GETTING SOULED

AUTRICE:JANA

Così, per chi non non lo avesse ancora visto, eccovi la parte mancante (Spoiler): la sesta serie finisce con Spike che va in Africa per farsi rimuovere il chip, invece a sorpresa gli viene ridata l'anima.

 

Questo è il motivo per cui la storia inizia in Africa, con la sola differenza che il "mio Spike" è andato là solo ed unicamente per riavere la sua animuccia candida

Che carino vero?

 

*************

- Prologo -

 

Non aveva alcun motivo di rimanere ancora in quel luogo.

Aveva dovuto vendere la sua moto per pagare il lungo viaggio, ed anche perchè, decisamente, quello non era il mezzo adatto per raggiungere un altro continente.

 

Il petto gli faceva ancora male.

Molto male.

 

Doveva lasciare l'Africa in fretta, non era il suo habitat e c'era sempre troppo sole.

Camminò a lungo fino a trovarsi di fronte ad alcune abitazioni.

Un paio di bici, un'auto scassata, e un furgoncino.

 

Il furgoncino era proprio quello di cui aveva bisogno, vi si introdusse dentro di nascosto, passando dal portellone posteriore.

Doveva solo collegare i fili ed il mezzo sarebbe stato suo senza troppa fatica.

Il buio lo avrebbe aiutato.

 

Stava per scavalcare il sedile per sedersi davanti, quando un rumore di passi non lontano lo mise in allarme.

 

Riuscì velocemente ad accucciarsi nel retro del furgoncino.

Un uomo robusto si avvicinò, aprì lo sportello, e si sedette al posto di guida.

Mise una mano sotto il sedile, tirò fuori una bottiglietta, la aprì e si dissetò avidamente.

L'uomo deglutiva pesantemente, emettendo versi di piacere.

Il liquido scorreva giù libero, fresco, deviato solo dall'improvvisa rottura della trachea.

 

(to be continued)

 

 

Sarebbe stato bello rimanere così, ancora per qualche istante in quella posizione...con le dita incastrate negli archi cartilaginei dell'uomo.

Se non altro, solo per il puro compiacersi dell'atto.

Ma non c'era tempo per il piacere, almeno, non in quel preciso momento.

 

L'uomo si accasciò pesantemente sul sedile, lasciando rotolare rumorosamente la bottiglia ai suoi piedi.

 

Con un balzo, Spike passò sul sedile davanti.

Tirò il pesante corpo verso se stesso, lo scavalcò, e si sedette finalmente al posto di guida.

 

Frugò velocemente nelle tasche dell'uomo.

Perchè trafficare tanto coi fili quando esistevano le chiavi?

Mise in moto e partì senza indugiare.

 

Guidò per qualche minuto e, dopo aver superato la zona abitata, decise di rallentare un pò per osservare meglio la strada.

Quel luogo lo ispirava, e si sa, l'ispirazione non è una cosa con cui scherzare.

Frenò di colpo.

 

Accese la lucina vicino allo specchietto retrovisore e, con occhio critico, scrutò l'uomo dalla testa ai piedi.

Si allontanò con la testa per aumentare l'ampiezza del suo campo visivo.

Allungò la mano e spinse la nuca dell'uomo in avanti, facendo così cadere la testa della sua vittima sul cruscotto.

Era più semplice in quella maniera prelevargli il portafoglio.

 

Spike lo aprì...

"Mmmm...dollari?" disse sorpreso

"Parecchi dollari...." aggiunse inarcando le sopracciglia

 

Spike sfiorò le carte di credito e sorrise.

 

Trovò anche un passaporto, si affrettò a sfogliarlo leggendo tutto quel che poteva sembrare interessante.

E' sempre utile sapere con chi si ha a che fare.

 

Altri soldi.

 

"George caro ma che ci fai con tutti questi soldi in tasca? Traffici illeciti o cosa?" disse Spike, sventolando una corposa mazzetta di dollari di grosso taglio, sotto il muso del malcapitato

 

"Ti credevo un pezzente...guarda che vestiti, guarda che macchina!!" aggiunse ancora, guardandosi intorno con fare disgustato.

 

Divise la mazzetta di dollari in più parti, mise una parte dei soldi nelle tasche dei suoi pantaloni, e si imposssessò sia delle carte di credito che della piccola rubrica telefonica.

Non c'era nient'altro nel portafoglio, nessuna scritta, nessun foglietto.

I Pin delle carte di credito li avrebbe trovati sicuramente nella rubrica telefonica, "travestiti" da numero di telefono.

Un trucco un pò vecchiotto, pensò.

 

Aggiunse una parte di soldi al suo portafoglio e li sistemò insieme al passaporto che aveva utilizzato per raggiungere l'Africa.

 

Gli era costato un gran mal di testa sequestrare ed uccidere quel ragazzo che gli assomigliava così tanto, ma quale maniera migliore per procurarsi velocemente un passaporto valido e poter raggiungere l'Africa indisturbato?

Era stato un lavoraccio.

Dopo averlo ucciso, aveva dovuto dare fuoco al corpo del ragazzo con la benzina.

Nessuna impronta digitale, nessun lineamento, niente che potesse permettere un immediato riconoscimento dei resti.

Davvero un gran mal di testa!!

 

Erano passati solo 2 giorni da quel momento, ed utilizzare il primo passaporto avrebbe potuto forse causargli qualche problema nel caso qualcuno avesse denunciato la scomparsa del ragazzo.

Avrebbe corso il rischio ugualmente, non era conveniente sostituire la foto del passaporto di George con quella del ragazzo.

Sarebbe stato come finire dalla padella alla brace, arrestato per traffici illeciti, no, sarebbe stato davvero troppo ridicolo.

Dignità ed eleganza innanzitutto.

 

Si girò verso il corpo ancora caldo.

Frugò ancora nelle altre tasche, trovò un cellulare ed una busta sigillata.

Soldi, ancora soldi.

 

"George, George...sei proprio un'ovetto con la sorpresa!" e detto questo, lo afferrò per i capelli tirandogli la testa indietro con soddisfazione.

 

Nonostante tutto, c'era qualcosa che lo faceva sentire a disagio.

Non aveva molta voglia di nutrirsi.

Forse era l'eccitazione di avere di nuovo la propria anima, chissà...

 

Sistemò il corpo appoggiandolo contro la portiera.

 

Raccolse la bottiglia da terra afferrandola per il collo, aprì il finestrino e, con un colpo secco la spaccò.

 

Strano, più ci pensava, e più non avvertiva alcuna voglia di nutrirsi.

 

Si guardò nello specchietto retrovisore.

Nessun riflesso.

Spike sorrise sollevato.

 

Aprì il finestrino sul quale era appoggiato il suo "ospite", fino a far sì che la nuca rimanesse totalmente appoggiata alla lama del vetro.

La testa si spostò verso l'esterno grazie al suo peso morto, e questo, permise una perfetta esposizione sia del collo che del torace.

 

Avrebbe dovuto nutrirsi nonostante la strana inappetenza se voleva davvero un lavoro pulito e ben fatto.

