’estate ormai era piena, ma del rituale o del suo svolgimento non avevano alcuna notizia. Più il tempo passava, più Will si rendeva conto di indebolirsi, di essere più vulnerabile e per quanto Tara e la gang si sforzassero di tranquillizzarla, lei ne era consapevole come non mai.

 

Darhat stava solo aspettando che lei fosse pronta e questo l’avevano capito tutti.

 

Così quella sera, dopo un pomeriggio di meditazione, si era concessa un lungo bagno per distendere i muscoli e sciogliere i tendini tesi. Ora si stava preparando per la ronda e percepiva anche gli altri farlo nelle stanze attigue: rumori attutiti dalle pareti e da un silenzio carico d’inquietudine, qualcosa che ormai colmava tutte le sere di quella casa. Si infilò una canottiera lilla dalle spalline sottili e mise dei jeans chiari a vita bassa. Aveva ancora i capelli umidi e qualche goccia scivolò sul collo, colpendola piacevolmente e regalandole sollievo dall’arsura di quei giorni.

 

Era ancora a piedi nudi, quando si coprì le spalle con un poncho nero.

 

- Sei splendida, rossa! -

 

Il cuore le si fermò d’un botto e non volle o non poté girarsi, per controllare di chi fosse quella voce femminile.

 

Sottili istanti di silenzio, come lamine taglienti.

 

Gli occhi le si inumidirono sorpresi e le labbra tremarono vistosamente.

 

Ma ancora non si volse.

 

- Will! Hai visto la mia maglietta ross… oddio! Kenny! - Buffy si fiondò verso l’altra Cacciatrice, stringendola forte.

 

Un peso si sciolse nel cuore della bionda, mentre le braccia forti di Kennedy si chiudevano su di lei.

 

- Felice di vederti Cacciatrice! Mi sei mancata anche tu! - Rise Kennedy, mentre finalmente Willow si girava a guardarla e un sorriso sincero le si disegnava sulle labbra. La ragazza non era diversa da come la ricordava: infondo erano passati appena due mesi. I lunghi capelli bruni lasciati sciolti le incorniciavano il viso, la carnagione olivastra faceva risaltare il sorriso solare e gli occhi nocciola nella penombra. Willow scorse i muscoli di quel corpo tonico e flessuoso flettersi nell’abbraccio, poi finalmente i loro sguardi si allacciarono e Will si sentì leggera e nello stesso tempo persa. Si guardarono per un istante solo e la bruna le sorrise in risposta, poi tutta la casa fu invasa da urla di gioia e abbracci rinfrancanti. Finalmente una buona notizia, dopo due mesi di tensioni e preoccupazione.

 

Quando i convenevoli terminarono e Giles, chiamato di fretta, li raggiunse, Dawn felicissima fece sedere Kennedy sul divano.

 

Will rimase un po’ in disparte: nonostante fosse contenta e rilassata ora che la vedeva e la sapeva salva, si sentiva strana. Ma si disse che era normale.

 

- Ma dove sei stata? Avanti racconta! Dicci come stai! - Chiese agitata Buffy, che aveva accolto il ritorno dell’altra come un segno benevolo del destino.

 

La bruna sorrise a Dawn.

 

- Allora hai mantenuto il segreto! Brava la mia ragazza! - Rise Kenny, spettinandole i capelli. Tutti si girarono verso Dawn che imbarazzata spiegò lo scambio di mail con la Cacciatrice. Dopo un rimprovero poco pepato di Buffy, iniziarono a chiedere ognuno qualcosa alla bruna, che però dopo poco volle sapere com’era la situazione con Darhat. Una volta finito il resoconto Giles vide Kennedy corrucciarsi per un attimo.

 

- Il Consiglio mi ha rintracciato per mandarmi a Los Angeles. Non c’è che dire, sono segugi quelli! Non credevo mi avrebbero trovato tanto presto. Comunque quando sono stata informata della grande battaglia a cui tu hai partecipato…- Disse indicando Buffy - … ho pensato che avreste avuto bisogno di me!- Sorrise.

 

- E hai fatto benissimo a tornare! - L’abbracciò Xander, per l’ennesima volta. Era davvero entusiasta del ritorno dell’altra.

 

- Ma il Consiglio ti ha detto anche del Calice di Giuda? - Chiese dubbioso, Giles.

 

- No… ma sono io ad avere notizie. E dopo il vostro racconto, so che sono più importanti di quel che credevo! – Affermò la ragazza, seria.

 

Un silenzio pesante calò tra i presenti.

 

- Però… prima devo fare una cosa… - Aggiunse Kenny, sospirando e alzandosi. Si posizionò davanti alla rossa, che aveva il cuore a mille e si era drizzata immediatamente appena la bruna aveva fatto i primi passi.

 

- Willow… -

 

Il suo cuore accelerò ancora e si sentì quasi mancare nel sentire il suo nome pronunciato da quella voce.

 

- Senti… tra noi è finita molto male e mi dispiace... - sospirò, inclinando la testa e studiando i lineamenti tesi dell’altra. - Ma io non sono qui per te… Se devo essere sincera, avrei preferito starti lontana ancora molto! - Disse tristemente, guardando in basso imitata da tutti i presenti, imbarazzati dalla situazione. Poi rialzò gli occhi e un guizzò attirò quelli di Willow.

 

- Ma la missione prima di tutto! -

 

Buffy alzò la testa di scattò guardando la schiena dell’altra che come lei dipendeva dal Sacro Dovere.

 

Kennedy aveva capito.

 

- Le informazioni che porto sono molto interessanti e… io credo che potremmo lavorare assieme… Non sono pronta ad esserti amica, perciò non dormirò qui. Ma che ne dici di collaborare? - Chiese titubante, sorridendo appena, mentre le porgeva la mano. Will la guardò in modo strano, poi lentamente accettò la stretta, sentendo una scarica elettrica non appena le dita affusolate dell’altra toccarono le sue. Si guardarono a lungo negli occhi, senza tradire nulla se non un silenzio colmo di parole non dette. Poi Willow istintivamente l’attirò contro di sè abbracciandola. Dapprima la bruna si irrigidì e tutti gli altri temettero una brutta reazione a quel gesto, ma Will sembrò ignorare la titubanza dell’altra, che poi si rilassò e la strinse per un impercettibile attimo.

 

- Ho avuto paura ti fosse successo qualcosa… - Le sussurrò all’orecchio, mentre Kennedy si staccava ad occhi bassi.

 

- Sto bene... - Disse soltanto, prima di darle le spalle e allontanarsi da lei. Alla rossa rimase addosso l’odore dell’altra e un senso di vuoto dirompente, accompagnato da una strana sensazione di estraneità, cosa assurda perché quel corpo era stato suo fino a pochissimo tempo prima.

 

- Allora… dov’è Tara? Credo che sia importante ci sia anche lei! - Chiese Kennedy, fingendo una tranquillità che non possedeva. Will sobbalzò vistosamente, colta alla sprovvista e balbettando si mise a spiegare che le cose non erano cambiate, quindi le visite della bionda ancora non erano prevedibili.

 

- Non so quando lei… - Iniziò a dire, ma poi si bloccò sentendo dentro che Tara era vicina. Così si corresse e disse - Sei fortunata…eccola! -.

 

E Tara apparve sfavillante di luce come sempre. Willow seppe dal primo sguardo che la bionda sapeva già del ritorno della bruna.

 

- Kennedy! - Salutò cordiale, nonostante chi in quella stanza la conosceva bene notò una vibrazione di fastidio nella sua voce.

 

- Strega! - Rispose l’altra, inchinando la testa e sorridendo.

 

Tutti sentirono aria di sfida nei loro sguardi e Will si sentì mancare: non avrebbe retto di nuovo quella sensazione costante di disagio ed elettricità nell’aria. Ma poi Tara, con la sua naturale pacatezza, sconvolse quella tensione.

 

- Sono contenta che tu sia qui… una Cacciatrice in più è una manna dal cielo. Grazie di essere tornata. So che dev’essere stato difficile, quindi grazie davvero! - Lo disse sinceramente e gli occhi di Ken si calmarono per un istante, poi la bruna stornò lo sguardo da quello della bionda e lo fissò per una frazione di secondo su Willow, infine guardando a terra iniziò a parlare.

 

- Bene… ci siamo tutti! - E si sedette. - Darhat ha cercato di corrompermi… - Sparò a bruciapelo.

 

- Cosa?? - La voce di Will sovrastò quella degli altri, sinceramente preoccupata e difensiva.

 

- Ehi, strega… sto bene, te l’ho già detto! Non preoccuparti! - Le sorrise l’altra, senza guardarla.

 

- Ma com’è successo? - Chiese Giles, sedendole accanto.

 

- Io…non so spiegarvelo bene. Sapevamo già che questo demone manipola i sentimenti, no? Ma non sapevo come. Ora lo so! -

 

- Vai avanti! - La incoraggiarono Dawn e Xander.

 

- Bè… diciamo che di sentimenti forti ne ho provati parecchi prima di andarmene da qui, non credete? - Rise amaramente. Willow si fece di pietra e inchiodò il suo sguardo su di lei. -Sentivo delle voci…una in realtà! All’inizio pensavo di essere io… insomma, non credevo di essere pazza, quindi l’ho ignorata. Ma poi questa voce mi ha fatto fare delle cose… -

 

- Cosa? - Incalzò Buffy, preoccupata.

 

- La notte dell’incidente… quando Willow ha perso il controllo…- mentre lo diceva la rossa le si inginocchiò davanti, con passi veloci e le pose le mani sulle ginocchia.

 

- Cos’è successo? Ora me lo puoi dire? – Chiese, sorridendole e ignorando lo sguardo ferito di Tara a quel gesto.

 

- Credo che abbia manipolato la mia gelosia e la mia rabbia, facendomi fare quello scherzetto a Tara. Per essere stata tanto debole… chiedo scusa.- concluse guardandosi le mani.

 

Poi alzò gli occhi e fissò la sua ex.

 

- Forse ha controllato un po’ anche te… non saprei. Io di sicuro non ho agito con la mia testa! – Aggiunse seria.

 

Willow si staccò lentamente dalla bruna, ricordando le conseguenze della sua mancata fiducia in lei e riconquistò il suo posto appoggiata allo stipite, con l’illusione di Tara al suo fianco.

 

- Comunque sia credo abbia gonfiato ogni mia sensazione negativa di quei giorni e le mie reazioni ne hanno pagato lo scotto. Quindi ho esagerato…-

 

- Eri sotto il suo controllo! - Intercesse Dawn, per giustificarla.

 

- E’ vero… ma, come ho detto prima, mi spiace essere stata così debole. Ad ogni modo, non glielo permetterò di nuovo. State tranquilli! -.

 

- Perdonata! Ne avevi tutte le ragioni! - Disse serio Xander, fissandola con affetto.

 

- Ma… perché ha voluto condizionare te? - Chiese a bruciapelo Buffy, che fino a quel momento aveva solo ascoltato.

 

Kennedy rimase in silenzio abbastanza a lungo da innervosirli tutti.

 

- Credo… per arrivare a te! - Disse alla fine, fissando la Strega Rossa che iniziava lentamente a sbiancare.

 

- Se sei tu quella che Darhat vuole per cederti il potere del Calice… bè dovrà tirare fuori la Strega Nera. E con il mio aiuto c’è riuscito una volta, quindi può riuscirci ancora! – Concluse Kennedy, amara.

 

Will aprì la bocca per replicare, ma non ne uscì nulla. Avrebbe voluto dirle che lei era forte e che la Strega Nera sarebbe rimasta chiusa a chiave per sempre dentro di sé. Ma non poteva promettere una cosa simile.

 

Kennedy aveva ragione.

 

- Calma Will… - La voce di Tara la trafisse fulminea per poi regalarle serenità. - Ci sono io… e ora c’è anche lei. Non vincerà Darath! - La bionda le aveva sorriso, ignorando il disagio di Kennedy a quelle affermazioni, e aveva visto scemare la paura dell’altra almeno un po’.

 

- Però ora sappiamo che… sappiamo con certezza che è Willow il bersaglio! - Concluse Buffy, stringendo i denti e le labbra, trasformando la sua bocca in un taglio sottilissimo.

 

 

 

 

 

La ronda procedeva tranquillamente. Giles e Dawn erano rimasti a casa, mentre le due Cacciatrici e Xander camminavano parlando del più e del meno, qualche metro avanti a Willow e a Tara. Le due streghe erano silenziose e la rossa guardava insistentemente a terra, mentre l’altra fluttuava nella sua camminata fittizia, guardandosi intorno.

 

- E’ andata bene, non credi? - Disse timidamente, la rossa.

 

Tara la guardò confusa.

 

- Voglio dire, mi sembra… mi sembra che stia bene! – Si stava riferendo a Kennedy.

 

- Non lo so, tesoro… Dovresti chiederlo a lei e sperare che ti dica la verità! -

 

Willow si torturò le mani.

 

- Lei ha detto di si, che sta bene... -

 

Tara sospirò.

 

- Vorresti parlarle? -

 

- No!… Non credo sia il caso e poi non ce n’è bisogno. Ha fatto il suo dovere venendo qui e portando informazioni nonostante non ne avesse voglia, quindi... -

 

- Guarda che non ci sarebbe nulla di sbagliato nell’andare a parlare con lei. E’ normale che tu sia contenta di vederla e che tu voglia sapere che sta bene! - La tranquillizzò la bionda. Ma ancora una volta la calma che ostentava non era quella che sentiva. Eppure sapeva che era giusto comportarsi in quel modo per tutte le ragioni che lei e Willow sapevano a menadito. Quindi dopo un momento aggiunse - E poi… se la rivuoi con te…ecco io… - continuò violentandosi. Ma Will la interruppe.

 

- No! - Disse secca, la rossa. - Mi ha lasciato per un valido motivo tutt’ora esistente. Non tornerebbe da me, è finita. E va bene così! -

 

Tara la guardò con una tristezza mai vista.

 

- Se lo fai per me… sbagli, lo sai! – Affermò.

 

Will si sentì morire e il suo sguardo annegò una volta di più nelle pozze blu della bionda, così provate e dolenti.

 

- Lasciami essere tua ancora, in questo modo assurdo. Ti prego! – Le disse in un sussurro.

 

- Non sono qui per questo! -

 

- E’ vero, sei qui per fermarmi! - Disse fredda, Willow.

 

- No!... Sono qui per aiutarti! - Rispose con fermezza, Tara.

 

Will deglutì a fatica, poi la sua espressione risoluta fece capolino.

 

- Né tu, né lei siete qui per me… non in quel senso! Facciamo quel che c’è da fare e poi… be’, è la mia vita. Ne farò ciò che voglio! -

 

- E sarebbe? -

 

- L’ho già detto… -

 

- Willow … Hai ragione è la tua vita! E la devi vivere, godendo di ogni attimo che la Dea ti concederà! - Disse Tara, seria.

 

- Tu non ci sarai comunque. Non sarà più un tuo problema! - Esclamò acida Will, e accelerò il passo.

 

Tara la superò e le si piazzò davanti, facendola fermare bruscamente, troppo vicina a un non contatto dolorossissimo.

 

- Non fare così con me. Non ti azzardare, non puoi! - Le sibilò contro.

 

Willow la guardò sorpresa e ferita.

 

Allora Tara deglutì per calmarsi e sospirò riprendendo il controllo di sè.

 

- Senti, va bene, facciamo quel che c’è da fare e poi si vedrà. E’ vero io non ci sarò, ma non pensare mai che possa non importarmi della tua vita. Sono sette anni che non sono qui con te, eppure sei rimasta e rimarrai la persona più importante al Mondo per me! – Disse, con gli occhi lucidi e le labbra strette. Le due si fissarono per lunghi attimi, poi la bionda scomparve in un brillio improvviso, davanti all’altra strega.

 

- Tara...! - Il dolore per non averle potuto rispondere dicendole che lo sapeva, che le chiedeva scusa per quello sfogo, fu supplito quasi istantaneamente dalla paura. Tara se n’era andata ed erano di pattuglia, ora era alla mercè del demone.

 

- Buffy!!! - Chiamò Willow, terrorizzata, e quando i suoi amici la raggiunsero, i suoi occhi erano grandi e bagnati di lacrime.

 

- Che succede? - Chiese per tutti Xander.

 

- Dov’è Tara? – Domandò Buffy, preoccupata.

 

- Non c’è, Buffy! Se n’è andata!… E adesso? – Willow sembrava essere nel panico, come se fino a quel momento fosse stata a volteggiare su un trapezio sicura che non le sarebbe potuto accadere nulla e ora, guardando giù, si fosse accorta che mancava la rete di protezione.

 

- Calmati… ti accompagno a casa, ok? – Le disse Xander, accarezzandole la spalla.

 

-No!... E’ pericoloso. Se Darath arrivasse ora e mi prendesse, ti ucciderebbe o più probabilmente lo farei io! – Rispose la strega, ancora nel panico. L’assenza di Tara, fece esplodere tutto il suo terrore, tutto quello che aveva controllato per quei mesi. Buffy lo percepì e fu scioccata dalla sua portata. Allora la Cacciatrice la prese per le spalle e la scosse per farla riprendere.

 

- Willow, tranquilla! Torneremo tutti… -

 

- Non credo! - Disse Kennedy, mentre i suoi sensi indirizzavano il suo sguardo verso una vecchia cripta del cimitero.

 

- Cazzo! - Sibilò Buffy, seguendo il suo sguardo.

 

Xander si guardò intorno, ma come prevedeva non vide nulla.

 

- Non sono troppi e non li sento molto pericolosi. Io e Xander possiamo cavarcela… Kenny ti dispiace se…? -

 

Le pupille di Will si dilatarono e stava per rispondere che si sarebbe teletrasportata a casa, nonostante quell’incantesimo le avrebbe richiesto l’uso di una leggera sfumatura della sua parte oscura: non voleva costringere la bruna a starle accanto. Ma quest’ultima la prevenne.

 

- Ve bene… Se non vi vedo tornare, corro indietro ok? - Poi guardò Will e con una mano sulla schiena la spinse verso l’uscita del camposanto.

 

 

 

 

 

Camminavano in silenzio da parecchio, ma l’imbarazzo di Willow si era ben presto trasformato di nuovo in paura. Anche Kennedy cosa avrebbe potuto fare, se Darhat si fosse fatto vivo? E di certo come non aveva voluto rischiare la vita di Xander, quella di Kennedy era altrettanto importante per lei.

 

Perché Tara se n’era andata!?

 

Una volta in più si sentì vulnerabile e debole e si arrabbiò con se stessa per non essere in grado di badare al suo autocontrollo.

 

- Sono certa che non si farà vivo. E se succedesse ce la daremmo a gambe levate! - Kennedy interruppe i suoi pensieri, così la rossa la fissò stranita e una sensazione rassicurante la pervase.

 

- G-grazie! - Balbettò.

 

Arrivarono davanti a casa senza dire nient’altro e Will si sentì stupida nell’aver pensato che lì fosse al sicuro. Darhat l’avrebbe potuta prendere dovunque, se Tara non era con lei.

 

- Rossa…calmati! E’ tutto a posto! Vai a letto e riposati! - Le disse l’altra, intuendo i suoi pensieri.

 

Wllow la guardò nuovamente e le sorrise. Kennedy sapeva ancora farla sentire al sicuro e le fu grata perché non le era dovuto quel conforto.

 

- Tu che fai? – Le domandò, esitante.

 

- Aspetto qui in veranda che gli altri tornino e se non succede li raggiungo per vedere come stanno! -

 

- E poi? -

 

- Vado in albergo, ovvio! -

 

La rossa deglutì dispiaciuta.

 

-Se vuoi… posso farti compagnia qui fuori! – Le propose.

 

Kennedy guardò per terra sorridendole imbarazzata.

 

- Magari un’altra volta, che ne dici?- Rispose elusiva.

 

Will abbassò la testa.

 

- Volevo solo essere gentile… -

 

- Lo so… ma non credere che faccia meno male... -

 

- Lo sento anch’io quel male! – Esclamò Will.

 

Silenzio.

 

- Non saprei che dirti... - Si giustificò la bruna.

 

- Non dovresti dire niente! -

 

Non sapeva perché, ma al contrario di poco prima nel cimitero, non voleva separarsi da lei anche se sarebbe stato imbarazzante.

 

- Va bene Will… resta se vuoi! - Sussurrò piano, Kennedy.

 

Così dopo pochi minuti erano entrambe sedute sul dondolo, l’una con una birra e l’altra con un thé in mano. Erano a debita distanza, si erano premurate entrambe di mantenerla, anche se un panno leggero sulle loro gambe, in un qualche modo le collegava.

 

O non era quello? Come promesso, nessuna parola era servita. Stavano in silenzio a fissare un cielo torbido e senza stelle, ma dalle sfumature di grigio favolose, baciate dal blu notte e dal raro bagliore lunare infettato dalle nubi. Il cuore di Will iniziò a rallentare, mentre la paura scemava nel percepire a poca distanza il calore dell’altra. Una parte di lei era ancora sul chi vive e qualsiasi rumore era controllato e analizzato; un’altra parte era in imbarazzo, ma l’ultima gioiva grata della presenza di Kennedy. Quella parte di lei avrebbe voluto accoccolarsi nell’abbraccio della bruna e dimenticare ogni cosa: chi erano, il loro passato, il dolore e la paura.

 

E sapeva che Kennedy ne era capace, era capace di donarle la pace.

 

L’aveva amata a tal punto da infonderle quell’amore quasi fosse un calmante, un lenitivo assoluto ed efficace sul dolore della perdita di Tara, l’unica che l’aveva fatta sentire viva e a casa, dopo la dipartita della bionda e la comparsa della sua alter ego oscura. Il solo tocco della bruna, in passato, le aveva regalato calma e calore e adesso lo voleva di nuovo, ne aveva bisogno perché quella paura ghiacciata le stava assassinando l’anima.

 

Il suo sguardo si abbassò mentre un velo di tristezza le sfiorava il volto e il vento le scompigliava i capelli.

 

Ma ora la Cacciatrice non l’avrebbe fatto, perché avrebbe dovuto? Non esistevano più come coppia e lei stessa era stata l’artefice del loro fallimento. Allora il cuore le si strinse in una morsa, mentre impercettibilmente tremava e l’angoscia ripercorreva i suoi sensi ancora una volta. Kennedy la guardò stringersi le gambe al petto e la vide perdersi di nuovo in quel terrore che comprendeva anche se si sforzava di non farlo.

 

Avrebbe voluto trovare le parole giuste per rassicurarla o forse avrebbe solo dovuto annullare la distanza tra loro, ma questo non lo poteva fare, non se lo sarebbe permesso: la rabbia e il dolore erano solo sopiti in lei, le ferite sanguinavano ancora. No, non poteva fare niente per la rossa perché non era giusto, non era lei che doveva farlo.

 

La vide iniziare a tremare e mille sensazioni le si affollarono nella mente. Emozioni contrarie impegnate in uno scontro violento, di cui i suoi occhi erano lo specchio. Lampi e miele nelle iridi, un tormento di cui Willow non si rese conto perché non la stava guardando, così Kenny chiuse gli occhi e reclinò la testa all’indietro, appoggiandola al dondolo.

 

Iniziò piano, senza rumore, come se la melodia fosse in lei e in lei soltanto. Parole antiche, di cui si era perso il significato e che quindi rassomigliavano soltanto ad una nenia arcana e rilassante.

 

Indiane, sì le sembravano indiane.

 

E infondevano reverenziale rispetto. Lei, chissà perché e chissà come, le conosceva perfettamente, da quando era bambina. La voce le si spezzava nei punti più bassi, ma nel complesso quella litania rispettava il suo tono in modo splendido e Will levò lo sguardo verso di lei, senza capire, senza sapere cosa l’altra stesse facendo, ma con la forte sensazione di un deja-vu.

 

Un'altra voce che amava, altre parole sconosciute, un'altra lingua, ma la stessa sensazione di quiete. Quando la nenia terminò e la voce di Kennedy si affievolì fino a spegnersi, le due ex-amanti si erano addormentate profondamente e le loro teste, reclinate sulla spalliera del dondolo, erano vicine fin quasi a sfiorarsi.

 

Dormivano in pace entrambe e la notte finiva.

 

 

 

            Kennedy sentì la porta chiudersi e le voci basse di Xander e Buffy la convinsero del buon esito della caccia, prima ancora che aprisse gli occhi. Quando lo fece, le prime luci dell'alba schiarivano l'orizzonte e i suoi occhi ancora impastati dal sonno fecero fatica a mettere a fuoco dove si trovava. A giudicare dalla sua stanchezza, non aveva dormito più di un'ora. Con una mano spinse via Morfeo dal viso e fece per muoversi quando si rese conto che qualcosa o meglio qualcuno le bloccava la spalla. Ruotò la testa e un mare fiammeggiante profumato di vaniglia si impadronì del suo campo visivo.

 

Willow.

 

Rimase immobile per paura di svegliarla, incantata dal viso addormentato della sua ex e aspirando a pieni polmoni quel profumo che tanto le era mancato. Avrebbe voluto baciarla in quel momento, ma non lo fece.

 

Non era più sua... e non lo era perchè l'aveva ferita, tradita e il dolore avvelenava ancora il suo sangue. Perciò con movimenti lenti e gentili la rotolò sul braccio che involontariamente durante la notte l'aveva accolta e l'adagiò sdraiata sul dondolo. Piegata sulla rossa, non potè impedirsi di sfiorarle i capelli e spostarle una ciocca rubino dietro l'orecchio.

 

Inclinò la testa, intenerita dai lineamenti dell'altra e protettiva la coprì meglio con il panno. Rimase a fissarla da quell'irrisoria distanza per un lasso di tempo imprecisato e si chiese come un angelo del cielo potesse fare così male. Perchè male le aveva fatto davvero, un male sordo e crudele e il suo cuore sanguinava ancora guardandola. Allungò la mano per sfiorarle le labbra, ma la ritirò immediatamente quando si rese conto di quel che stava facendo e chiuse gli occhi, stringendoli forte per strappare via l'immagine dell'altra così irresistibile dalle sue palpebre.

 

Cosa che non le riuscì per niente.

 

- Toccala... ti prego! -

 

Kennedy sobbalzò vistosamente per poi tirarsi in piedi e fronteggiare Tara, che ora le stava davanti con sguardo vuoto e dolente.

 

- Non ti ho sentita... - Sospirò Kennedy, riprendendosi e atteggiandosi nuovamente a dura, mentre metteva le mani dentro le tasche dei jeans.

 

- E' difficile che qualcuno mi senta… - Sorrise tristemente l'altra.

 

- Be’, la strega ci riesce! – Ribatté Kennedy, acida.

 

Tara però la guardava in modo strano, se n'era resa conto fin da subito. In più, quella frase "Toccala...ti prego.", l'aveva turbata.

 

- Non ti stavo prendendo in giro ieri... sono felice che tu sia tornata! – Le disse il fantasma.

 

Kennedy sorrise forzata, visibilmente in imbarazzo.

 

- Sono felice perchè potrai aiutare gli altri e... lei! – Spiegò Tara, lanciando un’occhiata a Willow che ancora dormiva beatamente.

 

Ken sgranò gli occhi.

 

- Che vuoi dire? -

 

- Solo che... lei ha bisogno di te e ti ama! - Lo disse con evidente sforzo.

 

La bruna rise sommessamente, guardando per un attimo la rossa proprio come aveva fatto l’altra un attimo prima.

 

- Non è così facile. Sono io quella ferita, ricordi? -

 

Tara le si avvicinò lentamente.

 

- Sei ancora così piena d'amore per lei... sai, lo sento. Ma allo stesso modo, percepisco una rabbia fortissima che mi spaventa e mi preoccupa! -

 

- Ne ho tutte le ragioni! - Rispose secca, Kenny.

 

- E' vero... ma tu puoi salvarla. Devi perdonarla, ti prego! -

 

- Da te proprio non mi aspettavo questo discorsetto! - Rise amara, la bruna, per poi chiederle senza nessun preavviso perché glielo stava facendo.

 

- Perchè la amo! - Disse piano Tara, abbassando gli occhi. - La amo moltissimo! -

 

Kennedy le girò intorno, come fa un predatore con la sua vittima.

 

- Ah, la ami? Se è vero, perchè ieri sera te ne sei andata lasciandola nel panico? -

 

Tara deglutì.

 

- Non c'era pericolo! -

 

- Di questo lei non era informata! E' morta di paura senza la tua stramaledetta presenza! - Sibilò la bruna.

 

- Be’, dovrà abituarsi! - Ribatté la bionda, accettando la sfida degli occhi dell'altra. - Non ci sarò in eterno e lei questo lo sa bene! Sei tu che ci sarai... ti ho solo lasciato spazio! -

 

- Grazie dell'elemosina, ma sai che c'è di nuovo?! Non la voglio! Io e Will abbiamo chiuso mesi fa e sai che è colpa tua! -

 

Sul viso della bionda il senso di colpa era evidente e Kennedy se ne compiacque, nonostante nel profondo si sentisse leggermente colpevole nei confronti dell'altra.

 

- In ogni caso, io non ci sarò. Sono qui solo per la mia missione, quindi… - Poi concluse dandosi un tono. - Farai ciò che riterrai giusto, ma sappi che lei ti ama e io... non sarò più un problema tra non molto! Ha bisogno di essere toccata, amata... Io non posso. Toccala, amala... ti prego!- La supplicò Tara e i suoi occhi parvero alla bruna lucidi e disperati.

 

- Non voglio essere un rimpiazzo, mi dispiace. L'ho amata molto, ma mi ha fatto troppo male, non riesco a perdonarla... Ora scusami, ma ho bisogno di dormire! - Così dicendo, si allontanò senza voltarsi: una fuga in piena regola.

 

A Tara non rimase che abbassare lo sguardo sconfitta, mentre Will intanto iniziava a svegliarsi. Così le fu vicino un'altra volta, un'altra mattina... una in meno tra quelle che erano concesse ad entrambe.

 

 

 

 

 

La svolta era stata improvvisa, tutto grazie ad una soffiata di un demone fatta a Xander. Il rito era imminente e sarebbe stato castato in una vecchia chiesa sconsacrata a molte miglia dalla città. Il demone non era stato di certo un informatore consenziente: Xander era tornato malconcio e orgoglioso, con la bocca impastata del suo stesso sangue e un polso slogato, ma per ciò che era riuscito a strappare all'avversario ne era valsa la pena. Willow era agitatissima, la gang si stava preparando ad usare le armi pesanti, come da anni ormai non faceva più e lei si sentiva tremare le ginocchia; fu per questo che il pomeriggio prima della fatidica improvvisata nelle braccia del nemico, aveva preso la macchina e aveva guidato finchè non si era sentita stanca. Agli altri non aveva detto dove sarebbe andata e non si era nemmeno preoccupata troppo dell'essere da sola perché Tara l'aveva rassicurata dicendole che Darhat aveva bisogno almeno di una giornata di concentrazione prima di poter tentare un approccio con il fantomatico "eletto", che ormai era chiaro fosse lei e per quanto il rito fosse prossimo, ancora non c'erano i segni giusti per permettere al demone di castarlo. Gli altri non avevano capito, ma la strega che conosceva bene le pratiche magiche, aveva fatto un rapido calcolo mentale e si era convinta che data la combinazione degli astri e delle fasi lunari, la terra sarebbe stata pronta per quel rituale solo durante il plenilunio che sarebbe iniziato di lì a quarantotto ore.

 

Aveva ancora tempo.

 

E per la prima volta da quando i primi dubbi sull'obbiettivo di Darhat si erano insinuati in lei, si sentì nuovamente al sicuro.

 

In un modo assurdo, lo sapeva bene, ma percepiva una strana forma di libertà temporanea spaccare le catene che l'avevano legata alla paura in tutti quei mesi.

 

Guidava piano sulla costa, con il vento che le scompigliava i capelli sulla sua decapottabile nera.

 

Il suo cd preferito nell'autoradio in sottofondo e quattro o cinque libri di magia sul sedile del passeggero. E li sentiva, sentiva la loro magia chiamarla, come sempre da quel giorno sulla scogliera con Xander.

 

Tanto e troppo tempo prima.

 

Ma ormai era un ronzio piacevole che accompagnava ciò che sentiva, come se il suo udito si fosse affinato, percependo ogni cosa in modo diverso.

 

Sentiva la linfa magica della terra stessa e di tutto il resto, vivente o inanimato che fosse. Era potente, questo lo sapeva, forse la più potente e lo sapeva perchè l'aveva pagato caro quel potere. Eppure lei era La Strega : volendo avrebbe potuto spazzare via Darhat con un cenno, ma poi chi avrebbe fermato lei? Il male non batte il male.

 

La sua parte oscura sarebbe dovuta rimanere relegata dentro di lei ad ogni costo. E per quanto le bruciasse, senza la magia nera era infinitamente più debole a potenziale d'attacco e Darhat non avrebbe aspettato i tempi, decisamente più lunghi, della magia bianca.

 

Ma doveva provare.

 

Lo doveva a se stessa e agli altri, per non parlare del Mondo, che di certo non meritava granchè, tanto meno il suo eventuale sacrificio, ma loro non erano i campioni della luce?

 

Una moto di un blu fiammante la superò ad una velocità folle e lei la vide sfrecciar via. - Idiota...! - Sussurò tra sè e sè la rossa, rimanendo però incantata dall'abilità del centauro nel mantenere quella velocità in curva. Seguì la costa per un'altra mezzora, poi deviò su una strada secondaria addentrandosi sulle prime colline basse. Era molto che non passava per quei posti, cosa che per anni aveva fatto volentieri. Ricordi felici di tutta una vita erano custoditi da quelle lievi alture, con i loro paesaggi mozzafiato sull'oceano o le luci lontane di L.A. appena percepibili. La sua famiglia, quando era piccola, ci andava per distrarsi nelle belle domeniche primaverili. In realtà non erano mai stati molto insieme, anche in quei momenti ognuno faceva un po' quel che voleva, eppure li ricordava teneramente: suo padre steso al sole che sonnecchiava e sua madre che leggeva a piedi nudi e a gambe incrociate. Lei passeggiava, guardandoli non troppo distante e il sole calava su quel silenzio, che però percepiva ora a distanza di anni, come tranquillità e pace.

 

Sunnydale era a due ore di macchina, ma a suo padre non era mai pesato portarla sulle colline e Ira Rosemberg ci aveva accompagnato anche Xander e Buffy con la figlia. Pomeriggi diversi, più vivaci e gioiosi, ma comunque densi di quella sensazione che ora voleva ritrovare assolutamente.

 

E poi il camioncino di Oz una volta era rimasto incastrato in una curva, lo ricordava bene perchè il ragazzo aveva perso la calma e lo faceva raramente. Ma avevano riso, si erano abbracciati forte per molte ore ed erano finiti a fare l’amore, ancora così giovani e innocenti. E poi anche le donne della sua vita erano state iniziate a quei luoghi.

 

Ripercorse mentalmente splendide giornate, mentre un sorriso sereno le si dipingeva sulle labbra e le sue mani scorrevano sul volante dopo una curva. La tranquillità di quelle colline la stava già placando: ricordava e basta, senza rimorso o nostalgia, senza fitte di dolore e paura, ricordava solamente. E questo era ciò che le serviva, l'obbiettivo della giornata era meditare e provare diversi incantesimi di magia bianca, che probabilmente quella notte le sarebbero tornati utili.

 

Scelse una delle alture più solitarie e sperdute, raggiungendola con cautela imboccando una stradina sterrata, parcheggiò e scese dall'auto. Prese con sè i libri di magia e iniziò a camminare su un sentierino che sapeva l'avrebbe portata a breve in un piccolo lembo di terra erbosa sulla sommità.

 

Accarezzò i tronchi degli alberi e ne percepì sotto il palmo la vita. Raccolse qualche ciottolo rotondo e lustro che le sarebbe servito poi per qualche formula come catalizzatore e guardò il cielo sorridente, assaporando l'afosa carezza del sole d'agosto.

 

Sentì l'eco di una voce carambolare intorno a lei, rimbalzando sugli alberi. Chi era? Corrucciò la fronte: possibile che qualcuno avesse scelto quel posto prima di lei? Fece qualche passo e di nuovo quel saluto alle colline le riecheggiò intorno, poi improvvisamente vide la radura e una moto parcheggiata in disparte. Il sentiero non era molto scosceso e con una buona abilità, si poteva raggiungere la radura anche in sella, ma le ci volle qualche secondo per riconoscere nel mezzo in quello che più di mezz'ora prima l'aveva sorpassata a tutto gas. Come d'istinto si affrettò per vedere a chi appartenesse la moto e quella voce in cui leggeva, anche se ben nascosta, una nota sofferente.

 

Ancora qualche passo e finalmente le sue domande ebbero risposta.

 

Una ragazza più bassa di lei, inguainata in una tuta da moto nera, salutava il paesaggio circostante sulla sommità del lieve pendio, ascoltando rapita il proprio eco. Lunghi capelli bruni le ricadevano sulle spalle e il profilo del suo corpo in controluce si mostrava perfetto.

 

Willow sorrise.

 

  CAPITOLO 12

 

    Il tramonto era passato da un pezzo e l'assenza della luna rendeva ogni cosa più torbida e oscura. Fortuna che i loro occhi da molto più di un decennio si erano abituati al buio e ai riflessi corvini della notte.

 

Pur essendo estate inoltrata uno strano freddo irrigidiva le membra di ogni componente della gang, così procedevano appiattiti e a tentoni tra gli alberi di quella fitta e indomata macchia.

 

Sembrava strano e tetro che quell'isolata boscaglia, fosse rimasta incolume dall'uomo o forse più semplicemente la natura si era riappropriata di ciò che era suo, non appena gli esseri umani l'avevano abbandonato, spaventati chissà da cosa.

 

Agghiacciante, però, era il modo in cui la Madre Terra aveva riconquistato quel lembo di selva, ricamando spettrali castelli di liane sospese e arbusti spinosi e coprendo i tronchi scorticati con muschio grigiastro e graffiante. A prima vista si sarebbe potuto dire che tutto era morto e rinsecchito, ma la gagliarda portata dei rami e il diametro degli arbusti dicevano tutto il contrario. Forse era il riflesso raccapricciante di quella notte senza luna e la loro fertile fantasia dettata da anni di tremende realtà a imbastire quella strana e turbante atmosfera.

 

Buffy si disse che non c'era luogo migliore che Darhat avrebbe potuto scegliere; sentiva infatti l'odore della sua paura e di quella dei suoi compagni forte e penetrante e sapeva che anche il demone lo percepiva. Ormai erano vicini.

 

Xander indicò con la mano una luce in lontananza.

 

- Ci siamo...! - Sussurrò Kennedy, guardando Willow negli occhi e la vide sobbalzare mentre l'illusione di Tara al fianco della rossa annuiva con la testa.

 

Will respirò profondamente per calmarsi, ma il suo cuore non voleva saperne di smettere di trapanarle il petto.

 

Buffy le posò una mano sulla spalla e lo sguardo che le dedicò la rinvigorì tutta.

 

- Mi hai fatto una promessa, amica mia... – Disse la bionda, dolcemente.

 

- Manteniamola! -

 

Willow sorrise: sì, l'avrebbero mantenuta quella promessa. Non sarebbe stata infranta.

 

Come da piano, Giles, Xander e Dawn si appostarono intorno alla chiesa, mentre le due Cacciatrici e le due Streghe avanzavano silenziosamente verso la porta sbrindellata della stessa. La luce fioca che rompeva quell'oscurità proveniva proprio dalla piccola cappella in rovina e le melodie di un'antica litania infrangevano il silenzio di quei luoghi. Le voci che la cantavano erano tetre e gelide, rendendola ancora più tremenda e turpe nella sua ripetizione. Buffy stava quasi per raggiungere l'entrata e lanciare l'attacco a sorpresa, quando un urlo purtroppo familiare le fece ghiacciare il sangue nelle vene.

 

Ciò che sentì e vide girandosi, fu solo il nome di sua sorella pronunciato dalla sua stessa voce strozzata e il corpo della ragazza spezzato in due da un enorme vampiro che portava i segni di Syrus.

 

Silenzio.

 

Le altre tre non avevano ancora capito cos'era successo, quando videro l'esile e forte figura dell'ultima Predestinata schizzare in avanti con inaudita forza e tranciare a mani nude la testa del demone.

 

Il vampiro divenne cenere in un attimo, mentre Dawn cadeva violentemente a terra.

 

Buffy si accasciò sul corpo innaturalmente piegato della sorella, che boccheggiava sbavando con occhi fatti vitrei dal dolore.

 

L'orrore di quella vista trapassò Kennedy, Willow e Tara come un coltello caldo nel burro e fu dilaniante, inappellabile e totale.

 

Buffy accarezzava la testa bruna della sorella, sussurrando parole gentili e incrinate dal pianto al suo orecchio, quasi fossero le uniche due creature viventi che riconoscesse in quel momento, chiusa in un mondo silenzioso e dolente.

 

Un mondo di ricordi e immagini in cui Dawn le cresceva davanti fino a divenire la ragazza radiosa che era, un mondo che lei proteggeva coccolata dall'amore fraterno dell'altra che sempre le era stata accanto. E tornavano alla mente gli istanti su quella torre, quando si era sacrificata per quel Mondo, ma ancor più per la sorella e per donarle una vita serena che lei stessa non aveva mai avuto. Poi l'abbraccio che si erano scambiate fuori da quello scuolabus, mentre Sunnydale veniva inghiottita dietro di loro, sigillando le tenebre e promettendo una nuova alba sulle loro vite. Sconfiggendo il Primo Male, si era illusa di poter finalmente regalare all'umanità un mondo di pace e a sua sorella una vita vera, senza più ombre d’affrontare e ora ricordava la battaglia a Los Angeles, combattuta al fianco di Angel, e le sensazioni che questa le aveva provocato, lo smarrimento e lo scoraggiamento che si erano impadroniti di lei.

 

Lei, la Prescelta, che non riusciva più a trovare la forza di stringere i pugni e vincere ancora e nel guardare lo splendido corpo di Dawn spezzato, riconosceva il suo fallimento e vedeva il suo coraggio svanire come neve al sole.

 

Se il vampiro le aveva inferto pochi danni, la più giovane delle sorelle Summers aveva sicuramente qualche costola spezzata e qualche vertebra, forse anche un polmone perforato. Ma se il vampiro era riuscito nel suo intento d’infliggere più danni possibili con quella mossa a sorpresa, in quel momento Dawn aveva un’emorragia interna che l’avrebbe uccisa in pochi minuti.

 

Willow vide gli occhi della sua amica svuotarsi, prosciugati da un dolore muto. Buffy se ne stava lì, abbattuta, con sua sorella fra le braccia… pronta a svanire nel nulla se Dawn fosse morta. La visione della rossa piano piano si oscurò, come se avessero spento una luce mai accesa lì vicino a lei; eppure le parve di vederci meglio di come non aveva mai fatto nell'oscurità. Ma avrebbe voluto non aver mai concepito quel potere, perchè ciò che vide la pugnalò al cuore di nuovo: a pochi metri da Buffy e Dawn, nel buio più totale, centinaia e centinaia di vampiri pronti all'attacco e i corpi di Giles e Xander riversi e coperti di sangue.

 

- NOOOOOO!!! – Gridò a perdifiato.

 

L'urlo della Strega piegò gli alberi e frustò il cielo, mentre due masse d'energia nera venivano lanciate dai suoi palmi impietosi verso i nemici. I due raggi sibilando sfiorarono Buffy che, assente, stringeva il capo di Dawn, per poi esplodere in tutta la loro forza distruttrice sui demoni appostati alle loro spalle.

 

La notte fu giorno per un istante e quando tornarono le tenebre l'onda d'urto fu tale da radere al suolo la cappella che era stata la loro esca e tutti gli alberi circostanti. Kennedy fu sbalzata violentemente molto lontano dal luogo dello scontro e, nella caduta, un ramo aguzzo le si conficcò nella spalla.

 

Strinse gli occhi per il male e si morse il labbro per non urlare.

 

Aspettò che il picco di dolore si affievolisse un poco e che il respiro le tornasse in corpo, poi inginocchiatasi prese con mano tremante un capo del ramo.

 

Doveva far presto.

 

Ristette ancora un attimo poi con uno strattone estrasse il chiodo della sua crocifissione e stavolta non riuscì a trattenere un grido. Il viso contratto in una smorfia di dolore divenne duro e freddo mentre si alzava e con una mano premeva contro la ferita che ora perdeva copiosamente sangue. Fece qualche passo, poi si bloccò percependo la presenza dei suoi avversari: era circondata.

 

Rise delusa, Wil non aveva fatto piazza pulita.

 

Poi prese il ramo che l'aveva trafitta e con voce spavalda invitò gli avversari a farsi avanti.

 

- Non ho tempo per voi, quindi sbrighiamoci! -

 

Tara fu vicina a Willow in un'istante.

 

- Amore, rispondimi! -

 

Ma Willow non lo fece, gli occhi corvini puntati sui corpi degli amici e su Buffy.

 

- Willow!!! -

 

Nessuna risposta e Tara sentì la rabbia assassina dell'altra salire veloce e affamata, fino a scurirle le punte dei capelli. Il nero mangiava il rosso senza pietà alcuna. Allora la strega bionda si spostò davanti all'altra, tentando di attirarne l'attenzione.

 

- Willow! Sono io mi vedi? Sono Tara! -

 

Un lampo negli occhi della strega e una nuova scarica, molto meno potente delle prime due, incenerì una decina di vampiri che correvano nella loro direzione, ma altri ne stavano arrivando e Tara percepì i rumori di una battaglia poco lontana.

 

- Kennedy! - Gridò il fantasma, capendo che l'altra stava tentando di raggiungerle. Will allora girò finalmente lo sguardo e vide tra gli alberi la figura snella e potente della sua ex, palesemente ferita, combattere come una belva tra un nugulo di demoni. Willow sibilò qualcosa fra i denti e la maggior parte degli avversari della bruna bruciò come se fosse stato giorno; poi, girandosi verso Tara, alzò le braccia decapitando con la forza del pensiero quelli che sarebbero stati presto da loro se gliene avesse lasciato l'occasione.

 

- Will... basta! - Supplicò la bionda, vedendo la Magia Nera prendere il sopravvento sulla rossa che la guardava quasi le vedesse attraverso. Poi Willow parlò, la voce impastata dal dolore e i capelli quasi completamente neri.

 

- Non sarebbe più dovuto accadere... – Disse, in un sussurro. E Tara vide riflesso nei suoi occhi oscuri il suo corpo insanguinato quel lontano sette maggio, la camicetta e le mani di Will sporche del suo stesso sangue. Che stava succedendo? Perché quella reazione di Will? I nemici potevano essere affrontati anche senza poteri oscuri… Ma poi Tara seguì lo sguardo della Strega più potente d'Occidente sui corpi dei suoi amici e capì.

 

L’avevano ferita. Stavano decimando la sua famiglia.

 

Un sonoro e ripetuto battito di mani, fese l'aria riempiendola di scherno e amarezza. Entrambe si voltarono nella direzione del suono e fissarono il buio che celava qualcuno più pericoloso di tutti i vampiri lì presenti prima che l’ira di Will si scatenasse. Distinsero a fatica la sagoma incappucciata che quasi sembrava amalgamarsi a perfezione con le tenebre.

 

- Bel lavoro Strega Nera, me ne compiaccio! - Rise Darhat, nascondendo ancora il viso sotto al cappuccio del mantello. Nè Willow, nè Tara risposero alla provocazione, la prima magnetizzata da quella figura, la seconda alla ricerca nevrotica di una soluzione visto che le cose si stavano mettendo male: non riusciva a contenere Willow, che quasi del tutto ora era dominata dal male, e Darhat era apparso.

 

E se i suoi calcoli fossero stati errati e il demone primigeno fosse già stato in grado di castare il rito?

 

O forse, più probabilmente, quella trappola ben orchestrata era servita solo a risvegliare la Strega Nera, per poi portarla in un luogo sicuro dove adempiere il rituale la notte successiva.

 

Ma perchè non era stata avvertita dalle Forze?

 

Cos'era quel gioco al massacro? Che senso aveva?

 

I Cavalieri della Luce, i suoi amici, giacevano al suolo e le due Cacciatrici stavano lottando una contro il dolore folle, un dolore che lei e Will conoscevano fin troppo, e l'altra contro la morte.

 

Che scherzo crudele era quello di rimandarla sulla terra, facendole credere di poter salvare Willow dall'oscuro e con lei il Mondo, se poi non era così?

 

- Finalmente c’incontriamo. Sei all'altezza della tua fama, vedo! - Disse mellifluo, il demone.

 

Will sorrise maligna.

 

- Credo tu lo sapessi già! – Disse.

 

Darhat rise sguaiatamente.

 

- Hai ragione! Diciamo che ti ho tenuta d'occhio. Lo sai che m’interessi, no? -

 

Willow non rispose, fulminandolo con lo sguardo e lui proseguì per rincarare la dose. - Sei un capolavoro!... Quanto potere in mani umane! E non sei al tuo massimo, vero? - .

 

- Di solito guardo in faccia le persone con cui parlo… anche prima di ucciderle! -

 

- Hai ragione... accontentata! - Così il demone primigeno si scoprì il capo.

 

Willow inclinò la testa per studiarlo, sorridendo appena.

 

Tara scorse i lineamenti del nemico e si stupì che il demone non mostrasse già il suo vero volto, ma che invece "indossasse" quello umano.

 

Un bel ragazzo tra l’altro, bruno, dagli occhi nocciola, somigliante vagamente ad Angel se non fosse stato per i folti riccioli neri che gli ricadevano sulla fronte spaziosa. Sembrava avere non più di trentanni, prestante e muscoloso. Chiunque avrebbe potuto dire che il demone aveva scelto bene la sua forma pseudo-mortale.

 

- Complimenti! Bella maschera. Hai scelto un buon portatore! - Affermò ironica e fredda Will.

 

- Grazie! – S’inchinò leggermente l'altro.

 

- E così è a te che dobbiamo questa calda accoglienza? - Chiese la ragazza, i cui pugni si serrarono, unico segno del suo caos interiore, mentre la voce e il viso rimasero freddi come il ghiaccio.

 

Il demone stava per rispondere, quando una lama lo trafisse da parte a parte all'altezza dello sterno.

 

Tara sobbalzò per la sorpresa, mentre Willow rimase immobile.

 

Darhat aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì suono. Invece, sibilò glaciale e dolente la voce spezzata dell'ultima guardiana dell'Hellmouth, che alle sue spalle stringeva l'elsa dell'arma.

 

- Figlio di puttana, ti piace questo pezzo di ferro? Xander si porta sempre qualche giocattolino! Cos'è ti eri dimenticato di me? -

 

Negli occhi di Buffy una fiamma mai vista, dirompente e gelida: non passione, non abnegazione al dovere, non combattiva voglia di vincere. Solo e soltanto vendetta.

 

E Tara vide Willow compiacersene e sentì il suo potere telepatico arrivare alla Cacciatrice.

 

"Lo senti ora vero? Non c'è giusto né sbagliato, c'è solo il tuo odio amica mia. Quello e la tua sete, niente di più…"

 

La bionda le rispose allo stesso modo.

 

"Sì, Will... ho sete. E un sorso non basta!"

 

"La sete di sangue va placata…" Rise la rossa, inclinando il capo, per incontrare gli occhi della sua migliore amica.

 

- Basta, smettetela!!!- Urlò Tara, pietrificata da quel dialogo: il dialogo tra due pazze. Soprattutto, il fantasma fu sconvolto nel vedere proprio Buffy in quello stato. Eppure la capiva perché aveva sentito il dolore sprigionarsi in lei e ora lo vedeva bruciarle negli occhi.

 

Il dolore di chi sente il cuore frantumarsi insieme al corpo di una persona che ama e che marcisce nel desiderio di rivalsa.

 

Quasi rimase ipnotizzata fissandola perchè se negli occhi di Will, purtroppo, le era familiare quel sapore di vendetta, il cuore nobile della Prescelta non aveva mai ceduto a quell’infimo desiderio, nonostante le perdite non fossero mancate mai in quegli anni.

 

Ma Dawn era sempre stata il punto debole della Cacciatrice, l'ultimo affetto di sangue rimastole.

 

Improvvisamente, Tara sentì la spalla bruciarle e girò lo sguardo sbalordito verso la Strega, scansandosi.

 

Willow la guardava stranita e la sua mano era ancora alzata.

 

- M-mi hai... ti ho sentita! - Disse sgomenta, toccandosi nel punto dove l'altra l'aveva sfiorata bruciandola. - E mi hai fatto male! – Aggiunse, inorridendo.

 

- Perdonami, amore mio. Non volevo... - Le rispose Will, sorridendole dolcemente. Ma quel sorriso non era sincero; era come se glielo stesse regalando in modo innaturale, quasi forzato, in tensione, tinto di male represso.

 

- Ma com'è possibile? Come hai fatto?- Esclamò Tara, spaventata, dimenticando per un momento tutto quello che stava succedendo.

 

- La magia, tesoro... E’ magia! - Ghignò l'altra.

 

- Magia Nera, Willow! Non è così che voglio... non devi toccarmi così! Non puoi farlo! -

 

La Strega Nera le si avvicinò di nuovo, ma stavolta Tara fu lesta nello spostarsi, quasi fuggendo. Si sentiva sporca, violata.

 

- Mi fai male in questo modo... Non toccarmi! - Le disse con disprezzo. Gli occhi pece e spiritati di Willow persero di veemenza; la sua mano alzata ricadde senza vita al suo fianco.

 

- Volevo solo tranquillizzarti... - Detto questo, Willow stornò lo sguardo da quello di Tara, che basita non capì, e tornò a fissare Buffy che intanto aveva estratto la spada dal corpo del demone.

