STANZE DI VITA QUOTIDIANA


Ambientata dopo Chosen e dopo Not Fade Away, e va oltre un futuro che (credo) non ci racconterà mai Joss Whedon. Non ho pensato a nessuna trama specifica. Ci sono solo loro. Angel e Buffy che si muovono nel tempo e ci raccontano il loro amore. Entreremo nella loro casa, nella loro stanza da letto, e ovunque loro ci permetteranno di entrare. Talvolta i tempi saranno sfumati e la linea temporale non seguirà un corso regolare. Per le situazioni di alcune scene e anche per il linguaggio questa è una storia vietata ai minori di diciotto anni (il solito NC17 insomma). Lettore avvisato, mezzo salvato. Questo primo preambolo non è un prologo vero e proprio e non so come definirlo, perché mi è venuto in mente dopo aver scritto il prologo e ho deciso di inserirlo per primo. Spero vi piacerà, qua non ci sono apocalissi, né profezie, né demoni, nulla di tutto questo. Ci sono solo un uomo e una donna che si amano


Prologo dell'epilogo? Epilogo del prologo? Non saprei dirlo.


Oppure è la storia infinita, che da sempre, rincorre concentricamente il tempo e lo spazio senza mai raggiungerlo …o forse è ancora la solita vecchia storia d'amore. Forse. Ma ci sono storie che non vogliono lasciarti e questa è La storia di un grande amore. Quasi una fiaba.


e come tutte le fiabe, comincia più o meno così, o forse è cosi che finisce? Decidete voi


Era una bellissima giornata di sole.


L'ideale per fare una bella gita al parco e loro, all'ultimo momento, avevano deciso di modificare quanto concordato la sera prima, con i bambini. Svegliandoli al mattino, avevano annunciato loro, il cambio di programma. Fra tazze di latte caldo e cereali, e dopo almeno due ore di allegra confusione, erano finalmente pronti per uscire di casa. "Ma quando torniamo a Santa Monica? dovevamo andarci oggi" chiese il più piccolo che ora stava in braccio al nonno. "Domani" rispose lui con pazienza "E mi farai fare ancora la capriola in acqua?". Lo fece volteggiare sulle sue braccia e il piccolo rise, aggrappandosi alle sue spalle "Le capriole possiamo farle tutte le volte che vuoi." Una voce alle loro spalle, interruppe il gioco, catturando la loro attenzione. Una deliziosa e riccioluta bambina di sei anni, li guardava con occhi severi e con il visetto imbronciato, mentre con le braccia incrociate sul petto, pestava i piedi per terra con fare minaccioso "Ma anche a santa Monica c'è il parco con il laghetto e c'è anche la giostra panoramica. Io voglio andare lì adesso, l'avevi promesso" Angel guardò verso il basso e rise nel vedere la determinazione di sua nipote. "E poi lei dice che non le assomiglia" pensò. "A santa Monica, ci andiamo domani. A te, che sei la più grande abbiamo anche spiegato il perché, ricordi?" Chinandosi, si piegò sulle gambe per farla salire sul suo ginocchio, mentre continuava a tenere in braccio l'altro. Un istante dopo sentì bussare sulla sua spalla, e vide una testolina bionda che chinandosi verso lui, gli dava un grosso bacio sulla guancia e da dietro gli buttava le braccia al collo. Poggiando sull'altro ginocchio il piccolo che teneva in braccio, decise definitivamente di sedersi per terra per fare posto al nuovo arrivato, e fu subito raggiunto da altri due bambini che corsero da lui chiedendogli "Possiamo portare anche le spade e le balestre?" e lui pensò che tutta la storia sull'aggressività, stimolata dalle armi giocattolo, fosse fortemente sopravaluta. "Certo che si." La più grande delle nipoti, non ancora del tutto convinta, decise che comunque si sarebbe divertita lo stesso, anche se non stavano andando sul molo di santa Monica. Con questi nonni, era sempre tutto molto divertente. "Allora cosa stiamo aspettando? Possiamo andare adesso?" Si, decisamente la piccola aveva carattere, anzi aveva proprio il suo carattere anche se lei continuava a negarlo. "Stiamo aspettando la nonna"


Ed eccola che arrivava. Lei scendeva le scale speditamente, e nonostante l'età avanzata, lui continuava a vederla bellissima ...e pareva furiosa adesso. Era adirata con lui?


"Buffy, tutto bene? perché ci hai messo tanto?"


"Il telefono"


"Qualcosa non va?"


"Tua figlia non va, ecco cosa non va"


"Ok, eri al telefono con … con chi?"


"Con chi? e lo chiedi?"


Lui annuì e sorrise. Per un attimo aveva pensato che fosse successo qualcosa di grave ad una delle loro figlie, ma si rasserenò subito vedendo il sorriso malizioso di Buffy. "Ohhh ma mi ha sentito, però. Con chi crede di parlare? Sono sua madre e…"


"Joyce" mormorò Angel, ridacchiando "Lo sai, lei è schietta …e dice sempre quello che pensa"


"E tu approvi, e la proteggi. La piccolina di casa" disse sorridendo, "Pensate di farcela a gestire la situazione, mamma? Avete a casa con voi, tutti i bambini insieme, sono cinque dopo tutto. Posso liberarmi per qualche ora" aggiunse Buffy, imitando alla perfezione la voce di Joyce, la loro figlia minore. Angel rise e guardò verso i bambini che divertiti ascoltavano la nonna. Buffy si chinò verso loro e ancora con quel sorriso malizioso sul viso, disse "Nonna Joyce pensa che io sia troppo vecchia per stare al parco con voi o per una giornata al mare tutti insieme. Voi che dite?" Gli occhi dei bambini brillarono di gioia, loro amavano stare nella grande casa dei bisnonni Angel e Buffy, con loro c'era sempre da divertirsi. Avevano anche coniato un nuovo termine, perché Buffy odiava la parola bisnonna e così a volte la chiamavano bisbuffy, ma lei non amava tanto neppure quel nome. "Anche nonno Liam e nonna Kathy pensano che voi siate troppo vecchi, per gestarci" disse il più piccolino, "gestirci, si dice gestirci" lo corresse pazientemente Angel. Buffy rise e lo prese in braccio, "Si lo so che lo pensano, ma almeno loro non lo dicono a voce alta" Angel cominciò a caricare il portabagagli di una delle loro auto, una capiente Station Wagon. Un ottimo fuoristrada per le loro gite, e che usavano solo quando tutta la famiglia era riunita. Sistemò con cura le biciclette dei bambini, i pattini, alcune palle e un infinità di altri giochi, che aveva scelto personalmente per loro. La borsa frigo con le bibite, la cassetta del pronto soccorso, la sdraio pieghevole per la nonna, alcuni libri di fiabe e un libro per lui. "Anche questo" gli disse Buffy, porgendogli un libro. No, porgendogli quel libro. Il Loro Libro. Lui si fermò ad osservarla, e non poté resistere. Abbracciandola, mormorò pianissimo "Ancora arrabbiata con Joyce?" lei scosse la testa, e posandogli un bacio veloce sulle labbra, rispose "Certo che no. Però ammettilo, a volte esagera. Pensa davvero, che dopo aver superato mille apocalissi, non siamo in grado di tenere a bada i nostri nipoti?" Lui le accarezzò il viso e le sorrise annuendo, "Perché hai preso il libro con te? Oggi ti va di scrivere?" - "Non lo so, forse oggi mi va solo di leggere" lei sorrise e lui la baciò ancora con dolcezza infinita, pensando a quanto bella fosse la donna, che ormai, amava, da più di una vita. "Anche questo" disse la nipote più grande e Angel rise staccandosi da Buffy "Non dirmi che non ti somiglia, usate anche le stesse parole" Buffy arricciò il naso in quella sua adorabile tipica smorfia e chinandosi verso la bimba disse "Questo no, amore. Oggi non stiamo andando al mare, lo sai. Ne abbiamo già parlato" La piccola stringeva un gigantesco delfino gonfiabile, che Angel le aveva regalato di recente e pareva decisa a non volerlo mollare, tanto facilmente. "Ma al parco c'è il laghetto, e…" - "No, fare il bagno in quel laghetto non è un opzione. Non di nuovo. L'ultima volta il custode del parco, stava per arrestarci tutti quanti" Angel la prese in braccio e Buffy non seppe mai cose le disse sottovoce, ma la bambina dimenticò preso il suo delfino ed entrando in auto si fece avvolgere dolcemente dalla cintura di sicurezza che Angel le legò in vita. Fece così anche con gli altri tre, mentre il piccolino non voleva saperne di stare nel sedile posteriore "Voglio stare davanti con voi, con nonna bisbuffy" Dopo alcune trattative segrete sussurrate sottovoce da Angel, il piccolo cedette e riuscirono a partire. "Uno giorno di questi, dovrai svelarmi il segreto, cosa dici sottovoce? perché funziona ogni volta." Angel le disse che dopo le avrebbe svelato le paroline magiche, poi voltandosi verso i bambini, Buffy fece finta di essere offesa "Non chiamatemi più con quel nome ridicolo" - "Possiamo chiamarti nonna?" - "Si tesoro, nonna va benissimo solo nonna …e basta" Angel attento alla guida, ogni tanto si voltava a guardarla "Una nonna speciale però …e bellissima" - "…e ancora con tutta la sua forza, o quasi. Una nonna dinamica, proprio come il nonno" continuò lei e aggiunse "Non vedo perché i bambini debbano stare con una babysitter, quando noi abbiamo così tanto tempo da dedicare loro." Angel era assolutamente d'accordo "Già! come potremmo perderci questa meraviglia? Abbasso le babysitter. Evviva i nonni" …e anche i bambini erano d'accordo, a giudicare dalle urla di gioia che arrivarono da dietro le loro spalle.


≈◦ ≈ ◦ ≈


"Vuoi che legga io?" chiese Angel, seduto all'ombra di un grande albero, con la sua Buffy accanto. Lei teneva in grembo il loro libro, un manoscritto che Angel aveva fatto rilegare in una pregiata copertina. Era il loro diario, stanze di vita quotidiana, come lo chiamavano loro, e dove entrambi, di tanto in tanto, scrivevano le loro emozioni, i loro pensieri, e soprattutto il loro amore. Angel spesso disegnava gli occhi di lei, quando vi catturava una luce particolare, o a volte solo perché amava ritrarre il suo volto. In quelle pagine, erano racchiuse le emozioni dei loro sessanta anni vissuti insieme. Quelle pagine parlavano di Angel e Buffy.


"No, oggi leggo io. Da dove vuoi che cominci?" - " Vediamo! La nascita di Liam e Kathy? Oppure quella di Joyce. Oppure la laurea di Connor e Dawn. Non saprei, Buffy. Ogni momento è stato unico e speciale, davvero non saprei da dove cominciare" Buffy guardava serena verso i nipoti che giocavano sul prato. Non erano tutti presenti, mancava qualcuno, ma poi il suo viso si illuminò ricordando cosa le avesse detto Angel solo il giorno prima "Sarà un bel macello quando arriveranno anche gli altri. Ma cosa c'è a casa nostra di così speciale?" rise pensando a quanto straordinaria fosse la loro famiglia …e chiassosa, anche. Straordinaria e chiassosa, almeno quando era tutti riuniti. "C'è forse il miele?" Angel sorrise, le piaceva che lei avesse associato la loro casa al miele, perché era proprio così per lui. Stare accanto a lei, per tutti questi anni, era stato come immergersi nel miele dolcissimo. Era amore.


"Connor e Dawn, tornano a casa la prossima settimana. Si sono stancati dell'Europa. Finalmente, perché mi sono mancati tantissimo. Allora, hai deciso da dove cominciare?"


Prima che lei potesse rispondere, la baciò teneramente e mormorò pianissimo sulle sue labbra "miele". La magia del loro amore era sempre lì, forte e puro come il primo giorno, in cui avevano scoperto di amarsi. Nulla era cambiato. Buffy aprì gli occhi e per un istante, si perse ancora negli occhi di Angel. "Si, so da dove cominciare. Dall'inizio. Da dove tutto è partito. Tutto iniziò da quella notte. Quella notte che cambiò, di nuovo e per sempre, la nostra vita."


Prologo


Era tornato. Una notte, lui era tornato da lei.


Una notte che sembrava identica a tutte le altre. Quella notte lei ricominciò a vivere.


Le notizie, che mesi prima, erano arrivate da Los Angeles, non avevano lasciato posto ad alcuna speranza. Tutti, nessuno escluso, non facevano altro che ripeterle, che nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad una apocalisse di quella portata, e lei annuiva, chiudendosi nei suoi silenzi, ingoiando la disperazione. Lunghe notti di solitudine ad annegare nella colpa e nel dolore. Aveva scoperto che Lui aveva chiesto il suo aiuto e lei non l'aveva neppure saputo. Fu Giles a dirle che Angel, poco prima della grande battaglia, aveva cercato di Buffy e invece l'Osservatore aveva preferito chiudere velocemente la comunicazione, negandogli il suo aiuto e tacendo con lei. Buffy aveva urlato, pianto e ancora urlato, e poi si era chiusa nel suo mutismo, isolandosi da tutti e convincendosi ogni giorno di più, che Angel fosse morto, solo come un cane, e credendo che anche lei lo avesse abbandonato al suo destino.


Era un dolore insopportabile.


Poi, una notte, aveva sentito bussare alla porta della sua stanza da letto, e il suo cuore per un attimo smise di battere, quando lo vide lì, di fronte a lei, in tutta la sua maestosa imponenza.


Quella notte cambiò, di nuovo e per sempre, la sua vita.


Lui era ferito, stanco, e febbricitante farneticava parole di sangue. Parlava di un drago, di morte e di fiamme e di come i suoi compagni morirono ad uno ad uno, proprio davanti a lui.


Raccontò di una luce e di come lo avesse avvolto, poco prima di morire lui stesso. E raccontò di come invece, il suo cuore cominciò a battere di nuovo. Era vivo. Lui Era Vivo.


Raccontò di averla cercata per giorni e giorni, fino a quando suo figlio non lo trovò, mentre vagava quasi pazzo, fra le macerie di Los Angeles.


Raccontò di come Connor lo sorreggeva e della paura che vide nei suoi occhi e ricordò le parole che aveva mormorato sottovoce a Connor "Buffy... devo trovarla, devo dirle che adesso può sentire il mio cuore battere" e ricordò che lui non voleva ascoltarlo "Chi diavolo è Buffy?, tu non vai da nessuna parte, adesso reggiti a me, siamo quasi arrivati…" e ricordò che tentò di lottare contro il dolore e contro Connor che non voleva lasciarlo andare. "Devo andare. Sono umano adesso. Posso respirare, devo andare. Io devo andare da lei. Ora. Respiro… sto respirando" e raccontò ancora, con un sorriso luminoso, di quanto testardo fosse suo figlio, e le ultime parole che sentì da lui, prima di svenire fra le sue braccia "Chiunque sia questa Buffy, sono sicuro che può aspettare! Tu adesso farai una bella gita al pronto soccorso!"


Raccontò di quando si risvegliò dall'incoscienza, nel suo letto d'ospedale, dove lottava contro i medici che non gli permettevano di alzarsi. Raccontò di come avesse supplicato Connor di cercare in ogni angolo del mondo e di contattare ogni informatore che conosceva, per ritrovare lei. "Buffy, lei si chiama Buffy. È la cacciatrice, nel mondo demoniaco il suo nome fa paura. Avanti Connor, non dovresti aver difficoltà nello scoprire dove vive adesso. Devi solo spingere un po' più forte. Minacciali di morte violenta e dì loro che sei il figlio di Angelus, di solito funziona" e poi ricadeva nel sonno farmacologico dei potenti sedativi che gli somministravano e che lo inchiodavano a quel letto maledetto.


Raccontò, con una nota d'orgoglio, che suo figlio era un ragazzo sveglio e che non appena capì chi fosse Buffy, aveva rintracciato subito Faith, che senza esitazione gli aveva dato l'indirizzo della casa di un certo Rupert Giles. "Siamo tutti qui a Cleveland, non so per quanto tempo ancora. Buffy non ci resterà a lungo, devi dire al ragazzone di darsi una smossa, prima che la principessa impazzisca. Parlo sul serio Connor, lei lo crede morto. Tutti noi l'abbiamo creduto morto" e Connor, finalmente, si era presentato di nuovo al suo capezzale e con un largo sorriso gli aveva dato la buona notizia. "So dove è la tua ragazza …e dimmi che sono stato bravo".


Raccontò di come lui, seppur con riluttanza, lo avesse aiutato ad alzarsi e a vestirsi e lo avesse aiutato ad eludere la sorveglianza dell'infermiere che sembrava un peso massimo, e che stava proprio lì, davanti alla reception. "Non ti reggi neppure in piedi, ma ok.. so che devi andare"


Raccontò la sua eterna gratitudine per questo figlio, che aiutandolo, nonostante fosse preoccupato per lui, gli stava dicendo che lo amava.


"Avevo capito che la ragazza cane non era una cosa seria, Angel. Mi faceva un po' strano, questa cosa che facevate sesso in certe notti, mentre lei ululava alla luna piena. Era la sua parte lupesca che ti attraeva. Sai come è, no? I peli volano..."


Raccontò di come risero insieme, mentre lo aiutava a salire sul taxi e Angel raccontò a Buffy, anche di come suo figlio divenne improvvisamente serio mentre, consegnandogli delle scatole di antidolorifici, che aveva trafugato dall'infermeria, gli diceva "Non fare cazzate questa volta, Angel. Credo che lei abbia bisogno di te. Buffy pensa che tu sia morto e siccome l'ho creduto anche io, finché non ti ho trovato sanguinante in quel vicolo, posso dire di sapere cosa si prova. È una cosa terribile, sapere che una persona che ami, ti ha lasciato per sempre, è un dolore senza fine. Ho chiesto a Faith di non dire ancora nulla, ma lei ha detto che Buffy non sta bene. Avete entrambi bisogno l'uno dell'altro. Beh io non conosco Buffy, ma fra le zanne di Darla e i peli di Nina, pensò che lei sia meglio di…" Aveva poi taciuto, impietosito dallo sguardo sofferente del padre e abbracciandolo si fece promettere di avvertirlo non appena arrivava a Cleveland. "Dovrei anche studiare, fra le altre cose, non posso passare tutto il tempo a salvare mio padre" e poi si era dileguato nella notte con un sorriso stampato sul viso. Ma prima di svoltare in un vicolo, aveva urlato "Chiamami appena arrivi"


Capitolo uno


Erano passati dei mesi, da quella notte. Giles, con riluttanza, gli aveva offerto il suo divano. Lei lo aveva curato, lo aveva amato, e lo aveva protetto dall'ostilità dei suoi amici. Lo aveva soprattutto amato. Passava delle ore intere a sentire il suo cuore battere. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, quando il sole del mattino illuminava il suo profilo. E quando sentiva il calore della sua pelle, impazziva di gioia.


Trascorrevano giornate intere fuori casa a fare niente, solo per il gusto di stare l'uno accanto all'altro, mano nella mano e non smettevano mai di guardarsi, con la stessa identica intensità delle loro prime volte.


Lui adorava portarla a pranzo fuori, non amava condividere il loro tempo insieme, con gli altri abitanti della casa, che continuavano a guardarlo con ostilità. Lei amava vederlo mangiare e amava vedere il suo stupore, ogni volta che gli proponeva un nuovo cibo e un nuovo sapore.


Ma Angel assicurava, che il gusto delle sue labbra, era qualcosa di straordinario e che nulla era cambiato rispetto a quanto lui ricordasse. Il sapore dei baci di lei, erano la cosa più dolce che avesse mai assaggiato. Miele.


Non era raro, che all'alba scappassero da quella casa, per correre a vedere il sorgere del sole, e allora facevano l'amore sul prato, inondati dalla luce chiara del nuovo giorno. Ogni cosa per lui era nuova, e sembrava un bambino, quando le cose più semplici lo stupivano e lo rendevano felice, commuovendolo fino alle lacrime.


Quando la città cominciava a svegliarsi, dopo aver fatto l'amore per ore, allora andavano a far colazione insieme e spesso non rientravano che al tramonto, per ritrovare, purtroppo, ancora i silenzi e le ostilità mal celate di chi non comprendeva o non voleva comprendere, la loro gioia. Ma a loro non importava. Mai e poi mai si sarebbero separati adesso.


Per quanto gli altri tentassero.


Capitava infatti, che tal volta, Buffy dovesse assentarsi per qualche ora, perché magari Giles chiedeva di indagare su qualche demone e chiedesse ad Andrew di accompagnarla, lasciando Angel fuori dalle ricerche. Ma quasi subito, lei comprese che erano solo dei maldestri tentativi per tenerla lontana da lui. Così, una volta che Giles le affidò l'ennesimo importante compito, lei aveva risposto "Ritiene che Angel non sia adatto per questa ricerca? devo ricordargli cosa ha fatto negli ultimi cinque anni a Los Angeles? o pensa che Andrew possa essere più esperto di Angel?" e così smisero di tentare e cominciarono a sperare nell'imminente partenza di Angel.


"Lui parte sempre" diceva Xander, "quando pensa di averne abbastanza, lui va via, e noi saremmo ancora qui a raccogliere i cocci, di ciò che resta di Buffy"


Dawn e Willow non erano così dure nel giudicarlo, soprattutto Dawn che in fondo aveva voluto bene ad Angel ai tempi di Sunnydale e rimproverava Xander per i suoi commenti caustici "Lui è umano adesso, non ha alcun motivo per andar via e Buffy sembra felice"


Dawn aveva anche parlato con Angel privatamente, minacciandolo di ucciderlo all'istante se solo avesse provato a fare del male a sua sorella. "Lo so che la ami, Angel. Ma non provare a sparire di nuovo, non provarci nemmeno, perché se accadesse dovrai vedertela con me" Angel l'aveva rassicurata e apprezzava comunque la sua sincerità. "Non accadrà nulla di tutto questo, piccola. Tutto ciò che voglio, tutto ciò che ho sempre voluto, è poter stare accanto a lei" Poi Dawn l'aveva abbracciato dicendogli che per quanto riguardava lei, era tutto ok e gli disse anche che era contenta che lui fosse tornato nella loro vita "Mi fido di te, Angel" si fidava di lui e Angel, commosso ricambio l'abbraccio giurando a sé stesso che non l'avrebbe delusa. Poi lei aveva chiesto di Connor "Ma davvero hai un figlio della mia età?" e lui rispose a tutte le sue domande con pazienza infinita "…e dimmi, è carino almeno? Quando c'è lo farai conoscere?"


Se con Dawn le cose andavano meglio, con gli altri era una lotta continua tutti i giorni, ed Angel alla fine vi aveva rinunciato. Almeno per ora. La stanchezza emotiva degli ultimi mesi, aveva messo a dura prova la sua tempra e non aveva le forze per combattere tutto quell'odio. Ma sapeva che non poteva permettere che qualcosa offuscasse la loro felicità. Quelle persone erano importanti per Buffy e lui non voleva essere la causa di una possibile irreparabile rottura. Buffy lo rassicurò dicendogli che fra loro le cose non andavano bene da molto tempo ormai. Permaneva una qualche forma di affetto, certo, ma dopo il ritorno dalla sua morte, le cose non erano mai più andate a posto. Non era colpa di nessuno, le cose erano semplicemente andate troppo in là e lei non avrebbe certo rinunciato alla sua felicità per far tacere le loro paure.


Dopo le prime settimane, avevano cominciato a fare progetti per il futuro, da prima cautamente, come aveva suggerito Angel, e poi sempre con maggiori certezze e maggior convinzione. La precarietà delle loro vite, stava diventando insopportabile ed erano stanchi di amarsi di nascosto, e solo quando erano certi che nessuno li vedesse.


Non che non trovassero il modo comunque.

Si amavano ovunque fosse possibile. Contro le piastrelle del bagno, quando lui cominciava ad accarezzarla con desiderio carico di aspettative. Lei gli aveva chiesto di aiutarla a chiudere la zip del suo elegante abito da sera, mostrando le spalle nude. Angel provò ad ingoiare la voglia che aveva di lei, nel vano tentativo di relegarla in un angolo della sua mente. Con forza, tentò di ignorare il suo profumo e cercò di non sentire Willow e Kennedy che da basso, li chiamavano a gran voce, dicendo che erano in ritardo per la cena, in quel ristorante di lusso. Anni e anni passati a perfezionare l'autocontrollo, e ora falliva miseramente, davanti all'oro setoso dei suoi capelli e del profumo della sua pelle abbronzata. La cerniera fu presto dimenticata e non solo quella. Tutto il resto del mondo divenne sfocato, fino a sparire del tutto. Il corpetto abbassato, ricadde sui fianchi di lei. La prese da dietro, baciandole la schiena nuda e stringendo, fra le mani chiuse a coppa, i sui seni turgidi ed esposti al suo sguardo. La spinse contro il lavabo e attraverso lo specchio, poté vedere i suoi occhi annebbiati di desiderio e sentì il suo ventre incurvarsi verso lui, per riceverlo meglio e per assecondare le sue spinte. Poggiando la guancia sulla sua, la baciò delicatamente, fu solo un attimo però e la dolcezza lasciò il posto alla furia dei sensi. Mentre i loro movimenti diventavano frenetici, mordicchiò voracemente la spalla e il suo collo, e lei cadde con il capo reclinato in avanti, nel momento dell'estasi.


Una volta fu in cucina, poco prima dell'alba, dopo una notte insonne passata sul divano di Giles. Quella volta era stata lei a cedere alla passione. Era bastato un lieve e casuale tocco sul suo braccio, e lei gli aveva strappato di dosso la camicia, baciando e accarezzando il suo petto. Lui l'aveva presa, sollevandola da terra e spingendo il suo corpo contro il frigorifero, e in pochi secondi era dentro lei, mentre ansimava sul suo seno, urlando il suo nome. Quella volta, poco ci mancò che non li scoprisse Xander, quando arrivò con le ciambelle calde.


Una altra volta invece, fu contro una lapide di un cimitero, durante una ronda. Parlavano della loro casa nuova e di come il lavoro andasse a rilento, ritardando i tempi per la consegna. Lui le disse del loro letto, gigantesco e maestoso, che aveva ordinato dall'Europa e del bagno adiacente alla loro camera, grande quando la hall di hotel di lusso e dell'immensa vasca con idromassaggio. Intanto, mentre parlava, aveva già scoperto i suoi seni e li baciava con devozione, succhiando alacremente un capezzolo, mentre con l'altra mano palpeggiava disperatamente l'altro seno. Lei, seduta a cavalcioni sulle sue gambe, febbrilmente gli slacciava la cintura dei pantaloni, per scoprire la sua erezione viva e pulsante, mentre le loro bocche affamate si univano, dando il via ad una danza di lingue che si inseguivano in un dolce duello, anticipando e imitando l'atto stesso della penetrazione.


Ogni volta, era come la loro prima volta. Pura e stravolgente felicità. Si ubriacavano di felicità e contro le più nefaste previsioni, questa volta durava ben più che un fugace e solitario attimo.


Questa volta era per sempre.


Oramai questa situazione di precarietà abitativa, andava avanti da mesi ed erano arrivati al punto di pensare di prendere una camera in affitto in qualche motel. Ma Cleveland non offriva molto e Angel non voleva assolutamente che lei dormisse, neanche per una sola notte, in quelle stanze squallide. Così, si ritrovarono spesso, a dover fare in conti con la nuova realtà delle cose. Erano ospiti di Giles e lui non aveva affatto offerto ad Angel una sistemazione permanente, adducendo come scusa che la casa non era poi così grande e che loro erano già in tanti. Entrambi, sia Angel che Buffy, sapevano che erano solo delle giustificazioni, false e ipocrite. In realtà, nessuno dei suoi amici, vedevano di buon occhio il ritorno di Angel e non facevano nulla per nasconderlo. Buffy aveva urlato a Giles che se per Angel, nonostante avesse bisogno di assoluto riposo e di tranquillità, non vi era che un divano, allora quel divano sarebbe diventato il loro letto. "Non crederà che io lo lasci da solo, vero? Non ci speri e la smetta di fingere che le importa di me, perché sono stanca di tutta questa ipocrisia."


Solamente Faith aveva sbottato una volta, per dare man forte a Buffy, dicendo che Angel aveva bisogno di una sistemazione meno precaria, visto anche il suo stato di salute, ma il livore con cui rispose Xander, la convinse che evidentemente non lo volevano lì e che lo sopportavano a mala pena, e solo per rispetto verso Buffy. Faith aveva anche offerto la sua stanza, che Angel rifiutò, pur ringraziandola. Se il padrone di casa non lo voleva lì, non poteva certo imporre la sua presenza, almeno non per molto tempo.


"No, Faith. Ti ringrazio, ma no, non posso accettare. Se per questo sarei rimasto in camera con Buffy, ma hai sentito anche tu, no? Giles non era d'accordo e ne io ne Buffy vogliamo sentire storie. Sono suo ospite e devo attenermi alle sue regole" e aggiunse sorridendo "Giustamente"


Faith gli rise in faccia "Stronzate, queste sono solo un mucchio di stronzate. Mi pare che siete entrambi maggiorenni da non dover chiedere il permesso a nessuno" - "Faith, per favore!". Lei si era infervorata nel difenderlo e aveva i suoi buoni motivi. Voleva bene sinceramente ad Angel ed era convintissima che non meritasse tutta quella freddezza, ma la sua rabbia aveva anche un'altra origine. Ci stava male per Angel, perché rivedeva in quella ostilità, la stessa che riservavano anche a lei e questo faceva male più di quanto non fosse disposta ad ammettere. Ma Angel la conosceva bene e non voleva alimentare altri conflitti "Non è così semplice, Faith e dobbiamo imparare a mediare, credimi. Alla fine ne esci fuori più forte" Lei annuì ma a differenza di Angel non era disposta a sopportare. Sapeva che questa rabbia era la sua forza e anche la sua debolezza. "Guarda, lo so che è come dici tu. E loro sono anche delle persone ok. Soprattutto Giles, ma non mi va giù quest'aria da superiorità morale che sfoderano ogni volta e non mi piace quando ti guardano con la puzza sotto il naso. Per fortuna almeno B. è cambiata, perché anni fa pure lei era un po' miss perfettina" - "No, non è vero, Faith. Anni fa eri tu ad essere fuori rotta, non dimenticarlo. Comunque ho capito cosa vuoi dire, non preoccuparti per me. Non è nulla che io non possa gestire. Ho affrontato cose peggiori"


Quando cominciò a stare meglio e a non aver più bisogno dei sedativi, e quando si rese conto di non avere sufficiente forza emotiva per combattere tanta ostilità, disse a Buffy che forse era meglio se tornava a Los Angeles, in attesa di una sistemazione migliore. Lei si era opposta con forza ed Angel aveva ceduto subito, anche lui non voleva allontanarsi da lei troppo a lungo. Allora propose di trasferirsi in un motel, si sarebbero visti tutti i giorni, ma non avrebbe occupato ancora il divano di Giles. "NO" aveva urlato lei, "No, Angel. Se qui non c'è posto per te, allora non c'è posto neppure per me"


Fu allora che decisero di acquistare una casa tutta per loro. Si aggrapparono a quell' idea come fosse una scialuppa di salvataggio. Il loro futuro insieme cominciava a prendere una forma vera e reale. Una casa insieme. La loro casa. Sarebbe stata la loro fortezza, il loro rifugio. Buffy la volle lontana da Cleveland e da tutte le possibili bocche dell'inferno. Erano già stati in quel luogo e non volevano tornarci mai più. Le loro vite, negli anni della lontananza forzata, non erano state altro che questo. Inferno puro e semplice. Letteralmente.


Nelle ore in cui stavano fuori casa, oltre a fare all'amore e poi fare all'amore e ancora fare all'amore, ritagliarono anche del tempo per raccontarsi i loro anni di separazione. Non che vi fosse nulla da confessare o da farsi perdonare, non era questo il motivo che li spinse a colmare il divario, di ciò che ignoravano l'uno dell'altro. Volevano semplicemente scambiarsi esperienze di vita, attraverso cui era passati entrambi e che forse gli aveva cambiati. Scoprirono anche, che in fondo, nonostante fossero stati lontani e per quanto fossero diversi rispetto ai loro primi anni insieme, in realtà il loro amore era puro e immutabile. Resistente al tempo e allo spazio.


Ovunque le loro vite gli avesse portati, e per quanto lontani si fossero spinti, loro non avevano mai smesso di amarsi. Scoprirono anche che le esperienze vissute da entrambi era molto simili fra loro, quasi speculari, ma questo non li stupì affatto. Sapevano da sempre, di essere complementari l'uno verso l'altro. Lo sapevano in modo intuitivo, non certo razionalmente.


Angel raccontò di Darla, di Cordelia, di Nina …e di disperazione e solitudine infinita


Buffy raccontò di Parker, di Riley, di Spike …e di disperazione e solitudine infinita


Avevano tentato di vivere. Entrambi avevano cercato di andare avanti, di dimenticarsi l'uno dell'altro, cercando calore in letti a cui non appartenevano. Di quegli anni, ora restava solo qualche nome, che sbiadiva davanti alla grandezza del loro amore. Nessuno dei due rinnegò le proprie scelte passate o le persone che avevano tentato di amare, ingannando non loro, ma soprattutto se stessi. Nessuno dei due accusò l'altro di aver tradito o di aver fatto delle scelte sbagliate, confondendo, talvolta, amicizia e affetto o tal'altra, scambiando sesso per amore. Avevano creduto di amare altri amori, ma l'amicizia e il sesso non avevano nulla a che sparire con l'amore che condividevano l'un l'altro. Il loro amore era anche amicizia profonda, era anche perfetta intesa sessuale, ma allo stesso tempo trascendeva la semplice somma delle singole parti. Il loro amore era altro. Loro, nello stare insieme, non era spinti da personali bisogni egoistici da soddisfare, se così fosse stato, avrebbero trovato in altri ciò che cercavano. Seppero dare ad ognuno di loro il giusto nome. Disperazione. Solitudine. Disillusione.


Avevano tentato di ricreare la magia del loro amore, cercandolo in altri volti, ma ogni volta avevano fallito. Perché la perfezione non si può clonare. L'unicità non si può duplicare.


Loro non potevano essere felici con nessun altro. Solo insieme si sentiva totalmente appagati. Solo insieme vivevano uno stato di assoluta completezza.


Capitolo due


Nel silenzio del soggiorno di Giles, Buffy non riusciva a dormire e stanotte la situazione era anche peggio. Non erano soli. Erano arrivate delle nuove cacciatrici che avevano invaso casa e Faith, Andrew, Xander, Dawn, Willow e Kennedy avevano dovuto offrire le loro camere, in attesa di una nuova sistemazione. Ora dormivano nei loro sacchi a pelo, proprio lì sul pavimento, a pochi passi da loro.


