LILIEN

Autrice: Mari e Alyson

 

 Timeline: Seguito di "Dark Inside"

 

 Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendichiamo su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

 

 

 || Prologo/Cap. 1 || Cap. 2 || Cap. 3 || Cap. 4 || Cap. 5 || Cap. 6 || Cap. 7 || Cap. 8 || Cap. 9|| Cap. 10 || Cap. 11 || Cap. 12 || Cap. 13 || Cap. 14 || Cap. 15 ||

|| Cap. 16 || Cap. 17 ||

 

 

CAPITOLO 1

 

 

 

            Il cielo era di un azzurro intenso, intensissimo, come raramente succede. Il sole splendeva caldo e metteva in risalto il verde brillante dell'erba rigogliosa di quell'angolo di paradiso. Willow avanzò a piedi nudi fino alla riva del piccolo specchio d'acqua che sorgeva in mezzo a quella distesa d'erba; lì attorno non c'era molto: non c'erano siepi o steccati. Solo qualche albero, qualche salice enorme dalle fronde lunghissime e folte. Non conosceva quel posto, non c'era mai stata. Ma ne era attratta come fosse stato una calamita.

 

Una folata di vento le sferzò i capelli della frangia facendoglieli finire davanti agli occhi e, quando li scostò con la mano, improvvisamente si accorse che fra l'erba erano spuntati mille fiori, tutti diversi. C'erano gerbere, campanule, rose, garofani, tulipani, ma a colpo d'occhio ciò che attirò più di ogni altro la sua attenzione furono i gigli bianchi che crescevano più numerosi degli altri fiori, soprattutto all'ombra dei salici e vicino alle rive del lago.

 

Un senso di pace la invase e le sue narici aspirarono i profumi intensi che la natura le offriva. Raramente le era capitato di sentirsi così e decise di godersi quella sensazione finché poteva. Così camminò ancora e andò a sedersi sotto ad uno degli alberi, poggiando la schiena al suo tronco di legno chiaro. Era vestita solo di veli leggeri, candidi come quei fiori dall'odore intenso che la circondavano; ma non aveva freddo quando la brezza si alzava ancora carezzando leggera la sua pelle. Le sarebbe piaciuto rimanere lì per sempre, circondata dalla pace, lontano dai demoni e dalle battaglie che sembravano non finire mai. Aveva deciso lei, quando aveva quindici anni, di condurre quella vita accanto alla Cacciatrice; aveva deciso lei di diventare una strega e di usare i suoi poteri per combattere. Era così da tanto, ormai. E anche ora che stava per compiere trent'anni la sua vita non era poi cambiata molto. Ma in quel posto il tempo era fermo, immobile e il silenzio regnava sovrano in quella sinfonia di colori e odori che tanto la rilassavano.

 

Non aveva paura.

 

Non sentiva dolore.

 

Non sentiva la nostalgia delle persone che le erano state portate via dal Fato.

 

Quiete, pace assoluta. Solo questo provava.

 

Poi apparve lei dall'altra parte del lago. Una donna alta, dal fisico longilineo, vestita anch'ella di veli leggeri che lasciavano intravedere il candore della sua pelle lattea. Willow la vide subito e riconobbe immediatamente i lineamenti di quel viso, pur non sapendo a chi appartenessero. La donna, come era successo tutte le altre volte che la Strega Rosse si era ritrovata in quel giardino immenso, iniziò a camminare verso di lei con passo leggero. Non riusciva a distinguere l'insieme del suo volto, ma poteva osservare benissimo i particolari che lo costituivano. Gli occhi grigi, le guance rosee, le labbra carnose... era come guardare distintamente i singoli tasselli di un puzzle senza riuscire a vedere il quadro completo.

 

La donna le arrivò vicino e le mise in mano, come sempre, un giglio appena reciso. Un fiore particolarissimo poiché di un bianco mai visto prima; eppure, lì dove lo stelo si congiunge col calice, striature azzurre e dorate formavano la sua peculiarità.

