LE CICATRICI DI WILLOW

 

Autrice: Marilù

 

 

 

Note: Questa fanfic è ambientata durante la settima serie di Buffy, ipoteticamente al posto di “The killer in me”. Ringrazio in anticipo tutti i lettori dell’attenzione concessami, e prego gli stessi di inviarmi i proprio commenti (soprattutto le critiche!) al mio indirizzo e-mail gramaria3@libero.it

 

 

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati sono di proprietà di Joss Whedon, di David GreenWalt e della 20th Century Fox Television Production. Sono stati utilizzati senza il consenso degli autori, ma non a fini di lucro. Non rivendico su di loro alcun diritto per averli utilizzati.

 

 

 

CAPITOLO 1: Il risveglio

 

Il sole sorse all'orizzonte. Le tenebre e l'oscurità si dipanarono per lasciar posto alla luce di un nuovo giorno: era uno spettacolo così bello, e raramente Willow si sottraeva a quella visione. Soprattutto da quando era cominciato il suo programma di "disintossicazione" dalla magia, da quando il signor Giles le aveva insegnato a trarre potere ed energia dalla natura e non più da forze oscure, solo qualcosa di davvero speciale avrebbe potuto distoglierla da una delle manifestazioni della natura che più l'affascinava. Ma accanto a lei c'era qualcosa di più piacevole dell'alba, qualcosa che occupava la sua mente da un po' di giorni ormai, un pensiero che diventava sempre più insistente, più pressante... quella dolce ossessione era Kennedy. Lo sguardo della strega stavolta non fu indirizzato alla finestra, si concesse invece una visione che le sembrò molto più dolce, più rilassante del sorgere del sole, più rassicurante della scomparsa delle ombre. Il viso della "praticante" cacciatrice era irradiato da un debole fascio di luce, le labbra leggermente dilatate in un piccolo sorriso... chissà cosa stava sognando? Lei, la timida strega, era mai stata protagonista di un sogno di Kennedy? "D'accordo, ma non prenderti tutte le coperte", era la frase che continuava a echeggiare nella mente di Willow. Cosa intendeva Kennedy? Ciò che la strega aveva capito... oppure aveva frainteso tutto? Voleva andarci coi piedi di piombo, evitare incomprensioni e soprattutto delusioni, perchè la cacciatrice le piaceva sul serio. Era la perfetta fusione tra dolcezza e risolutezza... comprensiva al punto giusto, e decisa allorquando la situazione lo avesse richiesto, come quando si era schierata contro tutti per convincere Buffy a darle delle armi per difendersi da un eventuale attacco del tulack-on. Le palpebre di Kennedy si schiusero lentamente, lasciando intravedere i profondi occhi color nocciola in cui la strega si era ritrovata persa più di una volta. Ci vollero un paio di minuti prima che la potenziale si accorgesse che una delle sue numerose compagne di stanza fosse già sveglia.

 

<< Buongiorno >> sussurrò finalmente Kennedy, tra uno sbadiglio e una sgranchita di braccia

 

<< Buongiorno, dormito bene? >> ribattè Will, cercando invano di mantenere un tono indifferente

 

<< Sì, se non fosse per Molly: ha russato tutta la notte, non si è fermata un momento >> tacque per un istante, i suoi occhi fissi nel verde di quelli di Willow <<... e se solo questo letto non fosse così vuoto >>

 

La strega sussultò, lo sguardo che tradiva un certo stupore e imbarazzo. << Sarà meglio che vada in bagno, prima che scoppi la solita rissa per il dominio della doccia! >> disse, sviando il discorso.

 

Si alzò dal sacco a pelo, odiosa prigione in cui era confinata per colpa della sua dannatissima timidezza, e si diresse verso la porta.

 

La casa era immersa nel silenzio. Prima di andare in bagno, Will si appoggiò alla parete del corridoio e chiuse gli occhi, per godersi finalmente un momento di calma e pace, visto che la quiete era diventata qualcosa di molto raro e sensazionale in casa Summers, quasi un'utopia.

 

CAPITOLO 2 : I'm still under your spell

 

Willow uscì dalla doccia, si avvolse nell'accappatoio e, dopo essersi spazzolata gli avvolgenti e affascinanti capelli rossi, si diresse nuovamente in camera da letto, per decidere cosa indossare. Quando entrò, Il suo primo sguardo fu rivolto al letto di Kennedy, che però era vuoto. "Probabilmente è di sotto a fare colazione" pensò la strega, cercando di nascondere anche a sè stessa l'interesse per la giovane cacciatrice. Riuscì a tenere la mente lontana dal pensiero della potenziale per neanche un secondo. " <<Sarà meglio che vada in bagno >> geniale risposta, Will, sei stata proprio brava! Tu sì che sai come conquistare una ragazza! Se continui a mostrare un interesse così sfacciato per lei, finirai per shokkarla!" Aprì meccanicamente l'armadio, continuando a dannarsi per il suo stupido comportamento. "Lei è bella, è dolce, ti piace da impazzire e tu cosa fai?! La respingi come una ragazzina farebbe con un compagno d'asilo! Stupida timida patetica! L'allontanerai da te se continui così! Sarà il più grande rimpianto della tua stupidissima vita! Adesso sai cosa devi fare?Devi andare da lei, farti perdonare, farle capire che non sei così imbecille come le sei appena apparsa (perchè hai davvero fatto la figura dell'imbecille, non ci sono altre parole per definirti: imbecille!Imbecille! I - M - B - E - C - I - L - L - E!), magari prepararle qualcosa da mangiare: le frittelle andranno benissimo (e non bruciarle, per l'amor del cielo! Non bruciarle!), chiederle come sta, farle capire che quel maledettissimo letto è troppo grande per lasciarla dormire da sola, e che quel dannatissimo sacco a pelo è scomodo e puzzolente, mentre la sua pelle è così morbida e profumata. E se proprio vuoi fare la cosa giusta, baciala! Baciala perchè sono giorni che non pensi ad altro, perchè non puoi passare ogni stramaledetto istante della tua esistenza a chiederti come siano le sue labbra, e a risponderti puntualmente che non possono essere che calde,e morbide, e dolci... Baciala, per Dio! Baciala e poi chissà magari chiuderete a chiave la porta della cucina e farete l'amore... il suo corpo... così bello... così eccitante... così...

 

Freddo. Gelido.

 

"Non andrai di sotto, non la bacerai, e scordati di fare l'amore con lei!"

 

Gli occhi di Will erano fissi su un vestito, non uno qualunque. Quello era il Suo vestito. Un po’ hippy, come piaceva a lei. Maniche e gonna gialle, con sensuali lacci dietro… quel giorno sul ponte lei era così solare, splendida, magnifica. E la sua canzone… aveva davvero toccato il cuore di Willow. Sì, quello era stato uno dei momenti più belli della sua vita. E adesso c’era Kennedy. Cos’era la cacciatrice in confronto a Tara? Niente. Meno che niente. Non avrebbe mai potuto rappresentare neanche la metà di ciò che Tara era stata per lei.

 

Come osava, quella puttana? Come si permetteva di frapporsi tra Willow e il ricordo della sua ragazza? Chi era quella sgualdrina per farlo? Quella pseudo-cacciatrice era così insignificante! Davvero credeva di poter sostituire Tara? Illusa! Povera ignobile cieca…

 

" Eppure i suoi occhi sono così belli, del colore nocciola, sono color nocciola dell'azzurro del cielo...

 

Ho passato la mia vita nell'ombra

 

I suoi capelli così morbidi, un raggio di sole in un mattino di primavera

 

Mai il sole sul mio viso

 

Lei non è di questo mondo, è troppo pura per farne parte

 

Non sembrava così triste, sebbene

 

E' un dolce miraggio in un deserto di dolore, pena, sofferenza. E' la proiezione dei miei desideri più reconditi

 

Credevo che quello fosse il mio posto

 

Il suo abbraccio è impenetrabile scudo contro la meschinità del mondo

 

Adesso sono immersa nella luce

 

Il suo sguardo è un'ondata di vitalità, di speranza in un mondo migliore che possa essere degna dimora di un angelo come lei, e disprezzo per gli anni passati prima di conoscerla, prima di assaporare il paradiso

 

C'è qualcosa che non va

 

Lei è il sole che mi guida, e la Luna che veglia il mio sonno

 

Sono sotto il tuo incantesimo, che altro potrebbe essere?

 

Lei è il più bello dei fiori, sbocciato miracolosamente nella più lurida delle paludi

 

Nessuno mi noterebbe

 

Un attimo senza lei è un'eternità di torture e frustrazioni

 

E' magia, lo so

 

Lei fa di me una persona migliore

 

Come mi hai liberata

 

Non posso resistere alla sua empatia

 

Mi hai portata in alto così facilmente

 

Le mie resistenze cadono, le mie difese vacillano

 

Vedevo un mondo incantato

 

E allora basta, mi abbandono completamente a lei

 

Spiriti e magie nell'aria

 

Consegno il mio spirito, la mia anima opaca alla sola che potrà farla rifulgere

 

Avevo sempre dato per scontato

 

Sono indifesa, impotente di fronte alla meraviglia che un giorno il caso ha posto sul mio sventurato cammino

 

Di essere l'unica qui

 

Lascio che la sua luce mi investa completamente

 

Ma il tuo potere brillava

 

Che mi sollevi e guidi verso l'ascensione al piacere, alla gioia pura

 

più lucente di quanto avessi mai visto

 

Che mi faccia giungere al culmine dell'amore

 

Sono sotto il tuo incantesimo

 

Quell'amore così forte da far male, da dilaniarti dal profondo del cuore, da corroderti la mente, da indebolirti le membra

 

Non posso farci niente

 

E alla fine la mia bocca si spalancherà

 

Hai preso la mia anima con te

 

Le mie labbra non saranno più capaci di trattenerlo, e un intenso sussurro di sollievo, di piacere, di estasi si librerà nell'aria, resa pura dalla presenza del mio angelo

 

Hai usato tali magie

 

Cosa ho fatto per meritarti, mia splendida creatura? Quale aspetto della mia logora anima ha potuto far breccia nel tuo cuore, così puro e innocente?