Ore prima, Giles aveva chiesto di fare delle ricerche su una nuova minaccia e loro erano stati in giro ad ispezionare la zona, ma con scarsi risultati. Angel le aveva rivelato che nonostante adesso fosse completamente umano, non aveva perso i suoi poteri e la sua forza. Un regalo delle "Forze dell'Essere" pensò. Forse per scongiurare un suo possibile rifiuto, così come aveva fatto in passato, quando per proteggere lei, aveva rinunciato alla sua mortalità. Ma non lo disse a Buffy, ora non aveva più senso raccontarle di quel giorno di tanti anni fa, di cui solo lui conservava il ricordo. Ne avrebbe certamente parlato con lei, ma non ora.


Così erano rientrati per dire a Giles che non avevano trovato nulla di insolito nella zona e avevano trovato le nuove cacciatrici che avevano subito adocchiato Angel con sguardi che a Buffy non piacevano affatto.


"Dobbiamo accelerare i tempi di consegna per la nostra casa, qua non possiamo più stare" disse ad Angel con veemenza e lui le sorrise accarezzandole il viso, mentre la rassicurava per l'invadenza delle nuove arrivate. "Presto, forse anche domani stesso". Lei aveva sgranato gli occhi per lo stupore, cambiando subito umore "Domani? Dio, ma è bellissimo, Angel. Non mi piace come ti guardano quelle lì". Lui aveva riso e l'aveva abbracciata, baciandole la sommità del capo "Sono poco più che bambine, Buffy." Lei lo aveva colpito con un leggero pugno sul petto, facendolo indietreggiare "Appunto, adolescenti con gli ormoni che vanno a ruota libera" disse, mettendo su il broncio. Ma fu sufficiente che lui la baciasse per dimenticare tutto il resto del mondo.


Fu Giles che schiarendosi la voce con un colpo di tosse, interruppe il loro bacio e il suo sguardo severo, ricordò loro che non erano soli. Angel si staccò subito con evidente imbarazzo e Buffy si affrettò nel dire qualcosa per porre fine al suo disagio.


"Giles, oh si, scusi, noi non abbiamo sentito che era qui. Quando sono arrivate le ragazze?"


"Sì, naturalmente" la rassicurò rapidamente Giles. "Le ragazze? Hanno causato un po' di trambusto... sono arrivare poco fa, volevo che tu le vedessi prima di inviarle a Faith".


"Bene! farò loro il discorsetto di rito prima che inizino l'addestramento"


Con cura Giles segnò la pagina nel suo libro per ricordare dove era arrivato nella lettura e lo chiuse, mentre si sedeva in cucina di fronte a loro, guardandoli con preoccupazione. Da quando Angel era tornato, Buffy era decisamente più serena, per quanto potesse vedere lui almeno, e probabilmente era anche felice, ma ogni volta che Angel era stato intorno a lei, la felicità durava ben poco e non voleva che Buffy soffrisse di nuovo a causa sua. A lei non aveva detto niente, perché quando si trattava di Angel, Buffy lasciava da parte la razionalità e non voleva sentire ragioni. I loro rapporti si erano inclinati notevolmente, quando aveva confessato che Angel aveva chiesto aiuto e lui lo aveva ignorato e peggio ancora, aveva taciuto con lei. Giles aveva smesso da tempo di essere la sua figura di riferimento, ma aveva aperto comunque la sua casa ad Angel, per amore di Buffy e forse per farsi perdonare certi suoi comportamenti, non proprio cristallini. Ma questo non significava che la sistemazione offerta, dovesse essere anche comoda. Voleva che fosse chiaro, che era solo una sistemazione temporanea e che non appena fosse stato bene, doveva andar via, per il bene di tutti.


"Ora che abbiamo risolto le questioni pratiche, dimmi, hai avuto fortuna con la caccia?"


Buffy scosse la testa come si appoggiò contro la spalla di Angel, all'improvviso si sentì esausta. "No. Nessuno sa niente, nessuno ha visto niente e noi non abbiamo notato nulla di anomalo."


Rabbrividì per l'insensibilità di Giles che trattava Angel come se non fosse presente nella stanza insieme a loro, ben conoscendo quanto questo lo facesse soffrire. Lui era redento. I suoi peccati erano stati lavati. Lo avevano sancito le "Forze dell'Essere" concedendogli la sua meritata Shanshu, ma per Giles, pareva che questo non contasse nulla. Per Giles, per Xander e in misura minore anche per Willow che più di una volta era stata in silenzio, di fronte ai commenti taglienti di Kennedy. Pure lei pareva odiare Angel, e non lo conosceva neppure.


I primi giorni Angel aveva subito in silenzio, ma non passò molto tempo, quando cominciò a mettere in chiaro la sua posizione. Lui era tornato per Buffy. Buffy aveva detto un "Si" forte e chiaro. Fine della storia. Se tutti gli altri non erano d'accordo con questa decisione, non era affar loro. Aveva accettato l'ospitalità di Giles, ringraziandolo per la sua disponibilità, sapendo quanto gli costasse aprire la sua casa a lui e gli fu sinceramente grato per questo. Lo rassicurò dicendogli che non sarebbero rimasti lì a lungo, ma con fermezza, lo pregò anche di non interferire oltre, né nella sua vita, né in quella di Buffy. E così era stato. Si era dato da fare per cercare una casa in California, perché era lì che Buffy voleva tornare. A lui non importava il dove, ciò che contava, era il fatto che loro potessero vivere la loro vita insieme, con o senza l'applauso del pubblico, che si ostinava ancora a mettere ostacoli.


Il loro silenzi, gli sguardi furtivi di Xander carichi di astio, l'apparente indifferenza di Willow, il sarcasmo di Kennedy, erano i segni evidenti del fatto che disapprovavano la loro unione. Ma a loro non importava. Non più.


Così, poche settimane dopo il suo ritorno, e non appena fu in grado di stare di nuovo in piedi sulle proprio gambe, aveva preso contatti con Connor e si era fatto mandare una lista dettagliata di tutte le offerte per l'acquisto di una nuova casa. Buffy aveva scelto una villa, alla periferia di Los Angeles, dopo aver sentito la descrizione di Connor e dopo averlo pregato di inviarle delle foto. Connor aveva fatto molto di più. La ragazza di suo padre era simpaticissima e quel suo rendersi disponibile nell'aiutarla, era il suo personalissimo modo, per farle sapere che non vedeva l'ora di conoscerla dal vivo e non solo per telefono o via mail. Quindi aveva fatto dei filmini delle varie ville in vendita, riprendendo dettagliatamente, sia gli interni come gli esterni e aveva poi inviato a Buffy. Lei aveva scelto quella immersa nel verde e soleggiata per buona parte del giorno. Così avevano dato il via ai lavori di ristrutturazione, di cui Angel si occupava personalmente.


Ogni tanto lui si recava a Los Angeles per seguire l'avanzamento dei lavori, ma prima del tramonto era di nuovo di ritorno, perché entrambi, volevano stare lontani il meno possibile.


Ed ora era quasi pronta, o almeno alcune parti erano già abitabili, il resto lo avrebbe sistemato Buffy al suo arrivo, compresi alcuni mobili che ancora dovevano essere consegnati. A quel punto, vista la nuova situazione e vista l'invasione delle ultime ragazze arrivate oggi, avrebbero preferito dormire anche per terra, ma nella loro nuova casa. Soli.


Così, molto probabilmente, questa notte era l'ultima che avrebbero passato sul divano di Giles.


"Angel gli darà altri particolari sulla nostra caccia di poc'anzi, Giles. Io vado a fare il discorsetto sul sacro dovere e bla… bla… bla… alle ragazze e poi preparo una valigia con le nostre cose, domani si parte! Quel divano cominciava a darmi sui nervi!"


Un bacio veloce a fior di labbra ad Angel e volò in soggiorno ad affrontare un esercito di adolescenti che sbirciando verso la cucina, sbavavano senza ritegno, facendo dei commenti coloriti, mentre indicavano quel fusto alto e moro che era bello come un dio greco.


"Bene ragazze, io sono Buffy Anne Summers. Buffy l'ammazzavampiri" cominciò, "e non c'è bisogno di storcere il collo verso la cucina, risparmiate le vostre energie per il compito che vi attende. Volete sapere chi è quel ragazzo? È presto detto! Non appena fui attivata come cacciatrice, esattamente come voi oggi, quel ragazzo fu il mio primo alleato, fu lui il primo ad assistere alla mia chiamata. Quel ragazzo, seppe di me, anche prima del Signor Giles, di Xander e di Willow, e quel ragazzo, allora come oggi, è il mio ragazzo. Bene, detto questo, è importante che voi sappiate da subito che si tratta sempre e solo di potere. È sempre tutto centrato sul potere. La lotta consiste in questo. Il Potere. C'è chi lo ha e chi invece no!"


Angel aveva sentito tutto ovviamente e si sforzò di non ridere davanti a Giles che era decisamente a disagio. Amava la gelosia possessiva di Buffy, amava il suo umorismo e amava che lei ricordasse le circostanze in cui l'aveva vista per la prima volta. Lui era stato il primo a sapere che Buffy era la nuova cacciatrice e sapeva anche che questo infastidiva Giles, più di quanto lui non volesse ammettere con sè stesso. Gli dispiaceva enormemente che Giles lo vedesse ancora come un potenziale pericolo per Buffy e tentò di rompere il silenzio imbarazzante, più per rispetto verso Giles che per se stesso. Lui, con il silenzio andava d'accordo, era un suo vecchio amico.


"Come ha detto Buffy, fuori non c'è nulla che indichi l'arrivo di questo demone, Giles. Forse i suoi informatori si sono sbagliati o forse il demone ha cambiato idea ed è andato via, ma le assicurò che il mondo non sta per finire. La fuori è davvero tutto molto tranquillo"


"Non so, spero che sia come dite voi, ma dobbiamo comunque tenere gli occhi aperti" rispose Giles, ignorando volutamente, che Buffy poco prima aveva detto che loro erano in partenza.


Come avesse intuito i suoi pensieri, Angel lo volle rassicurare. "Anche senza di noi, siete in grado di far fronte ad un singolo demone. Per quanto forte possa essere, avete tutte le risorse necessarie per contrattaccare. C'è Faith. C'è Kennedy …e Willow con la sua magia, e…"


"Oh! Si!, certo, certo…" si affrettò a dire Giles ed Angel ebbe il sospetto che in fondo lui sapesse che non c'era nessuna reale minaccia. "Quindi, avete deciso di partite domani! Mi pare un po' affrettato, sei appena tornato.. dovreste…"


"Continuare a dormire sul suo divano?" Angel aveva sollevato un po' la voce quasi senza rendersene conto "Non crede anche lei, che Buffy meriti qualcosa di più?"


Giles ricordò ad Angel che Buffy aveva tutto quanto servisse per vivere più che decorosamente e nella sua casa, lei aveva ritagliato i suoi spazi. Ricordò anche ad Angel, che lui le aveva offerto una delle stanze più belle, quando si erano trasferiti lì da Sunnydale e lei l'aveva accettata con gioia. Ma da quando lui era tornato, aveva preferito dormire sul divano, cedendo la sua camera a Xander e Andrew. "Non sono certo io che la costringo a dormire su un divano"


Buffy entrando in cucina, aveva sentito l'ultima frase di Giles e a giudicare dallo sguardo scuro di Angel, la conversazione non doveva essere tanto amichevole.


"Sono troppo stanca per pensare." Buffy lottò per non chiudere le palpebre che sentiva incredibilmente pesanti, ma sapeva che era una battaglia persa. "Ho bisogno di ricaricare le batterie. Non le dispiacerà se per stanotte ho chiesto agli altri di cedere le loro camere alle nuove arrivate, non mi va di dormire in una stanza piena di ragazzine."


Giles le sorrise paternamente dicendole " Buffy, credo che dovremmo parlare prima di…"


Improvvisamente Angel si chinò verso Buffy e la sollevò tra le braccia. "Parlare? Forse più tardi. Magari domani. A dormire, adesso" disse con fermezza. "Buona notte, Giles."


"Sì, beh, buona notte" borbottò l'Osservatore vedendoli andar via.


Giles rimase solo in cucina per qualche minuto, preoccupato per gli ultimi recenti sviluppi. Buffy stava per lasciare la sua casa e forse anche la lotta e questo non gli piaceva per nulla. Come sempre, Buffy era concentrata solo su Angel. Lo amava, non vi era alcun dubbio su questo, non dopo tutti questi anni, e comunque Angel era pur sempre meglio di quell'altro vampiro. Giles sorrise amaramente per il paragone. Angel non era più un vampiro e notò come tendesse a dimenticare questo non tanto piccolo e non tanto insignificante particolare. No, l'uomo che dormiva nel suo divano, abbracciato alla sua cacciatrice, era umano adesso, ma lui aveva comunque ancora difficoltà a fidarsi di lui. In passato, la loro unione non aveva portato altro che lacrime per ognuno di loro e se anche questa volta, le cose fossero andate male, alla fine Buffy avrebbe dovuto affrontare le conseguenze e lui voleva risparmiarle altro dolore. Come suo Osservatore, o almeno come ex Osservatore, Giles doveva tenere gli occhi ben fissi sull'orizzonte. Poteva vedere il dolore che l'attendeva, se le cose fossero andate troppo oltre.


Capitolo tre


Buffy pensò che si sarebbe addormentata nel momento stesso in cui la sua testa toccava il cuscino, ma per una qualche ragione, ogni minuto che passava, il suo cervello stanco si risvegliava ancora di più.


Forse per colpa del divano, che non era stato progettato per ospitare due persone, soprattutto quando una delle due aveva le dimensioni di Angel. Oppure poteva essere per la presenza delle altre sei persone nella stanza. Sapeva che Willow parlava nel sonno, aveva sentito il repertorio della strega, per la maggior parte del tempo in cui aveva dormito con lei nel dormitorio, quando erano al college. Ricordò a se stessa di averla sopportata per almeno due semestri. Poi c’era il fastidioso russare di Dawn e non aveva alcun dubbio che avrebbe svegliato mezzo quartiere e i tentativi inconsci di Xander di prendere a pugni il cuscino, avrebbero potuto procurargli delle fratture alla mano, se continuava a colpire il pavimento di legno duro, ancora una volta. Ridacchiò al pensiero. Infondo se lo meritava, non le piaceva affatto il tono con cui si rivolgeva ad Angel. Tutti quanti loro, con la sola eccezione di Faith e Dawn, avevano mostrato ostilità verso l’uomo che amava, senza neppure ascoltare le sue ragioni, senza conoscere tutta la storia. Lo avevano condannato a priori, solo perché era Angel e questo la riempiva di amarezza.


Normalmente la sensazione del corpo di Angel avvolto intorno lei, sarebbe stata sufficiente ad eliminare i brutti pensieri, ma non in questa notte. Anche Angel non era tranquillo. Il colloquio con Giles doveva averlo ferito, come sempre e come sempre teneva tutto dentro. Riusciva a sentire la tensione canticchiando lungo tutto il suo corpo, e sentiva come la trasmetteva a lei e lei poi, la rifletteva di nuovo su di lui.


Passò la mano lungo il braccio che la stringeva con forza contro il suo petto, sorridendo un po' quando sentì il calore della sua pelle.


"Angel?" sussurrò.


"Mmm" mormorò lui, nella parte posteriore del suo collo. Non era facile addormentarsi su quel piccolo divano, in particolare nel suo attuale stato d'animo, ma almeno stava cercando di farlo.


A differenza di alcune persone. Pensò, mentre sorridendo, attendeva di sentire la sua voce.


"Hai finito con lo stencil del bagno al piano di sotto?"


Non era sicura, da dove veniva la questione. Lei sapeva solo che aveva bisogno di ricordare ad entrambi del futuro che li attendeva, al di là delle preoccupazioni di queste ultime ore.


"Mercoledì" sussurrò lui, dopo aver girato la testa di lato per allontanare la bocca, che ora era piena di capelli biondi.


"E le piastrelle per il camino in cucina?" accarezzò ancora il braccio che la cingeva. "Hanno corretto l’ ultimo pannello? Devono essere posate in diagonale, alternando il bianco e il rosso"


Si spostò contro la spalliera del divano e tirò dolcemente la spalla di Buffy, facendola roteare sulla schiena, mentre lui aleggiava su di lei.


"Si, ho controllato di persona. Hanno anche sistemato tutto l’impianto elettrico e ora abbiamo anche l’acqua calda."


Sapeva che la fila di domande non sarebbe finita tanto in fretta e sapeva anche perché lei avesse portato i suoi pensieri alla loro nuova casa. Dovevano concentrarsi sul loro futuro insieme e non prestare ascolto a chi tentava, seppure in modo velato, di dividerli ancora una volta. Doveva assolutamente concentrarsi su pensieri di normalità, quella che tanto aveva desiderato per lei, ed ora lui, poteva darle tutto ciò che prima gli era stato negato. Poteva portarla alla luce del sole, poteva fare l’amore con lei, poteva diventare il padre dei suoi figli. Poteva amarla, disperatamente, teneramente, adorarla per tutti i giorni che gli restavano da vivere. E niente e nessuno poteva cambiare questo.


Angel sapeva bene cosa lo tormentava. Nell’ostilità di Giles vedeva il fantasma di Joyce, ma in qualche modo, era certo che lei adesso avrebbe approvato e benedetto la loro unione. Sperava che anche l’attuale famiglia di Buffy, alla fine avrebbe compreso e accettato e lui non voleva certo allontanarla da loro.


"Inoltre Mercoledì" continuò con pazienza. "Le stampe che hai ordinato, saranno sistemate su, in camera da letto e alcune giù, nello studio"


"A te non piacciono vero?" sollevò il viso per guardarlo negli occhi e vide che rideva divertito


"Si che mi piacciono, è solo che… beh diciamo che i mie gusti sono più sul genere classico"


"Bugiardo! Dolce si, ma terribilmente bugiardo" disse, posando un lieve bacio sulle sue labbra.


Lui prese il suo viso racchiudendolo con entrambe le mani e le baciò la fronte, mentre rideva sul suo respiro, e non riusciva a smettere di guardare dentro quegli occhi che lo facevano tremare di desiderio ogni volta che si incontravano con i suoi.


"Il frigorifero è acceso e ho portato fuori la spazzatura. Altre preoccupazioni domestiche?"


Il soggiorno era completamente al buio, ma lei poteva vedere il suo viso ancora un po’ pallido, illuminato debolmente dalla luce della luna invadente che scivolava tra le coperte. Spostandosi, lo raggiunse ancora, fino ad accarezzare la sua guancia marmorizzata, tracciando la linea curva della sua bocca e fu ripagata generosamente dal sorriso luminoso di lui.


"È arrivato il gelsomino per il giardino?" chiese lei con calma.


Sentiva la sua bocca contro la mano, e poi le labbra di lui che accarezzavano il palmo in un bacio fugace.


"Già piantato, amore. Il gelsomino fiorisce di notte. Come hai fatto a sapere che…"


Fece scivolare la sua mano attorno al collo e lo tirò dolcemente verso sé, baciandogli il mento. "Penso che staresti bene con un filo di barba, sai che non ci avevo mai pensato? Ai vampiri non cresce la barba, giusto?" sentì il suo petto scosso dalla risata improvvisa e si affrettò a mettergli una mano sulla bocca, per soffocarla sul nascere "sshh, smetti di ridere, vuoi svegliare i mostri dormienti?" Continuò a ridere sommessamente sulla sua mano, con gli occhi quasi socchiusi, da cui traspariva gioia autentica. "Ti amo" mormorò lei


Lui la strinse ancora più forte, costringendola a poggiare il capo sul petto. Come sentì che il corpo caldo di Buffy si allungava mollemente contro il suo, percepì che la tensione cominciava a calare da entrambi i loro corpi. "Ti amo" mormorò anche lui


"Mi piace il nostro giardino" sussurrò contro il suo petto.


"Ho piantato anche una bougainvillae" disse lui diventando serio, "Ha bisogno di molto sole per crescere, il gelsomino è un simbolo del mio passato, la bougainvillae invece.. anche le rose, ho piantato anche delle rose, sono loro il nostro futuro. Il sole, la luce, la vita che cresce"


"Hai voluto così tanto che la nostra casa avesse un giardino e so che l’hai voluto per me, ma a cosa sarebbe servito senza te lì accanto?"


Angel rimase in silenzio per un minuto, perso nel ritmo del suo battito cardiaco che sentiva battere forte contro il petto e batteva in sintonia con quello di lei. Pensò a quante volte, in passato, il suono ritmico e dolce del cuore di Buffy, aveva regolato e impostato il contatore per la sua stessa vita e pensò a quante volte, questa semplice consapevolezza, lo avesse salvato dall’oscurità. Non avrebbe mai smesso di essere riconoscente a lei, per la benedizione che portò nella sua esistenza e di come la sua sola presenza bastasse a farlo sentire vivo.


"Così ora capisci perché ho dovuto distruggere la gemma di Amara" disse alla fine. Buffy sentì il respiro caldo di Angel che sfiorava il suo braccio nudo e le diede un brivido. "Quel giorno" continuò lui "era la prima volta che stavo sotto il sole in oltre 247 anni, ma senza di te... non serviva a nulla, né essere invincibile né poter stare al sole"


"Non più senza di me" continuò lei, sbadigliando assonnata.


Rimasero in silenzio per un po’ e Angel stava cominciando a scivolare nel sonno, quando sentì ancora la sua voce


"Angel?"


"Non vuoi farmi dormire, vero?"


"Ti ho svegliato?"


lui rise sommessamente e anticipò la risposta alla domanda che lei non aveva ancora espresso


"Hanno anche ridipinto la stanza degli ospiti, giallo chiarissimo, quasi bianco, come volevi tu"


"Si, infatti stavo per chiedere proprio… ma come fai a sapere in anticipo ciò che sto per dire?"


"Sarà perché ti conosco? Avanti, ora fammi la domanda giusta, quella vera" le sorrise


"Connor"


"Si?"


"Pensi che verrà a stare con noi? Perché forse avrei dovuto chiedere a lui di che colore avrebbe voluto la sua camera"


"Non lo so, non ho idea di che intenzioni abbia, adesso. Non so se preferisce vivere con la sua nuova famiglia o con noi. Non… ne abbiamo mai parlato dopo che… e comunque lui sa che io…" Si fermò un attimo e infine sussurrò con amarezza, più a se stesso che a Buffy


"sono io suo padre."


Buffy conosceva benissimo il suono malinconico della sua voce, per anni non aveva sentito che quello. Tristezza e amarezza, che erano lo specchio della sua anima tormentata e che rifletteva lo spettro dei suoi fallimenti passati. "Certo che lo sa, Angel …e sono certa che è in grado di distinguere la differenza fra te e loro" Angel annuì e continuò a parlare anche per esorcizzare le sue paure. Quando si trattava di Connor, tutte le sue insicurezze riprendevano forma solida.


"Comunque non vive con loro, lui frequenta il college e loro sono lontani, così pensavo di… insomma, potremmo vederlo spesso, no? oppure non tanto spesso, ma qualche volta si, giusto? Lui è… è più vicino a noi che a loro, che sono comunque degli estranei alla fine, insomma loro non sono… la sua vera famiglia" e ripeté "io sono suo padre."


Aveva quasi urlato le ultime parole e lei sentiva tutta la sua muscolatura di nuovo contratta e carica di tensione. Odiava vederlo così, sentiva proprio malessere a livello fisico quando lui era triste e sapeva quanto avesse sofferto per quel figlio che aveva perso, forse per sempre. Non le sfuggì certo neppure la sua possessività. Quando Angel amava qualcuno, quando amava veramente qualcuno, amava in modo intenso ed assoluto e diventava ferocemente possessivo. Comprendeva bene questo lato del suo carattere, perché anche per lei era così. Con Angel era possessiva oltre ogni limite e lo era anche con Dawn, che per quanto spesso parevano distanti, la amava comunque profondamente.


"Ho chiesto di lui perché voglio che tu sappia che per me va bene. Se verrà a stare con noi, io ne sarò felice. Mi è sembrato un ragazzo abbastanza maturo, insomma maturo come può esserlo un diciottenne" gli sorrise "So che tu saresti felice di averlo di nuovo nella tua vita, e spero che lui scelga di stare con te… con noi e spero anche che presto potremmo dargli una moltitudine di fratelli e sorelle"


Angel chiuse gli occhi e annuì con il cuore un po’ più leggero. Alla fine lei riusciva sempre a riportarlo là dove dovevano andare. Il loro futuro insieme. Lui e Buffy, ora potevano avere dei figli, e questo pensiero lo faceva impazzire di felicità. Ancora con gli occhi chiusi le baciò il capo, immergendosi nella seta dei suoi capelli.


"Lo so, Buffy. Lo so. Per quanto riguarda Connor, non voglio forzare le cose, voglio che si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno per decidere serenamente. Lui sa, che io per lui ci sarò sempre. Qualunque cosa decida di fare con la sua vita, non cambierà il fatto che io sono suo padre …e che lo amerò sempre, dello stesso identico amore con cui amerò i nostri figli"


Buffy ebbe un brivido, aveva dimenticato quanto fosse intenso vivere accanto ad Angel e quanto bella fosse la sua luminosa anima. Gli sorrise, baciandolo dolcemente a fior di labbra.


"Spero solo che non sia un rompiscatole come Dawn" attese la sua risposta mentre sentiva di nuovo le palpebre pesanti


"Non credo che il termine rompiscatole si addica a lui. No, Connor va più sul genere di cose tendente al dramma, se capisci cosa intendo. Lui sta più sul versante epico, sai i grandi gesti che ti cambiano la vita per sempre. Gesti tipo cercare di uccidermi o di uccidersi, ma per il resto è un ragazzo tranquillo"


Risero insieme cercando di non svegliare gli altri, ma era difficile. Essere autoironici era una grande medicina per entrambi, e lo sapevano.


"Si, si, proprio un ragazzo tranquillo, molto tranquillo. Ma non può competere con Dawn, lei apre portati mistici, ti pare poco? …e nel frattempo, non contenta, esce con dei vampiri, rubacchia qua e là per mettersi al centro dell’attenzione e una miriade di altre prodezze che non sto a dirti. E ha abbandonato anche gli studi. No dai, però sono ragazzi tranquilli, proprio dei bravi ragazzi"


"Lo sono, Buffy" Angel divenne un po’ più serio adesso "e Dawn ti adora, lo sai"


"Lo so" lei sbadigliò mentre chiudeva gli occhi.


La consapevolezza del peso del suo corpo contro il suo, la cullava dolcemente nel sonno a cui non poté più sfuggire. Come sentì stringere le sue braccia intorno alla vita, lei si arrese al buio.


Capitolo quattro


In piedi sulle scale, Giles attese in silenzio, ascoltando i suoni dei respiri lenti e regolari. Fu la chiara indicazione che finalmente si erano addormentati e che sanciva la sua liberazione dalla sua prigionia. Era uscito dalla sua camera per recarsi in cucina, ma sentendo le voci di Angel e Buffy, non aveva osato andare oltre e così rimase lì, prigioniero nella stessa sua casa.


Non aveva lo scopo di intercettare la loro conversazione, lui voleva solo andare in cucina per bere un po’ d’acqua, ma ciò che sentì lo bloccò li sulle scale e fu incapace di andare oltre.


Aveva pensato che Buffy o Angel avrebbero potuto sentire la sua porta aprirsi, o i suoi passi nel corridoio al piano di sopra, ma entrambi parevano occupati a fare ben altro. Forse fu per la stanchezza o per la preoccupazione delle ultime ore, non seppe dirlo, ma loro non si accorsero della sua presenza che gli permise di imbattersi, inosservato, in una conversazione privata. Sapeva, naturalmente, che poteva tornare in camera sua, ma​ in qualche modo non vi riuscì.


E così lui ascoltava. Non aveva sentito proprio tutto, perché verso la fine, avevano parlato davvero pianissimo e lui non riuscì a comprendere tutto, ma aveva sentito abbastanza. Ascoltò una breve conversazione domestica sulle pareti del bagno e sulle piastrelle di cucina, e per un fuggevole istante sentì l'armonia sottostante. Mura crebbero davanti ai suoi occhi, formando i contorni di una casa che non aveva mai visto. Nei giorni precedenti aveva sentito Buffy parlare al telefono con qualcuno, gli pareva di ricordare che il suo nome fosse Connor. Parlavano di una villa immersa nel verde e ricordò lo sguardo sognante di Buffy e la viva felicità dei suoi occhi. Aveva creduto che la casa fosse solo un'altra parte delle fantasie di una bambina, cresciuta troppo in fretta. Buffy ne parlava come fosse il Castello della Bella Addormentata, con tanto di bosco e giardino incantato. Un castello moderno ovviamente, visto che parlarono anche di una piscina e di un gigantesco bagno con vasca idromassaggio. Ma ora scopriva che era tutto vero, non era una fantasia, e il tipo con cui lei parlava, tale Connor, probabilmente era un agente immobiliare. Era tutto vero, dunque. Nel bel mezzo delle battaglie di ostilità, la loro, e fra un assalto demoniaco e l’altro, loro due erano riusciti a creare, non solo una casa, ma una nuova realtà. Doveva ammetterlo, almeno con se stesso. Angel e Buffy avevano dei progetti sulle loro vite ed erano concreti e reali. Le loro scelte erano un passo deliberato verso un futuro comune. Futuro, che aveva sempre creduto non avrebbero mai potuto avere.


Giles, nella sua mente, sentì nascere un pensiero nel giro di un battito cardiaco, e cercò di respingerlo subito dopo, con altrettanta rapidità. Ma, fu costretto ad ammettere, che forse i loro sentimenti e le loro intenzioni erano genuini. Forse erano disposti a lavorare sodo per il loro futuro e si chiese perché ostacolare qualcosa, che lui da sempre, aveva percepito come inevitabile. Aveva sempre saputo che nessuno avrebbe mai potuto sostituire Angel, nel cuore di Buffy. Per questo motivo gli era ostile, perché Angel aveva tanto potere su Buffy e perché ogni volta, anche senza volerlo, Angel finiva inevitabilmente con il farla soffrire.


Giles era preoccupato che la ritrovata umanità di Angel potesse non essere permanente. In passato il vampiro aveva mostrato più di una sorpresa, e da prezioso e affidato alleato, si era poi trasformato nel più spietato degli assassini. Cosa gli garantiva che non potesse accadere di nuovo? E se fosse tornato ad essere un vampiro? Sentì una inaspettata goccia di pietà per questo ragazzo e Giles sentì vergogna e colpa, perché continuava, nonostante tutto, a crogiolarsi in uno stato di negazione senza speranza. No, lui doveva dare speranza a questi due ragazzi sfortunati e doveva mettere da parte gli antichi rancori. Era arrivato il tempo di dire addio al passato. Jenny avrebbe approvato e sicuramente sarebbe stata fiera di lui.


Silenziosamente scese le scale, ma non appena varcò la soglia della cucina, si ritrovo davanti la possente figura di Angel, che con le braccia incrociate sul petto, lo attendeva impaziente. Lui sapeva che era stato in ascolto per tutto il tempo? Non lo seppe mai, perché Angel non accennò minimante a nulla di tutto ciò. Parlò invece. Angel parlò a Giles con il cuore in mano e con schietta e tagliente sincerità. L’atteggiamento di Giles minava la serenità di Buffy e lui non poteva permetterlo. Nessuno doveva ferire la sua ragazza. Nessuno, Giles compreso.


"Angel! Ancora sveglio?"


"Anche lei a quanto vedo" fece un passo verso lui e notò che Giles istintivamente si ritrasse, facendo a sua volta un passo indietro "Non abbia paura di me Giles, io non mordo. Non più." Lo guardò ancora per un istante, dritto negli occhi e poi gli fece cenno di sedersi, indicandogli la sedia. Il tono della sua voce era calmo e parlava lentamente, scandendo distintamente ogni singola parola. La sua postura e il timbro della voce, indicavano a Giles, che Angel non intendeva lasciare spazio a repliche o a inopportune interruzioni. Lui voleva essere ascoltato. Chiedeva solo di essere ascoltato con rispetto.


"Domani pomeriggio, io e Buffy partiamo per Los Angeles. Lei vuole tornare lì. È lì che è nata ed è lì che ha deciso di vivere da adesso in poi. Non gli nascondo che un po’ ci speravo. Io amo quel luogo. Los Angeles, da anni, è anche la mia città ed è lì che la vidi per la prima volta, quindi capirà che per noi ha un significato particolare. Non mi fraintenda però, sarei andato ovunque Buffy avesse scelto di vivere, ma sono felice che abbia scelto un luogo che entrambi amiamo e che in modi e in tempi diversi, ci ha unito più di quanto non credessimo."


Si sedette e stette in silenzio per qualche secondo, per dare a Giles la possibilità di rispondere, ma lui si limitò ad annuire. "Buffy non intende in alcun modo abbandonare né la sua missione né tanto meno la sua famiglia, e vorrei che la si smettesse una volta per tutte, di costringerla, ancora una volta, a fare delle scelte dolorose. Stare lontano da me, non è più un opzione percorribile, Giles. Voglio che questo sia ben chiaro. Né io né Buffy, intendiamo più vivere separati e questo accadrà comunque, con o senza la vostra approvazione."


Stette un po’ in silenzio, per dare a Giles il tempo di metabolizzare le sue parole e poi continuò


"Ma credo anche, che sia inutile dire, quanto il vostro consenso la renderebbe felice. Perché è questo ciò che importa. È di questo che stiamo parlando, Giles. La felicità di Buffy. Tutto il resto non conta. Non gli sto chiedendo di accettare la mia presenza e so di avergli procurato molto dolore in passato, e non gli sto chiedendo neanche di dimenticare. Lei ha tutto il sacrosanto diritto di continuare ad odiarmi per il resto dei suoi giorni, anche se questo non le ridarà Jenny, il suo odio non la riporterà indietro. Non ho il potere di cancellare ciò che ho fatto in passato e la morte di Jenny peserà sulla mia coscienza per sempre. Quello che chiedo, e di lasciare Buffy fuori da tutto questo. Lei può continuare ad odiarmi, ma non gli permetto che sul suo rancore, si creino le basi per l’infelicità di Buffy, questo non posso permetterlo. Mai più"


Si alzò di nuovo, e con la mani in tasca, cominciò a passeggiare lentamente, avanti e indietro per la cucina, per poi fermarsi proprio di fronte a Giles, attendendo una qualche replica che non arrivò. Si sedette di nuovo, pareva stanco e con un filo di voce appena udibile, mormorò con amarezza "Buffy ha già sofferto abbastanza, questa è una cosa fra me e lei, Giles. La prego, lasci Buffy fuori dall’odio. Lei non ha nessuna responsabilità per la morte di Jenny"


Giles in cuor suo aveva già maturato la sua decisione ancor prima di sentire le parole di Angel, ma gli fu grato comunque, perché il suo discorso, lo metteva di fronte ad una verità che aveva sempre voluto negare anche a se stesso. Inconsciamente, per tutti questi anni, aveva pensato che anche Buffy avesse le sue responsabilità per la morte di Jenny. Questo pensiero lo inorridiva, e tutte le volte che si presentava alla sua coscienza, lo scacciava via, sapendo che gli avvelenava l’anima. Tanto più in profondità lo cacciava, quanto più il divario fra lui e Buffy cresceva, però si guardò bene dal confessarlo al suo interlocutore, adesso. Ma Angel, doveva ammetterlo, aveva ragione. Il passato era alle spalle ormai e lei aveva sofferto abbastanza. Era ora di guardare avanti, verso il futuro e nel futuro di Buffy c’era Angel. Inoltre, la determinazione mostrata poc’anzi da Angel nel difendere la sua pozione, lo rassicurò e lo convinse ulteriormente che lui non intendeva in alcun modo rinunciare a Buffy.


