RENDEZVOUS

Autore: Mari

 

Disclaimer: Tutti i personaggi o quasi appartengono a Joss Whedon & co.

 

CAPITOLO 1

 

 

 

 

 

            Willow Rosenberg uscì sul portico di casa. Era autunno e il vento che soffiava cominciava ad essere Frizzante sulla pelle. D’altronde, lei era abituata alla vecchia Sunnydale dove non faceva mai realmente freddo: lì ci era nata e ci aveva vissuto fino ai ventuno anni e, sebbene il Natale fosse arrivato e passato ben quattro volte dacché la sua adorata cittadina era stata distrutta, lei ancora non si era abituata al clima decisamente più fresco di San Francisco.

 

Era lì che abitava ormai da quattro anni, assieme alla sua ragazza, Kennedy, e alle sue due migliori amiche, le sorelle Summers, Buffy e Dawn. Tutte e quattro nella stessa villetta.

 

Subito dopo lo scontro finale con The First, tutte le Cacciatrici si erano separate nuovamente, sparpagliandosi per il Mondo intero.

 

Lei, Willow, aveva deciso di rimanere con le sue amiche che erano anche la sua unica famiglia – considerando che i suoi genitori si erano trasferiti a Chicago e praticamente non l’avevano più cercata - e Kennedy, che non aveva comunque parenti in vita, aveva deciso per amor suo di rimanerle accanto. Così, si erano trasferite tutte e quattro in quella città ben lontana dalla Bocca dell’Inferno.

 

Xander era andato con loro e anche il signor Giles, ma i due uomini avevano deciso che vivere in sei in un’unica casa non era una buona idea, così avevano a loro volta acquistato una villetta, esattamente sull’altro lato della strada.

 

Nell’altra avrebbero vissuto l’ex Osservatore e il carpentiere insieme. Certo, entrambi avrebbero preferito avere case separate, una ciascuno, ma all’epoca i loro soldi non glielo avevano permesso e in seguito non c’era mai stato motivo o occasione per cambiare lo stato delle cose; così i due erano rimasti coinquilini.

 

<Insieme quando serve, separati quando si vuole!>. Aveva detto Giles alle ragazze, comunicando la sua decisione di acquistare un’altra casa, anche se proprio lì di fronte. E non aveva sbagliato: Xander si era trovato più che d’accordo con lui.

 

Così ora, i membri della Scooby gang vivevano come comuni persone, anche se un tantino stravaganti, in una comune città americana, con dei lavori e delle vite comuni.

 

 

 

                Una raffica di vento spostò i capelli rossi e lucidi della ragazza e glieli fece ricadere tutti disordinatamente sul viso. Lei tentò di risistemarseli, ma il vento continuava a soffiare. Qualcuno, da dietro, le carezzò la mano che si era poggiata sulla nuca, poi le raccolse delicatamente i capelli e li legò con un morbido elastico di spugna in una coda bassa.

 

Willow si voltò e sorrise a Kenny:<Grazie!>. Le disse. Ma Kennedy non si fece ingannare da quel sorriso tirato: la conosceva troppo bene, ormai. C’era qualcosa che la turbava.

 

<Tesoro, che succede?>. Le domandò guardandola negli occhi e ricambiando il sorriso con uno più sincero. Dalla faccia di Willow scomparve subito il suo. Sapeva che Kenny aveva capito il suo turbamento: era sempre stato così. Non era mai riuscita a nascondersi a lei, neppure all’inizio della loro storia, figuriamoci dopo quattro anni.

 

Kennedy indossava i soliti jens blu, una maglietta nera attillata che metteva in risalto le sue curve e l’immancabile chiodo di pelle: era appena rientrata dal lavoro. I lunghi capelli neri le ricadevano morbidi sulle spalle, ma sulla nuca erano fermati con un semplice fermaglio colorato.

 

Nella sua semplicità era comunque bellissima, pensò Willow.

 

La Cacciatrice sospirò e decise di andarsi a sedere sul dondolo che c’era lì nel portico: lo avevano acquistato Dawn e Buffy un paio di settimane prima.

 

Willow seguì ogni suo piccolo movimento con gli occhi e intanto fece mente locale su ciò che doveva dire. Non voleva ferirla, ma voleva – doveva – essere chiara.

 

Per questo non sapeva se era davvero pronta a parlarle.

 

< Kenny, non possiamo rimandare questa conversazione? >. Domandò, pregando mentalmente che l’altra acconsentisse alla sua richiesta.

 

Ma non fu così.

 

< No, Willow!... Sono almeno due settimane che rimandi… pensi che non me ne sia resa conto? >. Willow annuì silenziosamente, con lo sguardo basso. Kennedy aveva notato i suoi strani comportamenti già da qualche tempo e ora non l’avrebbe lasciata andare senza una spiegazione.

 

< Già!... Be’… io e te dobbiamo parlare, ma ciò che ho da dirti non ti piacerà e non so come semplificare le cose, ecco tutto! >. Disse dopo alcuni secondi, Willow. L’altra sorrise ironica.

 

< Will, anche se il medico ti fa l’anestesia per toglierti il dente, una volta passato l’effetto dell’anestesia… il dente ti farà comunque un male cane, almeno per un po’, quindi… spara! Cos’è che devi dirmi e che non mi piacerà sentire? >. Kennedy era sempre così maledettamente diretta. Non come lei che ci metteva un’ora per dire che una rosa è rossa. Era questione di carattere: Willow timida, Kennedy no.

 

Ma forse era anche questione d’età: infondo la prima era più grande di quattro anni rispetto alla seconda. Questo, almeno in teoria, la faceva essere più prudente.

 

< Ascolta… ultimamente ho riflettuto molto sulle nostre vite attuali e su quello che è successo in questi anni… ma ho riflettuto anche sul mio passato, quando ancora non ti conoscevo e… ci sono ancora molte cose che mi legano ad esso, cose che non ti ho mai detto esplicitamente, cose che sai solo per intuito, e… >.

 

< Will, falla corta, ok? Di cosa stai parlando? Io so tutto di te… quelle storie riguardanti il tuo passato a Sunnydail già le ho sentite e risentite, quindi… che stai tentando di dirmi? >.

 

< Sto… sto cercando di dirti che… ho provato a buttarmi tutto alle spalle, a dimenticare, ma… non ci riesco e, spesso, mi sento a disagio, perché sento di farti un torto enorme a non parlarne con te!... Nonostante questo, so che se ne parlassimo non arriveremmo da nessuna parte: certo, tranquillizzerei la mia coscienza, ma ti farei del male e non voglio!>.

 

< Sai quand’è che mi fai del male, Will? Quando giri intorno alle questioni come stai facendo ora perché mi mandi in confusione!... Io ancora non ho capito dove vuoi arrivare, cioè: l’ho capito, ma non capisco perché non ci arrivi punto e basta!... Quale parte del tuo passato mi hai nascosto, Will? Di quale non mi parli mai? Cos’è che non puoi dimenticare? ... Te lo dico io, sempre e solo uno è il punto: quello che riguarda Tara! >. A sentir pronunciare quel nome proprio da Kenny, Willow ebbe l’impulso di girare sui tacchi e andarsene di corsa. Ma non poteva.

 

Kennedy aveva centrato la questione e lei non poteva fare marcia indietro, ora.

 

Si stropicciò nervosamente le mani e sospirò. Poi prese coraggio e si avvicinò alla ragazza, sedendosi accanto a lei sul dondolo.

 

< Kenny… io ti dissi subito di Tara, ricordi? Ti raccontai di lei e del fatto che prima non c’era stata nessun’altra e… ti raccontai di cosa feci quando lei fu uccisa! >.

 

< Infatti! E non ti ho mai giudicata male per questo, sbaglio? >.

 

< E’ vero, non l’hai mai fatto!... E te ne sarò grata per sempre, ma quello che sto cercando di dirti non riguarda Warren né il mio tentativo di distruggere il mondo! >.

 

< Davvero? >.

 

< Davvero!... Ascolta, devo essere onesta con te perché tu lo sei sempre stata con me e meriti di essere ricambiata… in te ho trovato quel conforto che i miei amici non hanno saputo darmi… non perché non ci abbiano provato, ma perché non potevano farlo! Tu sì, tu potevi e me lo hai dato e io… sto benissimo con te, sei spiritosa, sei acuta e intelligente, mi capisci sempre anche senza parlare, sai cosa mi piace e cosa detesto, mi ami e io ti voglio bene e… >.

 

< E a letto facciamo scintille! >. Scherzò Kennedy, per un attimo. Will sorrise e annuì, ma poi tornarono serie.

 

< E mi trasmetti sicurezza, ma… >. Willow non trovava il coraggio di terminare la frase perché sapeva che se l’avesse fatto, assieme ad essa sarebbe finita anche la loro storia e lei sarebbe rimasta nuovamente del tutto sola.

 

Fu Kenny a trovare il coraggio di terminare la frase.

 

< Ma… io non sono Tara! >.

 

Ecco, era successo di nuovo: l’aveva capita senza che lei parlasse.

 

Willow rimase in silenzio per un po’ a fissarsi le scarpe da ginnastica che indossava assieme agli strepitosi jeans che si era comprata il giorno precedente, quando lei e la sua ragazza erano andate a fare shopping in un centro commerciale.

 

Le venne da piangere e, per quanto si sforzò, non riuscì a fermare le lacrime. Quando guardò nuovamente Kenny, aveva le guance bagnate. L’altra la guardava quasi supplicandola: lei sapeva che non sopportava vederla piangere, le faceva troppo male.

 

< Kennedy, io… >.

 

Kenny la prese fra le braccia e le fece poggiare la testa sul proprio petto. In quei quattro anni la Cacciatrice mora era diventata più alta di lei e le spalle e il torace si erano ampliati a causa dei costanti allenamenti con Buffy.

 

La circondò completamente con le braccia e la strinse forte a sé, baciandole la testa da sopra.

 

< Shhh, Will, shhh!... Tranquilla, non è successo niente!... Non ti odierò per questo né te ne faccio una colpa!... Solo… permettimi di consolarti per un’ultima volta, ti prego! Rimaniamo così per un po’! >. Willow acconsentì ad accettare quel conforto che lei sapeva darle sempre e si lasciò andare completamente tra le braccia tanto familiari di Kennedy.

 

Le voleva bene davvero, gliene aveva sempre voluto, ma non l’aveva mai amata come era stato per Tara e come, probabilmente, ancora era.

 

Era quello il problema: visti i suoi sentimenti, non era giusto continuare a stare insieme. Kenny non era mai stata la sostituta di Tara e Willow non voleva certamente farcela diventare adesso.

 

 

 

                Kennedy non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dacché aveva preso Willow tra le braccia e se l’era poggiata contro. Comunque, era arrivato il momento di lasciarla e andare. La scostò da sé sospirando profondamente e aspirando un po’ del profumo dei suoi capelli. Probabilmente non avrebbe avuto mai più l’occasione di sentirlo tanto forte e vicino. Per questo si mosse il più lentamente possibile.

 

Dopo che si fu alzata dal dondolo, si voltò a guardarla e Willow si rese conto che anche lei aveva gli occhi lucidi.

 

L’aveva ferita comunque. Kennedy aveva avuto ragione, all’inizio di quella discussione.

 

<Will, io… era vero: ciò che dovevi dirmi non mi è piaciuto, ma… infondo ho sempre saputo tutto, ogni cosa!... Non sono arrabbiata con te e non ti porterò rancore, ma… cerca di capirmi: non posso rimanere qui, condividere con te tutto tranne te stessa!... – sorrise tristemente – Non sono una fan dei rapporti platonici, lo sai!... Preparo le mie cose e me ne vado il più velocemente possibile, però… se avrai bisogno io ci sarò sempre!... Ti amo e… sono stata bene con te!...>.

 

< Aspetta, Kennedy!… Non voglio costringerti a rimanere, ma dove andrai? Cosa farai?… E il tuo lavoro? >.

 

L’altra fece spallucce come a dire che al momento non le interessava; poi si mise le mani in tasca.

 

< Non so dove andrò, ma un genio dei computer come me non avrà problema a trovare lavoro da qualche altra parte e poi… questa casa praticamente l’avete comprata tu e Buffy, quindi non ho diritti di reclamo! – sorrise per un secondo, poi tornò seria -… Forse un giorno… ci rivedremo, perché no?... Ciao, rossa!>.

 

Detto ciò, Kenny si voltò nuovamente verso la porta di casa ed entrò.

 

Willow si mise la testa fra le mani e si disse che, sebbene fosse rimasta sola ora, era stato più giusto così: non solo per Kennedy, che non poteva essere legata ad una donna che non l’amava, ma anche per lei che non sarebbe più stata costretta a nascondersi dietro i suoi silenzi.

 

                Dopo poco tempo, in veranda uscì Buffy che immediatamente si strinse le braccia attorno al corpo per ripararsi dal vento fin troppo fresco per lei. La Cacciatrice si avvicinò all’amica con passi lenti e cauti, come se temesse di spaventarla in qualche modo:<Tutto a posto, Will?... Kenny mi ha detto quello che è successo e… se ne sta andando!>. Disse Buffy, cercando di capire l’espressione indecifrabile che ora c’era sul volto della sua amica.

 

Willow annuì lentamente guardando in un punto indefinito davanti a sé:<Sì, lo so!... Io… è meglio così, credo!>.

 

< Non saprei, Willow!... Kenny non mi ha parlato di cosa gli hai detto esattamente e… stai bene? Sembri stravolta! >.

 

< Già!... Sai che giorno è domani? >. Domandò Willow, continuando ad avere lo sguardo perso nel vuoto e a tirare su col naso.

 

< No, che giorno è…>. Ma appena parlò, la Cacciatrice ebbe un flash, quello di un ricordo lontano che ancora le riaffiorava alla mente di tanto in tanto. Tara distesa a terra, nella sua stanza, senza più vita. Fece mente locale per un istante.

 

< Saranno quattro anni e sei mesi dalla morte di Tara!>. Disse, ricordando. Ora cominciava a capire cosa doveva essere successo realmente tra Will e Kenny. <E’ per questo che Kennedy… che l’hai lasciata?>. Domandò, tentando ancora di essere cauta. Willow scosse la testa e finalmente la guardò:<Non l’ho lasciata perché sono andata in crisi per via di questo, ma perché… in realtà la mia crisi non è mai finita! E’ cominciata prima dell’assassinio di Warren, il sette Maggio del duemiladue, ma… non è mai terminata e Kennedy lo sapeva, lo sapevo anch’io. Ma ce lo siamo sempre taciuto!>.

 

< E pensi che lasciare Kenny sia la soluzione? >.

 

< No, non è una soluzione, ma… non era giusto continuare a stare insieme: Kenny non è la mia ruota di scorta né io posso stare con qualcuno che non amo! >.

 

< Capisco, ma… voglio farti una domanda, Will!... Rispondi sinceramente: se non con Kennedy, con chi altro?... Tara è morta e noi non possiamo riportarla in vita, lo sai! Allora… rimarrai per sempre sola, ancorata al ricordo di una persona che non potrà mai più esserti al fianco in questa vita?... Neanche questo è giusto, secondo me! >.

 

< Vero!... Ma, onestamente, Buffy, attualmente non so cosa farò… per il momento me ne starò da sola, in seguito… si vedrà! >. Buffy annuì, poi si sentì un rumore di motore che si accendeva provenire dal garage accanto alla casa.

 

Kennedy se ne stava andando: aveva messo in moto la sua naked. Si sentì il motore rombare un paio di volte, poi videro Kenny in sella che passava in strada, davanti alla casa. La ragazza le guardò da dietro il casco integrale. Lanciò un’occhiata veloce a Buffy e poi guardò Willow facendole l’occhietto. Sollevò una mano in cenno di saluto, dopodiché rimise la mano sul manubrio e diede gas.

 

Willow e Buffy la videro sfrecciare via con la sua moto sulla quale aveva legato il borsone contenete praticamente tutto ciò che possedeva.

 

Non aveva detto dove sarebbe andata, ma aveva promesso a Buffy che avrebbe scritto. Il resto della sua roba avrebbe mandato presto qualcuno a prenderla, ma aveva lasciato davvero poche cose.

 

Ora si apriva un nuovo capitolo della sua vita e di quella di Willow.

 

Capitoli separati, però, d’ora in avanti.

 

 

 

 

 

 

 

Tre mesi dopo.

 

Los Angeles, Hyperon.

 

 

 

 

 

                Cordelia stava conducendo una ricerca in biblioteca, aiutata da Westley che era sicuramente più esperto di lei in fatto di libri mistici e cose del genere. Ultimamente Angel in casa non c’era praticamente mai e non aveva fatto altro che commissionare loro ricerche di questa o quell’altra cosa. Ora stavano cercando la descrizione di un talismano dai poteri eccezionali, ma fino a una settimana prima erano stati impegnati giorno e notte nella ricerca di un libro, il Grigio, che conteneva degli incantesimi potentissimi, i più potenti mai creati, e che Angel volle trovare a tutti i costi.

 

La sera successiva al ritrovamento, il vampiro era uscito subito dopo il tramonto portando con sé un borsone di pelle enorme e dall’aria terribilmente pesante. Era rientrato quasi all’alba con gli abiti ridotti a brandelli e la pelle sporca come di fuliggine, stanco e con le guance piene di graffi. Con sé aveva portato una ragazza sotto shock, seminuda, evidentemente debole ma integra, senza neppure un graffio. Quando Cordelia e gli altri avevano chiesto cosa fosse successo, Angel non aveva voluto rispondere; si era limitato a far riporre in cassaforte il Grigio da Westley e a condurre la nuova arrivata al piano di sopra: le aveva dato una stanza e degli abiti puliti e le aveva detto di riposare.

 

Cordelia si era arrabbiata moltissimo in quell’occasione perché Angel aveva dato ad intendere che non aveva intenzione di rivelare loro nulla riguardo a ciò che gli era capitato quella notte o su chi fosse quella ragazza. Ma l’arrabbiatura era durata poco poiché l’indomani sera era arrivata Faith, uscita di prigione circa sei mesi prima per buona condotta e ora abitante dell’Hyperon insieme a tutti gli altri, e aveva svelato l’identità della ragazza: Tara Maclay, la compagna di Willow.

 

A Westley era quasi venuto un infarto: era l’unico ad ignorare che Willow fosse gay. Cordelia era rimasta sconvolta poiché sapeva cosa la sua vecchia compagna di scuola era stata in grado di fare per vendicarsi della morte della sua ragazza, mentre tutti gli altri erano rimasti assolutamente senza parole.

 

Perché Angel l’aveva resuscitata contravvenendo all’ordine naturale delle cose? Perché poi l’aveva portata lì? E perché non aveva voluto dire nulla a loro? Faith ipotizzò che forse Angel temeva che Tara non fosse accolta tranquillamente nel gruppo. Lei l’aveva incontrata solo parecchi anni prima, quando tra l’altro la storia con la strega dai capelli rossi non era nemmeno di pubblico dominio perché agli inizi; però aveva avuto l’impressione che la ragazza fosse patologicamente timida, inoltre se l’era vista davvero brutta, quindi… la Cacciatrice disse agli altri di controllarsi e di non uscirsene con cose strane davanti a Tara. Tutti si erano trovati d’accordo con lei e avevano tentato di essere naturali anche davanti ad Angel che, naturalmente, aveva capito subito che sapevano la verità.

 

<Non mi arrabbierò perché non vi siete fatti gli affari vostri, ragazzi, ma dite a Tara una sola parola su quanto ha combinato Willow dopo la sua morte e giuro che vi sbatto fuori di qui!>. Aveva minacciato il vampiro, rivolgendosi anche a Gun e Faith. Ovviamente la minaccia aveva funzionato e nessuno aveva parlato con Tara riguardo a Willow.

 

 

 

                Suonarono alla porta dell’Hyperon e Cordelia disse a Westley di reggerle un libro: lei intanto sarebbe andata ad aprire. Sull’uscio, Cordelia trovò un distinto uomo sulla cinquantina, vestito troppo elegantemente per Los Angeles – o forse troppo retrò - che attendeva pazientemente che qualcuno venisse ad aprire.

 

<Salve! Desidera?>. Domandò la ragazza, scrutando l’uomo da capo a piedi. Il tipico beccamorto inglese, pensò.

 

L’uomo le sorrise garbatamente, togliendosi il cappello e accennando un lieve inchino:<Buon giorno, signorina! Mi chiamo Edward Smit e cerco Angelus! So che è ancora giorno, ma mi domandavo se poteva ricevermi ugualmente. E’ per una questione particolarmente urgente!>. Cordelia inarcò un sopracciglio: quel tizio era l’ultimo dei gentiluomini ancora in vita. Ma non sapeva se poteva farlo entrare e se Angel avrebbe gradito quella visita. Esitò alcuni istanti, poi spalancò la porta e gli disse di entrare e di accomodarsi nell’enorme salone. L’uomo ringraziò educatamente e si mise ad attendere seduto su una delle poltrone in pelle, vicino al camino.

 

Cordelia sparì nell’altra stanza e andò a chiamare di corsa Angel che, ovviamente, era ancora immerso nel sonno: erano solo le quattro del pomeriggio e, sebbene fosse febbraio, la luce fuori ancora c’era.

 

<Dimmi, Cordelia, che succede?>. Domandò Angel, alzandosi di scatto dal proprio letto. Indossava solo un paio di pantaloni, il torace era nudo e Cordelia poté gradire una volta di più lo spettacolo mostratole involontariamente dal suo amico e capo.

 

La ragazza si schiarì la voce:<Tranquillo, Angel! Nessuna fine del mondo in corso!>.

 

<Tara sta bene?>. Domandò il vampiro, allora. Sembrava ancora più allarmato.

 

<Sta’ calmo!... Tara sta benissimo, è in camera sua a leggere, credo!... Ti sono venuta a cercare perché c’è un certo Smit che vuole parlare con te: dice che è una questione urgente. E… ti conosce abbastanza bene, visto che mi ha nominato Angelus!>.

 

Angel sbuffò, ma ora era più rilassato. Gli sarebbe piaciuto dormire un altro po’, visto che fuori era ancora giorno. Ma era evidente che il suo ospite non voleva certo aspettare fino al tramonto per incontrarlo, quindi disse a Cordelia che sarebbe sceso subito, giusto il tempo di indossare qualcosa.

 

La ragazza se ne andò promettendo che avrebbe intrattenuto cortesemente l’ospite, nel frattempo.

 

Angel andò nel proprio bagno e si sciacquò il viso con dell’acqua fredda, poi tornò in camera da letto, aprì l’armadio e indossò una camicia grigio scuro, abbottono i primi tre bottoni, poi uscì e si diresse al pianterreno incurante di indossare pantofole o scarpe. Trovò Cordelia che stava trattenendo l’ospite a modo suo, ovvero facendogli una specie di assurdo interrogatorio sui propri abiti. Si schiarì la voce entrando e Cordelia si zittì, mentre Smit si alzò in piedi e gli accennò un lieve inchino col capo:<Buona sera, Angelus! Spero mi scuserai se ti ho svegliato anzitempo!>. Gli disse. Angel lo riconobbe subito: era uno dei membri del Consiglio degli Osservatori. Uno dei pochi anziani che si erano salvati dalla caccia spietata che The First aveva dato loro, quattro anni prima. Se quell’uomo era lì, allora c’erano grossi guai in arrivo, probabilmente.

 

Angel gli si avvicinò e gli strinse la mano: non era entusiasta di averlo lì, ma un minimo d’educazione ci voleva comunque.

 

<Salve signor Smit!... – si rivolse a Cordelia e a Westley che era sopraggiunto in quel momento e che era stato ignorato volutamente dall’altro Osservatore – Ragazzi, lasciateci soli, per cortesia!>. I due se ne andarono chiudendo la porta, ma Angel avrebbe scommesso che fossero lì fuori ad origliare. Decise di ignorarli. Fece accomodare nuovamente il suo ospite e gli si sedette davanti, su un’altra poltrona in pelle.

 

< Dica, pure!... Se è venuto a cercarmi, immagino che non sia per una visita di cortesia! >. Meglio tagliare corto e venire subito al dunque, pensò.

 

< Infatti, Angelus!... Tu sai che il Consiglio non ti chiederebbe mai aiuto, se fosse possibile, ma… questa è una di quelle occasioni in cui decisamente non si può fare altrimenti! >.

 

< Cos’è successo stavolta? >.

 

< Be’, ecco… hai presente le gemme di Zagato? >.

 

Angel fece mente locale per alcuni istanti, poi annuì: si trattava di tre enormi diamanti dai poteri eccezionali, se riuniti.

 

< … Sì, ne so qualcosa!... Invulnerabilità e controllo sul tempo! Però pensavo fossero solamente una leggenda! >.

 

< No, Angelus! Tutto vero, di leggendario c’è poco o niente, posso assicurartelo! >.

 

< Capisco! E… cosa c’entro io con le tre gemme? Se pensa che siano in mio possesso… l’avviso: non è così!>.

 

< Oh, lo so, lo so! Infatti, sono in possesso del Consiglio degli Osservatori, in Scozia! >.

 

< E allora cos’è che l’ha portata così lontano da casa? >.

 

< Il Consiglio mi ha inviato qui per consegnarle di persona questa! >. Tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca una busta da lettere chiusa con una colata di cera sulla quale era stata impressa una croce.

 

< Simpatico stemma! >. Commentò Angel, guardando la busta. Non si sarebbe lasciato impressionare da quella croce. Poggiò il dito sul sigillo della busta e del fumo cominciò ad uscire dalla sua falange, ma con aria impassibile il vampiro non se ne curò e con un gesto secco l’aprì.

 

< Leggi attentamente e dammi una risposta!... Io la comunicherò al resto del Consiglio! >. Disse Smit.

 

Angel estrasse un cartoncino e iniziò a leggere attentamente. Ci mise pochi istanti poiché non vi erano scritte che poche parole.

 

Quando ebbe terminato, Angel guardò Smit con aria perplessa e accavallò le gambe mettendosi in una posizione più comoda:<E’ uno scherzo?>. Domandò secco.

 

< E avrei sorvolato l’Europa e l’oceano per uno scherzo? >. Disse l’altro, di rimando. Angel annuì e sospirò.

 

< Se non è uno scherzo, allora è una trappola!… Sciocco da parte vostra pensare che ci sarei caduto così facilmente! >.

 

< Una trappola? E a che pro?... Il Consiglio non ti ama, Angelus, ma effettivamente tu e il tuo gruppo da queste parti date una grossa mano per tenere a freno le forze del male e… in questi ultimi anni più di una volta hai salvato il mondo assieme a Buffy Summers, quindi… perché tenderti una trappola?... Si tratta di un semplice invito ad una riunione generale del Consiglio, di tutti gli Osservatori e di tutte le Cacciatrici esistenti al mondo! >.

 

< Già, e io non appartengo a nessuna delle categorie appena nominate! >.

 

< No, ma sei comunque uno dei sostenitori delle Cacciatrici e il Consiglio ci terrebbe ad averti come ospite per alcuni giorni, a Glencoe, in Scozia, alla sede centrale! >. Angel tacque per alcuni istanti e intanto pensò a tutte le ragioni per cui non avrebbe mai dovuto accettare. Poi pensò a tutte le ragioni per cui sarebbe dovuto andare. In realtà ce n’erano solo tre: scoprire se si trattava realmente di una trappola o se era veramente solo un garbato invito ad una riunione delle forze del bene per risolvere la faccenda delle gemme qualunque essa fosse, rivedere Buffy dopo quasi tre anni, dare a Tara la possibilità di rincontrare i suoi amici e Willow.

 

Infatti, Angel era convinto che Buffy avrebbe partecipato a quella riunione, se non era tutta una trappola per lui, e che avrebbe portato con sé i suoi amici. Willow e Kennedy comprese.

 

Ripensandoci, forse, non era una buona idea quella di far rincontrare Tara e gli altri in quell’occasione. Sarebbe stato troppo tutto insieme.

 

Ora però doveva dare una risposta a Smit.

 

Ci pensò su ancora attimo. Poi disse:<E va bene, signor Smit!... Verrò, il quattordici luglio sarò a Glencoe, ma… con me verranno anche alcune persone, è d’accordo?>.

 

Il signor Smit si alzò e si sistemò la giacca:<Puoi portare chi vuoi, Angelus!... Basta che una settimana prima dell’appuntamento ci invii un fax con su scritto il numero esatto delle persone che verranno con te!>,

 

< Un fax? Non sapevo vi foste modernizzati! >. Commentò Angel, ironico. L’altro fece spallucce mentre si avviava alla porta di casa.

 

< Che vuoi… dobbiamo tenerci al passo coi tempi!... Ah… quasi dimenticavo!... Tieni, anche questo è per te!>. E gli consegnò un anello con un’enorme rubino incastonato.

 

< Cosa…? >.

 

< E’ la gemella della gemma di Amara!... Non ti rende invincibile, ma farà sì che tu possa uscire nuovamente alla luce del giorno, cosicché non avrai problemi per il viaggio!... Tienila da conto e… non distruggere anche questa!... Ti saluto Angelus, a presto! >.

 

Dopodiché l’Osservatore uscì dalla stanza e per poco non passò sopra a Cordelia e a Westley che erano poggiati alla porta ad origliare, come Angel aveva immaginato, e che erano caduti nel momento in cui Smit aveva mosso l’anta per uscire. Quest’ultimo li guardò sprezzante, notando quanto il suo ex collega fosse caduto in basso.

 

Non disse nulla però, e se ne andò dopo un attimo scortato da Angel che, prima, diede un’occhiataccia di rimprovero ai suoi due amici.

 

Quando Smit se ne fu andato, Angel si voltò verso Cordy e Wes che, nel frattempo, si erano rialzati e lo guardavano cercando di sembrare naturali.

 

<Chiamate tutti, riunione straordinaria… subito!>. Disse Angel, irritato. Quei due proprio non sapevano cosa significasse il termine “riservatezza”.

 

Però non ci fu bisogno di ulteriori parole: sia Cordelia che Westley, infatti, schizzarono via a chiamare gli altri.

 

Bisognava decidere tutti insieme, se Westley e Cordelia non si fossero ammazzati prima, discutendo su chi era il responsabile della loro figuraccia con Smit.

 

CAPITOLO 2

 

 

 

 

 

                Il 14 di Luglio faceva un caldo tremendo; nonostante ciò, in Scozia l’aria risultò meno afosa e la lieve brezza che tirava a tratti provocava sulla pelle una sensazione di freschezza che non guastava affatto.

 

Quando Angel arrivato al castello di Glencoe, non riuscì ad ignorare il fatto che quei luoghi infondo gli erano mancati. Il maniero era davvero molto antico, risalente al massimo agli inizi dell’epoca medioevale, e circondato da prati verdi con l’erba alta e rigogliosa; inoltre era costeggiato da un fiumiciattolo che, qualche chilometro più giù, sfociava in deliziose e piccole cascate guizzanti che rendevano l’atmosfera ancor più paradisiaca, se possibile.

 

Quando il vampiro con l’anima era stato un semplice umano e viveva nei pressi di Londra, città che lo aveva visto crescere nonostante le sue origini irlandesi, spesso si era recato in Scozia per delle gite o delle vere e proprie vacanze. Aveva sempre apprezzato la bellezza di quei posti, ma per un motivo o per l’altro, dacché era diventato un vampiro, non ci era quasi più tornato. L’ultima volta risaliva a una quarantina di anni prima.

 

Si sentiva un po’ a disagio in quel posto: per secoli il Consiglio degli Osservatori gli aveva fatto dare la caccia dalla Prescelta di turno, anche dopo che aveva riavuto la sua anima. Ora, invece, era lì per una presunta cordiale riconciliazione e per aiutarli in una nuova impresa.

 

Gli era riuscito praticamente impossibile fidarsi totalmente e, infatti, si era organizzato per poter andar via in qualunque momento alla svelta.

 

Con sé il vampiro aveva portato anche Cordelia – che si sarebbe fatta tagliare una mano pur di farsi un viaggetto in Europa – Westley, che lo aveva praticamente scongiurato dicendogli che sentiva la mancanza di casa, Faith e Robin Wood – che, anche se era strano per la prima, ormai facevano coppia fissa da qualche tempo - e Tara, infine. In realtà, non era stato facile convincere quest’ultima ad andare a quella riunione, proprio perché c’era una grossa probabilità che avrebbero partecipato anche Buffy, Giles, Xander, Willow e gli altri. Tuttavia, dopo aver parlato della questione per una settimana intera, Tara aveva concordato con lui: a meno che non avesse deciso di rimanere “morta” per il mondo intero, prima o poi avrebbe dovuto incontrarli. Più avrebbe aspettato e più sarebbe stata una cosa complicata.

 

Nonostante ciò, la ragazza era terribilmente nervosa: già era timida di suo, ma in questo caso la timidezza c’entrava poco. Il fatto era che Angel le aveva raccontato a grandi linee cosa era accaduto dopo la sua morte, ma non era mai sceso in troppi particolari e questo, anche se non l’avrebbe mai detto, l’aveva turbata non poco.

 

Angel le aveva parlato degli attacchi di The First, della riunione di tutte le aspiranti Cacciatrici e del loro addestramento; le aveva descritto la battaglia finale terminata con la distruzione di tutta Sunnydail e la chiusura definitiva di quella  Bocca dell’Inferno. Inoltre, il vampiro le aveva detto che Buffy si era laureata in psicologia ed ora lavorava in un famoso studio privato, mentre Willow aveva una laurea in ingegneria informatica e viveva a San Francisco insieme a Bauffy, Dawn, il signor Giles, che aveva aperto un nuovo negozio di articoli magici, e Xander che era diventato proprietario di un’impresa edile.

 

A parte questo, però, il vampiro non le aveva detto nulla sulla vita privata dei suoi amici, tanto meno su quella di Willow e lei, se non altro per un istinto naturale che aveva sempre posseduto, sentiva che se Angel non l’aveva fatto era perché probabilmente tutti si erano rifatti una vita. Anche il suo amore… senza di lei.

 

Era ovvio.

 

Era naturale.

 

Non ci voleva chissà quale intelligenza superiore per capire una cosa del genere: era stata morta per cinque anni, mentre Willow era rimasta viva.

 

Il problema era che per lei, si trattava sempre della sua Willow. Ma probabilmente quel senso di possessività attualmente era fuori luogo.

 

E allora era stata presa dall’angoscia su come doveva comportarsi, cosa doveva dire, cosa doveva fare quando li avrebbe rivisti.

 

Angel le aveva consigliato di controllare l’ansia con un po’ di meditazione e di comportarsi, al momento, in maniera naturale perché i suoi vecchi amici l’avrebbero accolta tra loro a braccia aperte. Willow compresa.

 

Ora era giunto, probabilmente, il momento di verificare se Angel avesse ragione o no.

 

 

 

<Eccoci, qui!... Bel mortorio!>. Commentò sarcastica Faith, guardandosi attorno mentre si toglieva gli occhiali da sole. Robin le sorrise e le mise un braccio intorno alle spalle:<Tranquilla, tesoro!... Non devi essere nervosa!>. Lei gli lanciò una breve occhiata.

 

Già, infondo perché mai avrebbe dovuto sentirsi nervosa? Forse perché quelli del Consiglio avevano tentato di catturarla e tenerla rinchiusa in una cella prima, di ucciderla poi?

 

Un particolare di nulla conto.

 

<Non sono nervosa, ma non so se avete notato che qui attorno, a parte erba, non c’è niente di niente!... Sai che noia?!>. Precisò la ragazza. Ma tanto sapeva che sia i suoi amici che il suo uomo avevano percepito il suo disagio.

 

<Scherzi, Faith? Questo posto è meraviglioso e si possono fare lunghe passeggiate e anche qualche gita a cavallo!... Per non parlare dell’enorme biblioteca contenuta all’interno del maniero!>. Esclamò Westley. Lui non aveva mai capito cosa passava per la testa di Faith. No, lui non aveva una briciola d’intuito...

 

<Be’, a me non interessa certo la biblioteca, però l’idea di una bella scampagnata durante la quale posso prendere un po’ di sana tintarella… non mi dispiace affatto!>. Commentò Cordelia, scendendo da una delle due Land Rover che Angel aveva preso in affitto all’aeroporto.

 

<A me piace questo posto… i prati, i fiori, i boschetti qui attorno!... E’ tutto bellissimo!>. Disse Tara.

 

<Ah, be’, immagino che da morta ti saranno mancate tutte queste cose, ma onestamente… a parte il sole e la tintarella, detesto tutto quello che è giardini, prati, boschi: sai quanti insetti? Rabbrividisco solo al pensiero!>. Ribatté Cordelia. Gli occhi di tutti le si puntarono addosso disapprovanti.

 

<Complimenti per la delicatezza, regina delle galline!>. Esclamò Faith, seccata. Non aveva mai avuto una grande opinione di quell’ochetta scialba e ora che era costretta a viverci insieme… la sopportava appena.

 

<Ttz! Senti chi parla!… Non mi sembra proprio che tu abbia più delicatezza di me, cara la mia ex galeotta!>. Disse Cordelia. Faith mosse un passo verso la sua odiosa compagna di viaggio: le avrebbe fatto ingoiare la lingua per dimostrarle quanto sapeva essere delicata:<Io ti…>. Ma Angel si frappose tra loro intervenendo appena in tempo:<Ragazze… smettiamola, va bene? E tu, Faith, tranquilla: il Consiglio non ti toccherà neppure con un filo d’erba o dovrà vedersela con me!... Mentre tu, Cordelia, cuciti la bocca, ok?>. Le due giovani donne furono costrette ad annuire e a tacere, ma era certo che prima o poi avrebbero ripreso il discorso da dove erano state interrotte. Comunque, gli animi si calmarono un po’ e il gruppo si decise ad entrare nel castello..

 

<Dai, ognuno prenda i propri bagagli ed andiamo!>. Aggiunse dopo un attimo, Angel. Tutti presero un borsone ciascuno, mentre Cordelia si mise ad armeggiare col portabagagli dell’auto dalla quale era uscita.

 

<Eih, ma nessuno mi aiuta? Non mi era stato detto di portarmi solo una valigia!>. Si lamentò la ragazza, piagnucolando mentre cercava di tirare giù dall’auto i suoi bagagli.

 

<Vero, tesoro: nessuno te l’aveva detto!... Ma potevi evitare di portarti tre valigie per gli abiti e un borsone formato famiglia solo per le scarpe e i cosmetici! Quindi… ora ti arrangi!>. Commentò Faith, sarcastica. Lei e Robin avevano messo tutto in un unico borsone.

 

<Angel!>. Squittì Cordelia, in forma di protesta. Il vampiro fece spallucce:<Mi spiace, Cordy, ma stavolta Faith ha ragione!... Se non ce la fai a portare tutto dentro in un solo viaggio… vorrà dire che ne farai più di uno!... E ora, muoviamoci!>. Detto ciò, tutti s’incamminarono verso l’entrata del castello.

 

 

 

 

 

                Buffy uscì dalla doccia e indossò un accappatoio di spugna bianco, poi si asciugò la faccia con una manica, infilò ai piedi le pantofole di gomme e uscì nella stanza accanto che era anche quella dove lei, Dawn e Willow erano state sistemate. La stanza non era gigantesca, ma era abbastanza spaziosa da non sembrare affollata nonostante i due letti – uno singolo e uno matrimoniale -, il comò con specchiera e le due sedie a dondolo situate vicino alla vetrata della finestra enorme che permetteva al sole di illuminare benissimo tutto. Più un grazioso tavolino rotondo, non troppo alto. Inoltre, vicino al bagno, c’era un’altra stanzetta piena di armadi e ripiani: il guardaroba.

 

Willow stava ancora sistemando le proprie cose, mentre Dawn era intenta a saltellare sul letto singolo per provarne la morbidezza.

 

<Dawn, piantala di saltare su quel letto o finirai per romperlo!>. Le disse Buffy, sedendosi su uno sgabello, davanti alla specchiera.

 

Dawn però non le diede minimamente ascolto e continuò a comportarsi come la ragazzina rompiscatole che era stata un tempo ma che ormai non era più.

 

< Tanto se lo rompo… comunque ci devo dormire io, quindi… vorrà dire che mi arrangerò! >. Disse sua sorella.

 

< Ehi!... Scusa, ma non sarebbe meglio se io e te dormissimo insieme nel lettone? >. Esclamò Buffy, spazzolandosi i capelli.

 

< No, tu ti prendi tutte le coperte! >. Ribatté l’altra, seria.

 

< Ah, be’, per me non ci sono problemi a dormire nel letto con te, Buffy! >. Intervenne Willow, mentre tirava fuori un maglioncino di cotone dalla valigia. Sul viso di Dawn apparve un sorrisetto maligno e divertito.

 

< Di cosa hai paura, sorellina? E’ vero che ultimamente gli ormoni di Will sono in fermento, ma non credo che ti salterà addosso, se non l’ha mai fatto finora! >. Disse la più giovane delle sorelle Summers, scherzando. Will sollevò un sopracciglio, improvvisamente  interdetta.

 

< Hai paura che ti salti addosso? >. Domandò la rossa a Buffy, guardandola ora con aria divertita. Buffy si voltò e diede un’occhiataccia a sua sorella, poi guardò Willow e scosse la testa con veemenza.

 

< Ma figurati se penso che mi salterai addosso!... Era tanto per dire, comunque se per voi non ci sono problemi… a me non interessa dormire con una o con l’altra e poi… non sarebbe mica la prima volta che io e te, Will, dormiamo nello stesso letto… dacché ricordo, non mi hai mai violentata, quindi… confido che anche stavolta terrai i tuoi ormoni e le tue mani sotto controllo… almeno con me! >.

 

< Oh, oh! Aspettate un attimo, voi due!... Ma chi l’ha detto che ho gli ormoni in subbuglio? Solo perché ho fatto un lieve e garbato apprezzamento su una delle ostes, non significa che io sia… affamata! >. Ribatté Willow, mettendo un finto broncio. Eppure la sua protesta era del tutto reale.

 

< No, se tu avessi commentato solo sull’ostes… non lo saresti! Ma hai commentato anche su quella che ci sedeva accanto in aeroporto, sulla barista e sulla commessa del negozio che noleggia auto!... Insomma, il dubbio viene!>. Esclamò Dawn. Willow in risposta le lanciò un cuscino in faccia:<Ma piantala!... Guardarsi intorno e apprezzare gli altri non ha mai fatto male a nessuno!>.

 

<Già, be’, basta che ti controlli!>. Scherzò Buffy e fu soddisfatta nel vedere la sua amica arrossire. Infondo, era sempre la cara vecchia Willow: timida e facilmente imbarazzabile.

 

Le tre risero allegramente per un po’, poi decisero che era il caso di sbrigarsi a mettere tutto in ordine e a prepararsi: quella sera a cena avrebbero incontrato tutte le altre Cacciatrici coi rispettivi Osservatori.

 

La prima a finire fu, stranamente, Dawn:<Sentite, io vado a vedere come se la stanno cavando Xander e Giles, qui accanto!>. Disse, finendo di infilarsi le scarpe.

 

<Bella idea! Se per condividere la stanza si stanno uccidendo facci un fischio e arriviamo!>. Disse Buffy, lanciando un’occhiata d’intesa a Willow. Per qualche strano motivo, infatti, i due uomini erano stati messi nella stessa stanza, mentre Giles si aspettava di occuparla da solo: quella gli era sempre stata assegnata quando era tornato in Scozia per qualche riunione del Consiglio e mai l’aveva condivisa con qualcun altro; mentre Xander era… uno scapolo incallito, abituato ai suoi spazi.

 

Dacché era morta Anya, il carpentiere non si era più cercato una compagna. Willow e Buffy sapevano che era così perché era ancora innamorato dell’ex demone o, magari, perché si sentiva in colpa per non averla mai sposata. Willow, più di tutti gli altri, capiva lo stato d’animo del suo amico, ma in realtà avrebbe voluto che il ragazzo superasse i suoi problemi e che si rifacesse una vita con qualcun'altra. Xander in quegli anni aveva avuto qualche avventura con donne incontrate a lavoro o in qualche pub, ma mai niente di serio e mai niente che andasse oltre a qualche bacio, una cena, un cinema. Ma i suoi amici non l’avevano mai criticato, né forzato a fare niente.

 

Non era così semplice andare avanti… Willow lo sapeva bene.

 

Dawn uscì sbattendo la porta e Buffy sospirò rassegnata:<Accidenti a lei!... E’ la persona più rumorosa che io conosca!>. Commentò, un tantino irritata. Willow sorrise mentre indossava la sua immancabile collana, quella che le era stata regalata da Tara al loro primo anniversario.

 

< Ma dai… è un’adolescente, è normale che sia rumorosa! >. Esclamò.

 

< Già be’, vent’anni… mica più tanto adolescente!... Lasciamo stare, che è meglio! Senti, visto che siamo pronte… andiamo a farci un giretto per esplorare un po’ il castello! >.

 

< Mmm… ok, ci sto, andiamo! Ti farò da cicerone! >.

 

< Da cosa? >.

 

< Da guida! >.

 

< Perché, mentre mi facevo la doccia già te lo sei fatto un giro esplorativo? Potevi aspettrmi! >.

 

< Cosa? No… non mi sono mossa da qui… è solo che… i mesi passati con Giles a ritrovare il mio autocontrollo… praticamente li ho passati qui!... Ci alternavamo tra questo posto  e una delle sedi del Consiglio in Inghilterra! >.

 

< Ah, non l’avevo capito! >.

 

< Già, be’, è così che stanno le cose!... Su andiamo! >. Detto ciò, uscirono dalla stanza e si addentrarono nei corridoi del castello. Buffy non avrebbe saputo orientarsi in quell’intreccio di corridoi, mentre Willow sembrava perfettamente a suo agio e, una volta tanto, abbastanza rilassata. Ultimamente erano rare le occasioni in cui l’aveva vista tranquilla e, mesi addietro, quando le aveva detto di andare tutti insieme a quella riunione, la strega dai capelli rossi aveva fatto parecchie resistenze sia perché quei luoghi le avrebbero ricordato tanto il suo esilio volontario, quanto le cause di quest’ultimo. Ma c’era di più: infatti, uno dei timori di Willow era anche rincontrare Kennedy dopo averla lasciata in quel modo.

 

Le avrebbe fatto piacere rivederla, certo. Ma sarebbe stato ugualmente imbarazzante.

 

Forse, però, Kennedy non sarebbe andata a quella riunione: essendo ribelle quanto Faith, infatti, non era un segreto per nessuno che il Consiglio non le piacesse affatto perché più di una volta aveva tentato di controllarle la vita. E lei non permetteva mai a nessuno di tenerla al guinzaglio. Solo con Willow aveva dimostrato una docilità smisurata, ma dopo che si erano lasciate, Will aveva il forte sospetto che la ragazza non avrebbe permesso più a nessuno di possedere un ascendente tanto forte su di lei.

 

Svoltarono a destra, al secondo piano: Willow voleva mostrare alla sua amica la sala delle armi che era, in realtà, un’enorme palestra attrezzata con tutto ciò che si può usare in un combattimento corpo a corpo. Era sicura che a Buffy interessasse più una cosa del genere che l’altrettanto enorme e ben fornita biblioteca. Anche se, prima di andare via, Will si ripromise di mostrare alla sua amica anche quell’immensa collezione di libri antichi e rari. Percorsero il corridoio per un centinaio di metri, poi finalmente arrivarono davanti alla porta della sala delle armi.

 

<Entriamo?>. Propose la strega e, senza aspettare una vera risposta, spinse la porta. Tuttavia, l’anta si spalancò più velocemente di quanto lei non avesse voluto e quasi non cadde a faccia in avanti. In realtà, evitò la caduta solo perché qualcuno la sostenne. Ma non Buffy. Willow alzò gli occhi per guardare in faccia il suo salvatore:<Grazie…>. Ma le parole le morirono in gola quando vide Kennedy.

 

<Di niente, rossa!>. Rispose quest’ultima, lasciandola andare dopo essersi assicurata che avesse ritrovato l’equilibrio. Ci furono alcuni secondi d’imbarazzo, poi Buffy ruppe il ghiaccio andando ad abbracciare l’amica ritrovata dopo tutti quei mesi.

 

< Ciao, Kenny!... Come stai? E’ un piacere rivederti! >. L’altra ricambiò l’abbraccio e la cordialità dell’amica.

 

< Ciao, ragazze!... Tutto bene, grazie! E voi? A casa come va?... Dawn? >.

 

< Ah… tutto bene… non ci sono grandi novità… è la solita routine! >. Disse Willow, evasiva.

 

< Già!... Dawn sta bene ed è qui, ma in questo momento si trova con Xander e Giles! >. Esclamò Buffy, tentando di accennare una conversazione. Kennedy sollevò un sopracciglio sorpresa.

 

< Oh, veramente?... Sarò felice di rivederla stasera, a cena!... Quando me ne sono andata… non ho avuto modo di salutarla… era all’università! >.

 

< Vero! Però è stata felice di ricevere quella cartolina dal Colorado, due settimane dopo! >.

 

< Ah, quindi l’avete ricevuta! Sono contenta! >.

 

< Sì… abbiamo ricevuto quella e… anche le altre cartoline e lettere che ci hai spedito! >. Disse Willow, sottintendendo che lei le aveva lette tutte.

 

< Menomale! Col fatto che mi sono spostata abbastanza spesso… non sapevo se le avevate ricevute o no! >.

 

< E ora dove vivi? >. Domandò Buffy, supponendo che glielo avrebbe voluto chiedere Willow ma che non trovava il coraggio per farlo.

 

< Ehm… a New York, in un appartamentino con un amico che è il proprietario di un pub… sapete, suona nella band!... Musica dal vivo tutte le sere! >.

 

< Un  amico? >. Domandò Will, timidamente. Kennedy la guardò e sorrise. Era sempre bellissima quando sorrideva, pensò la rossa suo malgrado.

 

< Ah… sì, un amico!... Mi ha accompagnata lui qui, stasera ve lo presento! >. Buffy e Will si scambiarono un’occhiata interdetta, stupite tutt’e due dal fatto che Kennedy avesse fatto amicizia tanto facilmente con qualcuno e che quast’amicizia fosse tanto stretta da convincerla a portare quel qualcuno addirittura ad una riunione del Consiglio e delle Cacciatrici.

 

< Sentite, non per essere scortese, ma… come potete vedere sono sudatissima e… anche se così sono particolarmente sexy, penso che non sia il caso di presentarmi a cena sudata e puzzolente o nessuno vorrà sedermisi accanto, quindi… vi saluto e ci vediamo dopo, ok? Di tempo per fare due chiacchiere tra… vecchi amici… ne avremo parecchio, credo! >. Esclamò improvvisamente, la Cacciatrice mora. Detto questo,  passò fra Buffy e Willow, sfiorando appena quest’ultima col proprio corpo, e se ne andò tamponandosi il viso con l’asciugamano che portava attorno al collo.

 

Willow non poté trattenere un lieve sospiro di sollievo: era sopravvissuta al primo round.

 

 

 

                Il salone delle riunioni era una stanza enorme di circa novanta metri quadrati decorata con arazzi colorati e spade antiche appese alle pareti. Suppellettili che rendevano il tutto molto suggestivo, pensò Buffy, entrando nella stanza già affollata da molte persone. Al centro c’era una lunghissima tavola sistemata a ferro di cavallo.

 

Alcune delle neo Cacciatrici riconobbero subito Buffy e il suo gruppo e si alzarono a salutare e a chiacchierare un po’ con loro: in fondo con la maggior parte erano quasi quattro anni che non si vedevano.

 

Xander, nel suo bell’abito blu, fu attirato da una ragazza che gli sembrava di conoscere ma la cui identità non riusciva bene ad inquadrare; poi la ragazza lo notò e gli sorrise avvicinandoglisi:<Ciao, Harris! Vedo che stai meglio… l’occhio… l’hai recuperato? Però, quella cicatrice ti dona: fa tanto macho!>. Gli disse, sempre sorridendogli. Xander si toccò istintivamente l’occhio che riportava il segno del suo incontro con Caleb. Willow gli aveva fatto recuperare la vista tramite un incantesimo – e quella era stata l’ultima volta che la rossa aveva usato la magia in maniera seria-, ma la cicatrice era rimasta ed era anche un tantino evidente.

 

<Già, la cicatrice… e tu sei…?>. Xander proprio non la riconosceva. La ragazza scoppiò in una sana risata divertita:<Molly… Words!>. Xander sollevò un sopracciglio e assunse un’espressione di pura sorpresa.

 

<Ma dai!... La piccola Molly?>. La ragazza annuì con la testa:<Be’… ormai mica tanto piccola!... Ventuno anni, alta un metro e settantacinque, una terza di reggiseno che non guasta!... Come te la passi, Xander?>.

 

<Ah… io bene, ma porto sempre una prima di reggiseno!...>. Scherzò il giovane. La conversazione proseguì in quel modo per svariati minuti mentre, intorno a loro, Buffy e gli altri parlavano con svariate persone.

 

Dopo un po’, Giles guardò verso la porta d’ingresso e vide Angel affiancato da Faith e Robin, alla sua destra, e Cordelia e Westley alla sua sinistra.

 

Si schiarì la voce:<Ahahah… ragazzi… guardate chi c’è!>. E fece un cenno con la testa indicando la porta d’ingresso. Buffy e gli altri si voltarono praticamente in contemporanea e incrociarono gli sguardi dei componenti del gruppo di Los Angeles.

 

Buffy fece qualche passo verso Angel e gli sorrise avvicinandosi:<Guarda chi si rivede!... Dovrei essere furiosa con te: è più di un anno che non ti fai sentire!... Ma vedo che la tua banda è aumentata!>. Disse la Cacciatrice , ironica più che mai. Ancora né lei né nessun altro aveva visto Tara che era nascosta dall’imponente stazza di Angel. Il vampiro abbozzò un sorriso:<Ciao, Buffy!... Sai com’è, ho avuto un po’ da fare ma… ti trovo bene!>. Disse. Sembrava un po’ a disagio, ma onestamente la Cacciatrice non riusciva a capire perché: era vero che non si vedevano né sentivano da quasi tredici mesi, ma il comportamento di Angel le parve strano comunque.

 

<Ciao B!... Come butta la vita a San Francisco?>. Salutò Faith, fingendo una cordialità che non era propriamente sua. Buffy la ricambiò con lo stesso tono:<Salve, Faith! Evasa nuovamente di prigione?... E’ una sorpresa vederti qui e… ancora insieme a Robin!... Strano che tu non l’abbia già scaricato… di solito dopo una notte di sesso non sai che farne di un uomo, giusto?>. Faith le si avvicinò con passo felino e un ghigno malizioso stampato sul viso:<Già, be’… sai com’è, Robin sa come prendermi, il sesso è di ottimo livello e… ho finito di scontare la mia pena già da qualche mese, quindi… Ehi! Comunque non sono io la vera sorpresa di oggi, vero Angel?>. Detto ciò, Faith prese il vampiro per un braccio e lo tirò da una parte scoprendo alla vista di tutti Tara. Buffy non poteva credere ai suoi occhi e per un momento non seppe cosa fare o dire.

 

Stava sognando? O piuttosto era un delirio?... No, la febbre non l’aveva, ne era certa.

 

Rimase immobile, troppo emozionata anche solo per muovere un dito, fin quando… da dietro le sue spalle non spuntò Dawn che, correndo, buttò le braccia al collo a Tara e la strinse forte a sé. A quel punto, Xander e Giles la imitarono, quindi fu il turno di Buffy stessa che, finalmente, riuscì a muoversi e ad andare ad abbracciare la ragazza.

 

Tara fu felicissima di ritrovarsi circondata dai suoi vecchi e cari amici che, tra l’altro, erano stati come una famiglia, l’unica che si fosse mai occupata di lei e che le avesse mai voluto veramente bene. Ma non riusciva a vedere Willow tra tutta quella folla. Forse lei non c’era.

 

Dopo alcuni minuti, dove nell’intera sala era calato il silenzio più assoluto, Xander la lasciò andare e con le braccia fece in modo che anche gli altri la lasciassero:<Ragazzi, ragazzi, datele un po’ di spazio e lasciate che… s’incontrino!>. Gli altri si lanciarono delle occhiate significative e, dopo un istante, si staccarono da Tara formando una specie di semicerchio davanti a lei. Da dietro Xander, spuntò a passo lento Willow che aveva il viso rosso e gli occhi lucidi. Sembrava in trance, decisamente sotto shock.

 

<Che spettacolo commovente!>. Commentò Cordelia, sarcastica. Angel le lanciò un’occhiataccia:<Piantala, Cordelia!>.

 

Anche Tara ora era nervosa e non sapeva se muoversi e andare ad abbracciare Willow come avrebbe voluto fare, o se era meglio aspettare e vedere le reazioni dell’altra. Le era mancata così tanto in quei mesi, e immaginava che Willow doveva aver sofferto davvero tantissimo per la sua morte. Da qui il suo nervosismo.

 

<Will… va’ da lei!>. Disse in un sussurro, Buffy.

 

Willow le lanciò un’occhiata, poi finalmente inspirò e si mosse: dapprima ancora lentamente, poi gli ultimi due passi li fece talmente tanto rapidamente che Xander pensò che le sarebbe saltata addosso. Le due ragazze si abbracciarono talmente tanto forte da sembrare un corpo unico; entrambe cominciarono a piangere un po’ per scaricare la tensione, un po’ per la felicità del ritrovarsi. Willow mise le mani fra i capelli di Tara e le diede una serie di baci sulle guance fissandola negli occhi, di tanto in tanto, per assicurarsi che fosse proprio lei e che fosse di carne ed ossa.

 

<Tara, Tara, Tara… Tara!... Dio, quanto mi sei mancata!>. Sussurrò, abbracciandola ancora. Le sembrava un sogno e si sentiva tremare le gambe.

 

<Mi… mi sei mancata tanto anche tu… tesoro!>. Disse Tara, esitante per l’emozione.

 

La scena durò qualche altro minuto, poi Xander si avvicinò lentamente alle due ragazze e si chinò verso di loro in modo da poter parlare a bassa voce:<Tesori miei… io dico che nessuno si offenderà se questa sera non… vi unirete a noi per la cena!... Andate in un posto più tranquillo a fare due chiacchiere, ok?>. Willow lo guardò e gli sorrise, mentre Tara si staccò da lei e la prese per mano:<Ok!>. Disse. Poi lanciò un’occhiata interrogativa ad Angel, quasi a chiedergli il permesso di andare. L’altro le sorrise serenamente e annuì con la testa. Un attimo dopo le due si allontanarono andando verso l’uscita della stanza.

 

Buffy rimase a guardarle per un po’: era felicissima di rivedere Tara e lo era ancora di più per Willow.

 

Quando le due ragazze sparirono dietro la porta, mise le mani sui fianchi e rivolse il proprio sguardo ad Angel:<Sono finite le sorprese? O ne hai qualcun’altra in serbo per noi?... Devi dirmi che ti sei sposato con un’affascinante demone delle paludi o che hai avuto un altro figlio?>. Angel indietreggiò di qualche passo imbarazzato:<Buffy… non è semplice da spiegare!>.

 

< Provaci, allora! >.

 

< Già, Angel, ti conviene spiegarti prima che la biondina ti pianti un paletto nel cuore!... Noi, intanto, andiamo a sederci a tavola!>. Disse Faith, passando loro vicino e portandosi dietro Robin. Il signor Giles fu d’accordo con Faith e suggerì a Xander e Dawn di imitare gli altri e di andare a raggiungere i posti a sedere assegnati loro direttamente dai “padroni di casa” che, fatalità, erano proprio di fronte a quelli del gruppo di Angel.

 

< Allora? >. Esclamò Buffy, seccata.

 

< Allora cosa?... Buffy, non è questo il momento di parlarne, comunque… non potevo telefonarti e dirti…”Ciao, sono io! Lo sai che ho resuscitato Tara?”… non era proprio il caso, non credi? >.

 

< Evita il sarcasmo, per favore, non ti si addice!... E comunque… pensi che sia stato meglio presentarti qui con lei senza avvertirci prima? Hai un’idea dello shock che abbiamo subito? E Willow più di tutti! >.

 

< Senti, lo so che è stato uno shock, ma non sapevo come comportarmi e poi… è stata Tara a non permettermi di avvertirvi: le serviva tempo per riprendersi!... Lo sai che tornare in vita non è uno scherzo! >.

 

< Sì lo so, ma non è una giustificazione! >.

 

< Ho solo agito come mi ha chiesto lei e… credimi, non è stato semplice convincerla a venire qui: sapevamo che vi avremmo incontrati! >.

 

< Già, be’, invece noi non ne avevamo idea!... Da quanto tempo l’hai riportata in vita e come? >.

 

< Da circa quattro mesi e… il come te lo spiegherò in un altro momento, ok?... Ora raggiungiamo gli altri, ti prego, niente scenate! >.

 

 

 

                Il vampiro e la Cacciatrice andarono a sedersi e capitarono fianco a fianco. Buffy trovò che chiunque avesse fatto loro lo scherzetto di farli sedere insieme non aveva mancato di umorismo. Davanti ai loro posti c’erano due sedie vuote e la ragazza ebbe l’impulso di alzarsi e di cambiare.

 

< Andiamo, B! Non tenere il broncio… non è carino da parte tua! >. Esclamò Faith, sorridendole.

 

La odiava davvero quando faceva la sarcastica in quella maniera, pensò Buffy.

 

< Se vuoi, Faith, posso mostrarti quanto posso essere carina con te! Magari… facendo venire il broncio a te a suon di calci nel sedere! >.

 

< Eih, B! Calmati, non è necessario picchiarci qui!... Se non sbaglio giù c’è una gran bella palestra! >.

 

< Già…! >.

 

< Ehmm… ragazze, piantatela, ok? Vi siete incontrate da… diciamo un quarto d’ora e già vi siete fatte complimenti e minacce a sufficienza per i prossimi dieci anni, non credete? >. Intervenne Robin, sorridendo. Bisognava calmare gli animi.

 

< Può darsi, Robin, ma… mi domando come tu abbia fatto a resisterle accanto per più di un mese! >. Esclamò Buffy, assumendo un’aria fintamente innocente. Robin fece spallucce.

 

< Mi sono innamorato di lei! >. Rispose l’altro.

 

< E tu, allora? Come hai fatto a tenerti stretto Angel senza poterlo nemmeno sfiorare? >. Ribatté Faith, soddisfatta dell’espressione di sofferenza che apparve per un istante sulla faccia di Buffy. Poi però, la ragazza lanciò un’occhiata anche al suo amico e benefattore vampiro e si rese conto di aver ferito, involontariamente, anche lui.

 

Buffy non riuscì a rispondere.

 

< Perché l’amavo! >. Disse Angel, secco. Il suo tono lasciò trasparire grandemente la sua disapprovazione per tutta quella discussione e, sicuramente, anche per quell’ultima battutaccia di Faith.

 

< Scusami, Angel!... Io non volevo… >. Tentò di scusarsi la Cacciatrice dai capelli neri.

 

< Non fa niente, ma tagliate qui questa discussione o mi arrabbierò davvero! >. Minacciò il vampiro. Buffy fu sollevata che lui avesse risposto al posto suo e che avesse detto quelle parole. Sapeva che Angel l’aveva amata tanto, ma sentirselo ricordare le aveva fatto comunque un gran piacere.

 

< Ragazzi… scusate se vi interrompo mentre vi scannate a parole, ma… sembra proprio che le sorprese non siano finite!... Guardate un po’ chi c’è lì? >. S’intromise Dawn, indicando con un cenno della testa l’entrata della stanza che, in quel momento, era anche affollata. Dopo l’uscita di Tara e Willow il vociferare era ripreso e anche le persone in giro si erano fatte più numerose. Buffy tentò di allungare un po’ il collo per vedere meglio ma non ci riuscì.

 

< Chi c’è? Non vedo! >. Si lamentò.

 

< Kennedy! >. Disse Xander, non sapendo se essere contento o meno. Anche lui non aveva avuto modo di salutarla quando se n’era andata, a novembre passato. Ma la sua presenza lì dopo gli avvenimenti di pochi minuti prima, forse non era proprio provvidenziale.

 

< Ah, sì, io e Will l’abbiamo incontrata un’ora fa circa!... Sapevamo che era qui anche lei! >. Rispose Buffy, ingenuamente.

 

< Fantastico, sorellina! E… sapevate anche che era qui con Oz? >. Ribatté Dawn, certa che sua sorella non avesse visto nemmeno il ragazzo.

 

< Cosa? >. Esclamarono tutti in coro, compresi Cordelia e Faith che, subito dopo, si fecero una bella risata.

 

Intanto Kennedy li aveva visti e aveva anche notato quei due posti liberi accanto a loro, decidendo, ovviamente, di andare a sedersi lì.

 

< Salve a tutti, Ragazzi!... Ciao Faith, Robin…! Ah… ragazzi… questo è il mio coinquilino nonché amico e capo…>.

 

< Ciao Kenny, ciao Oz! >. Risposero gli altri tutti in coro, neanche si fossero organizzati prima.

 

Kennedy assunse un’aria interrogativa e guardò prima il suo amico, poi tutti gli altri domandandosi cosa stesse succedendo.

 

< Chi è Oz?... Lui è Daniel Osbourne! >. Disse la ragazza.

 

Xander si alzò in piedi e andò ad abbracciare il suo vecchio amico licantropo e intanto disse:<Sì, ma per gli amici è Oz! Non lo sapevi, Kenny?... Ciao, amico, come stai? Sempre soggetto alla luna?>.

 

Oz sorrise e ricambiò l’abbraccio con calore: erano anni che non rivedeva l’intero gruppo.

 

< Sto benissimo, Xander, grazie!... E… sì, la luna ancora mi condiziona ma non come quando andavamo al College a Sunnydail! >. Poi si voltò verso gli altri e aggiunse:<E voi, ragazzi? Come state?... Ciao, Dawn! Ti trovo cresciuta!>.

 

<Ehm… Oz?... Mi spieghi?>. Disse Kennedy, allora, mentre Xander andava ad abbracciare anche lei seguita dalla più giovane delle Summers. Oz si mise lentamente le mani intasca:<Non sapevo li conoscessi anche tu, anche se… probabilmente avrei dovuto immaginarlo!... Loro… io vivevo a Sannydail, prima di trasferirmi a New York e loro erano i miei amici!... Ma… ragazzi, Willow? Sento il suo odore, ma non la vedo!>.

 

<Già, dov’è Will? Sta bene?>. Domandò Kenny, con una certa ansietà. Dawn stava per dire che Willow in quel momento si trovava con Tara, ma Baffy la fermò prima che lei potesse parlare, rifilandole una gomitata al fianco e prendendo la parola al suo posto:<Lei… è un tantino indisposta, questa sera! Sapete com’è…!>. Kennedy fece una smorfia, probabilmente pensando che la rossa stesse tentando di evitarla, poi andò a sedersi a uno dei due posti liberi e Oz la imitò dopo un attimo.

 

<Sai, tesoro, ho l’impressione che questa riunione sarà molto più divertente di quanto ci aspettassimo!>. Commentò Faith a bassa voce, rivolgendosi a Robin. Cordelia che, essendole accanto dall’altro lato, l’aveva sentita, commentò sorridendo arcigna:<Credo proprio di sì!>.

 

CAPITOLO 3

 

 

 

 

 

            La riunione, come aveva previsto Faith, si rivelò particolarmente interessante; tuttavia, non per le ragioni che lei aveva supposto.

 

Il Consiglio degli Osservatori – oramai composto, a parte pochissime accezioni, da persone tra i trenta e i quaranta poiché i più anziani erano morti tutti per mano degli emissari di The First – a fine cena aveva fatto una richiesta ufficiale ad Angel, in particolar modo, ma anche a tutte le Cacciatrici che avessero più di diciassette anni. Si trattava di una richiesta di aiuto: il demone Luseky voleva mettere le mani sulle tre gemme di Zagato, i famosi diamanti che il signor Smit aveva nominato quando aveva recapitato l’invito per quell’incontro ad Angel.

 

Luseky era un demone quasi puro i cui poteri erano tenuti a freno solo da un piccolo particolare: lo spirito del demone era stato incatenato in un corpo umano che non gli permetteva di fare grandi cose come svolazzare di qua e di là, distruggere l’intero pianeta ed essere completamente invulnerabile. A parte questo, possedeva una forza sovrumana, una conoscenza approfondita delle arti magiche oscure ed era noto che capeggiasse un esercito di vampiri abbastanza antichi da risultare pericolosi. Non si conosceva il numero esatto di questi vampiri, ma si sapeva per certo che erano molti.

 

Cosa voleva fare Luseky con le tre gemme?

 

Semplice: innanzitutto liberarsi da quella prigione di carne che si portava dietro da secoli; in secondo luogo, voleva tornare indietro nel tempo e impedire a Buffy Summers di distribuire il proprio potere a tutte le aspiranti Cacciatrici.

 

Se gli fosse andata bene, la biondina sarebbe morta nello scontro con The First, altrimenti l’avrebbe fatta fuori lui visto che non avrebbe più dovuto scontrarsi con più di cento Prescelte ma con una sola. Secondo Smit, anche solo in un corpo a corpo Buffy non aveva possibilità alcuna di battere Luseky.

 

<Ecco, lo sapevo: quando un demone vuole ammazzare qualcuno, quel qualcuno sono sempre io!... E poi ancora mi chiedono perché non volevo essere l’unica Cacciatrice!>. Aveva commentato Buffy, con rassegnato sarcasmo.

 

Angel era stato messo nuovamente davanti ad una decisione da prendere: o aiutare il Consiglio e proteggere Buffy, nonostante il fatto che gli Osservatori avessero tentato di polverizzarlo una miriade di volte; o lavarsi le mani riguardo a quella faccenda e tornare a Los Angeles e alle questioni della sua vita. Il fatto, però, era che la decisione non spettava solamente a lui, ma a tutto il suo gruppo, visto che sarebbero stati coinvolti tutti i suoi componenti. Fu per questo che Angel chiese un’ora di tempo per dare una risposta definitiva e, intanto, avrebbe consultato i suoi compagni… in privato.

 

Così, il vampiro e il suo gruppo si alzarono da tavola e si recarono in biblioteca; dopodiché chiusero accuratamente le porte e si misero a sedere sulle comode poltrone antiche e sulle raffinate sedie in stile barocco che si trovavano nella stanza.

 

< Allora, ragazzi, che ne pensate? >. Domandò Angel, poggiandosi ad un tavolo. Preferiva rimanere in piedi, lui.

 

< E c’è da dirlo?... Mettiamo i bagagli sulle nostre auto al nolo e filiamocela: torniamo a Los Angeles! >. Disse Faith, buttandosi a sedere scompostamente su una delle poltroncine.

 

< Tesoro, non credi di essere un tantino frettolosa nel fare proposte simili? >. Le domandò Robin, accavallando le gambe e carezzandole lievemente un braccio. Poteva avvertire il suo nervosismo da dieci metri di distanza.

 

< Robin tu non sai che cosa ha fatto il Consiglio in questi anni! Ha dato la caccia ad Angel come fosse una volpe, una marea di emissari hanno tentato di farlo fuori e… con me… be’, mi hanno catturata, tenuta prigioniera, torturata e hanno tentato pure di uccidermi! Il fatto che non ci siano riusciti, non significa che non volessero farlo davvero! >.

 

< Faith… ma tu tutte quelle cose te le sei andate a cercare!... Eri una pazza furiosa e omicida! >. Intervenne Cordelia, con l’aria innocente.

 

< Cordy, tu proprio non hai il filtro cervello-bocca, vero? >. La rimproverò Angel.

 

L’altra di rimando lo guardò scandalizzata.

 

< Scusa? Ma sei scemo?... Senti: ho detto solo la verità!... Non sono entusiasta di dover rimanere in questo castello nel bel mezzo del nulla, senza centri commerciali o estetisti nelle vicinanze, ma… né tu né Faith in passato siete stati dei santi e… che diavolo pretendevate? Pensavate veramente che il Consiglio non avrebbe mai tentato di togliervi di mezzo? Ma ora è diverso, siete tutti e due sulla strada della redenzione e siete dalla parte dei buoni, quindi, mi spiace dirvelo, ma temo che dovrete accettare la richiesta del Consiglio! >. Ribatté Cordelia poi, con tono alterato.

 

< Eih, principessa… >. Iniziò Fith, ma Westley intervenne interrompendola.

 

< So che posso sembrare un po’ di parte, ma… credo che stavolta Cordelia abbia centrato il nocciolo della questione!... Eravate cattivi e il Consiglio vi ha dato la caccia, siete diventati buoni e il Consiglio vi chiede aiuto! Quindi… dovreste buttarvi dietro le spalle le divergenze che avete avuto con esso e… >

 

< Wes, al massimo mi butto te e la principessa dei poveri dietro le spalle, se non la piantate con queste cazzate! >. Sbraitò Faith, evidentemente infastidita dai loro interventi.

 

< E questo cosa sarebbe, un impulso da delinquente che riemerge? >. Domandò Cordelia, affatto impressionata.

 

< Ragazze, non credo che così arriveremo ad un punto d’incontro! >. Fece notare Angel, col tono di un maestro che tenta di far riappacificare due alunni che stanno bisticciando fra loro.

 

< Già, la penso anch’io così! >. Esclamò Robin, guardando eloquentemente la sua ragazza.

 

< Ancora non abbiamo sentito la tua opinione, Angel, ma… no, no, fammi indovinare!... Aiuti il Consiglio, aiuti Buffy. Quindi… accetterai, vero? La biondina ancora ti fa provare qualcosa nei pantaloni, non è così!>. Disse Faith, acida.

 

< Faith! >. La rimproverò Robin, lanciandole un’occhiataccia di disapprovazione. Qualunque cosa ci fosse stato tra il vampiro e Buffy non erano affari suoi e non era in discussione quello, in quel momento.

 

< Non è come credi!... >. Tentò di difendersi Angel. Ma venne interrotto nuovamente dalla Cacciatrice mora.

 

< Certo, come no? Dillo a chi non ti conosce!... Non te ne frega niente di quegli sfigati del Consiglio, ma sai perfettamente che se Luseko, o come cavolo si chiama quel demone, mettesse le mani sulle gemme di Zagato, la tua amata Buffy rischierebbe la pelle e probabilmente stavolta la faranno fuori senza possibilità di ritorno! >.

 

Angel sbuffò seccato, tentando disperatamente di non perdere la pazienza.

 

< Perché fai sempre così quando si tratta di Buffy?... Pensavo che vi foste riappacificate! >.

 

< Certo, ma non al punto di rischiare la mia vita per lei se ho la possibilità di non farlo! >. Ribatté Faith.

 

Angel stava davvero per stancarsi di quella discussione. Ne fu prova il fatto che alzò involontariamente la voce.

 

< Ma proprio non ci arrivi, Faith?... E’ vero che se accettassi sarebbe solo per lei, ma… si tratta, in definitiva, di scongiurare un’altra apocalisse o, se preferisci, di fare in modo che il lavoro fatto da Buffy e anche da te, se ben ricordo, quattro anni fa, non sia stato vano! >.

 

< Certo, come no?... Senti, se hai già preso la tua decisione, mi spieghi perché ci hai portati qui a far finta che te ne importasse qualcosa delle nostre opinioni? >. Domandò la Cacciatrice , battendo un piede a terra nervosamente.

 

Angel sbuffò nuovamente, frustrato. Discutere con Faith lo stancava più di un corpo a corpo con lei.

 

Stava per perdere la pazienza: non era tenuto necessariamente a giustificare le proprie scelte, soprattutto ad una che non l’aveva mai fatto con nessuno e se n’era fregata sempre di tutti. Ma questo non poteva dirglielo perché l’avrebbe ferita quel tanto che bastava a farle perdere anche quel solo briciolo di ragionevolezza che le era rimasta. Attese alcuni istanti, pensando bene a ciò che doveva dire, poi si scansò dal tavolo al quale si era poggiato fino a quel momento e cominciò a camminare nervosamente su e giù per la stanza, con le mani dietro la schiena.

 

Dopo essere passato davanti a tutti un paio di volte, finalmente si fermò e incrociò le braccia al petto:<Ok, ci ho pensato!… Chiunque non voglia rimanere qui… è libero di andarsene e io gli firmerò un documento su cui dichiarerò che L’Hyperon e la mia attività appartengono a lui o a lei, quindi… nessuno avrà problemi di alloggio o di lavoro. Questo vale anche per te, Faith!… Se tornassi a Los Angeles intero… starà a ognuno di voi stracciare il documento oppure no, se non tornassi… siete sistemati a vita!… Io, comunque, rimango qui e proteggerò le tre gemme di Zagato e Buffy!… Nessuno è costretto a prendere la mia stessa decisione!… Sceglete e fatemi sapere, io intanto vado a dare la mia risposta al Consiglio e alle Cacciatrici!>. Detto ciò, si sistemò la giacca nera che indossava e si avviò fuori dalla biblioteca col passo lento che caratterizzava il suo portamento di sempre. In pochi secondi sparì dietro la porta d’uscita, richiudendola accuratamente. Faith sbuffò rumorosamente e si alzò di slancio sbattendo a terra una pila di libri, che erano su un tavolino basso lì accanto a lei , con un colpo secco di una mano:<Cocciuto bastardo!>. Ringhiò.

 

<Faith, calmati per favore!>. Esclamò Robin, rimanendo a guardarla dalla sua poltrona. Westley rimase attonito da quel gesto: in fondo si trattava di tutte prime edizioni. Costavano più quei libri del castello in sé e se Faith ne avesse rovinato anche solo uno, avrebbe dovuto lavorare per almeno due vite intere per ripagare il danno. L’ex osservatore si alzò di corsa e raccolse con cura ogni singolo volume, controllando se avesse anche solo un graffio o una pagina piegata.

 

<Calmarmi?… Angel e quella sua dannata anima comincio a odiarli!… Spunta fuori il bravo ragazzo e il rimorso che ne consegue sempre nei momenti meno opportuni, accidenti!… E sempre quando si tratta di Buffy Summers!>. Disse, furiosa. Robin la osservò attentamente e inarcò un sopracciglio con aria interrogativa:<Se non sapessi che non è così… direi che sei gelosa!>. Commentò tranquillo. Faith gli lanciò un’occhiataccia:<Gelosa?… Di Buffy?>.

 

<No, di Angel!>. Rispose il ragazzo nero. Era evidente che stava per scoppiare un’altra discussione, ma affatto pertinente al problema che li aveva portati a riunirsi in quell’enorme raccoglitore di carta e polvere. E Cordelia non voleva rimanerci neppure per un minuto in più del necessario:<Sentite, ragazzi, lasciate le discussioni da fidanzatini a un altro momento… ora dobbiamo decidere cosa fare! Io personalmente… rimarrò: devo troppo a Angel per mollarlo qui da solo! E’ talmente tanto cotto di Buffy che quell’idiota, senza nessuno che gli dia consigli adeguati, finirebbe per farsi ammazzare!… Ora, ognuno di voi faccia la propria scelta. Io intanto apro un po’ la finestra: qui dentro non si respira dalla puzza di chiuso!>.

 

La decisione non era semplice da prendere, ma andava comunque presa. Poi si sarebbero dovute pagare le conseguenze, qualunque fossero. Tutti ne erano consapevoli in quella stanza, persino Faith, per quanto impulsiva e irragionevole potesse apparire.

 

 

 

 

 

                Nel frattempo, Angel era tornato nell’enorme sala delle riunioni in cui il Consiglio, le Cacciatrici e gli altri Osservatori lo stavano attendendo con trepidazione.

 

Quando era entrato, il silenzio più assoluto era sceso nella stanza e tutti si erano dimostrati ansiosi di sentire quale fosse la scelta fatta dal vampiro con l’anima.

 

<Angelus, dov’è il resto del tuo gruppo?>. Domandò Jiulius Derrik, uno degli Osservatori più anziani. Angel attese alcuni istanti, poi disse:<Non tutti avevano ancora preso una decisione, quando li ho lasciati a discutere in biblioteca!… Io la mia l’ho presa!>. Dichiarò con tono severo e altrettanto sicuro. Fece una pausa abbastanza lunga e, nel mentre, cercò con gli occhi Buffy. Quando finalmente la trovò e si fu reso conto che anche lei lo stava fissando, si sentì pronto a parlare:<Io rimarrò e custodirò per voi le gemme di Zagato!>.

 

Buffy non seppe se essere felice di quella decisione o meno: Angel avrebbe finito col farsi uccidere, prima o poi. E sempre per fare la cosa giusta… sempre per lei.

 

Da dietro al vampiro provenne la voce di Faith:<Rimarremo anche noi!>. Disse. Angel si voltò sorpreso:<Pensavo non volessi restare, Faith!>. L’altra fece spallucce e sorrise sarcastica:<Non mi va di rilevare la tua attività e poi… se non ti salvo la pelle io assieme a loro – e indicò il resto del gruppo che era al suo fianco – chi te la salverà?>.

 

Derrik e i suoi colleghi annuirono tutti compiaciuti, poi l’uomo disse:<Bene!… Allora il Consiglio invita tutti i qui presenti a recarsi nelle stanze che sono state assegnate come alloggi ad ognuno di voi per riposare… domani ci riuniremo molto presto con quelli di voi che devono rimanere, invece… per quanto riguarda le Cacciatrici al disotto dei diciassette anni e i loro Osservatori… domani avete un aereo da prendere che partirà alle dieci in punto, quindi dovrete comunque alzarvi presto per prepararvi a ripartire!… Buona notte a tutti e buon riposo!>.

 

Ci fu un brusio generale e rumore ovunque di sedie che si spostavano. Ora la sala sembrava più affollata che mai. Buffy si avvicinò lentamente ad Angel, fissandolo negli occhi:<Non eri obbligato ad accettare!>. Gli disse. Lui annuì con la testa:<Sì che lo ero… Buona notte!>. Rispose. Dopodiché, girò sui tacchi e fece per andarsene, ma Buffy lo fermò nuovamente:<Aspetta!… Domani, dopo la riunione… che ne dici se ci vediamo tutti insieme, magari per un pic nic? Ci sono alcune questioni di cui dovremmo parlare e poi… ci farebbe piacere stare un po’ in pace assieme a chi tu sai!>. Disse la Cacciatrice , riferendosi più che altro alla storia di Tara e della sua inaspettata quanto incredibile resurrezione. Però non poteva essere più esplicita perché, ne aveva sentito le voci dietro di sé, Kennedy e Oz erano lì vicino. Loro due non dovevano sapere di Tara da nessun altro che non fosse Willow stessa.

 

<Un pic nic? Ma che idea fantastica!… Kennedy… Ox… perché non vi unite a noi domani?>. Intervenne Westley, parlando a sproposito come la maggior parte delle volte. Tutti lo fissarono in cagnesco e Cordelia gli rifilò indifferentemente un calcio su uno stinco.

 

<Ehmm… Oz, mi chiamo Oz, ricordi?… Mi farebbe piacere partecipare: in fondo sono anni che non ci vediamo!… A te no, Kenny?>. Disse Oz, non avendo notato lo strano comportamento di tutti. Kennedy lo aveva notato, invece, ma era curiosa di scoprirne il perché: non poteva certo essere a causa del fatto che, quattro mesi prima, Willow l’aveva scaricata. Fu per questo che, senza esitare, accettò.

 

 

 

 

 

                Mentre all’interno del salone delle riunioni le Cacciatrici e tutti gli altri stavano decidendo di scongiurare un’altra possibile apocalisse, ignare del tutto Willow e Tara si recarono nei giardini del maniero illuminati, per l’occasione, da torce infuocate stile Roma antica. Dacché erano uscite, le due ragazze si tenevano ancora per mano, ma non erano riuscite a cominciare quel dialogo che entrambe avrebbero voluto: troppe cose da dire, troppi timori, troppe emozioni tutte assieme.

 

Camminando fianco a fianco arrivarono ad una piazzola al centro della quale c’era una deliziosa fontana e, tutt’intorno, panche in marmo candido venato di nero. Tara pensò di condurre Willow ad una di quelle panche per far sì che la ragazza si sedesse: tra le due, quella più sconvolta era sicuramente lei. Non le serviva alcuna magia per sentire quanto fosse scossa ed elettrizzata allo stesso tempo.

 

D’altronde per lei, Tara, non erano passati che pochi mesi dall’ultima volta che si erano viste… che avevano fatto l’amore. Ma per Willow era diverso: per lei erano passati cinque lunghissimi anni. Una testimonianza di quest’innegabile verità, aveva notato da subito la strega bionda, erano i lunghi capelli dell’altra che scendevano con un taglio scalato lungo quasi tutta la schiena; inoltre, l’immagine della ragazza che aveva di fronte era decisamente diversa da quella impressa nei suoi ricordi: Willow non era più una ragazza, ma una donna che possedeva un fascino magnetico e una sensualità non esplicita ma certamente presente, svelata a tratti dalle sue movenze e dal portamento delicato e al contempo sicuro.

 

Quando si misero a sedere, Willow le lasciò le mani solo per prenderle il viso e toccarlo lievemente con le dita. Le veniva ancora da piangere e non riusciva a credere ai suoi occhi: aveva desiderato talmente tanto di poterla riavere con sé, di poterla toccare ancora, di poterle parlare, che ora non le sembrava possibile.

 

<Willow, tesoro, ti senti bene?>. Le domandò Tara, preoccupata. Will èra impallidita quando l’aveva vista, e ancora non aveva ripreso colore in viso.

 

<Non… non credo di essermi mai sentita meglio, ma… è che… non riesco ancora a crederci!… Tu sei qui, ti sto toccando, stiamo parlando… e posso baciarti!>. E le diede un bacio su una guancia, poi sull’altra, e le tenne le mani nelle sue:<Com’è possibile, Tara?… Come…?>.

 

Tara le sorrise, si appoggiò allo schienale della panchina, che le sovrastava entrambe, e l’attirò a sé facendole poggiare la testa a metà fra la propria spalla e il petto, cingendola con le braccia.

 

Era inebriante per entrambe sentire l’una il profumo dell’altra; ma per Willow era meraviglioso poter sentire, attraverso gli abiti, il cuore di Tara battere, il calore del suo corpo, il suo torace abbassarsi ed alzarsi ad ogni respiro.

 

Era lì, era tornata, era viva… era di nuovo con lei.

 

<Vedi, Willow… io… non so esattamente come sia stato possibile che io sia tornata dal mondo dei morti, ma… è stata opera di Angel!… Ha fatto un potente incantesimo, qualcosa di simile a quello che facemmo noi per riportare in vita Buffy, credo!>. Willow scosse la testa mentre una miriade di ricordi le tornavano in mente.

 

Tirò su col naso:<Credimi, Tara, se Angel ci è riuscito con un incantesimo… dev’essere stato qualcosa di mille volte più potente di quello che abbiamo usato per Buffy!… Io… tentai centinaia di volte di riportarti indietro con la magia, anche subito dopo che Worren sparò!… Ma fallii sempre… ogni volta la risposta che ricevevo era sempre la stessa… eri morta per mano umana, non sovrannaturale e… e io… non potevo farti tornare. Era contro le leggi della Natura!>. Tara prese a carezzarle una mano e a giocherellare con le sue dita.

 

< Capisco!… Allora… deve aver usato un incantesimo potentissimo!… Questo spiegherebbe perché quando tornai in vita lo trovai svenuto accanto a me, con le mani sanguinanti e il volto pieno di graffi… non deve essere stato semplice per lui! >. Disse, dopo qualche istante di silenzio.

 

< Già!… Quanto… da quanto tempo… Angel ti ha riportata indietro? >.

 

< Da quattro mesi, più o meno! >.

 

< Quattro mesi?… >.

 

< Sì, ma… Willow, lascia che ti spieghi… non è che io non volessi rivedere te o i nostri amici, è solo che… all’inizio ero stanchissima, davvero esausta!… Dopo che Angel riprese i sensi, quella notte, si diede il tempo di riprendere un po’ le forze, poi mi prese in braccio e… mi portò all’Hyperon, a casa sua!… Mi diede una stanza, mi lavò a letto e mi vestì con abiti freschi e puliti, poi mi lasciò riposare e… >.

 

< Aspetta, aspetta… vuoi dire che Angel ti ha spogliata e ti ha… toccata? >. Tara sorrise a quella domanda.

 

< Sì, Willow, ma… è stato per il mio bene!… Io… avevo gli abiti laceri ed ero completamente sporca di terra, polvere e chissà cos’altro, quindi… non c’è stata malizia da parte sua e io… ero troppo stordita per vergognarmi! >.

 

< Ok! Ehmm… scusa... io… non intendevo accusare Angel di nulla, davvero!… Va’ avanti! >. Tara sorrise di nuovo perché si rese conto che Willow ora era imbarazzata.

 

< Già, be’, ecco… quando mi risvegliai… era passata una settimana intera e… e io mi sentivo ancora tanto scombussolata… confusa!… Angel ebbe tanta pazienza con me e… tentò di aggiornarmi, di informarmi su quello che era successo in tutto quel tempo in cui io ero mancata, eppure non riuscivo praticamente a crederci… a capacitarmene!… Erano successe talmente tante cose che… era come sentirsi fuori dal mondo!… Anya e Spike morti, tu, Buffy e gli altri che vivete a San Francisco perché Sannydail è stata distrutta… Xander che ha perso un occhio e tu glielo hai fatto praticamente recuperare… >. Il viso di Willow s’incupì impercettibilmente.

 

< Cos’altro ti ha detto Angel? Qualche particolare sugli avvenimenti… che ci furono… immediatamente dopo la tua morte? >. Domandò, esitante.

 

< No… niente particolari anzi, su quella parte dei cinque anni è stato molto evasivo!… C’è qualcosa che non mi ha detto e che dovrei sapere? >. Willow si sciolse dal suo abbraccio e la guardò negli occhi. Le lacrime le stavano tornando sul viso: come poteva raccontare a Tara lo scempio che aveva fatto? Come poteva confessarle che aveva perso il controllo completamente e che aveva tentato di distruggere tutta l’umanità? Non poteva, non in quel momento comunque: era troppo presto. Probabilmente per entrambe.

 

< Tara… io… quando sei morta… ho fatto delle cose… spregevoli, davvero sbagliate… cose di cui… non vado affatto fiera! Però… onestamente non me la sento di parlartene ora… è… è troppo presto! >.

 

< Will! Cosa puoi aver fatto di così spregevole da aver paura di raccontarmelo?… Pensi che ti giudicherei per le tue azioni o che non vorrei più vederti?… Non ti fidi di me? >.

 

< Cosa?… No, Tara, non è questione di fiducia!… Io… mi fido di te, di te come di nessun altro: è sempre stato così!… Ma vedi, tesoro… in questo caso la fiducia non c’entra affatto, credimi!… Io… ho fatto un grosso errore cinque anni fa e ne sto ancora pagando le conseguenze, davvero! Ti prometto che più in là te ne parlerò, ti dirò tutto! Ma non qui, non ora, ti prego!… Mi serve tempo per trovare il coraggio di… raccontarti! >. Tara le carezzò una guancia e le sorrise dolcemente; poi l’attirò di nuovo a sé e le fece poggiare la testa in grembo, mentre le gambe gliele fece stendere sulla panca.

 

<Va bene, Will! Attenderò finché non sarai pronta!… Spero solo che prima o poi… mi racconterai davvero perché… non voglio che tra noi ci siano segreti!>. Le due continuarono a parlare di molte cose per ore ed ore, senza staccare mai le mani l’una dall’altra: era così rassicurante quel toccarsi. Parlarono degli studi di Willow e anche di quelli di Buffy e Dawn; parlarono del lavoro di Willow alla Microsoft, di come era riuscita ad ottenerlo e di come avesse fatto carriera in poco tempo. Ora era a capo del suo settore.

 

Parlarono di un paio di storie che aveva avuto Buffy con dei bellocci e del fatto che, invece, Xander non ne aveva più avute.

 

Infine, parlarono anche della storia di Willow con Kennedy: di come era nata e di come si era conclusa. Omettendo, ovviamente, la parte che riguardava la trasformazione di Willow in Worren durante il loro primo bacio. Tara provò un pizzico di gelosia nell’ascoltare Will mentre parlava della sua relazione con un’altra donna; però non glielo disse perché si rese conto che sarebbe servito solamente a far sentire l’altra in colpa per… per aver continuato a vivere, per aver cercato di guardare avanti.

 

Tuttavia, le costò molto sentirla raccontare e non le piacque nemmeno l’evidente imbarazzo di Willow: probabilmente non le stava dicendo tutto neanche su quell’argomento e lei era davvero intenzionata a non avere segreti fra loro.

 

 

 

                Erano le quattro e fra poco avrebbe albeggiato: era ora di andare a dormire un po’. L’indomani si sarebbero riviste e avrebbero parlato nuovamente. Willow accompagnò Tara fino alla stanza che condivideva con Cordelia. Arrivate davanti alla porta, la ragazza dai capelli dorati lasciò andare la mano dell’altra e incrociò le braccia al petto: non sapeva perché, ma in quel momento non si sentiva completamente a suo agio. Forse era perché anche per Willow era così.

 

<Io… be’, siamo arrivate!>. Disse la rossa, sorridendo. Tara le carezzò una ciocca per tutta la sua lunghezza:<Già!... Non ti avevo mai vista coi capelli così lunghi, a parte in qualche foto del liceo, certo!>. Disse. L’altra annuì e sorrise nuovamente:<Io… per un po’ non potei tagliarli perché, sai, per alcuni mesi vissi qui, in questo castello, assieme al signor Giles e… da queste parti non ci sono parrucchieri!... In seguito… decisi di non tagliarli più!... Non ti piacciono?>.

 

<Scherzi? Lo sai che adoro i tuoi capelli e lunghi ti stanno bene, anche se… probabilmente corti mettono di più in risalto i tuoi occhi e il sorriso!... Ma credo sia solo questione di abitudine: l’ultima cosa che ricordo della mattina in cui quell’idiota di Worren mi sparò… è il tuo viso, le tue labbra che mi sorridevano e… i tuoi capelli… corti!... Ma perché hai vissuto qui per un po’?>.

 

A sentir nominare Worren, Willow sentì un nodo alla gola e il senso di colpa tornò ad affacciarsi nella sua mente. Quasi le veniva da piangere ricordando come gli aveva dato la caccia e come, alla fine, lo aveva ucciso scuoiandolo e torturandolo un attimo prima. Per non parlare di Rack poi…

 

<Che succede, Will? Ho detto qualcosa di sbagliato?>. le domandò Tara, preoccupata. Si era resa conto subito della tristezza che improvvisamente si era affacciata agli occhi dell’altra. Willow la guardò e scosse la testa, tentando di sorriderle convincentemente:<No… tu… non hai detto nulla di sbagliato, sta’ tranquilla!... Io… diciamo che mi serviva un periodo di tranquillità e di riflessione per ritrovare me stessa!... Non è stato facile vivere ogni giorno senza di te!>. Rispose, cercando di non far trasparire di più il suo imbarazzo o il suo senso di colpa. Tara allora l’abbracciò forte a sé e le sussurrò che, d’ora in avanti, non sarebbe andata da nessuna parte. Ma Willow non pensava di meritare quella felicità che lei le stava offrendo. Nonostante ciò, godette di quell’ultimo abbraccio della giornata, sperando che in seguito ce ne sarebbero stati altri.

 

Quando si separarono, Tara disse:<Be’, è tardi e… credo proprio che sia ora di andare a dormire!>. Poi fece per avvicinarsi e darle un bacio, ma Willow la baciò per prima, sulla guancia, poi si allontanò di qualche passo.

 

<Buona notte…!>. Le disse. Tara intuì che per l’altra era troppo presto per qualcosa di più di un innocente bacio della buona notte su una guancia: Willow non era pronta a tornare a quell’intimità che invece a lei sembrava tanto naturale.

 

<Buona notte!>. Ripeté, allora. Poi abbassò la maniglia della porta ed entrò, sparendo dopo un attimo dietro di essa.

 

Per Willow quella ara stata la serata più bella degli ultimi cinque anni, anzi no… forse, la più bella della sua vita. Era felice, davvero felice. Ma mentre tornava nella sua stanza s’incupì pensando a come avrebbe potuto raccontare a Tara cosa aveva fatto.

 

Entrò il più silenziosamente possibile e si spogliò nel guardaroba, senza accendere la luce: non voleva svegliare nessuno.

 

All’improvviso, la luce dello spogliatoio si accese e lei si voltò di scatto: era Buffy che le sorrideva.

 

< Allora? Com’è andata?... Stai bene? >. Le domandò l’amica, accostando la porta per non svegliare Dawn che dormiva già da ore.

 

< Mi hai aspettata sveglia? >.

 

< No, Will!... Ma ti ho sentita rientrare e… avete parlato? >.

 

< Sì, ma non le ho detto proprio tutto: non ho trovato il coraggio di parlarle della mia follia omicida né di… altre cose altrettanto importanti!... Le ho accennato qualcosa riguardo alle mie gesta subito dopo la sua morte, ma nulla di esplicito! >.

 

< Capisco, ma… prima o poi dovrai dirglielo, non credi? E’ stata una cosa troppo grossa per nascondergliela… e non solo quella! >.

 

< Lo so, Buffy! E… non voglio nascondergliele affatto, ma… non è semplice: me la sono ritrovata davanti all’improvviso dopo cinque anni, dopo aver tentato centinaia di volte di riportarla da me e… quando mi ero quasi rassegnata… eccola qui, di nuovo con me! Il che è… meraviglioso, ma un po’ mi fa paura perché… perché… se non capisse? Se non mi perdonasse? >. Non voleva piangere, ma non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò in tremendi singhiozzi, attutiti solo dalla mano che si era portata davanti alla bocca. Buffy ebbe pena per lei: l’aveva vista così solo di rado dacché la conosceva. Una di queste rare volte che la Cacciatrice ricordava era quando Xander l’aveva riportata a casa, dopo aver evitato che distruggesse la Terra coi suoi poteri, e lei aveva pianto in quel modo per tre giorni interi, senza quasi mai smettere. All’epoca non aveva potuto consolarla perché la sua sofferenza era stata troppo grande e profonda, ma ora poteva e doveva perché ormai non c’era più motivo di disperarsi.

 

Fu per questo che l’abbracciò forte e le diede la sua spalla per piangere e appoggiarsi. La lasciò sfogare per un po’, poi le disse sottovoce:<Will!... Basta piangere… di lacrime ne hai verste fin troppe in questi anni!... Capisco che tu non te la sia sentita di parlare con Tara adesso, riguardo a quella storia, ma… sono certa che quando ti sentirai pronta e gliene parlerai, lei capirà… come abbiamo capito tutti noi!... Lei ti amava e… non credo che i suoi sentimenti per te siano cambiati!... Dai, su, ora basta piangere!...>. Ma Willow continuò a sfogarsi ancora per qualche minuto; poi esausta, si lasciò condurre sotto le coperte da Buffy che gliele rimboccò esattamente come se fosse stata sua madre, anziché la sua migliore amica.

 

Dopo un attimo, la Cacciatrice fece il giro del letto e le si stese accanto. Era davvero arrivato il momento di dormire: Willow non poteva saperlo perché non c’era stata alla riunione, ma i giorni seguenti sarebbero stati parecchio faticosi… probabilmente.

 

E per più di un motivo.      

 

CAPITOLO 4

 

 

 

 

 

                Quella mattina all’interno del maniero c’era tanto fermento e agitazione come non se ne vedeva da più di un secolo. Già in passato, infatti, non capitava spesso di fare delle riunioni con tutti gli Osservatori esistenti perché erano davvero innumerevoli; ora, però, che anche le Cacciatrici erano innumerevoli, il caos era quasi incontrollabile. I guardiani, servitori fedeli dei membri del Consiglio, si mossero in modo da mandar via il più in fretta possibile le Cacciatrici d’età inferiore ai diciassette anni e fecero in modo che tutte le altre, alle sette in punto, si ritrovassero, sedute alla tavola sulla quale avevano cenato la sera prima, assieme a tutti i relativi Osservatori e all’intero Consiglio. Ovviamente, c’erano anche Angel e il suo gruppo – Tara compresa, ma non Cordelia che non aveva voluto svegliarsi presto – e Buffy e i suoi amici, Willow con loro.

 

Il signor Edward Smit, l’uomo che aveva recapitato ad Angel l’invito, aprì la riunione illustrando su un megaschermo una serie di schemi illustrativi: servivano a spiegare il piano del Consiglio.

 

L’uomo parlò per più di mezz’ora senza che nessuno lo interrompesse, poi disse qualcosa che né a Buffy né ad Angel piacque.

 

<… Questo, signori… è un compito solo ed esclusivamente per le Cacciatrici e Angelus!... Non dovranno esserci intromissioni da parte di nessun altro poiché non rientra nella volontà del Consiglio!>.

 

Buffy guardò il signor Giles che si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi sospirando. Subito dopo, Buffy guardò Xander, Dawn e Willow.

 

Se il Consiglio non voleva che loro s’intromettessero, allora perché nel suo invito era stato detto di portarli con sé?

 

Più o meno, la stessa cosa la pensò Angel riguardo al fatto che Smit stesso gli aveva detto che avrebbe potuto portare chi voleva in Scozia.

 

<Scusi… signor… Stim…>. Cominciò Buffy, ma l’uomo la corresse vagamente infastidito dall’errore:<Smit!>.

 

< Ah, sì, certo, scusi!... Dicevo, signor Smit, che cos’è questa storia che voi del Consiglio non volete intromissioni da parte di… estranei? Chi sarebbero gli estranei? I miei amici e quelli di Angel?... Per quanto mi riguarda, mi avete chiesto voi di coinvolgerli, per quanto riguarda lui – e indicò Angel con la testa che, tra l’altro, gli era seduto quasi davanti – non so se è stato lo stesso, ma se non volevate che coinvolgesse tutti i componenti del suo gruppo, potevate dirlo e avreste risparmiato loro un volo transoceanico, non crede? >.

 

< Capisco la sua perplessità, signorina Summers, ma… per quanto riguarda i suoi amici… le abbiamo chiesto di portarli perché sono esperti nel combattimento contro mostri e demoni, e poi… c’è la signorina Rosemberg: sappiamo tutti cosa sia in grado di fare con i suoi poteri di strega!... Tutti gli altri potrebbero tornare utili nella lotta, niente di più!... Non potranno mettere bocca sul piano che il Consiglio sta preparando, né potranno opporsi ad alcuna decisione presa da noi!... Sua sorella, inoltre, essendo la Chiave e quindi fonte pura di energia… anche lei potrebbe tornarci utile! >.

 

< Niente da fare, signor Smit. Lo dico prima e lo dico a tutti: Dawn non si tocca e… per quanto riguarda Willow… la decisione spetta a lei: non pratica magie di livello superiore da anni e nessuno di voi la costringerà ad utilizzare nuovamente i suoi poteri contro la sua volontà! >.

 

< Signorina Summers, non credo che la strega abbia altra scelta se non assecondare la volontà del Consiglio… è in debito con noi: all’epoca dei fatti che noi tutti, presumo, conosciamo… avremmo dovuto farla uccidere e invece l’abbiamo lasciata in vita! >. Ribatté Smit, con un tono irritantemente sicuro.

 

A quel punto intervenne Xander che, fino ad allora, si era astenuto da alcun commento come se non fosse stato nemmeno in quella sala.

 

< Scusi, Smit… sono Xander Herris e… non ho superpoteri, non sono uno stregone né una fonte di energia pura… nonostante questo sono stato disposto in passato a lottare al fianco di Buffy senza fare domande né pormi scrupoli! E a me andava bene così, voglio dire… non serviva una spiegazione: lo facevo perché era giusto e basta!... Ma stavolta… mi si sta chiedendo di rischiare la pelle senza sapere nemmeno bene perché o contro chi dovrei lottare?... Volete mandare me, Dawn e Willow allo sbaraglio come carne da macello?... Siete più pazzi di Glory, secondo me, se pensate davvero che accetteremo! >.

 

< Glory? >. Domandò Smit, perplesso.

 

< La dea Glorificus! >. Puntualizzò Giles, in tutta calma.

 

Smit fece spallucce e annuì comprendendo il riferimento fatto dal giovane.

 

< Ah, capisco l’allusione!... Ragazzo, è come essere in guerra e… gli avamposti più deboli possono essere strategicamente importanti da… sacrificare! Come nel gioco degli scacchi! >.

 

Faith fece una smorfia di disappunto e bisbigliò verso Robin che le sedeva accanto:<Se avessi a portata di mano una scacchiera di marmo vedresti che bell’uso ne farei… perfetta da spaccare sulla testa bacata di questo imbecille!>. Disse, riferendosi ovviamente a Smit che non godeva affatto della sua simpatia.

 

Buffy guardò di sbieco l’Osservatore, irritata:< Cercherò di essere più chiara possibile: i miei amici non sono avamposti e… non sono sacrificabili!... Vuole giocare con gli scacchi? Vada in qualche ospizio per vecchietti annoiati!… Volete il mio aiuto per questa storia perché sono la Cacciatrice più esperta e, probabilmente, la più forte?... Benissimo: ve lo darò, ma a modo mio e… i miei amici faranno lo stesso!... Nessuno verrà sacrificato! >.

 

Smit rimase impassibile alle offese educate dategli dalla Cacciatrice e, con tono asciutto, ribatté:< Posso capire il vostro punto di vista, signorina Summers, ma… per quanto riguarda la signorina Rosemberg, non ci sarà di nessun aiuto se non tornerà ad usare i suoi poteri e lo stesso si può dire di sua sorella! >.

 

A quel punto, intervenne Wetley:<Scusate, signori del Consiglio, ma… suppongo che Willow ci sarebbe ancora meno d’aiuto se perdesse nuovamente il controllo dei suoi poteri e… diventasse ancora una volta quell’essere oscuro che è stato!>. Angel guardò allarmato Willow e poi Tara: sapeva che avevano parlato, ma non era certo che la prima avesse raccontato all’altra ciò che era avvenuto con Warren. Anzi, considerando l’apparente serenità della strega bionda, era quasi certo che quell’argomento le due ragazze non l’avessero toccato minimamente.

 

Faith sorrise nel vedere Angel teso: era così da lui preoccuparsi per tutto e per tutti.

 

Decise di dargli una mano e diede un colpo sullo sterno a Westley in modo da fargli mancare il fiato: non doveva più aprire bocca. Il messaggio era chiaro.

 

<Non date retta a quest’idiota!... La rossa ha dato prova di sapersi controllare benissimo, quando lottammo contro The First e i suoi scagnozzi!>. Disse Faith, cercando di assumere un’aria disinvolta. Ma Tara l’aveva vista rifilare quella gomitata a Westley e, anche se non aveva capito esattamente come stavano le cose, cominciava ad avere un’idea di ciò che Willow la sera prima non aveva voluto dirle.

 

Era una questione di magia… fuori controllo, a quanto pareva.

 

Il signor Smit ne approfittò per tentare di riprendere la parola:<Si, Faith, questo è vero ma…>. A quel punto, però fu la stessa Willow ad intervenire: non poteva lasciare che tutti loro continuassero a parlare per lei e di lei senza sapere in realtà cosa stesse provando o cosa voleva. Inoltre, quello era un argomento che non voleva affrontare apertamente in quella sede: Tara meritava di venirlo a sapere separatamente e dalle sue labbra, non da quelle di una decina di altre persone.

 

Si alzò in piedi improvvisamente, attirando l’attenzione di tutti su di sé. In un primo momento si vergognò di questo, ma poi si fece forza e si disse che non era quello il caso di farsi vincere dalla timidezza… a meno che non voleva rischiare di perdere Tara il giorno dopo averla ritrovata.

 

<Scusate!... Scusate tutti… ma… io sono qui, eccomi!... Non parlate come se non ci fossi, se non fossi presente!>. Disse. Apparentemente sembrava sicura di sé, ma chi la conosceva bene, sapeva che la piccola Will in quel momento stava facendo un grosso sforzo su se stessa per parlare con un tono simile, davanti a tutti.

 

Kennedy non l’aveva mai vista così nervosa.

 

Tara stessa l’aveva vista in quello stato solo in rarissime occasioni: due o tre, forse.

 

<Io… lo so che quello che ho fatto cinque anni fa è stata una cosa grave, e ho tentato di redimermi da allora… di rimediare!... Non c’è bisogno che il Consiglio o qualcun altro mi ricordi le mie responsabilità, né le mie colpe!... Ma non ho intenzione di lasciarmi ricattare… per nessun motivo!>. Esclamò, fissando Smit negli occhi. Era seria ed era decisa a mantenere i suoi propositi riguardo quella faccenda.

 

<Signorina Rosemberg, per ciò che ha fatto lei ha l’obbligo…>.

 

<Non ho finito, signor Smit!>. Ribatté immediatamente Willow. Sapeva che se quell’uomo avesse continuato a parlare, le avrebbe solo gettato fango addosso. L’Osservatore istintivamente tacque, schiarendosi la voce per tentare di nascondere quel senso di timore che lo aggrediva alla bocca dello stomaco ogni qualvolta Willow Rosemberg assumeva quell’espressione seria e quel tono autoritario.

 

<Ehm… mi scusi, signorina!... Vada pure… avanti, allora!>. Disse, infine. Will si rilassò un momento, apparentemente.

 

<Grazie!... Dicevo… non accetterò un ricatto morale da parte vostra, cari membri del Consiglio, ma… Buffy è mia amica e… per motivi che non devo spiegare in questa sede, sono in reale debito con Angel, quindi… se avranno bisogno del mio aiuto e se ciò significherà che io faccia uso nuovamente dei miei veri poteri di strega… ebbene, allora li userò, senza riserve!... Ma lo farò solo per questi due motivi!... Faith ha ragione: non ho più… - e lanciò un’occhiata dispiaciuta e preoccupata, al contempo, a Tara che le sedeva poco distante - … perso il controllo e attualmente non credo che questo possa accadere tanto facilmente!... In conclusione… sono disposta ad aiutare i miei amici e tutti quelli che si uniranno a noi in questa nuova impresa, ma… non eseguendo per filo e per  segno gli ordini del Consiglio, e non senza poter discutere del piano d’azione!>.

 

Dawn in quel momento alzò la mano come se si trovasse ancora al liceo e disse:<Mi associo a lei!>. Immediatamente, fu imitata da Robin Wood, Kennedy e Oz sia in parole che gesti. Fu solo allora che la rossa si rese conto della presenza del suo ex ragazzo licantropo e, sebbene si sforzò di mantenere la calma, sentì le gambe tremarle pericolosamente. Buffy se ne accorse e seguì lo sguardo dell’amica; un attimo dopo le fu tutto chiaro: Will sapeva della presenza di Kennedy lì, ma non di Oz.

 

Nel contempo, si alzò un brusio di fondo che rivelò tutto il nervosismo che si stava accumulando in quella stanza; tanto che un altro membro del Consiglio, Darren Wollas, batté un martello di legno, del tutto simile a quello dei giudici in tribunale, sul tavolo davanti a sé per far sì che si ristabilisse un certo ordine e silenzio.

 

<Signorina Dawn, non credo che lei possa intervenire in questa discussione!>. Disse l’uomo, quasi intendendo che, non essendo umana, non aveva diritto ad esprimere il proprio parere.

 

Buffy s’irritò fortemente e stava per parlare esplodendo in una serie di offese per quel borioso idiota quando altri intervennero prima di lei:<Ma io sì, giusto, Osservatori?... Io sono una Cacciatrice ed ho pieno diritto di esprimermi, no? Se volete costringere Will o Dawn o chiunque altro a fare qualcosa contro la loro volontà… dovrete vedervela con me!>. Disse Kennedy. Tara la vide strizzare l’occhio verso Willow, subito dopo.

 

<Solitamente non m’immischio, ma quello che ha appena detto Kennedy… fate conto che l’abbia detto anch’io!>. Disse Faith, dando la mano a Robin e stringendogliela. Non era sicura di amarlo, ma era certa che lui l’amasse e anche solo per questo non avrebbe lasciato che il Consiglio disponesse di lui come più voleva.

 

<Lo stesso vale anche per noi!>. Dissero tutte le ragazze che, quattro anni prima, erano state protette da Buffy e avevano ricevuto i poteri di una Cacciatrice da lei.

 

Infine parlò anche Angel:<Ho accettato di aiutarvi e di prendere con me le gemme di Zagato, ma… non vi lascerò giocare con le vite dei miei amici né con quelle di Buffy e sua sorella!>. Disse, risoluto. Buffy lo adorava quando era così diretto. Ma, d’altronde, se lo aspettava un suo intervento in quel senso.

 

Il signor Smit sbuffò spazientito: quelle giovani teste calde avevano preso il sopravvento. Ma decise comunque di fare un ultimo tentativo:<Ma vi rendete conto che senza un’adeguata guida e un adeguato piano ci faremo ammazzare tutti?>. Protestò, perdendo un po’ di quella sua compostezza studiata.

 

<Già, Edward! Ma almeno avremo deciso noi come e quando rischiare la pelle!>. Ribatté Giles. A quel punto era chiaro che non si trattava solo di Buffy contro il Consiglio, ma di una buona parte dei partecipanti a quella riunione. D’altro canto, il Consiglio non poteva sperare di farcela senza l’aiuto di quelle persone; quindi sia Smit che i suoi pari dovettero rivedere le proprie posizioni.

 

Da quel momento, la riunione divenne uno scambio reciproco d’informazioni e d’idee per realizzare un piano concorde alle intenzioni di tutti i presenti.

 

 

 

                Quando finalmente si raggiunse un accordo e il piano fu stabilito a grandi linee, si era ormai fatto mezzogiorno. Si decretò, allora, che era il caso di fare una pausa: la discussione sarebbe ripresa quella sera, dopo cena.

 

Tutti si alzarono e il caos regnò nuovamente nella stanza.

 

Tara fu divisa da Willow da una marea di persone che le passarono davanti e che non le permisero di raggiungerla. Allora, la ragazza decise di aspettare l’altra e tutti i suoi amici all’uscita della stanza, davanti alla porta. Si avviò seguendo un po’ la corrente e, intanto, cercò con lo sguardo Faith o Westley o chiunque altro delle persone che conosceva. Nella distrazione, appena uscita dal salone, andò a cozzare contro una Cacciatrice:<Oh!... Scusami!>. Disse, sperando di non averle fatto male. La ragazza la studiò per un momento, poi le sorrise:<Di nulla, tranquilla!>. Si trattava della moretta abbastanza formosa che era intervenuta in favore di Willow e Dawn, poco prima.

 

<Non ci conosciamo, vero?>. Le domandò questa, cercando anche lei qualcuno con lo sguardo. Tara scosse la testa:<No, non credo, ma… credo che tu conosca i miei amici!... Prima… sei intervenuta in favore di Will e Dawn!>.

 

L’altra annuì e sorrise nuovamente, mentre si metteva le mani in tasca.

 

<Sì, le conosco molto bene!... Vivevo con loro, fino a qualche mese fa!>. Disse, e Tara fu colpita da un’illuminazione: intuì qualcosa che, fino a quel momento, non aveva afferrato.

 

<Tu sei… Kennedy!>. Esclamò sorpresa. Willow le aveva parlato di lei, ma non l’aveva descritta accuratamente nei particolari. Poi la vide illuminarsi in viso, seguì il suo sguardo e scorse la strega rossa che stava venendo incontro ad entrambe, tra la folla, ed ebbe la conferma della sua intuizione.

 

<E tu sei…?>. Le domandò improvvisamente Kennedy, che non aveva il più piccolo sospetto della sua identità. In realtà avrebbe dovuto riconoscerla perché Will, all’inizio della loro relazione, portava sempre con sé una sua foto; ma praticamente subito dopo essersi messa con lei, l’altra aveva riposto tutto ciò che la riguardava in un cassetto e in un album di famiglia, quindi lei, Kennedy, aveva visto solo una volta una foto di Tara.

 

<Ciao… Tara!... Ti trovo bene!>. Disse, all’improvviso, una voce di uomo proveniente dalle loro spalle. Tara e Kenny si voltarono contemporaneamente a guardare Oz che sorrideva imbarazzato.

 

<Daniel… cosa hai… come l’hai chiamata?>. Domandò Kennedy, attonita. Poi domandò nuovamente:<Come ha detto che ti chiami?>. Tara si sentì avvampare come non mai e per un istante indietreggiò, poi quasi balbettando disse:<T… Tara… Mecley!>.

 

In quel momento sopraggiunsero Xander e Willow la quale, appena vide i tre insieme, sbiancò fino quasi a diventare esangue.

 

<Oh, merda!>. esclamò Xander. Le aveva praticamente letto nel pensiero. Poi aggiunse con un risolino tirato:<A proposito, Will, ti avevo detto che qui c’è anche Oz?>. Willow lo guardò sconcertata, confusa: era come se stesse facendo un sogno. Un sogno molto vicino all’incubo.

 

<E che è amico e datore di lavoro di Kenny?>. Aggiunse il carpentiere, dopo un attimo. Willow rimase a bocca aperta, tanto era lo stupore.

 

<Ciao Willow!>. La salutò Oz, mentre le altre due li guardavano interrogativamente. Oz andò a darle un bacio sulla guancia e Kenny lo osservò ancora più stupita perché era evidente che il suo coinquilino avesse il potere di imbarazzare Willow e le venne spontaneo domandarsi perché.

 

<Cia… ciao, Oz!>. Disse Will, ricevendo il bacio.

 

<Ciao, rossa!... Che sta succedendo?>. Domandò Kennedy che, tra i tre ex, era sicuramente quella più diretta.

 

<Ehm… salve, Oz!... Ragazze!>. Salutò Xander, con un cenno della mano.

 

Oz osservò tutti attentamente e notò l’imbarazzo crescente; ma era tardi e Kennedy doveva andare a prendere le sue cose per quel pic nic a cui erano stati invitati. Quindi la prese per un braccio e la tirò via dicendo:<Ci vediamo nell’androne centrale fra quindici minuti, ragazzi!... Le spiegazioni a dopo!>. E se ne andarono tra le proteste di Kennedy che sarebbe voluta rimanere per chiarire.

 

Willow li guardò andare via, poi guardò Tara e le fece un sorriso tirato. Quest’ultima, in risposta, sospirò e tentò di ricambiare il sorriso, ma neanche il suo venne rilassato:<Sapevo di dovermi preparare ad una situazione simile in futuro… probabilmente, ma… non ora… subito!>. Disse Tara, cercando di spiegare il suo disagio.

 

Willow annuì e le prese la mano:<Tara, io non sapevo che ci fosse anche Oz qui e… di certo non pensavo che tu e Kenny vi sareste incontrate in questo modo…>. In quel momento sopraggiunsero Buffy, Angel, Giles e tutti gli altri. Angel mise un braccio attorno alle spalle di Tara e le domandò se fosse tutto a posto: era estremamente protettivo nei suoi confronti e Willow non poté non provare un pizzico di gelosia. Stupida e insensata gelosia, ma difficile da reprimere.

 

<Pronti per il pic nic?>. Domandò Cordelia, sopraggiunta anche lei in quel momento.

 

Sarebbe stata un’altra giornata interessante, pensò Faith, sghignazzando della situazione che non le era affatto sfuggita.

 

 

 

 

 

                Il posto scelto per la scampagnata era incantevole: un gruppo di alberi offriva una piazzola d’ombra abbastanza grande e tutt’intorno c’era solo erba verdeggiante, bassa e fresca. Lì vicino, il fiumiciattolo si allargava per una decina di metri formando una specie di laghetto e più in là c’erano delle piccole cascate scroscianti.

 

Il gruppo, sistemò delle coperte all’ombra degli alberi. Cordelia aveva pensato a preparare spuntini per tutti e a portare bibite fresche.

 

Quando Willow aveva capito che avrebbero partecipato anche Kenny e Oz, quasi era stata tentata di mettere una scusa e non andare alla scampagnata. Ma poi aveva capito che, arrivati a quel punto, non sarebbe servito a nulla: non avrebbe evitato momenti imbarazzanti, né di dover dare spiegazioni. Così era andata anche lei.

 

Stava sistemando ancora le sue cose sull’erba quando Buffy le si avvicinò e le si mise a sedere accanto, su un plaid:<Tutto bene?... Questa situazione è… come dire… strana!>. Disse la Cacciatrice bionda. Willow annuì e sorrise all’amica:<E a me lo dici?... Devo parlare con tutti e tre!>. Esclamò, guardando Tara, che era seduta un po’ più in là, intenta a parlare allegramente con Dawn.

 

<Adesso?>. Le chiese ancora, Buffy. Willow tirò fuori da una sacca una bottiglia di birra ghiacciata, l’aprì e ne bevve un sorso:<Ho altra scelta?>. Disse poi, e diede la bottiglia alla sua amica, alzandosi.

 

Accidenti che pessima situazione: Buffy non sarebbe voluta essere al posto della sua amica per nulla al mondo, in quel momento. Già s’immaginava nei suoi panni a fronteggiare Angel, Riley e Spike allo stesso tempo. Terribile!

 

Già, chissà cosa avrebbe detto Spike in quella situazione? Probabilmente avrebbe fatto del pungente sarcasmo, come era stato il suo solito.

 

Ma Spike non c’era più, era morto per lei e per l’Umanità intera…

 

Non era quello, comunque, il momento di rattristarsi pensando a Spike e al suo sacrificio. La Cacciatrice decise di scacciare quei pensieri dalla mente e di concentrarsi sulla scelta di un panino.

 

Nel frattempo, Willow era andata da Tara e le aveva chiesto di appartarsi un momento con lei; poi erano andate insieme da Oz e Kennedy e la rossa aveva chiesto la stessa cosa anche a loro due.

 

Faith e Cordelia guardarono tutta la scena divertite:<E’ una commedia!>. Commentò Cordelia, vedendo i quattro allontanarsi. Faith sorrise e annuì:<Già, Cordy!... E’ uno spettacolo davvero spassoso!>. Disse. Angel, che era potuto andare grazie all’anello datogli da Smit mesi prima, le guardò entrambe con occhi biasimanti:<Ragazze, non è che potreste piantarla di fare le civette, vero?>.

 

<Non sono mai d’accordo con queste due piccole vipere, Angel, ma… effettivamente stavolta hanno ragione: sarà interessante vedere cosa farà Willow e cosa faranno gli altri tre di rimando!>. Disse Xander, dando un morso al suo panino al tonno.

 

 

 

Willow condusse i tre vicino al fiume, proprio lì dove le rive aumentavano la distanza fra loro. Kennedy si stese a terra a fissare il cielo e a fingere di non stare lì lì per morire dalla curiosità, mentre gli altri rimasero in piedi ad attendere che Will iniziasse a parlare.

 

<Allora, rossa, ci spieghi?>. Disse Kenny, dopo un attimo.

 

 

 

Oz:<Già, Will!... Neanch’io capisco bene cosa stia… succedendo!>.

 

 

 

Kennedy:<A proposito… che c’entra Daniel con me e Tara?>.

 

 

 

Willow:<Ragazzi… datemi un momento, ok?... Non è facile parlare e… spiegare!>.

 

 

 

Tara le sorrise:<Tranquilla, tesoro, ti ascoltiamo!>.

 

 

 

Oz:<Ah… so che non avrei il diritto di chiedertelo, ma… Tara, potresti risparmiarti il “tesoro”? Te ne sarei grato! >. Tara ricordava anche troppo bene il suo primo e ultimo incontro con Oz: lui aveva sentito l’odore di Willow addosso a lei e si era trasformato in licantropo, le aveva corso dietro e l’aveva quasi azzannata. Non era un’esperienza che voleva ripetere.

 

 

 

Tara:<Ah, sì, scusa!... Era tanto per dire!>.

 

 

 

Kenny:<Daniel, o Oz, o come cavolo vuoi che ti chiami… che accidenti c’entri tu? Casomai dovrei essere io a farle questa richiesta!>.

 

 

 

Oz:<Cosa? Tu?...>.

 

 

 

Willow:<Ragazzi, ragazzi, spettate un momento, fatemi parlare, vi prego!>.

 

Allora tutti la guardarono e attesero che iniziasse a spiegare.

 

Dopo un momento d’esitazione, finalmente la ragazza prese a parlare nuovamente:<Oz… tu sai di me e Tara, vero?... E anche tu, vero Kenny?>. I due annuirono, ma attesero che Willow proseguisse.

 

<Bene!... Quello che però… evidentemente non sapete è… l’uno dell’altra!>.

 

 

 

Kennedy:<Che?>.

 

 

 

Willow:<Sì, be’… Kenny… ti ricordi quando ti raccontai di Tara? Però ti raccontai anche che lei era stata l’unica donna della mia vita e che prima di lei… a parte un piccolo incidente di percorso con Xander, c’era stato solo un ragazzo… Be’, quel ragazzo era Oz!>.

 

 

 

Kenny:<Scherzi?>.

 

 

 

Willow:<No, certamente!... Oz… io e Kenny siamo state insieme dopo che… Tara è stata uccisa!>.

 

 

 

Oz:<Sì, avevo cominciato ad intuirlo!... Allora è per lei che te ne sei andata da San Francisco, Kenny?>.

 

 

 

Kennedy:<Sì, ma certamente non sapevo che tu fossi il suo ex!... Porca miseria, con tutte le persone che potevo conoscere, guarda chi mi è capitato!... Tu, Tara, non eri morta?>.

 

 

 

Willow:<Kennedy, non essere indelicata!>.

 

 

 

Kenny:<Indelicata, Will?... Mi hai mollata per il ricordo di questa donna sei mesi fa e ora mi ritrovo faccia a faccia non solo con lei, ma pure con l’unico uomo che t’abbia mai toccata, che, tra l’altro, è pure mio amico e il mio datore di lavoro, e mi chiedi di non essere indelicata?... Pazzesco!>.

 

 

 

Tara:<Ah… io non ti avevo mai vista prima di oggi, Kennedy, ma… Willow ieri sera mi ha parlato di te e… ma se volete vi lascio soli a parlare, così potete chiarire! >.

 

 

 

Kennedy:<Eh, no, dolcezza! Tu non ti muovi da qui!... Ti ripeto la domanda: non eri morta?>.

 

 

 

Tara:<Sì, ma… Angel mi ha… riportata in vita… da circa quattro mesi!>.

 

 

 

Oz:<Ah, Angel!... Ora capisco! Avevo saputo anch’io della tua morte, e oggi sono rimasto sorpreso nel vederti!>.

 

 

 

Tara:<Come avevi saputo della mia morte?... Non mi è stato detto che i notiziari ne avessero parlato!>.

 

 

 

Kenny:<E non l’hanno fatto se non a livello locale, ma dopo quello che ha scatenato Willow per vendicarsi… praticamente lo sapevano tutti quelli che avevano un qualunque contatto con la Cacciatrice e i suoi amici!>.

 

Tara rimase sbalordita da quelle parole. E così Willow aveva tentato di vendicarla. Era questo che non aveva voluto raccontarle. Ma come? E su Chi? Su Worren?

 

 

 

Tara:<Vendicarmi?... Ora che ci penso… Willow, che fine hanno fatto Worren e gli altri due?... Ieri sera non me ne hai parlato!>.

 

 

 

Willow:<Non è questo il momento per parlare di Worren, Tara, ti prego… non chiedermelo!>.

 

 

 

Kennedy:<Eri con lei ieri sera? – Willow annuì con aria colpevole – E le hai raccontato di me ma non di Worren?... Questo è ancora più pazzesco, credo!>.

 

 

 

Oz:<Mi sa che concordo!>.

 

 

 

Willow si sentiva messa alle strette, ma ancora non era pronta per affrontare quell’argomento. Soprattutto, non con Tara davanti a Oz e a Kennedy.

 

Doveva riprendere il controllo di quella discussione, ammesso che ce l’avesse mai avuto:<Ragazzi, state zitti un momento, per favore!... Tara, la cosa che ieri ti ho detto di non essere pronta a rivelarti riguarda proprio le mie azioni in seguito alla tua morte, ma… te l’ho già detto: non voglio parlarne adesso, non qui e non davanti a tutti!... Kennedy, sei mesi fa io non sapevo che Tara sarebbe tornata in vita e… certo non sapevo che andandotene avresti incontrato Oz! Ma… voglio dire, voi due siete amici e il mio nome non l’avete mai fatto fra voi? Vi siete raccontati le vostre storie senza capire che in realtà si trattava sempre di me?>.

 

Kennedy si alzò di slancio:<Sai che c’è, Will?... Oz mi ha parlato di una ragazzina che gli ha fatto girare la testa sin da subito perché introversa, timidissima, inesperta sotto le lenzuola, che raramente mostrava un carattere forte!... Non è così che ti conosco io… in nessun senso!... Comunque, chiarito che tutti e tre siamo i tuoi ex e che… devi ancora qualche spiegazione ad una di noi… io dico che mi sono stancata di ascoltare e pure di discutere, quindi vado a fare una nuotata!>. Detto ciò, si tolse con gesti rapidi le scarpe e i calzini di spugna, poi si privò anche dei pantaloni e della maglietta e, una volta rimasta con solo gli slip e una canottiera di seta nera si tuffò in acqua e iniziò ad allontanarsi con tranquille ma poderose bracciate.

 

Era tipico di lei affrontare i problemi in quel modo: dimostrare indifferenza e, nel frattempo, scavalcare la questione andandosene. L’aveva fatto anche quando Willow le aveva confessato di essere ancora attaccata al ricordo di Tara e in mille altre occasioni.

 

<Detesto quando fa così!>. Esclamò Willow, guardandola andare via. Oz lanciò un’occhiata all’amica, poi scosse la testa e tornò a guardare Willow:<Senti… mi spiace per questa situazione, comunque… per me sei libera di fare ciò che vuoi, Will!... Non mi devi nulla, io e te chiarimmo già anni fa, quindi… ci vediamo dopo, io vado a mangiare!>. Disse, con la calma tipica di lui. Poi se ne andò incamminandosi verso il resto del gruppo.

 

Rimasero solo Willow e Tara. La seconda incrociò le braccia al petto:<E così l’hai scaricata per me!>. Disse, riferendosi alle parole di Kennedy dette poco prima.

 

Willow si sentì nuovamente in imbarazzo. Le stava capitando troppo spesso in quei due giorni e questo non le piaceva. Ma d’altronde non riusciva a sentirsi diversamente: tutto quello che le stava succedendo era assurdo, quasi.

 

<Sì, be’… credo sia così!>. Rispose. Tara continuò a scrutarla:<Capisco e… mi fa piacere, in un certo senso. Io… Will, voglio essere sincera con te: mi sono risvegliata con tutti i ricordi della nostra vita insieme, io, te, Buffy e gli altri e… i miei sentimenti nei tuoi confronti… non sono cambiati, come se il tempo non fosse mai passato!... Ma non è così… effettivamente sono passati cinque anni, se non per me… per te sì e… molte cose credo siano successe… In realtà… vorrei tentare di recuperare il nostro rapporto, di fingere che io non ti abbia mai lasciata, ma… voglio sincerità da te e… finché non sarai pronta a raccontarmi tutto quello che hai fatto in questo lasso di tempo… non credo che funzionerà!... Non ti metto fretta, Willow, non è questo lo scopo del mio discorso, solo… ricordati che io sto aspettando!>.

 

Le stava venendo da piangere, ma se avesse dovuto spiegarne il perché non ci sarebbe riuscita: era stata felice di sapere che Willow l’amava ancora. Fino a poco prima non ne era certa. Ma non le aveva fatto altrettanto piacere sentir parlare di vendetta e, a sentire Kennedy e Oz, la strega dai capelli ramati doveva aver alzato un bel po’ di caos.

 

Forse era per questo che in quel momento si stava rendendo conto che la persona che aveva davanti ora non era la stessa che lei aveva lasciato.

 

Aveva avuto esperienze di vita che l’avevano cambiata profondamente e di cui lei non aveva fatto parte. Forse era questo a ferirla più di ogni altra cosa. Ma non era colpa né sua né di Willow se le cose erano cambiate. La verità era che, in teoria, lei nemmeno doveva trovarsi lì quel giorno, ma dentro ad una bara seppellita chissà dove. Quindi doveva accontentarsi di ciò che aveva attualmente, almeno per un po’.

 

<Vieni, torniamo dagli altri: ho voglia di stare con loro!>. Disse, infine. Willow la fissò e comprese che, per il momento, Tara avrebbe lasciato che fra loro ci fossero dei segreti, ma che non era disposta a lasciare le cose in quel modo molto a lungo.

 

Le due s’incamminarono a passo lento verso gli alberi dove tutto il resto dei loro amici stavano godendosi quella stupenda giornata estiva.

 

 

 

                Seduta con la schiena poggiata ad un tronco, Buffy aveva osservato tutto il tempo Willow parlare con Oz, Tara e Kennedy. Non era stata in grado di udire le loro voci, né di leggere le loto labbra; tuttavia, era stata a guardare attentamente mentre mangiava e beveva una gazzosa. Era evidente che Oz era stato quello che aveva preso la situazione nel miglior modo, almeno in apparenza; mentre Kennedy era stata quella a reagire peggio.

 

Ma, infondo, la Cacciatrice dai capelli biondi non se ne sorprese poi molto: la storia con Willow era finita da troppo poco tempo e decisamente non per volontà sua; inoltre c’era da considerare che tra tutti loro, lei era la più piccola d’età. Non che Kennedy fosse immatura, anzi se mai tutto il contrario. Ma talvolta in passato la differenza d’età tra lei e Willow era stata messa in evidenza dalle diverse reazioni che le due avevano riguardo ad una stessa questione. Anche in questo caso la differenza era evidente: Willow, nonostante l’imbarazzo e il timore di fare un casino con delle persone a cui voleva bene, aveva affrontato il problema tentando di parlarne, di spiegarsi, chiarire. Kennedy non aveva retto fino in fondo e ad un certo punto si era praticamente data alla fuga. Anche se con l’aria più indifferente del mondo.

 

<Hai intenzione di fissare Willow e Tara tutto il santo giorno?>. Le domandò Angel, sedendosi sull’erba accanto a lei. Buffy distolse lo sguardo dalle sue amiche e lo posò su di lui sorridendogli.

 

<Mi stavi spiando, forse?... Ok, beccata: sì, le stavo guardando!... E’ che… sono un po’ preoccupata per Willow!... Non prese affatto bene la morte di Tara: a parte la questione di Worren, nei mesi seguenti fu talmente tanto depressa che né io né Xander riconoscevamo la nostra amica!... Non vorrei che ora… soffrisse di nuovo per quello che accadde allora!>. Disse, giocherellando con la fede d’oro bianco che portava al pollice destro. Era appartenuta a sua madre e dacché Joyce era morta, lei non l’aveva più tolta nemmeno per combattere.

 

Angel si tolse gli occhiali da sole che aveva tenuto da quando avevano messo i piedi fuori dal maniero del Consiglio. Sospirò mettendoseli sulla testa:<Willow è forte, vedrai che se la caverà anche stavolta!>. Esclamò, tentando di essere rassicurante.

 

<Lo so che Willow è forte, ma… in questo caso non credo che questo c’entri molto: è evidente che Kennedy sia arrabbiata con lei, Oz… è in completo stato confusionale e ancora non sa se è arrabbiato, deluso o rassegnato, comunque è certo che sia rimasto molto sorpreso di scoprire che Kennedy è l’ex ragazza di Willow!... E Tara… non so, ora che la guardo avvicinarsi… mi sembra rattristata!... Per non parlare del fatto che Will non le ha ancora detto di aver ucciso Worren e Rack per vendicarla!... Ieri sera non ne ha avuto il coraggio e… quando è tornata in stanza il senso di colpa l’ha fatta scoppiare in lacrime. Non sono riuscita a calmarla per un bel pezzo, finché non si è addormentata esausta, poverina!>.

 

Chi meglio di Angel poteva sapere cosa si provava quando si aveva un forte e incontrollabile senso di colpa? Lui era un esperto in quel campo: erano secoli che si portava dietro il fardello delle sue colpe.

 

Quindi nessuno meglio di lui poteva capire la povera Willow.

 

<Senti… lo so che i sensi di colpa a volte sembrano insostenibili, ma… il segreto è che bisogna tirare avanti, io lo so!>. Buffy sorrise e abbassò lo sguardo sulla propria bibita come se volesse leggere sull’etichetta adesiva chissà quale importante segreto. In realtà aveva capito perfettamente il senso delle parole di Angel e non se la sentiva di guardarlo in quel momento.

 

<Come hai fatto a riportarla in vita?>. Domandò ad un tratto. Poi bevve un altro sorso. Angel fece spallucce:<Ho trovato un libro unico, pieno di incantesimi e di riti potentissimi!... Studiandolo ho trovato un incantesimo di resurrezione e la descrizione del rito ad esso correlato. Ho preparato tutto ciò che mi serviva e… l’ho attuato!... non ho detto nulla a nessuno perché non sapevo se avrebbe funzionato e, in caso contrario, non volevo che qualcuno rimanesse… deluso!>. Rispose il vampiro, sistemandosi più comodo a sedere. Buffy annuì:<E cosa hai sacrificato durante il rito?>. Gli domandò ancora. Angel la guardò con la coda dell’occhio:<Cosa ti fa credere che abbia sacrificato qualcosa?>.

 

Buffy fece spallucce:<Un rito tanto potente senza un sacrificio?... Non ci crederei mai!... Non sono io l’esperta di magia, ma ne ho vista praticare parecchia in questi anni, sia da Willow che da Giles e… anche da Tara. Quindi sono convinta che tu abbia dovuto fare un sacrificio di qualche tipo… cos’è stato?>. Angel sorrise ricordando quanto fosse intuitiva quella ragazza.

 

Anche per questo le aveva sempre voluto bene.

 

<Ok, è vero… un sacrificio!... Il mio sangue: quasi tutto il mio sangue!... Ci ho messo una settimana anch’io a rimettermi!>. Disse, infine. Sicché aveva rischiato la vita per ridarla a Tara. Forse era anche per questo che non aveva detto niente a nessuno: aveva temuto che qualcuno potesse tentare di fermarlo.

 

Era tipico suo: agire contro il parere di tutto e tutti.

 

<Capisco… sei stato uno sciocco! Non sapevi nemmeno se avrebbe funzionato!>. Lo rimproverò lei, ma non era arrabbiata. Non poteva esserlo visto che ormai quello che era stato era stato.

 

<Mmm… dovevo tentare!>. Rispese Angel, semplicemente. I due tacquero per alcuni istanti e, nel frattempo, Tara e Wolliw erano arrivate vicino a loro e a tutti gli altri. Si misero sedute a parlare con Xander, Dawn, Westley e Cordelia, mentre Faith, Robin e Giles stavano a sentire i loro discorsi e i loro schiamazzi.

 

Sembrava una giornata come tante altre: era tutto così meravigliosamente… normale.

 

All’improvviso, Buffy tornò a guardare Angel:<A proposito: ma come diavolo fai a startene qui, alla luce del sole, senza bruciare?>. Fino a quel momento non ci aveva pensato, ma quando aveva riflettuto sul fatto che quella sembrava davvero essere una semplice e normalissima scampagnata estiva, aveva realizzato che il fatto stesso di avere Angel lì, in  pieno giorno, non era affatto normale.

 

Angel sorrise e le mostrò la mano destra: sul dito medio portava l’anello datogli da Smit.

 

<Questa è la gemella della gemma di Amarra, ma… non mi concede l’invulnerabilità: solo l’immunità dalla luce del sole!>. Spiegò sorridendo. Era felicissimo d’indossarla e di potersi trovare lì in quel momento. Ma questo non lo disse.

 

Buffy studiò l’anello prendendo la mano di Angel fra le sue. Era elettrizzante quel contatto, ma anche quella pietra era davvero affascinante.

 

Dopo poco lasciò andare la mano del vampiro:<Pensavo che non portassi più anelli, almeno era questo quello che mi dicesti anni fa!>. Commentò, riferendosi alla promessa di lui di non indossare mai più nessun anello simbolo… di eventi passati.

 

Angel sorrise di uovo e le mostrò anche la mano sinistra: all’anulare c’era il suo anello Kladish, la copia identica di quello che le aveva regalato per il suo diciassettesimo compleanno. Lo indossava in modo che la punta del cuore fosse rivolta verso di lui:<Ho mentito!>. Disse semplicemente.

 

Buffy sorrise di rimando sentendo dentro di sé un po’ di tristezza: anche lei ancora possedeva quell’anello, ma non l’aveva più messo dacché Angel l’aveva lasciata andandosene da Sunnydale.

 

<E Faith?... Prima la stavo sentendo parlare e… vive con te, ora?>. Angel lanciò un’occhiata all’altra Cacciatrice che, in quel momento, stava lasciando che Robin l’abbracciasse da dietro e la facesse ridere con chissà quale battuta sarcastica. Sembrava felice. Forse lo era davvero.

 

<Sì, all’Hyperon assieme a Robin!>. Esclamò il vampiro. Buffy si stiracchiò e guardò anche lei Faith con la coda dell’occhio:<Hai deciso proprio di accogliere chiunque in casa tua, vero?... E quando Faith si stancherà di Robin, perché questo accadrà sicuramente, cosa farai?... Non era necessario che quei due vivessero con te!>.

 

Angel fece spallucce:<Andiamo, Buffy, che avrei dovuto fare? Dopo che ha combattuto al tuo fianco… Faith è tornata in prigione, ha scontato la sua pena e poi… ho fatto in modo che uscisse per buona condotta!... Lei e Robin si sono tenuti in contatto in quel periodo e quando lei è uscita, si sono messi insieme!... Robin già abitava all’Hyperon e Faith non sapeva dove andare… mi ha chiesto aiuto e… non ho saputo dirle di no!>. Buffy lo guardò e ad udire le sue parole si sentì ribollire di rabbia: lui aiutava tutti, era comprensivo con tutti, perdonava sempre, non diceva mai di no.

 

<Certo, tu non dici mai no, vero Angel?...>. Ora era davvero irritata e il suo tono alterato fece rimanere stupito Angel. Che diavolo era successo? Un momento prima stavano parlando tranquillamente e ora lei s’era arrabbiata. Poteva sentire l’odore dell’adrenalina che stava scorrendo in lei in quel momento.

 

<Buffy, che ti prende? Perché ti sei arrabbiata? Che avrei dovuto fare, lasciarla sola?>. Domandò, cercando di capire. Buffy gli lanciò un’occhiataccia:<Oh, no, certo, tu non l’avresti mai lasciata sola, non le avresti mai detto di no quando ti ha chiesto aiuto, vero? Tu non dici mai no, a nessuno… eccetto a me, quando ti chiesi di restarmi accanto, di non lasciarmi!... Accidenti a te, Angel!>. Buffy non voleva dire altro, anche perché, involontariamente, aveva alzato un po’ il tono della voce, attirando l’attenzione degli altri. Ma per quella discussione non voleva un pubblico. Così si alzò e si avvicinò a Xander:<Io raggiungo Kenny e mi faccio anch’io una bella nuotata rinfrescante! Vieni con noi?>. Esclamò, fingendo buonumore ritrovato. Il ragazzo la guardò sorridendo:<Ehm… Buffy, non ho il costume!>. Obiettò, lanciando poi un’occhiata a Faith che gli era seduta accanto insieme a Robin.

 

Buffy fece spallucce:<Nemmeno io!... Che fate, venite tutti?>. Poi si voltò e si avviò verso il fiume. Xander alzò un sopracciglio e guardò interrogativamente Willow e Giles. Dopo un attimo si alzò per raggiungere Buffy: non aveva capito cosa le fosse preso, ma l’idea di una nuotata non gli dispiaceva. Faith rise:<La santarellina non è più tanto santa!... Be’, meglio per lei!>. Commentò, poi si alzò anche lei e si trascinò dietro Robin: una rinfrescatina ci voleva. Angel pensò che Buffy aveva smesso da un pezzo di essere una “santarellina”, come la definiva Faith. E, in realtà, la colpa era solo sua.

 

Gli avevano fatto male le parole che la ragazza gli aveva appena detto: era evidente che, infondo, ancora ce l’aveva con lui per averla lasciata. Ma non capiva che era stato perché l’amava tantissimo? Lo aveva fatto solo per il suo bene.

 

All’epoca gli era pesato infinitamente andarsene da Sunnydail. Ma Buffy, probabilmente, pensava che a lui non fosse costato nulla prendere quella drastica decisione e non vederla né sentirla per più di sei mesi. Eppure una volta stava quasi per cedere: le aveva telefonato e lei aveva risposto, ma poi si era fatto forza e aveva riagganciato senza dire nulla.

 

Altre volte, dopo quella, era stato sul punto di cedere e chiamarla e, appena ne aveva avuta l’opportunità, le aveva fatto visita. Sempre con la scusa di qualche apocalisse o qualche enorme problema che si poteva risolvere solo insieme. Non le aveva mai confessato che, in realtà, le era venuto a far visita solo perché gli mancava da morire.

 

 Ora, se glielo avesse detto, sicuramente lei non gli avrebbe creduto.

 

<Angel, posso sapere perché Buffy e così irritata?>. Domandò Giles. Angel scrollò le spalle:<E’ una faccenda vecchia!>. Rispose semplicemente, il vampiro.

 

Non gli andava di parlarne con Giles, né con nessun altro. In definitiva, erano solo affari suoi e di Buffy.

 

 

 

 

 

                Il resto della giornata, tra alti e bassi, trascorse abbastanza serenamente. Buffy, passata l’irritazione iniziale, tentò di comportarsi il più normalmente possibile e così fece pure Kennedy. Willow e Tara, invece, tentarono di mascherare il loro imbarazzo che era di eguale intensità, seppur dato da motivi diversi.

 

Xander e Dawn usarono quell’intero giorno per godere il più possibile della compagnia di Tara: soprattutto a Dawn era mancata tantissimo. Per lei la strega era stata come una sorella maggiore, soprattutto nel periodo in cui Buffy era stata morta; e quando l’aveva trovata nella stanza di Willow, a casa loro, distesa sul pavimento inanime in un lago di sangue, aveva subito uno shock tremendo che non aveva mai davvero superato. Era per questo che aveva trovato la forza di perdonare Willow e il fatto che avesse tentato di ucciderla: se per lei, Dawn, era stato uno shock indescrivibile, figuriamoci per Willow che l’aveva vista morire fra le proprie braccia.

 

Tara fu serena davvero per la prima volta dacché era tornata in vita: c’erano delle questioni importanti da chiarire con Willow, ma con tutti gli altri era come se il tempo non fosse mai trascorso.

 

Quella che si comportava più spontaneamente di tutti era, probabilmente, proprio Dawn: ormai aveva ventuno anni ed era diventata una bella ragazza, alta e magra, con un fisico atletico, i capelli castani lunghissimi che le donavano una bellezza fresca ed elegante allo stesso tempo. Nonostante il suo aspetto fosse cambiato e si fosse tramutato in quello di una bella e giovane donna, il suo carattere aperto e gioviale era rimasto lo stesso di sempre. Questo per Tara era, forse, ciò che le era piaciuto di più ritrovare in lei. Era rassicurante, in un certo qual modo.

 

L’unico che non era cambiato di una virgola, pensò Tara, era il signor Giles: sempre con quell’aria da professore stampata addosso. Ma anche questo era stato bello ritrovare.

 

                Verso le cinque del pomeriggio, dopo aver pranzato e scherzato e riposato all’ombra degli alberi, il signor Giles fece presente agli altri che era ora di rientrare al maniero per prepararsi per la cena e per la riunione che le sarebbe seguita. Così tutti si rimisero gli zaini in spalla e si riavviarono sulla strada di casa. Oz e Kennedy andarono avanti con la scusa che la ragazza ci metteva molto tempo a prepararsi e, se non si fossero sbrigati, avrebbero certamente tardato per la cena.

 

La verità era che Kennedy era infastidita dalla presenza di Tara, anche se non poteva fargliene una colpa; mentre Oz, nonostante avesse detto a Willow che tra loro non c’era nulla da chiarire perché lo avevano fatto in passato, sentiva che, se avesse visto Willow in atteggiamenti affettuosi con Tara, avrebbe perso il controllo di sé e del lupo che era in lui. Era già successo. Poteva succedere ancora.

 

Ma questa era una cosa inconfessabile. Cominciava a maledirsi per aver accettato di fare quel viaggio con Kennedy; ma sapeva che anche per la sua amica era così, quindi se non altro era in buona compagnia.        

 

 

 

CAPITOLO 5

 

 

 

 

 

                Quella sera anche Willow partecipò alla riunione, ma la sua testa era da tutt’altra parte. Kennedy le era seduta accanto, alla sua sinistra, mentre alla sua destra c’era Buffy seguita da Angel, Tara, Faith, Robin, Westley e Cordelia.

 

Sull’altro lato, accanto a Kennedy, c’era Xander, poi Dawn e il signor Giles. I posti non li avevano decisi loro, ma avevano trovato già per mangiare, dei segnaposto con su scritti i loro nomi. Oz si era seduto fra Kenny e Xander a cena, ma poi era stato invitato gentilmente a lasciare la sala.

 

Evidentemente al Consiglio doveva essere sfuggito il fatto che Kennedy e Will non stavano più insieme, pensò Buffy, mentre spiava con la coda dell’occhio la sua amica: era tesa come una corda di violino.

 

Appena finita la cena, il signor Smit aprì la riunione esattamente come aveva fatto il giorno precedente. Solo che questa volta sembrò essere immerso in un completo disagio.

 

L’uomo si schiarì la voce nervosamente, poi si alzò in piedi e disse:<Ho un annuncio da fare, signori e signore!... Qualche ora fa è accaduto un fatto gravissimo che ha svelato la presenza di un traditore qui con noi!... Le gemme di Zagato sono state rubate dalla cassaforte in cui erano state messe da noi membri del consiglio al fine di proteggerle e… due nostre guardie sono state brutalmente uccise!>. Annunciò.

 

Nella stanza si alzò un brusio assordante di commenti ed esclamazioni di stupore.

 

Buffy e Angel si scambiarono un’occhiata.

 

Il gioco era iniziato.

 

Il signor Giles prese immediatamente la parola:<Smit, mi chiedo come questo possa essere accaduto!... Avete messo le pietre in una semplice cassaforte con solo due uomini a guardia?... E’ un bersaglio fin troppo facile da ottenere, gliele avete praticamente consegnate!>. Il brusio aumentò. Era evidente che più di una persona fosse d’accordo con Giles.

 

Il Consiglio faticò a ristabilire il silenzio e solo dopo parecchi minuti il chiacchiericcio cessò.

 

<Rupert, oltre alla cassaforte e i due uomini, tra l’altro esperti in combattimento, c’erano tutta una serie d’incantesimi e barriere magiche, che, tuttavia… sembrano essere state neutralizzate con estrema facilità da… qualcuno con un enorme potere…>. Disse Smit, guardando poi in direzione di Willow. Buffy guardò l’amica e lo stesso fecero gli altri:<Non starà mica insinuando che sia stata Willow, vero?>. Scattò Kennedy, furiosa.

 

<Stia attento alle accuse che muove, Smit!>. Esclamò Xander, guardando l’uomo minacciosamente. Willow si guardò attorno, poi guardò Kenny e le disse:<Io non c’entro nulla, lo giuro!>. L’altra le sorrise e le strinse la mano:<Lo so, Will! E nessuno deve provare a sostenere il contrario!>. Poi lasciò andare la mano e si alzò in piedi:<Signori del Consiglio, Willow è stata tutto il giorno con me e i ragazzi del nostro gruppo: non è possibile che sia stata lei!>.

 

<Chi altri ha tanto potere quanto il suo?>. Domandò una donna, un’Osservatrice. Faith rise:<Probabilmente in questa stanza… nessuno è pari a lei, quanto a magia, ma la rossa oggi è stata impegnata con ben altro e anche ieri sera, quindi non accusatela di ciò che non può aver fatto!>. Disse.

 

Willow non le era particolarmente simpatica, ma già stava passando tutta una serie di situazioni frustranti e ora doveva subirsi pure quell’accusa ingiusta? Non le andava a genio, tutto qui. Inoltre, il Consiglio le andava ancora meno a genio.

 

<Io non c’entro niente, davvero!>. Dichiarò allora Willow, tentando di sembrare meno nervosa per non alimentare la fiamma del sospetto.

 

<Sappiamo tutti ciò che sei stata e che sarai sempre, Rosemberg!... Io personalmente vorrei tanto il permesso dal Consiglio di ucciderti!>. Disse all’improvviso, una ragazza. L’autrice di quell’affermazione minacciosa era una brunetta dagli occhi azzurri col fisico imponente ma snello e tremendamente affascinante, notò Xander. Non doveva avere più di vent’anni e se non fosse stato per il fatto che probabilmente il suo ruolo di Cacciatrice la teneva occupata parecchio, avrebbe potuto tranquillamente fare la modella per una delle marche famose che si vedono sui giornali.

 

Buffy la fulminò con lo sguardo e sorrise sarcastica, poi non andò molto per il sottile:<Con o senza il permesso del Consiglio… se tocchi Willow ti rompo braccia e gambe, bellezza!>. Un altro brusio si alzò ad invadere la stanza. Giles lanciò un’occhiata di rimprovero a Buffy per le sue minacce, ma non le disse nulla perché la capiva perfettamente: lui stesso sarebbe intervenuto in difesa della strega, se ce ne fosse stato bisogno.

 

Willow era stanca di sentirsi accusare e di lasciare che gli altri la difendessero.

 

<Posso sapere il tuo nome?>. Domandò in tutta calma, alla ragazza che avrebbe voluto ucciderla. Naturalmente aveva capito anche lei che si trattava di una Cacciatrice.

 

<Certamente!... Sono Sidney Brown, da Liverpool!... E ora che lo sai, cambia qualcosa?>.

 

Willow annuì. Aveva almeno un paio di opzioni tra le quali scegliere: poteva minacciarla di farle un rito woodoo, o poteva andare più semplicemente a prenderla a calci, o poteva restare in silenzio ancora una volta. Oppure poteva affrontarla civilmente, facendole notare che non la temeva.

 

La soluzione più giusta le parve l’ultima presa in considerazione:<Bene, Sidney… vuoi uccidermi? Provaci… prima o poi!... Ma non ora!... I diamanti sono stati rubati ed è evidente che si tratti di un nemico, quindi la priorità di tutti noi deve essere quella di ritrovarli!... Non li ho rubati io e per dimostrarlo, sono disposta a sottopormi ad un rito di Verità!>.

 

Tara:<No, Willow!... Rischieresti di dissociarti dal mondo terreno!>. Fino a quel momento Tara non aveva parlato perché riteneva di non avere voce in capitolo in tutta quella faccenda: era una strega, ma nemmeno paragonabile a Willow. Quindi, indegna d’intervenire.

 

Ma ora quella testona della sua ragazza, se così ancora poteva considerarla, stava proponendo di sottoporsi ad uno degli incantesimi più duri da sopportare: per far dire l’assoluta verità a qualcuno, infatti, l’incantesimo creava nella mente del soggetto un mondo reale quanto quello vero. Era capitato spesso, dacché l’incantesimo era stato forgiato, che chi lo aveva subito si era perso nel mondo della propria mente diventando praticamente un dissociato, un autistico.

 

Non voleva rischiare di perderla in quel modo.

 

Lei sapeva fin troppo bene cosa significasse perdersi nei labirinti della propria mente.

 

Willow la guardò e le sorrise tranquilla:<Sta’ calma, Tara!... Sono abbastanza forte da sopportare un incantesimo del genere!>.

 

Fu Edward Smit a mettere fine ad ogni discussione in quanto decretò che Willow si sarebbe sottoposta al rito di Verità, visto che era stata lei a proporlo; ma tutti gli altri dovevano cominciare a organizzarsi per ritrovare i diamanti di Zagato e per affrontare il nemico.

 

Tra il brusio generale Smit e alcuni suoi colleghi si alzarono e chiesero a Rosemberg e ai suoi amici di seguirli in un posto più adatto ad eseguire il test magico. Il posto fu la palestra: spaziosa e con poche cose di valore che potessero rompersi.

 

A Willow fu chiesto di sedersi sul pavimento, quasi al centro della stanza, e di rimanere lì in attesa. Prima che la ragazza dai capelli rossi si accingesse ad eseguire tale direttiva, Tara le si avvicinò evidentemente preoccupata assieme al resto dei loro amici:<Willow… non sei costretta a sottoporti a tutto questo!>. Le disse l’altra strega. Will le sorrise cercando di apparire calma:<Sì, invece. O non si fideranno mai di me!…>. Buffy lanciò un’occhiata significativa ad Angel che la guardava già da qualche minuto. Entrambi, per chissà quale motivo, sembravano avere un’aria colpevole.

 

<Senti, Will… se questi imbecilli del Consiglio non ti credono a te cosa importa?… Io non ne so niente di magia, ma se la bionda è tanto preoccupata… mi fa pensare che abbia ragione di esserlo, visto che lei è una strega come te!>. Esclamò Kennedy, carezzando istintivamente la guancia della sua ex ragazza in un gesto naturale quanto innocente. Tara intuì che quella carezza non era stata fatta con l’intento di provocare lei, ma sentì comunque un moto di gelosia venirle fuori da un qualche angolino della propria anima. Sospirò e tentò di concentrarsi: non era quello il momento per scenate di gelosia, si disse. Willow guardò i suoi amici uno ad uno e tentò di apparire forte e sicura di sé:<Ragazzi… io non ho niente da nascondere, davvero. Quindi… state tranquilli: non sarà una passeggiata ma nemmeno rischierò la vita!>. E si sforzo di sorridere naturalmente.

 

Il signor Giles le si avvicinò con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni:<Willow, Smit è un idiota e non ti conosce, non sa chi sei… se tu dici che non c’entri nulla col furto delle pietre… io ti credo. E Tara ha ragione: non sei costretta!… Se qualcosa va storto non morirai, ma la tua mente si dissocerà dal corpo, questo lo sai, no? E allora perché rischiare?>. L’uomo sembrava essere più preoccupato di tutti. Forse era perché conosceva esattamente l’incantesimo a cui avrebbe dovuto sottoporsi la ragazza, e ne conosceva gli effetti negativi che ne sarebbero potuti scaturire.

 

Willow lanciò un’occhiata a Buffy, poi guardò dritto in faccia il signor Giles:<Io… mi rendo conto dei rischi, ma voi dovete rendervi conto che questo è l’unico modo per sentirmi libera dalle accuse!… Voi mi avete creduto e per questo ve ne sono infinitamente grata, ma tutti gli altri… solo così mi crederanno!>. In quel momento nella sala entrarono tre donne vestite con delle tuniche bianche e con dei mantelli rosso porpora dotati di cappuccio. Il signor Smit annunciò:<Le anziane della confraternita della Madre Dea sono arrivate, è il momento di cominciare!>.

 

Nonostante andasse contro la loro volontà, tutti gli amici di Willow, compreso il signor Giles, dovettero allontanarsi dalla ragazza che andò a posizionarsi esattamente lì dove poco prima le era stato indicato. Le tre donne incappucciate le si avvicinarono e un attimo dopo scoprirono i loro volti: si trattava di Eva, Sarah e Glen. Tre streghe che Willow conosceva molto bene perché anni addietro erano state loro ad aiutarla a ritrovare la pace nella propria anima. Soprattutto Eva, la più anziana delle tre che però non aveva più di trent’anni; lei era stata come una sorella per Willow durante la sua riabilitazione e ora, dopo tanto tempo, rincontrarsi per un’occasione così poco gioiosa le provocò un senso di malessere spirituale immenso.

 

< Ciao, Willow! E’ un piacere rivederti dopo tutto questo tempo, anche se… avrei preferito che accadesse in altre circostanze! >. Disse la strega dai capelli corti e biondi. Willow sorrise e le fece un cenno di saluto con la testa, rivolto anche alle altre due.

 

< Salve, sorelle!… Sono felice anch’io di rivedervi, anche se non speravo certo accadesse in questo modo e per questa ragione! >. Disse Willow. La strega bionda sospirò amareggiata: quando l’erano andata a chiamare, pochi minuti prima, e le avevano detto cosa avrebbe dovuto fare e a chi, aveva quasi avvertito un senso di nausea. Né Smit, né gli altri membri del Consiglio sembravano pronti a perdonare gli errori passati della giovane strega dai capelli rossi. Non era una sorpresa, certo, ma accusare così apertamente la ragazza di aver commesso altri crimini non era stata una mossa molto elegante da parte di Smit, secondo Eva. E neppure così giusta, a dirla tutta.

 

Glen, una donna alta e imponente ma dai lineamenti delicati come quelli di una bambina, si voltò verso tutti i presenti e con tono autoritario disse:<Questo non è uno spettacolo!… Chi deve assistere… resti, chi non deve immischiarsi… esca e non rientri fin quando non gli verrà concesso il permesso!>.