 

Finalmente ho capito che tutto ciò che sognavo è vero

 

Io non lo so. Non so perchè tu sia qui. So di non esser degna di te, di vivere irradiata dalla tua bontà, di addormentarmi ascoltando il battito del tuo cuore e di svegliarmi sentendo le tue dita accarezzarmi i capelli in romantici arpeggi

 

Tu mi fai credere

 

Ma so di avere un disperato bisogno di te, del tuo sorriso, dei tuoi consigli, dei tuoi abbracci, e del tuo corpo

 

Come la Luna attraversa la marea

 

Con quale diritto posso io concupirti? Con quale diritto può il mio corpo, portatore del seme del male, anche solo accostarsi al tuo, splendida visione? Il mio diritto è l'amore, l'intensa passione che fa avvampare tutto il mio essere

 

Posso sentirti dentro di me

 

Ma adesso... adesso il sole sta tramontando, la luce si ritrae dalla mia anima, le ombre e l'oscurità insidiano il mio cammino, e il terrore divampa nel mio cuore; terrore che il sole non possa sorgere mai più, l'orribile pensiero dell'impossibile venuta di un nuovo giorno, la prospettiva di divenire schiava e miserabile servitrice del male

 

Sono sotto il tuo incantesimo

 

Perchè la mia luce si è spenta, perchè adesso mi aggiro nelle tenebre invocando disperatamente il tuo nome

 

Mi sollevo come il mare

 

l'unica risposta è l'eco delle mie urla, straziante melodia che accompagna il mio cammino nell'oscurità

 

Ti desidero disperatamente

 

Lei non è più qui. A me non resta che vagare su questa terra, gli occhi fissi nel vuoto, il cuore estirpato dal petto, l'anima sradicata senza pietà dal mio corpo

 

Mi infrango in ogni onda, persa nell'estasi

 

La mia luce si è spenta

 

Distesa sotto il mio salice

 

E io lascio impotente che le tenebre mi avvolgano

 

Tu mi completi

 

E poi ci furono le lacrime. Quante ne aveva versate dalla morte di Tara e quante sapeva ce ne sarebbero state ancora… Tutto era dolore, tutto intorno a lei era sofferenza e stare con Kennedy non l’avrebbe certo fatta star meglio. Non poteva tradire Tara. Non poteva.

 

 

 

 

 

CAPITOLO 3 : Time out

 

Sembrava una mattina come tante in casa Summers: Andrew dormiva placidamente legato alla sedia, Dawn era di sopra a rassettare la sua stanza, mentre Buffy e Spike discutevano, come al solito, nel salotto. Il resto della gang era in cucina a fare colazione, a eccezione del signor Giles che stava mettendo in ordine il baule delle armi, un arsenale a cui spesso avevano dovuto ricorrere negli ultimi giorni.

 

All’improvviso un urlo squarciò lo stato di calma apparente che regnava in casa. L’urlo era di Spike. Il vampiro ossigenato si contorceva in smorfie di dolore davanti agli occhi della cacciatrice. Si rannicchiò a terra, e coi palmi di entrambe le mani pigiò insistentemente contro le tempie. Quando la crisi passò, il vampiro si rivolse alla cacciatrice: <<Questo dannato chip non la smette di torturarmi. E’ come se avessi un amplificatore nel cervello collegato al più maledetto concerto heavy metal dei Black Sabbath!>>

 

Dalla tasca del suo spolverino tirò fuori una fiaschetta di chissà quale superalcolico, e ne trangugiò un sorso.

 

<<Spike ,devi calmarti. Vedrai che troveremo una soluzione. Se solo l’iniziativa fosse rintracciabile…>>

 

<<Maledetta iniziativa! Maledetto chip! Sono stufo di essere il giocattolino da tortura di tutti quelli a cui mordi le chiappe! Prima Glory, poi il Primo e adesso ci mancava solo la congrega di bravi soldatini del tuo ex-ragazzo vampiromane!>> Gridò Spike, in preda a un’ira incontenibile. Preso dalla foga gettò con violenza la fiaschetta fuori dalla finestra.

 

Il vampiro, resosi immediatamente conto dell’esagerazione del gesto, arrestò la furia che lo aveva pervaso e accompagnò con lo sguardo la strana traiettoria presa dalla bottiglia. Lo stesso fece Buffy. Il vetro del salotto si ruppe ( devastare le finestre era ormai un’abitudine in casa Summers), ma il volo della fiaschetta non si fermò: essa infatti mancò per un pelo una signora ferma sul marciapiede di fronte, per poi andarsi a schiantare sul parabrezza della macchina posteggiata a pochi centimetri dalla donna, riducendolo in mille pezzi. Buffy e Spike si guardarono, gli occhi sgranati. Il resto della gang accorse in salotto per vedere cosa fosse successo. Buffy rivolse nuovamente lo sguardo alla strada, e mormorò con tono intimorito << Oh no, sta venendo qui! >>. Si voltò di scatto verso gli altri, e come un esperto generale fa coi propri soldati, così la cacciatrice impartì ordini alla gang. <<Ragazzi, la situazione è questa: Spike, da bravo psicopatico, ha appena devastato il parabrezza a quella dolce

 

Signora che adesso punta la nostra porta in cerca di soldi: dollari e dollari di cui abbiamo un disperato bisogno, perché come ci insegna Anya, senza soldi non c’è modo di andare avanti. Dunque il mio piano è: negare tutto, mentire spudoratamente e fingerci un accampamento… ehm, una famiglia ragionevolmente felice e ignara del vandalismo che permea questo cattivo cattivo mondo.>>

 

Disse tutto d’un fiato, il campanello suonò e Buffy incoraggiò gli altri dicendo: <<Forza, ai posti di combattimento!>>

 

Tutti tornarono a fare ciò a cui si erano dedicati prima che la tragedia si consumasse. Buffy aprì la porta e fronteggiò il nemico: una signora sulla quarantina con tanto di bambino a carico. <<Buongiorno signorina, sono qui per…>> non ebbe il tempo di finire la frase, che il suo sguardo si posò su un ragazzo biondo, legato barbaramente a una sedia. <<Cosa fa quel povero ragazzo legato alla sedia?>> domandò con tono inquisitorio. Buffy si voltò immediatamente, e vide ciò che temeva: Andrew non solo legato, ma anche imbavagliato nel bel mezzo del salotto. Già, cosa fa Andrew legato a una sedia in salotto? E’ troppo rispondere che un tempo faceva parte di un trio di sfigati, di cui un membro è morto scuoiato vivo dalla mia migliore amica, e l’altro è stato ucciso dallo stesso Andrew per riaprire un mistico sigillo che altro non è se l’entrata alla bocca dell’inferno? Pensò in un secondo la cacciatrice. <<Anya, ti ho detto mille volte di smetterla col sadomaso! Guarda come hai ridotto il povero Andrew!>> Improvvisò Buffy, la quale non ebbe neanche il tempo di finire la frase, che subito un altro ostacolo le si parò davanti: <<Mamma, cos’è il sadomaso?>> domandò il bambino con estrema curiosità.

 

<<Già, signorina, spieghi al mio bambino cos’è il sadomaso>> disse la donna, più arrabbiata che mai.

 

<<Beh il sadomaso è >> Buffy incontrò lo sguardo minaccioso della mamma, per poi proseguire dicendo: <<Una religione. Sì, vedi, come Gandhi digiunava, così i sadomasochisti si fanno legare e imbavagliare in segno di penitenza>> terminando la frase con un profondo sospiro di sollievo.

 

E adesso, quale delle innumerevoli anomalie che infestavano casa Summers avrebbe catturato l’attenzione della coppia di rompiscatole? Neanche il tempo di domandarselo, che Dawn scese dalle scale, ignara del teatrino che si stava svolgendo di sotto, gridando vigorosamente: <<Allora, potenziali cacciatrici, streghe, ex demoni della vendetta e falliti membri del trio, siete pronti anche oggi a ingaggiare una lotta spietata contro il male primordiale?>>

 

Stavolta Buffy non diede agli inquisitori neanche il tempo fiatare, che prontamente disse: <<Gli acari. Mia sorella è una maniaca dell’igiene, la chiamiamo la cacciatrice di acari. Guardi che sono il male del nuovo millennio: sono dovunque!>>

 

In quel momento di follia Giles, che era restato in salotto a rovistare nel baule delle armi, disse a bassa voce:<<Per ogni generazione c’è una prescelta che si erge contro gli acari, i cumuli di polvere, la sporcizia e le forze dell’antigiene. Lei è la cacciatrice.>>

 

L’attenzione del piccolo si concentrò su Giles. L’osservatore stava riponendo una boccetta d’acqua santa nel baule. Il bambino, una volta squadrato l’inglese, prontamente domandò:<< Lei è un prete, signore?>> indicando la boccetta d’acqua benedetta. Imbarazzato e colto di sorpresa, Giles rispose con tono non troppo sicuro: <<Beh sì, sono un uomo di chiesa>>

 

La successiva domanda del bambino sorprese anche le più pessimiste aspettative della gang: << Ed è un prete sadomasochista?>>

 

La mamma del piccolo era scandalizzata.