"Quindi Buffy non intende abbandonare la missione. Questo cambia notevolmente le cose" Si alzò in piedi e anche lui con le mani in tasca fronteggiò Angel, che non si scompose, ma si rialzò continuando a guardare Giles dritto negli occhi. "No. Né mai avrei permesso questo. Mai e poi mai le avrei chiesto di rinunciare alla missione, né a qualunque altra cosa. Non voglio che modifichi la sua vita per me. Ma la sua vita, adesso, comprende anche la mia vita." Giles era sempre più piacevolmente sorpreso per le risposte nette e precise di Angel, ma volle spingersi più in là. "Sebbene, mio caro signore, credo di ricordare che in passato, le tue scelte abbiano influito molto sulla vita di Buffy. Sicuro che non salterà fuori qualche ignota clausola, che ti farà credere, che per il bene di Buffy, sarà meglio che lei viva la sua vita da sola?" Angel ridacchiò incredulo davanti alle parole di Giles. "Non ho capito. Mi sta accusando di essere troppo presente nella vita di Buffy? o di esserci troppo poco? No. Nessuna clausola nascosta. Avanti Giles, non vorrà farmi credere di non aver letto la profezia Shanshu, non appena ne ho parlato. Sicuro di non avervi dato neanche una sbirciatina?" a quel punto Giles gli sorrise apertamente "Touché. Si, ovviamente si, l’ho letta attentamente." Si appoggiò con le spalle verso un mobile e incrociando le braccia al petto, recitò a memoria.


"Il vampiro con l’anima, quando avrà adempiuto al proprio destino, diventerà Shanshu. Diventerà umano."


Angel ebbe un brivido. Risentire le parole esatte della profezia recitate da Giles, gli riportò il ricordo dell’amico perduto per sempre. Wesley Wyndam Price. Avrebbe voluto averlo qui adesso. Annuì a Giles che notò la tristezza nei suoi occhi e in qualche modo intuì i suoi pensieri. "Credo, che Wesley sarebbe stato felice di sapere, che almeno per uno di voi, le cose sono andate proprio come dovevano andare." Angel annuì ancora, ma non volle aprirsi con Giles. Con Buffy avevano passato pomeriggi interi a parlare di questo e del prezzo elevato per la sua umanità. I suoi amici avevano dato la loro vita per seguirlo, quando non vi era alcuna ragione per farlo, e le loro morti pesavano come un macigno, sul suo cuore. Con Buffy aveva pianto la perdita delle persone care che aveva perso per sempre. Con lei era facile aprirsi, ma a Giles non disse nulla.


"Angel? sei sicuro che il fatto che tu ora sia completamente umano, non diventi un ostacolo? Mi riferisco alla perdita dei tuoi super poteri. Sei certo che questo, con il passare del tempo, non crei un divario fra te e Buffy?" Angel sorrise "Ho paura che non lo sapremo mai" - "Prego?"


Angel adesso rise di fronte allo sguardo stupito di Giles "Ho ancora tutti i miei poteri. La stessa forza di prima, la stessa capacità di guarigione veloce, l’udito e l’olfatto super sviluppati, anche se con delle differenze. La vista notturna ad esempio non è più come prima." Rise apertamente "Adesso, la notte anche io ho bisogno di accendere la luce. Anche l’olfatto è differente. L’odore del sangue non lo percepisco più così forte, non percepisco le differenze fra sangue umano e quello demoniaco ad esempio e lo sento fortemente nauseante." Giles era affascinato dalle nuove rivelazioni e si ripromise di approfondire meglio, voleva assolutamente studiare questo fenomeno. "Oh. Sconcertante direi. Credo che tu abbia mantenuto ciò che serviva per la tua attuale condizione di vita. Non sei più un predatore notturno e vedere al buio non ti è più utile, come anche percepire il sangue, ormai non ti serve più per sopravvivere. Affascinante davvero."


Parlarono ancora, e Angel con pazienza rispose a tutte le domande di Giles, ma l’animo di entrambi era molto più leggero. Chiese anche della loro casa "Ho sentito Buffy, che al telefono prendeva accordi con un agente immobiliare" - "Agente immobiliare? Ne è sicuro? Buffy non ne ha parlato con me" - "Si, certo. Proprio alcuni giorni fa. Il Signor Connor, credo fosse proprio il titolare di…" La risata fragorosa di Angel, stupì Giles oltre ogni limite e sgranò gli occhi, chiedendosi cosa avesse detto di tanto divertente "Non è un agente immobiliare? Eppure posso assicurare che pareva prendessero accordi per…" - "No, no. Connor è molte cose, mi creda, ma agente immobiliare, proprio no. Connor è mio figlio, Giles." La bocca spalancata di Giles era davvero buffa, pensò Angel che ormai si era rassegnato a rispondere ad un'altra fila di domande interminabili.


L’alba era alle porte e per stanotte poteva scordarsi il sonno. Sbirciò nel soggiorno, in direzione del divano, almeno Buffy dormiva e dal sorriso sulle sue labbra, stava facendo sicuramente un sogno bellissimo. E lei gli mancava già, ma mai e poi mai, l’avrebbe svegliata.


Rivolse ancora lo sguardo a Giles "Si, è mio figlio. Mio e di Darla." - "Ohhh. Straordinario, davvero. Stupefacente. Il figlio di due vampiri" Mentre stava per rispondere, alle sue spalle arrivò una voce ostile che catturò l’attenzione di Angel. "Che cosa?" - "Xander! Buongiorno anche a te" Xander lo ignorò e continuò con tono provocatorio "Tu hai un figlio? Con Darla?"


Subito dopo, probabilmente svegliati dalla voce alta di Xander, arrivò una assonnata Faith, seguita a ruota da Dawn, Willow, Kennedy e Andrew. Angel sospirò pesantemente, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare questo e si rassegnò. Era contento che Buffy non dovesse assistere ai commenti taglienti di Xander e per proteggerla, istintivamente chiuse la porta della cucina, per non disturbare il suo sonno.


"Ma certo, grande uomo, chiudi pure la porta, così Buffy non può sentire la buona novella. Scommetto che non le hai detto di avere un figlio e chissà cos’altro le hai taciuto. Non sarebbe certo la prima volta. E odio dire "l’avevo detto io", ma ehi? l’avevo detto io" sbottò Xander, ma fu interrotto da Faith che dirigendosi verso Angel si posizionò al suo fianco "Datti una calmata Xander Harris. Baci tua madre con quella bocca?" Anche Dawn si avvicinò ad Angel e si pose al suo fianco, perché non voleva che ci fossero dubbi circa la sua posizione. Lei, come Faith, stava decisamente dalla parte di Angel a cui voleva davvero bene. Willow, Kennedy e Xander invece stavano davanti a loro, fronteggiandoli, dichiarando inequivocabilmente, anche con la postura, la loro posizione. Stavano dalla parte opposta e si opponevano apertamente …e Angel era bravissimo a leggere il linguaggio del corpo. Giles invece stava in mezzo ai due gruppi, ma leggermente più vicino ad Angel. Andrew pareva annoiato, non era interessato alla questione e frugava qua e là in cerca di qualcosa da sgranocchiare.


Parlarono animatamente e Angel dovette ripetere molte delle cose che già aveva detto a Giles, il quale alla fine si avvicinò ancora di più ad Angel, quasi a volerlo proteggere dalla veemenza di Xander a cui più di una volta avevo chiesto di abbassare il tono di voce e di moderare le parole che riteneva offensive per Angel. Willow stette per lo più in silenzio ed Angel senti molta amarezza. Non l’aveva mai vista così assente ed indifferente e Kennedy era davvero irritante per il modo in cui parlava di Buffy e più di una volta, Faith la costrinse al silenzio.


Quando Angel capì che non vi era più nulla da dire, semplicemente diede loro le spalle e cominciò a preparare il caffè e a tostare del pane, ignorando completamente le voci dietro a lui. Prese un vassoio e vi pose il pane tostato, un piattino con del burro, un vasetto di marmellata e due tazze con il caffè caldo. Dawn si avvicinò e addentò un pezzo di pane. "Posso?" - "Certo che puoi, piccola. Vuoi anche del latte?" Scosse la testa e poi lo guardò seria "Quindi vivrete a Los Angeles" ad Angel gli si illuminarono gli occhi ricordando che solo fra poche ore, lui e Buffy sarebbero stati finalmente soli. "Si, partiamo questo pomeriggio" - "E io? Non voglio stare qui, questo posto è peggio di Sunnydale. E vorrei andare al college, potrei stare con voi, voglio dire… se siete d’accordo" Angel posò il vassoio e le sorrise dolcemente "Credi forse che Buffy partirebbe senza di te? Devi solo lasciarci il tempo di sistemare alcune cose. Sai che anche Connor va al college? A breve si trasferirà all’UCLA, adesso sta alla Stanford, ma dice che lì è troppo da fighetti e vuole cambiare" Dawn saltellò di gioia e infine abbracciò Angel, mentre Giles sentendo le sue ultime parole si avvicinò e gli tese la mano, che Angel strinse senza esitazione. "Tuo figlio frequenta la Stanford University? Complimenti vivissimi" Angel fu grato a Giles per aver compreso le sue ragioni, ma ora voleva essere vicino a Buffy. "La ringrazio, per tutto, dico davvero, Giles. E ora se vuole scusarmi? Vado a svegliare la principessa" Sollevando il vassoio uscì dalla cucina. "Oh, si. Certo, certo vai pure" e a Giles non sfuggì la commozione che vide brillare negli occhi umidi di quest’uomo coraggioso.


Posò il vassoio sul tavolino e si inginocchiò davanti a lei, sfiorandole delicatamente il viso. Rimase a guardarla per un po’. Era bellissima. Chinandosi ancora un po’ di più, mormorò "Ti amo" e posando un lieve bacio sulla fronte, tentò di svegliarla.


"Ehi, dormigliona"


Capitolo cinque


Con gli occhi chiusi, il capo leggermente reclinato in dietro e saldamente ancorato sul poggia testa, teneva stretta la mano di Buffy contro la sua. Non osava muoversi. "Paura di volare?" gli chiese, mentre accarezzava il collo, soffermandosi sul pomo d’Adamo, che ora si contraeva ritmicamente, perché aveva cominciato a ridacchiare nervosamente "Così non mi aiuti, sai?" Poi aveva sentito lo scatto della cintura di sicurezza e il sedile che si reclinava ancora più indietro e sentì Buffy che si muoveva intorno a lui, coprendolo con un plaid. "Così va meglio?". Un attimo dopo sentì il corpo caldo di Buffy che si rannicchiava contro il suo e allora voltando il capo verso lei, incontrò le sue labbra. "Molto meglio" mormorò. Tentò di riaprire gli occhi, ma sentì di nuovo quel fastidioso senso di nausea, "Chiudi gli occhi" disse, mentre gli accarezzava il mento. Entrambi risero, ricordando il momento in cui Buffy aveva pronunciato le stesse parole anni fa, "Posso fidarmi? Sicura che non c’è Acathla là dietro?" Poi si era assopito, mentre la stringeva fra le sue braccia. "Cerca di riposare, adesso. Stanotte non hai dormito"


Rannicchiata contro il petto di Angel, Buffy era sveglia invece e ripensava alle ultime ore trascorse con la sua vecchia famiglia. La mattinata era volata in un batter d’occhio ed era cominciata nel migliore dei modi. Aprendo gli occhi, aveva visto il sorriso di Angel …e i suoi baci …e l’odore di pane tostato e del caffè appena fatto …e ancora i suoi baci. Quando le giunsero le voci dalla cucina, capì che il temporale era in arrivo. Vi era aria di tempesta e Angel le disse cosa fosse accaduto mentre lei dormiva. Subito dopo pranzo, quando proprio non riusciva più a stare là dentro, decise che era ora di avviarsi. "Meglio affrettarsi, è sempre bene arrivare in anticipo in aeroporto." Poi aveva mormorato più a sé stessa che ad Angel, "Meglio che andiamo …prima che possa fare o dire qualcosa di cui poi potrei pentirmi."


Dawn si era offerta di accompagnarli con l’auto di Giles e avevano accettato di buon grado, così le ultime ore a Cleveland le avevano trascorse con lei, nel snack bar dell’aeroporto.


Aveva rassicurato Dawn, dicendole che mai e poi mai l’avrebbe lasciata lì, ma pretese con fermezza, di voler sapere, se la decisione di riprendere gli studi, non fosse solo un espediente per convincerla a portarla con lei. "Non c’è bisogno di fingere, ti avrei voluta con me, anche se non avessi deciso di andare al college. Io ti voglio nella mia vita, Dawn e lo sai che ti voglio bene" e Dawn aveva giurato che era seriamente intenzionata a riprendere da dove aveva interrotto "No, no, lo giuro Buffy. Croce sul cuore" Poi salutandosi, Buffy la rassicurò ancora dicendole che non appena la casa fosse stata completamente abitabile, sarebbe tornata a prenderla. Dawn super eccitata le saltellò davanti agitando allegramente le mani "Tu e Angel vi sposerete vero? voglio dire, con l’abito bianco, i fiori d’arancio e tutto il resto" - "Non ne abbiamo ancora parlato, ma probabilmente accadrà. Un giorno accadrà" rispose mentre l’abbracciava ancora una volta "Per noi l’unica cosa che conta è stare insieme, tutto il resto sono solo dettagli a cui diamo poca importanza." Mentre abbracciava Angel, sottovoce gli aveva detto qualcosa all’orecchio per paura che Buffy la sentisse. "Se e quando vi sposerete, voglio essere io la damigella d’onore" Lui aveva sorriso imbarazzato e poi schiarendosi la voce con un colpo di tosse aveva glissato, rispondendo con tutt’altro argomento "Chiederò a Connor di procurare i moduli di iscrizione alla UCLA. Così appena sarai con noi potrai inoltrare subito la richiesta per il prossimo semestre" Lei si era un po’ rabbuiata, ma amava il tono paterno di Angel, le dava uno strano senso di sicurezza e alla fine si limitò ad annuire.


Buffy, si sistemò meglio nella poltroncina, mentre sentiva il respiro caldo di Angel sul viso e si commosse per quel soffio di vita, pensando che aveva atteso tutto questo da una vita intera. Ricordò la sera del suo diciassettesimo compleanno, quando Angel, per portare al sicuro le parti smembrate del "Giudice" gli aveva detto che lui non poteva volare, perché non c’era modo di evitare la luce del sole. Ed ora invece, era qui accanto a lei, con il viso illuminato dal sole che filtrava dall’oblò e respirava il suo respiro. Stavano volando insieme, verso un nuovo inizio. Il suo pensiero andò ancora alle ultime ore in casa di Giles e al suo paterno abbraccio.


Nelle ore precedenti il pranzo, in tarda mattinata, aveva parlato con lui, chiarendo, almeno in parte, le loro divergenze e avevano finito con l’abbracciarsi, entrambi commossi. Lui non si opponeva più alle sue scelte di vita e lei non avrebbe potuto desiderare di meglio. Giles stava benedicendo la loro unione. Il loro, non era più un amore maledetto.


Fu in quel momento che Angel entrò nello studio dell’ex Osservatore e scrisse sul notes, indirizzo e numero di telefono della loro nuova casa, consegnandolo a Giles, con evidente emozione. "Lei sarà sempre il benvenuto a casa nostra." Questa volta fu lui a porgergli la mano, che Giles strinse seppur con imbarazzo, e distogliendola quasi subito.


Erano già quasi fuori dallo studio, quando sentirono ancora la voce di Giles. "Angel?" Buffy gli strinse la mano un po’ preoccupata, quasi a volerlo proteggere da ciò che avrebbe ancora potuto dire Giles, e l’amarezza che vide negli occhi di Angel, fu come una pugnalata al cuore, ma si voltarono comunque e tornarono sui propri passi, ritrovandosi ancora di fronte a lui.


Teneva in mano un libro e lo porgeva ad Angel. "Ehm, uh! Oh, beh… ho pensato che avresti potuto trovarlo interessante, beh ecco, vorrei… che lo avessi tu, so che anche tu possiedi una collezione di libri rari e ho pensato…"


Buffy vedendo il suo imbarazzo e capendo le sue intenzioni, lo salvò, interrompendo il balbettio "possiamo tradurre con: ti sto regalando un vecchio libro ammuffito per dirti che non sono più tanto arrabbiato con te?" - "Oh, beh si, credo di si, Buffy" rispose sorridendole con affetto.


Angel prese il libro e sfiorò delicatamente le scanalature dell’antica rilegatura in pelle, e non nascose la sua commozione "Grazie. Lo apprezzo molto". Poi cominciò a sfogliarlo, scoprendo quanto affascinante fosse il suo contenuto. "Inizi tredicesimo secolo, ad occhio e croce" - "Tardo dodicesimo" precisò Giles "È un libro molto affascinante ed è stato redatto da antichi monaci di un ordine mistico, ormai scomparso da secoli. Questo volume, insieme a quello che conservo in cassaforte, sono gli unici esemplari ancora esistenti. Una vera rarità" - "Interessante" aggiunse Angel che si apprestava a sedersi, catturato dal libro e dalla descrizione di Giles. "Interessantissimo, oserei dire. Vi sono descritti incantesimi persi ormai nella notte dei tempi e troverai anche alcune notizie che riguardano l’ordine di Aurelius" - "Oh"


"Oh?" ripeté Buffy, scimmiottando Angel che però non la sentì, era troppo occupato ad ascoltare Giles. Buffy non poteva credere ai proprio occhi. La stavano ignorando? Era proprio come se lei fosse diventata invisibile, persi come erano dietro a quel libro, che sarà stato pure antico, ma loro adesso avevano ben altro da fare. L’aereo partiva fra meno di cinque ore.


"Sono sicuro che lo troverai interessante, Angel." - "Sono certo di sì"


Buffy spazientita roteo gli occhi all’insù e mentre, a forza, trascinava Angel fuori dallo studio, urlò ad entrambi "Sono certo di si? Angel? Signor Giles, sono certa che Angel nei prossimi giorni troverà interessanti, ben altre cose"


Quando Angel si rese conto di quanto stesse accadendo, e vedendo la faccia furiosa di Buffy, cominciò a giocare quel gioco antico della seduzione e i suoi occhi da cucciolo divertito, ebbero il potere di catturare Buffy ancora una volta. L’abbracciò e alitando sul collo di lei, mentre tentava di soffocare le risate, le chiese "Cosa volevi dire con ben altre cose? …e quanto interessanti pensi che siano?" ormai ridevano entrambi e lui continuò a provocarla per farla ridere ancora "Più interessanti di un vecchio libro? Non lo credo possibile."


La dolce scaramuccia fu interrotta dalla voce della nuova arrivata


"Ehi? Romeo e Giulietta, pronti i bagagli?" Faith pareva triste, nonostante tentasse di mascherarlo con l’ironia "Sarà un bel mortorio qui, B. sicura che Cleveland sia il posto giusto per l’addestramento delle nuove cacciatrici?" - "No, non lo è" rispose subito Buffy "Non voglio anticipare nulla, ma credo che non starete qui per molto, per ora è solo un progetto, ma io e Angel abbiamo in mente qualcosa" - "Beh, allora datevi da fare e fattelo in fretta, perché stare in questo posto è peggio che stare in prigione" sorrise ad Angel e poi rivolgendosi a Buffy "A parte Giles, qua mi sembrano tutti matti. Fai bene a tagliare la corda, B." - "Non sto tagliando la…" - "Sai cosa voglio dire, Buffy. È un modo per dirti che sono contenta per te, ma non lasciamoci prendere dalle emozioni, ok?" la sua malinconia era evidente e ora la sua voce era serissima "Sei una ragazza fortunata, Buffy" disse, quasi dolorosamente. Buffy tentò di abbracciarla ma lei si scostò subito "No, B. niente abbracci. Vuoi farmi un regalo? Lavora a quel progetto e tirami fuori di qui" le sorrise e Buffy annuì commossa "Promesso". Angel si avvicinò e le posò una mano sulla spalla come a volerla confortare, sorridendo calorosamente. Intuendo i suoi pensieri, capì che lei era arrivata ad punto cruciale della sua vita. Il punto in cui si comincia a sentire la mancanza di qualcuno e si viene assaliti dal terrore cieco di non riuscire a trovare la persona giusta con cui trascorrere il resto della propria vita. Angel parlò a bassa voce per non farsi sentire dagli altri "Troverai qualcuno" la rassicurò. Lei annuì e un istante dopo sentì le braccia di Buffy che la stringevano con forza, "Sono certa che Angel ha ragione ..e sai come fare per accelerare i tempi di cottura?" Faith rise "di cottura? Ah, si la storia della pasta per biscotti" - "Si, fidati sono una specie di esperta. Per anticipare i tempi, si inizia con l’accettare l’abbraccio di chi ti vuol bene" Per un solo istante, si abbandonò a quell’abbraccio e poi staccandosi da lei, recitò ancora la sua solita parte "Ok, ora basta però. Qua intorno ci sono fin troppe lesbiche, non vorrai far sorgere dubbi al ragazzone" Ma tutti e tre sapevano che era solo la sua solita recita. Presto anche lei avrebbe trovato l’amore, doveva solo volerlo e loro, comunque, non l’avrebbero lasciata sola.


Angel poi andò a sistemare le poche cose che aveva portato con sé, stipandole frettolosamente nella valigia di Buffy e decise di fare la doccia prima di pranzo, per essere pronto a partire subito dopo. Su una cosa era d’accordo con Faith. Lui, davvero, non vedeva l’ora di tagliare la corda. Lasciò Buffy in cucina a preparare il panini per il viaggio, che poco dopo fu raggiunta da un trafelato Xander, che rientrava a casa con le braccia piene di buste della spesa.


"Panini? Niente panini, Buffy. Ho comprato un sacco di cose buonissime. Puoi scegliere. Pizza? Oppure anche spaghetti" tentò di scherzare e Buffy sorrise alle sue buffonate "Grazie Xander, pizza va benissimo. Non vedo Willow in giro, non era con te?" - "No, è uscita ore fa con Kennedy per certi ingredienti, per non so quale magia, staranno per tornare. Giles?" - "Giles?" rise Buffy "Dove pensi che sia? Nello studio, ovviamente" - "Diventerà cieco se continua a stare così tanto tempo sui libri. Cosa ci troverà di tanto interessante?"


In quel momento entrò anche Faith "Non è così che si diventa ciechi, non ti hanno insegnato nulla al catechismo, quando eri piccolo?" - "Faith!" sbottò Xander e Buffy rise per come lui ci cascava sempre. Ogni volta che Faith lo punzecchiava, lui ci cadeva dentro a capo fitto, tutte le volte. "Ok, va bene, per oggi farò la brava bambina. Pizza per tutti?" - "Si, per Angel non molto condita. Una margherita andrà benissimo, deve ancora abituarsi a certi gusti e i sapori troppo forti non…" - "Angel, Angel, Angel, possibile che non si parli d’altro in questa casa?"


Buffy ignorò Xander e continuò a preparare i panini, sistemandone alcuni nella piccola borsa frigo. Il viaggio da Cleveland a Los Angeles sarebbe durato almeno sette ore, se non di più e Angel spesso era affamato, metabolismo ancora in via d’assestamento, pensò fra sé. Xander notò l’improvviso silenzio e lui odiava il silenzio "Da quando sei diventata bulimica, Buffy? Riesci a mangiare anche la pizza dopo quei panini?" - "Questi non sono per pranzo, sono per il viaggio. Arriveremo molto tardi, stanotte…" - "Allora hai proprio deciso? Parti questo pomeriggio. Non posso crederci, Buffy. Dopo tutto questo tempo, non posso credere che tu, ancora una volta, ti sia fatta convincere dal bel tenebroso. Voglio proprio vedere quanto ci metterà questa volta, prima che…" Buffy avrebbe voluto evitare tutto questo, ma tentò comunque di spiegare, di ammorbidire, di far comprendere… ma con scarsi risultati. Arrivò quasi ad implorare Xander, ma non ci fu nulla da fare.


Angel intanto era già sceso, ma si fermò nel soggiorno e pur non volendo, sentì la conversazione. Le parole di Xander lo ferivano, ma non intervenne. Era un amico di Buffy e sapeva che lei gli voleva bene. Non voleva interferire nelle sue relazioni. Lui le rispettava e le accettava, come rispettava e accettava tutto ciò che aveva a che fare con l’universo Buffy, perché l’amava e amava tutto ciò che riguardava lei. Quindi rimase lì, seduto sul divano, guardando nervosamente l’orologio. Presto questo strazio sarebbe finito.


"E comunque lui ha un figlio, lo sai questo? il tuo bello non è a posto come vorresti farci credere" Angel sentì una fitta al cuore e sentì la voce di Buffy diventare solo un sussurro. No, questo non poteva accettarlo. Potevano vomitare su lui le cose peggiori del mondo, l’avrebbe sopportato, ma nessuno doveva ferire Buffy. Questo non poteva permetterlo. Si alzò di scatto e corse in cucina appena in tempo per sentire Buffy che con le lacrime agli occhi e con un filo di voce, diceva "Non posso credere che lo odi così tanto." Angel la prese per mano e la trascinò fuori dalla cucina, circondandola subito in un abbraccio possessivo. Avrebbe voluto proteggerla dal mondo intero "Mi dispiace, Buffy" Lei, nascondendo il viso sul suo petto, singhiozzò in silenzio tutta la sua impotenza. "Ha solo paura per te, Buffy. Puoi dargli torto? Devi lasciargli il tempo di comprendere. Vedrai che presto anche lui capirà." Lei annuì e si lasciò guidare da Angel seguendolo su per le scale. "Ti ho lasciato quasi tutta l’acqua calda" Le sorrise "E credo di aver combinato un macello con la valigia, non riesco più a chiuderla" Tirando su con il naso, lei rispose al sorriso. Lui la stava riportando là dove si stavano dirigendo. Il loro futuro. Entrando in camera, sentirono la voce di Faith. "Per me, si tratta di pura e semplice gelosia. Si, Harris è geloso." Ma Angel e Buffy erano già altrove. Con il cuore, con la mente e con l’anima, loro era già lontani da lì e Xander o chiunque altro, non poteva più essere un problema.


Pranzarono tutti insieme, per l’ultima volta, o almeno quella fu l’ultima volta in quella casa. Kennedy tentò di punzecchiare con il suo atteggiamento duro, ma Willow non le permise di andare oltre e Giles zittì Xander, ricordandogli ancora una volta, che Buffy era una persona adulta e che era libera di decidere per la sua vita, senza dover chiedere il permesso a nessuno.


Subito dopo, mentre Angel caricava i bagagli nell’auto di Giles, fu raggiunto da Xander che si offrì di accompagnarli, ma rifiutò "Dawn vuole stare un po’ con noi, prima di partire. Ci accompagnerà lei, ma grazie per averlo chiesto, Xander" lui annuì e si voltò per andar via, ma poi decise di tornare ancora sui suoi passi e fronteggiò Angel ancora una volta. "OK, tu non mi piaci molto, probabilmente non mi piacerai mai, ma Buffy ti vede speciale e io non posso che accettare la sua decisione, ma se…" Angel lo interruppe, senza ostilità ma con fermezza "L’hai detto a lei? Buffy, sa che nonostante abbia scelto di stare con me, tu le vuoi ancora bene?" si fermò un attimo guardandolo dritto in faccia e mormorò "Per lei è importante. Lei ti vuole bene, Xander." Ci fu un attimo di silenzio poi Xander riprese "Non è questo il punto. Cosa vuoi che le dica? Auguri e figli maschi? Posso fare anche questo, ma se le farai del male, se la pianterai in asso, come tuo solit…" Angel scosse la testa e gli rise in faccia e questa volta fu deliberatamente tagliente, colpì duro e senza pietà. Sapeva come far male con le semplici parole. Angelus, per più di cento cinquant’anni, era stato un eccellente maestro in quest’arte. "Come mio solito? Pensi che possa lasciarla ancora?" Rise nervosamente, "Uhm, vediamo un po’. Quale potrebbe essere il nuovo scenario? Potrei scappare via la prima notte di nozze. Oh no aspetta, troppo banale e manca di poesia. Oh si, ecco. Ora ci sono, ho trovato. Potrei lasciarla il giorno delle nozze. Si, decisamente più poetico e molto più crudele. Un bell’addio proprio davanti all’altare, di fronte a tutti gli invitati. Non credi anche tu che sarebbe divertente? Vederla piangere nel suo abito bianco, abbandonata nel giorno più bello della sua vita? Si, credo che studierò meglio i dettagli, oppure potresti aiutarmi tu. Si dice in giro che sei un vero esperto, in questo genere di cose. Che ne dici, ragazzo?"


Xander ingoiò duro e chinò la testa, Angel aveva colpito dove faceva più male. Lui aveva amato Anya. "Si, ho fatto delle cose sbagliate in passato, ma credo che tu abbia capito il punto della questione" Angel annuì e fu di nuovo calmo ..e ancora parlò con sincerità. "Lo so che vuoi bene a Buffy e che sei preoccupato per lei, e so che non ti fidi di me. Non posso darti torto. Le tue paure sono comprensibili. So che tu non crederai mai alle mie parole, ma le dirò lo stesso. Non accadrà, Xander. Stiamo costruendo qualcosa di bello insieme e il passato è ormai lontano. Non accadrà mai più." Xander annuì e in qualche modo sembrava più sereno. Forse Angel era davvero cambiato. "Bene. Vado a salutare Buffy"


Entrando nella camera di Buffy, vi aveva trovato anche Willow e dopo lunghe pause di silenzi e maldestri tentativi di chiedere scusa, tutti e tre si erano ripromessi di sentirsi spesso. Quando Willow abbracciò Buffy, Xander si unì a loro e facendo il buffone, urlò "Anche io, anche io"


Buffy tornò al presente, con ancora in mente le ultime parole di Willow e Xander, "Noi vogliamo che tu sia felice. Buona fortuna, Buffy"


Due occhi scurissimi la scrutavano, e parevano leggerle l’anima. "Tutto bene?" sussurrò. Lei annuendo gli sorrise "Tu?" - "La gomma da masticare per il mal d’aria, ha funzionato. Credo che il peggio sia passato." - "Si, lo credo anche io, il peggio è passato".


Non riusciva a staccare gli occhi da lei, sapeva esattamente quali fossero stati i sui pensieri nelle ultime ore e non poté, ancora una volta, non vedere quanta forza traspariva dal suo sguardo. Per lui, aveva lasciato il suo mondo alle spalle, seguendolo in un futuro, che per quanto loro lo sognassero luminoso, era pur sempre un futuro incerto. Ebbe quasi paura. Paura di sbagliare, paura di farla soffrire ancora, paura che qualcosa di esterno a loro, potesse rovinare ancora una volta i loro sogni.


Chiuse gli occhi e in un sussurro appena udibile, mormorò.


"Io ti amo, Buffy. Qualunque cosa accadrà, dal momento che scenderemo da quest’aereo e fino alla fine dei nostri giorni, voglio che tu non dimentichi mai che io ti amo. Non ci è dato di conoscere il futuro ed è giusto che sia così, ma il mio amore per te non cesserà mai di esistere. Questa è la mia unica certezza, ed è questa l’unica cosa che ho da offrirti. Il mio amore".


Sentì le labbra calde di Buffy sulle sue e tutte le paure si dissolsero e morirono dolcemente nella bocca di lei. Sentì il sale delle sue lacrime che si mescolavano alle sue, ma non vi era più né tristezza né paura. Era gioia incontenibile, che diventava certezza. E quando sentì le sue mani, che cercando il calore della sua pelle, tentavano di farsi strada sotto la sua camicia, in un batter di ciglia, la gioia si trasformò in passione e il bacio divenne più esigente e profondo.


Furono interrotti dalla voce gentile di una hostess, che con evidente disagio, avvertiva che stavano per servire un piccolo ristoro prima dell’atterraggio. Loro annuirono ma non appena lei si fu allontanata, ripresero esattamente da dove avevano lasciato.


Lei rideva sulle sue labbra "Hai fame?" - "Si, ma non di cibo" continuò a ridere "Non di cibo?" - "Il cibo non è esattamente quello che avevo in mente" - "Ho paura però, che dovremmo…." Lui continuava a baciarla "…e i panini? abbiamo quelli.." - "Angel?"


Lui si fermò e sollevando la poltroncina si sistemò meglio, trascinando Buffy con sè, ancora fra le sue braccia "Si?" - "Credo di aver dimenticato i panini nella cucina di Giles" guardando lo sguardo strano di Angel fra il confuso e il divertito, si affrettò ad aggiungere "tutta colpa di Xander" - "Buffy Anne Summers, tu a volte sei davvero impossibile, lo sai?"


Capitolo sei


Casa. La loro casa. Dio, amavano il suono di quella parola.


Le luci della notturna Los Angeles invadevano l’abitacolo del taxi, ma loro non le vedevano. Lei poggiava la testa sulla spalla di lui e le loro mani inestricabilmente intrecciate fra loro, poggiate mollemente sulle gambe di Angel, che teneva il capo contro la fronte di Buffy. Non parlavano, non con le parole almeno. Il taxista di tanto in tanto tentava di rompere il silenzio, ponendo stupide domande, giusto per fare conversazione, ma dopo le loro risposte monosillabiche, vi aveva rinunciato. Per Angel e Buffy, adesso, il mondo là fuori poteva aspettare.