 

< Il giglio è nella grande mela, Strega Rossa. Vallo a cercare, solo così potrete sopravvivere! >. Le disse la donna.  Willow, senza capire quelle parole, si rigirò il fiore fra le dita e lo guardò attentamente cercando di capire cosa fosse in realtà, cosa volesse dirle quella donna che oramai veniva a farle visita tanto spesso.

 

< Come fai a sapere chi sono? >. Le chiese, guardandola confusa e guardando i petali profumati di quel piccolo tesoro che le aveva dato.

 

L'altra non rispose.

 

Poi il vento si alzò forte, gelido, e il cielo si coprì di enormi nuvole grigie che oscurarono la lucentezza del sole e il calore dei suoi raggi. L'erba, scossa dalla tramontana, dondolava freneticamente come pure le fronde dei salici e i capelli corti di Willow.

 

< Che sta succedendo? >. Domandò la strega, allarmata, guardandosi attorno. Il silenzio fu spezzato da tuoni fortissimi, simili a rombi di cannone; e ovunque fulmini violenti saettavano fra le nuvole.

 

< Stanno arrivando, Willow! Hanno tradito e ora vogliono altro potere!... Col giglio puoi affrontarle, puoi sconfiggerle!... Hanno tradito il loro stesso sangue e non si fermeranno mai!... Col giglio potrete sopravvivere! >. Disse la donna, affranta dalla tempesta in arrivo. Poi si voltò e s'incamminò per andare via.

 

Willow tentò di correrle dietro, di raggiungerla per farsi dare altre spiegazioni.

 

Che volevano dire quelle parole?

 

Chi aveva tradito?

 

E perché avrebbe dovuto considerarsi in pericolo?

 

Ma le sue gambe erano pesanti come se fossero improvvisamente riempite di piombo; i suoi piedi affondavano nella terra come se  stesse camminando in una palude e, attorno a lei, i fulmini continuavano ad aumentare d'intensità e numero e si facevano sempre più vicini, sempre più minacciosi.

 

Inciampo' e cadde bocconi.

 

< Aspetta! Aspetta, torna qui! Chi sei? >. Gridò. In quel momento un fulmine la colpì fra le scapole e il suo corpo venne scosso da un forte tremito mentre il dolore bruciante la pervadeva ovunque...

 

 

 

Willow si svegliò di soprassalto e scattò a sedere sul letto facendo sobbalzare Kennedy che le dormiva beatamente accanto.

 

- Will! Ma che diavolo stai facendo? -. Chiese la Cacciatrice, aprendo gli occhi e tirandosi su anche lei. Poi osservò meglio la sua ragazza: era pallida e sudata e i capelli corti erano appiccicati al suo viso come se fino a quel momento avesse fatto una corsa estenuante. Aveva il fiato corto e i muscoli del collo e delle braccia tese. Si stropicciò gli occhi e le poggiò la mano sul braccio, con cautela: il cuore le andava a mille.

 

- Tesoro, tutto bene? Che succede? -. Le chiese, preoccupata. Willow la guardò con occhi grandi, spalancati.

 

- Io... ho fatto ancora quel sogno! Quello... quell'assurdo sogno in cui un fulmine... mi uccide! -. Disse finalmente la strega. Kennedy l'abbracciò attirandola a sé e stendendosi di nuovo nel letto con lei, baciandole la fronte. Era fredda, gelida nonostante il sudore. Coprì entrambe col lenzuolo.

 

- Dai, amore... stai calma, rilassati! E' solo un sogno come tanti altri! -. Disse ancora Kennedy, stringendo l'altra a sé più forte.

 

- Un sogno... non credo si tratti solo di questo!... E' la terza volta in una settimana che mi succede... comincio ad aver paura di addormentarmi, accidenti! -. Sussurrò Willow, aggrappandosi alla sua ragazza come fosse stata la sua ancora di salvataggio. Kennedy le alzò il mento e la baciò lievemente, sorridendole dolcissima:

 

- Quanto sei scema a dire certe cose!... Fatti fare due coccole da me e vedrai come ti addormenterai serena! - . Le disse, scherzosa. Willow ricambiò quel sorriso e si tranquillizzò: Kennedy aveva sempre avuto quel potere su di lei. Fu per questo che si rannicchiò meglio fra le sue braccia e chiuse gli occhi fiduciosa di riprendere sonno e che, stavolta, avrebbe dormito fino al suono della sveglia.