 

Giles, con la tipica calma e imperturbabilità che lo distinguevano, commentò: <<E’ incredibile quanto in fretta imparino i ragazzi di oggi!>>

 

Buffy trattenne una risata, sogghignando leggermente per poi dire con aria di rimprovero verso l’osservatore e Dawn: <<Bene, se lo spettacolo è finito, posso sapere cosa desidera, signora?>>

 

Se entro la fine della giornata non finiremo tutti in manicomio, ringrazierò Dio fino all’ultimo dei miei giorni.

 

In effetti sarebbe stato proprio un miracolo se i membri della gang non avessero passato il resto della propria esistenza a tenersi compagnia all’interno di comode stanze imbottite di soffici materassi con Hannibal Lecter e Norman Bates come vicini di cella.

 

La gentile signora non fece in tempo ad aprir bocca (ogni volta che l’arpia cercava di parlare, qualcosa di sempre più folle le toglieva il fiato, spezzandole la frase in gola), che Spike si ritrovò in balìa di un’altra crisi: il vampiro ossigenato gridò disperatamente e sferrò un paio di testate al muro. Il bambino indietreggiò, e con la paura stampata in viso, domandò con un filo di voce:<<Chi è quello?>>

 

<<E’ solo un vampiro che vuole rovinarmi la vita, ridurla in tanti piccoli pezzettini, pestarli e ballarci sopra per poi deridermi appoggiato alle sbarre del manicomio in cui sarò internata, nel vano tentativo di spiegare come fosse bella la mia vita prima che lui, e tutti i suoi amichetti vampiri, e demoni, e dei dell’inferno, e automi con manie di grandezza entrassero a farvi parte… e a quanto pare c’è riuscito egregiamente>> Disse quasi inconsapevolmente Buffy, ormai al limite della sopportazione.

 

Anche l’ultima speranza di sembrare una famiglia normale, crollò rovinosamente mentre la cacciatrice si domandava come avesse potuto dire tutto ciò, firmando in pratica il suo biglietto di sola andata per il manicomio.

 

Guardò l’espressione letteralmente terrorizzata di quell’adorabile bambino così maledettamente curioso, e con un sorriso dolcemente sadico decise di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, o quantomeno di divertirsi un po’.

 

<<Sì, hai capito bene: è un vampiro. Più cattivo di capitan uncino, più spietato di Crudelia Demon, più meschino di Valery di Beverly Hills, più terrificante della signorina Rottermeiher (?????) e più schizofrenico di Gollum >> disse Buffy, avanzando minacciosamente verso il piccolo. << Succhia il sangue alla gente, e quello dei bambini è così buono e dolce…>> Lo sguardo della cacciatrice cadde sul cd che il ragazzino aveva in mano. <<Oh, sei davvero nei guai, mio caro. Perché lui va matto per i bambini che ascoltano Britney Spears>> scandì molto lentamente le due ultime parole, e ogni sillaba suonò alle orecchie della piccola peste come un’inevitabile condanna a morte. Il piccolo rompiscatole afferrò con entrambe le mani un braccio della mamma (da cui aveva egregiamente imparato l’arte di rompere… la tranquillità altrui) e gridando in lacrime :<< Ti prego mamma, andiamo via! >> trascinò l’arpia fuori da casa Summers.

 

Con aria soddisfatta e vincente, Buffy schiacciò sotto i piedi il cd caduto al bambino durante la fuga, e sentenziò: << Ecco cosa succede ad ascoltare Britney Spears >>

 

CAPITOLO 4: Basta parole

 

La porta si richiuse. Una ridondante risata invase la casa. Suppongo che quando si combatte una continua lotta contro il male, certi momenti siano la sola cura che può salvarti dal baratro dello sconforto. Il siparietto comico appena inscenato da Buffy ebbe il potere di irradiare il viso di tutti con un barlume di felicità e sincera allegria, dopo interminabili giorni di paresi facciali, aberranti copie del sorriso che adesso era dipinto sui volti della gang.

 

<< E così io farei sesso sfrenato e sadomaso con lo sfigato più sfigato del trio di sfigati?>> Disse Anya con fare arrabbiato

 

<< Io non mi lamenterei se fossi in te: sei seduta allo stesso tavolo della signorina Rottermeiher… e di un prete sadomasochista… chi è messo peggio?>> Replicò prontamente la cacciatrice.

 

La contagiosa ilarità che si respirava in casa Summers svuotò la mente di Willow da tutti i pensieri che l’avevano afflitta nelle ultime ore. Insieme con la favolosa coppia di ficcanaso erano usciti anche l’angoscia,la vergogna, il senso di colpa che turbavano il suo cuore. D’un tratto si erano dissolti il dolore per il passato, l’incertezza nel presente e la paura del futuro. Adesso c’erano solo gli amici: quello nuovi che iniziavano solo ora ad affacciarsi su un mondo violento e traboccante malvagità, ma soprattutto quelli vecchi, che, come Buffy aveva appena finito di dire, tra vampiri, demoni di ogni sorta, robot e perfino divinità erano sempre restati uniti sostenendosi a vicenda, solidi appigli a cui potersi sempre aggrappare nei momenti di difficoltà.

 

E Tara? Il baluardo più solido della strega che, nonostante la possenza, era caduto nell’eterna lotta contro il male, dov’era adesso? Non si può dire che il suo pensiero fosse stato scacciato dalla mente della rossa. Il seme del rancore covava ancora nel suo cuore, aveva solo smesso di far male; L’immonda bestia del dolore albergava ancora, adesso sopita, nel suo animo, aspettando solo il momento propizio per sferrare i suoi colpi più micidiali e ferire a morte.

 

All’invadente luce del mattino si era sostituito il rossastro bagliore del tramonto. Il sole si stagliava all’orizzonte emanando gli ultimi deboli raggi, dando l’addio a un’altra giornata, in attesa che sopraggiungessero le tenebre a infrangere quella tranquillità di cui esso era stato garante, che il buio avvolgesse Sunnydale preannunciando un’altra interminabile notte e che l’oscurità penetrasse nelle case di tutti, nei loro cuori, portando con sé la sua regina, inseparabile compagna dalla notte dei tempi, Nostra signora Paura.

 

Willow era in quella che un tempo era stata la sua camera, adesso diventata dormitorio del piccolo esercito di potenziali. La strega rastrellava i cassetti, aprendosi un varco tra una maglietta e l’altra, alla ricerca di chissà cosa. Dei passi si fecero strada su per le scale, ma la mente della strega li registrò inconsapevolmente, senza focalizzarvici su: era troppo impegnata nella strenua ricerca per pensare ad altro.

 

<< Cerchi qualcosa? >> Le domandò una voce familiare. Era Kennedy, Willow lo aveva capito subito.

 

<< Sì, ma sembra che i vostri sgargianti toppini e completi Versace style abbiano inglobato tutta la mia roba.>> Rispose la strega senza voltarsi.

 

Finalmente si girò verso la porta e domandò all’ospite inatteso: << Cosa fai qui? Non dovresti essere di sotto con le altre? Buffy aveva delle cose importanti da dirvi. >>

 

<< Sì lo so. Il chip non dà tregua al vostro amichetto ossigenato e visto che un vampiro-sadico-potenziale-stupratore è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, stasera andremo dove prima c’era l’iniziativa per cercare un antidoto. Una volta capito il concetto base, i discorsi di Buffy diventano insostenibili. >>

 

<< A volte può risultare ripetitiva, lo so dopo sette anni di monologhi sulla predestinazione, sul potere della cacciatrice e cose del genere… ma fa così solo perché ci tiene che ogni piano, al momento dell’azione, risulti perfetto. >>

 

<< Ah, e ci riesce? Voglio dire: in genere i vostri piani risultano perfetti?>>

 

<< Beh, quando lei non muore, sì >>

 

<< Okay, ma se morisse un Tulack-on ad ogni sbadiglio fatto durante un discorso di Buffy, a quest’ora staremmo già ballando il can can sul sigillo della bocca dell’inferno gridando qualcosa del tipo: “Il bene trionfa sempre!” oppure “il male è stato sconfitto!” o ancora “anche stanotte l’umanità può dormire sonni tranquilli!”, anche “Oddio quanto fanno schifo i Tulack-on!” sarebbe appropriato. >> canzonò ironicamente Kennedy

 

La bocca di Willow lasciò intravedere un piccolo sogghigno.