I chilometri di autostrada che li separavano dalla porta della loro casa, parevano interminabili, ma poi cominciarono ad intravedersi gli svincoli che si snodano attraverso le strade della città illuminata. La città degli Angeli. Ancora sveglia, palpitante e viva, che pareva attendere loro. La città che gli aveva fatti incontrare per poi dividerli, adesso gli accoglieva di nuovo, avvolgendoli nel più caldo degli abbracci. "Stiamo per arrivare" mormorò Angel baciandole la fronte, poi rivolgendosi al taxista, fece cenno di accostare. "Scendiamo qua, grazie" Angel lo pregò di scaricare i bagagli nel vialetto d’accesso della loro casa e portando fuori il portafoglio, pagò la corsa e lo congedò dicendogli, "L’ultimo tratto lo faremo a piedi"


Buffy respirò profondamente l’aria fresca della notte, mentre guardava Angel parlare con il taxista. Era un po’ stanca, ma sentiva la gioia, che lentamente penetrava in ogni fibra del suo essere. Non vedeva l’ora di essere sola con lui e ringraziò silenziosamente Angel per aver deciso di scendere lì, proprio ad un passo dal paradiso. L’ultimo tratto l’avrebbero percorso solo loro due, insieme. Amava il modo in cui Angel anticipava i suoi pensieri, trasformandoli in realtà. Fra loro era sempre stato così. Potevano sentirsi l’un l’altro. Profondamente.


Il taxista gli aveva lasciati sul punto più alto della collina. Avevano raggiunto un angolo tranquillo nella periferia della città e si erano fermati su di un belvedere da cui era possibile ammirare tutta la zona circostante. Le casa non erano tantissime ed erano state costruite tutte distanti tra loro, divise in lotti isolati e circondate, ognuna, da una vastità di alberi. Ogni casa era completamente immersa nel verde e isolata dalla vista di occhi indiscreti. Buffy notò il silenzio di pace che regnava nella zona, erano ben lontani dal traffico caotico della città e notò anche una stradina, leggermente in pendio, che li avrebbe condotti al centro abitato vero e proprio. Lei aveva visto la casa solo in foto e nei filmini sfuocati di Connor, ma la riconobbe subito. "È quella!" disse, indicando una casa col tetto spiovente e le tegole di mattoni rosa pallido. Angel annuì e si avvicinò lentamente per raggiungerla, gli occhi fissi sul suo viso. Voleva catturare la prima reazione di lei vedendo la casa, sapendo che era la loro casa. Voleva vedere i suoi occhi, per poi dipingerli. Tutto era sembrato così diverso prima, quando il loro era solo un piano per il futuro. Ora era il loro presente, adesso era realtà, e voleva custodire ogni momento di esso come un prezioso tesoro. E gli occhi di Buffy erano luminosi, ora. Era gioia!


Buffy poteva vedere chiaramente il piccolo boschetto che proteggeva la loro casa nella parte posteriore e il giardino che invece circondava gli altri lati. Vide il vialetto d’accesso, che moriva dolcemente proprio davanti alla porta d’ingresso e il cui percorso era vagamente indicato, da piccoli faretti, sparsi lungo tutto il viale, da cui emanava una debole luce blu.


"È meraviglioso" disse sottovoce, rivolgendosi a lui e sorridendogli. "E' davvero reale questa volta, non è vero? Per sempre?" Gli tese la mano, ma lui avvolse le braccia intorno a lei, invece, appoggiando la guancia sulla parte superiore della sua testa, come lei l’appoggiò nel suo petto, ricambiando subito l’abbraccio. Lo strinse così forte, che Angel la sentì tremare contro di lui, o forse era lui che tremava. Non seppe dirlo.


"Per sempre" la rassicurò, chiudendo decisamente la mente, alla vecchia definizione di ciò che per loro aveva significato quella parola. Non ci sarebbero state più ombre tra loro, né più nessuna separazione. Sarebbero stati insieme su questo piano terreno, più a lungo di quanto non fossero stati autorizzati dal destino. Angel non riusciva a pensare ad una vita senza Buffy. In quel preciso instante fece una promessa a sé stesso e decise che se su questo piano d’esistenza, il tempo di lei fosse finito prima del suo, lui l'avrebbe seguita subito dopo, ovunque lei l’avesse condotto. "Per sempre" mormorò ancora in un sussurro. "Ovunque sarà, ovunque ci condurrà la vita, noi ci andremmo. Insieme"


Chinandosi, le sollevò delicatamente il mento e lei assaporò il più dolce dei baci. Il suo cuore batteva all’impazzata e per un attimo pensò di essere tornata in dietro nel tempo, ai suoi sedici anni. Angel, con la sua sola presenza, stava lavando la sua anima, liberandola dall’oscurità che aveva abbracciato, per non dover soccombere al dolore di essere stata strappata dal paradiso. Lui la amava con tutta la purezza di cui era capace e Buffy rinasceva solo adesso e ancora una volta, fra le braccia dell’unico uomo che avesse mai amato. Il suo angelo.


Buffy seppe in quel momento cosa lei significasse per Angel. Lui vedeva la sua anima come pura luce e lo sapeva, semplicemente perché la pura luce era esattamente ciò che vedeva in lui. Loro erano il riflesso l’uno dell’altro. Se avessero vissuto vite separate, l’oscurità avrebbe vinto. Da soli potevano a mala pena sopravvivere, ma non potevano esistere. "Insieme" ripeté.


La prese per mano e imboccarono la stradina in discesa. Le salite dure, impervie e irte di ostacoli, non appartenevano più al loro presente. Camminarono lentamente per un po’, mano nella mano, poi lui affrettò il passo che presto divenne una corsa in cui trascinò anche lei, mentre ridevano, ubriachi di gioia. "Aspetta" rideva lei, "Così finiremo per cadere" ma correva con lui e non voleva certo fermarsi "No, che non cadiamo e poi io ti sorreggerei se…" lei gli saltò letteralmente in braccio, circondando i suoi fianchi, cingendoli strettamente con le gambe e lo baciò così duramente da lasciarlo senza fiato. "Smettila di fare il nobile cavaliere che protegge la donzella in pericolo" e poi mormorò "Non sono più una bambina". Lui la reggeva tenendola saldamente fra le braccia, con le mani incrociante proprio sotto ai suoi glutei. I loro occhi velati dalla passione, annebbiavano di desiderio i contorni del mondo circostante. Lui deglutì pesantemente. "Si, ho visto" Restituì il bacio che fu lunghissimo, lento e profondo, mostrando, inequivocabilmente, di aver recepito il messaggio, e poi sussurrò fra le sue labbra "Io adoro salvarti, lo sai" - "Anche io" Si baciarono ancora e ancora…


"Andiamo dentro. Stiamo perdendo tutto questo tempo fantastico solo sul prato davanti." Il sorriso che rivolse a lui era giocoso come quello di una bambina, ma lui riusciva a vedere sotto la superficie, la donna che era diventata. E il pensiero che fra pochi attimi avrebbe potuta amarla completamente, lo faceva impazzire. Lei tentò di scendere, rendendosi conto che erano ormai arrivati, ma lui la trattenne ancora fra le sue braccia. "Resta qui. Non andare via. Resta qui con me. Voglio portarti oltre la soglia, mentre ti tengo in braccio. È perfetto"


"È perfetto" ripeté lei, rimanendo fra le sue braccia e aggiunse "Perfetto …e romantico"


Il suo gesto romantico, però, fu un po' appannato dagli inconvenienti moderni di lucchetti, serrature, catenacci e allarmi anti-intrusione, ma insieme riuscirono a combattere la tecnologia quasi senza perdere l’equilibrio. Buffy si sporse in avanti, per srotolare la catena che chiudeva il cancello a cui Angel dovette appoggiarsi, per controbilanciare i sui movimenti. Non senza ridere, però. "Se continui a muoverti così, stavolta finiamo davvero con il sedere per terra" Lei ridacchiò e mise, deliberatamente, a dura prova il suo lato di nobile cavaliere "No che non cadiamo, se tu mi sorreggi" Lui abboccò subito e rispose "Ma non è giusto, ai miei tempi non c’erano tutte queste complicazioni" Percorsero il vialetto d’accesso in silenzio e finalmente entrarono in casa. Adagiando Buffy giù sul pavimento di pietra nel loro ingresso, lui si voltò per chiudere la pesante porta di legno. Un attimo dopo sentì due calde braccia scivolare intorno alla vita come lei modellò il corpo lungo la sua schiena.


"Mai, mai, mai uscire da qua. Mai più" mormorò nelle sue spalle. "Ho finalmente tutto quello che voglio ed è proprio qui."


"Sono d'accordo con la parte di avere tutto ciò che puoi desiderare" disse a bassa voce, "ma se non vuoi andare mai più oltre l’ingresso, posso almeno girarmi verso te? Potrebbe funzionare meglio". Quando allentò le braccia quel tanto che bastava per permettergli di voltarsi, abbracciandola, continuò "Lo sai che possiamo stare più comodi lassù" e indicò le scale che portavano verso la loro camera. "Il letto è pronto, nel senso che è stato già montato, e magari dobbiamo solo cercare le lenzuola, e… il frigo è pieno …e ho pensato che… Ho avuto come la sensazione che non andremo a sprecare un sacco di tempo per fare la spesa fuori, almeno non per le prime settimane".


"Fai per i primi decenni". Lo corresse, alzandosi in punta di piedi per baciarlo "Niente spesa, niente uscire, niente scocciatori"


Era in procinto di ottenere una spiegazione più dettagliata circa le sue intenzioni per i primi decenni, quando sentirono bussare alla porta.


"No, no, no" gemette lei, premendo il viso nella sua spalla. "È la nostra prima notte, io non voglio giocare alla brava padrona di casa." Alzò la testa sorridendogli maliziosamente. "A meno che tu voglia giocare allo straniero sexy e misterioso che bussa alla mia porta in cerca di riparo dalla tempesta e io ti accolgo nella mia casa e poi..."


"Dobbiamo rispondere alla porta" disse in fretta Angel, districandosi con fatica dal suo abbraccio, e quando le ultime parole di Buffy, giunsero con chiarezza alla sua mente, sorrise e pensò fra sè, prima di raggiungere il punto di non ritorno. Pennellò delicatamente la sua guancia, accarezzandola dolcemente con le nocche, voleva assolutamente cancellare il broncio dal suo viso. "Io mi libererò di loro, tesoro. Chiunque essi siano, mi sbarazzerò di loro subito." Buffy non era convinta che fosse la scelta giusta "Possiamo anche non rispondere" disse, accarezzandogli il collo e attirandolo di nuovo a sé. Lo baciò con forza e lui dimenticò la porta.


Le mani di lui correvano nervosamente sotto la sua camicetta, che per quanto gli riguardava, aveva fin toppi bottoni. Meglio sfilarla da sopra la testa. La camicia di Angel era ormai quasi completamente aperta e lei già accarezzava le sue spalle nude, baciandogli il petto.


Non c’era nulla da fare, il loro gioco era cominciato e non volevano fermarsi. Ma qualcuno, maledetto chiunque egli fosse, pareva non voler capire e lo scampanellio alla porta divenne ancora più insistente.


"Dobbiamo… rispondere… alla… porta. Buffy, per favore, noi… dobbiamo... Ti fidi di me?"


"Ok, ma non è giusto, però"


La baciò ancora dolcemente "Ci metto solo un attimo" poi indicando la camicetta, "Chiudila"


"Angel, aspetta"


"Si?"


"La camicia. Chiudila"


Buffy capiva che era sincero, e si fidava assolutamente della sua parola, almeno fino a quando non vide chi fosse lo scocciatore. Guai in vista Pensò.


Uno stupido, stupidissimo demone stava proprio davanti alla loro porta e pareva intenzionato a voler entrare …e le sorrideva pure. Non aveva mai visto un demone simile, era… strano …e comunque, che accidenti aveva da sorriderle così tanto?


Capitolo sette


Buffy conosceva molte tipologie di strane creature e aveva visto un infinità di demoni nella sua vita, ma demoni sorridenti come questo, non ne aveva mai incontrato prima. Se Giles adesso fosse stato qui, certamente avrebbe voluto studiarlo, a differenza sua, che avrebbe voluto mozzargli la testa all'istante per cancellare quello stupido sorriso dalla sua faccia. Che razza era mai questa? Demon Ridens? …certo però, che questo era proprio strano


"Ehilà, pasticcino. Contento di rivedermi? L'avevo detto che sarei passato un giorno di questi"


Il nuovo arrivato salutò festoso e poi rivolgendosi a Buffy disse "No, non funzionerebbe con me, dolce piccola slayer. La testa intendo… Per la mia specie, mozzare la testa è una sorta di… ok, lasciamo perdere. Ho interrotto qualcosa …e vi prego di notare che la mia non è affatto una domanda. Su Angel, non guardarmi così, non offri da bere al tuo vecchio amico demone?"


Angel rimase a guardarlo con la bocca spalancata per la sorpresa, ma lo stupore durò poco e incrociando le braccia al petto, sibilò minacciosamente contro l'inatteso ospite


"Cosa ci fai qui, Lorne?" - "Avanti cuore d'angelo, non fare il solito musone" e poi sbirciando verso Buffy aggiunse "Non vuoi farmi conoscere la deliziosa fanciulla che ti ha rubato l'anima?" Buffy sgranò gli occhi e Lorne si affrettò ad aggiungere "In senso metaforico, naturalmente"


Buffy era senza parole, ma si rilassò subito. Lui non era una minaccia, almeno non nel senso demoniaco del termine, ma certamente adesso minacciava la loro privacy. Aveva capito chi fosse. Angel aveva parlato di lui, ma adesso non voleva approfondire la sua conoscenza.


Durante uno dei suoi brevi viaggi da Cleveland a Los Angeles, Angel aveva cercato in tutti i modi di rintracciare Lorne, sebbene l'ultima volta che si erano visti, lui avesse chiesto di non cercarlo mai più. Aveva parlato di questo con Buffy e fu proprio lei a suggerirgli di riavvicinarsi al suo amico, ben sapendo che per Angel era importante poterlo rivedere, almeno un ultima volta. Angel le aveva raccontato ogni cosa, e per quanto lui si limitò solo ad esporre i fatti nudi e crudi, Buffy comprese ben oltre le parole non dette. Per Angel, era importante che non ci fossero ombre su tutto ciò che riguardava il suo passato. Non voleva lasciare nulla di non chiarito, e il pensiero di Lorne lo tormentava, più di quanto lui non volesse ammettere. Così, seguì il consiglio di Buffy, per non nutrire oltre la sua colpa, come aveva detto saggiamente lei. Dopo aver chiesto informazioni ad alcune sue vecchie conoscenze e anche con l'aiuto di suo figlio, Angel trovò Lorne nel nuovo locale che aveva appena aperto. Il "New Caritas"


La sua sorpresa fu grande, quando l'amico l'abbracciò calorosamente. Aveva pensato che lui fosse in collera o chissà che altro, invece Lorne era assolutamente felice di rivederlo. Angel raccontò gli ultimi importanti avvenimenti della sua nuova vita e nel viaggio successivo, gli mostrò la nuova casa. Lorne si era offerto di aiutarlo per l'arredamento, ma ben conoscendo gli stravaganti gusti dell'amico demone, Angel aveva rifiutato, inorridendo al solo pensiero di quali commenti avrebbe potuto fare Buffy.


Era assolutamente felice di averlo ritrovato, lui era l'unico amico che gli era rimasto. Lorne era tutto ciò che rimaneva della sua vecchia squadra. L'unico superstite della Angel Investigation.


Dopo il loro primo incontro, tutte le volte che Angel tornava in città, si incontravano o lì a casa oppure nel suo nuovo bar karaoke e trascorrevano insieme parecchie ore. Il demone verde era informatissimo su tutto ciò che riguardava la sua nuova vita, e più di una volta lo aveva aiutato a vedere più chiaramente su alcune questioni spinose. Lorne pareva molto più sereno adesso che non stavano più alla W&H, ma Angel percepiva comunque una sensazione di vago malessere appena sotto la superficie, e lui si affrettava a dire che andava tutto a meraviglia, per quanto Angel, non riuscì mai del tutto a scrollarsi di dosso quella fastidiosa sensazione.


Angel tornò al presente e non gli sfuggì lo sguardo imbronciato di Buffy. La guardò serissimo, come a volersi scusare per l'amico e le disse semplicemente "Lorne" Lei annuì "Avevo capito". Ammorbidendo un po' il tono della voce, chiese "Cosa è successo? Nulla di grave spero. Tu stai bene? devi dirmi qualcosa di urgente?" - "Angel rilassati ...e non preoccuparti per il vecchio Lorne, io sto benissimo. Su, fammi entrare adesso"


La pazienza di Angel andava esaurendosi ad ogni secondo che passava, ma con voce calma e misurata, chiese di nuovo "Lorne, cosa ci fai qui?"


"Cosa ci faccio qui? Ma niente, volevo solo salutarti, e a dire il vero, pensavo fossi solo" e intanto entrò nell'ingresso guardandosi intorno "Ah, bene. Vedo che i lavori sono andati avanti"


"Fuori, fuori!" intimò inutilmente Angel, indicando la porta. "Siamo appena arrivati a casa e abbiamo cose da fare".

"Qualcosa in cui posso aiutarti?" chiese Lorne e aggiunse "Se no a che servono gli amici?"

"Penso che siamo in grado di gestire questo da soli" sbottò Buffy, ma gli sorrise comunque.

"Perché non lasciamo che Lorne ci dica perché è qui, in fretta" sottolineò Angel "e così poi, può andare. Voglio dire andare a casa. Voglio dire a casa sua... non vorrei sembrarti ostile ma..."

"Oh lo so piccola slayer. So che sei perfettamente in grado di gestire il non più tanto vampiro, qui presente" disse Lorne e socchiudendo leggermente gli occhi, osservò Buffy scrutandola con attenzione. Angel non poté fare a meno di sorridere, quando vide la buffissima espressione sul volto di lei e si affrettò a spiegare "Ti sta leggendo, almeno credo"

"Ma non avevi detto che legge solo quando si canta davanti a lui?" ribadì Buffy, infastidita.

"Oh no, mon petit ami, qua non si tratta di cantare. La tua anima grida Angel, Angel …e un sacco di altre cose vietata ai minori, ma so che capisci cosa voglio dire"


Buffy ridacchiò annuendo, ma si ricompose subito tentando di fare l'offesa. Con scarsi risultati però, perché riusciva a vedere in Lorne, una dolcezza e una schiettezza straordinaria. Lui non la stava giudicando, a differenza dei suoi amici, e questo era confortante. Insomma, era un po' confusa, e per quanto fosse infastidita che qualcuno potesse leggerle l'anima, non riuscì ad arrabbiarsi con lui. Inconsciamente sentì che poteva fidarsi. Mantenne però un contegno serio e incrociando le braccia sul petto, con tono leggero rispose "Non sei venuto fin qui per leggere me. Sicuramente c'è qualcos'altro, magari un apocalisse in arrivo? allora sarà meglio, se sveli la natura della tua demoniaca emergenza, possibilmente con meno di 25 parole, e poi, senza offesa eh, muovi i tuoi piedini all'indietro verso la porta, ci salutiamo e amici come prima." Sorrise apertamente e aggiunse "Sono abbastanza sicura che la tua emergenza differisce dalla nostra emergenza. È una questione di priorità …e so che capisci cosa voglio dire"


"Ehi, ho un'idea ancora migliore" Angel disse in fretta. "Perché non ci parli della tua emergenza un'altra volta e magari torni... domani mattina, o meglio ancora, fra qualche settimana? Non è una questione di vita o di morte, vero?" Buffy annuì e lo corresse di nuovo "decennio, meglio fra un decennio" - "Giusto" confermò Angel e rivolgendosi ancora al demone verde "Allora?"


"E va bene, va bene" si arrese Lorne, "No, non è una questione di vita o di morte. Ma si, c'è un emergenza, due per la precisione" sospirò pesantemente e continuò "Il motivo per cui non posso aspettare fino a domani mattina, è… che io non ci sarò domani mattina. Sto partendo"


"Tu sei venuto fin qui, alle due di notte, per dirci che stai partendo? Mi stai dicendo che non hai ancora metabolizzato il concetto di telefono?" Buffy era andata dal fastidio all' oltraggiato con una tale rapidità che sorprese lo stesso Lorne.


"Diciamo che sono qui, non per dirvi che non ci sarò, ma per dire perché non ci sarò domani." Lorne tentò di scherzare, ma guardò intensamente Angel. Non gli piaceva vedere la sua preoccupazione, che sapeva sarebbe stata presente in quegli occhi scuri. E non fu affatto sorpreso quando vide il suo sguardo. Lorne conosceva fin troppo bene il cuore del suo amico.


"Perché non ci sediamo tutti e così puoi spiegare meglio, eh Lorne?" mormorò Angel, guidando dolcemente Buffy verso il soggiorno e facendo cenno a Lorne di seguirlo. Quando furono tutti seduti, lui annuì verso l'amico per incitarlo a continuare.


"Io non ci sarò domani, o qualsiasi giorno dopo in realtà" cominciò Lorne "Però, per favore Angel, smetti di guardarmi con quegli occhi da cucciolo spaventato. Io non ci sarò perché non voglio esserci. Torno a casa. Il sole continua a splendere e tutto va bene, non essere triste"


Certo, Lorne sapeva leggere il futuro delle persone, ma anche Angel conosceva bene l'animo umano, specie quello delle persone che amava, e Lorne stava mentendo, ma decise di assecondarlo, per ora.


"Torni a casa? a Pylea? Ma tu.." Angel non riuscì a mascherare lo stupore "Lorne, tu odi Pylea"


"E' tempo, Angel. Tu lo sai meglio di me come funzionano certe cose. Da tanto aspettavo di rincontrarti. Sapevo che eri umano già prima che tu lo dicessi e se è per questo, ho sempre saputo che un giorno sarebbe accaduto. Avrei anche potuto vederti molto prima, ma era importante che fossi tu a cercarmi ed è ciò che è avvenuto. Tu ora non hai più bisogno di me, Angel. Sono andato via da Pylea per una ragione ben precisa e quella ragione eri tu. Sono state le Forze ha volere questo e in cuor tuo, io so, che l'hai sempre saputo. Non che dovessi fare nulla di speciale, dovevo solo starti accanto ed è esattamente ciò che ho fatto"


Angel annuì, ma non riuscì a dire una sola parola, era troppo commosso e da come Buffy gli stringeva la mano, si rese conto che la sua emozione era visibile anche oltre la sua anima. Ma lui percepiva anche qualcos'altro, ed era qualcosa che Lorne non voleva dire. Lui non stava proprio mentendo, stava omettendo alcune parti e Angel era deciso a voler scoprire di cosa si trattasse. Lorne guardò Buffy e continuò "La ragione per cui ero qui, ora non esiste più. La tua vita ha finalmente preso la direzione giusta, quella che doveva prendere, già da molto tempo. Adesso c'è chi si prenderà cura di te e molto meglio di quanto non possa fare io" Sorrise a Buffy che lo ascoltava con attenzione. Angel invece lo guardò con sospetto. Mancava qualcosa al suo racconto, era certissimo che stesse edulcorando una verità che non voleva rivelare.


"Cosa non mi stai dicendo?"

"Credo di aver detto tutto. Sei pronto?"

"No Lorne, non lo sono. Non si è mai pronti per dire addio ad un amico"


Parlarono ancora a lungo e Buffy perlopiù ascoltò, ma appoggiò Angel nell'insistere che lui non dovesse partire subito e alla fine Lorne cedette.


"Ragazzi, vi assicuro che non c'è nulla che non vada. Come ho già detto, ho parlato con le Furie e… a proposito, ti mandano i loro saluti…"

"Le Furie? chi sono?" Chiese Buffy "Nessuno" rispose immediatamente Angel.


Strano però, pensò lei. Perché Angel era cosi teso adesso? eh si, era teso ed era anche arrossito. Chi diavolo erano le Furie?


"Sono tre sorelle che…" Rispose Lorne e Angel lo guardò implorante

"Lorne, va bene ora è tardi, perché non ci vediamo domani a colazione?"

"No, no aspetta. Chi sono queste sorelle e come mai tu le conosci?"


Lorne stava per rispondere ma Angel lanciò un avvertimento velato


"Lorne, ora è meglio se vai!"


Dirigendosi verso l'uscita Lorne salutò entrambi. "A domani, allora"


Stava per dire chissà che altro, quando Angel improvvisamente ricordò qualcosa, che forse l'avrebbe salvato dallo sguardo indagatore di Buffy ...e comunque, non era giusto! non aveva neppure l'anima quando lui e le Furie..

"Lorne, la seconda emergenza qual'era?"


Buffy gli sorrise, ma stanotte Angel non avrebbe dormito, almeno fino a quando non le avesse detto chi accidenti erano queste tre sorelle. Parola di slayer.


"Il guardiano dice che fuori ci sono delle valige e chiedeva se sono le vostre"

"Lorne?" sibilò minaccioso Angel.

"Questo avrei dovuto dirlo subito, vero?"


Buffy rise e salutò il demone verde "A domani"


Capitolo otto


Portando dentro le valigie, Angel aveva poi riaccompagnato fuori Lorne e si era trattenuto ancora un pochino a parlare con lui. Buffy pensò che qualunque fosse il suo reale problema, loro l'avrebbero aiutato, insieme. Sentiva le loro voci provenire dall'esterno e sorridendo pensò a quanto potere avesse su di lei, la voce di Angel. Le dava un senso di serenità profonda.


Dopo aver gironzolato senza una metà ben precisa, Buffy curiosava qua e là fra i vari ambienti della casa. Era immensa, o forse a lei sembrava così, perché era ancora quasi vuota. In ogni stanza, percepiva quel tipico odore di nuovo e le dava un piacevole senso di pace. Vernici, barattoli di colle, pennelli, rotoli di tappezzeria, erano sparsi disordinatamente nelle varie stanze e il pavimento era quasi totalmente ricoperto da vecchi fogli di giornale. Notò una parete dipinta ancora solo a metà e ovunque poteva sentire il confortante odore del legno antico. Era qui che era arrivati adesso? Era quello, il luogo in cui si trovavano in questo bellissimo presente? Il nuovo che si incontrava con l'antico. Buffy pensò che fosse proprio così. Colse la metafora sottostante, che calzava perfettamente con le loro vite. Il loro, era un amore antico che reinventava se stesso, creando una nuova realtà.


Non poté fare a meno di notare quanto bella fosse la loro casa. Angel aveva sempre avuto un talento particolare nel curare gli ambienti in cui viveva. Possedeva un senso estetico tutto suo e lei lo adorava. Non sapeva esattamente da chi avesse ereditato questo. Se da Liam o da Angelus, ma ora aveva davanti a se una vita intera per scoprirlo. Ricordò il suo primo appartamento a Sunnydale e mai avrebbe potuto dimenticarlo. In quel letto avevano toccato il cielo con un dito, anche se non durò che un solo istante. Ricordò l'antica magione, dove il loro amore rifiorì. Ricordò l'appartamento di Los Angeles e ricordò a se stessa, che presto avrebbe conosciuto anche il glorioso e ormai famosissimo Hyperion.


Fra il loro progetti immediati, vi era infatti l'idea di spostare tutta la base operativa da Cleveland a Los Angeles e l'Hyperion era perfetto come sede. Angel le disse che aveva parecchie stanze dove poter ospitare le nuove cacciatrici e quando ne parlarono con Giles, lui approvò subito. Pensò anche che per coinvolgere Xander, avrebbe potuto affidare a lui i lavori di ristrutturazione.


Tornò al presente ed entrando nello studio sorrise, notando che su una scrivania, vi erano poggiate le stampe che lei aveva scelto. Beh, certo che erano un po' diverse viste dal vivo, ma comunque a lei piacevano.


Nel bagno, lo stencil non era che un abbozzo ancora, e decise in quel momento, che avrebbe terminato lei quel lavoro. In cucina invece era ormai tutto a posto, compreso il frigo pieno. Sorrise. Angel si era dato da fare per portare avanti tutti i lavori nel più breve tempo possibile, e ora comunque non avevano più tanta fretta. Lui aveva davvero rispettato tutte le sue indicazioni, anche laddove avrebbe fatto scelte diverse. Anche quello era amore e lei lo sapeva. Oh certo, sapeva anche che presto avrebbero sicuramente litigato, per far valere, ognuno, le proprie ragioni. Sorrise. Entrambi avevano un carattere forte ed erano abituati ad essere padroni assoluti delle loro vite. Erano entrambi dei leader e certamente la lotta fra loro non sarebbe mancata. Sicuramente non sarebbero morti di noia. Sorrise.


E comunque, forse Angel aveva ragione per le stampe.


Decise di salire al piano di sopra e scoprì che anche lì, tutto era come doveva essere. "Ti amo" pensò. Dal corridoio poteva vedere quasi tutti gli ambienti, le porte erano spalancate, forse per mandar via l'odore della vernice fresca. Solo una aveva la porta chiusa. La loro stanza. La curiosità era grande, ma non entrò. Quella porta dovevano varcarla insieme. L'attenzione tornò agli altri ambienti e cominciò a dividere mentalmente le stanze, assegnando ad ognuno la propria. Questa sul giallino, poteva essere la camera di Connor e quest'altra sicuramente sarebbe piaciuta a Dawn …e queste? chiese silenziosamente a se stessa. Forse il loro futuri proprietari dovevano ancora nascere. I loro figli. Suoi e di Angel. Chissà a chi avrebbero assomigliato. Sarebbero stati biondi come lei o avrebbero avuto gli occhi di lui? Sorrise.


Da una delle finestre poteva vedere Angel che, poggiato contro il cofano di un auto, parlava ancora con Lorne. Quella era la sua auto, l'aveva vista solo una volta a Los Angeles, ma la riconobbe subito. Vi era salita di corsa, con Wesley alla guida, ed Angel era stato appena arrestato da quella biondina dagli occhi di ghiaccio. Una vita fa, pensò.


Rimase ancora un po' a guardarlo dalla finestra, pareva un po' preoccupato, ma non troppo. Vedeva la serenità che traspariva dai suoi movimenti e il suo cuore mancò di un battito, quando lui sollevò lo sguardo e le sorrise.


Aveva sentito la sua presenza, sapeva che lei lo stava osservando. Comprese in quel momento, che la scelta di stare ancora un po' la fuori, sicuramente era stata una scelta deliberata. Lui aveva lasciato che lei esplorasse le sue stanze, nel silenzio confortevole della propria anima. Come poteva non amarlo? Lui entrava sempre in punta di piedi nella sua vita e nonostante ciò, riusciva a sconvolgerla, ogni volta. Si commosse.


"Ti amo" mormorò contro il vetro e in quello stesso momento, senza mai distogliere lo sguardo dalla finestra, Angel si mosse e corse verso lei. Doveva raggiungerla. Non voleva mai più vederla attraverso un vetro che li divideva. Era accaduto fin troppe volte in passato. Mai più voleva sentire l'angoscia che nasceva dalla consapevolezza, che lei non poteva essere che un sogno irraggiungibile. Troppe volte l'aveva guardata da lontano e senza poterla neppure sfiorare.


Lei gli corse incontrò e lui la raggiunse sulla scala. La prese in braccio e nascondendo il volto fra i suoi capelli, le sussurrò "Mi sei mancata." Lei non si oppose, né disse nulla. Lasciò che lui la portasse ovunque avesse deciso di portarla. Si abbandonò alle sue braccia che la cullavano.


Rimase senza fiato quando vide la loro stanza. Il letto era davvero immenso, avrebbe potuto viverci una vita intera su quel letto, senza mai uscire da lì. Era tutto perfetto. Tutto. Compresi i petali di rosa che aveva sparso qua è là per tutta la stanza.


E sul cuscino una solitaria rosa rossa …e un biglietto.


L'adagiò delicatamente sul letto e sfilandole le scarpe, massaggiò delicatamente la pianta dei piedi. Fu un gesto che durò solo un attimo, perché le sue mani adesso erano già sul suo ventre, e correvano velocemente sino al viso, dove spostò una ciocca di capelli, accarezzandole dolcemente la guancia con le nocche. Lei si voltò di lato, verso il cuscino li accanto "È per me?" chiese sorridendo, mentre prendeva la rosa fra le mani.


Sollevandosi un po', si spostò per fare posto a lui e si sedette, poggiandosi allo schienale. Lui annuì, ridacchiando per la sua domanda, ma non si sdraiò accanto a lei, si alzò invece e portò una mano in tasca per poi tirarla fuori subito dopo, mentre si inginocchiava davanti a lei.


Nel suo pugno stringeva qualcosa.


"Angel, è bellissimo …tutto. È… tutto così bello. La casa, questa stanza, le rose …e questa rosa. Tu. Noi."


La guardava in silenzio, incapace di vedere oltre il suo sguardo. Lei era felice, la sua bambina, ed era bellissima. Cercò di imprimere nella sua mente la meraviglia dei suoi occhi, dopo gli avrebbe disegnati, dopo l'avrebbe fatto sicuramente. Ma adesso doveva baciarla, subito. Dolcemente, come sempre e come sempre, insieme, dimenticarono il resto del mondo. Quando riaprì gli occhi, Buffy vide brillare la commozione negli occhi umidi di lui …e non solo quella.


Davanti a sé un anello bellissimo. Fra le sue mani, Angel stringeva un brillante. Sfiorandole delicatamente la mano sinistra, lo fece scivolare fra le sue dita, infilandolo all'anulare di lei, e con voce rotta dall'emozione, le sussurrò "Il biglietto. Ti prego, leggilo."


Lei spostò lo sguardo da Angel all'anello e poi di nuovo ad Angel e annuì commossa. Accarezzò ancora la rosa e ancora incrociò il suo sguardo. Non voleva vedere altro che i suoi occhi. Lui implorò ancora, "Ti prego, leggilo" Sfilò il biglietto dalla piccola bustina bianca e con il cuore che batteva all'impazzata, lesse "Mi vuoi sposare?"


"Mi vuoi sposare?"


Ripeté lui e per un attimo, lei lo vide come il giorno del ballo e sentì la sua voce che le chiedeva "Vuoi ballare con me?" e come allora e con lo stesso identico sorriso, lei rispose "Si" Ma a differenza di allora, il suo cuore, adesso, era gonfio di gioia. Quella volta, aveva creduto che fosse la fine, e oggi lui le chiedeva di diventare sua moglie.


Per chissà quale bizzarro gioco della memoria, anche Angel, con la mente ritornò al quel giorno. Lei, bellissima e malinconica, aveva ballato con lui, nonostante sapesse che era un addio. Ripensò al terribile sogno delle ore prima, che lo aveva spaventato così tanto. Allora era scappato lontano da lei, per proteggerla dal fuoco del suo inferno. Come poteva starle accanto, dopo averla vista bruciare nel suo abito bianco? Adesso lei gli diceva ancora Si, e l'unico fuoco che riusciva a vedere, era il fuoco della passione, dipinto negli occhi di Buffy che si velavano di desiderio per lui. Si alzò e chinandosi verso lei, cominciò a baciarla, mentre prendeva la rosa dalle sue mani, che con il biglietto finì da qualche parte li per terra. Dopo la raccoglieremo, pensarono insieme, ma quello fu il loro ultimo pensiero razionale.


Lei rispose al bacio, accogliendolo fra le sue labbra morbide e promettendo piaceri proibiti, con la sua lingua impaziente, che pareva divorarlo. Lui tentò con una mano, di spostare il copriletto di seta rossa e sbiascicò qualcosa su certe lenzuola che dovevano essere da qualche parte, e lei tentò anche di rispondere, "lenzuola …si" ma il suono della sua stessa voce le parve arrivare da molto lontano e la disturbava enormemente.


