IMPREVISTI DI NOZZE

 

AUTRICE: FLO

 

 

Capitolo 1

 

“Riesci a trattenere il fiato solo per un altro po’?”

 

Elisabeth Ann Summers, Buffy per gli amici, guardò nello specchio davanti a sé, e lo specchio le restituì l’immagine di una quasi sposa decisamente troppo nervosa.

 

“Avrei fatto meglio a pensarci due volte prima di strizzarmi in un vestito così stretto”

 

Willow, la futura damigella d’onore, forzò la cerniera su per la schiena, mentre Joyce, la madre di Buffy, teneva stretti i lembi dell’abito.

 

“Sicuro che vada tutto bene, bambina mia?” chiese Joyce. “Non me lo ricordavo così stretto, questo vestito. Forse è solo un problema di ritenzione idrica. Ho delle pillole favolose per la ritenzione…No, meglio di no, altrimenti rischi di chiuderti in bagno per le prossime quattro ore, e noi non abbiamo quattro ore. Oh, mio Dio, e se devi andare in bagno proprio nel bel mezzo della cerimonia?”

 

Buffy decise di smettere di seguire il filo logico dei discorsi di sua madre. Una buona idea considerando che un filo logico non c’era… E comunque lei non era affatto gonfia, lei era decisamente ingrassata. Sfortunatamente, quando era cominciato il conto alla rovescia per il giorno delle nozze, il suo appetito era aumentato a dismisura, di pari passo con uno strano languore angoscioso. Era già un miracolo che riuscisse ancora ad entrarci in quel maledetto vestito.

 

“Va tutto bene, mamma. Farò solo a meno di respirare durante la cerimonia”

 

Willow salì su uno sgabello e si fece passare il velo da Joyce, per adornare la testa della sposa.

 

“Oh, tesoro, sono così contenta che tu abbia finalmente deciso di sposarti! Le decorazioni per la chiesa sono semplicemente deliziose, e le bordature di pizzo del velo…beh, sono così romantiche!” Sua madre le sorrise mentre Willow aggiustava il velo tra i riccioli biondi di Buffy.

 

“Effettivamente è tutto molto bello. Comunque il merito è tutto di Riley, mamma, non mio. È stato lui a insistere per il matrimonio” Dopo due anni di fidanzamento, all’improvviso Riley era stato preso dal sacro fuoco del matrimonio e aveva insistito per fissare la data nel minor tempo possibile. Valli a capire, gli uomini!

 

Willow scese dallo sgabello per osservare il risultato finale. “Oh, Buffy, sei bellissima!”

 

Buffy diede un’altra occhiata critica allo specchio. Stentava quasi a riconoscersi. Di solito vestiva molto casual, jeans e maglietta, invece ora si fissava imprigionata in un abito da sposa troppo stretto, con i bei capelli biondi imbalsamati in un quintale di lacca. Non era sicura di sentirsi a suo agio a quel modo. “Mmh…sembro un alieno, in ogni caso grazie lo stesso”

 

“Beh, io non ho mai visto un alieno così carino” tagliò corto sua madre.

 

Willow tirò su con il naso e cominciò a piagnucolare.

 

Buffy le batté con una mano sulla spalla. “Ehi, per favore, ci manca solo che tu pianga! Così ti colerà tutto il mascara sulle guance e poi avremo una sposa extraterreste con il suo procione d’onore”

 

“Anche Riley ti troverà bellissima, vedrai” le assicurò Willow tra le lacrime. “Lui lo pensa, anche se non è il tipo d’uomo che mette in piazza i propri sentimenti”

 

“Immagino che sia così” A volte Buffy sospettava che Riley fosse incapace di conoscere davvero una donna al di là dell’aspetto fisico. Inclusa lei. Al pensiero le mancò l’aria. Si voltò di scatto e percorse i pochi passi che la separavano dalla finestra.

 

Sua madre la seguì subito. “Sei emozionata, tesoro? È normale nella tua situazione”

 

Emozionata? Ecco cos’era tutta quella strana sensazione al basso ventre che provava da quando si era alzata quella mattina… “Sì, hai ragione mamma. Sono solo emozionata, come hai detto tu”

 

Willow corrugò la fronte. “Adesso che ci penso, sei stata stranamente tranquilla nelle ultime settimane. E questo non è da te”

 

A dire il vero, nei giorni precedenti, aveva accusato una sorta di depressione leggera, ma l’aveva attribuita alla pressione delle nozze imminenti. Era per quello che aveva mangiato qualsiasi cosa le fosse capitata sotto tiro, anche quando non era seduta a tavola. “Non preoccupatevi, vedrete che dopo la cerimonia tornerò quella di sempre” minimizzò.

 

Sua madre inclinò la testa di lato, improvvisamente preoccupata. “Se stai avendo dei ripensamenti, puoi ancora tirarti indietro. Lo sai, vero?”

 

Buffy le sventolò l’anello di fidanzamento sotto il naso. “Riley è perfetto per me. Nessuno riesce a tenermi con i piedi per terra come fa lui” Era quello il modo in cui Riley manifestava il suo affetto per lei, tenendola con i piedi saldamente ancorati a terra e ai sani valori della vita.

 

“Senti, forse è stupido da parte mia parlarne proprio adesso, però…” abbozzò Willow mordicchiandosi il labbro inferiore. “Sei sicura che si tratti proprio di questo? A volte ho l’impressione che lui… beh, che ti spenga un po’”

 

Sì, hai ragione, fu la prima risposta che venne in mente a Buffy, subito seguita da un senso di colpa. C’erano un sacco di motivi per trovare Riley adorabile. Certo, non si poteva affermare che il suo fidanzato avesse un senso dell’umorismo brillante, anzi, Riley era completamente privo di un qualsiasi senso dell’umorismo, ma in ogni modo non era quella la base di partenza di un buon matrimonio. “Riley è un ragazzo posato, Willow, è una delle cose che ammiro di più in lui. Non è mai inopportuno. E poi, non sono mai arrivata tanto vicina all’altare come ora”

 

Sua madre strabuzzò gli occhi. “Elisabeth Ann Summers, questa mi sembra un’ammissione disperata!”

 

“Oh, per favore! Io non sono per niente disperata.” Non esattamente, almeno, però doveva ammettere che tutti gli uomini che conosceva se l’erano filata a gambe levate quando avevano scoperto di dover avere a che fare con il temutissimo Hank Summers. Solo Riley aveva superato l’esame di suo padre.

 

“Ma ti sei sentita? Non sono mai arrivata tanto vicina all’altare come ora. E questa ti sembra una buona ragione per metterti a fare la moglie?” Willow sembrava quasi nel panico.

 

Ma perché diavolo sua madre e la sua damigella, che non aprivano mai bocca per contrariare nessuno, avevano deciso di mettere sotto processo la sua decisione di sposare Riley Finn dieci minuti prima delle nozze?

 

“Willow, essendo la mia migliore amica dai tempi delle elementari, dovresti avere una certa consuetudine con il mio compleanno. Mi accorgo che non è così, visto che ti devo ricordare che mi sto avvicinando ai trenta” Willow la guardava con gli occhi sbarrati, senza dare segno di capire. “Mai sentito parlare di età fertile?” continuò Buffy, cercando di dissipare le nubi.

 

Sua madre fece energicamente segno di sì con la testa. “Nipotini! Sarebbe bellissimo” A giudicare dallo scintillio dei suoi occhi, un nipotino sarebbe stato una specie di dono del cielo per lei. Strano, come ultimamente quell’argomento fosse saltato fuori spesso nelle conversazioni con i suoi. E il fatto di essere figlia unica, senza fratelli o sorelle in grado di assicurare una discendenza ai Summers, non aveva aiutato Buffy a ignorare l’implicito suggerimento racchiuso nell’argomento nipotini, tanto caro ai suoi genitori.

 

Willow guardò prima lei e poi sua madre. “Ma tu sei una donna, non un animale da riproduzione”

 

“Ti ringrazio per avermi chiarito il concetto”

 

“Buffy, tu ti stai lasciando influenzare da tuo padre, e dalla sua smania di assicurarsi una discendenza. Mi sembra di sentirlo, con tutto quel suo parlare di richiamo del sangue e di eredi. Questa è la tua vita e non puoi sposarti solo per compiacere tuo padre”

 

Ma Buffy era la bambina di papà, in tutto e per tutto. Magari fisicamente aveva ripreso da sua madre, ma la somiglianza finiva lì. Buffy era sempre rimasta appiccicata a suo padre fin da quando aveva imparato a camminare, ed era cresciuta identica a lui come una goccia d’acqua. Faceva ogni cosa come la faceva lui, e presto si sarebbe anche sposata, come voleva papà. “Io amo Riley e insieme staremo benissimo”

 

“Lei non ci ascolti, Joyce” disse Willow rivolta alla madre dell’amica. “Devo parlare a quattr’occhi con Buffy” Sua madre si coprì diligentemente le orecchie e Willow vi premette le mani sopra per assicurarsi che non percepisse manco una sillaba. “E che mi dici del sesso?”

 

“Il sesso è okay” ribatté prontamente Buffy. Ed era davvero questo che pensava: il sesso sarebbe stato okay quando Riley si fosse deciso a cogliere il frutto proibito. Era stato lui ad insistere perché aspettassero la prima notte di nozze per consumare la loro unione, e Buffy aveva accettato, sicura che nessun uomo in buona salute avrebbe resistito tanto a lungo senza cedere alla tentazione. E invece alla fine si era dovuta arrendere all’idea che, evidentemente, non ispirava nel suo fidanzato quell’incontrollabile passione su cui aveva fantasticato per tutti gli anni dell’adolescenza.

 

“A-ha!”

 

“A-ha, cosa?”

 

“Tu stai per sposarti e la cosa più carina che riesci a dire sul tuo futuro marito è che il sesso è okay? Ascoltami, ci sono un sacco di cose a questo mondo che sono okay, la tua salute, il tempo, un bicchiere di vino rosso a pranzo… ma se il sesso prima delle nozze è solo okay, tu hai un problema”

 

“Forse non mi sono espressa bene”

 

“Posso togliermi le mani dalle orecchie?” le interruppe Joyce. “Continuo a leggervi la parola sesso sulle labbra e vorrei sentire qualcosa anch’io” Incrociò le braccia sul petto. “Allora, cosa mi sono persa?”

 

Buffy scosse la testa. “Assolutamente niente, mamma” I preparativi del matrimonio avevano instaurato un clima di profonda e rilassata confidenza tra loro due, ma non per questo Buffy era pronta a parlare di quella cosa - o della sua mancanza - con sua madre.

 

Willow non sembrava ancora del tutto soddisfatta. “Io voglio solo vederti felice”

 

“E per me e tuo padre vale lo stesso, tesoro” rincarò Joyce. “Non preoccuparti per i nipotini, non devono certo diventare un motivo di stress”

 

“Mamma, Willow, vi sono davvero grata, e capisco le vostre preoccupazioni, ma…non dovete. Non ne vale la pena. Io sono al settimo cielo. Riley è un uomo di successo, è bellissimo e molto educato. E ho tutta l’intenzione di sposarlo tra dieci minuti”

 

“Se lo dici tu”

 

“Vi dico che va tutto a gonfie vele, ad eccezione di questo maledetto vestito. È talmente stretto che mi dà il capogiro” Buffy si terse la fronte con il dorso della mano. Lei amava Riley Finn, e questa era una… una certezza, ecco.

 

Più o meno. Certo, c’era stato un tempo in cui aveva sognato la grande passione, ma poi si era dovuta arrendere all’idea che gli uomini da sposare non crescevano sugli alberi. Il sentimento che lei e Riley provavano l’uno per l’altra forse non era un amore folle e travolgente, però sarebbe cresciuto e maturato col tempo.

 

“E adesso, se permettete, vado a prendermi un bicchiere d’acqua”

 

Buffy lasciò Willow e sua madre nell’edificio sul retro della chiesa adibito a spogliatoio e si incamminò lungo il corridoio che portava alla chiesa, al termine del quale avrebbe trovato una fontanella per rinfrescarsi.

 

Gli accordi di riscaldamento dell’organo si sentivano già all’interno della chiesa, ma fu un altro il suono che catturò la sua attenzione dall’angolo dietro la fontanella: un brusio di voci familiari, tra cui quella di suo padre.

 

“Riley, figliolo, stai per adempiere alla tua parte del patto. Quanto a me, provvederò a recapitarti il regalino che ti ho promesso non appena tu e la mia principessa ritornerete dalla luna di miele. Harry aspetta solo una mia telefonata”

 

Patto? Regalino? Harry? Cosa diavolo c’entrava il legale di suo padre con la sua luna di miele?

 

“Grazie, Hank. Sono contento che abbiamo finalmente raggiunto un accordo. In fondo era da anni che ti chiedevo di farmi assumere una posizione più rilevante all’interno dell’azienda”

 

“E la sua nomina a vicepresidente è stato davvero un magnifico regalo di nozze” aggiunse quella che Buffy riconobbe essere la voce della sua futura suocera. “Per non parlare del lauto aumento di stipendio”

 

Per caso si era persa qualcosa? Quei tre stavano dando un party alle sue spalle?

 

“Un patto è un patto” riprese la voce di Hank. “Mi assicurerò che Harry prepari i documenti entro la fine di dicembre, così potrai assumere la tua nuova posizione già dal nuovo anno. Tu pensa solo a rendere felice la mia Buffy, figliolo. E non dimenticare che tutta l’azienda un giorno sarà tua. Dopo il primo nipotino, ovviamente”

 

La realtà dei fatti colpì Buffy come una martellata in pieno viso.

 

Altro che ammirazione e rispetto! Per non parlare di sentimenti in bocciolo, amore, fiducia o dedizione. Riley le aveva chiesto di sposarlo per assicurarsi l’azienda di suo padre!

 

Non si era mai sentita così tradita in tutta la sua vita! La rabbia le divampò dentro, l’umiliazione pronta a rintuzzare la fiamma. Ne sarebbe passata d’acqua sotto i ponti prima che lei si lasciasse derubare di un matrimonio d’amore da una poltrona da vicepresidente!

 

Si fermò dietro l’angolo, resistendo alla tentazione di dire a quei tre cosa ci potevano fare con la suddetta poltrona. Le rimaneva ancora la dignità da salvare.

 

Senza fare rumore ritornò nello spogliatoio, aprì le porte e davanti a Willow e a sua madre sentenziò senza appello: “Io non mi sposo più”

 

Willow impallidì. “Oh, Dio, è colpa mia!”

 

“No, tu non c’entri niente, Will. Non posso sposarmi, punto e basta” Per qualche inspiegabile motivo, l’ansia che l’aveva attanagliata nelle ultime settimane sembrava improvvisamente scomparsa.

 

“Ma, cara, sei sicura?” le chiese sua madre, smarrita. “Ci saranno almeno trecento persone che aspettano là fuori…”

 

“Per quanto mi riguarda possono godersi la festa come da programma. Dovranno solo rinunciare alla cerimonia” Piegandosi quel tanto che le consentiva il vestito, si sporse ad abbracciare la sua attonita damigella d’onore mancata. “Mi farò sentire presto, Willow. Grazie di tutto” Poi prese la valigia pronta per la luna di miele e s’incamminò risoluta verso l’uscita sul retro, solo per trovarla sbarrata da sua madre.

 

“Non ho intenzione di muovermi di qui se prima non mi dici cosa è successo” Sua madre, solitamente una persona mite e tranquilla, sembrava davvero determinata. “Tu sei furiosa, e non credo proprio che si tratti di panico prematrimoniale”

 

“Vuoi sapere cosa è successo? Il mio caro papà mi ha comprato un marito barattandolo con la poltrona da vicepresidente della sua società!”

 

“Cosa?” stridette Willow alle sue spalle.

 

Fiamme di rabbia e delusione balenarono nelle pupille di Joyce, mentre si spostava per lasciare libero il passo a sua figlia. “Dove vuoi andare adesso?”

 

Buffy non era in grado di risponderle. “Per il momento mi basta uscire di qui.” Diede a sua madre un veloce abbraccio. “Grazie, mamma” le sussurrò all’orecchio.

 

“E per cosa, tesoro?”

 

“Per aver capito che non posso sposare un uomo solo perché così vuole mio padre”

 

Sua madre l’accompagnò oltre la soglia. “Hai tutta la mia comprensione. Vai adesso”

 

Buffy uscì sul retro e si fermò un istante sulla porta, accecata dal sole della California, piuttosto forte nonostante la stagione invernale.

 

E ora?

 

Una limousine bianchissima era parcheggiata in attesa nel piazzale davanti la chiesa. Per una ragazza in fuga come lei, quello sì che era un invito a nozze!

 

Dal finestrino abbassato, l’autista le rivolse un cenno di saluto. Bene, proprio quello che aspettava. Buffy raggiunse la macchina con passo sicuro, aprì la portiera, buttò dentro la valigia e s’infilò sul sedile posteriore di fianco al suo bagaglio.

 

L’autista si raddrizzò di scatto sul sedile. “Cosa diav…?”

 

“Presto, si muova. Andiamo” Buffy non aveva nessuna voglia di dare a quei tre vili cospiratori il tempo di scoprire la sua fuga.

 

“Ma…non stiamo dimenticando qualcuno?” ribatté l’autista. Lo specchietto retrovisore le rimandò l’immagine di un sorrisetto beffardo.

 

“No. Metta quest’affare in moto e si limiti a guidare”

 

Il motore ruggì come una tigre. “Dove si va?”

 

C’era una nota insolente nel tono di quell’autista, ma in quel momento a Buffy non sarebbe potuto importare di meno. “Non importa dove. Via di qui”

 

 

Capitolo 2

 

La signora gli aveva ordinato di guidare.

 

E William ‘Spike’ Spencer avrebbe guidato.

 

Con un certo sollievo la vide alzare il vetro divisorio della limousine. Forse non aveva chiari tutti i dettagli della situazione, ma una cosa la sapeva di certo: una sposa senza lo sposo significava maledettamente lacrime in vista. E Spike non era proprio dell’umore di consolare una femmina piagnucolosa.

 

Azzardò una sbirciatina dello specchietto. Questa femmina sprizzava rabbia e furore da tutti i pori, ma non sembrava affatto sul punto di frignare. Rimase per un breve istante a studiarla, a rischio e pericolo della carrozzeria della limousine. Dunque era lei la famosa figlia di Hank Summers. Non molto alta, bionda e con un corpo che stava trattenendo i suoi occhi incollati allo specchietto un bel po’ più del dovuto. Beh, non c’era che dire, la piccola Summers era una vera bellezza. E probabilmente era anche più viziata di un marmocchio di tre anni.

 

Per un breve istante Spike si maledisse per aver acconsentito a sostituire suo fratello per quel lavoro. Angel gli aveva assicurato che si trattava di una cosetta semplice, liscia come l’olio: doveva limitarsi a portare la figlia del vecchio Summers e il suo novello sposo all’aeroporto. Punto e basta. E lui aveva accettato.

 

Del resto, come avrebbe potuto tirarsi indietro? Suo fratello aveva dovuto accompagnare d’urgenza la moglie in ospedale a partorire, e Spike era stato contente di poter dare loro una mano. Inoltre, Angel e Cordelia non navigavano certo nell’oro e, con un figlio in arrivo, avrebbero avuto bisogno di tutti i soldi che riuscivano a racimolare. E il vecchio Summers pagava lautamente l’autista della figlia. Soprattutto per il suo matrimonio.

 

Diede un’occhiatina al suo incarico imprevisto. In quel momento sembrava che la piccola Summers avesse un diavolo per capello, almeno a giudicare dalle imprecazioni che uscivano dalle sue belle labbra scarlatte. Eh, sì, certe cose si capivano, nonostante il vetro divisorio.

 

Come a suggerirgli che forse stava curiosando un po’ troppo, lo squillo del telefono interno distolse la sua attenzione dalle forme della sposina. Spike inserì il vivavoce e rispose alla chiamata. “Spencer”

 

“Fa immediatamente inversione e riporta qui quel catorcio insieme a mia figlia, se non vuoi essere licenziato!” gli abbaiò la voce irosa di Hank Summers.

 

Spike diede un’altra occhiata al sedile posteriore. “Non penso che sia una buon’idea, capo”

 

“Dannazione! Io non ti pago per pensare, ragazzo. Riportami immediatamente la mia bambina!”

 

La bambina in questione stava armeggiando con la bottiglia di champagne destinata alla coppia felice e sembrava tranquilla come un mare in tempesta.

 

“Senta, sua figlia è salita in macchina e mi ha ordinato di guidare. E io sto guidando”

 

Dall’altra parte del filo sentì un brusio di voci concitate. “Resta in linea, ragazzo” lo istruì Hank e Spike rimase in linea. E in ascolto. “Come sparita? Cosa diavolo vuol dire che anche Joyce è sparita? Dove è andata mia moglie? Cosa ha detto? Avrà pure detto qualcosa, per la miseria!” Dopo aver ricoperto di insulti tutti quelli che gli stavano attorno, Hank riportò la sua attenzione a Spike. “Sei ancora lì?”

 

“Sissignore”

 

“La mia Buffy ti sembra infelice?”

 

“Lo può ben dire, signore”

 

“Le femmine sono tutte uguali! Sempre a frignare e a lamentarsi! Adesso sembra che anche sua madre abbia preso il volo. Ascolta, ragazzo, non posso occuparmi di due fuggiasche allo stesso tempo. Se Buffy vuole cambiare aria per un po’, portala dove ti chiede di andare, ma restale incollato come un francobollo, capito? E fammi sapere dove si trova. Ti do il mio numero” Nonostante la foga, c’era una nota di preoccupazione nella voce nella voce del vecchio Summers. “Ti pagherò il doppio di quanto avevamo pattuito, ma tu tieni d’occhio la mia Buffy, se non vuoi passare un guaio”

 

Ovviamente Summers era convinto di parlare con Angel. E Spike sapeva bene che c’era più di un motivo per non contraddirlo. Suo fratello aveva bisogno di quel lavoro, e ancora di più dei guadagni extra che si stavano profilando all’orizzonte.

 

Inoltre, provava una strana simpatia per quel caprone irascibile e pieno di grana che aveva perso le due donne della sua vita in meno di dieci minuti.

 

Diede un’ultima occhiata allo specchietto retrovisore e spinse sull’acceleratore. Avrebbe portato Buffy Summers in capo al mondo se solo glielo avesse chiesto, e l’avrebbe tenuta d’occhio per il vecchio Hank.

 

Che problema c’era?

 

*****

 

 

Buffy si portò la bottiglia alle labbra e benedì le fresche bollicine dorate che le scendevano giù per la gola. Se non altro avrebbe avuto il suo piccolo party privato. Un ben misero party.

 

Trecento tra amici e parenti avevano riempito la chiesa di Sunnydale per vederla sposare Riley Finn, e Riley, il suo fidanzato, l’aveva costretta a mettere in piedi quella messinscena solo per assicurarsi una poltrona da vicepresidente e qualche migliaio di dollari in più sul conto in banca.

 

Possibile che fosse una donna tanto patetica da suscitare interesse solo dietro ricompensa? Purtroppo sapeva che parte della colpa era stata anche sua, le avvisaglie c’erano state, eccome. Solo che lei aveva preferito chiudere un occhio, o meglio, entrambi.

 

Prese un altro sorso di champagne. Almeno suo padre non aveva risparmiato soldi per un brindisi di classe. Già, suo padre non risparmiava mai soldi, sia che si trattasse di champagne sia di un marito per la figlia. Appoggiò la testa contro il finestrino, sconsolata.

 

Era stata una stupida, anzi, una pazza totale a fidarsi di Riley e di suo padre.

 

Uomini! Sempre pronti a pensare di poter comandare su tutto, incluse le vite degli altri, per i loro sporchi interessi.

 

I suoi occhi si soffermarono per un istante sull’autista della limousine. Sicuro, abile, deciso. E sicuramente anche lui, come tutti gli altri, era teso a dimostrare quanto fosse maschio!

 

Premette il bottone per abbassare il vetro divisorio. “Si può sapere con chi stava parlando al telefono?”

 

“Con suo padre”

 

Un paio di occhi blu, scuri come una notte senza stelle cercarono i suoi dallo specchietto retrovisore. Ammiccanti. Sexy. Seducenti. Qualcosa di sorprendentemente simile ad un’immediata consapevolezza giunse a riscuoterla dai fumi dall’alcol e della disperazione.

 

“Cosa ha detto?” Cosa gli aveva chiesto?

 

“Ho detto che ero al telefono con suo padre”

 

“Mi lasci indovinare” continuò lei con la voce impastata. “Le ha chiesto di riportarmi indietro” L’ennesimo maschio sul libro paga di Hank Summers.

 

“Centro!” Quell’uomo non batteva ciglio. Si stava prendendo gioco di lei?

 

“E lei? Gli ha detto di sì, per caso?” Figurarsi, tutti dicevano di sì a Hank Summers. Autisti, mariti…

 

“Gli ho detto che non mi sembrava una buon’idea”

 

Buffy guardò l’uomo al volante con un rinnovato interesse. Ehi, si era opposto a suo padre! Lo sconosciuto si era schierato dalla sua parte. Incredibile!

 

Una nebbia confusa s’impadronì dei suoi pensieri e Buffy dovette sforzarsi per attaccarsi con la mano al sedile davanti, sporgersi faticosamente in avanti, e chiedere al suo cavaliere: “Dove stiamo andando?” Era stata lei a pronunciare quelle parole, eppure le sembravano così distanti, lontane, ovattate…

 

Lo vide voltarsi, un’espressione preoccupata sul viso, e dirle qualcosa, ma per quanto si sforzasse, Buffy distingueva solo il movimento delle sue labbra, senza sentire alcun suono.

 

E poi Elisabeth Ann Summers svenne.

 

*****

 

Per l’inferno maledetto! Un secondo prima gli stava parlando come se fosse pronta a incolparlo di chissà quale diavolo di crimine e ora era stecchita sul sedile posteriore. Completamente priva di sensi. Spike pigiò sul freno e accostò, precipitandosi subito verso il sedile posteriore.

 

Beh, almeno non avrebbe dovuto rianimarla perché, a giudicare dal suo seno che si abbassava e rialzava, la piccola Summers respirava regolarmente. Rimase a fissare le sue incantevoli labbra, sottolineate da un’ombra di rossetto. Peccato, però. Non gli sarebbe dispiaciuto fare la respirazione bocca a bocca a quella bellezza, anche se, a giudicare dallo stato di sovreccitazione in cui si trovava prima di cadere addormentata nella limousine, probabilmente lei gli avrebbe risposto con un bel morso deciso.

 

Forse doveva lasciarla al suo destino, ma dubitava che Hank Summers l’avrebbe ringraziato per questo.

 

Strano, però. Aveva fatto fuori meno di metà bottiglia, non avrebbe dovuto risentirne a quel modo. Meglio darsi da fare per rimetterla in piedi e scoprire cosa non andava.

 

Recuperò un cubetto di ghiaccio dal secchiello dello champagne e, premurandosi di tenersi a distanza di sicurezza, glielo strofinò delicatamente lungo il collo. Di per sé non sembrava un’azione tanto spregiudicata, ma il calore di quella pelle morbida sciolse il cubetto al semplice contatto, facendo scivolare una gocciolina lungo la curva del seno fasciato di satin bianco. Spike rimase a guardare, completamente affascinato, mentre un’altra gocciolina seguiva la prima sotto la stoffa.

 

I suoi occhi si schiusero appena, due incantevoli, enormi occhi nocciola. Si mosse leggermente, facendo oscillare pericolosamente la bottiglia di champagne, abbandonata in equilibro precario tra le sue ginocchia dischiuse. Spike mollò la presa sul cubetto ed afferrò con decisione il collo della bottiglia.

 

“Che diavolo credi di fare?”

 

Pessima mossa. Quella donna era un po’ troppo suscettibile per i suoi gusti, quando non dormiva.

 

“Stavo solo cercando di svegliarti. E di salvare il tuo costosissimo vestito da uno champagne di ottima marca”

 

La sua rabbia si affievolì considerevolmente. “Grazie. Questo vestito è talmente stretto che non riesco nemmeno a respirare”

 

Ecco, cos’era successo! Il tono tranquillo della sua voce lo spinse ad arrischiare un sorriso. Ma perché le donne facevano cose così stupide come indossare un vestito tanto stretto da farle svenire? “Posso fare qualcosa per aiutarti?”