Pollice ed indice percorsero lentamente un binario immaginario.

Con l'altra mano prese un pezzo di vetro appuntito, lo guardò brillare sotto la luce per qualche istante, e con gesto deciso, iniziò a percorrere il collo di George producendosi in un incisione degna di un chirurgo.

 

Il sangue era ancora tiepido, lo bevve un pò titubante.

 

Il sapore metallico colpì le sue papille gustative con la stessa intensità di un'onda anomala.

I recettori stabilirono incontrollabili contatti sinaptici, riportando al cervello l'antico sapore, evocando sensazioni olfattive dimenticate.

Rievocando il gusto della propria esistenza.

 

In quell'istante comprese tutto.

Non si trattava di inappentenza.

Non era più abituato a nutrirsi in quel modo, tutto qui.

Sorrise.

 

Era stato il chip a disabituarlo ai sapori primari.

 

Ma il chip rappresentava ormai un elemento decorativo del suo cervello, l'essere di nuovo sè stesso aveva annullato il suo potere, di qualsiasi natura esso fosse.

 

Affondò la bocca nella ferita e, quando il corpo parve totalmente svuotato, allargò l'apertura fino a raggiungere gli archi cartilaginei della trachea.

Ne estrasse uno, lo pulì con la maglia di George e lo infilò in un vano del portafoglio con estrema cura.

 

Mise in moto l'auto e, raggiunta la massima velocità, aprì la portiera alla sua destra e con un calcio ben assestato fece volare George ed il suo cellulare sull'asfalto.

 

"Ed ora dritti dritti a casa!!!!" gridò eccitato

 

"Here we go, here we go, here we go, here we go, here we go, here we goooooooo, here we go, here we go, here we go here, we gooo: HERE WE GO!"

 

(2B continued)

 

NOTA: "Here We Go" è un tipico ehmmm..."canto di gioia" degli Hooligans (UK)

 

 

Addicted

 

La pioggia scendeva leggera, picchiettando ritmicamente sul vetro del finestrino e sull'ala dell'aereo.

Si poteva già scorgere la pista di atterraggio illuminata.

Spike tirò giù la tendina ed appoggiò la testa di lato.

 

Erano in fase di atterraggio, le ruote del carrello sfiorarono la pista fino ad aderire perfettamente ad essa.

 

Un lungo catartico applauso per il pilota, come sempre.

 

Tutti parevano aver tirato un sospiro di sollievo.

Lui invece non sapeva come sentirsi, durante il volo non aveva avuto paura, ma alcune cose su sè stesso non erano ancora ben chiare, doveva ancora scoprire fin dove poteva spingersi.

Conoscere i propri limiti ed affrontarli è la regola universale per uscirne sempre vincenti.

Il suo limite poteva essere solo uno.

 

Era ancora immortale?

 

Tirò nuovamente su la tendina del finestrino, mosse una mano a poca distanza dal vetro.

Aveva il terrore di vedere un benchè minimo riflesso spuntare da un momento all'altro.

Questo gli avrebbe cambiato la vita.

 

Purtroppo, la mortalità spesso rappresenta uno degli effetti collaterali del possedimento dell'anima.

Non tutti avevano la fortuna di Angel...

 

Passò ancora una volta la mano davanti al finestrino

 

Nessun riflesso.

Sorrise rilassato.

 

Era bello sentirsi di nuovo a casa, ma soprattutto, era bello essere lontano dall'Africa, paese troppo assolato e pieno di zanzare per i suoi gusti.

Non gli piaceva la concorrenza, anche se in miniatura.

 

Aveva dovuto cambiare due aerei e passare una giornata intera a Barcellona chiuso in un albergo, ma non era stanco.

Prese il suo piccolo bagaglio a mano e si avviò di corsa verso l'uscita.

 

Il suo corpo richiedeva nicotina.

SUBITO.

 

Non doveva ritirare nessuna valigia, aveva solo una semivuota borsa nera acquistata all'aereoporto poco prima di imbarcarsi.

Superò velocemente un gruppo di persone, si guardò intorno e si diresse verso sinistra, giusto in tempo per prendere uno degli "ascensori" orizzontali.

 

Ora il dilemma era: Treno o Taxi?

La nostalgia di rivedere i paesaggi diceva Treno, la comodità ed il suo senso estetico dicevano Taxi.

E Taxi fu.

 

Si avviò verso l'uscita dell'aereoporto come un drogato in crisi di astinenza.

Spintonò una grassa signora con una coscia di pollo fritto al pepe nero fra i denti, fece cadere un bambino giù dalle scale, e schiacciò la coda ad un cane.

Aveva fretta di uscire.

Molta fretta.

Ma non era la nicotina ad avere la priorità su tutto, quella poteva aspettare ancora un pò...

 

Ora doveva assolutamente andare fuori, vederla, respirarla, toccarla, sentire di nuovo il suo odore.

Voleva riempirsi gli occhi e l'anima di lei.

 

Raggiunse finalmente l'uscita, ed una volta fuori, alzò il viso e le braccia al cielo diventando tutt'uno con la pioggia.

 

Spike era sempre stato un romanticone.

Amava la sua Londra più di ogni altra cosa.

 

Passato il momento di commozione ed assunta la sua bella dose di nicotina, fermò un taxi al volo.

 

Spike nn potè fare a meno di ammirarlo in tutta la sua bellezza, lo paragonò immediatamente a quello che gli americani si ostinano a chiamare "cab".

Quell'obrobrio giallo.

Quell'insulto oculare.

 

Si accomodò sul divanetto di pelle nera sorridendo, il guidatore si girò nella sua direzione

 

- "Earl’s Court, please"

 

Avrebbe potuto chiedere al tassista di portarlo direttamente in Nevern Square, ma aveva voglia di fare quattro passi e di comprare qualcosa in un 24hrs.

 

Spike guardò fuori dal finestrino col naso schiacciato contro il vetro, affascinato come un bambino in un negozio di giocattoli.

Quanto tempo era passato...

 

La pioggia rendeva tutto così scintillante.

 

Erano quasi giunti a destinazione, Spike chiese al tassista di fermarsi in un punto ben preciso.

Frugò velocemente nelle sue tasche...

Fortunatamente era riuscito a cambiare un pò di soldi sull'aereo.

 

Spike scese dal Taxi.

In Inghilterra non si paga la corsa dall'interno dell'auto...finalmente poteva dimenticare quelle malsane abitudini americane!!!

 

Chiuse la portiera e si avvicinò al finestrino del guidatore

 

-"Sixty Pounds Please..."

 

 

Aveva smesso di piovere.

Spike si incamminò sul lato destro della strada per raggiungere il 24hrs, la cui insegna si vedeva a malapena.

Il negozio però era ben fornito.

Il gestore era Indiano, e si esprimeva in un buon Inglese pur se caratterizzato dal tipico accento del paese di provenienza.