 

Darhat rimase in piedi ad occhi sbarrati, mentre la fiamma d'odio in Buffy si spegneva lasciandola vuota. L'espressione del demone cambiò lentamente da smorfia dolorosa a ghigno agghiacciante.

 

- Buffy! - Urlò Will, ma non mosse un dito mentre il demone si girava e prendeva al collo la bionda sollevandola da terra.

 

- Non preoccuparti Cacciatrice, non mi sono scordato di te! – Esclamò il demone, maligno. Detto questo, strinse la presa lasciandola senza fiato e la scaraventò a qualche metro di distanza.

 

Buffy colpì violentemente un masso, tossì e sputò sangue, mentre il suo nemico si affrettava a raggiungerla e a colpirla ripetutamente con dei calci allo stomaco.

 

- Credevi davvero che una spada bastasse? Non ti pensavo così sciocca! - La schernì Darhat, continuando la sua ripassata.

 

- Willow fai qualcosa! - Gridò Tara, scordandosi del suo intento non violento per salvare l'amica che veniva percossa senza requiem. Ma l'altra scosse la testa.

 

- Se faccio qualcosa ora... non mi controllerò più! - Ammise pacata, continuando a guardare il pestaggio della sua migliore amica.

 

- Ma morirà... - Sussurrò la strega bionda, iniziando a corrucciare la fronte, mentre assorbiva le ultime parole dell'altra.

 

Controllarsi?

 

Uno strano ronzio, sempre più forte, invase la testa della strega bionda che non riusciva più a capire cosa diavolo stesse succedendo.

 

Inutile e confusa, la frustrazione del suo stato di spirito incorporeo cresceva, mentre sentiva l'aura di Buffy affievolirsi sotto i colpi del nemico.

 

- Willow!! Ti prego! – Gridò ancora Tara, che fremeva a pugni chiusi rimanendo al suo posto.

 

Il sudore colava dalla fronte della Strega Rossa che affrontava la lotta interiore che la stava squassando: intervenire sarebbe equivalso a farsi travolgere dalla Magia Nera; non farlo avrebbe significato lasciare che Buffy morisse.

 

-Fai presto…- sussurrò.

 

La risata folle di Darhat e il rumore sordo dei colpi inferti a Buffy le dominavano le orecchie come fossero stati il suono di tamburi di guerra. I suoi occhi, quasi completamente neri, lottavano con il corvino screziato ancora di rubino dei suoi capelli: fili di sangue in una notte carbone. Il rantolo di Dawn che allungava la mano in direzione della sorella con occhi vuoti e un rigolo di sangue che le scendeva dalla bocca spezzò il cuore di Tara in due e calde lacrime scesero dagli occhi di un angelo impotente.

 

Rumore di battaglia tutt'intorno: impossibile capire il punto preciso dal quale provenisse. E a dire il vero nemmeno era granché importante.

 

- Sbrigati!! - Urlò stavolta Will, mentre polvere nera si sollevava in un turbine intorno a lei e lame di vento grigiastro le alzavano i capelli appiccicati alla fronte madida, mentre le unghie denigravano la carne del palmo delle sue mani che stritolate trattenevano l'inevitabile.

 

Buffy stava spirando: non c'era tempo, non c'era più tempo.

 

Alzò la mano destra adagio, continuando a serrare il pugno, in direzione del demone.

 

Il fiato le si fece corto.

 

Aprì con lentezza disarmante le dita e Tara percepì il suo potere crescere a dismisura, ai limiti della Magia Nera, ai limiti di quella Bianca e la vide perdersi e ritrovarsi in pochi istanti con un immane ed evidente sforzo, mentre le dita continuavano il loro percorso, tremanti e non salde. Improvvisamente un ringhiò basso fuoriuscì dalla gola di Willow, mentre i suoi occhi spalancati e completamente iniettati di ossidiana pulsavano in tensione e vene nere sfregiavano il suo profilo.

 

Tara annichilita non si mosse, rimanendo a bocca aperta a guardare quella che un tempo era stata la sua donna, mentre percepiva il respiro di Buffy spegnersi.

 

Fu un attimo.

 

Una frazione d'istante prima che Will lanciasse l'attacco definitivo, qualcosa piombò alle spalle di Darhat e afferratolo lo scaraventò lontano.

 

Willow fermò la destra a stento, nello stesso momento il miasma che la lambiva cessò e lei cadde a terra in ginocchio, stremata.

 

- Che diavolo pensavi di fare stupida! Il piano non era questo! - Gridò una Kennedy massacrata e sanguinante, che dopo aver fulminato l'altra con lo sguardo, corse ad accertarsi delle condizione di Buffy.

 

Tara, come uscita da una trance, si scosse guardando prima l'una e poi l'altra.

 

Piano?

 

- E' ancora viva... per un soffio! - Sussurrò Ken, sorridendo e tenendosi la spalla maciullata. Lo stesso sorriso sfiorò le labbra tirate di Willow, che ancora manteneva l'aspetto quasi completo della Strega Nera.

 

- Che diavolo sta succedendo, me lo dite? - Sibilò Tara, mentre i suoi occhi divenivano di un celeste ghiaccio. Will la ignorò concentrandosi invece su Kennedy, cosa che infiammò ancora di più Tara, che oltre alla situazione contingente, percepì la gelosia salire fino a picchi vertiginosi davanti a questa nuova complicità tra Ken e la rossa.

 

- Non... non arrivavi... - Disse a fatica la Strega alla Cacciatrice bruna.

 

- E allora morire ti è sembrata la scelta migliore, vero? Piuttosto che chiedere aiuto alla tua stramaledetta strega, avresti condannato a morte tutti noi! - Le rispose Kenny, piena di rabbia.

 

- Non vi avrei colpito... – Si giustificò l’altra.

 

- Questo non lo sai! - Disse Ken piano, scuotendo la testa.

 

La luce di Tara brillò d'ira e con passo pesante si fece davanti a Willow, pretendendo spiegazioni, ma la risposta dell'altra non fu quello che voleva.

 

- Non ora... non è finita! – Esclamò Will. Di fatti, un suono sordo di tamburi riecheggiò nella selva. Erano circondate dal Clan di Syrus che lentamente si avvicinava sempre più nell'ombra.

 

Darhat si rialzò in volo rimanendo a mezz'aria; con una mano si asciugò la bocca da qualche goccia di sangue e si guardò le dita macchiate sfoderando una smorfia.

 

- Brava Cacciatrice, ho quasi sentito male quando mi hai sbattuto su quella pietra! -

 

Ken digrignò i denti, alzandosi in piedi faticosamente e frapponendosi tra il demone e le due streghe. Prese la posizione di difesa con un braccio solo, dato che l'altro penzolava inerte al suo fianco lurido di sangue rappreso.

 

- Te ne farò ancora e di più se non ci lasci in pace! - Disse spavalda.

 

- Lasciarvi in pace? E perchè? Mi sto divertendo! -

 

- Bastardo! - Sibilò Will, ancora a terra.

 

- Avanti, strega! Non dire che non ti è piaciuto! Mi spiace che Kenny ti abbia fermata, ero curioso di vederti al tuo massimo! -

 

- Non chiamarmi così! - Gli urlò contro, la Cacciatrice bruna, facendo un passo in avanti.

 

- Ah ah ah!... Ferma, amica mia! Cos'è tutto questo astio? -

 

- Amica mia? - Chiese stupita e disgustata Tara.

 

- Be’, noi due siamo amici di vecchia data sapete? -

 

- Ma che diavolo dici?! - Rispose stizzita la bruna, mentre il cerchio di vampiri intorno a loro si stringeva sempre più.

 

- Avanti Kennedy, quante belle chiacchierate ci siamo fatti? Tra l’altro, come mai difendi queste due puttane? Non si era detto di punirle? -

 

- Non mi freghi un'altra volta, bastardo! -

 

Darhat scosse la testa e il suo tono cambiò da ilare a glaciale.

 

- Ingrata!... Ma avrò pazienza con te! -

 

Repentino alzò la sinistra e Willow si sentì tirata su dal suolo da una forza sconosciuta.

 

- Willow! - Urlarono le altre due.

 

- Ferme! - Intimò lei, alzando una mano, e Kennedy e Tara si immobilizzarono.

 

- Allora, strega... vieni con me con le buone o preferisci le cattive? -

 

- Se mi vuoi, dovrai prendermi morta! - Disse Willow, ridendo maligna, con la Strega Nera ancora prepotente nel sangue.

 

- Ma non mi servi morta! Avanti, chi devo uccidere per fare venire fuori la tua alter ego completamente? -

 

- Questa è la Strega Nera! - Affermò la ragazza, scostante.

 

- Non mi sembra... non del tutto. Però c'eri quasi quando ho preso a calci la prescelta! E se uccidessi la tua di Cacciatrice? -

 

Un fremito trapassò Will che ancora fluttuava in aria.

 

- Vuoi rivivere tutto daccapo? Vuoi che sporchi la tua camicia con il suo sangue? -

 

Gli occhi di pece si fecero grandi, passando febbrilmente dal viso di Tara a quello di Kennedy, mentre per la prima volta la paura tingeva quel viso offuscato dal male.

 

Ma la Strega rimase in silenzio.

 

Darhat abbassò la mano e Will cadde bruscamente a terra.

 

- No, sarebbe banale... – Ragionò il demone, portandosi una mano alle tempie e massaggiandole come se volesse semplicemente ricordarsi una ricetta.

 

Will si rialzò aggrappandosi a Kennedy e lo fissò di nuovo.

 

- E se prendessi di nuovo l'amore della tua vita? – Esclamò allora, lo stregone, mentre un sorriso cattivo si allargava sul suo viso.

 

Tara rise.

 

- Sciocco! -

 

Kennedy e Will si guardarono con un riflesso di speranza negli occhi.

 

- Non si può colpire un morto! - Ripeterono insieme e per la prima volta Willow ringraziò perchè il suo amore non poteva essere più il suo tallone d'Achille.

 

Darhat incrociò le braccia.

 

- Prima lezione, ragazzine... un morto non si uccide, ma si può far soffrire! -

 

Nell'attimo esatto in cui terminò la frase, il corpo di Tara fu avvolto da fiamme viola e l'urlo della bionda trapassò da parte a parte il cuore di Will che, terrorizzata, fissava la scena.

 

- No... no... - Sussurrò, mentre i suoi occhi tornavano completamente di pece.

 

- Avanti strega, lo sapevi! Poco fa le hai fatto male anche tu, no? - Rise divertito il demone primigeno.

 

Tara si accasciò a terra, con gli occhi sbarrati dalla sofferenza; occhi che immediatamente si incatenarono a quelli dell'altra strega, che con uno strattone abbandonò l'appoggio su Kennedy e carponi si avvicinò all'altra.

 

Pochi metri di distanza e sentiva sulla pelle il dolore di Tara, tutto quanto.

 

Percepiva la carne di Tara bruciare pur se visivamente rimaneva intatta, sentiva mille artigli graffiare il corpo dell'altra, ascoltava l'urlo impossibile morire nella gola della bionda, toccava le mille lame che trapassavano ogni nervo e tendine e ardeva semplicemente con la donna della sua vita, crocifisse da fiamme porpora entrambe, come le streghe di un tempo.

 

"Sta’ calma, tesoro! Non posso morire... non posso morire di nuovo!" Le urlava l'altra mentalmente, cercando in vano di mitigare l'ira di Will.

 

E improvvisamente fece in modo che un ricordo felice si affacciasse nei pensieri di Willow.

 

Erano distese sull’erba del parco, all’ombra di un albero in una tiepida giornata di primavera. La rossa stava leggendo un libro, mentre l’altra le si era ranicchiata addosso, posandole la testa in grembo e lasciandosi accarezzare i capelli.

 

<Che pensi ci riserverà il futuro, Will?>. Domandò Tara, di punto in bianco. L’altra aveva abbassato il libro e l’aveva guardata sorridendole per poi chinarsi a baciarla lievemente sulle labbra morbide.

 

<Non lo so di preciso. Ma so quello che vorrei… vorrei restare qui con te per il resto dei nostri giorni e baciarti e accarezzare la tua pelle morbida per ore e ore, ininterrottamente!>. Rispose. L’altra sorrise:<Ma questo puoi farlo, sono qui. Ci sarò sempre!>.

 

< Resterai sempre con me? >.

 

< Ma certo! – e Tara divenne d’un colpo seria – Qualunque cosa accada, mi avrai sempre al tuo fianco. Non importa dove e quando, ma ci ritroveremo sempre!… Ricordi? Anche tu me l’hai promesso un tempo: hai promesso che mi ritroverai sempre. Be’, ora ti faccio la stessa promessa. E anche se siamo chi siamo e se le nostre vite non saranno mai né facili, né tranquille, tu potrai sempre contare sul fatto che sarò con te! >

 

Willow si chinò di nuovo a baciarla, ma più intensamente, più profondamente, come se si fosse resa conto solo in quell’istante di quanto avesse bisogno di lei.

 

< Ti amo! >. Le sussurrò, continuando a baciarla e aspirando un po’ del suo profumo.

 

< Ti amo anch’io, lo sai! >.

 

Ma non fu abbastanza quel ricordo. Anzi, fu come se quel “ti amo” riaccendesse in lei il desiderio di riavere lì Tara. E quel desiderio non poteva essere esaudito.

 

Come una belva, Willow girò la testa mostrando i denti all'avversario, mentre le sue mani si aprivano su fulmini neri.

 

Lunghe vene gonfie e infette corsero sulle sue braccia diafane e Kennedy vide la Strega richiamare tutta la Magia Nera che conosceva, dilatando il suo sentire per accogliere più potere oscuro.

 

Nessuna refe di seta scarlatta rompeva il nero notte dei suoi capelli ora; la pupilla scura come inchiostro aveva inglobato il resto dell'orbita e Willow seppe in quell'istante di aver perso.

 

Di essersi persa.

 

- Così ti voglio! - Rise sommessamente il demone primigeno.

 

Tanto poco bastava agli umani per perdersi, ma non aveva ancora finito.

 

Spostò lo sguardo verso Kennedy, che crollata a ginocchioni a qualche passo dall'altra, tremava.

 

Di nuovo aveva davvero paura di Willow.

 

- Tara... aiutala! Si è persa davvero, stavolta! – Sibilò la Cacciatrice, guardando la bionda che ora, stramazzata a terra, ansimava forte.

 

La fiamma che la circondava sparì nel nulla e Tara rimase senza fiato per un lungo istante, prima di chiudere gli occhi per riprendersi.

 

Kennedy guardò verso il demone non capendo, ma poi si rese conto che per Willow era troppo tardi, anche se Tara ora non soffriva più. Per la Strega il limite era stato passato comunque, non si sarebbe fermata: adesso somigliava solo a un felino in attesa del momento giusto per l'agguato. Era immobile, appoggiata su un braccio e le dita della mano artigliavano la terra straziandola, pronte a far forza per lo scatto. Gli occhi bassi fissi sulla preda e i lunghi capelli scompigliati sul viso ne coprivano l'espressione.

 

Non un muscolo tradiva la tensione, solo la mano destra abbandonata in grembo, crepitava di magia dirompente se pur trattenuta.

 

No, non si sarebbe fermata.

 

Tara era stata toccata.

 

E senza che la Cacciatrice bruna potesse impedirselo, la mascella le si tirò, mentre gli incisivi mordevano a sangue il labbro inferiore.

 

Di nuovo sentì la rabbia montarle dentro.

 

-Non ha avuto questa reazione, quando ho minacciato te! - Disse seriamente Darhat, facendo qualche passo verso Kennedy, sotto lo sguardo attento di Willow. Kenny deglutì, mentre la vista le si appannava.

 

La ferita alla spalla le faceva un male cane e tutti gli altri tagli riportati nella battaglia bruciavano come l'inferno. Era sporca di terra e fango e i lunghi capelli bruni erano ingarbugliati e sudici. Si sentiva intontita e non distingueva più molto bene i contorni della cose. Percepì che il demone le era alle spalle troppo tardi, ma stranamente quello non fece niente.

 

Intanto Willow aveva seguito la traiettoria dell'avversario.

 

- Non credo sarebbe un problema per lei colpirmi, se abbassassi la guardia. E il fatto che tu sia fra noi, di certo non le importa! Credi sarebbe la stessa cosa se al posto tuo ci fosse la bionda? - Argomentò Darhat.

 

Will seguiva il movimento delle sue labbra, ma Kennedy era quasi sicura che non comprendesse una parola.

 

Invece lei capiva e capiva molto bene, ogni singola sillaba e stranamente il suo nemico diceva il vero.

 

La verità.

 

Era cosciente dello stato di Will, era cosciente della sua causa, del motivo e delle probabili conseguenze.

 

- Guardala negli occhi, Kennedy! Non vede più niente, sogna solo la mia morte, non ha altro scopo. La magia se l'è portata via del tutto, guardala! Non sa nemmeno chi sei, d'altronde non è la prima volta che non ti riconosce e invece... - il demone si fermò e indicò Tara che strisciando si era avvicinata alla Strega.

 

La bionda faticosamente le fu vicino.

 

- Will... Willow, mi senti? -

 

L'altra annuì senza però staccare lo sguardo dal nemico.

 

- Ecco, visto? - Esclamò Darhat, rafforzando la sua teoria agli occhi della bruna.

 

- Amore... sto bene, non serve! Salva Kennedy! - Sussurrò Tara, appoggiando la guancia tra la polvere, stremata e dolorante.

 

Poco più in là la mano di Will, ora leggermente più rilassata.

 

- Sta facendo qualcosa?… Tara le ha detto di aiutarti e lei? Niente. E se io facessi questo? - Fulmineo la prese da dietro tirandola su di peso, attorcigliandole il braccio intorno al collo. Kennedy rimase un istante senza fiato per la sorpresa, ma Will non si mosse e quando la bruna la vide immobile e indifferente, le sue forze di reazione si spensero e sentì che qualcosa le si era rotto dentro. Le sue braccia crollarono lungo i suoi fianchi, inerti e apparentemente senza vita. Si sentì le gambe molli e per rimanere in piedi si appoggiò a peso morto al corpo muscoloso di Darhat.

 

Pianse come una bambina e il suo orgoglio si frantumò in milioni di frammenti taglienti, mentre perdeva l'autostima e il coraggio.

 

Era tornata per aiutare la donna che amava, sicura di non avere più lacrime da piangere, sicura di non avere più amore da mendicare e invece era tutto il contrario. Le ferite erano più aperte e infette che mai ed era il suo sangue a essere sprecato. La rabbia era come sale sulle piaghe aperte del suo cuore e aumentava in potenza insieme al dolore.

 

Darhat sorrise: mancava poco, solo un'altra spinta.

 

- Strega! Sono qui, non vieni a prendermi? - Il demone abbassò volontariamente la guardia e Willow non se lo fece ripetere, scagliò l'attacco più violento che si potè permettere, nonostante le sue energie cominciassimo a scarseggiare. Mirò al viso di Darhat e lunghi e sottili fulmini neri e porpora scoccarono da ognuna delle cinque dita della sua mano destra. Tara cercò di fermarla, ma non ne fu capace ed era praticamente sicuro che il colpo avrebbe preso in pieno anche la Cacciatrice.

 

Kennedy vide i fulmini partire, vide gli occhi di Will incollati a quelli del demone, muti e svuotati e la sua anima si spense.

 

Darhat strinse la presa sul suo collo, togliendole il respiro affinchè la bruna svenisse, lasciandole come ultima immagine proprio quella di Willow che attaccava.

 

Poi la protesse inspiegabilmente sotto il suo mantello.

 

Improvvisamente i fulmini cambiarono direzione, colpendolo alle gambe e il demone non potè fare a meno di accusare l'attacco improvviso dove non si aspettava.

 

Una smorfia di dolore lo sfregiò.

 

Will appoggiò le mani a terra, mentre il fiato le si spezzava in gola e la magia sfioriva, ma non smise mai di guardare il suo avversario.

 

- Come pensavo... mi sarebbe piaciuto farti diventare il mio giocattolo, ma è troppo difficile farti perdere il controllo del tutto, Strega!... L'unica cosa che ti avrebbe scatenato, l'hai già persa! -

 

Darhat si raddrizzò.

 

- Rimani comunque l'unica con un briciolo di possibilità con me! - Le sorrise cattivo.

 

Will cadde con la faccia a terra, ma ostinata si costrinse a continuare a guardarlo, mentre i suoi capelli tornavano scarlatti e i suoi occhi verdi. Si impose di non svenire ancora, ma ormai era allo stremo delle forze, sentì soltanto qualche parola di quello che Darhat disse prima di scomparire, insieme a tutti i vampiri.

 

- ... non ho mai voluto te... -

 

Poi tutto si spense come in black out totale.

 

CAPITOLO 13

 

    La sirena dell'ambulanza le ronzava in testa, lontana eppure pungente. Buffy ricordava la sequenza degli eventi di quella serata lucidamente e ne ripeteva il continum ossessiva, mentre ciò che aveva intorno le pareva offuscato e insignificante.

 

Gli scossoni del mezzo di soccorso, i paramedici, l'ago nel suo braccio, persino Willow al suo fianco erano dettagli. Sentiva il sangue coagularsi sulle ferite, percepiva il suo corpo riparare i danni, veloce e instancabile come sempre.

 

Girò il viso verso la rossa e la vide stanca, la pelle diafana più del solito, i capelli sporchi e appiccicati al viso, occhiaie profonde. Le sembrò lo spettro di quello che era, quasi che la magia le avesse portato via nuovamente l'anima. E infondo c'era mancato poco… o forse era successo? Non ricordava: aveva perso i sensi.

 

Il buio, arrivato dopo l'ultimo calcio di Darhat alla bocca dello stomaco, le impediva di concludere quel dolente fallimento.

 

Perchè anche se Will era lì ed era "normale", se anche avesse vinto contro il demone, cosa di cui dubitava dato il suo sguardo vuoto, l'unico fotogramma che ricordava e che sanciva inderogabilmente la sconfitta era quello che riguardava Dawn. Non sapeva nemmeno se sua sorella era ancora viva, ma taceva: quella domanda non riusciva proprio a farla approdare alle labbra.

 

Non sapeva e non voleva sapere.

 

La portata di quel dolore non le era comprensibile, né vagamente sopportabile.

 

Altre sirene intorno a lei, probabilmente c'erano stati altri feriti e forse erano gravi. Ma non voleva sapere nemmeno quello. Il volto di Dawn si sovrapponeva a qualsiasi ricordo o immagine reale. Il ghigno sadico di quel maledetto vampiro e la sua cenere erano solo di contorno ai lineamenti contratti e tremanti di sua sorella.

 

Secondario tutto il resto... Will, Tara, Ken... Giles e Xander... Darhat stesso. Aveva sentito talmente freddo che il suo cuore si era gelato e frantumato, lasciandola viva, ma senza linfa. Non riusciva nemmeno più a sentire il dolore fisico, anche se sapeva esattamente dove la sua pelle era tumefatta o squarciata, dove le ossa spezzate le perforavano la carne, dove le infezioni stavano crescendo.

 

Il suo respiro era un rantolo e uno strano fischio le sbriciolava il fiato, probabilmente una costola aveva trafitto un polmone. Nulla di grave per una Cacciatrice. Nulla d’irreparabile, eppure per quanto il suo corpo fosse quasi autorigenerante, di contrappasso il suo cuore era più fragile del normale.

 

Lo aveva sempre pensato.

 

La grande e forte Cacciatrice bionda, in realtà era una debole.

 

Quasi quanto un malato cardiaco, gli attacchi al muscolo erano inarrestabili e la rendevano fragile, quasi impotente. Poteva guarire da quasi qualsiasi ferita e il suo corpo era talmente bravo anche da nascondere cicatrici inverosimili, ma il suo cuore no: portava segni mostruosi e mai rimarginati del tutto.

 

Non ne era capace. Non era capace di sopravvivere a quei colpi, che ogni volta erano più violenti e la cosa che più le pesava era che da quando aveva quindici anni non c'era stata tregua. Infondo, poi, gli anni di pace tra il Primo e Darhat non erano serviti ad altro se non ha regalarle false speranze, così che questo colpo le fosse davvero fatale.

 

Forse era tempo di lasciarsi andare… Forse qualcun altro avrebbe potuto trovare la forza che a lei avevano succhiato via, goccia dopo goccia, dolore dopo dolore.

 

No, stavolta non voleva guarire. Non voleva più niente.

 

Vide scendere una lacrima di sangue dal naso della rossa che, frettolosamente, l'asciugò con il dorso della mano, lasciando una macchia sbiadita sopra la bocca. La guardava e percepiva i movimenti minimi di Willow, ma non ne comprendeva il senso: perchè pulire dove c'era sporco? Non erano già madide di lerciume entrambe? Ma certo che lo erano e da troppo.

 

Allora Buffy smise di pensare, smise di respirare, smise di vivere, sentì soltanto il beep isterico della macchina che le controllava il cuore farsi prepotente.

 

 

 

Willow si vide ringraziare il medico, mentre questi le comunicava le condizioni dei suoi compagni; si vide andare a casa e prendere un cambio per ognuno di loro, poi tornare in quell'ospedale asettico e fastidiosamente bianco. Si vide massaggiarsi il braccio, là dove l'ago della flebo l'aveva bucato per ridare un po' di colore al suo viso, mentre attendeva paziente altre notizie. Era come assistere ad un film la cui attrice principale aveva il suo viso e le varie comparse avevano l’aspetto dei suoi amici. Ma non le sembrava di essere lei a fare quelle cose, a sentire la voce dei dottori, ad avvertire il dolore dei lividi e dei segni che si era procurata durante la battaglia.

 

E in tutta la sua giovane vita, non si sentì mai sola a quel modo.

 

Una banda di teppisti o una setta satanica… quasi non ricordava la bugia che aveva raccontato alle autorità per spiegare quel macello. Non le importava, a dire il vero. Tanto il risultato era sempre lo stesso: Dawn in bilico fra la vita e la morte, Buffy ferita altrettanto gravemente e Giles e Xander con tante ammaccature come non ne avevano mai riportate prima di allora.

 

E Kennedy… sparita. Nessuna traccia di lei, nessuna idea sul luogo presunto dove Darth potesse averla portata. Nessuna prova che fosse ancora viva e che stesse bene.

 

Willow camminava senza scopo tra le mura dell'edificio ospedaliero, tornando ogni volta ispiegabilmente, quasi fosse un gioco di specchi, a quella sala d'attesa color latte. Si sedeva, pensava, si perdeva, veniva richiamata dalla voce degli infermieri, ne ascoltava distratta i dialoghi, tornava a se stessa, tornava al braccio leggermente rigido e massaggiandolo ancora, riprendeva il filo di pensieri nati morti, spezzati.

 

Ma non ricordava.

 

Si concedeva solo al pratico, a ciò che doveva fare in quel momento, non di certo alla notte precedente.

 

Verso le due del pomeriggio l'operazione di Dawn terminò.

 

- Abbiamo riparato i danni nel miglior modo possibile, ma la colonna vertebrale è compromessa. Non possiamo sciogliere la prognosi per ora ma almeno, se supera la notte, non sarà più in pericolo di vita! – Disse il medico che aveva operato la più piccola delle sorelle Summers. Willow l’ascoltò attentamente e non pianse, annuì soltanto e passò oltre, ricominciando a camminare senza meta, andando qui e lì per i corridoi come un lupo in una gabbia. Vagò per l'ospedale fino ad arrivare alla stanza di Giles e Xander, li guardò dormire con sguardo vuoto e poi tornò verso quella di Buffy. In ambulanza l'altra si era lasciata andare, lo aveva sentito chiaramente, non era stato il suo corpo a cedere, ma la sua mente; per un attimo Will aveva avuto paura di perderla davvero, così le aveva stretto la mano senza preoccuparsi di farle male e con occhi sbarrati dal terrore l'aveva supplicata di restare. Quando i paramedici avevano trattato efficacemente la crisi respiratoria della Cacciatrice, la strega si era sentita sollevata; ma lo sguardo vuoto di Buffy le aveva fatto intendere quanto quella mancata dipartita fosse inutile: era svuotata, in una sorta di catalessi vigile senza la possibilità di esprimere il proprio malessere a parole.

 

Quando poi aveva tentato di entrarle nella mente come quella volta prima di Glory, l'altra con un solo sguardo glaciale le aveva sbarrato l'accesso: Buffy voleva questo e Will non poteva che accettarlo per ora.

 

Entrò nella stanza e sedendosi accanto all'amica, che sdraiata nel letto guardava assente fuori dalla finestra, con una mano le lisciò una ciocca dietro l'orecchio.

 

- E' viva... - Disse soltanto, ma dal suo sorriso smorzato si percepiva perfettamente che quell'affermazione non era così positiva come sembrava.

 

Dawn che vita avrebbe avuto davanti a sé, ammesso che si fosse salvata?

 

Paralizzata probabilmente… perchè lei aveva fallito.

 

Scosse la testa, mentre il verde dei suoi occhi perdeva nuovamente una gradazione brillante, schiacciato sempre più sotto il senso di colpa.

 

- Giles e Xander hanno perso molto sangue, ma con qualche trasfusione se la caveranno. Sono ancora incoscienti, ma non hanno nulla di cui dobbiamo preoccuparci! - Continuò poi, terminando il resoconto della situazione. Ma Buffy non si girò a guardarla neppure per un secondo e non si mosse, come se non l’avesse sentita affatto.

 

Ripiombò il silenzio.

 

- Xander ha un trauma cranico... Credo sia colpa mia, l'onda d'urto lo ha sbalzato contro qualcosa... non so cosa. Ma ha un bel taglio in testa e dalla tac si vede l’effetto del colpo preso! - Sussurrò confusamente, quasi parlando con se stessa anziché con l’amica. Buffy ancora non si mosse né parlò e questo la mise infinitamente in ansia perché il totale rifiuto dell’altra ad apparire cosciente e lucida la mandava in paranoia.

 

- Buffy, mi senti? - Chiese allora Willow, prendendole la mano. La Cacciatrice la guardò per un lungo istante, girando lentamente la testa, poi tornò alla sua finestra. Willow sospirò pesantemente, prendendosi la testa tra le mani.

 

Si asciugò una lacrima e poi iniziò un penoso mea culpa, senza che l'altra desse segno di ascoltarla.

 

- Mi dispiace così tanto... non ho mantenuto la promessa, tesoro. Te l'avevo giurato! E invece ho fallito. Non mi sono concentrata abbastanza, ho permesso che tutto questo accadesse. Non vi ho protetti!… Ho tentato, ma la Magia era troppo forte e voi troppo dolenti! Quando ti ho visto morire sotto i calci di quel bastardo, non sono riuscita a controllarmi. Scusami... scusami davvero… Buffy! – Esclamò, con voce tremante. Ma dopo un momento scoppiò in singhiozzi. Eppure questo non le impedì di proseguire con le sue scuse - E' tutta colpa mia! Avrei dovuto avvertirvi, avrei dovuto dirvi tutto, avrei dovuto tenervi lontani! E ora... Dawn, tu e gli altri... è colpa mia, perdonami! – Ma Buffy nuovamente non accennò neppure minimamente a mostrare un piccolo interesse verso quelle parole. Sapeva che l’aveva sentita, ma sapeva anche che non l’aveva ascoltata e questo aggiungeva disperazione al suo stato d’animo già penosamente ridotto male.

 

Improvvisamente la strega sentì la luce di Tara sprigionarsi alle sue spalle, ma la bionda rimase in silenzio e lei non si girò, continuando a parlare a Buffy come se lo spirito dell’altra non fosse entrato nella stanza.

 

- Kennedy non è qui... non so dove sia... lei avrebbe voluto dirvelo, ma io non ho voluto. E ora ne paga le conseguenze per me… - Disse, continuando a parlare a fatica tra lacrime incontrollate e il tremore nella voce affatto celato.

 

E Tara ascoltò un racconto vecchio di poche ore, una storia ambientata su colline per lei conosciute.

 

 

 

 

 

- Da quando hai una moto? -

 

Kennedy sobbalzò presa alla sprovvista, mentre la rossa le si avvicinava.

 

- Che ci fai qui? - Chiese tra lo stupito e il risentito per quella brusca intrusione nel suo personale angolo di pace.

 

Will le sorrise aspettandosi una risposta.

 

Ken si rilassò.

 

- I miei sono ricchi, ricordi? Una visitina a casa porta regali! – Rispose un po’ brusca, cercando comunque di controllarsi.

 

La Strega assentì compiaciuta.

 

- Non sei niente male come centauro e non lo sapevo! – Disse Willow, melliflua.

 

- Che fai, ci provi? - Rise sarcastica l'altra e Willow divenne rossa come un peperone.

 

Kennedy sorrise tristemente per quell'imbarazzo e si girò di nuovo verso il paesaggio.

 

- Allora, come mai qui, rossa? – Le domandò, per smorzare la tensione.

 

- Per il tuo stesso motivo, credo... Un po' di tranquillità! – Rispose la strega.

 

- A quanto pare non ce n'è nemmeno qui! – Ribatté la Cacciatrice mora, prendendo il casco e avviandosi verso la moto con tutta calma. Proprio non aveva voglia di passare del tempo con la sua ex. Infondo era a causa sua se cercava tanto bramosa un po’ di pace.

 

- L'altra sera siamo state bene... - Disse Willow, improvvisamente, nel tentativo di fermarla. Non voleva che se ne andasse in quel modo.

 

Kennedy si bloccò e sospirò pesantemente, ma rimase di spalle all'altra.

 

- Non è stato facile, in ogni caso! – Rispose brevemente, con tono piatto. Non aveva intenzione di trattarla male, ma non voleva nemmeno darle la falsa impressione che fra loro fosse tutto a posto.

 

- Lo so... ma non credi che noi potremmo... -

 

Kenny si girò di scattò, fulminandola con lo sguardo.

 

- Se usi quella parola, giuro che non rispondo più di me! – La minacciò seria, fissandola negli occhi chiari.

 

L’altra la guardò disorientata.

 

- Quale parola? – Chiese Willow, per capire

 

- "Amiche"! - Sibilò glaciale, la bruna. Allora la strega abbassò lo sguardo e lei ne approfittò per proseguire. - Ho parlato di collaborazione. Niente di più. Non credi di pretendere un po' troppo da me se vuoi amicizia? - La sua voce stava diventando pericolosamente alta.

 

- Hai ragione... è stato stupido pensarlo. Noi non possiamo essere amiche, ma non per il motivo che pensi tu! - Rispose seria, Willow.

 

Kennedy rise amara.

 

- Perché, non basta quello che mi hai fatto? Non è forse una motivazione sufficiente? -

 

- No... -

 

Quella risposta breve e chiara la sorprese infinitamente.

 

- E perchè mai di grazia? – Voleva capire se la stava stuzzicando o se invece era seriamente convinta di quello che affermava. La rossa tornò a fissarla profondamente negli occhi e aspettò qualche secondo in modo che il verde baciasse il nocciola, lo ammaliasse, addolcendolo e portasse la sua risposta a Kennedy. Il suo intento riuscì e Kenny si sentì debole sotto quegli occhi.

 

Quando Willow ottenne l'effetto che voleva, stornò lo sguardo e iniziò a passeggiare per la radura.

 

- Cercavi un po' di pace, eh? E sei venuta proprio qui, dove abbiamo passato insieme serate indimenticabili, mi pare. Ricordi? – Le disse, sorridendole.

 

- No... non ricordo niente! – Rispose Kennedy, ridendo e sfidandola, quando la memoria di entrambe tornava alle stesse immagini.

 

Stavano combattendo tutte e due su un terreno sconosciuto, divise tra rabbia e dolore e il ricordo di un amore e dei suoi momenti d'estasi. Giocavano a carte coperte: l'una ferita e l'altra attratta, entrambe incatenate agli occhi della compagna.

 

Will voleva rubare tempo alla bruna; non sapeva ancora per farne cosa, ma sentiva di aver bisogno della presenza dell'altra, di avere un dialogo con lei.

 

Kenny, divisa tra il dolore delle sue ferite e quella fame inarrestabile, che tutto il suo corpo dimostrava verso la rossa, stava lì per vedere dove quel dialogo l’avrebbe portata.

 

Willow stava per ribattere, quando una strana sensazione si impadronì di lei e Kennedy percepì il cambiamento.

 

- Che c'è? – Le chiese, aguzzando i suoi sensi che però non l'avvertirono di nulla. La rossa ebbe un giramento di testa e lentamente si sedette per non cadere. Kennedì capì immediatamente che non stava bene e le fu subito vicina per poggiarle la mano sulla fronte a volersi assicurare che non avesse febbre. Tuttavia la pelle risultò fresca sotto il suo tocco.

 

- Cos'hai? Willow guardami, che succede? - Chiese ancora, apprensiva. Will le sorrise leggendo sincera preoccupazione nei suoi occhi.

 

- N-non lo so... amore, è così bello, dovresti sentirlo! -

 

A quelle parole Kennedy trasalì, ma poi riconobbe nei lineamenti del viso di Will un'espressione che ricordava bene.

 

- Come durante l'incantesimo della falce... come quando noi... – Disse, ma si trattenne dal continuare, diventando rossa in viso.

 

- Sì... esatto! - Rise l'altra, rilassando ogni muscolo, paga della sensazione d'estasi che stava provando.

 

- E' la Dea Ken... è la Dea! – Continuò Willow, appoggiandosi alla bruna e nascondendo il viso ora purpureo, nell'incavo del seno dell'altra.

 

La Cacciatrice si guardò intorno, ma non vide nulla.

 

- Mi dispiace per voi... smetterete mai d'inseguirvi? -

 

Le due mossero la testa, cercando quell'irraggiungibile plurimia di gole femminee, senza trovarne la fonte. Rimasero parzialmente abbracciate, anche se Will, richiamata dalla sua Signora, drizzò la testa e proclamò il suo benvenuto, ignorando volutamente il suo commento.

 

- Mia Dea... è dolce riascoltare la tua voce! – Disse.

 

Kennedy rimase in silenzio, stupita di aver udito quella voce anche lei che non era una strega.

 

- Mia diletta, è un piacere poterti regalare pochi istanti di pace! -

 

- Te ne ringrazio infinitamente... ma ora dimmi il motivo della tua presenza! -

 

La bruna si compiacque involontariamente della conversazione, orgogliosa che proprio Willow fosse l'eletta della Dea.

 

- Ahimè, non porto buone nuove Strega Rossa. Sono qui per avvertirti e per aiutarti! -

 

- Darhat? - Chiese Kenny, pentendosi subito di essersi intromessa.

 

- Non temere, parla pure: se la senti è qui anche per te! - Le sorrise Willow, intuendo il suo pensiero.

 

- Esatto Cacciatrice... Darhat! E, come afferma la mia favorita, sono qui anche per te! -

 

- Di cosa devi avvertirci? - Chiese allora timidamente la bruna.

 

- Non basterà il tuo angelo Willow, non basterà perché è una presenza solo parziale al tuo fianco. Bella e pacifica e dolcissima, ma incorporea e irraggiungibile quanto un fuoco fatuo! – Disse la Voce della Dea. Con le sue parole fu feroce e dolce allo stesso tempo e il viso di Will si contrasse in una smorfia di dolore e terrore al contempo.

 

- Le vostre forze non sono sufficienti... Darhat vincerà. Fallirai, figlia mia, se le cose rimangono così come sono! - Concluse tristemente, la Dea.

 

- Ma com'è possibile? - Sbottò Kennedy, non capendo. - Perchè c'è stata mandata Tara se non è sufficiente? - E la sua voce si incrinò macchiata dall'ira, perchè il suo dolore era inutile.

 

- Placa la tua rabbia Cacciatrice o ne sarai sopraffatta!!! - Tuonò la voce - Questo demone è troppo forte e ambiguo, tu stessa ne sai qualcosa! Ma c'è un modo... -

 

- Quale? - Proruppe Willow, che sempre più pallida in viso si aggrappava a quell'ultima speranza, visto che in poco più di una manciata di secondi le sue poche sicurezze si erano sbriciolate.

 

Ci fu silenzio e a Will non piacque.

 

- La Strega Nera! -

 

Kennedy guardò la rossa incredula.

 

- Cosa??? – Esclamò Willow, mentre le sue guance s'infiammavano e i suoi occhi strabbuzzavano diventando lucidi.

 

- Come puoi chiedermi questo? Per metà della mia vita mi è stato detto di reprimere la mia parte oscura e ora mi si chiede di liberarla?? – Sbottò Will, quasi urlando, in preda ad una crisi isterica.

 

- Il tuo potere non è completo se non perdi il controllo, questo lo sai! La magia bianca che è in te è, purtroppo, inferiore al potere oscuro che un tempo ti ha controllata! -

 

- Concedile di nuovo il tuo favore, come per la battaglia con il Primo, ti supplico Dea! Non lasciare che la Strega Nera si risvegli! - Esordì Kennedy, tentando di trovare una soluzione.

 

- Stavolta non servirebbe, temo. Darhat usa le parti oscure di ognuno e Willow davanti a lui non sarebbe pura abbastanza per ricevermi. Darath ne intorbidirebbe gli intenti! - Spiegò calma, la voce.

 

Willow si alzò in piedi scuotendo la testa.

 

- Non posso, non posso! E poi non lo faccio a comando, sai bene cosa vuol dire per me lasciare che prenda il sopravvento la mia parte oscura. Ogni volta mi perdo un po' di più, perdo me stessa! Non sarei in grado di riprendere il controllo! Se anche la Strega Nera fermasse Darhat, chi fermerebbe lei se Tara non può? - Chiese Will, terrorizzata, tremando vistosamente.

 

- Tara non può farlo nel modo che credete... intendo che stavolta, se darai fondo alla Magia Nera come dovrai per batterlo, non basterà che lei ti guardi o ti parli. Servirà di più! -

 

- Quanto di più? - Sussurrò Kennedy, alzandosi, incuriosita dalla strana piega di quelle parole.

 

- Dovrete unirvi! -

 

Ma prima che la Strega potesse ribattere, Ken esplose, infiammandosi tutta.

 

- Cosa? Che vuol dire che devono unirsi?? In che senso? Che diavolo vuol dire? -

 

- Vuol dire che l'essenza della parte oscura, si congiungerà con quella luminosa. Tara è un messaggero del Bene Supremo, è luce. La Strega Nera è l'ombra. La luce illuminerà il buio e così lo relegherà, permettendo il controllo del potere. E tu sarai salva Strega e Darhat distrutto! -

 

- L'abbiamo già fatto, i nostri poteri si sono già combinati la notte dell'incidente, ma non sembrava… - Riflettè Will, calmandosi e guardando Kennedy visibilmente contrariata.

 

- Sembra troppo facile... Dov'è il trucco?- Chiese la Cacciatrice, non ancora del tutto certa che la cosa le piacesse.

 

- Quella notte, nessuno dei vostri due poteri era al culmine e poi parlo di un'unione molto più profonda della semplice congiunzione d'energia. I vostri poteri dovranno essere uno, dovrà esserci contatto totale, fusione anche fisica! -

 

Prima che Kennedy potesse ergersi ancora più intollerante, Will fu lesta ad intervenire.

 

- Non possiamo... toccarci. Lei è morta! – Sussurrò, carica di tristezza.

 

- La Magia Nera può permettervelo... -

 

- Dovrei usarla contro Tara? - Domandò inorridita.

 

- E' l'unico modo... -

 

- Ma non posso! Non credo... non le farei male? - Continuò la rossa, confusa.

 

Il silenzio ripiombò sulla radura e Will si irrigidì comprendendo.

 

- Le farei del male, vero? Dea rispondimi!! - E la bruna la vide divenire fredda e glaciale.

 

- Sì... proverebbe dolore. Rischierebbe il suo spirito, perchè come sai un angelo toccato dal male, può cadere! -

 

- Cadere dove? - Chiese Kennedy, che di tutto quel discorso ci aveva capito poco o niente.

 

- All'inferno... - Sibilò l'altra, tra i denti.

 

- La sua volontà la salverà se credi in lei! - Cercò di placarla, la voce.

 

- No, non se ne parla nemmeno! - Fu la risposta secca di Will, che girati i tacchi fece per andarsene.

 

Kennedy la raggiunse in un batter d'occhio, prendendola per le spalle.

 

- Cosa credi di fare? Non puoi andartene così. Stiamo a sentire la Dea. Questa è l'unica speranza che abbiamo! – Le disse, tentando di farla ragionare.

 

- Non così, non posso! Rischiare di condannare Tara all’inferno non è una soluzione plausibile! – Disse Willow, guardando a terra.

 

- Cosa vuol dire che non puoi? Moriremo tutti se Darath vince! Vuoi questo? Per la tua maledetta strega mandi a puttane il mondo? – Ora Kennedy stava urlando, ma non se ne preoccupò, era il minore dei suoi problemi visto che conteneva a stento la rabbia.

 

Will aveva scelto ancora una volta Tara e questo le era insopportabile.

 

Strinse le dita sulle spalle dell'altra, che d'un tratto le sembrò fragile, quasi pronta a spezzarsi sotto la sua presa e lo volle, volle spezzarla per placare il dolore che sentiva. Ma quando i suoi occhi raggiunsero quelli di Willow, mollò istintivamente la stretta, sentendosi minacciata. Infatti, lo sguardo dell’altra seppure ancora smeraldino, mostrava una foschia appena accennata che fece capire a Kennedy che la Strega Nera era in agguato.

 

- Ho detto di no! – Disse Will, superandola.

 

- Willow... - lI richiamò della Dea la colse di sorpresa e la fece fermare lì dov'era, chiuse gli occhi.

 

- Con me questi trucchi non funzionano... Il mondo va salvato e tu giurasti di proteggerlo molto tempo fa! -

 

- Non a questo prezzo... non di nuovo! -

 

- Capisco... se non vuoi, non ti costringerò. E' tua la scelta e tua sarà la colpa se fallirete. Ad ogni modo, c'è un altra possibilità, per quanto dispero tu possa servirtene... -

 

Will si volse di scatto, i suoi occhi di nuovo pienamente limpidi e speranzosi.

 

Attenta, aspettò gli ordini della sua Signora.

 

- Ti concederò magia pura... Magia Bianca! Così che tu possa controllare di più quella Nera. Dovrai lasciarti andare completamente, conservando questo mio dono per il momento propizio. La tua concentrazione dovrà essere totale, non potrai dar conto ad una qualsiasi distrazione. Quando raggiungerai il tuo massimo potenziale oscuro, allora e solo allora lo controllerai con la Magia Bianca e dirigerai tutta la tua energia su Darhat. Il procedimento è lo stesso di quello per l'unione con Tara, solo che qui sarà l'ombra ad essere predominante! -

 

- Lo farò! - Disse Will, sorridendo.

 

- Bada!! Non è così facile, avrai solo una possibilità. Un solo colpo da scagliare. Fallito quello, sarai alla mercè del demone e con te il mondo! Se lancerai il colpo troppo presto, perderai di potenza e sarà tutto vano. Se non sarai abbastanza concentrata, distruggerai ogni cosa. E se non sarai pronta dentro di te, morirai per tua stessa mano! -

 

Will deglutì, comprendendo la delicatezza dell'operazione.

 

- Cosa devo fare? -

 

- In primo luogo dovrai perderti, lasciando libero sfogo alla Strega Nera… completamente. Poi dovrai sperare che la mia magia sia sufficiente per domarti, nemmeno di questo sono sicura. Come ho detto prima, non posso concedertene troppa o Darhat la userà a suo vantaggio! Dopo di che starà tutto alla tua abilità di concentrazione. Nulla dovrà scomporti, nulla dovrà commuoverti, dovrai essere fredda nell'accomulare il tuo potere, qualsiasi cosa i tuoi occhi possano vedere. E per questo ti ci vorrà tempo... qui entri in gioco tu Cacciatrice! -.

 

Kennedy si riscosse, ancora turbata per la sceneggiata di Willow poco prima.

 

- C-che bisogna che faccia? – Chiese, quasi provata.

 

- Dovrai darle tempo, dovrai rubare tempo per lei! Starà a te proteggere il suo cuore e i suoi occhi... -

 

- L'ho già fatto... non mi è riuscito molto bene! - Sorrise amara, Kennedy, mentre la rossa abbassava lo sguardo.

 

- Stavolta dovrà riuscirci... ne va del mondo. E' la tua missione! -

 

Kennedy alzò lo sguardo e assentì, seria.

 

- Ci saranno anche gli altri comunque... voglio dire... - Iniziò Will, ma venne interrotta immediatamente dalla Dea.

 

- Ho scelto voi due... non contate su altri! - Disse secca.

 

Willow rimase interdetta, ma lasciò stare.

 

- Mia Dea... sarà fatto il tuo volere. Tenterò di essere degna della tua predilezione, a costo della vita! - Poi ci pensò un attimo e continuò. - Come posso arrivare ai limiti della Magia Nera? Cosa farà Darhat per farmi perdere il controllo? -

 

Ci fu qualche momento di silenzio poi la Dea si congedò.

 

- Buona fortuna Strega. Ricorda sempre che il mio favore è con te! - Poi la sensazioe di quiete che le aveva pervase le lasciò bruscamente.

 

La Strega, ebbe la conferma alla sua paura, ma non c'era altro modo se non voleva immischiare Tara.

 

Willow guardò Kennedy e sorrise tristemente.

 

- Mi feriranno per farmi perdere la testa... qualcuno che amo soffrirà. Stai attenta! – Disse Willow, mentre un autentico velo di terrore le appannava gli occhi. Poi si incamminò verso il sentiero.

 

Ken rimase ferma per un secondo, ma alla fine scattò.

 

- E per cosa rossa? -

 

Will si fermò e girandosi a guardarla il suo sguardo era tornato vuoto, così la voce di Kenny senza che lei lo volesse si addolcì.

 

- Sarebbe più sicuro Will... Tara è forte, non cadrà! Voi due dovete unirvi e non credere che mi faccia piacere, ma così forse potremmo farcela! Chiediglielo, vedrai che lei e gli altri saranno d'accordo con me e poi... - Ma la rossa la interruppe prendendola per le spalle, gli occhi spaventati.

 

- Non devi dire una parola di tutto questo agli altri, promettimelo! Men che meno a Tara! -

 

- Perchè? -

 

- Perchè mi direbbe di farlo... -

 

- E tu proprio non puoi sopportarlo, vero? -

 

- No, non posso. Ho già perso la sua vita, non rischierò la sua anima! La decisione è mia, come la responsabilità di ciò che accadrà! -

 

- Non è giusto, è del mondo che parliamo! -

 

- E' di me che parliamo!! Sono io che dovrò perdermi e mi sta bene se si tratta solo di me. Ma Tara non deve rischiare tanto! – Solo allora Willow si rese conto di urlare. Così chiuse gli occhi e ritrovò la calma a fatica. - Kenny... ho bisogno di te, devi aiutarmi. Lo batteremo, fidati di me! Ma Tara non dovrà entrarci e nè lei nè gli altri dovranno sapere niente di tutto questo. Promesso? -

 

La bruna, confusamente in disaccordo con l'altra, si fece ammaliare dai lineamenti della rossa.

 

- Promesso... - Sussurrò ad occhi bassi, arresasi all’altra.

 

- Sarai la mia Cacciatrice personale, mi proteggerai... - Sorrise Willow, ora più rilassata, mentre una lacrima sfuggiva alle sue palpebre.

 

- Come un tempo? - Chiese con voce di bimba, la bruna.

 

- Come un tempo! - Le rispose Will, abbracciandola.

 

Rimasero così per un tempo indefinito, poi la bruna aspirando il profumo di vaniglia di Will la strinse più forte.

 

- Se non funzionerà... giurami che non morirai, sarei io a non sopportarlo…! -

 

 

 

Le ultime parole di Willow si spensero nel silenzio della stanza, il racconto era terminato. La Cacciatrice si era arresa a Morfeo da qualche minuto, ma lei aveva continuato a parlare perchè non era solo all'amica che doveva una spiegazione. Fissò Buffy per qualche minuto, rendendosi conto che probabilmente non aveva compreso una sola parola di quel che aveva detto, ma qualcun altro si.

 

Si passò una mano sul viso per lavar via la stanchezza, distinguendo perfettamente il potere di Tara crescere ed era stupore e rabbia ciò che l'alimentava.

 

Finalmente alzandosi si girò, cosa che non aveva fatto dall'arrivo della bionda e così le due furono una di fronte all'altra.

 

Gli occhi di Tara avevano un’espressione che raramente Willow aveva visto e comunque, l’ultima volta che la ragazza l’aveva fissata a quel modo era stato quando aveva deciso di lasciarla… tanto tempo prima.

 

- Non guardarmi in quel modo, ti prego…! -. Disse Willow, in un sussurro stanco. Aveva capito che Tara era rimasta contrariata da quello che le aveva sentito raccontare fino a quel momento, ma non aveva la forza né la voglia di combattere.

 

- Ah no? E come dovrei guardarti allora, Will? Perché diavolo non mi hai detto della visita della Dea che hai ricevuto e della sua proposta? -.

 

- Che domanda è, Tara? Sai benissimo perché non ti ho detto nulla: era un rischio troppo alto! -.

 

- Un rischio troppo alto? Be’, Will, lascia che ti dica un paio di cose: innanzitutto avrei dovuto deciderlo io, visto che la faccenda riguardava direttamente me. Secondo: rischiare la tua vita, la tua anima e le vite dei nostri amici non è un rischio ugualmente troppo alto? Per come la vedo io, lo è anche di più! -.

 

Willow abbassò lo sguardo e di nuovo tornò a fissarsi i piedi, con le mani poggiate sulle ginocchia. Il linoleum fumé del pavimento con tutte le sue sfumature sembrava un cielo in burrasca… un debole e minaccioso presagio di ciò che avrebbe dovuto passare la Strega Rossa nelle prossime ore.

