TUTTO IN UNA VOLTA

AUTRICE:GIULIA

Cap 1

 

Quando portarono via il corpo, estirpandolo dalle macerie che lo coprivano era ormai privo di vita e quell'immagine era destinata ad essere l'ultima in cui avrebbe potuto posare il suo sguardo prima di vederla seppellita in una fredda bara di legno massiccio. Era consapevole che sarebbe stato pericoloso ma, si sentiva in colpa per aver trascinato anche la sua famiglia in quella vita così pericolosa. Ora si trovava solo, guardava quella creatura, quella donna che aveva amato come mai nessun'altra al mondo. Er l'unica persona che riuscisse a capirlo fino in fondo, che non avesse bisogno di parole per farlo sentire vivo, perchè il suo amore era fatto di piccoli gesti, di leggeri tratti di vita, di momenti felici vissuti ogni giorno con il sorriso sulle labbra. La musica era la sua passione, il suo vivere quotidiano era dedito allo studio della melodia, quella che aveva accompagnato tutta la sua vita, nascendo in Bach e morenndo nella musica dei classici americani. Era la sua musica, quella che la faceva sentire in sintonia con la natura e il mondo intero.

Piccola, dolce donna, e allo stesso tempo candida bambina. Con lei se ne era andata parte della sua vita. Il padre l'aveva avvertita che vivere con un poliziotto era pericoloso, così quando aveva deciso di andare in California aveva cercato di corromperla su quanto fosse sbagliato, su come sarebbe potuta finire male e soprattutto di quanto fosse pericoloso. L'F.B.I gli aveva affidato una delle indagini più pericolose, una di quelle cose che raramente ti trovi a fare, una di quelle indagini che ti portano vicino al pericolo, dove il filo tra la vita e la morte si fa palpabile. Angelus Liam O'Neil era consapevole di quanto fosse pericolosa la sua missione ma, sperava di non dover mettere a repentaglio la vita delle persone che amava per doverla portare a termine ma, il peggio era venuto proprio quando i suoi oppressori, quegli stessi che tentava di catturare avevano toccato la sua famiglia, e in particolare aveva decapitato il corpo della donna che amava, uccidendolo dentro, dove covava la rabbia per non aver capito prima quanto il padre di lei avesse ragione. Il pericolo era arrivato prima di lui, e aveva colpito nel profondo del suo animo.

Solo, seduto al buio in quella poltrona, dove oramai tutti speravano i suoi pensieri si sciogliessero, dove speravano trovasse la forza per andare avanti. I tempo furono più lunghi di quanto tutti si aspettavano ma, alla fine, tornò in servizio.

Quella mattina si sentiva particolarmente di umore nero, quando entrando nel suo ufficio trovò una serie di scatoloni all'interno della stanza. Evidentemente qualcosa doveva essere successo durante il periodo di assenza.

-Buongiorno collega-, lo salutò divertito il suo collega William O'Connor, detto anche Spike.

-Ehi Spike, mi sai spiegare che diavolo sta succedendo?-

-Oh, allora ancora non hai visto l'angioletto che lavora con te?-

-Guarda che ti sento Spike, è inutile che ci provi-

-Signorina Summers, le presento il mio collega. Angel O'Neil, sarete colleghi, diciamo da...ora!-

-Piacere, ho sentito parlare di lei, le faccio le mie congratulazioni, circa più di metà dell'F.B.I. parla di lei come di uno dei migliori agenti di cui dispone il nostro governo-

-Bhè, piacere mio allora...lei non è da meno-

-Bhè diciamo che non sono ai suoi livelli ma sto imparando-

Era veramente bella. Aveva sentito parlare di lei come di una donna molto determinata ma, ancora non sapeva fino a che punto potesse fidarsi di quella ragazza, troppo giovane per stare lì dentro e troppo volubile per fare il poliziotto. Gli agenti dicevano che fosse difficile avvicinarla e che avesse perso varie persone nell imprese compiute in passato, quando ancora era una piccola matricola governativa. Poche donne aveva accesso alle basi militari degli stati uniti, e quelle che riuscivano erano donne determinate alla carriera, singole persone, particolari, quasi uniche, talvolta guardate con occhi strani, proprio perchè uniche nel loro genere femminile. Le donne dell'F.B.I. tendevano a non riuscire a farsi una vita propria ma, Buffy Summers aveva sempre conciliato le due cose, assicurandosi sempre che nessuno pagasse delle sue azioni, ovviamente non sempre riuscendoci. Ognuna delle persone che frequentavano quegli uffici avevano degli scheletri nell'armadio che non avevano ancora tirato fuori, dei punti fermi che ancora non avevano superato...

Cap 2

 

Era ovvio che quella donna non aveva capito come funzionava il lavoro in quel campo. Cercava troppo spesso di coprire gli errori degli altri oppure di non fare pesare la responsabilità sulle persone che lavoravano con lei. In fondo, trovava dolce quel suo modo di fare, la faceva apparire come un piccolo congilietto, solo la differenza era che non scappava davanti a nulla.

-Summers, O'Neir, vi voglio tra dieci minuti nel mio ufficio-, li richiamò il capo prima che potessero entrare nei loro uffici.