 

<< Sei stupenda quando sorridi. Non faccio in tempo a pensare “Dio quant’è stupenda Willow, non potrebbe essere più bella di così” che subito il tuo viso, anche il più piccolo dei tuoi gesti riescono a smentirmi. >>

 

La cacciatrice si avvicinò lentamente alla rossa. Il cuore della strega sussultò. L’avrebbe respinta anche stavolta, palesando tutta la sua timidezza e stupidità e ingiustificata vergogna, oppure si sarebbe finalmente lasciata andare, libera di essere sé stessa e di assecondare i propri desideri più reconditi?

 

<< Riguardo a stamattina… >>

 

Kennedy le sfiorò le labbra con l’indice, intimandole il silenzio.

 

<< Basta giochi di parole. Basta parole. Perché non concedi alle tue labbra qualcosa di diverso dal parlare? >>

 

La mano di Kennedy scivolò giù per il mento della strega per poi posarsi sulla sua guancia, bollente come il sole d’estate, e spingerla dolcemente a sé.

 

Le loro labbra si unirono. Finalmente, percorrendo un tortuoso sentiero fatto di silenzi assordanti, sguardi d’intesa, messaggi subliminali e fughe inaspettate, le due ragazze avevano ottenuto ciò che desideravano ormai da giorni.

 

Le loro lingue s’incontrarono con l’intensità delle onde di un mare in tempesta.

 

Willow avvampò, la testa iniziò a girarle come se da un momento all’altro dovesse svenire e crollare a terra priva di sensi. Ma non fu la terra ad ospitare il collasso della strega: la rossa si adagiò lentamente sul letto, quel letto, fonte di gioie e dolori, di desideri sussurrati troppo silentemente al cuore della mora, e invitò la cacciatrice a fare altrettanto.

 

Si baciarono di nuovo. Willow iniziò a descrivere con l’indice piccole spirali sul torace di Kennedy, lasciato scoperto dal top; la mano della rossa scese dolcemente sul seno della ragazza, finchè non ne fu riempita.

 

Le labbra della strega abbandonarono quelle della cacciatrice per posarsi sul suo collo, sensuale canale attraverso cui passavano i dolci sospiri di piacere di Kennedy.

 

Ormai la mora era in balia di Willow, adagiata inerte sul letto, affidando il proprio corpo alle delicate mani della rossa, spingendole col pensiero più giù del petto, desiderandole nella sua intimità.

 

Il suo desiderio fu presto esaudito, tramutato dalla strega in sublime realtà: il suo viso si rilassò, divenendo l’emblema del piacere quando le incontenibili dita di Willow lambirono il bordo dei suoi pantaloni. I bottoni del jeans sgusciarono fuori dalle asole in un inarrestabile conto alla rovescia, finchè Kennedy non accolse la sua amante nel fuoco che lei stessa aveva acceso fra le sue cosce.

 

In un’inesorabile ascesa verso l’orgasmo, la potenziale sentì le dita della strega posarsi sul piccolo monte che presiedeva l’entrata alla sua intimità, massaggiandolo dolcemente, per poi stuzzicarlo con scatti più insistenti, così frenetici da avvolgere la cacciatrice in un vortice di piacere.

 

I sussulti della mora crebbero d’intensità quando infine la rossa si fece strada verso la cavità dalla quale sgorgavano piccoli rivoli, inconfutabili spie dell’eccitazione della potenziale.

 

La strega le fu dentro, perché era questo che entrambe avevano voluto sin dall’inizio, perché sapeva che Kennedy non voleva che sciogliersi, liquefarsi tra le sue braccia, perché voleva che i sospiri della ragazza riempissero la stanza e si trasformassero in gridolini di gioia…

 

Le dita di Willow penetravano e si ritraevano con cadenza sempre più frequente, paragonabili per velocità e intensità solo ai battiti del cuore di Kennedy, che sembrò implodere quando l’orgasmo la investì. Salì dall’interno delle cosce per poi espandersi in tutto il suo essere, coinvolgendola in una tempesta emozionale che le strappò profonde grida di piacere. La schiena le si inarcò, la sua mano affondò nella carne di quella della strega in uno spasmo repentino.

 

Fu allora che la bestia uscì allo scoperto dal remoto angolo del cuore della rossa, dove s’era nascosta finora; fu allora che il ricordo di Tara riemerse nella sua mente come un cadavere trasportato a riva dalla marea.

 

Come poteva scoparsi Kennedy sul letto dove lei e il suo angelo avevano fatto l’amore, provato sensazioni più intense di un semplice e terreno orgasmo, dove le loro anime si erano fuse in una sola essenza suggellando l’amore per cui i loro cuori pulsavano? Come poteva gettarsi tra le gambe di una puttana qualsiasi, farla gemere di gioia, sentire le sue grida da scrofa squartata profanare l’aria della stessa stanza che era stata di Tara? Come poteva pretendere di non pensare a Tara quando le sue dita si insinuarono tra le cosce di quella pseudo-cacciatrice?

 

Will pensò di fermarsi, correre via dalla stanza, fuggire prima che le lacrime le invadessero gli occhi. Ma non fu così.

 

“Lei vuole godere, vuole che le sia dentro, vuole che la faccia eccitare finchè non le sarà restato più fiato per ansimare… bene, le darò ciò che vuole”

 

Questi i pensieri che le invasero la mente mentre le sue dita penetravano con crescente forza e violenza la sua amante.

 

“Riesci a sentirlo? Vorrei tanto poterti sfondare la figa, avere accesso ai tuoi organi interni, sventrarli, aprirmi un varco tra le tue viscere per poi prendere il tuo cuore e dilaniarlo, affondarvi i denti, ridurlo in tanti piccoli insignificanti pezzettini di cui cospargere tutto il tuo lurido corpo.. così forse proveresti la metà di ciò che sento io adesso”

 

Gli occhi di Kennedy si spalancarono quando l’eccitazione mutò inaspettatamente in dolore fisico. Un momento prima era all’apice dell’orgasmo e adesso la sembrava impossibile che la sua dolce Will potesse farle così male.

 

<< Will così mi fai male >> Disse la cacciatrice con tono non troppo deciso, per non offendere le arti amatorie della compagna, fin lì dimostratesi più che eccellenti.

 

Ma la sola risposta che ricevette fu una fitta più lancinante delle precedenti. Si chiese se stesse sanguinando.

 

<< Will, smettila, ti ho detto che mi fai male! >> Si arrabbiò la potenziale.

 

Ma era come se la rossa non la sentisse, come se le parole di Kennedy si spezzassero nell’aria prima di giungere alle orecchie della strega.

 

Willow non udiva alcun suono, nessun pensiero le attraversava le mente: era svuotata di qualsiasi parvenza di umanità.

 

<< Will basta! >> Gridò Kennedy, ritraendosi dalla strega e sferrandole un calcio.

 

La rossa rovinò giù dal letto. Sembrava ancora un automa, privo di qualsiasi emozione o sentimento.

 

Scoppiò il silenzio.

 

Dagli occhi vuoti di Willow scese una lacrima, unico segno che la distingueva da un cadavere. La furia che le aveva pervaso il cuore era scomparsa. I suoi occhi si chiusero prima che altre lacrime le bagnassero il viso.

 

Neanche il più impercettibile movimento turbò il perforante silenzio che dominava la stanza. Kennedy, rannicchiata sul letto, fissava una Willow apparentemente priva di vita.

 

Il corpo della strega si rianimò, alzandosi da terra. I suoi occhi non poterono eludere quelli sconvolti della cacciatrice. Fece per dire qualcosa, ma quale che fosse la frase che intendeva pronunciare, nessun suono oltrepassò i confini della gola. La bocca si richiuse, e Willow si diresse con andatura lenta verso la porta.

 

Una volta giunta sulla soglia, appoggiò la mano sinistra sullo stipite della porta e si lasciò andare in un profondo sospiro.

 

<< Non basta scopare >> C’era qualcosa di anomalo nella frase della rossa. Erano parole che Kennedy non credeva potessero appartenere alla dolce strega. “ Eppure quante cose ha fatto negli ultimi minuti di cui non la credevo capace?”

 

Sì, la frase sembrava non appartenere a quella sublime creatura. Ma la tristezza, la disperazione con cui l’aveva pronunciata, quella sì che apparteneva a Willow. Da un anno era parte integrante del suo essere, con cui era costretta a condividere ogni singolo giorno della sua misera esistenza.

 

Kennedy si preparò a sentire la ragazza pronunciare qualsiasi tipo di oscenità, ma la frase con cui la rossa si congedò la turbò più della più infernale delle bestemmie.

 

<< Io… io non posso dimenticare. >>

 

 

 

CAPITOLO 5: Della morte e del dolore

 

La vita va avanti, la gente muore, è una naturale conseguenza della vita, ma prima o poi il dolore che riempie il vuoto lasciato dalla persona che ami si assottiglia fino a sparire. Il tempo è la miglior cura, peccato solo che sia anche il dottore che uccide spietatamente tutti i suoi pazienti. La morte non è la fine di tutto, è solo l’inizio di qualcosa più grande della vita, l’irradiante luce in fondo a un tunnel di sofferenze terrene, è pace e felicità. Per chi resta ancora un po’ nel mondo sensibile c’è sempre un sottile filo che connette il suo cuore a chi ha oltrepassato i confini della vita; lo spirito di costoro è la forza che permea le nostre membra, è il soffio vitale che le nostre gole spirano ogni giorno, avvicinandosi a piccoli impercettibili passi al momento in cui non ci sarà più alcun respiro a vivificare il nostro involucro di carne. È il pensiero che loro siano ancora al nostro fianco, che la notte sussurrino dolci parole ai nostri orecchi, che siano presenti in ogni sorriso che irradia il nostro volto e in ogni lacrima che impregna i nostri occhi, a darci l’insperata forza di andare avanti.