 

“Ho degli altri abiti in valigia. Vorrei solo riuscire a togliermi quest’affare, e forse tu mi puoi aiutare con la cerniera… Aspetta un minuto, non so nemmeno come ti chiami!”

 

Beh, questa le batteva proprio tutte. Si trovava sul ciglio di un’autostrada deserta della California, con una gattina bionda che gli chiedeva di spogliarla. Si tolse il berretto. “William Spencer, ma puoi chiamarmi Spike. E sarò ben lieto di aiutarti con quell’odiosa cerniera”

 

“Non è che ho a che fare con una specie di pervertito, vero, Spike? Giura che non guarderai”

 

“E tu, non sarai una specie di bigotta puritana, signorina Summers? A proposito, sei ancora una Summers o sei già una Finn?”

 

“No, non sono una bigotta puritana, e , sono ancora una Summers. Senti, guarda un po’ quel che ti pare, basta che mi dai una mano a togliere questo strumento di tortura prima che svenga di nuovo” E così dicendo gli porse la schiena perché facesse il suo dovere.

 

Buffy Summers era davvero suscettibile, ma aveva anche un bel caratterino tosto. Spike scosse la testa, ridacchiando sottovoce.

 

“Lo sai che non dimostri molta sensibilità chiedendo notizie sul mio stato civile?” lo accusò lei da oltre la spalla.

 

Bell’affare. Nemmeno Drusilla, la sua ex moglie, lo aveva mai accusato di scarsa sensibilità. Magari l’aveva accusato di scarse capacità finanziarie, ovvero di essere a corto di soldi. Il fatto che poi avesse levato le ancore, in cerca di un porto più tranquillo ed economicamente più sicuro era stata l’inevitabile conseguenza.

 

“Vedrò se tengono dei corsi di sensibilità da qualche parte”

 

“Non c’è bisogno di fare del sarcasmo”

 

Oh, certo! Per un attimo si era scordato che lui era solo l’umile autista. “Scusa” Si diede da fare con la cerniera, ma per quanto tirasse, quella non si muoveva di un millimetro. “Credo si sia bloccata”

 

“Aspetta un attimo” Buffy inspirò a fondo e poi strillò: “Ora! Tira!”

 

Data l’esperienza precedente, Spike tirò con tutta la forza che aveva, e aprì completamente la cerniera, rivelando una schiena liscia e delicata fino all’orlo di un paio di mutandine bianche di pizzo. Wow! Sarebbe stato più semplice smettere di respirare che smettere di guardare. Non che non avesse mai visto una schiena nuda prima, al contrario. Eccome se n’aveva viste…ma mai come quella che gli si mostrava adesso in tutto il suo splendore.

 

Lei voltò la testa di scatto. “Non pensavo che avresti guardato per davvero”

 

Spike scosse le spalle con noncuranza. “Sei senza reggiseno. Le spose non lo portano?”

 

Lei si strinse il vestito al petto e si appoggiò al sedile, guardandolo come se fosse un perfetto idiota. “Senti, mi piacerebbe molto stare qui a chiacchierare con te di biancheria intima da sposa, ma sinceramente preferisco cambiarmi. Quindi, se non ti spiace, lasciami in pace, esci di qui, e non dimenticare di dare la schiena alla macchina, siccome non conosci il significato della parola gentiluomo

 

“Agli ordini, signorina. Chiamami se hai bisogno”

 

Per tutta risposta Buffy gli chiuse la portiera sulla faccia.

 

 

Capitolo 3

 

Buffy decise di tenere d’occhio quello Spike Spencer. Non si stava cambiando per un pubblico pagante anche se, doveva essere sincera, lo sguardo di Spike ridava fiducia al suo orgoglio di donna ferito. Almeno era sicura che non era merito dell’azienda di suo padre se il suo autista la fissava come se fosse una specie di dea scesa da chissà quale pianeta.

 

E di sicuro Spike non era Riley. Lui non aveva quella luce scaltramente interessata negli occhi come il suo ex fidanzato. E non aveva nemmeno l’aria di un autista di limousine, se era per questo. Con quei capelli stranamente ossigenati e quella stuzzicante cicatrice sul sopracciglio sinistro, sembrava piuttosto un musicista rock o tutt’al più una star del cinema. E, benché avesse appena abbandonato un uomo all’altare, Buffy non era affatto immune al fascino di quel tipo.

 

In realtà, chi voleva prendere in giro? Lo sapeva benissimo che l’aveva cacciato dalla limousine perché non si fidava di se stessa! La pelle le bruciava ancora dove lui poco prima l’aveva sfiorata mentre le abbassava la cerniera del vestito.

 

Scosse la testa per riprendersi da quel momentaneo stato di confusione. Aveva passato ogni limite. Se ne stava lì, sul sedile posteriore di una limousine, mezza nuda e mezza eccitata a fantasticare su un perfetto sconosciuto. Cosa pensava di fare, di mandare a monte la sua fuga, dopo aver già mandato a monte un matrimonio? Gettò velo e vestito sul fondo della limousine e finì di cambiarsi, poi aprì la portiera.

 

Spike si precipitò ad aiutarla. Questa volta i suoi occhi la scrutarono dalla testa ai piedi, indugiando nell’area compresa tra l’orlo della gonna, a mezza coscia, e il bordo degli stivali, sotto il ginocchio.

 

“Proprio un bel paio di…stivali!”

 

Oh, Signore, stava succedendo di nuovo! Quell’uomo non aveva nemmeno bisogno di toccarla per suscitarle un assurdo formicolio praticamente ovunque. Possibile che facesse così caldo? In fondo erano ben già oltre la metà di dicembre!

 

“Nella fretta devo aver lasciato la valigia delle scarpe sul retro della chiesa” Aveva preparato tutto per la luna di miele a Sant’Antonio in Messico. Al pensiero sospirò tra sé e sé, amareggiata. Aveva dovuto scegliere la meta della luna di miele da sola, senza nessun aiuto da parte di Riley. Avrebbe dovuto capirli, certi segnali...

 

“Un’intera valigia di scarpe? Per una luna di miele? Ma quanto pensavi di camminare?” Spike piegò la testa di lato sembrando sinceramente perplesso.

 

Buffy restrinse gli occhi con aria di sfida. Effettivamente, con un uomo come il suo autista, una ragazza non avrebbe avuto bisogno di scarpe. E nemmeno di vestiti, o di biancheria… Meglio cambiare corso di idee. “Visto che sei tanto curioso, come mai non mi chiedi perché sono qui da sola senza marito?”

 

“Beh, se ci tieni tanto, dimmelo pure, dolcezza. Basta che non ti metta a piangere dopo! Odio le lacrime, io”

 

“Ti sembro forse sul punto di mettermi a piangere?”

 

“Nossignora!”

 

“Bene. Il mio fidanzato ha promesso a mio padre che mi avrebbe sposata in cambio di soldi” confessò lei tutto d’un fiato. “Sono stata venduta per qualche migliaio di dollari, tanto per intenderci”

 

Dollari? Migliaia di dollari? “Un prezzo piuttosto salato per un matrimonio…”

 

Ma allora gli uomini non capiscono davvero niente! “Io ho il cuore spezzato e tutto quello che sai dire è questo?”

 

Una luce divertita gli balenò negli occhi blu. “Dolcezza, ne ho visti di cuori spezzati in vita mia, e tu non mi sembri affatto uno di loro. Furiosa, sì, forse un po’ scombussolata, ma decisamente non con il cuore a pezzi”

 

Ma certo che era a pezzi! Quel buzzurro non capiva proprio niente! Meglio berci sopra un altro po’ del costoso champagne di papà. “Lo so io come mi sento” borbottò.

 

“Come vuoi, dolcezza. Sei tu il capo. Un capo col cuore spezzato, se preferisci. E adesso che ne dici di andarcene da qui?”

 

Giusto! Un’altra occhiata alla bottiglia di champagne che stringeva fra le mani le fece venire in mente un’ideuzza. Aveva la limousine, aveva i vestiti, aveva anche lo champagne…perché non cercare di trarre qualche vantaggio da quel matrimonio saltato?

 

“Spike, noi due stiamo andando a passare una settimana a San Antonio!”

 

*****

 

Quella donna era maledettamente matta da legare!

 

“Stammi a sentire, dolcezza, ho fatto un sacco di lavori nella mia vita, ma quello di gigolo mai!”

 

“Non sarai un bigotto puritano, Spike?” gli fece il verso lei. Poi scoppiò a ridere, una risata calda e avvolgente, o almeno così sembrò a lui. “Rilassati, non ho intenzione di assumerti per fare lo stallone, voglio solo che tu mi stia vicino”

 

“Non sono sicuro di cogliere la differenza…” osservò Spike inclinando la testa da un lato.

 

“E’ la tua presenza che mi interessa, nient’altro. Avrai una stanza tutta per te. Voglio solo che tutti a Sunnydale smettano di pensare a me come a una povera disperata destinata a rimanere zitella per tutta la vita. Devono credere che mi sto dando alla pazza gioia” Buffy curvò le labbra in un sorrisetto perfidamente soddisfatto. “E mio padre deve imparare che non ha nessun diritto di controllare la mia vita”

 

Spike era senza parole. Tuttavia, visto come si erano messe le cose, meglio cercare di cogliere al volo l’occasione. Se avesse giocato bene le sue carte, magari sarebbe riuscito a trovare un qualche vantaggioso accordo con Hank. Se avesse passato una settimana con Buffy, come sembrava dovesse succedere, avrebbe avuto le sue chance da giocare. “Quindi dovrò solo…esserci? E come la mettiamo con lo sposo se decide di farci una visitina a sorpresa? Non credo che una settimana di paga valga maledettamente i calci nel mio sedere del tuo fidanzato geloso” Non aveva nessuna voglia di menar le mani per una donna che non aveva mai nemmeno baciato.

 

“Oh, non preoccuparti di lui. Riley odia le scenate, e quella che gli ho appena inflitto gli basterà per tutta la vita” I suoi occhi si restrinsero. “Si merita questo ed altro, l’infame traditore”

 

Per quanto si sforzasse di capirla, Spike non era certo di riuscire a farlo del tutto. In fondo aveva quasi sposato un ottimo uomo d’affari. Tutti erano a conoscenza dell’ammontare del patrimonio di Hank Summers e tutti erano anche a conoscenza del carattere ‘difficile’ della sua unica erede. In fin dei conti il suo fidanzato-ormai-ex era stato talmente furbo da riuscire a domare lei e allo stesso tempo avere in cambio un bel po’ di grana. Lui stesso, per esempio, matrimonio a parte, avrebbe fatto carte false per assicurarsi un cospicuo numero di banconote. Aveva dei progetti - chi non ne aveva d’altronde? - e quel denaro gli avrebbe fatto di certo comodo.

 

“Allora, hai intenzione di portarmi a San Antonio sì o no?” gli chiese ancora Buffy.

 

La signora voleva andare a San Antonio? E lui ce l’avrebbe portata. Senza scordare i propri interessi però.

 

 

Capitolo 4

 

Spike diede un’occhiata dallo specchietto retrovisore alla sua passeggera. Se non fosse stato per quel leggero russare che proveniva da dietro, avrebbe giurato che fosse svenuta un’altra volta! La guardò mentre si rigirava nervosamente sul sedile. Quella donna non riusciva a starsene buona nemmeno nel sonno, non c’erano dubbi. E Spike si sentiva incredibilmente attratto da lei.

 

Mentre la macchina procedeva silenziosa sulla strada, Spike compose il numero di telefono di suo fratello Angel.

 

“Spike, che succede? Non avrai problemi con la macchina, vero?” A giudicare dalla voce, Angel sembrava piuttosto agitato.

 

“Nessun problema, non preoccuparti”

 

“Meno male. Non credo che riuscirei a sopportare brutte notizie sulla macchina in questo momento. Oh, Signore! Non resisterò ancora a lungo in queste condizioni…”

 

“Ehi, ti ho detto che non è successo niente. Vuoi darti una maledetta calmata?” Non aveva mai sentito Angel così agitato. “Piuttosto, dimmi come sta andando. Come sta Cordy?”

 

“Sempre in travaglio. Sai, pensavo che avrei potuto sopportare stoicamente la cosa, ma vedere tua moglie stremata dalle contrazioni…che ti stringe la mano come una morsa d’acciaio e urla come un…”

 

Beh, non c’è che dire, un quadretto piuttosto realistico e molto allettante. Stranamente, però, nella mente di Spike non si era dipinta l’immagine della sua cara cognatina, ma piuttosto quella di Buffy Summers, incinta di nove mesi, mano nella sua mano, che imprecava come un marinaio. Stava per caso impazzendo? “Ehm…immagino che sia dura per te, vero?”

 

“Puoi ben dirlo, fratello”

 

“Senti, ho chiamato per sentire come stavano andando le cose, ma anche per raccontarti le ultime novità. Mi hanno offerto di guidare la limousine per una settimana”

 

“Una settimana? Una settimana, hai detto? Spike, ma è grandioso! Ci farà guadagnare un sacco di soldi! Tu puoi sostituirmi per una settimana, vero?” Per un attimo l’entusiasmo di Angel vacillò. “Voglio dire, se hai da fare con il lavoro e il resto, lo capirei se rinunciassi”

 

“Non preoccuparti. Non credo che riuscirò a portare avanti il progetto a corto di soldi come sono. Inoltre…si sta rivelando quasi divertente scarrozzare la piccola Summers” La verità in quella affermazione lo sorprese. Era vero che si era divertito da quando aveva caricato la mancata sposa quella mattina a Sunnydale, ed era vero che era da parecchio tempo che non gli capitava quel genere di divertimento, fatto di imprevisti e svolte inattese. Inoltre, quella situazione avrebbe potuto riservargli altre piacevoli sorprese, prima fra tutte quella di un eventuale affare legato alle proprietà finanziarie di Hank Summers.

 

“Non so come ringraziarti, Spike. Lo sai che io e Cordy stiamo pensando di chiamare il nostro bambino come il suo generosissimo zio e…” Uno strillo acuto risuonò nel ricevitore. “Devo andare. Un’altra contrazione, e questa volta credo proprio che ci siamo. Grazie di tutto, fratello”

 

****

 

Era sopra il cofano della limousine. Il metallo era freddo sotto di lei. Due mani forti l’afferrarono per i fianchi mentre labbra avide le baciarono il collo e risalirono fino alla bocca. Le mani di Spike si mossero sollevandole la gonna lungo le cosce, mentre le sue mani si infilarono sotto la camicia di lui correndo su e giù lungo la sua spina dorsale, graffiandolo con le unghie.

Buffy era in estasi. Allargando maggiormente le gambe, scivolò sull’orlo del cofano e si strofinò contro la chiusura dei pantaloni di lui. Troppi vestiti. Tirò fuori le mani da sotto la camicia ed iniziò febbrilmente a sbottonargli i bottoni.

Quando finalmente lo ebbe a torso nudo, le sue mani volarono alla lampo dei pantaloni. Velocemente l’abbassò e tirò fuori la sua dura erezione, iniziando ad accarezzarla. Lui le afferrò la testa e la baciò profondamente, la sua lingua le scivolò nella bocca, stordendola. Buffy sobbalzò quando le mani fresche di lui le toccarono i seni. Poi ancora, le sue mani le scivolarono sotto la gonna, tirandole giù la biancheria, lasciandola nuda sopra la fredda superficie del cofano.

Le dita di lui l’afferrarono di nuovo per i fianchi, attirandola con forza contro il suo inguine, la sua erezione che si strofinava contro la sua eccitazione. Buffy tirò indietro la testa gemendo e boccheggiando mentre lui scivolava dentro di lei e la baciava e l’accarezzava e si spingeva sempre più a fondo dentro di lei fino a che lui fece…

 

BANG!

 

Un rumore molesto disturbò il sonno di Buffy. Tentò per qualche istante di combatterlo ma poi la realtà rumorosa intorno a lei ebbe la meglio disturbando quello che si stava rivelando uno dei sogni più bollenti che avesse mai fatto in vita sua.

 

Ehi, che stava succedendo? Lei e il protagonista del suddetto sogno erano di nuovi fermi sul ciglio della strada. Aprì la portiera e scese dalla macchina, giusto in tempo per vedere Spike che estraeva un cric dal baule. “Che stai facendo?”

 

“Ho pensato di sollevare la macchina per fare un po’ di ginnastica” fu l’ironica risposta.

 

Buffy decise di ignorare la battuta non appena si accorse della ruota posteriore: bucata. “Posso darti una mano?”

 

“Ce la faccio da solo”

 

“Ma se tu ti stendi sotto la macchina, io potrei…”

 

“Se te ne resti lì buona e zitta, dolcezza, cambierò la gomma in cinque minuti” Sistemò il cric sotto la limousine e si piegò in avanti, accompagnato dall’inconfondibile fruscio della stoffa strappata. “Maledizione! Ci mancava solo questa! Tieni” Le porse la giacca dell’uniforme da autista, poi cominciò a sbottonarsi la camicia.

 

Ogni goccia di saliva evaporò dalla bocca di Buffy all’istante, mentre davanti a lei si rivelava lo spettacolo del petto liscio e muscoloso di Spike. Era proprio come l’aveva immaginato nel suo sogno… “Co--cosa fai adesso?”

 

“Sto cercando di evitare di rompere del tutto la giacca. È stretta”

 

“E perché te la sei messa se ti sta stretta?” Il sopracciglio alzato di lui che le diceva ‘senti da che pulpito viene la predica!’ mise a tacere la sua protesta. “Lascia perdere”

 

Spike le porse la camicia. “Tieni anche questa”

 

Forse avrebbe dovuto muoversi, o fare qualcosa. Qualsiasi cosa tranne che restarsene lì impalata a guardarlo come se non avesse mai visto un uomo in tutta la sua vita, ma Spike aveva il corpo più tentatore che avesse mai avuto il piacere di ammirare, e la sua camicia aveva un profumo così mascolino, deciso…

 

Spike azionò il cric, svitò e riavvitò la ruota, e molto prima che Buffy si fosse ripresa, tutto fu sistemato.

 

“Ehi, complimenti, ci sai fare”

 

I suoi occhi blu la squadrarono dalla punta degli stivali a quella dei capelli, appiccando un incendio lungo tutto il percorso. Si alzò da terra e le sorrise. “Diciamo che ho una certa esperienza”

 

“Immagino che sia così” Al solo pensiero di quanta esperienza potesse avere, e non come meccanico, le si arricciarono le dita dei piedi. In tutta la sua vita non le era mai capitato niente del genere. Per quanto morisse dalla voglia di scoprire qualcosa di più sul livello di esperienza del suo autista, Buffy si forzò a dire: “Beh, allora possiamo già rimetterci in moto, no?”

 

“Sissignora, signorina Summers”

 

Spike rimise a posto il cric e la gomma sgonfia, e girò intorno alla macchina, fermandosi di fronte a Buffy.

 

Quell’uomo aveva un profumo favoloso, lo adorava già. Santo cielo, ma che pensava? Fino a poche ore prima era fidanzata! Inoltre aveva già visto qualche uomo mezzo svestito in vita sua, magari anche più bello di lui…Ma allora perché mai nessuno le aveva provocato tutto quel rimescolio dentro? Meglio concentrarsi sull’autostrada dietro di lui. “Sì? Volevi dirmi qualcosa?”

 

“Effettivamente hai qualcosa di cui avrei bisogno”

 

Oh, Signore, forse era il suo giorno fortunato dopotutto. Al diavolo l’autostrada! “A patto che non si tratti di soldi…”

 

“Per il momento mi accontenterei dei miei vestiti”

 

Buffy gli consegnò di scatto giacca e camicia. “Ma certo”

 

“Scusa, è che non li mollavi più” commentò lui allungando una mano a sfiorare quella di lei.

 

Quel breve tocco, isolato e casuale, fu sufficiente a innescare la fiamma del desiderio dentro di lei. L’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di aiutare il suo autista a spogliarsi del tutto, e non a rivestirsi! Quella che stava provando in quel momento era più potente di ogni insipida forma di attrazione che avesse sperimentato finora.

 

Spike buttò la giacca di traverso sul cofano e si abbottonò la camicia, sentendo su di sé lo sguardo attento di lei.

 

Buffy sospirò suo malgrado. Le sue mani era grandi e forti. Abili. Sexy. La consapevolezza vibrava tra di loro, sempre più pulsante, ad ogni bottone imprigionato nella sua asola.

 

Deliberatamente, Spike le voltò le spalle, spezzando il filo della tensione sessuale che li aveva momentaneamente uniti, quindi finì di vestirsi.

 

“Quanto manca ancora per arrivare?”

 

Con tutto quello che era successo quel giorno, Buffy aveva bisogno di un buon pranzetto e di un bel sonno. Forse dopo avrebbe smesso di pensare che aveva bisogno anche di qualcos’altro, e che Spike fosse l’uomo giusto per questo…altro.

 

“Probabilmente un paio d’ore”

 

“E’ stata una giornata talmente lunga. Mi sembra di aver viaggiato fino all’inferno”

 

“Beh, io ti ho rimorchiata a Sunnydale, California”

 

Buffy rise, e sentì finalmente sciogliere la tensione che aveva sperimentato da quando si era alzata. Il suo autista, l’oggetto delle sue fantasie più recenti e più bollenti, aveva anche senso dell’umorismo.

 

Cavoli, questa non ci voleva proprio!

 

 

Capitolo 5

 

Spike rivolse uno sguardo di traverso a Buffy. Dopo aver stabilito che era un’enorme stupidaggine restare seduta dietro, la mancata sposina aveva accomodato il suo grazioso fondoschiena sul sedile anteriore, e non aveva aperto bocca da allora. Non l’aveva mai vista così silenziosa, e di sicuro non stava dormendo.

 

Ricordò le sue parole di poco prima, quando le aveva chiesto indietro i vestiti: A patto che non si tratti di soldi. Sfortunatamente lui aveva bisogno di soldi e il modo migliore per ottenere quello che voleva era starle incollato.

 

L’insegna di un fast food catturò la sua attenzione. “Che ne dici di mettere qualcosa sotto i denti? Non so tu, ma io sto maledettamente morendo di fame”

 

Lupus in fabula, lo stomaco di Buffy iniziò a brontolare. “Non me lo dire! Mangerei un cavallo intero”

 

“Credo che dovrai accontentarti di un hamburger” Spike fermò la limousine nel parcheggio del fast food.

 

Cinque minuti dopo lui e Buffy erano seduti ai lati opposti di un tavolino, mentre Elvis Presley cantava dal juke-box. Buffy prese un morso dal suo panino, gli occhi chiusi in un’espressione di puro piacere mentre un gemito le sfuggiva dalle labbra. Se lei mangiava sempre in quel modo, Spike non era certo che sarebbe riuscito a tenere le mani apposto per un’intera settimana.

 

Cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso da Buffy che mangiava sensualmente il suo pranzo, Spike si decise finalmente a rompere il silenzio.

 

“Allora, come mai il tuo illustre paparino ti ha dovuto comprare un marito, Buffy Summers?”

 

Lei rimase a bocca aperta, una patatina fritta penzolante dalle dita. “Tu sei sposato, Spike?”

 

“Divorziato”

 

“Esci con qualcuno?”

 

A-ha! Allora anche lei voleva saperne di più sul suo conto… “Non ultimamente”

 

Lei strinse gli occhi. “Beh, lasciati dire una cosa, Spike, il fatto che tu sia divorziato e che non frequenti nessuno non è poi una gran sorpresa, se questo è il genere di domande che fai per mantenere allegra una conversazione” Scosse la testa. “Non ci posso credere che tu me l’abbia chiesto!”

 

Per l’inferno maledetto! Aveva solo fatto una domanda.

 

“Ancora con quella storia dell’insensibilità?”

 

“Certo che sì! Ti è mai passato per la testa che potrei essere un pelino sensibile riguardo a questo argomento?”

 

Addentò con un morso talmente deciso la patatina che Spike arretrò di scatto sulla panca. “Bastava che mi dicessi che non sono affari miei”

 

“Te lo dico adesso: non sono affari tuoi”

 

“Sei sicura di non volerne parlare?”

 

“Se ne volessi parlare, chiamerei Willow, la mia migliore amica. Magari anche mia madre. Ma non te, Spike. Tu potresti essere…vediamo…sì! Il cinquantaduesimo della lista” concluse puntandogli contro una patatina.

 

Spike la guardò in silenzio per qualche istante piegando la testa di lato. La ragazza aveva carattere, e si ritrovò a pensare che se Drusilla avesse avuto anche solo un po’ del carattere di Buffy, forse le cose tra loro sarebbero andate diversamente. “Come vuoi” commentò poi raddrizzandosi.

 

Buffy masticò lentamente la patatina che si era portata alla bocca, come a voler riflettere sul da farsi. Poi iniziò a parlare: “Papà ha sempre sognato di costruire un grande impero. Me ne parlava da quando ero una bambina. Riley erediterà presto molti beni dalla sua famiglia. Probabilmente papà ha pensato di unire il nostro conto in banca con quello dei Finn…”

 

“E tu eri il cemento ideale per concludere un affare vantaggioso. Se la guardi da questo punto di vista, non si direbbe che tuo padre ha fatto quel che ha fatto per comprarti un marito ma solo per soddisfare le sue manie di grandezza” Spike avrebbe voluto dire qualcosa di meglio per lenire il suo orgoglio ferito ma quello fu tutto ciò che gli venne in mente.

 

“Questo non cambia le cose. Hai forse avuto l’impressione che Riley volesse sposarmi perché non poteva vivere senza di me? O perché sentiva che io lo completavo come la metà di una mela?”

 

“Hai una visione piuttosto romantica della vita a due” osservò Spike. “Forse hai letto troppi romanzi d’amore”

 

Buffy si mosse a disagio sulla sua panca. “Come sei cinico, Spike!”

 

“Sono solo realista” Si sporse attraverso il tavolo e le tolse una briciola all’angolo della bocca. Il suo pollice indugiò appena sul labbro inferiore di Buffy, e il leggero tremito che le provocò quel gesto delicato riecheggiò dentro di lui con la potenza di un terremoto. Ecco, adesso sapeva cosa avrebbe voluto come dessert. “Il tuo Riley ti completava?”

 

Spike conosceva già la risposta.

 

Ma lei? Lei la conosceva?

 

“A parte il fatto che era un verme, Riley era perfetto per me. Lui mi teneva con i piedi fermamente ancorati a terra”

 

Spike scosse leggermente la testa, un sorrisetto sulle labbra. “Chi ti ha raccontato che un grande amore si basa su questo? Tu non hai bisogno di qualcuno che ti tenga con i piedi per terra”

 

Per tutta risposta lei gli rivolse uno sguardo che rivelava un misto di sfida e paura.

 

“Scommetto che non baci come una donna che ha appena perso l’anima gemella”

 

Spike si limitò a sporgersi impercettibilmente in avanti. Buffy fece lo stesso. Le stava dando ogni opportunità di tirarsi indietro, se solo lei avesse voluto. Ma fu proprio Buffy che colmò la distanza che li separava, fondendo le sue labbra con quelle di lui.

 

La sua bocca si adattò a quella di lei in maniera perfetta. E le sue labbra erano morbide, tanto morbide… Le loro bocche si separarono per un secondo, solo per respirare. La lingua di Spike toccò l’angolo della bocca di Buffy. Lei si lasciò sfuggire un gemito poi sbatté gli occhi e si tirò indietro.

 

Senza più guardarlo sistemò i resti del suo pranzo su un vassoio di plastica. “Forse hai ragione tu riguardo me e Riley” Si alzò in piedi con il vassoio in mano. “Ti aspetto in macchina. Mettici pure tutto il tempo che vuoi”

 

****

 

Buffy allontanò il cellulare dall’orecchio.

 

Lo strillo acuto di Willow le giunse comunque forte e chiaro. “Tu…cosa?!”

 

“Io e l’autista della mia limousine ci siamo baciati in un fast food sulla strada per il Messico. E non si è trattato di un insipido bacetto. Ho sentito i fuochi d’artificio. È stato un bel bacio bollente, e io mi sono scottata”

 

“Buffy, mi stai dicendo che hai baciato l’autista della limousine e che adesso tornerai a sposare Riley?”