-Bene, la giornata si mette bene. Sono certa che questa sarà una sgridata per me quindi, perdonami se dovessi essere coinvolto-

-Sai Summers, a volte le persone ci godono nel vedere soffrire i colleghi e questo rende questo lavoro odioso e allo stesso tempo un ottimo passatempo per i proprio riflessi, per quale motivo tu lo rendi così totalmente odioso a te stessa?-

-Vedi, la mia convinzione è che questo lavoro sia fatto per far sì che la gente si senta più sicura, che le persone possano dare ai loro figli l'ennesima giornata di serenità ma, per farlo c'è bisogno di persone come noi, disposte talvolta a sacrificare le cose che abbiamo più care per sopportare il peso del lavoro, volto solo al bene di altri più che di noi stessi. E' il peso del mondo, direbbe mio padre. Era stato un agente eccezionale, purtroppo dovette lasciare quando mia madre decise che non poteva sopportare quella vita. Mio padre non era mai presente e io e mia sorella siamo cresciute con l'idea che fosse un folle, che non amasse abbastanza la sua famiglia. Fu solo quando mia madre morì che ci dimostrò quanto amasse in realtà quella donna, più di quanto ne avesse amate molte altre, donne di poco conto alla fine, perchè la verità era che lui voleva solo lei cercandola in mille altre, e ritrovandosi sempre con i pensieri che correvano a quell'unica che aveva amato. La storia dei miei genitori ha alimentato in me la voglia di seguire la strada di mio padre ma, facendolo ho capito che i poliziotti non sono solo degli strumenti, dietro quella maschera di indifferenza che portano sono persone che amano, spesso con famiglie destinate a morire nel profondo, nascondendo al mondo quanta rabbia provano verso gli altri, nonostante tutto continuano a proteggerli, amandolo tutti dal primo all'ultimo. Questo comporta il nostro lavoro... Oh Dio! Non so nemmeno perchè dico queste cose a te, tu vedi il lavoro solo come questo Angel? Solo come un lavoro? Mi stupisci, significa che mi sono sbagliata su di te...-

-E tu che ne sai di me? Potrebbe essere come dici tu ma, potrebbe essere diverso...sei ancora una ragazzina, col tempo capirai che questo lavoro non è sempre come lo vedi tu-

-Capisco, sono solo una ragazzina...-

-Andiamo, il capo ci aspetta-

Eppure continuava a pensarci, era tutto il giorno che ragionava sulle sue parole. All'eta di quella ragazza non avrebbe mai pensato di riuscire a vedere il suo lavoro in quel modo, come qualcosa di così positivo. Era...lavoro, e tale doveva rimanere perchè gli fosse possibile svolgerlo.

Qualcuno interruppe i suoi pensieri suonando alla porta.

-Avanti-

-Sono io. Credo di avere trovato qualche informazione utile sul traffico di cui ci stiamo occupando-

-Vediamo-

Posò le carte sulla scrivania sentendo appena il tatto con il legno e forte quello con le mani dell'uomo.

-Diciamo che mi sembravano strane alcune cose. Riguardando la pratica a partire dall'inizio ho notato che alcune delle persone incaricate dei traffici non sono state trovate risultando così ben nascoste da essere introvabili. Il collegamento con l'anagrafe della città non mi sembrava un caso così ho scoperto che tutti coloro che hanno fatto parte dell'organizzazione fanno capo ad un uomo molto astuto, si chiama Cesare Cattanei, emigrato italoamericano. La sua organizzazione appare di stampo mafioso. In Italia i nostri colleghi della DIA sono riusciti a catturare la moglie e il figlio. Sembra che uno degli agenti che aveva collaborato alle ricerche fosse una nostra collega, Kate Lockley, morta in un attentato in centro città, mentre tentava di fermare una banda di rapinatori, fra questi il fratello, ex agente della CIA fuori servizio da qualche anno a causa del suo temperamento violento. Ora tornano i conti, la donna venne uccisa perchè aveva visto il volto dell'uomo che aveva sparato e insieme a lui solo uno era stato riconosciuto, il fratello, così non sparò e fu uccisa...-

-Capisco, senti questa storia la conosco a memoria e, a dir la verità non mi va di risentirla...-

-Bene, allora veniamo al punto, gli uomini dopo l'attentato sono stati identificati e la polizia possiede un identikit degli indiziati principali ma non di quelli coperti così alcuni si nascondono fuggendo negli stati limitrofi e i migliori, i pezzi grossi sotto falsa identità-

-Mi stai dicendo che potrebbero essere là fuori e noi non lo sappiamo?-

-Esatto. O per meglio dire soltanto di uno conosciamo l'identità-

-Mark Lockley-

-Esatto, secondo un mio informatore dovrebbe trovarsi ancora in città sotto falsa copertura da parte degli infiltrati anagrafici-

-Capisco, facciamo un controllo e verifichiamo se la teoria regge-

-Vuoi dire che sei convinto che sia così?-

-Agente Summers, non ho tempo per le sue moine, il caso mi interessa più di queste cose-

-Capisco, ho sempre pensato che lasciasse il resto a me per seguire solo questo caso-

-Bene, allora visto che ora mi ha scoperto credo sia il caso di risolverlo-

-Bene, su questo mi trova d'accordo-

Sapeva che nascondere la verità avrebbe peggiorato la sua posizione ma, confidava che con l'aiuto di un'altra persona sarebbe riuscito a stanare Cattanei e fare giustizia. Sapeva di andare incontro ad un intervento disciplinare da parte del governo nel caso in cui avesse ucciso l'uomo prima della condanna definitiva ma, era consapevole di volerlo fare. Lo doveva a sua moglie. L'avevano uccisa a sangue freddo motivandosi con traffici illegali, narcotici e altre schifezze. Cattanei doveva morire, era l'unica soluzione per liberarsi dai tormenti che la mente continuava a proporgli perfino nei suoi sogni.