 

- Ero sicura… pensavo di potercela fare!… Ma tu dovevi rimanere al sicuro, non potevo esporti in quel modo. Quello che mi ha chiesto la Dea era troppo… -. Disse, con un filo di voce tremante.

 

Tara fece qualche passo verso di lei, ma la sua espressione rimase la medesima di prima.

 

- Oddio, Will! Sai cosa mi manda fuori di testa? La tua cocciutaggine e l’assurda cecità che ti colpisce in certi momenti. Possibile che tu non abbia mai capito? Possibile che tu non veda la tua follia? -.

 

Willow allora alzò la testa bruscamente, lanciandole un’occhiata dura che esprimeva anche la sua confusione oltre che la sua irritazione: si aspettava i rimbrotti di Tara, ma ora l’altra stava esagerando. Soprattutto considerando la motivazione di ogni suo comportamento.

 

- Non sono una pazza! Ho preso quella decisione contando sulle mie forze, il mio potere e sulla presenza di Kennedy! E comunque non l’ho presa a cuor leggero! -.

 

- Sì, certo! E guarda cos’è successo, guarda dove siamo ora!… Ti sopravvaluti troppo, ecco cosa c’è! -. Esclamò Tara, alzando involontariamente la voce.

 

Willow scatto in piedi e la guardò in cagnesco.

 

- E quand’è che avrei perso la tua fiducia? Questa sì che mi giunge nuova! -.

 

- Come faccio a fidarmi di te se continui a ripetere gli stessi errori anche dopo anni? -.

 

- Questa sì che è bella! Sei un’ingrata, Tara!… Tutto quello che ho fatto e che faccio, ogni mio gesto, ogni mio pensiero è in relazione con te e tu hai il coraggio di rinfacciarmi i miei errori? -

 

- Certo che te li rinfaccio, se serve a farti aprire gli occhi! Non ti ho chiesto io di fare tutto quello che hai fatto. Non ti ho chiesto di vendicarmi, né di proteggermi con la Magia Nera dai pericoli terreni o spirituali che a volte spuntano fuori e, soprattutto, non ti ho chiesto io di tenermi fuori dalla lotta contro Darath! E’ stata sempre una tua scelta e tu non puoi usarmi come tuo alibi!!! -.

 

Willow sgranò gli occhi e la sua espressione s’indurì anche più di quella di prima. Le parole appena dette da Tara l’avevano profondamente ferita perché lei non l’aveva mai usata come alibi, non le aveva mai addossato colpe non sue. Piuttosto si sarebbe fatta ammazzare. Perché Tara non lo capiva? Eppure la considerava la persona che più la conosceva al mondo. Ma evidentemente si era sbagliata fino a quel momento.

 

- Quando mai ti ho usata come alibi?!… Semmai sei tu che lo hai fatto con me e ne hai approfittato per andartene, per dartela a gambe quando avevo bisogno del tuo supporto perché non eri abbastanza forte da sostenere la situazione! -. Tuonò Willow, iraconda. Tara rimase assolutamente sbalordita da quella reazione, tanto che non riuscì a ribattere subito e l’altra proseguì – Non è forse vero? Hai visto che la dipendenza della magia stava diventando troppo forte e hai preferito non restare lì per non affrontare il problema. Eppure sapevi che avevo bisogno di te!… Ma non te l’ho mai rinfacciato, mai! E ho continuato ad amarti, a desiderare di poter stare di nuovo con te a spese di Kennedy che, invece, è stata sempre al mio fianco a sostenermi e per questo ha pagato… e ora chissà dov’è e cosa le stanno facendo!… E cosa mi tocca sentirti dire?… E’ assurdo! –

 

- La tua reazione è assurda e Kennedy non avrebbe dovuto lasciarsi manipolare da te e prometterti che non ci avrebbe detto niente! -

 

- Non l’ho mai manipolata, mai! Ma tu che ne sai di noi? Infondo sai solo quello che io ti ho raccontato, niente di più! Io la amo e se le ho chiesto di stare zitta con voi è solo perché era meglio così!…Se mi trovi tanto assurda, se ti faccio tanto schifo che ci fai ancora qui? Vattene, va’ via! E’ quello che sai fare meglio, no? Io mi preoccupo per te e questo è il ringraziamento! -

 

- Il punto è che non te l’ho chiesto! Non ti ho chiesto di preoccuparti per me, me la so cavare benissimo e tu avresti dovuto fare ciò che ti ha chiesto la Dea e non mettere di nuovo avanti a tutto la tua presunzione!.. Non sei così forte come credi o non avresti bisogno di me per controllare la Strega Nera perché non ci dovrebbe essere nessuna Strega Nera! -

 

- Io sono in grado di controllare la Strega Nera, anche se non posso eliminarla del tutto. Avrei vinto se non fosse stato per Buffy e gli altri: ero preoccupata per loro e le cose mi sono sfuggite di mano! -

 

- Certo, continua a mettere scuse! Tanto tutti noi sappiamo quel è la verità! Quello che mi chiedo, però, è quando comincerai ad ammetterla? Quando capirai che dipende solo da te? -

 

Willow si rese conto che negli ultimi minuti tanto lei quanto Tara stavano letteralmente urlando senza controllo, a rischio che qualcuno dell’ospedale, passando davanti alla porta della stanza, le sentisse.

 

Era così stanca…

 

Era stanca di lottare, di combattere, di doversi preoccupare di Darath e di sé stessa.

 

E ora invece doveva combattere ancora… contro Tara, perfino, che le stava rinfacciando i suoi errori e la stava aggredendo in quel modo tanto acceso, con tanto astio da farla sembrare un’altra persona.

 

Era lei la cieca? Era davvero lei? O era Tara? Come faceva il suo angelo biondo a non capire? Eppure Willow l’amava così tanto che, ogni sua parola dura equivaleva ad una coltellata in pieno petto. Avrebbe voluto chiarire con più calma, avrebbe voluto spiegarle che non si era sopravvalutata come pensava l’altra, ma assolutamente non se l’era sentita di rischiare la sua anima perché era stato difficilissimo accettare la sua morte, l’improvvisa mancanza di un contatto visivo o fisico con lei dalla quale dipendeva in tutto… ma era impensabile l’idea dell’anima di Tara che soffriva pene indicibili bruciando eternamente fra le fiamme dell’inferno.

 

Era troppo.

 

Ne sarebbe morta… nel caso migliore.

 

Si sarebbe lasciata andare in quell’abisso nero che la chiamava costantemente a sé da anni nell’ipotesi peggiore, trascinando con sé tutti indistintamente.

 

- Senti… mi spiace per tutto questo! – Disse più calma ma profondamente addolorata. Lanciò un’occhiata breve a Buffy, ancora voltata di spalle e assolutamente apatica – Ma se non credi in me, se mi reputi responsabile di tutti i nostri guai come dici… non mi servi. La tua presenza qui anzi è d’impaccio!… Va’ via, Tara. Torna da dove sei venuta e non preoccuparti per noi, ce la caveremo in qualche modo… proprio come abbiamo sempre fatto prima e dopo di te! – Detto questo, Willow distolse lo sguardo da lei, si voltò e tornò a sedere accanto alla sua amica, prendendole la mano e chiudendosi in un silenzio duro e ostinato.

 

Se avesse potuto, Tara sarebbe esplosa in singhiozzi fino a piangere tutte le sue lacrime. Willow non aveva capito il suo rimprovero e ora la stava cacciando: non aveva bisogno di lei, non la voleva più al suo fianco. E le aveva gridato in faccia che amava Kennedy e che quest’ultima l’aveva sempre sostenuta mentre lei no. Era vero?

 

Sì, purtroppo sì. Ma non era stato per paura, né per mancanza di fiducia in lei. Era stata solo una decisione sbagliata dettata dai sentimenti che provava per lei.

 

E comunque aveva già pagato caro per quell’errore, finendo in quello spregevole limbo in cui era stata confinata per tanto tempo prima di poter trovare un po’ di pace in una delle dimensioni paradisiache.

 

Perché Willow non capiva? Forse aveva smesso davvero di amarla… solo che fino a quel momento né l’una né l’altra se n’erano rese conto.

 

Avrebbe voluto lottare per risolvere quella situazione, chiarire, salvare il salvabile. Ma c’era poi qualcosa da salvare fra loro?

 

Sembrava di no…

 

Una lacrima le scese dagli occhi lungo la guancia, scivolando giù lentamente; e quando giunse al mento per poi spiccare il suo volo verso il pavimento, ne scaturì una piccola tempesta di lucciole brillanti che l’avvolsero e la inglobarono.

 

E in essa, come sempre, Tara scomparve lasciando la stanza, mentre Willow e Buffy rimasero immerse nel silenzio più assordante che si fosse mai sentito.

 

Ovviamente, la Strega Rossa seppe esattamente quando l’altra fu andata via perché sentì nuovamente un profondo vuoto nel cuore. Da quel momento in poi, si disse Willow, era davvero rimasta sola a combattere e la strada era tutta in salita.

CAPITOLO 14

 

- E così, sei sola... -

 

Giles faceva ancora fatica a parlare, ma le sue condizioni erano migliorate molto. Era per questo che Will era corsa da lui a raccontargli tutto.

 

Un lutto, carnale o emotivo, non ferma il tempo.

 

- Si... ma sono ancora qui e tocca a me risolvere il tutto! - Sussurrò piano, Willow, guardando in basso. - Il rito è per stanotte, se è Kennedy che vuole utilizzare, forse posso fermarlo. Niente è perduto! - Mentre lo disse, si alzò incamminandosi verso la porta.

 

L'Osservatore la guardò allontanarsi.

 

- Bè, allora ti conviene aiutarmi o faremo tardi all'appuntamento con il destino! - Ribatté l'uomo, cercando di mettersi seduto.

 

Willow si girò di scatto, sbarrando gli occhi.

 

- Lei non verrà con me!... Ma si guardi, non sta nemmeno in piedi!! -

 

- Oh, Willow, non credere che potrai stupidamente mettere da parte anche me! Ti ho insegnato io ad essere così sciocca? - Sibilò Giles, tirandosi in piedi un po' traballante ma deciso a non cedere. - Forza, dammi una mano! - Ordinò e la rossa, per quanto riluttante, lo sostenne mentre un sorriso timido le nasceva sulle labbra. Non era del tutto sola, dopotutto.

 

 

 

- Posso sentire l'odore della magia nell'aria! -

 

- Puoi individuarne la fonte? - Domandò l'uomo, appoggiandosi ad un muretto.

 

Ora la Strega Rossa e l'Osservatore erano in periferia, ben lontani dall'ospedale. Non c'era nessuno in giro, come se tutti avessero compreso la pericolosità del momento.

 

- Sì... - Detto questo, la ragazza avanzò circospetta verso l'entrata del cimitero che stava davanti a loro.

 

- Come poteva essere diversamente?! - Si disse frustrato, Giles, non sapendo decidersi se quel dono fosse per Willow un bene o una maledizione.

 

Girarono per un po' tra le tombe, poi su una collinetta scorsero gli adepti di Darhat preparare un cerchio mistico al cui centro c'era una figura incappucciata.

 

Will sobbalzò riconoscendo quasi immediatamente Kennedy e il suo cuore cominciò a correre.

 

- Sono quasi pronti Giles! Che facciamo? - Chiese la giovane. L'uomo ci pensò un attimo, poi sospirò amareggiato ma rassegnato all'inevitabile.

 

- Ci vuole la Strega Nera, lo sai...! -

 

Will chiuse gli occhi, per poi sorridere e guardarlo.

 

- Lo so... ma detto da lei, sembra più giusto! - Esclamò, con una nota di tristezza infantile quanto pura. Rupert rise di sè e del ruolo che gli era stato affibbiato nuovamente dal Fato.

 

- Signor Giles... stia attento! E... se ne vada appena possibile! - Gli sussurrò poi Willow, mentre l'altro di soppiatto aggirava il nemico. Appena l'uomo fu lontano, la strega iniziò a recitare una formula di Magia Nera; era un incantesimo per principianti, robetta insulsa ma sufficiente al suo scopo. Era solo per richiamare la sua alter ego e questa non si fece pregare: quando finita la litania la ragazza riaprì gli occhi, le sue iridi erano carbone e le sue mani frizzavano magia.

 

- Così poco Willow? Va bene, basterà... per ora! - Si disse la giovane, ridendo di sè stessa mentre riapriva gli occhi e iniziava a muovere le dita delle mani per tastare letteralmente i propri poteri.

 

Intanto, il canto macabro degli adepti di Darhat si alzò nell'aria, richiamando le forze mistiche e le presenze demoniache necessarie al rituale.

 

Willow aspettò ancora e vide comparire in una vampata di fuoco il suo avversario, avvolto come sempre nella sua tunica nera e con in mano una coppa. La strega capì subito che si trattava della Coppa di Giuda e la sua parte oscura fu affascinata dalla potenza che emanava quell'oggetto, ma scosse il capo cercando di controllarsi ed andò ad accucciarsi dietro ad una lapide più vicino al luogo del rituale, aspettando il momento giusto per agire. Preparò nella sinistra una sfera di energia, sicura che data la portata di magia nera che c'era nell'aria, nessuno avrebbe notato quella sua piccola manifestazione di potere. Il suo piano era rischioso e poco preparato, non da lei, ma non aveva fatto in tempo ad approntarne uno migliore. Il tutto era incentrato su un piccolo stratagemma magico che Giles avrebbe messo in pratica di lì a poco per distrarre buona parte degli avversari, poi lei nella confusione avrebbe messo in salvo Kennedy e magari assestato qualche buon colpo a Darhat.

 

Aveva voglia di fulminarlo sul posto, ma l'uso estremo della magia della notte prima l'aveva indebolita molto e lo scontro diretto non era consigliabile e poi la cosa fondamentale era interrompere il rito e portare via l'oggetto del desiderio di Darhat, cioè la Cacciatrice bruna, non vendicarsi rischiando la pelle.

 

Era stata categorica con l'Osservatore, non avrebbe tollerato intrusioni da parte sua: le sue condizioni non erano poi così buone come l'uomo voleva far credere e lei di certo non voleva rischiare la sua vita una volta in più in quelle quarantotto ore.

 

Quindi una volta fatto il suo compito, Giles era stato invitato educatamente ma con decisione ad andarsene il più in fretta possibile.

 

 

 

Willow attese trepidante l'intervento di Giles e mentalmente lo seguì nella preparazione dell'incantesimo che lei stessa aveva scritto poche ore prima. Niente di davvero pericoloso: qualche fiamma demoniaca e un semplice principio di autocombustione, i vampiri si sarebbe pentiti di tutto!

 

E così fu... in pochi istanti uno degli adepti, non appena Giles smise di sussurrare la formula, prese fuoco spontaneamente. Il malcapitato iniziò ad urlare e ad agitarsi, urtando accidentalmente qualche suo compagno che istantaneamente bruciò con lui.

 

Will sorrise e preparò l'attacco, concentrandosi sulla sua parte oscura.

 

L'improvviso trambusto distrasse Darhat che, non capendo, abbassò la coppa che pochi istanti prima aveva alzato sopra la testa nell'atto di benedizione.

 

- Che diavolo succede? - Sbraitò il demone, schivando un vampiro scintillante di fuoco che gli stava letteralmente volando contro.

 

Intanto Kennedy inebetita e con sguardo vuoto, rimaneva immobile a guardare la scena senza provare nessuna emozione in apparenza.

 

Era il momento, Will uscì dal suo nascondiglio e con la sfera fulminò tre vampiri all'istante, poi cominciò a correre verso Kennedy, richiamando a sè tutte le energie, mentre la Strega Nera prendeva il sopravvento tingendole d'ossidiana la chioma e sprigionando ovunque la sua potenza.

 

- Credevi di avermi battuto, bastardo?!? - Urlò al demone che ora la fissava rabbioso.

 

Con un movimento veloce della mano, Willow fece volare a venti metri altri quattro vampiri che le stavano correndo in contro.

 

- Avanti, uccidetela!! - Gridò Darhat, schiumando d'ira e indirizzando i suoi sottoposti contro la strega.

 

Will caricò la destra e un fulmine porpora e viola disintegrò i nemici, ma le sue energie piano piano iniziavano a scaricarsi, di fatti fili rubino macchiarono il nero dei suoi capelli e sentì il fiato spezzarsi. Ma mancava troppo poco per arrendersi, era troppo vicina per rinunciare.

 

Giles la sentì gridare al cielo:

 

- Diana, signora della notte, t'invoco! Donami le tue frecce avvelenate, così che io possa punire questi assassini!! -

 

Una luce azzurra e grigia si sprigionò dalle sue mani e una miriade di frecce impalpabili colpirono al cuore i vampiri rimasti, tramutandoli in cenere. Stremata, stava per raggiungere la bruna che ora la guardava incuriosita, ma Darhat le si parò di fronte come un muro di cemento armato.

 

- Non ti basterà invocare antichi Dei con me!! - Disse cattivo.

 

Will frenò la sua corsa, affrontandolo.

 

Aveva il fiato corto e il suo viso era imperlato dal sudore, teneva le braccia lungo il corpo, mentre le sue spalle incurvate in avanti si muovevano convulsamente seguendo la sua respirazione accelerata. Divaricò appena di più le gambe per avere maggior equilibrio.

 

- Lei è mia! - Sibilò fra i denti.

 

- Non direi proprio! L'hai lasciata andare tu, infondo! E poi... sei stanca, Strega, lo sento! - Ridacchiò il demone, divertito dal fatto che la Strega Nera stava mostrando in effetti il suo sciocco lato umano.

 

Will scintillò d'ira e un vortice nero l'avvolse.

 

- Tespia! Attraverso me!! - Esclamò e così dicendo scaricò tutta la sua energia verso il demone che con non poca fatica contrastò l'attacco. Quando la vampata scomparve, Darhat era caduto in ginocchio al fianco di Kennedy che ancora non accennava a muoversi.

 

- Non male, piccola mia... non male! Ma non è abbastanza! - Gemette il signore oscuro, rialzandosi e porgendo alla bruna la coppa.

 

- Kennedy, no! - Urlò d'istinto Will, avanzando di un passo, ma Darhat fu più veloce e con un gesto della mano la spedì violentemente a qualche metro di distanza, mandandola a ruzzolare fra la polvere e l'erba secca.

 

- Basta Strega, mi hai stancato! - Disse deciso, poi disegnò nell'aria strani geroglifici e la coppa fu circondata da una fiamma verdastra; la passò alla bruna, che la prese immediatamente per assecondare colui che le controllava la mente.

 

Will ripresasi, corse di nuovo verso la sua ex.

 

- Kennedy, non farlo! Amore, ti prego, se bevi da quella coppa saremo perduti! - Implorò Willow, sperando che le sue parole giungessero davvero alle orecchie dell'altra. Kennedy esitò un attimo e fissò con occhi finalmente espressivi la rossa. I loro sguardi s'incatenarono in un gioco impercettibile di movimenti, quasi i loro cristallini danzassero su un palco verde e nocciola, inseguendosi inarrestabili. Fu un istante e Will credette di avercela fatta: l'influenza di Darhat sulla bruna sembrava cessata e soprattutto quello stato catatonico sembrava spezzato. Rivide i suoi occhi verdi riflessi in quelli nocciola dell'altra e le sorrise. Ma poi tutto cambiò e Kennedy inclinò impercettibilmente la testa, mentre Darhat le carezzava la guancia e le corrompeva l'anima.

 

Willow notò l'odio crescerle nello sguardo, mentre le sopracciglia si chiudevano sull'arcata, sfregiando d'ira l'espressione della Cacciatrice.

 

- N-non chiamarmi a-amore... non sono QUELLA PUTTANA!! - Da prima insicuro, alla fine l'urlo di Kennedy esplose in tutta la sua rabbia.

 

Le mani iniziarono a tremarle, mentre stringeva la coppa sempre più forte e il suo sguardo si inumidiva.

 

Will, fulminata da quel grido carico d'ira, si arrestò colpita.

 

- Non chiamarmi amore... non lo sono per te, non lo sono mai stata! - Sussurrò piano, Kennedy, accostando poi la bocca al calice, mentre una lacrima gli strisciò sulla guancia colma di qualcosa di diverso dalla rabbia e dal dolore, qualcosa che Will riconobbe come l'ultima resa della Cacciatrice bruna.

 

La Strega rimase immobile a pochi metri dall'altra, mentre un silenzio innaturale copriva i rumori della notte.

 

Pianse anche lei amaramente e le parole di Tara le rimbombarono nella testa.

 

"Dipende da te... dipende tutto da te..."

 

La colpa la schiacciò come il più pesante dei lutti, intanto che la bruna terminava la sua bevuta e qualcosa dentro di lei marciva come Will non avrebbe mai voluto. Ken si accasciò a terra tossendo, mentre la risata sguaiata e crudele di Darhat riempiva l'aria.

 

- E' finita Strega, ho vinto! - Ghignò poi, scomparendo.

 

Will si rese conto allora che oltre a lei e a Kennedy, lì intorno non c'era più nessuno. La bruna continuava a tossire, quasi avesse trangugiato qualcosa di tossico.

 

Willow si avvicinò cautamente: non aveva speranze, sapeva che l'essenza del male stava cambiando la bruna nel profondo e sapeva anche che non avrebbe potuto alzare un dito contro di lei e questo equivaleva a morte certa, per se stessa e per il mondo. Ma se questo era il loro destino, sarebbe morta con l'altra. Non aveva senso, ma del resto cosa lo aveva in quel momento?

 

Fu per questo che progettò in quella manciata di secondi un abbraccio finale, liberatorio e fatale. L'avrebbe portata con sè, non sapeva bene dove, sperava non all'inferno... ma comunque con sé. Erano sole e avrebbe impedito all'altra di perdersi come aveva fatto lei; avrebbe salvato il mondo, avrebbe salvato la sua piccola Cacciatrice, avrebbe salvato il suo cuore puro. Willow sorrise alle evidenti analogie tra lei e la bruna: perdere il vero amore o credere di perderlo le aveva portate al lato oscuro.

 

Mai avrebbe creduto tanto simile a lei la sua giovane amante.

 

Si accucciò al fianco della Cacciatrice e sorrise ancora, ripensando ad ogni momento condiviso, ad ogni parola dell'altra, da quel primo dialogo malizioso sulle scale di casa, a quello amaro di qualche istante prima. E pianse perchè tutto, come aveva detto Tara, le ricadeva addosso.

 

Lei era la colpevole... sempre.

 

Non aveva saputo scegliere tra le due donne, non aveva convinto Kennedy che il suo amore era sincero, non aveva protetto Buffy e gli altri. Aveva deluso la Dea, non aveva sconfitto Darhat... e tutto questo aveva portato a quell'istante.

 

La circondò con le braccia, cullandola dolcemente, mentre Kennedy finiva di tossire e si aggrappava a lei, preda di qualche lieve convulsione.

 

Will allora ripensò a Tara un'ultima volta e nel suo ricordo non c'era rabbia, solo dispiacere per il modo stupido in cui si erano lasciate. Sapeva che non l'avrebbe raggiunta dov'era; probabilmente non si sarebbero riviste mai più, ma le dedicò quel pensiero con tutto l'amore di cui era capace, pronunciando il suo silenzioso addio per il suo amore perduto e ritornando con la mente ad uno dei ricordi a cui ripensava più spesso...

 

Tara era distesa sull'asciugamano, sotto l'ombrellone, in una delle spiaggette lì a Sunnydale. Lei era seduta al suo fianco e stava leggendo uno stupido testo di magia, ma l'istinto le aveva detto che l'altra la stava fissando.

 

"Che c'è?"

 

"Niente!"

 

"Che stai guardando così intensamente, allora?"

 

"La mia anima..."

 

Una lacrima solitaria scese lungo la guancia della Strega Rossa. Quei tempi erano finiti e quei ricordi appartenevano ad un'altra vita, una vita che si era spezzata perché lei non era stata abbastanza forte da proteggerla. Si asciugò la guancia e accarezzò i lunghi capelli mori di Kennedy in un gesto gentile e abituale, che aveva ripetuto mille volte in quegli anni, districando con le dita i pochi nodi di quei flessuosi fili di seta scura.

 

La sua mente ritornò ai suoi amici, a Buffy, a Xander e a Dawn e sperò che Giles si fosse messo in salvo. Augurò ad ognuno di loro una vita finalmente felice in qualche modo.

 

Poi strinse più forte la bruna, spostandole una ciocca di capelli con le dita e scoprendole l'orecchio.

 

Ora era solo Kennedy il suo tutto.

 

Non avrebbe più dedicato a nessun altro i suoi pensieri in quegli ultimi attimi di vita, solo alla sua dolce e testarda Cacciatrice, che aveva perso, ma che avrebbe salvato ad ogni costo.

 

- Ti sbagli... ti ho amato davvero tanto amore mio... Ti amo anche adesso, mentre di te rimane così poco che quasi non ti riconosco... - Le sussurrò all'orecchio, mentre intorno a loro uno strano vento si alzava, sferzando la terra. - Ti devo tutto. Mi hai permesso di vivere ancora... e io non sono stata capace di dimostrartelo, mi dispiace! - Continuò, mentre la bruna le accarezzava il collo con il naso e il vento diveniva pungente, frustando i loro corpi.

 

- Ho commesso l'errore più grande che potessi fare, lasciando che il dubbio ti toccasse, lasciandoti sola davanti al male... e proprio io che conosco così bene il suo fascino, non ti ho aiutato a resistere! - Disse piano, intanto che l'altra lascivamente le baciava la pelle nuda sotto l'attaccatura dei capelli e la magia si propagava nell'aria sotto forma di scintille bluastre intorno a loro.

 

- Perdonami... non sai cos'hai davanti, ma io conosco fin troppo bene questa strada e non voglio che tu la percorra... devo portarti via con me, per salvarti... Ti amo troppo per non farlo! - Detto questo, Willow raccolse tutte le energie rimaste, pronta a fare esplodere tutto il suo potenziale uccidendo se stessa e la bruna.

 

Rabbrividì al tocco umido e sensuale della lingua dell'altra, che con estrema sapienza percorreva i sentieri segreti sul suo collo, ma cercò di non deconcentrarsi. Kennedy smise il suo gioco e in un gesto identico a quello che aveva fatto la rossa poco prima, le scostò i capelli corvini dall'orecchio per poi avvicinarsi con le labbra.

 

- E visto che mi ami così tanto... vuoi uccidermi? - Le sussurrò ironica, mentre con il palmo della destra premette contro lo stomaco di Willow imprimendo una scarica di energia nell'altra.

 

Il colpo fu fortissimo e Will sarebbe volata a metri di distanza, se la bruna non l'avesse trattenuta con il braccio sinistro dietro la sua schiena. La Strega urlò dal dolore, chiudendo gli occhi, mentre la scarica le percorreva ogni fibra.

 

- No Will... è troppo facile così! Non andremo all'inferno insieme... io voglio vivere! - Sghignazzò Kennedy, ripetendo l'operazione e godendo del grido di sofferenza dell'altra, che per pochissimo non perse i sensi.

 

Il vento si era placato, le energie della Strega Rossa erano ridotte ai minimi storici e non avrebbero più potuto permetterle quel suicidio eroico.

 

- L'idea è un altra... se posso vorrei far soffrire il più possibile te e la biondina! Magari farti morire davanti a lei... vedremo che reazione avrà Miss Bontà, ne saresti stupita sai? Io credo che si comporterebbe esattamente come hai fatto tu quando è toccato a lei! - Esclamò, tornando a ridere nuovamente, mentre continuava a colpirla. - Però la parte principale del mio piano è ridarti indietro quello che mi hai regalato!Ti farò soffrire così tanto che maledirai il giorno in cui sei nata!! - Le urlò all'orecchio, lasciandola finalmente libera e con l'ultima scarica la scaraventò contro una cripta.

 

Willow sentì un dolore lancinante alla testa e al braccio, percepì le ossa rompersi e la sua visuale si appannò coperta da un liquido denso e ferroso, mentre rovinava ai piedi dell'edificio.

 

- Stai tornando te stessa vedo! Niente occhi neri, capelli petrolio! Sei stanca, per caso? Sai, ti preferisco così, al naturale... d'altronde avrei scelto una mora se no! Io invece adoro le rosse... te l'ho mai detto che la prima che mi sono scopata ti somigliava? - Disse ancora Kennedy, mentre si alzava ripulendosi i pantaloni dalla polvere e facendo qualche passo verso Willow.

 

La rossa, accasciata a terra, si teneva il braccio dolorante, mentre sangue copioso le impiastricciava mezzo viso.

 

Guardò per la prima volta Kennedy, dopo la trasformazione.

 

Nulla era cambiato, se non lo sguardo omicida che le leggeva dentro: nessuna traccia di umana pietà e un'aura mostruosa di magia oscura.

 

- Una volta Faith mi ha raccontato che esistono cinque modi per torturare qualcuno! Credo che Westley ne sappia qualcosa... vedi come vengono utili le cose a suo tempo? -

 

La Cacciatrice si avvicinò fino ad andarle davanti e con un calcio ben piazzato allo stomaco le spezzò il fiato e forse qualche costola.

 

- Ma prima mi voglio divertire alla vecchia maniera! Lo sai no, le Cacciatrici menano le mani! -

 

Dopo un altro paio di calci, la strega si piegò in avanti e vomitò sangue.

 

La mora allora si chinò su di lei e prendendola per il collo la schiantò contro al muro della cripta, tenendola sollevata.

 

- Perchè non ti difendi? Ok, sei stanca amore... ma così non è divertente! Vuoi negarmi anche il divertimento ora, oltre al tuo cuore? - Detto questo lasciò che l'altra riprendesse fiato abbassandola fino a farle toccare terra, ma non affievolì di troppo la presa.

 

- Avanti! Un bel fulmine nero no? So che puoi farlo, se non avessi più energie saresti morta non ti pare? - Le sorrise maligna.

 

- O forse non vuoi colpirmi? Andiamo, Will! Non farti scrupoli, non te ne sei mai fatti prima... - Disse, tornando improvvisamente seria.

 

Will sorrise con evidente sforzo e con la mano sporca del suo stesso sangue, strinse debolmente il polso di Kennedy che le serrava la gola. Ma fu per allontanare l'altra da sè. Sembrò quasi una carezza.

 

- Esatto... Mi hai sempre capita tu più di tutti... - Sussurrò Will, finalmente, con la voce strozzata, fissandola dolcemente.

 

Vide i lineamenti della Cacciatrice tirarsi, i muscoli del braccio tedersi, i denti serrarsi e le labbra carnose divenire un sottile ed esangue taglio sul bel viso. Un momento dopo Willow venne sbalzata ad almeno cento metri e l'impatto con la terra fu durissimo.

 

- Non ho bisogno della tua pietà!!! - Le urlò contro l'altra, completamente in preda all'ira.- Combatti!! - La esortò, correndole incontro.

 

Willow sputò sangue di nuovo e malferma sulle gambe cercò di tirarsi in piedi per proteggersi dall'impatto. Kennedy era vicina, sempre più vicina. La vista appannata ora le si sdoppiava, la testa le girava e il dolore alla nuca le sembrò tutto ad un tratto divenire simile ad una lamina di ghiaccio. Le gambe cedettero e mentre cadeva, vide la bruna scagliata verso di lei con il pugno alzato: sicuramente le avrebbe frantumato il cranio, o ci avrebbe provato.

 

Qualche secondo prima di perdere i sensi, vide l'immagine dell'altra sparire in una grande luce e sentì due mani delicate prenderla sotto le ascelle e trascinarla via. Poi più nulla...

 

 

 

"Uno, due, tre

 

Willow?

 

Non ti lascio sola

 

Quattro, cinque, sei

 

Willow?

 

Verrò a prenderti e ti strapperò il cuore

 

Sette, otto, nove

 

Willow?

 

Ti troverò, te lo prometto

 

Dieci!"

 

Sentì il respiro stracciarle dolorosamente i polmoni, mentre la voce di Kennedy, così cambiata, così amara, le rimbombava ancora in testa. Respirò affannosamente, percependo un dolore acuto propagarsi per tutto il suo corpo. Non riusciva ad aprire gli occhi e una sensazione umida le rinfrescava la fronte bruciante. Suppose mentalmente che si trattasse di uno straccio bagnato.

 

Un odore acre le pizzicò sgradevolmente l'olfatto.

 

Era confusa e non pienamente lucida, non tentò di muoversi per non soffrire di più, ma la sensazione di non sapere dove si trovasse non la tranquillizzava affatto.

 

Sentiva indistintamente delle voci intorno a lei, ma non riusciva a riconoscerle, percependo solo un'atmosfera tesa e una concitazione particolare. La febbre era molto alta, se ne rese conto quando muovendo impercettibilmente la testa un senso di nausea e di mancamento la colse. Distinse solo queste poche parole senza volto, prima di ripiombare nel buio dell'incoscienza.

 

- Lei non lo saprà... -

 

Intorno a lei un chiarore diffuso le infastidiva gli occhi, dov'era?

 

Si rese conto che il suo corpo non riportava nessun danno e sicura sulle sue gambe fece qualche passo.

 

Nessun dolore, sorrise non capendo.

 

"E' un sogno stupida!"

 

Will si girò di soprassalto, trovandosi faccia a faccia con Kennedy, che con le braccia dietro la schiena e il viso leggermente inclinato la fissava sorridendo.

 

Indietreggiò spaventata.

 

"U-un sogno?" chiese perplessa.

 

"Già! Certo la tua fantasia non brilla! Ci vorrebbe un qualche sfondo non credi?" fece l'altra gironzolando in quel pallore divertita.

 

Mentre Will dava mentalmente ragione all'altra, d'improvviso si materializzò intorno a loro uno spazio fisico che ben conoscevano.

 

"Brava! Inizi a capire! Però, tesoro, proprio Sunnydale?" La schernì la bruna.

 

La rossa, impaurita e confusa, riconobbe la via principale della sua città natale.

 

"Ma che diavolo succede?". Chiese in un sussurro, più retoricamente che altro: non si aspettava una risposta dalla bruna che invece gliela diede.

 

"Non ti ricordi? Ti stavo massacrando, quando qualcuno ci ha interrotte!" Disse la Cacciatrice, fingendo disappunto.

 

"Chi?"

 

"Ah, non saprei! Io ho solo visto un'insulsa luce bianca e quando ho riaperto gli occhi tu non c'eri più!Sarà stato uno a caso dei nostri amici... piuttosto dove sei ora? Intendo fisicamente."

 

Ma Will la ignorò, girandosi nuovamente a guardare gli edifici che tanto tempo prima avevano popolato la sua quotidianità.

 

"Perchè non mi uccidi qui Kenny?" Disse Will, non guardandola e l'altra rise.

 

"Semplicemente perchè non posso... per ora, non so ancora usare bene tutti i miei poteri... Ma posso rendere questo sogno un incubo!" Detto questo schioccò le dita e tutti i palazzi intorno a loro implosero lasciando solo rovine.

 

Quando Will spostò il braccio, che istintivamente si era portata all'altezza degli occhi per proteggersi, si ritrovò all'interno del cratere, esattamente sul terrazzamento sospeso dove lei e i suoi amici avevano costruito il loro personale cimitero.

 

Kennedy la guardava soddisfatta.

 

"Te lo ricordi questo posto, vero? Be' tu si, l'hai costruito!... Però sono stata brava no? Infondo io l'ho visto solo una volta!" Detto questo, con un calcio frantumò la tomba di Joyce.

 

"No!" Implorò la rossa, alzando una mano per fermarla.

 

"Perchè, che faccio di male? Queste persone per me non sono mai esistite!!"

 

Un altro calcio e la tomba di Anya fu profanata.

 

"Bè lei si, l'ho conosciuta... ma che importa?!" Ridacchiò la Cacciatrice, mentre calpestava le viole sulla tomba di Tara.

 

L'espressione di Willow si scurì.

 

"Kennedy..."

 

"Cosa?" Disse sorridente l'altra. "Non vuoi che faccia questo??" E alzò il pugno pronta a colpire il marmo.

 

L'urlò di Will non esplose mai, perchè tutto si fece buio e mentre riprendeva i sensi, sentì ancora in lontananza la voce tagliente della sua ex.

 

"Ti troverò e quando succederà questo ti sembrerà solo un bel sogno...!"

 

 

 

Willow aprì lentamente le palpebre e distinse pienamente la sua coscienza tornare in lei;combatté con il dolore dei suoi polmoni, ricercando aria avidamente. Spalancò finalmente gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva intorno. Buffy le riposizionò la benda zuppa di acqua fresca sulla fronte.

 

- Stai calma, va tutto bene! - Le disse tranquillizzante, accarezzandole la guancia.

 

- Buffy! Dove sono? Che è successo? - Chiese concitata.

 

- Tranquilla Will, sei al sicuro! - Le sorrise.- Prendi fiato... respira. Ti ha ridotto male, ma guarirai! -continuò.

 

La rossa obbedì all'amica, prendendo un lungo respiro.

 

- C-credo che possa entrare nella mia testa o nei miei sogni... - Sussurrò, chiudendo e riaprendo gli occhi per recuperare un po' di messa a fuoco: la sua vista ancora non l'aiutava.

 

- E' potente... - Sibilò preoccupata la Cacciatrice bionda.

 

- Dove siamo? -

 

- Siam...- Ma Will la interruppe.

 

- Non dirmi niente di fondamentale: se davvero mi legge nel pensiero siamo finiti! Anche se credo di aver capito dall'odore... - Disse, arricciando il naso e parlando a fatica.

 

- Nelle fogne, brava... ma non ti dirò di che città. Comunque se necessario ci sposteremo, non sarà un problema! - La rassicurò Buffy.

 

- Cosa sta succedendo? - Chiese Willow allora, cercando di mettersi a sedere con scarso successo.

 

- Stai giù, sei ancora debole. Come hai capito, Kennedy ti sta cercando... ha messo a ferro e fuoco tutta la città, siamo dovuti scappare in fretta e furia! -

 

Will ci pensò un attimo.

 

- Per quanto tempo non sono stata in me? -

 

- Tre giorni... -

 

La strega strabuzzò gli occhi.

 

- Gli altri disperavano che tu ce la facessi, la febbre era molto alta e non potendo andare all'ospedale... ma io sapevo che ti saresti ripresa!! - Esclamò Buffy, sorridendole ancora, palesemente orgogliosa di lei.

 

- Che è successo Buffy? Ricordo solo una grande luce... - Sussurrò Willow.

 

La bionda sospirò pesantemente.

 

- Non so cosa aveste in testa tu e Giles. Comunque l'ho già sgridato!... Ad ogni modo, dopo aver castato il tuo incantesimo, ti ha visto combattere e quando ha capito che non ce l'avresti fatta, è corso a chiedere aiuto! -

 

La rossa sorrise.

 

- Non chiedermi come ha fatto... sarà l'autorità, sarà che è come un padre, ma è riuscito a svegliarmi dal mio stato catatonico! -

 

-E Dawn?- Chiese la rossa, impaziente.

 

- Dawn sta bene... ha avuto fortuna! Camminerà... lei e Xander sono con Angel. Ho preferito li portasse via, date le loro condizioni! -

 

- Angel? Allora ti ha aiutato lui a tirarmi fuori dai guai? -

 

- No, è arrivato solo ieri ed è ripartito stanotte con i due convalescenti! -

 

- Come hai fatto a convincerlo ad andarsene? -

 

- La storia del fronte secondario lo frega sempre! - Rise Buffy, divertita, imitata debolmente da Willow.

 

Si fissarono per un istante.

 

- Vai avanti Buffy... - Sibilò la strega, rendendosi conto in quel momento che l'altra stava omettendo qualcosa, infatti la vide imbarazzarsi e sudare.

 

- Niente, sono venuta lì e ti ho portato via! Giles aveva qualche altro incantesimo e ha distratto Kennedy.. tutto qui! -

 

- Giles non è in grado di sprigionare abbastanza potenza da un incantesimo qualunque trovato chissà dove! Per distrarre o fermare temporaneamente Kennedy ci vuole un incanto complicato, dello stesso grado di quello che gli ho fatto recitare io, quindi scritto da una strega potente. Oppure, ed è quello che credo, quella luce accecante non era per niente un incantesimo, ma forza spirituale pura e semplice!Dimmi la verità! - Intimò la strega.

 

- Be'... Will... - Balbettò l'altra, in visibile difficoltà.

 

- Buffy! Qui ci sono solo tre persone che sono in grado di farlo... Kennedy purtroppo, ma non avrebbe senso, la Strega Nera o Rossa, ma ti assicuro che non riuscivo nemmeno a respirare e... - fu interrotta da una voce familiare.

 

- Io...! -

 

- La Strega Bionda... - Sussurrò Will, tra il dolce e l'amaro, fissando quegli occhi blu cobalto che la guardavano dall'entrata del piccolo tunnel.

 

Tara, appoggiata al muro, le sorrise impercettibilmente.

 

- Ti devo la vita! - Le disse Willow, abbozzando un ringraziamento con il capo.

 

- Non c'è di che! - Rispose l'altra, notando e contraccambiando l'imbarazzo che velava il loro feeling abituale. La lite non era stata dimenticata.

 

Buffy si alzò.

 

- Bene... Hem... ciao Tara!... Magari vi lascio un po' da sole e vado a vedere che fine ha fatto Giles, ok? E vado anche a rileggermi il manuale della bugia, perché mi sa che non l'ho imparato tanto bene! - Così dicendo, la bionda minuta uscì dalla rudimentale stanza che avevano ricavato da un cubicolo fognario portando con sé l'imbarazzo per non essere riuscita a divagare decentemente nel rispondere a Willow.

 

Il silenzio piombò in quell'ambiente umido e lurido, ma dopo qualche minuto Tara lo ruppe.

 

- Come stai? -

 

- Sono stata meglio... Kennedy picchia duro, soprattutto ora! - Rispose Will, tristemente.

 

- E' molto potente, riesco a percepirla fin qui! -

 

- Anch'io... e mi sta addosso. Entra nei miei sogni, forse nei miei pensieri. Quindi lo dico anche a te: non dirmi niente di compromettente o lo saprà! -

 

Tara annuì.

 

- Ti vuole... - Sussurrò.

 

- Vuole anche te... ha detto che mi restituirà tutto il male che le ho fatto e poi mi farà morire davanti a te, per vedere se la tua reazione sarà poi tanto diversa dalla mia! - Era visibilissimo il dolore negli occhi di Will mentre parlava e quelli di Tara si allargarono consci dell'atrocità del piano della Cacciatrice mora.

 

- Non succederà! - Disse dura, la strega bionda, mentre i suoi pugni si chiudevano rabbiosi. Non avrebbe mai permesso che Will morisse.

 

- E' molto forte... e io non posso batterla... - Sussurrò Willow sommessamente, chiudendo piano gli occhi e poi riaprendoli.

 

- Non puoi o non vuoi? - Chiese risentita l'altra.

 

- Non voglio...ma anche se volessi, Tara, non ne avrei le forze! Ha bevuto dalla Coppa di Giuda, ricordi?Neanche la Strega Nera al suo massimo la può fermare! - Rispose seccamente la rossa, infastidita da quell'insinuazione.

 

Tara rimase in silenzio ad occhi bassi, poi alzò lo sguardo e vide Will leccarsi le labbra aride.

 

- Hai sete? - Chiese piano.

 

- Si... -

 

La strega bionda si avvicinò lentamente all'altra lentamente.

 

- Ma tu non puoi farci niente... chiama Buffy, per favore! -

 

A queste parole, Tara si fermò di colpo guardando Will con uno sguardo strano, tra il colpevole e lo spaventato, così l'altra la fissò senza capire.

 

- Che c'è? Non l'ho detto per offenderti è che uno spirito difficilmente può passarmi un bicchier d'acqua! - Affermò la ragazza ridendo ingenuamente, mentre Tara si ricomponeva.

 

- Posso comunque aiutarti, se vuoi... - Affermò piano la bionda, alzando un dito e sottintendendo l'uso della magia.

 

Willow assentì perplessa e così per telecinesi il bicchiere che sostava mezzo pieno al fianco della branda dov'era sistemata Will, si alzò e volò a soddisfare la rossa.

 

- Grazie...! -

 

- Ora riposati... tornerò più tardi! - Disse Tara, girandosi verso l'uscita.

 

Ma prima che la superasse l'altra la interpellò nuovamente.

 

- E' al tuo posto ora... è lei l'innocente che paga per me, come tu lo sei stata allora! Mi chiedi se voglio combatterla e la mia risposta è no, non vorrei... perchè ho paura per lei, come ho avuto paura per te. La differenza è che con te ho avuto una scelta, giusta o sbagliata, l'ho avuta... per lei non la ho, perchè non so sconfiggerla. Ad ogni modo sai cos'ha provato... quello che non sapete e non saprete mai è quello che provo io ogni volta che mi viene chiesto di sacrificare una di voi per questo mondo maledetto! - Concluse Willow, con una nota di rabbia, mentre una lacrima le strisciava sula guancia tumefatta e graffiata.

 

Tara si girò a guardarla, seria e tremendamente colpita.

 

- Ha importanza ora Will? -

 

La rossa la guardò inorridita. Come poteva non capire ancora?

 

- So che non ti fidi di me... ma non puoi non credermi ora! Ero pronta a morire con lei, per salvarla! Non ti avrei rivisto mai più... e ho pensato a te, a quanto mi dispiaceva esserci parlate per l'ultima volta in quel modo e a quando eri viva e tutto era più semplice, più bello!... Voglio solo farti comprendere com'è difficile per me ogni volta! - A quel punto, le emozioni presero il sopravvento su tutto il resto e Willow singhiozzò esterrefatta dalla freddezza dell'altra. Anche lei la feriva, ora. - Hai ragione: dipende tutto da me... ogni stramaledetta cosa! Ogni colpa, ogni grammo di magia in questa parte di mondo è mia responsabilità. Però... sai una cosa? Non è facile, mai! E io sono un essere umano, prima di essere la Strega Rossa!... Lo capisci?... Tu mi hai conosciuto quando non facevo levitare che qualche matita, dovresti capirmi! E un essere umano non mette in gioco la vita di chi ama!!... Io conosco fino infondo la mia parte oscura, so chi sono anche quando il mio colore è il nero! Non venire a dirmi che non ha importanza ciò che provo e ciò che ha provato Kennedy, perchè ancora una volta è a noi che hanno chiesto il conto per il mondo intero!!! -

 

Tara stette ad ascoltare lo sfogo, trattenendo a stento una reazione, ma quando Will finì di parlare, prese la parola cercando di controllarsi, di valutare le proprie parole.

 

- Non c'entra la mia fiducia in te... quella non è mai stata in discussione!-

 

- Ah, no? -

 

- No, no, mai!... Se avessi una nuova vita la darei per te senza nessuna esitazione! -

 

Will sorrise, guardando l'umido soffitto del tunnel.

 

- Già una volta mi hai risposto così... non è la risposta che voglio! -

 

- Che vuoi? -

 

- Che vorrei... - Si corresse.

 

- Willow... - Tara si fece più vicina - Io mi fido di te... ciecamente! Ma la mia vita o il mio spirito non valgono la salvezza del mondo, lo capisci? - La rossa si irrigidì. - Nè la tua... nè quella di Kennedy o di qualcuno che ami! Io capisco o per lo meno immagino ciò che senti ogni volta che ti viene chiesto e mi dispiace, ma tu hai il Potere, sei stata scelta tra mille e ne devi essere orgogliosa!... Ma il Potere dà delle responsabilità e bada bene non ho detto colpe... tu potevi salvare centinaia di migliaia di vite, sacrificando uno spirito morto e sepolto e non hai voluto farlo! - La rossa a quel punto la guardò con le lacrime agli occhi, ma senza più singhiozzare.

 

- Ma era il tuo spirito che avrei condannato all'inferno! -

 

- Avresti dovuto darmi una scelta... sono qui per questo! -

 

- Per cosa? -

 

- Will... tu conoscerai perfettamente la tua parte oscura, ma se mi è stato permesso di essere qui, è perchè devo aiutarti a controllarla, vuoi permettermelo? - Aveva alzato la voce, ma la chiusura di Will la irritava, fissò a lungo l'altra che si ostinava a guardare da un'altra parte, poi concluse con finta arroganza.

 

- E poi chi ti dice che sarei caduta!Sono molto più forte di quanto credi! -

 

Sentì Will ridere, ma non la stava schernendo: era uno smorzare la tensione.

 

Così sussurrò all'altra andandole ancora più vicino.

 

- Posso aiutare la Strega più potente d'occidente? - Will finalmente la guardò. I loro nasi avrebbero potuto sfiorarsi, tanto erano vicini i loro volti.

 

- No, Tara... ma puoi aiutare me! -

 

- Hai bisogno di me, Will?- Le disse dolcemente, ricostruendo in un lampo un sorriso unico, solo per la rossa.

 

- Sempre...! -

 

CAPITOLO 15

 

    Willow fece qualche passo in avanti. Le piante dei suoi piedi nudi si bagnarono all'istante nelle pozze putride della fogna, ma non se ne preoccupò. D'istinto seguì la luce fioca che illuminava quell'antro, fino ad arrivare ad uno specchio lungo e a figura piena.

 

Era sbeccato in più punti, ma riusciva a rifletterla del tutto. Guardò il suo riflesso in silenzio, senza imbarazzo alcuno nello scoprirsi completamente sprovvista di indumenti. I lunghi capelli rubino le ricadevano dolcemente sulle spalle, per scendere poi lisci e fluenti sul seno.

 

Il suo corpo era quello di sempre, ancora snello e tonico, il corpo sano di una quasi trentenne. Con la destra si sfiorò la spalla opposta, per poi scendere fino al fianco in una carezza autoprotettiva. Si guardò le ginocchia, le erano sempre parse troppo ossute e le cosce troppo grandi, in sproporzione con il resto.

 

Rise di se stessa, ritrovandosi adolescente insoddisfatta. Si guardò negli occhi e riconobbe uno smeraldo vivido e lucente, che da tempo non si riconosceva più.

 

Si stupì nel vedere che tutte le sue ferite erano rimarginate e che il suo braccio sinistro funzionasse perfettamente, nonostante fino a che ricordava le penzolava in una benda di fortuna attaccata al collo. Sfiorò la guancia destra delicatamente, trovandola liscia e priva di graffi e lividi. Non sentiva alcun dolore.

 

Sorrise.

 

Era confusa, ma sorrise pienamente e con sincerità, paga di una sensazione strana, ma al quanto piacevole. Si sentì al sicuro, per la prima volta da quel terzo anno di liceo, quando la notte era ancora e solo la pausa tra un giorno e l'altro. La sua mano corse involontariamente al cuore, posizionandosi tra i due seni, leggermente spostata a sinistra. Una lunga ciocca di capelli rossi si insinuò fra l'indice e il medio, come a mondare il suo scontro interiore: la Strega Rossa contro il Suo Cuore. Lo sentì pulsare sotto il palmo e ne trasse beneficio, calmandosi al suo ritmico e sicuro battito. Chiuse gli occhi per assaporarlo meglio e non si mosse nè li riaprì quando sentì un'altra pelle, altre dita unirsi alle sue e premere lì dove premeva lei. Si lasciò avvolgere da quell'abbraccio, permise che un'altra mano le spostasse i capelli dalla spalla sinistra, lasciandola nuda, per poi scivolare giù fino alla vita per cingerla dolcemente ma con fermezza. Un viso si appoggiò nell'alcova che si era creata alla sinistra del suo e percepì una pelle vellutata sfiorarle la guancia e poi il collo. Il braccio che le stava intorno alla vita premette all'indietro e così sentì di più, più pelle, due seni premuti sotto le sue scapole e un ventre contro la parte finale della sua schiena. Iniziò a sentire un profumo conosciuto e familiare e sorrise ancora. Sapeva di chi era quella pelle ora, ma come qualche istante prima non aveva paura.

 

"Aprì gli occhi amore mio..." e la voce si fece accompagnare da un bacio a fior di labbra lasciato vagheggiare sul suo collo. Willow obbedì con calma, lentamente, lasciando che i suoi occhi si riabituassero pian piano alla poca luce, per poi finalmente fissare l'immagine sua e di Kennedy unite in un dolce abbraccio e riflesse nello specchio.

 

La rossa sorrise di nuovo: anche l'altra era nuda come aveva supposto.

 

"Guardati... sei bella da mozzare il fiato!". Disse la bruna, fissandola ammirata e gioendo impercettibilmente per il sottile rossore apparso sulle gote dell'altra. Una ciocca scura ricadde sulla spalla di Will e fu allora che guardò Kennedy con interesse: finora aveva goduto solo del suo contatto, ma adesso la voleva vedere. Eppure non si mosse, si accontentò di esplorare i pochi punti visibili oltre il suo corpo, nel riflesso dello specchio. Seguì, con gli occhi fissi sullo specchio, la curva del fianco tornito di Kennedy salire fluente e spuntare oltre il suo, poi rimase incantata ad osservare le minute se pur muscolose spalle della Cacciatrice ondeggiare appena più in basso delle sue. Un'altra parte da intravedere oltre il suo stesso profilo, erano le gambe flessuose e pronte allo scatto... uniche. Alla fine Willow capitolò sul viso: una miscelanea perfetta tra più etnie, con quei grandi occhi cioccolato tagliati in forma deliziosa, quel naso ritroso e frizzante, la guancia piena e il colorito olivastro eppure caldo, le labbra carnose e invitanti.

 

"Tu sei bella...". Le sussurrò all'orecchio, spostando di poco la testa.

 

"Sembri innamorata di me..." La schernì la Cacciatrice.

 

"Lo sono!" Assicurò la strega, ma l'altra fece spallucce e iniziò a massaggiarle l'addome con ampi cerchi concentrici, sorridendole quasi beffarda.

