I PREDATORI

AUTRICE:ISIX

Note dell'autore: la fan fiction si ambienta 100 anni circa dopo gli eventi di "Grave". I fatti della settima stagione non sono mai avvenuti e Spike dopo aver ottenuto l'anima ha vissuto cento anni in Europa, prima di tornare a Sunnydale. Questo è il primo capitolo, spero vi piaccia.

 

SUNNYDALE 2103

 

Casa dolce casa. Non pensava di poter ripetere ancora quella frase. In effetti non pensava di tornare in quella città maledetta. La sua città. Ma perchè era tornato? Se lo stava chiedendo ora, se lo chiedeva mentre era in viaggio e quando aveva preso questa insulsa decisione.

Aveva paura. Paura di non trovare più la Sunnydale di un tempo. Quella in cui aveva perso sè stesso e in cui l'aveva ritrovato. Paura di quello che provava nell'essere di nuovo sulla bocca dell'inferno.

Quella città serbava troppi ricordi. Sensazioni che aveva scordato in cent'anni di vita solitaria. No. Non le aveva scordate, le aveva semplicemente chiuse in un angolo del suo cuore... già...perchè lui un cuore ce l'aveva, e tante volte lo aveva dimostrato. Anche se qualcuno non ci aveva mai creduto veramente. No. Si era ripromesso di non pensarla più.Aveva deciso, anzi si era imposto di espellerla dalla sua mente. Non ci era riuscito in cent'anni, come poteva pensare di riuscirci ora, in pochi minuti?

Era stanco di farsi del male e così intraprese la strada verso il Bronze che tante volte aveva percorso.

"Chissà se si chiama ancora così?" pensò svogliatamente.

Giunto in prossimità del locale, Spike era indeciso se entrare o meno. Tornata la sua innata spavalderia, entrò nel locale con passo da predatore e si diresse verso il bancone...qunado fu avvolto da un famigliare, inebriante profumo di vaniglia...

Cap 2

 

Si voltò di scatto ricercando con gli occhi la proprietaria di quel familiare profumo. Anche se tutti i suoi sensi gli stavano urlando che lei, in quel momento era lì, in quella stanza, il briciolo di razionalità che gli era rimasta si scandalizzava all'idea. Ma anche quella dovette ricredersi quando la ragazza si accorse di lui.

I morbidi capelli biondi erano ricresciuti dall'ultima volta che l'aveva vista, ed ora erano lunghi e setosi come piacevano a lui. Gli occhi, quelli, non erano cambiati, pozze di cielo in cui sprofondare se solo glielo avesse permesso. Indossava una giacca lunga di pelle nera che la differenziava dalle altre e la faceva terribilmente somigliare a lui.

" Buffy?" disse uno sconcertato Spike.

" Parerebbe di si. Ma che ti prende sembra che hai visto un fantasma. Non mi sembra di essere ridotta così male" ironizzò lei, non preoccupandosi minimamente dello shock che il vampiro stava avendo alla sua vista.

" In effetti è quello che pensavo"

" Ehi! Cosa credevi che l'immortalità fosse una prerogativa di voi vampiri, che ti devo dire ho avuto la mia rivincita se così la posso definire" continuò lei con lo stesso tono di prima.

" Se magari cominci dal principio mi tolgo questa espressione ebete dalla faccia e comincio a capirci qualcosa" doveva smettere di fissarla e concentrarsi sulla situazione... più facile a dirsi che a farsi.

Buffy tornò seria e con voce calma lo invitò a sedersi ad un tavolo a bere qualcosa, sostenendo che avrebbe " retto meglio il colpo".

Seduti uno di fronte all'altro sembravano le due diverse facce della medaglia: il male e il bene, la morte e la vita, il distruttore e la paladina o più semplicemente il vampiro e la cacciatrice. Due opposti che si attraevano e si respingevano come in una danza. Ma forse questa era la volta buona per ammettere che erano simili: diversa la preda, uguale la natura, l'istinto.

