SCELTE DIFFICILI

AUTRICE:GINNY

NOTA. Ok, dopo aver letto tutti i suggerimenti avuti fin ora (grazie!) mi è venuta questa idea. È un AU, un universo alternativo, di cui vi svelerò tutto durante il racconto. Non mi sono mai cimentata in qualcosa di simile, perciò non so cosa verrà fuori. Probabilmente, visto che spesso estremizzerò i personaggi, a volte verrà fuori qualcosa di comico, ma credo che sia utile anche per spezzare un po', e per alleggerire la trama dove fosse troppo pesante.

Qualora maltrattassi in modo particolare qualche personaggio, giuro che è del tutto casuale, non ho intenzione di accanirmi contro nessuno, anche perché ormai sono affezionata anche a quelli che più mi danno ai nervi (tipo Dawn…che qui ha un ruolo perfetto…).

Non ho potuto mettere le coppie nel titolo perché, come sempre, non ho ancora una trama precisa in mente, e improvviserò man mano, decidendo lì per lì chi stia meglio con chi… comunque dovrebbero esserci un po' di: Angel/Darla, Willow/Tara e forse Spike/Buffy (non ho ancora deciso se dargli qualcuno di “migliore”…)

Vabbè, vi ho annoiato fin troppo….ditemi che ne pensate (anche e soprattutto se è illeggibile! Mal che vada potrò fondare un club insieme a William the bloody….magari!!)

 

“William! Dannazione! Falla smettere!”

La voce rimbombò come un ruggito nella casa appena illuminata dalle prime luci dell’alba. Appena coperta dall’incessante pianto accompagnato, di tanto in tanto, a qualche lugubre urlo. Un lamento atroce, che feriva le orecchie e chiunque lo sopportasse per più di mezzora. Soprattutto all’alba. Soprattutto per chi erano ore che lo sentiva. Era troppo persino per Angel.

W.” cosa pensi, che sia semplice? Vieni un po' tu, io sono distrutto!” sbuffando Angel percorse il corridoio. Non si curò di mettersi qualcos’altro oltre ai boxer neri aderenti, non aveva neppure le scarpe. Arrivato a metà corridoio si fermò ad imprecare,e si tolse un orecchino a forma di stella che gli si era conficcato nel piede. Strano, era un po' che non entravano ragazze in quella casa… lasciò cadere di nuovo a terra l’orecchino, pronto a piantarsi nel piede del prossimo sventurato che si aggirasse scalzo, e finalmente arrivò nella piccola stanzetta dipinta di rosa, piena di pupazzi e con un adorabile culla stile settecento proprio nel mezzo.

“William, hai un’aria atroce! Se non ti conoscessi direi che non sei abituato a stare in piedi tutta la notte!”

W. “cosa fai, prendi in giro? Fidati che è molto meglio una bella nottata di lotta che tutto questo!” Angel si avvicinò al ragazzo e allungò le braccia

A: “come sei cattivo! Vieni dammi questo tesorino che sono sicuro che con lo zio Angel farà la brava! Vero piccola Dawn?” William gliela passò, e guardò quasi disgustato l’espressione ebete che faceva l’amico davanti alla neonata. Dopo neppure un minuto arricciò il naso. Anche Angel assunse un’espressione disgustata.

W. “ma dimmi un po', fai quest’effetto su tutte le donne o solo su quelle adorabili come la mia sorellina?” William ridacchiò vedendo l’espressione di Angel mutare in una che avrebbe definito di odio puro

A. “William, fossi in te comincerei a tirare fuori tutto il necessario per cambiarle il pannolino e smetterei di fare lo spiritoso.”

W. “ah si, scordavo che sei anche irascibile! Comunque chi ha detto che il pannolino lo devo cambiare io? In fondo è grazie a te che…”

A. “non l’ha detto nessuno, ma non credo che tu preferisca andare a caccia con tutt’e due le gambe rotte!”

W: “ah ah ah! Spiritoso! Ok, io le faccio il bagnetto e tu le metti il pannolino pulito” angel annuì.

Erano ormai alle prese con le cremine, il borotalco era già sparso ovunque nella stanza.

A. “allora, cosa pensi di fare?”

W: “onestamente no lo so. Mia zia Joyce mi ha detto di affidarla a lei, ma il Connecticut è distante, non avrei mai il tempo di andarla a trovare…” finalmente cominciò ad infilarle il pannolino “e poi credo sia più sicuro che stia io a proteggerla”

A. “però sei proprio tu ad attirare tutto ciò che potrebbe ucciderla… ma te la senti di prendertene cura?”

W. “non lo so! Di certo non posso stare con lei, e tantomeno portarmela dietro quando vado a caccia…però anche separarmene… non so cosa fare!” nel frattempo Angel aveva preso nuovamente tra le braccia la bambina, che sembrava finalmente essersi calmata.

A. “non credo che tu sia pronto a fare il padre”

W: “non ero neppure pronto a vedere mia madre uccisa da un demone o mio padre scappare senza lasciar tracce. Ma mi sono abituato all’idea, e ora mi abituerò a fare il padre”

A. “forse hai in parte ragione, ma secondo me rischi troppo. E poi la stupida idea di non volere babysitter… “

W. “ma certo! Una bella babysitter! Che magari sappia anche combattere i demoni che la attaccherebbero tutti i giorni!”

A. “ti rendi conto che non possiamo fare questa vita! Ieri sera mi sono addormentato durante la caccia! Tra un po' mi facevo ammazzare! Cerca una soluzione. per favore.”

W. “ok, prometto che ne parlerò con Tara, cercheremo una soluzione. Ora devo correre al lavoro, vero che stamattina te ne occupi tu?” Angel sbuffò

A. „ va bene, ma ricordati che alle due ho un’importantissima riunione d’affari!”

W. “prometto che per l’una sarò a casa. Oggi la porto in officina con me. Piuttosto, per la riunione di oggi cerca di non presentarti con la pappa della piccola sulla cravatta come l’ultima volta!”

A. “William…SPARISCI!”

 

 

La ragazza urlò. E quando le mancò il fiato in gola riprese aria ed incominciò nuovamente a strillare. L’urlo terrorizzato si diffuse rapidamente tra le stanze deserte e vuote del vecchio palazzo. Così come si diffusero rapidamente i passi felpati che scendevano la vecchia scala metallica. La bionda appena entrata si avvicinò alla prigioniera, legata al muro braccia e gambe. Guardò la bionda ansimando, questa le sfiorò il viso, aveva un lampo malvagio e vagamente lussurioso negli occhi. La prigioniera voltò di scatto il volto, i capelli bruni e lunghi si incollarono alla fronte sudata per il terrore. La bionda le afferrò il mento e la voltò con forza, mentre la ragazza ricominciò a singhiozzare. Il volto davanti al suo si trasformò, indossando la maschera della caccia. Un prolungato “no” echeggiò nell’edificio, mentre la vampira ascoltava il rumore del sangue che pulsava nelle vene. Poteva leggere negli occhi del demone il piacere che le procurava l’odore del suo sangue. La bruna rabbrividì al contatto gelido della mano col suo collo. Una leggera pressione, giusto per vedere la giugulare che gonfiava, impercettibilmente per un essere umano, abbastanza per eccitare il demone. Dominando la paura la prigioniera lanciò un’occhiata piena d’odio alla vampira, questa rise e trasformò il suo volto.

V. “stai tranquilla, non ho intenzione di assaggiarti, per ora, sei lo spuntino per il mio sire. Ti ho portato qui apposta per lei. magari se lei non ha tanta fame ci rivedremo!” la vampira si voltò e, con un’agghiacciante risata, si allontanò.

R: “maledetta!!” le tuonò dietro la ragazza, prima che la paura la assalisse nuovamente.

Drusilla si svegliò di colpo e scattò seduta sul letto. Aveva la fronte sudata, e il respiro era affannoso. Ancora una volta un incubo. Ancora una volta LEI in quell’incubo. Sapeva che probabilmente erano tutte premonizioni. Sapeva che il momento in cui l’avrebbe incontrata si avvicinava inesorabile. Così come si avvicinava inesorabile la sua fine. Non sapeva cosa fare. Era ben cosciente che sarebbe stata perfettamente vulnerabile tra le mani della vampira. Ed era anche ben certa che il “capo” nominato sempre nei suoi sogni sarebbe stato ben peggio della vampira bionda. Aveva paura, si, questa volta era veramente terrorizzata. Le sembrava di potere sentire la risata agghiacciante della morte. E c’era un’unica soluzione. La stessa che da due anni, da quando aveva lasciato Sunnydale, non voleva neppure considerare. Ma ora non poteva più rimandare. Doveva scegliere tra il sacrificare il proprio orgoglio o la propria vita. E la scelta non era granché difficile. Si alzò da letto, infilò un paio di short che coprivano ben poco delle lunghe gambe affusolate, ed un top nero, che faceva netto contrasto con la pelle candida. Poi infilò alcuni indumenti alla rinfusa in una sacca, raccattò quei pochi soldi sparsi nei vari cassetti e, dopo un profondo respiro, si chiuse la porta di casa alle spalle. Direzione Sunnydale.

 

Il vaso di vetro colorato, sul cui fondo troneggiava probabilmente la scritta “made in china”, volò attraverso la stanza e si infranse contro il muro.

“che diavolo significa che non mi hai portato nessuno!” ringhiò la donna seminascosta dall’ombra “io ti polverizzo!”

V. “no, vi prego padrona! Giuro che appena calerà il sole uscirò e vi porterò il più succulento degli spuntini!” con uno scatto rapido la donna fu alle spalle del vampiro, inginocchiato a terra, e prima che questo potesse accorgersene gli conficcò un paletto nella schiena. Questo si polverizzò davanti ai suoi occhi. Dietro di lei una figura battè le mani.

B. “brava! Però se uccidi tutti i nostri uomini come li annientiamo i nemici?”

W. “era un buono a nulla, ci avrebbe solo rallentato. Piuttosto, fatto buona caccia?”

B: “solo un paio di squallidi adolescenti terrorizzati, niente di che. Se avessi saputo che siamo circondati da una massa di incapaci ti avrei portato uno spuntino!”

W. “non preoccuparti, mi sono mangiata un metronotte che passava in zona. Piuttosto, che mi dici dei nostri dannati avversari?” si sedette, e la vampira bionda le si mise in braccio, accarezzandole i capelli rossi.

B: “ho visto Angel al cimitero. Sta perdendo energie. Il nostro piano inizia a funzionare” la vampira dai capelli rossi sorrise compiaciutaa, poi spostò con un braccio la compagna e si alzò, dirigendosi verso la porta “ehy Willow, ma se tu vai a dormire io che faccio? Non ho sonno e non mi va di stare qui tutta sola” disse in tono lamentevole, tuttavia sorridendo

W. “beh, Buffy, sono il tuo sire e devi seguirmi ovunque vada” sorrise maliziosa, ammiccando alla compagna. Le due sparirono nell’altra stanza.

 

 

ok, da quanto ho scritto ieri non è quello che vi aspettavate, ma come vi sembra? continuo???