Quasi le strappò camicetta e reggiseno. Lei lo seguì freneticamente e presto i loro vestiti furono abbandonati sul pavimento, mentre come ubriachi, abbracciati si inoltravano in quel mondo, da cui erano stati strappati tanti anni fa. Solo il desiderio di possedersi, riusciva a guidare i loro corpi, che si muovevano fra spasmi inconsulti, come fossero in preda ad una febbre incontrollabile che li divorava da dentro.


Baciava ogni centimetro del suo corpo, lasciando una scia umida di saliva, mentre lei contorcendosi disperatamente, si aggrappava ai capelli di lui, per guidare meglio i movimenti della sua bocca.


Voleva vedere i suoi seni. Voleva vederla completamente esposta al suo sguardo. Afferrandola per i fianchi, la trascinò con sè nel suo abbraccio e la fece sdraiare su di lui, che ora poggiava la schiena sul letto.


Angel tremò, quando Buffy lo costrinse a mettersi quasi in posizione seduta. Avvinghiandosi saldamente a lui, gli affondò le unghie nella schiena e inumidiva il suo addome con la sua eccitazione, serrandogli le cosce attorno la vita.


Lui si spostò e si sistemò in una posizione più comoda. Ora era completamente seduto. Con un abile e sapiente movimento, e sollevando ancora i suoi fianchi, entrò dentro lei. Non riusciva ad attendere oltre. Piegò le gambe che divennero lo schienale in cui lei poggiò le sue spalle. Erano entrambi seduti, adesso. Angel sul letto e Buffy su di lui. Con una spinta lentissima e senza mai fermarsi, entrò più profondamente dentro lei, mentre con un movimento delle gambe, la spingeva verso lui, avvicinando i suoi seni alla bocca. Adorava baciarli. Erano assolutamente perfetti. Adesso Angel la circondava totalmente con le sue braccia, portandosela ancora più vicino, mentre con le mani aperte sulla sua schiena la sorreggeva e allo stesso tempo, gli permetteva un maggior accesso ai capezzoli e alla sua bocca. Affondò il viso fra i suoi seni, mentre a bassa voce mormorava mille volte "Ti amo". Voleva sparire dentro lei. Avrebbe voluto fondersi completamente con il suo corpo, se solo avesse potuto.


Buffy imprimeva liberamente il suo ritmo adesso e più lei si muoveva su lui, più lui impazziva …e cercava le sue labbra …e ancora i capezzoli …e ancora le labbra. Lei aveva ormai perso totalmente il controllo e dovette tenersi saldamente alle sue spalle, mentre insieme urlarono parole prive di senso, esplodendo nella potenza del loro prolungato orgasmo.


Lui si accasciò sul letto, portandola con sé nella caduta. Una mano ancora sulla sua schiena e l'altra fra i suoi capelli. Gli occhi chiusi.


Lei poggiava il viso nell'incavo del suo collo e le mani ancora sulle sue spalle, mentre si abbandonava mollemente sul corpo di Angel, che era ancora dentro lei. Gli occhi chiusi.


Non si mossero, non ne avevano la forza. Stanchi, sudati e felici. I corpi ancora avvinghiati.




Non seppero quanto tempo passò, ma quando lui la sentì tremare per il freddo, si spostò per coprirla, e baciandole la fronte, la riportò subito dopo fra le sue braccia.


Per un po' dormirono, ma non a lungo …e l'alba era ancora lontana.


Capitolo nove


Le due del pomeriggio, e in qualunque altra casa, normalmente, quella sarebbe stata ora di pranzo. Loro invece, si erano svegliati solo un ora fa e adesso facevano colazione, per la prima volta insieme, nella loro cucina. Dopo la doccia, Buffy aveva ricordato ad Angel che c'erano un sacco di lavori da fare e cominciarono proprio dalla loro camera. Nella parete di fronte al letto, avevano sistemato la stampa che Buffy aveva ordinato da quel sito web di arte contemporanea. "È enorme" aveva detto Angel. "Quelle dello studio sono più piccole" aveva risposto lei ridendo, forse anche per rassicurarlo …e comunque uffa, a lei piacevano. "È una bella macchia di colore" aggiunse mentre cercava di sistemarla meglio, raddrizzandola. "È una macchia, si" concordò Angel scettico e prendendola un po' in giro.




Lei aveva raccolto la rosa, e l'aveva conservata nel piccolo scrittoio antico che Angel aveva fatto arrivare dall'Irlanda. Aveva richiuso il biglietto dentro la bustina, legandolo al gambo della rosa. L'avrebbe conservata per sempre. "Mi hanno assicurato, che inserire qualche elemento moderno, accanto a dei pezzi d'antiquariato, è assolutamente …come dire? si sposano bene insieme" …e lui l'aveva baciata "si sposano, si".




Poi, entrambi affamati, erano scesi in cucina e lui aveva preparato una colazione divina. Comprese le fragole con panna, che lei adorava. Angel le ricordò che quella sera dovevano vedersi con Lorne. Gli aveva invitati al nuovo Caritas, il suo bar karaoke. Le disse di aver poi scoperto che qualcuno lo ricattava, per costringerlo a rivelare il futuro delle persone che cantavano davanti a lui. "Per questo motivo voleva tornare a Pylea. Non voleva che la sua rara abilità, diventasse uno strumento del male". Buffy annuì, "E stasera prenderemo a calci nel sedere, quelli che l'hanno spaventato così tanto. Povero Lorne, non meritava anche questo."




Avevano poi deciso di sistemare lo studio, e Buffy adesso stava sulla scala con un pennello in mano, mentre lui rideva notando che aveva più vernice addosso di quanta non ne stesse pennellando sulla parete. "Pensavo che dipingere le pareti, fosse più facile" ammise lei e lui afferrandola per la vita, la fece scendere, solo perché aveva una voglia matta di baciarla. "Beh, certo che se continuiamo con questo ritmo, la casa non sarà pronta neppure per il Natale del duemilaemai" disse, mentre volava fra le sue braccia, ma le piacevano queste interruzioni improvvise, le piacevano davvero molto.




Seduti per terra, verso le cinque del pomeriggio si erano concessi una pausa. Un panino, una birra …e fare l'amore proprio lì, sul nudo pavimento. Poi, ancora nudi, sdraiati l'uno accanto all'altro, Buffy aveva sollevato il braccio al cielo e muovendo ritmicamente le dita della mano, ammirava l'anello. "È bellissimo."




Angel, sollevando anche lui il braccio, l'aveva raggiunta subito, intrecciando la mano con la sua. Con un movimento circolare del pollice, sfiorava l'anello facendolo ruotare delicatamente sull'anulare di Buffy. "Ti sta un po' grande, dobbiamo farlo restringere"




Lei annuì e Angel continuò "Oppure, potresti mettere su qualche chilo" Si girò su un fianco e portando la mano di lei alle labbra, la baciò delicatamente per poi posarla sul suo ventre. Fece scivolare un braccio sotto le spalle di Buffy e l'avvicinò di più a sé, mentre le baciava la fronte. Con la mano libera accarezza ancora l'anello …e il ventre …e il viso e ancora le baciò la fronte …e di nuovo una carezza sul ventre piatto, posandovi la sua mano calda.




"Dico davvero, tesoro. Sei dimagrita tantissimo" Lei annuì ancora pigramente. Amava il modo in cui lui la coccolava dopo aver fatto l'amore e aveva ragione anche sul suo dimagrimento. Gli ultimi mesi a Cleveland non erano stati proprio rilassanti, ma adesso le preoccupazioni erano finite e sorridendo pensò che Angel era anche un ottimo cuoco.


"Non avevo mai visto un anello come questo" - "Certo che no!" si affrettò a dire lui "Non ne esiste un altro simile, questo è il tuo anello. È unico e speciale, proprio come lo sei tu"


Le disse che aveva disegnato lui stesso quella forma particolare, che ricordava vagamente il claddagh, e disse anche di aver scelto personalmente le pietre da incastonare sulla montatura.


"I tre diamanti al centro, le pietre più grandi, simboleggiano il nostro amore e il nostro tempo insieme. Amore passato, presente e futuro …e inoltre il diamante significa solidità e forza"


Si strinse più forte a lui, e accarezzò le sue labbra tracciandone i contorni con le dita. Lui riusciva sempre a farla sussultare e la dolcezza delle sue parole la toccavano nel profondo dell'anima. Solidità, forza e durata. Conosceva il significato del diamante. Sicuramente, il loro amore era solido e duraturo e lui non poteva dirlo meglio di così. Sapeva che le pietre racchiudevano dei messaggi unici e profondi e attraverso quell'anello, Angel stava raccontando il suo amore per lei. "Sei tu che sei unico e speciale" Lo baciò dolcemente. Non aveva più paura della tenerezza. Con lui sperimentava ancora la purezza di un sentimento, che per troppo tempo, aveva dovuto cancellare dalla sua vita. Amare lui era così facile per lei.


"Le altre pietre al lato" continuò Angel, "che creano il simbolo dell'infinito, sono rubini, zaffiri e smeraldi e rispettivamente simboleggiano la passione, la fedeltà e la speranza"


Lei per un attimo ebbe un brivido. Perché tutto ciò che lui diceva la faceva stare così bene? "Hai freddo? Sarà meglio se ci rivestiamo" disse Angel mentre sorrideva maliziosamente.


"No, sto bene. Stiamo ancora un po' qui, così. Vuoi?"


Lui rispose, ma non con le parole e ciò che provarono dopo, era così lontano dal freddo. Molto, molto lontano dal freddo. Rubino …amore ardente.


e se continuavano con quel ritmo, la casa non sarebbe stata pronta per nessun Natale futuro.


Allungando un braccio, senza alzarsi dal pavimento, Angel afferrò un cuscino dal vicino divano e lo trascinò per terra, sistemandolo sotto la testa. "Ok, ora va meglio. Da umano è tutto molto più reale e il pavimento non è comodissimo" rise sentendo i mugolii assonnati di Buffy, "…o forse io sto invecchiando" - "Io sono comodissima, invece. Si sta così bene qui."


Sollevò la testa, quando senti il petto di Angel che si contraeva per la risata "Perché ridi adesso?" - "Non posso crederci" disse lui ancora ridendo "Certo che stai comoda, sei sdraiata su di me, mica sul pavimento" poi sollevò un po' la testa, sporgendo il collo ancora un po' di più verso lei, e prese il suo viso, racchiudendolo con entrambi le mani.


"Sei bellissima dopo aver fatto l'amore" sussurrò e la baciò ancora con una tale passione che... beh avrebbero ricominciato subito ad amarsi, se solo non fosse stato così tardi. Rimasero in silenzio ancora un pochino, poi Buffy piagnucolò sul suo collo.


"Non mi va proprio di uscire" - "Lo so, ma l'abbiamo promesso a Lorne, non possiamo lasciarlo nei guai" annuì e stava per dire qualcos'altro, quando Angel la bruciò sul tempo.


"Hai chiamato Dawn?" - "Si, ma come hai fatto a sapere che…? Stavo per fare la stessa domanda" la guardò stupito, "Stavi per chiedermi se ho chiamato Dawn?" - "No, volevo sapere di Connor. Come mai non si è ancora fatto vedere?"


Ne era quasi certa, perché le parve di sentire la tensione scivolare nella sua muscolatura. L'aveva stretta un po' più forte e sollevando il viso per incontrare i suoi occhi, il quasi scomparve e rimase la certezza. Angel era preoccupato, anche se tentava di nasconderlo con un sorriso.


"Non c'è" e poi aggiunse "…e comunque non sa che siamo qui" - "Dov'è?" - "a casa. Ogni venerdì sera torna a casa sua, dai suoi genitori" Buffy sentì un tuffo al cuore. Era questa la condivisione e anche questo era amore. Sentiva l'amarezza nella voce di Angel, e subito diventava anche sua.


"Ma poi torna" continuò Angel, forse per rassicurare Buffy, ma soprattutto per rassicurare sé stesso. "Parte il venerdì e torna la domenica sera. Questo fine settimana però, ci sono due giorni di festa e quindi tornerà martedì sera. Mercoledì mattina ricominciano Le lezioni"


"Ti tiene informato dei suoi spostamenti. Trovo che sia carino. Mercoledì sarà qui e potremmo invitarlo a pranzo oppure a cena" Voleva assolutamente scacciare quell'ombra dai suoi occhi, odiava vederlo così. Angel si mise a sedere e cominciò ad infilarsi i pantaloni e allungò anche il maglione a Buffy.


"Dobbiamo muoverci. Sono le otto. Doccia veloce e poi andiamo da Lorne, magari mangiamo qualcosa lì" Si alzò e finì di vestirsi velocemente. Si appoggiò con le spalle al muro, braccia incrociate sul petto, la testa quasi china. Pareva improvvisamente stanco e si innervosì più del solito, quando sentì il cellulare squillare. Lo ignorò, non voleva sentire nessuno adesso.


Le braccia calde di Buffy su di lui ebbero il potere di sciogliere un po' la tensione e abbandonò la posizione di chiusura, aprendo le braccia per accoglierla. Le sorrise ma gli occhi erano tristi. Poggiò la fronte sulla sua e a bassa voce, disse "Non farti illusioni" si fermò un attimo e poi disse ancora, "È felice con loro"


Era la solita vecchia storia, pensò Buffy. Lui preferiva fare un passo indietro, per paura di fare del male alle persone che amava. Sceglieva di stare all'ombra delle loro vite, per non ferirle. Non era esattamente questo, ciò che Angel aveva fatto anche con lei? Se n'era andato per darle una vita normale, e così aveva fatto con suo figlio. Gli aveva dato una vita felice, una nuova famiglia amorevole. Connor doveva essere felice …ma lontano da lui.


Buffy non era affatto d'accordo …e comunque adesso le cose erano diverse. Lui era diverso.


"È felice con loro? Può darsi, ma a me è sembrato felice anche quando parlava di te …e con me, lui ha parlato spesso di te. Anzi, ha parlato solo di te."


Lui sorrise, ma poi scosse la testa e cominciò a parlare a ruota libera, dando forma reale alle sue paure. L'emozione era visibile nei suoi occhi umidi e la voce tremava un po'.


"Non voglio che tu ti faccia delle illusioni Buffy, insomma non contarci troppo su Connor, non voglio che poi rimani delusa. Non credo che lui verrà a stare con noi, insomma perché dovrebbe dopo tutto? Lui ama la sua nuova famiglia …e loro sono delle brave persone …e gli vogliono bene. Ha delle sorelle che lo adorano …e ha degli amici d'infanzia lì, o quella che lui ricorda come sua infanzia …e ha persino un cucciolo tutto suo, un piccolo bastardino che ha trovato qualche settimana fa".


Sorrise al pensiero del cucciolo. "L'ha detto l'ultima volta che ci siamo sentiti, del cucciolo intendo" e continuò ancora, "Buffy, lui non lascerà mai tutto questo …e io non voglio neppure che lo faccia …e non voglio che tu nutra delle inutili speranze."


Era evidente che non era lei quella che nutriva false speranze o che si faceva delle illusioni. Angel parlava a se stesso, ma non lo disse a lui.


"Beh, cuccioli se ne trovano tanti in giro …e comunque, è stato lui a dirti tutto questo? Ha detto che è felice lì e che non lascerà quella famiglia?" - "No, lui non mi parla mai di loro. Ma ho visto con in miei occhi e ho visto che lui, lì è felice" - "Quando l'hai visto, Angel? due anni fa? Subito dopo la modifica della sua memoria? L'hai visto quando lui non ricordava chi fosse realmente?" lui annuì e comprese dove lei si stava dirigendo.


"Non ti parla mai di loro. Ma del cucciolo si …e anche del college …e ti ha anche detto che vuole stare a Los Angeles" Lui tentò di replicare "Non significa che…" - "Devi parlare con lui, Angel…"


il cellulare squillò ancora ed entrambi finsero di non sentirlo, ignorandolo.


"Devi chiedere a lui cosa vuole fare della sua vita, solo dopo averci parlato sapremmo…"


Si fermò un attimo a pensare le parole giuste da dire, e Angel ne approfittò per dire qualcosa "Io non voglio costringerlo a scegliere …se lo facessi, lui potrebbe avere difficoltà a…"


"Ok, allora senti me adesso. So che le due situazioni sono diverse, ma… quando stavo con Riley, io non ero…" Si fermò ancora


"Angel, non fidarti troppo della felicità sbandierata ai quattro venti, come fosse un vessillo da mostrare a tutti. Io so di che parlo, perché ho già vissuto tutto questo. 'Ehilà sono felice, avete visto come sono felice. Guardatemi, sono felice con il mio nuovo ragazzo mortale' Chiunque mi avesse visto in quei giorni, avrebbe giurato che Buffy era felice, ma la verità è che io non lo sono mai stata. Con Riley non ero felice. Il mio nuovo ragazzo mortale era anche mortalmente noioso. Ma soprattutto, non era lui la persona che amavo"


Poi si estraniò dal presente e sussurrò a se stessa "…e lui non era Angel."


L'abbraccio di lui la riportò al qui e ora e gli sorrise continuando a parlare.


"Certo, poi si va avanti, perché si deve vivere in un modo o nell'altro. Ci si deve adattare al meno peggio. Credo che la nuova vita di Connor sia proprio questo. Adattamento. Puro e semplice adattamento. Ci sono legami che non possono essere recisi, Angel. Mai."


Angel capiva bene le parole di Buffy. Lui aveva vissuto storie identiche alle sue, con Nina ad esempio, giusto per citare solo la sua ultima storia. L'abbracciò stringendola forte a sé, e baciandola la ringraziava per avergli fatto ricordare questo. "Lo so, Buffy" Il cellulare squillò ancora e Buffy aspettò che lui rispondesse. "Meglio rispondere. Magari è Lorne"


"Si? Ehi? come va…? si, noi stiamo bene. Tu?"


Angel sorrideva, la guardava e sorrideva …anche con gli occhi …e ogni tanto rideva …e tentava di parlare, ma il suo interlocutore era più veloce di lui …e allora Angel annuiva ridendo.


Si appoggiò sul bracciolo del divano, trascinando Buffy a sedere sulle sue ginocchia e mentre rideva, posava il cellulare sul suo orecchio. Voleva che lei sentisse …e risero insieme


e Buffy, adesso aveva gli occhi lucidi.


"Davvero? Hai provato con il latte? Scaldarlo? No, credo di no, forse a temperatura ambiente... Noooo, certo che no, senza zucchero e neppure biscotti, almeno credo. Fa freddo lì? No, qui si sta bene. Ascolta, noi siamo a Los Ang… Pronto?" guardò il cellulare con disgustato fastidio, "Pronto?" perché smettevano di funzionare proprio quando servivano di più?


"Era Connor" disse a Buffy, con gli occhi che ancora ridevano …e lei finse profondo stupore "Ohhh. Davvero?"


Sotto la doccia, raccontò ciò che suo figlio gli aveva detto al telefono e l'aria intorno a loro era sul giocoso, molto sul giocoso "Ma non ha le pulci, vero? Io non sono sicura di voler qui un cagnolino, anche se è piccolissimo …e ha un musetto dolce …e il pelo bianco e soffice …ed è assolutamente adorabile, piccolo soffice bianco batuffolino adorabile da coccolare"


Davanti alle ante aperte della loro gigantesca cabina armadio, lei notò il desolante deserto "Domani andiamo un po' in giro per negozi" la rassicurò lui. "Domani è domenica" disse Buffy e poi aggiunse "Forse sembra così vuota perché è così grande".


Lui aprì un cassetto e cercò calzini e boxer. "Ho sempre desiderato un armadio tutto nostro. È questo che fanno le coppie, dopo tutto… condividono stanze, condividono cassetti e…" - "…e specchi" finì lei, mentre in una parete della cabina armadio, vedeva la sua immagine riflessa nell'enorme specchio. Sarebbe rimasta li, semplicemente a guardarlo e vi sarebbe rimasta una vita intera. Per sempre.


Vederlo allo specchio la emozionava ancora moltissimo. "Credo che i negozi siano chiusi anche lunedì e martedì." Lei annuì mentre mostrava ad Angel due camicette "questa o questa?" deglutendo durò, lui pensò che niente sarebbe stato meglio e il reggiseno che indossava adesso era assolutamente sexy. Lei rise intuendo i suoi pensieri. "Avanti, Angel. Lorne ci sta aspettando" - "Giusto" - "Noi…" - "…dobbiamo andare" finì lui, avvicinandosi pericolosamente a Buffy. Nei suoi occhi l'antico istinto predatorio pareva rifiorire, ma riuscì a controllarsi "questa" disse indicando la camicetta bianca "non dimenticare che siamo li per lavoro"


Mano nella mano, attraversarono il vialetto dirigendosi verso l'auto. "Lorne ieri ha riportato la mia vecchia convertibile" Sorrise, "è un po' malconcia, ma…" - "…a te piace" - "Si. Ho pensato che potremmo tenerla per un po', almeno finché va"




Mentre cercava le chiavi, cominciò uno strano, davvero stranissimo discorso filosofico sul concetto che non ci si dovesse affezionare troppo agli oggetti, dicendo che le cose importanti della vita erano ben altre e intanto controllava gli esterni dell'auto, notando con sollievo, che le ammaccature della carrozzeria non erano poi così irreparabili, come gli erano sembrate la notte scorsa. Buffy incrociò le braccia al petto, mentre lo guardava divertita.




Ogni tanto tentava di interrompere il suo soliloquio con dei poco convinti "Si… certo" e anche con dei "Hai ragione" e lui per dare enfasi alle sue parole "No, Buffy dico sul serio, ma…" - "Si?" - "È un auto d'epoca e…" - "Tutta lucida e nera. Un classico. Proprio come te"




Quando si rese conto che lei era tutt'altro che seria, allora capitolò, capendo che tutto il suo discorso, forse era un po' contradditorio "Va bene, va bene. Ammetto di tenerci un pochino, mi ci sono affezionato" - "Bella è bella" - "Vero?" - "Posso guidare io?" - "Ma non credo proprio"




No, non dobbiamo affezionarci agli oggetti. Non sono queste le cose importanti della vita. Pensò lei, mentre saliva in auto, tentando di mascherare la risata. A volte Angel era proprio come un bambino …e Buffy lo amava anche per questo.


Capitolo dieci


Seduta sul tavolo della cucina, sibilava per il dolore acuto alla spalla. Angel, in piedi davanti a lei, medicava il taglio sulla sua fronte, facendola sussultare ancora di più per il dolore. Era arrabbiata, molto arrabbiata "Si può sapere cosa stavi pensando?"


Anche se Buffy l'aveva già medicato, lavando la sua ferita e fasciandolo per fermare il sangue, lui tentava di non sentire la fitta lancinante al petto, ma la ferita bruciava maledettamente. Era più interessato ad ispezionare le contusioni sul viso di lei. "Vuoi stare un po' ferma? Guarda qua che taglio" e intanto premeva la borsa del ghiaccio sulla guancia di Buffy.


"Angel, hai sentito quello che ho detto? sei umano adesso…" Lui sospirò pesantemente e quasi urlò. "Buffy, cosa avrei dovuto fare? Ti stava colpendo con un ascia"


Lei perse la pazienza "Non urlare con me, non sono sorda" …e poi ignorando il dolore alla spalla, si sporse verso lui e cominciò a piangere sul suo petto "Ti ha quasi ucciso" - "Guarisco in fretta" - "Quella ferita poteva ucciderti. Guarisci in fretta quando la ferita è guaribile, ma ora puoi morire se…" - "Esattamente come te. Mi vuoi dire perché hai attaccato in quel modo?" Buffy sgranò gli occhi indignata "Perché ho attaccato in quel modo? Angelll? Quei due ti tenevano fermo, mentre quell'altro ti colpiva…"


Avrebbero potuto continuare per ore, senza che nessuno dei due facesse un solo passo indietro. Entrambi difendevano strenuamente le loro divergenti posizioni. La verità era, che tutti e due si erano, possessivamente, protetti a vicenda ed erano diventate delle vere furie, infierendo contro i malcapitati demoni, quando uno dei due era stato in pericolo di vita. Prima di decapitare il demone che colpiva Angel, Buffy aveva urlato "Tu hai ferito il mio ragazzo" e Angel fece fare un volo di parecchi metri, al demone che minacciava l'incolumità di Buffy, mentre urlava "Stai lontano da lei. Non la toccare".


I demoni, in forte superiorità numerica, dovettero soccombere contro la furia di Angel e Buffy. Insieme erano davvero forti, due splendidi guerrieri uniti da una forza immensa e non visibile ad occhio nudo. La loro vera arma, quella che dava loro tanta forza, era l'amore che li univa. Null'altro che questo. Amore. Entrambi sarebbero morti, per salvare la vita dell'altro.


Prendendola delicatamente per i fianchi la fece scendere dal tavolo, sibilando ancora per il dolore al petto. "Fa molto male?" chiese lei in ansia "Un po', ma sopravviverò" Lei non pareva convinta e lui volle rassicurarla ancora. Ignorando la ferita, l'abbracciò e le baciò dolcemente la fronte. "Sto bene, tesoro. Dico davvero." Lei sorrise "Angel prometti che starai attento" Lui sfiorò le sue labbra con le dita, e prima di baciarla, rispose "Anche tu"


Nella loro camera, seduti sul letto, l'aiutò a togliersi la camicetta ormai irrimediabilmente rovinata. "Dovrebbero creare una specie di fondo pensionistico, sai? tipo risarcimento danni per prodi e valori combattenti, che lottano contro il male. Hai idea dei soldi che spendiamo per rinnovare il nostro guardaroba?" Lui rise "Credo di averne una vaga idea. Sai quante camice ho dovuto ricomprare in tutti questi anni?"


Controllò ancora la sua spalla, massaggiandola con dei delicati movimenti circolari e applicò un leggero velo di crema, per ridurre l'infiammazione. Le sorrise, rassicurandola. "È solo una piccola distorsione, una buona dormita e domani starai bene" Accarezzandogli il viso, rispose al sorriso "Una buona dormita e tante coccole" e poi aggiunse "Stupidi, stupidi demoni …e dicessero almeno che gli dispiace" - "Adesso sono demoni morti" rispose Angel.


Buffy pareva infastidita da qualcosa e, cominciò a comprimere energicamente l'orecchio, con il palmo della mano. "Comunque, adesso un po' sorda lo sono davvero. L'acuto di Lorne era potentissimo." - "Già! Beh ci ha dato un bel vantaggio, però. Abbiamo colpito duro mentre quelli si contorcevano dal dolore. Ma quanti accidenti erano?" Lei si infilò dentro le lenzuola e lui la seguì subito dopo "Quindici. Tutti morti, tranne uno che si è dato alla fuga. C'è ne sempre uno che riesce a scappare. Hai riconosciuto la specie?" - "Si"


Avevano capito entrambi, che l'attacco subito al Caritas, alla fine era una trappola. Avevano usato Lorne per attirarli lì, ma il vero obiettivo erano loro. "Quelli ci volevano morti, Angel. Erano li per noi. Chi erano?" Lui sospirò "demoni Kith'harn. Sono gli scagnozzi di un potente stregone chiamato Cyvus Vail e devo dire che non mi aspettavo di vederli lì" Accoccolandosi accanto a lui, poté vedere la sua preoccupazione e aspettò che lui continuasse.


"In effetti è stata una sorpresa. Cyvus Vail era un membro del circolo della 'Spina Nera' e fu lui a costruire la nuova vita di Connor, modificandone i ricordi. È morto, però. Dopo aver ucciso Wesley, è morto per mano di Illyria. Non capisco perché i suoi demoni, cercassero noi" - "Vendetta? Magari sono dei seguaci particolarmente zelanti, che vogliono vendicare la morte di Cibius…" - "Cyvus" la corresse pazientemente Angel "Si, quello lì"


Angel non rispose subito, ma pensò che Buffy poteva aver visto giusto. Quelli cercavano proprio loro due, come se avessero un piano organizzato da tempo. Non era preoccupato per i demoni, non erano neppure tanto forti e sicuramente dopo stasera non sarebbero stati più una minaccia "Adesso capisco perché Lorne non voleva dirci niente e perché fosse anche così spaventato. Aveva paura per noi. Tornando a Pylea, voleva proteggerci da Vail."


Buffy annuì e ripensò a ciò che Lorne aveva detto ad entrambi. Prima dell'attacco dei demoni, durante la cena avevano chiacchierato un po' con lui, e Buffy era stata bene e assolutamente a suo agio. Le piaceva la sua ironia. Ma le piaceva anche quel suo modo di dire le cose e lui pareva conoscere bene Angel. Lorne si lasciò sfuggire qualcosa sul fatto che vedesse brillare la sua aura come mai aveva visto prima ed era certo che la felicità di Angel dipendesse da Buffy.


Poi aveva parlato di Connor, stupendo Angel, quando gli disse che suo figlio negli ultimi tempi, veniva spesso a cercarlo al Caritas e si fermava a parlare con lui per delle ore.


"È stato carino con noi, stasera. Ci ha riservato una saletta, lontana da occhi indiscreti. Era cosi intimo lì. Ha pensato proprio a tutto, anche le candele e la musica. La cena era favolosa"


Angel pareva stanco, la ferita bruciava parecchio, ma non lo disse a lei, non voleva spaventarla e lei adesso aveva voglia di chiacchierare …e di coccole. L'avvicinò di più a sé e cominciò ad accarezzarle i capelli e il viso. Sapeva che lei adorava quando lui l'accarezza in quel modo, almeno quanto lui adorasse farlo.


"Si, è stato molto carino, penso fosse un regalo per te." Le sorrise sfiorandole le labbra con un leggero tocco delle dita "Voleva dirti che sei la benvenuta" Buffy era assolutamente rilassata e seguendo il ritmo della voce di Angel, anche lei ora parlava con voce bassissima "Era un regalo per te, per noi …e hai sentito cosa ha detto di Connor? perché eri così sorpreso che lui sia andato a cercarlo?" Angel ridacchiò, ma si pentì subito perché una acuta fitta al petto gli ricordò che doveva muoversi il meno possibile.


"Ti fa molto male, vero? sta sanguinando ancora parecchio" - "Non mi fa male, non molto almeno. Ho riso per Connor, perché ci sono molte cose di lui che non conosci. Una di queste è che non ama i demoni.. con Lorne una volta.." - "..una volta, Angel. Io credo che quel ragazzo sia cambiato e forse sei tu che non lo conosci bene"


Adesso era lui che aveva bisogno delle sue carezze, perché la fitta al petto che sentiva, era insopportabile. La ferita che sanguinava ancora così tanto, non era quella fisica, quella ferita aveva il nome di suo figlio. Lei accarezzò il suo viso, soffermandosi particolarmente sul sopraciglio, che tracciò ripetutamente e delicatamente, con un leggero movimento del pollice, e poggiandovi le labbra, lo baciò mille volte sugli occhi. Lui amava quel tocco. Lei lo sapeva …e la conferma assoluta arrivò dal sorriso sulle sue labbra. Baciò anche quelle e non dovette attendere molto. La risposta di lui arrivò subito, dolce e intensa come sempre. Le labbra calde di lei erano la sua più grande medicina. Angel aprì gli occhi e il suo sorriso la commosse.


"Credo che tu abbia ragione. Non lo conosco più così bene." - "Ti ha sorpreso che abbia chiesto a Lorne di leggergli l'anima, cantando davanti a lui?" Angel sgranò gli occhi, pareva un bambino adesso ed era felice che lei l'avesse chiesto.


"Si. Dio, si. Mi ha sorpreso moltissimo. Moltissimo" lei rise per lo stupore di lui "Ma perché lo trovi così strano?" Angel ormai era entrato nel pianeta Connor e lei si commosse ancora vedendo la sua gioia, e rise …e ancora rise, ricordando la faccia di Angel, quando Lorne gli svelò alcuni segreti sulla vita di suo figlio.


"…e poi questa cosa della musica, io… io… non lo sapevo che lui… Buffy ti rendi conto che… che suona in una band tipo non so ché. Come l'ha chiamata Lorne? no sul serio, non mi aspettavo questo… e sono davvero contento. Spero solo che questi amici suoi, siano ragazzi a posto"


Buffy non poteva non ridere, e come aveva fatto davanti a Lorne, scherzò ancora con lui e con le sue paure, per scacciarle via. "Rock Metal. Lorne ha detto che è una band Rock Metal. Oh, quelli sono tipi strani" - "In che senso strani? Non è che si drogano o cose del genere?" - "Certo qualche sniffata ogni tanto penso che…" - "Sniffata? Vuoi dire…" Rise con lei, capendo che scherzava. Sapeva che Lorne non ammetteva droghe nel suo locale e si rasserenò subito.


"Stai tranquillo. L'unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci.." disse Buffy "penso sia il rumore assordante di quella musica infernale. Gli ultimi tempi al Bronze, suonavano band tipo quelle, e ogni volta era un bel mal di testa. Rock Dark Metal. Dawn va pazza per questi gruppi. Ai tempi in cui si esibiva Oz, era tutta un'altra musica …e ogni tanto c'erano anche dei lenti. Ti ricordi?" La baciò sulle labbra "Non ho dimenticato nulla di Sunnydale, come potrei? Certo che ricordo"


"Comunque non è problema" continuò Angel, "Suonano lì da Lorne e…" - "Lorne ha detto che gli ha permesso di usare il locale sul retro solo per ora. Perché tu non c'eri e non voleva che il passerotto spiccasse il volo troppo lontano dal nido. Ha detto proprio così, voleva tenerlo d'occhio in attesa del nostro arrivo, ma ora noi ci prenderemo cura di lui"


Angel annuì ricordando le parole di Lorne. Era profondamente grato all'amico, per essersi preso cura di Connor, durante la sua assenza. "Beh, se lui verrà a stare con noi, allora si, il rumore potrebbe essere un problema" sorrise, sperando vivamente di dover risolvere quel genere di problemi. "Nessun problema, quando lui verrà a stare con noi, possiamo insonorizzare una delle tante camere vuote" lo rassicurò Buffy. "Il nido dovrà essere accogliente e lo sarà"


Lei era certa che Connor avesse già deciso cosa fare, anche se era ancora confuso e pieno di insicurezze. Ma Lorne era stato chiarissimo a tale proposito. Il ragazzo cercava una direzione e l'aveva cercata proprio da un amico di suo padre, del suo vero padre


...e Lorne non si era certo lasciato sfuggire, l'occasione d'oro che gli si era presentata davanti. Accolse Connor, incoraggiandolo a tornare da lui, tutte le volte che avesse voluto e tenendolo al sicuro in attesa del ritorno di Angel. Lorne raccontò ad Angel e a Buffy, che in tutti quei mesi in cui Angel era bloccato a Cleveland, lui era andato quasi tutte le sere a bere qualcosa da zio Lorne e talvolta lo aiutava al banco, servendo strani liquori a strani clienti.