Quel modo di pronunciare le parole gli ricordava una pubblicità della Diesel di qualche anno prima:

"Distrausersfittmivverimmaccc"

Al solo ricordo dell'Indiano in sovrappeso "stile Elvis" che, soddisfatto si accarezzava i Jeans, dovette trattenere una risata.

 

Spike girò il negozio in lungo e in largo, quella particolare euforia lo faceva sentire... diverso

I suoi cambiamenti progressivi erano percettibili.

Le percezioni affinate.

Si sentiva...strano

 

Ammettiamolo, il suo sistema oppioide endogeno stava decisamente facendo il suo porco lavoro!

 

Spike era guidato come da una forza estranea.

Una voglia incontrollabile stava ormai prendendo il sopravvento su tutto.

Spike doveva assecondarla.

Assolutamente.

 

Si aggirò come uno squalo fra i numerosi scaffali di metallo ed i banconi, finchè non li vide lì in bella mostra.

 

MUFFIN AL CIOCCOLATO

 

Certo che c'era l'imbarazzo della scelta...Chocolate Chips, Blueberry, Lemon Poppy Seed, Apple Cinnamon...

 

Spike non potè resistere, ne comprò 10, di cui 4 al cioccolato.

 

Tirò fuori i soldi dalla tasca, pagò il negoziante senza neppure prendere il resto ed uscì di corsa per strada.

 

Cioccolato o Blueberry? chiese a sè stesso

 

"Mmmmm...cioccolato, decisamente cioccolato!" disse a voce alta annuendo col capo

 

Il cioccolato si sposa con tutto, pensò Spike addentando il suo muffin coi denti ancora sporchi di sangue.

A pochi passi da lui, la sua nuova auto aspettava di essere posteggiata meglio.

Aveva sempre desiderato possedere un Taxi Inglese.

 

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Next Week on "Spike the Soul Addicted":

 

Spike finalmente riesce a riposarsi, è ancora nel letto quando si accorge che qualcosa non va...

 

- "Bloody Hell!!!!

What the heck are those FUCKIN'-SHITTY-AMERICAN-BOOTS those dirty bastards made me wear for years and years??????

I need a pair of Dr Martens: RIGHT NOW!!"

 

GRRRRR ARRRRGGGHHH

 

 

 

 

 

   

Parasite

 

Spike si svegliò nella sua camera d'albergo.

Diede un'occhiata all'orologio: 9,30am

Era prestissimo, troppo presto per lui.

Nonostante ciò si alzò di scatto, non aveva assolutamente voglia di stare a letto.

 

Certo che quest'anima gliene dava di rogne!

 

Aveva bisogno di vestiti nuovi, ma soprattutto, doveva dar fuoco a quel paio di "Dr Martens dei poveri" che per anni aveva dovuto indossare.

 

Stava ancora imprecando quando si avvicinò alla finestra avvolto nella pesante coperta di lana grigia.

Cautamente, con un dito scostò la tendina.

Il cielo pareva piuttosto grigio, anche se in alcuni punti era illuminato da un sole pallidissimo.

 

Un paradosso? No, tipico del clima Inglese.

 

Socchiuse appena la finestra, sembrava andare tutto bene...

Lentamente tirò fuori un dito e lo espose alla luce.

Non bruciava e non gli dava fastidio.

 

Volle provare l'esperimento con una mano intera.

Rimase per più di cinque minuti in quella posizione, con la mano e parte del braccio fuori dalla finestra.

 

Nessun danno.

 

Guardò la propria mano incredulo, la colpì più volte con l'indice fino a farsi quasi male.

Era intatta.

 

"Wooooow" urlò eccitato

rimase a fissare la propria mano per qualche secondo, poi, un pensiero strisciò nella sua mente fino ad occupare uno spazio tutto suo.

 

La fronte aggrottata.

 

Una sgradevole sensazione di ritorsione prese il posto dell'eccitazione iniziale.

 

Si liberò dalla coperta di lana e corse in bagno davanti allo specchio.

Doveva guardarsi.

 

Nessun riflesso.

Com'era possibile?

Tutto questo era troppo bello per essere vero...

Dov'era il trucco?

 

La sveglia trillò isterica svegliando probabilmente mezzo albergo.

 

Ma non lui.

Spike era in piedi già da un bel pò, aveva scoperto alcune cosette interessanti sulla sua nuova vita e non vedeva l'ora di metterle in pratica.

 

Non aveva sognato.

Guardò la sveglia con aria di sfida.

 

Non aveva mai avuto un'esperienza simile prima d'allora e non era ancora certo di potersi fidare ciecamente dei risultati ottenuti.

La trasformazione era ancora in atto o era completa?

 

Quante seghe mentali inutili.

Non avrebbe certamente trovato una risposta guardando il WC, sebbene conoscesse una persona che nella vita non riusciva a fare altro.

 

Fece un regalo alle proprie connessioni neuronali, si spogliò, e si infilò sotto la doccia.

Meglio godere che pensare.

 

Lasciò che l'acqua tiepida portasse via ogni pensiero.

 

Si asciugò e si vestì in fretta.

Prese un pò di soldi dalla borsa, mise il resto in cassaforte, si spettinò per bene, e scese a far colazione.

 

Quaranta minuti dopo decise che avrebbe affrontato questa nuova situazione.

 

Si avvicinò all'ingresso dell'hotel chiedendosi se era veramente il caso di uscire all'aria aperta.

Sarebbe stato un vero suicidio...

 

Provò ad avvicinarsi agli scalini, le colonne laterali sorreggevano una larga tettoia, anche un minimo cambiamento e avrebbe potuto mettersi in salvo velocemente.

Fece un passo per volta, molto... molto... lentamente.

La sua espressione tradiva una certa preoccupazione ben più che giustificata.

 

Allungò una gamba contraendo istintivamente sia il busto che le braccia.

Poteva forse ricordare la Pantera Rosa per i suoi movimenti, ma era a Londra no?

In quella città qualsiasi bizzarrìa era concessa, nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere un "tipo strano".

 

Passati i vari test di tolleranza solare, Spike si incamminò finalmente per strada.

Non riusciva ancora a crederci.

Tirò fuori dalla tasca del cappotto un Muffin.

Aveva sempre fame, pensò, spingendo il sacchetto nella tasca.

 

Era a Londra da meno di 24 ore ed aveva già molte cose da fare, come per esempio andare in Camden Town visto che era sabato e, last but not least, tornare a casa sua.

 

Guardò la sua auto posteggiata e, fischiettando, si avviò in direzione della Tube.

Acquistò un biglietto giornaliero, non aveva una foto per fare il settimanale.

Niente riflesso nello specchio-niente foto, suppose.

 

Stava per tirare fuori un altro Muffin dalla tasca quando vide il banchetto dei Donuts, non potè resistere, ne comprò uno glassato al miele e si avviò verso la District Line.

Spike si chiese seriamente se insieme all'anima avesse ricevuto in omaggio anche il verme solitario.

La sua fame era infinitamente attiva.

 

Scese giù per le scale leccandosi il labbro superiore.

Il miele era ancora tiepido.