Cap 2

 

William uscì da sotto l’auto, un grosso fuoristrada argentato, e si pulì le mani sporche di grasso in un lercio straccetto arancione. Anche sul petto nudo aveva dei segni neri. Con un braccio si asciugò un paio di gocce di sudore sulla fronte. Era terribile lavorare ad agosto! Non si accorse della figura in piedi accanto a lui. Non se ne accorse per almeno un paio di minuti, tutto concentrato ad avvitare un paio di bulloni per tenere fissato il paraurti. Ma appena voltò lo sguardo riconobbe quelle gambe. Non poteva confondersi. Assolutamente. Alzò lo sguardo e incrociò quello della ragazza. In un istante lesse nel suo cuore. Provava umiliazione per essere lì, rabbia e rancore verso di lui per ciò che le aveva fatto, ma al contempo anche una sorta di amore. Ma questa volta, rispetto all’ultima volta che l’aveva vista, c’era qualcosa in più. Nei suoi occhi poteva leggere anche la paura. Si, lei era lì perché qualcosa la spaventava.

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva a trovare le parole. Il cuore gli batteva in petto come un forsennato. Aveva sempre creduto che non l’avrebbe mai più rivista, e invece ora lei era lì.

“ciao spike” lui sorrise

“dru…ormai sei l’unica che mi chiama con quel nome” sussurrò, troppo emozionato per usare più voce

D: “eri tu a voler essere chiamato così durante la caccia…William te ne sapeva troppo di poeta romantico per poter combattere le forze del male…”

W. “già. Ma ora tante cose sono cambiate, non sono più un ragazzino…”

D. “ho saputo dei tuoi genitori, mi dispiace”

W: “grazie. Piuttosto, cosa c’è di tanto grave da spingerti a venire qui?” lei sospirò. Forse per l’imbarazzo di dover svelare l’intimo segreto, forse perché la tensione era veramente molto alta

D: “sogni premonitori” lui sorrise cercando di smorzare l’ inquietudine

W. “ti prego, non dirmi che dovrò combattere un’altra volta la fine del mondo!” disse ironico

D: “no, questa volta riguarda solo me, e puoi anche non aiutarmi se vuoi” lei abbassò il volto, mentre decine di ricordi orribili le attraversavano la mente. Sapeva che avrebbe potuto ricevere un rifiuto. Spike aveva tutto il diritto di dire no. Anche se lui era stato un bastardo era stata lei a scomparire nel nulla, per due anni, senza dare notizie. Era uscita dalla sua vita, ed era ragionevole che non volesse rischiare la pelle per lei. in attesa di una risposta trattenne il fiato. Il ragazzo si avvicinò di un passo, e, con un dito sotto il mento, le fece alzare il volto

W. “ehy io ti aiuterò sempre, e non perché sono ciò che sono, ma perché sai benissimo quanto sei importante per me” si voltò a guardare l’orologio “senti, tra venti minuti devo essere a casa che Angel deve andare al lavoro, mi faccio una doccia rapida e poi parliamo, ok?”

D. “e perché se Angel va al lavoro tu torni a casa?” era stupita

W. “fa parte dei cambiamenti della mia vita, tra poco capirai tutto”

Mentre guardava spike che cullava la bimba nel disperato tentativo di farla addormentare, ed avere così un po' di pace, Drusilla era semplicemente sbalordita. Ma dov’era finito il ragazzo un po' bullo che al primo appuntamento, che c’era stato solo perché lui l’aveva salvata dalle fauci di un orribile vampiro, l’aveva portata al cimitero e l’aveva quasi fatta ammazzare da un gruppo di vampiri capeggiati da un demone puzzolente? Dov’era il ragazzo che qusi aveva fatto prendere un colpo a sua madre sparendo per quattro giorni e tornando tutto pesto e coi capelli color platino? E non sembrava neppure lo stesso che l’aveva tradita proprio il giorno prima della presunta fine del mondo. No, quella notte in cui lo aveva trovato tra le braccia di quella vampira con l’anima aveva un’espressione di lussuria, ma anche di infantilità. Non si rendeva conto di ciò che faceva. Ora invece era un uomo. Sicuro di se, cosciente delle proprie azioni, e palesemente responsabile. Disposto a sacrificare la sua libertà, forse anche la sua vita, per fare da balia alla sorellina. Disposto ad aiutare chi l’aveva fatto soffrire. Si, perché lei sapeva di averlo fatto soffrire, eccome. Eppure in lui era rimasto quel lato ironico, spiritoso, canzonatorio che gli dava quel fascino incredibile. Si, il suo spike era proprio cambiato.

W. “iu-ù! Sei ancora tra noi? Capisco che sono incredibilmente affascinante, ma non mi fissare così! E poi c’è la bambina…”

D. “Spike piantala! E perché sorridi così?”

W. “mi hai di nuovo chiamato Spike…è una sensazione strana. Allora, io ti ho raccontato tutto di me, ora tocca a te vuotare il sacco!”

D. “non c’è molto da dire, la mia vita là è esattamente uguale a quella che facevo qui, con l’unica differenza che mi sono diplomata tutta intera e che lavoro in un negozio di abbigliamento”

W. “…e che non ci sono io al tuo fianco! Comunque intendevo perché sei qui. Per averti costretta a tornare deve essere qualcosa di tremendo!” la ragazza arrossì

D. “da un po' di mesi ho di nuovo quegli incubi. Sogno di essere prigioniera nel vecchio palazzo della polizia, quello abbandonato appena fuori città, e c’è una vampira bionda che mi dice che sono la cena del suo sire.”

W. “e sai che è una premonizione…” lei annuì “ok, sai almeno dove e quando ti catturerà?” questa volta lei scosse la testa “ok. Però forse ti catturerà proprio perché sei corsa qui…”

D. “non potevo rischiare. Io so combattere, ma lei è forte, molto forte, lo posso sentire. L’unico che mi può salvare sei tu. Magari con l’aiuto di Angel…”

W. “naturalmente, come ti ho detto nell’ultimo periodo, dopo la scomparsa dei miei, io ed Angel ci siamo uniti molto. Nonostante il caratteraccio è un ottimo amico. Ma credo che dovremmo consultare Tara…”

D: “no, ti prego! Sai che mmi odia!”

W. “ma non è vero! Solo che pensava che tu…come dire, mi distraessi!” mentre Drusilla si alzava spike la squadrò “e in effetti con quei pantaloncini…”

D. “spike! Piantala! Comunque te lo ripeto, non credo sia una buona idea andare da Tara”

W. Dru, non fare i capricci! Tara è la mia osservatrice, e solo lei ci può aiutare!”

D. “e l’osservatrice di Angel?”

W. “fai come vuoi…secondo me prima ancora che ti dia un consiglio sei legata davanti alla vampira!”

D. “ce l’hai con Anya o sbaglio?”

W: “hai mai visto un’osservatrice che sta con un avvocato?”

D. “l’amore è l’amore…allora ce l’hai con gli avvocati!?”

W. “no, solo con quell’avvocato! Gli ho chiesto consiglio per la bambina e due giorni dopo mi è arrivata la fattura! Ti rendi conto! Comunque ora andiamo da Tara”

D. “spike io non…”

W. “dru, non te lo sto chiedendo te lo sto ordinando. Piuttosto, ti spiacerebbe tenere un po' te la bambina. Magari se sente una donna la pianta di strillare per un po'!”

Intanto era calato il sole. La città era quasi deserta, la gente era partita per le vacanze, e i pochi rimasti stavano cenando, chiusi nelle loro villette, coi condizionatori al massimo. Ma per la strada Spike era inquieto. I suoi sensi di cacciatore fiutavano qualcosa. Un rumore nel vicolo davanti a loro lo fece sobbalzare. Con un braccio bloccò Drusilla. E le fece cenno di tacere. Due vampiri gli si pararono davanti, e fece appena in tempo a metterli a fuoco nella semi oscurità, che si rese conto che ne aveva altri quattro alle spalle. Probabilmente non sarebbero stati un problema, ma temeva che mentre combatteva con uno o due gli altri prendessero Dru e Dawn.

V1 “ma che bella scenetta! Il cacciatore, la fidanzatina e la figlioletta!”

S. “è mia sorella idiota!”

V1 “guardatelo! Si offende pure! Spike ritirati! Ormai sei più bravo a dare pappette ai neonati che a combattere il male!”

S. “fidati, in confronto ad un neonato che strilla tutta la notte combattere sulla bocca dell’inferno è rilassante! E poi uccidere quelli come te è sempre un piacere!” cominciò a lottare con questo, gli altri si tenevano in disparte, quasi disinteressati. Mentre combatteva continuava a tenere d’occhio l’amica con in braccio la bambina, cercando di starle il più vicino possibile, per proteggerla. Dopo pochi minuti il primo vampiro fu incenerito

V2 “allora non ti sei rammollito del tutto!”

S. “forza, vieni a controllare di persona quanto mi sono rammollito!” disse aprendo le braccia e piegando un po' le ginocchia, pronto a prendere una carica del vampiro. Ma mentre questo stava attaccando un suo compagno lo fermò.

V3 “no, gli ordini sono stati chiari, vedere solo in quanto tempo riesce a battere uno di noi” si voltò verso Spike “mi spiace amico! A presto!” i cinque vampiri scomparirono velocemente. Lasciando Spike sbalordito. Dru gli si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla. Ancora assorto nei suoi pensieri lui le mise un braccio intorno alla vita, e con l’altra mano toccò la bambina nel cuore a cuore. Lo sguardo perso nel vicolo in cui erano scomparsi i vampiri

W. “tutto bene Dru?” lei annuì, assorta a sua volta, concentrata sui vampiri. Speranzosa in una visione. Ma non ne ebbe.

Senza dire altro i due si diressero a casa di Tara. Ma sapevano che qualcosa stava per accadere. Qualcosa di grosso. Che li avrebbe coinvolti tutti.

 

I vampiri arrivarono quasi subito al luogo dell’appuntamento. Il loro capo era già lì ad aspettarli. La vampira dai capelli rossi aveva dei pantaloni neri, di pelle, molto aderenti, e un top rosso sangue che lasciava ben poco all’immaginazione, scoprendo i candidi seni in buona parte. La sua fedele compagna, Buffy, aveva una minigonna nera, con delle fibbie metalliche, anfibi slacciati e una camicetta di rete nera, con a vista il reggiseno. Erano incredibilmente sexy. I vampiri esitarono qualche secondo, guardandole, con in mente gli stessi pensieri che avrebbe fatto qualsiasi umano di sesso maschile.

W. “ragazzi, per favore, smettetela con certi pensieri…” si avvicinò ad un vampiro particolarmente carino, alto, occhi chiari, capelli corvini, bei lineamenti, e gli accarezzò il viso con un’unghia ben curata “…sapete che non mi vanno certe cose prima di cena! Ditemi invece cosa avete scoperto”

V2 “ci ha messo tre minuti e vent’otto secondi. L’ha polverizzato senza versare una goccia di sudore, neppure si è spettinato. Ed era il più forte di noi!” il vampiro era evidentemente preoccupato.

Cap 3 parte prima

 

ehmmm scusate...è ke le vacanze mi hanno dato un po alla testa e casa la vedo si e no dieci minuti al giorno...nell'ultima settimana ho scritto forse venti righe...vabbè, ve le posto comunque...

cmq ho daciso di metterci un po di spuffy... contente?!?

W. “mmm, ancora troppo forte, ma si sta indebolendo. Qualche tempo fa ci avrebbe messo decisamente meno”

B. “già, sta perdendo energie, ma non possiamo certo aspettare che…”

W. “Buffy Buffy Buffy…possible che dopo 130 anni come vampiro tu sia ancora così impaziente? Abbiamo l’eternità davanti. Agiremo al momento giusto. La bambina lo sta stremando, anzi, sta stremando anche Angel, e tra poco inevitabilmente abbasseranno la guardia. E noi saremo lì” Buffy scoppiò a ridere “cosa c’è ora?”