 

"La tua pelle è liscia come seta, nemmeno un segno, vedi?". Le sussurrò ancora all'orecchio, sfiorando il lobo con le labbra. Will corrugò la fronte. Era impossibile, irreale tutto quello: proprio lì dove Kennedy la toccava ora, rimaneva indelebile il segno del suo scontro con quel mostro mangia pelle, quando era tornata a Sunnydaile dopo essere stata portata in Inghilterra per meditare e riprendere il controllo di se stessa, anni prima. Più in giù, sull'interno coscia sinistro, correva una lunga cicatrice di origine più familiare, una caduta in bicicletta da bambina. E poi altri mille segni le costellavano il corpo, dati dalla caccia e dalla vita, ma guardandosi allo specchio scoprì che Kenny diceva il vero: quasi sembrava che il suo corpo non avesse mai vissuto e se ne sorprese.

 

"E' impossibile...". Disse Will.

 

"Hai ragione tesoro, è irreale. Vuoi vedere le tue cicatrici?"

 

Will vide il sorriso di Kennedy sparire e la presa dell'altra su di lei si fece più pressante e rude.

 

"M-mi fai male!" Balbettò la rossa, ma dopo qualche istante il dolore cessò e la bruna le fece segno di guardarsi ancora riflessa.

 

Lei obbedì e immediatamente dopo soffocò un urlo. Ora tutto il suo corpo era orribilmente deturpato da segni antichi e più recenti, compresi quelli provocati dalla stessa Kennedy qualche giorno prima. Cicatrici e versamenti che magari non ricordava, comunque troppi, troppi davvero, non c'era parte di lei salva e la sua pelle diafana ora tendeva al violetto. Si spaventò e fece per muoversi, ma l'altra la tenne saldamente.

 

"Cosa sono quei segni? Non sono io!" Gridò in preda al panico. Della sensazione di sicurezza iniziale nemmeno l'ombra.

 

"Sono tutti i colpi, gli squarci, i dolori che hai subito, fisici e mentali, non li ricordi?". Rise tranquillamente, Kennedy .

 

"E... emotivi?". Chieseallora Will, tremando appena.

 

Kennedy sorrise ancora ma si trattava più di un ghigno, fissando le loro mani destre ancora ferme sul cuore della rossa.

 

"Lo vuoi vedere?Sei sicura?"

 

Will annuì con la testa, in un gesto lento, quasi prudente. Fu così che lentamente Kenny districò le dita da quelle dell'altra e le prese la mano trascinandola più in basso. Willow si rese conto che involontariamente faceva resistenza; ma poi lo vide, vide il suo cuore e le si frantumò il fiato in gola mentre le sue gambe cedevano ed entrambe le donne cadevano in ginocchio, l'una intrecciata con l'altra. Lo vide orrendamente sfregiato, pieno di incisioni ancora sanguinanti, di fori e tagli e lo vide spezzato in due parti. In quell'istante, nell'attimo in cui ripercorse le frange infette della sua più profonda ferita, rivisse tutto.

 

Dallo sparo alla scogliera...

 

E allora urlò con tutta la voce che aveva, si dimenò, pianse e gridò ancora, mentre Kennedy la teneva non senza fatica.

 

"Coprilo, coprilo!!!". Strillò isterica e straziata. Kennedy dopo poco lo fece riportando con la propria, la mano tremante della strega sopra a quel cuore martoriato; poi la Cacciatrice mora aspettò che i singhiozzi dell'altra diminuissero di intensità, ma sapeva con fredda lucidità che non si sarebbero fermati del tutto. Will, con gli occhi gonfi, si guardò ancora nel riflesso e sospirò di sollievo nel constatare che il suo corpo ora era normale, senza più lividi, cicatrici, tagli.

 

Kennedy aveva smesso di sogghignare e lasciava ad intervalli regolari baci umidi sul suo collo, tranquillizzandola.

 

"Non hai mai saputo sopportare il dolore piccola mia..." Le sussurrò all'orecchio.

 

Willow la guardò male: come poteva dire una cosa del genere?

 

"E invece è una qualità che hai fatto imparare a me per tutte e due... peccato, ti sarebbe servita!". Aggiunse Kennedy, dopo un momento, ignorando quello sguardo irritato.

 

"Kenny, che stai dicendo?"

 

"C'è un altro sfregio che devi scontare, che devi pagare fino all'ultima goccia di sangue... che devi vedere!" Esclamò la Cacciatrice. Poi scostò la mano della rossa dal suo petto e con le unghie lacerò la pelle sopra al cuore, penetrando nella carne viva di Willow con una calma disumana. La strega dai capelli rossi riprese a gridare a squarciagola, come non aveva mai fatto prima, mentre il suo viso si tirava orribilmente, deformandosi e rendendola quasi irriconoscibile. La Cacciatrice raggiunse il cuore e lo afferrò stritolandolo in una presa sovraumana.

 

"Quello sfregio... sono io!". Dichiarò piatta, crudele come mai era stata prima, fredda come se neppure la più piccola emozione la colpisse, ecctto l'odio e la rabbia verso l'altra...

 

 

 

 

 

Will si svegliò che stava ancora gridando, sudata e fuori di sè, mentre Buffy tentava di tenerla ferma, inchiodandola alla branda spingendo sulle spalle con forza.

 

- Will! Willow, calmati! -. Le disse la Cacciatrice, un po' agitata. Ma la ragazza sembrava in preda ad un delirio senza fine; poi tentò di toccarsi il petto là dove nel sogno appena fatto Kennedy glielo aveva lacerato, ma il braccio ferito le lanciò una fitta lancinante, quindi usò l'altro per toccarsi e, sinceratasi che tutto fosse a posto, iniziò a calmarsi, cercando di respirare. Il sollievo durò qualche istante, poi iniziò a tremare e le lacrime si liberarono dalle sue palpebre.

 

- Buffy, non mi lascia in pace! Non posso dormire... non riesco a... se chiudo gli occhi, lei è in me e mi tortura!! -. Riuscì a dire, tra un singhiozzo e l'altro. L'amica strinse le labbra, poi l'abbraccio delicatamente, tirandola su a sedere.

 

- Ti prometto che la farò smettere! -. Le disse, ma Willow dubitò che ci sarebbe riuscita facilmente o in tempi brevi.

 

 

 

 

 

Le cose, come previsto dalla strega, non accennarono a migliorare nei giorni seguenti. Quella era già la terza volta che si spostavano nelle fogne bendando gli occhi di Willow, ma Kennedy le era sempre addosso. La ragazza dormiva pochissimo e le profonde occhiaie ne erano testimoni; la mancanza di riposo, inoltre, non giovava alle sue condizioni che, seppur migliorate, restavano comunque invalidanti.

 

Buffy iniziava a perdere la pazienza.

 

- Giles, veda di dirmi cosa devo fare o io esco di testa! Non fanno questo gli Osservatori? Dicono alle loro Cacciatrici come agire! -

 

- Calma... non serve a molto farsi prendere dal panico e poi... da quando segui i miei consigli? -

 

- Da quando non so più che fare! E poi... panico? Panico lo chiama? Io piuttosto definirei il mio stato... ansia data da certezza di morte! -

 

- Buffy... sta' calma, ti prego! - Intervenne Tara, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, seduta su una protuberanza del cunicolo. La bionda si girò verso di lei e i suoi occhi persero d'impeto.

 

- Ma non vedi come la sta riducendo? Morirà! Anche se non può arrivare a lei fisicamente... se continua così, Kennedy riuscirà ad ucciderla lo stesso! - Disse Buffy, terrorizzata a quel pensiero, indicando il luogo poco distante dove avevano lasciato Willow.

 

- Deve solo riprendersi un po', tutto qui! Le ferite fisiche sono quasi guarite e pian piano riprenderà anche energie, quindi... - Disse Giles, cercando di apparire tranquillo pur non sentendosi tale. Ma se Buffy avesse scorto incertezza in lui, l'uomo sapeva bene che la sua pupilla sarebbe crollata come una torre troppo alta e dalle fondamenta instabili.

 

- Riprendersi? E come diavolo fa se Kennedy le impedisce di dormire? E poi scusate, ma anche quando si sarà ripresa, che differenza farà? L'ha detto lei stessa che non può più competere con... bè, con la mia certezza di morte! - Esclamò la Cacciatrice, alzando la voce, irritata come sempre dal tono pacato del suo mentore.

 

- Buffy, smettila! Quando Willow potrà combattere di nuovo, avremo una speranza! - Le gridò contro di rimando l'Osservatore, stanco e spazientito.

 

- E come? -

 

- La Dea le ha detto come! - Disse Tara, quasi bisbigliando.

 

- Ma Tara, non vuole dirle che... - Buffy si interruppe, vedendo il fantasma della bionda alzarsi e dirigersi nell'altro tunnel. Buffy e Giles rimasero tutte e due a sguardo basso, mentre l'uomo si passava una mano fra i pochi capelli rimasti.

 

- Dovrà farsene una ragione! - Disse piano Giles, riferendosi a Tara.

 

La Cacciatrice lo fulminò alzando gli occhi.

 

- E che ragione darà a Willow dopo? -

 

L'uomo non rispose.

 

- Dobbiamo trovare un'altra soluzione! Sono o non sono La Cacciatrice? Vorrà dire pur qualcosa, porca miseria! - Sibilò Buffy, rifilando un pugno al muro, che nel punto colpito si sgretolò come creta.

 

- Buffy... ne abbiamo già parlato. Non c'è! -

 

Tara, non vista, nascosta dietro uno spesso muro di cemento, chiuse gli occhi e assentì con il capo.

 

 

 

 

 

Il fantasma ansimò pesantemente aspirando l'odore di Willow che già persisteva nell'aria, poi oltrepassò il sudicio muro che lo divideva dall'altra. La ragazza era sveglia e vigile, seduta sulla sua branda di fortuna e appoggiata al muro. Teneva una mano sotto la maglia e aveva una smorfia dolorosa in viso: controllava le condizioni delle sue costole spezzate. Il braccio ferito era ancora appeso al collo, ma i graffi e i lividi sul viso erano visibilmente migliorati. Finita la penosa operazione, Will si passò la mano sana fra i capelli, che sporchi le ricadevano a ciocche sul viso.

 

- Ciao! - Disse, voltandosi verso Tara. Come sempre l'aveva sentita senza nemmeno doverla vedere. Sorrise al fantasma e quest'ultimo si sentì morire.

 

- Ciao Will. Come stai? -

 

- Sto migliorando... è solo che... sono così stanca! - Rispose la strega, chiudendo per una frazione di secondo gli occhi, cosa che non sfuggì alla bionda che contrita restò a fissarla.

 

- Dobbiamo fare qualcosa... senza di te in forze non abbiamo speranze! - Esclamò seria, Tara.

 

- Anche se mi fossi ripresa completamente, e ricordati che per fare questo dovrei usare la magia cioè energie di cui purtroppo non dispongo, non cambierebbe nulla! -

 

- Al dopo penseremo quando arriverà il momento di farlo!... Sarò io la tua magia! -

 

Willow rise.

 

- Non ti è permesso, non puoi curarmi. Dovresti toccarmi e non puoi, dovremo trovare un'altra soluzione! -

 

Tara rimase in silenzio a fissarla, mentre l'espressione frustrata di Will mutava in una più inquisitoria.

 

- Perchè non puoi vero? - Le domandò a bruciapelo Will, improvvisamente dubbiosa su quella verità.

 

Ma Tara non rispose. Il viso di Willow, allora, divenne ancora più tirato; ma non era il dolore ora a deformare i suoi lineamenti, bensì un dubbio grande che rapidamente si stava insinuando nella sua mente laboriosa.

 

- C'è qualcosa che vuoi dirmi? -. Esclamò ancora la rossa, quasi a denti stretti, schiacciando l'altra col proprio sguardo indagatore. Eppure non ricevette risposta nemmeno stavolta. Silenzio di nuovo.

 

Alla fine Willow si diede mentalmente della stupida perchè aveva lasciato nuovamente che quella speranza sciocca la sfiorasse ferendola. Ma cercò comunque altre spiegazioni a quell'assenza di risposta, a quel mutismo apparentemente senza senso.

 

- Cos'è? Ti hanno concesso un "tocco" solo per risolvere la situazione? Che poi risolvere... non vedo come la mia guarigione miracolosa possa cambiare le cose, visto che nemmeno la Strega Nera può qualcosa contro Kennedy! - Ipotizzò ironica, a voce alta, perdendosi nei propri pensieri vagamente sarcastici.

 

- Willow... - Sussurrò Tara, riflettendo un momento prima di continuare a parlare. Fece qualche passo verso l'altra e fu allora che Will si chiese come mai Tara camminasse, camminasse proprio come chiunque altro. Non aveva notato che lo facesse prima.

 

- Sai che non brilli più come prima? Sei quasi opaca ora, come se fossi reale... come Buffy, come me!... E non ti ho più visto svanire nella luce, a dire il vero... - Ma le parole morirono nella gola di Willow, scossa ora da un altro enorme dubbio, mentre il nervosismo s'impadroniva di lei, facendole drizzare i corti e biondicci peli sul collo, percorsi e svegliati da un brivido.

 

- Willow, dobbiamo parlare... - Le disse Tara, di nuovo quasi sussurrandole.

 

Allora la Strega Rossa guardò i due laghi cobalto dell'altra; li fissò nutrendosi di loro, mentre i suoi occhi si allargavano in un'espressione infantile.

 

- Chiudi gli occhi, tesoro...! - Aggiunse Tara dopo un momento, in un bisbiglio dolce e Willow lo fece senza esitazioni: si fidava ciecamente di lei, qualunque cosa avesse in mente.

 

Tara si chinò davanti a lei ed esitante pose le sue mani su quelle dell'altra. La reazione della giovane dai capelli ramati fu un sussultò carico d'emozione e mancò il fiato ad entrambe in quell'istante.

 

Un contatto solo, sognato... sperato... pianto disperatamente, amplificato ancora di più dalla magia bianca di Tara, che furiosamente guariva le ferite di Willow. Un contatto fisico: nulla di più naturale, normale e quotidiano, se fossero state persone qualunque, invece che uno spirito e una potentissima Strega.

 

Will sentì le lacrime spingere contro le palpebre chiuse, sentì la pelle e le ossa rigenerarsi, sentì il cuore battere mille colpi al minuto, sentì un miliardo di sensazioni ed emozioni tranciarle il raziocinio ed ogni pensiero coerente. Poi, lentamente come prima, Tara staccò le mani interrompendo il contatto e ricadendo indietro, visibilmente provata, mentre la rossa senza fiato franava sul letto di peso.

 

- Ho usato... molta magia e molto potente, per fare prima... riposati, ora! - Ansimò la strega bionda, con la fronte imperlata di sudore come se davvero fosse stata in grado di avvertire fatica fisica. Will non fece altro che guardarla con occhi sgranati, in modo insistente, sbalordito, emozionato e... irato. Stava per chiederle spiegazioni, ma prima che una delle due potesse dire altro, Giles fece irruzione nel piccolo spazio e sembrava più allarmato e shoccato di Willow: li avevano trovati.

 

Quello che successe dopo, fu un susseguirsi a catena di eventi e grida concitate.

 

Buffy si era accorta appena in tempo dell'arrivo dei vampiri di Darhat e aveva bloccato il loro attacco per dare il tempo agli altri tre di scappare.

 

Willow non era ancora del tutto ristabilita quindi, aiutata da un claudicante Giles, faticosamente si era messa fuori pericolo mentre la Cacciatrice bionda e Tara si occupavano degli avversari. La lotta non era durata molto grazie ad una fortuita intuizione della strega, che aveva fatto crollare un tunnel bloccando l'accesso ai demoni.

 

- Fottutissimi vampiri! E' giorno! E' contro ogni regola! - Sibilò Buffy, massaggiandosi uno zigomo appena colpito da un gancio nemico. Tara sorrise a quell'affermazione, ma c'era poco da rallegrarsi: le cose non si mettevano nel migliore dei modi. Presto quelle bestie avrebbero aggirato l'ostacolo quindi loro dovevano trovare un posto più sicuro. Dopo qualche minuto di consultazione, la voce di Will prevalse sulle altre.

 

- Dobbiamo uscire dalle fogne! - Esclamò la rossa, sicura che quella fosse l'idea migliore.

 

- Ma saremmo allo scoperto! - Ribatté l'Osservatore, valutando quella proposta.

 

- Metteranno a ferro e fuoco tutte le fogne, se necessario, ora che sanno in che zona siamo. Tanto più che lei... - Iniziò Tara, subito interrotta da Willow, che ora guardava verso un tunnel alla loro sinistra.

 

- Kennedy è vicina, la sento! - Disse secca, sicura come non mai di quello che stava affermando.

 

Tutti si guardarono per un istante, poi si mossero quanto più rapidamente fosse possibile e, raccolte le loro poche cose, iniziarono la marcia per tagliare la corda da quel posto. Percorsero un paio di chilometri tentando di lasciare false piste e poche tracce, poi imboccarono un'uscita a caso, ritrovandosi in un quartiere portuale di una piccola città ad almeno un centinaio di chilometri dal loro punto di partenza, casa. Giles si avventurò tra le poche persone che girovagavano da quelle parti per farsi indicare la stazione degli autobus più vicina. Il tramonto era vicino, troppo vicino.

 

Will annusò l'aria, l'odore di salmastro era forte, ma mischiato a quello di petrolio diveniva pungente e fastidioso. Si appoggiò al muro di uno dei tanti capannoni lì intorno per riprendere fiato e così dal nulla si trovò a pensare che quella stanchezza e quella paura latente erano le esatte sensazioni di una preda, le stesse che probabilmente avevano provato Warren, Jonathan e Andrew, quando lei era il cacciatore. Ma non era quello il momento più adatto per riflettere su cose simili. Perciò si scosse, quasi stranita da quel pensiero solitamente così lontano, così non suo, eppure ancora tanto vivido e indelebile come il suo senso di colpa.

 

- Tutto bene? - Chiese Tara, avvicinandosi a lei.

 

Will la fissò come se fosse stata qualche buffo personaggio di un fumetto.

 

- Certo! Cosa c'è che va male? - Rispose ironica, per poi guardarla male e superarla.

 

Willow raggiunse Buffy seria in viso, accucciandosi al suo fianco dietro a delle casse: la Cacciatrice stava controllando la situazione.

 

- Dovreste parlare...! -Tentò di suggerirle l'amica; ma Will non rispose, così Buffy sospirando andò avanti. - Dobbiamo trovare un posto sicuro dove passare la notte e magari anche qualche ora in più, giusto per organizzarci e riposare! - Aggiunse.

 

Così, tempo dopo, al ritorno dell'Osservatore che le informò della presenza di una stazione di corriere lì vicino, il gruppo si mosse fino ad arrivare al posto trovato da Giles e prendendo la prima vettura che era in partenza.

 

Avrebbero fatto perdere le loro tracce nell'entroterra perché al momento era l'unica cosa che potessero fare.

 

Dopo più di tre ora di viaggio in cui nessuno prese sonno nonostante fossero le undici passate, arrivarono in uno sperduto paesino di campagna e decisero di scendere lì. Buffy guardò la corriera sparire nella notte, poi sospirando si fece forza.

 

- Bene... vediamo di rimediare un tetto e magari un letto. Credo che per ora non ci sia pericolo di essere trovati! -. Esclamò, avviandosi verso le luci delle case.

 

Camminarono per altri venti minuti prima di trovare il rudere di un vecchio rustico abbandonato e nonostante le pessime condizioni del fabbricato, riuscirono a sistemarsi nella vecchia stalla che sembrava miracolosamente mantenere una parvenza di tetto.

 

- Mi sa che è meglio restare qui, piuttosto che cercare un ostello o roba simile!... Meno tracce lasciamo e meglio è! - Disse Buffy, guardando quel posto sufficientemente appartato, giusdicandolo decente per le loro esigenze. Istituirono dei turni di guardia di due ore e il primo toccò a Giles, quindi le tre ragazze andarono a distendersi coprendosi alla bella e meglio con quelle poche cose che possedevano. Willow non dormì granchè nonostante la stanchezza, continuamente disturbata dalla presenza di Kennedy nei suoi sogni, che tentava di scoprire dove fossero finiti. Ma la strega era stata previdente evitando di venire a conoscenza di qualsiasi indicazione riguardante la loro ubicazione e viaggiando sulla corriera quasi sempre a occhi chiusi. Inoltre, questa insistenza da parte di Kennedy le faceva credere che davvero quest'ultima non avesse idea di dove si trovassero lei e i suoi amici... questo era un sollievo.

 

Sentì Buffy alzarsi per dare il cambiò a Giles e facendo un rapido calcolo si rese conto di essere stata lasciata fuori dai turni di guardia probabilmente per permetterle di riposare di più. Ed effettivamente nonostante la magia curativa di Tara le avesse permesso completamente di riprendersi dalle ferite, era sicuramente debilitata dalla quasi totale veglia forzata.

 

Così chiuse gli occhi ancora, ringraziando mentalmente i suoi amici e sperando che Kennedy la lasciasse in pace almeno per un paio d'ore.

 

 

 

"Magia bianca, incanto nero

 

strega e amante tu sia maledetta

 

hai ucciso la donna che ero

 

battezzandomi oggi ' vendetta' .

 

Dolore e sangue al tuo capezzale

 

mi renderanno solo più forte

 

come violenta marcia marziale

 

tuo ultimo dono sarà la morte."

 

 

 

Willow si svegliò di colpo, ancora sudata, ancora allarmata. Stavolta il sogno era stato solo la voce di Kennedy che in un sibilo agghiacciante le aveva fermato il sangue.

 

Si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano, poi si guardò intorno e vide sia l'Osservatore che la Cacciatrice dormire profondamente. Doveva essere il turno di guardia di Tara. Storse il naso: avrebbe fatto volentieri due chiacchiere con la sua migliore amica, dato che il sonno se n'era completamente andato e magari parlare le avrebbe anche fatto bene. Purtroppo quell'occasione se l'era persa e di parlare con Tara non se la sentiva proprio. Così prese la striminzita e logora coperta di cui disponeva e mettendosela sulle spalle, uscì dalla parte opposta: voleva fare due passi. Il cielo terso di quella notte l'accolse come un fresco mantello trafitto da milioni di fiori di luce. Alzò la testa abbracciando con gli occhi quello spettacolo immenso e stupefacente ogni volta.

 

La sua anima era pesante, il suo cuore stanco. Stavolta, si disse, non era sicura di farcela. Troppo a lungo il dolore e l'inquietudine avevano dimorato nella sua vita e l'angoscia e la colpa erano state le sue fedeli compagne di strada, sempre presenti, sempre pressanti. Da un momento all'altro si aspettava che il suo muscolo vitale si fermasse senza un particolare motivo, solo per darle pace definitiva.

 

Se mai l'avesse trovata...

 

Non riuscì ad impedirsi di riepilogare la situazione e si ferì dentro, rendendosi conto che la parte maggiore di colpe era sua ancora una volta.

 

Come riuscisse a completare quei puzzle di dolore suo e di altri, non sarebbe mai riuscita a spiegarselo. E ora Kennedy era divenuta una copia della Strega Nera, solo più potente e forse più spietata. L'unica cosa che la consolava era il sapere, per esperienza personale, che la portata della rabbia dipendeva da quella del dolore e quello di Kenny era grande, feroce, ma non cieco essendo il dolore estremizzato per un presunto rifiuto o tradimento. Non un lutto, non l'annullamento totale di ogni speranza, non il muto silenzio di un requiem. E questo lasciava un piccolo spiraglio di speranza che le legava ancora. Ecco spiegati i sogni. Ma quello stesso spiraglio le permetteva di sperare in una qualche influenza sulla bruna per poterla frenare a tempo debito ed evitare che commettesse una strage o che si autodistruggesse.

 

La cosa preoccupante, però, e anche la differenza sostanziale con la prima apparizione della Strega Nera, era che Ken aveva attinto dal potere oscuro, facendosene mezzo vivente.

 

Lei invece, Willow, era stata il Potere stesso.

 

Kennedy non era una strega, non era portata per le arti, non era destinata a sopravvivergli, come invece lo era lei.

 

Questo era positivo da una parte e tremendo dall'altra: Kennedy non avrebbe retto a lungo.

 

A lei la scelta di attendere quel momento con speranza o con angoscia.

 

Ogni minuto che passava, la magia nera che divorava Kennedy le strappava più energie e quindi vita; tuttavia Willow non riusciva a sperare nell'arrivo di quel momento, il momento in cui la Cacciatrice si sarebbe spenta. Anche se questo avrebbe voluto dire cessato pericolo. Il peso più grosso comunque, come sempre per lei, era la certezza assoluta di essere responsabile di tutta quella tragedia. Quel disastro, quell'apocalisse dipendevano direttamente dai suoi sbagli, da parole, azioni e persino pensieri errati.

 

Kennedy era solo la sua ultima vittima, ci era capitata in mezzo senza volerlo.

 

E questo non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Dopo questo lugubre monito, la sua mente deviò su Tara senza che lei lo volesse del tutto. E il suo raziocinio mutò in sentimento irrazionale, come ogni volta succedeva parlando della bionda. Una parte di Willow gioiva immensamente per la nuova situazione, per la nuova possibilità e per l'occasione più unica che rara che aveva avuto poche ore prima nel poter risentire il tocco gentile di quella mano. L'altra parte di lei però, quella ferita, quella stanca, la frenava insistentemente fiutando a distanza l'imbroglio, la possibile illusione, l'immancabile dolore futuro. Per non parlare del fatto che era stata ingannata perchè l'amore della sua vita non le aveva detto prima della possibilità di toccarla, anche solo per poco.

 

Ma Tara era lì, anima e corpo. Questa era una certezza ora. Fosse stato per il suo istinto, sarebbe corsa subito da lei e non l'avrebbe più lasciata. Eppure l'esperienza e la ragione le ricordavano che il loro tempo era il timer di una bomba piena solo di dolore straziante e vuoto incolmabile.

 

E c'era sempre quella punta di orgoglio che la pungolava. Non riusciva a non pensare che Tara l'aveva tenuta fuori da quel segreto... tante domande si affollavano nella sua inarrestabile mente.

 

Perchè non gliel'aveva detto e da quanto tempo le cose stavano così?

 

Perchè era tornata completamente di carne e ossa e a che scopo?

 

Per quanto tempo questo stato di grazia l'avrebbe accompagnata?

 

E ultima cosa, ma non certo per importanza, questo cambiamento era per lei?

 

Negli ultimi tempi, ogni cosa le era stata negata, nulla era stato fatto per lei e questo il suo egoismo sociale non l'avrebbe tollerato oltre. Le era stata tolta una vita serena con Kennedy, la pace promessa e l'accettazione tranquilla o quasi della morte di Tara. Dopodiché le era stata chiesta una scelta impossibile, sulla quale fino ad allora non aveva nemmeno mai ragionato, data la sua inutilità temporale. Poi non pago il Destino le aveva ridato entrambe le donne della sua vita senza però mandarle per lei, frustrandola ancora di più.

 

E ora l'una era in balia del nemico e l'altra viva, in un circolo di controsensi e negazioni in cui l'assenza di Kennedy era supplita dalla presenza materiale di Tara. Che senso aveva tutto questo?

 

Eppure... tutto le sembrava ingiusto, sporco e pericolosamente sull'orlo di un precipizio da cui, lo sapeva, non sarebbe più stata in grado di risalire.

 

- Mi fai compagnia? -

 

Will sobbalzò colta alla sprovvista, ma non disse nulla, fissando Tara solo per qualche attimo per poi tornare alle sue stelle perchè, per quanto fosse infantile, la verità era che era arrabbiata con lei. Non poteva farci niente. La bionda si fissò i piedi per un po' e poi andò a sedersi su un sasso piatto poco distante dall'altra.

 

- Hai dormito almeno un po'? - Le chiese pacata.

 

- Quello che ho potuto... -

 

- Altri brutti sogni? -

 

- Qualcuno... Ora si è messa a minacciarmi in rima! Ha sempre avuto molta fantasia in tutto ciò che fa! - Rise fra sè. Kennedy era brava in quel gioco e a volte passava intere giornate a parlarle così, solo per vederla supplicare di smetterla.

 

- Rima baciata? -

 

- No, alternata... Era un gioco che si divertiva a fare anche prima. Diceva che la baciata è per i principianti! - Rispose Will, ridendo ancora, ricordando particolari nascosti nella memoria. Odiava quando Kennedy attaccava a parlare in quel modo, ma lo trovava anche divertente e a tratti dolcissimo.

 

Rise anche Tara, più per compagnia che per altro, ma le sembrava che parlare di Kennedy com'era prima di quella vicenda, allentasse la tensione in Will.

 

- Quando ha avuto la sua chiamata di Cacciatrice? - Domandò ad un tratto la bionda, volendo soddsfare qualche curiosità riguardante quella che poteva considerare quasi la sua rivale in amore.

 

- Insieme a tutte le altre, quando ho fatto l'incantesimo con la falce... Anzi, l'ha proprio visto in diretta: era lì con me!... Però so che il suo osservatore l'aveva contattata sei mesi prima che arrivasse a Sunnydale iniziando ad allenarla, solo che i portatori gliel'hanno ucciso davanti... Poco dopoi il Consiglio l'ha mandata da noi! - Concluse Will, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

 

- E' più giovane di noi no?Un anno in meno o... -

 

- Tre. Tre anni in meno di noi, ma ha sempre detto che non dimostra la sua età. Diceva che io ero vecchia e lei giovanissima! Non sai quanti pizzicotti magici le ho rifilato per questo! - Scosse la testa, divertita e rasserenata da quel ricordo.

 

- Penso che ti dimostrasse in altri modi quanto ti vedesse bella! - Osservò Tara, tranquillamente. Ma l'argomento iniziava a prendere una piega poco tollerabile per lei.

 

- Lo fa ancora, proprio ieri me l'ha detto... Poi mi ha stritolato il cuore con le mani, in senso letterale! - Esclamò Willow. Lo disse piano, passandosi una mano sugli occhi come per lavar via quell'immagine orribile, il ricordo di Kenny che le ficcava una mano nel petto per farla soffrire.

 

- Vedrai che troveremo il modo di salvarla, te lo prometto! - Affermò Tara, notando il turbamento dell'altra.

 

- Me lo prometti? Ti interessa davvero salvare la donna che ha preso il tuo posto nella mia vita?... Non so se crederti! - Rispose Will, fissandola con cattiveria.

 

- Sei ingiusta... - Disse fredda, la bionda.

 

Will guardò in basso.

 

- No... sono solo arrabbiata! - Rispose Will, prima di sospirare.

 

Tara si addolcì.

 

- Possiamo parlarne? -

 

- Non c'è molto da dire! -

 

- Non hai niente da chiedermi? -

 

Willow a quella frase si irrigidì.

 

- Forse dovresti essere tu a dirmi qualcosa! E comunque mi chiedo se sarà la verità o una bugia, o magari qualcosa pieno di omissioni! -

 

- Avanti Will! Sì sono corporea adesso, io non devo dirti altro! Che c'è da dire di più? - Sbottò Tara, alzandosi.

 

- Che c'è da dire di più? Ma sei matta?!... Corporea come? Solo per guarirmi, per bere un caffè o per uccidere Kennedy e poi tornare un fantasma? O come? - Aveva cercato di controllarsi, ma non c'era riuscita e aveva alzato la voce anche avvicinandosi di qualche passo alla bionda.

 

- Corporea punto e basta! Io non voglio che Kennedy muoia, non sono queste le mie intenzioni! -

 

- Cazzate! Da quando in qua vi volete così bene? - Chiese sarcastica.

 

- Non è a lei che voglio bene... ma se morisse tu ne soffriresti e fra me e te comunque non si risolverebbe nulla! - Rispose Tara, tristemente.

 

- Sì, probabilmente mi verrebbero fuori le vene e il resto. Stavolta però non c'è Xander a fermarmi!... E questo che preoccupa te e la Dea, accidenti? Solo questo? -

 

- Certo che mi preoccupa e anche la Dea non vuole questo per te, lo sai. Ma... ci sono io... e non permetterò che... -

 

- Sì, ci sei! Ma fino a che punto? E' più di quel che credevo possibile, ma da quanto è così e perchè? -

 

- E' successo poco prima del tuo scontro con Kennedy! - Sussurrò Tara, guardandosi i piedi.

 

- Oh... capisco! Be', non dovevi dirmelo subito, davvero! Tranquilla! Ci ho sperato solo quel miliardo di volte in più dell'immaginabile. Perché saresto dovuta correre da me a dirmelo? -

 

Tara la guardò contrita e si avvicinò di un passo.

 

- Mi dispiace, non volevo mentirti, è solo che... -

 

- Solo che cosa? - Willow aveva alzato ancora la voce. - Tanto toccarti è una cosa talmente normale che... non ha importanza, giusto? Voglio dire, lo posso fare quando voglio, no?- E così dicendo le diede una spinta con la destra, facendola indietreggiare di un passo. I loro occhi si incollarono, perchè anche solo quel brusco contatto aveva fatto rinascere ricordi ed emozioni che entrambe cercavano di tenere a freno, di reprimere, di controllare per quanto fosse possibile.

 

- Quando mi hai toccato ieri, mi sono sentita bruciare e non era l'incantesimo! - Continuò Will, spingendola di nuovo, quasi con prepotenza se non con forza. - Come hai potuto tenermelo nascosto? - Un'altra spinta. Ormai Tara era appoggiata al muro posteriore del rustico, il punto più lontano dalla stalla. - In questi mesi mi ha fatto impazzire averti lì e non poterti toccare! Le cose cambiano... e tu non mi dici niente? - Ora la sua voce era più bassa, più roca.

 

- Cosa credi che per me sia stato più facile? - Sbottò Tara, allora, cercando di reagire al comportamento di Willow. Non la biasimava per avercela con lei, ma voleva che capisse.

 

Erano una davanti all'altra ora e la tensione fra loro si poteva tagliare con un coltello.

 

Will si avvicinò ancora e con un gesto secco posizionò le braccia tese ai lati del viso di Tara, appoggiando i palmi al muro e frapponendo fra i loro visi solo qualche centimetro.

 

- E allora perchè? - Le ringhiò Willow in faccia, controllando a fatica il volume della voce.

 

Ma in quel momento il suo sguardo cadde sule labbra di Tara e il suo cuore perse un battito. La sua espressione irritata svanì d'un colpo e staccata una mano dal muro l'avvicinò al viso dell'altra, carezzandolo con dita tremanti.

 

- Cosa fai...? - Chiese Tara, visibilmente turbata. La bionda era disorientata anche, un po' dalla discussione, un po' dal cambiò repentino di Will e dalla sua vicinanza e da quello che probabilmente l'altra voleva fare in quell'istante.

 

- Voglio solo... - Iniziò infastidita Will, quasi persa nel suo mondo che iniziava e finiva su quelle labbra. Ma non terminò la frase. Avvicinò due dita e sfiorò la bocca della bionda, sentendo la pelle calda e morbida e un brivido conosciuto scivolarle lungo la schiena. Chiuse gli occhi per un attimo e così si permise di superarlo, anche se un tiepido rossore sulle guance la tradiva.

 

Deglutirono all'unisono, e ora anche Tara fissava Will.

 

Ed entrambe per un istante ripensarono a quel loro primo bacio, quando le loro bocche si erano incontrate per la prima volta nel buio della stanza della bionda, dopo che tutt'e due avevano lasciato il resto del mondo fuori dalla porta...

 

Alla rossa scivolò una ciocca rubino davanti al viso e l'altra istintivamente la lisciò con due dita, riportandola dietro l'orecchio. A quel nuovo contatto, sentirono le gambe sciogliersi.

 

Tara esplose in un sorriso ebete e accondiscendente, mentre Will non riuscì più a controllarsi e la prese fra le braccia. Fu un abbraccio carico di emozioni e sensazioni riscoperte: i loro odori, le loro pelli, lo stringere i loro corpi, i loro aliti così vicini. La naturale conseguenza di tutto quello fu un bacio. Un bacio che venne lentamente, quasi imbarazzato, non appena le due si staccarono di poco da quell'abbraccio e Willow trovò il coraggio di avvicinarsi di più, più intensamente.

 

Da prima fu dolce e sensuale, del sapore di un passato venerato e di giorni felici; poi divenne famelico e passionale, della fragranza di una sete mai placata.

 

Un vecchio amico parla delle labbra come le porte del fiato e le due streghe si baciarono come fossero le sole padroni di chiavi antiche e nascoste da tempo. I loro sospiri impalpabili impegnati in una danza fluente e disperata e le loro lingue duellanti di ugual potere, spinte al limite del sapore, del movimento e dell'amore.

 

- Non dirmelo il perchè... non dirmelo mai! - Ansimò Will prendendo fiato per un istante per poi riappropriarsi di ciò che era suo: la bocca di Tara. L'altra annuì, incapace di rispondere con qualunque parola, mentre disperatamente si stringeva al suo amore. Una scheggia minuscola lucidità, tuttavia, le sussurrò nell'orecchio della mente che Willow le stava chiedendo qualcosa in quel momento, una richiesta precisa. Eppure, presto o tardi avrebbe cambiato idea e le avrebbe domandato esattamente l'opposto.

 

Ma come poteva avere importanza in quel momento...?

 

CAPITOLO 16

 

Il cuore.

Come uno stallone madido di sudore, lanciato a velocità folle, dopo che il morso tagliente aveva liberato il freno, contro un infinito odiato e venerato.

Come plastico in attesa di boato, come famelica bestia senza controllo.

Il cuore.

Willow lo sentì accelerare, lo sentì gonfiarsi, lo sentì urlare e stridere, lo sentì abbaiare idrofobo.

Cercò aria ma non ne trovò e percepì distintamente lo schianto.

Un rumore sordo, come un corpo che cade, come il martello che cala sull'incudine.

Un suono pieno e completo.

Il cuore.

 

 

Fece un passo, la neve morbida si schiacciò sotto il suo piede sinistro.

Tutto intorno un silenzio assordante, coccolato dal manto lattiginoso di quella coltre quieta.

Il ghiaccio ricopriva i rami scheletrici con languore umido e gocciolava le sue lacrime sul suolo ovattato.

Qualche albero, cespugli taglienti, un lago plumbeo sulla destra, sassi aguzzi da evitare, dato che era scalza, e quel sentiero.

Il sentiero inedito tra quel niente che stava seguendo.

Leggermente percepibile, era differente dal resto di quel paesaggio come lo è un flebile segno lasciato da un dito su un candido velo di zucchero.

Non aveva freddo, ma sapeva che avrebbe dovuto averne perché a coprirla c'era solo un lenzuolo grigio, drappeggiato sulla spalla destra, che lei stessa fermava all'altezza del seno con una mano.

Stava camminando nella neve, sospinta dall'inerzia di quel torpore gelato, seguendo quello strano e impalpabile ghirigoro di nevischio calpestato da qualcuno prima di lei. Si guardò la veste improvvisata che stringeva al petto e si chiese se quel colore derivasse da un sudiciume omogeneo o da un preciso dubbio cromatico. Ma alla fine decise che lo trovava appropriato, in contrasto con il candore della sua pelle e quello ancora più algido della neve. In contrasto, ma non abbagliante, non il rosso del sangue, non il blu del mare e nemmeno l'oro del grano: quei colori sgargianti avrebbero stonato su quello sfondo bianco, appena sporco di carboncino e plumbeo.

E avrebbero stonato su di lei, che per la prima volta nella vita si immaginava in bianco e nero, senza spessore.

Nemmeno il baluardo rosso fuoco dei suoi capelli le sarebbe stato sopportabile alla vista e in effetti nonostante alcune ciocche le carezzassero le guance, mosse da una brezza invernale, non le riconosceva del solito colore.

Una sensazione di eterno vuoto la possedeva, senza però impensierirla o spaventarla.

Nulla per cui preoccuparsi.

Nulla per cui rallegrarsi.

La mano sinistra, mollemente rilassata lungo il suo fianco fu ricoperta da una stretta decisa e lei si girò a guardare a chi appartenessero le dita che l'avevano afferrata.

Il sorriso di Kennedy le fece sfoggiare il suo di ricamando. La Cacciatrice dai capelli lunghi e picei, scalza e vestita solo di un drappo dello stesso colore del suo, si mise a camminarle affianco. Non ci fu una parola o un sospiro, nulla. Quando i rispettivi sorrisi si spensero sulle loro labbra e gli sguardi tornarono a guardare avanti, le due non fecero altro che mettere un piede dopo l'altro in mezzo alla neve sporca del sentiero. Ne seguirono le curve, sempre rispettando quell'afonia pacificatrice, salirono e scesero le alture di quel paesaggio senza essere attirate da nulla se non dall'andare. Le mani ancora perse l'una nell'altra come unica prova della reciproca consapevolezza.

Il tempo non aveva nessuna importanza e Willow avrebbe percorso quelle vie per sempre, per quanto la riguardava.

Fu Kennedy a tirare il freno.

Fu Kennedy a stringerla più forte tra le dita.

Allora la Strega Rossa si girò curiosa di sapere come mai l'altra la stesse fermando, ma Kennedy non fece altro che guardarla e i suoi occhi ora erano tristi. Sulla neve bianca caddero due gocce purpuree, sciogliendo e macchiando quel candore. Will ne sentì il rumore e lo seguì, rimanendo colpita e stupita da quel che stava accadendo.

Si portò le dita al naso e capì che quella piccola perdita era sua.

Incrociò nuovamente lo sguardo con la bruna, quasi scusandosi, ma l'altra non le prestò ascolto e con le dita le tamponò il sangue che ancora scorreva, poi quando l'indice e il medio furono ricoperti di rosso vivo si staccò da Will e li portò alla bocca. La lingua sfrecciò veloce assaggiando la sua linfa e a quel gesto Will stornò lo sguardo disgustata, ma gli occhi sempre più tristi di Kennedy la richiamarono come una calamita.

La bruna poi le si avvicinò un poco.

“Non sono io che ho versato questo... perché Will? Solo io posso, solo io avrei dovuto...”

La voce dell'altra era carica di amarezza e di sincero dolore e Will sorrise senza volere, inclinando la testa per accogliere meglio il bacio che Ken le stava donando. Fu una carezza, fu un breve contatto di labbra, fu carico di qualcosa che per motivi diversi scosse tutte e due. Ken si scostò con poca grazia, indietreggiando di qualche passo, con gli occhi dilatati dall'ira e dalla sorpresa. Si passò la lingua sulle labbra per essere sicura, mentre Will vedeva il suo cuore spezzarsi.

“Puttana...” Sibilò Kennedy, a denti stretti, prima che tutto quello che avevano intorno e loro stesse bruciasse in uno straziante incendio divampato da chissà dove.

Will nella frazione di secondo che passò tra quell'insulto e il dolore del fuoco, ricordò tutto.

L'aveva tradita...

 

 

- Wilow!! Wilow!! -

La voce di Buffy la riportò alla coscienza e riaprì gli occhi di scatto, bruscamente come se fosse svegliata di soprassalto. Si guardò intorno e vide la sua amica, Tara e Giles chini su di lei la che la guardavano con apprensione. Sopra tutti loro, il cielo si preparava all'alba. Si tirò su a fatica, sorretta dalla Cacciatrice. Chiuse gli occhi un paio di volte, per dipanare la nebbia che l'avvolgeva.

Guardò Tara per un attimo, poi capì e con una mano si coprì gli occhi.

- Oddio... - Bisbigliò, cercando di alzarsi. Ci riuscì poco dopo ma barcollò nel muoversi per andare verso... non sapeva nemmeno lei dove. Erano ancora fuori dal vecchio rustico ma doveva essere passato del tempo da quando... aveva perso i sensi?

- Will, vuoi fermarti? Dove credi di andare? - Chiese Buffy isterica, afferrandole un braccio più per sostenerla che per fermarla.

- Devo andare... - Sussurrò ancora, con la voce che le tremava.

- Qualcuno ci spiega che è successo? - Chiese Giles, infastidito dalla situazione che a lui sembrava assurda. Sapeva solo di essere stato svegliato all'improvviso dalla voce di Tara che allarmata chiedeva aiuto.

- E' svenuta... e vi ho chiamati! - Riassunse Tara, stordita dallo strano comportamento dell'altra, che poco prima l'aveva guardata con occhi che non conosceva.

- Devo andare! - Ripeté Will, più forte.

- Ma cosa stai dicendo? Ora per favore ti siedi e mi dici che succede!- Esclamò Buffy perentoria, mentre ancora la tratteneva. Gli occhi di Will non furono più capaci di trattenersi e la rossa scoppiò a piangere.

- Ma non capisci? Lei lo sa... - Riuscì a formulare.

- Ma chi? Cosa? Intendi Kennedy? - Chiese Giles, capendo sempre meno: Will le sembrava impazzita, fuori di sé comunque.

Tara invece sembrò afferrare immediatamente il senso di quelle parole e impallidendo fece un passo indietro.

- Will, cosa sa Kennedy? Ti ha torturata ancora? Le hai detto dove siamo? - Chiese Buffy, apprensiva. Se fosse stato così, dovevano sbrigarsi a togliere le tende anche da lì.

- Oddio... lei è ancora la mia! Pensa che... devo andare da lei! - Disse la ragazza, tra i singhiozzi. Poi guardò Tara che la stava fissando a sua volta. Buffy e Giles seguirono il suo sguardo fino alla strega bionda e la Cacciatrice dopo aver lasciato il braccio di Will le andò incontro decisa a capire: se Willow non era in grado di connettere e parlare chiaramente, lo avrebbe fatto Tara per lei.

- Cos'è successo qui? Tara, ora mi dici tutto! Che cavolo sta blaterando Willow? - Le chiese, quasi urlando. La sua pazienza in quei mesi era stata messa a dura prova e non ne aveva più. Tara la ignorò concentrandosi su Willow che continuava a passarsi le mani tra i capelli, visibilmente disperata.

- Cosa vuol dire che devi andare da lei? - Chiese la strega bionda, scansando Buffy e fiondandosi sull'altra strega per afferrarle le mani non proprio in un gesto dolce.

- Che lei lo sa! Non capisci?... Devo spiegarle cos'è successo, deve capire che non l'ho tradita! - Ripeté Willow, come fosse stata un disco impallato.

- Tradita? - Disse Giles, vedendo finalmente una luce in tutto quel casino.

 

Poi l'Osservatore e la Cacciatrice si guardarono, passando dai reciproci visi inebetiti a quelli delle due ragazze che ancora si fissavano sconvolte. Poi Buffy alzò un sopracciglio e un'idea le venne in mente.

- Aspetta un attimo! Voi due... oh... è così, vero? Voi avete... - Balbettò leggermente imbarazzata. Tara si girò verso di loro, con gli occhi lucidi e la mascella tirata, irritata come di rado l'avevano vista.

- Non abbiamo fatto niente di male! Un bacio, solo quello. Poi mi è svenuta tra le braccia! Ci siamo lasciate andare per un attimo e quella stupida si è dovuta intromettere!... Non l'ha avuta abbastanza a lungo? Puttan... - L'insulto non finì perché uno schiocco sonoro riempì l'aria e la parola morì in gola di colei che stava per pronunciarla. Will si guardò la mano e poi guardò Tara che inebetita si teneva la guancia che lo schiaffo aveva colpito. Buffy aprì la bocca stupefatta e Giles abbassò lo sguardo dissentendo. A dirla tutta, la cacciatrice aveva visto il colpo partire, solo che non aveva fatto in tempo a fermarla, tanto era convinta che Will non avrebbe mai fatto una cosa simile... non a Tara. E invece l'aveva fatto.

Willow deglutì, poi scostò la mano di Tara dalla guancia arrossata e vi pose un bacio, sinceramente contrita.

- Scusa...! - Sussurrò, guardandola per un momento negli occhi. Poi si incamminò verso il rustico. Buffy la inseguì, confusa da tutto quel trambusto.

- Ehi, ehi, fermati, aspetta! Dove credi di andare? Non credo che per un bacio crolli il mondo e poi tu e Kennedy non state più insieme, no?... E poi... accidenti, adesso lei è un nemico, cos'è che le vai a chiedere, scusa? Così può squartarti meglio e non credo che lo farà in maniera astratta, ma piuttosto in maniera materiale e anche un tantino brutale! - . Le disse, per cercare di farla ragionare.

- No, Buffy!... Non abbiamo mai smesso di essere legate e io ho fatto un casino! - Rispose di botto Willow, inchiodando i piedi sul posto.

- Quando Tara è riapparsa le ho fatto una promessa... le ho giurato che non l'avrei toccata e ora ho infranto il mio giuramento. Non mi importa se mi ucciderà, vuole me e ora che sa quel che è successo diverrà ancora più spietata! Devo tentare di farla ragionare, tanto più che ha poco tempo: le sue energie si stanno esaurendo. Se non la fermo, morirà! -

- Oh, certo, l'ultima volta ti ha quasi ammazzato e ancora non avevi nemmeno sfiorato Tara! Adesso le spiegherai tutto davanti ad un buon the e lei ti dirà che non fa niente con un bel sorriso! - Disse sarcastico Giles, intervenendo in quella discussione. Tutti lo guardarono storto pensando che più inglese di lui non c'era nessuno.

- Be'... Il signor Giles ha ragione anche se... ha la delicatezza in un posto dove non batte il sole! - Bofonchiò Buffy, ignorando l'occhiataccia che le lanciò l'uomo.

- Non mi interessa cosa mi farà... Voi non c'entrate, è una cosa che riguarda solo me! - Esclamò Willow, alzando la voce.

Ci fu un attimo di silenzio perché nessuno sapeva esattamente cosa ribattere.

- E tu riguardi anche me se non ti dispiace... dove siamo finite noi due in tutto questo? - Disse tristemente Tara, con una nota irritata nella voce.

Will si voltò ancora verso il rustico e riprese a camminare.

- Noi non saremmo mai dovute tornare... perché un noi reale non può esserci più! - Rispose l'altra, freddamente.

 

 

Darhat comparve in una vaporosa nebbia grigia, ancora avvolto nel suo mantello cerimoniale. Per un qualsiasi mortale, la puzza di putrescenza di quella grotta sarebbe stata insopportabile: sparsi qua e là, i cadaveri delle vittime dei suoi accoliti marcivano in mezzo al lerciume. Ma lui sembrava non farci caso, come se fosse normale. A grandi falcate il demone superò i numerosi ostacoli sul suo cammino e imboccò un cubicolo buio abbassando la testa. Quando poté rialzarla, la grotta si era allargata in una nuova apertura decisamente più ampia seppure ancora claustrofobicamente angusta. Scrutò l'oscurità con occhi penetranti e quando ebbe trovato quel che cercava, le sue labbra si piegarono in un sorriso meschino.

- Cacciatrice...! - Chiamò nel buio e il buio gli rispose con un ringhio. Darhat sorrise ancora, poi schioccò le dita e l'ombra fu luce.

Kennedy si parò gli occhi feriti dal bagliore con le mani. Ciò che rimaneva della Cacciatrice corrotta, giaceva raggomitolato in un angolo, sporco e maleodorante quasi quanto il resto dell'ambiente circostante. Il demone continuò ad ispezionare il suo capolavoro: la corruzione di un Cavaliere della luce, un'impresa degna di lui. Seguì mentalmente il veleno oscuro compiere il suo lavoro, contaminando il sangue della ragazza, il suo cervello, la sua anima. Il tempo di quella creatura inutile era quasi al termine e se non avesse avuto un piano alternativo, Darhat avrebbe dovuto preoccuparsi. Ma lui un piano differente l'aveva e se proprio Kennedy si fosse spenta prima di averlo servito completamente, una bomba finale era già pronta ed era solo da innescare. Non avrebbe dovuto fare granché, se non calcare la mano ancora un po'; poi... ciò che voleva sin dall'inizio sarebbe stato suo: semplice e pura vendetta. Il suo sorriso cattivo esplose nuovamente.

Poi qualcosa attirò la sua attenzione e con uno scatto fu su Kennedy e le afferrò le mani. Con un gesto si tolse il cappuccio del mantello per vedere meglio; ispezionò con cura l'indice e il medio della mano sinistra della ragazza, ripercorrendone le linee e le curve delle impronte imbrattate da un sottile strato crostoso rossastro.

Sangue rappreso.

- Questo è sangue di tradimento, mia piccola Cacciatrice! - Sentenziò, sicuro di non sbagliare.

 

Kennedy non rispose. Strinse gli occhi più forte e serrò la mandibola assumendo l'espressione dura che lui voleva. La risata sguaiata del demone riempì l'angusto anfratto, sferzandole le orecchie.

- Avanti, dimmelo! - Esclamò il demone, divertito.

Ma ancora la ragazza taceva, ad eccezione di un basso ringhio che nuovamente le strisciava sulla lingua e fra i denti digrignati.

- Diavolo di una strega!! Se l'è scopata? - Esclamò cattivo, infierendo senza pietà. Non aveva importanza se effettivamente fosse successo o no, importava solo che la Cacciatrice divenuta sua schiava lo credesse.

- Sta' zitto! - Rispose finalmente Kennedy, urlando e allontanandolo con una spinta. Poi si alzò mentre gli occhi le si facevano disperatamente umidi. Darhat rise forte ancora una volta, ferendo di più il piccolo cuore infetto di Kennedy: stava vincendo.

- Dai, racconta! Hai visto tutto? O hai solo sentito quando quell'altra la portava al culmine dell'orgasmo?... Non ho ancora ben capito come funziona la vostra connessione, ma sono certo che sia stato uno spettacolo indimenticabile! - Continuò imperterrito, il demone, cominciando ad andare avanti e indietro.

 

Kennedy allora sbottò.

- Non se l'è scopata, bastardo! Lei non... - Ma le parole le morirono in gola, come tranciate. Forse era disperazione o incredulità, o forse era paura.

Il demone si era fermato di colpo, non rideva più, la fissava soltanto coi suoi occhi disprezzanti iniettati di sangue.

- Lei cosa, Kennedy? - Sibilò Darath, sfidandola a proseguire.

