BETWEEN HATRED AND LOVE

AUTORE: Manu-Manu

RAITING: NC- 17

PAIRING: William e Buffy

DISCLAIMER: I personaggi non sono di mia proprietà ma di Whendon & Co., è una storia scritta solo per puro piacere personale e non a scopo di lucro, ecc. ecc.

GENERE: AU

RIASSUNTO: William è un fiero cavaliere gallese e detesta gli occupanti inglesi che si sono impadroniti del maniero di Sunnydale. Per vendicarsi rapisce lady Elisabeth, la figlia del castellano, in procinto di sposarsi con un uomo che non ama. L’affascinante Will ha ben altro per la testa che l’amore, e l’onore di Buffy. Eppure, ogni volta che si incontrano qualcosa di più forte dell’odio e della guerra parla ai loro cuori. Ma può scocciare la passione tra due nemici mortali?

 

 

PROLOGO:

 

Coloro che mi hanno forgiato erano barbari

Mi hanno resa più terribile del diavolo.

Il ferro non mi ferisce, il fuoco non mi brucia.

I cani mi abbaiano contro, ma non osano mordermi

Tusser

 

 

 

Castello di Whitling, Inghilterra.

Settembre, 1153

 

 

William Darcy aveva tre obbiettivi.

Il primo lasciare per sempre il territorio inglese e tornare nel suo amato Galles. Il secondo gettare fango sugli inglesi che continuavano a invadere la sua terra, soprattutto sui Summers, e restituire così il Galles hai gallesi.

Il terzo, quello più urgente, era riuscire a disarcionare il possente cavaliere che in quel momento lo stava attaccando a spron battuto.

Posizionò la lancia, mirando lo scudo dall’avversario, puntandola leggermente sulla sinistra rispetto al centro. Il destriero aumentò l’andatura. Il pubblico esplose in un boato. Soltanto un altro secondo. Si preparò all’urto.

Lo scontro fu così potente che quasi fu disarcionato. Ma si piegò appena con il corpo e, con uno stridore di mantello, la lancia del rivale scivolò sullo scudo, evitando un colpo mortale. Un contatto duro, solido. Un clangore cupo.

Il cavalo dell’avversario scartò di lato. Il duello finì improvvisamente

Le nuvole di polvere oscurarono la scena del torneo.

Ma William conosceva la sensazione della vittoria. Ne conosceva il profumo. Respirò a pieni polmoni l’odore della polvere, del sudore e il lezzo del cavallo. Negli ultimi tre anni aveva partecipato a ben ventinove tornei, era stato disarcionato soltanto quattro volte e, nell’ultima stagione, non era ancora stato battuto.

William ripercorse il perimetro del campo riservato al torneo, con la lancia appoggiata alla coscia, la punta verso l’alto, mentre gli uomini del cavaliere a terra accorrevano in suo aiuto. Sapeva quello che la gente diceva sul suo conto. Era conosciuto come William il Sanguinario.

“Una giornata proficua” pensò quando si fermò davanti alla tribuna sontuosamente decorata con drappi di seta. “Raccoglierò un ricco bottino come premio per la mia vittoria”

Abbassò la lancia e la nobildonna appese la sciarpa sulla punta. Gli sorrise: era l’avvenente lady Whitling, non la figlia dall’aspetto semplice e acerbo.

William si tolse l’elmo e il pubblico andò in delirio, urlando a applaudendo. Mentre quattro uomini portavano via su una barella l’ultimo cavaliere disarcionato.

-vi proclamo campione dei Whitling Games, sir William- dichiarò la dama. –Sarebbe per noi un onore avervi a cena questa sera-

“E nel mio letto dopo” aggiunse in silenzio con gli occhi appena abbassati.

William annuì. La figlia era più bella, ma era sicuramente vergine e sorvegliata di continuo. La madre, invece, era chiaramente attratta dal cavaliere e molto più esperta. In quel torneo William aveva sconfitto un altro: il marito di lady Whitling.

Rivolse un sorriso sardonico alla dama. Poi alzò la lancia e la lasciò scivolare lentamente sull’asta la sciarpa di seta. Gli occhi di lady Whitling si spalancarono di sorpresa a quel gesto un desiderio ardente li illuminò.

Lei gli avrebbe sicuramente regalato una gran bella cavalcata. Poi, all’alba, sarebbe ripartito per il torneo di killing. Circolavano voci che il re, Stefano di Blois fosse sceso a patti con il suo giovane rivale, Erico, il duca di Normandia. In Inghilterra si respirava aria di cambiamento e, per chi avesse saputo approfittarne, con il cambiamento sarebbero arrivate anche grandi occasioni.

Quel giorno William aveva raggiunto uno dei suoi tre obiettivi. Non ci sarebbe voluto molto prima che potesse raggiungere anche gli altri due.

CAPITOLO 1

 

Bella bocca per cantare,

ciglia lunghe e delicate,

corpi fatti per amare, volti dolci

e aggraziati, caldi da baciare,

amabile musica, come il liuto

o il tamburello potrebbero suonare,

svelti a innamorarsi e a litigare

e deliziosamente immortali.

Da uno Hausbuch medievale

 

 

Castello di Sunnydale, Galles

Ottobre, 1154

 

Elisabeth chiamata Buffy dai suoi genitori si trovava fra gli operai che riempivano la cappella, il volto teso per la concentrazione. I progressi si vedevano, anche se il lavoro sembrava richiedere più fatica del previsto. Quando i lavori fossero stati portati al termine, la cappella del castello di Sunnydale sarebbe diventata davvero magnifica.

Suo padre era stato restio a concederle l’approvazione per quei lavori i restauro. Ma Buffy

Aveva insistito e alla fine aveva vinto. Ora aveva bisogno della collaborazione del padre per le altre modifiche che voleva apportare al castello.

L’espressione accigliata si mutò in un sorriso appena ebbe notato i continui miglioramenti. Il grande camino del salone con una cappa particolarmente elaborata che raffigurava il lupo e le rose, motivo che suo padre aveva scelto. Nella cappella Buffy concentrò la sua attenzione sull’affresco che rappresentava san Giovanni e il battesimo di Gesù nel Giordano.

Poi si allontanò dalla cappella per cercare sua madre e padre Clamson. Non era sicura se mostrare lo schizzo della cappella a entrambi contemporaneamente o in separata sede. Ma doveva farlo al più presto.

Mentre attraversava il bastione, pensava a come mescolare e accostare i colori tra loro. Non si accorse nemmeno di tutta la gente e dei due cavalli di cui si stavano prendendo cura i mozzi appena fuori dalla stalla. Solo entrando nella sala e scorse, abbracciate, Dawn e la sua amica del cuore Anice tornò alla realtà.

-Che diavolo avete voi due da agitarvi tanto?- chiese alla sorella minore -Dov’è la mamma? E il papà?-

-Nello studio, sta leggendo un messaggio del duca di Normandia. Il duca di Normandia!!- aggiunse -Pensi che intenda venire a Sunnydale in visita?-

-Oh, non può- replicò Buffy presa dal panico –Almeno non fino a che i lavori nella cappella non saranno finiti-

Poi ignorando la sorella se ne andò. Voleva sapere di cosa si trattava il messaggio.

Lo studio del castello era una piccola stanza con una pesante tenda damascata che pendeva dall’entrata ad arco. Buffy pensò che ci volesse una porta, con un piccolo vetri e un solo battente nonché un batacchio di metallo. Sarebbe stato più sicuro e più intimo. Si avvicinò e tese l’orecchio

-Quando sarà l’incoronazione?- chiese il padre

-A metà dicembre, a Westminster Abbay- rispose un uomo -Ma si riunirà prima con i suoi baroni per ricevere il loro giuramento. Sarà meglio che partiate nei prossimi giorni-

La madre esclamò –Così presto? Ma Liam, non riuscirò a preparare…-

-Insomma Kimberly- la interruppe il marito -Non c’è proprio niente da preparare. Prepara i bagagli e partiamo-

-E le ragazze?-

-Andremo tutti a Londra -

Londra.

Buffy si aggrappò alla tenda con una mano. Tutta la famiglia stava per andare a Londra? A un’incoronazione? Quindi sarebbe restato tutto nelle sue mani. Nei primi mesi dell’anno Enrico, duca di Normandia, era stato nominato erede del re Stefano di Blois. Se Enrico, stava per essere incoronato, voleva dire che il re era morto.

La voce del padre catturò di nuovo la sua attenzione

-Forse si sarà mio fratello, Jhon, poiché Aslin Castle non è molto distante da Londra. E se c’è Halyard, possiamo parlarne con Buffy-

Subito lo stato di esitazione di Buffy svanì. Non aveva mai incontrato suo zio e un viaggio a Londra sarebbe stata un’avventura unica. Ma non se doveva servire a combinare un matrimonio tra lei è il figlio Halyard, Daniel.

Senza pensarci, scostò la tenda ed entrò nello studio affollato. Tutti alzarono lo sguardo e lei si ritrovò con tutti gli occhi puntati addosso. Oltre ai genitori, c’erano due uomini che non conosceva, il capitano Adrian, delle guardie Joshua, il maggiordomo.

- Elisabeth - esclamò la madre usando il suo nome intero

Il padre la fulminò con lo sguardo

-Come vedi, sono occupato, figlia mia. Aspettami in sala-

-Ma padre, non voglio sposare Daniel - proruppe lei -Lo sapete-

Liam fece una smorfia di impazienza e subito buffy si penti delle sue parole impudenti perché il padre non si era mai mostrato tollerante quando si sentiva rifiutare la prospettiva di sposare quell’uomo

-Aspettami in sala- ripetè deciso

-Vi aspetterò in sala. Ma non accetterò mai di sposare Daniel –

Poi se ne andò con un solo pensiero che le occupava la mente: la sua famiglia stava andando a Londra per assistere all’incoronazione del nuovo re, e per stabilire i termini del suo matrimonio con quell’uomo così imbelle e privo di attrattive.

Quando finalmente la madre uscì dallo studio, scorgendo Buffy, si diresse immediatamente da lei

-Quando imparerai a parlare con tuo padre?- la rimproverò - Quell’atteggiamento così impulsivo ha reso tutto più difficile-

-E’ lui che sta rendendo tutto più difficile!- esclamò la ragazza -Si rifiuta di stare a sentire…-

-Non meno di quanto faccia tu! Quante volte ti ho detto che non voglio vedere nessuno dei miei figli sposarsi a una persona che non desiderano? Non dirmi che non me lo hai sentito mai dire!-

-Si, mamma. Ma…-

-Ma tu non mi vuoi credere e rendi tutto ancora più complicato di quanto non sia già. Oh, Buffy- esclamò la madre alzando le mani in segno di frustrazione

-Anche Kevin, Dawn e Juliet saranno difficili come te?-

-E’ molto arrabbiato?-

-Furioso- poi sospirò -Sei fortunata che oggi la sua ira è stemperata dal sollievo che, dopo diciannove anni, avremmo finalmente un unico, incontrastabile monarca al trono. Ma la tua linguaccia lo ha convinto ancora di più che hai bisogno di un marito che ti sappia domare-

-Un marito che mi sappia domare?- esclamò Buffy sconvolta –E’ quello che avete voi, mamma? Un marito che vi doma? A me non sembra proprio-

-Preferisco pensare a me e a tuo padre come una coppia ben assortita. Come lui esercita la sua influenza su di me, così io esercito la mia su di lui. Ma io sono sua moglie, Buffy, e tu sua figlia. E’ per questo che gli sembra quasi impossibile che tu sia già in età da marito- le si illuminarono gli occhi

-Credo che sia questa la ragione per cui ha scelto la famiglia Halyard, a gli occhi di tuo padre, quel giovanotto sembra ancora un ragazzino più che un uomo-

Buffy ci rifletté un attimo –State dicendo che desidera che mi sposi con uomo, anzi con un ragazzo, che non potrà adempiere ai suoi doveri di marito?-

La madre scoppiò a ridere

- No. Ma comunque mi chiedo se c’è una parte di lui che non riesca a sopportare l’idea che un uomo si porti via l’innocenza di sua figlia-

Buffy si mise braccia incrociate

-Non voglio sposare Daniel. Ha le spalle strette ed è magro come uno stecchino. Ha delle macchie in faccia. E arrossisce appena lo guardo, il che, ti assicuro, non avviene spesso-

Kimberly scoppiò a ridere

-Ma quelle sono cose che passeranno-

-Ma io non lo amo-

All’improvviso Kimberly rinsavì –Si, lo so-

Guardano oltre la sala, il padre di Buffy spinse indietro la tenda dello studio e uscì. Buffy lo guardò, e per una volta non lo vide come suo padre, ma come un uomo che una donna forte e intelligente come sua madre aveva potuto amare.

Sebbene spesso litigassero, Buffy voleva un uomo proprio come lui: appassionato e tenero al contempo.

-Lui sarà anche testardo- disse alla madre -Ma io lo sono ancora di più-

Mentre guardava la figlia dirigersi verso Liam, Kimberly pensò che quella era la verità più assoluta che fosse mai stata detta. L’arroganza inglese e la testardaggine Gallese si erano uniti in Buffy a formare un’incredibile forza di carattere.

La madre voleva per Buffy un forte gallese. Liam voleva per lei un mite inglese. Per Buffy ci voleva un uomo che fosse a metà tra i due estremi. Kimberly pensava che avrebbe dovuto essere lei a sceglierlo.

Altrimenti gliel’avrebbe scelto il padre.

 

-Quanti?- borbottò William mentre Riley gli allacciava la gorgiera al collo e alle spalle.

-Sedici cavalieri in un torneo- rispose il gigantesco scudiero –Cio significa…significa- Riley abbassò lo sguardo sulle mani. William sapeva che li stava contando con le dita, preso dai quei semplici calcoli.

-Otto incontri- rispose Xander, il suo guardarobiere –Poi quattro. Poi due-

-Otto incontri- ripetè Riley -Poi quattro. Poi due-

-Dio mio, ma in questa capanna l’eco ripete le parole!- esclamò l’acuto Xander

-Lascialo da solo, quel povero ragazzo- disse Tillo, entrando zoppicando nella capanna.

-Povero ragazzo? Se lui è un ragazzi, io sono un bambino-

Tu sei un nano e uno di quelli a cui non si può dire niente- esclamò Tillo pungente

-E tu sei un vecchi storpio scontroso- replicò Xander

Riley staccò lo sguardo dalle dita

-Non essere così rude- borbottò con la sua bassa voce

William si tolse la corazza da sopra la testa. C’erano volte, come quella in cui rimpiangeva di aver in qualche modo formato quella stravagante combriccola. Un nano scurrile, un gigante, e Tillo che in realtà era rimasto dopo che lui gli aveva offerto un po’ di cibo. Tuttavia, lo strano trio era la forma d’affetto più vicina che William avesse.

Ignorando i borbotti che lo circondavano, disse a Tillo.

-Che qualche novità? Non saresti arrivato tanto presto se non ce ne fossero-

-In effetti si. Circolano voci che l’incoronazione del re avverrà nel giro di quindici giorni. Sono stato invitati tutti i signori più importanti del paese-

-Tutti?- William arrivò subito al sodo -Anche i signori delle Welsh Maeches?-

-Questo è quello che è stato detto. Il giovane Hanry li vuole tutti riuniti così ognuno di loro possa giurargli fedeltà. Io credo che questo giovanissimo re governerà tutti i suoi possedimenti con pungo di ferro. Prego Dio che tratti meglio il popolo di quanto abbia fatto quell’incapace di Stefano di Blois-

-Non farà certo meglio per l popolo del mio amato Galles- borbottò William –Un re debole permette ai suoi indomabile baroni di scorazzare per il paese. Un re forte cercherà di rinsaldare le conquiste fatte fino a quel momento. Se devo agire, lo devo fare adesso- proseguì più che altro parlando a se stesso

Ma Xander aveva sentito e gli occhi gli s’illuminarono

-Così andremo nel Galles, in quel castello di Sunnydale che tanto odiate?-

-Andremo a Sunnydale. Ma solo dopo che avrò calpestato tutti i cavalieri di questo torneo sotto gli zoccoli del mio cavallo. Titti i cavalieri inglesi- giurò

Buffy era depressa. Aveva mantenuto la sua posizione e ora ne doveva subire le conseguenze. Ma era così difficile e ingiusto!

Suo padre l’aveva posta di fronte a due dilemmi entrambi ugualmente sgradevoli: andare a Londra e accentare la proposta di matrimonio di Daniel o rimanere in Galles e offendere il suo futuro marito.

-Piuttosto che accettare una proposta simile prendo i voti, e non sto scherzando padre-

-La chiesa si aspetta ubbidienza dai suoi servitori. Se non riesci a essere ubbidiente con il tuo padre terreno, figuriamoci quanto potrai esserlo con il tuo padre celeste-

Con quella risposato il padre chiuse il discorso e se ne andò. Se non fosse stato per il sorriso incoraggiante della madre, Buffy sarebbe scoppiata in lacrime. Odiava la capacità con cui il padre sapeva farla sentire in torto.

Tuttavia riuscì a non manifestare il proprio dolore quando l’intera famiglia partì.

Buffy si diresse tristemente verso una feritoia. Adrian, uno dei più cari amici del padre, le lanciò un’occhiata d’intesa

-Qualcosa vi turba, ragazzina?-

“Si” –No-

-Capisco-

-Sono molto più contenta di rimanere qui a sovrintendere i lavori nella cappella e poi iniziare la realizzazione del mio progetto nel salone. Visitare Londra sarebbe interessante - ammise -ma mio padre mi farebbe pagare un prezzo alto-

Non si aspettava che Adrian schierasse dalla sua parte.

-Non credo sia un peccato desiderare che la propria figlia sposi un buon partito - puntualizzò lui

-Qualcuno a forse costretto mio padre a sposare una donna che non voleva? No- replicò, dandosi da sola una risposata – Ha sposato la mamma, una scelta allunato improbabile, non pensi?-

Adrian ridacchiò –Improbabile all’apparenza, forse. MA dal momento in cui si conobbero era chiaro che erano fatti l’uno per l’altro-

-E’ proprio questo il punto, Adrian. Non capisce? Quello che voglio io è incontrare l’uomo destinato a diventare mio marito-

-Allora dovreste andare a Londra. La città sarà affollata di nobiluomini che assisteranno all’incoronazione. Qui nel selvaggio nord del Galles non avrete la possibilità di conoscere nessuno-

-ma come potrei andare con mio padre che mi vuole gettare tra le braccia di Daniel? La mia unica speranza è che lord Halyard si offenda tanto da rompere il contratto, o che la mamma faccia ragionare papà-

Adrian ridacchiò di nuovo – Kimberly prevarrà senza dubbio- Abbiate pazienza Buffy. L’uomo che cercate alla fine arriverà –

-Staranno a Londra un mese intero?- chiese contrariata

-Un mese o forse più. Suppongo il tempo necessario perché possiate apportare le modifiche che volete a Sunnydale e che faranno andare su tutte le furie vostro padre-

-Si. Un mese basta e avanza. Suppongo che mi dovrò accontentare di queste piccole soddisfazioni

 

 

Liam si fermò davanti al domen, l’antichissima tomba gaelica, che si trovava appena fuori dal recinto del villaggio, Charles ultimamente non era stato molto presente, ma in quel momento era lì, seduto come sempre sopra la grande lastra di pietra.