 

Un ragazzo seduto per terra suonava la chitarra intonando una canzone dei Dire Straits

 

Spike ODIAVA i Dire Straits!

Se solo avesse potuto, avrebbe fatto fuori quel ragazzo lì davanti a tutti in quattro e quattr'otto, invece che chinarsi e lasciare qualcosa nel suo cappello.

 

Ma Spike, si sa, in fondo in fondo era sempre stato un generoso.

E poi apprezzava l'arte, di qualsiasi tipo essa fosse.

 

Spike nn aveva dimenticato i tempi in cui dopo il chip aveva dovuto studiare nuovi espedienti per poter sopravvivere.

 

Frugò nella tasca del suo cappotto di pelle, tirò fuori il sacchetto del 24hrs, e lo posò con delicatezza nel cappello del ragazzo, in mezzo alle monete donate dai passanti.

 

- "Thanks a lot"

disse il ragazzo sorridendo

 

Aggiunse anche una banconota da 10 pounds

 

Spike si avviò soddisfatto, gli era sempre piaciuto dividere le proprie cose con gli altri.

 

D'altronde perchè essere egoista? Aveva un sacco di soldi e la mano del tassista non gli serviva più.

Aveva già prelevato quel che gli occorreva.

 

 

 

Una fermata sola

High Street Kensington

 

Certo che erano cambiate le cose...

Nel 1863 la Tube esisteva già, ma non era certamente così bella e funzionale, pensò guardandosi attorno.

 

Attraversò la strada, andò dritto verso il primo Thomas Cook che incontrò e cambiò la mazzetta di dollari che aveva portato con sè.

A Barcellona era riuscito a svuotare tutte le carte di credito di George poco prima di partire.

Non poteva ancora aprire un conto in banca, non aveva un contratto di affitto, nè tantomeno uno di lavoro.

In più, il passaporto che possedeva non era neppure Britannico.

Avrebbe risolto cmq il tutto in pochi giorni

 

Rimase su quel lato della strada e si incamminò in direzione dei Kensington Gardens.

Era bello poter rivedere tutti quei posti alla luce del giorno.

Che voglia di percorrere tutto il parco, fare un giro nella Serpentine con la barca, rubare il telecomando delle barchette ad un bambino, e poi dopo aver giocato, uscire ad Hide Park.

Ma avrebbe perso troppo tempo...

Lo avrebbe fatto l'indomani, con più calma.

 

Attraversò di nuovo la strada e si incamminò verso la fermata della Tube.

Aveva una gran voglia di spendere, non sempre infatti amava appropriarsi delle cose gratuitamente.

Kensington Market era il posto adatto per alleggerire le sue tasche.

 

Spike si fermò di colpo.

 

Per un attimo pensò di averlo superato senza rendersene conto, si guardò intorno e si rese conto che Kensington Market non esisteva più.

Un cartello con la scritta "Estate Agency" metteva la parola fine ad un pezzo di storia.

 

Kensington Market era stato un punto di riferimento per tutti.

Ora l'intero palazzo era blindato da lastre di metallo nero.

Ed era in vendita.

In quel posto in cui prima ci si poteva trovare facilmente di tutto, dagli anfibi al tatoo, dal piercing al cibo, dal parrucchiere allo spacciatore di dischi rari, dai vestiti ottocenteschi a quelli di latex, probabilmente sarebbe sorto un supermercato o chissà cos'altro.

 

Quattro piani di profumi, erbe, cappotti di pelle, extensions, stanze imbottite, camerini a forma di bara, stanze chiodate, fruste, manette, tinte per i capelli, attrezzature per far crescere la marijuana in casa...tutto questo sostituito da una cosa così banale come una Banca o un'Agenzia di Assicurazioni?

Spike ne era schifato.

 

Molti anni prima lui e Drusilla si erano divertiti tantissimo lì dentro, e lui le aveva "comprato" tutti quei vestiti stupendi che solo lei sapeva indossare così bene.

 

Pensare a Drusilla portò il suo pensiero dritto dritto a Sunnydale, e a lei: la Cacciatrice

 

Quando aveva lasciato la California a bordo della sua moto aveva giurato che le cose sarebbero cambiate.

Infatti erano cambiate, e parecchio.

Solo che lei ancora non lo sapeva.

 

Si infilò nella stazione della metropolitana e, passando vicino alle biglietterie automatiche, un luccichìo attirò la sua attenzione.

Anelli d'argento.

Si avvicinò al banchetto.

C'era un pò di tutto, anche i soliti Claddagh che Angel spacciava come "unicissimo-dono-d'amore" ad ogni ragazza che incontrava, ma Spike aveva già visto quel che voleva.

Quello con la scritta BITCH doveva essere assolutamente suo!

Lo indossò immediatamente e pagò il ragazzo.

 

Soddisfatto si diresse verso l'ingresso della Central Line ma pareva esserci un problema, gli chiesero di cambiare stazione.

Apparvero dei cartelli: "Stazione temporaneamente chiusa"

 

Qualcuno aveva abbandonato una borsa per terra, e questo a Londra vuol dire: "paura di attentati".

 

Peccato, non avrebbe potuto continuare il suo viaggio nella Tube e prendere la sua linea preferita: la Northern Line, altrimenti detta Black Line.

 

Ma poi perchè essere così sotterranei quando ormai poteva camminare sotto la luce del giorno?

Prese al volo un Double Decker.

 

Salì su per la scaletta interna e si accomodò al piano superiore, da lì poteva dominare tutto dall'alto.

 

Affascinato dalla propria città si rese conto che la vedeva così per la prima volta.

Nell'ottocento, quando ancora era solo umano, molte cose erano diverse.

Dopo la vampirizzazione aveva imparato a conoscere Londra solo di notte.

 

Giunto a Camden Town, Spike subì quasi uno choc visivo.

Era come se, di colpo, avesse ricevuto il dono della tridimensionalità.

Non sapeva da dove iniziare e, affascinato dal particolare ambiente si incamminò guardando ogni singola cosa.

 

ICED FINGER

Doveva comprarne uno assolutamente!!!!

Un dolce che lo aveva sempre attirato sia per la sua bontà che per il proprio nome.

 

La fame non pareva placarsi.

Addentò la bianca glassa emettendo un mugolìo di piacere.

 

Dopo qualche ora passata a comprare vestiti ed accessori, entrò da "Cold Steel", aveva bisogno di parlare con Grant.

 

Erano anni che non si vedevano!

 

L'amico non riusciva a credere ai propri occhi.

Felice e sorpreso allo stesso tempo, Grant licenziò il suo cliente in pochi secondi, dopodichè fece accomodare Spike in un'altra stanza.

Dovevano parlare in privato.

 

Quel che Spike gli stava chiedendo avrebbe richiesto un bel pò di tempo e molta molta precisione.

Ma per Grant non era un problema, lui era il migliore nel suo campo e doversi scontrare con nuove tecniche non lo spaventava per niente, anzi, ogni sfida era per lui uno stimolo in più.