-A cosa pensi?-

-Niente, scusami-

-Sai a volte sei proprio strano-

-Che intendi?-

-Diciamo che volevo soltanto chiederti se hai da fare una di queste sere a cena?-

-Anche se non ne avessi data l'offerta troverò sicuramente da fare-

-Capisco, non importa. I miei amici volevano andare al Bronze stasera così avevo pensato che potesse essere una buona idea per distrarsi ma, in effetti l'offerta fatta da una bella donna in minigonna come la tua segretaria sarebbe stata meglio-

-Gelosa?-

-Diciamo solo che io e Cordelia Chase siamo ex compagne di liceo, ci conosciamo bene e non siamo mai andate molto d'accordo-

-Capisco. Allora ti dirò una cosa-

-Sono tutto orecchi-

-Odio le donne che pensano di poter conquistare il mondo con una minigonna-

Rimase di stucco, era così vicino, sembrava che non ci passasse nemmeno l'aria fra loro. Lo sguardo del ragazzo era più eloquente di quello di un bambino. Aveva intuito da tempo che qualcosa lo stava tormentando. A volte era così distratto! Terribilmente distratto! Quasi in un altro mondo...

Si era ripromessa di scoprire cosa lo tormentasse...

-Sai Summers...-

-Eh? Cosa?-

-Bene, nemmeno mi ascolti-

-Perdonami ero sovrappensiero-

-Stavo pensando che l'idea di uscire stasera non è male. Potrebbe essere divertente...-, sorrise lui.

Poche volte lo aveva visto sorridere, certo rideva a crepapelle quando lei litigava con Spike ma, mai lo aveva visto sorridere come in quel momento. Ed aveva un sorriso veramente bellissimo...

 

Cap 3

 

Quella sera si sentiva come una ragazzina al primo appuntamento, e in fondo era da quando si era lasciata con Riley Finn, il suo ex, soldato dell’esercito alle prime armi. L’organizzazione cui faceva capo era legata da anni alla mitica dottoressa Walsh. La dottoressa Walsh aveva lavorato nall’ambito di vari progetti governativi, molti dei quali avevano visto perire gran parte dei suoi collaboratori. Aveva preso sotto la sua ala protettiva il piccolo Riley da quando era entrato all’università specializzandosi in criminologia. Il suo sogno era sempre stato quello di entrare in polizia e in effetti la povera Buffy aveva tentato più volte di farlo rinsavire dalle idee che di giorno in giorno la Walsh cercava di inculcargli e che ormai erano divenute come il libro sacro per i padri della chiesa. Tutto ciò che i genitori alla morte avevano chiesto per il loro figlio è che vivesse sempre sano e protetto sotto le fitte ali della dottoressa Walsh di cui si fidava cecamente specialmente la madre, donna di famiglia e di casa. La sua vita con Riley era stata felice solo nei pochi momenti in cui la donna non era presente. Maggie Walsh aveva visto da subito un nemico nella carismatica Buffy Summers, incapace di convivere con l’idea che fosse lei la predestinata all’educazione del giovane Riley. Aveva rinunciato al loro rapporto rimpiangendo l’idea che non sarebbero mai potuti essere felici dal momento che la loro storia era sempre contaminata dalla presenza della dottoressa. Riley dal canto suo era stato sincero quando Buffy aveva messo la parola fine alla loro storia ammettendo che al suo interno vi era stato troppo spesso l’intervento della Walsh ma, non poteva evitare di volerle bene, dal momento che la vedeva come una madre dalla morte dei suoi genitori naturali.

Quella sera l’aria pungente non le avrebbe permesso di mettere nulla di scollato e in fondo, non le dispiaceva, era consapevole che quello non era un appuntamento perché ci sarebbero stati anche i suoi amici. Willow e Xander avrebbero fatto domande, sicuramente, e alla fine avrebbe dovuto rispondere ma, si sentiva sicura sulla reazione dei suoi amici. Quei tre erano cresciuti insieme dal liceo, ormai si conoscevano fin troppo bene per sbagliare fra loro, nonostante spesso l’avessero rimproverata su molte delle sue scelte e indubbiamente la storia con Riley era una di quelle. Xander dopo il liceo aveva deciso di studiare ingegneria edile e in effetti aveva seguito quella strada, fino a quando dopo la laurea il signor Rupert Giles l’aveva assunto nella sua azienda dandogli l’opportunità di fare esperienza sul campo. Willow aveva deciso di seguire la sua strada come avvocato ed era riuscita a trovare lavoro presso la Wolfram & Hart, e in effetti si era da poco lasciata con uno dei suoi colleghi. La sua storia con Lindsay era finita quando lo aveva trovato a letto con la sua segreteria Eve, donna spietata e per lo più interessata ai soldi che l’uomo portava nel conto in banca. La rossa era riuscita a farsene una ragione ed era qualche mese che sembrava si fosse ripresa, almeno finché Buffy l’aveva vista qualche giorno prima, ma era una settimana che ormai non la vedeva e non sapeva quali fossero gli sviluppi della storia con l’avvocato misterioso. Xander era stato vicino al matrimonio e aveva dovuto rinunciarvi quando davanti all’altare era crollato in una nube di insicurezza. La vita da sposato gli avrebbe messo sulle spalle troppe responsabilità che aveva deciso di attender e prima di prendersi per rispetto nei confronti della sua fidanzata Anya.

