COME BACK TO ME

 

AUTRICE:FLO

 

NEW YORK

 

Una figuretta bionda si lanciò all’inseguimento dell’ultimo vagone della metropolitana mancandolo per una frazione di secondo.

Maledizione! Ora avrebbe dovuto aspettare almeno altri dieci minuti per il treno successivo e non sarebbe rientrata in tempo per preparare la cena a Dawn.

Una volta questo non le sarebbe successo. Una volta I suoi riflessi erano migliori ed era anche notevolmente più veloce. Una volta le porte della metropolitana non le si sarebbero richiuse in faccia troncandole quasi di netto il naso.

Un anno senza allenarsi cominciava a farsi sentire. Il signor Giles ogni tanto tentava di proporle un programma d’allenamento o almeno di frequentare un corso d’arti marziali in palestra tanto per tenersi in forma, ma lei era stata irremovibile.

Buffy Summers non avrebbe più combattuto.

Neanche per allenamento. Aveva appeso definitivamente al chiodo il suo paletto. Non era più la Prescelta. Al mondo c’erano centinaia, forse migliaia di Cacciatrici che combattevano anche per lei. Quella parte della sua vita era chiusa per sempre.

La vecchia Buffy Summers era morta, quando Sunnydale era stata distrutta. Il giorno in cui lui era morto.

Una fitta all’altezza del cuore la colpì improvvisamente. Scosse la testa. Ancora non riusciva a pensare a lui senza quel dolore che era diventato così familiare ormai. Era quasi trascorso un anno, per la precisione 299 giorni senza l’odiosa, insopportabile presenza di Spike. 299 giorni senza poter vedere I suoi occhi così blu che riuscivano sempre a leggerle dentro. Già, sempre, tranne l’unica volta che a lei sarebbe davvero servito.

Il loro ultimo momento insieme. Il suo più grande rimpianto. Come aveva potuto non leggere nei suoi occhi colmi di lacrime e dolore che il “ti amo” sussurrato a mezza bocca era reale? Come aveva potuto mandarla via? Perché aveva voluto sacrificarsi? Perché l’aveva lasciata sola a vivere una vita che ormai non aveva più senso senza di lui?

Delle lacrime furtive le si affacciarono agli occhi. Non voleva piangere. Non ne poteva più di piangere.

Non si era permessa neanche una lacrima in pubblico in quei 299 giorni.

Aveva persino sorriso. Lo stesso giorno in cui lui era morto, lei aveva sorriso, mentre dentro il suo cuore moriva. Perché tutto era finito, perché non era più l’unica e perché, anche se all’ultimo minuto e non creduta, gli aveva finalmente dichiarato il suo amore. Almeno era morto sapendolo. Non ci aveva creduto, ma lo sapeva. Una magra consolazione dovendo affrontare una vita intera senza di lui.

Avrebbe voluto spiegargli molte cose, ma non ne aveva avuto il tempo. Aveva creduto – o meglio sperato – che ne avrebbero avuto molto da condividere insieme una volta scongiurata questa ennesima apocalisse. E invece… invece ora lei rimpiangeva di non avergli mai spiegato il proprio comportamento nei suoi confronti, di non avergli confessato prima I propri sentimenti, e ultimo, ma non meno importante, di non essere riuscita a spiegargli la verità dietro il suo bacio con Angel, quel bacio che gli aveva fatto così tanto male. L’ultimo bacio con il suo primo amore, un bacio che Spike non aveva capito. Non aveva capito che ormai lei era pronta a vivere la sua vita con lui, lontano da Angel e dai brutti ricordi. Ma aveva pensato che sarebbe riuscita a fargli capire tutto quanto una volta lontani da Sunnydale, dopo la battaglia. Aveva fatto così tanti progetti per loro due insieme, erano stati l’unica cosa che l’avevano tenuta in piedi, mentre tutto intorno a lei crollava, mentre I suoi amici le voltavano le spalle e lei si sentiva così stanca. Ma c’era lui. Come sempre. Al suo fianco. Fedele e coraggioso, innamorato più che mai. Che l’aveva sorretta e incoraggiata. Ricordava ancora le sue parole di quella notte – la notte più importante della sua vita…

 

“Sono vivo da un po’ più tempo di te, morto da molto di più… ho visto cose che non puoi immaginare e fatto cose che preferirei tu non immaginassi. Non ho esattamente la reputazione di essere un pensatore. Seguo il mio sangue che non va esattamente nella direzione del mio cervello… quindi ho fatto molti errori, decisioni terribilmente sbagliate. In oltre cento anni… c’è solo una cosa di cui sono stato sicuro… tu. Hei, guardami. Non ti sto chiedendo nulla, quando dico che ti amo non è perché ti voglio o perché non posso averti. Non ha niente a che fare con me. Amo quello che sei, quello che fai… come vai avanti. Ho visto la tua gentilezza, e la tua forza. Ho visto il meglio e il peggio di te, e ho capito perfettamente ciò che sei. Sei un diavolo di donna. Sei l’unica, Buffy.

 

Già, l’unica. Ma adesso non lo era più.

<<E tu sei morto…>> mormorò piano nella metropolitana di New York alle sei del pomeriggio.

Qualcuno si voltò e la fissò curioso.

Non le interessava. Niente la colpiva più ormai. Le sembrava quasi di essere tornata ai tempi del suo ritorno dall’aldilà, quando niente la colpiva nel profondo. Solo lui. Solo Spike era riuscito a fare un buco in quella corazza. Ma lui ora non c’era più e la corazza che si era costruita attorno questa volta era per proteggersi dal dolore che ancora sentiva se pensava a lui.

Aveva finto con tutti: con Dawn, con Giles, Xander e perfino con Willow. Lei era la Cacciatrice e non aveva mostrato dolore per la morte di un vampiro. Anche se era il suo vampiro, l’unico che fosse riuscito a riaccenderle la fiamma nel cuore.

Aveva raccolto I pezzi della sua vita e aveva continuato a lottare per non venir sopraffatta dal dolore. L’aveva fatto per Dawn, soprattutto per lei. Perché la sua sorellina meritava una vita migliore della sua, perché aveva già sofferto tanto, perché lei avrebbe dovuto innamorarsi senza remore, e avrebbe dovuto avere il coraggio di mettersi in gioco senza provare lo stesso cieco terrore che aveva provato lei e che l’aveva portata a perdere tutto. Dawn non avrebbe mai avuto quel timore. Dawn sarebbe stata felice. Lei non avrebbe buttato via la felicità. Lei se la meritava. Non desiderava più nient’altro per se stessa, solo per Dawn. Era quella la sua nuova missione.

 

Non appena mise piede nell’appartamento in cui viveva con Dawn da quando erano arrivate a New York circa 8 mesi prima, Buffy sentì la voce della sorella che parlava animatamente al telefono. Probabilmente stava parlando con qualche nuova compagna di scuola.

Si tolse il soprabito e l’appese. Era felice che Dawn si fosse fatta delle amiche nella nuova scuola, se solo il fatto di chiamarle per ore ogni giorno non le stesse portando rapidamente alla bancarotta. Sospirò. Fortunatamente avevano ancora qualche risparmio da parte, e poi da quando erano arrivate a New York Buffy era riuscita a trovare un lavoro che le permetteva di mantenere sia se stessa che la sorella. Certo, non era il sogno della sua vita -  quello ormai era sfumato per sempre e si trovava sul fondo di un cratere dove prima c’era casa sua – però le impediva di pensare costantemente a quanto fosse miserabile la sua vita.

Si legò I capelli e, stampandosi sulle labbra un sorriso, si mosse alla ricerca di Dawn.

Quell’appartamento era stato un affare. Glielo aveva affittato un amico del preside Woods, che era partito per un viaggio di lavoro in Indonesia per un anno. Woods, invece, strano come andavano le cose, filava ancora d’amore e d’accordo con Faith e insieme si occupavano della Bocca dell’Inferno a Cleveland. Fece una piccola smorfia ripensando alla ribelle cacciatrice bruna. Chi l’avrebbe mai detto che alla fine sarebbe stata lei quella che combatteva il male a fianco dell’uomo che amava? Quello sarebbe dovuto essere il suo destino, pensò Buffy sospirando di nuovo. Perché tutto era andato storto?

<<Buffy, sei tornata?>> urlò Dawn dalla sua stanza. <<Finalmente! Cominciavo a preoccuparmi>> aggiunse poi uscendo a piedi nudi e andandole incontro.

Buffy sorrise abbracciandola. Quando si erano invertiti I ruoli? Quando la sua sorellina aveva iniziato a farle la predica perché aveva fatto tardi? Come stava crescendo in fretta…

<<Ho perso la metropolitana>> rispose poi.

<<Come al solito>> ribatté Dawn dirigendosi in cucina. <<E io, come al solito, ho preparato la cena…>>

<<Cinese?>> chiese Buffy seguendola nella piccola cucina.

<<No, stasera pizza>> le rispose la sorella poggiando sul tavolo un cartone e due lattine di coca cola.

<<Ottimo!>> esclamò Buffy sedendosi.

Le ragazze iniziarono a mangiare e parlarono del più e del meno per un po’.

Viste dall’esterno potevano essere scambiate per due normali ragazze, felici e serene, senza nessuna preoccupazione per la testa. La realtà però era ben lontana da quell’idea. Sulle loro spalle gravava il peso di ricordi difficili da dimenticare, aggravati dalla nostalgia per coloro che non c’erano più e che un tempo erano stati parte integrante della loro vita.

<<Sai, oggi dal computer della scuola ho mandato un’e-mail a Willow>> esordì Dawn addentando l’ennesimo trancio di pizza.

Buffy si voltò a guardarla. <<Come mai?>>

La sorella si strinse nelle spalle. <<Mi mancava. Volevo sapere come stava. Non ci sentiamo più così spesso, un bel cambiamento da quando vivevamo sotto lo stesso tetto…>>

<<Dawnie, lo sai anche tu che Willow è molto impegnata>>

<<Lo so, lo so. Però potremmo noi andare a trovarla qualche volta>> propose lei con una luce brillante negli occhi. <<Ti prego, ti prego. Il prossimo week-end. Prometto che non ti chiederò più niente per tanto, tantissimo tempo!>>

<<Già, come quando mi hai chiesto di andare a trovare Giles…>> Buffy odiava disilludere la sorella, specie quando era così felice – cosa che non capitava tanto spesso, nonostante tutti I suoi sforzi – ma la vita aveva altri progetti per loro. <<Non possiamo allontanarci questo week-end: devo lavorare. Lo sai, il signor Lloyd mi ha dato il lavoro, anche se non ero la più qualificata, a patto di lavorare a volte anche nei week-end. Ed il prossimo è uno di questi>> le spiegò pazientemente.

Dawn sbuffò. <<Diavolo!>>

<<Ehi, signorina, non dire…>>

<<Oh, Buffy, smettila! Non dirmi quello che devo dire! Con te non posso mai fare niente!>> esclamò Dawn battendo entrambe le mani sul tavolo e alzandosi di scatto. <<Da Willow non posso andare perché tu lavori, Xander non vuole ricevere visite perché è ancora depresso, il signor Giles è addirittura in Inghilterra! Buffy, io mi sento sola!>>

<<Ma le tue amiche…>>

<<Oh, chi se ne importa di loro! Rivoglio la mia vita, Buffy. Ho accettato di venire a New York con te  con la speranza che prima o poi avresti capito di stare facendo un errore, ma è passato quasi un anno ormai. Io rivoglio la mia casa! La mia famiglia! Ed è tutta colpa tua! È sempre colpa tua! Grazie a te non vedo nessuno da mesi, sono tutti sparsi nel mondo. Li hai mandati via tutti, Buffy. Xander, Willow e il signor Giles. Si sono allontanati tutti. Tu vuoi stare da sola ma io no. Io rivoglio I miei amici. Hai distrutto tutto, Buffy. Noi eravamo una famiglia. Insieme ce l’avremmo fatta. E invece hai distrutto tutto. Io ti odio!>>

Dawn scappò in lacrime nella sua stanza seguita dal rumore della porta che sbatteva violentemente e dalla chiave che girava nella serratura. Dopo qualche minuto si sentì anche la musica dello stereo a volume altissimo.

Buffy rimase a fissare il vuoto davanti a sé. Dawn aveva ragione: aveva distrutto tutto. Come al suo solito non riusciva a fare altro che male alle persone che amava. Come Dawn, come Spike. forse c’era qualcosa in lei, una qualche innata incapacità nel gestire I rapporti con le persone a cui voleva bene.

Aveva creduto che iniziare delle vite nuove, separate, avrebbe giovato a tutti quanti. Avevano vissuto per sette anni praticamente sempre insieme. Avevano rischiato la vita tutti quanti sempre e solo a causa sua, della sua missione. Credeva di dovergli almeno ora che tutto era finito, un po’ di serenità. 

E invece non era stato così. E il suo errore più grande stava piangendo nella stanza a fianco. Tutti quanti si erano ricreati una vita, era vero, ma nessuno aveva ricominciato davvero a vivere. A partire da lei.

Xander era ancora depresso, perseguitato dal ricordo di Anya. Buffy lo capiva perfettamente. Ricordava ancora quando subito dopo la battaglia lo aveva sentito scherzare con Andrew, ovviamente non rendendosi pienamente conto che Anya non sarebbe mai più tornata da lui. E ricordava ancora meglio quando la mattina successiva lui si era arreso all’inevitabilità della sua scomparsa. Aveva pianto come un bambino. E Buffy si vergognava ad ammetterlo, ma gli era stata grata per averle dato un motivo per piangere davanti a tutti mentre tentava di consolarlo. Le sue lacrime, che potevano essere state scambiate come in onore del ricordo di Anya, in realtà era state tutte per lui, per Spike. ma non aveva mai avuto il coraggio di parlare con I suoi amici del suo dolore. Ora Xander viveva a Seattle, lavorava come capo cantiere in un’impresa edile e si stava lentamente riprendendo grazie ad un duro lavoro di psicoterapia. Buffy capiva perfettamente cosa stava passando: I ricordi tornano alla mente nei momenti più impensati e ti stendono, ma era doloroso doverli mandare via. Necessario però per continuare a vivere.

Giles, come aveva detto Dawn nel suo sfogo, era in Inghilterra ormai da quasi 7 mesi; prima di lasciare gli Stati Uniti si era accertato che tutti I suoi ragazzi si fossero sistemati da qualche parte e che la Bocca dell’Inferno di Cleveland fosse tenuta sotto stretto controllo da Faith e Woods. Poi si era ritirato in un pensionamento forzato che lo lasciava del tutto insoddisfatto. Buffy lo aveva intuito nonostante le loro rare telefonate.

Infine, Willow, che si era trasferita a Boston. La più vicina geograficamente ma non per questo più vicina emotivamente. Buffy sapeva che aveva ripreso a studiare e che si manteneva agli studi lavorando come consulente per il laboratorio informatico dello stesso college in cui studiava. sembrava serena anche se, in quelle poche volte che si erano sentite per telefono nell’ultimo anno, Buffy aveva notato che l’amica sembrasse soffrire molto della decisione di non praticare più la magia. Lo aveva deciso per onorare la memoria di Tara, che occupava ancora un posto speciale nel suo cuore, ma Kennedy non si era mostrata d’accordo con la decisione della compagna. Lei ora era una Cacciatrice attiva e non capiva il motivo per il quale Willow aveva deciso di ritirarsi dalla lotta. Sfortunatamente quello non era il solo problema tra le due ragazze. Il loro rapporto – nato in un periodo di forte stress emotivo e quindi non con basi molto solide – era in crisi e Buffy era quasi certa che non sarebbe arrivato a compiere il primo anniversario fra qualche mese.

I suoi amici le mancavano. Le mancava il signor Giles. Le mancava la sua vecchia vita, com’era prima. Le mancavano le ronde, le lotte e, più di tutto, le mancavano le risate e le nottate trascorse a fare ricerche al Magic Box, chi l’avrebbe mai detto?

A New York non aveva stretto nuove amicizie. Sul lavoro aveva conosciuto qualche ragazza simpatica ma si limitava a dividere con loro la pausa pranzo, niente di più. Qualche ragazzo l’aveva addirittura invitata ad uscire e lei era stata quasi tentata di accettare, ma poi li guardava e non scorgeva nessuna luce diabolicamente maliziosa nei loro occhi, non avvertiva nessun brivido al solo contatto, e si era sempre tirata indietro adducendo come scusa di non voler lasciare Dawn a casa da sola.

In realtà nessun ragazzo sarebbe mai stato all’altezza di Spike. ne era certa. Come era certa che non avrebbe mai e poi mai smesso di confrontare gli occhi o la camminata di quei ragazzi con quella di Spike. sapeva di farsi solo del male, ma niente e nessuno era paragonabile a lui. Nulla. E lui non c’era più. Le era rimasto solo il suo ricordo. Nient’altro, neanche un segno tangibile della presenza di lui nella sua vita. Tutte le sue cose era andate distrutte insieme a Sunnydale, sepolte in quel cratere che ora era la tomba del suo amore.

<<Sei stata solo una stupida idiota, Buffy. Una vera stupida>> si disse ad alta voce appoggiando la fronte alle braccia piegate sul tavolino. <<Di lui non ti è rimasto nulla…>>

 

How can I just let you walk away  (come posso permetterti di andare via)
Just let you leave without a trace  (senza lasciare nemmeno una traccia) 
When I stand here taking  (mentre sto ferma qui)
Every breath with you  (a respirare con te)
You're the only one  (Tu sei l’unico)
Who really knew me at all  (che veramente mi conosceva)
How can you just walk away from me  (Come puoi andare via da me)
When all I can do is watch you leave  (quando tutto ciò che posso fare è quardarti andare via)
'Cause we've shared the laughter and the pain  (perchè abbiamo condiviso le risate e il dolore)
And even shared the tears  (E abbiamo anche condiviso le lacrime)
You're the only one  (Tu sei l’unico)
Who really knew me at all  (che veramente mi conosceva)

 

Buffy raddrizzò la testa di scatto al suono di quelle parole. Venivano dalla camera di Dawn.

Si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò. Perché quelle parole? Perché adesso?

 

So take a look at me now (Quindi guardami adesso)
Oh there's just an empty space  (c’è in me uno spazio vuoto)
And there's nothing left here to remind me  (e qui non è rimasto niente a ricordarmi)
Just the memory of your face  (la forma del tuo viso)
Take a look at me now  (Guardami adesso)
'Cause there's just an empty space  (perchè c’è in me uno spazio vuoto)
And you coming back to me is against all odds  (e che tu torni da me è contro ogni probabilità)
And that's what I've got to face  (è questo che dovrò affrontare)

Buffy si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scorrerle liberamente sulle guance mentre ascoltava in silenzio. Le sembrava così strano, non si era mai ritrovata completamente in un testo di una canzone, eppure quelle parole le arrivavano diritte in fondo al cuore. Erano tutto quello che aveva nell’anima.

 

I wish I could just make you turn around  (Vorrei poterti farti voltare indietro)
Turn around and see me cry  (e vedermi piangere)
There's so much I need to say to you  (Ci sono tante cose che devo dirti)
So many reasons why  (Così tante ragioni per farlo)
You're the only one  (tu sei l’unico)
Who really knew me at all  (a conoscermi veramente)

 

Ormai non tentava più di fermare I singhiozzi. Era troppo, quella canzone le stava squarciando il cuore. Tutto quello che aveva soppresso in quell’anno stava uscendo fuori al suono di quelle parole e la lasciava completamente senza forze. Come poteva chi aveva scritto quella canzone aver capito così bene tutto il dolore, il rimpianto di aver perso la persona amata?, si chiese mentre ascoltava in silenzio.

 

So take a look at me now  (Quindi guardami adesso)
'Cause there's just an empty space  (perchè c’è uno spazio vuoto in me)
And there's nothing left here to remind me  (e qui non è rimasto niente a ricordarmi)
Just the memory of your face  (la forma del tuo viso)
Take a look at me now  (Guardami adesso)
'Cause there's just an empty space  (perchè c’è uno spazio vuoto in me)
But to wait for you is  (ma aspettarti è)
All I can do  (tutto quello che posso fare)
And that's what I've got to face  (e questo è quello che dovrò affrontare)
Take a good look at me now  (Guardami bene adesso)
'Cause I'll still be standing here  (perchè sarò ancora qui)
And you coming back to me is against all odds  (e tu tornerai da me contro ogni probabilità)
That's the chance I've got to take  (quella è l’opportunità che dovrò afferrare)
 
Take a look at me now (Guardami ora)

 

Guardami ora…

 “Ti piacerebbe ancora quello che vedresti, Spike?”, pensò Buffy emettendo un gemito. “Perché senza di te mi sto consumando”, aggiunse poi. Prese un profondo respiro asciugandosi per l’ennesima volta gli occhi mentre la canzone finiva.

Odiava lasciarsi andare in quel modo. Odiava sentire ancora così tanto la sua mancanza e soprattutto odiava il fatto che dopo quasi un anno il suo amore per Spike non avesse minimamente accennato ad affievolirsi. Come pensava di riuscire ad andare avanti in quel modo? Forse avrebbe davvero dovuto dar ragione a Xander ed andare anche lei da uno psicanalista. Forse l’avrebbe aiutata, forse…

<<Buffy…>>

Dawn era in piedi sulla porta della cucina e la guardava spaventata e preoccupata. Era sempre uno shock per lei vedere la sua coraggiosa e forte sorella maggiore in lacrime. Buffy piangeva raramente e quando lo faceva c’erano sempre dei motivi molto gravi dietro. Con esitazione, la ragazzina mosse qualche passo verso di lei.

<<Buffy, cosa…?>>

<<Niente, Dawnie, niente>> si affrettò a rassicurarla Buffy alzandosi di scatto dalla sedia e prendendo un tovagliolo di carta con cui si asciugò rapidamente gli occhi. <<Va tutto bene>> aggiunse voltandosi poi verso la sorella e sforzandosi di sorriderle.

<<Ma… tu stavi piangendo… cosa c’è che non va?>> chiese Dawn. <<E’ per quello che ti ho detto prima, Buffy?>> La sorella non le rispose. <<Senti, mi dispiace. Non avrei mai dovuto dirti quelle cose…>>

<<Le sentivi quindi hai fatto bene ad esprimerle. Non ti fa bene tenerti tutto dentro. Sei sempre così silenziosa>> le spiegò Buffy avvicinandosi e accarezzandole con tenerezza I capelli.

<<Cos’è questo? Un residuo del tuo unico esame di psicologia?>> scherzò Dawn guardandola. Nei suoi occhi era tornata di nuovo una luce serena.

<<Dawn, mi dispiace che tu ti senta sola. Anch’io mi sento sola ogni tanto, ma noi due siamo ancora insieme, siamo una famiglia. Possiamo farcela>>

<<Hai ragione>> Dawn annuì con la testa. <<Solo che…>>

<<Cosa?>>

<<A volte mi prende la nostalgia di quando eravamo a Sunnydale. Okay, non sarà stato il posto più sicuro del mondo però… era casa nostra, capisci?>>

Buffy annuì piano, gli occhi le si erano di nuovo riempiti di lacrime. <<Ti capisco perfettamente. Anch’io rimpiango casa nostra, ma dobbiamo imparare ad accettare il fatto che ora non esista più. Non c’è più niente dove prima c’era Sunnydale. Assolutamente niente. Solo un enorme cratere>>

<<E tu lo hai accettato?>> le chiese Dawn all’improvviso piazzandosi di fronte a lei.

Buffy spalancò gli occhi per la sorpresa. Cosa…?

<<Buffy, tu non stavi piangendo per quello che ti ho detto prima>> affermò la ragazzina in tono deciso. <<Non può essere stato solo per quello. Non è la prima volta che litighiamo. Dimmi la verità, avanti>>

Buffy non rispose, anzi, si diresse senza una parola verso la propria camera.

<<Oh, Dio, era per quella canzone!>> esclamò Dawn.

Buffy si voltò nel mezzo del corridoio ad occhi spalancati.

<<L’ultima che stavo sentendo alla radio. Ti ha stravolto. Come ho fatto a non capirlo prima? Le parole… Che stupida!>> Dawn si batté una mano sulla fronte. <<Avrò anche esagerato prima però non è stato quello che ti hanno ridotta così>> disse avvicinandosi alla sorella. <<Guardati, hai dei segni neri sotto gli occhi che faresti invidia ad un panda, e poi sei talmente sconvolta che…>>

<<Smettila, Dawn. Sto bene>> disse Buffy allontanandosi di scatto dalla sorella. <<Non è stata una stupida canzone a farmi star male…>>

<<Allora lo ammetti? Tu stai male>>

Buffy sbuffò. Non aveva la minima intenzione di affliggere la sua sorellina minore con I propri problemi. Aveva già sofferto troppo a causa sua. <<Sto bene>> ripeté. <<Sono solo stanca. Ho bisogno di riposare>> disse aprendo la porta della sua stanza ed entrando. <<Ci vediamo domani mattina>>

<<Ma… Buffy…>> protestò Dawn.

<<Ho bisogno di stare sola, Dawn. Lasciami in pace>> replicò Buffy alzando leggermente la voce e tentando di chiudere la porta. Poi si accorse dell’espressione mortificata della sorella, e lasciò andare la porta per accarezzarle una guancia. <<Va tutto bene, Dawnie. Te lo giuro. È solo un momento così…>>

Dawn annuì piano. <<Okay. Però promettimi che se vorrai sfogarti verrai da me>> aggiunse facendo un sorriso triste.

Buffy le sorrise in risposta poi chiuse la porta.

Sarebbe stata una lunga notte, pensò buttandosi di peso sul letto.

 

Erano quasi le due del mattino quando Buffy si ritrovò a fissare il soffitto della sua camera da letto ad occhi spalancati. La sua previsione si era rivelata esatta…

Sbuffò rumorosamente. Non riusciva ad addormentarsi. Le parole di quella canzone le tornavano sempre in mente, tormentandola.

Si rigirò nel letto per l’ennesima volta finendo bloccata dal groviglio di lenzuola e coperte che le si era formato intorno al corpo. Con un gemito di esasperazione scalciò via con forza le coperte e si ritrovò sul materasso nudo.

Cosa doveva fare? Come poteva reagire? Si sentiva stremata, priva di forze e completamente disillusa su quello che le riservava il destino.

Già, il destino… maledetto destino, prima le aveva rovinato la vita destinandole il ruolo di Cacciatrice, poi nonostante tutti I sacrifici e I dolori che aveva dovuto sopportare, si era portato via anche l’unico barlume di speranza che le era rimasto. Che senso aveva continuare a lottare, a combattere se poi non appena viveva un attimo di vera felicità tutto le veniva portato via?

Ridacchiò per l’assurdità di quel pensiero. Era diventata come Angel. Forse il fatto che lui fosse stato il suo primo amore le aveva trasferito un po’ della sua maledizione. Solo questo poteva tentare di spiegare perché adesso si ritrovava in un letto da sola, in una città che detestava cordialmente, senza l’uomo che amava al suo fianco in balia di un dolore che non accennava a smettere.

Si alzò dal letto e mise l’accappatoio. Doveva uscire da quella stanza e smetterla di torturarsi. Non l’avrebbe portata a nulla in fondo. Solo a farsi altro male. E in quel momento ne sentiva già abbastanza.

Andò in cucina e tirò fuori dalla credenza il pacco dei cereali. Cereali alle due del mattino… che schifezza! Ma era l’unica cosa che riusciva a calmarle I nervi. Mangiare era stata una delle sue attività preferite per il dopo ronda. Subito dopo il fare l’amore con Spike.

Si appoggiò con un sospiro al tavolino poi scosse la testa. In ogni modo finiva sempre per pensare a lui. Riusciva ad intrufolarsi in ogni suo pensiero anche quando lei non voleva. Era più di quanto riuscisse a sopportare.

Rimuginava al buio sul proprio tormento lamentandosi e crogiolandosi nel piacere di provare dolore…  Stava diventando davvero come Angel!

Poggiò bruscamente il pacco dei cereali e tornò a passo spedito nella sua camera. Doveva dormire. Assolutamente. Non sarebbe riuscita a superare un’altra giornata a lavoro in pieno stato catatonico.

 

 

Le sembrò di essere in un deserto. Sì, era proprio un deserto.

Era sola e stava camminando sul bordo di un cratere. Sunnydale?, si chiese per un attimo. Dio, perché doveva essere proprio quel luogo che le faceva così male? Chiuse gli occhi prima di riaprirli e chinarsi per guardare nel fondo del cratere.

Poi una forte luce l’accecò.

Si trovava in una sala ora. Era grande e aveva un enorme tavolo al centro circondato da sedie. Sul muro c’era un simbolo, forse uno stemma, non capiva cosa rappresentasse. Come ci era arrivata lì? Cosa ci faceva lì?

All’improvviso però non le importò più scoprire dove fosse arrivata e perché. La porta si era aperta e Spike con passi sicuri e decisi si stava dirigendo verso di lei.

Le parole le morirono in gola per l’emozione. Mio Dio…

Buffy chiuse gli occhi per non vedere l’uomo alto, biondo e bellissimo che si stava avvicinando. Ti prego, fà che non sia un sogno…

Lui le diede un’occhiata e con un movimento fulmineo del braccio spazzò via ogni cosa da sopra il grande tavolo al centro della stanza. La sollevò da terra e ve la posò sopra. Poi l’accarezzò con sensualità sui fianchi e giù lungo le cosce, che le dischiuse infilandoci in mezzo una gamba.

<<Sono qui, passerotto. Solo per te>> le mormorò in un orecchio poi si chinò su di lei e coprì la luce con le sue spalle, proiettandole ombre sulla pelle improvvisamente nuda.

Trattenendo il fiato per l’emozione, Buffy lo sfiorò con la punta delle dita, indugiando sui fianchi stretti, sul torace bianco. Lo sentì fremere e la consapevolezza che lo stava eccitando la esaltò, dandole coraggio per continuare il suo viaggio di scoperta, lungo il collo, la mascella e il mento, per fermarsi infine sulle labbra piene e sensuali.

Un brivido di piacere le corse lungo la schiena quando lui cominciò, con infinita delicatezza, a mordicchiarle le dita. E quando smise, lei ricominciò ad accarezzarlo.

Spike continuava a fremere sotto il suo tocco finché proruppe in un gemito, un suono virile e prolungato che si mescolò e finì per confondersi con I gemiti che emetteva lei stessa.

Poi, all’improvviso, la baciò appassionatamente sulla bocca e la fece stendere con un unico, sinuoso movimento, mentre i loro corpi cominciarono a muoversi all’unisono…

 

<<Buongiorno, New York! Sveglia, dormiglioni! Sono le sette del mattino e fuori…>>

Buffy aprì gli occhi di scatto ed emise un gemito di frustrazione spegnendo la sveglia. Ancora un altro sogno. Solo un sogno. Nient’altro che un maledetto sogno. Era così stanca di sperarci ogni volta…

Di malavoglia mise I piedi giù dal letto e si infilò l’accappatoio. Poi strofinandosi con una mano un occhio uscì dalla stanza e bussò alla porta di Dawn.

<<Sveglia! È ora di andare a scuola!>> borbottò continuando a camminare verso la cucina non badando minimamente alla risposta della sorella.

Si sedette di peso su una sedia e appoggiò il viso assonnato al palmo di una mano puntellandosi con il gomito al tavolo. Se solo avesse potuto riprendere il suo sogno da dove si era interrotta…

<<Buffy, hai mangiato di nuovo I cereali nel cuore della notte?>> le chiese Dawn all’improvviso facendola sobbalzare violentemente.

Buffy scosse la testa per schiarirsi le idee. <<No… cioè sì. Ieri sera non riuscivo a dormire e…>> Improvvisamente spalancò gli occhi. Oh, Dio, era davvero Sunnydale! Emise un gemito.

<<Buffy, cos’hai?>> Dawn le si avvicinò preoccupata. <<Non è poi così grave se hai mangiato I cereali…>>

<<No, io… ho sognato Sunnydale stanotte. E Spike. e noi…>> si bloccò prima di raccontare alla sua sorellina minorenne I suoi peccaminosi sogni erotici su un uomo che era addirittura morto.

<<Hai sognato Spike?>> Dawn si sedette di fianco a lei. <<E cosa faceva? Come…?>>

Buffy si voltò verso di lei. <<Oh, niente di particolare>> si affrettò a dire alzando le mani. <<Le solite “cose da Spike”>>

<<Ah>> commentò Dawn con un sorrisetto. Poi si alzò e andò verso il frigo.

<<Come “ah”?>> chiese Buffy voltandosi a guardarla.

<<Niente. Pensavo solo che…>> Dawn si strinse nelle spalle.

<<Che…? Avanti, continua>>

<<Niente, davvero>> si affrettò a negare Dawn tornando a sedersi con il cartone del latte in mano. <<Eravate a Sunnydale?>> domandò poi per cambiare discorso.