 

Grant aprì una valigetta di pelle nera

Plugs, Eyelets, Tunnels, Spikes, Nails.

Avrebbe dovuto scegliere due o tre di questi per fare un bel lavoro.

 

Ne discusse con lui e, quando furono d'accordo su tutto Grant iniziò il suo lungo e paziente lavoro.

 

Quando infine inserì i gommini Spike sorrise soddisfatto.

Grant sapeva il fatto suo.

Era il migliore.

 

Si salutarono dandosi appuntamento per l'indomani sera, avevano ancora moltissime cose da raccontarsi.

 

Le vie si erano ormai quasi svuotate, ma prima di tornare in albergo volle andare a salutare un'altro amico che viveva non lontano da lì, anche se ormai lui non c'era più...

Tutti i suoi amici erano morti, Spike si riteneva fortunato per l'opportunità che gli era stata offerta da Drusilla.

 

Passò davanti a quella casa in cui si era consumato un grande amore, un'amore ossessivo che andava oltre la ragione.

Isolò la sua visuale da quel che poteva esserci intorno, concentrandosi unicamente sulla casa.

 

"La vita caro Spike è la farsa che dobbiamo recitare tutti"

Riusciva quasi a sentire la sua voce...

 

 

"Art amico mio avevi proprio ragione, era tutta una farsa! Ma sai che c'è di nuovo? La farsa questa volta è finita!"

 

Si voltò ancora una volta a guardare la casa, dopodichè si incamminò alla ricerca di un Taxi.

 

Il sole stava per tramontare, Spike guardò ammirato lo spettacolo attraverso il finestrino.

 

 

Pochi istanti dopo le luci della città si accesero donandole un'aspetto a lui molto familiare

 

 

Il tassista alzò il volume e la musica invase la mente di Spike

 

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In my place, in my place

Were lines that I couldn't change

I was lost, oh yeah

 

I was lost, I was lost

Crossed lines I shouldn't have crossed

I was lost, oh yeah

 

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Spike fu grato al tassista, stava attraversando alcuni punti della città che desiderava rivedere...

 

 

 

 

Arrivato in albergo posò tutti i sacchetti sul divano, e solo allora si rese conto di aver comprato mezza Londra.

Erano secoli che non faceva shopping!

 

Si spogliò e si infilò sotto la doccia, voleva essere in gran forma.

 

Avvolto solo da un morbido asciugamano di ciniglia nero si sdraiò sul letto e si assopì per qualche minuto.

 

La fame lo svegliò.

 

Si alzò dal letto lasciando cadere l'asciugamano, andò in bagno a lavarsi i denti, dopodichè iniziò a curiosare fra i nuovi acquisti.

Quasi non si ricordava quel che aveva comprato.

 

Tirò fuori maglie, cappotti, giacconi, pantaloni di pelle e non, giacche-3/4 di velluto in puro stile ottocentesco, scarpe, 3 paia di anfibi, biancheria intima, accessori vari, prodotti per la cura del proprio corpo, occhiali...

Tutto rigorosamente nero, o quasi.

 

Prese in mano alcuni dei suoi nuovi vestiti, aveva voglia di tornare indietro nel tempo, era una serata speciale.

Indossò il suo completo ottocentesco di velluto blu cinereo con sotto una semplicissima maglia aderente della stessa tonalità che spuntava discreta dallo scollo del 3/4

Abbottonò tutti i bottoni

Appoggiò il piede sul bracciolo della poltrona ed iniziò ad allacciare pazientemente i suoi Dr Martens 20 buchi.

Aveva scelto i più alti in assoluto, quelli che arrivano quasi fino al ginocchio.

Una regola per quando ci si veste così.

 

Aprì un sacchetto e tirò fuori una confezione di "StrongWax"

Cera, morbida e unta al punto giusto.

Sfregò il grasso opaco fra le mani, dopodichè lo passò fra i suoi capelli dando alla sua cresta "riveduta e corretta" una morbidezza che pareva contrastare con la forma.

 

Il parrucchiere era stato bravo, il taglio era proprio uguale a quello di Beckham.

 

Peccato che l'Inghilterra non avesse vinto i mondiali, gli sarebbe piaciuto andare a festeggiare con gli Hooligans ora che poteva circolare anche sotto il sole, pensò mentre si lavava le mani.

 

Peccato anche non potersi guardare allo specchio...

 

Con la mano sfiorò il suo orecchio destro, gli faceva ancora molto male.

Grant aveva fatto davvero un bel lavoro di divaricazione.

Sulla parte superiore dell'orecchio, infilato nella cartilagine faceva bella mostra di sè l'arco cartilagineo di George, nel lobo invece era "incastonata" una delle otto piccole ossa carpali, di forma grossolanamente cuboide, della mano del tassista.

Grant lo aveva adattato all'uso.

Certo, gli aveva fatto molto male raggiungere quel diametro incredibile coi diversi divaricatori, di solito sono cose che si fanno un pò alla volta, ci vogliono mesi, a volte anni...ma Spike aveva fretta.

Doveva festeggiare il suo ritorno alla vita vera.

 

E per vita vera non intendeva la vita di William.

In realtà William "il poeta" non era mai esistito, se lo era inventato sul momento e la Cacciatrice aveva bevuto tutta la storia.

Chissà, magari si era anche commossa.

 

Lui era stato un'artista, ma non scriveva poesie, dipingeva.

La poesia era stata comunque importante nella sua vita.

 

No non si trattava di Cecile, una con un nome così non meritava neppure la sua attenzione.

Anche se dovendo essere onesto con sè stesso doveva ammettere che Cecile aveva dato il via alla sua ispirazione.

A suo modo Cecile era artistica, nella sua bruttezza.

 

Pensando con nostalgia a quei tempi, uscì dall'albergo e si avviò in direzione della sua auto.

Guidò per lungo tempo, non conosceva bene le strade.

Nell'ottocento infatti, era solito percorrerle con la sua carrozza nera.

 

La sua casa a tre piani esisteva ancora ne era certo, l'ultima volta che era stato a Londra l'aveva vista.

 

Dall'esterno quasi nulla pareva cambiato, forse un pò il giardino.

Spike posteggiò la sua auto nelle vicinanze e cautamente si avvicinò, le luci erano tutte accese, tranne quelle del terzo piano.

 

Riuscì ad infilarsi nel giardino senza fare troppo rumore e da una finestra riuscì a farsi un'idea della situazione.

Alcune persone guardavano la TV sedute su un divano rosso.

Erano tre, forse quattro...non si capiva bene, quella stanza era meno illuminata delle altre.

 

Fece un giro delle finestre.

L'interno della casa era cambiato, c'era persino la tappezzeria...DORATA!!

In tutte le stanze, un osceno e pelosissimo wall to wall "salmone e senape" rendeva i pavimenti assolutamente inguardabili.

 

Il cattivo gusto si era impossessato della sua casa, questo Spike non poteva tollerarlo.

 

Fece un'altro giro per capire se al secondo piano c'erano altre persone, si trovava lì la stanza a cui lui era interessato maggiormente.