 

“No!” esclamò Buffy. Voleva bene a Willow ma a volte era davvero un po’ lenta. “Ti sto dicendo che passerò la mia luna di miele con l’autista della limousine”

 

“Che cosa?!” urlò di nuovo Willow. “Buffy, non puoi farlo, devi tornare immediatamente a Sunnydale!”

 

“Da quando sei diventata così autoritaria?” Buffy storse la bocca. Odiava quando qualcuno le diceva cosa fare, fosse anche la sua migliore amica.

 

“Tu non hai nessuna intenzione di tornare, vero?” Finalmente Willow si stava rassegnando.

 

“Nossignora. Ho una luna di miele già pagata, comprensiva di ogni confort possibile, che mi attende, e ho intenzione di godermela più che posso” E aveva anche un gran baciatore come compagno. Non si era ancora ripresa dal bacio nel fast food, il che era piuttosto comprensibile, visto che quel bacio era bastato a surclassare qualsiasi esperienza sessuale o pseudo tale che avesse mai avuto nella sua vita. “Questa mattina sei stata tu a dirmi di non sposare Riley”

 

“Solo perché io avevo qualche sensazione negativa, non mi sembra il caso che tu abbandoni il tuo fidanzato all’altare per andare in luna di miele con un…uno strano sconosciuto!”

 

“Spike non è strano” Sexy, piuttosto, magari un po’ arrogante, ma sicuramente non strano.

 

“Però resta uno sconosciuto. Senti, Buffy, adesso basta, è ora di finirla. Torna qui e sistema le cose con tuo padre. Sapessi che casino che sta creando”

 

“Ci avrei scommesso” Il tono di Buffy risuonò amaro. In quell’istante vide Spike attraversare a passo deciso il parcheggio del fast food. “Devo andare adesso, ma ti prometto che faremo una bella chiacchierata non appena tornerò a casa”

 

“Buffy?”

 

“Sì?”

 

“Promettimi che non farai nulla che io non farei”

 

“Non posso”

 

“Perché no?”

 

“Perché non faccio promesse che non ho intenzione di mantenere”

 

 

CAPITOLO 6

 

Spike tornò alla limousine subito dopo aver lasciato Buffy all’hotel di San Antonio dove avrebbero trascorso la luna di miele. A lei aveva raccontato che gli servivano alcune cose, come qualche cambio di vestiti, per esempio. Ma più che di biancheria pulita, aveva bisogno di mettersi in contatto con Hank Summers.

 

Parcheggiò la macchina ad un paio di isolati dall’albergo, prese il foglietto dove aveva scritto il numero e chiamò.

 

“Pronto!” risuonò la voce di Hank Summers.

 

“Sono Spencer”

 

“Per la miseria, ragazzo, ce ne hai messo di tempo! Dove siete, e cosa sta facendo la mia Buffy?”

 

“Buffy sta prendendo possesso della sua camera d’albergo. Alla fine ha deciso di godersi la luna di miele da sola”

 

“Questa è in assoluto la cosa più stupida che abbia mai sentito! Si può sapere cosa è preso a quella ragazza?”

 

Per quanto lui stesso poco prima non avesse giudicato così riprovevole il patto tra Hank e Riley, adesso aveva l’impulso di prendere le difese di Buffy con quel testardo. “Mi pare che sua figlia abbia parlato di un certo affare e di un mucchio di soldi….”

 

“E c’è bisogno di agitarsi tanto?”

 

“Ha detto anche qualcosa a proposito dell’amore…”

 

“Stupidaggini!” Hank fece una breve pausa. “A quanto sembra la mia bambina si è confidata con te. Sei sposato, Spencer?”

 

“Non solo sposato, sono orgoglioso di comunicarle che Angel e Cordelia Spencer avranno presto un figlio” In qualche modo era la verità. Lui si era sposato, aveva anche divorziato, e suo fratello e Cordy aspettavano davvero un figlio, che forse a quest’ora era già nato.

 

“Congratulazioni, ragazzo”

 

“Grazie. Ad ogni modo, sua figlia ha affittato la limousine per tutta la settima da passare a San Antonio”

 

“Forse non è male come idea, in fin dei conti. In una settimana avrà modo di calmarsi e di tornare in sé. Io saprò dove trovarla, e magari riuscirò pure a ritrovare sua madre e a riportarla a casa. Dovrai tenerla d’occhio e aggiornarmi continuamente. Non dovrebbe esserti difficile, visto che alla mia Buffy piace tanto parlare con te. Sai, se non mi avessi detto che eri sposato, avrei pensato che fossi gay”

 

Cosa? Prima lo accusano di essere un insensibile maschio sciovinista e adesso di essere gay? “Veramente, signor Summers, volevo proporle di modificare i termini del nostro accordo” Coraggio, Spike, gioca le tue carte. “Più dei termini, in realtà, pensavo di modificare la quantità…”

 

“Quanto?” ribatté subito Hank, la voce venata di sospetto.

 

“Quindicimila dollari” controbatté Spike tentando di suonare indifferente. “Non credo sia poi molto per un uomo ricco come lei”

 

Silenzio dall’altra parte del telefono.

 

Diavolo, mi sono bruciato ogni possibilità! Avrei dovuto chiedere di meno…, pensò in fretta Spike. “Senta, facciamo così, io la terrò informato su ogni minima variazione d’umore di sua figlia, e gliela riporterò alla fine della settimana tutta intera”

 

“Diecimila”

 

“Sua figlia è un vero peperino, lo sa vero? Non sarà una settimana facile per me” Questa era una bugia bella e buona, ma bluffare era più che lecito per un giocatore d’azzardo.

 

“Per la miseria, se lo so! Stavo per commettere un errore imperdonabile dandoti della donnicciola. Sei un tipo con tutti gli attributi, ragazzo, e questo mi piace. Hai appena concluso un affare molto vantaggioso, vedi di meritartelo”

 

“Diavolo, lo farò! La richiamo domani, per il primo rapporto, allora” Spike tolse la comunicazione e si lasciò andare ad un’esclamazione di pura soddisfazione. Ce l’aveva fatta!

 

***

 

Un’ora più tardi, Spike era alla recepition dell’albergo, con in mano due borse di vestiti nuovi. A quanto pareva, non c’era nessuna stanza libera tutta per lui. L’idea di farsi registrare sotto il nome di Riley Finn lo attirava parecchio, ma questo significava che fosse pronto a dividere la stanza con la mancata signora Finn.

 

“Senta, il fatto è che io e mia moglie stiamo aspettando alcuni amici che si trovano già da queste parti e che vorrebbero passare a trovarci. Possibile che non vi sia rimasta una sola dannata camera libera? Nemmeno una piccola piccola?”

 

“Proprio così, signore” gli rispose l’uomo dietro il bancone.

 

“Ma sarà pure rimasto qualcosa in qualche altro posto qui vicino…”

 

“Signore, non troverà posto in tutta San Antonio, nemmeno a pagarlo oro”

 

“Cosa vuol dire?”

 

“Voglio dire che San Antonio è un posto piccolo, e che questa è alta stagione. Inoltre quest’anno ospitiamo un convegno di suore qui in città per tutto il mese”

 

“Suore? Ma quando mai si è sentito parlare di un convegno di suore?”

 

“Mai, signore. E in effetti, le suore parlano di ritiro spirituale. Comunque il succo non cambia: non ci sono camere libere, né qui né in nessun altro albergo” L’uomo fece un sorriso tirato. “Posso esserle d’aiuto in qualche altro modo, signore?”

 

“No, devo solo registrarmi e prendere la chiave”

 

“Lei è il signor…”

 

“Finn”

 

“Ah, eccola qui. A quanto vedo, la signora Finn si è già registrata. Metta una firma qui, prego”

 

“La signora Summers. Ha deciso di mantenere il cognome da ragazza” E adesso per quale maledetta ragione ci teneva tanto a precisare il nome del suo incarico? Cosa lo disturbava tanto nel cognome Finn?

 

Si infilò una delle borse sotto il braccio e tracciò uno scarabocchio illeggibile nello spazio bianco che gli veniva indicato.

 

“La sua camera è la cinquecentodue.” Un altro sorrisetto, accompagnato stavolta da un occhiolino. “La suite Luna di miele, signore. Le auguro un felice soggiorno”

 

Spike si allontanò frettolosamente, facendo cadere per terra il sacchetto che teneva sotto il braccio, e spargendo i suoi acquisti sul pavimento della recepition. Si chinò a raccogliere una maglietta nera, i calzini e lo spazzolino nuovo e accartocciò alla meglio tutto nel sacchetto, poi si avviò sbuffando verso l’ascensore.

 

“Signore! Ehi, signore!”

 

Spike si girò, ritrovandosi faccia a faccia con una delle suore usurpatrici di camere.

 

Era in mezzo a una decina di sorelle, e reggeva in mano qualcosa…

 

Per l’inferno maledetto! Un tanga nero da uomo e una confezione di preservativi! Ed erano suoi!

 

Di solito Spike era il tipo da boxer, ma mentre andava a zonzo per San Antonio si era lasciato prendere la mano. Beh, non si poteva mai sapere come sarebbe finita quella settimana e dopotutto, come aveva sottolineato Hank Summers, lui era un uomo con tutti gli attributi.

 

Strappò dalla mano della suora biancheria e preservativi, e li fece immediatamente sparire nel sacchetto traditore. “Grazie mille, sorella”

 

“Prego, fratello”

 

Grandioso, ci mancava solo questa! Preso per i fondelli da una suora e da un branco di consorelle!

 

 

CAPITOLO 7

 

Buffy si lasciò cadere di peso sul comodo letto della suite Luna di miele, iniziando piano piano a rilassarsi. Una doccia calda e tonificante e la carezza di una sottoveste di seta avevano fatto il resto.

 

Accogliendo con gioia il meritato risposo, avvertì a malapena il rumore della porta che si apriva.

 

“Aahhh! Per l’inferno maledetto! Cosa diavolo hai sulla faccia?”

 

Buffy balzò a sedere sul letto, facendo cadere di scatto le fettine di cetriolo che le coprivano gli occhi. Spike se ne stava sulla porta, rigido come uno stoccafisso, con due borse in mano e uno sguardo pietrificato negli occhi, come se avesse visto un mostro a due teste.

 

Improvvisamente Buffy divenne consapevole di ogni grammo di fanghiglia verde che le ricopriva la faccia. Che diamine, non aveva mai visto una maschera di bellezza, quell’uomo? Ci teneva alla sua pelle, lei!

 

“Oh, santo cielo, non mi dirai che non hai mai visto una maschera di fango in vita tua, Spike?” Aveva parlato con le labbra strette, visto che il fango stava già iniziando ad indurirsi.

 

“La mia ex moglie non ne usava, grazie al cielo. E non si metteva neanche cetrioli sugli occhi, se devo dirla tutta”

 

Che stava facendo quel bel tipo? La stava davvero paragonando alla sua ex? E per di più a suo sfavore? E poi perché avrebbe dovuto sentirsi a disagio? Aveva tutto il diritto di fare ciò che voleva nella sua camera. Perché quella era la sua camera, no? “Mi spieghi che ci fai tu in questa stanza, Spike? Vai a cercarti la tua”

 

Lo sguardo di Spike si fermò per un breve istante sulla sua sottoveste di seta, costringendo Buffy ad abbassare l’orlo sulle gambe, imbarazzata. Poi, con una calma che cominciava ad infastidirla non poco, si avvicinò ad una poltrona dall’aria molto confortevole, appoggiò con cura i suoi sacchetti di lato, e si accomodò come un re sul trono.

 

Buffy si alzò dal letto e a grandi passi andò verso il bagno. “Okay, forse è meglio che mi tolga questa roba dalla faccia e mi metta qualcosa addosso. Ma ricordati che mi devi delle spiegazioni, Spike”

 

Sbattendogli praticamente la porta in faccia, Buffy si chiuse in bagno. Lo specchio confermò i suoi timori: era un vero disastro. Nessuna meraviglia che Spike avesse reagito come lo scopritore del mostro di Lochness!

 

Si lavò via la maschera e si asciugò i capelli, mentre la sua mente iniziò a vagare. Spike l’aveva vista al peggio della forma quel giorno, e la sua vanità richiedeva di essere risarcita. Soprattutto se voleva evitare quei commenti sulla sua ex moglie, che risultavano molto poco lusinghieri nei suoi confronti.

 

La vista della vasca idromassaggio deviò improvvisamente i suoi pensieri su una destinazione molto pericolosa: il suo autista di limousine, diventato inaspettatamente suo compagno di luna di miele. Lui e lei immersi in un bagno di bollicine fino alla vita…che immagine stupenda! Il che la rimandava automaticamente a quel meraviglioso, esigente, passionalissimo bacio con cui Spike era riuscito a farle vedere i fuochi di artificio in uno squallido fast food. Buffy si appoggiò contro il lavandino, i capezzoli tesi contro la stoffa della sottoveste in un sussulto di anticipazione.

 

Spense il phon - e la fantasia - e si ricontrollò allo specchio. Non aveva messo nei piani di sentirsi così attratta da quell’uomo. E ora, le bastava un’occhiata all’idromassaggio per pensare a scenari bollenti che Riley non le aveva mai suscitato, neanche per sbaglio.

 

Non aveva pianificato neanche di dividere la suite con Spike. A proposito, perché avrebbe dovuto dividere la suite con lui? Non appena fosse uscita di lì avrebbe preteso una spiegazione più che convincente.

 

Peccato che non avesse niente da mettersi per uscire dal bagno, avendo dimenticato tutti i vestiti nell’armadio di fianco alla poltrona su cui si era seduto Spike. Dannazione, la sua presenza la rendeva incapace di fare anche le cose più semplici! Si diede un’altra controllatina allo specchio. I capelli le ricadevano in morbide onde ai lati del viso. Il rossore sulle guance rispecchiava le sue fantasie, per non parlare dei suoi capezzoli inturgiditi. Sembrava in tutto e per tutto una donna pronta a rotolarsi tra le lenzuola con il suo autista.

 

Non poteva tornare di là in quello stato. Qualsiasi uomo l’avrebbe considerata come una palese offerta. Socchiuse la porta e infilò prudentemente la testa di fuori. “Ehm…Spike?”

 

“Mmh?” La testa era reclinata contro lo schienale della poltrona e gli occhi non si erano nemmeno aperti.

 

“Avrei un problemino”

 

“Sarebbe?”

 

“I miei vestiti”

 

Aveva la sua attenzione, adesso. Riaprì gli occhi e si mise diritto. “Per caso vuoi che tenga ancora gli occhi chiusi?”

 

“Oh no”

 

“Io credo che sia meglio di si, dolcezza” ribatté lui maliziosamente.

 

Aveva pensato di chiedergli di voltarsi mentre usciva, ma forse poteva fargli fare qualcosa di meglio: scegliere qualche indumento per lei. Ehi, buona idea! Aveva speso una fortuna in perizoma e reggicalze fatti per sedurre, come aveva sottolineato la commessa del negozio di biancheria.

 

Avrebbero sedotto anche lui? Il suo sguardo si fermò sulle sue mani, mani lunghe e affusolate, che avrebbero toccato ed accarezzato la sua biancheria, finché non avessero trovato qualcosa di loro gradimento. E poi lei avrebbe indossato la biancheria che lui aveva scelto apposta per lei. Decisamente un’idea grandiosa.

 

Si passò la lingua sulle labbra e fissò i suoi occhi blu. “Ti dispiacerebbe prendere tu qualcosa e passarmelo attraverso la porta? Ho bisogno di un vestito per la cena e la biancheria. Mi faresti davvero un favore”

 

Lui si alzò dalla poltrona con aggraziata svogliatezza. “Ti busso quando trovo qualcosa”

 

Buffy richiuse la porta e vi si appoggiò contro, in attesa.

 

 

Spike aprì la cassettiera, scoprendo un vero e proprio scrigno di tentazioni. Indumenti di pizzo gli sfiorarono il dorso della mano, mentre le dita affondavano nel raso del resto della biancheria. Così tante scelte, e il potere di fare quella giusta nelle sue mani!

 

Certo che il destino era proprio beffardo: da un lato gli aveva fatto incontrare la donna grazie alla quale avrebbe potuto mettere in atto il suo sogno, dall’altro gli imponeva di non toccarla neanche con un dito, se voleva riuscire nei suoi intenti.

 

Ma lui voleva toccarla!

 

Arrivato a quel punto, doveva stare attento a non commettere stupidaggini. Meglio concentrarsi sul suo scopo, meglio dimenticare gli impulsivi acquisti che aveva quasi perso sul pavimento della recepition. Purtroppo, però, sapeva quanto gli sarebbe costato sedere a cena con quella biondina, sapendo quale biancheria indossava, e conscio del fatto che era stato proprio lui a sceglierla.

 

Dopo un’ispezione piuttosto lunga decise per un bustino di pizzo grigio perla, con il reggiseno più offensivo che avesse mai visto e le giarrettiere per le calze. Meglio toglierselo dagli occhi, pensò lanciandolo sulla poltrona e dedicandosi alla scelta dell’abito. Aprì le ante dell’armadio e la sua attenzione fu subito catturata da una gonna lunga ricamata e da una maglietta piuttosto scollata dello stesso colore.

 

Prese vestiti e biancheria e si diresse alla porta del bagno. “Buffy?”

 

“Lascia tutto fuori la porta” lo istruì lei.

 

Spike fece come gli aveva chiesto e poi andò a risedersi sulla poltrona. Era stanco, e anche se non aveva abbandonato nessuno all’altare, la giornata era stata lunga e faticosa anche per lui. Chiuse gli occhi, mentre la porta del bagno si apriva per chiudersi subito dopo, lasciandolo a fantasticare sul bustino che scivolava sulle dolci curve di Buffy.

 

***

 

Buffy sbuffò mentre attraversava la stanza a passi decisi.

 

Bene. Proprio bene. Prima era stata scaricata all’altare…anzi, no, era stata fregata. Fregata ad un passo dall’altare. E adesso, dopo aver vagabondato per il bagno per un’ora a reprime l’attrazione che provava per Spike, lo trovava addormentato come un ghiro.

 

Accese la lampada sul comodino accanto al letto, ma lui non accennò a svegliarsi. Aprì e richiuse energicamente il cassetto del comodino, ma ancora nessun cenno di risveglio. La frustrazione cominciò a montarle dentro. Aveva covato frustrazione per tutta la giornata, e ora si sentiva come una pentola a pressione dimenticata sul fuoco.

 

Si lasciò cadere sul bordo del letto e rimase a studiarlo per qualche istante. E va bene, non era carino da parte sua prendersela in quel modo, ma nemmeno lui era stato carino a piombare nella sua suite per poi addormentarsi. E comunque lei aveva voglia di prendersela con qualcuno e lui era l’unico disponibile, al momento.

 

Sollevò gli stivali da terra e li batté uno contro l’altro. Ancora niente. Buffy lo guardò, mezzo sdraiato in una poltrona troppo piccola per lui, e combatté il desiderio di scostargli i lembi della camicia per allungargli le mani sul petto ad accarezzare quei muscoli che intuiva sotto la stoffa. Forse, se almeno si fosse addormentato su di lei…

 

Era furiosa. Con tutti. Con suo padre per averle comprato un marito, con il suo sposo mancato per essersi lasciato comprare, e con se stessa per essersi lasciata prendere per i fondelli. E anche con Spike, perché apparteneva all’infida specie maschile, si era addormentato, e aggiungeva miseria alla sua miseria.

 

Che cavolo ci faceva nella sua stanza?

 

Si alzò dal letto e gli sfiorò il polpaccio con la punta dello stivale. Okay, forse gli aveva dato un calcetto, ma piccolo però.

 

Spike si raddrizzò di scatto sulla poltrona, perfettamente sveglio. “Mi sono perso qualcosa?” le chiese sfregandosi il mento, vagamente disorientato.

 

“Io non ti ho dato il permesso di dividere la stanza con me”

 

“Guarda che nemmeno io faccio dannatamente i salti di gioia a questa prospettiva”

 

Buffy piantò le mani sui fianchi e spalancò gli occhi. “Cosa vorresti dire?”

 

“Voglio dire che fare da dannato babysitter ad una piccola figlia di papà, viziata e capricciosa, non è la mia maledetta idea di passatempo”

 

Buffy fece una smorfia a quella descrizione. “Tu non sai niente di me”

 

“So quanto mi basta. Mi tratti come se fossi la tua cameriera, mi ha tirato un caldo per chissà quale diavolo di motivo, e poi russi quando dormi”

 

“Io non russo!”

 

“Sì, invece. Ti ho sentita mentre dormivi in macchina”

 

Buffy era pericolosamente vicina al pestare i piedi per terra, ma questo avrebbe sostenuto la tesi della figlia di papà viziata e capricciosa. “Non hai risposto alla mia domanda. Che ci fai nella mia camera?”

 

“Non ci sono altre camere libere. Tutto l’albergo è dannatamente colonizzato da un gruppo di suore agguerrite”

 

Lei, lui e l’idromassaggio insieme? Da soli? Nossignore! “Trovati un altro albergo”

 

“Forse non hai capito, dolcezza. In città non c’è un dannato buco libero”

 

Buffy aprì le porte scorrevoli e si rifugiò sul terrazzo, inspirando l’aria fresca. “Forse è stata una pessima idea. Forse dovrei tornare a casa”

 

“E dove sarebbe casa? Da paparino? O dall’uomo che hai appena abbandonato?”

 

Al diavolo! Ma cosa aveva quel tipo, un talento speciale per farle le domande a cui non aveva voglia di rispondere? No, non sarebbe tornata da suo padre, né tanto meno da Riley.

 

“Scappi sempre di fronte ai problemi?” la incalzò lui. “Non vuoi tornare a casa, e non vuoi nemmeno rimanere qui con me. Capisco le tue perplessità riguardo al tornare a casa, ma cosa c’è in me che ti spaventa?”

 

“Io non sto scappando. E non ho paura di te” Infatti non era lui. Era la folle attrazione che provava per lui a terrorizzarla. Buffy si massaggiò le tempie, confusa. “Okay, senti, io non ce la faccio più a restare qui dentro. Che ne dici di andare a cena?”

 

Una luce soddisfatta accese i suoi occhi blu. La sua proposta sembrava piacergli. “Ho preso dei vestiti quando sono uscito, prima. Mi faccio una doccia veloce e poi possiamo uscire”

 

“Prenditela pure con comodo, tanto ho prenotato…per me e Riley, sai”

 

“Niente da obiettare. A che ora?”

 

“Le nove. Lo so che è tardi, ma pensavo che prima saremmo stati…beh, occupati” Buffy abbassò gli occhi imbarazzata. Non era facile guardare Spike e spiegargli che aveva prenotato tardi perché pensava che lei e Riley avrebbero preso l’aperitivo a letto.

 

Si era aspettata una battuta acida, invece Spike si limitò a raccogliere la borsa con i suoi acquisti e ad avviarsi verso la doccia, dicendo: “Non ci metterò tanto”

 

***

 

Dopo una cena sorprendentemente piacevole, durante la quale lui e Buffy avevano discusso animatamente di libri e cinema, Spike stava ora infilando la chiave magnetica nella fessura accanto alla porta. Si fece da parte e lasciò entrare Buffy per prima, che lo sfiorò con il fianco mentre oltrepassava la soglia. Il desiderio, tenuto a bada durante la cena, tornò a tormentarlo.

 

“Scusa” disse lei.

 

“Non c’è problema” Sì, certo, come no? Era bastato un fottuto tocco fortuito e si sentiva tutto attorcigliato dentro.

 

Per sua fortuna Buffy passò oltre e si fermò in mezzo alla stanza, ben lontana da lui. “Dobbiamo discutere della sistemazione per la notte”

 

“Proposte?”

 

“Io prenderò la poltrona divano” Arrivò secca la risposta di lei.

 

Spike seguì lo sguardo di Buffy in direzione della poltrona in questione. “E’ piuttosto piccola” commentò.

 

“Non penso che dividere il letto sia una buona idea”

 

“Ma è grande”

 

“Non abbastanza”

 

Spike diede un’occhiata all’enorme letto che troneggiava in mezzo alla stanza e poi alla poltrona. “Oh, per favore! Rispetto alla poltrona lo è” Ma che cavolo importava a lui se lei si rannicchiava su quella dannata poltrona? Perché non la lasciava fare? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era di convincere Buffy a dormire nello stesso letto.

 

“E va bene. Però avremo bisogno di una barriera a dividerci. Magari potremmo arrotolare delle coperte e metterle in mezzo al letto” propose dopo un minuto lei.

 

Spike scrollò le spalle. “Come vuoi” Se era convinta che facesse qualche differenza…

 

C’erano già parecchie barriere tra di loro, eppure erano servite a ben poco fino a quel momento. Per esempio il fatto che lei era la piccola ereditiera Summers e lui solo l’autista. O il patto che c’era tra lui e Hank.

 

A tempo di record Spike si intrufolò in bagno e ne uscì subito dopo per lasciarlo a Buffy. Non aveva un pigiama né ne aveva comprato uno. Il massimo che poteva fare era tenersi addosso la biancheria, e così, vestito dei soli boxer, scivolò tra le lenzuola, incrociò le mani sotto la testa e rimase a fissare il soffitto.

 

Sentì Buffy camminare nel bagno. Aveva rovistato nel suo cassetto quel pomeriggio e sapeva che non c’erano camicie da notte di flanella nel suo guardaroba. E nemmeno pigiami da uomo ultracoprenti. No, niente di tutto ciò. Ogni indumento contenuto in quella dannata cassettiera aveva addosso un solo messaggio chiarissimo: Sesso, sesso e ancora sesso, e adesso quella parola sembrava vibrare dentro di lui scotendolo dalla testa ai piedi.

 

Nel disperato tentativo di distrarsi, cercò di calcolare l’effetto che il patto con Hank Summers avrebbe avuto sul suo lavoro, sul Motors&Books. Quello era il nome del negozio di moto e libri che aveva aperto un paio di anni fa, ipotecando praticamente tutto quello che aveva, e che nell’ultimo periodo non navigava in acque tranquille. Gli piaceva credere che quel luogo fosse il posto dove la gente potesse riparare il motore della propria auto, ma anche la propria anima. Era il suo sogno e i soldi di Summers gli avrebbero permesso di continuare a viverlo, iniziando innanzitutto a non fargli scegliere quale dei suoi amici e aiutanti lasciare a casa. Xander e Oz che si occupavano della parte dei motori e il signor Giles, ex bibliotecario, facevano parte della sua famiglia, insieme ad Angel, Cordy e il loro bambino. Finalmente avrebbe potuto annunciargli che il loro lavoro non correva più rischi. Decisamente le cose stavano prendendo una piega molto positiva. 

 

Buffy aprì la porta del bagno, mettendo fine ai suoi pensieri, e un secondo dopo spense la luce, facendo piombare la stanza nell’oscurità. Quel secondo però era bastato a Spike per catturare una fugace visione della signorina Summers: ci aveva preso, non c’era traccia di flanella o cotone, lo aspettava una notte vicino ad una dea fasciata, succintamente, di pizzo.

 

Buffy si infilò sotto le lenzuola, e il suo profumo avvolse Spike come la più calda delle coperte. Non si era mai sentito più sveglio in vita sua. La sentì allungare una mano verso il centro del letto e battere, piano, come in cerca di qualcosa, finché non si imbatté nel suo torace nudo, rischiando di far precipitare la situazione in un millesimo di secondo. Buffy si ritirò precipitosamente dalla sua parte.

 

“Non hai arrotolato le coperte e non le hai nemmeno messe come barriera!” lo accusò con una punta di panico nella voce. Poi si inginocchiò sul letto per raccogliere il copriletto dal fondo.

 

Nonostante il quasi totale buio nella stanza, la sagoma di lei protesa in avanti era più che visibile, e un’offerta fin troppo provocante per i sensi di Spike, che chiuse gli occhi per non cadere in tentazione. Purtroppo, la sua immaginazione compensava in maniera più che efficace. Niente da fare. Li riaprì con un sospiro di rassegnazione. “Lascia perdere le coperte. Fidati, non è necessario”

 

Buffy si sedette. “Non temere, non lo facevo per difendermi dalla tua folle lussuria nei miei confronti, ma solo per evitare di darti fastidio”

 

Cosa diavolo stava blaterando adesso? E perché diavolo quella voce stizzita? “Non mi darai nessun fastidio”

 

Buffy si distese dal suo lato del letto e si voltò verso il bordo, dandogli la schiena. “Spike?”