" Allora vuoi iniziare la storia o stiamo qui a guardarci per tutta la notte"

" Un attimo di pazienza. Noto con piacere e una punta di disappunto che non sei cambiato in un secolo.Sempre il solito vecchio Spike. La storia è lunga quindi ordina pure da bere e mettiti comodo, ne avremo per tutta la notte, e fidati quando ti dico che rimarrai stupito".

Cap 3

 

SUNNYDALE 2005

 

 

Lapidi. Solo statiche pietre a ricordo di vite che mai più torneranno. Ma di questo alla giovane ragazza bionda che camminava tra di esse non importava.

Nonostante qualche novellino era una serata tranquilla, non aveva di che lamentarsi e presto sarebbe tornata a casa dato che l'indomani mattina aveva lezione.

Mentre era immersa in questi pensieri un urlo squarciò il silenzio in cui era avvolta. I sensi a riposo si attivaro subito e la cacciatrice corse verso il luogo di provenienza del grido.

Nonostante l'istintività che la caratterizzava, in anni di caccia aveva imparato a non uscire immediatamente allo scoperto, ma ad attendere il momento propizio, un attimo di distrazio che l'avversario avrebbe pagato con la vita.

Si accucciò dietro una lapide per constatare la situazione e elaborare l'offensiva. Una donna sulla quarantina era stretta nell'abbraccio mortale di un vampiro molto antico. Lo poteva facilmente capire dal suo volto, che aveva completamente perso la parvenza di umanità che caratterizza le creature della notte nei primi secoli di vita.

Comprese che non era il momento di indugiare e con passo felpato si portò alle spalle del vampiro, che stese con un calcio facendogli perdere la presa sulla donna. Il vantaggio era molto momentaneo, dato che il vampiro si era già rialzato e aveva atterrato Buffy.

La cacciatrice, colta alla sprovvista, si trovò schiacciata a terra sotto il peso dell'avversario. Era immobilizzata. Percepiva l'aumento del battito del suo cuore e lo scorrere più veloce del sangue nelle vene. Ma quello che più la faceva rabbrividire, era l'eccitazione che provava il vampiro, che intanto le stava con calma perversa tagliuzzando la pelle sopra la giugulare.

Buffy, raccolte tutte le sue energie, con sforzo immane se lo scrollò di dosso e lo trafisse con il suo fidato paletto.

L'intero combattimento si svolse sotto gli occhi, stranamente non esterrefatti della donna.

"Si è fatta male?" le chiese educatamente la cacciatrice

"No, non ha fatto in tempo a mordermi, grazie al tuo intervento, cacciatrice"

"E lei..."

"Come faccio a sapere chi sei? Forse ti conosco melgio di te stessa. Attendo la tua venuta da millenni e, da quando sei nata veglio su di te. Ma da oggi tutto cambierà." annunciò entusiasta la signora.

"Eh?" le chiese una Buffy stralunata, che sembrava saper parlare solo a monosillabi.

"Tu sei l'Ultima"

"L'ultima cosa?"

"Cacciatrice. Tra poco i pianeti si allineeranno e in te avverrà il cambiamento. Tra pochi secondi...."

"Aspetti! Cambiamento? Ultima? Ma cosa sta dicendo?"

La donna svanì senza lasciare di sè alcuna traccia, mentre il corpo di Buffy si sollevava e veniva avvolto da un'accecante luce bianca. Dopo qualche secondo cadde a terra priva di sensi.

 

*******************************************************

 

 

SUNNYDALE 2103

 

"Successivamente mi documentai sull'Ultima e scoprii che ero divenuta immortale e che avrei combattuto il male per l'eternità" concluse con un velo di malinconia negli occhi.

"Ma è assurdo! Un'umana immortale...è incocepibile" esordì uno Spike quantomeno frastornato dalla notizia.

"Immortale....mi suona ancora strano pensarlo. Mi si prospetta davanti un'eternità di combattimenti, sangue, morti.... di solitudine"

"E se ti affiancassi nella tua lotta...." le propose il bel vampiro.

"Oh certo! Che meraviglia! Un'eternità di violenza e in più con trai piedi un rompiscatole vmapiro senz'anima!" rispose acida.

"Per la prima parte, sono punti di vista, ma la seconda è un dato di fatto e io l'anima ce l'ho!"