-Così siete diretti a Londra?- disse loro Charles

-A Londra - gli fece co Liam -Tutti noi, inglesi e gallesi senza distinzione, preghiamo che il giovane Henry faccia di più per il suo popolo di quanto abbia fatto Stefano Blois-

-Come chiunque si trovi a guidare un paese, cercherà di non favorire nessuno di quelli che si troveranno sotto la sua egida-

-Favorirà noi?- chiese Kimberly

Charles sorrise

-I desideri di Henry non sono tanto diversi da quelli di tuo marito: la pace mantenuta con la forza e la prosperità di tutti.

-Non è quello che ognuno desidera?- chiese lei

-La maggior parte si. Ma la pace, e la prosperità sono un concetto relativo che può variare molto da un uomo all’altro-

-E’ vero. Stai forse dicendo che il regno di Henry porterà ulteriori conflitti qui nei territori delle Marches?-

Il bardo scosse le spalle -Forse. Forse è soltanto un approccio differente che potrebbe mantenere comunque la pace degli ultimi anni-

-Quale approccio differente? La gente qui è stata…-

-I tempi cambiano. Non possiamo sapere che cosa si riserverà il futuro, quando Kevin diventerà signore di Sunnydale-

-Se diventerà signore di Sunnydale- aggiunse Charles

-Perché? Kevin si trova forse in pericolo? E’ al sicuro?-

Il bardo sorrise -Non allarmarti, ragazzo. Kevin si costruirà il suo futuro. Ma come per gli altri tuoi figli, quel destino potrà non essere quello che hai previsto tu. Le loro scelte potranno essere diverse dalle tue-

-Ti riferisci a buffy e a quell’assurda scelta del padre?- disse Kimberly lanciando un occhiataccia Liam che lui ricambiò.

Charles staccò lo sguardo dalla coppia, rivolgendolo verso il castello

-Buffy sarà padrona del suo destino. Avete cresciuto bene i vostri figli. Ora sta a loro costruirsi il futuro. E voi dovete lasciarli fare-

Liam sapeva che a quel punto Charles non avrebbe aggiunto altro, così girò i cavalli e, con Kimberly al suo fianco, proseguì.

-Buon consiglio, vero?- mormorò la moglie

-Forse- ammise Liam dopo un attimo di riflessione

-Vuol dire che smetterei di tormentare Buffy come quel Daniel? Forse dovremmo mandare indietro qualcuno a prenderla. Non sopporto l’idea che si debba perdere questo viaggio a Londra -

-Stai esagerano, Kimberly-

- Ah si? Liam…-

- Riarmerà dov’è. E’ troppo testarda per trovare un marito e voglio che rifletta sul suo comportamento poco rispettoso-

-Ma tutto ciò cosa ha a che vedere con Daniel e la promessa di matrimonio?-

Dopo qualche attimo di riflessione Liam cedette

-E va bene, potrei considerare l’idea, ma resta il fatto che ha bisogno di un marito-

-Oh, Liam, sei meraviglioso- esclamò Kimberly –Spero che Buffy trovi un uomo perfetto come te-

-Perfetto?- ribattè lui

-Sei stato perfetto stanotte- gli sussurrò lei –O comunque questa p stata la mia prima impressione-

I loro sguardi si incrociarono e Liam sentì l’irresistibile desiderio di fare l’amore con sua moglie.

Le prese la mano e le si avvicinò con passione

-Conosco un posticino molto intimo- le disse -Gli alti possiamo raggiungerli dopo-

Dietro di loro Charles sorrise mentre dondolava aventi e indietro. Prevedeva dei cambiamenti nell’immediato futuro che non sarebbero stati facili da accettare. Ma non c’era modo di evitarli, insieme alla grande gioia e al grande dolore che avrebbero portato.

 

Fu una giornata lunghissima per Buffy

-Credo che andrò al villaggio- disse a Joshua nel salone

-E’ meglio che lo diciate a Adrian e che vi lasciate accompagnare da una delle ancelle-

Buffy si fece accompagnare da una della ancelle ma non disse niente a Adrian.

Mentre le due fanciulle si avviavano al villaggio, Buffy guardò la ragazza e disse

-Dimmi, Willow, tuo padre ha gia scelto un marito per te?-

La ragazza scosse la testa

-A casa siamo sei ragazze e quattro maschi. Mio padre non ha tempo materiale per occuparsi di queste faccende. Inoltre, frequento da poco un ragazzo che a lui piace molto- Willow sorrise

- E’ chiaro che vostro padre voglia soltanto il vostro bene, milady. E’ così difficile capire che vorrebbe il meglio per voi?-

- Credo di poter scegliere da sola. Inoltre- aggiunse Buffy in tono amareggiato –Non hai ancora visto Daniel –

Willow ridacchio –Suppongo non vi piaccia…-

-Per niente-

-Ho capito. Che cosa cercate in un uomo?-

-Lo voglio giovane, per lo meno non vecchio. E forte-

-Bello?-

-Beh, on mi dispiacerebbe. Ma non è essenziale. Piuttosto dovrebbe essere virile e intelligente -

-E alto?-

Buffy sorrise –Credo di si-

-Con le spalle larghe?- insistette la ragazza -Un musicista?-

Buffy scoppiò a ridere

-Stai descrivendo il tuo uomo ideale, Willow?-

La ragazza ridacchiò e scosse la testa

-Stavo descrivendo lui- rispose puntando il dito verso l’uomo che si trovava vicino all’officina del fabbro.

Buffy si fermò e lo studiò. Capì perché aveva catturato l’attenzione di Willow: era abbastanza alto e aveva spalle larghe, la quintessenza della virilità. Era di schiena eppure, dalla postura, Buffy ebbe la sensazione che era giovane e forte. Inoltre aveva una sorta di strumento musicale a tracolla. Tuttavia, nessuno poteva dire e era bello e intelligente, così come nessuno poteva dirle chi era.

All’improvviso Buffy avvertì gli occhi del giovane puntarsi su di lei e fu colpita dall’intensità del suo sguardo.

Accanto a lei Willow ridacchiò di nuovo, poi prese Buffy sotto braccio e la costrinse a proseguire. Chi era quell’uomo?

-E’ un bel tenebroso, mi chiedo come sia sotto quella barba?- disse Willow

Buffy non rispose, non riuscì a capire chi fosse, eppure c’era qualcosa in quello sconosciuto dai capelli biondi che le era famigliare… forse lo conosceva davvero.

Mentre Buffy si allontanava con Willow, gli occhi di William restarono fissi su di lei. Così era la figlia dei Summers. Era da quella mattina che stava nascosto nella boscaglia, osservando la famiglia partire. Da quel momento gli erano arrivati all’orecchio pettegolezzi sulla disputa della primogenita con il padre l’immaginazione di William corse al galoppo, pensando a tutte le possibilità che gli si sarebbero presentente.

Ora, mentre la guardava sparire dietro l’angolo della strada, quelle possibilità si avvicinavano sempre di più alla realtà. Avrebbe iniziato conquistando Elisabeth Summers, poi il castello e per terminare con la morte del padre e dello zio della ragazza e di chiunque avesse osato mettersi sulla sua strada.

CAPITOLO 3

 

Il colorato gruppo di menestrelli si trovava in fondo al ponte, in attesa del permesso per entrare nel castello. Adrian si accigliò osservando quella strana gente dall’alto della torre. Non c’era motivo per negare loro l’accesso al castello. Ma Adrian prima non era mai stato assalito da quello strano senso di disagio.

-Dai loro della birra e pane e qualsiasi altra cosa che la cucina riesca a preparare in breve tempo- ordinò alla guardia affianco

-Ma non farli entrare. Potranno tenere il loro spettacolo al villaggio, ma qui al castello non abbiamo bisogno di nessun intrattenimento-

Adrian sentì un urlo di richiamo provenire da dietro di loro e quando guardò giù, scorse Buffy accanto al muro esterno. Aveva i capelli raccolti in uno straccio, tutto macchiato di colore, e in mano teneva un pennello. Adrian scosse la testa, provando un senso di tenerezza. Le voleva tanto bene, ma ogni volta la ragazza sapeva sorprenderlo. Bella come la madre, testarda come il padre e più energica di tutti e due messi insieme ai tempi della loro gioventù.

-Adrian- urlò -E’ vero che ci sono dei menestrelli che vorrebbero entrare?-

-Si- la rispose lui -Ma li sto mandando via-

-E perché state facendo una cosa simile?-

Intanto sparì attraverso l’entrata della torre salendo le scale per raggiungere Adrian sugli spalti.

-Perché li stata mandando via? Mi piacerebbe vedere il loro spettacolo, come a tutti qui al castello. Vi prego, fateli entrare, non c’è nessuna ragione per cui non dovremmo-

-Sono in quattro- insistette lui –E non li conosco-

-Io vedo un anziano e un bambino…-

-Quello è un nano-

-Un nano?- esclamò fissandolo, ancore più entusiasta

-Un nano è un gigante…oh, ti prego, Adrian, falli entrare. Ci divertiremo tantissimo. Sanno fare qualcos’altro oltre a cantare?-

La guarda rispose

-Il gigante combatte con tutti quelli che osano sfidarlo. Il vecchio fa le magie e il nano ha un cane capace di fare qualsiasi trucco-

-E l’altro uomo?-

-Credo sia un menestrello e un maestro di cetra-

-Cetra?- ecco cos’era lo strumento che portava a tracolla l’uomo che aveva visto al villaggio. Si girò verso Adrian, guardandolo con i suoi occhioni verdi pieni di entusiasmo

-Ora dovete per forza farli entrare perché è da tantissimo tempo che voglio imparare a suonare la certa. Vi prego, Adrian. In questi giorni abbaiamo tutti lavorato sodo. Abbiamo bisogno di distrarci un po’. Non vedo che cosa ci sia di male nel concedere loro l’accesso al castello.

Adrian guardò i quattro uomini. Dei quali solo due erano degni di quel nome. Che minaccia potevano rappresentare.

-Vi prego, zio Adrian-

-E va bene. Per questa volta avete vinto, ma badate, resteranno soltanto una notte. Quel gigante sembrerebbe capace di mangiarci tutti in un boccone-

-Oh, grazie! Grazie!- esclamò Buffy stampandogli un bacio sulla guancia

- Eric, accompagna i nostri ospiti in cucina. Louis, porta il loro cavallo nella stalla-

Adrian la osservò divertito e scosse la testa, poi si voltò a studiare i nuovi arrivi.

Non vide il menestrello con la cetra guardare verso di lui, con gli occhi azzurri e bramosi di memorizzare ogni più piccolo particolare degli spalti il numero delle guardie. Non vide l’espressione circospetta dell’uomo quando oltrepassò la grata del ponte levatoio che era stata alzata. Se se ne fosse accorto, avrebbe sbarrato all’istante ogni via di d’entrata.

Perché sotto il consumato cappello di paglia, William stava cercando di studiare tutto quello che vedete: soldati, fortificazioni, difese. Erano passati dieci anni da quando era stato l’ultima volta a Sunnydale. Dici anni dal giorno in cui aveva acconsentito a far curare Maeve (Miky EhEh) in quella roccaforte inglese.

Gliel’avevano portata via i Summers a causa di quella fatidica decisione. A quel punto era stato imprigionato e allontanato dalla propria madrepatria verso l’estremo nord dell’Inghilterra, dove l’avevano costretto a imparare i modi inglesi. Al ricordo serrò le mascelle: aveva imparato, ora avrebbe sfruttato le sue conoscenze per sconfiggerli. E la prima Summers ad assaporare il gusto della sua vendetta sarebbe stata proprio quella ragazzina capricciosa di Elisabeth.

Una volta ottenuto l’accesso a Sunnydale, William giurò che prima di arrendersi di nuovo sarebbe morto.

 

Le campane suonarono per i vesperi e Buffy fece una smorfia. Avrebbe dovuto fermare i lavori in quel momento, perché le campane successive sarebbero suonate per la cena.

In quel momento Willow fece capolino dalla porta.

-Milady, volte fare un bagno caldo prima della cena?- chiese, guardando Buffy da capo a piedi.

-O si, lo farete. Sbrigatevi, dunque. Ricordate, stasera c’è un intrattenimento speciale-

-Si, i menestrelli, mi farò il bagno non appena avrò finito di pulire i pennelli. Mi prepari il mio abito azzurro per favore?-

Per l’ora di cenasi fece trovare pronta, con i capelli sciolti e lucenti. Fece una breve vestita in cucina e diede uno sguardo generale al salone entrando: era tutto a posto, tutto preparato.

La madre aveva lasciato ordini al personale: non avevano bisogno di particolare attenzioni per gestire la routine quotidiana del castello.

Prese dai suoi pensieri, si accorse all’improvviso di un ragazzo che stava abbandonando il salone con un cane che lo trascinava.

-Puoi accendere per favore due torce?- gli chiese Buffy –Quelle sulla parete opposta. Il resto più tardi, quando farà buio.

L’uomo si fermò e alzò lo sguardo

-State dicendo a me, signorina?-

Gli occhi di Buffy si spalancarono

-Oh, perdonatemi- non era un ragazzo, ma un uomo. Un uomo molto piccolo.

-Vi ho preso per…beh…per qualcun altro- tagliò corto Buffy arrossendo

L’uomo la fissò senza battere ciglio

-Mi avete preso per un bambino- replicò -Ci sono abituato-

Lei gli sorrise in segno di gratitudine per la comprensione

-Voi siete uno dei menestrelli. Io sono Buffy, la figlia maggiore di lord Liam e lady Kimberly-

-Ah, così siete voi la signora di Sunnydale, colei che dobbiamo ringraziare se siamo qui. Io sono Xander, al vostro servizio, signora. Sarà mio grandissimo piacere intrattenervi questa sera. Per rallegrarvi l’udito e deliziarvi la vista-

Buffy sorrise a quei modi così cavallereschi

-Non vedo l’ora di sentirvi. Soprattutto sono interessata alla cetra. Io suono l’arpa ma mi piacerebbe avere l’opportunità di imparare qualcosa anche dagli altri strumenti musicali, Voi suonate?-

-Mi spiace, ma la cetra non è il mio forte. Wil…Spike però è un musicista di grande talento- le confidò guardandola con i suoi piccoli occhi scuri

-Gli comunicherà il vostro interesse-

-Molto gentile da parte vostra- replicò Buffy chinandosi verso il cane che si stava grattando dietro un orecchiò.

-Se me lo ricordate dopo cene, vi porterò un po’ di olio di pulegio per liberarlo dalle pulci-

-Vi ringrazio- rispose il nano con un altro profondo inchino

-Anche Cidu vi ringrazia- aggiunse

Cidu? Pensò al nome del cane. In gallese ci du significava cane nero. Ma il nano parlava in un francese normanno condito con qualche parola o frase inglese qua e là. Da dove venivano quei musicisti? E dov’erano stati ultimamente?

Quando il salone cominciò a riempirsi e i paggi diedero inizio alla cena servendo portate di anguilla arrosto, galantina di luccio e stufato di cinghiale, Buffy diede ordine di accendere le altre torce.

-Di già- esclamò Joshua

-Mio Dio!- esclamò Buffy -Non è certo difficile procurarsi giunco e sego. Non vorrai far mangiare i nostri ospiti al buio?-

-Non è ancora buio- s’intromise Adrian -Inoltre, non sono ospiti. Devono guadagnarsi la cena col loro spettacolo-

-Beh, per quanto mi riguarda gradisco la loro presenza. E sarò ancora più contenta. Quando voi due la smetterete con queste continue critiche alle mie decisioni. Fate finte che sia mia madre. Non la trattereste mai così-

-non ne ho mai avuto motivo- borbottò Joshua, Adrian si limitò ad alzare le spalle e a cominciare a mangiare.

Buffy non fece più caso a quei due. E cominciò a guardare i quattro menestrelli. Vide che il nano era uno di quei tipi nervosi ma intelligenti. Sedeva di fianco al gigante, cosa che evidenziava il contrasto. Avevano tutti e due i capelli castani tagliati appena sopra le sopracciglia e sopra le orecchie e tutti e due indossavano tuniche blu con le maniche bianche in contrasto.

Il vecchio indossava un mantello color porpora con una passamaneria in argento sul cappuccio e anelli d’argento alla mano.

La sua attenzione si puntò sul quarto menestrello. Quello dallo sguardo penetrante, quello con la cetra e un piccolo cane a macchie che aveva un nome gallese. Si chiese di nuovo se lo conosceva, perché in lui ritrovava qualcosa di familiare.

Lui la individuò rapidamente al tavolo. In realtà, era stata lei ad attirare il suo sguardo dal primo momento in cui era entrata nel salone. Che fosse cresciuta non era una sorpresa, dati i dieci anni trascorsi dall’ultima volta che l’aveva vista. Tuttavia il suo aspetto lo colpì molto, tanto era cambiato. Se la ricordava come una piccola peste, una vera monella. Invece ora era più donna, probabilmente era ancora una peste e di sicuro ancora una monella.

Ma era una gran bellezza.

Ed era la sua chiave per entrare a Sunnydale.

Alzò lo sguardo, masticando e osservandola con la coda dell’occhio. Lei lo fissava con un’espressione compiaciuta ed entusiasta sul suo volto a forma di cuore.

William, come i suoi amici, non aveva mai conosciuto il calore della famiglia. Non ricordava sua madre e suo padre era stato ucciso vent’anni prima. Sua zia era vissuta ancora qualche anno, ma poi era diventata pazza ed era toccato a lui, ancora bambino, occuparsi si lei.

No, non aveva mai capito che cosa volesse dire fare parte di una famiglia. I Summers avevano distrutto ogni possibilità che ciò potesse accadere.

Tornò con lo sguardo al tavolo centrale, sulla figlia di Liam Summers, il simbolo del tradimento e della disonestà nonché di tutta la disperazione che aveva colpito lui e la sua famiglia.

Buffy continuava a guardarlo dalla sua posizione al tavolo centrale. Era una bella bambolina, una principessa annoiata in u regno rubato al suo popolo

“Ma io porrò fine alla tua noia, Elisabeth Summers, la farò cessare” giurò “Anche se non sarà la fine che pensi tu”

Spostò il tagliere e si alzò dal tavolo

-E’ giunta l’ora del divertimento” disse ai suoi amici -L’ora di mostrare alla signora del castello la nostra gratitudine-

CAPITOLO 4

Quando Spike si alzò, Buffy rimase senza fiato. Non capiva cosa ci fosse in quell’uomo che tanto attirava la sua attenzione.

I quattro menestrelli si avvicinarono al tavolo centrale e cominciarono la loro esibizione, mentre Buffy applaudiva contenta. A fine serata anche Adrian aveva dovuto ammettere che non era stato un errore permettere a quella strana combriccola l’accesso al castello. Anche il piccolo Cidu faceva la sua parte e tutti, Buffy compresa, non potevano che applaudire con entusiasmo.