 

“Mmh?”

 

“Non so nemmeno se questo è il tuo vero nome” mormorò lei in tono basso.

 

“Senti chi parla Buffy” Il suo commento era velato.

 

“Come ti chiami? Sul serio, voglio dire” precisò lei stringendo il cuscino.

 

“William. William Connor James Spencer”  

 

Buffy sorrise. “Grazie”

 

“Di cosa?”

 

“Dell’informazione. Abbiamo condiviso una giornata piuttosto movimentata, noi due, e pensavo che fosse giusto sapere almeno il tuo nome, quello vero”

 

“E Buffy è il tuo vero nome?”

 

“Elisabeth. Ma mio padre mi ha sempre chiamata Buffy e così hanno fatto sempre anche gli altri. Secondo lui Buffy si addice di più ad una persona come me, un po’…sopra le righe”

 

“Mi piace Elisabeth. E’ un bel nome, molto elegante. Ti si addice”

 

“Spike?”

 

“Sì, Elisabeth?”

 

“Pensi che potresti darmi un bacio della buonanotte? Solo un bacio, nient’altro”

 

Quella richiesta così sincera e spontanea, lo commosse. Per qualche motivo era sicuro che lei non amasse chiedere conforto agli altri, né a lui capitava spesso di consolare qualcuno. Ma non era successo praticamente niente di normale quel giorno, e adesso lui non ci vedeva niente di strano nella sua richiesta. Inoltre, la tenerezza suscitatagli dal quel suo bisogno di conforto, aveva momentaneamente messo a tacere il desiderio fisico.

 

Si sollevò dal letto e, appoggiandosi al gomito, le scostò i capelli dalla guancia. Qualsiasi donna avrebbe chiuso gli occhi in quella situazione, ma non Buffy. Lei non distolse lo guardo, mentre le labbra di lui si abbassavano a incontrare brevemente la sua bocca. Nella dolce curva delle sue labbra Spike colse la sua vulnerabilità.

 

“Sogni d’oro, Elisabeth”

 

“Anche a te, William”

 

 

 

CAPITOLO 8

 

Per quanto Buffy si sforzasse non riusciva ad escludere quei tonfi provenienti dalla porta. Chi osava bussare mentre stava dormendo? Si alzò a sedere sul letto, completamente disorientata. Ah già, matrimonio saltato, San Antonio, condivisione del letto con il ragazzo più sexy che avesse mai conosciuto.

 

I tonfi continuavano.

 

“Buffy, lo so che sei lì dentro. Vieni subito ad aprire questa maledetta porta!”

 

Willow? Cosa diavolo ci faceva Willow a San Antonio?

 

“Perché ci sei tu lì dentro, vero, Buffy?” D’un tratto la voce aveva perso tutta la sua sicurezza.

 

Buffy scese dal letto e si precipitò ad aprire uno spiraglio, bloccando la porta con la catenella. “Calmati, Will, stai svegliando tutto l’albergo” sussurrò arrabbiata.

 

“Fammi entrare. Dobbiamo parlare”

 

Buffy si voltò a dare un’occhiata all’uomo che dormiva nel suo letto. “Domani mattina, magari”

 

“E’ già mattina. Sono le due, per la precisione” ribatté Willow, più determinata di quanto l’avesse mai vista.

 

Buffy tolse la catenella e la lasciò entrare. Cos’altro poteva fare? Era già una fortuna che Spike non si fosse svegliato con tutto quel trambusto.

 

Willow si bloccò sulla soglia, guardando Spike come se vedesse un fantasma. “Hai perso la testa?!”

 

Buffy la prese per un braccio e la trascinò in bagno. “Non è come sembra. Non c’erano altre camere libere e abbiamo dovuto dividere la mia. Tutto qui. Tu, piuttosto, mi vuoi spiegare cosa ci fai qui?”

 

L’amica le posò una mano sulla spalla. “Buffy, hai lasciato un fidanzato all’altare, se te ne sei dimenticata”

 

“E lo rifarei immediatamente” ribadì in fretta Buffy.

 

“E’ proprio questo il punto, tu sei scappata, anziché fermarti ad affrontare la situazione”

 

“Pensavo che Riley non ti piacesse”

 

La fronte di Willow si corrugò immediatamente. “Non ho mai detto che mi piace Riley, solo non mi sembra giusto abbandonarlo così”

 

“E allora perché il giorno del mio matrimonio mi hai torturato con quelle domande su cosa provavo per lui, se ero sicura di quello che stavo per fare, o se lui fosse l’uomo per me e tante altre belle cose?”

 

“Infatti, intendevo proprio questo. È l’uomo giusto per te?”  Willow si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, come a volersi dare un tono giudizioso.

 

“Evidentemente no. Ma allora perché continui a darmi il tormento?”

 

“Perché è di tuo padre che mi preoccupo, e del fatto che prima o poi dovrai affrontarlo”

 

Buffy incrociò le braccia e cominciò a camminare avanti e indietro nel bagno. “Non mi importa un accidente di mio padre”

 

“Oh, Buffy, ma se hai sempre fatto tutto quello che voleva lui! Per quanto lo neghi, presto o tardi, dovrai parlargli e cercare di sistemare le cose con lui. Ti vuole bene, ed è preoccupato per te”

 

“Sì, certo! Sono già abbastanza sorpresa che non sia venuto fin qui per cercare di trascinarmi a casa con la forza”

 

Willow sospirò. “L’avrebbe sicuramente fatto, se non fosse già fin troppo occupato a cercare Joyce”

 

“Mia madre? Cosa significa che la sta cercando?”

 

“Se n’è andata anche lei, subito dopo che l’hai fatto tu. È partita, lasciando un biglietto in cui diceva che Hank si è spinto troppo oltre questa volta”

 

Ma cosa stava succedendo? Erano tutti impazziti? “Senti, Willow, che ne dici di farci una bella dormita adesso? Io sono a pezzi e anche tu hai l’aria esausta. Sarebbe meglio che dormissi qualche ora prima di tornare a Sunnydale”

 

“Forse hai ragione, almeno per quanto riguarda il sonno. Ma sappi che non tornerò a Sunnydale finché tu non sarai pronta a seguirmi”

 

***

 

Spike era sdraiato nel letto, gli occhi chiusi, ma perfettamente sveglio. Era abituato a svegliarsi presto, e non a perdere tempo sotto le coperte. Non l’aveva mai fatto, neanche quando era sposato con Drusilla.

 

Eppure quella mattina avrebbe pagato per indugiare un altro po’, al calduccio, lasciandosi inebriare dal profumo della donna che gli dormiva accanto. Conosceva Buffy da meno di ventiquattro ore e sarebbe già stato in grado di distinguere il suo profumo tra mille.

 

Aprì gli occhi e si voltò a studiarla alla pallida luce che filtrava dalla finestra. Sarebbe potuto rimanere a guardarla per ore, oppure svegliarla con un bacio e fare l’amore con lei nella tenue luce dell’alba…

 

Meglio togliersi di lì prima di cadere in tentazione. Si alzò di scatto e si avviò verso lo schienale della poltrona divano per recuperare i suoi jeans. Allungò una mano e…decisamente non erano i suoi jeans quelli che stringeva per la stoffa della gamba. E oltretutto c’era anche qualcuno attaccato!

 

“Che diavolo…?”

 

Ritirò la mano di scatto e si ritrovò a fissare da molto vicino un paio di occhi spiritati, mentre i suoi timpani venivano passati da parte a parte dallo strillo più assordante che avesse mai sentito in vita sua.

 

Buffy balzò a sedere sul letto. “Cos’è tutto questo rumore?” Appoggiò i piedi a terra. “Oh, vedo che voi due avete già fatto conoscenza”

 

Spike non si sentiva particolarmente a proprio agio a svegliarsi nella stessa stanza con una

sconosciuta urlante. “Chi sei tu?”

 

“Willow Rosemberg. Sono qui per far rinsavire Buffy. Chi sei tu, piuttosto?”

 

“Spike Spencer. Sono l’autista che l’ha portata fin qui”

 

La sconosciuta lo fissava con una certa insistenza, e non solo in viso. “Oh mio Dio” mormorò Willow, gli occhi incollati ai suoi pettorali scolpiti. “Adesso capisco perché Buffy non vuole tornare a casa”

 

Spike si voltò verso Buffy in cerca di chiarimenti, ma lei sembrava troppo occupata a fissarlo a sua volta a bocca aperta, il che gli ricordava che era mezzo nudo, condizione piuttosto imbarazzante per un uomo alle prime luci dell’alba. Prese i jeans e se li infilò in tutta fretta. “Qualcuno vuole dannatamente spiegarmi cosa sta succedendo qui?”

 

“Willow, la mia amica, è arrivata alle due di notte, così abbiamo deciso di rimandare le presentazioni” risposte Buffy con un sorrisetto.  

 

“Proprio così” Finalmente Willow smise di fissarlo come se fosse uno spogliarellista professionista e si infilò in bagno senza aggiungere altro.

 

“Willow pensa di passare il resto della luna di miele con noi” lo informò Buffy in tono dolce.

 

“Riporterò Buffy a Sunnydale non appena riprenderà a ragionare” urlò Willow di rimando dal bagno.

 

Spike era completamente perso. “Ehm, signore, io credo di non capire bene…”

 

“Il fatto è che Willow è convinta di dover dirigere la mia vita al posto mio”

 

“Sto solo cercando di riportarti ad affrontare il groviglio creato da tuo padre”

 

“Cosa vorresti insinuare?”

 

“Quanti ragazzi hai avuto al liceo?”

 

Quel botta e risposta non aveva senso, ma Spike cominciava a trovarlo interessante. Spostò il suo sguardo dalla porta del bagno a Buffy, molto curioso di sentire la sua risposta.

 

“Nessuno” ammise lei piuttosto imbarazzata.

 

“Cosa?” Spike era allibito.

 

“Ai ragazzi non piace una ragazza che è controllata a vista e non può uscire la sera” si giustificò lei, stringendosi nelle spalle.

 

“E che mi dici di Owen?” la incalzò Willow.

 

Spike era completamente affascinato da quel surreale scambio di battute.

 

“E chi se ne ricorda?”

 

“Tu eri pazza di Owen!”

 

Quell’Owen gli stava già terribilmente sulle scatole. Cosa poteva averci trovato Buffy in uno con un nome così idiota?

 

“E’ stato secoli fa”

 

“E’ stato subito prima che Riley comparisse miracolosamente sulla scena. Guidato per mano di tuo padre, guarda caso”

 

Spike riconobbe la luce ferita negli occhi di Buffy. Quegli uomini dovevano essere veramente degli idioti per aver bisogno di farsi pagare per uscire con una donna come lei.

 

“Senti, Buffy, torniamo a casa. Se ami davvero Riley, non è troppo tardi per mettere da parte il tuo orgoglio ferito e rimboccarti le maniche per far funzionare le cose”

 

Nooooo! Spike rifiutava anche solo l’idea di una fine del genere, tuttavia l’incapacità di Buffy di ribattere cominciava ad innervosirlo.

 

“Qualsiasi cosa, ma devi affrontare tuo padre e fargli capire che è ora di smetterla di intromettersi nella tua vita” Willow aprì la porta del bagno e si rivolse direttamente a Spike. “Diglielo, anche tu”

 

Se fosse tornata a Sunnydale, sarebbe stato libero. L’avrebbe consegnata a Hank, avrebbe riscosso la sua paga, e poi sarebbe tornato al Motors&Books con soldi a sufficienza per garantirsi un futuro. Quindi per quale diavolo di motivo il suo stomaco si attorcigliava al solo pensiero di portare Buffy a casa e dirle addio per sempre?

 

La guardò negli occhi, in cerca di quella luce ribelle che gli piaceva tanto. “Vuoi tornare indietro?”

 

Lei gli restituì lo sguardo ugualmente intenso. “No. Non sono ancora pronta. Sunnydale non scomparirà dalla faccia della terra durante questa settimana, e io voglio la mia settimana. Avevamo fatto un patto, ricordi?”

 

Senza nemmeno rendersene conto, Spike aveva trattenuto il respiro mentre aspettava la risposta di Buffy. “Certo che me ne ricordo. Io ti scorterò dove vuoi per una settimana. Poi ti riaccompagnerò a casa”

 

Buffy gli sorrise, e Spike si sentì come se avesse vinto la lotteria.

 

“Grazie per l’aiuto!”

 

Per l’inferno, si era quasi dimenticato di Willow!

 

“Dacci un taglio, Will. Se decidi di restare devi essere carina con Spike” la prese in giro Buffy.

 

“D’accordo, se è questo che vuoi. Almeno sono riuscita a dirti quello che penso. Ritornerò a Sunnydale e ti aspetterò per la fine della settimana. Va bene così?”

 

“Mi sembra un buon compromesso”

 

Willow incassò la sconfitta con un sospiro. “Che programmi avevate per la mattinata?”

 

“Massaggi per lei e per lui”

 

Spike si passò una mano sul viso. “Io dovrei ancora sistemarmi”

 

“Ma se stai benissimo!” Oops, forse era meglio stare più attenta a quello che diceva. “Voglio dire, non stai male per esserti appena svegliato…cioè insomma, meglio di quanto uno si immagini…”

 

Dunque le piaceva appena sveglio…Interessante, molto interessante.

 

“Magari prima di andarmene potrei farmi fare un massaggio anch’io” rifletté Willow ad alta voce. “Vi spiace se mi unisco a voi?”

 

Buffy si aggiustò i capelli dietro le orecchie, passandosi la punta della lingua sul labbro inferiore. “Per me va bene. Mi preparo e tra cinque minuti possiamo scendere” rispose.

 

Spike rimase a fissarla come se non potesse proprio farne a meno, mentre lei spariva dietro la porta del bagno. E poi rimase a guardare il legno della porta mentre si sentiva già scorrere l’acqua del rubinetto.

 

“Ho notato come vi guardate, voi due” lo apostrofò Willow con aria battagliera. “Stai in guardia, però, lei non è dura come sembra, e quello che ha appena subito da suo padre e da Riley è stato un tiro molto sporco”

 

Spike non sapeva cosa rispondere, così non disse niente.

 

“Buffy è emotivamente vulnerabile in questo momento, e se tu le fai del male, giuro che ti prenderò personalmente a calci nei…”

 

“Ho capito, ho capito, non c’è dannatamente bisogno di aggiungere altro” la fermò Spike portandosi prudentemente una mano all’inguine. “Sei stata fin troppo esplicita”

 

“Credimi, non esiterei un istante a farlo”

 

Oh, le credeva, eccome se le credeva.

 

“Pronti per un po’ di sano divertimento?” li interruppe Buffy, spuntando dal bagno.

 

Ma certo, lui, Buffy e la piccola delinquente di strada, tutti insieme appassionatamente.

 

***

 

“Scusa, fammi capire, mi stai chiedendo di togliermi i vestiti e di strisciare nudo come un verme su quel lettino?”

 

Buffy sbuffò, e la massaggiatrice sorrise divertita. “Se la può tranquillizzare, anche la sua signora farà lo stesso”

 

Una luce entusiasta si accese negli occhi di Spike. “Beh, se la mettete così…”

 

“E le prometto che avrò un tocco delicatissimo” aggiunse strizzando l’occhio a Buffy. “So bene in che condizioni arrivano gli sposini: tutti indolenziti”

 

Buffy non si preoccupò di correggere la donna, sarebbe stato troppo complicato e imbarazzante. Beh, ecco, questo non è esattamente mio marito. No, quello l’ho lasciato all’altare. Sa, mio padre me l’aveva comprato…lui è solo il mio autista…sa, vorrei tanto saltargli addosso ma la mia migliore amica è arrivata a rompere  le uova nel paniere e… Meglio lasciar perdere. Decisamente.

 

“Allora, potete andare nei camerini adesso. Le signore a destra e i signori a sinistra. Ci vediamo tra dieci minuti nel bagno turco”

 

Buffy si infilò nello spogliatoio, si tolse i vestiti, si avvolse un asciugamano intorno al petto e un altro sui capelli, a mo’ di turbante. Meglio godersela fino in fondo, già che c’era. Poi aprì la porta che conduceva direttamente nel bagno turco, e si ritrovò immersa nei vapori. L’ingresso del bagno turco era un atrio molto più piccolo e intimo di quanto avesse immaginato. Spike l’aspettava seduto su una panca, i fianchi avvolti in un minuscolo asciugamano, e la testa appoggiata al muro con gli occhi chiusi. Aprì un occhio non appena sentì la porta chiudersi alle spalle di Buffy.

 

“E la tua amica?”

 

“Willow?”

 

Entrambi gli occhi di Spike si spalancarono terrorizzati. “Perché, ne è arrivata un’altra?”

 

Buffy si sedette di fianco a lui, ridendo. ”Oh, no, non preoccuparti, abbiamo solo Willow. All’ultimo momento ha deciso per una ceretta”

 

Spike fece una smorfia e richiuse gli occhi, tornando a rilassarsi. “Suona doloroso”

 

“Effettivamente…Immagino che per un uomo sia un po’ come farsi avvolgere da un rotolo gigante di nastro adesivo”

 

Spike scrollò le spalle. “Per quanto mi riguarda preferisco il bagno turco. Decisamente sai come si organizza una luna di miele, dolcezza. Complimenti”

 

Buffy rimase ad osservarlo mentre si rilassava sulla panca, godendosi l’effetto corroborante del vapore. Era così bello…Gli avevano dato un asciugamano bianco, come a lei, che lui si era sistemato basso sui fianchi. Piccole goccioline d’acqua gli scendevano lungo la linea dei muscoli, oltre il torace, sul ventre piatto fin sotto…Quanto avrebbe voluto seguirne il percorso con le mani!

 

“Perché non mi racconti qualcosa di te?” Era la prima domanda che le era venuta in mente, qualsiasi cosa pur di non assecondare le sue tentazioni. “Voglio dire, tu conosci degli aspetti molto intimi di me, persino imbarazzanti. Magari potremmo riequilibrare le cose”

 

Spike aprì pigramente gli occhi, incurvando le labbra in un accenno di sorriso malizioso. “Ho trent’anni e ho un fratello poco più grande di me. Mi piace il cibo piccante e speziato e penso che i Ramones siano il miglior gruppo sulla faccia della terra”

 

“Mmh, Ramones, eh? Credo che dovrai colmare la mia lacuna in campo musicale” commentò lei con un sorrisetto.

 

Lui sorrise più apertamente. “Potrei provarci ma non credo funzionerebbe”

 

“Perché?”

 

“Quando l’ho fatto con la mia ex moglie non ha avuto grandi risultati”

 

Non era la prima volta che Spike nominava la sua ex moglie, ma Buffy non riusciva a farsi un’idea di quali potessero essere i suoi sentimenti verso di lei. Non l’aveva mai chiamata neanche per nome.

 

“Ti manca molto?” Brava, Buffy. E ora non lamentarti se ti dice che non sono affari tuoi.

 

Spike socchiuse gli occhi. “La verità o una diplomatica bugia?”

 

“La verità”

 

Spike scosse lentamente la testa. “A volte mi capita di sentirmi solo, ma se devo dirla tutta, non sono stato granché come marito”

 

Buffy non era sicura di cosa si fosse aspettata, ma sicuramente non quello. Possibile che anche lui avesse ingannato sua moglie come aveva fatto Riley con lei? Eppure non sembrava il tipo… “Perché dici così?”

 

“Forse era una questione di mancanza di sensibilità, come mi hai fatto notare anche tu. All’epoca ero completamente assorbito da me stesso e dai miei doveri, e così a poco a poco Drusilla ha finito per allontanarsi e per lasciarsi coinvolgere sempre più dalla sua carriera”

 

Bene, finalmente la donna del mistero aveva un nome. Drusilla. “Che tipo è?”

 

“Alta, capelli scuri, occhi scuri. Una ragazza decisa, che sa quello che vuole”

 

L’esatto contrario di lei.

 

“Ho sempre pensato che se ne fosse andata per una questione di soldi” continuò Spike, “sai, non si può certo dire che non ci fossero grandi difficoltà da quel punto di vista, e in più c’erano parecchi conti da pagare” Aveva una smorfia amara dipinta sul viso. “Adesso comincio a pensarla diversamente. Forse non si trattava di soldi”

 

“Come mai?”

 

“Diciamo che la tua situazione mi spinge a guardare quello che è successo tra Dru e me sotto una luce diversa”

 

“Come…la mia situazione?”

 

“Tu vedi l’accordo tra tuo padre e il tuo ex fidanzato come una specie di tradimento. Ma loro due pensavano solo che si trattasse di un affare vantaggioso per tutti”

 

“Forse sei ancora in tempo per sistemare le cose con Drusilla” ribatté lei, in modo non del tutto innocente. Eppure, in barba alle sue parole, la sola idea di Spike e della sua ex moglie di nuovo felicemente insieme le dava molto più che fastidio.

 

“Non credo proprio. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora. E poi non sono nemmeno sicuro che sia Dru a mancarmi e non piuttosto il fatto di essere sposato”

 

“Oh” Beh, così la faccenda prendeva tutta un’altra piega. Decisamente più  piacevole… “Vuoi dire che…potresti anche risposarti?” Il cuore prese a batterle più forte nel petto.

 

“Certo, perché no? Se trovassi la donna giusta”

 

Adesso il suo cuore batteva come impazzito.

 

Spike allungò le gambe davanti a sé, sfiorandole la coscia con la propria, e risvegliando all’istante una massa di campanelli di allarme in entrambi.

 

La cappa di vapore umido aveva alzato la temperatura di parecchio e questo sicuramente non contribuiva alla lucidità di Buffy. Un niente di pochi centimetri la divideva dall’oggetto del suo desiderio. E che desiderio!

 

Tanto più che negli occhi blu di Spike leggeva la stessa, incontrollabile voglia.

 

Le passò una mano dietro la nuca, accarezzandola delicatamente con il pollice. “Buffy?”

 

Era bastato un caldo sussurro, e lei era completamente persa. Sarebbe stato così facile colmare lo spazio che li separava e riassaporare le sue labbra…solo che Buffy avrebbe voluto essere sicura che il desiderio che gli leggeva negli occhi fosse per lei, e non per la figlia di Hank Summers. Non sapeva neanche perché le fosse venuta quella paura, forse quello che era successo la rendeva più vulnerabile, timorosa, o forse semplicemente le aveva fato crescere dentro un bisogno di essere amata per se stessa molto più grande del normale. E sicuramente il fatto di aver pagato Spike perché restasse al suo fianco per tutta la settimana non la aiutava granché in quel senso. Era ancora presto perché potesse fidarsi incondizionatamente di lui.

 

Mettendo a tacere il proprio corpo, si ritrasse leggermente e Spike la lasciò andare all’istante.

 

Con un tempismo perfetto, la porta del bagno turco si aprì, lasciando spuntare la testa di una biondina. “Okay, voi due. Pronti per la prossima fase? Le nostre ragazze vi aspettano per un bel massaggio. Vedrete, dimenticherete ogni tensione accumulata”

 

***

 

“Promettimi che mi chiamerai appena arrivi a casa”

 

Willow abbracciò Buffy nel parcheggio dell’albergo.

 

“Ma certo che ti chiamerò”

 

“E tu…” Willow rialzò di scatto la testa dalla spalla di Buffy e rivolse le sue minacciose intenzioni a Spike. “Ricordati quello di cui abbiamo parlato stamattina”

 

Buffy guardò prima uno poi l’altra, con aria confusa. “Di cosa avete parlato voi due?”

 

“Oh, niente di particolare” tagliò corto Spike. “Buon viaggio, Rossa”

 

Mentre la ragazza metteva in moto la sua macchina, Buffy si sentì in dovere di dirgli. “Forse a volte può sembrare un tipo un po’ scontroso, ma ti assicuro che in genere è dolce come il miele”

 

“Ti prenderò in parola” borbottò Spike poco convinto.

 

Poi rientrarono nella hall dell’albergo.

 

 

 

CAPITOLO 9

 

Gli stivali di Buffy ticchettarono sul pavimento lucido della hall mentre raggiungevano gli ascensori. Oltre a loro, la recepition era affollata da un gruppo di suore, sedute su poltrone e divani lì attorno. 

 

“Che ne dici di ordinare il servizio in camera per cena?” le chiese Spike.

 

Cena in camera anziché al ristorante? Effettivamente non sembrava una cattiva idea. Sarebbero potuti rimanere soli e magari…

 

Le porte dell’ascensore si aprirono, distraendola momentaneamente. Poi il suono ripetuto del campanello dell’ascensore le fece passare del tutto dalla mente che doveva ancora dare una risposta a Spike. Sembrava che qualcuno avesse difficoltà a entrare o uscire dall’ascensore alle sue spalle. Qualcuno di conosciuto, a giudicare dai brontolii a mezza voce che stava sentendo…

 

“Oh, Buffy, tesoro, meno male che ti ho incontrata! Vuoi darmi una mano a tenere aperte queste benedette porte?”

 

“Mamma?! Che diavolo ci fai tu qui?”

 

***

 

Buffy fissava la porta del bagno, ancora sotto shock. Da quando aveva origliato gli intrighi di suo padre e Riley sul retro della chiesa, neanche una cosa era andata per il verso giusto. E adesso sua madre si era anche messa a cantare sotto la doccia.

 

Spike si era rifugiato sul balcone della suite, più divertito che seccato da tutta quella confusione. 

 

“Mia madre deve tornare immediatamente a casa”

 

“E perché mai?” domandò Spike, con l’aria di chi ha la situazione completamente sotto controllo. Una persona su cui poter fare affidamento, pensò Buffy.

 

“Ha lasciato mio padre!” esclamò Buffy, quasi scioccata che lui non capisse la gravità della situazione. “Lei e papà sono insieme da più di vent’anni. Non può andarsene così!” Buffy si mise a passeggiare nervosamente per la stanza.

 

“Notevole” commentò Spike. “Comunque meno dei miei. Loro hanno raggiunto i trentacinque anni senza mai passare neanche una notte separati”

 

Buffy fermò la sua marcia. “E’ così romantico, non trovi?”

 

Spike scrollò le spalle. “Sì, immagino che lo sia. Purtroppo mio padre era così concentrato su mia madre che ha quasi buttato via tutti i nostri soldi…”

 

“Beh, secondo me c’è comunque qualcosa di molto dolce in tutto ciò” insistette Buffy, vagamente infastidita dal tono di critica implicita, nella sua voce.

 

“Può darsi, ma mio padre aveva comunque delle responsabilità verso la sua famiglia”

 

“Intendi dire che dovremmo anteporre le altre nostre responsabilità a quelle della famiglia?”

 

“Io l’ho fatto”

 

Buffy cercò di mascherare il suo disappunto. “Però, mentre eravamo nel bagno turco hai detto che rimpiangevi la fine del tuo matrimonio, o perlomeno le ragioni che l’hanno causata, come il fatto di non aver dedicato abbastanza tempo a tua moglie”

 

Spike scosse la testa. “Ma non ho detto che agirei diversamente se dovessi tornare indietro”

 

Se doveva trarre le conclusioni dal loro scambio d’idee…in qualche modo Spike le aveva appena lanciato un messaggio chiaro e forte in tema di relazioni sentimentali, solo che lei non era sicura di volerlo ascoltare. “I miei genitori sono abituati a contare l’uno sull’altro. Mia madre non sa cosa fare da sola”

 

“Forse le concedi poca fiducia. Potrebbe anche sorprenderti”

 

“Ho già avuto la mia parte di sorprese ultimamente. Non so nemmeno cosa farò io, figurarsi se posso occuparmi anche di mia madre…” E poi, come se non bastasse, aveva anche incontrato il primo uomo che le faceva sentire i brividi di eccitazione in tutto il corpo solo guardandola negli occhi. Peccato che finora non avessero avuto molta privacy, tra l’arrivo di Willow e quello di sua madre. “E’ arrivato il momento di prendere delle decisioni, ma prima devo chiamare mio padre”

 

“Fa come vuoi, dolcezza” fu la risposta tranquilla di Spike.