 

 

 

            Buffy arrivò come al suo solito, correndo come una pazza e rischiando di cadere per le scale mentre si sistemava la camicia sotto la giacca: si era svegliata tardi. Arrivò come un fulmine in cucina e andò alla macchina del caffè.

 

- Te lo sei bevuto tutto?! -. Commentò stupita e contrariata, rivolgendosi a Willow e alzando la caraffa di vetro vuota. Willow scosse la testa e mosse verso di lei una delle tazze piene che aveva davanti a sé:

 

- Te ne ho conservato un po', tranquilla! Eccolo: è ancora fumante! -. Rispose.

 

La bionda sorrise felice e si avventò sulla tazza.

 

- Ti adoro, lo sai, vero?... Ma come facevi a sapere che dovevo ancora fare colazione? -.

 

- Semplice: erano quasi le sette e mezza quando sono venuta qui e tu non eri ancora scesa. Questo significava che saresti scesa dopo e che avresti fatto tardi... come sempre! -.

 

Le due risero e Buffy fece una smorfia alla sua migliore amica.

 

- Antipatica!... Mica faccio sempre tardi! -. Si difese, bevendo il caffè effettivamente ancora più che caldo.

 

- No, non sempre. Il sabato non fai mai tardi e nemmeno la domenica! -.

 

- Ma nel fine settimana io non lavoro! -.

 

- Appunto! -.

 

Le due risero ancora e Buffy lanciò uno straccio da cucina sulla faccia di Willow: era il loro modo di scherzare, di prendersi amorevolmente in giro l'una con l'altra.

 

Poi la bionda finì in tutta fretta la sua magra colazione, afferrò la borsa da lavoro e fece per uscire salutando rapidamente la sua amica. Tuttavia, poco prima di metter piede fuori casa, Buffy si bloccò sulla soglia e tornò indietro.

 

- Da che ora stai in piedi? -. Chiese, fissando Willow e la sua aria stanca che fino a quel momento non aveva notato. L'altra fece spallucce:

 

-  Dalle cinque e mezza, più o meno! -. Rispose brevemente.

 

- Di nuovo? Will, ma perché non vai dal medico e ti fai segnare qualcosa per dormire? Sono settimane che ti svegli presto e quelle poche volte che siamo andati a fare la ronda fino a tardi, è stato anche peggio! -. Disse Buffy, sinceramente dispiaciuta per l'amica.

 

- Non mi va di prendere schifezze per dormire, lo sai!... E' che... continuo a fare quel dannatissimo sogno e... mi sveglio sudata come se avessi partecipato alle olimpiadi e poi... non riesco mai a riprendere sonno come si deve, quindi... a un certo punto mi alzo e basta! -.

 

Buffy la guardò di sbieco.

 

- Quale sogno? Quello del giardino e della tempesta? -.

 

- Sì, sempre quello. Sarà la sesta volta che lo faccio... e all'inizio è sempre bellissimo, davvero! Quasi riesco a sentire l'odore di quei fiori... le rose e i gigli soprattutto, ma poi... diventa tutto orribile e ancora ho l'ansia addosso, giuro! -.

 

Buffy corrugò la fronte in una smorfia di perplessità.

 

- I gigli...? E... quella donna, quella che ti parla, ti ha detto ancora di cercare il giglio? -. Domandò pensierosa.

 

Willow annuì.

 

- Sì... mi ripete sempre quello e mi dice di cercare in una mela grande... che diavolo significa? Che dovrei trovare in una mela? Al massimo un verme, non un giglio!... Mah! Speriamo che la mia fantasia la smetta presto di farmi questi scherzi, o non riuscirò nemmeno più d alzarmi dal letto tanto sarò stanca! Ora vattene, però, o farai tardi allo studio e i tuoi pazienti non sono famosi per essere tolleranti, giusto? -. Sorrise lievemente.

 

Buffy lanciò un'occhiata la proprio orologio: non avrebbe voluto andar via, anzi avrebbe voluto continuare quella conversazione, ma non poteva. Era davvero tardi.