Una volta Lorne, per verificare alcune sue idee su quanto Connor fosse cambiato, lo mise alla prova con un cliente speciale. "Non serviamo quel genere di cose qui" aveva risposto con calma Connor a quel cliente. "Abbiamo del sangue di roditore o di maiale …ma niente sangue umano". Connor aveva riconosciuto subito quel tipo di demone. Era un vampiro. Ma Lorne non lesse alcuna animosità, né particolare astio nella sua anima. Connor sembrava libero dall'odio.


Certo, se lo avesse incontrato fuori dal locale, sicuramente lo avrebbe polverizzato, ma senza odio alcuno. L'avrebbe fatto solo perché era giusto farlo, come gli aveva insegnato Angel.


"Ah, già! Niente sangue umano. Il demone verde ti ha insegnato come rispondere ai clienti, ragazzo. Sappiamo tutti che è amico di quel traditore" - "Vuoi deciderti a fare l'ordinazione? Devo servire anche gli altri clienti"


Connor non aveva ceduto alla provocazione, mantenendo l'autocontrollo, ma il vampiro era in cerca di guai. "Quel vampiro, il maledetto. Lui è uno di noi, ma ha tradito la sua stessa razza" e poi sputò per terra con disgusto, per dare enfasi alle sue parole.


Lorne avvicinandosi a Connor lo rassicurò, ricordando che nel suo locale, grazie all'incantesimo lanciato delle Furie, la violenza fra demoni era sotto controllo. "Ricorda che siamo protetti dall'incantesimo antiviolenza, cucciolo"


Connor aveva annuito ma rispose comunque al vampiro. Doveva assolutamente farlo.


"Lui non è come te. Non è uno di voi. Non lo è mai stato, neppure quando era Angelus. Non è mai stato come voi." - "Allora hai capito di chi parlo. Conosci anche tu quel traditore e magari sei pure un suo amico" - "Lui non è un traditore, lui è un eroe. Si, è un mio amico. È il mio più caro amico, in realtà. LUI è mio padre"


Il vampiro sentendo le ultime parole del ragazzo, si era allontanato subito dal banco, uscendo velocemente dal locale. Non voleva avere nulla a che fare con il figlio di Angelus o Angel il Vampiro con l'Anima, come si faceva chiamare adesso. Si diceva in giro che il figlio fosse pericoloso almeno quanto il padre, e così scappò via il più lontano possibile.


Nessuno sapeva ancora che Angel ora fosse umano. A Los Angeles, gli unici a saperlo erano Connor e Lorne e avevano cercato di tenerlo nascosto il più a lungo possibile. Anche se, quasi sicuramente, i Soci Anziani della W&H dovevano esserne a conoscenza.


"Connor è profondamente cambiato, Angel" aveva detto Lorne durante la cena. "Lui è profondamente legato a te e ora ha bisogno di un legame concreto" Angel aveva ascoltato con attenzione, quasi in religioso silenzio. Le Parole di Lorne era importanti. "Lo sai che tuo figlio ha scoperto la sua musica interiore? Questo è straordinario. Ha la musica dentro, conosce le note e riesce a portarle fuori, lasciando che altri possano ascoltarla. Beh certo, sarebbe stato più poetico se avesse imparato a suonare il pianoforte o il violino. Più poetico e meno fastidioso per le mie povere orecchie, ma il punto è, che ora sa che la musica esiste anche dentro lui. E poi se la cava molto meglio di te, quando canta riesce a tenere le note perche ora può sentirle"


Angel poi aveva chiesto a Lorne di dirgli qualunque cosa riguardasse Connor e il suo futuro.


"No, Angel. Non posso dirti ciò che ho letto dentro la sua anima. Lo sai che non posso. Lui viene qui spesso, questo posso dirlo. Parliamo un po' di tutto …e poi di Angel. Patatine fritte, Coca Cola …e oggi ho sentito Angel. Qualche volta mi aiuta a servire i clienti …e domani arriva Angel per la casa. Ogni martedì e Giovedì sera viene con due amici, si chiude nel locale sul retro a suonare la sua musica …e ad Angel non piacerà questo casino …e ad Angel gli verrà un colpo quando mi sentirà …Angel …Angel …Angel all'infinito Angel. Vuole che tu lo senta suonare. Vuole la tua approvazione. Perche pensi che si sia dato tanto da fare ad aiutarvi per la casa? Lui ti sta aspettando. Vi sta aspettando. Aspetta Angel …e la ragazza di mio padre"


Lorne si fermò un attimo, aspettando che Angel metabolizzasse le sue parole,e poi continuò. "Lo sai che stasera, poco prima del vostro arrivo, ha chiamato almeno tre volte? Sai perché? Perché… Ho chiamato Angel, ma non risponde al cellulare e sono preoccupato, tu li hai sentiti?"


"Si, poi ci siamo sentiti" Aveva risposto Angel con un fil di voce e con gli occhi pieni di lacrime.


Lorne aveva detto a Buffy, che Connor chiedeva anche di lei le prime volte, ma lui non poteva dire molto perché non la conosceva. Ciò che sapeva di lei, l'aveva visto nell'anima di Angel un infinità di volte e certo non poteva rivelarlo a Connor.


Buffy tornò al presente, sentendo Angel che la chiamava "Buffy, stai bene? perché ad un tratto così silenziosa?" - "Pensavo a ciò che ci ha detto Lorne. Perché Connor ha chiamato stasera?"




In realtà, anche Angel ripensava alle parole di Lorne e anche a ciò che Connor gli aveva detto al telefono, realizzando una verità che era sempre stata davanti ai suoi occhi, ma solo adesso la comprendeva in modo totale. "Ha chiamato perché che si sente solo lì"




La voce appena sussurrata di Angel, la sua dolcezza, la sua malinconia, che Buffy sentiva ogni volta che lui parlava del figlio, la commuovevano profondamente "Tu sei il suo miglior amico"




Angel, al sicuro fra le braccia di Buffy che lo avvolgevano con tutto l'amore di cui era capace, dove lei lo proteggeva ancora e ancora, quasi cullandolo per tenerlo al caldo, al riparo dalla tristezza dei fallimenti passati, si abbandonò completamente alle emozioni e divenne un fiume in piena, con parole che scorrevano libere, infischiandosene altamente della razionalità.




"ha detto…"




"…ha detto che si sta annoiando a morte lì e così ha deciso di chiamare …ha detto che quattro giorni di vacanza sono troppi e che lì non c'è nulla d'interessante da fare …ha detto che non vede l'ora di tornare e che… ha detto che non ci sentiamo da una settimana e che… gli sono mancato e che anche tu… voleva sentire anche te …e …ha detto mi manchi …e che aveva bisogno di sentirmi e di parlare con me …e ha paura che il cucciolo muoia di freddo li, mentre a Los Angeles c'è più caldo …e ha chiesto se poteva portarlo con sè …e magari tenerlo qui, perché non è sicuro se può tenerlo al college …e sta anche studiando molto …ha detto che è solo lì.." Si fermò quasi a riprendere fiato, per continuare immediatamente dopo.




"…ha detto che doveva dirmi una cosa importante, una cosa che non mi ha mai detto prima…"




Gli argini della razionalità avevano ceduto. Sradicati dalla furia delle emozioni, tenute a freno per troppo tempo. Con chi mai avrebbe potuto parlare di suo figlio, se non con lei? Buffy pensò a quanto doloroso fosse stato per lui tenere tutto dentro. Un anno intero alla W&H, senza poterne mai parlare con nessuno. Come avrebbe potuto? Nessuno sapeva dell'esistenza di Connor, come se lui non fosse mai esistito. Esattamente come quel giorno di tanti anni fa. Quel giorno in cui si erano amati alla luce del sole. Solo Angel sapeva, solo Angel ricordava …e Buffy. Lei sapeva adesso. Era accaduto, un giorno aveva ricordato tutto, ma con lui non ne parlò mai. Aspettava che fosse lui a farlo, quando sarebbe stato pronto e lei non voleva forzarlo …e adesso non era neppure più così importante. Ma sapeva che Angel, non avrebbe tenuto dentro questo segreto ancora a lungo. Amare è condividere tutto …anche i ricordi.




"Ti ha chiesto di aiutarlo a prendersi cura del cucciolo. Deve essere una cosa importante per lui" - "Non vuol dire nulla, Buffy. Lo so che fra me e lui c'è un legame forte, ma non vuol dire che… io… io ho paura di rovinare tutto. Lui ha raggiunto una forma di equilibrio adesso e…"




La testardaggine di Angel era ancora tutta lì. Non era andata via con il demone. Vampiro o umano, lui era di una testardaggine esasperante "Perché non lasci che sia lui a decidere? Beh certo, dovrai chiedergli cosa vuole fare. Dovrai dirgli che lo vuoi qui con te, ma non lo farai per non condizionare le sue scelte. D'altro canto, Connor vorrebbe dirti che gli piacerebbe stare qui, ma non lo dirà perché non sa che anche tu lo vuoi, e come potrebbe saperlo, se tu non lo dici? Come fa a scegliere se non sa di poterlo fare? Lui deve sapere che ha un alternativa ...e tu non vuoi che tuo figlio, sia un eterno ospite in questa casa, vero? Devi parlare con lui, se no qua, la finiamo alle calende greche. Ma nel frattempo la vita scorre via e si invecchia e…"




Non riuscì a continuare perché era troppo occupata a rispondere al bacio di Angel. Lui adesso aveva capito cosa doveva fare e con quel bacio la ringraziava di averlo aiutato a vedere più chiaramente, in quel groviglio di emozioni intricate. "Grazie" mormorò




"Non gli hai detto che siamo qui?"


"No, maledizione. Hai visto il cellulare? Ha smesso di funzionare"


"Succede se non lo metti in carica per giorni e giorni… e giorni…"


L'eco delle risate sommesse si spense e lei divenne di nuovo seria. "Credo che stasera Lorne abbia fatto ad entrambi un bellissimo regalo. Peccato che poi sono arrivati quei maledetti sicari di Cyvus Vail, interrompendo così la magia delle sue parole. Lorne è straordinario." Lui annuì, godendosi per un po' il silenzio della notte, ma Buffy doveva dire ancora qualcosa.


"Credi che Connor sia in pericolo? Se questi sono i servi dello stregone che ha manipolato i suoi ricordi…" - "Non lo so" si affrettò a dire Angel e poi aggiunse, "Connor sa difendersi, almeno fisicamente, e non vedo come possano pasticciare con i suoi ricordi. Adesso lui conosce la verità. Finché stavo alla W&H, vivevo con il terrore che i Soci Anziani potessero fargli del male, magari svelandogli la sua vera identità. E io stavo al loro gioco solo per questo motivo. Per proteggerlo, ho ceduto al loro ricatto. Era questo l'accordo fra me e i Soci Anziani. Io lavoravo per loro, in cambio di una vita felice per Connor."


Buffy pensò a quanto ingiusto fosse stato Giles, nel giudicare Angel. Certo, lavorava per lo studio legale che incarnava il male assoluto, ma Giles non conosceva tutta la storia, e nonostante ciò l'aveva giudicato e condannato senza possibilità d'appello. E la ragione di Angel aveva un nome. Connor. Angel avrebbe anche potuto trovare un'altra soluzione, ma ormai non serviva tornare sull'argomento. Buffy non sopportava l'idea, che lui avesse dovuto affrontare tutto questo, senza poterne parlare con nessuno. Se solo avesse potuto stargli accanto in quei giorni, sicuramente insieme avrebbero trovato un'altra scappatoia.


Angel continuò a parlare. Con lei riusciva a mettere a fuoco meglio le cose, e sapeva che lei comprendeva anche ciò che non diceva con le parole. Il tempo del rimuginare da solo al buio era finito. "Quando ho capito, che Connor non poteva più essere un loro bersaglio, perché grazie a Wesley, i suoi ricordi erano stati liberati, in quel momento anche io mi sono sentito libero. Non avevano più nessuna arma da puntarmi addosso e ho distrutto ogni singolo membro del circolo della Spina Nera. Quindi non credo che ora Connor corra dei pericoli reali."


Buffy concordava con lui "Appena possibile però, dobbiamo avvertirlo. Non si sa mai" e Angel annuì. "Sarà meglio dormire un po', che ne dici?" Lei sorrise maliziosamente, allungandosi su di lui, incastrando le gambe fra le sue. Erano vicinissimi.


"Intendi proprio dormire-dormire?" Erano davvero vicinissimi. "Hai un idea migliore?"


Lei non rispose, in effetti era molto stanca e anche dolorante e anche Angel era ferito abbastanza seriamente. Lo baciò però, poi piagnucolò "Ti rendi conto che siamo qua da meno di ventiquattro ore e già ci siamo messi a lavoro?"


Lui non rispose. La guardava con occhi pieni d'amore. Sentire il suo corpo caldo, avvinghiato al suo, lo faceva impazzire di gioia. Non era solo un fatto fisico, era qualcosa che coinvolgeva la sua anima e lo commuoveva profondamente. Lei era qui accanto a lui. Loro non sarebbero stati mai più soli. "Buffy, questa è la seconda notte che ci addormentiamo insieme. È bellissimo"


Si addormentarono con le bocche che si sfioravano. Lei cingeva il suo fianco, circondandolo possessivamente con un braccio. Lui teneva una mano sepolta nella morbida seta dei suoi capelli, ma nel sonno scivolò poi sul suo seno. Mia! Mormorava, agitandosi nel sonno. Mia.


Capitolo undici




Era ancora una bellissima giornata di sole. L'ideale per godersi i nipotini. Figli dei figli dei loro figli. Dal loro amore, erano nati Liam, Kathy e Joyce, la piccolina di casa, che ora aveva più di cinquant'anni. Hai scritto anche della cena da Lorne? chiese Angel, che ancora stringeva sua moglie fra le sue braccia, mente l'ombra generosa della grande quercia, li proteggeva dal sole cocente. Non erano più dei ragazzini. Avevano superato da un bel po' gli ottant'anni e il sole troppo forte l'infastidiva un pochino …e loro avevano sempre amato le ombre. Lì si erano incontranti e lì si erano amati alla follia, anche prima di essere baciati dalla luce calda della sua ritrovata umanità. Luce e ombra erano solo singole parti di qualcosa di più grande. L'uno non poteva esistere senza l'altro. Si, ho scritto tutto - rispose Buffy. Tutto ciò che in quel momento mi sembrava importante. Angel aveva iniziato a scrivere nel loro diario, proprio alcuni giorni dopo la cena da Lorne. Era stata Buffy a proporlo. Lui accolse subito l'idea. Stanze di vita quotidiana …e quelle pagine parlavano del loro viaggio.


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"Maggio o Giugno. Prima c'è troppo freddo e dopo c'è troppo caldo"


"Uhm Uhm"


Seduta sulle sue ginocchia, e con davanti a sé il calendario che Angel aveva staccato dalla parete della cucina, cerchiava di rosso alcune date possibili per il matrimonio. Avevano parlato anche di un ipotetico viaggio di nozze e lei da tempo desiderava visitare la vecchia Europa. Sorrise al pensiero di quanta Europa avesse incontrato nella sua vita. Giles l'aveva sempre incuriosita, con i suoi the, le sue porcellane e il suo quasi ieratico portamento britannico, e l'uomo che adesso la baciava sul collo, era nato, morto e vissuto in Europa. Forse non esattamente in quest'ordine ridacchiò fra sé. "A primavera l'Irlanda è bellissima" disse Angel "Se partiamo a metà Giugno, dopo l'Irlanda possiamo dirigerci a sud".


Alzandosi, uscì dalla cucina per tornare subito dopo con una vecchia carta geografica. La riprese a sedere sulle sue ginocchia, e un istante dopo ringraziò di cuore le Forze dell'Essere, che gli avevano permesso di conservare intatta la sua percezione vampirica. La super velocità, fortunatamente, gli aveva permesso di bloccare, giusto in tempo, la mano di Buffy. "Noooo" urlò terrorizzato "Che c'è?" chiese lei aggrottando la fronte. "Stai scherzando vero? Buffy, questa cartina è antichissima, posa giù quel pennarello" Lei rise e per gioco finse di tracciare dei segni nella preziosa e antica reliquia. "Antica? quanto antica? L'America era già stata scoperta? Perché mi pare che qui non sia stata ancora disegnata?" - "Buffy, posa giù quel pennarello" - "D'accordoo, niente pennarello rosso …e con l'evidenziatore giallo?" - "Buffy" - "Ok, ok. Né rosso né giallo …e con la matita? Tanto poi possiamo cancellarla. Giusto qualche segnetto qua e là. Come facciamo a ricordare l'itinerario se non possiamo segnarlo?" il viso di Angel passò dal minacciosamente serio "Buffy, per favore" al divertito giocoso "Qui, scrivi qui" disse, porgendole la lavagnetta magnetica. "Qui? Insieme alla lista per la spesa?" lui rise e sfilandole dalle mani il pericoloso pennarello, tracciò sulla lavagna una quasi perfetta Europa, scrivendo anche i nomi delle varie nazioni.


Meglio essere precisi, con Buffy non si sa mai, pensò ridacchiando. Ricordava che anni fa, aveva sentito una conversazione fra Buffy e Riley e lei non sapeva dove fosse l'Iowa. Aveva il forte sospetto che la grande Europa, non fosse che un vago concetto per lei. Rise al ricordo della faccia da stupido di quel Riley. "A cosa stai pensando?" chiese lei divertita, vedendo che lui rideva apertamente "Niente. Vecchi e stupidissimi ricordi" rispose tentando di essere serio.


"Allora… vediamo, qua c'è Irlanda, qua l'Inghilterra, poi qui abbiamo Francia, Germania, Austria e Spagna e qua, questa che si allunga sul mediterraneo, è l'Italia e infine, volendo, possiamo anche visitare la Grecia, che sta qua" poi la guardò, aspettando che lei dicesse qualcosa e baciandole una guancia, le sussurrò all'orecchio "Come va la spalla?" Lei fece dei movimenti rotatori premendo sulla scapola e poi sbottonando la camicia di lui, vi sbirciò dentro, notando che la fasciatura sul suo petto, era di nuovo macchiata di sangue. "La spalla è a posto, ma tu stanotte ti sei lamentato parecchio. Ti agitavi di continuo e più di una volta ho dovuto coprirti, mi sa che avevi anche un po' di febbre …e la ferita sta sanguinando ancora."


e lui non poté rispondere


Erano queste piccole cose che gli facevano battere il cuore più forte. Il modo in cui lei diceva di amarlo, anche senza dire ti amo. Il modo in cui si prendeva cura di lui, con piccoli gesti e parole casuali, che risuonavano nella sua anima facendola fremere. Pura e perfetta felicità.


e lui non poté non baciarla


Dolcemente, delicatamente, quasi in punta di piedi. Silenziosamente. Perché non esistevano parole che potessero esprimere il suo amore per lei. Quelle parole, non erano ancora state inventate …e ti amo non era abbastanza per descrivere quest'amore. Non per loro.


Buffy si perse fra quelle labbra e in quel bacio che parlava d'amore. Dolce e delicato, come solo lui sapeva essere …e ti amo non era abbastanza per descrivere quest'amore. Non per loro.


Faticosamente tornarono alla realtà. Era sempre difficile riemergere dalle calde e soffici nebbie ovattate, in cui la passione li trasportava.


"Scusa.. cosa dicevamo?"


"Disegnavo.. un possibile… percorso"


"Giusto, e qui ci sono anche le calamite della lavagna magnetica, possiamo spostarle qua e là …se cambiamo idea.. sul percorso" Lui annuì pensando a come lei riuscisse ad adattarsi velocemente alle nuove situazioni, e riuscisse a trovare soluzioni pratiche ai problemi. Era un aspetto del suo carattere, che in passato più di una volta, l'aveva salvata dalla morte. Buffy giocava secondo le sue regole, piegando la realtà e modificandola sapientemente alla sua volontà. Laddove non poteva arrivare con la forza, usava l'intelligenza e lui amava anche questa sua particolarissima qualità. Lei era davvero unica. "Perché Italia e Grecia per ultime? Non potremmo invece.." - "Pensavo... se partiamo a metà Giugno, saremmo in Italia a metà Luglio, più o meno, ed è quello il periodo migliore per visitare le coste. Sono fantastiche"


Lei era stranamente silenziosa, adesso e lui lo notò subito, ma non chiese nulla. Aspettò invece che fosse lei a porre la domanda che le bruciava dentro.


Accanto ai nomi inseriti da Angel, scrisse "Dublino, Londra, Parigi, Vienna, Berlino, Madrid, Roma, Atene" e poi spostò le calamite nei vari punti indicati. Voltandosi verso lui, aspettò un suo commento. Buffy era tesa, lo sentiva fin dentro le ossa. Sapeva anche da dove nascesse la sua tensione, non voleva forzarla a parlare, però. Se lei non era ancora pronta, avrebbe atteso. Voleva assolutamente rispettare i suoi tempi, ma senza rendersene conto, inconsciamente portò una mano sulla sua schiena e cominciò ad accarezzarla con piccoli movimenti decisi. Pareva funzionare, infatti lei si appoggiò a lui sospirando, e Angel poté sentire la sua muscolatura che pian piano si rilassava, anche se non completamente. "Allora che ne pensi?" chiese lei, ma Angel sapeva, che quella non era la domanda giusta. Tentò di scherzare per allentare la tensione "Uhm, abbiamo fatto i compiti a quanto vedo, anche se..." rise davanti all'espressione di Buffy che aggrottando la fronte, chiese "…anche se?" - "beh ne hai azzeccate sei su otto... insomma è una buona media. No anzi, è un media invidiabile, davvero..." Lei arricciò il naso trattenendo una risata, fingendo di essere offesa "Adesso non fare il pignolo" rise "Che sarà mai? Magari avrò inavvertitamente invertito qualche nome qua e là, ma le capitali europee le so, beh forse non proprio tutte tutte.." ammise "Si, però quasi tutte" rincarò lui fingendo serietà, "Berlino non sta in Austria e Vienna non sta in Germania" e poi si affrettò a sottolineare "però le altre sono tutte al posto giusto" - "ahhh, quelle due. Sono così vicine.. insomma.. è facile confonderle"


La baciò velocemente sul collo, dio quanto amava quel suo modo di essere ancora bambina, nonostante l'orrore in cui la sua missione l'aveva costretta a vivere fin da giovanissima. Si alzò, facendola scendere dalle sue ginocchia e le accarezzò il viso, baciandola ancora sulla fronte. "Bene, visto che tutti e due siamo ancora un pochino doloranti" disse, con una smorfia sofferente sul volto, accidenti questa ferita fa un male cane, pensò "…e di lavorare, oggi non se ne parla proprio …che ne dici se pranziamo fuori in giardino? Prepariamo qualcosa di veloce e… non hai ancora visto il gazebo con la bougainvillae…" Buffy era d'accordo "…e le rose" finì per lui. Sorrise, ricordando cosa gli avesse detto solo due notti fa sul divano di Giles.


Per un attimo le parve che tutto fosse avvenuto tante vite fa. Erano arrivati nella loro casa, solo due giorni prima, ma a lei sembrò di aver vissuto lì da un eternità, come se quella fosse stata da sempre la loro vita. Con le loro stanze condivise …e i loro cassetti …e il loro giardino …e il loro gazebo, ombreggiato dalle piante rampicanti, che lui aveva sistemato solo poche settimane prima. Per lei. Solo per lei.


Sapeva, dai vecchi diari di Giles, che in passato, Angel aveva coltivato un vera e propria ossessione per i giardini e che aveva una passione per i fiori. Per questo volle occuparsi personalmente del loro giardino, scegliendo le piante con cura, di cui probabilmente conosceva anche il significato simbolico. Aveva scelto l'edera, la bougainvillae, le rose e… il gelsomino


"Mi dai una mano?" chiese lui, interrompendo il corso dei suoi pensieri, "Si" rispose, ma non si mosse. Rimase invece a guardarlo, chiedendosi dove avesse imparato a cucinare e quando avesse imparato ad amare i fiori. Fu Liam o Angelus a coltivare queste passioni. Scosse la testa, non capiva perché associasse il loro giardino al passato di Angel, di cui ancora, dovette ammetterlo, conosceva ben poco. Si rese conto che la valanga di pensieri, erano partiti tutti da… Dublino …e Londra …e il gelsomino. Il gelsomino le ricordava Drusilla …e Darla. Quanto aveva condiviso con lei? Buffy non lo sapeva. Sicuramente avevano condiviso tanto …tanto tempo insieme, più di quanto non ne potesse mai vivere con lei.


"Angel?"


Angel sapeva esattamente cosa la turbava. Si chiedeva, se adesso, non fosse stato meglio aiutarla a mettere a fuoco i suoi pensieri, ma non voleva neppure forzarla e si limitò a pensare Avanti, tesoro. Non tenerlo dentro, non c'è nulla di cui non si possa parlare io e te. Nulla. Ma sentendo che lei lo chiamava non poté fare a meno di lanciare una scialuppa di salvataggio.


"Sono qui, proprio accanto a te. C'è qualcosa che vuoi dirmi?"


"Sei già stato in tutti quei posti, vero? conosci bene l'Europa e…" - "Si" rispose laconicamente lui, ben sapendo dove Buffy si stava dirigendo. Lei tentennò un pochino e poi continuò "Beh, non per nulla, ti chiamavano il..." rise nervosamente e lui accorse subito in suo aiuto "Conosco benissimo tutte quelle città, non per nulla mi chiamavano il Flagello d'Europa. Tutto cominciò in Irlanda" sorrise un po' amaramente, ma l'amarezza non durò molto, era più interessato all'intensità degli occhi di lei. Bella da levare il fiato. "Volevo conoscere il mondo, ed è più o meno quello che ho fatto, anche se non era esattamente come l'avevo immaginato io. Difficile emozionarsi davanti alla bellezza di ciò che vedi, se nel petto non hai più un cuore che batte"


Mentre parlava le sorrideva, e continuava a muoversi fra i fornelli, controllando con assoluta naturalezza, la cottura dei cibi. "Per le verdure manca ancora un pochino" disse casualmente. Era assolutamente sereno. Non voleva che lei pensasse, che parlare del suo passato lo ferisse o chissà che altro. Aveva chiuso con tutto quell'orrore già da tanto tempo. Molto prima che diventasse umano. Accadde in una notte di pioggia. Fu la notte che uccise Darla per sempre.


Buffy era affascinata dalla sua gestualità e dalla padronanza delle sue emozioni. Sapeva cosa lui stesse facendo. Come poteva non amarlo? La stava aiutando a scacciare le ombre e quelle ombre avevano un nome. Darla. Si, ancora una volta, generosamente lui le donava la sua vita, anche se forse, parlare del suo passato lo feriva. Avvicinandosi a lui, poggiò la mano sulla benda insanguinata, proprio là dove batteva il suo cuore "Fa ancora male?" - "No, non più"


La baciò per scacciare lontano le sue paure e le sue insicurezze …e poi tenendola ancora per mano, controllò di nuovo fra i fornelli. Era questa la loro vita adesso, anche l'odore del cibo appena cotto era vita. Angel sapeva che lei non aveva ancora espresso a voce le sue paure, per questo teneva la sua mano. Voleva condurla proprio dove lei chiedeva di andare, ma vi sarebbero andati insieme. Mano nella mano. Non c'è alcuna fretta, pensò.


Aprì una bottiglia di vino rosso e Buffy prese due bicchieri, versandone un po' per tutti e due. Sbirciando fra i tegami, con una forchetta, tastò la cottura di carote, patate e sedani. "Si le verdure ci mettono un po' a cuocere" Lui annuì e si sedette mentre sorseggiava il vino. Lei lo seguì, portando in tavola il pane caldo che Angel aveva sfornato poc'anzi e delle salse buonissime ai funghi porcini. "Il profumo è ottimo, cos'è?" - "Zuppa di verdure. Se aggiungi anche dei legumi o del pane abbrustolito, è ancora più gustosa" - "Irlandese?" annuì ancora e riprese il discorso interrotto, esattamente da dove aveva lasciato prima "Galway. Tutto cominciò proprio lì. Solo il giorno prima, aiutavo mia madre a preparare questa zuppa per la cena e il giorno dopo, quei sapori divennero ripugnanti per me. Tutto ciò che mi ricordava l'amore, divenne ripugnante. Dopo l'Irlanda cominciai il mio lungo viaggio, straziando le notti d'Europa. In Romania, finalmente mi fermai a riposare, straziato dal peso di un anima, che non avevo chiesto." Sistemò su un piatto da portata alcune fette di pane caldo croccante, in cui aveva spalmato la salsetta ai funghi, porgendo un crostino a Buffy. "Assaggialo ora che è ancora caldo, questa crema è buonissima. Vuoi anche del formaggio?" - "Umm.. pane caldo, funghi di bosco, formaggi e zuppa. Gusti decisi e forti, insieme sono… dio è tutto buonissimo" sospirò Buffy "…e vino rosso" si affrettò ad aggiungere. Lui rise e alzandosi spense il fuoco. "Possiamo apparecchiare adesso. Portiamo fuori tutto, anche la frutta, così non dobbiamo rialzarci da tavola" Rise ancora vedendo che lei addentava un secondo pezzo di pane. "Piano con quei crostini, Buffy. Lo so che hai fame, ma prima c'è la zuppa e il formaggio è troppo piccante se lo mangi da solo, fa venir voglia di bere …e il vino rosso può dare alla testa"


Il cibo era delizioso e mangiarono tutto con gusto, assaporando ogni momento della loro vita insieme. Talvolta le mani intrecciate sotto al tavolo. Talaltra poggiate sul ginocchio dell'uno o dell'altro. Sempre vicinissimi. Talvolta silenzi, occhi negli occhi. Talaltra risate sommesse.


Angel sbucciava un arancia poggiando uno spicchio sulle sue labbra "Basta, sono pienissima"


La giornata era calda, nonostante fosse Novembre inoltrato. Los Angeles era sempre stata generosa con il sole e dal loro giardino potevano vedere l'oceano. "Quello laggiù?" chiese lei "Santa Monica, credo. Il Molo. Spesso mi accade di associare il sole a Santa Monica." - "Ricordi perché? oppure hai dimenticato?" Lui non rispose. L'intensità dei suoi occhi scuri parlò per lui. Buffy accorse in suo aiuto "Non devi rispondere per forza, non era neppure una domanda" …e poi pensò, il vino rosso può dare alla testa, abbassa le nostre difese …e scioglie la lingua.


Compresa la sua


"Non eri solo in quel viaggio…"


"Ero solo, invece"


"Non c'era qualcun altro con te?"


"Nessun altro"




La prese per mano e alzandosi la trascinò a sedere con sé sulla sdraio, proprio accanto alla piscina. Nell'altra mano due coppe di vino che poggiò nel tavolino lì vicino. Reclinando la poltroncina, allungò le gambe e Buffy si accoccolò su di lui, poggiando la schiena al suo petto, sorretta dal braccio di Angel che le cingeva la vita. Davanti a loro l'oceano. Le spostò i capelli dal viso. Era bellissima. Le sue labbra profumavano d'arancia e di miele …e di vita.




"Si è sempre soli quando si è circondati dalla morte. Vuoi sapere di Drusilla e Spike? Si, talvolta si univano al mio viaggio, ma non erano con me e io non ero con loro. Soli. Cadaveri che si aggiravano fra i cadaveri. Questo eravamo"




"…e Darla?"




"Darla. Oh si, lei era spesso presente. Drusilla e Spike sono arrivati dopo. Darla invece, era li fin dall'inizio. Ma lei non è mai stata accanto a me, ne io accanto a lei. Quando si attraversa il deserto, niente e nessuno è mai veramente con te. Nel deserto si è sempre soli. Cammini arrancando a fatica, inseguendo miraggi che non potrai mai raggiungere, ma nonostante ciò continui a inseguirli senza mai fermarti, ingannando te stesso e convincendoti che sono reali. Ma non è così, Buffy. Sono solo illusioni ottiche, create dal bisogno spasmodico, di aggrapparti disperatamente a qualunque cosa possa ricordarti chi o che cosa eri. Nulla e mai reale quando si è morti, se non la morte stessa. Desideri incessantemente qualcosa, che sai di aver perduto per sempre e quel qualcosa è la vita. Ero solo, Buffy. In quel viaggio io ero solo"




Buffy aveva ascoltato in silenzio e comprendeva il suo desolante deserto. La sua solitudine era tangibile, poteva quasi toccarla e Angel l'aveva descritta con disarmante realismo. Era un luogo che lei conosceva bene. Vi aveva abitato per anni, dopo la sua morte, quando anche lei percepiva se stessa come un cadavere fra i cadaveri. Anche lei aveva inseguito miraggi credendoli reali …ma nel deserto si è sempre soli. Comprese quanto questo la unisse ancora di più ad Angel. Entrambi avevano attraversato l'orrore ed erano sopravvissuti alla morte nera della disperazione e della solitudine ...e l'oasi era proprio qui, adesso. Nel loro giardino.




Gli sorrise e lui le sfiorò le labbra con le dita "Sei Bellissima"




Novembre reclamava il suo tempo. Una fitta e silenziosa pioggerellina annacquava il vino rosso, lavando via tutto il sangue che aveva evocato …e divenne limpido, sbiadendo i ricordi che sfumavano nel nulla. Aveva voglia di piangere, adesso. Ma non era tristezza.




Angel la prese per mano "Vieni, è meglio rientrare adesso. Andiamo a casa"


Buffy lo seguì. Ovunque volesse condurla, lei l'avrebbe seguito "…a casa"




"Perché piangi?"




Corsero verso il porticato che offriva loro un riparo sicuro …ma già aveva smesso di piovere.




"Niente. Era solo una nuvola passeggera"




Decisero di rientrare comunque …a casa




Mentre Angel tentava di capire come funzionasse la lavastoviglie, Buffy gironzolandogli intorno, riordinava qua e là "Sei un ottimo cuoco, ma guarda qua che casino" e rise quando aprendo le ante della dispensa, vide che era stracolma di ogni ben di dio "Tu non avevi intenzione di uscire da qua tanto presto, vero? vedo che sei stato previdente. Con queste provviste potremmo andare avanti per molto tempo, senza bisogno di fare la spesa. Per il primi decenni siamo a posto …l'avevo detto io" Lui rise "Si certo, ma lì non c'è nulla di fresco. Sono tutti cibi in scatola …o vetro, compresa la frutta sciroppata. Voi americani mangiate davvero malissimo, lo sai?" - "Uh guarda, ci sono pure i miei cereali preferiti, quelli glassati" Buffy si rese conto che nella dispensa vi erano molti dei suoi cibi preferiti, quasi tutti in effetti e qualcun altro che lei non aveva mai assaggiato prima. "Vuoi farmi ingrassare eh?" - "No… si… no…" rise ancora vedendo la sue smorfie. "Spesso ho fame, lo sai …e ho pensato che fosse meglio abbondare"




"Dove hai imparato a cucinare così bene?"