Buffy si appoggiò contro lo schienale della sedia e la guardò sospettosa. Che Dawn immaginasse che tipo di sogno aveva fatto? No, era ancora una ragazzina ingenua… <<No, io ero a Sunnydale, sul bordo del cratere poi però mentre ci guardavo dentro sono stata investita da una forte luce e mi sono ritrovata senza sapere come in una sala…>>

<<Dove?>>

<<Non so. È come se non riuscissi a cogliere un particolare che mi permetterebbe di capire tutto>> spiegò Buffy passandosi una mano sulla fronte. <<Mi ricordo il tavolo…>> E chi se lo sarebbe più scordato quel tavolo, pensò con un mezzo sorriso. Poi vide che Dawn la stava ancora guardando. <<Sì, c’era un tavolo, enorme.>> ribadì allora. <<Sembrava uno di quelli… sai, quelli delle sale riunioni delle grandi aziende… non che ne abbia visti molti>> precisò con una smorfia. <<Però era come quello dei film. E poi c’era qualcosa sul muro. Credo uno stemma…>>

<<Okay, mentre tu stai qui a cercare di interpretare il tuo sogno da Cacciatrice, io vado a vestirmi>> disse Dawn alzandosi e lasciandola sola.

Il suo sogno da Cacciatrice… Buffy scosse la testa. Non faceva più sogni di quel genere da molto tempo, ormai. Aveva solo sognato Spike perché le mancava così tanto e desiderava il suo ritorno, però…

E se fosse stato davvero un sogno premonitore? Prima era stata a Sunnydale, sul cratere dove Spike era morto, poi in quella sala e lui era ricomparso ed era tornato da lei…

<<Sono qui, passerotto. Solo per te>>

Sorrise mordendosi il labbro inferiore. Dio, in quel sogno era ancora più bello di quanto ricordasse… E quello che stavano facendo era così…

Erano delle lettere! Lo stemma sul muro della sala erano delle lettere! Una W e… Buffy strinse gli occhi cercando di ricordare. “Avanti, guarda oltre le spalle di Spike” si incitò. “Guarda il muro” Una W e una… H. Un’H!

<<W e H…>> Fece una smorfia. <<Tutto questo sforzo per niente… cosa significano W e H?>> si chiese alzandosi delusa.

<<Cosa?>> domandò Dawn uscendo dal bagno con la spazzola in mano.

<<Sul muro della sala c’era un simbolo con una W e un’H, sono riuscita a ricordarlo alla fine, però non mi dicono niente>> spiegò stringendosi nelle spalle.

<<Scusami, ma W e H non sono le iniziali dello studio legale in cui lavora Angel?>> chiese Dawn puntandole la spazzola contro.

Buffy fece una smorfia dubbiosa. <<Non so. Cosa c’entra Angel con il mio sogno, con Spike?>>

Dawn alzò le spalle. <<E io che ne so? Hai fatto tu quel sogno>> Tornò nel bagno. <<Io però se fossi in te controllerei…>>

<<Perché?>> chiese Buffy facendo capolino.

<<Chiamalo sesto senso. Chiamala intuizione femminile. Io dico che dovresti controllare. È da molto che non fai sogni premonitori…>>

Buffy la squadrò pensierosa. <<Intuizione femminile?>>

<<Oh, andiamo, hai capito cosa intendo. E ora lasciami finire di preparare. Farò tardi a scuola>> le disse spingendola gentilmente fuori dal bagno.

<<Ci vediamo stasera>> le urlò Buffy da fuori la porta. Poi con un’espressione pensierosa si diresse nella sua stanza. Avrebbe controllato… ma prima doveva andare a lavorare.

 

Fortuna che a lavoro poteva usare liberamente Internet, pensò Buffy entrando nel sito di un motore di ricerca durante la sua pausa pranzo.

Le tornavano ancora in mente le parole di Dawn. La stuzzicavano per essere più precisi.

Meno male che Willow le aveva insegnato qualcosa sui computer in tutti quegli anni di amicizia, sorrise Buffy mentre avviava velocemente la ricerca immettendo le due lettere.

Attese qualche minuto, poi le comparve davanti agli occhi la schermata del sito Internet della Wolfram & Hart, studio legale con sede principale a Los Angeles e filiali in tutto il mondo. Dall’aspetto e da quello che trovò nel sito, Buffy percepì che quello studio legale nascondeva qualcosa, qualcosa di molto losco. Ricordava, poi, da quelle volte in cui era andata a Los Angeles da Angel, che quello studio legale gli aveva dato del filo da torcere difendendo pericolosi demoni e non solo. Come aveva fatto Angel allora ad accettare di lavorare per loro?

Si grattò la fronte pensierosa. E che c’entrava la Wolfram & Hart con il suo sogno? E con Spike? doveva saperne di più.

Prese la cornetta del telefono in mano e compose il numero dell’unica persona che in tutti quegli anni era sempre riuscita a trovare una spiegazione per tutto. Doveva parlare con Giles.

 

La telefonata con Giles la risollevò leggermente. Affidare, o meglio scaricare su di lui, il compito di raccogliere informazioni e interpretare il suo sogno le era sembrato un po’ un ritorno alle origini. Si era sempre affidata a Giles nel momento del bisogno…

Le aveva assicurato che le avrebbe fatto avere sue notizie nell’arco di qualche giorno, però Buffy, allo scoccare del quarto giorno, prese di nuovo in mano la cornetta e richiamò in Inghilterra.

“Tanto è a carico dell’ufficio…” pensò con una smorfia divertita. Attese la comunicazione e quando riconobbe la voce dall’altro capo del filo, sorrise.

<<Signor Giles, sono io, Buffy>>

<<Ah, Buffy. Sei tu…>> rispose l’altro incerto.

Il sorriso di Buffy si spense. <<Cosa c’è che non va? È successo qualcosa?>>

<<Niente. Va tutto bene. Solo che non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla tua ricerca. Ti avevo detto che mi sarei fatto vivo io>> ribatté il suo ex Osservatore.

<<Ha ragione, però sono molto impaziente. Ha trovato qualcosa?>>

Buffy si stupì del silenzio dall’altra parte del telefono.

<<Signor Giles, è ancora lì?>>

<<Sì… sono qui>>

<<Allora?>>

<<Ecco, vedi… io…>>

<<Non tenti di nascondermi le cose, signor Giles. Lo sa che non reagisco bene quando qualcuno tenta di imbrogliarmi>> lo ammonì Buffy notando la sua ritrosia. <<Parli>>

<<Be’, vedi… La Wolfram & Hart è uno studio legale molto potente e….>>

<<Non mi interessa sapere questo, lo so già.>> lo interruppe lei. <<Voglio solo sapere cosa c’entra con il mio sogno su Spike. perché ho sognato Spike in quella sala della Wolfram & Hart?>>

<<Perché… ecco, io… credo che lui sia lì>>

Buffy per poco non rischiò un infarto a quelle parole. Spalancò la bocca più volte indecisa su cosa dire, poi la richiuse definitivamente. <<Cosa?>> chiese in tono stridulo dopo aver ripreso il controllo di sé.

<<Credo che il tuo sogno possa significare che Spike si trovi alla Wolfram & Hart>> spiegò Giles pazientemente.

<<Ma non è possibile. Lui è morto… Io l’ho visto mentre bruciava…>> Buffy chiuse gli occhi davanti alle immagini che le apparvero davanti mentre parlava. Le facevano così male.

<<Lo so anch’io, per questo credo di aver interpretato male>> ribatté Giles. <<Tu comunque non preoccuparti. Sicuramente con un po’ più di tempo riuscirò a trovare una nuova soluzione…>>

<<…che magari mi faccia capire chiaro e tondo di lasciar perdere Spike, vero?>> concluse Buffy in tono ironico. <<Lei non mi sta dicendo ancora tutto, Giles. Non è solo il sogno, vero? C’è dell’altro>>

<<Be’, sì>> ammise di malavoglia lui. <<E’ da circa tre mesi che è stata avvistata un’attività anormale intorno al cratere di Sunnydale…>>

<<Oh, non mi interessa parlare di demoni e nuove apocalissi. Potremmo tornare a parlare di Spike?>> chiese bruscamente Buffy attorcigliandosi il filo del telefono intorno al dito. Era nervosa.

<<Credo che quest’attività sia in qualche modo collegata a Spike.>>

Buffy si fece più attenta. <<Continui>>

<<Ho svolto le mie indagini ed ho scoperto che l’attività anormale a Sunnydale non è altro che un gruppo con a capo uno scienziato che sta facendo dei rilevamenti intorno al cratere…>> Giles sospirò. <<Quel gruppo fa riferimento alla Wolfram & Hart>>

Buffy emise un gemito. Cosa stava tentando di dirle? Che Spike forse…? <<Spike potrebbe essere tornato?>> chiese con il cuore in gola.

Buffy immaginò il signor Giles scuotere la testa, togliersi gli occhiali e massaggiarsi il naso. Poi lo sentì parlare. <<Non lo so. Tutto è possibile. Non mi meraviglio più di niente in questo mondo. Dopotutto Angel è tornato dall’Inferno e tu sei addirittura resuscitata… Perché non lui, morto a causa di un’energia mistica…>>

<<Oh mio Dio>> mormorò Buffy. Spike era tornato. Spike era tornato. Era meraviglioso. Lacrime di gioia presero a correrle giù lungo le guance.

<<Buffy, non c’è niente di certo. È solo un’ipotesi. Non dovresti farci tanto affidamento…>>

<<Lei non capisce, Giles. Spike è tornato. È vivo e io devo andare da lui>> dichiarò Buffy alzandosi in piedi con il telefono ancora in mano. Si guardò intorno e notò le occhiate curiose e perplesse dei suoi colleghi e allora mestamente si rimise a sedere e abbassò il tono di voce. <<Devo andare a Los Angeles, Giles. Devo scoprire se è vero. Se Spike è tornato. Dio, non ci posso credere>> mormorò con un sospiro di gioia.

<<Buffy, mi dispiace ma io non posso tornare negli Stati Uniti in questo momento, ho preso un impegno e non posso allontanarmi…>>

<<Non c’è problema. Porterò con me Dawn>> Chiuse gli occhi immaginando la reazione della sorella alla notizia. <<Cavoli, sarà così felice quando glielo dirò stasera!>>

<<Non fare sciocchezze>> l’ammonì Giles. <<Non precipitarti lì tutta sola con a seguito una ragazzina. Quelli della Wolfram & Hart sono persone molto pericolose, lo sai.>>

<<Questo non mi impedirà di scoprire la verità, Giles. Non ho paura del pericolo>>

Giles sospirò rassegnato. <<Ti prego solo di fare attenzione>> le raccomandò poi. <<E… un’ultima cosa>>

<<Sì?>>

<<Chiedi a Willow di venire con te>>

<<Perché?>> chiese Buffy dubbiosa. <<Sarà impegnata con il college e…>>

<<Ti potrebbe tornare utile l’aiuto di una dea. Non sai a cosa stai andando incontro>> le rispose Giles zittendola all’istante.

Aveva ragione, convenne Buffy annuendo decisa. Se la Wolfram & Hart era davvero così pericolosa aveva di certo bisogno di aiuto. Concluse in fretta la telefonata e poi si lasciò cadere di peso sulla sua sedia.

Spike era tornato…

Un sorriso le si allargò piano piano sul viso. Improvvisamente il mondo aveva ricominciato a girare nel verso giusto.

 

 

<<Willow Rosemberg>> rispose una voce femminile che Buffy fece fatica a riconoscere.

<<Will?>> chiese infatti. <<Sono io, Buffy. Sei tu?>>

Un minuto di silenzio, poi. <<Ah, ciao. Come va?>>

<<Io bene, ma tu… Cosa è successo, hai una voce…>> Buffy strinse le labbra preoccupata.

Willow sospirò. <<Io e Kennedy ci siamo lasciate>> rispose poi laconicamente.

Buffy emise un piccolo sospiro di sollievo per lo scampato pericolo – aveva temuto chissà quale disgrazia-, poi tornò a concentrarsi sull’amica. <<Mi spiace. Quando?>>

<<Ieri sera>>

<<Come ti senti?>>

<<Male>>

Cavoli, l’aveva chiamata per chiederle di andare a Los Angeles con lei e Dawn e invece l’aveva colta in piena crisi post-rottura. <<Vuoi parlarne?>> propose poi indecisa, dopotutto era pur sempre la sua migliore amica, la sua proposta avrebbe anche potuto aspettare qualche minuto.

<<No>>

Buffy sentì Willow soffiarsi rumorosamente il naso e sorrise tristemente: quel gesto l’aveva fatto così tante volte negli ultimi tempi che aveva persino scoperto quale fosse la migliore marca di fazzoletti, quella che li faceva più morbidi, quella con le confezioni più carine, quella profumata…

<<Posso venire da te per qualche giorno?>>

Buffy spalancò gli occhi per la sorpresa. Aveva sentito bene? Willow le aveva appena chiesto…

<<Sai, ho bisogno di cambiare aria per un po’… E poi, Kennedy deve svuotare l’appartamento dalle sue cose, torna dai suoi genitori.>> spiegò Willow lentamente.

<<Oh, Will, non so che dire…>>

<<Posso?>>

Come poteva rifiutarsi di aiutarla? Willow le era sempre stata accanto, fin dall’inizio combattendo una battaglia che, in fondo, non era neanche la sua. Aveva rischiato molto e non solo in termini di sanità fisica, e un paio di giorni ospite in casa sua erano il minimo che potesse darle in cambio di tutto il suo prezioso appoggio. Però…

Come avrebbe potuto scordarlo? Buffy scosse la testa tenendo ancora appoggiato all’orecchio il ricevitore. Willow le aveva voltato le spalle quel giorno a casa sua poco prima della battaglia, aveva scelto Faith, l’aveva ritenuta “non in grado di giudicare con chiarezza”. Scosse di nuovo la testa. Non era quello il momento per ripensare a cose passate. Willow le poteva anche aver voltato le spalle in quel momento, ma poi, il giorno della battaglia l’aveva trovata di nuovo al suo fianco, pronta a sfidare I suoi limiti per aiutarla a salvare il mondo. Doveva pur voler dire qualcosa, no?

<<Okay, Will. Puoi venire a stare da noi>> rispose dopo un silenzio che parve durare un’eternità.

A Buffy sembrò di sentir sospirare Willow, poi. <<Grazie, Buffy. Non te ne pentirai>>

Buffy abbassò gli occhi, come se l’amica per telefono, potesse vedere quanto si sentisse meschina e in colpa per aver messo in dubbio la loro amicizia anche solo per un breve istante. Quei giorni prima della battaglia erano stati stressanti e molti pesanti dal punto di vista emotivo, ovvio, che nessuno di loro fosse riuscito a ragionare con lucidità. Giles stesso una volta, un paio di volte prima del suo ritorno in Inghilterra, le aveva fatto capire che aveva rimpianto molte delle scelte prese in quel periodo, una fra tutte il voltafaccia di quel giorno. Probabilmente anche per Willow era lo stesso, ma non si vedevano più così spesso e non erano cose da discutere per telefono quelle. <<Lo so, Will. Fammi sapere quando arrivi>> disse poi concludendo la telefonata.

Le avrebbe parlato di Spike e del suo sogno quando fosse arrivata a New York.

 

<<Oggi è il giorno più bello della mia vita!>> esclamò Dawn quella sera quando Buffy le disse che Willow sarebbe andata a stare da loro per qualche giorno. <<Non posso crederci, Buffy. È fantastico – cioè, non che sia felice perché Willow e Kennedy si sono lasciate, però…>> aggiunse poi mordendosi il labbro inferiore.

<<Ho capito che intendi>> concordò Buffy. Nonostante tutti I cattivi pensieri che quella telefonata le aveva portato, era pur sempre felice di rivedere la sua amica.

<<E quanto tempo rimarrà?>>

<<Non lo so. Non mi ha detto niente di preciso. Aveva solo bisogno di cambiare per un po’ aria…>> rispose Buffy apparecchiando la tavola.

<<Le cederò la mia stanza>> propose Dawn mettendo a tavola I bicchieri. Poi si fermò. <<Forse è meglio di no… Dove studierei poi?>> si disse facendo una smorfia.

Buffy le si avvicinò con un sorriso. <<Non preoccuparti. Sono sicura che Willow si accontenterà di dormire sul divano per un paio di giorni>>

<<Hai ragione>> Dawn si sedette a tavola. <<Cosa si mangia?>>

<<Oggi ho cucinato io>> disse Buffy orgogliosa portando a tavola il suo magnifico arrosto. Voleva che quella serata fosse per Dawn il più possibile perfetta specie perché la voleva di ottimo umore per quando le avrebbe spiegato del suo sogno e della possibilità del ritorno di Spike. si voltò verso di lei sorridente ma si ritrovò a fissare una smorfia di sospetto e apprensione.

<<Perché?>> chiese la sua ingrata sorellina.

<<Perché cosa?>>

<<Perché hai cucinato tu?>> Dawn notò che il sorriso di Buffy si era velocemente spento e si rabbuiò. <<No, non è che non lo apprezzi>> tentò di rimediare alla svelta. <<E’ solo che…>>

Buffy la guardò in attesa.

<<Non è normale>> rispose lei con un sorrisetto obliquo. <<Mi stai per dare una brutta notizia?>> le chiese poi corrugando la fronte.

Buffy si sedette di peso sulla sedia e sospirò. Perché era così difficile trattare con I teenager? <<Nessuna brutta notizia, Dawn>> si fermò a riflettere. <<Non credo, almeno>>

Dawn ora era davvero in ansia. <<Avanti, dimmi quello che devi dirmi>> la incitò.

<<Ti ricordi il mio sogno?>> iniziò Buffy.

<<Quale?>>

<<Quello di qualche giorno fa. Io… a Sunnydale… e poi in quella sala…>> le disse tentando di farle ricordare.

Dawn scosse la testa.

<<Oh, andiamo. C’era anche Spike nel mio sogno!>> esclamò frustrata.

Dawn sorrise. <<Ho capito, ora ricordo. Continua>>

<<Be’, ne ho parlato con il signor Giles…>>

<<Hai parlato con il signor Giles?>>

<<Sì, ma…>>

<<E ti ha chiesto di me?>>

<<No…>>

<<Come no? Si è già scordato di me?>>

<<Oh, Dawn, non è questo il punto…>> borbottò Buffy esasperata.

<<Come “non è questo il punto”! e perché tu non l’hai chiamato quando avrei potuto parlarci anche io?>> le chiese mostrandosi offesa. <<L’hai chiamato per raccontargli del mio sfogo dell’altro giorno…>>

Buffy si alzò dalla sedia di scatto facendola cadere. Dawn smise di parlare di colpo e spalancò gli occhi.

<<La vuoi smettere?!>> esclamò Buffy poggiando entrambe le mani sul tavolo e chinandosi verso la sorella.

Dawn annuì piano con la testa.

<<Bene>> Buffy annuì a sua volta. <<Scusa per quest’eccesso, ma mi dai davvero sui nervi a volte…>> le disse raccogliendo la sedia e tornando a sedersi. Poi la guardò. <<Posso continuare?>>

Dawn annuì di nuovo, ormai ammutolita.

<<Dicevo… Ho chiamato Giles per chiedergli di interpretare il mio sogno, perché tu mi avevi messo la pulce nell’orecchio con la storia dei sogni premonitori…>> Dawn si risollevò un poco e si fece più attenta. <<…e lui ha una teoria>>

<<Quale?>>

<<Dice che il mio sogno possa significare che Spike è tornato sulla terra e si trova alla Wolfram & Hart>> disse Buffy e poi trattenne il fiato.

<<Alla Wolfram & Hart? Quella dove lavora Angel? Ma…>> Dawn smise di parlare quando finalmente comprese in pieno il significato delle parole della sorella. Spalancò la bocca per la sorpresa e tentò di parlare. <<Spike…>>

Buffy annuì emozionata. Quel pensiero le faceva venire I brividi… Se lui era tornato allora c’era ancora speranza per loro due…

<<Spike può essere tornato sulla terra?>> chiese Dawn a sua volta con gli occhi lucidi, segno che aveva sofferto molto per la scomparsa del vampiro che per lei era stato un po’ come un padre e un fratello maggiore negli ultimi tre anni. Il suo unico punto fermo in una realtà a cui aveva sentito a volte di non appartenere. <<Davvero… lui può essere…>>

<<Giles non è sicuro>> disse veloce Buffy asciugandosi una lacrima furtiva. <<La sua è una teoria però… io sento… io so che è vero>> concluse. <<Chiamala intuizione femminile.>> aggiunse con un sorriso.

<<Oh, Buffy, è meraviglioso! Sono tanto felice!>> disse Dawn gettandole le braccia al collo. <<Oggi sì che è il mio giorno speciale!>>

Buffy la allontanò un poco. <<E tu come…?>>

Dawn sorrise furbescamente. <<Sai, io e Spike abbiamo parlato tanto… Mi ha raccontato un mucchio di storie sul suo passato…>> rispose Dawn poi si fece pensierosa temendo la reazione della sorella. <<Niente di sconvolgente, però- niente squartamenti, stragi, carneficine… o sangue…>>

<<Sì, e io sono la regina di Saba!>> esclamò Buffy ridendo e tornando a stringere la sorella. Non le importava affatto quello che si erano detti in passato Dawn e Spike, l’importante era quello che si sarebbero detti in futuro. Perché ora, forse, ce l’avevano un futuro… <<Vorrà dire che dovrò parlare con Spike riguardo questa sua cattiva abitudine di raccontarti strane storie…>>

Dawn le sorrise allegra. <<Già, perché tu non appena lo rivedrai gli farai una ramanzina, vero?>> le chiese ammiccandole.

<<ragazzina, come osi pensare queste cose…?>> Buffy si finse oltraggiata, in realtà I suoi occhi brillavano di gioia.

<<Oso, oso. E ora sbrighiamoci che il tuo arrosto si fredda>> concluse Dawn avventandosi sul suo piatto.

 

 

Buffy smise di giocherellare con il cucchiaino nella tazza di caffè che aveva appena finito di bere e alzò gli occhi su Willow, intenta a bere, invece, un the alle erbe.

Era appena arrivata da Boston e Buffy era andata a prenderla all’aeroporto, chiedendo anche una giornata di permesso dal lavoro per poter trascorrere del tempo insieme. Erano andate nell’appartamento e avevano depistato I bagagli, poi Buffy aveva proposto un giro per la città e ora, tornate a case, si stavano riposando davanti a una tazza di caffè.

Willow le parve molto silenziosa e assorta nei suoi pensieri e Buffy si rammaricò un po’ del fatto che il loro primo incontro dopo mesi di lontananza dovesse avvenire in circostanze così brutte per la sua amica.

Inoltre, aleggiava uno strano imbarazzo tra loro. Nessuna delle due tentava di intavolare un discorso. Dopo I convenevoli di rito era calato un pesante silenzio durato per tutto il giro turistico. Come se non avessero più niente da dirsi. Come se non fossero l’una per l’altra niente più che semplici conoscenti.

“Strano”, pensò Buffy. “Ci conosciamo da una vita ormai, possibile che non abbiamo davvero più niente da dirci?”

<<Una volta non ci sarebbe sembrato così strano bere un caffè insieme chiacchierando>> iniziò alla fine Buffy non sopportando più quel silenzio. <<Erano altri tempi però…>> aggiunse abbassando gli occhi.

<<Sì, quando eravamo a Sunnydale>> convenne Willow guardandola. <<A quei tempi ci sentivamo entrambe incomprese: tu la Cacciatrice, la Prescelta, e io la timida Willow Rosemberg, la Secchiona, la Perdente>>

<<Non è mai stato così e lo sai>> la rassicurò Buffy. <<Sei sempre stata una persona speciale, con o senza magia. Il fatto di esserci incontrate e di essere diventate amiche è una delle poche cose che ricordo con gioia della mia adolescenza.>> Le sorrise. <<Non so cosa avrei fatto senza te e Xand a quei tempi…>>

<<Neanch’io>> rispose Willow ricambiando il suo sorriso.

<<Ma Apocalisse dopo Apocalisse ci siamo allontanate>> aggiunse Buffy tristemente.

<<E alla fine, quando tutto stava per avere fine, io ti ho voltato le spalle, lasciandoti sola contro tutti…>> disse Willow abbassando lo sguardo e oscurandosi. <<Mi dispiace, lo sai. Quello che ho fatto quel giorno lo rimpiangerò per sempre…>>

<<…ma poi sei tornata al mio fianco. Come sempre>> la contraddisse Buffy con un mezzo sorriso. <<mentre io, una volta che l’uomo che amavo è morto, mi sono chiusa nel mio dolore e sono scappata qui a New York non cercando l’aiuto di nessuno, neanche il tuo>> aggiunse con un sospiro triste.

<<Questo non mi scusa per quello che ho fatto… e per quello che non ho fatto>> replicò Willow.

<<Non devi rimproverarti niente, la colpa è solo mia. Ho smesso di lottare, di combattere perché il dolore per la scomparsa di Spike mi aveva annientato e non avevo la forza di reagire…>>

<<Io avrei dovuto aiutarti! Sei la mia migliore amica, sarei dovuta essere al tuo fianco per sostenerti in un momento come quello>> Willow abbassò gli occhi tristi. <<Specie perché anch’io ho vissuto la perdita della persona che amavo…>>

Buffy allungò una mano per coprire quella di Willow sul tavolino. <<Ma tu hai trovato la forza di reagire, di riprenderti dopo quel dolore…>>

<<A che prezzo, però? Ho rischiato di distruggere il mondo… se non fosse stato per Xander, io…>> Willow la guardò con gli occhi lucidi.

<<Non è successo. Tu sei stata più forte del dolore e ti sei fermata. Smettila di torturarti ancora. Noi tutti ti abbiamo capita e perdonata>>

<<Io però ancora non perdono me stessa.>>

<<E’ difficile andare avanti vivendo di rimpianti, Will. Io lo so per esperienza…>>

Willow la guardò comprensiva senza dire una parola.

<<Sono il mio pane quotidiano, ormai. Continuo a ripetermi “e se avessi fatto questo?” oppure “se non gli avessi dato quel maledetto medaglione?” Okay, avrebbe avuto un po’ d’orgoglio ferito ma a quest’ora sarebbe qui con me, al mio fianco, e invece…>> Le sfuggì un singhiozzo.

<<Non devi colpevolizzarti in questo modo. Non puoi cambiare quello che è successo ormai>> Willow le si avvicinò e le circondò le spalle con un braccio.

<<Lo so, ed è questo che mi fa ancora più male: non poter tornare indietro. Se solo gli avessi detto di amarlo prima, anche solo il giorno prima, un’ora prima, magari un minuto prima, forse lui sarebbe stato più attento, forse…>>

<<Non si può vivere di “forse” Buffy. È difficile però devi andare avanti>>

Buffy si voltò a guardarla con una speranza negli occhi.<<Will, tu credi nelle seconde opportunità?>>

Willow le sorrise. <<Quello che sono ora è il frutto di una seconda opportunità…>>

<<Che penseresti se ti dicessi che ho fatto un sogno…>>

<<Premonitore?>>

Buffy glielo raccontò a grandi linee. <<L’ho fatto analizzare da Giles e lui dice che… potrebbero esserci delle buone probabilità che… che Spike sia tornato e sia a Los Angeles!>> concluse con un sorriso.

Willow rimase senza parole per un minuto, poi però scosse la testa. <<non lo so, Buffy. È così difficile da credere…>>

<<Will, tu hai resuscitato una persona! Me! questo è altrettanto difficile da credere!>> le ricordò Buffy.

<<Hai ragione.>> Willow annuì con la testa. <<A volte dimentico che la nostra realtà non è come quella degli altri…>>

<<Te ne sei mai pentita?>> le chiese Buffy evitando di guardarla. Se lo era sempre domandata.

<<Di cosa?>>

<<Di tutti questi anni passati a combattere l’oscurità?>>

Willow le prese il viso per il mento e la fece voltare verso di sé, poi le sorrise decisa. <<Mai. La lotta ha dato un senso alla mia vita. Non sarei quella che sono senza aver lottato al tuo fianco. Non rimpiango niente>>

<<Sono felice che tu non rimpianga la tua scelta…>>

<<Perché?>>

<<Verresti con me a Los Angeles?>>

Willow prese tempo prima di rispondere. <<Non lo so, Buffy. Quello che vuoi fare… correre dietro ad un sogno…>>

<<Fallo per me, Will. Ho bisogno di sapere se quel sogno è stato frutto solo della mia fantasia oppure è reale. Ne ho bisogno per ricominciare a vivere… e voglio che tu sia con me quando scoprirò la verità. Stavolta non credo che riuscirò a reggere il colpo se tutto si rivelasse un buco nell’acqua.>>

<<Lo farò, Buffy. Farò tutto quello che è in mio potere per aiutarti. Sarò al tuo fianco come una vera amica, finalmente>>

<<Grazie, Will. Ti voglio bene, lo sai, vero?>>

<<Anch’io te ne voglio>>

 

 

 

LOS ANGELES

 

Tre giorni più tardi, Buffy scese la scaletta dell’aereo che l’aveva riportata a Los Angeles.

Riparandosi gli occhi dal sole con una mano, si voltò a guardare dietro di sé Willow e Dawn che scendevano a loro volta.

La sorella era la più felice. Non c’era stato alcun verso di farla rimanere a casa e Buffy aveva pensato che allontanarla da New York e da quella realtà che non le piaceva affatto, avrebbe apportato senz’altro dei miglioramenti all’umore della ragazzina. E infatti era stato così. A partire da quei pochi giorni in cui Willow aveva vissuto con loro, Buffy aveva visto la sorella rifiorire e quel sorriso che mancava da così tanto sul suo viso rispuntare sempre più frequentemente. E poi anche lei era felice. Da quando aveva chiarito le cose con Willow era più serena e aveva ritrovato il rapporto meraviglioso che la legava da anni alla sua migliore amica. Quel viaggio, poi, era stata un’occasione in più per riportare indietro le lancette dell’orologio a quando erano due liceali piene di speranze e sogni.

Ora il suo sogno era uno solo: che non fosse solo un’illusione. Che Spike fosse davvero tornato sulla terra, che fosse davvero tornato da lei. Non le importava nient’altro adesso.

<<Dobbiamo andare a prendere I bagagli>> disse Willow mentre entravano nell’aeroporto guardandosi attorno. <<Come non mi è mancata Los Angeles!>> commentò poi facendosi largo tra la folla.

Le due sorelle la seguirono con un sorriso divertito. D’altronde Los Angeles non era né più né meno affollata di New York, quindi loro non avvertivano alcuna differenza.

Arrivarono al ritiro bagagli e dopo una buona decina di minuti di attesa, riuscirono finalmente a ritrovare tutte le loro valigie.

“Fortuna che ho ancora la mia forza di Cacciatrice”, pensò Buffy mentre trascinava le valigie più pesanti alla fermata dei taxi. Poi si voltò a guardare dietro di sé la sorella e Willow che camminavano baldanzose con entrambe un piccolo zainetto e una valigetta. Si fermò e fece una smorfia dubbiosa posando le mani sui fianchi.

<<Perché voi avete così pochi bagagli?>> gli chiese.

Dawn rise ma fu Willow a risponderle. <<Perché tu hai deciso di portarti tutto l’appartamento dietro! Ricordami di non portarti mai in campeggio, non sopravvivresti!>>

Buffy fece un’altra smorfia, poi riprese in mano le valigie e finalmente arrivarono alla stazione dei taxi.

Mentre l’autista, con un certo sforzo, caricava tutti I loro bagagli, Willow guardò Buffy e le chiese: <<Dove andiamo? Direttamente alla Wolfram & Hart?>>

Buffy prese sottobraccio l’amica e la tirò da un lato per non farsi sentire da Dawn. <<Veramente io avevo in programma di fare una piccola deviazione…>> le disse in tono cospiratorio.

Willow la guardò interrogativamente. <<Che vuoi fare?>>

<<Non dirlo a Dawn e non prendertela a male, ma vorrei andare a Sunnydale prima di andare da Angel e vorrei andarci da sola…>>

<<Per quale motivo?>>

<<E’ come se andassi a visitare la sua tomba. Non mi rimane nient’altro di lui…>> rispose Buffy mordendosi il labbro inferiore. <<Devo fare una cosa. Riesci a capirmi?>>

Willow annuì con la testa. <<Va bene. Io e Dawn andremo in albergo allora. Però, mi raccomando, stai attenta. Non sai cosa puoi trovare lì>>

<<Grazie, Will. Non preoccuparti>> Buffy abbracciò l’amica e dopo aver velocemente salutato la sorella senza darle alcuna spiegazione prese un altro taxi e partì immediatamente.

 

 

“Cavoli, il viaggio da Los Angeles a Sunnydale in taxi verrà a costarmi una fortuna!”, pensò Buffy mentre lanciava un’occhiata distratta al suo autista. Alzò le spalle e considerò che ne valeva la pena pur di rivedere quello che rimaneva della sua città. Tornò a concentrare l’attenzione fuori dal finestrino.