Silenzio.

- Quel sangue è versato da un patto infranto, se ne riconosce la puzza!... Conosco bene questi giochetti da strega e so anche qual era il patto, tu stessa me lo hai detto! Ora dimmi cosa ha fatto con la puttana bionda. Come ha infranto la sua promessa? - Kennedy però non si mosse; allora lui le mise una mano sulla fronte e una scarica magica li penetrò entrambi. Quando il demone spezzò il contatto con la sua preda, la sua terza risata fu più perfida e crudele di qualsiasi altra e più divertita.

Aveva visto il sogno, aveva percepito il bacio, come Kennedy qualche ora prima.

 

Per così poco, un cuore umano si spezza?

 

Se lo chiese con sincerità, ma non ci pensò più di tanto. L'unica cosa che davvero gli importava era che la Strega Rossa gli facilitava le cose ogni volta che era insieme all'altra strega.

- Bè, dovevi aspettartelo! - Commentò, ancora ghignando.

Kennedy lo guardò come se fosse svuotata.

- Guardati... come ti ha ridotto? - Infierì il demone, proseguendo nel suo piano maligno per fomentare l'ira di Kennedy a lui tanto cara.

La ragazza si diede un'occhiata e si interessò per la prima volta di tutto lo sporco da cui era ricoperta e dell'odore che emanava. Come aveva fatto a ridursi in quel modo? Non si lavava... non ricordava da quanto, ma era tanto.

- Kennedy, ne vale la pena? Sono due troie... e Willow non ti merita, non ti ha mai meritata! -

La Cacciatrice non riconobbe la sua stessa voce, perché tremava.

- E'... è s-stato solo un b-bacio! - Affermò in un bisbiglio.

Darhat le sorrise e avvicinandosi le mise un braccio intorno alla spalla.

- Un bacio... da due ex-amanti cosa puoi aspettarti?... - Mentre diceva così, le sfiorò il collo con le dita come fosse una carezza languida. - Poi ci sarà un secondo bacio e poi le mani della strega bionda la accarezzeranno... - Scese lascivamente più giù, continuando la sua tortura. - Inizierà a stuzzicarla e la tua donna non aspetta altro... lo sai! - Disegnò con il dito la linea fra i seni, facendola fremere.- Scenderà ancora... in profondità e... arriverà al centro di lei... -

Kennedy gli fermò la mano appena sotto lo stomaco e strinse forte quelle dita demoniache, per poi far leva sul polso e scaraventarlo lontano.

Quando Darhat si alzò e rimirò la sua opera, la ragazza aveva il fiato corto e le gote in fiamme. I suoi occhi erano completamente neri e certo era che l'Ira la controllava come un pilota esperto controlla la propria auto.

- Grazie...Willow! - Ghignò il demone in un sussurro, rimettendosi il cappuccio.

 

 

 

 

 

- Ti prego, cerca di ragionare! - La supplicò Buffy, guardando Willow ficcare alla rinfusa le sue poche cose in una sacca.

 

- Non ho bisogno di ragionare! - Fu la risposta secca dell'altra che, ignorandola, continuava a svolgere il suo sconclusionato lavoro. Giles si piantò sulla soglia a gambe divaricate e braccia incrociate, con la seria intenzione di dissuadere la strega dai suoi folli intenti.

 

- Willow Rosemberg! Guardami in faccia! - Il tono serio e autoritario dell'Osservatore, che su tutti loro da sempre aveva un'influenza non indifferente, bloccò i movimenti secchi della ragazza.

 

Will sospirò pesantemente e si girò verso l'uomo allacciando il suo sguardo.

 

Giles, forte del suo ascendente, si schiarì la voce e cercò di inculcare un po' di logica in quella testolina che infondo adorava.

 

- Sei sempre stata una ragazza giudiziosa, che valutava i rischi e non ne correva di inutili... -

 

- Non mi sembra sia stato sempre così! - Rispose in modo arrogante, la rossa.

 

- Non vantarti della Strega Nera, so che te ne vergogni e ne hai paura più tu di tutti noi! Sto parlando di Willow... te la ricordi? - L'ammonì lui, in risposta.

 

La ragazza abbassò gli occhi colpita.

 

- Io non credo tu rammenti bene chi era, te la devi essere persa per strada! E credo tocchi a me ricordartela! - Continuò duro, l'uomo.

 

Will si sedette pesantemente sulla branda improvvisata, rassegnata a sorbirsi la ramanzina del suo vecchio maestro e a Buffy sfuggì un sorriso, intravedendo nell'altra la possibilità di cambiare idea; così si appoggiò al muro soddisfatta. Will le lanciò un'occhiata in cagnesco, quella era una scena che avevano vissuto mille volte, ma al contrario. C'era ben poco da ridere! Era Buffy di solito l'allieva indisciplinata e non lei... Solo allora si accorse che Tara non era all'interno del rustico; probabilmente la sua ultima uscita l'aveva ferita profondamente, ma era necessario e lei questo lo sapeva bene.

 

Ma Rupert aveva già iniziato a parlare e se si fosse accorto della sua divagazione si sarebbe infuriato e lei non aveva più forze per affrontare anche una discussione con lui, tanto più che, senza altre complicazioni, già sarebbe stato duro imporre il suo piano che di giudizioso e non rischioso aveva poco.

 

Le conveniva ascoltare il suo mentore e poi cercare di convincere lui e la sua migliore amica che non avevano alternative. Sperava solo che l'Osservatore si limitasse: se ci fosse andato giù troppo pesante, Willow non sapeva come il suo animo così provato avrebbe reagito.

 

- Posso solo immaginare quello che tu hai provato in tutti questi anni. Di sicuro il destino non ti ha risparmiato molto, come a tutti noi del resto!... Ma io sono vecchio, non importa... per voi avrei voluto poter fare di più, evitarvi dolori così intensi. Sai anche tu che avrei dato l'anima per la vostra serenità e la darei ancora! - Esclamò ad un tratto, Giles, e imbarazzato si tolse gli occhiali iniziando a pulirli nervosamente.

 

Le due ragazze sorrisero.

 

- Ma non è questo il punto, ora!... - proseguì poi - Ti ho vista cambiare Willow, mille volte. In peggio e in meglio, il dolore e il potere ti hanno sporcata, cresciuta, persino invecchiata. Non sei più una ragazzina e hai smesso di esserlo troppo presto, come anche Buffy e Xander!... - Ora la strega aveva inchiodato gli occhi al suolo: il discorso dell'altro non era superficiale come sperava, ma infondo avrebbe dovuto immaginarlo fin dall'inizio.

 

- Tutto questo però non giustifica la mancanza di prudenza! - Terminò finalmente, Giles.

 

- Non è questo, non si tratta d'imprudenza! E' che non ho alternative! - Sibilò Willow, decisa.

 

- Questo non è esatto! - Controbatté l'uomo e a quel punto la ragazza sbottò.

 

- La smetta! Non stiamo parlando di numeri e tabelle! Non c'è un teorema che posso dimostrare e nessuna formula matematica da applicare! Qui si tratta di uccidere una delle due donne che amo! Qui si tratta del mio cuore e lei non ha idea...-

 

- Ce l'ho eccome! Ricordi Jenny? Te la ricordi? L'ho stretta fra le braccia ed era fredda, inanimata l'ultima volta che l'ho vista!... Io ho avuto il mio cuore morto tra le mani... esattamente come te! - La voce tremò su quel nome custodito con devozione, ma per il resto quella frase fu pronunciata con determinazione e dolore fortissimi.

 

Un silenzio di ghiaccio seguì le parole di Rupert.

 

Buffy chiuse gli occhi e li strinse, imponendosi di non pensare a quei ricordi.

 

Passò qualche minuto, poi Will alzò lo sguardo e incontrò quello indecifrabile di Giles, gli sorrise appena.

 

- Se lo sa, sa anche che con il cuore muore anche il resto... Non m'importa di vivere se lo scotto che devo pagare è far morire Kennedy o Tara! - Gli occhi di Giles divennero umidi mentre annuiva per accennare al fatto che comprendeva benissimo i suoi sentimenti, pur non approvando la sua decisione.

 

- E ci vuole così tanta forza e fede, così tanto coraggio per dare il nostro cuore in mano ad un'altra persona e rianimarlo!... Ma lei questo non lo sa perché non l'ha mai fatto! -

 

- Will! - Intervenne Buffy, incredula. Ma l'uomo la bloccò con la mano.

 

- Vai avanti Willow, ti ascolto! - Disse Giles, con tono pacato, nascondendo un pizzico di risentimento per quel colpo basso, che però sapeva di verità.

 

- Il dolore non si placa mai, non puoi sperarlo o questa illusione ti ucciderà. Ma questo non ti impedisce di amare di nuovo, di sentire di nuovo il tuo cuore battere forte per qualcuno. Certo, l'ho già detto, devi avere coraggio, devi tirar fuori le palle violentando il tuo lutto e sforzandoti di non desiderare di morire ad ogni alba!... Devi essere in grado d'ignorare il dolore che ti martella le tempie e il cuore e io sono riuscita a farlo!... E poi arrivi ad un punto in cui il dolore diventa quotidiano, sopportabile... non è questione d'intensità, ripeto: non si affievolisce. Solo che ci fai l'abitudine e il nuovo “amore” lo bilancia, lo rende meno acuto! - Willow fece un passo verso gli altri due, alzandosi. Poi proseguì con tristezza - Diventi un sopravvissuto... proprio come quelli di un bombardamento. Prenda uno di loro Signor Giles e lo riporti sotto le bombe... saprà esattamente come reagire, ma non potrà farlo, perché impazzirà di paura e... morirà! -

 

- Dove vuoi arrivare? - Chiese Buffy, preoccupata.

 

- Mi state chiedendo questo! Mi chiedete di fingere che non stia avvenendo un nuovo bombardamento! -

 

- Andiamo... tesoro, ti stiamo solo dicendo che quello che vuoi fare è una pazzia: se vai da Kennedy ti ucciderà! - Esclamò Buffy, per calmare le acque, visto che i toni si erano notevolmente irrigiditi negli ultimi istanti.

 

- Non è così e lo sai! Quello che mi si chiede è di salvare il mondo sacrificando, se va bene, una di loro. Altrimenti entrambe... le donne che amo! Mi chiedete di nuovo di anteporre il bene di gente che nemmeno conosco al loro! E... sarò una fottuta egoista, ma... non ho intenzione di farlo ancora! - Disse la strega, alzando la voce. Non era una stupida: non era facendo lunghi giri di parole che l'avrebbero convinta a desistere.

 

- Ok, Willow! E' esattamente così: ti stiamo chiedendo questo! E... onestamente credevo che tu l'avessi accettato molto tempo fa! - Gli urlò contro 'Osservatore, all'improvviso, esasperato dalla sua cocciutaggine.

 

- Non gridi con me, Giles! Non serve!... Non lo farò di nuovo! -

 

- Non dico sia facile: so quant'è penoso, ma lo farai ogni volta che ti verrà chiesto perché è giusto così! - Azzardò l'uomo, usando un tono imperativo.

 

- E perché, di grazia? - Esclamò Willow, quasi incredula, sorridendo a mezza bocca. La discussione si era tramutata in un'accesa lite tra allieva e maestro.

 

- Perché è la tua missione! L'hai scelta! -

 

- Non ho scelto di far crepare tutti quelli che amo per il B-e-n-e S-u-p-r-e-m-o! -

 

- Ma sapevi che c'era questa possibilità quando hai imboccato questa strada!... Ti ripeto che l'hai scelta! -

 

- Ok! Allora non la scelgo più e il problema è risolto! -

 

- Non funziona così! Se muori il Mondo è perduto! -

 

- Se Kennedy muore, mi perderò io... E non è meno pericoloso di un'apocalisse lo sa bene!-

 

- Te lo ripeto per l'ennesima volta: non è più una scelta, ora è un tuo obbligo, la tua missione!! -

 

- Non sono la Cacciatrice! - Urlò Will con tutto il fiato che aveva in gola. La sua voce rimbombò fra le pareti del casale, spaventando alcuni piccioni che avevano i loro nidi fra le travi consunte del tetto.

 

Lei era solo una ragazza che quando andava al liceo aveva conosciuto un'altra ragazza e aveva fatto amicizia con lei. Era in nome di questa amicizia che aveva imparato a lottare e che fino ad allora non si era mai arresa. Ma ora Giles le stava chiedendo di più, le stava chiedendo troppo. E lei non era pronta ad assecondare quella richiesta.

 

Non poteva.

 

- Ma io sì che sono la Cacciatrice! - Il tono vibrante eppure composto di Buffy pose la parola fine a quella diatriba in modo inderogabile.

 

La Cacciatrice, ancora appoggiata al muro a braccia incrociate, sospirò pesantemente, riflettendo ancora una volta su cosa significasse far parte della sua stirpe.

 

- ... E io decido... Willow tu non vai. Questo è quanto! - Esclamò infine, guardando l'altra negli occhi.

 

Giles sorrise compiaciuto, ma il suo ghigno scomparve subito, quando la risata a squarciagola di Willow fese l'aria.

 

- Credi che basti una tua parola, tesoro? - Disse la rossa, all'altra. La guardò dissentendo teneramente con la testa, come se stesse parlando ad una bambina.

 

- Deve! - Sibilò la bionda, staccandosi dal muro e fronteggiando l'altra.

 

Will rise di nuovo.

 

- Possibile che nessuno mi chieda cosa voglio fare? Non cosa vuol fare la Strega Rossa, ma cosa vuol fare Willow Rosemberg! -

 

- Cosa vuoi fare? - Ripeté freddamente Buffy. Ma la rossa vide nei suoi occhi che la decisione non sarebbe cambiata, qualsiasi cosa avesse detto. Nell'aria una tensione dolorosa che entrambe avevano già percepito una volta, tanti anni prima.

 

- La connessione tra me e Kennedy, diventa di minuto in minuto più forte. Lei è quasi al culmine dei suoi poteri e quando ci arriverà le barriere che ho innalzato non serviranno più a nulla chiaro? E questo è ha nostro svantaggio, perché è solo questione di tempo: lei ci troverà comunque!... Ma la medaglia ha due facce e quella a nostro favore è che questo legame mi permette di influenzarla in qualche modo... C'è ancora del bene in lei, lo sento! -

 

- Fino a che punto? Quanto puoi influenzarla e sfruttare quella briciola di bene che le è rimasta? - Chiese dubbiosa, la bionda.

 

Willow scosse la testa.

 

- Non lo so... ma devi lasciarmi tentare! Se riesco a farla vacillare solo per un attimo, Darhat avrà perso il suo cavaliere più forte e noi ne avremo ritrovato uno tra i migliori! - Sorrise lievemente all'idea.

 

- E se non ce la fai? Se Kennedy non reagisce alla vostra connessione come speri? -

 

Willow sorrise ancora, ma in un modo che non arrivava agli occhi, non aveva nulla a che vedere col sorriso di prima.

 

- Saremo tutti morti...! -

 

- Tu per prima! -

 

Will alzò le spalle e sorrise per l'ennesima volta, quasi fosse un gioco.

 

- Credo di sì e probabilmente mi ucciderà in un modo atroce! -

 

- Se aspettassimo? -

 

- Morirà lei... e poi il tuo problema sarò io, di nuovo! - Rispose mortalmente seria, stavolta.

 

- E Darhat? -

 

- Credo che questo sia il suo piano fin dall'inizio!... Sa di certo che Kennedy non reggerà molto a lungo sotto l'influenza della Magia Nera! - E mentre lo diceva all'altra, si rese conto in modo completo, per la prima volta, della verità contenuta in quelle parole.

 

- Se Kennedy fallirà, sarò io la Vendetta del demone... e vi ucciderò tutti in sua vece... Che figlio di puttana! -

 

Buffy guardò per terra e rimase in silenzio meditando sul fatto che già ci era passata in una cosa simile e non voleva riviverla: non era riuscita a fermare Willow la prima volta, non sarebbe riuscita a fermarla nemmeno la seconda... se mai ce ne fosse stato davvero bisogno. E Xander, probabilmente, in quest'occasione non avrebbe avuto successo perché il dolore della loro amica sarebbe stato duplicato rispetto alla prima volta in cui la Strega Nera aveva fatto la sua comparsa.

 

Willow fissò seriamente Buffy: voleva il suo permesso, lo voleva, ne aveva bisogno.

 

Ma se non lo avesse ottenuto con le buone...

 

Era la cosa giusta da fare, l'unica possibilità per salvare tutti e lei voleva provarci.

 

- E Tara? - Domandò improvvisamente, la Cacciatrice.

 

- Tara non c'entra più! - Rispose Willow, inaspettatamente, gelando l'altra.

 

- Perché? La Dea ha detto che è l'unica possibilità e ora che è corporea non rischierai di farle del male! - Buffy si giocò l'ultima carta.

 

- Se Kennedy percepisce anche solo un'altra stilla d'amore da me per Tara, la connessione, che già ora, dopo il mio tradimento, è sottilissima, si spezzerà e io non avrò più alcuna possibilità di salvarla! -

 

- E come pensi di non fargli sentire il tuo amore per Tara? Sei impazzita? - Chiese stupefatta, la bionda, calcando sulla parola “amore” che fra le due streghe era sempre stato più che tangibile per tutti.

 

- La Strega Nera lo farà per me... - Sussurrò Willow, cupamente.

 

- La Strega Nera è nata da quell'amore straziato, non puoi usarla per allontanare Tara! - Le urlò contro Buffy, quasi a volerla riportare alla realtà per lei ovvia.

 

- La Strega Nera è rabbia, è odio puro, è dentro di me da molto prima di quello sparo! Non l'hai ancora capito? Warren e la sua sventatezza sono stati solo la scusa, non l'origine... se il mio cuore si spezzerà di nuovo, non resteranno tracce di quell'amore! -

 

- Ma che diavolo stai dicendo? Come puoi farlo? Stai delirando adesso! - Dissero inorriditi, sia la Cacciatrice che Giles, come se si fossero messi d'accordo prima.

 

- Basterà che io ricrei le condizioni necessarie! -

 

E Buffy vide infondo ai suoi occhi qualcosa che non riconobbe, qualcosa che la spaventò a morte.

 

L'ultima Prescelta tremò vistosamente.

 

- No... -

 

Silenzio.

 

 

 

 

 

Kennedy, immobile al fianco di Darhat, guardava nel vuoto. Il demone stava parlando alle sue truppe di vampiri, inneggiando ad una vittoria che ancora doveva venire, ma ai suoi occhi era più che certa. La ragazza pareva disinteressata, quasi fosse in un altro luogo con la mente. Si era ripulita: ora indossava abiti decenti e i capelli ben pettinati le ricadevano sciolti sulle spalle.

 

La sua attenzione fu richiamata all'ordine dall'arrivo di un accolito trafelato che franò ai piedi del suo Signore, mostrandosi messaggero entusiasta e devoto.

 

- Li hanno trovati! La chiave e il ragazzo sono a Los Angeles con il vampiro con l'anima! -

 

Darhat batté le mani.

 

- Grandioso! Che bella notizia!Colpire l'anello debole è il segreto!... Kennedy a te l'onore! - Gongolò, mentre spezzava il collo del messaggero, tramutandolo in polvere e girandosi poi raggiante verso la sua prediletta.

 

La ragazza storse il naso.

 

- Loro non m'interessano... manda qualcun altro! - Rispose, sbuffando.

 

Gradualmente il sorriso del demone scomparve.

 

- E che cos'è che ti interessa? - Chiese freddo.

 

Ken sorrise malignamente, avvicinandosi con fare lascivo.

 

- Lo sai... le streghe. Voglio le streghe e soprattutto voglio lei! La Strega Rossa è mia!! -

 

- Non è l'unico obiettivo, mia cara! -

 

- Ma è il mio...! -

 

- Quanto ti ci vorrà ancora per trovarla? Stai perdendo troppo tempo! -

 

- Poco, davvero poco mio Signore! Abbi pazienza ancora un po'! - Assicurò la Cacciatrice, sapendo di aver vinto.

 

E aveva ragione: Darhat le sorrise.

 

- Va bene... manderò un'orda di vampiri nella città degli angeli!... Di nuovo!... Li massacreranno!! -

 

La sua risata fu forte e sguaiata e quella di una Kennedy fredda come il ghiaccio gli fece da eco.

 

Non sarebbe servito ancora molto: Darath avrebbe vinto.

 

 

 

 

 

-Cosa vuol dire no?- chiese Will, mascherando irritazione.

 

-Vuol dire che non ci andrai e che non farai nulla di quello che hai detto. Aspetteremo, ci basterà non farci trovare. Non posso rischiare la tua vita, per un piano che ha una possibilità su un milione di riuscita. Soprattutto se da te dipende il mondo. Aspetteremo.- rispose con lentezza e calcolata incisività la bionda.

 

-La morte di Kennedy...per quanto, lo sai, fa male anche a noi...purtroppo è una perdita sostenibile, in cambio della salvezza del mondo. Mi dispiace.- rincarò Giles.

 

-Quando questo accadrà, ti staremo vicino, Tara sarà qui per te. Non ti perderai e poi prenderemo a calci in culo quel demone di merda, vendicando Kenny!!Te lo prometto...- la Cacciatrice cercò di addolcire la pillola, che però sapeva terribilmente amara, anche per se stessa.

 

Stava orgogliosamente trattenendo le lacrime, perchè la sua risoluzione condannava a morte senza appello Kennedy.

 

Ma lei era la Prescelta, queste erano decisioni laceranti che prendeva da quando aveva ricevuto la chiamata.

 

Non le piaceva, lo odiava, ma era il suo dovere, il suo Sacro Dovere.

 

Will non fiatò, tenendo gli occhi bassi, ma qualcosa cambiò nell'atmosfera intorno a loro, tutti se ne accorsero.

 

-Perdita sostenibile...per chi?- sussurrò piano Will, poi un vortice grigiastro la investì in pieno.

 

Buffy e Giles si coprirono gli occhi e quando poterono vedere nuovamente e con chiarezza la figura di Willow a qualche metro da loro, si trovarono davanti la Strega Nera.

 

-Per me no.-

 

CAPITOLO 17

 

   La strega si lisciò una ciocca corvina e sorrise a Buffy, ma non era il solito sorriso dolce che la ragazza rivolgeva all'amica; era qualcosa che aveva il potere di far rabbrividire la Cacciatrice perché lo aveva già conosciuto e sapeva esattamente cosa nascondeva.

 

- Giles esca se non vuole farsi male! - Disse Willow, non perdendo di vista nemmeno per un istante la Cacciatrice che, automaticamente, si era predisposta alla lotta.

 

- Ma che diavolo fai? Sei completamente impazzita? - Urlò l'uomo, adirato.

 

- Be', un po' pazza la sono sempre stata, no? - Rise la strega, apparendo fintamente innocente.

 

- Giles, vada via! - Disse con calma, Buffy, mantenendo tuttavia la guardia alta.

 

- Cosa? - Chiese l'uomo, sorpreso.

 

- Vada via, le ho detto!!! - Gli urlò contro Buffy, forse per la prima volta da quel primo giorno in biblioteca, tanti anni prima.

 

Rupert si irrigidì, poi assentì con la testa e obbedì alla sua Cacciatrice senza aggiungere altro. Le due ragazze lo videro sparire oltre il muro del rustico.

 

- Chiamerà Tara... guarda che lo so!... Comunque Buffy, calma, non ti ucciderò, puoi rilassarti! - Disse Willow, per poi cominciare a camminare avanti e indietro nella stalla. La bionda allora si tranquillizzò abbassando la guardia, anche se il suo sguardo indagatore scrutava continuamente l'altra per anticiparne le mosse.

 

- Allora... non ho voglia di un nuovo incontro di boxe, ad essere sincera... Dobbiamo proprio? - Chiese la strega, guardandosi i piedi.

 

Buffy rise amara.

 

- Sapevi che saremmo arrivate a questo da almeno mezzora... che ti succede adesso? - Domandò la Cacciatrice, sospettosa.

 

- Ti voglio bene... non ho voglia di gonfiarti un'altra volta! - Rispose la strega, facendo spallucce con una chiara nota d'ironia nella voce.

 

La Strega Nera non amava... nessuno. Non teneva conto di nessuno. La stava prendendo in giro.

 

- E' passato tanto tempo Will, magari stavolta te le do io... comunque, se vuoi parlare sono qui, come sempre per te! -

 

Willow fece un giro completo dell'ambiente.

 

- Sai che intendo fare quello che ho detto, vero? - Affermò l'altra, fermandosi a fissarla.

 

- Come so che non te lo posso permettere! -. Ribattè Buffy.

 

La parte oscura di Willow rise sommessamente, alzando gli occhi al cielo.

 

- Perchè la mia vita è più importante di quella di Kennedy? Non so... è perchè sei tu a volermi viva? -

 

Buffy scosse la testa.

 

- Non è così, e lo sai!... Diciamo che ho fortuna, uno dei miei desideri coincide con quello del Bene Supremo. Tutto qui! -

 

La strega mise le mani dietro la schiena e le sorrise.

 

- Be'... non credo ci sia più molto da dire, no? -

 

Buffy scosse tristemente la testa.

 

 

 

 

 

Non credeva di essersi allontanata tanto, ma la corsa verso il rustico e il fiatone di Giles le confermarono che davvero lo aveva fatto. Tara si era persa dietro ai suoi pensieri, alle sue sensazioni, alle sue emozioni e alla freccia ghiacciata che Will le aveva scoccato in pieno petto poco meno di un'ora prima. Così i suoi passi si erano moltiplicati, portandola ad una distanza che ora le sembrava infinita.

 

- Si faranno del male pur di fermare l'altra! Le conosci, nessuna delle due cederà. Le muove l'affetto reciproco, ma Willow non è in sé, non permetterà a Buffy di sbarrarle la strada! - disse ansimando, l'Osservatore. Ma Tara lo guardò a malapena, sempre continuando a correre, e man mano cominciò a percepire l'aura oscura dell'altra strega.

 

- Sta usando troppa magia! Kennedy la sentirà! - Piagnucolò spaventata, cercando di pensare a un modo per risolvere la valanga di guai che stava per investirli.

 

Il rustico era vicino, sempre più vicino.

 

Il suo unico pensiero: gli occhi smeraldo della donna che amava, che un'ora prima l'avevano guardata pieni di paura appena si era svegliata da quello svenimento. Era stato uno sguardo strano, che oltre alla paura per quanto era successo, nascondeva qualcos'altro, qualcosa che non era riuscita a decifrare, ma che sapeva importante. Era come un codice, un messaggio che Willow le aveva lanciato, ma che lei non riusciva a cogliere.

 

Perchè?

 

Accelerò frustrata e iniziò a percepire rumori di lotta. Strinse i denti e la domanda, che dal primo istante di tutta quell'avventura l'aveva assillata, tornò fuori.

 

Perchè l'avevano fatta tornare?

 

Se lei non fosse mai riapparsa sulla terra, dapprima come fuoco fatuo, poi come spirito e infine come corpo, nulla di tutto questo sarebbe successo. Kennedy non sarebbe stata corrotta e ora il solo nemico sarebbe stato Darhat ed era sicura che la Gang se la sarebbe cavata in qualche modo, unita come sempre e non come adesso: frammentata e divisa.

 

Perchè era tornata? Per riaprire una vecchia ferita e a crearne delle nuove?

 

A pochi metri dal rustico, un boato precedette l'esplosione del muro esterno. Il corpo di Buffy funse da ariete contro quei vecchi mattoni e la ragazza volò a qualche metro all'esterno, per poi finire a terra, coperta di calcinacci.

 

- Buffy!! - Gridarono Tara e Giles, ma l'indomita Cacciatrice si rialzò prontamente, riassumendo la guardia e fissando decisa colei che l'aveva spinta via. Un lungo taglio slabbrato le sfregiava la guancia, eppure sorrideva ironica. Da ciò che restava dell'edificio, uscì una Willow visibilmente arrabbiata, coi capelli corvini e il labbro spaccato.

 

- Ora mi hai fatto davvero incazzare! - Sibilò fra i denti la strega, dopo aver sputato sangue.

 

Caricò la destra con una sfera d'energia e la scagliò contro la bionda, che velocemente scartò di lato evitandola.

 

- Troppo lenta amica mia!Non ti sarai mica arrugginita? - La schernì Buffy, evitando una nuova scarica, per poco, troppo poco.

 

Sia la Strega che la Cacciatrice se ne accorsero e senza l'intervento provvidenziale di Tara, la terza sfera avrebbe preso in pieno il suo obbiettivo; invece la sfiorò appena. La Strega Bionda dissolse lo scudo che aveva innalzato con la Magia Bianca.

 

- Will! Che stai facendo? - Urlò Tara, che per un attimo la fissò intensamente.

 

Ancora quello sguardo, ancora quel codice e stavolta la bionda percepì qualcosa perchè la paura non lo intorpidiva più.

 

Bastò quel secondo di troppo e la Strega Nera mostrò intolleranza e con un gesto della mano scagliò la sua ex contro il restante muro, che le franò addosso.

 

- No!! - Gridò Giles, mentre soccorreva Buffy, ancora stordita.

 

- Non preoccuparti... è già morta! - Rise amara, Willow.

 

In effetti, una Tara ricoperta di polvere ma indenne, riemerse dalle macerie.

 

Buffy aveva gli occhi sgranati.

 

- Sta usando troppa magia...! - Sentenziò.

 

- Sì! Kennedy la sentirà. L'ha detto anche Tara! - Concordò l'Osservatore.

 

- Giles no... lei non ha capito! Non l'aveva mai colpita prima d'ora. Non aveva mai colpito Tara!... La magia la sta corrompendo del tutto! - Spiegò Buffy, più apprensiva che mai. I due si fissarono inorriditi.

 

- Sta facendo in modo che neanche Tara possa fermarla, così il piano della Dea non potrà essere attuato. Si sta giocando tutto, quella sciocca! - Disse Giles.

 

- M-ma può farlo? E' così potente? - Balbettò la Cacciatrice.

 

- A quanto pare... - Esclamò con voce roca l'uomo, aiutandola a rialzarsi.

 

La Strega intanto guardava Tara, che tossendo e pulendosi alla bella e meglio, raggiungeva gli altri due.

 

- Ti ho detto che è finita! Cosa vuoi ancora? - Le disse cattiva Willow, ridendo del suo dolore.

 

Ma prima che la bionda le potesse rispondere, di nuovo quello sguardo e a Tara morirono le parole in gola.

 

- Willow, smettila! Kennedy potrebbe sentire la tua magia! - Le intimò Giles.

 

Allora stornò lo sguardo da Tara verso di lui e da quest'ultimo fino a Buffy, poi sbuffò pesantemente.

 

- Tranquilli...sono schermata. Non ci troverà per ora! - Sorrise bonaria, sembrando quasi la ragazza di sempre. - Ma presto abbasserò gli scudi e non voglio che nessuno di voi sia presente! - Continuò poi, più seriamente e con il gelo nella voce.

 

A Buffy scappò una risata quasi isterica.

 

- E da quand'è che ti preoccupi di noi Strega Nera? -

 

- A me non frega proprio niente di voi! Ma a Willow interessa da sempre e non mi lascia libera di agire se non siete al sicuro!... Andatevene! - Concluse perentoria.

 

- E se non volessimo? - Chiese Tara, fingendo un'arroganza che non aveva.

 

- Be'... non mi serve il vostro permesso per spedirvi da qualche altra parte! - E, dicendo questo, alzò la destra pronta all'incantesimo.

 

Tara preparò nuovamente lo scudo, ma non servì, perchè prima che l'incanto fosse castato la Strega Nera si accasciò a terra tenendosi la testa tra le mani. Un sospiro frammentato fece desumere a tutti quanti che qualcosa avesse colpito Will e che le provocasse dolore, ma cosa? I tre si guardarono intorno, ma il silenzio dominava le ultime luci dell'alba e nessuno a parte loro era visibile.

 

La Strega gridò forte, stringendosi le tempie e Tara sussultò; fece per correre verso l'altra, ma fu un attimo, gli occhi della Strega chiamarono quelli della Cacciatrice penetrandoli per un frammento di secondo e Buffy trattenne la bionda per un braccio. La Strega Nera intanto imprecava e si contorceva dominata dal dolore.

 

- Maledizione... maledetta!... - Sibilò tra i denti, contorcendosi di più. Poi si sdraiò su un fianco, ansimando pesantemente, come se fosse tanto debole da non poter stare in piedi. Al fianco di Will apparve, dapprima sfocato e poi sempre più nitido, una specie di ologramma intermittente. L'immagine era molto disturbata e instabile; le scintille violacee che ne tracciavano i contorni come quelli di un portale, decretavano la sua origine magica.

 

- Che sta facendo? - Chiese Buffy, non capendo e pensando che anche quello fosse causato dalla sua amica.

 

- Non è lei... - Farfugliò Tara, trattenendo a stento l'istinto di correre verso la sua ex che soffriva vistosamente.

 

Poi lentamente una figura si distinse all'interno del portale e i tre sussultarono nel riconoscere Kennedy. La paura colorò i loro occhi dilatando le pupille e i brividi li colsero lungo la schiena..

 

- Ci ha trovati... è finita! - Sussurrò Giles, stringendo i pugni.

 

Un silenzio mortale dominò la scena.

 

- Buongiorno! Ma dove diavolo siamo? - Esordì la Cacciatrice bruna quasi con tono allegro. Ma nessuno rispose, così la ragazza ignorò il trio e si girò verso Willow che ancora rantolava a terra.

 

Buffy ragionò: Kennedy non sapeva dov'erano.

 

- Amore! Hai visto? Sto diventando brava! Ora riesco a contattarti anche da sveglia! Certo, la tua sfuriata magica ha aiutato accelerando il processo, ma un po' di merito ce l'ho anch'io, no? - La guardò più attentamente. - Desumo che è più doloroso che in sogno! - Detto questo, scoppiò in una risata cattiva e non si rivolse più a Willow e anzi quest'ultima iniziò a muovere le labbra con lei, parlando in lei, per lei e la voce della Strega divenne quella della Cacciatrice e viceversa. L'una era la marionetta nelle mani dell'altra.

 

- Non sono qui per voi... non ancora. Darhat ha trovato gli altri topi! -

 

- Cosa? - Buffy susultò per la paura.

 

Dawn, Xander... Angel.

 

- I vampiri sono già in viaggio attraverso le fogne, arriveranno da loro al tramonto. Il Clan di Syrus li massacrerà! - Gongolò Kennedy.

 

- Perchè ci dovremmo fidare di te? - Ringhiò Giles.

 

- Non fidatevi e moriranno! - Rispose secca solo la voce di Kennedy.

 

- Fidatevi! - Ripetè la voce di Will, per poi scomparire in quella dell'altra unendosi ad essa. - Los Angeles! - Dissero entrambe.

 

I tre impallidirono vistosamente. Kennedy sorrise divertita, poi si volse nuovamente verso Will, che perdeva sangue da un orecchio.

 

- Sanguini, puttana! Potresti quasi farmi pena se non fossi lo schifoso essere che sei! - Lo sguardo ghiacciato di Ken prevenne di qualche attimo una scarica potentissima, che penetrò intensamente la Strega Nera facendola urlare. Finita quella scossa d'enorme intensità, il portale e Kennedy sparirono e a terra giacque solo la Strega Rossa, senza forze e tremante. Tara non si trattene più e corse dal suo amore prendendola tra le braccia. Un solo sguardo, di nuovo quello e nessuna delle due pronunciò verbo.

 

Will era evidentemente in stato di shock e se lei lo era in senso fisico, Buffy lo era in senso emotivo.

 

- Aveva detto che con Angel sarebbero stati al sicuro! Che lui li avrebbe protetti, che era la soluzione migliore!! - Gridò isterica, prendendo il Signor Giles per il bavero.

 

- Buffy...!!! - Tossì lui, quasi soffocando tra le forti mani della sua Prescelta.

 

Quando lei se ne accorse, lo lasciò andare immediatamente per poi abbracciarlo.

 

- S-scusi! - Sussurrò, incespicando sulla parola, ma uno sguardo bastò fra loro. Quindi la Cacciatrice bionda si avvicinò alle due streghe insieme all'Osservatore, che prese Will in braccio e la portò al coperto, in un'altra ala del rustico ancora in piedi dopo lo scontro fratricida di poco prima.

 

 

 

 

 

 

 

Kennedy cadde sulle ginocchia, tossendo pesantemente. Darhat comparve nel solito miasma grigiastro e osservò compiaciuto la Cacciatrice spossata dalla fatica appena sostenuta.

 

- Allora? - Le domandò.

 

La ragazza si accasciò definitivamente su un fianco e guadagnò un paio di respiri profondi per recuperare fiato.

 

- Li avrai tutti insieme... tranne le due streghe! Ne sono sicura, Buffy non lascerà la sua sorellina da sola e anche il vecchio la seguirà. Willow farà in modo che arrivino in tempo, magari proprio assieme ai tuoi leccapiedi o forse un po' prima! - Disse Kennedy, ansimando.

 

Il demone rise soddisfatto dell'operato della sua prediletta.

 

- Benfatto mia cara! Così è più semplice, li avrò tutti insieme contemporaneamente! E' stata un'ottima idea avvertirli, scusa se ho dubitato, sei una grande stratega e stai davvero diventando forte! Sei riuscita a contattarla anche se non dormiva! -

 

- Non lo so... - Disse confusamente la ragazza, alzandosi faticosamente a sedere.

 

- Sono così stanca... perchè sono stanca? -

 

Il demone si accovacciò al suo fianco, accarezzandole la testa come avrebbe fatto con un cane.

 

- Non è stato facile usare la connessione tra voi, ma ce l'hai fatta! E' naturale che tu sia stanca, ma non preoccuparti. Diventi di minuto in minuto più forte e quando arriverai al tuo culmine non sarà più un problema! -

 

La Cacciatrice annuì, chiudendo e riaprendo gli occhi più e più volte per riacquistare lucidità.

 

Darhat si rialzò e fece qualche passo.

 

- Comunque sia, hai trovato la Strega? -

 

- No, mi ha impedito di vedere dove fossero. E' ancora molto forte, nonostante sia spossata. Ma manca poco e poi sta usando troppa magia e questo accelera il processo. E' questione di ore e se casta qualche altro incantesimo potente, come credo, forse anche meno! - Concluse Kennedy, appoggiandosi con la schiena al muro della fogna.

 

- Bene... ti lascio carta bianca ma i suoi amichetti li voglio tutti morti e lei... voglio che la trovi al più presto, chiaro? - Detto questo il demone le diede le spalle e sparì senza attendere una qualunque risposta che sarebbe stata scontata.

 

La ragazza rimase immobile, seduta dov'era; poi reclinò la testa lasciando che i lunghi capelli bruni le coprissero il viso. Le braccia e le mani erano mollemente abbandonate lungo i fianchi, mentre le gambe leggermente piegate bloccavano l'inesorabile discesa del suo busto verso il suolo. Rimase così per molto tempo cercando di regolare il respiro e tranquillizzare il battito del cuore, senza per questo riuscirci più di tanto.

 

Aveva contattato Willow da sveglia e stava... stava combattendo contro Buffy. Ma stava anche pensando a qualcun altro, qualcuno che non era la sua stupida amica Cacciatrice e di certo non era lei. Era... l'altra, sempre quella squallida puttana che le aveva divise... sempre lei in mente, anche quando la magia nera la invadeva come una goccia d'inchiostro nell'acqua. Tara...

 

Presa dall'ira, Kennedy lanciò una scarica purpurea contro uno dei cadaveri che marcivano lì intorno, scaraventandolo in un tunnel secondario. Doveva calmarsi e recuperare le forze perché lo scontro con Willow era vicino e lo sapeva bene.

 

Di nuovo si chiese come mai il Calice di Giuda non la supportasse, non le donasse forza come aveva sempre fatto e perchè si sentiva così dannatamente debole? Sentiva chiaramente il potere scorrerle dentro, propagandosi a macchia d'olio nel suo essere ma, al contrario di come era stato al principio, tutto quel potere non la innalzava, ma anzi la opprimeva. Non aveva perso slancio o potenza: la magia nera continuava a crescere in lei. Eppure era come se il suo corpo iniziasse ad esserne saturo, come se le sue membra fossero uno spazio troppo angusto per così tanta forza.

 

E infondo questo la spaventava, perchè se c'era un limite sopportabile, voleva anche dire che oltre quello lei non poteva andare.

 

La magia del calice si sarebbe fermata arrivandoci?

 

E se non l'avesse fatto, quali erano le conseguenze?

 

Si asciugò la bocca con il dorso della mano e scosse la testa.

 

No, lei non aveva un limite, lei era potere, lei era il mezzo della magia.

 

E poi il suo obbiettivo non era ancora stato raggiunto, non poteva fermarsi, la rabbia le cresceva dentro di pari passo alla magia, ogni attimo faticava a trattenerla.

 

La sua mente le riproponeva tutte le immagini che ricordava, capaci di accendere la miccia della sua ira e poi alimentarla.

 

Bruciava ormai e non ricordava più la sensazione di quiete o calma, il suo sangue ribolliva rivivendo il suo dolore, l'amore tradito, il sogno infranto, la gelosia e il rancore verso Willow.

 

Ormai era un'ossessione, nei suoi pensieri non c'era spazio per altro se non per la Strega che l'aveva devastata dentro.

 

Si chiese, con sfumature involontariamente più gentili, se fosse mai stato il contrario da quando l'aveva incontrata...

 

 

 

 

 

Xander aprì gli occhi a fatica e ci mise qualche secondo per riconoscere il viso di Angel che lo fissava preoccupato a pochi centimetri dal suo. Ma poi focalizzò i lineamenti dell'altro e tornò abbastanza lucido.

 

- Oddio... sono morto e sono all'inferno! - Biascicò, girandosi dall'altra parte.

 

- Da quel che mi ricordo è molto diverso l'inferno da qui! - Rispose il vampiro, con una vena sarcastica nella voce.

 

La loro proverbiale antipatia mieteva ancora vittime. Il ragazzo rispose con una smorfia e poi si portò una mano alla testa e si accorse di essere fasciato, in effetti gli doleva e pulsava molto.

 

- Che cavolo è successo? - Chiese. Xander era rimasto semi-cosciente per quasi una settimana, i medici in ospedale l'avevano fatto rimanere sveglio per prevenire complicazioni per il suo trauma cranico, ma l'avevano anche imbottito di antidolorifici per le molte fratture che aveva riportato alle gambe e al torace.

 

Quindi il carpentiere non era stato particolarmente lucido e si era perso via via gli eventi che dopo lo scontro con Darhat si erano succeduti.

 

Angel gli spiegò frettolosamente l'accaduto, senza dedicarsi ai particolari e questo irritò non poco il ragazzo, che invece stentava a stargli dietro e avrebbe preferito una spiegazione dettagliata.

 

- Perfetto! Come al solito mi lascia in panchina! - Borbottò Xander, riferendosi a Buffy.

 

- Direi che stavolta in panchina ti ci sei messo da solo: già fai poco da sveglio, figurati da dormiente! - Lo schernì Angel, che intanto si era alzato dal letto e lo guardava divertito a braccia conserte. Xander lo fulminò con lo sguardo, ma prima che potesse ribattere sentirono bussare alla porta della piccola stanzetta.

 

Angel si precipitò verso la porta e aprendola fece entrare Dawn, seduta su una sedia a rotelle. Il vampiro la spinse dolcemente fino a dove Xander potesse vederla.

 

La dolcezza che Angel riservava alla più giovane delle Summers era proporzionale alla scherzosa intolleranza tra lui e il carpentiere.

 

- Ehi, piccola, come stai? - Chiese Xander, sorridendo alla ragazza.

 

- Quante volte ti devo dire di non chiamarmi “piccola”? Ho più di ventanni da un pezzo!! - Si irritò lei.

 

Entrambi gli uomini scoppiarono a ridere, poi Xander si mise una mano sul capo dolorante.

 

- Va bene basta o mi scoppierà la testa. Piuttosto dove siamo? -

 

- Al sicuro, per ora! - Tagliò corto, Angel.

 

- A casa di un suo amico! - Precisò Dawn, sfoggiando uno strano sorriso, mentre il vampiro si corrucciava.

 

- Non è mio amico... diciamo che lo era di quell'altro! - Disse il vampiro, irritandosi leggermente.

 

- Di Angelus? Oh, bene... questo mi rassicura! Vuol dire solo che rischio di fare da pasto a qualcuno! - Disse un po' preoccupato, il carpentiere.

 

- Tranquillo Xan... diciamo che Angel l'ha gentilmente pregato di togliersi di torno! - Rise ancora, la ragazza.

 

- Penso sia uno dei pochi che non sappia nulla del mio cambiamento. E più che amici Angelus aveva dei tirapiedi completamente terrorizzati dal suo potere! Non è stato difficile farlo scappare! - Spiegò il vampiro, mentre Dawn raccontava nei dettagli all'altro la scena particolarmente ilare a cui aveva assistito qualche giorno prima, quando un demonucolo da strapazzo si era praticamente prostrato ai piedi del vampiro credendolo ancora il flagello d'Europa.

 

E così avevano trovato riparo in quel piccolo appartamento alla periferia sud di Los Angeles, in attesa che Buffy desse loro buone nuove. Intanto i due si erano presi cura di Xander, aspettando si riprendesse un po' della lucidità persa.

 

- E Willow? - Chiese Xander, ad un certo punto.

 

Dawn divenne seria tutto d'un colpo e sospirando si mise a raccontare un po' più dettagliatamente di quanto aveva fatto il vampiro poco prima, tutto quello che era successo dopo quella notte nel bosco.

 

- Ora sono nascosti... credo stiano aspettando che lei riprenda forze per poi studiare un piano. Ma se vuoi la verità, non so proprio come ce la caveremo stavolta! - Concluse sommessamente.

 

- Avanti Dawn! Tua sorella ne ha viste di peggiori e Will di sicuro troverà un modo per cavarsela! - Disse incoraggiante il ragazzo e Angel apprezzò tutta la fiducia che metteva nelle sue migliori amiche. Ma anche lui, come Dawn, rimaneva scettico e poco positivo.

 

- E poi c'è Giles con loro, lo stratega numero uno! Infine abbiamo Tara che... be' non è in grado di controllare gli ormoni di Willow, ma il suo caratteraccio sì, quindi... ne verranno a capo vedrai! - Aggiunse Xander, sorridendo benevolo.

 

- Non hai visto come Kennedy ha conciato Willow... è davvero forte! Credo che l'unica soluzione sia... - Dawn indugiò nel finire la frase, mentre un'ombra nera calava sul suo viso e su quello di Xander.

 

- Ucciderla! - Mormorò il ragazzo.

 

A nessuno dei due poteva anche solo rinfrancare un piano del genere.

 

Si parlava della morte di una persona che amavano... di nuovo. Ma c'era una scelta? Sembrava di no.

 

- Ti dirò Xan... non so nemmeno se Will possa farlo, anche volendo... - Concluse con un sospiro, Dawn.

 

Xander ci pensò su, soppesando le parole dell'altra, poi inaspettatamente chiese il parere di Angel.

 

- Tu che dici? -

 

La domanda restò nell'aria, sospesa, visto che il vampiro non rispose.

 

Così Xander lo scrutò tra l'irritato e il perplesso, ma questi sentimenti mutarono in fretta in preoccupazione, perchè fissandolo vide uno sguardo che conosceva fin troppo bene. Angel, immobile sulla poltrona dove si era seduto poco prima, fremeva impercettibilmente, fissando un punto nel vuoto.

 

Tutti i sensi del vampiro con l'anima erano allertati e quello sguardo, oh quello sguardo era inconfondibile...

 

Lo sguardo della Caccia.

 

Xander l'aveva visto mille volte negli occhi di Buffy e tante anche in quelli dei vampiri che aveva affrontato, infine in quelli delle potenziali.

 

Uno sguardo in allerta, pronto, primordiale, qualcosa che aveva a che fare molto più con l'istinto che con la strategia, screziato di sangue e fame, puntellato dalla sopravvivenza e dall'indole innata di questi guerrieri incrociati con belve.

 

Si c'era qualcosa di animalesco dietro quello sguardo, cosa che non faceva fatica a vedere nei vampiri e anche in Angel, ma che si rifiutava di accettare nelle Cacciatrici, nonostante lo percepisse fortemente.

 

Ma se una cosa gli anni al fianco della Sola gli avevano insegnato, era che quello sguardo, naturalmente impresso nel cacciatore, poteva tramutarsi senza cambiare di molto in quello della preda.

 

- Che succede? - Chiese Dawn, non capendo.

 

Angel alzò un dito per zittirla, mentre un basso ringhiò gli impastava la gola.

 

 

 

 

 

 

 

Giles adagiò in un angolo la strega, che era in preda a convulsioni. Buffy, guardandola, iniziò a preoccuparsi sul serio: non si trattava più solo dell'uso di magia.

 

- Che succede? Perchè fa così? - Chiese isterica, cercando di tenerla ferma. Tara mise una mano sugli occhi della ragazza e in un attimo la rossa si calmò.

 

- E' come una crisi d'astinenza o una piccola overdose. Kennedy l'ha sovraccaricata di energia nera e Willow ne stava già usando un bel po'. Ora le ho infuso della magia pura che la calmerà! - Spiegò la bionda, ma senza prestare molta attenzione a quel che diceva, persa com'era su strani pensieri. Passò qualche interminabile minuto prima che Will riprendesse conoscenza, minuti che servirono a Buffy per impazzire. La sua prima preoccupazione ora: Dawn e gli altri.

 

Cosa dovevano fare? Fidarsi di Kennedy? Correre a Los Angeles? E se fosse stata una trappola?

 

Giles aveva tentato di tranquillizzarla, ma con scarso successo perchè anche lui era mortalmente preoccupato.

 

Will aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono i laghi celesti di Tara.

 

Le due si guardarono intensamente.

 

Ora Tara aveva capito.

 

Buffy e Giles sopraggiunsero dopo pochi istanti.

 

- Idiota, stai bene? - Chiese Buffy, dandole un colpetto sulla fronte; ma Will vide il terrore nei suoi occhi, un terrore che la ricondusse immediatamente alla realtà.

 

Dawn e Xander.

 

- Devi andare a Los Angeles! - Disse in fretta, mettendosi seduta.

 

Buffy fece per parlare, ma Giles s'intromise.

 

- Semmai, dobbiamo andarci tutti! -

 

- No Giles... voi due andrete a Los Angeles, io rimarrò qui! -

 

- A fare cosa? - Domandà la Cacciatrice, conoscendo già la risposta.

 

- Buffy... non è il momento per un altro incontro di boxe, ti prometto che ti darò la rivincita, ma non ora! - Disse Willow, perentoria.

 

- Piantala di dire cazzate! E se Kennedy avesse mentito? Che ti voglia in uno scontro diretto, lo si sa. Magari vuole allontanarci per farla più facile! - Esclamò Buffy, irritata.

 

- Non ha bisogno di avermi da sola per battermi, può spazzarci via con una mano tutti quanti! E non ha mentito, l'ho sentito attraverso la connessione! -

 

- Will, ascolta... ok, non ha mentito, anche perchè sapeva dove sono. Ma chi ti dice che non sia comunque una trappola per dividerci? Magari Darhat ci aspetta lì! - Disse logico Rupert.

 

- Sono convinta che sia così! -

 

- Cosa? - Chiesero all'unisono Osservatore e Cacciatrice.

 

- Darhat lo sa di sicuro e sono certa che è stata Kennedy a proporglielo... Ma non capite? Divisi noi, divisi loro!! Lei l'ha fatto apposta! Così io ho la possibilità di riportarla al bene, senza che lui intervenga! -

 

- Te l'ha detto lei? - Chiese perplesso, l'uomo.

 

- No, lo so e basta! - Rispose la strega, infastidita.

 

- Lo supponi vorrai dire! Non è abbastanza, Willow, lo sai! - Ribatté lui, pulendosi gli occhiali.

 

- Non abbiamo molta scelta, sa? Nel dubbio preferisce Angel, Dawn e Xander sulla coscienza? - Rincarò lei duramente e l'Osservatore incassò in silenzio e prima che potesse replicare, Buffy intervenne.

 

- Se hai ragione, intanto noi a Los Angeles moriamo? Ti sei scordata quante ce ne ha date quel maledetto demone? - Sbottò isterica.

 

Will ci pensò su un attimo.

 

- Raggruppate le Cacciatrici... tenetelo occupato. Io e Kenny arriveremo appena possibile! - Disse infine, sorridendo.

 

- Ma sei impazzita? A parte il fatto che non faremo mai in tempo a chiamare le prescelte e a salvare gli altri, continuo a pensare che il tuo piano non abbia fondamenta solide: e se Kennedy non rinsavisse? Tu moriresti qui e noi là! E tutto per cosa? Per la tua cocciutaggine folle! Bel piano davvero! - Le urlò contro Giles.

 

- In più non sei sicura che questa cosa Kennedy l'abbia pensata per aiutarci... - Ragionò Buffy, sempre più d'accordo con il suo mentore.

 

Will scosse la testa.

 

- Mi dispiace... - Sussurrò infine.

 

Un bagliore oltre Giles e Buffy li inondò e per qualche secondo i due persero lucidità.

 

La Cacciatrice sbatté le palpebre un paio di volte prima di riprendersi, poi girandosi, alle sue spalle trovò Tara.

 

- Tara? Cosa...? -

 

- Dicevamo che io avvertirò le altre Cacciatrici di Los Angeles e poi le farò venire sul luogo dello scontro. Invece Will vi teletrasporterà subito lì, combatterete Darhat fino al nostro arrivo! - Le sorrise la strega bionda.

 

- Si... si... credo sia il miglior piano possibile! - Borbottò Giles, grattandosi la fronte, stranamente intontito e confuso.

 

- Va bene. Allora... ma voi cosa farete intanto?- Chiese Buffy.