B. “due cacciatori uccisi per colpa di una neonata!” anche Willow si mise a ridere

W. “la mia balia mi diceva sempre che niente è peggio di un bambino che piange tutto il giorno” di colpo tornò seria “ora andiamo al Bronze, mi è venuta fame”

 

Per tutto il tragitto non dissero niente. William aveva preso in braccio la bambina e, mentre camminava, la guardava pensieroso. Quella sera aveva rischiato davvero grosso. Aveva ragione Dru, stava per accadere qualcosa, ma il vero bersaglio, probabilmente, era lui.

Drusilla esitò un attimo davanti alla porta della villetta rosa. L’ultima volta che aveva visto Tara avevano avuto una violenta discussione, e poi non si erano più neppure sentite. Sapeva che qualunque cosa, anche una sciocchezza, sarebbe accaduta ad Angel, Spike o alla bambina, lei sarebbe stata ritenuta colpevole. E forse era in parte vero. No, non se la sentiva di entrare.

Spike le andò accanto e le prese una mano, intrecciando le dita con le sue.

W. “ehy, avete solo litigato un paio d’anni fa, non credo che neppure se ne ricordi…”

D. “fidati, è stata molto più complessa di così.”

Cap 3

 

William bussò e dopo pochi secondi la giovane osservatrice andò ad aprire. Dru era poggiata accanto alla porta, e non la vide subito.

T- “William! Come mai qui? Credevo ci dovessimo vedere stanotte al cimitero!”

W. “già, ma c’è un imprevisto”

T. “cosa, la bambina? Un nuovo demone?” William scosse la testa, allungò una mano ed afferrò il polso della sua ex, tirandola davanti all porta. Un lampo d’odio balenò negli occhi di Tara. Era la prima volta che il cacciatore vedeva la sua osservatrice con quello sguardo

D. “ci-ciao” balbettò la ragazza, incapace di dire qualunque altra cosa

T. “che diavolo ci fai tu qui?” la sua voce era piena di rancore, e, nuovamente, William se ne stupì

W. “Tara, credo che dovremmo entrare e raccontarti tutto con calma”

T.”e invece io credo che dovreste rivolgervi altrove. Mi dispiace William, non voglio aver niente a che fare con lei!”

W. “ma sii ragionevole! Sei la mia osservatrice, se non mi rivolgo a te…”

T. “rivolgiti ad anya, sono certa che sarà lieta di aiutarti” lanciò un’altra occhiataccia a Drusilla, che abbassò lo sguardo, consapevole di avere torto

D. “spike, credo sia meglio andare. Sono sicura che se passerò un po' di tempo con te, nascosta, poi le cose andranno a posto…”

T. “lo penso anch’io, e ora scusate, ho da preparare la cena” Tara chiuse la porta, ma spike ci mise un piede in mezzo, bloccandola con la punta degli anfibi neri. La spalancò, facendo quasi volare a terra la sua osservatrice

W. “non so cosa sia successo ttra voi, e forse non lo saprò mai, ma ora PRETENDO che tu ci faccia entrare, ci ascolti e trovi pure una soluzione.

T. “io non…”

W. “Tara, non era una richiesta. “ prese dru per un braccio e, sotto lo sguardo gelido dell’altra donna, la portò in sala. “e ora fate le brave bambine o vi sculaccio tutt’e due. Forza dru, racconta tutto. Anzi, vi lascio qui sole e mi vado a prendere qualcosa in cucina, non mi piacciono gli incontri di lotta femminile a stomaco vuoto” le due donne, per una volta d’accordo, lo fulminarono, ma lui si allontanò ugualmente.

Andò in cucina e, davanti al frigo sempre pieno della sua guida, iniziò a pensare all’attacco di poco prima. L’avevano ovviamente voluto mettere alla prova, ma perché? E soprattutto chi? Continuando a pensare a questo si preparò un panino pieno di schifezze varie e tornò in sala. Le due donne erano sedute una di fronte all’altra, in silenzio, senza guardarsi.

W. “ ehy, cos’è tutta questa allegria! Su, contenetevi! Allora, Tara, che ne pensi?”

T. “che devo mettere un lucchetto al frigo. Allora: abbiamo già avuto prova che le premonizioni della tua ex di solito ci azzeccano, ma che, volendo – tirò un’occhiataccia alla ragazza –si possono evitare. Quindi presumo che se tu ed Angel la proteggete, almeno fino a quando i suoi incubi non saranno cessati, tutto dovrebbe aggiustarsi”

D. “e se gli incubi continuassero? Se nonostante la loro protezione finissi nelle mani della vampira?”

T. * ne saremmo tutti felici * sorrise in maniera forzata “beh, sono sicura che col tuo spike accanto non accadrà nulla”

W. “riguardo all’attacco di poco fa ti ha raccontato qualcosa?”

T. “si, per il momento non so cosa dirti, ma probabilmente è ricollegabile alle sue premonizioni. Azzarderei che probabilmente il suo rapimento dovrebbe essere una trappola per te ed Angel. Cercherò qualcosa, e stasera chiamerò il consiglio”

W. “pensi che la piccola sia in pericolo?”

T. “penso che sia un errore tenere in casa assieme alla piccola una donna predestinata ad essere rapita da un gruppo di vampiri, ma probabilmente sarà rapita proprio perché è venuta qui. Ti direi di mandarla da tua zia Joyce, ma so che non potresti separartene…vedrò di fare un incantesimo, dopotutto sono ancora una strega…”

W. “qualcosa per farla dormire no? Io e Angel giriamo come due zombie, ormai siamo più deboli anche nella lotta…sembra impossibile, ma ci sta distruggendo”

Tara sorrise, mentre un’idea le balenava in testa, troppo rapida per essere afferrata. Era una sorta di dejavù, no, era qualcosa di più, era come un ricordo ancora troppo recondito per venire del tutto a galla. Lo sentiva pronunciato dalle labbra di suo padre, Wesley, un osservatore proprio come lei, qualche tempo prima di morire. Le sembrava una sorta di avvertimento, ma in quel momento non riusciva a metterlo a fuoco… vabbè, ci sarebbe riuscita presto, con l’aiuto magari di qualche magia.

I due lasciarono l’abitazione, la bimba rimase a casa di Tara, che l’avrebbe protetta con un incantesimo, per permettere a Spike ed Angel di fare la ronda in tutta tranquillità, e magari scoprire chi erano quei vampiri che l’avevano aggredito.

Tornarono nella casa che i due cacciatori dividevano, Spike si spostò sul divano, e lasciò il suo letto alla ragazza. Mentre dru si offriva di preparare la cena e si metteva sul lavello a lavare l’insalata, di nascosto, Spike si trovò a fissarla. Era così strano averla lì, dopo tanti anni che non ne aveva più notizie, dopo aver creduto di averla persa per sempre. Non sapeva ancora perché se n’era andata. Lei sosteneva per la sua infedeltà con faith, la vampira con l’anima, ma William sapeva che c’era qualcosa di più dietro alla sua partenza. Qualcosa di indipendente da lui. Almeno in parte. Una ragazza di venti anni non abbandona famiglia e amici e cambia città solo perché il suo ragazzo, ubriaco, le ha messo le corna con un’altra. E non poteva essere neppure a causa della schivata fine del mondo, perché ne aveva già affrontate eroicamente altre due. C’era qualcosa che veniva dal profondo. Qualcosa di cui Tara era al corrente. Qualcosa che prima o poi avrebbe scoperto. Ma ora non importava. Ora era lì con lui, gli stava preparando la cena, e si era presa cura della sua sorellina. Erano come una famiglia, e forse era tutto ciò che aveva sempre desiderato. Si alzò e le andò alle spalle, stringendole la vita, dandole un bacio sulla guancia. Lei sorrise e si appoggiò a lui chiudendo gli occhi. Era così bello sentire il suo corpo muscoloso contro il suo. Nel suo abbraccio si sentiva sicura. Era tutto ciò che desiderava. Ma sapeva che non poteva rimanere lì. Non dopo quello che aveva fatto. Era riuscita a perdonare il tradimento di lui, ma non se stessa per ciò che aveva tentato di fare. L’ombra di quel suo gesto sarebbe rimasta per sempre tra loro. L’amava, ma non avrebbe mai potuto riaverlo. Neppure se gli avesse confessato tutto. Neppure se lui l’avesse perdonata. Ciò che aveva fatto era troppo grave. L’aveva perso, e se lo meritava. Sentì il ragazzo accarezzarle un braccio.

Spike respirò a fondo l’odore della ragazza, era semplicemente inebriante. Poteva dire per certo di amarla ancora, e anche che lei provava qualcosa. Ma sentiva distintamente un muro tra loro due. Sentiva qualcosa che li separava. Un abisso, che avvertiva come incolmabile.

Con un grosso sforzo la ragazza riprese a pulire l’insalata, scacciando dalla mente l’amore che provava per lui, scacciando dalla schiena quel brivido che il contatto col suo corpo saldo le procurava. Cercando di rivederlo tra le braccia di un’altra. Pensando a tutto il dolore, di entrambi. Ma il suo fiato sul collo era più forte di qualunque cosa.

“mi sei mancata” le sussurrò dolcemente. Il cuore della ragazza ebbe un sobbalzo. Il respiro uscì come un debole gemito, e il coltello le sfuggì di mano, mandando piccole gocce di sangue a macchiare la ceramica bianca. La ragazza ebbe un sussulto. William abbassò lo sguardo e si staccò da lei, afferrandole il dito. Vide subito che non era assolutamente nulla di grave, forse non era neppure necessario un cerotto, ma non aveva nessuna intenzione di mollarle la mano. Le mise il dito sotto il getto d’acqua fredda, e subito il sangue smise di uscire. Drusilla si fissava il dito, incapace a pensare a qualunque cosa se non alla dolcezza di quel ragazzo. incapace, maledetta lei, di smettere di amarlo. Spike chiuse l’acqua, dru si voltò verso di lui. La guardò negli occhi, portandosi il suo dito alle labbra, baciando la piccola ferita. Lei chiuse gli occhi e sussultò. No, non poteva, non doveva. Dopo quello che aveva fatto non si meritava di averlo, soprattutto non senza avergli confessato tutto. Ma sapeva di non poterlo fare, non ora.

Era bella, anche pallida, con l’aria tesa, era incredibilmente bella. La guardò mentre chiudeva gli occhi, e mentre le baciava il dito gli sembrava di poter percepire il brivido caldo che le attraversava la schiena candida. Non gli importava cosa fosse accaduto, non gli importava nulla del passato. Prima che lei potesse riaprire gli occhi poggiò le labbra sulle sue. Una sensazione incredibile, quasi dimenticata. Per un attimo la bocca di lei rimase tesa, serrata, ma poi, sotto la dolce carezza delle labbra di William cedette, abbandonandosi nel bacio più dolce e passionale della sua esistenza.

Drusilla provò una sorta di esplosione dentro. Ogni suo senso si acuì all’istante, tuttavia incapace di agire. Le sue labbra presero il sopravvento sulla sua volontà, e la ragione che tentava di ribellarsi, fu relegata in un angolo nascosto del suo cuore.

Con una mano Spike le afferrò la nuca e le spinse la bocca più forte contro la sua. Lei gli si aggrappò alle spalle, mentre il bacio si faceva sempre più intenso. Un bacio che esprimeva un sentimento represso per tre anni.