Arrivò a Sunnydale, o a quello che ne rimaneva, prima di quanto avesse creduto. Forse si era addormentata e non si era resa pienamente conto del viaggio, fatto sta che quando l’autista fermò la macchina davanti a quella che una volta era l’entrata della città, Buffy capì che forse sarebbe potuta tornare a Los Angeles in tarda serata. Almeno non avrebbe fatto preoccupare Dawn e Willow.

Scese dal taxi, pagò la corsa e chiese all’autista se ci fosse possibilità di reperire altri taxi lì intorno. Quello si strinse nelle spalle e con un forte accento spagnolo le rispose: <<Non credo, signorina. Questo posto è completamente deserto. Se vuole posso tornare a prenderla più tardi>>

Buffy gli sorrise riconoscente e fissarono un appuntamento per il ritorno.

Sbrigate le formalità per il ritorno a Los Angeles, Buffy si voltò con un sospiro verso quello che rimaneva di Sunnydale.

Aveva ragione il tassista. Un enorme deserto. Proprio come quello del suo sogno. E lei aveva la strana sensazione che avrebbe dovuto camminare sul bordo del cratere proprio come aveva fatto nel suo sogno. Stringendosi le braccia intorno al corpo, si avviò.

Aveva quasi finito di fare il giro completo del cratere, quando si ricordò che non era venuta lì solamente per fare una visita. Con molta cautela – fortunatamente aveva indossato jeans e scarponcini – si addentrò nel cratere e scese più che poté. Quando vide di non riuscire ad avanzare ulteriormente si fermò e si inginocchiò a terra. Frugò nella borsa e dopo poco tirò fuori il fagottino che aveva preparato prima della partenza. Sorrise pensando che se l’avesse vista qualcuno avrebbe potuto apparire una vera pazza. In realtà quello era un gesto che aveva progettato di fare da tempo ormai, solo che non aveva mai trovato il coraggio di tornare in quei luoghi a cui erano legati tanti ricordi. Ma ora aveva una speranza a brillarle dentro ed aveva deciso di farlo.

Con un sospiro fece una buchetta nella terra e vi depose dentro il fagottino. Poi prese una manciata di terra e se la lasciò scivolare fra le dita. Chissà se la polvere di Spike si era mescolata a quella terra? Chissà se ora stava toccando quel poco che era rimasto di lui?

<<Oh, smettila, Buffy>> si disse decisa. <<Sei qui perché sei convinta che lui sia tornato, no? Allora, perché piangersi addosso?>>

Scosse la testa e ricoprì la buca meglio che poté. Poi rimase a fissarla pensierosa sedendosi a terra e raccogliendo le ginocchia al petto.

<<Oh, Spike>> sussurrò con voce roca. <<E se tu non fossi tornato? Se fosse stato solo un sogno? Un semplice sogno?>> Alcune lacrime iniziarono a scivolarle lungo le guance. <<Non so se ce la farei a sopravvivere dopo averlo scoperto. Forse sarebbe meglio lasciare tutto così, nell’incertezza. Dopotutto se fossi tornato saresti venuto subito da me, no?>> mormorò rivolgendosi al vuoto. <<Posso dirti una cosa?>> Ridacchiò piano. <<Dio, sto parlando da sola, come una matta.>> Scosse la testa. <<No, sto parlando a te, amore mio, unica emozione intensa della mia vita. Sono trascorsi 311 giorni dalla tua scomparsa ma il dolore dentro di me non accenna a diminuire, anzi si ramifica sempre di più. Dedico a te ogni mio pensiero ora che al mondo ci sono solo io. Quanto sono stata stupida… Avevo la felicità a portata di mano e l’ho buttata via, troppo orgogliosa e testarda per ammettere che tutto quello che volevo eri tu, era stare con te. Adesso però non ho più paura, non mi vergogno più ad ammettere che desidero un mondo tutto nostro, dove nessuno possa entrare, dove io e te potremmo essere insieme e felici. A volte mi domando se tu un giorno dovessi tornare da me, come nel sogno che ho fatto la scorsa notte. Dio, ero così felice! Poterti abbracciare, amare, stringere, baciare, poi il risveglio e la cruda realtà che fa tanto male. Ti prego, giurami che non è stato solo un sogno. Promettimi che se non sei tornato adesso, tornerai comunque da me in un altro modo.>> Si fermò per un momento e appoggiò la fronte sulle ginocchia, rannicchiandosi ancora di più. <<Volevi questo per me? non lo so. sono tanto stanca e triste. Willow dice che passerà, Dawn che amerò di nuovo, ma io so di non essere più la stessa ragazza, la Cacciatrice di cui ti sei innamorato. Fingo di stare bene, ma non inganno nessuno. Sono tornata qui a Sunnydale e ho sperato di ritrovare la tua cripta, per cercarti e invece… non esiste più niente. E allora mi sono fermata qui>> Alzò la testa e fece un sorriso triste. <<Ti ho portato delle sigarette e del bourbon>> Si morse le labbra. <<Spero di aver azzeccato la marca. So che non è un grande gesto – tu hai fatto così tanto per me che nemmeno te lo immagini – ma sempre meglio che rimanere nel buio a piangere per la solitudine della tua mancanza>> Sospirò. <<Sai, ho pianto parecchio. Chi l’avrebbe mai detto che avrei pianto così tanto per te e non per qualcosa che avevi fatto? Però non posso permettermelo. Gli altri contano su di me. dawn conta su di me e ora anche Willow. Sono la loro forza, come tu eri e sei tutt’ora la mia. Forse avresti preferito che ti avessi detto che ero andata avanti? Che mi ero rifatta una vita? Bè, puoi scordartelo>> aggiunse in tono più deciso. <<Perdonami ma non cercherò di dimenticarti. Anche se forse è questo quello che vorresti. Sono qui perché ho bisogno di te e ora che finalmente riesco ad ammetterlo farò qualsiasi cosa sarà in mio potere per riaverti con me. voglio stare con te, Spike. non mi importa quanto dovrò lottare o contro chi dovrò combattere, ci riuscirò. Sono o non sono la Cacciatrice? Dannatamente testarda, proprio come piace a te>> Fece un sorriso ricordando. <<L’unica cosa che tu devi fare è tornare, non importa come, tu fallo. E se già l’hai fatto, non preoccuparti, amore mio, io sto arrivando da te. Perché ti amo, lo sai. E la prossima volta che te lo dirò tu dovrai crederci o ti picchierò talmente forte che….>>

<<Mi scusi, signorina.>> Una voce maschile la interruppe facendola sobbalzare.

Buffy si voltò di scatto spalancando gli occhi. E ora questo da dove era uscito?, si chiese in allarme. Un demone? No, I demoni non si scusano prima di interromperti, ti saltano addosso direttamente. Be’, però l’aspetto da demone ce l’aveva. Era verde, con delle strane punte rosse sulla testa ma per il resto era vestito come una persona qualunque e questo la spiazzava.

<<Mi capisce, signorina? Capisce quello che dico?>> ripeté il demone avvicinandosi un poco.

Buffy assunse la posizione di difesa. Sempre meglio essere pronti. <<Capisco perfettamente quello che dici, …>>

Il demone sorrise. <<Lorne. Il mio nome è Lorne>>

Buffy abbassò le braccia e si rilassò. Il suo sorriso l’aveva rassicurata. <<Scusami, mi hai spaventata>> gli disse a mo’ di scusa.

<<No, scusami tu. Eri impegnata in una conversazione e non avrei dovuto disturbarti>> disse Lorne.

Buffy arrossì un poco. <<Da quanto tempo sei qui ad ascoltare?>>

Lorne alzò le mani e gliele agitò davanti la faccia. <<No, no. Non stavo origliando. Stavo facendo una perlustrazione prima di tornare e ti ho visto a terra. Pensavo fossi ferita. Poi mi sono accorto che stavi parlando e…>> Si fermò pensieroso.

Buffy alzò I grandi occhi verdi su di lui confusa. <<Be’, ecco… Non sono pazza, è solo che questa era la mia città e visto che mi trovavo a Los Angeles…>>

<<Oh, anch’io vengo da Los Angeles>>

<<… ho pensato di tornare qui e rendere omaggio a quello che ne rimane>> Buffy abbassò gli occhi sulla piccola buca che aveva scavato. <<Ho portato delle cose a qualcuno…>>

Lorne la fissò comprensivo. <<Lo stesso qualcuno a cui stavi parlando?>>

<<Già, lui è morto durante il crollo. O forse è meglio dire che è stato la causa del crollo…>>

<<Scusa?>> chiese Lorne improvvisamente curioso. Ciò che quella ragazza gli stava dicendo gli aveva fatto suonare un campanello nella testa. <<Che vuol dire che è stato la causa?>>

Buffy lo guardò per un momento in silenzio, indecisa se raccontargli o meno di Spike e della sua tragica fine. Poi pensò che comunque se aveva ascoltato quello che lei aveva detto prima, sapeva giù molte cose su di lei. Sospirò, poi si sedette su una grande roccia e fissò di nuovo Lorne. <<Vedi, circa un anno fa qui c’è stata una grande battaglia, una specie di Apocalisse… No, proprio una Apocalisse.>> si corresse annuendo con la testa. <<Il mio… amico era coinvolto nella battaglia. Stava dalla parte dei buoni, lui>> specificò con un sorriso. <<Mentre combatteva indossava un medaglione che improvvisamente si è illuminato… e lui… lui…>> Buffy si interruppe perché le si incrinò la voce e le si riempirono gli occhi di lacrime. Rivivere quei momenti le faceva sempre così tanto male.

Lorne le si avvicinò e le porse un fazzoletto. <<Il medaglione si è illuminato e lui si è polverizzato mentre tutto crollava?>> chiese poi.

Buffy alzò gli occhi umidi verso di lui, poi inclinò la testa sospettosa. <<E tu cosa ne sai?>>

<<Oh, io…>> Lorne fece un passo indietro.

<<Chi sei tu? E come fai a sapere cosa è successo a Spike?>> gli chiese alzandosi di scatto.

Lorne spalancò gli occhi. <<Spike?>> ripeté con sorpresa.

Buffy annuì in silenzio ma rimase a fissarlo decisa.

<<Oh, cavolo… avevo avuto il sospetto che… ma quindi tu sei… sei…>>

<<Buffy Summers, piacere. Meglio conosciuta come la Cacciatrice>> disse Buffy in tono deciso.

<<Oh cavolo…>> mormorò di nuovo Lorne. <<Non posso crederci>>

<<Be’, ora che abbiamo fatto le presentazioni, Lorne, vuoi spiegarmi come fai a conoscere Spike e quello che gli è successo?>> chiese appoggiando le mani sui fianchi.

<<Ecco, io…>>

<<Sì?>>

<<Conosco Angel!>> disse all’improvviso come folgorato da un’idea. Poi si rabbuiò. <<Cavolo, non avrei dovuto dirlo…>>

<<Angel?>> ripeté Buffy stupita.

<<Sì, lavoro con lui a Los Angeles e mi ha raccontato tutta la storia dell’ultima battaglia di Sunnydale. Sai, è diventata una vera e propria leggenda…>> Lorne fece un sorrisetto imbarazzato.

Buffy scosse la testa. <<Lavori con Angel? Alla Wolfram & Hart?>>

Lorne annuì aspettando che lei continuasse.

<<E cosa ci fai qui?>> gli chiese inclinando di nuovo la testa ancora con le mani sui fianchi.

<<Stiamo svolgendo delle ricerche>>

“Ecco, ho trovato il gruppo di scienziati di cui parlava Giles, che fortuna!”, pensò Buffy ironicamente. <<Che tipo di ricerche?>>

<<Oh, non so di preciso…>> Lorne sembrava nervoso.

<<Non sei uno scienziato?>>

<<No, assolutamente. Io sono un demone. Non mi occupo di scienza. Io leggo la mente delle persone quando cantano. Il vero scienziato è Fred>> rispose il demone in tono orgoglioso.

<<Fred?>>

<<Sì, lavora con Angel. Ci ha mandati lui qui a fare ricerche>> Dopo queste parole, si diede un colpetto della mano sulla fronte. <<Oh, cavolo…>> mormorò di nuovo.

Buffy si fece sospettosa. <<E per quale motivo?>>

<<Perché così tante domande?>> Lorne si allontanò nervoso.

<<Perché sei così nervoso?>>

<<Nervoso? Io?>> Lorne sbuffò un pò. <<Figuriamoci. È solo che è tardi e mi stanno aspettando al campo per tornare a Los Angeles.>> Si allontanò ancora. <<Magari ci incontriamo lì se vieni a trovare Angel…>> Si fermò un attimo. <<Forse è meglio di no, però>> aggiunse prima di riprendere la sua marcia più velocemente.

Buffy rimase a fissare la sua schiena senza parole. Perché diavolo era scappato? Socchiuse gli occhi pensierosa. Cosa le stavano nascondendo? Oh, non appena tornata a Los Angeles sarebbe andata immediatamente da Angel e avrebbe pretesto spiegazioni. La situazione non le era per niente chiara.

Guardò l’orologio e sospirò. Era quasi arrivata l’ora del suo appuntamento con l’autista, meglio ritornare sulla strada.

Guardò di nuovo la buchetta. Si chinò e vi posò una mano sopra. <<Sto venendo da te, Spike. che tu sia pronto o no>> Poi sorrise e tornò in cima al cratere.

 

<<Fred! Fred!>> urlò Lorne avvicinandosi a gran velocità all’accampamento. <<Fred!>>

La ragazza mora uscì da sotto una tenda e lo guardò con occhi confusi da dietro le lenti degli occhiali. <<Cosa c’è da urlare, Lorne? Non sono sorda>>

Lorne si fermò solo quando l’ebbe raggiunta poi, dopo aver ripreso fiato, le disse: <<Non puoi neanche immaginare chi ho incontrato!>>

<<Un demone?>> chiese Fred per niente curiosa. <<Lorne, stavo leggendo il risultato di certe analisi molto importanti. Sai anche tu che Angel ci ha imposto di tornare entro oggi e che io non ho finito ancora le mie ricerche. Se non riesco a capirci qualcosa di più non so proprio come farò ad aiutare Spike…>>

<<Ecco! Si tratta proprio di lui>> la bloccò il demone.

Fred si tolse gli occhiali e sospirò. <<Che vuoi dire?>>

Lorne fece un sorrisetto divertito. <<Indovina chi ho incontrato mentre perlustravo la zona che parlava al vento piangendo la memoria del nostro caro amico Spike?>>

Fred lo guardò in attesa che continuasse.

<<Oh, andiamo. Chi può essere l’ultima persona al mondo che immagineresti di vedere arrivare qui dopo tutto quello che è successo…?>>

Fred incrociò le braccia. <<Non lo so, Lorne. Dimmelo.>>

<<Dai, ti do qualche indizio>> Sembrava che il demone si stesse divertendo.

<<Non mi va di giocare…>>

<<E’ una donna>>

<<Oh, più vago?>> commentò Fred ironica.

<<Bionda>>

<<Harmony? E perché…?>>

Lorne la azzittì scuotendo la testa.

<<Non molto alta>>

Fred spalancò la bocca per la sorpresa. <<Non vorrai dire che…>>

<<Molto forte>>

<<Oh, Dio…>>

<<E’ conosciuta come la Cacciatrice, con la c maiuscola. L’Unica, la Sola, la Prescelta…>>

<<Buffy Summers!>> esclamò Fred portandosi immediatamente una mano a coprire la bocca.

<<Indovinato>> ribatté Lorne con un sorriso.

<<Ma come…?>>

<<Non lo so. Comunque non preoccuparti, credo non sappia niente di Spike>> precisò avvicinandosi a lei.

<<E cosa stava facendo?>>

<<Te l’ho detto. Era inginocchiata a terra, credo che avesse appena smesso di piangere quando l’ho vista. Parlava al vuoto…>> le disse Lorne guardandola negli occhi. <<Tu pensi che immagini…?>>

<<No>> Fred scosse la testa energicamente. <<E’ praticamente impossibile. Angel ha fatto di tutto affinché lei non scoprisse quello che è successo, anche se secondo me ha sbagliato…>>

<<E allora come mai è qui?>> chiese Lorne per evitare di discutere ancora, per l’ennesima volta, la decisione di Angel.

Fred si strinse nelle spalle. <<Non lo so. Io…>> Si fermò, poi sorrise. <<Credo che andrò a chiederglielo>> disse togliendosi il camice e lanciandolo a Lorne.

<<Ma…?>> Il demone la guardò stupito. <<Cosa…?>>

<<Non preoccuparti, Lorne. Non tradirò il segreto del nostro capo>> gli assicurò Fred mentre si allontanava. <<Tornerò il prima possibile>> Iniziò a camminare più velocemente. <<Devo scoprire alcune cose>> aggiunse a bassa voce.

 

Buffy controllò per la terza volta l’orologio ma si accorse che non era trascorso neppure un minuto dall’ultima volta. Accidenti! Dove diavolo era finito quel maledetto autista?, pensò sbuffando e iniziando a camminare avanti e indietro.

Ora che aveva incontrato quello strano demone, quel Lorne, aveva un pressante bisogno di tornare immediatamente a Los Angeles e parlare con Angel. Quel vampiro le stava nascondendo qualcosa, ne era certa. E quando l’avesse scoperto…

Improvvisamente una mano le toccò una spalla. Buffy sussultò per lo spavento e si girò di scatto pronta a saltare al collo dell’aggressore.

Solo che non era un aggressore, era una ragazza. Giovane, mora e carina, che ora la guardava intimorita. Buffy si rilassò e tirò un sospiro di sollievo. I suoi sensi di Cacciatrice si erano davvero atrofizzati visto che si era fatta cogliere impreparata due volte nello stesso giorno! Forse avrebbe dovuto ricominciare per davvero con gli allenamenti, pensò con una smorfia.

<<Scusa se ti ho spaventato>> disse la ragazza con voce incerta.

<<Scusami tu se ti sono quasi saltata addosso. Sai, oggi non sono proprio in giornata…>> rispose Buffy con un sospiro. Guardò negli occhi la ragazza mora e inclinò la testa. Ma chi era? E soprattutto da dove spuntava fuori? <<Tu chi sei?>>

La ragazza sembrò sorpresa per la domanda così diretta. <<Oh, io sono Fred>> rispose però con un sorriso allungando una mano.

<<Ciao, io sono Buffy>> le allungò a sua volta la mano.

<<Lo so, Buffy Summers. La Cacciatrice>>

Buffy era stupita. <<Come fai…?>>

<<So molte cose su di te, Buffy. Abbiamo degli amici comuni…>> disse Fred allusiva.

<<Buoni o cattivi?>> chiese guardinga. Si domandò se sotto le spoglie di quella ragazza in realtà si nascondesse qualche demone o qualche spirito maligno.

<<Buoni>> rispose Fred. <<Lavoro con Angel a Los Angeles>> spiegò poi.

Buffy si rilassò veramente questa volta, poi si ricordò di Lorne. <<E’ vero, ho incontrato poco fa un demone…>>

<<Lorne>> Fred annuì.

<<Già, Lorne, e mi aveva detto che era a seguito di un certo Fred…>> Si morse leggermente il labbro inferiore. <<Solo che credevo fosse un uomo>> aggiunse con un sorrisetto imbarazzato.

Fred le sorrise apertamente. <<Non preoccuparti, è uno sbaglio che fanno in molti>> disse. <<Lorne mi ha detto che eri qui e ho voluto incontrarti per conoscere finalmente la famosa Cacciatrice. Mi hanno parlato tanto di te.>>

Buffy abbassò lo sguardo colpita da quelle parole. <<Come mai conosci Angel?>> chiese poi rialzando la testa.

<<Oh, è una lunga storia, magari un giorno te la racconterò. Forse quando saremo a Los Angeles potresti venire a trovarmi alla Wolfram & Hart>> propose Fred.

Buffy annuì. <<Avevo già in programma di andare alla Wolfram & Hart. C’è qualcosa di cui io e Angel dobbiamo parlare>> disse decisa.

<<E cosa? Se posso chiedertelo…>>

<<Certo, perché no?>> Alzò le spalle. <<Abbiamo delle cose da chiarire io e lui e poi devo controllare una certa questione…>>

Fred rimase in attesa.

<<Oh, niente di importante>> disse Buffy alzando le spalle. Non le andava di raccontare dei fatti così privati ad una perfetta sconosciuta, anche se cominciava a credere di potersi fidare di quella ragazza. La guardava in modo gentile, quasi comprensivo, come se sapesse qualcosa di cui lei non era a conoscenza…

<<Bene, allora ti aspetto lì>> Fred fece un passo indietro, e sembrò incerta se andarsene via o meno. <<Posso farti una domanda?>> le chiese invece.

<<Certo, dimmi>>

<<Perché sei qui se devi parlare con Angel?>>

Buffy arrossì e si diede mentalmente della stupida per quella reazione. Non c’era niente di cui vergognarsi. <<Sono venuta a trovare una persona…>>

<<Nel bel mezzo del nulla? Strano, siamo stati qui quasi tre mesi e non ho visto anima viva>> commentò Fred guardandosi attorno come alla ricerca di qualcuno.

<<Infatti, non è viva.>> rispose Buffy. <<Ho portato delle cose a Spike…>>

<<Spike?>>

<<Sì, sai chi è? Non credo che Angel parli molto spesso di lui. Non si sono mai sopportati>> disse Buffy con una smorfia.

<<No, no. So chi è. Angel mi ha parlato di lui una volta. È un vampiro, giusto? Una specie di childe di Angel…>>

<<Sì, bé, era un vampiro. Ormai è solo polvere>> Buffy abbassò gli occhi.

<<Hai ragione. È uno dei morti dell’ultima battaglia>>

<<Non è uno dei morti!>> esclamò Buffy colpita per la leggerezza di quelle parole. <<E’ morto per salvare il mondo, per salvarci tutti quanti>> dichiarò decisa.

<<Scusami. Posso farti un’altra domanda, Buffy?>> chiese Fred incrociando le braccia.

Buffy alzò le spalle. Perché tutta quella curiosità? Quella scienziata era per caso ossessionata dal mito della Cacciatrice? <<Fai pure>>

<<Grazie. So che potrà sembrarti strano ma… perché stavi piangendo prima? Lorne mi ha detto che quando vi siete incontrati tu avevi appena finito di piangere>> spiegò Fred.

<<Emotività repressa, penso. Non sono mai stata brava ad esprimere I miei sentimenti>> Fece una smorfia. <<Mi esprimo meglio con I pugni>>

<<E gliene hai dati molti?>>

Buffy spalancò gli occhi. <<A chi?>>

<<A Spike>>

<<Ma come…?>>

<<…faccio a saperlo?>> Fred si strinse nelle spalle. <<Ehm… Te l’ho detto, abbiamo amici comuni. E poi la storia della Cacciatrice che invece di uccidere I vampiri ci va a letto è piuttosto famosa da queste parti…>>

<<Non posso crederci!>> esclamò Buffy. <<Davvero si dice questo di me? che sono una specie di…?>>

<<Be’, lo sai. Ai demoni piace chiacchierare…>> Fred agitò una mano noncurante per minimizzare.

<<Non è vero!>> protestò Buffy. <<Forse all’inizio era così, forse usavo Spike solo per il sesso e lo picchiavo però poi…>>

<<Sì?>> Fred fattasi improvvisamente più interessata.

<<Be’, poi ho iniziato a provare dei sentimenti per lui. Solo che è stato troppo tardi>> Buffy sospirò di rimpianto.

<<E sei venuta qui per dirglielo?>> le domandò Fred.

<<Una specie. Sai, quel cratere è tutto ciò che mi rimane di lui…>> Buffy si voltò a guardare l’immensa voragine. <<Volevo sentirlo vicino a me. a volte ne sento il bisogno>>

<<Davvero?>>

<<Sì, mi manca molto>>

<<Senti, Buffy, so di poterti apparire un po’ strana adesso e totalmente invadente ma credimi, ho I miei buoni motivi e un giorno li scoprirai anche tu, ma devo farti un’altra domanda>> disse Fred decisa facendo un passo verso di lei.

Buffy la guardò incerta. Cosa voleva da lei? Perché tutte quelle domande? A cosa le servivano? E soprattutto quali erano I suoi buoni motivi?

<<Ne ho viste di cose e persone strane nella mia vita>> cominciò Buffy. <<ma tu mi sembri piuttosto normale, quindi spara pure>>

<<Io credo, e penso sia innegabile, che tu sia una ragazza, una donna, che persegue I suoi obiettivi con tenacia finché non li raggiunge. Correggimi se sbaglio>> iniziò Fred.

Buffy non riusciva proprio a capire dove volesse arrivare. <<Sì, abbastanza>>

<<E allora, quando hai capito cosa provavi per Spike perché non hai puntato dritto all’obiettivo, a tutta velocità? Perché hai continuato a picchiarlo, a mandarlo via, a ferirlo ripetendogli di amare ancora Angel?>>

Buffy la guardò completamente senza parole. Come faceva quella completa estranea a sapere così tante cose su di lei? Su lei e Spike? di certo quelle cose non poteva avergliele raccontante Angel! Ma allora, chi…?

Aprì la bocca per chiederglielo ma Fred glielo impedì con un gesto della mano. <<La verità, Buffy. È molto importante>>

Con mille domande ancora nella testa, Buffy si stupì di sentirsi rispondere. <<Il mio comportamento con Spike è stato un errore fin dall’inizio. Chi l’avrebbe mai detto che da una semplice minaccia di morte sarebbe nato tutto questo?>> Si fermò un momento come a considerare quell’idea. <<Be’, forse non è poi così strano riguardando il passato. Mi sono sempre piaciuti I suoi occhi, fin dal primo momento>> Sospirò. <<Comunque con lui ho sbagliato, davvero tanto. Fossi in lui non perdonerei una come me>>

<<Oh, non preoccuparti. Non l’ha fatto>> commentò Fred a bassa voce.

Buffy alzò la testa di scatto. <<Cosa?>>

<<Niente. Dicevo solo che hai ragione, probabilmente non l’avrebbe mai fatto>> disse la ragazza invitandola poi a continuare.

<<E’ vero. O forse sì, non lo so. Una volta mi amava così tanto da accettare l’idea di essere usato solo per il sesso pur di stare con me. forse mi avrebbe perdonato anche questo.>> Tacque per un momento. <<Non ho mai meritato uno come lui>>

Vero, pensò Fred ma stavolta si guardò bene dal dirlo ad alta voce. <<Continua>>

<<Che dire?>> Buffy si strinse nelle spalle. <<Non potevo concepire l’idea di amare un vampiro. Un altro, dopo Angel. Avevo paura di Spike. lui risvegliava in me sensazioni così forti che non sapevo come gestire. Odio, desiderio, passione, disprezzo. L’unica cosa che però volevo allora e che voglio ancora è poter stare con lui>> ammise poi guardandola negli occhi.

<<Ma allora perché…?>>

<<Perché rimaneva pur sempre un vampiro>> rispose in fretta lei. <<Okay, uno particolare ma pur sempre un vampiro. Spike è il vampiro che ama senza anima, che cambia per amor mio, che combatte contro la sua stessa natura per diventare migliore per me. e ne sono stata spaventata, affascinata e infine travolta. Perché una persona così dà tutto ma in cambio pretende tutto e io non sapevo se sarei stata in grado di dargli quel tutto che lui voleva così disperatamente, non dopo Angel. E allora ho negato l’evidenza, anche a me stessa, con tutte le mie forze. Ma alla fine ho ceduto>> ricordò con rimpianto. <<E’ scoppiata la passione. Cavolo, bruciava come l’inferno! Ho rischiato di scottarmi e probabilmente l’ho anche fatto. Con lui ho provato un piacere che non avevo mai provato prima – ma forse non è il caso di parlare con te di queste cose…>>

<<No, va avanti. Non mi scandalizzo. Sono adulta>>

Buffy la guardò un poco. Strano era la prima volta che la vedeva in vita sua, ma sentiva di potersi fidare di quella ragazza. <<Era passione allo stato puro. Mi dominava completamente>>

<<E questo era un male?>> chiese Fred.

<<Oh, non lo so. All’epoca credevo di sì. Ero spaventata. Dentro di me c’era una lotta furiosa tra quello che sapevo giusto e quello che sentivo giusto, tra il desiderio di ucciderlo e il desiderio di lui. Ero dilaniata. Cercavo in ogni modo di negare a me stessa quella scomoda verità, I miei sentimenti per Spike. l’ho chiamato “essere inferiore”, “cosa cattiva e disgustosa”, gli ho detto che era solo “conveniente” ma erano solo scuse. Tutte scuse, evidenti e ridicole, ora lo ammetto. Volevo solo ferirlo ed allontanarlo. Avevo paura di essere ferita a mia volta perché Spike, lui ha sempre avuto il potere di ferirmi. Lui mi conosce così bene che mi spaventa. Neanche io posso dire di conoscermi in quel modo. E allora mi sono nascosta, dietro un muro fatto di indifferenza, odio e disprezzo. Credevo di riuscire a mandarlo via. E invece lui rimaneva, sempre. Nessuno mi è mai rimasto accanto come lui…>> Si asciugò le lacrime che le correvano sulle guance. <<Sono stata una codarda. Non volevo far capire né a lui né a nessun altro di essere innamorata>> Sospirò stanca. <<E ho perso tutto. Non ho niente. Spike non c’è più e io mi ritrovo sola senza di lui>>

Fred la guardò in silenzio per un lungo momento, riflettendo velocemente sulle parole che aveva appena sentito. Poi alla fine fece un sorriso e … <<Che cos’ha Spike di speciale che lo rende così interessante con le donne? Secondo te, ovvio…>>

<<Ehi!>> esclamò Buffy sobbalzando. <<Ma cosa…?>>

<<Oh, non pensare male>> la bloccò Fred con un altro sorriso. <<L’ho detto solo per tirarti su di morale, ne avevi bisogno>>

<<Grazie>> Buffy cercò un fazzoletto nella borsa e poi si soffiò il naso discretamente.

<<Sai, in questo periodo ho anch’io I miei problemi con gli uomini. So come ci si sente>> iniziò Fred esitante. Quanto poteva raccontare a Buffy senza esporsi? E soprattutto quanto Buffy avrebbe potuto aiutarla?

<<Ti va di parlarne?>> le domandò Buffy con un sorriso. <<Sfogarsi fa bene, lo so per esperienza>>

Fred la guardò sorpresa. <<Vuoi davvero che ti parli di me e Wes?>>

<<Wes?>> ripeté Buffy sorpresa. <<Parliamo dello stesso Wes? Wesley Whindam – Pryce?>>

<<Già, proprio lui>> rispose Fred tristemente.

E Buffy spalancò la bocca per la meraviglia. <<Scusa la mia reazione. Parliamo di Wesley>>

Facendosi forza per trattenere le lacrime, Fred cominciò a parlare. <<Wes. Wes che pensava fossi la donna della sua vita, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per me, ora… ora ha cambiato idea.>> Si strinse nelle spalle. <<Mi accusa di avere una storia con Sp…>> Si bloccò per un momento. <<Mi accusa di avere una storia con un altro>> si corresse subito dopo. <<quando si capisce subito, è chiaro che fra me e l’altro c’è solo un’amicizia. Una bella amicizia, nient’altro>>

<<Okay, ti credo. Ma non devi convincere me>> ribatté Buffy passandole un fazzoletto.

<<Volevo solo che fosse chiaro. Una semplice e casta amicizia>> ripeté Fred guardandola negli occhi.

Perché continuava a ripeterlo? Buffy si sentì leggermente a disagio. <<E tu incassi senza reagire?>>

<<Non è che abbia molta scelta…>> rispose Fred torturando il fazzoletto senza però usarlo.

<<Vuoi dire che hai provato a riconquistarlo e…>> Buffy la guardò un attimo, poi stupita continuò. <<Non ci hai nemmeno provato!>> Sospirò di disappunto. <<Perché no?>>

<<Se un uomo non ti vuole, non puoi costringerlo ad amarti>> dichiarò Fred.

Evidentemente quelle parole se le era ripetute più volte per convincersi, pensò Buffy, ma non c’era di sicuro riuscita. Non sarebbe stata sull’orlo delle lacrime in quel momento se si fosse convinta che la storia con Wesley fosse definitivamente conclusa. <<Però puoi sempre fargli vedere che cosa si sta perdendo>> le propose Buffy con un sorrisetto malizioso.

Fred la guardò, poi sospirò. <<Lo ammetto. All’inizio volevo farlo… ma poi, me l’ha impedito… la mia dignità!>> concluse sollevando il mento orgogliosa.

<<Oh, capisco!>> commentò Buffy. Poi si voltò: stava arrivando il taxi. <<Comunque, se mai cambiassi idea e volessi dei suggerimenti su come riportare Wesley alla ragione… o semplicemente parlare…>>

<<Posso chiamarti?>> chiese Fred raggiante.

<<Sì, certo. Perché no? Abbiamo parlato bene per tutto questo tempo>> rispose Buffy con un’alzata di spalle. <<Ti lascio il mio numero di cellulare fino a che rimarrò a Los Angeles.>> Le porse un bigliettino.