 

- Ci vediamo stasera, ok? Baci! -.

 

- Sì, a stasera e ricordati che Dawn porta Patrick a cena! Ciao! -.

 

Poi Buffy schizzò via, correndo lungo il vialetto di casa e letteralmente tuffandosi in macchina per poi partire alla svelta. Arrivò infondo alla strada e imboccò la via verso la tangenziale.

 

Accese la radio e mise il volume al minimo poi, sempre tenendo d'occhio la strada e il traffico, si mise l'auricolare del cellulare e compose un numero a memoria, senza neppure guardare i tasti. Un paio di squilli e qualcuno rispose all'altro capo.

 

 

 

-     Pronto? -

 

-         Pronto! Ciao, sono io!... Willow ha fatto ancora quel sogno. Da te... novità? -

 

La risposta tardò un po' ad arrivare.

 

-         No, nessuna in particolare!... Sta' tranquilla, Buffy, il fatto che lei sogni gigli non significa proprio niente, ti pare? E se ti fai prendere dall'ansia, lei se ne accorgerà e lo sai che non puoi dirle quello che sai! -

 

-         Sì, sì, certo!... Ma... e se invece avesse... non so, fiutato la tua presenza? Sentito il tuo potere? Magari il suo inconscio le sta mandando segnali per avvisarla che tu... -

 

-         Non è possibile, Buffy! Ne abbiamo già parlato: non può essere così, non dopo quattro anni abbondanti! Se fosse stato come dici tu, quei sogni li avrebbe iniziati a fare molto tempo fa, non credi? E invece non è successo. Non farti paranoie, o... renderai paranoica anche me!... Per favore! E' già così difficile tirare avanti in questo modo...! -

 

-         Ok, hai ragione! Scusa tanto, tesoro!... Ci sentiamo presto, ok? -

 

-         Sì, va bene. E se ci fossero novità... chiama subito. Io farò altrettanto! Ciao! -

 

-         Ciao! Saluta Sebastian e dagli un bacione da parte mia! -

 

-         Lo farò! -

 

 

 

Poi la telefonata cessò.

 

Buffy ingranò la quarta e aumentò la velocità: quella mattina il suo capo sicuramente le avrebbe dato una bella lavata di testa. Non c'era dubbio.

 

 

 

 

 

 

 

            Nel frattempo Willow rimase seduta in cucina a leggere un quotidiano. Kennedy era andata a lavorare da un pezzo e, prima ancora, era uscita a correre riportandole quel giornale esattamente come faceva tutte le mattine. Era una piccola premura, una delle tante, che la Cacciatrice dai capelli scuri aveva nei suoi confronti. Un po' Willow si sentiva in colpa, a dirla tutta: i suoi sogni non facevano dormire nemmeno Kenny perché, ogni volta che lei si svegliava sussultando, l'altra anche interrompeva il suo sonno e faceva di tutto per coccolarla un po'. Se da una parte questo le faceva infinitamente piacere, dall'altra Willow si rendeva conto che per Kennedy era un vero sacrificio svegliarsi tanto frequentemente prima dell'alba, soprattutto se si teneva in considerazione la faccenda della caccia – che non dava mai tregua né a lei, né a Buffy – e il fatto che la mora non aveva la fortuna di poter lavorare in casa come la sua ragazza.

 

Dawn arrivò assonnata dal piano di sopra: si era appena alzata dal letto ed era già al telefono. La più giovane delle sorelle Summers ormai frequentava l'università e aveva una relazione abbastanza stabile con Patrick, un ragazzo dal bell'aspetto e brillante nello studio, da circa un anno e mezzo. Era cresciuta: si era alzata e il suo corpo ora era formoso e slanciato. Era diventata una giovane donna, solo che nemmeno lei se ne rendeva conto.

 

Il tempo passa per tutti, si disse Willow, guardandola arrivare nel suo pigiama colorato, anche se non ce ne accorgiamo mai. Sembrava ieri che quella piccola peste impertinente andava al liceo, e ora invece stava quasi per laurearsi.