La passione si accentuò, le mani timorose di lui iniziarono ad esplorare le spalle e il corpo della ragazza, e la passione crebbe a dismisura. Ma lo sbattere della porta di casa li strappò dal loro idillio. Drusilla saltò indietro, ansimante, con le labbra gonfie. William si fregò istintivamente le labbra, per non far capire all’amico cosa era accaduto. Un paio di istanti dopo Angel entrò in cucina. Appena vide la ragazza spalancò gli occhi. Scioccato.

A: “Drusilla!”

D. “ciao Angel” abbassò lo sguardo, incapace di affrontare i sensi di colpa “come va?”

A. “bene, credo…tu che ci fai qui?”

W. “Angel, tutto a posto?sembri strano? Comunque dru è qui perché ha bisogno del nostro aiuto.

A. “e pensa di restare?”

D: “non preoccuparti, solo il tempo necessario, e probabilmente non dovremmo neppure incontrarci”

W. “scusate, ma mi devo essere perso qualcosa. L’ultima volta che vi ho visto insieme eravate amici, ora invece…”

A. “ehm…le cose cambiano…gli amici si fanno cose che non dovrebbero…” Drusilla gli lanciò un’occhiataccia, temendo in qualche parola di troppo. Il campanello le venne in soccorso. Lanciando un’ultima occhiata perplessa ai due che si lanciavano occhiate gelide, William andò ad aprire. Incredulo guadò l’uomo dall’altro lato della porta. Incapace di dire qualsiasi cosa. Immaginando solo l’espressione di Angel a quella vista.

. “salve William”

 

Cap 4

 

W. “salve. Le chiamo subito suo figlio”

G. “grazie. Sempre intenti nelle vostre fantomatiche battaglie per la salvezza della terra?” William fece una smorfia

W. “evidentemente se lei è ancora qui… vado subito a chiamarle Angel. Si accomodi pure sul divano.” William andò in cucina, ma si fermò sulla porta, osservando i due che si fissavano in silenzio, evidentemente imbarazzati. Poi dru abbassò lo sguardo a terra

A. “non dovevi tornare, lo sai”

D. “la mia vita è in pericolo, e forse pure quella di Spike. Non potevo rischiare…”

A “hai ancora il coraggio di chiamarlo con quel nome? Credevo che le tue labbra non potessero più pronunciare qualcosa di così puro” la donna alzò gli occhi, piantandoli in quelli di lui. Un lampo d’odio lo fulminò.

D. “beh, se non sbaglio quello che definisci così puro era sdraiato sopra una vampira l’ultima volta che l’ho visto!”

A. vogliamo invece parlare di quello che hai fatto tu?” dru abbassò di nuovo lo sguardo

D. “non credo sia il momento, abbiamo cose molto più serie a cui pensare”

 

*****ok, non so perché ma stamattina mi sono svegliata con l’idea in testa di cambiare un po' stile… secondo me è molto meglio. E sono quasi certa che tutti voi sarete d’accordo, comunque sono MOOOOOLTO graditi i vostri commenti…*****

 

il ragazzo biondo rimase immobile, nascosto dietro lo stipite della porta, sperando che uno dei due gli svelasse, inconsciamente, questo mistero che probabilmente lo implicava. Avrebbe potuto chiederlo, ma era certo che non avrebbe ricevuto risposta, per lo meno non una veritiera. Lanciò una rapida occhiata all’uomo seduto sul divano, che ora guardava sorridendo le foto della piccola. Poteva permettersi di origliare ancora qualche attimo. Certo non era corretto, ma non lo era neppure nascondergli qualcosa che lo implicasse.

-ti rendi conto che se resti qui lo farai soffrire?- nonostante parlasse sottovoce il ragazzo sembrava molto arrabbiato.

-cos’altro posso fare? Lo sai che i miei sogni non mentono!- Angel si avvicinò a le afferrò un polso, con l’altra mano le tirò su il volto, imponendole di guardarlo in faccia. Dru fece uno sforzo immane per reggere lo sguardo

-lo so bene. Lo sa la mia pelle quanto credi alle tue stupide premonizioni. Ma ci sono altri modi per smentirle- un altro lampo d’odio si accese in dru

-e io sono qui per trovarli. Ora lasciami o ti ritrovi a cantare tra le voci bianche- sibilò, lui ridacchiò sarcastico

-sono il prescelto, ho una forza sovraumana e combatto le tenebre. Pensi che mi farei mettere ko da…-

-da una donna molto incazzata che conosce perfettamente quanto male possa fare un calcio tra le tue gambe muscolose? Si, penso di si. E poi lascia stare questo atteggiamento da duro…come ti facevi chiamare una volta durante la caccia? Ah si, Angelus! Appunto, non ti si addice! Invece ti vedo bene a fare da baby sitter a Dawn!- lei rise , lui le girò il polso, strappandole una smorfia di dolore. Drusilla tentò di liberarsi, tirando su il braccio, ma lui strinse ancora. Una lacrima, spontanea, luccicò negli occhioni violetti.

Fu in quel momento che William si rese conto di dover intervenire. Non aveva scoperto nulla di utile, ma la situazione stava degenerando. Non aveva mai visto il suo amico in quello stato, e lei sembrava terrorizzata. Sentì una fitta al cuore. Non ne sapeva il perché, ma il suo senso di protezione verso quella ragazza era ogni giorno più forte.

-che diavolo succede qui?-disse entrando di colpo, il polso di Drusilla, stretto nella morsa ferrea dell’amico gli era in parte celato. Ma lui sapeva benissimo ciò che accadeva. Angel storse nuovamente il polso della donna prima di lasciarlo, lei abbandonò il polso lungo il fianco, tentando di reggere lo sguardo crudele e penetrante del ragazzo bruno.

-niente will, niente. Chi era alla porta?- chiese Angel, non staccando lo sguardo da lei, che ora fissava il biondo. William ricambiò lo sguardo, ansioso di liberarsi dell’amico e correre ad abbracciarla. Lei aveva capito che lui sapeva dell’”aggressione” di Angel, anche se ne ignorava la causa.

-è tuo padre. È di la in salotto. Odioso come sempre- Angel annuì, spostando finalmente lo sguardo sull’amico, che lo fulminò, poi, altero, uscì dalla stanza.

Spike con due lunghi passi arrivò davanti a dru, e le prese delicatamente il polso. Stava già comparendo una striscia violacea. Tutto l’affetto che provava per lei quasi lo ferì, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso.

Drusilla abbassò lo sguardo, incapace di fissarlo negli occhi e mentirgli. Col rimorso che la lacerava dentro come mille pugnalate. Ciò che aveva fatto era orribile, orribile, ma non poteva dirglielo, nonostante a questo punto lo desiderasse ardentemente. Spike le poggiò un lieve bacio sul polso

-chiederti cosa è accaduto sarebbe inutile, vero?-

-inutile e doloroso per entrambi- questa volta lei si impose di fissarlo in quegli occhi di cristallo, blu come il mare, e, nonostante i sensi di colpa e l’imbarazzo, vi si perse dentro, leggendo la purezza del suo animo. Avrebbe dato qualsiasi cose per chi amava, lo vedeva chiaramente, e senza dover usare il suo sesto senso.

-ascolta, non ho idea del perché Angel si sia comportato così, non l’ho mai visto essere scortese e…- lei scosse la testa e gli poggiò un dito candido contro le labbra rosate, tiepide

-non preoccuparti, lo so io. E la cosa peggiore è che credo avesse ragione. Ma ora non è il momento di parlarne-

-quando allora?- chiese lui, ansioso ed un po' aggressivo

-quando tutto ciò sarà finito, quando potrò andarmene…per sempre- lui l’afferrò per le spalle tirandosela più vicino

-ti prego, non dire così, non potrei sopravvivere all’idea di perderti per sempre. Non di nuovo. Non ora che ti ho…- lei abbassò lo sguardo per la millesima volta. Le lacrime di puro dolore che le solcavano il viso, andando a morire sulle labbra rosse come petali di rose

-non mi hai mai riavuta. Purtroppo non potrò mai più essere tua- trattenendo un singhiozzo si divincolò dolcemente, e si allontanò.

Spike rimase a fissarla, senza neppure capire cosa gli stava dicendo il proprio cuore. Quel cuore che sentiva un vuoto immenso nella sua lontananza.

 

Angel entrò in sala, ancora furioso per l’inattesa ospite, e di certo a vedere suo padre l’umore non migliorò

-Rupert….che proposta perversa hai in mente stavolta?- disse, pieno d’odio.

-figliolo…vedo che sei sempre passionale ai nostri incontri…cosa c’è, non si può fare una visitina al proprio figlio?- Angel si sedette sul divano, cercando di riprendere il controllo

-papà, sono cinque anni che le uniche visite che mi fai sono per convincermi a venire a lavorare per te- disse quasi in un sospiro, evidentemente scocciato

-Angel, sai quanto è importante il mio lavoro…-

-papà, il tuo lavoro è assolutamente inutile! Da generazioni, la nostra famigli, spulcia vecchi libri impolverati, nelle più disparate biblioteche del mondo, per ricostruire l’albero genealogico di famiglie cadute in rovina da secoli! È inutile!- l’uomo più anziano si appoggiò al bordo del caminetto, spento, pulendosi gli occhiali col bordo della camicia

-come credi che ti abbia mantenuto?- Angel scattò in piedi, di nuovo arrabbiato

-mi ha mantenuto la mamma, con la sua cattedra all’università! Lei, col suo lavoro da scienziata! Lei che ha trovato per prima una delle possibili cure per l’aids! LEI!- il padre assunse un’aria severa, e gli andò davanti, a pochi centimetri dal volto

-devo forse ricordarti che io e tua madre ci siamo incontrati in laboratorio? Che approcciavo la biologia seguendo antichi schemi matematici?-

-oh no papà. Ma forse devo ricordare a te che ti sei ritirato come un codardo-

-tua madre ha continuato. Tutti le dicevamo di smettere, che c’era troppa concorrenza, troppe case farmaceutiche potenti, persino il governo, contro di lei. e non mi scorderò mai il suo corpo sul tavolo dell’obitorio- un lampo di dolore attraversò gli occhi dell’uomo

-una rapina…- sussurrò Angel a voce bassa, trattennedo le lacrime al doloroso ricordo, cercando quasi di convincere se stesso

-sai che non è così. Angel, so che il tuolavoro ti piace, e non voglio che tu smetta, ma è la tua vita ad aver bisogno di una regolata. So che giri tutta la notte, combattendo contro dei teppisti, e poi vivi qui, con una specie di punk biondo platino e una neonata…- Angel andò alla finestra, fissando le rondini che volavano alte e libere, invidiandole. Assorto nei suoi pensieri dolorosi. E per la prima volta in vita sua considerò le parole del padre. Forse era il ritorno di Drusilla. In fondo cosa aveva dalla vita? Il suo compito avrebbe potuto ricoprirlo un altro, avrebbe dormito sereno ogni notte, si sarebbe fatto una vita normale. Una donna normale. Un lavoro normale. Avrebbe abbandonato i rischi, abbracciato il mondo delle certezze. Si sarebbe arreso. No, non poteva farlo. Non l’aveva fatto sua madre, jennyffer, e di certo non poteva farlo lui. C’erano decine di esempi di codardia legati al cognome Giles, ma lui non sarebbe stato uno di questi.

-mi spiace papà, sai che non lo posso fare…- di colpo fu come se le parole di Drusilla gli facessero eco nella mente. Forse lei era una pazza visionaria, ma c’aveva sempre azzeccato, e se diceva che erano in pericolo probabilmente era così -…non posso, ma credo che tu potresti fermarti un po' qui e dare un senso alla tua vita- il padre, col suo modo di fare inglese, lo guardò perplesso, pulendosi nuovamente gli occhiali nel bordo della giacca.