Poi, con una piccola arpa, il nano attaccò un motivetto:

 

Con un banchetto luculliano ci avete accolti,

con canzoni e storielle vi ripaghiamo.

Di un tipo di piacere necessita il corpo.

Di qualcosa di più insolito la mente e lo spirito

 

Poi il vecchio vestito di porpora, con la voce acuta e gentile, aggiunse un’altra strofa:

 

Da tutti i luoghi in cui siamo stati

A tutti quelli in cui andremmo.

Ma questa sera canteremo

Una canzone a voi forse nota.

 

Poi fu il turno dell’uomo barbuto, che fece un passo aventi e che cominciò a suonare la cetra con la scioltezza di chi ha le mani esperte e con lo sguardo fisso su Buffy:

 

Su una fortezza in cima a una collina

Ci ha portati un luogo e remoto stradone.

I semi della verità sono ciò che raccoglieremo

In molti modi, ma prima in forma di canzone.

 

Aveva una voce potente e profonda. Era lui che era potente e profondo, pensò Buffy, catturata dal suo sguardo penetrante.

La fissava in modo impertinente eppure c’era qualcosa che accendeva una fiamma dentro di lei. Buffy si costrinse a distogliere lo sguardo dai suoi occhi ma solo per esaminare il resto. Era abbastanza alto, aveva bellissimi denti e tantissimi capelli. Com’era sotto quella barba irsuta e quella chioma selvaggia?

Tutti nella sala applaudivano e cantavano, battendo le mani ritmicamente i pugni sul tavolo. Ma quando il gigante cominciò a recitare, senza cetra, il pubblicò si zittì.

 

L’acqua raffredda, il cielo brucia,

la terra è sotto, il cielo sopra.

I giorni passano, le stagioni cambiano,

dalla nascita alla morte, in guerra e in amore.

 

Buffy ascoltò e colse in quella canzone qualcosa di più che semplici parole.

Poi disse impetuosamente

-Cari amici, qui a Sunnydale siete i benvenuti, proseguite pure con il vostro spettacolo per questa sera, poi concedetevi un po’ di riposo e saremo lieti di offrirvi un altro pasto quando il sole sorgerà-

Rispose il tizio con la barba

-Io tengo Xander sopra si me e lui tiene il piccolo Cidu. Io sono appollaiato su Riley, che a sua volta tiene Tillo tra le mani. Io sono Spike e noi non siamo che umili cantori e ballerini e acrobati che vagabondano nelle terre più remote. Vi ringraziamo per la vostra ospitalità e vi invitiamo a riempire i boccali: sarà nostro piacere intrattenervi ancora-

Sebbene avesse parlato a tutti i presenti nel salone, i suoi occhi azzurri come il mare rimasero ancora una volta incantati a quelli di Buffy.

Di nuovo lei sentì quella strana sensazione come un brivido.

L’aveva contagiata una sorta di allegria. La noia quotidiana era svanita per fare spazio a un entusiasmo mai vissuto prima. Lo sentiva. Ma gli altri?

I quattro menestrelli finirono la serata con un’esibizione degna degli artisti più abili e il pubblico esplose.

Era arrivato il momento di riordinare la sala. Ma Buffy aveva in mente molto di più che sovrintendere alle varie incombenze prima che tutti si ritirassero per la notte.

I paggi pulirono i tavoli, staccarono le assi dai cavalletti, le misero l’una sopra l’altra lungo le pareti. Buffy si assicurò che tutto fosse svolto a dovere me continuò a guardare Spike furtivamente.

-Vai dal menestrello Spike, quello con la barba- ordinò a uno dei servi -Digli di venire da me perché devo parlargli. Aspetta. No, lascia stare- disse ripensandoci –Lo farò io- doveva solo congratularsi con i menestrelli.

Si avvicinò dopo aver preso una moneta da portargli, i quattro smisero di parlare appena la videro.

-Gentili signori, vi ringrazio a nome di tutti. Erano tanti mesi che non vedevamo un’esibizione tento esilarante- disse allungando la mano con la moneta –Vi prego di accettare questa moneta in segno di apprezzamento-

Xander ridacchiò e si chinò, con il campanello sul beretto che tintinnava

-Grazie, milady. La vostra generosità è grandissima. Sono sicuro che sapremo usare il vostro compenso nel miglior modo possibile- concluse, afferrando la moneta e inchinandosi di nuovo.

-Ve lo siete più che guadagnato, ma avrei un favore da chiedervi- disse rivolgendosi a Spike. Fissandolo negli occhi-

-Un favore?-

-Si. E’ molto tempo che sogno di imparare a suonare la cetra-

Lui annuì –Xander me l’ha riferito. Suonate altri strumenti?- chiese

-Si. Il liuto, me non bene come Xander. E anche il piffero, ma solo un po’-

-Se le insegnerai a suonare la cetra. Disse Xander scherzando e rivolgendo lo sguardo a Buffy –La prossima volta che passeremo non avrà più bisogno del nostro intrattenimento-

Buffy scoppiò a ridere –Sarà alquanto improbabile che diventerò tanto brava. E anche se ci riuscissi. Vorrei comunque che tornasse a Sunnydale. La mia famiglia apprezzerebbe molto la vostra esibizione-

-Davvero?- chiese Spike -Dove sono adesso?-

-A Londra, ad assistere all’incoronazione del nuovo re-

-L’incoronazione de nuovo giovanissimo re d’Inghilterra - Potremmo offrire il nostro intrattenimento, eh, Tillo?-

-Oh, si!- rispose il vecchio – Ma è troppo lontano perché le mie gambe possano reggere un viaggio simile-

-Ti porterò io- si offrì Riley

-Va benissimo dove siamo- intervenne Spike rimanendo con lo sguardo fisso su Buffy

-Dunque vi piacerebbe che vi dessi lezioni di cetra-

Lei annuì –Se accettate, vi pagherò- aggiunse

-Davvero?-

Buffy fece lentamente di si con la testa -Certo-

Anche Spike annuì –Molto bene allora. Possiamo gia cominciare -

-Adesso?- Buffy sentì un stretta allo stomaco.

-Si, mi piacerebbe, se non è troppo tardi per voi-

-Solo qualche minuto per insegnarvi a tenere lo strumento. Inoltre, prendendo lezioni di musica richiede una grande concentrazione. In un poso tanto gremito, la notte è spesso il momento più adatto- gettò uno sguardo ai suoi compagni dietro di lui -Andata a letto, vi raggiungerò più tardi-

“Come un signore che liquida i suoi sudditi” pensò Buffy. Quell’uomo non era rude e tanto meno scortese, ma la sua aria da tiranno strideva come un umile condizione in cui si trovava

-Buonanotte, allora- disse Tillo andandosene

-Buonanotte- dissero in coro il nano e il gigante mentre se ne andavano.

Rimase solo il piccolo Cidu che guardò Buffy come per dire

- Cos’hai intenzione di fare con il mio padrone?-

A dir la verità non lo sapeva neanche lei.

Spike prese la cetra e passò la mano su tutte le corde

-Da dove possiamo iniziare?- disse cantando le parole –Per prima cosa abbiamo bisogno di uno scranno- continuò, con un accordo più alto -E un altro ancora per la signora-

Buffy sorrise ai suoi modi cortesi –Due scranni. O forse una panca- lo guidò verso una panca accanto al focolare e si sedette. Senza neppure aspettare il permesso, Spike prese posto vicino a lei. Proprio accanto.

-Come avete imparato a suonare la cetra?-

-Ho lavorato per molti anni presso una famiglia di possidenti. Me l’hanno insegnato là-

-Non avete a mai fatto il menestrello prima?-

- No. Ma ora lo sono. Vi possa bastare. E sembra che piacerebbe anche a voi diventarlo. E’ così difficile essere la signora di un castello come questo, tanto da desiderare di vivere nel bosco con il solo liuto, la cetra e il piffero?-

- No. Per niente. Non può una donna semplicemente desiderare di fare la musica per puro piacere personale e per quello della sua famiglia?-

-Certo- la presenza di quell’uomo era magnetica. Buffy dovette distogliere lo sguardo.

-Qui- disse Spike -Prendete la cetra sotto il braccio destro e con la mano sinistra prendete il collo-

Buffy seguì le istruzioni.

-Poi fate pressione con le dita sul collo per accorciare le corde e cambiare i toni. Così- aggiunse. Poi si chinò su di lei, posandole un braccio sulle spalle, la mano sue quella sinistra di lei. Buffy sentì un brivido caldo attraversargli il corpo, ovunque lui la toccasse.

-Questo è l’accordo che crea i suoni diversi. Schiacciate. Forte- poi prese l’altra mano nella sua e disse

-Ora strimpellate-

Lo fece.

-Potete anche toccare le corde con il pollice o con le dita per creare una melodia- le disse mentre con le sue dota l’accompagnava sulle corde che andavano intonando una ninnananna gallese.

-Dolce, dolce nella notte- cominciò Buffy a cantare in gallese.

William si raggelò quando sentì la figlia del suo nemico cantare un motivo gallese. Non si aspettava che la ragazza conoscesse la ninnananna, sebbene in quel momento si rendesse conto di quanto fosse stupido a pensare quello. Sua madre era gallese, quindi per forza lei lo conosceva. Proprio come era probabile che parlasse gallese come lui. Tuttavia niente di questo ciò faceva di Elisabeth Summers una gallese.

Staccò le mani dalle sue e si ritraesse

-Per stasera può bastare-

Lei rimase piegate sulla cetra, con le dita nella posizione che lui le aveva mostrato. Strimpellava, poi canterellò andando aventi e indietro tra quel semplice accordo e uno aperto. Sembrava essersi dimenticata di lui.

Ma per lui non era così. Involontariamente il suo sguardo accarezzò l’inclinazione della testa, la curva della schiena. Si accigliò pur tuttavia notando la serica lucentezza dei suo capelli e la candida pelle della nuca, dove le ciocche si separavano. Inspirò profondamente cogliendo un tenue profumo di lavanda e si costrinse ad allontanarsi da lei.

Era giovane, aggraziate, pulita. Qualsiasi uomo sarebbe stato attratto da una donna così, disse a se stesso, fornendosi una spiegazione per l’irresistibile attrazione che provava verso Buffy. Eppure, a prescindere da tutto, il desiderio che quella donna provocava in lui era inaspettato e si ribellò al pensiero. Lei era una Summers. Odiava lei e tutte la sua stirpe.

Ma non servì a domare la bestia diabolica del desiderio. Lei era una donna ed era troppo tempo che William non ne aveva una nel suo letto.

Buffy intanto strimpellava e si lasciò andare a una risatina

-Questo strumento è davvero straordinario- alzò la testa verso di lui –Dove l’avete trovato?-

Di nuovo il desiderio era troppo forte, più irresistibile di prima. Lei aveva una pelle delicata e degli occhi di un meraviglioso verde smeraldo e le labbra…

Le prese la cetra -A York- borbottò. Poi si alzò -Ora basta, sono esausto-

-Ma continueremo domani, vero?- chiese Buffy mentre si alzava

Spike guardò altrove –Si, domani- le rispose

Buffy si schiarì la voce –Voi e i vostri amici siete libri di rimanere qui al castello un altro po’- gli propose

Lui non rispose e, dopo un attimo, lei proseguì

-Se avete dei panni da rammendare, la cucitrice sarà lieta di sistemarli. O panni da lavare. O indumenti di pelle da riparare -

William mostrò un’espressione sorpresa

-Sono lusingato che la nostre esibizione vi sia piaciuta tanto. Forse se possiamo posticipare la nostra partenza di qualche giorno- concesse lui -Credete che la vostra famiglia ritorni tra poco?-

- No. Ahimé, resteranno fuori per parecchi settimane ancora. Non torneranno prima dell’anno nuovo-

-Capisco. Ma io non vi posso promettere che qualche giorno di permanenza. Potrete suonare la mia cetra fintanto che sarò qui a Sunnydale-

-Grazie – la prese con cautela tra le mani –Dovrete permettermi di ripagare la vostra gentilezza-

Spike si inchinò leggermente –Vedervi contenta è più che sufficiente- disse accomiatandosi

Mentre si dirigeva in camera, sentì le dolci note della cetra e la gentile voce di Buffy che cantava ancora.

Magari sarebbe riuscito a impossessarsi anche di lei.

Prendersi l’innocenza della figlia del suo nemico avrebbe significato un colpo mortale al nero cuore di Liam.

Ed erano vent’anni che William non aspettava altro.

CAPITOLO 5

Buffy si svegliò con il sorriso sulle labbra. E subito si rese conto del perché.

Cercò di capire che cose fosse successo la sera precedente. Non erano certo stati Xander e Riley a rendere quei menestrelli tanto graditi, era stato Spike. Era lui la ragione del suo sorriso.

Un semplice menestrello dalle origini sconosciute, che non aveva altro che una cetra, spalle larghe e voce profonda, le aveva rapito i sensi.

Solo pochi uomini, a parte i suoi parenti, le avevano toccato la mano così a lungo e con un tocco così familiare.

Si sdragliò di nuovo e aprì gli occhi, fissando nel vuoto. Che cos’era? Era la vita ritirata che conduceva a Sunnydale il motivo per cui era stata tanto colpita da quel menestrello misterioso?

Dove aveva dormito? E dov’era in quel momento? All’improvviso sentì il desiderio di saperlo.

Si vestì in quattro e quattr’otto, poi si affrettò giù per le scale. Le campane della cappelle suonarono come per annunciare il suo arrivo. Ma la sala era vuota se non per la presenza di Joshua, che quando la vide scosse la testa

-Le preghiere del mattino stanno per cominciare. Padre Clamson si sta alterando e sapete meglio di me come va a finire quando si arrabbia-

-Si, si, mi spiace-

Rimase malvolentieri a sentire le lunghe preghiere, indifferente alla petulanza di padre Clamson. La mente si allontanava di tanto in tanto dal lunghissimo sermone per ammirare i progressi compiuti nella cappella, ed era preoccupata per l’anima di Spike. Non era una sua colpa non andare in chiesa quando non c’era nessuna funzione religiosa. Ma a Sunnydale tutti, ospiti compresi, partecipavano alle preghiere. A quanto pare tutti, eccezion fatta per i menestrelli.

Dopo le preghiere la sala si riempì di gente e di rumori, mentre a colazione si mangiava pane raffermo di farina d’avena intinto nel latte e addolcito con il miele. Ma Buffy si chiedeva sempre più irrequieta dove fosse lui. Di sicuro non aveva lasciato il castello, dal momento che lei aveva ancora il suo strumento.

Il sole stava quasi per tramontare, quando Buffy potè scambiare le prime parole con Spike, il che accadde per puro caso, perché per tutto il tempo si era rifiutata di chiedere dove fosse.

-…è un gran temerario il ragazzo- disse la moglie del birraio mentre dirigeva le operazioni di scarico dei nuovi barili fuori dal magazzino.

-E tu sai che cosa si dice dei musici…- disse sua sorella Emenda ridacchiando

-Che hanno dita sensibilissime e un tocco magnifico-

Le due donne scoppiarono a ridere poi, quando videro Buffy abbassarono il capo in segno di rispetto. Lei fece un cenno con il capo e proseguì verso la lavanderia. Dita sensibilissime? Tocco magnifico? Stavano parlando di Spike? Sicuramente no.

Ma di chi altri allora?

Buffy strinse i denti. Emenda sapeva quelle cose per esperienza personale con lui? Non giravano voci belle sulla reputazione della donna. Era con lei che Spike aveva trascorso la notte?

Marciò verso la lavanderia brandendo un sacchetto di sale da spargere sopra le macchie.

Aveva tanti compiti che l’aspettavano ma non riusciva a concentrarsi. Comunque, era quasi ora di pranzo sicuramente per quell’ora si sarebbe fatto vivo.

Ma non fù così. C’erano gli altri menestrelli, seduti allo stesso tavolo, in fondo alla sala. Ma spike non c’era. E neanche Emenda.

Si ingelosì

Costringendosi a calmarsi, cercò di capire perché si stesse comportando in quel modo, per giunta a causa di un menestrello vagabondo. Era frustrata dai tentativi del padre di combinarle un matrimonio. Quello era il primo motivo. Poi c’era la delusione legata al fatto che l’avevano lasciata a casa quando il resto della famiglia era andata a Londra.

Ma ciò ancora non era abbastanza per spiegare il fascino che quell’estraneo era riuscito a esercitare su di lei. Accigliandosi, mise la testa tra le mani, decisa a riflettere più a fondo sui suoi sentimenti.

Spike era giovane, e atletico. E aveva anche un cuore da poeta.

Tuttavia temeva che ci fosse qualcos’altro oltre al suoi aspetto fisico e al suo considerevole talento musicale che l’attraevano. Dal momento che aveva incontrato il suo primo sguardo, era successo qualcosa. Quell’incontro aveva provocato un’emozione che Buffy non riusciva a spiegarsi. Era come se si conoscessero già, come se fossero spiriti affini che all’improvviso si erano incontrati.

O almeno quella era la sensazione che Buffy provava.

Sopirò di nuovo, non più arrabbiata, e tuttavia ancora frustrata. L’aspettava una miriade di lavori, ma non c’era nessuno che fosse pronta a svolgere. D’altra parte, nessuno di essi era essenziale al funzionamento del castello. Il fatto era che il dipinto dell crocifisso che doveva asciugare e tutte le faccende domestiche di routine erano già state svolte.

Gettò lo sguardo di nuovo alla cetra. Magari avrebbe potuto prendere lo strumento di Spike e andare alla piccola spiaggia sotto al muro settentrionale. Là avrebbe potuto sicuramente trovare la solitudine che cercava e avrebbe potuto esercitarsi. Quando finalmente Spike fosse tornato in sala per darle lezioni che le aveva promesso, lei sarebbe sembrata più brava di quando si fosse aspettato. L’avrebbe impressionato, se non con il suo talento, almeno con il suo entusiasmo.

Decisa a non pensare al motivo dell’assenza di Spike e Emenda, prese la cetra e si affrettò giù dalle scale.

Nessuno la fermò e riuscì a raggiungere la spiaggia in un batter d’occhio. Poi alzò lo sguardo e osservò il castello in tutta la sua imponenza.

Era perfettamente sola e si sentiva soddisfatta. Cominciò così ad esibirsi.

Presa dalla musica, non si era resa conto di quanto tempo fosse passato ma capì che era ora di tornare al castello. Decise che l’avrebbe fatto non appena avesse imparato bene a suonare la canzone che aveva finalmente composto. Si chinò di nuovo sulla cetra a cinque corde, contenta quando suonò l’accordo che Spike le aveva insegnato. Non si era resa conto di quanto fossero irritate le dita al contatto con le corde.

Comunque suonò ancora e cominciò a canticchiare

-…cime granelli di sabbia o gocce che riempivano il mare nella sua vastità - le prime parole della canzone sfumarono, quando la sua attenzione fu catturata da un movimento lungo la costa. C’era qualcuno?

“I pescatori” pensò, cercando di rassicurare se stessa.

Si chinò di nuovo sulla cetra, suonando gli accordi e le note mentre canticchiava. Questa volta non c’erano stati errori all’inizio o dopo e quando suonò la nota finale.