<<Comunque ci vedremo di nuovo quando verrai alla Wolfram & Hart, giusto?>> chiese Fred per averne conferma. Aveva molte cose da preparare per la sua visita.

<<Certo. È una tappa fissa del mio viaggio, quella. Non me ne andrò di qui senza prima essere stata da Angel e aver parlato con lui.>> dichiarò Buffy. <<E’ troppo importante>> aggiunse prima di correre verso il taxi e salutare con un cenno della mano Fred.

<<Non immagini nemmeno quanto>> sussurrò Fred mentre la vedeva chiudere lo sportello e ripartire in direzione Los Angeles.

 

 

<<Sveglia dormigliona!>> esclamò Dawn scostando con un sol gesto la coperta da sopra Buffy che dormiva ancora profondamente.

La sorella emise un gemito di frustrazione e nascose la testa sotto il cuscino. <<E’ ancora presto…>> si lamentò senza aprire gli occhi.

<<Andiamo, sono quasi le undici>> le disse Dawn mettendosi le mani sui fianchi. <<Dobbiamo andare alla Wolfram & Hart, ricordi?>>

Al suono di quelle parole, Buffy aprì gli occhi di scatto. <<Cavolo, che stupida! Me ne ero completamente dimenticata!>> si alzò dal letto e velocemente cominciò a frugare nell’armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi. <<Perché non mi avete svegliata prima?>>

Dawn si strinse nelle spalle. <<Willow ci ha provato ma le hai quasi mollato un pugno e ha rinunciato. Sei pericolosa quando dormi della grossa…>>

<<Scusatemi, ma ieri sera sono tornata tardi e non ho dormito molto>> Buffy entrò nel bagno. <<Fra dieci minuti sono pronta. Dov’è Willow?>>

<<E’ di sotto, sta cercando un taxi>> rispose Dawn, poi si sedette sul letto in attesa della sorella. <<E’ sempre la solita, ritardataria cronica>> sospirò prendendo una rivista.

 

Il taxi le lasciò di fronte ad un grande edificio a specchio.

<<Sei sicura che sia qui l’ufficio di Angel?>> chiese Dawn perplessa.

<<Sì. È questo l’indirizzo che ho trovato sul sito Internet.>> rispose Buffy. <<E poi…>> indicò la grande insegna davanti all’ingresso che riportava il nome “Wolfram & Hart”.

<<Certo, che è un bel cambiamento. Da una cantina umida a… questo>> commentò ancora Dawn.

<<Non mi interessa>> tagliò corto Buffy. <<L’importante è che sappia darmi informazioni su Spike. andiamo>> disse in tono deciso dirigendosi verso l’ingresso.

Dawn e Willow scuoterono la testa e la seguirono svelte.

 

L’interfono suonò e Angel sollevò la testa dai fogli che stava leggendo.

<<Sì, che c’è?>> chiese ad Harmony.

<<Buffy Summers e seguito, capo>> annunciò Harm in tono veloce.

Angel spalancò gli occhi per la sorpresa. Poi la vide entrare a passo spedito nell’ufficio. Dietro di lei, Dawn e Willow la seguivano rapide.

<<Buffy! Cosa ci fai tu qui?>> chiese poi.

<<Ciao Angel. Sto bene, grazie. Tu?>> rispose lei in tono ironico. <<Vedo che ti sei sistemato bene. Hai addirittura una segretaria! Harmony! Ti rendi conto? Che pessimo gusto!>> commentò con una smorfia.

Angel scosse la testa con un mezzo sorriso, poi si passò una mano fra I capelli. <<Scusami, Buff. È solo che è una vera sorpresa vederti.>> disse alzandosi da dietro la scrivania e andandole incontro.

<<Era questa la mia intenzione>> rispose lei.

Angel la guardò curioso. Che intendeva dire?

Furono interrotti dal tossire discreto di Willow. Buffy si voltò a guardarla. <<Scusa. Mi sono lasciata prendere la mano. Salutatevi pure>> disse con un sorriso. <<Immagino ti stia chiedendo perché siamo qui>> aggiunse poi dopo qualche minuto mentre Angel terminava di abbracciare Dawn.

Il vampiro annuì.

<<Siamo qui…>>

La porta dell’ufficio si aprì di scatto ed entrò uno scarmigliato e scomposto Wesley Whindam – Pryce, che non appena si accorse della loro presenza, si fermò di scatto e le fissò.

<<Wesley!>> esclamò Buffy sorpresa e poi, memore dell’incontro con Fred, inclinò la testa da un lato per osservarlo meglio. Cosa ci aveva trovato quella ragazza in quel rigido manichino impagliato? Bah…

<<Buffy… ciao. Come va?>> le domandò lanciando un’occhiata veloce ad Angel. <<Cosa ti porta qui?>>

<<Sono…>>

<<Angel, non abbiamo nessuna novità riguardo Sp…>> la interruppe, bloccandosi poi alla loro vista, un giovane uomo di colore che entrò anche lui nell’ufficio di corsa dopo Wesley.

Angel lo fulminò con lo sguardo.

<<Nessuna novità riguardo sp… spazzacamini indemoniati!>> recuperò l’uomo, poi fece una smorfia rendendosi conto dell’assurdità che aveva appena detto.

<<Spazzacamini indemoniati?>> ripeté Buffy scettica. Qui le stavano nascondendo qualcosa, lo sentiva.

<<Già, proprio così. E molto, molto pericolosi>> aggiunse sempre l’uomo confermando l’idea di tutti che quella fosse solo un’enorme balla.

<<Allora, avrete bisogno di aiuto>> commentò Dawn con un sorrisetto.

<<Grazie, ma ce la caviamo benissimo da soli>> disse Angel facendo segno a Wesley di tacere. <<Buffy, questo è Gunn, mio collaboratore e fidato consigliere. Gunn, questa è Buffy, la Cacciatrice.>> Angel calcò con la voce l’ultima parola. <<E queste sono Dawn e Willow>>

Gunn le fissò un poco. Quella era la leggendaria Cacciatrice? Sembrava così minuta. E le atre? La rossa una strega potentissima, forse una dea, e la più giovane un’ex chiave di energia mistica. C’era da non crederci. Sembravano così comuni…

Un trambusto proveniente da fuori l’ufficio strappò Gunn dai suoi pensieri ed attirò l’attenzione di tutti gli altri presenti.

<<Cosa succede?>> chiese Buffy voltandosi verso la porta. <<Un demone?>> Era pronta a passare all’azione.

<<No, non credo. I demoni che possono entrare qui sono buoni… cioè, hanno intenzioni pacifiche>> rispose Angel. <<Gunn, và a vedere di cosa si tratta. Forse riguarda gli spazzacamini>> ordinò poi calcando sull’ultima parola.

Gunn uscì alla svelta dall’ufficio chiudendosi bene la porta alle spalle.

Angel lo guardò uscire, poi fece segno a tutte le ragazze di sedersi, infine si appoggiò ala scrivania e incrociando le mani disse: <<Bene, Buffy. Ora che abbiamo risolto le formalità, vuoi dirmi cosa ci fai qui?>>

<<Angel! Angel! Ci sono riuscita! Ho finito la formula per la macchina che farà tornare corporeo Spike!>> esclamò una voce femminile in tono gioioso precipitandosi nell’ufficio.

Buffy si voltò con la bocca aperta per la sorpresa e lo shock. Formula? Macchina? Spike?

Ma allora era vero! era tornato davvero! Non era stato solo un sogno! Oh, mio Dio…

Si voltò a guardare Angel incenerendolo con lo sguardo. Come aveva osato non dirle niente e fingere che tutto andasse come al solito?!

Angel si passò una mano sulla faccia rassegnato. Il suo bel proposito di non dire niente a Buffy era definitivamente sfumato per colpa di Fred. E ora avrebbe dovuto spiegare a Buffy ogni cosa.

Fred era l’unica a non essersi accorta della tensione che si era creata tra Buffy e Angel dopo le sue parole. Né di quello né delle altre due paia di occhi che la guardavano stupite e confuse.

<<Angel, mi hai sentito? Non è fantastico!>> ripeté infatti la ragazza.

<<Ragazze, Buffy, questa è Fred, la nostra scienziata. Fred questa è Buffy>> Angel prese tempo facendo le presentazioni guardando Buffy in attesa di vederla scoppiare da un momento all’altro.

Fred le sorrise. <<Ciao. Noi ci siamo già conosciute>> aggiunse verso Angel.

<<Già, è un vero piacere rivederti>> rispose lei alzandosi di scatto.

<<Sapevo che saresti venuta ma non immaginavo così presto. Non ho ancora fatto quello che dovevo>> le spiegò Fred serena.

Buffy si stupì. Cosa stava dicendo? Ignorando il suo sorriso – aveva cose più importanti di cui occuparsi adesso – si voltò verso Angel e lo guardò incrociando le braccia. <<Allora? vuoi spiegarmi questa storia di Spike?>>

Angel sospirò, più per prendere tempo che per necessità. <<Buffy, io… Avrei voluto dirtelo. Ma non sapevo come. Avrei potuto chiamarti ma non mi è sembrato il caso. Avrei…>>

<<Avrei, avrei, avrei… Basta con il condizionale, Angel!>> lo bloccò Buffy. <<Avresti potuto ma non l’hai fatto. Vorrei sapere perché?>>

<<Era la cosa giusta da fare. Noi tutti abbiamo pensato che fosse giusto così>> rispose lui cercando supporto in Wesley e Fred che lo fissavano in silenzio.

Wesley poi voltò la testa dall’altra parte evitando il suo sguardo. <<Tu hai pensato che fosse meglio così>> lo contraddisse. <<A me non è mai andata a genio questa storia di non dire la verità a Buffy. Ma tu sei testardo e sei il capo… Prenditi le tue responsabilità, ora>> concluse in tono freddo. Quel fatto sembrava aver allontanato parecchio I due amici.

Fred si voltò a guardarlo. Un misto di sorpresa e orgoglio nei suoi occhi però rimase in silenzio.

Buffy si voltò di nuovo verso Angel. <<Ora sei solo. Non c’è nessuno che ti spalleggi. Cosa mi dici adesso?>> chiese incrociando di nuovo le braccia.

<<Tu non sai tutto. Lui è…>>

<<So tutto quello che c’è da sapere. Spike è tornato>> lo bloccò lei. <<E tu non me lo hai detto>>

Angel era veramente sorpreso. <<Come hai fatto a…?>>

<<…saperlo?>> concluse lei. Si strinse nelle spalle. <<Mai sentito parlare di sogni premonitori? Bè, ne ho avuto uno che mi diceva che Spike era qui. Non riuscivo a crederci, però… Dio, Angel, non riesco a credere che tu non me lo abbia detto!>> esclamò alla fine alzando le braccia frustrata. <<Da quanto tempo?>>

<<Cosa?>>

<<Da quanto tempo è tornato?>>

<<Sono più o meno sette mesi>> rispose Fred.

Buffy si voltò di scatto e le puntò un dito contro. <<Tu. Tu sapevi e non mi hai detto niente! Hai lasciato che parlassi con te, che mi sfogassi, che piangessi e non mi hai detto niente!>> Scosse la testa delusa. <<Ma che avete tutti qui? Che diritto avete di nascondere le cose alle persone?>> Si sedette di peso su una sedia mentre Dawn e Willow le si accostarono per consolarla.

Fred abbassò gli occhi, sentendosi colpevole. <<So di aver sbagliato, Buffy. E mi dispiace. Spero che tu riesca a perdonarmi. Io non l’ho fatto per farti stare male, volevo solo essere certa di alcune cose prima di dirti quello che era accaduto>>

Buffy alzò la testa di scatto. <Essere certa di cosa? Di avermi imbrogliata per bene?>>

<<No>> Fred abbassò di nuovo gli occhi e lanciò uno sguardo prima ad Angel e poi a Wesley. Perché doveva essere lei a dirglielo?, si chiese preoccupata. <<Volevo essere certa che di come avresti reagito alla notizia…>>

Buffy si alzò di scatto e le si avvicinò. <<Che notizia? Parla Fred, se davvero dici che non mi hai imbrogliato e che la nostra può essere una nuova amicizia, dimmi tutto. Voglio la verità>>

<<Spike è tornato>> Buffy si lasciò cadere di nuovo sulla sedia. <<Sette mesi fa. Abbiamo ricevuto una busta e quando Angel l’ha aperta è caduto fuori il medaglione. Si è sprigionata una luce e si è alzato un gran polverone e poi dal nulla si è ricomposto Spike. credo che neanche lui si sia reso conto di quello che stava succedendo>> raccontò Fred in tono spento.

Buffy emise un gemito. Spike era tornato sul serio. Non era uno scherzo, un imbroglio.

<<Non è finita però…>>

Buffy tornò a guardare Fred attentamente. <<Che vuoi dire?>>

<<Be’, ecco… c’è stato un piccolo effetto collaterale al suo ritorno>> iniziò Fred e Buffy la minacciò con un’occhiata di continuare immediatamente. <<Spike è…>> Fred si bloccò di nuovo quando vide arrivarle addosso il fermacarte che stava sulla scrivania di Angel.

Prontamente Buffy la spinse a terra, poi si guardò introno preoccupata. <<Cosa è stato?>>

Fred scosse la testa sconvolta. <<Non lo so. Io…>>

Wesley le si avvicinò immediatamente e l’aiutò a rialzarsi con uno sguardo preoccupato. <<Tutto bene, tesoro?>>

La ragazza annuì per rassicurarlo.

<<So io chi è stato…>> cominciò allora Wes.

Un tonfo sordo riempì la stanza e Wesley si accartocciò a terra come se fosse stato colpito da un pugno in pieno stomaco.

Fred si chinò al suo fianco. <<Ora basta!>> esclamò. <<Ho capito, ho capito. Non diremo niente>> disse parlando al nulla.

Buffy e le altre due ragazze la guardarono perplesse.

<<Cosa sta succedendo?>> chiese Willow.

Fred aiutò Wes ad alzarsi circondandogli la vita con un braccio. <<Niente di grave, non preoccupatevi>> Sorrise alle ragazze. <<Devo solo chiarire delle cosette con qualcuno>> aggiunse minacciosamente.

<<Io non ci capisco niente>> commentò Dawn scuotendo la testa. <<E’ tutto così strano>>

<<Qui c’è sotto qualcosa>> mormorò Buffy decisa. Guardò Angel. <<E se Fred non parla più, me lo spiegherai tu. Cosa è successo a Spike?>>

Angel stava per aprire bocca quando Fred gli si avvicinò bloccandolo. <<Me ne occupo io>> gli sussurrò piano toccandogli un braccio. Angel parve sollevato.

Fred poi si voltò verso Buffy. <<Venite, vi accompagno all’ascensore, visto che andate via>>

Buffy la guardò come se fosse impazzita. <<Ma noi non stiamo andando via!>> protestò.

<<Certo, certo>> Fred la sospinse non troppo gentilmente fuori dell’ufficio fino a davanti agli ascensori.

Willow e Dawn le avevano seguite.

Quando le porte di un ascensore si aprirono, Fred vi spinse dentro una Buffy sempre più sbigottita e infuriata.

<<Non preoccuparti. Fidati di me. ti spiegherò tutto più tardi. Ti chiamo io>> le disse piano mentre le porte si richiudevano.

Fred attese che l’ascensore fosse arrivato a destinazione, poi sospirò. Si voltò e posò le mani sui fianchi, un’espressione battagliera sul viso. <<E ora a noi due, vampiro dei miei stivali!>>

 

<<Spike!>> urlò Fred entrando nel suo laboratorio. <<Avanti, vieni fuori. Fatti vedere. Dobbiamo parlare>>

Silenzio.

<<Spike! so che sei qui>> Estrasse da un cassetto una macchinetta e l’accese. Poi la fissò per qualche minuto. <<Il rilevatore non mente, Spike. vieni fuori>>

Fred si sedette su un alto sgabello e rimase in attesa. Si sarebbe mostrato da un momento all’altro. In quei sette mesi aveva imparato a conoscere bene il leggendario William the Bloody e sapeva che l’arrivo a sorpresa di Buffy non l’aveva lasciato indifferente. Questo però non lo scusava dall’aver cercato di ferirla e dall’aver colpito Wesley!, pensò corrugando la fronte.

<<Spike!>> esclamò per l’ultima volta con tono insofferente.

<<Eccomi, eccomi. Quanta fretta!>> rispose il vampiro apparendo davanti a lei.

Fred represse il sorriso che le si era allargato spontaneamente sulle labbra e lo guardò torva. <<Ci sei riuscito, finalmente. È più di mezz’ora che urlo il tuo nome. Sei per caso diventato sordo oltre che fantasma?>>

<<Ho fatto un giretto. Avevo voglia di fare una passeggiata>> rispose lui in tono vago.

<<So che sei stato tu prima, nell’ufficio di Angel>> Fred si alzò e gli si piazzò davanti.

Il vampiro la guardò con un’espressione innocente sul bel viso. <<A fare cosa?>>

<<Non mi incanti, Spike. ti conosco, ormai. Perché l’hai fatto?>>

Spike le voltò le spalle per evitare di risponderle. <<Non ho idea di cosa tu stia parlando>>

<<Spike…>> mormorò Fred desiderando di poterlo afferrare per dargli uno scossone. Cosa aveva da lamentarsi? Buffy era a Los Angeles. Non sarebbe dovuto essere felice? Era tornata per cercarlo. <<Guardami>>

<<Che cosa vuoi da me?>> Spike si voltò di nuovo verso di lei, lo sguardo fiammeggiante.

<<Voglio che tu mi dica perché hai quasi tentato di uccidermi e perché hai colpito Wes>>

Spike scosse la testa. <<Non sono…>> Si bloccò quando vide l’occhiata colma di rimprovero di Fred. <<Okay, sono stato io. E non ho tentato di ucciderti. Volevo solo spaventarti. Non voglio che sappia niente>>

Fred lo guardò stupita. <<Chi?>>

<<Buffy>> pronunciò quel nome come se gli costasse una fatica sovraumana. Poi abbassò gli occhi.

<<Ma…>>

<<Nessun ma>> la bloccò lui. <<Non voglio che sappia che sono tornato…>>

<<Troppo tardi. Lo sa già>> Fred scosse la testa. <<Non riesco a capire perché…>>

<<Be’, allora dille che… che sono andato via!>> Alzò la testa di scatto. <<Sì, dille che me ne sono andato. Dille che sono partito per… per la Cina, l’Europa, che ne so… l’Australia! Ecco, dille che sono partito per l’Australia>>

Fred lo guardò sempre più sconvolta. <<L’Australia? Perché? Io credevo che saresti stato felice di rivederla…>>

<<Felice?!>> Spike aprì e chiuse le mani nervosamente. <<Non ho sognato nient’altro da quando sono tornato…>> ammise abbassando di colpo le spalle.

<<E allora…>>

<<Non voglio che mi veda così!>> Allargò le braccia per indicare se stesso. <<Maledizione, sono un fantasma! Tu credi davvero che lei si aspetti di vedermi in questo stato?>> Scosse la testa. <<Non posso farmi vedere da lei>>

<<Oh, è solo per questo!>> commentò Fred con un sorrisino.

<<Come “solo per questo”?>>

<<Un attacco di vanità. Hai tentato di farmi fuori e hai colpito Wes per uno stupidissimo attacco di vanità!>> Fred scosse la testa. <<Immagino che tu avessi progettato il vostro primo incontro dopo la tua scomparsa in un altro modo, magari più romantico. Saresti andato da lei, l’avresti portata in qualche posticino romantico e…>>

<<Smettila Fred! Non dire cazzate>> la bloccò lui, gli occhi che emettevano lampi dorati.

<<Scusami. Mi sono sbagliata. Comunque questo non ti scusa per quello che hai fatto>> Fece una smorfia. <<Un fermacarte! Mi hai lanciato un fermacarte! Bastava dire: “Cara Fred, non dire niente a Buffy che sono tornato come un fantasma” e io sarei stata zitta>> Piegò la testa da un lato per osservarlo meglio. <<Comunque non è un comportamento carino nei confronti della tua ragazza. Dico, non raccontarle la verità>>

<<Non è la mia ragazza!>> la corresse Spike passandosi una mano fra I capelli con un gemito di frustrazione. <<E se lei ti sentisse ti picchierebbe per averlo detto, forse anche per averlo solo pensato>> aggiunse con un sorrisetto ironico.

<<Da quello che so io, credo che sia tu quello che sta sbagliando, amico>> commentò Fred lasciandolo solo in mezzo al laboratorio e andandosi a sedere alla sua scrivania.

<<Che vorresti dire?>> chiese lui andandole dietro.

Fred fece un sorrisetto compiaciuto. Non aveva sbagliato. Spike era ancora perso per Buffy. E lei lo era per lui. Ora l’unica cosa che rimaneva da fare era convincere quel testone a dare un’opportunità alla ragazza ed aspettare il lieto fine. Si appoggiò allo schienale della sua poltroncina e lo guardò in piedi al fianco della scrivania.

<<Ho incontrato Buffy>> iniziò.

<<Lo so, c’ero anch’io stamattina>>

<<No, l’ho incontrata ieri. Prima che venisse qui>> lo contraddisse Fred.

Spike corrugò la fronte perplesso. <<E dove?>>

<<A Sunnydale, dove sono stata negli ultimi tre mesi, non ricordi? Vedo che non ti sei accorto della mia assenza. Ti ringrazio per la considerazione>>

<<Buffy, era a Sunnydale? Cosa diavolo ci faceva lì?>>

<<Non posso raccontarti le confidenze di un’amica, ma…>> disse Fred con un sorriso.

<<Amica?>> ripeté Spike scuotendo la testa, incredulo. <<Tu sei amica di Buffy? Da quando?>>

Fred si strinse nelle spalle. <<Be’, da ieri, più o meno>>

<<Io non posso crederci>>

<<Devi crederci, perché è vero>> Fred gli sorrise. <<E tornando a quello che stavo dicendo, posso assicurarti che Buffy era a Sunnydale per te. Ora non chiedermi nient’altro perché non posso parlare>> Si alzò dalla poltroncina. <<E ora saresti così gentile da andartene?>>

Spike la fissò sempre più scettico. <<Era a Sunnydale per me?>>

<<Sì>> Fred sospirò come se gli stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. <<E’ venuta qui a Los Angeles per te>>

<<Per me?>> ripeté di nuovo lui.

Fred posò le mani sui fianchi sorridendo. <<Già, è così difficile da credere? E ora potresti per favore scomparire? Devo finire di costruire la macchina che ti farà tornare corporeo, amico. E non posso con te intorno>>

Spike la guardò come se volesse fare ancora altre domande, ma poi scosse la testa quando vide Fred inforcare gli occhiali e concentrare tutta la sua attenzione su dei fogli.

<<Donne!>> borbottò a mezza bocca poi scomparì.

Fred alzò gli occhi dai fogli e fece un sorrisetto furbo. La prima parte del piano era andata. Presto sarebbe scattata la fase due.

 

Buffy fissò nervosamente il cellulare appoggiato sopra il comodino. Perché non squillava? Perché Fred non si decideva a chiamarla?

Scosse la testa. Era inutile continuare ad aspettare. Doveva sapere la verità su quello che era successo a Spike. e doveva saperla subito.

Di slancio prese la borsa e corse verso la porta. Non appena l’aprì si bloccò di scatto prima di andare a sbattere contro Angel che stava per bussare.

<<Angel!>> esclamò Buffy sorpresa.

L’ombroso vampiro abbozzò un sorriso. <<Buffy…>>

<<Cosa ci fai qui?>> chiese dura. Era ancora arrabbiata con lui.

<<Scusami, forse avrei dovuto chiamarti, prima di venire qui>> Angel la guardò triste.

<<Se sei venuto per spiegarmi il motivo per cui non mi hai detto che Spike è tornato puoi entrare…>> disse lei ma poi allungò una mano per bloccare Angel che stava per entrare nella stanza. <<…se invece sei qui perché credi di riuscire a convincermi a lasciar stare questa storia, puoi benissimo tornartene da dove sei venuto>> Rimase a fissarlo in attesa.

Angel sembrò tentato di voltarle le spalle ed andarsene, poi però scosse la testa e annuì lentamente. <<Sempre la solita Buffy, testarda e decisa>>

<<Sono I miei pregi migliori>> ribatté lei facendolo entrare.

<<Hai ragione>> Si guardò intorno nella stanza cercando un posto dove sedersi.

Velocemente Buffy liberò una sedia dai vestiti e gliela indicò, sedendosi poi a sua volta sul suo letto. Incrociò le braccia e rimase in attesa.

Angel parve guardarla per un tempo indefinito, come se cercasse chissà quale verità nei suoi lineamenti.

<<Non dici niente?>> chiese Buffy rompendo finalmente il silenzio.

<<Cosa posso dire per farmi perdonare?>> le domandò invece lui.

<<Finché rimango arrabbiata come sono ora, assolutamente niente>> rispose secca. <<Puoi solo cercare di spiegarmi le tue ragioni, Angel. Non ti assicuro che avrai il mio perdono in cambio>> aggiunse dura.

<<Sei così cambiata, Buffy… quasi non ti riconosco più>> Scosse la testa dolente. <<Che fine ha fatto la ragazzina che mi ha fatto dormire sul pavimento della sua stanza?>>

Buffy si strinse nelle spalle. <<E’ cresciuta, Angel. Capita a noi comuni mortali. Cresciamo e maturiamo. Le cose cambiano…>>

<<Quanto sono cambiate, Buffy?>> chiese guardandola negli occhi.

<<Oh, Angel…>> Buffy si alzò dal letto e gli si avvicinò. Si inginocchiò davanti a lui e gli accarezzò dolcemente il viso. <<Mi dispiace, non vorrei mai ferirti ma…>>

<<Sei innamorata di lui, ora? È per questo che sei così arrabbiata?>>

Buffy annuì piano. <<Sì, sono innamorata di Spike. lo sono da molto tempo ormai. Avevo solo paura ad ammetterlo. E tu non…>>

Angel si alzò di scatto facendola quasi cadere all’indietro. Buffy lo seguì con lo sguardo. Sapeva di averlo ferito ma doveva dirgli la verità. Faceva parte del suo cammino verso una nuova vita. Doveva chiudere con il passato, quindi anche con Angel.

Il vampiro si voltò di scatto e l’afferrò per le braccia facendola alzare bruscamente. <<Lui non ti merita. Ti farà soffrire!>> esclamò. <<E’ un essere disgustoso! Ha trucidato migliaia di persone senza pietà>>

<<Anche tu, Angel. Lo hai fatto anche tu. Eri insieme a lui>> gli ricordò piano Buffy. Sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male. Doveva solo sfogarsi ma poi avrebbe accettato la realtà delle cose. E la realtà era che lei amava Spike.

<<Ma io ho un’anima! Mi sono pentito di quello che ho fatto>>

<<Anche lui>>

<<E’ solo per questo? Perché ha di nuovo un’anima e può darti ciò che io non posso?>> le chiese lasciandola andare di colpo.

Buffy si massaggiò le braccia. <<Non è per questo, Angel>> Sospirò. <<Non so se riuscirei a spiegartelo e se tu vorrai capirlo. Però spero che lo farai. Per me, per quello che abbiamo rappresentato l’uno per l’altro per tanto tempo>> Lo guardò per un momento in silenzio aspettando una reazione che non venne. Incerta, decise che avrebbe continuato a parlare. <<Angel io ti voglio ancora bene, sarai sempre importante per me. sarai per sempre il mio primo amore. A te sarà legato eternamente il ricordo di quei sentimenti dolci e delicati che abbiamo provato assieme. Ma ormai tutto questo appartiene al passato. Sono cresciuta, lo hai detto anche tu>> spiegò sedendosi sulla sedia dove prima era Angel. Lui era ancora in piedi al centro della stanza. <<Ne è passato di tempo da quando ero una ingenua sedicenne alle prese con il suo primo amore. Sono una donna, ora. Ho visto morire tante persone a cui volevo bene. Sono morta a mia volta due volte in questi sette anni, vorrà pur dire qualcosa, no?>> Gli sorrise tristemente.

<<Buffy…>> iniziò lui voltandosi e avvicinandosi a lei.

<<Ti ricordi quello che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo visti? Lo sconclusionato discorso della pasta per i biscotti?>> gli ricordò con un’alzata di spalle. <<Beh, non volevo illuderti o altro, l’ho fatto solo perché avevo paura di ferirti>>

<<Perché?>>

<<Perché Spike era nel mio cuore, avevi ragione tu. E non solo in quel momento ma da molto ormai. Avevo paura ad ammetterlo. Perché il nostro sarà stato anche un grande amore, Angel, ma io ho sofferto tanto…>>

<<Non credi che abbia sofferto anch’io?>> ribatté ferito. <<Non credi che mi sia sentito dilaniare quando ti ho lasciato per venire a Los Angeles? Non credi che se avessi potuto sarei rimasto con te?>>

Buffy abbassò la testa. <<Lo so. L’ho sempre saputo. Non ho mai messo in dubbio I tuoi sentimenti per me. mi sono nascosta dietro di essi per così tanto tempo…>>

<<Cosa vuoi dire?>>

<<Non avevo paura di amare Spike perché era un essere senza anima o perché era cattivo, avevo paura di amarlo perché era un vampiro, come te. E ne avevo abbastanza di vampiri che mi avrebbero fatto soffrire, poi. Così l’ho sempre scacciato proclamando a gran voce quanto tu fossi migliore di lui, quanto il tuo amore fosse più puro, più reale perché avevi un’anima. E lui cosa ha fatto? È andato in Africa e si è fatto ridare l’anima>> Sorrise tristemente. <<E’ sempre stato geloso di te>>

<<Sarà anche andato a farsi ridare l’anima ma prima cosa ha fatto? Ha tentato di violentarti, Buffy! Come puoi dire di amare un individuo che ha tentato di violentarti?>> le domandò Angel diffidente.

Buffy spalancò gli occhi per la sorpresa. <<Come… chi te lo ha detto?>>

<<Non ha importanza. Spiegami come puoi amare un individuo simile>> disse deciso.

<<Appartiene al passato, Angel. Quell’episodio… Le cose erano arrivate ad un punto di critico. Eravamo entrambi al limite. Sarebbe dovuto accadere prima o poi>> Si strinse nelle spalle. <<Forse è anche grazie a quello che ho capito di amare Spike>>

<<Cosa?>>

Buffy chiuse gli occhi per un momento. <<Gli ho detto che non mi fidavo di lui. Che senza fiducia non avrei mai potuto amare qualcuno. Ma non era vero. Mi sono sempre fidata di Spike. Completamente. Ciecamente. Gli ho affidato me stessa e tutto quello che avevo di più caro, e lo farei anche in questo momento. Quella è stata solo l’ultima di un’infinita serie di bugie per allontanarlo. E ci sono riuscita alla fine>>

<<Io non riesco a capirti, Buffy>> Angel scosse la testa sconsolato.

<<Angel, forse non sarà facile per te ascoltare quello che sto dicendo, ma… Ricorda che non era mia intenzione farti soffrire>> Alzò su di lui uno sguardo velato di lacrime.

Lui si chinò verso di lei e le accarezzò una guancia con dolcezza, poi le sorrise piano. <<Buffy, se tu volessi potremmo lasciarci alle spalle tutta questa storia di Spike e tentare di ricominciare insieme. Io e te. Come non siamo mai stati. Potremmo essere felici. Io ti amo ancora, Buffy>>

Buffy lo guardò sorpresa ma anche dispiaciuta. <<Mi dispiace davvero, Angel, ma tutto quello che voglio ora è Spike. ho bisogno di lui. Io lo amo>>

Buffy lo vide contrarre la mascella e per un momento temette che se ne sarebbe andato senza dire un’altra parola. Invece, lui si allontanò piano da lei e rimase di nuovo in attesa.

<<Vedi, un tempo sarei impazzita dalla felicità alle tue parole. Le ho sognate per così tanti anni…>> iniziò titubante. <<Adesso però ho capito che ho bisogno di altro. Ho bisogno di un amore vero, adulto e completo, e solo Spike può darmelo. Okay, forse non sarà perfetto, ma chi dice che perfetto sia sinonimo di felicità? Spike era tutt’altro che perfetto quando ho iniziato ad innamorarmi di lui.>> si fermò un momento guardando Angel che scuoteva la testa. <<Mi sono innamorata di Spike perché ha riacceso la fiamma nel mio cuore, perché ha illuminato la mia strada nel buio, perché è stato la mia stella polare quando mi ero persa, perché ha avuto la costanza di starmi accanto nei momenti belli e in quelli brutti. Lui c’è sempre stato per me. nel periodo più duro della mia vita, lui c’era. Durante la lotta contro Glory, nel periodo dopo la mia resurrezione. È stato vicino a Dawn per onorare una promessa che aveva fatto a me anche se avrebbe potuto andarsene, infischiandosene da demone senz’anima quale era. E poi si è sacrificato per salvare il mondo, per lasciarmi libera di vivere, quando poteva scegliere di non indossare quel maledetto medaglione>>

<<Un vero campione…>> commentò Angel ironico. <<Basta così, Buffy, non ho bisogno che tu mi faccia la lista dei suoi pregi. Ti credo sulla parola.>> si voltò verso di lei. <<Ero venuto qui solo per spiegarti perché avevo deciso di non dirti nulla del suo ritorno, non per… questo>>

<<No, Angel. Devi sentire tutto. Devi capire che quando hai deciso di tenermi all’oscuro hai commesso un grande errore.>>

Angel alzò gli occhi al cielo.