 

- Affronteremo Kennedy e la riporteremo a casa! - Disse Willow tranquillamente, poi si alzò e si preparò all'incantesimo di trasporto, mentre Tara appariva e spariva continuando a spostarsi con il pensiero nel tentativo di avvertire più prescelte possibile.

 

-Be'... allora direi che possiamo andare! - Farfugliò Giles e Buffy assentì ma poi si rivolse a Will con sguardo risoluto.

 

- Mi stai nascondendo qualcosa vero? -

 

Will sorrise.

 

- Se te lo dico ti arrabbi, ne parliamo dopo! - Fu la risposta della strega dai capelli ramati. La Cacciatrice assentì e Will iniziò a spiegare a lei e all'altro il funzionamento dell'incantesimo, che in sé e soprattutto per loro, non era nulla di complicato. Un po' meno semplice era per la strega, che però senza scomporsi, si concentrò, raccolse il suo potere e alla fine chiese ai due di prendersi per mano. Iniziò a recitare una litania magica, continuando a ripeterla fino a che intorno ai due iniziò a vedersi un bagliore violaceo.

 

In pochi secondi quella strana luce li sommerse, nascondendoli alla vista di Will.

 

L'ultima cosa che la strega sentì, fu la voce di Buffy.

 

- Stai attenta! -

 

L'ombra ritornò nella stanza e Will si deterse il sudore dalla fronte con il dorso della mano.

 

- Brava! -

 

La ragazza si girò per incontrare lo sguardo celeste dell'altra strega che appoggiata allo stipite malandato della porta la guardava irritata. Uno dei due pugni serrato su qualcosa.

 

- Le hai avvertite tutte? - Chiese Will.

 

- Come mi hai chiesto! - Rispose Tara, per poi avvicinarsi di qualche passo, alzando il pugno chiuso.

 

- Non so che sorta di ironia tu abbia acquisito in questi anni, ma non è stato molto carino farmi usare questo! - Esclamò e, dicendo queste parole, aprì la mano rivelando sul palmo un rametto di Loto.

 

A Will corsero alla mente i ricordi legati a quella pianta; per niente piacevoli a dir la verità: per un incantesimo fatto con i suoi fiori, un incantesimo per cancellare la memoria, Tara l'aveva lasciata.

 

- Non è proprio lo stesso incantesimo... - Si giustificò.

 

- Oh be'... se vuoi è anche peggio! Qui non hanno solo dimenticato, abbiamo manipolato a nostro piacere le loro convinzioni! - Disse duramente Tara, che seppur aveva accondisceso alle richieste dell'altra, si sentiva profondamente in colpa.

 

- Non mi avrebbero mai dato ascolto! Era necessario! - Rispose risoluta, la rossa.

 

Tara addolcì lo sguardo.

 

- Sai che se falliamo... morirete tutti e il mondo sarà perduto per una tua scelta? -

 

- Si, ma devo provarci. Lo devo a Kennedy e lo devo al mondo! - Rispose Will, sorridendole appena.

 

Passò mezz'ora.

 

Will, con l'aiuto indispensabile della magia di Tara, ricaricò le sue energie ed esercitò il dominio della sua parte pura su quella oscura. Sarebbe servito molto più tempo per ristabilire l'equilibrio, che il recente uso di grandi quantità di Magia Nera aveva spezzato in Will; ma non ne avevano.

 

In realtà si trattava oltre che dell'equilibrio magico, anche di quello di Willow stessa, della sua consapevolezza, della forza e soprattutto del suo controllo a dover essere ricaricati.

 

Ma neanche per questo avevano tempo ed era un rischio. Will era decisa a correrlo.

 

- Non è detto riesca a mantenere il controllo, mentre richiamo le barriere, ricordatelo! - Avvertì la Strega Rossa.

 

- Non mi puoi uccidere, questo è quanto. Fai quel che vuoi, ma non farti male! - Le rispose l'altra, evidentemente preoccupata. Willow non era sicura che Tara avesse capito che la Strega Nera poteva presentarsi senza essere stata chiamata, ma non aveva tempo per insistere: ormai si trattava di poco tempo ed ogni minuto che passava era sottratto ai suoi amici. Willow si girò, chiuse gli occhi e fece qualche passo, poi iniziò a concentrarsi e a richiamare le energie nere.

 

Piccole scintille purpuree crepitarono intorno a lei, mentre i capelli rubino volavano carezzati da una leggera brezza.

 

- Ora vattene! Abbasserò le barriere fra poco e lei sarà qui! - Sussurrò, quando ebbe raggiunto un buon livello di potere.

 

Tara sorrise.

 

- Eh, no Will!... Su questa parte del piano non sono d'accordo. Finora ti ho aiutato e continuerò a farlo, quindi mettiti l'anima in pace e accetta che affronteremo Kennedy insieme! -

 

Willow sorrise appena, dandole le spalle.

 

- Ci avrei scommesso, piccola imbrogliona!... Tara io non scherzavo prima, il bacio è stato un errore: amo Kennedy e non voglio che abbia dei dubbi sulla mia scelta. Noi due, io e te intendo, non esistiamo più da molto tempo! -

 

Sapeva che quelle parole avrebbero ferito l'altra, ma quel concetto doveva essere chiaro. Lo disse ad alta voce anche per farlo sentire alle proprie orecchie e convincersene di più lei stessa.

 

Tara tremò vistosamente.

 

- Non... non stai dicendo sul serio, vero? -

 

- Sono serissima invece! -

 

Tara deglutì colpita da quell'affermazione, poi si ricordò le parole di Will di poco prima.

 

Probabilmente aveva già perso il controllo, anche se le sembrava strano visto il basso livello di energia nell'aria. Ad ogni modo, si fece forza e continuò a ripetersi che quel che Will diceva ora erano solo frecce della Strega Nera e non della sua rossa.

 

- Non è vero e lo sai! Noi due siamo qui! - Disse la bionda, alzando la voce.

 

- Ah sì? E per quanto? - Willow non fu da meno.

 

Tara si ammutolì.

 

- Sappiamo tutte e due che il tuo stato corporeo non durerà per sempre! Vuoi legarmi ad un fantasma? Di nuovo? -

 

La bionda deglutì a vuoto, si giocava pesante, ma ad ogni modo se la parte oscura di Will aveva fatto quel ragionamento, anche quella buona ne era a conoscenza. Allora Will aveva capito, la domanda a cui le aveva chiesto di non rispondere mai durante quel bacio, aveva trovato la sua soluzione da sola nella testa della rossa.

 

E infondo non era poi così difficile arrivare a quella conclusione, si disse Tara, anche se un sorriso strano le comparì sulle labbra, come se lei ne conoscesse un'altra di risposta.

 

Ma Will non lo vide e continuò imperterrita, abbassando però il tono di voce.

 

- Se lei ti vede qui non sarò in grado di aiutarla. Vattene, ti prego. Torna spirito e dimenticami, in Paradiso non ti servirò per stare bene! Ti prego Tara... -

 

Gli occhi della bionda si inumidirono: nonostante sapesse che quelle cose Will non le pensava davvero, era convinta che una piccola parte della Strega Rossa le avesse per lo meno sfiorate e questo la spezzava.

 

- Sei fredda... davvero finisce così? Fa un po' schifo come addio! - Ribatté, fingendo sicurezza e sfacciataggine.

 

Willow chiuse gli occhi.

 

Stavano fingendo entrambe: si conoscevano troppo bene per non rendersene conto. Ma lei doveva essere più forte, più fredda, perchè il suo piano funzionasse.

 

Su Tara non sarebbe valso nessun incantesimo.

 

- Il nostro addio c'è stato tanto tempo fa. Fu il tuo sangue sulle mie mani, non ricordi? - Esclamò dura, quasi cattiva, mentre l'altra assorbiva malamente il colpo.

 

- Willow, davvero vuoi... - Ma cosa dirle per farle capire? Per esprimersi?

 

Così le corse davanti e le prese le mani sperando di riportarla al controllo e alla ragione, ma lo sguardo che incontrò fu quello della Strega Nera.

 

- E' quello che voglio. Vattene prima che ti faccia male! - Sibilò fra i denti, la donna dai capelli corvini.

 

- Tu non puoi e non vuoi farmi male, Willow. Smettila, non servono a niente questi giochini con me! - Rispose duramente, Tara. Ormai non riconosceva più il suo amore e forse, si disse, se fosse stata dura avrebbe aiutato l'altra a controllarsi.

 

- Be', posso farti ballare un po'! - Rise sarcastica, la strega e con un gesto della mano la lanciò contro alla parete.

 

Il colpo fu duro ma Tara, come era successo un'ora prima, ne uscì illesa.

 

E questo lo sapevano entrambe, quindi la strega si giocò un'altra carta.

 

- Vattene Tara! Vattene prima che dica quello che realmente penso! -

 

- E cosa pensi? Sentiamo! Di cattiverie finora me ne hai dette molte. Non farà differenza qualche parola in più...! - Sibilò la bionda rialzandosi per essere poi sbalzata ancora una volta a terra.

 

- Vattene! - Urlò la Strega Nera, continuando il suo ping pong.

 

- Parlami... - Le rispose Tara.

 

La Willow nera si irritò a tal punto che con un fulmine nero abbatté l'ennesima parete e, nel frattempo, Tara non più presa di mira riprese fiato.

 

- Vuoi saperlo? Vuoi saperlo davvero? - Le urlò contro Willow, con disprezzo. - E sia!... Penso che se tu fossi rimasta buona buona dov'eri, tutto questo non sarebbe successo! Penso che se mi avessi lasciata in pace, io mi sarei rifatta una vita completa e felice! Penso che se tu non ti fossi intromessa, Kennedy non mi avrebbe lasciata e ora non starebbe rischiando la vita! -

 

Tara rimase allibita da quell'esplosione di rabbia e il suo cuore si frantumò ad ogni sillaba, il dolore le annebbiò i sensi: Willow, anzi la Strega Nera, aveva colpito esattamente dove sapeva di ferire. Ogni suo dubbio o paura erano stati svelati e questo era troppo anche per lei, così non reagì quando l'altra la prese per il bavero e la sollevò da terra.

 

Sentì soltanto l'energia magica salire in modo spropositato. Si fissarono per un istante e Tara vide ciò che rimaneva degli occhi smeraldo di Will marcire nella pece più oscura.

 

Ora non rimaneva nulla della Strega Rossa.

 

Solo odio nel suo animo, solo rabbia e dolore nel suo cuore.

 

Lo stesso sguardo, lo stesso di Kennedy quel giorno al cimitero, quando senza il suo intervento, di Will non sarebbe rimasto che un corpo senza vita.

 

Quindi Willow era pronta, come Kennedy quel giorno, a crocifiggere il proprio amore.

 

E la bionda temette fortemente di avere ragione, il controllo di Will non sarebbe tornato in tempo e lei che non poteva morire, avrebbe sofferto le pene dell'inferno, schernita e torturata dalla donna che amava. Così tutto era fallito: il loro piano, il mondo intero era perduto e tutto perchè Will non era riuscita a controllarsi.

 

Tara strinse gli occhi, mentre calde lacrime scendevano sulle sue guance, poi li riaprì ascoltando la voce di Will tornare più dolce.

 

- Ti avevo pregato di andartene... la magia è forte e io debole. E' questo che non hai mai capito!... Vattene adesso... non posso ucciderti, ma farti del male si e... sappiamo... entrambe che potrei continuare... all'infinito! -

 

Tara in un ultimo moto d'orgoglio, scosse la testa: non l'avrebbe lasciata sola nell'oblio, non più.

 

La Strega Nera allora caricò la destra con una sfera di energia.

 

Prima che scoccasse il suo dardo avvelenato verso Tara, qualcosa lo deviò alle loro spalle, facendo esplodere l'ultimo muro portante e crollare tutto l'edificio.

 

Ci volle un po' perchè la polvere si posasse.

 

La Strega Nera, con ancora Tara sospesa a mezz'aria fra le mani, nello stesso identico punto di prima come se nulla fosse successo, si guardava intorno sorridendo appena.

 

- Che hai fatto Will? Hai già abbassato le barriere? - Urlò Tara, in preda al panico, scorgendo nel polverone sollevato dal crollo una figura che lentamente si avvicinava.

 

Un battito di mani esplose nell'aria, secco e freddo.

 

Kennedy fece la sua comparsa, più bella che mai, inguainata in un paio di pantaloni di pelle nera e una canotta attillata dello stesso colore.

 

La bruna sorrise, mentre guardava negli occhi l'alter-ego della donna che amava o che aveva amato.

 

- Brave... bella recita! Uno spettacolo degno della mia attenzione!... Ma non crederete che basti questo per fermarmi, vero? -

 

Per un istante e solo per un istante, Tara avvertì una voce nella propria testa. Una supplica che durò il battito d'ali di una farfalla. Una piccolissima frase composta da sei piccole parole dette con sgomento, come fossero l'esclamazione dell'ultimo desiderio di un condannato a morte.

 

Un soffio che attraversò unicamente la sua mente ma di cui riconobbe il tono.

 

Non lasciarmi sola adesso, ti prego...!

 

CAPITOLO 18

 

 

 

            I vampiri stavano per abbattere la porta che avevano barricato poco prima; poteva sentire i loro ringhi e i tonfi regolari sul legno che non avrebbe retto a lungo. Questo lo aveva capito subito. Così Angel si era caricato in spalla Dawn e aveva aiutato Xander ad uscire dalla finestra, per poi calarsi giù dalle scale d'emergenza.

 

- Xander, più veloce! - Urlò il vampiro, spingendo il povero ragazzo ancora in pigiama.

 

- Faccio quel che posso. Mi gira tutto! - Replicò l'altro, tenendosi la testa con una mano e con l'altra stringendo la ringhiera delle scale.

 

Un rumore sordo diede la conferma che la porta era caduta.

 

- Perchè il cielo è oscurato? - Disse isterica Dawn, da sopra la spalla del vampiro con l'anima, mentre una sottile pioggerellina le bagnava i lunghi capelli castani.

 

- Darhat... l'ha fatto per permettere ai suoi vampiri di attaccarci! - Le rispose Angel a denti stretti, mentre scendeva a due a due i viscidi gradini di metallo, trascinandovi a forza anche Xander.

 

Dawn lanciò un urlo quando vide i primi demoni lanciarsi al loro inseguimento oltrepassando la finestra e calandosi sulla scalinata.

 

Arrivarono velocemente alla fine delle scale, a quasi cinque metri da terra e Angel li prese entrambi lanciandosi nel vuoto e parandoli con il suo corpo.

 

Caddero su un cumulo di rifiuti e l'odore forte di immondizia bagnata inondò le loro narici. Xander scosse la testa per cercare di riportare il suo unico occhio alla lucidità, poi il vampiro lo prese per un braccio trascinandolo per lo stretto vicolo, mentre i loro avversari a grandi balzi si facevano sempre più vicini.

 

La pioggia iniziò a cadere sempre più forte e una chiazza sanguigna si disegnò sulla benda bianca che avvolgeva la testa inzuppata di Xander. Probabilmente la ferita si era riaperta, congetturò Angel percependo l'odore del sangue. Ma dovevano continuare a correre, nonostante il carpentiere zoppicasse vistosamente e iniziasse ad essere a corto di fiato.

 

- Avanti! Non possiamo fermarci ora! - Lo incitò il vampiro.

 

- Ci stanno raggiungendo, Angel! - Disse terrorizzata Dawn, che dalla sua posizione godeva di una visione completa dei loro nemici.

 

Angel non si girò per controllare, li sentiva: percepiva la loro fame e, purtroppo per lui e i due amici, il loro numero impressionante.

 

Cercò di accelerare ancora, ma presto si rese conto che non ce l'avrebbero fatta scappando. Gli rimaneva solo una speranza, per quanto assurda fosse: combattere.

 

Frenò bruscamente, sbattendo Xander in malo modo su dei cartoni alla fine del vicolo, poi più delicatamente gli appoggiò vicino Dawn, che ora tremava di freddo e paura.

 

- Proteggila! - Sibilò al ragazzo che ricambiò il suo sguardo d'intesa, impugnando un tubo trovato per caso.

 

Quando il vampiro si girò per fronteggiare l'orda avversaria, il suo viso si era sfigurato in quello della caccia, i pugni erano serrati in posizione di difesa e gli occhi gialli saettavano ricolmi d'odio sui nemici.

 

- Fatevi avanti! - Li sfidò, mentre questi si disponevano in semicerchio intorno a lui e ai suoi mici per precludere ogni via di fuga.

 

Erano tanti, troppi di sicuro per uno soltanto.

 

Oltre ai cinquanta demoni che gli si accalcavano davanti, sentiva la presenza del Clan di Syrus in tutta la città. Decine di migliaia di vampiri mobilitati per trovarli e ucciderli, non c'era scampo. Sarebbe morto lì, in un vicolo putrescente di L.A., dopo quasi trecento anni, dopo quanti delitti? Dopo quante espiazioni? Non lo sapeva, non importava. Dietro di lui c'erano due vite che valeva la pena proteggere, due vite che doveva salvare.

 

Sarebbe morto? Andava bene, non era la prima volta e se fosse stata l'ultima non l'avrebbe sprecata.

 

Preparò lo scatto con attenzione, valutando ogni cosa e scegliendo il suo primo avversario: un vampiro giovane, inesperto; lo sentiva dall'odore e non sbagliò: bastò un colpo per renderlo polvere con il suo paletto. Non ebbe tempo di gioire però, perchè gli altri demoni si ripresero presto dalla sorpresa e ringhiando gli si scagliarono addosso. Ma prima che anche solo uno di loro lo sfiorasse, l'aria bagnata venne fesa da un urlo di battaglia.

 

Furono pochi istanti e gli occhi del vampiro riscoprirono la speranza e iniziò nuovamente a combattere con più forza al fianco delle sue sconosciute salvatrici.

 

Cacciatrici.

 

Il battito accelerato dall'adrenalina del loro cuore era inconfondibilmente unico.

 

Almeno venti di loro si lanciarono in soccorso dei tre, piombando sui vampiri e riequilibrando la battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

- Ti aspettavo! Ci hai messo fin troppo! - Lo sguardo della Strega era gelido guardando la bruna, che invece a sua volta la fissava ilare.

 

- Oh, avanti Will! Sei tu che mi tenevi lontana! - Rise sardonica, Kennedy. Poi diventò nuovamente seria. - Ora sono qui... che lo spettacolo inizi! - Sibilò.

 

Willow la fissò per un attimo, poi lasciò andare Tara che cadde a terra con un tonfo.

 

Silenzio.

 

La risata della Strega Nera tagliò l'aria, mentre rovesciava il capo all'indietro e frustava il collo e le spalle con i lunghi capelli corvini. Lo sguardo di Kennedy si incrinò un poco nel fissare quella che ora le sembrava solo la brutta copia della risata di Willow. Quella sguaiata e sprezzante esplosione colpì anche Tara che, nella polvere, ai piedi della Strega, tentava di riprendere fiato.

 

- Che genere di spettacolo credi di vedere ora? Ogni tuo desiderio è un ordine... - Sussurrò melliflua Willow, non appena la sua risata terminò. Lo disse fissando gli occhi castani di Kennedy, lo disse con il tono più sensuale e ambiguo che la bruna le avesse mai sentito e nonostante tutto la Cacciatrice percepì un brivido scorrerle lungo la schiena. Si ricompose e riconquistò lo sguardo di sfida che aveva prima della frase di Willow.

 

Si guardò intorno,  inspirò aria e chiudendo gli occhi cercò di percepire auree diverse dalle loro.

 

Alzò le braccia e guardò la Strega.

 

- Allora? Dove sono gli effetti speciali? Chiama il tuo circo... sono pronta a distruggervi tutti. E' il momento, amore... è lo scontro finale! - Disse divertita, mentre  l'altra infastidita dall'essere stata ignorata, faceva qualche passo in avanti.

 

- Sai bene che qui non c'è nessuno... - Sussurrò annoiata, Willow.

 

Kennedy fece segno di no con la testa e fissò Tara, poi repentina le si avvicinò un poco.

 

- Avanti puttana! Il giochetto è finito. Alzati, vai al fianco della tua amante e combattimi! Ti farò soffrire talmente tanto che Will dovrà supplicarmi per... - ma venne interrotta dalla Strega.

 

- Credi che l'abbia quasi uccisa per farti venire qui? Saresti venuta comunque... non puoi starmi lontana! - Kennedy la fulminò con lo sguardo e lei proseguì ancor più divertita. - Sono la tua ossessione... - Gongolò schernendola.

 

- Come lei è la tua! - Le urlò contro l'altra.

 

Will piegò le labbra in un ghigno.

 

- Be', era brava! -

 

- Willow!!! - Tara, rossa in viso, si era finalmente alzata.

 

- Va bene, va bene! Ossessione... parliamo di ossessione... - Disse la Strega Nera, alzando le mani in segno di resa e sorridendo appena. Si stava divertendo. Era divertente vedere Kennedy inevitabilmente attratta da lei nonostante l'odio, ed era divertente vedere Tara in difficoltà. Così continuò i suoi pungenti e irrispettosi attacchi. - Parliamone... qui ne abbiamo tre malate esemplari!... Tara non guardarmi con quella faccia, credi di non essere stata ossessionata da me? Quanti anni sono passati da quando sei morta? Tanti, lo sappiamo tutte e tre. Eppure sei tornata da me per tormentarmi ogni santa volta! Una versione aggiornata dei migliori fantasmi scozzesi, con catene e tutto il resto! - Esclamò, sbottando ancora in una risata sguaiata e crudele.

 

- Smettila! Sai che non è così... sai che era un dono, non una tortura. Lo sai che era amore!!! - Le urlò di rimando la bionda.

 

Eppure lei non voleva starla a sentire.

 

- Oh, sì certo... ma andiamo avanti! Kennedy... - Disse; poi si girò a guardare la bruna che la fissava con sguardo strano. - Tu poi sei pazzesca! La tua gelosia è patologica, ma la tua ossessione per me è quasi peggio! Supera l'odio, supera il male stesso!... Hai ottenuto il potere oscuro senza alcun merito, senza alcun diritto di casta, senza nessuno sforzo pergiunta!... Solo noi streghe possiamo fare una cosa del genere, eppure... - e qui i suoi occhi neri si intorbidirono ancora di più, corrosi da un'invidia assurda, ma la fece sparire in un lampo e tornò a parlare. - Hai chiamato il Male e lui ti ha posseduta. Ora scorre in te a livelli sovraumani. Potresti fare, essere qualunque cosa e tu... tu umili le sue mire smisurate, per correre dietro a me? - Concluse sarcasticamente e prevenne la risposta della bruna aggiungendo l'ultima frase e gelandola. - E non tirare fuori anche tu la scusa dell'amore... per quello che sei adesso, non puoi più provarlo! Almeno lei può ancora nascondersi dietro questa inutile pantomima... tu decisamente no. Alla fine, quindi, le sei seconda anche stavolta! - Si stava divertendo come se quello che aveva davanti fosse uno strepitoso spettacolo di cabaret. Ma non lo era e lei stava schernendo i sentimenti di Tara quanto quelli di Kennedy, insinuando che l'odio di quest'ultima non era nemmeno tanto forte e che il potere posseduto era letteralmente sprecato in mano sua. Stava giocando col fuoco e lo sapeva, ma non aveva paura. La strega nera non provava paura così come non provava pietà o amore.

 

- Tu non sei stata da meno se non sbaglio... - Ribatté Kennedy, mantenendo la calma. Era rimasta tutto il tempo in piedi a guardarla fissa, senza batter ciglio alle sue allusioni e alle sue prese in giro che miravano a ridicolizzare lei e la strega bionda.

 

- Be', quando si è giovani, si sbaglia... Sì, lo ammetto: anch'io ero ossessionata da Tara! - Rispose Willow, con altrettanta freddezza, facendo spallucce. - Ma ho superato quella fase! - Aggiunse secca.

 

Stavolta fu Kennedy a ridere e la sua risata era carica di scherno, incredulità e amarezza.

 

- Che stai dicendo? Da quando è morta non hai fatto altro che amarla ancora di più, ossessionando ogni tuo respiro, azione e pensiero nel suo ricordo! Puoi mentire a chiunque, ma io ho vissuto tutto il tempo al tuo fianco e quindi so esattamente cosa occupava i tuoi pensiri momento dopo momento! -

 

- Te l'ho detto ho sbagliato, ma ora è finita. Non sbaglierò più! - Le rispose tranquillamente.

 

Tara spostava lo sguardo dall'una all'altra, sempre più incredula e spaventata da quel dialogo assurdo. Sembravano due pazze sull'orlo di una crisi.

 

- E come puoi dirlo? - Chiese sempre più irritata la bruna.

 

- Semplicemente perchè tutto quello che stai vivendo tu, io l'ho già vissuto! E il male ha un sapore indimenticabile, te l'ho sempre detto! La cosa che invece ho sempre taciuto è un'altra... - Rispose Will, mentre un ghigno le tirava le labbra.

 

- E quale sarebbe, sentiamo! - Contrattaccò Kennedy.

 

Si stavano letteralmente tenendo testa l'un l'altra: nessuna delle due voleva far vedere neppure un minimo spiraglio di debolezza.

 

- Be', ero terrorizzata dall'utilizzo della magia nera, ricordi? Vi ho fatto credere che fosse perchè avevo paura di perdere il controllo... ma non è così! E' che io lo sapevo... sapevo che se avessi risentito quel sapore e quell'ebbrezza, nulla mi avrebbe fermato: né Tara, né chiunque altro! Perchè io ho sempre voluto riassaporarlo... non hai idea di quanto mi sia mancato! - Afermò, continuando a tenere sulle labbra quel mezzo sorriso sarcastico. Lo disse chiudendo gli occhi e sprigionando lampi neri dalle dita e la sua espressione era incontrovertibilmente di piacere.

 

- Che diavolo stai dicendo? - Le urlò contro Tara, inorridendo.

 

- Che questa che hai davanti è la Strega Nera! Che questa è Willow, quella vera, quella pura, la vera essenza del male, l'unica sua regina!! - Rispose Will, dura, brusca, quasi gridando come l'altra. La sua voce rimbalzò su ogni cosa, più profonda e lugubre, penetrante e totale, mentre il suo corpo iniziò a levitare a pochi centimetri da terra e una nube nera la ammantava.

 

Il colpo che scaglio poco dopo fu silenzioso e terribile, e sbalzò Tara a più di venti metri di distanza, facendola sbattere a terra con una violenza inaudita. La strega bionda vomitò sangue per l'impatto.

 

Kennedy inclinò la testa e sorrise.

 

- Bella prova Strega! Ma non capisco questo cosa cambi... -

 

- Guardami Kennedy! Osserva il male che mi scorre dentro. Non c'è più nessuna stilla di umanità, nessuna debolezza, nessuna ossessione... nessun amore! Noi due insieme, potremmo far tutto! - E di nuovo quella sfumatura sensuale nella sua voce fece correre il brivido gelato sulla schiena della bruna.

 

- Noi due insieme? E cos'è questo? Perchè ora mi vuoi? Non mi hai mai voluto prima... - Rispose Kennedy, scura in volto.

 

Willow scoppiò a ridere.

 

- Credi che sia amore? Ti sbagli. Io ti desidero, ti voglio... voglio il tuo potere, voglio quel frammento di male che hai nel cuore! Ti invidio, sono gelosa in maniera sconvolgente... Sì, non voglio te, voglio l'oscurità che è in te. E un giorno l’avrò. Nel frattempo potremmo divertirci un po' insieme, come ai vecchi tempi! - Le sorrise sardonica e complice, nonostante fosse conscia di averle palesato un intento omicida.

 

Kennedy scosse la testa e serrò i denti, la sua voce sibilò fredda.

 

- Credi di potermi fregare così? Solo per pochi schiaffi alla tua amata puttana, credi di potermi convincere che non la ami più, che non daresti la tua vita, qui e adesso, per lei? -

 

Willow fece spallucce e con pochi passi fu al fianco di Tara, la sollevò in malo modo e sgarbatamente le pulì il sangue dalla bocca, per poi assaporarlo sulla punta delle dita.

 

- Allora moltiplicherò gli schiaffi! - Esclamò cattiva, fissando gli occhi cerulei della sua ex.

 

 

 

 

 

            Il pugno gli colpì in pieno la tempia destra, sentì l'osso incrinarsi e stramazzò a terra sanguinante, mentre apriva e richiudeva gli occhi per riottenere un po' di lucidità.

 

Il vampiro però non gli lasciò tempo, gli fu subito sopra, sicuro di aver battuto il leggendario vampiro traditore.

 

Troppo sicuro.

 

Una rapida torsione del polso della mano con il paletto e la polvere tornò alla polvere. Angel si trascinò velocemente contro il muro del palazzo alle sue spalle, continuando a scuotere la testa scrollandosi di dosso acqua e sangue. La sua visione era sdoppiata, tutto il corpo gli faceva male e sentiva distintamente ogni punto squarciato e contuso, ogni osso incrinato e ogni lembo di carne tirato dai versamenti.

 

Cercò di guardarsi intorno e di trovare Dawn e Xander in mezzo a quella folla urlante di demoni e cacciatrici. La battaglia era al suo apice, ora si trovavano in una delle strade principale di L.A. Ogni casa in fiamme, ogni mortale a terra o in fuga. Davanti ai suoi occhi si prospettava una nuova apocalisse, forse l'ultima e si sorprese a pensare che ogni volta non c'era nulla di diverso.

 

Fuoco, fiamme, sangue e odore di morte... nulla di più e nulla di meno.

 

In trecento anni le apocalissi non erano mai cambiate e dubitava fosse mai stato differente anche prima di lui.

 

I rumori della lotta lo riportarono al presente, mentre finalmente anche la sua vista tornava una. Si tirò su a fatica; la sua gamba destra era orrendamente straziata, ma ignorò il dolore e prese a trascinarsi in cerca dei suoi amici.

 

Le Cacciatrici si stavano facendo onore, ma ne vide molte a terra e il suo cuore fermo si strinse ad ogni sguardo vitreo che incontrò. Alcune erano poco più che bambine, come lo era stata Buffy all'inizio, come lo erano state tutte le Cacciatrici della storia.

 

I demoni erano troppi comunque, sempre.

 

Nonostante non esistesse più una Sola, i demoni erano sempre di più e anche quell'apocalisse non faceva eccezione.

 

Il Clan di Syrus era uno dei più antichi e numerosi, lo sapeva, ma non avrebbe mai creduto ad un numero così impressionante. I suoi accoliti brulicavano come ragni: quando uno di loro cadeva, un sostituto prendeva il suo posto, sembravano non finire mai

 

Con una spada trovata chissà dove, tranciò di netto e senza sforzo le teste di tre vampiri, poi si aprì un varco verso un crocchio di nemici asserragliato in un angolo buio. Sentì un urlo e riconobbe la voce di Dawn, di nuovo un ringhio basso gli trapassò la gola. Si lanciò sui vampiri senza pietà alcuna e li tolse di dosso a Xander e alla ragazzina che coraggiosamente si difendevano con ogni arma a disposizione.

 

Quando ebbe respinto altri quattro nemici, potè finalmente guardare i suoi amici e sincerarsi delle loro condizioni.

 

- State bene? -

 

Li squadrò attentamente e vide che nessuno dei due era illeso: Dawn sfoggiava un lungo taglio slabbrato e profondo sulla guancia destra e perdeva copiosamente sangue dalla coscia sinistra, mentre Xander irriconoscibile sotto una maschera purpurea, oltre all'evidente riapertura della ferita sulla testa, si teneva un braccio completamente maciullato. Dawn era appoggiata al muro, dato che le sue gambe ancora non erano tornate completamente funzionanti, era impressionante come Xander l'avesse difesa e allo stesso tempo come lei stessa fosse riuscita a contrattaccare con un deficit così menomante.

 

- E tu? - Chiese la ragazzina, ignorando la domanda ricevuta e guardandolo preoccupata e impressionata dal fatto che il vampiro fosse ancora in piedi, data la moltitudine di ferite aperte sul suo corpo. Angel non fece in tempo a rispondere che un nuovo nemico gli piombò addosso, scaraventandolo lontano dagli altri due.

 

Cercò di liberarsi dalla stretta, ma quel demone era maledettamente pesante. Gli ringhiò contro, tentando di allontanare con le mani gli aguzzi canini che sempre di più gli si avvicinavano. Girò la testa per evitare il morso e in quel momento vide Xander cadere sotto i colpì di un nemico, mentre Dawn che cercava di aiutarlo strisciando verso di lui, veniva presa alle spalle da una vampira saltata fuori da chissà dove.

 

- No!!! - Urlò, ma il peso del suo avversario eclisso il suo urlò, spezzandogli qualche costola e pressandolo al suolo.

 

Era finita.

 

Non ce l'avevano fatta, lui non ce l'aveva fatta, non li aveva salvati e a quella consapevolezza la forza gli venne meno.

 

Era stanco, troppo stanco: combatteva da ore, da tutta una vita o una non vita. Le ferite facevano dannatamente male e lui non ce la faceva più. Sentì i denti del vampiro bucargli il collo freddo. Sentì il suo demone urlargli di reagire, sentì la sua anima morire ancora.

 

Chiuse gli occhi e si annullò, perdendo la percezione di se stesso, del dolore, della battaglia, del peso che gli opprimeva il torace, di quei canini, del suo fallimento, del cuore spezzato nel vedere i due amici soccombere.

 

Non voleva sentire più nulla, si concesse pace estrema, per la prima volta nella sua vita e la vide. Vide l'unica che aveva sempre creduto di incontrare anche solo per un attimo in quel limbo istantaneo tra vita e morte o nel suo caso tra non-morte e morte definitiva.

 

Buffy.

 

Sorrise, perchè l'aveva amata e l'amava ancora e quel viso era l'unico che voleva immaginare prima di finirla una volta per sempre. Lo stava chiamando, sentiva la sua voce, una voce di cui aveva memorizzato ogni tono, ogni espressione e sillaba. Sarebbe morto in pace se per sottofondo restava solo il suo nome sussurrato da quella voce.

 

E la sua anima risorse, nuovamente... per lei.

 

- Angel! -

 

I canini del demone non lo lambivano più, al loro posto un tocco caldo e delicato che ben conosceva.

 

Tremò credendo fosse uno scherzo della sua immaginazione.

 

Sbattè le palpebre brevemente, sentendo il torace libero.

 

Quello che vide gli provocò un'emozione fortissima e una lacrima scese lungo la guancia, mischiandosi alla pioggia che ancora cadeva forte, al sangue suo e dei nemici e al fango incrostato.

 

Buffy inginocchiata al suo fianco gli accarezzava il collo e lo guardava sorridendo.

 

- Sono qui...sono qui Angel! - Gli sussurrò, baciandolo a fior di labbra.

 

I loro sguardi alla fine di quel brevissimo bacio si incatenarono, certi di un futuro che fino a qualche istante prima sembrava impensabile.

 

- Dawn e Xander sono al sicuro! Che facciamo? - Arrivò trafelato Giles.

 

I due si fissarono per un istante, poi l'Ultima Sola si alzò in piedi.

 

- Combattiamo! -

 

 

 

 

 

            Tara sentì le ossa del polso sgretolarsi sotto la stretta di Willow. Il suo urlo fece sussultare di piacere Kennedy che guardava con ritrovato interesse la coppia. La Strega Nera, alle spalle di quella bionda, le stringeva la vita con un braccio, graffiandone l'addome con le unghie, continuando a stritolarle malignamente il polso dolorante. La cosa interessante, secondo Kennedy, era lo sguardo di Willow che con il viso si era appoggiata nell'incavo tra spalla e collo di Tara: la guardava studiando ogni contorsione espressiva, ogni ruga dolorosa, ogni gemito ed ogni minimo cambiamento del suo viso, in modo da poter modulare la sua atroce tortura per provocarle maggior dolore possibile.

 

E questo alla Cacciatrice non era sfuggito.

 

Il suo sguardo, fisso negli occhi pece e irriconoscibili di Willow, ammaliato e in qualche modo ammirato, seguiva i picchi di quella follia oscura di cui aveva tanto sentito parlare ma visto ben poco. Negli ultimi minuti la Strega Nera si era impegnata nei giochi più perversi e nelle torture più sadiche che conosceva per impressionare la bruna e c'era riuscita. Kennedy la guardava sorridendo appena, con la gola secca e un senso di eccitazione che non era suo ma del male stesso.

 

Tara era ridotta ai minimi termini, sanguinava in più punti e con il fiato corto tentava disperatamente di dissuadere Willow, ma senza riuscirci e questo eccitava Kennedy anche di più.

 

- Ti prego... basta Will... mi fai male...! Torna in te! - Aveva sussurrato Tara, piangendo, mentre l'altra le spezzava sadicamente l'indice della mano sinistra.

 

- Allora reagisci, Tara! So che puoi farlo! - Le rispose la Strega dai capelli corvini, ridendole in faccia; poi l'aveva spinta a terra, dove la bionda si era rannicchiata sussultando.

 

- Non alzerò mai nemmeno un dito su di te...! - Sussurrò dolcemente tra i singhiozzi. Willow la stava distruggendo nel corpo e nello spirito, la stava facendo a piccoli pezzi e con una lentezza tale da rendere il tutto ancora più insopportabile. Ma lei non l'avrebbe mai attaccata, non avrebbe mai usato i propri poteri per farle del male. Quando quella storia era iniziata, Tara aveva saputo da subito che avrebbe sofferto pene indicibili. Ma era disposta a farlo per Willow. Era il suo modo per dimostrarle quanto l'amasse nonostante tutto il tempo che avevano passato separate.

 

E anche ora, non reagendo, le stava dimostrando il suo amore: la stava aiutando nella sua disperata impresa, nel suo estremo tentativo di salvare Kennedy. Anche se questo avesse significato il suo stesso sacrificio...

 

Will si girò verso Kennedy, mentre con la destra indicava ciò che restava della sua ex.

 

- Ecco... guardala bene, lei è una fallita! L'amore non le permette di difendersi e ti assicuro che i suoi poteri, volendo, glielo permetterebbero! - Disse. Poi si girò verso Tara e le lanciò un'occhiata fredda, crudele come la bionda non l'avrebbe mai creduta capace. - E per questo perderà la vita! - Aggiunse, in un sibilo gelato. Un momento dopo, caricò la gamba sinistra e sferrò un tremendo calcio in faccia a Tara. Si sentì un rumore sordo nell'aria e l'urlo della strega bionda le si strozzò in gola, mentre si portava le mani tremanti al naso.

 

Passò un istante, poi il sangue prese a uscire a fiotti dalle sue narici, inondandole quasi tutto il viso. Il dolore acuto che provò e il gusto ferroso del sangue in gola, le fecero capire che il suo naso si era spezzato. Lo shock fu fortissimo, divenne paonazza e per qualche secondo non riuscì a respirare. Poi finalmente il fiato le tornò assieme ad un grido e a mille maledizioni arenate sul fondo di una gola inondata di sangue. Riuscì finalmente ad inspirare e iniziò a sputare stille purpuree in mezzo alla polvere. Quando anche i suoi pensieri iniziarono a rallentare e la testa le smise di girare, alzò lentamente lo sguardo puntandolo verso Willow, tra l'incredulo e l'arrabbiato. Per un istante, solo per un istante, Tara pensò seriamente di reagire, di mettere fine a quella follia. Sapeva anche lei che se avesse voluto, avrebbe potuto fermare Willow, colpirla, atterrarla almeno il tempo sufficiente per andare via di lì. Ma se lo avesse fatto... cosa avrebbe ottenuto? Cosa sarebbe successo? Allora i suoi occhi cerulei, ora gonfi di lacrime, sfumarono quelle due emozioni iniziali e divennero tristi e delusi, rassegnati.

 

No, non poteva andarsene. Non poteva fermare la Strega Nera.

 

Willow, intanto, rideva, rideva sguaiatamente come non aveva mai fatto.

 

Ma prima che Tara o Willow potessero incominciare un dialogo o continuare quella tortura, la voce di Kennedy echeggiò nell'aria.

 

- Ora basta! - Esclamò.

 

Immediatamente la follia della Strega si placò e ricompostasi si girò a fissare l'altra, che appoggiata a ciò che rimaneva di un muro, ad occhi chiusi e a braccia conserte, non aspettava altro che la sua attenzione.

 

- Sai... mi hai impressionata, stavolta! - Aggiunse Kennedy, aprendo gli occhi e fissando la sua ex ragazza o quello che ne rimaneva. - Non avrei mai creduto che saresti arrivata a tanto! - Riprese, facendo qualche passo verso di lei. Ora non sembrava più divertita, nè affascinata.

 

- Tara... hai colpito Tara... ripetutamente e con estrema ferocia! Che davvero sia questa la tua vera essenza Strega? - Le disse ancora, sorridendole sensuale. Will le sorrise allo stesso modo e con il dorso della mano si pulì la guancia da qualche spruzzo di sangue della bionda, poi avanzò più provocante che mai verso la bruna.

 

- Vedo che inizi a capire! Allora, ti interessa questo pezzo di carne? - Chiese, indicando se stessa con un ampio gesto della mano, che dopo qualche piroetta si avventurò sull'avambraccio di Kennedy, per continuare il suo percorso sulla spalla fino a sfiorarle il collo.

 

La bruna con un gesto fulmineo le afferrò il polso e lo strinse forte.

 

Si fissarono per lunghi istanti, poi Kennedy strinse la presa di più e sibilò:

 

- Qualcuno ti ha detto che puoi toccarmi, puttana? -

 

Poi la spinse via con tutta la sua forza. Will fu sbalzata lontano, con una violenza ed una rabbia intensissime.

 

Si tirò su a fatica, mentre l'altra scoppiava a ridere.

 

- Non scordarti mai chi ha più potere, qui! - Le ricordò Kennedy, quando lei si fu rimessa in piedi.

 

Tara stramazzò a terra, sfinita e senza fiato, guardando prima l'una e poi l'altra, mentre la sua visuale veniva menomata dal sangue che iniziava a rapprendersi sui suoi occhi e dal gonfiore che ormai le deturpava il viso.

 

Che speranza c'era che tutta quella cosa avesse un qualche risvolto positivo? Nessuna.

 

Chiuse gli occhi.

 

Kennedy tornò mortalmente seria e calciò un sasso rabbiosa.

 

- E a proposito di potere... io sono qui con uno scopo, distruggerti! Te ne eri forse dimenticata?... Il gioco è bello quando è corto Willow. Ora combattiamo!... Ti spazzerò via come un moscerino! - Esclamò, mentre i suoi occhi si tingevano di ossidiana e il suo pugno si stringeva su una sfera di energia mal contenuta.

 

- Ma allora non mi ascolti?! - Le urlò contro la Strega, stavolta nella sua voce una nota disperata.

 

- Non voglio oppormi a te! Serviamo lo stesso padrone, ora, stupida! -

 

- Non dire eresie, Strega! Solo perchè hai preso a calci la tua troia, questo non vuol dire che tu sia dalla mia parte, men che meno che io ti faccia salva la vita!... Credi davvero che io sia stupida? Tu non sei capace di appartenere al male completamente!!! - Le gridò in tutta risposta, con tutto l'odio che aveva in corpo.

 

- Ti sbagli! E' questo che tentavo di spiegarti! Il male non sbaglia due volte... gli ho permesso di avermi di nuovo, ora mi possiede totalmente e non mi lascerà mai più!... - Will abbassò la voce, ma non smise di parlare. - Mi sono persa in lui... per sempre! Ho sempre saputo sarebbe successo, prima o poi. E ora ci siamo. Ascoltami Kennedy, sentimi dentro! - E, così dicendo, aprì il suo animo agli occhi spirituali della bruna che, effettivamente, scorse solo buio.

 

- Piantala!!! - Le urlò Kennedy scuotendo la testa e lasciando andare la sfera fuori mira.

 

Il vortice di energia corse a velocità folle verso l'orizzonte, passando a qualche metro da Willow e schiantandosi chissà dove con un sordo boato.

 

- Non mi interessa! Non lo capisci? Io non ti perdono... puoi essere diventata il male in persona, ma io non ti perdono! - Ansimò rabbiosa, con voce affannata. - Tu la ami, ami lei! - Aggiunse.

 

- No! Non conosco più quella parola! - Le urlò di rimando Willow.

 

- Tu... la ami ancora. Smettila di fingere! - Sibilò Kennedy, in preda ad una folle gelosia. I suoi occhi si arrossarono e il potere tornò a sfibrarla, a mangiarla dentro. Lo sentiva avanzare a macchia d'olio, corroderle ogni anfratto del corpo e dell’anima. Ma lo ignorò, tanta era la sua sete di vendetta. Alzò la destra sopra la testa preparando una nuova sfera, quella finale, la definitiva: con questa non avrebbe sbagliato.

 

Willow con occhi spiritati e ciechi, iniziò a sudare vistosamente, le vene sul collo e sulla fronte si gonfiarono all'inverosimile, mentre le pupille si perdevano con l'iride in un omogeneo e folle petrolio.

 

 

 

Tara la stava baciando e si stava stringendo a lei con tutto il corpo, sorridendole beata. Avevano fatto l'amore, si erano ritrovate dopo mesi di separazione. La sua unica ragione di vita aveva deciso di darle un'altra opportunità, di tentare di nuovo e ricominciare tutto daccapo ed era andata lì, a casa sua, implorandola di baciarla e di tornare insieme. Era felicissima: aveva toccato il cielo con un dito.

 

- A che pensi? - Le aveva domandato la bionda, baciandole il collo.

 

- A quanto io sia felice in questo momento! - Aveva risposto, aspirando il suo profumo e lasciandosi carezzare dalle sue morbide mani.

 

- Mi sei mancata da morire, tesoro... non voglio restare mai più separata da te... mai! -

 

- E non ci staremo mai più, posso giurartelo sulla mia vita, amore!... Saremo sempre insieme! Ti amo... -

 

 

 

Eppure non era andata così.

 

 

 

- Chi sa amare farebbe questo? - Sibilò Willow, gelida. Poi si girò verso Tara riversa a terra e con un gesto della mano la fece alzare. Tara si sentì afferrare per i capelli e urlò forte di dolore, si alzò in piedi barcollando e guardandosi intorno. Doveva aver perso i sensi per qualche minuto. Incontrò lo sguardo della Strega che non avevano più niente a che fare con quello della donna che amava.

 

- Willow...? - Sussurrò non capendo.

 

La Strega la guardava ansimando, tenendo il corpo di profilo. Alzò lentamente la mano e il braccio destro e pose le dita in un curioso modo: indice e medio tenuti dritti, tesi, e il pollice alzato.

 

Tara inclinò la testa continuando a non capire; Kennedy intanto stava indugiando con la sfera d'energia tenuta a mezz'aria, passando con gli occhi dalla bionda a Will e morendo di curiosità: voleva sapere come sarebbe andata a finire. La strega bionda osservò meglio quella mano, cercando di evitare che la vista le si sdoppiasse.

 

Ora l'indice e il medio puntavano contro di lei e il pollice restava sempre verso l'alto, mentre le altre dita si stringevano al palmo, come a formare... una pistola.

 

Deglutì.

 

- W-willow... - Balbettò, tremando vistosamente.

 

Davanti all'indice della Strega comparve un minuscolo oggetto che Kennedy fece fatica a riconoscere, ma che la memoria di Tara afferrò al volo.

 

La bionda sbiancò: era una pallottola.

 

Quella pallottola. Ne era sicura.

 

- Corri! - Esclamò Willow, sadica.

 

Tara mosse lentamente il bacino, scuotendo la testa furiosamente e piangendo.

 

- Per carità di Dio, no! Willow, no! Ti prego, questo no! - Mentre lo urlava, iniziò a correre nella direzione opposta alla Strega, ma era dolente ovunque e le sue gambe si spostavano faticosamente rendendola lenta, molto lenta... troppo lenta.

 

Will guardò per un secondo Kennedy con occhi pazzi, poi puntò lo sguardo sulla schiena di Tara che, vistosamente claudicante, si allontanava più velocemente che poteva.

 

- Lo stesso minuscolo pezzo di metallo, lo stesso punto, alla schiena, senza replica... - Sussurrò la Strega Nera. La sua voce, gradualmente, iniziò ad alzarsi - ... La stessa ferita fatale, lo stesso dolore... - Urlò poi, con tutto il fiato che aveva – Farebbe questo chi è capace di amare??? - Concluse.

 

Lo sparo fese l'aria, spezzò il tempo, fermò lo spazio intorno a loro.

 

 

 

Segui quella maledetta pallottola, seguila fino alla fine e senti come sentii io!

 

 

 

Kennedy avvertì la voce di Willow nella testa e si rese conto che il tempo aveva rallentato. Fece come le era stato detto, seguendo il lento moto rotatorio di quel pezzo di metallo senza staccare mai lo sguardo da esso.

 

 

 

E ora senti il suo cuore accelerare la corsa per la paura, sentilo martellarti in testa come fu per me quel giorno... Senti l'odore della polvere da sparo e di pelle bruciata inondare l'aria....

 

 

 

La pallottola aveva raggiunto Tara e iniziava a penetrarla, mentre una smorfia di dolore le tirava il viso.

 

 

 

Senti la sua paura, senti il suo dolore straziarti l'anima mentre la carne cede al freddo metallo, strato dopo strato e gli organi si deformano e si stracciano al suo passaggio, facendo esplodere ogni vena, ogni capillare e arteria. Senti la pallottola trapassarla da parte a parte e una corona esigua di sangue tingere il foro d'uscita.

 

 

 

Tara sgranò gli occhi che persero di lucidità.

 

 

 

Percepisci l'odore di morte che nauseabondo le si è già appiccicato addosso...

 

 

 

Kennedy staccò lo sguardo e lo fissò in quello di Will, che ora la guardava in uno strano modo. Durò un attimo e quegli occhi d'ossidiana viaggiarono in chissà quali luoghi, poi la Strega guardò Tara.

 

- Bam! - Disse piano e il tempo riprese la sua giusta velocità, mentre Tara cadeva al suolo esanime e senza emettere suono.

 

Silenzio.

 

 

 

 

 

            La pioggia cadeva sempre più forte e i suoi capelli biondi completamente inzuppati, le si appiccicavano alla fronte madida di sudore. Buffy lottava da ore al fianco di Angel e delle Cacciatrici; non ricordava più nemmeno il numero di nemici abbattuti, sapeva solo che erano tanti dato l'indolenzimento spaventoso al braccio destro con cui teneva il paletto.

 

Nonostante questo e i molti caduti, le sorti della battaglia le sembravano migliorate: dal suo arrivo i nemici si erano rabboniti un po', quasi fossero sfiduciati dalla sua presenza.

 

Quindi i vampiri avevano cominciato ad indietreggiare, a non farsi sotto con tanta  veemenza e il loro impeto si era ridotto, permettendo alle ragazze di prendere fiato. Urlò a squarciagola, incitando le altre e incrociando lo sguardo speranzoso di Angel per una manciata di secondi, poi con un calcio rotante atterrò tre avversari. Ma prima che potesse affondare il suo legno nello sterno dei suoi nemici una luce accecante la abbagliò. Tutta la scena si fermò per alcuni istanti e quando tornò il buio i vampiri smisero di combattere e si prostrarono davanti al loro Signore.

 

Buffy abbassò il braccio che aveva alzato davanti agli occhi per pararsi la vista e lo vide. Digrignò i denti, mentre Angel e Giles le si facevano vicini e tutta la schiera di  Cacciatrici si riorganizzava alle loro spalle. Il demonio incappucciato, a braccia incrociate, fece qualche passo verso di loro fino a che non fu a poco meno di dieci metri. Il silenzio regnava in quei momenti e solo il tamburellare violento della pioggia sull'asfalto lo disturbava. Buffy lo squadrò da capo a piedi: la solita tunica lunga e il cappuccio che gli copriva quasi tutto il viso lasciandogli scoperte solo le labbra che, proprio in quel momento, si piegarono in un ghigno divertito.

 

- Eccoci dunque alla resa dei conti, Cacciatrice. Male contro Bene, com'è stato e sempre sarà! - Disse Darath.

 

- E come sempre vinceremo noi! - Gli rispose spavalda, Buffy.

 

- Oh no, stavolta temo proprio che non andrà così, ragazzina. Vendicherò il mio Signore maligno e farò di te solo carne per topi! - Replicò il demone, sicuro.

 

- Sai quanti me l'hanno già detto?... Ripetete sempre la stessa cosa e... fate sempre tutti la stessa fine!... - Disse lei, ironica. Poi calcò la presa in giro e scimmiottò la voce di Darath - ”Ti farò un culo così, brutta cagna, e vendicherò gli sfigati come me che hai già battuto!... E bla, bla, bla!... ”. Ma ci fosse uno di voi che sa quello che fa!  -.

 

- Bada, Cacciatrice... non esasperare la mia pazienza! - Sibilò lui, furente.

 

- Se no che mi fai? - Disse Buffy, ponendosi in posizione d'attacco, pronta a scattare.

 

- Semplicemente mi divertirò meno, eliminandoti subito!... Invece con te voglio giocare e divertirmi a lungo, esattamente come ho fatto con la tua amica Kennedy! -

 

Buffy tornò seria e lo fulminò con lo sguardo, lasciando trapelare tutto il suo odio.

 

- Anche per quello che hai fatto a lei la pagherai! - Minacciò. Poi sputò nella sua direzione e subito dopo intonò l'urlo di battaglia delle Cacciatrici che, come risvegliate da un torpore, si lanciarono contro il demone e le sue orde.

 

Buffy caricò la destra e puntò dritta al cranio di Darhat, che non accennò a muoversi. Per un attimo pensò di avercela fatta: era troppo vicina, lui non si sarebbe spostato e lei gli avrebbe fracassato la testa ponendo fine a quell'incubo. Ma gioì troppo presto perché il demone scomparve evitando così il suo colpo, per poi comparire alle sue spalle e assestarle una gomitata dietro la nuca così potente da scagliarla contro ad un muro distante più di cinquanta metri.