L’applauso contenuto di approvazione la fece sobbalzare

-Bella esecuzione- disse Spike, comparendo dall’ombra

-Mi avete spaventata. Spero che non vi dia fastidio che abbia portato la vostra cetra fin qui. Ho fatto in modo che l’acqua non la bagnasse-

Spike annuì, poi alzò lo sguardo in direzione del castello

-Mon dovreste essere qui da sola. Nessuna donna dovrebbe-

-Qui sono più che al sicuro-

-Davvero?-

-Qui sono al sicuro- ripetè Buffy -Le guardie sono vicine e ci sono anche i pescatori-

-Hanno tirato a riva la barca qualche ora fa e ora sono già sulla scogliera-

-Davvero?- esclamò lei, alzando il capo per vedere meglio -Devo essere stata troppo immersa nella musica per accorgermene- confessò tornando a guardarlo

-Quando suono- disse Spike avvicinandosi –Il tempo spesso vola. C’e qualcosa di rilassante nella musica-

Si fermò davanti a lei, guardando verso il basso mentre Buffy osservava le sue lunghe gambe

“Che splendido uomo” pensò. Più virile di tutti i cavalieri del padre, sebbene non avesse una corporatura massiccia e non maneggiasse una spada.

E quel sorriso letale.

Con improvvisa chiarezza capì che quello era il tipo di uomo che poteva catturale il cuore. Ecco perché nessuno degli uomini che suo padre le aveva proposto non le piaceva. Voleva un uomo appassionato, ma dall’animo gentile, non un rozzo guerriero. Voleva un poeta sensibile, un menestrello, non un cavaliere.

Voleva Spike.

Atterrita da pensieri tanto sconvenienti, allungò lo strumento verso di lui

-Per favore, vi va di suonare?- gli chiese con le labbra improvvisamente secche.

Se le inumidì, poi staccò lo sguardo da quello penetrante di Spike fisso su di lei. Non era possibile per lui indovinare che cosa stesse pensando Buffy. Oppure no?

William guardò la fanciulla che gli porgeva la cetra e dovette ricordare chi fosse. Elisabeth Summers. Figlia dell’odiato signore di Sunnydale. Nipote dell’uomo che aveva ucciso suo padre. Lei era sua nemica, una persona che lui poteva usare per vendicarsi. Era il mezzo che gli avrebbe valso quello che sognava da una vita.

Ma in quel momento, con il sole al tramonto che illuminavano i suoi folti capelli, con gli occhi verdi scintillanti che lo guardavano, era facile dimenticare quelle cose.

Aveva una pelle delicata e chiara, soffusa di rosa sulle guance. Come perle alla luce del fuoco. E la bocca… Quando si inumidiva le labbra con la lingua, William aveva sentito lo sconvolgente desiderio di possederla.

Ma non poteva desiderarla. Non l’avrebbe permesso a se stesso.

Le prese la cetra dalle mani e Buffy distolse lo sguardo. Il suo gesto era ovvio, pensò lui. Aveva condotto una vita solitaria e protetta. Pochi uomini avrebbero osato fissarla così audacemente. E neanche lui l’avrebbe fatto.

Ma per lui era impossibile distogliere lo sguardo da quella creatura. Aveva ciglia lunghe e folte che formavano dell’ombra sulle guance- Aveva le dita abbastanza affusolate. E i seni pieni e tondi.

- Taran!(imprecazione gallese) - imprecò William tra i denti

Buffy spalancò gli occhi preoccupata

-L’ho rovinato?-

-No, lo strumento è a posto-

-Ma avete imprecato- replicò lei

William imprecò di nuovo, ma questa volta in silenzio. Doveva ricordarsi che Buffy capiva e parlava il gallese.

Stringendo i denti, si allontanò da lei di un passo in segno di rispetto

-Le mie scuse per tale scorrettezza. Vorreste tornare al castello-

Buffy si alzò e puntò lo sguardo verso la torre del castello a picco della scogliera.

La vide deglutire a fatica. Vide curiosità, paura e anticipazione nell’infinità dei suoi occhi e ancora sentì il desiderio salirgli impetuoso. La voleva.

Che fosse una Summers non importava. La voleva.

-Avete intenzione di andarvene ora?- mormorò lui, chiedendogli allo stesso tempo, con gli occhi, di rimanere.

-Pensavo…pensavo che magari potremo fare un’altra lezione- Buffy toccò la cetra che lui teneva in mano

-E potrei mostravi quello che ho imparato-

William fu preso dall’eccitazione

-Come volete..sediamoci- disse, abbassandosi verso la protezione della roccia. Anche lei prese posto, tanto vicina a lui da poterlo toccare.

William dovette mettersi la cetra sulle gambe per mascherare l’eccitazione

Si schiarì la voce

-Avete fatto tesoro della vostra prima lezione. Ora vi mostro ancora qualcosa, un accordo da suonare con gli altri-

-Ho i polpastrelli dolenti- ammise Buffy

-Fatemi vedere-

Lei gli allungò il palmo della mano, William lo prese. Aveva sbagliato a compire quel gesto.

Fece scorrere leggero un dito sui polpastrelli arrossati

-Forse dovremmo rimandare la lezione a domani- disse

-Oh, no. Ce la posso fare- rispose lei

-Siete sicura?-

Poi si portò la mano di Buffy alle labbra. Poi, con lo sguardo fisso che penetrava gli occhi color smeraldo di Buffy, le depose un bacio sul palmo della mano. Non il bacio di un cortigiano. Non il bacio di un corteggiatore. Ma il bacio di un amante, dato per eccitare.

Dato per sedurre.

CAPITOLO 6

Al tocco delle labbra di Spike sul palmo della sua mano, Buffy credette di svenire.

-Spike- pronunciò il suo nome con un filo di voce e lui alzò la testa

-Che cosa desiderate da me mia signora? Musica? O qualcos’altro?-

Buffy non riusciva neanche a pensare, aveva la mente completamente offuscata.

“Entrambe le cose” confessò a se stessa in un momento di completa onestà. Ma non poteva averle tutte e due, non in quel luogo. Non in quel momento.

-Voglio…- deglutì a fatica –Voglio soltanto una lezione di musica. Ecco tutto- rispose deglutendo di nuovo -Forse sarebbe meglio tornare al castello-

-Come volete- replicò Spike, alzandosi e allungando una mano per aiutare Buffy.

Ce l’avrebbe fatta ad accettare la sua mano?

Non riuscì a resistere. Gli afferrò la mano e sentì all’improvviso il potere di Spike le trasmetteva. Lui l’aiutò ad alzarsi, ma non lasciò subito la presa. La tirò più vicina a sé, guardandola con bramosia.

-Voglio di più di un bacio sulla vostra mano, Elisabeth. Se solo lo desidererete anche voi, non dovete fare altro che chiederlo-

Dopo quelle parole sconvolgenti, le lasciò la mano.

Buffy fece un alzo all’indietro, barcollando. I due si avvicinarono al castello, Spike la teneva a braccetto come un vero gentiluomo, molto cortese e formale. Eppure il contatto era inebriante.

Quando raggiunsero la stretta scogliera alla base del muro del castello, le game di Buffy erano due pezzi di legno, il viso completamente pervaso dal rossore, un conflitto di emozioni l’aveva portata in uno stato di totale confusione.

-Tutto bene, milady- urlò una delle guardi,a accigliandosi quando la vide sola con Spike.

-Si, si- ripose lei con tono deciso. Aveva capito che le guardie avrebbero raccontato a Adrian e se non voleva che Spike fosse cacciato avrebbe dovuto allontanare i sospetti.

Prese la cetra dalle mani di Spike e la alzò in modo che le guardie la potessero vedere

-Tra non molto riuscirò io stessa a intrattenere i commensali- gridò

Prima di lasciare Spike per dirigersi nel castello gli disse

-Se preferite potete chiamarmi Buffy- è detto questo corse via

“Buffy” pensò William

 

Con il passare delle ore pomeridiane, Buffy fece di tutto per non trovare il tempo di continuare le sue lezioni di musica. Non capiva cosa era successo tra lei e Spike sulla spiaggia e temeva ci cadere troppo presto in tentazione.

Tentazione.

E anche il peccato mortale del piacere.

Spike l’aveva tentata, me era stata lei a provare piacere… e che piacere, una sensazione di brivido.

Sarebbe riuscita a controllarsi quando l’avesse rivisto? Non ne era completamente sicura. Voleva davvero tenere sotto controllo quell’istinto? In realtà, no.

Inorridì per la sua perversità e scacciò quei pensieri. Andò in cappella, in assenza degli operai, e rifletté sui pericolosi sentimenti che si erano impossessati della sua anima. Congiunse le mani e chinò la testa, cercando di concentrarsi sulle preghiere.

A un certo punto sentì la porta aprirsi, ma non interruppe il so momento di riflessione “E’ sicuramente padre Clamson” pensò. Doveva forse confessargli i peccati commessi? Avrebbe dovuto chiedergli consiglio?

-Pregate perché la vostra anima possa restare immortale?- le chiese Spike in un sussurro

Lei balzò in piedi, finendogli addosso per la fretta

-Ferma-

-Perché siete qui?- chiese Buffy facendogli un gesto con la mano –Mi avete seguita?-

-Sono venuto nella cappella per pregare. Vi meraviglia tanto?- replicò lui -Preferite che me ne vada?-

- No. No, certo che dovete restare. Restate pure e pregate come era vostra intenzione fare-

- Non avrei dovuto invadere il vostro momento di raccoglimento-

-No, non fa niente davvero. Preghiamo insieme, visto che ci troviamo nella cappella insieme. Venite-

William prese la mano di Buffy e s’inginocchiò al suo fianco pensando alla mossa successiva.

Si sforzò di architettare qualcosa. Aveva pianificato le cose con tanta precisione, reclutando altri gallesi insoddisfatti.

Avrebbe messo prima fuori combattimento le guardie sul muro settentrionale, poi portati dentro i gallesi facendoli passare dal cancello sul retro.

E che fine avrebbe fatto Elisabeth Summers.

Incapace di darsi una risposta, spostò il peso dal corpo da un ginocchio all’altro. Accidenti, il pavimento era duro e freddo. Quanto ancora aveva intenzione di pregare Buffy.

Buffy si mosse e lui all’improvviso si immobilizzò. Che cosa avrebbe dovuto fare con lei? La risposta era chiara. Avrebbe sedotto quella pia donzella. Non c’era motivo per non farlo mentre ce n’era un più che valido per farlo: la voleva.

La sua bellezza, la sua innocenza e la sua inaspettata passione lo avevano abbagliato. Era chiaro che Buffy era pronta per un uomo a e lui mancavano da troppo tempo i piaceri che una donna poteva fargli provare. E lei sarebbe andata bene qualsiasi altra.

Inoltre, quale modo migliore per rifarsi su Liam Summers che non rovinare la sua amata primogenita.

 

Mentre era intenta a supervisionare i preparativi per la cena, Buffy cercò di mantenersi a debita distanza da Spike

-I frutti della preghiera sono tanti e svariati. Affermò una voce familiare

- Charles!- esclamò Buffy rimanendo a bocca aperta -Mio dio, mi avete spaventata. Quando siete arrivato? Perché non sono stata informata del vostro arrivo?-

Il vecchio, alzò lo sguardo verso di lei con il suo unico occhio sano e il suo dolce sorriso

-Credo che Joshua ve l’abbia detto. Non vi ricordate?-

-Ah si? Si, si, ora ricordo- ammise Buffy, sentendo il rossore dell’imbarazzo salirle sulle guancia. Distolse lo sguardo da quello d’intesa di Charles.

-Ultimamente mi capita di dimenticare le cose. C’è così tanto da fare qui da quando i miei se ne sono andati-

Il vecchio annuì –troppe cose per la testa, sicuramente. Mi è stato riferito che ci aspetta un bello spettacolo subito dopo mangiato-

-Si, menestrelli- il rossore sulle guance si intensificò –Sono anche acrobatici-

-E danno lezioni di musica. Cera?-

Lo sapeva! Buffy si mordicchiò il labbro –Si- ammise in un filo di voce

Charles le sorrise -Credo che questi menestrelli abbiano un talento che va ben al di là di quello che abbiamo visto finora- che cosa aveva voluto dire con quella frase?

-A che tipo di talento vi state riferendo?- chiese Buffy

-Voi lo sapete meglio di me figliola, perché io non li ho ancora visti-

-Beh…- esitò Buffy -Lui ha un talento per…attrarre le donne- ammise, imbarazzata per il fatto di discuterne con lui.

-Lui?-

-Spike-

-Ah si, si fa chiamare Spike-

-Ce ne sono altri tre- continuò Buffy -Xander, Riley e Tillo-

- Tillo- echeggiò Charles –Un altro menestrello dai talenti sorprendenti-

Buffy alzò la testa – Di che talento speciale è dotato Tillo?-

Ma Charles non sembrava propenso a rispondere. Si sedette sulla panca con lo sguardo fisso suoi menestrelli, o almeno quella era la direzione del suo occhio. Poi comincio a dondolarsi e Buffy sapeva che da quel momento sarebbe stato improbabile che l’uomo avesse aggiunto altro.

In realtà Buffy era più contente di terminare la discussione. Charles era troppo percettivo. Spesso temeva che il bardo potesse leggere nel pensiero delle persone e ciò sarebbe stato deleterio in circostanze normali, ma quel giorno i pensieri di Buffy si erano spinti troppo lontani perché Charles potesse percepirli.

O qualsiasi altra persona.

Eccezion fatta, forse, di Spike.

Oh Dio, aveva bisogno di parlare con qualcuno a proposito dei confusi sentimenti che provava verso Spike. Ma non con padre Clamson, pensò- Aveva bisogno del consiglio di una donna. Quello di sua madre o di Maeve.

Ma sua madre non c’era e anche sua zia Maeve e suo zio Oz avevano lasciato Bailwyn per andate all’incoronazione.

Pensò a sua madre, l’unica persona che forse sarebbe stata in grado di capire i suoi sentimenti nei confronti di Spike e che inoltre non avrebbe avuto il timore di contraddire suo padre. Neanche Adrian lo temeva se era per quello, me sarebbe inorridito di fronte al suo acerbo amore per un menestrello.

Amore?

Si mise una mano sul cuore e, lo sentì battere forte. Aveva capito che Spike l’aveva tentata e aveva riconosciuto il peccato di lussuria che le si era posto di fronte.

Pensò che fosse proprio amore. Che altro poteva essere?

Oh, che confusione! Non sapeva proprio che fare.

 

William guardò Charles quando il vecchio curvo e grigio fece il suo ingresso in sala

-Taran- imprecò. Una colta che il vecchio avesse messo gli occhi su di lui, avrebbe subito scoperto le verità

-Taran- imprecò di nuovo

-Che cosa vi tormenta?- chiese Xander mentre arrampicava sulla panca

-L’uomo che può rovinare i miei piani è appena entrato in sala-

-Chi? Chi?- chiese il nano allungando il collo per vedere la persona in questione

Tillo si sedette con cautela sulla stessa panca e si versò un boccale di birra

-Se le farà, sarà soltanto per evitare un bagno di sangue-

-Non voglio vedere nessuno sanguinare- affermò Riley –Penso che sia sbagliato-

-Attenzione, sta pensando…- disse Xander prendendolo in giro -Nel giro di pochi giorni arriverà la fine del mondo-

Con una manona delle sue, Riley accarezzò la testa di Xander

-Non preoccuparti, piccolo amico mio, ti proteggerò io-

-Perché pensi che non rivelerà la mia identità a Adrian?-

-O a Elisabeth?- aggiunse Tillo ridacchiando -Perché lui è più saggio di voi o di me. Molto più saggio. Molto più saggio- aggiunse dentro di sé

William si sedette tra l’irritante Xander e il compiaciuto Riley.

In quel momento si rese conto del perché Tillo gli avesse sempre ricordato qualcuno: Charles. Entrambi erano vecchi, storpi e apparentemente senza età. Sebbene Tillo non avesse mai manifestato i poteri che venivano accreditati a Charles, era tuttavia sensibile e pratico. Se Tillo sentiva che Charles avrebbe mantenuto il segreto sulla sua vera identità, allora era possibile che fosse vero.

Cercò Buffy con gli occhi e la colse una volta con lo sguardo fisso su di lui. Lei all’improvviso distolse lo sguardo come tutte le altre volte che i loro occhi si erano incontrati. E come tutte le altra volte lui sentiva l’inguine tendersi in risposta.

Lei lo voleva. Era chiaro. E lui voleva lei. Ma mentre la ragazza non sapeva che lui era il suo nemico, Spike non aveva attuanti: sapeva che era la figlia del suo nemico. Ed era quello che rendeva il desiderio di possederla così difficile da accettare.

Ma aveva deciso di accettare quella situazione.

Una volta conquistata Buffy, si sarebbe ritenuto soddisfatto. Che fossero cavalieri inglesi sul campo di battaglia o donne inglesi fra le lenzuola, la sua gioia nella vita era sconfiggere i suoi nemici e poi passare al nemico successivo della stessa stirpe-

Elisabeth Summers non avrebbe fatto eccezione.

CAPITOLO 7

Buffy aspettava vicino al camino del salone.

Sospirò. Nella sala regnava una calma assoluto: tre uomini giocavano a dai, Xander si esibiva in giochi di prestigio davanti a due ragazzi divertiti, Charles e Tillo, seduti uno di fronte all’altro chiacchieravano tranquillamente, mentre Spike stava a guardare. Se lui non aveva intenzione di raggiungerla, Buffy avrebbe dovuto prendere l’iniziativa. Se avesse aspettato ancora per le sue lezioni, presto non sarebbe stato più possibile perché avrebbero spento le torce. Inoltre, era inutile fare finta di essere occupata, Così camminò lungo la parete e salì le scale per andare in camera a prendere la cetra.

Quando tornò in sala, Spike la stava aspettando in fondo alle scale, con un piede appoggiato sul secondo scalino. Sentì un tuffo al cuore quando lui alzò lo sguardo verso di lei e sarebbe caduta se non si fossa appoggiata con la mano sulla prete.

-Siete pronta per la lezione?- le chiese Spike, guardandola dritta negli occhi

Buffy annuì, poi distolse lo sguardo

-Venite- la invitò Spike, porgendole la mano.

Si accomodarono sulla panca, lontani da Charles e Tillo.

-Vi siete esercitata ancora?- le domandò

Buffy scosse la testa -Ho avuto altre cose da fare-

-Ma ora avete tempo-

-Si-

Spike posizionò lo strumento nelle sue mani e dopo un attimo di tensione buffy si rilassò. Era soltanto una lezione di musica. Perché si strava comportando come una ragazzina infatuata?

Si morse il labbro inferiore. Perché lo era davvero.

Si chinò sulla cetra è cerco di concentrarsi sulla lezione. Stava cercando di posizionare le dita per suonare un accordo particolarmente difficile che Spike le aveva appena mostrato quando lo sentì sospirare. Alzò lo sguardo.

-E’ sbagliato? Mi spiace, ma sono molto lenta nell’apprendimento-

-Al contrario, imparate con notevole rapidità-

-Davvero?- esclamò

-Davvero- confermò Spike, tenendo per una attimo lo sguardo fisso su di lei per poi distoglierlo.