Calò il silenzio. Non capiva se stava scherzando. Ma che pensava, Spike non scherzava mai su questo argomento.

"Chi ti ha maledetto?" gli domandò incuriosita.

"Oh no cara cacciatrice! Nessuna maledizione, solo la forza di volontà di "una cosa senz'anima", come ti piace tanto dire!"

Era sconcertata. Una miriade di domande le affollavano la testa, che si riducevano ad una. "Perchè?"

"Perchè? Me lo chiedo anch'io. Perchè accollarsi un fardello di sofferenza quando in realtà si è già cambiati.....penso che tu conosca la risposta."

"Intendi dire che lo hai fatto per me?" gli cheise allibita.

"Si" gli uscì come un sussurro tanto gli costò ammetterlo, ma almeno si era tolto un peso dal cuore.

"Io continuo a non capire. Non ti trovo diverso da prima....intendo..." proseguì la cacciatrice notando l'espressione interrogativa di Spike. "...che tra Angelus ed Angel c'era una bella differenza, mentre tu..."

"Ti ci è voluto un secolo, ma hai capito che sono diverso da Anegelus. Liam era un buono a nulla, un puttaniere. Ha cercato la morte, e da vampiro ha esaltato tutto il proprio ego. Io ero un poeta, un'uomo innocente e privo di malizia innamorato dell'amore e della donna sbagliata. Quando mi sono imbattuto in Drusilla ero distrutto e decisi di farla finita, di smettere di soffrire. Così divenni Spike e indossai la maschera di crudeltà e freddezza che tu ben conosci, per dimostrare di non essere più un fallito. Nessuno ha mai capito la mia vera natura."

Aveva bisogno di una boccata d'aria. Troppe emozioni in una sola notte. L'incontro e la conversazione con Spike l'avevano molto turbata e sentiva l'esigenza di uscire. Si alzò di scatto e si diresse con passo svelto verso l'uscita del locale.

Cap 4

 

 

 

 

Aveva bisogno di pensare, di stare un po' da sola per riflettere sull'intera situazione.

Spike ha un'anima? Al solo pensiero le si dipingeva sul volto un'espressione divertita.

Ora che stava prepotentemente rientrando nella sua vita, quali argomenti avrebbe avuto per disprezzarlo?

"E' Spike!!!" urlò la cacciatrice nella sua mente "Che equivale a irritante, saccente, odioso vampiro".

Buffo. Credeva ormai di aver capito che mentire a sè stessa portava solo guai. " Spike è cambiato tanti anni addietro, e non certo per la storia dell'anima". Ecco! Almeno nella sua testa era riuscita ad ammetterlo, ma quel maledetto orgoglio ancora ora, dopo più di un secolo, non le consentiva di comportarsi con lui come con il resto del mondo.

"Semplicemente lui non è il resto del mondo. E' Spike. Una persona che credevo di conoscere, ma di cui ho ancora molto da scoprire".

 

***************************

 

 

E ora perchè era scappata via così? Forse aveva esagerato, non doveva rivelarsi alla prima conversazione. Colpa sua e della sua indisponenza, che l'avevano portato a raccontarle lati di lui che nessuno conosceva. Ma cosa aveva in testa pochi minuti prima? Probabilmente aveva peggiorato l'opinione che Buffy aveva di lui, e non che prima le cose andassero bene.

Il suo istinto gli intimava di correrle dietro per terminare la conversazione: farle capire chi era Spike e mostrarle William. Stranamente non lo ascoltò, sapendo che non era quello il momento adatto. Il tempo non era certo un problema per loro.

 

****************************

 

 

Notte. Oscura e seducente. Lei è una figlia della notte, ne fa parte e ne è la padrona. Vive le ore di luce nell'attesa della nera signora, che presto o tardi sarebbe arrivata risvegliandola dall'apatia.

La cacciatrice alzò gli occhi verso il cielo. La luna splendeva alta, non una nuvola ad offuscare la flebile luce che a tanti uomini aveva fatto da guida.

Grazie a quella luce Buffy scorse una figura in piedi davanti a lei.

"Cacciatrice" la salutò con un inchino da perfetto gentiluomo.