Cap 5

 

La vampira bionda si fermò poggiata ad un lampione, osservando il suo sire al lavoro. La rossa si mosse con passo felino lungo il vicolo, dove una coppia, celata dietro al velo delle tenebre, si baciava. La sua vista acuta, sovraumana, le fece distinguere i volti dei due amanti, persi in un languido bacio. Lui era decisamente più vecchio, aveva sicuramente passato i quarantacinque, lei doveva essere poco più che diciottenne. Nel volto della ragazza, persa nella forte stretta dell’uomo, si leggeva purezza, cosa che doveva aver abbandonato da tempo l’anima del suo partner. Con un balzo arrivò alle spalle dell’uomo, e con un gesto rapido gli ruppe il collo. Lui collassò a terra, morto. Senza ben capire cosa fosse accaduto la ragazza lanciò un urlo, che si prolungò appena vide il volto trasformato della vampira

-stai tranquilla, ora morirai, ma sarà la cosa più piacevole ed eccitante che tu abbia mai provato- detto questo la vampira si lasciò andare ad una risatina. La ragazza tentò di gridare, o forse di supplicare, ma lei le mise una mano sulla bocca. Poi avvicinò il volto al suo collo e conficcò i denti nella carne abbronzata. La vittima, terrorizzata, si divincolò per qualche secondo, poi si lasciò andare, arrendendosi alla morte, arrendendosi al piacere. Finito lo spuntino Willow lasciò cadere a terra il cadavere, pulendosi le labbra con l’indice, e poi assaporando le ultime gocce di sangue. Sapeva che c’erano vampiri, tra i più antichi e potenti, che si nutrivano solo di delinquenti, di assassini. Dicevano di poterne quasi sentire la cattiveria, il potere. Li trovavano eccitanti. Ma lei aveva sempre sospettato fosse più che altro un modo per proteggere l’umanità. Per quanto la riguardava non trovava niente di meglio che bere degli innocenti. Il loro sangue puro, incontaminato, che le riempiva le vene era il più forte afrodisiaco. L’adrenalina che si impossessava dei loro fragili corpi prima della morte… adorava le ragazze colte un attimo prima dell’amore, ma non disdegnava neppure i bambini. Ma ormai era sempre più difficile trovare dei ragazzini in giro al calare delle tenebre. Eh, non avrebbe mai più avuto cene come quelle che poteva trovare a londra o a Parigi nella prima metà dell’ottocento.

Tornò dalla bionda e le passò un braccio intorno alla vita. La vampira più giovane era ancora affamata, lei non aveva profittato del banchetto.

-sire, ti prego, portami a fare uno spuntino…c’è quel nuovo pub…- disse con un tono lamentoso, l’altra sembrò non ascoltare e proseguì per la strada deserta. Niente intorno a loro, solo poche foglie morte e qualche pezzo di carta che svolazzava trasportato del vento. Entrambe potevano ancora sentire l’odore della morte provenire dal vicolo.

-bene, io sono ogni giorno più potente, e loro ogni giorno più deboli, inoltre non si aspettano nessun genere di attacco. Entro un mese tutto questo sarà finito, sunnydale sarà in meno nostra, in mano all’oscurità- Willow rise fragorosamente

-promettimi che mi lascerai uccidere Angel!- esclamò la childe, eccitata come un bambino

-Buffy- rispose con tono di rimprovero –lo sai che lo voglio io il divertimento di uccidere i cacciatori, però ti prometto che te lo lascerò torturare-

-uffa! E va bene! Però non è giusto che ti diverti solo tu…hai già ucciso il padre di Spike-

-si, ma chi l’ha nascosto il cadavere, e chi ha visto la faccia del biondo quando ha letto la lettera d’addio?-

-hai ragione, niente di più divertente!- risero entrambe, Willow le passò un braccio attorno alle spalle e si diressero verso il nuovo pub.

 

Tara bussò insistentemente alla porta prima che questa si aprisse. La ragazza, appena uscita dalla doccia, andò ad aprire con addosso un semplice asciugamano nero, che faceva netto contrasto con la pelle di porcellana

-Tara, che diavolo ci fai qui a quest’ora di sera? E quella non è la sorella di William?- chiese tutto d’un fiato, cosciente di non dover respirare, con un tono alquanto stupito

-drusilla è tornata- il tono dell’osservatrice era duro e preoccupato

-mer**! Entra dai! Mi vesto e sono da te- Tara entrò, e posò sul divano, tra due cuscini, la neonata. Si mise a curiosare per la stanza, finchè intravide, attraverso uno spiraglio aperto della porta della camera da letto, il corpo nudo dell’altra donna. Era così bella, così perfettamente candida. Sembrava una statua, una statua pervasa di infinita purezza, ma che portava dentro di se secoli di torture. La ragazza infilò un vestito aderente nero sulla pelle ancora bagnata, poi si diresse verso la porta. Tara si spostò di scatto

-lo so che mi stavi guardando. Ammettilo, non c’è nulla di male- disse, sedendosi accanto alla bambina che le afferrò un dito

-no, non è come pensi io…stavo…soltanto- l’osservatrice era visibilmente imbarazzata

-lasciamo stare. Cosa è questa storia di Dru in città?-

-premonizioni. Una vampira bionda che la fa prigioniera, inoltre un gruppo di vampiri ha attaccato will- la ragazza, ancora giocandoci, prese tra le braccia la bimba, guardando Tara preoccupata.

-hai idea di cosa accade se will scopre cosa è successo? Smetterà di fidarsi di tutti noi, abbandonerà il suo destino, e se come sembra sta accadendo qualcosa di grosso non avremo molte chance di fermare la fine del mondo-

-non credo si tratti di qualcosa di così grave, o per lo meno non vedo il pericolo nell’immediato. Piuttosto mi preoccupa will. Se si mette in testa qualcosa la fa, e se decide di scoprire cosa nasconde dru…-

-lei non glielo dirà. Io sarò una tomba- ridacchiò alla battuta un po' squallida, Tara la fulminò –e di certo non aprirai bocca tu-

-mi preoccupa Angel. In questo periodo è stressato, rischia di scattare, di litigarci e di dirgli tutto. In fondo lui è quello meno implicato…- l’altra donna posò la bambina, si alzò e mise una mano sulla spalla all’osservatrice

-non lo farà. E comunque tu sei ancora meno implicata- Tara scosse la testa e si divincolò gentilmente dalla presa affettuosa

-è lui che ha rischiato la vita…forse per questo will lo perdonerebbe…ma noi! Non avevamo nessun diritto! Se lo scopre abbandona tutto! E forse è la cosa meno grave che potrebbe fare. Se Angel, sapendolo dicesse qualcosa…-

-Tara, rilassati, non lo farà. Anche ammesso che possa farsi perdonare dovrebbe per forza dirgli che si è portato a letto la sua Dru. E non lo farà-

-lui se l’è portata a letto, noi abbiamo rischiato l’apocalisse- si avvicinarono nuovamente, Tara poteva sentire il fiato freddo della vampira vicino al suo viso, e stranamente la tranquillizzava

-era già in corso, abbiamo solo rischiato qualche vita in più…- l’osservatrice l’abbracciò

-oh faith, stavolta sono veramente preoccupata!-

 

 

William osservò dalla finestra della cucina il padre di Angel che si allontanava, poi andò in salotto. Il suo amico era sul divano, i gomiti sulle ginocchia, la testa tra le mani. La rabbia di Spike sembrò dissolversi di colpo. Gli si sedette accanto e gli poggiò una mano sulla spalla, lui non si mosse.

-allora, come va?- Angel grugnì –mmm, vedo che i rapporti padre figlio sono ancora idilliaci! Hai voglia di parlare?-

-non ora, ci siamo rinfacciati a vicenda per la millesima volta la morte di jenny e il fatto che non approva il mio, il nostro, compito. Trova che stia sprecando e rischiando la mia vita! Lui che passa la giornata in polverose biblioteche a spulciare libri antichi!- ridacchiò acido

-vedrai che prima o poi le cose andranno meglio…-

-gli ho chiesto di restare. Non so perché, ma ho la sensazione che stia per accadere qualcosa di grosso…- Spike spalancò gli occhi. Cominciavano ad essere in troppi a pensarla così. Ma non era decisamente il momento di parlarne. Forse non era neppure la notte adatta per andare a caccia. In effetti era da qualche giorno che non si vedeva neppure l’ombra di un vampiro. A parte quelli che l’avevano aggredito quel pomeriggio…si, stava per accadere qualcosa. Di molto grosso.

- ti va di parlare di dru. Ho visto che avete litigato…- Angel scattò in piedi

-non t’impicciare- disse arrabbiato, e andò in cucina. Subito William lo seguì

-è la mia ex, e visto che qualunque cosa sia successa è successa quando stavamo ancora insieme…- Angel lo spinse contro il muro, e la frase del biondo gli si spense in gola. Sentì una scarica di adrenalina corrergli nelle vene. Non aveva mai visto l’amico in quello stato, e la cosa lo spaventava. Quello che gli nascondevano era più grosso del previsto

-ascoltami bene, non fare domande, tieniti i tuoi dubbi e vivrai meglio. Ma non dare mai e poi mai le spalle a Dru, e qualsiasi cosa tu faccia non ti fidare di lei- Spike afferrò i polsi dell’amico e si liberò della presa, spingendolo indietro

-che stai dicendo?- chiese, stringendo gli occhi. Angel si liberò i polsi

-niente, ma fidati di me. Forse un giorno saprai- poi si voltò, afferrò un paletto posato sulla credenza ed uscì. La caccia era il modo migliore per scaricare i nervi…

 

Cap 6 parte prima

 

le prime luci dell’alba illuminavano debolmente la casetta bianca, donandole un aspetto spettrale, stranamente lugubre. Un sentimento che i suoi abitanti sentivano profondamente dentro il cuore. Tutti sapevano che qualcosa non andava, ma non sapere cosa rendeva tutto più terrificante.

William si girò sul divano, mettendosi a pancia in su. Le mani incrociate sul petto nudo, come per riflettere. Era la prima notte da mesi che le stanze non venivano invase dal suono del pianto di Dawn, e questo gli dava una grande impressione di vuoto. Inconsciamente il sentire la presenza di quella creaturina accanto a se lo faceva sentire più sicuro. E invece ora accanto a lui, dopo anni, c’era Dru. La piccola e fragile dru. Che adesso mostrava qualcosa di diverso. Sembrava più matura, più forte, più…crudele. Era come se qualcosa l’avesse cambiata. Qualcosa di cui tutti erano a conoscenza tranne lui. Lui che avrebbe rinunciato a tutto pur di riaverla. Lui che l’aveva amata, e l’amava, oltre ogni limite. Fino alla pazzia forse. Forse l’aveva già superata. Si rigirò sul divano, aggiustando nervosamente il cuscino, infilandoci un braccio sotto e stringendolo. Sperando che il sonno lo avvolgesse. Sperando di poter volare via da lì, andare altrove ed essere felice, almeno per quei pochi istanti che dura un sogno. In fondo nei sogni si manifesta ciò che vogliamo realmente, ciò che vorremmo essere, e a lui andava bene qualsiasi cosa, pur di essere lontano da lì, da tutta quella sofferenza.