-Questa sarò l’ultima lezione-

-L’ultima? Ma per quale motivo? Non è necessario che lasciate Sunnydale così presto. Saremo lieti di ospitarvi…-

-E’ troppo difficile rimanere-

-Troppo difficile?-

Spike si voltò lentamente fino a che i loro sguardi non si incontrarono di nuovo

-E’ troppo difficile starvi vicino, Buffy-

Anche se da lontano, dall’altra parte della sala, Charles alzò lo sguardo. Così fece anche Tillo.

Buffy comunque non si accorse di niente. Tutti i sensi, proprio tutti, erano concentrati su Spike e su quelle fugaci parole che aveva pronunciato

-Ma…ma io voglio che restiate- gli confessò in tono ancore più basso di un sussurro –Vi prego, non ve ne andate-

Spike scosse la testa

-Esservi vicino e non avere il permesso di toccarvi…No, mi chiede davvero troppo-

-Potete toccarmi- quelle parole impulsive le uscirono di bocca ancora prima che potesse rendersene conto, alimentando il fuoco che bruciava negli occhi azzurri come il mare di Spike

-La mano?- replicò lui in tono ironico –La spalla quando siamo seduti vicini o magari il gomito?-

Buffy deglutì a fatica. Sapeva che cosa intendesse Spike con la parola “toccarvi”. Ma che cosa intendeva lei?

-Forse…forse con il tempo potreste andare oltre. Oltre il gomito e la spalla- aggiunse Buffy

Spike si avvicinò un po’ per farle sentire il contatto della sua lunga gamba muscolosa. Le circondò le spalle in u abbraccio e le coprì la mano con il collo della cetra, proprio come aveva fatto la prima volta. Buffy lanciò un’occhiata di allarme a Charles, ma questi sembrava più preoccupato per Tillo a non c’era nessuno altro nella sala.

All’improvviso Spike le sussurrò qualcosa all’orecchio

-Oggi vi ho chiesto che cosa volevate da me, Buffy. Ora me lo dovete dire. Non lasciatemi nella frustrazione di un amore non corrisposto-

Amore.

Fu quella la parola magica a commuoverla più di ogni altra. Non aveva detto desiderio non corrisposto. Neanche passione. Ma amore.

Si chinò con il capo completamente contro di lui e lasciò che la testa si appoggiasse al suo braccio

-Non è…non corrisposto-

All’improvviso la mano di Spike stinse la sua. Alzò l’altra accarezzandole delicatamente una guancia con le nocche. Se fossero stati da qualsiasi altra parte, ma non nella sala, Buffy temeva che si sarebbe arresa alla seduzione: lui aveva un tocco delicato e sensuale. Che lei volesse fare una cosa simile era terribilmente sconcertante. Che non riuscisse a scacciare il pensiero, era insopportabilmente frustrante.

Chiuse gli occhi ed emise un lamento come reazione al terribile conflitto che sentiva dentro. Spike imprecò tra i denti impaziente, poi le lasciò la mano e si spostò, interrompendo ogni contatto fisico instaurato tra di loro.

Privata del suo tocco, Buffy lo guardò con desiderio. Voleva quell’uomo nel modo in cui una donna avrebbe voluto soltanto il marito. E lui voleva lei allo stesso modo. Avrebbe osato dar retta a quei sentimenti? Avrebbe osato?

Gli occhi di Spike corsero ardenti su di lei e sembravano leggerle nel pensiero

-Dove potremmo stare da soli?-

A Buffy si mozzò il fiato. Sentiva il suo sguardo su di lei e rafforzò la presa sulla cetra

-Le mie….le mie stanze sono soltanto un piano sopra di noi-

-E la vostra ancella?-

Buffy pensò a Willow e al suo amato George

-E’andata via-

-Tornerà?-

Buffy esitò. Era pazza anche solo a considerare l’idea di un tale incontro con quell’uomo? Al momento la risposta sembrava chiara e limpida: lei era pazza. Pazza di desiderio. Pazza d’amore. Poi le venne in mente un fatto, noto a Sunnydale, ma di cui si era parlato poco nella sua famiglia. Lei era nata molto prima che i suoi genitori si sposassero, era stato il frutto della loro combattuta passione. Sebbene fossero nemici dichiarati, si erano innamorati malgrado tutto. Pertanto come l’avrebbero potuta biasimare se si stava comportando come loro avevano fatto allora? Almeno lei è Spike non erano nemici.

Sospirò pesantemente

-No, Dovrebbe essere di ritorno all’alba. Per sicurezza, potremo salire al terzo piano.

Spike si meravigliò –La camera dei vostri genitori?- poi alzò il sopracciglio, sorpreso

Senza discutere ulteriormente, buffy si alzò e, con le gambe tramanti, si diresse verso le scale. Ormai era fatta. Dio mio, ormai era fatta davvero.

Dal fondo della sala Charles osservò Buffy scomparire sulle scale.. Se bene il giovane fosse rimasto sulla panca, non ci volee molto a capire come sarebbe andata a finire quella sera. Era invitabile. Forse sarebbe stato persino un bene.

Di fronte a lui Tillo accennò un sorriso

-Amore giovane. E’ bello vederlo, ma doloroso da vivere-

-Temo che il dolore di questo giovane amore pioverà addosso a tutti noi a Sunnydale- replicò Charles. Poi fisso Tillo con i suoi occhi velati.

-E’ tornato per vendicarsi. Voi lo sapete-

-Ho sentito la sua storia e non posso biasimarlo per volersi vendicare. Anche se è difficile guardare il nemico negli occhi, conoscerlo, sedersi al tavolo con lui, capirne l’umiltà, e tuttavia rimanere nemici-

-Forse impareranno a non essere nemici- affermò Charles –Forse questa notte glielo insegnerà-

Poi Tillo si alzò

-Buonanotte- e se ne andò

Charles rimase solo e disse sottovoce

 

Quando le pietre cresceranno e gli alberi no,

quando il mezzogiorno sarà nero, come il dorso di

[di uno scarafaggio,

quando il calore dell’inverno raffredderà la sconfitta,

li vedremmo tutti, prima che Crmry cada-

 

Crmry sarebbe crollata. Ma forse sarebbe stata proprio la sua occasione per risorgere.

Guardò le scale. William sarebbe è presto salito gli scalini e cercato la figlia del suo nemico. Che via avrebbero percorso quei due? Il mondo avrebbe girato comunque, indipendentemente dalle scelte che avrebbero compiuto loro. In poco tempo quel futuro si sarebbe rivelato.

Nel frattempo, c’era il segreto di Tillo che lui aveva intuito da come parlava su cui riflettere.

CAPITOLO 8

William sedeva immobile con lo sguardo fisso sulle scale e pensava. Vide Tillo andarsene, trascinandosi, più chino del solito, come se sulla schiena portasse un macigno. William sapeva che quel viaggio gli era constato molto, ma il vecchio aveva insistito per parteciparvi.

Poi William osservò Charles lasciare la stanza, zoppicando con quella sua tipica andatura che lo faceva pendere tutto da un lato. Il giorno dopo avrebbe chiesto a Tillo di che cosa avesse discusso con Charles. La sala era vuota. Le scale sembrava attirarlo, si alzò rispondendo al muto richiamo.

Venticinque gradini di pietra per arrivare al piano successivo. Quindici ancora lo portavano al piano dove Buffy lo stava lo stava aspettando. La parte di lui che odiava gli inglesi e che aveva pianificato tutta la sua vita per vendicarsi dei Summers, memorizzò ogni minimo dettaglio: il numero dei gradini, la posizione delle finestre e persino quella delle torce lungo il percosso. Osservò e annottò tutti i particolari.

Ma la parte di lui che era comune a tutti gli uomini affamati di piacere, quella parte notò che non c’erano ancelle in giro, che la porta della camera dei genitori della ragazza era semiaperta e che un’unica candela irradiava una fioca luce su un grande letto rialzato. Le tende che lo circondavano e il baldacchino erano di seta nera e andavano a formare ombre sul materasso seminascosto.

Non appena William mese piede nella camera e chiuse la porta alle sue spalle, tutto quello che desiderava era vedere Buffy, chiara e nuda, su quelle lenzuola di seta, e sapere che era sua.

Si guardò intorno, la cercò, era gia eccitato e pronto per lei ed esausto per le loro schermaglie. Lei desiderava essere sedotta e lui non si sarebbe certo fatto pregare. Ma dov’era quella piccola donzella tentatrice?

Il chiavistello della porta scattò e William si voltò e astrasse il pugnale dal fodero.

Gli aveva ordito una trappola!

Si preparò all’attacco. Ma non era Adrian né qualcuno dei suoi uomini. Al contrario, era Buffy che apparve dal vano della porta e impallidì alla vista dell’arma di William.

-Che cosa c’è? Perché avete?-

-Non è niente- ripose l’arma nel fodero, prese Buffy per le spalle e la strinse forte in un abbraccio. Il cuore gli batteva ancora all’impazzata.

-Ma perché…aspettate…- esclamò Buffy, cercando di sciogliersi dall’abbraccio.

Ma lui non lasciò andare e la mantenne ferma

-Noon vi ho vista- spiegò, guardandola dritto negli occhi -Poi la porta si è aperta e temevo che uno dei vostri uomini mi avesse seguito. Ecco tutto. Ma per fortuna mi sono sbagliato. E ora siamo da soli, proprio come volevamo. Vieni, Buffy. Non devi avere paura di me- le disse, portandola ancora più vicino a sé

-Vieni- sussurrò cercando di convincerla quando sentì i suoi giovani seni premere contro il suo petto –Baciamo perché ho assoluto bisogno dei tuoi baci-

Buffy riluttante. C’era qualcosa che non andava. Qualcosa nelle parole di Spike che non le era sembrata completamente vera.

Ma quando la bocca del menestrello si posò sulla sua, le fu impossibile continuare a pensare. Le sue braccia ponderose la cingevano, labbra sensuali si muovevano sulle sue e il suo desiderio le tolse dalla testa ogni minima capacità di riflessione. La logica, la ragione e ogni altro pensiero avevano preso il volo. La colse un desiderio tanto forte da farla star male: le faceva paura per la sua intensità e si lasciò andare completamente.

William prese possesso della sua bocca mordicchiandole il labbro inferiore, poi, facendole provare sensazioni mozzafiato, posava e ritraeva ritmicamente le sue labbra su quelle di Buffy. Lei voleva le sue braccia attorno a sé e cercava d’imitare il suo modo di baciare.

Ma Spike era molto più esperto in quel campo, lei riusciva a stento a corrispondere con tanta passione.

In qualche modo lui le aprì le labbra, o lo fece lei, e la lingua di William scivolò nella bocca di Buffy. All’improvviso quel bacio il portò su un altro piano di desiderio. Lui le divorò la bocca, baciandola sempre più in profondità e risvegliando in lei il calore dell’inferno. Senza capire come e quando, Buffy si ritrovò sul letto, sopra di lui. E il bacio di William continuava a eccitarla, rubandole tutto, ma non la consapevolezza di chi le stava di fronte. Poi si girò ritrovandosi sotto di lui e finalmente il bacio finì.

Nella tranquillità della camera illuminata da quell’unica candela che lei aveva acceso, tutto era immerso nella penombra. Lui era una figura indistinta sopra di lei e se non fosse stato per le sensazioni del suo corpo eccitato sopra il suo, avrebbe pensato che fosse un amante fantasma, un sogno inquietante nel cuore della notte. Ma lui era reale e loro si trovavano nel grande letto dei genitori di Buffy: all’improvviso la assalirono i dubbi.

-Non possiamo- cominciò

-Invece si- la baciò di nuovo, con voracità, infilandole la lingua nella bocca con un ritmo sempre più incalzante, fino a che lei non si sciolse sotto di lui

-Possiamo- le sussurrò, spostando il bacio sulla guancia e poi vicino all’orecchio, poi sul collo e sulle spalle

-Si, ma…ma non qui, non qui-

-Perché no? E’ un letto grande e comodo. Perfetto per quello che abbiamo in mente-

-Ma Spike- esclamò lei, restando senza fiato quando la bocca di lui si posò su un capezzolo. Anche con l’impedimento del corsetto e dell’abito, Buffy sentì il suo morso e s’inarco in un’agonia di nuovi sensazioni.

-Questo letto va benissimo. Ne ho sempre sognato un così-

-Ma è quello dei miei genitori-

Spike non ribattè a quell’affermazione, almeno non con le parole Rispose con il corpo. Muovendo sapientemente le labbra e le dita, riuscì a far tacere le proteste di Buffy: l’accarezzò ovunque, premendo il suo petto contro di lei, aprendole le gambe con le sue e, con uno mano, toccandole delicatamente i seni, tormentandole le punte rendendola incredibilmente eccitata. E sebbene non l’avesse ancora baciata, posò le labbra sui altri punti esogeni: sui lobi delle orecchi e sul collo.

Buffy gli infilò le mani nei capelli tirandogli la testa verso di sé. Le stava accadendo qualcosa di meraviglioso. Con uno sforzo, costrinse Spike a guardarla –Spike, aspetta. Ho…ho preparato una l’altro posto per noi. Dove eri io, su nella stanza della torre-

Pensava che Spike non avesse sentito, perché era la passione a guidarlo.

-Molto bene. Andremo nel nido che hai preparato per noi, non appena avremo finito questo-

Dicendo così, scivolò lentamente sul corpo di Buffy. Premette con tutto il peso su di lei.

Quando con la testa si avvicinò ai seni, Buffy cominciò ad ansimare più forte di quanto già non stesse facendo.

Che cosa le avrebbe fatto provare adesso? Il corpo si tese in attesa. Pregò Dio che Spike si sbrigasse altrimenti avrebbe potuto esplodere.

Poi sentì la sua mano tra le cosce, che la toccava dove nessuno l’aveva mai toccata prima, dove a stento lei stessa si toccava! Tentò di stingere le gambe, ma non ci riuscì. Gli afferrò le spalle e cercò di liberarsi, ma lui non si spostò.

-Spike, aspetta…-

- Shh!!- replicò lui, spostando il dito sul punto più sensibile.

-Oh…Spike- fu più di un sospiro, il suo corpo cominciò a vibrare -Che cosa…che cosa stai facendo?-

-Ti sto insegnando quanto può essere bello quando una donna si lascia completamente andare all’uomo giusto-

-Si. Si- gemette lei arrendendosi, mentre il movimento ritmico delle mani di Spike diventava il centro del suo mondo.

-E questo è solo l’inizio- le sussurrò con voce roca e profonda –C’è ancora molto da scoprire, Buffy-

Se avesse fatto qualcos’altro, Buffy non sarebbe riusciva a resistere. Quello fu l’ultimo pensiero sensato che ebbe. Perché Spike ebbe abbassato la testa sui seni prendendone uno in bocca, qualcosa in lei si ruppe, L’aveva spinta troppo oltre, troppo velocemente e qualcosa cedette

Si alzò sui gomiti guardandosi in giro, presa dall’agitazione

-Quello che siamo facendo è sbagliato. Non dovremmo…-

- Sbagliato?- Spike alzò lo sguardo fulinandola

-No, non quello. Quello è stato…- le mancavano le parole –Dico qui. Questo letto-

-Io credo che questo letto sia perfetto- Si mise su di lei le sollevò l’orlo dell’abito fino alla vita e si slacciò le brache.

Ma sebbene Buffy con il corpo lo desiderasse ancora, persisteva il conflitto tra quello che era giusto e sbagliato

-Non qui, Spike. Per favore. Andiamo alla torre-

Lui aspettò qualche istante prima di rispondere

-Ti disturba il pensiero che i tuoi genitori si amino in questo letto?-

Lei annuì

Lui borbottò

-E’ una ragione in più per usarlo, allora-

Lei si accigliò, confusa

-Che cosa intendi?- ma si interruppe all’improvviso quando la durezza dell’eccitazione di Spike si appoggiò dove prima l’avevano accarezzata le mani. Si mosse con i fianchi, spingendo aventi e indietro contro di lei e il fuoco nel ventre di Buffy si riaccendesse. Tuttavia c’era ancora qualcosa che la turbava

-Non capisco. I miei genitori non hanno niente a che vedere con questo…con me e te-

Spike non rispose ma scivolò un po’ più in basso con i fianchi per prepararsi a entrare nella sua femminilità.

“C’è qualcosa che non mi convince” pensò “Qualcosa, ma non so esattamente cosa”

Ma certo che lo sapeva. Ere nel letto dei suoi genitori con un uomo che non era sua marito, un uomo che conosceva da un giorno. Sebbene fosse attratta da lui in un modo che non riusciva a spiegarsi.

-Aspetta- spinse con le mani contro le sue spalle

-No- lui la ignorò e cominciò a penetrarla

- Aspetta!-

I loro sguardi si incrociarono e rimasero fissi.

-Non posso più aspettare- disse lui a fatica. Poi con una spinta decisa, entrò in lei

Buffy rimase senza fiato per la fitta di dolore e lo trattene persa dal panico. L’aveva fatto. Oh Dio, ormai l’aveva fatto.

Poi Spike cominciò a muoversi dentro di lei e i dubbi di buffy furono spazzati via dalle sensazioni devastanti- Lui ansimava mentre si muoveva, lento e poco in profondità all’inizio, poi più in profondità e velocemente quando Buffy cominciò a muoversi con lui

-Maledizione- imprecò lui –Maledizione-

-Spike- pronunciò il suo nome senza pensarci

-Spike- ripetè il suo stesso nome mentre l’espressione sul viso diventando più tesa. All’improvviso i movimenti si fecero crudeli, troppo esigenti. A quel punto Buffy ebbe paura di lui, ma allo stesso tempo lo desiderava

-Dieci anni- mormorò lui, parlando in gallese -Venti-

Lei sbiancò, non capendo cosa volesse dire

-Dieci anni? Venti? Che cosa intendi?- gli chiese, parlando in gallese come lui

Spike non interruppe l’atto furioso che aveva cominciato. Spingeva dentro e furori, dentro e fuori. Sul volto era visibile l’eccitazione, ma nei suoi occhi …Buffy vide dolore e rabbia. All’improvviso venne colta dalla cruda realtà. Na verità troppo dolorosa da affrontare, ma impossibile da ignorare.

-William!-

Non si era accorta di aver pronunciato il suo odiato nome ad alta voce. Era disgustata dei suoi sospetti.

-William Darcy-

Lui la guardò e Buffy ebbe la conferma di quei sospetti nella profondità dei suoi occhi. Ma era troppo tardi. Aveva gridato il suo nome e un istante dopo lui lasciò che il suo seme entrasse in lei.

Il seme dell’unico uomo al modo che disprezzava.

William esplose in buffy con un sollievo fisico ed emozionale. Buffy tentava di resistergli

- Concediti a me Buffy. Senti quanto è bello-

Lei faceva di no con la testa, ma lui vide il rossore di passione crescere sul suo seno, sul collo e sulle guance.

-Era destino che finissi con me- continuò lui –Per ricevere il piacere che ho da offrirti. Per ricambiarlo- disse mentre ricominciava a spingere.