 

Molti degli Osservatori si voltarono e uscirono in silenzio, assieme alle loro Cacciatrici. Willow chiese ai suoi amici e ad Angel di rimanere e nessuno tentò neppure di protestare.

 

Tutti però vennero fatti mettere a ridosso delle pareti, quasi in cerchio: serviva spazio. Il rito, una volta iniziato, non doveva essere assolutamente interrotto inadeguatamente. Ne valeva la vita di Will e delle sorelle della Congrega.

 

<Sei pronta, strega?>. Domandò Eva a Willow, infine. La ragazza diede un’occhiata a Tara come per volersi assicurare che fosse davvero lì, con lei.

 

Anche Kennedy si accorse di quello sguardo e, tristemente, si rese conto una volta di più che lei non era mai stata per Willow neppure la metà di ciò che rappresentava la ragazza. Prima o poi avrebbe dovuto farsene una ragione.

 

Dopo un attimo Willow annuì decisa e s’inginocchiò come voleva il rito.

 

Buffy non s’intendeva di magia, ma percepì la preoccupazione sia di Tara che di Giles e perfino di Angel. Quel rito poteva costare davvero molto a Willow. Lei avrebbe potuto impedire alla sua amica di sottoporvisi, avrebbe dovuto forse.

 

Ma era per il bene di tutti che non l’aveva fatto. 

 

 

 

Il rito ebbe inizio.

 

Le tre streghe della Congrega si privarono dei mantelli rossi e li lasciarono cadere a terra, alle loro spalle. Una sorta di valletto portò una candela bianca bassa e larga e la sistemò davanti a Willow spenta. Le tre streghe cominciarono a recitare una formula in una qualche lingua antica e d’improvviso dalla candela uscirono delle scintille incantate che avvolsero interamente Willow, girandole attorno vorticosamente; poi la fiamma si accese e la ragazza cadde in una sorta di trance.

 

Eva si voltò verso Smit:<Fa’ le tue domande, ora, uomo!… Lei ti risponderà senza menzogna alcuna!… Ma sii veloce: più tempo passa dall’inizio del rito e più sono le possibilità che la ragazza si perda!>.

 

Smit annuì con la testa e si posizionò davanti alla giovane Rosemberg guardandola quasi con disprezzo. Non le era mai piaciuta quella ragazza: così avventata e così debole da cadere preda dei propri istinti come un bimbo. Ed era pericolosa perché possedeva innegabilmente tanto potere da poter fare danni seri, se mai avesse perso nuovamente il controllo. La volta precedente era stato per la morte della sua amante, ma nessuno avrebbe potuto giurare che la cosa non potesse ripetersi anche per un evento di minore portata. Per questo diffidava di lei.

 

< Strega, parla e dì la verità: hai preso tu le gemme di Zagato? >. Willow chiuse gli occhi e quando li riaprì erano completamente bianchi, come fosse stata cieca dalla nascita.

 

< No, Osservatore! Cerca altrove il colpevole! >.

 

Dawn pensò che la voce non sembrava neppure quella di Willow, tanto era profonda e dura.

 

< Sai chi è il colpevole e perché le ha rubate? Parla! >.

 

< No, Osservatore!… La notizia del furto delle gemme è giunta a queste orecchie nell’esatto momento in cui tu l’hai rivelato a tutti gli altri! >.

 

< Stai forse mentendo, strega? >.

 

I capelli di Willow divennero improvvisamente bianchi e lucidi e fu come se venissero mossi da una folata di vento inesistente. L’espressione del suo viso cambio, divenne più cupa, e rughe profonde e deformanti le comparvero sulla fronte.

 

< Come osi fare certe domande, uomo?… Io parlo con la voce della Dea e la Dea non mente mai, non conosce menzogna e tu, con le tue insulse domande, la stai offendendo!>.

 

Smit quasi si sentì mancare, tanta era la paura che provò in quell’istante. Un lieve sorriso si accennò sulle labbra di Willow e perfino su quelle di Angel: avevano fiutato la paura dell’uomo.

 

Intervenne Eva:<Osservatore!… Domanda ciò che devi, ma non muovere accuse infamanti o la Dea riverserà la propria ira su di te!>. Disse, irritata dall’indisponenza dell’uomo. Smit certamente non rientrava nelle sue simpatie. Lui la guardò confuso per un attimo: forse era indeciso su ciò che doveva domandare. Poi si riprese.

 

< Come possiamo recuperare le gemme? Si trovano ancora qui, in questo castello, non è vero? >.

 

< Sì, sono qui e sono più vicine di quanto tu non creda!… Recuperarle? Chi ti dice che le hai perse? Rifletti e osserva e ascolta… le troverai usando la ragione! >.

 

< Non parlare per enigmi!… Le tue parole non sono chiare, ma sembra che tu sappia più di quanto non dica! Ci stai nascondendo qualcosa? >.

 

< Non a te! >.

 

< Sai chi ha ucciso le guardie? >.

 

< Non… chi possiede le gemme ora! >.

 

< Cosa stai nascondendo? Perché non parli dicendo ciò che sai, Dea? >. Ora Smit non sapeva neppure più se gli interessasse maggiormente interrogare la Dea o la strega dai capelli rossi.

 

Poi, come se avesse deciso, chiese ancora:

 

< Ripeto la domanda: ci stai nascondendo qualcosa… Rosemberg? >.

 

< Molte… cose! >.

 

< A chi? A chi di preciso? >.

 

< A… chi amo! >.

 

Il viso della ragazza cominciò a diventare pallido e rivoli di sudore le scendevano sulle guance dalle tempie. Il suo respiro si stava facendo via via più affannato e irregolare ed Angel poté sentire i battiti del suo cuore accelerare rapidamente, come se fosse impegnata in un estenuante corsa a perdifiato.

 

<Smit, la smetta di giocare!… La ragazza è innocente e lei le sta facendo correre un rischio inutile tenendola in questo stato così a lungo!>. Disse il vampiro, con una nota di autentica preoccupazione nella voce. Smit lo ignorò volutamente, come se non avesse mai parlato.

 

< Strega, conosci gli incantesimi che erano stati messi a protezione delle gemme? >.

 

< S… sì! >.

 

< E conosci anche i controincantesimi, non è vero? >.

 

< S… sì! >.

 

< E chi altro qui al maniero li conosceva, a parte coloro che li hanno fatti? >.

 

< Io… non… non lo… so!… Probabilmente… non un nemico! >.

 

Non era una risposta sufficiente.

 

< Stai nascondendo qualcosa? >. Smit non sembrava intenzionato a cessare tanto presto il suo interrogatorio e ripeté questa domanda più e più volte. Ma Willow sembrava stremata e le tre streghe della Congrega si lanciavano continuamente occhiate preoccupate.

 

L’Osservatore riformulò quella stessa domanda altre due volte ancora, ma Willow sembrava far resistenza con tutta se stessa per non rispondere.

 

Quando l’uomo glielo domandò per l’ennesima volta, finalmente la strega si decise a rispondere.

 

<… Sì! >.

 

L’inglese si lasciò sfuggire un sorriso di autocompiacimento: era stato più forte della volontà di quella dannata streghetta. Ora serviva solo il colpo di grazia per farle vuotare il sacco una volta per tutte.

 

< Qual è il tuo segreto? >. Domandò infine, pensando che la ragazza gli avrebbe rivelato chissà che cosa.

 

< … Io… ho ucciso… tempo fa! E sono stata una madre… incosciente!>. A quelle parole per Buffy fu chiarissimo che quell’interrogatorio non avrebbe portato ad altro se non a scoprire tutti i segreti di cui Willow ancora non aveva parlato con Tara poiché la sua amica delle gemme non sapeva proprio nulla.

 

Questo stesso pensiero balenò più o meno nella testa di tutti i presenti. Faith guardò per un secondo Tara, rimasta sconvolta da quella rivelazione, poi guardò Smit: era adirato ora. La ragazza non gli stava dicendo ciò che gli interessava e lui non c’era ancora arrivato col cervello a capire che era così perché, di fatto, Willow non era la responsabile del furto delle gemme né dell’uccisione delle guardie.

 

Ma che significava l’altra frase che aveva pronunciato in un sussurro? Madre? Di chi? In che senso?

 

Poi guardò Willow: non era un vampiro, né un lupo mannaro, né aveva dei super poteri, ma le fu chiaro che se quel gioco non finiva subito, la rossa sarebbe finita in guai seri e il suo cervello tanto laborioso sarebbe finito dritto nella spazzatura.

 

Decise d’intervenire, tanto a lei del Consiglio non gliene importava proprio niente. Fece qualche passo in avanti e poggiò pesantemente una mano sulla spalla dell’Osservatore:<Senti, amico, mi sembra chiaro che la ragazza non ne sa un cavolo delle tue pietruzze, quindi… vedi di piantarla e da’ il permesso a queste tre di risvegliarla dalla trance!>. Smit rimase sorpreso da quell’intromissione.

 

< Tu sei l’ultima persona a poter dare ordini al Consiglio!.. Finirà quando io avrò deciso che deve essere così!>. Rispose duramente, l’uomo. Faith fece una smorfia, poi sorrise malignamente:<Ah, sì?>. E lo colpì con un pugno al volto, scaraventandolo a terra, a circa un paio di metri da Willow. Poi si voltò verso le tre streghe e disse loro con lo stesso sorriso:<L’interrogatorio è finito!>.

 

In men che non si dica, la Cacciatrice mora fu circondata dagli scagnozzi del Consiglio che sembravano pronti a spezzarle le ossa al primo respiro più profondo degli altri. Smit si rialzò in piedi stizzito:<Maledetta ribelle! – imprecò, asciugandosi col dorso della mano un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca – Arrestatela!>. Disse ai suoi uomini. Avrebbe imparato una volta per tutte il rispetto delle regole e del Consiglio.

 

Intervenne Kennedy:<Toccatela e vi rompo le gambe, uno ad uno!… Bionda – disse, rivolgendosi ad Eva – Fa’ come ti ha detto Faith!>.

 

< Lo sta già facendo! >. Disse Glen, con tono calmo.

 

Nel trambusto creato da Faith nessuno aveva notato che il vortice di scintille attorno a Willow si stava affievolendo e che i suoi capelli erano tornati rossi.

 

<Eva, come osi disobbedire!>. Sbraitò Smit, puntando i piedi come fosse stato un bambino stizzito dal fatto che i suoi genitori non davano retta ai suoi capricci. La strega lo ignorò completamente e continuò a recitare una formula sottovoce. In pochi istanti l’incantesimo dell’interrogatorio ebbe fine e Willow si accasciò a terra priva di sensi.

 

Tara si precipitò da lei assieme ad Angel, Buffy e Giles, mentre Xander affiancò Kennedy dicendo:<Ragazzi, non sono una Cacciatrice, ma picchio duro!… Finitela con la storia di voler catturare Faith e io non vi metto le mani addosso!>.

 

Willow giaceva immobile, il respiro ancora affannoso e tutto il corpo pregno di sudore algido che faceva aderire i suoi vestiti al corpo, lasciando intravedere fin troppo bene le sue forme sotto la stoffa leggera. Tara le riavviò i capelli portandole la testa nel proprio grembo:<Will, mi senti?… Willow!>. Ma l’altra non rispondeva. Buffy la osservò per alcuni istanti senza sapere bene cosa fare, poi udì uno degli uomini del Consiglio minacciare Xander e Kennedy: dovevano togliersi di mezzo o avrebbero catturato anche loro e li avrebbero buttati fuori dal maniero entro pochi istanti.

 

Era troppo.

 

La Cacciatrice si alzò e con passo deciso si avvicinò a quella specie di soldati e, senza dire neppure una sola parole, li stese uno ad uno con colpi secchi e decisi. Quando furono tutti a terra più o meno impossibilitati a rialzarsi, Buffy affrontò Smit prendendolo per il bavero della giacca:<Lei è un bastardo!… L’incantesimo… non c’era modo per Willow di mentire, ma lei ha continuato a torturarla come se niente fosse!… Non è lei la colpevole, quindi non si tocca più!… Né lei, né nessun altro del mio gruppo o di quello di Angel, chiaro?… Non mi provochi, Smit o si ritroverà con un mio tacco piantato nelle sue dannate chiappe!>. Detto ciò a denti stretti, scaraventò l’uomo addosso al muro con uno spintone deciso e rabbioso. L’Osservatore cozzò violentemente addosso alla parete, poi ruzzolò goffamente a terra.

 

Eva si avvicinò a Buffy e le sorrise:<Tu sei Buffy Summers, non è vero?… Willow mi parlò molto di te!… E’ fortunata ad averti come amica!>. Le disse, tranquilla.

 

Nel frattempo, la terza strega, quella che sembrava essere la più giovane, Sarah, si era chinata su Willow e le aveva fatto una sorta di visita medica magica. Finito il controllo, sì alzò e si rivolse alla sua superiora:<Sta bene!… Ha rischiato molto, ma… si riprenderà!>. Disse serenamente. Tutti, compreso Angel, tirarono un sospiro di sollievo.

 

Eva si lasciò sfuggire un altro sorriso:<Bene!… Portatela nella sua stanza e lasciate che si riposi. Quando riprenderà i sensi… starà benone!>. Sentenziò.

 

Angel annuì e in un gesto affettuoso prese Willow fra le braccia poi, seguito dai loro amici, si avviò verso la camera della ragazza.

 

Smit li vide andare via senza poter dire o fare nulla.

 

Eva gli si avvicinò mentre indossava nuovamente il proprio mantello rosso e si sistemava il cappuccio sul capo:<Hai esagerato, Osservatore!… Non osare mai più sfruttare la Dea per i tuoi intenti o la prossima volta non te la caverai con un pugno e uno spintone!>. Poi si voltò e si avviò assieme alle sue sorelle streghe verso l’uscita.

 

<Ma la ragazza sta nascondendo qualcosa!>. Gridò l’uomo, furente. Di questo ne era assolutamente certo.

 

Eva non si fermò neppure nel rispondergli perché pensò che non ne valesse la pena.

 

<Solo il suo dolore!>. Disse. Poi lei, Glen e Sarah sparirono così come erano arrivate: in silenzio.

 

 

 

 

 

                Nel frattempo Angel aveva raggiunto la stanza dove Willow avrebbe riposato. L’aveva adagiata sul letto e se n’era andato ad attendere Buffy fuori dalla porta.

 

Buffy, dal canto suo, aiutata da Kennedy, aveva spogliato Willow e le aveva fatto indossare la sua maglietta da rugby che la copriva fino alle ginocchia. Tara, affiancata da Dawn, aveva assistito alla scena senza dire nulla, provando nuovamente una fitta di gelosia nel vedere come la Cacciatrice mora fosse tanto abile e per nulla a disagio nel denudare Willow.

 

Doveva averlo fatto decine di volte, pensò la ragazza.

 

D’altronde, come poteva non essere altrimenti? Will glielo aveva detto: lei e Kennedy erano state insieme per… tre o quattro anni, prima di lasciarsi. Tara non era una sciocca e non s’illudeva che il loro rapporto fosse stato esclusivamente platonico. Tuttavia, quando si trattava di Willow, un senso di possessività assoluta la pervadeva e non riusciva proprio a reprimerlo. Se non altro, però, riusciva a controllarsi quel tanto che bastava a nasconderlo.

 

<Ecco fatto!>. Disse Buffy, sistemando sotto la testa della sua amica un morbido cuscino. Poi si voltò verso Tara, stava per dirle qualcosa, ma lanciò un’occhiata imbarazzata a Kennedy ed esitò.

 

L’altra Cacciatrice colse quell’esitazione e capì istantaneamente a cosa era dovuta: chi delle due avrebbe dovuto rimanere lì, al fianco di Willow? Non certo entrambe.

 

Non certo lei, decise alla fine.

 

Sospirò rassegnata e si sforzò di non far vedere troppo la sua tristezza:<Io… vado a riposare un po’!… Ci vediamo domattina!>. Disse, ed uscì quasi fuggendo. Tara in un certo qual modo le fu grata per averle lasciato il campo libero: lei non era stata mai molto combattiva, né aggressiva. Ma per Willow probabilmente avrebbe lottato. Era il caso? Non lo sapeva con certezza.

 

Dawn la guardò di sottecchi, poi Buffy le fece un cenno e le due sorelle fecero per andar via:<Tara… questa notte lasciamo Willow alle tue cure. Io sarò nella stanza di Angel, se ti servisse il mio aiuto, mentre Dawn dormirà nella tua stanza!… Per qualsiasi cosa… chiamaci, mi raccomando!>.

 

<Certamente!… Grazie!>. Rispose la strega bionda. Poi le sorelle Summers uscirono e chiusero la porta dietro di loro.

 

Nel corridoio, Angel, Giles, Faith, Xander e Robin – sopraggiunto in quel momento e aggiornato sui fatti dalla sua ragazza – stavano aspettando di ricevere notizie sulla loro amica:<E’ ancora priva di sensi, ma il respiro e il battito sono tornati normali. L’abbiamo cambiata, ma quando si sveglierà avrà bisogno di lavarsi e… di qualche analgesico, credo!>.

 

<Tara rimane con lei?>. Domandò Xander, per assicurarsi che la sua amica non fosse lasciata mai sola finché non si fosse ripresa.

 

<Sì, rimarrà sempre con lei!>. Confermò Dawn. Il signor Giles tirò un sospiro e si pulì gli occhiali in un gesto ormai diventato automatico per lui:<Bene!… E’ stata… una giornata lunga… per tutti!… Direi che è meglio se andiamo a dormire!… Buona notte!>. E si avviò con Xander nella loro stanza. Subito furono imitati dagli altri, eccetto Buffy che guardò Angel negli occhi e con tono serio gli disse:<Io e te dobbiamo parlare!>.

 

Detto ciò, i due si avviarono verso la stanza di Angel che si trovava su quello stesso corridoio a non più di otto o nove stanze da quella dove, per quella notte, Willow avrebbe riposato vegliata da Tara. Angel non si aspettava nulla di buono, visto il tono della Cacciatrice. Ancora una volta, avrebbe dovuto assistere ad una delle sue sfuriate.                

 

 

 

 

 

                La stanza di Angel era immersa nel buio più totale: non un solo raggio di luna filtrava dalla finestra, né la luce fievole delle fiaccole messe un po’ ovunque nei giardini del maniero. Le tende pesanti di velluto dorato erano chiuse e così pure le enormi vetrate delle finestre. Una vecchia abitudine che Angel, nonostante l’anello che indossava, non era riuscito a togliersi in così poco tempo: dopo secoli passati a nascondersi dalla luce solare, gli sarebbe stato difficile cambiare tutti i gesti abituali che era stato costretto a fare per trovare riparo. Questa fu la prima cosa che Buffy pensò, entrando in quella stanza divenuta una sorta di forno a causa del sole che fino al tramonto aveva battuto sulle finestre chiuse.

 

La ragazza decise immediatamente di far entrare una boccata d’aria fresca che rendesse quel posto meno afoso, così si diresse alle finestre e si comportò come se la stanza fosse sua: spostò le tende e spalancò le finestre lasciandosi investire dalla piacevole brezza serale che entrò prepotente nella stanza come se non attendesse altro che le barriere di vetro fossero tolte.

 

Angel chiuse la porta e si tolse la giacca nera, gettandola distrattamente sul letto.

 

<Mi spiace… io non… ho pensato che la stanza potesse surriscaldarsi. Io… non sento più di tanto le variazioni climatiche!>. Si scusò il vampiro, come a giustificarsi per un torto fatto alla ragazza. Buffy fece spallucce senza voltarsi. Il panorama da lì era stupendo.

 

Dopo un po’ la Cacciatrice bionda tirò fuori un fermaglio dalla tasca dei pantaloni e si legò i capelli alla bell’e meglio, togliendoseli dal viso; infine si voltò con uno sguardo che sembrava dire: la battaglia abbia inizio.

 

<Dico io, non potevamo parlare? Era proprio necessario che Willow si sottoponesse a quella specie di tortura magica?… Noi potevamo discolparla con Smit e invece siamo rimasti a guardare!>. Sbottò tutto insieme, controllando a fatica il volume della voce. Angel la guardò e pensò che non era mai stata tanto bella come in quel momento. Ma anche furiosa, era evidente.

 

<Buffy, se abbiamo fatto quello che abbiamo fatto è stato per il bene di tutti!… La strega Glen ci ha avvisati dell’esistenza di un traditore qui nel maniero. Dovevamo prendere le gemme prima di chiunque altro e dovevamo farlo in segreto per poterle mettere davvero al sicuro!>. Disse il Vampiro, mettendosi a sedere lentamente su una poltrona. Sembrava quasi stanco.

 

< Sì, ma non a costo della vita di Willow che, tra l’altro, è completamente ignara del fatto che le gemme le abbiamo prese io e te con l’aiuto della strega della Congrega! >.

 

< Se ho lasciato che Willow rischiasse è perché sapevo che era abbastanza forte da subire l’interrogatorio magico senza troppi rischi reali! >.

 

< Già, e il fatto che ora si trovi nella sua stanza svenuta, non ti fa venire nessun dubbio sulla nostra linea d’azione e sulla sua correttezza verso in nostri amici? >.

 

< No! >.

 

< No?… Oh, ma certo! Tanto a te cosa importa degli altri, tu che lasci trapelare i tuoi sentimenti una volta ogni secolo e che te ne freghi di tutto e di tutti! >.

 

A quel punto Angel, che fino a quel momento aveva mantenuto un tono calmo e pacato, alzò la testa e le lanciò un’occhiata che avrebbe potuto incenerirla.

 

Buffy si sentì a disagio con lui per la prima volta dopo tanto tempo. Una sensazione simile l’aveva provata solo anni addietro, con Angelus.

 

<Come fai a dire questo?… Non hai nessun diritto di sputare sentenze sui miei sentimenti: tu non sai più chi sono io e cosa provo!>. Disse il vampiro. C’era tanto astio in quelle parole e la ragazza quasi si aspettò che la faccia di lui cambiasse tirando fuori il demone che celava.

 

< Io… il fine non giustifica i mezzi! >. Ribatté con voce non troppo convincente nemmeno per sé stessa.

 

< Non è questo il punto!… Pensi veramente che non me ne freghi niente di Faith o di Oz o di Cordelia? O anche di Willow, Dawn, Xander e Giles?… Be’, fidati: m’importa eccome, solo che non lascio che i miei sentimenti per loro si frappongano tra me e i miei obiettivi. Soprattutto se c’è in ballo la salvezza di tutto il genere umano! >.

 

< E credi che io non lo sappia? Ma non sono disposta a salvare il mondo a costo della morte della mia famiglia! >.

 

< Non ho detto che invece io sia disposto a farli morire tutti pur di farlo! >.

 

< Invece sembrava proprio questo il succo del tuo discorso! >. Buffy stava ritrovando la grinta iniziale per affrontare Angel.

 

< Ti assicuro che non è così!… Forse non sono bravo quanto te a dimostrare loro il mio affetto, ma ti assicuro che anch’io mi preoccupo per loro e per Willow più di tutti!… In questi anni l’ho vista cambiare fino a diventare un’altra persona… sempre nel timore di perdere il controllo, di far riaffiorare la parte malvagia di sé, sempre nella convinzione di non aver pagato a sufficienza per i propri errori! Perché diavolo pensi che io mi sia quasi fatto ammazzare pur di riportare Tara in vita? >.

 

< Cosa? >.

 

< Già!… Pensaci: Willow ci ha provato decine di volte a riportarla indietro e ha sempre fallito. Io ci sono riuscito ma non senza un’enorme fatica e rischiando sia la mia vita che l’anima di quella ragazza! Eppure sono riuscito nel mio intento perché è rischiando che si ottengono risultati! >.

 

< Senti, Angel, nessuno ti sarà mai più grato di me e di Willow per aver riportato indietro Tara, ma la situazione in questione è ben diversa: in quel caso tu hai deciso di rischiare e rischiavi solo tu, capisci? Non hai deciso per nessun altro. Invece… stasera io e te abbiamo deciso di far rischiare Willow senza che lei potesse accettare o meno tale rischio, capisci? >.

 

< Ti sbagli!… Quando ho riportato in vita Tara… se avessi fallito, io mi sarei trasformato in un mucchietto di cenere, ma l’anima di Tara sarebbe sicuramente finita in una delle dimensioni infernali! >.

 

< Ah, ma che bravo!… Non è che tu abbia vinto il premio Nobel dopo questa rivelazione!… Vuol dire solo che anche in quell’occasione hai deciso di far rischiare qualcuno senza sapere cosa ne pensasse a riguardo! >.

 

< E che avrei dovuto fare, secondo te? Invocare lo spirito di Tara, chiedere la sua opinione e poi agire? >.

 

< Io non… >.

 

< Andiamo, Buffy, sii ragionevole!… Per quanto riguarda questa sera… se avessimo detto la verità a Willow, non sarebbe riuscita a nasconderla più di cinque o dieci minuti e tutti i nostri sforzi sarebbero stati nulli! >.

 

Per alcuni secondi nessuno dei due parlò: Angel aveva esaurito la sua ira e Buffy stava riflettendo su ciò che il suo ex ragazzo le aveva appena detto. Forse aveva ragione lui, comunque Willow a causa loro aveva davvero corso un grosso pericolo e la cosa non avrebbe dovuto ripetersi mai più. Più in là sarebbe stata lei stessa a raccontare la verità alla sua amica.

 

<E va bene, Angel!… Finiamola qui, ma… la cosa non dovrà ripetersi mai più, soprattutto con Will: ne ha passate davvero troppe in questi anni!… Tra l’altro, due guardie del Consiglio ci hanno rimesso la pelle, ma noi con questo non c’entriamo nulla. Come lo spiegheremo?>. Angel si alzò e andò ad affacciarsi alla finestra per dare un’occhiata qui e lì e lasciar vagare il proprio sguardo per rilassarsi un po’. Le discussioni con Buffy avevano sempre avuto il potere di sfinirlo, soprattutto quando erano così accese. Per un momento aveva pensato di prenderla a schiaffi: prima, quando lei le aveva quasi urlato contro che a lui non importava niente dei loro amici. Si era sbagliata di grosso perché dacché aveva deciso di stare lontano dal suo amore per il suo bene non si era lasciato incenerire dai raggi solari solo grazie ai suoi amici.

 

Si era sbagliata e probabilmente non si sarebbe mai accorta di quanto.

 

Non l’aveva colpita solo perché, a parte i suoi amici, lei restava la persona più importante della sua non vita.

 

<Come vuoi, con Will poi farai ciò che credi! – disse infine – Per quanto riguarda quei due poveretti… al momento giusto ci discolperemo: avevano il collo rotto e mi spiace per loro, ma quando li ho stesi erano vivi entrambi, me ne ero accertato! Il che significa che il traditore c’è davvero e ha avuto la nostra stessa idea, ma siamo arrivati prima noi. Dobbiamo stare molto attenti!… Ora… possiamo andare a dormire?… Sono stanco e domani sarà un’altra giornata abbastanza piena, lo sai!>. Disse il vampiro, stropicciandosi gli occhi. Li sentiva bruciare, ma dopo secoli di oscurità non poteva pretendere che quella giornata passata al sole non gli desse nessun effetto indesiderato. Buffy in qual momento stava guardando la sua figura che le dava le spalle e si disse che, nonostante fossero passati anni, Angel era sicuramente il ragazzo più sexy che avesse mai conosciuto. Alto, spalle e schiena larghe e muscolose, gambe tornite e lunghe, natiche… tonde e sode. A volte sentiva la mancanza della loro intimità che tante volte le aveva permesso di toccarlo, di accarezzarlo dolcemente e di rilassarsi fra le sue braccia.

 

Non era quello il momento di lasciarsi prendere dalla nostalgia, né da pensieri poco pudici, comunque.

 

<Ehm… io… ho un problema: non ho un letto per stanotte!>. Disse la ragazza, non con poca incertezza. Angel si voltò e le sorrise serenamente.

 

<Qual è il problema?… Quel letto è abbastanza largo per ospitarci entrambi e… non scoppierà un’apocalisse se dormiamo insieme per una volta!… In passato già l’abbiamo fatto, no?>.

 

A volte Buffy si domandava come faceva Angel ad essere così ottuso. Non si vedevano da un anno e prima ancora si erano visti per pochi giorni e sempre per questioni di “lavoro”; il loro ultimo bacio fu il giorno prima dello scontro finale con The First, cioè più o meno un paio di decenni prima – almeno così sembrava a lei – e ora, col tono più innocente del mondo, veniva a dirle “quel è il problema se dormiamo insieme?”.

 

Il problema era che la Cacciatrice non era affatto sicura di riuscire a stargli tanto vicina in maniera innocente e casta.

 

Eppure ricordava fin troppo bene quella dannata clausola che legava l’anima del vampiro al suo corpo: niente felicità, neppure per un istante.

 

Ma forse lui ora non provava più niente per lei e quindi anche se fra loro fosse accidentalmente successo qualcosa… la sua anima non avrebbe subito conseguenze. Quest’ultimo pensiero ebbe l’effetto di rattristarla.

 

Non era comunque il caso di rischiare, quindi la ragazza si ammonì mentalmente: giù le zampe!

 

Si sforzò di sorridere rilassata.

 

<Ok, ma la parte sinistra del letto è mia!>. Disse. Angel fece spallucce: lui non aveva una parte preferita del letto perché di solito non lo divideva con nessuno.

 

Dopo un attimo il vampiro andò all’armadio e ne tirò fuori una camicia di cotone leggero che, probabilmente, stava comoda anche a lui. La porse alla ragazza e le disse che poteva dormire con quella addosso, ma che non aveva pantaloni leggeri da darle. Gli unici che non fossero jeans o i classici che portava sempre lui erano quelli appartenenti ad una tuta da ginnastica: quelli li avrebbe usati lui. Non poteva dormire con solo i boxer in microfibra addosso, come era solito fare quando era da solo. I due si cambiarono ai lati opporti della stanza, dandosi le spalle per lasciarsi un po’ di privacy a vicenda. Quando si voltarono, però, ebbero una gradita vista l’uno dell’altra: lui col torace liscio e scolpito lasciato scoperto, vista la mancanza di un indumento a coprirlo; lei terribilmente attraente con quella camicia addosso che le lasciava scoperto il collo e le gambe snelle e lisce.

 

Si creò un momento d’imbarazzo che Buffy tentò di affievolire cominciando a mettere le proprie cose in ordine sulla poltroncina che le stava accanto. Anche Angel finse di finire di sistemarsi, poi tolse la sopraccoperta dal letto e la posò sull’altra poltrona; infine, aprì il letto scostando il lenzuolo e ci si stese sopra.

 

Buffy esitò a raggiungerlo, poi però si disse che era una sciocca a farsi tutti quei problemi e, con passo apparentemente sicuro, si avvicinò al letto e imitò Angel, stendendosi e sistemandosi bene il cuscino sotto la testa.

 

<Ho… inserito la sveglia per le otto!>. Disse Angel, con gli occhi chiusi. Si stava sforzando di apparire naturale il più possibile, anche se sentire il calore emanato da Buffy e sentire il suo odore tanto vicino a sé era elettrizzante.

 

La ragazza gli lanciò un’occhiata sfuggente:<Va bene, così avremo modo di andare a fare colazione prima di andare ad un’altra riunione!… Io quando mi sveglio ho sempre una gran fame!>. Esclamò, col tono più allegro di cui fu capace. Angel sorrise:<Lo ricordo!>. Le disse. Lei si lasciò trasportare da quel sorriso e lo ricambiò, nonostante il vampiro non potesse vederlo perché continuava a tenere gli occhi chiusi.

 

<Buona notte!>. Le disse infine lui e lei ricambiò il saluto, poi si voltò dall’altra parte ed entrambi si sforzarono di prendere sonno.

 

Sarebbe stata una notte lunga per tutti.

 

CAPITOLO 6

 

 

 

                  Arrivò il mattino, il sole sorse e tramontò e Willow continuò a dormire per tutto il tempo senza dare cenno di volersi svegliare. Il rito doveva averla davvero stremata. Tara rimase al suo fianco sempre, eccetto un’ora quella mattina presto, in cui era stata sostituita da Dawn: il tempo di andare nella propria stanza a farsi una doccia e a cambiarsi i vestiti.

 

Non voleva lasciarla per nessun motivo.

 

Non voleva che fosse qualcun altro a prendersi cura di lei.

 

Soprattutto, non voleva che questo qualcun altro fosse Kennedy. E neppure Oz.

 

Mentre si stava lavando, la strega dai lunghi capelli biondi ebbe modo di riflettere sugli avvenimenti di quegli ultimi giorni, con particolare attenzione a ciò che Willow aveva confessato durante il rito: aveva ucciso. In un primo momento, quando la ragazza lo aveva detto, lei non aveva realizzato cosa realmente ciò significasse. Ma la notte era stata lunga e lei aveva dormito poco o niente e, nel frattempo, aveva pensato e ripensato a quelle parole: la persona che lei riteneva essere la più dolce e gentile esistente sulla faccia della terra aveva assassinato qualcuno.

 

Ma quando? E chi era quel qualcuno? L’interrogatorio era finito troppo presto per avere questi dettagli. In fondo, Tara dubitava che fossero realmente importanti.

 

L’unica cosa che davvero era significativa, era che Willow aveva ucciso un essere umano. Quello era il grande segreto che non era stata in grado di confessarle quando lei le aveva chiesto di parlare. E doveva esserci dell’altro…

 

Un vortice di sensazioni strane e di emozioni contrastanti fra loro l’aveva colta impreparata e ora, che la giornata volgeva a termine, Tara era distesa sul letto accanto alla donna che amava e la guardava dormire domandandosi cosa doveva pensare di lei, cosa doveva fare, come doveva comportarsi al suo risveglio.

 

                Bussarono alla porta e la ragazza andò velocemente ad aprire. Era Kennedy. La Cacciatrice dai capelli scuri aveva un vassoio piuttosto grande in mano e un’aria imbarazzata che la faceva sembrare più piccola della sua reale età e più vulnerabile. Per un momento Tara provò tenerezza nei suoi confronti.

 

<Dorme ancora?>. Domandò la Cacciatrice, riferendosi a Willow. Stava in piedi, sulla porta, sicura che Tara non l’avrebbe mai fatta entrare. Ma lei non conosceva la strega bionda, Willow aveva sempre avuto ragione quando glielo aveva detto. Tara, infatti, aprì completamente l’anta e si scansò da una parte per lasciarla entrare nella stanza. Kennedy rimase sorpresa da quel gesto e per un momento non seppe cosa fare, poi finalmente si decise ad avanzare all’interno. Andò a posare il vassoio sul tavolo che c’era da un lato, vicino al letto che fino al giorno prima aveva occupato Dawn. Nella stanza c’era uno strano odore d’incenso, così simile a quello che c’era sempre nella camera che aveva condiviso fino a pochi mesi prima con Willow.

 

<Come sta?>. Domandò dopo un attimo, tenendo gli occhi fissi sul viso della strega dai capelli rossi. Era un viso bellissimo, pensò tristemente.

 

Tara chiuse la porta e si accostò al letto, guardando anche lei la dormiente.

 

<L-lei… sta an-ancora riposando!… Posso sentire la sua energia riformarsi l-lentamente ma c-costantemente!>. Rispose. Era nervosa e la sua balbuzia tradiva il suo stato d’animo. Non odiava Kennedy, ma non riusciva ad accettare di buon grado le attenzioni che la ragazza aveva per Willow.

 

Kennedy avvertì il nervosismo dell’altra e decise che non era andata lì per irritarla con la sua presenza: già le aveva fatto un favore nell’accoglierla senza nessuno sforzo apparente, quindi era arrivato il momento di andarsene.

 

<Quando si sveglia… puoi farcelo sapere? Anche tramite Dawn o Buffy, se preferisci!… Io e Oz siamo ansiosi di parlarle per sapere effettivamente come sta!… Quello - ed indicò con un cenno il vassoio - ve lo manda Xander: ha pensato che potevi essere affamata e che Willow, quando si riavrà, avrà bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e di bere!… Ti saluto!>. Poi fece per uscire infinitamente più veloce di come fosse entrata per far cessare quel dannato senso d’imbarazzo.

 

<Grazie!>. Disse brevemente Tara e l’altra si fermò proprio mentre stava aprendo la porta per terminare quella sorta di fuga. Kennedy strinse forte la maniglia, quasi per assorbirne la resistenza del ferro battuto di cui era composta:<Di niente!… Non sei l’unica a preoccuparsi per lei… ad amarla!>. E se ne andò, con meno fretta di prima.

 

Tara non disse nulla, si limitò a sospirare. Quella situazione era scomoda, imbarazzante ma presumibilmente anche transitoria. D’altronde lei per cinque anni non aveva più fatto parte della vita di Willow e tante cose sembravano essere cambiate. Ora bisognava solo abituarsi a questi cambiamenti.

 

 

 

                Più tardi, mentre Tara era persa nei propri pensieri, affacciata alla finestra a fissare un punto indefinito all’orizzonte, dove il sole che stava tramontando coloriva il cielo di varie sfumature dell’arancione e del rosso, lentamente Willow riprese i sensi. In un primo momento pensò di essere sola nella stanza, poi però notò i contorni della figura familiare di Tara e rimase a guardarla come rapita da quell’immagine. Ancora non le sembrava vero: dopo tanti anni passati a rimpiangere la sua perdita, ora le era stata restituita.

 

La strega dai capelli rossi rimase distesa ed immobile nel letto per alcuni istanti, conscia del fatto che le era mancato tantissimo poter guardare Tara. Era splendida illuminata in quel modo dalla luce fievole del sole al tramonto. Poi finalmente disse il suo nome in un sospiro e l’altra ragazza si voltò di scatto, raggiungendola in un lampo. Tara si mise a sedere sul letto, guardandola sorridente:<Ciao, tesoro!… Come ti senti?>. Le disse, sfiorandole appena una mano con una carezza. Willow avrebbe preferito che quel contatto fosse più lungo, più intenso, ma non protestò nel momento in cui l’altra ritrasse la mano. Si sentiva debole.

 

<Io… è come se non avessi che l’energia per respirare!… Ed ho un tremendo mal di testa!>. Disse. Tara fece un’espressione strana, che Will non riuscì a decifrare. Poi si alzò, prese due aspirine, un bicchiere d’acqua fresca e li porse alla rossa che, non senza fatica, si mise a sedere nel letto e ingurgitò le due pastiglie senza fare storie: lei che solitamente non voleva medicine di alcun genere.

 

Il mal di testa era troppo forte.

 

<E’ un effetto del rito che hai subito… il signor Giles lo aveva previsto e… dice che passerà presto!>. Spiegò Tara, tornando a sedersi nel punto di prima solo dopo aver acceso la luce dell’abat-joure che c’era sull’antico comodino affianco al letto.

 

La luce riempì la stanza seppur non in maniera aggressiva e, finalmente, Willow poté vedere più chiaramente il volto della ragazza: non si era sbagliata. Tara aveva un’espressione insolita, mista tra la preoccupazione e lo sgomento. Il motivo, però, la strega dai capelli rossi proprio non riusciva ad intuirlo.

 

<Il rito… già!… Com’è andata? Ho dimostrato la mia innocenza, vero?>. Domandò Will, cercando invano di ricordare gli avvenimenti di quella sera. La sua mente era annebbiata come se avesse ricevuto un colpo in testa o come dopo una colossale sbronza; l’ultima cosa che ricordava era Eva che la salutava e che le domandava di sedersi nel punto prestabilito, sul pavimento. Il resto era confuso e incomprensibile.

 

Tara non aveva previsto quest’eventualità e sul momento rimase sorpresa, indecisa su cosa dire o cosa fare. Poteva raccontare a Will a grandi linee cos’era accaduto, oppure entrare nei particolari e chiederle spiegazioni sulla sua confessione d’omicidio.

 

Per un momento la bionda pensò che l’altra forse era troppo stanca per dare spiegazioni ora, poi però la vide alzarsi, andare al tavolo, sbirciare nel vassoio portato qualche tempo prima da Kennedy e addentare energicamente una fetta di pane ricoperta da paté di olive. Dopo due o tre morsi al pane, Willow prese ad assaggiare avidamente quasi tutto ciò che c’era nei piatti e bevve quasi l’intera caraffa di succo d’ananas che accompagnava i cibi. Era evidente che si stava riprendendo rapidamente. Allorché Tara decise di parlare:<Non ricordi nulla di ciò che è successo durante il rito?>. Le domandò, per sondare quali fossero realmente i suoi ricordi.

 

Willow addentò un pezzo di pesce cotto alla griglia e scosse la testa mentre lo masticava:<Mmm… no, praticamente niente!>. Esclamò, prendendo qualche altra cosa e mettendola in bocca. Le sembrava di aver digiunato per giorni.

 

<Capisco… sì, Will, hai dimostrato la tua assoluta innocenza, anche se… Smit non ti ha creduta subito e ti ha interrogata più a lungo di quanto forse avrebbe dovuto fare!>. Willow la guardò sollevando un sopracciglio: ecco perché quel mal di testa. Smit l’aveva spinta fino al limite della propria resistenza.

 

<Quell’idiota!… Cosa diavolo voleva farmi dire?… Ma quanto ho dormito? Perché siamo al tramonto?>. Tara sospirò cercando di mantenere la calma e di essere paziente. La discussione che stava per accingersi ad intraprendere non sarebbe stata semplice né indolore.

 

<Siamo al tramonto perché hai dormito praticamente per ventiquattro ore filate!>. Willow si stupì nel sentire quelle parole e, per un attimo, smise di mangiare. Poi si disse che c’era da immaginarselo, vista l’energia spesa per il rito e vista la debolezza che ora si sentiva addosso. Tara la osservò in silenzio per qualche altro istante, tentando di trovare le parole giuste per dire ciò che doveva. Poi finalmente si decise:<Willow… c’è dell’altro!… Durante il rito, per sbaglio credo, hai detto qualcos’altro. Qualcosa che… sembra aver stupito unicamente me, perché… perfino Dawn e Kennedy ti guardavano come se fosse storia vecchia!>.

 

Willow smise di mangiare e la guardò con una scintilla di terrore negli occhi.

 

<Will - proseguì l’altra - Durante l’interrogatorio hai detto che il tuo segreto è… l’aver ucciso qualcuno, anni fa!… Willow, chi era la tua vittima e perché hai commesso un così terribile gesto?>.

 

Era arrivato il momento tanto temuto dalla giovane Rosemberg: ora non avrebbe più potuto rimandare quella discussione, né addurre scuse. Ora Tara avrebbe saputo che razza di mostro era stata.

 

 

 

 

 

                Nella biblioteca, Giles e gli altri stavano discutendo con calma riguardo alla riunione di quella mattina: in realtà non è che fosse servita per prendere chissà quali importanti decisioni. Era stato solo chiarito che Willow Rosemberg non c’entrava nulla col furto delle gemme di Zagato. Dopodiché si era tentato di fare una sorta di piano per ritrovarle, ma non si era riuscita a trovare una linea d’azione che andasse bene a tutti, così dopo una discussione caotica durata ore, si era rimandato il tutto all’indomani.

 

Dopo cena, quella sera, Giles aveva riunito il suo gruppo e quello di Angel in biblioteca per poter parlare più tranquillamente, così ora erano tutti lì. Kennedy e Oz, naturalmente, erano stati invitati a partecipare.

 

< Ragazzi, la situazione è più seria di quanto non pensiate e… ci terrei che vi concentraste almeno un po’! >. Disse seccato l’ex Osservatore. A volte gli sembrava di essere una specie di babysitter a tempo pieno. Cordelia sembrava essere quella meno interessata di tutti, ma quasi al pari merito c’erano Xander e Dawn intenti in una loro stranissima conversazione che non c’entrava nulla con le pietre scomparse e Kennedy che sembrava vivere su un altro pianeta.

 

< Ci scusi, Giles! >. Disse Dawn, tentando di prestargli attenzione.

 

L’uomo riprese a parlare tentando di spiegare loro che qual castello era più grande di quanto non apparisse, motivo per cui le gemme potevano trovarsi ovunque e nessuno avrebbe potuto scovarle con facilità. Più lui parlava, più Buffy e Angel si scambiavano occhiate colpevoli: non piaceva a nessuno dei due mentire coi propri amici. Ma in quell’occasione sembrava necessario.

 

Si fecero quasi le nove e Giles, capendo che aveva annoiato tutti fino quasi al limite del sopportabile, decise di dar loro tregua: tanto non serviva continuare a discutere se i suoi interlocutori non erano attenti. Ma l’indomani la faccenda sarebbe stata affrontata nuovamente. Era assolutamente necessario trovare una soluzione a quella situazione.

 

I ragazzi si alzarono e fecero per andarsene allegramente, come quando la campanella dell’ultima ora segna a scuola la fine delle lezioni.

 

Dawn sembrava essere quella più contenta.

 

<Ehm… Buffy, che fai, vieni in camera a dormire o vai nuovamente a letto da Angel?>. Disse la giovane, non senza un pizzico di malizia nella voce. All’improvviso tutti si fermarono e guardarono i due diretti interessati con facce contrariate e interrogative allo stesso tempo.

 

<Non… non è come sembra!>. Tentò di giustificarsi, Angel. Buffy fulminò con lo sguardo sua sorella per aver messo in piazza i fatti suoi:<Dawn!>. Ringhiò irritata.

 

La Summers più giovane sorrise divertita: aveva dato uno scossone alla serata, non c’era dubbio.

 

<Angel, nessuno è più felice di me nel non vederti depresso come al tuo solito, ma… bada che se Angelus torna a farci visita… stavolta l’anima te la ridò io, poi però t’impaletto, chiaro?>. Esclamò Cordelia, evidentemente seccata. Angel alzò le mani quasi a volersi parare dall’ira della ragazza:<Aspetta, Cordelia, non è esattamente come ha detto Dawn!>. Ripeté il vampiro.

 

Intervenne Oz:<Veramente… stamattina ho visto Buffy uscire dalla propria stanza con addosso solo una grossa camicia da uomo e… infilarsi allegramente nella tua!>.

 

La situazione andava precipitando.

 

<Sì, ma ero solo andata a vedere se Willow stava bene!>. Si giustificò subito la Cacciatrice bionda.

 

<No, no, aspetta un momento, Buffy!… Ti spiego una cosa: se Will fosse stata nella camera di Angel e tu avessi fatto il tragitto contrario, la tua giustificazione sarebbe stata valida. Ma… è successo esattamente l’opposto, quindi… spiega!>. Disse Xander, con la sua solita ironia.

 

Buffy dovette riflettere un momento, poi finalmente disse:<Ieri sera abbiamo portato Willow nella nostra stanza, poi siamo andati via tutti lasciandola sola con Tara. Dawn è andata ad occupare il letto di Tara, ma io… oltre a non avere un posto dove andare a dormire, dovevo… discutere di una cosa con Angel e così… sono andata in camera sua. Abbiamo discusso e poi ci siamo messi a dormire ognuno nella propria metà del letto. Non è successo nient’altro, lo giuro!>. Tentò di apparire sicura di sé e sincera al cento per cento. Giles sospirò rassegnato: era sempre la solita storia. Quando si trattava di Angel, Buffy non ragionava.

 

L’ex Osservatore si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, poi li rimise e sospirò dando fondo alla sua scorta di pazienza giornaliera:<Buffy, diciamo che… ti crediamo. Comunque, non vorrei dovervi ricordare che la vostra unica volta insieme si è rivelata… disastrosa, per così dire! Non vorrei la storia si ripetesse!>.

 

<Fai così schifo sotto le coperte, Buffy?… Eppure non si direbbe!>. Esclamò Faith, divertita e maliziosa. Buffy la guardò storta e Angel le rifilò una lieve gomitata su un braccio per esortarla a tacere.

 

<Piantala, Faith! Non faccio così schifo, ma d’altronde tra noi due sei tu quella… più esperta!>. Disse la Cacciatrice bionda, di rimando. L’altra incassò il colpo sorridendo ancora.

 

<Be’, veramente pure tu non scherzi!… C’è stato Angel, quell’altro che ti ha scaricata di cui non ricordo il nome, poi Parker, poi Riley e poi Spike. Manca qualcuno? Ah, certo: Steve Brunner, il collega di Willow. Anche se quello praticamente l’hai scaricato tre giorni dopo!... Ah, dimenticavo, sei stata anche con Thomas, il dottore e Patrik, l'amico di Xander!>. Commentò innocentemente Dawn.

 

<Ma la pianti?!>. Le sbraitò contro la sorella. Kennedy sorrise:<Bella collezione!>. Commentò ironica.

 

Quella discussione doveva fermarsi lì all’istante: Buffy non aveva nessuna voglia di chiacchierare dei suoi amanti o delle sue prestazioni sessuali con tutto il gruppo. Si ripromise mentalmente di farla pagare a sua sorella che aveva sollevato la questione.

 

<Ragazzi, ragazzi, la finiamo?… Grazie!… Con Angel non è successo niente stanotte, la sua anima è al sicuro dentro di lui e non ci siamo neppure sfiorati. Abbiamo solo dormito nello stesso letto. D’altronde non è stata la prima volta e non è mai accaduto nulla, a parte quella famosa volta! Comunque, Dawn, poi io e te facciamo un bel discorsetto!… Ora, potremmo andare a dormire?>.

 

Durante tutto questo, Angel si era un po’ estraniato come se la faccenda non lo riguardasse: si era praticamente perso nei propri pensieri. Non era esatto quello che aveva detto Giles: lui e Buffy non avevano fatto l’amore solo una volta. Il problema è che solo lui se lo ricordava, visto che gli Oracoli avevano rubato il tempo e le memorie di Buffy, Cordelia e Westley. Quei ricordi erano la cosa più dolce che avesse perché i momenti passati con Buffy da mortale gli avevano fatto assaporare dopo secoli il significato di una vita normale e… felice.

 

Ripensava spesso a quelle ventiquattro ore e ogni volta un senso di serenità e di amarezza al contempo lo assalivano. Inoltre, non era del tutto vero neppure quello che aveva affermato Buffy: non erano riusciti a starsene ognuno nella propria metà di letto, visto che quella mattina, quando si erano svegliati, si erano ritrovati abbracciati sotto il lenzuolo come fosse la cosa più naturale del mondo. E il bello era stato che non se n’erano vergognati, né avevano avuto fretta di spezzare quel contatto fisico tanto rassicurante. Erano semplicemente rimasti in silenzio a guardarsi e a godersi il contatto l’uno dell’altra per lunghi minuti. Poi Buffy si era sciolta lentamente dal suo abbraccio ed era uscita sorridendo, per andare a vedere se Willow si fosse ripresa. Era stato tutto così dolorosamente piacevole da sembrare un sogno.

 

Comunque, la discussione cessò effettivamente lì e ognuno andò nelle proprie stanze. Buffy e Dawn s’incamminarono verso la propria, sperando che Willow si fosse svegliata, ma mentre camminavano per il lungo corridoio, Angel le raggiunse e disse alla Cacciatrice:<Io… credo che dovremmo parlare con Giles riguardo a quella cosa sulle gemme di Zagato!>. Buffy rimase un po’ interdetta all’inizio, poi però si trovò d’accordo con lui: lasciò che sua sorella andasse a dormire da sola e lei si avviò da Giles assieme ad Angel.

 

Una volta nella stanza di quest’ultimo, chiesero a Xander di uscire e il ragazzo, seppur contrariato, andò in corridoio ad attendere. Il vampiro e la Cacciatrice dissero all’ Osservatore ciò che sapevano, ciò che avevano fatto e, dopo aver subito una prima sfuriata dell’uomo per aver messo a rischio la vita di Willow, Giles convenne che quella era stata una buona mossa per confondere i traditori, chiunque essi fossero.

 

<In questo caso, però, bisognerà andare via di qui il più in fretta possibile e… soprattutto trovare una scusa plausibile!>. Disse. Ci avrebbero comunque pensato l’indomani.

 

Buffy ed Angel se ne andarono e lasciarono rientrare Xander senza lasciarsi sfuggire la sua irritazione per essere stato sbattuto fuori dalla propria stanza e per l’esistenza di un qualche segreto di cui lui non poteva venire a conoscenza. Dopodiché fecero per tornare ognuno nelle proprie camere se non che, arrivati davanti alla porta della stanza di Buffy, sentirono le voci di Tara e Willow discutere in maniera piuttosto accesa.

 

Dovevano interromperle? Forse no, tanto più che probabilmente anche Dawn le aveva sentite discutere e aveva deciso di tornarsene a dormire con Cordelia: quella ragazza non era tanto male… addormentata.

 

 

 

 

 

                Contemporaneamente alla piccola riunione in biblioteca, Willow e Tara continuarono la discussione che la prima aveva tentato di evitare in tutti i modi nei giorni passati.

 

<Allora, Will, cos’è questa storia?… Chi hai ucciso? E perché?>. Era già la seconda volta che la strega bionda ripeteva quella domanda. Non era arrabbiata, ma decisa nel suo intento sicuramente sì.

 

L’altra la conosceva troppo bene per sperare di poter rimandare ancora.

 

<Tara… io… non so cosa dire… come dirtelo!>. Ammise Willow, andandosi a sedere sulla poltroncina accanto al tavolino. Non avrebbe potuto sostenere lo sguardo della bionda se fosse rimasta in piedi.

 

< Dillo e basta, Will!… Un omicidio rimane tale anche se… usi tante parole nel… nel descriverlo!… Era questo che non volevi che io sapessi, vero?… Perché?… Temevi che ti avrei guardata con occhi diversi se avessi saputo che sei stata capace di uccidere? Non ti fidi più di me?… Io… io non capisco! >. Ora la ragazza sembrava sgomenta. Per la prima volta, dacché aveva saputo il crimine della sua amata, in Tara s’insinuò il sospetto che Willow non volesse parlare perché in qualche modo lei era correlata alla sua azione ingiustificabile. Ed ebbe paura.

 

Willow attese alcuni istanti, poi rispose:<Io… non è che non mi fidi di te. Sono sicura che mi hai amata davvero e…>.

 

< Perché parli al passato? Io… non sono certa dei tuoi sentimenti perché per te è trascorso del tempo e… sono cambiate tante cose, ma per me non sono trascorsi che pochi mesi dall’ultima volta che ho fatto l’amore con te. Pensi che fingessi? >.

 

< No, no, assolutamente!… Tara, ti supplico, fammi parlare… è… è già difficile così e… lascia che mi spieghi, ti prego!… Io… so che mi amavi, che mi ami. E io ti ricambiavo con tutta me stessa, credimi… E anche adesso… ti amo, lo sai. Ma… non sono certa di… di meritare ancora il tuo amore! >.

 

< Willow, che stai dicendo? >.

 

La strega dai capelli rossi fece un’altra pausa e intanto si fissava i piedi, senza avere il coraggio d’incontrare lo sguardo triste dell’altra.

 

< Worren… >. Disse in un sospiro appena udibile.

 

Tara pensò di non aver sentito bene.

 

< C-chi?… >.

 

Willow prese fiato e una briciola di coraggio per alzare lievemente il tono di voce e la testa verso di lei.

 

< Worren!… Ho ucciso Worren! >.

 

Tara sgranò gli occhi, che le divennero istantaneamente rossi e lucidi, e si portò la mano alla bocca come a voler fermare un’esclamazione che stava per uscirle di getto. Stava per perdere il controllo delle proprie emozioni, ma non poteva permetterselo. Doveva calmarsi.

 

< Mio Dio, Willow!… Worren? C-cosa hai fatto?… Perché?… Per… per me? >.

 

< S-sì!… Quando… quando ti ha sparato e ti ha uccisa io… io… tentai immediatamente di… di riportarti in vita… l’avevo fatto per Buffy, l’avrei fatto per te!… Ma… mi fu detto che non era possibile… riportarti indietro perché… eri morta non a causa di forze sovrannaturali, ma a causa… di perfidia umana. Per mano umana! >. La strega fece una pausa. Aveva bisogno di raccogliere le idee e aveva capito che a Tara servivano alcuni istanti per capire quello che le aveva appena detto. Dopo poco, però, riprese a parlare:<Rimasi al tuo fianco per qualche minuto… non mi sembrava possibile che… che fossi morta!… Mi sentii soffocare dal dolore e… e non sentivo più il cuore battermi nel petto. Ti adagiai lentamente sul pavimento, poi uscii di casa per capire cosa fosse accaduto. Chi era stato a sparare… Incontrai Xander e vidi Buffy, anche lei stesa a terra, colpita al petto da un proiettile. Xander… mi disse che era stato Worren e… non controllai la mia rabbia, la mia voglia di vendetta. Pensavo che… che.. se mi fossi vendicata il dolore che provavo, sarebbe cessato il tempo sufficiente a farmi fare un respiro. Un solo respiro!>. Tara la guardava sconcertata, come se non riuscisse a credere a quello che Willow le stava raccontando con tanta esitazione e tanti tremiti nella voce.

 

Ora era lei che quasi non riusciva a respirare. Se non fosse stato per il letto che sosteneva il suo peso, probabilmente la ragazza si sarebbe lasciata cadere a terra senza nemmeno provare a frenare la caduta, tanto era lo shock che stava subendo in quel momento.

 

<Quindi… è stata tutta colpa mia!>. Esclamò in un sussurro. Willow la guardò quasi supplichevole; anche i suoi occhi ora erano arrossati e lucidi. A stento stava trattenendo le lacrime e l’unica cosa che le impediva di scoppiare in un pianto convulsivo era il pensiero che doveva finire quel discorso, arrivare fino in fondo: niente più segreti con Tara. Almeno per quello che riguardava la sua furia omicida.

 

<No, tesoro, no!… Tu… è vero, la mia sete di vendetta… inizialmente aveva preso te come scusa, ma poi… più passavano i minuti e più si trasformava in qualcos’altro che… non riuscii a gestire, a controllare… ad arginare!… Una persona normale… avrebbe pianto a dirotto, magari avrebbe gridato e si sarebbe disperata non riuscendo più ad alzarsi da terra. Ma io… io rimasi fredda e impassibile e… tremendamente lucida nel mio delirio!… Senza dire una parola a Xander su di te, andai al Magic Box. Anya tentò di fermarmi, di farmi ragionare… Era tornata ad essere un demone vendicatore subito dopo che il suo matrimonio era andato a monte. Così…aveva sentito la mia sete di vendetta non appena ti sei accasciata al suolo!… Non l’ascoltai, mi sbarazzai di lei con un semplice gesto e… assorbii tutta la magia nera contenuta nei libri più potenti di Giles fino a mutare perfino il mio aspetto fisico che… rispecchiava il mio animo in quel momento!- fece un’altra brevissima pausa, come per prendere fiato per proseguire col gran finale - … Uscii dal negozio inarrestabile e accecata dal dolore, andai in ospedale dove sapevo che era stata portata Buffy, le tolsi la pallottola di dosso e richiusi la ferita con la magia. Poi mi gettai in una caccia spietata: avrei trovato Worren anche se fosse andato in capo al mondo a nascondersi!>.

 

Mentre la ragazza raccontava, rivedendo dentro di sé le scende di quei momenti datele dai suoi ricordi, un misto di ira e senso di colpa s’insinuò in lei. Sapeva che ciò che aveva fatto era tremendamente sbagliato, ma nonostante questo non poteva non pensare a Worren senza provare ancora rabbia verso di lui, e odio.

 

<Io… lo stanai in breve tempo, nonostante Buffy, Xander e Anya tentassero di continuo di farmi ragionare, di fermarmi. Lo trovai e… lo uccisi in modo crudele… abominevole!… Solo dopo averlo torturato per qualche minuto!>. Tara non riuscì più a frenare le lacrime che le sgorgarono dagli occhi come un fiume in piena, insieme a tutto il suo disgusto per quel racconto.

 

<Oh, Willow!… Ma perché?>. Domandò in un sussurro. L’altra alzò le spalle e sorrise con le labbra. Ma dietro a quel sorriso si nascondevano tutti i suoi sensi di colpa e anni di muta sofferenza.

 

<Perché?… Perché in quel momento volevo solo che soffrisse quanto stavo soffrendo io, quanto dovevi aver sofferto tu nell’attimo in cui la pallottola ti era entrata dentro lacerandoti!… Non m’importava se era giusto o sbagliato, volevo solo che fosse così!… Il problema reale fu che… una volta ucciso Worren, non riuscii più a fermarmi: il mio dolore non s’era placato neppure un pochino e più ci pensavo, più non vedevo come avrei potuto… vivere senza di te. Non avevo più futuro!… E decisi che nessun altro doveva averne! Così tentai di distruggere il mondo e… prima ancora di uccidere Dawn per prendere la sua energia!>.

 

Ora Tara la guardava davvero come se davanti a sé non ci fosse lei, ma una specie di mostro dal volto angelico.

 

I singhiozzi della ragazza bionda risuonavano nel silenzio della stanza e nelle orecchie di Willow come fossero stati grida di terrore. Incontrollabili e insistenti. Strazianti. Insopportabili.

 

Willow ebbe un moto di compassione per la donna che amava: ancora una volta, come in passato, era lei il motivo del suo dolore e del suo pianto. Eppure la strega ricordava bene che, quando Tara l’aveva lasciata dopo l’incantesimo “Tabula rasa”, si era ripromessa che mai più il suo amore avrebbe versato lacrime a causa sua.

 

Un’altra promessa infranta, pensò amaramente.

 

Si alzò esitante e andò ad abbracciarla forte, a cullarla nel disperato tentativo di confortarla.

 

<Ti prego, Tara!… Non piangere!… E’ stato un mio errore… una mia colpa… tu non c’entri nulla!>. La supplicò, parlandole all’orecchio. Ma l’altra continuava ad essere scossa dai singhiozzi senza riuscire a controllarsi, a fermarsi. D’improvviso sembrò quasi calmarsi, ma Willow fu sorpresa dalla sua ira inaspettata: la ragazza, infatti, con un gesto secco l’allontanò da sé, costringendola ad alzarsi dal suo fianco e a sciogliere l’abbraccio.

 

<Come hai potuto, Will!… Come?!>. Le disse, quasi gridando. Per l’altra fu come essere colpita in pieno stomaco da un pugno poderoso. Le mancò il respiro per molti secondi: tutto si sarebbe aspettata da Tara, ma non quell’ira nei suoi confronti. Se fosse stata cieca e sorda, l’avrebbe percepita lo stesso, tanto era impetuosa.

 

<Io… Tara… lo so che non ho scusanti e… ancora adesso sto pagando per le mie gesta. Il rito al quale sono stata sottoposta ne è un perfetto esempio! Ma… ero distrutta e… debole, tremendamente debole. Eri tu la mia forza e quando sei morta io… non m’importava più di niente e di nessuno!… Volevo togliere di mezzo… persino Buffy perché era un ostacolo per me!… Non volevo che mi stesse vicino, non volevo che mi consolasse, non poteva farlo. Solo grazie a Xander riuscii a… placare la mia furia distruttiva, e comunque solo dopo che Giles mi aveva costretta ad assorbire energia bianca!… Solo tra le braccia di Xander, un attimo prima che riuscissi davvero a distruggere tutto… solo allora riuscii finalmente a piangere e a dimostrare tutto il mio dolore!… Mi spiace così tanto, Tara, sapessi!>.

 

< Sapere?… Vuoi sapere che cosa mi ha fatto più male in tutto il tuo racconto?… Sentire che hai nuovamente fatto ricorso alla magia nera per i tuoi scopi!… E’ tremendo, Will, perché significa che nonostante tutto non avevi capito! Non avevi capito perché ti avevo lasciata, perché avevamo litigato, perché ti dicevo che la magia non può essere usata in base ai propri impulsi egoistici!… Hai ucciso Worren… un essere umano… per vendicarmi? Credi davvero che io avrei voluto questo? >.

 

< No, certo che no!… Ma in quel momento non ragionavo, volevo solo vendetta e potere per ottenerla!… Uccisi anche Rack, lo stregone per prendere il suo potere! >.

 

Tara la guardò ancora più sconvolta.

 

< Vendetta? Verso Worren? O verso i nostri amici perché… perché loro erano ancora vivi e io no? >.

 

< Io… non lo so, Tara! Non ho una risposta a questo! >.

 

< Non mentirmi!… Ancora adesso posso sentire la tua rabbia!… Più parlavi, fino ad un istante fa, e più mi trasmettevi le tue emozioni!… Hai sofferto, Will, ma… Buffy, Dawn, Xander, Anya… non c’entravano niente con la mia morte!… Come hai potuto cadere così in basso da tentare di ucciderli per poi distruggere… il resto dell’umanità? >.

 

< Non capisci, Tara?… Se hai sentito tutte le mie emozioni, allora come puoi non capire?… Non m’importava più di vivere o morire, non me ne fregava niente degli altri, dei nostri amici o di un estraneo. Non m’importava più di niente, sentivo solo il mio dolore e la mancanza di te!… E la magia nera mi aveva offuscato la mente a tal punto da togliermi ogni minimo sentimento di pietà, ogni più piccola briciola di coscienza. E’ stato così facile perdersi! >.

 

< Già, la magia nera… hai lasciato nuovamente che ti possedesse!… Rack!… La prima volta è stata a causa sua!… >. Ora la sua ira stava cessando e al suo posto stava tornando la tristezza.

 

Willow annuì tornando a guardarsi i piedi. Non aveva la forza per continuare a sostenere lo sguardo della sua amata perché dentro a quegli occhi, che di solito s’illuminavano quando la guardavano, ora poteva leggerci solo biasimo e dolore:<Se non ho usato più la magia nera e in generale la magia per vivere più comodamente… è stato solo perché me lo avevi chiesto tu. Ma che senso aveva continuare a non usarla se tu non c’eri più? Se la mia unica ragione di vita mi era stata strappata così brutalmente?>.

 

Tara la guardava e cercava di percepire ancora i suoi sentimenti per tentare di capirla davvero: la Willow che conosceva lei era passionale, ma non era cattiva né crudele e di certo non era un’assassina che toglieva la vita a sangue freddo. Non voleva giudicarla, ma non riusciva a non dare la colpa del suo comportamento alla dipendenza dalla magia. Il dolore, anche se profondo e fortissimo, non poteva essere utilizzato come scusa per togliere di mezzo ogni freno inibitore, ogni scrupolo.

 

Non si sarebbe mai aspettata un comportamento simile da Willow, forse perché l’aveva sempre considerata più forte di sé.

 

Tara si alzò dal letto e le si avvicinò lentamente. Le prese il viso fra le mani, poggiando le dita sulle sue tempie e premendo leggermente, tenendo i propri occhi nei suoi. Amava quelle due pietre verdi che la stavano scrutando timorose.

 

<Non fare resistenza!>. Le sussurrò lentamente. Willow annuì e chiuse gli occhi, mentre Tara cominciava ad intonare sottovoce una piccola nenia che entrambe conoscevano fin troppo bene.

 

Dopo un attimo le menti delle due ragazze furono unite come fossero una sola e Tara poté vedere e sentire tutto quello che aveva provato l’altra in quel periodo in cui lei non c’era stata…

 

 

 

Loro due abbracciate nel letto.

 

Loro due che si vestivano e chiacchieravano allegramente.

 

Willow era felice.

 

Lei, Tara, che si accasciava al suolo con gli occhi ancora aperti e le loro maglie sporche di sangue.

 

Angoscia… confusione… paura.

 

Lo Spirito invocato per riportarla indietro che diceva che era impossibile.

 

Terrore… pena… orrore… angoscia… solitudine… dolore infinito… rabbia pura e semplice.

 

Willow che assorbiva la magia dai libri.

 

Furia cieca e illimitata…

 

Willow che salvava Buffy e poi si gettava alla ricerca di Worren.

 

Rabbia… tanta rabbia e dolore… e determinazione.

 

Willow che uccideva Rack e aggrediva Dawn, fallendo per l’intervento di Buffy…

 

Willow che trovava Worren, lo torturava e… lo uccideva senza un briciolo di pietà o di esitazione, scuoiandolo e incenerendolo.

 

Insoddisfazione… ancora dolore che invadeva tutto il suo essere… frustrazione…

 

Willow che dava la caccia ai due complici di Worren.

 

Willow che combatteva contro Buffy.

 

Willow contro Giles.

 

Willow sulla scogliera che tentava di far risorgere il tempio di Proserpina e distruggere tutta l’umanità.

 

Dolore… solo dolore inespresso e rabbia contro tutti… soprattutto contro sé stessa perché non era stata in grado di proteggere la donna che amava.

 

Willow tra le braccia di Xander che singhiozzava disperata come a non voler più smettere.

 

Disperazione… sconforto… senso di colpa e orrore per ciò che aveva fatto.

 

Willow al suo funerale circondata dai loro amici. Buffy che l’abbracciava forte.

 

Solitudine e rammarico… la morte ne cuore.

 

Willow e Giles in Inghilterra insieme.

 

Sconforto e paura…

 

Willow, coi capelli più lunghi, e Kennedy che scambiavano qualche parola.

 

Un lieve senso di sollievo che attenuava quella solitudine che l’attanagliava da mesi…

 

 

 

Tara staccò improvvisamente le mani dalle tempie di Willow, come se tutte quelle immagini dei suoi ricordi e tutte le emozioni che aveva sentito fossero troppo per lei. Insopportabili. Ingestibili.

 

La rossa riaprì gli occhi e si accorse che entrambe stavano piangendo silenziosamente. Non voleva che Tara piangesse, non per lei, non a causa sua, non ancora.

 

In un moto d’istinto protettivo la ragazza abbracciò l’altra di slancio, facendole posare il viso nell’incavo della propria spalla e tenendola stretta a sé come se temesse che lei potesse fuggire via o, peggio, che potesse esserle strappata di nuovo.

 

Tara inizialmente s’irrigidì pensando che forse quel contatto fisico era fuori luogo in quel momento. Ma sentiva di aver bisogno di essere sostenuta in qualche modo e avvertiva che anche Willow, abbracciandola, stava tentando di ritrovare un po’ di forza. Dovevano consolarsi e sostenersi a vicenda: quella discussione non era stata facile per nessuna delle due.

 

Inoltre, Tara con l’incantesimo che aveva appena fatto, aveva scoperto che Willow, nonostante fossero passati anni da quegli eventi terribili, ancora era attanagliata dai sensi di colpa verso i suoi amici, verso di lei e… verso Kennedy: la strega dai capelli rossi sentiva di averla usata come sostegno, ma di non averle dato quello che lei le chiedeva disperatamente. Non le aveva dato il suo amore incondizionato.

 

Tara aveva interrotto il contatto telepatico con Willow prima che i ricordi di questa le mostrassero come fosse andata tra lei e la giovane Cacciatrice dai capelli mori e i tratti vagamente orientali. Tuttavia, quel lieve senso di sollievo che aveva percepito, assieme al ricordo riguardante Kennedy, l’aveva turbata non poco.

 

Will aveva raccontato qualcosa sulla sua storia con la Cacciatrice, quando si erano riviste dopo tutto quel tempo e avevano passato tutta la sera e parte della notte a chiacchierare. Non era un mistero che Kennedy fosse entrata nella vita della rossa proprio quando questa si era quasi rassegnata a convivere col proprio dolore e la propria solitudine.

 

Ed ecco che, ancora una volta, Tara sentì una forte gelosia pensando a tutto il tempo che Will aveva passato con Kennedy e non con lei; a tutte le cose che aveva fatto con l’altra e a tutto ciò che avevano condiviso.

 

Con la Cacciatrice.

 

Non con lei.

 

La strega dai capelli rossi evidentemente avvertì in qualche modo quel suo turbamento e la strinse a sé più forte, per alcuni istanti. Un attimo dopo le due si allontanarono leggermente e si fissarono negli occhi. Willow adorava quel volto dai lineamenti delicati, quelle labbra piene, il naso piccolo e dritto, e le ciocche bionde che cadevano qui e lì quasi a voler fare un dispetto.

 

Le riavviò i capelli con un gesto molto simile ad una tenera carezza:<Mi dispiace tanto, Tara… davvero!… Vorrei non aver fatto tutte quelle cose, ma… non posso tornare indietro nel tempo e non posso modificare ciò che ho fatto!… Mi dispiace veramente!>. Disse, con un sussurro. L’altra si lasciò carezzare e ascoltò attentamente le parole che Will le stava dicendo, poi le sorrise appena:<Lo so!>. Rispose anche lei con un filo di voce. Quel sorriso ebbe il potere di dare un minimo di coraggio alla rossa, e una piccolissima speranza che il suo amore avesse capito quanto dolore c’era realmente dietro ad ogni suo gesto di quei giorni, per quanto orribile e crudele potesse essere stato.

 

Sospirò e si avvicinò esitante fino a baciarla. Dapprima piano e delicatamente, come a volerla solo sfiorare. Poi sempre più profondamente e avidamente. Le erano mancate troppo quelle labbra, il poterla toccare, sentire il suo respiro, il suo sapore.

 

Tara aveva esitato solo un istante prima di lasciarsi andare anche lei e vivere con tutta sé stessa quel bacio. Dacché si erano rincontrate non aveva pensato ad altro che al momento in cui avrebbe potuto nuovamente avere quel contatto, anche se per lei non erano passati che pochi mesi dall’ultima volta.

 

Lentamente e senza mai smettere di baciarsi, di accarezzarsi, si avvicinarono al letto e si lasciarono cadere su di esso ritrovando quell’intimità e quel contatto persi tanto tempo prima. Continuarono a far scorrere le mani ovunque e in breve tempo si ritrovarono seminude e ansiose di proseguire, di riscoprire quella pace e quella felicità che solo quando erano insieme avevano provato.

 

Prima di proseguire, Willow si fermò un momento a guardare nuovamente Tara: era bellissima e terribilmente eccitante.

 

<Ti amo!>. Le disse, ansimante. Tara sorrise e le posò un bacio sul collo:<Lo so!>. Rispose, senza smettere di sfiorarla con le labbra.

 

Da quel momento in poi entrambe si persero nell’estasi del momento. Non sapevano cosa riservava loro il futuro, non sapevano se quello che stavano facendo era realmente giusto, non sapevano cosa avrebbero fatto o detto l’indomani mattina.

 

Solo il presente, solo quegli istanti contavano ora.

 

 

 

 

 

                L’alba arrivò persino più presto di quanto non si fossero aspettate le due streghe. Invece, Buffy fu stranamente felice che il sole cominciasse a filtrare dalle finestre con le tende tirate solo a metà per permettere all’aria fresca di entrare da fuori. Quella per lei era stata davvero una pessima notte: all’inizio si era sentita in colpa per aver mentito nuovamente ai suoi amici anche se, a dire il vero, si era sentita un tantino irritata subito dopo il loro interrogatorio riguardo alla sera prima. Poi la sua mente aveva cominciato a vagare, a lavorare, e le era sorta un’altra preoccupazione: perché Willow e Tara stavano discutendo? Lei ed Angel non si erano soffermati a sentire quello che stavano dicendo; nonostante ciò, il suo intuito non le aveva suggerito che le loro voci animate stessero discutendo delle coperte nuove da comprare per la loro camera di San Francisco.

 

Tra l’altro, non aveva ancora capito realmente se le sue due amiche erano tornate insieme oppure no.

 

Infine, aveva finito di rovinarsi la nottata quando Angel, nel sonno, si era girato e l’aveva abbracciata in un gesto possessivo e apparentemente innocente. Da quel momento in poi imbarazzo, indecisione e pensieri non proprio casti le avevano scacciato dalla testa quell’ultima briciola di volontà di dormire.

 

Aveva preso sonno solo verso le cinque e ora i movimenti di Angel nel letto l’avevano svegliata nuovamente. Alzò lentamente il braccio sinistro e gettò un’occhiata all’orologio da polso: le sette e venti.

 

Be’, dormire un paio d’ore era meglio che non dormire affatto, si disse. Ma quel dolce tormento doveva finire o ne sarebbe uscita pazza. Ma perché diavolo Angel le faceva sempre quell’effetto? La sconvolgeva in ogni senso e lei come una stupida non era mai in grado di darsi una controllata reale.

 

Si spostò lentamente verso il bordo del letto, poi si alzò lentamente e iniziò a raccogliere la propria roba sparsa alla rinfusa sui vari ripiani della stanza. Questa volta non aveva messo la minima attenzione nell’appoggiare i propri abiti.

 

<Già scappi, Cacciatrice?>. Le disse Angel, alle sue spalle, ancora disteso nel letto. Le parole del vampiro la preserò alla sprovvista e la fecero sussultare non solo perché avevano spezzato improvvisamente il silenzio della stanza, ma anche perché spesso quella stessa frase gliel’aveva detta Spike, nelle mille volte in cui lei era andata da lui, avevano fatto l’amore e subito dopo lei sera data alla fuga senza una ragione davvero valida.

 

Spike…

 

In quel momento, per chissà quale motivo, la Buffy si sentì in colpa nei confronti dell’altro vampiro. Lanciò un’occhiata ad Angel: la stava guardando perplesso. Si diede della stupida per quegli strani sentimenti e si sforzò di sorridere all’altro.

 

<Io… no, non sto fuggendo, volevo solo andare a farmi una doccia e a vestirmi. Ma non credo di poter tornare nella mia stanza a farlo. Sai, Willow e Tara… non vorrei disturbarle!>. Si scusò la ragazza, cercando di nascondere l’imbarazzo nell’essere stat colta sul fatto mentre stava per svignarsela silenziosamente.

 

Angel le sorrise:<Non hai quasi dormito stanotte, vero? Ti ho sentito girarti e rigirarti nel letto praticamente di continuo, tanto che ad un certo punto ti ho messo un braccio addosso per fermarti!>. Confessò lui, molto disinvolto. Buffy sorrise di sbieco e si mise le mani sui fianchi con gli abiti che le penzolavano dalle braccia:<Io pensavo stessi dormendo profondamente!… Non mi ero accorta che l’avessi fatto a posta!>. Esclamò con un tono misto tra il divertimento a una lievissima stizza. L’altro fece spallucce:<Che dire… non ho dormito molto neanch’io! Ma mi chiedo se… i nostri motivi erano i medesimi o no!>.

 

Quella conversazione stava diventando pericolosa. Bisognava troncarla lì, prima che fosse troppo tardi.

 

<Non credo che stessimo pensando alle stesse cose!… Io ero preoccupato per Will e Tara e poi… ho sognato Spike. Strano a dirsi ma… spesso sento la sua mancanza!>. Disse Buffy, semplicemente. Per Angel fu come essere colpito in pieno viso: che diavolo c’entrava Spike adesso? Perché aveva pensato a lui e perché glielo stava nominando? Il volto del vampiro s’incupì e torno ad assumere quell’espressione seria, quasi triste, che lo caratterizzava quasi sempre.

 

<Capisco!>. Rispose secco. Poi si alzò dal letto e prese a guardare nell’armadio cercando qualcosa da mettersi per quella giornata. Buffy capì di averlo ferito, ma non era stato certo quello il suo intento. Doveva lasciarlo sbollire.

 

Senza dire nulla, si avviò verso il bagno della stanza e, una volta dentro, si chiuse la porta alle spalle. Cinque minuti dopo era sotto la doccia, con l’acqua quasi fredda che le scorreva rapida addosso.

 

 

 

 

 

                Quella mattina anche Kennedy si era alzata presto e, uscendo dalla propria stanza, aveva incontrato una sua “collega” Cacciatrice. In realtà quell’incontro non aveva suscitato in lei particolare gioia, visto che si trattava di Sidny, quella che qualche giorno prima aveva affermato di voler uccidere Willow. Eppure, dopo alcuni minuti di conversazione quasi forzata, Kennedy aveva scoperto che quella ragazza era sì risoluta, ma possedeva un sarcasmo del tutto simile a quello tipico di Buffy. Una qualità che le era sempre piaciuta in una persona. La conversazione era proseguita in toni più leggeri ed entrambe le Cacciatrici dopo un po’ avevano finito col rilassarsi. Infine, avevano deciso di andare a fare colazione insieme e poi una passeggiata nei giardini del castello.

 

Sidny aveva delle movenze molto delicate, eppure la sua figura alta, snella e muscolosa di chi faceva esercizio tutti i giorni dichiaravano tutta la sua agilità. Fisicamente non era proprio il tipo di Kennedy; nonostante questo la ragazza non poté non ammettere che l’altra era davvero bella.

 

<Dimmi, Kennedy, da quanto conosci Buffy e… quelli del suo gruppo? Ho visto che c’è confidenza fra voi, quindi deve essere da un bel po’, sbaglio?>. Disse Sidney, mentre camminava e si legava i capelli in una coda stretta. Stava combattendo con qualche ciocca ribelle che, essendo parte della frangia, non arrivava ad essere legata con le altre. Kennedy fece una sorta di smorfia, pensando a quanto tempo fosse passato dal primo incontro con la Cacciatrice più anziana.

 

<Quattro anni o qualcosa di più, credo!>. Rispose, mentre si riparava dalla luce del sole mattutino con una mano.

 

Tra le due lei era sicuramente più massiccia anche se, non per questo, mascolina. Sidney sorrise:<Quattro anni?… Ma allora vuol dire che l’hai conosciuta prima…>.

 

< Di diventare una Cacciatrice a tutti gli effetti? Sì, è così!… Io sono stata tra le prime quattro potenziali ad essere portate a Sunnydaile per essere protetta e affrontare in seguito The First!… E’ da allora che conosco Buffy e gli altri! >

 

< E tu e Summers siete amiche? Andate d’accordo? >.

 

< Perché me lo chiedi?… Io… non sempre siamo andate d’accordo in passato: ho sempre odiato l’autorità imposta e… Buffy all’epoca era autoritaria. A volte abbiamo discusso!… Poi però… abbiamo trovato un punto d’incontro e ora… be’, sì siamo amiche, credo! >.

 

Sidny sorrise.

 

< Bene, sono contenta per voi! >.

 

< Non è che tu l’abbia detto in maniera troppo convincente, se devo essere sincera! >.

 

L’altra sorrise ancora.

 

< E’ che… sembrate avere due caratteri così diversi e… io non la conosco bene, ma a prima vista mi sembra snob e con la mania del controllo sugli altri!… Mentre tu… be’, non mi dai quest’impressione, tutto qui! >.

 

< Buffy… non è così, cioè, è un po’ così, ma solo perché… ha la mania degli abiti alla moda ed essendo la Cacciatrice più anziana in termini di tempo lavorativo… tende a credere che la sua opinione sia… più giusta di quella degli altri. Ma… per esperienza so che il novanta per cento delle volte è così, quindi… non me ne lamento! >.

 

< E ti sta bene prendere ordini da lei? Io non sopporto nemmeno il mio Osservatore che, tra l’altro, è morto due mesi fa a Londra! >.

 

< Morto? Come? >.

 

< Ah… rompeva le scatole a me dandomi indicazioni assurde mentre mi battevo con un demone e… non si è accorto di un vampiro alle sue spalle. Non ho fatto in tempo ad avvisarlo che quello ne aveva già fatto il suo pasto! >.

 

< Oddio, è tremendo! >.

 

< Be’, so che posso sembrare cinica, ma… in realtà mi aspettavo che prima o poi sarebbe finita così: Werb era un bacchettone che non ne sapeva un accidenti di niente di combattimento corpo a corpo o con armi e cose simili!… Quand’è morto… mi è dispiaciuto, certo, ma non è stata una sorpresa e dopo… mi sono sentita libera di… fare a modo mio. Ecco tutto!… Sono un mostro? >.

 

Kennedy scosse la testa con decisione.

 

< No!… Somigli a Faith in questo senso!… Anche lei odia l’autorità e… credo che sia l’unica Cacciatrice a non avere un Osservatore che la segua… oltre me! >.

 

< Oltre te?… Io attualmente non ho un Osservatore perché il Consiglio non ha ancora provveduto a sostituire Werb, ma qual è la tua scusa? >.

 

< Scusa?… Non ho bisogno di scuse… fino a più o meno quattro mesi fa vivevo nella casa di Buffy, con sua sorella e Willow e… il signor Giles ci abitava praticamente davanti. Era lui il mio Osservatore, oltre che quello di Buffy. Ora però… non abito più a San Francisco, ma a Los Angeles col mio amico Oz, quindi… non ho più un Osservatore. Anche se questo non è che mi dispiaccia! >.

 

< Abitavi nella stessa casa di Buffy, sua sorella e la strega rossa? Pazzesco! >.

 

< Non chiamare in quel modo Willow, non le piace essere chiamata strega e nemmeno a me piace come suona: è sempre dispregiativo! >.

 

< Non intendevo irritarti, ma neppure fare un complimento a quella lì! >.

 

< Willow. Si chiama Willow Rosemberg e… non è solo una strega! Lei… lei è anche un mago dei computer e una ragazza intelligentissima, acuta, ironica e molto dolce e sensibile!… Ha commesso un errore anni fa, ma non per questo è una cattiva persona! >.

 

Sidny si fermò improvvisamente e la fissò con un certo corruccio stampato in viso. Gli occhi blu lasciavano trasparire disappunto per quella descrizione della strega che, secondo lei, non rispecchiava affatto la realtà.

 

< Errore?… Scrivere male il proprio indirizzo di casa su una ricevuta di ritorno è un errore, non tentare di distruggere il mondo tramite la magia! >.

 

< Oh, andiamo, ma tu che ne sai di quella storia? >.

 

< Ne so quanto ho letto sui rapporti del Consiglio e tanto mi basta per giudicare quella… Willow! >.

 

< Non puoi giudicare una persona solo dai dei rapporti, scritti poi da questi cretini del Consiglio!… Willow non è cattiva, è la persona più buona che io abbia conosciuto! Solo che… si è lasciata sommergere dal dolore e la sua capacità di giudizio è stata offuscata quasi completamente! >.

 

< Di che stai parlando? >.

 

< Come?… Sai che ha tentato di distruggere il mondo e che ha ucciso un ragazzo ma non ne sai la causa? >.

 

< Certo che la so!… Quel ragazzo aveva tentato di far fuori Buffy sparandole, solo che è riuscito soltanto a ferirla e non ad ucciderla. In seguito la sua amica strega ha tentato di vendicarla! >.

 

< Non ci posso credere! E’ questo che c’è scritto sui rapporti? Solo questo? >.

 

< Perché c’è dell’altro? >.

 

< Certo!… Le cose non sono andate così: la verità è che Worren sparò a Buffy e la prese in pieno petto, ma una pallottola vacante andò da tutt’altra parte e… colpì Tara Mecley che si trovava al primo piano della casa, insieme a Willow. Le morì tra le braccia e Will non poté fare nulla per salvarla. E’ stato a causa di questo che la sua furia si è scatenata!… Non dico che sia giustificabile, ma è comprensibile: anch’io avrei cercato vendetta al suo posto! >.

 

< Senti un po’, anche a me hanno ucciso un amico durante una rapina in banca. Ma poi mica sono andata a cercare il rapinatore per fare della sua pelle un tappeto!… E non ho nemmeno meditato la fine del mondo! >.

 

Sidney riprese a camminare con passo tranquillo e Kennedy, nonostante infervorata dalla discussione, la seguì senza cercare di fermare il suo passo. Ma voleva farle capire il dolore che Will doveva aver provato in quell’occasione, o almeno farglielo intravedere spiegandolo a parole.

 

< Sidny, è una cosa diversa, vuoi capirlo o no? Pensaci!… Se ti togliessero la tua unica ragione di vita, se ti ammazzassero a sangue freddo e tanto improvvisamente, da non capire cosa stia succedendo, la persona a cui sei più legata al mondo… come ti comporteresti?… Io lo so come mi comporterei: darei la caccia all’assassino e lo pesterei a sangue!… Non garantirei per la sua vita, mi capisci? >.

 

< Oh, andiamo, Kennedy! Per quanto un rapporto d’amicizia possa essere intenso… come fai a usare termini come “unica ragione di vita” o “la persona a cui sei legata di più al mondo”?… Non credo in legami fra due amici così forti. Non sono mica il tuo ragazzo o tuo marito o… che so, tuo figlio! >.

 

A quelle parole Kennedy sorrise, ma l’altra si accorse subito che in quell’espressione non c’era nulla che tradisse ironia o divertimento. Quello della Cacciatrice mora era un sorriso triste.

 

< Ora mi è chiaro cosa non sai!… Tara e Willow non sono mai state amiche, neppure agli inizi del loro rapporto. Tara… era la ragazza di Willow e… si amavano davvero tanto! >.

 

A quelle parole Sidney stoppò il suo passo di colpo e la fissò pallida in viso, con un’espressione di sorpresa e incredulità stampate in faccia. Aveva sospettato molte cose su quella strega, ma che fosse gay e che la persona che aveva voluto vendicare fosse la sua ragazza non le era neppure passato per la mente.

 

Perché nel fascicolo del Consiglio non c’era scritto niente? E perché non aveva mai sentito anche solo delle voci a riguardo?

 

Possibile che quelli del Consiglio avessero voluto appositamente far passare Willow Rosemberg per un essere abbietto e schiavo delle proprie emozioni, dell’ira, della magia nera?

 

Perché? Per isolarla, forse? Per fomentare l’astio e il biasimo che la maggior parte delle Cacciatrici e degli Osservatori già provavano per quelle azioni avventate e sicuramente sbagliate?

 

<Io… io non ne sapevo nulla!… Ma… il Consiglio sa di questo… particolare?>. Domandò ancora attonita, la ragazza. Kennedy divenne nuovamente seria:<Certamente, sa tutto… così come lo so io, Buffy, e tutti i nostri amici!>. Sidney sembrava perplessa. Non potevo fare a meno di continuare a domandarsi che motivo avesse il Consiglio per tenere nascosta una cosa del genere, o comunque per ometterla dal rapporto ufficiale.

 

<Come puoi capire ora, Sidney, le cose non sono sempre tutte o bianche o nere… così pure le persone!>. Proseguì la Cacciatrice mora, iniziando a fissarsi i piedi.

 

Kennedy aveva conosciuto Willow sotto ogni suo aspetto: aveva conosciuto la ragazza timida, quella forte e determinata, quella titubante, la strega potente, la ragazza appassionata e travolgente, quella permalosa, quella premurosa con lei e quella che considerava la sua famiglia, quella triste e malinconica e, in rare occasioni, quella vendicativa che tuttavia tentava con tutta sé stessa di tenere a freno il proprio istinto.

 

Sidney, non poteva vedere Willow sotto tutti quei punti di vista. Non la conosceva; sapeva solo quello che gli Osservatori avevano voluto che si sapesse… come sempre.

 

<Io… ok, credo che mi sforzerò di capire… ci proverò almeno. Ma non sarà facile per me… per più di un motivo!>. Disse la Cacciatrice coi capelli castano chiari, riprendendo a camminare lentamente e fissando il pavimento pensierosa. Kennedy sorrise ancora una volta, meno tristemente, però:<Bene, è già un inizio!>. Esclamò a voce non troppo alta.

 

La strada ora si divideva in due: a destra il corridoio delle aiuole delle rose. A sinistra la strada era meno curata; in fondo c’era una specie di uscita secondaria che finiva nei prati verdi che circondavano il castello.

 

Per un momento le due furono indecise su che strada percorrere, poi senza nemmeno bisogno di comunicare, imboccarono entrambe quella che portava fuori.

 

Arrivate al muro di cinta che segnava la fine dei giardini, le due esitarono ancora. C’era un piccolo cancello in ferro che veniva chiuso con un grosso lucchetto di notte, ma che in quel momento era aperto. La loro via d’uscita.

 

Sidny aprì il cancello e fece segno con la testa a Kennedy di seguirla:<Fare due passi oltre le mura non può farci che bene!>. Disse, ancora pensierosa.

 

L’altra annuì e la seguì silenziosamente. Il panorama era stupendo: tutto verde mosso delicatamente dal vento assieme alle fronde degli alberi sparsi un po’ ovunque alla rinfusa. In lontananza, il fiumiciattolo che Kenny adorava tanto.

 

Prima di avviarsi verso gli alberi, Sidney guardò nuovamente l’altra con un’espressione indecifrabile in viso:<Posso farti un’ultima domanda? E’… di tipo personale!>.

 

La Cacciatrice mora ebbe subito il sospetto di cosa si trattasse, ma non le importava.

 

<Spara!>. Disse, e poi attese che l’altra formulasse la sua domanda.

 

<Tu… come le sai… tutte quelle cose su… Rosemberg?>. Kennedy sorrise e fece una strana smorfia con la bocca.

 

Lo sapevo… pensò.

 

Sospirò e un velo di tristezza le oscurò nuovamente il bel viso dai lineamenti orientali.

 

<Me le ha raccontate Willow stessa!… Fino a qualche mese fa io e lei stavamo insieme. Era questo che volevi sapere?… Sì, sono gay anch’io - disse seria. Poi continuò ironica - Ma ti assicuro che non ho intenzione di provarci con te… davvero! Sei una bella ragazza, ma sono ancora… perdutamente innamorata della mia streghetta dai capelli rossi, quindi… non hai chance con me!>. Sidney la guardò imbarazzata e tentò di giustificarsi subito:<Ah, no io non… io… mi sei simpatica… ma… sono… come dire… interessata ai ragazzi! Sai, quelli che… possono permettersi di… fare pipi in bagno mettendosi in piedi. Hai presente?>.

 

Kennedy scoppiò a ridere: era riuscita nel suo intento di colpire appena un pochino l’apparente sicurezza e la parlantina disinvolta dell’altra Cacciatrice. Per qualche strano motivo si sentì un tantino soddisfatta di sé: ovviamente aveva già intuito che Sidney non era gay. Aveva inteso solo stuzzicarla per gioco.

 

< Se avessimo uno specchio qui con noi… ti mostrerei la tua espressione in questo momento… impagabile! >. Scherzò, continuando a ridere di gusto.

 

< Cosa?… Mi stavi… prendendo in giro? >. Domandò Sidny, ancora una volta perplessa. Ma l’imbarazzo aveva cominciato a svanire.

 

< Certamente!… Avevo già capito che non sei gay… l’altro giorno avrai pur affermato di volere far fuori Willow, ma intanto ti ho vista fissare per tutto il tempo restante Xander. Bei gusti! Se non fossi gay e disperatamente innamorata della sua migliore amica… ci avrei fatto un pensierino anch’io. Ha del macho quel ragazzo, e anche un gran bel sedere, te lo assicuro! >.

 

< Io… si è notato tanto che lo fissavo? >.

 

< No!… Ce ne siamo accorti solo io, Oz, Cordelia e Dawn, la sorella di Buffy!… Gli altri erano troppo impegnati a sentire le sciocchezze del Consiglio! >.

 

< Che figura che ho fatto!… Davvero ha un bel sedere? >.

 

< Oh, sì! Lo ha sempre avuto. Poi, ora che ha perso qualche chilo e fatto palestra… con i jeans attillati si vede ancora meglio!… Io e Will glielo dicevamo sempre, per giocare un po’ col suo ego maschio! >.

 

Le due risero ancora. Poi ripresero a camminare.

 

Per la prima volta da giorni, quella mattina Kennedy passò ore serene e spensierate. Si ripromise di tenere per un po’ Will lontana dalla propria testa. Avrebbe pensato a tutti i suoi problemi più tardi, forse.

 

CAPITOLO 7

 

Quella mattina, mentre Kennedy passeggiava tranquillamente con Sidney e mentre Buffy fuggiva in ritirata verso il bagno per sottrarsi allo sguardo triste di Angel, le due streghe avevano avuto un risveglio non piacevole come la notte passata insieme.

 

La prima a svegliarsi era stata Tara. Lei e Will erano abbracciate ancora strette, nude nel letto, coperte solo da un leggero lenzuolo. La prima sensazione che aveva provato la ragazza era stata di tenerezza: il tepore dell’abbraccio di Will, il suo respiro sul collo, il suo profumo che le entrava nelle narici, il suo cuore che le batteva contro la schiena. Era stato un risveglio dolcissimo. Quell’intimità le era mancata così tanto in quei mesi che, ritrovarla, era stato più bello di quanto non si fosse aspettata.

 

Eppure non riusciva a togliersi dalla mente le immagini che aveva visto tramite i ricordi di Willow, la sera prima. Due erano le scene che più la turbavano: quella in cui Worren veniva scuoiato vivo e poi infiammato con una freddezza impressionante, e quella in cui la sua ragazza parlava serenamente con Kennedy, provando un senso di sollievo mai conosciuto prima.

 

Il pensiero di essere la causa primaria dell’ira di Will era molto doloroso, ma il ricordo delle sensazioni provate da quest’ultima con la Cacciatrice erano quasi insopportabili. E per fortuna che aveva interrotto il contatto telepatico tra sé e Will appena nella mente di questa erano apparse le immagini dei ricordi che comprendevano Kennedy, altrimenti sarebbe potuta impazzire dalla gelosia.

 

Ecco di cosa si trattava: di pura e semplice gelosia. Quell’infido sentimento che, da quando la rossa le aveva parlato della sua ex ragazza, lei non riusciva a sopprimere che per poche ore alla volta. Poi però tornava sempre a galla e, sorprendentemente, sempre con una certa prepotenza.

 

Ma quello che le aveva rovinato il momento del risveglio non era stato solo il pensiero di Kennedy che faceva scorrere le mani sulla pelle candida di Willow. Certo, aveva la sua importanza, ma era niente a confronto col pensiero delle grida di Worren e dell’odore di carne bruciata proveniente dal suo corpo in fiamme. All’epoca Willow l’aveva sentito e anche molto bene, ma l’aveva volutamente ignorato come se non contasse nulla. La sua mente, però, l’aveva registrato. E lei, Tara, lo aveva sentito come se fosse stata al posto dell’altra quella notte di cinque anni prima.

 

Era così orribile e avvilente da convincerla che aveva commesso un errore la sera prima: si era lasciata trasportare dai propri sentimenti per Willow e dall’atmosfera che si era creata fra loro a causa dell’incantesimo per la lettura del pensiero.

 

Si era fatta guidare dal cuore e dal proprio corpo che gridava a gran voce la voglia e il bisogno che aveva del suo amore. Ma non aveva usato il cervello. Non un minimo di ragione, non un solo pensiero coerente e sensato.

 

 

 

Altrimenti ora non mi troverei nuda nel letto con lei, senza sapere se scoppiare a piangere o gridare di felicità…!

 

 

 

Basta. Doveva schiarirsi le idee, doveva prendere tempo. Tempo per ragionare, riflettere sui propri errori e su quelli di Willow.

 

Doveva capire se poteva ancora fidarsi di lei perché, inutile negarlo, in quegli anni Willow era cambiata, era diventata una persona diversa. Già, negarselo sarebbe stato un altro errore e Tara non voleva fare un ennesimo passo falso.

 

Si sciolse lentamente dall’abbraccio di Will, facendo molta attenzione a non svegliarla. Si mise a sedere sul letto e, prima di scendere, si fermò un momento a guardarla: era ancora più bella addormentata, vista la sua espressione rilassata e le labbra leggermente piegate come a voler fare un mezzo sorriso. Poi finalmente si alzò e, senza nessun pudore, ma con una gran fretta, cominciò a girovagare per la stanza in cerca dei propri abiti sparsi un po’ ovunque.

 

In un paio di minuti trovò tutti gli indumenti che le appartenevano, compresa la biancheria intima. Il problema sarebbe stato vestirsi in silenzio, velocemente e sgattaiolare via.

 

Era davvero giusto fuggire come se si vergognasse di ciò che avevano fatto insieme quella notte? No, forse no. Ma non se la sentiva di svegliare Will e parlarle a viso aperto: sarebbe stato troppo penoso.

 

Le avrebbe scritto un biglietto dove le avrebbe chiesto scusa per essersela svignata mentre lei ancora dormiva e del tempo per riflettere sul loro passato, presente e futuro. Ammesso che ce lo avessero realmente un futuro insieme, loro due.

 

Indossò slip e reggiseno, poi s’infilò anche la camicia e chiuse un paio di bottoni. Dopo un istante, cominciò a guardarsi attorno poiché la sera prima aveva visto da qualche parte carta e penna, ma non ricordava dove.

 

Mentre si affannava a cercare, tentando di fare meno rumore possibile, Willow si svegliò e si stiracchiò come una gatta facendo anche qualche mugolio. La guardò e sorrise felice, mentre Tara – inginocchiata a terra – alzò la testa e si liberò, con uno sbuffo, di una ciocca lunga che le era andata a finire sulla faccia.

 

<Buon giorno, amore!>. Disse Willow. Sembrava divertita dalla scena che le si presentava davanti agli occhi. Tara, invece, si sentì subito in imbarazzo: stava per accadere proprio ciò che avrebbe voluto evitare.

 

<B-buon giorno, Will!>. Disse, cercando di ritrovare un po’ di calma.

 

L’altra si tirò a sedere sul letto, incurante del seno rimasto scoperto dal lenzuolo. Una scena accattivante che, per un momento, distrasse la strega bionda dai propri pensieri. Tuttavia, Tara si riscosse e si diede della stupida: non era quello il momento di farsi prendere da un attacco di lussuria.

 

Si alzò in piedi velocemente e prese in mano la propria gonna e le scarpe lasciati, fino a quel momento, sulla poltrona lì accanto.

 

<Dove stai andando?… E’ presto per…uscire dal letto e abbandonarmi!>. Disse Willow, maliziosa. Poi sorrise provocante. Tara si sentì avvampare, ma non aveva intenzione di cambiare idea riguardo al chiederle tempo per riflettere sulla loro relazione.

 

< Io… devo andare a farmi una doccia e a cambiarmi i vestiti e poi… >.

 

< Be’, ma la doccia puoi fartela anche qui! Anzi… possiamo farla insieme, non credi?… I vestiti per certe cose non servono, lo sai! >.

 

< Willow, piantala, per favore! Io e te dobbiamo parlare e… non avrei voluto farlo adesso, ma sembra che… non abbia scelta, quindi… >.

 

Willow s’incupì e il sorriso malizioso le sparì dalle labbra in un secondo. Qualcosa nella voce di Tara e nel suo atteggiamento le aveva fatto scattare un allarme in testa.

 

< Parlare? Di cosa? >.

 

< Di stanotte! >.

 

< Di questa notte? Io… non capisco, Tara, pensavo che tra noi… fosse tutto a posto, che stanotte fosse stata… ok! Non è stato così? Mi sono sbagliata? >.

 

< No, no, stanotte è stata… bella anche per me, ma… a-abbiamo c-commesso un errore, Will! Non avremmo dovuto lasciarci andare perché… c-ci sono ancora tante cose da chiarire, t-tante cose su cui riflettere e… non è facendo s-sesso che possiamo superare i nostri problemi! >. Tara si odiava per essere così nervosa e quel maledetto balbettio, poi, l’agitava ancora di più.

 

Non sapeva cosa di quell’ultima frase l’aveva irritata, ma Will aveva provato un senso di disagio subito dopo che Tara aveva parlato. Ci rifletté un secondo e capì cosa l’aveva turbata: la parola “sesso”. Tara non si era mai espressa così, prima. Loro facevano l’amore, insieme. Non semplice sesso.

 

La rossa sospirò.

 

< Non avevo certo in mente di risolvere i nostri problemi facendo l’amore con te! >. Disse piano.

 

< E neppure io, Will!… E’ p-per questo che abbiamo s-sbagliato a… buttarci nel letto come se fosse tutto come prima, c-come se non f-fossero passati anni dall’ultima volta. Come se tu… >

 

< Come se io cosa?… Come se non avessi ucciso? Come se non avessi fatto un uso sconsiderato e illimitato della magia? E’ questo il problema? >.

 

< Questo è… p-parte del problema!… Will, io sono la stessa persona che a-amavi cinque anni fa perché per me il tempo non è mai passato. Ma tu… tu sei una p-persona diversa: sei più grande, più matura, hai avuto delle esperienze che hanno influito sul t-tuo carattere, che nel bene o nel male ti hanno fatta cambiare e io… io sono confusa! >.

 

< Confusa su cosa? Hai detto che mi ami, che altro importa? >.

 

Tara doveva calmarsi o il suo balbettio l’avrebbe fatta impazzire. Sospirò profondamente e chiuse un istante gli occhi, cercando di concentrarsi. Quando li riaprì e riprese a parlare, il balbettio era sparito, per fortuna.

 

< Ci sono molte altre cose che importano, Will, e io non me la sento di ignorarle! >. Disse.

 

Willow sospirò nuovamente, affranta. Non poteva credere che quella notte era stata solo una dolce parentesi. Scostò totalmente le lenzuola e uscì dal letto. Era completamente nuda, ma non le importava affatto in quel momento: negli anni il suo senso del pudore si era modificato fin quasi a scomparire, a meno che non si trovasse in presenza d’estranei. Tara non lo era. Guardò un momento sul pavimento della stanza e finalmente trovò la sua maglietta da rugby. L’indossò giusto per fare una favore all’altra ragazza, certamente più a disagio di lei. Poi fece un gesto con la mano aperta, ravviandosi i capelli un po’ arruffati.

 

<Tara, ti confesso che non capisco il tuo comportamento!… E’ vero, ieri sera ti ho baciata io per prima, ma mentre ci rotolavamo sul letto mi sembravi perfettamente consapevole di quello che stavamo facendo. Possibile che adesso tu abbia cambiato idea?>. Il suo tono era affranto e il suo viso quasi deformato da una smorfia di sofferenza.

 

A Tara fece male vederla con quell’espressione, ma era convinta che se avessero lasciato che passasse un po’ di tempo, le cose fra loro si sarebbero sistemate. In un modo o nell’altro.

 

< Willow… io… non sono pentita di quello che è successo fra noi. Almeno… non del tutto! Ma… >.

 

< Non del tutto? >. Ripeté l’altra, amareggiata e irritata.

 

< Lasciami spiegare!… Oh, Signore! Ecco perché non volevo parlarne adesso! Uff…! >.

 

< Ah, quindi stavi per levare le tende mentre io dormivo! Ma bene, fantastico!… Eppure ti ricordavo più matura di così, accidenti! >.

 

< P-più matura? Willow ma che stai dicendo?… Che c’entra la mia maturità con questo! >.

 

< Oh, c’entra eccome!… Sei abbastanza donna da fare l’amore con me per tutta la notte ma non lo sei a sufficienza da affrontarmi e dirmi che ci hai ripensato?… Ho sbagliato qualcosa? E’ colpa mia? Spiegami! >.

 

< No, Will. Non hai… sbagliato! Io… volevo affrontarti, ma non così e non ora… io avrei voluto avere un po’ per pensare a ciò che dovevo, c-che volevo dirti! >.

 

< Davvero? Be’, Tara, non è così difficile scaricarmi. Dovresti già sapere come si fa, visto che l’hai già fatto, non sei d’accordo? >. Ora Willow era ironica e maledettamente pungente. L’altra capì di averla ferita più di quanto non aveva messo in conto nel preventivo che si era fatta al momento del risveglio, quando il suo braccio la tratteneva ancora teneramente a sé.

 

La ragazza sospirò profondamente e si legò i capelli in una coda morbida, con un gesto automatico e noncurante. Stava cercando di pensare più in fretta possibile.

 

< Willow, vuoi ascoltarmi un minuto, per favore?… Non ci ho ripensato… su noi due, voglio dire. E non mi sono pentita di aver fatto l’amore con te. Solo che… ho riflettuto e sono giunta alla conclusione che forse abbiamo corso troppo. Siamo andate troppo in fretta! – fece una breve pausa, aspettandosi qualche frecciata piccata che non arrivò, stranamente. Poi riprese a spiegarsi – Io… non sono cambiata dall’ultima volta che noi due… abbiamo condiviso la nostra intimità, ma tu… tu sì! Per te sono passati cinque anni e hai avuto esperienze che ti hanno cambiata profondamente, hai avuto… un’altra storia con un’altra donna e… gettarsi a capofitto in questa cosa, tentando di rivivere il passato, forse non è quello che… dobbiamo fare. Forse non è quello che vogliamo! >.

 

La strega dai capelli rossi sorrise nuovamente. Un sorriso freddo che nascondeva incredulità e un vago senso di rabbia.

 

< Parla per te, tesoro! Perché per quello che mi riguarda… stare con te come in passato è esattamente quello che voglio! E’ quello che desidero dacché mi è stato chiaro che ti avevo persa! >. Esclamò, dura.

 

< Ma non sappiamo se è la cosa migliore da fare ora! >.

 

< La cosa migliore? E che vorresti che facessi?… Vorresti che adesso ti dica: ok, stanotte è stato tutto un errore. Mettiamo un punto e ricominciamo da capo? Dimentichiamo l’incidente? Be’, io non sono così! Non ci riesco a fingere di non amarti e a fingere che non sia la mia ossessione volerti baciare e toccare e sentirti fremere tra le mie braccia! >. Disse, totalmente onesta.

 

< E’ questo il punto, Will! Io non lo so come sei tu ora! >. Ribatté Tara, con veemenza.

 

< A parte il fatto che io non credo di essere cambiata poi così tanto, comunque se ne sei convinta davvero, dammi una chance e impara a conoscermi di nuovo! >.

 

< Tu non te ne rendi neanche conto, Will. Ma sei effettivamente cambiata e questo… influisce anche sul nostro rapporto! >.

 

< Senti, Tara, parliamo chiaro! Ce l’hai con me perché sono un’assassina o perché mentre tu non c’eri mi sono lasciata consolare da Kenneddy? Qual è il tuo problema reale? Avanti, sputa il rospo una buona volta! >.

 

Era cambiata anche in questo, pensò Tara con un pizzico di tristezza e sorpresa contemporaneamente. Era diventata più intuitiva e sicuramente più esplicita. O forse era solo diventata abbastanza adulta da trovare il coraggio per evitare troppi giri di parole.

 

< Vuoi la verità? >. Le domandò di rimando. Ma era solo un quesito retorico.

 

< Sempre da te! >. Rispose Will, inchiodando i propri occhi a quelli dell’altra.

 

< Entrambe le cose!… So che non sei una criminale e so che le circostanze che ti hanno portato ad uccidere Worren sono particolarmente complicate. So quanto tu sia dispiaciuta per le tue azioni e ho sentito anche tutti i sensi di colpa che ti attanagliano il cuore. La loro intensità!… Ma… rimane il fatto che l’hai ucciso e… la Willow che conosco io non l’avrebbe mai fatto! >.

 

< E’ qui che sbagli, perché è stata la Willow che conosci tu a commettere l’omicidio. Non quella attuale!… E per quanto riguarda Kennedy? Ti ho parlato di lei perché volevo essere sincera con te. Ho sbagliato? >.

 

L’altra scosse lievemente la testa.

 

< No, Will, non hai sbagliato. Ma… è difficile per me pensare a voi due, vedere come ti guarda e la confidenza che c’è comunque fra voi, senza diventare ingiustamente irritata e suscettibile e io… non mi era mai capitato prima! >.

 

< Perché prima non c’era mai stata nessun’altra! >.

 

Stava parlando di sé stessa o di lei? Forse di entrambe.

 

< Infatti!… Con lei hai condiviso cose che con me non condividerai mai e… non so se sono in grado di ignorare questa cosa. Persino la sua presenza in una stanza mi dà fastidio, se ci sei anche tu! >.

 

< Si chiama gelosia, Tara, ed è una cosa comune quando ami qualcuno! >.

 

< Lo so e io… ti amo davvero, lo giuro! Ma… te l’ho detto: mi serve tempo!… Puoi… credi di potermi aspettare? >.

 

Le stava chiedendo un sacrificio enorme. Willow sorrise di nuovo amaramente e Tara pensò che ogni volta che le sue labbra si curvavano in quella smorfia, che null’altro era se non il suo sarcasmo che veniva fuori e una maschera per nascondere il dolore, lei sentiva una fitta al cuore del tutto simile a quella che aveva avvertito quando il proiettile l’aveva colpita.

 

< Sono cinque anni che non faccio altro… quasi sei. Non credi che io abbia atteso a sufficienza?… Ma… va bene, Tara: resisterò ancora. Solo… non ti dimenticare che io aspetto. Non lo sopporterei! >. Esclamò la giovane, sentendosi le mani sudate per la tensione.

 

La strega bionda si era aspettata una sfuriata o una risposta più acida, quasi cattiva forse. Invece, Willow l’aveva sorpresa nuovamente in pochi minuti: non aveva fatto i salti di gioia, ma non l’aveva cacciata mandandola a quel paese, né le aveva rivolto parole cattive. Solo amari, solo tristi.

 

Le aveva detto ciò che pensava senza schermaglie ipocrite.

 

Forse aveva ragione il suo amore: fra le due era lei la più immatura.

 

La ragazza sentiva di non dover rimanere un solo istante di più in quella stanza, o avrebbe cambiato idea e non poteva permetterselo.

 

<C-ci… vediamo dopo. Ora vado. Ciao!>. Esclamò, infine. Poi, con estrema decisione, Tara si voltò e se ne andò seminuda, con le scarpe e la gonna in mano e col passo deciso di chi non ha nessuna intenzione di avere qualche ripensamento.

 

Willow la vide aprire la porta e sparire nel corridoio pur lasciando l’anta semiaperta. Le parole che le aveva rivolto erano state durissime e, nonostante inizialmente ne fosse rimasta sorpresa, la rossa si disse che doveva aspettarselo perché su una cosa il suo amore aveva innegabilmente ragione: per lei erano passati cinque lunghissimi anni. Cinque anni di dolore, di frustrazione, di finzione, di solitudine e di rassegnazione… alla fine.

 

Per Tara non erano passati che pochi giorni.

 

Non c’era confronto fra le due cose.

 

Quasi inconsciamente, Willow cominciò a piangere. Dapprima silenziosamente, poi le si formò un nodo alla gola che si sciolse in forti singhiozzi pochi istanti dopo. Avrebbe accettato tutto come penitenza per ciò che aveva fatto. Qualunque punizione, ma non perderla di nuovo.

 

 

 

Spettatore casuale, di quest’ultima parte dell’accaduto, fu Oz che quella mattina aveva deciso di alzarsi presto e, non trovando Kennedy nell’altro letto della stanza che condividevano, aveva deciso di andare a dare un’occhiata qui e lì per cercarla. Aveva fatto poca strada quando aveva cominciato ad udire due voci che discutevano non troppo pacificamente.

 

I suoi sensi di lupo le avevano immediatamente riconosciute: erano Willow e Tara. All’inizio aveva pensato di andare a vedere come stesse la sua adorata streghetta, ma man mano che si avvicinava alla loro stanza e che le voci si facevano più chiare, capì che non era il caso di disturbarle. Stavano litigando, o comunque ci stavano andando vicino. Così si fermò un istante, indeciso sul da farsi.

 

Dopo un attimo, però, vide Tara uscire da quella stanza. Oltre al fatto che era seminuda, non gli erano sfuggiti gli occhi lucidi e l’odore di adrenalina pura. La ragazza era quasi fuggita via e sparì dietro l’angolo in pochissimi secondi.

 

Subito dopo, sentì i singhiozzi di Willow.

 

Ebbe pena di lei: in quegli anni non si erano visti spesso, ma quasi tutte le volte che si erano incontrati l’aveva vista piangere e, purtroppo, mai per motivi futili. E mai di gioia.

 

Oz si rattristò e riprese a camminare. Arrivò davanti alla porta della stanza della ragazza e bussò appena ma, senza attendere risposta, entrò e trovò Willow accasciata a terra, affranta da un pianto ininterrotto. Ebbe pietà di lei e l’affetto che provava per la ragazza prese nuovamente il sopravvento:<Will, che è successo?>. Le disse, preoccupato. Si precipitò a farle compagnia sul pavimento e ad abbracciarla.

 

Willow si sarebbe aspettata di vedere entrare chiunque, ma di certo non l’unico ragazzo che avesse mai amato.

 

<Oz!>. Disse piangendo, come fosse stato un grido di aiuto. L’altro la strinse forte a sé e lei si lasciò cullare da quelle braccia forti.

 

<Shh, piccola, shh!… Dai, Will, non piangere!… Che è successo? Hai… litigato con Tara? L’ho vista uscire un attimo fa da qui!>.

 

E così l’aveva vista, pensò la ragazza. Aveva tanta voglia di sfogarsi con qualcuno, di raccontare tutto e di essere ascoltata mentre esprimeva tutta la sua tristezza. Ma le sue lacrime erano per via di Tara e non poteva raccontare cosa era accaduto fra loro proprio a Oz. L’avrebbe ferito più di quanto non aveva già fatto in passato e non era giusto. Non voleva far del male ancora anche a lui.

 

Oltre al fatto che non era del tutto certa della reazione che avrebbe potuto avere Oz. L’ultima volta che il ragazzo aveva perso il controllo per aver intuito che tra Willow e quella ragazza timida c’era qualcosa, aveva talmente perso il controllo da trasformarsi in lupo mannaro in pieno giorno.

 

La strega non poteva rischiare che accadesse nuovamente qualcosa di simile.

 

Così tentò di calmarsi, di frenare i singhiozzi e le lacrime. Tirò su col naso un paio di volte e, senza sciogliersi da quell’abbraccio, tentò di asciugarsi un po’ le guance col dorso della mano.

 

<Non… non posso dirtelo, Oz!… Ti prego, ora tienimi solo stretta!… Ti prego!>. Disse Willow, con voce tremante. Oz acconsentì a quella richiesta senza dir nulla.

 

Se era solo questo che poteva dare alla donna più importante della sua vita, non glielo avrebbe negato: tutto il conforto di cui aveva bisogno.

 

 

 

 

 

Due ore dopo era cominciata l’ennesima riunione del Consiglio e delle Cacciatrici.

 

 

 

La cosa andava avanti da più di un’ora e molti tra gli Osservatori e le Cacciatrici si stavano confrontando in maniera piuttosto accesa. Tuttavia, all’orizzonte non si vedeva il punto di arrivo per un accordo.

 

Giles, Buffy e gli altri erano rimasti a guardare in silenzio come se fossero stati invitati a fare solamente da spettatori a quell’incontro.

 

All’inizio Faith aveva tentato d’intervenire un paio di volte, ma poi Angel l’aveva esortata in maniera gentile ma decisa a tacere e a lasciare che parlassero gli altri.

 

Lo stesso atteggiamento c’era stato da parte di Buffy nei confronti di Kennedy, la quale non aveva visto di buon occhio l’impedimento ad esprimere il proprio punto di vista, ma alla fine aveva deciso che non le andava di discutere con la sua amica per così poco. Così, aveva taciuto pur non nascondendo affatto il proprio corruccio.

 

Le uniche tre persone che sembravano non essere assolutamente interessate all’argomento della discussione erano, ancora una volta, Willow, Tara e, inaspettatamente – visto che per la prima volta gli era stato concesso di partecipare - Oz. Tutti e tre i ragazzi avevano altro a cui pensare.

 

La prima era immersa nei propri pensieri e nel tentativo di scacciare quella tristezza che si era nuovamente impossessata di lei quella mattina.

 

La seconda non faceva altro che lanciare occhiate di sottecchi all’altra per cercare di decifrare la sua espressione. Solo il Cielo sapeva quanto le era costato dire tutte quelle cose a Willow e poi andarsene lasciandola lì da sola. L’aveva ferita e se ne rendeva conto. Non avrebbe voluto farlo. Ma era convinta che non avrebbe potuto fare altrimenti per cercare di essere sincera totalmente con lei. Quello che le aveva detto non aveva un modo semplice per essere espresso, né un modo indolore.

 

Il terzo era intento ad osservarle entrambe, a porsi domande e a fare congetture su cosa potesse essere accaduto fra loro. Non quella notte, certo: non era uno stupido. Il letto disfatto e completamente sottosopra, Tara seminuda che scappava via, Willow neppure era troppo vestita quando l’aveva trovata in lacrime. Non è che ciò che aveva visto lasciava troppo spazio alla fantasia, in quel senso. Ma era il motivo del loro litigio che non si spiegava.

 

Intanto, la riunione proseguiva senza di loro.

 

Edward Smit discuteva a bassa voce con un suo collega seduto alla sua sinistra e Buffy avrebbe giurato che stesse parlando proprio di lei o comunque di quelli del suo gruppo.

 

Angel e Giles anche erano concentrati sulla stessa cosa. Ad un tratto l’ex Osservatore sussurrò sospirando:<Mi piacerebbe proprio sapere che diavolo si stanno dicendo quei due!>. Più che altro stava pensando ad alta voce, ma Angel lo udì ugualmente.

 

<Hanno parlato fino ad ora di quello che è successo quando Willow è stata sottoposta al rito di Verità!… Ora però stanno parlando di chi dovrà essere il nuovo Osservatore di una delle Cacciatrici rimaste senza!>. Disse, anche lui in un tono non troppo alto. Buffy lo guardò sorpresa perché lei, nonostante il suo udito accentuato dai poteri di Prescelta, non aveva udito una sola parola del discorso dei due uomini. Angel era stato in grado di ripetere tutta la conversazione.

 

<Li puoi sentire da qui?>. Gli domandò, attonita. L’altro scosse la testa. Era ancora concentrato nel guardare i due Osservatori.

 

<No, sono troppo distanti: non li sento. Lettura labiale!>. Spiegò brevemente. Giles fece una smorfia di compiacimento: quella doveva essere un’attitudine che il vampiro aveva acquisito facendo l’investigatore privato, pensò.

 

Nel frattempo, Emily Willis, un’Osservatrice sulla quarantina, mulatta, capelli neri raccolti in una coda rigida e un tailleur che le proferiva un’aria severa, aveva preso la parola.

 

<La questione è più seria di quello che la maggior parte di voi Cacciatrici crede: le gemme quasi certamente sono ancora qui a Glencoe, ma non devono assolutamente essere portate via dal traditore o non sapremo dove andarle a riprendere!>. Disse la donna. Sembrava agitata e sembrava che stesse tentando con tutta sé stessa di non far trasparire la propria preoccupazione più di tanto.

 

<E come diavolo facciamo a trovare quelle tre pietruzze qui dentro? Questo castello è enorme e non tutti noi lo conosciamo in ogni suo angolo!>. Disse Ronda, la Cacciatrice di colore che aveva combattuto con Buffy e i suoi contro The First.

 

< Io personalmente non lo conosco affatto!… Mi perdo ancora per ritrovare la mia stanza! >. Commentò Elisa Falchetti, in un inglese non proprio perfetto.

 

< Il problema è un altro, ragazze!… Come lo staniamo il traditore? Trovarlo è l’unico modo per ritrovare le gemme! >. Intervenne la Cacciatrice Nadiha Haintz. Il suo inglese era decisamente buono, nonostante fosse tedesca.

 

< Mi spiace, Cacciatrici, ma… attualmente non abbiamo un metodo sicuro per scoprire chi sia il traditore. E la consueta macchina della verità non è attendibile, in questa circostanza! >. Rispose Emily Willis. Si alzò nuovamente un brusio generalizzato fin quando una voce sovrastò le altre. Era quella di Sidney:<Scusate, ma non si può sfruttare lo stesso rito utilizzato per Willow Rosemberg?… Tutti noi potremmo sottoporci ad esso!>. Propose.

 

Kennedy, nonostante le fosse seduta molto distante e dal lato opposto rispetto al suo, la fissò intensamente. Era chiaro dalla sua espressione che quella proposta non le era piaciuta.

 

Smit smise di parlare con l’uomo che gli era accanto e le diede tutta la sua attenzione. Stava per rispondere a quella domanda quando qualcun altro lo anticipò:<Non è possibile fare una cosa del genere: non tutti i presenti sono tanto forti di corpo e di spirito da poter subire quell’incantesimo senza riportare seri danni! E’ per questo che, solitamente, solo le streghe possono essere sottoposte a tale procedimento!>. Disse Eva, il membro più anziano della Congrega di streghe del Consiglio. Aveva partecipato a tutte le riunioni, ma quella era la prima volta che prendeva parola.

 

< Vuol dire che una strega è più forte di una Cacciatrice? Mi sembra un po’ presuntuosa come affermazione! >. Commentò David Grent, un Osservatore abbastanza giovane. La strega lo guardò severamente:<Certamente il discorso non vale per tutte le Cacciatrici né per tutte le streghe, ma vale per tutti voi Osservatori che, per equo agire, dovreste essere sottoposti in ugual modo al rito!>. Disse Eva.

 

Giles guardò Buffy e poi spostò il proprio sguardo su Angel. La sera prima, quando i due erano andati da lui dopo la biblioteca, avevano parlato del da farsi e avevano optato per una via intermedia tra il mantenere il segreto tra loro e lo spiattellare la verità a tutti i presenti: troppo rischioso. Solo che questa linea d’azione avrebbe coinvolto ancora una volta anche un’ignara Willow e tutti i loro amici che, tra l’altro, non avrebbero ricevuto risposte alle loro domande. Almeno, non subito.

 

Giles fece un cenno a Buffy, la quale sussurrò qualcosa all’orecchio di Willow. La strega dai capelli rossi la guardò sorpresa e incuriosita, ma fece un cenno con la testa e disse in risposta:<Va bene!>. Per un momento, la ragazza pensò di alzarsi e andare da Tara e Oz e chiedere loro di non dire niente a nessuno su ciò che sapevano, né di fare commenti su ciò che lei stava per dire. Poi ci ripensò e sperò che entrambi tacessero comunque.

 

Guardò Buffy e le fece un cenno deciso, al che la Cacciatrice guardò in maniera significativa il signor Giles e gli annuì semplicemente, senza dir nulla.

 

L’uomo rispose al cenno con un gesto della mano, poi si schiarì la voce e disse a tono alto:<Scusate se interrompo, ma… dovrei dare delle nuove… informazioni riguardo alle gemme!>. Quella frase ebbe l’effetto sperato e il brusio nella sala andò scemando, fino a diventare solo un lieve sottofondo.

 

Quando l’uomo comprese di aver ottenuto, più o meno, l’attenzione di tutti, riprese a parlare:<Non… abbiamo la minima idea di chi possa essere il traditore, ma… sappiamo che da questa mattina le gemme di Zagato non si trovano più qui a Glencoe!>.

 

Il brusio riprese più acceso di quanto non fosse stato prima.

 

< Rupert, ma che diavolo vai blaterando? Chi lo dice e come è potuto accadere? Nessuno ha lasciato queste mura negli ultimi giorni! >. Disse immediatamente Smit, supportato all’unisono dai suoi colleghi.

 

< Sto dicendo ciò che so: questa mattina, all’alba, Willow ha avvertito una strana sensazione e ha intuito che era successo qualcosa alle tre pietre. Ha fatto un incantesimo di rivelazione e ha constatato che le gemme non si trovano più fra queste mura. Ovviamente, è venuta da me e da Buffy a riferircelo immediatamente. Poi noi lo abbiamo detto ad Angel, ma… abbiamo voluto attendere prima di riferirlo a tutti voi. Volevamo essere sicuri!>.

 

< Sicuri, Giles? E su cosa? >. Domandò Smit, più irritato che mai. Giles lanciò un’occhiata a Buffy, poi esclamò:<Sicuri su ciò che si doveva fare!… Tutte le chiacchiere che sono state fatte qui in queste due ore non porteranno a nulla di buono, o comunque non di concreto. Non sappiamo dove le gemme siano state mandate, ma qualcuno le ha teletrasportate con un incantesimo e… bisogna sapere dove per recuperarle!>.

 

< E come diavolo ha fatto la strega ad avvertirlo? >. Domandò Emily Willis. Anche lei ora sembrava molto più nervosa.

 

<Io… fa parte del mio essere: se qualcuno usa la magia… io lo avverto!>. Si giustificò Willow, cercando di essere convincente. Buffy le aveva promesso che in seguito le avrebbe spiegato tutto. Si augurava di essere una buona attrice.

 

<Io però non ho avvertito nulla, Willow, e nemmeno le mie consorelle o me lo avrebbero detto!>. Obiettò Eva, in tutta calma. Era solo un’osservazione la sua, visto che sapeva perfettamente che la giovane Rosemberg possedeva poteri ben superiori ai suoi e a qualunque delle altre streghe della sua Confraternita.

 

Will per un momento non seppe cosa rispondere, poi esclamò:<Non so che dirti, Eva, ma… il mio istinto mi dice che le pietre non sono più qui e… io mi fido di ciò che sento!>.

 

<E anche io, Buffy e gli altri ci fidiamo del suo istinto, ciecamente! E’ per questo che abbiamo deciso di… ripartire per tornare in America. Da lì avremo più materiale per effettuare una ricerca appropriata!>. Disse Giles, per riportare l’attenzione su di sé.

 

Il brusio sfociò in un chiasso quasi incontenibile. Tara era confusa, ma non le sembrava il caso di fare domande a Willow in quel momento. Lo avrebbe fatto più tardi. Lo stesso pensiero, in realtà, era passato per la mente di Oz.

 

Kennedy, guardò Buffy, poi Willow. Neppure lei capiva di che diavolo stesse parlando la sua ex e, in un primo momento, pensò di essere stata esclusa dai piani della “Scooby gang”. Poi però si voltò verso Cordelia e, notata la sua faccia stupita, le domandò:<Ma tu ne sapevi qualcosa di questa faccenda?>. La ragazza scosse la testa incredula:<Non ne so proprio niente!… Faith, Robin, Wes, voi ne sapevate qualcosa?>.

 

Gli altri tre negarono: anche loro erano confusi e indecisi se offendersi o meno per essere stati esclusi da una decisione del genere.

 

<Be’ almeno non sono l’unica a cascare dalle nuvole!>. Commentò Kennedy, tra sé e sé. Rimaneva il fatto che Buffy, Angel, Willow e Giles avrebbero dovuto dare al più presto una spiegazione a tutti.

 

Intanto, Smit tentò di riprendere la parola:<Rupert, non dire sciocchezze, per favore! Noi tutti dobbiamo agire insieme o non arriveremo mai a risolvere la questione!… Non te ne puoi tornare in America, è troppo lontano e se ti servisse l’aiuto del Consiglio…>.

 

<Sono anni che me la sbrigo da solo per determinate faccende. Il Consiglio non mi è stato più utile da tanto tempo, né a me né a Buffy o Angel, o a chiunque altro dei nostri gruppi!… In questa occasione, vale lo stesso discorso!>. Lo interruppe prontamente Giles.

 

A prescindere dalle sue reali ragioni, quello che aveva affermato lo pensava seriamente: per anni il Consiglio si era tenuto alla larga da lui e da Buffy; per non parlare del fatto che Angel era stata la loro preda preferita fino a poco tempo prima.

 

<Rupert, sii ragionevole, per cortesia! Non lo sai che l’unione fa la forza?>. Esclamò Guy Robson, un altro Osservatore. Ma Giles sembrava aver preso la sua decisione in maniera definitiva.

 

<Le giuste unioni fanno la forza, non quelle sbagliate o quelle estremamente forzate!… Infondo, poi, si tratta della vita di Buffy ad essere in pericolo, quindi è lei che deve decidere cosa fare, innanzitutto!>. Disse ancora, l’ex Osservatore. Poi l’uomo guardò la Cacciatrice bionda, chiedendole con gli occhi di sostenere la sua decisione davanti agli altri. La ragazza intuì e intervenne prontamente:<Signori… se Will dice che le pietre non sono più qui, io ci credo. Quindi è inutile che io e i miei compagni rimaniamo a… fingere di essere in Parlamento!… A Los Angeles e a San Francisco possediamo abbastanza materiale per organizzare una ricerca più mirata, quindi torneremo lì, invece che rimanere qui a giocare, chiaro?>.

 

< Scusa, Buffy, e noi altri intanto che facciamo? >. Domandò improvvisamente Molly. Era chiaro che stesse parlando almeno per tutte le altre Cacciatrici presenti nella Sala.

 

< Se vi sta bene, potete mettervi a cercare anche voi. Oppure potete restare a guardare!… Per anni sono stata l’unica Cacciatrice esistente, tornare alle vecchie abitudini non mi spaventa affatto! >. Rispose Buffy. In quella maniera non si stava certo conquistando la simpatia di chi non la conosceva, ma neppure stava solidificando le vecchie amicizie.

 

< Mi rifiuto di stare a guardare, Buffy!… Io non ti conosco, ma conosco me stessa: se c’è del lavoro da fare per risolvere questa faccenda, ce ne occuperemo tutte, com’è giusto che sia! >. Ribatté Sidney, fissandola negli occhi. Era cocciuta quanto lei e non si sarebbe fatta scavalcare facilmente, pensò Kennedy, osservando la scena.

 

Buffy sostenne senza problemi il suo sguardo e le rispose immediatamente con grande chiarezza:<E chi vi ha detto che dovete starvene per forza con le mani in mano!… Sia chiaro, però: se decidete di agire, farete a modo nostro. Oppure, consideratevi fuori da questa storia… Non possiamo permetterci perdite di tempo, né errori causati dall’inesperienza, chiaro?>.

 

< E chi dice che tu sei il capo? >. Domandò un’altra Cacciatrice di cui Buffy ignorava completamente il nome.

 

< Ti spiego subito perché comando io: innanzitutto perché la vita principalmente in pericolo è la mia, visto che Luseky darà la caccia a me. Secondo poi, perché io ero già la Cacciatrice quando tutte voi giocavate ancora con le Barbie e pensavate che la cosa peggiore che vi potesse capitare nella vita era quella di non essere invitate al Ballo di Primavera dal ragazzo più fico della scuola, mi spiego? >. La sua autorità non doveva e non poteva essere messa in discussione o sarebbe stato il caos più completo.

 

< E allora cosa ci proponi? Sentiamo! >. Disse un’altra ragazza, incrociando le braccia al petto. Buffy l’aveva già notata nei giorni passati poiché era piuttosto carina, ma la sua corporatura era tutt’altro che mingherlina. Non ricordava neppure di lei il nome, ma sapeva che era giapponese. Parlava un inglese perfetto e, a giudicare dai suoi abiti e dalla collana che portava al collo, doveva provenire da una famiglia ricca.

 

< Il tuo nome, scusa? >. Le domandò, prima di rispondere.

 

< Kira Matsura! >

 

< Bene, Kira, questo è il mio piano… ci dividiamo in gruppi perché è meglio non lavorare isolatamente. Io e i miei torniamo in America e cominciamo a fare ricerche tramite l’aiuto della magia, mentre un gruppo rimane qui a cercare sui libri un modo per uccidere Luseky, visto che a quanto sembra non se ne conosce uno, mentre le altre si sparpagliano per tutto il pianeta alla ricerca delle pietre. In questo modo, intanto non perderemo tempo. Poi, appena la nostra ricerca darà i suoi frutti, tutte saranno informate e vi dirigerete nel luogo indicato!>.

 

< E’ assurdo, Buffy!… Sparpagliarsi per tutte le nazioni non è possibile se dobbiamo restare in gruppo: siamo numericamente troppo poche!>. Commentò Ronha, seccata.

 

A quel punto intervenne Angel, a sostegno dell’idea di Buffy:<Non sarà esattamente così, visto che in realtà abbiamo un’informazione essenziale ai fini della ricerca. Luseky o chiunque altro non può aver teletrasportato le pietre in altri luoghi che non siano siti mistici ad alta concentrazione di energia!… Santuari e cose simili. Ho già fatto una piccola ricerca a riguardo: non ce ne sono molti al mondo!>. Disse il vampiro, alzandosi in piedi. In mano teneva un rotolo di carta molto grande che, fino a quel momento, era passato inosservato a tutti tranne che a Cordelia. La ragazza aveva tentato indifferentemente più volte di scoprire cosa fosse, prima di quel momento. Ma aveva fallito pietosamente, visto che Angel non l’aveva mollato un attimo.

 

Il vampiro andò al centro della stanza, poi fece cenno a Robin di andargli accanto. L’uomo acconsentì, esitante. Angel lo usò praticamente come parete per distendere il rotolo di carta e metterlo in mostra davanti agli occhi di tutti: si trattava di una cartina geografica completa della Terra. Non era molto particolareggiata, ma quel tanto bastava. Sulla cartina c’erano una decina di pallini rossi. Ogni pallino era una zona mistica, spiegò Angel.

 

Inghilterra, Svizzera, Romania, Italia, Siria, Egitto, India, Nuova Guinea, Stati Uniti. Sia in quest’ultimo luogo che in India, i pallini rossi erano due.

 

<Ecco, i luoghi dove dobbiamo recarci sono questi… Ogni pallino corrisponde ad una località precisa, quindi… la ricerca si ristringe parecchio! Ora, io e i miei amici torneremo a Los Angeles poiché si trova molto vicino ad uno dei punti segnati in rosso, e andremo a cercare lì. Buffy e i suoi torneranno a San Francisco, ma non appena saranno pronti dovranno recarsi a cercare nell’altro punto segnato. Ovvero, Cleveland. Per quanto riguarda gli altri posti… dividetevi a vostro piacimento e cominciate le ricerche il prima possibile, ok? Ma teniamoci in costante contatto, è importante!>.

 

Smit guardò attentamente la cartina geografica: il lavoro era accurato, lo si notava subito. Possibile che in poche ore il vampiro poteva aver realizzato quel quadro completo? O era un piano di più vecchia data? D’altronde dovevano fidarsi di lui, visto che era partito da loro il fatto di coinvolgerlo. Eppure, all’Osservatore non era piaciuto affatto essere escluso dall’organizzazione di quel piano.

 

Rupert Giles gliel’aveva fatta un’altra volta.

 

<Che ne dite, dunque? Siete con noi o lavoreremo ognuno per nostro conto?>. Domandò Giles, infine. In realtà non era del tutto sicuro che gli altri avrebbero accettato di eseguire le loro direttive. Il brusio tornò a crescere nella stanza. Poi finalmente Emily Willis disse:<Lasciate che ne discutiamo fra noi, per cortesia. Accomodatevi nella sala delle armi che si trova qui davanti. Vi manderemo a chiamare quando avremo preso una decisione!>. Angel fece una smorfia di assenso e attese che Buffy e Giles decidessero.

 

<Sta bene!>. Esclamò Buffy, e anche Giles annuì. Così Robin poté posare la cartina su un tavolo e, dopo essersi massaggiato le braccia indolenzite, si diresse verso la porta raggiungendo i suoi amici che già si erano avviati. Xander, Cordelia, Giles, Buffy, Dawn, Tara, Oz, Willow, Westley, Angel e Faith.

 

Tutti eccetto Kennedy.

 

Willow, uscendo, le aveva lanciato un’occhiata, ma aveva capito immediatamente che la donna non aveva intenzione di seguirli: era evidente che non si considerava più parte integrante del loro gruppo.

 

 

 

 

 

Una volta chiusi nella sala delle armi, Cordelia manifestò tutta la sua irritazione:<Allora, si può sapere cos’è questa storia? Per quale diavolo di motivo non ci avete informati prima delle vostre intenzioni?>. In realtà aveva espresso un po’ il pensiero di tutti.

 

< Che c’è, Cordy, non sei contenta di tornare in una città civilizzata dove poter far shopping? >. Le disse Buffy, sarcastica.

 

< No, al contrario, sono felicissima di tornare nel ventunesimo secolo, ma gradirei essere informata prima di “piani” che comportano spostamenti in aereo della mia persona! >. Ribatté l’altra, ancora più seccata. Buffy la guardò con un mezzo sorriso stampato in faccia:<Ok, la prossima volta ti mando un fax!… Ah, non ricordo… sai leggere?>.

 

< Eih, biondina, vedi di non fare tanto la spiritosa o io… >.

 

< O tu cosa? Tenti di uccidermi gridandomi nelle orecchie? >. Se qualcuno non fosse intervenuto, quella discussione sarebbe andata avanti in eterno e magari degenerata.

 

< Ragazze, piantatela, ok? >. Disse Angel, affiancando Buffy, ma guardando Cordelia.

 

< Angel, lo sai che non le permetto di rompermi le scatole, tanto più che lei non è uno dei membri più attivi del gruppo, quando si tratta di combattere! >. Disse, Buffy.

 

< Ma io sì e non ne sapevo niente comunque!… Non mi piace essere trattata come un burattino, pronta ad eseguire i tuoi ordini, bellezza! >. Intervenne Faith, irritata.

 

< Già, Faith ha ragione, sorellina: che cavolo è successo? Perché non ci avete parlato prima delle vostre intenzioni? >. Disse Dawn. Anche lei sembrava essere rimasta infastidita dal comportamento di sua sorella e degli altri.

 

< Perché non potevamo farlo!… E c’è dell’altro, ma per il momento non ve lo possiamo dire. Quando torneremo a casa… vi spiegheremo tutto! >. Disse Buffy, addolcendo il tono della propria voce. Le era dispiaciuto tanto non poter mettere la propria sorella a conoscenza dei fatti.

 

< A casa?… Scusa, Buffy, non sono un professore di geografia, ma ti ricordo che San Francisco dista da Los Angeles un bel po’ quindi… quando dici casa, intendi la vostra o la nostra? Sai, tanto per essere chiari! >. Domandò Westley.

 

< Noi… per il momento non… abbiamo ancora deciso! >. Esclamò la Cacciatrice bionda, lanciando un’occhiata ad Angel.

 

< Be’, in realtà c’è poco da decidere: casa in questo caso corrisponde alla tua, non possiamo fare altrimenti! >. Disse il vampiro.

 

< E… posso sapere, Willow, da quando ti sei rimessa a usare la magia per incantesimi superiori? Credevo avessi promesso di non farlo più! >. Domandò ad un tratto Westley. La risposta a quella domanda, in realtà, interessava a più di uno fra i presenti.

 

Tutti gli occhi, ora erano rivolti verso di lei.

 

< Veramente io… non ho fatto nessun… incantesimo di ordine superiore! >. Si giustificò la ragazza.

 

< Ah no? E come hai fatto a verificare che le pietre non si trovano più qui? >. Il tono di Westley era inconfondibilmente accusatorio.

 

< Dì la verità, Willow, per favore!…>. Incalzò Tara, che fino ad allora era rimasta in silenzio. L’altra la guardò incredula: Tara non aveva fiducia in lei, era evidente. Era anche normale, visto ciò che sapeva lei e che gli altri ignoravano. All’alba erano insieme loro due.

 

< Non sto mentendo!… Io non ho fatto nessun incantesimo!>. Ripeté la strega, cercando aiuto nella direzione di Buffy. < Oh, Willow, basta menzogne!… Perché mi stai prendendo in giro? Cos’è che nascondi e non dici?… Loro possono anche crederti perché non sanno, ma io stamattina ero con te e… tu all’alba dormivi, perché la prima ad alzarsi e a rivestirsi sono stata io! >. Sbottò Tara, inaspettatamente.

 

Occhi interrogativi presero a fissare le due ragazze, mentre un sorrisetto ebete si stampò sulle facce di Xander e Dawn.

 

< Rivestirsi? >. Domandò quest’ultima, maliziosamente. Tara aveva detto più di quanto non avrebbe voluto, ma si stava spazientendo.

 

< Già, e se non sbaglio sei stata pure la prima a scappare, questa mattina! >. Ribatté Willow, con lo stesso tono alterato. La discussione stava prendendo una piega imprevista e decisamente inadeguata al momento, visti anche gli spettatori che c’erano.

 

La Cacciatrice non se la sentì di lasciare sulle spalle dell’amica il peso di dare una spiegazione che, tra l’altro, non poteva che essere poco veritiera. Né voleva che scoppiasse una lite tra lei e Tara proprio in quel momento.

 

< Ragazzi, ragazzi, aspettate un momento!… Will sta dicendo la verità: non ha fatto nessun incantesimo, né ha verificato niente!… Sono stata io a chiederle di affermare quelle cose, ma… ora non posso spiegarvi di più!… Ve l’ho detto, chiariremo tutto una volta a casa! >.

 

< Scusa, Buffy, tu lo sai che hai la mia cieca fedeltà, ma non è che Dawn e Faith abbiano proprio torto: col vostro comportamento ci avete colti di sorpresa e… è solo una breve spiegazione, quella che vogliamo! >. Spiegò Xander, in tono pacato. Tra tutti i presenti forse lui era stato l’unico, oltre ad Oz, a non prendersela più di tanto. Buffy gliene fu grata sinceramente.

 

Gli sorrise sospirando:<E la riceverete, al più presto, è una promessa. Ma non ora!>.

 

Il ragazzo alzò le mani in segno di rassegnazione e andò a sedersi su una panca, accanto ad Oz che non aveva proferito parola.

 

<Tu non hai niente da dire, amico?>. Gli domandò, sedendosi. Il ragazzo fece spallucce:<Io… no, proprio no! Sono uscito perché… mi è sembrato giusto, ma in realtà sarà Kennedy a decidere!>. Willow lo guardò un po’ triste in volto. Non era ancora riuscita a togliersi dalla testa che la sua ex non fosse andata con loro perché si era sentita non facente parte del gruppo.

 

<Ah, già, Kennedy… come vi siete conosciuti voi due? Il mondo è piccolo!>. Continuò l’altro, allegro. Oz fece di nuovo spallucce e si sistemò meglio a sedere sulla panca.

 

<A me serviva una barista in gamba, a lei un lavoro e… ci siamo conosciuti!… Era nuova in città e le serviva anche un posto in cui stare. Il mio appartamento è bello grande, quindi accettai di dividerlo in cambio di un contributo spese per casa. La mia offerta le andò a genio e così… diventammo anche coinquilini e amici! Tutto qui!>. Spiegò il ragazzo, in maniera molto semplice.

 

< Be’, ma come gliel’hai detta la storia del lupo mannaro? >. Proseguì Xander. Per lui non erano che due chiacchiere, ma a Willow l’argomento interessava parecchio e Tara se ne accorse immediatamente.

 

< Gliene ho parlato semplicemente!… Pensavo che avrebbe fatto le valige in quattro e quattr’otto, ma mi sorprese: non solo ci scherzò su, ma mi confessò di essere una Cacciatrice. Quindi a lei stava bene la convivenza con me a patto che non tentassi di morderle le chiappe! >.

 

Buffy lo guardò interrogativamente.

 

< Scusa, Oz, ma… vi siete raccontati questo genere di confidenze e… non è mai uscito il mio nome o quello di Willow, o quello di Sunnydail?>. Domandò, incredula. Oz non aveva mai brillato per loquacità, ma Kennedy era di tutt’altra pasta. Possibile che i due coinquilini non avessero mai parlato di certi argomenti?

 

< Veramente… sì, ma non nei… termini a cui ti riferisci tu!… Io gli ho detto di essere originario di Sunnydail e di conoscere Buffy, mentre lei mi ha detto che Sunnydail non esisteva più e che il giorno del crollo c’era anche lei. Certo non immaginavamo di avere… entrambi altri coinvolgimenti con Sunnydail!>.Disse, lanciando una breve occhiata a Willow. Era ovvio che si stava riferendo al fatto che sia lui che lei erano stati gli ex della strega dai capelli rossi.

 

<Assurdo!>. Commentò Giles, sbuffando. Gli altri la pensavano allo stesso modo.

 

Stavano per riprendere la discussione riguardante poco prima quando furono interrotti da Smit, il quale era venuto personalmente a chiamarli per farli rientrare nella sala delle riunioni.

 

La decisione era stata presa.

 

In poco tempo, tutti ripresero i propri posti e nella stanza, per la prima volta in quella mattinata, si fede silenzio. Fu Eva a parlare, inaspettatamente, alzandosi in piedi.

 

< Dunque, abbiamo discusso della vostra proposta e… abbiamo deciso all’unisono di accettare. Ma a delle condizioni irrifiutabili! >. Disse la strega. Era seria e la sua era la voce di chi non ammetteva repliche.

 

< Sentiamo queste condizioni, allora! >. Disse il signor Giles.

 

< Ebbene… si farà come volete voi, ma una Cacciatrice e un Osservatore scelti da noi verranno con voi negli Stati Uniti: non è mancanza di fiducia, ma… una precauzione. La vostra decisione è stata giudicata un po’ troppo repentina, quindi… >.

 

< Capisco! >. Disse Giles.

 

< Che ne dite? >. Chiese Smit, sperando che la proposta venisse accettata.

 

Giles guardò Angel e poi Buffy. Avrebbero dovuto cambiare un po’ di particolari del loro piano, ma andava bene ugualmente.

 

< Va bene! E… chi sarebbero i nostri… accompagnatori? >.

 

< Kira Matsura con l’Osservatrice Emily Willis e… Sidney Miles con l’Osservatore Michael Anderson! >. Disse Eva.

 

< Ehi! Già si sono moltiplicati gli accompagnatori? Non erano solo due? >. Protestò Xander, contrariato. Non c’era il posto letto per tutti e quattro e lui il suo non aveva intenzione di cederlo. Al massimo poteva dividerlo con… quel bel bocconcino di Sidney.

 

< Infatti, sono due!… Due per ogni gruppo! >. Esclamò Smit.

 

Ecco dov’era la vera fregatura. Pensò Buffy, scrutando i volti dei quattro nominati.

 

Almeno, l’Osservatore era carino. Un po’ piccolo forse per lei, ma decisamente belloccio: alto, spalle larghe, muscoloso al punto giusto, capelli biondi, occhi azzurri.

 

Proprio niente male, si disse la ragazza. Chissà se lui doveva venire a San Francisco o, invece, andare a Los Angeles?

 

< Non saranno un po’ affollate le nostre case, dato che ad un certo momento i due gruppi dovranno riunirsi? >. Protestò Dawn, visto quello che Angel aveva detto quando si trovavano nell’altra sala.

 

< Sarà… una questione da affrontare al momento! >. Esclamò Smit.

 

Certo, tanto a lui che gliene importava? Non aveva idea di cosa significasse dividere letto, cucina e bagno con una miriade di estranei. Lei sì, ci era già passata quando la sua casa era stata invasa dalle Potenziali, a Sunnydail.

 

<Allora, accettate le nostre condizioni?>. Domandò Eva, per concludere quella riunione. Buffy sospirò rassegnata ed annuì:<Abbiamo altra scelta?… Ok, per quanto riguarda le altre… dividetevi in gruppi almeno da tre e dividetevi gli altri obiettivi di ricerca. Noi… partiremo dopodomani!>. Serviva un minimo di tempo per rifare i bagagli e modificare il piano iniziale.

 

<E così sarà! – disse Smit. Poi aggiunse – Sidney e Michael andranno con Buffy e i suoi, mentre Kira e Emily andranno con Angelus!… Le altre Cacciatrici, decidano entro oggi come organizzarsi, poi riferiscano a me o ad un altro membro anziano del Consiglio!>.

 

Buffy non aveva nessuna intenzione di rimanere lì a sentire altre chiacchiere, quindi decise che sarebbe andata a fare una doccia prima dell’ora di pranzo. Si alzò e fece per andarsene nella confusione generale: tutti si erano alzati e parlavano tra loro sparsi disordinatamente nella sala. Si fermò quando, con la coda dell’occhio, notò che Sidney, la Cacciatrice che avrebbe ospitato, si era avvicinata a Kennedy sorridendole e chiedendole lei dove sarebbe voluta andare.

 

<Già, Kenny, tu che farai? Verrai con noi a San Francisco, non è vero?>. Chiese Dawn, in quel momento, ignara dell’occhiataccia che le aveva lanciato Buffy, visto l’imbarazzo di Willow. Ma la ragazza non aveva pensato a quel particolare e ormai era troppo tardi per ritirare la proposta.

 

<Io… veramente non so se… è il caso!>. Ribatté Kennedy, evitando accuratamente di guardare in direzione di Willow. Sidney le toccò una mano in un gesto gentile e sorridendole ancora: capiva cosa doveva provare la sua nuova amica, ma voleva aiutarla a riconquistare la sua ex, se fosse stato possibile. Così la incitò ad accettare, mettendola elle strette:<Ma dai, qual è il problema? Te lo ha chiesto anche una delle padroni di casa, di venire. E poi così staremo un po’ insieme!>.

 

L’ultima frase era ad effetto: voleva studiare la reazione della strega rossa. Willow sembrò turbata un po’ e Sidney pensò di aver fatto centro.

 

<Ah… io… va bene, verrò con voi! Ma… Oz?>. Domandò, guardando poi il suo amico. Fu Willow a lanciare il contrattacco, per un qualche strano motivo che neppure lei seppe bene spiegarsi:<Naturalmente verrà anche lui a San Francisco, giusto, Oz? Sarà per passare un po’ di tempo insieme a tutti noi e… rispolverare un po’ di ricordi del liceo!>. Il ragazzo fece una smorfia d’indifferenza, poi annuì. Per lui non c’era problema.

 

In realtà, in tutto quel gioco apparentemente innocente, l’unica che ne era rimasta ferita era stata Tara. Ma nessuno aveva inteso colpirla e, forse, fu per questo che nessuno si accorse della sua espressione non troppo felice.

 

Solo Angel ci fece caso. Le si avvicinò e le mise un braccio attorno alle spalle, poi le sussurrò sorridendo:<Tutto a posto?>. La ragazza ricambiò il sorriso un po’ forzatamente, ma annuì:<S-sì!>. Mentì.

 

D’altronde non avrebbe potuto metter bocca su quell’argomento. Dopo la discussione avuta quella mattina con Willow, ne aveva perso ogni diritto.

 

 

 

 

 

La mattina seguente, Angel e i componenti del suo gruppo erano pronti a partire alle nove della mattina. Il loro aereo sarebbe decollato alle tredici. Per Cordelia era stata una vera levataccia: aveva dovuto lasciare il letto addirittura alle sette e trenta.

 

Mentre lui, Westley e Robin sistemavano i bagagli nelle macchine a nolo con cui erano arrivati a Glencoe, il vampiro non poté fare a meno di fissare non visto Tara: dal giorno prima la ragazza si era chiusa in sé stessa in un silenzio molto più accentuato del solito. Non era stupido, Angel aveva capito che lei e Willow dovevano aver avuto una discussione piuttosto pesante la sera in cui Buffy per la seconda volta dormì con lui. Eppure, avrebbe preferito che la ragazza si facesse prendere da un attacco isterico, piuttosto che vederla immersa in quell’apatia. Lui sapeva quanto poteva essere doloroso non esprimere i propri sentimenti in nessuna occasione.

 

Fu così che, mettendo nel portabagagli l’ultimo borsone, si ripromise di parlarle una volta tornati a Los Angeles.

 

Avevano dovuto modificare il piano iniziale: per un paio di settimane lui, Buffy e i loro rispettivi gruppi si sarebbero divisi come avevano dovuto dichiarare al Consiglio; poi però Angel avrebbe raggiunto Buffy a San Francisco e non ci sarebbe andato da solo. Il vampiro aveva anche domandato a Smit se doveva restituire l’anello che costui gli aveva consegnato assieme all’invito ufficiale per recarsi lì. Stranamente, l’uomo aveva detto di no: visto la dura ricerca che lo attendeva, la gemella della gemma di Amarra gli sarebbe tornata utile.

 

In un certo qual modo Angel gliene fu grato. Erano secoli che non vedeva la luce del sole e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, voleva godersi quell’opportunità fino infondo e più a lungo possibile.

 

In quel momento arrivarono anche Buffy, Dawn e Kennedy.

 

<Salve, ragazze! Avete problemi per andare all’aeroporto, per caso?>. Domandò Robin, chiudendo uno dei portabagagli. Buffy sorrise da dietro i suoi occhiali da sole all’ultima moda:<No, grazie, Robin! Willow e Xander stanno per arrivare con la macchina a nolo!>. Rispose cordialmente, posando un borsone ai propri piedi.

 

<Ah… anch’io sono a posto! Sta per venire Oz a prendermi!>. Disse Kennedy. Non avrebbe viaggiato con Tara neppure per tutto l’oro del mondo: sarebbe stato troppo stressante e troppo imbarazzante perfino per lei.

 

<Ok!>. Esclamò semplicemente l’ex preside del liceo di Sunnydail.

 

Un attimo dopo arrivò Giles con una valigia minuscola in mano.

 

<Eih, Giles, lì dentro ha solo i cambi della biancheria intima? E tutti i suoi abiti dove li ha messi?… O è la borsa di Mari Poppins versione gentleman inglese?>. Scherzò Faith, notando divertita l’espressione dell’uomo.

 

<Non farti illusioni, Faith! Lì dentro ci sono i suoi noiosissimi libri, il suo bagaglio è già in macchina, ce lo ha portato Xander… sempre che ce l’abbia fatta a trascinarlo fin nel parcheggio!>. Disse Buffy, ravviandosi i capelli. Tutti sghignazzarono nel vedere quanto Giles fosse irritato da quelle battutine.

 

Quella giornata era cominciata meglio delle altre, pensò tuttavia l’uomo: se non altro, apparentemente, un po’ di tensione sembrava aver abbandonato i ragazzi.

 

 

 

 

 

Contemporaneamente, in un angolo remoto del castello di Glencoe, qualcuno non aveva nessuna voglia di ridere e scherzare. Due figure incappucciate erano intente ad armeggiare con un calderone di rame non più grande di un secchiello di gelato. All’interno del contenitore, un liquido verdastro e denso ribolliva, scaldato dal fuoco blu che magicamente era stato acceso sotto di esso.

 

<Mio signore, come faremo a prendere le gemme di Zagato, ora che non sono più qui? Passare inosservati sarà difficile!>. Domandò la figura più bassa, mentre con una sorta di mestolo girava l’intruglio che ribolliva. L’altro essere scosse la testa con noncuranza:<Nella versione della strega rossa c’è qualcosa che non va… ha mentito! Se le pietre fossero state spedite altrove tramite la magia, io l’avrei sicuramente avvertito. Invece non ho sentito proprio nulla!>.

 

< E dunque, dove pensi che siano? Come dobbiamo comportarci? >.

 

< Io sospetto che siano nelle mani del vampiro con l’anima, o in quelle della sciocca Cacciatrice sua amante. Dovremo verificare tale congettura!… Per il momento li asseconderemo, al momento giusto… ci muoveremo per recuperare ciò che mi appartiene! >.

 

< Ma signore… se è davvero così, se ce le hanno loro… sottrargliele non sarà semplice! >. La figura più alta ringhiò rabbiosa e con un gesto semplicissimo ma di una forza inaudita colpì l’altro essere e lo scaraventò con violenza contro il muro.

 

<Tu dimentichi forse chi sono?>. Gli gridò contro, adirato. La vittima della sua ira si rialzò scotendosi intontita e si affrettò a scusarsi:<No, mio signore, certo che no! So che sei l’essere più potente degli abitanti degli inferi, perdona la mia poca fede, ti supplico!>.

 

<… Va bene, per questa volta sarò magnanimo… ma non commettere più un errore simile!… Attenderemo il momento giusto, ti dico, poi recupereremo le gemme e uccideremo quella caricatura di un vampiro, la sua amichetta e anche… la strega rossa: è pericolosa e poi ucciderla sarà un vero piacere!>.

 

<Come comandi, mio signore!>.

 

Un attimo dopo, il servo si alzò e tornò davanti al calderone; il suo padrone con un battito delle mani fece apparire una pinza di cristallo e gliela porse. Lui la prese, la immerse nel calderone e ne tirò fuori un ciondolo verde intenso, orlato dello stesso oro della catenina a cui era attaccato.

 

<Questo… mi permetterà di mantenere le mie sembianze umane abbastanza a lungo da attuare il mio piano!>. Disse il padrone. La sua voce era roca.

 

I servo avvolse il ciondolo e la catenina in un panno di cotone, poi lo porse al suo maestro e chinò il capo in segno di sottomissione. L’altro allungò la mano in un gesto semplice e fece sparire il tutto in una sorta di tasca. Poi batté ancora le mani e il fuoco si spense, il calderone scomparì nel nulla.

 

<Ora andiamo, ci stanno aspettando! Sarà divertente prendere in giro quegli insulsi esseri umani, compreso il non morto!>.

 

<Sì, padrone!>. Poi entrambe le figure incappucciate sparirono dietro un muro, attraversandolo come fossero stati fantasmi.

 

 

 

 

 

Mentre Cordelia e Faith erano ancora intente a discutere fra loro e a punzecchiarsi per decidere chi avrebbe occupato il posto del passeggero, accanto a Robin, l’attenzione di tutti fu attirata da una gip enorme, rosso metallizzato, coi vetri oscurati e quattro ruote motrici che improvvisamente sfrecciò davanti a loro e si fermò subito accanto all’auto a nolo dove le due ragazze stavano discutendo.

 

<Questa macchina le piace proprio, non c’è che dire!>. Commentò Buffy, ironica, mentre si accingeva a riprendere i bagagli in mano per caricarli sull’auto. Dal posto del passeggero della gip scese Xander, mentre dal posto di guida scese Willow che, sorridendo alle sorelle Summers disse:<Prego, signorine, la vostra auto è arrivata!>.

 

Xander andò ad aiutare Dawn, mentre Buffy caricò in un attimo tutte le valige che aveva in mano.

 

<Will, non avrai intenzione di guidare come all’andata, vero? Capisco che con quest’auto qualche buca non ti preoccupa, ma… non esagerare, ok? O giuro che ti vomito sui sedili anche il pranzo che ancora non ho fatto!>. Disse Buffy, all’amica. La strega dai capelli rossi fece spallucce.