 

Angel sbuffò contro quella dannata insonnia, contro quella maledetta vita, contro il cognome che portava, contro tutto. Incrociò le braccia dietro la testa, continuando a fissare il soffitto. Odiava quel silenzio. Fino ad allora aveva avuto una scusa per giustificare a se stesso le notti in bianco, per non ammettere di essere preoccupato per il suo destino, e per quello dei suoi cari. Ma quella notte nessun neonato urlava bisognoso di attenzioni. Quella notte non c’erano pannolini a strapparlo via dai rimorsi per la morte di sua madre. Quella madre che sì rupert aveva visto su un tavolo di metallo, uccisa da un borseggiatore, ma che Spike era stato costretto a polverizzare, ignaro della parentela con l’amico, prima che lui lo potesse fermare. Per will era solo un vampiro come un altro, per lui il fallimento di tutta una vita. Non l’aveva salvata dai vampiri, aveva fallito nell’unico compito che doveva portare a termine. E ogni giorno il rimorso cresceva. Sentì il letto della stanza accanto cigolare debolmente, forse anche la ragazza era sveglia. Si era pentito per l’atteggiamento aggressivo di quella sera. Forse non aveva del tutto torto lei, forse il suo arrivo era provvidenziale. Forse se tutte le persone importanti della vita sua e di William stavano ricomparendo c’era un motivo. Ma non le avrebbe mai chiesto scusa. Mai. Sentiva ancora il sapore di lei sulle labbra, sentiva il corpo delicato della ragazza contro il suo, forse riusciva a sentire perfino il piacere, ma più forte di tutto sentiva il rimorso verso Spike. L’aveva tradito come un amico vero non si sognerebbe neppure. Aveva fatto qualcosa di tremendo. Si passò un dito sulla cicatrice subito sotto la clavicola, rendendosi conto che nulla era mai stato più meritato, anche se non gliel’aveva fatta lui. Richiuse gli occhi e, involontariamente, si vide scorrere davanti i volti di tutte le donne importanti della sua vita. Sua madre, Faith che gli aveva salvato la vita, Drusilla quando la vedeva come una sorella, la sorella di William….poi decine di volti senza troppa importanza si susseguirono nella sua mente, per lo più avventure di una notte, finché non comparì quello che da anni voleva scordare, quegli occhioni verdi e le labbra sensuali, circondato da capelli dorati… il ragazzo spalancò gli occhi, ansimando. No. Non doveva ricordare. Non ora.

 

Drusilla staccò la fronte e una mano dal vetro, lasciando che l’altra vi scivolasse languidamente sopra mentre si allontanava. Lisciò delicatamente la sottoveste di seta bianca che usava come camicia da notte e si sedette sul letto, fissando la luna che scompariva all’orizzonte. Aveva sonno, sentiva la testa pesante e faticava a tenere gli occhi aperti, ma non avrebbe ceduto ad Orfeo. Sapeva che se si fosse addormentata avrebbe di nuovo fatto quel sogno, e quella notte non era pronta ad affrontarlo. Quella notte desiderava solo un po' di serenità. Quella serenità che aveva avuto prima solo tra le braccia di Spike, ma che sapeva non poter più riavere nello stesso modo. Era così strano essere nella sua stanza, nel suo letto, eppure così distante da lui. Ormai erano su due pianeti diversi. Il tempo li aveva divisi, ancora più dei chilometri. In quegli anni lui era cambiato profondamente e lei poteva solamente intuire in che modo. Sbadigliò e coprendosi la bocca le cadde lo sguardo sul polso livido. La mente tornò a tre anni prima, e rivisse il suo tragico gesto come in un film. Come aveva potuto essere così superficiale. Come aveva potuto agire d’impulso senza valutare le conseguenze, senza cercare una soluzione alternativa, che evidentemente esisteva, visto che il mondo era salvo dopo il fallimento del suo folle piano. Aveva ragione Angel, non sarebbe dovuta tornare. Non dopo quello che aveva fatto a lui e a William. Doveva restare a casa sua e rischiare la vita. In fondo valeva così poco ormai. Una lacrima le solcò la guancia sinistra, ma lei l’asciugò rapidamente. Non era il momento per certe debolezze. Questa volta sarebbe stata forte, li avrebbe aiutati. E poi sarebbe uscita per sempre dalle loro vite.

 

Dei passi, come di qualcuno che non vuole far rumore, fecero destare l’attenzione di William. Ormai il sole stava sorgendo, quindi non era certo un vampiro, che tanto non sarebbe potuto entrare, ma c’erano comunque decine di pericoli, e il fatto che vivessero in una città popolata da mostri e demoni non significava certo che non esistevano i comuni delinquenti! Si tirò seduto e tese l’orecchio. I passi si fermarono davanti alla porta, poi si sentì un debole fruscio, come se stesse frugando dentro ad una borsa. Un sospiro, di nuovo il silenzio. William si alzò e si avvicinò lentamente alla porta, pronto all’azione. Ma la persona bussò. William trasalì per il piccolo spavento, sorridendo a se stesso per prendersi in giro. Poi, senza curarsi dei soli boxer addosso, aprì la porta. Prima ancora che distinguesse nella semi oscurità chi fosse la donna, e questo lo capì immediatamente, gli saltò al collo, baciandolo sulla guancia

-fratellino mio!! Allora, ti sono mancata?- disse tutto d’un fiato, saltellando entusiasta appena staccatasi da lui

-Darla!- rispose lui quasi in un urlo di gioia, abbracciando nuovamente la donna –è incredibile! Vieni, entra!- disse entusiasta, mentre ne accompagnava l’ingresso con una mano sulla schiena. Poi le raccolse i due borsoni e li mise in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Si abbracciarono di nuovo.

-non ti aspettavo! Potevi mandarmi un’e-mail…- la rimproverò dolcemente mentre la guardava per cercare qualche cambiamento in lei

-sai che ho sempre adorato le sorprese…- un rumore dietro di loro li distolse dai convenevoli. Si voltarono. Angel, anche lui in boxer, attirato dai rumori, era lì. Accese la luce e guardò la donna. Nei suoi occhi un’espressione ancora più sbalordita di quando aveva visto Drusilla in cucina. Ma questa volta, in quegli occhi di cioccolata, brillava un lampo di gioia. La ragazza lo guardò seria, ma un sorriso si impadronì lentamente delle sue labbra socchiuse. William si tirò in disparte.

-da…darla…-sussurrò lui, incapace di dire altro, lei persa dentro i suoi occhi scuri

-ciao Angel- disse tornando seria, il cuore che le esplodeva in petto –sono tornata- nessuno dei due si mosse, come se avvicinandosi tutto si potesse dissolvere, come in un sogno. William iniziò a sentirsi decisamente in imbarazzo

-ehmm, scusate ragazzi, so che non vi vedete da tanto, ma stare a fissarsi in mezzo alla sala non è il massimo- disse cautamente, come se svegliarli da quel sogno ad occhi aperti fosse pericoloso. Lei scosse la testa, e tornò in se. Diede un’occhiata ai due ragazzi

-è un paese piccolo e le voci girano. Prima che tutti vengano a sapere della mia presenza in una stanza con due uomini belli e seminudi che en dite di mettervi dei pantaloni?- entrambi abbassarono lo sguardo su se stessi. Spike sorrise e, senza parlare, si diresse verso la sua stanza, scordandosi della presenza di dru. Angel rimase immobile, davanti a lei.

-una volta ti piaceva vedermi così- disse sorridendo, con un tono tra lo scherzoso e il sexy. Lei finalmente si avvicinò, fermandosi ad un passo o due da lui

-ti sbagli, ho sempre trovato che i boxer addosso a te fossero di troppo- scherzò, anche se entrambi sapevano benissimo che era la verità. Lui le carezzò la guancia con un dito

-ti trovo bene- sussurrò, tornando serio

-anche te sei piuttosto in forma-

-già-

-già- ancora una volta calò il silenzio, ma molta più tensione attraversava l’aria, rispetto a qualche minuto prima. Entrambi sapevano di dover fare qualcosa, ma nessuno sapeva cosa. Fu lui a rompere il silenzio

-allora, adesso che si fa?-

-sei tu l’uomo, prendi l’iniziativa-

-beh, ci siamo lasciati sei mesi fa…non per nostra scelta… o meglio…cioè…- lei rise

-ti prego, vedere te in imbarazzo e in difficoltà su cosa dire è…è…indefinibile- anche lui ridacchiò

-allora dimmi tu cosa devo fare- lei annuì, mordendosi il labbro. Sapeva che c’era un’unica cosa che entrambi desideravano, ma non poteva dirla. Non era corretto per nessuno dei due. Ancora una volta si perse negli occhi tenebrosi del ragazzo

-salutami- sussurrò, persa nel suo sguardo, sentendosi come un naufrago in balia di lui, di loro, dei suoi sentimenti

-come?- chiese avvicinandosi, il viso a pochi centimetri da quello della donna, cercando di trattenere quell’impulso atroce, quell’incredibile voglia di lei, delle sue labbra calde.

-come desideri- le parole vennero fuori come un gemito, come una richiesta di aiuto. Ed era vero. Era bisogno, bisogno disperato di lui. Angel sorrise, e ancora con gli occhi piantati in quelli di lei, la baciò dolcemente, la mano calda sulla guancia delicata della ragazza. Come prevedibile il bacio si fece sempre più intenso, in un crescendo di passione. Le mani si cercarono, le dita si incrociarono, mentre ogni dolore e ogni frustrazione scivolava via, annientato da quell’unico bacio. Solo quando Darla lo spinse contro la parete Angel si rese conto che stavano per superare il punto di non ritorno. E non potevano. Non tanto per il fatto che suo fratello sarebbe tornato da un momento all’altro, quanto perché li avrebbe fatti soffrire entrambi. Con lo sforzo maggiore di tutta la sua vita, sentendo qualcosa di simile alla puntina di un grammofono che viene tirata via facendola cigolare sul disco e rigandolo per sempre, la spinse via. Fissandola negli occhi, ansimando, sentendo le labbra gonfie per il bacio. Era certo che lei capisse, e il sorriso grato della donna glielo confermò

-mettiti i pantaloni, io preparò il caffè- disse tranquilla, con il tono più spontaneo e naturale del mondo. Angel sorrise. Si, era proprio questa la sua darla.

 

Cap 6

 

le prime luci dell’alba illuminavano debolmente la casetta bianca, donandole un aspetto spettrale, stranamente lugubre. Un sentimento che i suoi abitanti sentivano profondamente dentro il cuore. Tutti sapevano che qualcosa non andava, ma non sapere cosa rendeva tutto più terrificante.

William si girò sul divano, mettendosi a pancia in su. Le mani incrociate sul petto nudo, come per riflettere. Era la prima notte da mesi che le stanze non venivano invase dal suono del pianto di Dawn, e questo gli dava una grande impressione di vuoto. Inconsciamente il sentire la presenza di quella creaturina accanto a se lo faceva sentire più sicuro. E invece ora accanto a lui, dopo anni, c’era Dru. La piccola e fragile dru. Che adesso mostrava qualcosa di diverso. Sembrava più matura, più forte, più…crudele. Era come se qualcosa l’avesse cambiata. Qualcosa di cui tutti erano a conoscenza tranne lui. Lui che avrebbe rinunciato a tutto pur di riaverla. Lui che l’aveva amata, e l’amava, oltre ogni limite. Fino alla pazzia forse. Forse l’aveva già superata. Si rigirò sul divano, aggiustando nervosamente il cuscino, infilandoci un braccio sotto e stringendolo. Sperando che il sonno lo avvolgesse. Sperando di poter volare via da lì, andare altrove ed essere felice, almeno per quei pochi istanti che dura un sogno. In fondo nei sogni si manifesta ciò che vogliamo realmente, ciò che vorremmo essere, e a lui andava bene qualsiasi cosa, pur di essere lontano da lì, da tutta quella sofferenza.