 

Con una faccia rassegnata, Buffy bussò alla porta del bagno, urlando per superare il frastuono dell’acqua della doccia e delle canzoni di sua madre: “Mamma? Abbassa il volume! Chiamo papà”

 

“Non gli dirai che sono qui, vero?” ribatté Joyce.

 

Buffy si voltò verso Spike, gli occhi al cielo. “No, non lo farò”

 

L’acqua della doccia riprese a scorrere, ma questa volta senza accompagnamento sonoro.

 

“Vuoi che ti lasci sola?” chiese cortesemente Spike.

 

Buffy scosse la testa. “Ormai hai già visto tutti i panni sporchi della mia famiglia. È un po’ tardi per cominciare ad avere segreti” E poi le piaceva l’idea che Spike restasse nei paraggi mentre lei affrontava suo padre.

 

Compose il numero sul telefono della suite, e poi prese a girare attorno al tavolino su cui era appoggiato, attorcigliando il filo.

 

“Summers. Chi parla?”

 

“Papà? Sono Buffy”

 

“Devi tornare a casa, Buffy. Subito” C’era qualcosa di strano nella sua voce, qualcosa che Buffy non aveva mai sentito prima: vulnerabilità.

 

“E’ successo qualcosa, vero?” chiese ansiosamente, immaginando gli scenari peggiori: un attacco di cuore, un piccolo ictus…Magari se ne stava a letto malato, abbandonato da moglie e figlia in un sol colpo.

 

“No. Solo che ci sono già abbastanza problemi qui senza che tu te ne stia a ciondolare a San Antonio mentre tua madre è sparita chissà dove. Non si è messa in contatto con te, per caso?”

 

Qualsiasi sentimento di comprensione potesse provare per suo padre per il fatto di essere stato abbandonato svanì quando Buffy sentì quel tono dispotico ed egocentrico, nonché la totale indifferenza per i suoi sentimenti. “Non sento la mamma da ieri” mentì. “Quanto a me, ammesso che ti importi qualcosa, non sto ciondolando, sto imparando ad occuparmi della mia vita da sola. E c’è una bella differenza, per quanto a te sfugga completamente. Quindi, per finire, non ho la minima intenzione di tornare a casa”

 

“Su, bambina, non è il caso di fare così”

 

“Rispondi alla mia domanda, papà: hai o non hai offerto dei soldi a Riley perché mi sposasse?”

 

“Non è come sembra” cercò di ammansirla suo padre. “Si è trattato di un normale accordo tra uomini da affari. Io avevo qualcosa di cui Riley aveva bisogno. Sembrava che lui ti piacesse e poi avevi bisogno di un marito, così abbiamo fatto un piccolo patto, una specie di regalo di nozze anticipato. Non ci trovo niente di tanto terribile!”

 

Lei aveva bisogno di un marito? E Riley aveva bisogno di soldi - non di lei! “Se le cose stanno così, papà, ti pregherei di non stringere più patti a nome mio. Non ho bisogno di un marito, e nemmeno di tornare a casa”

 

“Ma, Buffy…”

 

“Assolutamente no, papà, non ti permetterò di cavartela questa volta. Non chiamarmi più, non mi importa niente dei tuoi affari. In questo momento non mi importerebbe nemmeno se Sunnydale fosse risucchiata in un enorme cratere, è chiaro?” Così strillando,Buffy sbatté il telefono in faccia a suo padre.

 

“Per l’inferno, non si può dire che non vi siate parlati chiaramente” Spike accennò un sorriso, che inaspettatamente raffreddò la sua ira.

 

In quel momento anche sua madre decise di mostrarsi, e sporse dalla porta del bagno una faccia impiastricciata di crema rosa dalla punta dei capelli a quella del mento.

 

“Aaah!”

 

Joyce fece un balzo all’indietro per lo strillo di Spike. “Ma cos’ha il tuo amico, tesoro? Il campo è libero ora? Posso uscire di qui? Era Hank, vero?”

 

“Sì, mamma, il campo è libero. Esci pure”

 

Joyce uscì cautamente dal bagno, avvolta in uno spesso asciugamano di spugna rosa, che faceva pendant con la maschera che aveva sul viso. “Non è che per caso avresti due fettine di cetriolo, Buffy?”

 

“Tale madre, tale figlia” sentenziò Spike, ed era evidente che almeno lui si stava divertendo parecchio.

 

***

 

Spike parcheggiò la limousine davanti al banco delle ordinazioni take away del fast food. Non era uno scherzo far entrare una macchina così grande in una corsia pensata per auto normali, ma al momento non aveva niente di più maneggevole. Aveva cercato Angel sul cellulare dieci minuti prima, e ormai avrebbe dovuto già farsi sentire. Subito dopo aver fatto la sua ordinazione, squillò il telefono.

 

“Pronto?”

 

“Spike, è nato! Due chili e otto di bambino stupendo!” Un vagito deciso irruppe nelle esclamazioni entusiastiche del neopapà.

 

Una sensazione che non avrebbe neanche saputo definire con sicurezza, qualcosa di paragonabile ad una specie di caldo orgoglio, avvolse il cuore di Spike. “Ehi, riesco a sentire mio nipote! A giudicare dalla potenza delle corde vocali sembra in piena salute” Spike si sfregò il dorso della mano sugli occhi. Probabilmente era un po’ di polvere a farli bruciare come se fosse sul punto di piangere. “Che mi dici di te e Cordy?”

 

“Cordy è esausta, ma sta bene. Il medico ha detto che potremo tornare a casa molto presto, anche domani se non ci sono complicazioni”

 

“E il nostro neopapà?” Una lunga pausa dall’altro lato del telefono fece credere a Spike di aver perso la linea. “Angel?”

 

“Ci sono, ci sono. Non ti preoccupare. È solo che mio figlio è così bello che non riesco a fare a meno di mangiarmelo con gli occhi. Vuoi la verità, Spike? Sono in preda al panico!”

 

E si sentiva! “Coraggio, Angel, con me puoi parlare”

 

“Vedi, lui è così piccolo, così…privo di difese, e io e Cordy siamo tutto quello che c’è tra lui e…il mondo. Ho il terrore di commettere errori, di farlo soffrire”

 

Spike guardò una mamma attraversare il parcheggio del fast food tenendo per mano il proprio bambino. In quel momento era fondamentale che il patto fatto con Hank Summers andasse in porto, e che il negozio tornasse produttivo. La sua famiglia sarebbe stata al sicuro così. “Non devi preoccuparti, Angel. Ci sono io a coprirti le spalle”

 

“Lo so, tu ci sei sempre quando io e Cordy abbiamo bisogno, è sempre stato così. Però so anche in che condizioni si trova il Motors&Books

 

“Le cose stanno per cambiare, per noi e per il negozio. Ho fatto un accordo con Hank Summers”

 

“Che accordo?”

 

“Tieniti forte, perché alla fine della settimana io e te avremo fra le mani ben quindicimila dollari. Abbastanza per rimettere in sesto il negozio e provvedere a qualsiasi cosa il mio nipotino abbia bisogno”

 

Spike si sarebbe dovuto sentire al settimo cielo, quello era in assoluto l’affare più vantaggioso che avesse mai concluso in vita sua, praticamente un miracolo, eppure, per qualche inspiegabile motivo, sentiva una specie di macigno sullo stomaco.

 

“Sono senza parole…Ma come hai fatto?”

 

“Ho promesso a Summers che farò da babysitter alla figlia per tutta la settimana” Cos’era quella specie di istinto protettivo che aveva provato mentre pronunciava quelle parole?

 

“Che scocciatura!”

 

Spike ripensò alle ultime ventiquattro ore. Buffy Summers si era rivelata la donna più spiritosa, divertente e sexy che avesse mai incontrato in vita sua. Decisamente non una scocciatura. Tutt’altro semmai. “Ma no, è una ragazza okay”

 

“Ma non avevi detto che aveva mollato il fidanzato all’altare? Per come la vedo io, una così è pazza furiosa”

 

“Ho detto che è a posto!” ribatté Spike con, forse, un po’ troppo energia.

 

“Ehi, fratello, calmati. Non intendevo parlar male, in fondo nemmeno la conosco. Tu, invece, sembra che inizi a conoscerla piuttosto bene, almeno a giudicare da come reagisci. Non starai cominciando a intenerirti, fratellino? In fondo sarebbe ora che succedesse. È bella?”

 

Angel a volte era davvero insopportabile. Come faceva a non capire che in quel momento l’attenzione di Spike era completamente concentrata sul Motors&Books? Qualsiasi distrazione sarebbe stato un lusso troppo costoso per lui. “E’ bella, ed è una brava ragazza. Magari un po’ confusa su ciò che vuole dalla vita, ma è lei la vera vittima di quel matrimonio mancato”

 

“Comunque sia, quello che successo ti lascia campo libero. Complimenti fratello. Soldi e una bella donna in un colpo solo. Non mi hai ancora detto perché è saltato il matrimonio, però”

 

Spike buttò hamburger e patatine nel cestino più vicino. Improvvisamente gli era passato l’appetito. Mentre il macigno che gravava sul suo stomaco si faceva sempre più pesante, cominciò a raccontare ad Angel per filo e per segno come si erano svolti i fatti fin lì.

 

***

 

Buffy camminava avanti e indietro per la stanza, improvvisamente smarrita, ora che era rimasta da sola con sua madre. Era ridicolo, lo sapeva, ma aveva cominciato a sentire la mancanza di Spike prima ancora che la porta si chiudesse alle sue spalle. Poco importava che le aveva detto che sarebbe tornato in fretta.

 

“Buffy, non riesci proprio a trovare un posto dove sederti? Io sto provando a riposarmi, ma questa tua marcia militare mi rende le cose piuttosto difficili” disse Joyce, sempre con la maschera di bellezza sul viso.

 

Buffy si sedette. Sua madre la rendeva nervosa. Le voleva bene, questo era ovvio, ma non riusciva a essere spontanea con lei, come invece faceva con suo padre, e senza il minimo sforzo.

 

“Immagino di dovermi accontentare” sospirò Joyce, levandosi le fette di cetriolo dagli occhi e guardando la figlia picchiettare nervosamente le dita sul tavolino vicino a lei. “Ma tu hai la minima idea del perché ho lasciato tuo padre?

 

“Veramente no”

 

Un’espressione amaramente triste si dipinse sul viso di sua madre. “Per essere sincera, tesoro, ho solo fatto qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettermi dalla tua parte”

 

La sorpresa, per quella risposta, agganciò Buffy alla poltrona su cui si era seduta. L’idea di una donna dolce e remissiva come sua madre che si metteva a combattere con suo padre per lei la commuoveva enormemente. ”Mamma, è molto dolce da parte tua, ma non è necessario che tu faccia questo per me”

 

“Buffy, tu ami Riley? Sforzati di mettere da parte l’orgoglio e rispondimi onestamente. Lo ami fino a star male? Ti sentivi persa senza di lui ieri notte? Hai cominciato a sentire la sua mancanza subito dopo aver abbandonato la chiesa?”

 

Buffy aprì e richiuse gli occhi per combattere le lacrime che pungevano ai lati. Cavoli, lei non piangeva mai, ma sua madre era appena riuscita a tradurre in parole la passione che aveva sempre sognato. Come faceva a restare insensibile? “Come fai a conoscere così bene la grande passione, mamma?”

 

“E’ così che la chiami? La grande passione?” Joyce rise, una risata quasi da ragazzina. “Questo è quello che provo per tuo padre. Lui riesce a farmi sentire le farfalle nello stomaco quando siamo soli. Nonostante abbia un carattere terribile e sia più testardo di un mulo”

 

Sbalordita, Buffy riuscì a balbettare: “Non…non lo immaginavo…”

 

“Forse perché agli occhi della gente lui è la mobilia della casa, mentre a me tocca il ruolo della tappezzeria”

 

Buffy si sentì in colpa. Anche lei, come il resto della gente, aveva creduto quello. E anzi, per quanto le scocciasse ammetterlo, aveva sempre provato una specie di leggero fastidio di fronte al carattere remissivo di sua madre.  Ma forse, per tutti quegli anni, aveva guardato sua madre solo nell’ottica del rapporto con suo padre, o di quello che lei riteneva essere il rapporto tra di loro. Del resto Hank Summers aveva influenzato completamente anche lei, come tutti quelli che gli erano vicini. Quanto a Riley…no, non lo amava, e adesso sapeva anche questo per certo.

 

Joyce scosse la testa, rivolgendole un sorriso triste. “Quando ti sei fidanzata ho sperato che fosse questo il modo in cui lo amavi, ma adesso sul tuo viso leggo che le cose non stavano affatto così. Avrei dovuto fare qualcosa molto tempo prima”

 

“Tu non avresti potuto far niente, mamma” Chi sarebbe riuscito a far fronte non solo al suo, ma anche all’orgoglio di Hank?

 

“Se avessi saputo cosa stava architettando tuo padre l’avrei fermato, in un modo o in un altro” Alzò un sopracciglio. “O forse no. Forse mi ero convinta di vedere un amore inesistente tra te e Riley solo perché anch’io, come Hank, volevo vederti sposata e magari con un paio di bambini. Comunque, se tu fossi stata davvero innamorata di Riley, la faccenda dei soldi non avrebbe cambiato i tuoi piani matrimoniali, vero?”

 

Buffy scosse la testa. “Oh, no, questo no. Non sono mai stata sicura dei sentimenti di Riley per me, e scoprire con certezza di non essere stata scelta per ciò che sono, ma per…soldi, beh, questo ha messo definitivamente la parola fine a noi due come coppia. E poi, tu non avresti potuto fare niente per far cambiare idea a papà”

 

“Oh, tesoro, mi rendo conto di averti procurato molti più guai di quanto pensassi. Non capisci che tuo padre ha sempre finito per fare quello che volevo io? Il segreto sta nel fargli credere che le idee vengano da lui” Prese la mano di Buffy nella sua. “Ma quanto a trovarti un marito…beh, ha decisamente frainteso il mio desiderio di vederti sposata e di avere dei nipotini. Per questo sono dovuta ricorrere a misure piuttosto drastiche”

 

Eccome! Aveva abbandonato suo padre dopo quasi venticinque anni di vita insieme senza neanche un motivo apparente. “Non avrei mai pensato di dire una cosa simile, ma…forse dovrei imparare da te a trattare con papà”

 

Joyce rise. “Forse devi solo imparare a prenderlo per il verso giusto. Lui potrà anche strepitare e infuriarsi e diventare rosso fino a strozzarsi perché non fai come ti ha detto di fare, ma alla fine ti vorrà bene comunque”

 

In fondo anche Willow la pensava in modo simile. “Prometto che ci penserò su”

 

“Prenditi tutto il tempo che vuoi. Sapevo che Hank sarebbe impazzito se me ne fossi andata senza dire niente, e sapevo che questo avrebbe concesso più tempo a te. Promettimi che lo userai per capire cosa vuoi dalla vita, indipendentemente da quello che desidera tuo padre”

 

Cosa voleva? Beh, per l’immediato futuro aveva già pronti nome e cognome di un certo autista di limousine.

 

“Senti, perché ora non mi dici qualcosa sul bel ragazzo che divide la suite con te? Ti guarda come se fossi una coppa di panna montata con la ciliegina sopra”

 

“E’ solo l’autista della limousine, mamma. L’ho assunto per tutta la settimana, solo che purtroppo non c’erano altre stanza libere in albergo, così gli ho detto che poteva dividere la suite con me” Buffy diede un’occhiata agli acquisti di Spike ammucchiati in un angolo. “Tutto qui” 

 

Joyce fece una smorfia, poco convinta. “Per ora, forse. Ma un uomo e una donna che si guardano come vi guardate voi due non sono destinati ad una lunga divisione platonica dello stesso letto”

 

“E allora perché tutte quelle domande su Riley?”

 

“Volevo solo essere sicura che tu sapessi quello che provi. Il tuo Spike sembra un ragazzo a posto”

 

“Non è il mio Spike”

 

“Oh, lo sarebbe, se solo volessi”

 

Se lo voleva? In una scala da uno a dieci, lo voleva almeno dodici! “Lo pensi davvero?”

 

“Ne sono sicura. Per caso è sposato?”

 

“No, divorziato”

 

“Mmh, bene, bene” Gli occhi di Joyce ebbero un guizzo malizioso. “In tal caso c’è solo una cosa di cui ti devi preoccupare”

 

“Sarebbe?”

 

“Un bel rifornimento di…preservativi!”

 

Mamma!”

 

“Che c’è, tesoro? Pensavo che alla tua età sapessi già come vanno le cose”

 

“Ma certo, io non…” Meglio lasciar perdere. “Senti, mamma, se la tua idea è che io e Spike dovremmo solo pensare a divertirci…Immagino che tu abbia riconsiderato l’idea di fermarti qui con noi, o sbaglio?”

 

“Certo, non ho nessuna intenzione di fare il terzo incomodo”

 

 

CAPITOLO 10

 

“Dove è finita tua madre?”

 

Spike rientrò in camera dopo le sue telefonate e notò parecchie cose. Come, per esempio, che non c’era traccia di Joyce o della sua valigia nella suite. Che le tende erano tirate ad attenuare i raggi del sole, creando un’atmosfera piuttosto intima. E infine che Buffy stava riposando sul letto, in quella che gli sembrava l’offerta più invitante che avesse mai visto in vita sua.

 

“La mamma ha deciso di raggiungere la zia Arlene in Illinois e di passare il resto della settimana da lei”

 

“Ma non voleva rimanere qui con te?”

 

Buffy fece il broncio come una bambina, ma in fondo le veniva da ridere. “Ci crederesti? Ha detto che preferisce stare dalla zia piuttosto che con me!”

 

“Beh, se ha detto così ci sarà qualche motivo” la prese in giro lui.

 

“E tu che ne sai?”

 

“Per prima cosa mi sembri un po’ troppo abituata ad ottenere sempre ciò che vuoi. Tipico di voi ragazze viziate” E questo probabilmente era vero, ma Spike era certo ormai che Buffy fosse davvero lontana dall’essere viziata.

 

“Ma se sono in luna di miele da sola? Come puoi dire che ho avuto quello che volevo?” gli chiese fingendo ancora il broncio.

 

Era così bella, seduta sul letto, con le braccia incrociate sotto il seno, e il labbro inferiore sporgente. E l’effetto che aveva su di lui era istantaneo, e piuttosto notevole, se doveva dirla tutta. “In realtà comincio a pensare che fosse proprio quello che volevi: un pretesto per tirarti indietro e non sposarti più”

 

Come mai non le dava fastidio sentirselo dire in faccia? Che Spike avesse ragione? “Allora, visto che mi conosci così bene, perché non mi dici che cosa voglio adesso?” lo provocò.

 

“Solo tu puoi rispondere a questa domanda. Però magari la risposta è proprio davanti ai tuoi occhi”

 

“Ah sì? E cosa mi dici di te, Spike? Cosa vuoi tu?”  Con grazia Buffy allungò il suo piede nudo contro i jeans di Spike.

 

“Io?” E chi riusciva più a pensare con lei che si avvicinava pericolosamente al suo punto debole?

 

“Sì, tu. Cosa vuoi dalla vita?”

 

Dunque, lui e Buffy nudi e sudati su un bel letto matrimoniale al posto numero uno. Numero due, suo fratello, Cordy e il suo nipotino felici e finalmente tranquilli. Numero tre, il Motors&Books in perfetta forma… “Diciamo che qualche idea ce l’ho”

 

“Vuoi fare un’escursione? È già tutto pagato” suggerì Buffy, una promessa ben diversa negli occhi.

 

“Tu avevi in mente qualcos’altro?”

 

“Beh, potremo darci da fare per capire quello che ciascuno di noi due desidera davvero…”

 

“Che ci importa dell’escursione!” esclamò Spike con un sorrisetto. Quella donna aveva acceso un fuoco dentro di lui nel momento esatto in cui era entrata nella limousine, e adesso sembrava che avesse tutte le intenzioni di ravvivarlo a dovere. E chi era lui per opporsi? “Occupiamoci per prima cosa dei tuoi desideri, passerotto”

 

“No, no. Prima tu. Sai com’è, noi ragazze viziate siamo abituate ad ottenere sempre quello che vogliamo…”

 

“Okay, allora” Spike si sedette sulla poltrona e allungò una gamba davanti sé. “Vorrei che mi aiutassi a togliermi gli anfibi. Sempre se non è chiedere troppo”

 

“Noi ragazze viziate siamo le migliori, a togliere le scarpe ad un uomo”

 

“Ci avrei scommesso”

 

Buffy gli diede la schiena e strinse la sua gamba destra tra le proprie, leggermente piegata in avanti. Indossava una gonna corta e dalla sua posizione Spike godeva di una visuale letteralmente mozzafiato.

 

Buffy strinse la presa con le cosce e gli tolse il primo anfibio, per poi passare all’altro.

 

“Sei una vera maestra nell’arte di togliere le scarpe”

 

Lei gli lanciò un sorrisetto malizioso e compiaciuto da sopra la spalla. “Scommetto che lo dici a tutte le ragazze”

 

“Assolutamente no. Non permetto quasi a nessuna di toccare i miei anfibi”

 

“Ne sono onorata”  rispose lentamente lei, sedendosi sul bordo del letto davanti a lui.

 

“Quando vuoi, tesoro. Cosa posso fare per ricambiare?”

 

“Voglio che mi spazzoli i capelli”

 

“Che cosa?”

 

“Ho sempre desiderato farmi spazzolare i capelli da un uomo” ripeté aprendo una mollettina dietro la nuca e scotendo la testa per liberare i capelli sulla schiena.

 

Spike deglutì a fatica. “Dove vuoi sederti?”

 

“Sul pavimento andrà benissimo” rispose Buffy sedendosi a terra davanti a lui, le spalle che gli sfioravano le ginocchia.

 

Spike afferrò la spazzola dal tavolino accanto e allargò le ginocchia, permettendole di appoggiarsi alla poltrona esattamente tra le sue gambe. “Sai, non ho mai fatto niente di simile prima, ma sento che sta per rivelarsi un’esperienza molto, molto interessante” E incredibilmente erotica, aggiunse mentalmente.

 

Appoggiò la spazzola su uno dei braccioli della poltrona e, con una mano, le raccolse i lunghi capelli in una coda, sollevandoli a scoprirle il collo. Incapace di resistere oltre, Spike si chinò in avanti per ispirarne il profumo. Poi lasciò andare i capelli, che gli ricaddero sulle gambe come un manto dorato.

 

“Sai, i tuoi capelli hanno lo stesso colore dei fiori che annunciano la primavera”

 

“Grazie. Mmh…” Faceva le fusa come un gattino, mentre chinava la testa indietro, evidentemente soddisfatta.

 

La carezza dei suoi capelli, ad ogni colpo di spazzola più vaporosi e soffici, aveva quasi un potere ipnotico su Spike, per non parlare dei sospiri che Buffy emetteva.

 

Le appoggiò una mano sulla spalla. “Buffy?”

 

Lei inclinò languidamente la testa di lato. “Sì?”

 

Le prese il mento tra le mani, accarezzandole la guancia con il pollice. Poi, accennò allo specchio davanti a loro e le chiese: “Dimmi cosa vedi”

 

Il sorriso provocante che gli leggeva in viso e il languore che vide riflesso nei propri occhi parlavano chiaro. “Oh, Dio…” sussurrò Buffy con voce roca. Poi si voltò a guardarlo con deliberata e sensuale lentezza. “Penso che sia di nuovo il tuo turno di dire cosa desideri”

 

I suoi occhi non la lasciarono nemmeno un istante mentre le diceva: “Voglio che tu mi descriva cosa hai addosso”

 

Buffy sorrise con civetteria. “Puoi vederlo da solo, mi sembra” Spike le sfiorò il lobo dell’orecchio. “Mi piace sentire le tue mani mentre ci guardiamo negli occhi. Lo trovo incredibilmente eccitante”

 

“Tu sei eccitante. Adesso descrivimi cosa porti addosso. Quello che non riesco a vedere da solo”

 

Lei ridacchiò, mentre le dita di Spike scendevano a sfiorarle il collo. “Un completino. Reggiseno e mutandine coordinati”

 

“Vuoi torturarmi? Pizzo o seta? Voglio sapere tutto”

 

“Mmh…pizzo, molto sottile, e non molto coprente…”

 

“E’ morbido contro la pelle?”

 

“Sicuramente è molto delicato, ma col giusto tocco di ruvidità appena accennata”

 

“Proprio come il tocco delle dita di un amante”

 

“Forse”

 

 Forse? Possibile che nessun uomo l’avesse mai toccata come un uomo tocca una donna? Presto l’avrebbe saputo. Perché ormai era chiaro come il sole che lui e Buffy avrebbero fatto l’amore prima della fine del giorno. “C’è  qualche altro desiderio che posso esaudire per te?”

 

“Voglio che mi baci. Baciami perché lo desideri, e non perché te lo sta chiedendo la donna che ti ha assunto per una settimana”

 

“Questo…” sussurrò lui passandole le braccia sotto il seno e sollevandola a sedere sulle sue gambe, “non ho niente a che vedere con i soldi. Questo riguardo solo me e te” Le passò un braccio attorno alla vita, scostandole i capelli dietro l’orecchio con l’altra mano. “Vieni qui, passerotto, permettimi di mostrarti quanto desidero baciarti” Le scostò i capelli dal collo e avvicinò le labbra alla pelle delicata. “Era un bacio come questo che volevi?” le chiese mentre con la bocca scendeva a baciarle la spalla, e poi sotto il collo, aprendo il lembo della camicetta. “O forse, era qualcosa di più…di questo tipo…”

 

“Spike…”

 

“Il suono del mio nome sulle tue labbra è quasi dolce come questo punto qui, tra il collo e la spalla” 

 

“Oh, Spike…nessuno mi ha mai fatto sentire così”

 

“Lo so, Buffy, perché non è mai successo neanche a me”

 

Cedendo alla passione, Buffy si ritrovò a sedere a cavalcioni su di lui, mentre Spike continuava a baciarla lungo la linea delle spalle e del collo. “Ho bisogno di sentire le tue labbra sulle mie adesso”

 

Immediatamente. Al fast food l’aveva baciata perché aveva ceduto all’impulso di una sfida, mentre la sera prima l’aveva baciata per consolarla della giornata terribile che aveva vissuto. Adesso, finalmente, voleva farlo perché lei era Buffy, e perché in quel momento appartenevano l’uno all’altro. Punto e basta. Scese con la bocca ad impossessarsi delle sue labbra, e quando lei gli restituì il bacio, gli sembrò quasi di sentire una musica dolcissima.

 

Buffy scostò la testa per un breve istante, poi cominciò a baciargli il collo, stringendosi forte a lui. “La senti anche tu?”

 

L’aveva detto lui che erano fatti l’uno per l’altro. “Certo che la sento, passerotto, noi due insieme facciamo cantare gli angeli!”

 

Lei rise, una risata bassa e calda. “Sono d’accordo, ma ti assicuro che questa musica viene da fuori

 

“Va bene lo stesso” tagliò corto lui, facendole scivolare la camicetta dalle spalle. Proprio in quell’istante la voce di un uomo si alzò sulle note in un canto melodioso. A Spike venne quasi un colpo quando sentì chiaramente il nome Buffy.

 

“Possibile che qualcuno abbia appena pronunciato il mio nome in una canzone?” sbottò lei, saltando in piedi.

 

“Credo maledettamente di sì. A meno che le nostre fantasie concorrano sullo stesso binario” Piuttosto di malavoglia, Spike si alzò dalla poltrona, seguendo Buffy dietro le persiane accostate della portafinestra.

 

“Cavoli, cavoli, cavoli! Non ci posso credere!”

 

Spike rimase a guardare piuttosto perplesso mentre Buffy spalancava le persiane con forza. 

 

“Vattene via! Stai sprecando il tuo tempo,oltre che quello dei musicisti!” urlò inferocita.

 

“Avanti, Buffy. In fondo mi devi sempre una spiegazione” ribatté una voce maschile che proveniva da fuori. Una voce un po’ arrogante, secondo Spike.

 

“Io…ti devo? Cosa ti devo?” strillò Buffy per tutta risposta. “Sei già abbastanza fortunato che non ho un’arma a portata di mano, altrimenti vedresti!”