"Mia madre. Dovresti provare a metterti davanti ai fornelli qualche volta …è rilassante"


"Sono una pessima cuoca, ma tu... potresti insegnarmi qual cosina"


"Si, certo"


"Potresti scrivere le ricette di tua madre da qualche parte …per non dimenticarle e…"


"Non ci avevo mai pensato. Prima non cucinavo così spesso …ma è bello quello che hai detto"


"Scrivile da qualche parte e poi le plastifichi"


"Pla..sti..che??? non ho capito? Cosa vuoi dire?"


"Per evitare gli schizzi d'olio, plastificarle ..con la plastica ..per evitare che si ungano e…"


"ahhh, ecco! Proteggerle dai pericoli. Si va bene. Plastifichiamo" La risata di lui era contagiosa


"che c'è? anche mamma aveva plastificato le ricette della nonna. Dawn le usa ogni tanto"


"Mia madre certo non immaginava che le sue ricette vivessero secoli dopo la sua morte, ma credo che mai e poi mai, abbia pensato che un giorno la plastica.."




Si… la sua risata era contagiosa




Buffy intanto aveva liberato il tavolo "Possiamo plastificare anche la carta geografica …e perché hai saltato tutta quest'area? potremmo…" - "abbiamo parlato del sud, quella è l'Europa dell'est …ma stai attenta a come.." - "non c'è nulla da vedere ad est?" - "vuoi andare in Romania?" - "No, meglio di no …non si sa mai, troppi zingari" Angel si era avvicinato a lei, e vedendo come armeggiava con la cartina, tentando di ripiegarla maldestramente, la pregò di porre più attenzione "Buffy, per favore ..non così, non piegarla in quel modo, dico sul serio.."




Lei continuava a ridere, inclinando la schiena verso il tavolo per allontanarsi da lui, che già aleggiava minaccioso su di lei. "Avanti, Angel. Coraggio, la vuoi? allora vieni a prenderla" - "Buffy per favore" Ormai la teneva ferma per le mani, serrandole saldamente i polsi portandoli sopra la testa e mentre le sorrideva, schiacciò il suo corpo contro quello di lei, costringendola a sdraiarsi completamente. Il tavolo traballò leggermente, lei allentò la presa …e la cartina cadde per terra "cosa vuoi fare? vuoi mangiarmi? è questo il tuo piano diabolico? vuoi farmi ingrassare con tutte quelle cosine buonissime, per poi mangiarmi?" La sua voce era un richiamo irresistibile, Buffy voleva giocare e lui non chiedeva di meglio. La baciò con una tale intensità da toglierle il fiato. Tentò di dire qualcosa "Angel.. sei ferito. Forse hai anche un po'.. di febbre" e lui provò a rispondere "Non... ho la febbre, o forse un po' si… ma non per la ferita"




Liberandole i polsi, freneticamente le sbottonò la camicetta e con un gesto rapidissimo, sollevò il reggiseno liberando i suoi seni. Lei teneva il corpo di Angel ben saldo a sé serrandogli le gambe attorno alla vita mentre gli baciava il collo e cercava la sua bocca. I sui seni scoperti lo facevano impazzire, erano assolutamente perfetti e li baciò più e più volte. Li abbandonò per un po', le sue labbra socchiuse erano un invito che non poteva ignorare. Lei si aggrappò ai sui capelli, per aderire meglio alle labbra di Angel che parevano impazzite. Lui baciò, succhiò, mordicchiò e ancora baciò la sua bocca, mentre con una mano, le sfilava le mutandine, abbassandole fino alle caviglie e lei lo aiutò facendole scivolare sul pavimento. Subito dopo, lui tornò sui seni che reclamavano ancora le sue carezze e i suoi baci. Afferrò le cosce di lei e sollevandole ancora di più, le fece aderire meglio attorno ai fianchi, mentre Buffy, con un colpo deciso del bacino, le incrociò saldamente, serrandole sulla sua schiena e intanto gli sfilava la camicia, mettendo a nudo le sue spalle a cui si teneva strettamente avvinghiata. La vista della muscolatura dei suoi pettorali perfettamente scolpiti, la fece vacillare e lo baciò con passione. Il rumore della zip dei pantaloni di lui che si abbassavano, fu l'ultima cosa che sentì...




Poi furono solo sospiri e gemiti sommessi e urla smorzate che morivano e rinascevano sulle loro labbra. All'infinito ..quasi all'imbrunire, due corpi esausti e appagati giacevano sul divano




come è che siamo finiti sul divano? ...ricordavo in cucina


non ricordo bene, il tavolo in cucina è andato, credo


Capitolo dodici


Attenzione:


Fortemente NC17 per il linguaggio e la descrizione di scene di sesso esplicito.




Questo capitolo è anche un omaggio a IWRY e riprende esattamente da dove avevo interrotto il precedente. Loro sono ancora sul divano.. dopo aver fatto l'amore




Nella prima parte ho descritto il loro pensieri separati, evidenziando come spesso può accadere, che noi pensiamo che l'altro stia pensando questo o quello, e invece il più delle volte prendiamo delle solenni cantonate. Sono modi diversi in cui possiamo percepire la stessa realtà, ma se non comunichiamo con il nostro partner, questo atteggiamento a lungo andare tende a creare distanze. Angel e Buffy non cadono in questa trappola, perché (per me) loro sono LA coppia e il loro amore è speciale. Nella seconda parte ho descritto come Angel risponde alla domanda non espressa di Buffy.




Ho scelto di usare un linguaggio forte, e ho cercato di farlo in modo graduale. Man mano che la passione aumenta, il linguaggio diventa meno gentile e più animalesco ...insomma ho chiamato le cose con il proprio nome, quello della quotidianità. Ho semplicemente pensato che fosse più realistico.


≈◦ ≈ ◦ ≈


Il silenzio confortevole dei loro corpi avvinghiati, li cullava ritmicamente nell'indolenza a cui si erano dolcemente abbandonati. Amava guardarla subito dopo aver fatto l'amore. Era più bella, più donna …e ancora bambina. I capelli bagnati, incollati disordinatamente sul suo viso ..la leggera patina di sudore sulla fronte, sul naso, nell'incavo dei suoi seni, sul ventre, fra le sue cosce ..e ovunque lui potesse arrivare con lo sguardo, parevano brillare sotto i suoi occhi. Era luminosa. Il corpo caldo di lei adagiato sul suo, dopo aver fatto l'amore, era la cosa più bella che avesse mai visto. Quella visione lo commuoveva, appagandolo. Ma mai totalmente. La desiderava sempre, ogni minuto, anche subito dopo aver fatto l'amore per ore. Lui non riusciva a saziare il suo bisogno di lei. Era come una febbre. Mai, con nessuna mai, aveva provato il senso di totale appagamento e immediatamente dopo anche il suo contrario. Quando lei, dopo aver fatto l'amore, inavvertitamente si spostava staccandosi dal suo corpo, lui veniva assalito dalla paura che potesse allontanarsi per sempre e sentiva un senso angosciante di vuoto. Poi Buffy continuava ad accarezzarlo e la paura passava. Non ne aveva mai abbastanza di lei, e questo per lui era bellissimo. La percezione che ci sarebbe stato un dopo, che la loro passione non avesse mai fine, che non potesse esaurirsi neanche dopo ore d'amore, lo riempiva di gioia.




"Ho fame" disse a bassa voce "Tu?" non aspettò la risposta. Con movimenti decisi, spostò all'indietro i sui capelli sudati, e la baciò con passione tenendole il viso con entrambi le mani.




Lei pareva risvegliarsi e il suo corpo già rispondeva al suo tocco, sollecitato dalla sua lingua che ora tracciava il percorso delle sue labbra, come volesse disegnarle. Angel era meraviglioso con quel suo modo di amarla, anche dopo aver goduto del suo corpo per ore. E con quella lingua era riuscito a portarla al limite della follia, più di una volta, nelle ultime ore. Sapeva come usarla. Assolutamente si. Riusciva a farla impazzire, se solo le sfiorava i capezzoli ed era inarrestabile, non si fermava mai. Neppure quando lei, esausta, lo implorava di prenderla subito. Ma la sua impazienza veniva saziata, quando stanco dei seni, si dedicava ad altre parti del corpo, ricominciando così, quella dolce tortura, che ogni volta li conduceva all'estasi. Era straordinario. Gli sorrise. "Fame-Fame o.. F a m e ?" un piccolo bacio sul naso, un altro ancora sulla fronte e rispose mente baciava anche il mento "Fame-Fame e.. F a m e" - "Doccia prima"




Angel al tramonto pareva risvegliarsi. Antico retaggio del suo passato. Tendeva a dormire fino a tarda mattina ed era spesso affamato, metabolismo ancora in via d'assestamento, pensò Buffy sotto la doccia, mentre lui la insaponava facendola ridere per il solletico. La sua, forse era una fame antica e lei non era del tutto sicura se fosse solo un fatto di adattamento, oppure lui avesse fame d'altro. Aveva paura che lei non riuscisse ad appagarlo completamente. Più di una volta, le era sembrato che lui si controllasse e che evitasse di andare oltre. Oltre qualcosa. Ma lei non sapeva cosa fosse. Se c'era un oltre, beh lei voleva conoscerlo. Con lui sarebbe andata ovunque. Qualche volta, mentre facevano l'amore, aveva avuto l'impressione che lui iniziasse un gioco, ma qualche istante dopo cambiasse idea, dedicandosi poi ad altro, come se avesse paura di perdere il controllo. Erano quelli i momenti in cui sentiva, che lui tentava di tenere a freno una parte della sua sessualità inibendola e questo in effetti, la disturbava un po'




Fare l'amore con Buffy, possederla completamente, sentire che il suo corpo fremeva sotto le suo carezze, era un esperienza che andava ben oltre il fisico. Lui aveva la sensazione di perdere totalmente la percezione dei propri confini corporei. Smetteva di esistere come singolo, e si perdeva totalmente in lei, diventando un solo corpo. Le labbra di Buffy erano una estensione della sua bocca, le sue mani si dissolvevano, ritrovandole solo quando si intrecciavano con quelle di lei. Talvolta, per qualche istante doveva fermarsi, per riprendere il controllo del proprio corpo, perché aveva paura di inoltrarsi oltre i confini dello spazio e del tempo. Aveva paura che lei potesse rimanere indietro, allora si fermava ad aspettarla, per assicurarsi che lo seguisse. Lei non si faceva attendere, ogni volta lo raggiungeva. Sempre.




Angel era un amante straordinario, l'aveva sempre saputo. Aveva passato notti intere a desiderare il suo corpo, anche quando stava con Riley, anche quando stava ..con chiunque fosse sopra o sotto il suo corpo, lei anche allora, desiderava Angel. Più di una volta aveva finto passione con i fantasmi che si illudevano di possederla. Ma lei non si concesse mai totalmente a nessuno. C'era una parte di lei, che solo Angel poteva raggiungere ..quella più vera ..quella più viva. Quella era solo di Angel. Lei lì si nascondeva e lì, chiudendo gli occhi, lo aspettava. Lì, lei era ancora la sua ragazza. Sempre. Nessuno dei suoi amanti, arrivo mai neppure ad immaginare, che esistesse un luogo della sua anima, a cui loro era negato l'accesso e che solo Angel poteva toccare. Come avrebbero potuto sospettarne l'esistenza? Loro erano ciechi, solo Angel riusciva a vederla per come lei realmente era. Solo lui sapeva guardarla con occhi diversi. Lui, nell'unica notte in cui si erano amati, nel suo corpo aveva segnato per sempre, i confini fra l'eros e il semplice sesso. Angel aveva impresso il suo marchio, inscrivendo in ogni fibra del suo corpo, un promemoria inciso con inchiostro indelebile. Incancellabile. Impossibile da dimenticare. L'aveva scritto con il suo amore immenso, sussurrandole baci e carezze. Con gli altri amanti aveva fatto sesso, ottimo sesso a dire il vero. Tanto, tanto sesso. Tanto da risultare nauseante alla fine. Con Angel era stata l'estasi della pura e perfetta felicità. Quando poi ricordò il giorno dimenticato, al ritorno dalla morte, il distacco da corpi che non erano Angel, divenne più grande, creando distanze irrimediabilmente irraggiungibili.




"Dove sei adesso? sembri lontanissima."


Seduto sul bordo del letto, le gambe aperte, le mani poggiate sul letto, respirava l'odore di vaniglia dei suoi capelli ancora umidi. Lei in piedi davanti a lui, fra le sue gambe, medicava ancora la ferita con una nuova fasciatura. "Ero un po' distratta"




"Vorrei essere lì con te, ma devi invitarmi ad entrare"


"Non devi più chiederlo, dopo il primo invito puoi entrare ogni volta che vuoi"


"È vero, ma sono un tipo bene educato"




Risero insieme, ricordando una notte di tanti anni fa, in cui pronunciarono le stesse parole. Quella volta voleva sapere chi fosse Drusilla. Allora, come oggi, voleva conoscere la verità.




Lei non era né triste, né preoccupata, né arrabbiata. Era distante però. Qualcosa la disturbava e Angel non aveva intenzione di lasciar correre. Doveva sapere. Scelse l'approccio diretto.




"Dobbiamo parlare, Buffy"


"Noi due?"




Non voleva chiedere ancora di Darla, ma neppure nutrire zone d'ombra, che poi nel tempo potevano creare distanze. Fra loro non dovevano esistere segreti. Scelse l'approccio diretto.




"Chi è Darla? Intendo dire chi è realmente?"


"Abbiamo già parlato di questo. Prima in giardino …e anche molti anni fa a Sunnydale, e…"


"Lo so …e ho capito la metafora del deserto, dico davvero. Ma non posso fare a meno di pensare che siete state insieme per… più di un secolo. Io non vivrò mai abbastanza da.."


"..da cosa? da stare con me tanto a lungo? Il tempo con te, il nostro tempo insieme, non è paragonabile neanche lontanamente al tempo non vissuto con Darla o con chiunque altra"


"Si, va bene, è la qualità quella che conta, non la quantità. Ma io mi riferivo ad altre cose…"




Ridacchiò nervosamente sperando che lui capisse, ma l'espressione confusa sul suo viso, le diceva che non gli era chiaro cosa volesse dire. "Vuoi sapere chi era Darla?" Chiese Angel sorridendole. "In anzi tutto è più giusto dire che lei Era. Darla è morta, Buffy" La guardò intensamente cercando di intercettare i suoi pensieri. "Lei era molte cose. Dimmi cosa vuoi sapere esattamente e io ti risponderò. Ma dopo. Non so tu, ma io ora ho una fame tremenda"




Angel era un uomo dai molti appetiti. Lo sapeva bene. Perché adesso aveva paura di non riuscire ad appagarlo? Forse era un pensiero sciocco. Lei sapeva che Angel amava solo lei, era assolutamente certa del suo amore. Non era certo quello a preoccuparla. Ma vi erano aspetti della sua vita passata, che per lei erano ancora un mistero. Avrebbe voluto esplorare la sessualità di Angel con Angel. Ecco adesso era riuscita a dirlo. Almeno a se stessa, ma voleva parlarne con lui. Si, voleva sapere. Perché con lei aveva paura di perdere il controllo? e si chiedeva quanto Darla gli avesse insegnato dell'erotismo, che traspariva da ogni fibra del suo corpo ..anche adesso, anche ora che lui stava seduto sul letto, mentre lei gli fasciava la ferita, il suo corpo emanava una sensualità intensa, anche solo per come la guardava. Pareva volerla divorare con gli occhi, ma non era sicura di riuscire a soddisfare, quella che a lei sembrava una fame antica …e lei non era Darla.




Angel sentiva che lei inseguiva pensieri tortuosi e sapeva anche, che ciò di cui avevano parlato a pranzo, aveva evocato vecchie insicurezze e odiava vederla così. Qualunque cosa fosse, lui doveva liberarla da vecchi fantasmi. Il piano era semplice. Preparare la cena insieme. Cenare a lume di candela, ma non in cucina e il tavolo in soggiorno era ancora imballato. Nella loro stanza era perfetto. Nel loro letto. Avrebbe nutrito la sua fame di conoscenza, avrebbe nutrito il suo corpo, appagandolo in ogni modo possibile …e lei, grazie a Dio, non era Darla.




Per un attimo lo sguardo di lei incontrò i suoi occhi scurissimi. Quello che vide la lasciò senza fiato. Occhi color cioccolato, due profondissimi pozzi scuri velati di passione, di cui non riusciva a vederne i confini. Deglutì pesantemente e finse naturalezza mentre riponeva bende e cerotti.




"Angel forse è meglio se prendi un antibiotico, a me sembri ancora caldo."


"Davvero? a me non sembra. Mi spiace di averti svegliato stanotte"


"Non mi hai svegliato, ero sveglia e basta"




Non appena provò ad allontanarsi dalla stretta delle sue gambe, sentì la presa forte delle mani di lui sui fianchi, incontrando ancora una volta il pozzo scuro dei suoi occhi e chinandosi sulle sue labbra, lo seguì senza remore, e i suoi occhi si velarono della stessa identica passione ...e lui sapeva come usare la lingua. La voce roca di Angel la riportò alla realtà




Perché.. eri sveglia stanotte?


ho iniziato a scrivere.. sul nostro diario


≈◦ ≈ ◦ ≈


In cucina.. insieme




Scalza, con indosso solo una vecchia e larghissima maglia di Angel, in cui pareva sparivi dentro tanto le stava grande. Ad ogni movimento scopriva le spalle e si intravedeva l'incavo dei seni, mettendoli in evidenza. Le cosce nude. I capelli tirati all'insù disordinatamente. Alcune ciocche ricadevano libere incorniciandole il viso, senza un filo trucco. Era bella da levare il fiato.




Scalzo, con indosso solo i pantaloni di una vecchissima tuta a vita bassa, tenuti su da un esile cordoncino, ormai slabbrato dall'usura del tempo. Ad ogni movimento gli ricadevano giù per i fianchi, scoprendo l'ombelico e lasciando intravedere la peluria scura del pube. Il petto nudo. I capelli spettinati e senza un filo di gel, parevano più scuri e più ricci. Era bello da levare il fiato.




qualche frase, di tanto in tanto, rompeva il silenzio dolce




"È per via di Connor?"


"No. Assolutamente no.."


"Non ti disturba che lei sia la madr..?"


"Guarda io non sono gelosa di lei… non è gelosa ..è altro"


Rovistando nella dispensa, lanciò sul vassoio già pieno di cibi, delle tavolette di cioccolato fondente, con gocce di gianduia alla menta "Anche questo. Cioccolato, dio adoro il cioccolato"


Lei rise "Umm, che bella abbuffata" Si, Angel mangiava davvero tantissimo. Lei aveva anche notato che all'alba dormiva meglio, più profondamente rispetto alla notte. Mentre la notte… beh, la notte dava il meglio di sé, pensò maliziosamente Buffy.


Angel era assolutamente sereno e voleva che lei lo sapesse.


"Buffy, la smetti di guardarmi il sedere?" Rise lui, mentre chiudeva la dispensa, e poi aggiunse "In effetti questa tuta mi sta un po' larga" Lei rise con lui, anche perché ciò che diceva era verissimo. La tuta che ricadeva sui fianchi, evidenziava il fondo schiena, lasciando intravedere la scanalatura fra i glutei, scoprendoli parzialmente. Buffy notò anche la perfezione delle sue spalle, pensando che era una visione fantastica, compreso il bellissimo tatuaggio, che aveva amato fin dalla prima volta che lo vide, nella sua cucina a Sunnydale. Ormai, davvero tante vite fa. "Io guardavo il tatuaggio, non il sedere" - "Si invece, anche il sedere" Lei si arrese e ridendo ancora, ammise le sue colpe. "Va bene, smetto di guardarti il culo, però tu smetti di guardami le tette" - "Non posso crederci, dove hai imparato quel linguaggio scurrile?" Risero ancora e il vassoio sulle mani di Angel vacillò pericolosamente, perché ora la stava baciando.




Scalzi, con in mano cibi e bevande, risalivano le scale verso le loro stanze. "Un diario?" - "Si"




Il grande letto accogliente, d'un tratto era diventato il fulcro delle loro esistenze. Le risate sommesse indicavano chiaramente che erano proprio dove volevano essere. Stavano bene insieme …ed erano quasi sazi. "Miele?" chiese stupita. "Per dopo" rispose lui, poggiando il barattolo sul comodino "È molto nutriente"




"Un altro giorno così, e metterò su mille chili"


"Dio, amo il cibo"


"Si, mangiare è bello"


"Non avevo mai assaggiato delle cose cosi buone.."


"Mai? Forse si, ma l'hai dimenticato"


"Oltre a quella volta ..no, non ho dimenticato"


"Quella volta, quando.."




Spostò il vassoio di lato, e sistemando meglio i cuscini, si appoggiò allo schienale, portandola con sé, fra le sue braccia. Il momento era arrivato e non poteva essere più perfetto di così. Aveva un po' di timore adesso. La baciò. "C'è una cosa che devo dirti.." - "Miele" chiese lei, indicando il barattolo sul comodino di Angel "..una cosa che ho tenuto dentro per tanto tempo" continuò, porgendoglielo distrattamente "è un ricordo di noi.. solo mio però, è un ricordo che solo io.." Lei intinse le dita nel miele e le portò alla bocca. "Ora ho bisogno che tu.. tu devi sapere" Lei lo guardava e sentiva di nuovo un filo di desiderio insinuarsi nella sua mente e nel suo corpo. Allungando una mano intrisa di miele, gli accarezzò il viso, il petto e il ventre, insinuando le dita sotto l'elastico della tuta, da cui già intravedeva la peluria riccia del suo pube. Il corpo di lui rispose subito sussultando, e tremò di desiderio. Le sorrise con una dolcezza tale, che lei vacillò. Miele pensò. Angel fece appello a tutto il suo autocontrollo, doveva dirle di quel giorno, adesso "è un ricordo che solo io.. ora però deve..diventare nostro". Intingendo ancora le dita nel miele, le portò alla bocca di lui, che sospirò leccandole "Umm". Non poteva resistere, ciò che adesso vedeva in lui era Eros nello stato più puro. La sua fame antica, pensò. Lo baciò. "È già nostro, quel ricordo è già nostro.. un giorno è accaduto e ho saputo quanto è grande il tuo amore e.. mi hai salvata, perché da allora ricominciai a vivere" ...e ancora le porse le dita umide di miele e lui ancora leccò, mentre la divorava con gli occhi.


Non registrò subito le sue parole e le relegò in un angolo della sua mente. Difficile pensare pensieri, mentre le bocche si uniscono, leccando e suggendo da labbra dolcissime. Miele. Lei ne versò una sottilissima striscia, partendo dalla incavo della gola e giù fino all'ombelico, disegnando il percorso che desiderava esplorare ..e mentre si distendeva sul suo petto, lui le sfilò la maglietta ...e lei cominciò il suo gioco.Sinuosamente, mugolando e gemendo, si muoveva nell'ampio petto che generosamente l'accoglieva, strisciando delicatamente ma inesorabilmente verso il basso ventre, meta del suo lento peregrinare. Era il centro di lui che desiderava, dove sentiva il pulsare nervoso della sua virilità. I seni ed il suo ventre, ora anch'essi ricoperti di miele, brillavano di ambra alla debole luce dell' abat-jour. Lui la lasciava fare e gemendo, passivamente immobile, la guardava con gli occhi leggermente socchiusi e resi ancora più scuri dalla passione. Le accarezzava i capelli, però.. lasciandola libera di esplorare il suo corpo. Si mosse solo per aiutarla a mettere a nudo la sua erezione che pulsava impaziente e ora svettava libera verso l'alto ..lei sollevò lo sguardo verso lui, quasi a chiedergli il permesso e senza parlare, Angel gemette il suo SI. Chinandosi ancora, lei baciava, palpava, leccava, stringeva, e succhiava golosamente ogni parte del suo membro. Ora percorrendo con le dita tutta la sua lunghezza, ora racchiudendolo strettamente fra le sue labbra. Voleva farlo impazzire ..e lui impazzì per davvero, contorcendosi disperatamente mentre emetteva dei suoni gutturali, stringendo e stropicciando nervosamente le lenzuola fra le sue mani. Lei era in estasi, sapendo che con le sue mani e le sue labbra, gli stava donando piacere e succhiò più alacremente, ingoiando il pene turgido fino alle profondità della sua bocca. Sentì le sue dita nervose fra i capelli, che la spingevano ancora più giù, premendole dolcemente il capo, e invitandola a seguire il ritmo impresso dalle sue mani. Le dita poi si tesero freneticamente, artigliandole disperatamente i capelli e muovendo il bacino inconsultamente, urlava più e più volte il suo nome ..poi di colpo si fermò, mentre tutto il suo corpo tremava, scosso dal piacere dell'orgasmo che sentiva arrivare, partendo dai suoi lombi e lungo la spina dorsale, attraversandola come fossero scariche elettriche che esplodendo, arrivarono fin dentro il cervello ..un istante dopo, lei sentì il primo fiotto che schizzò sul palato, e subito il sapore di lui, come un fiume in piena, inondò completamente la sua bocca. Ingoiò tutto e continuò a leccare e succhiare voracemente ..non voleva fermarsi, mentre Angel si accasciò stremato, con le dita ancora avvolte fra la seta dorata dei suoi capelli.


Solo qualche attimo di quiete, poi sentì le sue braccia che l'afferravano, e subito incontrò la sua lingua che sondandole ferocemente la bocca, assaporava il suo stesso seme. Buffy sentiva il ventre esplodere e la vagina che pulsava ritmicamente, quasi al limite dell'orgasmo ..e lui non l'aveva neppure sfiorata là ..non ancora. Non dovette attendere a lungo. Angel sentì riaccendere la passione e sigillando le labbra con le sue, cominciò a percorrere tutto il suo corpo con abili e sapienti carezze, mentre con parole soffocate, le diceva che era bellissima e con voce roca, sussurrava parole sconce, facendola bagnare ancora di più. "Ti voglio ancora.. stanotte voglio morire fra le tue cosce.. dovrai implorarmi di smettere.. ti porterò oltre il limite della follia.." Le lunghe e lentissime carezze tra le gambe, le mandavano brividi intensi e il cuore sembrava fermarsi ..ed ora fu lei a contorcersi, abbandonandosi completamente alle sue mani e alla sua lingua. Lui pareva invasato e mentre le mordicchiava i capezzoli, lei gli graffiava la schiena, impazzendo per l'intenso piacere. Quando sentì le dita di lui che si muovevano dentro il suo sesso fradicio di umori, penetrandola senza ritegno, implorò di prenderla come lui voleva, ora subito.. lei avrebbe assecondato ogni sua voglia. Muovendo abilmente le dita dentro lei, e continuando a succhiare i capezzoli, sfiorò appena il clitoride ..e lei, afferrandogli selvaggiamente i capelli lo avvicinò a sé, esplodendo il suo orgasmo nelle sua bocca, cercando disperatamente la sua lingua. Lui impazzì vedendo la sua fragilità, come lei dimenandosi, sussultava e tremava violentemente fra le sue braccia, perdendo completamente il controllo del proprio corpo ..e poco ci mancò che venisse ancora. Ma non voleva, voleva ancora farla godere, lui aveva appena iniziato il suo gioco ..e l'alba era ancora lontana.


Si amarono ancora, per tutta la notte. Lei pareva impazzita, si lasciava fare ogni cosa, perché ogni cosa voleva conoscere e ogni cosa era lecita. Si lasciò rivoltare e porre in tutte le posizioni che lui le insegnava. Angel era un maestro instancabile. Premuroso, attento ed esigente. Buffy pareva perdersi in un godimento infinito, inesprimibile, animalesco, di pura pulsione istintuale, dalla quale solo di rado emergeva la tenerezza. Stanotte regnava soltanto Eros. Primitivo, oscuro e selvaggio.


La prese ancora. Davanti allo specchio che rifletteva i loro corpi avvinghiati, invitandola a guardare, mentre sdraiati sul tappeto, la penetrava ancora da dietro.


La prese ancora. Sul bordo della vasca, dove l'aveva fatta sedere, spalancandole le gambe per leccarle la fica, finché lei non lo implorò ancora, reclamando un altro orgasmo.


La prese ancora. Tornando sul letto, dove ancora con parole concitate, e accarezzando le sue natiche, diceva che voleva amare ogni parte del suo corpo. "Ti voglio ancora.. voglio possedere ogni parte di te.. devi solo lasciarti guidare.." Lei lo implorò di prenderla in ogni modo in cui potesse prenderla. "Portami con te, oltre ogni limite.. voglio sentirti ancora dentro me". La fece sdraiare supina, ponendole un cuscino sotto le reni, per sollevare maggiormente il suo ventre, esponendola così, completamente aperta al suo sguardo. Riprese ancora a succhiare il clitoride e intanto intingeva le dita dentro un vasetto di vetro, contenente un unguento oleoso e profumatissimo. Con le labbra e con la lingua continuava a sollecitare il clitoride e con l'olio ungeva lo sfintere anale, premendo sul suo buchino, penetrandola prima con un dito e poi con due, mentre lei gemeva torturandogli i capelli e bagnando il letto con gli umori che grondavano dalla fica. Quando ormai era al limite della sopportazione e l'orgasmo minacciava di irrompere, lui la sollevò per i fianchi, ponendola in posizione prona e lentamente cominciò a penetrarla, facendosi strada dentro lo stretto passaggio. Una mano poggiava sul fianco di lei e con l'altra continuava ad accarezzare il clitoride. A voce bassa, le sussurrò "dimmi se ti sto facendo male.." e lei con voce rotta dal desiderio, lo implorò di non fermarsi. Continuò ad entrare lentamente dentro lei e poi sempre più a fondo, sempre più velocemente e con più forza, facendola sussultare sotto i colpi del suo #####. Ad ogni affondo, lei urlava per il piacere nuovo e mai provato prima, ed era così intenso che le sconvolgeva le viscere. Sul cuscino soffocò i rantoli dell'orgasmo violento che la sconquassava, mentre lui afferrava saldamente i suoi fianchi con entrambe le mani, e con un ultima spinta, urlava di piacere, riversando il suo seme dentro lei. Lei, donna meravigliosa che gli aveva donato tanto piacere. La sua donna. Crollarono insieme, con i corpi ancora avvinghiati strettamente. Sfiniti. Appagati. Ubriachi di felicità ...Silenzio


..quasi albeggiava, quando lei ruppe il silenzio


"Hai ancora fame..?"


"No. Sto bene, per ora.. Tu?"


"Sto bene anche io. Sazia, per ora.."


"Cosa volevi sapere prima..?"


"Niente, non era importante.. non più"




Buffy si addormentò subito dopo e Angel rimase a guardala per un po' ..poi notò il diario di cui lei aveva parlato e cominciò a leggere.




Angel era bellissimo stasera. Da Lorne l'ho visto ridere e quando ride è bellissimo. Si formano delle rughe d'espressione intorno ai suoi occhi.. e sono assolutamente sexy. Anche sulle guance, quando ride si formano delle fossette adorabili ed è bello da levare il fiato. Angel è bellissimo quando ride.. non lo dimenticherò. Lo sazierò di risate. Lo nutrirò con il mio amore.




Rilesse mille volte quelle parole che gli toccavano l'anima. Gli occhi adesso erano umidi di commozione. La guardò ancora mentre dormiva e non poté resistere. Aprì una nuova pagina del diario e cominciò a disegnare. La ritrasse così come lui la vedeva, con occhi pieni d'amore.




Quella fu la prima cosa che Angel scrisse nel diario. Il ritratto di lei. La guardò ancora e fra sé rise, pensando a quanto si fosse inutilmente preoccupata per Darla e per il passato con Angelus. Darla non gli aveva insegnato nulla dell'eros, come avrebbe potuto? ..e Liam non era mai stato un santo. Già, Liam. Tutti volevano sapere di Angelus, ma mai nessuno chiedeva di Liam ..l'uomo che era stato. Ancora la guardò, era bellissima.. spostando lo sguardo intorno a lui, rise quando notò il disordine della loro stanza e sotto al disegno scrisse alcune parole.




Nel disordine intricato del passato delle nostre esistenze, il mio amore ora dorme. Buffy è bellissima quando dorme, quando ride, quando mangia, quando fa l'amore con me, quando si arrabbia, quando mi sorride. Buffy è bellissima. Sempre. Dove andremmo adesso, amore mio? Non ci è dato di saperlo, ed è così che deve essere. Ma ovunque sarà, noi ci andremmo insieme. Sospesi nel tempo che ci è concesso di vivere insieme …e se invece fosse per sempre?




Il mio amore ora dorme ..ed è così che i miei occhi la vedono ..così io la guardo dormire.




Il silenzio confortevole dei nostri corpi avvinghiati, ci culla ritmicamente nell'indolenza a cui ci siamo abbandonati. Amo guardarti subito dopo aver fatto l'amore. Sei più bella, più donna …e ancora bambina. La mia donna, la mia bambina ..e ancora la mia ragazza ..sempre


Liam


Capitolo tredici


Angel si svegliò quella mattina aspettandosi di vederla accanto a lui. Le avrebbe sorriso, e lei avrebbe risposto sorridendogli di nuovo, ma Buffy non era lì. I suoi sogni oggi non si sarebbero avverati, non ancora almeno. Lentamente scese dal letto caldo, senza nemmeno curarsi di coprirsi, dirigendosi subito verso la porta fuori della camera da letto, per cercarla. Sentì invece lo scroscio della doccia. Sorrise. Tornando indietro notò che il loro diario, ora stava sul piccolo scrittoio ed era aperto. Proprio sotto al ritratto, lei aveva aggiunto tre parole. "Ti amo Liam"


Chiuse gli occhi. Dentro sé sentì risuonare la sua voce che pronunciava quelle tre semplici parole. Sembrava una nenia antica e in quel momento si rese conto, che in tutti quegli anni, aveva quasi dimenticato il suono del suo stesso nome. Liam. Nessuno mai volle sapere di lui, nessuno mai chiese che uomo fosse stato. Mai nessuno. Né Cordelia, che anzi lo derideva per il suo passato da damerino imparruccato. Né Gunn, che non voleva sapere nulla, neppure di Angelus. Né Wesley, che con la sua curiosità accademica, annotava tutto ciò che riguardava Angel. Né Connor, cucciolo troppo spaventato, per accettare che nelle sue vene, scorresse lo stesso sangue di Liam. Solo Buffy sapeva, perché solo lei aveva chiesto.




...la raggiunse subito. Ora doveva abbracciarla.