 

Angel sbuffò contro quella dannata insonnia, contro quella maledetta vita, contro il cognome che portava, contro tutto. Incrociò le braccia dietro la testa, continuando a fissare il soffitto. Odiava quel silenzio. Fino ad allora aveva avuto una scusa per giustificare a se stesso le notti in bianco, per non ammettere di essere preoccupato per il suo destino, e per quello dei suoi cari. Ma quella notte nessun neonato urlava bisognoso di attenzioni. Quella notte non c’erano pannolini a strapparlo via dai rimorsi per la morte di sua madre. Quella madre che sì rupert aveva visto su un tavolo di metallo, uccisa da un borseggiatore, ma che Spike era stato costretto a polverizzare, ignaro della parentela con l’amico, prima che lui lo potesse fermare. Per will era solo un vampiro come un altro, per lui il fallimento di tutta una vita. Non l’aveva salvata dai vampiri, aveva fallito nell’unico compito che doveva portare a termine. E ogni giorno il rimorso cresceva. Sentì il letto della stanza accanto cigolare debolmente, forse anche la ragazza era sveglia. Si era pentito per l’atteggiamento aggressivo di quella sera. Forse non aveva del tutto torto lei, forse il suo arrivo era provvidenziale. Forse se tutte le persone importanti della vita sua e di William stavano ricomparendo c’era un motivo. Ma non le avrebbe mai chiesto scusa. Mai. Sentiva ancora il sapore di lei sulle labbra, sentiva il corpo delicato della ragazza contro il suo, forse riusciva a sentire perfino il piacere, ma più forte di tutto sentiva il rimorso verso Spike. L’aveva tradito come un amico vero non si sognerebbe neppure. Aveva fatto qualcosa di tremendo. Si passò un dito sulla cicatrice subito sotto la clavicola, rendendosi conto che nulla era mai stato più meritato, anche se non gliel’aveva fatta lui. Richiuse gli occhi e, involontariamente, si vide scorrere davanti i volti di tutte le donne importanti della sua vita. Sua madre, Faith che gli aveva salvato la vita, Drusilla quando la vedeva come una sorella, la sorella di William….poi decine di volti senza troppa importanza si susseguirono nella sua mente, per lo più avventure di una notte, finché non comparì quello che da anni voleva scordare, quegli occhioni verdi e le labbra sensuali, circondato da capelli dorati… il ragazzo spalancò gli occhi, ansimando. No. Non doveva ricordare. Non ora.

 

Drusilla staccò la fronte e una mano dal vetro, lasciando che l’altra vi scivolasse languidamente sopra mentre si allontanava. Lisciò delicatamente la sottoveste di seta bianca che usava come camicia da notte e si sedette sul letto, fissando la luna che scompariva all’orizzonte. Aveva sonno, sentiva la testa pesante e faticava a tenere gli occhi aperti, ma non avrebbe ceduto ad Orfeo. Sapeva che se si fosse addormentata avrebbe di nuovo fatto quel sogno, e quella notte non era pronta ad affrontarlo. Quella notte desiderava solo un po' di serenità. Quella serenità che aveva avuto prima solo tra le braccia di Spike, ma che sapeva non poter più riavere nello stesso modo. Era così strano essere nella sua stanza, nel suo letto, eppure così distante da lui. Ormai erano su due pianeti diversi. Il tempo li aveva divisi, ancora più dei chilometri. In quegli anni lui era cambiato profondamente e lei poteva solamente intuire in che modo. Sbadigliò e coprendosi la bocca le cadde lo sguardo sul polso livido. La mente tornò a tre anni prima, e rivisse il suo tragico gesto come in un film. Come aveva potuto essere così superficiale. Come aveva potuto agire d’impulso senza valutare le conseguenze, senza cercare una soluzione alternativa, che evidentemente esisteva, visto che il mondo era salvo dopo il fallimento del suo folle piano. Aveva ragione Angel, non sarebbe dovuta tornare. Non dopo quello che aveva fatto a lui e a William. Doveva restare a casa sua e rischiare la vita. In fondo valeva così poco ormai. Una lacrima le solcò la guancia sinistra, ma lei l’asciugò rapidamente. Non era il momento per certe debolezze. Questa volta sarebbe stata forte, li avrebbe aiutati. E poi sarebbe uscita per sempre dalle loro vite.

 

Dei passi, come di qualcuno che non vuole far rumore, fecero destare l’attenzione di William. Ormai il sole stava sorgendo, quindi non era certo un vampiro, che tanto non sarebbe potuto entrare, ma c’erano comunque decine di pericoli, e il fatto che vivessero in una città popolata da mostri e demoni non significava certo che non esistevano i comuni delinquenti! Si tirò seduto e tese l’orecchio. I passi si fermarono davanti alla porta, poi si sentì un debole fruscio, come se stesse frugando dentro ad una borsa. Un sospiro, di nuovo il silenzio. William si alzò e si avvicinò lentamente alla porta, pronto all’azione. Ma la persona bussò. William trasalì per il piccolo spavento, sorridendo a se stesso per prendersi in giro. Poi, senza curarsi dei soli boxer addosso, aprì la porta. Prima ancora che distinguesse nella semi oscurità chi fosse la donna, e questo lo capì immediatamente, gli saltò al collo, baciandolo sulla guancia

-fratellino mio!! Allora, ti sono mancata?- disse tutto d’un fiato, saltellando entusiasta appena staccatasi da lui

-Darla!- rispose lui quasi in un urlo di gioia, abbracciando nuovamente la donna –è incredibile! Vieni, entra!- disse entusiasta, mentre ne accompagnava l’ingresso con una mano sulla schiena. Poi le raccolse i due borsoni e li mise in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Si abbracciarono di nuovo.

-non ti aspettavo! Potevi mandarmi un’e-mail…- la rimproverò dolcemente mentre la guardava per cercare qualche cambiamento in lei

-sai che ho sempre adorato le sorprese…- un rumore dietro di loro li distolse dai convenevoli. Si voltarono. Angel, anche lui in boxer, attirato dai rumori, era lì. Accese la luce e guardò la donna. Nei suoi occhi un’espressione ancora più sbalordita di quando aveva visto Drusilla in cucina. Ma questa volta, in quegli occhi di cioccolata, brillava un lampo di gioia. La ragazza lo guardò seria, ma un sorriso si impadronì lentamente delle sue labbra socchiuse. William si tirò in disparte.

-da…darla…-sussurrò lui, incapace di dire altro, lei persa dentro i suoi occhi scuri

-ciao Angel- disse tornando seria, il cuore che le esplodeva in petto –sono tornata- nessuno dei due si mosse, come se avvicinandosi tutto si potesse dissolvere, come in un sogno. William iniziò a sentirsi decisamente in imbarazzo

-ehmm, scusate ragazzi, so che non vi vedete da tanto, ma stare a fissarsi in mezzo alla sala non è il massimo- disse cautamente, come se svegliarli da quel sogno ad occhi aperti fosse pericoloso. Lei scosse la testa, e tornò in se. Diede un’occhiata ai due ragazzi

-è un paese piccolo e le voci girano. Prima che tutti vengano a sapere della mia presenza in una stanza con due uomini belli e seminudi che en dite di mettervi dei pantaloni?- entrambi abbassarono lo sguardo su se stessi. Spike sorrise e, senza parlare, si diresse verso la sua stanza, scordandosi della presenza di dru. Angel rimase immobile, davanti a lei.

-una volta ti piaceva vedermi così- disse sorridendo, con un tono tra lo scherzoso e il sexy. Lei finalmente si avvicinò, fermandosi ad un passo o due da lui

-ti sbagli, ho sempre trovato che i boxer addosso a te fossero di troppo- scherzò, anche se entrambi sapevano benissimo che era la verità. Lui le carezzò la guancia con un dito

-ti trovo bene- sussurrò, tornando serio

-anche te sei piuttosto in forma-

-già-

-già- ancora una volta calò il silenzio, ma molta più tensione attraversava l’aria, rispetto a qualche minuto prima. Entrambi sapevano di dover fare qualcosa, ma nessuno sapeva cosa. Fu lui a rompere il silenzio

-allora, adesso che si fa?-

-sei tu l’uomo, prendi l’iniziativa-

-beh, ci siamo lasciati sei mesi fa…non per nostra scelta… o meglio…cioè…- lei rise

-ti prego, vedere te in imbarazzo e in difficoltà su cosa dire è…è…indefinibile- anche lui ridacchiò

-allora dimmi tu cosa devo fare- lei annuì, mordendosi il labbro. Sapeva che c’era un’unica cosa che entrambi desideravano, ma non poteva dirla. Non era corretto per nessuno dei due. Ancora una volta si perse negli occhi tenebrosi del ragazzo

-salutami- sussurrò, persa nel suo sguardo, sentendosi come un naufrago in balia di lui, di loro, dei suoi sentimenti

-come?- chiese avvicinandosi, il viso a pochi centimetri da quello della donna, cercando di trattenere quell’impulso atroce, quell’incredibile voglia di lei, delle sue labbra calde.

-come desideri- le parole vennero fuori come un gemito, come una richiesta di aiuto. Ed era vero. Era bisogno, bisogno disperato di lui. Angel sorrise, e ancora con gli occhi piantati in quelli di lei, la baciò dolcemente, la mano calda sulla guancia delicata della ragazza. Come prevedibile il bacio si fece sempre più intenso, in un crescendo di passione. Le mani si cercarono, le dita si incrociarono, mentre ogni dolore e ogni frustrazione scivolava via, annientato da quell’unico bacio. Solo quando Darla lo spinse contro la parete Angel si rese conto che stavano per superare il punto di non ritorno. E non potevano. Non tanto per il fatto che suo fratello sarebbe tornato da un momento all’altro, quanto perché li avrebbe fatti soffrire entrambi. Con lo sforzo maggiore di tutta la sua vita, sentendo qualcosa di simile alla puntina di un grammofono che viene tirata via facendola cigolare sul disco e rigandolo per sempre, la spinse via. Fissandola negli occhi, ansimando, sentendo le labbra gonfie per il bacio. Era certo che lei capisse, e il sorriso grato della donna glielo confermò

-mettiti i pantaloni, io preparò il caffè- disse tranquilla, con il tono più spontaneo e naturale del mondo. Angel sorrise. Si, era proprio questa la sua darla.

Cap 9

 

Troppo stanco e felice dell’arrivo di sua sorella per pensare Spike entrò nella sua stanza. Per un istante neppure si accorse della ragazza che lo fissava, ed andò verso l’armadio. La mente che vagava tra mille pensieri. Ma quando fece per sfilarsi i boxer, dirigendosi verso il bagno per fare la doccia, la ragazza diede un paio di colpi di tosse. William si girò di scatto e la guardò. Imbarazzato.

-non è come credi…io neppure mi ricordavo di te…cioè no…insomma stavo…-

-stai tranquillo spikey, ho capito. Ho visto tua sorella arrivare- sorrise comprensiva, e anche lui sorrise.