<<Non ti sto dicendo che devi cambiare idea su Spike per quello che ti sto dicendo. Non pretendo tanto>> Buffy fece un sorriso timido. <<Sono già felice che tu mi stia ancora ad ascoltare…>>

<<Non so ancora per quanto, Buffy. Sono paziente, ma non un santo>>

<<Hai ragione. Posso solo dirti che sei libero di andartene, se vuoi. Non ho nessun diritto di trattenerti qui>> Lo guardò negli occhi. <<Però prima devo dire un’ultima cosa. Sono stata davvero distrutta dall’idea che non avrei mai più potuto stare con lui. Che non l’avrei mai più rivisto. Adesso è tornato. Ed ho una dannata paura di perderlo di nuovo. Stavolta per colpa mia, però, perché ci sono così tante cose irrisolte tra di noi, che non basterebbe una vita intera per sistemarle tutte… però io lo amo, e credo, spero che lui mi ami ancora. Quindi ti prego, Angel, non mettermi I bastoni tra le ruote, non ostacolarmi. Fammi essere felice>>

Il vampiro, rimasto in silenzio per tutto il tempo, si avvicinò alla porta e mise una mano sulla maniglia. Poi si voltò a guardarla.

<<Spero tu sia felice, Buffy. Te lo meriti. Ma non aspettarti che gioisca o che mi metta a fare da Cupido per te e Spike>> mormorò piano ma deciso.

<<non ho mai preteso questo>>

<<Bene>> Angel annuì poi aprì la porta e se ne andò.

Appena la porta si richiuse, Buffy emise un gemito sofferente e scoppiò in lacrime. Era stata la cosa più difficile che avesse mai dovuto fare. Ma era giusto. Solo in quel modo sarebbe riuscita a fare chiarezza nella sua vita, e ne aveva disperatamente bisogno.

Improvvisamente si ricordò che Angel non le aveva detto cosa era successo a Spike dopo il suo ritorno. Spalancò gli occhi. Come poteva biasimarlo però dopo tutto quello che lei gli aveva detto?  Non le restava altro da fare che aspettare la chiamata di Fred.

 

Fred non chiamò per quel giorno.

Buffy andò a dormire tormentata dai dubbi e dalla preoccupazione. Cosa poteva essere successo a Spike? oddio, gli era accaduto qualcosa di grave! Ecco perché nessuno aveva il coraggio di dirglielo e perché lui ancora non si era fatto vedere!

Buffy si rigirò nel letto inquieta. Non riusciva a spiegarsi come mai lui non fosse ancora andato da lei. Cosa glielo impediva? Angel? Beh, sicuramente dopo il loro incontro pomeridiano Buffy sperava che il vampiro non si sarebbe più intromesso nella sua vita. Ma se lei non sapeva dove fosse nessuno impediva a lui di andare da lei. Ma allora perché ancora non l’aveva fatto?

Forse lui era lui stesso la ragione. Forse Spike non voleva vederla. Forse lui non voleva più avere niente a che fare con lei.

Si rigirò di nuovo nel letto. Poi si alzò e iniziò a camminare nervosamente.

A questo non aveva mai pensato. Si era tormentata per giorni per avere la certezza che fosse tornato ma non le era mai passato per la mente che lui potesse non volerla più. E se fosse stato davvero così? Come sarebbe riuscita ad andare avanti sapendolo?

<<Oddio, perché non ti sei fatto vedere, Spike? che fine hai fatto?>> disse scuotendo la testa. <<Neanche una telefonata, un segno della tua presenza. Perché?>>

Fortunatamente era sola in camera. Dawn e Willow dormivano insieme nella stanza accanto alla sua, collegate semplicemente da una porta. Avevano optato per quella sistemazione perché avevano voluto concederle una maggiore privacy in quel momento così importante e delicato. E avevano fatto bene, pensò Buffy tormentandosi I capelli nervosamente. Le avrebbe tenute sveglie tutte visto che continuava ad agitarsi e a parlare ad alta voce.

All’improvviso la porta di comunicazione si aprì e Buffy vide la testa rossa di Willow fare capolino.

L’amica la guardò con occhi assonnati. <<Tutto ok?>>

Buffy le sorrise. <<Sì, certo>>

<<E allora perché sei sveglia alle tre del mattino?>> le chiese entrando nella stanza.

<<Ti ho svegliato? Scusami>>

<<Non mi hai svegliato. Ero andata in bagno quando ho sentito dei rumori e sono venuta a controllare>> rispose Willow sedendosi sul letto di Buffy. <<C’è qualcosa che non ti fa dormire. Posso fare niente?>> si offrì.

<<Non so, non credo>>

<<Vuoi parlarne un po’? fa sempre bene>>

Buffy si strinse nelle spalle. <<Scusami se continuo ad affliggerti con I miei problemi. Mi sembra di non aver fatto altro da quando ci siamo riviste>> disse e si sedette accanto a lei.

<<Non preoccuparti. Non vedi l’ora di rivederlo, vero?>> le chiese Willow con un sorriso complice. <<E’ per questo che non riesci a dormire? Sei nervosa?>>

<<Già, ma non solo per questo>> ammise Buffy. <<E poi oggi è venuto Angel>>

<<Cosa?>> Willow sgranò gli occhi per la sorpresa.

<<Era venuto per chiarire le cose. E io ne ho approfittato per tagliare definitivamente I ponti del nostro passato insieme>> spiegò Buffy.

<<Davvero? Tu hai…>>

<<Ho detto ad Angel che amo Spike. chiaro e tondo. Mi sono persino messa ad elencargli le sue qualità>> aggiunse con un sorriso.

Willow fece una smorfia. <<Non deve averla presa molto bene…>>

Buffy si accigliò. <<Affatto. Pensa, se ne è andato augurandomi ogni bene ma in realtà intendeva ben altro, ne sono convinta>>

<<Angel si riprenderà vedrai>> Willow le diede un buffetto sulla guancia. <<E’ solo per questo che sei nervosa?>>

Buffy scosse la testa. <<No. A dire la verità ho appena pensato una cosa: perché non l’ho ancora visto? A quest’ora ormai Spike deve aver già saputo che sono in città e che sono stata alla Wolfram & Hart, ma allora perché non è venuto da me?>> si alzò dal letto. <<E’ perché non mi vuole più, ecco perché! Ha smesso di amarmi!>>

Willow la guardò indulgente. <<Non è vero. Spike ti ama ancora, ne sono convinta. Uno come lui non cambia idea facilmente, lo sai>> le disse con un sorriso.

Buffy scosse la testa. <<Non lo so. Possono essere successe un’infinità di cose in questi sette mesi in cui siamo stati separati. Magari ha capito che non vale più la pena di stare con me. magari adesso che ha una nuova possibilità, ha deciso di non sprecarla standomi accanto. L’ho fatto tanto soffrire in passato che si sarà stancato anche solo di pensare a me>> disse camminando nervosamente.

<<Non ci credo. C’è sicuramente un altro motivo>> la contraddisse Willow.

<<E quale?>> Buffy guardò implorante l’amica. <<Ti prego, dimmelo, se lo sai. Perché altrimenti credo che continuerò a pensare sempre il peggio>>

Willow scosse la testa e Buffy sospirò pesantemente scuotendo la testa. <<Non so che dirti, tesoro, davvero. Ma sono sicura che non è quello che pensi tu. Sicuramente ci sarà una ragione e sarà davvero importante. E te lo dirà lui stesso non appena vi incontrerete>>

<<Lo spero. Lo spero davvero>> Buffy si risedette accanto a Willow.

<<ti senti meglio ora?>> le chiese l’amica.

<<No, ma almeno mi sono sfogata>> Buffy le sorrise grata.

<<Che ci sto a fare allora se non per farti sfogare?>> ribatté la ragazza.

<<Grazie, Will. Credo che ora tornerò a dormire>>

<<Giusto. Domani sarà una lunga giornata.>> Willow si alzò e si diresse verso la porta di comunicazione.

<<Spero che Fred chiami presto>> disse Buffy rimettendosi a letto.

<<Lo farà, stanne certa>> le assicurò Willow prima di chiudere la porta.

Buffy sospirò di nuovo poi appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi. Doveva almeno tentare di dormire qualche ora. Se il giorno dopo avesse rivisto Spike avrebbe dovuto avere un aspetto decente e non assomigliare ad uno zombie!

 

Buffy si svegliò il giorno successivo con il fermo progetto di andare alla Wolfram & Hart e setacciare ogni ufficio alla ricerca di Spike. doveva vederlo. Assolutamente. Aveva bisogno di parlare con lui. Non poteva continuare a torturarsi nell’attesa che lui si facesse vedere oppure aspettando la chiamata di Fred.

Si vestì in fretta e, senza controllare se Dawn e Willow fossero sveglie, uscì dall’albergo diretta a passo spedito verso la sua meta.

Arrivò agli uffici velocemente, salì con l’ascensore all’ultimo piano e quando arrivò nell’atrio si guardò intorno incerta.

E ora? Dove doveva cercarlo?

Si appoggiò contro un muro e sospirò. Se la sentiva davvero di affrontarlo dopo tutti I pensieri che aveva fatto la notte precedente? E se lui non l’avesse più voluta davvero?

Scosse la testa. Sarebbe stata dura ma avrebbe sopportato tutto pur di rivederlo di nuovo ed assicurarsi che stesse bene. Tutto pur di avere la conferma che fosse davvero tornato.

Si incamminò senza dare nell’occhio lungo un corridoio, non voleva che qualcuno avvertisse Angel della sua presenza. Un’altra discussione con lui era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.

Ad un tratto sentì delle voci. Si fermò di scatto. Una era quella di Spike, non aveva dubbi, l’avrebbe riconosciuta fra mille. Il suo accento, il suo modo di sbiascicare le parole. L’altra era femminile. Probabilmente Fred, pensò con una smorfia. Sembrava che quei due fossero diventati grandi amici. Se non le avesse fatto quel discorso su Wes quella volta, avrebbe anche potuto pensar male di lei, si disse con un sorrisetto, capendo solo in quel momento come mai la ragazza si era così impegnata a farglielo capire. Si avvicinò alla porta da cui sentiva provenire le voci e si mise ad origliare. Non era molto educato ma aveva il coraggio di entrare. Non adesso almeno.

<<Posso capire lo shock della notizia. Ma sei davvero sicuro che sia tutto finito fra voi?>> stava chiedendo Fred a Spike.

Una pausa. <<Non lo so. A volte ne sono certo. Dopo tutto quello che ho passato lo scorso anno non le permetterei mai di trascinarmi di nuovo in quell’abisso. Ne porto ancora I segni>> Un’altra pausa. <<Altre volte però…>>

Buffy trattenne il respiro. Per un attimo aveva temuto che tutte le sue paure avessero preso corpo, ma quell’esitazione le accese dentro la speranza di poter sistemare le cose. Avrebbero avuto bisogno di tempo, ma ora che lui era tornato avevano a disposizione tutto il tempo del mondo, no?

<<Non lo so. È tutto così confuso, difficile>> concluse alla fine Spike. e a lei parve piuttosto scoraggiato.

<<Capisco. Mi dispiace.>> rispose Fred in tono comprensivo.

<<E di cosa? Tu non c’entri niente. Non sei stata tu a dirle di venire qui a scombinarmi di nuovo la vita. È tutto più complicato ora che c’è lei.>> ribatté Spike. <<Questi mesi con te, be’, a parte la mia condizione, sono stati I più sereni che ho vissuto da molto tempo ormai. Di sicuro più di quelli che ho trascorso a Sunnyhell.>> Una pausa. <<Non ricordo di essere stato meglio di così. Ed è tutto merito tuo>>

Buffy si mise una mano sulla bocca per impedirsi di urlare. Aveva ragione, allora. Spike stava meglio senza di lei! Non la voleva più! Non voleva neanche che lei fosse lì! Chiuse gli occhi per trattenere le lacrime che le pungevano gli occhi. Dio, perché doveva essere capitata lì proprio in quel momento? Perché aveva dovuto sentire quelle parole? Perché le sue speranze dovevano venir distrutte in quel modo così doloroso?

Non poteva più rimanere. Sarebbe scoppiata in lacrime e probabilmente Fred e Spike si sarebbero accorti della sua presenza. Meglio andarsene alla svelta. Non poteva incontrarlo in quelle condizioni. Era scioccata e sconvolta.

Velocemente si allontanò dalla porta e ripercorse di corsa il corridoio. Voleva rifugiarsi nella sua camera d’albergo e piangere liberamente tutto il suo dolore prima di affrontarlo ancora.

Se fosse rimasta avrebbe capito che Spike non aveva finito il suo discorso, il vampiro infatti si era preso una pausa per raccogliere le idee e continuare a spiegare a Fred quello che gli si dibatteva dentro.

<<Non saprei proprio come ringraziarti per tutta la serenità che sei riuscita a trasmettermi in questi mesi. Credo che senza di te sarei sicuramente impazzito al pensiero di non poter più vedere Buffy. Anche adesso se penso che lei è qui e io non posso toccarla, accarezzarla…>>

<<Ma se non vuoi neanche vederla!>> ribatté Fred stupita.

<<E’ quello che dico. Quello di cui cerco di convincermi>> Scosse la testa. <<Se fossi stato in carne ed ossa a quest’ora sarei da lei a supplicarle di darmi un’altra possibilità. Perché io la voglio. Ho sempre voluto solo e soltanto lei. Ora più che mai>> Abbassò le spalle sconsolato facendo oscillare la testa. <<Ma sono un fantasma, cosa potrei offrirle in queste condizioni?>>

<<Tutto il tuo amore?>> Fred gli si avvicinò con uno sguardo gentile sul viso.

<<Non credo che basti>>

<<A lei basterebbe, ne sono certa.>> Vide che lui la guardava meravigliato. <<Dico, lei credeva fossi morto, che non ti avrebbe mai più rivisto, non credi che le farebbe piacere sapere che invece stai bene e che la ami ancora?>>

<<Non lo so>> Scosse di nuovo la testa sconsolato. <<Non sono più sicuro di niente, in questo momento. Vorrei solo poter tornare quello che ero un tempo>>

Fred lo guardò tristemente, poi gli sorrise per rassicurarlo. <<La macchina è quasi finita. Abbiamo buone possibilità che riesca a farti tornare corporeo. Non perdere la speranza>>

Spike si allontanò in direzione della porta. <<E chi la perde?>> disse ironico. <<È l’unica cosa che mi rimane adesso>> aggiunse prima di scomparire silenziosamente.

Fred scosse la testa e sperò dentro di sé che le cose si sistemassero il prima possibile. Non riusciva a sopportare tutto quel dolore per il suo amico.

 

Buffy tornò nella sua camera il più silenziosamente possibile. Non voleva farsi vedere da nessuno. Non si sentiva in grado di dare spiegazioni per I suoi occhi rossi e gonfi e per l’aria disperata che sapeva di avere in viso.

Aveva pianto per tutto il breve tragitto in taxi, spingendo l’autista a domandarle più volte se tutto andasse bene.

Bene? L’uomo che amava aveva appena detto che stava meglio senza di lei! Che non voleva neanche rivederla! Come poteva stare bene?

Lanciò la borsa da una parte nella stanza e si gettò di peso sul letto senza curarsi del fatto che le lacrime miste al trucco avrebbero sporcato la federa del cuscino. Non le importava più niente ormai. Voleva solo piangere.

 

Si riprese dopo un paio di ore.

Aveva sentito bussare ma non aveva risposto. Entrambe le porte erano chiuse a chiave dall’interno per cui non aveva avuto timore che Willow e Dawn avessero potuto scoprire in che condizioni si era ridotta.

Si alzò dal letto a fatica. Doveva trovare la forza di reagire e il coraggio di rivederlo anche se le sue parole l’avevano fatta star male. Doveva vederlo almeno una volta prima di tornare a New York e riprendere una vita che non voleva ma che ora era tutto ciò che le rimaneva.

Con un sospiro si passò una mano fra I capelli per sistemarli.

Squillò il cellulare nella borsetta e corse a rispondere. Era Fred.

Buffy si irrigidì automaticamente. Voleva incontrarla nel pomeriggio alla Wolfram & Hart per finire di spiegarle la situazione. Ci sarebbero stati tutti, Angel, Wesley, Gunn, lei e…. Spike.

Buffy chiuse gli occhi per un momento per digerire la notizia. Con un tono piuttosto basso per il quale si odiò, le disse che sarebbe andata all’ora concordata, poi spense il cellulare e si guardò nello specchio.

E ora?

Doveva assolutamente riacquistare un aspetto decente, se non normale. Decise di farsi un bagno per rilassarsi. Era l’unica cosa da fare in quel momento. Velocemente preparò tutto; vasca, abiti puliti e prima di immergersi prese anche il piccolo stereo che le aveva prestato Dawn.

Lo accese su una stazione di musica pop e appoggiò la testa contro il bordo della vasca cercando di rilassarsi. Un sorriso le si disegnò sul viso quando dalla radio partì una dolce musica melodica.

 

Come notice me  (Vieni osservami)
And take my hand  (e prendi la mia mano)
So why are we  (quindi perché noi siamo)
Strangers when  (estranei quando)
Our love is strong  (il nostro amore è forte)
Why carry on without me?  (perché vai avanti senza di me?)

 

And every time I try to fly  (Ed io ogni volta che tento di volare)
I fall without my wings  (precipito senza le mie ali)
I feel so small  (Mi sento così piccola)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)
And every time I see you in my dreams  (Ed ogni volta  ti vedo nei miei sogni)
I see your face, it's haunting me  (vedo il tuo viso, mi tormenta)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)


Buffy strinse le labbra. Perché aveva sempre questa dannata sfortuna con le canzoni? Fra milioni possibili propria quella? Non poteva capitarle un bel pezzo rock, di quelli duri? Il suo umore era già nero, quella canzone non l’avrebbe di certo migliorato. Scosse la testa. Aveva le mani completamente bagnate, non avrebbe potuto cambiare stazione senza rischiare di prendere la scossa. Facendosi forte, continuò ad ascoltare in silenzio.

 

I make believe  (Fingo)
That you are here   (che tu sia qui)
It's the only way  (E’ il solo modo)
I see clear  (in cui vedo chiaramente)
What have I done  (quello che ho fatto)
You seem to move on easy  (Sembri andare avanti tranquillo)

And every time I try to fly  (Ed io ogni volta che provo a volare)
I fall without my wings  (precipito senza le mie ali)
I feel so small  (mi sento così piccola)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)
And every time I see you in my dreams  (Ed ogni volta ti vedo nei miei sogni)
I see your face, it's haunting me  (vedo il tuo viso, mi tormenta)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)

 

I may have made it rain (Ho potuto far piovere)
Please forgive me  (Per favore perdonami)
My weakness caused you pain  (La mia debolezza ti ha provocato dolore)
And this song is my sorry  (E questa canzone è il mio scusami)

Ohhhh

At night I pray  (Di notte prego)
That soon your face  (che presto la tua faccia)
Will fade away (sparisca)

And every time I try to fly  (Ed io ogni volta che provo a volare)
I fall without my wings  (precipito senza le mie ali)
I feel so small  (mi sento così piccola)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)
And every time I see you in my dreams  (Ed ogni volta ti vedo nei miei sogni)
I see your face, it's haunting me  (vedo il tuo viso, mi tormenta)
I guess I need you baby  (suppongo sia perché ho bisogno di te baby)


Buffy sospirò forte mentre le ultime note di un pianoforte concludevano dolcemente la canzone. Maledette parole… Di certo non l’avevano sollevata come si era aspettata quando aveva pensato di ascoltare un po’ di musica, però le avevano dato un’idea.

Ecco quello che avrebbe fatto. Sarebbe andata da lui e gli avrebbe chiesto scusa. Si sarebbe scusata per tutto il male che gli aveva fatto e poi sarebbe andata via lasciandolo libero di ricostruirsi una vita senza di lei. Era l’unica cosa giusta da fare. Il meglio che lei potesse fare per dimostrargli il suo amore una volta per tutte. E poi si sarebbe rifugiata a New York per curarsi le ferite.

 

“Andrà tutto bene, Buffy” continuò a ripetersi come un mantra mentre con Willow e Dawn si recava all’appuntamento quel pomeriggio. “Parlerai con Spike e sistemerai tutto. Andrà tutto bene” si disse per farsi coraggio mentre salivano con l’ascensore.

Le porte si aprirono e ne uscì per prima Willow che si diresse subito verso Harmony.

<<Siamo arrivate. Puoi avvertire Angel?>> le disse in tono calmo.

La vampira eseguì velocemente dopo aver lanciato un’occhiata al viso nervoso di Buffy.

Angel uscì dal suo ufficio a passo spedito. Si fermò al centro della stanza e fissò per un momento Buffy.

<<Mettiamo da parte battibecchi e ripicche>> esordì Willow piazzandosi davanti al vampiro. <<Siamo qui perché ci ha chiamato Fred. C’è un posto dove poter parlare in pace?>>

<<Andiamo nella sala riunioni>> rispose Angel facendo strada. <<Harm, avverti Gunn, Fred e Wesley. E… sì, cerca anche Spike>>

La sala riunioni. Buffy strinse le labbra preoccupata. Dovevano andare proprio lì? Nel posto che lei aveva sognato? Dio, sarebbe stato tutto solo più difficile! Come poteva chiedere scusa a Spike nella stessa stanza dove aveva sognato che loro due… Chiuse gli occhi per allontanare quei ricordi.

Entrarono nella sala riunioni e ognuno si sedette ad un posto in attesa dell’arrivo degli altri.

Buffy si guardò intorno e notò che era proprio come l’aveva sognata. Ogni minimo particolare, dal grande tavolo al centro allo stemma sul muro. Esattamente identico.

Willow sembrava aver preso il comando della situazione e Buffy gliene era segretamente grata. Quella situazione la provava molto e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era dover sentire sulle spalle il peso del comando.

Dopo qualche minuto arrivarono Wesley, Gunn e Fred. Ognuno prese posto dopo un breve saluto.

<<E Spike?>> chiese Buffy, poi si voltò verso Fred in cerca di conferma. <<Non viene?>>

La ragazza le sorrise. <<Sai com’è fatto. Vuole fare un’entrata ad effetto>>

Buffy corrugò la fronte. “Sai com’è fatto”, si ripeté nella mente. “No, non lo so come è fatto. Credevo che mi avrebbe amato per sempre e invece… non vuole più saperne di me. quindi no, non so come è fatto” avrebbe voluto risponderle ma si limitò ad un cenno con la testa rimanendo in silenzio.

<<In attesa dell’arrivo dell’ospite d’onore, propongo di cominciare>> disse Willow alzandosi in piedi. <<Qualcuno vuole ripeterci per favore come si è svolta questa faccenda e spiegarci I particolari che non ci avete ancora detto?>>

<<Avevamo appena sistemato il cattivo di turno quando, una volta tornati in ufficio, Angel ha aperto una busta che gli era stata recapitata in mattinata>> Wesley aveva preso la parola. <<Dentro c’era il medaglione che lui aveva dato a Buffy prima della battaglia contro il First Evil>>

Buffy si mosse sulla sedia a disagio ricordando quel momento e, ancora meglio, quando aveva consegnato quel dannato medaglione a Spike. lui era stato così felice di quella sua dimostrazione di fiducia, e invece lei lo aveva condannato a morte.

Ma Wesley stava continuando a parlare.

<<All’improvviso dal medaglione si è sprigionata una luce e un momento dopo è apparso Spike urlante>>

Buffy socchiuse gli occhi. Lui era tornato mentre le se ne stava sofferente e disperata a New York. Tutto questo grazie ad Angel…

<<E quando avere deciso di tenermi all’oscuro?>> chiese in tono ironico.

Wesley guardò Angel. <<Lui ha deciso di non dirti niente, Buffy, almeno fino a quando non fossimo riusciti a sistemare le cose>>

<<E se non ci foste riusciti! Sistemare cosa poi?>> ribatté lei. <<Dimmi, Angel, quando me lo avresti detto? Mai?>> chiese girandosi  verso di lui.

<<Stavi ricominciando una nuova vita, non pensato che tu….>> rispose Angel.

<<Non pensavi e basta>> lo bloccò lei.

<<Silenzio, per favore>> disse Willow cercando di raffreddare l’atmosfera. <<Litigare non ci porterà a niente>> Si girò verso Fred per avere appoggio.

Fred annuì e prese la parola. <<Ha ragione, Willow. C’è un problema da risolvere e rimanere qui a litigare non lo risolverà>>

<<Che problema?>> chiese Buffy agitandosi. <<Continuate a parlare di “risolvere un problema”, di “sistemare la situazione” ma non vi spiegate>> Scosse la testa <<E Spike non si è ancora fatto vedere. Volete dirmi cosa diavolo sta succedendo? E dov’è diamine Spike?>>

<<Non posso crederci! La Cacciatrice che impreca senza vergogna! Questo sì che è un cambiamento>> commentò in tono ironico una voce che lei conosceva bene.

<<Spike!>> esclamò voltandosi di scatto dietro di sé in direzione della porta ma non vide nulla. Si voltò di nuovo delusa e sobbalzò per la sorpresa e lo shock quando se lo ritrovò dall’altra parte del tavolo in piedi accanto al posto dove era seduta Fred.

Oddio. Lui era lì!

Era davanti a lei. Vivo… Be’, di sicuro non era più morto. Sei mesi di dolore e rimpianti scomparvero nello stesso istante in cui lo vide.

Dawn si alzò dal suo posto e gli corse incontro con un sorriso velato di lacrime. <<Spike, sei tornato davvero! Mi sei mancato>>

<<Anche tu, briciola. Ti sei fatta proprio bella. Vorrei abbracciarti ma non posso. Mi dispiace>> le disse lui con un mezzo sorriso allargando le braccia.

<<Perché?>> Dawn corrugò la fronte mentre neanche Buffy capiva quello che lui stava dicendo.

Spike si voltò con uno sguardo accusatorio verso Fred. <<Non glielo hai detto?>>

<<No, non ho fatto in tempo>>

<<Oh, andiamo. Avevamo deciso che glielo avresti detto tu>> borbottò lui scuotendo la testa. <<Sarebbe stato più facile così>>

<<Stavo per farlo ma sei arrivato troppo presto>> protestò Fred alzandosi. <<avevamo deciso che ti avrei fatto un cenno e saresti apparso, no? Be’, io non ti ho fatto nessun cenno!>>

<<Oh, maledizione! Adesso è colpa mia! Dovevi fare solo una dannata cosa e non l’hai fatta. Come posso…?>>

Si interruppe quando vide Fred spalancare gli occhi per la sorpresa.

Si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Buffy che, in silenzio, durante il loro battibecco gli era arrivata alle spalle.

Lui era tornato e l’unica cosa che riusciva a fare era litigare con Fred? Non poteva stringerla tra le braccia giurandole che non l’avrebbe mai più lasciata sola?, si chiese lei preoccupata.

<<Buffy>> mormorò Spike sorpreso di trovarsela davanti. La guardò in silenzio per un lungo momento, poi: <<E’ un piacere rivederti, Cacciatrice. Ne è passato di tempo dal nostro ultimo incontro>>

Buffy gli sorrise piano e allungò una mano per toccarlo. Voleva sentire che era tornato davvero.

Lui si allontanò di scatto. <<Non toccarmi!>> le intimò secco.

<<Spike>> mormorò lei, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Perché? Non sopportava nemmeno il suo tocco, ora? Tentò di nuovo e ancora lui fece un passo indietro.

<<Ti ho detto di non toccarmi!>>

<<Spike, smettila>> gli ordinò Fred.

Lui si voltò a guardarla. <<Cosa diavolo vuoi ora?>>

<<Smettila di fare quello che stai facendo. La ferisci solamente così, non rendi di certo le cose più facili>> gli disse decisa.

<<Io non sto facendo niente. Solo non voglio che lei…>> Vide una mano attraversargli lentamente il torace. <<… mi tocchi>>

Si voltò di scatto verso Buffy che aveva emesso un gemito strozzato e ora si premeva una mano sulla bocca.

<<Buffy, io…>> tentò di toccarla ma poi, frustrato, abbassò in fretta il braccio.

<<Spike, tu sei… sei…>>

<<Un fantasma. Sono un dannatissimo fantasma>> disse lui arrabbiato.

<<Oh mio Dio>> Stavolta era Dawn ad aver emesso un gemito mentre si sedeva di peso su una sedia.

Willow lo guardava ad occhi spalancati in silenzio.

Tornò a guardare Buffy. Delle lacrime silenziose le correvano lungo le guance. Scosse la testa per allontanare il dolore a quella vista. Cosa dirle ora?

<<Sarà meglio lasciarli soli>>

Buffy si accorse a malapena dell’uscita di scena degli altri. Era sconvolta e scioccata. Si era aspettata di tutto da quell’incontro ma mai una cosa del genere. Il suo Spike, il suo amore, era un fantasma! Niente di più scioccante. Come se non bastasse averlo rivisto dopo quasi un anno in cui l’aveva creduto perso per sempre. E sapere che nonostante la sua condizione, lui stava meglio senza di lei.

Era quello che la feriva maggiormente. Più della volontà di nasconderle la sua condizione di fantasma. Era vederlo bello come lo ricordava, forse più, e sapere che in quei mesi in cui lei si disperava per la sua assenza, lui aveva vissuto tranquillamente senza pensare a lei. Perché se avesse pensato a lei l’avrebbe cercata prima. Niente gli avrebbe impedito di contattarla e di riunirsi dopo quella dolorosa separazione.

Cosa doveva dirgli ora? Doveva tentare di spiegargli quello che provava o semplicemente doveva seguire il piano originario e lasciarlo libero?

Scosse la testa e andò verso le grandi vetrate della stanza guardando fuori. Era una bella giornata di sole.

<<Vogliamo continuare a rimanere in silenzio ancora per molto?>> esordì Spike bruscamente.

Buffy irrigidì la schiena al suono della sua voce. Dio, come le era mancata!

<<Ci hanno lasciato abilmente soli, devo ammettere. Ma, non so tu, io non ho nessuna voglia di parlare. Specie di quello che mi è successo… e specie con te>>

Buffy si voltò di scatto. Non se ne sarebbe andato così e soprattutto non l’avrebbe trattata in quel modo freddo e scostante. Anche se non l’amava più doveva darle almeno una possibilità di parlare. Era andata lì per lui, non gli importava?

<<Dobbiamo parlare>> gli disse avanzando. <<Ho passato questo anno girando a vuoto, in una pallida copia di me stessa, quindi tu non te ne andrai via di qui senza aver prima sentito quello che devo dirti>>

Spike la guardò con un lampo nei bei occhi blu. <<Non puoi obbligarmi. Posso sempre sparire. È uno dei pochi vantaggi della mia nuova condizione>>

<<Vorrà dire che parlerò al vuoto. Non me ne andrò senza aver detto tutto quello che devo>> ripeté decisa.

Spike scosse la testa. <<Ancora caparbia e ostinata>> commentò, segretamente sollevato dal fatto che lei si fosse ripresa dallo shock anche se la sua reazione era quella di essere arrabbiata con lui. Ad ogni modo era abituato ad affrontare la sua furia, non era un problema.

<<Sempre>> confermò lei con un sorriso. <<Posso?>>

Spike scrollò le spalle con finta noncuranza. <<Non ti ho mai negato niente prima, figurati se lo faccio ora>>

Buffy prese fiato. Era arrivata l’ora di chiarire le cose.

<<Io… mi dispiace>> iniziò. <<Credo anzi, sono convinta, di doverti delle scuse. Questi mesi senza di te sono stati terribili, un vero inferno. Ti ho cercato dappertutto senza sapere che eri qui a Los Angeles, da Angel>> Sospirò. <<Non lo perdonerò mai per non avermelo detto. Lui è stato così…>>

Spike sbuffò. <<Perché stiamo parlando di Mr Sorriso?>>

<<Hai ragione, scusami. Lasciami finire, però, non te ne andare>> Buffy lo guardò per assicurarsi che non stesse per scomparire all’improvviso. <<Sai, forse non me ne ero mai accorta prima, forse perché non volevo accorgermene, ma in questo tempo in cui ti ho creduto morto, in cui mi sono convinta che non saresti più tornato… mi sei mancato>>

<<Ti mancava qualcuno da prendere a pugni o solo qualcuno da insultare?>> le chiese ironico.

Chiaramente non le credeva. Buffy strinse le labbra. Sarebbe stato più difficile di quanto aveva immaginato nella sua stanza prima.