"Con chi ho il piacere di parlare?" rispose Buffy per non sembrare scortese. Aveva altri pensieri per la testa.

La sagoma si avvicinò e la ragazza distinse chiaramente i lineamenti dell'uomo che aveva di fronte. Statura media, capelli rosso rame che arrivavano alle spalle incorniciandogli il bel volto. Occhi di un verde muschio, che la guardavano con tanta intensità da farle credere che le stesse leggendo l'anima. Il naso non era perfetto, ma donava espressività ad un volto che altrimenti sarebbe parso inumano.

"Mia Signora, il mio nome è Armand" si presentò. Aveva una voce calda e vellutata che la colpì piacevolmente.

"Io sono Buffy. La cacciatrice"

"Lo so" le disse il ragazzo avvicinandosi lentamente.

"Appunto. E cosa vorresti da me?" domandò leggermente intimorita dal suo avvicinamento.

"Te" le rispose in un sussurro continuando a muoversi verso di lei. Non sembrava neanche che avesse mosso le labbra. Quell'essere non aveva nulla di umano.

"Mi vuoi uccidere! Mi mancava il cattivone di turno" ironizzò per mascherare la soggezione che le trasmettava quell'affascinante creatura.

"No. Voglio farti una proposta"

"Sentiamo" lo initò a continuare la cacciatrice.

"Come avrai intuito, sono un vampiro ed ho più di mille anni. L'Ultima dopo un lasso di tempo, viene posta davanti ad un bivio. Io sono una delle due opzioni. Un'eternità con me. Diventerai la mia compagna, porteremo morte e distruzione nei quattro angoli della terra, una scia di sangue a testimonia del nostro passaggio." si fermò un attimo. Aveva lo sguardo perso e lontano. Probabilmente stava immaginando quello che raccontava. "Inoltre potresti riscegliare i Poteri Nascosti" concluse sognante.

"Avrei qualche domanda. Qual è l'altra opzione e cosa sono i Poteri Nascosti?" chiese leggermente impaurita dal cambiamento di attegiamento del vampiro.

"L'altra opzione è un'eternità a salvare questo mondo che non ti ha mai voluta. Ma veniamo alle cose serie. I Poteri Nascosti si trovano dentro di te e risvegliandoli, diverresti il guerriero più forte e temibile che abbia mai calcato questo suolo. Ovviamente io so come attivarli"

"Molto interessante, ma un' eternità con uno psicopatico come te non è nei mie programmi" ironizzò per mascherare l'attrazione che provava nei suoi confronti.

L'espressione di Armand non cambiò di una virfola dopo aver sentito il rifiuto della cacciatrice. "Lo immaginavo che non avresti accettato subito. C'è tempo per farti cambiare idea. Sei la mia sfida" senza sfiorarla le diede un casto bacio sulle labbra.

"A presto Mia Signora"

Scomparve nel nulla così come era arrivato lasciandola a domandarsi se aveva sognato tutto.

 

Durante la stada che la separava da casa aveva modo di riflettere sugli eventi della serata. La conoscenza di Armand l'aveva turbata. Non aveva intenzione di accettare, ma il suo essere l'aveva incuriosita, voleva sapere quanto in là si sarebbe spinto e saperne di più sui Poteri Nascosti.

Appena arrivata in camera sua, stanca morta, la cacciatrice cadde immediatamente tra le braccia di Morfeo.

 

******************

 

Qualcuno le stava accarezzando il viso con delicatezza. Aprì gli occhi e riconobbe Armand all'istante. Non riusciva a parlare tanto era l'ascendente che aveva su di lei. Il vampiro si chinò su di lei e la baciò con passione. Anche se avesse voluto non sarebbe riuscita a sottrarglisi. Le loro lingue combattevano per il predominio, non si stavano baciando, stavano lottando.

La particolare situazione le riportava alla mente altri baci e altre sensazioni. I capelli da rossi e lunghi divennero corti e ossigenati, e gli occhi da verdi a blu.

******************

 

Buffy si svegliò di soprassalto, sconvolta per il sogno appena avuto. Le era parso di sentirlo accanto a sè e quel sogno aveva risvegliato sentimenti e sensazioni che credeva morte.