Poi buffy cominciò a rispondere alle sue spinte, alzando i fianchi e movendoli contro di lui. Aveva un corpo snello e ben fatto, delicato e forte, e stava emettendo suoni estremamente erotici. Sospiri e lamenti. Gemiti.

Per lui era troppo. Con un gemito, cominciò a mantenere il ritmo per raggiungere il piacere, sia suo che quello di Buffy. E poi lei gridò, tese i muscoli e si inarcò sotto di lui, cha a sua volta gridò

-Fi Duw!(finalmente)-

William sentì gli spasmi scuoterla che, a loro volta, risvegliavano in lui la forza e potenza. Si spinse ancora in lei, poi crollò sopra di lei esausto.

Si girò di lato, attento a non ferirla. Poi l’avvolse tra le sue braccia, tenendola stretta, assaporando il suo trionfo mentre pensava alla prossima mossa da compiere nel gioco mortale che aveva appena incominciato.

CAPITOLO 9

Buffy on riusciva a guardarlo. Non riusciva a guardare l’uomo che l’aveva tenuta tra le braccia nel letto dei suoi genitori.

Che cosa aveva fatto?

-Mio Dio- mormorò disperata e disgustata –Mio Dio-

I muscoli della mascella di William si contrassero, tirò un sospiro profondo

-Per le preghiere ormai è tardi, Buffy-

Con un grido di angoscia lei si staccò da lui

-Oh, mio Dio!- esclamò a voce alta, dirigendosi alla porta

-Vuoi andare fuori dalla tua gente in quello stato?- le chiese William –Con i capelli sciolti e tutta in disordine, tutti quelli che incontrerai capitano cosa è successo-

-Oh, mio Dio- esclamò ancora lei, incapace di pronunciare altre parole. Che cosa poteva fare? Che cosa?

Poi per fortuna, anzi, per miracolo, tornò a guidarla il suo buon senso. Quell’uomo era il suo nemico, il nemico della sua famiglia. E si trovava nel castello di Sunnydale. Non le importava che cosa ne sarebbe stata della sua reputazione e del suo orgoglio, doveva avvertire le guardie.

Si voltò di scatto e si affrettò verso la porta. Ma non fece in tempo ad arrivarci che William la precedette.

-Oh, no, non lo farai- mormorò lui, cingendole la vita e sollevandola da terra

-No…-

Con la mano William riuscì a tapparle la bocca. Sebbene Buffy cercasse di scalciare e librarsi dalla sua stretta, William rimaneva impassibile. La riportò sul letto, trattenendola con la forza del suo peso, in una ripugnate parodia di quello che era appena successo tra loro.

-Non avvertirai nessuno- le disse sarcastico mentre le strappava una strisci dell’orlo del vestito per poi imbavagliarla con un pezzo di stoffa

-Non riuscirai a opporti, qualsiasi cosa farai- continuò movendosi su di lei. Le prese i polsi e glieli misi dietro alla schiena lagandoli, poi fece lo stesso con le caviglie.

Lei si dimenava e opponeva resistenza, ma invano, perché lui non fece che alzarsi suo talloni e aspettare finché lei non ne potè più. Solo quando vide che faceva fatica a respirare, ogni parte del suo corpo tremante di rabbia, William parlò

-Non ho problemi a uccidere gli inglesi-

A quel punto la paura prese il sopravvento sulla rabbia. Voleva uccidere la sua gente! Terrorizzata, Buffy cercò di controllare il respiro, di capire quella minaccia pronunciata a bassa voce con tanta determinazione

-No ho problemi a uccidere gli inglesi. Tuttavia, preferisco evitare bagni di sangue quando posso-

William si alzò e rimase a fianco del letto, intento a esaminare il suo lavoro. Con i suo occhi azzurri percorse tutto il corpo di Buffy, che tremava come se quell’uomo la stesse toccando. Ma quegli occhi rivelano niente desiderio né disgusto, tanto meno passione o astio. Tuttavia, Buffy temeva che i suoi occhi non nascondessero i suoi sentimenti, così lì chiuse e distolse lo sguardo.

-Tu rimarrai qui- le disse William in quell’orrenda oscurità -Non ha senso cercare di scappare, sebbene sappia che ci proverai. Ma non ti farà bene. Quando tornerò in questa stanza, il castello di Sunnydale sarà mio, del Galles, come giusto che sia-

Quando Buffy rivolse di nuovo lo sguardo verso di lui con gli occhi pieni di terrore, William aggiunse

-Poi deciderò che cosa fare di te, Buffy, e del resto della tua gente- e se ne andò

Buffy si trovava da solo nel letto dei suoi genitori, inerme e terrorizzata da tutto quello che era successo.

William Darcy era tornato per perpetrare la sua vendetta e solo Dio sapeva come sarebbe finita.

 

Mentre attraversava il salone nell’oscurità, William era esausto ed euforico allo stesso tempo, e stava già assaporando il gusto della vittoria. Il suo piano era stato messo a punto con tanta precisione. Non aveva potuto resistere e non possederla, e poi lei era stata estremamente disponibile e lui l’aveva desiderata con autentica passione. Si sistemò il colletto del vestito.

In quattro e quattr’otto trovò Xander e Riley che dormivano nelle scuderie in una stalla vuota. Bastò un cenno della testa e Xander capì al volo. William si inoltrò nell’oscurità dirigendosi verso il cancello sul retro e poi verso l’accampamento nascosto nella foresta dove aspettavano gli altri ribelli. Riley seguì William e insieme salirono lentamente sugli spalti.

La prima guardi cadde con un colpo. La seconda e la terza pure. William lì legò, Riley li portò giù verso il cancello sul retro lasciandolo fuori. Poi si diressero di nuovo verso le scuderie. A uno a uno, lo scudiero e i vari garzoni alle sue dipendenze furono strapparti ai loro giacigli, imbavagliati, legati e rinchiusi nella lavanderia. A quel punto, fu il turno del cuoco e di Joshua.

Poi toccava a Adrian che cercò di opporre resistenza preoccupato per Buffy più che di se stesso.

Ormai William si era impossessato del castello di Sunnydale.

 

 

Buffy aveva sentito poco, solo un colpo sordo provenire da lontano, una voce soffocata echeggiare dalla parete vicina. Tese l’orecchio per cercare di sentire meglio. Era una voce inglese o gallese? Non riuscì a capire. Così si era sdraiata nell’oscurità, imprecando contro William Darcy, invocando l’aiuto di Dio e rimproverandosi per la sua stupidità.

Poi all’improvviso i suoi pensieri furono tacitati da una voce proveniente dall’esterno. Le guardie di Sunnydale avevano catturato William? Che l’avessero rinchiuso nella più profonda segreta? Pregò che fosse così. Pregò disperatamente che fosse così.

Ma poi sentì una voce più chiara entrare dalla finestra, una voce gallese gioiosa

-Ah, Parker che notte, eh?-

-Eh, si. Una notte da ricordare per noi gallesi. Un notte da dimenticare per i Summers- aggiunse l’uomo con una risata beffarda

Le speranze di Buffy svanirono di colpo, brutalmente William aveva vinto!

Non ebbe praticamente tempo di rendersi conto di quel fatto orrendo, che sentì dei passi giungere dalle scale.

Si voltò per vedere la porta aprirsi, gli vennero i brividi, perché la figura che si profilò davanti era abbastanza alta e con le spalle larghe. Era lui. L’aveva capito anche se l’uomo non le aveva parlato.

William chiuse il battente dietro di sé e si addentrò nella stanza . L’acciarino colpiva la pietra focaia e ogni volata Buffy sobbalzava. Una volta. Due volte. La terza una piccola scintilla riuscì ad accendere un pezzo di stoffa bruciacchiato nella bacinella a fianco del letto e con quella accese una candela nuova.

Quando la luce illuminò fiocamente la stanza William accese altre due candele, che mise nel candelabro, un uomo completamente diverso si voltò a guardarla. Non aveva più la tunica grezza, aveva indosso una usbergo di pelle e aveva sostituito i suoi stivali alti con degli stivaletti più bassi in pelle consumati. Sul lato della tunica gli pendeva una spada, pesante e minacciosa.

Quell’uomo era pronto alla guerra, non un menestrello. Come aveva potuto non accorgersene? Quelle braccia così muscolose erano fatte per maneggiare una spada, non pre tenere una cetra. Le spalle larghe e il petto si era costruito con molti allenamenti e battaglie.

Poi William alzò il candelabro e Buffy scorse il viso, restando senza fiato. Non aveva più la lunga chioma biondo cenere selvaggia, né la barba lunga. Le appariva un viso che avrebbe sicuramente riconosciuto. Aveva dieci anni in più, e dieci anni in più di crudeltà, ma era lo stesso William Darcy che l’aveva rapita tanto tempo fa. Era il suo nemico indipendentemente dalla bellezza dei suoi lineamenti e dalla sua virilità. Che avesse denti regolari e labbra perfette le faceva venire in mente l’errore commesso. Poteva anche avere il viso d’angelo, ma restava la progenie del diavolo.

Buffy sentì una fitta di dolore trafiggerle il petto, il cuore le batteva all’impazzata. Avrebbe dovuto fare come le aveva detto il padre e dare il suo consenso al matrimonio. A causa della sua stupidità, si era rovinata. Ma, cosa ancora più grave, era stata lei ad aprire la porta a colui che sarebbe la rovina della famiglia.

Come se William avesse letto nei suoi pensieri, le sorrise beffardo, con quel ghigno da predatore che gioca con la sua vittima, sapendo benissimo che quella non ha via di fuga. Si diresse verso il letto, poi mise il candelabro vicino alla testa di Buffy.

-Questo è un gran giorno per Sunnydale, Buffy. I gallesi si sono rimpossessati di quello che era stato rubato loro-

Lei chiuse gli occhi in risposa al trionfo diabolico di William, poi lì riaprì quando lo sentì sedersi sul letto vicino a lei

-Ho vinto- continuò in tono profondo -E tu sai bene che cosa si dice del vincitore. A lui va a tutto il bottino-

APITOLO 10

Buffy era terrorizzata. Nella luce dorata gli occhi verdi della ragazza sembravano enormi e le lacrime le rilucevano tra le lunghe ciglia.

-Non ti preoccupare, amore- mormorò William, scostandole dalla guancia una ciocca umida di capelli color grano

-Sono venuto soltanto pre toglierti questi lacci, niente di più-

Le mise il coltello sotto la curva della mascella, prendendo l’estremità del tessuto che la imbavagliava. Con un colpo sicuro lo tagliò e Buffy sussultò inspirando quanta aria più poteva

-Che cosa hai fatto alla mia gente? Hai ferito qualcuno? Hi ucciso qualcuno?-

-da questo momento sono la mia gente, non la tua- rispose lui - Meglio che ti preoccupi della tua incolumità e del tuo benessere-

L’espressione di Buffy si fece cupa

-Solo perché ora hai il controllo Sunnydale pensi che la gente del castello diventi tua?-

-lo faranno, o lasceranno questo posto. Molto semplice- infastidito dal comportamento di Buffy, la volò di schiena. Rifondendo il pugnale, la fece alzare in piedi

-Ti conviene fare molta attenzione a come ti comporti con me. Io da questo momento sono il signore di Sunnydale e tu invece soltanto un’altra donzella del castello che io posso comandare come mi pare e piace- quando Buffy cercò di liberarsi dalla sua stretta, lui la strinse ancora di più

-Adrian vorrebbe vederti. Dubita dalla mia parola quando gli dico che non ti ho fatto del male-

Lei deglutì a fatica

-Lui sta bene? C’è qualcuno ferito?-

William fece spallucce -Qualche colpo in testa. Poco sa sangue sparse. Si riprenderanno presto- poi scoppiò a ridere -Uno spettacolo non particolarmente entusiasmante da parte dei tuoi nobili guerrieri inglesi-

-Non c’è niente di più sorprendente del tradimento di un amico- replicò lei

-Si. Io so tutto del tradimento-

-La tua specialità, suppongo-

Lui serrò la mascella

-E’ nel tuo interesse stare attenta a come parli, Buffy-

Impallidì alla minaccia che quelle parole implicavano

-mi punirai solo per aver detto la verità?

-Di te potrei fare molte cose. O con te- aggiunse William –O forse è questo che vuoi?-

-No!- esclamò lei, presa dal panico mentre cercava di allontanarsi

-E’ la barba?- chiese lui beffardo –Il tuo amante menestrello aveva la barba. Vuoi che me la faccia ricrescere?-

-Non me ne importa niente. Ti odio comunque. Lasciami andare!-

-Però non disprezzavi Spike. Forse dovrei suonarti una canzone d’amore con la mia cetra. Ti calmeresti un po’, Buffy? Apriresti le braccia per ricevere il piacere? E le gambe?- aggiunse, volgarmente.

A quelle parole Buffy si ritrasse e William si sentì nel suo rigido abbraccio il suo corpo tremare. Ma non era per la passione e quando lo capì si vergognò di se stesso.

 

Buffy strinse i denti mentre passava nella sala e incontrò gi occhi di Willow, erano gonfi di lacrime. L’avevano ferita? Poi le venne in mente l’amato di Willow, George. Era per lui cha piangeva? Era morto nell’attacco? O la ragazza non sapeva neanche dove fosse finito? Si guardò intorno, studiando la sala in ogni minimo dettaglio. Joshua non era al suo posto, il vecchio menestrello Tillo sedeva nell’angolo di Joshua, con la testa china. Non alzò il capo quando Buffy passò. Tre robusti uomini d’arma che non conosceva erano di guardia sulla porta. La fissavano con insolenza.

Giurò che non sarebbe stata sconfitta, mentre William la prendeva per un braccio e la guidava verso le scale che portano al piano inferiore. Lui poteva anche pensare di averla confitta, ma in realtà non era così.

-Dov’è Joshua?- chiese Buffy mentre attraversavano le fredde dispense –Lui non è un guerriero, perché non è al suo posto?-

-Non ho bisogno dei suoi servigi-

-Dov’è Charles?-

William non rispose.

Prima dell’arrivo di William, davanti alle segrete del castello c’era un robusto cancello in acciaio. All’interno diversi uomini diversi uomini erano ammucchiati in due piccole celle.

Buffy si precipitò verso di loro. Allo stesso tempo Adrian si alzò e le andò incontro. Le prese le mani, erano uno di fronte all’altro, separati soltanto dalle orrende sbarre di ferro della prigione che suo padre aveva fatto costruire per i criminali.

-Come stai piccola?- le chiese Adrian a voce bassa, anche se le sue parole echeggiarono per tutta quella squallida stanza.

-Ti ha fatto de male, Buffy?-

Aveva gli occhi lucidi. Lei sapeva che cosa intendesse lui e lei non fece altro che deglutire

-Non ci preoccupate per me, sono illesa- affermò, in tono deciso-

-E lo resterò- intervenne William –Fintanto che tu e i tuoi uomini seguirete i miei ordini-

Adrian lo fulminò con lo sguardo

-Allora voi non avrete motivo di metterle le mani addosso, perché noi da qui sotto non possiamo niente-

Buffy si rivolse a colui che la teneva prigioniera

-Non puoi davvero pensare di tenerli tutti qui-

William si mise le braccia conserte

-Posso e lo farò-

-Ma le celle sono troppo piccole per così tanta gente-

-Quelli che vorranno andarsene dovranno soltanto giurare assoluta fedeltà al nuovo signore di Sunnydale-

-Tu? Ah! Ma tu non sarai mai il vero signore di Sunnydale- sibilò lei

-Non c’è nessuno che mi possa fermare- disse in tono compiaciuto lui. Con lo sguardo puntato su Buffy si rivolse a Adrian

-L’hai vista, Sta bene e continuerà a stare così- poi fece segno alla guardia –Portala in sala. Falla sedere al tavolo centrale- infine si rivolse a Buffy -Ti raggiungerò tra poco-

-Aspettate. No!- gridò, cercando di liberarsi dalla presa della guardia, che però non cedette e la trascinò via.

Appena Buffy se ne fu andata, Adrian e William si fissarono. I prigionieri inglesi nelle celle si muovevano agitati. Furenti.

-Figlio di puttana…-

-Bastardo gallese!-

Adrian alzò una mano e li zittì. Non distolse mai lo sguardo da quello di William

-Per quanto tempo terrete prigioniera lei…e noi?-

William esplose in una risata. La situazione lo divertiva.

-Questo dipende da suo padre-

-Qualcuno al villaggio glielo farà sapere di certo-

-Non aspetto altro-

Adrian si accigliò –Lui è a Londra. Non avrà problemi a mandarvi contro un potente esercito-

William scosse la testa

-Temo che sia molto che non metti piede a Londra, Adrian. Di questi tempi è difficile che i tuoi nobili signori inglesi sprechino i loro uomini per la causa di un altro. Hanno gia problemi per conto loro. Il signore tornerà con ben pochi rinforzi. E allora dovrà affrontarmi-

-Che cosa sperate di ottenere?- chiese Adrian, con le mani strette alle sbarre di ferro –Non potete sperare di vincere-

-Al contrario, finché terrò in ostaggio sua figlia, non potrò che vincere-

Quell’affermazione tanto sicura fece infuriare doversi inglesi e Adrian alzò la mano per calmare i suoi uomini in collera. Fissò William come se cercasse di capire i segreti che gli frullavano per la testa

-Non la potrete tenere per sempre-

-e chi mi fermerà? Non sono diverso dal tuo signore. Si è preso terre che appartenevano a altri. E anche le loro donne-

Adrian si scagliò contro di lui fermato soltanto dalle sbarre, ma william schivò i pungi con una rapida mossa di difesa

-Provate a toccarla e vi ucciderò con le mie stessa mani!- giurò il vecchio guerriero, con la voce velata dall’emozione

-Ti farò soltanto una promessa, vecchio. Se la toccherò, anzi, quando la toccherò, sarò soltanto perché lo vorrà anche lei-

-Così dite- replicò Adrian –Ma io ricordo che vostro padre- aggiunse serrando le labbra in un’espressione di disgusto -E voi siete suo figlio-

L’ironia di William svanì

- Anch’io mi ricordo mio padre, un uomo caduto nella morsa della morte più nobile che esista, cioè combattendo per il suo paese-

Adrian diede un colpo sul pavimento

-Vostro padre non era un eroe, ma un codardo, uno smargiasso senza midollo che…- si interruppe quando William estrasse la spada e si ritrasse come tutti gli altri nella cella

-Silenzio! O giuro che vi taglio la lingua!- gridò William minaccioso, inferocito dall’affronto di quell’uomo.

L’improvviso silenzio fu assordante. Gi inglesi fissarono terrorizzati William e la punta della spada alzata.

Ma William sapeva di aver commesso un grave errore. Perché nella rabbia aveva rivelato a Adrian il suo punto debole. Gli aveva mostrato la ferita aperta e sanguinante nel cuore. Suo padre era stato un uomo senza paura. Su quello nessuno aveva da ridire. Era morto nelle mani degli inglesi. Ma era anche stato un uomo crudele, crudele con le sue donne, crudele con suo figlio. Crudele con qualsiasi persona più piccola o più debole di lui. William ricordava poco di quell’uomo, ma quest’aspetto non l’aveva dimenticato. Eppure, Dewi(N.B in inglese David sarà una coincidenza? :15:) aveva combattuto contro gli invasori inglesi quando nessun altro avrebbe osato farlo e William aveva giurato sulla tomba di suo padre che avrebbe fatto lo stesso.