<<Niente del genere. Non sai quanto avrei voluto che tu fossi stato con me… Non sai quanto ho pianto. Non è ironico? La Cacciatrice che piange per la morte di un vampiro!>>

<<Anch’io ho pianto per la tua morte…>> le ricordò Spike guardandola negli occhi.

<<Lo so e io non lo meritavo. Non ho mai meritato niente di quello che tu mi hai dato, Spike. l’ho sempre saputo. E questo mi fa stare ancora più male>>

<<Me l’hai già detto questo. Una volta basta e avanza>> disse stringendo la mascella.

Anche Buffy ricordava perfettamente e si odiò una volta di più per averlo fatto e per avergli ora fatto ricordare quel dolore.

<<Perché sei qui?>> le chiese lui.

<<Perché ho sbagliato. Ho sbagliato con te. Tutto. Non ho mai fatto una sola cosa giusta con te, per te>> disse avvicinandosi a lui. <<Tu mi guardavi e io… ero disgustata>> Spike si mosse nervosamente. <<No, non da te. Da me stessa, dal mostro senza coscienza e anima che ero diventata in quel periodo>> ammise e una lacrima solitaria le solcò una guancia.

Spike rimase a guardarla in silenzio per qualche minuto. Poi le disse lentamente: <<Non ricominciare a piangere, lo sai che non lo sopporto. Non mi piace vederti così>>

Buffy si asciugò la lacrima e lo guardò. <<So che non mi vuoi qui, Spike>> Lui sembrò stupito dalle sue parole. <<Permettimi però di rimanere. Non ti chiedo nulla, solo di aiutarti a tornare corporeo. Voglio saperti di nuovo normale. Poi me ne tornerò a New York e se vorrai non mi vedrai più>> aggiunse con la morte nel cuore al pensiero di dover vivere di nuovo senza di lui.

Spike sembrò prendere in considerazione quella proposta. <<Va bene>> disse alla fine. Buffy sospirò sollevata. <<Se vuoi farlo, non sarò io ad impedirtelo>>

<<Grazie>> gli rispose lei con un sorriso.

Lui non le rispose, si voltò e, dopo un cenno con la mano, sparì lasciandola sola.

Buffy sospirò passandosi le mani fra I capelli.

Quel primo incontro non era andato poi così male. Non gli aveva detto tutto, certo, non gli aveva parlato dei suoi sentimenti, del suo amore per lui, però almeno ora accettava la sua presenza lì. Pensasse pure che lo faceva per senso di colpa o rimorso, non le importava. L’avrebbe fatto ricredere appena fosse riuscita a farlo tornare corporeo. Ne era certa. Ce l’avrebbe fatta. Fosse stata l’ultima cosa che faceva nella sua vita.

Prese la sua borsa dalla sedia ed uscì dalla sala per raggiungere Dawn e Willow. Doveva riordinare le idee e decidere cosa fare.

 

<<Io mi chiedo: per quale motivo hai trattato Buffy in quel modo?>> chiese Fred agitata a Spike dopo che questo le aveva raccontato per sommi capi come era andato l’incontro privato con la Cacciatrice. <<Cielo, Spike! sono 7 mesi e dico 7, che mi tormenti con la storia del tuo amore impossibile per lei, e ora che lei è qui cosa fai? La tratti freddamente e vuoi che se ne torni a casa!>> esclamò ancora la ragazza agitando le mani. <<Ti giuro che non ti capisco>>

Spike la osservò in silenzio e per l’ennesima volta si chiese perché Fred non gli ispirasse  nient’altro che amicizia. Quella ragazza era eccezionale. Perché in quei mesi in cui lei lo aveva aiutato, protetto e coccolato, lui non si era innamorato di lei? Perché il suo dannato cuore, che non batteva da più di un secolo ormai, cercava ancora Buffy? Perché?

Scosse la testa per allontanare quei pensieri. Gli facevano male. Ma d’altra parte era sempre stato così con lei. Un dolore continuo, senza sosta. Eppure aveva continuato ad amarla, sempre. Più lei lo mandava via più lui continuava a girarle intorno come un dannato cucciolo ammaestrato.

Forse aveva avuto ragione lei un giorno di più di un anno fa: era innamorato del dolore. Di quel dolore che solo Buffy riusciva a fargli provare. Eppure…

<<Mi stai ascoltando?>> gli chiese Fred facendolo tornare al presente.

Spike la guardò.

<<Ma dico: io sono qui che ti parlo e tu cosa fai? Stai imbambolato a fissare il vuoto!>> Fred scosse la testa sconsolata. <<E poi mi vieni a dire che vuoi che Buffy non sia qui. Ridicolo!>> aggiunse ironica tornando ad occuparsi del suo lavoro.

<<Ma io non voglio che sia qui. Non voglio veramente>> ribatté Spike andandole vicino.

<<Sì, certo. Raccontatene un’altra>> gli disse Fred senza guardarlo.

<<Bloody hell! Ti ho detto che è così. Buffy deve tornarsene a New York. È meglio per tutti>>

<<Sicuro?>> Fred si voltò. <<Sai, perché non mi sembri così convito di quello che dici. Anzi, sembra quasi che tu ti stia sforzando di crederci>> gli spiegò poi.

Spike scosse la testa esasperato. Dannate donne! Sempre a fargli scoppiare il cervello con I loro contorti ragionamenti. Se questo, se quello… A lui non interessavano quei giochini. Per lui era tutto già deciso, chiaro, lampante. Lui voleva Buffy, sempre, più di prima se possibile. Lei non voleva lui. Okay, era a Los Angeles, voleva aiutarlo. Erano sensi di colpa. Dopotutto era stata lei a dargli il medaglione “maledetto”, come aveva soprannominato la causa della sua “morte”.

Fece una smorfia. Dopotutto Buffy rimaneva pur sempre Buffy anche se ora non era più la Prescelta. Una come lei non cambia idea facilmente. Come poteva averla cambiata su di lui?

E poi ora lei era solo Buffy Summers e lui sentiva di non aver alcun diritto di negarle con la sua presenza quella vita normale che lei aveva sempre desiderato. Cosa aveva da offrirle? Anche se fosse tornato corporeo era pur sempre un vampiro, no?

<<Lo vedi?>> lo riprese di nuovo Fred girandogli attorno. <<Pensi sempre a lei. Ammettilo: tu non puoi fare a meno di Buffy. Così come lei non può fare a meno di te>>

Spike la guardò alzando la testa di scatto. <<Questo non è vero!>>

<<Cosa? Che tu non puoi fare  a meno di Buffy o che Buffy non possa fare a meno di te?>> gli chiese con un sorriso.

<<La seconda>> ammise Spike. <<Questo però non vuol dire che tornerò a farle da zerbino. Ho la mia dignità, io. Per quanto un vampiro fantasma possa avere una dignità…>> aggiunse poi.

Fred gli si avvicinò. <<A questo possiamo rimediare, te l’ho già detto>>

Spike la guardò con una luce di speranza negli occhi.

<<Ho finito la macchina e…>> Fred fece un gesto con la mano per bloccare le parole di Spike. <<E credo che possa funzionare. Tenteremo l’esperimento al più presto>>

<<Immediatamente>> pretese Spike.

Fred lo guardò di traverso. <<Presto. Ma tu devi fare una cosa per me in cambio…>>

<<Mi stai per caso ricattando?>>

<<No. Un po’, forse>> disse Fred mordendosi il labbro inferiore nervosa.

<<Dimmi cosa vuoi>> le intimò Spike. era pronto a tutto pur di poter riavere il suo corpo.

<<Voglio che tu conceda a Buffy una seconda possibilità>>

<<Cosa?>> Spike non credé alle sue orecchie.

<<Andiamo, da quando è qui non le hai mai dato la possibilità di spiegarsi. Hai tentato di ferirla e mandarla via>> Lo guardò con aria di rimprovero. <<Non è bello ferire la persona che ami>>

<<Ma lei però…>> mormorò lui come un bambino ingiustamente accusato di qualche marachella che non aveva commesso.

<<Niente ma. Se io riesco a riportarti corporeo, tu darai una seconda possibilità a Buffy. Ci stai?>>

Spike non rispose.

<<Avanti. Lo sai anche tu che in questo patto l’unico che ci guadagna sei tu. Forza!>> lo incitò Fred.

<<Solo perché tu hai dei problemi di cuore non vuol dire che devi intrometterti in quelli degli altri…>> protestò ma alla fine cedette. <<E va bene. Ma devi farlo al più presto>> le intimò. <<Non credo che Buffy rimarrà qui per molto>> aggiunse più piano.

<<Lo so. Non preoccuparti>> lo consolò Fred. <<Ho tutto sotto controllo.>>

 

 

Aveva pensato di chiedere al signor Giles di mandarle dei testi per fare ricerche ma non erano serviti. Fred era riuscita a portare a termine la costruzione della macchina prima del previsto, quindi l’idea di Buffy si era dimostrata del tutto inutile.

Lei non sapeva se esserne felice oppure se sentirsi leggermente umiliata dal fatto che non sarebbe stata lei in persona a far tornare di nuovo corporeo Spike. Era stata Fred a consigliarle di non andare alla Wolfram & Hart per un paio di giorni, per non rischiare di creare tensioni inutili tra Spike ed Angel, che già camminavano sul filo del rasoio. E lei aveva malvolentieri accettato il suo consiglio. d’altronde Spike non l’aveva cercata affatto in quei due giorni dacché si erano incontrati, quasi come se non gli importasse veramente più di lei. Le uniche notizie che aveva avuto di lui le aveva ricevute tramite Fred che si stava rivelando davvero una brava ragazza e una cara amica.

Di nuovo il mio maledetto orgoglio!, pensò davanti lo specchio quella mattina mentre si preparava per andare alla Wolfram & Hart. Rischiava di accecarla talmente da non farle capire che il ritorno di Spike era sempre più vicino se la macchina di Fred avesse funzionato. Non era importante se lui non le avesse più voluto parlare, l’importante era che tutto tornasse alla normalità.

<<Forse oggi sarai di nuovo corporeo, Spike…>> mormorò piano mentre prendeva le ultime cose ed usciva dalla stanza. <<Puoi obiettare tutto quello che vuoi ma io voglio esserci>>

 

Era arrivato il gran giorno. Quello era il giorno in cui sarebbe tornato corporeo. Finalmente.

Spike girò intorno per l’ennesima volta alla macchina costruita da Fred. Ancora non riusciva a credere che quell’ammasso di ferraglia l’avrebbe fatto ritornare normale. Eppure era così.

Mancava poco ormai all’ora in cui sarebbe iniziato l’esperimento. E lui soffriva di impazienza. Non poteva spettare. Anche se ricordava bene che il suo ritorno alla corporeità, implicava, secondo il patto fatto con Fred, una seconda possibilità a Buffy. Seconda… Spike fece una smorfia. Sarebbe stato più corretto dire la decima, forse la ventesima possibilità. Non ricordava neanche più le volte che era passato sopra il suo comportamento e aveva continuato a professarle il suo amore pur di averla ancora accanto. E lei lo aveva sempre preso a calci. Ogni singola volta. Persino dopo quella che per lui sarebbe rimasta per sempre la notte più importante della sua vita, e che credeva avesse significato qualcosa anche per lei, Buffy lo aveva ferito. Aveva baciato Angel e poi aveva continuato a far finta che non fosse accaduto nulla. Diavolo, non era mica cieco!

Angel, sempre Angel, tra loro. Il ricordo dell’amore perfetto, della passione disperata. E lui cos’era stato per lei? Lo stallone per movimentare le notti dopo la ronda? Era stanco di essere tradito, deluso a vivere un amore mai ricambiato. A volte malediva se stesso per essere arrivato fino a quel punto. Si passò di nuovo una mano sul viso.

Inutile continuare a rifletterci. Non sarebbe mai arrivato a concludere niente. Meglio concentrarsi su quanto stava per accadere. Il suo ritorno, sorrise al pensiero.

Nel laboratorio entrarono Angel e Gunn che stavano parlando tra loro. Non si accorsero della sua presenza. Spike rimase in silenzio, in ascolto, da bravo predatore.

<<Buffy ha già lasciato l’albergo, Angel>> stava dicendo Gunn al vampiro più anziano.

Spike strinse I denti. E così la Cacciatrice aveva abbandonato in fretta il suo proposito di fare la buona samaritana con lui… Niente di sorprendente, comunque, non ci aveva sperato più di tanto.

<<Ho chiamato in albergo dieci minuti fa e il direttore mi ha detto che tutte quante hanno lasciato le loro stanze>> continuò Gunn. <<Se ne è andata per sempre. Fattene una ragione>>

Angel si passò le mani sul viso. <<Io devo parlare con lei. Ho bisogno di…>>

<<Cosa c’è, Angel? La tua bella ti ha abbandonato?>> disse Spike ironico rendendo nota la sua presenza. <<Ha imparato dal migliore a sparire senza troppo clamore>>

<<Contrariamente a quello che Gunn può aver appena detto, Buffy non se ne è andata via per sempre>> lo contraddisse Angel per nulla turbato. <<Si sta solo medicando le ferite. Ferite che le sono state inferte da te.>> precisò con un sorriso freddo. <<Quando sarà più forte, tornerà qui e, naturalmente, io l’accoglierò a braccia aperte>>

Se avesse potuto gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, a quel pallone gonfiato!, pensò Spike ma invece si limitò a sbuffare di impazienza ignorandolo. <<Dov’è Fred?>>

<<Arriverà a momenti>> rispose Gunn.

Angel gli si avvicinò deciso. <<Ora, se pensi che una volta tornato corporeo questa sia l’occasione per farle cambiare idea e riprendere quella squallida storia che avevate, puoi scordartelo>> gli disse in tono minaccioso.

 Spike scosse la testa. <<Guarda, Mr Simpatia, sei veramente gentile a dirmelo perché stavo appunto per correre all’aeroporto direzione New York con la speranza di farmi scaricare un’altra volta>> disse ironico.

<<E’ quello che succederebbe se lo facessi>>

Spike annuì con un sorrisetto di scherno. Dentro fremeva dalla voglia di saltargli addosso e pestarlo.

<<Credo che ormai sia chiaro: Buffy ha scelto una volta per tutte chi vuole>> dichiarò Angel.

<<E’ vero>> convenne Buffy entrando nel laboratorio. <<Angel ha ragione>>

Spike e Angel si voltarono di scatto verso la porta. Sull’entrata c’era Buffy con alle spalle Dawn, Willow, Fred e Wesley.

<<Ahi, ahi. Sento odore di tempesta>> commentò a bassa voce Dawn e si prese uno sguardo di rimprovero da parte delle altre due ragazze. Si strinse allora nelle spalle.

Buffy si avvicinò ai due vampiri percorrendo in fretta I pochi passi che la separavano da Spike. doveva parlare con lui prima dell’esperimento di Fred. Doveva convincerlo della sincerità dei suoi sentimenti prima che lui tornasse corporeo e continuasse a credere qualcosa di completamente sbagliato.

<<Di te mi occuperò più tardi>> disse Buffy senza degnare di uno sguardo Angel. <<Hai un minuto per parlare con me?>> chiese poi a Spike in tono più gentile.

Lui si voltò verso Fred che annuì con la testa. <<Sbrighiamoci però. Ho cose molto più importanti da fare>> disse poi freddamente.

Buffy si morse il labbro inferiore ed uscì dal laboratorio. Preferiva che fossero soli. Entrò in un ufficio vuoto poco più avanti ed attese l’arrivo di Spike. chissà se l’avrebbe trovata…

<<Buffy>> disse lui apparendole davanti all’improvviso.

Lei sussultò. <<Come hai fatto a trovarmi?>>

<<Sensi di vampiro. Funzionano ancora, sai. Ti ho sentito>> aggiunse guardandola profondamente. Poi le si avvicinò, fermandosi praticamente di fronte a lei, ad un passo dal toccarla.

Buffy fece un profondo respiro. Era molto nervosa. Quella giornata era così importante…

<<Credevo fossi partita>> iniziò Spike. <<Non ti avevo più vista e credevo avessi intenzione di tornare a New York per “medicarti le ferite”>>

<<Non ho mai detto questo>> rispose Buffy inclinando la testa per guardarlo meglio.

<<In ogni caso non fa alcuna differenza, se è questo che vuoi sapere. Tanto fra poco me ne andrò io>> replicò lui scrollando le spalle.

<<Vuoi andartene?>> gli chiese corrugando la fronte preoccupata.

Spike annuì. <<Sì, appena dopo il mio ritorno alla corporeità. Cercherò un posto dove vivere da qualche parte e ricomincerò da capo>>

Lontano da me, pensò tristemente. <<Se te ne vai per me, lascia stare>> lo informò invece. <<Non tornerò qui tanto presto>> Specie se tu non ci sei più, avrebbe voluto aggiungere ma non lo fece. Aggiunse invece: <<Io e Angel abbiamo chiuso>>

<<A quanto pare Mr Capelli Dritti non l’ha capito>> commentò lui.

<<Ho già parlato con lui giorni fa. Abbiamo chiarito tutto.>>

<<Potresti sempre cambiare idea>> ribatté lui sarcastico.

<<Non ho affatto cambiato idea su di te>> Buffy gli si avvicinò ulteriormente stringendo I pugni. Se avesse potuto toccarlo…

<<No?>> Lui inclinò la testa di lato e la fissò attentamente.

<<No. Sono ancora pronta ad amarti>> rispose Buffy con gli occhi lucidi. <<Te l’ho detto durante la battaglia, sono venuta qui per dirtelo e…>> Lo guardò negli occhi. <<Sei tu l’uomo che voglio, Spike>> dichiarò poi.

Spike non rispose anzi le voltò le spalle.

<<Ho parlato molto con Fred in questi giorni e lei mi ha detto che non vedevi l’ora di tornare corporeo per venire da me>> disse sperando di farlo reagire.

<<E’ vero>> Spike ancora non la guardò.

<<Allora proviamo gli stessi sentimenti>>

<<Ero ansioso di correre da te>> la bloccò lui voltandosi. <<Ho torturato Fred per quella macchina ogni giorno per questi sette mesi. Ma c’è qualcosa che non scordo. Dopo quella sera in cui mi hai chiesto di tenerti stretta, all’improvviso hai baciato Angel, mi hai sorriso e hai continuato come se niente fosse successo. Non mi sembra il comportamento di una donna innamorata questo>> aggiunse con sarcasmo.

Buffy gli si avvicinò di scatto. <<Non ero lucida in quel momento. Credevo di poter morire da un momento all’altro. Ero distrutta dal dolore e impaurita>> gli disse con enfasi.

<<E ti sei buttata su Angel?>>

<<No, non è andata così!>>

<<Allora, spiegami tu come è andata>> Spike incrociò le braccia.

<<Mi sono rifugiata in lui per poter trovare conforto>> gli rispose ad occhi bassi.

<<E’ così che si chiama adesso?>>

<<Senti, stavo malissimo, chiaro?>> Buffy rialzò la testa. <<Ero a pezzi per te e lui era preoccupato per me. abbiamo sbagliato. Io ho sbagliato. Non avrei dovuto farlo, ma è successo anche se non ha significato niente. Non si ripeterà più>>

<<Come fai ad esserne certa?>>

<<E’ stato il mio modo di dirgli addio per sempre>>

<<Di solito, che io sappia, la gente preferisce una stretta di mano>> commentò ironico.

Buffy alzò gli occhi al cielo. Lui e la sua maledetta gelosia! <<Abbiamo già fatto questa discorso, se non ricordo male>> gli disse decisa. <<E poi, cosa avrei dovuto fare? Stringergli davvero la mano?>>

<<Con me l’hai fatto!>> gli rinfacciò lui. <<Una scena molto commovente, davvero. Le tue lacrime sembravano vere>>

<<Erano vere>> precisò lei risentita. <<Se me ne avessi dato la possibilità ti avrei dimostrato che anche tutto il resto era vero>>

<<Sì, ma non c’è stata>>

<<Già, perché tu hai preferito sacrificarti piuttosto che rimanere con me!>> gli urlò lei.

<<Buffy! Dannazione! Le relazioni sentimentali sono questo per te? È così che intendi l’amore? Un susseguirsi di occasioni che si possono cogliere al volo o perdere? Cosa hai pensato dopo? Oh, be’. Spike è morto. Non devo più preoccuparmi di niente. Posso finalmente avere la mia vita normale>>

<<Spike, questo non è affatto vero!>> protestò lei.

<<Ti capita mai di agire sulla scia di un impulso sincero, Buffy?>> le chiese lui. <<O tutto quello che fai è frutto di un calcolo?>>

Lei non rispose, il corpo scosso dai singhiozzi.

<<Be’, io agisco di impulso. E non rimpiango di aver fatto ciò che ho fatto. Sono morto. Il discorso è chiuso. Non voglio tornare mai più su questo argomento>> dichiarò serio. <<Ci vediamo. Ho molte cose da fare>> le disse allontanandosi senza guardarla.

 

Spike abbracciò per l’ennesima volta Fred facendola volteggiare per il laboratorio.

C’era riuscita! L’aveva fatto tornare normale di nuovo!

Spike le fece appoggiare I piedi a terra e poi la lasciò andare sorridendole di nuovo. Doveva moltissimo a quella ragazza, le doveva la vita, ad essere sinceri. Senza di lei niente sarebbe stato possibile.

Alzò gli occhi dalla scienziata e incontrò quelli gelosi di Wesley. Fece una smorfia. Quel damerino non aveva idea di quello che stava perdendo per colpa di una stupida gelosia…

Poi si riscosse e si voltò verso gli altri. C’erano tutti. Angel, Gunn, Willow, Dawn e Buffy. Tutti con uno sguardo diverso negli occhi.

Prima che potesse analizzarli uno per uno, Spike vide Dawn corrergli incontro e buttarglisi fra le braccia. L’accolse con un sospiro di gioia. Quanto gli era mancata quella ragazzina! Dawn iniziò a piangere sommessamente e lui le depose un bacio sui capelli commosso da quella dimostrazione di affetto.

Nel frattempo si fece avanti Willow che gli rivolse uno sguardo commosso. Lui le sorrise comprensivo e l’attirò a sé con l’altro braccio accostandola a Dawn. Gunn si avvicinò e con imbarazzo gli diede una pacca sulle spalle mormorando un appena udibile: <<Bentornato, amico>> poi si allontanò alla svelta.

Poi fu il turno di Wesley. Spike sempre tenendo Willow e Dawn abbracciate rivolse un mezzo sorriso all’uomo che lo guardava ora più sereno e mezzo divertito per la sua situazione.

<<Andiamo, ragazze. Lasciatelo libero>> disse prendendo piano Willow per le spalle e poi anche Dawn. La ragazzina si asciugò gli occhi con il dorso della mano. <<Andiamo a bere qualcosa per calmarci un po’>> propose. Poi guardò di nuovo Spike. <<Hai un’altra possibilità. Non sprecarla con la persona sbagliata>> gli disse piano ma deciso lanciando un’occhiata a Buffy. Alla fine uscì dal laboratorio con Willow e Dawn e scortato da Gunn.

Spike evitò di guardare dalla parte dove sapeva si trovava Buffy, non voleva affrontarla. Non ancora almeno. Allora si voltò a fronteggiare il suo grande rivale, Angel. Gli lanciò uno sguardo di sfida, invitandolo a congratularsi con lui come avevano fatto gli altri.

Angel non colse la sfida ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo ed a borbottare un seccato: <<Non c’è davvero giustizia>> prima di andarsene sbattendo la porta dietro le spalle.

Rimaneva solo lei.

Spike si voltò verso Fred in cerca di comprensione e appoggio e questa gli sorrise rassicurante.

<<Sono felice che tu sia loranto normale>> gli disse abbracciandolo di nuovo. <<Ora però mantieni il nostro patto: parla con lei>> gli ricordò piano prima di uscire anche lei lasciandoli del tutto soli.

 

Buffy strinse forte le mani l’una con l’altra. Era nervosa. Lui non le aveva rivolto neanche uno sguardo per tutto il tempo in cui gli altri si erano congratulati con lui. Portandosi una mano sul cuore, poté sentirne il ritmo accelerato dall’agitazione. Sospirò per calmarsi e sbatté velocemente le palpebre più volte per ricacciare indietro le lacrime che le premevano negli occhi. Aveva già pianto abbastanza. Ora era giunto il momento di agire. Doveva riprendersi l’uomo che amava.

E lui era lì, a pochi metri di distanza che le dava le spalle.

<<Spike…>>

Nessuna risposta. Non si era nemmeno voltato.

Solo il silenzio, rotto poi finalmente dal rumore dello spolverino quando lui si voltò dopo quella che le parve essere un’eternità.

<<Buffy>>

E finalmente lo vide bene. Si era girato lentamente, con esitazione quasi avesse paura di trovarsi faccia a faccia con lei. Il suo viso perfetto. I suoi occhi, così impassibilmente blu. Lo amava da morire.

“Dio, ti prego fa che non mi mandi via”, pensò avanzando verso di lui titubante.

Gli arrivò davanti e lo fissò a lungo. Lui sostenne il suo sguardo inclinando un poco la testa.

<<Non dici niente? Sei diventata…>> iniziò Spike ma si bloccò di colpo quando Buffy gli si gettò addosso con un gemito roco. 

Rimase per qualche istante rigido con le braccia lungo il corpo, poi scosse la testa e la strinse forte posandole una guancia contro I morbidi capelli biondi. Dio, era così bello poterla sentire stretta sé di nuovo. Gli sembrava così giusto.

Buffy iniziò a piangere, il viso premuto contro il suo torace. La stava abbracciando, non l’aveva respinta. Era così meraviglioso sentirlo vicino. Le era mancato il conforto delle sue braccia, la sua presenza, le era mancato tutto di lui in quei lunghi mesi di lontananza.

Poi Spike si allontanò e il cuore di Buffy perse un battito. Cosa sarebbe accaduto ora?

<<Spike>> mormorò di nuovo lei con le lacrime agli occhi mentre lui si tirava indietro.

Spike iniziò a camminare in cerchio al centro del laboratorio per qualche minuto pensieroso, poi si fermò di scatto e la guardò negli occhi. Sembrava volerle leggere dentro con quello sguardo penetrante.

<<Vorrei poterci credere>> iniziò lui perplesso.

Buffy lo guardò, negli occhi l’ansia di capire cosa volesse dire. <<A cosa?>>

<<Al mio ritorno. A te. A noi>> rispose indicando con un gesto loro due. <<A quello che è appena successo. A quello che mi hai detto. A te che mi guardi con quegli occhi… Non voglio soffrire ancora, Buffy>>

Lei spalancò gli occhi e fece un passo verso di lui senza parlare.

<<Avrei voluto averti vicino a me in questi mesi. Avrei voluto poter condividere con te la pausa di non poter più tornare normale.>> disse lui guardando a terra.

<<E’ stata colpa di Angel, lui non mi ha detto che eri tornato>> Buffy parlò in fretta avvicinandosi. <<Sarei venuta immediatamente se l’avessi saputo>>

<<Mi hanno detto che eri lontana, che avevi chiuso per sempre con questa vita, che…>> si bloccò quando vide che Buffy stava tentando di avvicinare il proprio viso al suo. <<No, Buffy>> mormorò. <<Questo non ci ha mai portato a niente>>

<<Avevo chiuso con questa vita perché niente aveva più senso senza di te>> mormorò lei prendendogli il viso fra le mani. <<Ma ora sei tornato. E non andrai mai più via. Non lasciarmi più>> sussurrò ancora prima di attirarlo più vicino e premere le sue labbra contro quelle di lui. <<Mai più, amore mio>>

Spike emise un gemito di sorpresa. La strinse forte a sé e la baciò con passione. Come aveva immaginato di fare durante tutti quei lunghi mesi che erano stati separati. Come non l’aveva mai baciata prima d’ora, mettendoci tutto se stesso, anche la sua anima.

Buffy accolse il suo bacio con infinita gioia. Lui l’amava ancora! Nonostante tutto ancora l’amava. Forse non credeva nei suoi sentimenti, ma la amava a dispetto di tutto. Non l’avrebbe mai baciata con così tanta passione se non l’avesse amata almeno un poco… E a lei quel poco bastava. Le bastava per aggrapparvicisi e tentare la riconquista del suo cuore.

Si staccarono dopo un po’.

Buffy alzò I suoi grandi occhi verdi su di lui. <<Possiamo… possiamo ricominciare?>> gli chiese timidamente.

Spike la guardò sorpreso. <<Cosa intendi dire?>>

<<Io e te… lasciarci il passato alle spalle e riprovare di nuovo a stare insieme>> spiegò titubante.

<<Non possiamo fingere di non avere un passato, Buffy>> ribatté lui allontanandosi e ricominciando a camminare. <<Perché ce l’abbiamo, ed è anche bello pesante>>

<<Lo so, però…>>

<<Però, cosa?>>

<<Possiamo…>>

<<Vuoi far finta di niente?>> chiese ironico. <<Far finta che non sia mai accaduto? Non mi sembra possibile,Buffy. È difficile per me>> ammise abbassando per un attimo gli occhi.

<<Dammi almeno una possibilità>> chiese lei facendo un passo avanti. <<Ti prego>>

Spike si passò una mano fra I capelli. L’aveva promesso anche a Fred. E lui manteneva sempre le sue promesse. <<E va bene, passerotto. Faremo come vuoi tu>> disse e mentre lei spalancava gli occhi per la sorpresa e la felicità, si diresse verso la porta. <<A cena stasera. Passo dal tuo albergo alle nove>>

Lei abbassò gli occhi per il suo tono distaccato. La feriva più di un vero e proprio rifiuto quella sua reticenza a non credere in lei. “Ti giuro che questa volta non sprecherò la mia occasione” pensò. “Riuscirò a farti credere in me e nel mio amore, Spike” gli promise guardandogli la schiena mentre se ne andava.

Improvvisamente però Spike si voltò e tornò sui suoi passi. Le si avvicinò velocemente e l’afferrò fra le braccia dandole un bacio da capogiro. Poi si staccò da lei, appoggiò la fronte contro quella di lei mentre Buffy ansimava un poco, senza fiato per il bacio e la sorpresa.

<<Ci vediamo stasera, riccioli d’oro>> mormorò lui, poi, sembrando quasi forzare se stesso, si allontanò da lei ed uscì dal laboratorio. 

Buffy rimase in piedi a guardare fissa davanti a sé. Si toccò le labbra ancora gonfie per il recente bacio con la punta delle dita, poi un sorriso le si allargò in viso. Forse la riconquista non sarebbe stata così difficile…

 

<<… sarebbe carino, non credi?>>

<<Mmh?> mugugnò Buffy guardandosi allo specchio per l’ennesima volta. Non aveva sentito la domanda di Willow. Era troppo impegnata a controllare ogni onda che formavano I suoi capelli. Tutto doveva essere perfetto quella sera. A cominciare da lei.

<<Sono contenta che tu sia della mia stessa idea>> commentò Willow.

Buffy si voltò, come se si accorgesse solo in quel momento della presenza dell’amica. Dawn dopo aver saputo della grande notizia, aveva deciso di passare del tempo con Fred, di cui era diventata stranamente grande amica. Willow, invece, era rimasta a farle compagnia mentre si preparava ma poi avrebbe raggiunto Dawn e Fred per una serata di sole donne. Buffy avrebbe voluto avere del tempo per pensare al fatto che fosse davvero strano che sua sorella e la sua migliore amica avessero legato in un tempo tanto breve con una quasi estranea, ma Spike sarebbe arrivato a momenti e lei non era ancora del tutto pronta.

<<Scusami, Will, ma ho la sensazione di essermi persa qualcosa. Stavi dicendo?>>

<<Ti stavo dicendo della mia idea di preparare un filtro d’amore>> spiegò Willow.

Buffy spalancò gli occhi e fissò l’amica, intenta sfogliare con noncuranza una rivista.

<<Che cosa?>> chiese preoccupata.

<<Ho trovato una nuova ricetta in un libro mentre cercavo qualcosa di adatto per Spike e cosa c’è di più adatto per lui di un filtro d’amore in questo momento?>>

<<Credevo avessi deciso di  lasciar stare la magia, una volta per tutte>> disse Buffy seria.

Willow spalancò gli occhi, genuinamente sorpresa. <<Non ho mai detto niente del genere, l’hai pensato tu forse. Io ho solo promesso che sarei stata molto attenta>>

<<Will…>> la riprese Buffy.

<<Oh, andiamo. Non sto dicendo che ricomincerò a fare incantesimi folli di punto in bianco. Ho chiuso con quel tipo di cose. Mi piaceva però l’idea che il mio primo incantesimo come dea sarebbe servito per aiutarti ad essere felice>> spiegò con una smorfia. <<Allora, pensavo che un semplice filtro…>>

<<Non ho bisogno di alcun filtro!>> esclamò Buffy prendendo la borsetta e controllando per l’ennesima volta il suo contenuto.

<<Ma se dici tu stessa che tornare con Spike sarà molto dura…>> obiettò Willow.