Era teso, troppo teso…

Sentiva che qualcosa non era normale in quella situazione. L’ultima volta che era uscito con una donna era stato con sua moglie e sicuramente non era andato in un locale con gli amici di lei. Certo era difficile che uscisse con gli amici di sua moglie, il più infatti erano amici comuni oppure erano colleghi alla centrale di polizia. Spike era spesso uscito con loro, ormai era parte della compagnia, insomma, lui ed Angel si conoscevano fin da piccoli ed erano spesso stati rivali sulle donne. A differenza di lui, Kate si trovava spesso ad uscire sia con Darla che con Drusilla. Dru era una donna misteriosa e in passato aveva avuto una storia con Spike ma, si erano lasciati malamente per le troppe divergenze sorte fra loro, così almeno si era giustificato lui. Kate non amava uscire, sentiva il bisogno di trattenere il più a lungo possibile il calore che emanava il suo piccolo nido casalingo. La sua morte aveva spinto Angel ad uscire spesso, non volendo rimanere solo in quella casa dove i troppi ricordi lo sovrastavano. Si chiese che cosa stesse facendo…

Aveva promesso a sua moglie, sul letto di morte, che non l’avrebbe mai dimenticata, perché era stata l’unica che aveva amato e ora alla prima occasione accettava di uscire con una sua collega. Quando ripensò alla poliziotta bionda, ai suoi occhi verde smeraldo, ebbe un fremito. Buffy era sicuramente una delle più belle donne che avesse mai visto, era sexy, era disponibile, era dolce, seppure a volte arrivasse a trovarla irritante. Cerco di raccogliere la forza per chiamarla e rifiutare il suo invito ma, si rese conto che di quella serata aveva bisogno e che la sua voglia di vederla quella sera fosse più di quanto la considerasse. Prese le chiavi della sua BMW scura e si diresse verso il Bronze.

Era ormai certa che non sarebbe venuto, aveva quasi un’ora di ritardo. Ne era certa, Angel aveva qualcosa che lo frenava dal distrarsi dal lavoro, che lo fissava con la mente sempre ai soliti casi da svolgere non riuscendo ad allontanarli dalla mente.

-Buffy, ma mi stai ascoltando?-, la voce dell’amica le arrivò come un pugno a distoglierla dai suoi pensieri.

-Scusami, che dicevi?-

-Niente, lascia perdere. Ma che hai stasera?-

-Nulla, stavo soltanto pensando che potevo aspettarmi che non sarebbe venuto-

-Forse ha avuto un contrattempo…comunque sia ci siamo noi con te. Dai! Niente musi lunghi Buff-

-Sai Xander, mi chiedo come mai tu non faccia la solita faccia da geloso e non mi riempia di domande come fai sempre quando sai che sta per arrivare un uomo-

-Perché fortunatamente stasera la cosa non mi tocca. Willow mi ha convinto quando mi ha detto che si tratta soltanto di un collega che ha bisogno di aiuto-

-Angel è soltanto un amico-

-Già, solo un amico…-

E nemmeno lei sapeva quanto fosse vera quella frase, in fondo, fra loro due c’era stato soltanto un sano rapporto di lavoro e nulla più di questo. Odiava dover ammettere che ormai l’attesa la stava snervando e che perché non fosse così aveva dovuto perdere la speranza. Si voltò verso la porta quasi ne potesse sentire la presenza. Fece uno scatto in piedi scioccando gli amici che le stavano ancora parlando.

-Angel!-, gli fece segno di raggiungerla.

-Ehi, scusa il ritardo-

Perché quella donna doveva essere tanto bella?

-Non fa nulla. Mi fa piacere che alla fine tu sia venuto-

-Bhè…-

-Ti presento i miei amici, perdonaci se abbiamo ordinato da bere senza di te-

-Avete fatto bene, sono veramente in ritardo stasera-

-Ragazzi, lui è Angel e loro sono i miei migliori amici, Xander e Willow-

-Ho sentito parlare di te, Buffy dice che sei un ottimo agente-

-Angel è uno dei migliori agenti dell’F.B.I. Rubato qualche anno fa alla C.I.A è finito a lavorare insieme a noi-

-Bhè, direi che la descrizione non calza perfettamente. Comunque sia nemmeno la vostra amica se la cava male-

-Oh, Buffy guardava i polizieschi anche al liceo, non è strano se qualche volta se la cava-

-Capisco, ora alcune cose mi sono più chiare-, rise lui.