I sogni sono le proiezioni più nascoste della nostra volontà: svelano le nostre paure, danno forma alle nostre fantasie e mostrano chi siamo veramente.

La cacciatrice si stese sul letto, ma non riuscì a prendere sonno per la paura di avere altri incontri.

Cap 5

 

Dopo una notte pressochè insonne passata a rimuginare sullo strano sogno che aveva avuto, Buffy si alzò di malumore dal letto che l'aveva vista crescere come donna e come cacciatrice. Era triste. Svegliarsi da sola in quella grande casa vuota, che aveva diviso prima con la mamma e Dawn e poi solo con la sorella, le faceva spesso velare gli occhi di un'eterna malinconia. Andò in bagnò e si guardò allo specchio, lo aveva cambiato da una ventina d'anni, era abbastanza grande, ovale, con le riforniture in oro. L'immagine che le consegnava era la medesima di sempre, non se ne spiegava il motivo, ma ogni mattina guardando il suo riflesso cercava un cambiamento, anche minimo, che le dicesse che il tempo era passato, che non era più una ragazza di 22 anni. Sapeva che non lo avrebbe mai trovato e un po' se ne rattristava. Un'eternità in completa solitudine. Più volte aveva pensato di andare da Angel. Si mandavano saltuariamente qualche lettera in cui le raccontava dei suoi viaggi, l'ultima risaliva a circa due anni fa, si trovava in Tibet, alla ricerca dell'espiazione delle sue colpe. Non sarebbe mai cambiato, ma gli voleva bene come sempre.

Conclusa la toilette si vestì con un paio di pantaloni in pelle nera, una camicetta bianca con il collo e le maniche rifinite in pizzo e uno giacca nel medeismo stile dei pantaloni. Si ritrovò così fuori di casa, inondata dalla calda luce del sole mattuttino. Da quando era sola, aveva scoperto cose che non avrebbe mai pensato potesse apprezzare. Per esempio adorava camminare in giro per la città ancora addormentata, sapendo che presto si sarebbe popolata: uomini d'affari nei bar, anziane signore che andavano a fare la spesa e giovani liceali che credevano di tenere in pugno la vita. A volte la rabbia la sorprendeva e lei tutte le volte cedeva ad essa come la falena tutte le volte cede al richiamo della luce. Quelle persone erano felici, vivevano, amavano, anche solo respiravano perchè lei le salvava, le aveva salvate e le salverà, ma loro questo non lo sapevano. A volte pensava che sarebbe morta quando qualcuno le avrebbe mostrato gratitudine per quello che faceva.

Aveva perso la cognizione del tempo e si era ritrovata in riva al mare, si sedette sulla spiaggia, ascoltando la risacca delle onde che si infrangevano sulla battigia. Spesso si ritrovava in quel luogo. Il mare la rilassava, nel mare ritrovava un compagno. Esso stava lì da prima che lei nascesse e sempre ci sarabbe stato. Era immortale e sempiterno come lei. Un richiamo la distolse dai suoi pensieri.... "Elizabeth, piccola...sarai mia".

Si destò di scatto, cercando con gli occhi e con i sensi la provenienza di quella voce. Ovviamente non la trovò. Era indispettita e quasi spaventata. "Che stia diventando pazza?"

Quella voce immaginaria le aveva fatto perdere la tranquillità appena ritrovata e quando si sentiva agitata andava sempre al cimitero, sua seconda casa. E fu così che tornò sulla tomba della madre, piangendo come sempre faceva. Chi dice che il dolore passa con il tempo professa il falso, forse perchè non ha mai provato la sofferenza. Si asciugò le lacrime calde che aveva appena versato e si ritrovò a pensare a Spike, ai cambiamenti che aveva fatto, alla sua proposta e quasi trasportata da volontà non propria si diresse verso la sua vecchia dimora. La cripta, sperando di trovarlo lì dentro come sempre e di potergli esprimere i suoi dubbi su Armand e sulla voce che aveva sentito o che credeva di aver sentito. Sapeva che lui l'avrebbe ascoltata. Dopo anni aveva forse ritrovato qualcuno che avrebbe saputo ascoltarla.

Tbc…