 

- Quanto sono invecchiata anch'io! -. Commentò la rossa, in un sospiro, guardandosi nel riflesso della finestra della cucina. Ed era vero anche quello. Non era più la ragazza timida e introversa che Buffy aveva fatto uscire dal guscio e non era nemmeno quella imbranata ma più ardita che pasticciava con la magia sentendosi orgogliosa di stare col solista di una rock band.

 

Oz... Dio, quanto tempo era passato da quando si erano lasciati! E, a dirla tutta, anche da quando si erano visti l'ultima volta, un paio d'anni prima.

 

Era stato allora che Willow si era resa conto di essere invecchiata perché aveva visto lui più grande, con la barba folta e qualche ruga intorno agli occhi che lo facevano sembrare un uomo vissuto. Da lì aveva dedotto che anche lei, agli occhi del ragazzo, doveva essere cambiata. E ora che stava guardando il suo riflesso con attenzione, una volta tanto, notò che forse dimostrava qualche anno in più dei trenta... e pensare che non li aveva neppure ancora compiuti.

 

La sua vita in quegli anni era cambiata completamente, facendo cambiare persino il suo modo di essere. Ora era infinitamente più prudente sia nell'uso della magia che nel gettarsi a capofitto in qualcosa, progetto o lotta che fosse; era diventata un capo settore della compagnia informatica per la quale lavorava e molte delle persone con cui aveva a che fare si rivolgevano a lei con rispetto e ossequio, quasi avessero soggezione. Che ridere, si disse. Quelle persone la temevano e non sapevano nemmeno che cosa era in grado di fare coi suoi poteri... pensare se l'avessero saputo! Ma d'altronde, non incuteva soggezione per i suoi modi o per una qualche sfuriata fatta. No, il punto ora era che lei era il “capo” e come tale veniva trattata.

 

Questo a volte la faceva sentire un po' a disagio perché non riusciva mai a vedersi nei panni del “pezzo da novanta”, quello a cui vanno leccati i piedi; fatto sta che in realtà era diventata proprio quello. Xander la prendeva in giro, sfottendola ogni qualvolta andava a trovarla in ufficio. Ormai era diventata una sorta di barzelletta quella e il carpentiere si divertiva da morire.

 

Era in una delle sue visite inaspettate che aveva incontrato Susan, la sua attuale ragazza. Anche lei era una programmatrice e gli era piaciuta subito, tanto che l'aveva invitata ad uscire il giorno seguente. Ora stavano insieme da un po' e Xander si comportava con lei come fosse stato un bravo e affidabilissimo fidanzato... peccato che non le aveva ancora parlato della sua “seconda vita”, della caccia ai demoni, dei vampiri e del fatto che era il migliore amico di due Cacciatrici e della Strega Rossa. Cosa sarebbe successo quando gliel'avesse confessato?

 

Willow dubitava che la ragazza avrebbe accettato facilmente quella realtà: la conosceva abbastanza per classificarla come “quadrata”, razionale fino all'inverosimile. Il che significava anche che tutto ciò che esclude la razionalità – e magia e mostri la escludono – non poteva essere accettato tanto facilmente da quella giovane e brillante mente.

 

 

 

- Buffy ha fatto di nuovo tardi, vero? E' uscita dalla sua stanza facendo un baccano del diavolo, neanche ci fosse un'apocalisse in corso! -. Disse Dawn, sedendosi di fronte a Willow e riportando la sua mente al presente, strappandola da tutti quei pensieri nei quali si era persa.

 

- Ti ha svegliata? -. Domandò, chiudendo il giornale davanti a sé e bevendo l'ennesima tazza di caffè ormai freddo. Dawn si stiracchiò e ripose il telefono senza fili sul tavolo; Will non si era nemmeno accorta che aveva attaccato.

 

- Certo che mi ha svegliata! E io che volevo dormire fino a tardi, oggi, visto che ho lezione nel pomeriggio... Uffa! -.

 

- Eri al telefono con Patrick? -.

 

- Sì! Lui è in biblioteca stamattina... doveva fare una ricerca o roba simile!... Poi ci vediamo verso le tre  e stasera ceniamo qui! -.