 

Doveva entrare, uccidere quelle persone e ripendere possesso della propria casa.

Ma soprattutto, doveva entrare al più presto possibile in quello che una volta era stato il suo studio.

 

Osservò la stanza ancora per qualche istante, nessuna strategia particolare, l'unica maniera era sorprendere quelle persone nel momento in cui guardavano la Tv.

Erano perfetti così, di spalle.

 

Nell'eventualità poi si sarebbe occupato degli altri abitanti della casa, adulti, bambini, cani o gatti, non gli interessava.

Aveva fame e rivoleva indietro la sua casa.

 

Spike sollevò il vetro della finestra aiutandosi con la lunga lama del suo coltello, si arrampicò e, lentamente, riuscì ad infilarsi dentro casa.

Il wall to wall lo avrebbe aiutato ad essere più silenzioso.

Voleva sorprenderli.

Non voleva che si stancassero in una lotta che avrebbero perso comunque.

Era tutto sapore sprecato.

Il sangue delle persone che venivano attaccate nei momenti di relax era molto ma molto più gustoso, aveva notato Spike nel corso della sua carriera.

 

Si avvicinò lentamente al divano rosso, le persone sedute erano tre...

 

Poteva ammazzarne due in un colpo solo, una con ogni mano.

La sua forza era addirittura aumentata.

 

Avrebbe spaccato il collo ad entrambi, in sincronia.

...Il bello di essere ambidestri.

 

Il terzo sarebbe poi morto di paura o cmq lo avrebbe ammazzato in tempi brevi, pensò Spike un secondo prima di lasciarsi andare ai suoi istinti primordiali.

 

Le voci provenienti dalla Tv avrebbero coperto gli eventuali rumori...

 

Con un balzo Spike si avventò sui due abitanti della casa afferrandoli per la testa e, grazie alla perfetta sincronia di movimenti che permette ai predatori di distinguersi dalle proprie vittime, spezzò loro il collo in modalità stereo.

 

Mollò la presa e si avventò sul terzo abitante della casa quando si accorse che le sue mani ed i suoi abiti erano sporchi di sangue...

 

Spike arretrò inorridito.

 

Quelle persone erano già morte.

Il divano di tela non era mai stato rosso, era solo zuppo di sangue.

 

Spike rimase turbato, chiaramente turbato non dalla vista del sangue, ma dal fatto che qualcuno lo avesse preceduto.

 

Il suo respiro si fece pesante, Spike non conosceva ancora le proprie potenzialità, la sua nuova condizione gli era ancora in gran parte sconosciuta, ma soprattutto, non conosceva assolutamente il nemico.

Condizione nuova anche questa.

 

I suoi sensi si allertarono fino ad amplificarsi in maniera esponenziale.

 

In quella casa c'era un assassino, Spike riusciva persino a sentirne l'odore...

Un forte odore di piacere.

 

E non si trattava di un vampiro, perchè il sangue era ancora tutto lì...sparso per la casa.

 

Una voce muta si trasformò in sussurro, ed il parassita iniziò a gridare la sua fame.

 

<Ungiornogliuominiguarderannoindietroedirannochehobattezzatoilventesimosecolo

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Paranoid

 

Spike strinse il pugnale fra le dita ed alzò lo sguardo.

 

Alcune parti della casa erano ben illuminate, ma non quella in cui si trovava lui, dove l’unica luce esistente era quella del televisore e della piccola luce soprastante.

 

Per il resto buio totale.

 

Diede un’ulteriore occhiata intorno a sè.

Individuò velocemente i punti in cui muoversi con maggior sicurezza e, col fiato sospeso, percorse il breve tratto che lo separava dalla rampa della scala.

 

Si sentiva un pò idiota, forse qualcuno lo stava osservando...

 

Giunto davanti ai gradini si fermò e guardò nuovamente in alto.

Doveva salire al piano di sopra a tutti i costi, era lì che si trovava il suo vecchio studio.

Entrare in quella stanza per Spike era importante tanto quanto riuscire ad uscire vivo dalla sua stessa casa.

 

La scala era di legno, proprio come in ogni altra casa della Vecchia Inghilterra.

 

Il legno è sì un bel materiale, ma ha un grossissimo difetto pensò fra sé Spike: se schiacciato da un peso scricchiola.

 

Lo maledì a denti stretti.

 

Lui era sempre stato un’amante delle tradizioni, finchè queste però non ostacolavano il suo cammino.

 

Fece andare su e giù le dita lungo le pareti laterali della scala, i corrimano erano di metallo.

Bene, sono stati sostituiti

 

La scala era piuttosto stretta, questo gli avrebbe permesso di aggrapparsi ai lati evitando così di poggiare i piedi a terra troppo a lungo.

Complice ancora una volta l'alto volume della Tv.

 

Aveva quasi posato le sue mani sulle barre di metallo quando qualcosa lo colpì violentemente, paralizzando prima i suoi muscoli, poi i suoi pensieri.

 

Spike rimase con le braccia sospese.

Gli occhi sbarrati, i muscoli del collo contratti, la testa ferma e protesa in avanti come per allungarsi verso un qualcosa di cui non si è certi di voler conoscere la provenienza.

 

Un’odore… dapprima quasi impercettibile poi di colpo più forte.

 

Una vampata.

 

Forte.

 

Familiare.

 

…E poi più nulla.

 

Forse era solo frutto della sua immaginazione, forse era solo l’effetto dell'essere di nuovo lì, nella sua vecchia casa…

 

Certo, la sua immaginazione…

Ma allora perché qualcosa di irrefrenabile gli si stava scatenando dentro?

 

Le narici di Spike si dilatarono, sordità olfattiva assoluta...

nessun'odore

 

Troppo tardi: la macchina si era messa in moto.

 

Antichi ricordi rifiorirono in lui, immagini che non aveva mai rimosso si innestarono prepotenti in ogni angolo del suo inconscio.

 

no...no...

 

No, non era possibile, DOVEVA essere per forza la sua immaginazione…

 

mi sto facendo coinvolgere, è solo la mia immaginazione

 

No!ECCOLO DI NUOVO!

 

L’odore andava e veniva, Spike allungò ulteriormente il collo verso il piano superiore.

 

Venivano dall’alto le molecole odorose come gigantesche ondate di paura.

 

Talco

 

Spezie

 

Geranio

 

Quel fiore raro lui lo ricordava benissimo…

 

Cheddiamine, non poteva essere lui. LUI era morto!!

Morto davvero.

Non un "non-morto", un vampiro o un demone, lui era morto MORTO E BASTA, e per Spike era stato un duro colpo.

 

Vaganti molecole odorifere accarezzavano le sue narici, mentre la sua mente cercava di respingere i ricordi, da cui invece involontariamente si stava facendo cullare.

Era quello infatti il profumo del suo essere al sicuro dopo aver seminato sangue per le vie di Londra, quello il profumo delle sue vittorie.

Ed era ancora quello il profumo che gli ricordava il sapore del primo sangue bevuto dopo che Drusilla lo aveva vampirizzato.