 

- Buffy!!! - Urlò Giles, che stava tentando di respingere l'attacco di due vampiri.

 

Darhat si mise a ridere e s'incamminò verso il corpo di Buffy momentaneamente indifeso.

 

- Cosa credevi di fare, ragazzina?! Non sono il Primo, io ho un corpo... non c'è nessuna puttana di Strega o di falce che possa fermarmi. Io sono immortale e il mio pugno fa male, non ti attraversa semplicemente. Ma credo tu te ne sia accorta! -

 

Si chinò verso la Cacciatrice ma, prima che potesse colpirla nuovamente, qualcosa di pesante piombò su di lui con la stessa veemenza di un uccello rapace. Angel furioso e con lo sguardo sfigurato della caccia, l'aveva preso di sorpresa facendolo ruzzolare per qualche metro e colpendolo a casaccio e con forza. Non ci volle che qualche istante perchè il demone si rendesse conto di quel che stava succedendo.

 

Con una bolla di potere scaraventò Angel lontano.

 

- Pazzo! - Lo guardò allibito, ma prima che si fosse rialzato, Buffy gli fu sopra. Il demone con le spalle contro all'asfalto bagnato, si ritrovò la Cacciatrice a cavalcioni che lo schiacciava a terra, impedendogli di rialzarsi. Buffy iniziò a colpirlo a ripetizione con dei pugni al viso, imprimendo in essi tutta la sua rabbia. Il cappuccio del demone scivolò giù, mostrandole il viso del suo nemico. La bionda non smise di colpirlo, ma i suoi occhi si aprirono increduli. Il viso del nemico immobile e sorridente, non risentiva assolutamente del duro attacco che lei gli stava sferrando: era come se non lo stesse neppure sfiorando. Non un graffio, non un livido o un piccolo taglio a sfreggiarlo. Nulla, neppure un lieve rossore. Darhat iniziò a ridere divertito, poi le sussurrò.

 

- Sei proprio una stupida mortale! - E con le mani, fino ad allora rimaste lungo i fianchi, le diede una spinta che la scaraventò ad una trentina di metri, facendole raschiare la faccia contro l'asfalto.

 

Il demone, sempre più divertito, si rialzò in piedi battendo le mani sulla tunica, rimasta miracolosamente asciutta sotto quell'acqua torrenziale.

 

- Certo che sei un bel tipo. Sei buffa lo sai? - Le disse, guardandola bonario, inclinando la testa.

 

Angel corse ad aiutarla ad alzarsi e Buffy con una mano si aggrappò a lui, mentre con l'altra si sfiorava la guancia bruciata e sanguinante.

 

- Figlio di puttana! - Gli urlò addosso. Un atimo dopo lei ed Angel gli si lanciarono contro, col preciso intento di colpirlo contemporaneamente.

 

Il doppio calcio volante andò a segno in pieno petto e Darhat cadde per terra sempre più divertito.

 

I due iniziarono a colpirlo, ma lui continuò a rimanere illeso e ilare.

 

- Ok, ora basta! - Disse dopo qualche minuto, e con una scarica di energia li spinse lontano.

 

Li vide rialzarsi subito e li fissò serio.

 

- Vi siete sfogati, bambini? Ora gioco anch'io! - Esclamò il demone.

 

Prima che Angel potesse riprendersi dall'ultimo colpo, Darhat gli fu addosso e lo trapassò da parte a parte con il braccio. Il viso tornò quello umano e il vampiro iniziò a perdere sangue dalla bocca.

 

- Angel!!! - Urlò Buffy, improvvisamente terrorizzata. Ma Darhat si era già disfatto di lui, lanciandolo in un sottoscala alla sua sinistra. La bionda non riuscì ad andare a soccorrerlo, perchè il demone le si parò davanti.

 

- Adesso combatti, Cacciatrice! Combatti come non hai mai fatto... perchè voglio la tua vita e l'avrò! -.

 

Un ringhio gutturale le impastò il palato e i suoi occhi verdi si mutarono in fiamme d'odio. Lo attaccò con tutte le sue forze, con ogni astuzia imparata in quei lunghi anni, con ogni mossa eseguita con maniacale e quotidiano impegno, con  tutta la sua rabbia e con tutta la sua devozione alla missione. Pugni, calci, gomitate, tutte tirate a regola d'arte, ma quel mostro parava ogni colpo con facilità, continuando a fissarla glaciale. Dopo più di venti minuti di colpi serrati e ininterrotti, risultati tutti inefficaci, Buffy si sorprese a non avere più fiato. Ansimante scagliò l'ultimo gancio; Darhat non solo lo evitò, ma la sorprese prendendola alla gola e sollevandola da terra.

 

L'ultimo alito d'aria si stritolò nella sua gola, imprigionato da quelle dita demoniache.

 

Darhat rise.

 

Buffy strinse gli occhi e cercò di deglutire inutilmente.

 

Poi un lampo.

 

Darhat lasciò la presa e si portò la mano alla guancia, facendo cadere la bionda a terra senza fiato, in avida ricerca d'ossigeno.

 

- Ma che...? - Sibilò lui, guardandosi le dita macchiate di sangue, il suo sangue.

 

La risata un po' strozzata dell'ultima Sola, riempì le sue orecchie.

 

Buffy su un ginocchio, ansante, vibrò un colpo all'aria, con un lungo coltello a doppio filo.

 

- Coltello rituale... l'ho raccattato nell'ultima battaglia, quella contro il tuo amichetto. Immaginavo ti potesse dare qualche fastidio e allora l'ho portato! - Disse, sardonica.

 

Darhat strinse i pugni e la guardò.

 

Il gioco era finito.

 

 

 

 

 

 

 

- Cos'hai fatto? -

 

Una leggera brezza soffiò sul vecchio rustico o più esattamente sulle sue rovine. La Strega Nera ansimò rumorosamente, poi prese a camminare verso il corpo riverso di Tara.

 

Si fermò a qualche passo da lei, fissandola. Kennedy continuava a guardarla esterrefatta, impietrita e disarmata dall'orrore che aveva appena vissuto da spettatrice.

 

- Cos'hai fatto? - Ripeté con un filo di voce. Poi abbassò la testa, lasciando che i lunghi capelli castano scuro le coprissero gli occhi. Un leggero tremore si propagò in tutto il suo corpo e Willow lì dov'era la fissò con sguardo vitreo.

 

La bruna scoppiò a ridere, una risata cattiva e pungente, incontenibile.

 

La Strega continuò a guardarla impassibile e senza più parole, come se in realtà lei non si trovasse lì. Kennedy ormai con le lacrime agli occhi, cercò di contenersi.

 

- Dio, Will! E' stato spettacolare! Non avrei mai creduto che tu fossi capace di arrivare a malvagità così atroci!... Ti prego continua e forse crederò alle tue parole, crederò che non la ami più! - Disse, soffocando l'ultima risata.

 

- Non posso... lei è... morta! - Biascicò Willow, in risposta.

 

- Ma che diavolo vai dicendo? Non può morire di nuovo! -.

 

La Strega Nera la fissò a lungo, finchè non riebbe la sua attenzione.

 

- Si dice che un'essenza spirituale si possa uccidere solo nello stesso modo in cui ha perso la vita da mortale... - Sillabò la Strega Nera, nel modo più chiaro possibile.

 

Kennedy smise di ridere all'istante.

 

- A meno che la Dea non intervenga in suo favore, ovvio! - Concluse dopo un attimo. Lo disse guardando alle spalle della bruna, nel vuoto.

 

- Ma Tara non è mai stata la sua prediletta. La sono stata io per questa generazione, fino a che non ho ceduto al male per la seconda volta e per sempre. Quando l'ho fatto ho perduto ogni privilegio e di conseguenza anche Tara, se mai ne ha avuto qualcuno, l'ha perso. Quindi lei è... morta, semplicemente! - Concluse, guardandosi intorno come se non riconoscesse quei luoghi.

 

Kennedy rimase in silenzio, guardandola più incredula che altro.

 

- Tu questo lo sapevi? -

 

- Te l'ho appena spiegato: certo che lo sapevo! - Le rispose sempre con tono piatto.

 

- No, intendo prima di farlo! - Disse irritata la bruna.

 

La Willow Nera ci penso, poi alzò le mani e si guardò le dita, quasi assente.

 

- Si, certo! -

 

Silenzio.

 

- L'hai uccisa tu...! - Sibilò la bruna, mentre un largo e crudele sorriso le si dipingeva in viso.

 

Ma prima che potesse gioire di quella vittoria totale sulla sua eterna rivale, un vortice purpureo investì Willow. Kennedy si mise in posizione di difesa, cercando di percepire da dove provenisse l'attacco, ma senza risultato. Come le vene viola, fulmini e saette crudeli tempestavano il corpo della Strega, imprigionato da quell'inferno di miasma e vento.

 

- Willow, che sta succedendo? - Le urlò la Cacciatrice. Ma quella non rispose, immobile e ad occhi chiusi, sferzata da quegli strali.

 

Kennedy iniziò a sentire delle voci in sottofondo, incomprensibili, indecifrabili, come un brusio indistinto di mille gole diverse. Si sforzò di comprenderle, di capire per lo meno se parlassero un'altra lingua, ma non ci riuscì.

 

Poi d'improvviso udì il suono di un nuovo sparo, si girò di scatto verso Willow che ora a braccia aperte e a occhi sbarrati la fissava attraverso il vortice.

 

Lentamente le voci si avvicinarono, si concretizzarono, si fecero comprensibili e Kennedy ascoltò.

 

 

 

- La tua maglietta... -

 

- Tara!!! -

 

 

 

- Ha colpito Tara, quando ti ha sparato... -

 

- Oh, mio Dio! -

 

- E' morta? -

 

- E' morta e ora lui è morto... -

 

 

 

- L'hai detto tu stessa “la magia è troppo potente”, Will! Non si torna indietro da qui... -

 

- Non tornerò indietro... -

 

 

 

- Oh, mio Dio! -

 

- Willow, cosa hai fatto? -

 

- Meno uno! Ne mancano altri due... -

 

 

 

- Tesoro, io sono la Magia! -

 

 

 

- Lascia che ti dica una cosa su Willow: è una perdente. Willow è spazzatura. L'unica cosa per cui Willow era davvero buona... l'unica cosa che ho avuto per me... erano i momenti, solo i momenti quando... Tara mi guardava ed io ero bellissima. E questo non accadrà mai più... -

 

 

 

- Ehi, ragazza dagli occhi neri cosa stai facendo? -

 

- Vattene da qui! -

 

[n.d.a. Spezzoni di dialoghi dagli ep.6x18-19-20-21]

 

 

 

Un'enorme strale fese l'aria e fulminò la Strega, che urlò il suo dolore nel suo frastuono. Kennedy assistette sgomenta e attonita, poi ci furono altre voci e la bruna ascoltò quelle parole, avida di una realtà mai raccontata.

 

 

 

“La Congrega delle Streghe ti condanna alla prigione perpetua, Strega Nera!

 

Le tue mani sono macchiate di sangue, ti sei presa una vita, prenderemo la tua in cambio.

 

Incatenata al tuo cuore di mortale, la Rossa sarà la tua carceriera.

 

Che il vostro dolore spezzi la tua spina dorsale, che l'insaziabile vuoto purifichi il tuo odio, che la tua colpa e la tua sete di vendetta siano sigillate dalle lacrime per una sorella morta invano.”

 

 

 

La bruna si rese conto che nessuno aveva mai saputo di quell'incantesimo legante, forse nemmeno Giles. Willow era stata sigillata dalla confraternita inglese, probabilmente per sicurezza. Sapeva che per una strega quell'incantesimo era come una violenza, eppure Willow non ne aveva parlato con nessuno e alla fine nemmeno quel tentativo aveva fermato la Strega Nera.

 

Mentre pensava questo, la voce di Willow accarezzò il suo orecchio, la guardò ma le sue labbra erano immote, ancora un ricordo, ancora un pensiero nascosto, stavolta direttamente dalla Strega.

 

 

 

Non respiro...

 

Miliardi di frammenti e di schegge taglienti... ho rotto il mio unico specchio, il mio unico portale per il tuo mondo brutta cagna!

 

Will... fammi uscire.

 

La tua sete è la mia, non puoi non saperlo.

 

Povera piccola Willow, io sono sempre stata con te, ti ho difeso, ti ho servito, liberami!

 

Tara è morta!!! Come puoi sorridere ancora? Come puoi alzart ogni mattino e continuare a vivere? Vendicati, purifica il sangue con il sangue, lava il dolore con altro dolore.

 

Punisci l'assassino!!! E se lui ha già pagato... ci saranno altri colpevoli o il mondo intero.

 

Puniscili tutti!

 

 

 

Kennedy si rese conto all'improvviso che questa era la voce della Strega Nera negli anni di prigionia, negli anni che Will aveva passato con lei. Questa era la tortura quotidiana che Willow subiva e sopportava.

 

Rimase basita dalla forza d'animo della Strega Rossa, ma mentre concepiva questo pensiero, sentì il potere di Will calare e si girò a guardarla: il vortice magico si era esaurito, la Strega ansimava e sembrava esausta e sconvolta.

 

Cadde in ginocchio, mentre le lunghe e nere vene le pulsavano sul viso e sulle braccia e i lisci capelli corvini si imperlavano di sudore.

 

Un alito di vento accarezzò il suo viso e quel bacio impalpabile portò via il petrolio dai suoi capelli, ridonandogli lo scarlatto più fulgido, le vene carbone scomparvero immediatamente e l'opale profondo e oscuro dei suoi occhi, si sciolse in una calda lacrima che abbracciò l'iride di smeraldo e poi percorse la guancia candida.

 

Will allungò la mano diafana e tremante.

 

La bruna seguì quel gesto, fino ai fili di grano sparsi intorno alle spalle di Tara.

 

Will accarezzò una lunga ciocca ambrata e Kennedy sentì la rabbia montarle dentro ancora una volta, più incontrollabile e pura.

 

Come il suo potere cresceva, lei ne era sempre meno la Signora, ma ora non le importava, Willow l'aveva tradita ancora.

 

Tutto quello che le aveva detto era una bugia e lei da stupida le aveva creduto.

 

Stava per scagliarsi sulla rossa, quando un frase spezzò l'aria e il suo impeto.

 

- Punisci l'assassino... -

 

Kennedy guardò la Strega interrogativa, ma l'altra continuò semplicemente a ripetere quelle due parole.

 

- Punisci l'assassino... punisci l'assassino... punisci l'assassino! -

 

Iniziò a cullarsi, imponendosi un moto ondulatorio e ripetendo quel mantra dieci, cento volte.

 

Kennedy abbassò il braccio pronto all'attacco e la fissò, seria e immobile.

 

Willow era come scomparsa, quella sembrava solo la sua ombra.

 

- Punisci l'assassino... -

 

Poi la rossa si fermò e incrociò lo sguardo dell'altra alzando la testa di scatto.

 

Rimasero così, in silenzio per parecchi minuti, a fissarsi... E lo sguardo di Will era quello dell'assassina.

 

- Adesso... siamo uguali! - Sibilò a denti stretti.

 

Senza preavviso, il grido fu straziante e acutissimo, mentre una colonna d'energia purpurea si sprigionava dalla Strega verso la volta celeste.

 

La sua vera essenza si era appena risvegliata.

 

 

CAPITOLO 19

 

 Kennedy si parò gli occhi con il braccio, il vento suscitato dal vortice energetico di Willow era fortissimo.

 

L'urlo di Willow si confuse con il frastuono del turbine e tutto intorno alberi, sassi e steccati si fracassavano nella sua violenza.

 

Sentì la Strega Rossa come non l'aveva mai percepita prima, potente e pura, quasi al pari della sua parte oscura, sentì attraverso la loro connessione un dolore tremendo divampare come fiamma dal cuore di Will.

 

Abbassò il braccio per poter vedere cosa stava succedendo e scorse la rossa mentre girava il corpo di Tara e ne accarezzava il volto, sempre avvolta dall'energia.

 

La vide stringerla al petto e stringerla ancora più forte, poi la ragazza premette la destra proprio sul punto dove lo sparò aveva trapassato da parte a parte la bionda.

 

Will si sporcò le dita e il palmo con quella linfa, per poi appoggiare delicatamente Tara al suolo, poi sempre in ginocchio e divorata da quelle fiamme magiche, si deturpò il viso strisciando quel sangue sulle guance e sulla fronte, fin giù sul collo.

 

Unì le mani e sparse il liquido purpureo in modo uniforme, per poi tornare al viso con entrambe e completare la sua maschera di sofferenza.

 

Mentre tutto questo accadeva, Kennedy si rese conto che il vortice aumentava di  intensità e in forza distruttiva.

 

Ormai nel raggio di cento metri, eccetto lei, tutto era distrutto, sbriciolato dal dolore della rossa e capì che se non l'avesse fermata, l'altra sarebbe andata avanti fino a consumare tutto lo stato e lei stessa.

 

-Basta!- urlò aprendo le braccia e ogni cosa ad esclusione di loro si fermò al suo comando.

 

Tutto rimase immobile e intatto, mentre il male interiore di Will continuava a crescere, ma senza far più danni.

 

-Willow ora smettila!- urlò rabbiosa, ma l'altra non accennava a farlo e continuava ad impastare sul viso quel macabro fluido scarlatto.

 

Troppo fluido, troppo sangue, pensò la bruna.

 

Dalla ferita di Tara erano sgorgate poche lacrime rosse, doveva essere stata la magia di Willow a moltiplicarle.

 

Ora la Strega grondava e Kennedy ne aveva abbastanza.

 

Si avventò sull'altra e le afferrò le mani, guardandola in faccia.

 

-Ancora?Per quanto la piangerai?E' inutile!Basta!- le urlò addosso per sovrastare il rumore e sputarle in faccia tutta la sua rabbia, per quell'ennesima dimostrazione di amore immenso verso Tara.

 

Poi non avendo risposta neppure dagli occhi di Will, la spinse in malo modo e alzatasi, caricò il piede e diede un calcio al cadavere, non appena lo fece il turbine d'energia si placò.

 

Willow sgranò gli occhi e non ci mise più di un secondo a fiondarsi su Tara per farle scudo con il corpo.

 

Kennedy aprì la bocca, ma non ne uscì nulla, poi i suoi occhi si strinsero scintillanti, mentre a pugni chiusi tremava tutta.

 

La rabbia risalì gli apici conosciuti e li superò, come se una nube nera gli offuscasse i pensieri e il raziocinio.

 

Non ci pensò, non ci riuscì e senza rendersene conto colpì Willow in pieno stomaco con un altro calcio.

 

La rossa sussultò senza fiato, ma rimase al suo posto, stringendo Tara tra le braccia.

 

E l'ondata di odio nella bruna proseguì inesorabilmente il suo corso, abbattendo ogni remora e ragionamento, qualsiasi frammento di umanità fu spazzato via.

 

L'unica cosa che riuscì a controllare fu la magia, perchè Kennedy non voleva usarla, doveva essere lei, la Cacciatrice a vendicare il suo dolore.

 

Così infierì su Willow usando la forza delle Prescelte, e furono interminabili minuti per entrambe.

 

E nonostante vedesse Willow sussultare e gemere, non si fermò, perche il suo rancore non cedeva, non diminuiva, non accennava a sparire e più forte la colpiva, più la sua sofferenza infetta cresceva.

 

Will vomitò sangue e a quella vista, gli occhi di Kennedy divennero fessure e urlando la colpì al viso, ribaltandola sul cadavere della bionda.

 

Solo allora si fermò ansimando per lo sforzo e sentì qualcosa strisciarle sulla guancia.

 

Incredula si portò le dita al viso e si rese conto di stare piangendo, probabilmente dall'iniziò del pestaggio.

 

Ancora più arrabbiata guardò con odio Willow, che lentamente cercava di rialzarsi.

 

-Come hai...potuto...farmi questo!!- le sibilò schizzando il suo ultimo veleno, poi le sputò in faccia.

 

Will chiuse gli occhi e con le dita pulì la saliva dalla guancia.

 

La bruna si voltò, mentre il suo cuore batteva all'impazzata e non si decideva a rallentare.

 

Doveva andarsene, sentiva di perdere il controllo sempre di più e iniziava a sentirsi quasi male.

 

Sarebbe tornata non appena il suo corpo si fosse calmato e l'avrebbe uccisa.

 

Non aveva più voglia di giocare, ne di torturarla...l'avrebbe uccisa e basta.

 

-Non è...- sentì la voce della rossa alle sue spalle e si fermò all'istante.

 

Ansimando si girò a guardarla insofferente.

 

-Non è così che si punisce un assassino.- sussurrò Willow, sorridendole appena.

 

Kennedy inclinò la testa non capendo e il suo muscolo cardiaco ricominciò ad accelerare.

 

Willow si disegnò sulle braccia linee invisibili, che poco dopo divennero tagli profondi.

 

La bruna la vide mordersi un labbro per il dolore, nel tentativo di non urlare.

 

Kennedy si avvicinò di un passo, un passo che le costò moltissimo, visto che il fiato le si spezzava in gola.

 

-Che diavolo...- ansimò.

 

La rossa continuò la sua personale punizione autolesionista, sotto gli occhi increduli della bruna sempre più pallida in viso.

 

Quando entrambe le sue candide braccia furono ricoperte di sangue, come lo era già il suo viso, si fermò e fissò Kennedy.

 

-Così si punisce un assassino...poichè chi è morto aveva diritto di essere vivo e io che sono un rifiuto respiro.-

 

Detto questo alzò le mani di scatto e la sua magia fece una cosa che aveva già fatto molti anni prima.

 

La pelle di Willow si staccò dal suo corpo, dalla vita in su.

 

Kennedy spalancò la bocca, ma il grido rimase imprigionato nella sua gola, mentre cadeva per terra.

 

Un conato di vomito l'assalì, così dovette voltarsi per rimettere.

 

Il corpo menomato di una rossa ormai irriconoscibile cadde al fianco di Tara, senza vita.

 

Il respiro di Kennedy si fece pesante e aspro, mentre tutto il suo corpo sudava e e dava segni di cedimento.

 

La testa le girava e di certo quell'odore nauseabondo non l'aiutava.

 

Si pulì la bocca con il dorso della mano e deglutì cercando di riprendere un controllo che aveva perso da tempo.

 

Non riuscì a girarsi ancora e a fissare quello scempio, ma non importava, la scena macabra a cui aveva assistito poco prima era impressa a fuoco nella sua mente.

 

Così si guardò intorno, tutto era ancora immobile come lei l'aveva voluto pochi minuti prima.

 

Guardò in alto e vide un falco sospeso in aria ad ali spiegate.

 

Lo fissò a lungo, poi scosse la testa.

 

-Non può finire così...solo io...io devo ucciderti vigliacca!- sibilò fra i denti.

 

Così vincendo il disgusto e l'orrore, si avvicinò al cadavere di Willow e presolo per le spalle lo tirò su.

 

Chiuse gli occhi e si concentrò.

 

Intorno a lei si creò un miasma nero e le sembrò che i suoi polmoni esplodessero, mentre raccoglieva le energie per fare l'incantesimo.

 

Il cuore le stava spezzando le costole e più otteneva potere dal male, più sembrava che il suo corpo la pregasse di smettere, ma lo ignorò.

 

Strinse le dita in mezzo ai tendini scoperti dell'altra e sentì il sangue colarle sulle nocche, serrò la bocca fino a che un urlo disumano e un'immensa luce non le squarciarono il petto.

 

Stramazzò al suolo distrutta.

 

Willow annaspò alla ricerca di ossigeno e sgranò gli occhi non capendo dove si trovava.

 

Si guardò le braccia e si toccò il viso, tutto era tornato come prima, anzi prima di tutto quello scempio, non un solo taglio, ne nessun dolore la toccava.

 

Era viva.

 

Calde lacrime cominciarono a rigarle il viso, così cercò gli occhi di Kennedy e ci mise poco, perchè l'altra la stava guardando ansimante.

 

-Ma come...- sussurrò la rossa.

 

-Il tempo...non ti ho resuscitato, non saresti tornata tu lo sai...ho solo fatto tornare indietro il tempo a...dieci minuti fa. Tu non ne hai il potere, ma io si.- le rispose tossendo e mettendosi seduta.

 

Erano vicine, a dividerle solo un passo.

 

Will inclinò la testa e trattenne un singhiozzo, ma continuò a piangere.

 

-Perchè?- chiese disperatamente.

 

Kennedy si rabbuiò, poi le si avvicinò.

 

-Perchè sono io che ti ucciderò puttana!Io ti priverò della vita e ti farò pagare tutto quello che mi hai fatto!!- le gridò contro.

 

Will abbassò lo sguardo colpita, poi scosse la testa.

 

-No, tu non capisci...non hai idea di quanto male faccia, ora dovrò rifarlo e...- ma fu interrotta da Kennedy, che fulminea le aveva afferrato le mani.

 

A pochi centimetri i loro visi.

 

-Tu non rifarai niente, mi hai capito?!-

 

-Ma è così che va punito un assassino!!-

 

-Non mi interessano le tue regole del cazzo!Non mi interessa il tuo codice di strega vendicatrice o di assassina! Tu oggi non morirai, hai capito bene??!- gli occhi di Kennedy rossi e determinati, mentre il suo fiato accelerava ancora i suoi continui sobbalzi.

 

Will la guardò negli occhi a lungo e la bruna non riuscì a staccarsi da quello sguardo triste e imperdonabile.

 

Le lacrime della rossa continuavano a scendere solcandole il viso e lasciando il loro bacio bagnato sulla giovane carne diafana.

 

-Allora...allora salvami.- sussurrò.

 

Silenzio.

 

I loro occhi incatenati.

 

-Salvami da me stessa...come hai già fatto.- concluse Will attirandola a sé in un abbraccio.

 

Kennedy la lasciò fare respingendo la rabbia per un attimo, mentre il suo corpo reagiva a quella stretta così calda e familiare, rilassandosi e dandole un secondo di respiro.

 

Chiuse gli occhi e si abbandonò a quel calore.

 

 

 

-Te lo giuro, anche se avevi i capelli bianchi, eri...eri...-

 

-Una vecchietta!- rise Will, sdraiandosi in quel letto di motel, dove la Scooby dopo la battaglia con il Primo si era fermata a riposare.

 

Kennedy la raggiunse e le si sdraiò sopra, appoggiandosi ai gomiti per essere abbastanza sollevata e continuare a parlare.

 

-Eri bellissima...-

 

Will le accarezzò una guancia, guardandole i lineamenti.

 

-Non ti ho fatto paura?-

 

Kennedy alzò gli occhi al cielo.

 

-No...quante volte te lo devo dire!Si vedeva che eri buona!- sghignazzò, schioccandole un bacio sulla fronte.

 

-Davvero?Bè perchè sai...io ne avevo molta di paura!- replicò Willow diventando seria.

 

Lo sguardo di Kennedy si addolcì, poi rotolò sul fianco e la portò con sé.

 

Ora erano una di fronte all'altra.

 

Le accarezzò la guancia con la mano destra e poi con la punta delle dita le ridisegnò il contorno delle labbra.

 

-Non ne devi aver più amore...perchè io sono qui. Ricordi il discorso dell'aquilone?- Will rise assentendo.

 

-Bene...perchè non scherzavo!Sono qui Will, solo per te.- e così dicendo si avvicinò per un bacio.

 

Willow chiuse gli occhi e assaporò le labbra della bruna e quando il bacio finì, le dedicò un sorriso radioso.

 

-Ti amo.-

 

 

 

Kennedy rimase ad occhi chiusi e stretta all'altra, lo ricordava quel momento e in qualche modo era grata a Willow per averglielo fatto rivivere con la sua magia, era stato uno dei periodi migliori della sua vita.

 

 

 

-Accidenti Buffy, ma come diavolo è potuto accadere?-

 

-Will, semplicemente è scivolata e quel coso è caduto con lei e la schiacciata, ma il dottore ha detto che sta bene!Calmati!- sbuffò la bionda, seduta su una sedia della sala d'attesa dell'ospedale.

 

-Non capisco proprio come si possa pensare che un reticolo di legno che normalmente sorreggere rose e affini, possa tenere una persona!E per fare cosa?Pulire una grondaia!No, dico ma esistono le scale e poi ti avevo detto che l'avrei fatto io con la magia!!- continuò l'altra andando avanti e indietro davanti all'amica.

 

-Lei ha detto che non serviva, che era inutile tu ti sforzassi e sono d'accordo!E poi ha tirato fuori quella cosa dei film...-

 

Will frenò bruscamente e fronteggiò l'altra.

 

-Quale?Quale cosa sui film?-

 

-Bè che tutti si arrampicano su quei cosi e...- farfugliò Buffy, conscia della cosa assurda che stava tentando di spiegare.

 

Will alzò le braccia incredula, ma prima che potesse fare esplodere tutta la sua rabbia, il medico del pronto soccorso e una Kennedy un po' ammaccata ma tranquilla, fecero il loro ingresso nella sala.

 

-Tesoro!!- le fu subito addosso Willow.

 

-Stai bene?Oddio...- continuò guardandola da capo a piedi e notando le tre fasciature appena fatte, una sul braccio sinistro, una sul polso destro e una alla caviglia.

 

In ultimo un grosso cerotto era sistemato sulla tempia destra.

 

-Sto bene, non preoccuparti...Dottore glielo dica lei o non mi lascerà in pace.- fece Kennedy sorridendo al medico.

 

-Si non preoccupatevi, la ragazza è forte in modo impressionante!Si è solo slogata il polso e la caviglia. Ha l'osso del braccio incrinato, ma non è nulla di grave. Per la testa è un piccolo trauma, non credo provocherà altro che un po' di mal di testa. Comunque Signorina, la prossima volta usi una scala. Arrivederci.-

 

-E' quel che dico anch'io.- borbottò Willow.

 

-Ok, allora è tutto a posto, andiamo?- chiese Buffy, battendo bonariamente una mano sulla spalla di Kennedy.

 

-Sei sicura di star bene?Non dovresti fare altre analisi?- attaccò ancora Willow, più apprensiva che mai.

 

-Sono una Cacciatrice, guarirò in due giorni!Non preoccuparti, mi fa solo male la testa.- le sorrise Kennedy.

 

-Ti fa male la testa è?...- Will si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, poi alzò la mano sopra la testa della bruna e prese a dire qualche parola in latino.

 

Kennedy le afferrò la mano.

 

-Non voglio.-

 

-Perchè?-

 

-Perchè so quanto ti spaventi usare anche solo un po' di magia...- fece seria.

 

Willow sorrise e le si accostò con le labbra all'orecchio, in modo che Buffy non sentisse.

 

-Ma questa è una magia buona e poi ci sei qui tu...cosa può andar male se tu sei con me?Inoltre stasera non voglio che tu abbia mal di testa, capito?- sussurrò maliziosa, poi passò la mano sulla fronte della bruna e l'emicrania scomparve.

 

 

 

Kennedy sprofondò con la testa nell'incavo tra il collo e la spalla di Willow, la strinse più forte perchè quei ricordi felici le davano un sollievo insperato.

 

 

 

-E quel cretino si è permesso di...-

 

Kennedy sospirò piano, era mezz'ora che la rossa inveiva contro un suo collega di lavoro.

 

La bruna era seduta a gambe incrociate sul divano appoggiata al bracciolo con un gomito.

 

-Insomma tesoro, ma che ha fatto di così grave?- chiese sorridendole appena.

 

La rossa la fissò per un attimo, poi si andò a sedere al suo fianco.

 

-Le solite cose Kenny. Se sono sicura di essere gay, da quanto tempo lo so e con quante donne sono stata, perchè se è solo una, potrebbe essere solo una fase...-

 

La bruna rise.

 

-Insomma ci stava provando e tu che gli hai detto?- chiese divertita.

 

-Dovresti essere gelosa e pronta a rompergli la testa, non ridere alle mie spalle...- borbottò la rossa, allora Kennedy le sorrise e le prese la mano per farle segno di continuare.

 

-Gli ho detto che sono stata con due donne e che con loro mi sono sentita e mi sento magnificamente, che quindi non avevo bisogno d'altro.-

 

-Grazie.- sorrise la bruna.

 

-E lui cosa mi dice?No secondo te?- continuò più arrabbiata che mai.

 

-Non lo so...cos'ha detto per farti arrabbiare tanto?-

 

-Che sicuramente esiste un uomo che può farmi cambiare idea!- si imbronciò.

 

Kennedy rimase in silenzio per qualche minuto e Will vide che la sua mascella si contraeva.

 

-Scherzavo prima sul discorso della gelosia...- cercò di parare la rossa, con un fil di voce.

 

-Non sono gelosa...è solo che è un gretto e io non sopporto i maleducati. Sai domani cosa fai?Vai da lui e gli dici che se esiste un uomo che può farti cambiare idea, sicuramente ne esiste un altro che la può far cambiare a lui!Proponigli di trovargli qualche numero di alcuni nostri amici gay e poi, tocco finale, dagli una pacca sul sedere!- concluse malignamente.

 

Will scoppiò a ridere.

 

-Sei un genio...-

 

-Se l'è cercata!-

 

La rossa le accarezzò la testa alzandosi.

 

-Ti adoro...-

 

 

 

L'odore di Willow la stordiva, così dolce, così inebriante e familiare, si chiese come ne aveva fatto a meno per tutto quel tempo.

 

Will le stava sussurrando qualcosa, ma non riusciva a comprenderla, persa com'era in quelle sensazioni sopite. La rossa iniziò ad accarezzarle la testa e la schiena con le mani, disegnando dei cerchi, dolcemente, ma stringendola sempre di più a sé e lei, lei si sentì a casa.

 

 

 

-Cinema?- chiese la bruna tutta contenta, abbassando il giornale dopo aver consultato gli orari e i titoli delle sale.

 

-Tesoro sono stanca morta...- piagnucolò Will, sedendosi sul letto.

 

-Ma è domenica, non hai fatto niente!-

 

-E voglio continuare a non fare niente!- le sorrise con occhi da bambina.

 

-Infatti non dovrai fare niente!Ti porterò in braccio se ti va, il film l'ho già scelto io...- disse prendendola per un braccio e tirandola fuori dalla stanza a forza.

 

-Ricorda che non voglio vedere gente squartata!!- supplicò Willow.

 

...

 

-Carino no?- chiese la bruna, ma Willow sovrappensiero non le rispose.

 

-Will?-

 

-Eh?- fece la rossa, disincantandosi.

 

-Ti ho chiesto se ti è piaciuto il film...?-

 

-Oh, scusa Kenny...si diciamo di si, non più di tanto.-

 

-E io so il perchè...- sospirò lei.

 

-Ma che dici?Solo non mi è piaciuto troppo.- la fissò stranita.

 

-Scusami, non sapevo che sparassero alla ragazza.- rispose guardando in basso.

 

Will la fissò impallidendo impercettibilmente, poi le prese la mano e la baciò.

 

-Stringimi, non serve altro per farmi tornare felice.-le sussurrò e Kennedy non se lo fece ripetere, l'abbracciò stretta, donandole tutto il suo calore e la sua serenità.

 

Quando l'abbraccio finì, entrambe sorridevano contente e l'ombra di poco prima era sparita.

 

-Sai cosa facciamo adesso?- fece la bruna raggiante.

 

-Entriamo nel cinema dal retro, tanto ormai non c'è nessuno. Ci sediamo in sala e tu con la magia modifichi il film come ti piace, ok?-

 

Will alzò le sopracciglia, poi si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra.

 

Fu un bacio languido, volutamente prolungato ma non troppo.

 

-Andiamo a casa.- concluse Kennedy, misteriosamente determinata.

 

-Dici che troveremo qualcosa di meglio da fare del tuo sfavillante piano?- chiese Will maliziosamente.

 

 

 

Stava sorridendo, lo sentiva, stava sorridendo dentro ed erano mesi che non succedeva.

 

Will le baciò un guancia e lei si sentì morire.

 

 

 

Si guardò intorno: un immenso prato appena accarezzato da un brezza gentile, faceva sentire il suo fruscio melodioso.

 

-Che posto è?- chiese alla rossa, che fece spallucce e le sorrise.

 

-Un bel posto.- rispose evasiva superandola e addentrandosi nell'erba alta.

 

La bruna la seguì, l'erba le arrivava più o meno alle ginocchia e più andava avanti più la brezza notturna la faceva rabbrividire.

 

Ma ignorò il freddo, troppo incuriosita dallo strano comportamento di Will, che praticamente l'aveva trascinata in quel luogo in piena notte senza dare spiegazioni.

 

-Mi dici che succede?- le domandò in fine, stringendo la mano che la rossa le aveva porto.

 

-Non ancora...- sghignazzò l'altra e la spinse un po' più avanti.

 

-Ok...Will, è tardi e domani lavoriamo tutte e due!In più ho un po' freddo...e poi mi dici cosa c'è in quello zaino?- replicò stringendosi nella felpa leggera e indicando con la testa lo zaino che Willow teneva a tracolla.

 

L'altra per tutta risposta ci frugò dentro e tirò fuori un suo vecchio maglione e lo porse all'altra sorridendo.

 

-Prevedi tutto è?- fece sarcastica lei, infilando l'indumento che profumava intensamente della sua donna.

 

-Ci provo...- fece spallucce Will, poi cominciò a guardarla più attentamente e dopo essersi avvicinata, con due dita le lisciò una ciocca di capelli bruni dietro l'orecchio.

 

Kennedy vide negli occhi della rossa un sentimento molto forte, che l'avvolse e le tenne caldo più della lana.

 

Avvampò, sorridendole timidamente, come non era da lei, ma Willow riusciva sempre a scoprire quei lati nascosti del suo carattere, che tanto bene cercava di dissimulare davanti a chiunque altro.

 

Ma davanti a Will, la dura e spavalda Cacciatrice, si scioglieva senza opporre resistenza.

 

La rossa le prese le mani, continuando a guardarla negli occhi.

 

-Sono una persona complicata, a cui è difficile stare vicino. In più il destino mi ha prescelta come custode di una stronzetta con i capelli neri, che gli psichiatri chiamerebbero “l'altra me”, quella cattiva. Non dimentichiamoci che sono, volente o nolente, la Strega più potente d'Occidente. Insomma ti sei scelta una bella patata bollente!-

 

Kennedy rise alla battuta e attese il seguito sempre più incuriosita e ammaliata dallo sguardo strano dell'altra, che continuava a travolgerle i sensi.

 

-Non è nemmeno facile essere me, non lo è mai stato. La paura è una costante da quando avevo appena sedici anni.- Will si era fatta seria e la bruna con lei.

 

-Da quando ho scoperto di essere...”Magica”!- rise di se stessa.

 

-La magia è diventata un punto di forza e soddisfazione, la parte che mi realizza in tutto e per tutto. Perdere il controllo di questa parte è stato agghiacciante e sapere di poterne spesso e volentieri trarre solo dolore e morte, è stato orribile. La paura per le conseguenze, ha fatto spegnere in me la voglia di esprimermi in questa mia vocazione. La magia è divenuta, da grande passione, enorme terrore e così si offuscata in me la luce vera. Non poter o voler seguire le proprie passioni, equivale a morire dentro un po' per volta. In più il dolore per...bè per le perdite e i lutti della mia vita, hanno acuito questo senso di vuoto.-

 

Kennedy le strinse le mani, iniziando a preoccuparsi, ma Will si riprese velocemente e continuò.

 

-E poi sei arrivata tu...e mi hai salvato!- il suo miglior sorriso esplose comprendendole anche gli occhi.

 

-Hai riempito quel vuoto e consolato quella paura, hai risvegliato il mio cuore e raddrizzato il mio coraggio, con una naturalezza disarmante.-

 

La bruna sorrise appena in imbarazzo.

 

-Ti ringrazio...ora la paura è dominata e la mia passione può esplodere in tutto il suo potere, dandomi pace!- detto questo, lasciò le mani dell'altra e aperte le braccia al cielo, sprigionò magia frizzante e in un attimo tutto quello che avevano intorno mutò.

 

Alla loro destra l'erba si piegò, creando un pertugio di qualche metro nel manto del prato, una nicchia, un nido per loro due soltanto.

 

Una coperta di lana cotta si adagiò, comparsa dal niente, sistemandosi sull'erba ripiegata su se stessa.

 

Le stelle che brillavano in cielo parvero scendere a salutarle, avvicinandosi in modo impossibile e danzando come mille lucciole intorno a loro.

 

Un profumo indefinito, che sapeva semplicemente di buono, inondò l'aria e la luna sembrò sorridere alla bruna estasiata.

 

-Non ti amo per questo...non ti amo perchè mi hai salvata...ti amo perchè sei tu.- le sussurrò piano la rossa, per poi abbracciarla.

 

Kennedy rispose con trasporto e commozione, a tal punto che rotolarono per terra sulla coperta.

 

Qualche risatina di entrambe e poi il silenzio.

 

Si guardarono profondamente e poi si baciarono, concretizzando il desiderio di tutte e due da qualche minuto.

 

-Perchè?- chiese in estasi la bruna, una volta che si furono staccate.

 

-Ti amo e potrebbe bastarti questo...in più oggi è il tuo compleanno sciocchina!-

 

 

 

Si sorprese a ridere davvero, tra le braccia della rossa, mentre calde lacrime scendevano sulle sue guance.

 

-Ricordati di noi...ricordati di noi...- ripeteva piano Willow, cantilenando la voce in modo da rassicurare ancora di più l'altra.

 

Kennedy sospirò profondamente, mentre le mani di Will disegnavano ampi cerchi sulla sua schiena.

 

-Spazza via l'odio e la rabbia, torna in te...ricordati del nostro amore, ricordati di noi due e di ciò che provavamo. Quel sentimento era puro e veritiero...e lo è ancora. Ricordati di noi, amore...- continuò a parlare la rossa, stringendola forte sull'ultima frase.

 

La bruna si concentrò sul suo essere e per la prima volta riuscì a trascurare la rabbia, che tanto accuratamente la magia nera in lei aveva sfamato in quei mesi e a vedere con i suoi veri occhi tutta la loro storia.

 

I fantasmi e le ombre si fecero più labili e trasparenti, dubbi che fino ad allora non l'avevano toccata incrinarono la cortina di rancore e gelosia che le aveva impastato senza tregua la mente.

 

Qualcosa di bello e lucente, senza macchia e senza oscurità, si fece largo nella sua anima, facendole riassaporare qualcosa che non sapeva come avesse potuto dimenticare.

 

Loro. Loro due.

 

La loro storia, il loro...

 

Come l'aveva chiamato Will?

 

Il loro amore.

 

La sua onestà e purezza.

 

Lei e Willow.

 

Fu solo un momento, un istante rubato al male e alla confusione sempre più frastornante che la stava dominando, ma bastò per destabilizzare il male in lei.

 

-Io...io...io mi ricordo. Will, io mi ricordo di...noi.-

 

 

 

 

 

 

 

Buffy sputò sangue e si pulì la bocca con il dorso della mano.

 

Il fiato le si spezzava in gola, nonostante il coltello la battaglia non volgeva al meglio, Darhat stava solo più attento a non essere colpito, ma per altro non era cambiato nulla.

 

Il demone continuava a pestarla e a evitare i suoi colpi con troppa facilità e ormai era allo stremo.

 

La pioggia cadeva sempre più fitta, mescolando l'acqua e il sangue sul suo viso, mentre il demone rideva conscio della sua superiorità.

 

La bionda scartò di lato con una capriola, evitando per un soffio un calcio alto.

 

-Avanti Cacciatrice!E' tutto qui quello che sai fare?Come hai fatto a battere il Primo per me è un mistero!!- fece Darhat, afferrandola per i capelli e sbattendola contro il cemento della strada.

 

Buffy incassò il colpo con un leggero gemito, mentre la sua fronte cambiava colore e si gonfiava.

 

Un ultimo vagito di ribellione si impadronì dei suoi occhi e velocissima scattò in piedi affondando la sua lama nello stomaco dell'altro.

 

La speranza le brillò nello sguardo, ma non fece in tempo a sorridere, perchè il demone l'afferrò per il collo sollevandola da terra.

 

Il fiato le morì in gola, stritolato dalla stretta del demone che la guardava divertito.

 

-Puoi ferirmi con questo coso, te lo concedo...ma chi ti ha detto che può uccidermi?- sghignazzò, poi con tutta la forza la scagliò lontano.

 

Il volo terminò la sua parabola fracassandola contro una scala d'emergenza di ferro arrugginito che pendeva a qualche metro dal suolo.

 

La ruppe con la schiena e poi si schiantò sul muro di mattoni scuriti dallo smog,  dopo di che rovinò in mezzo all'immondizia sottostante.

 

Gli occhi della Cacciatrice erano sgranati e iniettati di dolore, la bocca socchiusa tremava.

 

Buffy rimase immobile per qualche istante e si chiese perchè facesse così male, dopotutto la botta, anche se dura, non avrebbe dovuto farla soffrire così, lei era la Cacciatrice.

 

Le dita tremanti della mano destra corsero al suo seno sinistro e lì appena un po' più in basso del cuore, trovarono qualcosa di freddo ed estraneo.

 

Deglutì forte, ma il dolore lancinante non le permise di controllare con la vista ciò che aveva intuito con il tatto, così rimase sdraiata, tentando di respirare, cosa che sempre più le riusciva difficile.

 

Appoggiò la testa all'indietro, sui sacchi di immondizia e ansimando guardò quanto rimaneva della scala contro cui aveva sbattuto.

 

Proprio sopra la sua testa, come le lamiere contorte di un incidente stradale, di quella scala rimanevano solo l'asta di sinistra e qualche piolo spaccato a metà.

 

Cercò di mettere a fuoco, cosa non facile, sia per la pioggia che per il suo stato, ma alla fine potè vedere e capì.

 

Da uno dei pioli tranciato dall'impatto, un liquido rosso e denso gocciolava lentamente.

 

Strinse gli occhi e qualche lacrima si fece strada tra il suo orgoglio e il suo coraggio.

 

Trafitta da una fottutissima scala.

 

Se non le avesse fatto così male, avrebbe riso di se stessa.

 

Un morso sul collo, un salto nel vuoto, la spina dorsale spezzata da un qualche mega demone, queste erano le cause di morte di una Cacciatrice, non certo uno stupido pezzo di metallo arrugginito.

 

E poi non era una Cacciatrice qualsiasi, lei era l'ultima guardiana dell'Hellmouth e anche se prima di allora non l'aveva mai voluto focalizzare, immaginava la sua morte come epocale.

 

Ed era già morta due volte, quindi sapeva di cosa parlava.

 

Avrebbe preferito fare lei l'errore fatale, una di quelle stronzate disattente che permettono all'avversario di scagliare il colpo ferale, questo l'avrebbe accettato di più, dopotutto la maggioranza della sua stirpe era morta per questo, era come un'eredità genetica.

 

Ma questo...non poteva perire per un incidente.

 

Già un incidente, uno stupido ferro casualmente conficcato nel suo petto, senza che Darhat l'avesse programmato...un incidente.

 

Impalata, lei che chiamavano anche l'impalatrice, per contrappasso come il primo vampiro, Dracula.

 

Tossì e un rigolo di sangue le scivolò dalla bocca, mentre un fischio l'avvertiva della probabile perforazione di un polmone.

 

Il cuore batteva sempre più forte, tentando di sopravvivere allo shock dell'impatto e alla copiosa emorragia, lo sentiva in testa tremendamente rumoroso a spaccarle i timpani.

 

Ansimò e iniziò a tremare, poi sentì in sottofondo dei passi, non lo vide ma seppe subito che si trattava del suo nemico.

 

-Non ti rialzi?- chiese sarcastico Darhat, fermandosi a qualche metro da lei per raccogliere il pugnale che le era caduto e che ancora grondava del sangue scuro del demone.

 

Lo fece girare nella mano, poi non avendo risposta, scoppiò a ridere.

 

-Ti sei stancata di giocare?- detto ciò i suoi occhi si fissarono sul mozzicone sfrangiato del ferro che di una decina di centimetri fuoriusciva dal petto di Buffy.

 

Capì in meno di un secondo e un ghigno gli si disegnò sulle labbra.

 

-Che morte stupida!- poi scoppiò a ridere in modo cattivo e perverso e Buffy non sentì più altro se non quella risata sguaiata ed ogni momento più lontana.

 

Girò la testa lentamente verso destra e mentre la vista le si annebbiava, cercò Angel su quel campo di battaglia, come se il suo viso potesse salvarla, ma non lo vide, trovò soltanto cadaveri e poche combattenti ancora in piedi, così lontane da lei.

 

Di nuovo sola, nella morte, come era stata anche le prime due volte, ma infondo non le pesava.

 

Era stata sola fra molti per tutta la vita, l'unica ad esserlo per predestinazione e invece la morte era una commensale solitaria per tutti.

 

Sotto la falce della mietitrice era uguale a chiunque altro e questo le regalava un senso di calore.

 

Giles...

 

Si chiese dove fosse finito, ma poi ringraziò che fosse stato risparmiato quello spettacolo al suo padre putativo, un'altra volta.

 

Le forze scivolavano via insieme alla pioggia e la risata di Darhat non finiva.

 

Era la fine, la fine di ogni cosa, la fine di Buffy Summers e sperò fosse quella definitiva.

 

Aveva fallito e l'amaro sapore del sangue le impastava il palato, voleva solo...pace.

 

Sentì l'anima scalciare per fuggire da quel corpo sofferente e seppe che il prossimo sarebbe stato il suo ultimo respiro.

 

L'aria corse nelle sue narici, scese per i condotti respiratori e percorse il polmone sano, portando ossigeno e vita per l'ultima volta, poi trasformata prese la via del ritorno, ripercorrendo all'inverso lo stesso percorso.

 

Eccolo, l'ultimo fiato, l'ultimo barlume di vita in lei, stava per spirare.

 

Il respiro le si spense in petto per un istante e lei chiuse gli occhi in segno di resa, certa che il suo tempo fosse finito.

 

Tutto si fece buio e silenzioso.

 

Ma fu solo un attimo, poi una luce fortissima le infuse fiato e forza e si ritrovò a scartare di lato un calcio alto, rotolando per terra.

 

Nello stesso modo in cui l'aveva fatto qualche minuto prima, come se il tempo si fosse riarrotolato su se stesso, cancellando l'ultimo colpo di Darhat e la sua ferita mortale.

 

Alzò gli occhi e incrociò lo sguardo del demone, più stupito di lei.

 

-Ma cosa...??- sussurrò quello, guardandosi intorno, per la prima volta spaesato.

 

Buffy si portò la mano al petto e non trovò niente, né la sbarra di ferro né sangue.

 

Rise stupidamente, rendendosi conto che qualcuno le aveva dato un altra possibilità.

 

Il demone ringhiò rabbioso, mentre i suoi occhi brillavano nella comprensione.

 

-Schifosa puttana...- sibilò gelido, guardando nel vuoto e oltre il luogo in cui si trovavano.

 

Buffy rise più forte alzandosi in piedi e brandendo il coltello

 

-Sembra che la fortuna sia tornata dalla mia!- gli urlò prima di scagliarglisi addosso.

 

Darhat preso alla sprovvista la schivò per poco, per poi far perno su un piede e stringerle il collo con il braccio, chiudendola in una morsa.

 

-Pare che la tua amichetta sia più brava di quanto pensassi...- le sussurrò all'orecchio, mentre la ragazza tentava di divincolarsi.

 

-Non so di che cosa tu stia parlando...ma se è Willow ad avermi salvato...- rispose acida.

 

-Non direttamente, ma si ringrazia lei!Comunque ora non ho più tempo per te, ritieniti fortunata per questo!Tornerò.- detto questo strinse la presa fino a farle perdere i sensi, poi sparì nel suo solito miasma grigiastro.

 

CAPITOLO 20

 

La strega teneva il viso tra i folti capelli scuri di Kennedy e conteneva i suoi singhiozzi con le braccia. Ascoltava solo il respiro sussultante dell’altra e non osava aprire gli occhi, cullandosi solamente con un pensiero.

 

L’aveva salvata.

 

Il suo cuore gioiva immensamente, perché tutto ciò che aveva fatto prendeva valore davanti al volto della bruna, in lacrime, ma di nuovo in sé. Amava quella ragazza, la amava dal primo momento in cui era apparsa nella sua vita e ora quell’amore la riempiva tutta, pacificandola.

 

Avevano vinto e Kennedy era salva.

 

Il suo scopo era raggiunto e non se la sentiva in quel momento di valutare i mezzi che aveva usato.

 

Non poteva. Non aveva nemmeno la forza di girarsi a guardare dietro le sue spalle e sentire il cuore spaccarsi un’altra volta nel vedere Tara riversa e innaturalmente immobile.

 

Così cacciò via quel rapido pensiero e rimase ancora con le braccia tremanti, aspirando il profumo della pelle della bruna, desiderando perdersi in quei fili di seta scura e non pensare a quanto aveva e avrebbe pagato per riaverla. Cercò solo di stringerla più forte, di infonderle tutto il suo amore, di difenderla dal suo lato oscuro che lentamente stava scivolando via; si sentiva debole, ma allo stesso tempo forte di una parte di se stessa che da mesi le mancava.

 

Kennedy era importante, niente di più, nient altro...

 

 

 

Il cuore della Cacciatrice palpitava di nuovo, sentiva il suo battito caldo e distinto, forte come non era da troppo tempo.

 

Era viva… di nuovo. Kennedy si sentiva rinata, in pace e piangeva le ultime amare lacrime respingendo il veleno che in tutti quei mesi l’aveva infettata; lo sentiva scorrere via dal suo corpo lentamente e ritrovava sensazioni e sentimenti che aveva perduto nell’attimo in cui le sue labbra avevano toccato il calice maledetto.