 

Spike si avvicinò per sbirciare e, fermo in mezzo alla strada di sotto, vide un ragazzone alto e biondo, con un mazzo di fiori premuto sul petto. Sui balconi degli altri piani vide anche alcune suore, evidentemente incuriosite da tutto quel rumore.

 

Appoggiò le mani sulle spalle di Buffy, in muto supporto.

 

“Deve essere davvero disperato” commentò lei con un sorrisetto crudele sulle labbra. “Riley odia le sceneggiate”

 

“E’ un uomo quello accanto a te, tesoro?” domandò Riley da sotto.

 

“No, è una giraffa!” rispose lei sarcastica.

 

“A me sembra un uomo…”

 

“Certo che lo è! Perché, ti sorprende vedermi con un uomo?”

 

“Beh, dato che siamo fidanzati…”

 

Siamo stati, Riley, siamo stati. Tempo passato. Prossimo, ma sempre passato”  Così dicendo, richiuse le persiane sul suo mancato marito e sulla sua serenata.

 

***

 

Il bussare continuava insistentemente da almeno mezz’ora. Se andava avanti così avrebbe buttato giù la porta della suite. Non poteva più far finta di ignorarlo.

 

“Buffy, lo so che sei lì dentro! Aprimi e parliamo un istante. Non fare la bambina”

 

Oh, cielo! Era senza vergogna. Possibile che non se ne fosse mai accorta?

 

“Vuoi che ti lasci sola con lui?” intervenne Spike.

 

“No” rispose di scatto lei. “A meno che non sia tu a volerlo. Ti capirei” aggiunse azzardando uno sguardo nella sua direzione.

 

“Buffy, non ho intenzione di muovermi di qui senza averti parlato” insistette Riley da fuori.

 

“Per quanto mi piacerebbe restare ad assistere mentre dici a quell’idiota il fatto suo, credo sia meglio che parliate da soli” Spike inspirò a fondo prima di chiederle “Provi ancora qualcosa per lui?”

 

L’intensità della sua voce la fece quasi tremare.

 

“Buffy! Apri questa porta!”

 

“Sta zitto, Riley!” urlò lei, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione a Spike. “Pensi davvero che ti avrei baciato in quel modo, poco fa, se provassi ancora qualcosa per lui?”

 

“Buono a sapersi”

 

“Adesso però è meglio che lo affronti” Se fosse dipeso da lei, avrebbe lasciato Riley lì fuori a urlare e sarebbe tornata volentieri al punto in cui lei e Spike erano stati interrotti.

 

“Aspetterò di sotto, nella hall” l’avvisò Spike dirigendosi verso la porta.

 

“Mi dispiace che tu sia costretto ad andartene di nuovo. Questo posto sembra essere più affollato di una stazione”

 

Spike sorrise, una luce divertita negli occhi. “Forse è più affollato di una stazione, ma non è certo noioso. Sicura che non devo prenderlo a calci?”

 

Per quanto l’idea di Spike che lottava per lei come un cavaliere dall’armatura scintillante la elettrizzasse, era arrivato il momento di imparare a cavarsela da sola. “Non preoccuparti, posso prenderlo a calci da sola se serve”

 

“Ne sono più che certo, dolcezza” Spike le passò una mano dietro il collo e la salutò con un dolcissimo bacio. “Giusto perché non dimentichi dove siamo rimasti”

 

“Non c’è pericolo” Come se potesse dimenticare! “Mi sbarazzerò di Riley in pochi minuti”

 

Buffy aprì la porta e per poco Riley non si ritrovò a bussare sul naso di Spike.

 

I due uomini si guardarono in cagnesco per un breve istante. “Sai dove trovarmi, se hai bisogno di me, Buffy” ripeté Spike affinché il suo rivale ricevesse il messaggio forte e chiaro.

 

Buffy gli sorrise, prima di rivolgere la sua attenzione allo scocciatore che se ne stava impalato come un baccalà sulla soglia. “Allora, Riley, cosa posso fare per te?”

 

“Senti, Buffy, capisco che la faccenda dei soldi ti abbia lasciata un po’…frastornata, ma sono venuto qui per dirti che stai prendendo questa storia troppo seriamente” Riley mosse qualche passo incerto dentro la suite. “In ogni caso, sono disposto a perdonarti per la tua reazione così…sopra le righe. Il prete ha detto che è disposto a sposarci anche stasera”

 

Possibile peggiorare la sua situazione con una semplice frase? Beh, Riley c’era riuscito senza ombra di dubbio! “E’ molto carino da parte tua, Riley, che tu sia ancora disposto a sposarmi” Lui accennò un sorriso. “Ma la mia risposta è no. Grazie”

 

“Hai detto no?” ripeté lui incredulo.

 

“Ho detto no, grazie. Quale delle due parole non capisci?”

 

“Non riesco a credere che tu non voglia sposarmi solo per qualche dollaro”

 

“E io non riesco a credere che tu volessi sposarmi per lo stesso motivo!” Le prudevano le mani dalla voglia di prenderlo a schiaffi.

 

“Ma io ti amo” protestò Riley.

 

“Non credo proprio, Riley. Quanto a me, io non ti amo di certo. Dovresti essere contento che abbiamo evitato di fare l’errore più colossale della nostra vita” replicò seria incrociando le braccia sul torace.

 

“Si tratta di quel tipo che è appena uscito dalla tua stanza, vero?”

 

“No, si tratta di me e di te. Quanto a Spike, non sapevo nemmeno chi fosse prima di ieri”

 

“Sicura che non c’è un modo per farti cambiare idea?” tentò ancora Riley, sporgendosi verso di lei, a suggerire un bacio rappacificatore.

 

Pessima idea, addirittura repellente dopo aver assaggiato le labbra di Spike. “Non provarci nemmeno, se non vuoi che ti metta al tappeto con un pugno!”

 

Riley lasciò cadere le mani lungo i fianchi, indietreggiando. “D’accordo. Cosa devo dire a tuo padre? Sarà piuttosto arrabbiato, sai”

 

“Digli che secondo me meriti i soldi che ti ha promesso, visto che sono stata io a tirarmi indietro dall’accordo” suggerì lei. “Anche se non sapevo che ci fosse un accordo, ovviamente. Ma questo non importa”

 

Per la prima volta da quando lo conosceva vide dell’entusiasmo negli occhi di Riley. “Lo pensi davvero?”

 

“Ma certo! Che cos’hai da perdere?”

 

“Sei una donna meravigliosa Buffy” la ringraziò alla svelta lui,avvicinandosi alla porta. “Non sai quanto conti per me. Allora…beh, ci vediamo, qualche volta”

 

“Ci vediamo. Sunnydale non è tanto grande” Per quanto Riley l’avesse ingannata nel peggiore dei modi, il rancore che provava verso di lui non era niente paragonato al sollievo di essersene finalmente liberata.

 

“Ti auguro buona fortuna con quel tipo. Sembra un bravo ragazzo, dopotutto, anche se poco fa pareva volesse incenerirmi con gli occhi”

 

“Già, proprio un bravo ragazzo”

 

***

 

Spike sedeva su uno degli sgabelli del bar, rigirandosi tra le mani un bicchiere e cercando di distrarsi dal pensiero di Buffy e di ciò che stava succedendo di sopra.

 

“Psst, giovanotto!”

 

Il suo cervello registrò a fatica quel bisbiglio.

 

“Psst!”

 

Ce l’avevano davvero con lui, allora. Si voltò e vide quattro suore che guardavano nella sua direzione.

 

“Ehm…sorelle?”

 

“Che ne dice di unirsi a noi?” azzardò una delle quattro, sempre sottovoce. “Ci sembra un po’ giù di morale”

 

Seduto a bere con delle suore? Perché no, non era nemmeno tanto strano, considerando il caos surreale che era diventata la sua vita.

 

Si alzò e si avvicinò al tavolino. “Piacere di conoscervi. Sono William Spencer” Spostò una sedia e si unì alla curiosa comitiva.

 

“Io sono sorella Rose” si presentò la prima, porgendogli la mano.

 

“Sorella Beatrice”

 

“Sorella Mary”

 

“E io sono sorella Theresa” disse quella che aveva azzardato l’invito, rivolgendosi subito dopo al cameriere. “Ragazzo, un giro di birre per me e le mie consorelle. E un’altra per il nostro amico qui”

 

“Prego?”

 

“Sì, della birra” Poi, rivolgendosi a Spike, aggiunse: “Non capisco perché certa gente si stupisca. Siamo suore, non sante!”

 

“Amen, e così sia” scherzò Spike, facendo ridendo le altre consorelle.

 

Sorella Beatrice gli rivolse un sorriso. “L’abbiamo notata senza la sua graziosa sposa e abbiamo pensato ad un litigio”

 

“A dire il vero, io e la signora non siamo proprio sposati”

 

“No?” ribatterono tutte contemporaneamente, avvicinandosi interessate.

 

“In realtà ci siamo appena incontrati, anche se io…E’ come se sapessi che lei è la donna che ho sempre cercato, capite cosa voglio dire?” confessò Spike tutto d’un fiato, realizzando solo a quel punto cosa aveva detto e a chi l’aveva detto. “Scusate”

 

“E perché mai? Noi capiamo benissimo, anche noi siamo sposate, con il Signore, ovviamente” venne in aiuto sorella Beatrice.

 

“Io…”

 

Senza nemmeno rendersene conto Spike si ritrovò a raccontare tutta la storia, compreso il patto che aveva stretto con Hank all’insaputa di Buffy.

 

“E così questo è tutto. Insomma, mi sento un vero bast…cioè, mi sento veramente in colpa, ad aver fatto quello che ho fatto alle sue spalle,ma ancora non la conoscevo, e se mi tirassi indietro adesso sarebbero mio fratello e la sua famiglia a pagarne le conseguenze…”

 

“Lei è un uomo dal cuore d’oro, William” esordì sorella Mary. “anche se non c’è dubbio che si sia ficcato in un bel guaio. Se racconta tutto alla signorina, rischia di spezzarle il cuore, e di far saltare l’accordo con suo padre, scontentando anche i suoi cari”

 

“Sarà Dio a mostrarle la strada” intervenne sorella Rose. “Prima o poi lei racconterà tutto alla sua anima gemella, ma non ha senso che lo faccia adesso” Le altre tre annuirono all’unisono.

 

Delle suore che istigavano alla menzogna?

 

“Si fidi di noi” aggiunse sorella Theresa. “Pensi a creare le basi della vostra relazione, a conquistare la fiducia della signorina. Quando i tempi saranno maturi, vedrà che non avrà difficoltà a raccontarle tutto”

 

Spike si sentì come se il peso che gravava sulla sua coscienza fosse improvvisamente scomparso. Con quattro suore e il Signore dalla sua parte, cosa poteva andare storto?

 

 

CAPITOLO 11 

 

Buffy attraversò la hall a passo deciso. Dopo la partenza di Riley si era fatta una doccia e questo l’aveva aiutata parecchio. Era stato come una specie di rituale per rendere ufficiale la rottura tra lei e Riley. Lavare via lo sporco per prepararsi ad accogliere il nuovo.

 

Con Spike? Possibile che fosse innamorata di lui? Così, di colpo? Ripensò a Spike che le spazzolava i capelli, o che mentre la baciava proclamava che la perfezione della loro unione faceva cantare gli angeli, oppure a lui che la baciava prima di lasciarla ad affrontare Riley… probabilmente tutti quei momenti avevano contribuito a costruire nel suo cuore quello che sentiva per lui.

 

Mentre rifletteva individuò l’oggetto dei suoi ragionamenti: Spike era steso su una poltrona davanti ad un tavolino coperto di birre, in mezzo ad un gruppo di suore.

 

“Buongiorno, passerotto!” la salutò appena la vide, la voce impastata dall’alcol. “Hai preso a calci il vecchio Riley?”

 

“Riley appartiene alla storia, ormai” Buffy si rivolse alle suore. “Piacere, sono Buffy Summers”

 

“Sediati una prenda!” sbiascicò Spike. “Voglio dire…prenditi una sedia”

 

Le suore si alzarono per le presentazioni, e, quella che si era presentata come sorella Theresa, disse a nome di tutte: “Temo che abbiamo avuto una pessima influenza sul suo amico, signorina”

 

“Dev’essere stato il bicchiere della staffa” intervenne sorella Mary “stava benone fino a quel momento”

 

Spike scosse la testa mentre due delle suore lo aiutavano ad alzarsi in piedi. “Nessuna pessima influenza”  borbottò. “Queste sorelle sono le migliori sorelle che un ragazzo possa desiderare”

 

Facendo attenzione a non farlo cadere per terra, le suore trascinarono Spike verso l’ascensore, seguite da Buffy che non riusciva a frenare le risate. Un pensiero si insinuò nella sua mente. Con tutta la confusione delle apparizioni a sorpresa di quel giorno non avevano nemmeno trovato il tempo per pranzare. “Hai mangiato oggi, Spike?” indagò.

 

Spike fece una strana smorfia come se concentrarsi gli costasse una fatica terribile. “Naah. Niente cibo. Ho perso l’appetito”

 

Ecco spiegato il motivo della sua scarsa resistenza, pensò mentre salivano in ascensore: Spike non mangiava dalla sera precedente.

 

Dopo pochi minuti Buffy e le suore entrarono nella suite Luna di miele, depositando Spike sul letto come un sacco di patate.


”Ehi, la stanza gira come una maledetta giostra del luna park!” riuscì a dire prima di cadere in un sonno profondo, accompagnato da un sonoro russare.

 

Buffy scosse la testa. Per la seconda notte consecutiva si sarebbe dovuta rassegnare a dormire insieme a Spike senza farci assolutamente nulla! Decisamente non era molto fortunata…

 

“Vi ringrazio per avermi aiutato a trascinarlo fin qui, sorelle” disse rivolgendosi alle suore. “A parte un gran mal di testa, domattina dovrebbe essere un uomo nuovo”

 

“William è un bravissimo ragazzo,signorina Summers” disse sorella Theresa cercando quasi di giustificarlo.

 

“Non si preoccupi, le credo” rispose Buffy.

 

“E poi tiene moltissimo a lei” aggiunse sorella Rose.

 

“Lo pensate davvero?” chiese in un tono po’ troppo speranzoso, si rese conto dopo.

 

“Oh, sì!”

 

“Assolutamente”

 

“Senza ombra di dubbio”

 

Se non altro Spike aveva trovato un gruppo di fan adoranti.

 

“Che ne dice di unirsi a noi per cena?” domandò poi sorella Beatrice.

 

“Oh, sì, ci farebbe tanto piacere”

 

Le sorelle sembravano a posto,rifletté Buffy, e forse avrebbe passato una serata piacevole in loro compagnia. Comunque, Spike non si sarebbe svegliato tanto presto. “D’accordo, con piacere” accettò. “Vi raggiungo al ristorante dell’albergo tra dieci minuti”

 

***

 

“Vi chiedo scusa per il ritardo” esclamò Buffy non appena raggiunse le suore al ristorante. Era rimasta almeno mezz’ora a guardare Spike dormire, completamente ipnotizzata alla vista dei suoi lineamenti rilassati nel sonno, ed ora era in assoluto ritardo.

“Cominciavamo a pensare che avesse cambiato idea”

“Assolutamente no, sono contentissima di potermi unire a voi”

“Col cavolo che ti unisci a loro!” Una figura spuntò da dietro il cactus che separava il tavolo delle suore da quello vicino. “Prima dovrai passare sul mio cadavere!”

“Papà! Cosa ci fai qui?” urlò Buffy, sorpresa.

Hank le puntò contro un dito agitandolo in aria. “E’ stato Riley a dirmi che non avevi intenzione di tornare indietro, grazie al cielo l’ha fatto. Vedo che sono arrivato appena in tempo per fermarti dal commettere una grossa sciocchezza! Tu non entrerai in convento, Buffy”

“Io faccio quello che voglio, papà, compreso unirmi alle sorelle, se mi va”

“Ma se non sei nemmeno cattolica!” tuonò Hank, allargando le braccia.

“Per cena, papà. Mi stavo unendo alle sorelle per cena” Con aria dispiaciuta si rivolse a Mary, Rose, Beatrice e Theresa. “Temo che dovrete scusarmi per un altro po’”

“non si preoccupi, cara” la tranquillizzò Theresa. “Sarà per un’altra volta”

Fortunatamente Hank ebbe la decenza di mostrarsi pentito dei suoi modi bruschi mentre lui e Buffy si spostavano ad un altro tavolo.

“Guarda che me ne vado subito se non sei in grado di tenere un tono normale mentre parliamo” lo ammonì la figlia.

Hank assunse un’aria da cane bastonato, e Buffy rimase in attesa. Se si era spinto fino a San Antonio era ovvio che avesse qualcosa da dirle, ma non toccava a lei spingerlo a parlare.

“Mi hai lasciato completamente a terra, ti rendi conto?” cominciò a lamentarsi lui subito dopo.

“Smettila con questa lagna, non attacca. Nessuno ti ha lasciato a terra. Semplicemente mi sono rifiutata di fare quello che ti aspettavi da me. Niente di più, niente di meno”

Suo padre si passò una mano sul viso. “Si può sapere cosa ti è successo? Sei cambiata”

Sì, era vero. Non era più la stessa donna che aveva abbandonato la chiesa a Sunnydale. Non era più solo la figlia di Hank Summers, adesso era finalmente diventata Buffy. “Immagino di essere cresciuta”

“Che scoperta!” Hank la scrutò da vicino, come se stesse guardando un alieno. “Per caso ti sei data ai Margarita? Lo sai che non ha il fisico per l’alcol”

“Smettila papà!” lo rimproverò Buffy. “Perché non mi spieghi invece per quale motivo ti sei messo a comprarmi un marito? E perché Riley fra tutti?”

“cavolo, Buffy sembrava che non te la stessi cavando bene in quel campo, e io sto cominciando ad invecchiare. Tua madre ed io vorremmo tanto dei nipotini”

Ahi! Quella sua presunta incapacità nel reparto sentimenti faceva male. “Ma perché proprio Riley?”

Hank scrollò le spalle, come se la comprensione della mente femminile fosse anni luce dalle sue capacità. “Non l’ho mai visto maltrattare nessuno e senza dubbio è un buon uomo d’affari. Io avevo qualcosa che lui voleva, e in questo modo pensavo di avvicinarmi al traguardo dei nipotini”

Ogni volta che suo padre diceva la parola nipotini, lei si immaginava con in braccio un bimbo bellissimo con i capelli biondi e gli occhi blu. Come Spike. “Sono certa che prima o poi sarà un buon marito per una donna” Ma sicuramente non per lei.

“E perché non per te, principessa? Non lasciare che i soldi si frappongano fra te e la felicità”

“Non si tratta più di soldi, papà” Buffy fece una pausa quando intravide il sollievo distendere i lineamenti del padre. “In ogni caso tu non avresti dovuto stringere quell’accordo. Sono scappata quando ho sentito voi due che ne parlavate sul retro della chiesa…ma poi ho capito che non sono innamorata di Riley” Rimase a guardarsi le mani, mentre rifletteva se aprire o no il suo cuore al padre. “Io voglio quello che avete tu e la mamma. C’è qualcosa di sbagliato in questo?”

Un luccichio sospetto comparve negli occhi di Hank. “E’ quello che vorrei anch’io per te, tesoro. Speravo che, col tempo, avresti potuto ottenerlo con Riley. Volevo solo essere d’aiuto!”

Furbastro, per un istante c’era quasi cascata! Oh, certo, non dubitava della sua sincerità, solo che il caro paparino aveva omesso qualche particolare. “E magari non ti dispiaceva nemmeno l’idea di costruire un piccolo impero unendo le tue proprietà con quelle di Riley, controllando la mia vita come tuo solito”

Hank abbandonò l’aria da vittima e sorrise alla figlia. “Non me ne fai passare una, vero?”

“Ho avuto un bravo maestro. Ma adesso è arrivato il momento di cambiare le cose, papà. Sono io l’unica responsabile della mia vita”

“Ma…Riley?”

“Per quanto mi riguarda puoi anche dargli quanto gli avevi promesso”

“Sei matta?”

“In fondo il vostro accordo è venuto meno a causa mia”

“Ne parlerò al mio avvocato” Hank abbassò la testa, tormentando con le dita il bordo della tovaglia. “Per caso hai parlato con tua madre?” chiese poi.

“Forse sì e forse no”

“Lo sapevo! È qui con te?”

“No” Buffy finse di pensarci su. “Mi pare che abbia detto qualcosa a proposito della zia Arlene…”

“Per la miseria! Possibile che mi abbia lasciato per andarsene a stare con quella vecchia strega? Se pensa che mi lasci intimidire da Arlene si sbaglia di grosso. Deve tornare a casa, e subito, anche”

“Sono certa che sarà più che lieta di rivederti”

 

***

 

Spike si sforzò di aprire prima un occhio e poi, lentamente, anche l’altro. “Aaah!” gemette richiudendoli subito. “Cavoli, Buffy, ti sembra questo il modo di svegliare un povero sofferente?”

Buffy diede un colpetto alla trapunta con cui lui era coperto. “La vuoi smettere? Spiegami perché la mia pelle dovrebbe rinunciare al suo trattamento di bellezza quotidiano solo perché tu ti sei ubriacato”

Al diavolo tutti. Che diavolo ne sapeva lui che le suore volevano farlo ubriacare? Tirò giù il bordo della coperta, senza esagerare troppo, però. “Beh, almeno quella roba sembra dello stesso colore dei tuoi occhi”

In qualche modo era un complimento, considerò Buffy. Se era anche carino, l’avrebbe capito col tempo.

“sai, Spike, secondo me il tuo cervello è ancora offuscato dall’alcol”

Perfetto, adesso era convinta che fosse un vecchio ubriacone. “Di solito non…non mi riduco in questo stato. Voglio dire, non è mia abitudine” si giustificò.

“Effettivamente non mi sembri un ubriacone, ma solo uno stupido che beve a stomaco vuoto”

“Cos’hai fatto ieri sera, dopo che mi sono addormentato?”

“Dopo che sei crollato, volevo cenare con le sorelle, ma…”

“Le sorelle?”

“Ma sì! Le tue compagne di sbornia” lo prese in giro lei. “Solo che poi mio padre ha deciso di fare una bella improvvisata, e così ho saltato la cena anch’io”

Spike balzò a sedere sul letto. “Tuo padre è qui?”

“Non è salito in camera, ci siamo incontrati giù nella hall. Voleva farmi ragionare”

Spike era piuttosto soddisfatto di constatare che finalmente erano soli, o almeno lo sperava. “E…c’è riuscito?” chiese, temendo di sentire nominare di nuovo quell’idiota di Finn.

“Dipende da cosa intendi per ragionare…Per me significa aver deciso che non sposerò Riley, né ora né mai”

“Ti ha spiegato perché ha cercato di comprarti un marito? È una cosa che non riesco proprio a capire. Tutt’al più avrebbe dovuto essere lui a pagare tuo padre” Non che si stesse lamentando, visto che lui e Buffy erano fatti l’uno per l’altro. Persino le sorelle avevano dato la loro benedizione alla coppia.

“Immagino che volesse decidere per me” minimizzò lei, togliendo una scatoletta dalla borsa. “Prendi una di queste, ti aiuterà a rimetterti in piedi”

Spike prese la pillola che lei gli porgeva e la buttò giù con un po’ d’acqua. “Grazie per l’aspirina”

“Non è aspirina, è Buscofen

Spike saltò in piedi come un fulmine, trascinandosi dietro la coperta. “Buscofen?” Conosceva il Buscofen, lui, era stato sposato! Cosa se ne faceva di un analgesico per i dolori mestruali? “Ma sei pazza? Gli uomini non prendono il Buscofen!” Per quello che ne sapeva doveva essere un intruglio a base di ormoni. E chissà che razza di effetti avrebbero avuto su di lui!

“Avevo solo quello. Mal che vada non ti fa niente, se invece funziona dovrebbe aiutarti con il mal di testa” Buffy si allontanò verso il bagno con un sorrisetto malizioso sulle labbra. “E anche se hai problemi di ritenzione idrica” La sentì ridere da dietro la porta. “Non preoccuparti, Spike. Il tuo amichetto non si affloscerà per un paio di pastigliette. In quel caso non te le avrei mai date”

“Io e il mio amichetto qui siamo molto contenti di sentirlo” gridò lui per superare il rumore dell’acqua della doccia. “E nel caso…”

Qualcuno bussò alla porta, interrompendolo. “Per caso stai aspettando qualcun altro dell’allegra tribù?” Dopo il via vai di Willow, sua madre, Riley e suo padre, magari rimaneva ancora qualcuno della famiglia Summers che voleva fargli visita. Una nonna ultracentenaria o magari un cugino d’oltreoceano.

“Dovremmo aver finito. Credo che sia il servizio in camera. Non hai fame?”

Accidenti, se aveva fame! Ma non di cornetti e marmellata. Il suo era un appetito di ben altro genere. “Eccome se ho fame”

Non immagini nemmeno quanto.

 

 

CAPITOLO 12

 

Non appena il cameriere se ne andò Buffy appese il cartello non disturbare alla maniglia della porta.

Attraversando la stanza decise di tirare indietro le tende della portafinestra. Incredibili nuvoloni neri si erano ammassati all’orizzonte. Sentì un fremito, pensando alla tempesta che cresceva dentro di lei, in attesa di esplodere. Aveva interpretato bene il tono di voce di Spike, quel suo Eccome se ho fame. Le era bastato guardarlo negli occhi quando era uscita dal bagno per leggergli in viso la conferma del desiderio che aveva sentito in quella frase apparentemente innocente.

Brividi d’anticipazione le percorsero la schiena. Non aveva mai sedotto un uomo prima, e i suoi tentativi con Riley erano falliti miseramente.

Ma stavolta no. Voleva Spike con tutta se stessa, lo aveva desiderato dal momento in cui aveva incrociato il suo sguardo nello specchietto retrovisore della limousine. Stavolta avrebbe seguito il suo istinto e l’avrebbe sedotto. Non aveva scampo.

Seguendo quell’insolito spirito intraprendente, gettò la trapunta sul pavimento. Poi, quando sentì l’acqua della doccia fermarsi, piazzò il vassoio della colazione in mezzo al letto. Spike sarebbe arrivato presto da lei, ma Buffy riusciva vederlo nonostante la porta che li separava, o almeno era così nella sua mente straordinariamente creativa. Se lo immaginava perfettamente, mentre le goccioline d’acqua scendevano lungo i muscoli scolpiti del suo torace e scivolavano giù verso... Il cuore prese a martellarle furiosamente nel petto.

Si alzò dal letto e, con gambe malferme, andò a staccare il telefono. Non dovevano esserci intoppi di nessun genere nella loro prima volta. Nessuno li avrebbe raggiunti, nessuno avrebbe suonato loro serenate. Sarebbero stati soli.

Solo lei e Spike.

La porta del bagno si aprì e Buffy trattenne il respiro. Spike era materiale perfetto per le sue fantasie, ma adesso era lì per lei, in carne e ossa. Una maglietta nera gli avvolgeva le spalle e evidenziava i muscoli delle braccia, i capelli, ancora bagnati, erano arricciati in maniera deliziosamente stuzzicante.

Un sorriso gli incurvò le labbra, mentre accennava al vassoio dietro di lei. “Facciamo un picnic?”

“Ho pensato che sarebbe stato carino, starcene qui a guardare il temporale con tutte le comodità a portata di mano” Buffy, la piccola Summers dai nervi d’acciaio, era sull’orlo di una crisi di nervi. “Come va la testa?”

“Alla grande, il mal di testa è solo un ricordo” Una fiamma maliziosa gli brillò negli occhi. “E anche il mio amichetto sta bene” Mosse qualche passo verso di lei.

Buffy indietreggiò finché i suoi piedi scalzi non urtarono la trapunta davanti alla portafinestra. ”E’ una notizia fantastica” sussurrò. “Mi riferisco alla testa, e anche al tuo…al tuo amichettoStai balbettando. Certo che balbettava, era nervosa come mai in vita sua. sperando di sembrare aggraziata e seducente, si lasciò cadere sulla trapunta.