 

<Willow, ma questa è tua?>. Domandò Cordelia, incredula. L’altra sorrise e scosse la testa:<No, questa non è la mia, l’abbiamo noleggiata all’aeroporto!>. Rispose.

 

<Ah, be’ è logico!… Non può essere tua uno schianto di macchina come questa!>. Commentò l’ex reginetta del liceo. Willow la guardò urtata e decise di prendersi una piccola vendetta:<La mia è il modello successivo a questa: consuma di meno, ha la guida satellitare e un piccolo computer che funge anche da televisore. Solo che non è rossa, è grigio metallizzato!>. Esclamò soddisfatta di vedere lo stupore sulle facce di Cordelia, innanzitutto, ma anche di Faith, Robin e Westley.

 

<Già, e a occhio e croce costa circa due o tremila dollari di più, giusto, Will?>. Incalzò Xander, divertito. Kennedy guardò entrambi ancora più stupita degli altri. Ma non era l’unica.

 

<E come puoi permettertela?>. Domandarono all’unisono lei e Tara, imbarazzandosi subito dopo per aver avuto lo stesso pensiero. Willow guardò prima l’una e poi l’altra:<Be’, io… guadagno piuttosto bene!… Il mese scorso ho… portato a termine un grosso lavoro per la Fox Enterprises e… ho deciso di farmi un regalo!>. Spiegò, sorridendo.

 

<Alla faccia del regalo!>. Commentò Westley, asciugandosi il sudore con un fazzolettino.

 

<Non sapevo che lavorassi per la Fox… non me lo hai detto. E che… lavoro fai?>. Domandò Tara, un po’ esitante. Kennedy sorrise avvicinandosi all’auto e guardandola incantata: quella di Will era anche più bella, probabilmente.

 

<Non glielo hai detto?… Tara, la nostra cara Willow è diventata un genio dei computer, un’ingegnere programmatrice, e non lavora per la Fox, ma per la Microsoft… il lavoro di cui parla deve essere stato un extra, vero rossa?>. Disse Kennedy, poggiandosi poi allo sportello con la schiena.

 

Willow annuì:<Sì, effettivamente si è trattato di un extra. Ma sai, avevo un po’ di tempo libero e… volevo cambiare auto già da un po’! La vecchia gip non l’ho neppure fatta riparare dopo che tu… l’hai fatta sbattere contro quell’albero!>.

 

<Cos’è, Kennedy, non ricordi più come si guida?>. Commentò Faith, ironica. Kennedy sorrise e lanciò un’occhiata a Willow:<Sì che lo so, ma è stato un problema di distrazione e… non certo voluto da me!>.

 

Per un momento, avevano dimenticato che Tara era lì con loro e, certamente, sentire quelle battute non doveva farle piacere. Willow se ne accorse subito e tentò di indirizzare il discorso altrove:<Be’, già ma è acqua passata, quindi… non fa niente!… L’auto che ho ora mi piace molto di più!>.

 

Buffy capì il suo tentativo e le andò in aiuto:<Kennedy, piuttosto, e tu? Da programmatrice a barista? Oz ci ha detto come vi siete conosciuti e… perché cercare lavoro in un pub, piuttosto che in una società informatica?>.

 

<Be’, avevo cambiato aria e… volevo cambiare anche lavoro!… Mi piace fare la barista nel locale di Daniel!>. Rispose la ragazza. Sembrava sincera.

 

<Sì, ma quanto a stipendio non c’è paragone!>. Commentò Xander, avvicinandosi a Will e mettendole una mano attorno alle spalle in un gesto affettuoso. La Cacciatrice dai capelli corvini annuì e sospirò profondamente pensando che, se aveva voluto cambiare tutte le proprie abitudini di vita, era stato solo a causa di quella creatura affascinante fino all’incredibile che ora Xander stava toccando. Voleva dimenticare di essere stata felice con lei… per essere meno triste.

 

<E’ vero, Xander, ma i soldi non sono tutto e… lavorando con Willow in passato, ho accumulato una discreta somma che mi basterà per parecchio!… Il lavoro per Oz è solo per non starmene in panciolle tutto il giorno e non dare comunque fondo al mio conto in banca!>.

 

In quel momento, anche Oz arrivò con un’utilitaria. Contemporaneamente, arrivarono anche i due Osservatori e le due Cacciatrici che, per così dire, li avrebbero accompagnati negli Stati Uniti.

 

<Ehm… dunque… ci siamo tutti, mi sembra!… Partiamo, allora o rischieremo di perdere l’aereo: il nostro parte solo quindici minuti dopo il vostro!>. Disse Giles, ad Angel. Il vampiro annuì e disse a tutti di salire nelle auto senza perdere altro tempo, poi si avvivinò a Kira e Sidney e caricò i loro bagagli su una delle auto.

 

<Scegliete voi dove andare, tanto dovrete dividervi comunque!>. Disse, rivolta all’Osservatore donna. Emily Willis fece spallucce:<Per me è indifferente!>. Rispose.

 

<Ok, allora fate come volete!>. Esclamò Angel, noncurante. Poi salì alla guida di una delle sue auto. Sidney si avvicinò a Kennedy e le sorrise:<Buon giorno!… Naturalmente… io vengo con te, visto che sei l’unica che non mi vede come una specie di aliena che vuole invadere il suo mondo! Qual è la tua auto?>. Kennedy ricambiò il sorriso.

 

<’Giorno!… Se tu e gli altri tardavate un altro po’, sareste andati a piedi!… Viaggeremo con quella, su andiamo!>. Disse la Cacciatrice, indicando l’auto con sopra Oz. Sidny rimase perplessa: perché tutti gli altri avevano mezzi enormi e luccicanti, mentre lei doveva viaggiare su una semplice utilitaria? Vabbe’, non era quello l’importante. Almeno avrebbe viaggiato in buona compagnia.

 

Dieci minuti dopo, le quattro auto sfrecciarono via da Glencoe, dirette all’aeroporto internazionale. Buffy, Angel e tutti i loro amici non sospettavano nemmeno che, quella faccenda, ben presto sarebbe diventata più complicata di quanto si prospettasse.

 

CAPITOLO 8

 

L’aeroporto era affollatissimo. Dawn ebbe l’impressione che tutti gli scozzesi avessero deciso di lasciare la loro patria per andare altrove. Tutti quel giorno e a quella medesima ora, tanto era pieno di gente quel posto.

 

Buffy aveva detto che aveva già pensato lei a prenotare i biglietti e ora non rimaneva che attendere. Entrambi i voli che interessavano loro portavano più di un’ora di ritardo.

 

Dawn e Tara se n’erano andate immediatamente a girovagare per i negozi, mentre gli altri erano rimasti seduti a chiacchierare su quelle scomode poltroncine metalliche.

 

Buffy e Willow si erano allontanate per andare a comprare un paio di bottiglie d’acqua fresca: anche quella era una mattinata rovente.

 

Mentre erano in fila al bar, Buffy sorrise maliziosa all’amica:<Allora, mi dici cos’è successo tra te e Tara l’altra sera? Io e Angel siamo passati davanti alla vostra porta e vi abbiamo sentite discutere. Volevamo vedere come stavi, ma… poi abbiamo pensato che fosse meglio non disturbarvi! E ora… pensavo che Tara sarebbe venuta con noi, invece non è così! Perché?>. Will la guardò un po’ imbarazzata. Non immaginava che lei e Tara avessero levato la voce fino a far sentire la loro discussione in corridoio, quella sera. Tanto più che erano andate avanti fino a tardi.

 

< Ecco… ci… stavamo solo chiarendo!… Non è stata una bella conversazione! >. Rispose, tentando di non andare nello specifico. Ma Buffy voleva sapere tutto: altrimenti come avrebbe potuto aiutare l’amica? E poi era troppo curiosa per non fare altre domande.

 

< Chiarendo su cosa?… Su… Worren? >.

 

< Già!… Worren! >.

 

Ora Buffy era preoccupata. Visto il fatto che Willow e Tara in quei due giorni seguenti alla sera in questione erano state il più lontano possibile l’una dall’altra, la Cacciatrice intuì che la strega bionda non doveva averla presa bene la storia di Worren e della sua morte.

 

< Che ti ha detto Tara, ha reagito male? >.

 

< Be’, bene non poteva reagire: non mi aspettavo certo questo!… Noi… abbiamo discusso parecchio e in certi momenti abbiamo sfiorato anche… il litigio vero e proprio. So di essere stata ingiustificabile, ma… almeno comprensibile, almeno da lei…! >.

 

< Oh, andiamo, Will! Non può non averti capita, non Tara!… Oltre al fatto che ti ama… lei ti conosce meglio di chiunque altro, forse, e se abbiamo capito noi che siamo i tuoi amici, come può non averlo fatto lei che è la persona che ti ama di più al mondo? >

 

< Lo so che mia ama… me lo ha detto. Ma… l’ho delusa, davvero molto e… sistemare le cose non sarà facile. Tra l’altro… ha fatto un incantesimo di telepatia e… ha visto gli avvenimenti di quei giorni direttamente tramite i miei ricordi, i miei occhi… Era sconvolta!… Io… ho avuto pena per lei, non volevo che piangesse per me e ho tentato di consolarla… dieci minuti dopo eravamo sul letto, a fare l’amore. Ma non erano davvero quelle le mie intenzioni, all’inizio, lo giuro! >.

 

< Oh, Will, ma è meraviglioso!… Allora si è tutto sistemato! >. Ma Willow fece una smorfia che lasciava intendere tutt’altro. Buffy lasciò che il proprio sorriso si spegnesse lentamente:<Non… è meraviglioso. E… non si è sistemato tutto. Vero?>. Si autocorresse, prudentemente.

 

< No, non proprio!… Voglio dire… è stato molto bello e… tante volte ho sognato di poterla stringere a me nuovamente!… E’ stato tenero e tremendamente eccitante e… pienamente appagante, ma… poi è cambiato qualcosa e… mi sono trovata nuovamente a discutere con lei!… E’ stato orribile, Buffy. Sapessi! >.

 

Nel frattempo era arrivato il loro turno di essere servite. La Cacciatrice acquistò dell’acqua e prese degli snack per sua sorella, più delle patatine al formaggio per Willow e Xander. Pagò il tutto e lei e la sua amica si avviarono lentamente verso le poltroncine dove gli altri le attendevano.

 

< Spiegati meglio, Will! Che diavolo è successo? >. Domandò, per riprendere il discorso interrotto un attimo prima.

 

< Be’… noi… abbiamo fatto l’amore, ci siamo addormentate serene e… io avevo creduto che mi sarei risvegliata accanto a lei, abbracciate. Invece… quando ho riaperto gli occhi, lei si era quasi completamente rivestita e se la stava dando a gambe dalla mia stanza, in silenzio!… Ho chiesto spiegazioni e… dice che abbiamo fatto un errore, che abbiamo corso troppo perché… lei è rimasta la stessa di sempre, ma io sono cambiata e ora dovremmo imparare nuovamente a conoscerci, anziché ricominciare da dove avevamo interrotto! >.

 

< Ma, Will, è normale che ti abbia chiesto questo… anche se magari un tantino in ritardo! >.

 

< Un tantino?… In ritardo clamoroso, vorrai dire!… Lei… non può stravolgermi e poi allontanarmi da sé come se non fosse accaduto nulla! Tra l’altro non sono per niente d’accordo con quello che ha detto: io voglio ricominciare esattamente da dove avevamo interrotto. Mi è mancata troppo per non desiderarlo! >.

 

< Sì, be’, ti capisco. Ma capisco anche lei!… Pensaci un momento, Will. Tu in questi anni sei cresciuta, hai finito gli studi, sei diventata una donna in molti sensi e per redimerti hai dovuto… modificare molti dei tuoi atteggiamenti. Già solo il fatto che non pratichi la magia ogni cinque secondi è… un bel cambiamento!… Non voglio dire che sia stato giusto venire prima a letto con te e poi fare questo genere di ragionamento, solo… è comprensibile! >.

 

< Comprendibile un accidenti!… Nel giro di poche ore mi ha portata in Paradiso e poi giù, dritta verso l’Inferno, non lo capisci? >.

 

< Certamente che lo capisco, ma forse anche per lei è stato così, non trovi?… Non ce la vedo Tara a giocare coi tuoi sentimenti di proposito! >.

 

< Già… lo so!… Ma per non parlare del fatto che… gran parte della sua decisione è stata dettata su un ripensamento riguardo… la storia di Worren e… di Kennedy! >.

 

< Kennedy? >.

 

< Sì!… Ho il sospetto che l’abbia ferita più sapere che sono stata con un’altra, piuttosto che il fatto che io abbia ucciso Worren e Rack e abbia tentato di distruggere il pianeta! >.

 

Buffy si ritrovò involontariamente a ridere. Dapprima quasi sghignazzando, poi sempre più forte. Willow la guardò confusa e cominciava anche ad irritarsi un po’ perché non capiva cosa avesse detto di tanto spiritoso da divertire a quel modo la sua amica.

 

Si fermò di scatto e la guardò di traverso:<Posso sapere cosa ci trovi da ridere, Buffy?>. Le domandò, tentando di controllare un poco la propria irritazione.

 

L’altra rise ancora per alcuni istanti, poi si trattenne dal continuare e si scusò:<Perdonami, davvero!… Non ti sto prendendo in giro, è solo che… possibile che tu non abbia capito che Tara è gelosa di Kennedy? E’ normale, d’altronde dovevi aspettartelo, soprattutto considerando come si sono incontrate!>.

 

<E questo che c’entra, scusa? Io Kennedy l’ho lasciata perché non l’amavo. Questo non conta?>. Willow si rilassò un momento e riprese a camminare.

 

<Certo che conta, ma… la gelosia è una brutta bestia ed è difficile da controllare. Credimi, io lo so: tante volte quando vedo Angel parlare tranquillamente con una donna qualunque mi irrito subito. Eppure io e lui non stiamo più insieme da un bel pezzo, quindi… da’ un po’ di tempo a Tara, e vedrai che le cose miglioreranno fra voi!… L’hai già salutata, per esempio? Infondo non vi vedrete per un certo numero di giorni visto che ha deciso di tornare a Los Angeles con Angel e i suoi!>.

 

< No, non le ho detto ancora nulla a riguardo. Voglio dire… speravo che venisse con noi, ma poi le ho visto il biglietto e… ora è da qualche parte con tua sorella! >.

 

< E qual è il problema? Valla a cercare e caccia mia sorella, mandala da me, così potrete almeno salutarvi!>.

 

Le due amiche si sorrisero. Dopo tanti anni la loro complicità era diventata completa in tutte le varie questioni che riguardavano l’una o l’altra. Willow annuì e ringraziò Buffy con un bacio sulla guancia, poi si allontanò velocemente alla ricerca di Dawn e Tara.

 

Le trovò davanti ad un negozio di biancheria intima e da mare che guardavano le vetrine e commentavano tra di loro scherzando.

 

Willow si avvicinò silenziosamente, poi una volta averle raggiunte disse semplicemente:<Non credo che quel completo ti starebbe bene, Dawn. Se non altro perché se tua sorella te lo vede addosso, ti uccide!>. Disse, riferendosi ad un reggiseno e un tanga di pizzo. In tutto saranno stati dieci centimetri di stoffa e Buffy al massimo ce l’avrebbe strozzata, Dawn, con quelli. Non l’avrebbe certo fatta uscire di casa, con quelli.

 

La ragazza si voltò e le sorrise, mentre l’altra la guardò incerta:<Già, be’, lo so!… Tra l’altro costa un po’ troppo per le mie finanze!>. Rispose, tornando a guardare il completo. Le piaceva, ma non era certa che l’avrebbe indossato, anche se lo avesse acquistato: davvero troppo poco coprente.

 

<Sì, anche!… Novanta dollari sono molti per tre triangolini di pizzo!>. Esclamò ancora Willow, cercando di apparire naturale. Ovviamente le altre due non pensarono neppure per un istante che lo fosse.

 

<Che ci fai qui, Will? Dobbiamo andare già?>. Chiese Dawn, per tirarle fuori il rospo. La strega dai capelli rossi scosse la testa e incrociò le braccia al petto:<No, non credo!… Ti sta cercando tua sorella e… io voglio parlare un momento con Tara… da sola!>. Disse.

 

Dawn sorrise e lanciò un’occhiata veloce a Tara, quasi scusandosi per dover levare le tende. Poi esclamò:<Ok, ho capito!… A dopo!>. E se ne andò senza nessuna fretta.

 

Willow attese che la ragazza si fosse allontanata sufficientemente, poi prese Tara per mano e le disse:<Vieni, facciamo due passi!>.

 

Tara si lasciò condurre, incapace di spezzare quel contatto e di rifiutare di andare con lei. D’altronde non c’era nulla di male nel camminare un po’ insieme.

 

< C-che volevi dirmi, Will? >. Domandò la bionda, dopo pochi metri.

 

< Volevo… solo salutarti. Non ci vedremo per almeno un paio di settimane e… sentirò la tua mancanza! >.

 

< Anch’io, lo sai! >.

 

< E allora perché non vieni con noi? A San Francisco c’è una stanza che può essere tutta tua, oppure… puoi dividere la mia con me, se vuoi! >. Tara la guardò e sorrise lievemente.

 

< Tu non ti arrendi mai, vero? >.

 

< Quando si tratta di te… no, mai! >. Rispose l’altra, ricambiando il sorriso.

 

Arrivarono ad una sorta di spiazzo, con una caffetteria. Si misero a sedere e ordinarono un thè e un caffè. Il cameriere le servì dopo pochi minuti.

 

< Da quando preferisci il thè al caffè? >. Domandò Tara, scherzando. Anche se, in effetti, non ricordava che i gusti dell’altra fossero questi. Willow fece una smorfia.

 

< La risposta… non ti piacerà! >. Disse.

 

L’altra tornò improvvisamente seria perché aveva già capito.

 

< Recepito!… Cos’è, Kennedy non beve caffè? >.

 

Willow annuì e sospirò.

 

< Non dobbiamo necessariamente parlare di questo! >. Disse.

 

Tara ci pensò su un istante, poi bevve un sorso del proprio caffè e addentò un pasticcino che aveva accompagnato le loro ordinazioni.

 

< No io… credo che sarebbe… meglio parlarne, perché no? In questi giorni ho potuto notare che alcune tue abitudini alimentari sono… cambiate. E se è Kennedy che ti ha convinta a farlo… io voglio saperlo! C-credo faccia parte del n-nostro t-tornare a conoscerci! >.

 

< Se è questo che vuoi… no, a Kenny non piace il caffè. Lei è inglese e campa di thè, con latte. Io… lo preferisco la limone, senza zucchero! >.

 

< E che altro? >.

 

< Be’, ho imparato a mangiare tutti i generi di verdura cotta, soprattutto se conditi con una buona dose di peperoncino. Non ho più toccato roba tipo mele caramellate, noccioline o peperoni e… ho scoperto che detesto il gelato alla nocciola e al pistacchio!… Vuoi sapere altro? >. Scherzò la rossa.

 

< Ma tu adoravi il gelato al pistacchio e alla nocciola! >.

 

< E’ vero, ma… dopo che me ne sono mangiata tre secchielli tutti da sola e che sono stata male con diarrea e vomito per una settimana… ho la nausea solo a nominarli! >.

 

< Tre secchielli interi? Be’, sei stata fortunata a non morirne! >.

 

< Già! >.

 

< Il vostro primo appuntamento? >. Domandò Tara a bruciapelo.

 

< Mio e di Kennedy? Scherzi? >. Disse Willow, stupita.

 

< No, certo che no… voglio sapere tutto di te! >.

 

< Io… un mese dopo averla conosciuta, più o meno. In realtà non è nato come un appuntamento… mi ha chiesto di accompagnarla in un posto e… due ore dopo ci siamo ritrovate a parlare al Bronze, davanti a due cocktail a base di frutta! >.

 

< Parlare? Di cosa? Che altro avete fatto, avanti racconta! >.

 

< Noi… a dire il vero…abbiamo parlato di te, al Bronze. Poi le ho raccontato di Worren e lei mi ha parlato della sua ex e di come si erano incontrate. Poi siamo andate a fare due passi tornando verso casa. Appuntamento finito! >. A Willow non pareva il caso di entrare troppo nei particolari e raccontarle che, quando Kenny l’aveva baciata, il suo senso di colpa e la maledizione di Amy avevano fatto sì che lei assumesse le sembianze di Worren. Tara avrebbe potuto reagire male.

 

< E lei cosa… come l’ha presa la storia di Worren? >. Domandò Tara allora, distogliendola dai propri pensieri.

 

< Be’, lei… la prese bene, ma solo perché non capì realmente quale fosse il mio potere e quanto fosse pericoloso perderne il controllo! >.

 

< E quando lo capi? >.

 

< Qualche settimana dopo, quando io attinsi alla sua forza per… riportare Buffy nella nostra dimensione. Fu allora che comprese a pieno come funzionano i miei poteri e… lì per lì rimase sconvolta. Poi però parlammo e lei capì. Semplicemente… mi accettò per quello che ero! >.

 

< Be’, sembra che sia più brava di me, allora, visto che ti capisce subito! >.

 

< Non intendevo dire questo!… Io con Kennedy… mi sono sempre frenata molto e lo avvertiva e ne soffriva in silenzio. Poi mi sono illusa di essere riuscita a… ad innamorarmi davvero e ne fu felicissima, perché ero riuscita ad illudere anche lei. Siamo state insieme per quattro anni e alla fine ho capito che mi stavo prendendo in giro e stavo facendo lo stesso con lei, così l’ho lasciata! >.

 

< Viveva con voi, giusto?… E lavorava con te? >.

 

< Sì, nello stesso ufficio, ma lei era addetta a fare programmi meno complicati e così… spesso la trascuravo per lavoro! In più di un ambito non mi sono comportata bene nei suoi confronti!… Ma adesso rispondi tu all’unica domanda che ti ho fatto e che hai volutamente glissato!… Perché non vieni con me a San Francisco? >. E bevve un sorso di thè.

 

< Will!… Non voglio rischiare di fare lo stesso errore dell’altra notte e… andiamo, lo sappiamo tutt’e due che se io venissi a casa tua… finiremmo di nuovo a letto insieme. E quello che ti ho detto l’altroieri, per me è ancora valido! >.

 

< Ok, ma ci verrai quando Angel ci raggiungerà? E… ci sentiremo almeno per telefono? >.

 

< Certamente che verrò e… ti chiamerò tutti i giorni, ma credimi è meglio così! >.

 

In quel momento l’altoparlante annunciò che l’aereo per Los Angeles era arrivato e l’imbarco dei bagagli e dei nuovi passeggeri era cominciato. Willow si rattristò perché avrebbe voluto altro tempo per parlare ancora con Tara. Ma dovevano andare. La ragazza si alzò e si avvicinò alla bionda:<Temo che dobbiamo raggiungere gli altri!>. Disse, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. L’altra accettò quel gesto e le diede la mano come lei voleva. Nell’alzarsi si trovò tremendamente vicina al viso di Will, tanto che poteva sentire il suo respiro sulla guancia. Rimasero a guardarsi per pochi istanti, poi Willow si avvicinò e la baciò dolcemente sotto gli sguardi dei passanti, ignorandoli tutti però.

 

Il contatto delle loro bocche durò pochi secondi, poi Willow si scostò lentamente:<Stai attenta a Los Angeles, mi raccomando.Ti aspetterò, ma… già sento la tua mancanza!>. Tara sorrise e le carezzò una guancia. Non c’era bisogno di parlare.

 

Tenendosi per mano tornarono dai loro amici. Sarebbe stato difficile stare lontane, ma Tara ne sentiva la necessità e lei non voleva forzarla.

 

Un’ora più tardi l’una era sul volo per Los Angeles, l’altra su quello per San Francisco.

 

 

 

 

 

Il viaggio in aereo fu piuttosto tranquillo, non come quello d’andata che era stato pieno di turbolenze e vuoti d’aria. Buffy e Dawn dormirono quasi tutto il tempo, imitate alla perfezione da Giles e Oz.

 

Xander, Kennedy e Willow, invece, si addormentarono solo dopo ben cinque ore di volo e due vodka a testa. I tre parlarono molto e per un po’ Kenny s’illuse di essere tornata ai bei vecchi tempi in cui abitava con la donna che amava e i loro amici.

 

Michael Anderson e Sidney, invece, rimasero silenziosi e in disparte tutto il tempo come se stessero viaggiando da soli. La ragazza, in realtà rimase assorta nella lettura di un libro di filosofia per molte ore, mentre l’altro se ne stette coi propri pensieri e gli auricolari del lettore MP3 ben messi nelle orecchie.

 

Willow, mentre parlava e rideva con la sua ex e il suo migliore amico, più volte osservò i due nuovi acquisti del gruppo e si domandò spesso cosa diavolo stesse ascoltando il giovane Osservatore: era così insolito vedere qualcuno facente parte del Consiglio che si comportava come una persona normale, anziché come un perfetto damerino inglese. Non si fidava di lui, né della Cacciatrice che gli era stata assegnata e questo lo aveva detto anche a Buffy; ma d’altronde non avevano modo, al momento, di liberarsi di quei due scocciatori senza far scoprire il loro piano.

 

Quando l’aereo entrò in zona “Stati Uniti d’America” a dall’alto cominciava ad intravedersi la costa della California, Xander fu grato al cielo che il viaggio stesse per terminare: gli facevano male le gambe, la testa per via della vodka e soprattutto voleva mettere qualcosa sotto i denti che non fosse quel dannatissimo cibo precotto che gli stuart continuavano a volergli propinare.

 

<Andiamo, Xander, manca solo un’ora all’atterraggio! Piantala di agitarti su quel sedile!>. Lo rimproverò Buffy, amorevolmente. Sembrava sua madre, invece che una sua amica. Il ragazzo sbuffò e cambiò nuovamente posizione delle gambe:<Eh, non lo faccio apposta, ma ho i crampi ovunque e mi sono rotto le scatole di stare seduto!>. Rispose lui, quasi mettendo il broncio. Willow, che gli sedeva accanto e che stava con gli occhi chiusi, sorrise dell’infantilismo dell’amico. Era sempre il buon vecchio Xander Harris, anche in giacca e cravatta e con la proprietà di un’azienda edilizia. Era questo che alla strega rossa piaceva di più: nonostante fossero ormai persone adulte, quando stavano insieme, lei e i suoi amici si comportavano esattamente come quando erano al liceo.

 

Non avrebbe potuto fare a meno di questo.

 

Xander, poi, in vent’otto anni non era cambiato di una virgola: sempre battuta pronta, sorriso smagliante e senso di protezione verso le sue “donne”.

 

Quando usava quel termine, ovviamente, si riferiva a lei e alle sorelle Summers; anche se, in passato, nella famiglia il ragazzo vi aveva incluso non solo Anya, ma anche Tara prima e Kennedy poi.

 

Ad un tratto Dawn si alzò e passò vicino a Willow dicendole se poteva accompagnarla in bagno. La strega la guardò sospettosa: non capitava spesso che Dawn le chiedesse cose simili. La giovane Summers, crescendo, aveva perso anche quel poco di timidezza che aveva quand’era più piccola e ora era un’attraente e sufficientemente disinibita ventenne.

 

Willow comunque l’assecondò e la seguì in bagno.

 

<Allora, che succede?>. le domandò, poggiandosi al lavandino e facendo scorrere un po’ l’acqua. Visto che si trovava lì, tanto valeva rinfrescarsi il viso. L’altra sorrise come per ammettere di essere stata scoperta:<Che… te ne pare di quel Michael?>. Domandò Dawn, con l’aria più innocente del mondo.

 

< Chi, l’Osservatore?… Andiamo, Dawn, lo sai che non possiamo fidarci di lui, quindi stanne alla larga! >.

 

< Oh, Will!… Non ho mica detto che voglio provarci con lui. Semplicemente… penso che sia un bel tipo! >.

 

< E perché vorresti il mio parere, allora? >.

 

< Perché sei mia amica e perché… se lo chiedo a Buffy, quella mi chiude in camera mia e butta via la chiave fin quando i nostri ospiti staranno con noi. Ma solo dopo aver sigillato ermeticamente le finestre, ovviamente! >.

 

Willow sorrise pensando che probabilmente Buffy, per difendere la sorella, avrebbe agito esattamente in quel modo. Col trascorrere degli anni, la Cacciatrice non aveva lasciato scemare neppure di una tacca la propria iperprotettività verso la sua sorellina minore.

 

< Ok, vero!… Che devo dirti? Io… non riesco ad essere molto obiettiva, quando si tratta di uomini, ricordi? >.

 

< Che c’entrano i tuoi gusti sessuali con l’obiettività di dire se un tipo e bello o no? >.

 

< E va bene, Dawn. Sì, è vero è un tipo abbastanza attraente, considerando che è maschio. Ha spalle larghe, è muscoloso al punto giusto e si vede, e ha dei begli occhi azzurri. A parte questo… è giovane, più o meno la mia età, e sembra possedere un minimo di cervello. Ma… è riservato quasi a livelli inopportuni, visto che in più di dodici ore di viaggio ci ha rivolto la parola sì e no sei volte. Non credi? >.

 

< Magari è timido!… Comunque, Will, se non sapessi che i ragazzi non t’interessando, direi che per tutto il viaggio non hai fatto altro che squadrarlo. Che succede? >.

 

< Niente, ho studiato solo il possibile nemico. Non ho fissato solo lui, ma anche quella Sidney: a parte il fisico praticamente perfetto, la sua faccia proprio non mi piace. Per me lei è più pericolosa del tuo amichetto! >.

 

Willow prese a sciacquarsi il viso, tirando un sospiro di sollievo al contatto dell’acqua fresca sulla propria pelle.

 

< Oh, sì, l’ho notato come te la guardi… e non è che di lei non ti fidi non perché la trovi realmente sospetta ma perché… hai visto una certa confidenza tra lei e Kenny?… Sarà un po’ di gelosia, la tua? >.

 

< Ma smettila, Dawn! Non sono innamorata di Kennedy, lo sai, e se s’interessa a qualcun’altra meglio per lei. A patto che non sia un nemico! >.

 

<Ok, se lo dici tu!… Non dire a Buffy della nostra conversazione, mi raccomando! Ora vado un momento in bagno, aspettami. Poi torniamo a sederci!>. Concluse Dawn, entrando nell’altra stanzetta dove c’era il Water. Willow annuì, poi prese dei tovaglioli di carta e si asciugò il viso fissando il proprio riflesso nello specchio.

 

Quello che aveva detto a Dawn lo pensava davvero: sarebbe stata felicissima se Kennedy si fosse interessata e magari innamorata di qualcuno. Ma di quella Sidney proprio non si fidava e il fatto che fra le due, in apparenza, ci fosse già così tanta confidenza era una cosa che la infastidiva moltissimo.

 

 

 

E se avesse ragione Dawn? Se la mia fosse solo gelosia?… Oh, piantala Rosemberg!… Osserva Sidney con discrezione e vedi come si comporta. L’unica cosa che veramente importa è che non sia lei la spia al servizio di Luseky o magari Luseky stesso!…

 

 

 

 

 

La casa di Buffy, Dawn e Willow era esattamente come Kennedy la ricordava: luminosa, immensa e deliziosamente pulita. Entrando, la ragazza non poté non notare l’ordine che regnava sovrano e, nonostante l’aria all’interno fosse un po’ viziata per via dell’assenza prolungata delle padrone di casa, si sentiva inconfondibilmente il solito odore di lavanda aleggiare un po’ ovunque. A Will piaceva moltissimo quel profumo ed era solita spargere qui e lì pacchettini ricolmi di fiorellini che espandevano la loro flagranza nell’ambiente, rendendo quel posto ancora più caldo e accogliente di quanto già non lo fosse.

 

<Casa dolce casa!>. Esclamò la ragazza un po’ malinconica, entrando. Molti bei ricordi erano legati a quel luogo tanto famigliare. Per niente al mondo avrebbe voluto andar via, mesi addietro, e ora che era tornata si rese immediatamente conto che andarsene nuovamente al termine di quella storia, sarebbe stato ancora più difficile e doloroso.

 

Dacché i suoi erano morti e di lei si era presa cura il Consiglio, quel posto era stato l’unico che aveva definito come “casa” e, nonostante non l’avrebbe mai detto per non ferire Willow, la strega dai capelli rossi e i suoi amici erano l’unica famiglia che avesse e che desiderasse.

 

Oz si era rivelato da subito un buon amico, taciturno quanto attento ai suoi bisogni; si prendeva cura di lei talvolta senza neppure bisogno che lei gli chiedesse aiuto o attenzione, il che era una gran bella cosa per un ragazzo che aveva conosciuto da poco. Tuttavia, forse per l’innata riservatezza di Oz o forse per sua semplice convinzione, Kennedy riteneva che il rapporto con lui mancava di quel calore che invece era peculiare del legame che c’era con Buffy, Dawn, Giles e soprattutto Xander. Dapprima, scoprendo che quest’ultimo era stato il primo amore di Willow, Kennedy era rimasta un po’ sulle sue con lui, non sapendo se dovesse considerare la sua costante presenza scomoda oppure no. Poi, con gli anni, aveva imparato a volergli bene come ad un fratello maggiore affettuoso e premuroso. Con grande sforzo, aveva continuato a considerarlo tale anche dopo quel fattaccio di un paio di anni prima… Ora più che mai, anche quel rapporto fraterno le mancava, tra le altre cose.

 

Willow la osservò e fu felice di vedere quanto la ragazza si sentisse a proprio agio in quella casa: per tutto il viaggio aveva temuto che Kennedy si sentisse in tensione o imbarazzata. Il che avrebbe imbarazzato anche lei, ovviamente.

 

Ma per fortuna non era stato così.

 

Xander, Giles e Michael finirono di portare dentro i bagagli e li posarono a terra, nell’ingresso.

 

<Allora… come ci sistemiamo?>. Domandò Dawn, contando per la prima volta tutti i presenti. Nove persone erano un bel po’ anche per una casa come quella. Buffy ci pensò su un momento:<Tranquilla, sorellina, c’è posto per tutti, lo sai!… I veri problemi sorgeranno quando Angel e i suoi ci raggiungeranno!>. Rispose la Cacciatrice, sorridendo. Poi rifletté ancora per qualche istante e infine decise:<Dunque… Oz e Michael potrebbero dormire insieme qui nel salone, sul nostro comodissimo divano letto a due piazze abbondanti. Sidney… nella stanza degli ospiti… be’ anche lì c’è un letto a due piazze, quindi tu e Kenny potreste…>.

 

<No, Buffy, aspetta un momento! – intervenne Willow. L’idea che quelle due dormissero insieme non le piaceva: e se Sidney avesse tentato di uccidere Kennedy nel sonno? Non si poteva rischiare. – C’è anche la mansarda, ricordi? E’ fresca di notte e abbastanza temperata di giorno, quindi Kennedy potrebbe stare lì… così avrebbe la sua privaci!>.

 

Buffy e Dawn la guardarono un po’ perplesse per quell’uscita improvvisa quanto evidentemente nervosa. Buffy non aveva tenuto presente la mansarda semplicemente perché, a parte il letto, il resto dello spazio era stato utilizzato un po’ come ripostiglio, soprattutto da Willow. Ci sarebbe voluta mezza giornata solo per riordinarla.

 

<Hem… e tutte le cose che stanno in mezzo? Scatoloni… libri… e cianfrusaglie varie?>. Ribatté Dawn, innocentemente. Ma immediatamente si rese conto di aver parlato a sproposito, vista l’occhiataccia della sua amica.

 

<A quelle ci penso io in un attimo!>. Rispose Willow, con un finto sorriso stampato in faccia. In realtà era più un’esortazione per la più giovane delle Summers a non controbattere ulteriormente.

 

<Ok, se per Kennedy va bene… probabilmente questa è la migliore sistemazione!>. Esclamò Buffy, cautamente. Kenny fece spallucce:<Avrei preferito la mia vecchia stanza ma… so già che non potrei essere accontentata, quindi… la mansarda andrà benissimo, quel letto è veramente comodo!>. Commentò la Cacciatrice mora, con una vaga nota di malizia nella voce, facendo arrossire lievemente Willow.

 

<Scusate, ma… io e Giles abitiamo esattamente qui di fronte e la nostra casa è grande quanto questa, non è una novità! Che bisogno c’è di far dormire Oz e Michael sul divano? La nostre stanze degli ospiti sono libere, quindi…>. Intervenne improvvisamente Xander, mettendo le mani in tasca. In quell’occasione, se gli sguardi avessero potuto uccidere, Harris sarebbe morto a causa dei suoi amici.

 

Ormai però il danno era stato fatto e bisognava rimediare come si poteva. Giles si tolse gli occhiali e li mise nel taschino della camicia, poi fece spallucce:<Be’… non ci avevamo pensato!… Sì, è una soluzione… migliore!… Bene, Xander, prendi le valige di Oz e Michael e portale a casa nostra, fa’ gli onori e tutto il resto. Io ti raggiungo subito!>. Disse. Il ragazzo aveva già capito che doveva aver detto qualcosa di sbagliato, ma non arrivò ad individuare cosa fosse stato esattamente.

 

<Aspetta un momento, Harris!… Qui sono tutti super forti, ma io no, quindi prima di andartene dammi una mano con le mie borse!… Kennedy, la strada la conosci. Ti spiace accompagnare anche Sidney nella sua stanza e mostrarle tutto il resto? Grazie!>. Disse Willow in tono un po’ duro. Poi praticamente a mani vuote schizzò su per le scale, dirigendosi nella propria stanza. Xander, ancora confuso, prese nuovamente in mano alcune valige e la seguì a ruota, non riuscendo a tenere lo stesso passo.

 

Kennedy li vide salire e sparire dietro l’angolo.

 

<Ok, noi cominciamo a sistemarci!>. Disse Buffy a Dawn e alle altre due ragazze.

 

<Faccio come se fosse casa mia, ok?>. Scherzò Kennedy, per distogliere l’attenzione da Willow e il suo malumore. Anche lei aveva capito che Xander doveva aver detto qualcosa di troppo, ma onestamente non avrebbe saputo dire cosa. Si rimise il proprio borsone sulla spalla destra e sorrise a Sidney:<Prendi le tue cose e vieni con me. La stanza degli ospiti non è grandissima, ma è confortevole e molto carina!>. Poi si avviò anche lei su per le scale. Sidney prese le proprie cose e salutò Michael e il signor Giles:<A dopo!>. Disse brevemente, poi si affrettò a seguire Kennedy.

 

La stanza che le era stata destinata, effettivamente, era molto accogliente sebbene non fosse esattamente spaziosa: letto matrimoniale, due comodini con due abat-jours, un armadio a muro a due ante e una scrivania di legno chiaro. Sulla sinistra, un’altra porta. Le pareti, le tende e perfino il ferro battuto del letto e le coperte erano color lilla.

 

<Molto carina, non c’è che dire!>. Commentò Sidney, entrando. Kennedy si fermò sulla porta e si appoggiò sull’anta della porta.

 

<Sono contenta che ti piaccia: l’abbiamo arredata io e Willow, l’anno scorso. Te l’avevo detto: non è grande, ma è confortevole!… E qui a sinistra, dietro quella porta lì, c’è un bagnetto: water, lavandino e cabina della doccia!… Disfa i bagagli, sistemati, magari rinfrescati e… ci vediamo dopo!>. Disse la Cacciatrice mora. Sidney si guardò attorno, poi si voltò e le sorrise:<Già mi sento a mio agio qui dentro, anche se… non credo di essere molto simpatica alla tua ex, sai?>.

 

<Ma no, figurati. E’ che Willow è timida e non dà la sua confidenza tanto facilmente. Credimi, io lo so: non sai quanto ho faticato per strapparle il primo appuntamento e, tra l’altro, ci sono riuscita solo con… diciamo una scusa, quindi… datevi un po’ di tempo per conoscervi!… A dopo!>. Poi se ne andò chiudendo la porta dietro di sé.

 

 

 

Contemporaneamente, Xander e Willow stavano discutendo nella stanza di quest’ultima, cercando di parlare sotto voce per non far sentire ad orecchie indiscrete le loro parole.

 

<Xan, fattelo dire: sei un cretino!… Volevamo tenere qui sia quella Cacciatrice da strapazzo che il suo fin troppo giovane osservatore in modo che almeno casa tua e di Giles non fosse controllata da quei due, tu invece hai rovinato tutto!>. Disse la rossa, a denti stretti. Il suo amico si sentì effettivamente un idiota:<Io… non avevo capito!… Potevate dirlo anche a me però, che avevate queste intenzioni!>. Si scusò il ragazzo.

 

<E quando? Sei sempre stato in compagnia o di Michael o di quella civetta castana!>. Ribatté l’altra, con le mani sui fianchi. Detestava Xander quando parlava senza mettere prima in moto il cervello. Quella, era stata una delle suddette volte.

 

< Senti Will… mi spiace, va bene? Ormai comunque non posso rimediare, perciò adattiamoci al guaio che ho combinato e… teniamo agli occhi aperti! >.

 

< Certo, apertissimi!… E sta’ attento a non combinare qualche altro disastro o ti aizzo contro Buffy, chiaro? Ora va via. Ci vediamo dopo per la cena, qui a casa nostra! >.

 

< Agli ordini, capo!… Pizza? >.

 

< Certo!… Non ho nessuna voglia di cucinare! >.

 

Dopodiché il ragazzo andò a salutare Dawn e Buffy con uno sguardo di scuse e se ne andò, seguito dagli altri tre uomini. Il primo round con Willow gli era andato bene tutto sommato, ma sapeva che quello con Giles non gli sarebbe andato nello stesso modo: l’uomo sembrava molto più irritato della sua amica.

 

 

 

Willow, rimasta sola nella propria stanza, si gettò sul letto e sbuffò. Già non sarebbe stato facile convivere sotto lo stesso tetto con Kennedy, ma sopportare pure quella smorfiosa di Sidney le sembrava una cosa praticamente impossibile. Non sapere, poi, quello che Michael Anderson combinava per gran parte del giorno, l’avrebbe mandata in paranoia.

 

Troppo sospettosa, si disse.

 

<Oh, Dea, sto ancora pagando per i miei crimini, non è vero?… Non può esserci altra spiegazione!>. Disse sospirando. Un attimo dopo si alzò e andò ad aprire la finestra per lasciar entrare un po’ di luce e un po’ d’aria fresca. Poi ricordò di aver promesso di sistemare la mansarda per far sì che Kennedy potesse sistemarcisi comodamente, così uscì di corsa e salì l’ultima rampa di scale.

 

<Posso entrare?>. Domandò, restando sulla porta della stanzetta. Sei metri quadri calpestabili – se non fosse stato per tutta la roba sparsa qui e lì – più un balconcino abbastanza largo da poterci mettere un paio di sdraio per prendere il sole.

 

<Fa’ come se fossi a casa tua!>. Scherzò Kennedy, sorridendo. Già aveva cominciato a mettere in ordine alla ben’e meglio. Willow ricambiò il sorriso:<Scema!>. Le disse, affettuosamente. La Cacciatrice già si era messa in calzoncini e top nero, proprio come era abituata a fare ogni volta che tornava a casa dal lavoro, quando abitava ancora lì.

 

Willow l’osservò per un attimo: non ne era innamorata, ma non poteva negare che fosse bella.

 

<La pianti di fissarmi e mi dai una mano?… Quando sono andata via qui c’era un bel caos, ma ora sembra il magazzino di una supermercato!>. Commentò Kennedy, avendo notato che l’altra le aveva incollato gli occhi addosso. Will si sentì in imbarazzo e arrossì leggermente:<Ah, sì, certo, scusa!>. Rispose immediatamente, cominciando a guardarsi intorno per capire come poter sistemare gli scatoloni e i libri. Kannedy sorrise nuovamente:<Ehi, Will! Lo sai da quant’è che non ti vedevo arrossire?… A che stavi pensando, sporcacciona!>. Commentò sarcastica.

 

<Cosa?… A niente di quello che credi tu, chiaro?… Ero solo persa in alcuni pensieri e tu… hai richiamato la mia attenzione all’improvviso, tutto qui!>. Scattò Willow, ancora più in imbarazzo. Odiava arrossire davanti a Kennedy perché sapeva che lei ne avrebbe approfittato sempre per prenderla in giro. Kennedy fu pienamente soddisfatta di aver colpito nuovamente il bersaglio proprio al centro:<Ok, rossa, non ti scaldare!… Dai, cominciamo, aiutami!>. Disse infine la bruna.

 

Willow aspettò un momento, poi sbuffò e infine si mosse. Si portò al centro della stanza:<Kenny, fatti da parte, per favore!>. Disse. L’altra la guardò perplessa per un momento, poi intuì cosa voleva fare la sua streghetta e si mise ad un lato della stanza come le era stato chiesto di fare. Willow sussurrò qualche parola in latino, poi aggiunse a voce più alta:<Ora!>.

 

All’improvviso, apparvero una serie di scatoloni vuoti, tutte le cose si suddivisero per categorie e i libri sparsi ovunque andarono a sistemarsi ordinatamente sugli scaffali attaccati alla parete. Subito dopo, gli oggetti entrarono negli scatoloni, che si chiusero automaticamente con scotch da imballo apparso anch’esso dal nulla. In pochi secondi nella stanza era tornata una parvenza d’ordine. Ora sul pavimento c’erano solo una decina di scatole di varie misure. Willow sembrava soddisfatta di sé.

 

<Tesoro, non si usa la magia per queste cose, lo sai!>. La rimproverò Kennedy, con tono tutt’altro che adirato. L’altra fece spallucce:<Lo so e normalmente non lo faccio, lo sai. Ma siamo appena arrivate a casa dopo un volo interminabile, sono sudata, accaldata, stanca e dobbiamo disfare le valige. Se non avessi fatto così, all’una di stanotte ancora stavamo qui a riordinare!>. Si giustificò la strega. Anche lei sapeva che avrebbe fatto meglio a evitare di fare incantesimi come quello, ma al momento non le importava. Scocchiò le dita per un ultimo ritocco e sugli scatoloni apparvero le scritte corrispondenti a ciò che essi contenevano; contemporaneamente, tutta la polvere sparì come se non fosse mai esistita.

 

<Ecco, adesso può bastare!… Dai, aiutami a mettere tutti gli scatoloni incolonnandoli lì al lato e abbiamo finito veramente!>. Disse Willow, cominciando ad accatastare le scatole. Kennedy le si avvicinò e la imitò, cercando di essere più veloce di lei per non farla faticare troppo. Cinque minuti dopo le due avevano finito di riordinare tutto: la stanza ora era abitabile.

 

<Grazie dell’aiuto!>. Disse Kenny, gettandosi sul letto a sedere. Era comodo e molleggiato esattamente come lo ricordava. Spesso, in passato, lei e Will avevano passato la notte lì a coccolarsi a vicenda e a godere dell’aria fresca che entrava dalla finestra e, soprattutto, del panorama incredibile che si poteva ammirare solo da quella stanza. Quei momenti erano quelli di cui aveva più nostalgia.

 

<Senti Kenny… qui non c’è un armadio per mettere le tue cose e quel cassettone non è sufficiente, quindi… se vuoi puoi utilizzare il mio armadio. Lo spazio c’è, lo sai!>. Disse Willow, accingendo ad andarsene.

 

<Grazie, Will, ma più che la condivisione del tuo armadio, ti vorrei chiedere il permesso di utilizzare il tuo bagno, o dovrò chiederlo a Dawn e Buffy!>. Esclamò Kennedy, stiracchiandosi come una gatta. Willow annuì tranquillamente:<Certo, sta’ tranquilla e… gli asciugamani ci sono, lo sai! Per quanto mi riguarda… non era necessario che te ne andassi, già te l’ho detto. Quindi ora puoi comportarti come se non l’avessi mai fatto!>. Le sorrise e se ne andò.

 

Kennedy sospirò amareggiata: chissà cosa le avrebbe risposto la rossa, se lei le avesse chiesto il permesso di baciarla. Infondo era esattamente così che si sarebbe comportata, se non fosse mai partita. Era facile, comunque, immaginare cosa sarebbe accaduto se lei avesse fatto una cosa simile: si sarebbe infuriata e l’avrebbe cacciata fuori di casa.

 

Sarebbe andata così anche se non ci fosse la novità del “ritorno della cara defunta”, ma dato anche questo piccolissimo particolare… lei non aveva più speranze. Non voleva essere cattiva nei confronti di Tara, neppure coi pensieri, ma non era stato facile trovarsela davanti all’improvviso ed era stato ancora più difficile accettare d’intraprendere quella nuova avventura sapendo di dover tornare a San Francisco e fingere di trovarsi completamente a suo agio in una situazione simile. Se non fosse impazzita questa volta, non l’avrebbe fatto mai più.

 

 

 

 

 

Quando Angel e gli altri arrivarono all’Hyperon trovarono ad attenderli Gun che, in loro assenza, aveva reso il posto una sorta di campo di battaglia. Cartacce, abiti sporchi, fumetti e confezioni vuote di biscotti al cioccolato erano sparse un po’ ovunque. Anche al primo piano, nell’ufficio di Angel.

 

Il vampiro dovette fare un grosso sforzo su sé stesso per non esplodere in una sfuriata che sarebbe finita con lui che sbatteva al muro il suo giovane amico davanti agli occhi della Cacciatrice giapponese, Kira, e della sua Osservatrice, Emily Willis.

 

<Gun, ti do più o meno un’ora per togliere di mezzo tutte le cartacce e la mondezza da questo posto, dopodiché ti sbatto fuori a calci, chiaro?>. Disse Angel, digrignando i denti e tentando di controllarsi per non far uscire fuori il suo lato demoniaco. Il ragazzo, soliti jeans larghi, canottiera ancora più larga e bandana colorata, capì all’istante che stava parlando sul serio.

 

<Oh, andiamo, Angel, non arrabbiarti!… E’ che vi aspettavo per domani sera!… Metto subito tutto a posto!>. Disse, cominciando già a raccogliere robaccia qui e lì. Cordelia guardò quello spettacolo inorridita, come se stesse assistendo ad uno spettacolo osceno:<Gun, con l’ufficio di Angel fa’ come ti pare, ma la mia scrivania deve essere ripulita all’istante perché… qualunque cosa può farti lui, sarà niente in confronto a quello che posso farti io, se i miei abiti dovessero sporcarsi con qualcuna delle schifezze che hai lasciato in giro, chiaro?>.

 

Gun per un momento si fermò e guardò prima Angel poi Cordelia. Un attimo dopo si fiondò a ripulire la scrivania della ragazza, scusandosi col vampiro:<Lei è più pericolosa!>. Disse.

 

Angel alzò gli occhi al cielo e sbuffò per darsi una calmata. Dopo un volo lungo, noioso e neppure troppo rilassante, ci mancava solo quella sorpresa. Si voltò con le mani sui fianchi a guardare gli altri:<Ehm… Tara, puoi far vedere a Kira e Emily la loro stanza? Da’ loro quella dopo il bagno grande, vicino alla tua. E’ abbastanza larga per ospitare comodamente entrambe!>. La ragazza annuì, passando la propria borsa da una mano all’altra:<Come vuoi!>. Rispose. Poi fece cenno alle altre due di seguirla:<Ragazzi c-ci vediamo dopo!>. Salutò.

 

<Oh, no, Tara!… Io in questo porcile non ci resto neppure un secondo di più. Ci vediamo domani!>. Disse Cordelia, continuando a guardare inorridita il disordine che regnava sovrano. Neppure lei avrebbe potuto fare più danni in una settimana. La strega dai capelli biondi sorrise lievemente, divertita dalla faccia dell’altra. Poi finalmente si voltò e fece strada alla Cacciatrice e all’Osservatrice. Arrivata al piano superiore, mostrò gentilmente dov’era il bagno e dove le due donne potevano mettere le proprie cose, poi mostrò loro la stanza che Angel le aveva detto.

 

<Ecco qui… l’armadio e il comò sono a v-vostra disposizione. N-nessuno di noi li usa. E i letti sono… sono comodi, visto che Angel li ha cambiati due mesi fa!… Se vi serve qualcosa… la mia stanza è quella qui accanto, mentre quella di Robin e Faith è l’ultima, dall’altra parte del corridoio. Ora v-vi lascio sistemare le vostre cose. A dopo!>. Disse Tara, poi si voltò e fece per andarsene, ma Kira la fermò:<Aspetta un momento!… Innanzitutto non ti sei presentata e non so come chiamarti, e poi… Angel dove dorme? E perché la reginetta ha detto che ci saremmo rivisti domani? Dove va?… Voialtri vivete e lavorate tutti insieme?>.

 

Tara per un momento si sentì imbarazzata: non l’aveva fatto appositamente a non presentarsi. Pensava semplicemente che le due avessero capito il suo nome, visto che Angel e gli altri lo avevano nominato più volte. Non voleva certo essere maleducata. Nonostante ciò, non capì il perché di tutte quelle domande.

 

<I-io… il mio nome è… Tara, Tara Maclay. Scusate se non v-ve l’ho detto prima!… Angel… dorme di sotto, nel seminterrato… lì c’è il suo appartamento. Faith e Robin vivono qui e praticamente ci vive anche Gun, il ragazzo nero che… abbiamo incontrato di sotto. Ma Cordelia e Westley qui ci lavorano solo, i loro appartamenti s-sono altrove!… Io… per il momento vivo qui anch’io!… La cucina è di sotto, subito fuori all’appartamento di Angel!>.

 

Kira la guardò da capo a piedi, squadrandola in ogni centimetro del suo corpo. Tara si sentì ancora più imbarazzata:<C-cosa c’è?>. Domandò esitante. Detestava balbettare, ma alla presenza di quelle due proprio non riusciva a sentirsi a suo agio. La Cacciatrice fece spallucce e si mise a sedere su uno dei due letti singoli, accavallando lentamente le gambe affusolate, coperte dai pantaloni aderenti:<Niente, niente! E’ che mi domandavo… Faith è una Cacciatrice e Robin è il suo ragazzo, ma è anche piuttosto bravino a suonarle ai cattivi, mi dicono. Westley è un fallito che finge di essere un Osservatore, Cordelia… quella giusto la segretaria di un vampiro può fare, nient’altro. Ma tu?… Che ci fa una creaturina indifesa come te in una calamita di guai come questo posto? Cos’è, vai a letto col vampiro per tirargli su il morale in assenza di Buffy?>.

 

Non fu solo spudorata, ma anche cattiva nel tono della voce. Aveva percepito la timidezza di Tara e ora la stava usando per divertirsi un po’. Tara venne colpita talmente tanto di sorpresa che non seppe cosa rispondere. Tentò di sbiascicare qualche parola, ma non riuscì a formulare una frase sensata.

 

<Kira!… Smettila immediatamente e chiedile scusa all’istante!>. Intervenne Emily, lanciando un’occhiataccia alla sua Cacciatrice. La ragazza sgranò gli occhi: sembrava davvero intimorita. La sicurezza e la spudoratezza ostentate fino ad un attimo prima erano completamente sparite, lasciando il posto a incertezza e soggezione. Si alzò in piedi e fece una sorta d’inchino con la schiena e il capo, poi guardò Tara e le sorrise:<Mi spiace, Tara, sono stata imperdonabile!… Non volevo offendere, era tanto per dire… uno scherzo!… Ti prego di perdonarmi!>. Disse. Sembrava sincera, pensò Tara, presa nuovamente alla sprovvista da quel cambio repentino di comportamento. L’Osservatrice doveva avere molto potere su di lei. Era evidente che Kira ne aveva una soggezione esagerata.

 

<Io… non fa niente, ho capito!>. Rispose Tara. Poi girò sui tacchi e uscì richiudendo la porta della stanza e dirigendosi in fretta verso la propria.

 

 

 

< Sei completamente idiota, Kira?… Come ti permetti di dire certe cose a quella ragazza? Ricordati che qui siamo comunque ospiti! >. Disse Emily, incrociando le braccia al petto e avvicinandosi alla finestra per aprirla.

 

< Mi dispiace!… Volevo… solo studiare quella strana ragazza! >.

 

< Sciocca due volte, allora!… Che t’importa di lei? Non è lei la minaccia!… E poi… sappiamo già tutto quello che c’è d’interessante da sapere su di lei! >.

 

< Cosa?… Non capisco! >.

 

< Manchi di attenzione, Cacciatrice. Questo non va bene!… Il suo nome non ti dice nulla? Eppure i fascicoli di queste persone dovresti saperli a memoria!… >. Ma la ragazza la guardava confusa. La donna sbuffò veramente seccata:<Quella è l’amante della strega rossa, la Rosemberg, l’amica di Buffy Summers. E’ anche lei una strega!… Queste cose dovresti saperle, stupida!>.

 

< Ma… ma non è possibile. Quella Meclay è deceduta cinque o sei anni fa!… Non è per questo che la strega rossa ha fatto uso della magia nera? Questo è quello che c’era scritto nel fascicolo di Rosemberg! >.

 

< Vero!… Ma è evidente che Angelus l’ha riportata in vita, visto che è fatta di carne e ossa. Non le hai viste a Glencoe e poi all’aeroporto?… Nonostante la cosa sia disgustosa, sembra che siano tornate insieme, quindi sta’attenta a ciò che dici e a ciò che fai. Siamo qui per un motivo preciso, se per la tua lingua lunga mandi tutto in fumo giuro che me la pagherai cara, sono stata chiara? >.

 

Kira quasi sbiancò a sentir quella minaccia. La Cacciatrice sapeva che era fin troppo reale. Chinò nuovamente il capo, cercando di controllare il brivido che le stava correndo lungo la schiena. Sapeva cosa poteva fare Emily quando si arrabbiava davvero e incorrere nella sua ira era l’ultima cosa che voleva.

 

<Mi spiace, ti chiedo perdono!>. Disse. L’altra fece una smorfia.

 

<Fa niente, ma tieni a mente ciò che ti ho detto!… Ora… disfa i nostri bagagli e mettili in ordine. Io vado a fare un bagno ristoratore!>. Detto ciò, l’Osservatrice tirò fuori da una sua valigia un accappatoio, delle pantofole e abiti puliti e leggeri, più adeguati al clima di Los Angeles. In Scozia faceva caldo, ma lì la temperatura era sicuramente superiore. La Cacciatrice la guardò uscire, poi iniziò a sistemare le loro cose come le era stato detto di fare. Quella faccenda sarebbe stata molto più noiosa del previsto, pensò. Ma non avrebbe perso di vista Angelus neppure per un istante e non si sarebbe lasciata ingannare da lui e da quella faccia innocente solo in apparenza.

 

Emily sarebbe stata orgogliosa di lei.

 

CAPITOLO 9

 

Angel era nella propria camera da letto, intento a pensare a quale fosse il posto migliore per nascondere le tre pietre di Zagato. Erano tornati a Los Angeles la sera prima e ancora non aveva avuto modo di nasconderle a dovere. Aveva sentito Buffy telefonicamente: anche lei aveva avuto un bel da fare con Sidney e Michael che le gironzolavano per casa. Anche se quest’ultimo era molto meno presente, dormendo da Giles e Xander.

 

Ora era nuovamente sera e fra poco Tara avrebbe finito di preparare la cena. Menomale che almeno lei sapeva cucinare, visto che Faith non sapeva nemmeno da che parte cominciare e Cordelia avrebbe vissuto nel ristorante francese che avevano aperto da poco lì davanti all’Hyperon.

 

Il vampiro si alzò dal letto e si avvicinò alla parete in mattoni rossi, accanto al proprio armadio. Prese un pugnale rituale che aveva appeso tempo prima la muro come ornamento e iniziò a battere con l’elsa in un punto preciso, attorno ad un mattone fissato peggio degli altri. Sapeva che i colpi non potevano essere sentiti nelle altre stanze, ma doveva comunque sbrigarsi, così aumentò la forza nei colpi scagliati. Cinque minuti dopo, il mattone fu completamente libero dal cemento e Angel lo estrasse, seppure con fatica, dal muro. Il buco che si era creato era sufficientemente grande da contenere ampliamente le tre pietre. Ora doveva solo fare qualche modifica al mattone che aveva tolto e incastrarlo nuovamente al suo posto. La modifica per renderlo più corto fu facile, molto più di quanto non si fosse aspettato, grazie alla lima enorme che si era procurato. Il problema ora era rimettere il mattone nel buco senza far vedere la differenza con gli altri.

 

<Complimenti, Angel, sei un genio, non c’è che dire!… Guarda tu che ho fatto… lo vedrebbe pure un cieco che c’è qualcosa che non va in questa parete!>. Disse fra sé e sé Angel, grattandosi la testa frustrato. Aveva fatto un danno e ora doveva ripararlo. Ma come? Nonostante i suoi duecentocinquanta anni, non era mai stato un muratore e ora aveva la certezza che non lo sarebbe mai stato.

 

Era sull’orlo di una crisi di nervi quando gli venne un’idea. Non era certo che avrebbe funzionato, ma doveva provare, visto che aveva fatto diventare la nicchia nel muro tutto fuorché un sicuro nascondiglio segreto. Uscì dalla stanza quasi correndo,attraversò tutto il proprio soggiorno e arrivò alla fine del proprio appartamento. Aprì la porta che comunicava con la “cucina comune”, come la chiamava Cordelia, e cercò Tara con lo sguardo. La strega era ai fornelli e canticchiava una canzoncina che Angel le aveva sentito intonare spesso. La fissò per un momento rimanendo stupito del fatto che sembrava serena, dopotutto. Tutto il giorno precedente sicuramente non lo era stata e il suo turbamento le traspariva da tutti i pori. Nel resto della stanza non c’era ancora nessuno degli altri.

 

Involontariamente, il vampiro sorrise contento per il buon umore ritrovato della ragazza, poi finalmente la chiamò:<Ehm… Tara, puoi venire dentro per un momento?>. Le domandò, facendole un cenno rapido con la mano. La ragazza lo guardò perplessa, poi tolse una padella dal fuoco e la posò sul lavandino lì accanto, si sciacquò con l’acqua fresca e se le asciugò rapidamente ad un panno. Poi seguì Angel nel suo appartamento. Appena entrata, il vampiro chiuse la porta d’ingresso alle loro spalle e le chiese di seguirla in camera da letto: gli serviva il suo aiuto per risolvere un problema. Tara annuì e lo seguì senza obiettare.

 

Una volta giunti davanti all’armadio, Angel le mostrò il danno fatto:<Puoi aiutarmi a cancellare queste tracce con un incantesimo?>. Le domandò, togliendo il mattone e mostrandole cosa vi aveva nascosto dietro. Tara rimase stupita e lo guardò senza sapere cosa dire. Poi riuscì a infilare qualche parola:<M-ma come è possibile?… Le hai già trovate?>. Gli domandò, guardando ancora verso i tre diamanti.

 

<No… sono sempre state in mio possesso!>. Disse, un tantino imbarazzato.

 

Tra lui, Buffy e Giles ne avevano dette talmente tante di balle per coprire il loro piano, che adesso dover ammettere con Tara che li avevano presi in giro tutto il tempo non era per niente semplice.

 

<Che stai dicendo? E allora perché Willow ha detto che…>.

 

<Glielo ha chiesto Buffy, per coprire il fatto che volevamo portarle via da Glencoe. Se ha mentito… è stata solo colpa nostra. Mia, di Buffy e… il signor Giles!>. Spiegò il vampiro, studiando attentamente l’espressione della ragazza, per capire se se la fosse presa o meno.

 

<Ora capisco!… Sono giorni che mi chiedevo come diavolo avesse fatto Willow ad avvertire la loro sparizione mentre stavamo litigando!>. Disse Tara, assorta nei propri pensieri, mentre toccava una delle gemme. A parte la bellezza del diamante in sé, poteva sentire il potere incredibile che emanava. Ed era una soltanto. Cosa avrebbe provato se le avesse tenute in mano tutte e tre contemporaneamente? Ma Angel la distolse da quel pensiero.

 

<Tu e Willow avete litigato? Ecco perché non vi parlavate e vi evitavate a vicenda!… Cos’è successo?>. Tara lo guardò smarrita per un momento. La imbarazzava parlare di quell’argomento con Angel, ma d’altronde, sapeva che se lui le stava facendo domande, era solamente perché si preoccupava davvero per lei.

 

<Ah… ecco… in realtà… è stata colpa mia!… La sera prima… Willow ha ripreso i sensi e io l’ho costretta a raccontarmi della storia di Worren e… tutto il resto. Poi… sono stata tanto stupida da… fare l’amore con lei e… solo dopo, al mio risveglio, mi sono resa conto dell’errore che avevo commesso!>. Spiegò la strega, cominciando a stropicciarsi le mani come una bambina. Angel la guardò sorpreso: sapeva che tra loro c’era stato qualcosa, ma non immaginava quello.

 

< E l’hai detto a Willow che si è arrabbiata, giusto? >.

 

< Sì!… Ho tentato di spiegarle, di farle capire che… vista la situazione sarebbe stato meglio… rallentare un po’, ma lei l’ha preso come un rifiuto e… non è stata per niente contenta! >.

 

< Be’, di fatto si è trattato di un rifiuto! >. Esclamò Angel, pensoso.

 

< No, assolutamente!… Io… l’amo e la desidero come prima ma… Angel, io finché siamo stati tutti insieme a Glencoe l’ho sentita parlare, l’ho vista mangiare, ho visto la sua acconciatura e gli abiti che indossa ora e… l’ho sentita parlare con Oz, con Buffy, con Kennedy… che lei lo ammetta oppure no… in mia assenza è cambiata, è diventata una persona diversa e questo mi spaventa! >.

 

< Perché ti spaventa?… E’ normale che nel corso del tempo una persona cambi e modifichi alcune cose di sé, ma poi fondamentalmente resta sempre ciò che era. Credimi, io lo so! >.

 

< Non è così semplice, Angel!… Io… sono morta e lei… andava all’università e si stava trattenendo dall’utilizzare la magia e… la sua vita era differente, ma anche lei lo era. Ora… è più matura, più sicura di sé… lavora e guadagna moltissimo e ha responsabilità che prima non aveva e gusti… differenti. Mi chiedo se siamo ancora compatibili! >.

 

< Oh, andiamo, Tara!… Se l’hai scaricata, mi spieghi come fai a scoprirlo? >.

 

< Ma io non l’ho scaricata!… Le ho chiesto solo tempo per riflettere e riordinare la mia vita, oltre che le mie idee. Io… al momento non ho nulla, a parte quello che mi hai comprato tu. Non sono più una studentessa e non ho un lavoro. Mi ritrovo a non essere né carne né pesce e in più… non sono del tutto sicura che tra lei e Kennedy sia davvero tutto finito, capisci? >.

 

< Non proprio!… Il problema è che la sua vita è cambiata lentamente e la tua di punto in bianco, o che è stata fidanzata con Kennedy? >.

 

< Io… be’, entrambe le cose, credo! >.

 

Il vampiro sorrise dandole una pacca amichevole sulla spalla. Non era solo lui ad essere confuso sui propri sentimenti, a quanto pareva.

 

< Ok, ho capito!… Per quanto riguarda il lavoro o l’università, tranquilla: c’è tempo. Per quanto riguarda la seconda questione… io credo proprio che, almeno da parte di Willow, sia davvero finito tutto. Però puoi scoprirlo solo frequentandola, non credi?… Comunque, tra poco andremo tutti a San Francisco e una volta lì… il mio consiglio è quello di passare più tempo possibile insieme a Willow. Solo così ti schiarirai le idee!… Ora, non per cambiare discorso, ma avrei una certa fretta di riparare questo buco… potresti pensarci tu? >.

 

Tara sorrise lievemente, di rimando all’atteggiamento amichevole di Angel. Un attimo dopo prese le pietre e le riposizionò in fondo alla nicchia, poi rimise a posto il mattone e, sussurrando un incantesimo, fece sparire ogni traccia dei danni fatti. Il muro era tornato come nuovo. Infine, la ragazza toccò il punto appena riparato e sussurrò qualcos’altro in greco antico e, per un momento, apparve una stella dorata sul mattone. Il segno scomparve subito dopo senza lasciare traccia.

 

<Cos’hai fatto ora?>. Le domandò Angel, cercando di capire. Tara fece spallucce:<Non posso impedire che le pietre vengano rubate, in caso venissero trovate. Ma chiunque le toccherà senza annullare prima questo incantesimo… se illuminato dalla luna, presenterà la stella addosso che dichiarerà chi è il traditore!… Uno scrupolo in più!>. Rispose Tara. Angel annuì convinto:<Bella mossa!… Ora… torniamo in cucina, prima che la cena sia da buttare!>. E uscirono di corsa, sperando che la cucina fosse ancora vuota.

 

Non fu così, infatti Faith stava assaggiando tutte le pietanze contenute nelle pentole. Quando la Cacciatrice li vide arrivare, rimproverò Tara di aver fatto scaldare un po’ troppo il pane che aveva finito col bruciarsi. Pazienza, pensò Angel, per quella sera ne avrebbero fatto a meno.

 

 

 

 

 

Il sole era tramontato già da qualche ora. A casa Summers la cena era stata una sorta di baraonda rumorosa dove l’unica cosa che accomunava tutti i presenti era lo stare seduti allo stesso tavolo. Aveva cucinato Dawn aiutata da Kennedy e il risultato era stato frittata di carciofi, bistecche alla piastra e insalata mista per tutti. Era già la seconda sera che mangiavano quelle cose a cena, ma era meglio di quello che poteva fare Buffy: grande Cacciatrice ma pessima cuoca. Quel pomeriggio, tra l’altro, era stato Xander a fare la spesa e, non avendo ricevuto istruzioni precise su cosa prendere al supermercato, si era attenuto scrupolosamente alla lista fattagli da Dawn il giorno precedente. Quando era tornato a casa, Willow gli aveva detto che l’indomani sarebbe andata lei con lui o il rischio era di mangiare le stesse cose per il terzo giorno di seguito.

 

Subito dopo cena, il gruppo si trasferì per intero in salotto e Kennedy preparò del thé e ne portò una tazza sia a Giles che a Willow. Mantre porgeva la tazza a quest’ultima, Sidney le domandò di dargliene una tazza anche a lei. La ragazza andò in cucina e poco dopo tornò con del thé anche per l’altra Cacciatrice:<Grazie, Kenny, sei gentile!>. Le disse.

 

<Di niente, figurati. Per te, questo e altro!>. Rispose Kennedy, sorridendo. Era ovvio che si stavano divertendo a scherzare fra loro. Peccato che né Willow, né Buffy avessero capito lo scherzo.

 

<Ehm… mi dispiace interrompere l’intensa attività del club dei patiti del thé, ma… si è fatta una certa ora e io dovrei andare a fare la ronda. Ovviamente… mi aspetto che Kennedy e Sidney mi accompagnino, quindi… siete pronte? Si può andare?>. Disse Buffy, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la porta della cantina. Kennedy si scrocchiò le dita delle mani e sorridendo disse:<Prontissima, capo!>. Mentre l’altra lanciò un’occhiata al proprio Osservatore:<Che dobbiamo fare noi?>. Gli domandò, finendo di sorseggiare la propria bevanda. Michael fece un ampio gesto con la mano:<Ovviamente ci uniamo a loro!… Sarà una buona occasione per te per tenerti in allenamento, e per me per valutare il tuo livello… agilità, forza, velocità e tutte le altre qualità che una Cacciatrice deve avere!>.

 

Dawn lo guardò perplessa:<Scusa, ma tu non la segui già da un po’?>. Gli domandò, guardando poi la ragazza. Michael fece di no con la testa:<Il Consiglio me l’ha affidata il giorno in cui ha decretato che un Osservatore e una Cacciatrice sarebbero venuti con voi qui, negli Stati Uniti!>. Disse il giovane. In realtà aveva pensato che loro lo sapessero. Si era sbagliato.

 

<Cosa?… E il tuo precedente Osservatore?>. Domandò Willow a Sidney, non sapendo bene cosa aspettarsi come risposta. La ragazza alzò le spalle:<Defunto!>. Rispose semplicemente. La strega dai capelli rossi e la sua migliore amica si scambiarono uno sguardo d’intesa. Non era normale che Sidney mostrasse tutta quella freddezza nel comunicare che qualcuno che, in teoria, era un po’ come un genitore, fosse morto.

 

<Stupendo!… Allora vuol dire che anche tu ne hai visti un po’ di guai, vero? Meglio così, almeno hai un po’ d’esperienza!>. Commentò Buffy, lanciando un’occhiata al signor Giles.

 

<Il fatto che io sia una Cacciatrice da meno tempo di te, non significa che io sia esattamente una novellina!… Dove stai andando ora?>. Disse Sidney, infastidita un po’ sia dal sarcasmo di Buffy, sia dal fatto che era tornata a dirigersi verso la porta della cantina quasi ignorandola.

 

<A prendere qualche arma!>. Rispose la Cacciatrice bionda, senza voltarsi. Sidney sbuffò seccata: già detestava dover essere lì, in un ambiente estraneo e non proprio amichevole. Ci mancava pure l’essere trattata come una ragazzina.

 

<Venite anche voi?>. Domandò Kennedy a Willow e Xander.

 

<Certo che sì!>. Rispose il ragazzo, con un sorriso sornione stampato in faccia e squadrando Sidney da capo a piedi. Non si sarebbe perso quell’occasione per nulla al mondo. Kennedy ricambiò il sorriso e gli lanciò un cuscino del divano:<Scemo!… Io mi vado a preparare, allora. Ci metto un secondo!>. Ribatté Kennedy, alzandosi e correndo a indossare qualcosa di più adeguato.

 

Willow guardò il signor Giles e gli domandò se anche lui sarebbe venuto di ronda, ma l’uomo disse di no perché era stanco e perché l’indomani aveva alcune cose importanti da fare: si sarebbe dovuto svegliare alle sei.

 

<Ehi, fermi tutti! Che vuol dire… “viene anche lei”? Perché, voi due dove credete di andare?>. Disse Sidney, alzandosi in piedi. Xander guardò Dawn e poi tornò a fissare l’altra:<Perché t’imbarazza fare… il lavoro sporco davanti a noi?… Io e Will usciamo tutte le sere a fare la ronda con Buffy, da quando andavamo al liceo!>. Esclamò il ragazzo, ridacchiando. Willow annuì e aggiunse:<Già, e qualche volta viene anche Dawn con noi!>.

 

<Ed ecco spiegato perché Sunnydail è stata distrutta!>. Commentò acidamente Sidney. Willow non gradì affatto quella battuta, né che Xander e Dawn la trovassero divertente.

 

<Ehi, bionda, parliamoci chiaro: in questa casa ci sono delle abitudini e nessuno di noi ha intenzione di cambiarle solo perché a qualcuno non stanno bene, chiaro? Non ti va di fare la ronda con noi? Valla a fare da sola, ma non rompere!>. Detto questo, Willow andò in camera sua con passo lento ma deciso. Doveva calmarsi e doveva anche togliersi la gonna lunga: fresca ma poco adeguata ad un’eventuale scontro.

 

Sidney era rimasta allibita, ma non era l’unica: anche Xander, Giles a Dawn erano rimaste a bocca aperta. Raramente Willow aveva quelle reazioni con qualcuno, loro lo sapevano bene.

 

<Indubbiamente… ora sappiamo chi è l’uomo di casa!>. Commentò Sidney, mettendo le mani nelle tasche dei jeans. Xander sollevò un sopracciglio:<Senti… Will ha un tantino esagerato, con quella rispostaccia. Ma questo non ti dà il diritto di fare certe battute, ok? E non farti sentire da lei perché se la offendi, potrei farmi girare le scatole io!>. Era sorridente, ma la sua voce era totalmente seria. Sidney capì di aver toccato un tasto un po’ troppo delicato, ma nonostante questo non avrebbe chiesto scusa: non era stata lei ad aggredire per prima. Sbuffò frustrata e uscì dicendo che li avrebbe attesi in veranda.

 

Un’ora dopo, sebbene in un clima non proprio rilassato, il gruppo era nei dintorni del cimitero alla periferia di San Francisco a pattugliare.

 

 

 

Buffy e Willow camminavano davanti a tutti, la prima con un paletto in mano, la seconda con un’ascia nuova di zecca. Dietro di loro c’erano Xander e Dawn armati di scure e, a neppure un metro alle loro spalle, li seguivano a ruota Kennedy, Sidney e Michael. Le due Cacciatrici tenevano in mano, imitando la più anziana, un paletto ciascuno, mentre l’Osservatore teneva una balestra e sulle spalle una sacca con numerose frecce. Sembravano tutti pronti alla lotta, ma in realtà Sidney si sentiva particolarmente nervosa: non conosceva il posto, non conosceva la marmaglia demoniaca che lo frequentava e, soprattutto, in caso di bisogno non era sicura di potersi fidare dei suoi compagni di caccia. E poi quell’assurda idea di andare in gruppo… era solo un rischio in più. Se un mostro appena un po’ forte li avesse attaccati, sarebbe stato un vero problema difendere quei rammolliti degli amici di Buffy senza farsi ammazzare per questo. Ne era certa. Le sudavano le mani e il cuore le batteva un po’ troppo velocemente. Doveva calmarsi. Guardò con la coda dell’occhio Kennedy; lei sembrava così tranquilla e a suo agio. Di tanto in tanto sorrideva alle battute che Xander faceva a Dawn e nel frattempo si guardava attorno quasi con aria indifferente. Evidentemente conosceva bene quel posto ed era abituata a ronde di quel genere.

 

<Rimani concentrata, Sidney. Non devi distrarti pensando ai fatti tuoi o rischi di mettere a dura prova i tuoi riflessi!>. Le disse Michael, ad un tratto. Il ragazzo, a guardarlo bene, sembrava più teso di lei. Lui avrebbe dovuto tranquillizzarla, avrebbe dovuto rappresentare una persona rassicurante. Invece, forse per il fatto che Michael non aveva più di ventisette o ventotto anni, le sembrava di essere andata a caccia accompagnata solo da un gruppi di mocciosi rumorosi e un ragazzo che voleva sembrare ciò che non era: esperto e sicuro di sé. Una strana sensazione s’impossessò di lei: quella notte probabilmente avrebbe finito col farsi ammazzare.

 

Il gruppo svoltò l’angolo e arrivò all’entrata del cimitero. Cancello alto più di due metri e mezzo, di acciaio, chiuso con un lucchetto enorme attaccato ad una catena degna di un titano. Michael osservò bene la catena, poi sbuffò seccato:<Fantastico, e ora? Dobbiamo scavalcare?>. Commentò, quasi tra sé e sé. Buffy gli sorrise lanciando poi un’occhiata a Kennedy.

 

<Abbiamo altri metodi, solitamente!>. Disse la Cacciatrice bionda. Il ragazzo la guardò perplesso, inarcando vistosamente un sopracciglio. Buffy decise che, invece di perdere tempo con spiegazioni, era molto più pratica una dimostrazione. Fece un cenno semplice a Kennedy e disse agli altri di stare indietro:<Uno… due… tre!>. E lei e l’altra Cacciatrice contemporaneamente sferrarono un calcio ciascuna al centro del cancello, appena sotto la catena che teneva insieme le due ante. Volarono anelli di acciaio e pezzi di lucchetto un po’ ovunque, ma il cancello si spalancò come fosse tenuto chiuso da un laccio di stoffa fina.

 

<Non vi pare di essere state un po’ avventate? Come lo richiuderemo dopo?>. Domandò Sidney, affatto soddisfatta della trovata delle altre due. Willow la guardò apatica, come se quell’osservazione fosse stata del tutto sciocca.

 

<A quello ci penso io dopo, tranquilla!>. Poi s’incamminò all’interno del cimitero, seguita a ruota da Buffy, Dawn, Xander e Kennedy. Michael e Sidney si lanciarono uno sguardo, poi l’Osservatore invitò la ragazza a non fare commenti e a seguire gli altri: ci sarebbe stato tempo più tardi per le polemiche.

 

Il cimitero sembrava essere deserto e più buio del normale. Pochissime candele accese, rarissimi lumicini sparsi qui e lì, i lampioncini nei viali che si diramavano a raggiera tutti spenti.

 

<Qualcuno non ha pagato la bolletta, questo mese!>. Commentò Buffy, sarcastica. Bisognava stare più attenti e sforzarsi di abituare gli occhi a quell’oscurità. Ad un tratto, Kennedy fece cenno a tutti di fare silenzio e di abbassarsi: aveva visto qualcosa muoversi nell’ombra, a un centinaio di metri da loro. Buffy si accucciò e le andò vicino:<Hai visto cosa sono e quanti?>. Le domandò, sussurrando. La Cacciatrice mora annuì sicura:<Sì!… Sette, e sono vampiri, ne sono sicura. Devono aver catturato qualcuno, perché ho visto due di loro trascinare un corpo verso quella cripta enorme laggiù. Dobbiamo sbrigarci!>. Buffy annuì, poi si voltò a guardare gli altri e disse:<Kenny dice che sono sette vampiri. Hanno una preda fresca e… dobbiamo andare immediatamente a interrompere la loro cena. Tutti pronti?… Andiamo, allora!>. Detto ciò, il gruppo uscì dalle siepi dietro le quali si erano nascosti e affrettando il passo si avviarono verso la cripta indicata da Kennedy. Entrarono rapidamente e decisi, disturbando i vampiri che avevano già iniziato a mangiare. Non c’era tempo per verificare se la loro preda, una ragazza, fosse ancora viva o meno.

 

<Diamoci da fare!>. Disse Sidney, e si avventò contro il primo vampiro. Gli altri la imitarono, chi in un modo e chi in un altro. Quei non morti erano particolarmente grossi e forti, pensò Buffy, sferrando l’ennesimo pugno ad uno di loro. Ma le era già capitato di affrontare soggetti simili; nulla di nuovo, dunque. Uno grosso e armato di coltello, tentò di aggredire Dawn alle spalle, ma Willow lo colpì con un vaso di fiori dietro la nuca attirando la sua attenzione. Il bestione le si scaraventò contro e fece per afferrare il suo collo quando Down gli mozzò la testa da dietro e lo trasformò in un mucchio di cenere, grazie alla scure che si era portata dietro.

 

<Grazie Dawnie!>. Disse la strega, sorridendo. L’altra ricambiò il sorriso:<Di niente!>. Ma l’espressione di Willow ridivenne immediatamente seria, spaventata.

 

<Attenta!>. Gridò, spingendola ad un lato. Un vampiro stava per colpirla con un pezzo di vetro appuntito, ma Willow l’aveva salvata facendola rotolare a terra. Il problema era che la rossa aveva accusato il colpo al posto della Summers più piccola, riportando un taglio non indifferente ad un fianco.

 

<Willow!>. Gridò Xander preoccupato. Aveva assistito alla scena, ma era troppo lontano dalle sue amiche per intervenire. Kennedy solo in quel momento si accorse dell’accaduto e sbarrò gli occhi vedendo la maglietta di Will macchiarsi di sangue rapidamente.

 

<Maledizione!>. Disse, digrignando i denti e scaraventandosi addosso al vampiro che aveva colpito la sua ex. Ma non fece in tempo a colpirlo che questo si trasformò in polvere, colpito da una freccia scoccata dalla balestra di Michael.

 

<Pensa a quei due dietro di te!>. Disse l’osservatore, secco. Kennedy, allora, seppur preoccupata per Will, tornò ad occuparsi dei demoni rimasti, assieme a Buffy e Sidney.

 

La lotta finì in pochi minuti e, ovviamente, alla fine nella cripta gli unici ancora in piedi erano Buffy e il resto del suo “gruppo di caccia”. Xander aveva aiutato Willow ad alzarsi, si era privato della maglietta e l’aveva usata come tampone per aiutare l’emorragia a fermarsi. Dawn sosteneva la rossa dall’altro lato. Sidney era andata a verificare se la ragazza che doveva essere l’antipasto dei vampiri fosse ancora viva.

 

<Stai bene, Will?>. Domandò Kennedy, preoccupata, avvicinandosi ansiosa. Willow si teneva una mano sul punto della ferita, premendo con la maglia di Xander.

 

<Sopravvivrò!>. Rispose, ma era dolorante. Kennedy le carezzò una guancia in un gesto premuroso che un po’ mise a disagio la strega:<Sei una sciocca. Dovresti stare più attenta!>. La rimproverò debolmente, la Cacciatrice. L’altra abbozzò un mezzo sorriso.

 

<Già, ma Dawn è più importante!>. Rispose. Kennedy avrebbe voluto ribattere, ma non seppe esattamente cosa dire, quindi preferì il silenzio.

 

<Tutto bene?>. Domandò Buffy, avvicinandosi anche lei all’amica ferita. Willow annuì:<Non è profonda la ferita, credo. A casa mi curerò!>.

 

<Non puoi guarirti con la magia?>. Le domandò Dawn, seriamente preoccupata. Willow fece di no con la testa:<Non ne ho la forza, in questo momento. Ma a casa mi medicherò, abbiamo tutto i necessario!>. Rispose la strega. Buffy si guardò attorno: niente di particolare in quella cripta. Forse i vampiri l’avevano scelta come base perché rimaneva un po’ isolata ed era piuttosto spaziosa.

 

<Come sta la ragazza?>. Domandò a Sidney, ancora accucciata accanto alla vittima dei demoni. L’altra Cacciatrice stava ancora osservando il corpo disteso a terra immobile.

 

<E’ svenuta, ha perso parecchio sangue, ma non è morta e… non credo che sia stata vampirizzata!>. Rispose, toccando leggermente la zona arrossata intorno ai due fori dei denti che la ragazza aveva sul collo. Buffy scosse la testa e lanciò un’occhiata a Micael che, ancora con la balestra in mano, stava leggendo interessato alcune incisioni in latino su una tomba contenuta lì.

 

<Ehi, cervellone, perché invece di pensare a tradurre scritte in latino non spieghi alcune cosette basilari alla tua Cacciatrice?… Come, ad esempio, che per essere vampirizzati bisogna bere il sangue del vampiro, oltre a fare da pasto!>. Commentò Buffy seccata. Non era quello il momento di pensare a stupide scritte, eppure l’Osservatore sembrava essere interessato più a quello che a tutto il resto. Michael, a quella frase pungente, rispose con uno sguardo indefinito ma che lasciava trasparire disappunto. Sidney prese la ragazza svenuta in braccio e si avvicinò a Buffy fissandola cupamente:<Senti, Summers, te l’ho già detto: il fatto che io sia Cacciatrice da meno tempo di te, non fa di me un’idiota. So perfettamente come funziona il giochetto della vampirizzazione!>. Disse. Era tremendamente seria e Kennedy pensò che doveva essere anche particolarmente irritata. Ma Buffy non sembrava esserlo di meno.

 

<E allora risparmiaci osservazioni inutili!>. Rispose, incrociando le braccia al petto e sfidandola con lo sguardo. L’altra rispose con un sorriso sarcastico, quasi sprezzante:<Sarai brava a combattere, biondina, ma certo non brilli per senso dell’osservazione!… Quando siamo entrati il vampiro più basso, quello con i capelli lunghi legati, si era procurato un taglio sull’avambraccio e stava tentando di far bere il proprio sangue a questa ragazza. Ma tu eri troppo concentrata sul volerti azzuffare per notarlo, vero?… Se sei così avventata, mi chiedo come diavolo tu abbia fatto ad arrivare a ventisette anni senza farti ammazzare!>. Commentò Sidney, dando uno schiaffo morale alla sua collega più anziana. Poi si fece largo tra gli altri e si avviò verso l’uscita della cripta. La ragazza aveva bisogno di cure.

 

Kennedy la guardò allontanarsi, poi lanciò un’occhiata di rimprovero alla sua amica:<Non dovremmo collaborare?>. Domandò, senza aspettarsi una risposta. Xander guardò Michael, ancora intento a leggere le scritte:<Anche tu l’avevi notato questo particolare?>. Gli domandò, cercando di capire il suo atteggiamento apparentemente disinteressato. Il ragazzo non rispose subito, poi dopo alcuni secondi si voltò e annuì:<Certamente!… Stavo leggendo qui perché questo posto è troppo nuovo per queste scritte in latino. E infatti… è una tomba di famiglia e i vampiri che erano qui erano tutti fratelli. La ragazza… è la sorella minore. Ecco spiegato perché volevano vampirizzarla!>.

 

<Che bello, una riunione di famiglia!>. Commentò Buffy, un po’ imbarazzata per essere stata colta sul vivo. Era vero che quando si trattava di combattere era un tantino avventata. Ma certamente non voleva sentirselo dire da una novellina che poteva benissimo essere una spia del demone Luseky. Michael la superò e uscì anche lui dalla cripta, allungando il passo per raggiungere Sidney. Fu così che Buffy e i suoi amici rimasero per qualche istante da soli.

 

<Buffy, cerca di essere un po’ più morbida con loro, ok? O non farete altro che discutere!>. Disse Kennedy, avvicinandosi a Willow guardandola preoccupata. Voleva vedere la sua ferita, quindi scostò la maglietta di Xander per scorgerla. Non molto profonda ma lunga cinque o sei centimetri:<Niente male!>. Sussurrò.

 

<Oh, Kenny, non difenderli!… Potevano dire prima quello che avevano notato, invece di tenerlo per loro!… E poi… non è vero che sono avventata nel combattere!>. Protestò Buffy, ma neppure a sé stessa sembrò di essere convincente. Dawn la guardò e sorrise sarcastica:<Già, Sidney non sa niente di te!… Non è vero che non sei morta: ti sei fatta ammazzare tre volte, quindi…>.

 

<Piantala Dawn!>. La rimproverò sua sorella, e lei sghignazzò divertita. Anche Willow sorrise, nonostante la ferita. Kennedy scosse la testa in una sorta di rimprovero muto: Buffy era cocciuta quanto lei e discutere non avrebbe portato a nulla, quindi tanto valeva troncare lì il discorso. Sospirò rassegnata:<Ragazzi, smettiamola, ok?… E andiamo velocemente a casa: Will ha bisogno di qualche punto e di una disinfettata come si deve, quindi… muoviamoci!>. Disse la Cacciatrice mora. Subito dopo, come se fosse la cosa più naturale del mondo, prese Willow in braccio e si avviò all’esterno. La rossa tentò di protestare debolmente, ma lei la ignorò letteralmente. Era vero che non stavano più insieme, ma almeno in certi momenti voleva comunque prendersi cura del suo amore.

 

Arrivarono all’uscita del cimitero e Will, con quel poco di forze rimastele, ricompose catena e lucchetto e richiuse il cancello come se non fosse mai stato forzato; poi, esausta, si abbandonò contro il corpo tanto famigliare di Kennedy. Non l’amava, ma la premura che la ragazza aveva nei propri confronti la rassicurava: era sempre stato così.

 

Dopo un attimo il gruppo si avviò verso casa: per quella sera avevano cacciato abbastanza e, soprattutto, avevano riportato sufficienti danni da bastar loro per tutta la prossima settimana.

 

 

 

Arrivati a casa, Michael e Sidney non si trovavano lì. Probabilmente erano ancora in ospedale con la ragazza che avevano soccorso al cimitero. Kennedy portò Willow di sopra, nella sua stanza e l’adagiò sul letto con estrema cura. Nel momento in cui si distese, Willow si lasciò sfuggire un gridolino di dolore:<Mi spiace, tesoro!>. Si scusò Kennedy, pensando di essere stata poco delicata.

 

<Non è stata colpa tua, è la posizione!>. Si affrettò a dire Willow, tenendosi la ferita con le mani. Buffy entrò di corsa assieme a Xander, portando la cassetta del pronto soccorso.

 

<Come ti senti? Perdi molto sangue? Sei debole? Fa male?>. Domandò alla sua amica. Sembrava essere più agitata lei di Willow. La strega sorrise leggermente.

 

<Tranquilla, Buffy!… Fa male, ma non ne morirò… spero!>.

 

Xander tirò fuori tutto il necessario per trattare quella ferita e, intanto, Buffy indossò dei guanti sterili, pronta ad improvvisarsi chirurgo. Solitamente era Willow a farlo, ma in questo caso doveva essere necessariamente sostituita. Disinfettante, pulitura della ferita con garze, ancora disinfettante. Bruciava parecchio, ma Willow tentò di limitare le proprie smorfie e lamenti di dolore, visto che ogni volta che mugolava Buffy sbiancava e sudava freddo.

 

Poi arrivò il momento di mettere i punti: uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Non male per un graffio, pensò Willow. Mentre la Cacciatrice posizionava l’ultimo cerotto, Kennedy sbuffò spazientita:<Sei stata un’incosciente, Will. Pensa se la ferita fosse stata più profonda!>. Esclamò irritata. Sembrava essere arrabbiata con la ragazza, ma in realtà era solo molto preoccupata per lei. Willow abbassò lo sguardo e farfugliò sottovoce qualcosa che aveva a che fare con l’incolumità di Dawn che era più importante della propria. Ma Kennedy non sembrò minimamente d’accordo con lei e proseguì nella sua sfuriata: un modo per scaricare la tensione accumulata fin quel momento.

 

<E se anziché alla pancia ti avesse colpito alla gola? Un taglio così può uccidere!… Per non parlare poi della possibilità che quel taglio ti si infetti!… Sei una strega? E usali come si deve quei dannati poteri, una volta ogni tanto!… Dawn… non verrà più di ronda con noi. Ha ragione Sidney: è troppo pericoloso!>. Willow fino a quel momento non aveva voluto ribattere, sapendo che anche se un po’ esagerata, la sfuriata di Kennedy era giustificabile e comprensibile perché si preoccupava per lei, che era pur sempre il suo amore.

 

Tuttavia, quando la mora fece il nome di Sidney, Willow sentì una stranissima sensazione: irritazione e disappunto uniti insieme. Che diavolo c’entrava quella pseudo-Cacciatrice con lei? E perché mai Kennedy l’aveva nominata? Era evidente che la ragazza fosse frequentemente nei pensieri della sua ex, il che avrebbe pure potuto andarle giù, visto che Kenny era libera di pensare a chi voleva, ma Sidney era una possibile nemica e tutta quella fiducia proprio non se la meritava.

 

<Sidney, Sidney, Sidney!… Cos’è, non sai dire nient’altro? Ti è andato in pappa il cervello per quell’oca dai capelli chiari?… Eppure pensavo che ti piacessero tipi diversi: non credevo fossi tanto stupida da prenderti una cotta per un’insignificante copia di una cheerleader che finge di saper usare un paletto di legno!>. Sbottò improvvisamente Willow, tenendosi la ferita con la mano, come se temesse che i punti potessero slargarsi mentre gridava contro Kennedy. La Cacciatrice mora la guardò esterrefatta, imitata alla perfezione da Buffy, Xander e Dawn che non avevano capito esattamente la reazione della loro amica. Kennedy si rabbuiò in viso:<Ma che stai blaterando?… Io mi sarei presa una cotta per Sidney?… Che cavolo… >.

 

< Sì, è proprio questo che penso!… E penso anche che tu sia diventata pericolosamente poco obiettiva. Ti ricordo che lei non fa parte di questo gruppo, di questa famiglia. Quindi… >.

 

< Quindi cosa, Will? Quindi se le sono amica non posso più farne parte neanch’io? Be’, t’informo che non ne faccio parte più da mesi, ormai. Sei stata tu a cacciarmi, ricordi? >.

 

< Non ti ho mai chiesto di andartene! >.

 

< No, certo! Ma proprio non mi ci so vedere nella parte della brava amica, quando l’unica cosa che vorrei è strapparti i vestiti di dosso e fare l’amore con te fino a morirne! >.

 

La discussione già prima era imbarazzante per Buffy e gli altri, ma ora stava decisamente degenerando. Bisognava interromperla prima che venissero tirate fuori parole più grosse. Fu Xander a tentare di calmare le due ex fidanzate.

 

<Ragazze, frenate un attimo, ok?… Non mi sembra il caso di parlare di certe cose in pubblico e poi… non è il momento questo di discutere di sesso, vi pare?>. Kennedy lo fulminò con lo sguardo invitandolo chiaramente a tacere. Poi però esclamò:<Vedi, Xan, il problema è proprio questo: per me è sempre stato amore, per lei invece era sempre e solo sesso!… E adesso si permette pure di giudicarmi se, putacaso, guardo un’altra!>.

 

< Non ti critico se guardi un’altra, ma se il soggetto in questione è una spia del Consiglio!… Carina, atletica, smorfiosa, con un cervello invisibile al microscopio e una superbia grande come il Cappadue!… Scelta idiota, non c’è che dire! >.

 

< E’ la seconda volta che mi dai della stupida, Will. E hai ragione! Ma sai perché ce l’hai? Perché mi sono innamorata di una donna super intelligente che è dolcissima con tutti fuorché con me!… Ma imparo sempre dai miei errori, lo sai!… Buona notte… amore! >. Disse Kennedy stizzita e addolorata allo stesso tempo. Willow non la capiva, la criticava soltanto e gettava fango su Sidney che, nonostante spesso non brillasse per affabilità, secondo lei era davvero una brava persona. Era una stupida la sua Willow.

 

Sua? Non più, da tanto tempo. E non lo sarebbe più stata. Possibile che non capisse quanto fosse preoccupata per lei, per la sua incolumità? Quanto l’amasse ancora e soffrisse nel vedere la sua indifferenza e la sua aria di muto rimprovero? Un giorno forse avrebbero chiarito, ma non lì e in quel momento o davvero il discorso sarebbe potuto andare sul pesante, come diceva Xander. Così la Cacciatrice mora diede la buona notte a tutti e se ne andò in camera sua sbattendo la porta.

 

<Will, non avrai esagerato con lei?>. Domandò Buffy, mettendosi a sedere accanto all’amica e carezzandole i capelli in un gesto affettuoso. Ma la strega fece una smorfia sprezzante:<Continua a rimproverarmi per averla lasciata, ma non mi sembra così disperata, visto che si è consolata subito!>. Commentò l’altra, acida. Quella frase le venne fuori con un tono molto più amaro di quanto non avesse voluto. Anche alle proprie orecchie risuonò come un attacco di gelosia. I suoi amici la guardarono in maniera strana e lei si sentì in imbarazzo. Finse di ricevere una fitta di dolore dalla ferità e, con tale scusa, mandò tutti fuori: voleva riposare.

 

Quella notte, in casa Summers-Rosemberg, più di una persona prese sonno a fatica. Se fosse andata avanti così, ben presto si sarebbe scatenato il putiferio nella villetta e Buffy non era per niente sicura che, in caso di bisogno, avrebbe saputo intervenire adeguatamente.

 

 

 

Era passata quasi un’ora dal pranzo. Quella mattina all’Hyperon c’era stato un caos assurdo: Cordelia e le sue visioni, Westley sempre più confusionario e irragionevole, Angel nervoso e disabituato a stare sveglio di giorno, Emily e Kira che si aggiravano per i locali dell’ex albergo come due lupi selvaggi in gabbia appena stati catturati. Tara si sentiva scoppiare la testa, tanta era stata la confusione. Per non parlare di Robin e Faith che non avevano fatto altro che punzecchiarsi a vicenda: la sera prima avevano litigato.

 

Il caldo non aiutava di certo.

 

La strega bionda, una volta fuggita a rinchiudersi in camera sua, si addormentò di sasso sul letto, solo dopo aver accostato le tende in modo da avere aria e poca luce. Quando si svegliò erano le cinque del pomeriggio e lei era sudatissima, accaldata e stranamente agitata per un sogno che aveva fatto.

 

Aveva sognato Willow che piangeva sulla sua tomba. E non solo…

 

Decise che avrebbe fatto una doccia per rinfrescarsi e darsi una calmata così, in quattro e quattr’otto, si spogliò e si buttò nella vasca regolando l’acqua affinché fosse quasi fresca. Fu piacevolissimo. Pochi minuti dopo, però qualcuno bussò alla porta della sua stanza, interrompendo quel momento idilliaco. Uscì dalla doccia frettolosamente, indossò l’accappatoio e si legò un asciugamano in testa, poi andò ad aprire. Era Angel e aveva un pacchetto in mano. Lei lo guardò interrogativa.

 

<E’ per te. Da San Francisco!>. Disse il vampiro, sorridendo maliziosamente. Era evidente che fosse qualcosa da parte di Willow. Tara lo ringraziò esitante, poi lo congedò cortesemente e richiuse la porta. Andò immediatamente a buttarsi sul letto per vedere cosa ci fosse nel pacco. Scartò in maniera scomposta la scatola e si ritrovò in mano un cellulare ultima generazione con un cover colorato da un gattino bianco e nero che somigliava tanto a Miss Kitty, la gattina sua e di Willow che un bel giorno non avevano più trovato.

 

Tara sorrise, grata per i ricordi che la strega dai capelli rossi aveva suscitato in lei con quel gesto. Attaccato al cellulare, un breve messaggio scritto a mano:

 

 

 

Così potrai chiamarmi ogni volta che ne avrai voglia… te lo ricarico io una volta alla settimana, stai tranquilla!… C’è anche la funzione di videotelefono, ma non sei obbligata ad usarla, se non vuoi. La batteria è già carica… Chiamami! Ti amo! Willow

 

 

 

E sotto c’era un post scrittum col numero di cellulare di Will che Tara altrimenti non avrebbe potuto conoscere. La ragazza esitò un momento col bigliettino in mano. Era evidente che Willow stava facendo di tutto per far sì che la distanza fisica fra loro non fosse un problema. Un paio di giorni prima Cordelia le aveva detto che l’aveva cercata lì all’Hyperon, ma lei era andata a fare la spesa con Faith e Gun. Così, Willow aveva tagliato la testa al toro e le aveva mandato quel cellulare. Ora sarebbe stata rintracciabile sempre e ovunque. Tipico di Willow essere pratica e risoluta.

 

<E anche tanto testarda!>. Disse Tara, in un sussurro.

 

Ok, bisognava farsi coraggio e darsi da fare. Fuggire non sarebbe servito, tra l’altro non ne aveva intenzione: sentiva troppo la mancanza dell’altra.

 

Inserì la scheda nel cellulare, la batteria, lo accese e compose il numero che c’era sul biglietto solo dopo averlo messo nella memoria del telefono. Un paio di squilli e subito una Willow raggiante rispose dall’altra parte.

 

 

 

- Speravo che mi chiamassi!… Come stai, amore? – Esordì la rossa. A Tara sentirsi chaiamare “amore” da lei era sempre piaciuto e anche adesso le dava un immensa gioia e un senso di pace, anche se forse era un po’ fuori luogo quel termine, allo stato attuale.

 

- Ho ricevuto il tuo regalo proprio in questo momento!… Sei pazza! Ti sarà costato un mucchio di soldi ! -

 

- Be’, guadagno sufficientemente da potermene permettere venti al mese di quelli!… Ti piace? E’ identico al mio ! -

 

- E’ bellissimo, anche se ancora non ho capito bene come funziona. Studierò attentamente le istruzioni! -

 

- Va bene. Però ancora non mi hai detto come stai! -

 

- Sto bene, ma… -

 

- Ma? -

 

- … Ma m-mi manchi! -. Tara quasi la sussurrò l’ultima parola, ma attraverso il telefono fu quasi sicura di sentire il sorriso di Willow, felice di aver ricevuto quella confessione. Dopo un attimo Willow disse…

 

- E’ bello sentirtelo dire!… Anche tu mi manchi e non sai quanto!… Che stavi facendo? -

 

- Ero sotto la doccia, quando Angel mi ha portato il tuo regalo impacchettato! -

 

- Sotto la doccia, eh? Quindi ora o sei nuda, o indossi solo l’accappatoio!… Perché non metti la videochiamata? -. Willow stava scherzando, ma Tara era certa che se avesse acconsentito alla richiesta, all’altra non sarebbe dispiaciuto affatto.

 

- Ho l’accappatoio, ma non la metto la videochiamata!… Tu? Che facevi? -

 

- Stavo chiacchierando con Buffy… stanotte ti ho sognata! -

 

- Anch’io!… Raccontami il sogno! -

 

- All’inizio è cominciato come una sorta di ricordo… tu eri in camera nostra, nella vecchia casa Summers di Sunnydail, ed eri intenta a studiare per un esame… Io sono entrata e ti ho abbracciata da dietro, baciandoti lievemente una tempia. Poi ti ho chiesto quand’è che saresti stata libera per dedicarti a me e… -

 

- E io ti ho risposto che ti avevo dedicato tutto il tempo disponibile che avevo, ma che ora non ce n’era più… -

 

Willow sussultò dall’altra parte del telefono, rendendosi conto che avevano fatto lo stesso identico sogno.

 

- Già!… Poi ti sei alzata, mi hai baciata e sei scomparsa uscendo dalla porta della stanza… -

 

- Tu mi hai seguita e ci siamo ritrovate improvvisamente in un cimitero: tu guardavi piangendo una lapide. La mia lapide. Io ti guardavo di spalle e avrei voluto chiamarti, avvicinarmi, ma non potevo… Potevo solo guardarti!… -

 

- Già altre volte è successo che sognassimo la stessa cosa, ricordi? -

 

- Sì, ma mai così!… Cosa pensi che abbia significato? -

 

- Non lo so. Forse è solo perché sentiamo l’una la mancanza dell’altra, separate come siamo ora! -

 

- Già, forse… Come procedono le cose lì a San Francisco? -

 

- Non bene come vorrei, ma… si tira avanti! -

 

- E’ successo qualcosa? -

 

- Un paio di giorni fa siamo usciti di ronda in gruppo e io sono rimasta ferita, ho litigato con Kennedy e Buffy con Sidney, la Cacciatrice che il Consiglio ci ha rifilato. La mattina dopo Xander ha pure avvelenato il caffè col sale… giornatacce quelle! -. Tentò di scherzare, Will.

 

- Sei ferita? E’ grave? Stai bene ora? -. Tara era preoccupata davvero.

 

- No, sta’ tranquilla: sono stata medicata e… guarirò in fretta. Tu, piuttosto, attenta a non farti male, ok? O mi costringerai a venire lì a Los Angeles per portarti via con me! – Scherzò ancora Willow, ma Tara pensò che sarebbe stato meraviglioso se lei fosse andata quel giorno stesso a prenderla. Solo che non potevano, non dovevano. C’era sempre la storia del prendersi tempo per capire.

 

Tara si perse per alcuni istanti nei propri pensieri e non emise un fiato nel frattempo; tanto che l’altra pensò di aver detto qualcosa che l’avesse infastidita.

 

- Tara… tutto ok? -.

 

La ragazza sussultò, riportata al presente e alla telefonata. Meglio cambiare discorso in fretta.

 

- Hem… sì, sì, certamente!… Come… come vanno le cose con… le ricerche? Sai, Angel mi ha raccontato del vostro piccolo segreto e… sono rimasta sorpresa, ma meglio così… credo! - .

 

- Ah, già!… Be’, in realtà le mie ricerche vanno abbastanza bene, ma Buffy è nervosa: la commedia già ha cominciato a stancarla! -.

 

- Allora dirà molto presto ad Angel che ne è ancora innamorata! -. Esclamò Tara, entusiasta. Ma Willow rimase perplessa perché non capiva che c’entravano i sentimenti di Buffy per Angel col fingere di cercare le gemme che già erano in mano loro.

 

- Scusa, Tara, ma non ho capito!… -

 

- Perché, tu non parlavi del fatto che Buffy sta fingendo che non le importi niente di Angel, ma in realtà non è così? -

 

- No!… veramente io… parlavo del fatto che Buffy è una pessima bugiarda e che… prima o poi Sidney e Michael si accorgeranno che non si sta impegnando realmente nella ricerca delle gemme di Zagato! -.

 

Tara capì di aver involontariamente fatto una figuraccia e di aver rivelato parte di una discussione confidenziale che era un segreto fra lei, Angel e, forse, Buffy.

 

- Hem… io… non avevo capito, pensavo che Buffy ti avesse confessato qualcosa di preciso e… -

 

- No, veramente non l’ha fatto. Perché con te ha parlato? -

 

- No, no, assolutamente! -

 

- Allora Angel ti ha detto qualcosa! -

 

Tara non rispose. Non le andava di mentire, ma neppure di parlare. Willow capì di aver fatto centro.

 

- Allora, mi dici che ti ha detto Angel? Dai, tanto lo so che ti ha detto qualcosa e… be’, se uniamo le nostre forze, forse riusciremo a farli tornare insieme! -

 

- Io… veramente non dovrei… -

 

- Senti, tesoro, che quei due sono ancora cotti l’una dell’altro non è un segreto… lo sanno pure i muri!… Ma se non li aiutiamo, non torneranno mai insieme perché sono troppo stupidi e testardi per fare una mossa intelligente come questa! Quindi… -

 

- Be’, non è che Angel e Buffy abbiano parlato di quest’argomento, che io sappia. Tuttavia… Angel mi ha confidato di essere stato davvero in imbarazzo e teso quando… tu sei stata male, in Scozia, e Buffy è andata a dormire nella sua stanza, accanto a lui nel suo letto! -

 

- Ehi, frena, amore!… Nel suo letto? Buffy non me lo ha detto! -

 

- Forse perché anche lei si sentiva in imbarazzo e magari… non so, forse non voleva che voi la prendeste in giro o che insinuaste… -

 

- Be’, non mi sembra che ci sia nulla da insinuare, visto che hanno dormito insieme! -

 

- Sì, ma Angel mi ha giurato che non è successo nulla… -

 

- Davvero? -

 

- Be’, quasi!… In realtà la mattina si sono svegliati e… erano abbracciati! Ma a parte questo, davvero nulla! -

 

- Sì, sì ci credo o a quest’ora oltre a Luseky avremmo in giro pure Angelus!… Ma tutte queste cose te le ha raccontate Angel? No perché, per uno che non parla mai, te ne ha fatte un bel po’ di confessioni! -

 

- Già, ma vedi… ultimamente passiamo parecchio tempo insieme e… io gli parlo di me e lui… mi parla di sé. E’ molto buono ed è premuroso. Mi sento al sicuro quando mi è vicino! -

 

- Cavolo, Tara! Se non sapessi che non è così, direi che sei innamorata di lui! – Esclamò Willow, a metà fra lo scherzo e la sincera preoccupazione. Tara, dall’altro capo del telefono, divenne rossa improvvisamente.

 

- Io… io… no, no, è solo amicizia che ci lega! – Si affrettò a dire. Willow tentò di smorzare la tensione che lei stessa aveva creato fra loro. C’era un’altra questione che le interessava.

 

- Posso chiederti una cosa?… Gli racconti proprio… tutto di te? – In realtà voleva chiederle se gli aveva raccontato anche del fatto che, mentre erano a Glencoe, avevano fatto l’amore e poi tutto quello che era accaduto dopo. Tara esitò ancora nel rispondere e la rossa ebbe la sua risposta senza sentirla pronunciare dalle sue labbra. Dopo un attimo Tara ammise di non aver segreti con Angel.

 

- Sì, parliamo proprio di tutto e… stranamente… non me ne vergogno! -

 

- Capisco! E di me cosa gli hai raccontato? -

 

Willow negli anni aveva imparato che tergiversare non serviva mai a niente se non a confondere i discorsi.

 

- Se è quello che vuoi sapere… gli ho parlato di quello che è successo a Glencoe fra noi e… del fatto che poi io ho voluto fare un passo indietro…! Lui mi ha detto che se ritenevo che fosse meglio così, probabilmente era la cosa migliore da fare. Solo che poi mi ha detto qualcosa che già avevi detto tu… -

 

- E cioè? -

 

- Cioè che… io dovevo riscoprirti! -

 

- Be’, io non ti ho detto proprio così. Comunque è vero!… Senti, tesoro, ci sentiamo domani, ok? Ora devo proprio lasciarti perché devo fare un salto in ufficio e mentre guido non lo posso tenere il cellulare. Domani però ti chiamo, ok?… Ti amo! A domani! -

 

Tara per un istante non seppe come rispondere.

 

- Buon lavoro, allora! A domani e non strapazzarti troppo con quella ferita! – Le disse, evitando di ricambiare quelle due paroline che l’avevano turbata. L’amava anche lei, ma andare piano significava farlo sia coi fatti che con le parole. Willow sospirò un po’ delusa per non aver sentito l’altra pronunciare qualcosa tipo anch’io ti amo. Tuttavia comprese e accettò di buon grado l’atteggiamento di Tara. La salutò ancora e poi chiuse la comunicazione. Almeno, Angel non l’aveva rimproverata per aver fatto l’amore con lei: questo l’avrebbe allontanata di un’altra tacca da sé.

 

CAPITOLO 10

 

Buffy e Giles stavano discutendo animosamente di un argomento che Dawn non riusciva proprio a capire. Stavano parlando di semi di grano, campi coltivati, raccogliere i frutti della terra, mietitura. Il che, già di per sé era strano, ma se inserito in un contesto che riguardava le gemme di Zagato che stavano cercando… diventava qualcosa di assolutamente assurdo. La più giovane delle sorelle Summers era in giardino, distesa su una delle sdraio, intenta a leggere un libro d’arte e ad origliare la conversazione di sua sorella col suo Osservatore. Ma ben presto, non capendo un acca di quello che quei due stavano blaterando, si era concentrata sul libro e sulle sue figure davvero stupende. Dal nulla spuntò Michael, vestito con jeans chiari e una maglietta attillatissimi che metteva in risalto il suo fisico.

 

<Ciao!>. Le disse, sedendosi sulla sdraio accanto alla sua. Lei scostò il libro e lo guadò accennando un sorriso: era davvero bello, ma sua sorella diceva di non fidarsi di lui e Dawn aveva deciso che Buffy probabilmente aveva ragione.

 

< Ciao! >. Rispose.

 

< Che stai leggendo? >. Le domandò il ragazzo, togliendole il libro dalle mani. Lei lo guardò contrariata.

 

< Van Gogh!… Questo, però, prima che tu mi fregassi il libro! >. Michael sembrò ignorare completamente quella battuta ironica e poco cordiale.

 

Sfogliò incuriosito il libro con molto interesse. Dopo un attimo cominciò a fare dei commenti sui vari quadri; quello che stupì Dawn, a parte il fatto che il ragazzo sembrava essere molto ferrato sull’argomento, fu che Michael inseriva anche dei cenni di coltura generale nel suo discorso.

 

 

 

Vabbe’, d’altronde si tratta di un noiosissimo Osservatore, quindi… che altro potevo aspettarmi da lui? Si disse la ragazza, mentre lo ascoltava parlare.

 

 

 

Per nulla al mondo si voleva dimostrare interessata, eppure il tono di voce del giovane, il suo parlare forbito e ricco di nozioni, l’affascinavano molto più delle lezioni del signor Brown, il suo professore preferito all’università. Michael sfogliò un altro paio di tavole, poi finalmente chiuse il libro e lo ridiede alla proprietaria sorridendole. Dawn non poté non pensare che aveva un sorriso bellissimo.

 

 

 

Oh, piantala, Dawn! Questo tizio potrebbe tentare di accoltellare te e la tua famiglia nel bel mezzo della notte, oppure potrebbe tentare di usare la tua energia per aprire qualche portale demoniaco!… Eppure…

 

 

 

<Ehm… ne sai parecchio sull’arte!>. Commentò lei, non sapendo cos’altro dire. Lui la fissò e annuì tranquillo:<Non sono sempre stato un Osservatore e… non m’interesso solo di demoni, mostri, storia e cose simili!… A che anno stai al college e che facoltà?>. Le domandò, passandosi una mano fra i capelli e stiracchiandosi come un gatto. Lei lanciò un’occhiata a sua sorella e a Giles che non sembravano essersi accorti dell’arrivo del giovane Osservatore.

 

<Sono al secondo anno… in realtà, ormai quasi al terzo!… Archeologia!>. Disse, sistemandosi più comodamente sul lettino sdraio. Michael inarcò un sopracciglio:<Archeologia? E che c’entra Van Gogh con l’aercheologia?>.

 

< In realtà, nulla. Però quando mi sono iscritta avevo la possibilità d’inserire nel mio piano di studi tre materie l’anno che erano completamente fuori argomento rispetto a quelle base obbligatorie, l’arte mi è sempre piaciuta e così… se è per quello seguo anche un corso di lingue moderne e uno di cucina orientale! >.

 

< Cioè puoi parlare olandese e greco mentre ci avveleni con involtini primavera e cuscus? >.

 

A Dawn venne da ridere, ma si trattenne. Alla fine, però, si lasciò comunque sfuggire un sorriso.

 

< No – precisò, scherzosa – Vuol dire che posso avvelenarvi con surimi avariato mentre vi parlo in tedesco e francese!… L’olandese e il greco non erano inclusi nella lista delle lingue da poter scegliere! >.

 

Michael annuì, sempre sorridente. Quella ragazza gli piaceva: era meno diretta di sua sorella, ma decisamente altrettanto schietta e con la stessa parlantina. Per non parlare del fisico, che non aveva nulla da invidiare a quello di una Cacciatrice. Comunque, il suo fiuto gli diceva che non si fidava di lui e che in quei giorni aveva tentato di stargli alla larga. Chissà perché, poi.

 

< Fantastico!… Vorrà dire che quando cucini tu io non mangio, ma sta’ attenta a non imprecare in tedesco o in francese perché… capisco perfettamente sia l’uno che l’altro! >.

 

< Davvero? >.

 

< Sì, mia madre era tedesca e… mio padre mi ha portato spesso a Parigi, nei suoi tanti viaggi di lavoro! >.

 

< I tuoi genitori… sanno che lavoro fai adesso? >.

 

< No, penso proprio di no! >.

 

< Ah, come mai?… Voglio dire… che lavoro gli hai detto che fai? >.

 

< Non ho detto loro nulla… sono morti! >.

 

< Cosa?… Oddio, mi spiace!… Cioè, io non… non ne sapevo niente, o non… non te lo avrei chiesto, davvero! Scusami tanto! >.

 

Era davvero imbarazzata e si sentiva anche in colpa per aver riaperto una ferita nei sentimenti del ragazzo. Michael però scosse la testa. Non sorrideva più e i suoi occhi si erano fatti tristi, ma sembrava tranquillo. Certamente non offeso dalle domande della giovane Summers.

 

< Sta’ tranquilla, Dawn!… Non potevi saperlo. E poi è passato davvero molto tempo, quindi… non mi fa piacere parlarne, ma non posso uccidere tutti quelli che nominano madri e padri! >.

 

< Ti… ti capisco. Mia madre è morta che io avevo quattordici anni e mio padre… be’, lui si è rifatto una famiglia altrove… finché è rimasto a Los Angeles, ogni tanto io e Buffy lo vedevamo pure, ma poi per lavoro è andato in Canada e lì i rapporti si sono ristretti ancora di più… ci chiama per Natale e, se si ricorda, per i nostri compleanni. L’ultima volta che l’ho visto è stato al mio diploma, al liceo. Quando… Sunnydail è stata distrutta, l’unica cosa che ha saputo fare è stato telefonarci e chiederci se eravamo tutte intere e se avevamo un po’ di soldi per tirare avanti… Quando gli abbiamo detto che era tutto a posto e gli abbiamo inviato il nostro nuovo indirizzo, ci ha mandato un assegno con diecimila dollari e ci ha detto ‘se avete bisogno di altri soldi, chiamatemi’!… Un padre perfetto, non c’è che dire! >.

 

< Be’, non è che sia un grande esempio di come si faccia il genitore, ma… meglio averne uno imperfetto che non averne affatto, fidati! >.

 

< Il punto è che avere Robert B. Summers come padre, equivale ad avere una foto di lui in casa risalente a vent’anni fa. Tutto qui. Quindi è come se fosse morto!… Giles è la nostra figura paterna! >. Affermò Dawn in tono asciutto, come se si fosse rassegnata a quella realtà. Ed in effetti era così già da tanto, visto che suo padre sembrava aver tempo per tutto il mondo fuorché per loro. Lei e Buffy avevano conosciuto i loro fratellastri, Clare ed Erik, e si erano illuse di poter andare anche d’accordo con loro. Ma dopo un iniziale periodo in cui si erano date da fare per mantenere i rapporti almeno tramite e-mail o per telefono, Lerrie, la matrigna, aveva fatto capire neanche troppo velatamente che non le piaceva che i suoi figli e loro avessero troppi contatti. Buffy, all’epoca, era vista come una buona a nulla che non era riuscita neppure a finire il college e che aveva un’adolescenza da teppista. Dawn… era considerata una ragazzina viziata che per dar sfogo alle sue manie di protagonismo era diventata una cleptomane.

 

Non erano certo buoni esempi per Clare ed Erik.

 

Meglio che stessero loro lontane.

 

Non era contato nulla il fatto che Buffy si era laureata e aveva un ottimo lavoro come psicologa, ora. E che Dawn si era diplomata col massimo dei voti, ricevendo una borsa di studio dall’università di San Francisco per tutto il primo anno e per il secondo. Come non contava niente il fatto che le due sorelle si erano cresciute da sole, dalla morte di Joyce, e si erano ricreate da sole una vita dopo il tremendo terremoto che aveva colpito Sunnydail, facendola sprofondare e lasciandole senza soldi, senza casa e senza un punto di riferimento.

 

Contava solo che Buffy in passato aveva dato fuoco alla palestra del suo vecchio liceo, a Los Angeles, e che aveva partecipato ad innumerevoli risse apparentemente inspiegabili e improbabili, se non per dei lividi riportati dalla ragazza stessa. E contava ancora di più il fatto che Dawn era stata per lungo tempo una ladruncola bugiarda.

 

<Giles… un Osservatore non dovrebbe attaccarsi affettivamente alla sua Cacciatrice… ma Rupert si è spinto persino oltre. Si è staccato persino dal Consiglio, per voi!… Questo è sorprendente…!>. Commentò Michael, con aria indecifrabile. Dawn lanciò un occhiata nella direzione dell’interessato, poi tornò a guardare l’Osservatore biondo, perplessa.

 

<Non capisco se lo dici in senso buono o no. Sei… contrario all’atteggiamento di Giles nei nostri riguardi? Perché?>. Domandò, davvero interessata a capire quel punto di vista. Michael fece una smorfia:<Vedi, Dawn, non è che io sia contrario totalmente, ma… Giles si è lasciato coinvolgere affettivamente da Buffy e non solo. E’ entrato a far parte della vostra famiglia, assumendo il ruolo del padre un po’ per tutti voi. In teoria… avrebbe solo dovuto osservare Buffy che, all’epoca, era l’unica Cacciatrice, scrivere dei rapporti sul suo diario personale e consegnarlo mensilmente al Consiglio. Avrebbe dovuto far sì che la Cacciatrice non morisse e non commettesse errori del tipo… rivelare il suo segreto ai suoi amici, alla sua famiglia, allearsi col nemico e così via. Invece… Giles non è intervenuto in nessuna di queste cose e, anzi, nel momento in cui il Consiglio ha messo alla prova Buffy e lui in maniera decisiva… tua sorella l’ha superata a pieni voti, anche se in maniera poco ortodossa, mentre lui si è ribellato e ha mollato il suo ruolo ufficiale!… Non so se ammirare il suo coraggio o se considerarlo un idiota!>. Dawn lo guardò con curiosità, non riuscendo a decidere se la sincerità di quel ragazzo le piaceva o se invece la trovava irritante. Comunque non avrebbe permesso che Giles venisse considerato uno stupido.

 

< Vorrei vedere te, al suo posto!… Giles ha cominciato ad occuparsi di Buffy quando lei aveva quindici anni e… be’, mia sorella è una grande Cacciatrice, ma è anche ribelle e una gran casinista. Lo è sempre stata!… Tentare di controllarla mettendole museruola e guinzaglio non sarebbe servito proprio a niente. Giles è stato abbastanza intelligente da capirlo subito! >.

 

< Ah, e per questo ha preferito assecondarla in tutto e per tutto? Be’, è senz’altro più facile addestrare un cavallo con zuccherini e carote, piuttosto che con frustino e speroni! >. Commentò lui, ironico. Dawn scosse la testa, sbuffando seccata.

 

<Non mi hai lasciato finire!>. Protestò, decisa. Michael sorrise lievemente e Dawn poté ammirare ancora una volta quelle deliziose fossette che gli si formavano attorno alla bocca. <Ok, scusami!… Finisci!>. Le disse, il giovane.

 

< Se l’avesse presa dal verso sbagliato, mia sorella sarebbe stata incontrollabile e magari solo per spirito di contraddizione. Anche con mamma e papà faceva così!… Giles ci è arrivato dopo pochi giorni che l’aveva conosciuta e così l’ha presa in un altro modo: l’ha guidata nella direzione giusta, ma essendo indulgente con lei se, per caso, si spingeva un po’ verso il ciglio della strada o verso l’altra carreggiata, capisci?… E così si è affezionato a lei e le ha permesso alcune cose… un po’ fuori dal comune, per una Cacciatrice, ma non così terribili come diceva il Consiglio!>. Michael annuì, lanciando a sua volta un’occhiata in direzione di Buffy e Giles che ancora discutevano fra loro per enigmi e assurdi esempi incomprensibili a chiunque, tranne che a loro.

 

<Già, eccetto la storia di Angel!… Lì avrebbe dovuto metterle un freno che non le ha messo affatto e vi siete ritrovati a combattere contro Angelus, lo sterminatore d’Europa!>. Esclamò contrariato. In effetti, a quel riguardo, forse Giles avrebbe dovuto far ragionare Buffy intervenendo prima che questa s’innamorasse del vampiro. Tuttavia, l’uomo aveva avuto fiducia in lei e nelle sue scelte. Nessuno poteva prevedere lo sviluppo sanguinoso a cui la loro relazione aveva portato. All’epoca, solo Janny Calendar sapeva della maledizione dell’anima e della clausola d’infelicità assoluta che la condizionava. Né Gilse né Buffy ne sapevano nulla e la Calendar si era vista bene dal farne parola con loro. Il risultato di quella scelta era stato che il demone Angelus si era risvegliato e tutti loro ne avevano pagato le conseguenze. Comunque, come sempre, Buffy aveva pagato più di tutti gli altri. Non solo era stata trattata malissimo da Angel, subito dopo averle donato anima e corpo, ma si era sentita responsabile per tutte le atrocità commesse da quel momento dal suo ex ragazzo e, alla fine, aveva dovuto ucciderlo anche se Willow era riuscita a restituirgli l’anima prima che il loro combattimento giungesse a termine. Questo, naturalmente, non senza altri problemi del tipo litigare con Joyce, Xander e Giles stesso. Era stata davvero dura per lei, quell’esperienza. Talmente tanto che, alla fine, per tre mesi aveva deciso di andarsene da Sunnydaile e sparire nell’anonimato per rimettere a posto le idee e per cercare un po’ di pace nella propria vita.

 

<Angel… per Buffy è sempre stato importante e Giles lo sapeva, per questo non li ha ostacolati. La loro storia… non è mai stata tutta rose e fiori, ma nessuno di noi poteva immaginare che se i due avessero fatto l’amore, l’anima di Angel sarebbe sparita in un soffio e lui sarebbe tornato lo spietato demone di un tempo!>. Commentò Dawn, come se stesse parlando con sé stessa, più che con il suo interlocutore. I suoi ricordi a riguardo erano fittizi come molti altri, eppure le immagini degli eventi di quel periodo erano vivide nella sua mente come se lei ci fosse stata davvero. Michael ora la guardava stupito e lei se ne rese subito conto:<Che c’è?>. Gli domandò, sentendosi a disagio per qualche strana ragione.

 

<Vuoi… mi stai dicendo che il vampiro ha perso l’anima perché ha fatto l’amore con tua sorella?>. Disse, incredulo. Lei ora era perplessa: possibile che lui non conoscesse quel particolare? Eppure, dalla sua faccia, sembrava proprio che fosse così.

 

<Già…! Non c’è scritto sui rapporti che ti sei studiato tanto bene?… Angel… è importante per Buffy anche per questo, visto che… be’, sì, insomma, è stato il suo primo vero ragazzo!>. Disse la giovane Summers, stupendosi del fatto che Michael Anderson non era così informato come sembrava, riguardo a sua sorella almeno. Il giovane si grattò una guancia, un po’ imbarazzato.

 

<Non c’è scritto questo nei rapporti!… Viene solo menzionato il fatto che il giorno dopo il diciassettesimo compleanno della Cacciatrice, avvenne qualcosa per cui Angel perse l’anima. Ovviamente so della storia dell’attimo di felicità, ma non immaginavo che..>.

 

< Che cosa? Che Angel potesse sentirsi davvero felice perché la ragazza di cui è innamorato gli ha detto che lo ama a sua volta, e glielo ha dimostrato facendo l’amore con lui prima che con chiunque altro? Eh, già, perché l’avresti dovuto pensare! >. Esclamò Dawn, ironica. Michel si diede mentalmente dell’idiota per non esserci arrivato prima. Conosceva a menadito la storia di Angelus e poi quella di Angel e sapeva che, quest’ultimo, per più di cento anni, era stato completamente solo nel suo girovagare per il mondo. Prima di arrivare in California e conoscere Bufy Summers, non aveva mai avuto una casa, amici o qualcuno che lo amasse. Aveva vissuto ai margini della società, col rammarico e il rimorso come unica compagnia. Quindi era perfettamente logico che, nel momento in cui lui e la Cacciatrice si erano innamorati, lui avesse conosciuto anche solo un istante di pace, fra le braccia di lei. E quella pace era stata la sua ennesima dannazione.

 

< Mi spiace, io non… lo sapevo!… Ora capisco perché, dopo la distruzione del liceo, se n’è andato: era per stare alla larga dalla sua unica fonte di gioia!… Decisione ammirevole, non c’è che dire!>. Commentò pensieroso, ricordando tute le informazioni lette a quel proposito. Dawn fece una smorfia di disappunto:<No, decisione idiota!>. Ribatté, acida. Micheal sorrise.

 

<Perhè la pensi così?>. Le domandò, vagamente divertito dalla reazione di lei. Dawn fece spallucce:<Perché ha preso quella decisione da un giorno all’altro, come se prima non si fosse mai reso conto che la loro relazione avesse dei risvolti… non proprio positivi. Non è che ne abbia discusso con Bufy, ha preferito litigarci insensatamente alla prima occasione e mollarla senza nemmeno un addio né uno straccio di spiegazione valida, ecco perché!>. Rispose.

 

< Be’ perdonami, ma secondo me ha fato la cosa migliore, visto che non poteva offrirle nulla se non qualche bacio, passeggiate notturne nei cimiteri e un’ansia continua, legata a qualunque cosa tenera o amorevole che potesse renderlo felice!>. Commentò. L’altra gli lanciò un’occhiataccia:<Ah, davvero? Invece mollarla su due piedi, mandarla in depressione e lasciarla sola ad affrontare una marea di casini, quella si che è stata una bella mossa!… Proprio da eroe!… E’ da quel momento che, secondo me, mia sorella si è giocata completamente il cervello: è andata a letto col primo cretino che le ha dato attenzione, poi si è messa con Raley solo per non stare sola e facendosi coinvolgere dall’Organizzazione rischiando di giocarsi il rapporto coi suoi amici… tutte mosse furbe!… Per non parlare del fatto che lui l’ha lasciata sola anche quando nostra madre è morta, sapendo bene che lei e Raley avevano rotto e che lei si era trovata a dover lasciare il college e a dover trovare di corsa un lavoro per far fronte a tutte le spese. Se poi ci aggiungiamo che si è fatta ammazzare dopo lo scontro con Glorificus e che, quando è tornata in vita, sembrava un automa… Ah, dimenticavo: infine è stata pure a letto con Spike, inventando una marea di cavolate per coprire le sue scappatelle e ignorando Willow e la sua dipendenza dalla magia che è terminata in una quasi nuova apocalisse e con Willow diventata un’assassina e… Tara morta. Be’, sì, ora che ci penso, con Angel lontano, la sua vita è decisamente migliorata!>. Il sarcasmo era evidente in quell’ultimo commento di Dawn. Vista in quel modo, Michael non si sentì di darle torto, anche se la sua ammirazione per Angel, che era riuscito a prendere una decisione così radicale, non poté spegnersi del tutto.

 

<Che posso dire… forse hai ragione tu, ma tua sorella… ecco, non vorrei essere frainteso, ma… non mi sembra un tipo tanto propenso alla castità, da quello che mi hai appena raccontato e… mi chiedo… se Angel non fosse partito e la loro storia non fosse cessata… lei sarebbe riuscita a tenere le mani a posto? E… sarebbe stata soddisfatta di quel rapporto?>. Era un’osservazione giusta e pertinente, infondo. Dawn stava per rispondere quando qualcun altro intervenne alle loro spalle:<No, probabilmente no!… Però sarebbe stato meglio avere Angel al mio fianco e non poterci fare l’amore, piuttosto che non averlo affatto e fingere che non fosse importante. La mia idea è tutt’ora questa!… Da quando la mia vita sessuale è un argomento così interessante da essere preso in considerazione per fare due chiacchiere amichevoli fra mia sorella e un tizio conosciuto da un paio di settimane?>. Domandò Buffy, evidentemente seccata e contrariata da quello che aveva sentito. Né Dawn né Michael si erano resi conto che, ad un certo punto, lei e Giles erano stati attirati dalla loro conversazione ed erano rimasti ad ascoltare incuriositi e stupiti dall’argomento scelto. Ora la Cacciatrice era in piedi accanto a loro, con le braccia incrociate al petto, e un’espressione più che irritata in viso. A nessuno avrebbe fatto piacere quella situazione, al suo posto. Pensando di non essere sentiti, i due in effetti avevano fatto più di un commento realistico ma pur sempre indelicato riguardo Buffy, Angel e le loro scelte.

 

Dawn distolse lo sguardo dagli occhi di sua sorella:<Be’… io… non è che ci stessimo facendo gli affari tuoi, Buffy, ma…>.

 

< No, effettivamente stavate solo commentando gli affari miei, per essere esatti! >.

 

< Sì, be’, ma… non intendevamo… >.

 

< Cosa, Dawn? Non intendevi spiattellare a questo qui i cavoli miei? Non intendevi informarlo a tale riguardo più di quanto lui già non lo fosse? Non volevate criticare le mie scelte e quelle di Angel che, tra l’altro, non si è mai giustificato con me quindi non vedo perché avrebbe dovuto farlo con te? >. Il tono di voce di Buffy si era alzato gradualmente e ora, senza rendersene conto, la ragazza quasi stava gridando. Era furiosa e non tanto per il fatto che sua sorella aveva dato più di un’informazione riservata a uno sconosciuto che, fra l’altro, poteva essere un nemico. Ma perché Dawn non aveva mai affrontato quell’argomento con lei, dicendole ciò che pensava realmente a riguardo come aveva fatto con Michael. In un certo senso si sentiva tradita da sua sorella. La sua voce aveva fatto uscire di casa sia Willow e Kennedy che Sidney, le quali, pur non rivolgendosi la parola fra loro per i disaccordi avuti nei giorni addietro, non avevano potuto trattenersi dall’allarmarsi e scattare allorché la voce di Buffy era arrivata poco chiara alle loro orecchie, ma decisamente furente.

 

<E’ colpa mia, Buffy. Dawn non c’entra: sono stato io a commentare la faccenda e lei ha tentato solo di farmi capire che le mie impressioni erano sbagliate perché… non conoscevo alcuni fatti, tutto qui!… Non avevamo intenzione d’irrompere nell’intimità della tua vita privata, né di criticarla. Scusaci, se puoi!>. Disse Michael, alzandosi in piedi e fissandola negli occhi con sguardo deciso. Buffy pensò che quel tipo era l’irritazione fatta persona. Lui e Sidney insieme l’avrebbero fatta uscire veramente dai gangheri in pochissimo tempo, ne era certa. Il suo istinto le disse di rifilargli un destro tanto forte da fracassargli quella dannata faccia impassibile. Ma sapeva di non poterlo fare, se non altro per non scatenare una rissa in casa.

 

<Ah, davvero? E ora che ne sai di più sei soddisfatto?… Vuoi sapere altri particolari? No perché io potrei darteli meglio di lei, essendo la diretta interessata!… - poi si rivolse a sua sorella – Fammi un favore, Dawn: non giustificarmi più davanti a nessuno o prima o poi andrai dicendo cose che mi faranno finire con la camicia di forza, o magari spiattellerai in giro anche quali sono i miei gusti sotto le lenzuola, visto che quando eri piccola origliavi mentre io e Raley facevamo sesso!… Spero che abbiate trovato la discussione costruttiva, entrambi! Ora, se non vi spiace, io esco: ho un lavoro, io!>. Detto ciò se ne andò con passo deciso e rapido e, senza neppure cambiarsi i vestiti troppo sportivi per il lavoro che faceva, se ne andò sbattendo violentemente la porta di casa.

 

Dawn aveva gli occhi lucidi e cercava ancora di giustificarsi agli occhi di Giles, più che di Willow e le altre che avevano assistito solo all’ultima parte di quella scenata.

 

<Io… io… non è come crede Buffy, Giles!… Davvero, lo giuro!>. Esclamò, triste. Giles sospirò, guardando in direzione della porta di casa e delle ragazze che stavano sotto al patio:<Io… Dawn, non lo so com’è davvero, ma so quello che sembra. Lascia che tua sorella si calmi un po’, poi però valle a parlare e chiarisci o sarà arrabbiata con te per settimane e… questo non è il momento per lei di avere altri problemi, oltre a quelli che già ha!>. Disse l’uomo, con tono pacato. Poi se ne andò in casa e Kennedy, Sidney e Willow lo imitarono. Michael sospirò amareggiato:<Mi spiace, è tutta colpa mia!>. Disse, sinceramente addolorato per aver causato quella lite fra le due sorelle. Dawn sbuffò:<Non preoccuparti, le passerà e… poi chiariremo!>.

 

Per il momento, però non sarebbe stato possibile. Non sapendo che altro fare, Michael le offrì di andare a fare due passi per la città e lei, seppure non totalmente sicura che facesse bene, accettò: le serviva di scaricare la tensione accumulata.

 

 

 

Willow rientrò in casa tentando di ignorare completamente il fatto che Kennedy stesse parlando tranquillamente con Sidney della scenata che Buffy aveva fatto a sua sorella e a Michael. Da quando avevano discusso, un paio di giorni prima, non si erano più rivolte la parola con la sua ex, mentre con l’altra… be’, si sopportavano, ma c’era una grande tensione fra loro. La rossa diede un’occhiata veloce al suo orologio da polso: le dieci e un quarto. Xander era in ritardo. Quella mattina Willow doveva andare in ufficio a sistemare alcuni programmi la cui revisione l’aveva lasciata in sospeso prima di partire per la Scozia, mentre Xander sarebbe dovuto andare nell’ufficio al cantiere per incontrare alcuni clienti. Un’altra settimana di lavoro, poi sarebbero cominciate le ferie estive. Certo, a causa del loro viaggetto, sia Will che Xander avrebbero dovuto portarsi un po’ di lavoro a casa e, a settembre, avrebbero dovuto consegnare più di una cosa finita. Tuttavia, entrambe stavano tentando di portarsi avanti il più possibile, in previsione del tempo che il loro “secondo lavoro” avrebbe portato via loro. Quella storia delle gemme di Zagato sembrava essere molto più complicata di quanto non fosse sembrata all’inizio.

 

Squillò il telefonino di Willow. Lo teneva in tasca. La ragazza lo prese e vide sul display: Xander. Lo aprì.

 

- Dimmi tutto!… Dove sei finito? Alle dieci e mezza devo essere in ufficio e se tardi ancora me ne vado da sola! – Disse, tentando di non essere troppo aggressiva. Ma era importante per lei non arrivare più tardi di quell’ora o si sarebbe dovuta fermare anche nel pomeriggio.

 

- Scusa, Will, ma sono stato al telefono con i miei fino ad ora… un’altra crisi isterica di mia madre per aver litigato con mio padre!… Non sono riuscito a spicciarmi prima. Mi sto finendo di vestire, ma questa dannatissima cravatta… non riesco ad annodarla! -. Rispose Xander, mentre armeggiava con una sola mano col nodo. Willow sorrise immaginando la scena.

 

- Xan, vieni qui subito, ci penso io alla tua cravatta, ok? -

 

- Ok, rossa. Arrivo! -.

 

E la comunicazione cessò all’istante. Willow chiuse il telefonino e si mosse per andare in camera sua a prendere la sua borsa da lavoro e il portafoglio. Le chiavi di casa le aveva già messe dentro quando si era alzata, quella mattina. Il cellulare trillò nuovamente e lei, senza guardare il display, rispose sbuffando.

 

- Xander, maledizione! Ti ho detto di venire qui che te lo faccio io quel dannatissimo nodo alla cravatta. Tanto sono anni che andiamo avanti i questo modo!… Se non vieni immediatamente, giuro che ti strappo i vestiti di dosso e ti ci mando in mutande dai tuoi clienti! -. Sbraitò spazientita.

 

Per un istante, nessun suono venne fuori dal microfono. Poi una voce titubante e familiare disse:

 

- Will?… Sono io, Tara! -.

 

Willow rimase piacevolmente sorpresa di sentirla perché, anche se da quando le aveva mandato il regalo si erano sentite tutti i giorni, era sempre stata lei a chiamarla anche più di una volta nella stessa giornata. Tanto che aveva cominciato a sospettare che a Tara le sue telefonate non piacessero davvero molto.

 

- Amore!… Ciao, sono felice che tu abbia chiamato! -. Esclamò, realmente contenta. Solo in quel momento si ricordò che Kennedy era lì vicino e che, sicuramente, l’aveva sentita. Non c’erano dubbi per la Cacciatrice mora su chi fosse all’altro capo del telefono.

 

- Ciao!… Ti disturbo? Vai di fretta?… Se… se vuoi richiamo più tardi! -. Disse Tara, incerta. Willow scosse il capo e si avviò verso le scale per andare in camera sua e avere un po’ di privacy, oltre a finire di prendere le cose che doveva portare con sé.

 

- Non ci pensare neppure, Tara. Non mi disturbi mai, lo sai!… E’ solo che questa mattina devo andare in ufficio e Xander mi aveva promesso di accompagnarmi, ma mi ha appena chiamata dicendomi che aveva avuto un contrattempo e… avevo appena attaccato con lui quando hai chiamato tu. Pensavo fosse ancora lui! -

 

- E perché vuoi strappargli i vestiti di dosso? -. Domandò Tara, divertita e più rilassata nel sentire che Will era felice della sua chiamata.

 

- Vedi… prima Xander girava sempre in maglietta e jeans, mentre da qualche anno deve indossare giacca e cravatta per incontrare i clienti. Il problema è che non ha mai imparato a fare il nodo alla cravatta come si deve e… stamattina stiamo per fare tardi in due! -

 

- Capisco!… Come una sorella maggiore verso il fratellino minore! -

 

- No, più come una moglie, da fare santa, verso un marito sprovveduto! -. Scherzò Will, in risposta alla battuta di Tara. Ma si rese immediatamente conto di aver commesso un errore e divenne rossa dall’imbarazzo. Era nella sua stanza, ora, e lo specchio appeso sopra al cassettone rifletteva il suo viso cianotico nel ricordare un avvenimento passato, accaduto un paio d’anni prima. Un avvenimento che la sua mente aveva rimosso per permetterle di non morire affogata nel senso di colpa. Tentò di riprendersi – Cioè… sai cosa… intendo, no? -. Ma Tara non parve accorgersi del suo improvviso cambio di tono e dell’insicurezza della sua voce.

 

- Sì, sì, lo so cosa intendi!… A parte i primi tempi, non sono mai stata gelosa di Xander, lo sai. Ma se ti giustifichi troppo, potrei sempre diventarlo! -. Disse la voce allegra della strega bionda. Willow si disse che era stata una stupida a comportarsi in quel modo. L’argomento Xander era uno di quelli che con Tara non aveva toccato. Nel piegarsi per afferrare la borsa e metterla sul letto, una fitta di dolore proveniente dalla sua ferita la sorprese, facendole sfuggire un’esclamazione di dolore.

 

- Tutto bene, Will?… Non te l’ho chiesto ma… come va la ferita, oggi? -

 

- Abbastanza bene, grazie. E’ che, ogni tanto, mi dimentico della sua esistenza e faccio movimenti bruschi, tutto qui! -. Disse, con voce sofferente. Non era del tutto vero quello che aveva appena detto: quella dannatissima ferita non le permetteva mai di scordarsi di lei, tanto le bruciava e le tiravano i punti. Il problema era che, in quel momento, la sua mente era stata catturata da tutt’altro e così lei per un istante aveva ignorato il bruciore. Tuttavia, il taglio le aveva ricordato istantaneamente e in maniera brusca la sua presenza.

 

- Sta’ attenta, Will, mi raccomando!… Non… non… potresti guarirti con… la magia? -. Willow si guardò nuovamente allo specchio. Il suo colorito era tornato quello di sempre. Un colpo di spazzola ed era pronta. Afferrò la borsa e ci mise dentro il portafogli rapidamente, poi inforcò gli occhiali da sole, perfettamente abbinati al suo tailleur nero.

 

- No, Tara. Niente magia per queste cose, visto che Buffy mi ha saputa rattoppare a dovere!… Si tratta di aspettare una settimana, due al massimo, poi sarò guarita perfettamente. Il taglio era lungo ma non profondo, quindi… -. Nel frattempo stava scendendo le scale. Tara rimase piacevolmente sorpresa di quella risposta, anche se non l’avrebbe biasimata se avesse usato la magia in quel senso. Ma la voce di Will era stata decisa e disinvolta, il che significava che non era una cosa pianificata perché era al telefono con lei, ma perché la pensava veramente in quel modo. Ancora una volta ebbe la riprova che il suo amore era davvero cambiata.

 

Willow arrivò alla fine delle scale e si trovò davanti Xander che ancora trafficava impacciatamene con la propria cravatta. Era davvero tardi.

 

- Senti, tesoro, devo lasciarti ora. E’ arrivato Xander e fra un po’ ci si strozza con la cravatta. Ti chiamo stasera, o magari più tardi, dal lavoro, ok? -.

 

- Certo, Willow. Tanto… fra poco devo uscire anch’io! -

 

- Ah, davvero? E dove vai di bello? -

 

- Ad un centro commerciale, con Faith e Cordelia!… E’ per divagarci un po’ e poi… Faith deve incontrare un informatore! -

 

- Vai con quelle due?… Amore, prima di uscire fatti l’antirabbica e il siero antiveleno per i morsi di vipera, mi raccomando!… State attente e non fate niente di azzardato, ok? -

 

- Will, loro non sono così male come credi tu, davvero! Sono molto gentili e Faith è premurosa quanto Angel nei miei confronti, anche se… certo, non ha sempre i suoi modi garbati. Sta’ tranquilla, non ci cacceremo nei guai! -

 

Willow sentì una vaga gelosia salirle alla gola. Faith e Cordelia gentili? Faith premurosa nei confronti di Tara? Ricordava perfettamente il loro primo incontro e Faith era stata tutto fuorché gentile. Perché ora c’era stato questo repentino cambio di atteggiamento? D’altro canto, era pur vero che la Cacciatrice mora era cambiata davvero molto da quando stava con Robin Wood il quale, sicuramente, era riuscito a mitigare un po’ il suo carattere scattoso. Ma da lì a diventare premurosa nei confronti di Tara…

 

 

 

Oh, piantala, Willow!… Non essere sciocca, per favore! Si disse, rimproverandosi mentalmente.

 

 

 

- Ok… tesoro. Allora… divertitevi!… Ti voglio bene! -

 

- … A- anch’io, Will!… Ciao! -. Disse Tara, balbettando. Poi attaccò. Willow sospirò lievemente, un po’ più serena: almeno, stavolta aveva risposto al suo saluto amorevole. Le volte precedenti, quando lei le aveva detto ti amo, Tara si era limitata a biascicare qualcosa e a salutarla con un ciao o roba simile. Non le aveva mai risposto che anche lei l’amava. Quelle ultime parole, quindi, erano un buon segno.

 

Willow infilò il telefonino nella borsa rapidamente e la lasciò scivolare ai propri piedi, poi fece un gesto a Xander per farlo avvicinare. Il ragazzo obbedì mettendole in mano la cravatta un po’ stropicciata.

 

<Era Tara?>. Le domandò, alzando il colletto della camicia linda e inamidata. Ma conosceva già la risposta, visto che la sua amica non chiamava nessun altro amore. E poi l’aveva sentita fare il suo nome. Willow annuì silenziosamente e, con un paio di gesti, fece un cappio perfetto alla cravatta, nascondendo il più possibile il punto che Xander aveva rovinato nei suoi ripetuti tentativi di annodarsela da solo.

 

<Ecco fatto, ora andiamo!>. Disse la rossa, uscendo. <Ciao a tutti!>. Esclamò indifferentemente, con tono duro. Fu solo Giles a risponderle.

 

<Be’… buona giornata, ragazze… Giles!>. Disse Xander, un po’ a disagio. Poi seguì la sua amica quasi correndo. Quando la raggiunse, Willow era già in macchina, con la cintura allacciata. Lui salì, chiuse lo sportello, avviò il motore e accese l’aria condizionata. Poi si allacciò la cintura, accese la radio regolando il volume in modo che la musica fosse di sottofondo, inserì la prima e l’auto partì.

 

<Che succede, Will? Come mai quel muso lungo? Hai litigato con Tara o ancora con Kenny?>. Domandò alla sua amica, seduta affianco a lui e silenziosa. La rosse fece spallucce e scosse il capo:<Non ho litigato con Tara. Perché avrei dovuto? E con Kenny, be’ non ci parliamo dalla sera in cui abbiamo discusso, quindi è impossibile litigarci!>. Rispose semplicemente. Ma a Xander non sfuggì la sua tristezza. Doveva esserci qualcos’altro.

 

< Perché non provi a parlare con Kennedy? Infondo non potete vivere sotto lo stesso tetto in queste condizioni, non credi? >. Tentò Xander, pensando che l’altra fosse giù di morale per questo. Sapeva che era innamorata di Tara, ma sapeva anche che era affezionata a Kennedy e quella situazione non doveva piacerle affatto.

 

< Non so, Xander, se cominciassimo a discutere ancora… potrebbe uscirmi di bocca anche quello che non dovrei mai dire!… Potrei peggiorare le cose irrimediabilmente! >.

 

Xander alzò un sopracciglio.

 

< Più di così?… Sono tre o quattro giorni che non vi rivolgete la parola e, onestamente, questa faccenda comincia a diventare imbarazzante per tutti. A pranzo… a cena… durante le riunioni… e non dimenticarti che tra qualche settimana al massimo arriverà qui anche Tara con tutti gli altri… le cose non possono rimanere allo stato attuale, Will. Dobbiamo collaborare fra noi, non litigare! >.

 

< E credi che io non lo sappia? E so anche che con l’arrivo di Tara le cose non miglioreranno di certo fra me e Kennedy, ma lei… lei è così testarda e aggressiva nei suoi modi!… Ci siamo lasciate mesi fa, prima che io sapessi del ritorno di Tara, e adesso lei… ma che diavolo vuole da me? >.

 

< Il tuo amore? >.

 

< Lo sai che non posso darglielo e lo sa anche lei! >.

 

< Già, ma la speranza non muore mai, non lo sai? E’ stata con te per quattro anni e pensi che non si rendesse conto che le volevi bene ma che non l’amavi? Eppure, ti è rimasta affianco e non ti avrebbe mai lasciata, se non l’avessi fatto tu. Quindi, come pretendi che ora di punto in bianco si rassegni a vederti accanto a Tara senza farsi girare le scatole affatto? Non può, Will, è normale! >. Willow sospirò amaramente.

 

< Senti, lo so perfettamente che è così, ma… non potevo più stare con lei quando Tara era morta, figuriamoci ora che è viva e vegeta e che… c’è una speranza concreta che io possa tornare con lei!… Non voglio ferire Kennedy, ma non deve insistere! >.

 

< Be’, certo, sarebbe stato più semplice se non foste costrette a collaborare fianco a fianco e a vivere nella stessa casa, però… per queste cose ci vuole tempo, lo sai! Oz, sembra aver preso la cosa un po’ meglio!… Quando sono uscito, si era appena alzato. >. Esclamò Xander, svoltando ad un incrocio e dirigendosi verso la Croes Avenue. Già, Willow non aveva pensato ad Oz: lui era sempre così silenzioso e non aveva mai neppure accennato all’argomento Tara. A dire il vero, non aveva proprio toccato nessun argomento inserente amore, sesso, relazioni varie. Se n’era tenuto accuratamente alla larga, precisamente com’era nel suo stile.

 

< Oz… con lui è finita da anni, e non mi ha mai cercata per riallacciare la nostra relazione sentimentale. Ci siamo sentiti, ci siamo anche incontrati a volte, da quando lui se ne andò nuovamente da Sunnydail, ma non ha mai tentato di tornare insieme a me. Neppure dopo che venne a sapere della morte di Tara da Buffy… >. Esclamò Willow, come se stesse pensando ad alta voce.

 

< Be’, rossa, neanch’io ci avrei provato!… Non fraintendere, Will, ma… già è difficile riconquistare una ragazza che, dopo che tu l’hai lasciata, si è messa con un altro. Ma riconquistare una ragazza che poi s’è messa con un’altra ragazza… è impossibile, e tentare è da pazzi furiosi! >. Willow gli rifilò una gomitata fra le costole, notando il suo sorriso malizioso.

 

< Guarda che andiamo a sbattere! >. Protestò il ragazzo, debolmente, massaggiandosi il fianco con la mano opposta.

 

< Se la pianti di fare il cretino, io non ti picchio! >. Disse la strega, ricambiando il sorriso per un istante.

 

< Perché, non ho ragione?… Sei gay, Will, e Oz non è scemo, sa di non poter… soddisfare le tue… esigenze! >.

 

Già, ma qualcun altro ci era riuscito, anche se solo per una notte.

 

Xander svoltò ad un altro incrocio, accelerò su un rettilineo, superando qualche auto più lenta. Dopo un paio d’isolati, arrivato davanti ad un grande palazzo ricoperto di vetrate a specchio, accostò e si fermò.

 

< Senti, non ho voglia di andare avanti con questo discorso, ok?… Che fai a pranzo? >.

 

< Non credo che andrò a pranzo, ho molto da fare! >.

 

< Già, neppure io, visto che sono le undici e ho sei programmi da rivedere!… C’incontriamo dopo e andiamo a un fast food a spizzicare qualcosa? >.

 

< Ok, buona idea!… Ti passo a prendere per le quattro e mezza, ti sta bene? >.

 

< Sì, sali su ed entra. Io dico alla mia segretaria di lasciarti passare. Buon lavoro, Xan! >. Disse Willow, staccando la cintura di sicurezza e sporgendosi per baciarlo su una guancia. Lui accolse il bacio come sempre e annuì con la testa:<Agli ordini, capo!… A dopo, buon lavoro!>.

 

Wllow scese, lui le passò la borsa e si allungò per chiudere lo sportello, sorridendole ancora. Poi ripartì alla volta del proprio ufficio, al cantiere. Era in folle ritardo anche lui: avrebbe dovuto trovare una buona scusa coi suoi clienti.

 

 

 

 

 

Quella giornata fu per Buffy molto più dura di quanto non si sarebbe aspettata. I suoi pazienti, quella mattina, erano tutti casi difficili che stavano in cura già da un pezzo e che, solitamente, erano andati anche da psichiatri e si erano imbottiti di pillole. Poi, per qualche strano motivo, erano approdati nel suo studio e il suo capo, David Worner, aveva pensato che lei fosse in grado di tenerli in cura. Oltre al lavoro diretto sui pazienti, Buffy aveva dovuto anche riempire un mucchio di moduli e scartoffie varie che componevano la documentazione del proprio lavoro svolto. Una cosa che lei trovava noiosissima, ma che proprio non poteva evitare. Era arrivata tardi in ufficio, furiosa, e si era pure beccata un rimprovero velato da Corner, il quale, con molta nonchalance, le aveva fatto notare che una psicologa professionista, non poteva presentarsi davanti ai suoi pazienti con jeans a vita bassa, nike shark ai piedi e t-shirt con sopra una stampa di Omer Simpson che diceva: resisto più sott’acqua che a lavoro. Buffy si era sentita imbarazzata per essere stata ripresa come una scolaretta, ma non aveva potuto dire che Corner avesse torto. Per fortuna, nel suo armadietto, aveva sempre un cambio. S’era tolta la maglietta e si era messa una camicetta bianca. Era più pesante e l’avrebbe uccisa col caldo che faceva, ma era più adatta al suo ruolo professionale. L’importante, era non far vedere ai pazienti le scarpe da ginnastica, in tremendo contrasto con la camicia. L’aria condizionata l’aveva aiutata a non fare una sauna forzata.

 

Durante la pausa pranzo aveva chiamato Angel e le era piaciuto sentire la voce rassicurante di lui. Chiacchierare del più e del meno e poi delle gemme e del litigio con Dawnie. Angel le aveva detto, conciliante come sempre, di non prendersela per quei commenti perché, sicuramente, sua sorella non intendeva sparlare di loro, né criticare la sua vita e le sue scelte. Buffy non era stata tanto d’accordo con lui, tuttavia il fatto che non se la fosse presa con Dawn e che avesse tentato di tranquillizzarla, le aveva fatto piacere. La situazione, lì a San Francisco, non era semplice e lui non le era mai mancato così tanto. Ma non poteva dirglielo.

 

Aveva finito di lavorare verso le cinque e, invece di prendere un taxi per tornare a casa, aveva deciso di fare due passi. Prima di uscire dallo studio, si era cambiata nuovamente la camicia, rimettendo la maglietta, poi aveva preso la propria borsa e se n’era andata con la raccomandazione di Dan, un suo collega, di venire presto l’indomani mattina, per una piccola riunione generale di routine. L’ultima prima delle vacanze estive.

 

Non se la sentiva proprio di tornare a casa perché sapeva che, col suo stato d’animo attuale, se le fosse capitata a tiro sua sorella, probabilmente le avrebbe rifilato un ceffone fatto come si deve. Mentre Michael Anderson… be’, poteva fargli rimpiangere di aver scelto di diventare un Osservatore.

 

Meglio prolungare il più possibile la sua passeggiata.

 

Si era fermata davanti alle vetrine di ogni singolo negozio che aveva trovato lungo la strada dal suo studio a casa sua. Le aveva osservate in ogni singolo particolare. Poi si era fermata in due locali diversi a prendersi prima un caffè, poi un frappè al cioccolato di grandezza smisurata e con un etto di panna sopra. Ma non era riuscita a tardare come avrebbe voluto e, alle sette e mezza, si ritrovò davanti al vialetto di casa. Da dentro, venivano le voci di Kennedy che chiacchierava con Oz.

 

<Mai sentita tanta parlantina!>. Esclamò sottovoce, riferendosi alla voce di Oz che stava intrattenendo una discussione tranquilla con la sua amica riguardo a dei gruppi musicali e alle canzoni che questi avevano composto. Kennedy probabilmente era in cucina, visto che si sentiva rumore di piatti e stoviglie, ma lui era in sala da pranzo e probabilmente stava apparecchiando per la cena. La macchina di Xander non era al suo posto, quindi né lui né Willow dovevano essere rientrati: quella mattina dovevano andare insieme. Chissà se Dawn e quell’arrogante idiota di Michael erano in casa. E chissà se c’era anche Giles, dentro.

 

La Cacciatrice sospirò rassegnata, sapendo di non poter rimandare oltre e si decise ad entrare. Salutò rapidamente Oz e Kennedy, poi si affrettò ad andare in camera sua. Si spogliò in un attimo, gettando i propri vestiti disordinatamente per terra e, infine, si chiuse in bagno: una bella doccia rinfrescante era proprio ciò che le serviva per distendersi un po’.