 

Tutta la gamma di emozioni languide e calde che le erano state strappate in quell’istante ora la lambivano con inattesa dolcezza; l’amore più di ogni altro la riempiva e le accarezzava il cuore, ma anche la pietà e la colpa le sussurravano parole all’orecchio. Ricordava ogni cosa ora e iniziava a capire ciò che era stato con più lucidità, ricostruendo il puzzle di quell’incubo pezzo per pezzo.

 

Alzò lo sguardo e scorse il cadavere della bionda alle loro spalle.

 

Il cuore le si strinse perchè, per la prima volta, la pietà per la sua rivale la colse. Allora abbracciò più stretta Will comprendendo un dolore che presto la rossa avrebbe percepito in modo devastante.

 

Il prezzo per la sua salvezza le era chiaro e sarebbe stata Willow a pagarlo.

 

La sua Willow.

 

Sentiva la rossa sotto le sue dita, calda e amorevole; ne accarezzava i lunghi capelli color rubino e riconosceva in lei l’amore perduto e sicuro che le era mancato così tanto in quei mesi.

 

Tutta la sua fiducia e il suo amore erano riconquistati.

 

Calore… il più grande della sua vita. Non potè non chiedersi come aveva fatto a dimenticarlo, come fosse stato possibile che si fosse fatta convincere ad accantonarlo e a sostituirlo con una valanga irrefrenabile d'odio. Come... ?

 

Ma, all'improvviso, un brivido freddo la mise in allarme e le disse che l'incubo non era finito; forse, era appena cominciato.

 

Lo sentì arrivare perché la sua memoria non era ancora stata capace di dimenticare quel gelido fiato che l'aveva invasa, quell’odore di morte e quell’ombra avviluppante; fece appena in tempo a spingere via Willow prima di essere investita da un freddo pungente, come una scarica di odio che la trapassò da parte a parte lasciandola senza fiato. Il suo cuore riprese furiosamente a correre, bruciandole nel petto non appena riassaporò l’oscuro in quel fulmine nero.

 

Ansimando si accasciò a terra e lo vide venire verso di lei, avvolto dal mantello color notte.

 

- Cacciatrice! - Sibilò Darhat, fermandosi a pochi passi dalla bruna. In quella sola parola le trasmise paura, odio e vendetta.

 

Kennedy tremò, tentando di recuperare fiato.

 

- Vattene… - Sussurrò, quasi priva di forze, ma lui le fu subito addosso tirandola su di peso per il bavero della camicia sporca e logora che indossava e tenendola sospesa a qualche centimetro da terra.

 

- Che diavolo fai, Kennedy?! Che diavolo fai!!! - Le urlò contro, mentre lei annaspava. Era arrabbiato, furente, e stava per riversare tutta quella furia su di lei. - Ti lascio sola per un attimo e tu cedi? Che ti è successo? - l'annusò come fosse stato un cane - Puzzi di luce, che schifo! - Continuò, lanciandola poi a qualche metro da sé. La ragazza ruzzolò nella polvere mentre il fiato le si spezzava di nuovo e il suo lato oscuro riprendeva terreno nutrito, stavolta, più dal rancore del suo Signore che dal suo.

 

Willow assistette stupefatta alla scena perché lei non aveva avvertito l'arrivo di Darath; strano, ma se l'era semplicemente ritrovato davanti da un momento all'altro. Ma quando vide Kennedy sbattere violentemente contro la terra rocciosa e dura, la strega si lanciò sul demone con un urlo agghiacciante, quasi ringhiandogli contro il suo dolore e la sua rabbia. Eppure, Darath era ancora più forte di lei e fu respinta con un sonoro quanto semplice e umiliante schiaffo.

 

Dal labbro spaccato scese un rigolo di sangue, mentre, a gambe divaricate e piedi nonostante tutto ben saldi a terra, controllava il contraccolpo guardando con odio Darhat.

 

- Puttana! Che cosa le hai fatto?Che giochetti hai utilizzato per corromperla ancora? - Domandò il demone, sprezzante.

 

Kennedy alzò il capo intontita e ripetè meccanicamente quello che aveva sentito.

 

- Giochetti… -

 

Will la guardò senza capire, ma non fece in tempo a controbattere, perché dovette evitare un nuovo attacco del demone che stranamente la colpiva a mani nude e non con troppa convinzione il che, purtroppo, non gli impediva di avere la meglio perché Will era allo stremo delle forze dopo quel lungo scontro in cui aveva usato più magia, nera e bianca, che in tutto il resto della sua vita.

 

- Cosa ti ha detto, Kennedy? Che ti ama? Che Tara è dimenticata? Sono bugie! Ti ha tradita ricordi? L'ha baciata e se avesse potuto se la sarebbe scopata. Sei una sciocca se credi il contrario! Ti ha tradita e lo farà di nuovo!... Dov’è il tuo odio? Dov’è la tua rabbia? Non dimenticare cosa ti ha fatto: sei sempre stata una ruota di scorta, un rimpiazzo, e alla prima occasione ti scaricherà nella spazzatura come cartastraccia! - Esclamò Darath, crudele e divertito dalla faccia della Cacciatrice. Stava cercando di sfondare la barriera magica che Will aveva innalzato, ora che i colpi si erano fatti più potenti, e al contempo stava cercando di riattizzare la fiamma della voglia di vendetta in Kennedy.

 

- Mi ha tradita…! - Sibilò Kennedy, sempre più confusa, alzandosi in piedi con occhi spauriti e cupi al contempo.

 

Il demone abbandonò temporaneamente la rossa, scagliandola a terra come fosse stata fatta di paglia; poi si diresse verso la sua pupilla. Will si alzò in ginocchio e urlò a Kennedy di non scordarsi di loro, del loro amore, che Darhat stava solo cercando di farla tornare al male ma lei non doveva e non poteva cedere. I loro sguardi s'incontrarono ma l'espressione di Kennedy sembrava come inebetita. Poi quel contatto si spezzò perché la giovane Cacciatrice si voltò verso il demone che ora le era davanti.

 

- Sì ti ha tradita… ricordi? - Le sussurrò lui, passandole una mano sulla tempia destra in modo che la bruna ricordasse vividamente le sensazioni che le erano arrivate direttamente da Willow quando quest'ultima e Tara si erano baciate.

 

- Non ti amerà mai come ama lei! - Infierì cattivo.

 

- Ma l’ha uccisa…! - Singhiozzò Kennedy, indicando al mostro il corpo della bionda. La sua mano tremò in quel gesto come la sua voce.

 

- Oh, bene!... - Sghignazzò l’altro, improvvisamente divertito. Non aveva visto la strega bionda fino a quel momento. - Che razza di cosa è l’amore, Cacciatrice? - commentò - E' a questo che la tua strega anelava tanto? E’ questo per cui voi mortali respirate? Non vi capirò mai!… L’ha ammazzata per te? Ne sei certa? Pensaci, stupida! E' il mondo che ha salvato, pagando il prezzo più alto, anche per amor suo: tu non c’entri. Non sei mai stata nei suoi pensieri non lo capisci? -

 

- Smettila!!! - Urlò Will, rialzandosi e correndo verso di loro. Ma fu di nuovo respinta da Darhat che le scagliò contro una sfera di miasma nero che la prese in pieno mentre, un momento prima di essere investita dal colpo, lei riusciva a sferrare il suo attacco concentrando le sue energie residue in una sfera di luce.

 

Darhat fu svelto a frapporre Kennedy per farsene scudo e la ragazza con un solo gesto, dettato dall'istinto, fermò il colpo.

 

- Guarda: non ha esitato a colpirti! E tu che credi che abbia ucciso la sua amante per amore tuo...! - Sussurrò il demone, con un ghigno maligno, mentre Will crollava a terra esausta e sanguinante.

 

In quel momento sollevò le mani al cielo, mentre l’aura malvagia di Kennedy si rinnovava a dismisura.

 

- Piangi solo sulla tua lapide, onora solamente le tue ceneri e risorgi fenice, così splendente da accecare i dannati che ti hanno ucciso! Mordili e sventrali! Ai bastardi non spetta eredità e pietà alcuna! Sii furente e rigonfia d’odio, il giorno del giudizio è lontano… ma la vendetta è l’unico vino che placherà la tua sete!!! - Recitò vittorioso, riattivando il potere del calice in Kennedy che, nel frattempo, urlava di dolore ritrovato sotto il suo sguardo freddo.

 

Gli occhi della ragazza si tinsero di pece e il suo corpo raggiunse il limite consentito dandole il potere maggiore, mentre la sua mente piangeva sul suo dolore. Una chiara sensazione di morte la inondò.

 

La fine di qualcosa sa sempre di cadavere e un cadavere non resuscita, solo marcisce e scompare, come ora ogni briciolo di amore stava facendo in lei. Quella parte di lei in putrescenza, poco prima così importante e ora inutile, era come se si fosse tagliata un braccio e ora vivesse del riflesso dell’arto fantasma.

 

Era bastato tanto poco perché scordasse il calore provato appena alcuni istanti prima, così poco... E così forte era Darhat e il male in lei.

 

Si sentì vuota, di nuovo persa.

 

Willow, quasi priva di sensi, la guardò per un lungo istante e una sola lacrima le accarezzò la guancia, lavando sbiaditamente un po’ del sangue che le impiastricciava il viso. Poi la rossa si trascinò verso Tara e le strinse faticosamente la mano fredda.

 

- Mi dispiace… - Sussurrò guardandola, ormai conscia del suo fallimento. Non aveva più forze, tutto era stato speso nel tentativo di salvare la bruna, che si era risvegliata solo un momento, per poi ripiombare nell’incubo non appena Darhat era arrivato.

 

Non c’era voluto molto da parte del demone, ammise amareggiata. Non gli era servito altro se non riattizzare il sospetto di Kennedy di essere stata tradita e richiamare i poteri della coppa di Giuda per corromperla ancora.

 

Il suo amore non era stato abbastanza e, ormai priva di energie, non era riuscita nemmeno a impensierire il demone che aveva avuto campo libero proprio come se lei non esistesse neppure.

 

Era una stupida… Buffy e Giles avevano ragione: non c’era più speranza. Aveva fallito e ora il mondo ne avrebbe pagato le conseguenze.

 

Sorrise alla bruna, ormai trasfigurata nell’ombra, e poi decise di lasciarsi scivolare nell'oblio perdendo i sensi senza più fare resistenza.

 

Kennedy la vide strisciare verso Tara e il suo sguardo si posò sulle dita incrociate delle due streghe, mentre i suoi sentimenti si inasprivano e il suo corpo gridava dal dolore.

 

Avrebbe distrutto tutto, nulla si sarebbe salvato.

 

Il mondo l’aveva tradita… l’amore l’aveva spezzata.

 

Nulla si sarebbe salvato.

 

Poi la rossa si girò a guardarla e lei si aspettò gli occhi della strega nera, pronti all’ultima battaglia. Battaglia che quella puttana di una strega avrebbe perso perché lei l’avrebbe distrutta, uccisa nel modo più atroce. Non avrebbe avuto pietà, nessuna.

 

Invece si trovò davanti solo gli occhi lucidi color smeraldo della ragazza che amava... che aveva amato. Nessuna ombra di rabbia, di rimprovero o accusa in quegli occhi; solo un sorriso puro, onesto e rassegnato e Kennedy si sentì debole per un attimo; l'attimo in cui la rossa cadeva svenuta: l'oscurità la lambiva violenta e lei l’accettava senza opporre resistenza, mentre Darhat rideva alle sue spalle felicemente consapevole della sua vittoria.

 

Eppure quegli occhi, quel sorriso, infastidivano il suo vero io...

 

Willow la stava perdonando? Amando ancora?

 

No, lei non l’aveva mai amata e poi non era lei a dover essere perdonata.

 

Era stata tradita. Era suo il lutto e di nessun altro.

 

Il suo cuore era spaccato.

 

Era morta dentro.

 

Eppure… camminava ancora, respirava ancora.

 

E il tempo non aveva smesso di correre, volare ricolmo di eventi.

 

Nessuno l’aveva aspettata, nemmeno lei stessa. Quel dolore non era stato pianto, onorato. La vita era continuata senza calcolarlo. Era rimasta sola, mentre il resto le vorticava intorno tinto di vendetta come se avesse bevuto troppa rabbia, come se fosse stata sbronza di dolore.

 

E per contrappasso, una volta che avesse compiuto il suo folle piano di distruzione, forse quel soffrire, l’unica cosa che le era rimasta le sarebbe mancata.

 

Mentre il sorriso di Willow svaniva insieme alla sua coscienza e il male le mordeva il cuore, una voce conosciuta ma senza volto sussurrò calda all’orecchio di Kennedy.

 

- Vola via, lascia indietro ogni frammento… vola via! Salvarsi è l’unico lutto possibile! -

 

Gli occhi della Cacciatrice persero lucidità e, opachi, si chiusero mentre l’oscurità l'avvolgeva come una fiamma e il demone suo signore intensificava la sua risata sguaiata. La ragazza fece un passo e si girò verso di lui, abbozzando un sorriso languido, mentre i suoi occhi vuoti guardavano oltre. Inclinò il capo.

 

- Dammi la mia vendetta!!! - Gridò Darhat, trionfante. Il suo eco si sparse nella campagna immota.

 

Il cuore di Kennedy accelerò fin quasi allo spasmo.

 

Un guizzo negli occhi e il suo braccio partì come una freccia, trapassando di netto il torace del demone.

 

Fu il silenzio.

 

Il volto di Darath si deformò in una smorfia di dolore e si accasciò incredulo ai piedi della Cacciatrice. La guardò senza capire e lei con il braccio libero lo avvolse chinandosi su di lui lentamente. In quel momento un vortice di fiamme oscure li avvolse e l’ultimo grido di dolore del demone primigeno fese l’aria risvegliando Willow.

 

La rossa, confusa, si tirò a sedere guardando il corpo di Darhat bruciare tra le braccia di Kennedy. Le sembrò di vedere un sorriso sul volto della ragazza.

 

Durò tutto pochi minuti, fore anche meno, e quando il demone scomparve del tutto, ingoiato dalle fiamme mistiche, Kennedy si alzò in piedi e le si fece di fronte ancora avviluppata dal fuoco.

 

- Kennedy...? -

 

La bruna sorrise ancora, ma a Will parve che non la vedesse nemmeno e in effetti la ragazza non sentiva altro che il suo cuore impazzito ferirle il petto e il suo sangue straripare dalle vene stracciate, le ossa frantumarsi e la pelle sfaldarsi.

 

Il suo limite era stato raggiunto.

 

Il suo corpo non lo aveva retto.

 

La fiamma si spense improvvisamente, come la sua vita.

 

- Volo via…! - Sussurrò, ancora sorridendo, prima di crollare al suolo.

 

Nel momento esatto in cui toccò terra, il suo cuore si fermò dandole pace.

 

Silenzio.

 

Per un attimo ancora non un suono sfiorò quel luogo, poi tutto riprese il suo corso, mentre la magia di Kennedy svaniva lasciando il tempo libero di scorrere ancora sopra i ruderi di quel rustico.

 

Will tremò vistosamente ad occhi sgranati, mentre il falco gridava il suo verso e completava il suo volo interrotto da ore sopra la sua testa. L’urlo della strega spazzò l’aria e la rossa corse verso il corpo riverso della Cacciatrice.

 

- Kennedy! Kennedy!! Oh mio Dio... alzati, parlami… ti prego! Ti prego!!! - La sua voce uscì stridula e bagnata da lacrime d’impotenza, mentre la stringeva tra le braccia. - Lo sapevo, lo sapevo, la tua anima era ancora pura. Ci hai aiutato finchè hai potuto, portando Darhat lontano da te per permettermi di riportarti indietro, perché sapevi che non gli sarebbe servito molto per dannarti ancora!... - Poi tacque per alcuni secondi, scrutando il viso pallido della sua ragazza. - ... Ma sei stata più forte di lui lo stesso… la luce era in te e ci ha salvati tutti… Kennedy ti prego non lasciarmi. E' finita, ce l’abbiamo fatta! Per favore torna da me… per favore... - Le sussurrò dolcemente, scostandole i capelli madidi di sudore dal viso.

 

Ma la bruna, ormai priva di vita, non poteva certo risponderle.

 

Quando Willow realizzò questo, lasciò che un dolore profondo e conosciuto l'assalisse assieme alla disperazione.

 

- Nooo!!! - Urlò, alzando gli occhi al cielo.

 

- Dea! Ridammi indietro ciò che è mio! Non puoi togliermela, non anche lei!- Gridò ancora, fra le lacrime. Poi i suoi occhi si posarono sul corpo di Tara.

 

- Tara! Tara!!! - Chiamò, con tutto il fiato che aveva in gola.

 

Pochi istanti dopo una luce abbagliante le fece chiudere gli occhi per un secondo e quando li riaprì, al suo fianco c'era la strega bionda che la prese tra le braccia accogliendo il suo dolore.

 

Will non si accorse della strana sensazione che il tocco dell'altra le diede, come se non importasse nemmeno alla sua più piccola fibra. Ma se avesse riflettuto un momento, se solo il dolore l'avesse lasciata libera una frazione di secondo, avrebbe notato il brivido freddo che le braccia dell'altra le stavano trasmettendo.

 

- Willow… mi dispiace così tanto… - Sussurrò Tara, carezzevole e consolatoria.

 

- Ci deve essere un modo… ti prego Tara, aiutami! - Singhiozzò l’altra.

 

- Tesoro io… -

 

- No, non può finire così! Non posso pagare ancora così… non può pagare lei per me! Dì alla Dea di prendere me…ha salvato il mondo, non può…morire! - Continuò la rossa, senza ascoltarla.

 

Tara sospirò addolorata.

 

- Will, io non posso… non è così che funziona lo sai! -

 

Ma Willow si sciolse dal suo abbraccio e la fissò con occhi scongiuranti, fatti grandi da un dolore ben conosciuto.

 

- Non può finire così… - Ripetè in un soffio.

 

Tara sentì il suo cuore spezzarsi.

 

- Ti sei fatta uccidere da me per salvarla…e se non fosse per la Dea non saresti ancora qui! Se può fare questo, può ridarmela indietro!... Abbiamo passato ogni limite, pagato ogni prezzo. Ma no, non può essere questo quello che devo affrontare, non di nuovo! - Urlò Will arrabbiata, stringendo più forte Kennedy.

 

- Ho già perso te… non possono portarmi via anche lei! - Concluse, baciando la fronte della bruna.

 

Tara rimase in silenzio per qualche secondo e a Will le parole che seguirono arrivarono come se la bionda le fosse molto lontana.

 

- E’ questo che vuoi? -

 

Willow si girò verso l’altra che ora guardava Kennedy tristemente.

 

- Lei è… la vita che vuoi? -

 

- Certo… Io… io la amo! -

 

La bionda le prese la mano e sospirò, per poi guardarla dolcemente.

 

Forse più di una scelta era stata fatta in quel momento.

 

- Allora, faremo come ci aveva detto la Dea … purificheremo il male con i nostri poteri. Appoggiala a terra e metti la tua mano destra sul suo cuore. Può darsi che la luce possa riportarla indietro...! -

 

Una nuova speranza colorò gli occhi dell’altra strega che obbedì alla bionda all'istante. Tara appoggiò la mano sopra quella di Will.

 

- Ora chiudi gli occhi e concentrati. Ogni stilla della tua magia dovrà passare attraverso le nostre mani. Io farò lo stesso!... Non parlo della tua magia bianca o di quella nera, parlo della tua essenza di strega, della magia che c’è nel tuo cuore! - Disse Tara, con un filo di voce tremante. Will assentì con il capo e chiuse gli occhi.

 

Tara la guardò per un lungo istante poi non vista dalla rossa, appoggiò la mano libera sulla fronte di Kennedy.

 

 

 

Vola via, Kennedy!… Grazie di avermi ascoltata! sei salva, questa è la tua nuova vita…

 

La Legge non sarà infranta...

 

Un'anima per un'anima.

 

Il signore che traghetta le anime da questo all'altro mondo taccia: io pagherò per te.

 

Vola via, cacciatrice, attraversa di nuovo il varco dei Mondi e torna da lei!

 

 

 

Tara chiuse gli occhi e intorno a loro si alzò un bagliore bianco, mentre l’essenza della magia le scaldava tutte e tre, riparando ferite e raddrizzando torti; illuminando Kennedy di nuova vita, riscaldando Will e assecondando Tara nella sua scelta.

 

- E’ così bello… - Sussurrò Will ad occhi ancora chiusi.

 

Tara invece la guardò teneramente, mentre il suo corpo iniziava a brillare di scintille colorate e a sbiadire come un'immagine sfocata.

 

Si avvicinò al viso dell’altra e le baciò la guancia un attimo prima di tornare incorporea completamente.

 

Will aprì gli occhi, il bagliore era svanito insieme a quel calore.

 

La guardò senza capire, accorgendosi solo in quel momento di poter vedere nuovamente attraverso di lei, come quando era apparsa da lei con fattezze umane la prima volta. Non era più di carne ed ossa.

 

Stava per chiederle cosa fosse successo, cosa significasse tutto quello, ma prima di poterlo fare sentì Kennedy gemere e la sua attenzione tornò tutta verso la Cacciatrice.

 

Pazza di gioia la prese tra le braccia e la sentì respirare.

 

- Sei viva!!! -

 

 

 

 

 

Willow era seduta sulla sua poltroncina, nella sua camera da letto. Era lì da ore a vegliare su Kennedy che ancora giaceva priva di sensi, sprofondata nel sonno che le era mancato praticamente sempre durante i giorni della sua pazzia.

 

Ora, guardandola, non vedeva più nulla di cattivo in lei né di pericoloso. Non c'era più traccia sul suo viso di quell'ira che glielo aveva deformato per giorni interi; né traccia alcuna di follia omicida o di ferocia. L'aveva salvata, ci era riuscita davvero alla fine.

 

Ma a quale prezzo?... Erano d'accordo lei e Tara. Avevano deciso di fare quel passo enorme e avventato quando i loro sguardi si erano incontrati, al casale, quando lei stessa aveva deciso di abbassare la barriera e di cominciare a lottare contro Tara per attirare l'attenzione di Kennedy. Willow non avrebbe voluto arrivare a tanto ma fatto sta che ci era arrivata. Non avrebbe voluto colpire ripetutamente Tara, né farle rivivere l'incubo della sua morte. Eppure lo aveva fatto...

 

Ma, ad un certo punto, le cose le erano praticamente sfuggite di mano perché la Strega Nera ancora adesso, a distanza di anni, era forte... quasi più forte di lei.

 

In realtà era quel “quasi” ad aver fatto la differenza; quella briciola di forza di volontà in più che le aveva permesso di non perdere di vista il suo obiettivo primario, dopotutto: salvare Kennedy, strapparla dall'influenza di Darath.

 

Solo questo aveva tracciato il limite fra il bene e il male, fra un'apocalisse preannunciata e la salvezza.

 

Ma quanto dolore aveva sentito Willow in quel pezzettino di anima non ancora corrosa dall'oscurità?... E quando, una volta finito tutto, la sua coscienza era tornata completamente lucida e aveva ancora una volta incontrato gli occhi di Tara tornati quelli opalescenti del fantasma... oh, anche lì la Strega Rossa si era sentita spezzare dentro perché un dubbio l'aveva colta improvvisamente. Un interrogativo che se non svelato avrebbe potuto farla impazzire. Non c'era stato ancora tempo per capire se ciò che sospettava era reale oppure no perché Kennedy aveva avuto la priorità su tutto: così aveva messo da parte i suoi timori e aveva portato la Cacciatrice a casa per curarla.

 

Il sole era sorto ed era tramontato e adesso era notte fonda.

 

Kennedy non aveva fatto cenno di svegliarsi e quel dubbio ora martellava nella testa di Willow come uno stantuffo meccanico che non si sarebbe fermato fin quando non le avesse spaccato il cranio a metà. Ma c'era solo una persona che poteva aiutarla a smettere di tormentarsi e quella persona era scomparsa subito dopo la fine della battaglia e non era più tornata.

 

Tara... sarebbe mai ricomparsa per rispondere alla domanda che prepotente tormentava Willow?

 

La ragazza sospirò e si portò le mani al viso, nascondendolo fra esse come se si vergognasse di se stessa ancora una volta. Tutta quella storia era stata pesante per lei, troppo pesante. Ora era spossata nel fisico e nell'animo e l'incertezza stava rischiando di ucciderla in quell'ultima ora. Buffy, poco prima, le aveva portato una tisana al tiglio; ma non sarebbe bastato un litro di quella roba a farla rilassare, non finché Tara non avesse risposto alle sue domande.

 

Improvvisamente sentì qualcosa nell'aria, una sensazione già conosciuta e provata spessissimo nell'ultimo periodo. La sua schiena si raddrizzò all'istante e gli occhi iniziarono a cercare i lineamenti incorporei di Tara, ma nella stanza non c'era. Eppure la sensazione era troppo forte per essere frutto della sua immaginazione: il suo spirito e la sua aura vibravano come grattacieli durante un terremoto del settimo grado della scala Richter. Fu per quella sensazione che l'aveva invasa prepotentemente che Willow si alzò dalla poltrona senza far rumore e uscì dalla stanza.

 

In giardino le fronde delle aiuole e degli alberi erano mossi da una lieve brezza, ma a parte il fruscio delle foglie il silenzio regnava. Poi la ragazza udì un cigolio proveniente dal retro e con passo lento ma sicuro si diresse lì, dove l'altalena artigianale costruita da Xander dondolava mossa dalla magia di Tara che, pur rimanendo incorporea, ci stava seduta sopra e la faceva oscillare lentamente. Il fantasma aveva lo sguardo perso nel vuoto, malinconico come raramente l'altra l'aveva visto. Non si era sbagliata: l'aveva sentita... come sempre.

 

- Ciao! -. Disse Willow, in un sussurro.

 

L'altra mosse la testa e la guardò sorridendole lievemente.

 

- Ciao! -. Rispose.

 

- Perché ci hai messo tanto a tornare?... Ero in pensiero! -.

 

I loro occhi erano ancora reciprocamente incollati e quell'espressione triste sembrava impressa a fuoco nei laghi azzurri della strega bionda.

 

- In pensiero per cosa, Will? Sono un fantasma. C'è ben poco che possa farmi del male! -. Rispose Tara, anche lei con un filo di voce. Non c'era accusa in quelle parole; erano solo l'espressione di un dato di fatto.

 

- Ero... preoccupata di non rivederti più, ad essere sincera! O che... -.

 

- O? -.

 

- O che ce l'avessi con me e quindi non saresti tornata comunque! -. Ammise Willow, sospirando e avvicinandosi ancora.

 

Tara fermò l'altalena, ma non smise mai di fissare la sua ex ragazza. Stava arrivando il penosissimo momento che aveva temuto fin dall'inizio di quella storia e non sapeva se fosse meglio darci un taglio e troncare rapidamente o se invece ritardarlo il più possibile.

 

- Non ce l'ho con te, Will. Tranquilla! Abbiamo deciso insieme di... fare quello che abbiamo fatto. Non sono pentita! Abbiamo raggiunto il nostro scopo, infondo. Ed è questo che... conta! -.

 

- Sì, credo... -.

 

- Stai bene tu? E Kennedy? Si è ripresa? -.

 

Willow fece spallucce e per un momento fissò la finestra della propria stanza, dove Kennedy stava riposando.

 

- Le mie ferite... guariranno: sono solo graffi. E anche quelle di Kennedy... Ma sta ancora dormendo! -.

 

- Be', se l'è vista davvero brutta, lo sai! -.

 

- Sì, ma c'eravamo noi due a proteggerla... ! -.

 

- Vero! ... L'ultima impresa delle due super streghe! -. Scherzò Tara, cercando di apparire allegra per un istante.

 

Willow sorrise appena.

 

"Super streghe": era così che Dawn le chiamava un tempo.

 

- L'ultima impresa... non ce ne sarà un'altra, vero? Sei... sei qui per... per dirmi addio! -. Esclamò all'improvviso la rossa, tornando seria. La sua voce aveva tremato e gli occhi erano diventati lucidi.

 

Tara le sorrise ancora e annuì apparendo serena.

 

- Già!... Sapevamo che sarebbe andata così, no? Fin dall'inizio l'avevamo messo in conto, quindi non credo ci sia da stupirsi e nemmeno da rammaricarsi troppo! -.

 

Willow si sentì colpita, ferita.

 

- Non ti dispiace nemmeno un po', quindi? -.

 

Sembrava un'accusa: sebbene la voce fosse rimasta bassa, il tono era stato eloquente.

 

Tara sorrise ancora una volta cercando di nascondere la tristezza che le pesava inevitabilmente sul cuore come piombo.

 

- Certo che mi dispiace, Willow!... Ma lo sapevamo, c'era stato detto, no? Non sapevamo quando sarebbe successo e come, ma non c'è mai stato nascosto che la mia presenza qui sarebbe stata temporanea!... Non ha senso arrabbiarsi o disperarsi. E' così che deve andare! -.

 

- E non potresti chiedere alla Dea di ritardare ancora un po' il momento? -.

 

Tara la fissò tornando malinconica come pochi minuti prima.

 

Cosa pensava quella sciocca di Willow, che a lei non sarebbe piaciuto restare ancora? Ma a che pro? L'aveva detto lei stessa quando il loro scontro stava cominciando: non c'era più un “loro”... da molto tempo.

 

- Non servirebbe chiederglielo, lo sai. Non acconsentirebbe! Il mio compito qui... è concluso! -.

 

- Ma io devo... devo ancora chiederti una cosa. Devo ancora sapere... -

 

- Sapere che?... Cos'è che vuoi sapere? Sento il tuo turbamento e so che ti stai tormentando per qualcosa che non sai. Fa' la tua domanda, Will, e risponderò. Non preoccuparti! -

 

- Io... se io non ti avessi... uccisa di nuovo, tu saresti rimasta con me? Da essere umano, intendo! Dimmelo, Tara. Ti prego! Questo dubbio mi sta tormentando... potrei impazzire senza una risposta! -

 

Tara la fissò e scosse la testa, ma non parlò subito. Fu come se avesse perso la voce. In realà tacque solo per pochi secondi, ma ad entrambe sembrò una vita. Poi finalmente disse:

 

- No, Will. Non sarebbe cambiato nulla!... Non mi avresti privata tu del corpo, ma come umana non sarei potuta rimanere perché sono già morta!... Quindi smettila di sentirti in colpa anche per questo... intesi?... Non c'è più tempo per noi. Devo tornare nella dimensione alla quale appartengo, ora! La Dea vuole così! -

 

Willow sospirò e annuì rassegnata. Quasi si vergognava ad ammetterlo, ma sentì il proprio cuore più leggero, ora.

 

Non avrebbe tollerato di essere stata lei e solo lei ad aver privato Tara della vita ritrovata, qualunque fosse la ragione che stava alla base di quel gesto.

 

Ma ora sapeva che non era così e il suo cuore poteva smettere di batterle all'impazzata nel petto, quasi volesse schizzar via di lì.

 

Poi i suoi occhi brillarono, un pochino più rianimati.

 

- Vorrà dire che quando ci rincontreremo, fra qualche mese, giù alla voragine... avremo molte cose di cui parlare. Come sempre! -.

 

Ma il viso di Tara si rabbuiò ulteriormente e Willow capì all'istante che c'era qualcosa che non andava, qualcosa che l'altra ancora non le aveva detto.

 

- Che c'è? -. Le chiese allora, allarmata.

 

Tara esitò un momento, continuando a guardarla in viso come a volersi imprimere nella memoria ogni sua più piccola ruga d'espressione.

 

- Non... non ci saranno più quegli incontri, Will! Mai più! -.

 

Willow impallidì e sgranò gli occhi.

 

- Cosa? Perché? Te lo ha detto la Dea ? -.

 

- Sì, me lo ha detto lei. Ma non mi ha detto anche il perché!... Credo che sia... insomma, tu ora sarai felice con Kennedy, hai fatto un passo avanti: le hai dimostrato di amarla davvero. Le cose andranno bene fra voi! Mentre per quel che mi riguarda... in purgatorio ci sono stata a sufficienza, sembra. Ho pagato il debito che avevo verso la Dea e... verso di te. E posso riposare in pace adesso! -.

 

Esclamò, cercando ancora di mantenere quel mezzo sorriso.

 

- Quindi è finita! Ti perdo così, senza... senza poter far niente, senza avere voce in capitolo! -.

 

- Willow... ci hanno separate molto tempo fa! Non... non è stato giusto, non ce lo meritavamo, potevamo essere felici insieme, ma è successo e indietro non si può tornare!... Il tempo è passato e continuerà a farlo... Non ti dimenticherò mai, amore mio, perché per me sei stata vita pura. Ma la realtà è che io sono... una specie di poltergeist e diversamente non può essere perché mi hanno uccisa, mentre tu... sei viva, sei di carne e sangue e hai una vita tua adesso. Una vita che non comprende me! -.

 

- Comprenderà sempre te! -.

 

- No, non deve!... Resterò con te, Will, lo giuro, sempre! Nei tuoi ricordi, però! Non voglio essere il tuo dolore e il tuo rimpianto, semmai... pensa a me come alla felicità di quando eri una studentessa universitaria! Kennedy... sarà la tua felicità per il resto dei vostri giorni, invece! E' una testona, è irascibile e impulsiva. Ma è una brava ragazza ed è stata capace di darti la serenità che meritavi!... Il dono più grande che potesse fare sia a me che a te! -.

 

Willow annuì e lentamente si convinse della veridicità di quelle parole, per quanto dolorose fossero. Sì, sapeva che Tara non sarebbe rimasta al suo fianco alla fine di quella storia, ma aveva sempre contato sul fatto che almeno una volta l'anno avrebbero potuto entrare in contatto come avevano sempre fatto dal giorno della distruzione di Sunnydaile. Ora, invece, quella certezza era stata sgretolata dalla stessa Tara, anche se per volere della Dea.

 

Fino a poco tempo prima sarebbe potuta impazzire a quel pensiero, ma ora le cose erano cambiate...

 

Darath, il delirio di Kennedy e il resto le avevano dato modo di capire una cosa importante: la Cacciatrice mora non era un rimpiazzo, non era una sostituta. Era la persona che lei stessa aveva voluto al fianco per continuare a vivere.

 

E allora avrebbe vissuto con lei, per lei... tenendo il ricordo di Tara gelosamente chiuso nel suo cuore.

 

Nonostante questo...

 

Una lacrima andò giù, dagli occhi nella gola; poi altre lacrime sulle guance, sul mento, scivolando fin giù al collo.

 

- Fa male...! -. Sussurrò, tremando.

 

Tara si alzò dall'altalena e le si avvicinò fermandosi a pochi centimetri da lei.

 

- E' vero!... Passerà, tesoro! -.

 

- Lo spero! -.

 

Si fissarono ancora intensamente, senza dire nulla, solo abbracciandosi con gli occhi.

 

Era l'ultima volta che si vedevano, che si trovavano l'una davanti all'altra.

 

Non sarebbe più successo, mai più fin quando Willow non avrebbe raggiunto Tara nell'aldilà, alla fine dei suoi giorni... ammesso che fosse riuscita per allora a meritare il Paradiso.

 

Sarebbero passati giorni, mesi, anni... un'eternità a dividerle. Ma solo fisicamente, di questo ne erano certe entrambe.

 

- Ti amo... sempre! -. Sussurrò Tara.

 

- Lo so...! -. Rispose Willow, tentando ancora di sorridere nonostante le lacrime. - Anch'io! - Aggiunse e non stava certo mentendo: entrambe lo sapevano.

 

Poi il fantasma si avvicinò ulteriormente e si chinò per darle un bacio sulla guancia come se potessero ancora toccarsi. Willow chiuse gli occhi e si abbandonò alla sensazione che l'altra le stava regalando. La pelle delle guance le bruciò un po' e poi fu come se una brezza fredda le toccasse appena: la sinistra per le labbra di Tara che la stavano sfiorando, la destra per la mano che la stava accarezzando tremante.

 

Un ultimo contatto lieve.

 

Non potevano avere di più.

 

- Sempre...! -. Sentì dire Willow, ma non ebbe il coraggio di riaprire gli occhi perché in quell'istante seppe che l'altra si stava volatilizzando, stava scomparendo e non sarebbe mai più riapparsa.

 

Non riuscì a controllare di più le lacrime e allora le lasciò correre mentre Tara lentamente, fissandola amorevolmente, spariva fra mille lucciole e scintille.

 

Il loro ultimo saluto... quel brivido tenue e inconfondibile che le aveva scosse entrambe fin dal loro primo incontro, ogni volta che stavano insieme e che i loro sguardi s'incrociavano assieme alle loro anime.

 

Poi il brivido scomparve, assieme all'aura di luce che portò via Tara.

 

- E quando la musica finisce... quel che resta è il silenzio! -. Sussurrò Willow, riaprendo gli occhi e sospirando, ricordando quella vecchia frase che per loro aveva significato tanto.

 

Era sola adesso. A farle compagnia, solo il cigolio dell'altalena che aveva ricominciato a dondolare quando l'essenza dell'altra era sparita.

 

 

 

Addio, amore mio...

 

 

 

Pensò. Poi si avvicinò all'altalena e ci si mise su, abbracciando le corde e abbandonando la testa, lasciandosi dondolare da una scheggia della propria magia.

 

Era davvero così che doveva andare fin dall'inizio... ed era così che era andata.

 

Ora la vita doveva andare avanti... lei stessa doveva tornare a vivere davvero... assieme a Kennedy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buffy sorseggiò la tisana dalla tazza che aveva fra le mani e si appoggiò alla colonna del portico. Era finita ed erano a casa.

 

Il sapore della vittoria la rendeva calma e serena, nonostante il braccio fasciato e appeso al collo e le numerose ferite.

 

Sospirò.

 

E così anche quell’avventura era conclusa.

 

Lei e gli altri erano tornati da qualche ora da Los Angeles, dove tutto ad un tratto la notte prima il Clan di Syrus si era liquefatto davanti ai loro occhi. Così i superstiti di quella battaglia avevano inteso che l’imprudente piano di Willow aveva funzionato o che per lo meno Darhat era stato sconfitto. Allora, curate alla meglio le ferite, avevano salutato Angel e le Cacciatrici di Los Angeles e con il primo volo del mattino erano tornati a casa.

 

Ad accoglierli avevano trovato una raggiante Willow che gli aveva raccontato ogni cosa. Kennedy, stremata, dormiva ancora; ma per il resto tutto era a posto.

 

Eppure la Cacciatrice bionda non riusciva a dormire e non che non fosse stanca. Ma qualcosa la turbava, un pensiero fisso e l'attesa dell'unica persona che potesse toglierglielo e darle pace.

 

Aspettava qualcuno e quel qualcuno non tardò oltre ad arrivare.

 

Tara comparve nell’oscurità del viottolo davanti alla casa e a passo cadenzato si diresse verso la Cacciatrice.

 

Sorrise all’amica.

 

- Sei malconcia! - Osservò.

 

Buffy fece una smorfia.

 

- Niente che non possa guarire! Piuttosto, dove sei stata? Will dice che è da ieri che sei scomparsa! - Controbattè, con fare indagatore.

 

- La Dea voleva vedermi! Sai… uno di quegli incontri a cui non puoi mancare! - Scherzò la strega. - E comunque io e Willow... ci siamo appena salutate! -

 

Buffy la guardò stranamente, poi andò a sedersi sul dondolo.

 

- Allora… pare che ci abbiate giocato un bello scherzo! E così ti sei fatta convincere da quella pazza a stregarci! -

 

- Scusami, io non volevo... Comunque ha funzionato, no? -

 

- Ti perdono solo perché alla fine sei tu quella che si è divertita meno! -

 

Tara rimase in silenzio stornando lo sguardo e fissandolo a terra per alcuni istanti. Sembrava stanca... e ferita.

 

- Non dev’essere stato facile, vero? - Disse Buffy, perdendo l’aria di rimprovero che aveva avuto fino a quel momento.

 

- No, per niente! - Rispose Tara, sfiorandosi il petto con le dita là dove per due volte un pezzo di metallo l’aveva strappata al mondo.

 

- Come sei tornata indietro? - Chiese timidamente l’altra.

 

- In che senso? -

 

- Voglio dire… quando Will ti ha colpita, sei morta davvero, di nuovo. Come hai fatto a tornare quando ti ha richiamata per salvare Kennedy? -

 

Tara ci pensò su prima di rispondere.

 

- La Dea ha intercesso per me. Gli intenti di Will era puri, non ha mai perso il suo favore e io con lei!... Ma non ero esattamente... tornata. Ero poco più di un fantasma, ma non esattamente umana in quei momenti... -

 

- Che?... Ma Will ha detto che l’hai abbracciata… -

 

- E allora? -

 

- Non so bene come funzioni… ma pensavo che i fantasmi non potessero... toccare i vivi! Come ora, intendo! -

 

Tara sospirò.

 

- Non so che dirti… probabilmente per unire i nostri poteri e salvare Kennedy, serviva la mia presenza corporea o almeno... parte di essa! -

 

Buffy si appoggiò allo schienale.

 

- Non mi convince… Inoltre, Giles ha detto che teoricamente i vostri poteri congiunti avrebbero solo purificato Kennedy dal male, di certo non l’avrebbero riportata in vita! Le Leggi del trapasso sono rigide e chiare: nessuna anima può tornare indietro o ci sarebbe uno squilibrio fra i Mondi! -

 

Tara colta in fallo divenne tutta rossa e balbettando, come da tempo non faceva, cercando di giustificarsi.

 

- F-forse n-non è così. I poteri d-della Dea sono s-sconosciuti! -

 

Buffy storse il naso e si alzò.

 

- Sarà… non ci ho mai capito niente, non sono io l’esperta in magia e affini, qui!... Piuttosto la Dea che ti ha detto quando ti ha convocata? - Dicendo questo fece qualche passo e superò Tara.

 

Le loro spalle si urtarono leggermente e la Cacciatrice si girò di scattò guardando l’altra senza capire.

 

Tara indietreggiò spaventata.

 

- Ti ho toccata! Non ti sono passata attraverso, ti ho toccata, ti ho sentita! - Esclamò la Prescelta , ad alta voce.

 

- Taci! Non gridare o ti sentiranno! - Sibilò Tara, prendendola per le spalle e scrollandola leggermente.

 

Buffy sgranò ancora di più gli occhi.

 

- Oddio… ma tu sei qui davvero… sei corporea!!! -

 

La strega sospirò pesantemente e lasciò la presa.

 

- Si, sono qui e sono… viva! -

 

Buffy le si fiondò addosso, abbracciandola con il braccio sano.

 

- Questo è fantastico! Cos’è una ricompensa? Oh, non mi importa... tu sei viva!! Dobbiamo dirlo a Will! E’ una cosa stupenda! - Gongolò con le lacrime agli occhi. Stava per prenderla per mano e trascinarla in casa, ma incrociando lo sguardo triste dell’altra si bloccò.

 

- Non sembra una cosa stupenda… non dalla tua faccia, almeno! - Disse, staccandosi.

 

Tara si andò a sedere sul dondolo.

 

- Non fraintendermi, sono felice di essere di nuovo viva! E si, è una ricompensa della Dea… è questo che mi ha detto pochi minuti fa, subito dopo che ho lasciato Willow! -

 

- Ma allora…? - Disse Buffy, alzando un sopracciglio e raggiungendola.

 

Tara le sorrise e sospirò di nuovo.

 

- Ascoltami bene, Buffy, nessuno deve saperlo, non dovresti saperlo neanche tu. Ok? -

 

- Perché? -

 

- Perché ora le cose sono tornate alla normalità… la mia rinascita sarebbe solo causa di altri guai. Hai visto cos’è successo con una mia sola apparizione!... Ero un fantasma e ho quasi provocato la fine del mondo. Da viva posso fare molti più danni se Willow venisse a saperlo! -

 

- Ma non puoi tenerlo nascosto a Willow, lei ha il diritto di saperlo e… -

 

- Lei ha il diritto di essere felice e non è incasinandole la vita che potrà esserlo! - La interruppe perentoria.

 

Buffy divenne triste in un attimo.

 

- A costo della tua infelicità? E' assurdo!... E poi... che farai? Come vivrai? -

 

- Io… io… me ne andrò, ricomincerò da capo in qualche altro posto e chissà che il destino non abbia in serbo qualcosa di buono per me... Ma lontano da qui, lontano da Willow e Kennedy! - Disse, sorridendole appena.

 

Buffy le accarezzò la guancia solcata da una lacrima che non era riuscita a trattenere.

 

- Non è giusto... ma se hai deciso così… Willow ha fatto la sua scelta e credo sarà felice. Ora tocca a te fare la tua e se è questo che vuoi avrai la mia lealtà! Non le dirò niente, non lo dirò a nessuno, te lo giuro! -

 

- Grazie! - L’abbracciò l’altra.

 

Passò qualche secondo prima che si staccassero.

 

- Però, se dovrò tenere questo segreto, voglio che tu mi racconti tutto... tutta la verità! - Disse la Cacciatrice.

 

Voleva sapere e voleva alleggerire il cuore dell'altra.

 

Tara acconsentì e si appoggiò allo schienale, facendo muovere il dondolo leggermente.

 

- Quando Will mi ha… be', uccisa per la seconda volta... ho assistito al resto dello scontro da spirito. E quando Darhat ha ripreso il controllo di Kennedy sono intervenuta parlandole e istillandole un briciolo di magia bianca. Insieme all’amore per Will e alla verità ricordata poco prima, è riuscita ad affrancarsi per un attimo e a sconfiggere Darhat, uccidendolo con la sua stessa moneta, la magia nera donatale dal male! -

 

Buffy fece segno di aver capito con la testa e la esortò a continuare.

 

- Quando Will mi ha richiamata, sono tornata visibile, ma grazie alla Dea... potevo quasi toccarla, quasi essere tangibile come fossi lì in carne e ossa e... sono sincera, non avevo idea del perché!... Comunque la situazione che avevo davanti non era molto bella, quindi ho accantonato la cosa e sono corsa da Willow...! - Sospirò e si alzò in piedi appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera del portico e dando le spalle a Buffy.

 

- Giles ha ragione… i nostri poteri l’hanno solo purificata. Sono stata io a farla tornare in vita... La Dea mi disse che... se Kennedy fosse morta, non avrebbe potuto riportarla in vita. Parlò solo con me, bloccando Willow nel tempo e nello spazio per non farla accorgere di nulla... Il traghettatore di anime, colui che è a guardia del passaggio fra i Mondi... lui... è responsabile dell'equilibrio cosmico e per ogni singola persona che nasce, una ne muore. Sono queste le regole a cui ti riferivi poco fa, no? -

 

- Sì... me ne parlò Giles una volta! -

 

- Le conosco anch'io e anche la Dea si attiene ad esse... è per questo che mi ha avvisata: se dovevamo salvare Kennedy, dovevamo farlo prima che il suo corpo cedesse! -

 

- E allora... come... come siete riuscite a riportarla in vita? -

 

- Facendo uno scambio!... Un'anima per un'anima... quella di Kennedy in cambio della mia!... Quel poco di magia che le ho donato ha creato un ponte tra di noi e così le ho potuto passare la mia essenza vitale, le ho dato la mia vita in pratica! -

 

Buffy sgranò gli occhi, ma prima che potesse parlare l’altra continuò.

 

- Non chiedermi perché… lo sai bene! Willow la ama e l’ha scelta. E io voglio la felicità di Willow, solo questo conta... Solo questo ha sempre contato!... Così l'ho fatto! -

 

Ci fu qualche momento di silenzio, poi Tara riprese a parlare.

 

- Sono tornata ad essere un semplice fantasma e... pochi istanti dopo la Dea mi ha richiamata a sè!... Sono andata al suo cospetto, sicura che non avrei più rivisto voi o Willow... il mio compito era finito! Ma poi... stasera... Will mi ha chiamata: non con la voce, ma con l'anima!... Non potevo ignorarla e ho scongiurato la Dea per avere il permesso di apparire di nuovo al mio amore... L'ho salutata, le ho detto addio e le ho detto che non ci saremmo mai più riviste, nemmeno alla voragine: era questo il prezzo che la Dea mi ha chiesto per poterla rivedere stasera. Ero rassegnata, ma quando sono tornata al cospetto della Dea, lei non mi ha dato il permesso di varcare di nuovo il confine fra i Mondi e mi ha fatta di nuovo di carne e sangue.... Ha detto che il prezzo pagato era un'altra dimostrazione di purezza e di bontà e che questa era la mia vera ricompensa! Mi ha ridato la vita e mi ha detto di viverla come meglio credevo, pur sempre al servizio del Bene...! E poi mi sono ritrovata qui con te!... Fine della storia...! - A questo punto la bionda indugiò, ma Buffy, che l’aveva raggiunta, le pose una mano sulla spalla per incoraggiarla.

 

- Sarei rimasta viva e corporea comunque, fin dalla prima volta che lo sono ridiventata. Era già stato deciso... la Dea me lo aveva detto! - Aggiunse Tara, tristemente. Aveva aiutato Willow e non ne era rammaricata, ma così facendo l'aveva persa di nuovo. Era questo che la rendeva così triste.

 

- Cosa? - Esclamò Buffy, sbigottita. - Com’è possibile? Quindi, già da quando hai salvato Will dal primo incontro con Kennedy, era definitivo?... E cosa aspettavano a dirtelo, che morissimo tutti? - Era rabbia la sua.

 

-Io non... non mi è stato detto subito, ma me lo hanno detto. Già quando Will mi ha chiesto di agire sulle vostre menti io... sapevo questa cosa!... Dicono che la mia abnegazione e il mio altruismo li avevano convinti a darmi una nuova possibilità. Così, se la battaglia fosse finita bene, sarei stata libera di vivere. Questa era la ricompensa della Dea, ma io pensavo di averla usata per aiutare Kennedy, per strapparla a Caronte, il traghettatore!... Invece, la Dea poco fa mi ha detto che non sarebbe andata così! - Sussurrò Tara, comprendendo l’ira di Buffy che fino a poco prima era stata la sua.

 

-Non sono mai stati dei buoni sceneggiatori e il tempismo non è di sicuro la prerogativa delle forze del bene!... Ma tu perché non hai parlato? - Disse scocciata, la Prescelta.

 

- Se l’aveste saputo, cosa avremmo fatto? Non credo che per questo Will avrebbe lasciato la sua ragazza nelle mani di Darhat e non credo neanche che l’avrebbe uccisa senza batter ciglio, solo perché io ero tornata... Avrei incasinato di più la situazione e non avremmo risolto niente! - Ribatté Tara, altrettanto seccata. Non era certo stata una scelta facile per lei e si aspettava un minimo di comprensione da Buffy, non certo biasimo.

 

- No, ma… -

 

- Oh, Buffy! Avrebbe solo complicato le cose, vuoi capirlo?.... Ad ogni modo, ora io sono viva e…- Ma le sue parole si incrinarono, forse sopraffatte dall’enormità di quel che stava per dire, Buffy finì per lei.

 

- E ora devi dirle addio davvero, giusto ? - Finì per lei, con voce che esprimeva tutta la sua comprensione.

 

- Già...! - Sussurrò Tara, con un filo di voce. - E non so proprio come farò… lei pensa che comunque fosse deciso così fin dall’inizio… ma io so qual è la verità e costringermi ad uscire dalla sua vita, a non vederla e a non sentirla più... mi spezzerà il cuore! Willow... è stata la mia vita per così tanto tempo… come posso iniziarne una senza di lei? - Disse la strega, singhiozzando e rifugiandosi tra le braccia di Buffy.

 

- Tara, mi dispiace così tanto... - Le sussurrò la Cacciatrice , stringendola forte. - Sei sicura di… -

 

-Si Buffy. E’ giusto così.- fece riprendendosi dopo qualche minuto e le sorrise.

 

La prescelta le accarezzò il viso.

 

- Allora... credo sia ora che tu vada… prima che qualcun altro ti veda!... So che sarà difficile, ma io sarò sempre qui per te, non scordarlo. Non ti libererai di me! - Le disse fintamente rianimata e le strizzò l’occhio. - Ti voglio bene e... lasciami fare un paio di telefonate... posso aiutarti a... diciamo a trovarti un posto, per un po', almeno! Più in là, fammi sapere dove sarai, ok? - Detto questo Buffy l’abbracciò ancora e poi si ritirò in casa con un segreto in più da portare sulle spalle e un’amarezza strana, ma in qualche modo comprensibile e accettabile in mente. Tornò fuori poco dopo con un bigliettino sul quale aveva scritto un numero di telefono e un indirizzo e con del denaro in una busta; disse a Tara di prendere il tutto: era il suo modo per esserle accanto in qualche modo, pur non potendo esserlo fisicamente. L'amica accettò il denaro e il bigliettino, grata ancora una volta a Buffy per essere la persona che era. Poi si salutarono ancora e infine la Cacciatrice rientrò in casa per andare a dormire con quello strano peso sul cuore, un misto di amarezza, nostalgia e speranza... speranza che finalmente tanto Tara quanto Willow e Kennedy trovassero pace. Speranza di serenità, speranza di una nuova vita che fosse migliore per tutti.

 

Tara si concesse qualche minuto per calmare il cuore e convincersi della bontà dei suoi intenti, poi allargò le braccia e sprigionò il suo potere modulandolo affinché Willow non potesse sentirla... il momento di andare per la propria strada era davvero arrivato.

 

Inutile ritardarlo oltre.

 

E così, la strega bionda sparì nel silenzio della notte, beandosi di quel cielo stellato che, ovunque fosse andata, sarebbe stato sempre lo stesso sotto il quale viveva, respirava e sognava la sua adorata Willow, l'altra metà del suo cuore.

 

E un'altra città l'accolse... un'altra vita l'attendeva ora.

 

...THE END...