-Bene, e così cominciate già a prendermi in giro-

-E voi che fate ragazzi?-

-Io lavoro per un’azienda che lavora nel campo edile, per ora mi sto occupando della costruzione di alcuni grossi grattacieli per varie aziende della città. Dopo la laurea il signor Giles, mi assunse come aiuto e alla fine mi ha affidato alcuni lavori importanti permettendomi di farmi un ottimo campo di esperienza-

-Capisco. Conosco il signor Giles, mio padre lavorava spesso con lui. Erano amici fin da giovani. Rupert lo aiutò a incastrare Ethan Rayne, quando si scoprì che alcune appalti nelle sue imprese erano truccati-

-Si mi sembra sia una storia che conosco-

-In città se ne parlò per mesi e mesi quando fu preso-

-Eravamo al liceo, come fai a ricordarlo?-

-Oh, io leggevo Buffy, non ero come te-

-Xander, non scherzare. Ricordo cosa leggevi…e mi sembra tu non sia mai andato oltre Vanity Fair-

-Oh, quello solo quando stavo con Cordelia-

-Queen C lo convertì alla lettura dei giornali scandalistici-

-Così Cordelia era al liceo con voi?-

-Non ne parliamo, argomento TABOO-

-Evitiamo di nominarla o la Coca Cola mi andrà sicuramente risalendo-

-Capisco la prospettiva-

-Angel l’ adora-

-Non ho mai detto questo, e anche fosse devo pur sempre mantenere il rapporto di lavoro-

-Capisco-

-E tu Willow che fai ora?-, si rivolse alla rossa, sorridendo all’espressione arrabbiata della bionda.

-Sono laureata in legge, lavoro alla Wolfram & Hart-

-Wow, due dei miei migliori amici lavorano la-

-Oh, posso chiedere chi, se non sono indiscreta-

-Wesley Windam Price e Francis Doyle-

-Oh oh…sono le vecchie volpi dello studio-

-Non direi poi così vecchie…-

-Intendevo dire che lavorano là da qualche anno più di me-

-Certo ma, questo fa di loro avvocati migliori? Devo dire che sono certo ti sarai accorta di quanto col tempo cerchino sempre di migliorarsi-

-Già, si lavora molto bene con loro, e sono indispensabili per la loro disponibilità quando si è incastrati in casi complessi-

-Non hanno variato le loro caratteristiche…-

-Forse è meglio così-

La serata passò da una chiacchiera all’altra, portando Buffy a conoscere qualcosa in più di lui e viceversa così come per gli altri.

-Bhè, ragazzi vi ringrazio per la serata-

-Piacere nostro-

-Oh, Buff, tu che fai? Vieni con noi?-

-Preferirei andare a casa-

-Allora ti accompagniamo a casa prima di andare-

-Se vuoi ti accompagno a casa io-

Buffy annuì timidamente e per quella sera rimediò un passaggio a casa dal suo bellissimo collega.

Cap 4

 

Era circa l'una quando le aprì la portiera per farla salire in macchina quel sabato sera. I suoi amici avevano decisi di rimanere fuori e raggiungere gli altri amici del loro gruppo e lei invece era su quella macchina. Sembrava tutto così surreale, tutto così strano e allo stesso tempo tutto così perfetto. Sentirsi nel posto giusto al momento giusto, quando sei sicuro che la tua vita sta prendendo il giusto corso, che non hai sbagliato tutto come pensavi.

-Dovrai darmi indicazioni se non vuoi che guidi fino a domattina-, la riprese lui interrompendo bruscamente il corso dei suoi pensieri.

-Oh, non è lontana, se ora giri a sinistra siamo arrivati-

-Oh, ora capisco come sei arrivata al Bronze a piedi-

Parcheggiò l'auto davanti al cancello scendendo per aprirle la portiera prima che scendesse. Quanto tempo era passata da quando aveva fatto quel gesto per l'ultima volta?

Mesi o forse anni...

Quel semplice gesto era dedicato a sua moglie...

Solo e soltanto a sua moglie...

Gli sfuggì la portiera che colpì il braccio della ragazza graffiandola...

-Ehi che ti prende Angel?-

-Scusami, ero sovrappensiero-

-Forse era meglio se mi lasciavi scendere da sola-

-Scusami, io cercavo di essere gentile e tu mi ringrazi così...-

-Angel, sei strano-

-Io sarei strano?-

-Entri a bere qualcosa?-

-Dovrei?-

-Potrebbe essere l'occasione per dirmi che cosa non va...-

-E se anche ci fosse qualcosa che non va perchè pensi che lo direi a te?-

-Niente, forse solo perchè pensavo che fossimo amici...-

Nuvole, notte, pioggia...

Voltò le spalle all'uomo aprendo il cancelletto per raggiungere la sua casetta poco fuori dal centro.

Un attimo...

Un secondo...

Perchè so di poter contare su di te...

Perchè so che mi aiuterai...

Perchè sei tu e il tuo sorriso a darmi la forza...

Si appoggiò alle sue spalle strattonandola per stringerla a sè...