Nei giorni successivi divennero totalmente consapevoli di cosa significasse avere una casa tutta loro e presto "il divano di Giles" divenne sinonimo di angusto, di limitazione al loro amore e di restrizione della libertà. Per tutti gli anni che vissero insieme, usarono quella frase, come una sorta di linguaggio in codice, che per loro condensava il concetto più ampio di "Non siamo soli - Non ora - Ma quando se ne vanno? - C'è gente – Shhh.. vuoi svegliare i bambini?" Insomma tutte quelle situazioni in cui qualcosa o qualcuno, si frapponeva fra loro disturbando i loro piani




Questi primi giorni insieme, furono anche percepiti come l'inizio di un lungo viaggio, consci di essere ancora alle fasi iniziali. La decisione di intraprendere il viaggio era già stata presa. Decidere di vivere insieme. Anche la meta era nota. La loro casa, il loro futuro. Adesso erano arrivati alla fase in cui si preparano le valige prima della partenza. Era lì che ora si trovavano. "Stiamo ancora riempiendo le valige e dobbiamo scegliere con cura cosa portare con noi, lasciando fuori tutto ciò che non serve" Non avevano più bisogno di inutili e pesanti zavorre "Meglio viaggiare leggeri. Lasciamo che la valigia sia un po' vuota, per fare spazio ai regali che man mano troveremo lungo il tragitto. Quando arriveremo alla tappa finale del viaggio, la nostra valigia dovrà essere colma di tutto ciò che avremmo raccolto lungo il cammino"


Le ricchezze della nostra vita. I nostri figli. I figli dei nostri figli. Nuovi amici. Nuove esperienze.


Al momento erano certi che ciò che volevano portare con loro, sicuramente comprendeva la presenza di Connor e Dawn. Non volevano iniziare il viaggio lasciandoli fuori dalle loro vite. Un'altra cosa da mettere in valigia, era la loro missione. Quella non potevano abbandonarla. La loro missione era esattamente ciò che loro erano. Guerrieri..Campioni..Eroi. Per questo si erano incontrati in quel vicolo, una notte di tanti anni fa. La lotta era una parte di loro.


...e loro erano Angel e Buffy.


Angel insisteva molto anche sul fatto che Buffy dovesse recuperare il rapporto con i suoi amici. Loro erano stati la sua famiglia per tanti anni e lui sapeva che sotto le ceneri dei recenti rancori, ardeva ancora il fuoco sacro dell'amicizia, dell'affetto reciproco. Era solo questione di tempo. Lui l'avrebbe aiutata a sentire ancora gioia per un abbraccio di Willow, o a ridere con affetto alle battute di Xander. Con Giles, già dalla loro partenza da Cleveland, le cose andavano molto meglio e Angel ne era stato felicissimo.


Lui pensava anche a colui, che ormai era diventato il grande assente nella vita di Buffy, quasi un estraneo. Hank Summers. Lei non parlava mai di suo padre, non più almeno. Ma Angel aveva sempre saputo quanto fosse importante per Buffy. Dentro la loro valigia c'era posto anche per lui. Non sarebbe stato facile colmare anni di assenza, ma almeno dovevano provarci.


I loro progetti, nell'immediato, erano questi. Costruire intorno a loro, le mura solide di una casa, con tante stanze per gli ospiti. C'era posto per tutti, loro avrebbero accolto chiunque. Ma dentro le loro stanze, sarebbero stati i sovrani assoluti del regno. Non avrebbero permesso a nessuno di sovrastare ancora le loro vite e le loro scelte. Avrebbero messo alla porta, chiunque avesse tentato di distruggere quelle mura, lì non c'era spazio per loro.


Nel qui e ora, il loro progetto più immediato, era quello di riuscire ad uscire da quella stanza. Erano a buon punto, però. Avevano indosso anche i vestiti adesso, e Buffy era anche riuscita, finalmente, a tenere un filo di rossetto sulle labbra, dopo i numerosi tentativi andati a vuoto.


"Umm, buono questo lucida labbra. Sa di fragola"


"Ci metterò il peperoncino la prossima volta"




Mentre Angel, sdraiato sul letto, tentava di iniziare una dottissima conferenza semi seria sul potere afrodisiaco del peperoncino, lei semi seria lo scherniva, ma era difficile non ridere.


"Vuoi alzarti da lì? ..e perché adesso sei sdraiato con la testa al posto dei piedi?"


"La mia testa è al posto giusto"


"Si, insomma perché sei sdraiato al contrario?"


"Guardo le cose da una prospettiva diversa"


Poi si era sporto ancora di più, inclinando la testa oltre il letto "Ecco per esempio, vista a testa in giù, la tua stampa ha più senso, così posso vedere un significato che prima mi sfuggiva" Trattenendo a stento la risata, lentamente si era avvicinata e tenendogli il mento fra le mani, chinandosi l'aveva baciato. "È una pittura astratta, non deve avere per forza un senso" Lui rise dicendole che era bella anche quando la vedeva a testa in giù e poi aggiunse "Giusto, è arte astratta. Però, forse l'abbiamo appesa al contrario" ..e lei si era voltata di scatto, notando che era assolutamente vero "Ecco perché mi sembrava diversa" ..e lui l'aveva aiutata a sistemarla per il verso giusto, mentre lei diceva che comunque non l'avrebbe spostata da lì. Poi chiese perché non gli piacesse. "È fredda" disse lui serio ..e lei sorridendo gli rispose "Sopportala"


Nel corso degli anni, quella stampa divenne spesso oggetto di critiche e derisioni bonarie, un po' da parte di tutti, ma non da Angel. Non più. Questa infatti fu l'ultima volta. Per Buffy, quelle forme e quei colori avevano un significato, anche se forse pure a lei sfuggiva il senso reale, ma per Angel fu sufficiente ad accettare con amore anche questo. A lei piaceva, ed era tutto ciò che contava. Così, come "il divano di Giles", la stampa divenne la rappresentazione simbolica di ciò che non conoscevano l'uno dell'altro e nel corso degli anni, ricordò ad entrambi, che potevano raggiungersi a metà strada, o potevano fermarsi ad aspettare l'altro.


Completamente vestiti, ora Angel la raggiunse sulla grande veranda. Lo sguardo fisso verso l'orizzonte, il punto in cui cielo e mare si incontravano, unendosi armonicamente. Così diversi e così uguali. "Santa Monica è lontanissima". Il sole inondava il viso di Buffy e amava vedere i riflessi dorati nei suoi capelli "Non così lontana. Possiamo arrivarci in appena mezz'ora d'auto" Buffy sorrideva. Accadeva spesso che quando lui le stava accanto, avesse dei momenti di pura chiarezza. Tutto all'improvviso diventava comprensibile.


"Stiamo costruendo il nostro linguaggio. È questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli"


Amavano Santa Monica e nel corso degli anni ci tornarono spesso. Da soli, oppure con figli e nipoti e per loro divenne la rappresentazione vivente dell'incredibile e della meraviglia. La consapevolezza che tutto poteva accadere. Ai loro figli insegnarono la bellezza del miracolo, e l'amore per le piccole cose della vita, mostrando loro che nulla era mai così scontato, e che non c'era nulla di più bello, quanto lo stupore provato di fronte ad un cuore che batteva, quando invece non avrebbe dovuto. Insegnarono loro l'immenso valore dell'umanità e dell'essere vivi, dicendo loro che la mortalità era un dono prezioso. La morte era un regalo straordinario, non una punizione e non dovevano averne paura. "Lì.. a Santa Monica" diceva Angel "La vita è più vita. Lì.. il cuore batte più forte. Il sole è più sole"


...e lui il sole, lo amava davvero. Passava delle ore a godere del calore, che così a lungo gli era stato negato. Amava i piccoli punti colorati che disturbavano la vista quando guardava il sole, e amava il modo in cui era costretto a strizzare gli occhi, e presto quel gioco lo insegnò anche ai suoi figli. Ma soprattutto amava il modo in cui il mondo intero sembrava più luminoso, quando la luce del sole splendeva sul viso di Buffy.


Arrivò ancora il tramonto, e il giorno morì, seguito da un alba ..e ancora un altro tramonto..


"Domani qua si scatena la baraonda" disse Angel sconsolato, mentre la raggiungeva a letto. Lei non rispose subito "Dormi già?" - "No, pensavo.. perché la baraonda?" Sospirò mettendosi su un fianco, con il gomito poggiato sul cuscino, reggendo la testa con la mano. "Un orda di demoni inferociti ci invaderà casa" Lei s'imbronciò ricordando che l'indomani la vita là fuori, riprendeva il solito assordante ritmo frenetico. Al mattino la squadra che seguiva il lavori sarebbe tornata, invadendo la loro privacy. "È vero, questo lungo weekend è finito ormai. Siamo stati isolati dal mondo per tre lunghissimi e splendidi giorni. Ora ricomincia la routine.."


Angel stava per rispondere, quando improvvisamente si alzò di scatto e senza dire una parola, come un fulmine velocissimo, uscì dalla camera e di corsa scese giù per le scale. Tornò qualche minuto dopo e con il più innocente dei sorrisi, si infilò di nuovo sotto le lenzuola. "Loro hanno le chiavi" spiegò a Buffy "Ho chiuso dall'interno però, così ora devono bussare" Il suo sorriso era straordinario. A Buffy parve di vedere l'espressione felice di un bambino, come se avesse appena fatto un dispetto a qualcuno ed ora godeva con soddisfazione del suo misfatto. "Giusto. Così imparano ad entrare a casa nostra, con le chiavi che tu gli hai dato". La guardò confuso, ma serissimo rispose "Non mi va che possa entrare qualcuno, mentre dormiamo".


Lei annui. Angel non aveva colto l'ironia. Proprio come un bambino. Purezza e innocenza. Non c'era malizia nel suo gesto ..e il suo sorriso era davvero disarmante, non fingeva. Lo amava immensamente per questo suo modo di essere, e in cuor suo sperò che non cambiasse mai quest'aspetto della sua anima. "Ma così non ci sveglieranno all'alba?" - "Ci sveglierebbero comunque. Hai idea del chiasso infernale che fa quel coso lucida parquet?" - "Beh sarà meglio che si diano una smossa, perché noi non abbiamo fatto un granché questi giorni" Lui sorrise "Cosa dicevi prima?" Lei cercò di ricordare, ma le tornarono in mente i propri pensieri, prima che lui la raggiungesse a letto. "Prima pensavo.. alla sessualità tra vampiri"


Come fossero passati da un argomento all'altro, cosi repentinamente e con una tale facilità, per lui rimase un fatto inspiegabile. Un attimo prima parlavano della levigatrice per pavimenti e l'attimo dopo della sessualità tra vampiri. Ma questo faceva parte del grande mistero che circondava l'universo Buffy ..e lui amava immensamente l'apparente illogicità del tortuoso percorso dei suoi pensieri. Lo affascinava, lo stupiva, lo confondeva, lo sorprendeva.


Con infinita pazienza, Angel l'ascoltò. In silenzio e senza interromperla. Oh, non che non avesse voluto farlo, ma era più divertente vedere le sue espressioni facciali, le sue smorfie buffe, il modo in cui agitava le mani o come arricciava il naso e inarcava le sopraciglia. Dio amava tutto questo. Sentire le sue contorte e stravaganti teorie, e gli immensi giri di parole che faceva, prima di arrivare al punto desiderato, era una cosa bellissima. Eh si, Angel era irrimediabilmente e follemente innamorato, proprio come fosse il primo giorno.


In cuor suo, Angel sperò che non cambiasse mai, perché anche in queste piccole cose, riusciva a vedere la meraviglia della sua anima. Nel profondo, la sua parte più pura e innocente, era ancora viva. Erano questi i momenti in cui lui ritrovava la sua Buffy, quella che aveva conosciuto tanti anni prima. In quei momenti, aveva l'assoluta certezza che quella sua parte bambina, non era mai morta. "Insomma, so che dovrei saperne qualcosa sull'argomento, ma.." Adesso era arrossita e lui accorse in suo aiuto "Perché dovresti? Non sei una vampira.." - "Si, ma con.." la bloccò subito, non proprio certo di conoscere bene il motivo, ma la bloccò. "La sessualità fra vampiri, non è la stessa cosa della sessualità con i vampiri" Adesso era lei ad ascoltare con attenzione e comunque lui aveva capito il nocciolo della questione. "Per un vampiro, fare sesso con un umano è un esperienza diversa" Lei ascoltava e faceva domande


..e lui rispondeva.


Ora dissacrante "Lo so che in giro si dice di tutto e di più sulla sessualità fra vampiri. Alcune cose sono vere. Molte altre, la maggior parte, sono solo leggende metropolitane"


Ora divertito "Io e Spike? ti prego, inorridisco al solo pensiero"


Ora a disagio "Si, qualche volta. Darla e Drusilla, nel senso che ..con entrambe, beh è capitato che loro due ..insieme" – "Contemporaneamente?" - "Si, ma non avevo un anima ancora"


Ora più serio "Tra demoni di razze diverse? Si anche. Sai che a Los Angeles esistono bordelli di quel tipo? Però i vampiri non sono ammessi, per via.. di quello che ti ho detto prima" - "Il morso? quindi tu.. non sei mai andato in questi bordelli" - "Solo due volte" - "Due volteee?" - "Si, ma per lavoro. Dovevo risolvere un caso e un'altra volta mi ci ha mandato Cordelia" - "Cordelia?" - "Le serviva un preservativo mistico e lo vendevano solo lì" - "Oh"


Ora nei guai "Angel, chi sono le Furie?" - "Buffy, cosa centrano le Furie adesso?" - "Si può sapere perché ti agiti tanto, ogni volta che le senti nominare?" - "Non urlare con me" - "Allora rispondimi" - "Sono.. amiche di Lorne" - "Si, questo l'avevo già capito. Sono tre sorelle, potenti maghe bla.. bla.. bla.. devono essere belle" - "Belle? Le Furie? No, no.. Tre orribili megere"


Lui non aveva capito il perché delle sue domande, ma non gli importava molto. Avevano riso insieme, e lei era serena. Era contento di essere riuscito a parlare in tono leggero, di cose che aveva sempre cercato di dimenticare. Certamente non ne aveva mai parlato con altri prima d'ora. Una volta Nina aveva tentato di chiedere qualcosa, ma lui aveva dato una risposta veloce ed evasiva. Era certo che lei sarebbe scappata a gambe levate, se avesse raccontato solo la metà, di ciò che aveva raccontato adesso a Buffy. Era anche questo che li univa cosi profondamente. La capacità di sopportare tutto. Sopportare era una strana parola, ad Angel non piaceva molto il significato moderno, ma era quello che aveva usato lei giorni prima, e lui conosceva la vera origine del termine. Sostenere, tollerare, portare sulle proprio spalle il peso dell'altro, per alleggerirne il carico. Ed era proprio questo a cui lei si riferiva. Nessun altra donna al mondo avrebbe potuto sopportare un passato così ingombrante come il suo, e riuscire anche a riderne. La baciò delicatamente sulla fronte, lei era assolutamente rilassata e serena. Per ora la sua curiosità pareva assopirsi. "Soddisfatta?" - "Non è la parola giusta"


Sarà stato tutto questo gran parlare di strane situazioni passate o forse il silenzio della notte che tanto amavano o chissà che altro. Sarà stato che loro erano Buffy e Angel e che non potevano stare così vicini a lungo, senza sentire la passione che li bruciava da dentro, ma le loro voci si spensero all'improvviso e si udirono soltanto sospiri e gemiti soffusi ..fino quando non sopragiunse l'alba, sorprendendoli ancora l'uno nelle braccia dell'altro. Lui era crollato e mentre ancora la cullava, si addormentarono sfiniti. Fu Buffy a svegliarsi per prima, disturbata dal suono del campanello nell'ingresso. Era certa di aver dormito solo qualche minuto.


"Angel.. stanno bussando alla porta" Lui dormiva beatamente e lei insistette scuotendogli energicamente il braccio. "Angel, Angel. Svegliati" Le parole sbiascicate e il grugnito in risposta la fecero ridere "ma..sto dormendo.. apri tu" Lei si era già alzata, vestendosi frettolosamente, ma fece ancora un altro tentativo "ma io non li conosco" Lui piagnucolò tentando di intenerirla, "nooooo.. nooooo.. per favore.." Funzionò, perché sentì le sue labbra che gli sfioravano la fronte e sentì anche le sue parole, prima di riaddormentarsi. "Umm. La notte leoni e al mattino coglioni.. ho capito, va beneee vado io" Prima di uscire dalla camera si voltò a guardarlo, e giurò di aver visto un sorriso vittorioso e soddisfatto sulle sue labbra. Sorrise anche lei, ma pensò che comunque dovevano risolvere questa cosa che tendeva a dormire di più all'alba.


Per fortuna Angel aveva lasciato la chiave inserita nella serratura. "Arrivooo" urlò prima di aprire, ritrovandosi subito dopo davanti ad un tipo, che sorridendo la salutava. "Salve. Alla fine siete riusciti ad entrare" Lo squadrò dalla testa ai piedi, ignorando le sue parole, notando che in mano teneva numerosi volantini pubblicitari e accanto a lui, proprio ai suoi piedi, una grande scatola di cartone, poggiata sull'ultimo gradino della scalinata. Oh no, è un venditore porta a porta. Odiava questi individui almeno quanto i demoni, e questi molto spesso erano anche più insistenti e non escludeva che questo che le stava davanti appartenesse alla categoria mista. Un mezzo demone venditore porta a porta, comunque sicuramente un rompiscatole.


"Senta.. Non ci serve niente, adesso. Anzi, non ci serve niente neppure dopo e comunque mi permetto di farle notare, che non è bello svegliare la gente all'alba." Il tipo sembrava confuso "Alba?" Buffy sollevò gli occhi al cielo e si rese conto che il sole era altissimo "D'accordo ..quasi all'ora di pranzo, ma non è questo il punto." E perse la pazienza urlando contro il malcapitato.


"Il punto è che lei ha bussato alla porta sbagliata.. non è facile entrare in questa casa.. non siamo soliti invitare ad entrare degli sconosciuti, neanche in pieno giorno.. non amiamo i venditori porta a porta e neppure gli scocciatori ..e lei ha tutta l'aria di appartenere ad entrambe le categorie.."


Lo sconosciuto tentò di spiegare "nooooo, io non.." ma inutilmente "Insiste? Ecco un'altra cosa che non amiamo ..l'insistenza" Tentò ancora "no, io non sono.." Buffy non lo lasciò finire "Cosa nasconde dentro quella scatola? ..magari delle pentole, o forse un aspirapolvere.. o un frullatore.. a noi non serve niente.." Sorrise imbarazzato "Pentole? ..nooooo, io non.."


Buffy roteo gli occhi spazientita "beh, qualunque cosa sia, a noi non interessa" Lo sconosciuto era sempre più confuso "Se mi dà un minuto posso…" Buffy urlò ancora più forte "Non c'è nulla da spiegare ..fuori da qui" Lui indietreggiò impaurito e quasi implorò "No, nooooo.. aspetti.." Ma Buffy, indignata, gli sbatté la porta in faccia. La riaprì subito e urlò ancora "Passi la voce anche ai suoi colleghi. Qua è vietato disturbare, inutile insistere. Chiaro?"


Richiuse la porta sbattendola di nuovo. Adesso era davvero esasperata, ma una vocina dentro sé le diceva che forse aveva esagerato. Magari era solo un poveraccio, uno di quei senza tetto che cercavano di vivacchiare, rifilando cose inutili alla gente ..e comunque il tizio non aveva nulla di minaccioso. "E la sua voce era.. strana", pensò Buffy.


Angel intanto piagnucolava "nooooo.. nooooo.. per favore.. non di nuovo" tentando di non sentire il suono stridulo del cellulare. Maledizione, quanto odio questi cosi. Ancora con gli occhi chiusi, l'afferrò allungando una mano sul comodino "Si può sapere chi accidenti..?" La sua attenzione divenne vigile e si sedette sul letto, ormai completamente sveglio. "Gli operai non possono entrare? ..ma? ..una tipa con una voce strana?" Continuò a parlare mentre si vestiva velocemente "Scusa, non riesco a capire ..cosa? ..una pazza che urla? ma.. tu dove sei? ..oh no ..aspetta, no.. stai fermo dove sei.. nooooo aspetta.. ho detto non muoverti da lì."


Lanciò il cellulare sul letto e di corsa scese le scale, mentre pensava che chiudere la porta dall'interno, non era stata poi una così grande idea.


Incrociò Buffy che risaliva e al volo la prese per la vita, portandola con sé giù per le scale. "Angel, non immagini chi era.. un tipo con una voce strana.. oh ma mi ha sentito sai? ..come si permettono di insistere.." Lui faticò molto a soffocare la risata e arrivando davanti all'ingresso, la liberò dal suo abbraccio. Ridacchiò, e mettendole l'indice sulle labbra, sussurrò "Shhh". La baciò sulla fronte ed era evidente che era divertito. Con un sorriso luminoso negli occhi, "luminosissimo" pensò Buffy, aprì la porta della loro casa allo sconosciuto, che ora stava seduto sui gradini del patio, tenendo sulle ginocchia la scatola di cartone. Sentendo la porta che si apriva di nuovo, sollevò lo sguardo preoccupato, ma ciò che vide lo lasciò senza fiato. Spalancò la bocca per dire qualcosa e sgranò a dismisura gli occhi per lo stupore. "..Ma?"


Buffy vide Angel che quasi in silenzio, ridacchiava sommessamente, mentre scuoteva il capo e guardava il tipo là fuori come se lo conoscesse. Lo sconosciuto, alla fine, non era poi così sconosciuto, pensò. Il ragazzo poggiò la scatola di cartone sui grandini, alzandosi ed entrando in casa, imbarazzato rispose al sorriso di Angel. "Ciao." Guardò Buffy e sorrise, arrossendo vistosamente. Sollevando una mano la salutò "Salve"


Per brevi istanti parlarono solo con gli sguardi che scorrevano velocemente da l'uno all'altro. Angel divertito. Il ragazzo invece era a disagio e Buffy, spostando ancora lo sguardo da lui ad Angel e di nuovo a lui, di colpo realizzò la verità.


Rise imbarazzata e si avvicinò "Oh no, questo non va bene.. tu sei.." Rise anche lui "Connor ..e tu ..Buffy" Lei si avvicinò ancora di più e un istante dopo Connor sentì il suo abbraccio "Mi dispiace per prima, non credevo di.. insomma ho immaginato il nostro primo incontro in molti modi, ma mai così.." Connor si diede mille volte dello stupido, per non aver capito prima, chi fosse la pazza che urlava, dentro la casa di suo padre.


"Al telefono hai una voce diversa.. avrei dovuto capire subito che eri tu" Risero ancora insieme mentre Buffy lo rassicurava "Ecco perché sentivo strana la tua voce.. perché non mi era nuova ..e comunque al telefono io non urlavo e tu non balbettavi.." - "Ho balbettato prima? nooooo, mi pare di no. Ma quando siete arrivati? è stata una vera sorpresa, davvero"


Angel rimase lì fermo, semplicemente a guardali, un po' dietro a loro e in religioso silenzio. Non voleva.. disturbare. Non voleva.. interrompere questo loro primo momento. Non voleva.. che vedessero la sua emozione. Si avvicinò alla porta chiudendola, poi dirigendosi in cucina mise su l'acqua per il the, preparò il caffè per Buffy e scaldò del latte per Connor. Avrà fame, pensò. Lo raggiunsero e Buffy notò il suo silenzio ..e non solo quello.


Angel era rivolto verso il mobile, e a lei non sfuggì la lieve contrazione inconsulta delle spalle e il sussulto della schiena, che pareva tremare un po'. Tentava di soffocare la sua commozione. Si avvicinò e vide che lui, con il dorso della mano, cancellava frettolosamente dai suoi occhi, l'inequivocabile segno acquoso, che ora scendeva giù nella guancia, rivelando la sua emozione. Sorrise un po' imbarazzato, lei gli strinse lievemente la mano ..non era necessario dire altro.


Voltandosi verso Connor che stava seduto e ponendosi dietro la sua sedia, Angel gli posò le mani sulle spalle, stringendole e scuotendole affettuosamente un paio di volte. "Allora?" Lui sollevò la testa, e gli sorrise. "Colazione?" chiese ancora Angel. Guardò il padre che aleggiava sorridente sopra la sua testa e stentò a riconoscerlo. Credeva di conoscerlo bene, credeva di sapere tutto di lui. Ma questo non era l'Angel che lui conosceva. Questo era un uomo nuovo, e mai prima d'ora gli aveva accarezzato i capelli in quel modo, scompigliandogli, così come stava facendo adesso. Connor pensò di essere arrossito, si sentì un pochino a disagio ..solo un momento di imbarazzo, ma passò subito. "Colazione? Angel, hai idea di che ore sono?"


Buffy si rese conto che un po' la infastidiva sentire che lo chiamava "Angel" o forse percepiva il fastidio di Angel, non seppe dirlo. "Bene, allora si pranza. Non hai già pranzato, giusto?" Connor scosse la testa "No, non ancora ..ma non ho molta fame" - "Un po' di latte caldo allora ..il latte fa bene e va bene a qualsiasi ora" - "No, davvero non ho fame.. ma forse lui si" Connor si guardò in giro come se cercasse qualcosa. "Accidenti" ..poi si alzò di scatto e corse verso l'ingresso, uscendo e rientrando subito, con in mano la scatola di cartone, che aveva lasciato fuori. Buffy lo seguì un po' preoccupata, aveva forse detto qualcosa di sbagliato?


Sorrise quando capì "Ho il vago sospetto che lì dentro non ci siano pentole, dico bene?" La risata di Connor le scaldò il cuore, per ora la situazione era sotto controllo. "No, no ..e neanche frullatori, anche se lui si muove come una trottola ..vuoi vederlo?" Buffy annuì e sollevando il coperchio, sbirciò dentro la scatola. "Ohhh. Ma è tenerissimo.. diooo guardalo come è piccolo.. così bianco e morbidoso. Dorme?" - Si, sta chiuso qui dentro da stamattina all'alba e credo che ora abbia fame" ..poi si accigliò e la guardò serio "Angel mi ha detto che posso tenerlo qui. Nel dormitorio al college non ci permettono di.. tu.. sei d'accordo? ..pensavo che se.. se anche a te sta bene.. potrebbe.." - "Si, si certo" lo tranquillizzò Buffy e poi velocissimamente aggiunse "Ma non ha le pulci, vero?" Connor sgranò gli occhi, non aveva pensato alle pulci. "Non lo so"


Angel, poggiato contro la porta della cucina, li guardava ma.. la visione intorno a lui era sfuocata, perché gli occhi erano pieni di lacrime. Sentiva che il cuore stava per scoppiargli in petto, tanto batteva forte. Lo colpì profondamente, vedere come riuscivano ad entrare in sintonia, nonostante non si conoscessero. Parlavano come fossero amici da una vita, e Connor era assolutamente sereno. Sapeva che suo figlio era sempre stato un ragazzo introverso …e anche molto diffidente, specie con chi non conosceva. Sentirlo ridere alle battute di Buffy, lo sorprendeva e lo commuoveva. Lui non aveva mai sentito suo figlio ridere, non così. L'unica volta che aveva sorriso con lui, fu quella notte in cui, insieme, giocarono alla lotta ..ma durò davvero poco. Ripensò alle parole di Lorne e di Buffy. Connor è profondamente cambiato. Strinse i pugni, indicando inconsciamente, che la lotta era cominciata. La decisione era presa. Connor era suo figlio e doveva riprenderselo. Avrebbe lottato duramente per questo.


Le loro risate lo riportarono al presente "Non lo sai? andiamo bene. D'accordo allora prendiamo subito il collare anti pulci.. e poi devi insegnarli a stare al suo posto, non deve salire sui letti.. non deve andare oltre.." Il cucciolo, con le zampette poggiate sul bordo della scatola, pareva studiare l'ambiente intorno a lui ..e un attimo dopo saltò fuori, trotterellando speditamente verso la cucina. Superò Angel che si spostò per farlo passare, e puntò deciso verso la porta che dava sul giardino, scappando all'esterno e dirigendosi verso il roseto. "Nooooo" urlò Buffy terrorizzata, "Le rose nooooo" Connor pensò che adesso poteva anche scordarsi di tenerlo lì. Dopo questo, Buffy e Angel sicuramente avrebbero cambiato idea.. non l'avrebbero più voluto lì. Non dopo aver distrutto il loro giardino.. stupido, stupido cane, pensò. Tentò comunque di giustificarlo. "È stato chiuso per ore.. è per questo che… ma di solito non.."


Il cucciolo puntò le zampette sul terreno, inchiodandole di botto sul prato. Frenò la sua corsa, proprio un attimo prima di arrivare al roseto. Ok.. scusa.. non sei stupido.. pensò Connor, decisamente sollevato ..e il sorriso di Buffy ed Angel era assolutamente rassicurante, forse non l'avrebbero cacciato, non subito almeno. "Beh, pare che già sappia, quando deve fermarsi" Annuì a Buffy che gli chiese ancora "Come si chiama?" – "Non lo so ancora"


Angel uscì in giardino e chinandosi accarezzava il pelo morbido e bianchissimo.. non ha le pulci, pensò. Connor lo raggiunse e si chinò accanto a lui. "È davvero piccolo" disse a suo figlio, che annuì senza dire una sola parola. Connor guardava suo padre, come se lo vedesse per la prima volta. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e non si preoccupò di nascondere la sua emozione. Sentì il formarsi delle lacrime ..e Angel, davanti a quegli occhi azzurri, si sentì stringere il cuore "ehi, piccolo.. va tutto bene" Connor gli sorrise "si.. è solo che..non..ti avevo mai visto al sole" Sentì un groppo in gola che quasi gli impedì di parlare, ma sottovoce mormorò "neanche io".


Rientrarono in cucina e mentre Angel preparava una ciottola di latte per il cucciolo, Connor gli disse che durante la lezione, lo avevano chiamato al cellulare, per informarlo che gli operai non potevano entrare in casa. "Meno male che avevano il mio numero.. erano abbastanza incazzati ..comunque siamo rimasti d'accordo che torneranno domani.. naturalmente, solo dopo avergli assicurato che sarebbero stati pagati anche per oggi ..per questo sono venuto a controllare, ero preoccupato ..e poi dovevo liberarmi di lui.. non potevo tenerlo nascosto sotto al letto" La risata di Buffy era contagiosa e rise anche lui, "sotto al letto?" – "si, si.. ma il mio compagno di stanza è un tale ######.." Angel tentò di non ridere "Connor, cos'è questo linguaggio? prima del college non usavi questi termini..comunque grazie per gli operai.." poi rivolgendosi a Buffy "L'avevo detto io. Chiudere dall'interno, non è stata una buona idea" lei rise "Certo, anche se.."


Il cellulare di Connor squillò ..e Angel e Buffy, loro malgrado ascoltarono la conversazione, lanciandosi di tanto in tanto degli sguardi d'intesa, da cui traspariva un po' di amarezza.


"Si, certo che sono andato a lezione.. no mamma, venerdì non posso.. sono appena arrivato.. no, aspè ..okkk passami papà.. non posso tornare anche questo weekend, papà ..ho un esame fra poco e.. no, non ho cambiato idea, entro il prossimo semestre lascio la Stanford ..ma si, si.. certo che ci ho pensato bene.. abbiamo già parlato di questo ..io non voglio più stare lì, d'accordo? cosa centra adesso l'incidente con il furgoncino? ..no, papà.. non sono cambiato da allora ..come dove sono adesso? ahhh..no, non sono alla mensa del college.. sono a.." Sollevò lo sguardo verso Angel, quasi a volergli chiedere aiuto, e in quel momento si rese conto che, seppur non intenzionalmente, ancora una volta era riuscito a ferirlo. Il sorriso di suo padre era triste e adesso lo era anche lui. "Sono a casa ..a casa di un amico. Ora devo chiudere. Ciao!"


Questa storia deve finire al più presto, pensò Connor. "Era mio pad.. la mia famiglia.." Guardò Angel e Buffy, e avrebbe voluto scomparire sotto terra. Il loro sorrisi dolceamari e gli sguardi silenziosi, erano lo specchio della sua stessa anima. Ancora una volta era confuso e spaventato. Adesso avrebbe voluto che Lorne fosse lì accanto, ma comunque già sapeva cosa gli avrebbe detto. Devi parlare con Angel.


"Loro sono un po'.. apprensivi.. a volte un po' troppo" Angel annuì, "Beh, sono genitori.." - "Non vogliono che lasci la Stanford" - "Magari hanno ragione" Eh si, adesso avrebbe davvero voluto che Lorne fosse lì ad aiutarlo. Certo, doveva parlare con Angel, ma non era mai stato facile per lui e Angel non era certo d'aiuto, non in questo genere di cose. Poi si ricordò che forse Lorne era davvero qui e lo stava aiutando. Sorrise. "I volantini.. gli ho lasciati fuori"


Uscì di corsa e tornò subito dopo, con in mano un pesante mazzo di fogli e poggiandoli sul tavolo si accorse che traballò un pochino. "Ah, non è nulla" disse Buffy a disagio "Papà, ha dovuto incollare i piedi del tavolo.." - "Già rotto? ..ma è nuovo" - "..non li fanno più robusti come una volta" Connor annuì. "Per domani sera avete già preso impegni?" Il "Nooo" in coro di quei due lo fece ridere e si sforzò di non vedere il loro disagio. "Bene.. perché siete ufficialmente invitati, da me e da Lorne, al New Caritas ..per la prima esibizione pubblica di una nuova e promettente band.. domani da Lorne, serata Rock"




Porgendo un volantino ad entrambi, rise ancora vedendo la faccia buffa della ragazza di suo padre ..non si era sbagliato. In quei mesi che aveva parlato con lei al telefono, trovò che Buffy era simpaticissima ..e lo era per davvero. "Alla fine sei riuscito comunque a rifilarmi uno di questi" disse Buffy indicando il volantino "Ci saremo, Connor. Ci saremo sicuramente" Angel era d'accordo "Certo che si" Poi leggendo meglio




"The Destroyer Band? ..Connor?"


"Lo so, ma Lorne ha detto che è carino"


"Il distruttore?"


"È solo un nome ..e poi lo cambierò"


"Lo spero bene"


"Lorne ha detto che è catartico"


"Lorne eh?"


Pranzarono insieme. Per la prima volta insieme, come una famiglia. Angel pensò che questa volta non era una allucinazione. Era tutto vero, era tutto reale. Buffy..Connor..la casa..il sole..il cibo..le risate..il cucciolo che si era addormentato sui suoi piedi.. Tutto ciò che aveva sempre sognato, era proprio lì davanti ai suoi occhi. Era pura è perfetta felicità. Connor andò via dopo qualche ora, concordando che si sarebbero visti la sera dopo da Lorne. Rimasero sulla porta, a guardarlo mentre si allontanava, finché non sparì del tutto dalla loro vista. Buffy lo amava già. Lo seppe non appena lo vide sparire oltre il cancello. "Riprendiamocelo subito" mormorò.