Spike la guardò, gli occhi colmi di tenerezza. “Non devi essere nervosa, tesoro. Non succederà niente che tu non voglia. Se sei a disagio per quello che è quasi successo ieri tra di noi, se non ti senti pronta, basta che tu lo dica e io me ne andrò”

Finalmente la calma tornò a scorrere dentro di lei. Le parole di Spike ebbero l’effetto di una doccia fredda. Il solo pensiero di lui che se né andava…Cosa aveva fatto per incontrare un uomo come Spike, forte, sexy, e così incredibilmente sulla sua stessa lunghezza d’onda? Come se l’era meritato? Scosse la testa. “Ieri è stato meraviglioso, e no, non voglio affatto che tu te ne vada. In questo momento riesco a pensare solo che voglio starmene qui a guardare il temporale insieme a te”

Un’espressione sollevata si dipinse sul viso di Spike, mentre espirava a pieni polmoni.

Buffy non riuscì trattenere una risatina, e finalmente si sentì di nuovo padrona di se stessa. “Forse, se mi sforzo, riesco a pensare a un altro paio di cosette che mi piacerebbe fare con te”

Spike si sedette sulla trapunta di fianco a lei. “Sei un diavolo di donna, Buffy Summers, te ne rendi conto ?”  Le passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, carezzandole dolcemente la guancia.

Tutto in lui esprimeva virilità allo stato puro, dalle lievi rughe di espressione ai lati degli occhi, alle sue mani grandi e forti, eppure i suoi modi erano gentili, quasi delicati, come se la  considerasse qualcosa di fragile e prezioso. Nessuno l’aveva mai trattata così, con quel rispetto e quella considerazione affettuosa che venivano dal cuore.

E intanto, il suo, di cuore, traboccava di amore per Spike. Avrebbe voluto dire qualcosa che lo stuzzicasse, lo provocasse, ma in quel momento era già tanto che riuscisse a sussurrare: “Neanche tu sei tanto male, lo sai?”

Spike scese con un dito a seguire la linea del collo , giù fino alle spalle,proprio come aveva fatto il giorno prima, mentre lei sedeva a cavalcioni su di lui. “Che ne dici di una tazza di caffè?”

Buffy gli porse la tazza, mentre Spike allungava una mano sul letto a togliere il coperchio dal vassoio di portata, rivelando un ricco assortimento di paste. “Ehi, come hai indovinato che ho un debole per i dolci?”

“Forse perché non sei il solo” In quel momento una pasta alla crema sembrava gridare il suo nome a gran voce, per esempio.

“Quale vuoi?”

Meglio sorvolare sulla pasta alla crema. I danni dovuti all’ansia prematrimoniale erano ancora ben evidenti sul suo fisico. Dannata tensione nervosa! “Quella” disse indicando una ciambella integrale.

“Pensa un po’, avrei giurato che fossi il tipo da pasta alla crema”  infierì lui.

“Adoro le ciambelle” mentì lei, fingendo un’avidità che era ben lontana dal provare.

Spike, dal canto suo, affondò i denti come un predatore nella pasta alla crema. Qualcuno doveva pur sacrificarsi. 

Non ce la faceva più. “A essere sincera, odio le ciambelle” confessò.

“Ma hai appena affermato il contrario” obiettò Spike, piuttosto confuso.

“Ho mentito”

“Perché?”

Non c’era niente di più umiliante che rendere una confessione come quella che stava per fare lei all’uomo che si voleva sedurre. “Perché ho bisogno di dimagrire almeno cinque chili, ecco perché!” rivelò tutto di un fiato.

Fu allora che lui scoppiò a ridere. E come rideva, rideva come un matto, rideva a tal punto che Buffy fu tentata di tirargli in faccia la sua ciambella.

“Io non ci trovo niente da ridere nell’essere in soprappeso”

Spike scosse la testa, sforzandosi di riacquistare una parvenza di serietà. “Certo, tesoro, lo so benissimo, ma io sto ridendo perché detto da te è semplicemente assurdo. Ma come fai pensare di essere…soprappeso?”

“Dici così solo perché non mi hai mai vista senza vestiti”

Spike la guardò intensamente negli occhi. “Non sono sicuro che tu sia pronta a vedere la mia reazione di fronte ad una situazione del genere”

La pioggia si abbatté sulla terra in uno scroscio improvviso e violento. Buffy era stata talmente presa da Spike che aveva completamente dimenticato il temporale, ma la potenza dei tuoni e dei fulmini e il rumore delle persiane che sbattevano leggermente contro i muri esterni, la riportarono momentaneamente al desiderio di dividere il temporale con lui.

“A quanto pare abbiamo due poltrone in prima fila” commentò Spike, passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola a sé. La furia degli elementi aveva creato una strana alchimia tra loro, come un’istantanea intimità tra due anime gemelle che si trovano a condividere una forte sensazione per la prima volta.

Lui era forte e sicuro e la faceva sentire protetta, come se nulla di male potesse capitarle finché erano insieme. Appoggiata alla sua spalla, sentiva il suo cuore battere in sincronia con il proprio, mentre il calore e il desiderio tornavano crescere dentro di lei.

“C’è una tale passione in tutto questo…”

“Ti spaventa?” le sussurrò lui contro l’orecchio.

Buffy si voltò per incrociare il suo sguardo, fiamme nei suoi occhi. “Neanche un po’” Inspirò, continuando a fissarlo. “Mi eccita moltissimo a dire la verità”

Gli occhi di Spike sembrarono farsi più scuri. “Fin dalla prima volta che ti ho vista mi hai fatto pensare alla passione trattenuta di una tempesta che sta per esplodere. Vibrante di furia. Bellissima”

Come se l’ultima parola avesse creato un ponte, le loro bocche si avvicinarono, n cerca l’una dell’altra. Le labbra si incontrarono, nutrendo la furia che c’era in loro. La fame, la passione li scossero da capo a piedi, mentre si aggrappavano l’un l’altro come due naufraghi nel mare in burrasca.

Lanciarono i vestiti rapidamente sul pavimento, senza che nessuno dei due avesse la cognizione esatta di ciò che stava facendo, fatta eccezione per la percezione dell’altro. Ogni movimento era puro istinto. Buffy inarcò la schiena per offrirsi ai suoi baci, mentre lui le tormentava il collo e poi le spalle con le labbra. In risposta lei gli fece scorrere le dita sulla schiena. La linea dei suoi muscoli, la loro soda consistenza istigarono Buffy a volere di più.

La bocca di  Spike si fermò sul suo capezzolo, lambendolo con la lingua. Una sensazione di felicità perfetta, quasi insostenibile, la scosse fin nel profondo, mentre il suo grido di piacere si confondeva con i fischi del vento.

In cerca di sollievo a un desiderio che si era fatto urgente, Buffy lasciò scivolare la mano sul corpo perfetto di lui, in una carezza che strappò gemiti estatici al suo amante.

I fulmini crepitavano nell’aria, mentre Spike si chinava di nuovo a baciarla, scendendo ad accarezzarle il seno, il ventre piatto, la giuntura dove si univano le sue gambe. La toccò e la accarezzò fino a portare la sua risposta a un picco vertiginoso.

Avvinghiato a lei, si sollevò da terra, portandola con sé sulla poltrona, là dove i loro giochi erano cominciati il giorno prima.

“Che ne dici di dirmi cosa ti piacerebbe adesso?” le sussurrò contro l’orecchio, senza smettere di baciarla.

Seduta a cavalcioni su di lui, Buffy si fermò un istante a guardarlo negli occhi. “Hai davvero bisogno di chiedermelo? Io so benissimo cosa vuoi tu”

“Voglio te, Buffy, voglio tutto di te. E non sto chiedendo niente di più di quanto non sia disposto a dare io stesso. Desidero che tu lo sappia, non ti sto offrendo solo del sesso” Le posò le mani ai lati del viso. “Non sono disposto a svegliarmi domattina e ad andarmene, come se niente fosse successo. Sei sicura di volere anche tu la stessa cosa?”

Le imposte sbatterono contro i muri, facendo sussultare Buffy tra le sue braccia. “Sì, questo che voglio. Dammi solo un minuto”

Si separò da Spike per un breve istante, solo per recuperare un pacchettino dalla borsa, le mani scosse dal tremito dell’aspettativa. Finalmente tornò davanti a lui, il piccolo involucro tra le mani.

Nello stesso istante, Spike allontanò le mani dalla tasca posteriore dei jeans che aveva gettato a terra parecchio tempo prima. Scoppiarono a ridere, notando che entrambi avevano avuto la stessa idea. Spike strappò la confezione che aveva in mano. “Tieni il tuo per dopo, okay?”

“Me lo prometti?”

“Contaci, passerotto” rispose lui, poi sistemò il preservativo. “Sai,è da quando ti sei cambiata nel retro della limousine che ho una certa fantasia…Ti dispiacerebbe metterti gli stivali?”

Se le dispiaceva? Era pronta a fare qualsiasi cosa le avesse chiesto. Con deliberata lentezza, infilò prima uno stivale  poi l’altro.

“Oh, tesoro, non immagini nemmeno l’effetto che hai su di me”

Buffy tornò a sedere a cavalcioni su di lui, le mani sulle sue spalle, mentre Spike la sollevava delicatamente per permetterle di scendere poi e accoglierlo dentro di lei. Lentamente, ma in un solo, continuo movimento Buffy si unì a lui, finché furono un solo corpo. Poi, accolse la sensazione di Spike dentro di sé, assecondandola con una leggera spinta del bacino.

“Oh, tesoro, voltati un istante, devi vedere anche tu quello che vedo io” la invitò lui, accennando allo specchio dietro di lei.

Un sorriso sensuale e soddisfatto apparve sulle labbra della donna riflessa nello specchio.

“Sei così bella” Le posò le mani sui seni, massaggiandoli fino a rendere duri i capezzoli. “Bella ed eccitante”

Ed era così che si sentiva anche lei, grazie a lui. Obbedendo all’istinto, iniziò a muoversi su di lui, avanti indietro, in una danza di puro erotismo. Ad ogni spinta, la tensione del  suo desiderio sembrava salire più in alto, verso la cima di un’onda. 

Niente nella sua vita si avvicinava a quello che stava vivendo per intensità emotiva,pensò con le lacrime agli occhi,abbandonandosi contro il suo torace, madida di sudore ed appagata.

Spike le asciugò le lacrime con un pollice, carezzandole dolcemente la schiena con l’altra mano. “Perché piangi, piccola? Non ti ho fatto male,vero?”

Piangere? Se anche stava piangendo - cosa di cui non si era resa conto - le sue erano lacrime di stupore e di gioia. Si sentiva completamente sopraffatta dalle emozioni, in balia di quello che provava. “Io…non lo so. È solo che siamo stati così…incredibili…”

Spike era al settimo cielo, come se solo ora avesse la sicurezza di aver condiviso con lei qualcosa di unico. Per tutti e due. “Lo siamo stati, vero?” le sussurrò, cullandola dolcemente.

Buffy si alzò in piedi e si avvolse in una vestaglia, come se avesse bisogno di un momento tutto per sé.

Aprì i vetri e uscì sul balcone, le lacrime che le rigavano  il volto, mischiandosi alla pioggia.

Anche Spike la raggiunse e si fermò alle sue spalle, cingendole la vita delicatamente. “Buffy, è tutto a posto”

Ma lei non poteva farci nulla: era la prima volta che provava sensazioni così forti,e non sapeva come affrontarle. Si allontanò dal suo abbraccio e fece per rientrare nella stanza, lasciando Spike fermo a guardarla.  “Ho bisogno di un po’ di tempo” sussurrò. Ma prima che potesse sentire la sua risposta, il bagliore di un fulmine rischiarò il balcone.

Buffy si voltò, un’espressione di terrore sul viso.

Spike giaceva a terra privo di sensi.

 

CAPITOLO 13

 

“Se fosse così gentile da seguirmi, signorina, avrei bisogno di alcune informazioni”

Buffy non si mosse. I suoi occhi seguirono la barella su cui era steso Spike fino a quando non la vide sparire dietro le porte della sala visite. Solo allora si voltò a guardare l’infermiera al suo fianco.

“Ha detto qualcosa?” chiese, corrugando la fronte. Era preoccupata a morte per Spike e non aveva sentito una parola.

“Non si preoccupi” cercò di consolarla l’infermiera capendo al volo la sua ansia. “Vedrà che si prenderanno cura di lui. Di solito, nei casi come questo, o muoiono sul colpo o si riprendono perfettamente. E il suo ragazzo è arrivato fin qui vivo e vegeto”

“E’ sicura che le cose vadano sempre così?” chiese Buffy con voce tremante. Neanche per un momento pensò a correggere la donna per la sua errata valutazione.

“Glielo assicuro. Sarà di nuovo in piedi prima che lei possa rendersene conto”

Grazie al cielo. Sembrava tutt’altro che vivo e vegeto, mentre era steso a terra sul balcone prima dell’arrivo dell’ambulanza.

“Perché non mi dice nome e indirizzo del suo ragazzo?”

Fortunatamente i paramedici le avevano lasciato il portafoglio di Spike prima di portarlo in sala visita. Cercò tra i documenti alla ricerca della patente. Quando la trovò vi diede una rapida occhiata e la passò all’infermiera. Los Angeles.

Strano, pensava che anche Spike vivesse a Sunnydale come lei, invece viveva a Los Angeles. Non troppo lontano, ma comunque un bel po’ distante tutto considerato.

“Perfetto. Adesso avrei bisogno del numero di assicurazione” la esortò l’infermiera.

Cercò ancora un po’ e trovò quello che stava cercando.

“Okay, adesso è tutto a posto. Se vuole vedere il signor Spencer, basta che giri l’angolo e chieda il numero di stanza”

Ancora leggermente confusa e stordita, Buffy si ritrovò a parlare con una recepitionist. “Cerco il signor William Spencer”

L’impiegata digitò velocemente il nome sulla tastiera del computer. “Stanza 371”

“Come faccio ad arrivarci?”

“Prenda l’ascensore fino al terzo piano, il primo corridoio a destra e poi la prima stanza sulla sinistra. Non può sbagliare”

Buffy si incamminò in direzione dell’ascensore. Poco prima che le porte si chiudessero però una mano si intrufolò bloccandole. Subito dopo un passeggino si fece strada nell’ascensore.

“Mi scusi se ho bloccato la corsa ma con questo coso non posso fare le scale” disse la giovane donna che spingeva il passeggino.

Buffy sorrise. “Non si preoccupi, non è un problema” Si girò verso i comandi. “A che piano?” chiese poi.

La ragazza si fermò un attimo a riflettere. “Terzo piano, credo. Non ho sentito molto bene le istruzioni dell’infermiera, questa piccola peste aveva deciso di mettersi a piangere proprio in quel momento” La voce della ragazza era impregnata di dolcezza mentre rivolgeva lo sguardo al piccolo nel passeggino.

Buffy schiacciò il pulsante poi si voltò a guardare anche lei il bambino. “Quanto tempo ha?” chiese.

“Una settimana” rispose orgogliosa la mamma. “Non è la creaturina più dolce su tutta la faccia della terra?”

Buffy annuì. Era davvero un neonato molto carino. I capelli erano scuri e un po’ arricciati sulle punte e contrastavano alla perfezione con i bellissimi occhi chiari. “Siete qui per fare un controllo medico?”

“Oh no. Non siamo neanche della zona” La ragazza si batté una mano contro la fronte. “Che maleducata! Non mi sono nemmeno presentata. Sono Cordelia Chase in Spencer e lui è William Connor James Spencer II, ma credo che lo chiameremo solamente Connor per evitare fraintendimenti”

Buffy sbatté gli occhi, leggermente confusa. Spencer non era un cognome tanto comune, e quante possibilità c’erano che esistessero due William Connor James Spencer?

Oh, Dio. Oh, Signore. Perché stava succedendo proprio a lei? Non era possibile. Spike di sicuro glielo avrebbe detto. Non le avrebbe mai mentito su una cosa del genere…eppure la prova era proprio lì, davanti ai suoi occhi, che si stava addormentando placidamente nel suo passeggino.  

“Ti senti bene?”

Una mano entrò nella visuale di Buffy, facendola tornare con i piedi per terra. Lentamente riportò gli occhi sulla ragazza sorridente davanti a lei. “Sto-sto bene, grazie” mormorò incerta. “Va tutto benone” aggiunse poi con voce un po’ più ferma.

Cordelia le sorrise. “Meno male. Ero convinta che stessi per svenire. Fortuna che siamo in un ospedale. Non avresti dovuto fare molto strada”

Buffy finse una risatina, assecondando la ragazza. Si sentiva tremendamente in imbarazzo.

Cordelia si lasciò sfuggire un sospiro e si appoggiò contro la parete dell’ascensore. “Sono sfinita” mormorò passandosi una mano sulla fronte.

“Immagino che avere un bimbo così piccolo sia un grande impegno…” commentò Buffy, in tono cauto.

“Puoi dirlo forte. Inoltre, io e mio marito abbiamo una piccola impresa di affitto di limousine e io lo aiuto nella gestione. Il lavoro ci tiene molto occupati e questo viaggio improvviso scombina un po’ i miei piani anche se, sai come si dice…la salute viene prima di tutto, specie se si tratta della famiglia” spiegò Cordy.

Buffy mormorò qualche parola, assecondandola. Doveva assolutamente uscire da quell’ascensore al più presto, prima di buttarsi ai piedi di quella ragazza a chiedere perdono per le proprie colpe. Come diavolo era finita in una situazione del genere?

 

***

 

“Allora, posso andarmene? Non ci sono stati danni permanenti?”

Sdraiato su un fianco Spike tempestava di domande il dottore mentre questi finiva di assicurargli le bende. Aveva già rotto le scatole ad un paio di infermiere per riuscire ad assicurarsi che Buffy stesse bene e il dottore stava subendo lo stesso trattamento.

“Se escludiamo le bruciature posteriori, possiamo dire che va tutto benissimo” dichiarò il dottore soddisfatto. “Lei è veramente fortunato, signor Spencer”

“Ci può giurare, dottore” Un minuto prima stava parlando con la sua Buffy, e un minuto dopo si sentiva come se qualcuno gli avesse infilato le dita nella presa della corrente. E poi si era risvegliato in una stanza d’ospedale. Dannatamente fortunato, sì.

“Mi raccomando, riposi. E passi domani per il controllo”  gli raccomandò il dottore prima di uscire dalla stanza.

Pochi istanti dopo Buffy fece irruzione nella stanza. Lo riempiva di tenerezza solo poterla guardare. Poverina, aveva un’aria così preoccupata… Chissà le ore di angoscia che aveva vissuto a causa sua.

“Ehi, piccola, non essere triste. Mi dimetteranno tra pochi minuti”

“Ah sì? Di già?”

Oh-oh, adesso che guardava meglio, forse il viso di Buffy era segnato più dalla rabbia che dalla preoccupazione.

“Magari prima c’è qualcosina di cui vorresti parlarmi?”

Allora aveva saputo del patto con suo padre…per questo aveva quella faccia. Tanto, pensò Spike con un misto di speranza e rassegnazione, prima o poi la cosa doveva saltar fuori. E come si dice? Meglio prima che poi.

“Te l’avrei detto. Solo che volevo che avessimo una possibilità prima di affrontare tutto”

Con sua grande sorpresa, al posto di calmarla le sue parole stavano avendo l’effetto esattamente opposto. Molto strano.

“Tu…tu…” Oddio, stava balbettando!

Qualcuno bussò cautamente alla porta e Buffy pensò che per loro restare soli per cinque minuti era una specie di utopia. Prima o poi arrivava sempre qualcuno a rompere le uova nel paniere. “Andate via!” urlò Spike alla porta.

Incurante di quanto detto, la porta si spalancò, e sulla soglia comparvero Angel e Cordelia con il piccolo nel suo passeggino.

“Si può sapere cosa ci fate qui?” chiese Spike sorpreso al fratello.

“Oh no…” mormorò Buffy, bianca come un lenzuolo. Cosa avrebbe fatto adesso?

“Siamo venuti per te” rispose Angel poi guardò con un sorrisetto ironico le bende che coprivano il posteriore di Spike. “L’ospedale si è messo in contatto con noi e ci siamo precipitati non appena saputo dell’incidente. Ma credo di non aver capito bene…mi racconti esattamente cosa è successo?” 

Spike non aveva nessuna intenzione di scendere nei dettagli. “Un fulmine. Non chiedere altro” aggiunse in tono che non ammetteva repliche.

Cordelia sfregò un dito sotto il mento del piccolo Connor. “Che ne dici di aprire gli occhietti e di fare finalmente conoscenza con tuo zio, piccolo?”

“Zio?” gracchiò Buffy dall’angolino dove se n’era stata zitta zitta e piccola piccola fino a quel momento.

Spike non riusciva a capire cosa era successo, ma a giudicare dallo sguardo di lei, qualcosa doveva essere successo per forza. “Vi presento Buffy Summers. Buffy, questi sono mio fratello Angel e sua moglie Cordelia e…”

“…e William Connor James Spencer numero due” terminò Cordy al suo posto.

“Ehi, l’avete chiamato come me!” esclamò Spike pieno d’orgoglio, per poi voltarsi subito verso Buffy. “Per caso…hai pensato che fosse mio figlio?”

“Ci siamo incontrate in ascensore…il bambino ha i tuoi stessi occhi e lo stesso nome…” sussurrò lei. “Cosa dovevo pensare?”

“Ecco perché mi sei sembrata così strana quando mi sono presentata…” commentò Cordy. “Avevi riconosciuto il nome”

“Come facevo a sapere che eri suo zio e non suo padre?” continuò Buffy rivolta a Spike.

“Quindi” attaccò lui realizzando improvvisamente le conseguenze che aveva tratto lei. “devi aver pensato che fossi un gran…”

“Bastardo?” completò per lui Angel.

“E quando prima ti ho detto che mio marito ha un servizio di noleggio di limousine” aggiunse Cordy, “hai creduto che stessi parlando di Spike”

“Lui guidava la limousine…”

“Solo per sostituire me” spiegò Angel. “Il bambino ha deciso di nascere un po’ prima del previsto, così ho dovuto chiedere a Spike di coprirmi”

Adesso il danno era stato fatto, pensò Spike immaginando la domanda successiva di Buffy. Non era un felice neopapà, e questo ormai era chiaro, ma non era nemmeno un autista di limousine.

“Allora, se stavi sostituendo tuo fratello” cominciò Buffy rivolta direttamente a lui, “si può sapere che lavoro fai?”

“Posso spiegarti…”

“Spike possiede un negozio. È il proprietario del Motors&Books. Dovresti farci un giro una volta che ti trovi a Los Angeles, è un posto veramente carino” blaterò Cordy, completamente ignara della tempesta che si andava addensando all’orizzonte. “Quando gli abbiamo chiesto di prendere il posto di Angel per questo lavoro, erano anni che non si concedeva una pausa”

“Cordy, ti prego” cercò di fermarla Spike.

“Santo Spike” commentò Buffy con sarcasmo.

“Non sapevo che ci fosse un santo con questo nome, ma noi non siamo praticanti” continuò Cordy, ormai inarrestabile. “Beh, comunque non è poi così lontano dalla realtà, soprattutto da quando Spike ha promesso di aiutarci, una volta che tuo padre gli avrà dato i soldi che gli ha promesso”

Spike guardava quella scena come se gli si stesse svolgendo a rallentatore davanti agli occhi. Avrebbe tanto voluto gridare a Cordy di chiudere il becco, ma come faceva a sbraitare contro una neomamma che l’aveva appena paragonato ad un santo?

“E così mio padre ha promesso soldi anche a te. Non è generoso da parte sua?” commentò Buffy sempre più ironica.

“Lo sai, non credevo che fossi così simpatica. Quando Spike ci ha raccontato che avevi piantato il tuo fidanzato all’altare e che sarebbe toccato a lui farti da babysitter per una settimana, ho pensato che dovessi essere una ragazzina viziata, sai, di quelle abituate ad ottenere tutto quello che vogliono servito su un piatto d’argento” continuò imperterrita Cordy, mentre la situazione di Spike passava dal disastro di medie proporzioni allo stato di calamità naturale. Una lacrima scese a rigare il bel viso di Cordelia. “Scusatemi, i miei ormoni sono ancora sottosopra” disse tra i singhiozzi.

In quel momento, Connor decise di mettere alla prova i suoi polmoni, probabilmente per far compagnia alla mamma, e Buffy si ritrovò a distribuire pacche sulla schiena del neonato e sulla mano di Cordy, rivolgendo nel frattempo sguardi di fuoco verso Spike.

Un’infermiera fece irruzione nella stanza per fare uscire tutti. Sembrava che il paziente avesse subito un brusco innalzamento della pressione, chissà per quale motivo, poi.   

Spike si alzò dal lettino per cercare di trattenere Buffy, ma era troppo debole, oltre che impedito nei movimenti da quell’energumeno di infermiera che lo stava mettendo a letto con la forza.

“Buffy, tesoro, dobbiamo parlare!” cercò di dire, ma dalla gola gli uscì solo uno stridio disperato. “Almeno mi devi dare la possibilità di spiegarti…”

“Io non ti devo un bel niente, amico. Però sembra che mio padre ti debba qualche dollaro per avermi fatto da babysitter” Detto questo si chiuse la porta alle spalle.

Era finita!

 

***

 

Buffy rientrò di corsa nella sua stanza d’albergo. Richiuse la porta e si lasciò scivolare a terra appoggiata contro. Da quando aveva lasciato l’ospedale, non aveva smesso un solo istante di piangere, persino sul taxi che la riportava lì.

L’efficientissimo staff dell’albergo aveva ripulito la stanza da cima a fondo mentre era in ospedale a morire d’ansia per le sorti di quel disgraziato. Sfortunatamente nemmeno dieci litri di Mastro Lindo avrebbero potuto cancellare i ricordi dalla sua memoria. Chissà quanto tempo le ci sarebbe voluto prima di riuscire a dimenticare il sapore dei suoi baci… Inspirò profondamente e con l’ossigenò inspirò anche il profumo di lui, che aleggiava ancora nella stanza.

Il telefono squillò strappandole un sorrisetto triste: mai un momento di tranquillità, vero? Neanche per crogiolarsi nel suo dolore. 

“Pronto?”

“Tesoro, sono la mamma. Ho saputo quello che è successo al tuo Spike dal telegiornale locale e chiamavo per avere sue notizie. Non succede tutti i giorni di venir colpiti da un fulmine”

“Stai tranquilla, mamma. Purtroppo è ancora vivo e vegeto” rispose rabbiosamente.

“Buffy!” La sorpresa di sua madre passò attraverso la cornetta. “Sono sicura che non intendevi dire questo. Per caso avete litigato?”

“Litigato? Magari” E così dicendo Buffy iniziò a raccontare tutta la storia, incluso il nuovo patto del suo indescrivibile padre.

“Oh, cara, mi dispiace” mormorò Joyce alla fine del racconto. “Ma io ho visto il modo in cui Spike ti guardava, e non era certo lo sguardo di un disgraziato senza scrupoli che si fa pagare per farti da babysitter”

“Forse sperava di guadagnarci qualche extra”

“Poverino, doveva essere davvero disperato”

Per accettare di passare una settimana in mia compagnia? “Grazie per la considerazione, mamma”

“Ma no, non hai capito. Se le cose stanno come ha raccontato sua cognata in ospedale, e io ci scommetto che stanno così, gli Spencer dovevano avere dei grossi problemi economici. Te l’immagini altrimenti un uomo che lascia il suo lavoro, va in un’altra città solo per non far perdere un incarico al fratello? Ascolta me, cara. Quell’uomo ha un cuore d’oro. Qualsiasi uomo disposto a mettere da parte se stesso e la propria vita per correre in aiuto della famiglia ce l’ha”

“Sarà anche come dici tu, ma io non voglio più vederlo, neanche dipinto sui muri!” strillò lei tra in singhiozzi.

“Cara…tu sei innamorata, vero?”

“Ma se lo conosco da un giorno!”

“Ormai è quasi una settimana. E tu stai piangendo, cosa che non ti ho quasi mai visto fare. Avanti, dimmi, hai versato anche solo una lacrima per Riley?”

“No, ma…”

“Allora non ci sono storie: tu sei innamorata di Spike”

Perfetto! Se le cose stavano così ci avrebbe messo anni per dimenticare!