Sangue che scorre...

Buffy sentì il cuore batterle forte, come se in quel secondo si fosse resa conto della sua presenza, come se fosse un lenitivo per le sue ferite ancora calde...

-Mi dispiace...-

Un soffio...

Un sospiro...

Un attimo soltanto per dire quello che non era mai riuscito ad esprimere prima di quel momento.

-Angel...-

-Mi dispiace...-

Prese a chiamata tutte le sue forze e decise di capire che cosa attanagliasse la sua anima, che cosa non gli desse la forza di andare avanti sorridendo come poche volte lo aveva visto fare.

In casa gli porse sul divano una tazza di caffè, e gli si sedette a fianco quasi come consolazione il contatto del suo braccio.

-Mi dispiace Buffy...-

-Di che cosa?-

-Ho mentito su moltissime cose e altrettante le ho tenute nascoste-

-Diciamo che l'unica cosa che non sapevo è che quella donna fosse tua moglie-

-Non sapevo quanto fosse il caso di dirlo-

-Lo sanno tutti, vero?-

-Nessuno tranne Spike, il capo e me-

-E ora io-

-E ci terrei che lo sapessero solo queste poche persone-

-Angel, tutti abbiamo perso qualcuno in questo lavoro-

-Non lo so-

-Credo sia ora di parlare un pò anche io-

-Che significa?-

-Vedi, i miei genitori non sono stati sicuramente i migliori per me, all'età di 16 anni, vidi i miei separarsi, e per un certo periodo mia madre decise di andare a vivere a Sunnydale, insieme a me e mia sorella. Mio padre era un grande agente. Mia madre non faceva che lamentarsi del fatto che essendo sempre fuori casa non si prendeva mai cura di noi, non ci portava mai da nessuna parte. Ero certa che comunque fosse si amassero e credevo che sarebbero rimasti insieme per sempre ma, era soltanto un sogno di bambina. Quando arrivò il momento di scegliere che cosa avrei fatto della mia vita mio padre mi disse che avrei potuto fare qualunque cosa ma non seguire il suo esempio, che non avrei mai potuto trovare un uomo che mi amasse come ero e che pensasse di fare una famiglia con me. E infatti non l'ho mai trovato...-

-Sono certo che arriverà...-

-Mio padre cambiò idea quando comincia a lavorare ma, quando iniziai a lavorare mi resi conto di quanto fosse pericolosa e dura la vita che avevo scelto. Nell'ottobre di quattro anni fa uccisero mia madre, e fu un chiaro segnale di vendetta. Aveva accompagnato a scuola mia sorella e quando spense il motore dell'auto non appena ripartì...-, tentò di ricacciare indietro le lacrime che copiosamente le rigarono il viso.

-Capisco...-

-Mia madre me lo diceva ogni giorno che in qualunque momento la mia famiglia era in pericolo, che era colpa mia e che non facevo nulla per tutelarli, proprio come aveva fatto mio padre-

-Buffy, a volte tentiamo in ogni modo di tutelare le persone che amiamo ma tutto questo non basta-

-Lo so ma, avrei voluto essere migliore, per la mia famiglia almeno-

-E credi che non siano fieri di te? Buffy, tu fai questo lavoro diversamente da molte altre persone, ho visto passare per quell'ufficio agenti che lavoravano pensando soltanto che fosse un mestiere come un altro, che il poliziotto fosse anche più tutelato, e invece ora vedo questo lavoro svolto da te, e mi sembra tutto così diverso. Quando spararono a Kate, credevo che non sarei mai riuscito ad andare avanti, ora vedo le cose in maniera diversa-

-Non è merito mio-

-Io direi che una parte di tutto questo è merito tuo. Non potrebbe essere altrimenti, solo tu riesci a farmi vedere tutto questo così-

Come un momento, come un attimo...

Quando l'amore si affaccia alla tua vita, non riesci a comprenderlo, lui ti guarda, aspetta una tua mossa, non si muove, ma basta un istante perchè arrivi.

Erano ore che stavano seduti su quel divano, ed era ancora sdraiata sulle sue spalle, appoggiata al suo petto. La stava guardando dormire ormai da un pò, così bella, così dolce...

Non aveva mai pensato di riuscire a trovare un'altra donna che riuscisse a fargli cambiare idea così, a fargli dimenticare il passato o almeno a farglielo vedere con occhi diversi, più reali e più razionali. Quando si era innamorato di quella donna? Quando si era reso conto di amare quella ragazza? Quando l'aveva lasciata entrare così nella sua vita?

Buffy era stata come un uragano. Ricordava ancora quando fra tutti quelli scatoloni aveva alzato il viso per vedere chi fosse arrivato in ufficio visto che aveva sentito i passi fin dal fondo del corridoio. Il suo viso era già quello dolcissimo che vedeva ora...

Erano le 3 e decise di portarla a letto. Salì le scale e l'adagiò a fatica sul letto, poi la coprì e se ne andò con in testa le stesse domande.