 

CAPITOLO 11

 

   Alle sedici e trenta, puntuale Xander entrò nell’ufficio di Willow. La ragazza lo aveva sentito quando era arrivato, pochi minuti prima perché si era messo a chiacchierare allegramente con la sua segretaria, Lory. Xander lo faceva sempre e lei aveva sospettato che l’amico nutrisse un certo interesse per la ragazza; tuttavia, ogni volta che glielo aveva chiesto, Xan aveva negato senza nascondere un po’ di fastidio per la domanda. Lory, invece, in sua presenza aveva mostrato spesso imbarazzo: non essendo arrivata nella compagnia da molto e non avendo una grandissima confidenza col suo capo, Willow, aveva scambiato quel giovane alto e muscoloso per il suo ragazzo e non sapeva mai come comportarsi con lui. Willow non l’aveva mai contraddetta quando la segretaria le diceva che c’era il suo fidanzato al telefono e si trattava sempre di Xnder. All’inizio, i due amici si erano divertiti molto a tener su quell’equivoco, facendo credere più di una volta alla giovane che stavano facendo sesso nell’ufficio della programmatrice/sistemista, ma poi il gioco era finito e Rosemberg semplicemente non aveva voluto precisare né il tipo di rapporto che aveva col carpentiere, né i suoi gusti sessuali. Infondo, lì alla compagnia nessuno sapeva che era gay e lei non vedeva proprio perché doverglielo dire, visto che era un fatto strettamente personale e intimo. Le uniche due a conoscere questo piccolo particolare, erano Molly Feder e Georgie Grend, due sue colleghe e amiche che, per puro caso, una sera avevano incontrato lei e Kennedy in un nigth vicino la baia, frequentato notoriamente solamente da gay sia uomini che donne. Quella volta, in realtà, lei e Kenny stavano facendo un sopralluogo, alla ricerca di un vampiro che stava facendo strage da quelle parti. Buffy era andata all’uscita secondaria per intercettarlo, eventualmente, mentre loro erano entrate per stanarlo. Dovevano mischiarsi alla folla e così avevano preso un cocktail e si aggiravano guardinghe per le sale del locale. Avevano iniziato a chiacchierare e, come sempre, Kennedy le aveva manifestato il suo affetto baciandola. In quel momento si erano scontrate accidentalmente con Molly e Georgie che, dapprima erano rimaste pietrificate e decisamente in imbarazzo, essendo state “beccate” lì. Poi, però, una volta che Will aveva sorriso loro e si era mostrata gentile e a suo agio, le due si erano lasciante un po’ andare e si erano rilassate. Un attimo dopo Will aveva presentato loro Kenny, dicendo che era la sua ragazza. Prima di allora, Willow era uscita qualche volta con quelle due, ma soprattutto nelle pause pranzo o per discutere di lavoro. L’argomento sesso non era mai venuto fuori, non c’era sufficiente confidenza. Quindi, scoprire che anche la rossa faceva parte della comunità gay di San Francisco era stata una vera sorpresa. Will era riservata a lavoro e sulla sua vita privata non si era mai sbottonata tanto; per questo le due colleghe quando l’avevano riconosciuta erano impallidite: avevano pensato che fosse capitata lì per caso o per sbaglio e fossero state viste da lei in atteggiamenti inequivocabili. Per fortuna si erano sbagliate. Da quel momento, le quattro erano uscite spesso insieme, ma né Will né Kennedy avevano parlato del loro “secondo lavoro”, né di stregoneria e roba affine. Poi, quando la rossa aveva lasciato Kennedy, le uscite serali con le due colleghe erano cessate: Willow non avrebbe mai voluto sentirsi il terzo incomodo. Tuttavia, nei momenti liberi lì in ufficio, spesso si fermava a fare quattro chiacchiere con Molly o con Georgi o magari con entrambe; oppure andavano a prendere qualcosa insieme alla tavola calda lì vicino.

 

Kennedy era venuta raramente da lei, in ufficio, quando stavano insieme: lavoravano praticamente per lo stesso capo, ma in settori diversi e a quattro piani di distanza. Lory non si era mai accorta degli sguardi che intercorrevano fra di loro, o del fatto che Kennedy ricercasse un contatto fisico col suo capo ogni volta che poteva. Pensava semplicemente che fossero molto amiche, visto che non era un mistero che vivessero nella stessa casa con altre ragazze. A dire il vero, Lory pensava che anche Xander Harris vivesse con loro, ma non l’aveva mai chiesto, pensando che non fossero affari suoi.

 

<Ciao rossa!… Giornata piena?>. Domandò Xander, entrando nell’ufficio e chiudendo la porta alle sue spalle. Aveva la giacca piegata su un braccio, il colletto sbottonato, il nodo della cravatta lento e i capelli arruffati. Willow riconobbe in quell’immagine un po’ dello Xander del liceo, quello che odiava tutti gli abiti seri e convenzionali. Rispose al sorriso di lui con l’ennesima espressione:<Ciao, Xan!… Finito di flirtare con la mia segretaria?… Sì, è stata una giornata molto stancante e prima di andare via, mi servono un’altra decina di minuti, almeno!>. Disse Willow, senza smettere di digitare sulla tastiera del computer. Xander buttò la giacca su una delle poltroncine che erano state sistemate davanti alla scrivania della sua amica, dal lato opposto rispetto alla sua postazione. Poi si allentò un altro po’ la cravatta e fece il giro della scrivania, mettendosi esattamente dietro a Willow e posandole da lì un lieve bacio sulla fronte. Sentì la rigidità dei muscoli delle sue spalle sotto le mani e iniziò a massaggiargliele magistralmente: era molto bravo in quello, Anya glielo aveva sempre detto.

 

<Non stavo esattamente flirtando con Lory, stavo… intrattenendo una garbata conversazione con lei, tutto qui!… E’ ancora convinta che io sia il tuo ragazzo!>. Disse Xander, vagamente divertito, mentre muoveva le mani e faceva scorrere i pollici lungo il profilo della spina dorsale di Willow. La ragazza sorrise, divertita anche lei. Eppure, tornò a pensare a quel lontano giorno in cui…

 

Xander la sentì irrigidirsi di colpo, poi lei si ritrasse dal suo tocco:<Scusa, Xan, ma così mi distrai e se vogliamo andare via di qui prima dell’ora di cena… ma prometto di sbrigarmi. Prendi qualcosa da bere?>. Xander la fissò perplesso e per un momento pensò di iniziare una certa discussione che ormai rimandavano da tanto, poi però ricordò che quello non era il luogo adatto, se non voleva che i loro fatti personali venissero ascoltati da orecchie indiscrete. Così si trattenne con un sospiro e andò a sedersi sulla poltroncina rimasta libera, allungando le gambe.

 

<Sì, un thé freddo alla pesca, per favore!>. Disse. Willow accantonò per un momento la tastiera e alzò il telefono che comunicava direttamente con la scrivania di Lory:<Potresti portarci una coca fresca e un thé freddo alla pesca con del ghiaccio? Grazie tante, Lory!>. Disse la ragazza, poi riabbassò la cornetta e riprese a lavorare, stando ben attenta a tenere gli occhi incollati sullo schermo. Cinque minuti dopo entrò Lory con un vassoio colorato. Lo poggiò sulla scrivania, proprio davanti a Xander:<Ecco qui!… Willow, ti serve altro?>. Domandò, in attesa di un’eventuale nuova mansione da svolgere. Willow la guardò, poi guardò Xander che la stava squadrando da capo a piedi:<Per me no, tu, Xan?>. Il ragazzo sorrise sornione:<No, grazie Lory, nulla di cui puoi occuparti tu!>. Disse, un po’ maliziosamente. La ragazza arrossì lievemente e, dopo aver fatto un rapido cenno di congedo, praticamente fuggì dalla stanza, richiudendo la porta. Willow guardò l’amico con aria di rimprovero:<La pianti di prenderti gioco di lei, Xander Harris? Non vedo proprio perché metterla a disagio ogni volta che vieni qui!>. Commentò seriamente, la rossa. Lui sorrise ancora e si stiracchiò un po’ sulla poltroncina. Poi prese la lattina di coca, l’aprì e ne versò una buona parte nel bicchiere della sua amica, allungandoglielo sulla scrivania per avvicinarglielo. Infine, prese in mano la propria bevanda e ne bevve qualche sorso beandosi della sua freschezza invitante.

 

<Mi diverte, tutto qui!… E se non sbaglio, una volta divertiva anche te!>. Disse, riferendosi a prima di quell’evento che aveva cambiato non poco il loro rapporto, anche se in apparenza sembrava rimasto tale e quale ai tempi dell’asilo. Willow gli lanciò un’occhiataccia:<Anche il gioco più bello resta tale solo se dura poco, Xan!>. Esclamò lei, seria. Poi tornò al suo computer, digitando con una mano e sorseggiando la coca con l’altra. Come promesso, poco dopo finì l’ultimo lavoro che aveva da fare per quel giorno. Spense il computer, ripose alcuni floppy in un cassetto della scrivania chiudendolo a chiave accuratamente e finì tutto d’un fiato di bere la sua bibita ghiacciata. Poi spense il condizionatore, ripose nella sua borsa alcuni cd rom e afferrò la sua giacca mettendola appesa alla tracolla della borsa. Xander si alzò e ricompose il vassoio, poi la seguì fuori dall’ufficio con le proprie cose sotto mano. Willow si fermò davanti alla scrivania di Lory. Dietro di lei, Xander allungò un braccio e posò il vassoio:<Grazie!>. Disse la segretaria, cordialmente. Lui le fece l’occhiolino:<Di niente, grazie a te per le bibite fresche!>.

 

<Lory, ci sono messaggi per me, visto che ti avevo detto di non passarmi nessuna telefonata?>. Domandò Willow, tenendosi con una mano nel punto corrispondente alla ferita. Lory scosse la testa, poi tirò fuori da un cassetto alcune cartelline colorate e un paio di cd rom.

 

<No, Willow, nessun messaggio. L’unica cosa è che prima è passato il signor Grinwalt e ha lasciato qui questi progetti per te. Dice che te ne aveva parlato per telefono ieri!… Ecco i cd e la documentazione relativa. Ti serve altro? Te lo faccio trovare per domattina sulla tua scrivania, se vuoi!>. Disse Lory, mentre le porgeva le cose prese dal cassetto. Willow le prese e diede una rapida occhiata alle carte del primo contenitore. Ora ricordava di cosa si trattava.

 

<Per domani, verso le nove, fammi trovare tutto ciò che riguarda il progetto New Evangelion. In archivio dovrebbero esserci almeno tre fascicoli a riguardo. Poi, in mattinata ma senza fretta, tirami fuori anche tutti gli incartamenti di questi altri progetti!>. Disse la rossa, prendendo al volo un block notes e scrivendo una decina di nomi. Quando ebbe finito, porse ciò che aveva appuntato a Lory e mise le cartelline e i cd che aveva in mano nella borsa. Lory lesse, poi la guardò stupita:<Ma questi sono dieci dei progetti più grandi che ti sono stati assegnati!… Li vuoi tutti insieme? Non farai mai in tempo e portarli a termine in questi ultimi giorni di lavoro!>. Commentò preoccupata. Willow fece spallucce:<No, quello è il lavoro che farò a casa, durante le ferie. Sulla mia scrivania, invece, troverai i nomi dei nove progetti che devo finire prima di andare in vacanza!>. Spiegò Willow, chiudendo la zip della borsa. Xander la guardò da dietro e le lanciò un’occhiata severa:<Will, ne abbiamo già parlato: tu lavori troppo!>. Commentò, più brusco di quanto in realtà non avrebbe voluto. Willow e Lory lo fissarono stupite per quell’uscita, ma solo Lory si sentì imbarazzata: l’ultima cosa che voleva, era assistere ad una litigata del capo col suo ragazzo.

 

<Xander, non sono fatti tuoi!… A causa di… quell’impegno imprevisto in Scozia, ho perso un sacco di tempo e ora devo recuperare o consegnerò i lavori a novembre, invece che a metà settembre!>. Ribatté seccata. Non era abituata a discutere con qualcuno che non fosse il suo direttore, riguardo al proprio lavoro. E con Grinwalt ci aveva già parlato il giorno prima, promettendogli di portare a termine tutto. Nei suoi piani per il futuro prossimo, infatti, oltre a risolvere la questione delle gemme di Zagato, aveva in programma di convincere Tara a trasferirsi lì a San Francisco e a ricominciare l’università. Avrebbe pagato tutto lei e voleva guadagnare a sufficienza per potersi permettere tranquillamente il mantenimento della sua ragazza, oltre a tutte le altre solite spese. Inoltre, per quando Tara fosse arrivata lì, voleva farle un paio di sorprese. I soldi non erano un problema, visto che nel suo conto in banca c’erano almeno sessantamila dollari, attualmente. Tuttavia, sapeva che per un po’ avrebbe dovuto accantonare il lavoro, se voleva occuparsi di Tara con tutta sé stessa. Così voleva mettere soldi da parte finché ne aveva l’opportunità. Era stato questo che l’aveva convinta a promettere al direttore di finire ben diciannove lavori in un mese e mezzo circa. Se ci fosse riuscita, Grinwalt le aveva promesso un premio di quindicimila dollari, più ovviamente il compenso per il lavoro svolto.

 

<Be’… Willow, forse… Xander ha… ragione!>. Osò dire Lory, timorosa della reazione dell’altra ragazza. Willow la incenerì con lo sguardo, poi guardò in cagnesco anche Xander e sbuffò rumorosamente:<Voi due, finitela, ok? So esattamente quali sono i miei limiti e sono ben lontana dall’oltrepassarli, quindi non vi preoccupate, non ne ho bisogno!>. Disse secca, in un tono che non ammetteva repliche. Lory tacque e annuì, mentre Xander alzò gli occhi al cielo e, rassegnato, esclamò:<E fa’ come ti pare, allora!>. Dopodiché la rossa si avviò verso l’ascensore, salutando educatamente ma freddamente la sua segretaria. Xander fece un cenno a Lory, poi si affrettò a seguire la sua amica con l’intenzione di farle un certo discorsetto riguardo al suo nervosismo e all’indisponenza con cui ultimamente era solita parlare quando s’irritava per qualcosa.

 

Scesero al parcheggio nel seminterrato del palazzo. L’aria era più calda, ma ancora non era afosa come fuori di lì. Xander aveva parcheggiato, come ogni volta che andava a prenderla, al suo posto auto, il numero 124. Il ragazzo fece scattare le sicure della auto col telecomando dell’antifurto e Willow entrò in macchina buttando la propria borsa sui sedili posteriori, insieme alla sua giacca. Poi si allacciò la cintura e attese silenziosamente che Xander la raggiungesse. Il carpentiere arrivò subito dopo e depose la propria roba accanto alla sua, poi attese alcuni istanti e finalmente entrò. La macchina si avviò subito verso la rampa di uscita del parcheggio.

 

<Ho saputo che Buffy ha fatto una scenata a Dawnie e a Michael, questa mattina!… Mi ha telefonato Giles e me lo ha detto. Perché tu non me ne hai fatto neppure cenno?>. Domandò il ragazzo, tentando di apparire tranquillo. Ma la sfuriata di poco fa l’aveva reso nervoso. Willow non rispose e rimase a fissare fuori dal finestrino la gente che stava per strada, sotto il cocente sole californiano. Xander iniziò a tamburellare con le dita sul volante:<Will… cosa vuoi mangiare?>. Domandò ancora, sperando di ricevere una qualunque risposta. Ora stavano passando su una strada che costeggiava l’oceano, proprio lungo la baia. Esattamente all’altro estremo della città, rispetto a casa loro. C’era stato un tamponamento lungo la Frencis Street e Harris aveva dovuto deviare per non finire imbottigliato nel traffico.

 

Ancora nessuna risposta.

 

Xander era stanco di quel silenzio e dell’atteggiamento strano della sua amica e, se fino a quel momento aveva tentato di controllarsi, ora ne aveva abbastanza.

 

<Che cavolo ti prende, Willow Rosemberg? La pianti di fare l’imbecille e mi rispondi?>. Sbottò brusco, gridando quasi, e dando un violento colpo al volante. Willow gli lanciò un’occhiata irritata, poi fece un cenno con la mano e la macchina accostò verso una rientranza, sul ciglio della strada, inchiodando, senza il controllo di chi stava al volante.

 

<Non usare la magia per averla vinta su di me…>. Iniziò Xander, con lo stesso tono di prima. Ma Willow non rimase lì ad ascoltare le proteste del suo amico e scese dall’auto rapidamente. Si tolse le scarpe con un gesto secco e se ne andò sulla spiaggia gridando di spalle:<Vattene a casa, Xander, ci si vede dopo!>. Harris rimase sbalordito da quell’atteggiamento assurdo e, per un momento, non seppe cosa fare. Willow era già arrivata sulla spiaggia quando lui sfilò le chiavi dal cruscotto, scese e chiuse la macchina col telecomando, ma solo dopo essersi tolto scarpe e calzini. Attese che l’auto facesse il consueto bip, poi corse letteralmente dietro alla sua amica. La raggiunse in un attimo e le si parò davanti, sbarrandole la strada.

 

<Che diavolo credi di fare, Will? Io non sono un tuo sottoposto e non sono obbligato a fare quello che vuoi tu senza dire niente, chiaro?>. Le disse, seriamente e sinceramente offeso dal suo atteggiamento di superiorità. Willow ricambiò lo sguardo con uguale intensità:<Vattene, Xander, levati di mezzo, ho detto. E lasciami sola!>. Esclamò, dura. Il ragazzo mise le mani sui fianchi e sbuffò: stava davvero per perdere la pazienza.

 

< La pianti di fare la stronza e mi dici cos’hai? E’ da stamattina che sei strana. Hai detto che né Tara né Kennedy c’entrano. E allora che c’è? Ce l’hai con me? Che ti prende? >. Domandò, con tono altrettanto duro. Ma la rossa non aveva intenzione di rispondere. Fece una smorfia di disappunto, dopodiché riprese il proprio cammino verso il bagnasciuga, sorpassando il suo amico semplicemente girandogli intorno, visto che lui non voleva spostarsi di lì. Xander, però, le lasciò fare solo qualche passo, dopodiché la prese da dietro, se la caricò senza sforzi su una spalla e s’incamminò verso l’oceano, incurante delle proteste della ragazza:<Mettimi giù, Xander! Che vuoi fare? Mettimi giù o ti ci costringo a modo mio!>. Sbraitò Willow, scalciando e agitandosi, stringendo i denti per le fitte di dolore provenienti dalla sua ferita. Ma Xander non perse un briciolo della sua decisione:<Oh, non userai la magia per uno scopo simile o giuro che Tara lo verrà a sapere all’istante e nemmeno ti guarderà più in faccia!>. Rispose il carpentiere, minaccioso. Willow sapeva che avrebbe mantenuto la promessa, così rinunciò all’idea di usare la magia, ma non a quella di divincolarsi tanto da riuscire a liberarsi. Fu inutile, Xander era fisicamente molto più forte di lei. Alcuni passanti assistettero alla scena attoniti, altri divertiti. Avevano scambiato il tutto per una lite fra innamorati o magari un gioco.

 

<Xander Harris, lascia che mi liberi e te la faccio pagare con gli interessi!>. Sbraitò ancora Willow, colpendolo coi pugni chiusi sulla schiena e sul sedere. Ma a nulla valsero i suoi sforzi. Xander arrivò all’acqua ed entrò senza esitazione fino a che non l’ebbe alle caviglie. Di lì a un metro, il fondale diventava molto più profondo e lui lo sapeva.

 

<Non oserai farmi questo o vedrai che ti combino!>. Sbraitò ancora Willow. Ma ormai era chiaro che Xander avrebbe portato a termine ciò che si era prefisso di fare. Il ragazzo guardò seriamente verso l’orizzonte, poi afferrò più decisamente la sua amica per evitare che gli sfuggisse di mano:<Sei nervosa, Will? Ti rode ma non vuoi far venire fuori quello che ti frulla in testa? Be’, fatti un bel bagno schiarente!>. Disse, poi richiamò tutte le sue forze e diede una spinta decisa al corpo di Willow, infinitamente più esile del suo, lanciandolo molto in là rispetto a sé. La ragazza finì in acqua di testa, dove il fondale era più alto di lei. L’acqua, nonostante il clima caldo, era gelata rispetto all’aria e il contatto freddo la lasciò senza fiato da subito. Riemerse un attimo dopo, mentre Xander la fissava divertito e soddisfatto di quella scena. I capelli della rossa le ricadevano a ciocche davanti al viso e lei fu costretta a tenersi a galla con una mano sola, visto che con l’altra doveva togliersi i capelli dalla faccia per permettersi di prendere fiato.

 

<Brutto figlio di…>.

 

< Ah, ah, Willow, attenta a quello che dici o vengo lì e ti tengo la testa sotto finché non sputi il rospo! >. L’ammonì Xander, ironico ma serissimo nella sua minaccia. La rossa lo capì e si trattenne. Nuotò fino ad un punto dove toccava, poi iniziò a camminare, movendosi pesantemente a causa dei vestiti zuppi d’acqua. Raggiunse Xander e cominciò a picchiarlo sul petto coi pugni, più forte che poté:<Bastardo!… Lo sai quanto costa questa camicia? E’ di seta!… Ma che t’è saltato in mente!>. Ringhiò, mentre picchiava duro. Xander continuava a parare i suoi colpi senza fatica e a guardarla sorridendo beffardo:<Vedo che ti ci vuole un altro bagno per darti una calmata!>. Disse il giovane, con una scintilla maligna negli occhi. La prese per le spalle e la gettò nuovamente in acqua, solo che lei, all’ultimo momento, riuscì a trascinarselo dietro, facendolo cadere in un punto dove toccava benissimo, ma l’oceano gli arrivava alla vita. Xander non si scompose e quando Will riemerse, le diede una spinta sulla testa, verso il basso, mandandola di nuovo sotto, incurante di essersi bagnato anche lui.

 

Willow riemerse ancora:<La pianti, deficiente!>. Abbaiò la rossa, togliendosi nuovamente i capelli dalla faccia. Xander alzò un sopracciglio:<Io sono un deficiente? E tu?… Sbotti a me e a Lory, poi fai la muta, poi tenti di fare come ti pare, credendo che tutti stiano ai tuoi ordini o ai tuoi comodi!… Mi offendi, mi prendi a pugni senza un’apparente ragione e il deficiente sono io? Allora, Will, ti ripeto, sputa il rospo o oggi pomeriggio berrai tanta di quell’acqua da bastarti per tutta l’estate!>. Disse.

 

A quel punto fu Willow a sbottare, guardandolo in cagnesco:<Non ho detto niente a Tara di quello che è successo fra me e te quella notte e non so come dirglielo!>. Gridò, con tutto il fiato che aveva in gola. Xander la guardò stupito: ecco qual era il problema. Non era Kennedy, non era Sidney né qualche altro problema collegato alla magia. Non era il lavoro e non si trattava nemmeno di stress accumulato per gli avvenimenti recenti. Era qualcosa che Willow covava già da tanto tempo, più di due anni, e che lui invece pensava fosse una cosa passata, anche se pur sempre importante. Si passò una mano fra i capelli sudati, poi infilò la testa sott’acqua, sperando che la sua freschezza lo aiutasse a trovare qualcosa da dire. Quando la ritrasse, Will era ancora lì, davanti a lui, che lo fissava con gli occhi arrossati e lucidi. Xander ebbe la certezza che i suoi occhi non fossero in quello stato per l’acqua salmastra. Sbuffò e fece qualche passo indietro, poi si stese sul bagnasciuga, come se fosse stato in costume, lasciando che le onde lo avvolgessero cullandolo aritmicamente. Willow gli andò vicino, ravviandosi i capelli e buttandoglisi accanto pesantemente. Fissavano tutt’e due nel vuoto, senza ammirare realmente l’orizzonte e il sole che ormai stava cominciando a tramontare.

 

< E così il problema è questo… >. Disse Xander, piatto.

 

< Sì, Xan. E non so come fare! Sento che prima o poi dovrò parlargliene, ma… so esattamente quale sarà la sua reazione, quando lo verrà a sapere: anche quando andavamo al college insieme… vuoi sapere per cosa fu la nostra prima litigata, il pomeriggio in cui Glory le succhiò il cervello? >.

 

< Per cosa? >.

 

< Tara disse, in un lapsus, che aveva paura che io stessi solo vivendo una fase della mia vita, stando con lei, e prima o poi sarei tornata a interessarmi di un qualche ragazzo! >.

 

< Ma non è vero! >.

 

< Be’, raccontandole che sono stata a letto con te… non ci crederà mai! >. Commentò Tristemente. Poi ripensò a quell’episodio isolato di due anni prima

 

***

 

Era un giorno speciale, l’anniversario della distruzione di Sunnydail e quindi della morte di Anya. Buffy era partita tre giorni prima per andare ad un convegno, accompagnata da Giles che ne aveva approfittato per fare un viaggetto a Minneapolis. Kennedy anche era fuori città per lavoro, mentre Dawn aveva chiamato verso l’ora di pranzo per avvisarli che quella notte sarebbe stata a casa del suo attuale ragazzo, Robert. Xander e Willow si erano ritrovati soli e avevano deciso di andare a mangiare una pizza, poi d’infilarsi in qualche pub e di bere fino a ubriacarsi. Almeno, queste erano le precise intenzioni di Xander, come tutti gli anni quando arrivava quel giorno. La strega voleva solo fargli compagnia: non voleva certo sbronzarsi. Ma era stata una giornata dura per entrambi e non erano riusciti a farsi forza l’un con l’altro, quindi si erano scolati sei birre a testa, ma solo dopo aver fatto otto giri di tequila alla fragola e due gin-tonic ciascuno. Avevano concluso in bellezza, scolandosi un paio di bicchieri di whisky.

 

Quando erano usciti dal locale, erano talmente tanto sbronzi che il barista aveva dovuto chiamare un taxi per assicurarsi che nessuno dei due guidasse. Walter, il barista, li conosceva come clienti abituali perché, di tanto in tanto, tutta la gang andava a festeggiare nel suo pub. Così aveva pagato lui il tassista, poi aveva preso i documenti di Xander e, pensando che i due abitassero insieme, li aveva spediti all’indirizzo scritto sulla sua patente. Effettivamente era la stessa strada, abitazioni vicine, ma non la stessa. Non era importante, comunque. Il tassista li aveva portati a destinazione mentre loro ridevano, sghignazzavano e dicevano cose senza senso. Li aveva aiutati a scendere e aveva messo loro le chiavi di casa in mano, poi se n’era andato. Xander e Willow, abbracciati da un lato per sostenersi a vicenda e aiutarsi a camminare, avevano imboccato il piccolo viale di casa del ragazzo, avevano salito i tre gradini della veranda rischiando di cadere a ogni passo, ed erano arrivati davanti alla porta della villa. Xander aveva dovuto fare svariati tentativi, prima di riuscire a infilare la toppa con la chiave. La porta si era aperta tanto improvvisamente che i due erano ruzzolati a terra ridendo come due veri idioti.

 

<Meno male che ci sei tu, Xan, o sarei caduta sul duro!>. Aveva detto Willow, continuando a ridere. Gli era caduta sopra, evitando così di finire col naso sul pavimento. Xander anche rideva:<Eh, anche a questo servono gli amici!>. Aveva risposto il ragazzo, toccandosi la nuca: lui un colpettino l’aveva dato. Ripresero a ridere, poi si trascinarono su per le scale, con l’intenzione di andare a dormire: Willow avrebbe occupato la stanza di Giles che sarebbe tornato solo l’indomani, nel pomeriggio. Ci misero quasi un quarto d’ora a salire, fra risate sguaiate e discorsi senza senso. Arrivati sul corridoio del primo piano, Xander si era appoggiato alla parete, in preda alle vertigini:<Cavolo, Xander, non sei capace nemmeno di bere!>. Aveva scherzato Willow, riferendosi al fatto che il ragazzo era andato su di giri solo dopo i primi bicchieri. Nessuno dei due era avvezzo all’alcool, ma la rossa sembrava molto più resistente del suo amico. Lei era partita completamente solo dopo la terza birra. Improvvisamente, tutta l’euforia scomparve da Xander che sussurrò infinitamente triste:<Anche Anya me lo diceva sempre!>. Poi era scoppiato in un pianto a dirotto, singhiozzante, nascondendosi il viso fra le mani. Willow era ubriaca, ma non sufficientemente da non sentirsi in colpa per quello che gli aveva detto e per aver provocato quella reazione nella persona che considerava suo fratello. Ebbe pietà di lui perché quel pianto era solo la riprova di quanto Xander stesse ancora male per la morte della sua ex ragazza, per non averla sposata, per non essere stato lì a proteggerla, per tutti gli errori che aveva commesso con lei e ai quali ora era troppo tardi per porvi rimedio. Willow gli si avvicinò e lo strinse a sé fraternamente, carezzandogli la testa come faceva quando erano bambini e lui andava a casa sua piangendo dopo l’ennesima litigata dei suoi genitori.

 

<Sono un fallito, ecco cosa sono!… Prima… l’ho mollata sull’altare, poi… ho quasi permesso a Buffy di ucciderla… e quando lei aveva più bisogno di me… io ero altrove… e lei è morta, Will, è morta e io non c’ero… non l’ho salvata, non ho neppure tentato… di recuperare il suo corpo… per darle degna sepoltura… è morta e mi ha lasciato da solo qui, a marcire giorno dopo giorno… nella mia fottutissima vita apparentemente perfetta…!>. Aveva detto Xander, piangendo. Un momento di lucidità regalatogli dall’alcool. Un crudele regalo per una crudele realtà giornaliera: vivere senza la persona amata. Willow più di chiunque altro sapeva cosa si provasse a svegliarsi tutte le mattine maledicendosi per essere ancora viva e invece chi ami non lo è più. Aveva tentato di consolarlo, stringendolo più forte e baciandolo sulla testa, sulla fronte:<Shh… Xander, shhh!… Non è vero che sei solo… ci siamo noi, con te… ci sono io!… So esattamente quello che stai passando perché io ci sono dentro da più tempo di te, ricordi?... Ma anche se fossi stato lì, con lei, non avresti potuto fare nulla per salvarla probabilmente… e non hai sbagliato tutto, con lei: l’amavi e Anya lo sapeva!… Shhh!>. Xander le si era aggrappato con tutto se stesso, come se stesse naufragando nell’oceano in tempesta e lei fosse l’unica ciambella di salvataggio a cui potesse aggrapparsi per non affogare.

 

<Invece no, Will… è stata colpa mia… non avrei mai dovuto lasciarla sola durante la battaglia… non aveva più i suoi poteri, era indifesa… e io l’ho lasciata sola di nuovo… e l’ho uccisa!>. Aveva ripetuto il ragazzo, continuando a piangere. Willow gli aveva dato uno scossone, tenendolo per le spalle larghe e ricurve in quel momento. L’aveva costretto ad alzare lo sguardo e gli aveva detto in tono deciso:<Non sei stato tu ad ucciderla, non fare l’errore di sentirti in colpa per questo, chiaro?… L’hanno ammazzata i portatori, ma sapevamo che poteva accadere a chiunque di noi, faceva parte del gioco e lei lo sapeva quando decise di rimanere a combattere, invece di andarsene da Sunnydail come tutti gli altri!… Ha accettato il rischio ed è morta… Sono addolorata, tutti lo siamo, ma non l’hai uccisa tu, mettitelo bene intesta!>. Il tono di voce non aveva niente a che vedere con quella ragazza che era stata una volta, quella timida che al liceo si vestiva fuori moda e non riusciva a ribellarsi alle prese in giro dei suoi compagni di classe. Era il tono di una persona decisa, matura, che per arrivare fin lì aveva visto l’inferno, lo aveva attraversato e, pur avendo impresse in mente le immagini strazianti di quel luogo senza luce né pace, era sopravvissuta ed era andata avanti. Ecco chi era Willow Rosemberg, ora. Xander l’ammirava per quella sua forza, forza che lui non aveva mai avuto né avrebbe mai avuto in vita sua, probabilmente.

 

Voleva da lei un po’ di quella forza, voleva un po’ di quella sua decisione, di quel coraggio tutto speciale che gli si leggeva chiaro negli occhi verdi, sinceri e dolcissimi anche nel baratro del dolore. Voleva da lei consolazione, non solo comprensione: quella già ce l’aveva da tempo. E voleva consolarla a sua volta, rendendosi conto benissimo che il cuore della sua più cara e vecchia amica non aveva mai smesso di piangere e di gridare di dolore per la morte dell’unica persona che le aveva davvero dato serenità e felicità. Per la morte di Tara e per tutto quello che ne era conseguito.

 

Forse fu per questo che la baciò. Prima con delicatezza, sfiorandola appena e lasciandola stupita, confusa, ma non contrariata. Poi sempre più con passione, sbattendola addosso alla parete di fronte e stringendola a sé disperatamente.

 

Dopo alcuni momenti di titubanza e di smarrimento completo, Willow cominciò a ricambiare i suoi baci, le sue carezze, con la stessa intensità, con la stessa disperazione. Gli si avvinghiò con le gambe attorno alla vita e lui la sostenne facilmente, visto che pesava quanto una foglia per i suoi muscoli abituati a ben altri sforzi. Si diressero, senza pensare, infondo al corridoio, nella stanza di Xander, e si lasciarono andare sul letto morbido, continuando a baciarsi e a carezzarsi ovunque, con la stessa frenesia di toccare la pelle nuda, con la stessa brama di ricevere quella consolazione che non sembravano essere riusciti a trovare neppure nell’oblio dato dall’alcool. Perché l’alcool nemmeno quello gli aveva concesso, se non per poche ore. Si spogliarono rapidamente, pezzo dopo pezzo, e si ritrovarono a rotolarsi nel letto, nudi, toccandosi e baciandosi ovunque, senza riserve né falso pudore. Willow l’aveva leccato su una spalla, sulla guancia, sul collo: sapeva di sale e di whisky. Il sapore delle cause del loro comportamento attuale, infondo. Un sapore agrodolce, comunque indimenticabile. Quando Xander era entrato in lei, delicatamente ma con decisione, Willow aveva provato inizialmente una sensazione da tempo dimenticata, poi i suoi sensi si erano acuiti e il piacere, ma soprattutto l’affetto reciproco, le aveva regalato lunghi istanti di pace e soddisfazione. Lo stesso era stato per Xander che, dopo Anya, non aveva più fatto l’amore con nessuna.

 

A quale prezzo però?

 

Il costo di quella consolazione lo conoscevano entrambi, o almeno credevano che così fosse. E furono pronti ad accettarlo pur di far cessare anche solo per una notte il dolore sordo e martellante che colpiva costantemente le loro menti e i loro cuori da anni.

 

La mattina seguente si svegliarono improvvisamente, a causa del rumore della porta di casa che sbatteva nell’essere chiusa con poca delicatezza.

 

<Xander, sei in casa?…>. Era tornato Giles, in anticipo rispetto a quando avrebbe dovuto.

 

I due ragazzi ci misero alcuni istanti per schiarirsi le idee: avevano entrambi un forte mal di testa e la loro memoria era annebbiata dalla sbronza colossale della sera prima. Un’occhiata veloce alla sveglia digitale, sul comodino, rivelò che erano quasi le dodici e trenta. Avevano dormito fino a tardi.

 

Non ricordavano bene cosa fosse accaduto la sera prima, ma c’era poca possibilità di errore, visto che i due al momento del risveglio stavano a letto, insieme, nudi, avvinghiati. Entrambi, all’unisono, schizzarono fuori dalle coperte, fissandosi stravolti e confusi.

 

<Che cavolo ci fa Giles qui a quest’ora?>. Esclamò Willow, tenendosi la testa con le mani: lo scatto fatto le aveva appena scatenato una violenta emicrania. Xander le passò il lenzuolo per permetterle di coprirsi:<E che diavolo ne so, io? Sono tornati in anticipo!>. Rispose il ragazzo, colto dal panico. Poi raccolse i vestiti di lei e glieli lanciò, dicendole di andarsi a chiudere in bagno mentre lui abbozzava una scusa con Giles. Willow fece come gli era stato detto e sgattaiolò via lasciando lì il lenzuolo per non destare sospetti, mentre Xander si rivestì rapido come il vento, infilandosi solo mutande e pantaloni, e, un po’ barcollante per le vertigini, scese al pianterreno per intrattenere Giles. C’era anche Buffy con lui: l’aveva aiutato a portar dentro i bagagli.

 

<Ciao, Xan!… Non pensavamo fossi in casa, la tua auto qui fuori non c’è!>. Lo salutò Buffy, con un sorriso. Già, dove diavolo aveva lasciato la macchina la sera prima? Cavolo, doveva riuscire a ricordare, a fare mente locale. O forse era meglio di no, visti i presupposti di quello che avrebbe ricordato insieme alla fine che aveva fatto la sua auto. Buffy lo fissò e notò subito che non era il solito Xander:<Tutto ok? Hai l’aria stravolta e cosa sono quei segni sul petto e sul collo?>. Gli domandò la sua amica, sotto lo sguardo indagatore anche di Giles. Il ragazzo si guardò alla specchiera dell’ingresso: aveva qualche livido rosso sul petto e sul collo, e qualche graffio lieve. Il suo amplesso con Willow era stato disperato, eccitante, ricco di sentimento senza dubbio, ma non certo delicato. Si era toccato esitante:<Io… non ricordo – mentì, mentre le immagini della sera prima tornavano lentamente sulla superficie della propria mente - ieri sera io e Will siamo andati a bere qualcosa in un pub, ma… ci siamo sbronzati e… forse abbiamo fatto a pugni con qualcuno. Non so, non ricordo!>. Buffy lo guardò contrariata:<Oh, Xander, come hai potuto coinvolgere Will in una rissa? E dov’è ora lei? La porta di casa nostra era chiusa a chiave e lei non c’era!>. Disse la Cacciatrice, preoccupata un po’ e contrariata dall’atteggiamento poco responsabile dei suoi amici. Xander aveva tentato di pensare rapidamente ad un’altra balla da dire, ma non trovandone nessuna aveva detto la verità:<Oh, be’, Willow è di sopra, in bagno a lavarsi. Ci siamo svegliati da poco e… noi… era tardi, eravamo ubriachi e ha dormito qui!>. Rispose, omettendo la parte in cui avevano fatto sesso. Buffy e Giles si erano lanciati un’occhiata d’intesa:<Be’, almeno non vi abbiamo trovati svenuti sui gradini del portico!>. Commentò l’Osservatore, salendo a posare le sue cose nella propria stanza.

 

Willow uscì dal bagno mezz’ora dopo e se ne andò a casa, filando a rinchiudersi a chiave nella propria stanza, con la scusa del mal di testa dopo sbronza. Ci rimase fino all’indomani e telefonò in ufficio dicendo che non si sentiva bene e che quindi non sarebbe andata.

 

Si vergognava così tanto per quello che era successo!

 

Come aveva potuto tradire la fiducia di Kennedy?

 

Come aveva potuto fare sesso con un ragazzo? Lei era gay!

 

E, soprattutto, come aveva potuto fare sesso con Xander? Il suo migliore amico!

 

Avrebbe dovuto consolarlo, farlo smettere di piangere, cancellare i suoi sensi di colpa inutili e infondati. Non lasciarsi baciare, toccarlo ovunque, morderlo, leccarlo e… oddio, non poteva nemmeno pensarci a quello che era successo dopo. Era stata proprio brava, non c’era dubbio. Meno male che fino a quel momento non aveva dovuto consolare davvero anche Buffy o Dawn, se no l’avrebbe fatto piccolo il casino, pensò ironica e acida con sé stessa.

 

Aveva fatto sesso con Xander…

 

Aveva fatto sesso con Xander!

 

E com’era stato? Le era piaciuto? Dannazione, non era quella la cosa importante! Tra l’altro, certo che non le era piaciuto, visto che lei era gay. O invece sì?… Non riusciva a ricordarlo, sapeva solo che, effettivamente, era stato tremendamente consolante. Almeno fino a quella mattina. Si diede dell’idiota e si sarebbe presa a schiaffi per quello che aveva fatto, ma tanto ormai non poteva tornare indietro e cancellare tutto. E Xander? Come l’aveva presa lui? Ora sicuramente avrebbe pensato che era una puttana egoista e non l’avrebbe nemmeno più cercata.

 

Ovviamente, a causa del panico forse, Willow si era sbagliata. Xander la cercò eccome: il giorno successivo, presentandosi al suo ufficio e dicendo a Lory di non disturbarli per nessuna ragione al mondo. La segretaria annuì e non passò nessuna telefonata, né permise a nessuno di entrare nell’ufficio di Willow.

 

La rossa, nel vedersi presentare l’amico lì i ufficio, rimase stupita. Il cuore le andò in gola e un improvviso senso d’imbarazzo e di sete violenta l’assalirono come lupi famelici. Xander non era andato lì per farle una scenata, come lei aveva creduto inizialmente, ma per parlarle, per chiarire e chiederle scusa. Si assunse ingiustamente tutta la responsabilità dell’accaduto, dicendo che era stato un bastardo ad approfittarsi di lei in quel modo. Willow, allora, si calmò e ribatté che non era solo colpa sua, perché anche lei aveva partecipato attivamente alla cosa e non aveva pensato neppure per un momento di fermarlo o di tirarsi indietro.

 

Dopo quella lunga discussione, i due decisero di rimuovere dalla memoria quell’incidente, così avevano deciso di chiamarlo. Di far finta che non fosse mai successo niente, di comportarsi fra loro come i vecchi amici d’infanzia di sempre. Ma fu impossibile perché, alla fine del mese, il ciclo mestruale di Willow non accennò a fare la sua regolare comparsa. La ragazza ne fu terrorizzata e, senza esitare, lo disse a Xander. I due sforzarono di ricordare e… no, quella famosa notte non avevano usato nessun contraccettivo. Willow non ne aveva bisogno da anni, mentre Xander… be’, in realtà nemmeno lui ne aveva più avuto bisogno. Così, quella notte, semplicemente avevano dimenticato entrambi le implicazioni di quello che stavano facendo, come tutto il resto.

 

Andarono nuovamente nel panico, ma poi una razionale Willow decretò che l’unico modo per togliersi ogni dubbio era quello di fare il test di gravidanza. Lo acquistarono e la ragazza lo ripeté tre volte: positivo. Sempre positivo. Rimase sconvolta e chiamò subito Xander al telefono per informarlo: non l’aveva voluto presente durante l’esecuzione del test. Nell’ansia di avere dei risultati concreti, tuttavia, dimenticò di chiudere a chiave la porta del bagno. Entrò Buffy e la sorprese con le lacrime agli occhi e il terzo test in mano, le confezioni degli altri due nel secchio.

 

<C-come è possibile, Will?>. Le chiese, stupita e confusa, restando per un istante sulla soglia. Poi entrò del tutto e chiuse con doppia mandata. Willow scoppiò a piangere, senza neppure singhiozzare. Le raccontò tutto, aspettandosi rimproveri e biasimo. Ma non successe. Buffy non era certo contenta di quel fatto, visto i contorni della storia e il coinvolgimento di un’ignara Kennedy. Ma non se la sentì di rimproverare la sua amica.

 

<Ora… che farai?>. Le chiese, pensando che Will volesse abortire il più velocemente possibile. Invece Willow la sorprese di nuovo:<Io… ecco… ho sempre desiderato avere un figlio e… sapevo di non poterne avere. Questa cosa… non era programmata, ma non ho intenzione di sbarazzarmi probabilmente dell’unico figlio che avrò mai!>. Le disse, asciugandosi le lacrime. Xander sarebbe stato sicuramente d’accordo con lei. Ora c’era il problema di come confessare l’accaduto a Kennedy evitando che prendesse a schiaffi lei e rendesse Xander una voce bianca. Buffy suggerì di aspettare un po’ e di prepararsi bene un discorso da farle insieme, lei e Xander. Intanto Willow avrebbe dovuto assolutamente fare tutti i vari controllo. Willow e Xander accettarono il consiglio e nel frattempo fecero finta di nulla.

 

Ma poi, una notte, durante una ronda inevitabile per la rossa senza destare sospetti, un vampiro l’aggredì, scaraventandola in una vetrina di Jorge Avenue e facendole sbattere violentemente l’addome. Willow sanguinò copiosamente e le fu inevitabile perdere il bambino, questo le dissero al pronto soccorso, quando Buffy e Xander ce la portarono, lasciando volontariamente in sala d’attesa il resto del gruppo. I due amici piansero a lungo, disperandosi per quella perdita. Poi finirono col rassegnarsi, ma la strega si chiuse in un ostinato mutismo. Buffy allora chiamò Angel, gli confidò l’accaduto senza timori, conoscendo quanto fosse comprensivo il vampiro, e gli chiese di ospitare Willow per qualche tempo per farla riprendere, lontano da San Francisco. Angel acconsentì ad aiutare la strega, adducendo come scusa ufficiale che gli serviva una mano dalla strega più potente d’occidente per un caso difficile. Kennedy sarebbe voluta partire con lei, ma, grazie a Dio, il lavoro glielo impedì. Così Will partì, stando lontano da San Francisco e dai suoi amici, come dalla sua ragazza, per tre mesi.Quando tornò, sembrava la stessa di prima anche nei rapporti con Xander. Tanto lui quanto Buffy si era illusi che le fosse passata davvero, che avesse digerito la cosa e se ne fosse fatta una ragione esattamente come loro.

 

***

 

Solo ora, su quella spiaggia, Xander si rese conto che si era sbagliato. Willow non aveva mai smesso di pensare al figlio che non era mai nato e all’errore commesso quella notte di circa due anni prima.

 

<Mi spiace, Will. Non smetterò mai di ripeterlo e di sentirmi in colpa... ho sbagliando costringendoti a venire a letto con me e poi ho sbagliato di nuovo, permettendoti di venire di ronda... Capisco perché ce l'hai con me, ma... non posso fare niente per modificare lo stato delle cose, ormai!>. Disse Xander, tristemente. I due non si erano guardati neppure un attimo dacché si erano seduti vicini, lasciandosi bagnare continuamente dalle onde. Willow sospirò amareggiata:<Non ce l'ho con te, Xander e piantala di dire che mi hai costretta a venire a letto con te!... Non ricordo tutto di quella sera, ma ricordo precisamente cos'è successo dal corridoio in poi e... ero più che consenziente!>. Disse, rammaricata. Tuttavia, era vero che non ce l'aveva affatto col suo amico. Era arrabbiata con sé stessa.

 

Da anni non era stata più un modello di correttezza, anzi. Ma quella notte aveva decisamente toccato il fondo... di nuovo. Contemporaneamente aveva tradito Kennedy, tradito la propria natura, sfruttato il suo migliore amico - facendolo sentire pure in colpa, poi - e aveva sottolineato quanto fosse irresponsabile e stupida nel non prendere precauzioni di nessun tipo. Lei e Xander ne avevano pagato lo scotto, ma poi... chi ci aveva rimesso di più era la creatura che le stava crescendo in grembo. Aveva pagato gli errori della madre con la propria vita.

 

<Non te lo ricordi se eri consenziente! E comunque... bello stronzo che sono stato: mi sento solo e che faccio? Mi trascino a letto la mia più cara amica!... Mi sento schifoso come se avessi commesso un incesto!>. Esclamò Xander.

 

Willow ragionò su quell'ultima frase e capì i sentimenti del ragazzo perché, in un certo senso, era proprio un incesto quello che avevano commesso: da anni si consideravano fratello e sorella, perché facevano parte di quella famiglia allargata che era la Scooby Gang. E anche quando erano piccoli si erano sempre comportati come due veri fratelli. Willow era ignorata dai suoi genitori, mentre Xander... be', era meglio se veniva ignorato dai suoi, visto che quando non era così, ogni scusa era buona per offenderlo o punirlo di qualcosa che, probabilmente, non aveva fatto.

 

Lui veniva da una famiglia di ubriaconi.

 

Lei da una famiglia di gente fredda e insoddisfatta che faceva di tutto per non ricordarsi di essere una famiglia.

 

Il destino li aveva fatti incontrare all'asilo e da quel momento erano stati inseparabili. Poi erano cresciuti, era arrivata Buffy, erano stati catapultati in un mondo che sfiorava l'irreale e il loro legame si era stretto di più. Avevano passato guai su guai, apocalissi, litigi, problemi di ogni genere, momenti orribili per entrambi. Ma erano sempre stati insieme a sostenersi a vicenda e a scambiarsi reciproco affetto, rimettendosi sempre in piedi se i casi della vita li facevano scivolare per un istante.

 

Poi c'era stata quella notte e... il destino era un bastardo, ma loro gli avevano dato una gran mano.

 

<Xan, piantala!... Abbiamo fatto un errore, ne abbiamo pagate le conseguenze... ma quello che è successo dopo... l'aborto non è stata colpa tua, nè mia, credo. Non potevo non fare la ronda senza dire a Kennedy, Giles e Dawn di essere incinta e... non eravamo ancora pronti a dirlo, quindi... non potevamo prevedere che venissi lanciata contro quella maledetta vetrina e sia tu che Buffy eravate impegnati nel combattere quanto me, quindi non potevate difendermi. Ho sofferto molto per l'aborto, perché mi sono resa conto che avevo sprecato l'unica possibilità di diventare madre che la vita mi avesse concesso... ma non mi sento responsabile per la morte di nostro figlio, o figlia che fosse. E non devi sentirtici tu!>. Disse Will, tranquillamente. Il suo tono era diventato piatto, come se stesse raccontando un film che aveva visto, invece di un episodio tanto importante della sua vita.

 

<Avremmo dovuto dirlo agli altri e tenerti al sicuro, punto e basta!>. Rispose Xander, brusco. Ma anche lui era arrabbiato con sè stesso e non con la sua amica. Willow sospirò:<Sarebbe stato ugualmente un errore!... Non avrebbero capito perché neppure noi avevamo ancora realizzato bene cosa comportasse quella novità. Kennedy avrebbe tentato di ucciderti, probabilmente, e se ne sarebbe andata su due piedi, o magari avrebbe fatto qualche enorme sciocchezza. Giles... nemmeno lui avrebbe capito e Dawn sicuramente non ci avrebbe perdonato. Avremmo distrutto la nostra famiglia, Xan. Di danni ne avevamo fatti a sufficienza, non ne servivano altri!>.

 

< Già, invece, adesso, ci troviamo a sentirci in imbarazzo se solo ripensiamo a quei momenti... e abbiamo taciuto una cosa così importante a tutti. Non equivale ad aver distrutto ugualmente la nostra famiglia? Con la differenza che, a parte noi, nessun'altro lo sa! >.

 

< Abbiamo salvato il salvabile, Xander. E' per questo che Buffy mi ha spedita da Angel! >.

 

< Ah, già, Angel...! Non ti ha mai detto nulla? >.

 

< Non mi ha rimproverata, non mi ha costretta a parlare, mi ha tenuta lontana da Cordelia e gli altri in modo che non dovessi dare false spiegazioni. Ha semplicemente aspettato che fossi pronta per parlargliene, per sfogarmi. Dopo un mese che ero lì... avvenne. Mi aveva sentito gridare e piangere nel sonno: stavo sognando di Tara e di nostro figlio. Me lo sono ritrovato accanto che mi abbracciava per farmi calmare. Fu allora che gli raccontai tutto! >.

 

< E che ha detto? >.

 

< Niente. In realtà già sapeva, glielo aveva raccontato Buffy. Era per quello che mi aveva tenuta lontana dai suoi... però fu un sollievo per me, parlarne!... Mi presi del tempo per riposare e schiarirmi le idee. Quando tornai, fu facile fingere che tutto fosse tornato a posto. Fino... al ritorno di Tara!... Voglio dirglielo, Xander, non voglio segreti fra noi! >.

 

< Ma darle un colpo simile appena tornata... >.

 

< E' per questo che ho deciso di aspettare. Le ho aperto la mia mente e le ho permesso di vedere la mia vita dal giorno in cui è morta fino a quando ho incontrato Kennedy, ma ho evitato accuratamente di darle accesso anche alle immagini riguardanti tutto il resto. L'ho shockata confessandogli di aver ucciso Worren e Rack, se le dicessi ora anche di te... probabilmente desidererebbe non essere mai tornata in vita e non voglio darle un dolore così grande!... Non riuscirei mai più a riavvicinarla a me e... è stata dura vivere quando lei era morta. Ma mi sarebbe impossibile continuare senza di lei, ora che è nuovamente in vita, capisci? Cinque anni e non ho smesso neppure per un secondo di amarla e di desiderare di stare con lei, di toccarla, di sentire la sua voce. Ora che mi è stata data una seconda possibilità... sarò egoista, ma non voglio perderla di nuovo: non lo sopporterei. Ne morirei, stavolta! >.

 

< Capisco!... Prenditi tempo, allora e... se vorrai, glielo diremo insieme, affronteremo la cosa insieme!>.

 

< Insieme? >.

 

< Come sempre! >.

 

Solo allora i due si guardarono negli occhi. Stavano piangendo entrambi, ma nessuno dei due si era accorto dell'altro, finché non si erano guardati. Xander si sporse e la baciò in fronte, mentre Willow chiuse gli occhi nel ricevere quel gesto d'affetto. Ancora una volta, la loro vicinanza era stata di conforto. Nonostante tutto.

 

CAPITOLO 12

 

   La Scooby Gang, come sempre, si era riunita per la cena, quella sera. Buffy e Dawn non si rivolsero la parola minimamente, e la Cacciatrice ignorò tutto il tempo anche Michael. Sidney, seduta al fianco di questo e di Kennedy, che faceva finta di niente. Buffy lanciò un’occhiata preoccupata all’orologio a pendolo dell’ingresso, regalo personalissimo e tipico di Giles del Natale scorso. Erano quasi le otto e mezza, le pietanze erano sulla tavola, ma Xander e Willow ancora non erano tornati. E non avevano chiamato.

 

Buffy stava cominciando ad innervosirsi.

 

Neanche a farlo a posta, un attimo dopo che lei ebbe lanciato l’ennesima occhiata all’orologio, udì lo scatto della porta. Rumore di passi e apparsero nell’ingresso i suoi amici. Tutti li guardarono sorpresi: i due erano bagnati dalla testa ai piedi, i vestiti rovinati, i capelli orribilmente conciati male e sulla camicia di Willow, all’altezza dell’addome, c’era una macchia rossa sbiadita ma inconfondibile. Era indubbiamente sangue. La ferita le aveva sanguinato.

 

Gli altri scattarono in piedi e Kennedy con un balzo fu vicina alla strega, dimentica del fatto che non si parlavano da giorni. Le alzò la camicia fin sopra il petto, scoprendole il reggiseno di pizzo rosso che spiccava sulla pelle pallida della ragazza. Staccò i cerotti che coprivano la ferita e iniziò ad osservarla. Erano saltati due punti. Willow si sentì in imbarazzo, non essendo abituata a mostrarsi seminuda né davanti a Giles né davanti a due perfetti estranei come Michael e Sidney.

 

<Che diavolo vi è successo?>. Domandò Buffy, corrucciata. Non potevano essere stati attaccati da un vampiro, visto che il sole stava ancora finendo di tramontare, fuori. Un demone, forse? Dawn notò che Will e Xander avevano stampato in faccia un sorrisino colpevole.

 

<Ehm… noi… abbiamo… avuto… ecco, un piccolo… incidente!>. Disse Xander, incerto. Lanciò occhiate d’aiuto a Will, sperando che lei sapesse cosa dire e magari sembrare più convincente di lui. Stava biascicando e non era normale. Will ricambiò l’occhiata, ma non aveva la più pallida idea di come spiegare il loro stato. Avevano anche pensato di passare prima a casa di Xander a cambiarsi, ma i capelli di Will erano ridotti talmente tanto male che ci avrebbe messo ore per sistemarli. La salsedine li aveva mezzi incrostati. Inoltre, Xan si sarebbe potuto cambiare d’abito, ma lei? In casa del ragazzo non c’era niente che potesse passare per suo. Così, alla fine, avevano deciso di presentarsi a cena e inventare qualcosa al momento.

 

Solo che ora non riuscivano a pensare a nulla di passabile.

 

<Avete avuto un incidente?>. Domandò Dawn, preoccupata. Poi li osservò ancora e non se la bevve:<Inventane un’altra, Xan!>. Disse, dopo un attimo. Buffy le lanciò un’occhiataccia, ma riflettendo capì che probabilmente aveva ragione. Kennedy si rialzò e fece un cenno a Dawn che andò a prendere la cassetta del pronto soccorso.

 

<Odorate… di oceano!>. Disse Oz, annusando lievemente l’aria. Kennedy si scurì in volto:<Siete andati a fare una nuotata? Ma siete impazziti? E questa ferita? Che cavolo hai fatto per far saltare due punti? Ancora sanguini!>. Sbottò la Cacciatrice mora, rimproverando entrambi, ma soprattutto la sua ex. Xander si sentì in colpa: lì per lì aveva ignorato le proteste dell’amica, quando gli aveva detto che le stava facendo male alla ferita. Poi, però, mentre parlavano seduti sul bagnasciuga, la ferita aveva cominciato a sanguinare lievemente ma ininterrottamente. Lui se n’era accorto subito, visto che la camicia di seta si era macchiata all’istante. Will gli aveva detto di non preoccuparsi e lui si era tolto la propria camicia, rimanendo solo con la canottiera sopra i pantaloni del completo, l’aveva ammucchiata e gliel’aveva porsa da usare come tampone. Aveva funzionato in parte perché il sanguinamento era diminuito parecchio, ma non era cessato. E anche in quel momento lievi gocce scivolavano lentamente fuori dai due punti più slargati del taglio.

 

<A fare una nuotata?… No, noi…>. Ma Willow non proseguì, non sapendo neppure lei cosa dire. Dawn tornò con il materiale per ripetere la medicazione. Xander sospirò: meglio dire la verità, o almeno una parte.

 

<Ecco… noi… abbiamo avuto una discussione, sulla spiaggia della baia e… io ho perso le staffe e l’ho gettata in acqua… due volte!>. Ammise, aspettandosi rimproveri da tutti. Kennedy gli diede uno spintone piuttosto forte e lo fece barcollare fino quasi a cadere:<Ma sei scemo? Non hai pensato alla ferita?>. Abbaiò furiosa. Xander si massaggiò la spalla colpita dalla Cacciatrice:<Sì, me la sono ricordata, ma… lì per lì non mi ha importato!>. Disse. Buffy fece una smorfia di disappunto con una lieve esclamazione gutturale.

 

<Andiamo bene… piccoli imbecilli crescono!>. Commentò Dawn, passando a sua sorella il materiale per la medicazione. Willow si affrettò ad intervenire a favore dell’amico:<No, no, ragazzi… non prendetevela con lui!… Io… sono stata odiosa e il bagno me lo sono meritato davvero!>. Disse, ponendosi fra Xan e Kennedy.

 

<Ma lui non ha una ferita fresca!>. Rimproverò Giles, grattandosi la fronte dubbioso. Will scosse la testa e sorrise ironica:<No, ma ha dei bei lividi sul petto!>. Rispose la ragazza. Poi si voltò e abbassò il collo della canottiera di Xander. Sul petto aveva lividi violacei rotondi. Quattro, per l’esattezza.

 

<E quelli chi te li ha fatti?>. Domandò Sidney. L’aveva visto casualmente il giorno prima a petto nudo e i lividi non c’erano. Xander non rispose e fece spallucce, mentre Will alzò la mano sinistra, con aria colpevole e sinceramente rammaricata. I ragazzi guardarono ancora più stupiti la strega:<Glieli hai fatti tu?>. Domandò Buffy, basita. Lei annuì.

 

<Con cosa?>. Chiese Kennedy, sorridendo incredula.

 

<Con… le mani!… L’ho preso a pugni mentre discutevamo!>. Disse Will, abbassando la mano e lo sguardo. Buffy sbuffò:<E si può sapere il motivo della discussione?>. Domandò, non pensando che potesse riguardare i fatti di due anni prima. I due processati si lanciarono uno sguardo imbarazzato che sottintendeva molte cose.

 

<Una… questione strettamente personale!>. Rispose Will, marcando sull’ultima parola. Buffy capì e si rese conto di averli messi in seria difficoltà.

 

<Be’, deve essere importante questa questione, se tu l’hai picchiato e lui ha tentato di affogarti!… Non hai picchiato nemmeno me quando ho deciso su due piedi di andarmene da Sunnydail!>. Commentò Oz, bevendo un sorso di vino rosso che aveva appena stappato con noncuranza. Xander mise una mano sulla spalla dell’amica:<Vero, ma solo perché in quel momento era più intenta a piangere che a strillarti contro!… A me non è andata così bene!>. Disse, sorridendo per smorzare un po’ i toni della discussione. Willow sorrise divertita, sapendo che probabilmente Xan aveva ragione.

 

<Meglio per me, allora!>. Ribatté Oz. Kennedy lo guardò corrucciata:<A me non ha mai torto un capello, nemmeno quando la facevo incavolare di brutto!>. Esclamò leggermente più tranquilla. Quella discussione doveva finire:<Si picchiano gli amici non i fidanzati, quindi voi due non fate testo, ok?… Ora basta chiacchierare inutilmente. Dai, Will, stenditi sul divano che ti risistemo quella ferita!>. Disse Buffy, facendo il giro del tavolo, afferrando la mano della sua amica e facendola sdraiare sul sofà.

 

<Finite di mettere i piatti in tavola che io qui faccio in un secondo e poi ci mettiamo subito a mangiare!>. Aggiunse poi, apparendo tranquilla. In realtà non lo era e non per la ferita: era una sciocchezza sistemabile in un attimo. Quello che la preoccupava era lo scontro che avevano avuto i suoi amici e, soprattutto, il motivo di esso.

 

Kennedy e Oz avrebbero voluto chiedere altre cose, saperne molto di più, ma rinunciarono sapendo che Will non avrebbe parlato e Buffy era particolarmente lunatica in quei giorni.

 

La cena fu tranquilla e particolarmente silenziosa. Solo Xan e Will chiacchierarono un po’ dei rispettivi lavori, mentre Buffy annunciò che quella mattina aveva sentito Angel e al più presto lui e il suo gruppo sarebbero andati alla ricerca delle gemme.

 

<Strano che Angel non si sia ancora mosso!>. Notò Dawn, mettendo in bocca una forchettata di patate al forno. Buffy doveva ricordarsi d’informarla sulla verità, prima o poi, per evitare che le remasse contro involontariamente.

 

<Mi ha detto che ha avuto parecchio da fare e Cordelia e Faith, litigando fra loro, non sono d’aiuto!>. Rispose Buffy, con finta indifferenza. Will sorrise:<Ma come, non si prendono fra loro? Due arpie dovrebbero andare d’accordo!>. Disse Sidney, ironica. Non le conosceva bene ma da quello che aveva visto e sentito in Scozia, erano fatte della stessa pasta difficile da digerire. Will sorrise ancora e quella fu la prima volta su qualcosa che aveva detto la Cacciatrice castana.

 

<Tara dice che sono addirittura gentili, con lei!… Ma forse sono due cloni e noi ancora non lo sappiamo!>. Esclamò, senza pensare che nominare la strega bionda era sempre imbarazzante, vista la presenza dei suoi ex in quella stanza.

 

Buffy si schiarì la gola:<Be’, sì, forse hai ragione, Will!>. Disse. Kennedy si rabbuiò ma non disse nulla, mentre Oz lanciò un’occhiata indecifrabile alla rossa.

 

Squillò il telefono e Buffy si precipitò a rispondere:<Pronto?… Ah, Angel! – tutti si lanciarono occhiate interrogative -… Cosa?… Ah, tutto a posto?… Quindi non avete trovato niente! Quando venite qui?… Capito, vi aspettiamo!… No, non devi prenotare nessun posto in albergo, qui c’è posto per tutti… certo, non staremo larghi, ma se ci accontentiamo andrà bene!… Sì, sì… ok, ti saluto, a presto allora!… Cosa? Will?… Ah, sì, sì gliela passo subito! Ciao!>. Buffy agganciò la cornetta, andò in cucina e prese il cordless, lo accese e lo porse alla sua amica strega:<E’ per te!>. Le disse, sorridente. Willow si pulì la bocca con il tovagliolo, poi prese la cornetta:<Pronto?… Tara! No, non disturbi, stavamo cenando!>. Disse la ragazza, poi si alzò e se ne andò in giardino per chiacchierare tranquillamente con l’altra. Tornò un quarto d’ora più tardi, sorridente e felice di aver sentito il suo amore: da lavoro non aveva potuto chiamarla, tanto aveva avuto da fare.

 

<Come sta?>. Domandò Dawn, tranquillamente. Will fece un cenno:<Bene, bene. Ma dice che nel pomeriggio Angel l’ha costretta a camminare talmente tanto che le sono venute le vesciche ai piedi!>.

 

<Schiavista di un vampiro!>. Scherzò Xander, continuando a mangiare. Will sorrise:<Mi ha detto che verranno tra una decina di giorni!>. Aggiunse, cercando una conferma verso Buffy che aveva parlato direttamente con Angel. La bionda annuì:<Sì, è vero. Angel mi ha detto che nel punto prestabilito per la ricerca delle pietre non hanno trovato niente, tranne molta polvere. Quindi… ora tocca a noi! Quando andiamo?>. Domandò la Cacciatrice, verso Giles. L’uomo bevve un sorso di vino e ingoiò il boccone:<Partiamo sabato mattina, che ne dite? E’ compatibile coi vostri lavori e l’università di Dawn?>.

 

<Per me va bene!>. Disse quest’ultima.

 

<Io lavoro come una matta fino a sabato e… credo di poter evitare impegni per quel giorno, quindi ok!>. Disse Will. Xander si alzò e andò a prendere la propria agenda. Tornò dopo un attimo, sfogliandola attentamente.

 

<Se sposto un appuntamento a venerdì… andrà bene anche per me!>. Disse poi, richiudendo l’agenda.

 

<Resti solo tu, Buffy! Sei impegnata sabato?>. Domandò Kennedy all’amica. Buffy annuì, ma poi aggiunse che si sarebbe liberata per le nove, quindi anche per lei si poteva fare.

 

La cena continuò più serenamente, ma non fu mai del tutto rilassata. Verso le undici, dopo aver sorseggiato anche un buon amaro, il gruppo si sciolse e ben presto in casa Summers/Rosemberg regnò il silenzio. Willow praticamente svenne nel suo letto, non opponendo nessuna resistenza al sonno che si faceva sempre più prepotente. Anche Dawn e Kennedy si addormentarono subito. Sidney e Michael, invece, rimasero svegli a lungo a leggere nelle loro camere, ma alla fine anche loro dormirono come sassi. L’unica che quella notte proprio non riuscì a chiudere occhio fu Buffy che ripensò ai fatti che avevano coinvolto i loro amici due anni prima, ma rimuginò anche sul da farsi una volta che Angel e i suoi sarebbero arrivati lì a San Francisco.

 

Ne avrebbero avuto davvero tanto da fare.

 

 

 

Buffy sedeva nel suo ufficio e stava finendo di compilare alcuni moduli per l’accettazione di una nuova paziente. Non l’avrebbe seguita da sola perché sembrava essere un caso troppo complicato per lei che era alle prime armi. L’avrebbe aiutata un suo collega, Mark Hider, il nipote affascinante del suo capo e un professionista di notevole bravura nel loro campo. Lei e Mark avevano lavorato altre volte insieme, e la sua compagnia le piaceva. Tuttavia, non era mai voluta andare oltre un caffè preso insieme. Mark era intelligente, affascinante nei modi educati e anche un bel ragazzo. Aveva solo quattro anni più di lei e, se non fosse stato per il fatto che Buffy non era pronta ad impegnarsi in una relazione sentimentale, sarebbe stato perfetto per lei. Ma la ragazza aveva razionalizzato subito la loro condizione: lui era il nipote del capo, lei… una psicologa alle prime armi che doveva sempre fare i conti con la sua doppia vita.

 

Di giorno, una professionista stimata che tuttavia doveva fare ancora molta strada; di notte, la Cacciatrice più esperta e più anziana che esistesse sulla faccia della terra. Nonostante questo, non sempre riusciva ad evitarsi d’incassare colpi duri o di avere segni sul corpo dopo uno scontro. Intrecciare una relazione con Mark avrebbe significato dover inventare bugie per i lividi e ferite varie; oppure dirgli tutto. Non era certa di potersi fidare di lui a tal punto da fare una cosa simile e, soprattutto, vista la razionalità insita nella personalità del ragazzo, non era certa che lui potesse capire e accettare la guerriera che era in lei.

 

Bussarono alla porta e Buffy alzò la testa:<Avanti!>. Disse. Un attimo dopo la maniglia dorata si abbassò ed entrò proprio Mark Hider. Abito blu in tinta con la cravatta e una camicia bianca. Sorriso smalliante:<Ciao Buffy, finito di redigere la scheda della nostra carissima Jassie Konnor?>. Disse il ragazzo, entrando e avvicinandosi a lei. Buffy scosse la testa e guardò il proprio orologio da polso:<No, non ancora ma manca poco!>. Rispose, posando la penna per riposare un po’ la mano. Quella penna era un regalo di Willow. Era molto bella e scriveva scorrevolmente sia in blu che in nero; bastava scegliere il colore e iniziare a scrivere. Ma era terribilmente pesante, visto che era fatta d’acciaio. Lei era la Cacciatrice, ma nello scrivere con quella piccola zavorra elegante a volte le s’intorpidivano le dita della mano.

 

<Poi hai impegni? Potremmo andare a mangiare qualcosa, visto che a pranzo non ci siamo fermati!>. Disse Mark, mettendosi a sedere con grande naturalezza sul bordo della scrivania di lei. Buffy stava per ribattere qualcosa, ma qualcun altro bussò alla porta e la voce squillante e allegra di Willow interruppe la loro chiacchierata:<Ciao Buffy, sei pronta?>. Disse, salutandola sorridente con un cenno della mano. Mark guardò la nuova entrata e la trovò molto carina con quel completo grigio attillato e la camicia lilla che lasciava intravedere generosamente l’incavo del seno, anche se non molto prosperoso. Sorrise sfoderando il suo fascino: nessuna donna avrebbe mai potuto dire che lui non avesse fascino. Ovviamente, nessuna donna eterosessuale.

 

Willow si rese conto di essere intervenuta in qualcosa, interrompendole:<Oh, io… disturbo? Se volete aspetto qui fuori!>. Si affrettò a dire la ragazza alla sua amica. Mark si alzò dalla scrivania e scosse la testa andandole incontro e tendendole la mano:<No, no, assolutamente!… Io sono Mark Hider, un collega di Buffy. E tu sei…?>.

 

La ragazza ricambiò energicamente la stretta di mano.

 

<Willow Rosemberg, un’amica di Buffy!>. Disse la rossa, cordialmente.

 

<Mi spiace, Mark, ma come avrai capito… ho un appuntamento con lei, stasera, quindi non posso venire a cena con te!>. Esclamò Buffy, pensando che l’arrivo dell’amica le aveva evitato di dover rifiutare l’invito in un altro modo. Mark fece spallucce:<Be’, magari potremmo andare tutti e tre insieme, perché no? Avere la compagnia di due splendide ragazze non può che farmi piacere!>. Insistette il giovane psicologo. Buffy e Willow si scambiarono uno sguardo incerto e rimasero in silenzio per alcuni istanti. Poi la strega decise di togliere l’amica dall’impaccio di dover rifiutare nuovamente l’invito e disse:<Veramente… io e Buffy dobbiamo andare a fare alcune spese ora, quindi non…>.

 

<Ma potremmo incontrarci verso le nove, per una pizza veloce, se vuoi, Mark, visto che domattina dobbiamo essere qui alle otto!… Che ne dici Will?>. Intervenne Buffy, improvvisamente. Mark e Will la guardarono sorpresa, ma mentre il primo sorrise soddisfatto, la seconda arcuò un sopracciglio leggermente contrariata. A quel punto, comunque, non si poteva fare altro.

 

<Ok, se avrà la pazienza di attenderci… per me non ci sono problemi!>. Esclamò la rossa. Poi lanciò un’occhiata al proprio orologio e proseguì dicendo:<Ehm, Buffy, quanto ti manca qui? Sono quasi le sei e ti ho detto che dobbiamo fare più di un giro, quindi…>. Buffy annuì frettolosamente e si rimise a scrivere più velocemente di prima:<Ok, ok, Will. Finisco subito!>.

 

Mark si sistemò la giacca del completo, poi disse:<Ok, allora io tolgo il disturbo e ci vediamo dopo! Buono shopping, ragazze!>. Ed uscì impettito, con passo sicuro, felice di non aver ricevuto un altro rifiuto dalla sua collega bionda e di aver potuto coinvolgere anche l’amica di questa.

 

Buffy finì di compilare la scheda in dieci minuti, poi la ripose nell’archivio accanto alla sua scrivania in noce, raccolse le proprie cose, le mise nella sua borsetta in tono con le sue favolose scarpe di Prada e lei e Will uscirono dirette al nuovo centro commerciale che avevano aperto da poco vicino al quartiere italiano.

 

Mentre giravano per i negozi che esponevano tutte le più grandi marche della moda, Willow esclamò con vago disappunto:<Posso sapere perché hai accettato l’invito di Hader trascinandoci anche me?>. Buffy era intenta a guardare un paio di scarpe strepitose ma un po’ troppo care per lei in quel momento. Fece una smorfia appena accennata:<E che dovevo fare? Non era carino rifiutare, è sempre il nipote del mio capo!>. Will sbuffò:<Ma la pianti? La scusa ce l’avevi ed ero riuscita a rifiutare educatamente anche per te, quindi inventane una migliore, cara!>. Buffy la guardò con un sorrisetto colpevole da bambina piccola:<Oh, andiamo, lo sai che era un po’ che volevo uscirci, ma non sono certa… di volerlo incoraggiare davvero!>. Ribatté, con voce quasi petulante.

 

Willow camminò fino alla vetrina successiva:<Vero!… Ma non l’hai visto che razza di mollicone è? Mi ha fissato le tette per un quarto d’ora, mentre si presentava!… E intanto cercava di avere un appuntamento con te!>.

 

< Be’, Will, se fossi un uomo te le avrei fissate anch’io senza dubbio: la scollatura che hai oggi è davvero notevole e non dirmi che non ne sei consapevole! >. Le fece notare l’amica, mettendosi al suo fianco a fissare i completi intimi esposti.

 

< Sì, sì, lo so. Effettivamente questa camicia è un po’ più aperta di quelle che porto normalmente, ma lo sai che l’adoro e con questo completo ci sta bene, quindi… d’altronde ieri quell’imbecille di Xan mi ha rovinato quella bianca di seta! >.

 

< L’hai buttata? >.

 

< Certo! Tra sangue e salsedine… era diventata uno straccio! >. Buffy la guardò sorridendo ironica.

 

< Vi siete comportati da bambini e… ne avete pagate le conseguenze! >.

 

< Sì, sì, lo so!… Stamattina pure lui ha dovuto buttare la sua camicia e i pantaloni del completo: si erano ritirati talmente tanto che sembravano shorts! >. Di lì Buffy prese la palla al balzo per fare due chiacchiere su quella faccenda e si fece raccontare com’era nata la discussione. Will le parlò tranquillamente, senza nessuna nota di rabbia nei confronti di Xander, ma anche con grande ansia quando le spiegò la parte in cui Tara non sapeva nulla e lei voleva dirglielo. Più si sarebbe avvicinato il giorno in cui la ragazza sarebbe arrivata a San Francisco e più lei sarebbe diventata insofferente, magari persino nevrotica. Mentre chiacchieravano, discutendo della cosa, Willow non si rese conto di stare svaligiando praticamente l’intero centro commerciale: in ogni negozio trovò almeno una cosa che le piacesse per sé o per Tara e non si pose alcuno scrupolo a comprarla. Due ore più tardi, all’uscita dal centro, le ragazze si ritrovarono con bel sette buste di roba. Una sola apparteneva a Buffy, mentre tutte le altre erano della sua amica. Willow non era solita sperperare il suo denaro e, solitamente, era Buffy quella che una volta entrata in un negozio ne usciva con pacchetti e pacchettini vari. Ma il ritorno di Tara e la voglia di farle piacere avevano bucato irrimediabilmente le mani della rossa che non era riuscita a non spendere neppure un dollaro. Era da tempo che le sue amiche non godevano della reciproca compagnia in quel modo e Buffy fu contentissima di poter passare del tempo con la strega, lontane da battaglie e litigi in casa. Ma, soprattutto, la bionda fu felice di vedere quanto Will fosse serena quel pomeriggio: era passato davvero molto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista così rilassata. Era contenta sinceramente per lei.

 

Caricarono le borse in macchina, poi andarono all’appuntamento con Mark. Fu una serata piacevole e anche abbastanza divertente per tutti, ma Will notò lo sguardo incantato del ragazzo ogni volta che vedeva sorridere Buffy. Sarebbe stato bello se questa si fosse decisa a sciogliersi un po’ e magari a vedere cosa poteva succedere con quel bel tipo. Ma Will sapeva che la sua amica non si sarebbe lasciata andare perché era nervosa quanto lei al pensiero di trascorrere parecchio tempo con Angel, in un prossimo futuro. Aveva riflettuto attentamente a quello che le aveva detto Tara al telefono, riguardo i sentimenti reciproci del vampiro e della Cacciatrice. Alla fine, aveva stabilito che Tara aveva ragione: quei due erano ancora follemente attratti l’uno dall’altra, ma non solo fisicamente.

 

Buffy non avrebbe mai ammesso di essere ancora innamorata di Angel, dopo tutti quegli anni. Tuttavia, non c’erano dubbi che fosse così. Ora la strega desiderava che la sua amica prendesse una decisione: o si dava una mossa con Mark o con un qualunque altro ragazzo di suo gradimento, o ammetteva di essere ancora legata al suo bel tenebroso e se lo riconquistava. Rosemberg era ancge abbastanza sicura che quest’ultimo non avrebbe fatto molta resistenza alle eventuali avances di Buffy.

 

Alla fine della serata, Mark salutò sia la sua collega che l’amica di quest’ultima, strappando loro la promessa di ripetere quell’esperienza il prima possibile, magari anche durante le ferie. Poi si lasciarono. Buffy e Will andarono a fare una ronda veloce nelle strade attorno al cimitero di San Francisco e la rossa ne approfittò, come aveva fatto la sua amica nel pomeriggio, per affrontare un argomento scomodo: ovvero “Angel”. Buffy, come previsto, diede della pazza a Will che le aveva detto il suo parere a riguardo. Tuttavia, quando tornarono a casa, mentre la Cacciatrice preparava le sue cose per l’indomani, rifletté cullata dal silenzio della propria stanza, ricordando anche i commenti fatti da sua sorella, qualche giorno prima. Purtroppo, alla fine dovette ammettere con sé stessa che Angel era davvero ancora attraente e che lei gli voleva ancora bene davvero. Ma lo amava? O amava solo il ricordo di quello che c’era stato fra loro? Questo la più grande delle Summers non lo seppe stabilire. Ma una cosa era certa: quando Angel fosse arrivato lì, non ci sarebbe voluto proprio molto a scoprirlo. Soprattutto considerando che quei pochi giorni passati insieme in Scozia, avevano avuto su di lei un effetto devastante e avevano fatto crollare molte delle sue sicurezze. Dubitava, comunque, che Angel sarebbe stato disposto facilmente ad affrontare quell’argomento per farle capire i propri sentimenti.

 

Quella, forse, sarebbe stata la cosa più difficile da fare.

 

CAPITOLO 13

 

    Kira si stava allenando con un sacco di sabbia da pugile, a mani nude. Lo colpiva con una rabbia tale che se ci fosse stata una persona al suo posto, sicuramente l’avrebbe uccisa dopo il secondo pugno. Un colpo, un altro, un altro. Saltellava e colpiva ogni due secondi, come se scandisse il ritmo mentalmente. Le nocche cominciavano ad essere arrossate, mentre il sacco aveva cominciato a cedere ad un lato.

 

Lo colpì ancora e poi ancora, digrignando i denti e fissandolo come avrebbe fatto con un nemico pericoloso. In realtà, con gli occhi della mente stava immaginando di picchiare Angel in faccia. Voleva far diventare il delicato viso del vampiro una maschera di lividi e sangue, avrebbe voluto staccargli la testa a suon di pugni. Ecco perché si stava avventando contro il sacco d’allenamento in quel modo brutale.

 

Era un’ora, ormai, che si stava allenando scaricando tutta la sua furia prima sul manichino di legno, che aveva ridotto in pezzi, poi sul sacco.

 

Diede un altro colpo e poi un altro, affondando di più stavolta. Quel dannato vampiro e la sua finta anima… avere la riconoscenza e la fiducia del Consiglio al punto tale che Smit gli avrebbe affidato le gemme di Zagato per distruggerle o nasconderle. Mentre lei, Kira, erano quattro anni che si sforzava di apparire fedele e affidabile agli occhi degli Osservatori. Ma questi l’avevano ignorata, considerandola una fra tante. Lei però non era una qualunque, non era come tutte le altre Cacciatrici. Aveva più carattere, più forza, più tecnica nel combattere e meno scrupoli nel gettarsi nella mischia e nell’uccidere i suoi avversari.

 

Almeno così pensava. Solo Emily sembrava essersi accorta delle sue capacità nettamente superiori a quelle delle sue pari. Solo lei l’aveva gratificata dandole fiducia e seguendola premurosamente come nemmeno sua madre aveva mai fatto. Sua madre l’aveva cacciata di casa a undici anni, dicendole che era una teppistella buona a nulla che non avrebbe mai concluso niente nella vita. Per salvare le apparenze, per una questione di dannatissimo onore ipocrita, era stata chiusa in un collegio facoltosissimo e altrettanto costoso situato appena fuori Tokyo, e lì i suoi praticamente se l’erano scordata come se non avesse mai fatto parte della famiglia.

 

A undici anni Kira aveva imparato che la vita non è un’avventura, ma un cammino tortuoso ricco di delusioni, dove se vuoi sopravvivere devi essere più scaltro e lesto di tutti gli altri. Sta a te decidere se sei preda o predatore e lei la stoffa della preda non l’aveva mai avuta.

 

Era una Cacciatrice, lei. E come tale si sarebbe sempre comportata.

 

Cosa aveva fatto, invece, Angel per meritare il rispetto di tutti? Un bel niente, ecco cosa. E Buffy Summers? Quella gallina fanatica era tenuta in considerazione da tutti solo perché, per un caso della vita, era stata la Cacciatrice quando ancora ce n’era una sola per ogni generazione. Se si fosse trovata al suo posto, certamente non avrebbe avuto lo stesso peso sulle decisioni del Consiglio, né lo stesso rispetto e ammirazione da parte di quelle stupide delle altre Cacciatrici. Eppure non era un esempio di virtù né una santa: si era ribellata al Consiglio a diciotto anni, solo un anno prima aveva quasi scatenato un’apocalisse per essere andata a letto col suo bel fusto non morto, non si era mai attenuta alle regole che le sue predecessore avevano seguito diligentemente, si era persino fatta ammazzare pur di non sacrificare sua sorella per evitare che il mondo finisse in una dimensione demoniaca. Che cosa aveva di tanto speciale? La sua unica fortuna, oltre alle carte datele dal destino, era quella di avere al proprio fianco una strega potente che le parava le chiappe ogni volta.

 

Con quel pensiero in mente, Kira sentì la propria rabbia arrivare all’apice e, dopo aver scaricato una serie di pugni rapidissimi contro il sacco, bucandolo definitivamente, in un rapido movimento elegante e violento al contempo, scagliò un calcio rotante con la gamba sinistra, facendo staccare dal soffitto il bersaglio di sabbia e mandandolo a sbattere contro il muro, ad almeno sei metri di distanza da lei, finendo di romperlo e facendo fuoriuscire tutto il suo contenuto che andò a spargersi sul pavimento della palestra.

 

<Controlla la tua rabbia, o i tuoi nemici impareranno a far leva su di essa per indurti a sbagliare!>. Disse una voce alle sue spalle. Lei rabbrividì, riconoscendola, e temendo di venir punita per aver rotto il sacco. Quella era la palestra che Angel aveva allestito nello scantinato dell’Hyperon e apparteneva a lui come tutto il resto. Era stato un errore rompere quell’attrezzo e il manichino di legno. Avrebbe dovuto giustificarsi senza dire che aveva perso il controllo per l’ira. Si voltò di scatto e fece un rispettoso inchino con la testa. La catenina che aveva al collo con lo smeraldo appeso dondolò davanti alla sua faccia.

 

<Perdonami, Emily, mia signora!… Ero nervosa e avevo bisogno di sfogarmi!>. Disse, aspettando che l’altra le desse il consenso per tornare nella posizione eretta. Emily le si avvicinò lentamente, poi la toccò sulla spalla e lei si rialzò. La donna andò a sedersi su una panca di legno, davanti a lei, e la fissò con espressione indecifrabile. Kira non riuscì a capire se era arrabbiata con lei.

 

<Sta’ tranquilla, cara, non ti punirò… questa volta!… Ma ti andrai a scusare col vampiro per i danni fatti e rimetterai tutto in ordine, chiaro? Nessuno deve sospettare la tua natura violenta!>. Disse Emily, con calma. Ma Kira sapeva per esperienza che quell’apparente dolcezza e serenità potevano in un attimo trasformarsi in cattiveria e crudeltà allo stato puro. Molte volte l’aveva irritata per sbaglio e ne aveva pagate care le conseguenze. La sua padrona era sufficientemente forte da staccarle la testa con una sola mano. Ed era ancora debole. Quando avesse posseduto le gemme, avrebbe potuto farlo con uno sguardo.

 

<Come comandi!>. Disse, sottomissiva. Emily la studiò con occhio attento e capì subito che c’era qualcosa che turbava la sua discepola. Non era certo la paura per i rischi che stavano correndo, ne era certa. Ma era altrettanto consapevole che, nonostante la Cacciatrice ostentasse la solita sicurezza di sé, qualcosa era cambiato da quando erano arrivate all’Hyperon.

 

<Cosa c’è che non va, Kira?… Percepisco irrequietezza proveniente da te, non negarlo, non servirebbe!>. Esclamò, con lo stesso tono piatto di prima. Kira esitò un momento, poi disse:<E’ questo posto… questa gente…! Detesto Angel e quei quattro imbecilli che lui definisce suoi amici. E’ un ipocrita che tenta inutilmente di rinnegare la sua natura demoniaca e che passa sempre per quel santo che non è!>. Disse, nervosamente, controllando il volume della voce. L’Osservatrice la studiò ancora.

 

< Capisco!… Ma presto potrai dimostrare loro la tua superiorità, quindi di che ti preoccupi? Si tratta solo di avere pazienza ancora per poco! >.

 

< Sì, maestro, ma… il mio istinto mi porterebbe a scuoiarlo vivo quel dannato! E invece… devo sorridergli e comportarmi come se fossi una delle tante cretine che lo trovano irresistibilmente sexy. A me fa solo schifo, ecco!… E poi c’è quella dannatissima strega bionda, la lesbica! >.

 

< Che c’entra lei? E’ il soggetto più innocuo qui dentro. Ignorala e basta! >.

 

< Ignorarla? L’ho sorpresa spesso ad osservarci e quando mi fissa… glieli strapperei quei dannati occhi azzurri: sembra che voglia entrarmi nell’anima per capire ciò che mi passa nella mente! >.

 

< Ho controllato… non è una telepate, quindi sta tranquilla. E poi… tu non ce l’hai un’anima, da tanto tempo: l’hai data a me, ricordi? Quindi dubito che troverebbe qualcosa, in te. E’ una tua impressione, perché sai che è una strega e perché sai che quando è con Willow Rosemberg i loro poteri si accrescono. Ma non lasciarti innervosire da quell’insignificante essere. Ancora non capisco come abbia fatto un tipo come la Strega Rossa ad innamorarsi di quella… quella ragazza priva di peculiarità e timida da far schifo! >.

 

< Non saprei, maestro! Ma… quando deciderai che sarà venuto il momento di uscire allo scoperto, sarà sicuramente la prima a fare una brutta fine! >.

 

< E invece non la sfiorerai neppure con un dito, se io non ti dirò di farlo! >. Tuonò Emily, mentre il suo viso diventava verdognolo e squamoso come quello di un rettile.

 

Un nuovo brivido di terrore passò lungo la spina dorsale di Kira che, tuttavia, non emise un fiato. Emily si sforzò di controllarsi e di tornare alle sembianze umane. <La strega bionda è l’unico punto debole reale della Rosemberg, ma non dimenticarti che se non vogliamo che la sua ira si scateni travolgendoci, Tara MacLay deve rimanere viva e vegeta!… Sarà lei la frusta con cui addomesticheremo la sua amichetta!>. Aggiunse, dopo essersi calmata. Kira annuì obbediente come sempre. Tuttavia, era fermamente decisa a scaricare tutta la sua furia contro Buffy Summers e Angel appena ne avesse avuta l’occasione e, infine, avrebbe strappato quell’espressione angelica dalla faccia della strega bionda.

 

Avrebbe dovuto solo aspettare e, prima o poi, la sua signora e padrona le avrebbe dato carta bianca per agire. Allora si sarebbe scatenata davvero. Emily si alzò e fece per andarsene, ma poi si fermò e, senza voltarsi impartì:<Rimetti in ordine qui, poi va’ da Angel e scusati con lui, promettendogli di ricomprare le sue cose a spese tue. Fatti una doccia e, quando ne uscirai, inviterai la strega bionda a fare due passi e ci chiacchiererai cordialmente, capito? Non deludermi, Kira. Ti voglio al mio fianco quando scatenerò la mia massima potenza, ma se mi tradirai o non ti atterrai alle mie disposizioni, ti eliminerò senza esitare!>. Disse, con lo stesso identico tono pacato di prima. Era una minaccia decisa e Kira non aveva dubbi che il demone celato dietro le sembianze dell’Osservatrice nera non avrebbe avuto nessuno scrupolo ad ucciderla fra infiniti tormenti, se si fosse arrabbiato con lei. La Cacciatrice fece nuovamente un inchino rispettoso. Quando rialzò il capo, era sola nella grande palestra.

 

 

 

 

 

Willow era eccitatissima, mentre Buffy era nervosa. Dawn sembrava essere l’unica delle tre ad avere ancora l’uso della ragione. Quella mattina la strega si era alzata alle quattro e, dopo aver mangiato qualcosa, si era messa immediatamente davanti al computer. In due ore aveva sistemato quattro programmi. Un vero record. Alle sette e un quarto era andata a lavarsi. La doccia era stata tremendamente lunga e fredda; si era persino lavata i capelli e li aveva legati con una treccia. Dopo essersi guardata allo specchio, aveva deciso che era pronta. Il problema era che Angel, e quindi Tara, sarebbe arrivata lì solo verso le dieci.

 

Buffy, invece, non aveva dormito proprio. Era tornata dalla ronda alle quattro, si era fatta la doccia e si era stesa sul letto, ma non aveva chiuso occhio.

 

Erano le dieci meno un quarto e gli ospiti stavano per arrivare.

 

Xander era intento a lavare la macchina di Willow, la gip, e a controllare i danni reali che la vettura aveva subito quando la Scooby Gang si era lanciata alla ricerca delle gemme. Non le avevano trovate, ovviamente, ma avevano trovato un sacco di guai. Due demoni K’rath O’gba, qualche mastino infermale e una dozzina di vampiri incavolatissimi per essere stati interrotti durante un rito. Xander ci aveva preso un po’ di calci nel sedere, ma pur di non far sfiorare Willow neppure con un dito dai demoni, li aveva presi volentieri. Anche le Cacciatrici ce le avevano prese di santa ragione e tutto per dare il tempo a Oz, Dawn, Giles e Michael di dare un’occhiata all’interno del presunto nascondiglio delle gemme. Buffy si sarebbe risparmiata tutto il pacchetto di calci, pugni e sberle che aveva dovuto incassare, ma doveva fingere che sperasse che lì avrebbero trovato le pietre magiche. E così…

 

La macchina di Willow era stata presa d’assalto e ora, sulla carrozzeria ancora lucida, c’erano bozzi e graffi ovunque.

 

Prima di quel momento, Xander non aveva avuto modo di darle un’occhiata attenta, visto il carico di straordinari che aveva dovuto fare al cantiere. Ma ora che la stava osservando bene, pensò che, a parte il motore nuovo, la gip era da buttare.

 

<T’intendi anche di auto?>. Domandò la voce di Sidney. La ragazza era uscita ed era rimasta a guardarlo seduta sui gradini del portico, affascinata dal fisico di lui. Xan si voltò e le sorrise:<No, ma non ci vuole un esperto per capire che è da sfasciacarrozze: farla riparare costerebbe troppo!>. Rispose, prendendo poi la spugna insaponata e cominciando a passarla dappertutto.

 

<E allora perché la lavi?>. Domandò ancora, la Cacciatrice.

 

<Perché… a Will piace pulita comunque e stamattina io non avevo niente da fare!>. Disse, sentendosi un po’ stupido. Sidney, invece, trovò la cosa divertente. Quel ragazzo le piaceva e le piaceva anche il rapporto che lui aveva con le sue amiche.

 

<L’ho già ricomprata, Xan!… Lascia perdere!>. Disse Willow, uscendo di casa e mettendosi a sedere sul dondolo. Xander la guardò stupito:<L’hai ricomprata? In contanti?>. Domandò all’amica. Willow sorrise e scosse la testa:<No. Diecimila subito e diecimila fra sei mesi!… Mi hanno fatto pure lo sconto!>. Disse, serenamente. Era pazzesco: spendere più di quarantamila dollari in auto in pochi mesi.

 

<E non potevi fartene un’altra più economica?>. Chiese Xan, contrariato, mentre gettava a terra la spugna e si avvicinava alla sua amica sotto lo sguardo di Sidney. Salì un gradino e rimase con l’altra gamba giù, piegato un po’ in avanti, accanto alla Cacciatrice. Willow si alzò e sorrise ancora. Gli andò vicino e gli mise le mani intorno al collo, rilassando le proprie braccia sulle spalle nude di lui. Poi gli posò un lieve bacio sulla fronte:<Tranquillo, Xan. Posso permettermelo o non l’avrei fatto!>. Disse, scostandosi da lui. Xander sorrise indulgente:<Già, certo, e poi tenti di terminare diciannove lavori in un mese!>.

 

<Non tento, lo faccio! Solo col lavoro fatto oggi ho guadagnato… ottomila dollari di base più alcuni premi vari che non so esattamente a quanto ammontano, quindi…>.

 

In quel momento un furgoncino nero si fermò davanti casa, accanto alla gip di Will. Angel era alla guida: erano arrivati.

 

Scesero quasi contemporaneamente Cordelia, Wetley e Faith. Dopo un attimo, aprì lo sportello Robin che aiutò Tara a scaricare le borse che avevano tenuto sui sedili fino a quel momento. Subito dopo, uscirono anche Emily e Kira. Angel fu l'ultimo a mettere piede fuori. Xander e Willow sorrisero contenti di rivedere i loro amici, ma lo sguardo della ragazza era inevitabilmente fisso sul suo amore.

 

Le era mancata davvero molto anzi, Will aveva pensato spesso che era molto più duro restarsene lì a San Francisco senza di lei ora che era tornata, piuttosto che prima, quando era morta. Più di una volta aveva quasi preso la macchina con l'intenzione di recarsi a Los Angeles, ma poi aveva sempre desistito perché voleva rispettare le sue esigenze e darle il tempo che lei le aveva chiesto. Ma ora che l'aveva lì si sentiva al settimo cielo. Sidney si alzò e tutti e tre andarono a salutare i nuovi arrivati e ad aiutarli coi bagagli.

 

<Ciao ragazzi! E' un piacere avervi qui!>. Disse Xander, stringendo la mano a Angel e Robin e facendo un cenno agli altri. Faith gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla:<Ben trovato, bello!>. Gli disse, poi iniziò a guardare la facciata della casa.

 

<Chi mi aiuta con queste?>. Domandò Cordelia, squittente come sempre. Sidney le si avvicinò e le tolse un borsone di mano che pesava tantissimo:<Eih! Non dirmi che qui ci sono cosmetici e scarpe!>. Commentò, preoccupata. Cordelia la guardò scandalizzata:<Scherzi? Qui ci sono le armi pesanti!... Non ci entrerebbero mai i miei cosmetici e le scarpe in un borsone così piccolo!... Quelli li ho lì!>. Disse, l'aspirante attrice, indicando un'altra borsa grande almeno il doppio di quella. Sidney scosse il capo con sguardo critico:<Be', quella te la porti tu dentro!>. Le disse di rimando.

 

Willow era andata subito da Tara e l'aveva abbracciata per un secondo, poi l'aveva baciata lievemente sulle labbra:<Ciao amore!>. Ora le due erano appena un po' in disparte e stavano parlando di qualcosa sottovoce ma Faith non poté sentire di cosa si trattasse. Angel lanciò loro uno sguardo rapido, poi finì di scaricare il portabagagli del furgoncino. In quel momento, dalla casa uscirono i restanti abitanti: Buffy, Dawn, Michael e Oz. Anche loro andarono a salutare gli altri e ad aiutarli con quei dannati bagagli: ce n'erano a sufficienza per un esercito.

 

Buffy andò da Angel e gli sorrise. Lui si chinò a baciarle la guancia:<Ciao Buffy!>. Disse e lei rispose al saluto sorridente: averlo lì, a parte le motivazioni sentimentali, le dava senso di sicurezza perché aveva qualcuno in più su cui contare ciecamente.

 

<Eih, B. come butta? Angel mi ha detto che ce le avete prese di brutto quando siete andati a cercare le gemme nel luogo prestabilito!>. Questo fu il personale saluto di Faith. Buffy la guardò sospirando e pensando che la sua collega, perché non era proprio un'amica, non era cattiva, ma la parola tatto non sapeva nemmeno scriverla. Fece spallucce in tutta risposta e annuì:<Sì, be', è stata una passeggiata un po' meno tranquilla di quello che ci aspettassimo, ma... a parte l'auto di Will, nessuno di noi ha subito danni gravi!>. Disse. Faith si voltò in direzione di quella che ormai era un catorcio rosso bordeaux metallizzato e spalancò gli occhi:<Cosa? Quella è l'auto di Willow?... E io che pensavo che qualcuno avesse fatto un incidente qui davanti e l'avessero lasciata là perché non camminava più!>. In quel momento si avvicinò la padrona dell'auto che teneva per mano Tara:<Già, be', effettivamente dà quell'impressione anche a me, Faith, ma... cammina eccome! Il problema è che per risistemarla bisognerebbe cambiare l'intera carrozzeria, vetri compresi!>. Disse, guardando la propria gip un po' dispiaciuta.

 

<Già, stavamo proprio discutendo di questo, un attimo fa! - disse Xander, caricandosi sulle spalle un sacco - L'auto nuova è distrutta e lei che fa? Ne compra un'altra identica!... Spendacciona!>. Scherzò, sorridendo all'amica. Robin rimase per alcuni istanti a guardare il mezzo:<E con questa che ci fai?>. Domandò. Willow fece una smorfia d'indifferenza:<Non saprei... la rottamo, forse. In realtà non ci ho ancora pensato!>.

 

<Potresti venderla a me!... Ho un po' di conoscenze a Los Angeles fra i carrozzieri e i meccanici e io stesso... un po' me ne intendo. Tu me la vendi e io la rimetto a posto comodamente!>. Le propose, abbracciando Faith che lo baciò sotto il mento. Era strano vedere la Cacciatrice mora in atteggiamento affettuoso, pensò Buffy, ma almeno Robin sembrava essere riuscito lì dove altri avevano fallito: non era stato scaricato il giorno dopo aver fatto sesso con lei e l'aveva convinta a fare coppia fissa. Solo per questo avrebbero dovuto dargli il premio Nobel.

 

Willow assunse un'espressione corrucciata:<Non ci pensare neanche, la mia auto non te la vendo!>. Disse, scandalizzata e contrariata. Sotto la sua mano, sentì Tara irrigidirsi. Si voltò a guardarla e la baciò sul naso, sorridendole. Poi tornò a guardare l'ex preside del liceo di Sunnydail:<Te la regalo. Non voglio soldi dagli amici!>. Aggiunse, poi. Notò che tutti gli altri in quel momento si rilassarono: per un attimo avevano pensato che fosse impazzita.

 

Angel da dietro gli occhiali da sole scuri guardò la sua ex:<Senti, Buffy, come ci sistemiamo?... Non credo che c'entriamo tutti in casa tua e...>. Cominciò a dire. Ma l'altra lo interruppe subito:<Abbiamo già pensato a tutto: a casa mia verrete tu, che dormirai sul divano, poi Kira ed Emily, Sidney dividerà la stanza con Dawn, Tara nella stanza di Will, Kennedy è già in soffitta e io nella mia stanza. Invece, da Giles andranno Wes e Codelia in salotto, Michael e Oz nella stanza degli ospiti che già occupano, Faith e Robin in soffitta e Xander e Giles nelle loro camere abituali. In ogni casa ci sono due bagni, quindi non dovrebbero esserci problemi in quel senso. Se a qualcuno non stesse bene... il nostro garage attualmente è libero, visto che l'auto di Will non ci sarà per alcuni giorni e la mia è parcheggiata qui davanti. La moto di Kennedy non occupa molto spazio, quindi... ma non credo che qualcuno vorrà andare a dormire lì!>. Disse. Angel guardò per un istante Tara che sembrava essere a disagio. Probabilmente era perché aveva sentito che avrebbe diviso il letto con Willow. D'altronde, la sera prima di partire per San Francisco, lui e Tara avevano parlato dell'alta probabilità che questo accadesse ed era normale, infondo. Il problema, aveva ammesso timidamente Tara, era che non era affatto sicura che dormendo accanto alla donna che amava sarebbe riuscita a resistere all'istinto di toccarla, abbracciarla e andare oltre...

 

Tra l'altro, Tara era più che sicura che Willow avrebbe tentato di ritrovare la perduta intimità ed era altrettanto sicura che la propria volontà non fosse forte quanto le sensazioni che la rossa sapeva risvegliare in lei. Ma la strega bionda aveva deciso che doveva resistere assolutamente o almeno provarci. Angel, sebbene non avesse tentato di farla desistere da quell'idea, le aveva detto eloquentemente che era vero che Willow aveva fatto errori in quegli anni ed erano cambiati molti aspetti della sua vita, ma una cosa era rimasta sicuramente immutata: i sentimenti della strega dai capelli rossi nei suoi confronti.

 

Detto questo, Tara avrebbe solo dovuto decidere se accordarle la propria fiducia ancora a piccole dosi o pienamente, com'era stato un tempo.

 

 

 

Tutti iniziarono a portare i bagagli nelle due case, a seconda dei posti loro assegnati. Angel finì di scaricare, poi chiuse a chiave il furgoncino e mentre si avviava con Buffy in casa di questa, si guardò attorno in cerca delle uniche due persone che ancora non aveva visto. Non trovandole, chiese alla padrona di casa:<Scusa, ma... Giles e Kennedy? Non ci sono?>. Domandò, incuriosito. Buffy scosse il capo e gli tenne aperta la porta mentre lo faceva entrare:<No. Sono andati a fare la spesa!... Giles voleva andarci da solo, ma ho detto a Kenny di accompagnarlo, visto quanto è inaffidabile il mio caro ex Osservatore, quando si tratta di comprare amburger e roba simile!>. Rispose. Angel sorrise, mettendo gli occhiali sulla testa e varcando la soglia di casa. Non aveva bisogno d'invito, visto che non era la prima volta che entrava, e quel posto famigliare ebbe l'effetto di rilassarlo un po'.

 

<Il che significa che riusciremo a mangiare qualcosa di decentemente insano?>. Chiese, ironico. Buffy annuì:<Assolutamente sì!... Ma sta' tranquillo: sulla lista che abbiamo dato a Kennedy, c'era anche il sangue di maiale per te!>. Rispose. Angel la guardò piatto:<Bene, almeno non dovrò uscire ora per andarlo a comprare!>. Commentò.

 

Intanto, Willow aveva portato Tara in quella che era la sua stanza e che lei sperava ardentemente che tornasse ad essere la loro stanza.

 

<Ti piace?>. Le domandò, una volta che furono entrate. La porta era socchiusa. Tara si guardò attorno dopo aver posato la propria valigia sul letto. Due librerie, messe una accanto all'altra, vicino alla finestra, subito dopo la scrivania. Un cassettone dall'aria antica con uno stupendo specchio dai bordi dorati e intarsiati. Una poltroncina foderata in velluto, dello stesso colore della carta da parati e delle tende, un letto spazioso dall'aria comoda, ricoperto di cuscini morbidi e peluches di ogni tipo. Su entrambe i lati di esso, due comodini dello stesso stile del cassettone e, su di essi, due lampade i cui colori riprendevano le sfumature rosate delle tende. Era tutto molto bello e di un gusto senz'altro fine. Nessun armadio, però.

 

<E'... molto bella, Will, davvero!>. Disse, continuando a guardarsi intorno. La strega bionda studiò ogni centimetro di quella stanza e si avvicinò alla libreria per dare un'occhiata ai libri. Romanzi, raccolte di sonetti, libri di psicologia, informatica, fisica quantistica, qualche manuale tecnico informatico, e sullo scaffale più alto qualche testo di storia antica e di magia. Nulla di particolare però. Infine, sulla scrivania, c'erano alcuni testi d'arte e un manuale di spagnolo. Oltre a quelli, alcune foto erano state appese al muro, in cornici orlate d'argento. Erano foto di Will e i loro amici. In una c'era anche Kennedy che la stava abbracciando da dietro. Per un momento, lo sguardo della bionda divenne triste e Will capì all'istante cosa doveva aver pensato. Frettolosamente esclamò quasi gridando:<Aspetta, aspetta un attimo!>. Si avvicinò alla scrivania ed estrasse da un cassetto un album enorme, rilegato in pelle. Lo aprì sul letto e le mostro cosa conteneva: tutte le foto di loro due insieme, ai tempi del college. Tara lo sfogliò lentamente, sentendosi un po' in imbarazzo per la reazione stupida che aveva avuto. Era bellissimo, ma anche penoso, in un certo senso, rivedere le foto che ritraevano i loro momenti più belli. Willow l'abbracciò alla vita da dietro:<Non le ho buttate, non ci ho nemmeno mai pensato a farlo. Ma... a Kennedy non faceva piacere averle appese in giro e le ho raccolte tutte qui. Non avrei potuto biasimarla!>. Le sussurrò, sfiorandole un orecchio col naso, in un gesto dolce. Tara era cosciente di ogni centimetro del suo corpo a contatto con quello dell'altra e sospirò piacevolmente grata per quell'istante di pace fra loro. Poi Will le mise davanti agli occhi un'altra foto, incorniciata come le altre appese al muro:<Però, questa avevo intenzione di appenderla all'istante, se sei d'accordo!>. Era la foto che le aveva scattato Dawn la mattina del matrimonio di Anya e Xander, prima che indossassero quei ridicoli abiti verdi da damigelle. Will era in jeans e camicia di seta nera, molto aperta sul davanti, decorata da disegni astratti tono su tono; mentre lei indossava l'abito grigio perla, anch'esso di seta, che le aveva regalato la stessa Will qualche tempo prima, quando si erano trasferite a vivere a casa Summers. Tara adorava quel vestito e non solo perché le stava davvero bene, ma anche e soprattutto perché era uno dei regali più preziosi che l'altra le avesse fatto e glielo aveva dato la sera in cui, dopo una cena romantica, le aveva giurato che, se non fossero state due donne, Willow le avrebbe chiesto di sposarla... in chiesa, con la cerimonia e tutto il resto.

 

Ripensare a quei momenti fece commuovere la ragazza, tanto che alcune lacrime le scesero lungo le guance. Will se ne accorse e gliele baciò sentendo il sapore di lei, poi le accarezzò il viso con una mano e la costrinse a voltarsi, posando la foto sull'album. La strinse di più intorno alla vita e le posò la fronte sulla sua, guardandola negli occhi:<Mi sei mancata infinitamente e... abbiamo un sacco di tempo da recuperare, ma ne abbiamo anche tanto per farlo. Sta' tranquilla!>. Le sussurrò delicatamente. Poi la baciò con lentezza, dolcemente e l'altra si lasciò andare completamente fra le sue braccia. Che lo volesse ammettere o no, aveva bisogno di lei e le era mancata come le sarebbe mancata l'aria sott'acqua. Si staccarono lentamente da quel bacio e rimasero abbracciate ancora un po'.

 

<Dov'è l'armadio?... Dove posso mettere le mie cose?>. Domandò Tara, dopo un attimo. Will sorrise, la prese per mano e la portò davanti ad una porta che l'altra non sapeva cosa celasse. Quando aprì la porta, Tara vide che si trattava di un armadio a muro, contenente tailleur di ogni genere, camicie, magliette, abiti estremamente eleganti. Ma anche jeans e capi sportivi. Sulla destra, c'erano altri abiti e molte gonne lunghe dei colori pastello che lei amava tanto. A terra, su scaffali appositi, erano sistemate scarpe d'ogni tipo.

 

<Metti qui le tue cose... o magari buttale, tanto non ti servono!>. Disse Willow, sorridente. Tara la guardò interdetta:<Sei impazzita? Che dici?>. Chiese, incerta su ciò che avesse inteso Will. La rossa afferrò un abito dalla destra dell'armadio e glielo mostrò:<Sulla sinistra ci sono i miei vestiti, ma quelli sulla destra... sono tutti tuoi. Il mio regalo per te!>. Le disse, mostrandole l'abito color pesca.

 

<Will, io non posso accettare!>. Ribatté Tara, sfiorando la stoffa morbida. Lei glielo mise in mano e andò al comò:<Oh, sì che puoi!... E non è finita, guarda qui!>. Le disse, aprendo il primo cassetto del mobile e tornando fuori uno stupendo completino di pizzo nero.

 

<Anche quello sarebbe per me?>. Domandò Tara, sconcertata. Willow fece una smorfia e mise su un sorriso furbo:<No, in realtà è un regalo per me: mi piace guardarlo con te dentro!>. Esclamò. Tara rise e mise su un finto broncio:<Ma la smetti? Maniaca!>. Disse. Anche Will rise:<E’ inutile che fingi che le mie attenzioni ti diano fastidio, tanto so che non è così!>. Ribatté, mettendo a posto il completino. Tara le si avvicinò e la baciò lievemente sulla bocca, poi tornò a guardare nell’armadio.

 

<Anche tutte le scarpe poggiate sul secondo ripiano in basso sono le tue. Si abbinano coi vestiti, ma spero che ti piacciano!>. Le disse Willow. Tara era contentissima, ma non avrebbe mai potuto ricambiare il valore di tutti quei regali. Si voltò e guardò l’altra ragazza con occhi incerti:<Will, ma come potrò ripagarti? Non ho un lavoro e con Angel si parlava di tornare all’università, ma prima che io mi laurei passeranno almeno altri tre anni!>. Esclamò. Willow fece spallucce:<Mi basta vederti felice e che non ti manchi nulla. Il resto non conta. Poi, se proprio vorrai ripagarmi perché sei testarda… be’, potrai farlo con comodo quando ne avrai l’occasione!>. Disse. Tara annuì sorridente. Tuttavia, continuò a rimanere della sua idea: Willow si era dimostrata troppo generosa nei suoi confronti.

 

Poco dopo Dawn entrò bussando e le trascinò allegramente in giardino dove si erano riuniti tutti per un fresco aperitivo e per fare due chiacchiere tranquille prima di pranzo. Nei giorni successivi avrebbero avuto parecchio da fare; comunque decisero che, almeno per quella mattina, nessun argomento riguardante demoni vari sarebbe stato al centro delle loro discussioni.

 

No, almeno fino al tramonto, quella sarebbe stata una normalissima e comune riunione fra amici.

 

CAPITOLO 14

 

   Erano le dieci e mezza. La cena era finita da un pezzo e ora erano tutti riuniti nel giardino di casa di Buffy e Willow dove, per l’occasione, erano stati messi due grandi tavoli di plastica e poltroncine in abbinato. Stavano sorseggiando un bicchierino di amaro e intanto chiacchieravano tranquillamente fra loro. Giles e Kennedy erano rientrati a mezzo giorno passato e avevano portato una scorta di cibo e vivande che avrebbe potuto sfamare mezza città per un mese intero. La scorta, ovviamente, era stata suddivisa in due parti e sistemate ciascuna in una casa in modo da non occupare troppo spazio.

 

<Avete avuto notizie dalle altre Cacciatrici?>. Domandò Emily, ingoiando un sorso di rum invecchiato di sette anni. La bottiglia faceva parte della scorta personale di Giles. L’uomo non era stato felicissimo di condividerla con gli altri, ma non aveva potuto fare altrimenti. Buffy e il suo ex Osservatore si scambiarono uno sguardo d’intesa che sfuggì agli occhi degli altri. La Cacciatrice bionda scosse il capo:<No, in realtà… niente!>. Rispose con naturalezza. Kennedy allungò le gambe e portò una mano davanti alla bocca per nascondere un lieve sbadiglio. La notte precedente non aveva dormito tanto neppure lei.

 

<Veramente… cinque o sei giorni fa mi ha telefonato Molly sul cellulare… lei e altre tre sono andate in Nuova Guinea a cercare le gemme, ricordate? Be’, mi ha chiamata per dirmi che, a parte un demone sbavante, non hanno trovato nulla!>. Disse. Sembrava essere annoiata ma, in realtà, quell’impressione era il risultato del suo sforzo per apparire completamente a suo agio davanti a Tara e Willow. Le due si erano trattenute da effusioni varie per tutto il giorno e non avevano mai usato, almeno davanti a lei, appellativi teneri. Tuttavia, alla Cacciatrice mora non era potuta sfuggire l’elettricità esistente fra quelle due.

 

Willow la guardò sollevando un sopracciglio:<E quando avevi intenzione di dircelo? Perché non hai parlato prima?>. Le domandò, con tono appena di rimprovero. Dawn rimarcò:<Già, perché non te ne sei uscita prima?>. Kennedy fece spallucce e guardò la sua ex negli occhi, pensando una volta in più che avessero un colore bellissimo. Già normalmente riteneva di non aver mai visto occhi tanto verdi, resi ancora più attraenti dalle macchioline di marrone chiaro che contornavano le pupille, ma ora erano davvero magnifici illuminati da quella scintilla di felicità che con lei non l’aveva mai colpita, neppure per un momento. Se da un lato questa cosa la rattristasse profondamente, dall’altro, non riusciva a non essere contenta sinceramente per la donna che ancora amava.

 

<Be’ che dire… quando ho ricevuto la telefonata… io e te non ci parlavamo, tesoro, quindi non te l’ho detto!.. Dopodiché l’ho semplicemente dimenticato, fino a ora!>. Esclamò, fredda come il ghiaccio e nascondendo le proprie sensazioni dietro un lieve sorriso finto come la frutta di plastica che stava sul tavolo della cucina di Xander e Giles. Willow ricambiò il sorriso nello stesso modo:<Questa sì che è maturità, da parte tua. Non ti andava di dirlo a me, ok, ma potevi sempre dirlo a Xander o Buffy, o magari Oz…!>. Ribatté, cercando di non far trasparire il proprio risentimento. Xander decise che doveva interrompere il battibecco sul nascere:<Oh, andiamo, Will… non fa niente. L’importante è che ce lo abbia detto ora, così almeno sappiamo che in Australia non c’è quello che cerchiamo!>. Disse, indulgente. Willow decise di lasciar perdere, con grande sollievo anche di Buffy che non aveva nessuna voglia di assistere all’ennesima discussione fra le due.

 

<In realtà, ieri io sono stato chiamato da Filly Colmic che mi ha detto che anche il gruppo di ritorno dall’Italia non ha trovato niente!>. Disse Angel, lanciando uno sguardo a Tara. Buffy fece spallucce:<Be’, almeno loro sono stati in vacanza!… Noi qui abbiamo fatto tutto fuorché una vacanza!>. Commentò.

 

Di telefonate di quel genere ne avrebbero ricevute parecchie, visto che le gemme non si trovavano in nessuno dei luoghi in cui avevano spedito le altre Cacciatrici: ce le avevano loro. Angel, quella mattina, le aveva mostrate di nascosto a Buffy, poi le aveva affidate a Willow che, con la scusa di una doccia, si era chiusa in bagno e si era teletrasportata nel negozio di magia di Giles dove aveva messo le pietre nella cassaforte del seminterrato del negozio. Quello era il luogo più sicuro che al momento conoscevano, visto che oltre ad essere conosciuta solo dai membri della loro famiglia, era protetta da fortissimi incantesimi antiscasso. Li aveva fatti Willow stessa appena era stata costruita, quattro anni prima. Non c’era modo di annullarli se non con controincantesimi particolarmente complessi che lei avrebbe sicuramente avvertito, in caso fossero stati messi in atto. Poi era tornata in bagno, si era buttata sotto l’acqua tanto per bagnarsi e rendere la cosa credibile. L’aveva fatto tanto in fretta che c’era mancato poco che scivolasse nella vasca.

 

Ora, almeno, le gemme erano lontano da quelli che ancora erano considerate le spie del Consiglio.

 

<Volendo, a Natale, possiamo andarci anche noi a fare un viaggetto… magari in Messico o andiamo a vedere le cascate del Niagara!>. Disse Dawn, allegra. Buffy le regalò un sorriso sarcastico:<Scordatelo!… L’anno scorso siamo andati a Praga e tu sei riuscita a rovinarci la vacanza, quindi… al limite io, Will e Xander a Natale ce ne andremo in vacanza, mentre tu e Giles rimanete qui!>. Disse.

 

<Grazie del pensiero!>. Disse Giles, ironico.

 

<Oh, sei una strega malefica! Perché devi far credere a tutti che io sia stata la causa di alcuni piccoli inconvenienti che ci sono capitati? D’altronde la colpa è tua che mi hai portato vicino alla Transilvania, notoriamente terra madre dei vampiri!>. Si lamentò Dawn. Subito dopo bevve un sorso della sua birra ghiacciata.

 

Kennedy sorrise divertita al ricordo di quella vacanza. La guardò inarcando un sopracciglio:<Piccoli inconvenienti, Dawn? Sei riuscita a perderti per la città il giorno stesso in cui siamo arrivati solo per fare il filo all’autista del tram che avevamo preso e tre giorni dopo ti sei rimorchiata il Maestro vampiro del clan del posto!.. Non li chiamerei piccoli inconvenienti, ma guai che ti sei andata a cercare!>. Disse. Non sembrava infastidita minimamente, ricordando tutto quello che era successo in quei dieci giorni, nonostante lì per lì se la fosse presa molto.

 

<E come facevo a sapere che quel bel ragazzo era in realtà un vampiro?>. Si difese Dawn, irritata per i particolari che Kennedy aveva tirato fuori. Willow sorrise:<Scusami, tesoro, io ti voglio bene e lo sai, ma… se dici così, mi costringi a ricordarti che è da quando avevi quattordici anni che hai a che fare direttamente con vampiri e mostri vari, quindi dovresti riconoscerne uno con una sola occhiata! - Le disse, beffarda. Poi aggiunse – E comunque, la strega di casa sono ufficialmente io e non credo di essere tanto malefica nei tuoi riguardi… Ma potrei diventarlo!>. Dawn fece una smorfia di disgusto:<No, grazie! Le punizioni di mia sorella sono sgradevoli, ma mai quanto le tue!>. Ribatté la giovane e gli altri risero. Kennedy le lanciò addosso un tovagliolo appallottolato, per scherzare:<Be’, in quattro anni solo io ti ho messa davvero in difficoltà, quando ti ho fatto ripulire l’ingresso dall’olio della moto!>. Disse, sghignazzando.

 

Anche Xander cominciò a ridere, sinceramente divertito:<Già, Kenny, una punizione geniale!>. Commentò, continuando a ridere. Angel sorrise:<Vero!… Buffy me l’ha raccontata… poteva andarti peggio, Dawnie!>. Esclamò.

 

<Perché, che hai combinato, peste?>. Domandò Faith. Dawn ripensò con terrore a quell’episodio: voleva imparare da tempo a guidare la moto di Kennedy, ma la ragazza non aveva mai voluto insegnarglielo, temendo che non fosse il caso. Così, una domenica mattina, mentre Kennedy era ancora a letto, lei aveva rubato la naked e si era messa a provarla. Era riuscita a guidarla su e giù per la strada poco trafficata davanti casa, ma poi a ritorno aveva fatto tardi e sapeva che Kennedy probabilmente era sveglia e presto si sarebbe accorta dell’assenza della moto. Così aveva accelerato per sbrigarsi a riporla nel garage, ma ne aveva perso il controllo ed era finita in casa con tutta la naked. Il risultato fu un sacco di lividi provocati dalla caduta, l’ingresso di casa distrutto e pieno d’olio sul pavimento e la forcella della moto da ricomprare. Kennedy si era arrabbiata tantissimo in quell’occasione, tanto che né Buffy né nessun altro aveva ritenuto necessario rimproverare Dawn ulteriormente. La punizione che la Cacciatrice mora le aveva inferto, oltre a ripagare il danno alla moto e quelli fatti alla casa, fu di ripulire tutto personalmente e di aiutare Xander nella ricostruzione dell’ingresso. Il carpentiere si era comportato da schiavista nei suoi confronti, e con l’approvazione di tutta la famiglia. A lei non era rimasto altro che tacere e lavorare. Ci aveva messo sei mesi di paghetta settimanale per rimborsare l’intera cifra che c’era voluta sia per la moto che per i mobili; per non parlare del fatto che Dawn puzzò d’olio per motori per quasi una settimana, nonostante i suoi sforzi per togliersi di dosso il lezzo. Una lezione davvero indimenticabile.

 

<Niente di particolare… ho usato per un’oretta la moto di Kennedy!>. Rispose, quando si riscosse dai propri ricordi. Kennedy si alzò e le andò alle spalle, poggiandole le mani vicino al collo in un gesto affettuoso:<Certo, ha preso la mia moto solo per un’oretta e… senza permesso, senza patente e senza sapere dove fossero i freni!… E’ entrata in casa direttamente in sella e ha distrutto l’ingresso, oltre che la mia forcella anteriore!>. Specificò la Cacciatrice. Cordelia, Westley e Tara la fissarono sbalorditi, mentre Faith e Robin presero a ridacchiare divertiti, immaginando la scena.

 

<Oh, Dawnie, tesoro, ma non sai che le moto sono pericolose, soprattutto se non le sai guidare?>. Disse la strega bionda, biasimando quella che considerava la sua sorellina minore. Kennedy le rivolse uno sguardo serio:<Be’, la prima volta di Willow su una moto non è andata meglio!>. Commentò. Tara guardò la sua ragazza con aria interrogativa, mentre l’altra ricambiò l’occhiata con un certo imbarazzo: sapeva bene che Tara non era un’amante delle sue ruote.

 

<Eh, che dire… la prima volta è andata male, ma poi ho preso anche la patente, quindi…>. Disse. Tara la guardò ancora più stupita:<Tu hai la patente per la moto?>. Willow annuì e Kennedy disse:<Già! All’inizio avevo pensato di insegnarle io, ma poi è caduta praticamente da ferma, quindi l’ho mandata a scuola guida prima che si fracassasse l’amata testolina!>.

 

Quella era una delle tante cose che Tara non si sarebbe mai aspettata da Willow: lei che guidava una motocicletta. Ce n’erano parecchie di cose nuove da sapere e lei neppure sapeva quante.

 

<A me è andata peggio: la prima volta che ho preso una moto in mano sono finita addosso ad un’auto parcheggiata che un babbeo aveva messo davanti all’Hyperon!>. Disse Faith, ridendo. Era avvenuto mesi addietro e l’auto in questione era quella di Angel, la sua splendida decappottabile. Al vampiro era quasi preso un infarto in quell’occasione, peccato che i non morti non possono essere presi da un infarto per definizione. Angel sorrise infastidito al ricordo:<Sì, sì, episodio difficile da dimenticare!>. Disse, seccato. Buffy afferrò la nota contrariata:<Perché lo dici in questo modo?>. I suoi amici, Tara compresa, come se si fossero messi d’accordo, dissero all’unisono:<Perché la macchina era la sua!>.

 

Tutti risero di gusto tranne lui. Gli era costato un bel po’ farla riparare e lì per lì avrebbe strangolato Faith, assieme a Westley che le aveva dato il permesso di provare.

 

 

 

Verso le undici Kennedy propose di andare a fare una ronda, anche per fare due passi per le vie della città. Gli altri la trovarono una buona idea, tutti eccetto Westley, Cordelia e Giles che decisero di andarsene a dormire. I restanti membri si divisero in due gruppi, si prepararono rapidamente e uscirono. Kennedy e Oz evitarono appositamente di andare con Buffy perché del suo gruppo faceva parte anche Willow. Sidney sarebbe voluta andare con la sua amica, ma poi optò per fare un giretto con Xander: erano più di due settimane che praticamente vivevano insieme, eppure non lo conosceva affatto. Lui la incuriosiva e la divertiva. Era un misto di infantilismo e serietà ben accorpati. Questo lo faceva essere particolarmente sexy ai suoi occhi. Poi c’era il fisico palestrato e slanciato che non guastava affatto.

 

La ronda doveva essere una cosa tranquilla. Il piano era non cercare guai. Affrontarli solo se si fosse incappati in loro per caso.

 

E così fu.

 

Buffy e quelli del suo gruppo tornarono a casa alle due e mezza circa e trovarono in salotto gli altri, tornati dalla ronda una decina di minuti prima di loro. Andò in cucina e prese dal frigo un succo di frutta all’ananas: stava morendo di sete. Tornando in salotto, lanciò uno sguardo rapido in giro e notò che Dawn non c’era.

 

<Kennedy, mia sorella se ne è andata già a dormire?>. Se così fosse stato, avrebbe mancato d’educazione nei confronti di Sidney che, invece, era ancora lì, anche lei intenta a scolarsi una lattina di gazzosa ghiacciata. Kenny la guardò interrogativamente:<No, non credo… lei e Michael non sono ancora tornati!>. Rispose, massaggiandosi un ginocchio. L’aveva sbattuto a terra per uccidere un vampiro, una mezz’ora prima.

 

<Che significa che lei e Michael non sono rientrati? Perché li avete lasciati in giro da soli?>. Chiese la Cacciatrice bionda, cominciando ad innervosirsi. Intervenne Kira, di ritorno dalla cantina dove aveva riposto le armi insieme a Westley :<Veramente… Buffy, loro due non sono mai venuti con noi. Dawn ci ha detto che tu lo sapevi… Lei e Michael sono andati a fare un giro al centro, nel quartiere di Soma, se non sbaglio!>. Disse la ragazza nipponica, con l’intento chiaro d’informare l’altra della scappatella di sua sorella. Se quella notizia avesse creato un po’ di malumore generale, il gruppo non sarebbe stato più così compatto come sembrava e per lei e la sua signora sarebbe stato più facile agire indisturbati. Come previsto, a quella notizia Buffy montò su tutte le furie e cominciò a gridare, ignorando l’ora tarda:<Che cosa? Possibile che mia sorella faccia sempre la cosa più stupida? Come sarebbe a dire che quei due sono a Soma? Ma vi sembra prudente?>. Detto ciò, riprese in mano giacca e paletto e si avviò verso l’uscita di casa. Il suo passo deciso fu fermato cautamente da Willow ed Angel che le si pararono davanti.

 

<Buffy, aspetta, che vuoi fare? Dove vuoi andare?>. Domandò la sua amica, scongiurandola con lo sguardo di calmarsi. Ma Buffy era furente: non aveva ancora chiarito la discussione avuto con Dawn riguardo lo spiattellare la sua vita privata in giro e ora sembrava che sua sorella si stesse avvicinando pericolosamente a Michael Anderson, chiunque egli fosse, demone o spia non faceva differenza.

 

<Will, Angel, toglietevi di mezzo. Vado a cercare quell’idiota di mia sorella!>. Disse loro, decisa.

 

<E una volta trovati che farai?>. Chiese Angel, preoccupato seriamente. Buffy sorrise ironica:<Quello che fanno tutte le sorelle maggiori. Un bel discorsetto sul controllo degli ormoni impazziti e… non so, magari prendo a calci nel sedere quell’abbozzo di un Osservatore e intanto gli ricordo che dovrebbe essere lui, in quanto più grande d’età, ad usare il cervello, se mia sorella non è in grado di farlo!>. Disse. Poi fece per farli scansare, ma Angel l’afferrò per un braccio e la fermò ancora:<Oh, andiamo, Buffy. Sta’ calma! Vedrai che staranno per tornare!>. Le disse. La ragazza lo guardò in cagnesco, ma poi ragionò e si calmò un pochino: uscire per andarli a cercare avrebbe significato solamente camminare tanto e perdere un sacco di tempo. Non aveva la più pallida idea di dove andarli a scovare e Soma è molto grande come quartiere e affollatissimo la sera, soprattutto in estate. Questo Buffy lo sapeva, abitava a San Francisco da abbastanza tempo. E va bene: avrebbe aspettato. Ma sua sorella non sarebbe riuscita ad evitare una bella strigliata al suo ritorno. Willow, che la conosceva bene, riconobbe immediatamente la sua espressione vedi-che-le-capita-quando-torna! e pensò che fosse meglio che non affrontasse Dawn subito dopo che questa fosse rientrata in casa o l’avrebbe strangolata.

 

<Senti… tu va’ a dormire: l’aspetto io sveglia Dawn, ok? Tanto devo lavorare un po’, visto che oggi non ne ho avuto modo!>. Le disse, cercando di apparire rassicurante. Buffy rifiutò, ma lei riuscì a convincerla ricattandola: se non le avesse dato retta, la prossima volta l’avrebbe lasciata da sola con…<… tu sai chi!>. Le disse, in un esplicito riferimento alla cena avuta con Mark Hider, qualche settimana prima. Attualmente Mark si trovava alle Hawaii in vacanza, ma presto sarebbe tornato e sicuramente le avrebbe chiesto ancora di uscire. La serata passata insieme non era stata male, ma un conto era con Will presente e un conto sarebbe stato senza di lei.

 

<Mai pensato di lavorare per la mafia invece che per la microsoft?>. Domandò, irritata. Willow capì di aver vinto e sorrise indulgente:<Sì, qualche volta ma… non credo mi pagherebbero altrettanto bene, quindi… ho sempre rinunciato!>. Rispose divertita.

 

<Be’, ma potresti ammazzare chi vuoi e magari divertirti con qualche stupro!>. Commentò Faith, in una battuta un po’ pesante. Willow la guardò e riconobbe nei suoi occhi una scintilla di divertimento, nonostante tutti i presenti fossero stati gelati da quelle parole. Le sorrise allo stesso modo. Angel stava per sgridare la sua amica, ma una brocca d’acqua in cui galleggiavano cubetti di ghiaccio, che era stata posata sul tavolo, si mosse apparentemente da sola e andò a rovesciare tutto il suo contenuto sulla testa della Cacciatrice, bagnando lei, la sedia su cui sedeva scompostamente e il pavimento.

 

<Oh, porc… Willow, stavo scherzando!>. Disse Faith, ridendo e rabbrividendo per la doccia fredda fuori programma. Quell’acqua era davvero gelida addosso, e i cubetti finiti improvvisamente a contatto con la pelle della sua schiena non le avevano dato una piacevole sensazione. Tutti cominciarono a ridere, notando che tra le due era nato una specie di gioco, anziché astio.

 

<Ricordi, Faith? Sono vendicativa!>. Esclamò Willow, sorridendo beffarda. Aveva fatto levitare lei la brocca.

 

In contemporanea, Oz, Tara e Kennedy, ridendo, esclamarono:<E chi se lo scorda?>. Poi si guardarono imbarazzati per aver detto e pensato la stessa cosa perché, fondamentalmente, era per lo stesso motivo che lo avevano detto: quando c’era una discussione con la rossa, immancabilmente lei poi si vendicava colpendo… nel punto più sensibile.

 

<Be’, Faith, te la sei andata a cercare!>. Disse Robin, togliendosi la propria maglietta e tirandogliela in faccia per farla asciugare un po’ con quella. Faith l’accolse facendo una smorfia. Gliel’avrebbe fatto vedere lei, al suo caro ragazzo, chi aveva ragione. Ma solo appena rimasti soli.

 

<A me non interessa chi ce l’ha, basta che asciughiate il pavimento, visto che stamattina ho pulito io!>. Disse Sidney, un po’ acida. Kennedy si alzò e andò a prendere uno straccio:<Tranquilla, bellezza, ci penso io, non ti scaldare!>. Le disse, cominciando ad asciugare.

 

<Be’, visto che è tardi… io direi di andare a dormire, ragazzi! Non ci aspettano giornate tranquille e rilassanti!>. Disse Angel, mettendo una mano sulle spalle di Will. Era contento di vedere che non aveva accusato affatto la frecciata indelicata che le aveva lanciato Faith. Tutti furono d’accordo con lui e si mossero per andare a coricarsi. Willow chiuse la porta di casa a doppia mandata, poi andò a prendere il suo portatile.

 

<Perché hai chiuso la porta a chiave?>. Le domandò Buffy, salendo le scale con lei. Willow fece spallucce:<In salone deve dormirci Angel, quindi io non posso aspettare Dawn lì. L’aspetterò in veranda, ma devo essere certa che cerchi di entrare per di là o non riuscirò mai ad andarmene a letto!>. Rispose la strega. Buffy divenne seria tutt’a un tratto:<Sei certa di volerla aspettare tu? Se vuoi…>.

 

<Sì, Buffy, sono più che certa. Va bene così, davvero! Avrò l’occasione di lavorare un po’ e… nel frattempo Tara si addormenterà. Non credo sia… pronta a ricevere le mie attenzioni e.. so che se andassi a letto con lei ora, probabilmente non riuscirei a trattenermi. Non voglio metterla in imbarazzo, ma non è facile per me controllare i miei istinti quando mi guarda!>. Disse, con una nota di tristezza nella voce. L’ultima cosa che voleva era commettere un altro errore con lei. Già ne aveva commessi parecchi e aveva ancora qualche segreto da rivelarle. Bastava questo a rendere la loro situazione precaria. Non servivano altre cose.

 

I componenti dei due gruppi si diedero la buona notte, poi ognuno andò nella propria stanza. Willow salì in camera sua assieme a Tara, ma solo per prendere il portatile e la borsa con gli appunti del lavoro.

 

Ci mise un attimo a prendere tutto, poi, mentre Tara cercava in un cassetto il proprio pigiama, lei le disse di spalle:<Buona notte!> e si avviò per tornare di sotto. Tara si voltò di scatto e le disse di aspettare. Will si girò e la guardò attendendo che lei le dicesse qualunque cosa dovesse. Ma l’altra esitò a lungo e lei fece nuovamente per andarsene, così la strega bionda biascicò qualcosa del tipo:<Io… io… non ho un pigiama per la notte!>. Willow si voltò nuovamente e la guardò perplessa al che Tara aggiunse:<C-credo di averlo sc-scordato a Los Angeles!>.

 

Di tutte le cose che la rossa aveva comprato per lei, un pigiama o una camicia da notte era l’ultima cosa a cui aveva pensato e, infatti, nel guardaroba che aveva acquistato per lei non era compreso nulla del genere. Per un momento la ragazza pensò di suggerire che dormisse nuda, ma ci ripensò all’istante: non era proprio il caso, per più di un motivo. Will posò un momento le sue cose sul letto, poi aprì un cassetto del suo comodino e ne estrasse una maglietta da rugby, una delle tante che aveva per dormire. Tara la riconobbe: quella era la più vecchia che Will avesse, quella con cui dormiva e spesso studiava quando si erano appena conosciute e il loro rapporto non era niente di più di una semplice amicizia. Era un po’ sbiadita sul davanti, ma era in ottimo stato, più o meno esattamente come la ricordava lei.

 

<Puoi usare questa. Domani… se vuoi, ti accompagno a comprare una camicia da notte o un pigiama!… Buona notte!>. Le disse, mettendogliela sul letto. L’altra ricambiò il saluto e lei se ne andò.

 

Quando Will ebbe chiuso la porta, Tara fece un lungo sospiro. Era delusa, ma non avrebbe saputo dire perché. Era certa di non voler finire a fare l’amore con Willow di nuovo, nonostante il desiderio che provava per lei fosse intenso. Ma avrebbe voluto comunque ritrovare quella vecchia e cara abitudine di addormentarsi fra le braccia del suo amore. Era ovvio che l’altra non fosse dello stesso parere o almeno… il dover aspettare Dawn le sembrava poco più che un semplice pretesto. Era comprensibile, infondo. Tara sapeva esattamente cosa voleva Will da lei: che le cose fra loro tornassero come prima. Ma la bionda non era ancora pronta. Non lo era affatto, eppure anche lei lo desiderava. Quello che glielo impediva era lo scoprire costantemente qualcosa di nuovo sul conto dell’unica persona che un tempo non aveva avuto segreti per lei. Inoltre, c’era sempre Kennedy: una presenza costante e mal sopportata che, tuttavia, non si comportava mai male nei suoi confronti. Eppure, se fosse stato altrimenti, sarebbe stata completamente comprensibile e giustificabile.

 

Allora perché anche solo la sua presenza risvegliava in Tara, buona e tollerante per natura, tutta una serie di pensieri e sentimenti negativi?

 

Non poteva essere solo gelosia. O sì e lei era caduta così in basso? No, ancora non c’era arrivata a quel punto, ne era certa. Allora cos’altro c’era di fondo?

 

Tara cominciò ad analizzare tutte le possibili cause di quel fatto e a fare delle elucubrazioni:

 

 

 

perché ce l’ho con lei? Non mi ha rubato nulla, io ero morta.

 

Perché la sua voce, il suo profumo, la sua risata e persino solo la sua presenza mi irritano?

 

Perché non tollero neppure l’idea che dorma sotto lo stesso tetto mio e di Willow? Eppure siamo in stanze diverse e le attenzioni di Will sono tutte per me.

 

Perché m’infastidisce persino guardare una foto dove c’è lei? Quello è il passato…

 

 

 

A tutte quelle domande c’era sempre e solo un’unica risposta, ma Tara non era ancora pronta ad ammettere quella verità, neppure con sé stessa. Così sospirò ancora, prese la maglietta di Will e degli slip puliti, andò a farsi una doccia rapida e finalmente s’infilò a letto. La prima cosa che notò fu che sia la maglietta che le lenzuola odoravano della strega dai capelli rossi. Un odore inconfondibile che i suoi sensi riconobbero all’istante. Non sarebbe stato facile per lei stare lì, avvolta dal profumo della donna che amava e non lasciarsi assalire dalla nostalgia o dal desiderio. Col senno di poi, era stato decisamente meglio che Willow non si fosse coricata lì con lei ma che stesse ancora aspettando Dawn di sotto. Questo avrebbe evitato ad entrambe non poche pene e tentazioni.

 

 

 

Intanto, Buffy si stava girando e rigirando nel letto, tentando di prendere sonno. Ma era tutto inutile. Non era preoccupatissima per sua sorella, infondo se la sapeva cavare e poi con sé aveva sempre il cellulare, anche se quando lei l’aveva chiamata, prima di mettersi sotto le coperte, quella sciocca non le aveva risposto. Il principale motivo d’insonnia di Buffy era un altro: il demone Luseky. Non l’aveva detto agli altri, ma il giorno prima aveva ricevuto una chiamata di Rohna che le aveva riferito un messaggio da parte delle veggenti del Consiglio. Il demone avrebbe scoperto il suo imbroglio e gliel’avrebbe fatta pagare. Rohna non aveva capito il senso del messaggio, non sapendo che le tre gemme le avevano loro, e aveva fatto anche qualche domanda, ma lei non aveva risposto e si era limitata a ringraziare. Aveva avvertito Angel per telefono, ma né lui né lei avevano ancora avuto modo di parlare con tutti di quel piccolo particolare. E sua sorella che stava facendo? Se la stava spassando col biondino che magari poteva staccarle la testa a morsi.

 

Poi c’era Angel. Possibile che la sua vicinanza la rendesse ancora così nervosa? Era assurdo e insensato, oltre che da immaturi. Eppure era così e non poteva fingere diversamente.

 

 

 

Will stava ancora digitando sul suo computer, cercando di concentrarsi su ciò che stava facendo. Le palpebre, tuttavia, stavano davvero cominciando a pesarle e l’unico motivo per cui non avrebbe ucciso Dawn al suo rientro era che la sua scappatella le aveva permesso di evitare di stare nello stesso letto di Tara con quest’ultima sveglia.

 

Lanciò uno sguardo all’orologio da polso: 03:18. Era tardissimo. Sospirò, cominciando a preoccuparsi un po’. Circa venti minuti prima aveva tentato anche lei di rintracciare la ragazza sul cellulare, ma la voce registrata l’aveva avvisata che era spento. Altri dieci minuti e avrebbe battuto a tappeto la città con la magia per ritrovarla. Un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare, rischiando di farle scappare di mano il computer.

 

<Oh, mamma!… Kenny, per favore, non spuntare più all’improvviso così o mi verrà un infarto!>. Si lamentò Will, guardando la mora appoggiata allo stipite della porta di cucina. Kennedy sorrise. In mano aveva due birre ghiacciate. Gliene porse una e lei l’accettò un po’ esitante, non sapendosi decidere subito se ne aveva voglia o meno.

 

<Grazie!>. Disse, dopo un primo sorso. L’altra gli si sedette accanto, sul dondolo, e stese le gambe:<Vuoi aspettarla per tutta la notte? O hai intenzione di evitare Tara per tutta la notte?>. Le domandò Kennedy, diretta e coincisa come sempre. Will non fu sorpresa di quella domanda. Fece spallucce e una smorfia lieve con la bocca:<Entrambe le cose!>. Disse semplicemente. L’altra annuì. Per un momento Kennedy tornò col pensiero all’ultima volta che lei e Willow erano state sedute lì, in quello stesso modo. L’unica differenza, decise, era il clima ora decisamente più caldo. Non era stata una situazione piacevole mesi addietro e non lo era neppure in quel momento.

 

<Possiamo parlare nel frattempo?>. Domandò la Cacciatrice, fissando un punto indefinito davanti a sé. Willow non distolse lo sguardo dallo schermo e rispose con un breve e poco entusiasta:<Se vuoi!>. Kennedy annuì ancora e bevve alcuni sorsi generosi della sua birra.

 

<Mi spiace per la nostra discussione… di qualche giorno fa, intendo!>. Willow pensò che era un po’ tardi per le scuse, ma non espresse quel suo giudizio e rimase in silenzio, così Kenny proseguì:<Io… non ho mai pensato le cose che ti ho detto, davvero!>.

 

Willow continuò a digitare, cercando d’ignorare quel lieve bruciore che la ferita ormai superficialmente guarita le stava dando.

 

Rispose piatta:<Sì che le pensavi, Kenny. E forse avevi ragione!>.

 

L’altra la guardò con un sorriso amareggiato, finto come molti altri che aveva fatto in quegli ultimi tempi.

 

<Guarda che così non mi aiuti!>. Le fece notare, ironica. Willow smise di battere sui tasti del portatile e si voltò a guardarla. Gli occhi di lei erano belli come sempre, ma non brillavano come se li ricordava. Ed era innegabilmente colpa sua.

 

<Kennedy… io… sei stata importante per me, e credimi quando te lo dico. Senza di te non sarei mai riuscita ad andare avanti… Mi sento in colpa verso di te, ma non perché non ti ho mai amato. Non è così, credimi. Io ti amavo e ti amo ancora, ma… non nel modo che vorresti tu!>. Esclamò, tristemente. Non c’era una sola menzogna in quello.

 

<Ma a me stava bene anche così!>. Sussurrò la Cacciatrice. Will scosse la testa:<Ma non stava bene a me!… Né per te né per me. Non era giusto vivere in quel modo!>.

 

<Però hai pensato per quattro anni che lo fosse!>. Ribatté l’altra, secca. Era vero ed era stato crudele. La rossa annuì lentamente, abbassando per un momento lo sguardo:<Non ho giustificazioni per questo. Ma… non era giusto comunque proseguire in quel modo!>.

 

<E allora che diavolo ci fai qui, Will? Perché non sei di sopra con la persona che ami? Io ci starei, se fossi in te!>. Sbottò la mora, inaspettatamente. Non aveva alzato la voce e non c’era arncore nelle sue parole, ma era stata fin troppo diretta come sempre.

 

Accidenti a Kennedy, pensò la strega, aveva sempre il dono di leggerle dentro e sbatterle in faccia con chiarezza la realtà. Il suo pregio e il suo difetto allo stesso tempo.

 

<Io… le ho detto quasi tutto di me… le ho raccontato di te e… di Worren e tutto il resto. Non l’ha presa bene e mi ha chiesto tempo. Io voglio darglielo, davvero… Ma è difficile starle lontana, visto che ci sono stata per cinque anni. Ecco, principalmente, perché mi trovo qui, ora!>. Ammise la ragazza, senza vergognarsi di aver messo a nudo i propri pensieri e volontà. Kennedy annuì seria: la capiva perfettamente.

 

<Cos’è che non le hai detto?>. Le domandò improvvisamente, dopo un attimo, cogliendola alla sprovvista. Will sussultò ancora una volta ed ebbe quasi il terrore di quello sguardo indagatore. Non rispose e Kennedy scosse la testa contrariata. Poi la sorprese ancora, infliggendole un colpo morale davvero pesante:<Non le hai detto del bambino, vero?>. Willow sbiancò e spalancò gli occhi scattando in piedi e lasciando che il suo portatile cadesse dalla sue gambe. Solo i riflessi super pronti della Cacciatrice impedirono a quel prezioso giocattolino da seimila dollari di finire a terra e frantumarsi.

 

<C-c-come?>. Domandò Will, non sapendo se aveva capito bene l’ultima domanda. Kennedy posò con calma il computer sul dondolo, accanto a sé.

 

<Ti ho domandato se il “quasi tutto” era riferito al fatto che due anni fa… un po’ di più, in realtà, sei rimasta incinta di Xander!>. Ripeté la mora, in tutta calma. Willow si sentì tremare le gambe e si accasciò a terra lentamente, inginocchiandosi e non controllando più le proprie lacrime che cominciarono a uscirle dagli occhi silenziose, roventi sulla pelle fresca e inarrestabili come acqua di una cascata.

 

<Tu… sapevi?… Come… com’è possibile?>. Sussurrò, non riuscendo a dire altro. Kenny fece una smorfia e bevve avidamente gli ultimi sorsi di birra.

 

<Ero la tua ragazza, ricordi?… Non sono una stupida, Will, non lo sono mai stata… Posso aver finto bene, ma non lo sono mai stata realmente!… Niente mestruazioni, nause mattutine, malumori vari… voglie improvvise… sguardi colpevoli verso di me quando pensavi che non ti vedessi e con Xander quando pensavate di essere soli…>. Ora era tutto chiaro. Kennedy aveva sempre saputo ogni cosa e non aveva mai detto nulla, neppure un accenno o un cambio d’umore. E lei che aveva pensato di essere la migliore attrice del Mondo, era stata solo una povera deficiente illusa.

 

<P-perché non hai mai detto nulla?>. Le chiese allora, volendo sapere. Kennedy sorrise e allungò una mano per ravviarle i capelli in un gesto che non era proprio riuscita a frenare.

 

< E che avrei dovuto dire, Will?… Quando capii… lì per lì vi avrei presi a schiaffi entrambi, e non sai quante volte sono stata vicino a farlo. Ma poi… riflettei… non c’erano dubbi che tu fossi gay e infelice e non c’erano dubbi nemmeno che Xander fosse infelice quanto te e che si sentisse tremendamente solo. Io… non lo so com’è andata fra voi, ma… alla fine ho deciso di considerarlo un errore dettato dalla voglia di consolazione di entrambi! >.

 

< Ma avresti avuto tutto il diritto d’infuriarti e di prenderci a calci, se volevi! >.

 

< Sì, ma che avrei risolto?… Tu avresti continuato a non amarmi e a sentirti sola, in più ti saresti sentita in colpa insopportabilmente verso di me e saresti stata ancora più infelice, se mai fosse stato possibile. E Xander? Era evidente che si sentiva un verme per quello che aveva fatto, non servivo certo io a rincarare la dose. Quello sciocco è ancora innamorato di Anya! >.

 

< Il vero amore non si dimentica! >.

 

< Nessuno meglio di me lo sa, Willow, credimi!… Decisi di fingere perché… tu avresti avuto un motivo per tornare ad essere felice, il figlio che vuoi da sempre. Xander avrebbe ritrovato una ragione per vivere e io… avrei potuto anelare a un piccolo pezzettino del vostro paradiso personale, gioendo solo della tua felicità. Mi bastava questo, dovevo farmelo bastare, e così…>. Quello che le stava dicendo era tremendo. Dolce nell’intento, ma assolutamente annientante nel risultato finale.

 

O era lei ad essere un mostro, oppure Kennedy era una santa. Possibile che l’amasse al punto di passare sopra a un fatto tanto grave? Lei, visto com’era finita quella faccenda, aveva deciso che non le avrebbe mai confessato nulla a riguardo. In questo modo le avrebbe evitato una sofferenza inutile. O almeno così aveva pensato.

 

Invece Kennedy sapeva già tutto ed era stata tanto buona da non dirle nulla, né farsi girare le scatole come invece avrebbe avuto tutto il diritto di fare. Era una cosa assurda, ai limiti della ragione umana.

 

Possibile che l’amore possa condurre a una tale pazzia? Possibile che pur di rimanere accanto a qualcuno ci si possa accontentare delle sue briciole, di vivere in un centimetro quadrato del suo mondo rimanendo esclusi da tutto il resto?

 

Kennedy lo aveva fatto per quattro anni. Lo aveva fatto per lei.

 

E lei non se n’era mai resa conto, fino a quel momento.

 

<Avresti… potuto andar via e essere libera…>. Disse Willow, quasi come fosse stato un pensiero ad alta voce. Kennedy fece una smorfia:<Libera? Di fare cosa? Non mi hai costretta tu a rimanere, né nessun altro. Quando hai perso il bambino… avrei voluto consolarti, starti vicina. Ma poi sei andata a Los Angeles per aiutare Angel e pensavo… ho avuto paura, ho pensato che stessi scappando da me, che non saresti più tornata a casa. Ma non è stato così e al tuo ritorno sembravi più serena, quindi ho deciso di non affrontare questo penoso argomento con te… >.

 

< Perché lo… lo stai facendo ora? >.

 

< Se non l’ho affrontato prima era per paura di perderti del tutto… ora questo rischio non c’è perché ti ho persa lo stesso, quindi… Tara capirà, se ti ama davvero. Esattamente come ho capito io!… Capirà la tua furia omicida, capirà la tua voglia di farla finita con tutto, capirà perché ti sei lasciata consolare da me e… capirà anche che tra te e Xander c’è amore fraterno e che se avete fatto un errore tanto grande… è stato per disperazione e nient’altro! >. Willow la fissava cercando di capire come potesse essere così calma nel dirle quelle cose, nel parlare dell’evento che, dopo la morte di Tara, era stato uno dei più incisivi della sua vita. Della loro vita, in realtà.

 

Si diede della sciocca per non aver intuito che Kennedy sapeva e si maledisse per non aver pensato in quegli anni, neppure una volta, a quanto fosse ingiusta quella situazione, a quanto la ragazza l’amasse e a quanto la stava facendo soffrire.

 

Kenny la riportò al presente, tendendole una mano per aiutarla a rialzarsi e facendole una domanda che lei in realtà si aspettava:<Posso… sapere… cosa è successo? Come tu e Xander…?>. Willow la guardò e per un istante fu incerta se dirglielo o meno. Poi decise di acconsentire, visto che era stata una sua richiesta e visto che fino a quel momento non le aveva mai fatto pressioni. Gliene parlò esitantemente, sottolineando il fatto che non tutti i suoi ricordi erano lucidi, per via della colossale sbronza che si erano procurati lei e Xander quella sera. Kennedy ascoltò attentamente, come se si trattasse di un’importante lezione universitaria. Non commentò, non obiettò. Non disse assolutamente nulla fin quando il racconto non fu finito. Dopo, fece solo un profondo sospiro di amarezza e aggiunse un flebile:<Capisco!>. La strega si era aspettata da parte sua una reazione più vivace, persino cruenta. Invece niente.

 

Un rumore dietro di loro interruppe bruscamente quell’atmosfera surreale che era venuta a crearsi. Willow si asciugò le guance col dorso della mano e scattò via dal dondolo, nella direzione verso cui Kenny stava guardando. Stavano salendo le scale della veranda Michael e Dawn, l’uno a fianco all’altra.

 

<Vi abbiamo interrotte?>. Chiese Dawn, passando con gli occhi dall’una all’altra. Kennedy scosse la testa.

 

<No. Stavamo solo passando un po’ di tempo mentre aspettavamo voi!… Dawnie, sei una scema e stavolta tua sorella ti appenderà per i piedi al soffitto della cantina!>. Disse la Cacciatrice, con aria di rimprovero.

 

<Dove diavolo siete stati fino a quest’ora?>. Le domandò Willow, severamente, con tono irritato.

 

<A fare due passi per la città!>. Rispose la ragazza, irritata quanto lei. La stavano trattando come una bambina davanti a Michael e non aveva intenzione di lasciarglielo fare. Willow mise le mani sui fianchi, nella sua posa tipica da rimprovero.

 

<Be’, le passeggiate fatevele di giorno, ok?… Ora fila a letto e con te, Michael, domani facciamo un bel discorsetto sulla differenza che c’è fra una ronda e un appuntamento! La prossima volta non ve le fate venire queste belle idee fino a notte fonda!>. Esclamò la strega, risoluta. Dawn lanciò un’occhiata dispiaciuta al ragazzo, salutandolo con un cenno della mano ed entrando in casa solo dopo aver rifilato un’occhiata di traverso a Kennedy e a Willow. Michael, invece, fece per andarsene in silenzio, ma poi si fermò un momento e si voltò indietro:<Mi spiace se vi siete preoccupate inutilmente, non era nelle nostre intenzioni. Ma… Dawn non è una ragazzina e siamo solo usciti a bere qualcosa, quindi non fatela più grossa di quello che è!… Buona notte!>. E se ne andò lentamente, senza nessuna premura di allontanarsi di lì il prima possibile. Willow strinse i pugni e stava per corrergli dietro a dirgliene quattro, ma Kennedy si alzò e la fermò mettendole una mano sulla spalla:<Will, aspetta!… Non ha tutti i torti, credo. Per stasera… è meglio che finisca qui. Domani magari ne riparlerete con calma, ok? Ora va’ a dormire: direi che è decisamente ora e lo è anche per me!>. Poi la baciò sulla fronte dandole la buona notte e se ne andò. La strega esitò per un momento, ancora indecisa se andare da Anderson a sbraitargli contro o se invece seguire il consiglio della sua ex. Alla fine optò per darle retta: sarebbe stato meglio per tutti. Spense il computer, raccolse le proprie cose e se ne andò dentro, chiudendo a chiave la portafinestra. Salì le scale silenziosamente, in modo da non svegliare nessuno. Entrò nella propria camera e richiuse senza fare rumore. Attese un momento che i suoi occhi si abituassero al buio, poi posò le cose che aveva in mano sulla scrivania, con particolare cura al portatile. Tornò vicino al proprio comodino e prese la propria maglietta per dormire, poi s’infilò in bagno per spogliarsi. Tara dormiva e non voleva svegliarla. Si cambiò rapidamente, poi si lavò i denti e uscì di nuovo al buio. Camminò seguendo il bordo del letto e facendo attenzione ad ogni minimo rumore, per capire se Tara dormisse davvero. Il suo respiro era profondo e regolare. Dormiva, decise. Scostò le lenzuola e si mise sotto, supina, fissando il soffitto. Era comunque inebriante averla lì e la discussione chiarificatrice con Kennedy era stata struggente e stressante, ma anche stranamente liberatoria.

 

Si maledisse per il proprio egoismo. Sospirò e chiuse gli occhi cercando di addormentarsi.

 

Ma solo molto tempo dopo il suo corpo finalmente si abbandonò alla stanchezza.

 

CAPITOLO 15

 

   Quella mattina, quando Buffy scese per la colazione, trovò in cucina solo Angel che leggeva il giornale e sorseggiava una tazza di sangue freddo di frigorifero. Quando lei entrò, il ragazzo le sorrise dicendole buon giorno e lei ricambiò il saluto in tutta tranquillità. Aprì il frigo e tirò fuori il succo d’arancia, se ne versò un bicchiere e mise il pane a tostare. Cinque minuti e si mise al tavolo di cucina a mangiare assieme a Angel.

 

<Non si è svegliato ancora nessuno?>. Domandò al vampiro, addentando una fetta di pane. Angel scosse il capo e bevve un altro sorso:<Solo Sidney che è uscita con Xander, circa un’ora fa!>. Rispose, continuando a leggere. Buffy alzò un sopracciglio incredula:<Sidney e Xander?… E dove sono andati, te l’hanno detto per caso?>. Angel chiuse il giornale, piegandolo e riponendolo da un lato, poi la guardò per un secondo e infine disse:<Non so, a correre hanno detto. Ma niente di più preciso!>.

 

E da quando Xander faceva jogging mattutino? Quando era in ferie, poi.

 

<Ma che gli prende a tutti quanti? Più dico loro di stare attenti e più non mi danno retta. Mia sorella che esce col bel biondino e Xander che fa gli occhi dolci a quella piccola pantera selvaggia!… Ma che siamo nella stagione degli amori? Allora io devo aver raggiunto la pace dei sensi, perché proprio non li capisco!>. Commentò la Cacciatrice, un po’ irritata, riuscendo a strappare un sorriso divertito al vampiro che le sedeva di fronte. Angel bevve un altro sorso del suo sangue, finendo la tazza.

 

<E anche se fosse, che c’è di male?… Xander ce lo vedo bene con Sidney, mentre Dawn… be’, nemmeno lei e Michael sono una brutta coppia!>. Commentò indulgente. Buffy sgranò gli occhi scandalizzata:<Eih tu, ma da che parte stai? Quei due potrebbero essere legati a Luseky e se non è così, sono comunque spie del Consiglio. Mia sorella e Xander potrebbero ritrovarsi scuoiati o magari legati ad una sedia per subire un interrogatorio e… e tu pretendi che questo non m’infastidisca?>. Esclamò, mettendo su il broncio, come fosse stata una bambina. Angel rise di nuovo, rubandole di mano un pezzetto di pane tostato e mettendoselo in bocca:<Ma la smetti?… Lo sai che ho fatto dei controlli accurati sui nostri quattro ospiti e… posso dirti morte e miracoli su i due che sono stati assegnati al tuo gruppo. Purtroppo, non posso dire lo stesso di Emily e Kira, ma… sto provvedendo!>.

 

< Potrebbero essere tutte informazioni false! >.

 

< No, perché non ho controllato solo tramite computer e informatori vari, ma anche tramite magia, col piccolo aiuto di Tara!… Sono puliti, anche se non hanno belle storie alle spalle! >.

 

< Tara? Lei sa tutto? >.

 

< Sì, gliel’ho detto e l’ho detto anche a Robin e Faith. Ho evitato di dire a Cordelia e Wes dove sono le gemme solo per paura che potesse sfuggir loro di bocca o che potessero mettersi nei guai, comunque anche loro sanno che io so dove si trovano e che, soprattutto, non ce l’hanno i nostri nemici! >.

 

< Il che significa che solo io non l’ho ancora detto ai miei! >.

 

< Be’, prendi tua sorella e Xander con una scusa e diglielo, poi fa’ lo stesso con Oz e Kennedy e hai risolto. Oppure lascia che con loro due ci parli Willow! >.

 

< Sì… mi sa che farò così! >.

 

< Bene! >.

 

< Tornando al discorso di prima… cosa sai di Sidney e Michael? >.

 

< Non riesci a tenere a freno la curiosità, vero? >.

 

< Be’, considerando che tutte le donne che sono attratte da Xander normalmente sono demoni e che mia sorella ha una speciale bravura nel cacciarsi nei guai… >.

 

Angel sorrise ancora. Anche lei, in passato, aveva posseduto quella dote. Solo che non poteva ricordarglielo senza mandarla su tutte le furie.

 

< Ok, vediamo… la ragazza è di Liverpool, ma non ha sempre vissuto lì. E’ nata a Manchester e ci ha vissuto fino ai dodici anni. Suo padre e sua madre erano due avvocati piuttosto famosi ma sono morti in un incidente stradale, presumibilmente per far scappare la loro unica figlia dai portatori di The First…>.

 

< Eih, aspetta un momento! Che vuol dire? Perché colleghi The First a Sidney? Lei non ha combattuto con me in quella battaglia. Fino a un mese fa nemmeno sapevo che esistesse! >.

 

< Questo perché all’epoca lei non sapeva niente di Cacciatrici e Osservatori, ma era già una possibile prescelta. Comunque, in quell’incidente morirono moglie e marito e lei fu ridotta davvero male. Probabilmente i portatori pensarono che fosse morta, per questo non terminarono il loro lavoro. Si occupò di lei Daniel McGawen, un Osservatore nonché suo cugino. McGawen l’affidò ad un altro Osservatore, di cui mi sfugge il nome, e la fece addestrare. Poi tu condividesti i tuoi poteri con tutte, quindi anche con lei!… Il suo Osservatore è morto poco tempo fa, sembra sia stato a causa di un suo errore di valutazione del nemico. Il resto della storia… la sai! Comunque, la nostra piccola inglese è un’atleta formidabile e una nuotatrice esperta. Ha grinta, ha classe, conosce tre lingue alla perfezione e in teoria vorrebbe laurearsi in giurisprudenza, in pratica è un po’ indietro con gli esami a causa degli eventi degli ultimi tempi, perché avrebbe dovuto laurearsi sei mesi fa. Comunque credo terminerà gli studi entro l’anno! >.