Adesso riusciva quasi a sentirlo quel sapore…

 

Il gusto ha sempre bisogno dell'olfatto per completarsi.

 

Una catena di ricordi si innescava senza fine, salì i primi due gradini senza pensare a nulla…adesso l’odore era molto più forte…

Una molecola olfattiva colpì nuovamente una cellula della sua mucosa nasale, ed il messaggio arrivò dritto dritto al cervello indicandogli la provenienza e la via da percorrere.

 

Doveva arrivare al piano di sopra, l’odore proveniva da lì, ma lo stato confusionale in cui si trovava non gli era di grande aiuto.

Doveva riflettere prima di agire, e lui aveva già fatto due passi che non avrebbe mai dovuto fare.

Si era fatto prendere la mano dai ricordi senza tener presente che le cose che maggiormente uccidono, spesso, sono proprio i sentimenti.

 

Non sempre un fiuto ben sviluppato ti salva la vita.

Gli odori possono essere trappole mortali.

 

E se è vero che un profumo nasce prima nella mente, è altrettanto vero che una volta raggiunta questa, lui non la abbandona più prendendo forma di ricordi, emozioni e sentimenti.

In termini di sopravvivenza: scavarsi un punto debole in cui il nemico possa affondare fino in fondo la sua lama.

 

Si dice che i profumi siano l'essenza dell'anima, e questo era certamente quello della sua.

 

Spike rifletti Spike rifletti non può essere vero è tutta una menzogna

 

Non doveva farsi ingannare dalle apparenze: lui era morto, e non poteva essere lì.

 

Nondovvevapensarcinondovevapensarcinondovevapensarci

 

Passo dopo passo le molecole volatili degli odori presenti nell'aria continuarono ad entrare nelle sue narici in maniera sempre più decisa, come missili impazziti raggiunsero il centro delle emozioni e della memoria arrivando alla neocorteccia, dove i messaggi vennero elaborati e decodificati.

 

Noneraverononeraverononeraverononeravero

 

Il cervello olfattivo è anche responsabile dei ns sentimenti.

 

Luièmortoluièmortoluièmortoluièmortoluièmorto

 

"I ricordi odorosi sono quei ricordi che anche a distanza di secoli ti riportano indietro, potresti chiudere gli occhi ed essere quasi in grado di toccarli, sono l'unica vera macchina del tempo funzionante…"

 

Viaviaviaviaviaviaviaviaviaviaviaviaviavia

Vaiviadallamiamentevaiviadallamiamentevaiviadallamiamente

 

"…e questo perchè il neurone adibito alla trasmissione olfattiva è il solo in grado di rigenerarsi e quindi di essere sostituito se viene danneggiato, per questo un ricordo non ti abbandona MAI più..."

 

vaiviavaiviavaiviavaiviavaiviavaiviavaivia

nonvogliosentirenonvogliosentirenonvogliosentire

 

Una sensazione confusa si impadronì della sua mente.

Difficile scindere la paura dallo stato di tranquillità, sì, perchè quel profumo che in passato gli aveva sempre dato un senso di sicurezza, adesso lo terrorizzava allo stesso tempo.

 

E la leggenda del "Io sono un vampiro e non ho paura di niente" non esiste.

Chi vuole vivere ha sempre paura quando si trova in pericolo, e Spike voleva tenersi la propria vita ben stretta.

 

Avrebbe voluto tapparsi il naso, per non farsi condizionare, ma le mani gli servivano entrambe.

 

Arrivò in cima alla scala ansimante.

L’odore sembrava sparito, ma non ne era certo.

La tensione pareva aver azzerato gran parte dei suoi sensi e, paradossalmente, amplificato il rumore del suo respiro.

Avrebbe voluto farlo tacere, odiava quel maledetto rumore!

Lo rendeva sordo e lo innervosiva.

 

Se avesse potuto si sarebbe tirato un pugno in faccia da solo!

 

Confusione e nervosismo sono la peggior accoppiata quando devi pensare a come salvarti la pelle.

In più c’era anche l’anima a complicare le cose, quell’anima di cui non si conoscevano bene gli effetti collaterali.

 

Spike non riusciva a smettere di pensarci, ma non era pentito di quel che aveva fatto.

Lui la sua anima l’aveva desiderata con tutto sé stesso, ed aveva lottato per riaverla.

 

Strana cosa l'anima...

Non si vede, non si tocca, non pesa, non ha forma nè colore, è invisibile ma capace di far notare la sua assenza.

Davvero quando è presente può creare tutta questa confusione?

 

La si respira come un gas che lentamente ti uccide, o è l'ossigeno di cui si ha bisogno?

L'ossigeno di cui avevo bisogno! Devo solo capire se sono autonomo o se sono attaccato ad un fottuto respiratore.

Devo capire se sono ancora immortale

 

Non era pentito, anche se al momento la sua insicurezza dipendeva proprio dal fatto di possedere un'anima.

Al momento sono insicuro delle mie potenzialità, dei miei limiti, ma sono finalmente me stesso.

L'anima mi impedisce di tornare ad essere il coglione che ero, preziosa perchè racchiude la mia psiche.

Spero solo però che non mi renda vulnerabile.

 

Non era forse il momento adatto per pensare a queste cose, un assassino era lì nascosto da qualche parte e Spike non aveva nessuna intenzione di trasformarsi da predatore in vittima.

Nonostante ciò era innegabile il fatto che la sua mente fosse ormai fuori controllo.

Mischiare momenti di razionalità a pensieri puramente folli non produceva risultati rassicuranti.

 

Era la sua immaginazione?

Era stata la vista di tutto quel sangue a casa sua a fargli sentire quel che non c'era?

SI, era quello che gli aveva fatto sentire quell'odore...

 

Condizionamento pavloviano

Il lago di sangue era la campanella e lui stava solo sbavando

 

poteva farcela, doveva solo ragionare

 

Doveva riacquistare la sua usuale freddezza per capire.

Qualcuno aveva ucciso tutte quelle persone, e non c'era nessun'odore familiare nell'aria.

non mi fido dei miei sensi, è l'ambiente che mi condiziona

 

Esiste sempre una certa fragilità anche nei passaggi di evoluzione.

ecco ora supero questa fase, vado, prendo chi mi ha fatto questo scherzetto e lo faccio fuori

 

Spike era paranoico.

 

Passava da un pensiero all’altro con una velocità tale che neppure lui riusciva a seguire la propria logica.

Nonostante ciò ogni suo pensiero era giustificato, aveva senso di esistere.

 

Negli ultimi secoli Spike aveva vissuto una vita relativamente semplice e vantaggiosa, priva di seri pericoli se uno non tiene conto della luce del sole e di qualche paletto puntato verso il cuore.

Non era più abituato a provare tali sensazioni di irrequietezza.

Ecco qual'è il problema

 

Cosa voleva dire, che vivendo di "rendita" in realtà si era indebolito?

Forse si…

 

La consapevolezza di essere "immortale" di essere "forte" ti rende pigro, non ti stimola a migliorare, non evolve alcune tue capacità, anzi ne assopisce alcune.