Cap 5

 

Era seduto sulla sua poltrona scura, attendendo una rivelazione divina, qualcosa che gli chiarisse quello che sentiva dentro di sè. Da una parte avrebbe voluto continuare a crogiolarsi nel suo dolore, mostrando a tutti quanto quella forza lo costringesse a non superare il momento, a lasciarsi andare senza reagire ma, l'altra parte guardava quella donna negli occhi, sognava di poter avere gli stessi pensieri, cosicchè il mondo potesse vedere quanto fosse stato in grado di superare quel mondo. Kate gli aveva fatto promettere in punto di morte che gli sarebbe stato devoto ma, le parole di Buffy gli risuonavano nella testa così come nell'anima.

"Un pò egoistica come idea, praticamente ti condanna a vivere infelice ma, Angel tu non sei morto, sei vivo e la tua vita continua, in quale modo continuerai a sopravvivere lo puoi decidere solo tu".

Se solo sapessi...era questo il pensiero che lo tormentava. Il pensiero che ronzava nella sua testa era quanto ora fosse diventato indispensabile sentire le parole confortanti di un'amica, così senza dover restituire nulla se non una coperta che velasse il suo corpo dormiente. Rimboccarle le coperte era stato il gesto più semplice del mondo, così come poteva esserlo salutare non appena si sarebbe aperta la porta dell'ufficio per lasciarle spazio. D'un tratto sentì le voci sul corridoio e si sorprese di come si fosse spontaneamente accorto della sua presenza senza sforzi.

-Ehi Buffy...-, la richiamò Spike.

-Ehi Spike, che succede?-

-Nulla, volevo soltanto chiederti che fai domenica. Sai un amico mi ha regalato due biglietti per un concerto e pensavo che sarebbe stato carino andarci insieme-

-Mi dispiace Spike, ho un impegno con degli amici-

-Capisco, non fa nulla, sarà per un'altra volta-

-Certo-, sorrise ed entrò nel suo ufficio.

-Ehilà! Allora come va stamattina?-

-Buongiorno. Vuoi la verità?-

-Certo, che succede?-

-Qualcuno ieri sera mi ha fatto fare tardi e stamattina mi sento uno zombie-

-Oh mio Dio! Chiedo perdono!-

-Tu scherzi, guarda che io sono delicato-

-Scherzi? Proprio tu? Sicuro di stare bene?-

-Mai stato meglio...-

-Vuoi far venire un terremoto o qualche altra calamità naturale?-

-Perchè?-

-Tutto ciò che da BENE si alza di livello è una disgrazia se detto da te. Da quando ti conosco MALE oppure COSI' COSI' sono le risposte alla Angel per me-

-E invece stamattina mi sento stranamente bene-

-Meglio così. Che cosa abbiamo di nuovo oggi?-

-Nulla di particolare, le solite cose-

-Tipo?-

-Bhè la cosa più grave che è successa in tua assenza è che abbiamo degli indizi sulla banda che ha effettuato il colpo-

-Capisco, allora siamo fortunati-

-Bhè, il ragazzo è stato identificato ma, ho aspettato ci fossi tu per aprire il fascicolo-

-Capisco, allora lo apro io?-

-Preferisco che sia tu ad aprirlo-

-Ok-

La cartellina rossa era appoggiata davanti a lei, e l'idea di aprirla la spaventava, solitamente quello era un colore che identificava i casi di emergenza oppure qualcosa che non sarebbero sicuramente stati felici di sapere e quando gli capitvav di aprirne una sperava sempre che fosse soltanto una coincidenza e niente fosse così grave da meritarsi quel colore terribile. La bionda tolse la sicura e aprì la cartella lasciando cadere a terra dopo la prima pagina. Quel fascicolo era veramente qualcosa che meritava di tutto punto il colore rosso. Angel capì subito che qualcosa non andava e la raggiunse in silenzio racogliend da terra il mistico fascicolo. Alla prima pagina si vide comparire un sorriso e seppe subito che non era la reazione che la sua collega si sarebbe aspettata.

-Lo sapevo, era logico che me la facesse pagare in qualche modo, solo non capisco perchè in questo modo visto che così ci ha rimesso anche lui-

-Che cosa vuoi dire?-

-Che suo fratello mi odiava da prima che ci sposassimo. E questo è il suo modo per farmi sapere che è disposto a tutto pur di eliminarmi dalle indagini che riguardano i suoi sporchi traffici-

-Capisco...non sarebbe il caso che tu lasciassi perdere veramente?-

-Lo faresti?-

-Che cosa?-

-Lasceresti che se la cavasse solo perchè hai paura?-

-Io non lo so ma, non mi aspettavo che tu sapessi che lui era...-

-Non lo sappiamo infatti, tutto ciò che abbiamo fra le mani è un fascicolo della scientifica che lo identifica come uno degli individui che ha agito sul luogo del delitto e comunque sia questo non è strano-

-In che senso?-

-Il corpo di Kate non è mai stato trovato sul luogo dell'omicidio, per questo ho realizzato quasi subito che la rappresaglia fosse stata organizzata da qualcuno che la conosceva piuttosto bene-