 

< Cos’è, hai imparato il suo fascicolo a memoria? >.

 

< L’ho letto più volte: m’interessava! >.

 

< E nel suo fascicolo c’è scritto che è gay? >.

 

Angel la guardò confuso.

 

< Gay? In che senso?… Ci ha provato con te? >.

 

< No, ma… a noi tutti è parso che… lei e Kennedy… be’, che ci fosse un certo feeling tra le due! >.

 

< Credo sia solo amicizia. Sidney era fidanzata con Steve Carter e so che lui le aveva chiesto di sposarlo a luglio prossimo! >.

 

< Carter chi? >.

 

< Lo stesso Carter che è finito in prigione per truffa, sei mesi fa circa. L’azionista! >.

 

< Accidenti!… Be’, se non è un demone, comunque le sue amicizie sono discutibili! >. Commentò Buffy, ironica.

 

Angel le lanciò un’occhiata di traverso.

 

< Ma la pianti? Nemmeno i nostri amici sono perfetti, o sbaglio? >.

 

Era vero e non era possibile obiettare. Nessuno di loro era un santo, compresi gli stessi Angel e Buffy.

 

< Ok, scusa! >.

 

< Dalle indagini in corso risulta che la ragazza non sapesse niente delle attività illecite di Carter, quindi è pulita!… Michael Anderson… origini americane e nobili. E’ nato a New York ventisei anni fa. I suoi genitori erano due giovani Osseravtori molto ben visti dal Consiglio. Si trasferirono in Scozia quando lui aveva solo cinque anni. Quando lui ne compì dieci morirono ammazzati da un demone o un vampiro, non so, non è chiaro. Lui venne cresciuto da uno dei membri del Consiglio che tu conosci. Si tratta di Smit. Gli diede un’educazione e un tetto sulla testa, poi a diciotto anni lo fece diventare un Osservatore. E’ cintura nero di judo e karate e nel tempo libero pratica box per tenersi in forma. Ha una laurea in storia e una in storia dell’arte. Sidney è la prima Cacciatrice che gli viene affidata, ma ha aiutato nell’addestramento di molte altre ed è un mago della ricerca!… Che io sappia, nessuna ragazza ad aspettarlo a casa! >.

 

< Be’, almeno abbiamo escluso che sia un demone!… Però è fedele a Smit. Questo non mi rincuora! >.

 

< Non sappiamo se gli è fedele. Sappiamo che è stato cresciuto da lui! >.

 

< Il che corrisponde a una fedeltà che probabilmente sfiora il novanta percento! >.

 

< Forse!… Meglio fedele a Smit che a Luseky, per come la vedo io! >. Disse il vampiro, grattandosi la testa. Buffy dovette ammettere che era vero. Avrebbe preferito continuare a chiacchierare con lui ancora un po’, ma in quel momento scese Kennedy, seguita a ruota da un’assonnata Dawn. Le sorelle Summers presero a discutere in maniera molto accesa riguardo a quello che era successo la sera prima e la peggio, ovviamente, ce l’ebbe la sorella minore che alla fine fu costretta a scusarsi per non rischiare che Buffy l’appendesse davvero per i piedi al soffitto della cantina, proprio come aveva detto Kenny la sera prima.

 

Quando la questione si poté definire conclusa, Buffy disse di andare a prepararsi per uscire, prima però, spedì Dawn a svegliare Tara e Willow che, alle dieci e trenta del mattino, ancora dormivano. La ragazza si legò rapidamente i capelli sulla nuca con un mollettone, poi salì svogliatamente le scale, seguita da Kennedy che andò a rinchiudersi in bagno per una doccia. Dawn bussò alla porta di Will, ma nessuno rispose. Allora aprì giusto un poco per sbirciare dentro, decidendo eventualmente di svegliare le due facendo un gran casino. Ma appena vide Tara rannicchiata nel letto contro il corpo di Willow e notò le loro espressioni felici e rilassate, decise che le avrebbe lasciate perdere. Tornò di sotto da sua sorella e le disse che loro due non sarebbero venute. Buffy non obiettò e andò a prepararsi come Angel e sua sorella.

 

Un’ora dopo uscirono tutti e quattro di casa.

 

 

 

Era quasi mezzogiorno e mezzo quando Willow si svegliò. Aprì gli occhi e la prima cosa che sentì sotto le sue mani era il corpo caldo di Tara che l’abbracciava e il profumo di vaniglia dei suoi capelli. Sarebbe stato stupendo risvegliarsi così tutte le mattine. Si mosse impercettibilmente per non svegliarla e godere di quel momento ancora un po’, ma il suo sforzo fu nullo perché lei aprì gli occhi, si mosse e le sorrise guardandola:<Buon giorno!>. Le sussurrò serena. Will accennò un sorriso, non sapendo se era meglio sciogliere l’abbraccio.

 

Eppure non lo fece.

 

<Buon giorno!>. Rispose. Credette che Tara si sarebbe tirata indietro, scostandosi da lei e rompendo il contatto fra loro, invece la bionda le si accoccolò ancora di più contro, poggiandole meglio la testa nell’incavo della spalla. Willow ne fu felice.

 

<Hai dormito bene?>. Le domandò, non sapendo cos’altro dire. Tara annuì:<Sì, benissimo, grazie!… E tu? Voglio dire, non ti ho sentita coricarti…>.

 

<Ho fatto piano, erano quasi le quattro!… Ho dormito benissimo!>. Disse, cominciando a giocare con una sua ciocca di capelli.

 

<Le quattro? Dawn è rientrata a quell’ora?>. Chiese Tara, stupita. Will annuì, ma rimase in silenzio per godersi ancora un po’ il momento. Dopo qualche secondo Tara si scansò bruscamente, mettendosi a sedere nel letto:<Io… mi spiace, Will. Ho realizzato solo… solo ora che… che può infastidirti il fatto che… che io ti stia così vicino… non lasciando che tu… che noi…>. Biascicò imbarazzata, senza riuscire a terminare la frase. Willow sospirò, si tirò un po’ su, le afferrò il polso e l’attirò nuovamente vicina a sé, riacquistando le medesime posizioni di prima e cominciando a carezzarle i capelli.

 

<Sta’ tranquilla, tesoro. Non ti nego che preferirei poter fare l’amore con te, invece che accontentarmi solo di dormirti accanto e di abbracciarti. Ma… a me va bene anche così, per ora. Sta’ tranquilla, non pretendo di più e non ce l’ho con te per questo!>. Le disse, molto tranquillamente.

 

Sotto le proprie braccia, avvertì Tara rilassarsi. Almeno quel round l’aveva vinto lei, pensò la strega dai capelli rossi. Rimasero a letto, in quella beatitudine ancora per un po’. Poi finalmente si alzarono, notando l’ora tarda. Scesero di sotto: la casa era vuota. Un bigliettino appeso al frigo le avvertiva che Buffy e gli altri erano andati a fera due passi per la città. Erano sole. Willow propose all’altra di imitare i loro amici e di andare anche loro un po’ in giro, in modo che lei potesse mostrarle San Francisco. Tara accettò volentieri, poi volò a prepararsi.

 

Poco dopo le due erano sull’auto di Xander per le vie della periferia, dirette verso il centro. Will avrebbe preferito prendere la propria auto, ma era inutilizzabile al momento. Così dovette accontentarsi di quella specie di transatlantico che era la BMW del suo amico, sperando che al rientro di quest’ultimo, visto che non l’aveva trovato in casa, non fosse scoppiato il finimondo.

 

 

 

Xander stava correndo a passo abbastanza svelto da più di mezz’ora e Sidney, che gli era sempre rimasta accanto, si sorprese della resistenza del ragazzo: quando erano usciti di casa, quella mattina, si era aspettata che lui le chiedesse di fermarsi dopo pochissimo. Invece non era ancora accaduto. Lei era allenata, correva tutti i giorni almeno un’ora a passo allegro e un’altra mezz’ora ancora più veloce; poi faceva pesi, addominali, stretching. Naturalmente, concludeva sempre con un bell’allenamento nella lotta. Doveva assolutamente tenersi in forma, lei che era una Cacciatrice. Xander era messo bene quanto a muscoli, nonostante questo lei non si era aspettata che fosse lo stesso anche per il fiato. Eppure sembrava proprio così. L’osservò per tutto il tempo, di sottecchi perché, nonostante la ragazza si sentisse sicura di sé praticamente in tutto, non era altrettanto audace quando si trattava di flirtare coi ragazzi o anche solo d’instaurare con loro un’amicizia. Almeno non finché non prendeva in qualche modo confidenza con loro. Xander era un tipo aperto, solare, molto alla mano eppure cavalleresco con le donne di casa e con lei. Questo le aveva semplificato molto le cose: era riuscita dopo poco a sentirsi a proprio agio in sua presenza. Eppure, ora che si era trovata a desiderare di guardarlo meglio, qualcosa le impediva di farlo apertamente, senza nessuna vergogna. Era per questo che continuava a correre al suo fianco, più o meno silenziosamente, e a lanciargli occhiate quando era certa che il ragazzo non la stesse guardando. Aveva un bel viso, nonostante le sopracciglia scure e folte. Lineamenti marcati ma non esagerati, un naso dalla fisionomia decisa e regolare, seppure fosse evidente che glielo avevano rotto in passato; labbra carnose al punto giusto che sembravano essere anche morbide, occhi castani dalle piccole sfumature verde scuro in alcuni punti. Non era esattamente il suo tipo, visto che solitamente l’attraevano molto di più i tipi con gli occhi chiari e viso più longilineo. Tuttavia, aveva ammesso con se stessa già da qualche giorno di trovare il carpentiere sexy. Non era come il suo ex, quell’idiota che pensava di potersi permettere tutto nella vita solo perché possedeva un sorriso ammaliatore e un fisico da modello e che, non più tardi di sei mesi prima, era finito in galera per aver tentato di fregare il fisco. Sì, perché ci aveva solo provato: decisamente non c’era riuscito. O allo stato attuale non si sarebbe trovato in una cella londinese a fare salti mortali per farsi tirare fuori dall’avvocato di suo padre.

 

Forse, rifletté la ragazza, Xander l’attraeva proprio per la sua diversità rispetto a quasi tutti i ragazzi che aveva conosciuto in vita sua: era attraente, ma sembrava non accorgersene. Inoltre era buono e aveva decisamente senso dell’umorismo; era coraggioso, lo aveva dimostrato più di una volta dacché lo frequentava, ed era affettuoso con quelli che considerava i componenti della sua famiglia, il che lo faceva apparire dolcissimo. Non era come molti ragazzi della sua età che temono di perdere in virilità se dimostrano il loro affetto verso le persone care; non era rozzo né arrogante e decisamente non era un tipo vanitoso. Se c’era una cosa che Sidney aveva capito di Xander Harris, era che i bei vestiti, capelli e barba sempre fresca li portava solo per una questione d’immagine lavorativa. I clienti lo volevano così e lui li accontentava. Di vanesio in lui non c’era proprio nulla. Anche questo le piaceva.

 

Svoltarono un angolo continuarono la loro corsa silenziosa. Entrambi avevano cominciato ad avere la fronte imperlata di sudore e le guance arrossate; il fiato ora era più corto, e i muscoli delle gambe cominciavano ad essere un po’ indolenziti. Sidney guardò rapidamente il proprio orologio da polso: ormai era quasi un’ora che correvano. Avevano fatto il giro dell’isolato ben cinque volte e si stavano apprestando ad iniziare il senso, ma Xander non sembrava volersi fermare. Lei non voleva certo mollare per prima, ma la ronda della sera precedente l’aveva stancata un po’, vista la camminata interminabile che si erano fatti. Poi avevano pure incontrato un paio di vampiri pivelli che non si erano certo dimostrati particolarmente bravi nella lotta, ma sicuramente aggressivi. Sidney, per non sfigurare davanti agli occhi di nessuno e soprattutto quelli di Xander, si era data da fare parecchio. Ora ne cominciava a pagare lo scotto.

 

Grazie a Dio, il cellulare di Xander prese a squillare. Una suoneria inconfondibile: “she’s like the moonlight” una delle canzoni facenti parte della colonna sonora di Dirty Dancing. Gliel’aveva già sentita altre volte in quei giorni e si era ripromessa di domandargli perché avesse scelto proprio quella, con tutte le suonerie moderne che oramai erano sul mercato da anni. Xander estrasse dalla tasca dei propri shorts il telefonino e guardò sullo schermo continuando a correre ma iniziando a rallentare.

 

“Buffy Mobile Call”, lesse. Prima di rispondere rallentò ancora, gradualmente ma rapidamente e intanto le note della canzone si spargevano nell’aria. Poi finalmente si fermò, imitato da Sidney, e rispose premendo un tasto a caso sulla tastiera illuminata di arancione.

 

- Pronto, Buffy, dimmi tutto! - Disse, cercando di riprendere fiato e di parlare abbastanza scorrevolmente.

 

- Eih, Xan!… Ce ne hai messo di tempo per rispondere! Dove siete tu e Sidney? -. Domandò, la voce squillante e allegra della sua amica.

 

- Siamo all’incrocio tra la Mentbury e l’Ottava, perché? -

 

- Io, Dawn, Angel, Michale, Emily e Kira stiamo andando in centro a fare due passi… sai, per far vedere ai ragazzi un po’ della nostra città!… Che fate, ci raggiungete? -

 

- Ah… non so... dateci il tempo di tornare a casa, darci una rinfrescata e di cambiarci gli abiti sudati e… perché no?! -

 

- Be’, però non metteteci una vita, ok? Io intanto porto gli altri a Chinatown, quando voi siete per strada chiamami e ci accordiamo su dove vederci, ok? -

 

- Ok, Buffy. Allora a più tardi, baci! -

 

- Baci, Xan! -

 

E la telefonata cessò. Xander rimise il blocco tasti con un movimento rapido delle dita, poi ripose il cellulare nella tasca da cui l’aveva preso. Si passò una mano sul viso sudato e si asciugò sulla maglietta grigia ormai praticamente zuppa, poi guardò Sidney: era bella anche in tenuta da ginnastica, senza trucco e coi capelli un po’ scompigliati, nonostante il laccetto li tenesse legati stretti dietro la nuca.

 

<Era Buffy!… Lei e gli altri sono usciti per andare a fare due passi in centro e hanno chiesto se li raggiungiamo. Ho detto di sì, per te va bene?… Io comincio ad essere un po’ stanco di correre!>. Ammise, massaggiandosi un ginocchio. Sidney ringraziò mentalmente il Cielo. Si sarebbe fermata prima di Xander solo con un infarto in corso; ma le sue gambe stavano cominciando a farle davvero male, quindi fu felicissima di quella proposta. Sorrise e annuì:<A me sta bene. Non ho mai visitato San Francisco prima e in questi giorni abbiamo avuto troppo da fare per potermi permettere di fare la turista, quindi… due passi al centro li farò volentieri!>. Rispose. Xander ricambiò il sorriso, poi iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa. Più in là, a cento metri circa da loro, trovò quello che stava cercando: giardinetti pubblici con giostrine per bambini e un paio di panchine libere. Senza dire nulla, si diresse verso una di quelle e ci si lasciò cadere pesantemente sopra, rilasciando gambe e braccia. Sidney lo seguì e gli si mise a sedere accanto rilassandosi un po’.

 

<Dammi cinque minuti contati, poi ci riavviamo verso casa. Doccia rapida, infiliamo jeans e magliette pulite, prendiamo la mia auto e raggiungiamo gli altri, ok?>. Le disse, abbandonando indietro anche la testa. Sidney annuì, poi rimase in silenzio per alcuni istanti. Dopo una breve serie di riflessioni mentali, lo guardò e disse:<Posso farti… alcune domande? M’incuriosisci molto!>. Xander annuì sorridendo, trovando strano il termine “incuriosire” o almeno trovarlo strano se rivolto a lui.

 

<Spara!>. Esclamò, continuando a massaggiarsi il ginocchio dolente. Qualche anno prima, durante una ronda, aveva avuto un brutto incidente a quella gamba e quasi aveva rischiato di rompersi i legamenti. Al pronto soccorso gliel’avevano ingessato e aveva dovuto sopportare il gesso per più di tre mesi. Ora era a posto, ma di tanto in tanto la vecchia ferita si rifaceva viva più pungente e fastidiosa che mai.

 

<Perché hai deciso di fare il carpentiere? Avevi una ditta di famiglia o cosa?>. Chiese la ragazza. Xander pensò che almeno quella domanda era semplice da affrontare. Si era aspettato di peggio. Scosse la testa:<No, niente ditta familiare. Mio padre è un venditore di auto perennemente ubriaco, mentre mia madre… è un’impiegata statale… anche lei perennemente ubriaca. Nulla a che vedere col mestiere del carpentiere!… Finito il liceo Will e Buffy sono andate al college e io mi sono messo in cerca di un lavoro. Sono finito a fare l’apprendista in un cantiere perché conoscevo un tizio, a Sunnydail, che aveva bisogno di gente nuova. La paga era schifosa, il lavoro pesante ma… a me piaceva. Ho imparato in fretta e intanto arrotondavo facendo il barista un paio di sere la settimana. Poi, quando ebbi la promozione, smisi di fare il barista e divenni carpentiere a tempo pieno. Mi diverte tagliare il legno e tutti quei lavori manuali finalizzati a costruire qualcosa!>. Rispose. Sidney notò che c’era entusiasmo nella sua voce. Ora possedeva una ditta tutta sua, ma all’inizio doveva essersi ucciso di lavoro.

 

<E non hai mai pensato d’iscriverti al college?>. Gli chiese, davvero interessata. Lui scosse ancora il capo e fece una smorfia schifata che aveva del buffo:<Macché!… Devo ringraziare Willow se sono riuscito ad arrivare alla fine del liceo. Figuriamoci laurearmi!… Preferisco il lavoro manuale a quello intellettuale. Anche se ho fatto dei master di contabilità e progettazione!… Anche in quel caso, però, ammetto di averli superati solo grazie all’aiuto della mia professoressa privata!>.

 

<Vuoi molto bene a Willow, vero?>. Sidney ebbe l’impressione, per un solo momento, che le guance del ragazzo diventassero più rosse. Poi lo guardò meglio e si diede della stupida per averlo pensato. Non c’era motivo di arrossire, non gli aveva chiesto niente di particolare, infondo.

 

<Ci conosciamo dai tempi dell’asilo ed è la persona di cui mi fido di più al mondo. Tra l’altro… qualche anno fa abbiamo fatto l’enorme cazzata di finire a letto insieme e lei rimase incinta. Poi però ci fu un aborto spontaneo e così… è stato tutto un errore, ma rimuginarci sopra non serve a nessuno!… Poi ci sono Buffy e Dawnie e, naturalmente, Giles. Ma il rapporto che ho con Will è… speciale. Ne abbiamo passate troppe insieme per essere altrimenti…!>.

 

 

 

E nessuno, a parte Buffy, sa quante! Pensò, ma non lo disse perché non poteva.

 

 

 

Effettivamente lui e la rossa avevano condiviso ogni momento della loro vita, sin da quando avevano cinque anni. Erano stati sempre inseparabili e si erano aiutati nei momenti brutti come avevano gioito insieme dei momenti belli. Forse era per quello che anni prima, quando Willow aveva confidato a Buffy di essere gay, lui ci era rimasto un po’ male. Non per la notizia che, tuttavia, l’aveva sconcertato, ma per il fatto che l’avesse detto a Buffy e a lui no. Prima a Buffy e poi, per caso, a lui. Non l’aveva mai ammesso con le sue amiche, ma in quell’occasione si era sentito un po’ tradito.

 

Sidney ora lo stava guardando sconcertata, assolutamente shockata dalla notizia che Xander e Will erano andati a letto insieme e che addirittura la ragazza fosse rimasta incinta.

 

Xander si accorse di quello sguardo e intuì i suoi pensieri:<No, io e Will non siamo innamorati e lei è sicuramente gay, ok? Quell’episodio… fu un grave errore che avvenne per tutta una serie di circostanze e, soprattutto, perché eravamo ubriachi persi!>.

 

Sidney deglutì a vuoto, cercando di far trasparire meno il proprio stupore.

 

<Capisco…! E le ragazze che hai avuto… non sono mai state gelose del vostro rapporto? In generale, intendo!>. Domandò Sidney, strappandolo dalle proprie riflessioni e cercando di apparire naturale. Xander ci pensò su per qualche istante, poi disse:<Cordelia… un po’ gelosa lo era, ma noi gliene demmo ragione. All’epoca Will non aveva ancora scoperto di essere gay e… io stavo con Cordy, Will con Oz… un bel giorno abbiamo deciso d’incasinarci e ci siamo baciati!>. Esclamò, con un sorrisetto colpevole stampato sulle labbra. Sidney aggrottò la fronte:<Frena!… Cordelia è una tua ex? E Willow stava con… il lupo mannaro? Fra un po’ mi dirai che di recente avete scoperto davvero di essere fratello e sorella!>. Xander sorrise e annuì divertito:<Sì!… Per l’esattezza: Cordelia e Oz furono i nostri primi partner!… Ma , come ti ho detto, ci siamo baciati… per gioco, direi, o per il gusto di qualcosa di proibito ma… siamo stati scoperti. Successe un macello… venimmo mollati su due piedi. Solo che Cordelia non ne volle più sapere di me, mentre Oz… alla fine tornò con Willow: ne era davvero innamorato. Però fu così che nella mia vita entrò Anya!>. Disse Xander, con un sorriso rinnovato. Sembrava davvero felice in quel momento, ricordando gli eventi del passato.

 

<Chi è Anya?>. Chiese la ragazza, incuriosita. Xander giocherellò con la fedina d’argento intarsiata che portava all’anulare sinistro:<Era la donna che amavo… Lei… lei era un demone della vendetta che venne richiamata a Sunnydail proprio da Cordelia, dopo che io l’ebbi tradita. Qualcosa quella volta le andò storto e lei venne radiata dalla casta dei demoni della vendetta e costretta a vivere come un’umana!… Aveva più di mille anni, eppure non aveva la più pallida idea di come si comporti normalmente un essere umano!… Era viziata, egoista, testarda e non aveva filtro cervello-bocca. Tanto che a volte se ne usciva con cose assurde e imbarazzanti davvero. Però era dolcissima e divertente. Aveva uno spiccato senso dell’umorismo e un coraggio mai visto prima ed era sempre sincera, nel bene e nel male… All’inizio con lei era solo sesso, ma poi me ne innamorai e ben presto non riuscii più a fare a meno di lei. Appena possibile comprai casa e andammo a vivere insieme. Le chiesi anche di sposarmi ma…>. Ora la questione si stava facendo più interessante per Sidney. Non aveva nemmeno sospettato che Xander potesse essere sposato.

 

<Ma?>. Incalzò, vedendolo esitante.

 

<Ma mi comportai da perfetto imbecille e la mollai sull’altare, il giorno delle nozze!>. Confessò il giovane, evitando di guardarla in faccia. Ora era innegabilmente triste e la Cacciatrice non poté non notarlo. Lei rimase ancora una volta stupita da quel giovane: lo stava scoprendo ben differente da come se l’era immaginato. E lui si stava confidando con sorprendente naturalezza.

 

<L’hai… abbandonata sull’altare?>.

 

< Già!… Mi accorsi solo all’ultimo momento che non ero ancora pronto per il matrimonio. Nonostante questo, l’amavo, non avevo dubbi. Avrei voluto mantenere un certo rapporto con lei, ma ero un illuso. Anya ci rimase malissimo per il mio comportamento e fece una serie di cose stupide come andare a letto con Spike e tornare ad essere un demone della vendetta… praticamente fu a causa mia che lei e Buffy quasi si ammazzarono a vicenda in uno scontro. Dopo quella volta… lei desiderò tornare umana, ma non era più la stessa persona di prima e il nostro rapporto era irrimediabilmente stato rovinato. Poi c’è stato The First e… ci siamo riavvicinati. Le avrei chiesto nuovamente di sposarmi e stavolta sarei andato fino in fondo ma… ci fu la distruzione di Sunnydail…>. Lasciò la frase in sospeso, troppo preso dal dolore per riuscire a terminarla e a dire esplicitamente che Anya era morta quel giorno. Erano passati anni, eppure pensare a lei gli faceva ancora malissimo. La sua morte, lui l’aveva presa come una sorta di punizione: aveva rifiutato la felicità quando essa lo aveva cercato e non l’aveva più trovata quando l’aveva desiderata con tutta l’anima e si era illuso di poterla ottenere assieme ad Anya.

 

Sidney non sapeva niente di quella storia e credette che la ragazza avesse rifiutato la proposta, quando lui gliel’aveva fatta la seconda volta. Così, ingenuamente disse:<Lei non ha voluto? Dov’è ora?>. Xander alzò la testa e la guardò. Gli occhi lucidi e arrossati. La Cacciatrice capì subito di aver commesso uno sbaglio, ma ormai era tardi per rimediare.

 

<Non mi fu data occasione di domandarglielo. Morì nella battaglia finale, il giorno in cui Sunnydail venne distrutta!>. Esclamò in un sussurro che alla ragazza parve un urlo di disperazione. Doveva davvero averla amata tanto ed era evidente che ancora soffrisse per la sua perdita. Sidney si sentì terribilmente in colpa per averlo involontariamente ferito, costringendolo a tirare fuori quei ricordi che uno vorrebbe sempre buttare nel dimenticatoio e sigillarli lì con un lucchetto. In un moto di compassione, gli carezzò lievemente un braccio, sentendo sotto le proprie dita la sua pelle calda tremare.

 

<Mi spiace, Xander. Scusa se…>. Ma lui scosse la testa e mise una mano su quella di lei, aumentando il contatto fra loro.

 

<Tranquilla, Sid!… Non potevi saperlo: non credo ci siano scritti i fatti miei sui rapporti del Consiglio!… Comunque… non dire a nessuno quello che ti ho confessato riguardo me e Will per favore. Solo Buffy ne è al corrente e non voglio scatenare una lite in famiglia per qualcosa successa anni fa!>. A quella frase la ragazza s’irrigidì e ritirò la mano. Ogni traccia di tristezza e compassione scomparve dal suo viso. Si alzò in piedi e guardò l’orologio:<Sta’ tranquillo, non dirò niente a nessuno! E’ ora di avviarci verso casa, se vogliamo raggiungere gli altri per un’ora decente. E’ quasi mezzogiorno e un quarto!>. Poi si voltò e s’incamminò nella direzione da cui erano venuti, ignorando il fatto che se si fosse avviata dalla parte opposta avrebbero impiegato meno tempo per arrivare a casa. Xander non capì il perché di quel repentino cambio d’umore e atteggiamenti. Forse l’aveva disturbata il fatto che le aveva chiesto di mantenere il segreto rivelatole?

 

Comunque il giovane concordò con lei: si erano riposati a sufficienza e dovevano andare. Si alzò e la raggiunse rapidamente. Il resto del tragitto lo fecero in assoluto silenzio, come fossero stati due sconosciuti che casualmente dovevano percorrere la stessa strada.

 

Una volta arrivati, Sidney entrò in casa Summers Rosemberg e si diresse in camera sua a fare una doccia e a cambiarsi; mentre Xander andò in casa propria a fare lo stesso. Mezz’ora dopo erano pronti entrambe ma si trovarono davanti al garage del ragazzo a fissare uno spazio vuoto e un bigliettino appeso alla parete con su scritto:

 

 

 

“L’auto ce l’ho io. Sono uscita con Tara. Ci vediamo stasera Baci. Willow”.

 

 

 

Xander sbuffò rumorosamente, deluso del non poter far affidamento sulla propria macchina per raggiungere Buffy e gli altri. Forse Willow aveva pensato che lui e Sidney fossero col resto del gruppo. Non c’era nemmeno la macchina di Giles. Chissà dov’era andato. Si guardò in giro, pensando addirittura di chiamare un taxi. Poi però gli occhi gli caddero sulla moto di Kennedy, parcheggiata nel garage davanti al suo. Le chiavi di riserva, ne era certo, erano attaccate con del nastro adesivo sotto la piattaforma del bancone da lavoro. Ce le metteva sempre la ragazza, un vizio che lui e Will avevano tentato più volte di toglierle, facendole notare che chiunque poteva trovarle per caso lì e portarsi via la moto in un attimo. Xander andò nel garage e s’inginocchiò davanti al bancone. Mise una mano sotto e quando la ritrasse, aveva le chiavi della naked di Kennedy. I caschi erano in soggiorno. Li prese, ne diede uno a Sidney che lo accettò e lo infilò senza fiatare. Montarono in sella, chiusero le porte automatiche dei garage e partirono alla volta di Chinatown. Non aveva il permesso della proprietaria per utilizzare la due ruote, ma Xander era certo che Kennedy non l’avrebbe ucciso se le avesse spiegato che lui e Sidney erano rimasti a piedi a causa di Willow. O almeno, così si augurò quando ingranò la terza e sfrecciò via verso il centro di San Francisco.

 

CAPITOLO 16

 

   Chinatown si rivelò per Angel e i suoi un vero spettacolo formato da negozietti di ogni genere e bancarelle che vendevano le cose più strane. Il vampiro poté trovare anche qualche spezia pregiata che non vedeva più da anni e ingredienti mistici vari. Cordelia e Westley, che li avevano raggiunti poco dopo grazie ad un taxi, girovagavano qui e lì eccitati come bambini al parco giochi. L’ex principessina d’inverno si sbizzarrì nell’acquisto di svariate stoffe pregiate che riuscì a trovare davvero a buon prezzo, mentre l’ex Osservatore si diede alla pazza gioia comprando libri mistici che cercava da tempo ma che non era mai riuscito a trovare. Buffy li osservò divertita tutto il tempo, pensando che per essere persone adulte avevano davvero comportamenti infantili. Anche Kennedy quella mattina sembrava più tranquilla, come se il riposo della notte le avesse fatto bene. Eppure Buffy si era aspettata che la ragazza non dormisse affatto quella notte, visto l’arrivo di Tara insieme agli altri. La Cacciatrice bionda ignorava del tutto che lei e la strega avevano avuto un chiarimento abbastanza significativo la sera prima, mentre aspettavano il rientro di Dawn e Michael. Quest’ultimi, invece, passeggiavano tranquillamente chiacchierando fra loro, non prestando quasi attenzione ai negozi che li circondavano. Buffy notò anche questo e la sua preoccupazione aumentò: possibile che sua sorella non si rendesse conto del fatto che di Michael Anderson non ci si poteva fidare perché, infondo, era un perfetto sconosciuto? Quando faceva la ragazzina scema in quel modo Buffy la detestava. E va bene, l’avrebbe tenuta d’occhio tutto il tempo, esattamente come quando era una teenager spericolata e ribelle.

 

O quella era stata lei? Be’, ora non aveva nessuna importanza.

 

Infine, c’erano Kira Ed Emily. Anche loro sembrava si stessero divertendo parecchio, ma c’era qualcosa nel sorriso smagliante della giovane Cacciatrice che a Buffy non piaceva. Non avrebbe saputo dire cosa fosse, di cosa si trattasse. Eppure quel sorriso le sembrava forzato, sempre esagerato. Kira era costantemente di buon umore, sempre allegra e sempre gentilissima ed estremamente educata con tutti. Non sembrava mai essere stanca e la sua forma fisica sembrava essere davvero invidiabile agli occhi di tutti. Era sempre rispettosa nei confronti della sua Osservatrice e questa la trattava come una figlia adoratamene perfetta. Forse era proprio quello a farle apparire strane agli occhi di Buffy: i loro modi perfetti in un rapporto perfetto con tutti. Anche Angel aveva notato quel particolare e le teneva d’occhio allo stesso modo, cercando di passare inosservato. Aveva visto Kira all’opera ed era brava sul serio nel combattimento; tuttavia, aveva anche notato l’innaturale tranquillità di Emily mentre la sua allieva combatteva contro un gruppo di vampiri e un demone G’rafth, tempo prima. In quell’occasione la giovane ce le aveva prese di brutto prima di riuscire a ribaltare la situazione. Eppure l’Osservatrice non aveva battuto ciglio, come se non gliene importasse assolutamente nulla della sorte di Kira Matsura. Un atteggiamento decisamente in contrasto con i sorrisi gentili e lo scambio cordiale di battute che solitamente avevano le due. Era finita bene, per fortuna: Kira aveva fatto fuori i due vampiri impalandoli e aveva staccato la testa al demone con un coltello da caccia che lui stesso le aveva passato. Però avrebbe potuto anche andare diversamente.

 

Angel e Buffy si erano lanciati più volte occhiate eloquenti, osservandole. Ed entrambi erano d’accordo su una cosa: quelle due erano più strane di Micahel e Sidney. Troppo mielose, aveva deciso Buffy. Troppo tranquille, aveva stabilito Angel. Eppure finora si erano comportate innegabilmente bene.

 

 

 

Xander e Sidney li raggiunsero che era quasi ora di pranzo. A Kennedy venne quasi un colpo quando li vide arrivare in sella alla propria moto e per un solo piccolo istante pensò anche di picchiare Xander finché non avesse implorato pietà, ma poi il giovane le raccontò del biglietto lasciatogli da Willow e lei fece spallucce: per quella volta non l’avrebbe ucciso. Verso le due del pomeriggio il gruppo si fermò a mangiare in un locale messicano dove, dopo tanto tempo, Cordelia poté gustare la cucina piccante che a Los Angeles non mangiava mai a causa dei prezzi assurdi che avevano in quei rari locali di Hollywood Boulevard. Fu una mattinata tranquilla e un pomeriggio ancora più tranquillo. Tuttavia, Buffy non poté non notare lo sguardo assente di Xander e il fatto che lui e Sidney non si rivolsero minimamente la parola per tutto il tempo. Doveva essere successo qualcosa fra i due, ma quando lo domandò al suo amico lui rispose che stavano chiacchierando tranquillamente mentre facevano jogging e la ragazza si era irritata improvvisamente. Lui non sapeva perché.

 

Buffy allora non indagò oltre.

 

Era quasi il tramonto quando il gruppo decise che era ora di tornare a casa. Salirono sulla macchina di Angel, mentre Kennedy riprese possesso della propria moto portandosi dietro Sidney, e si avviarono verso casa. Ma anche alle sette di sera, causa lavori, c’era un traffico tremendo e neppure Kennedy riuscì a passare fra un’auto e l’altra in quella coda interminabile che partiva dalla Trentaduesima e arrivava almeno fino all’Undicesima.

 

<Non ci sono altre strade per arrivare a casa?>. Domandò Angel, guardandosi attorno nervosamente. Non era abituato a tutto quel caos, visto che fino a poco tempo prima era solito guidare solo di notte. A Los Angeles, anche sulle strade più frequentate, di notte non c’erano mai quegli imbottigliamenti paurosi. Buffy rifletté per qualche secondo, poi scosse la testa:<No, almeno fino a St. James Street, che si trova a un paio di chilometri da qui, sulla destra!>. Rispose. Angel sbuffò leggermente: erano fermi da mezz’ora e non erano riusciti a percorrere più di duecento metri. Altro che un paio di chilometri. Il vampiro si sporse dal finestrino e richiamò l’attenzione di Kennedy, intenta a parlare con Sidney. Le due si trovavano a poca distanza dal furgoncino.

 

<Dimmi!>. Disse Kenny, alzando la visiera del casco integrale.

 

<Nemmeno tu riesci a svicolare, vero?>. Domandò alla ragazza. Questa scosse la testa:<No. La moto non ci passa!… Perché? Tanto non abbiamo nessun impegno particolare, stasera, giusto? Will starà già pensando alla cena, quindi…>.

 

<Non è alla cena che stavo pensando, ma al fatto che sto entrando in riserva e qui a torno non c’è la minima ombra di una pompa di benzina qualunque!>. Disse Angel, continuando a guardare in giro. Kennedy lo imitò per alcuni istanti e notò che aveva ragione lui: di un distributore non ce n’era nemmeno traccia.

 

<Vorrà dire che se rimarrete a piedi… ci vediamo più tardi: andrò io a prendere la benzina per voi!>. Esclamò la Cacciatrice, strizzandogli l’occhio divertita al pensiero di Cordelia che si faceva prendere una crisi isterica all’idea di dover spingere il furgone da qualche parte.

 

Dopo più di quaranta minuti, avevano percorso nemmeno un quarto di strada che li divideva da casa. Il sole era ormai quasi tramontato e le luci della città coloravano l’aria di riflessi dorati, rosa e verdi. Le insegne lampeggianti dei locali erano già state accese da un pezzo, ormai.

 

Buffy guardava fuori dal finestrino ricordando quando lei le aveva viste per la prima volta. D’un tratto la sua attenzione venne catturata da un grido d’aiuto proveniente da un vicolo poco distante dal furgone sul quale lei e gli altri viaggiavano. La ragazza si voltò verso Angel, come a chiedergli conferma di quello che aveva sentito o che le era parso di sentire. Il vampiro annuì e Buffy si voltò verso i sedili posteriori:<C’è lavoro per Cacciatrici laggiù!>. Disse a Kira. Poi scese dall’auto, richiuse lo sportello e iniziò a correre verso il vicolo appena passato. Kira lanciò un’occhiata interrogativa a Emily, come a volerle chiedere cosa dovesse fare. Lo sguardo strano della ragazza non sfuggì a Oz che, tuttavia, non fece commenti e si limitò ad osservare Kira che, dopo un cenno della tesa di Emily, schizzò fuori dal veicolo come se avesse avuto due missili legati alle scarpe.

 

<Sentito ragazze?>. Disse Angel, rivolto a Kennedy e Sidney. Le due annuirono e la Cacciatrice castana scese all’istante dalla moto, togliendosi il casco e mollandolo in mano ad Angel mentre si metteva a correre nella direzione delle altre due. Kennedy rimase immobile per pochi secondi, indecisa sul da farsi visto che non le pareva una buona idea lasciare lì la moto: gli altri guidatori l’avrebbero strangolata. Tempestivamente la fila davanti all’auto di Angel avanzò di qualche centimetro, esattamente quanto bastava alla Cacciatrice mora per far passare tra una macchina e l’altra la sua naked. Lanciò un’occhiata eloquente al vampiro che non mosse di un centimetro il furgone, poi Kenny accelerò sgasando e si lanciò alla rincorsa delle sue colleghe in sella alla moto stessa. Arrivata nel vicolo trovò Buffy, Sidney e Kira che combattevano contro cinque vampiri contemporaneamente: avevano catturato un ragazzo e tramortito un altro che era svenuto a terra. Kennedy accelerò e travolse con la moto uno dei vampiri, per toglierlo di dosso a Buffy.

 

<Grazie, Kenny!>. Disse questa, riprendendo a combattere.

 

<Ma figurati, capo!>. Scherzò lei. Poi qualcuno la colpì da dietro, scaraventandola a terra con tutta la moto. Kennedy ruzzolò sull’asfalto e per un istante non riuscì a mettere a fuoco cosa fosse accaduto. Poi da dietro la visiera del casco vide la sua moto a terra da una parte e un vampiro con una spranga di ferro dall’altra. Aveva contato male. I non morti erano sei. E quello in particolare aveva realizzato un bello strike sulla sua schiena. La ragazza si alzò con un agile colpo di reni e si tolse all’istante il casco, tenendolo per il para-mento. Era furiosa perché le sarebbe costato un occhio della testa far riparare i graffi sul serbatoio, se non l’ammaccatura. Camminò decisa e inarrestabile verso il vampiro e, una volta arrivata a tiro, gli rifilò un violento colpo col casco, sbattendolo addosso a uno dei muri che formavano il vicolo. Poi lo posò a terra in modo che almeno quello non si graffiasse e si avventò nuovamente addosso al nemico, senza risparmiare colpi. Nel frattempo anche le altre Cacciatrici continuavano a combattere. Sidney diede una serie di pugni dritti alla faccia del vampiro che stava affrontando, poi estrasse il proprio paletto dalla giacca e lo conficcò dritto nel petto del malcapitato. Ne rimase solo polvere.

 

Le quattro non se ne erano rese conto, ma i nemici si erano raddoppiati. Solo Buffy parve accorgersene dopo poco:<Ehi, ma quanti sono adesso?>. Esclamò, osservando la situazione decisamente non rosea. Kennedy stava continuando a parare colpi e a darne, e anche Sidney sembrava instancabile. Kira, invece, stava combattendo da parecchio sempre con lo stesso vampiro. Gli dava un pugno e quello la ricambiava con la stessa moneta, poi gli dava un calcio e ne incassava uno. In mano non aveva né un paletto né un coltello, come se non intendesse farlo fuori. Possibile che stesse fingendo o che davvero non riuscisse ad essergli superiore? Un violento pugno in faccia la distolse dalle proprie considerazioni e il sapore dell’asfalto in bocca le ricordò che aveva ben altro a cui pensare in quel momento. In un attimo, però, si sentì sollevare di peso e trascinare via da due vampiri corpulenti e fortissimi, mentre un terzo sopraggiunse rapidamente a tenerle ferme le gambe.

 

<Lasciatemi andare, brutti bestioni!>. Sbraitò, cercando di divincolarsi. Kennedy e Sidney videro immediatamente che era stata catturata e si mossero in suo aiuto, ma in quel momento Kira scaraventò addosso a loro accidentalmente il succhiasangue contro il quale aveva lottato fino a quel momento e le due Cacciatrici caddero sotto il suo peso.

 

<Ma porca puttana… vuoi stare attenta?>. Abbaiò Kennedy, digrignando i denti. Nella caduta il proprio paletto le si era conficcato nella spalla destra, pericolosamente vicino al seno. Kira riprese il vampiro per il bavero e cominciò a picchiarlo, mentre le altre due si rialzarono faticosamente:<Lascia perdere quel tipo. Stanno catturando Buffy!>. Le disse Sidney, quasi gridando, mentre si metteva a correre dietro ai tre vampiri che tenevano la Cacciatrice bionda stretta in una morsa dalla quale non poteva davvero slegarsi da sola. In quel momento sopraggiunsero Angel, Xander e Michael che si gettarono nella mischia, liberando prontamente Buffy dalla stretta del vampiro che le teneva ferme le gambe. Fu così che lei poté liberarsi dalla presa degli altri due e, con un’abile mossa, balzò alle loro spalle.

 

Un pugno ad uno, un pugno all’altro, un paletto nel petto del primo e un colpo con lo stesso paletto nel petto del secondo. Una nube di polvere la investì, facendola tossire pesantemente.

 

<Detesto quando succede!>. Si lamentò, continuando a tossire per la polvere respirata.

 

<Attenta, Buffy!>. Disse la voce allarmata di Xander. Lei si voltò di scatto, ma sarebbe sicuramente caduta sotto i colpi di un altro vampiro che la stava per attaccare se Sidney non avesse lanciato contro il petto di questo il proprio paletto, centrando perfettamente il cuore. Il paletto era passato ad un centimetro dalla faccia di Buffy, prima di andare a piantarsi nel corpo del non morto, ma non la sfiorò.

 

 

 

C’è mancato poco!… Cos’è stato un tentativo maldestro di farmi fuori? Pensò la ragazza, guardando contrariata l’altra Cacciatrice.

 

 

 

Sidney fece spallucce:<Scusa, ma è stato più rapido così…!>. Si giustificò. Sapeva che lanciare i paletti a quel modo non era esattamente il massimo della tecnica per evitare incidenti di vario genere.

 

Kira diede un altro pugno al viso del vampiro, poi questo la colpì violentemente sul naso. Un colpo troppo facile da portare a segno, troppo facile da non essere parato. Eppure la giovane nipponica ruzzolò a terra e lui scappò assieme agli unici due suoi compagni rimasti ancora tutti d’un pezzo. Xander fece per inseguirli, ma poi Buffy gli disse di lasciar perdere e lui si fermò, tornando da lei.

 

<Stai… bene?>. Le domandò, col fiato corto. Buffy annuì, toccandosi la faccia nel punto che le doleva di più. Le sarebbe venuto un grosso livido stavolta.

 

<Ma che diavolo t’è preso, Kira? Possibile che mentre noi ci stavamo facendo ammazzare da una marea di vampiri, tu ti sia concentrata su uno solo e a momenti nemmeno riesci a batterlo?>. Sbottò Kennedy, furiosa. Kira la guardò e fece una smorfia di sufficienza:<Era molto grosso e forte!>. Disse semplicemente, con tono piatto come se non le interessasse giustificarsi.

 

<L’ho notato quando me l’hai buttato addosso!… Guarda qua che mi hai fatto fare, cazzo!>. Proseguì la Cacciatrice mora, mostrandole il paletto ancora conficcato nella sua spalla. Era davvero arrabbiata per quello. In un quarto d’ora le avevano fracassato la carrozzeria della moto, l’avevano presa a calci nel sedere e si era impalata da sola rovinando il suo magnifico giubbetto di pelle e la camicia coi merletti che era pure l’ultimo regalo che Will le avesse fatto prima di mollarla. Fantastico!

 

Kira le si avvicinò e le sorrise sarcastica, poi con un gesto secco le estrasse dalla carne il paletto e glielo mise in mano:<Ecco qua! Piantala di frignare per una feritina e per esserti rovinata il guardaroba!>. La canzonò l’altra. Poi Kira fece per tornarsene in macchina, ma Sidney le si parò di fronte sbarrandole la strada e guardandola minacciosamente:<Se è così che combatti normalmente… be’, ricordami di non venire mai più in giro con te!>. Le disse. Ma non stava scherzando. I suoi occhi, la sua voce, erano tutt’altro che amichevoli. Kira sostenne il suo sguardo senza risponderle. Se quella smorfiosa non si fosse tolta immediatamente dalla sua strada, le avrebbe tirato il collo all’istante, esattamente come si fa coi pennuti. Ma Sidney lanciò un’occhiata dietro di lei, dove c’era Kennedy sanguinate e dolorante, e la lasciò andare per recarsi dall’amica a controllare la sua ferita. Kira riprese a camminare tranquillamente, tornando in macchina come se nulla fosse.

 

<Tutto a posto?>. Domandò Emily, fissando le auto davanti a sé. Oz vide l’altra impallidire leggermente:<No, signora. I vampiri sono… fuggiti!>. Rispose Kira.

 

Nel contempo, Sidney stava esaminando la ferita di Kennedy.

 

<Vorrei sapere che diavolo le passa per la testa!>. Mormorò questa, riferendosi a Kira. Sidney toccò la sua ferita e lei si ritrasse leggermente:<Aih!>. Si lamentò.

 

<Sta’ ferma!… Ma guarda tu che diavolo ti sei combinata e tutto per quell’imbecille!>. Commentò Sidney. I bordi della ferita erano irregolari, anche se non profondi. Sarebbe comunque rimasta una bella cicatrice, non c’era dubbio.

 

<Oh, andiamo, ragazze! Può capitare un errore in battaglia: non c’è molto tempo per pensare, dovreste saperlo!>. Disse Xander, avvicinandosi e sbottonandosi la camicia pulita. Sidney gli lanciò un’occhiataccia come a fargli capire che non doveva intromettersi in quel discorso.

 

<Non è stato un errore da poco e comunque… ho avuto l’impressione che la giapponesina non combattesse sul serio!>. Disse Sidney, dura e gelida.

 

<Ma che dici?>. Dissero all’unisono Xander e Kennedy, guardandola come se fosse impazzita improvvisamente.

 

<Anch’io ho avuto la medesima impressione!>. Disse Buffy, alle spalle di Xander, facendosi avanti leggermente zoppicante. Angel le lanciò uno sguardo preoccupato:<Parli sul serio?>. Le domandò, voltandosi poi a guardare in direzione della strada principale. Da lì poté solo intravedere la figura di Kira che era ormai seduta nel furgoncino. Buffy lo affiancò e fissò nella sua stessa direzione:<Già!>. Sussurrò pensierosa.

 

<Teniamola d’occhio, allora!>. Propose Michael, andando ad aiutare Kennedy e facendola appoggiare a sé. Sidney raccolse il casco della ragazza da terra e se lo mise sotto braccio, nascondendo all’interno della propria giacca il paletto che usava sempre per combattere. Buffy lo guardò per un momento, poi annuì.

 

<Che sai di lei, tu?>. Domandò Xander a Michael. Lui alzò le spalle e scosse lievemente la testa:<Non molto. So che il suo ultimo Osservatore è scomparso qualche mese fa. Non ne abbiamo trovato traccia, come se si fosse dissolto. Lei… l’ha trovata Brian Wergbert in stato di shock, a Singapore!… L’ha portata in Scozia. Poco tempo dopo è tornata Emily da una missione in Africa del sud per la quale non la vedevamo da cinque anni e… Smit pensò di accoppiarle, visto che già si conoscevano bene. Avevano già collaborato spesso. Non so altro!>. Disse il ragazzo. Buffy decise che non stava mentendo: aveva un certo fiuto per le bugie e Michael in quel momento non ne aveva la puzza tipica. Angel sembrò incupirsi di più:<Tu Emily la conoscevi prima del suo viaggio in Africa?>. Gli domandò, senza guardarlo. Michael fece una piccola smorfia indecifrabile:<Non molto bene. L’ho vista alcune volte, ma quando ero più piccolo. Lei normalmente viveva a Dublino e io lì non ci sono neppure mai stato. Però… se volete posso farmi inviare tramite e-mail i loro fascicoli dai segretari del Consiglio!>. Sidney lo guardò sbalordita:<Ma sei impazzito? – gli domandò sconcertata – Smit ti farà fustigare se mostrerai i fascicoli di una Cacciatrice e di un Osservatore a qualcuno che non faccia parte del Consiglio!>. Gli ricordo seria e preoccupata. Smit era galante e impeccabile nei modi, apparentemente. Ma aveva dato prova più di una volta di essere poco indulgente, fin quasi a essere spietato, con chi non gli obbediva. Lo sapeva lei che lo aveva frequentato poco; come poteva non saperlo Michael che ci aveva vissuto insieme per anni?

 

Il giovane Osservatore le lanciò un’occhiata di traverso e in tono austero le disse:<Le decisioni di questo genere le prendo io, lo sai! Tu limitati a cacciare e a restare viva abbastanza a lungo da farti una famiglia… le frustate, al limite, saranno affar mio!>. Buffy lo guardò alzando un sopracciglio con aria interrogativa, imitata da Angel e Xander.

 

<Smit ti prende a frustate se non gli obbedisci?>. Domandò Kennedy, incredula, con un mezzo sorriso che le increspava leggermente le labbra carnose.

 

<In passato lo ha fatto… è il suo modo per imprimere bene in mente a qualcuno chi comanda chi e chi deve obbedire a chi!>. Rispose semplicemente il biondo.

 

<Ecco, adesso mi sta ancora di più sulle scatole!>. Esclamò Xander, trattenendosi dall’usare espressioni verbali ben più colorite.

 

Buffy prese il proprio cellulare e chiamò un’ambulanza, mentre il ragazzo che era stato salvato direttamente da lei si accostava al suo amico, ancora privo di sensi.

 

<Tutto a posto? Ti sei fatto male?>. Gli domandò, non realmente preoccupata per lui. Respirava, camminava, non sanguinava copiosamente. Tanto bastava. L’altro lo aveva già analizzato: si sarebbe svegliato con un bel mal di testa e un bernoccolo altrettanto grosso, ma se la sarebbe cavata con poco. Il giovane annuì:<S-sì, credo… d-di essere tutto d’un pezzo!>. Affermò balbettando, ancora frastornato e impaurito dall’aggressione subita. Buffy fece spallucce:<Ottimo! Ho chiamato soccorsi. Stanno arrivando. Resta qui e occupati del tuo amico, ok?>. Gli disse. Poi gli lanciò una boccetta presa da una tasca della giacchetta leggera che indossava. Il ragazzo l’afferrò al volo e la guardò confusa:<Che devo farci con questa?>. Le domandò.

 

<E’ acqua santa! Usala se ti servisse, noi dobbiamo andarcene!>. Gli rispose, indifferente. Il ragazzo pensò che fosse pazza: una banda di delinquenti li avevano attaccati e nel caso fosse risuccesso a breve, quella biondina gli stava suggerendo di… benedirli? Fargli una doccia con l’acqua santa? O… cosa? Buffy ignorò il suo sguardo scettico e guardò Angel, come per chiedergli il da farsi. Il vampiro sospirò:<Ora torniamo in auto o Kira potrebbe sospettare qualcosa. Comunque… occhi aperti, mi raccomando!>. Disse Angel, tagliando corto e rivolgendosi a tutti i presenti. Poi s’incamminò verso il furgone nero, mentre un sottofondo di clacson e sgraziati insulti degli altri automobilisti cominciavano ad espandersi nell’aria. Kennedy venne fatta sedere sul posto del passeggero, accanto ad Angel, mentre Xander indossò il casco che poco prima aveva indossato lei, rialzò la moto da terra e fece montare in sella Sidney che, nonostante fosse riluttante a stargli così vicino, non obiettò per il bene della sua amica: con quella ferita non poteva certo guidare la moto. Angel le ripassò dal finestrino il suo casco, poi fece procedere il furgoncino e i clacson cessarono la loro protesta.

 

<Tutto bene?>. Domandò Dawn, seriamente preoccupata per i segni rimasti addosso a sua sorella e a tutti gli altri. Michael le riavviò una ciocca di capelli in un gesto rapido e rassicurante:<Non preoccuparti, nessuno si è fatto male seriamente per fortuna!>. Le rispose. Ma Dawn guardò Kennedy preoccupata. La Cacciatrice si teneva la spalla dolorante, comprimendosela con la camicia di Xander: gliel’aveva data un attimo prima di farla montare nel furgone per tamponare la ferita, rimanendo nuovamente in canottiera, proprio come era accaduto qualche giorno prima con Willow.

 

Buffy notò l’ironia di quella cosa. Sorrise al suo amico e indicando la sua camicia gli disse sarcastica:<Xander, ma non starai diventando troppo cavalleresco? Alle ragazze piace l’uomo rozzo, lo sai?>. Lui le lanciò un’occhiata divertita da dietro il casco:<Sto cercando di rinnovarmi il guardaroba, ma devo fare spazio nell’armadio, prima!… Comunque, se a te piacciono gli omoni rozzi… posso sempre accontentarti, pupa!>. Scherzò. Buffy rise e notò che anche Angel aveva accennato un sorriso. Era raro vedergli quell’espressione addosso.

 

<Va bene, cowboy!… Più tardi sarò tutta tua!>. Esclamò la ragazza, rispondendo alla battuta. Lui alzò il pollice e le strizzò l’occhio in segno di complicità:<Ok, ci conto!>.

 

Il traffico riprese a scorrere e sembrò velocizzarsi un po’. Forse in un’ora sarebbero riusciti ad arrivare a casa.

 

 

 

 

 

Contemporaneamente, quel giorno Willow portò Tara a visitare San Francisco in lungo e in largo. Le mostrò molte delle attrattive principali della città e, come se il suo lavoro fosse fare la guida turistica, le raccontò anche molti aneddoti storici. Quando erano uscite di casa, Willow era rimasta assolutamente affascinata dall’altra ragazza che, per l’occasione, aveva indossato dei pantaloni larghi di lino nero e una deliziosa camicia azzurra che richiamava il colore dei suoi occhi e che le metteva in risalto le curve grazie al taglio avvitato e alla scollatura a vu che metteva in mostra una porzione generosa del suo torace. Gliel’aveva comprati lei quei capi, insieme a tutti gli altri. Ma la sua immaginazione non si era neppure avvicinata allo spettacolo che le si era parato davanti quando l’aveva vista scendere le scale di casa con quelli addosso. Le stavano davvero bene e la taglia era perfetta.

 

Will si era congratulata con se stessa per avere ancora l’occhio millimetrico nei suoi confronti. D’altronde avrebbe potuto disegnare il suo favoloso corpo a occhi chiusi, tanto erano vividi i ricordi di lei nella propria mente. La rossa era stata meno generosa nel mettere in mostra il proprio fisico magro e sodo: aveva indossato dei semplici jeans blu a gamba larga, come voleva la moda di quegli ultimi mesi, e una canottiera rosa cangiante dai mille riflessi che scendeva aderente sul suo seno e sui fianchi, fasciandola alla perfezione. Tara l’aveva trovata sexy comunque nella sua semplicità, ma non gliel’aveva neppure accennato.

 

Avevano girovagato come pazze, curiosando ovunque fosse loro permesso. Erano arrivate nei dintorni della baia e avevano parcheggiato l’auto di Xander in un garage custodito; poi se ne erano andate per le strade a piedi. Erano stati anche a Soma e lì, verso le tre, si erano fermate a mangiare in un ristorante che Will conosceva bene: il Maximilian. C’era stata spesso per cene e pranzi ufficiali di lavoro e i membri appartenenti alla sua ditta avevano addirittura una saletta privata a loro dedicata. Ovviamente solo quelli a certi livelli dell’azienda. Willow Rosemberg faceva parte di quella ristretta quanto ambita cerchia.

 

All’inizio, il cameriere all’entrata l’aveva guardata scandalizzato quando la ragazza gli si era presentata di fronte e aveva espresso il desiderio di entrare così vestita: jeans e maglietta non si addicevano a quel locale lussuoso. Ma poi il capocamerieri, Martin Edwards, l’aveva riconosciuta e si era precipitato ad accoglierla, rimproverando il suo sottoposto per non aver fatto altrettanto.

 

<Questa è la signorina Rosemberg, Peter, non l’hai riconosciuta? Dovresti essere più attento e più cordiale con clienti tanto importanti!>. Aveva detto l’uomo, guardando l’altro severamente. Peter si era scusato all’istante, impallidendo per l’errore commesso.

 

Martin aveva all’incirca una quarantina d’anni e aveva un’aria simpatica, nonostante i modi impeccabili e formali. Willow sospettava da sempre che quell’uomo all’apparenza tanto serio fosse, in realtà, dotato di grande ironia. C’era feeling tra loro, ma non sufficiente confidenza per confermare i sospetti della ragazza.

 

<Buon giorno, Martin, come sta? E’ un po’ che non ci vediamo!… Non se la prenda con Peter, per favore: è colpa mia che non avevo programmato di venire qui e non ho certo gli abiti… usuali per questo posto!>. Lo aveva salutato, cordialmente, scusando indulgente il cameriere che fino a poco fa l’aveva guardata saccentemente e che ora si sarebbe tirato le orecchie da solo. Martin le aveva rivolto un lieve sorriso.

 

<Oh, be’, troppo buona, signorina!… Siamo comunque contenti di averla qui per pranzo!… Siete solo in due quest’oggi?>. Le aveva domandato, regalando un discreto e sincero sorriso anche a Tara. Willow aveva annuito:<Sì, oggi sì!>. Martin aveva fatto strada e aveva accompagnato le due ragazze al solito tavolo della sala privata che, quel giorno, era deserta. Le aveva fatte sedere in maniera cavalleresca e aveva provveduto personalmente alle loro ordinazioni.

 

Willow aveva portato lì Tara non solo per fare colpo su di lei con lo stile del posto, ma anche per farle assaggiare qualcosa che a lei piaceva da impazzire e che in quel ristorante cucinavano benissimo: salmone affumicato in salsa rosa e rose spezziate. L’idea aveva avuto il suo buon risultato: Tara era abituata sicuramente a un piatto più semplice, ma il salmone spezziato le era piaciuto davvero molto. E aveva gradito infinitamente anche tutte le altre portate che Will le aveva suggerito, compreso quel delizioso semifreddo al cioccolato decorato da crema di castagne e panna. Era stato tutto squisito e l’atmosfera incantevole e rilassante nella sua inusuale intimità.

 

Ora le due ragazze erano alla fine del pranzo e stavano sorseggiando un vino bianco fresco che Martin stesso aveva suggerito vivamente a Willow.

 

<Quante volte ci sei venuta in questo posto? Quell’uomo, Martin, ti conosce per nome!>. Disse Tara, ad un tratto, bevendo un altro sorso del liquido fresco e vagamente aspro. Willow sorrise colpevole:<Parecchie!… Sai, per lavoro e… altro!>. Rispose sinceramente. Tara sorrise:<Altro?>. Domandò incuriosita dall’espressione che aveva assunto l’altra: troppo vaga e birichina per sfuggirle.

 

<Be’… compleanni vari e ricorrenze di ogni genere…>. Aggiunse Willow, ancora molto vaga nelle sue spiegazioni. Tara ebbe un’intuizione:<Anche per gli anniversari tra te e Kennedy, vero?>.

 

Colpita e affondata.

 

Willow arrossì leggermente, tornando seria e abbassando lo sguardo. Tara ebbe la conferma che ci aveva preso in pieno. Si tese un po’ verso di lei e le mise la mano sulla sua che era appoggiata davanti a sé, sul tavolo:<Tranquilla, è normale… credo!>. Ma non le aveva fatto piacere quella notizia. Solo che non poteva ammetterlo e torturare psicologicamente l’altra. Willow alzò la testa e la guardò:<Come puoi vedere… qui si mangia bene, è un posto elegante e… sono praticamente sempre sicura che hanno un tavolo per me anche senza dover prenotare prima, quindi…>. Era la verità, ma anche tutta una serie di scuse per giustificarsi con lei.

 

Tara si sforzò di sorriderle:<Ti ho detto di stare tranquilla, ho capito e mi sta bene!>. Le disse. Non era rilassata come avrebbe voluto essere, ma parlava sul serio. Willow ricambiò il suo sorriso.

 

<Ti piace qui?>. Le domandò poi, ricambiando la sua carezza col pollice. Tara si concedette quel momento di pace e annuì.

 

<E’ molto bello e il cibo era… semplicemente strepitoso!>. Rispose. Willow prese con la mano libera il proprio bicchiere e ingurgitò un abbondante sorso: sentiva la bocca secca in quel momento.

 

<Sono contenta e… potremmo venirci spesso se… se tu vivessi qui!>. Le disse, non sapendo se aveva fatto bene a fare una mossa simile. Ma era esattamente quello che voleva: vivere assieme a lei. In quegli ultimi giorni non aveva pensato ad altro, giorno e notte. Voleva essere chiara a questo riguardo, solo che non aveva la più pallida idea della risposta che Tara avrebbe dato.

 

<Will, io… sarei felice, davvero. Ma…>.

 

<No, ascolta, tesoro, non voglio metterti fretta, davvero!… Però sappi che… che sarei felicissima se… tornassimo a vivere insieme, anziché a centinaia di chilometri di distanza, capisci?>. Si affrettò a spiegare la rossa, temendo che l’altra rifiutasse per essersi sentita eccessivamente sotto pressione. Tara non parlò per alcuni istanti, poi disse:<Piacerebbe anche a me, ma… prima dobbiamo sistemare la faccenda delle gemme di Zagato, non credi? Solo dopo potremmo tornare a parlare di… convivenza!>.

 

Be’, era già qualcosa: almeno non le aveva detto di no su due piedi. Per il momento Willow si accontentò e le sorrise felice, aumentando un po’ la stretta della mano. Tara ricambiò il sorriso. Dall’entrata infondo alla sala, entrò un uomo alto e un po’ avanti con l’età, accompagnato da un uomo e una donna decisamente più giovani di lui. I tre erano vestiti elegantemente ed erano presi in un discorso che sembrava essere tutt’altro che informale. Willow non poté vederli perché seduta di spalle rispetto a loro, ma Tara li notò subito e si domandò cosa ci facessero tre persone a quell’ora in un ristorante: erano quasi le quattro e mezza del pomeriggio. Un po’ tardi per pranzare e decisamente troppo presto per cenare.

 

Comunque proseguì a chiacchierare con Willow, domandandole qual era il programma per il pomeriggio. Poi, con la coda dell’occhio, vide avvicinarsi i tre al loro tavolo. L’uomo anziano aveva un sorriso splendente che andava da un orecchio all’altro e stava fissando le spalle di Willow. La rossa si accorse che qualcosa aveva catturato l’attenzione di Tara e si voltò spinta dalla curiosità. Un attimo dopo aveva retratto di scatto la mano da quella della strega bionda e si era alzata in piedi con aria vagamente imbarazzata.

 

<Signor Grinwalt!… E’ un piacere incontrarla!>. Esclamò, tendendo la mano all’uomo anziano e stringendogliela forte in un gesto di saluto rispettoso e sicuro. L’uomo ricambiò la stretta con la stessa decisione e la squadrò incuriosito da capo a piedi:<Salve, signorina Willow!… E’ una sorpresa trovarla qui…!>. E lanciò un’occhiata eloquente ai suoi jeans che, pur standole innegabilmente bene, erano davvero troppo sportivi per quel posto. Willow sorrise quasi a volersi scusare per il proprio abbigliamento: quando lei e Tara erano entrate, di certo non aveva pensato alla possibilità d’incontrare il suo capo proprio lì.

 

<Ah… be’… io… mi trovavo da queste parti e ho deciso… di far assaggiare alla mia ospite… la raffinata cucina di questo posto, signore!>. Si giustificò Willow, notando l’aria incuriosita e non del tutto contenta dell’uomo. Ma Grinwalt la sorprese regalandole un altro sorriso. Quell’uomo era praticamente incapace di mentire, quindi la vista dei suoi denti bianchi indusse la rossa a pensare che non se l’era presa per il suo abbigliamento poco adatto al locale.

 

<Ah, Willow, e chi è questa deliziosa ragazza? Un’amica?… Una parente?>. Domandò l’uomo, sorridendo anche a Tara che si alzò all’istante dalla sedia e strinse l’enorme mano dell’uomo.

 

<P-piacere. Tara MacLay!>. Si presentò la giovane. L’uomo accennò un lieve inchino col capo mentre le stringeva la mano:<Piacere mio, signorina!… Sono Erik Grinwalt, il capo di Willow!>. Esclamò l’uomo, cordialmente. Ora Tara poté capire il nervosismo dell’altra, ma ormai era anche sicura che sul posto di lavoro nessuno sapeva che Willow era gay. Almeno, il suo capo non di certo, era evidente.

 

<Lei… vive a casa mia, signor Grinwalt. Fa parte della mia famiglia!>. Spiegò Will, evasiva ma sincera: era vero che attualmente Tara viveva con lei ed era anche vero che faceva parte di quella famiglia allargata di cui faceva parte lei stessa, Buffy, Xander, Dawn e Giles. Grinwalt sorrise ancora:<Be’, signorina MacLay, lei è davvero incantevole!… Sono tutti così i componenti della sua famiglia?>. Disse l’uomo, scherzando. Willow annuì, un po’ meno tesa. In quel momento Grinwalt ricordò di essere anche lui in compagnia. Si schiarì la voce e si voltò leggermente verso i suoi ospiti:<Willow, lasci che le presenti Jessica Fedrik e Frank Beev. Loro sono i rappresentanti di quella casa che ha comprato i copyrigth dei programmi che le ho affidato recentemente!… Praticamente, sono loro i suoi clienti attuali!>. Disse, accompagnando le parole con un gesto della mano. Willow salutò i due educatamente e si presentò, presentando anche Tara.

 

<E così lei è Willow Rosemberg. Be’, finalmente abbiamo l’occasione d’incontrarci! Lei ha lavorato per noi anche nel caso del progetto Galaxy One… era sempre su nostra commissione!>. Disse Jessica, fissandola intensamente. Willow dovette ammettere che era una bella donna. Annuì, deglutendo a vuoto:<Sì, quel programma l’ho fatto io!>. Ammise.

 

<Bene! E come procede il nuovo progetto?>. Domandò Frank, squadrandola come se stesse guardando un gustoso dolce. Willow tornò a sentirsi a disagio: le capitava a volte che un uomo la guardasse così e, solitamente, a parte un leggero fremito del suo ego, sapeva esattamente come reagire per far capire di non essere interessata affatto alle avances di quel tipo, ma in quell’occasione, davanti a Tara e al suo capo, non seppe proprio cosa fare se non ritrarsi impercettibilmente e mettere su la sua maschera da programmatrice professionista.

 

<Procede rapidamente e in maniera soddisfacente. Se tutto andrà bene come credo, ve lo farò recapitare entro pochi giorni!>. Disse, seria e con le spalle dritte. Frank rise soddisfatto, scambiando quel comportamento per pura timidezza.

 

<Ottimo! Allora ci conto, signorina Rosemberg!… Posso sapere quando ci rivedremo?>. Willow non seppe cosa rispondere ed esitò un momento. Intervenne Grinwalt:<Ma naturalmente al ricevimento di beneficenza che ci sarà fra quindici giorni in questo stesso ristorante! Giusto, Willow?>. La ragazza lo guardò spaesata: si era completamente dimenticata di quel ballo.

 

<Ah, sì, sì, certo!>. Rispose, quasi balbettante. Grinwalt le fece un occhietto d’intesa:<E porterà anche il suo ragazzo, vero? Quel giovane è davvero simpatico!>. Le disse, tanto per far sapere a Frank Beev che la giovane era impegnata. Will lo guardò interrogativamente per un istante, poi capendo l’allusione del suo capo sorrise e annuì:<Ah… ecco… io… non so se… lui sarà libero per quella sera!>. Rispose. Non notò l’occhiata amareggiata di Tara, che le era al fianco e che si era irrigidita improvvisamente. Grinwalt sorrise:<Suvvia, Willow, se il suo ragazzo non l’accompagnasse in quell’occasione, sarebbe uno sciocco davvero!>. Commentò ironico. Frank ne approfittò subito per fare un’altra piccola mossa:<Be’, in quel caso, signor Grinwalt, sono più che certo che la signorina troverebbe comunque un cavaliere per tutta la serata!>. E sorrise ancora alla rossa che lo aveva colpito immediatamente. Non era molto formosa, ma decisamente affascinante, anche coi jeans. Già se l’immaginava con l’abito da sera.

 

<Sì, sì, ha ragione, signor Beev!>. Disse Grinwalt. Poi le strinse ancora una volta la mano e ripeté il gesto verso Tara. Lo stesso fecero Beev e Fredrik.

 

<Arrivederci a quella sera, allora!>. Disse Beev, rivolto alla programmatrice. Poi i tre si allontanarono e Martin li fece accomodare all’altro lato della stanza, a quello che era normalmente il tavolo dedicato a Grinwalt. Willow sospirò di sollievo e tornò a sedersi assieme a Tara. Notò subito il cambiamento d’umore della ragazza.

 

<Che c’è?>. Le domandò, controllando il tono di voce.

 

<Il tuo ragazzo? A lavoro pensano che hai un fidanzato?>. Le domandò Tara, accusatoria. Willow sorrise e bevve un altro sorso di vino:<Già. Si tratta di Xander… a volte viene a prendermi o mi accompagna e… hanno pensato che fosse il mio ragazzo. Io non ho smentito!>. Disse semplicemente. Ma Tara rimase comunque seccata:<Come puoi fingere di essere quello che non sei?>. Le domandò, con tono leggermente duro. Era nella sua indole controllarsi, ma Willow intuì che in realtà doveva essere davvero infastidita da quella cosa. Solo che stavolta non poteva proprio darle ragione.

 

<E che avrei dovuto fare, Tara? Quando Grinwalt la prima volta nominò Xander riferendosi a lui come al mio ragazzo, cosa avrei dovuto dire?… Mi spiace, si sta sbagliando: è solo il mio più caro amico. In realtà sto con una ragazza che, tra l’altro, lavora praticamente per me?>. E così, involontariamente, le aveva anche rivelato che Kennedy aveva lavorato per lei, come suo sottoposto, per di più.

 

<Be’, meglio questo che una serie di bugie!>. Ribatté Tara, distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia al petto. Willow sbuffò e fece un cenno a Martin che attendeva fermo sulla porta. L’uomo si avvicinò rapidamente e rimase in attesa delle richieste della ragazza.

 

<Può portarci il conto, per cortesia?>. Chiese Willow, educatamente e sforzandosi di non apparire arrabbiata. Non poteva permettersi scenate in quel posto, davanti a clienti e capo. Martin sorrise e scosse la testa:<Oh, no, signorina. Lasci che il pranzo di oggi venga offerto dalla casa, come segno di scuse per l’increscioso incidente accaduto quando siete arrivate!>.

 

Willow scosse la testa:<No, Martin, non è necessario, davvero!>. Protestò seria. Ma l’uomo era altrettanto serio:<Signorina, sono anni che frequenta questo locale e se per una volta offriamo noi, non andremo certo falliti! La prego di accettare questa gentilezza con le nostre più sincere scuse e l’augurio di rivederci presto!>. A quel punto fu chiaro che Martin non avrebbe accettato un centesimo da lei. Willow si alzò e gli strinse la mano, sorridendogli.

 

<La ringrazio, Martin!>. Disse.

 

<Di nulla, signorina!>. Rispose l’uomo. Poi se ne andò a prendere le ordinazioni di Grinwalt e i suoi ospiti. Tara anche si alzò e rimase a guardare Willow che lasciava sul tavolo, chiuso nel menù foderato di pelle di camoscio, un biglietto da cinquanta come mancia. Era evidente che per lei fosse un’abitudine lasciate una tale somma. Poi le due si avviarono fuori, non senza aver salutato con un cenno della testa in direzione del capo di Willow. Fuori dal locale, Tara aumentò il passo scegliendo una direzione a caso. La rossa la raggiunse in un attimo e la costrinse a voltarsi:<La pianti? Ma perché dobbiamo finire col litigare ogni volta che la mia vita privata ti viene in qualche modo detta? Possibile che non ti stia bene niente di quello che ho fatto in questi anni?>. Ora era lei ad essere irritata. Tara la guardò sbalordita:<Non… non è così! Solo che… i tuoi comportamenti mi sorprendono di continuo!>. Disse, sentendosi accusata.

 

<Be’, non si era detto di tornare a conoscerci pian piano? Io ti conosco, Tara e conosco me stessa. Quindi sei tu che devi imparare a conoscere me di nuovo! Solo che sembra che non ti piaccia nulla di me!>. Forse un po’ di ragione ce l’aveva, ma la strega bionda non riusciva a non pensare che davanti a sé c’era una persona che lei non conosceva affatto, quasi troppo diversa dalla Willow che era stata la sua ragazza.

 

<Io… per me… non è semplice, Will, e tu le cose me le dici a piccole dosi, come se non ti fidassi a dirmele tutte insieme!… Così non mi fai vedere il quadro completo della tua vita, lo capisci?>. Willow sbuffò e si ravviò i capelli con un gesto nervoso della mano:<E non capisci perché faccio così?>.

 

<No, veramente no!>.

 

<Be’ te lo spiego subito: se ti mostrassi il quadro completo della mia vita, come lo chiami tu, probabilmente non ti piacerebbe affatto!… Non vado fiera di certe cose e le cambierei se potessi, ma altre… sono semplicemente capitate e io le ho prese per quello che sono!… E’ così grave che a lavoro non sappiano i miei gusti sessuali?>.

 

<Sì, se si tratta di me!… Non voglio essere fonte d’imbarazzo per te!>. Ribatté Tara, più accorata di quanto non avrebbe voluto far vedere.

 

Willow rimase interdetta: era così che stavano le cose, allora. Tara se l’era presa perché aveva pensato di essere un imbarazzo per lei.

 

Be’, le avrebbe dimostrato che si sbagliava. L’afferrò per un polso e l’attirò a sé bruscamente, poi le cinse la vita con le braccia e la baciò davanti a tutti, ignorando volontariamente gli sguardi incuriositi dei passanti. Fu un bacio lungo, appassionato e decisamente poco pudico. Ma su Tara non ebbe l’effetto di metterla a disagio anzi, tutt’altro: l’eccitò fino a farle mancare il fiato. Quando Willow si ritrasse, posandole un ultimo bacio sul collo candido, per la ragazza fu come svegliarsi bruscamente da un bel sogno.

 

<Se ti dimostro meglio quanto io non mi vergogni di te e quanto ti desidero in questo momento… ci arresteranno per atti osceni in luogo pubblico!>. Le disse, tenendole ancora le mani sui fianchi e sorridendole maliziosamente. Tara era rossa in viso per l’eccitazione e per la sorpresa che l’aveva colta quando Will l’aveva afferrata.

 

<Credo… credo che per il momento… basti così!>. Le disse, col fiato corto. Willow la baciò nuovamente sulle labbra, lievemente e in un gesto rapido, poi le afferrò la mano e ripresero a camminare insieme.

 

Stettero fuori tutto il girono e solo verso le sei e mezza decisero che era l’ora del rientro. Tornarono al garage custodito dove avevano lasciato l’auto di Xander e si avviarono verso casa. Tutto sommato, era stata una bella giornata per entrambe.

 

 

 

 

 

Mentre Willow parcheggiava l’auto di Xander al suo posto, il suo cellulare trillò. Poco prima lo aveva dato a Tara e l’aveva fatta scendere per fare meglio manovra, quindi fu la strega bionda a rispondere dopo aver letto sullo schermo “Dawn Call”.

 

- Pronto, Dawn? -

 

- Ehi, Tara!… Come mai rispondi tu? -

 

- Will sta parcheggiando l’auto, siamo tornate ora. Tu dove sei? -

 

- Imbottigliata nel traffico assieme a tutti gli altri! Neanche Kennedy con la moto riesce a fare qualche metro in più! -

 

- Ma sono le sette passate! -

 

- Già, ma nessuno qui al centro sembra aver fame e preferire stare a casa invece che sulle strade a rompere le scatole!… Non credo che arriveremo a casa prima delle otto, forse anche otto e mezza! Ok? -

 

- Va bene, tesoro!… Intanto io e Will prepariamo la cena. A dopo! -

 

- A dopo e… non divertitevi troppo nel frattempo! -

 

 

 

La comunicazione cessò e Tara sentì le orecchie andarle in fiamme per l’allusione maliziosa che aveva fatto quella piccola peste di Dawn. Anche lei era cambiata molto sia fisicamente che caratterialmente: era molto più alta e formosa e aveva sviluppato una grinta paragonabile a quella di sua sorella. Tuttavia, alcuni suoi atteggiamenti erano assolutamente rimasti immutati, compresa quella dannata abitudine di divertirsi a sue spese mettendola in imbarazzo. Willow le arrivò vicina sorridendole:<Chi era? Pensavo che “tesoro” fosse un termine che usassi solo con me!>. Le disse, mettendo su un finto broncio. Tara ricambiò il sorriso e la baciò rapidamente sulle labbra, poi la prese per mano e insieme s’incamminarono verso casa della rossa.

 

<Effettivamente, di solito è così. Ma anche Dawn, essendo ufficialmente la mia sorellina minore, è il mio tesoro!>. Rispose. Will annuì: sapeva esattamente cosa intendesse. Anche per lei era lo stesso perché non avrebbe saputo immaginare la propria vita senza i suoi amici, Dawn compresa.

 

<Che ti ha detto?>. Le domandò, notando che il sole stava per tramontare.

 

<Ha detto che lei e gli altri sono imbottigliati nel traffico e che arriveranno tra un’ora o poco più!>. Rispose. Dannato traffico, pensò Willow. Dacché viveva a San Francisco erano state più le volte che era rimasta anche lei in fila fra una folla di auto che quelle in cui si era cambiata i calzini. Eppure quelli se li cambiava tutti i giorni!

 

<Be’, prepariamo la cena intanto, allora!>. Propose. Tara annuì:<Sì, ci avevo già pensato!>.

 

Il signor Giles era seduto sul divano e stava leggendo rapidamente una serie di fogli stampati quando le due ragazze entrarono in casa.

 

<Giles!>. Esclamò Willow, sorpresa di vederlo lì e domandandosi su come fosse entrato, visto che lui non aveva le chiavi dal giorno in cui se le era perse, otto mesi prima.

 

Fino a quel momento Willow non aveva capito se l’uomo fosse andato con gli altri o no. Ora era evidente che non c’era andato. L’Osservatore sembrò leggerle nel pensiero ed estrasse dalla tasca dei propri pantaloni un mazzo di chiavi, tenute insieme da un portachiavi che in realtà era stato un ciuccio per bambini. All’anello del ciuccio c’era appeso anche un piccolo ciondolo d’oro bianco e zaffiri; era quello appartenuto ad Anya. Il mazzo di chiavi era inconfondibilmente quello di Xander, ecco come l’uomo era entrato in casa.

 

Will andò a prendere le chiavi e se le mise in tasca, poi disse a Tara di andare a farsi una doccia mentre lei cominciava a preparare la cena. La bionda avrebbe potuto aiutarla più tardi.

 

CAPITOLO 17

 

    Willow preparò a velocità incredibile una serie di piatti freddi a base di pomodori, formaggi e verdure grigliate di vario genere. Poi infornò degli spiedini di carne miste, solo dopo averle condite con spezie varie e fettine sottili di peperoni. Infine, sbucciò le pannocchie, mise su l’acqua a bollire e quando fu pronta ce le infilò dentro. Erano enormi: una per due persone sarebbe bastata. Ora le era rimasto solo da attendere che tutto si cuocesse. Quando Tara la raggiunse, la bionda si rammaricò che lei non l’avesse aspettata per preparare la cena. Willow le sorrise facendo spallucce:<Se vuoi, puoi aiutarmi con l’insalata!>. Le disse. Tara si accontentò, ma in realtà avrebbe voluto collaborare con lei di più e non solo per toglierle un po’ di lavoro, ma anche per fare qualcosa insieme delle attività di vita quotidiana. Nelle settimane in cui erano state separate, quella era una parte della loro vita di cui aveva sentito la mancanza.

 

L’insalata fu pronta in poco tempo e Tara si ritrovò senza sapere cosa fare. Poi aprì il frigo per bere qualcosa di fresco e notò che non c’era molto. Allora mise a rinfrescare qualche bevanda, alcune birre e dell’acqua minerale. Willow l’abbracciò da dietro mentre sistemava l’ultima bottiglia affinché lo sportello del frigo si chiudesse bene. Tara si concesse per l’ennesima volta l’intimità che quel gesto, e gli altri in precedenza, faceva nascere fra loro e il calore che sentiva crescere nel cuore e in tutto il resto del corpo. Si appoggiò un po’ col peso all’altra e sospirò mentre Willow le baciava languidamente il collo. Si dispiacque quando l’altra smise, rubando dallo sportello ancora aperto una bottiglietta di succo di frutta alla ciliegia. Poi si allontanò da lei, stappò la bottiglietta e bevve tutto d’un fiato. Tara sospirò un’altra volta, di delusione però. Chiuse il frigo e si voltò a guardarla pensando che, da quando era arrivata lì, era stata una continua e dolcissima tortura. Il suo amore era sempre gentile, premurosa e amorevole con lei. Ma ogni volta che la baciava, la toccava, le sorrideva Tara poteva sentire che si stava trattenendo, che diventava rigida improvvisamente e, in un certo qual modo, fredda. Non che fosse mai stata brusca, ma distante sì. Tuttavia, la ragazza si rendeva perfettamente conto che era a causa della sua richiesta di “rallentare” le cose fra loro se Willow si comportava in quel modo così insolito per lei. O forse c’era dell’altro?

 

Decise che in quel momento non le importava. Voleva concludere in positivo la più bella giornata che avesse mai vissuto dacché era tornata ad essere di carne, sangue ed ossa. Le sorrise e le si avvicinò, poi la prese per mano e la condusse fuori, in veranda. Si misero a sedere sui gradini del patio, Willow davanti più bassa fra le sue gambe e lei alle sue spalle, su un altro gradino. L’abbracciò da dietro e rimasero così a guardare in strada la gente che passava e il cielo imbrunirsi: il sole era quasi tramontato del tutto.

 

Squillò il telefono ma non se ne preoccuparono perché non erano le uniche in casa e infatti Giles andò a rispondere: era la madre di Willow. Quella doveva essere la telefonata semestrale, perché la frequenza delle telefonate della madre alla figlia era sempre più o meno quella.

 

 

 

- Un momento, signora Rosemberg. Gliela passo subito! – Disse l’Osservatore, parlando nel telefono senza fili. Poi andò a cercare Willow in cucina, non avendo notato che lei e Tara erano uscite di lì già da qualche minuto. Non le trovò, ovviamente, allora le raggiunse sul portico di casa. Willow si voltò leggermente a guardarlo incuriosita:<Chi rompe all’ora di cena? Se è per lavoro…>.

 

<E’ tua madre!>. Disse l’uomo, evidentemente corrucciato. Aveva conosciuto la dottoressa Rosemberg anni prima e l’aveva rivista raramente in quegli anni, ma non gli era mai stata simpatica perché in lei non aveva mai visto una madre, ma sempre e soltanto la dottoressa super impegnata. Anche con sua figlia si comportava come un’estranea o, tutt’al più, come una parente lontana. Secondo Giles, parte dei problemi di Willow erano stati causati da quell’assurdo rapporto che la donna aveva stabilito con lei.

 

La ragazza sollevò un sopracciglio e scambiò uno sguardo con Tara, quasi a domandarsi cosa potesse volere sua madre da lei: l’aveva sentita un paio di mesi prima. Era troppo presto per una nuova telefonata. Sbuffò e prese il telefono dalla mano di Giles, ringraziandolo cortesemente. L’uomo annuì e si mise a sedere accanto a loro, all’altezza di Tara.

 

 

 

- Pronto, mamma!… Come mai questa improvvisata? -

 

- Will, tesoro, ciao, come stai? -. Strano anche che glielo domandasse. Non lo faceva mai di solito, si limitava a chiederle come andasse il lavoro e come stavano Buffy e Dawn. Kennedy gliel’aveva nominata solo un paio di volte, Xander… non lo nominava proprio: per la super professoressa reverendissima era solo un fallito che non sapendo usare il cervello aveva optato per l’uso delle mani e aveva avuto fortuna in questo.

 

- Bene, grazie! Tu e papà? – Tara pensò che sembrava una telefonata di lavoro: educata, superficiale e tremendamente formale. Giles, invece, storse le labbra in una smorfia ironica. Il signor Rosemberg forse era anche peggio di sua moglie. La madre di Willow aveva tentato di mantenere un seppur minimo e sottile rapporto con la loro unica figlia, mentre l’uomo non ci aveva neppure provato. Si era semplicemente comportato come se non avesse figli punto e basta. La scusa era stata che Willow era bella, intelligente e ormai autosufficiente: non aveva bisogno dei suoi consigli né di stupide dimostrazioni d’affetto. Bella decisione.

 

Willow, in realtà, non aveva fatto molti sforzi per aggiustare le cose coi suoi genitori quando avrebbe potuto. Poi le distanze sia fisiche che d’altro genere erano aumentate talmente tanto che mettere pezze riparatorie era diventato impossibile. Lei ne era ben cosciente e non aveva fatto altro che adattarsi alla situazione: non l’aveva voluta lei, ma le andava bene così a patto che restasse coi suoi amici. O almeno così diceva. Giles non era sicuro che quella fosse la verità assoluta, però.

 

- Noi stiamo bene. Siamo tornati oggi dalle vacanze: una crociera sul Nilo lunga dieci giorni. Fantastica e rilassante!… In realtà… saremmo dovuti rientrare dopodomani, ma zia Meredith ci ha chiamati e… mi dispiace d’informarti, cara, che tua cugina Ally è deceduta l’altro ieri! – Per Willow quella notizia fu come una doccia gelata. Impallidì fino all’inverosimile e Giles le vide sgranare gli occhi che si facevano via via più rossi e lucidi. La ragazza era rimasta senza parole. Si sentiva il cuore martellare furiosamente nelle orecchie e il fiato corto come se avesse fatto una lunga corsa. Tara si preoccupò sentendo sotto le mani i battiti farsi più violenti contro il petto dell’altra e sentendola irrigidirsi tanto da sembrare di marmo.

 

- C-come… c-com’è successo? – Riuscì a chiedere Willow, dopo minuti interminabili di silenzio. La voce di sua madre le sembrò tanto impersonale quanto rilassata per un evento simile. Ally aveva solo venticinque anni. Lei e Willow, da piccole, erano cresciute insieme come sorelle. Poi i genitori di Ally avevano deciso di lasciare Sunnydail per trasferirsi a Chicago e le due ragazzine non si erano riviste più tanto spesso. Ma erano rimaste in ottimi rapporti, comunque. Ally era stata l’unica della sua famiglia a presenziare al funerale di Tara e a preoccuparsi di Willow per il baratro di depressione in cui era scivolata all’epoca. La rossa gliene era stata infinitamente grata e, dopo la distruzione di Sunnydail, aveva tentato in tutti i modi di ristringere il rapporto. Ci era riuscita a fatica, ma lo aveva fatto. L’aveva sentita telefonicamente nemmeno una settimana prima e si erano accordate per rivedersi a metà settembre.

 

Il primo pensiero di Will era stato che non si sarebbero mai più riviste, invece.

 

- Non so di preciso. Tua zia ha parlato di un incidente con l’auto!… Sembra che un ubriaco l’abbia tamponata e sbattuta fuori strada. Lei ha battuto la testa, credo, ed è morta in ospedale… Sapessi che fatica fare le valigie di corsa e tornare a casa in quattro e quattr’otto! -

 

- Immagino! – Commentò asciutta e tremendamente irritata da quell’ultima frase. Per sua madre era come se Ally, morendo, le avesse fatto un inopportuno sgarbo.

 

- Eh, già!… Senti… i funerali ci sono domani pomeriggio alle quindici e trenta, qui a Chicago. Verrai? La chiesa è quella in Malrow Street, a due isolati dalla metropolitana. Ricordi? -

 

- Sì, mamma. Perfettamente! Ci sarò. Ciao! -

 

E spense con un gesto secco il telefono, riponendolo con calma accanto a sé.

 

<Cos’è successo, Will?>. Le domandò Tara, davvero impensierita. L’altra rispose dopo lunghi secondi:<Mia cugina Ally… è morta. Domani ci sono i funerali a Chicago!>. Rispose. Giles alzò un sopracciglio sconcertato:<Ally? Ma… com’è accaduto?>. Domandò con voce incrinata e un nodo che gli si stava formando rapidamente in gola.

 

<Un incidente!>. Disse Will, telegrafica. Tara la strinse più forte a sé e la sentì rabbrividire mentre le lacrime le rigavano il viso ancora pallido. La strega bionda non aveva conosciuto personalmente Ally, ma ne aveva sentito parlare molto in passato e aveva anche visto qualche sua foto. Sapeva perfettamente quanto Will le fosse legata, quindi immaginava la sua sofferenza in quel momento.

 

<Ci andrai?>. Domandò Giles, immaginando che sua madre le avesse chiesto di partecipare. Willow annuì, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e tirando su col naso:<Sì, io… partirò domani… - poi si fermò come se le fosse venuto qualcosa in mente – Oh, no, accidenti!… Io… non posso andare, servo qui in caso di bisogno!>. Esclamò. Riprese il telefono in mano e si sforzò di ricordare il numero di sua madre, ma Giles le sfilò via la cornetta e le sorrise indulgente, carezzandole una guancia:<Sta’ tranquilla, Will. Non preoccuparti per noi, ce la caveremo anche senza di te per due o tre giorni, ok? Va’ senza farti scrupoli, non puoi davvero mancare ai funerali di Ally!>. Le disse, col tono più affettuoso di cui fu capace. Will lo fissò esitando ancora un po’, poi decise di partire e annuì con la testa, abbandonandosi contro il corpo di Tara e lasciandosi stringere da lei e baciare i capelli.

 

Un paio di minuti dopo arrivarono Xander e Sidney in sella alla moto di Kennedy, seguiti a ruota dal furgone nero con a bordo tutti gli altri. Sul momento, né Willow, né Tara e neppure Giles si accorsero che c’era qualcosa che non andava. Ma poi la strega dai capelli rossi osservò meglio Xander: non andava mai in giro solo con una canottiera. Dopo pochi istanti scese dal furgone Kennedy, aiutata e sostenuta da Buffy e Dawn. Willow vide subito che era ferita e camminava faticosamente. Scattò in piedi sciogliendosi dall’abbraccio di Tara e le corse in contro:<Che diavolo è successo?>. Domandò preoccupata, mentre le altre continuavano a procedere verso casa.

 

<Un piccolo incidente durante una scazzottata con dei vampiri!>. Spiegò Dawn. Willow si sostituì a lei nell’aiutare Kenny e la portò in casa, facendola sedere su una sedia, davanti al tavolo del salone. Giles e Tara entrarono nella villetta con tutti gli altri e l’Osservatore tolse rapidamente di mezzo tutti i suoi incartamenti, mentre Xander andò a prendere la valigetta del pronto soccorso. Era stata una bella idea acquistarne una professionale, ma in quel periodo era servita un po’ troppe volte per i suoi gusti.

 

Willow s’inginocchiò davanti alla Cacciatrice mora e, senza troppi complimenti, buttò a terra la camicia di Xander sporca di sangue, e tentò di toglierle di dosso anche la giacca di pelle e la camicetta. Ma la spalla di Kenny faceva troppo male per permetterle i movimenti necessari. Willow, allora, prese la cassetta che gli aveva porto Xander e ne tirò fuori le forbici con le quali tagliò rapidamente la giacca.

 

<Eih!… Lo sai quanto costa quella?!>. Protestò Kennedy, stringendo i denti per la fitta di dolore che comunque le era arrivata.

 

<E chi sene frega non ce lo metti?>. Rispose Willow, dura. Poi fece per tagliare anche la camicia, ma la mano di Kennedy la fermò:<Non ti azzardare!… Non posso tornare a Parigi per ricomprare questa!>. Le disse, fissandola negli occhi. In realtà avrebbe voluto ricordarle che quello era stato l’ultimo suo regalo, durante appunto il viaggio nella città francese. Ma c’era Tara e non si sarebbe permessa di dire una cosa simile.

 

<Te la ricompro, sta’ tranquilla. Te l’ho regalata io e so esattamente dove si trova il negozio!>. Replicò la strega. Poi le tolse la mano e tagliò liberandola dalla stoffa e lasciandola solo col reggiseno chiaro che risaltava splendidamente sulla pelle olivastra. Piccoli rivoli di sangue continuavano a sgorgare dalla ferita rotondeggiante. Will la studiò bene e notò che, oltre ad essere molto irregolare, conficcate nella carne c’erano piccole schegge quasi invisibili che, nel tentativo di comprimere per arrestare la fuoriuscita di sangue, erano probabilmente state spinte più in profondità. Estrarle non sarebbe stato uno scherzo.

 

<Sei in grado di medicare quella ferita, Will?… Forse è il caso di portarla in pronto soccorso!>. Disse Baffy, preoccupata. La strega rifletté alcuni istanti, sempre studiando la ferita da vicino. Alla fine disse rialzandosi in piedi:<No, non posso medicarla come una comune ferita… troppo complicata!… Ma posso fare comunque qualcosa!>. Xander e Buffy si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi la Cacciatrice bionda disse a tutti di uscire e Willow diede indicazioni a Sidney per non far bruciare la cena. Nella stanza rimasero solo i componenti più stretti della Scooby Gang, eccetto Giles che andò in cucina con gli altri. Tara anche rimase: voleva vedere cosa avesse in mente la sua ragazza.

 

Quando la porta del salone si chiuse, Will disse:<Ok, iniziamo!>. Si avvicinò a Kennedy e le sganciò il reggiseno, mettendole a nudo il petto abbastanza prosperoso. La ragazza si sentì imbarazzata, visti i vari spettatori e, soprattutto, la presenza di Tara. Ma tentò comunque di contenersi e la buttò sullo scherzo:<Oh, andiamo, Will!… Non mi sembra il caso di fare certe cose, soprattutto in questo momento e davanti a tutti!>. Esclamò con una lieve nota di malizia e un mezzo sorriso. Willow sorrise:<Scema!>. La rimproverò, senza severità nella voce. Poi tornò seria. Chiuse gli occhi e si concentrò mentalmente su ciò che voleva fare. Rimase immobile, ritta in piedi per lunghi secondi, poi, sempre a occhi chiusi, allungò una mano e la pose a coppa lì dove c’era la ferita. Kennedy sentì un forte bruciore mentre la mano della sua ex s’illuminava di una luce argentea dai riflessi azzurri. Il tutto durò un minuto, forse meno. Kennedy non seppe stabilirlo.

 

Ma quando Willow ritrasse la propria mano ed essa tornò normale, la ferita era guarita. Solo una cicatrice era rimasta a testimonianza dell’incidente che la Cacciatrice aveva avuto durante il recente scontro. Tara osservò la scena inebetita, rimanendo assolutamente senza parole: sapeva che Will era diventata molto potente nella pratica della magia bianca, ma non immaginava che i suoi poteri fossero sviluppati al punto tale da permetterle di guarire ferite di quel genere in pochi secondi. Assolutamente eccezionale… e terrificante. In teoria, non c’era niente che Willow non potesse fare tramite la magia e anche se quella che usava ora la Strega Rossa era solo magia buona, rimaneva il fatto che la sua potenza e il pensiero di ciò che avrebbe potuto fare preoccupò enormemente Tara, fin quasi a spaventarla.

 

<Allora, mi dite com’è successo?>. Domandò Willow, mettendo le mani in tasca. Sembrava seccata con Kennedy, ora. Quest’ultima fece spallucce e si coprì il seno con le mani, allora la strega comprese il suo imbarazzo, sospirò e disse:<Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno!>. Poi scocchiò le dita della mano sinistra e buco e tagli sulla camicia di Kennedy scomparvero, il sangue con loro. Willow la raccolse da terra e gliela diede. La ragazza la infilò abbottonandola a metà:<Grazie!>. Disse.

 

<Prego! Ancora non mi hai risposto, però!>. Ribatté Will, battendo un piede a terra per dimostrare il suo nervosismo. Buffy le raccontò l’accaduto e Kennedy le diede alcuni particolari, poi le dissero anche dell’impressione che avevano avuto su Kira. Willow ascoltò attentamente e alla fine annuì, d’accordo con loro sul controllare di più la ragazza.

 

<C’è molto astio in lei!>. Confermò Tara, pensosa. Gli altri la guardarono interdetti:<In che senso?>. Le domandò Dawn, interpretando il pensiero di tutti.

 

<Nel senso che… non so… emana un’aura ricca di turbamento e rancore… come se ce l’avesse col mondo intero!… Eppure… è sempre sorridente e affabile, fin troppo, direi. Fino alla nausea, a volte!… Ma i miei sensi raramente sbagliano: in Kira c’è più rabbia ed energia negativa di quello che fa vedere!>. Rispose la bionda, un po’ titubante. Willow sospirò di nuovo: ora era preoccupata davvero.

 

<Credo abbia ragione lei. Non sono brava quanto Tara con l’empatia, ma anch’io ho percepito… eccessivo turbamento in quella ragazza, come se fosse divisa in due!… Potrebbe essere un pericolo per noi più di quanto non crediamo!>. Esclamò la rossa. Poi decise che era ora che Dawn, Xander e Kennedy sapessero del nascondiglio delle gemme e raccontò loro tutta la faccenda, dicendo di riferirla anche a Oz, e Faith e Robin se gia non lo sapevano – ma per quella sera non sarebbero rientrati –. Angel già lo sapeva. I tre giovani rimasero stupiti e contrariati per non aver saputo una cosa tanto importante un po’ prima, ma non fecero scenate o qualcos’altro di eclatante; si limitarono a protestare leggermente per non essere stati avvisati prima. La discussione terminò quando Buffy disse che non era stato possibile. Subito dopo, Willow comunicò anche che l’indomani mattina presto sarebbe partita per Chicago per il funerale di sua cugina Ally: avrebbe prenotato il biglietto aereo immediatamente. I ragazzi l’abbracciarono forte per dimostrarle la loro solidarietà e lei ne fu felice. Buffy si propose per accompagnarla, ma lei rispose che non poteva allontanarla da San Francisco, non in quel momento. Sarebbe andata da sola.

 

<No, verrò io con te!>. Le disse Tara, con grande sorpresa di tutti, soprattutto di Willow.

 

<Non… non sei costretta!>. Le ricordò la sua ragazza. Ma la bionda le si avvicinò e le prese una mano, baciandola lievemente sul dorso:<Lo so, ma voglio farlo…. Dove vai tu, vado io!>. Disse, sicura come non mai. Willow ne fu felicissima. Kennedy si sentì assalire da un senso d’angoscia e nostalgia: avrebbe voluto accompagnarla lei. Ma sapeva di non poterlo fare e neppure parlò.

 

Dopo poco il gruppo si riunì per la cena: per quella sera niente ronda.

 

 

 

 

 

L’aereo di Willow e Tara spiccò il volo alle undici e mezza passate, con più di un paio d’ore di ritardo rispetto alla programmazioni. Le due ragazze avevano deciso di viaggiare leggere così avevano messo le loro cose in un'unica valigia più una borsa come bagaglio a mano che conteneva il pc di Will e alcuni libri di Tara. Vista l’occasione decisamente poco felice per cui erano partite, le due ragazze si erano vestite di scuro: l’una indossando gli abiti con cui solitamente andava a lavoro, l’altra indossando una gonna lunga verde scuro e una maglietta nera decorata dal disegno di uno spicchio di luna creata con un ricamo dello steso colore della maglietta.

 

Gli occhiali da sole di Will nascondevano un viso teso e gli occhi rossi per la notte insonne che aveva passato. Si era truccata leggermente, giusto per nascondere le occhiaie e per far apparire le proprie labbra meno secche e pallide. Non era decisamente in forma quel giorno, ma Tara l’aveva trovata bella ugualmente.

 

Quella mattina, anche se in circostanze tristi, aveva avuto modo di vedere la Willow professionale, quella che sapeva nascondere le proprie emozioni dietro ad una maschera di ufficialità. Tara, invece, non riusciva a nascondere la sua ansia e la sua preoccupazione. Preoccupazione per il dolore del suo amore, per quello che le aveva visto fare la sera prima con la ferita di Kennedy e per quello che quest’ultima e Buffy avevano raccontato riguardo allo strano atteggiamento di Kira Matsura, la Cacciatrice nipponica che all’apparenza sembrava la persona più innocente del mondo.

 

L’aereo atterrò alle due e trenta circa e lo sbarco dei passeggeri e dei bagagli fu fatto in tempi lunghissimi, tanto che le due ragazze uscirono dall’aeroporto che erano le tre e il luogo del funerale si trovava esattamente dall’altra parte della città. Willow fermò un taxi e diede all’autista l’indirizzo esatto della chiesa, promettendogli una mancia di cinquanta dollari se entro mezzora le avesse portate a destinazione. L’autista non se lo fece ripetere due volte e spinse sull’acceleratore più che poté, passando per vicoli e traverse per evitare il traffico. Alle quindici e trenta in punto le due streghe scesero dal taxi proprio davanti alla chiesa, puntuali e con lo stomaco in subbuglio per le frenate e le curve brusche che l’auto aveva fatto.

 

Entrarono in chiesa e Willow mise gli occhiali sopra la testa. La bara era vicino all’altare, ancora aperta, il rabbino era appena entrato e si stava accingendo a far chiudere lo sportello del letto mortuario. Will allungò il passo, attraversando la navata centrale con Tara al seguito che faticò un po’ a starle dietro. La rossa arrivò vicino alla bara facendo segno alle persone che la stavano per chiudere di fermarsi. Ally era pallida, eppure sembrava avere il volto sereno in qualche modo. Will allungò una mano tremante e le sfiorò la guancia, poi la fronte lì dove una sutura rovinava l’immagine angelica di sua cugina. La vita, a volte, era davvero spietata.

 

 

 

Soprattutto con chi non ha mai fatto del male a nessuno… Pensò la ragazza, cercando di controllare il tremore delle proprie dita.

 

 

 

Tara le afferrò l’altra mano, intrecciandola con la sua e Willow si sentì rassicurata dalla vicinanza dell’altra. Era la sua forza quella ragazza e in quel momento aveva davvero bisogno di lei. Non se n’era accorta finché non aveva visto il corpo di Ally nell’abito funebre.

 

Il rabbino le fece un cenno e Willow capì che era il momento di lasciare che la cerimonia cominciasse e la bara venisse chiusa. Senza lasciare la mano di Tara si chinò a baciare la fronte di sua cugina e le sussurrò:<Buon viaggio, tesoro!>. Come se l’altra potesse sentirla e quello fosse un saluto che sott’intendeva che presto si sarebbero riviste. Era così che la salutava ogni volta che la ragazza tornava a Chicago dopo essere andata a trovarla. Poi Will riacquistò la postura eretta e un uomo abbassò il coperchio lucido della bara, mentre un altro la sigillava.

 

Willow sospirò e si guardò per un momento intorno: tutti gli occhi erano su di lei e Tara in quel momento. Li ignorò e, sempre tenendole la mano, la condusse vicino a suo padre e a sua madre.

 

<Ciao, Willow. Pensavamo che non venissi…!>. La salutarono i due. Lei rispose piatta:<Ciao!>. Poi si voltò verso l’altare e rimase in silenzio tutto il tempo, seguendo la messa. Una volta terminato il rito, tutti i parenti e gli amici di Ally salirono nelle auto e seguirono il carro funebre fino al cimitero dove la bara venne sotterrata in pochi minuti dagli addetti al servizio.

 

Quelle ore sembrarono interminabili a Willow e il tempo le parve rallentare ancora quando fu costretta ad andare a casa dei suoi per il consueto banchetto funebre che lei si sarebbe volentieri risparmiata. Appena arrivata a casa, salì in quella che in teoria era la sua camera ma che in pratica era una mostra che sua madre aveva allestito per far vedere ai suoi sciocchi amici quanto fosse brava e intelligente sua figlia. Il mobilio era costituito da un armadio vuoto, una scrivania, una specchiera e il letto enorme e quasi immacolato, tanto raramente era stato usato. Inoltre, le pareti erano tappezzate di foto che ritraevano la giovane Rosemberg coi suoi amici – ma non con le sue ragazze – o nei momenti più importanti della sua “vita ufficiale”: la mattina del diploma, il giorno della laurea, quello della specializzazione, alcuni importanti party a cui era stata invitata, al fianco di Bill Gates per il lancio di un nuovo programma della compagnia dell’uomo, il giorno del matrimonio di Xander e Anya che non c’era mai stato e altri eventi mondani considerati dall’alta società di valore rilevante. Per Willow, invece, perlopiù erano state solo seccature che non aveva potuto evitare. Per sua madre erano stati momenti importanti non solo per sua figlia, ma anche per l’immagine e il prestigio che si rifletteva su tutta la famiglia.

 

Willow e Tara osservarono per pochi minuti quelle foto, ma senza commentarle. Poi tornarono di sotto a quello stramaledetto banchetto. C’erano praticamente tutti i parenti di Willow, molti dei quali ignoravano completamente che lei fosse gay. Riempirono di domande la ragazza e trattarono gentilmente Tara, anche se lo fecero probabilmente non sospettando chi fosse per la loro giovane consanguinea. La madre di Will andò a salutarle per bene e dopo aver baciato sua figlia e stretto la mano all’altra ragazza, la psicologa esclamò:<Sapevo che Will mi aveva presa in giro quando aveva detto che eri morta!>. E concluse il tutto con una risatina idiota. Tara sollevò un sopracciglio, non sapendo cosa rispondere e Willow non commentò l’uscita infelice di sua madre che poi, ingenuamente, ripeté l’errore:<Ma Kennedy? Pensavo sarebbe venuta anche lei!>.

 

Willow scosse la testa:<Non stiamo più insieme da mesi. Io e Tara siamo tornate una coppia!>. Disse la ragazza, semplicemente. Sua madre la guardò stranamente, poi fece un altro sorriso di convenienza:<Be’, mi spiace per lei, ma se è questa la tua scelta… ora devo andare dagli ospiti, scusate!>. E si allontanò con grande sollievo delle due streghe.

 

<Scusala, è una stupida!>. Disse Will, temendo che l’altra potesse essersela presa. Tara scosse la testa e sorrise:<Tranquilla, tesoro, ricordo esattamente com’è tua madre ed è normale che ti abbia chiesto di Kennedy!>. Rispose.

 

In quel momento si avvicinarono alcuni ragazzi e ragazze che strinsero la mano di Willow calorosamente. Una di loro era Fey, una delle più care amiche di Ally. Willow la conosceva già.

 

<Siamo davvero dispiaciuti per la morte di tua cugina, Willow. Nessuno di noi… si aspettava una cosa simile!>. Disse la ragazza, abbracciandola. Quando si sciolsero dall’abbraccio, la giovane Rosemberg vide che stava piangendo e le sorrise rassicurante:<Non me lo aspettavo neppure io, ma… da quello che mi è stato detto… almeno non ha sofferto!>. Disse. Dopo un attimo fu come se si fosse ricordata di Tara solo in quel momento:<Ah… ragazzi, lei è… Tara!>. La presentò, con un cenno della mano.

 

<Piacere!>. Risposero gli altri. Un giovane belloccio e dall’aria tranquilla le sorrise e domandò:<Anche tu sei un’amica di Ally? O sei amica di Willow?>. Tara esitò un momento, ma fu Will stessa a toglierla d’impaccio:<Conosceva Ally, ma è la mia ragazza!>. Disse. Gli altri la guardarono un po’ stupiti, ma Fey sorrise sinceramente e le strinse calorosamente la mano:<Ma allora tu sei Tara MacLay!… Ally una volta mi ha parlato di te, diceva che eri l’unica a saper controllare la parte scatenata di Willow!>. Tara sorrise e annuì:<Sì, sono io!… Ma non sapevo che Ally avesse parlato di me con qualcuno!>.

 

<Sì, come no!… L’ha raccontato anche a me perché io le avevo detto che Will sembrava essere la persona più pacata del mondo!>. Disse David, uno degli altri ragazzi. Willow fece spallucce:<Non sono poi così angelica, posso assicurarvelo!>.

 

La discussione finì lì perché venne interrotta da un’altra serie di parenti che volevano parlare con la perfetta figlia della dottoressa West Rosemberg. Willow sopportò con molta fatica quella situazione e rifletté sul fatto che in quegli anni uno dei motivi che l’aveva spinta a non avvicinarsi più tanto spesso ai suoi era proprio per la cornice perfetta che sua madre aveva montato attorno al quadro perfetto di sua figlia.

 

 

 

Be’, evidentemente sono un falso d’autore se nessuno si è mai reso conto di quanto io sia poco perfetta!… Pensò la ragazza, parlando con la carissima zia Beth, con un finto sorriso di convenienza stampato sulle labbra.

 

 

 

Tara le era sempre rimasta vicino, non distogliendo neppure per un attimo la propria attenzione da lei. Il che fece sì che la ragazza non si sentisse del tutto sola in quei momenti. La canzone dei Queen dice che lo show deve continuare, qualunque cosa accada e Buffy una volta aveva cantato che la vita è uno show dove ognuno recita una parte. Ora Willow stava cominciando a capire esattamente cosa le due canzoni intendessero realmente.

 

Il banchetto andò avanti per ore interminabili. Verso metà, Tara disse che doveva andare in bagno e Will le suggerì di salire di sopra e utilizzare quello della sua stanza, così la ragazza bionda sparì per pochi minuti. Willow volle evitare di rimanere in quella folla di gente e di subire altri interrogatori o di affrontare altre stupide conversazioni con gente che la irritava profondamente, quindi sgattaiolò via, afferrò una birra al volo e uscì in giardino dove trovò suo zio Brad, il padre di Ally. L’uomo sembrava essere davvero distrutto e Will fu abbastanza sicura sin dalla prima occhiata che fosse anche ubriaco. Gli si sedette accanto:<Tutto bene, zio Brad?… Credo… che tu abbia esagerato con l’alcool!>. Disse cauta, osservandolo più attentamente. Brad West era un uomo non ancora giunto ai cinquanta, alto e snello col fisico di chi si era sempre trattato bene nella vita perché aveva potuto permetterselo. Non aveva nessuna laurea o altri titoli, ma aveva saputo espandere la sua attività commerciale partendo da un piccolo negozio di elettrodomestici e andando a finire con una catena di negozi super forniti, i più conosciuti di tutta la città.

 

Tuttavia, in quel momento sembrava uno dei tanti barboni che dormono alle stazioni della metropolitana o sotto i ponti, e dimostrava almeno dieci anni di più. Fra tutti, lui sembrava essere quello che aveva preso peggio la scomparsa di sua figlia.

 

<Come credi che stia?…. Vorrei essere morto io, lo merito senz’altro più di Ally!>. Rispose dopo un po’, con voce incerta e impastata. Risposta prevedibile, rifletté sua nipote. Ma Will non era brava in quelle cose, non lo era mai stata.

 

<Zio… non dire così, Ally non vorrebbe che tu parlassi così!>. Disse lei, dolcemente, passandogli un braccio intorno alle spalle. L’uomo scosse il capo:<Ally non vorrebbe essere morta a venticinque anni!>. Ribatté amareggiato, l’uomo. Poi bevve un lunghissimo sorso del suo drink che, a giudicare da odore e colore, doveva essere wishky o scotch, niente di più leggero.

 

<Vero!… Ma non credo che avrebbe voluto nemmeno che tu ti scolassi litri di alcolici per lenire il dolore… erano dodici anni che non toccavi un goccio di alcool e ore rischi di rovinare tutto!>. Esclamò la giovane, senza nessuna nota di rimprovero per lui ma solo compassione e preoccupazione. Era affezionata a zio Brad ed era stata felice quando, dodici anni prima, dopo essersi ritrovato cappottato con la macchina, aveva deciso di smettere di bere definitivamente. E ci era riuscito: non aveva più toccato un goccio neppure per sbaglio, neppure durante le feste. Ora, invece, sembrava voler recuperare tutti i bicchieri perduti in quegli anni e Willow non poteva permetterglielo. Gli tolse il bicchiere di mano, sentendogli fare appena resistenza con le dita. Poi posò il bicchiere lontano, assieme alla propria birra. Lo abbracciò forte e lasciò che l’uomo piangesse tutto il suo dolore, ripetendo fra i singhiozzi che nessuno poteva realmente capirlo, se non aveva perso un figlio.

 

Ma lei, sua nipote, lo capiva perfettamente perché anche lei c’era passata, sebbene il proprio bambino non fosse mai nato. Willow aveva sofferto immensamente per la perdita del figlio, o della figlia che fosse, che avrebbe dovuto partorire. Eppure non l’aveva mai visto, né ci aveva parlato, e neppure l’aveva mai presa a calci agitandosi nella sua pancia: era morto troppo presto anche per quello. Quindi poteva immaginare benissimo quanto fosse grande il dolore di un padre che aveva visto sua figlia nascere, crescere, diventare bella e donna, condividere con lei ogni momento del giorno e poi, improvvisamente, perderla, non poterle più parlare o vederla, non sentire più la sua voce. Non l’avrebbe mai più attesa in piedi a tarda notte perché non ancora rientrata da un appuntamento, non avrebbero mai più mangiato insieme, non avrebbero mai più fatto lunghe passeggiate in bici né lei le avrebbe più parlato delle sue pene d’amore o dei suoi problemi col capo. L’unica cosa che da quel giorno restava di Ally West era una lapide in marmo lucido grigio chiaro chiazzato di grigio scuro con un incisione argentea che riportava la sua data di nascita, la sua data di morte, il suo nome e cognome per intero e una frase inneggiante la sua dolcezza e caparbietà innate. Willow aveva già vissuto tutto quello: quando era morta Tara, però. Tara non era sua figlia, ma era la sua donna, l’amore della sua vita, la persona che aveva contato di più al mondo per lei. Esattamente come Ally lo era stata per i suoi genitori, per suo padre Brad. Mentre Will abbracciava suo zio nell’inutile tentativo di consolarlo, non riuscì a trattenere più le proprie lacrime e pianse silenziosamente. Dopo parecchi minuti l’uomo si sciolse dall’abbraccio e si scusò insensatamente per quella sua debolezza, poi se ne tornò dentro dagli ospiti. Tara raggiunse Willow subito dopo e, come aveva fatto la sera prima, si era messa alle sue spalle tenendola stretta a sé. Non c’era bisogno di parlare, bastava stare insieme per confortare e rassicurare entrambe.

 

Gli ospiti se ne andarono che era già buio da un po’. La madre di Willow chiese a lei e a Tara se avevano fame, ma entrambe dissero di no.

 

<Siamo stanche, mamma!… Ce ne andiamo a dormire!>. Aggiunse Willow, prendendo per mano Tara e cominciando a salire le scale per andare in camera sua. Ma la donna le fermò:<Ehi, aspettate!… Mica vorrete dormire insieme, vero? Se avete pazienza per pochi minuti, preparo il letto nella camera degli ospiti!>. Disse, con l’aria più ingenua e finta del mondo. Willow corrucciò la fronte in un’espressione irritata. Sua madre stava davvero tendendo troppo la corda con lei.

 

<No, mamma, grazie ma io e Tara dormiamo insieme, nello stesso letto da sempre e non ho intenzione di cambiare abitudine ora!… Buona notte!>. Disse, col tono duro di chi non ammette repliche. Sua madre boccheggiò cercando d’infilare l’una dietro l’altra qualche parola sensata, ma fallì miseramente e preferì stare zitta. Sua figlia, nel frattempo, era già sparita dal pianerottolo insieme alla sua ragazza.

 

<Will, non pensi di essere stata un po’ dura con tua madre?>. Domandò Tara, una volta entrate nella loro stanza e chiusa la porta. L’altra fece una smorfia di disgusto con la bocca:<Mia madre è una brava attrice, ma deve smetterla di fare la regista della mia vita. Sono anni che vivo lontana da lei e non può permettersi di metter voce nelle mie decisioni quelle poche volte che ci vediamo!>. Replicò Willow, asciutta. Chiunque avrebbe giurato che il tono della ragazza fosse stato indifferente, ma Tara notò la nota di tristezza e amarezza che c’era in essa. Anni fa, le aveva confessato che le sarebbe piaciuto moltissimo quando era bambina essere come tutte le altre e magari ogni tanto potersi permettere di intrufolarsi nel letto dei suoi per farsi abbracciare, o qualche volta essere portata a spalla da suo padre, o anche solo cenare tutte le sere con loro e passare le feste insieme. Invece non era mai stato così. Il suo decimo compleanno lo aveva festeggiato con la sua tata e con Xander, perché sua madre e suo padre erano a Boston per lavoro. Le avevano fatto una telefonata in quell’occasione, e avevano detto alla tata di comprarle qualunque cosa volesse come regalo, torta compresa; fu la prima volta di una lunga serie in cui il suo compleanno si festeggiò in questa maniera. Tara ricordava quei racconti e si sentì fortunata tutto sommato: suo padre era un dittatore e suo fratello un imbecille maschilista dello stesso stampo del loro genitore, ma sua madre era sempre stata buona e affettuosa con lei e, finché non era morta, non le aveva mai fatto mancare nulla e le aveva dato la sicurezza di cui una bambina aveva bisogno. Certo, poi le cose erano cambiate, ma Tara aveva conosciuto comunque l’affetto incondizionato di sua madre ed era una cosa che avrebbe portato per sempre con sé.

 

Quella era stata davvero una giornata pesante per il suo amore. La bionda sentì nuovamente il bisogno di consolarla e le si avvicinò cominciando a baciarla teneramente, lievemente, carezzandole lentamente la schiena. Il bacio in pochi istanti si approfondì, divenne più intenso e irruente, tanto che Tara dovette poggiare le spalle alla porta per non cadere. Willow staccò le labbra dalle sue solo per scendere sul collo e intanto con le mani si era infilata sotto la maglietta, toccandole languidamente la pelle morbida dei fianchi e cominciando a respirare affannosamente come lei per l’eccitazione. Tara però non resistette a lungo e le riprese il viso fra le mani per tornare a baciarla in bocca, assaporando le sue labbra e la sua lingua, provocandole piccoli brividi che la fecero gemere di piacere. Una tortura dolcissima e infinitamente crudele al tempo stesso, pensò Will, visto che era certa che da un momento all’altro Tara l’avrebbe lasciata insoddisfatta. Allora, in un ultimo barlume di lucidità, la rossa si fermò, staccandosi di pochi centimetri dall’altra e guardandola in quei bellissimi occhi che tanto amava.

 

< Non… non voglio questo! >. Disse, con voce strozzata dal fiato corto.

 

< Non vuoi cosa… Will?… Non vuoi fare l’amore con me? >. Domandò l’altra, altrettanto faticosamente e con un po’ di sorpresa e delusione. Willow la baciò nuovamente, sul mento, mordicchiandoglielo per un secondo.

 

< Voglio fare l’amore con te, non sai quanto. Ma… non voglio che tu lo faccia per consolarmi… o… poi domattina ti sveglierai… convinta di aver commesso un altro errore! >. Esclamò la strega, passando le proprie mani fra i capelli dell’altra. Tara le posò le dita sui fianchi coperti dalla giacca del tailleur nero.

 

< Non è solo per consolarti, Will… ti voglio, non ce la faccio più a resistere… ti amo e voglio che le cose tornino… come quando eravamo felici insieme! >.

 

Willow fu assalita da una gioia immensa nel sentire quelle parole e le sue labbra lasciarono spazio a un sorriso enorme che esprimeva tutta la sua gioia. Poi Tara riprese a baciarla appassionatamente e intanto le sfilò la giacca gettandola a terra, poi fu la volta della camicia, aperta bottone dopo bottone con mani tremanti. La pelle di Willow era bollente e liscia come quella di un bambino, le sue lentiggini invitanti e tenere. Tara scese a baciarla sul collo, sulla spalla, togliendo prima una bretella del reggiseno poi un’altra e, infine, sganciando l’indumento intimo e gettandolo via assieme al resto dei vestiti di lei, sempre continuando a scivolare ovunque con le proprie labbra. Infine, fu la volta dei pantaloni, dopo che Will si fu liberata con un gesto rapido dei sandali. Era stupenda con addosso solo gli slip di pizzo bianco e Tara non riusciva a smettere di toccarla e accarezzarla con mani e labbra.

 

Poi fu la volta di Willow che le slacciò la gonna e la fece scivolare via lentamente, aiutandola infine a togliersi la maglietta. La rossa si stese sul letto e fece per tirarla a sé, ma Tara fece un minimo di resistenza e allungò una mano per chiudere la serratura della porta, poi si portò sopra di lei, riprendendo il suo dolce assalto.

 

Prima che la strega bionda si denudasse del tutto e togliesse gli slip alla sua amante, quest’ultima la fermò nuovamente, rotolando su sé stessa e invertendo le loro posizioni.

 

<Devo… dirti una cosa importante prima, Tara!>. Disse ansimante, tentando di controllare il proprio desiderio crescente. L’altra sorrise e si protese a succhiarle sensualmente un seno:<Non… non è il momento!>. Ribatté, senza smettere di toccarla. Ma Willow non voleva che, dopo aver fatto l’amore, l’altra se ne pentisse per quello che lei le aveva taciuto.

 

<No… no tesoro… è importante… davvero!… C’è qualcosa che… ancora non… ti ho detto, ma… devi saperlo assolutamente!>. Protestò, cercando di resisterle, di opporsi ai suoi baci. Ma era inutile perché l’altra aveva già vinto il suo cuore e il suo corpo che fremeva sotto le sue mani e i suoi baci.

 

<Me lo dirai dopo… adesso baciami!>. Willow cedette del tutto e si chinò a baciarla, per poi andare a slacciarle il reggiseno scoprendo il suo seno pieno e perfetto. Tara, con uno scatto improvviso, capovolse nuovamente le loro posizioni e gettò via il suo indumento intimo. Un attimo dopo, sorridendo maliziosamente, si privò anche degli slip e fece lo stesso con il suo amore, lasciandosi carezzare intimamente dalle sue mani e ricambiando con uguale intensità e desiderio.

 

Fu un turbinio di emozioni, qualcosa che le due non avevano provato mai, neppure anni addietro. Ciò che muoveva Tara era passione pura e voglia di riprendere da dove avevano interrotto; ciò che muoveva Willow, invece, era la voglia di ritrovare la pace perduta e la serenità che solo con il suo angelo dai capelli color del grano aveva trovato in vita sua. L’amplesso durò a lungo e cessò solo dopo che le due ebbero appagato totalmente la loro voglia di ritrovare le sensazioni perdute e il desiderio l’una per l’altra. Poi rimasero in silenzio, abbracciate ed esauste, coperte solo da un leggero lenzuolo di seta rosa. Anche quello faceva parte dell’arredo della “mostra della figlia perfetta” che aveva allestito in quella camera la madre di Willow. Ma non aveva importanza in quel momento. Infine, le due si addormentarono completamente esauste e felici.

 

 

 

 

 

Mentre le due amanti ritrovavano le loro anime, quella notte qualcun altro fu impegnato in attività ben più malvagie e sgradevoli. Da un vicolo poco lontano da casa Summer Rosemberg, a San Francisco, due persone stavano discutendo animatamente. Erano un uomo e una donna.

 

Emily prese il bavero della giacca dell’uomo che corrispondeva al nome di Flex e che era un vampiro, e lo sbatté violentemente contro il muro, tanto che esso si crepò a raggiera.

 

<Adesso stai zitto e mi ascolti, chiaro?>. Ringhiò la donna. Con la mano spingeva talmente tanto sul collo di Flex che se gli fosse servito di respirare per vivere, lo avrebbe soffocato già da un pezzo. Il vampiro annuì faticosamente e lei lo lasciò andare scaraventandolo a terra come se fosse stato leggerissimo.

 

<Tu e quegl’imbecilli del tuo clan avete fallito stasera. Dovrei incenerirti all’istante e poi fare lo stesso con tutti i tuoi uomini… Dovevate solo catturare Buffy Sammers e, possibilmente, togliermi dai piedi una delle altre due Cacciatrici, invece non siete riusciti né in un intento né nell’altro e questo mi fa imbestialire!>. Disse la donna, evidentemente infuriata. Il vampiro tremò al pensiero di quello che avrebbe potuto subire da lei. Tentò immediatamente di giustificarsi:<Ma non ci aspettavamo che fossero così forti e poi sono arrivati pure quegli altri, il vampiro con l’anima, l’Osservatore e l’altro tizio!>. Esclamò, rialzandosi e tenendosi la testa fra le mani. La caduta violenta lo aveva intontito. Emily diede un pugno rabbioso sul muro e finì di creparlo:<Sono solo scuse!… Che ti aspettavi? Sono tre Cacciatrici e Buffy è la più veterana. Avete fatto tanto chiasso da richiamare l’attenzione di tutti, ecco perché i rinforzi! Avreste dovuto solo uccidere rapidamente le altre e portare via lei, mentre non l’avete fatto, nonostante l’assenza della Strega Rossa!>.

 

<Perdonami, Luseky, ti scongiuro!… Tenteremo di nuovo e non falliremo, vedrai!… Ti prego, dacci un’altra possibilità!>. Scongiurò il vampiro, quasi frignando. Emily si voltò a guardarlo e sorrise beffarda: i vampiri erano una razza demoniaca stupida, troppo attaccata alla loro precedente natura umana. Li disprezzava almeno quanto le Cacciatrici.

 

<Non do mai una seconda possibilità di deludermi!>. Disse secca, poi dalla sua mano apparve una sfera rossa che scagliò con tutta la sua forza addosso al vampiro. Una nube di polvere si alzò nel cielo e il silenzio tornò a regnare tutt’intorno. Emily si voltò e s’incamminò per tornare verso la casa della Cacciatrice. Da quel momento in poi avrebbe agito di persona, supportata solo da Kira: si era ormai convinta che se una cosa vuoi sia fatta bene, devi fartela da sola.

 

Arrivò nel giardino della casa in pochi minuti e tentò di entrare dalla porta principale: le luci di casa erano spente. Gli abitanti stavano dormendo o erano usciti di ronda. Lei aveva finto di andarsene a dormire esausta, ore prima. La porta era chiusa. Allora fece il giro sul retro e tentò di aprire anche la porta della cucina ma era chiusa anche quella.

 

Basta con le maniere delicate, decise. Sussurrò qualcosa in una lingua incomprensibile e la mano poggiata sulla maniglia divenne rosso sangue e luminosa come una lampadina. La serratura divenne rovente e scattò, la porta si aprì e lei entrò lasciandola socchiusa.

 

Due paia di occhi erano rimasti assolutamente sbalorditi da quella scena inaspettata e terrorizzati perché fu chiaro loro chi fosse il traditore. Michael e Dawn erano intenti a baciarsi e a toccarsi, distesi su un plaid sull’erba, al riparo dagli occhi indiscreti di chiunque, dietro all’enorme barbecue che Xander aveva piazzato nel giardino mesi prima perché Giles gli aveva vietato di farlo nel loro. Erano concentrati sulle loro passioni e istinti quando avevano sentito un rumore strano e poi dei passi. Allora avevano dovuto interrompersi di malavoglia e rimanere accuratamente nascosti e in silenzio, nonostante le risatine che rischiavano di uscirgli ogni secondo per l’eccitazione e la paura di venir scoperti in quella situazione. Dawn era convinta che potesse essere sua sorella di ritorno dalla ronda che era andata a fare con Angel. Era anche convinta che sua sorella non avrebbe resistito ancora a lungo senza saltare addosso al suo ex: poteva dire quello che voleva a riguardo, ma si vedeva lontano un miglio che lo desiderava. Così aveva sbirciato aldilà del barbecue e… quello che le si era presentato davanti l’aveva sconvolta, lasciandola senza parole. Era riuscita appena a muoversi per richiamare l’attenzione di Michael su quella scena afferrandolo per la catenina che il ragazzo portava al colo, staccandogliela quasi. Michael si era proteso per guardare nella direzione della ragazza e i suoi occhi erano diventati due pozze cupe nell’assistere all’entrata in casa di Emily che, per fortuna, non si era minimamente accorta della loro presenza poiché troppo concentrata su quello che stava facendo.

 

Una volta entrata, Michael attese qualche minuto, poi disse a Dawn di rimanere nascosta mentre lui si alzò in piedi, si riabbottonò i pantaloni e a piedi e torso nudi andò alla porta, esaminando la maniglia. Sembrava tutto normale, ma quando la toccò ritrasse la mano di scatto: si era quasi ustionato. La maniglia era rovente. Preoccupato tornò da Dawn e l’aiutò a risistemarsi, poi infilò rapidamente scarpe e maglietta:<Tua sorella è ancora fuori, giusto?>. Le sussurrò, per informarsi. Dawn annuì riallacciandosi l’ultimo bottone dei jeans.

 

<Vuoi andarla a cercare?>. Domandò la ragazza. Lui fece un cenno con la testa, preoccupato:<Dobbiamo dirle quello che abbiamo scoperto e fare un abbozzo di piano!…Veni, andiamo!>. E la prese per mano sparendo con lei nel buio della notte e sperando di trovare Buffy e Angel rapidamente.

 

CAPITOLO 18

 

   Era giorno da un pezzo quando Willow si svegliò. Tara era ancora addormentata e l’abbracciava tenendole la testa sul ventre nudo. Sembrava essere immersa ancora in un sonno profondo ma evidentemente Will si era sbagliata perché l’altra aprì gli occhi e la guardò sorridente, stiracchiandosi come una gatta e risalendo languidamente lungo il suo corpo per andare a baciarla:<Buon giorno!>. Le disse, poco prima d’impadronirsi delle sue labbra. Willow l’assaporò per l’ennesima volta, felice nel constatare che questa volta Tara non sembrava intenzionata ad avere crisi di coscienza per aver fatto l’amore con lei.

 

<Buon giorno, amore!>. Le rispose, quando l’altra si allontanò un po’ per posarle altri baci sul mento e sulla fronte.

 

<Che ore sono?>. Domandò Tara, rannicchiandosi di più addosso a lei. Willow prese a giocherellare con una ciocca dei suoi lunghi capelli profumati e lanciò uno sguardo all’orologio a forma di topolino che era appeso vicino alla porta del bagnetto adiacente alla stanza:<Le dieci!>. Disse. Avevano dormito sei ore, eppure nessuna delle due sentiva ancora il bisogno di riposare.

 

<Lo sai che ti amo?>. Esclamò Tara, tornando a baciarla, con l’intenzione precisa di riprendere l’argomento della notte passata. Will per un po’ la lasciò fare, eccitata e desiderosa delle sue attenzioni, ma poi ricordò che avevano rimandato una discussione importante e la fermò prima che i suoi sensi vincessero nuovamente sulla ragione.

 

Tara la guardò incuriosita e leggermente delusa da quel seppur gentile rifiuto.

 

<Di cosa si tratta? E’ così importante per te dirmi questa cosa?>. Le domandò, intuendo qual era il problema. Poi si tirò su, mettendosi a sedere seminuda sul letto, voltata verso di lei a gambe incrociate. Solo un angolo del lenzuolo la copriva.

 

Willow annuì tirandosi a sedere e poggiando la schiena alla spalliera del letto.

 

<Sì, lo è… e so già che… non ti piacerà. E’ per questo che volevo parlartene ieri sera, prima di fare l’amore!>. Disse con un filo di voce. Quelle parole ebbero l’effetto di fare aumentare l’ansia in Tara fino a livelli vertiginosi.

 

<Parla, allora!>. Disse, timorosa. Voleva sapere quello che l’altra doveva dirle, ma nello stesso tempo aveva il terrore che fosse qualcosa di troppo grande da sopportare, qualcosa che l’avrebbe uccisa dentro, allontanandola nuovamente dalla sua ragazza. Willow esitò a lungo, come se non trovasse il coraggio d’iniziare a parlare, poi finalmente disse:<Io… due anni fa… sono stata a letto con… un ragazzo e…>.

 

< Cosa?… U-un r-ragazzo? >. Tara rimase più sbalordita che delusa. La rossa annuì, sforzandosi di riprendere a parlare e di fissarla negli occhi: glielo doveva.

 

< Sì!… >.

 

< Chi… c-chi era e c-come è… a-accaduto? >. Tara non riusciva a non balbettare.

 

< Xander! >. Ammise Willow. In quel momento fu sicura di vederla impallidire e pensò che sarebbe svenuta entro i prossimi cinque o sei secondi. Ma non fu così: Tara era più forte di quanto non sembrasse.

 

< C-cos’è s-stato un r-ritorno a-a-alle origini? >. Esclamò Tara, amareggiata e beffarda più di quanto Willow non credesse che potesse mai essere.

 

< Ma che stai dicendo?… Non… non è andata così! >. Ribatté per difendersi da quell’accusa ingiusta seppur comprensibile. Aveva lo sguardo corrucciato e un’espressione indefinita, a metà fra il dispiacere e un tenue risentimento, o magari era timore che la discussione degenerasse.

 

< E a-a-allora c-c-com’è andata, Will? C-cos’è, eravate ubriachi? >. Disse Tara, arrabbiata e sarcastica.

 

< Esattamente! >. Rispose l’altra, lasciandola di sasso. Poi le raccontò com’erano andate davvero le cose. Tutti i particolari che riuscì a ricordare e senza tralasciare nulla, tanto meno il fatto di essere rimasta incinta e di aver perso il bambino in seguito all’incidente di quella sera di caccia ai vampiri. Alla fine del racconto, Willow si ritrovò con le guance bagnate per via delle lacrime che non era riuscita a trattenere: ogni volta che rievocava quei ricordi non riusciva a non piangere. Ma non voleva che Tara pensasse che quella fosse una tattica per suscitare in lei pena e far sì che la perdonasse, quindi si asciugò le guance col dorso della mano e si alzò dal letto:<Ora scusami, ma sento il bisogno di fare una doccia!>. E sparì dietro la porta del bagnetto. Tara rifletté su ciò che le aveva appena rivelato la sua ragazza: non poteva rimproverarla di non averglielo detto prima che loro… perché aveva tentato… e lei glielo aveva impedito. Eppure il pensiero di Xander nudo nel letto con la sua donna aveva l’effetto di mandarla su tutte le furie.

 

Era giusto arrabbiarsi, però? Lei ne aveva il diritto? Infondo era morta in quel periodo e aveva capito perfettamente che i due non erano stati a letto insieme per pura lussuria o tanto per fare qualcosa, ma per un semplice bisogno di conforto che forse avevano trovato per alcune ore l’una nelle braccia dell’altro. Solo che poi c’era stata quella complicazione della gravidanza, lo scotto che i due avevano dovuto pagare per l’errore commesso. Una condanna da scontare.

 

O una benedizione? Willow aveva sempre desiderato diventare madre, non era certo un segreto.

 

E Xander… c’era stato un tempo in cui anche lui aveva desiderato una famiglia con dei figli. Da quello che Angel le aveva raccontato, non si era mai ripreso davvero dalla morte di Anya che l’aveva scosso molto più di quanto non desse a vedere.

 

Tara aveva sempre pensato che la sua ragazza e Xander avessero qualcosa in comune che li legava aldilà del fatto che erano cresciuti insieme: erano vittime consapevoli e volontarie della stirpe delle Cacciatrici. Il punto era che Buffy e, forse, anche Giles erano stati predestinati a vivere in prima linea in lotta contro il Male, non avevano potuto sottrarsi alla loro identità: erano nati semplicemente con quel fardello da sopportare fin quando non fossero morti e forse anche oltre. Al contrario, Xander e Willow avevano scelto di lottare al fianco di Buffy, avevano scelto di correre ogni sorta di rischi e pericoli per amore della loro amica o forse anche per un innato senso del dovere. Spesso la strega bionda, in passato, aveva riflettuto su questo ma non ne aveva mai fatto parola con nessuno per paura di essere fraintesa. Ora, a distanza di anni ed essendo venuta a conoscenza di tutta una serie di avvenimenti tremendi, a Tara venne spontaneo domandarsi se tanto Will quanto Xander non avessero pagato un prezzo troppo alto per la loro scelta.

 

I due avevano rischiato in prima persona infinite volte, ma poi avevano finito col pagare perdendo le persone amate: lei, Tara era morta e Anya aveva fatto la sua stessa fine non molto più tardi. Entrambe erano state travolte da eventi più grandi di loro, inaspettati quanto inevitabili. Erano morte, ma quando muore qualcuno, solitamente è più duro per chi resta che per chi và.

 

Il risultato finale di tutto era stato che la Strega Rossa e il carpentiere erano rimasti soli, con un vuoto dentro al cuore incolmabile.

 

E la loro vita era sprofondata in un abisso infinito, fin quando non avevano toccato davvero il fondo…

 

 

 

In seguito a quelle riflessioni, Tara si sentì in colpa per aver aggredito Willow invece di cercare di capirla. Tra l’altro, Will le aveva anche detto che, pochi giorni prima, Kennedy le aveva confessato di essere a conoscenza della verità e di aver finto di nulla per amor suo.

 

Possibile che lei fosse tanto egoista da non saper fare lo stesso? No, non era egoismo, ma un piccolo frammento di quel timore e di quell’incertezza che l’aveva tormentata sin dall’inizio della loro storia, sin da quando Will le aveva raccontato di essere stata innamorata del suo amico d’infanzia prima di Oz e prima di capire realmente la propria natura.

 

Ammesso questo, Tara si diede della stupida: la donna che amava e che l’amava a sua volta aveva deciso di essere completamente sincera e di non avere realmente segreti con lei e come l’aveva ripagata? Con sarcasmo e una punta di cattiveria di troppo, ecco come.

 

Si alzò dal letto ed entrò in bagno. Willow era sotto la doccia, poteva intravedere le sue curve dietro il vetro opaco della cabina: era voltata di spalle e si stava lavando i capelli. La ragazza bionda sospirò e si avvicinò lentamente, poi aprì la cabina e Willow si voltò a guardarla interrogativamente, facendosi più in là mentre l’altra entrava nel piatto di marmo assieme a lei. Tara richiuse lo sportello scorrevole e le si avvicinò di più, abbracciandola forte a sé mentre l’acqua le bagnava entrambe.

 

<Mi dispiace, Will, scusami!… Io… non avevo capito davvero i motivi del vostro gesto e… nemmeno quanto deve averti ferito l’aborto spontaneo… perdonami!… Ti amo!>. Le disse, senza lasciarla andare. Willow si sarebbe aspettata di tutto, ma non che lei le chiedesse scusa per averla presa male. Infondo, come altro avrebbe dovuto prenderla? Dacché Tara era tornata in vita, non aveva fatto altro che deluderla confessandole tutti i casini e le assurdità commesse in quegli anni senza di lei. Era perfettamente normale che la ragazza sbottasse. Invece, a parte un po’ di sarcasmo pungente, non si era messa neppure a gridare istericamente, né l’aveva presa a schiaffi come avrebbe meritato. E ora le chiedeva persino scusa! Era quasi assurdo.

 

<Tu… mi chiedi di perdonarti? Tara… sono io che devo chiederlo a te perché… in tua assenza non ho fatto altro che errori e… e sono diventata una persona orribile!… Io… ho sfruttato Kennedy per anni per non stare da sola, ho sfruttato Xander per lo stesso motivo, ma l’ho fatto anche con Dawn e Buffy a modo mio. Io… sono diventata una stacanovista sul lavoro per passare meno tempo possibile a casa e impegnare il cervello in qualunque modo, trascurando la mia famiglia che intanto si preoccupava per me mentre io me ne fregavo!… Ho messo anche Angel in difficoltà, approfittando della sua generosità e… costringendolo a tenere un segreto pesante per non svergognarmi davanti agli occhi di tutti e… ora che sei tornata… non sono stata in grado di comportarmi bene neppure con te, per la paura e l’egoismo di non volerti perdere di nuovo e tornare ad essere sola!>. Disse Willow, aggrappandosi a quell’abbraccio come se fosse la sua unica boa di salvezza in un oceano in tempesta.

 

Tara si dispiacque ancora di più per quelle parole, perché capì quanto doveva essere stata dura per il suo amore convivere coi propri rimorsi e scendere a patti con sé stessa e i propri difetti. Ma nessuno è perfetto e questo lo sapevano entrambe.

 

<Non ha più importanza ora, tesoro, non più…>. Le disse, tentando di confortarla. Poi prese a baciarla e a carezzarla per dimostrarle che aveva bisogno continuamente di lei, del suo amore. Per dimostrarle che non ce l’aveva con lei, che non l’avrebbe abbandonata, che non sarebbe tornata sui suoi passi solo perché aveva scoperto che non era perfetta e nemmeno innocente come la credeva un tempo.

 

Willow lì per lì non seppe cosa fare, si limitò a ricevere le sue attenzioni. Poi però i suoi sensi si risvegliarono prepotenti, esattamente come il bisogno di lei che la completava come nessun altro e ricambiò ogni carezza e ogni bacio, ogni respiro e ogni mugolio, bramosa di avere di più, di unirsi di nuovo a lei per diventare un solo corpo. Fecero nuovamente l’amore, in un amplesso eccitante e rassicurante al contempo. Fu diverso da quello che avevano fatto quella notte, fu più dolce, lento, come se volessero cancellare la disperazione e il dolore di una e le paure e incertezze dell’altra. Non potevano risolvere tutti i loro problemi col sesso, ma quel contatto ebbe il potere di rassicurarle e di confermare reciprocamente che avrebbero combattuto per restare insieme.

 

Non sarebbero mai più state sole, non sarebbero mai più state separate.

 

 

 

 

 

Buffy era al negozio di Giles assieme a quest’ultimo e ad Angel. Stavano discutendo sul da farsi da più di venti minuti. Dawn e Michael, la sera prima erano andati a cercare la Cacciatrice e il vampiro con un’ansia addosso indescrivibile. Per fortuna li avevano trovati in poco più di mezz’ora. Ora Buffy ed Angel sapevano tutto e lo stavano raccontando a Giles cercando di convincerlo che era necessario attaccare subito Emily e, per sicurezza, legare come un salame Kira: non avevano prove che la ragazza fosse in combutta con la sua Osservatrice, ma non potevano permettersi il lusso di rischiare che fosse esattamente così. L’Osservatore, invece, sosteneva che per il momento dovevano limitarsi a tenerla d’occhio perché non avevano modo di sapere con certezza se Emily fosse solo un emissario o lo stesso demone Luseky.

 

<Ma non fa differenza, lo vuole capire?>. Protestò Buffy, esasperata. Era almeno la terza volta che gli diceva che Luseky o emissario, dovevano fare fuori Emily. Le gemme non dovevano finire in mani sbagliate per nessun motivo al mondo. Gilse si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi: gli bruciavano e cominciava ad innervosirsi.

 

<Buffy, se è un emissario, demone o umana che sia, la potresti rendere inoffensiva con poca fatica. Ma se si tratta di Luseky, la faccenda cambia: ha poteri enormi e una forza fisica che gli permetterebbe di radere al suolo un palazzo in un’ora al massimo, lo vuoi capire?>. Ribatté, con voce stanca. L’altra sbuffò evidentemente seccata e lanciò un’occhiata ad Angel quasi in cerca di rinforzi: combattere con Giles non era mai stata una cosa facile. Ma il vampiro fece spallucce quasi a dirle che non voleva intromettersi fra loro.

 

< Senta Giles, ho combattuto contro svariati demoni in vita mia, contro una Dea e contro il Primo Male e ora vuole che esiti davanti a… un comunissimo demone che pensa di essere più furbo e più forte di noi? >.

 

< Il punto è, Buffy, che Luseky non sarà stata molto furba, visto che si è fatta scoprire, ma è sicuramente molto forte! >.

 

Continuando su quella strada non sarebbero arrivati ad un accordo neppure fra un secolo, pensò Angel. Il che a lui poteva anche stare bene, visto che era immortale; ma la situazione richiedeva una decisione rapida e un’altrettanto fulminea scelta di linea d’azione. Così, alla fine intervenne dicendo:<Potremmo… osservarla accuratamente e al tempo stesso prepararci ad affrontarla!>. propose. Gli altri due lo guardarono:<Come?>. Domandò Buffy, incuriosita.

 

<Intanto, diciamo a tutti cosa Dawn e Michael hanno visto, tutti eccetto Kira, naturalmente. Poi, appena torna Willow, le chiediamo di fare un incantesimo di rivelazione. Non sarà né complicato né rischioso, quindi…>. Gli altri rifletterono per alcuni istanti, poi decisero che quella era una buona idea. Più prudente dell’andare all’attacco alla cieca e meno dispendiosa in tempo del limitarsi ad osservare solamente.

 

<C’è un problema, però!… Per fare un incantesimo simile, Willow avrà bisogno di tempo. Riusciremo a ritagliarle uno spazio sufficientemente lungo in assenza di Emily e Kira senza destare in loro sospetti?>. Disse Giles, preoccupato. Angel fece un cenno con la mano:<Ci proveremo, ma vale la pena di tentare!>. Esclamò poi. L’uomo e la Cacciatrice annuirono. Finalmente si era trovato un accordo, ora dovevano dire a tutti dell’accaduto, Sidney compresa.

 

 

 

 

 

Willow e Tara non uscirono per tutto il giorno dalla stanza della rossa, passando il tempo a chiacchierare e a coccolarsi. Poi, verso mezzogiorno, una cameriera venne ad avvisarle che il pranzo sarebbe stato servito di lì a dieci minuti. Furono costrette ad alzarsi dal letto, vestirsi e scendere in sala da pranzo dove un muto signor Rosemberg e una fin troppo sorridente signora Rosemberg le stavano aspettando.

 

<Buon giorno, ragazze! Dormito bene?… Non vi ho fatte svegliare prima perché pensavo foste stanche per via del viaggio!>. Disse la mamma di Will, mentre sua figlia e la sua ragazza si mettevano a sedere l’una di fronte all’altra.

 

<Sì, grazie mamma. Hai fatto bene… eravamo davvero stanche!>. Rispose Willow, sorridendo a Tara e strizzandole l’occhiolino. La sua ragazza rispose con un altrettanto gaio sorriso e un gesto della testa. I camerieri portarono il pranzo: spiedini di gamberoni freddi accompagnati da una fresca insalata mista e da una ciotola bella grande di salsa al pepe verde in un vassoio, pannocchie tostate e spalmate di margarina e limone su un altro. Se non altro, non era nulla di troppo elaborato o pesante, notò la figlia dei due padroni di casa. Ognuno prese la porzione di cui aveva voglia e iniziarono a mangiare. La madre di Willow avrebbe fatto bene a stare zitta, invece tentò d’intavolare una conversazione.

 

<Ehm… dunque, Tara, che fai di bello ora nella vita?>. Domandò alla ragazza bionda che smise all’istante di dedicarsi al cibo.

 

<Io…>.

 

<Studia, mamma!>. Si affrettò a rispondere Willow, togliendola dall’imbarazzo. Sua madre fu stupita di quella risposta e guardò le due quasi inorridita:<Come sarebbe a dire? Ma non avete fatto l’università insieme?>. Domandò, inopportuna e irritante. Tara annuì, abbassando lo sguardo e non sapendo cosa rispondere: avevano fatto tre anni insieme, poi la sua ragazza si era laureata, lei invece era finita tre metri sotto terra.

 

<Sì, è vero, ma per problemi di salute di sua madre… ha dovuto lasciare e ha ripreso da poco!>. Intervenne ancora Will. Tara, con sua grande sorpresa, notò la naturalezza con cui l’altra mentiva ai suoi genitori. Nulla in lei poteva far pensare, a chi non conosceva la verità, che stesse mentendo. La signora Rosemberg le guardò attentamente, ponendosi mille domande. Poi ingoiò un altro pezzo di gamberone e aggiunse:<Be’, è fantastico che tu abbia ripreso gli studi, allora. E in cosa ti stai laureando?>.

 

<Letteratura!>. Rispose Tara, semplicemente. Be’, quella non era esattamente una bugia, visto che aveva intenzione di riprendere gli studi al più presto e di dare gli ultimi esami per la laurea in letteratura.

 

<Oh, interessante. Ma… non si trova lavoro facilmente con una laurea così, lo sai? C’è la possibilità che tu stia sprecando solo le tue energie!… E dove vivi adesso? Come ti mantieni?>. La madre di Willow cominciava ad essere assillante oltre che inopportuna. La strega da i capelli rossi iniziò ad irritarsi. Posò la forchetta rumorosamente nel piatto e disse:<Cos’è un interrogatorio questo?… Non ti sei mai interessata a lei prima, perché dovresti farlo ora? Non disturbarti!>. Le disse, acida. La madre la guardò come se non capisse di cosa stesse parlando. Il marito della donna, invece, alzò gli occhi dal piatto per la prima volta dacché si era seduto a tavola:<Non parlare in questo modo a tua madre!>. La rimproverò. Willow stizzita gli lanciò un’occhiataccia:<E’ lei che non deve fare il terzo grado alla mia ragazza, chiaro?… Che vuoi sapere, mamma? Tara studia, vive da me come prima, gli studi glieli pago io su mia iniziativa. Se t’interessa aveva ottimi voti e adesso non caleranno certamente. Facciamo sesso? Sì. Siamo felici? Immensamente. Ti serve di sapere altro? Ah, mi hanno distrutto la macchina nuova e ne ho ricomprata un’altra identica. Ti basta?>. I suoi genitori la guardarono contrariati e stupiti al tempo stesso, mentre Tara era diventata paonazza in viso per l’imbarazzo. Willow smise di parlare solo perché, in un sussurro, lei la scongiurò di farlo. Tuttavia, i modi di sua madre l’avevano fatta imbestialire di nuovo, come spesso succedeva. Era già da due giorni che ce l’aveva con lei per averle comunicato in quel modo insensibile la morte di Ally e per aver fatto di quell’occasione un’altra opportunità di sfoggiare la sua bella casa e l’argenteria. Poi aveva taciuto con chiunque, parenti compresi, su chi fosse realmente la ragazza che accompagnava sua figlia. E ora si metteva pure a fare domande a raffica e a commentare, giudicandole inopportune, le scelte di Tara. Ma chi diavolo credeva di essere?

 

Willow si alzò da tavola, gettando il tovagliolo vicino al piatto toccato solo a metà:<Sì è fatto tardi, temo. Io e Tara abbiamo il volo fra un’ora e mezza e dobbiamo andare a prepararci!… Voi continuate pure il pranzo!>. Disse infine. Tara la imitò alzandosi e quando lei se ne andò, la seguì rapidamente affiancandola e prendendola per mano.

 

Una volta in camera, Willow cominciò a fare le valigie furiosamente, sbattendo sgraziatamente gli indumenti qui e lì, senza cura alcuna.

 

<Andiamo, Will, tua madre non intendeva…>.

 

<Oh, sì che intendeva, intendeva eccome!… Dovrebbe piantarla di fare da giudice e giuria sulla vita degli altri. Guardasse la sua: vuota di cose importanti e ricca solo di apparenze!>. Sbottò Willow, continuando a muoversi quasi convulsamente. Tara era in piedi dietro di lei e si stava torcendo le mani dal nervoso.

 

<Infondo… non ha detto… niente di troppo offensivo!>. Disse la ragazza dai capelli biondi. L’altra si voltò a guardarla sollevando un sopracciglio:<Niente?… C’è mancato solo che ti chiamasse mantenuta o stronza, per il resto… ha detto tutto! Comunque gliel’ho messo io un freno!>.

 

<L’ho notato!>. Disse ironica, Tara. Will le sorrise. In quel momento il suo telefono squillò e lei si precipitò a rispondere. Tara intuì subito che era qualcuno del lavoro, visto il tono formale della sua voce. La telefonata cessò quasi subito, ma il telefonino bippò nuovamente e si spense da solo.

 

<Porca miseria, si è scaricato!… Nella fretta di partire non ho portato con me il caricatore. Tu?>. Domandò Willow, fissando lo schermo spento del suo cellulare. Tara fece un cenno con la testa:<No, non ho il telefono con me: l’unica persona che mi chiama lì sei tu e se sono conte… ho pensato che non mi servisse!>. Esclamò. Willow fece una smorfia di disappunto:<Peccato!… Comunque… portatelo sempre dietro, carico e acceso. Non si sa mai, può sempre servirti!>. Le disse, mettendo le ultime cose in valigia e chiudendola spingendo un po’ sul coperchio. Lanciò un’ultima occhiata all’orologio da polso: era davvero l’ora di andare.

 

 

 

 

 

Buffy ripeté per l’ennesima volta il numero di telefono di Willow, digitandolo sulla tastiera del telefono a velocità incredibile. Il risultato però era sempre lo stesso: una voce registrata, metalliche, che l’avvisava che il telefono della persona da lei chiamata era spento o irraggiungibile.

 

<Dannazione!>. Imprecò a denti stretti, sotto lo sguardo pensoso di Angel, che era seduto sul divano con le mani in mano.

 

<Calmati, innervosirsi non serve!… Intanto Dawn e Michael stanno informando Xander e Giles di quello che hanno scoperto e poi… si deciderà. Io l’ho già detto a Robin, Faith, Westley e Cordelia!>. Disse il vampiro, con tono piatto. Buffy lo guardò incrociando le braccia al petto:<Che ti hanno detto?>. Chiese, vagamente incuriosita. La risposta non avrebbe certo fatto migliorare la loro situazione.

 

<Faith voleva andare immediatamente a spezzare le gambe di Emily, ma l’ho convinta a non farlo e ad aspettare. Robin e gli altri sono d’accordo con me!>. Spiegò Angel, con lo stesso tono di prima. Buffy non riusciva proprio a capire come diavolo potesse essere così tranquillo, come se quella faccenda non fosse grave. Giles si strofinò il mento liscio in un movimento distratto quanto consueto, completamente perso nei propri pensieri e ignorando la piccola discussione che stava intercorrendo fra la sua pupilla e il vampiro. Era stato sorpreso di scoprire in quell’affascinante creatura che era Emily un demone o, comunque, un discepolo del male. Ne era rimasto anche deluso, sebbene non l’avrebbe mai ammesso, tuttavia i suoi sentimenti personali verso quella che aveva creduto essere una collega affascinante oltre che bella, non gli avevano mai offuscato l’occhio del sospetto: quella specie di sesto senso che negli anni aveva sviluppato e che lo allertava sempre quando c’era puzza di guai. Forse era per questo che il senso di delusione era passato praticamente subito. Ora era allarmato e preoccupato solo perché, qualunque cosa si fosse decisa, attuarla non sarebbe stato affatto semplice né privo di rischi.

 

<Ora basta discutere! >. Disse improvvisamente, con sguardo assente. Gli altri due si zittirono e lo guardarono; lui alzò gli occhi che sembravano essere oscuri come quelli di Willow un tempo.

 

<Continuare a discutere fra noi non serve!… Andiamo a casa e facciamo finta di niente, ma intanto avvisiamo tutti e teniamo gli occhi aperti. Se Kira o Emily facessero anche solo un minimo movimento che potrebbe essere pericoloso, le attaccheremo all’istante, chiaro?>. Aggiunse dopo un attimo. Angel fece spallucce:<Non sappiamo se Kira sia coinvolta. Potrebbe essere innocente!>.

 

<Il mio fiuto da Cacciatrice mi dice che quella puzza di carogna, altro che innocente!>. Ribatté Buffy. Giles annuì con la testa:<Sì, la penso anch’io così. Comunque… che dire, saranno il tempo e le sue azioni a dirci da che parte sta!>. Disse l’Osservatore, poi si voltò e s’avviò verso l’uscita del negozio seguito dalla sua Cacciatrice e dal vampiro con l’anima.

 

 

 

Intanto Xander era al telefono con un fornitore e stava contrattando con lui i tempi per una consegna già da un quarto d’ora. Il tizio al telefono gli aveva parlato di inizio ottobre, mentre a lui quei materiali servivano al massimo entro metà settembre, visto che aveva del lavoro da portare avanti e senza di essi non poteva. All’inizio, il giovane era stato pacato e gentile, ora però stava cominciando a perdere la pazienza perché quell’idiota proprio non voleva capire le sue esigenze, nonostante il generoso compenso extra che avrebbe ricevuto. Xander era seduto nella veranda di casa delle sue amiche e tamburellava nervosamente le dita sul proprio ginocchio, mentre passava il cellulare da una mano all’altra. Dawn era uscita già tre volte a pregarlo di abbassare la voce e lui aveva tentato davvero di controllarla, ma aveva fallito pietosamente.

 

<… Senta, Keel, io ho capito perfettamente quello che continua a ripetermi, ma è evidente che lei non mi stia ascoltando… ho detto di no!… I patti erano chiari perché entro il trenta settembre io devo consegnare un certo tipo di lavoro e se lei non mi fa la consegna come avevamo pattuito il mese scorso io non… ma non me ne frega un accidente delle partite di football!… Senta, o mi chiama entro tre giorni e mi dice che farà la consegna come pattuito, o si tenga la merce perché mi troverò un altro fornitore! Buon giorno, Keel!>.

 

E spense rabbiosamente il cellulare imprecando sottovoce contro quello stupidissimo uomo che possedeva merce di prima scelta a buon prezzo ma che, ogni volta, gli dava problemi nelle consegne. Xander si diede dello stupido perché già la volta precedente si era ripromesso di cambiare fornitore, visto il ritardo di tre settimane. Eppure c’era ricascato. Ma quella sarebbe stata l’ultima volta.

 

In quel momento gli passò davanti Sidney che lo superò senza nemmeno degnarlo di uno sguardo ed entrò in casa. Lui scattò in piedi e la chiamò tentando di fermarla. Era dal giorno prima che non gli rivolgeva la parola: era arrabbiata con lui. Solo che Xander non aveva la più pallida idea del perché.

 

<Sidney, aspetta!>. Disse il ragazzo, riponendo il cellulare in tasca; ma la Cacciatrice l’ignorò nuovamente. Xander allora allungò il passò e le afferrò un gomito per fermarla e costringerla a voltarsi verso di lui:<Sid!… La pianti di fingere che io non esista? Si può sapere qual è il problema, perché ce l’hai con me?>. Esclamò Xander, con un certo corruccio e la voce vagamente spazientita. Lei lo fissò irritata e con un gesto brusco lo costrinse a mollare la stretta:<Tanto che te ne frega di quello che penso? Non farmi perdere tempo!>. Sbottò la giovane, con voce decisamente irritata e brusca. Forse persino più brusca di quanto lei stessa non avrebbe voluto. Quella reazione spiazzò Xander che fece un passo indietro e strinse i pugni portando le braccia lungo il corpo.

 

<Ma che diavolo t’è preso?>. Domandò incerto, come se non fosse certo che fare quella domanda fosse una buona idea.

 

<Cosa?… Mi è preso che sono stanca degli imbecilli che pensano di conoscermi quando invece non mi conoscono affatto! Non sono un giocattolo, chiaro? Quindi vedi di starmi alla larga, Harris, o potresti ritrovarti con un mio stivale piantato nel sedere!>. Sbraitò nuovamente Sidney. Xander la guardò allibito e assolutamente disorientato: proprio non stava capendo il perché di quella reazione assurda. Comunque sia, non era disposto a subire senza dire niente.