 

Stronzate. Sono tutte stronzate. Cazzate inventate da qualche ipocrita moralista nella vana speranza che la morte sia qualcosa di positivo e angelico e paradisiaco. Perché i preti, sì magari quegli stessi predicatori che la notte si masturbano davanti a foto di bambini nudi, della stessa età dei vostri figli o nipotini o fratellini, non possono accettare che alla fine della loro misera e inutile esistenza ci sia il nulla, il vuoto più assoluto. Beh, notizia dell’ultima ora: la vita dopo la morte è vuota, come un cielo privo di stelle in una notte di pioggia. Totalmente insignificante, come una birra analcolica. E soprattutto buia, un blackout totale. E l’anima? Il prodigioso innesto che vivifica l’appetibile carne di cui siamo composti, che diavolo di fine fa? Certo, è così dannatamente poetico credere che vada in paradiso, librandosi su soffici nuvole, lambendo i raggi del sole. Non so voi, ma a me non va di credere a preti pedofili che predicano semplicità di spirito e disprezzo della materialità e del lusso in sfarzose chiese con statue d’oro e messe commissionate a pagamento, col peso di milioni e milioni di persone brutalmente uccise dall’inquisizione o dalle crociate in nome di colui che molti chiamano Dio. Ogni lacrima che piangi nella solitudine del tuo mondo ormai fatto di dolore distillato e allo stato puro è un’ulteriore prova dell’evanescenza di una vita ultraterrena. E quando non hai più lacrime da versare e fiato nei polmoni per gridare il nome di chi hai perso, allora capisci che la vita non è altro che una lunga, insopportabile passeggiata nella merda e che la storia dell’anima è una grande presa per il culo. Quando il proiettile indirizzato alla tua migliore amica squarcia e disintegra il cuore della tua ragazza, capisci che forse il mondo non è così bello come tutti vorrebbero farti credere. Quando ti viene strappata l’unica ragione per cui la tua esisitenza aveva un senso, per cui riuscivi a tollerare tutto lo squallore che la vita ti sbatte in faccia ogni giorno, quando si spegne il sole attorno al quale il tuo mondo ruotava, vivere diventa un’abitudine piuttosto che un privilegio. Hai bisogno di stringere fra le braccia un cadavere per capire che la vita fa schifo. Hai bisogno di sporcare di sangue la tua maglietta preferita per chiederti cosa ti spinga a farne ancora parte. Hai bisogno di sentire il rumore dei chiodi conficcarsi nella bara della tua ragazza per realizzare che non la rivedrai mai più.

 

La pietra era lì, fredda come sempre. La scrutava, la giudicava, pronta a rinfacciarle quanto squallida fosse diventata la sua vita. Lacrime dall’amaro e familiare sapore del dolore sgorgavano dagli occhi di Willow, calde come sempre. Puntuali nel ricordarle come l’unico sentimento che aveva sfiorato il suo cuore di recente fosse stato il rancore, unito talvolta al disprezzo per sé stessa. Quello era il suo presente: gelo e dolore. I tempi delle danze e canzoni sul ponte, delle rose fluttuanti in una camera illuminata soltanto da flebili candele profumate d’incenso erano andati, strappatile via insieme alla vita di Tara.

 

Il presente era la lapide della sua ragazza, il silenzio del cimitero l’unico suono che scandiva le sue giornate, l’unico rifugio in cui potesse trovare asilo era costituito da metri e metri quadri di morte, animati soltanto dall’oscillare dei fiori al sibilo del vento. Quei caratteri incastonati nella pietra grigia assillavano la strega, perforavano i suoi timpani con stridule grida invocanti il nome di Tara McLay, 1980 – 2001.

 

L’erba del cimitero era ben curata. La lunghezza dei gambi era pressocchè identica per tutti i fiori. I crisantemi e le rose e le orchidee adagiati sulle lapidi venivano sostituiti non appena dessero i primi segni di appassimento. Come se ai morti importasse qualcosa di tutto ciò. Come se ai cadaveri piacesse sentire l’asfissiante odore di inutili fiori. Come se i cadaveri potessero annusare.

 

Era il tramonto, e l’unica figura che si stagliava contro il sole morente era quella esile e fragile, come uno stelo di margherita, di Willow. Le lacrime della strega bagnavano il manto d’erba sul quale le sue ginocchia imprimevano piccole depressioni circolari; i suoi singhiozzi riempivano l’aria di morte che si respirava nel luogo dove, secondo quella raccolta di fiabe e miti che molti chiamano Bibbia, le salme dei nostri cari sarebbero risorte per il giudizio universale.

 

Si chiedeva perché continuasse ad andare lì: perché si ostinava a far visita a un pezzo di marmo sovrastante un cadavere freddo le cui sembianze, adesso corrotte dalla putrefazione, erano solo un vago e orripilante ricordo dell’angelo che era stato Tara? Perché pretendeva di poter parlare ancora al cuore della sua ragazza, svuotato dai puri sentimenti che prima vi albergavano per lasciar posto a vermi e larve e parassiti di ogni sorta?

 

Perché l’aveva tradita, perché aveva permesso che Kennedy le facesse dimenticare, anche se per un solo istante, il ricordo di Tara, perché non sapeva se il suo angelo avesse mai potuto perdonarle tutto questo.

 

<< Guarda come sei diventata fragile. Indifesa come una zattera in pieno maremoto. Anche le onde più deboli riescono a ferirti. Basta un soffio di vento a travolgerti. Non ti riconosco più. >>

 

Una voce trafisse il cuore di WIllow. Si girò di scatto, e i muscoli le si paralizzarono quando l’immagine di Tara le investì gli occhi.

 

<< … Tara… >>

 

Will balzò in piedi, lanciandosi fra le braccia della sua ragazza. Quando le mani della strega oltrepassarono il fittizio corpo della bionda, il cuore le si frantumò in milioni e milioni di pezzettini, come se le sue valvole fossero state sostituite con due bombe atomiche. Al dolore si unì la vergogna di essere stata ingannata dal Primo.

 

<< Era strano che non ti fossi fatto ancora vedere >> disse Willow, spalle all’illusione della sua ragazza. La delusione che provava era pari soltanto all’umiliazione. << Immagino sia stato esilarante prenderti gioco di me. >>

 

La sua voce crebbe d’intensità, e le grida scacciarono via i sibili, riempiendo l’aria di rabbia. << Adesso và via! E non osare più assumere le sue sembianze! >>

 

<< Oh, ma come siamo scortesi! Eppure non dovresti fare la cattiva ragazza con me, tesoruccio… io sono l’unico che non ti abbandonerà mai. Le montagne potranno sprofondare, le stelle precipitare, la terra potrà aprirsi e inghiottire tutta l’umanità, ma noi staremo per sempre insieme. >>

 

<< Smettila, tu non sei Tara! Smettila di profanare il suo corpo, di violentare il suo ricordo! Smettila di celarti dietro le persone che amiamo! LEI sarà sempre con me, tu non sei nessuno! >>

 

<< Mi dispiace, zuccherino, ma io non parlavo di Tara… non ricordi? Lei è morta, morta stecchita. Devo forse rinfrescarti la memoria? >> Il petto del primo si squarciò mostrando il foro di un proiettile. << Del suo cuore non restano che frattaglie. Il vostro tempo è finito. La sua anima dissolta. Rivederla in un fantomatico oltretomba è solo una patetica illusione da mortale. Dammi retta, ho un po’ più d’esperienza di te. >>

 

<< Esci dal suo corpo! >> Willow stordì l’aria.

 

<< Ehi piccola, non credere che a me faccia piacere assumere le sembianze del tuo cadavere preferito. È così disgustosamente puro e innocente che mi fa quasi vomitare. Ma voi umani siete fatti così. Carne al servizio delle emozioni. Presentarmi qui come la tua defunta ragazza è l’unico modo che ho per catturare la tua attenzione. Non credo mi fileresti molto se ti parlassi come Elvis Presley. >>

 

<< Basta, non ascolterò più neanche una parola di ciò che dici! >> La strega si allontanò da Tara di qualche passo.

 

<< Io parlavo del male. Il tuo lato oscuro, quello non ti abbandonerà mai. >>

 

La fuga della rossa si arrestò.

 

<< E’ ancora in te, chiunque se ne accorgerebbe. Cerchi invano di domarlo, addomesticarlo come un cagnolino. La verità è che non puoi combatterlo, cercare di reprimerlo ti fa più male che usarlo. Lui continua a spingere, e sai che prima o poi distruggerà la fragile gabbia in cui tu e quel patetico inglese avete cercato di recluderlo. Romperà gli argini che hai innalzato per contenerlo e invaderà tutto il tuo essere. Dì la verità, oggi quando eri con quella lì… come si chiama… quella cosina insignificante… ah, Kennedy! Dunque, mentre eri con Kennedy, strisciando fra le sue gambe, hai pensato di ucciderla… anche se per un solo istante, la tua mente si è chiesta come sarebbe stato rubare la vita al suo giovane corpo. >>

 

Il silenzio fu la risposta di Willow.