-ok, direi che per ora è meglio rinunciare alla doccia- disse mentre si aggiustava il bordo delle mutande, lei ridacchiò portandosi il dorso della mano alla bocca poggiando le labbra sull’indice. William trattenne il respiro, quanto era sexy quando faceva così! Ma mentre rideva le scappò uno sbadiglio

-dormito poco eh! Non avevi sonno?- lei scosse la testa

-non me la sentivo di affrontare un altro incubo- lui si avvicinò, dru aveva di nuovo quell’aria da cucciolo smarrito, in realtà lei aveva sempre l’aspetto del cucciolo smarrito. Un cucciolo che sapeva bene quando tirare fuori unghie e denti. Provò a catturare il suo sguardo, ma lei lo fece perdere in qualche punto indefinito del muro alla sua destra. William le voltò il viso con un dito

-non devi aver paura, non più. Qualunque cosa accada adesso ci sono io-

-no, nei miei sogni non ci sei. Lì sono indifesa, legata e spaventata e quando mi sveglio il mondo sembra crollarmi addosso. Quel sogno tira fuori tutte le mie paure, e trasforma anche la veglia in un incubo senza fine!- urlò lei, in preda ai nervi, con una gran voglia di piangere, ma William l’abbracciò, stringendola al suo forte petto

-ti giuro che non sarà più così, ti prometto che d’ora in poi se ti sveglierai spaventata sarò lì al tuo fianco. Non dovrai più temere nulla. Nulla- lei si divincolò leggermente e avvolse con le sue braccia candide la vita del ragazzo. si sentiva sicura accanto a lui, ma il ricordo di ciò che aveva fatto, del terribile segreto che gli nascondeva, la lacerava dentro. Sentì che semplicemente lasciandosi andare a quell’abbraccio, mostrandosi indifesa, lo stava ingannando. Ma ormai lo ingannava qualunque cosa facesse, perché lei non era più la stessa. Incontrollato le scappò un singhiozzo, e lui la strinse più forte a se. E per la prima volta anche William sentì che qualcosa tra loro si era spezzato per sempre. Lei alzò il volto, desiderando dirgli tante cose, desiderando confessarsi con lui, svelargli il tragico segreto, desiderando urlargli tutto il suo amore. Ma non poteva. Non avrebbe mai potuto. E sentì la rabbia crescerle dentro. Puntandogli le mani contro il petto lo respinse

-no!! Non potrai esserci! Non potrai essere sempre lì a proteggermi! Tu mi lascerai e io ne soffrirò!! Mi abbandonerai ancora una volta!- pi si allontanò e andò davanti alla finestra, le lacrime le rigavano il volto. Non voleva trattarlo male, ma doveva allontanarlo. Per lui e anche per se stessa. –vattene William, mettiti i tuoi dannati pantaloni ed esci da questa stanza!- ma lui le andò dietro e le circondò le braccia con le sue –mollami, che credi di fare!-

-shhh, stai tranquilla! So che hai paura di cosa succederà, ce l’ho anch’io, ma so anche che vuoi starmi lontana per via di quello stupido segreto-

-io ti causerò solo danni!- sussurrò lei –devo andare via. Devo andarmene-

-no, piccola. Ti proteggerò io…-le baciò dolcemente la spalla nuda, lei si rilassò contro il suo corpo

-no, no no! Non potrai proteggermi in eterno! Ti rendi conto di cosa stai dicendo!-

-mi rendo conto che ti amo- lei si voltò per guardarlo, ma il ragazzo la baciò. Un bacio disperato, che tentava invano di colmare l’abisso che ormai entrambi si erano accorti dividerli. Tuttavia un bacio dolce e passionale. Lei si girò nel suo abbraccio, lui le prese il viso tra le mani, mentre lei le passava un braccio sulla spalla, mentre l’altra mano era sulla vita di lui. Poi William le passò un braccio intorno alla vita, stringendola a se, sentendo il calore del suo corpo attraverso la seta sottile, liscia e dolce sulla pelle come una carezza. Continuarono a baciarsi, e dolcemente William la sospinse verso il letto. In un ultimo, disperato tentativo di sentirla ancora sua, veramente sua. Drusilla si lasciò andare, maledicendosi per come cedeva ogni volta che lui la sfiorava, che la baciava. Ma sempre più certa che non lo avrebbe più avuto sul serio. Mentre la passione cresceva dalla cucina si sentì un urlo

-will, il caffè è pronto!! Scendi!- spostandosi da sopra Drusilla e sdraiandosi accanto a lei William si mise a ridere

- e pensare che mi mancavano le urla di Darla…fino a dieci secondi fa!- dru sorrise e si mise seduta, aggiustandosi la spallina della sottoveste

-è meglio così. Vestiamoci e scendiamo, voglio vedre la faccia di darla quando le arrivo davanti!- la rabbia comparve sul volto di William

-dunque anche lei sa il tuo segreto! Lasciami capire, tutti sanno cosa è accaduto tranne me?- lei abbassò la testa, senza rispondere –perfetto, cambia discorso, abbassa lo sguardo. Non c’è problema, tanto qui c’è il povero idiota che si può prendere in giro!- si alzò ed iniziò ad infilarsi i jeans

-spikey io vorrei dirtelo, ma non coinvolge solo me, c’entriamo tutti, e ho giurato silenzio- William infilò la camicia rossa, senza abbottonarla, le nike già ai piedi

-o invece una cosa posso dirvela, andatevene tutti al diavolo!- prima che lei potesse ribattere uscì dalla stanza e sbatté la porta dietro di se. Arrivò in cucina

-ehy fratellino, il caffè…- ma senza aprire bocca lui alzò il dito medio ed uscì. Il freddo mattutino gli sferzò il torace nudo, ma non si fermò ad allacciarsi la camicia. Sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, il respiro affannoso per la rabbia, e a quell’ora non c’erano neppure più vampiri su cui sfogarsi. Accese una sigaretta e se la lasciò tra le labbra, senza aspirare, mentre questa si consumava. La rabbia ed il dolore stavano formando un mix perfetto. Si sentiva tradito, tradito da tutti coloro che amava e che lo circondavano. Tutti quanti, per anni, gli avevano tenuto celato qualcosa, e anche adesso che lui l’aveva scoperto, non avevano intenzione di dirgli nulla. Qualcosa di evidentemente molto grosso, che lo coinvolgeva a fondo. Ma a quanto pareva lui non aveva il diritto di sapere. Come potevano persone che amava fargli una cosa simile? Ma soprattutto come avrebbe fatto a fidarsi ancora di loro? Proprio adesso che c’era nell’aria qualcosa di strano,e che rischiavano di dover affrontare qualche nuovo demone o chissà che altro…un rumore lo strappò dai suoi pensieri. Veniva da un vicolo cieco proprio dietro al bronze. Un posto buio anche di giorno, ancora più quando il cielo era coperto da nuvolosi neri come quel mattino. Abbandonando i suoi problemi corse verso la stradina,e subito inquadrò il vampiro che mordeva una ragazza. Si scagliò contro di lui, cercando di capire con cosa avrebbe potuto infilzarlo, ma il demone lasciò cadere la vittima e si mise a correre, decidendo di evitare, almeno per quel giorno, uno scontro probabilmente mortale col cacciatore. Spike lo seguì fino in fondo al vicolo, ma poi lo lasciò fuggire, rendendosi conto che se si fosse infilato in qualche tombino non l’avrebbe mai trovato. Tornò dalla ragazza e le premette due dita sulla ferita, da cui il sangue fuoriusciva copioso. Il battito era molto debole. Restò così qualche secondo, cercando di capire cos’era meglio fare, ma il cuore della ragazza cessò di battere. Disperato iniziò il massaggio cardiaco, l’aveva imparato anni prima a scuola. “ ti prego, non morire” le sussurrava, mentre le speranze lo lasciavano. Poi si fermò, rassegnato, senza neppure accorgersi che stava piangendo. Scostò i capelli bruni, impiastricciati di sangue, dal volto della ragazzina. Non doveva avere più di diciotto anni. Sentì il cuore perdere un battito. Non era possibile, l’aveva persa. Un vampiro l’aveva uccisa. E lui non era riuscito ad impedirlo. La rabbia gli cresceva dentro, urlando nel suo petto. Cosa aveva fatto di male? Perché tutto era contro di lui? Alzò il volto al cielo, gli occhi gonfi di lacrime

-PERCHE’?- urlò con tutte le sue forze. Poi abbassò lo sguardo sulla ragazzina e le accarezzò una guancia –perdonami- sussurrò piangendo. Non poteva fare a meno di maledire se stesso, nonostante sapesse di non avere colpa. Si guardò i palmi delle mani sporchi di sangue, il cuore gli batteva all’impazzata. Qual’era quel maledetto segreto? Perché non aveva il diritto di conoscerlo? Perché tutti gli stavano voltando le spalle? Si portò le mani al viso,, sperando di scacciare tutti questi interrogativi, e oltre al dolore e alla rabbia sentiva la solitudine crescere dentro di se. Le ginocchia poggiate sul terreno bagnato e sconnesso iniziarono a fargli male, e si sedette. Poi una mano gli si poggiò sulla spalla. Si voltò. Era Angel

-vattene, non è il momento-

-forse dovremmo parlare-

-tanto non mi diresti nulla di ciò che voglio sapere- gli tolse la mano

-non posso, non dipende da me-

-cambiate disco, questo l’ho già sentito!- si alzò in piedi –ho appena perso una ragazzina, è morta per colpa mia-

-non è così lo sai-

- volendo questo potrei saperlo, ma qualcos’altro che probabilmente ha cambiato il corso della mia vita no. Cos’è , ti sei fatto Dru?- Angel tacque, ma chiuse gli occhi, Spike furioso lo spintonò –cos’è, non hai il coraggio di dirmelo? Non ti basta avere mia sorella?- gli tirò un pugno, ma Angel lo schivò –o forse dopo che ti hanno rapito la biondina non sapevi più con chi divertirti!- Angel lo colpì al volto

-non dire mai più una cosa simile di…- spike gli mollò un destro sullo zigomo

-ah, allora brucia ancora, chissà cosa ne dirà Darla- Spike tentò nuovamente di colpirlo, ma lui scansò e lo colpì di rimando allo stomaco

-guai a te se le parli di questo!- gli ringhiò contro Angel, prima di trovarsi calciato contro il muro. Il combattimento durò ancora per qualche minuto, e li portò nuoavemtne sulla strada principale, poi, sfiniti e sanguinanti, si sedettero sul bordo del marciapiede. Spike si prese la testa tra le mani

-l’ho persa, è stata colpa mia, dovevo fare qualcosa- sussurrò, Angel, ancora ansimante, gli poggiò una mano sulla spalla

-lo sai che non è così, non avresti potuto fare più nulla per lei. vorrei dirti tutto, ma non dipende da me, sul serio. Sappi solo che nessuno voleva ferirti. Ti vogliamo tutti bene- senza volere Spike riprese a lacrimare. L’amico lo abbracciò e gli poggiò il viso sulla schiena, per confortarlo e tranquillizzarlo. Dopo qualche secondo il biondo emise un suono simile ad una risata

-quand’è che ci siamo ridotti a flirtare come due vecchi amanti ai bordi delle strade?- scherzò, Angel sorrise, scostandosi

-non lo so, ma forse è meglio andare a casa, credo che dovresti parlare con dru…-

-qualunque cosa sia successa è stata lei, vero?- Angel annuì –e mia sorella cosa ha detto quando l’ha vista in casa?- chiese, sentendosi incapace di formulare un pensiero logico. L’altro si mise a ridere

-la sua espressione era da fotografia!- poi si alzò e gli tese una mano –ora andiamo, su-

Tbc…