 

<La pianti di abbaiarmi contro?… Non so se ti ho fatto davvero qualcosa o se ti è solo arrivato il ciclo, ma mi hai stancato con questi modi da isterica!… Quando ti sarà passata fammi un fischio, ma prima di allora stammi alla larga e vedi di prenderti un po’ di valium!>. Poi girò sui tacchi e se ne andò sbattendosi la porta alle spalle. Era davvero arrabbiato, ora. Ma chi credeva di essere quella ragazzina che si permetteva di trattarlo a quel modo senza motivo? Neppure Buffy o Willow si erano mai permesse di urlargli contro e di certo non l’avrebbe permesso ad una tizia conosciuta neppure un mese prima. Era pur sempre un uomo, lui, e pretendeva rispetto. Attraversò a passo rapido tutto il vialetto di casa delle sue amiche, attraversò la strada e arrivò alla porta della propria villetta fermandosi solo per aprire con la chiave.

 

<Senti un po’, machoman, non permetto a nessuno di rivolgersi a me con quel tono e tu non sei un’eccezione, chiaro?>. Disse Sidney, che gli era praticamente corsa dietro senza che nemmeno lui se ne accorgesse. Xander si voltò di tre quarti e corrugò la fronte mentre la serratura scattava e l’uscio si apriva di qualche centimetro.

 

<Sei stata tu ad iniziare in maniera piuttosto sgradevole questa discussione, bella mia!>. Ribatté, con lo stesso tono ricco di astio. La ragazza mise le mani sui fianchi e lo fissò minacciosamente:<Vuoi sapere cos’è davvero sgradevole, Xander Harris? E’ sgradevole il tuo muovere accuse infondate e poco esplicite!… Un uomo adulto parlerebbe chiaro, mentre tu ci giri intorno cosicché io non possa controbattere in maniera appropriata… e col sorriso sulle labbra per giunta!>.

 

< Ma di che diavolo stai parlando? Quand’è che ti avrei accusata di qualcosa girandoci intorno?… Cos’è, ti droghi? O sei sotto l’effetto di un qualche incantesimo della pazzia? >.

 

< Sono lucidissima!… L’altro giorno, mentre correvamo, ne hai approfittato per insinuare che io stessi parlando con te solo per stendere un bel rapporto per il Consiglio e aumentare il tuo fascicolo e quelli dei tuoi amici! Cos’è, pensavi che non avessi afferrato l’allusione? >.

 

< L’allusione?… Non stavo alludendo a niente, ti ho detto solo che secondo me sui tuoi bei fascicoli c’è scritto vita, morte e miracoli miei, di Buffy e tutti gli altri!… Puoi negarlo? Ma a quanto pare qualcosa ti era sfuggito, visto la faccia che hai fatto quando ti ho detto di me e di Willow! >.

 

< Certo che no, ma non è un mistero! Il discorso di Will ora non c’entra. Sapevi comunque che abbiamo dei fascicoli su di voi! >.

 

< Non è un mistero, dici? E allora perché hai finto di non sapere chi fosse Anya? >.

 

< Perché non sapevo chi fosse! >.

 

Le loro voci erano sempre più alte e i loro toni sempre più aspri. Il signor Goover, un vicino di casa, li stava osservando incuriosito e contrariato da quel pessimo spettacolo. Xander se ne accorse, ma decise volontariamente d’ignorarlo e proseguì la discussione senza neppure accennare a contenersi. Sorrise sarcastico, poi amaramente esclamò:<Stronzate!… Probabilmente avevi poche informazioni su di lei e ne volevi altre! >. Sidney divenne rossa in viso e sbarrò gli occhi incredula.

 

< Ma che dici?… Non è così, ma almeno ce l’hai fatta ad accusarmi faccia a faccia! >. Disse, tentando di ritrovare un minimo di calma seppur apparente.

 

< L’altro giorno non ti stavo accusando di nulla! >. Precisò Xander, stringendo i pugni fino a rendersi i palmi delle mani esangui e segnati dalle proprie unghie.

 

< Ah, sì? E allora che stavi facendo? >.

 

< Mi stavo confidando! – Disse quelle parole senza pensare, di getto, incontrollabili come uno starnuto. Ma non ne fu pentito, si sentì solo strano per l’ammissione. – E tu mi hai appena ricordato che confidarsi con qualcuno non è mai una buona idea!>. Aggiunse, in tono decisamente più basso e ricco di rammarico. Si sentiva uno stupido ora: giorni addietro aveva pensato che un’estranea potesse capirlo e magari dargli una briciola di conforto. Ovviamente aveva sbagliato. Girò nuovamente sui tacchi ed entrò in casa, ignorando totalmente l’espressione accigliata e ferita di Sidney. Quelle ultime parole avevano creato in lei un dolore sordo allo stomaco e le avevano fatto venire un grosso nodo alla gola. Si sentiva le orecchie in fiamme e gli occhi le bruciavano; il cuore le batteva furiosamente in petto e sentì le lacrime pungerle: stava per mettersi a piangere. Il punto cruciale era: perché? Di discussioni ne aveva avute di più taglienti e offensive con individui ben più spregevoli di Xander. Spesso l’avevano accusata di cose che non avevano nulla a che fare con lei e spesso la gente l’aveva fraintesa. Ma lei non aveva mai avuto quella reazione: al massimo era montata su tutte le furie e aveva steso il suo irritante interlocutore con un sinistro ben assestato. Perché allora in quel momento le veniva solo da piangere e provava una gran pena per Xander? Era inutile negarselo: l’aveva colpita la sofferenza che aveva letto negli occhi del ragazzo mentre chiacchieravano sulla panchina nel parco e ora, quello sguardo e quella voce, avevano avuto nuovamente il medesimo effetto. Lei si sentiva in colpa e addolorata per Xander, nonostante stessero litigando. Non sopportava di vedergli stampato in faccia tutta quella sofferenza e osservare il suo sforzo per controllarsi.

 

<Xander… aspetta!>. Disse, inaspettatamente. La cosa sorprese persino lei, mentre i suoi piedi si mossero quasi in automatico per portarla vicino a lui. Xander si voltò spazientito ma svuotato di ogni voglia di continuare a litigare.

 

<Che altro c’è?>. Le domandò piattamente. Lei gli si fermò a pochi centimetri e lo fissò negli occhi scuri e dolcissimi. Rimasero così per alcuni istanti, senza sapere bene cosa fare o dire. Poi Sidney gli buttò le braccia al collo, alzandosi sulle punte e attirandolo a sé per baciarlo. Fu un bacio intenso, profondo, dolcissimo e incisivo al contempo. Sidney era più che consapevole che da quel momento le cose fra loro sarebbero cambiate, che stava facendo una cosa azzardata, ma in quell'istante proprio non riusciva a importarle. Continuò a baciarlo e con un calcio chiuse la porta di casa. Xander la strinse più forte, la prese in braccio facendosi circondare la vita con le gambe e, senza smettere di baciarla e carezzarle schiena e nuca, la condusse al piano di sopra, in camera sua. Non aveva voluto ammetterlo fino a quel momento, neppure con se stesso, ma la verità era che quella ragazza lo faceva diventare matto: era irriverente, pungente, smorfiosa e rompi scatole. Ma era irresistibile e seducente quanto affascinante e lui l’aveva desiderata fin dal primo momento. Ora l’avrebbe avuta tutta per sé, finalmente.

 

CAPITOLO 19

 

              Buffy ed Angel tornarono a casa che erano le tre del pomeriggio passate. In salone c’erano Faith e Robin che stavano chiacchierando tranquillamente di una piccola vacanza che si erano presi l’anno precedente per andare a visitare Las Vegas. Per la prima volta Buffy notò che la sua collega col preside sembrava aver trovato una certa quantità di tranquillità e, forse, anche un po’ di felicità. Quasi la invidiò per alcuni istanti, ma non perché non pensasse che Faith meritasse quella serenità; il punto era, piuttosto, che desiderava la stessa cosa anche per sé.

 

<Salve, ragazzi!… Già finita la passeggiata?>. Domandò allegramente Faith, vedendoli rientrare e interrompendo la conversazione con Robin. Buffy si sforzò di apparire naturale e di nascondere la preoccupazione:<Sì, oggi sì!>. Rispose, facendo spallucce. Poi l’affascinante ex preside del liceo di Sunnydail catturò nuovamente l’attenzione di Faith.

 

Buffy e Angel si lanciarono uno sguardo d’intesa e sgusciarono in cucina rapidamente.

 

Buffy andò al frigo e ingurgitò un intero cartone di succo di frutta all’arancia rossa, mentre Angel si mise a sedere pensieroso al tavolo.

 

<Che stai pensando?>. Domandò Buffy, notando che forse lui era più preoccupato di lei. L’altro fece una smorfia con la bocca:<Sto riflettendo sul fatto che dovremo stare molto attenti, davvero molto: quelle due sono pericolose e finché non potremo giocare a viso aperto… rischiamo di fare la fine del topo col gatto!>. Esclamò, con un tono tranquillo che non tradiva affatto agitazione. Eppure Buffy lo conosceva troppo bene per non capire che quell’apparente calma era solo il frutto di un lungo esercizio di autocontrollo che Angel faceva ormai da più di un secolo.

 

<Perché non andiamo a controllare fra la loro roba se c’è qualcosa che può darci più informazioni?>. Propose allora, la Cacciatrice. Il vampiro la fissò titubante:<Non so se è una buona idea… non sappiamo nemmeno dove si trovano in questo momento!>. Disse. Poi però rifletté e quando Buffy gli disse:<Secondo me rischiamo di più continuando ad andare avanti alla cieca!>, lui si convinse ad agire. Buffy gettò il cartone vuoto nel secchio e insieme si diressero in soggiorno interrompendo nuovamente Robin e Faith.

 

<Ragazzi, dove sono Emily e Kira?>. Chiese Angel, guardando Robin ma parlando anche con Faith. I due si guardarono non capendo bene il perché della domanda, poi Faith rispose:<Sono uscite insieme subito dopo pranzo… un allenamento extra, ha detto Emily, ma non abbiamo potuto certo pedinarle!… Perché?>. Buffy e Angel si scambiarono nuovamente uno sguardo d’intesa, poi la bionda disse:<Così, semplice curiosità!>. E un attimo dopo lei e il vampiro con l’anima si precipitarono al piano superiore, nella stanza assegnata all’Osservatrice nera e alla sua Cacciatrice.

 

<Fruga ovunque, ma senza mettere disordine o saremo scoperti al loro rientro!>. Si raccomandò Angel, aprendo l’armadio e cominciando a guardare fra i vari vestiti. Buffy s’inginocchiò per frugare sotto il letto dove Kira aveva riposto un borsone apparentemente vuoto. Il borsone risultò essere vuoto davvero e anche l’armadio non sembrava contenere nulla di particolare. Poi, nella scarpiera, Angel trovò un cofanetto di legno intarsiato dall’aria molto antica, chiuso ermeticamente con un lucchetto in acciaio decisamente più moderno del cofanetto.

 

Buffy provò a vedere se riusciva a scardinarlo solo facendo forza sull’anello d’acciaio, ma i suoi sforzi risultarono inutili: se avesse insistito con più forza l’avrebbe rotto, lasciando un’inconfondibile segno dell’avvenuta violazione del cofanetto. Angel lo riprese fra le mani, lo posò sulla scrivania sotto alla finestra e chiese a Buffy un paio di forcine per capelli; la ragazza andò in bagno e gliele diede immediatamente.

 

<Che vuoi fare?>. Domandò incuriosita.

 

<Aprirlo senza romperlo, ovviamente!>. Rispose Angel, concentrandosi nel maneggiare le forcine. Buffy fece una smorfia derisoria:<Pensi di poter fare come nei film? Oh, andiamo!>.

 

Ma un attimo dopo la serratura fece uno scatto e poi un altro: lucchetto aperto. Angel sorrise lievemente, soddisfatto di sé.

 

<Da quando ti sei messo a fare il ladro professionista?>. Gli chiese Buffy, incredula. Lui la guardò continuando a sorridere:<Ho insegnato parecchie cose a Faith, ma lei ne ha insegnate un paio a me!>. Rispose. Buffy curvò leggermente le labbra:<E ti pareva!… Be’, il lato positivo del farsi qualche anno di galera!>. Commentò un po’ arcigna.

 

<Buffy!>. La rimproverò Angel, non gradendo le battute pungenti su Faith e il suo passato di galeotta non troppo remoto. Poi l’attenzione dei due tornò al cofanetto:<Be’, vediamo cosa contiene!>. Esclamò Angel, dopodiché aprì il coperchio ed estrasse esitante alcuni fogli di papiro scritti con inchiostro nero. Il vampiro ne riconobbe l’odore: pece d’oraschio, un composto raro quanto antico. Quei fogli dovevano avere certamente parecchi anni, almeno il doppio rispetto al cofanetto, ma Angel sospettava che fossero persino più vecchi di se stesso. La scrittura era di tipo cuneiforme, indecifrabile anche per lui. Eppure per istinto sapeva che fra quelle scritture si parlava delle gemme di Zagato. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena e gli venne spontaneo chiedere a Buffy se avesse in tasca le pietre, come avevano stabilito con Giles qualche ora prima. La Cacciatrice annuì.

 

<Bene!>. Si limitò a dire Angel, riprendendo a rovistare nella scatola pregiata. Trovò altri fogli, scritti con una biro, schemi, qualche incantesimo e un rituale che lesse attentamente. Tutte le sue paure divennero reali: in quegli scritti era chiaro che l’intento di Luseky non era quello di distruggere il Mondo, ma di rendere schiavi tutti gli esseri umani.

 

<Dobbiamo fermare Luseky e dobbiamo farlo rapidamente!>. Esclamò Angel, fissando le carte e continuando a sentire quella spiacevole sensazione di paura crescente.

 

<Provateci!>. Disse la voce di Kira, alle loro spalle. I due si voltarono con gli occhi sbarrati; era successo esattamente quello che avrebbero dovuto evitare: erano stati beccati. Buffy guardò la ragazza minacciosamente:<Allora sei tu il demone e la bella di notte è solo una tirapiedi con qualche potere magico!>. Esclamò, non avendo ancora capito qual era la verità.

 

<No, ma ti faccio a pezzi lo stesso!>. Ribatté la ragazza, scaraventandoglisi addosso. Buffy reagì all’istante, rifilandole un calcio nello stomaco e sbattendola addosso alla parete.

 

<Chiama Faith e Robin!>. Disse ad Angel che, col cofanetto ancora in mano, scattò per correre via. Arrivato sulla porta, però, venne colpito in pieno viso da qualcuno e cadde a tappeto ruzzolando per il corridoio.

 

<Non vai da nessuna parte tu!>. Disse Emily, sogghignando malignamente. Angel si rialzò e intraprese anche lui un combattimento corpo a corpo con la donna. Ci fu una grande confusione nella quale Buffy e Angel credettero di poter vincere tranquillamente contro i loro avversari, finché dalle mani di Emily non cominciarono a partire sfere infuocate d’energia pura.

 

<Ma porc…>. Esclamò Angel, digrignando i denti e gettandosi a terra per evitare che una di esse lo colpisse in pieno polverizzandolo.

 

<Scappa, Buffy!>. Esclamò, tentando di rialzarsi. La Cacciatrice bionda con un balzo raggirò Emily e tentò di correre via, ma Kira le tirò appresso un vaso che la colpì sulla schiena e la fece ruzzolare giù dalle scale. Solo in quel momento Robin e Faith si resero conto di quello che stava accadendo. Si alzarono dal divano scattando in piedi e si avventarono contro Kira che, nel frattempo, si stava accanendo contro Buffy, ancora a terra.

 

<Eih, B ma che cavolo sta succedendo?>. Domandò Faith, parando un colpo di Kira e poi un altro ancora. Robin tentò di andare in aiuto ad Angel, ma Kira riuscì a colpirlo in viso con una gomitata, stordendolo e costringendolo a farsi da parte.

 

<Ti presento Luseky e leccapiedi personale!>. Disse Buffy, cercando di togliersi di dosso Kira che, come se nulla fosse, scagliava colpi sia a lei che a Faith.

 

<Fantastico!… Quindi posso farle fuori?>. Chiese Faith, parando un altro colpo e tentando di darne uno lei.

 

<Solo Emily, è lei il demone. Kira è umana!>. Ribatté Buffy, finalmente alzandosi in piedi. Faith diede uno strepitoso colpo di reni e arrivò a colpire col piede il viso di Kira che cadde addosso al corrimano delle scale rompendolo:<Meglio di niente!>. Commento Faith, contenta di potergliele comunque dare di santa ragione.

 

In quel momento la porta di casa si aprì e spuntò il viso sorridente di Willow che teneva in mano le valigie:<Siamo tornate a casa!>. Disse la rossa, ignara della lotta che stava avvenendo all’interno della villetta. Emily la vide e le scaraventò immediatamente contro una sfera d’energia. La palla infuocata l’avrebbe sicuramente colpita se Buffy non le si fosse gettata addosso per toglierla dalla traiettoria mentre Faith tirava via Tara, anche lei bersagliata dal demone.

 

<Ma che succede qui?>. Domandò Willow, cozzando dolorosamente contro il pavimento.

 

<Indovina chi è Luseky?>. Le disse Buffy, rialzandosi con l’intento di andare ad aggredire Emily che, mentre scagliava ovunque sfere di energia, stava riducendo la faccia di Angel a una maschera di sangue.

 

Willow si rialzò immediatamente e cercò con lo sguardo Tara: stava bene.

 

<Fatti da parte, Tara: è pericoloso qui!>. Le disse, poi iniziò a rispondere a Luseky colpo su colpo. Tuttavia, fu subito evidente che il demone era nettamente più forte di lei, almeno in quel momento. E Kira faceva un’ottima parte da disturbatrice. Faith aggredì nuovamente la Cacciatrice traditrice e, combattendo contro di lei, la scaraventò fuori di casa, in giardino, dove continuarono a menarsela con uguale grinta e determinazione. Kira voleva ucciderla, era evidente. Faith non l’avrebbe fatta fuori solo perché quella stupida poteva essere una buona fonte d’informazione, ma era comunque intenzionata a cambiarle i connotati a suon di calci nel sedere.

 

Emily venne colpita da una delle sfere di Willow e cadde a terra per alcuni secondi, giusto il tempo per Buffy e gli altri di battere in ritirata verso la cantina: la porta era di piombo e acciaio, spessa quattro centimetri. Non sarebbe stata abbattuta facilmente e avrebbe dato loro qualche minuto per riorganizzare le idee.

 

Robin era quello ridotto peggio: il colpo subito gli aveva sicuramente spaccato lo zigomo che, oltretutto, gli sanguinava vistosamente. Willow gli si avvicinò, mormorò qualcosa e con un dito bloccò almeno l’emorragia.

 

<Per il momento non posso fare di più!>. Disse, dispiaciuta per non poter comunque attenuare il dolore dell’amico. Emily si stava accanendo ripetutamente contro la porta: di lì a pochissimo la serratura avrebbe ceduto e loro lì sotto erano praticamente in trappola.

 

<Dobbiamo inventarci qualcosa… qui sotto ci sono delle armi, ma non credo serviranno contro Luseky!>. Disse Buffy, guardandosi intorno. Poi la sua attenzione venne catturata dalle pietre che teneva in tasca. Le tirò fuori e le fissò, poi ne lanciò una a Willow e una ad Angel:<Meglio che ce le dividiamo, così sarà più difficile che quelle due maledette ci mettano le mani sopra!>. Decretò.

 

<Dobbiamo fare qualcosa: Faith è da sola lì fuori!>. Disse Robin agitato. In quel momento la porta della cantina cedette e Emily entrò. Con la sola forza del pensiero si sbarazzò di Robin, sbattendolo addosso agli scaffali dei libri, facendogli perdere i sensi. Allora Angel, Buffy, Willow e Tara decisero di attaccare contemporaneamente per sfruttare la loro unica possibilità di fuga. Emily ghignò di nuovo:<Poveri stupidi!>. Esclamò. Poi fece un cenno con la mano e i quattro vennero sbattuti a terra, uno sopra all’altro come fossero stati tanti manichini accatastati in attesa di essere buttati via o inceneriti. La situazione era davvero tragica: era fin troppo chiaro che Luseky stava per ucciderli, soprattutto perché, a causa dell’ultimo colpo, i quattro erano sul punto di svenire. L’ultimo pensiero comune fu che avrebbero voluto trovarsi ovunque ma non lì.

 

Angel pensò che avrebbe voluto trovarsi a casa, nell’unico posto dove aveva avuto un po’ di pace. Un pensiero simile lo fece Willow, che per un momento pensò a quando andava al College e era tutto più facile e lei era felice perché stava con Tara, prima che costei morisse, prima che lei diventasse un’assassina, prima di tutto quello che aveva passato negli ultimi anni…

 

Una luce bianca e violentissima avvolse tutti e quattro in un istante e Luseky li vide scomparire sotto i suoi occhi increduli.

 

Quei maledetti le erano sfuggiti in qualche modo e il demone gridò furiosamente tutto il suo disappunto, facendo tremare le pareti di casa e rompendo tutti i vetri. Ma quello era solo il primo round: li avrebbe ritrovati ed eliminati tutti.

 

Si voltò ignorando, per fortuna, Robin steso sotto una caterva di scaffali e libri, e tornò al piano di sopra a riprendere la sua pupilla: per lei e Kira era il momento di andarsene, ma sarebbero tornate alla ribalta prestissimo.

 

CAPITOLO 20

 

            Non sapeva bene cosa fosse successo. Willow non lo ricordava. L’ultima cosa che  le veniva in mente era stata quella luce accecante che aveva travolto lei, Tara, Buffy ed Angel mentre lei, la sua amica e il vampiro avevano in mano le tre gemme di Zagato e, soprattutto, mentre Luseky stava per ucciderli tutti con le potenti scariche di energia che emanava.

 

La ragazza si guardò intorno tentando si capire dove si trovasse. Si era risvegliata da pochi attimi, era distesa sul pavimento, sudata e con un fastidioso mal di testa che la stava martellando incessantemente. Dopo un attimo si mise a sedere e guardò attorno a sé con più attenzione:<Oh mio Dio!>. Esclamò, stupita. Quel letto, quelle tende, quella scrivania coi libri di scuola sparsi qui e lì, tutta quella stanza… era quella che una volta era stata sua e di Tara, in casa Summers, a Sunnydail.

 

Si alzò in piedi tanto velocemente che ebbe un lieve senso di vertigine. Doveva cercare di capire cosa diavolo fosse successo, visto che né la sua città natia né quella casa ormai esistevano più da anni.

 

Il suo primo impulso fu quello di andare a cercare Tara e i loro amici.

 

<Tara!… Buffy!… Angel!…>. Chiamò, con voce incerta ma abbastanza alta, mentre si dirigeva in corridoio. Nessuno rispose e lei chiamò a voce più alta. Improvvisamente, la porta della stanza di Dawn si aprì e questa ne uscì stropicciandosi gli occhi e sbadigliando, solo che non era la ventenne formosa e alta più di lei alla quale era abituata. Willow si ritrovò davanti la Dawn teenager dai capelli lunghi e il fisico non ancora sviluppato seppure ben fatto.

 

<Porca miseria!>. Esclamò la strega, guardandola come se stesse davanti ad un marziano. Dawn la osservò pensando che la sua amica fosse insolitamente strana quella mattina: c’era qualcosa in lei che la faceva apparire un po’ diversa e poi quell’imprecazione…

 

<Will, che ti prende? E perché strilli tanto? Mi hai svegliata!>. Esclamò la più piccola delle Summers, un po’ seccata. La rossa tentò di trovare una giustificazione valida, ma in realtà biascicò poche parole non proprio di senso compiuto. All’ultimo momento si riprese e disse:<Ehm… cercavo Buffy, Angel e Tara!>. Dawn la guardò ancora più in maniera strana:<Che stai dicendo, Will? Buffy è andata a lavoro al Dubble Meat, mentre… perché Angel dovrebbe essere qui? E Tara… è un pezzo che non entra in questa casa… o vi siete riappacificate e non ci hai detto niente?>.

 

< Dubble Meat?… Riappacificate?… Perché io e Tara avremmo dovuto riappacificarci? >.

 

< Cosa?… Will, ma hai bevuto ieri sera?… Buffy lavora al fast food da mesi, ormai e Angel è a Los Angeles, che io sappia!… Tara… mi spiace mettere il dito nella piaga, ma ricordi? Ti ha scaricata per il tuo uso esagerato della magia!… >.

 

Willow fece mente locale e finalmente cominciò a capire. Avrebbe imprecato almeno altre due o tre volte, e sicuramente in maniera meno delicata ma poi si diede un contegno prima che l’altra chiamasse gli assistenti sociali e la facesse rinchiudere in manicomio. Poi un altro pensiero le passò per la mente:<Che giorno è oggi?>. Domandò, ma non diede tempo a Dawn di risponderle che immediatamente schizzò via, scese al piano di sotto e andò in cucina strappando letteralmente dal muro il calendario per controllarlo. Dawn la seguì a ruota, allarmata.

 

4 Maggio 2002.

 

Willow rimase imbambolata a fissare il pezzo di carta come se si trattasse di un epopea, anziché di tre semplici scritte su uno sfondo panoramico del deserto al tramonto.

 

Era tornata indietro nel tempo e anche di parecchio. Addirittura un paio di giorni prima della morte di Tara…

 

<Willow, che cos’hai stamattina? Che ti prende? E perché non sei ancora all’università?>. Esclamò Dawn. Cominciava ad essere seriamente preoccupata. Willow si risvegliò da quella sorta di torpore in cui l’avevano fatta cadere i suoi pensieri e la fissò per alcuni istanti, poi le carezzò una guancia e le sorrise:<Io… sto bene, benissimo. Ma non ho dormito molto stanotte!>. Disse, calma.

 

< Si vede, fidati!… Non hai lezione oggi? >.

 

< Sì, sì, certamente!… Io… vado a farmi una doccia rapida e poi esco, ok? Tu… perché non sei andata a scuola? >.

 

< Sai oggi è il primo di quei giorni… stamattina avevo un mal di pancia assurdo e Buffy mi ha dato il permesso di restare a dormire! >.

 

< Capito!… Fatti una tisana alla camomilla e finocchio, ti aiuterà, vedrai!… Io… scappo! >. Poi riprese praticamente a correre, tornò in camera sua, chiuse la porta, afferrò il telefono portatile e andò a rinchiudersi in bagno. Ricordava il numero a memoria: chiamò Angel. Doveva domandargli quali erano le caratteristiche delle gemme di Zagato perché proprio non riusciva a ricordarsele.

 

Il vampiro fu sorpreso di ricevere quella telefonata, a quell’ora poi. E ancora più sorpreso delle domande che Willow gli porse. Quando gliene chiese il perché, lei rispose brevemente che era per una ricerca, poi lo ringraziò e riagganciò. Un attimo dopo la ragazza era sotto la doccia a lavarsi frettolosamente. Quaranta minuti più tardi era all’università e stava aspettando davanti alla porta chiusa dell’aula che la lezione di sociologia finisse e che Tara uscisse.

 

Quella era un’ottima occasione per modificare il passato, per evitare che Worren uccidesse il suo amore e che lei si lasciasse andare all’ira e alla disperazione. E che la magia nera prendesse il sopravvento.

 

Ricordava quegli eventi con fin troppa lucidità. Tutto, nei minimi dettagli.

 

Quella era la mattina in cui, teoricamente, sarebbe finalmente riuscita a proporre a Tara di andare a prendere un caffè insieme dopo tanto tempo.

 

 

 

Puntualissima, alle dieci e trentadue, la porta dell’aula venne spalancata e gli studenti cominciarono ad uscire. Willow si mise un po’ in disparte e attese che la strega bionda uscisse. Quando finalmente avvenne, lei le saltellò accanto e la salutò sorridendole. Avrebbe voluto abbracciarla, magari baciarla, ma sapeva che doveva essere prudente: se fosse stata troppo irruente, avrebbe rischiato che l’altra si tirasse indietro e non aveva molto tempo per agire.

 

 

 

Solo tre giorni…

 

 

 

< Ciao, Willow!… Sta diventando un’abitudine incontrarsi al termine delle lezioni! >. Le disse Tara, sorridente e continuando a camminare.

 

< Ufficialmente… non so di cosa tu stia parlando! >. Rispose lei, in automatico. L’altra si fermò e le lanciò uno sguardo furbo e seducente al contempo.

 

< E ufficiosamente? >.

 

Tutto esattamente come era già accaduto.

 

< Be’… diciamo che… l’altro giorno ti ho vista impegnata con una tua amica e non ho voluto disturbarti!… >.

 

< Era solo un’amica! >. Precisò l’altra, rapidamente. Willow sorrise mentalmente.

 

< Sì, sì, lo so… l’ho capito!… Io… è solo che volevo scambiare due chiacchiere con te e… ti va un caffè? >.

 

Per un istante temette di aver agito con troppa fretta. Poi l’altra le sorrise ancora.

 

< Certo, uno di questi giorni… >.

 

< So che domani sei libera, ma… che mi dici di oggi? Ti va? >.

 

Tara fu sorpresa dalla sicurezza di Willow. Sembrava diversa dal solito e non solo fisicamente: la ricordava coi capelli molto più corti, ma soprattutto non le riconosceva quella totale assenza di titubanza nella voce. Era come se già sapesse che avrebbe accettato.

 

D’altronde non aveva motivi reali per non farlo.

 

< Ve… bene!… A che ora? >. Domandò. Ora era lei quella incerta.

 

< Adesso?… Andiamo anche a mangiare qualcosa! >. Propose la rossa.

 

 

 

Attenta, Will… se ti fai vedere troppo sicura di te, va a finire che Tara ti scarica di nuovo! Si ammonì mentalmente da sola.

 

 

 

< Io… voglio dire… se ti va, se hai fame! >. Si corresse, in tono meno sicuro.

 

Tara ci pensò su per qualche istante, poi sorrise nuovamente e accettò di buon grado.

 

 

 

            Andarono a mangiare in un piccolo locale che distava solo pochi isolati dall’università, solo che prima fecero due passi nel parco, al sole e all’aria fresca. Tara era felicissima, ma Willow sembrava davvero su di giri: non le sembrava vero di aver ottenuto, seppure non volontariamente da un demone come Luseky, la possibilità di modificare le cose che nel suo passato erano andate storte.

 

Non si era fermata neppure per un istante a pensare che tutto questo potesse avere delle ripercussioni di vario genere, l’unica cosa che le importava era che, grazie a una delle capacità dei tre diamanti magici, lei era stata scaraventata indietro nel tempo e proprio appena prima di veder morire la donna che amava.

 

Non ci sarebbe stata la morte di Tara.

 

Non ci sarebbe stata la sua furia.

 

Non l’utilizzo della magia nera.

 

Non la morte di Worren e di Rack né il funerale di Tara.

 

Né anni di dolore e solitudine celati male.

 

Né avrebbe ferito Kennedy e Xander in alcun modo.

 

 

 

Il locale che aveva scelto per il pranzo era un posto piccolo ma confortevole e facevano dei piatti vegetariani da sogno, oltre ad altre specialità di carne e pesce. Lei e Tara molte volte in passato ci avevano mangiato.

 

Anche quel giorno sembravano perfettamente a loro agio.

 

Tara tentò d’intavolare una discussione che la togliesse da un imbarazzante silenzio e Willow decise di aiutarla iniziando a raccontarle tutte le disavventure che lei e i suoi amici avevano dovuto affrontare ultimamente. Nel passato che lei ricordava, ad un certo punto sarebbe dovuta arrivare Anya per tentare di far esprimere loro un desiderio che risultasse dannoso per Xander, ma, avendo anticipato il tutto di un giorno, il demone non si presentò e lei poté passare delle ore incantevoli con la sua ex.

 

Ad un tratto si fermò a riflettere: era giusto considerarla tale? O era piuttosto la sua ragazza, visto che nel suo tempo ora stavano nuovamente insieme, seppure con qualche difficoltà?

 

Alla fine decise che era inutile scervellarsi in pensieri simili e passò alla seconda fase del suo piano non proprio studiato alla perfezione.

 

<Senti… nel pomeriggio ho un po’ da fare, ma… stasera mi trovi a casa a… studiare. Se volessi chiamarmi per… discutere delle teorie di… Yung… io ne sarei felice!>. Disse, giocherellando nervosamente col bicchiere. Tara la guardò perplessa:<Da quando hai studiato Yung? Pensavo che il tuo corso di studi non comprendesse più psicologia!>.

 

< Vero!… Ma… ultimamente leggo molto e… mi sono interessata a tante cose… tante di quelle che piacciono a te! >. Quella frase lasciò intendere molto più di quanto apparentemente non sembrasse. Tara le regalò l’ennesimo sorriso, poi guardò l’orologio.

 

<Ok… forse, allora, ti chiamerò… stasera. Ma… ora dovrei andare: ho una lezione alle tre e mezza e sono quasi le tre… prima dovrei andare a cambiarmi e a prendere i libri al dormitorio! >.

 

< Perfetto, ti accompagno, allora! >. Rispose Willow, entusiasta. Poi si alzò, andò a pagare il conto e insieme a Tara uscirono dal locale.

 

Dieci minuti dopo stavano entrando nel dormitorio. Salirono le scale e si fermarono in corridoio, proprio davanti alla porta della stanza della strega bionda.

 

<Io… sono arrivata!>. Disse Tara, un po’ a disagio.

 

 

 

Come se non lo sapessi… Pensò Willow.

 

 

 

<Già!… Ci sentiamo stasera, forse, allora, ok?>. Fece per andarsene, ma poi tornò sui propri passi richiamando l’altra che si fermò a metà sulla soglia della propria stanza.

 

<Sì?>. Domandò Tara, vedendola tornare indietro. Willow le si avvicinò lentamente, studiandola quasi, e riflettendo bene su ciò che voleva dirle.

 

<Senti… io… lo so che… non basta un caffè per rimettere le cose a posto tra noi, però… sono stata bene, oggi e… mi è mancata la tua compagnia!>. Disse lentamente, fissandola negli occhi e inclinando le labbra in un lieve sorriso fascinoso. Tara sentì il proprio cuore accelerare e un brivido correrle lungo la schiena. Poi il cuore quasi le esplose quando Willow le si avvicinò ancora di più, arrivando col viso vicino al suo e sfiorandole quasi l’orecchio con le labbra. In un sussurro carico di tensione le disse:<A stasera…!>. Poi la baciò delicatamente su una guancia mentre si ritraeva. Un contatto lieve e brevissimo che, tuttavia, bastò a mandare in confusione la bionda e a farle venire un lieve capogiro.

 

Aveva sentito il profumo dell’altra, l’odore dei suoi capelli e della sua pelle. Ma anche il suo respiro lieve su di sé e la sua dolcissima voce entrarle in testa. Poi c’era stato quel tocco elettrizzante delle sue labbra: nulla di malizioso o di esagerato. Ma ugualmente sexy e influente su di lei. Per un momento, mentre la guardava andar via di spalle, Tara pensò di richiamarla, di correrle incontro e di baciarla, avvinghiarsi a lei, portarla nella propria stanza e, tra le lenzuola, mandare al diavolo la lezione, il professore, gli impegni pomeridiani di Willow e tutte le ragioni che l’avevano convinta a lasciarla. Ma non lo fece.

 

Aveva ragione Willow: non bastava un caffè o un pranzo per risolvere i loro problemi. E correre troppo sarebbe stato un errore.

 

La ragazza sospirò delusa, scacciando l’idea di trascinare a letto Willow. Entrò nella propria stanza e si chiuse dentro poggiando stancamente le spalle alla porta: avrebbe fatto una, seppur rapida, schiarente doccia fredda. Ma quella sera l’avrebbe sicuramente chiamata.

 

 

 

 

 

---

 

Londra 1753

 

 

 

            Buffy si svegliò di soprassalto con una stranissima sensazione a stringerle la gola: aveva sognato di soffocare ed effettivamente i suoi polmoni stavano reclamando aria fresca. Aveva un’espressione spaurita e la fronte imperlata di sudore freddo. Inoltre, non era convinta di essere del tutto lucida. Si guardò attorno: un posto che non riconosceva.

 

Si trovava in un letto a due piazze un po’ ridotte, a baldacchino, di legno scuro. Tutte intorno al letto c’erano appese delle leggerissime tende bianche legate alle colonne con dei lacci di seta dorata; dalla finestra filtrava una luce tenue tipica del tardo pomeriggio e sul tetto sentiva tamburellare la pioggia. Nella stanza, oltre al letto, c’era una scrivania antica, due comodini  e un armadio che sembravano avere tutti la stessa epoca. Lampadario inesistente. Solo alcune candele sparse qui e lì.

 

<Ma dove cavolo mi trovo? Chi mi ha portata qui?>. Si domandò la Cacciatrice , non ricordando assolutamente niente di quello che era avvenuto subito dopo che Luseky li aveva attaccati.

 

 

 

Ah, già!… Dove sono Will, Tara e Angel? Pensò improvvisamente, come se per un attimo avesse scordato di essere con loro.

 

 

 

Tirò via le coperte e si alzò di slancio dal letto. Per un istante avvertì una forte vertigine, poi passò da solo. Si guardò all’enorme specchio appeso alla parete, accanto all’armadio: era seminuda.

 

 

 

<Ma che sto indossando?… Camicia da notte all’ultimo grido… d’orrore per quanto è brutta!>. Mormorò, inorridendo davanti al proprio riflesso. Non sembrava nemmeno lei: capelli arruffati, legati con un nastro, camicia bianca da notte lunghissima, di cotone leggero con delle arricciature in vita e una lieve scollatura vagamente a vu. Non ricordava di averne mai indossata o posseduta una.

 

 

 

Forse mia nonna…!

 

 

 

Ma la cosa che le interessava di più in quel momento era di capire dove si trovasse e dove erano i suoi amici. Poi avrebbe pensato a darsi una sistemata.

 

Si avviò con passo deciso verso la pesante porta della stanza, ma proprio mentre stava per aprirla, qualcuno l’aprì dall’altra parte e lei si trovò a fissare sbigottita l’alta figura di Angel.

 

Ma non aveva il suo aspetto abituale: aveva i capelli lunghi e legati morbidi in una coda bassa e indossava un paio di pantaloni attillati che finivano negli stivali alti di cuoio nero, una camicia di seta bianca piena di fronzoli e una sorta di gilet rosso bordeaux, anch’esso di seta.

 

<Angel!>. Esclamò, fissandolo attonita. L’altro di riflesso le sorrise:<Buffy!… Ehm… ciao!>. Il ragazzo entrò nella stanza, poi richiuse accuratamente la porta alle proprie spalle. Buffy lo guardò interrogativamente:<Mi spieghi?… Il mio sesto senso di Cacciatrice sente puzza di guai… oltre che di muffa!>. Esclamò la ragazza, sarcastica come sempre. Ma anche un tantino irritata dal fatto che Angel sembrava molto più tranquillo di lei.

 

< Calmati, ok?… Effettivamente… abbiamo un problema: ci troviamo a Londra, o nelle sue vicinanze, in casa mia, per l’esattezza! >. Disse il moro, appoggiandosi allo stipite della porta.

 

< E da quando hai una residenza a Londra? Non lo sapevo!… E quei capelli? Questi abiti? Cos’è successo? >.

 

< In effetti… il problema non è che ci troviamo a Londra, ma che… siamo attorno al millesettecentocinquanta!… >.

 

< Cosa? >. Buffy era sconcertata.

 

< Sembra che quelle dannate pietre ci abbiano fatto tornare indietro nel tempo, ma non in un’epoca e in un posto qualunque… siamo a casa mia, poco prima che Darla mi rigeneri! >.

 

< Fantastico! E adesso che si fa? >. La sua voce ironica sottolineava la sua preoccupazione.

 

< Be’, dobbiamo trovare un certo libro d’incantesimi e una certa strega affinché ci faccia tornare alla nostra epoca!… Il problema è che sarà parecchio complicato: quando avevo vent’anni non avevo la più pallida idea di dove scovare una strega, quindi… diciamo che non conosco il posto come vorrei! >.

 

< E dove sono Willow e Tara? >.

 

< Non lo so!… Potrebbero essere ovunque nel passato o nel futuro… è l’effetto di quelle dannatissime gemme di Zagato!… Quando mi sono svegliato c’eri solo tu accanto a me! – Angel fece una pausa e s’incamminò vicino alla finestra. Poi aggiunse - … Non è tutto!… >. E si lasciò illuminare dalla luce che entrava attraverso di essa. Normalmente avrebbe dovuto prendere fuoco, visto che non indossava la gemma di Amara al dito, invece non accadde nulla sotto gli occhi di un’ancor più sbigottita Buffy.

 

< Angel, ma tu… >.

 

< Sono umano! >. Esclamò l’altro. Buffy gli regalò un sorriso immenso e gli corse incontro ad abbracciarlo affettuosamente, per gioire di quella splendida notizia. Lui la strinse forte a sé, ma dopo un attimo la lasciò andare ricordando che, una volta tornati al presente, lui sarebbe tornato il vampiro di sempre e lei… una donna bellissima e viva. E quindi non adatta a lui.

 

Buffy improvvisamente avvertì una sorta d’imbarazzo per la sua manifestazione di affetto:<Io… ehm… scusami! E’ che sono felice per te!>. Si giustificò, allontanandosi di qualche passo. Lui fece spallucce e sorrise ancora, non potendo fare altro.

 

<Sono felice anch’io, ma teniamo presente che non sarà una cosa permanente… durerà solo fino al nostro ritorno nel duemila o… fin quando Darla non mi vampirizzerà!>. Disse, cercando di non apparire troppo preoccupato. Buffy fece una smorfia di disgusto:<Se ti si avvicina la faccio fuori!>. Esclamò convinta.

 

<Questo è un problema che dovremo risolvere in un secondo tempo, ok? Ora… vestiti che usciamo a cercare quello e chi ci serve per fare l’incantesimo di ritorno!… Ah, un’altra cosa… Io qui… non sono Angel. Nessuno mi conosce così. Il mio nome è… Liam, ok?… Dai ora vestiti con uno degli abiti che ci sono nell’armadio, ti aspetto di là!>. Poi le diede un rapido bacio sulla fronte e se ne andò.

 

Davvero stupendo!… Intrappolati nel passato, col rischio di essere attaccati da Darla o… di rimanere imprigionati in quell’era.

 

 

 

Proprio quello che mi ci voleva per terminare bene questa settimana! Pensò Buffy, tra sé e sé. Ma non era quello il momento di disperarsi.

 

Per quello ci sarebbe stata occasione anche più tardi, ne era certa.

 

 

 

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Willow stava camminando a passo svelto e aveva già imboccato Ravello Street. Tra un paio di centinaio di metri sarebbe arrivata a casa. Era soddisfatta di come aveva agito con Tara: si era fatta vedere sicura di sé seppure ci era andata cauta. Era stata gentile, divertente e seducente quanto più le era riuscito. Era praticamente sicura che la ragazza le avrebbe telefonato quella sera.

 

Una volta lasciata Tara al dormitorio, era andata in cerca qui e lì di informazioni su dove si trovassero attualmente le gemme di Zagato; ma in quel senso non aveva avuto molta fortuna poiché nessuno dei suoi “informatori” sembrava saperne niente. Era andata a cercare anche Spike, nella sua cripta, ma non l’aveva trovato.

 

Poi le era venuta un’idea: andare al Magic Box, da Anya, e chiedere il suo aiuto. Con sua immensa sorpresa, Willow si era ritrovata felicissima di poter riabbracciare una vecchia amica; le era mancata davvero tanto, infondo. Il demone non era sembrata sorpresa di vederla, ma ugualmente felice dell’affetto dimostratole dall’altra. Solo in un secondo momento le aveva confessato che, grazie al suo capo D’Offrin, lei sapeva già che quella che aveva davanti non era la Willow di quel tempo, ma del futuro. Poi Anya si era offerta di aiutarla e così aveva passato praticamente l’intero pomeriggio al negozio, fra i libri, a leggere. Aveva scoperto qual era l’ultimo posto dove le gemme erano  state custodite – Praga – però non aveva la più pallida idea di dove attualmente fossero. Alle sei aveva lasciato Anya ed aveva deciso di tornarsene a casa.

 

Appena entrata, trovò Buffy intenta a mangiare una mega insalata mista, stravaccata sul divano e con l’aria esausta.

 

<Ciao, Buffy!… Giornataccia al lavoro?>. Le domandò, sorridendole. Già avevano avuto quella conversazione. Come previsto, la sua amica le rispose:<Già!… Mi si sono bruciati un po’ troppi hamburger… e che stress stare alla cassa!>. Lei le si sedette accanto:<Vedrai, domani andrà meglio!>. Ma poi ricordò che l’indomani sarebbe stato il suo giorno di riposo. Fece finta di nulla.

 

< E a te com’è andata?… Dawn mi ha detto che stamattina sembravi un’aliena! >.

 

< Sì, be’… stanotte non ho dormito molto e stamattina… mi sono svegliata di soprassalto. Ero sfasata, ci ho messo un po’ a riprendermi, però poi… le cose sono andate meravigliosamente! >.

 

< Davvero?… Hai incontrato Tara, per caso? >. Una lieve punta di malizia nella voce e nel sorriso.

 

< Non ti si può nascondere nulla, vero?… L’ho incontrata, ci ho parlato, l’ho invitata a bere un caffè ma… solo dopo averla portata a pranzo fuori! >. E sorrise felicissima, ricordando i bei momenti passati col suo amore. L’altra sbarrò gli occhi facendo un’espressione tra lo stupito e la gioia pura.

 

< Veramente? E com’è andata? Racconta! >. Incalzò la Cacciatrice , corrosa dalla curiosità.

 

< E’… andata bene!… Abbiamo chiacchierato molto e siamo state bene. Poi… io avevo un po’ da fare, lei aveva lezione e… l’ho riaccompagnata e me ne sono andata! >.

 

< Te ne sei andata così, semplicemente? Niente di più? >.

 

< Be’, sì, certo!… Ma solo dopo averle detto che ero stata bene, che mi è mancata e averle dato un bacio sulla guancia. Niente di esagerato, ma… sono quasi sicura di aver fatto centro! >.

 

< Fantastico! >. Esultò Buffy.

 

< Già!… Ora… vado a fare una doccia e poi mi metto a ripassare un po’, ok? >.

 

< Sì, sì, tanto io sto per uscire di ronda e Dawn… >.

 

< E’ andata da Janice! >. Esclamò d’istinto. Poi però si rese conto di aver fatto un altro errore dettato dalla fretta di rispondere.

 

< Sì, come lo sai? A me lo ha detto per telefono nemmeno mezz’ora fa! >.

 

< Sì, ma… se tu sei qui a mangiare insalata, invece che a preparare la cena per Dawn… è ovvio che sia andata da qualche parte. Considerando che è il tramonto e tu sei tranquilla… è da Janice! >. Questa fu la tempestiva risposta della strega. Buffy si stupì per l’intuito della sua amica, ma d’altronde ormai viveva con loro da tanto tempo che la rispettiva conoscenza era a livelli altissimi.

 

<Capisco!… Buona doccia, allora!>. Disse Buffy, mentre l’altra si alzava dal divano e spariva su per le scale.

 

 

 

            Mezz’ora più tardi, Willow uscì dal bagno: accappatoio addosso e capelli avvolti in un asciugamano. Nonostante dovesse ancora risolvere la questione del ritorno al suo presente e, ancora più importante, quella della morte di Tara con tutto ciò che ne avrebbe conseguito, la ragazza si sentiva felicissima e rilassata come mai prima d’ora. Forse quelle sensazioni positive le venivano dal fatto che conosceva il futuro prossimo e che, in qualche modo, avrebbe potuto controllarlo evitandosi molti errori e dolore profondo. Iniziò a spazzolarsi i capelli seduta davanti allo specchio e intanto ripensò alla giornata trascorsa e all’indomani. Poi si rabbuiò per un po’ domandandosi, per la prima volta dacché si era ritrovata lì a Sunnydail, se fosse giusto cambiare il futuro modificando il passato. Sapeva fin troppo bene che, se Tara non fosse morta, lei non avrebbe fatto uso di magia nera, non sarebbe diventata un’assassina, non si sarebbe redenta e non avrebbe avuto una storia con Kennedy.

 

Era etico? Era corretto? O invece profondamente sbagliato? Una cosa era certa: modificando il proprio passato, sicuramente anche il suo presente sarebbe stato assolutamente diverso da come lo conosceva.

 

A lei andava anche bene questo, viste le implicazioni. Tuttavia, le venne spontaneo domandarsi se fosse realmente giusto, in fin dei conti, o se invece avrebbe fatto un altro errore madornale, stravolgendo il corso degli eventi e l’equilibrio del continum spazio-tempo.

 

Si guardò allo specchio riconoscendo nel riflesso non la ragazza che era stata, ma l’adulta che era diventata. Anche il suo riflesso sarebbe cambiato? I suoi occhi avrebbero fatto comunque intravedere tutti i guai passati o in essi non ce ne sarebbe più stata traccia? E lei avrebbe ricordato i suoi errori? Teoricamente la risposta era un netto no: modificando il passato e quindi il futuro e il presente, tutti gli eventi che l’avevano portata ad essere la persona che era attualmente non si sarebbero verificati. Dunque, lei sarebbe stata diversa da com’era adesso. Anche questa era una cosa da non poter ignorare e su cui riflettere attentamente.

 

Sospirò amareggiata.

 

 

 

Sai che c’è?… C’è che non me ne importa un cavolo se è gusto o no!… Tara è morta e io ho vissuto all’inferno in questi anni e… quel che è peggio, è che alla fine ci ho fatto vivere pure Kennedy e i miei amici!… Non posso lasciare che questo si ripeta, non me la sento proprio…

 

 

 

Poi un altro pensiero le sovvenne, un altro fatto spiacevole che avrebbe voluto evitare: la morte di Anya. Era affezionata al demone della vendetta e, nonostante la sua mancanza di filtro cervello-bocca, il suo modo di fare schietto e sincero l’aveva sempre invidiato. Lei era sempre stata cronicamente timida e questo spesso le aveva impedito di dire ciò che pensava realmente. Anya non si era mai fatta di questi problemi. Una dote, secondo Willow.

 

Anche se, doveva ammettere, spesso le battute della ragazza di Xander erano risultate essere decisamente prive di tatto, se non fuori luogo.

 

Doveva salvarla? Doveva rivelarle il futuro e dirle di andare via da Sunnydail quanto prima e il più lontano possibile?

 

Riguardo a tale argomento, la Strega Rossa era ancora più indecisa: modificando anche questo evento, forse avrebbe davvero osato troppo.

 

Eppure, sentiva che non modificandolo avrebbe fatto un torto ad Anya e a Xander che, nonostante fossero passati anni dalla morte della sua ex, ancora ne soffriva parecchio. Willow lo sapeva e lo aveva sempre capito: un’altra cosa che i due giovani avevano, purtroppo, in comune.

 

Ci pensò su seriamente e dopo non pochi ragionamenti decise che sarebbe stata Anya stessa a decidere: lei le avrebbe lasciato una lettera in cui le raccontava ciò che sapeva del destino del demone, l’avrebbe sigillata in una busta e l’avrebbe consegnata ad Anya dicendole di aprirla e leggerla solo nel caso in cui volesse conoscere il proprio futuro.

 

 

 

Sì, l’idea migliore: dare un’opportunità ad Anya di salvarsi e una al suo destino di compiersi! Pensò Willow, soddisfatta della sua trovata.

 

 

 

Finito di lisciarsi i capelli con la spazzola, li asciugò col phon pettinandoli contemporaneamente. Poi prese il telefono senza fili che stava sulla sua scrivania, se lo mise accanto, stendendosi sul letto a leggere un libro di storia dell’arte: avrebbe atteso così la telefonata di Tara, certa che la ragazza gliel’avrebbe fatta.

 

 

 

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            Buffy ed Angel camminavano per le strade di Londra guardandosi attorno incuriositi ed estasiati dal posto. Non erano le strade o i negozi ad attirare la loro attenzione, ma i passanti e i loro vestiti o il loro modo di parlare e di porsi. Per la ragazza era una novità assoluta che aveva anche del ridicolo, a tratti. Mentre per il ragazzo, essere tornato all’era in cui il sole poteva ancora baciarlo senza problema, era stata una gioia infinita. Ma aveva provato anche tristezza: sentirsi di nuovo umano e sapere che presto sarebbe tornato ad essere un non morto lo faceva rabbrividire. D’altronde, però, non aveva nessuna intenzione di cambiare il corso degli eventi: doveva ancora cancellare le proprie colpe scontando la sua condanna. Evitare di essere vampirizzato avrebbe significato prendere una scorciatoia che lui non voleva.

 

Oltre a questo, niente vampirizzazione, niente incontro con Buffy. Neppure questo voleva.

 

La storia avrebbe fatto il suo corso e lui non sarebbe intervenuto. A Buffy non l’avrebbe detto fino all’ultimo momento perché non voleva discutere con lei: avrebbe solo cercato un modo per rispedirla a casa, poi le avrebbe dato l’arrivederci al ventunesimo secolo. Sarebbe stato irremovibile a riguardo.

 

Camminarono un bel po’ e andarono anche nei sobborghi di Londra: trovare una strega capace di aiutarli non sarebbe stata un’impresa facile. Tuttavia, avevano fretta entrambe di tornare al presente poiché avevano il sospetto, quasi la certezza, che finché fossero rimasti impantanati nel 1753 nessuno nel loro presente si stava occupando di Luseky, a parte Giles, Dawn, Xander e le loro amiche streghe. Chissà poi che fine avevano fatto Faith e Robin…

 

L’ultima cosa che Angel ricordava di loro era che la Cacciatrice mora si stava pestando a sangue contro Kira, mentre Robin giaceva a terra svenuto, sommerso da quelli che una volta erano stati gli scaffali della libreria di Willow. E Michael e Sidney? Durante la lotta contro Emily e la sua tirapiedi non c’erano in casa e forse erano in pericolo ignorando le vere identità delle due donne…

 

Imboccarono un vicolo, vicino a Trafalgar Square  e camminarono in silenzio per un altro paio di centinaia di metri. Poi, finalmente, Angel si fermò davanti alla massiccia porta di legno di un’abitazione a due piani. La porta era intarsiata da stupendi disegni floreali, ma la parete della casa sembrava essere stata piuttosto trascurata, visto l’intonaco sbriciolato e rigonfio in più di un punto.

 

<Siamo arrivati!… Ora, per favore, lascia parlare me!>. Disse Angel, Poi bussò alla porta con decisione. Tre tocchi. Attesero una manciata di secondi e finalmente qualcuno venne ad aprire. Era una ragazzina, massimo di dieci anni, con un vestito sbiadito e una cuffietta bianca in testa che teneva fermi i suoi capelli biondicci.

 

<Dite, milord!>. Disse la bambina, titubante. Angel le sorrise e le disse:<Ciao, piccola. Io sono Liam e questa è la mia amica Buffy. Avremmo urgente bisogno di parlare con tua madre. E’ in casa?>. La bambina annuì con la testa, poi spalancò la porta e si fece da parte invitandoli ad entrare con un cenno della mano. L’abitazione dentro era anche peggio di fuori: non solo c’erano crepe sulle pareti e sul soffitto un po’ ovunque, ma era anche umida e fredda. Nonostante questo, sembrava essere più grande di quanto Buffy non se la fosse immaginata. Ma la cosa che le saltò subito all’occhio era la quasi assenza totale di mobilio, a parte un cassettone nel corridoio, un paio di ripiani in cucina, vicino ad un grosso camino, un tavolo malconcio con cinque sedie ugualmente fatiscenti e tre letti singoli un po’ malandati più uno matrimoniale che sembrava essere ancora più vecchio. Nient’altro.

 

Fatto il piccolo corridoio sul quale si affacciava un’unica porticina, giunsero in quello che, una volta doveva essere stato un salone. Ora era la casa intera, praticamente.

 

Una donna dai lunghi capelli castani tenuti fermi da un semplice nastro di cotone, era seduta vicino al camino, intenta a cucire qualcosa. La donna era giovane, ma aveva l’aspetto di chi in vita sua ne aveva viste e subite tante. Questo faceva sì che la sua reale età fosse celata.

 

<Madre, visite per voi!>. Disse la bambina alla donna la quale, lentamente, posò la stoffa che stava cucendo su un'altra sedia che le stava vicina, poi si alzò e con un sorriso si rivolse agli ospiti:<Ben venuti nella mia dimora!>. Disse, accennando un lieve inchino del capo. Liam ricambiò il gesto rispettosamente, mentre Buffy alzò una mano e disse cordialmente:<Salve!>. La donna la guardò incuriosita. Dopo un attimo li fece accomodare mentre chiese a sua figlia di lasciarli soli e di rimanere per un po’ nell’altra stanza, quella la cui porta dava nel corridoio. La bambina se ne andò obbediente, ma non senza aver salutato educatamente gli ospiti di sua madre.

 

Quando Feil, questo era il nome della bambina, se ne fu andata, la donna dedicò tutta la sua attenzione ei suoi ospiti, sedendo al tavolo con loro.

 

Angel cautamente iniziò a parlare, misurando bene le parole:<Dunque… voi siete la signora Grave e noi siamo… >

 

<So esattamente chi siete, vampiro. E lei è la Cacciatrice. Ma non appartenete a questo tempo!>. Lo interruppe la donna, in tono secco. Buffy ed Angel si guardarono perplessi per alcuni istanti.

 

<E sapete anche cosa vogliamo da voi, signora Grave?>. Domandò il ragazzo.

 

<Certamente!… Le mie visioni me lo hanno rivelato, vampiro!>.

 

<Ehm… tecnicamente… non sono ancora un vampiro, visto che manca un po’ al mio incontro con il mio sire!>. Esclamò Angel, un tantino infastidito dal tono della donna quando si riferiva alla sua natura demoniaca. D’altronde, aspettarsi cordialità era un po’ troppo.

 

 <Lo diventerai fra più o meno tra una decina di giorni, se non sbaglio, quindi… Comunque, perdonate la mia schiettezza: non sono avvezza a giochi di parole e a volte esagero nell’essere troppo diretta!… Ricominciamo da capo: io sono Mgdalene Grave, piacere!>. Esclamò la donna, ritrovando una sorta di tranquillità sul viso.

 

<Io sono… qui mi chiamano Liam, ma nel mio tempo il mio nome è Angel!… Onorato!>.

 

<Io sono Buffy Summers e… in qualunque tempo io sia, mi piace essere chiamata sempre nello stesso modo! Comunque piacere di conoscerla!>.

 

La donna sorrise per la schiettezza della ragazza. Era quasi pari alla sua. E le aveva anche dato inusualmente del lei. Forse nella sua epoca si faceva così.

 

<Le mie visioni, come vi ho accennato, mi hanno rivelato il vostro arrivo, ma non ne conoscevo la data esatta né tanto meno il vostro aspetto. Sapevo unicamente che sareste venuti a chiedere il mio aiuto e io… ve lo darò. Ma in cambio di un compenso, sia chiaro!>.

 

< Altruista! >. Esclamò Buffy, ironica, con un risolino stampato sulla faccia. Angel le lanciò un’occhiataccia.

 

< Buffy!… Ma certamente, signora Grave, ci avevo già pensato da me. Qui, nella mia borsa ci sono cento sterline. Ve ne darò altrettante quando avrete trovato il modo di aiutarci!>.

 

La donna lo guardò stupefatta.

 

< Angel, non ti avrei mai chiesto una somma tanto grande!… So che state pensando che… be’, che io mi approfitti dei miei poteri. Essi sono un dono e dovrei usarli per aiutare la gente disinteressatamente, ma purtroppo… di questi tempi non è facile tirare avanti per una donna sola e vi sarete certamente resi conto che non navigo nell’oro!… Cento sterline saranno più che sufficienti: ci sfameranno almeno per nove o dieci mesi, se non addirittura per un anno! >.

 

< Quanti figli avete, signora Grave? >. Domandò Angel, pensoso.

 

< Ne ho quattro. Feil è la penultima. I suoi fratelli hanno dodici e tredici anni. Poi c’è il piccolino di casa, James, che ha quattro anni: sta’ dormendo di là! >.

 

< E suo marito? >. Domandò Buffy.

 

< E’ morto, tre anni fa. Era un falegname e finché lui era in vita non eravamo ricchi, ma neppure straccioni. Poi lui è venuto a mancare e io ho tirato avanti come potevo, facendo la sarta e altri lavori qui e lì. Solo che non riusciamo a mangiare… tutti i giorni! >.

 

< Capisco, signora. Ragione in più per accettare i miei soldi: cento ora e cento più tardi. Una piccola parte di quei soldi, la dovrete usare per partire, andare via di qua assieme ai vostri figli, perché fra pochi giorni in città arriverà un vampiro molto forte e spietato e farà una strage, chiaro? Ma dovete aiutarci e… sì, entro una settimana! >.

 

< Farò ciò che posso, ma non sarà facile, Angel… non è mai facile!… Soprattutto se teniamo in considerazione i tempi ristretti! >.

 

< Bene, allora iniziate subito le ricerche, signora. Noi verremo a trovarvi di nuovo domani! >. Disse Angel, sorridendole. La donna sorrise e Buffy poté notare che, dietro alle occhiaie e alle guance troppo magre, c’era un viso bellissimo che probabilmente non sorrideva da tempo. I tre si alzarono e, su iniziativa di Buffy, si strinsero la mano per suggellare il loro accordo. Poi Angel staccò la propria borsetta portamonete dalla cintola e la mise sul tavolo:<Ecco a voi, signora!… A domani!>. E lui e Buffy se ne andarono, sparendo fra la nebbia londinese.

 

 

 

            Mentre tornavano verso casa della famiglia di Angel, Buffy lo fissava in silenzio, di sottecchi. Aveva notato il tono preoccupato con cui lui aveva parlato a Magdalen Grave e non le era piaciuto. Non aveva capito la storia della decina di giorni, ma il suo sesto senso di Cacciatrice le urlava nella testa che non era niente di buono.

 

La tenuta Warren O’Donnell era, in realtà, fuori Londra, facente parte di un agglomerato di case che costituivano un paesino poco distante dalla periferia nord. Anche se il tramonto era passato da un pezzo, i due sul calesse non avevano nessuna fretta di tornare lì: non poteva capitare loro nulla di male, infondo. O almeno nulla che non sapessero affrontare con qualche pugno e un paletto ben appuntito.

 

Mentre il calesse procedeva al passo, Buffy si fece coraggio e domandò esitante:<Che succederà fra una settimana? Credo di non aver capito bene…!>. Angel la guardò un po’ stupito, ma poi si ricordo che all’inizio, mentre lui parlava con la strega che li avrebbe aiutati, Buffy si era distratta in una meticolosa osservazione della casa. Quindi, probabilmente, non aveva seguito il loro discorso e ora voleva capirlo.

 

<Arriverà Darla in città! – disse Angel, sospirando. Poi proseguì più cupamente – E io… diventerò un vampiro poco dopo!>. Buffy lo guardò contrariata:<Ma che stai dicendo?!… Se stai lontano da Darla, non potrà accaderti nulla di male, no?>. Lui annuì, poi sospirò ancora:<Certo, ma… non posso starle lontana perché lei inizierà ad uccidere e io dovrò cercare di fermarla!>.

 

Buffy rise divertita:<Scusa… Liam, ma attualmente sei un umano e anche coi tuoi bei muscoli, non riuscirai a combatterla. Io invece… be’, sono sempre la Cacciatrice !>.

 

 

 

Non ho intenzione di combatterla, ma solo di tenerla lontana da te finché non te ne sarai andata!… Pensò Angel, ma non poteva dirglielo o lei si sarebbe messa in mezzo per impedire i suoi propositi.

 

E si sarebbe cacciata nei guai.

 

 

 

< Buffy… vedremo al momento, ok? Però non è il caso di escludere nessuna ipotesi per il momento. Spero solo che Magdalene riesca a trovare quello che le serve per aprire un varco temporale! >.

 

< E sarebbe a dire? >.

 

< Il Grigio e un po’ di polvere di mandragola rossa! >.

 

< Il Grigio? Ma non è il libro che… >

 

< Che io ho usato per riportare Tara in vita, sì!… E’ l’unico testo che contenga un incantesimo di controllo del tempo. Ed è difficilissimo impossessarsene! >.

 

< Angel, ma come pretendi che lo trovi lei che per spostarsi al massimo può procurarsi un cavallo, quando tu hai fatto ricerche su ricerche e hai detto di aver dovuto percorrere miglia per ritrovarlo, Ci hai messo più di un mese, se non sbaglio, girando con la tua auto!… Lei deve fare tutto con una settimana? >

 

< Io non avevo la più pallida idea di dove si trovasse il Grigio, quando ho cominciato a cercarlo. Lei, invece, sa esattamente dove si trova! >

 

< E dove? >

 

< A Londra, nella cattedrale di Westminster, custodito gelosamente dai preti e dal cardinale! >

 

< Come lo sai? >

 

< Parte delle mie ricerche consistevano nello studio della storia, per cercare di capire quali erano stati gli spostamenti del libro. Ci rimarrà per altri quaranta giorni, poi qualcuno lo porterà via trucidando tutti i religiosi presenti al momento! >.

 

Buffy lo guardò inorridita e stupefatta. Possibile che ci fossero le date precise nei libri di storia? E poi in quali libri di storia? Lei non era mai stata un genio in quella materia, ma non ricordava di aver sentito mai parlare del Grigio o di un massacro nella Westminster Abbey.

 

< E tu come lo sai? >. Gli domandò. Ma subito dopo si rese conto che quella domanda era stata perfettamente inutile: era ovvia la risposta.

 

< Li massacrerò io e  ruberò il libro!… Me lo terrò per una decina d’anni e poi lo scambierò con quattro vergini che mi daranno energie nuove, dopo che un cacciatore di vampiri mi avrà quasi fatto fuori!… Ma questo non risulterà sui libri di scuola! >.

 

Buffy si odiò per non aver tenuto la bocca chiusa. Angel già si sarebbe fustigato tutto il santo giorno, ricordando le atrocità commesse. Ci mancava solo lei a fargliele ricordare e ammettere.

 

< Mi dispiace, Angel, perdonami, io non… >

 

< Ehi, tranquilla, Buffy!… Tu non c’entri. Queste sono azioni che compirò io, di mia spontanea volontà, ok? Con te o senza di te a ricordarmele! >.

 

Era vero, ma lei sapeva perfettamente che ogni volta che si toccava il delicato tasto del passato di Angel come Angelus, una ferita si apriva nel cuore del vampiro. Una ferita che cominciava a sanguinare e a bruciare e che poi non si richiudeva mai del tutto.

 

 

 

Arrivarono alla tenuta Warren O’Donnell che la luna era ormai alta nel cielo e illuminava la campagna lì attorno con una luce tenue e rilassante che Buffy non aveva mai visto. Angel l’aiutò a scendere dal calesse, poi l’accompagnò sul retro della casa e la fece entrare nella sua stanza passando dalla finestra, facendo attenzione a non fare troppo rumore. Lui non entrò, rimase accovacciato sul davanzale della finestra, la fissò per un istante e poi fece per andar via, ma Buffy lo fermò:<E ora dove stai andando?>. Gli domandò, ansiosa.

 

<Be’, vado a sistemare il cavallo e il resto e poi… vado alla locanda a bere qualche bicchiere!>. Rispose innocentemente il ragazzo. Buffy sollevò un sopracciglio evidentemente contrariata:<Scusa, ma con tutti i problemi che abbiamo, tu pensi ad andare a sbronzarti e mi lasci da sola qui?>. Angel la fissò stupito, poi si affrettò a spiegare:<No, no!… E’ solo che… Buffy, in quest’epoca io era un damerino poco di buono: le uniche cose in cui m’impegnavo davvero erano il bere e le donne. Oltre a litigare con mio padre!… Se in questi giorni non mi facessi vedere per niente alla locanda, a qualcuno risulterebbe quantomeno strano, capisci? E poi è lì davanti che vidi Darla per la prima volta!>.

 

<Darla, Darla, Darla! Possibile che pensi solo a lei?… Che idiozia!>. Sbuffò seccata, Buffy. Secondo lei evitare Darla era una delle altre buone ragioni per cui Angel doveva evitare di andare alla locanda.

 

Angel sbuffò:<Senti, Buffy, che a te piaccia o no, io devo fingere di essere esattamente come tutti mi conoscono in quest’epoca, chiaro? Quindi non eviterò di andare alla locanda! – poi però vide lo sguardo triste di lei e si calmò. Si sforzò di sorriderle rassicurante -… Sta’ tranquilla, al massimo tra un paio d’ore sarò di ritorno!… Berrò solo un paio di bicchieri, fingerò di divertirmi, mi tirerò un po’ di liquore addosso in modo da puzzare e poi verrò qui da te!>.

 

Buffy, seppure affatto contenta, annuì con la testa e lui scomparve aldilà della finestra, con un lieve tonfo.

 

Lei si sarebbe chiusa a chiave e avrebbe chiuse le tende in modo che nessuno potesse vederla lì dentro: se qualche servitore o qualcuno della famiglia di Angel l’avesse sorpresa lì sarebbe stato difficile abbozzare una scusa convincente. In extremis, avrebbe sempre potuto inscenare la parte della donnaccia che era stata a letto con Liam.

 

<Sì, mi ci manca pure di fare la figura della puttana di un bordello!>. Si disse, sussurrando. Poi iniziò a svestirsi per andarsene a dormire.

 

Era stata una giornata lunga e faticosa, seppure certamente non monotona. Solo che tutta la settimana seguente prometteva di essere incasinatissima e lei aveva bisogno di riposo.   

CAPITOLO 21

 

Willow era distesa sul proprio letto e ora stava leggendo un libro che parlava di moto e navi. Un libro tecnico ma molto interessante. Aveva provato a studiare un po’ d’informatica, ma visto che era il suo pane quotidiano e che si era laureata col massimo dei voti, ci aveva messo più o meno un’ora a leggere tutto il testo, poi la noia l’aveva assalita: tutto già risaputo, tutto già letto. Kennedy l’aveva contagiata con la passione per i motori e le barche a vela a due o tre alberi. Così, poco prima, si era vestita di corsa ed era arrivata all’angolo della strada, all’edicola, e aveva acquistato quel manuale che non possedeva nemmeno nella sua epoca.

 

Dawn aveva telefonato per informarla che stava benissimo, era viva e vegeta e lei e Janice si stavano divertendo come matte. Ne era stata felice perché ricordava perfettamente che, in quel periodo, la ragazzina non se la stava passando troppo bene: Anya e Buffy avevano scoperto da poco i suoi furtarelli qui e lì.

 

Una sera di svago non avrebbe potuto che farle bene.

 

Poi le passò in mente un altro pensiero che la intristì un po’: erano le nove e mezza passate e Tara non l’aveva ancora chiamata. Probabilmente, quindi, per quella sera non l’avrebbe fatto.

 

Era un vero peccato perché era davvero tanto forte il desiderio di guadagnare un giorno nel rapporto con lei: questo l’avrebbe aiutata a non farla uccidere da Worren. Nonostante quella piccola delusione, comunque, lei aveva già deciso che l’indomani sarebbe andata nuovamente a cercarla e l’avrebbe convinta a tornare con lei. Il fatto che quella sera non le aveva telefonato non cambiava nulla: sapeva per certo che la ragazza l’amava.

 

Ma non era solo una questione di conoscenza degli eventi futuri; difatti, non le era sfuggita la pelle d’oca e il rossore di Tara quando lei l’aveva appena sfiorata con un bacio per salutarla, quel pomeriggio. Aveva finto di non accorgersene per non forzarle troppo la mano, ma se n’era resa conto eccome. E ne era stata felicissima.

 

 

 

La rossa sfogliò un’altra pagina e rimase affascinata dalla foto di un modellino di una corazzata della Seconda Guerra Mondiale della marina giapponese. Nel trafiletto accanto alla foto c’era scritto che, esteticamente parlando, quella nave non poteva neppure essere paragonata a un’altra della sua classe ma della marina statunitense; tuttavia, a livello di potenza di fuoco, era nettamente superiore a molti dei modelli americani e persino tedeschi. Will pensò che era un vero peccato impiegare tutti quei cervelloni d’ingegneri navali per costruire una macchina di morte… inutile e tremendamente dispendioso, probabilmente. Non avrebbero potuto impiegare le stesse risorse e le stesse menti per qualcos’altro? Magari qualcosa di utile a tutto il genere umano.

 

No, certo che non si poteva, a quei tempi. Si era trattato di un conflitto di dimensioni enormi… non per niente l’avevano chiamata Seconda Guerra Mondiale.

 

Mentre la strega era immensa in quei ragionamenti tutti suoi, sentì un rumore proveniente dalle scale e poi dal corridoio, appena fuori la porta della sua stanza.

 

<Buffy, sei tu? Non è un po’ presto per finire la ronda, stasera?>. Disse, alzando un po’ la voce. La porta della sua stanza era accostata ma non chiusa.

 

Improvvisamente, spalancando la porta con un gesto secco e facendola cozzare addosso al muro, entrò Tara esattamente come lei si ricordava che aveva fatto nel passato che avevano già vissuto.

 

Il viso della bionda era arrossato, gli abiti non erano quelli della mattina, ma neppure quelli che Willow aveva presente nei suoi ricordi. I capelli tenuti in una coda morbida da un mollettone blu che riprendeva il colore della sua gonna. Una camicia bianca. Il suo spolverino di pelle nera. Sembrava essere imbarazzata, per non dire agitata e affannata.

 

La rossa si preoccupò seriamente perché quella che aveva davanti non era una Tara che doveva chiederle di tornare insieme, ma una che sembrava essere scampata ad una strage fatta da un folle. Sulla fronte pallida, qualche perla di sudore.

 

Willow scattò a sedere sul letto e la guardò tesa:<Tara!… Che succede, sei stata aggredita? Cosa…?>. Le disse, non sapendo bene cosa dover pensare. La ragazza le fece un gesto con la mano per dirle di tacere. Il suo respiro continuava ad essere superficiale e rapido.

 

< Aspetta, Will!… Fammi… parlare! >. Le disse, faticando quasi a tirar fuori le parole.

 

< Ma certo, parla però o mi verrà un infarto!… Sei stravolta!>. Ribatté l’altra. La sua preoccupazione stava crescendo.

 

< Io… io… sono stanchissima, ecco tutto: ho… corso fin qui… dal dormitorio! >. Spiegò la ragazza bionda, continuando ad ansimare e tentando di riprendersi.

 

< Hai… corso? >.

 

Tara annuì, chiudendo la bocca e sforzandosi di respirare col naso.

 

< Sì… io… ho corso…! Hai ragione tu… Willow, non basta prendere un caffè insieme per… rimettere a posto le cose. Dobbiamo… dobbiamo capire se siamo ancora le stesse… persone di prima, se abbiamo ancora qualcosa in comune e se le nostre vite… si possono intrecciare ancora. E’… e’ un processo lungo e… >.

 

Willow sorrise raggiante, rassicurata nel constatare che non era successo niente di tragico, come aveva pensato all’inizio. Alzandosi, terminò la frase per lei:<… E possiamo saltarlo!>. Disse. Tara rimase stupita perché quelle erano esattamente le parole che stava per dirle. Poi iniziò ad aggiungere qualcos’altro, ma prima che le parole potessero uscirle di bocca Will le sussurrò supplichevole:<Puoi darmi un bacio, ora?>.

 

La ragazza rimase basita per la seconda volta in pochi secondi. Poi ricambiò il sorriso e, mentre l’altra le veniva incontro, lei allargò le braccia per riceverla e l’attirò a sé baciandola con tutta l’intensità e il desiderio che in quei lunghi mesi aveva dovuto tenere segregati sotto chiave dentro di sé.

 

Molte volte era quasi morta dalla voglia di vederla, di sentire la sua voce, di toccare la sua pelle, di baciarla.

 

Ma aveva tenuto duro per il bene di entrambe. Dopo quella mezza giornata passata insieme, però, il suo cuore e la sua testa non avevano più trovato pace: aveva pensato per tutto il resto del pomeriggio a lei e alle sensazioni che le aveva regalato solo sorridendole o chiacchierando del più e del meno. Per non parlare di quel bacio dolcissimo e innocente che le aveva dato per salutarla.

 

Semplicemente indimenticabile.

 

Aveva tentato di resistere, di pensare ad altro. Ma non ce l’aveva fatta e alla fine aveva buttato i suoi libri di studio sul letto e aveva cominciato a correre per strada: voleva arrivare dalla sua Willow il prima possibile.

 

Ora erano insieme. Le mani di Willow la stringevano e le accarezzavano la schiena con movimenti circolari irruenti e sensuali. Le sue labbra erano ovunque: sul suo collo, sulla sua bocca, sulle sue spalle.

 

<Ti amo troppo per starti lontana!>. Le disse, ansimando dall’eccitazione ora. Willow la fissò per un momento, ma senza smettere di sfiorarla con le mani. Poi le diede un lieve bacio sulla punta del naso e un altro sulle labbra:<Lo sai che ti amo anch’io… non ho mai smesso!>. Le disse la rossa, in risposta. Ed era vero: non erano bastati anni per dimenticarla, figuriamoci pochi mesi. Lentamente, con mani tremanti, Will scese a slacciarle i bottoni della camicia uno ad uno. Ben presto gliela tolse e la gettò a terra, vicino ai suoi piedi. Riprese a baciarla sul collo e tra il solco dei seni. In risposta, Tara le sfilò la maglia, facendogliela passare sopra la testa senza smettere di baciarla.

 

Poi si privarono degli altri vestiti e per un momento rimasero ferme a fissarsi e a sorridersi. Tara non era mai stata così bella, pensò Willow in quel momento. Un attimo dopo, prendendola per mano la condusse sul letto e la fece stendere, liberando il materasso da tutti i suoi libri con un semplice colpo di mano. I volumi caddero tutti a terra rumorosamente, ma le due non se ne curarono. La rossa diede all’altra un bacio e poi un altro, scendendo man mano verso il ventre e sentendola vibrare sotto le sue labbra e le sue carezze. Improvvisamente, e con gran dispiacere della strega bionda, Will interruppe quel dolce assalto, si rimise in piedi e andò a chiudere la porta della stanza, rimasta completamente spalancata prima di allora. Subito dopo la ragazza si ristese accanto al suo amore, beandosi mentalmente di quel momento… Potevano esserci un altro miliardo di quei momenti, d’ora in poi. Perché lei sapeva cosa aspettarsi dal destino, quale scherzo crudele. E sapeva esattamente come evitarlo…

 

 

 

---

 

 

 

            Come promesso, Angel quella notte rientrò a casa, nella sua stanza, passando dalla finestra. Buffy stava dormendo, ma si svegliò immediatamente quando sentì il primo minimo rumore provenire dalle imposte di legno semichiuse.

 

Il ragazzo, in un goffo tentativo di fare piano, mise un piede in fallo e si allungò sul pavimento sotto il sorriso divertito della Cacciatrice.

 

<Serve aiuto, Liam?>. Gli domandò, ironica. Angel le lanciò un’occhiataccia e fece una smorfia:<No, grazie, milady. Certo, se avessi saputo che non dormivi… non mi sarei ammazzato per fare piano!>. Commentò, rialzandosi e toccandosi le ginocchia che ave battuto nella caduta. Buffy sollevò un sopracciglio:<Piano?… Guarda, te lo dico: una carica di rinoceronti impazziti avrebbe fatto meno casino!>. Esclamò, per prenderlo in giro ancora un po’.

 

<Molto divertente, Cacciatrice, molto divertente!… Lo stesso sarcasmo di Faith. Ma vi fanno un corso?… Come uccidere i vampiri e gli umani a suon di battute!>. Buffy allargò il propri sorriso, ma la sua espressione divenne anche di sorpresa.

 

Quando mai Angel scherzava a quel modo? E l’ironia da dove l’aveva tirata fuori? Comunque le fece piacere quello scambio di battute perché, infondo, aveva sempre desiderato poter chiacchierare con lui a quel modo: ridendo e scherzando semplicemente. Niente sguardo cupo, niente occhi tristi, niente parlare di uccisioni e demoni. Solo banali battute scherzose.

 

Poi la sua attenzione venne colpita da un lieve taglio che Angel aveva al lato del labbro e dall’odore quasi appestante di liquore. Buffy si tappò il naso con una smorfia:<Porca miseria, ma ti sei scolato una cantina intera? Lo credo io che non ti tieni in piedi!>. Commentò. L’altro fece finta di ridacchiare, ma ora non era affatto divertito:<Ho dovuto buttarmi addosso due bicchieri di whisky di puro malto, oltre a doverne bere altri due. Solo che poi è scoppiata una rissa e mi sono ritrovato sommerso dalla birra, tutto qui!>.

 

< Ecco perché il labbro rotto e gonfio! >.

 

< Già!… Fa un male!… Quando sei vampiro pure il dolore è attutito, oltre che tutti e cinque i sensi e io mi ero dimenticato cosa significasse prendere un pugno in pieno viso quando sei umano! >. Disse, toccandosi leggermente il labbro con la punta delle dita. Buffy si alzò e bagnò un panno nel catino che c’era sopra il tavolo.

 

<Fa’ vedere!>. Gli disse, avvicinandosi e tenendogli la testa ferma con le mani. Il taglio non era profondo, ma il livido sarebbe stato da record. Lentamente e con cautela gli passò la pezza bagnata intorno alla bocca. Il suo alito sapeva vagamente di liquore, ma i suoi vestiti ne erano pregni. Tamponò la ferita ancora per qualche istante, poi riposò sul tavolo il pezzo di stoffa bagnata. Quando tornò da lui cominciò a sfilargli il panciotto, poi a slacciargli la camicia:<Che stai facendo?>. Sussurrò lui, timoroso di ricevere la risposta, ma speranzoso che Buffy non volesse più fermarsi quella notte. Lei gli sorrise un po’ imbarazzata:<A letto con questa roba addosso non ci vieni e… a quanto ne so, il pavimento non è così comodo!>. Rispose lei, cercando di apparire naturale e di sorridere. Ma quello che stava facendo non era esattamente naturale: era seducente, forse, eccitante sicuramente. Ma non naturale.

 

Cercò di non pensarci.

 

Gli sfilò anche la camicia e mise tutto ad un lato della stanza.

 

<Ora mancano solo pantaloni e stivali. Ma puoi farlo da solo, no? O devo aiutarti?>. Domandò, ritrovando un po’ del suo sarcasmo. Ma quando si voltò a guardarlo, la vista della sua pelle liscia su muscoli ben delineati e tesi, la costrinse a deglutire a vuoto. Angel percepì il suo imbarazzo, ma nonostante questo decise di offrirle un piccolo regalo e prese a spogliarsi davanti a lei con movimenti lenti. Si divertì a guardarla sforzarsi di apparire perfettamente a suo agio e, una volta rimasto solo con le brache addosso, non ebbe fretta di infilarsi sotto le coperte.

 

Andò vicino al tavolo e intinse nuovamente il pezzo di stoffa nell’acqua fresca, poi prese a passarselo sul torace e sul ventre per togliersi da dosso un po’ del liquore misto al sudore. Buffy lo fissava assolutamente affascinata e per poco non svenne quando lui le chiese, con un gesto, di passargli la pezza sulla schiena visto che non ci arrivava da solo. Buffy accettò, ma le sue mani tremarono tutto il tempo e Angel se ne accorse inevitabilmente.

 

 

 

Così impara a sfottere… Pensò dentro di sé, innegabilmente divertito.

 

 

 

Aveva ottenuto la sua piccola vendetta.

 

Ora c’era solo un problema: sarebbe riuscito a non saltarle addosso quella notte?

 

Quando Buffy ebbe terminato di passare lo straccio ovunque, lo gettò con un gesto rapido sul tavolo e, cercando di darsi un tono, disse:<Ora basta, sono stanca, ho sonno e me ne vado a dormire!… Se vuoi dividiamo il letto, ma non prenderti tutte le coperte, ok?>. E, più veloce di un fulmine, si tuffò sotto le lenzuola, facendo scricchiolare il letto a baldacchino.

 

Angel si schiarì la voce:<Sì… va bene! Ma… fa’ più piano o sveglierai tutta la casa!>. Le disse, cercando di controllare i brividi che si sentiva addosso. Indubbiamente il suo giochetto era stato un’arma a doppio taglio.

 

Dopo un attimo raggiunse il letto anche lui e si mise sotto.

 

Quella notte, solo il fatto che erano esausti e il pensiero di dover girare parecchio l’indomani li fece addormentare… ma solo quando l’alba era quasi arrivata.

 

 

 

La mattina seguente Buffy venne svegliata da delle voci che strillavano non distante da lei. Nel dormiveglia non capì subito cosa stesse succedendo, ma poi quando sentì un forte tonfo la ragazza scattò in piedi e si guardò attorno in cerca di un eventuale nemico o pericolo. La stanza invece era vuota.

 

Pensò di aver sognato e, guardando allo specchio la propria immagine riflessa coi capelli orribilmente arruffati, si diede della stupida.

 

Poi udì:<Sei un idiota!… Mi vergogno di essere tuo padre!>.

 

Era evidente che non aveva sognato: nella stanza accanto, qualcuno stava litigando. Buffy si avvicinò alla porta e l’aprì di pochissimo, quel tanto che le bastava per sbirciare aldilà di essa. In piedi, vicino al camino spento c’era Angel che fissava cupamente un uomo più basso di lui e più anziano, vestito elegantemente e dai tratti decisi e affascinanti almeno quanto quelli del ragazzo più giovane. L’uomo era evidentemente furioso e non stava facendo neppure il minimo sforzo per contenersi. Accanto a loro, una ragazza su per giù dell’età biologica di Angel e una bambina che non poteva avere più di otto anni.

 

<Sei un fallito e un miserabile!… Passi le tue serate andando a puttane e a scolarti litri di vino. Hai vent’anni e non sei ancora riuscito a capire quale sia il tuo posto nella società!… Ieri sera hai nuovamente fatto a botte con qualche balordo come te, vero? Ti si vede dai lividi che hai sulla faccia!>. Sbraitò l’uomo, alzando la voce ancora di un tono. Angel lo guardava costernato e Buffy ebbe pietà di lui.

 

<Padre… io… mi dispiace per il mio comportamento che vi fa vergognare. Ma questo non significa che voi dobbiate far sposare per forza mia sorella Marianne a quel viscido del conte Freiser!… Non lo capite? La renderà solo infelice!>. Disse Angel, tentando di essere educato e pacato. In tutta risposta, però, suo padre gli rifilò un manrovescio sul viso, segnandoglielo. Angel non si scompose minimamente.

 

<Sta’ zitto, tu che non sai che fartene della tua vita!… Tua sorella sposerà il conte perché egli le assicurerà un futuro sicuro, comunque migliore del tuo, chiaro? L’argomento non è in discussione!>.  Angel strinse i pugni e fece una smorfia nel tentativo di controllare la propria ira. Ma dopo un attimo non riuscì più a frenarsi e tuonò:<Ma è un vecchio! Ha vent’anni più di lei!>. Il padre, Lord Warren O’Donnell, lo fissò sbigottito da quella reazione. Quella non era la prima discussione che aveva con suo figlio, ma quest’ultimo non aveva mai reagito in quel modo, mancandogli di rispetto davanti alle sue sorelle più piccole.

 

In un moto d’ira pura gli rifilò un pugno in faccia, dritto su una guancia, sbattendolo addosso al tavolo e facendolo ruzzolare poi a terra. L’uomo era fuori di sé tanto era arrabbiato. Le sue narici aperte lo lasciavano respirare a fatica, i suoi pugni ancora chiusi, le spalle larghe incurvate, gli occhi strabuzzanti, il viso completamente cianotico e minaccioso.

 

<Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo, Liam, o ti uccido con le mie mani, chiaro?>. Lo avvertì cupo. Non stava scherzando.

 

Buffy rimase colpita da quella scena e si preoccupò seriamente allorché Angel si rialzò in piedi con un formidabile colpo di reni che lasciò stupito persino suo padre il quale non lo riteneva abbastanza allenato da fare una cosa del genere, visto che passava tutto il suo tempo a gozzovigliare in giro.

 

Angel era teso e arrabbiato come la Cacciatrice non lo aveva mai visto. Il suo respiro era affannoso e i suoi occhi più scuri del solito. Si mosse di qualche passo verso il padre con l’intenzione di fargli pagare il conto delle sue parole e gesti sconsiderati, ma un attimo prima di afferrarlo per il bavero del panciotto, il ragazzo lanciò un’occhiata verso la porta della propria stanza da letto e vide gli occhi di Buffy attraverso lo spiraglio aperto dalla ragazza per guardar fuori. Quegli occhi spettatori e le facce impaurite delle sue sorelle lo convinsero a desistere dalla propria intenzione di appendere suo padre al muro come la testa di cervo impagliata sopra al camino. Angel colpì con un pugno il vaso di porcellana che stava sul tavolo, lì accanto a lui, salvatosi per miracolo dal tonfo che aveva fatto poco prima. Lo mandò a frantumarsi in mille pezzettini addosso al muro, dall’altra parte della stanza. Se quella fosse stata la faccia di suo padre, probabilmente, lo avrebbe ucciso sul colpo.

 

Marianne e la sorellina più piccola lo guardarono assolutamente sconvolte e stupite, esattamente come suo padre che, per un istante, aveva davvero temuto che suo figlio lo avrebbe colpito con tutta la sua ferocia.

 

Angel afferrò il proprio mantello di pelliccia appeso alla parete, e la sua famiglia lo vide andare via, verso le stalle.

 

Montò la sella sul proprio cavallo, poi vi salì in groppa con un balzo e se ne andò verso il retro della casa. Non visto da occhi indiscreti, passò davanti alla finestra della sua stanza che aveva i battenti ancora chiusi. Con la mano sinistra bussò sulle imposte e Buffy le aprì all’istante.

 

<Vieni, andiamo via!>. Le disse Angel. Buffy annuì, ma era ancora in camicia da notte e, sebbene nella sua epoca era abituata ad andare in giro anche meno vestita di così, non credette opportuno farsi vedere in pubblico in quel modo, lì nella Londra del 1700. Così afferrò rapidamente i propri abiti, che aveva lasciato su una sedia la sera prima, e tenendoli in mano montò in sella, dietro all’uomo.

 

Angel le disse di tenersi forte, poi spronò il cavallo al galoppo e l’animale partì velocissimo verso i prati che si aprivano all’orizzonte.

 

CAPITOLO 22

 

Cavalcarono per parecchio tempo, forse più di un’ora, ma Buffy non ebbe modo di controllare al suo orologio da polso: non lo aveva.

 

Angel fu silenzioso per tutto il tempo, ma lei poteva sentire i suoi nervi tesi, la sua ira repressa, il suo cuore contrarsi e rilasciarsi violentemente ad ogni battito. Le aveva raccontato tante volte che lui e suo padre non erano mai andati d’accordo, ma non pensava che i loro rapporti fossero tanto rovinati. Quella mattina, probabilmente, aveva avuto una dimostrazione pratica di come i due si relazionassero tra loro anche se Buffy sospettava che Angel, già prima d’iniziare quella discussione, fosse nervoso molto più del solito.

 

A Buffy non era sfuggito il fatto che solo la sua presenza gli aveva fatto cambiare idea all’ultimo momento, facendolo decidere di rivolgere il proprio pugno e la propria rabbia contro il vaso, anziché contro lord Warren O’Donnell.

 

Era stata una vera fortuna per quest’ultimo: attualmente suo figlio era umano, quindi non possedeva la forza smisurata del vampiro; tuttavia era ben allenato e i suoi muscoli gonfi, sodi e ben formati ne erano una riprova.

 

Angel frenò il cavallo solo quando furono arrivati molto lontano da casa sua e solo dopo essersi reso conto che l’animale era praticamente esausto. Povera bestia: costretto al galoppo lanciato per molto tempo, con due persone sulla groppa. Tirò le briglie e lo mandò al passo, facendolo addentrare in un boschetto che cresceva in pendenza, verso il centro di una piccola gola rasente la strada principale.

 

<Attenta ai rami bassi!>. Disse Angel, rivolgendosi a Buffy. Quelle furono le prime parole che le rivolse dacché avevano iniziato quella corsa assurda. Lei si parò il viso dai rametti e dalle foglie, sperando che Angel decidesse al più presto di fare una sosta. Come se il ragazzo le avesse letto nel pensiero, pochi minuti più tardi, quando il cavallo giunse sul fondo della gola, sul terreno in piano, tirò le briglie ancora e l’animale si fermò. Angel scese dalla sella con un balzò, poi allungò le braccia verso Buffy e l’aiutò a smontare a sua volta.

 

<Grazie!>. Gli disse la ragazza, accettando volentieri il suo aiuto. Lei era la Cacciatrice , era allenata e addestrata al combattimento e a prendercele sode senza accusarne troppo gli effetti. Ma la loro cavalcata folle aveva fatto sì che le dolessero schiena e sedere. Praticamente non se li sentiva più. Se li massaggiò un po’, facendo una smorfia di dolore a quel contatto:<Che male!>. Esclamò tra sé e sé. Angel, intanto, stava togliendo la sella dalla groppa del cavallo per farlo riposare. Buffy posò i propri abiti su una roccia, poi si voltò e vide che, fra gli alberi, a poca distanza da loro, c’era un delizioso laghetto alimentato da un ruscello.

 

Si girò di nuovo, in modo da chiamare Angel per farglielo vedere, ma in quel momento si accorse che la mano destra del ragazzo stava sanguinando. Il suo volto teso e corrucciato.

 

La Cacciatrice gli si avvicinò e lo prese per l’altra mano:<Vieni!>. Gli disse. Lui oppose una minima resistenza, poi però si lasciò condurre alla riva del laghetto. Buffy strappò una striscia della sua camicia lunga e poi un pezzo più corto che ripiegò su sé stesso e intinse nell’acqua fresca. Sciacquò con cura la ferite sul dorso della mano, facendo sussultare Angel più di una volta per la pressione e la frizione esercitata su di essa.

 

<Non lo sai che le schegge possono ferire?>. Gli domandò, vagamente ironica per smorzare la tensione. Lui sorrise appena:<Già, me lo avevano detto ma non ci ho voluto credere e ho preferito provare di persona!>. Rispose, tentando di scherzare e apparire rilassato. Ma non lo era affatto. Quando Buffy finì di pulirgli la ferita, rimuovendo anche un paio di schegge appuntite che gli avevano infilzato la carne, bendò la mano diligentemente con l’altro pezzo di stoffa che aveva strappato dalla propria camicia. Terminò il tutto con un saldo nodo.

 

<Fatto!… Non morirai dissanguato, almeno!>. Gli disse, sorridendogli ancora. Lui ricambiò il sorriso e la carezzò delicatamente su una guancia con la mano bendata:<Grazie, Buffy!>. Le sussurrò.

 

La ragazza sentì le ginocchia tremarle e per un momento temette che se lui l’avesse toccata ancora, lei sarebbe finita a terra. Ma Angel non la toccò nuovamente. Si allontanò, invece, e iniziò a spogliarsi rapidamente. Lei l’osservò sorpresa:<Co-cosa fai, adesso?>. Gli domandò. Lui le rispose di spalle:<Una nuotata!… Vieni anche tu!>.

 

Cinque minuti dopo, rimasto solo con le brache addosso, il ragazzo si tuffò nel laghetto, riemergendo più o meno al centro e iniziando a nuotare con poderose bracciate. Buffy lo guardò ancora per un po’ beandosi di quella visione, poi fece spallucce: tanto la sua camicia era già bella che rovinata. Si avvicinò all’acqua e intinse la punta del piede al suo interno.

 

<Dio mio! E’ ghiacciata!>. Esclamò, cambiando idea all’istante sul fatto di fare una nuotata. Angel le sorrise e le si avvicinò malizioso:<Oh, andiamo, Cacciatrice, non ti tiri indietro davanti ad un’apocalisse e lo fai davanti a dell’acqua appena fresca?>.

 

<Appena fresca?… Angel quello che spunta laggiù non è un iceberg?>. Ribatté lei, allontanandosi dalla riva mentre l’altro si avvicinava sogghignando.

 

<Ma piantala!… Entra in acqua o vengo a prenderti io!>. La minacciò, fissandola divertito. Lei retrocesse di ancora qualche passo e scattò via quando lui saltò fuori dal laghetto. Ma fu inutile perché la raggiunse subito e la intrappolo fra le sue braccia, stringendola a sé per non farsela scappare.

 

<Angel, sei ghiacciato!>. Protestò lei, dimenandosi per liberarsi. Lui sorrise: sembrava aver ritrovato il buonumore.

 

<Più del solito? Ricordi? Sono un vampiro!>. Scherzò, afferrandola per la vita, prendendola in braccio di forza e avviandosi verso il piccolo specchio d’acqua. Buffy continuò a dibattersi, scoppiando a ridere.

 

<Angel, non ti azzardare o quando torniamo a casa t’impaletto!>. Lo minacciò, non riuscendo ad apparire seria. Lui le diede una pacca scherzosa sul sedere:<Pazienza, vorrà dire che finalmente troverò la pace!… D’altronde duecentocinquant’anni di vita sono un tempo sufficientemente lungo!>. Detto ciò si fermò per un istante, davanti al laghetto. Un attimo dopo si tuffò di slancio, portandosi dietro anche Buffy che gridò a contatto con l’acqua fredda. Quando riemersero, Angel rideva come un pazzo, mentre Buffy prese a picchiarlo sul petto, moderando in parte la propria forza:<Brutto scemo!… Quest’acqua è insopportabile!>. Gli disse, fintamente arrabbiata. Lui sollevò un sopracciglio mentre, divertito, parava con le mani i suoi colpi:<Mi hai detto scemo?>. Le domandò, apparendo stupito.

 

<Sì e lo ripeto: sei uno scemo!>. Gli disse lei, continuando a colpirlo. Lui con un gesto secco le bloccò i polsi con la mano sinistra:<Adesso chiedi scusa o ti affogo!>. Le disse, sorridente. Buffy scosse la testa:<Scordatelo!>.

 

Lui le lanciò un po’ d’acqua in faccia con la mano libera.

 

<Chiedi scusa!>. Le ripeté. Lei lo fissava furba e scosse nuovamente la testa, ma quando Angel la inondò ancora con l’acqua lei tossì un paio di volte e ridendo disse:<Va bene… va bene…!>. Il ragazzo fermò il proprio assalto e attese le scuse che voleva, sorridente anche lui.

 

Improvvisamente, però, lo sguardo di Buffy si fece serio e il gioco terminò lì.

 

<Stavi per picchiare tuo padre, prima. Possibile che vi odiate tanto?… Siete arrivati alle mani!>. Esclamò la ragazza, senza distogliere lo sguardo. Angel la lasciò andare di colpo: non sorrideva più. Nuotò fino a riva, uscendo immediatamente dall’acqua. Dopo appena un istante di esitazione, Buffy lo seguì e lo costrinse a voltarsi per guardarla:<Aspetta, dove vai? Parliamone!>. Gli disse. Angel la guardò duramente, mettendo le mani sui fianchi:<Non mi va di parlarne ora e non sono affari tuoi, va bene?>. Sbottò lui, seccato. Anche il viso della Cacciatrice si corrucciò:<E’ vero che non sono affari miei, ma mi preoccupo e… non ti avevo mai visto così fuori di te come oggi. Neppure quando eri Angelus!… Io credo ti farebbe bene parlarne con qualcuno di cui ti fidi!>.

 

Angel era stanco di quella discussione e decise di porvi fine, nella maniera più sbagliata. Sorrise sarcastico:<Una persona di cui mi fido? Saresti tu?… Come puoi pensare che io mi fidi di te dopo che mi hai infilzato il petto con una spada mentre mi mentivi dicendomi che mi amavi?>. Disse, crudelmente. Quelle parole per Buffy furono ben peggio di uno schiaffo. I suoi occhi divennero tristi e le lacrime cominciarono a sgorgarle irrefrenabili. Si voltò di scatto e fece per fuggire via, imprecando contro Angel, furiosa e ferita nel profondo. Fu solo quando Angel vide le sue lacrime che si rese conto di aver esagerato, di essere stato cattivo senza un motivo reale.

 

L’afferrò per un braccio al volo e la strinse a sé, carezzandole la testa bagnata e baciandole ripetutamente la nuca:<Mi dispiace, Buffy!… Sono uno scemo, hai ragione e… un maledetto egoista!… Non te ne andare, per favore. Perdonami!… Non è vero che non mi fido di te!… Perdonami!>. Buffy per un istante si lasciò andare contro quel corpo familiare, ma poi ebbe un nuovo moto d’ira e si scostò da esso, fissando Angel furiosa.

 

<Davvero credi che non ti amassi all’epoca?… E perché diavolo pensi che esitai tanto ad affrontarti!… Sei un bastardo, ecco cosa!… Io mi preoccupo per te, l’ho sempre fatto! E l’ho fatto perché ti amavo davvero, esattamente come ti amo adesso, hai capito, stupido testone?>. Gli gridò furiosa, non preoccupandosi minimamente di moderare la voce o di fare attenzione alle proprie parole. Angel la fissò basito e per alcuni istanti non seppe come reagire. Poi però l’afferrò di nuovo, l’attirò a sé e la baciò con foga e passione. Buffy ricambiò immediatamente i suoi baci e le sue carezze, con eguale intensità. I loro sensi si risvegliarono istantaneamente.

 

<Ti amo, stupido cocciuto! -. Gli disse lei, continuando a baciarlo. – Non ho mai smesso!>. Angel la fece stendere sull’erba fresca, continuando a toccarla ovunque e a baciarla sulla bocca, sul collo, sul seno ormai scoperto. Lei ricambiava tutto e passava le dita su quel corpo eccitante che le aveva sempre dato un brivido, ogni volta che l’aveva toccato o visto.

 

<Ti amo anch’io!>. Sussurrò lui, con voce roca, mentre finiva di sfilarle la veste. Buffy lo fissò per un secondo, in un ultimo barlume di lucidità, e si domandò se non stessero commettendo un errore. Ma poi l’eccitazione prese il sopravvento e le sue mani scivolarono sul bordo delle brache di lui, cominciando ad abbassargliele.

 

Non le interessava se poi se ne sarebbe pentita, se avrebbe rimpianto quei momenti una volta tornata nel suo tempo perché lui sarebbe tornato il vampiro con l’anima che non poteva avere neppure un attimo di felicità. Non le importava se poi ci sarebbe stata malissimo, se lui avesse deciso di lasciarla nuovamente: lo avrebbe convinto a non farlo. Così come a lui non importava di perdere completamente il suo buon senso in quel momento.

 

Poco dopo, fra sussurri d’amore, carezze impudiche e rantoli d’eccitazione, per la prima volta dopo tanto tempo i due si unirono in un solo corpo, nella danza più antica del mondo, fin quando non arrivarono entrambi a sfiorare il Paradiso con un dito e, appagati, si lasciarono completamente andare l’una sul corpo dell’altro.

 

 

 

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            Tara era appoggiata alla spalliera del letto e carezzava Willow che le aveva appoggiato la testa in grembo. Dalla finestra filtrava una tenue luce, nonostante le tende fossero tirate. Erano sveglie già da un po’, ma ancora non si erano scambiate neppure una parola temendo di sciupare quel raro momento di serenità.

 

Willow si mosse e si mise più comodamente con la schiena; si stiracchiò leggermente come una gatta.

 

<Da quando si è fatto giorno?>. Chiese, sorridendo. In realtà il sorriso le era sfuggito ripensando alla volta precedente che aveva fatto quella domanda. Conosceva già la risposta. Tara le sorrise:<Da quando la luna è tramontata!>. Disse la bionda, ricambiando il sorriso, ignara dei pensieri della sua ragazza. Will si tirò su e la baciò delicatamente sulle labbra, gustando il suo sapore:<Te l’ho detto che ti amo?>. Le domandò, carezzandola dolcemente.

 

<Sì, molte volte, ma mi piace sentirtelo dire!>.

 

<E ti ho già detto che non voglio mai più separarmi da te?>. Le disse ancora, sussurrandole e sfiorandole il naso col proprio in un gesto tenero. Tara scosse il capo, continuando a sorriderle mentre l’altra si scostava un po’:<No, non me lo hai detto ma… credevo fosse sottinteso!>.

 

<Be’, certe cose è meglio che siano chiare… non ti lascerò andare mai più!>. La rossa si tese nuovamente verso l’altra e la baciò ancora. Poi sospirò felice e rotolò sul fianco opposto, alzandosi dal letto incurante di rimanere nuda davanti alla sua ragazza.

 

< Che fai, scappi via ora? E pensare che mi hai appena promesso di non lasciarmi mai! >. Scherzò Tara, alzando un sopracciglio.

 

< Vado a farmi la doccia perché fra un po’ devo vedere Anya, ma se vuoi… puoi farmi compagnia di là, che ne dici? >. Le disse, maliziosa. L’altra scosse la testa divertita, poi però ripensò al fatto che Will doveva vedere Anya.

 

< Con Anya? Come mai? >. Domandò incuriosita.

 

< Le ho chiesto di farmi un favore e devo passare da lei per assicurarmi che me l’abbia fatto! >.

 

< Non posso sapere di cosa si tratta? >. Ora Tara era seria.

 

Willow fece il giro del letto e le si sedette accanto, carezzandole la guancia:<Tesoro, ti prometto questo: niente più segreti o bugie fra di noi. Ma per il momento non ti posso parlare di questo favore che mi deve fare Anya… abbi pazienza fino a dopodomani e te ne parlerò, lo giuro! Puoi attendere?>. Tara la guardò tristemente perché non le piaceva che le nascondesse qualcosa, soprattutto considerando che erano tornate insieme solo dalla sera prima. Tuttavia voleva disperatamente fidarsi di lei e Willow le aveva promesso che di lì a due giorni le avrebbe raccontato tutto. Decise di non opporsi, anche se la curiosità l’avrebbe divorata.

 

<Va bene, aspetterò. Ma poi me lo dovrai dire, intesi?>. Le rispose, sforzandosi di apparire serena. Willow la baciò in fronte, poi si alzò nuovamente dal letto e si diresse verso il bagno. Prima che entrasse, Tara la richiamò:<Ehm… l’invito per farti compagnia sotto la doccia è ancora valido?>. La rossa sorrise e annuì entrando in bagno, lasciando la porta semiaperta per incoraggiare la sua ragazza a raggiungerla.

 

 

 

            Due ore più tardi Willow stava camminando per le strade del centro di Sunnydail, diretta verso il Magic Box. Lei e Tara avevano fatto una più che piacevole doccia insieme, poi erano scese a fare colazione tenendosi per mano. Quando erano entrate in cucina Dawn, appena rientrata e intenta a prepararsi la colazione, le vide. Il viso della ragazzina si era illuminato diventando raggiante poi, saltellando, si era buttata addosso a loro festeggiandole per essere ritornate insieme. Le grida festanti di Dawn avevano svegliato Buffy che quel giorno era di turno a lavoro nel pomeriggio. La Cacciatrice non aveva capito che cosa stesse succedendo fin quando sua sorella, continuando a saltellare felice, le disse:<Hanno passato la notte insieme, hanno passato la notte insieme!>.

 

Per un momento era stato imbarazzante per le due streghe, ma poi si erano limitate a sorridere e a fare spallucce come per dire: tanto siamo in famiglia!

 

Tara si era messa ai fornelli e aveva preparato gustose frittelle per tutti. Poi, finito di mangiare, lei e Will erano uscite di casa dividendosi solo una volta arrivate alla fine di Ravello Street: la bionda doveva andare all’università per seguire un paio di lezioni.

 

Si sarebbero riviste a pranzo.

 

Willow arrivò in pochi minuti al negozio di magia della sua amica demone. Con sé aveva portato la lettera che voleva dare ad Anya, ma era indecisa se dargliela quella mattina o se aspettare. Quando entrò facendo suonare il campanello appeso al disopra della porta, la ragazza avvertì un pesante senso d’inquietudine. Ricordò improvvisamente che sia a casa Summers, che all’università, ma anche lì nel negozio, Worren e i suoi avevano piazzato telecamere un po’ ovunque e li spiavano in continuazione. Anche in quel preciso momento.

 

Decise di fingere di non sapere: non poteva cambiare troppe cose del passato. Tuttavia, per non scoprirsi troppo agli occhi di quei tre dementi, doveva stare attenta a ciò che diceva.

 

<Ciao Anya, buon giorno!>. Salutò la sua amica, apparendo serena. Anya le sorrise e la salutò mentre incartava un articolo per una cliente che la stava pagando. La donna finì rapidamente d’incartare, prese i soldi e li mise in cassa, diede il resto e disse alla cliente:<Ecco qui!… Torni a trovarci presto, mi raccomando!>. La cliente annuì e uscì soddisfatta del proprio acquisto. Willow e Anya rimasero sole.

 

< Allora, strega, scommetto di sapere perché ti trovi qui e devo dirti che…>.

 

< Anya, Anya, frena!… Zitta un secondo, ok? Prima di parlare di questo… andiamo a prenderci qualcosa al bar qui di fronte. Ci metteremo al massimo un quarto d’ora! >.

 

Il demone della vendetta la guardò scandalizzata.

 

< Cosa? E chiudere il negozio per ben quindici minuti? Ma lo sai quante vendite potrei perdere in tutto quel tempo? >.

 

< Anya, offro io! >.

 

< Ok, allora andiamo! >.

 

La padrona del negozio indossò il suo giacchetto rosso fatto a posta per essere abbinato al suo vestito aderente dello stesso colore. Poi, assieme a Willow, uscì dal negozio dopo aver appeso il cartello “torno subito” e aver chiuso la porta a chiave.

 

Mentre erano nel Bar, Willow ne approfittò per parlare alla sua amica dell’incantesimo di controllo del tempo che le serviva. Anya le disse che l’aveva trovato e che glielo avrebbe dato immediatamente, appena fossero tornate al negozio. La strega si sentì più tranquilla, ma doveva ancora riflettere su come usarlo e soprattutto su quando perché, una volta tornata nel suo tempo, lì nel passato sarebbe rimasta la vecchia sé stessa, con alcuni tratti modificati perché lei aveva modificato le circostanze in cui si sarebbe trovata a vivere.

 

Come promesso, quindici minuti dopo le due tornarono in negozio. Anya scese nello scantinato a prendere l’incantesimo per Willow, poi tornò a portarglielo. La rossa piegò il foglio che l’altra le diede e se lo mise accuratamente in tasca. Pochi minuti dopo il negozio venne invaso dai clienti e, non avendo niente da fare per quella mattina, Will decise di rimanere lì a dare una mano. Intanto, Anya nel suo cervello stava meditando vendetta: quel pomeriggio stesso sarebbe andata da Xander per fargliela pagare, non sapendo che non ci sarebbe riuscita.

 

 

 

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            Buffy era distesa sull’erba e poggiava la testa sull’incavo della spalla di Angel che l’abbracciava. Erano in quella posizione da un pezzo e sembravano non sentire freddo, nonostante la brezza fresca che colpiva la loro pelle nuda, bagnata ancora dall’acqua. Non erano riusciti a controllarsi né a frenarsi e, a dirla tutta, nemmeno ci avevano provato. Era stato così bello e rassicurante stringersi l’uno all’altra che tutto il resto era passato in secondo piano. Ora Angel la stava coccolando dolcemente, come si fa con una bambina. Intorno a loro i rumori della natura: gli uccelli, le foglie mosse dal vento, gli zoccoli del cavallo di Angel che faceva qualche passo qui e lì nella radura.

 

Era tutto tanto perfetto che Buffy temette fosse un sogno.

 

Si alzò tenendosi la testa col braccio e puntellando il gomito a terra. Si sporse lievemente e baciò il ragazzo sulle labbra:<E’ stato stupendo!>. Gli sussurrò, sorridente e felice di avere la conferma che non stava sognando. Angel le ravviò i capelli con due dita:<E’ stato molto bello anche per me e… diverso da come lo ricordavo!>. Le disse. Buffy sollevò un sopracciglio:<Devo preoccuparmi?>. Scherzò, ironica.

 

<No, no, figurati!… Intendevo… be’, la prima volta che abbiamo fatto l’amore tu eri… eri…>. Ma non sapeva bene quale termine fosse più idoneo per esprimere ciò che intendeva. Lei lo tolse dall’imbarazzo:<Vergine e inesperta?>. Concluse per lui. Angel la guardò un po’ imbarazzato, ma quando capì che lei non se l’era presa fraintendendo, annuì sorridendole ancora. Buffy fece una smorfia divertita:<Che dire… gli anni passano, le esperienze si accumulano… le prestazioni migliorano!>. Lui rise per la sua sfacciataggine e le diede un buffetto sulla guancia. Dopo un attimo lei tornò seria:<Allora, mi dici perché stavi litigando con tuo padre questa mattina?>. Gli domandò, guardandolo negli occhi ma poggiandosi col torace e con tutto il peso del suo corpo su di lui. Angel non rispose subito, poi finalmente si decise:<Discutevamo del fatto che lui vuole che mia sorella Marianne, la mediana, sposi un conte tanto ricco e tanto più vecchio di lei!… Non mi sarei intromesso, conoscendo il futuro, ma… stamattina mia sorella mi è scoppiata a piangere davanti… mio padre l’ha rimproverata duramente. Non sono riuscito a trattenermi e… abbiamo cominciato a litigare… Solo che per un attimo stavo veramente per perdere il controllo delle mie azioni!… Mi vergogno di questo!>. Ammise rammaricato e irritato con sé stesso. Buffy si tirò su a sedere, con le gambe incrociate. Si allungò verso destra e raccolse la camicia di Angel, mettendosela addosso per coprirsi un po’ anche se l’indumento bianco, aderendo sulla pelle bagnata, si attaccò in maniera tale da risultare praticamente trasparente. Anche Angel si sedette e infilò le brache.

 

< Tesoro… se i vostri rapporti sono tesi da anni come tu stesso mi hai raccontato più volte, come pretendi che non litighiate se i vostri pareri riguardo una cosa così importante sono discordi?… Inoltre… non hai perso il controllo, ti sei solo arrabbiato molto e alla fine sei riuscito a frenare i tuoi istinti! >. Buffy non sopportava l’idea che lui si sentisse colpevole persino di qualcosa che non aveva fatto. Angel scosse la testa con veemenze e si riavviò i capelli zuppi:<Buffy, tu non capisci!… Se io non mi fossi voltato verso di te in quel momento, l’avrei colpito con tutta la forza che ho e probabilmente gli avrei fatto davvero male… potevo ucciderlo!>.

 

< Già, ma non l’hai fatto!… Non lo sai che non si fanno processi alle intenzioni? >.

 

< No, alle intenzioni no, ma ai fatti sì!… Di qui ad una settimana io diventerò un vampiro e scannerò la mia famiglia anche a causa del rancore che covo nei loro confronti, capisci? >.

 

< Ma che diavolo stai dicendo, Angel?… Un vampiro uccide le proprie vittime perché è la sua natura!… Inoltre… il tuo rancore è verso tuo padre e non verso tutta la tua famiglia! >.

 

< Davvero? Be’, ti sbagli!… Odiavo mio padre perché pretendeva che io fossi quello che non ero e cioè perfetto o perfettamente uguale a lui. Odiavo mia madre perché in tanti anni di scontri e liti non si era mai messa in mezzo a mia difesa o almeno per calmare le acque. Odiavo mia sorella Marianne perché non aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi a nostro padre, nonostante non sopportasse i suoi modi e le sue imposizioni quanto me. E odiavo mia sorella Catrhine, per la sua innocenza e la sua voglia di vivere… che io non avevo più da tento tempo!… Ecco chi ero quand’ero umano!… Ero uno scavezzacollo, insoddisfatto della vita, che si avventava contro il padre perché non poteva farlo contro tutti gli altri componenti della sua famiglia. Ero uno che andava nei bordelli perché non aveva nessuna voglia di frequentare una donna seria che avrebbe preteso rispetto e impegno; uno che si ubriacava di continuo e partecipava ad ogni genere di rissa per sfogare la propria rabbia!… Te l’ho detto già una volta: il vero mostro non è il vampiro che è in me, ma l’uomo!>. Buffy lo guardò addolorata. Capiva che per lui non doveva essere stato facile vivere in quella famiglia, con suo padre sempre pronto a farlo sentire inadeguato. Ma a lei non importava del suo passato: nessuno è perfetto.

 

<Senti… io non lo so com’eri in quest’epoca e… onestamente non m’interessa. A me importa solo dell’Angel che conosco e che amo. D’altronde, neppure io sono perfetta: mi sono comportata spesso da egoista e ho messo più di una volta a repentaglio la vita di chi amo. Quando non ho fatto questo, mi sono chiusa in un guscio d’indifferenza, sorda alle suppliche dei miei amici che mi chiedevano di permettere loro di avvicinarsi a me!… Sono finita a letto con Spike giusto perché con lui non era un vero impegno, quindi non pretendere che io ti biasimi per il fatto che hai frequentato dei bordelli!… Io non sono una santa, quindi se è un rimprovero che cerchi da parte mia, ti avviso che non lo avrai!… Pensi che io non conosca il mostro che è in te? Questo argomento lo abbiamo già affrontato, tanti anni fa: lo conosco eccome!… Ma ti amo ugualmente e non mi farai cambiare idea a riguardo!>. Angel sbuffò frustrato. Non era in cerca di biasimo da parte di Buffy, ma non voleva neppure che lei s’illudesse della sua purezza… non era mai stato puro. Comunque era vero che lei conosceva sia la sua parte migliore che quella peggiore e lo amava ugualmente. Questo lo confortava immensamente. Le si avvicinò e l’abbracciò forte, traendo serenità dal loro contatto:<Ti amo!>. Le sussurrò ad un orecchio. Lei, in risposta, gli disse:<Lo so!>. Rimasero così per alcuni istanti. Poi Angel si staccò e si alzò in piedi, aiutandola a fare lo stesso:<Dobbiamo andare in città. Prima di andare dalla signora Grave, dobbiamo passare a fare un po’ di compere!>. Buffy annuì, andando a cercare i propri abiti che aveva appoggiato lì da qualche parte.

 

<Come mai dobbiamo fare compere? Di che genere?>. Domandò, mentre afferrava il proprio vestito. Lui sorrise e le fece l’occhietto:<Ho un po’ di soldi da spendere e un sacco di peccati da espiare!>. Disse, divertito. Erano tornati sereni entrambi e ogni attimo passato insieme era un attimo di beatitudine desiderata da lungo tempo da entrambi.

 

 

 

            Londra quella mattina apparve ancora più caotica agli occhi di Buffy, forse perché tutta quella gente per le strade e il caos del mercato contrastavano in maniera evidente con la calma che regnava allo stagno in cui, fino a poco prima, lei e Angel erano stati condividendo la ritrovata intimità fra loro. Il ragazzo le aveva confidato che quell’angolo di paradiso era il posto segreto in cui lui e Marianne andavano a giocare quando erano piccoli; fratello e sorella avevano solo un anno di differenza. Dodici mesi esatti, poiché erano nati lo stesso giorno, la stessa ora ma ad un anno di differenza l’una dall’altro. Una cosa insolita, una delle tante nella vita del vampiro con l’anima.

 

Angel aveva in mano un cesto contenente alcune cose che aveva acquistato appena sceso da cavallo: due pagnotte fresche, due forme di formaggio, delle borracce di budello di maiale, qualche barattolo di miele e di marmellata, della carne essiccata, del pesce in salamoia e altro fresco. Buffy non gli aveva chiesto che cosa volesse farne con quelle cose e lui non glielo aveva detto, comunque non era importante. Mentre i due camminavano per il mercato, si fermarono ad altri banchi ad acquistare frutta e verdura, un pugnale con l’elsa d’argento e la lama nuova, una scorta abbastanza discreta di candele e di fiammiferi. Poi, quando Angel aveva sentito lo stomaco di Buffy brontolare, ricordò che quella mattina la ragazza non aveva fatto colazione e, considerata la cavalcate e il piacevole dispendio di energie che l’aveva seguita, pensò che doveva essere davvero affamata. La condusse in una piccola taverna all’aperto, ben frequentata e abbastanza pulita per gli standard dell’epoca. Si misero a sedere ad un tavolo e Angel ordinò pane, formaggio, pannocchie e latte fresco, nonché due boccali di birra. Quando la locandiera portò loro ciò che volevano, Buffy iniziò a mangiare avidamente e a gustare ogni pezzetto di cibo, trovando che avevano indubbiamente sapori diversi da quelli che lei conosceva. Ma non per questo sgradevoli.

 

<Questa roba è ottima!>. Disse, mettendo in bocca un pezzo di pane, accompagnandolo con un quadratino di caciotta. Angel la imitò e poi bevve un sorso di latte annuendo.

 

<E’ vero, è tutto molto buono!… So che preferiresti fare colazione con uova e pancetta o con latte e fiocchi di cereali, ma temo che non li abbiano ancora inventati in questo periodo!>. Le disse, sorridendo. Buffy scosse il capo:<Be’, non sono abituata a pane e formaggio a quest’ora, ma non fa niente. Ho talmente tanta fame che mangerei un bue intero!>. Ribatté lei, addentando la pannocchia. Angel si mise a ridere:<Tesoro, se me lo avessi detto prima che avevi fame, certamente avrei provveduto immediatamente. E invece sei stata zitta… comunque, ti suggerisco di mangiare con più calma perché coi vestiti che indossi sembri una nobildonna e non sta bene che una ragazza nobile s’ingozzi come stai facendo tu!>. Buffy smise per un momento di masticare, fissandolo perplessa. Poi fece spallucce e addentò nuovamente la pannocchia, senza modificare di una virgola il proprio atteggiamento:<Pazienza!… Non credo che morirò se qualche bigottone di quest’epoca non mi riterrà ben educata!… Tanto non sono neppure nobile e normalmente giro in jeans attillati, scarpe col tacco, magliette scollate e paletto di legno in tasca, quindi…>. Rispose, non sentendosi minimamente a  disagio. L’altro sorrise ancora.

 

Mangiarono in un’ora circa, prendendosela comoda, chiacchierando e osservando la gente intorno a loro. Poi, quando stavano per finire di bere anche la birra, Angel le disse di aspettarlo cinque minuti lì perché doveva andare a parlare con due tizi, nelle botteghe lì davanti alla locanda. Lei annuì, continuando a sorseggiare la bevanda al malto.

 

Dopo poco che Angel si era alzato, due tipi dall’aria rozza e dall’alito che sapeva di vino si avvicinarono a Buffy cominciando ad infastidirla e proponendole di bere con loro. La ragazza non cercava guai e cercò educatamente di mandarli via, soprattutto considerato che i in bocca quei due avevano una distilleria intera. Ma il più grosso e brutto dei due, ghignando, l’afferrò per un braccio stringendoglielo brutalmente:<Oh, andiamo, signora. Non siate poco gentile con noi. Vogliamo solo offrirvi da bere e fare due passi con voi!>. Le disse. Buffy gli lanciò un’occhiataccia, contrariata dal fatto che quella specie di palla di lardo la stesse toccando cercando di costringerla a seguirlo:<Molla la presa, amico. O ti farò vedere che posso essere ancora meno gentile!>. Lo minacciò, seria e cupa in viso. I due uomini si guardarono perplessi, poi scoppiarono in una risata fragorosa e sguaiata. Il tizio un po’ più basso, per aiutare l’altro, le afferrò l’altro braccio. I due fecero per trascinarla, ma lei sbuffò seccata:<Ora mi avete stufata!>. Disse. Un attimo dopo usò le loro braccia come sostegno per saltare e, con una capriola, liberarsi finendo alle loro spalle. I due, e tutti i presenti, rimasero sbalorditi da tanta agilità. Nello scatto, un lato del vestito si sgarrò e lei si guardò il fianco rammaricata:<Ecco, e adesso chi se lo sente Angel?>. Commentò fra sé e sé. I due ubriaconi tentarono di riprenderla, ma lei decise di finire lì quella discussione e, con la rapidità e la forza tipiche della Cacciatrice, cominciò a colpirli con pugni precisi all’addome, per poi scaraventarli a terra uno alla volta con dei ganci ben assestati al viso. I due ruzzolarono su un tavolo, rompendolo, e poi sul pavimento di pietra. Svennero.

 

Lei li fissò per un momento, esclamando sprezzante:<Rompiscatole!… Proprio non capite quando una signora non desidera la vostra compagnia, eh?>. Poi sghignazzò, soddisfatta della propria performance. Meglio tenersi in allenamento.

 

Si rimise a sedere al proprio posto e finì di sorseggiare la birra. Solo in quel momento si rese conto che la gente la guardava sbalordita, incuriosita e non proprio approvante il suo comportamento. Per un istante si sentì imbarazzata: non era stato nelle sue intenzioni attirare gli sguardi di tutti, ma era stato inevitabile. Sopraggiunse Angel che, con un sorriso ironico lanciò un’occhiata ai due balordi ancora svenuti a terra e al tavolo rotto assieme a piatti e bicchieri finiti in frantumi nella colluttazione.

 

<Ti hanno importunata?>. Le domandò, tendendole la mano. Lei annuì e lui commentò serio:<Poveracci!>. Buffy gli sorrise:<Guarda che la donzella in difficoltà ero io, mica loro!>. Disse, scherzando, mettendo un finto e poco credibile broncio. Lui sollevò un sopracciglio e lanciò un’altra occhiata alle due vittime di quella rissa:<Donzella… forse! In difficoltà mica tanto!>. E sorrisero ancora. Angel si avvicinò alla locandiera e le mise in mano dieci sterline d’argento:<Signora, chiedo scusa per i danni e vi porgo i miei complimenti per le pietanze e la birra che ci avete portato. Era tutto ottimo!… Questi spero che vi ripagheranno del disturbo e dei danni che vi abbiamo arrecato!>. Le disse, serafico. La donna lo guardò ancora più sorpresa, mentre contava le monete:<Mio signore, ma questi sono più del triplo del valore del cibo e dei danni messi assieme!>. Protestò poco convinta. I soldi erano sempre bene accetti, tuttavia voleva mantenere una parvenza di onestà. Angel fece spallucce:<Il resto consideratelo una mancia!… Buon giorno!>. Dopodiché lui e Buffy se ne andarono.

 

Camminarono tenendosi per mano, tranquillamente fra la folla, senza nessuna fretta. Verso mezzogiorno arrivarono alla casa della signora Grave. Bussarono e stavolta venne lei ad aprire, facendoli accomodare con un sorriso. Angel posò sul tavolo il cesto che aveva riempito di cibi vari durante la loro passeggiata al mercato, poi vi posò anche il pugnale e due pezzi di carta.

 

<Il cibo vi sfamerà finche rimarrete qui e né voi né i vostri figli dovrete più andare a lavorare fin dopo il tramonto. Il pugnale… più in là potrebbe risultarvi utile, così pure le borracce. Per quanto riguarda questi due pezzi di carta… ho acquistato per voi due cavalli e un carro in modo da potervi portare dietro bagagli e provviste. Inoltre, nel pomeriggio vi porteranno direttamente qui delle coperte e degli abiti nuovi. Spero saranno della vostra misura e di quelle dei vostri figli!>. La donna lo guardò sorpresa, mentre Buffy lo guardò felice: era tipico di Angel cercando di aiutare tutti.

 

<Non posso accettare una cosa simile, Angel!>. Gli disse la veggente, mettendosi a sedere con calma.

 

<Perché no? Consideratelo parte del nostro accordo!>. Ribatté lui, imitandola assieme a Buffy. Lei scosse il capo:< Non mi sembra giusto tutto questo. E’ vero che prendere il Grigio non sarà un’impresa facile, ma cento sterline sono un compenso più che generoso e tutte queste cose… sono doni graditi, ma decisamente esagerati!>. Disse la donna, indicando le cose nel cesto e i pezzi carta.

 

Dopo un attimo aggiunse:<Coi soldi che mi hai dato e che mi darai, il carro e i cavalli potrò benissimo acquistarli di persona e il cibo non sarà più un problema!>.

 

Buffy capiva il senso delle parole della donna: il fatto che fosse povera e sicuramente non nobile, non significava che non possedesse un orgoglio con cui fare i conti. Tuttavia, era insensato e stupido non accettare l’aiuto di Angel, visto che poteva permettersi benissimo di offrirglielo. Decise d’intervenire a favore del suo ragazzo:<Signora, Grave, cerchi di capire… quei soldi le serviranno finché non riuscirà a trovare un altro posto in cui abitare, in un’altra città. Sprecarli prima sarebbe una cavolata vera e propria e totalmente inutile. Se Angel ha deciso di darle, oltre ai soldi, le cose che ha acquistato per lei e la sua famiglia, be’ io se fossi il lei le accetterei e ne farei buon uso!>. Disse, sorridente. Angel le diede un colpetto con la gamba per dirle che le era grato del sostegno. Grave sembrò pensarci su per alcuni momenti, fissando i pezzi di carta e rigirandoseli fra le dita lentamente. Infine sospirò e annuì con la testa:<Va bene!… Ma basta con i regali, chiaro?… Non poteri accertarne altri. Ora, parliamo di ciò che vi interessa… sono andata a Westminster Abbey e ho studiato la struttura della cattedrale e la posizione delle guardie, oltre che il loro numero e il tempo che intercorre tra un cambio della guardia e l’altro. Non sarà facile, ma non è impossibile intrufolarsi quando non c’è nessuno… Nel pomeriggio m’incontrerò col tipo giusto per portare a termine questa impresa e prenderò accordi. Se tutto va bene… siamo a lunedì… per venerdì avremo il libro. Lavorerò tutto il giorno per trovare l’incantesimo che vi serve e per metterlo in pratica e, massimo sabato sera, prima del tramonto, ve ne andrete di qui!>. Disse, pensierosa. Angel rifletté su quel progetto. I tempi erano ristretti e non sarebbe stato facile rientrarci, né riuscire a portare via il Grigio dal luogo dove era custodito, ma aveva ragione Grave quando diceva che non era una cosa impossibile.

 

<Va bene, signora Grave!… Speriamo solo che non capiti qualche imprevisto che ci faccia perdere tempo!… Queste sono trenta sterline d’argento: pagateci il vostro uomo e pagate il suo silenzio. Una volta estrapolato l’incantesimo che ci serve, fate in modo che il libro torni nella Westminster Abbey in modo da non sconvolgere più di tanto il futuro, va bene?>. Disse Angel giocherellando con le dita sui lacci della borsetta portamonete che aveva messo sul tavolo. La donna annuì:<Trenta sterline è un compenso adeguato per quel tipo e sicuramente si cucirà la bocca su questa storia, non temere!… Tornate domani e vi dirò com’è andata e se i preparativi sono già iniziati o meno!>. Angel annuì, alzandosi in piedi:<Ok!… A domani, allora. Verremo nel primo pomeriggio!>. Detto ciò, lui e Buffy se ne andarono.

 

Grave li guardò andar via di spalle e, cupamente, fra sé e sé disse:<Povero angelo caduto… destinato all’eterno tormento e alla solitudine più completa perché l’amore senza felicità è irrealizzabile…>.

 

CAPITOLO 23

 

            Tara sentiva un pesante cerchio alla testa che, a tratti, diventava vero e proprio dolore pulsante al ritmo del suo cuore. Non sapeva dove si trovasse, né che ora potesse essere: aveva gli occhi chiusi e non riusciva ad aprirli. Tutto il suo corpo era indolenzito e perfino il respirare le provocava piccole fitte, non insopportabili ma decisamente impossibili da ignorare. Poi sentì i passi di qualcuno che si avvicinava e dita calde che le sfioravano il viso cautamente. Ci fu una pausa durante la quale udì solo i rumori lontani della città e di qualche uccello cinguettante. Un cane abbaiò e in strada un’auto passò ad alta velocità. Poco dopo, lo stesso qualcuno di prima tornò e le passò una pezza bagnata di acqua gelida sul viso.

 

<Ehi, Tara, sveglia!… Ti senti bene?… Tara!>. La strega si sforzò di aprire gli occhi e lentamente ci riuscì, trovandosi davanti il viso preoccupato di Kennedy e di Giles. La Cacciatrice le si accucciò accanto e le fece poggiare la testa nel proprio grembo, studiandola attentamente. Una ferita abbastanza vistosa le segnava il viso assieme a del sangue secco e a terriccio umido.

 

<Tara, che diavolo è successo? Che ci fai qui a terra e perché metà casa è devastata?>. Domandò Giles, ansioso di ricevere una risposta. Tara dovette concentrarsi per riuscire a riordinare le idee… la testa le faceva davvero male ora e i suoi ricordi erano caotici e incompleti. Poi riuscì a dire:<Emily e Kira… sono loro le traditrici… ci hanno attaccati!>. La sua vista era appannata, disturbata anche dalla luce accecante del sole, ma fu praticamente certa di vedere Kennedy impallidire violentemente.

 

<Dove sono gli altri? Chi c’era con te?… Stanno tutti bene?>. Domandò la Cacciatrice , con fin troppa enfasi, scuotendo poco delicatamente la strega. Quel gesto fatto senza pensare ebbe l’effetto di far salire un conato di vomito dallo stomaco di Tara che dovette girarsi su un fianco per vomitare sull’erba del prato, lontano da sé e da Kenny stessa.

 

<Kennedy, vacci piano! Non vedi che non sta bene?>. Esclamò Giles, in pena per i suoi amici ma anche per le condizioni di Tara. La Cacciatrice si sentì un po’ in colpa per aver scosso la ragazza, ma voleva sapere ad ogni costo come erano andati i fatti e, soprattutto, dov’era ora Willow.

 

<Tara… scusami, non volevo!… Ma… ti prego, dicci cos’è accaduto!>. Esclamò, angustiata sinceramente. In quel momento sopraggiunsero Michael e Dawn che, vedendo la scena dalla strada, si precipitarono di corsa verso di loro. Dawn si accucciò vicino a Tara e le sostenne la testa, tirandole indietro i capelli mentre questa continuava a vomitare.

 

<Che è successo qui? Cos’è questo macello?>. Domandò Michael, guardandosi attorno. Il giardino era cosparso di cocci e pezzi di legno rotti, le finestre della casa erano in frantumi come pure la porta d’ingresso. Da lì non poteva vedere bene al suo interno, ma quello che scorgeva gli bastò per intuire che se il giardino era ridotto male, la villa era stata ridotta anche peggio. Giles gli lanciò un’occhiata:<Kira ed Emily… si sono rivelate per quelle che sono in realtà!>. Disse.

 

Tara smise di vomitare e Dawn le passò sul viso il fazzoletto bagnato che Kennedy aveva tenuto in mano fino a quel momento. La strega dovette fare più di un respiro profondo per reprimere la nausea che ancora l’assaliva, ma poi ci riuscì e si tirò indietro, mettendosi a sedere fra l’erba più in là:<Io… non so esattamente cosa sia accaduto! – disse con fatica – Io e Will siamo entrate in casa, di ritorno dall’aeroporto, e… abbiamo trovato Buffy, Angel, Faith e Robin che combattevano contro Emily e Kira. C’è mancato poco che ci facessero la pelle appena messo piede in casa!>. Aggiunse poi.

 

Gli altri si scambiarono occhiate significanti fra loro: non c’era bisogno di commenti. Bastava vedere le condizioni di Tara e della villa per rendersi conto di quanto fosse stata violenta la battaglia. Kennedy le ravviò i capelli dal viso con un gesto delicato quanto inaspettato e le appuntò le ciocche più lunghe dietro la nuca col proprio fermaglio affinché non la disturbassero. Willow rimase stupita e incerta su come comportarsi, fin quando l’altra non la fissò dritta negli occhi, provocandole un senso d’imbarazzo che riuscì a nascondere faticosamente.

 

<Dove sono finiti gli altri? La casa sembra deserta!>. Le domandò, seria.

 

Tara si guardò attorno ancora tremendamente scombussolata:<Io… non so di preciso… Faith stava combattendo con Kira e l’ultima volta che le ho viste erano qui in giardino. Mentre… io, Willow, Buffy ed Angel eravamo in cantina a combattere contro Emily. C’era anche Robin!>. Esclamò, distogliendo lo sguardo. Kennedy aveva innegabilmente il potere di metterla a disagio, anche in quel momento dove le priorità di tutti erano ben più serie rispetto a scaramucce su chi deve essere la fidanzata di chi.

 

Kennedy si alzò di scatto e corse in casa, verso la cantina, mentre Michael iniziò a guardarsi in giro per cercare di scorgere qualche traccia di Faith. Poi finalmente la vide: era distesa fra i rami della siepe di rose selvatiche che c’era vicino all’entrata del garage; fino a quel momento i rami l’avevano nascosta alla loro vista. Era priva di sensi e piena di lividi e graffi: era evidente che ce le avesse prese di brutto. Michael si protese e, grazie anche all’aiuto di Giles, la tirò fuori di lì.

 

<Faith, sveglia!>. Disse Giles, dandole dei lievi colpetti alle guance per farla riprendere. Ma la ragazza non accennò minimamente a svegliarsi. Giles provò ancora, poi decise che era il caso di portarla in casa e di stenderla su un letto o roba simile. Casa Summers Rosemberg era piena di detriti e vetri ovunque, casa sua e di Xander sarebbe stata decisamente più adatta, decise l’Osservatore.

 

<Micheal, ce la fai a portarla in braccio fino a casa mia? Io prendo Tara!>. Disse l’uomo al collega più giovane. Michael annuì e s’incamminò verso la villetta di fronte. Giles lanciò le chiavi a Dawn che le afferrò al volo:<Precedili e apri la porta!>. Le disse Giles e lei annuì scattando per eseguire il suo ordine. Un attimo dopo Kennedy riemerse da quella che un tempo era stata casa sua. In braccio teneva Robin, anch’egli privo di sensi ma ridotto sicuramente meno male della sua ragazza. Kenny scese le scale della veranda e si avvicinò a Giles con gli occhi lucidi e il viso ancora pallido:<In casa, a parte lui, non c’è proprio nessuno!>. Esclamò. L’Osservatore la guardò addolorato e preoccupato quanto lei:<Tara, se gli altri dentro non ci sono, allora dove si trovano? Non ricordi proprio nulla?>. Domandò l’uomo alla ragazza bionda che, faticosamente, tentò di riacquistare la posizione eretta. Lui andò ad aiutarla e a sostenerla cingendole la vita con un braccio. Tara rifletté alcuni istanti, poi disse:<Io… non so dove possano essere… Willow, Angel e Buffy avevano in mano le gemme di Zagato. C’è stata una luce accecante e poi… non ricordo più nulla!>. Disse, tenendosi la testa. Kennedy e Giles si lanciarono un’altra occhiata preoccupata. Poi l’uomo sospirò e prese in braccio Tara:<Ora sforzati, perché ci dovrai raccontare il più possibile dell’accaduto. Intanto, però, andiamo in casa e vediamo di darvi una rassettata: sembra che ve la siate vista proprio brutta!>.

 

Dopodiché si avviò verso la propria villa, seguito da una silenziosa quanto impaurita Kennedy. C’era stata una battaglia ed era evidente che i poteri di Will e quelli di Angel, Faith e Buffy messi assieme – per non contare anche l’abilità di combattente di Robin - non erano stati sufficienti per assicurare la vittoria ai buoni. Fu per questo che, istintivamente, la Cacciatrice inglese si domandò se lei e gli altri avessero reali speranze di battere Luseky.

 

Faith venne adagiata supina sul pavimento del soggiorno, con uno dei cuscini del divano sotto la testa. Robin, invece, fu steso sul divano. Infine, Tara fu fatta sedere sulla poltrona in pelle che Giles aveva acquistato pochi mesi prima contro il parere di tutti: era terribilmente seriosa e dall’aspetto inglese. In contrasto forse col resto della casa, ma, era stato costretto ad ammettere lo stesso Xander, assolutamente comoda. In quel momento Tara non avrebbe potuto sedere su qualcosa di più adatto a lei.

 

<Io… vado di sopra a prendere un paio di coperte e la valigetta del pronto soccorso!>. Disse Dawn, schizzando su per le scale un secondo dopo, mentre Giles si chinava nuovamente su Faith per tentare di farle riprendere i sensi.

 

Al piano di sopra regnava il silenzio e i passi affrettati di Dawn sembravano bacchette di grancassa che si abbattevano freneticamente sulla pelle tesa dello strumento, esattamente come durante una parata della banda del suo college. Trovare le coperte fu facilissimo, visto che sapeva esattamente dove trovarle; tuttavia non ricordava bene dove Giles e Xander tenessero la valigetta del pronto soccorso. Decise di trovarla per tentativi. Andò in camera di Giles e poi nel suo bagno, aprì l’armadietto accanto alla specchiera appesa al disopra del lavandino ma non trovò ciò che cercava. Allora si diresse rapidamente all’armadio di Giles, posando le coperte prese sul letto e cominciando ad aprire ogni singola anta e ogni cassetto. Alla fine le fu chiaro che in quella stanza non avrebbe trovato niente di utile per medicare i suoi amici.

 

Forse bende, disinfettante e tutto il resto stavano nel bagno di Xander. Ma certo, che stupida, perché non ci aveva pensato prima? Con la stessa rapidità che l’aveva contraddistinta fino a quel momento uscì dalla camera e si diresse due porte più in là, in quella di Xander. Senza pensare che potesse esserci dentro qualcuno, la più giovane delle sorelle Summers abbassò la maniglia ed entrò rumorosamente nella camera ben illuminata dalla luce solare. La scena inaspettata che le si parò davanti la pietrificò per un istante; giusto il tempo di registrare cosa stava vedendo ed elaborarlo. Immediatamente dopo sopraggiunse l’imbarazzo: Sidney e Xander erano nel letto, completamente nudi, che si scambiavano baci e carezze appassionate. Non stavano facendo niente di più in quel momento, ma era fin troppo evidente che l’avevano già fatto e che magari avevano intenzione di rifarlo. Lei li aveva interrotti.

 

Dawn divenne cianotica in viso e balbettò qualcosa che voleva essere una serie di scuse, mentre Xander era scattato in piedi, lasciando scivolare il lenzuolo a terra e rivelando la sua nudità più totale. Sidney anche aveva reagito, ma solo afferrando la lampada che c’era sul comodino accanto a lei e pronta ad utilizzarla come arma nel caso quell’intrusione fosse l’assalto di qualche nemico.

 

Era fin troppo chiaro che non si trattava di questo.

 

<Dawn!… Che cavolo ci fai qui e… e… non si usa più bussare prima di entrare nella stanza di qualcuno?>. Sbraitò Xander, fortemente a disagio, cercando di coprirsi con un lembo delle lenzuola rimaste sul letto. Dawn passava con gli occhi da lui a Sidney, incapace di parlare o muoversi per svignarsela da quella situazione più che imbarazzante.

 

<Ah… io… io… scusate, ma… Xander, dove… dove tieni la valigetta del pronto soccorso?>. Finalmente riuscì a dire la ragazza, cercando di guardare il suo amico in faccia anziché da qualunque altra parte. Xander inarcò un sopracciglio e lanciò un’occhiata preoccupata a Sidney: le loro espressioni erano cambiate contemporaneamente. Sui loro volti ora non si leggeva più imbarazzo, ma confusione e agitazione.

 

<Che ci devi fare con la valigetta? E’ nel mio bagno, nello sportello in basso dell’armadietto!>. Rispose Xander. Dawn sospirò, cercando di riprendere il controllo di sé e di tornare all’ordine delle priorità delle cose che doveva fare. Si precipitò in bagno, prese le cose che le servivano e tornò nell’altra stanza, attraversandola senza fermarsi e intanto dicendo:<Buffy e gli altri sono stati attaccati. Faith, Robin e Tara sono rimasti feriti. Venite di sotto, c’è bisogno di voi!>. Un attimo dopo era in salotto e stava sistemando le coperte su Robin e Faith che ne avevano più bisogno, mentre Giles cominciava a tirar fuori le cose per disinfettare le ferite che i tre ragazzi avevano addosso.

 

<Perché ci hai messo così tanto?>. Domandò l’uomo, irritato, mentre tirava fuori delle garze dalla valigetta. Dawn rispose in automatico:<Non trovavo quella!>. Ed indicò con un cenno della testa la scatola che Giles aveva aperto sul tavolo.

 

Faith si stava riprendendo, mentre Robin non ne faceva il minimo accenno. Michael lo visitò come fosse stato un medico esperto: aveva preso sicuramente più di un colpo in testa, aveva almeno tre o quattro costole rotte ed era più che certo che lo zigomo sinistro fosse ridotto nel medesimo stato. Nonostante questo l’uomo respirava apparentemente senza molte difficoltà e il cuore batteva forte e ritmicamente.

 

<Come sta?>. Domandò Giles, mentre passava una garza imbevuta di acqua ossigenata a Dawn, la quale la prese e andò a medicare la brutta ferita che Tara aveva sulla testa. Michael scosse la testa:<Non credo che le sue condizioni siano critiche, ma sarà meglio portarlo all’ospedale!>. Decretò il più giovane dei due Osservatori. L’altro annuì:<Va bene. Prendi la mia auto, è nel garage. Dawn, va’ con loro!>.

 

<No, prendiamo la mia auto: è più comoda e più veloce!>. Disse la voce di Xander, proveniente dalle scale. Un attimo dopo lui e Sidney giunsero in salotto. Era più che evidente che si erano rivestiti frettolosamente.

 

<E voi da dove spuntate fuori?>. Domandò Giles, sorpreso e inconsciamente contrariato. Xander andò a prendere le chiavi di casa e auto nel cassetto del mobile dell’ingresso:<Eravamo di sopra!>. Rispose secco. Non era quello il luogo né il momento di affrontare certi argomenti. Michael spalancò gli occhi stupito, fissando Sidney che finiva di riallacciarsi la camicia:<Eravate qui?… Da quando?>. Chiese.

 

<Da… non so… due o tre ore. Forse di più! Ma che è successo?>. Disse Sidney, guardando Robin e Faith che sembravano essere messi davvero uno schifo. Michael divenne cupo in viso, i suoi occhi azzurri divennero due pozze scure e la sua mascella si serrò dandogli un’aria minacciosa.

 

<Mi stai dicendo che quando qui di fronte è successo il finimondo tu eri qui e non ti sei accorta di nulla?>. Sbottò, afferrando la ragazza per una spalla e scuotendola in malomodo. A Xander non piacque quel gesto e lo colpì sulla mano per costringerlo a mollare la presa su Sidney:<Ehi, amico, toccala ancora così e te la rompo quella mano!>. Gli disse, serio. Michael li fissò in viso furibondo: com’era possibile che quei due imbecilli – perché ora Michael era più sicuro che mai che i due fossero insieme in quei momenti – non si fossero accorti di niente? Eppure Emily e Kira di casino dovevano averne fatto un bel po’, visto lo stato della casa di Buffy e Willow. Prese fiato, cercando di controllare il proprio istinto che nella sua mente lo proiettava verso una sfuriata che andava ben oltre una semplice scrollata poco delicata. In quel momento, infatti, se non fosse stato per l’esistenza di cose più urgenti, Sidney non sarebbe riuscita ad evitare un sonoro ceffone nemmeno con l’aiuto del suo prode cavalier servente che, casomai si fosse intromesso davvero, ne avrebbe ricevuto uno altrettanto sonoro.

 

<Ne riparliamo dopo, ma sappiate che la cosa non finisce qui!… Ora muovetevi, portiamo Robin in ospedale!>. Decise infine Michael, andando a riprendere in braccio l’amico ferito. Xander e Sidney si scambiarono una rapida occhiata, poi decisero di accettare silentemente quelle ultime parole e di aiutare l’Osservatore a portare in auto Robin. Durante il tragitto da lì all’ospedale si sarebbero fatti spiegare cos’era accaduto perché loro non si erano resi conto proprio di niente.

 

Giles li vide uscire di casa in silenzio. Michael era stato fin troppo controllato perché quando aveva capito le motivazione della distrazione dei due ragazzi, anche lui avrebbe voluto far loro ben più di una ramanzina verbale. Comunque sicuramente ci sarebbe stato un secondo tempo più adatto per affrontare la questione.

 

<Dawn… va’ con loro e possibilmente evita che si ammazzino di botte l’un l’altro!>. Esclamò l’uomo, stancamente. In quel momento tutto il suo corpo gli stava ricordando che non era più tanto giovane, nonostante fosse più allenato di tanti suoi coetanei. Dawn stava per obbiettare di voler rimanere lì e cercare di capire dove fosse finita sua sorella, ma poi rifletté e si rese conto che Giles aveva ragione e lei doveva mitigare gli animi dei suoi amici prima che scoppiasse una rissa fra loro. La ragazza annuì, afferrò il cellulare di Xander dal tavolo del salotto e rincorse gli altri mentre Kennedy prese a finire di medicare il viso di Tara dal quale, da qualche minuto, aveva ripreso a scorrere sangue vivo perché evidentemente le ferite non si erano ancora cicatrizzate bene.

 

<Come sta Faith?>. Domandò la Cacciatrice mora, dando le spalle sia a lei che a Giles.

 

<Si sta riprendendo. Fra qualche minuto dovrebbe essere sveglia!… Ma dove sono Cordelia e Westley?>. Domandò Giles, notando solo in quel momento la loro assenza. Kennedy fece spallucce:<Erano in biblioteca per fare ricerche. Li ho già chiamati io sul cellulare di Cordelia e li ho informati del caos che c’è qui. Dovrebbero arrivare tra una mezz’ora!>. Giles annuì, poi si voltò a guardare l’orologio sulla mensola del camino: era l’ora di punta per il rientro a casa dei lavoratori. Westley e Cordelia avrebbero trovato un bel po’ di traffico. Senza dire nulla, l’uomo andò al telefono di casa, compose in automatico il numero del cellulare della sua ex studentessa e quando questa ripose le disse di non dirigersi verso casa ma di andare direttamente in ospedale, di rimanere lì con Robin e di far tornare a casa Sidney, Michael, Xander e Dawn. Una volta tanto Cordelia non obbiettò e la telefonata cessò praticamente subito.

 

Giles tornò in soggiorno.

 

<Pensa che se li lasciamo soli Xander e Michael potrebbero scannarsi a vicenda?>. Domandò Kennedy, sarcastica, mentre cambiava garze per l’ennesima volta e riprendeva a comprimere la ferita sulla fronte di Tara. Giles accennò un lieve sorriso e scosse la testa:<No, no è per questo che li rivoglio qui!… Michael sembra possedere sufficiente autocontrollo da non commettere una sciocchezza simile, per il momento!>. Kennedy e Tara si trovarono d’accordo con lui.

 

<E’ il “per il momento” che mi preoccupa!… Michael sembrava davvero arrabbiato!>. Disse Tara, storcendo la bocca per il bruciore intenso che l’acqua ossigenata le procurava sulla carne viva. Kennedy fece una smorfia di noncuranza:<E che può succedere di così grave? Al massimo si scambieranno qualche pugno, niente di che. Basterà dividerli!>. Rispose, come se la cosa fosse semplice e assolutamente normale.

 

<Il punto è che nell’immediato non credo ci sarà un momento buono per scazzottarci a vicenda. Dobbiamo prima catturare Emily e Kira!>. Commentò Giles, pensieroso.

 

<Quella piccola puttana!>. Esclamò Faith, a denti stretti e con un filo di voce. Aveva appena ripreso i sensi e al solo sentir nominare Kira tutta la sua rabbia si riaccese all’istante.

 

<Ben svegliata!>. Disse Giles, sorridendole comprensivo. Kennedy e Tara guardarono nella loro direzione:<Come ti senti, Faith?>. Domandò l’altra Cacciatrice. Faith, tentò di mettersi a sedere, ma ci riuscì solo con l’aiuto di Giles che, oltretutto, la sostenne facendola poggiare a sé e aiutandola a mettersi sul divano.

 

<Io… mi fa parecchio male la testa, ho certamente più di una costola incrinata e sono assolutamente furiosa. Se metto le mani addosso a quella sporca traditrice vedi che lavoretto le combino!… Ahi!>. Disse la ragazza, tenendosi il fianco con una mano. Solo in quel momento ricordò che non era sola nella lotta contro Kira ed Emily.

 

<Dove sono gli altri?>. Domandò preoccupata, notando in quel momento che anche Tara non era priva di segni e che Kenny la stava medicando.

 

< Dunque… Robin lo abbiamo appena spedito all’ospedale, accompagnato da Xander, Sidney, Dawn e Michael…>. Iniziò Kennedy.

 

< Come sta? E’ grave? Perché in ospedale? >. Si affrettò a chiedere Faith, infinitamente allarmata da quelle parole. Giles lanciò un’occhiata di muto rimprovero a Kennedy per il suo scarso tatto e quest’ultima tentò di rimediare all’errore commesso.

 

< Calma, calma, Faith!… Lasciami parlare!… Lo ha visitato Michael e dice che non è in pericolo di vita, ma visto che Robin era comunque ammaccato qui e lì, per sicurezza lo abbiamo mandato al pronto soccorso, così lo visiteranno! >. Disse la ragazza, cercando di calmare l’allarmismo di Faith. L’altra però non sembrò essere rassicurata più di tanto da quelle spiegazioni.

 

<E Buffy, Angel e Willow che fine hanno fatto?>. Chiese allora,  notando che in casa sembravano non esserci. Se Tara aveva riportato ferite, seppur lievi, significava che lo scontro con Emily era stato piuttosto violento o Willow non avrebbe mai permesso che Tara si facesse male. Lei era stata troppo impegnata a suonarle a quella piccola vipera con gli occhi a mandorla per tenere d’occhio lo scontro con Emily. Tara scosse la testa rendendo difficile a Kennedy l’intento di posizionare correttamente i cerotti di sutura sulla sua ferita fin quando quest’ultima non le bloccò il viso con mano decisa:<Ho quasi finito!>. Disse Kenny, posizionando gli ultimi due cerottini e lasciandola andare, infine.

 

<Grazie!>. Disse Tara, guardandola allontanarsi da sé e cominciare a riordinare la cassetta del pronto soccorso.

 

<Di niente!… Non potevo fare altrimenti o Will non me l’avrebbe mai perdonata!>. Rispose Kennedy, più seria di quanto non avrebbe voluto apparire. Tara la fissò per un momento e, ancora una volta, si sentì inferiore a lei. Kennedy faceva tutto per Willow, qualunque cosa. A partire dall’accettare un rapporto con lei senza che la rossa ricambiasse il suo amore sincero, fino a fingere di non sapere che quest’ultima era andata a letto con Xander, con un uomo. E ora che Tara era tornata, Kenny sembrava aver semplicemente accettato il fatto che per Willow quella ragazza era tutto, era la persona più importante in assoluto.

 

Kennedy amava Willow e quindi si prendeva cura di Tara pur avendo più di un motivo per odiarla. Lei, Tara, aveva la forte consapevolezza che se si fosse trovata al posto della Cacciatrice, non sarebbe riuscita ad accettare una cosa simile, né a comportarsi in quel modo.

 

Se lei si fosse trovata al posto suo, come avrebbe reagito a tutto quello?

 

Oh, sapeva esattamente come avrebbe reagito…

 

Willow era sua e di nessun’altra. Non l’avrebbe mai lasciata andare e sicuramente, corrosa dal tarlo della gelosia, non sarebbe mai riuscita a comportarsi tanto bene con la persona che gliel’aveva portata via.

 

Era per questo che si sentiva inferiore a Kennedy: quella ragazza tanto giovane era migliore di lei.

 

< Tara!… Allora, mi racconti che diavolo è successo in casa?>. La voce irritata di Faith ebbe l’effetto di strapparla dai propri pensieri tanto bruscamente quanto inaspettatamente. Lo sguardo della ragazza bionda si spostò da Kennedy a Faith e Giles seduti vicino, sul divano, che attendevano una sua parola.

 

<Ah… io… non ricordo molto!… Siamo scesi in cantina e… la porta è stata chiusa, ma non avrebbe retto molto a lungo… Ricordo solo che ad un tratto Emily l’ha buttata giù e che io mi trovavo vicina a Buffy ed Angel e… Willow mi teneva per mano. Loro tre avevano le pietre… c’è stata una luce accecante e poi… mi sono risvegliata nel prato di casa!>. Disse, con voce esitante, cercando di riordinare le proprie idee.

 

< Sei certa che avessero le pietre?… Voglio dire… ce le aveva tutte e tre una sola persona o ne avevano una ciascuna? >. Domandò Giles, sfregandosi il mento.

 

< Io non… una ciascuna, credo! >. Rispose la strega.

 

< Ma chi se ne frega di chi aveva quelle stramaledette gemme! Che importanza ha ora? >. Sbottò Faith, adirata.

 

< Calmati!… Ha importanza, invece, perché le gemme se tenute vicino hanno determinati poteri e più si trovano vicine e più questi poteri sono potenti. Un conto è se le teneva una sola persona e tutt’altra cosa è se le tenevano tre individui diversi! >. Rispose Giles, con finta calma.

 

< Io… sono abbastanza sicura che ne avessero una ciascuna! >. Affermò Tara.

 

< Il che ci rende le cose più difficili del previsto! >. Disse l’Osservatore, mal celando la sua preoccupazione agli occhi delle tre ragazze.

 

< Perché? >. Chiese Kennedy, mettendosi a sedere scompostamente sul tavolo del salotto.

 

< Perché… Tara, hai detto che Willow ti teneva per mano in quel momento, giusto? E hai parlato di una luce… >.

 

< Esattamente! >.

 

< Uff…! Ragazze, non ne sono assolutamente sicuro, ma… una delle prerogative di quelle dannate gemme è il controllo spazio-temporale. Il che significa che Buffy, Willow ed Angel potrebbero essere stati scaraventati ovunque e in qualunque tempo nel futuro o nel passato e… a meno che io non mi stia sbagliando, questo significa anche che non abbiamo modo di sapere dove e quando, perché non sappiamo i loro pensieri in quel momento! >.

 

< Porca miseria, mi sta dicendo che non c’è modo di rintracciarle né di riportarle indietro? >. Domandò Kennedy, inorridita da quella prospettiva.

 

< Be’, non un modo semplice! >. Sentenziò Giles, togliendosi gli occhiali e portandosi in bocca la stanghetta sinistra per giocherellarci coi denti.

 

< Fantastico!… E noi dobbiamo pure vedercela con Luseky e la sua tirapiedi! >. Disse Faith, sarcastica e sconsolata.

 

< Signor Giles, io… non c’è niente che io possa fare per ritrovare Willow e gli altri? E perché io non sono stata portata via con loro? La luce ha travolto anche me! >. Disse Tara, allarmata e sull’orlo di una crisi di panico.

 

< In verità questo non è esatto, Tara. Le pietre hanno avuto effetto anche su di te, ma visto che eri collegata a loro tramite Willow e non per contatto diretto, tu sei stata portata in giardino, mentre loro chissà dove. Comunque… lasciatemi il tempo di riflettere, ci deve essere un incantesimo di localizzazione che faccia al caso nostro, da qualche parte. Il problema è che non so dove!>. Detto questo, l’uomo si alzò e si mosse per la stanza freneticamente, cercando nei cassetti qualcosa. Quando l’ebbe trovata se la ficcò nella tasca della giacca:<Ragazze, voi riprendetevi e aspettate qui il ritorno degli altri. Io vado al negozio a cercare fra i miei libri. Quando saprò qualcosa ve lo farò sapere e… se Emily e Kira dovessero rifarsi vive… non le affrontate, è chiaro che non ne sareste in grado!… Scappate e portatevi dietro un cellulare. Ci sentiamo dopo! >. Dopodiché uscì di casa correndo, quasi.

 

Kennedy e Tara si guardarono interrogativamente, come se non avessero ben capito la necessità di Giles di correre al negozio. Effettivamente Willow in cantina aveva innumerevoli libri mistici e forse sarebbe stato più sensato cercare qualcosa di utile prima lì che altrove. A meno che Giles non fosse certo di trovare qualcosa nel suo negozio che facesse esattamente al caso suo, senza esser costretto a procedere per tentativi. Non avevano fatto in tempo a chiederglielo, ma Kennedy era più che certa che lo avrebbero scoperto in brevissimo tempo.

 

Poco dopo che Giles se ne fu andato, Kennedy si avvicinò a Tara e senza dirle niente la prese in braccio come se pesasse quanto una foglia.

 

<D-dove mi porti?>. Domandò la ragazza, più che imbarazzata e sicuramente sorpresa. Kennedy si avviò verso l’ingresso, poi prese a salire le scale:<Devi riposare e il divano ora è occupato da Faith, quindi ti porto nel letto di Giles!>. Disse, semplicemente. Il resto del tragitto fino alla camera dell’Osservatore lo fecero in silenzio, poi Kenny poggiò delicatamente la strega bionda sul letto e fece per andarsene.

 

<Kennedy…>. La richiamò Tara, mentre lei stava per uscire. La Cacciatrice si voltò, tenendo la mano sulla maniglia della porta:<Dimmi!>.

 

< Perché… perché lo fai? >.

 

< Cosa? >.