 

<< Lo vedi? Sei una creatura dell’oscurità, strega. Il tuo cuore non è buono come vorresti far credere a tutti. Il seme del male non ti è stato estirpato come tutti vorrebbero darti a bere. Sei nata per servire le forze del male. Le mie forze. E allora lascia che ti dia un consiglio: uccidila. Strappala alla vita. Ridai splendore al tuo lato oscuro. Uccidila come io ho ucciso Tara. Libera la tua essenza e nutrimi della tua crudeltà. Elimina la fonte del tuo dolore e riempi il tuo cuore di malvagità. Uccidila! >>

 

Il Primo tese le braccia in avanti, e dalle sue mani si sprigionò un ponte di energia che lo connesse al corpo di Willow. Un urlo di dolore turbò il sonno eterno degli ospiti sotterranei. La rossa abbandonò il corpo stremato al suolo, mentre la visita del Primo diventava già un ricordo.

 

CAPITOLO 6: Il ritorno di Tara

 

<< Maga Magò è finalmente tornata a casa! O forse dovrei chiamarti strega di Blair? Hai un aspetto terribile… che diavolo ti è successo? >>

 

Spike. La ciliegina sulla torta. Quando credi che la vita ti abbia sputato addosso tutto il letame di questo mondo, c’è ancora un pezzettino di merda che pende sulla tua testa. Quel pezzettino è Spike.

 

<< Mmm… vuoi sapere cosa mi è successo dopo che sono uscita, oppure t’interessa anche quello che ho fatto immediatamente prima? No, perché credo che per un succhiasangue fallito come te sarebbe maledettamente divertente sapere che ho cercato di violentare la mia quasi-ragazza, dopodichè sono corsa al cimitero, a piangere sulla tomba della mia ragazza, sai quella uccisa circa un anno fa da un proiettile vacante, dove ho avuto una piacevolissima conversazione con il Primo, coronata da una scarica di magia, potere allo stato puro che mi ha steso, neanche fosse stato un sedativo per elefanti. Domande?

 

- Come fa una lesbica a stuprare una donna?

 

Non credere che lo stupro sia un privilegio concesso solo a voi stupidi uomini. Dovevi essere lì: sembrava che le mie dita stessero per uscirle dalle orecchie. Stupro. Violenza in piena regola. Oh ma che stupida che sono! Perdo tempo nei dettagli quando poi ho di fronte un esperto. Adesso che mi ci fai pensare potremmo fare a gara: vediamo chi lo fa meglio. Prendiamo le prime due ragazze che passano per Ravello Street e vediamo chi riesce a farle gridare di più dal dolore. Che ne dici?

 

- Oppure vuoi sapere il motivo per cui l’ho fatto?

 

La mia ragione non è squallida quanto la tua. Tu l’hai fatto perché Buffy non te la dava. Lei me l’aveva data eccome. E aveva goduto. Il problema sono io. Io e i miei sentimenti e il mio dolore e il mio senso di colpa. Sentimenti. Cose che tu non capirai mai nonostante l’anima nuova di zecca che vai spiattellando in faccia a tutti.

 

- Cosa mi ha detto il Primo?

 

Mi ha detto che ho buttato nel cesso gli ultimi mesi della mia vita. Che è meglio che scappi di nuovo da Sunnydale prima che la mia sorellina cattiva si svegli, perché fra poco qui succederà un gran casino. Che la Willow tutta occhi neri e vene da fuori è ancora in me. Probabilmente è con lei che stai parlando adesso. >>

 

<< Willow, ma che diavolo… >>

 

<< - Perché ti sto dicendo questo?

 

Perché tanto adesso lo dimenticherai >>

 

La mano della rossa si poggiò sulla fronte di Spike.

 

<< Maga Magò è finalmente tornata a casa! O forse dovrei chiamarti strega di Blair? Hai un aspetto terribile… che diavolo ti è successo? >>

 

<< Non è niente, sono solo un po’ stanca >>

 

<< Beh cerca di riprenderti. Stasera mi servi tonica e in forma. Si va all’Iniziativa. >>

 

<< All’iniziativa? >>

 

<< Esatto, tesoro. >> Spike si diede un paio di pugni alle tempie.

 

<< Ah, il chip. >>

 

<< Già, il chip. >>

 

Appena entrata in casa, Willow si fiondò di sopra.

 

Uno specchio. Ho bisogno di uno specchio. Una casa invasa da ragazze in pieno sviluppo adolescenziale e non c’è un maledetto specchio in giro?! Mi resta solo il bagno, perché se vado in camera mia e incontro Kennedy mi viene un infarto. O nel peggiore dei casi un’Apocalisse. Specialità della casa: scuoiamento e stupro.

 

La mano della strega scivolò sulla maniglia della porta del bagno.

 

Okay, è il momento della verità. Sono la Willow di sempre, rossa stupida occhi verdi e lentiggini, oppure è tornata Mortisia, occhi neri malvagia sadica e vene varicose? Un respiro profondo. Uno, due, tre.

 

Normale. Sono normale! Ho una pessima cera, sembro appena scappata da un film di Romero, ma sono normale. Perfetto. Uno a zero per la Willow buona.

 

Un momento…

 

La rossa si avvicinò di più allo specchio.

 

Gli occhi. I miei occhi sono… strani. O sono pazza oppure i miei occhi sono azzurri. Possibile che in vent’anni non mi sia mai accorta del colore dei miei occhi?

 

Dev’essere un riflesso, o qualcosa del genere. Non c’è altra spiegazione.

 

A proposito di spiegazioni, Willow Rosenberg, che diavolo ti è successo prima?

 

È colpa del Primo, del potere che mi ha dato. Scorre nelle mie vene: è forte, lo sento. È come dopo la morte di Tara: forte e incontrollabile. Lui vuole che lo usi, che uccida di nuovo. Perché un massacro dei componenti dell’unica forza che si è schierata contro di lui significherebbe la vittoria. Devo controllarmi. Devo calmarmi. E soprattutto non usare assolutamente incantesimi. Prima o poi il potere andrà via, dev’essere sicuramente qualcosa di temporaneo.

 

Fu così che Willow si diresse verso la cantina, dove probabilmente Buffy stava impartendo gli ultimi ordini prima di andare in missione. Aprì lentamente la porta del seminterrato, nella speranza di non dare nell’occhio. Erano tutti lì, Kennedy compresa. Avrebbe tanto voluto essere invisibile, eludere gli sguardi di Kennedy e le domande di Buffy. Avrebbe voluto che Kennedy non fosse mai salita in camera sua, così adesso non starebbe vivendo ogni istante col terrore di ridiventare la strega cattiva con propensione alla tortura e allo scuoiamento a cui era mancato tanto così per distruggere il mondo. Avrebbe voluto scappare via, e probabilmente lo avrebbe fatto se in gioco non ci fossero state le vite di tutti gli uomini, animali e piante di questo squallido mondo. Buffy lo aveva fatto, e il prezzo che aveva pagato era stato poco più di una ramanzina. Avrebbe voluto essere una ragazza normale, e non una strega sempre sul punto di polverizzare la Terra. Avrebbe voluto che il suo più grande problema fosse quale abito indossare per uscire la sera, e non quale mostro uccidere o quale Apocalisse evitare.

 

<< Ehi Will! Finalmente sei qui! >>

 

Avrebbe voluto, ma non poteva.

 

<< Già, sono andata in giro a fare quattro passi. Spero di non essermi persa niente. >>

 

<< Spike si è fatto venire un altro attacco isterico. Un gran bello spettacolo: avresti dovuto esserci. È più figo in versione pazzoide incompreso; Il vampiro con l’anima è out da almeno cinque anni. >> Interruppe Anya.

 

<< A proposito di Spike, stasera andiamo all’Iniziativa per… ? >> Chiese Willow.

 

<< Cercare qualcosa che possa alleviargli il dolore, è il minimo che possiamo fare. Ho cercato di contattare l’Iniziativa, ma a meno che non ci sia un mega complotto ordito dai fiorai di tutto il mondo, stasera lì non ci sarà nessuno ad aiutarci. >>

 

<< E ad ucciderci? >> La voce di Kennedy fece sussultare la strega.

 

<< Quel posto è dimenticato dal mondo da più di tre anni ormai. Non dovrebbe esserci nessuno. >>

 

<< Dovrebbe? Non ti sembra un po’ poco? >>

 

<< Sono i condizionali ad uccidere le persone. >> Intervenne Molly.

 

<< Dannazione! Ma siete delle potenziali cacciatrici oppure un gruppo di cheerleader? Se il mondo un giorno si troverà davvero nelle mani di una di voi impavide ragazze, allora è meglio iniziare a prenotare un comodo posto due metri sottoterra! >> S’infuriò Spike.

 

<< Già, e perché non ci ritorni sottoterra, razza di caricatura di un vampiro? >> Ribattè Kennedy

 

<< Ehi ehi ehi! Non siamo in un talk show, perciò calmatevi! >> Buffy cercò di riportare l’ordine.