<<Lo so. Hai ragione>> Buffy la guardò addolcendo l’espressione. <<Però dopo che siamo rimasti soli oggi nel laboratorio ha detto alcune cose che mi fanno ben sperare per noi>>

<<E’ bello che tutto si stia per sistemare. Meriti di essere felice e anche Spike>>

<<Grazie. Ed è per questo motivo che stasera tutto deve essere perfetto. Non voglio che un incantesimo mal riuscito complichi ancora di più la situazione>>

<<Ehi! I miei incantesimi non sono mal riusciti!>> replicò Willow piccata.

Buffy la guardò scettica.

<<Beh, non tutti. Non quelli importanti, almeno>> aggiunse allora. <<E poi…>>

Dei colpi alla porta la fecero ammutolire. Buffy sgranò gli occhi. Era lui! Guardò Willow preoccupata.

<<E ora cosa faccio? Cosa gli dico? Come mi comporto?>> le disse agitandosi.

Willow le si avvicinò, le passò un braccio intorno alle spalle. <<Rilassati. Non devi fare o dire niente di particolare. Devi solo dimostrargli quanto lo ami. Il resto verrà da sé. Non preoccuparti, tutto si sistemerà>> le disse portandola davanti alla porta. <<Ed ora aprila>> la incitò con un sorriso. <<Io mi nascondo in bagno, uscirò solo quando sarete andati via. Auguri!>>

Buffy non riuscì a replicare perché Willow si era già chiusa nel bagno. Prese allora una grossa quantità d’aria e poi la lasciò uscire piano. E si chiese perché non avesse mai prestato troppa attenzione quando il signor Giles le insegnava quelle strane tecniche di rilassamento. Ne avrebbe davvero avuto bisogno in quel momento. Alla fine, scosse la testa e con un sorriso aprì la porta.

 

<<Vogliamo entrare?>> le chiese Spike dopo aver parcheggiato l’auto rompendo finalmente il silenzio che era caduto tra loro da quando avevano lasciato l’albergo di Buffy.

<<Sì, certo>> rispose lei facendo per aprire la portiera.

Spike le posò una mano sulla spalla. Buffy sussultò per la scossa che avvertì fin nello stomaco.

<<Sei sicura di volerlo fare?>> le chiese tentando di leggere nei suoi occhi.

Buffy gli sorrise dolcemente, poi posò una mano su quella di lui e gliela strinse piano. “Povero amore mio, ti ho reso io così insicuro?”, pensò ma invece gli disse. <<Sicurissima. Non voglio nient’altro. Solo poter ricominciare. Con te>>

Spike sospirò, più per liberarsi dalla tensione, che per reale necessità. Poi scese dalla macchina e l’aiutò a fare altrettanto.

<<Spero ti piaccia questo posto. Non sono stato nei locali ultimamente e questo me lo ha consigliato Fred. È di Lorne>> le disse posandole una mano alla base della schiena per accompagnarla verso l’entrata. <<Conosci Lorne?>>

<<Sì, l’ho conosciuto>>

Spike le aprì la porta per farla entrare. Buffy fu lusingata dal suo gesto così anacronistico. Però lui era così: per quanto volesse negarlo, dentro gli era rimasto un po’ dello spirito della vecchia Inghilterra da cui proveniva. E lei amava anche questo.

Lorne li accolse festeggiandoli con grandi sorrisi per Buffy e pacche sulle spalle per Spike. era felice che fosse tornato corporeo finalmente. Li condusse poi al loro tavolo.

Era un po’ appartato e questo gli consentiva la giusta privacy nel locale affollato.

Buffy si sentiva nervosa come un’adolescente al suo primo appuntamento.

<<Volete qualcosa da bere?>> chiese una cameriera sbucata all’improvviso.

<<Buffy?>>

<<Un’acqua tonica, grazie>> rispose lei. Era troppo agitata per bere alcol.

<<Io prenderò una birra>> rispose Spike.

La cameriera servì in fretta da bere e Buffy sorseggiò la sua bevanda. Poco distante un gruppo di personaggi molto strani stavano suonando un motivetto accattivante e lei si sentì sprofondare in una dimensione irreale. Se non fosse stato per I lineamenti contratti del volto di Spike, chiunque avrebbe potuto scambiarli per una normale coppietta.

L’illusione si intensificò quando la cameriera tornò per prendere le ordinazioni. Spike coprì la mano di Buffy con la propria e riservò alla ragazza uno di quei sorrisi mozzafiato che le avevano sempre fatto tremare le ginocchia. E quando lui posò lo sguardo di lei, Buffy scoprì con sorpresa che l’effetto non era cambiato.

Fecero le ordinazioni e non appena la ragazza se ne andò, il sorriso di Spike si dissolse. Si adagiò contro la spalliera della sedia e tamburellò con le dita sul tavolo, senza staccarle gli occhi di dosso.

E ora cosa sarebbe successo?, si chiese Buffy mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Sarebbero rimasti in silenzio per tutta la sera?

Spike la guardò da oltre il bordo del bicchiere prima di bere il liquido.

<<Sai, ti sembrerà strano, ma la prospettiva di tornare insieme mi tenta>> iniziò lui. <<Ti trovo ancora eccitante>>

Buffy trattenne il fiato e lo guardò esterrefatta. Il suo tono di voce era talmente secco da svuotare le parole di qualsiasi emozione, ma non ne attutiva l’impatto. Un diffuso languore le dilagò per il corpo e lei si morse di nuovo le labbra per impedirsi di proporgli di andare al suo albergo. Deglutì a fatica e si sforzò di sorridergli calma.

<<Mi lusinghi, ma dato il tuo tono trovo difficile crederti>>

<<Hai ragione>> convenne Spike. <<Non hai seno, sei passabilmente graziosa e hai il naso a patata. E poi, sei capricciosa, presuntuosa e senza cuore. Mi domando perché continui a trovarti attraente>>

<<Tu, invece, sei un dono divino per il genere femminile. Bello, affascinante, sexy e incantatore. Mi domando perché ho saputo resisterti per tanto tempo>> Accidenti, non era quello che avrebbe voluto dirgli! Ma lui aveva ancora quel dannato potere di farle saltare I nervi.

Spike le afferrò il polso. <<Non calcare troppo la mano, Buffy. Potresti pentirtene>>

<<E tu piantala di comportarti come se quello che stiamo facendo non ti interessi minimamente>> disse lei decisa. Il piglio della Cacciatrice era ancora dentro di lei.

Lui piegò la testa da un lato. <<E cosa stiamo facendo per l’esattezza?>>

<<Stiamo provando a ricominciare>> rispose lei guardandolo negli occhi fiera.

<<Oh>> Spike la guardò facendola rabbrividire per l’eccitazione. <<Naturalmente, ci sono altre cose che potremmo fare per ricominciare oltre che cenare insieme>> ammiccò lui.

Buffy si tese e il suo cuore partì al galoppo. <<Che vuoi dire?>> domandò.

Lui allungò una mano. <<Sai benissimo cosa voglio dire>> le sussurrò, affondando le dita tra I suoi capelli. <<Perché non proviamo a scoprire se c’è ancora magia tra noi, Buffy?>>

Lei aprì la bocca per replicare ma fu zittita da un lunghissimo bacio. Poi Spike senza parole la fece alzare e la portò in un angolo buio e nascosto del locale dove nessuno poteva vederli. Con decisione la spinse contro il muro e la baciò di nuovo. Il corpo di lui che premeva contro il suo diede a Buffy brividi lungo tutta la spina dorsale. Lui la sovrastava, facendola sentire piccola, fragile e infinitamente femminile. La sua eccitazione la raggiunse attraverso la sottile stoffa dell’abito e la sua lingua le dava le vertigini. Il sangue prese a pulsarle violentemente nelle vene. Un gemito le salì alle labbra quando la bocca di Spike scese a tempestarle il collo di baci infuocati.

<<Non… qui. In… albergo>> mormorò lei a fatica mentre lui le accarezzava il seno attraverso la stoffa.

Spike alzò la testa e la fissò.

<<Ti prego>> aggiunse lei.

Lui la prese per mano e la condusse in macchina. In meno di dieci minuti erano all’albergo di Buffy.

Percorsero il corridoio svelti e in silenzio, entrambi tesi come delle corde di violino. Come la porta si chiuse alle sue spalle, Spike, con frenetica urgenza, le tolse il vestito, scoprendole il seno. Glielo prese tra le mani, torturandole I capezzoli inturgiditi e continuando a baciarle il collo. Le sfilò del tutto il vestito con gesti nervosi e lo lasciò cadere a terra. Buffy si ritrovò nuda sotto lo sguardo penetrante di Spike, ancora completamente vestito. Lei gli si avvicinò per aprirgli la camicia.

<<Non resistermi, amore. È passato tanto tempo>> mormorò lei sbottonandogliela velocemente prima che lui cambiasse idea.

Spike non si mosse. La lasciò fare in silenzio guardandola pensieroso.

<<Lascia che ti guardi… che ti tocchi… come facevo una volta…>> sussurrò ancora lei sfiorandogli il torace.

Spike l’abbracciò, la sollevò e la depose dolcemente sul letto.

<<Sei bellissima>> le disse alla fine con la voce roca e uno sguardo possessivo.

Buffy non sapeva più cosa dire. Lo amava e lo voleva. Quello era tutto per lei. Non le servivano altre spiegazioni, per il momento.

<<Vieni>> mormorò tendendogli le braccia.

In piedi di fronte a lei Spike finì di togliersi I jeans. Mormorando il suo norme, li scalciò via e la sospinse sul letto con il peso del suo corpo. Le sue mani corsero sul corpo di lei, e Buffy poté sentire il contatto delle sue cosce nude contro le proprie mentre lui esplorava ogni centimetro della sua pelle.

Spike la coprì di baci, dal viso fino alla gola, poi suoi capezzoli. Qui la sua lingua indugiò, seguendo il profilo dei seni, e facendola impazzire di desiderio. Poi scivolò in lei rapido e dolce, come il suo sospiro di piacere. Mantenne un ritmo lento, dandole gioia ad ogni movimento, prolungando il piacere per quanto gli fu possibile.

<<Oh, sì, amore mio>> mormorò Buffy in preda all’orgasmo. <<E’ stato un inferno perderti. Ti prego non lasciarmi>>

La risposta di lui non tardò ad arrivare. L’abbracciò e la strinse a sé come se non intendesse più lasciarla andare. Buffy udì un gemito roco di piacere quando lui raggiunse l’apice del piacere.

<<Buffy… Buffy>> le sussurrò con il viso premuto contro la sua spalla. <<Oh, Buffy>>

Al sicuro tra le sue braccia, lei sorrise. Poi tese la mano per accarezzargli I capelli. Un senso di felicità l’avvolse.

<<Wow>>

Buffy sentì il sorriso di Spike contro il collo.

<<Siamo ancora vivi?>> chiese lui ironico.

<<Io respiro>> A malapena, aggiunse lei nella sua mente.

Spike si stiracchiò e mugolò, poi sollevò la testa e le lanciò un sorriso così sexy, virile e soddisfatto da farle arricciare le dita dei piedi. La baciò con delicatezza e poi ancora, un po’ meno delicatamente. <<In questo caso, credo che mi sposterò>>

<<Ti prego, no>>

<<Ti sto schiacciando, sono pesante>>

Lo era, ma a lei non importava. Tanto che quando Spike cercò di staccarci, Buffy lo tenne stretto a sé. <<No>> Istintivamente contrasse I suoi muscoli più intimi.

Un calore provocante gli illuminò gli occhi blu. <<Se lo rifai…>> gemette quando Buffy sorridendo lo rifece. <<Esatto, questo. Non andrò da nessuna parte>>

<<Non sei… stanco?>> chiese lei muovendo le mani sul suo torace.

Spike le si insinuò tra le gambe, dimostrandole quanto non fosse stanco. <<Sei stupenda>> mormorò.

Il cuore di Buffy si bloccò, ripartì e poi accelerò ad un ritmo vorticoso mentre Spike si muoveva dentro di lei. <<Ancora?>> sussurrò affondando la bocca nella sua.

<<Ti prego, sì, ancora>>

E fu ancora meglio della volta precedente.

 

Spike si risvegliò rilassato e così pieno di gioia da non poterlo quasi sopportare. Sentiva Buffy nel bagno che si faceva una doccia. Quasi canticchiando si chinò a raccogliere la camicia che stava spiegazzata sul pavimento. Si sentiva assurdamente e scioccamente felice, mentre se ne stava lì tutto nudo con la sua camicia in mano. Se la infilò e poi cercò I pantaloni. Li trovò, li infilò a loro volta e poi si voltò verso lo specchio.

Un istante dopo si accigliò. C’era poco da stare allegri. La sua immagine non c’era in quello specchio. Una volta con Buffy gli aveva fatto dimenticare tutto, anche se sesso.

Scosse la testa. Era stato talmente stupido da non riflettere minimamente sulle conseguenze della loro notte insieme. Lui era un vampiro. Quale futuro avrebbero potuto avere insieme? Specie ora che lei non era più la Cacciatrice in carica. Lei era finalmente libera, lui no. Lui sarebbe stato per sempre ancorato all’oscurità, al buio, mentre lei ora poteva vivere alla luce. Niente più tenebre nel suo futuro. Come aveva sempre sognato.

Eppure Buffy l’aveva guardato come se quello che stava accadendo tra loro fosse meraviglioso. Gli aveva detto parole che lo facevo sperare in un futuro migliore per loro due. Ma era stato prima di quel brusco risveglio che lo aveva riportato alla ragione. Ora che ci pensava, forse Buffy non sapeva come togliersi da quella situazione. Adesso lei era in bagno e magari contava sul fatto che lui appena sveglio sarebbe sgattaiolato via come aveva sempre fatto lei ai tempi della loro triste relazione, lasciandola libera.

Ecco, sicuramente era già pentita e probabilmente si stava domandando quanto tempo avrebbe dovuto aspettare prima che lui se ne andasse. Magari era lì, nel bagno, con le orecchie tese per sentire il rumore della porta. Be’, cosa si aspettava? Non poteva biasimare nessuno per il suo cuore di nuovo spezzato a parte se stesso.

 

Tornare in camera da letto fu la cosa più difficile che le fosse mai toccata – nonostante tutte le apocalissi e le varie tragedie della sua vita – soprattutto dal momento che non poteva più ingannare se stessa. Ciò che avevano appena condiviso non era stato solo semplice divertimento, né fantastico sesso. Per la prima volta dopo molto tempo, l’indecisione e la paura non la attanagliarono. Aveva appena vissuto I momenti più belli, più teneri e più gioiosi della sua vita. Per non parlare del fatto che aveva visto la terra ruotarle praticamente intorno. Voleva stare con Spike. solo con lui. Oggi, domane e per sempre. Non voleva nient’altro. Era decisa. E lo avrebbe avuto a costo di incatenarlo come aveva fatto lui con lei. Spike avrebbe creduto al suo amore.

Quando entrò in camera, lui era già vestito. Buffy non poté evitare di pensare quanto fosse bello e sexy. Lo osservò meglio: I capelli erano spettinati, I vestiti piuttosto spiegazzati e I suoi occhi… esprimevano collera!

Lui si voltò dall’altra parte e qualcosa dentro di lei ne risentì.

<<Siamo già ai rimorsi>> mormorò asciutta. <<Quella era la mia parte di solito>>

<<Sei… nuda>>

<<Sì. Credevo lo saresti stato anche tu>>

<<Forse dovrei andarmene>> dichiarò lui con voce piatta, evitando deliberatamente di guardare il suo corpo nudo.

Lo sguardo degli occhi di Spike la ferì provocandole un dolore al petto, quando lei invece non voleva sentire niente di niente. <<Ho urtato I tuoi sentimenti per caso?>> gli chiese fingendo una calma che in realtà non provava.

<<No, non ancora>>

<<Allora perché questa distanza fra noi quando potremmo essere in quel letto, avvinghiati l’uno all’altro, pelle contro pelle…>>

<<Buffy!>> Lui chiuse gli occhi per un momento. <<Non continuare o potrei non rispondere delle mie azioni…>>

<<Mi sta bene, sono pronta>>

Spike scosse la testa lentamente. <<Non credo che sia necessariamente la verità>>

Buffy corrugò la fronte.

<<Sai quello che voglio dire. Ascolta, so che muori dalla voglia che me ne vada. Ti sarei grato se me lo facessi fare al più presto, prima che mi metta ancora più in ridicolo>>

<<Ehi, mi stai mettendo in bocca parole che non ho detto>> protestò lei. <<E nemmeno pensato>> aggiunse davanti allo sguardo determinato di lui.

Lui alzò le spalle. <<Be’, io sì. Mi dispiace, ti prego di scusarmi>>

Lasciò la stanza abbandonandola sola, nuda e sconvolta.

 

 

Spike entrò nel laboratorio di Fred la mattina seguente senza neanche bussare e si trovò di fronte uno spettacolo imprevisto.

Proprio quello che gli ci voleva! Una coppietta amoreggiante mentre lui aveva appena detto addio per l’ennesima volta alla donna che amava.

Tossicchiò discretamente e si voltò con un sorrisetto malizioso mentre Fred e Wesley si ricomponevano. Sembrava che tra quei due le cose si fossero sistemate per il meglio. Be’, buon per loro, che almeno qualcuno potesse essere felice in quel dannato mondo.

Wesley diede un ultimo veloce bacio a Fred e poi imbarazzato gli fece un cenno ed uscì in fretta dal laboratorio. La ragazza, invece, si voltò a guardare Spike con un sorriso gioioso.

<<Vedo che il sole è tornato a splendere e gli uccellini a cinguettare>> commentò Spike ironico.

Fred si appuntò I capelli dietro la nuca con una matita. <<Già. Ed è merito di Buffy>>

<<Cosa?>>

<<Sì, parlando con lei ho capito che se volevo che Wes tornasse da me non potevo starmene ferma a guardare>> spiegò. <<Buffy mi ha consigliato di fargli capire cosa si stava perdendo>> aggiunse con un sorrisetto malizioso.

<<Una vera bomba>> Spike le sorrise divertito.

Fred gli fece una smorfia. <<Solo perché tu non hai occhi che per Buffy, non significa che gli altri siano ciechi. Ho anch’io le mie qualità.>> commentò fingendosi risentita.

Spike scosse la testa. <<Oh, lo so. Lo so>> Poi si fece serio. <<Senza di te ora non sarei qui. Buffy non sarebbe qui. E…>>

<<E…?>> chiese Fred avvicinandosi.

<<E io non avrei fatto di nuovo un maledetto casino>> ammise lui lasciandosi cadere su uno sgabello. <<Sono un’idiota!>> si disse prendendosi la testa fra le mani. Aveva capito di aver sbagliato nell’esatto momento in cui aveva chiuso la porta della stanza di Buffy dietro le spalle. Era stato un dannato idiota codardo.

Fred gli si piazzò davanti con le mani sui fianchi e un cipiglio arrabbiato. <<Che le hai fatto?>>

<<Ehi! Cosa ti fa credere che la colpa sia solo mia?>> ribatté Spike alzando la testa.

<<Ho parlato con Buffy molte volte negli ultimi giorni e da quello che mi ha detto aveva tutte le buone intenzioni per far funzionare le cose tra voi>>

<<Be’, c’è riuscita. La nostra serata ha funzionato>> rispose. <<Più che bene>>

Fred lo guardò confusa. Poi capì. <<Ah! E allora cosa c’è che non va?>>

<<Me ne sono andato. Mi sono lasciato prendere dal panico e sono scappato>> ammise lui evitando di guardarla.

Fred emise un gemito di sorpresa, poi gli si avvicinò e gli diede uno scappellotto dietro la nuca. <<Sei un’idiota!>>

<<Ehi!>> esclamò Spike alzandosi con una mano sul collo. <<Non sono venuto qui per farmi insultare e picchiare da te, ragazzina!>>

<<Oh, beh, lasciatelo dire da una che ti vuole bene: sei un vero idiota!>> ripeté lei avvicinandosi al telefono del laboratorio e cominciando a comporre un numero.

<<Cosa stai facendo?>> chiese Spike.

Fred si voltò a guardarlo coprendo il microfono del telefono con una mano. <<Tu la ami?>>

Spike spalancò gli occhi. <<E questo cosa…?>>

<<Dimmi: tu la ami davvero?>> ripeté Fred.

<<Certo. Che diavolo…>>

Fred però non gli prestò attenzione, stava parlando fitto al telefono con qualcuno. Dopo qualche minuto, riattaccò e si voltò più serena. <<Tutto risolto. Tra poco sistemeremo tutto>>

<<Eh?>> chiese Spike confuso. <<Hai chiamato Buffy? No, perché se è così io non voglio vederla…>> aggiunse dirigendosi verso la porta.

<<Spike, torna immediatamente a sederti!>> gli ordinò Fred in tono perentorio.

Lui si voltò sorpreso e ancora più confuso, ma non si mosse.

<<Ho detto torna a sederti e rifletti sul grande casino che hai combinato>> ripeté Fred indicandogli lo sgabello su cui era stato seduto prima.

Spike rimase a fissarla inclinando la testa di lato per un po’, poi sospirò e tornò a sedersi senza dire una parola. Dov’era finita la timida scienziata che lui aveva pregato di aiutarlo? Cosa diavolo aveva in mente ora quella testa calda?

 

Spike scoprì che Fred non aveva chiamato Buffy con la sua telefonata ma Willow e Dawn, e non riusciva davvero a capire se quello fosse stato una variazione vantaggiosa per lui. Si sentiva a disagio sotto gli sguardi accusatori che ogni tanto le tre ragazze gli rivolgevano mentre si scambiavano, in un angolo, quelle che lui sospettava essere le reciproche versioni della storia.

Dopo qualche minuto di conversazioni segrete in cui Spike si agitò sullo sgabello, da cui non si era mai mosso, come se fosse sulle braci ardenti, le ragazze si voltarono e si avvicinarono a lui decise.

Fred fu la prima a parlare. <<Come portavoce del nostro gruppo, Willow ha una domanda da farti>> Si rivolse poi alla ragazza al suo fianco per lasciarle la parola, e questa si raddrizzò.

<<Quali sono le tue reali intenzioni nei riguardi di Buffy?>> gli domandò la rossa a bruciapelo.

Spike pensò a quello che era accaduto la notte precedente. Al terrore cieco che aveva provato quando al risveglio aveva pensato all’eventualità che Buffy non l’amasse veramente. Eppure lei era tutto quello che voleva. Solo lei, nient’altro. Perché non era riuscito a fidarsi? Si sentì di nuovo un vero idiota.

<<E’ un premio>> rispose piano.

Willow annuì. <<Questo lo sappiamo. Va già bene che te ne sia accorto anche tu. Ma cosa hai intenzione di fare, Spike? dopo aver sentito entrambe le versioni della storia non ne esci bene. Non vorrai farla soffrire di nuovo…>>

<<Io non ho mai avuto intenzione di farla soffrire!>> ribatté lui alzandosi finalmente dallo sgabello. <<Non intenzionalmente almeno>> aggiunse poi. Subito dopo scoppiò a ridere. <<Buffy impazzirebbe di rabbia se sapesse che stiamo qui a parlare di lei>> Riusciva a vedere I suoi occhi verdi mandare scintille e le belle labbra contorte in una linea dura. <<E’ così carina quando si arrabbia>>

Dawn sorrise soddisfatta. <<Nessuno la definisce “carina” da quando aveva cinque anni>>

Spike ricambiò il sorriso della ragazzina.

<<Non cambiamo discorso>> intervenne Fred. <<Qual è il tuo piano?>>

<<Che piano? Io non ho bisogno di un piano>> rispose Spike tornando a sedersi. <<Appena fa buio, vado da lei e le chiedo chiaramente cosa desidera di più al mondo e poi deciderò il da farsi sul momento>> Si raddrizzò sulle spalle: non aveva bisogno dell’aiuto di tre ragazzine. Era un vampiro secolare, lui! Sapeva come risolvere quelle situazioni.

Le tre ragazze si scambiarono un’occhiata perplessa. Poi Dawn si rivolse a lui scuotendo la testa. <<Non funzionerà, non questa volta. Devi trovare di meglio>>

Spike corrugò la fronte. <<Cosa c’è che non va? Perché non dovrebbe funzionare?>>

<<Buffy adesso ce l’ha con te. Ha sofferto le pene dell’inferno quando tu non c’eri>> disse Dawn.

<<E anche quando sei tornato non sei stato molto carino con lei>> precisò Fred con un’occhiata di rimprovero.

<<Poi ieri le hai dato l’impressione che tutto si sarebbe sistemato tra voi, e invece…>> aggiunse Willow.

<<Ehi, ma che avete tutte contro di me!>> esclamò Spike sollevando in aria le braccia. Si sentiva messo con le spalle al muro e la sensazione non gli piaceva. <<So io quello che bisogna fare in questi casi: andrò a parlare con lei. Punto e basta>> dichiarò deciso mentre si dirigeva a spasso spedito verso la porta del laboratorio.

Dopo che se ne fu andato, le tre ragazze si scambiarono un’occhiata preoccupata.

<<Tornerà, vero?>> chiese Dawn esitante.

<<Certo che tornerà.>> confermò Fred.

<<Non appena Buffy gli avrà sbattuto la porta in faccia>> aggiunse Willow con ironia.

 

Buffy cercò di ignorare la sensazione di vuoto che provava. Era passato soltanto un giorno eppure il dolore per l’abbandono di Spike era più forte che mai. Il ricordo della notte passata insieme riusciva a superare ogni barriera mentale che tentasse di costruire. Non sarebbe sopravvissuta ad un’intera vita senza di lui. Non dopo che essere stata di nuovo fra le sue braccia.

Gli occhi le divennero lucidi. Meno male che Dawn e Willow non c’erano. Quella mattina gli aveva raccontato tutto, aveva pianto fino allo sfinimento e alla fine le aveva fatte scappare. Quella era l’unica spiegazione che riusciva a darsi per l’improvviso abbandono nel momento del bisogno da parte di sua sorella e della sua migliore amica. Erano entrambe stanche dei suoi continui lamenti e pianti. E avevano ragione in fondo. Doveva reagire. Solo che non ne aveva la forza. Non ancora.

Risuonarono dei passi nel corridoio silenzioso e Buffy udì dei colpi alla porta. Pessimo tempismo, pensò asciugandosi gli occhi. Forse era la cena in camera che aveva ordinato. Non se la sentiva di incontrare gente con quel viso e gli occhi gonfi.

Schiarendosi la gola, si avvicinò alla porta. <<Lasci pure il vassoio davanti la porta>>

<<Non penso sia una buona idea>>

La voce di Spike, giunta attutita attraverso la porta, la fece sobbalzare e avvicinare di scatto. Aveva deciso di essere fredda e composta se l’avesse rivisto prima di tornare a New York, e invece…

<<Cosa ci fai qui?>> Perfetto, così sembrava sgarbata e dura. Come del resto lui si meritava. L’aveva abbandonata nuda in una stanza d’albergo dopo uno stupido discorsetto e non l’aveva chiamata per tutto il giorno. E ora come osava comparire senza preavviso alla sua porta?

<<Anche per me è un piacere vederti. Non mi fai entrare?>> disse lui ironico.

Perché diavolo avrebbe dovuto? Buffy si raddrizzò in tutta la sua altezza. <<Sei venuto per qualche motivo?>>

<<No, è una visita di cortesia>>

<<Allora, no, non ti faccio entrare. Non abbiamo nulla per cui essere cortesi l’uno con l’altra>> Si sedette sul letto e cominciò a sfogliare una rivista cercando di ignorare la sua presenza oltre la porta.

Spike scrollò le spalle, sconfitto, ma invece di andarsene, come era sicuro lei avrebbe sperato, si avvicinò al muro e vi si appoggiò contro. <<D’accordo, riccioli d’oro, come vuoi tu. Non lasciarmi entrare. Ma ti sbagli di grosso, Buffy Anne Summers, ci sono affari personali tra noi due. Affari intensamente personali>> Alzò deliberatamente la voce fin quasi ad urlare.

Voleva attirare l’attenzione degli altri ospiti dell’albergo.

<<Vattene, Spike>>

<<Non finché non mi avrai fatto entrare>> urlò ancora.

In un batter d’occhio, Buffy aveva aperto la porta e lo aveva trascinato in camera.

Furiosa evitò di guardarlo tornando a sedersi dov’era prima. Era furiosa che avesse dato spettacolo nel corridoio. Furiosa che il suo cuore si fosse infranto in mille pezzi quando se ne era andato come un estraneo la sera prima. Furiosa di essere tanto sensibile alla sua pelle sotto le proprie dita. Furiosa che la sua semplice presenza la scombussolasse tanto. Furiosa che il proprio atteggiamento che sarebbe dovuto essere calmo e controllato fosse in realtà… beh, furioso.

Lui tenne lo sguardo fisso su di lei che sfogliava nervosamente la rivista.

<<Dimmi quello che devi dire e vattene>> urlò lei gettando la rivista da una parte.

<<Stai rendendo dannatamente difficile riuscire a parlare con te>> replicò lui calmo.

Buffy abbassò il volume. <<Bene, vediamo se afferri, signor vampiro. Io non voglio parlare con te>>

<<Ti stai comportando come una bambina>>

La cosa peggiore era che aveva ragione. <<Ah, certo, tu invece sei il modello di persona adulta e matura che scappa via dalla camera di una ragazza dopo una notte di passione senza una vera spiegazione>>

Colpito. Spike si passò una mano fra I capelli. <<Hai ragione. Mi dispiace. Possiamo semplicemente sederci e parlare?>>

La sua collera scomparve veloce come era arrivata. In silenzio gli indicò una sedia e attese finché lui si fu seduto. Ma fu lei la prima a parlare. <<Non mi aspettavo di vederti>>

<<Come? Pensavi che semplicemente sarei fuggito da… noi?>>

Buffy tirò a sé le ginocchia  e le circondò con le braccia. Non se la sentiva di sperare. Temeva un’altra brusca caduta. <<C’è mai stato un noi? C’è ancora un noi, Spike?>>

<<Io ci sono, e tu anche. Questo significa noi>>

Buffy lo guardò dubbiosa.

Lui si alzò e andò a inginocchiarsi davanti a lei, poi le sorrise. <<Scusami se sono scappato ieri notte>> le disse accarezzandole una guancia.

<<Ma… perché?>> gli chiese lei.

<<Ho avuto paura>> ammise lui distogliendo lo sguardo.

<<Perché?>> ripeté lei.

<<Tutto era così… perfetto!>> Fece una smorfia alzandosi di nuovo. <<Io e te, insieme, felici. E’ accaduto così in fretta. Non riuscivo a credere che fosse vero. E’ bastata una sola notte per farti sciogliere come burro fra le mie braccia. Temevo un ripensamento. Pensavo che quando avresti riflettuto a mente lucida sulla nostra notte insieme, avresti capito di aver fatto un errore. Di esserti lasciata andare per un’emozione vissuta a fior di pelle. Di scoprire con orrore che ti eri di nuovo abbassata al mio livello>>

Buffy rimase in silenzio. Stava assimilando ogni parola che lui stava dicendo. E le facevano tutte così male, perché testimoniavano il fatto che lui non le credesse. Che non credesse nel suo amore.

<<Ma stavolta sei tu quello che è scappato! io non l’ho fatto!>> gli ricordò alzandosi in piedi. <<Non hai tentato di parlare con me, di spiegarmi, sei scappato e basta!>>

Spike si voltò a guardarla. <<Farò meglio ad andarmene anche adesso allora. non c’è modo di ragionare con te in queste condizioni>>

Buffy lo accompagnò alla porta e si fece da parte per farlo passare. Deglutì all’ira stampata sul suo viso e nei suoi occhi.

<<Bene, questo dovrebbe essere il momento in cui ti auguro di trascorrere una vita felice e normale senza di me, giusto? Okay, che sia così. E dal momento che non vuoi capire, suppongo che non ti importi neanche di questo>>

Le cinse la schiena con un braccio e la strinse a sé, catturando la sua bocca con la propria. Era un bacio dettato dalla collera e dalla frustrazione, tuttavia la brutalità si stemperò presto in un’indescrivibile tenerezza. Si ritirò all’improvviso come era arrivato.

<<Fa finta che non sia successo, se ci riesci>>

Buffy si appoggiò alla porta e lo guardò allontanarsi. Di nuovo. E questa volta era stata lei a mandarlo via. Non per questo faceva meno male.

 

Spike tornò alla Wolfram & Hart furioso con se stesso e con la Cacciatrice. Quella maledetta ragazzina l’avrebbe fatto impazzire prima o poi… Immediatamente si diresse verso il laboratorio di Fred.

Con brutalità spalancò la porta e si trovò davanti Dawn, Fred e Willow sedute a tavolino proprio come le aveva lasciate. Le ragazze si voltarono di scatto a quel rumore sordo e lo guardarono stupite.

<<Che cosa…?>> cominciò Willow.