Sebbene in quel momento tremasse dalla rabbia, si costrinse a rinfoderare la spada

-Ti conviene misurare la parole in futuro, vecchio. Non ho intenzione di spargere sangue, ma se qualcuno provocherà la mia pazienza oltre il limite, potrei scordarmi dei miei buoni propostiti-

Con quelle parole, William lasciò le segrete. Adrian lo osservò andarsene sebbene gli altri uomini cominciassero a mormorare, a imprecare e minacciare quel gallese ce li aveva imbavagliati e imprigionati. Si mise le mani sul viso e cercò di riflettere. Non era possibile che quell’uomo avrebbe mantenuto le distanze da Buffy. Temeva inoltre che con il suo temperamenti e i suoi modi schietti avrebbe trasformato in men che non si dica William in una furia cieca

-Mio Dio- mormorò Adrian. Se William avesse avuto anche solo la metà della perfidia del padre, il futuro di Buffy sarebbe stato davvero spaventoso.

Doveva fare qualcosa. Ma che cosa?

-Dio, aiutala- pregò, con il viso premuto contro le sbarre di ferro

“Dio aiutali tutti”

CAPITOLO 11

Buffy partecipò a una colazione diversa da tutte le altre che sino a quel momento erano state servite a Sunnydale. Al tavolo centrale sedeva da sola con uno stuolo di uomini d’armi gallesi stravaccati al tavolo vicino al suo. Facevano un gran baccano come se mai prima di quel momento avessero goduto di un pasto decente.

Lei invece il cuore spezzato e nessuna voglia di mangiare. Non sopportava neanche l’idea del cibo in quel momento. Le ancelle andavano aventi e indietro con la testa china dalla pura. Tuttavia l’assenza di dei servi si faceva sentire.

Si rese conto che William non voleva correre rischi. Ma dove li aveva messi tutti? Non erano nella torrione. Forse qualcuno di loro era ferito?

Vide Willow riempire le caraffe di birra e, quando la ragazza alzò lo sguardo, lei le fece dei segnali- Uno dei soldati le lanciò un’occhiata lubrica e le disse qualcosa.

Scoppiò a ridere quando la ragazza si allontanò da lui, ma non le impedì di passare.

La mano di Willow tremava quando si chinò per versare ancora un po’ di birra nel bicchiere ancora intatto di Buffy.

-Non ti preoccupare- sussurrò alla ragazza sconvolta –Ho visto George e sta bene. Ma è stato imprigionato con gli altri uomini d’arma-

-Non è ferito? Ne siete sicura?- gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime di terrore

-Si. Li tengono nel torrione, ma per il resto sembra stiano bene-

-Oh, grazie, milady- stinse con forza la mano di Buffy -Grazie-

Buffy le regalò un sorriso agrodolce

-Il tuo giovane compagno ti ama quanto lo ami tu?- la domanda le uscì dalla bocca prima che potesse evitarlo.

-Oh si- rispose Willow -Intendeva parlare a mio padre questa domenica e poi, quando tornerà lord Liam, chiederà il consenso al nostro matrimonio-

Le faceva male guardare negli occhi di quella ragazza e vedere quanto amasse profondamente q quanto profondamente fosse corrisposto il suo amore.

Sorrise tristemente, poi distolse lo sguardo

-So che la nostra situazione sembra disperata, ma quando mio padre verrà a sapere quanto è accaduto, arriverà con mio zio a salvarci-

-Credete?- chiese Willow speranzosa –Credete che possano sconfiggere questa gentaglia? Che ne sarà del villaggio? Che ne sarà di mia madre, di mio padre e dei piccoli?-

Buffy le afferrò la mano

-Non lo so, ma cercherò di scoprirlo. Nel frattempo, stai molto attenta e cerca di non trovarti mai sola con questi…- s’interruppe quando William entrò nella sala.

Vedendolo, Willow non potè trattenere un singulto

-Voi, milady, state molto attenta con quello. State molto attenta- poi se ne andò, lasciando Buffy da sola ad affrontare il nemico.

Lui la vide subito. I loro sguardi si incrociarono sconvolgendola. A William non doveva sembrare un momento particolare, perché il suo sguardo continuò a vagare, osservando tutta la sala con aria da padrone.

Quel vigliacco senza scrupoli!

Chinò lo sguardo sul cibo, decisa a nascondere la sua angoscia. Ma ogni boccone aveva un sapore amaro e disgustoso. Dovette costringersi a deglutire.

Lui si fece strada attraverso la sala, stingendo mani, dando pacche sulle spalle a destra e a manca e congratulandosi con i suoi uomini.

Buffy non ce la fece più e si alzò, quando lo fece lui si voltò a guardarla, come tutti i suoi uomini. All’improvviso cadde il silenzio e per un lungo, raggelante momento, i loro sguardi si scontrarono.

-Siediti- le ordinò William -Ti raggiungo subito-

Poi rivolse la sua attenzione a uno dei suoi uomini.

Quelle parole dette in tono condiscendente resero la rabbia di Buffy ancora più incontrollabile: non pensò a come reagire, reagì semplicemente. Spinse violentemente lo scanno e con la schiena dritta e a testa alta, se ne andò. Attraversò la sala alzando l’orlo della tunica quanto bastava per poter camminare a passi lunghi e veloci. Lui non le avrebbe permesso di andarsene, lo sapeva bene. Ma non doveva neanche intimidirla, doveva imparare quella lezione subito.

Arrivò alle porte e ne aprì una. Passò oltre la soglia e cominciò a scendere gli scalini. Poi passò attraverso il bastione, chiedendosi dove sarebbe andata. Il cancello era chiuso ma non sbarrato, così proseguì in quella direzione.

-Non potete lasciare il territorio del castello- le gridò una guardia in gallese –Nessun può-

-Vattene al diavolo- borbottò lei. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata. William la stava lasciando andare? Era confusa mentre si affrettava verso l’enorme cancello.

-Non potete andarvene- ripetè la guardia mentre scendeva dalle scale della torre di guardia per raggiungere.

-Prova a toccarmi e ti taglio la mano- lo minacciò Buffy. Non si credeva capace di una minaccia simile ma in quel momento lo pensava con tutte se stessa.

La guardi le mise una delle sue sporche mani sulla bocca.

-Non posso lasciarla andare- insistette, scuotendo la testa.

Il cancello si aprì lentamente. Incoraggiata, Buffy spinse ancora di più, gettandosi con tutto il peso contro l’enorme battente. Ma la guardia riuscì ad afferrarla e lo richiuse.

-Vai via! Lasciami!- gli gridò lei come una pazza. Ancora qualche sforzo e ce l’avrebbe fatta.

-Torna al tuo posto, Joseph. Mi occupo io di questa faccenda-

Buffy sussultò al suono di quella voce tanto odiata. Tuttavia, quando la guardia si allontanò, non guardò William, ma rinnovò i suoi sforzi per aprire il cancello.

-Forse dovrei parlare con te come go fatto con Adrian- le disse William, freddo e distaccato. Compiaciuto.

Buffy tacque, ma continuò a spingere. Il cancello si stava aprendo. Di qualche centimetro. Ancore un po’. Lo spazio era quasi sufficiente. Poi William le afferrò le spalle e lo aprì ulteriormente

-Gli ho detto che la tua sicurezza sarebbe dipesa dal tuo comportamento- le sussurrò all’orecchio.

Buffy si sentì gelare. Oltre il cancello il ponte era abbassato. La strada conduceva verso la collina rocciosa fino alla piazza del villaggio.

-Stai dicendo che lo puniresti per qualcosa che potrei fare io?-

-Si. E’ un meccanismo che scatta per chi è tenuto in ostaggio- aggiunse lui. Poi aprì completamente il cancello.

-Sta a te-

-A me?- lentamente distolse lo sguardo dal villaggio per posarlo su di lui, sull’uomo che l’aveva ingannata e usata rubandole l’innocenza

-E’’ chiaro che qui non ho scelta. Tu non hai nessuna intenzione di permettermi di andarmene da Sunnydale-

Aspettò un momento per rispondere

-Ti spagli, Buffy. Io ti darò invece la possibilità di scegliere, anche solo per soddisfare la mia curiosità. Resterai subendo lo stesso destino della tua gente? O scapperai lasciando che Adrian e gli latri siano sottoposti a ulteriori torture a causa tua?- disse facendole segno con la mano –Ora vai, vai se vuoi-

-Che cosa gli farai?-

-Perché te ne dovrebbe importare?-

Tirando un sospiro profondo, gli lanciò un’occhiataccia

-Non sono tanto codarda da sfuggire alle mie responsabilità. Inoltre- aggiunse in tono amaro

-Tu non hai nessuna intenzione di lasciarmi andare. Sono un ostaggio troppo importante per la riuscita di questo tuo piano assurdo-

William fece spallucce

-Forse hai ragione. Ma non lo saprai mai. Voglio che la vita di questo castello continui con i ritmi di sempre-

-Di sempre? E’ gia assurdo che…-

Lui la interruppe scuotendola violentemente

-Tutto procederà come prima. Il lavoro in cucina. In giardino. Nella lavanderia. La produzione di candele di birra-

-Tu sei matto se pensi che anche solo una cosa possa tornare a essere come prima!-

-Tu farai come ti dico, Buffy. Ho visto come hai gestito questo posto. L’hai fatto prima. Lo farai ancore-

-Senza nessun servo? Chi si occuperà di controllare le trappole per i pesci e di pulire? Chi toglierà la legna e porterà l’acqua? E il cacciatore? E lo scudiero?-

-Torneranno, presto-

-Quando?- gli chiese lei con furia

-Quando mi giureranno assoluta fedeltà-

-Ah! Questo non succederà mai- cercò do liberarsi dalla sua presa ma le possenti mani di William erano salde sulle sue braccia

-Succederà- giurò lui, con voce bassa e minacciosa –Quando la gente vedrà che ti mi accetti con tranquillità, anche loro si calmeranno. A uno a uno torneranno-

-Non succederà mai- ripetè lei –Perché i non accatterò mai la tua presenza qui-

-Così dici tu. La mia esperienza con te mi dice il contrari. Sembra che ti posso convincere praticamente di tutto. Di sicuro non hai dimenticato la scora notte-

-La scorsa notte ho commesso un errore fatale nel giudicarti. La scorsa notte credevo a quello che avevo visto in superficie ed ero troppo stupida per guardare oltre. Ma ora ho scoperto la tua vera identità e non mi farò mia, mai, convincere a commettere lo stesso errore di nuovo-

-Non essere troppo severa con te stessa, Buffy. Ti piacerebbe odiarmi. Lo so. Ma arriverà il giorno in cui le tue naturali passioni prenderanno il sopravvento sull’astio-

-Mai!- gridò lei allontanandosi da lui

-Presto- replicò lui contraddicendola, mentre si affettava a tornare dentro.

“Presto”

William la guardò mentre tornava al castello. Ora tutto suo.

E avrebbe fatto sua anche lei, se lo desiderava. E l’avrebbe tenuta finché lei gli avrebbe procurato piacere.

Lei non era più che una qualsiasi altra donna. Anzi di meno. Sarebbe arrivato il giorno in cui l’avrebbe cacciata da Sunnydale. Ma solo dopo c aver ucciso suo padre e suo zio.

A quel punto avrebbe chiuso con la famiglia Summers una volta per tutto.

 

Per un po’ di tempo le cosa andarono bene. Lei si aggirava tra la sua gente: chi puliva, chi lavava, chi cucinava. Era nella maggior parte dei casi lavoro di donne. Nessun uomo arrivava dal villaggio per riparare imbracature in pelle o intrecciare solide corde di ruvida canapa. Nessuno che piallasse le doghe dei barili. Nessuno che lavorava a mantice. Ma i pasti venivano preparati e quando le campane suonavano l’ora sesta, il pranzo veniva servito.

Buffy voleva stare lontana dalla sala durante la cena, non volava sedere vicino a William. Ma l’imponente guardia non glielo permise.

-Vai in sala- ordinò

-Non me la sento di mangiare- replicò, proseguendo imperterrita sul vialetto dell’orto coperto di paglia

-Beh io si- Parker la prese per un braccio senza tanti complimenti –Vieni…-

-Come ti permetti! Lasciami, brutto vigliacco!-

-Ho fame. Ringhiò lui, riuscendo a mantenere la presa su di lei –Muovi quel culo-

La trascinò verso il cancello dell’orto, ma non riuscì a farla uscire, perché contro le sbarre c’era una vanga e Buffy non ci pensò due volte a prenderla e a colpirlo alla testa.

Lui urlò lasciandola andare. Il bruto cadde come una albero abbattuto quando lei lo colpì.

Da lontano qualcuno gridò e a Buffy sembrò di capire che fosse stata una delle guardie sulla torretta. Ma lei non si mosse, guardando il gallese riverso e fu presa dal panico. L’aveva ucciso?

Si piegò sull’uomo

-Maledizione!- gridò William dall’latra parte del cortile.

Buffy alzò la testa e rimase senza fiato mentre lui attraversava il cortile come una furia. Le cose si sarebbero messe molto male per lei.

-Maledizione!- imprecò di nuovo. Lanciandole un’occhiataccia prima di chinarsi sulla guardia per vedere la ferita

-Parker! Parker! Riesci a sentirmi?-

Sentì in risposta un gemito e, nonostante la rabbia, Buffy si seta profondamente incolpa.

L’uomo gemette di nuovo mentre si alzava e si metteva una mano sulla testa.

-Sto sanguinando!- poi allungò la mano insanguinata verso William, fulminando Buffy con lo sguardo.

-Mi ha aperto la testa con una vanga e senza ragione-

William non si mosse e guardò Buffy, subito imitato dagli latri uomini che erano arrivati a vedere che cosa fosse successo

-Se hai intenzione di rovinarci tutti, uno per uno, ti conviene seguire il mio consiglio, Buffy. Riuscirai a riscuotere molto più successo con le tue prestazioni notturne che con quelle diurne, quando ti possono vedere-

-I suoi uomini scoppiarono a ridere, tutti eccetto Buffy che aveva colpito, Lei lo guardò.

-Non mi lascerò sopraffare dai tuoi scherni-

-Sopraffare?- esclamò lui rivolgendo all’improvviso l’attenzione verso la guardia.

-Io non ho fatto niente- protestò Parker, barcollando –Era ora di mangiare e io avevo fame. Ecco tutto-

William cominciò a innervosirsi.

-Ora basta- proruppe –Bendagli la testa e torna in sala per presiedere al pasto come il tuo solito- infine si girò verso Parker –Vai con lei e poi a mangiare.-

Con un solo sguardo fece sparire anche tutti gli altri. Poi se ne andò anche lui, Buffy e la guardia ferita rimasero da soli nell’orto della cucina. Buffy guardò William andarsene, confusa da quello che era appena successo. Come si doveva comportare?

Il gallese presa la vanga e la portò dall’altra parte dell’orto. Nonostante la diffidenza che provava nei suoi confronti, Buffy sapeva benissimo come si sentiva.

-Vieni- mormorò Buffy

-Non ho bisogno delle tue cure- borbottò la guardia –Me la pagherai per quello che mi hai fatto, non me lo dimenticherò-

-Qui- proseguì imperterrita lei –Prima pulisci la ferita, poi mettici sopra questa-

Parker ghignò –Lo farai tu-

-Non penso proprio- replicò lei. Gli mise davanti una bacinella d’0acuqa e un pezzo di sapone morbido. Ma non aveva benché minima intenzione di toccare quel bruto. Dopo un istante lui cominciò a farlo da solo e quando sussultò per il dolore, Buffy sentì un insolito brivido di pentimento.

-Mi spiace- disse lei, anche se con meno sincerità di quanto sperasse. Era un esempio meschino di umanità gallese; tuttavia, non poteva permettersi di inimicarselo.

Lui la guardò di traverso.

-Ho detto che mi dispiace. Nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere?-

Fece scorrere lo sguardo su di lei, soffermandosi con insolenza sui seni.

-Ti dispiace, vero? Allora perché non facciamo pace?-

Lanciandogli un’occhiataccia, Buffy spalancò la porta.

-Spero che la ferita ti faccia infezione e che vada in cancrena e la testa ti vada in putrefazione-

Poi se ne andò, a testa alta. Dentro, però, ribolliva di rabbia. Lo odiava. Li odiava tutti, soprattutto quel loro capo senza scrupoli: William Darcy!

Quando entrò in sala, passando tra i tavoli, l vide e decise di ignorarlo.

Ma quando prese posto e lui le scostò lo scanno per farla accomodare, non potè evitare di pronunciare riluttanti parole di ringraziamento.

-Hai fatto bene- disse William, rompendole il calice con il vino e offrendoglielo.

-Non ho certo bisogno della tua approvazione per comportarmi come mi hanno insegnato i miei genitori-

-Comunque sia, approvo- fece cenno a un paggio –Servi alla tua padrona la parte migliore dell’uccello. Un pezzo tenero-

-Io non mangio-

Il paggio si era fermato e il suo sguardo impaurito si era spostato da William a lei, poi ancora a William.

-Mangerai invece- disse William, servendola lui stesso.

-Sarà questa la tua risposta a tutte le obiezioni che farò?- proruppe Buffy presa dalla rabbia

-Comunque sia lo farai-

William fece segno al ragazzo di andarsene

-Puoi scegliere di opporti a me, Buffy. Non ho dubbi che ti piacerebbe farlo a ogni occasione. Ma alla fine farai come ti dico: mi obbedirai in tutto. Potrai opporti quando vuoi, se è questo che desideri. Ma sappi perchè sarò io a vincere in ogni battaglia-

- Rimpiangerai questo giorno per il resto dalla tua breve vita- giurò lei

-Lo pensi davvero? Una cosa che non rimpiangerò sarà la nostra notte passata insieme- le prese il braccio, costringendola ancora una volta a sedersi, poi aggiunse in tono più basso sussurrandole le parole nell’orecchio

-Né rimpiangerò quelle che varranno-

CAPITOLO 12

William tenne Buffy sotto controllo per tutto il resto del giorno. Gli venne in mente che era stata decisione stupida, ma che ormai non poteva più tirarsi indietro.

Dal momento che non le piaceva lo sguardo di rancore di Parker, aveva ordinato a Riley e Xander di farle da guardia, con l’ordine preciso che nessuno avrebbe dovuto maltrattarla. Poi ordinò che l’intendente e l’ex capitano delle guardie fossero condotti da lui.

Aveva intenzione di sostituire i vecchi libri contabili con quelli nuovi. Quanto a Adrian, voleva che l’uomo si rendesse conto del tatto con cui William stava compiendo il passaggio di potere a Sunnydale, del controllo inglese a quello gallese.

Guardò attraverso la porta aperta dell’ufficio del castello mentre due uomini entravano nel salone, seguiti da due guardie e vide un sotteso l’illuminare il viso di Buffy. Gettò a terra il lavoro di cucito che aveva in mano, corse da loro e quando Adrian aprì le braccia, lei ci si rifugiò.