 

<< Quello che intendeva dire Kennedy >> Willow riuscì a fatica a pronunciare il nome della ragazza << è che non sono ancora pronte per esporsi a un pericolo così grande. Insomma, c’è ancora un tulack-on in giro, che tra l’altro non abbiamo assolutamente idea di come uccidere, in giardino c’è ancora il terreno smosso per seppellire il cadavere di Annabelle, e soprattutto c’è Spike, un vampiro. Non ho nulla contro di lui, ma in genere le cacciatrici uccidono questo tipo di creature, non gli fanno certo da crocerossine. E’ inconcepibile per loro rischiare di farsi ammazzare per un vampiro. E a dire la verità anche a me tutto ciò sembra non avere molto senso. >>

 

<< Giusto! Mi sembrava strano che la strega fallita non corresse in difesa della sua ragazza! >>

 

<< Spike, lei non è la mia… >>

 

<< Ho rischiato la vita per la vostra stupida congrega di acchiappa mostri da strapazzo, ho subito le torture di Glory, i giochetti sadici del Primo e… >>

 

<< Cercato di violentare la mia migliore amica: complimenti, sei davvero un santo. La verità è che per tutti i casini che hai combinato da quando sei qui a Sunnydale, non ti dobbiamo un accidenti di niente, Billy Idol dei miei stivali!>>

 

Mio Dio, sto davvero litigando con Spike come una bambina di a stento due anni? E perché poi? Cavolo, ho addirittura dimenticato il motivo di questa discussione… Kennedy. Ha attaccato Kennedy. Perfetto! Ci mancava solo il senso di colpa! Ho iniziato una rissa da bar con Spike perché mi sento in colpa per quello che ho fatto a Kennedy e adesso sono qui, nella versione hooligan-Willow e vorrei solo che tutto questo finisse.

 

<< Beh se proprio vogliamo buttarla sull’aspetto esteriore,in quanto a squallore non ho nulla da invidiarti, missis mash bionde! Ma ti sei vista? >>

 

<< Spike, che diavolo stai dicendo? >>

 

<< Basta ragazzi! Volete anche iniziare a tirarvi i capelli oppure vi basta lo spettacolo che avete dato?! Calmatevi!>>

 

Silenzio.

 

<< Bene, adesso che non sembrate più due animali, possiamo discutere da persone civili. Ragazze, vi assicuro che non ci sarà nessuno all’iniziativa. Se qualcuno dovesse attaccarci, ci penserò io. Annabelle è morta perchè era sola. E’ scappata, non c’era nessuno che la difendesse ed è morta. Ma io sono qui con voi, e non permetterò che nessuno vi faccia del male. >>

 

<< Grazie, mamma. >> Disse Kennedy in tono sarcastico. << Stasera ci sarò, ma tenete quel coso lontano da me, altrimenti l’unica cosa che resterà di lui sarà il suo parrucchino biondo. >>

 

<< Perfetto, allora siamo tutti d’accordo. Preparatevi, partiamo fra poco, e lasciate quelle specie di molle che avete al posto dei nervi a casa. >> Sentenziò Buffy.

 

E’ sera, per intenderci la fascia oraria che i palinsesti chiamano “ seconda serata”, l’ora in cui i bravi ragazzi sono già a casa. Oppure sono già morti, e in scena vanno i ricordi di un anno di college.

 

Quando quel cimitero dimenticato di uomini e mostri e computer che è l’Iniziativa si mostra agli occhi della gang, in seconda serata vanno in onda spezzoni delle loro vite: Riley, Adam, la prof. Walsh, Giles e le sue crisi esistenziali da osservatore in pensione, Spike o meglio l’ostile 17, Oz, Tara, di nuovo Oz e infine Tara. La colonna sonora è fatta da versi di disgusto rivolti a cadaveri mutilati, difficile dire se uomini o mostri, corpi sgozzati e teste rotolanti come palle da bowling, scie di sangue dai toni scoloriti e consumati del passato. La qualità dell’immagine è pessima, le luci sono andate, e l’unica fonte d’illuminazione sono le torce dei ragazzi. Forse è meglio così: il buio censura le inquadrature più violente, o quantomeno non ne mostra appieno l’atrocità. L’inferno dev’essere qualcosa di molto simile.

 

Se dovesse sbucare fuori qualche demone, non ci sarebbe nessun incantesimo a rendere Buffy una miracolosa copia di Keanu Reeves in Matrix. Nessuno fermerebbe raffiche di proiettili con un semplice gesto della mano. Oggi ci sono solo un gruppo di ragazze spaventate e tanta, tanta tensione. Oggi sembra non ci sia nessuna supereroina a salvare il destino dell’umanità, soltanto una donna irresponsabile segretamente innamorata di un vampiro. Oggi pare che se dovesse accadere qualcosa di spiacevole, non ci sarebbe nessun lieto fine prima della scritta “The end” di questa proiezione da seconda serata.

 

Il gruppo si divide: Buffy e Spike vanno in cerca di medicine, o nel migliore dei casi di un’insegna luminosa con su scritto “Estirpasi chip”. Nel farlo passano davanti ad una porta recante la scritta 314. Altra ondata di ricordi in arrivo. Il resto della gang rimane in stand by ad attendere i propri amici.

 

L’audience sta calando, e lo spettacolo è monotono; il colpo di scena non tarda ad arrivare. Non c’è preavviso, neanche un rumore che tradisca l’agguato, neppure un’ombra che rovini la sadica sorpresa dell’aggressione. Il nostro uomo-audience sbuca fuori all’improvviso, come uno di quei pupazzi a molla che saltavano fuori dalle scatole quando eri bambino. Credevi che la scatola contenesse un regalo, e invece ci trovavi il pupazzo. Credi che all’Iniziativa ci sia un antidoto, e invece ci trovi la morte.

 

Potrebbe essere un demone o un vampiro o un Fioral o un troll o un wight o un ghast o un babau: quello che conta davvero è il fatto che sia un mostro. E che abbia già steso Xander. I birilli rimasti ancora in piedi sono le potenziali e Willow, e la palla da bowling vi si lancia contro con la furia che solo un demone incazzato potrebbe avere. I deserti corridoi dell’Iniziativa rimbombano dell’eco che provoca la schiena di Will quando il nemico la schianta contro la parete.

 

Un incantesimo. Mi basterebbe un incantesimo e di te non resterebbe che cenere, stronzo. Mi basterebbe guardarti negli occhi e saresti solo un’altra testa rotolante sulle budella dei tuoi amichetti. Sei solo un fortunato pezzo di merda perchè mordi le chiappe a una strega nel suo unico giorno di sciopero della magia.

 

E’ difficile trattenerti dall’usare il tuo sconfinato potenziale magico quando tra la tua faccia e i denti aguzzi come stalattiti di un mostro c’è a stento l’aria. E’ difficile almeno quanto sia facile prendere a calci la tua quasi-ragazza con tendenza allo stupro e poche ore dopo scattare in suo aiuto quando sai che probabilmente morirai.

 

Nel balzo di Kennedy, nella forza con cui scaraventa il demone a terra, c’è tutta la fiducia che prova ancora verso Will, la voglia di dimenticare e il bisogno di perdonare quella dolce creatura per cui è disposta anche a sacrificare la vita. E poi… e poi, come qualsiasi gesto eroico e poetico e romantico, ci si rende conto della stupidità di ciò che si è appena fatto. Sai di essere un eroe come sai di essere un cadavere a breve scadenza. Kennedy questo lo capisce quando i pugni del nemico indirizzati alla bocca dello stomaco le spezzano il fiato in gola. Capisce di essere clinicamente morta, un succulento pasto di carne fresca per larve, quando il demone stringe le mani o zampe o artigli o qualsiasi cosa siano attorno al suo collo. Ogni secondo passato cercando di rubare anche solo un millimetro quadro d’aria alla morsa del nemico, è un ulteriore passo verso l’obitorio.

 

Dicono che quando stai per morire tutta la tua dannata esistenza ti flashi la mente, che al tuo ultimo respiro corrisponda la famigerata luce in fondo al tunnel… eppure quanti morti ve ne hanno parlato? Quanti ne conoscete? A Kennedy sembra patetico e inverosimile essere abbagliata da un fascio di luce; le sembra folle e delirante vedere la faccia del demone sciogliersi in una smorfia di dolore come neve al sole; le sembra inspiegabile la presenza di quella ragazza bionda, mai vista prima, da cui paiono partire i raggi che le hanno salvato la vita.

 

<< Faccio di tutto per non usare la magia, perché anche un misero incantesimo potrebbe significare la fine, mia e del mondo; rischio di morire perché perdere la vita sarebbe infinitamente meno atroce che perdere il controllo, e poi che succede? Arrivi tu e rovini tutto. Come sempre. Sei fuori posto qui… e non può crescere erbaccia dove prima c’era un fiore, il più bello di tutti. >> Disse la bionda.

 

<< Cosa stai dicendo? Non ti ho mai visto prima, chi sei?! >> Chiese Kennedy

 

<< Forse quel demone ci è andato un po’ troppo pesante con te. Non mi riconosci, tesoro? E’ per via degli occhi, vero? Bui e profondi occhi neri… forse sono loro a confonderti. Oppure sono le vene? Sì, devo ammettere che fanno davvero schifo… in effetti mi sono sempre chiesta se sia davvero necessario per il male apparire così disgustoso. E’ controproducente e diffamatorio: voglio dire, quanti di voi vedendomi avrebbero voglia di abbracciare le arti oscure? Nessuno, eppure vi assicuro che da questa parte non si sta poi così male: le vene e gli occhi e i capelli sono solo un effetto scenico. Io sono la Willow di sempre, ho solo più potere. Ed è questo ciò che mi rende migliore di voi. >>

 

<< Willow? Tu non sei… >>

 

<< … Tara?! O sono morto o sono pazzo… >> Dice Xander, riprendendosi a fatica dal colpo ricevuto.