Spike alzò una mano per farla tacere poi scivolò su uno sgabello libero vicino a Dawn e le guardò minaccioso. <<Non voglio sentire chiacchiere. Cosa avevate in mente prima?>>

Fred si girò verso Willow e Dawn con un sorriso di trionfo. <<Visto?>> sussurrò. Poi si voltò di nuovo verso Spike. <<Cosa ti avevamo detto? Avresti dovuto darci retta…>>

<<Ho detto niente chiacchiere>> ribatté deciso.

<<Non sarà facile>> lo avvertì Willow.

<<Sono pronto>>

Dawn gli diede una pacca sulle spalle. <<Questo è lo spirito giusto. Ho fiducia in te, Spike. Buffy è arrabbiata e ferita ora, combatterà ostinatamente, ma è destinata a cedere>>

 

 

There’s a thousand words that I could say (Ci sono un migliaio di parole che potrei dire)

To make you come home, yeah (per farti ritornare a casa, yeah)

Seems so long ago you walked way (Sembra che sia passato così tanto tempo da quando te ne sei andata)

Left me alone (lasciandomi solo)

And I remember what you said to me (E ricordo quello che mi dicesti)

You were acting so strange (Mi sembravi un’estranea)

And maybe I was too blind to see (E forse io ero troppo orgoglioso per vedere)

That you needed a change (Che avevi bisogno di un cambiamento)

Was it something I said, to make your away (E’ stato qualche cosa che ho detto ad allontanarti)

And make you walk out and leave me cold (Farti andare via lasciandomi al freddo)

(Mmm mmm mmm mmm)

If I could just find a way (Se solo potessi trovare un modo)

To make it so that she’ll be right here (per far tornare indietro il tempo)

Right now (proprio ora)

 

I've been sitting here (Sono stato seduto qui)
Can't get you off my mind (non riuscendoti a togliere dalla mente)
I've tried my best to be a man and be strong (Ho fatto del mio meglio per essere un uomo e essere forte)
I've drove myself insane (Sono diventato pazzo)
Wishing I could touch your face (sperando di toccare di nuovo il tuo viso)
But the truth remains.. (ma la verità rimane…)
 
You're gone.. (Sei andata…)
You're gone.. (Sei andata)
Baby you're gone (Baby sei andata)
Girl you're gone, baby girl, you're gone.. (Ragazza sei andata, piccola, sei andata…)
You're gone.. (Sei andata…)
You're... (Sei…)
 

I don’t wanna make excuses babe (Non voglio trovare scuse baby)

And change the fact that your gone (per giustificare il fatto che te ne sei andata)

But if there’s something I could do (Ma se ci fosse qualcosa che potrei fare)

Won’t you please let me know (me lo faresti sapere per favore?)

The time is passing so slowly now (Il tempo ora passa così lentamente)

Guess that’s my life without you (perché è così la mia vita senza di te)

And maybe I could change my every day (Forse potrei cambiare ogni mio giorno)

But baby I don’t want to (ma baby io non voglio farlo)

I’ll just hang around and find some things to do (Sto solo perdendo tempo cercando qualcosa da fare)

To take my mind off missing you (per distogliere la mia mente da te)

And I know my heart you can’t say that you don’t love me too (E so nel mio cuore che non puoi dire di non amarmi)

Please say you do, yeah (Per favore dimmi che è così, sì)

 

I've been sitting here (Sono stato seduto qui)
Can't get you off my mind (non riuscendoti a togliere dalla mente)
I've tried my best to be a man and be strong (Ho fatto del mio meglio per essere un uomo e essere forte)
I've drove myself insane (Sono diventato pazzo)
Wishing I could touch your face (sperando di toccare di nuovo il tuo viso)
But the truth remains.. (ma la verità rimane…)
 
You're gone.. (Sei andata…)
You're gone.. (Sei andata)
Baby you're gone (Baby sei andata)
Girl you're gone, baby girl, you're gone.. (Ragazza sei andata, piccola , sei andata…)
You're gone.. (Sei andata…)
You're... (Sei…)

 

Oh what'll I do (Oh, cosa farò)
If I can't be with you  (se non potrò stare con te)
Tell me where will I turn to (Dimmi dove andrò)
Baby where will I be (Baby dove sarò)
We are apart (Ora che ci siamo lasciati)
Am I still in your heart?  (Sono ancora nel tuo cuore?)
Baby why don't you see? (Baby perchè non riesci a capire?)
That I need you here with me (Che ho bisogno di te qui con me)
Oohhh...
 

 

I've been sitting here (Sono stato seduto qui)
Can't get you off my mind (non riuscendoti a togliere dalla mente)
I've tried my best to be a man and be strong (Ho fatto del mio meglio per essere un uomo e essere forte)
I've drove myself insane (Sono diventato pazzo)
Wishing I could touch your face (sperando di toccare di nuovo il tuo viso)
But the truth remains.. (ma la verità rimane…)
 
Been sitting here (Seduto qui)
Can't get you off my mind (non riuscendoti a togliere dalla mente)
I've tried my best to be a man and be strong (Ho fatto del mio meglio per essere un uomo e essere forte)
I've drove myself insane (Sono diventato pazzo)
Wishing I could touch your face (sperando di toccare di nuovo il tuo viso)
But the truth remains.. (ma la verità rimane…)
 
You're gone..(Sei andata…)
You're gone..(Sei andata…)
You're gone..(Sei andata…)
You're gone..(Sei andata…)
Gone (Andata)
You're gone..(Sei andata…)
 
But the truth remains (Ma la verità rimane)

You're....(tu sei…)

 

Un colpo improvviso spense la radio troncando la canzone prima della fine. Buffy si voltò di scatto sorpresa e si ritrovò di fronte Willow e Dawn che la guardavano preoccupate. Cosa volevano da lei adesso?, si chiese Buffy allontanandosi dalla finestra che stava fissando e voltandosi verso di loro.

<<Ciao>> disse invece.

<<Ciao. Hai un aspetto orribile.>> disse Dawn.

<<Hai delle occhiaie molto profonde: non riesci a dormire, vero?>> le domandò l’amica.

Buffy scosse la testa. <<Non molto. Ma grazie a tutte e due per il tentativo di tirarmi su il morale>>

Dawn sollevò in aria le braccia. <<Non ci riesco. Non riesco a far finta di niente. Sono tre giorni che te ne stai chiusa in stanza ad ascoltare canzoni lacrimevoli. Sei in uno stato pietoso. Lui è in uno stato pietoso. È pazzamente innamorato di te, perché almeno non gli parli?>>

<<Abbiamo parlato, non c’è nient’altro da dire.>> rispose secca Buffy. Come osava Dawn parlarle con quel tono? Dopotutto lei era ancora la sorella maggiore! <<Non riuscite proprio a capire, vero?>> si rivolse ad entrambe. <<Lui non si fida di me. non l’ha mai fatto. Mi ha solo portato a letto per l’ennesima volta. Così, giusto per vedere se poteva ancora conquistarmi. Sono stata solo….>>

<<Smettila di dire queste cose. Lo sai anche tu che non sono vere>> la bloccò Willow.

<<E tu cosa ne sai?>> ribatté Buffy. <<Cosa ne sapete tutte e due? Ve ne state lì sedute a fissarmi e a giudicarmi ma non sapete proprio niente!>>

<<Non ti stiamo giudicando, Buffy>> Willow si alzò e le andò vicino circondandole le spalle con un braccio. <<Noi ti vogliamo bene, e vogliamo solo tu sia felice…>>

<<Allora lasciatemi in pace>> mormorò piano lei. Poi alzò gli occhi lucidi sull’amica e la sorella. <<Devo solo abituarmi all’idea che sia tutto finito. Di nuovo. Mi riprenderò presto>>

<<E va bene>> Dawn si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta di comunicazione. <<Io me ne vado a fare un giro. Fa quello che vuoi>>

<<Dawn…>> mormorò Buffy mentre la sorella se ne andava. La ragazzina non si voltò.

<<Lasciala andare, Buffy. Anche lei deve abituarsi all’idea. Lasciale un po’ di tempo>> le disse Willow. <<Perché non ci prendiamo un the?>> le propose poi con un sorriso.

<<Un the?>> ripeté Buffy con una smorfia.

Willow annuì. <<Proprio così. Non c’è niente di meglio quando sei di umore nero che bere un the e fare una chiacchierata con la tua migliore amica>>

<<E va bene.>>

Immediatamente Buffy si ritrovò tra le mani una tazza colma di un liquido scuro e molto profumato. Sorpresa guardò Willow.

La ragazza si strinse nelle spalle con un sorriso imbarazzato. <<Sapevo che avresti accettato…>> spiegò. <<Avanti, bevilo tutto>> la incitò.

Buffy la guardò curiosa. Poi alzò le spalle e avvicinò le labbra alla tazza. <<Tu non bevi?>> chiese prima di bere il primo sorso.

<<Oh, io ne ho già bevuto tanto di the>> disse Willow agitando una mano in aria nervosamente. <<Tu bevilo, però>>

Buffy la guardò di nuovo dubbiosa. Poi bevve il the e una volta svuotata la tazza la fissò. <<Soddisfatta?>> le chiese ironica.

<<Certamente>> Willow le sorrise felice. <<Che ne dici adesso se ci andiamo a fare una passeggiata?>>

Buffy scosse la testa. <<No, non ne ho voglia. Preferirei rimanere a crogiolarmi nel dolore ancora un po’, se non ti dispiace>> disse con un pallido sorriso a mo’ di scusa.

Willow alzò le spalle noncurante. <<Okay, per me va bene. Ci vediamo dopo allora>>

Buffy si morse il labbro inferiore pensierosa mentre l’amica se ne andava. Aveva come la sensazione che fosse successo qualcosa di importante di cui lei non sapeva assolutamente niente. Cosa stava architettando Willow?, si chiese mentre si sedeva sul letto. Poi un improvviso sbadiglio distolse l’attenzione da quel pensiero. Si sentiva stranamente stanca. Aveva una voglia irrefrenabile di mettersi a dormire. Borbottando che un po’ di sonno non le avrebbe certo fatto male, Buffy si infilò sotto le coperte tutta vestita e spense la luce. Si addormentò di sasso come appoggiò la testa sul cuscino.

 

All’improvviso una serie di colpi alla porta la fece balzare seduta nel letto. Rivolse un’occhiata alla sveglia sul comodino: erano le due del mattino. Aveva davvero dormito così tanto? E poi, chi diavolo era a quell’ora? Sperava solo non fosse successo niente di grave, anche se per disturbarla a quell’ora di notte…

Saltò giù dal letto e a piedi nudi si precipitò verso la porta, ma quando l’aprì non si trovò davanti nessuno.

Con un sospiro di sollievo stava per richiudere la porta quando qualcuno le gettò una coperta sulla testa.

Buffy strillò e lottò infuriata, ma fu tutto inutile. Nel giro di un paio di minuti il suo misterioso assalitore le immobilizzò braccia e gambe passandole attorno ai polsi e alle caviglie uno spesso nastro adesivo.

<<Aiuto! Aiuto!>> gridò Buffy con tutta la voce che aveva in corpo.

<<Calmati, non ho nessuna intenzione di farti del male>>

Nel sentire quella voce lei rimase per un istante paralizzata. <<Spike?> Ben presto però si riprese dallo stupore. <<Sei impazzito? Che cosa diavolo credi di fare?>>

<<Ti sto rapendo>> le rispose, in tutta calma.

Buffy cacciò un altro urlo quando lui se la gettò sulle spalle come un sacco di patate e iniziò a camminare per il corridoio e giù lungo le scale di emergenza. Ben presto le sembrò di udire altre voci e non le ci volle molto per indovinare a chi appartenessero.

<<Willow? Dawn? Siete voi?>>

<<Sì, Buffy.>>

<<Ci sono anche io>> aggiunse una terza voce.

<<Fred? Che cosa aspettate, accidenti, aiutatemi a liberarmi!>>

<<Non è possibile>> le rispose Willow. <<Siamo complici in questo rapimento>>

Buffy stava praticamente fumando di rabbia. Non solo quel farabutto di Spike era riuscito a comprare la fiducia di due sue amiche e di sua sorella, ma era arrivato addirittura a coinvolgerle in un’azione criminale!

Spike la depositò sul sedile di pelle di un’auto che, a giudicare dall’odore, doveva essere nuova di zecca.

<<Gentile omaggio di Wesley>> le spiegò con un risolino lui.

<<Dawn, se non mi liberate giuro che non vi rivolgerò mai più la parola!>>

<<Ti avevo detto che sarebbe andata su tutte le furie>> disse Dawn rivolta a Spike, ignorando le sue minacce.

<<Dico sul serio>> insistette Buffy. <<E vale anche per voi due, Willow e Fred!>>

<<Sai che non vogliamo altro che il tuo bene>> le sussurrò Willow prendendo posto sul sedile posteriore dell’auto, accanto a lei.

Dopo che tutti I membri della squadra si furono seduti nella macchina, questa partì.

<<E potete dire a quel bastardo che ho intenzione di impalettarlo non appena sarò liberà>> ruggì Buffy.

<<Dire a chi?>> le chiese Fred.

<<A Spike>> si corresse lei.

<<Ah, giusto, a chi altri potevi riferirti?>> ridacchiò Fred, quindi si rivolse a Spike, al volante della macchina. <<Spike, Buffy dice che ti impaletterà. Mi pare di capire che non ha intenzione di parlarti direttamente>>

<<Dille che sono pronto a sfidare la sorte>> ribatté Spike.

Fred si voltò verso Buffy. <<Spike, ha detto…>>

<<Ho sentito!>> la interruppe lei furibonda. <<Dove stiamo andando?>>

<<Lo scoprirai quando saremo lì>> le rispose Spike.

Buffy si mise a digrignare I denti per la rabbia. <<E dì a Spike che farà meglio a tenermi legata, perché non appena avrò le mani libere giuro che gli caverò gli occhi!>>

<<Un vero peperino>> commentò Spike canzonatorio.

<<Farai meglio ad indossare un’armatura>> disse ridendo Dawn.

Per il quarto d’ora successivo Buffy continuò ad imprecare, senza ottenere altra reazione se non qualche bonario tentativo di calmarla da parte delle complici del suo rapitore. Chissà cosa gli aveva promesso per convincerle!, pensò disgustata.

Infine l’auto si fermò e tutti gli occupanti, a parte Buffy, ne scesero.

<<Allora, ragazze, siamo d’accordo>> disse Spike. <<Prendete la macchina e tornate a Los Angeles. Mi terrò in contatto>>

<<Non potremmo rimanere qui intorno?>> chiese Dawn. <<Solo per controllare che Buffy non ti riduca davvero in polvere quando la libererai?>>

<<Già, ha ragione Dawn. Non sappiamo quanto duri l’effetto della posizione che le ho fatto bere questo pomeriggio>> disse Willow. <<Se I suoi poteri dovessero riacquistare vigore, saresti davvero nei guai…>>

<<Non vorrai rischiare, vero?>> chiese Fred guardandolo preoccupata.

Spike scosse la testa sorridendo. <<Non è la prima e non sarà l’ultima volta che Buffy mi minaccia. Non mi preoccupa minimamente quello che dice, so che non lo farà mai>>

<<Però…>> cominciò Fred.

<<Niente ma. Ho capito>> tagliò corto Spike. <<Sistemiamo Buffy e poi vi riaccompagnerò io. Starò più tranquillo quando vi avrò lasciato io stesso a Los Angeles>>

Poco dopo Buffy si sentì sollevare tra le braccia e trasportare finché non udì una porta aprirsi.

Ora che si trovava in un ambiente chiuso cominciò a riconoscere gli odori della zona e capì di trovarsi a Sunnydale, o meglio a quello che ne rimaneva. Probabilmente era una cripta, sentiva dell’umidità. Ma dove diavolo ne aveva trovata Spike una che era rimasta in piedi?, si chiese seccata.

<<Torno subito>> le assicurò lui.

<<Non c’è fretta, tanto non ho nessuna intenzione di rivolgerti la parola>>

<<L’hai appena fatto>> le fece notare lui in tono divertito.

<<Vai all’inferno!>>

<<Dove credi sia stato quei tre mesi dopo la battaglia finale?>> le chiese, prima di chiudersi la porta alle spalle e lasciarla sola.

 

Buffy sentì la macchina di Spike allontanarsi e si lasciò sfuggire l’ennesima imprecazione.

E aveva il coraggio di dirle che lui era stato all’inferno? Le tornarono in mente tutte le lacrime che aveva versato in quel periodo, le lunghe notti insonni, le giornate trascorse in uno stato di doloroso torpore, domandandosi che cosa avesse fatto di male per meritarsi un simile trattamento.  Nel ricordare tutto ciò si sentì afferrare da una rabbia tale che, se non fosse stata legata, avrebbe probabilmente cercato qualcosa da fare a pezzi, in sostituzione della testa di Spike.

Solo dopo essersi inutilmente dimenata sul letto su cui lui l’aveva deposta riuscì a ritrovare la calma necessaria per pensare con lucidità.

Non aveva intenzione di restare lì ad aspettare che il suo rapitore fosse di ritorno. Seppure fosse legata mani e piedi e avesse gli occhi bendati, era ancora in grado di muoversi. Era la Cacciatrice dopotutto. Niente avrebbe potuto fermarla.  Si spostò verso il bordo del letto, poi appoggiò I piedi a terra e si diede la spinta necessaria ad alzarsi. Una volta riacquistata la posizione eretta si mise a saltellare come un coniglio, visto che il nastro adesivo che le stringeva le caviglie non le permetteva altro movimento. Quando andò a sbattere contro la parete vi si appoggiò e continuò a saltellare lateralmente, seguendo il muro per arrivare alla porta.

Era pronta a tutto pur di riacquistare la libertà. Preferiva di gran lunga trascorrere la notte percorrendo a piedi la strada fino a Los Angeles piuttosto che in compagnia di Spike.

Quando finalmente incontrò la maniglia della porta si rese conto che, con le braccia legate lungo il corpo, non sarebbe stato facile girarla quel tanto necessario ad aprirla.

E infatti le ci vollero parecchi minuti e innumerevoli tentativi, ma alla fine la porta si aprì con un cigolio e l’aria fresca della notte le accarezzò il viso, procurandole una sensazione istantanea di sollievo.

Se Spike si illudeva che non l‘avrebbe impalettato, o se sperava di potersi nascondere dietro Fred, Dawn e Willow, si sbagliava di grosso! Gliela avrebbe fatta pagare cara per averla rapita e bendata!

Ora che si trovava quasi fuori non le restava che trovare I gradini. Per fare ciò si mise seduta e stese le gambe finché non riuscì a localizzarli. Quando finalmente si fu trascinata alla fine della scala e I suoi piedi si posarono sull’erba fresca, sul volto le si dipinse un sorriso vittorioso. Ma era appena riuscita a rimettersi in piedi e a compiere qualche balzo quando sentì il rombo di un motore in avvicinamento.

Non ebbe neanche il tempo di cercare un nascondiglio: ben presto fu investita dal fascio di luce di un paio di fari che la paralizzarono proprio come un coniglio impaurito.

Accidenti! Ancora pochi minuti e sarebbe stata libera e invece quel falso di un vampiro, era arrivato a romperle le uova nel paniere.

Il motore e I fari si spensero, e la portiera dell’auto sbatté con violenza.

<<Maledizione, Summers, dove diavolo credi di andare?>> La voce di Spike era brusca, ma vi era anche una nota divertita. Doveva essersi proprio goduto lo spettacolo nel vederla saltellare nell’erba. <<Avresti potuto romperti l’osso del collo>> la rimproverò, afferrandola per le spalle.

<<Non voglio parlare con te! Lasciami andare!>> protestò Buffy, ma per tutta risposta lui la sollevò di peso e la riportò nella cripta, mettendola seduta sul letto.

Sperava che adesso che lui le avrebbe sciolto le mani e I piedi, dandole la possibilità di combattere ad armi pari, invece Spike si limitò a toglierle la benda dagli occhi.

Buffy si guardò intorno incredula. Era davvero un cripta. Piccola ma ben tenuta, e vi era qualcosa di familiare nel modo in cui era arredata. Non le ci volle molto per riconoscere la mano di Spike: aveva arredato quella cripta proprio come quella doveva aveva vissuto lui.

<<Che cosa ne dici?>> le domandò Spike, compiaciuto di essere riuscito a zittirla almeno per un attimo.

<<Molto accogliente. Ma non sarà sufficiente a farmi cambiare idea. Lasciami andare>>

Lo sguardo di Buffy si spostò dall’arredamento alla figura aitante di lui, esaltata da un paio di jeans scuri, una maglietta scura e una camicia rossa, e si maledisse perché, nonostante tutto, non poteva fare a meno di trovarlo ancora incredibilmente bello.

Si impose di distogliere lo sguardo da lui, fissandolo sulla parete opposta. <<E’ tutto inutile>> gli disse. <<Puoi torturarmi se vuoi, ma non mi convincerai ad ascoltarti. Non ne ho nessuna voglia e di certo legarmi e bendarmi non ti ha fatto acquistare punti>>

Spike si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, quindi prese uno sgabello, e  lo accostò al letto, sedendosi di fronte a lei in modo da poterla guardare negli occhi.

<<D’accordo, incominciamo dall’inizio perché tu capisca…>>

<<Capisca cosa? Il motivo per cui te ne sei andato trattandomi come una stupida?>> gli domandò senza guardarlo.

<<Era troppo bello, troppo irreale! Buffy, una cosa del genere non può capitare a me!>> Si allontanò di scatto. <<Diavolo, io sono un vampiro! Non ho diritto di essere felice. Non ho diritto ad avere qualcuno come te vicino. Ho ucciso, devastato, distrutto così tanto che…>>

<<Smettila!>> lo bloccò Buffy. <<Non dire così. Quello non eri tu. Tu sei diverso, sei migliore ora. Non dico che tu sia perfetto però…>>

Spike scosse la testa incredulo. <<Lo vedi? Tu che dici queste cose. C’è qualcosa che non va. Devo essere finito in una qualche dimensione parallela durante l’ultima battaglia e…>>

<<Non dire sciocchezze! Questa è la tua dimensione. È tutto reale. Io sono reale. Perché fai finta di non capirlo?>>

<<Perché ho sbagliato. Così tanto che non riesco neanche a spiegarlo>> mormorò lui tornando ad avvicinarsi a lei.

<<Anch’io ho sbagliato. Ma ora siamo qui. Tutti I nostri errori ci hanno portato qui.>> Buffy si guardò intorno. <<Anche se non mi sembra il posto più romantico del mondo>> aggiunse ridacchiando.

<<Non vorrei essere in nessun altro posto>> disse lui serio. <<E neanche tu dovresti>> poi si avvicinò e premette le sue labbra contro quelle di lei.

Buffy emise un gemito mentre lui la stringeva forte a sé. Sentiva il seno premuto contro il suo torace, e dovette dargli ragione. Era quello il posto in cui aveva sempre voluto essere. Lì, tra le sue braccia. Per sempre.

Presto, troppo presto secondo Buffy, Spike la allontanò da sé e si passò una mano fra I capelli scuotendo la testa.

<<Non risolveremo I nostri problemi saltandoci addosso. Non ha mai funzionato>> commentò lui.

Buffy abbassò gli occhi. <<Hai ragione. Scusa>>

<<Non scusarti. Ho cominciato io>> Spike la guardò per un momento in silenzio. <<Maledizione, non so cosa devo fare!>> esclamò poi alzandosi e iniziando a camminare nervosamente.

<<Con me?>> chiese Buffy.

<<Già>> rispose fermandosi. <<Io credevo che portandoti qui sarebbe stato tutto più semplice. E invece mi accorgo che è tutto diverso. E non so cosa fare. Non ero preparato>> La guardò negli occhi. <<E tu… cosa hai intenzione di fare? Mi impaletterai davvero una volta libera?>>

Buffy sorrise piano, poi inspirò profondamente e rispose: <<No, io voglio stare con te>>

<<Sai che io voglio la stessa cosa>> disse lui. La voce di Spike era stranamente calma.

Al suono di quelle parole, Buffy sentì il cuore balzarle nel petto. Attese che accadesse qualcosa. Desiderava che lui le si avvicinasse di nuovo, la liberasse per poi prenderla fra le braccia e baciarla. Ma lui restava immobile.

Poi, finalmente, dopo lunghissimi secondi, che a lei parvero secoli, Spike parlò: <<Non molto tempo fa mi hai ordinato di stare lontano dalla tua vita, dalla tua famiglia e dal tuo lavoro>>

<<Lo so. Ma anche tu hai detto che non mi volevi qui. Stavamo entrambi facendo un errore>>

<<E io non voglio che tu ne faccia un altro solo perché l’altra notte è successo quello che è successo>> Spike fece una pausa. <<Ho bisogno di saperlo, Buffy. Te lo chiedo una volta per tutte. Di chi sei innamorata?>>

Buffy spalancò gli occhi. <<Ancora non mi credi!>> esclamò stupita. <<Neanche mentre sono qui legata e…>>

<<Questa volta ci crederò, Buffy. Te lo giuro. Ora non sto per morire. Di chi sei innamorata?>>

Era una domanda semplice e la risposta era determinante per il suo futuro. E la teneva chiusa nel cuore da un’infinità di tempo. Buffy non aveva dubbi. Questa volta no. Sarebbe stato il suo cuore a parlare. Ma prima… Spike avrebbe dovuto pagarla un po’ per averla legata come un salame.

<<Quando ti decidi a slegarmi?>> gli chiese invece di rispondere.

Spike la guardò confuso. <<Quando risponderai alla mia domanda>> le rispose riprendendosi.

<<Non ho nessuna intenzione di rispondere alla tua domanda legata in questo modo>> rispose Buffy abbassando gli occhi sul nastro che le stringeva I polsi e le caviglie. <<Slegami avanti>>

<<Non ancora>>

<<Non esagerare, Spike>> disse Buffy, sforzandosi di rimanere sera. <<Non credere di poter comandare solo perché mi hai chiesto scusa>>

Spike le posò un dito sulle labbra e ne tracciò lentamente il contorno. <<Quindi mi perdoni per essermi comportato da perfetto idiota?>>

<<Non credo proprio>> fu la risposta di lei, a cui Spike replicò con uno sguardo triste.

<<Quindi è vero. Hai già smesso di amarmi?>> le chiese amareggiato. <<O forse non mi hai mai amato veramente, forse per te è stato solo del buon sesso, come al solito>>

<<Come ti permetti? Dopotutto quello che ho sofferto in questo periodo a causa tua!>>

<<Scusami, ma mi è difficile crederti. Ho bisogno di sapere quali siano I tuoi veri sentimenti>>

<<Slegami>> fu l’unica richiesta di lei.

<<E dopo mi risponderai?>>

Buffy annuì con la testa. <<Ci sono alcune cose che devo dirti, ma non ho nessuna intenzione di farlo legata come un salame>>

Velocemente Spike la liberò. Buffy si mise subito a massaggiarsi le mani e I piedi indolenziti.

<<Allora, quali sono le cose che devi dirmi?>> insistette lui, deciso a non concederle tregua.

<<Per caso hai ancora un po’ di quel nastro adesivo?>>

Spike annuì e gliene passò un rotolo.

<<Bene, ora sdraiati>> gli ordinò lei.

Lui esitò un attimo, ma lo sguardo che lei gli rivolse non ammetteva repliche. Ormai era lei a dettare le regole e tanto valeva stare al gioco. Non gli restò che ubbidire.

Senza sorridere, un’espressione seria, quasi distaccata, Buffy gli assicurò I polsi e le caviglie alla struttura del letto.

<<Ehi, guarda che non avevo nessuna intenzione di lasciarti legata qui>> si sentì in dovere di informarla lui, giusto nel caso che le fosse venuto in mente di vendicarsi. <Neanche se mi avessi rifiutato>>

<<Molto nobile da parte tua.>> commentò Buffy in tono sarcastico. <<Bene, apri bene le orecchie ora>> gli annunciò dopo essersi accertata di averlo legato per bene. <<Numero uno, Io sono innamorata di te. Solo e soltanto di te, Spike. quindi cerca di fartelo entrare in quella tua testaccia dura perché non voglio più sentirti dire che non mi credi>>

<<Considerati accontentata>> le concesse alla svelta lui reprimendo un sorriso.

Buffy iniziò a sbottonargli la camicia e si mise ad accarezzargli il torace. Poi con un gesto deciso lacerò la maglietta nera.

<<Non avrei mai dovuto lasciarmi legare>> le disse lui sobbalzando. <<Hai intenzione di torturarmi, vero?>>

Le mani di lei scesero a slacciargli la cintura e abbassargli la cerniera dei jeans. <<Sai, una cosa Spike? In questo momento non mi viene in mente niente altro da dirti. Nient’altro di importante, si intende>>

<<Ah, sì?>>

<<Sì>> sussurrò lei, iniziando a depositargli una pioggia di baci sul petto e sull’addome.

Quando le labbra di Buffy sfiorarono le parti intime di lui, Spike non riuscì a trattenere un gemito di piacere e iniziò a strattonare le corde che gli bloccavano I polsi.

<<Buffy, lasciami andare>> la supplicò.

<<Neanche per idea. Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare. Né ora né mai>>

<<Temevo che non te lo avrei mai sentito dire. Senza di te sono solo…>>

<<Un povero vampiro senza arte né parte, lo so>> concluse lei. Poi riprese ad accarezzarlo e a baciarlo finché non lo ridusse a implorare pietà. Solo allora si mise a cavalcioni su di lui, accogliendolo dentro di sé.

Le sensazioni indescrivibili che Buffy credeva di aver perso per sempre la riavvolsero con l’intensità di un uragano. Dopo aver raggiunto il culmine del piacere Buffy si abbandonò su di lui, appoggiandogli il viso sul torace.

<<Ti amo, Buffy>> le sussurrò Spike.

<<Ti amo anch’io, Spike>>

Con un sorriso complice si allungò per liberargli le mani. Subito le braccia di lui la cinsero, stringendola forte, facendola sentire amata e protetta come non si era mai sentita prima.

<<Non mi lascerai più, vero?>> gli mormorò.

<<Non ti lascerò mai. Tutto ciò che amo è qui fra le mie braccia. Non mi serve nient’altro>> le disse baciandole la fronte. <<Potremmo rimanere qui dentro per sempre>>

<<D’accordo, sono disposta a valutare la tua proposta>> Buffy alzò il viso dal suo torace per guardarlo sorridendo. <<Non credi che potremmo aggiungerci almeno una tv?>>

Spike rise. <<Già stanca di me, riccioli d’oro?>>

<<Mai, non succederà mai, amore mio>> Buffy lo baciò con passione.

Quando le loro labbra si separarono, Spike le accarezzò dolcemente I capelli e le chiese: <<Perché era così difficile dirmelo?>>

<<Non lo so. Forse perché tu sei diventato la persona più importante della mia vita. Era troppo importante ed avevo troppa paura>> Dopo un altro lungo bacio, aggiunse quasi sottovoce: <<E forse sarebbe stato più facile se tu me lo avessi detto almeno una volta da quando sei tornato invece di mandarmi via>>

Spike le prese il viso tra le mani guardandola negli occhi. <<Tutti quei discorsi assurdi per ferirti e allontanarti, erano solo un modo per nascondere I miei veri sentimenti. Ho creduto di morire di gioia quando ti ho rivista per la prima volta. Mi dispiace se ti ho fatto soffrire, amore>> La bocca di lui depose una scia di baci dalla guancia alle tempie di Buffy, e poi discese nuovamente verso la bocca, trattenendosi lì per qualche secondo. <<Ti amo, fin dal primo momento. E ora ti amo ancora di più>> Le sfiorò di nuovo la bocca con un bacio. <<Sono tornato per te. Ti avevo promesso che non ti avrei mai lasciato sola. Eppure stavo rischiando di perderti di nuovo. E solo per colpa mia. Nonostante sia pazzo di te>>

E ancora le sue labbra furono su quelle di lei, e le mani le tenevano il viso con la delicatezza e l’attenzione con cui si tratta un gioiello fragile e prezioso.

<<Grazie al cielo>> disse lei, quando ebbe ripreso fiato. <<Ti ho già perso troppe volte, e sempre per colpa mia. Non voglio più correre il rischio>> Rivide il flash del loro ultimo istante insieme. Gli occhi le si inumidirono. <<Quando tu… quando sei morto, ho creduto di morire a  mia volta. Non voglio più provare un dolore del genere, Spike>>

<<Passerotto, ti giuro che non accadrà più>> la consolò lui. <<Sono tornato per restare. Non vado proprio da nessuna parte>>

Lei gli rivolse un sorriso luminoso. <<Buon per te, vampiro. Oppure dovrò incatenarti di nuovo a questo letto>>

Gli occhi di Spike brillarono maliziosi. <<E sarebbe un vero peccato, giusto?>>

Buffy rise divertita. <<Io ti amo, lo sai?>>

Spike tornò serio. <<Ora lo so, perdonami per non averti creduto>>

<<Sh…>> Buffy gli posò un dito sulle labbra. <<Non parlare, baciami>>

<<Agli ordini, signora>>

 

FINE