Le atrofizza

 

Buffy per continuare ad essere invincibile si allenava, lui invece non aveva mai sentito il bisogno di farlo.

Ecco dov'è la falla

 

La domanda che si poneva era sempre la stessa ormai: fin dove può spingersi un'essere che non sa ancora quali possano essere i suoi punti deboli?

Fin'ora gli era parso di essere esattamente come quando aveva lasciato Sunnydale, ma con qualcosa in più: la possibilità di camminare sotto la luce del sole.

quali sono allora le mie paure?

 

Paura che le sue forze potessero tornare ad essere quelle di un umano.

Devo lottare contro qualcuno per sapere la verità

 

Cercò un riflesso nella lama del suo pugnale e non lo trovò, ma questo non lo tranquillizzò più di tanto…poteva essere la mancanza di luce a fare strani scherzi impedendogli di vedere meglio.

Spike odiava le false illusioni.

 

Doveva arrivare al suo vecchio studio, solo lì avrebbe potuto capire veramente, il problema però era come arrivarci.

Non si aspettava di incontrare ostacoli in questa semplice operazione, una volta sterminata la famiglia sarebbe stato semplice arrivare al suo studio, invece le cose si erano inaspettatamente complicate.

Chi si aspettava di dover affrontare "qualcuno o qualcosa" per poter aprire finalmente quella porta? Chissà poi se durante tutti questi anni qualcuno aveva scoperto quella sua stanza segreta, quella che lui aveva murato prima di andarsene...

In passato Spike aveva tenuto d'occhio la sua vecchia casa, quando poteva tornava a Londra per controllare che tutto fosse a posto, ma non era certo che il suo studio fosse rimasto davvero nascosto a tutti.

 

L'aria sembrava libera da qualsiasi profumo, a parte quello del sangue, e Spike si sentì sollevato.

Era stata la sua immaginazione ormai ne era certo.

Ma rimaneva sempre un problema da risolvere, chi aveva ucciso tutta quella gente in casa sua?

doveva trovarlo ed eliminarlo

SUBITO

 

Così adesso un pensiero nuovo disturbava la sua mente.

Oltre a non conoscere le sue potenzialità o eventuali punti deboli del dopo-anima, Spike, non conosceva neppure il nemico.

Molto male

Questo era un rischio che non aveva calcolato, doveva ammetterlo a sé stesso.

Non era più abituato a muoversi alla cieca, ad affrontare le cose senza la certezza quasi assoluta di essere in un certo qual modo invulnerabile.

In passato (quando era ancora umano) era proprio l’incognita ad eccitarlo, ma dopo la vampirizzazione si era capovolto tutto, l’eccitazione si scatenava grazie ad altri elementi, la fonte energetica la trovava nella superiorità, nell’invincibilità.

Coi secoli Spike aveva imparato che i nemici possono assumere varie forme ed essere di diverse specie.

A volte molto diversi da te, a volte molto simili, e a volte invece potevi esser proprio tu il tuo peggior nemico.

Più difficile da uccidere perchè difficile da riconoscere.

 

Gli umani "allenati" erano senza dubbio i nemici più pericolosi, mortali si, ma preparati.

Consci dei propri limiti imparano ad usare le armi e si evolvono nella pratica.

I demoni ed i vampiri invece, molto spesso, certi della loro forza e forti della loro immortalità, sottovalutano certi aspetti.

Per questo poi muoiono impalettati.

 

Gli umani, concluse Spike nella sua mente, sono gli esseri più pericolosi in assoluto.

Ma essere "umano" allo stesso tempo è, paradossalmente, la posizione più scomoda che un bipede possa assumere.

Questo era quello che l'esperienza gli aveva insegnato.

 

E lui cos'era?

 

Nel cimitero di Sunnydale sapeva sempre contro cosa avrebbe combattuto, qui no.

Un perfetto idiota con la pistola avrebbe forse potuto farlo fuori?

Forse il suo errore era quello di pensare in maniera così schematica.

D'altronde un paletto nel cuore ucciderebbe anche un umano...

 

Doveva pensare in maniera più istintiva, non farsi condizionare troppo dalla sua nuova condizione

 

Spike non era un'idiota, era stato un'idiota per come si era comportato con Buffy ma quello fa parte degli errori comuni che si possono fare nel corso di una vita intera, per il resto era sempre stato interessato a molte cose.

Fra tutti quelli che conosceva a Sunnydale non si sentiva simile a nessuno, tranne forse a Giles e a Willow per la loro infinita sete di sapere, ma lui era molto, MOLTO diverso da quei due.

 

Buffy lo aveva sempre trattato da idiota, ma perchè lui nella sua "idiozia" glielo permetteva...

Nonostante ciò sapeva di avere qualcosa in più di lei, Buffy sapeva picchiare, sapeva uccidere, ma era tutto lì.

Oltre alle sue performance da letto, non c'era molto di cui parlare con lei.

 

E lei da parte sua non immaginava neppure che Spike nelle sue notti solitarie, oltre a seguire "Passion" *quella soap che gli aveva marcito il cervello*, divorava libri di scienza e guardava documentari di vario tipo.

Aveva avuto la fortuna di incontrare Darwin nei salotti dell’epoca, e questo aveva lasciato dentro di lui un segno indelebile.

Darwin morì proprio in quell'anno, ma fece in tempo a trasmettergli una gran voglia di sapere.

 

Ed è proprio grazie alla sua voglia di sapere che molte volte non era cascato in trappole quasi perfette.

Tranne forse quella dell'Iniziativa...lì si era fatto sorprendere come un bambino.

 

Spike stava per muovere un altro passo ma si fermò, prima di fare il giro del piano di sopra volle cercare di capire il perchè di quell'odore, non riusciva a non pensarci, forse non era stata la sua immaginazione...

 

Era sicuramente una trappola.

 

quel fiore è un geranio molto raro

Non può essere una coincidenza, chi voleva confonderlo a tal modo?

 

Ok l'odore non si sentiva più, ma lui non era pazzo!

Lo aveva sentito...

 

Gli venne in mente che le formiche, che hanno come sistema rappresentazionale maggiormente sviluppato l'olfatto, possono essere ingannate se si scambia l'odore di formiche vive con quello di formiche morte.

In questo modo, le formiche tratteranno come cadaveri formiche vive.

 

E' questa la trappola

 

Non posso e NON DEVO pensare a LUI come se adesso potesse spuntare da quella stanza da un momento all’altro!

sempre che io abbia davvero sentito quell'odore

 

Spike allargò le narici ed inspirò profondamente

QUI NON C'E' NESSUN ODORE

 

che brutti scherzi può fare la mente...

mi sono fatto coinvolgere come un cretino, qui non c'è proprio nessun...

 

La sua mano strinse forte il pugnale fino a far sanguinare la sua mano, mentre le molecole odorose si adattavano esattamente nelle minuscole depressioni, proprio come una chiave si adatta alla sua serratura.

 

...