 

<< Tara? Qualcuno sa dirmi cosa sta succedendo? >> chiede Kennedy

 

<< Non pronunciare il suo nome! Tu non puoi… >> La strega chiude gli occhi, inarca le sopracciglia e quando le palpebre si dischiudono mostrando gli occhi più dolci del mondo, favolosi occhi azzurri, il corpo di Kennedy è scaraventato sotto il soffitto per poi riabbattersi al suolo con un tonfo che fa tremare il pavimento. La bionda si avvicina al corpo inerme di Kennedy, l’afferra per il colletto della giacca e con forza inaudita la tira su.

 

<< Alzati, perché non ho ancora finito con te. >>

 

La potenziale si regge a stento in piedi. La bionda comincia a girarle intorno.

 

<< Il dolore fisico l’ho già sperimentato: sadico, implacabile, rigenerante. Ma alla lunga stanca. Sono stufa di violenza e sangue. Ti farò vedere un trucchetto che mi ha insegnato una persona. Lei era un Dio, e si nutrì del cervello di Tara. Succhiò il suo intelletto come coca cola da una lattina. Non preoccuparti, tesoro, non farò lo stesso con te, sarebbe troppo indolore. Non voglio che tu perda la ragione, mi servi cosciente. Allaccia le cinture, piccola, si parte. >>

 

La bionda si ferma alle spalle di Kennedy e le sue mani perforano le tempie della potenziale. Un urlo straziante scappa dalla bocca di Kennedy.

 

C’è una ragazza seduta su una panchina. Una folla di gente in festa mi divide da lei. Cerco di raggiungerla. Corro. Grido il suo nome. Tara. Tara. Amore mio. Mi accorgo di essere arrivata troppo tardi quando una donna vestita in rosso penetra il cervello della mia ragazza. Il mio cuore piange quando finalmente lei mi guarda, mi rivolge il suo sguardo, vuoto e smarrito in quel labirinto senza fine che è la pazzia. Si sente sporca, mi dice. Mi sento morta, vorrei dirle.

 

Per un istante il buio mi avvolge. Prego Dio che tutto questo sia finito. Quando l’oscurità si dipana per lasciar posto ad altri innesti di ricordi altrui, la morte mi sembra la più rosea delle prospettive. Ti prego, chiunque tu sia, uccidimi, sventrami, privami degli organi interni, del cuore, scuoiami strappandomi lentamente la pelle come se fossi una mela da sbucciare, ma risparmiami le visioni.

 

I flash continuano, stavolta mi trovo in una camera, la mia camera. Voglio dire, la camera dove io e le altre cacciatrici dormiamo. E’ mattino, e io e Tara siamo in piedi di fronte alla finestra. I raggi del sole filtrano attraverso i vetri, illuminando ed esaltando il viso della mia ragazza. E’ la maglietta che preferisco, mi dice. Lo so, le rispondo e la prendo dolcemente per mano. E’ un momento perfetto. Il mondo attorno a noi sembra fermarsi, e io, Kennedy, finalmente godo di un attimo di pace dopo la precedente visione. Il battito del mio cuore ritorna regolare mentre attraverso gli occhi di Willow contemplo Tara in tutta la sua magnificenza. Proprio mentre penso che non potrebbe esistere nulla di più rilassante al mondo, un raggio di sole mi abbaglia per un secondo. E’ più forte degli altri, mi rendo conto che la finestra davanti a me è andata in mille pezzi. Con gli occhi ancora semichiusi, vedo l’espressione di Tara congelarsi. Il suo sguardo è fisso su di me mentre il corpo le si accascia a terra. Scorgo un’ultima volta quello sguardo apatico e privo di volontà che era stato il mio pane quotidiano nei giorni della pazzia di Tara. Mi chino su di lei, e ancora una volta invoco disperatamente il suo nome. Ancora una volta piango. Ancora una volta m’ illudo di poter risolvere tutto con la magia. Ma è la prima volta che mi accorgo di averla persa. Persa per sempre. E ancora una volta lascio che sia la cieca furia della magia nera a guidarmi. E’ un susseguirsi di lotte, incantesimi, palle di fuoco e barriere magiche che culminano con lo scuoiamento di un ragazzo. Alla fine mi ritrovo abbracciata a Xander, il mio migliore amico il cui viso è sfregiato dalla mia follia. Sono sulla scogliera, e piango.

 

Le visioni sono rapide e svaniscono nel giro di pochi secondi, come una stella cadente nel cielo d’agosto. Sono questi i momenti in cui capisci che il tempo, la convenzionale misura su cui è basata tutta la tua esistenza, non conta un accidenti. Un secondo passato con la mente stuprata, aperta di forza verso i ricordi più bui di Willow, per Kennedy equivale ad un’eternità di torture infernali. Il corpo di Kennedy si abbatte a terra come un giunco spezzato dal vento: la ragazza è a terra, in lacrime, e ha appena la forza di rivolgersi alla sua carnefice.

 

<< …Ti prego basta… >>

 

<< “Ti prego basta”… credi si possa smettere di soffrire? Credi sia così facile, svegliarsi una mattina e decidere che da quel momento il tuo cuore smetterà di pompare dolore, i tuoi polmoni piantarla di respirare aria, quell’aria che un tempo era anche Sua e che Lei non potrà più inalare? Credi che i tuoi occhi possano smettere anche un solo secondo di posare lo sguardo sulle Sue foto, il Suo letto, i Suoi vestiti? Credi che nelle tue orecchie possa cessare di suonare la più dolce delle melodie, la Sua voce, così vicina al canto di Dio? Credi davvero che la tua mente sia capace di non ruotare più intorno al Suo pensiero?

 

Io ho amato, e ne porto ancora le cicatrici. Ho vissuto per il Suo sorriso, per le Sue carezze, per il Suo sguardo. Guardavo il mondo, un esercito di morti viventi a zonzo per una landa deserta e arida di sentimenti. Vedevo uomini uccidere altri uomini, udivo il pianto dei bambini, le grida strazianti di gente in punto di morte, sentivo demoni di ogni sorta diventare polvere sotto i miei colpi, ascoltavo la marcia funebre e i sermoni di stupidi preti almeno una volta al giorno, tremavo ad ogni crepa che l’Apocalisse di turno apriva sotto i miei piedi e mi chiedevo: è forse tutto ciò degno di Lei? E’ mai possibile che dal dolore e dalla sofferenza sia nata una creatura così perfetta? Può mai Lei appartenere a questo mondo, oppure è solo un meteorite caduto per caso qui, sulla terra bagnata dal sangue così come dalla pioggia?

 

E alla fine lei se n’è andata. Forse qualcuno lassù ha capito che una creatura così pura non aveva nulla a che fare col sangue, omicidi, ipocrisia e sofferenza di cui l’uomo è meschino artefice. Adesso resto solo io, la mia condizione è il risultato dell’incesto tra il dolore del mondo sensibile e la Sua perfezione ultraterrena. Io ho visto il paradiso e ne sono stata privata. Il risultato è che sono ancora abbagliata dalla luce che ha investito la mia vita, che il mondo visto con la consapevolezza di ciò che ho perso è la più crudele delle punizioni. Kennedy, la mia vita, la mia anima, ammesso che ne possegga ancora una, è incisa dalle cicatrici dell’amore. Cicatrici che tu, nel folle tentativo di risanare, non fai altro che riaprire. Il risultato è ciò che hai davanti, il dolore che sgorga dalle mie cicatrici non fa altro che riversarsi su di te. >>

 

La bionda sembra riacquistare lentamente il controllo di sé stessa.

 

<< Willow… >> Finalmente Kennedy riesce a riconoscere la rossa, andando oltre l’aspetto esteriore della ragazza.

 

<< Tara dev’essere molto più del paradiso, se il suo solo pensiero, se parlare di lei è riuscito a calmarti. Se la ami così tanto, se la sua luce continua ancora ad abbagliare i tuoi occhi, allora fa che le sue sembianze, così come il suo ricordo, non debbano mai più essere profanati dalla magia nera. >>

 

Willow non capisce le parole della potenziale, ma le basta vedere la propria immagine riflessa in uno specchietto retrovisore caduto a terra, estirpato anni prima da una delle jeep dell’iniziativa, perché tutto le sia chiaro.

 

<< NO! >> è l’unico suono che esce dalla bocca della strega, soffocato tra mille singhiozzi. La magia che scorreva nelle sue vene si prosciuga, i suoi occhi ritornano verdi, i suoi capelli rossi. Il potere innestatole dal Primo, con tutti i suoi effetti collaterali, con l’angelico aspetto di Tara invece che con la disgustosa versione dark di Willow, sono rispediti al mittente.

 

Spike e Buffy tornano dopo qualche minuto, trovando tutto come avevano lasciato. Niente Tara, niente magia, niente mostri. C’erano degli uomini dell’iniziativa che hanno rimosso il chip di Spike, dice Buffy. Peccato, o forse per fortuna, che non ci sia Iniziativa che possa estirpare dal cuore di Willow il ricordo di Tara.

 

 

 

FINE