 

- Sì, lo ricordavo. Anche Daniel viene a cena! -.

 

- Sai che novità!... Da quando lui e mia sorella stanno insieme, praticamente si è trasferito qui! Anzi, potrei preoccuparmi stamattina, visto che stanotte non ha dormito sotto il mio stesso tetto! -.

 

Willow sorrise per l'ironia della ragazza che, in quegli anni, aveva sviluppato un senso dell'umorismo molto simile a quello di Buffy. E non mancava mai di dimostrarlo.

 

Daniel e Buffy stavano insieme da qualche mese e andavano d'amore e d'accordo soprattutto perché la bionda non doveva preoccuparsi di rifilargli qualche colossale balla per giustificare graffi, lividi e uscite nel bel mezzo della notte: Daniel era un Demonologo del Consiglio, amico di Giles. Tuttavia, il ragazzo si divertiva costantemente a tormentare Dawn, punzecchiandola in ogni modo e lei spesso cadeva nell'errore d'infuriarsi, divertendolo ancora di più. Daniel non era inglese e il suo umorismo era impertinente e chiassoso esattamente come tutti i texani; infondo, però, era per quel suo modo di fare che era entrato con tanta facilità nel gruppo. Xander, finalmente, aveva trovato qualcuno che gli facesse da spalla.

 

- Oh, ma piantala di far finta d'odiarlo! La scorsa settimana, quando è stato pestato da quel demone Jyuk, eri più preoccupata tu che tua sorella! -.

 

- Be', in effetti... cavolo, ce le ha prese di brutto! -.

 

- Sì, è vero. Ma è stato perché non ha voluto darci retta: Kennedy e Buffy lo avevano avvisato di stare attento. E io pure, quindi... -.

 

Le due sghignazzarono al ricordo di Daniel che veniva sballottato di qua e di là dal demone: era stata una scena comica quanto drammatica.

 

- Be', adesso ha toccato con mano cosa significa un corpo a corpo con un Jyuk!... Piuttosto, cambiando argomento... che cosa vuoi per il tuo compleanno? -.

 

- Manca un mese, Dawn. Non è presto per preoccuparsene? -.

 

- No, direi di no! -.

 

Willwo sospirò e bevve ancora quella brodaglia dal sapore incommentabile che, fino a un'ora prima, era caffè.

 

- Non so... Non ci ho pensato! >.

 

- Andrai anche quest'anno alla voragine? -. Chiese allora Dawn, a bruciapelo.

 

Willow la guardò sorpresa, rimanendo per alcuni istanti a bocca aperta senza riuscire a dire niente. Poi finalmente chiese:

 

- E tu che ne sai? -.

 

Dawn fece spallucce, alzandosi da tavola e andando a prendere il latte nel frigorifero e i cereali nella dispensa.

 

- Tutti noi lo sappiamo, Will! Perché fingere che non sia così? Non ha senso, secondo me!... Non è un segreto che tu vada a pregare sulla tomba di Tara e su quelle di Anya e di mia madre. La differenza, ora, è che non vai lì alla voragine solo il sette maggio, ma anche il giorno del tuo compleanno! -.

 

- E da quando lo sai? -.

 

- Da quando lo fai!... Da quando... -. Ma non finì la frase, temendo che nell'essere troppo esplicita avrebbe potuto ferire i sentimenti di Willow.

 

La Strega Rossa aveva preso l'abitudine di tornare alla voragine due volte l'anno dacché avevano sconfitto Darath e la Dea aveva stabilito che lei e Tara non avrebbero più potuto comunicare attraverso le dimensioni come era stato fino ad allora. Mai più, nemmeno nel giorno dell'anniversario della morte di Tara. Eppure, Willow non aveva mai smesso di recarsi lì e addirittura aveva preso ad andarci anche il giorno del proprio compleanno, come a volersi concedere un piccolo regalo immergendosi in ricordi lieti.

 

Era così da quattro anni ormai.