 

< Perché sei gentile con me in questo modo?… Sappiamo tutt’e due che… non possiamo essere amiche! >. Tara stessa si sorprese della propria sincerità.

 

L’altra sorrise lievemente.

 

< Sei meno timida di quello che sembri!… Hai ragione, è vero: io e te non saremo mai amiche per la pelle, però… Willow ti ama e si aspetta da me correttezza, anche nei tuoi confronti!… Non voglio deluderla e quindi mi comporto di conseguenza! >.

 

Ora fu Tara a sorridere lievemente.

 

< Quindi se non fosse per le aspettative di Will nei tuoi confronti, mi prenderesti a calci! >.

 

< No, certo!… Senti, Tara, tu non mi hai fatto niente infondo: non dipende da te se tra me e Willow è stato un disastro, ok? Io… io non ti odio, ma non si può pretendere che mi affezioni a te dopo aver dovuto combattere per anni il tuo fantasma e aver perso, tra l’altro, quindi… cerchiamo di comportarci da persone adulte e civili e alla fine di questa storia, forse, nessuna delle due si sarà fatta troppo male!… Siamo d’accordo? >.

 

Tara rifletté un momento su quelle parole spudoratamente sincere che lei non sarebbe mai riuscita a dire con tanta semplicità e con rassegnata calma. Infine annuì lentamente, fissando l’altra negli occhi scuri.

 

<Io… mi spiace per quello che hai passato con Willow, davvero. Lei… mi ha raccontato tutto e mi sento responsabile davvero, anche se non è dipeso dalla mia volontà!… >.

 

< La lascerai a me, allora? >. Scherzò Kennedy, pungente.

 

< Non intendevo questo!… Ho detto che sono dispiaciuta se hai sofferto e se stai ancora soffrendo per me, ma… scordatelo: Willow è la mia ragazza e… non ho intenzione di lasciarla a te! >.

 

Kennedy le regalò un sorriso sincero, mettendo in risalto i denti bianchi e perfetti e scuotendo la testa in una smorfia compiaciuta.

 

< Complimenti, bionda! Mi hai sorpresa davvero: sono contenta che tu sia disposta a lottare per tenerti Will. Se lo merita davvero!… Ma tranquilla, non dovrai tirare fuori le unghie con me: ho rinunciato a lei quando ho capito che non è mai stata mia davvero, quindi… Dormi tranquilla. Ci vediamo dopo! >.

 

E se ne andò con lo stesso passo lento con cui si era mossa fino a quel momento, lasciando l’altra immersa nel silenzio a riflettere per l’ennesima volta su quanto doveva essere stato difficile in quegli anni il rapporto tra Willow e la Cacciatrice mora che, in definitiva, non si era dimostrata tanto dura e inaffrontabile come lei aveva creduto all’inizio.

 

Il problema reale, però, era che Tara non era affatto convinta che mantenendo un rapporto civile con Kennedy, alla fine entrambe ne sarebbero uscite illese davvero.

 

Era il suo sesto senso a dirglielo.

 

CAPITOLO 24

 

    Un uomo dalla stazza veramente imponente stava seduto su una delle panche di legno lucido di Westminster Abbey, con la testa fra le mani semigiunte, immerso nel silenzio rigoroso che la preghiera di un devoto credente richiede. L’uomo non era vestito con abiti eleganti e lussuosi, ma tutto di lui lasciava intendere che non fosse uno straccione e che non facesse la fame ogni giorno. Accanto a lui, all’incirca nella stessa posizione, c’era un uomo più giovane e magro ma non per questo meno muscoloso. Il secondo uomo era vestito con una giacca di pelle nera e stivali dello stesso colore, come fosse appena tornato dalla caccia. Peccato che il tramonto nei boschi c’era stato almeno un paio d’ore prima e ora, anche lì in città, le ombre cominciavano ad impossessarsi di ogni piccolo angolo, tanto che gli addetti all’illuminazione pubblica avevano già quasi terminato il loro lavoro, per quella sera.

 

Nell’abbazia un frate stava aiutando i fedeli nella recitazione del Rosario, ma ben presto anche quel rito avrebbe avuto fine e le pesanti porte di legno di quel luogo sacro sarebbero state chiuse al mondo esterno per riaprirsi solo l’indomani mattina, alle prime luci dell’alba.

 

Mentre il frate recitava le ultime preghiere e i fedeli lo accompagnavano, un altro uomo entrò nella cattedrale e si mise a sedere vicino agli altri due. Era il più vecchio fra loro e il suo viso sfigurato da più di una cicatrice non lasciava intendere che fosse esattamente uno stinco di santo. Al fianco, appeso alla cintola, un pugnale dall’elsa argentata e dall’aria fin troppo minacciosa.

 

<Ben trovati, signori!>. Disse, mettendosi a sedere scompostamente e congiungendo le mani in un finto gesto di rispetto per il luogo dove si trovava. Gli altri due alzarono il viso solo per un istante, tornando poi nella medesima posizione di prima.

 

<Ciao Hug. Pensavamo che non venissi più!>. Disse l’uomo più grosso, Steve, a tono basso ma ben chiaro. Colui che corrispondeva al nome di Hug fece una smorfia divertita e si guardò attorno dicendo:<E perdermi così la possibilità di guadagnare qualche bella moneta sonante? Nemmeno per sogno!>.

 

<Figuriamoci!>. Commentò il ragazzo più giovane, Brad, lanciandogli un’occhiata sprezzante. Era evidente che quei tre non fossero esattamente amici, ma per quell’impresa avevano bisogno l’uno dell’aiuto dell’altro. Era solo per questo che Steve e Brad lo avevano chiamato: per rubare il Grigio che era stato loro chiesto servivano cervello, forza e all’occorrenza una certa abilità nel far fuori dei soldati armati. Steve di forza ne aveva senz’altro e Brad conosceva a menadito quel posto, visto che c’era cresciuto e per un po’ era stato anche un chierichetto, ma Hug era senz’altro più bravo a far fuori la gente o se non altro e metterla fuori combattimento per un tempo sufficientemente lungo.

 

<Quand’è che cominciamo? Non mi trovo esattamente a mio agio in posti del genere!>. Disse Hug, continuando a guardarsi intorno. Steve ritrovò la posizione eretta e disgiunse le mani:<Cos’è, temi l’ira divina per essere entrato qui con le mani sporche di sangue?>. Hug rise, cercando di contenere il volume della propria voce:<Temere l’ira divina, dici, eh? E perché mai? Cos’è, se morissi potrei finire all’infermo?>.

 

<Be’, sulle Sacre Scritture c’è scritto che l’omicidio e il furto sono peccati capitali e quindi… gente come noi l’infermo se lo guadagna tutti i giorni!>. Ribatté Brad, non troppo preoccupato. Hug rise ancora come se gli avessero raccontato di una marachella fatta da dei ragazzini. Quando smise di ridere diede una sonora pacca sulla spalla al ragazzo:<Vedi, Brad, chi vive tutti i giorni in un inferno, come il sottoscritto, non teme di finirci quando creperà, perché non potrà trovarvi niente di peggio di quello che è già abituato a vivere!>.

 

Quelle parole fecero riflettere Brad per alcuni istanti e alla fine concluse che, per quanto Hug non gli piacesse, in quella filosofia di pensiero non c’era nulla di tanto sbagliato né di assurdo. Gente come loro non era nata ricca e per tirare avanti ne avevano fatte e viste a centinaia di cose terribili; avevano patito la fame, avevano lavorato giorni e giorni solo per un tozzo di pane, avevano dovuto rubare ai nobili per non crepare di freddo durante l’inverno. Cosa poteva esserci di peggio?

 

<Basta chiacchiere insensate, ragazzi!… Il frate ha finito. Aspettiamo che tutti i fedeli si tolgano dalle scatole e poi agiamo!… Andate a prendere posto secondo il piano fatto nei giorni addietro. Ci vediamo dopo!>. Disse Steve, interrompendo i pensieri del suo amico.

 

Hug e Brad si mossero lentamente, come se si stessero accingendo anche loro a lasciare l’abbazia. Di lì a pochi minuti sarebbero entrati in azione.

 

 

 

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La sera prima la Scobby Gang aveva scoperto le telecamere che li spiavano ovunque e Anya aveva fatto sesso con Spike, mentre Buffy e Xander avevano litigato una volta che il ragazzo era venuto a sapere da Spike stesso che la sua amica era stata a letto col vampiro ossigenato e non una sola volta. Willow non era intervenuta in alcun modo perché aveva ritenuto giusto che le cose in quel caso facessero il loro corso; ma ora era assolutamente decisa a fermare quel bastardo di Worren prima ancora che mettesse piede in un’armeria per acquistare la pistola con la quale avrebbe sparato a Tara e Buffy. Girò tutta la mattinata a tale scopo. Il problema, però, fu che a Sunnydail c’erano davvero tantissimi negozi di quel genere: sembrava essere un’attività commerciale propizia. La strega dai capelli rossi quella mattina girò per tutta la città con una foto di Worren procuratasi su una rivista studentesca di robotica; la mostrò a tutti quelli che lei pensava potessero riconoscerlo ma fece un buco nell’acqua. A mezzogiorno dovette interrompere con rammarico la propria ricerca per andare a prendere Tara all’università che, in maniera più assoluta, non doveva neppure sospettare di quella faccenda. Arrivata nei pressi dell’aula di sociologia, Willow scorse l’altra strega che chiacchierava serenamente con un ragazzo e una ragazza. Sembravano essere molto in confidenza e una volta di più Willow si rammaricò per non aver fatto parte della vita del suo amore in quei mesi. Quando Tara la vide le sorrise felice e le fece cenno di avvicinarsi. Will allungò il passo e l’abbracciò forte a sé e la baciò intensamente. Voleva sentirla vicina, voleva sentirla sua, voleva avere la conferma tangibile che Tara era lì con lei e stava bene ed era felice. Tara non fece resistenza alcuna, ma si stupì di quel gesto istintivo e spudorato e, quando Will la lasciò andare, la ragazza si trovò ad essere rossa in viso. Non era solo imbarazzo, ma anche eccitazione. Né l’uno né l’altra le davano realmente fastidio. Sorrise ancora, fissando l’altra negli occhi:<E tutta questa impetuosità da dove viene?>. Scherzo, per smorzare un po’ la tensione. Will le diede un altro rapido bacio sulla punta del naso:<Mi sei mancata stamattina!>. Le disse. Tara annuì felice di sentirselo dire. Poi si ricordò dei suoi due amici e fece le presentazioni. Tanto il ragazzo quanto la ragazza non sembravano particolarmente sorpresi o shockati da quello che era appena successo e Will pensò che quei due dovevano sapere di lei e Tara, cosa davvero insolita visto che normalmente, eccetto i ragazzi della Scooby Gang, il loro rapporto era vissuto in maniera privata. Comunque a lei non importava poi granché. Fu cordiale e i quattro scambiarono qualche chiacchiera, parlando del più e del meno; poco dopo si salutarono a lei e Tara se ne andarono.

 

Era una giornata magnifica fuori e le due ragazze decisero di fare due passi in giro per i negozi prima di tornare a casa. Passarono anche da Anya e, mentre Tara era in bagno, Will disse alla sua amica di consegnare un messaggio anonimo a Buffy per trovare il covo di Worren e i suoi. La strega rossa sapeva perfettamente che la Cacciatrice avrebbe trovato il posto vuoto e che delle seghe circolari lo avrebbero distrutto poco dopo, ma sapeva anche che Buffy se la sarebbe cavata e che avrebbe trovato i cd e le cartine per individuare l’obbiettivo di quei tre cretini che giocavano a fare i criminali. Be’, di fatto Worren era un assassino, ma Andrew e Jhonatan erano solo due molluschi privi di cervello che volevano più notorietà e magari un po’ di soldi in tasca. Buffy quella sera stessa avrebbe fatto il suo dovere e l’indomani mattina lei avrebbe fatto il suo, salvando la vita a Tara e cambiando per sempre la loro vita.

 

Tornarono a casa per l’ora di pranzo e poco dopo Buffy ricevette il biglietto anonimo, lo lesse e uscì per dare la caccia al Trio. Quando rientrò, tutto andò esattamente come Willow ricordava, eccetto il fatto che non ci mise più di un’ora per decriptare i file contenuti nei cd riportati dalla sua amica: ricordava fin troppo bene le chiavi di lettura per il decriptaggio. Appena terminato il lavoro, consegnò la stampa del contenuto dei cd a Buffy la quale si cambiò e uscì nuovamente, pronta a spaccare la faccia a quei tre ragazzini. Willow sapeva che la sua migliore amica avrebbe incassata qualche colpo, ma sapeva anche che alla fine avrebbe vinto contro Worren senza riportare ferite serie e quindi la lasciò uscire, tranquilla che non le sarebbe accaduto nulla. Non avevano parlato di quello che era successo la sera prima con Spike, ma era fin troppo chiaro che Buffy era rimasta profondamente ferita da ciò che era successo tra lui e Anya. Era vero che non amava Spike, ma era anche vero che vedendolo fare sesso con l’altra, la Cacciatrice si era sentita “una delle tante”, mentre fino a quel momento per il vampiro aveva avuto la certezza di essere “l’unica”. Per Buffy era una faccenda di orgoglio? Forse. Era una questione di crollo di certezze, seppure non vitali? Sicuramente. Questo glielo aveva confessato qualche tempo dopo lei stessa e Willow non l’aveva scordato. A dire il vero, più ci pensava e più la rossa si rendeva conto che di quel periodo non aveva dimenticato neppure un singolo momento, imprimendoseli tutti a fuoco nella memoria. Chissà se i suoi ricordi sarebbero scomparsi una volta modificato significativamente il passato e quindi quello che era il suo presente?

 

Tale questione girò nella sua testolina laboriosa per qualche ora, poi però decise che era inutile porsi domande simili e che, nel caso in cui avesse dimenticato sarebbe stato addirittura meglio. Quindi, decise anche di non perdere tempo e di dedicarsi completamente alla sua ragazza.

 

Andò tutto come previsto e Buffy tornò dalla sua missione che non era neppure mezzanotte. Willow e Tara la sentirono rincasare e, dopo essersi rivestite, scesero di corsa all’unisono con Dawn per controllare che stesse bene. Aveva qualche graffio e qualche livido qui e lì, ma stava decisamente bene e, soprattutto, aveva conciato per le feste Worren e fatto arrestare gli altri due dalla polizia di Sunnydail. Nel cervello della Cacciatrice, e anche di tutti gli altri, l’unica cosa rimasta da fare ora era scovare Worren; secondo Buffy non era un’impresa eccessivamente difficile. Ma Will divenne cupa e quella notte praticamente non chiuse occhio pensando all’indomani e ripassando il piano che aveva fatto per catturare quel maledetto prima che facesse danni. Tara, invece, stesa al suo fianco, aveva dormito profondamente, rannicchiandosi addosso a lei come avrebbe fatto un gatto su se stesso in una cuccia calda e morbida. La rossa non poté fare a meno, guardandola dormire, di pensare che fosse fortunata a non sapere quale rischio l’avrebbe aspettata l’indomani mattina perché questa sua incoscienza le aveva donato la serenità che meritava.

 

 

 

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Magdalene Grave si presentò al luogo stabilito per l’appuntamento con Steve, Brad e Hug all’alba. Avrebbe preferito sfruttare le ombre della notte per prendere in consegna il Grigio, soprattutto perché le guardie di Westminster Abbey avevano lanciato l’allarme dell’avvenuto furto e ora le strade di Londra brulicavano di soldati in borghese e in divisa che cercavano ovunque. Tuttavia, Angel le aveva espressamente chiesto di non mettere il naso fuori di casa di notte, visto che Darla era giunta in città la sera prima e, il vampiro con l’anima ne era certo, andava a caccia di prede facili. Grave, pur essendo una veggente, era una donna esile, sicuramente non in grado di combattere e quindi una preda facile. Su questo non c’era dubbio.

 

Era stato per tale motivo che la donna aveva dato appuntamento ai tre ladri a quell’ora, col sole che sorgendo spargeva i suoi raggi sulle ombre. Steve aveva il libro in mano, incartato accuratamente in un foglio di carta e protetto ancora in una sacca di cuoio.

 

<Ecco a voi, milady!>. Disse l’uomo dalla stazza imponente, porgendole il fagotto prezioso. Grave lo prese con mani sicure e controllò immediatamente che si trattasse realmente del Grigio. Era proprio il libro che voleva. Richiuse con estrema cura il pacchetto e lo mise nella propria borsa da spalla in stoffa dalla quale, subito dopo, tirò fuori un sacchettino pieno di monete sonanti. Consegnò il sacchettino a Brad che, incurante dell’educazione, lo aprì all’istante e contò le monete per verificare che corrispondessero esattamente alla cifra stabilita. In realtà non era così: ce n’erano trenta in più. Brad lo disse a Steve il quale, inarcando un sopracciglio chiese spiegazioni a colei che li aveva assoldati.

 

Grave sembrò attendersi una domanda simile e, con estrema calma, disse semplicemente:<Le trenta monete in più servono ad assicurarmi che di questa faccenda non parlerete mai con anima viva o morta e che, se di qui a un giorno, un mese o un anno m’incontraste per strada, m’ignorereste come se non ci fossimo mai conosciuti!>. Spiegò. Steve sembrò riflettere su quell’affermazione, sfregandosi la barba lunga di un paio di giorni. Alla fine fece un cenno con la testa:<Ne sarebbero bastate la metà, signora, per assicurarvi questo. Comunque del buon danaro non si rifiuta mai, quindi… accettiamo le monete e la vostra richiesta!>. Affermò l’uomo, sorridendo cordiale. Brad rimise le monete nel sacchetto e le diede all’amico che se le mise nella bisaccia attaccata alla cintola.

 

<Quando dovremo riportare il libro?>. Domandò poi, il cervello del gruppo. La signora Grave rispose con prontezza anche a quella domanda:<Di qui a cinque giorni ci rivedremo in questo medesimo luogo e vi riporterò il libro che voi riporrete esattamente lì dove l’avete preso, intesi?>.

 

<E’ assurdo tutto questo! Per rubare quell’ammasso di carta vecchia rilegata insieme abbiamo faticato parecchio e ora dovremo fare una fatica pari alla precedente per riconsegnarlo? Lo trovo ridicolo e inutile!>. Protestò Hug, con veemenza. Steve gli scoccò un’occhiata di traverso che gli imponeva di non aprire nuovamente bocca e Hug per un momento avvertì una sensazione prepotente di disagio invaderlo ovunque. Lui era un poco di buono e più di una volta non si era fatto scrupoli di usare il pugnale per risolvere discussioni più o meno importanti, ma dubitava fortemente che in un’eventuale lite con Steve il pugnale avrebbe potuto evitargli di ritrovarsi con le ossa frantumate.

 

<La signora ci sta pagando più che profumatamente per obbedire ai suoi ordini e noi ci atterremo alla sua volontà senza discutere, chiaro?>. Esclamò Steve, con la sua tipica voce profonda e il tono di chi non ammetteva repliche. Hug era impulsivo ma non del tutto stupido e capì che non era proprio il caso di ribattere. Si limitò quindi a fare un cenno con la testa e a sospirare rassegnato. La signora Grave ringraziò con uno sguardo l’uomo che aveva appena usato la sua influenza sugli altri due per assecondare le sue richieste. Dopodiché accennò a un breve inchino di compito ed educato saluto e se ne andò sparendo nella nebbia che cominciava a dissolversi per effetto dei raggi del sole che avevano iniziato a scaldare l’aria.

 

Era fatta, la veggente aveva il Grigio. Ora doveva studiarlo attentamente per trovare l’incantesimo che le sarebbe servito per aiutare il vampiro con l’anima e la Cacciatrice.

 

CAPITOLO 25

 

    Willow aprì gli occhi che il sole stava appena rischiarando l’aria, svegliando gli uccelli che avevano iniziato a cinguettando tra loro, rompendo il silenzio tipico della notte. Quello era il giorno decisivo. Un’occhiata rapida alla sveglia sul comò le disse che le cinque erano passate da poco. Tara, distesa accanto a lei, si mosse leggermente stringendosi di più contro il suo corpo. Le arrivò una deliziosa vampata dell’odore dei capelli del suo amore. Profumavano sempre di fiori freschi e miele. Un profumo invitante che, tuttavia, ebbe l’effetto di renderla malinconica. Cosa avrebbe fatto se non fosse riuscita ad impedire a Worren di ucciderla con quella dannata pistola? Fino a quel momento questo pensiero non l’aveva mai neppure sfiorata, visto che era intenzionata a fare di tutto per evitare che il passato da lei vissuto si ripetesse; ma ora che l’ora zero stava per arrivare, le fu inevitabile non sbatterci il muso come un bambino che corre per un corridoio e improvvisamente cozza contro una parete di vetro di cui aveva ignorato l’esistenza fino a quel momento.

 

Tra l’altro, aveva scoperto già dal giorno stesso in cui si era ritrovata lì a Sunnydail, i suoi poteri erano diminuiti tornando ad essere esattamente come quelli che aveva allora… e addio alla strega più potente d’occidente. Doveva essere stato una specie di effetto collaterale del viaggio nel tempo.

 

In un gesto protettivo e autoconsolatorio aumentò impercettibilmente il suo abbraccio su Tara che si svegliò felice di trovarsi lì con lei e le sorrise dolcemente per dimostrarglielo.

 

<Scusami, ti ho svegliata!>. Disse Will, rammaricata sinceramente. L’altra però non sembrò essere infastidita e strofinò un istante il naso sul suo collo dove poi vi posò un lieve bacio; intanto, con la mano s’insinuò sotto la sua maglietta e le carezzò l’addome, per poi risalire fino al seno.

 

<Non preoccuparti, adoro essere svegliata in questo modo!... Che ore sono? Fuori sembra ancora buio!>. Sussurrò. Will le ravviò i capelli con un gesto delicato e si lasciò carezzare godendo di quel contatto:<Sono le cinque e un quarto!>. Rispose, indicandole la sveglia. Tara inarcò un sopracciglio e non riuscì a trattenere uno sbadiglio.

 

<Come mai non riesci a dormire?… C’è qualcosa che non va? In questi giorni… mi sei sembrata strana…>. Osservò Tara, guardandola negli occhi. Willow si sentì in colpa per la bugia che stava per dire, ma come spiegarle tutta quella faccenda senza spaventarla e senza modificare i suoi atteggiamenti inserendo così troppe incognite nello svolgimento dei fatti?

 

<Non è niente, credimi!… E’ solo che… be’, devo sistemare delle cose e poi quello che è successo ieri con Anya e il fatto che è venuto fuori che Buffy è stata a letto con Spike… sono cose che mi hanno turbata un po’, ma niente di che, passerà!>. Disse, cercando di essere convincente. Non era mai stata una brava bugiarda, ma essere credibile guardando negli occhi la persona più importante della sua vita… pensò che quella fosse un’impresa impossibile. Eppure sembrò che Tara non si fosse accorta di nulla.

 

<Come fai a sapere che Buffy è stata a letto con Spike?… Voglio dire… ieri ha reagito male a quella scena nel negozio di Anya e Giles, ma… non ha detto di averci fatto sesso!>. Notò la bionda, scostandosi un po’ per guardarla meglio. L’altra si diede mentalmente dell’imbecille perché, di fatto, Buffy non le aveva detto nulla a riguardo e lei in passato lo aveva saputo in ben altro modo. Ora doveva giustificare quell’incongruenza.

 

<Ah, be’… io… lo so per intuito! – disse – Ieri sera… che Xander reagisse male era prevedibile, ma che anche Buffy reagisse a quel modo… mi è bastato fare uno più uno, tutto qui!… E… e tu… non sembri essere sorpresa!>. Meglio rivoltare la frittata, decise. Era davvero geniale, non c’era che dire. Tara si sentì messa alle strette e confessò:<B-be’ io… Buffy… me ne ha parlato tempo fa, ma è stato solo p-perché… le è scappato o non lo avrebbe detto neppure a me, credimi!>. Disse, con una certa incertezza nella voce.

 

Willow ridacchiò dentro la propria testa, divertendosi nel vedere che, seppure involontariamente, l’aveva messa in difficoltà sviando il discorso su di lei invece che su di sé. Teoricamente anche quello doveva risvegliare in lei qualche piccolo senso di colpa, ma in pratica era comica la faccia di Tara che tentava di giustificarsi per averle taciuto una cosa simile. La prima volta che avevano vissuto quel momento Will non aveva notato l’espressione del viso della sua ragazza che in quel momento sembrava più una bambina che aveva fatto una marachella; ma ora la cosa le risultava essere lampante. Le sorrise e la baciò velocemente, istintivamente, impossessandosi del suo labbro inferiore solo per un istante.

 

<Sei bella quando arrossisci!>. Le disse, scherzosa. Tara mise su un finto broncio:<Antipatica!… non ci si diverte alle spese degli altri!>. Protestò. Willow l’attirò a sé improvvisamente e riprese a baciarla, più intensamente, più sensualmente, eccitandola con lievi carezze oltre che con le labbra che avevano preso a vagare un po’ ovunque sul suo viso e poi giù verso il collo, intenzionata a scendere di più. Tara la lasciò fare, assecondandola solo con le mani che teneva strette su di lei, fra i suo capelli lunghi e morbidi e poi lungo la schiena.

 

<Sei… insaziabile!>. Sussurrò la bionda, vagamente divertita all’idea di riprendere la loro attività preferita. Dacché erano tornate insieme, solo tre giorni prima, il letto sembrava essere il loro posto preferito dove attuare il miglior passatempo del mondo. Non l’avrebbero lasciato mai se non fosse stato per il fatto che il Trio aveva dato da fare a tutti e che non potevano saltare le lezioni al college. Oltre al fatto che non erano riuscite ad astenersi dal mangiare di tanto in tanto e ad andare in bagno per una doccia e tutto il resto.

 

Willow scese ancora coi suoi baci, fino ad arrivare sulla sua pancia morbida e liscia. Sorrise maliziosa:<Saziami tu!>. Rispose, sogghignando. L’altra inarcò la schiena in un brivido di piacere, poi in preda alla passione la costrinse a tornare su da lei e dalle sue labbra. Ancora una volta, non importava che ore fossero o cosa stava succedendo al di fuori di quella stanza; contava solo che si trovavano insieme e che avevano bisogno l’una dell’altra per completarsi a vicenda.

 

 

 

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Buffy era seminuda nell’enorme letto a baldacchino e non riusciva a dormire nonostante fosse notte fonda. Angel, invece, le stava riposando accanto. Si era addormentato più di due ore prima e a Buffy non era mai sembrato più tranquillo di così. Sarebbe stato bello se il suo amore avesse trovato quella serenità anche una volta tornati a casa, nel loro secolo; ma la Cacciatrice non s’illudeva che una cosa del genere potesse accadere e così si sentiva malinconica per lui.

 

Quel pomeriggio la signora Grave aveva mostrato loro il Grigio e aveva promesso che avrebbe lavorato sodo per trovare il prima possibile il genere d’incantesimo che poteva aprire un portale spazio-temporale che li riconducesse nel ventunesimo secolo, a San Francisco. Ma una volta tornati a casa come sarebbero procedute le cose fra loro? Buffy non era disposta a rinunciare a lui nuovamente, ma era fin troppo consapevole che se nella Londra del ‘700 stavano vivendo come in un sogno, poi sarebbe andata in maniera totalmente differente. Non era solo una questione fisica, anche se la ragazza non negava a sé stessa che la castità imposta dalle circostanze era una condizione difficile da sopportare: questo lo sapeva bene. C’era già passata, infondo. Ma c’era di più: tornati a casa c’era Luseky ad attenderli e una volta risolta anche quella faccenda, poi, c’erano le questioni di sempre.

 

Angel avrebbe dovuto restituire l’anello che gli permetteva di uscire alla luce del sole e probabilmente sarebbe anche dovuto tornare a Los Angeles perché il suo lavoro e la sua casa ora erano lì. Impostare una relazione a distanza? Anche solo l’idea le sembrava ridicola e impraticabile. Lei e Dawn ci avevano messo parecchio tempo per adattarsi a San Fransisco che era completamente diversa dalla piccola Sunnydail e la prospettiva di ricominciare tutto daccapo di nuovo le sembrava davvero una cosa difficile da fare. Inoltre, egoisticamente non voleva lasciare Xander, Willow e Giles perché ne avrebbe sentito troppo la mancanza. In definitiva, dunque, al momento la Cacciatrice non riusciva proprio a immaginare una soluzione ai suoi problemi.

 

Si rigirò per l’ennesima volta nel letto e Angel fu leggermente risvegliato da quel movimento brusco, ma pensò che il suo amore si fosse solo rigirata nel letto durante il sonno. Tenendo gli occhi chiusi, quindi, si mise anche lui su un fianco e la cinse con un braccio, avvicinandosi con la testa e posandola sulla sua spalla. Buffy socchiuse gli occhi per fingere di dormire, ma si sentì confortata da quel contatto e per un po’ decise di darsi pace e di accantonare la questione del “ cosa fare al ritorno a casa”. Si rilassò a ricambiò l’abbraccio posando una mano su quella di Angel e cercando davvero di prendere sonno. Non fu una cosa semplice, ma alla fine si addormentò scivolando comunque in un sonno agitato, tempestato da sogni assurdi che le prospettarono un futuro non proprio roseo.

 

Il gallo cantò e sia Buffy che Angel si svegliarono. Fuori aveva cominciato ad albeggiare e il cielo era pieno di sfumature del rosa e del lilla che man mano andavano schiarendosi. Quel pomeriggio sarebbero tornati dalla signora grave per sentire se aveva qualche novità per loro, ma quella mattina avevano già stabilito che sarebbero andati ad indagare in giro per Londra per avere qualche informazione su Darla. Che fosse già arrivata in città Angel lo sapeva bene, ma ignorava totalmente dove poteva nascondersi. A dire il vero Buffy avrebbe preferito andarla a cercare, stanarla e ucciderla sul posto; ma Angel le aveva detto che non avrebbe potuto agire in quel modo, a meno che non aveva intenzione di cambiare il loro presente. La ragazza non lo disse, ma non le sarebbe dispiaciuto cambiare un po’ le cose in quella che era la sua realtà. D’altronde però, se Darla non l’avesse vampirizzato, lei Angel non lo avrebbe mai potuto incontrare. Quello era un discorso che avevano fatto più volte dacché si trovavano incastrati nel passato, eppure Buffy non si era ancora convinta che lasciare Darla in circolazione fosse una buona idea. L’unica cosa che la rincuorava, a tale proposito, era la consapevolezza che se non l’avesse fatta fuori in quell’epoca, lo avrebbe fatto Angel per lei di lì a circa due secoli e mezzo.

 

Angel iniziò a baciarla sul collo e sulla spalla nuda, per proseguire poi verso il seno e l’addome piatto e liscio.

 

<Buon giorno, amore!>. Le disse, tra un bacio e l’altro. Lei lo lasciò fare per godersi appieno quella sensazione di intimo piacere che aveva riscoperto solo di recente con lui. Gli infilò le dita fra i capelli lunghi e arruffati dopo il riposo notturno e sorridendo ricambiò il saluto:<Buon giorno!>. Angel tornò su, ad occuparsi delle sue labbra che sapevano ancora di un misto di miele e birra, i principali ingredienti della loro cena della sera prima. Sarebbe stato magnifico svegliarsi ogni mattina a quel modo, pensò. Dopo un attimo lo disse anche e Angel la guardò sorridente:<Sono perfettamente d’accordo, ma non è detto che non si possa fare!>. Le rispose. Lei lo guardò intensamente, studiando ogni linea del suo volto, ogni più piccola curva o espressione, ogni singola rughetta che gli si formava attorno agli occhi mentre sorrideva e le due fossette attorno alla bocca curvata. Gli tolse una ciocca di capelli dalla fronte, ravviandogliela lentamente per carezzarlo in contemporanea.

 

<Ti amo!>. Gli disse, molto più sinceramente di quanto non credeva fosse possibile. Angel affondò il viso nell’incavo del suo collo per respirare un po’ del suo profumo e le posò un paio di baci delicati proprio sotto al lobo dell’orecchio:<Anch’io, e non sai quanto!>. Disse. Anche per lui quel momento era intenso e sereno come non ne aveva mai vissuti in vita sua. Buffy era speciale e il loro rapporto era speciale perché lei conosceva ogni suo pregio e ogni suo difetto; conosceva il bene che c’era in lui, ma anche il male. Conosceva l’uomo e il demone, e non li temeva ed amava entrambi. Angel dubitava che qualcun'altra avrebbe saputo fare lo stesso. Dal canto suo, anche lui sapeva tutto della Cacciatrice. Conosceva la sua forza e la sua fragilità, la sua dolcezza e la sua determinazione, l’egoismo e l’altruismo che regnavano in lei. Conosceva alla perfezione il momento in cui, nella sua vita, aveva toccato il fondo con le sue scelte sbagliate, ma sapeva perfettamente anche come si era comportata tutte le volte che lui, i suoi amici o dei perfetti estranei avevano avuto bisogno di lei e dei suoi poteri. E anche lui amava ogni più piccola sfumatura di quella ragazza. Amava la sua cocciutaggine quanto la sua abitudine di non arrendersi mai.

 

Erano stati separati a lungo in passato e spesso lui era stato la sua ombra senza che lei se ne accorgesse coscientemente, ma infondo aveva sempre percepito una qualche presenza familiare che la seguiva invisibile ai suoi occhi.

 

Era questo che rendeva il loro rapporto tanto speciale.

 

<Posso farti una domanda?>. Disse ad un tratto, Buffy. Lui la guardò e annuì. La ragazza esitò qualche istante, poi finalmente domandò:<Quando te ne sei andato da Sunnydail, eri davvero convinto che quella fosse la cosa migliore per me?>. La domanda arrivò inaspettata e colse Angel completamente impreparato a rispondere. Per un momento i suoi occhi sembrarono smarriti, in cerca di una riposta che non poteva essere scritta sulle pareti della sua stanza. Poi disse:<Sì, lo ero!>. Ma Buffy non sembrò essere soddisfatta di quella breve esclamazione tanto evasiva quanto poco rivelatrice.

 

<E perché prendesti quella decisione tanto improvvisamente? Voglio dire, cos’è che all’improvviso ti ha illuminato e ti ha fatto capire che non potevamo stare insieme?>. Angel si tirò su a sedere, spezzando il contatto che fino a quel momento c’era stato.

 

<Buffy, perché ne dobbiamo parlare proprio adesso? Non ti sembra quantomeno inappropriato?>. Chiese, per tentare di far cessare lì quel discorso. Buffy capì l’allusione all’intimità che c’era stata fino a quel momento fra loro, ma invece si convinse che proprio a causa di quella, non c’era momento migliore per affrontare un argomento simile. Tra l’altro, l’avevano rimandato talmente tante volte che ormai non ce la faceva più e voleva avere una risposta precisa.

 

<Angel, non credo che tu all’epoca abbia preso una decisione simile così, dal giorno alla notte, senza un motivo preciso che ti abbai spinto a farlo… che so, una molla che ti ha fatto riflettere fino a convincerti che quella fosse l’unica soluzione!>. Esclamò Buffy, cercando di non apparire agitata come invece era. Arrivati a quel punto non capiva quale bisogno reale ci fosse di continuare a scavalcare l’argomento, insabbiandolo con mille altre cose meno importanti. Non lo capiva perché erano passati anni e perché ormai quello che era stato fatto era stato fatto e non aveva senso evitare di parlarne. Tanto più se avevano entrambi l’intenzione di stare insieme, ora.

 

Angel serrò impercettibilmente la mascella, riflettendo il più rapidamente possibile su quello che doveva dire. Buffy gli stava facendo una domanda precisa e lui doveva scegliere se continuare a mentirle o se invece raccontarle la verità quella volta. L’unico problema era che non voleva ferirla dicendole del discorsetto che all’epoca gli aveva fatto Joyce e che aveva risvegliato tutti assieme i suoi sensi di colpa per aver legato a sé una ragazza giovane come Buffy, senza poterle offrire un rapporto normale come quello che hanno tutte le diciassettenni.

 

<Allora?… Angel, ti prego, parla…!>. Sussurrò la ragazza, con un’autentica nota di preoccupazione nella voce. Alla fine il vampiro si arrese e sospirò per prepararsi a raccontare.

 

<Io… una mattina stavo risistemando casa mia, quando stavo alla fabbrica. Mancavano pochi giorni al ballo di fine corso e… ricordi? Avevamo intensificato le ronde notturne, allungandole. Non ricordo esattamente che giorno fosse, so solo che la notte prima avevamo fatto tardi per andare a caccia e poi ci eravamo messi a riposare un po’ sul mio letto, ma ci siamo addormentati e quando ci siamo risvegliati, fuori era già giorno e tu dovevi correre a casa per andare a prepararti per la scuola!…>. Buffy lo guardò confusa perché non riusciva a capire che significasse tutto quel discorso d’introduzione.

 

<Va’ avanti!>. Lo incitò, titubante e timorosa di sapere dove volesse arrivare. Lui esitò qualche altro istante, poi disse:<Be’… quella mattina… dopo che te ne sei andata… è venuta… è venuta a trovarmi tua madre…>.

 

< Mia madre? >.

 

< Sì!… Io… fui sorpreso di trovarmela lì e in un primo momento pensai che fosse arrabbiata perché non eri rincasata quella notte e magari stava pensando che… che io e te avessimo… >

 

< Fatto l’amore! >.

 

< Già!… Ma non era lì por quello… cioè, si era decisa a venire lì perché non eri rincasata, ma non aveva pensato che avessimo fatto sesso. Sembra che Giles le avesse spiegato bene le conseguenze che avrebbe riportato una cosa simile… Lei… lei mi ha fatto un discorso molto chiaro e… da mamma preoccupata per una figlia che sta con un potenziale assassino che ha un paio di secoli più di lei. E’ stato quel discorso che mi ha fatto pensare che… che non mi stavo comportando bene… >.

 

< Frena, a-aspetta un momento!… Mi stai dicendo che mi hai mollata perché mia madre ti ha chiesto di farlo? >. Domandò Buffy, incredula e con una certa aggressività nella voce. Lui abbassò lo sguardo e annuì con la testa.

 

< Ma… perché diavolo non me lo hai detto? Perché non me ne hai mai parlato? Non erano fatti suoi, era la nostra storia, una nostra faccenda, non sua! >.

 

< Tu eri sua figlia e lei era preoccupata per te e per il tuo futuro, Buffy!… Sapevo che non l’avresti presa bene e a dire il vero… nemmeno io all’inizio la presi nel verso giusto, ma poi pensai che non aveva tutti i torti: io sono un vampiro con l’anima e avevo dato prova di poterla perdere e di essere realmente un mostro. Avevo torturato te e i tuoi amici e tua madre per mesi. Non potevo certo aspettarmi che mi adorasse! >.

 

< Questo non c’entra!… In quel periodo non eri in te! >.

 

< Già, e all’epoca sarebbe potuto ricapitare perché io dipendevo da te, dai tuoi baci, dalla tua vicinanza e… e tu eri… eri una diciassettenne innamorata che non vedeva altro che il ragazzo che amava. Ma entrambi sappiamo che la vita non è tutta rose e fiori e l’amore incondizionato che nel suo egoismo non si rende conto di tutto il resto non fa bene a nessuno, tanto meno a noi e a chi ci circonda! >.

 

< Ah, davvero? E allora adesso che cavolo stiamo facendo? Voglio dire… io in questi anni sono cambiata, ne ho passate tante, ma per te sei o sette o anche dieci anni cosa sono? Ne hai più di duecentocinquanta, cosa vuoi che sia un decennio?… Cos’è che ti ha fatto cambiare idea ora? Cosa è cambiato fra noi, adesso? >. La sua voce era ancora più alterata e il tono pian piano si stava alzando. Angel le afferrò un polso e con uno strattone l’avvicinò a sé pregandola di abbassare la voce, se non voleva che tutti gli abitanti di casa sua sentissero. Lei tentò di ribellarsi un po’, ma Angel la tenne stretta e le mise una mano sulla bocca per costringerla ad ascoltarlo ancora.

 

< Shh… shh! Aspetta!… Lasciami parlare!… In questi anni… ho tentato di dimenticarti, di passare oltre, questo lo sai: non è un mistero! Ma non ci sono riuscito mai del tutto e starti lontano per forza ha avuto solo ed esclusivamente l’effetto di farmi sentire di più la tua mancanza, fino a costringermi a pensarti continuamente!… Quando ti dico che ti amo non scherzo e non ho nessuna intenzione di lasciarti, ora. Mi credi?… Ti prego, rispondimi sinceramente! >. Disse, scostando lentamente la mano dalla sua bocca ma continuando ad abbracciarla da dietro. Buffy rifletté su quelle parole, poi annuì:<Ti credo!… Ma non sarà facile risolvere la nostra situazione… una volta tornati a casa!>. Disse, in tutta onestà. Angel annuì carezzandole i capelli, fissando lo sguardo in un punto indefinito sul pavimento.

 

<Hai ragione, amore, ma… una cosa per volta, ok? Una cosa per volta!… L’unica cosa di cui sono sicuro, è che non voglio tornare ad essere solo e non voglio lasciarti!>. Sussurrò. Buffy decise di credergli e abbandonò ogni tentativo di resistenza, ogni proposito di litigio. Almeno per il momento voleva credere che le cose sarebbero andate bene per loro, aveva bisogno di crederlo.

 

CAPITOLO 26

 

    Willow non era riuscita nel suo intento. Non aveva trovato Warren e non era riuscita a mettere in guardia Buffy da quello che sarebbe accaduto quella mattina. Dacché lei e Tara si erano alzate, circa due ore prima di quanto non avrebbero dovuto, la ragazza dai capelli rossi era stata nervosa, agitata e non aveva fatto praticamente nulla per nasconderlo. Tara, dal canto suo, non seppe cosa pensare perché qualcosa nella sua testa le diceva che nel nervosismo di Willow lei c’entrava qualcosa. Questo sospetto divenne certezza quando Will la baciò e le chiese di andarsene e di rimanere il giorno intero nel dormitorio: in seguito le avrebbe spiegato tutto.

 

<Oh, andiamo, Will! Non puoi pretendere di mandarmi via così senza che io voglia sapere ora che diavolo ti è preso stamattina!>. Protestò Tara, finendo d’indossare il suo maglioncino di cotone azzurro come i suoi occhi. Willow la scrutò per un momento, valutando l’idea di vuotare il sacco lì, in quell’istante, affinché Tara l’ascoltasse e facesse ciò che lei le stava chiedendo. Ma poi giunse alla conclusione che non era una buona idea perché era ancora troppo presto. Scosse la testa e le si avvicinò per abbracciarla. La strinse forte e le posò un lieve bacio sul collo che ebbe l’effetto di far sospirare l’altra.

 

<E’ una risposta che voglio, Willow, non un bacio!>. Disse Tara, con poca convinzione nella voce. Will si scostò da lei e le sorrise seducente:<Vuol dire che i miei baci non ti piacciono più?>. Chiese, lanciandole uno sguardo furbo che l’altra ricambiò. Tara l’attirò a sé e la baciò intensamente, mordicchiandole il labbro inferiore e affondandole le dita fra i capelli.

 

<I tuoi baci… sono come la cioccolata… lo sai? Danno dipendenza!>. Le sussurrò, senza smettere di baciarla. Will sorrise:<Sono una gran mangiatrice di cioccolata… ma preferisco i baci!>. Ribatté, stringendo l’altra di più a sé. Tara le insinuò le mani sotto la camicetta, carezzandole la schiene che, in una reazione naturale, divenne pelle d’oca fin sulle braccia. La ragazza bionda avvertì il cambiamento sotto le proprie dita e se ne compiacque, approfittando della cosa per approfondire ancora di più il bacio e renderlo più provocante, più passionale, più eccitante. Quella mattina non aveva lezione e, per quanto ne sapeva, nemmeno Willow, quindi potevano tranquillamente dedicarsi a deliziose e vicendevoli coccole, pensò.

 

La rossa la lasciò fare per interminabili minuti, ma in un angolino del suo cervello la sua coscienza continuava a sussurrarle insistentemente che quello non era il momento per dedicarsi totalmente alle effusioni: c’era qualcosa di più urgente di cui occuparsi.

 

Alla fine, Willow decise di dare ascolto a quella vocina e sforzandosi si scostò dalla sua ragazza:<Be’, per una che voleva una spiegazione anziché baci… mi sembri molto più interessata a quest’ultimi che al resto!>. Esclamò, per tentare di porre resistenza al suo istinto che, al momento, era quello di privarsi dei vestiti e fare altrettanto a Tara per finire a rotolarsi nuovamente sotto le coperte. La bionda la guardò inarcando un sopracciglio:<Hai ragione… mi distrai sempre! – disse, sorridente. Poi tornò seria – Non tentare di raggirarmi coi baci!>.

 

<Non mi è sembrato che ti dispiacessero, e comunque non ti stavo raggirando!>. Obiettò Willow, vagamente offesa da quell’accusa che, seppure fatta amorevolmente, era pur sempre un’accusa.

 

<Non è questo che sto dicendo, ma una spiegazione attualmente è più gradita. Subito dopo… potrai riempirmi di baci, ok?>. Spiegò Tara, intuendo che l’altra ci era rimasta un po’ male per le sue parole. Willow le ravviò i capelli dietro le orecchie e sfiorò leggermente il ciondolo che portava al collo. Era un suo regalo, di qualche tempo prima.

 

<Non te lo avevo più visto addosso!>. Esclamò, fissando il ninnolo formato da un laccio di cuoio lavorato al quale era appesa un’ametista incastonata in una fina spirale di rame intarsiato. Effettivamente non ricordava che il giorno in cui le avevano sparato, Tara lo indossasse. Anzi, era quasi sicura che non indossasse nessuna collana di nessun genere quel giorno. Quello, quindi, era il segno che il futuro aveva già in qualche modo cominciato a modificarsi. Tara scambiò quell’interesse improvviso per il ciondolo per un ennesimo tentativo di Willow di sviare la conversazione. Sospirò, cominciando ad innervosirsi un po’:<Will, accidenti! Posso sapere per quale motivo continui a cambiare discorso e ad evitare di rispondermi?>. Disse, controllando il tono di voce ma lasciando trasparire comunque parte del suo disappunto. La rossa stava per risponderle ma poi il suo sguardo si posò per caso sulla sveglia che le fece notare che, tra una chiacchiera e l’altra, erano quasi le undici e dieci.

 

Tara era stata uccisa alle undici e ventisei.

 

Ma come era stato possibile che avesse dimenticato di tenere d’occhio l’ora? Come aveva potuto commettere un errore così sciocco? Accidenti a lei e al suo dannato scarso autocontrollo che non le permetteva mai di restare totalmente lucida quando era con Tara. Willow scattò indietro e rifletté un momento per decidere rapidamente come comportarsi. Tara doveva andare via di lì all’istante e lei doveva prepararsi a ricevere Worren.

 

Allungò un braccio e prese per mano la sua ragazza senza poterle nascondere minimamente il suo stato d’animo allarmato.

 

<Will, aspetta, che fai?>. Domandò Tara, non capendo che le fosse preso, mentre veniva trascinata di corsa fuori dalla stanza e poi giù per le scale. Willow non le rispose e continuò a tirarla per farla andare via alla svelta. Tara tentò di opporre resistenza, puntando i piedi a tratti, ma la rossa la tirava talmente tanto forte che alla fine dovette assecondarla per forza, fin quando non arrivarono in strada. Lì la bionda si stancò di essere trascinata senza una ragione e, con un gesto brusco, costrinse Willow a mollare la presa su di lei. Le due si fermarono di colpo e si fissarono. Avevano già un po’ di fiatone; l’una perché era stata costretta a camminare a passo svelto fin lì, l’altra perché l’adrenalina indotta dalla paura per il suo amore le aveva fatto aumentare i battiti.

 

<Willow, adesso basta!… Mi spieghi? O devo per forza arrabbiarmi?>. Sbottò. Will venne presa contropiede e per un momento non seppe cosa dire, poi sospirò e disse:<Tara, aspetta, ti prego, non ti arrabbiare!… Lasciami spiegare!>. Esclamò, cercando di riprenderla per mano. Ma Tara si scansò e incrociò le braccia al petto:<Hai tutta la mia attenzione!>. Disse, irritata.

 

< Io… non posso dirti tutto adesso, ma sappi che… be’, diciamo che ho avuto una specie di visione e questa mattina riceveremo una spiacevole visita. Voglio che tu vada al dormitorio e che ci resti perché così non correrai alcun pericolo, capisci? >.

 

< No, Will, non capisco! Questa è una risposta troppo generica, te ne rendi conto? Ti sto chiedendo di spiegarmi esattamente che cosa ti è preso! >.

 

< E io ti sto dicendo che non posso spiegartelo ora! >.

 

< E quando allora? Non fai altro che rimandare e prendere tempo! >.

 

< Già, ma vedi… di tempo non ne ho molto, devo tornare a casa per il bene di Buffy e tuo, ti prego, fidati di me! >.

 

< E come faccio a fidarmi se continui ad avere segreti con me? Me lo avevi promesso: niente più segreti. Ricordi? >.

 

< Certo che ricordo! Ma… ora c’è qualcosa di più importante, lo capisci? Ti prego, ascoltami!… Ora va’ al dormitorio e restaci. Tra due ore verrò da te e giuro sulla Dea che ti racconterò tutto! Tu farai le domande e io risponderò senza tralasciare nulla, va bene? >.

 

Gli occhi di Willow erano lucidi e pieni di disperazione; Tara la riconobbe all’istante. Era preoccupata davvero adesso, non più arrabbiata. Se il suo amore si stava comportando in quella maniera doveva senz’altro esserci una ragione precisa e, a quanto pareva, anche piuttosto seria. Infine si arrese:<E va bene, Will!… Ma tra due ore ti voglio nella mia stanza, al dormitorio, e mi spiegherai tutto per filo e per segno!>. Le disse, prendendole le mani fra le sue. L’altra annuì: non c’era niente di storto in quel patto perché comunque fosse andata, non sarebbe servito continuare a nascondere la verità. C’erano solo due possibilità di svolgimento degli eventi da quando avrebbe fermato Worran.

 

Il primo era che, avendo cambiato l’evento più importante della sua vita, nulla di quello che aveva fatto dopo di esso si sarebbe ripetuto e quindi lei non avrebbe avuto memoria dell’incubo che aveva vissuto negli anni successivi alla morte di Tara.

 

Nel secondo caso, invece, lei avrebbe conservato la sua memoria anche se gli eventi che l’avevano segnata non si sarebbero mai verificati.

 

In entrambe le prospettive, non ci sarebbero stati più segreti fra lei e Tara.

 

<Te lo giuro, amore mio!… Per… per mantenere la promessa… ecco, prendi questa!>. Disse, e le consegnò una lettera in busta chiusa. La bionda la prese in mano e la osservò. Non c’era scritto niente sul retro ma era stata cosparsa del profumo alle rose di Willow: un odore inconfondibile per lei.

 

<Che significa questa?>. Le chiese, con gli occhi sbarrati e arrossati di chi improvvisamente si rende conto che la situazione è più grave di quanto non l’avesse giudicata prima.

 

<E’ importante quello che sto per fare, ma… potrei perdere la memoria di quello che devo dirti e… qui c’è scritto tutto. Se tornassi da te senza memoria, la leggeremo insieme. Altrimenti la strapperò e ti racconterò la verità a voce!… Ti supplico, però, ora vattene, ok?… Ti amo!>. Le disse, poi la baciò e la lasciò andare.

 

Tara esitò un momento, poi disse:<Ti amo anch’io, lo sai!… Sta’ attenta e non fare sciocchezze!>. Will le sorrise e annuì. Dopo un attimo la strega bionda si voltò e s’incamminò verso la fine di Ravello Street. Willow la guardò andare via e, prima di tornare verso casa, attese che svoltasse l’angolo.

 

 

 

Nel giardino di casa Summers, intanto, Buffy stava chiarendosi con Xander cercando di spiegargli perché era stata a letto con Spike. Era stato solo sesso all’inizio, ma poi c’era stato un momento in cui la Cacciatrice aveva creduto di provare qualcosa per il vampiro ossigenato. Non avrebbe saputo dare un nome a quel qualcosa; comunque non certo l’appellativo di “amore”. Eppure era sicura che non fosse solo sesso. Poi era successa tutta una serie di cose che l’avevano fatta riflettere ancora di più e Buffy aveva stabilito una volta per tutte che non amava Spike, ma aveva avuto bisogno di lui per uscire da quella pozza profonda di disperazione in cui si era ritrovata ad affondare subito dopo il suo ritorno dal Paradiso. Spike non era un santo, ma le aveva permesso di esprimere tutta la sua amarezza, il suo dolore; cosa che non aveva potuto permettersi coi suoi amici perché loro contavano troppo su di lei, sulla sua forza. E Buffy non avrebbe mai voluto deluderli.

 

Ma, alla fine, il fatto che la sua relazione con Spike fosse venuta alla luce in quella maniera cruenta non aveva certo risparmiato dolore a Xander e, probabilmente, neppure a Willow o a Dawn. Quindi i suoi sforzi per fingere che tutto fosse a posto si erano rivelati totalmente inutili.

 

Tra l’altro, dopo un po’ di tempo fare sesso con Spike e rendersi conto che lui in qualche modo ci metteva anche del sentimento, aveva suscitato in lei tanti di quei sensi di colpa da spingerla a troncare lì anche quella relazione. Lei non avrebbe avuto più quei deliziosi momenti di conforto, magari anche un po’ perverso, ma lui non sarebbe più stato preso in giro.

 

Era questo che Buffy ora stava cercando di spiegare al suo amico di sempre. Xander la stava a sentire e si stava sforzando di capirla, ma gli rimaneva difficile non provare un moto di disgusto pensando a lei che si strusciava contro quell’idiota non-morto. Tra l’altro, l’immagine di Buffy, nella sua testa, si sovrapponeva a quella di Anya.

 

Buffy e Xander si misero a sedere sulla panca di legno chiaro che lui stesso aveva costruito mesi prima e il ragazzo mise un braccio intorno le spalle della sua amica:<Mi dispiace, Xan!… Io…>. Disse Buffy, cercando le parole giuste da dire.

 

<Oh, lo so tesoro, lo so che ti dispiace e… credimi, dispiace anche a me per come ho reagito ma…>.

 

Willow, nascosta dietro una delle alte siepi del giardino, osservava la scena ricordando cosa aveva visto la prima volta: anche lì c’erano state delle modifiche. Worren stava davvero per arrivare e sarebbe entrato dalla parte opposta rispetto a dove si trovava lei ora. Ma si sentiva pronta a riceverlo: la sorpresa sarebbe stata la sua carta vincente.

 

Mentre Tara svoltava l’angolo con Weengs Street, subito dopo aver lasciato Willow, la sua attenzione fu catturata da due bambini che giocavano sul marciapiede con un cucciolo di cane che abbaiava e scodinzolava ora a uno ora all’altro. Si trattava di una bambina dai capelli rossi e ricci, lunghissimi, e un ragazzino forse più grande di un paio d’anni coi capelli rasati praticamente a zero e due orecchie che spuntavano ai lati della testa, grandi e carnose. Difficili da non notare, ma davano al ragazzino un’aria simpatica. La ragazza, continuando a camminare nella loro direzione, sorrise pensando che quei due potevano benissimo essere come la sua Willow e Xander quando erano piccoli. L’unica differenza stava nel fatto che Will aveva i capelli liscissimi e che Xander non aveva mai avuto quelle orecchie. Improvvisamente il cucciolo si buttò con foga in braccio alla bambina che in mano fino a quel momento aveva tenuto una palla di gomma; per prendere il cane, la palla le cadde e sarebbe finita in strada se Tara non l’avesse fermata col piede e non l’avesse tirata su per restituirla alla legittima proprietaria.

 

<Grazie!>. Disse la bambina, afferrandola alla svelta. La ragazza bionda sorrise dolcemente:<Di niente, piccola!>. Rispose. Poi la strega fece per riprendere il proprio cammino verso il dormitorio, ma dall’altra parte della strada vide qualcuno che catturò tutta la sua attenzione, e che andava in direzione opposta alla sua: era Worren. Il ragazzo camminava a passo spedito, gli occhi vitrei di chi ha perso la ragione, la mascella serrata di chi è posseduto dalla Furia e in mano teneva… o per la Dea! Aveva una pistola!

 

Tara venne presa dal panico per un momento. Era evidente che quel maledetto si stesse recando a casa di Buffy e lì c’erano tutti i suoi amici, eccetto Dawn, completamente ignari del suo arrivo e sicuramente indifesi contro l’arma che Worren impugnava con tanta fredda sicurezza. Che fare? Tara aveva promesso a Willow che sarebbe andata al dormitorio, che sarebbe stata lontana da casa Summers per le prossime due ore. E Will sicuramente sapeva che Worren stava arrivando, ma non poteva anche sapere che il ragazzo aveva con sé un’arma da fuoco. O forse sì? Ma no, certo che no. Come sarebbe potuto essere altrimenti? Tara avrebbe dovuto correre via, verso la sua stanza, avrebbe dovuto mantenere la promessa fatta alla sua ragazza.

 

Ma non se la sentì di rischiare di ritrovarsi al funerale di qualcuno dei suoi cari e sentirsi dire dagli altri e dalla propria coscienza “Tu potevi avvertirli e non l’hai fatto!”. Quindi in un attimo si voltò e prese a correre verso casa di Buffy, cercando di essere più veloce di Worren: doveva arrivare per prima.

 

 

 

Buffy e Xander si stavano ancora chiarendo, ma era chiaro che ormai avevano fatto pace perché il ragazzo non era più alterato con la sua amica e il suo sguardo non aveva più nulla in sé di accusatorio. Dopo un attimo Xander abbracciò Buffy e stava per dirle quanto anche lui era dispiaciuto per come si era comportato quando nel giardino fece irruzione una Tara affannata e sconvolta, pallida in viso nonostante la corsa che doveva aver fatto fin lì.

 

<Ragazzi… sta… sta… arrivando… Worren!… Lui… lui… è…>. Disse Tara, cercando di respirare tra una parola e l’altra. Ma non fece in tempo a finire la frase che anche Worren entrò nel giardino e in mano teneva una pistola.

 

Tutto accadde molto velocemente e Willow, quando vide Tara piombare lì all’improvviso, contemporaneamente a quello che poteva essere il suo assassino, sbiancò di terrore puro e semplice.

 

<Pensavi fosse finita lì, Cacciatrice?>. Domandò Worren, con lo sguardo di un folle. Xander e Buffy si alzarono di scatto dalla panchina ma non mossero un passo e rimasero pietrificati a guardare quel criminale che puntava contro di loro la sua arma. Xander capì subito che l’avrebbe utilizzata, che avrebbe sparato; eppure non riuscì a fare altro che ad alzare le mani sopra a testa, come in segno di resa.

 

Willow fu più pronta e dicendo:<Mubius!> scaraventò Warren a terra. Il ragazzo venne sospinto improvvisamente da una violenta forza invisibile contro la palma accanto allo steccato che delimitava il giardino, poi ruzzolò a terra sbattendo il muso sull’erba.

 

<Will!>. Gridarono Xander e Buffy, sorpresi di vederla lì e, soprattutto, della sua prontezza di riflessi nell’agire. Willow uscì completamente allo scoperto da dietro il cespuglio che fino a quel momento le aveva fornito riparo. Si avvicinò a Tara fissando Worren disgustata: il ragazzo era stato intontito dal colpo preso ed era ancora a terra a cercare di spiegarsi cosa cavolo fosse successo.

 

<Non mi avevi promesso di tornare al dormitorio, tu?>. Chiese alla sua ragazza, in tono brusco. Tara fece per rispondere qualcosa, ma non fece in tempo perché Worren, inaspettatamente, impugnò di nuovo la pistola sfuggitagli di mano nell’impatto col tronco dell’albero e, rialzandosi da terra, la punto loro contro.

 

<Non muovetevi o sparo!>. Minacciò, pulendosi col dorso della mano un rivoletto di sangue che gli usciva dal labbro spaccato. Willow rimase fredda e, lentamente, si frappose tra lui e Tara per farle da scudo col proprio corpo se, eventualmente, quel bastardo avesse fatto fuoco davvero. Da quella posizione teneva sotto tiro tutti e quattro i componenti della Scooby gang senza troppa difficoltà, purtroppo, e nessuno avrebbe potuto fare qualcosa senza rischiare di beccarsi una pallottola.

 

<Abbassa quell’arma, Worren! – Disse Willow, con una calma sconvolgente. – Se ferisci qualcuno, ti darò la caccia fino in capo al mondo!>. Proseguì poi, a denti stretti. I suoi occhi ora erano di un colore indecifrabile, ben lontano dal verde limpido di sempre, ma neppure neri e vuoti come quelli che avevano accompagnato la sua furia omicida. Ma Worren non lo notò e non afferrò quanto fosse seria la ragazza nel dire quelle parole, né quanto potesse essere pericolosa per lui. Sorrise stupidamente, sarcastico e sfacciato, poi fece spallucce come a dire che non gliene fregava un bel niente delle sue minacce.

 

<Che farai, strega? Mi inseguirai ovunque e poi? Farai uscire un bel coniglio dal mio cappello? O magari trasformerai la mia pistola in un mazzo di fiori profumato?>. La schernì, senza rendersi conto di stare oltrepassando il limite. Willow gli diede mentalmente dell’imbecille: possibile che non si rendesse conto di quanto lei fosse potente e di cosa realmente poteva fargli? No, certo che non se ne rendeva conto: lei aveva sempre nascosto benissimo il suo lato oscuro dietro a quel bel faccino lentigginoso da angelo.

 

Ma la strega dai capelli rossi era ben cosciente di essere tutto fuorché un angelo.

 

<Sta’ attento, Worren!… Se spari, t’inseguirò, ti stanerò e ti scuoierò vivo per poi dare il tuo corpo alle fiamme!… So che non mi credi, che non pensi che io ne sia capace. Ma giuro che lo farò e ho abbastanza potere per farlo!>. Minacciò Willow, nuovamente. La sua speranza era che quel maledetto fuggisse una volta capito il rischio che stava correndo. Ma Worren era davvero troppo stupido per capire il pericolo ed era troppo sicuro di sé per percepire l’ira crescere nella strega. Sorrise di nuovo, invece, e con un rapido gesto del pollice tolse la sicura alla pistola:<Sta’ zitta, strega!… O sparo direttamente a te!>. Esclamò, borioso.

 

<Worren, andiamo, piantala! Togli di mezzo quell’affare e parliamo da persone civili!>. Disse Xander, facendo un prudente passo verso di lui. Ma a Worren non interessava quell’ameba che corrispondeva al nome di Xander Harris. Lui non era importante, non contava niente anzi.

 

<Muoviti ancora e ti faccio fuori, cretino!>. Gli disse. Xander s’immobilizzò all’istante e l’ex capo del Trio sorrise ancora, soddisfatto di sé.

 

<Allora, Cacciatrice, dobbiamo finire un discorsetto cominciato ieri sera, se non sbaglio!… Ora hai capito finalmente che sono io il più forte? Non puoi fermarmi, sei assolutamente nulla in confronto a me, ci sei arrivata?>. Chiese, fissando Buffy negli occhi.

 

Buffy fece una smorfia di disprezzo e in tutta risposta disse:<Oh, è per questo che ieri ti ho preso a calci in culo per bene!>. Era decisa a non farsi spaventare da quel codardo e dalla sua pistola. Willow, Tara e Xander le lanciarono una silenziosa occhiataccia di rimprovero.

 

Che Worren fosse un idiota pieno di sé nessuno lo metteva in dubbio, ma in quel momento era lui ad avere una pistola carica in mano e farlo arrabbiare non era una bella mossa.

 

Worren rimase sconcertato dalla faccia tosta di Buffy: era evidente che non lo stesse prendendo sul serio.

 

Be’, ci avrebbe pensato lui a farle cambiare idea.

 

<Sai che c’è, puttanella? Devi imparare a cucirti quella lurida bocca, ma… non è un problema: te lo insegno io!>. E sparò. Un solo colpo, secco e mirato verso il corpo della Cacciatrice. Non centrò il cuore, tuttavia Buffy cadde a terra e cominciò a sanguinare copiosamente.

 

<Buffy!>. Gridò Xander, chinandosi su di lei per verificare che fosse viva.

 

<Buffy!… Oh, mio Dio!>. Esclamò Willow, andando di corsa verso di lei. Il proiettile non aveva preso il cuore, vero, ma aveva centrato il polmone sinistro e Buffy ora boccheggiava agonizzante, con gli occhi sbarrati e annebbiati dal dolore acuto.

 

<Sei un figlio di puttana, Worren!>. Sbraitò Willow, furibonda. Intanto però, mentalmente non aveva perso tempo e stava rivedendo tutti gli incantesimi di guarigione che conosceva per trovarne uno adatto al caso. La strega sentiva il proprio cuore battere all’impazzata e la gola secca come se non bevesse da giorni.

 

<No, la puttana sei tu, strega!… E ora sarai una puttana morta!>. Disse Worren. Poi, senza esitare neppure un attimo, premette ancora il grilletto indirizzando il colpo a Willow stavolta. L’avrebbe presa in pieno petto se Tara non si fosse parata davanti a lei. Le due ragazze caddero a terra e Will si ritrovò il corpo di Tara sopra al proprio.

 

<Will… io… mi dispiace…>. Sussurrò la strega dai capelli biondi. Ma non riuscì a terminare la frase che il respiro venne a mancarle, i suoi occhi si chiusero e la testa si abbassò ciondolante, sopraffatta dalla forza di gravità.

 

<Tara!… Oddio, no!… Tara, ti supplico, rispondimi, apri gli occhi!>. Gridò Willow, scuotendola, dopo che l’ebbe adagiata supina sull’erba, facendole poggiare la testa sulle proprie gambe. Solo in quel momento Worren si rese conto di ciò che aveva fatto.

 

<Io… mi dispiace! Ma… se l’è cercata, si è messa in mezzo!>. Disse, come se volesse giustificarsi. La verità era che nella sua mente ora stava arrivando la certezza che Willow avrebbe potuto realizzare le minacce che gli aveva fatto poco prima. Intanto, la ragazza dai capelli rossi continuava a chiamare il nome del suo amore e a cercare di farle riaprire gli occhi. Ma nulla avrebbe potuto risvegliarla, ormai. Tara giaceva priva di vita, fra le sue braccia, esattamente come nel passato che Willow conosceva tanto bene. Il suo viso si fece rosso, i suoi occhi si riempirono di silenziose lacrime e il suo respiro divenne affannato come dopo una corsa interminabile.

 

<Scappa, ora!>. Disse a Worren, quasi ringhiando, senza neppure guardarlo in faccia. E quello fu l’istante preciso in cui il ragazzo comprese che lei gli avrebbe dato la caccia davvero e che, se lo avesse scovato, avrebbe messo in pratica tutto ciò che gli aveva detto poco prima. Solo adesso, ora che era troppo tardi, Worren Milse realizzò che le parole della strega non erano state dette al vento, ma erano state un avvertimento.

 

Il suo istinto gli disse di fuggire, correre lontano a gambe levate e lui seguì tale impulso, buttando via la pistola che ormai certamente non gli serviva più.

 

Xander lo vide sparire dal giardino di casa Summers in un lampo e avrebbe voluto fermarlo, corrergli dietro e dargliele di santa ragione fin quando ne avrebbe avuto le forze. Ma ora doveva fare qualcosa di più importante. Si alzò in piedi:<Resta qui, Will, vado a chiamare le ambulanze!>. Disse. Poi, senza rendersi conto che Tara era ormai morta, entrò in casa di corsa.

 

Willow continuò a piangere fino al suo ritorno, silenziosamente, mentre parlava al suo amore e le raccontava di tutte le cose meravigliose che avrebbero fatto insieme, un giorno.

 

 

 

Xander tornò quasi subito. Era visibilmente scioccato e sudatissimo. Due grandi ombre gli cerchiavano gli occhi arrossati e lucidi: doveva aver pianto.

 

<I soccorsi stanno arrivando!>. Annunciò, con falso tono di speranza. Poi tornò a chinarsi su Buffy e prese a comprimerle un asciugamano preso in casa sulla ferita. In mano ne teneva un altro lo porse a Willow, dicendole di fare altrettanto con la ferita di Tara. Ma la sua amica non prese in considerazione neppure per un istante di usare il panno per fermare l’emorragia della sua ragazza: sapeva che non sarebbe servito perché era già troppo tardi. Si limitò a dire semplicemente:<Non serve… è morta!>. Xander sbiancò all’istante, sbarrando bocca e occhi, cercando qualcosa da dire. Ma la sua testa era nella confusione più totale e solo una serie di suoni sconnessi gli uscì dalle labbra.

 

Willow ravviò amorevolmente i capelli dorati dalla fronte di Tara, poi si chinò a posarle un ultimo delicato bacio sulle labbra appena socchiuse e immobili, ma ancora calde.

 

<Ti amo!>. Le sussurrò, con un filo di voce. Infine si alzò e si avviò verso il cancello.

 

<Will, dannazione, dove vai?>. Le domandò Xander, preoccupato, terrorizzato all’idea di rimanere da solo lì con le su amiche ferite. Ma la cosa che lo spaventava di più in assoluto era l’idea che Will potesse commettere qualche seria sciocchezza d dimensioni oceaniche.

 

<Gli eventi faranno il loro corso, Xander. Esattamente com’è successo!… Ho tentato di cambiare le cose, lo giuro. Ma evidentemente non ci sono riuscita e… sono morta di nuovo, assieme a lei!>. Disse la strega, tristemente. Xander non capì il senso di quello che la sua amica stesse dicendo, anzi pensò addirittura che fosse impazzita dal dolore. Avrebbe voluto fermarla e farsi spiegare, tenerla lì con lui. Ma non poteva correrle dietro o Buffy anche sarebbe morta. Così la osservò andare via lentamente ma con passo sicuro, come se sapesse già cosa doveva fare, dove doveva andare, ignorando le sue suppliche gridate di rimanere lì con lui.

 

Tra le lacrime, Xander notò un pezzo di carta che stava vicino al corpo di Tara, vicino alle sue gambe, come se le fosse caduto da una delle tasche durante il caos che c’era stato. Il ragazzo ne venne attirato per una qualche inspiegabile motivazione e lo prese in mano. Era una busta da lettere sigillata, piegata in quattro. Mentre con una mano continuava a comprimere la ferita di Buffy e in lontananza già si sentivano le sirene dei soccorsi, con la mano libera aprì la busta e spiegò il biglietto, iniziando a leggere: era l’inconfondibile scrittura di Willow.

 

Caro amore mio,

 

ti scrivo questa breve lettera perché dopo che avrò fermato Worren e cambiato il mio passato e presente, la realtà che conosco, probabilmente i miei ricordi a riguardo verranno cancellati e invece voglio che tu sappia tutto e, più di ogni altra cosa, non voglio dimenticare i miei errori e gli orrori commessi in questi anni passati in tua assenza…

 

So che è difficile da comprendere, ma la Willow che hai davanti non è quella del tuo tempo. Vengo dal futuro e mi sento in obbligo di spiegarti alcune cose. Innanzitutto permettimi di chiederti scusa, di dirti che mi dispiace infinitamente perché non ti merito: sono un’assassina. Ho ripagato chi mi ha privato di te, della mia unica ragione di vita, strappandogli la vita a sua volta…

 

CAPITOLO 27

 

    La signora Grave aveva finalmente trovato ciò che le serviva: l’incantesimo dell’”altro luogo e altro tempo”. Si trattava di mettere in pratica qualcosa di estremamente complesso e, se non avesse fatto attenzione, la veggente avrebbe sbattuto il vampiro con l’anima e la Cacciatrice in una qualche dimensione spazio-temporale sconosciuta. Rimediare ad un errore simile sarebbe stato per lei praticamente impossibile. Era per questo che, dacché aveva trovato l’incantesimo due giorni prima, la donna non aveva fatto altro che studiarlo con attenzione, cercando di capire ogni suo aspetto affinché potesse far filare tutto liscio come l’olio. Non voleva scaraventare i due ragazzi chissà dove e chissà in quale epoca.

 

Quando nel primo pomeriggio del terzo giorno Angel e Buffy si presentarono alla sua porta, la donna stava finendo di mettere insieme alcuni degli ingredienti necessari alla riuscita del rituale. Sì perché sul Grigio c’era riportato non un semplice incantesimo di controllo del continum spazio-tempo, ma un intero rito dalle innumerevoli fasi. Solo al termine di esso il portale si sarebbe potuto aprire. Purtroppo, però, la donna non aveva solo buone notizie per loro. Infatti, per effettuare il rituale, la donna aveva dovuto mettere insieme più cose tra ingredienti e oggetti mistici e, solo pochi minuti prima, leggendo di nuovo sul libro, si era resa conto che ciò che difficilmente aveva potuto procurarsi, non bastava comunque per far passare dal portale due persone: solo uno di loro sarebbe tornato a casa; l’altro sarebbe rimasto lì a Londra, nel ‘700.

 

Spiegò questo fatto immediatamente sia ad Angel che a Buffy e i due si sentirono il mondo crollare addosso.

 

<Come sarebbe a dire?>. Esclamò la ragazza, visibilmente turbata e anche un po’ aggressiva nella voce.

 

<Sarebbe a dire che per far sì che possiate andarvene entrambi serve una quantità maggiore di tutti gli ingredienti necessari per il rito e serve anche un’altra anfora di Hochen. Al momento non ho nell’una né l’altra cosa e… nei tempi richiesti da voi… non mi sarà assolutamente possibile porre rimedio a tale guaio!>. Disse la donna, in tutta calma ma pur sempre dispiaciuta per loro. <Tra l’altro… - aggiunse – Io… non credo che al mondo esistano mole altre anfore di Hochen…!>. Era davvero costernata per non essere riuscita a fare di meglio.

 

<Mi sta dicendo che, chiunque di noi rimarrà qui, non tornerà mai alla nostra realtà?>. Sbottò Buffy, alzandosi scattosa dalla sua sedia e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza poco illuminata dai raggi solari.

 

< Be’, io non ne sono molto sicura ma… >.

 

< Che diavolo significa che non ne è sicura? E’ delle nostre vite che si sta parlando, qui non si gioca, chiaro?>. Sbottò la Cacciatrice, nuovamente.

 

< Buffy, per favore… calmati!… Neanch’io credo che ci siano molte altre di quelle anfore al mondo: credo anzi che sia un pezzo più unico che raro. Tuttavia… so per certo che è riutilizzabile. Quindi basterà procurarsi il resto degli ingredienti e tornerò a casa anch’io, subito dopo di te, ok? >.

 

Lui e la signora Grave si scambiarono un’occhiata torva.

 

< Cosa? Angel, te lo scordi che ti lascio qui da solo, capito? Verremo via entrambi o nessuno dei due! >.

 

< Non essere sciocca, quello che dici non si può fare perché i nostri amici a casa potrebbero essere in pericolo e tu devi andare a proteggerli da Luseky! >.

 

< Non attacca, non ti lascio qui! >.

 

< Invece lo farai e io ti raggiungerò al massimo un paio di giorni dopo!… Lo scorrere del tempo qui e lì non è il medesimo. Stiamo in questo tempo da un paio di settimane, ma a casa potrebbero essere passati pochi giorni o magari mesi e non possiamo permetterci di perdere altro tempo, lo sai! Pensa a Dawn, a Willow e Xander e a tutti gli altri… ti prego. Sii ragionevole! >.

 

Buffy quasi gli ringhiò contro e, in un momento d’ira pura, gli rifilò un sonoro ceffone. Angel se lo lasciò dare nonostante lo avesse visto arrivare.

 

<Cosa pensi di risolvere così?>. Le domandò poi, come se non fosse successo niente. Buffy lo guardava negli occhi dal basso all’alto e stava sforzandosi di non mettersi a piangere, ma fallì miseramente quando le lacrime cominciarono a bagnarle le guance arrossate. Angel le si avvicinò e la strinse forte a sé posandole un bacio sulla nuca.

 

< Sta’ tranquilla, andrà tutto bene! >. Le disse, cercando di rassicurarle.

 

< Non sono ragionevole, sono innamorata! >. Rispose Buffy, nascondendosi nel suo abbraccio. Angel sorrise dentro di sé pensando che era davvero da tanto tempo che sperava di sentirle dire parole simili, di riportare il loro rapporto ben oltre il semplice legame d’amicizia o di rispetto reciproco che il lavorare fianco a fianco aveva creato. Non si era mai mosso in quella direzione solo perché era ancora convinto che Buffy meritava qualcuno migliore di un vampiro con l’anima macchiata del sangue delle sue innumerevoli vittime. Ma la Cacciatrice era stata molto chiara a riguardo: non voleva qualcuno migliore, voleva lui.

 

Le riavviò i capelli e la baciò delicatamente sulle labbra, poi le sorrise guardandola negli occhi:<Lo sai che ti amo anch’io!… Ma non possiamo comportarci da egoisti e se i nostri cari si trovano in pericolo, noi dobbiamo aiutarli perché tu sei la Cacciatrice e io devo ancora espiare una lista infinita di colpe!>. La sua voce era tranquilla, ma il suo tono era incredibilmente serio. Buffy una volta in più si ritrovò a chiedersi come diavolo facesse a non perdere mai la calma, nemmeno in momenti come quelli.

 

<Non sono più la Cacciatrice, ma una delle tante…>. Sussurrò la ragazza, in un ultimo, debole tentativo di recriminazione. Angel sorrise ancora dolcemente e la baciò di nuovo:<Ce ne sono altre con le tue potenzialità ora, ma nessuna con la tua esperienza. Che tu lo ammetta o no, sei ancora la prima… un punto di riferimento per tutte le altre, persino per Faith che conta sicuramente sul tuo aiuto per tirarsi fuori dai guai!>. Buffy non volle sciogliere l’abbraccio:<Come sempre… per fare la cosa giusta!… E va bene, Angel, però… promettimi che starai attento e che tornerai il prima possibile, stando lontano da Darla!>.

 

< Starò attento, lo giuro, e tornerò appena possibile!>.

 

I due si baciarono ancora sotto gli occhi di un’imbarazzata signora Grave la cui presenza era stata letteralmente dimenticata dai due. Un attimo dopo la donna tossì, ricordando alla Cacciatrice e al vampiro che nella stanza c’era anche lei. I due si allontanarono un poco fra loro, ma Angel non lasciò andare la mano di Buffy.

 

<Signora Grave, diamo inizio al rito che riporterà Buffy a casa!>. Disse Angel, infine. La donna lo fissò per un momento con un’espressione indecifrabile, poi annuì lentamente:< Va bene!>. Disse.

 

 

 

---

 

 

 

Anya avvertì la forte aura di Willow farsi più vicina molto rapidamente. Le lampade all’interno del negoziò iniziarono ad accendersi e spegnersi fin quando non esplosero tutte in sequenza, riempiendo il pavimento del negozio di sottili schegge di vetro. Un attimo dopo tutto attorno al demone della vendetta cominciò a tremare e alcuni oggetti posti sugli scaffali caddero rovinosamente, rompendosi in parte, o semplicemente ruzzolando ovunque sul marmo delle mattonelle. Improvvisamente la porta del negozio si spalancò sbattendo addosso alla parete e Willow entrò col passo lento e sicuro che aveva usato fino a quel momento. I suo capelli rosso fuoco erano in parte attaccati al viso a causa delle lacrime versate e gli occhi erano rossi e gonfi, eppure incredibilmente freddi.

 

<Willow, ti prego, rifletti, non farlo!>. Disse Anya, avendo avvertito la sua furia silente e avendo intuito le sue intenzioni. Willow con un semplice gesto della mano sinistra la intrappolò all’interno di un anello energetico che la costrinse all’immobilità assoluta. La strega non voleva interferenze, ma non voleva fare del male a quella che era stata una dei suoi più cari amici: nonostante la sua convinzione di aver fallito nel voler cambiare il proprio passato, le era rimasta ancora un briciolo di lucidità che non le permetteva di colpire direttamente i suoi cari. Eppure aveva lasciato Buffy ferita e sanguinante fra le braccia di un terrificato e sgomento Xander.

 

<L’ho già detto a Xan… ho tentato di cambiare le cose, di non ripetere i miei errori… ma non ci sono riuscita e ora… non ho altra scelta, Anya!… Ti prego, non tentare di fermarmi, non voglio farti del male!>. Esclamò, con voce tremante. Se alla scena avesse assistito qualcuno all’oscuro di ciò che voleva fare ora Willow, quel qualcuno avrebbe pensato che la ragazza non era mai stata tanto fragile come in quel momento. Ma Anya, grazie a D’Hoffrin, aveva visto ciò che la ragazza aveva fatto, conosceva esattamente lo svolgimento dei fatti, ed era terrorizzata all’idea che Willow si comportasse nuovamente così possedendo il senno di poi. Tentò, allora, di giocare un’ultima importante carta:< Will, aspetta, ascoltami, ti supplico!>. Gridò il demone, tentando invano di dibattersi per liberarsi dalla morsa del cerchio magico in cui era stata intrappolata. L’altra si fermò un istante a guardarla, come se volesse dirle che l’ascoltava. Eppure non disse una sola parola e Anya ne approfittò per fare un ultimo disperato tentativo:<Qualunque cosa tu faccia ora, il tuo futuro cambierà e Tara in questo tempo non tornerà in vita, mentre Buffy in questo preciso istante sta rischiando di morire, ricordi?… Ti scongiuro, fermati ora e non ucciderai ancora, e non ti rovinerai definitivamente la vita… né la tua, né quella di chi ti ama!>.

 

< La mia vita è già rovinata, non capisci?… Ho cercato d’impedire che Tara morisse… se ci fossi riuscita, avrei cambiato davvero la mia vita e non avrei ferito chi mi sta intorno. Ma ora devo fare in modo che s’inneschi comunque la concatenazione di eventi che mi porterà da qui a quasi sei anni a rivedere Tara!… Non riuscirei a vivere senza di lei, credimi!… Ho modificato già il passato, ma non come doveva essere. E stando le cose come stanno ora… Angel non la riporterà in vita, non la riporterà da me! >.

 

< Will!… Come puoi anche solo pensare che per averla basti uccidere adesso?… Quando saprà… non ti perdonerà mai! Non potrebbe perché se uccidi tu, adesso, avrà significato che non sei mai stata davvero dispiaciuta di quello che hai fatto!… Credi davvero che lei potrà viverti accanto con questa consapevolezza? O intendi nasconderglielo? E pensi di esserne in grado? >.

 

A quelle ultime parole la strega dai capelli fiammeggianti ebbe un giramento di testa, come se qualcuno l’avesse colpita sul collo violentemente con un oggetto duro. Non aveva pensato neppure per un istante che, agendo come si era prefissa nel momento in cui Tara aveva cessato di respirare, nel suo presente il suo amore non l’avrebbe perdonata. Aveva ignorato la questione perché attualmente, nel suo tempo, Tara aveva deciso di darle un’altra possibilità, di riscoprirla, di concederle quel perdono che neppure lei stessa si era ancora data.

 

Ma… e se Anya poi avesse avuto ragione? Se Tara non avesse più avuto la forza nemmeno di guardarla in faccia? Lei avrebbe sopportare un dolore simile? O sarebbe stata capace di nasconderle un segreto tanto grande, invece?

 

No, non glielo avrebbe potuto mai nascondere perché il rimorso l’avrebbe logorata fin nel profondo di quella briciola di anima che aveva conservato, seppure tanto sporca da non somigliare nemmeno lontanamente a quella che era stata della ragazza giovane, timida e introversa di un tempo.

 

<… Non ha importanza se Tara mi odierà… sarà comunque viva e questo mi basta!>. Disse alla fine, dopo lunghi istanti di riflessione. Fece per muoversi in direzione degli scaffali contenenti i libri di magia nera, ma Anya le gridò dietro:<Aspetta! C’è un’altra soluzione!>. Ma Willow la ignorò, pensando che le stesse mentendo per guadagnare tempo, minuti che lei non poteva permettersi di perdere in inutili e sterili chiacchiere. Anya batté un piede a terra, frustrata per quella situazione in cui lei non poteva praticamente intervenire. Ma se avesse detto ciò che sapeva, forse Willow l’avrebbe ascoltata. Non aveva nulla da perdere ormai, quindi tentò:<Ti ho detto di ascoltarmi!… Ho trovato le gemme di Zagato, sono andata a prenderle fino in Tanzania, ti prego, credimi!… Sono nella cassaforte, sotto il bancone!>. Esclamò, indicando con la testa la cassa al disotto della quale c’era la cassaforte che Giles stesso aveva fatto installare. Willow guardò nello stesso punto e poi finalmente tornò a guardare lei negli occhi. Non piangeva più, ma i muscoli del suo viso erano talmente tanto tirati da farla sembrare un’altra persona e Anya in quell’espressione lesse tutti i patimenti che la sua amica doveva aver vissuto. Ebbe pena per lei e si arrese all’evidenza dei fatti: la proposta che stava per farle non era il massimo della correttezza verso il genere umano in generale, ma sarebbe stato un buon compromesso.

 

<E che dovrei farci ora con le gemme, Anya?… Tornare nuovamente indietro nel tempo e stavolta prendere a calci Worren prima che possa fare del male a chiunque?… Non credo di essere in grado di controllare il potere delle gemme in maniera tanto minuziosa, e potrebbe essere tutto inutile!… Poi non avrei la forza nemmeno per camminare, figuriamoci per porre rimedio ad un eventuale sbaglio di tempo e luogo…>.

 

< No, no, Will! Non era questo che intendevo!… Le gemme… possono riportarti nel tuo tempo, a casa tua! >.

 

< Non è questo che ha importanza, ora! >.

 

< E invece sì perché… l’hai detto tu stessa: qualunque cosa tu faccia, il tuo presente è cambiato. Ma se ti fermi ora e te ne vai di qui, per le leggi della fisica che governano il continum spazio-tempo, al tuo posto riapparirebbe la Willow che appartiene a questi giorni e lei, ignara del futuro e del passato, si comporterà esattamente come ha già fatto, senza modificare di una virgola lo svolgersi degli eventi e quindi tu… >.

 

< … Io troverei il mio presente ad attendermi, modificato di poco o nulla! >.

 

< Esattamente! >.

 

Willow abbassò nuovamente lo sguardo, andando a fissare un punto indefinito del pavimento liscio del negozio, ancora cosparso di vetri e oggetti vari più o meno in frantumi. Ora ce l’aveva davvero una scelta. In realtà, dovette ammettere con sé stessa, una scelta ce l’aveva sempre avuta: invece di uccidere Worren avrebbe potuto lasciarlo vivere, catturarlo e consegnarlo alla polizia. Anya le stava offrendo un’ulteriore opzione. Le gesta della Willow che l’avrebbe sostituita non sarebbero state certo da premio Nobel per la pace, ma non sarebbero state peggiori di quelle che già aveva commesso. Inoltre, in quel modo avrebbe dato una possibilità a sé stessa e forse anche a Worren. No… Worren Milse non aveva alcuna possibilità di cavarsela, neppure se Willow avesse deciso di accettare l’offerta di Anya, perché sarebbe morto comunque. Inutile, prendersi in giro da sola. Nonostante questo, la strega decise che non le interessava quel particolare: non era abbastanza forte da perdonare quel diabolico bastardo, neppure dopo anni e anni di rimorsi, sensi di colpa e domande su cosa sarebbe potuto accadere se lei avesse fatto o… non fatto…

 

Schioccò le dita e il campo energetico che imprigionava Anya scomparve nel nulla, così com’era apparso. Il demone della vendetta tirò un sospiro di sollievo subito dopo: aveva vinto, alla fine. Willow le avrebbe dato ascolto, anche se certamente la soluzione trovata non era esattamente delle migliori. Ma era pur sempre una soluzione, pensò Anya.

 

Il demone si massaggiò le braccia doloranti e intanto si mosse con passo incerto verso il bancone del negozio per andare ad aprire la cassaforte. Certo, Willow avrebbe potuto scassinarla con un semplice sguardo, ma per rispetto alla sua amica non volle fare una cosa simile e invece attese che Anya facesse per conto suo. Quest’ultima giunse alla cassa, si piegò leggermente sulle ginocchia, qualche movimento sicuro della mano e lo scatto della serratura risuonò all’interno del locale immerso ne silenzio, dando la certezza alla strega dai capelli rossi che il ritorno a casa era prossimo davvero. Ma si rilassò un po’ solo quando Anya poggiò sul bancone di fronte a lei i tre diamanti mistici perfettamente brillanti alla luce del sole che fioca entrava dalla vetrata della vetrina e dalle finestre.

 

<Ecco qui!… Come vedi, non ti sto mentendo, Willow!… Ora se vuoi puoi tornare a casa e lasciare semplicemente che quello che è stato sia ancora…!>. Disse Anya, con tono incerto. Una vocina dentro di lei le diceva che stava sbagliando comunque, che quello che stava facendo non era giusto né saggio e che, di certo, Xander non avrebbe approvato. Maledizione però, Xander non era lì a fermare la sua amica e non aveva potuto evitare nemmeno che accadesse la catastrofe della morte di Tara o del ferimento di Buffy e, certamente, non era in grado di salvare quest’ultima dall’emorragia che la stava devastando lentamente ma inesorabilmente. Willow, invece, in qualunque sua forma, era in grado di intervenire in qualche modo… almeno per ciò che riguardava Buffy.

 

 

 

Ricorda, Anyanka, tra due mali scegli sempre il minore… solo così potrai cavartela in ogni situazione! Se invece devi infliggerli… ovviamente scegli sempre il peggiore e il tuo nome resterà nella storia dei demoni della vendetta…!

 

 

 

Anya ripensò a quella frase che, secoli prima, D’Hoffrin le aveva detto cercando di consigliare per il meglio la sua pupilla e d’insegnarle la filosofia che sta dietro alle azioni della casta di demoni di cui faceva parte per sua stessa scelta. Dopo pochi istanti, finalmente decise che D’Hoffrin, il suo mentore, non poteva che avere ragione…

 

<Cominciamo il rito e sarai a casa al massimo tra un quarto d’ora!>. Disse poi, mentre Willow continuava a fissare le tre pietre mistiche con occhi vitrei; era come se la strega non avesse alcun reale interesse per loro, eppure, era chiaro che non le avrebbe mai lasciate andare, se in quel momento fosse entrato qualcuno che avesse voluto sottrargliele. Anya pensò che in quell’istante le sarebbe piaciuto davvero molto possedere il potere di leggere nella mente della gente… nella mente di Willow. La guardava e vedeva i lineamenti tirati e gli occhi quasi inespressivi; niente a che vedere con la Will di sempre, quella di cui troppo spesso era stata gelosa sapendo cosa legava lei e Xander. Ebbe ancora pena per lei: possibile che una persona possa venir cambiata tanto dal dolore? Eppure, se non avesse avuto l’assoluta certezza che si trattava proprio di lei, Anya avrebbe potuto credere con estrema facilità che la persona che si trovava ora davanti non era altro che un clone della sua amica, una tizia che le somigliava come una goccia d’acqua fisicamente, ma che per tutto il resto non aveva proprio nulla a che fare con lei.

 

Willow rimase nella medesima posizione e in assoluto silenzio ancora per interminabili istanti carichi di tensione quasi palpabile nell’aria circostante a loro. Poi, finalmente, alzò lo sguardo verso Anyanka e con un lieve tocco del proprio dito sulla guancia si asciugò un’ultima lacrima ribelle che le stava solcando la pelle pallida.

 

<Sono pronta…! Dopo che me ne sarò andata… se vorrai, potrai leggere la lettera che ho scritto per te, altrimenti stracciala e bruciala e… non tentare di fermare l’altra me: non ci riuscirai!>. Disse semplicemente, in un sussurro tanto chiaro quanto flebile. Si era convinta che era davvero arrivato il momento di tornare nel proprio tempo, prima di provocare danni maggiori rispetto a quelli già fatti. Quello che avrebbe trovato una volta tornata… era un’enorme incognita da scoprire solo sul momento.

 

 

 

---

 

 

 

<Ok, ragazzi!… Piano d’azione?>. Domandò Faith, accendendosi una sigaretta e aspirando nervosamente un paio di boccate. Le ferite riportate dopo quella pesante scazzottata con Kira le facevano ancora un male bestiale, ma era una Cacciatrice e il sangue aveva smesso di fuoriuscire dai tagli già da un po’. Xander e Sidney erano tornati dall’ospedale da pochi minuti e Tara si era fatta fare da Giles stesso un piccolissimo incantesimo di rigenerazione, tanto per smettere di vomitare a causa del mal di testa; ma ora era arrivato il momento di organizzarsi per un contrattacco e, soprattutto, per evitare che Luseky e Kira tornassero a pestarli come uva dopo la vendemmia.

 

Gli unici assenti, oltre a Robin che era stato davvero conciato per le feste e che ora era ricoverato in medicina d’urgenza sotto osservazione, erano Westley, Cordelia e Oz i quali erano rimasti al capezzale di Robin come era stato chiesto loro dallo stesso Giles.

 

Michael Anderson camminava nervosamente per la stanza, fermandosi di tanto in tanto a guardare in cagnesco la sua Cacciatrice: la riteneva colpevole di aver ragionato con l’utero in un momento dove proprio non poteva permetterselo. Anche Giles ce l’aveva per l’identico motivo con Xander, ma in quegli anni aveva imparato che scatenare un putiferio nei momenti di crisi non portava ad altro che ad un approfondimento della frattura creatasi durante la crisi stessa. Per questo aveva deciso di non affrontare quell’argomento lì, in quel momento e, soprattutto, non davanti a tutti.

 

<Per prima cosa, dobbiamo fare un incantesimo di localizzazione spazio-temporale per sapere dove si trovano Buffy, Angel e Willow!>. Affermò Michael, sbottonandosi leggermente il colletto della camicia di cotone per tentare di respirare meglio: l’afa quel giorno era tremenda. O forse era solo una sua impressione.

 

<Dobbiamo dividerci in due gruppi: uno deve iniziare da subito con l’incantesimo, ma l’altro deve preparare un piano per affrontare fisicamente Luseky e Kira, o non avremo abbastanza tempo per entrambe le cose!>. Sostenne Giles, pensoso. Kennedy si mise a sedere rumorosamente su una poltrona, stravaccando le gambe su uno dei due braccioli sotto lo sguardo contrariato del padrone di casa più anziano.

 

<Senta, Giles, io non ci capisco un accidente di magia, lo sa, ma se becco Kira o quell’altra bastarda le massacro di botte senza bisogno di un piano preciso!>. Disse la ragazza. La sua ansia trasudava persino dai pori della pelle. L’uomo alzò una mano, scotendo la testa:<Kennedy, farsi prendere dall’istinto non è una buona cosa in questo momento!>. La rimproverò Giles, cautamente e con fare paterno. Era un ottimo consiglio quello, ma neppure lui riusciva a seguirlo con tanta facilità, tanto più che era seriamente preoccupato per la sorte dei suoi ragazzi finiti chissà dove.

 

<Ok, il piano è questo: andiamo a cercare Luseky e quella leccapiedi che si porta dietro, le leghiamo come salami a un bel palo protetto da un incantesimo antifuga, o roba simile, e le picchiamo a turno finché non ci dicono dove sono finiti Buffy, Willow e Angel! Che ne dite?>. Propose ancora, la giovane Cacciatrice.

 

<Il punto, Kennedy, è che non credo che Luseky e Kira sappiano dove siano finiti Buffy, Willow e Angel!>. Esclamò Michael, facendosi scrocchiare le nocche delle mani in un gesto nevrotico.

 

<E allora per quanto mi riguarda, la priorità è ritrovare Willow e gli altri!>. Ribatté Kenny, suscitando l’irritazione di più di un presente.

 

<Senti bellezza, ho capito che sei preoccupata per la tua carissima ex, lo siamo tutti. Ma ovunque si trovino lei, Buffy ed Angel, non credo proprio siano più nella merda di noi, ficcatelo bene in quella testolina innamorata, chiaro?>. Sbottò Faith, col suo solito tatto. Tara non gradì quelle parole che, una volta in più, sottolinearono il rapporto che aveva legato la sua Willow a quella Cacciatrice; ma non disse nulla, limitandosi a sospirare e a chiudere per un istante gli occhi.

 

Kennedy invece scattò in piedi come se avesse avuto una molla sotto il sedere e praticamente ringhiò contro Faith:<Puoi provarmi con certezza che non siano più in pericolo loro di noi?… E comunque torno a ripetere che Willow viene prima di tutto! O così, o non avrete il mio aiuto!>.

 

< Per quello che me ne faccio del tuo aiuto…!>.

 

< Quando ti sarai rimessa affronteremo nuovamente questo argomento e ti farò cambiare idea a suon di pugni, chiaro, Faith? >.

 

< Sempre pronta per un bel confronto con una pivella: potrei insegnarti qualcosa !>.

 

< O magari qualcosa la insegno io a te! >.

 

< Ragazze, piantatela, ok?>. S’intromise Xander, mettendosi fisicamente tra le due e impedendo che s’incenerissero con gli sguardi o che magari iniziassero davvero a prendersi a schiaffi.

 

<Già, non mi sembra proprio il caso di cominciare a litigare fra noi per porre le priorità del singolo davanti a quelle del gruppo!>. Aggiunse Michael, mettendo le mani nelle tasche dei jeans. Kennedy gli lanciò un’occhiataccia:<Non accetto ramanzine da te, chiaro?… Tra l’altro, vorrei far notare a tutti che Willow sola ha un potenziale magico tale da poter tenere testa a Luseky!>. Ribatté Kennedy, acida. Sidney si azzardò ad affermare cautamente:<E… Tara no?>. Gli altri la fissarono per un momento, poi fissarono Tara che, oltre a diventare rossa in viso, prese a stropicciarsi nervosamente le dita delle mani:<Io… io… n-non… sono al livello d-di W-Will!>. Affermò. Giles annuì rammaricato del dover confermare quelle parole che, per quanto sconfortanti fossero, erano anche innegabilmente vere.

 

<Su questo Kennedy non si sbaglia! Il punto è che… Willow è davvero la strega più potente d’occidente, mentre Tara, per quanto sia comunque ad un livello avanzato, non possiede nemmeno un quarto del potere di Will…!>. Disse l’Osservatore, pensieroso. Xander si rese conto che quella frase lasciata in sospeso doveva nascondere altre cose.

 

<Che tradotto per noi comuni mortali privi di talento magico significa…?>. Chiese, facendo qualche passo verso la parete e poggiandoci le spalle contro in un gesto che rivelò la sua stanchezza. Giles lo guardò appena: era ancora adiratissimo con lui.

 

<In parole povere… Tara non può tenere testa se non per pochi minuti a un demone del livello di Luseky!… Ci serve Willow o siamo nei guai seri!>. Disse con tono distante, come se la faccenda non lo riguardasse. Ovviamente era solo un tentativo ben riuscito di nascondere a tutti la sua preoccupazione. L’unico a non farsi ingannare minimamente fu Michael che conosceva bene quanto lui il fascicolo informativo su quel demone: l’unica cosa arrivata di recente dalla Scozia.

 

<Visto? Comunque la mettiate, ho ragione io!>. Esclamò Kennedy, soddisfatta e rincuorata. Non era certo una bella notizia quella che aveva appena dato Giles, ma se non altro ora nessuno avrebbe potuto affermare che il problema del ritorno a casa di Willow era secondario.

 

<Kennedy, piantala, ok?>. Disse Dawn, seccata. La giovane Summers voleva bene alla strega dai capelli rossi esattamente come se fosse stata sua sorella, ma rimaneva il fatto che anche di Angel e di Buffy non si avevano più tracce e non era affatto contenta che il mettersi alla loro ricerca sarebbe venuto dopo tutto il resto.

 

<Già, smettiamola di discutere fra noi e mettiamo su una bozza di piano!>. Disse Sidney. Tutti concordarono sul fatto che, al momento, litigare non avrebbe portato a nulla di buono. Tuttavia, Faith rimase dell’idea che più in là avrebbe dovuto fare un certo discorsetto a Kennedy, tanto per ricordarle che nessuno poteva minacciarla, tanto meno una ragazzina poco più che ventenne che giocava ancora con le bambole quando lei era diventata una Cacciatrice già da un pezzo.

 

Il gruppo discusse per più di un’ora sul da farsi perché Giles e Michael, soprattutto, erano ben coscienti della necessità impellente di far ben più che una bozza delle cose da fare: serviva un piano molto particolareggiato e, volendo, ne serviva pure un secondo che potesse toglierli dai guai all’ultimo momento… in caso ce ne fosse stato bisogno.

 

Ma entrambi gli Osservatori sospettavano, dentro di loro, che ce ne sarebbe stato bisogno…

 

Alla fine Giles richiese un momento di silenzio e di attenzione da parte di tutti con un sonoro colpo di tosse che ebbe il suo effetto.

 

<Dunque è deciso: Tara farà un incantesimo di localizzazione e Dawn l’aiuterà!>. Disse l’uomo. Kennedy si fece avanti sorprendendo tutti:<Io resto con loro per proteggerle nel caso servisse!>. Esclamò decisa. Nessuno obiettò, nonostante l’evidente stupore stampato sui visi di ognuno dei presenti. Giles annuì semplicemente:<Ok, è deciso!… Faith, come vanno le ferite?>.

 

<Un’altra ora e starò benissimo!>. Affermò sicura di sé e dei propri poteri di guarigione.

 

<Ottimo!… Quando ti sarai ripresa, tu Sidney, Xander e Michael farete un giro di perlustrazione per trovare un posto più adatto per affrontare quelle due furie… le nostre case sono… decisamente troppo piccole e fragili per una cosa del genere!>.

 

<Già, per non parlare dell’ammontare dei danni già fatti… dovremo spendere un occhio della testa per sistemare nuovamente la villa e se ne facciamo altri… dovremo andare a venderci un rene al mercato nero per trovare la cifra necessaria a ricomprare tutto!>. Affermò Xander, guardando attraverso la finestra la villa delle sue amiche ridotta già parecchio male. Dawn annuì storcendo un po’ la bocca in una smorfia d’irritazione, ben conscia che Xander aveva ragione in quello. Solo esternamente i danni erano stati enormi… giardino distrutto, auto di Xander ammaccata e finestrini rotti, vetri di casa in frantumi, la porta completamente scardinata. Ma dentro era anche peggio: il soggiorno era interamente da ricomprare, l’ingresso da riparare quasi per intero così come il corridoio del piano superiore. Per non parlare del costo della roba andata in frantumi nelle varie colluttazioni… vasi, cornici, cristalleria, quadri, scala interna, uno dei computer portatili di Will e via dicendo.

 

<Vero! – Ammise Giles, dispiaciuto. – Ma… il problema principale sarebbe lo spazio: se non ce ne sarà a sufficienza, faremo la fine dei topi in trappola!… Comunque, datevi da fare ma tenetevi possibilmente alla larga dai guai, intesi?>. Michael, Sidney, Xander e Faith annuirono.

 

<Infine… io tenterò di contattare il Consiglio in modo che richiami le Cacciatrici sparse in giro per il Mondo e ci mandi rinforzi in tempi molto celeri… ne avremmo davvero bisogno!… Domande?>.

 

<Sì! – Disse Faith – Chi proteggerà Robin che è in ospedale?>. Xander la guardò sollevando un sopracciglio, sorpreso. Era raro che Faith dimostrasse i propri sentimenti nei riguardi di Robin, anche se ormai stavano insieme da parecchio.

 

<Luseky e Kira non ce l’hanno con lui, se lo hanno toccato è perché lui si è buttato nella rissa che era scoppiata, quindi tranquilla: non ha bisogno di qualcuno che gli faccia la guardia!… E poi con lui ci sono comunque Oz, Westley e Cordelia!>. Risposa Giles. Faith fece una risatina isterica:<Oh, ora che mi hai ricordato chi c’è con lui, sì che sto tranquilla!… Tra quei tre, l’unica che sa tirare qualche colpo a suon di tacchi a spillo sulla faccia è Cordelia, sempre che non si spezzi un’unghia nel farlo!>. Disse la ragazza, sarcastica e acida. A Sidney venne da ridere, ma si trattenne dal farlo per non dare spago alla sua collega, decisamente pronta a far polemica su tutto in quel momento.

 

<Faith, per favore!>. Disse Giles, contrariato e un po’ esasperato dal dover fare da grillo parlante una volta di più in pochi minuti.

 

<Be’, voi fate come vi pare, ma dopo aver fatto la mia parte per quanto riguarda il piano stabilito, un salto in ospedale lo faccio comunque!>. Tagliò corto la ragazza, in un tono che non ammetteva repliche di alcun genere. Giles decise di lasciarla fare e annuì non troppo convinto. Dieci minuti dopo lui si mise al telefono con Smit, mentre Tara, Dawn e Kennedy tornarono in casa Summers Rosemberg a prepararsi per l’incantesimo che la strega bionda doveva attuare. Un’ora più tardi circa, anche Michael e il suo gruppo si mossero come prestabilito.

 

Era importante che ognuno facesse bene la propria parte e nel più breve tempo possibile: Kira e Luseky sarebbero tornate presto alla carica e sicuramente sarebbero state più forti e più organizzate. Essere nuovamente colti di sorpresa era decisamente un lusso che le Cacciatrici e il resto del loro gruppo non potevano permettersi.

 

CAPITOLO 28

 

   Buffy baciò Angel lievemente sulla labbra e lo strinse forte a sé per un ultimo momento di conforto. Aveva paura di lasciarlo lì e, soprattutto, temeva di rimanere da sola ancora una volta appena avesse rimesso piede nel proprio mondo. Il vampiro aveva tentato più volte di rassicurarla ma le sue parole, per quanto apparentemente sicure, sapevano di bugia grande come una casa: difficilmente sarebbe andato tutto bene, difficilmente non avrebbero incontrato grossi ostacoli e, ancora più difficilmente avrebbero potuto risolvere il problema col demone Luseky in poco tempo. Poi c’era la questione della loro storia. Nessuno dei due s’illudeva davvero che, una volta tornati al tempo a cui appartenevano, avrebbero potuto riprendere dal punto in cui avevano lasciato. Nella realtà che conoscevano Angel era un vampiro, seppur con l’anima. Nella realtà che vivevano tutti i giorni Buffy era la Cacciatrice o comunque la più anziana della stirpe. Ci avevano già provato a stare insieme in quel modo e era già andata male.

 

Nonostante questo, Buffy in un angolino remoto del suo cuore sperava ancora di non essere costretta nuovamente ad allontanarsi dalla persona che aveva sempre amato più di ogni altra cosa. Ma Angel nutriva la stessa fragile speranza? La ragazza sperava tanto che fosse così, ma non aveva modo di averne una conferma. Solo il tempo e il susseguirsi degli avvenimenti avrebbe potuto rivelarglielo. Questo la rendeva ansiosa più di quanto non avrebbe voluto ammettere.

 

Angel aspirò un po’ del profumo della sua pelle, beandosi di quel momento e rammaricandosi di non poterlo prolungare quanto avrebbe voluto. Sapeva fin troppo bene che cosa lo avrebbe atteso quella sera stessa… l’incontro con Darla e la dannazione della sua esistenza… ma era fermamente deciso a non cambiare una virgola delle sue azioni per tutta una serie di ragioni che ripassò mentalmente negli ultimi istanti in cui teneva stretta tra le braccia il suo amore. Qualcun altro forse si sarebbe concesso il lusso di cercare una riduzione della pena, ma lui riteneva di non meritarsi nemmeno l’ipotesi di una cosa del genere, quindi scacciò bruscamente dalla propria testa anche quell’ultima briciola di egoismo che lo spingeva a pensare di poter agire in modo diverso. Si scostò leggermente e baciò nuovamente Buffy, approfondendo il bacio molto più di quanto lei stessa non avesse fatto poco prima. Le loro labbra giocarono a rincorrersi e le loro lingue a toccarsi per pochi ma interminabili secondi, perdendosi nell’estasi dell’assaporarsi l’un l’altra per l’ultima volta forse. Poche ore prima erano tornati al laghetto segreto che era stato il palcoscenico dell’infanzia di Liam, avevano fatto l’amore sull’erba come era accaduto giorni addietro dopo tanto tempo per la prima volta. Ora, mentre si concedevano un ultimo istante d’intimità, entrambi ripensarono a quei beati momenti e, contemporaneamente, pensarono anche con terrore ai giorni a venire che, di certo, per una causa o per l’altra non sarebbero stati altrettanto sereni.

 

Dopo poco Angel riaprì gli occhi e si scostò leggermente da Buffy, fissandola negli occhi: così teneri arrossati e appena umidi. Le veniva da piangere e stava sforzandosi con tutta sé stessa per trattenersi, ma non era riuscita a nascondere la propria tristezza. Angel le carezzò lievemente la guancia, ravviandole i capelli un po’ scompigliati e mettendone una ciocca dietro l’orecchio.

 

<Ti amo, lo sai, vero?>. Le sussurrò, cercando di apparire sereno come non si sentiva affatto. Lei annuì e tentò di rispondere a quel sorriso, ma le venne tanto tirato da sembrare più una smorfia di dolore:<Sì… lo so e… ricordati che ti amo anch’io… da morire!>. Riuscì a dire, con voce tremante. Se non se ne fosse andata immediatamente, avrebbe cominciato a piangere e sicuramente nessuno sarebbe più riuscito a separarla da Angel, ma doveva tornare a casa, era necessario e troppo importante per non farlo. Sospirò profondamente, si concentrò un secondo e finalmente sorrise:<Ti aspetto a casa!>. Disse, poi si allontanò definitivamente da Angel.

 

<Certamente!>. Un ultimo scambio di sguardi, poi Angel si voltò verso la signora Grave, spettatrice involontaria e imbarazzata di quell’ultimo saluto, e le disse:<Cominciate pure il rito per aprire il portale, signora, siamo pronti!>. La donna annuì silentemente e si accinse a cominciare la pratica magica che avrebbe riportato la Cacciatrice nel proprio tempo, a casa sua.

 

< Oh, Diana, Dea della Caccia… proteggi questa tua figlia che per eseguire il suo mandato come il Destino le ha chiesto sin dalla nascita deve trovarsi in altro luogo e in altro tempo… >.

 

Mentre la signora Grave cantilenava la sua preghiera, Angel e Buffy non riuscirono a non tenersi per mano, decisi a interrompere il contatto fra loro solo all’ultimo momento esatto. Non si resero conto nemmeno di quando la veggente iniziò a parlare in latino prima e in antico sumero poi, né del momento esatto in cui il portale dimensionale si aprì a pochi metri da loro.

 

Era ormai quasi il tramonto e la scarsa luce solare che illuminava la stanza di casa Grave contribuì a far sì che il varco sembrasse ancora più luminoso nei suoi bagliori color porpora.

 

Dopo pochi minuti dall’inizio del rito, il portale fu delineato e la veggente dichiarò:<E’ il momento che tu vada, Cacciatrice!… Il varco non può rimanere aperto a lungo!>. Buffy si sentì mancare il respiro all’udire quelle parole, perché significava che ormai il momento di separarsi da Angel era arrivato. E subito dopo sarebbe giunto anche quello di affrontare Luseky da sola… sempre che in loro assenza il demone non avesse già distrutto il pianeta, certo.

 

<Va’… ci vediamo fra pochissimo, vedrai!>. Disse Angel, ben sapendo che non era una certezza assoluta quella che aveva appena detto. Buffy annuì, poi gli diede un ultimo rapido bacio sulle labbra e infine gli lasciò andare la mano, dirigendosi con passo sicuro verso il portale e la sua dannatissima e accecante luce. Fece per gettarcisi dentro ma si fermò un istante per rivolgere un sorriso sincero alla fautrice di quella magia:<Signora Grave… grazie di tutto, davvero!… Buona fortuna!>. Disse. L’altra ricambiò il sorriso e fece un gesto con la testa:<Buona fortuna anche a te, Cacciatrice!>. esclamò. Un attimo dopo Buffy si tuffò aldilà del varco creato dalle pietre magiche. Angel sperò con tutto sé stesso che le cose, almeno per il suo amore, sarebbero andate bene.

 

E forse un giorno…

 

 

 

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Xander diede un pugno fortunato a Kira, cogliendola in pieno viso e facendole perdere, anche se solo per un momento, l’equilibrio, costringendola a poggiarsi a un albero per non cadere. Il ragazzo sorrise soddisfatto ma non vide la bottiglia di vetro che, maneggiata da un vampiro, stava arrivando alle sue spalle; così un attimo dopo si accasciò a terra dolorante. In suo aiuto accorse Sidney che, con un colpo secco, impalò il vampiro trasformandolo in polvere all’istante. Intanto, Kira stava lottando violentemente contro Faith, approfittando spudoratamente del fatto che la ferita sul fianco della ragazza aveva ripreso a sanguinare e che, quindi, doveva dolerle davvero. Ogni calcio, ogni pugno o spinta la stava finalizzando a colpire in quel punto il più forte possibile. Faith si dimostrò eccezionalmente brava a schivare e parare i colpi, una volta capito il proposito della sua infida avversaria; nonostante questo, ogni tanto un colpo le sfuggiva dal controllo e andava a segno, facendola soffrire indicibilmente. Al suo fianco, Michael e Dawn si davano da fare come meglio potevano. La più giovane delle Summers stava dimostrando una volta ancora di non essere una sprovveduta né una vittima indifesa; aveva già fatto fuori due vampiri e ora stava tenendo testa perfettamente a un terzo che, tuttavia, la sovrastava fisicamente di parecchio. Michael avrebbe voluto proteggerla, ma anche lui aveva il suo bel daffare, visto il proprio avversario: un demone J’Haffat più simile all’uomo delle nevi, piuttosto che a un umano, viste la stazza e l’enorme quantità di peli che lo ricoprivano. Per non parlare delle zanne lunghe e degli artigli affilati coi quali scagliava pericolosi fendenti.

 

Faith venne scaraventata addosso all’auto di Xander, provocandone la rottura di due finestrini su quattro.

 

<Ma porca… ehi bellezza, adesso mi hai proprio rotto!>. Esclamò la Cacciatrice mora, risollevandosi di slancio e scaraventandosi contro Kira, decisa a porre fine rapidamente a quel dannato scontro. Ma nella foga non considerò due vampiri armati di spranghe e catene che, rapidamente, le si avventarono contro, colpendola violentemente al dorso e dando la possibilità a Kira di assestargli al fianco un altro paio di calci ben fatti. Era decisamente una lotta impari e non solo perché Kira sembrava davvero essere fortissima, ma soprattutto perché con sé aveva portato un vero esercito di succhiasangue anche se, vista la casualità dell’incontro, probabilmente quella battaglia non era stata programmata né appositamente voluta.

 

Michael venne gettato a terra e cadde pesantemente contro dei secchioni della spazzatura stracolmi d’immondizia; contemporaneamente, anche Dawn venne gettata a terra. Stava per essere colpita quando una luce bluastra investì tutti i presenti in quel vicolo, causando l’immobilità dei combattenti, troppo sorpresi per continuare imperterriti la loro attività. Dal nulla apparve Buffy vestita decisamente in modo strano e con l’aria stravolta; sembrò essere più disorientata di tutti e ci mise più di qualche istante a risvegliarsi da quella sorta di torpore che l’aveva investita subito dopo essere entrata nel portale. Intanto, il combattimento attorno a lei era ripreso. Faith stava per essere pestata da Kira quando Buffy finalmente si mosse… un paio di passi rapidi, uno scatto felino e colpì in pieno viso Kira, facendola volare a una decina di metri da sé e da Faith; subito dopo la Cacciatrice bionda si dedicò agli altri nemici, riducendone uno in polvere e togliendo il demone J’Haffat da dosso a Michael. Ma si rese immediatamente conto che anche per lei erano troppi, quindi si voltò verso i propri amici e disse:<E’ ora di tagliare la corda o ci pesteranno come uva, ragazzi!>. Poi andò ad aiutare sua sorella ad alzarsi da terra. Un attimo dopo l’intero gruppo corse via il più velocemente possibile.

 

Giunta davanti casa, Buffy si rese conto di avere più fiato corto di quanto non avrebbe dovuto e, soprattutto, il cuore le batteva in petto tanto veloce che per un istante pensò seriamente che le sarebbe schizzato via dal petto da un momento all’altro. Dovette rallentare il passo e concentrarsi per calmarsi e riprendere il controllo di sé. Il fatto era che, prima di entrare nel portale, certo non si aspettava di ritrovarsi catapultata in una battaglia e, soprattutto, non immaginava di trovare sé stessa e i propri amici circondati da demoni e vampiri. Non c’era dubbio sul fatto che, in sua assenza, Luseky e Kira si erano organizzate meglio di quanto lei stessa non avesse ipotizzato. Ma quanti giorni erano passati dacché lei e Angel erano stati catapultati nella Londra del settecento? Era una domanda che ancora non aveva posto né a sua sorella né agli altri, visto che erano stati troppo presi a scappare fin quando avevano potuto. Automaticamente, imboccò il vialetto di casa propria, ma la voce profonda di Xander la riportò con la testa alla realtà:<Buffy, aspetta!… E’ invivibile al momento casa tua!>. Le disse. Lei lo fissò come se fosse ancora stordita e, in effetti, nella sua testa regnava la più completa confusione. Spinta dalla curiosità di capire le parole dell’amico, Buffy si voltò a guardare la facciata della propria villa e si rese conto solo allora delle condizioni della casa e dei cocci e rottami ancora sparsi ovunque nel giardino. Tirò un sospiro amareggiato e scosse la testa:<Da quanto… quanto sono stata via?>. Domandò, mentre sopraggiungeva anche Dawn.

 

<Cinque giorni!>. Rispose Xander, avvicinandosi a lei di qualche passo e mettendole un braccio attorno alle spalle:<Andiamo a casa mia, Buffy!… Ora è lì che siamo sistemati… ma vedrai, presto rimetteremo a posto casa tua e di Will e… troveremo anche il modo di prendere a calci Luseky e quella maledetta traditrice di Kira!>. Buffy annuì e si voltò senza dire una parola, diretta verso casa del suo amico e di Giles che, al momento, era l’unico posto dove avrebbe potuto riposare un po’, giusto il tempo per riprendere le forze.

 

Già dal vialetto sentì il vociferare caotico che proveniva dal soggiorno della villa. Entrata in casa seguita da Faith, Michael, Dawn e Xander, sentì la voce allegra di Tara. Entrò in salotto e, con sua immensa sorpresa, vide che c’erano il signor Giles, Tara e Kennedy che stringevano forte Willow. Quando i tre si accorsero della sua presenza, lasciarono andare lentamente Willow e la fissarono stupita.

 

<Sei tornata anche tu…?>. Domandò Giles, spalancando gli occhi stupito. Buffy tentò di capire il significato di quella domanda:<Che… in che senso anche tu?>. Chiese di rimando. Poi notò com’era vestita Willow… quei pantaloni neri, quel giacchetto, quella camicia bianca punticchiata di macchioline rosse…

 

<Sei… sei stata mandata anche tu altrove, Will?>. Domandò alla sua amica, mentre cercava di capire quale fosse la verità. Un dolore allo stomaco l’avvertì che il terrore stava per impossessarsi di lei. Paura, paura che Willow avesse fatto qualcosa di terribile, qualcosa d’indescrivibile. Aveva riconosciuto a colpo d’occhio i suoi vestiti, cosa che sia Giles che Xander sembravano non aver notato. E, a dire il vero, ora che anche Dawn era entrata in casa e si era precipitata ad abbracciare la loro amica dai capelli rossi, neppure lei sembrava aver riconosciuto quegli abiti. Ma per Buffy erano inconfondibili; il margine d’errore era praticamente inesistente. Giles corse ad abbracciare Buffy, sollevato di rivederla in apparente buona salute. La ragazza si concesse il lusso di accettare quell’abbraccio e di dimenticare per un momento tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni; ma quando l’uomo la lasciò andare non poté trattenersi dal domandare:<Avete… anche Angel è tornato?>. Giles la guardò perplesso e anche Faith e Dawn le lanciarono occhiate interrogative, come se avesse domandato qualcosa di assolutamente folle. Faith si accese una sigaretta e si mise a fumarla alla finestra del salone, dando le spalle agli altri e reggendosi il fianco ferito per alleviare un po’ il dolore bruciante che sentiva.

 

<E’ sparito insieme a te e a Will, quella mattina… noi credevamo che foste tutti e tre insieme!>. Disse, con tono piatto. Buffy e Willow si scambiarono rapidamente uno sguardo, ma mentre la rossa poi distolse gli occhi, Buffy continuò a fissare l’amica per studiare quel suo pallido viso, segnato da profonde occhiaie.

 

<No… io e Angel eravamo insieme, ma Willow non era con noi!>. Esclamò, dopo un attimo. Giles si dimostrò ancora più sorpreso e guardò alternativamente le due ragazze, aspettando che una delle due parlasse. Era evidente, tuttavia, che quella più ritrosa a dire dov’era stata e cosa aveva fatto era Will. Buffy decise di darle un altro po’ di tempo; qualcosa dentro di lei le diceva che se la sua amica non voleva parlare era perché aveva qualcosa da nascondere. Qualcosa d’importante, probabilmente.

 

<Io e Angel… ci siamo ritrovati a Londra!>. Disse Buffy, per catturare l’attenzione di tutti. Intento riuscito. I vari presenti la fissarono incuriositi, aspettando di sentire il resto della storia.

 

<A Londra? E perché non ci avete contattati da lì? Tra l’altro potevate chiedere aiuto al Consiglio che lì ha un distaccamento vicino a Notthing Hill!>. Disse Michael, mettendo un braccio attorno alle spalle di Dawn in un gesto che era divenuto consuetudine in quei giorni. Buffy lo guardò storto e lui tornò a mettere le mani in tasca, capendo che la Cacciatrice non gradiva certe dimostrazioni di confidenza verso sua sorella.

 

<Non ho detto che siamo finiti nella Londra dei nostri giorni!… Eravamo nel millesettecentoqualcosa…! La data esatta Angel me l’ha detta centinaia di volte, ma non riesco a ricordarmela!>. Affermò la ragazza, proseguendo il discorso iniziato. Ancora una volta, sui volti di tutti si dipinse una chiara espressione di stupore. Giles si tolse gli occhiali e li pulì col proprio fazzoletto, rinforcandoli subito dopo.

 

<Be’, in realtà… non è così strano che sia accaduta una cosa simile, viste le qualità delle gemme. Esse danno il potere di controllare il continum spazio-temporale, quindi…>. Buffy annuì. Conosceva a menadito quella spiegazione: già l’aveva sentita più di una volta sia da Angel stesso che dalla signora Grave.

 

<Ecco spiegati quegli abiti orribili!… Mi ero quasi convinta che il tuo gusto fosse finito definitivamente sotto la suola delle scarpe e invece…>. Commentò Faith, ironica. Buffy le rivolse un’occhiataccia, ma risparmiò commenti più acidi sui gusti di Faith in fatto di vestiti: non erano certo migliori dei suoi, vista la tendenza a portare pantaloni di pelle attillati e toppini scollatissimi stile squillo. Comunque, non era il momento quello di aprire una discussione sui gusti in fatto di moda.

 

<E Angel… perché non è tornato con te se eravate insieme?>. Chiese Dawn, andando a sedersi accanto a Xander, sul divano. Buffy scosse la testa rattristata:<Per tornare… abbiamo chiesto aiuto ad una veggente, una certa signora Grave… Ha preso un libro d’incantesimi con un po’ di peripezie, ha trovato una magia che aprisse un portale dimensionale, ma all’ultimo abbiamo scoperto che non ci passavamo entrambi e così sono tornata da sola, però…>.

 

<Hai lasciato Angel lì?!>. Sbottò Faith, gettando la sigaretta consumata solo a metà e voltandosi di scatto, fissando la sua collega in modo minaccioso.

 

<Sì, ma perché teoricamente lui apparteneva a quel tempo!>. Si affrettò a rispondere, Buffy.

 

<In che senso?>. Domandò Kennedy, che fino a quel momento era stata zitta, al fianco di Willow. Buffy fece spallucce:<Eravamo esattamente nella sua epoca, mi ha detto!… Il giorno in cui io sono tornata qui, combaciava con la sua… creazione… come vampiro intendo!>.

 

<La rigenerazione, vuoi dire!>. Disse Sidney, per tentare di capirci qualcosa. Buffy annuì. Ci fu un momento di silenzio, poi Giles disse:<Be’, in teoria non fa una piega come ragionamento: tornare tramite portale o no non avrebbe fatto molta differenza per Angel!… Tuttavia, di fatto noi non lo abbiamo visto!>. Sul viso di Buffy passò un’ombra di autentica preoccupazione perché se lì Angel non si era fatto vivo, poteva essere andato storto qualcosa nel diciottesimo secolo. Il problema era: come tornare lì a verificare che il suo amore stesse bene? Il primo istinto che Buffy avvertì salirle dal profondo delle proprie viscere fu quello di chiedere a Giles di darle le Gemme di Zagato, ma fu costretta a controllare quell’impulso con la razionalità perché se era tornata senza Angel c’erano dei motivi precisi. In quel momento, i motivi sussistevano ancora e avevano ancora la priorità su tutto il resto. Buffy sospirò amareggiata e fece spallucce:<Ehm… ok, ci occuperemo di questo in seguito, ora vado a farmi una doccia, ad indossare abiti un po’ più moderni e poi… mi aggiornerete sui casini successi qui in mia assenza!… Willow, vieni anche tu? Così non saranno costretti a fare il bis col riassunto della serie “Disastri a San Francisco”!>. Willow annuì dando una veloce occhiata a Tara. Un attimo dopo le due amiche stavano salendo le scale di casa di Xander e Giles per andare a darsi una ripulita. Fra loro ci fu un silenzio assoluto, ricco di tensione e timore. Timore che Buffy questa volta non avrebbe capito, timore che Willow avesse ripetuto i propri errori aggravandoli, timore che la situazione lì a San Francisco fosse peggiore di come l’avevano lasciata…

 

Si separarono al piano superiore, quando Willow entrò nella stanza di Xander per usufruire del suo bagno, mentre Buffy entrò in quella di Giles per fare la stessa cosa.

 

La Cacciatrice bionda si denudò da quegli abiti pregiati e sicuramente inappropriati alla sua epoca non senza un po’ di fatica; detestava il corpetto rigido della sottoveste e detestava anche di più la gonna formata da tutti quegli stramaledetti veli della sottoveste. Ma fu solo quando si privò anche di quei goffi mutandoni lunghi fino al ginocchio che si sentì davvero libera da impacci vari. Buttò il tutto sul pavimento, ad un lato del bagno, e aprì la cabina della doccia regolando la temperatura dell’acqua con un gesto distratto della mano. Si perse completamente nei propri pensieri, nelle proprie rimuginazioni e intanto compì i gesti di tutti i giorni per togliersi un po’ di sudore di dosso, assieme alla stanchezza e allo stress accumulato in quegli ultimi giorni. Chiuse la cabina della doccia e s’insaponò mettendo il bagnoschiuma alle ortiche sul palmo della propria mano. L’acqua era quasi bollente, eppure a lei piaceva così. Si lasciò cullare dalla sensazione delle proprie mani che scivolavano sul proprio corpo e dall’acqua che subito dopo le scorreva addosso rapidamente. Insaponò accuratamente anche i capelli e notò qualche filo d’erba che era caduto sul piatto della doccia, fermandosi sul filtro dello scolo. Questo la distrasse per qualche istante dai pensieri pessimistici che fino a quel momento le avevano martellato la testa, spostando la sua attenzione ai ricordi recenti dei bei momenti passati con Angel e, soprattutto, all’ultima volta che lo aveva visto prima di entrare nel portale. Una fitta di dolore sordo la prese al cuore, ma non era un dolore fisico. Era preoccupata per l’uomo che amava dacché era una ragazzina, preoccupata che gli fosse capitato qualcosa, preoccupata al pensiero di non rivederlo e di non sentire più la sua voce o le sue mani che la sfioravano gentili ed eccitanti.

 

 

 

Non prenderti in giro, Buffy… ritroverai sicuramente Angel e di certo sta bene, ma… le cose fra voi non potranno mai essere come negli ultimi giorni… A Londra praticamente sei stata con Liam, non con Angel… qui c’è il vampiro con l’anima… e l’anima è condizionata da quella dannatissima maledizione…

 

Pensò tristemente.

 

 

 

E le parole che si era detta erano tutte vere: Angel non era uno stupido e se l’era cavata in condizioni assai peggiori rispetto a quelle in cui lo aveva lasciato. Sicuramente aveva avuto degli imprevisti e delle difficoltà, ma Buffy avrebbe giurato che stesse bene. Lo sentiva. Diverso era il discorso riguardante il loro rapporto una volta che lui fosse tornato a nostri giorni. Inutile illudersi di poter riprendere esattamente da dove avevano lasciato: avevano già tentato di fare qual gioco. Avevano tentato e si erano scottati, più di una volta tra l’altro.

 

Dopo poco Buffy decise che ne aveva abbastanza delle lievi carezze dell’acqua che le scrosciava addosso. Girò la manopola e aprì la porta della cabina, uscendo subito dopo e indossando l’accappatoio di Giles che era appeso alla parete lì accanto. Era il momento di darsi una mossa a sistemarsi e poi di tornare giù, dagli altri. Inoltre, appena possibile, doveva fare due chiacchiere con Willow e capire cosa diavolo aveva fatto lei in quei cinque giorni di assenza. Forse qualcosa di grave, o forse era solo lei ad essere eccessivamente apprensiva. Questo lo avrebbe constatato al più presto.

 

 

 

I capelli rossi grondavano copiosamente acqua, mentre Willow passava la spugna morbida un po’ ovunque, soffermandosi in particolar modo sulle mani che le sembravano costantemente macchiate di sangue. Ovviamente era stata una sua impressione, il sangue si era tolto nel momento in cui le dita avevano afferrato l’erba umida, accanto al corpo inerte di Tara, nel giardino di casa Summers, in quel maledettissimo passato che era stata costretta a rivivere. Tuttavia, la ragazza non riusciva a non pensare a quell’odore forte che aveva invaso le sue narici quando il sangue aveva cominciato a sgorgare dal corpo del suo amore, né alla sensazione viscida che le diede sulle mani.

 

Era assurdo quello che aveva fatto stavolta, o quello che avrebbe voluto fare. Se non aveva portato a termine i suoi intenti, era stato solo perché Anya l’aveva convinta a lasciare le cose così come stavano; il che forse era anche peggio perché in definitiva aveva comunque ucciso Worren con le proprie mani. Di nuovo.

 

Aveva pregato tanto per una seconda possibilità, per una possibilità qualsiasi di redenzione. Be’, ora l’aveva avuta. E come si era comportata? Da quell’assassina violenta e repressa che era, ecco come. Non solo non aveva pensato neppure per un istante di modificare il proprio passato per correggere gli errori fatti, ma aveva compiuto qualcosa di molto più spregevole: coscientemente, stava per ripetere esattamente i propri errori per l’egoismo di un sollievo futuro.

 

Anya l’aveva fermata, ma come? Semplicemente lasciando che quello che era stato fosse ancora senza cambiare nulla di una virgola. Ora era tornata a casa, nel proprio presente, nella realtà con cui doveva confrontarsi tutti i giorni, e aveva avuto l’immediata conferma che il piano di Anya aveva funzionato perché aveva ritrovato Tara esattamente come l’aveva lasciata: ingenua e innamorata di lei, ignara del vero mostro che era. Non la meritava, ecco qual era la verità. E nella sua mente si fece largo il pensiero che Worren aveva fatto parte di un progetto superiore, un piano organizzato da un’Entità pia che sapeva che Tara era troppo pura per stare con una come lei. Worren, dunque, era stato solo il mezzo con cui questa Entità aveva rimesso le cose a posto, mandando Tara nel Paradiso che meritava e lei nell’Inferno che si era guadagnata tanto facilmente.

 

Ora le cose erano cambiate, tornando imperfette.

 

Probabilmente lei stessa avrebbe dovuto rimettere tutto a posto. Come? Lasciando andare Tara per la sua strada, un cammino diverso che non prevedeva che rimanessero insieme perché non era giusto per il suo dolcissimo angelo dai capelli dorati.

 

Sì, l’avrebbe lasciata andare definitivamente. Tara non avrebbe capito all’inizio, forse l’avrebbe anche odiata. Anzi, questo era quasi certo perché, non potendole spiegare, lei si sarebbe sentita abbandonata. Ma il tempo cicatrizza ogni ferita e lenisce ogni dolore, spesso sopendolo. Tara alla fine avrebbe vissuto una vita serena accanto a qualcuno pulito come lei, qualcuno che la meritava davvero. Lei invece… be’, aveva vissuto per anni in una sorta di dimensione infernale tutta sua. Non avrebbe fatto altro che tornarci, con la consapevolezza rincuorante, però, che almeno per una volta in vita sua aveva fatto qualcosa di giusto e di altruistico verso la persona che amava di più al mondo.

 

Lo scatto della porta del bagno la riportò col pensiero alla realtà, al presente. Si voltò e vide Tara che teneva in mano alcuni suoi abiti: un paio di jeans, una camicia di cotone leggero color amaranto e un paio di scarpe nere col tacco basso. La ragazza le sorrideva amorevolmente.

 

Tara posò gli abiti sul ripiano accanto al lavandino, poi fece per raccogliere da terra gli abiti dimessi di Willow, ma questa la fermò anche troppo bruscamente:<No, ferma, non toccarli!>. Disse, alzando anche il tono di voce. Tara la fissò perplessa e ritrasse la mano.

 

<Volevo solo toglierli di qui e metterli in un catino, in attesa di poterteli lavare!>. Disse la ragazza, cercando di capire il perché di quella reazione. Will capì di aver esagerato e riprese ad insaponarsi distrattamente, evitando di guardarla negli occhi.

 

<Perdonami, amore. Non volevo aggredirti!… E’ che… sono sporchi quei vestiti, è meglio se non li tocchi. Li sistemo io più tardi!>. Disse. Tara si rilassò e le si avvicinò, mettendosi a sedere sull’angolo della vasca da bagno, cominciando a insaponarle i capelli, passandoci in mezzo le sue dita gentili. Willow si concesse il lusso di godere di quel tocco per alcuni secondi, poi si scostò leggermente:<Ti bagnerai i pantaloni e la maglietta…!>. Protestò. Ma come scusa non era buona. Tara fece spallucce e l’attirò nuovamente a sé, riprendendo quel dolce massaggio sulla sua testa. In passato, spesso l’una aveva lavato i capelli all’altra; era una pratica sensuale e tenera che si riservavano nei momenti di tranquilla intimità, quando anche solo lo stare insieme bastava per renderle felici e serene. Poco dopo la ragazza bionda prese la prolunga della doccia, regolò l’acqua intiepidendola al punto giusto e sciacquò la testa del proprio amore, facendo attenzione che lo shampoo non le colasse negli occhi; poi tolse il tappo della vasca e fece andar via tutta la schiuma nella quale Willow era stata immersa fino a quel momento, denudandola. Will si sentì ancora più in colpa perché, ancora una volta, non aveva mantenuto la parola data: si era detto niente più segreti, e invece ora ce n’era un altro a dividerle. Di nuovo.

 

Tara le passò un telo da bagno e lei ci si avvolse coprendo la propria nudità, come se per la prima volta dopo tanto si vergognasse di mostrare il proprio corpo alla persona che le era davanti in quel momento.

 

<Io preferirei che ti asciugassi per non sentir freddo, ma che poi mi ridessi l’asciugamano e ti lasciassi guardare!>. Disse Tara, scherzosa e maliziosa. Ma Will si coprì meglio e fece una sorta di nodo per chiudere il telo davanti a livello del seno e dell’addome.

 

<Non credo che ora ci sia tempo per certe cose…!>. Disse la rossa, abbozzando un sorriso. L’altra si avvicinò e la cinse con le braccia attorno alla vita, attirandola a sé e posando la propria fronte contro la sua.

 

<Faith è andata in ospedale a vedere come sta Robin e a trovare un analgesico… non tornerà prima di un’ora o anche più… quindi… abbiamo tutto il tempo perché la riunione senza di lei non comincerà, lo sai!>. Esclamò Tara, continuando a sorridere seducente. Poi iniziò a baciarla intensamente, a farle correre le mani lungo tutta la schiena, fin giù alle natiche e poi di nuovo su, verso le spalle e il collo. Willow non riuscì a non ricambiare, eppure continuò a ripetersi che stava commettendo un altro errore. Si ritrasse un momento, col fiato corto per via dell’eccitazione appena risvegliata in lei dalle carezze e dai baci dell’altra. Uscì dalla vasca appoggiandosi a Tara e cercando di controllarsi per riprendere un po’ di lucidità mentale.

 

<Tara… non siamo in casa nostra e io non credo che dovremmo…>. Ma Tara non la lasciò parlare e la baciò ancora, riprendendo esattamente da dove aveva interrotto.

 

<Non credo che… Xander se la prenderà se… usufruiamo della sua stanza… per un po’!>. Le sussurrò, fra un bacio e un altro. Willow chiuse gli occhi e intanto frappose nuovamente una mano fra loro. Quando riaprì le palpebre, Tara la guardava in maniera strana. Sembrava quasi triste.

 

< Che ti prende, Will? Non hai voglia di… >.

 

< Certo che ne ho voglia, tesoro!…Ne ho sempre di te, lo sai!… Ma… non credo che sia il momento adatto, ecco tutto!… Infondo, che fretta c’è? >.

 

Tara fece un ultimo tentativo, decisa a non insistere oltre in caso di diniego da parte della sua ragazza. Ma voleva provare a convincerla un’ultima volta perché sentiva un violento bisogno di lei, delle sue mani sul proprio corpo, dei suoi baci, del suo profumo, del suo calore su di sé. Le carezzò una guancia, ravviandole una ciocca rossa umida che le era andata davanti al viso. Gliela sistemò accuratamente dietro un orecchio e le baciò lievemente le labbra per ritrarsi subito dopo e fissarla negli occhi.

 

<Amore, io… non voglio forzarti a fare niente, lo sai. Però… mi sei mancata tantissimo e riaverti qui è come ricevere una boccata d’aria fresca dopo che si è stati rinchiusi per giorni in una stanza senza finestre!… Ho bisogno di te, ti voglio tantissimo… non si vede?>. Le disse, senza mai alzare il tono di voce a un livello più alto di un sussurro. Willow si sentì commossa da quelle parole perché, ancora una volta, indirettamente le stava dicendo quanto l’amava e quanto fosse importante per lei stare insieme. Il che avrebbe reso ancora più difficile riuscire a mettere in pratica il suo proposito di lasciarla andare per una strada diversa dalla sua.

 

Tuttavia, Will decise di assecondarla un’ultima volta, di regalarle ciò di cui aveva bisogno in quel momento che poi, infondo, era anche ciò che avrebbe portato in lei un po’ di pace… forse davvero per l’ultima volta in tutta la sua vita. Fu per questo che si lasciò condurre nella camera adiacente e lasciò che Tara riprendesse a baciarla, a carezzarla. L’assecondò e la ricambiò con eguale intensità e desiderio, e poi si lasciò togliere l’asciugamano di dosso senza fare nessuna resistenza, mentre Tara l’attirava verso di sé e verso il letto.

 

Un’ultima volta, si disse, per imprimersi bene in mente cosa significasse essere completa, in pace. Un’ultima volta per sentirsi viva, per sentirsi tutt’uno con l’unica persona che aveva un controllo totale su di lei, sul suo corpo, sul suo umore, sulla sua mente, sul suo mondo.

 

Carezzandola e baciandola, fra sussurri e dolci sospiri, prese ad aiutarla a spogliarsi e intanto la fissava estasiata e completamente rapita dai suoi dolcissimi occhi, dalle sue labbra, dal suo corpo morbido e ben fatto.

 

<Ti amo!>. Le disse Tara. Willow ebbe un tuffo al cuore, toccando il settimo cielo con un dito. Avrebbe voluto dirle che anche lei l’amava tanto, che l’unica cosa che desiderava davvero era passare tutta la sua esistenza con lei, al suo fianco, fra le sue braccia. Ma non poteva dirglielo, o poi non avrebbe avuto una scusa per separarsi da lei. Così, invece di rispondere, si limitò a baciarla e stringerla a sé ancora di più, perdendosi nell’odore del suo corpo e nell’oceano di sensazioni intense e prorompenti che di nuovo le stava regalando.

 

 

 

Un’ultima volta…

 

 

CAPITOLO 29

 

   Qualcuno bussò alla porta della villa in cui era in corso l’ennesima riunione che vedeva presenti sia i componenti del gruppo di Los Angeles, che quelli di San Francisco. Xander, che fino a quel momento era stato seduto scompostamente sul pavimento, con la schiena poggiata alla parete e l’aria di chi non riposa bene da giorni, si alzò faticosamente da terra e andò a vedere chi fosse. Oz entrò con le mani in tasca, camminando con la sua tipica andatura lenta e un po’ ciondolante. Quando Faith lo vide entrare, per un momento un brivido di terrore le corse lungo la schiena.

 

<Robin sta bene?>. Domandò, ansiosa di ricevere una risposta. Il ragazzo annuì tranquillamente e andò a sedersi su una sedia, accanto al tavolo dove Tara aveva preparato bibite e sandwich per tutti.

 

<Westley è arrivato poco fa a darmi il cambio e… sono semplicemente venuto a casa. Ma Robin sta benissimo, a parte il solito dolore per la ferita al torace!>. Esclamò Oz, prima di addentare un panino. Faith si rilassò visibilmente e non notò che la sua ansia era quantitativamente simile a quella di tutti gli altri: nei giorni precedenti l’ex preside del liceo di Sunnydail non se l’era passata molto bene e i medici avevano fatto intendere che non era totalmente fuori pericolo come avevano pensato inizialmente; poi però sembrò che Robin stesse migliorando gradualmente. Il problema era che la sua respirazione non era splendida e la febbre era persistente nonostante gli antibiotici. Questo faceva sì che, ogni volta che tornava qualcuno dall’ospedale, tutti erano spasmodicamente insofferenti nel voler sapere se c’erano novità riguardo alle sue condizioni. Faith, ovviamente, più di tutti gli altri.

 

La riunione riprese da dove era stata interrotta e Xander tornò a sedersi esattamente dove stava prima che, tra l’altro, era proprio di fronte a Sidney.

 

<Dicevamo… insomma, mentre io tentavo di mimetizzarmi con la gente che viveva nel settecento londinese, voi qui avete messo su un piano o qualcosa di simile!>. Disse Buffy, rivolgendosi più che altro a Giles, intento a sorseggiare del thé freddo. L’uomo annuì inghiottendo un ultimo sorso:<Sì, più o meno!… Diciamo che non volevamo farci trovare impreparati, ma la verità è che se questa sera non fossi arrivata tu lì per caso, Faith, Xander, Sidney e Michael si sarebbero trovati davvero in difficoltà… ancora una volta!>. Disse l’Osservatore, senza nessun intento accusatorio. Stava solo facendo notare a tutti l’evidenza dei fatti. Era innegabile che, l’arrivo improvviso di Buffy in quel vicolo, fosse stato assolutamente provvidenziale. La Cacciatrice bionda fece una smorfia di noncuranza:<Non è che io sia fisicamente più forte di Faith o Sidney, semplicemente… ho steso Kira perché non si sarebbe mai aspettata che spuntassi dal nulla in quel momento!>. Affermò, spizzicando con le dita un po’ del suo panino al tonno e sottaceti. Michael, seduto ben lontano da Dawn per non irritare sua sorella, annuì concorde con quello che quest’ultima aveva appena detto:<Vero!… Io non credo neppure nella teoria ventilata da Xander qualche giorno fa, e cioè che Kira sia stata resa più forte da un incantesimo apposito fattole da Luseky!>.

 

Xander lo guardò perplesso:<Ah sì? E allora come spieghi che, a turno, le ha suonate a tutte le Cacciatrici presenti in questa casa in questo momento?>. Chiese. Gli occhi di tutte e quattro le interessate si puntarono fiammeggianti su di lui che, non sapendo cos’altro fare, alzò le mani in segno di resa e si fece sfuggire un risolino imbarazzato.

 

<Ragazze… non lo dico io, ma i fatti!>. Tentò di giustificarsi, cautamente. Kennedy bevve un sorso di birra chiara, poi protestò in maniera accesa:<Ehi! Io contro Kira non mi ci sono scontrata ancora e comunque… non credo sia più forte di noi, solo più allenata!>. Affermò la Cacciatrice, mentre posava la propria bevanda schiumosa sul pavimento, vicino alle zampe della sedia che occupava. Buffy fece per ribattere che secondo lei non c’entrava niente l’allenamento perché lei stessa era ben allenata e anche Sidney e Faith non sembravano da meno, ma l’ex Cacciatrice ribelle si pronunciò prima di lei a favore della teoria di Kennedy:<Credo sia proprio così!… Quando eravamo a Los Angeles si allenava almeno quattro ore al giorno, se non di più. E non solo nel combattimento, ma faceva pesi, andava a correre, flessioni e roba simile!… Io personalmente non mi sono mai impegnata tanto!>. Anche Tara sembrò riflettere su quell’affermazione e immediatamente tornò col pensiero a quando Kira si era presentata da Angel apparentemente costernata per aver rotto il sacco di sabbia assieme al manichino presente nella palestra allestita all’Hyperon. In quell’occasione c’era anche lei perché stava parlando con Angel quando Kira era venuta a bussare alla porta; era parso anche a lei un po’ strano che allenandosi semplicemente fosse riuscita a fare tanti danni, ma poi aveva pensato anche che infondo una Cacciatrice ha una forza fisica naturale ben superiore a quella di una persona qualunque. L’episodio, comunque, non si era più ripetuto e con Angel non l’avevano mai commentato.

 

<Io… non è solo forza fisica né solo allenamento maggiore rispetto al vostro!>. Disse, quasi stesse pensando ad alta voce. Tutti gli occhi dei presenti si puntarono su di lei e sul volto di Kennedy apparve una smorfia da sarcasmo puro:<E tu che ne sai? Sei una strega, non una Cacciatrice, quindi cerca di non sparare frasi a vanvera!>. Disse, più acida di quanto persino lei avrebbe voluto. Willow le lanciò un’occhiataccia, ma non fece in tempo ad intervenire verbalmente in favore di Tara perché quest’ultima inaspettatamente scattò guardando l’altra con un’espressione seria e corrucciata di cui nessuno credeva potesse essere capace.

 

<Sta’ zitta una buona volta, e stammi a sentire se ci tieni alla pelle!>.

 

Dawn guardò la strega bionda con occhi sbarrati, traboccanti di stupore esattamente come tutti coloro che la conoscevano sufficientemente da poter affermare che tanta decisione nel tono e tanta severità nelle parole non erano da lei. La stessa Kennedy rimase senza parole; tentò di infilare una dietro l’altra qualche parola di senso compiuto, ma in realtà non riuscì a fare altro che ad emettere suoni sconnessi e a muovere le labbra come fosse stato un pesce boccheggiante.

 

<Io l’ho avvertito!… Prima non avevo capito, pensavo che i miei sensi stessero dando i numeri perché ero tornata nel mondo dei vivi da poco. Ma ora ti dico che invece mi avevano messo in allerta e avrei dovuto fidarmi di loro come sempre!>. Aggiunse Tara, dopo un attimo, interrompendo i tentativi di parlare della Cacciatrice. Michael corrugò la fronte in un’espressione che esprimeva curiosità e preoccupazione al contempo.

 

<Spiegati meglio. Che intendi?>. Domandò, fissando la ragazza. Tara si alzò in piedi e cominciò a muoversi nervosamente per la stanza, come la stessa Buffy faceva spesso quando era nervosa e doveva riflettere.

 

< Io… non so bene come esprimere la cosa, ma… quando mi è vicina, fisicamente vicina, avverto nervosismo e ira… tanta ira che a stento riesce a tenere a freno. Ma ho avvertito spesso anche conflitto, come se non sapesse neppure lei come doversi sentire!…>.

 

< Nelle persone violente che per un motivo o per l’altro devono tenersi a freno da soli, spesso si avverte un conflitto… empaticamente parlando! >. Affermò Giles, pensoso.

 

< Anche a me capita spesso di avere conflitti simili, ma è a causa del lupo! >. Disse Oz, improvvisamente.

 

Willow lo fissò per un momento e rifletté sul fatto che mille volte, in passato, aveva avvertito in lui quella guerra di sensazioni, giocata dalla ragione contro l’istinto del lupo.

 

< Anche in te, Faith, avevamo percepito lo stesso genere di conflitto! >. Osservò la strega dai capelli rossi, legandoseli con un elastico in una coda alta.

 

Faith sorrise incredula e scosse la testa:<Ehi, frena! Io non ho nessun conflitto, chiaro rossa?>. Ma Will proseguì:<Non ora, forse. Ma quando hai incontrato me e Tara insieme per la prima volta sì, ricordi? Io lo avvertii molto meno, ma Tara lo percepì tanto forte da stabilire che la persona che ci stava davanti e che sembrava Buffy, in realtà non lo era!>. Faith in risposta fece una smorfia di disappunto, convinta che quella storiella dello scambio dei corpi era diventata praticamente una persecuzione per lei: un racconto usato ogni qualvolta qualcuno voleva ricordarle i propri errori e la propria meschinità.

 

<No, no, aspettate!… E’ differente, non è la stessa cosa!… Kira è… è arrabbiata, è furiosa, ma non credo che ce l’abbia con una persona in particolare, credo piuttosto che ce l’abbia in generale col mondo! Una volta ha detto che Emily per lei era stata come una madre, e credo che non scherzasse. Più ci penso e più mi convinco che sia proprio per questo che il demone ha un totale controllo su di lei: ce l’ha perché è stata lei a sceglierlo!>. Esclamò Tara, tentando di spiegarsi il meglio possibile.

 

<Che stai dicendo, che dobbiamo salvarla da se stessa e da Luseky? Mica siamo una banda di boyscout! Kira ha fatto delle scelte, e ora ne deve pagare le conseguenze!… E comunque questo secondo me non c’entra niente con la sua forza fisica!>. Disse Dawn, tormentando con le dita la scollatura della propria maglietta. Buffy annuì, d’accordo con sua sorella.

 

<Il fatto è che se non la… salviamo, dobbiamo catturarla e consegnarla al Consiglio!>. Disse Michael. Giles scosse la testa:<Oppure saremo costretti a toglierla di mezzo definitivamente!>. Affermò, con una certa freddezza.

 

<Non siamo assassini!>. Protestò Kennedy, infastidita dall’eventualità di dover far fuori un essere umano.

 

<No, è vero!… Ma se fosse necessario… non credo che qualcuno di noi dovrebbe farsi scrupoli: si tratta della nostra vita o della sua!>. Spiegò l’Osservatore più anziano, proseguendo ad apparire freddo. In realtà neppure per lui era allettante l’idea di dover uccidere una ragazza che al massimo aveva una ventina d’anni, ma non le avrebbe permesso di far del male a qualcuno della sua famiglia acquisita, né di mettere le mani sulle gemme di Zagato.

 

<Scusate se v’interrompo, ma… mi stavate raccontando cosa è successo in questi giorni. Si può proseguire per cortesia? O staremo alzati a chiacchierare fino a notte fonda!>. Intervenne Buffy, con l’intento preciso di accantonare quell’argomento per il momento.

 

<Giusto!>. Esclamò Giles.

 

<Vediamo… ah, sì, be’ ti riassumo in fretta: tu, Angel e Willow siete spariti, Tara l’abbiamo ritrovata nel giardino di casa vostra svenuta e un po’ malconcia ma niente di serio, come potete vedere. Robin… era svenuto, sommerso sotto a una miriade di roba, giù in cantina. Lo abbiamo portato in ospedale e ha fratture varie, un pneumotorace, che non so cosa significhi, per via di una sua costola che gli si è conficcata nel polmone… e qualche altro danno qui e lì!…>. Riprese Xander, passando in rassegna rapidamente gli avvenimenti recenti.

 

<Subito dopo… - riprese – Ci siamo medicati le ferite, in senso pratico e figurato, e ci siamo organizzati: Giles ha avvisato il Consiglio di quello che sta capitando qui, Faith e Sidney hanno studiato bene il territorio qui attorno per sapere dove ci sono vicoli ciechi, vie di fuga e per trovare un luogo ideale per un eventuale colossale scontro, e Tara e Dawn hanno messo su un incantesimo di localizzazione protette da Kennedy!>. Terminò il ragazzo, sorridendo leggermente a Tara che ricambiò il gesto gentile. Willow li guardò sorpresa:<Incantesimo di localizzazione? Per fare cosa?>. Domandò la ragazza al suo amico e all’altra strega.

 

<Stavamo cercando te!… Contro Luseky… credo servano i tuoi poteri!… Ovviamente cercavamo anche Buffy e Angel!>. Affermò Tara, ritrovando il tono calmo e pacato di sempre.

 

<Non è che io ci abbia capito molto… voglio dire: mentre loro facevano queste cose, voialtri che combinavate? Cinque giorni sono un po’ troppi da impegnare solamente in queste attività!>. Domandò allora, Willow. Xander fece spallucce:<Io e Michael abbiamo dato una mano a Faith e Sid, mentre Oz, Cordelia e Westley si sono alternati in ospedale per non lasciare mai Robin da solo!… In Realtà Wes ha fatto anche una bella ricerca per avere qualche informazione su Luseky, ma quello che ha trovato è quello che già sapevamo: è un demone puro imprigionato nel corpo di un umano!>.

 

In definitiva, pensò la rossa, in tutto quel tempo non avevano fatto granché se non pianificare una sorta di mega scontro dai risvolti incerti. Era strano che Giles avesse permesso una cosa simile.

 

Fu come se l’uomo le avesse letto nel pensiero perché, improvvisamente, disse:<Per muoverci davvero stiamo aspettando di ricevere informazioni dettagliate dal Consiglio riguardo sia a Luseky che a Kira. Inoltre… ho parlato direttamente con Smit, il quale, dopo aver sbraitato per telefono per circa due ore sul fatto che non era stato messo al corrente della realtà dei fatti prima, ha detto che avrebbe richiamato tutte le Cacciatrici per mandarcele qui come rinforzi!>. Buffy lo guardò incredula:<Sì, certo. E in quanti secoli? Le Cacciatrici che si trovano più vicine a noi credo che siano in Egitto o roba simile!>.

 

<Temo che si debba pazientare, non è che Smit possa fare molto di più. A quanto ne so, le Cacciatrici che erano rimaste lì a Glencoe dovevano essere arrivate già ieri e invece qui non si è visto nessuno. Le altre… arriveranno il prima possibile!>. Disse Giles, cercando di calmare un minimo Buffy. La ragazza, infatti, da quando era tornata sembrava essere ansiosa e nevrotica come qualcuno che fosse stato messo a sedere su un cuscino di spine. L’uomo sospettava che in gran parte quel nervosismo fosse dovuto all’assenza non ancora giustificata di Angel; tuttavia, era convinto del fatto che se Buffy avesse cominciato a dare i numeri, la situazione sarebbe potuta peggiorare ulteriormente.

 

<Piuttosto, voi che avete fatto nel passato?>. Domandò Oz, sorseggiando una gassosa ghiacciata. Buffy lo guardò in modo strano per un momento, come se fosse stata presa alla sprovvista da quella domanda. Willow, invece, si limitò ad abbassare lo sguardo e ad allontanarsi da Tara per andare a mettere qualcosa da mangiare in bocca, anche se un senso di nausea le era salito improvvisamente dalle viscere del suo essere.

 

In realtà Buffy era imbarazzata e non voleva rivelare come erano andate le cose fra lei e Angel in quei giorni trascorsi insieme nel passato; il problema era che sapeva perfettamente che, nel momento stesso in cui avesse annunciato che erano tornati insieme, lì dentro si sarebbe scatenato un putiferio tremendo. Sarebbero piovute critiche e ammonimenti e, di certo, la discussione sarebbe sprofondata in un bel litigio generale. Già ci era passata, già sapeva quel era l’opinione generale riguardo a lei e Angel intesi come coppia di fidanzati.

 

Per Willow la questione era un po’ diversa: le critiche e i commenti brutali se li sarebbe meritati tutti, ma ancora una volta si era convinta che Tara dovesse sapere prima degli altri. Era una questione di rispetto.

 

<Già, ci stavamo quasi dimenticando di chiedervelo!>. Aggiunse Faith, accendendosi una sigaretta. Giles le lanciò un’occhiataccia torva:<Spegni quella cosa, qui dentro non voglio puzza di fumo!>. La rimproverò l’uomo, senza troppi mezzi termini. La ragazza gli fece una smorfia di rimando e spense la cicca schiacciandone la punta sotto la suola di un proprio stivaletto, rimettendo nel pacchetto ciò che ne restava. Un attimo dopo, però, l’attenzione del gruppo tornò a Buffy e Willow: tutti si aspettavano una risposta.

 

<Io e Angel… abbiamo girato come pazzi per trovare un modo per tornare qui. Nel frattempo, ho potuto vedere come viveva lui quando era un umano e ho intravisto la sua famiglia, la sua tenuta e i luoghi dove viveva quando… era piccolo!>. Disse Buffy, evasiva. Dawn sorrise maliziosa:<Quando era piccolo?>. Domandò, dopo essersi fatta due calcoli mentali sull’età di Angel.

 

<Be’, quando aveva circa una ventina d’anni!>. Precisò sua sorella, sentendosi colpevole chissà perché. Sidney la guardò incredula, cercando di capire se avesse fatto una battuta:<E vent’anni sono pochi?>. Chiese la ragazza, guardando gli altri. Xander sorrise ironico:<Per uno che attualmente ha più di due secoli… a vent’anni era un bebè!>. Precisò il ragazzo. Sidney parve riflettere, poi annuì convinta della veridicità di quell’affermazione.

 

<Quindi l’hai conosciuto da umano damerino e nullafacente?>. Domandò Faith, maligna. Buffy le rispose con una smorfia, ripromettendosi mentalmente di strozzarla alla prima occasione buona.

 

<No!… Non è che ci abbia capito molto a riguardo, ma Angel mi ha spiegato che una stessa entità non può essere presente nello stesso luogo e nella stessa epoca in duplice copia!>. Rispose la Cacciatrice, guardando la sua amica strega in cerca d’aiuto. Willow le apparve fortemente a disagio, ma la bionda non riuscì a capire subito per quale motivo; quando la ragazza evitò di guardarla negli occhi, fu come se una scintilla illuminante si accendesse nella sua testa:<E’ capitato anche a te, vero? Will, finora non te l’ho domandato, ma in che epoca sei finita tu, e dove?>. Domandò Buffy, di getto. Solo per un istante le balenò in mente l’idea di non aver agito bene nei confronti della sua migliore amica, ma poi istintivamente concluse che non gliene fregava niente se era giusto o meno: aveva riconosciuto gli abiti che indossava fino a poco prima e l’espressione corrucciata della strega le aveva messo addosso un’ansia provata di rado in vita sua. Voleva togliersi quel peso dallo stomaco. Voleva sapere.

 

<Rispondi, Will, per favore!>. Incalzò, sotto gli occhi curiosi di tutti e soprattutto di Tara. Xander si frappose, fissandola serio:<Non credo sia importante, non ti pare? Ora dovremmo parlare del piano per rimanere vivi e vegeti anziché finire tre metri sotto terra!>. Disse il ragazzo, cercando di far virare la discussione altrove. Ma Buffy gli lanciò un’occhiata di muto rimprovero, invitandolo a stare zitto e a lasciarla fare. Poi tornò a guardare Willow, in attesa che la ragazza rispondesse alla sua domanda.

 

<Io… mi sono… ritrovata a Sunnydail, nel maggio del duemilauno!>. Esclamò ad un tratto, la strega. Dawn, Tara e Giles la fissarono stupefatti, mentre sui volti degli altri si dipinse una chiara espressione di confusione. Sidney alzò una mano, come avrebbe fatto al tempo delle elementari per domandare qualcosa alla maestra:<Ehm… scusate… perché quelle facce? Credo mi sia sfuggito un passaggio!>. Disse. Kennedy rise secca e sarcastica:<Ti è sfuggito, eh? Cerca nella tua funzionalissima memoria, Sid, e ricorda la data di quando Willow ha… fatto fuori Worren e Rack!>.

 

Sidney chiuse la bocca di scatto: aveva fatto due più due e aveva capito il punto della questione. In un attimo tornò a poggiare le spalle alla parete e a guardarsi fra i piedi silenziosamente.