-Non capisco-

-Quando mi disse che aveva la sensazione di essere sotto tiro mi ordinò di non lasciare il suo corpo sul luogo dove l'avevano colpita, che avrei dovuto portarla via. Aveva paura, diceva che l'idea di stare tra le mani di un uomo della scientifica seppur morta era una cosa che la ripugnava, mi spiegò che avrei dovuto seppellirla con un abito rosa, il vestito che indossava il giorno in cui le chiesi di sposarmi. Era un simbolo, ogni qualvolta fossi stato sulla sua tomba, era come se quel momento si ripetesse-

-Desiderio egoista, ripeto io...-

-Buffy, amare non è semplice, ora tu la vedi come una cosa leggera ma, quando ami veramente non è così-

-Che ne sai tu?-

-Amavo mia moglie e avrei sacrificato la mia vita se avessi potuto evitare che l'ammazzassero-

-Sai una cosa, hai ragione, non so che cosa significhi amare perchè nessuno mi ha mai dato l'opportunità di amarlo. E quando credevo di aver trovato qualcuno che capisse puntualmente se n'è scappato a gambe levate senza lasciare traccia...-

-Mi dispiace non dovevo dirti quelle cose-

-No, hai ragione. Ora se permetti vorrei fare due chiacchere con una persona-

-Buffy, dove vai?-

-A fare due chiacchere con una persona, te l'ho detto...-

-Sei testarda quanto...-

-Quanto cosa?-

-Niente, lascia perdere-

Buffy uscì infuriata dalla stazione di polizia. L'indirizzo stava scritto sulla cartella quindi, non sarebbe stato difficile trovare l'abitazione di quell'uomo sempre che lui risiedesse realmente là.

-Seguila Angel-, gli suggerì Spike.

-Perchè dovrei? Se ha bisogno di parlare con qualcuno è libera di farlo-

-Come sei ingenuo-

-Tu dici?-

-La lasceresti andare anche se la persona con cui vuole parlare è un assassino?-

Angel tirò un'occhiata alla scrivania dove aveva posato la cartella, che si accorse non esserci più.

-E' pazza-

-Te lo dicevo che era il caso di seguirla-

-Andiamo Spike-

-Come facciamo con l'indirizzo?-

-Non preoccuparti, me lo ricordo fin troppo bene-

-Perfetto, dimenticavo che stavamo parlando di lui-

-Se non la fermiamo, siamo finiti-

-Buffy è finita-

La scalinata era lunghissima, la ragazza salì tutto il palazzo e suonò al campanello...

Appena aperta la porta...

Sentì soltanto il colpo, niente altro...

-Buffy!-

Come aveva potuto non accorgersi di niente? Come aveva potuto lasciare che ci andasse da sola?

Si diede dell'idiota...

-Spike entra in casa...-

Si sedette vicino a lei.

-Sei una stupida, con un colpo assestato meglio avrebbe potuto ucciderti-

-Sai una cosa? Non me ne frega niente, voglio solo trovare quell'assassino-

-Che ti importa Buffy? Non è la prima volta che fai sciocchezze su questo caso-

-Sai una cosa, sei tu lo stupido, non capisci niente Angel-

Sentiamo, per sempio che cosa non avrei capito?-

-Volevo prenderlo...-

-Buffy, mi dispiace, quando ho deciso di coinvolgerti in questa storia non credevo che l'avresti presa così...-

-Io non ho paura di morire...-

-Io invece ho avuto il terrore di trovarti morta-, la strinse a sè piangendo.

-Sei una stupida, un'incosciente, avresti potuto aspettarmi!-

-Il ragazzo se n'è andato-

-Se tu mi avessi lasciata fare da sola, lo avrei seguito-

-Certo, sei stata fortunata che non ti abbia presa. Volevi proprio farti ammazzare?-

I passi lungo le scale si facevano insistenti.

-Sai una cosa Angel, sei sempre stato uno stupido-

-E tu invece sei sempre stato un assassino, seppur non abbia mai pensato che potessi esserlo di tua sorella-

-Era una palla al piede per la mia famiglia, lei aveva spifferato alla polizia tutto quello che sapeva e per questo era e resterà sempre una traditrice-

-Era una donna che credeva nella giustizia-

-Io credo che lo sia ancora-

-Non fingere con me, non funziona-

-Credevo fossi felice di sapere che è ancora viva-

Ebbe un sussulto al cuore...

Kate...poteva essere viva?

Non ci aveva mai pensato...

-Sei un mostro!-

La ragazza alzò la sua pistola e un attimo dopo partì un colpo dalla parte opposta.

-Buffy!-, si gettò su di lei, non poteva perdere un'altra persona.

-Muori ragazzina...-

Spike lo rincorse.

Sentiva il suo cuore battere insieme a quello di lui, era sdraiato su di lei.

-La spalla...-

-Fa vedere, ora chiamo un'ambulanza-

-Sei una stupida-

-Angel, sai una cosa? Credevoche sarei morta-

Le fece una carezza.

-Non morirai, tranquiial sei con me-

-Perchè lo hai fatto?-

-Non lo so, forse soltanto perchè sono abituato a sapere che ci sei-

-E se fosse viva?-

-Non lo so...-

-Angel...-

La ragazza prese una mano e alzò il volto del ragazzo, sporgendosi su di lui per un bacio e la risposta fu inatttesa, seppure si aspettasse una marcia indietro, il suo bacio risultò una danza comune.

Tbc..