 

A Kennedy non era piaciuto, a dirla tutta, ma non aveva mai detto nulla, soprattutto perché memore di cosa può fare l'assurda gelosia se covata insensatamente. Ed era insensato che la Cacciatrice fosse ancora gelosa della strega bionda: era morta una seconda volta e non sarebbe tornata mai più, né come fantasma, né come voce remota nella testa di Willow; ma quest'ultima aveva creduto che solo la sua ragazza sapesse che lei si recava alla voragine due volte l'anno, ora. Evidentemente, si era sbagliata.

 

- Guarda che puoi dirlo, Dawn. Puoi nominare Tara e il fatto che ora è semplicemente morta!... Ammetto che mi manca tantissimo e che vorrei poterla sentire come accadeva un tempo, ma... non  farò scenate se la nomini! -.

 

- Scusa! E' che ho sempre paura di riaprire la ferita! -.

 

Impossibile, si disse Willow, perché quella ferita non si era mai chiusa davvero.

 

- Tranquilla!... Non è facile per me parlarne, ma so che ora Tara è in Paradiso, sta bene e io... io anche sto bene! Sono soddisfatta della mia vita e Kennedy è dolcissima, quindi... sì, andrò alla voragine. Ma stavolta andrò con l'auto! L'anniversario scorso la corriera ha avuto un guasto e siamo stati fermi in mezzo alla strada, sotto al sole, per più di due ore prima che arrivasse il soccorso stradale… Ma questo che c'entra col regalo per il mio compleanno? -.

 

- E' che stavo pensando di regalarti un nuovo abbonamento alla corriera, tutto qui! -.

 

Willow sorrise.

 

- Ah, brava la mia piccola taccagna!... Mi vuoi regalare un abbonamento da cinque dollari e settanta, eh?... No, bella mia! Mi aspetto qualcosa di più da una che scuce al paparino cento dollari per ogni esame dato! -.

 

Le due risero insieme. Era assolutamente vero quello che Willow aveva appena detto: dacché Dawn aveva cominciato l'università, ogni volta che superava un esame con un punteggio alto, suo padre le regalava una banconota da cento dollari. Era anche per questo che la ragazza studiava con tanto impegno: così poteva spesarsi senza pesare troppo sulle spalle di sua sorella. Buffy, quando lo aveva saputo, l'aveva chiamata sanguisuga. Ma era solo un vezzeggiativo divertente: Bill Summers non era più presente fisicamente nella loro vita da anni, non era sbagliato che lo fosse almeno economicamente... almeno per Dawn, visto che Buffy guadagnava più che discretamente ora.

 

- Ok, va bene! Allora penserò a qualcos'altro, ma non aspettarti miracoli: lo sai che non ci azzecco mai coi regali per te! -.

 

- Fatti consigliare da Xander o da Kennedy, se non da tua sorella! -.

 

- Scordatelo! Buffy non ha gusto e quegli altri due... tanto mi direbbero di regalarti qualcosa di pizzo o un CD che piaccia anche a loro e il regalo lo voglio fare a te, non a Kennedy e nemmeno a Xander! -.

 

Willow annuì sorridendo, cogliendo l'allusione all'ultimo regalo che Kenny le aveva fatto comprare per lei: un body di seta nera, incredibilmente sexy e altrettanto incredibilmente scomodo.

 

Poi il telefono squillò e Dawn fuggì in camera sua a chiacchierare tranquillamente col proprio ragazzo.

 

La strega, invece, decisa che sarebbe tornata a letto: magari sarebbe riuscita a dormire qualche ora e sarebbe stato tutto sonno guadagnato. Più tardi si sarebbe messa a meditare un po', magari in giardino: era il suo modo per rilassarsi.. Voleva scoprire il significato dei sogni che faceva, ammesso che ne avessero uno. Ma dubitava anche di quello: Buffy le aveva detto mille volte, ormai, che non tutti i sogni sono premonitori. Ed era vero. Solo che quello in questione lo aveva fatto svariate volte, ormai, e lei era sempre più convinta che un significato recondito ce lo avesse.

 

Ma quale?

 

Non lo sapeva... ancora.

 

Ma se effettivamente ce lo aveva, lei lo avrebbe scoperto prima o poi. Ne era certa.

 

Continua...