 

<Dunque? Che hai fatto, cos’è successo? Quali giorni esattamente hai… rivissuto?>. Domandò Dawn, fin troppo curiosa di sapere. Ma non era per ficcanasare tra gli affari dell’amica, era solo a causa di un’autentica ed enorme ondata di preoccupazione che l’aveva appena assalita. Willow la guardò per un istante, sentendosi ancora più colpevole e sporca di quanto non si fosse sentita dal momento del suo ritorno; poi guardò Tara, visibilmente scossa: era evidente che anche lei doveva aver tirato le somme.

 

<Sono… sono stata… quattro giorni prima che… Worren uccidesse Tara!>. Ammise la strega.

 

Michael guardò Dawn e notò quanto la notizia l’aveva toccata. Non poteva dire di esserne innamorato, visto che si conoscevano da troppo poco, ma sicuramente le voleva bene e ci teneva davvero a lei. Fu per questo che in un attimo decise che non era appropriata la sua presenza lì, né quella di Sidney. Diede un lieve colpetto al fianco della sua Cacciatrice e facendole un cenno della testa le disse di cambiare aria: d’altronde, si poteva aspettare fino all’indomani mattina per parlare di come non finire morti ammazzati da Luseky o qualche suo tirapiedi. I due giovani fecero per sgattaiolare via, imitati silenziosamente da Kennedy e Oz che avevano capito le loro intenzioni, ma la voce dura e irremovibile di Tara li convinse tutti e quattro a bloccare i loro passi lì come se sui loro piedi fosse stata fatta una gettata di cemento a presa rapida.

 

<Non serve che ve ne andiate, tanto sembra che sappiate più cose voi di questa storia che io!>. Disse, la strega dai capelli dorati. Michael si sentì in forte imbarazzo, ma mai quanto Kennedy che avvertì anche un senso di nausea fortissimo: essere stata mollata da Willow era stato un colpo durissimo, scoprire che Tara era viva era stato uno shock, ma essere costretta ad assistere a scene di quel genere sfiorava l’insopportabile per lei.

 

Willow tentò di spiegare:<Tara, per favore, io non…>. Ma l’altra la fissò molto più che irritata e la costrinse immediatamente a tacere:<Non inventare un’altra bugia, Will, o giuro che ti prendo a schiaffi!>. Le disse. Chi dei presenti conosceva bene la ragazza rimase estremamente sorpreso di quella reazione brusca, decisamente non da lei.

 

<Andiamo, Tara, lasciamola parlare. Non è detto che voglia inventare scuse o bugie!>. Disse Dawn, conciliante, toccando la sua amica su una spalla come a voler trattenere la sua rabbia. Ma Tara si scansò lievemente e, sebbene cercò di contenersi, fu brusca anche con Dawn che infondo non c’entrava nulla coi comportamenti della sua ragazza.

 

<Per favore, non difenderla!… Allora, Will, mi spieghi?Racconta che hai fatto in questi giorni di assenza!>. Esclamò Tara, più decisa che mai a sapere la verità subito. Willow sospirò e si arrese: se l’era immaginato un po’ più in là, ma quella era la palla al balzo per fare quello che si era proposta e cioè lasciare che il suo amore la odiasse, si allontanasse da lei e andasse per la sua strada.

 

<Ho fatto esattamente quello che voi tutti conoscete a menadito, eccezion fatta per la modifica di qualche particolare!>. Disse, fredda e distante come se non stesse raccontando di sé stessa e di fatti che l’avevano scossa profondamente.

 

<E sarebbe a dire? Quali modifiche hai fatto? Se non le dici chiaramente, è ovvio che si tratta di qualche altra enorme cavolata!>. Incalzò Tara, più acida e aggressiva di quanto lei stessa non avrebbe voluto. Willow fu presa contropiede e per un istante non seppe come comportarsi, poi però tornò ad indossare quella maschera di freddezza che sapeva gestire da anni con grande maestria.

 

<Be’, ho modificato un tantino il nostro passato… mi sono decisa a cercarti un giorno prima rispetto a quando l’avevo fatto e così non ci siamo rimesse insieme la sera prima che ti ammazzassero, ma addirittura due giorni prima!… Poi… ho avuto la possibilità di fare in modo che non venissi uccisa affatto, ma… visto che sono un’idiota, ho fallito per l’ennesima volta!>.

 

<Ma di che stai parlando? Non ricordo niente… del genere!>. Intervenne Dawn, in un evidente stato confusionale. Willow le sorrise facendo spallucce:<Non puoi ricordarlo, avendo cambiato il passato anche i vostri ricordi si sono modificati inevitabilmente!>. Affermò tranquillamente la strega dai capelli ramati e gli occhi spenti come mai prima.

 

<Io ricordo tutto, invece!>. Affermò Buffy, sicura di sé e dei propri ricordi.

 

<E’ perché sei stata protetta dal potere delle gemme!… Probabilmente, fra poco anche Tara avrà entrambe i ricordi, visto che le gemme hanno agito anche su di lei, seppur in maniera meno incisiva!>. Spiegò Willow, tornando poi a guardare la sua ragazza. Tara quasi stentò a riconoscerli quegli occhi vitrei, eppure appartenevano sempre alla persona più dolce, sensibile e amorevole del mondo… del suo mondo.

 

<E… cos’altro?>. Chiese allora, tremante. Willow mise le mani sui fianchi e guardò per un momento Kennedy, proprio alle spalle di Tara.

 

<Ho tentato di non farti uccidere, ho fallito e… ho pensato che ripercorrendo esattamente il passato, anche il mio futuro sarebbe stato identico, quindi mi sono buttata alla ricerca di Worren per farlo fuori molto più rapidamente di come avevo fatto!>.

 

<Che hai fatto? Ma sei impazzita?>. Scattò Dawn, terrorizzata all’idea di quello che Willow potesse aver fatto.

 

<Tranquilla, piccola, Anya mi ha fatta desistere!>. Xander la fissò piegando da un lato la testa e cercando le parole giuste per esprimere le proprie domande.

 

<Anya? Non ne sapevo nulla…>. Disse il ragazzo, mentre cercava di ricordare se per caso invece Anya gli avesse accennato qualcosa e lui l’aveva involontariamente dimenticato. Dawn alzò gli occhi al cielo e sbuffò platealmente:<Io non ci sto capendo un accidenti di niente, Will! Di che cavolo stai parlando? Desistere? A quanto ricordo Worren e Rack li hai ammazzati eccome, quindi desistere da cosa?>. Sbottò la giovane, ficcando le mani in tasca e guardando l’amica minacciosamente. Solitamente era pronta a sorvolare sugli atteggiamenti strani di Willow perché le voleva bene, ma il terrore che la strega tornasse a pasticciare con la magia nera e fare cazzate pesanti era tale da indurla, in quel momento, quasi all’isterismo. L’aria impassibile dell’altra poi, le metteva ancora più paura.

 

<Mi ha fatta desistere dall’idea di uccidere Worren in modo diverso, più rapido e forse più spietato!… Il punto è che credevo di non poter tornare al presente se non rivivendo tutto il mio passato e nonostante sapessi perfettamente che in realtà avevo un’ulteriore possibilità di scelta, in definitiva la mia decisione è stata egoista e calcolata: avrei ucciso di nuovo per poi ritrovarmi, un giorno, di nuovo tra le braccia di Tara…!>. Disse la strega dai capelli rossi, ma non riuscì neppure a terminare la frase che un ceffone sonoro la colpì in pieno viso. Era stata Kennedy che, d’istinto, si era mossa con la rapidità di un ghepardo e l’aveva colpita. Lo schiaffo era stato fortissimo e la guancia di Willow era diventata quasi cianotica; se la sentiva rovente. Gli occhi scuri e arrossati della sua ex la guardavano pieni d’ira e biasimo, accusatori e indagatori, impietosi esattamente come il colpo che la mano della ragazza le aveva rifilato tanto improvvisamente.

 

<Non solo hai sbagliato una volta, ma stavi per ripetere l’errore… gli errori che hanno portato la tua vita ad essere una merda, un pozzo di rimpianti e sensi di colpa!… Non hai capito niente tu, niente del concetto di giusto o sbagliato, niente sul rispetto di chi ti sta intorno, di chi ti ama!… Non rimpiango neppure un minuto del tempo passato con te e ti amo per quella che sei, per la tua dolcezza e la tua sensibilità, per il tuo coraggio e per la tua determinazione, anche per il tuo egoismo e per la tua fortissima capacità di amare che ti ha spinta ad uccidere per vendetta… ti ho perdonato tutto perché infondo tutto di te mi stava bene, perché non me ne fregava un emerito cazzo se eri un’assassina, perché mi bastava sentire il tuo profumo per essere felice e mi bastava che mi abbracciassi per sentirmi completa. Ho chiuso gli occhi su tutto… ma adesso basta!… I tuoi amici non ti puniranno perché non ne hanno la forza, Tara non ti lascerà sola perché non ha che te, ma per quanto mi riguarda… finita questa storia, non mi rivedrai più se non al mio o al tuo funerale!>. Detto ciò, la ragazza si girò e corse al piano di sopra sotto lo sguardo scioccato di tutti i presenti. Sulla guancia di Willow era apparso in rilievo il segno della mano che l’aveva colpita e via via che i secondi passavano il colore dei segni diveniva sempre più acceso.

 

Xander fissò la pelle arrossata quasi inorridito:<Dio, ma come ha potuto…>.

 

<No, Xander, ha ragione lei!… Ho incasinato fin troppo le vite di chiunque mi sta intorno, la sua più di tutte le altre!>. Esclamò Willow, sfiorandosi leggermente la pelle irritata del viso.

 

Giles era imbarazzato almeno quanto Michael e Sidney, ma ancora una volta ebbe pietà per quella che considerava essere la persona più fragile della famiglia. Forse fu per questo che decise di porre fine a quella lunga giornata:<Ragazzi… per stasera finiamola qui, ok? Domattina… parleremo del da farsi, ma per ora credo che… abbiamo tutti bisogno di dormire!>. Disse l’uomo, stropicciandosi gli occhi che avevano iniziato già da un po’ a bruciargli. Buffy annuì assieme a Dawn e si mossero per andare a sistemarsi da qualche parte della casa; anche Oz, Michael e Sidney si mossero, seguiti da Giles e Tara che, dopo la scenata di Kennedy a Willow, non aveva più avuto il coraggio neppure di respirare.

 

La ragazza aveva trovato le parole della Cacciatrice mora estremamente toccanti oltre che aspre e, forse per la prima volta dacché le loro strade si erano incontrate, la strega cominciò a guardarla sotto un’altra luce: per Willow erano stati indubbiamente anni duri. Per lei, Tara, tornare in vita e trovare tutto differente da come lo ricordava era stato altrettanto difficile. Eppure, ora si stava rendendo conto improvvisamente che anche per Kennedy non doveva essere stato un idillio. Che amasse Willow non c’erano dubbi, ma ora non c’erano più dubbi neppure su quanto fosse stato duro restarle accanto indipendentemente dalle sue azioni o dai suoi sentimenti. Sembrava forte Kennedy, sembrava indistruttibile e imbattibile come l’oceano in tempesta. Ora Tara si stava rendendo conto che era solo apparenza: una maschera che la Cacciatrice indossava per sopravvivere quando qualcosa o qualcuno rischiava di ferirla.

 

Xander era rimasto praticamente l’ultimo e anche lui fece per andarsene, seguendo silenziosamente Faith, ma Willow lo richiamò. Il ragazzo si fermò e si voltò a guardare l’amica ancora evidentemente scossa dalla sfuriata di Kennedy e, ne era certo, dalla durezza di Tara.

 

<Che c’è?>. Le domandò, profondamente dispiaciuto per lei. Willow attese alcuni istanti, poi disse con un filo di voce:<Tu sapevi… non è vero? Hai cercato di far stare zitta Buffy che, infondo, ha cominciato per prima questa… discussione!>. Xander attese alcuni istanti, come a voler pensare bene a quella domanda e alla risposta da dare. Poi si mosse verso l’armadio del soggiorno, aprì uno degli sportelli di mogano e poi uno dei cassetti che suddividevano l’interno del mobile. Rovistò parecchio fra carte e cartacce, alla ricerca di qualcosa d’indefinito. Dopo un paio di minuti sembrò aver trovato ciò che cercava: una busta da lettere dai bordi bruciacchiati e un po’ stropicciata. Richiuse cassetto e sportello, poi la consegnò all’amica:<La conosco a memoria, sin dal momento in cui Tara morì. Ma decisi di non intervenire, di lasciare che il destino facesse il suo percorso!… E’ stata la mia scelta!>. Disse, poi si voltò e riprese a camminare per andarsene a dormire in camera sua. Willow aveva riconosciuto per istinto quella busta e, pur non avendola ancora aperta, era più che sicura di sapere cosa contenesse.

 

<Perché l’hai conservata e perché non mi hai impedito di uccidere Worren?>. Domandò Willow con voce incrinata, cominciando a piangere. Xander non ebbe il coraggio di fermarsi per rispondere, né di guardare in faccia la sua amica di sempre.

 

< Per non dimenticare! >.

 

< Cosa?… Perché? >. Ripeté la giovane.

 

<Perché ti voglio bene, Will, te ne ho sempre voluto!… E se quella era la tua strada… potevo solo accompagnarti nel viaggio, ma non avevo il diritto d’interromperlo!… Ma l’ho conservata… per non dimenticare i tuoi errori e per… non dimenticare mai che… quello che sto vivendo con te è il risultato delle mie scelte, oltre che delle tue!>. Disse, rallentando un poco. Poi sparì su per le scale, arrancando come se fino a quel momento avesse percorso tutti gli Stati Uniti senza sosta. Willow si accucciò sul divano, rannicchiandosi contro la spalliera morbida e stringendo a sé un cuscino profumato di pulito. Aveva sbagliato ancora o almeno era quello che aveva fatto credere a tutti. Ora le cose avrebbero potuto andare solo in un senso.

 

 

 

La mattina seguente in casa aleggiava una strana atmosfera. Kennedy era più che gelida con chiunque e Dawn aveva notato, già dal momento della colazione, che lo era soprattutto con Willow e Oz. La giovane Summers capiva perfettamente il perché di un simile atteggiamento verso la rossa, ma ancora non era riuscita a capire il motivo per il quale la ragazza fosse in collera anche con Oz. Il mistero le fu chiarito verso l’ora di pranzo, quando Xander le raccontò che Oz aveva passato tutta la notte sveglio accanto a Willow, per farle compagnia mentre lavorava ininterrottamente col suo portatile, una delle poche cose che erano sfuggite fortuitamente al disastro avvenuto in casa Summers Rosemberg. L’’esperta informatica aveva lavorato talmente tanto da essere riuscita a terminare praticamente tutto il lavoro che si era portata dietro dall’ufficio, eccetto alcune ultimali revisioni che avrebbe potuto fare in un paio d’ore al massimo. Ora l’unico problema era che, alle dieci del mattino, stava letteralmente morendo di sonno.

 

Xander le preparò un caffè davvero molto forte per tentare di venirle in aiuto ma, onestamente, il tentativo non riuscì completamente. Mentre Giles parlava mettendo i pezzi del piano di contrattacco, la giovane strega si perse più volte nei propri pensieri che la preoccupavano più di quanto non fosse disposta ad ammettere. La cosa che più la metteva in ansia era la convinzione di doversene andare da San Francisco e di doversi allontanare da tutti i suoi amici per non creare loro problemi. Il suo capo, qualche mese addietro, le aveva offerto una promozione che tuttavia implicava il suo trasferimento a Liverpool: sarebbe diventata una dei tre dirigenti della sezione nord-europea dell’azienda. All’epoca, non aveva preso quella proposta sul serio perché non era disposta ad allontanarsi così tanto dai suoi cari e soprattutto non a tempo indeterminato. Ora, però, che le cose si erano complicate e che aveva ferito praticamente tutti quelli a cui voleva bene, l’idea di cambiare aria non la riluttava più così tanto.

 

Giles finì di dire:<… tra l’altro, il campo da baseball mi sembra il posto più indicato per uno scontro!… Tutt’intorno non ci sono abitazioni e di notte sarà sicuramente incustodito. Cosa che non si può dire del magazzino trovato da te, Faith: quello è quasi al centro città e comunque ci sono case e negozi attorno, quindi…>. Ma l’argomento non sembrò interessare particolarmente Willow che, tra l’altro, praticamente aveva sentito metà di quello che si stava dicendo e non sentì quasi affatto la risposta di Faith che, tutto sommato, si trovò d’accordo con Giles. Nella discussione intervenne anche Michael, dando prova di essere un discreto stratega. Dopo poco si stabilì che Faith, Kennedy e Sidney avrebbero stanato Luseky e Kira con l’aiuto di Oz che, utilizzando il suo finissimo fiuto, le avrebbe trovate con una certa facilità; mentre Buffy e tutti gli altri, Willow compresa, avrebbero atteso al campo sportivo verso il quale le loro prede si sarebbero dirette, guidate inconsapevolmente dalle tre Cacciatrici e dal licantropo. Una volta che Luseky e Kira fossero state esattamente dove loro le volevano, Willow avrebbe intessuto un incantesimo d’imprigionamento dal quale nessuna delle due avrebbe potuto fuggire e, soprattutto, dove Luseky avrebbe perso rapidamente la forza del suo potere magico. Era un piano rischioso, non c’era dubbio, ma in definitiva era l’unico che desse loro qualche chance di vittoria. Certo, se le Cacciatrici richiamate dal Consiglio fossero arrivate per tempo, sarebbe stato meglio; ma il tempo era contro di loro: dovevano agire in fretta perché se Luseky si fosse riorganizzata, una gabbia magica avrebbe potuto non essere sufficiente.

 

Dopo poco s’iniziò a discutere dei dettagli, soprattutto di quelli riguardanti la parte magica del piano, ma Willow continuò a sorseggiare il suo caffè e a pensare a cosa fare una volta conclusa quella vicenda.

 

<Tu che ne pensi, Will?>. Domandò Giles, ad un tratto. Ma la ragazza sembrò non sentirlo. L’uomo attese alcuni istanti una qualunque risposta, poi chiamò nuovamente il nome della strega che ancora non rispose. Ad un tratto, qualcosa di tremendamente freddo colpì la giovane in pieno viso che, tra l’altro, avvertì anche un senso di dolore come se qualcosa di duro l’avesse colpita. Per reazione istintiva, Willow scattò in piedi sconcertata. Una volta ripresasi dallo shock iniziale, capì cos’era successo: Faith, per attirare la sua attenzione, le aveva rovesciato addosso un’intera brocca d’acqua, compresi i cubetti di ghiaccio messi ammollo dentro per rinfrescarla. Ora era lì, in piedi con l’aria inebetita e gocciolante, coi capelli zuppi e la maglietta di cotone talmente tanto aderente da risultare quasi inesistente.

 

<Faith, ma sei rincretinita? Era gelata e hai bagnato ovunque!>. Protestò la strega, sotto lo sguardo divertito degli altri. Faith fece una smorfia derisoria:<Così impari a non prestare attenzione alle cose importanti!… Sei con noi, ora? Ottimo!… Sta’ a sentire Giles e poi vatti a cambiare, che è meglio!>. Willow stava per recriminare, ma preferì tacere perché effettivamente era stata colta nel torto. Così si limitò ad andare a prendere uno straccio per asciugare rapidamente il pavimento, mentre Giles ripeteva rapidamente quello che era stato stabilito poco fa.

 

<Hai capito tutto, ora?>. Le chiese l’uomo, una volta finito di parlare. La ragazza annuì, guardando corrucciata i propri abiti inzuppati:<Sì, sì, certo!>. Disse, seccata. Buffy sorrise:<Bene, allora vatti a cambiare o ti prenderà un accidente, visto il caldo di oggi!>. Willow lanciò un’occhiataccia a Faith, poi disse:<Non si è salvato molto dei miei abiti e comunque devo andarli a prendere in camera mia, a casa!>. Tara si alzò e tornò dopo poco con la maglietta da rugby di Will, conservata da lei stessa tra le sue cose, e un paio di calzoncini da ciclista in poliestere nero:<Non ho altro che ti starebbe bene!>. Disse alla ragazza, porgendoglieli. Will li prese felice di vedere che almeno la sua maglietta si era salvata, ma decisamente titubante sull’adeguatezza degli shorts che continuava a girarsi e rigirarsi in mano.

 

<E’ solo finché non ti si asciugherà la gonna che porti, Will!>. Tentò di dirle Xander, diplomaticamente. Lei lo guardò e annuì rassegnata.

 

<Tanto sei abituata a girare per casa in mutande o calzoncini!>. Disse Kennedy, canzonatoria e cattiva: il suo intento preciso era quella d’imbarazzare l’altra. Will la guardò disapprovante:<Già, ma non davanti a degli estranei!>. Ribatté, automaticamente. Kennedy fece spallucce e finse ingenuità:<Non vedo sconosciuti e poi… almeno quattro tra i presenti conoscono perfettamente il tuo corpo nudo!>. Esclamò la mora, maligna. Ce l’aveva con lei per la discussione della sera prima, e quello era il suo personalissimo modo di dimostrarglielo: voleva metterla a disagio e magari metterla anche in difficoltà con Tara. Ma Willow, per indole, non era disposta a rimanere lì imbambolata a subire l’attacco di Kennedy, così mise su un finto sorriso e sfacciataggine che raramente usava, ma che risultava sempre efficace:<Sai, Kenny, credo tu abbia ragione!… Anzi, non c’è motivo di andarmi a cambiare altrove, continuiamo a mettere a punto il piano, mentre mi levo questa roba di dosso!>. Disse, e un attimo dopo si sfilò la maglietta gettandola ad un lato della stanza seguita dalla gonna, e rimanendo con addosso solo la biancheria intima sotto lo sguardo sbigottito di tutti e, soprattutto di Kennedy. Un attimo dopo, senza troppa fretta, la ragazza indossò i pantaloncini e la maglia da rugby, poi riprese a discutere della battaglia imminente come se nulla fosse.

 

Almeno per quel round con Kennedy aveva vinto lei, pensò. Ma non era certa che in seguito la cosa si sarebbe ripetuta.

 

CAPITOLO 30

 

    Era tutto il giorno che la gang stava facendo i preparativi per mettere in pratica il piano deciso quella mattina stessa. Willow lavorò ininterrottamente, facendo una piccolissima pausa solo a inizio pomeriggio per fare una rapida doccia e mangiare un sandwich messo insieme con le prime cose trovate in frigo. Erano ormai le sei e mezza di sera: al tramonto non mancava più di un paio d’ore. Durante tutto il tempo Kennedy si era tenuta ben lontana dalla sua ex, ma aveva notato che Xander, Buffy e Dawn si erano sforzati tantissimo di non farle capitare l’occasione di rimanere da sole nella stessa stanza; probabilmente, aveva pensato la giovane Cacciatrice, lo avevano fatto per evitare altre scenate. Tuttavia, Kennedy aveva notato anche che persino Tara si era tenuta lontana da Willow: era evidente che ce l’avesse ancora con lei per la discussione della sera precedente.

 

Quello che però la irritava davvero, sebbene si sforzasse di non darlo a vedere, era l’atteggiamento della strega rossa: impassibile come se tutto le scivolasse addosso senza toccarla minimamente. La Cacciatrice dubitava che a Will importasse realmente di ricevere la sua ira, ma era certissima del fatto che ricevere quella di Tara era come venire torturata crudelmente.

 

Forse l’atteggiamento dell’ingegnere informatico, allora, era una sorta di difesa contro il mondo e, in quel momento, contro l’unica persona che poteva ferirla: l’unica di cui le importasse davvero qualcosa.

 

Mentre Willow studiava più che concentrata sui propri libri per imparare a menadito l’incantesimo che avrebbe impedito a Kira e Luseky di fuggire e, soprattutto, di togliere un po’ di potere magico al demone, dalla strada provenne una voce che chiamava forte il nome di Buffy. La strega si deconcentrò dalla sua pratica e andò alla finestra per guardare fuori. Nel giardino di casa sua e delle sorelle Summers c’era Mark Hider, il nipote del capo di Buffy, che camminava nel giardino avanti e indietro con l’aria sconvolta, cercando di intravedere se in casa ci fosse qualcuno.

 

<Ma porca…!>. Esclamò Willow, notando che il ragazzo ora aveva tirato fuori il proprio cellulare e intuendo che probabilmente stava chiamando la polizia o roba simile. La ragazza scattò e in un attimo uscì di casa correndo, sotto gli occhi incuriositi di Xander, Oz e Kennedy che non avevano notato nulla.

 

Willow attraversò la strada in un lampo, nonostante le pantofole infradito di gomma non fossero il massimo per correre, e chiamò Mark che immediatamente si voltò e la guardò con un minimo di sollievo in viso:<Tu sei Willow, no? Tu e Buffy vivete insieme, giusto?>. Domandò immediatamente il ragazzo, ancora confuso dal caos che regnava ovunque lì attorno. Willow annuì:<Mark! Che piacevole sorpresa! Che ci fai qui?>. Chiese la rossa, cercando di apparire naturale. L’uomo guardò ancora la facciata esterna della casa e fissò per un momento le tracce di bruciatura sul legno della veranda.

 

<Sono… sono venuto a trovare Buffy!… Ma qui che diavolo è successo, è esplosa la casa?>. Chiese, cercando di capire. Poi osservò meglio Willow e notò i suoi abiti decisamente poco consoni per andarsene in giro per strada:<E tu da dove spunti? Cos’è, hai deciso di vedere se riesci ad istigare qualcuno allo stupro così vestita?>. La strega si diede un’occhiata rapida ed effettivamente dovette dare ragione a Mark: più che vestita, il ragazzo avrebbe dovuto usare il termine svestita perché sarebbe risultato decisamente più appropriato. Per un momento si sentì le guance in fiamme, poi però sorrise e disse:<Ehm… è la mia tenuta casalinga, quando fa caldo!… Qui… be’, siamo partite per una breve vacanza e sono entrati i ladri!… Per il momento ci ospitano i nostri amici, Xander e Giles, in quella casa lì!>. Disse Willow, indicando la villetta dall’altra parte della strada. Poi aggiunse:<Vieni, Buffy è in casa!>. E lo prese per un gomito, spingendolo verso l’attuale residenza di tutta la Scooby Gang.

 

<I ladri? Avete fatto la denuncia? E la polizia che vi ha detto…?>.

 

Xander, che aveva assistito alla scena dalla porta di casa sua, entrò dentro rapidamente e mandò Kennedy a chiamare Buffy e ad avvertirla che un ospite inaspettato era appena arrivato e gli era stata propinata la storia dei ladri, come concordato da tutti giorni addietro. Buffy in quel momento si stava allenando con Sidney, nel giardino sul retro della casa e quando Kennedy le disse che c’era Mark, fu costretta a sfilarsi rapidamente i guantoni e a sforzarsi di apparire meno affaticata possibile, nonostante fossero già due ore che lei e Sidney stavano combattendo. Will condusse il ragazzo in giardino e Buffy gli andò incontro per salutarlo:<Ciao, Mark! Che piacevole improvvisata! Come stai?>. Domandò la Cacciatrice, con un finto sorriso smagliante stampato sulla faccia. Mark si guardò attorno ancora un po’ confuso: in quel momento erano sopraggiunti anche Cordelia, Oz, Michael, Dawn e Tara.

 

<Già, be’… te lo avevo promesso!… Ehm… salve a tutti!>. Disse il ragazzo, sentendosi in imbarazzo perché al centro dell’attenzione di tutte quelle persone. Buffy annuì, ricordando che effettivamente, settimane prima, Mark l’aveva avvisata che un giorno di quelli sarebbe passato da casa sua a trovarla.

 

< Ma certo, me lo avevi detto!… Scusa se non ti ho avvisato del mio temporaneo cambio di domicilio, ma sai com’è, è stata una cosa… improvvisa! >.

 

< Eh, be’, lo immagino! E queste persone sono…? >.

 

< I miei amici! >. Disse subito, la ragazza. Poi li presentò uno ad uno, solo che Mark dimenticò i loro nomi praticamente immediatamente dopo averli sentiti. Era evidente che lo psicologo si sentiva un pesce fuor d’acqua in quel momento, ed aveva la netta impressione di aver mancato anche di tempismo per quella visita. Tentò di buttarla sullo scherzo:<Be’, sembri più impegnata ora che sei in ferie di quando sei a lavoro!… Visto che probabilmente hai da fare… che ne dici se ci vediamo domani sera, al ristorante francese che c’è sulla ventunesima? Mangiamo qualcosa insieme e facciamo due chiacchiere… senza disturbare nessuno!>. Propose Mark, cercando di apparire disinvolto. Ma sentirsi osservato era qualcosa che davvero non lo metteva a proprio agio. Buffy lanciò un’occhiata al disopra della sua spalla, dove Giles le stava facendo cenni con le mani per dirle di denigrare l’invito: non aveva tempo per quelle cose.

 

<Ah, be’, ecco… mi piacerebbe davvero, ma… proprio non posso!>. Rispose, titubante. Mark sembrò dispiaciuto:<Oh, andiamo Buffy, perché no? Cos’è, ora mi dirai che hai un fidanzato?>. Ribatté l’uomo, scherzoso.

 

<Già, proprio così!>. Disse una voce maschile, proveniente dall’entrata laterale del giardino. I presenti si voltarono in quella direzione e videro Angel, in piedi vicino al basso steccato che delimitava la proprietà. Il viso di Buffy s’illuminò improvvisamente e, dimentica della presenza di Mark, corse ad abbracciare Angel saltandogli letteralmente in braccio e dandogli un lungo bacio sulle labbra. I vari componenti della Scooby gang si lanciarono occhiate significative l’un l’altro, mentre Mark distolse lo sguardo, ora più imbarazzato di qualche minuto prima.

 

<Ecco, ci risiamo!>. Commentò Cordelia, controllando che lo smalto sulle proprie unghie fosse stato applicato in maniera pressoché perfetta.

 

<Dio, quanto sono stata in pensiero!>. Disse Buffy, continuando ad abbracciare il vampiro con l’anima che ricambiò la stretta con altrettanto entusiasmo. Un attimo dopo, però, i due si resero conto che stavano dando inappropriatamente spettacolo e Buffy si tolse di dosso ad Angel, cercando di ritrovare una certa compostezza.

 

<Ciao, Angel! Ben tornato!>. Disse Oz, salutandolo con un cenno della mano, imitato subito dopo Da Dawn e Tara, poi da tutti gli altri. Mark gli si avvicinò con un sorriso furbo e gli occhi che passavano da lui a Buffy.

 

<Angel? Ma non sarai per caso il suo ex?>. Domandò. Il vampiro sostenne il suo sguardo con uno più serio:<Sì, sono io!… E ora sono il suo attuale ragazzo, quindi… niente cena!>. Disse il vampiro. Mark fece spallucce:<Ehi, calmati, amico!… Se Buffy mi avesse detto di te, non mi sarei mai azzardato a farle una proposta simile!>. Disse, sorridendo sornione. Buffy per un momento temette che stesse per scoppiare una discussione, poi però Mark pose fine a quella situazione e la salutò con un casto bacio sulla guancia:<Ci vediamo in ufficio, allora, Buffy!… Ehm… è stato un piacere conoscervi, ragazzi!>. Disse, rivolto a tutti. Infine strinse la mano ad Angel:<E’ stato un piacere conoscere anche te, Angel. Buffy mi ha raccontato parecchio su di te e sui tempi del liceo!… Alla prossima e magari… a quel ristorante potremmo andarci tutti e tre insieme, se ti piace la cucina francese!>. Aggiunse lo psicologo, facendo l’occhietto al suo interlocutore. Angel annuì:<Sì, magari una sera!>. Dopodiché Mark Hider sparì dal giardino di casa e Xander fu pronto a scommettere che da quelle parti non l’avrebbero più rivisto per parecchio tempo.

 

<Ben trovato, Angel! Si può sapere dove cavolo sei finito e cos’è questa storia del ritorno di fiamma?>. Sbraitò Cordelia, improvvisamente, avvicinandosi minacciosa al vampiro che ancora teneva un braccio sulla spalla di Buffy. Angel guardò quest’ultima inarcando un sopracciglio interrogativamente:<Non glielo avevi detto?>. Chiese, mentre la ragazza lo guardava con l’aria colpevole. Ma non gli serviva davvero una risposta: bastava guardare le facce dei presenti per capire che Buffy non aveva neppure accennato loro la faccenda.

 

<No, caro! Wonder-woman qui presente non ha fiatato a tale riguardo!>. Incalzò Cordelia. Buffy fece spallucce e sospirò:<Ehm… ecco… è una faccenda complicata!>. Disse la ragazza, per tentare di giustificarsi. Westley scese dalla veranda con passo lento e si mise a sedere su una delle panche acquistate da Giles anni addietro.

 

<Veramente, Buffy, non c’è nulla di complicato: la maledizione di Angel è tutt’ora attiva in ogni sua parte, compresa la clausola che dice niente felicità, quindi… l’idea di voi due di nuovo insieme mi mette i brividi addosso!>. Disse l’uomo, con una calma quasi disumana. Eppure, chi lo conosceva bene, sapeva per certo che Westley era furioso in quel momento e profondamente turbato.

 

<Non credo che dovremmo giustificarci con voi, comunque… ci siamo rimessi insieme perché a causa delle gemme di Zagato siamo finiti indietro nel tempo e io sono tornato ad essere un umano comune. In questa epoca le cose sono diverse e prima o poi dovremo affrontare la questione, ma non ora… c’è ben altro che ha la precedenza, adesso!… - Poi il vampiro fece una pausa, sostenendo lo sguardo di Westley senza problemi. Un attimo dopo esclamò - Eva, vieni pure avanti!>. Dal cancelletto del giardino entrò Eva, la veggente della Congrega di streghe facente parte da secoli del Consiglio degli Osservatori, vestita in abiti decisamente più moderni dell’ultima volta che la gang l’aveva vista, ma pur sempre circondata da quell’alone di austerità che le dava un’aria molto più adulta di quanto non fosse realmente. La donna sorrise per prima cosa a Willow, poi salutò il gruppo educatamente. La strega dai capelli rossi si precipitò ad abbracciarla, più che felice di rivedere quella cara amica di tanti anni prima.

 

<E’ fantastico averti qui, Eva, davvero non ci speravo!>. Disse la strega più giovane, tenendo strette le mani dell’altra e sorridendole ancora. Eva lanciò una rapida occhiata ad Angel, poi disse:<E’ stato lui a convincermi a venire qui, nonostante la situazione precaria che c’è a Glencoe!>. Willow guardò Angel interrogativamente, ma anche gli altri lo fissarono, ansiosi di ricevere spiegazioni:<Ho avuto qualche difficoltà a… Londra! – Disse il vampiro, riferendosi al suo ritorno a casa dal passato -… Quando sono riuscito a districarmi dai guai che ho avuto, mi sono ritrovato a Glencoe mentre uno squadrone di vampiri attaccava il castello. Mi sono imbattuto in Eva e altre sue due sorelle della Congrega che erano state assalite e stavano tentando di fuggire, così sono intervenuto e poi… be’, eccoci qui!>.

 

Willow corrugò la fronte in un’espressione preoccupata:<Dove sono le tue sorelle, Eva?>. Chiese, timorosa di ricevere una risposta. La strega dai capelli corti si rattristò visibilmente e per un momento distolse lo sguardo dalla sua amica, lasciandole andare le mani che caddero a peso morto lungo il corpo.

 

<Angel… è arrivato troppo tardi: Jimia e Dedra erano praticamente già morte!>. Esclamò la donna, senza riuscire a trattenere un fremito nella voce. Willow l’abbracciò d’istinto, intuendo quanto Eva dovesse essere dispiaciuta, visto lo strettissimo legame affettivo che esisteva tra tutti i componenti della Congrega. La strega più anziana si lasciò cullare da quell’abbraccio solo pochi istanti, traendone comunque un gran conforto. Poi si distaccò gentilmente:<Dobbiamo agire in fratte, ora. Ci sarà tempo per piangere i nostri amici scomparsi, ma se ci perdiamo in lacrime adesso, rischiamo di doverne piangere molti di più!>. Disse, guardando Giles. Fu come se l’uomo avesse intuito qualcosa, perché domandò:<L’attacco è ancora in corso? Ma è pieno giorno!>.

 

Eva annuì:<E’ vero, ma a qualunque clan appartengano quei vampiri, una cosa è certa: sanno utilizzare la magia!>. Ribatté.

 

<Assurdo, i vampiri normalmente pasticciano con la magia, non la conoscono!>. Disse Westley. Michael si fece avanti sorseggiando una bottiglia di gassosa ghiacciata:<Non è del tutto vero, Wes!… I vampiri più anziani conoscono le arti oscure e le praticano con una certa destrezza. Sono i vampiri più giovani che non hanno questa capacità, ma solo perché le loro priorità sono solo cacciare e nutrirsi!>. Disse. Buffy lo guardò titubante:<Tradotto in parole semplici per noi poveri ignoranti?>. Chiese. Angel le carezzò una spalla:<Sembra che i vampiri comandati da Luseky, o comunque una gran parte di loro, abbiano fatto un incantesimo al castello: di giorno nessuno può entrare o uscire di lì. Loro avrebbero atteso la notte per cercare di entrare e, se ci fossero riusciti, avrebbero fatto una strage. Così la Congreca ha intessuto un incantesimo identico, attivo solo di notte però, quindi…>. Spiegò Eva.

 

<Quindi ora nessuno può entrare o uscire dal castello, né di giorno né di notte!>. Concluse Willow, con una nota di agitazione nella voce. Angel e Eva annuirono.

 

<Già!… Io e le mie due sorelle eravamo già fuori dalle mura quando si è scatenato quel macello, eravamo di ritorno da una breve visita alla sede di Londra, ecco perché Angel mi ha potuta portare via!>. Disse la strega dai capelli corti.

 

<E’ terribile! E come faranno a cavarsela quelli del Consiglio e le Cacciatrici rimaste dentro?>. Intervenne Tara, fino ad allora rimasta in silenzio vicino a Dawn. Angel fece spallucce:<Prima risolviamo i problemi qui e poi li risolviamo lì!>. Esclamò il vampiro. Giles annuì:<Giusto!… Mi viene il dubbio che i vampiri a Glencoe possano essere stati aiutati da Luseky stesso nella tessitura dell’incantesimo, quindi… uccidiamo il demone, l’incantesimo s’indebolisce e i nostri nel castello potranno lanciare il contrattacco!>. Disse, pensieroso. Angel concordò con lui:<E’ un sospetto che avevo anch’io, comunque una volta risolta la questione qui, potremo sempre andare a Glencoe a dare una mano di persona!>.

 

<Vero, sperando che non ce ne sia bisogno. Le nostre ferie sono quasi finite e sarebbe un problema dover partire per l’Europa di nuovo!>. Esclamò Xander. Buffy e Willow annuirono concorde entrambi col loro amico. Era vero che andare ad aiutare le Cacciatrici e gli Osservatori rimasti intrappolati in Scozia era una cosa assolutamente importante, ma di fatto almeno loro tre avrebbero dovuto fare i conti con le loro “vite normali” nelle quali non potevano tardare il ritorno a lavoro dicendo che andavano a salvare la pelle a dei loro amici attaccati da vampiri feroci. Quindi, ora anche il tempo giocava contro.

 

<Ma tu come ci sei finito a Glencoe?>. Domandò improvvisamente Kennedy, rivolta ad Angel. Effettivamente, era anche quella un quesito interessante, pensò Michael. Il vampiro scosse la testa alzando le spalle:<Non lo so, mi ci sono ritrovato e basta. Subito dopo aver incontrato… il mio alterego, nel mio passato!>. Rispose. Buffy lo guardò di traverso:<Ma non si era appena detto che due medesime entità non possono stare contemporaneamente alla stessa ora e nello stesso posto?>. Di fisica e roba ad essa collegata non ne aveva mai capito niente, ma non era stupida e nel racconto di Angel c’era sempre qualcosa che non le quadrava. Voleva sapere cosa fosse.

 

<Sì, infatti. La ricomparsa del mio alterego è stata provocata dalla signora Grave, grazie al Grigio. Ricomparso Angelus… io sono stato risbattuto nel presente!>. Disse il vampiro, guardandola cupamente. Buffy conosceva fin troppo bene quello sguardo per non capire che Angel le stava ancora nascondendo dei particolari. Poi un dubbio s’insinuò in lei, un pensiero angosciante quanto tremendo da ammettere.

 

<Angel… quando hai lasciato la signora Grave… stava bene, vero?>. Chiese, esitante e timorosa. Angel annuì lievemente, ma subito dopo sospirò:<Non ricordavo dove l’avevo incontrata, poi… mi è venuta in mente… appena io me ne sono andato, è riapparso Angelus e l’ha uccisa, nutrendosene!>. Ammise desolato, detestando sé stesso per le scelte sbagliate che aveva fatto e la propria sconsideratezza.

 

<Ma perché non hai impedito che a quella donna accadesse una cosa del genere? Sapevi cosa sarebbe successo e non sei intervenuto in alcun modo?>. Sbottò Buffy, quasi inorridita al pensiero di Angelus che aggrediva Grave senza lasciarle possibilità di fuga o di difesa.

 

<Non potevo, non senza cambiare il mio futuro e quindi il presente!… La signora Grave sapeva esattamente cosa l’attendeva, l’aveva scorto in una delle sue visioni e me lo aveva già detto. Lo so che era una brava persona, ma te l’ho già spiegato: non si può modificare neppure una virgola del passato, senza che ci siano ripercussioni nel continum spazio-tempo e io di danni in vita mia già ne ho fatti tanti, non volevo farne altri!>. A quel punto intervenne Eva che, all’insaputa di tutti, grazie ai suoi poteri aveva già visto molte delle cose accadute quando Angel e Buffy erano stati spediti indietro nel tempo dalle gemme di Zagato.

 

<Ragazzi, credo che questa discussione sia da accantonare per il momento. Dobbiamo concentrarci su Luseky e trovare un modo per toglierlo di mezzo o molte altre persone moriranno!>. Disse, pacatamente. La Cacciatrice bionda e il vampiro la guardarono e non poterono darle torto.

 

<Giusto!… Già lo abbiamo detto: una questione alla volta. E questa, purtroppo per voi, non ha la priorità su tutto il resto!>. Disse Giles, per andare in aiuto alla veggente del Consiglio. Malgrado le loro intenzioni, Buffy e Angel dovettero cedere e dar loro ragione.

 

Mezz’ora più tardi, tutto il gruppo, compresa Faith e Robin appena dimesso dall’ospedale con qualche frattura alle costole, si ritrovarono a discutere in salotto per modificare il piano in modo da inserirvi anche Angel e Eva.

 

 

 

 

 

Il tramonto arrivò presto e nella casa tutti erano in fermento, attendendo trepidanti di poter attivare la trappola che avrebbe portato alla cattura di Luseky e di Kira. Xander, Michael, Dawn e Westley erano stati fino a qualche ora prima al campo da baseball a sistemarlo in maniera tale che rispondesse perfettamente alle loro esigenze. Quando erano tornati si erano andati immediatamente a mettere abiti più adatti allo scontro e avevano messo qualcosa nello stomaco, in previsione dello spreco di energie che ci sarebbe stato di lì a poco.

 

Willow sembrava concentratissima e assolutamente gelida nella sua compostezza. Tara l’aveva osservata per tutto il giorni di sottecchi, facendo attenzione a non venir scoperta dalla ragazza. Avrebbero dovuto spiegarsi prima o poi, ma la strega dai capelli biondi non riusciva proprio a sentirsi in colpa per aver reagito tanto bruscamente alle rivelazioni fatte dall’altra due sere prima.

 

Anche Kennedy osservò spesso Willow e si maledì più volte per essersi lasciata invischiare in quella faccenda di Luseky e tutto il resto: anni prima la sua strada si era incontrata con quella della rossa e da allora sembrava proprio che la Cacciatrice fosse rimasta impantanata in tutta una serie di questioni assurde, decisamente scomode per lei. Ma ora si era stancata e aveva deciso di uscire definitivamente da quel fastidioso e viscido pantano che era stata la loro storia. Kennedy non negava che in quegli anni c’erano stati anche momenti felici, sereni, in cui lei si era sentita amata e appagata dalla propria vita. Il problema, però, era che nonostante tutto la ragazza era stata costretta ad ammettere con sé stessa che erano state molte più le delusioni e i dolori che aveva vissuto a causa di Willow, che i momenti sereni di affetto sincero. Willow non la voleva, questo era un fatto. Lei avrebbe dovuto guardare avanti e, dopo l’ultima discussione, si dichiarò quasi certa che ci sarebbe riuscita.

 

Buffy andò da Angel e gli chiese se aveva mangiato qualcosa: in frigo c’erano ancora parecchie riserve di sangue di maiale, conservate lì dal signor Giles. Il vampirò scosse la testa e lei lo costrinse a seguirla in cucina, dicendogli che doveva essere forte per lo scontro che non sarebbe stata una passeggiata di salute. Sebbene Angel non avesse nessuna voglia di bere sangue, non ribatté e le andò dietro. Ma una volta arrivati vicino al frigo, scorsero involontariamente Xander e Sidney che si baciavano, neppure con troppo pudore, appoggiati alla parete accanto all’enorme dispensa costruita dallo stesso carpentiere. La scena fu assolutamente inconfondibile: Sidney era poggiata al muro con la schiena e cingeva con una gamba la vita di Xander che continuava a baciarla e a farle scorrere le mani lungo tutto il corpo, sospirando affannosamente e provocando al contempo piccoli gridolini d’eccitazione nella ragazza.

 

Buffy ed Angel si lanciarono occhiate perplesse, al che Buffy fece dei lievi colpi di tosse finti quanto rumorosi. Come reazione immeditata, Sidney e Xander si ricomposero guardandoli con aria colpevole per essere stati beccati in flagrante.

 

<Vi sembra questo il momento e il luogo? Cos’è, un’attività di riscaldamento dei muscoli prima della battaglia?>. Disse la Cacciatrice, fissando negli occhi il proprio amico di sempre, più che Sidney. Xander era evidentemente imbarazzato e Buffy fu più che certa che il rossore in viso non fosse dato solo da quello che stava facendo, ma soprattutto dalla vergogna di essere stato beccato sul fatto. Xander si passò una mano fra i capelli arruffati.

 

<No, Buffy… non è come credi!>. Riuscì a dire, non troppo sicuro nella voce. Buffy sollevò un sopracciglio:<Ah no? E allora spiegami, perché mi sembrava proprio che foste intenti a fare sesso o comunque a cominciare qualcosa del genere!>. Neppure lei avrebbe saputo dire il perché di tanto astio nella voce, oppure sì. Forse… dopo tanto tempo l’aveva colpita davvero troppo di sorpresa vedere Xander che toccava una donna tanto appassionatamente. Non ci era più abituata, infondo. E quella scena l’aveva turbata perché proprio non se l’aspettava.

 

<No, è che noi… be’, stiamo insieme!>. Disse Xander, tentando di spiegarle. Buffy inarcò un sopracciglio assumendo un’espressione di totale sorpresa, poi lanciò un’occhiata ad Angel che sembrava essere altrettanto sorpreso anche se non infastidito quanto lei.

 

<Be’, Xander, credimi, stavolta mi hai davvero stupita!… Comunque, siamo venuti solo per mangiare qualcosa, quindi fra più o meno trenta secondi potrete riprendere da dove avete lasciato, ok?>. Detto ciò, la Cacciatrice addentò la prima cosa che le capitò a tiro dopo aver aperto lo sportello del frigo, diede una sacchetta di sangue di maiale ad Angel e poi si avviò fuori dalla cucina col passo deciso di chi è irritato per qualcosa. Il vampiro si limitò a seguirla un po’ incerto e imbarazzato, non avendo capito bene il perché di quella reazione alla vista di Xander e Sidney che si baciavano; infondo erano due adulti consenzienti. Non c’era niente di male.

 

O gli era sfuggito qualcosa?

 

Buffy attraversò rapidamente il corridoio e svoltò a destra, precipitandosi su per le scale, sicura che Angel l’avrebbe seguita. Arrivò sul corridoio del primo piano e appena svoltò nuovamente l’angolo per entrare in una delle camere da letto, i suoi piedi si bloccarono istantaneamente come se improvvisamente il suo cervello avesse perso completamente la capacità di muovere le gambe. Tanto che Angel, che aveva dovuto aumentare il passo per starle dietro, le andò a cozzare addosso, sorpreso del suo improvviso stop.

 

Fece per domandarle:<Che…?>. Ma si ammutolì subito quando seguì lo sguardo di Buffy e scorse Dawn e Michael abbracciati, appoggiati alla parete, intenti a scambiarsi lenti e languidi baci, non profondi né frenetici, ma pur sempre inconfondibili segni di quello che doveva essere successo fra loro fino a poco prima.

 

<Ma che diavolo succede in questa casa? C’è una tempesta magnetica che scatena gli ormoni di tutti, fa scendere la materia grigia nei pantaloni e manda il buonsenso a farsi fottere chissà dove?>. Sbottò Buffy, rossa in viso tanto per l’imbarazzo quanto per l’irritazione che stava crescendo in lei come schiuma in un bicchiere mentre versi birra rapidamente. Michael e Dawn sobbalzarono e la reazione spontanea della ragazza fu quella di allontanarsi con uno scatto dall’Osservatore, assumendo quell’aria colpevole che la faceva apparire spesso un po’ infantile, nonostante non avesse più niente della ragazzina di un tempo.

 

<Buffy… che fai, mi spii?>. Domandò Dawn, cercando di raccapezzarsi. L’arrivo della sorella l’aveva decisamente presa alla sprovvista.

 

<Sì, come no! Sono diventata una guardona: spio te mentre finisci di fare sesso con quello lì e spio Xander mentre comincia a fare sesso con Miss Liverpool!… Mi segno i punti importanti e poi prenderò esempio da voi, magari sul tavolo della cucina. Che ne dici, Angel?>. Ovviamente il vampiro non rispose. Buffy, comunque, non rimase a guardare sua sorella e l’Osservatore neppure per un altro istante, perché afferrò la maniglia della porta della stanza di Xander ed entrò. Angel la seguì silenziosamente, chiuse la porta alle sue spalle e l’osservò perplesso tuffarsi pesantemente sul letto, coprendosi il viso con un cuscino subito dopo. Il vampiro bevve un po’ del suo sangue e si mise a sedere sul primo angolo del letto, continuando a fissare la Cacciatrice bionda e a riflettere sulle scenate appena fatte a sua sorella e al suo migliore amico.

 

Buffy, sempre tenendosi il viso coperto dal cuscino, non poteva vederlo ma ebbe la certezza che il ragazzo la stesse fissando e che il suo sguardo… fosse di biasimo.

 

<Piantala di guardarmi così!>. Protestò debolmente, la voce attutita dalla gommapiuma morbida che le aderiva perfettamente su tutta la faccia. Angel sorrise e finì la sua bevanda con pochi secondi, poi poggiò il sacchetto vuoto sul comò lì accanto al letto e, infine, tornò a sedersi nel medesimo punto di prima. Buffy si tolse il cuscino dal viso e lo guardò:<Te l’ho detto, non guardarmi così!>. Ripeté, un po’ irritata ma non troppo brusca. Angel sorrise ancora:<Così come?>. Le chiese, per stuzzicarla. Buffy si tirò su a sedere e si tolse le pantofole per incrociare le gambe sul letto.

 

<Con quello sguardo che dice… “che cavolo t’è preso? Perché sbraitavi in quel modo?”>. Disse Buffy, scimmiottando il suo ragazzo e facendo appositamente la voce profonda per rendere l’imitazione migliore. Angel scosse la testa lievemente:<No, non ti chiederei mai perché hai abbaiato contro tua sorella e Xander, non mi serve: lo so già!>.

 

< Ah, sì? E allora quale sarebbe il motivo, secondo te? >.

 

Il vampiro sorrise furbo e lanciò la sua piccola bomba.

 

< Sei gelosa, tutto qui! >.

 

Buffy sbarrò gli occhi e assunse un’aria indignata, toccandosi il petto con una mano per indicare la propria persona.

 

< Gelosa io? Angel, quel sangue doveva essere vecchio, perché tu stai dando i numeri! >. Sentenziò la Cacciatrice. L’altro fece una smorfia.

 

< No, il sangue era buono, ma tu… sei gelosa!… E ti capisco, in un certo senso. Riflettendoci attentamente, capisco che possa infastidirti vedere Xander con un’altra donna dopo tutti questi anni e… Dawn, be’ è sempre la tua sorellina e dover ammettere che è cresciuta non deve essere semplice per te. Voglio dire… tu le hai fatto da madre, perché ne aveva bisogno. E ora ti stai rendendo conto un tantino bruscamente che è cresciuta, che è una donna con… esigenze… diverse da quelle di una ragazzina… lo capisco, la tua reazione è normalissima, te lo posso assicurare!… Devi solo farci l’abitudine, credo!>. Disse Angel, con aria riflessiva. In risposta, Buffy gli tirò il cuscino addosso, colpendolo in pieno viso e scompigliandogli un po’ i capelli:<Ti ricordo, tesoro, che la psicologa qui sono io e che non ho bisogno di fare una seduta terapeutica perché ho beccato Xander e Dawnie coi bollenti spiriti addosso nel momento più sbagliato che potessero scegliere!>. Disse Buffy. Angel sollevò un sopracciglio:<Forse non avranno scelto il momento migliore, ma… non mi sento di biasimarli. Probabilmente sono preoccupati e stando insieme ai loro fidanzati stanno cercando di farsi coraggio a vicenda e di trasmettersi sicurezza… è umano!>. Ribatté. Buffy in quel momento pensò che la ragionevolezza delle sue parole era estremamente irritante, ma dovette ammettere almeno con sé stessa che sarebbe piaciuto anche a lei provare un momento di serenità prima dello scontro con Luseky. Dacché era tornata dal millesettecento l’aveva accompagnata costantemente un senso d’angoscia che le ricordava costantemente che quel demone era tremendamente forte e che tutti loro erano in pericolo. Fu come se Angel le avesse letto nel pensiero perché si tolse le scarpe e si stese nel letto accanto a lei, abbracciandola e facendole poggiare la testa nell’incavo della spalla, cominciando a cullarla come si fa con un bambino piccolo.

 

Buffy rimase sorpresa da quel gesto, ma non oppose alcuna resistenza. Domandò solamente:<Che fai adesso?>. Angel la strinse più forte a sé e cominciò a carezzarle i capelli con le punte delle dita:<Niente!… Una versione più casta di quello che hanno fatto tua sorella e Xander!… Sta’ tranquilla, vedrai che ce la caveremo anche questa volta… in qualche modo!>. Sussurrò Angel. Buffy sentì un tuffo al cuore e si rese conto una volta di più quanto amava il vampiro e quanto disperatamente desiderava vivere con lui, esattamente come avevano fatto durante quei giorni passati a Londra. Si scansò da un lato e ruotò su un fianco per poi andare a baciarlo a fior di labbra, delicatamente eppure con tanto trasporto.

 

<Ti amo!>. Gli disse, strofinando poi il proprio naso sulle sue labbra appena umide per il bacio di poco prima. Angel l’attirò a sé e la baciò a sua volta, più intensamente, più languidamente e sensualmente di quanto non aveva fatto lei. Quando il bacio finì, lui aspirò un po’ del profumo della sua pelle e si lasciò cullare dalla sensazione piacevole che ne trasse, pensando dolorosamente che doveva fermarsi lì, che non poteva andare oltre…

 

<Ti amo infinitamente anch’io, Buffy!… Sempre…!>. Poi la ragazza si rimise giù, accoccolandosi contro il suo corpo. Aveva deciso di godersi il momento perché di lì a poco, quella pace e quell’intimità sarebbero sparite. Al loro posto avrebbero dovuto affrontare una battaglia cruenta dalla quale non avrebbero potuto astenersi per nessun motivo.

 

CAPITOLO 31

 

    Faith, Kennedy e Sidney stavano correndo come pazze verso il campo da baseball dove avrebbero trovato i loro amici ad attenderli. Dietro di loro, a coprirgli le spalle, Oz in sembianze semi-animalesche che ringhiava e correva con la medesima fretta delle tre Cacciatrici.

 

Poco prima che il sole tramontasse completamente su San Francisco, il piano che da giorni stavano mettendo a punto era scattato: Oz aveva cominciato ad annusare l’aria e aveva trovato, non con poca fatica, il covo dove i vampiri seguaci di Luseky si erano nascosti attendendo che anche l’ultimo spiraglio di luce scomparisse dal cielo. Si trattava di un deposito, situato lungo il molo, a poca distanza dalla baia. All’interno, Kennedy aveva scorto non solo almeno un centinaio di vampiri, ma anche Kira intenta a sonnecchiare su una sorta di branda e Emily, o Luseky come la si chiamava ormai, che passeggiava nervosamente bevendo qualcosa che sembrava essere vino, col volto sfigurato e pieno di pustole verdi. Oramai la donna non tentava neppure più di nascondere il demone che era e il suo nervosismo non lasciava sperare nulla di buono. Oz aveva fatto un buon lavoro, visto che aveva trovato quel posto in un tempo da record, ma poi c’era stato il problema di attirare l’attenzione dei loro nemici tanto da convincerli a seguirli fino al campo, esattamente come avevano stabilito Giles e Michael mentre mettevano a punto quel piano. Faith e Sidney avevano fatto svariate proposte, ma nessuna sembrava essere adeguata. Allora era stata Kennedy e farne una. Aveva detto semplicemente:<Preparatevi a correre!>. Poi aveva portato gli altri tre all’entrata principale della tana dei vampiri, aveva spalancato la porta platealmente e aveva detto:<Sorpresa!>. Cosicché l’attenzione dei demoni, di Kira e di Luseky era stata tutta per loro.

 

<E adesso come prosegue la tua idea?>. Aveva domandato Sidney, dubbiosa sul fatto che quella fosse stata una buona mossa. Ma Kennedy aveva sorpreso tutti lanciando i cinque coltelli che si era portata dietro contro i barili di nafta che erano stati messi nel deposito probabilmente dagli originari proprietari che, per quanto ne sapevano loro, probabilmente erano già morti facendo da pasto ai vampiri.

 

<Complimenti Kenny, vuoi provare a farli morire di puzza in modo da convincerli a seguirci?>. Aveva domandato Faith, non avendo ancora capito le intenzioni dell’altra. Kennedy aveva sorriso, apprezzando una volta in più l’ironia della sua collega che tanto irritava Buffy.

 

<Non proprio!>. Aveva risposto, la Cacciatrice mora, ancora sorridendo. Poi aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino al cherosene, aveva fatto scattare la scintilla accendendo la fiamma e aveva guardato sadicamente Kira che, nel frattempo, era saltata in piedi e si era già messa in posizione di combattimento spalleggiata dai vampiri.

 

<E’ ora di ripulire questa fogna, non trovate? E noi siamo la ditta di disinfestazione!>. Aveva detto Kennedy, poi aveva lanciato l’accendino con la fiamma viva contro i bidoni di nafta. Un incendio spaventoso era divampato in un attimo, espandendosi come le acque straripanti di un fiume in una pianura. Faith l’aveva guardata sorridendo di sbieco:<E io che pensavo di essere pazza!>. Le aveva detto. Alcuni vampiri erano stati invasi immediatamente dalle fiamme, altri avevano indietreggiato istintivamente, mentre Kira e Luseky erano rimaste a guardare fredde e impassibili come se quello che stava accadendo non le riguardasse.

 

Poi Kenny aveva gridato ai suoi compagni:<Ora… correte!>. E tutti e quattro avevano cominciato a fuggire il più rapidamente possibile. Oz, tuttavia, rimaneva indietro non essendo abituato quanto le Cacciatrici a performance come quelle. Era stato raggiunto rapidamente da alcuni vampiri, i primi che avevano cominciato a rincorrerli, e si era dovuto fermare a combattere. Kennedy aveva pensato di fermarsi, tornare indietro e aiutare l’amico, pensandolo in difficoltà. Ma un attimo dopo le fattezze del viso di lui erano cambiate, assumendo quelle deformate del licantropo, gli erano cresciute le zanne e le unghie e la sua schiena si era un po’ incurvata, mentre la massa muscolare del suo corpo era cresciuta. Oz aveva staccato la testa di netto ad un vampiro con la sola forza delle mani e ad un altro aveva fatto fare la medesima fine, poi aveva gettato un terzo vampiro direttamente in acqua, facendolo letteralmente volare giù dal molo.

 

<Continuate a correre!>. Aveva detto alle sue amiche, ansimando per l’adrenalina che lo aveva pervaso e mostrando i denti aguzzi e minacciosi. Le Cacciatrici allora erano state sicure che non fosse affatto indifeso, né in difficoltà e avevano ripresero a scappare il più rapidamente possibile, seguite da Oz. Dietro di lui, ad una trentina di metri di distanza, Kira e tutti i vampiri.

 

Fra quella marmaglia Faith non era riuscita a intravedere Luseky, ma il suo istinto le diceva che invece il demone le stava inseguendo esattamente come tutti i suoi tirapiedi, imbestialita per quella sfida e per i danni che Kennedy aveva fatto al loro covo.

 

Ottimo, il piano stava andando bene.

 

 

 

Svoltarono verso la Ventiquattresima e imboccarono subito la prima a sinistra, Kanue Boulevard, che proseguiva in salita per almeno un paio di chilometri. Kennedy era in testa a tutti, dovendo fare da guida: era lei a conoscere la città e a sapere come raggiungere il campo da baseball senza rimanere intrappolati in qualche vicolo cieco. Tuttavia, Kenny imprecò fra i denti più volte perché dacché avevano lasciato il molo e si erano allontanate dalla spiaggia, sembrava aver scelto tutte le strade più scomode per una fuga a piedi. Loro, le Cacciatrici, erano allenate, e Oz ora aveva una muscolatura animalesca che gli permetteva di tenere il passo senza troppi problemi, tuttavia Faith era sempre più convinta che se fossero andata avanti a salite, gradinate infinite da scalare e ostacoli da saltare, ben presto avrebbero stramazzato a terra senza fiato e non avrebbero avuto più nemmeno le forze per dare qualche schiaffo, figuriamoci per combattere seriamente.

 

Dopo circa un quarto d’ora, arrivarono quasi alla periferia. Dopo quel parco, una volta oltrepassata la Trentanovesima che lo delimitava, avrebbero dovuto solamente attraversare il campo sterrato coi nuovi cantieri dei palazzi in costruzione, poi un’altra manciata di metri e sarebbero arrivati allo stadio di baseball, dai loro amici.

 

Sidney sentiva il proprio cuore battere all’impazzata ed enormi gocce di sudore le imperlavano la fronte già da un pezzo. Non poteva voltarsi e guardare gli altri, o avrebbe rischiato di cadere, ma per un istante ebbe modo di lanciare un’occhiata a Kennedy e il rosso intenso del suo viso fu un chiaro segno di sforzo che la preoccupò seriamente: e se qualcuno di loro non ce l’avesse fatta ad arrivare fino in fondo? Quella era una possibilità che fino a quel momento non l’aveva neppure sfiorata, ma ora le fu inevitabile non porsi tale quesito. Lei stessa cominciava a sentire la fatica crescere prepotentemente dentro di sé mentre saltava agilmente una siepe e riprendeva a correre verso la strada. Le gambe le dolevano, i polmoni avevano cominciato a bruciarle come la gola e la milza stava cominciando a protestare per quello sforzo immane e prolungato. Forse anche Faith, Kennedy e Oz sentivano le stesse fastidiose sensazioni.

 

<Correte più forte, ci stanno raggiungendo!>. Ringhiò Oz, stringendo i denti e aumentando la larghezza delle falcate delle gambe per distaccare di più Kira che, sebbene fosse partita in ritardo rispetto a loro, stava dando prova di essere un’atleta formidabile perché non solo aveva tenuto il loro passo distaccando addirittura i vampiri che erano scattati assieme a lei nell’inseguimento, ma ora stava aumentando la propria velocità accorciando la distanza che la separava dalle sue prede. Ora, Kira era molto più vicina a Oz di quando quella corsa a perdifiato era cominciata.

 

Faith si maledì per aver iniziato a fumare quando aveva quattordici anni e si ripromise di diminuire il numero delle sigarette giornaliere, se non addirittura smettere.

 

Kennedy, invece, si diede della stupida per aver oziato senza fare mai un allenamento serio dacché aveva lasciato San Francisco mesi prima: il risultato era che ora quasi non sentiva più i muscoli delle gambe e l’indomani, se un domani ci fosse stato, probabilmente non sarebbe riuscita a fare altro che a strisciare tanto le avrebbero fatto male i quadricipiti.

 

Finalmente, arrivarono al cantiere dei palazzi e in lontananza iniziarono ad intravedere il muro del campo: la loro meta.

 

<Ci siamo quasi, correte!>. Disse Faith, col fiato corto.

 

Altri pochissimi metri, altri pochi minuti e avrebbero potuto smettere di fare quello sforzo enorme.

 

Superarono un mucchio di sabbia, un’impastatrice e saltarono aldilà di un furgone da trasporto. Girarono intorno ad un altro mucchio di sabbia e improvvisamente Kennedy fu colpita e scaraventata addosso ad un mucchio di tavole di legno accatastate ad un paio di metri da lì. La sua corsa fu fermata tanto bruscamente da cogliere gli altri talmente tanto di sorpresa che ci misero alcuni secondi a capire che cosa fosse accaduto.

 

Luseky era lì davanti a loro, fumante di collera e soddisfatta di sé stessa per essere riuscita con un solo colpo a mettere al tappeto Kennedy. Era stato il demone a colpirla. Aveva corso più velocemente di loro, o forse si era teletrasportata; fatto sta che li aveva superati e aveva sbarrato loro la strada.

 

Per un momento Sidney, Oz e Faith si bloccarono non sapendo cosa fare, se procedere oppure fermarsi per andare a vedere come stesse Kennedy; ma la ragazza in quel momento si rialzò da sotto le travi. Era un po’ malridotta, un sopracciglio le sanguinava esattamente come il labbro spaccato. Sembrava un po’ intontita, ma era comunque in piedi e sembrava stare decentemente. Dopo un attimo la ragazza li guardò e gridò:<Continuate a correre!>. Faith le lanciò un’occhiata e annuendo sfrecciò via con Sidney, mentre Oz prese a respirare più rapidamente e terminò la propria trasformazione in licantropo. Dopo un attimo, il lupo aggredì Luseky dandole una zampata e facendola cadere a terra per un momento. Kennedy, allora, ne approfittò per riprendere la sua fuga e subito dopo Oz riprese a seguirla.

 

Ormai mancava veramente poco.

 

Luseky si ritirò in piedi con uno slancio disumano. Era fuori di sé dalla rabbia, ora. Avrebbe scuoiato vivo quel lupacchiotto che aveva osato colpirla a tradimento, ferendola seppur superficialmente al petto. E poi avrebbe rotto gambe e braccia a quella dannatissima ragazza che aveva dato alle fiamme il covo della sua schiera di vampiri. L’avrebbe fatta soffrire talmente tanto che alla fine Kennedy l’avrebbe implorata di ucciderla e lei l’avrebbe accontentata con sommo piacere… ma solo dopo aver sgozzato davanti ai suoi piccoli occhi quella puttana della Strega Rossa a cui lei teneva tanto.

 

Inaspettatamente Luseky prese a levitare e si mosse fulminea all’inseguimento delle sue prede, gridando e sbraitando che non sarebbero potute fuggire per sempre e che lei le avrebbe raggiunte senza nessuno sforzo perché lo aveva già fatto, perché era più forte di loro, perché il suo potere era immenso.

 

Le vide entrare nel campo da baseball e pensò che erano state delle stupide: si erano cacciate in trappola da sole esattamente come aveva fatto quell’idiota di Emily, l’Osservatrice che aveva squartato crudelmente e di cui aveva preso le sembianze tempo addietro

 

Le seguì all’interno, dunque. Appena superate le porte enormi di metallo dello stadio, Luseky le sentì chiudere alle sue spalle e per un momento fu disorientata dalla semioscurità che ricopriva il posto, così in contrasto coi fari che illuminavano il cantiere appena attraversato. Poi le luci dello stadio si accesero tutte e tutte in contemporanea e il demone vide apparire al centro del campo Buffy, Angel, Michael, Dawn, Willow, Tara e Giles, schierati in fila come fossero stati una bella squadra di giocatori pronti ad affrontare una partita.

 

Luseky si fermò di colpo e li guardò per un momento, sorpresa ma divertita da quell’assurdo tentativo di sbarrarle la strada o forse di combatterla.

 

<Ma guarda che bel quadretto!… Volete affrontarmi tutti insieme? Be’, ce ne vogliono mille come voi per mettermi anche solo un po’ in difficoltà!… - Disse il demone, ridendo beffarda. – E non è con delle porte di ferro che m’imprigionerete!>. Terminò poi, lanciando un’occhiata vaga alle proprie spalle. Ma aveva commesso un errore perché non aveva visto che Willow stava sussurrando qualcosa, una frase che ripeteva di continuo senza mai smettere. E ne aveva commesso un altro, in realtà: non aveva visto Eva sugli spalti, seduta sui gradini di cemento freddo, assolutamente concentrata, che ripeteva a voce appena più alta le stesse parole che stava dicendo Willow.

 

Dopo pochi istanti, improvvisa come un lampo nel cielo, apparve una cupola di pura energia, colorata di tutte le sfumature del rosso, fino a diventare rosata lì dove si avvicinava a terra.

 

<Non è con questi trucchetti che mi fermerete!>. Disse il demone. Buffy sorrise, mettendo le mani sui fianchi e sfidandola col suo solito sguardo:<Forse no… o forse sì, chi lo sa!>. Esclamò, ironica. Un attimo dopo iniziò a correre verso il demone, assieme ad Angel, col chiaro intento di aggredirlo.

 

La battaglia era iniziata.

 

 

 

Mentre il vampiro con l’anima e la Cacciatrice bionda combattevano violentemente contro Luseky, Giles e Dawn si mossero istruiti da Tara per creare un cerchio magico con dei simboli celtici al suo centro: Willow non poteva mantenere stabile la resistenza della cupola di energia, senza un aiuto. I tre iniziarono a muoversi all’unisono, come se avessero studiato ogni singolo movimento. In realtà avevano imparato il piano a memoria, su carta. Ma era la prima volta che mettevano in pratica quello che si erano preposti di fare.

 

Quando il simbolo esoterico fu completato e rifinito dalle mani esperte di Tara, Giles iniziò a recitare una nenia e ripassò ogni singolo segno creato sull’erba trattata del campo con del sangue fresco, racchiuso in una giara egizia, preso poche ore prima dai corpi di due conigli, uno bianco e uno nero: era il tributo che si doveva pagare per chiedere protezione alla Dea. Quando anche quell’ultimo passaggio fu terminato, Eva si mosse e li raggiunse. Luseky non la vide, ma la donna fu certa che prestissimo il demone avrebbe avvertito la sua presenza e avrebbe tentato di ucciderla. Bisognava sbrigarsi, quindi.

 

Tara si posizionò al centro del cerchio creato e s’inginocchiò frapponendo tra sé e il terreno la propria gonna di cotone leggero. Eva si mise in piedi, esattamente alle sue spalle, mentre Dawn le si sedette accanto e la tenne per mano: la gabbia energetica l’aveva creata Willow, ma loro tre l’avrebbero mantenuta solida in modo da non dare la possibilità a Luseky di fuggire.

 

Eva era la guida, essendo la strega più esperta.

 

Tara sarebbe stata l’esecutrice materiale del sortilegio perché possedeva molto più autocontrollo della strega più anziana.

 

Dawn le avrebbe dato l’energia necessaria a sopportare quella prova difficilissima.

 

Giles si posizionò appena fuori dal cerchio, armato di spada e assolutamente deciso ad impedire a chiunque di avvicinarsi alle tre ragazze.

 

Appena Tara prese ad intonare la formula dell’incantesimo, Willow smise di parlare e riaprì gli occhi con un vago senso di nausea che la colpì inaspettatamente. Per un momento credette davvero di stare per vomitare, ma poi fece un profondo respiro e la nausea andò lentamente scemando. Era stato davvero molto faticoso creare il campo energetico tanto potente, molto più di quanto non avesse preventivato. Ma d’altronde era davvero tanto tempo che non praticava magia ad alto livello, seppure bianca, e farlo di nuovo era stato inebriante, eccitante quasi, e seriamente impegnativo. Tuttavia, fu felice di constatare che non c’erano stati effetti indesiderati, per così dire, in seguito al suo operato: l’incantesimo era riuscito, lei stava bene e non aveva perso il controllo né dei propri nervi messi a dura prova, né del proprio potere.

 

Per un momento si voltò a guardare il viso di Tara, concentratissima su quel che stava facendo, sotto sforzo indubbiamente. Eppure, i tratti del suo viso lasciavano trasparire una serenità interiore talmente tanto profonda che Willow si sentì serena a sua volta, anche se per pochi istanti. Poi la ragazza dai capelli rossi si voltò a fissare Luseky che combatteva contro Buffy ed Angel e fra sé e sé disse, sospirando:<Si comincia, Will, datti da fare!>. E con passo deciso e sguardo torvo s’incamminò verso i combattenti, pronta a sostenere i suo amici indebolendo i poteri del demone. Arrivata a distanza ravvicinata, Willow cominciò a scagliare sfere di energia verdastra e le prime tre furono talmente tanto rapide e improvvise che colpirono il bersaglio in pieno, spedendolo vicino al bordo del campo.

 

<Grazie, Will!>. Disse Buffy, sorridendo all’amica, sinceramente grata per il suo aiuto che stava permettendo a lei e ad Angel di rifiatare un momento. Willow rispose con un cenno della testa:<Di niente!>.

 

Luseky si ritrovò a ruzzolare nella polvere del campo da gioco, cercando di capire cosa diavolo fosse successo visto che fino ad un istante prima le stava suonando seriamente al vampiro con l’anima dopo aver colpito anche quella piccola cagna bastarda e insignificante di Buffy Summers. Willow aveva fatto in modo che le sfere scagliate fossero sì una vera e propria onda d’urto, ma anche una sorta di spugna che avrebbe sottratto potere a piccole dosi al demone. Quindi, ora Luseky era furiosa ma anche leggermente intontita. Tuttavia si rialzò quasi subito, ringhiando e sbavando come fosse stato un cane rabbioso. Delle sue fattezze umane erano ormai rimaste poche briciole .

 

<Maledetta strega, non pensare che basti così poco per mettermi fuorigioco!>. Sbraitò, curvando le spalle e assumendo una posizione minacciosa. Willow le rivolse uno sguardo glaciale:<Sono pronta a ben’altro, sta’ tranquilla!>. Esclamò. Poi riprese a scagliare le scariche di energia con una freddezza e una decisione tali da non sembrare neppure lei. Era concentratissima e decisa a non fermarsi fin quando Luseky non avesse capitolato o fin quando le sue forze non l’avessero abbandonata totalmente perché era più che cosciente del fatto che, se Luseky si fosse liberata, Buffy, Angel ma soprattutto Tara, Dawn, Eva e Giles sarebbero state per il demone prede fin troppo semplici da prendere e uccidere brutalmente. Non era disposta a verificare le capacità combattive di nessuno di loro, tantomeno di Tara.

 

 

 

 

 

Nel frattempo, fuori dalle mura di cinta dello stadio, un’altra battaglia imperversava cruenta e caotica. Infatti, dopo che Luseky era stata rinchiusa dentro al campo da baseball come da piano, Faith, Sidney, Kennedy, Robin, Westley, Cordelia, Xander, Oz ormai trasformato per intero e Michael stavano scontrandosi contro l’orda di non morti che aveva seguito le Cacciatrici fin lì e Kira che, fra tutti, aveva deciso di affrontare per prima cosa Faith: l’avrebbe fatta fuori e poi si sarebbe dedicata alle altre due bastarde presuntuose. Quello che non aveva previsto la Cacciatrice nipponica, tuttavia, era che Faith sembrava avere un’energia infinita. Le rispondeva colpo su colpo e sempre con una forza e un’aggressività impressionanti. Ma Kira non si sarebbe lasciata intimidire, ne era sicurissima.

 

La colpì dritta in viso e Faith barcollò lievemente, ma poi contrattaccò fulminea con un pugno poderoso sul fianco destro che per un istante la lasciò senza respiro. Appena ripresasi, la colpì ancora con una gomitata sulla spalla che fece cadere l’altra a terra, in una pozzanghera che si era formata a causa di un idrante che perdeva copiosamente acqua. Faith scosse la testa per cercare di riprendersi dal colpo subito.

 

<E’ inutile che ti affanni tanto a reagire: sono più forte di te!>. Le disse Kira, a denti stretti, infierendo con un calcio violento sulla schiena che la costrinse a ritoccare il contenuto fangoso della pozzanghera. Dopo un attimo Faith si guardò la maglietta indossata quella mattina: piena di sporcizia era ormai da buttare. La Cacciatrice mora guardò furiosa la sua avversaria:<Adoravo questa maglietta e adesso mi hai fatto incazzare davvero!>. Esclamò, furente. Dopo un attimo si rialzò di slancio e riprese a menar colpi come fosse stata una furia, col preciso intento di pestare l’altra fino a renderla innocua. Tra l’altro, lei e Kira avevano un conto in sospeso, visto che quella sporca traditrice era stata in gran parte l’autrice delle ferite riportate da Robin. Certo, Luseky ci aveva messo indubbiamente del suo, ma era stata Kira a colpirlo in pieno e il sospetto di Faith era che le costole gliele avesse rotte lei di proposito, proprio per causargli i problemi respiratori che poi aveva avuto e che quasi lo avevano ammazzato. Ora Robin stava bene, certo, ma solo grazie alle cure mediche e, soprattutto, alla magia di Willow che quella mattina stessa aveva risanato le ultime fratture e ammaccature varie. Ma… e se non ci fosse stata la strega dai capelli rossi? O se Willow non avesse potuto guarire Robin? Il ragazzo se l’era vista davvero brutta, non c’erano dubbi. E Faith ora voleva fargliela pagare.

 

Contemporaneamente, gli altri si davano un gran daffare contro i vampiri che li attaccavano costantemente. Kennedy, dolorante e sicuramente affaticata, non aveva potuto evitare di notare che fatto fuori un succhiasangue, almeno altri tre erano pronti a farsi avanti ed erano tutti aggressivi e tremendamente forti, oltre che veloci. O era lei piuttosto a cominciare ad essere davvero stanca e quindi più lenta? Stava per essere colpita da un vampiro enorme che impugnava una tavola di legno chiodata ma venne salvata all’ultimo momento da Oz che saltò addosso al non morto e gli strappò dapprima un braccio, poi gli tranciò la testa con le zanne affilate. Kennedy non aveva mai visto realmente il proprio amico all’opera nelle sembianze da licantropo e ne rimase stupita quanto terrorizzata al pensiero di tanta forza animalesca che un tempo era stata fuori controllo e che, forse, un giorno avrebbe potuto scatenarsi nuovamente impietosa e brutale contro chiunque. Ma non quel giorno, per fortuna. Oz, dietro le sembianze di lupo, la guardò coi suoi occhi screziati di verde e pagliuzze dorate: erano occhi sinceri, quelli, e amorevoli.

 

Kennedy gli fu grata per il suo tempismo:<Grazie, amico!>. Disse, sorridendo un po’ incerta. Oz le rispose con un grugnito, poi la lotta riprese tra urla, colpi e tonfi.

 

Michael venne ferito ad un braccio e cacciò un urlo di dolore per poi reagire istantaneamente conficcando un paletto dritto nel cuore del vampiro che l’aveva ferito, facendo di lui un mucchietto di cenere cosparsa ovunque dal vento.

 

<Tutto intero?>. Gli domandò Sidney, avvicinandosi armata di spada. L’Osservatore annuì:<Sì, per il momento!>. E riprese a scagliare colpi mentre l’altra si toglieva di dosso un nemico spuntatole davanti all’improvviso. Dopo l’ennesimo colpo scagliato, Sidney si guardò intorno cercando con gli occhi Kira e Faith; le individuò con un po’ di difficoltà in quella folla, ma poi non staccò neppure per un momento la sua attenzione da loro, in attesa che Faith ritenesse che era arrivato il momento di passare alla seconda parte del loro piano. Quel momento arrivò dopo poco, quando anche Kennedy si fu liberata dell’ennesimo nemico.

 

In quel momento, le tre Cacciatrici si scambiarono occhiate significative e contemporaneamente si scagliarono contro Kira che, seppure fortissima e scatenata nel lottare, non poté liberarsi dalla loro morsa decisa e implacabile. Per un istante Kira pensò che le tre l’avrebbero uccisa senza troppi complimenti, ma non fu così: infatti, venne letteralmente scaraventata aldilà delle porte di ferro dello stadio che si aprirono e richiusero per magia: era stata opera di Eva, come concordato.

 

Kira si ritrovò senza capire all’interno dello stadio, poco distante dal punto in cui Angel, Buffy e Willow stavano combattendo contro Luseky. Per un momento, Kira pensò di andare ad aiutare la sua signora e maestra contro la strega e gli altri due, ma poi notò Giles, Tara, Dawn e l’altra donna che riconobbe come una del Consiglio, e vide che stavano facendo qualcosa di preciso. La Cacciatrice alzò gli occhi al cielo e notò la cupola di energia che sovrastava lei e tutta l’area dello stadio e capì di essere in trappola. Quelle cagne di Buffy e Willow e quel maledetto di Angel avrebbero potuto attendere, intanto lei si sarebbe occupata degli altri, togliendoseli dai piedi una volta per tutti.

 

Giles capì immediatamente quali erano le intenzioni della ragazza, vedendola avvicinarsi a loro minacciosa, e non esitò neppure un solo istante: Kira Matsura era pericolosa ed eliminarla avrebbe solo significato salvare la vita a sé stesso e agli altri. Altrettanto deciso e freddo, l’uomo impugnò meglio la propria arma e le andò incontro, cominciando subito a lottare contro di lei. Con suo grande rammarico, dovette ammettere che quello che aveva detto Faith qualche giorno prima era totalmente vero: quella ragazza era una furia scatenata quando combatteva. L’uomo si trovò immediatamente in difficoltà, vista la forza smisurata e l’agilità della Cacciatrice traditrice; ma avrebbe combattuto con tutto sé stesso, anche a costo di un infarto se fosse stato necessario. Dawn e Tara, nonostante fossero ancora prese a praticare l’incantesimo d’imprigionamento, si accorsero subito che c’era qualcosa che non andava. La strega bionda aprì gli occhi, stando bene attenta a non smettere di recitare la litania mistica, e osservò la scena di combattimento che le si presentò davanti. In quel momento, Giles venne fatto volare sopra la sua testa e quella di Dawn e cadde bocconi alle loro spalle. La ragazza non riuscì a trattenere un gridolino di preoccupazione e sorpresa al contempo. La sua voce, sebbene non così forte, attirò l’attenzione di Willow che lanciò un’occhiata nella loro direzione e si rese subito conto di quello che stava accadendo.

 

<Buffy, io…>. Disse, la Strega Rossa, esitante e ansiosa come non mai. Buffy seguì il suo sguardo con gli occhi e intuì:<Vai, qui continuiamo noi!>. Affermò, senza esitare. Willow annuì, poi scattò correndo in aiuto di Tara, Dawn e Giles.

 

Non c’erano dubbi che fisicamente Willow non sarebbe mai stata tanto forte da battere Kira, né altrettanto brava nel combattimento corpo a corpo. Eppure, la ragazza dai capelli ramati non aveva nessuna intenzione di fermare i propri passi. Si avvicinò silenziosamente alla sua avversaria, mentre questa stava per entrare nel cerchio magico per colpire Tara, la toccò su una spalla e Kira si voltò istintivamente. Willow non rifletté neppure un istante e le rifilò un pugno dritto sul naso, con tutta la forza di cui fu capace. L’altra cadde a terra, tenendosi la faccia con una mano per qualche istante; poi si asciugò il rivolo di sangue che le uscì dalle narici, osservò il liquido rosso sulla propria mano e sorrise maligna:<Bel colpo, stronza, ma temo che ci vorrà ben altro per fermarmi!>. Disse Kira che, un attimo dopo, tornò in piedi e sputò a terra poco elegantemente un po’ di sangue misto a saliva. Poi riprese il suo assalto. Willow non si fece alcuno scrupolo e le scagliò contro alcune sfere magiche non particolarmente potenti, ma sicuramente efficaci perché la traditrice cadde nuovamente a terra.

 

<Willow, non la magia per combattere contro un’umana!>. Disse Giles, rimessosi in piedi a fatica. La Strega Rossa gli lanciò un’occhiata:<Non ho altra scelta, è più forte di me fisicamente!>. Rispose, senza guardarlo negli occhi per non leggere in lui biasimo e preoccupazione. Kira sorrise nuovamente, ironica e strafottente come sempre.

 

<Oh, andiamo, strega, come mai la mummia ti rimprovera? Nemmeno lui si fida, quindi come fai ad essere sicura di te?>. Le disse, tagliente e maligna, tornando all’attacco sicura di sé e delle proprie capacità. Willow venne colpita da quelle parole perché, purtroppo per lei, era vero che Giles non si fidava del suo autocontrollo e lei stessa avrebbe fatto bene a dubitare di sé per non commettere l’ennesimo, gravissimo errore. Fu per questo che, quando Kira le fu a tiro, esitò nel colpirla nuovamente coi propri poteri e l’altra ne approfittò per stenderla con un paio di colpi. Willow cadde e perse i sensi sotto lo sguardo soddisfatto della Cacciatrice.

 

<Fuori una!>. Commentò Kira, divertita. Poi si voltò, pronta a portare a termine i suoi intenti: tempo addietro si era ripromessa di cavare gli occhi a quella stupida e lurida strega dai capelli biondi, e ora niente glielo avrebbe potuto impedire. Tuttavia, Giles le si parò nuovamente davanti e tentò di colpirla con la propria spada. L’uomo scagliò un colpo e lei lo evitò, lui tentò ancora e lei lo schivò nuovamente, ma Giles fu rapidissimo a scagliare il suo attacco successivo e riuscì a colpirla in pieno stomaco. Kira si piegò su se stessa, portando le mani all’addome.

 

<Bastardo!>. Ringhiò, a denti stretti. La sua reazione arrivò immediatamente dopo e, con una rapidità fulminea, disarmò l’uomo e lo colpì in testa con l’elsa della spada. Giles cadde sanguinante a terra, forse morto.

 

Lungo la schiena di Tara passò un brivido di puro terrore, lo stesso che colpì Dawn nell’istante esatto in cui aveva visto Giles giacere fra la polvere che si mischiava al suo sangue. Ora non c’era nessuno a difenderle.

 

Tara, decisa come non mai, disse a Dawn imperativa:<Non smettere di recitare la formula, ora!>. Poi le lasciò andare la mano e si alzò, per fronteggiare Kira.

 

<Cosa credi di fare? Ho fatto fuori la puttana che ti scopi e lei era più forte di te. Ho ammazzato pure questo idiota… tu quante speranze credi di avere?>. Disse Kira, guardandola. Tara sapeva bene di non essere potente quanto Willow, né di avere la forza di un uomo, ma non avrebbe permesso che quella maledetta toccasse Dawn. Senza riflettere oltre, la strega bionda si scaraventò addosso alla Cacciatrice che la bloccò afferrandola per il collo e sollevandola da terra di qualche centimetro, lasciandola letteralmente senza fiato. Dopo un attimo Kira la gettò a terra e le si scaraventò sopra, cominciando a colpirla violentemente. Tara tentò di difendersi, ma Kira era fortissima e feroce come una pantera impazzita. Nella colluttazione, la strega dai capelli dorati riuscì a graffiare l’altra su una guancia che, in reazione, la schiaffeggiò ferocemente.

 

<Ti ammazzo, lurida stronza e sarà una vera goduria!… E’ da talmente tanto tempo che aspetto di poterlo fare che adesso sarà piacevole come una notte di buon sesso!>. Disse, spudorata e crudele, la Cacciatrice, mentre colpiva più forte e gioiva sadicamente delle ferite che si erano aperte sulla faccia di Tara. Quest’ultima, si agitava con tutta la forza che le era rimasta e gridava e lacrimava, tanto era il dolore dei colpi subiti. Kira era troppo forte e chissà per quale ragione ce l’aveva con lei a morte. In quel momento, ebbe la certezza che l’altra voleva ucciderla davvero e che la odiava.

 

La Cacciatrice afferrò la sua vittima nuovamente per il collo, in una morsa ferrea che cominciò a stringere col preciso intento di strangolarla: era ora di smettere di giocare e di andare ad aiutare la sua signora e padrona, Luseky.

 

 

 

Alzati Willow… lei ha bisogno di te…

 

 

 

Improvvisamente, Kira venne scaraventata addosso alla parete laterale del campo da gioco con una violenza inaudita, come se fosse stata sparata da un cannone del circo. Batté la schiena e la testa e ci mise alcuni istanti per capire cosa fosse accaduto. Quando si riprese, vide Tara che rantolava ancora stesa a terra e che tossiva nell’intento di riprendere a respirare regolarmente mentre Willow era accovacciata accanto a lei e l’aiutava a guadagnare la posizione seduta.

 

E così la Strega Rossa non era affatto fuori combattimento. Bene, lo scontro sarebbe stato forse più interessante.

 

Kira si rialzò e tornò dalle sue vittime, pronta a terminare il lavoro iniziato.

 

<Come devo dirti che non puoi niente contro di me?>. Gridò, furente e decisa a spezzare l’esile collo di quella stramaledetta strega. Ma i suoi piedi si fermarono non appena l’altra si fu voltata a fissarla dritta in faccia.

 

Gli occhi della Strega Rossa erano neri, ora. Completamente.

 

<Tara non si tocca!>. Le disse, fra i denti. Poi Will si alzò e le si avventò contro, scagliandole addosso tutta una serie di sfere energetiche, una consecutiva all’altra, senza darle neppure il tempo di respirare. Kira capitolò a terra, schiacciata dai colpi inferti da Willow che non si era lasciata controllare dalla furia, ma con grande freddezza stava infierendo su di lei, colpendola nei punti più dolorosi.

 

<Willow, no, ti supplico!>. Gridò Tara, esausta e sgomenta per quella scena. Ma l’altra strega la ignorò, oppure non la sentì affatto, e continuò il suo spietato assalto.

 

<Te lo avevo già detto, stupida: Tara non si tocca. Nessuno può toccarla senza incorrere nella mia ira!>. Disse Willow, continuando a colpire Kira coi propri poteri. L’altra ormai era priva di difese e di sensi, probabilmente. Stava lì, distesa al suolo, inerte, il corpo scosso solo dai colpi che incassava di continuo.

 

Quando Willow si accorse che oramai Kira non si sarebbe più rialzata, smise d’infierire su di lei e la fissò per alcuni istanti con quegli occhi apatici e neri come la pece. Tara la raggiunse e la prese per mano, costringendola a guardarla e incrociando le proprie dita alle sue:<Will, ferma, basta così, ti prego!>. Le disse, con le lacrime agli occhi e la voce incrinata. L’altra la guardò per un momento, poi tornò a fissare Kira con odio.

 

<Non è morta, l’ho risparmiata, per il momento!>. Disse, asciutta. Tara si stupì di quella calma apparente, come se nulla fosse accaduto. Ricordava di aver visto nei ricordi dell’altra la stessa calma, mentre dava la caccia a Worren e lo uccideva a sangue freddo.

 

<Torna in te, Will. Basta con la magia, ti prego. Ascoltami!>. La supplicò nuovamente, temendo che l’altra non avesse ancora finito. E i suoi timori erano fondati.

 

<Sta’ indietro, Tara, ho ancora qualcosa da fare!>. Disse Willow, spezzando il contatto che l’altra aveva creato unendo le loro mani. La Strega Rossa guardò in cielo e gridò:<Lux!>. E un lampo accecante come lo stesso sole apparve istantaneamente nel buio della notte, trasformando tutti i vampiri rimasti fuori dal campo di baseball in cenere.

 

<Ma che cavolo…?>. Esclamò Faith, che si trovò a perdere l’equilibrio per un colpo andato a vuoto, vista la scomparsa improvvisa del proprio avversario.

 

<E’ Willow!>. Affermò Kennedy, cupamente.

 

Intanto, Rosemberg si era voltata e diretta verso Luseky, ormai evidentemente provata dalla lotta che aveva intrapreso quasi un’ora prima contro Angel e Buffy. La strega si frappose tra il demone e i propri amici, raccomandando a quest’ultimi di stare indietro. Luseky sorrise, scorgendo in lei quella crudeltà che da tanto l’aveva incuriosita.

 

<E così, alla fine, hai ceduto ai tuoi impulsi, vero strega?>. Constatò, ironica. Willow non provò nulla a quelle parole anche se, teoricamente, avrebbe dovuto sentirsi in colpa perché stava usando magia superiore per lottare. E l’aveva usata appena adesso per colpire e ferire un essere umano, anche se spregevole e viscido come Kira.

 

<Io se fossi in te non sorriderei, demone: lo sai, vero, che ora ti distruggerò senza pietà?>. Ribatté Willow, sicura di sé. Luseky fece spallucce:<Anche se mi uccidi non avrà importanza, perché gli Inferi avranno guadagnato un Demonio formidabile che servirà fedelmente il Re dell’Inferno… te!>.

 

Ed era vero: infatti, se Willow avesse ricorso nuovamente alla magia per combattere e se Luseky o Kira fossero morte colpite dal suo potere, la Strega Rossa si sarebbe guadagnata inevitabilmente un posto all’Inferno, dannando la propria anima per sempre stavolta. Willow lo sapeva. Le importava? No, in quel momento no. Tra l’altro, dacché aveva preso un certo tipo di decisione, si era convinta che essere dannati in vita o dopo la morte non facesse differenza. Quindi perché porsi scrupoli?

 

<Pensavo che Kira fosse stata un’idiota a prendersela con la tua dannatissima amante, strega. Ma… ripensandoci, così facendo abbiamo ottenuto ciò che volevamo: la strega più potente d’occidente non sarà più un problema per le Forze del Male, perché ne farà parte anche lei!>. Affermò Luseky, soddisfatta, con aria di sfida.

 

<Will… ti prego, ti scongiuro… non farlo, non usare più i tuoi poteri!>. Disse Tara, alle sue spalle, in un sussurro. Willow si voltò a guardarla e fu colpita per la prima volta dacché la sua ira si era scatenata, pochi minuti prima.

 

A colpirla, fu lo sguardo triste e le labbra tremanti di Tara che, avvicinandosi lentamente, la stava davvero supplicando come non l’aveva mai vista fare prima. Tara la raggiunse e l’abbracciò forte, come per volerla trattenere, scossa ora dai singhiozzi.

 

<Non cedere, Will, ti scongiuro… torna in te!>. Le disse, fra un singhiozzo e l’altro. Willow all’inizio rimase immobile e passiva in quell’abbraccio, poi quando gli occhi della sua amata tornarono a fissare i propri una nuova sensazione s’insinuò in lei: la sensazione di averla ferita di nuovo, seppure involontariamente.

 

Ci era cascata ancora e Tara stava piangendo per lei…

 

Forse era davvero troppo tardi per fermarsi, visto come aveva ridotto Kira. Ma forse… era ancora in tempo per fare la cosa giusta.

 

I suoi occhi tornarono ad essere gli zaffiri di sempre, screziati di marrone e verde più chiaro, mentre nello stadio entrarono Sidney, Kennedy e gli altri.

 

Will carezzò una guancia di Tara, sfiorandola appena lì dove un livido violaceo stava facendo la sua comparsa.

 

Era bellissima anche in quel frangente, con gli occhi gonfi e le guance rosse per lo sforzo e la lotta. E lei, Will, era indubbiamente un pericolo pubblico. In questo Smit aveva avuto ragione, alla fine: lei stessa lo aveva confermato a tutti, con le sue gesta.

 

Tara era la sua forza e la sua debolezza perché solo per lei perdeva il controllo, solo per lei passava sopra a tutto e a tutti.

 

<Mi spiace!>. Sussurrò, poi baciò l’altra lievemente sulle labbra tagliate, sentendo il sapore dolciastro e ferroso del suo sangue. Il contatto durò un solo lunghissimo istante, poi si spezzò lentamente, lasciando un senso di vuoto in Tara: era come se le avesse detto addio. Ma le sue ferite erano magicamente sparite.

 

< C-che… vuoi fare, Will? C-così mi spaventi! >. Sussurrò la ragazza bionda, esitante e visibilmente affranta. Aveva intuito perfettamente il senso di quelle due paroline. “Mi spiace” significava che fra loro era finita perché Willow aveva deciso che doveva essere così. L’altra la guardò per un istante con quegli occhi tristi: stava soffrendo.

 

<Scusami se puoi, per tutti i miei errori e per tutte le volte che ti ho fatta soffrire… giuro che non volevo!… Ma ora… non accadrà più, Tara. Considerati libera da me e… ricomincia daccapo la tua vita!… Ora devo andare, il mio lavoro non è finito!>. Esclamò la Strega Rossa, addolorata eppure sicura delle proprie parole.

 

Fu un dialogo durato pochi interminabili istanti che, a causa della situazione, di quello che stava accadendo, non avrebbe potuto avere più spazio.

 

Tara avrebbe voluto gridarle che sapeva che non l’aveva fatta soffrire apposta, che l’amava e il resto non contava, che senza di lei sarebbe morta di nuovo o avrebbe comunque preferito farlo… Invece tacque perché era giusto che Willow andasse da Buffy, andasse ad aiutare la Cacciatrice a sconfiggere il nemico.

 

Un nodo le si formò rapido in gola e i suoi occhi s’inumidirono cominciando a bruciarle mentre guardava Will andar via di spalle, dirigersi verso Buffy e prepararsi allo scontro finale con Luseky.

 

L’amava… non le interessava se era iraconda e vendicativa, non le importava se aveva nuovamente sbagliato nell’usare la magia – bianca o nera che fosse -. Non le interessava nemmeno la possibilità che, se fossero rimaste insieme, avrebbe potuto soffrire ancora a causa sua.

 

L’amore è sempre un rischio, ma se non lo si corre ci si può definire vivi davvero?

 

Willow però era stata ferma nel tono di voce perché aveva preso una decisione e Tara sapeva, per esperienza, che sarebbe stato difficile farle cambiare idea. L’aveva persa, lì, in quel momento, in quel posto: l’aveva persa perché Willow ora pensava di non potersi più rialzare dal fondo in cui si era ancorata di nuovo grazie ai suoi sensi di colpa che le facevano da zavorra.

 

E lei, Tara, realizzò che probabilmente non aveva il potere di liberarla da quei pesi perché… l’amore, a volte, non basta a farti trovare il coraggio di vivere.

 

 

 

Willow camminò decisa verso Buffy e Angel che stavano fronteggiando Luseky infondo al campo, vicino alla casa base. Si fermò a pochi metri da loro e fissò con odio il demone che, intenzionalmente o no, aveva scatenato la sua parte più oscura e lei, povera sciocca, ci era cascata in pieno perché aveva sopravvalutato il proprio autocontrollo, il proprio discernimento del bene e del male. Luseky aveva fatto in modo che lei non tenesse conto del fatto che una linea sottile e sfumata divide le azioni giuste da quelle sbagliate… e aveva oltrepassato quella linea, mettendo un piede in fallo quasi tanto da uccidere ancora una volta una persona. Per fortuna si era fermata in tempo perché Tara era stata lì a fermarla, a supplicarla, a farle ritrovare la ragione offuscata dalla rabbia. Ma se il suo angelo non fosse stato lì con lei, Kira sarebbe morta sicuramente sotto le sue mani.

 

Dopo quella riflessione, Willow odiò ancora di più Luseky. Lo avrebbe cancellato dalla faccia della terra… ma non lei, non direttamente, o la sua rabbia avrebbe potuto diventare irrefrenabile e devastante, anche sotto lo sguardo biasimante del suo amore.

 

Sapeva con assoluta certezza che, alle sue spalle, Tara stava piangendo. Piangeva perché aveva visto il mostro celato in lei, piangeva perché l’aveva ferita, piangeva perché l’aveva lasciata con poche e frettolose parole, senza darle neppure il tempo di rispondere. Ma era così che doveva andare, era così che era giusto… era così che sarebbe stato da quel momento in poi.

 

Luseky avrebbe pagato il conto, compreso, forse, quell’addio forzato ma necessario fra lei e Tara per il bene di quest’ultima.

 

<Zagato, ascolta questa tua umile serva: fa che le tue gemme vengano in mio aiuto!>. Disse Willow, alzando una mano. In quel momento, le pietre si materializzarono sul suo palmo e Angel fu certo di vedere Luseky impallidire: non c’era più tanta sicurezza in lei, ora.

 

Willow consegnò i tre diamanti a Buffy che se li mise in tasca.

 

<Combatti, adesso. Niente potrà fermarti o scalfirti, ma non desiderare di essere altrove o in un altro tempo!>. Disse la strega all’amica.

 

Buffy esitò alcuni istanti, poi annuì e subito dopo si precipitò all’attacco del demone: quella faccenda si sarebbe chiusa lì, finalmente.

CAPITOLO 32

 

   I falegnami erano riuniti intorno al tavolo da lavoro assieme ai muratori, ai due pittori e all’architetto e stavano studiando accuratamente tutti i vari passaggi dei lavori fatti; poi sarebbero passati ai lavori rimasti da fare. Avevano sistemato il giardino e tutte e quattro le facciate esterne della casa, compreso il tetto che prima era bruciacchiato in vari punti, come se qualcuno si fosse divertito a lanciarvi sopra dei petardi piuttosto grossi.

 

In meno di due settimane avevano fatto uno splendido lavoro, non c’era dubbio: rapido e di qualità. Era una soddisfazione per loro vedere il risultato dei propri sforzi ma, indubbiamente, la soddisfazione sarebbe raddoppiata una volta che i padroni di casa avrebbero finito di versare sui loro conti bancari la cifra pattuita per quelle riparazioni. La signorina Summers e la signorina Rosemberg, infatti, avevano promesso loro un premio di mille dollari ciascuno se i lavori fossero terminati entro due settimane al massimo. L’architetto avrebbe preso un bonus di quasi cinquemila dollari, invece, per coordinare i lavori interni in modo che gli operai potessero rispettare i termini di tempo prestabiliti facendo tornare tutto come prima che la casa venisse “assalita dai vandali”. Ora erano passati esattamente dieci giorni dall’inizio dei lavori e mancava solamente di risistemare l’interno della villa che era indubbiamente ridotta male, ma non completamente da rifare, grazie a Dio. In realtà era stato Xander a reclutare quegli uomini: erano suoi stretti collaboratori tutti quanti e li aveva scelti per quei lavori perché sapeva quanto fossero rapidi e precisi nell’operare. Tuttavia, era stata la stessa Willow ad avere l’idea dell’incentivo in denaro in modo da assicurarsi un lavoro fatto realmente bene e non d’interminabile durata. Buffy aveva trovato l’idea buona e l’aveva appoggiata totalmente: meglio spendere i soldi in quel modo, che in mesi di albergo.

 

Subito dopo lo scontro con Luseky tutta la banda era tornata a casa di Giles per leccarsi le ferite e per decidere cosa fare con Kira Matsura che, pur essendo ridotta male, era ancora viva. Angel se l’era caricata sulle spalle appena dopo che Buffy ebbe impalato Luseky con uno dei sostegni della recinzione di bordocampo e l’aveva portata a casa a spalla. Una volta arrivati lì, Angel l’aveva messa non troppo delicatamente sulla branda che Giles aveva portato per le emergenze giù in cantina.

 

<Che ne facciamo di lei, ora?>. Aveva domandato il vampiro, guardando quella ragazza con disprezzo. Buffy lo aveva affiancato con la stessa aria dura stampata sul viso rovinato dai graffi e dai lividi procuratasi durante lo scontro:<Una mezza idea ce l’avrei ma… credo che dovremmo consegnarla nelle mani del Consiglio!>. Aveva detto, combattendo dentro di sé tra la voglia di pestare ancora quella piccola serpe velenosa e la consapevolezza di non poterlo fare perché non molto corretto. Eva si era avvicinata a loro, fiancheggiata da una Willow silenziosa.

 

<Lasciate che siano gli Osservatori ad occuparsi di lei, in seguito. Ora c’è un’altra faccenda da risolvere, temo. A Glencoe c’è sempre un assedio in corso!>. Disse l’anziana della Congrega di streghe affiliata al Consiglio degli Osservatori. Buffy l’aveva guardata un po’ confusa, avendo praticamente dimenticato quel fatto.

 

<Già, è vero, dobbiamo partire subito per andare a sistemare anche questa faccenda!>. Aveva esclamato la Cacciatrice bionda, pensosa. Ma Willow aveva tirato fuori le gemme di Zagato e le aveva consegnate ad Eva tutte e tre, chiuse in un sacchetto di cuoio:<Sai come usarle!>. Aveva detto brevemente la Strega Rossa, alla sua amica. Quelle, tra l’altro, erano state le prime parole che la ragazza aveva pronunciato dacché la battaglia era finita, qualche ora prima. Eva aveva esitato solo qualche istante, poi aveva annuito e salutato rapidamente tutti per scomparire, infine, utilizzando i diamanti magici come catalizzatori del proprio potere.

 

<E ora che si fa?>. Aveva domandato Faith, accendendosi una sigaretta. Kennedy le aveva lanciato uno sguardo, poi le aveva rubato di bocca la sigaretta per fare un paio di rapidi tiri e infine restituirgliela:<E ora rattoppiamo i danni!>. Aveva detto, lanciando anche un’occhiata triste a Willow, senza che quest’ultima la vedesse.

 

Poi la stessa strega dai capelli rossi aveva sorpreso nuovamente tutti, guarendo le ferite più gravi di ognuno di loro col semplice tocco delle sue dita. Infine era sparita in bagno a fare una lunga doccia schiarente che durò ore.

 

 

 

Xander fece due chiacchiere con Roger Daston, l’architetto, sotto gli occhi di un’adorante Sidney che non riuscì a distogliere lo sguardo da lui neppure per pochi istanti. Dawn, che era seduta accanto a lei sulle scale del portico di casa di Giles e Xander, si godette la scena schernendo l’altra e accusandola ripetutamente di essere infantile perché si stava comportando come una ragazzina innamorata per la prima volta.

 

<Oh, ho avuto altri ragazzi e di un paio sono stata davvero innamorata, ma… Xander è diverso!>. Ribatté Sidney, con un sorrisino ebete stampato in faccia. Kennedy bevve un sorso della propria birra gelata: erano le dieci e mezza della mattina e il sole californiano di fine agosto era comunque caldissimo.

 

<Be’, io con Xander non ci sono mai stata a letto, ma se dici tu che è diverso… ti credo sulla parola!>. Disse la Cacciatrice mora all’altra, per schernirla. Le tre risero a quella battuta maliziosa, tanto che Kennedy fu costretta a tenersi con una mano il fianco sinistro che riportava i segni delle ferite causatele da Luseky quando l’aveva scaraventata addosso a quel mucchio di assi, nel cantiere. Buffy arrivò sorridente, felice di constatare che l’umore di sua sorella e delle sue amiche si era risollevato un po’ rispetto ai giorni passati.

 

<Ehi, ragazze, cos’è che vi fa sghignazzare così?>. Chiese, rubando un sorso di birra a Kennedy e poi risorgendole la bottiglia. Dawn dovette asciugarsi una lacrima che le era uscita involontariamente, a causa dello sforzo per quelle risate irrefrenabili.

 

<Niente… commentavano maliziosamente su Xander!>. Spiegò Faith, che aveva ascoltato tutta la conversazione in disparte, non vista dalle altre.

 

<Che fai, ci spii?>. Domandò Kennedy, fintamente corrucciata. L’altra annuì:<Se avessi qualcosa di meglio da fare in questo momento, lo farei. Ma Robin non è ancora tornato e quindi… devo accontentarmi!>. Affermò la ragazza, ridacchiando anche lei.

 

<Ah, già… ma quando tornano Angel, Robin e Michael?>. Domandò Sidney, ricordando solo in quel momento che i tre sarebbero arrivati a San Francisco quel giorno stesso. Buffy lanciò un’occhiata all’orologio da polso:<In realtà, il loro aereo dovrebbe essere arrivato più o meno da cinque minuti. Ma ancora Angel non mi ha chiamata, comunque!… Dopo che avranno preso i bagagli, gli ci vorrà circa un’ora, traffico permettendo, ad arrivare qui!>. Disse. Lei non aveva dimenticato affatto che Angel stava per tornare dall’Inghilterra, dopo aver scortato lì Kira affinché il Consiglio la processasse e la condannasse per i suoi crimini. Erano partiti tutti e quattro circa cinque giorni prima e ora stavano per tornare. Angel le aveva raccontato per telefono che Kira era stata docile come un agnellino e silenziosa come se fosse stata muta. Una parte di Buffy si era convinta che la ragazza fosse rimasta ferita da quella faccenda molto più di quanto chiunque pensasse. Era diventata vittima di sé stessa, infondo.

 

Ma non era l’unica ad aver riportato ferite invisibili e profonde come il Grand Canyon.

 

<A proposito… a che ora passa Willow?>. Domandò Buffy, senza riflettere, rivolta a sua sorella. Dawn fece spallucce.

 

<L’ho sentita un paio d’ore fa… stava sbrigando dei lavori dell’ultimo minuto in ufficio e quando avrebbe finito sarebbe passata qui per organizzarsi col trasloco. Ma non mi ha dato un orario preciso!>. Disse la più piccola delle Summers. Kennedy abbassò gli occhi per un istante e sospirò amareggiata:<E così alla fine ha preso quella decisione, eh? Se ne andrà…>. Commentò, quasi come se stesse parlando più a sé che agli altri. Buffy e Dawn si rattristarono visibilmente:<Sì. Sembra essere irremovibile a riguardo, come lo è stata per trasferirsi in albergo qualche giorno fa… ma non ha voluto spiegare esattamente le sue ragioni!>. Disse Buffy, storcendo la bocca in una smorfia di disappunto. Kennedy si alzò e le passò la bottiglia di birra mezza vuota: a lei non andava più.

 

<Non credo ci sia nulla da spiegare… Ha mollato me senza troppi complimenti, ha mollato Tara nello stesso modo… credo che voglia cambiare aria, tutto qui!>. Commentò, avviandosi dentro casa. In quel momento spuntò sulla soglia Oz che si avvicinò a Buffy guardando gli operai che trafficavano come formiche laboriose nel giardino della villa lì davanti.

 

<Non credo che voglia solo cambiare aria… credo che si senta in colpa per tutte le cose successe qui in quest’ultimo mese…!>. Disse il ragazzo, fissando gli occhi chiari in un punto indefinito del giardino di casa Summers Rosemberg.

 

Buffy annuì lentamente, mentre Sidney e Dawn si astennero dal commentare.

 

<Non può rimediare ai propri errori o ai danni fatti fuggendo!>. Disse Buffy, amareggiata. Oz sorrise lievemente.

 

<A volte la fuga sembra l’unica soluzione, credimi: io lo so!>. Esclamò il ragazzo, poi se ne andò. Dawn lo osservò camminare piano, a piedi scalzi sull’erba del giardino. Dopo alcuni momenti di silenzio rifletté:<Credo che infondo Oz sia ancora innamorato di Willow!>. Non era un’accusa, né una battuta. Era solo l’espressione verbale di un pensiero proprio. Buffy fu d’accordo con sua sorella, ma non lo disse per chissà quale motivo. Una cosa era certa: tutti gli avvenimenti che erano successi da un paio di mesi a quella parte avevano cambiato profondamente la vita di tutti e la rossa sembrava essere quella ad esserne stata più colpita.

 

 

 

 

 

Willow arrivò che erano quasi le due del pomeriggio e trovò tutti i suoi amici riuniti a tavola, nel giardino di Xander e Giles, intenti a mangiare carne alla brace e verdure grigliate di ogni genere.

 

<Salve a tutti!>. Disse, posando la propria borsa su una delle sdraio libere. Gli altri la guardarono e la salutarono più o meno energicamente. Anche Tara la salutò, ma solo con un lieve cenno della mano ricambiato da lei con uno della testa. Xander si alzò sprintoso e le portò una sedia che sistemò tra il proprio posto e quello di Oz:<Vieni, rossa, unisciti a noi!… Avrai fame!>. Disse, allegro. Will esitò un momento, poi si privò della giacca del tailleur elegante e la mise piegata accuratamente vicino alla borsa, si tolse anche le scarpe col tacco, poco indicate per camminare sull’erba, e le ripose accanto alla sdraia; infine, si arrotolò le maniche della camicia di seta azzurra fin sui gomiti e finalmente si decise a prendere posto a tavola, mentre Michael si alzava per prepararle il piatto.

 

<Non ho molta fame!>. Disse la ragazza, vedendo che il giovane Osservatore stava prendendo un po’ di tutto dal braciere. Michael fece spallucce e si voltò sorridendole:<C’è molta roba e se non la mangiamo andrà buttata… quindi…>. Poi le porse il piatto e lei cominciò a spizzicare i cibi qui e lì, senza troppa voglia.

 

<Allora, Will, com’è andata in ufficio oggi?>. Domandò Buffy, per coinvolgerla in una qualche conversazione. L’altra fece una leggera smorfia:<Abbastanza bene!… Per quando dovrò partire avrò terminato tutti i lavori!>. Affermò, piatta, come se la sua partenza fosse la cosa più naturale del Mondo e come se non le dispiacesse affatto dover lasciare tutto e tutti per andare in un paese straniero dove avrebbe dovuto ricominciare daccapo la propria vita.

 

<E così hai proprio deciso, vero?>. Domandò Sidney, con finta innocenza. Xander le lanciò un’occhiataccia, visto che quello era un argomento “da non trattare”. Willow la guardò sbattendo le ciglia come se non si aspettasse affatto che proprio Sidney potesse farle una domanda del genere. Dopo un attimo rispose:<Sì, certamente!>. La Cacciatrice dai capelli chiari sorrise:<Be’, non preoccuparti, Liverpool ti piacerà, è una bellissima città e poi… almeno per un po’ io continuerò a vivere lì, quindi potremo incontrarci quando vogliamo!… Prima di tornare qui a San Francisco devo finire gli studi e sistemare alcune faccende col Consiglio, sai com’è. Quindi io e te potremo frequentarci tranquillamente!>. Esclamò la ragazza, continuando a fingere innocenza nelle proprie parole. Willow mandò giù un pezzo di pomodoro e bevve dell’acqua annuendo:<Sì, perché no. Anche se all’inizio avrò molto da fare per ambientarmi!>. Rispose Willow, con poca convinzione. Xander decise di far cambiare argomento.

 

<Ehm… ma ci andrai comunque alla serata di gala organizzata dalla tua azienda da Maximilian, vero?>. Chiese, fingendo allegria e un particolare interesse per quella faccenda. Willow annuì mettendo in bocca qualcos’altro:<Devo!… Non avrei voluto partecipare, ma per il mio capo sembra la fine del Mondo se non vado, quindi… non ho potuto dire di no!>.

 

<Ah, ottimo, quindi per quella sera mi ritengo impegnato!>. Esclamò il suo amico, facendole l’occhiolino. Willow lo guardò per un momento a bocca aperta:<Cosa? In che senso?>. Chiese, tentando di capire l’allusione. Xander ingurgitò un enorme bicchiere di gassosa gelata prima di risponderle.

 

<Come in che senso? Dovevamo andarci insieme, no? Il tuo capo non ti aveva detto di portare qualcuno, riferendosi a me?… L’invito comunque mi è arrivato ieri!>. Rispose Xander. Willow assunse una strana espressione, non sapendo se essere contenta o meno per quella cosa. Ignorava comunque che a Xander fosse stato recapitato un invito esplicito.

 

<Ah… io… non ne sapevo nulla!… Se non hai altri impegni e se ne hai voglia… ma se non ti va per me è lo stesso!>. Disse in tono piatto, la ragazza. Xander le diede un’amichevole pacca sulla spalla:<Scherzi? Non mancherei per nulla al mondo!>. Ribatté, fin troppo allegramente. Kennedy sorrise e gli lanciò una mollica di pane per attirare la sua attenzione:<E’ inutile che fingi di volerla accompagnare per non mandarla sola!… E’ per quel favoloso cocktail di gamberi che vuoi andare anche tu!>. Disse, ricordando i lunghi racconti ricchi di particolari che Xander faceva a tutti ogni volta che andava con Willow ad una di quelle cene.

 

Spesso era capitato, in passato, che Kennedy fosse impegnata o fuori città per lavoro e che Xander avesse accompagnato Will in una di quelle feste; a volte c’era andata anche Buffy, ma poi aveva deciso che l’esperienza non le interessava: troppo snob come ambiente. E quindi era stato Xander a fare da accompagnatore a Willow Rosemberg la maggior parte delle volte, alimentando così, tra l’altro, il malinteso sul loro rapporto.

 

<Be’, sì effettivamente… devo dire che il mio entusiasmo per queste serate è alimentato in gran parte dall’eccezionale bravura dei cuochi che si occupano del catering, tuttavia… devo aggiungere che alcuni dei colleghi di Will sono davvero esilaranti e poi in questo modo ho una possibilità in più d’indossare il mio smoking costosissimo che, altrimenti, sarebbe stato un’inutile spreco di soldi!>. Esclamò Xander, sempre sorridente.

 

In quel momento squillò il telefonino di Willow e la ragazza rispose alzandosi e mettendosi un po’ in disparte. Dalla conversazione, Buffy intuì che probabilmente era il capo della sua amica che le stava dando ulteriori informazioni sul nuovo lavoro. Willow rispondeva a mezza bocca, con frasi brevi e decisamente con poco entusiasmo. Buffy la osservò per tutto il tempo, ma notò che anche Tara, in silenzio, non staccò gli occhi da lei neppure per un momento. Finora, la Cacciatrice bionda non aveva avuto modo di parlare con Tara, eppure era certa che la ragazza avesse preso davvero male la decisione di Willow di lasciarla e, addirittura, di partire per andare oltre oceano. Quando la telefonata cessò, la giovane Rosemberg tornò al tavolo e si scusò brevemente per il fatto che doveva andarsene prima del previsto e abbandonare il pranzo a metà: doveva rivedere dei documenti riguardanti un progetto che seguiva da mesi e che doveva essere terminato prima della sua imminente partenza. Era a questo proposito che il suo capo l’aveva chiamata. Così, un attimo dopo, la ragazza si era rimessa le scarpe, aveva preso la propria roba e aveva imboccato la strada per dirigersi alla propria Land Rover nuova, consegnatale appena due giorni prima.

 

Tara la raggiunse e la chiamò fermandola appena disinserito l’allarme dell’auto col telecomando dell’antifurto.

 

<Will, aspetta!>. Le disse, quasi correndole dietro. L’altra si voltò un po’ sorpresa, non aspettandosi un gesto simile da lei.

 

<Tara… ho da fare, davvero…>. Tentò di prevenirla, non sentendosi in grado di affrontare l’ennesima discussione con lei: era stanca fisicamente e psicologicamente e la voglia di lottare era scemata rapidamente in quegli ultimi giorni. Ma Tara non la fece finire di parlare, temendo che in seguito non avrebbero avuto altre occasioni di chiarimento.

 

<Sarò breve, davvero. Ma stammi a sentire adesso!>. Esclamò la giovane, frapponendosi tra la sua interlocutrice e lo sportello dell’auto, forse per paura che l’altra fuggisse a metà discorso. Willow sospirò e annuì abbassando per un momento gli occhi a terra, e tornando a guardarla subito dopo.

 

< Io… non so se ti era passato in mente già prima… di accettare questo lavoro a Liverpool, intendo. Comunque… volevo dirti che se te ne vai a causa mia… non serve, te lo giuro! >.

 

< Tara… già da qualche tempo avrei voluto trovare nuovi stimoli nel lavoro e… ho solo preso al volo un’occasione che mi è stata offerta. Tutto qui! >.

 

< Oh, Will, per favore!… Smettiamola di nasconderci dietro a scuse insostenibili e a falsa indifferenza, ti prego! >.

 

< Non sono scuse e se ti sono parsa indifferente, mi spiace perché non lo sono affatto: sono realmente dispiaciuta di dover partire, ma devo! >.

 

< Devi? E perché devi? Vuoi!… >. Tara sbuffò frustrata, tentando di trovare rapidamente le parole per esprimere i propri sentimenti.

 

< Ok, va bene, hai ragione: voglio! E con questo? Nessuno può trattenermi qui contro la mia volontà! >.

 

< Questo lo hanno capito anche i muri, Will, tutti hanno capito. Ti assicuro che anch’io l’ho capito. Il punto però non è questo. Quello che voglio sapere è… perché! Perché senti l’urgenza di andartene da tutti e soprattutto da me? E’ vero, abbiamo avuto qualche problema da quando sono tornata, ma niente che non si possa superare parlandone! >.

 

Willow rimase in silenzio per lunghi, interminabili istanti, tanto che Tara pensò che se ne sarebbe andata senza ribattere. Invece, alla fine Will si mosse verso di lei, poggiando un braccio sul tetto dell’auto e intrappolandola fra il proprio corpo e lo sportello, avvicinandosi lentamente a lei e fermandosi solo quando i loro nasi quasi stavano per toccarsi. Gli occhi verdi della Strega Rossa s’inchiodarono a quelli azzurri screziati di grigio dell’altra, provocando in quest’ultima un brivido intenso, quasi violento.

 

< Vuoi sapere davvero perché, Tara? Ebbene… in questi anni… ho gestito malissimo la mia vita e spesso ho influito anche peggio sulla vita di chi mi sta intorno, coinvolgendoli in situazioni assurde e pericolose… Mio malgrado l’ho fatto anche con te e… su una cosa Smit ha perfettamente ragione: riesco a controllarmi solo quando qualcosa non riguarda chi amo, altrimenti perdo ogni freno e divento pericolosa… Non voglio rovinarti la vita, Tara, e penso di aver fatto già abbastanza per rovinare quelle di Xander, Buffy, Dawn e Giles. Ma ora basta… non accadrà più, perché starò in un altro continente e da lì fare danni mi risulterà quantomeno difficile… speriamo! >.

 

< E non pensi al fatto che io… preferirei essere ancora morta piuttosto che… vivere senza di te? >.

 

Era sull’orlo delle lacrime, tanto che non riusciva e credere di non averne versata ancora neppure una.

 

< Non morirai, Tara, te lo assicuro… soffrirai per un po’, e magari alla fine maledirai il mio nome, ma… non morirai… Un giorno incontrerai qualcun altro che saprà darti ciò di cui hai bisogno, senza per questo costituire un pericolo per te… e io sarò solo… >.

 

< La persona che ho amato di più in vita mia? >.

 

Willow sorrise tristemente, senza mai distogliere il proprio sguardo né arretrare di un solo centimetro.

 

< … Un ricordo… amaro quanto vuoi, o magari dolce, non so. Ma pur sempre solo un ricordo… sarò la persona che ti ha amata davvero e che per questo ha preferito andarsene, piuttosto che insudiciarti la vita! >.

 

Detto ciò, Willow si ritrasse, scostando gentilmente ma con decisione Tara dallo sportello, senza accorgersi che quest’ultima, ormai, aveva cominciato a piangere silenziosamente, trafitta dal dolore che lei stessa le stava dando consapevolmente. La rossa afferrò la maniglia e aprì lo sportello gettando con noncuranza e poca grazia la propria borsa e la giacca sul sedile del passeggero, per poi muoversi per entrare e mettersi al volante.

 

<Vigliacca!>. Sussurrò Tara, con voce secca e decisa. Willow si voltò a guardarla per un istante. Era sgomenta quanto lei, ma non poteva concedersi il lusso di mostrarlo.

 

<Può darsi…>. Rispose brevemente. Poi salì in auto, e Tara inaspettatamente le chiuse lo sportello dietro, con rabbia e forza, facendolo cozzare rumorosamente contro i battenti.

 

<Non è fuggendo che si risolvono i problemi, e non è andandotene che costringerai me a dimenticarti o a non amarti!>. Le disse tra i denti, con lo stesso tono di un attimo prima. Willow per un momento fu certa che Tara l’avrebbe schiaffeggiata e lei glielo avrebbe permesso perché pensava di meritarlo davvero e perché avrebbe concesso anche l’anima a quella donna, se gliel’avesse chiesta.

 

 

 

Sei una stupida, Will… la tua anima gliel’hai regalata tanto tempo fa ed è ancora sua… lo sarà sempre…

 

 

 

Si disse, con dolore.

 

Lo schiaffo non arrivò e non arrivarono neppure insulti o grida furiose, ma solo le lacrime che colavano copiose dagli splendidi occhi del suo amore. Quella sarebbe stata l’ultima volta che Tara piangeva per lei, si ripromise Willow… e magari, un giorno, avrebbe smesso persino di odiarla. Magari il giorno in cui Tara avrebbe davvero incontrato qualcun altro che l’amasse davvero e che la rendesse completa, e allora avrebbe anche capito quanto avesse fatto bene a lasciarla e ad andare lontano da lei.

 

Ma avrebbe saputo mai quanto le era costato? Avrebbe mai immaginato che Willow Rosemberg si sarebbe sentita per sempre incompleta e tremendamente sola? Forse sì… ma lo avrebbe ignorato: questa è la vita e questa è la naturale conseguenza dello scorrere del tempo. I dolori che all’inizio sembrano poterti uccidere da un momento all’altro, dopo un po’ si alleviano e spesso nel corso degli anni svaniscono, rimanendo in amari ricordi che uno di tanto intanto rispolvera ma che non hanno mai la stessa intensità dell’attimo in cui nascono. E’ una difesa della psiche, lo aveva studiato all’università.

 

Il cervello si difende per non impazzire.

 

Be’, mentre Willow Rosemberg metteva in moto dando un’ultima occhiata alla donna che amava con tutta sé stessa, si augurò che quel processo avvenisse rapido in Tara affinché smettesse di soffrire.

 

Quanto a lei… era certa che nemmeno di lì a cento anni quel miracolo sarebbe accaduto. In parte perché era una grazia che non pensava di meritare. In parte perché sapeva che avrebbe amato Tara MacLay sempre come il primo giorno, anche una volta morta, quando la sua anima avrebbe vagato per i gironi dell’Inferno; quindi, la pena per averla persa non sarebbe mai potuta scemare neppure di un piccolissimo millimetro.

 

L’auto partì e Tara la seguì fin quando non sparì infondo alla strada, lasciando che le proprie lacrime le corressero indomite su tutto il viso, bagnandolo come se in quel momento stesse diluviando. Quello che non poté vedere fu che, appena percorsi non più di un paio di metri, anche Willow scoppiò in un pianto irrefrenabile e incontrollabile, scossa dai singhiozzi e sperando intensamente dentro di sé di morire presto per far cessare quel dolore martellante e squarciante che sentiva nel petto, lì dove il suo cuore stava sanguinando irrimediabilmente ancora una volta per aver perso Tara.

 

EPILOGO

 

   La serata di gala era cominciata ormai da quasi quarantacinque minuti e Willow detestava essere in ritardo. Aveva appuntamento con Xander all’hotel nel quale alloggiava ormai da giorni, ma il ragazzo l’aveva chiamata poco prima dell’ora dell’appuntamento dicendole che aveva avuto un imprevisto e che non ce l’avrebbe fatta mai a raggiungerla lì, quindi si sarebbero visti per le otto direttamente davanti a Maximilian, il famoso ed enorme ristorante che la ditta della ragazza affittava per tutte quelle occasioni ritenute di una certa importanza.

 

La serata in questione era una di quelle.

 

Willow era arrivata solo con un paio di minuti di ritardo grazie a William, quel fenomeno di autista che il suo capo le aveva messo a disposizione assieme alla Limousine per quella sera; ma poi la ragazza aveva fatto il grandissimo errore di attendere all’ingresso del locale Xander che, oltre a non essersi fatto ancora minimamente vivo, aveva anche il telefono spento.

 

La rossa lanciò un’ennesima occhiata al proprio elegantissimo orologio da polso Cartier dal cinturino in tinta con l’abito color champagne orlato di nero sul corpetto e sulle bretelline. Era tardissimo.

 

Adesso basta, si disse. Aveva atteso quel pasticcione di Xander Harris anche troppo. Si voltò e chiese allo chaperon di farle strada verso il proprio tavolo al quale, ad attenderla, c’erano due dei dirigenti che avrebbero collaborato con lei a Liverpool: Betty Derek e Andrew Wallas. I due le erano stati presentati alcuni giorni prima in ufficio, direttamente dal suo capo, il signor Grinwalt. Sembravano essere educati, gentili e… tremendamente noiosi come la media degli inglesi di buona famiglia che si dedicano anima e corpo agli affari. Comunque, per una questione di prossima collaborazione, Grinwalt aveva pensato bene di metterli al tavolo con lei quella sera, affinché entrassero un po’ più in confidenza. Willow aveva accettato senza obiettare, soprattutto contando sull’ironia e la spigliatezza di Xander per alleggerire quella serata. Tuttavia, ora che quel fesso del suo amico sembrava non dover più arrivare, si rammaricò della scelta fatta da Grinwalt.

 

<Salve, signorina Rosemberg!>. L’aveva salutata Wallas, alzandosi per educazione quando lei era arrivata. Willow ricambiò con un sorriso tirato:<Visto che saremo colleghi… chiamami Willow e diamoci del tu, va bene?>. Disse, mettendosi seduta e rivolgendosi anche a Betty Derek. Entrambi gli inglesi annuirono e la rossa non avrebbe saputo dire se quella proposta avesse fatto loro piacere o meno.

 

<Come mai ci raggiungi a quest’ora? Hai mancato le prime due portate della serata, gli antipasti: di mare e di montagna. Molto buoni devo dire!>. Disse Andrew, per intavolare una cortese conversazione dai toni cordiali. Willow fece spallucce, un pochino imbarazzata, stringendo attorno alle braccia lo scialle di seta nera che aveva scelto come coprispalle.

 

<In verità… non è dipeso dalla mia volontà. Sapete com’è, aspettavo il mio accompagnatore, ma sembra che abbia avuto un contrattempo per cui mancherà alla serata!>. Disse, non troppo interessata a giustificarsi. Eppure, l’esperienza le aveva insegnato ad essere diplomatica con chi non conosceva. Questo per evitare di offendere chiunque.

 

<Capisco!… Be’, è un vero peccato!>. Commentò Betty, sorridente. A Willow non era sfuggita l’aria annoiata della donna e si chiese se anche lei era stata costretta dai propri capi a partecipare a quella serata. Poi la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro, ovvero le sedie vuote accanto a sé: tre. Will si era aspettata di trovarne una, quella che avrebbe dovuto occupare Xander. Invece, sembrava che qualcun altro quella sera non si fosse presentato. Andrew notò la direzione del suo sguardo e intuì cosa stesse pensando, così disse:<Il signor Grinwalt ci ha detto che saresti venuta con una persona e che, assieme a voi, ci sarebbero stati altri due ospiti. Ma neppure loro si sono ancora visti!>. Willow annuì con distacco, come se quell’argomento infondo non le interessasse più di tanto.

 

Ad un tratto, un cameriere si avvicinò al loro tavolo e con voce discreta disse:<E’ con lei il signor Alexander Harris, vero?>. Willow lo guardò sorpresa, poi si affrettò a rispondere di sì e il cameriere sparì tra la folla di gente. Quando sarebbe tornato con Xander al seguito, solo la musica di sottofondo dell’orchestra avrebbe impedito a tutti i presenti di sentire i rimproveri che lei aveva da fare all’amico. Un’ora di ritardo: era inaccettabile.

 

Il cameriere comparve pochi istanti più tardi, facendosi largo educatamente tra la folla che stava in piedi. Qualcuno ballava elegantemente, qualcun altro discuteva con un bicchiere di champagne in mano, così Xander apparve per ultimo e… non era solo!

 

C’era Sidney con lui, attaccata al suo braccio, bellissima ed elegantissima nel suo abito da sera nero orlato di ricami d’argento.

 

Lo stupore che Xander lesse negli occhi di Willow venne scambiato da Betty e Andrew per un improvviso malessere.

 

<Tutto bene?>. Domandò Wallas, guardandola preoccupato. Lei annuì, rimanendo a bocca aperta. Il cameriere fece accomodare i nuovi arrivati al tavolo, aiutando Sidney a sedersi tra Xander e Andrew e prendendo immediatamente le loro ordinazioni. Quando il cameriere se ne fu andato, Willow fece le presentazioni e salutò cordialmente Sidney, ma mise letteralmente il broncio a Xander. Nei minuti successivi tra i cinque nacque una cordiale quanto banale discussione, iniziata dallo stesso Xander per evitare un silenzio quanto meno imbarazzante. Willow partecipò alla conversazione ma il tono della voce, i gesti e le stesse parole che diceva lasciavano intravedere senza troppi complimenti quanto fosse annoiata in generale e quanto fosse irritata col suo amico di sempre. Il punto non era che lui si fosse presentato con Sidney al fianco: Will non era gelosa della Cacciatrice inglese ed era più che felice che Xander si fosse lasciato andare in quel modo con Sidney anche se, forse, lo aveva fatto fin troppo rapidamente. D’altronde, rifletté la giovane strega, si rendeva conto che in quegli ultimi anni Xander si era praticamente isolato dal mondo a livello sentimentale e l’arrivo di Sidney aveva scatenato in lui una specie di tempesta emozionale che gli aveva dato modo di respirare aria fresca, finalmente. Per questo non riusciva a biasimarlo. Tuttavia, nel caso di quella serata, Willow sperava che Xander potesse essere una compagnia sicura per superare le interminabili ore di noia e formalità che l’attendevano; invece, era evidente che l’amico avesse optato per un qualcosa di più egoistico.

 

Poco dopo i camerieri servirono le prime portate importanti e la musica di sottofondo cambiò dal jazz a qualcosa di meno ritmato e più classico come Bach o Mozart, forse. Willow non fu in grado stabilirlo con esattezza, vista la sua conoscenza abbastanza primitiva della musica classica. Mentre si stava perdendo in ragionamenti propri, riguardanti il viaggio che l’attendeva di lì a due giorni, Xander le toccò una spalla facendola sobbalzare lievemente.

 

Lei lo guardò un po’ persa, pensando che il ragazzo le avesse detto qualcosa e che lei non avesse sentito minimamente. Invece, Xander sorridendole le porse una mano alzandosi:<Intanto che attendiamo la prossima portata ti va di concedermi questo ballo?>. Le disse. Lei non rispose subito, indecisa se accettare o meno. Poi però pensò che almeno avrebbe avuto l’occasione per dirgliene quattro in privato, lontano da Betty e Andrew e, soprattutto, lontano da Sidney che altrimenti avrebbe potuto offendersi fraintendendo. Così accettò l’invito dell’amico e si mise in piedi anche lei, posando poi il coprispalle sulla propria sedia.

 

<Torniamo subito, Sid!>. Disse Xander alla sua ragazza, sorridendole dolcemente e ammiccando. L’altra ricambiò il sorriso con la stessa tranquillità e amorevolezza, ma si lasciò sfuggire anche una risatina che lasciò perplessa Willow in quanto non ne afferrò il significato.

 

Comunque, Xander la condusse fino alla pista da ballo delimitata dai tavoli dei vari partecipanti e abbastanza affollata in quel momento. Dopo un breve inchino scherzoso di Xander, i due cominciarono a ballare elegantemente, esattamente come avevano imparato alla scuola di danza circa tre anni prima.

 

<Oh, andiamo Will, cos’è quella faccia imbronciata?>. Disse il ragazzo, sorridendole bonariamente. L’altra inarcò un sopracciglio:<Io credo che tu sappia esattamente perché non sono tranquilla e rilassata, Xan!>. Rispose, facendo un lieve giro su se stessa come il ballo esigeva. L’altro fece spallucce:<Oh, andiamo… non è l’avvento di una nuova apocalisse se…>.

 

<Xander, per cortesia, ora non cominciare a scusarti arrampicandoti sugli specchi!>. Lo prevenne la ragazza, un tantino irritata. L’altro le sorrise nuovamente e assunse una finta espressione incredula:<Io? Non farei mai una cosa simile!>. Disse. La rossa annuì, capendo che il suo quasi fratello quella sera proprio non era in vena di fare la persona seria.

 

<Ti ho già detto quanto sei bella stasera?>. Le sussurrò improvvisamente Xander all’orecchio, colpendola alla sprovvista. Un sorriso spontaneo le salì alle spalle:<Ruffiano!>. Esclamò, non troppo seria. Xander ricambiò il sorriso e le si avvicinò nuovamente:<E che odori intensamente di buono?Amo il tuo odore mischiato al profumo alle rose, lo sai!>. Insistette il carpentiere. Willow divenne improvvisamente rossa, messa in imbarazzo da quel complimento esplicito e fin troppo intimo che l’aveva colta nuovamente impreparata.

 

<Xander, per favore, la smetti? Sei… irritante, quando… fai così!>. Disse Willow, sempre più a disagio. Xander bloccò i propri passi improvvisamente, ma non lasciò andare le mani della sua amica, come se temesse che altrimenti lei sarebbe scappata. Sospirò e divenne serio.

 

<Non riesco proprio a farne una giusta con te, stasera, vero?… Be’, ti lascio a qualcuno che avrà forse più fortuna di me, allora!>. Esclamò il ragazzo, lanciando poi un’occhiata al disopra della spalla dell’altra, fissando qualcuno alle sue spalle. Dopo un attimo lasciò andare le mani della ragazza dai capelli rossi e la baciò lievemente su una guancia:<Non essere infinitamente stupida!>. Le disse, con un ultimo lieve sorriso. Poi la spinse delicatamente su una spalla per farla voltare: dietro di lei, Willow vide comparire Tara in uno splendido abito da sera lilla, coi capelli tirati su come i suoi e adornati da fermagli in tinta col vestito. Sandali elegantissimi, con dei tacchi vertiginosi che la facevano apparire slanciata e mettevano in risalto polpacci torniti e caviglie quasi perfette. Xander andò vicino a Tara e le tolse il coprispalle e la borsetta, sussurrandole qualcosa all’orecchio che fece sorridere la ragazza. Dopodiché il giovane se ne andò, in direzione del proprio tavolo, e la strega dai capelli dorati si avvicinò a Willow, cominciando a ballare lentamente con lei sotto gli occhi curiosi di qualche persona vicina.

 

<C-che ci… fai tu qui?>. Domandò la rossa, imbarazzata e sorpresa più di prima. Tara fece spallucce e incurvò leggermente le labbra:<Sono venuta… a frati da cavaliere… in senso lato, molto lato!… E a scongiurarti di rimanere con me, di non lasciarmi, e di non rovinare la vita di entrambe!>. Sussurrò, suadente e sincera, avvicinandosi pericolosamente alla guancia di Willow. L’altra fu assolutamente attonita da quella frase, così poco pudica e così diretta… così poco da lei.

 

< Tara… ne abbiamo già parlato e io non… >.

 

< No, tu hai parlato e io ho ascoltato, ma non mi hai dato una reale possibilità di dirti la mia opinione riguardo a qualcosa che… riguarda anche me!… Ora, se non vuoi scenate, e ti assicuro che ne farei una da Oscar se fossi costretta, mi lascerai parlare, va bene?… In seguito mi dirai se sei rimasta della stessa idea di prima! >.

 

Willow deglutì a vuoto, non sapendo esattamente cosa fare. Tara non aveva mai fatto scenate teatrali, ma la sua voce in quel momento era tanto decisa quanto sensuale e lei era quasi sicura che avrebbe realizzato la sua minaccia se gliene avesse dato motivo.

 

< Va bene… ti ascolto, se è quello che vuoi ma… forse dovremmo andare in un posto più… appartato, per stare tranquille! >.

 

< Ti vergogni di me?… O… di te stessa, davanti a queste persone? >.

 

< Nessuna delle due cose, ovviamente!… Era solo per parlare in un ambiente più intimo e meno affollato! Ma se preferisci, possiamo restare qui! >.

 

< Sì, lo preferisco e voglio anche rimanere qui a ballare con te! >. Ribatté Tara, con la medesima sicurezza nella voce con cui aveva avviato la conversazione.

 

<… Come vuoi! >. Si arrese Willow, alla fine.

 

< Ottimo!… Tu hai detto che se te ne vai è per non fare altri danni a me o a Buffy e gli altri, ma io credo che tu te ne vada perché non hai più il coraggio di rischiare! >.

 

< Ma… >.

 

< Fammi parlare!… Stare insieme a te, amarti, è stata una mia scelta… una scelta che feci tanti anni fa e che ho rifatto nel medesimo istante in cui ho deciso che… i tuoi errori non sono un motivo sufficiente per indurmi a… mollare la nostra storia, a voltarti le spalle e… ad escluderti dalla mia vita!… Pensi che non abbia riflettuto su tutte le varie implicazioni delle mie decisioni? O pensi che solo perché adesso tu sei più grande di me, io non sia in grado di scegliere sensatamente le cose che riguardano la mia vita e di sostenere il peso delle conseguenze? >.

 

< Non… non ho mai pensato… che tu non sia in grado di prenderti delle responsabilità o di fare scelte giuste, ma… tu non ti rendi conto! >.

 

< Conto di cosa, Will?… Pensi che non abbia realizzato cosa hai fatto a Worren o a Rack? O pensi che io non abbia capito quanto sia stato devastante per te perdere un bambino?… O forse credi che per me queste cose non abbiano alcuna importanza?… Be’, ti sbagli, Will: ce l’hanno e anche parecchia!… Solo che… ho deciso che non sono più importanti della mia felicità e della tua e non voglio distruggere due vite, o lasciarlo fare a te, per qualcosa successa anni fa, in situazioni del tutto particolari! >.

 

< Andiamo, non puoi essere seria, Tara!… Sono un mostro, anche i sassi l’hanno capito. Non voglio che restiamo in piedi per ritrovarci di qui a cinque o dieci anni ad odiarci e a sperare di non esserci mai incontrate! >.

 

< Perché, è questo che credi che accadrà? >.

 

< E’ questo che mi terrorizza! >.

 

Tara lasciò andare la presa alle mani dell’altra e le mise le braccia sulle spalle, diminuendo la distanza tra loro e fissandola negli occhi, più o meno come Willow aveva fatto giorni addietro, davanti alla propria auto.

 

< Io ti amo, ed è questo che conta… Non voglio sapere altro, non m’interessa altro… La vita non è semplice Will, io l’ho imparato quand’ero piccola. Ma… se non si è da soli, se accanto a te c’è la persona che ami, che ti ama e che ti completa, è tutto più semplice perché c’è sempre un momento durante la giornata in cui torni a casa e ti senti serena, al sicuro. E l’indomani sei disposta a ricominciare a testa alta, carica e pronta ad affrontare un nuovo giorno… E’ così che mi fai sentire tu, e non sono disposta a rinunciare a questo!… Non sono disposta a rinunciare a te, Willow, perché non saprei come andare avanti! >.

 

Le due si fissarono intensamente e Will rifletté profondamente sulle ultime parole di Tara e dovette ammettere con sé che l’altra aveva espresso a parole precisamente quello che lei sentiva quando erano insieme, quello che aveva pensato quando si erano rincontrate dopo tanti anni. Per tutto il tempo in cui Tara era stata morta, Willow aveva pregato ogni giorno della sua vita di trovare una ragione per andare avanti. Ma nonostante Kennedy, Buffy e gli altri, si era resa conto che la mattina continuava a svegliarsi e ad alzarsi dal letto per pura e semplice forza d’inerzia. Non perché avesse voglia di farlo, ma perché doveva, perché non poteva lasciare questa Terra quando avrebbe voluto. E’ il destino di ognuno: non si sceglie di nascere e non è giusto scegliere di morire… troppo semplice per qualcuno che doveva espiare un numero tanto elevato di colpe come lei.

 

< Tara, io… >.

 

< Sei sempre convinta che andartene sia meglio per tutti? >.

 

< … >.

 

< Baciami! >. Le sussurrò, senza mai staccare i propri occhi dai suoi.

 

Willow si sentì avvampare, le orecchie e le guance in fiamme.

 

< Se non mi ami… va’ via adesso. Ma se mi ami… non lasciarmi e baciami! >. Ripeté Tara, con più fermezza di prima, ma anche con qualcosa nella voce che faceva sembrare quelle parole qualcosa di molto vicino a una supplica disperata.

 

Willow non si mosse, incantata a fissare l’altra e ancora dubbiosa su cosa fosse giusto e cosa non lo fosse.

 

< … Se non mi ami… fermami! >. Disse infine, Tara. Poi si avvicinò con una lentezza quasi impressionante e dopo un attimo poggiò le proprie labbra su quelle dell’altra in un bacio lieve e delicatissimo. Ma fu solo quando Will sentì aumentare la pressione e dischiudersi le labbra di Tara che cedette e si lasciò andare a quel bacio come se al mondo ci fossero nuovamente solo loro due, come se tutto il resto non contasse più, come se fosse pronta a ricominciare da zero facendo tesoro d’insegnamento dei propri errori, ma intenzionata a non renderli un ostacolo insormontabile nella propria vita e in quelle dei suoi cari.

 

Il bacio fu intenso, profondo, passionale, e quando finì Willow rimase per alcuni secondi con gli occhi chiusi. Quando li riaprì, Tara la guardava sorridente, felice come non l’aveva mai vista.

 

La gente attorno a loro le fissavano curiose, alcuni divertiti, altri contrariati. Solo allora le due ragazze realizzarono di essere ancora al centro della pista da ballo. Tara divenne rossa e si fissò i piedi in quel gesto solito che faceva ogni qualvolta l’imbarazzo raggiungeva livelli tali da minare la sua sicurezza. Willow esitò un istante, rendendosi conto che quelle persone erano suoi colleghi, tutta gente che fino ad allora probabilmente non aveva la più pallida idea dei suoi gusti sessuali. Poi però pensò che neppure quello era importante, dopo tutto. Sorrise e allungò una mano a carezzare il mento della sua ragazza, facendole rialzare la testa. Dopo un attimo la prese per mano e si avviarono insieme verso il proprio tavolo dove Sidney e Xander le stavano aspettando.

 

Prima di arrivare, Will si accostò all’orecchio di Tara senza abbassare troppo la voce disse:<Ti amo!>. Scatenando nell’altra una tempesta di pura gioia che sfociò in un altro rapido bacio sulle labbra. Al tavolo, Xander e Sidney le guardarono arrivare sorridenti. Il ragazzo aveva un’aria divertita e soddisfatta al contempo: era compiaciuto di sé e del suo piano.

 

<Credo che tu mi sia in debito, rossa!>. Esclamò il carpentiere, baciando la mano della sua ragazza che gli era seduta accanto e che lo abbracciava rilassata. Willow ricambiò il sorriso:<Xander Harris, non so se prenderti a calci o abbracciarti!>. Disse, ricambiando il sorriso. Tara si mise a sedere accanto all’amico e lo baciò su una guancia:<Io ti bacio e ti dico grazie!>. Disse. Will, invece, non volle dargli la soddisfazione di mostrargli troppo la sua gratitudine e si mise a sedere accanto a Tara continuando a tenerla per mano, felice. Dopo un attimo si rese conto che Betty e Andrew, ancora seduti lì, erano stupiti e abbastanza imbarazzati da ciò che avevano appena visto: l’ingegnere Willow Rosemberg che baciava un’altra donna.

 

La rossa decise che non le importava neppure dei loro sguardi e delle loro facce confuse e stupite. Semplicemente disse:<Ragazzi, vi presento Tara MacLay, la mia compagna!>. Batty fece un mezzo sorriso e alzando una mano esclamò brevemente:<Piacere!>. Andrew invece regalo ad entrambe un largo sorriso sincero:<Salve!… Io sono Andrew!>.

 

Pochi momenti dopo, la voce familiare di Grinwalt attirò l’attenzione di Willow: avrebbe affrontato anche lui senza timore o senza farsi troppi problemi.

 

Il signor Grinwalt apparve dopo un istante e mise una grassoccia mano sulla spalla della sua migliore collaboratrice.

 

<Willow!… Posso sapere che sta succedendo?>. Domandò l’uomo, lievemente corrucciato in viso, con voce profonda. La ragazza si alzò in piedi e fece un sorriso un po’ tirato.

 

<Ehm… signor Grinwalt, si ricorda di Tara MacLay? Gliel’ho presentata qualche settimana fa, quando ci siamo incontrati qui!>. Disse, indicando l’altra. L’uomo annuì e strinse educatamente la mano di Tara:<Ma certo che mi ricordo. Era incantevole quel giorno e lo è anche stasera, anzi lo siete entrambe!… Lei invece è il signor Harris, giusto? – Xander annuì – E lei è…>.

 

<Sidney, la mia ragazza!>. Disse Xander, decisamente più a disagio della sua amica. L’uomo strinse cordialmente anche le loro mani, poi però tornò a concentrarsi su Willow.

 

<Io… non avevo capito… quali erano i rapporti che intercorrevano fra voi! Anzi, a quanto pare non avevo capito proprio un bel niente!>. Rifletté l’uomo. Willow sospirò.

 

<Senta, Grinwalt, posso capire il suo disagio e… se crede, avrà una mia lettera di dimissioni domattina stessa sulla sua scrivania. Se invece ritiene che questo non sia necessario… l’avviso che non posso più accettare il lavoro a Liverpool perché qui c’è la mia famiglia che ha bisogno di me e la casa in cui vivo assieme alla mia ragazza, quindi…>.

 

Grinwalt fissò intensamente gli occhi della giovane che gli stava davanti, senza proferire parola per alcuni istanti. Will si aspettava una sfuriata da un momento all’altro, visto che il suo capo era rinomato per essere un uomo all’antica, attaccato alla famiglia e alla tradizione Cristiana. Spesso Grinwalt si era dimostrato poco tollerante con le ochette che mettevano troppo in mostra il proprio corpo, o con gli uomini che senza nessuna vergogna correvano dietro alle gonne della prima donna un po’ più provocante che avvistavano.

 

Invece, Grinwalt la sorprese infinitamente con un largo sorriso e un luccichio gioioso negli occhi nocciola. Le diede un’indelicata quanto amichevole pacca sulla spalla e le strinse nuovamente la mano, scuotendola fin troppo quasi.

 

<Sono assolutamente contento di quello che mi ha appena detto, Willow. Sono davvero felice che lei rimanga con noi, sa? Quando mi ha detto che voleva partire non gliel’ho detto perché capivo il suo bisogno di nuove esperienze e di una promozione, ma ora che ci ha ripensato… le dico che è qui che la voglio, al mio fianco!>. Disse l’uomo, col vocione profondo, senza nemmeno tentare di abbassare la voce. Willow lo fissò a bocca aperta.

 

<E… per lei… non è un problema che… io conviva con Tara?>. Domandò, esitante. Grinwalt lanciò un’occhiata alla ragazza:<Be’, ammetto che il vostro… ehm… bacio di poco fa è stato un po’… scioccante per me, visto che la credevo fidanzata col signor Harris. Ma… dopotutto, con chi sta non sono affari miei e non sono così rincoglionito, ancora, da mandar via la mente più geniale che io abbia mai incontrato solo perché i suoi gusti sessuali sono più simili ai miei che a quelli di mia moglie!>. Ribatté l’uomo, strizzando poi l’occhiolino a Tara in un gesto di amichevole complicità. Tara sorrise un po’ imbarazzata, imitata da Willow e Xander.

 

<Be’, allora… ci vediamo… lunedì a lavoro?>. Chiese la rossa, ancora un po’ esitante. Grinwalt annuì e finalmente le lasciò andare la mano.

 

<Ma certo, andatevene pure che per stasera credo vi siate annoiati abbastanza!… Io rimarrò solo per rappresentanza, ma lunedì… parleremo meglio di un altro paio di progetti che ho pronti per lei!>. Willow annuì e lo vide andar via fra la folla.

 

<E chi si aspettava una reazione simile?>. Commentò, tornando a guardare Sidney, Xander e Tara. Il ragazzo fece spallucce e una smorfia con la bocca:<Be’, meglio così, no? Ora, vi supplico, torniamo a casa che queste scarpe nuove finiranno con l’uccidermi!>. Disse, massaggiandosi le caviglie. Le tre ragazze sorrisero.

 

Willow aiutò Tara ad alzarsi da tavola e le mise il coprispalle addosso, aiutandola con la borsa e prendendo anche la propria e il proprio coprispalle nero. Poi tutti e quattro si avviarono verso l’uscita del ristorante.

 

Ognuno mano nella mano col proprio compagno.

 

Mentre le luci della città apparivano in lontananza, attraverso la porta principale del ristorante, Willow si sentì felice e insolitamente serena: non sapeva cosa l’aspettava in futuro, ma era certa che qualunque cosa fosse, non l’avrebbe vissuta da sola.

 

Mai più.

 

 

 

 

 

Una settimana più tardi Michael e Sidney partirono per tornare in Inghilterra. L’Osservatore avrebbe sistemato alcune faccende importanti che lo attendevano lì, poi avrebbe fatto due chiacchiere con Smit e, se questo glielo avrebbe permesso, lui avrebbe continuato a lavorare per il Consiglio e a seguire possibilmente Sidney. In caso contrario, Michael avrebbe lasciato il Consiglio, e si sarebbe trovato un altro lavoro a San Francisco: non era certo di amare Dawn Summers, ma voleva scoprirlo.

 

 

 

Sidney, invece, aveva parlato con Xander e avevano deciso di comune accordo che lei avrebbe finito gli studi e poi sarebbe tornata da lui. Le mancava solo un esame e la discussione della tesi per laurearsi. Un anno, forse meno. Si sarebbero visti ogni volta che l’uno o l’altra fosse stato in grado di partire e si sarebbero sentiti tutti i giorni. Xander ora aveva di nuovo qualcuno nel cuore, e non se lo sarebbe lasciato sfuggire solo per una questione di distanze. Non sarebbe stato facile, ma infondo si trattava al massimo di dodici mesi. Poi Sidney l’avrebbe nuovamente raggiunto lì in California e chissà… magari avrebbe funzionato davvero.

 

 

 

Oz e Kennedy ripartirono, decidendo di essere stati lontani da New York fin troppo a lungo. La Cacciatrice mora non poté certo definirsi entusiasta nel vedere Willow e Tara progettare il loro futuro insieme, ma infondo ormai si era rassegnata a non far più parte della vita della Strega Rossa. Per quanto riguarda Oz, invece, gioì del fatto che la sua Will sembrava essere tornata la giovane che aveva conosciuto lui, spensierata e contenta della propria vita. Gli dispiaceva per Kennedy, ma sapeva per esperienza che l’altra se ne sarebbe fatta una ragione. Lui l’avrebbe aiutata senz’altro, ma si era ripromesso di mantenere comunque i contatti con Willow e gli altri: ora aveva realizzato che i suoi amici gli erano mancati infinitamente in quegli anni.

 

 

 

Angel era seduto su una delle sdraio, nel giardino di casa Summers/Rosemberg e si stava fissando le mani già da più di un quarto d’ora. Di tanto in tanto giocava col suo anello Gladdagh rigirandoselo sul dito, sfilandolo e rimettendolo, sfiorandolo con la punta del pollice. Non era entusiasta della decisione presa, ma probabilmente era la migliore. Qualcuno gli posò una mano calda sulla spalla e lui non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. Un attimo dopo Buffy gli si sedette sulle sue ginocchia e gli passò un braccio dietro le spalle. Neppure lei sembrava serena. Senza dire niente la ragazza lo baciò lievemente sulle labbra, poi gli carezzò una tempia e passò lentamente una mano fra i folti capelli ancora umidi: era uscito dalla doccia poco prima senza curarsi di asciugarli.

 

<Non voglio vederti con quello sguardo!>. Gli disse Buffy, sorridendogli lievemente. Lui le prese una mano fra la propria, incrociando le loro dita e baciandole il dorso.

 

<Lo so che non sei contenta della mia decisione, ma… come faccio a mollare tutto così, su due piedi? Non posso, non me la sento di fare una cosa simile!>. Le disse il vampiro, strizzando un po’ gli occhi per il sole ancora alto.

 

<E io non te l’ho chiesto, non te lo sto chiedendo e non lo farei mai!… Ne abbiamo già parlato ieri sera, mi pare. Infondo… un sacco di gente pur stando insieme vive in due città diverse, no?… Ci vedremo ogni volta che io o te avremo un paio di giorni liberi e ti giuro che, almeno per quanto mi riguarda, capiterà spesso!>. Disse Buffy, baciandogli la guancia e strofinando il proprio viso al suo. Angel la strinse forte a sé e si lasciò sfiorare dalla sua pelle morbida.

 

<Ti amo, lo sai?>. Le disse, sussurrando e aspirando un po’ del suo profumo. Buffy lo baciò ancora:<Ti amo anch’io e… vedrai, non sarà così terribile, davvero! Tra l’altro… ho deciso di parlare con Dawn… appena avrò sistemato alcune cose qui, ho intenzione di raggiungerti a Los Angeles e lì potremo – sorrise furba - … provare la vita di coppia! Che ne pensi?>.

 

< Sarei felicissimo, lo sai. Ma… il fatto che il Consiglio abbia deciso di lasciarmi la gemella di Amara in custodia, non significa che noi due potremo avere un rapporto… normale! >.

 

< Amore… abbiamo capito tanto tempo fa che il nostro rapporto non sarà mai normale, ma… Willow mi ha giurato che cercherà un incantesimo per svincolare la tua anima e… chissà perché, penso proprio che ci riuscirà: è forte, lo sai! E ora ha il Grigio con sé! >.

 

< Bsta che non combini guai! >.

 

< Oh, ma piantala! Ora c’è Tara al suo fianco ed è felice. Non farà stupidaggini con la magia, ne sono più che certa! >.

 

Ridacchiarono felici.

 

< Sì, credo tu abbia ragione! >.

 

< Fra quanto devi partire? >.

 

< Due ore!… Faith e gli altri stanno preparando il furgone e appena avranno finito, ci metteremo in viaggio. Tra l’altro, appena arrivati a Los Angeles dovrò trovare un nascondiglio sicuro per le gemme di Zagato. Quello ha la priorità su tutto, credo! >.

 

< Va bene, ma chiamami quando arrivi… almeno saprò che il viaggio è andato bene! >.

 

Angel sorrise ancora.

 

< Mi sentirai talmente tanto spesso da oggi, che alla fine ti stancherai e cambierai numero! >.

 

< Ok, ti sfido! >.

 

Sorrisero di nuovo e si abbracciarono stretti, rimanendo lì, in quel giardino a godersi l’aria fresca e la tranquillità che per una volta li circondava.

 

Non sarebbe stato facile tenere in piedi un rapporto a distanza, ma sarebbe stata una situazione temporanea: Buffy ne era certa. E poi Will avrebbe sicuramente risolto anche l’altro piccolo problema. Sorrise fra sé e sé a quel pensiero: uno dei vantaggi ad avere come migliore amica la strega più potente d’occidente!

 

Rimasero lì fin quando non fu ora di mettersi in viaggio, insieme, a godere della presenza reciproca. Poi Angel partì per tornare nella sua città ma il spirito non era più quello di prima perché ora aveva la speranza reale che un giorno non così lontano, finalmente lui e Buffy avrebbero potuto vivere insieme e le loro anime avrebbero trovato un po’ di face, finalmente.

 

 

 

Tara decise di rimanere a San Francisco, con Willow e gli altri. L’amava e voleva ricominciare da dove avevano lasciato. Sarebbe tornata al college e avrebbe terminato gli studi nel più breve tempo possibile. Willow l’avrebbe mantenuta fino ad allora, condividendo con lei tutto: anima, corpo, felicità, casa e denaro. Appena possibile lei avrebbe fatto in modo di ricambiare sdebitandosi lavorando sodo e nel frattempo si sarebbe occupata della casa e di preparare gustosi manicaretti per tutti. Non voleva sfruttare Willow, ma quando questa le chiarì che ciò che era dell’una era anche dell’altra, Tara si arrese all’idea di lasciare che il suo amore si occupasse di lei per tutto. Poi, magari, nonostante le proteste che avrebbe sollevato Willow, niente le avrebbe impedito di trovare un lavoretto part-time per contribuire un minimo alle spese di casa.

 

Non era questo l’importante, comunque.

 

Ciò che contava davvero, era che la sua vita era ripartita e si prospettava serena e felice, assieme alla sua vera famiglia e accanto alla persona che amava e che l’amava più di ogni altra cosa e che, soprattutto, la faceva sentire completa.

 

In futuro ne sarebbero successe tante cose, belle e meno belle: era inevitabile.

 

Ma le avrebbero affrontate insieme e poi… questa è un’altra storia.

 

...FINE...