 

CAPITOLO  14

 

Finalmente Spike riuscì a raggiungere la suite Luna di miele. Credeva che non ci sarebbe mai riuscito. Aveva dovuto ricorrere alle minacce per strappare il permesso di uscire dall’ospedale, e una notte trascorsa lì dentro era stata più che sufficiente, considerando quanto morisse dalla voglia di essere altrove.

Inserì la tessera magnetica nella serratura della porta ed entrò facendo attenzione, pronto a battere in ritirata alla svelta se Buffy avesse deciso di tirargli addosso qualcosa.

Ma Buffy era distesa sul letto, addormentata. Non si era accorta della sua presenza, e Spike ne approfittò per fermarsi a guardarla, per inspirare il suo profumo.

“Buffy” chiamò piano, timoroso di spaventarla.

Lei si girò nel letto, mormorando qualcosa, ancora addormentata, e Spike chiamò più forte.

Lei scattò a sedere. “Spike?” Per un breve istante gli sembrò di cogliere nei suoi occhi, gonfi e arrossati dal pianto, una luce gioiosa, la spontanea felicità di rivederlo. “Che diavolo ci fai tu qui? Fuori!” urlò lei subito dopo, mandando in frantumi ogni sua speranza.

“Buffy, passerotto, ti devo parlare…”

“Tu non puoi parlare con me. Non riesco nemmeno a capire che cosa ti dà il diritto di chiamarmi passerotto con quella voce da cucciolo abbandonato, figuriamoci se ti permetto di parlarmi”

“Ascolta…” tentò lui, venendo subito bloccato.

“Cosa, Spike? Qualcun’altra delle tue bugie? Risparmia il fiato, almeno hai finito di farmi da babysitter. Me ne torno a casa” dichiarò lei scendendo dal letto. “E tu, puoi anche incassare i tuoi soldi e tornartene a Los Angeles a fare il tuo vero lavoro, qualsiasi esso sia” aggiunse sprezzante, mentre cercava di oltrepassarlo per nascondersi in bagno.

Incapace di fermare quel fiume di parole, Spike ricorse all’unica cosa che sapeva l’avrebbe calmata, o che almeno avrebbe avuto qualche effetto su di lei: la strinse tra le braccia e la baciò senza nemmeno darle il tempo di pensare a cosa stava succedendo. La baciò come un uomo sfuggito per un soffio all’incenerimento, come un uomo che aveva rischiato la pelle, e che nei brevi momenti di coscienza si era disperato chiedendo solo di poter tornare da lei.

E se il fulmine non gli aveva completamente fritto il cervello, anche lei stava ricambiando il bacio, al di là della rabbia e della delusione.

Staccò le labbra dalle sue per prendere fiato. “Quello che volevo dire…”

“Questo bacio non cambia nemmeno di una virgola la situazione, Spike”

Spike strinse la presa sulle sue spalle. “Devo baciarti ancora o riesci a stare zitta e ad ascoltarmi almeno per un minuto?” si avvicinò e le mordicchiò il labbro inferiore.

“Sei solo un insopportabile…”

“Gran baciatore?” Un altro bacio.

“Un insopportabile bugiardo” concluse lei prima di serrare la bocca in una linea dura e di sedersi sulla poltrona su cui avevano fatto l’amore, le braccia ostinatamente incrociate sul seno. “Avanti, ti sto ascoltando. Non ho intenzione di concederti tutta la vita, quindi sbrigati”

Spike si sedette sul bordo del letto di fronte a lei. “Sono cresciuto a Sunnydale anch’io, ma mi sono trasferito a Los Angeles in cerca di fortuna. La mia famiglia non se l’è mai passata molto bene nel campo economico e quando ho aperto il Motors&Books credevo di aver trovato la soluzione giusta per tutti i nostri problemi” Tirò un sospiro rassegnato. “Ormai sono tre anni che ha aperto ma gli affari non stanno andando bene come avevo previsto”

Buffy smise di battere il piede per terra.

“I soldi di tuo padre potrebbero davvero sistemare molte cose per me”

Buffy si alzò in piedi. “Perfetto, sono contenta che le cose siano andate bene, per te” Prese la borsa con i suoi vestiti e gliel’allungò sotto il naso. “Ti auguro tanta felicità”

Se non sbagliava era stato appena liquidato. Dannazione, non poteva finire così! “Non puoi scappare via da quello che abbiamo condiviso così facilmente, non te lo permetto”

“Ieri abbiamo condiviso del sesso, del sesso fantastico, lo ammetto, ma oggi è un altro giorno”

“Sai benissimo che non è così, e io ricordo perfettamente di averti detto che non ero disposto ad andarmene come se niente fosse successo. Noi siamo fatti l’uno per l’altra!”

“Immagino che mio padre sarebbe contento di vedere come ti stai impegnando”

“Si può sapere che diavolo stai blaterando?”

“Beh, se ti ha offerto tanti soldi per farmi da babysitter per soli sette giorni, non oso nemmeno immaginare cosa può averti offerto per tenermi d’occhio per tutta la vita”

“Non è giusto da parte tua accusarmi di una cosa del genere”

“No? Ma fammi il piacere! Tu vuoi insegnare a me cosa è giusto e cosa non lo è? Fare un accordo con mio padre alle mie spalle ti sembra giusto, tanto per cominciare?”

Le aveva spezzato il cuore. Adesso ne era certo, glielo leggeva negli occhi feriti, e nelle accuse che gli stava lanciando. La ferita del mancato matrimonio con Riley non era nulla rispetto a quello che le vedeva adesso sul viso.

“Io ti amo, Elisabeth Ann Summers. Tu non mi avevi chiesto di innamorarmi di te, e forse adesso neanche sai che fartene del mio amore, ma sappi che il mio cuore ti apparterrà per sempre”  Non sapeva come rimediare al danno che aveva causato, e stava male, ma forse mettere a nudo i propri sentimenti sarebbe servito. “Cosa posso fare per convincerti?”

“Perché non dici a mio padre che rinunci ai soldi?”

Spike rimase un istante in silenzio, cercando di immaginare se stesso e Buffy, con una nidiata di bambini in tutto e per tutto simili a loro. Addormentarsi ogni notte con lei, alzarsi ogni mattina al suo fianco… e poi si chiese fino a che punto la loro relazione avrebbe sofferto della sua mancanza di rispetto per se stesso. Per aver messo i propri desideri davanti ai bisogni di suo fratello e della sua famiglia, dei suoi amici e delle loro famiglie. Tutte persone che lavoravano sodo al Motors&Books,e che a quel punto rischiavano di ritrovarsi senza un lavoro e con in mano un pugno di mosche.

“Non posso farlo, Buffy. Sono in troppi a contare su di me per tirare avanti, e io non posso chiedere loro di stringere la cinghia per chissà quanti altri anni perché tu non ti fidi di me” Le passò una mano dietro il collo, accarezzando la morbida pelle della nuca. “Tesoro, io ti amo dal profondo del cuore, ma se tu non sei pronta a fidarti di me, o a lasciarti andare ai tuoi sentimenti, non possiamo permetterci di costruire una vita insieme. Perché questo è quello che vorrei. Lo vorrei tantissimo, Buffy”

Buffy sentiva i brividi correrle lungo la schiena. Nessuno le aveva mai parlato in quel modo, nessuno le aveva mai detto quelle cose, neanche nei suoi sogni più audaci… “In effetti, mi avevi avvisata che eri pronto ad assumerti delle responsabilità. Almeno questo te lo devo riconoscere”

Spike non aveva mai dovuto pregare nessuno in vita sua, ma per Buffy era pronto a fare questo e altro. “Quello che abbiamo noi due è speciale. Ci sono persone che passano una vita intera senza nemmeno avvicinarsi minimamente a qualcosa del genere. Non puoi voler buttare tutto”

Lei rimase a mordicchiarsi il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo.

“Buffy, almeno dimmi una cosa, tu mi ami?”

Per tutta risposta lei corse ad aprire le tende della portafinestra. “No”

Spike sbatté la mano sul tavolino con rabbia e frustrazione. “Non ti credo. Sei solo spaventata a morte. Probabilmente aspettavi un’occasione per dartela a gambe levate, come con Riley. Ma almeno abbi il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi dici che non mi ami”

Lei si voltò lentamente verso di lui. “Io non ti amo”

L’aveva vista fare fuoco e fiamme fin dal primo momento e adesso quella calma mortalmente rassegnata che le leggeva negli occhi lo faceva star male. “Forse non vuoi amarmi, ma io so quello che provi per me” Le voltò le spalle e si diresse alla porta. “Fammi sapere quando sei pronta per partire”

 

***

 

Sollievo e paura si impossessarono del cuore di Buffy, non appena giunse in vista del portico della casa dei suoi genitori. Il viaggio, con Spike alla guida, era stato a dir poco tremendo: ore intere, macinando chilometri, senza dire una parola. Aveva fatto del suo meglio per rimanere attaccata alla sua rabbia, ma era irrimediabilmente avvolta da una cappa di tristezza.

Quando Spike parcheggiò la limousine lungo il vialetto di accesso alla dependance che lei chiamava casa,  Buffy tirò un profondo respiro.

“Puoi lasciare la valigia sulla veranda” furono le sue prime parole da quando avevano lasciato San Antonio.

Spike scelse di ignorarle, marciando direttamente verso la soglia di casa.

Buffy inserì la chiave nella serratura e fece strada all’interno.

Lui posò le valigie per terra e si fermò a guardarsi in giro. Era un ambiente unico, molto caldo, con parecchie finestre e un lucernario che si apriva sopra il letto, sul soppalco.

“Beh, cosa ti aspettavi? Un piano bar e una piscina?” Riley non aveva mai potuto sopportare la dependance e più di una volta le aveva suggerito di farla ritoccare da un arredatore di interni. “E’ casa mia,e a me piace così com’è”

Non c’erano tende alle finestre, a lei piaceva poter osservare il cielo in ogni momento della giornata. Non c’erano nemmeno troppe sedie,ma molti tappeti adagiati sul pavimento e parecchi cuscini. I pochi mobili aveva una linea semplice ma allo stesso tempo elegante.

C’era qualcosa di incredibilmente armonioso in quella casa. “E’ uno dei posti più belli che abbia mai visto” commentò Spike. “Dà una forte sensazione di calore, di casa. Questa serve per salire?” chiese indicando la scala a chiocciola. 

Non nella sua camera da letto! Buffy fu presa dal panico e gli si piazzò davanti impedendogli di salire i gradini. “Sì, ma non mi va che tu vada di sopra. È terribilmente in disordine”

Lui rivolse un’occhiata scettica all’ordine immacolato che sembrava regnare in ogni angolo della dependance. “Non credo che mi scandalizzerò” affermò deciso.

Al diavolo! Non poteva passare tutto il giorno a litigare con lui. “Fa come vuoi” concesse, seguendolo con lo sguardo su per le scale, gli occhi praticamente incollati alla soda visione del suo posteriore. “Come vanno le ferite?”

Lui si voltò e scrollò le spalle, facendo sollevare leggermente il bordo della camicia rossa. “Meglio”

“Sei sicuro che non ti serva niente, magari per alleviare il bruciore…”

Per la prima volta in quelli che sembravano secoli, Spike sorrise. “Niente Buscofen, grazie”

Buffy aspettò che fosse salito in cima alle scale per seguirlo, come se questo potesse servire ad evitare di pensare ai mille modi in cui avrebbe voluto alleviare il bruciore delle sue ferite, e senza l’aiuto di un analgesico.

Spike appoggiò le valigie per terra e rimase incantato a studiare il suo nido. Il pavimento era ricoperto anche lì da pesanti tappeti colorati, mentre sul letto di ferro battuto, una deliziosa coperta di pizzo faceva bella mostra di sé. Dal lucernario si vedeva il blu del cielo che riscaldava tutto il soppalco. “Non potrebbe essere più bello!” commentò lui.

“Oh, sì, invece” rispose lei orgogliosa. “Di notte, quando il cielo è pieno di stelle,questa stanza è un vero spettacolo”

Spike si voltò a guardarla, allungando una mano ad accarezzarle il viso. “E’ per questo che non volevi farmi salire? Perché temevi quello che sarebbe potuto succedere? Quello che sta succedendo?”

“Sì” mormorò lei a bassa voce, chiudendo gli occhi e piegandosi nel suo tocco. “Cosa stai facendo?”

“Sto cercando di costruire un ricordo”

Oh, perché non poteva semplicemente mandare al diavolo tutto quanto e fidarsi di lui? Voleva fidarsi, lo desiderava con tutta se stessa. In barba a quello che era successo, in barba al modo in cui sapeva sarebbero andate le cose tra loro due, decise di lasciarsi andare, e di concedersi con lui almeno la creazione di un ricordo dolcissimo. 

Affondò le dita nei suoi capelli biondi, e avvicinò le labbra alle sue, nel più tenero dei ritorni a casa che avesse mai sperimentato.

Nessuno dei due pronunciò una parola quando Spike la fece stendere sulla trapunta, mentre lei gli accarezzava dolcemente le tempie. Tornò ad esplorare la linea decisa della sua mascella. 

Nemmeno l’ombra di un sorriso sminuì l’intensità del viso di lui, mentre la fissava negli occhi, tracciandole con un dito i contorni del viso. Se il loro modo di fare l’amore il giorno prima era sembrato l’esplosione di una passione incontenibile e troppo a lungo trattenuta, adesso ogni tocco era venato di un’insostenibile malinconia.

Spike le sbottonò la camicetta e a uno a uno le tolse tutti gli indumenti, lasciandola completamente nuda davanti a sé, vestita solo dei raggi del sole. I suoi occhi non la abbandonarono un istante mentre si svestiva a sua volta, per poi stendersi accanto a lei.

Sfiorandola appena con un tocco volutamente leggero, iniziò ad accarezzarle i seni, nell’esplorazione più tentatrice e snervante che Buffy avesse mai sperimentato in vita sua. ogni carezza, ogni suo bacio, era un’istigazione a desiderare di più, a chiedere e a implorare tra i gemiti della passione non ancora soddisfatta.

Ma proprio quando Buffy incominciava a pensare di non potere resistere più a lungo, Spike mormorò: “Devo andare adesso”

No! Non puoi andartene adesso, avrebbe voluto gridare lei, e invece gli si gettò al collo, stringendolo e baciandogli le guance nella più struggente delle suppliche.

Spike la allontanò leggermente, sussurrandole a fior di labbra: “Se non riesci a dirmi che sei pronta a costruire un futuro con me, non cercare di convincermi a rimanere”

Ma non capiva che l’accordo tra lui e suo padre si sarebbe sempre messo in mezzo fra loro? Spike lesse la più amara delle verità negli occhi di lei.

Rassegnato, annuì. “Proprio come pensavo” Scese dal letto e si rivestì. “Io ti amo, Buffy, come non ho mai amato nessuno in vita mia. Se decidi di smettere di scappare puoi sempre venire a cercarmi”

I suoi passi echeggiarono sulla scala a chiocciola, seguiti dal tonfo della porta che si chiudeva.

Tremando, Buffy strinse a sé la coperta, gli occhi colmi di lacrime. “Anche io ti amo, Spike” mormorò, prigioniera dell’inganno di lui e della propria incapacità di perdonare e di imparare a fidarsi di nuovo.

 

 

CAPITOLO 15

 

“Sei sicura che non ti importi?” chiese Willow incerta mentre scrutava il viso di Buffy in cerca di conferme.

“Neanche un pochino. Sono davvero felice per loro” Willow le aveva appena riferito la notizia del fidanzamento di Riley con una certa Samantha Jones. Quell’uomo era davvero molto veloce nel cambiare i suoi sentimenti. Dopo neanche due settimane dal loro mancato matrimonio, già aveva trovato una nuova fidanzata. In ogni caso, buon per lui che era andato avanti con la sua vita così facilmente. Buffy si asciugò una lacrima, seduta di fianco a Willow sul divano di casa sua.

“Ehi, non è permesso piangere” la prese in giro Willow passandole un braccio attorno alle spalle. “Sei sicura di stare bene? Per essere una che non piange mai, si direbbe quasi che hai recuperato il tempo perduto nell’ultima settimana. Non sarai…”

Una poverina? Sì.

Sola come un cane? Sì.

A corto di sonno? Anche.

“Non sarai incinta?”

Cavoli! Le bastava quella parola per mettersi di nuovo a piangere come una fontana. “Avrei solo voluto sapere prima del suo matrimonio” disse, cercando di distrarsi. “Avrei evitato di rispedire indietro i regali e glieli avrei dati. I frullatori erano davvero belli”

“Credo che preferiscano contare sui loro, di regali, ma penso che avrebbero apprezzato il pensiero. Le nozze sono fissate per il quattordici di aprile, tanto per lasciare calmare un po’ le acque” Willow inclinò la testa a guardarla. “Sei sicura di stare bene?”

“Splendidamente” rispose Buffy con un sorrisetto mesto tra le lacrime.

Willow annuì poco convinta. “A proposito, ti ho portato la posta. Mi spieghi come fai a lasciare la cassetta piena per più di una settimana?”

“Ultimamente non sono uscita molto” Buffy si asciugò il naso con un fazzoletto. “Non me la sentivo e…”

Le parole le morirono sulle labbra mentre leggeva il nome Spencer su una busta rossa indirizzata a lei.

“Coraggio, cosa stai aspettando ad aprirla?” la incitò Willow, sbirciando senza vergogna da sopra la sua spalla.

Il battito del cuore di Buffy accelerò improvvisamente nel giro di cinque secondi. L’avrebbe aperta volentieri se le sue mani avessero smesso di tremare almeno per un istante. Con grande fatica si decise a provarci e finalmente…

“Oooh! Ma non è dolcissimo?” tubò Willow come una tortora nella stagione degli amori.

Senza parole, Buffy riusciva solo a fissare la foto della famiglia Spencer davanti all’insegna del Motors&Books: Spike, Angel, Cordelia e il piccolo Connor. Aprì il cartoncino e due fogli scivolarono ai suoi piedi: uno era un biglietto di Spike per lei e l’altro era un’istantanea dei lavoranti del Motors&Books, che sorridevano alla macchina fotografica come se avessero vinto alla lotteria.

Asciugandosi l’ennesima lacrima, lesse il biglietto:

 

Carissima Buffy,

volevo farti conoscere le persone meravigliose di cui mi sono assunto la responsabilità, la famiglia che amo. I tre che sorridono all’obiettivo sono Xander, Oz e il signor Giles. Tutti lavorano al Motors&Books dal primo giorno in cui ha aperto. Ormai è casa loro, e tutti insieme siamo una famiglia. La foto, in realtà, è la copia di quella che avevo scattato per il piccolo Connor, per fargli conoscere la famiglia di cui farà parte. I soldi di tuo padre assicureranno una vita migliore a tutti loro, e manderà il piccolo Connor al college. Sai, in fondo sono un uomo semplice, che ama le cose semplici. Tutto quello che volevo era badare al mio piccolo negozio e vivere in armonia con le persone che amo intorno a me. Ora, però, devo aggiungere anche te alla lista. Ti amo, Buffy, e ti considero parte della mia vita, come l’aria stessa che respiro. Con te ho lasciato il mio cuore…ora sai dove trovare il resto di me.

Con affetto, Spike.

 

Buffy chiuse gli occhi e una calma irreale scese su di lei, sbiadendo tutti i rumori attorno.

“Io l’ho costretto a scegliere tra la sua famiglia e me” sussurrò, guardando Willow con gli occhi nuovamente pieni di lacrime. “Nonostante mi dicesse che mi amava io gli ho chiesto una prova terribile. Ha cercato di spiegarmelo, ma non ho voluto ascoltarlo”

“Mmh…forse non posso prendere a ginocchiate quell’uomo”

“Di che diavolo stai parlando, Willow?”

“Lascia perdere. Lo ami?”

Buffy le rivolse lo sguardo più arrabbiato di cui era capace. “Ma che domande fai! Certo che lo amo!” Per la prima volta da quando Spike se n’era andato tornava a sentirsi improvvisamente una persona completa.

Willow si alzò in piedi davanti a lei, le mani puntate sui fianchi. “E allora alza le chiappe e vai a riprenderlo, Buffy Summers” La aiutò ad alzarsi. “E non permettere a tuo padre di farti cambiare idea”

 

***

 

“No, no e no!” Il pugno di Hank Summers si abbatté con forza sul legno della sua scrivania.

“Ma, Hank…” intervenne Joyce perorando la causa della figlia.

“Non cominciare con i tuoi ma, Hank, Joyce. Non vorrai che tua figlia si comporti come una pazza forsennata e ci lasci per andare da un estortore di soldi?”                                                             

“Se ti azzardi a parlare ancora di mia figlia in questi termini sarai tu a lasciarci. Ma qualcosa di più della casa!”

Hank riuscì solo ad aprire la bocca, per farsela tappare di nuovo.

“Non una parola di più, Hank, o dovrai rinunciare al nostro solito massaggino serale. E tu sai che quando prometto una cosa, la mantengo, vero?”

“Dannazione, Joyce, come puoi permettere che la tua unica figlia abbandoni la sua casa per andare da un ricattatore? E poi, non ha una famiglia, quell’autista di limousine?”

Cominciava ad essere divertente vederlo sulla graticola, considerò Buffy con un mezzo sorriso. “Certo che ce l’ha”

“Buffy! Non diventerai una rovina famiglie, e con la mia benedizione per giunta!”

“L’autista di limousine è sposato, papà: Angel Spencer. Ma io sono innamorata di suo fratello Spike, che è decisamente single” Scambiò uno sguardo d’intesa con sua madre. “Almeno per ora” aggiunse con un sorrisetto.

“Ma non potevi sceglierti un bravo ragazzo di Sunnydale? Los Angeles è così lontana”

“Oh, non è poi così terribile” intervenne sua madre. “Saranno più o meno tre ore di viaggio in macchina”

“E così, ogni volta che voglio vedere mia figlia, dovrei fare tre ore di macchina? Assolutamente fuori questione!”

“Beh, se è solo questo il problema, stamattina ho anche guardato i prezzi degli elicotteri su Internet…”

“Elicotteri?!”

“Sì, elicotteri. Sono più rapidi di un’auto e poi….non ti ho mai detto che un uomo col suo elicottero personale è tremendamente sexy, Hank?”

“Veramente?”

Quei due erano incorreggibili, meglio correre ai ripari se non voleva restare sepolta sotto un barile di miele.

“Allora se voi due avete sistemato, io andrei… C’è qualcuno che mi aspetta”

 

***

 

La campanella attaccata alla porta del negozio suonò rivelando l’arrivo di un nuovo cliente.

Magari questo avrebbe anche comprato qualcosa, se tutto andava bene.

“Ehi, Spike, vieni a dare un’occhiata. Chiedono di te” urlò Oz dopo qualche minuto. E considerando che solitamente era di poche parole e molto tranquillo, doveva essere davvero colpito. Rispetto ai soliti monosillabi quella era la cosa più vicina a un discorso che Spike gli avesse mai sentito fare.

Ma lui, dal suo studio nel retro, scosse la testa e tornò a controllare le registrazioni degli ordini per il nuovo mese. Gli affari non andavano per niente bene e questo, unito alla situazione con Buffy, aveva contribuito a creare il suo pessimo umore.

Xander si appoggiò con una spalla al telaio della porta. “Credo che tu debba andare, amico” gli disse indicando con un cenno della testa la parte anteriore del negozio.

“Ho ancora un mucchio di lavoro da fare. Potete benissimo occuparvene voi” rispose Spike, stavolta senza neanche alzare lo sguardo.

“Credo sia il caso che tu smetta con quei conti e vada a vedere cosa sta vogliono, Spike” dichiarò il signor Giles, apparendogli davanti. “Pare ci sia davvero bisogno di te di là” insistette.

Possibile che non riuscissero a lasciarlo lavorare in pace?

Alla fine la curiosità ebbe la meglio, e Spike si ritrovò a mettere via conti e fatture e a dirigersi verso la zona del negozio adibita ai clienti.

Improvvisamente si bloccò sui suoi passi. “Buffy?” biascicò strizzandogli gli occhi per assicurarsi che non stesse avendo un’allucinazione.

“Stai parlando della ragazza che ti ha messo tutto sottosopra negli ultimi giorni, capo?” chiese Xander con un sorrisetto, parlandogli da dietro le spalle.

“La ragazza dimostra di avere dello spirito” commentò il signor Giles togliendosi gli occhiali per pulirli con un fazzoletto.

“E anche stivali molto belli” chiuse Oz.

Lentamente, con il cuore che gli batteva a mille all’ora, Spike uscì dalla porta e si diresse verso di lei.

Buffy avanzò di qualche passo, fermandosi davanti a lui, le mani sui fianchi. Era una visione. Un paio di occhiali da sole bloccavano i lunghi ricci biondi impedendogli di caderle sugli occhi mentre il resto era lasciato libero sulle spalle. Ai piedi calzava gli stivali bianchi che Spike adorava, e sopra una gonna e un top. Ma, mentre il cuore di Spike martellava a un ritmo gioioso, il suo cervello gli consigliava prudenza.

“E’ una bella camminata da Sunnydale fino a qui. Non avrai sbagliato strada?”

Buffy sorrise, accettando la sfida. “Io direi che finalmente ho ritrovato la strada di casa”

“A cosa dobbiamo la visita?”

“Avevo qualcosa da consegnare e venire qui…” Strinse le mani l’una con l’altra, improvvisamente nervosa. “Mi è sembrata un’idea carina, o almeno lo era quando sono partita tre ore e mezza fa”

“Che cosa devi consegnare?”

“Beh, parlando con mio padre è venuto fuori che quando te ne sei andato dopo avermi riaccompagnato a casa, non hai preso il tuo assegno… così ho pensato di venire a portartelo”

“Stai dicendo che ci hai portato un assegno?” intervenne Xander, facendo qualche passo avanti.

“Sissignore. E credo che papà abbia aggiunto anche un paio di zeri alla cifra pattuita. Ha deciso che è un ben aiutare i giovani imprenditori…” gli rispose lei con un sorriso che mandò al tappeto tutti gli uomini presenti nella stanza. “Comunque non ho portato solo un assegno, ho portato anche un sacco di scarpe”

Le labbra di Spike si incurvarono in un largo sorriso, all’idea di tutte quelle scarpe…Ripensando a quello che era riuscito a provare grazie ad un paio di stivali bianchi, trovava quelle scarpe molto più seducenti di un assegno. “Quante paia di scarpe hai portato?”

“Una quarantina” rispose lei movendosi nervosamente. “Che ne dici, pensi che ci sia un armadio abbastanza grande per contenerle tutte?”

“Se si tratta di un soggiorno permanente…”

“E’ proprio quello su cui contavo” Buffy prese un profondo respiro. “Ti amo, Spike Spencer, nel bene e nel male, con o senza soldi”

“Non è che per caso hai portato anche un paio di amiche per noi?” si intromise di nuovo Xander.

“Chiudi il becco!” lo ammonì il signor Giles.

“Oh, sento che sto per mettermi a piangere” esclamò Oz, sorprendendo tutti quanti.

Spike, di slancio, prese Buffy tra le braccia, sollevandola da terra e stringendola come se temesse di perderla di nuovo da un momento all’altro. “E così finalmente ti sei decisa a fare di me un uomo onesto?” le chiese tra un bacio e l’altro.

“Oh sì. E ho già una mezza idea per la luna di miele. Conosco un posto a San Antonio che sarebbe semplicemente perfetto”

“Tutto quello che vuoi, tesoro, basta che questa volta non ci siano tra i piedi ex fidanzati e amiche con strane idee”

“Non devi più preoccuparti, Spike. Willow mi ha raccomandato di dirti che non ha più nessuna intenzione di prenderti a ginocchiate”

Il suo amichetto era molto contento di sentire quella notizia. “Fantastico. Ma come la mettiamo con tua madre e tuo padre?”

“Beh, papà ha comprato un elicottero, quindi non me la sento di garantire niente sulla frequenza delle sue visite”

Come a volere confermare le sue parole, improvvisamente il rumore di un aereo risuonò dall’esterno. Tutti uscirono a guardare.

Un piccolo elicottero volteggiò sulle loro teste, con uno striscione attaccato. Una singolare scritta a caratteri cubitali faceva bella mostra di sé sopra il cielo di Los Angeles: Chiamate il primo nipotino come me.

 

 

 

FINE