William dovette ammettere che Buffy non era una fredda sgualdrina inglese. Nelle sue mutevoli emozioni, si rivelava una parte del sangue materno.

Uscì all’ufficio, nel preciso istante in cui i tre si accorsero della sua presenza. Adrian dapprima s’irrigidì, poi gli alti due si voltarono a guardarlo. William dovette reprimere uno scatto d’ira quando Buffy si appoggiò di nuovo al vecchio cavaliere e l’uomo la stinse a sé come per proteggerla.

-Avete avuto il vostro momento insieme- disse William –Ora abbiamo degli affari da discutere-

-Che tipo di affari?- chiese Buffy

-Affari tra uomini-

-Tutto quello che accade nel castello è anche affar mio e di qualsiasi altra persona-

Adrian la strinse più forte –Stai tranquilla, figliola. Ce ne occupiamo Joshua e io-

-Si, stai tranquilla, figliola- ripetè William divertito –Tu hai un lavoro da svolgere. Comincia a farlo-

Per William la furia di Buffy era quasi uno spettacolo, i suoi occhi verdi scintillarono di rabbia, la pelle di porcellana si infiammava di rossore. Stingeva le mani a pugno, ma in qualche modo riusciva a controllarsi. Adrian le mormorò qualcosa all’orecchio e William al vide stringere i denti. Ma quando l’uomo le diede una pacca sulla spalla e una piccola spinta, Buffy se ne andò.

-Solo un codardo attacca un nemico prendendosi la figlia…soprattutto una ragazzina!- lo attaccò Adrian

-Non è più una ragazzina. Ma ora basta. Dobbiamo discutere di altro-

-Il prezzo del riscatto?-

-Non ho assolutamente bisogno del tuo denaro inglese. Ne ho abbastanza E guadagnato onestamente-

-Si. Ci hanno riferito delle vostre abilità, sia in battaglia sia nei tornei. Non avete mai pensato a chi dovete tutto ciò per la formazione che avete ricevuto?-

-Dovere?- William scoppiò a ridere –Il suo signore mi ha mandato al castello di Branard per separarmi dalla mia patria. Ma ci ha mandato per farmi soffrire nelle mani degli inglesi perché lui non aveva il coraggio di punirmi con le sue mani. Mi ci ha mandato nella speranza che non sopravvivessi. Che invece io ce l’abbia fatta, che sia cresciuto e diventato ricco, non lo devo affatto a lui. Non devo niente a lui e tanto meno a suo fratello, a parte una cosa. La vendetta. E l’avrò-

Adrian non si fece impressionare da quelle amare parole, ma Joshua si. Riley e Xander erano abbastanza vicini da sentire la minaccia. Con un’espressione leggermente accigliata sul suo faccione, Riley si alzò e attraversò la sala.

-E’ stata avvistata una nave- disse William, interrompendo il silenzio –Hanno visto le vele-

William rabbrividì reprimendo l’ira che minacciava di prendere il sopravvento

-Giusto in tempo- borbottò. Poi fissò i due inglesi -Il denaro non mi interessa. Vi sto cacciando da Sunnydale, cacciando da questo castello e da questo paese-

-Che cosa?-

-Ci state lasciando andare?-disse infine l’intendente, mentre era evidente il senso di sollievo nella sua voce.

-Tu e tutti gli altri che non sono nati in Galles ve ne andrete- disse William

-Ma voi non potete cacciarci così- disse Joshua

-Invece posso. Quelli tra voi che hanno mogli gallesi possono scegliere di restare, ma solo se mi giurerete fedeltà. La nave sta arrivando proprio in questo momento. Domani partirete-

Adrian rifletté su quell’informazione prima di rispondere

-Dove ci manderete?-

-A Tintagel-

- Tintagel!- esclamò Joshua –Ma è lontanissimo!-

-Chi ci andrà?- chiese Adrian –Tutti?-

-Lei resta-

-Perché la tenete-

-Secondo te perché?-

Adrian studiò William qualche istante –Non sono sicuro. Forse è più che ovvio. Perché Tintagel- chiese, cambiando discorso.

-Summers non se l’aspetterò. Arriverà qui con pochi uomini e non troverà rinforzi. Lo sconfiggerò- giurò –Sconfiggerò lui e suo fratello-

Adrian si mise le mani conserte, nella stessa posizione di William

-E poi che cosa farete con Buffy?-

William alzò le spalle

-Le è per metà gallese. Se riuscirà a mettere da parte la sua parte inglese, probabilmente riuscirò a darla in moglie a qualche buon uomo gallese. Qualcuno che riuscirà a spezzarle l’orgoglio-

-Siete riuscito a prendere il controllo di una grande fortezza, di una bella famiglia- poi quegli occhi si soffermarono su William, di nuovo taglienti e furiosi –Imparate qualcosa da quello che distruggete-

William scoppiò a ridere –Allora cedi. Ti arrendi senza anche provare a opporti- fece una pausa -Mi aspettavo qualcosa di più da te-

Tuttavia, anziché reagire con rabbia a quelle parole, Adrian rispose con uno sguardi prolungato come se stesse prendendo le misure di William.

-Godetevi la vostra vittoria, figlio mio. Finché dura- poi girò i tacchi dirigendosi di nuovo verso il torrione.

William lo fissò, nascondendo a stento l’impressione che gli avevano fatto di Adrian. Il vecchio cavaliere sapeva come difendersi, anche se aveva torto. Fece segno alle guardie di seguire Adrian. Disse a Joshua.

-Vai in ufficio. Voglio controllare i libri- e mentre l’intendente seguiva l’ordine, gli occhi di Wiliam seguivano Adrian.

Lui sapeva qualcosa. Doveva. Altrimenti non avrebbe potuto essere così compiacente. Ma che cosa poteva essere? E perché non era più preoccupato per la sorte di Buffy?

William si guardò intorno, vedendola camminare nervosamente di fronte al camino, lanciando occhiate di fuoco nella sua direzione. Sopra di lei, sulla parete, c’era un arezzo raffigurante un lupo circondato da rose. Quella sarebbe stata la prima cosa da eliminare. All’improvviso si diresse verso di lei e interruppe il suo andirivieni. Riley sedeva su una sedia, guardando la scena tranquillamente con Xander al suo fianco. Ma per una volta Xander stette zitto. Quando William si avvicinò, comunque, Buffy prese l’attizzatoio dal focolare e se lo mise davanti come un’arma.

-Che razza d’uomo caccia la sua gente dalla propria casa?gridò presa dall’agitazione

-Che razza d’uomo ruba le case di altra gente?- controbatté lui

-Se stai alludendo a mio padre, non ha rubato niente a nessuno! Ha costruito un nuovo villaggio che accoglie chiunque voglia abitarci e una fortezza che protegge gallesi e inglesi indistintamente-

-Non ne abbiamo bisogno!- le strappò l’attizzatoio dalle mani e lo lanciò attraverso la sala. Spaventato, un cane si alzò e cominciò ad abbaiare.

Buffy si sentì terrorizzata quando William si fermò a un passo da lei. Però era pronta a combatterlo.

- Quell’arezzo - disse William indicando sopra la testa di Buffy –Tiralo via. Brucialo. Poi fanne un altro con un drago. Quello è l’emblema del Gallese- aggiunse caustico –Nel caso nessuno te l’avesse detto-

-Sul Galles ne so quanto te- giurò lei, dimenticandosi di essere prudente –Probabilmente di più-

- Probabilmente di più- rise –Allora non ho motivo di credere che realizzerai un capolavoro-

-Creare un arezzo richiede molto tempo. Tu te ne sarai andato ancore prima che io comici- esclamò lei

-Allora dipingi il drago. E gia che ci sei, fanne uno altro nella camera del castellano. Sopra il letto-

La risposta tagliente che Buffy intendeva dargli svanì quando senti la camera del castellano. Che gli occhi di William si fossero infuocati pensando a quello che era successo in quello stesso letto, non rendeva le cose più facili.

-Nella camera del signore- continuò lui –Vorrei che tu dipingessi un drago che sconfigge un lupo-

-Tu non sconfiggerai mai mio padre- giurò lei.

Lui ghignò –Il dipinto non mi serve a ricordare tuo padre-

-Io…io non dipingerò mai una cosa del genere- balbettò lei

-Oh, Buffy, invece lo farai- si avvicinò a lei, con un sorriso di trionfo stampato in faccia e lei indietreggiò –Il drago sopra, il lupo protesto ai suoi piedi-

-Il dragone deve sputare fuoco- intervenne Xander

-Quella è solo leggenda- disse Buffy

-I draghi sono soltanto una leggenda- ripose William

-Ma la neve, quella, è vera- ricordò Riley a tutti loro

Buffy avrebbe voluto baciare il gigante buono. E anche Xander. A loro modo sembravano distrarre William.

William si limitò a guardare gli amici.

-Mi da tremendamente fastidio quando voi due fate la parte della mia coscienza—disse, in tono minaccioso –Non ho bisogno di nessuno di voi per questo-

-MI sorprende anche solo il fatto che tu abbia una coscienza- affermò Buffy –SE stai cercando di sbarazzarti di coloro che ti oppongono resistenza, io dovrei essere la prima a bordo di quella nave-

-Ti hai avuto la possibilità di andartene questa mattina ricordi?- le disse, toccandole il mento con un dito.

Lei si scansò –Sono rimasta per assicurami dell’incolumità di Adrian. Se avessi saputo che avevi gia in mente di scacciarlo…-

-Tu resterai-

-Perché?- gridò lei

Lui la prese per le braccia e si chinò per guardarla dritto negli occhi

-Perché lo voglio io-

-Ma perché? No- disse lei scuotendo la testa, non volendo la sua risposta.

- Dipingi la parete in camera mia, Buffy. Inizia ora- le ordinò. Poi la lasciò indicandole le scale –Prendi i colori e i pennelli, poi vai-

Buffy eseguì l’ordine.

Non lo faceva per obbedienza, disse a se stessa, ma per fuggire

-Oh, Dio- mormorò, mentre i ricordi erotici le fluttuavano nella mente. Si stava innamorando di Spike, sia con la mente che con il corpo. Ma sebbene ora sapesse che lui non era l’uomo che pensava, il suo corpo sembrava incapace di capire.

Pregò di essere capace di respingerlo, qualsiasi cosa avesse fatto lui.

Forte abbastanza da resistergli.

CAPITOLO 13:

William tamburellava con le dita sul tavolo. Non gli piaceva quello che aveva visto. I libri che l’intendente glia aveva mostrato, erano chiari e aggiornati, scritti con precisione da una mano ordinata. Il castello di Sunnydale sembrava ben gestito , sembrava fornire una quantità sufficiente di cibo sia agli abitanti del castello sa a quelli del villaggio. Chi ci lavorava veniva pagato ogni tre mesi a scadenze fisse, la stessa retribuzione andava a gallesi e inglesi indistintamente ed era paragonabile a quella pagata in Inghilterra. Sembrava anche chi i giorni lavorativi che Summers pretendeva dai suoi vassalli fossero meno rispetto alla norma vigente in lati posti in cui William era stato.

Infastidito da tutto ciò, William ritornò amaramente alla pagina scritta in modo preciso per osservare meglio i dati dell’anno pretendente. L’intendente, Joshua, si dondolava in agitazione.

William si fermò con il dito su uno strano simbolo nel libro.

-Che cosa sono queste spese?-

-Nuove arnie per le api. Dieci per l’esattezza-

William si accigliò mentre scorreva l’intera pagina.

-E altri dieci qui? Non è un prezzo troppo slatto per degli alveari?-

-Sono arnie speciali. Il signor Liam paga alcuni uomini anziani per costruirle…- si interruppe quando vide William fulminarlo con lo sguardo.

-Uomini anziani?-

-Si- Joshua si schiarì la voce –Quelli troppo vecchi per lavorare nei capi o fare lavori faticosi. Loro costruiscono le arnie e intrecciano le corde. A volte riparano gli arnesi di pelle. Vedete, per loro è un modo come un altro per vivere, malgrado la loro infermità-

Tamburellava con le dita per l’agitazione. Una volta che avesse sgombrati il posto dagli inglesi, tutto sarebbe migliorato.

Poi rivolse di nuovo l’attenzione al libro mastro.

-E quest’cos’è?- chiese indicando alcuni elenchi

-Quello?- Joshua si chinò sforzando gli occhi per riuscire a leggere –Ah, quelle sono le ultime nascite-

-Imponeva una tassa sulle nascite?-

-Questa è una colonna di spese, mio signore, non di introiti- spiegò Joshua –Fa dono a tutti i bambini nati a Sunnydale nel giorno del loro battesimo-

William sbuffò.

-Non ho mai sentito una cosa del genere-

-Era stata un idea di lady Kimberly…-

William lo interruppe con un gesto impaziente –Questo invece cos’è?-

E continuò così, scorrendo tutte le pagine. Buona gestione, trattamento adeguato e un profitto ottenuto onestamente che andavano a migliorare la vita nel castello sia quella del villaggio. William non avrebbe voluto che Summers fosse un bravo signore per la sua gente, ma i fatti parlavano chiaro, sia nel libro mastro sia ovunque William avesse guardato.

Eppure, tutto ciò non giustificava nulla.

Chiuse di scatto il libro tanto da fa sussultare Joshua.

-Portami il forziere- gli ordinò

-Ecco…eccolo- rispose l’uomo indicando un tozzo armadio

-Aprilo-

-Non…non posso-

-Come sarebbe a dire che non puoi?- disse William in tono minaccioso

-Ci vogliono due chiavi!- rispose spaventato

-Allora valle a prendere-

-Ma ne ho soltanto una-

William cominciava a perdere la pazienza.

-Allora prendi anche la seconda. Chi ce l’ha?-

L’uomo deglutì a fatica –Lady Elisabeth –

William la trovò all’ultimo piano del castello, ma soltanto dopo aver cercato per tutte le stanze, nella stanza dei suoi genitori, da quel momento la sua, e poi in tutto il resto del salone. Era inginocchiata, ma non stava pregando, quando lui entrò come una furia nella stanza della torre spalancando la porta. Non sussultò neanche quando lui si lanciò verso il balcone protetto da un parapetto.

Esplose in tutta la sua rabbia

-Avevi ricevuto l’ordine di dipingere un drago, non di sognarne ad occhi aperti! Probabilmente era il tuo modo di perdere tempo quando eri la signora di questo posto- continuò con tono più distaccato –Ma ora non sai che sullo stesso livello di quelle donne che servono, sei una donzella come tutte le altre, pertanto soggetta agli ordini del tuo rispettabile signore- soffocò poi l’istinto aggiungere –Guardami!-

-Sto riflettendo sul modo migliore di eseguire i tuoi ordine, mio signore. Ci vuole tempo per creare un dipinto. Tanta riflessione. A meno che, certamente, non ti importi di come il drago apparirà-

-Dammi la chiave del forziere-

-Ah, il forziere- Buffy si alzò -Avrei dovuto sapere che alla fine ci saresti arrivato. Eccole qui. Prendile tutte. Così non ti limiterai soltanto all’oro, ma potrai saccheggiare anche il resto delle scorte di Sunnydale-

-Stai equivocando i miei scopi. Non ho mai voluto saccheggiare niente. La gente di queste colline è la mia gente. Non la ferirei mai. Mi sono impossessato di Sunnydale perché è la mia casa. Voglio fare una fortezza gallese te tenetela per il Galles.

-E tenerla per te stesso, vorrai dire-

-Niente di diverso da quello che ha fatto tuo padre-

Buffy scosse la testa –Tu non hai proprio idea di com’è la vita a Sunnydale. Odi la mia famiglia e quindi cerchi di giustificare il fatto di rovinare la vita a tutti. Ma quella che stai cercando è vendetta cieca. Tu sostieni che cos’ verrà fatta giustizia ai tuoi connazionali, ma non sono loro che odiano noi ma tu. Qui non stai cercando, ma vendetta-

-Il tempo dimostrerà che hai torto, Buffy-

Buffy si voltò e guardò l’orizzonte.

William la voleva.

La voleva, e l’avrebbe avuta. Quale colpo peggiore da infliggere a Liam Summers? Quale migliore ricompensa per se stesso?

Le prese una ciocca di capelli lunghi fino alla schiena tra il pollice e l’indice. Lei si irrigidì e subito si mise la mano sulla nuca quando sentì il suo tocco, raccogliendo i capelli sciolti nel suo pungo. Poi si allontanò di un passo.

Lui la seguì. Una parte di lui sapeva che non doveva tormentarla in quel modo. Non si eccitava mia di fronte a una donna non consenziente. Non lo aveva mai fatto. Ma qualcosa in quella particolare donna lo portava a prendere direzioni che mai prima di quel momento aveva preso.

-Sarai confinata nella stanza della torre- le disse “Guardami” pensò

-Sempre meglio di altri posti- replicò lei –Se la mia gente deve essere cacciata, preferisco sopportare la mia prigionia in solitudine-

-Questi piani alti saranno proibiti a tutti eccetto a te e a me- continuò William

-Non perderò occasione per combatterti- giurò lei

Lui sorrise a quelle parole –La mia vita non è stata atro che una successione di battaglie, Buffy. Combatti dolcezza. Usa le tue armi femminile, tutte quelle di cui dispone una donna- le prese il viso con una mano –Forse mi ucciderai del piacere. Mio e tuo-

Lei sussultò, ma William notò i suoi occhi incupirsi e continuò

-Si. Il tuo piacere, Buffy. L’hai scoperto tra le mie braccia. Perché adesso fai finta di provare repulsione al pensiero?-

-Non è una finzione- replicò lei –Io sono davvero disgustata-

-No- la contraddisse lui –Tu non lo sei. Tu credi di doverlo essere, ma se ti capitasse, potresti provare ancora i brividi al tocco della mia mano. Vuoi che te lo dimostri?-

-Mi hai gia dimostrato più di quanto volessi sapere dalle mie debolezze. Di avere commesso un peccato mortale con te è qualcosa di cui sono a conoscenza. Che ne abbia tratto…- esitò –Che ne abbia tratto piacere…una vergogna che mi porterò dentro per sempre-

-Vedremo Buffy cosa succederà. Anzi vedrai-

-Ti odio!-

-Ma è soltanto odio che provi per me? Dimmi la verità Buffy- la sua voce era calda, un provocante sussurro nell’orecchio. –Ora che cosa stai provando?-

-Ti odio- insisteva le, ma senza fiato –Sei disgustoso e crudele come sei sempre stato-

-Ma sono più saggio di tanto tempo fa- si interruppe per qualche istante prima di aggiungere –E tu non sei più una bambina-

Poi si appoggiò con tutto il peso del suo corpo contro di lei e mosse le labbra tra i suoi capelli: Buffy sapeva di trovarsi in una situazione difficile. Perché non era repulsione quella che sentiva quando quel possente corpo gli si strusciava addosso. Qualcosa in lei una parte vile di lei che odiava con tutta se stessa che rispondeva come se lui fosse ancora Spike. Il suo corpo ricordò il piacere che un giovane e onesto menestrello le aveva fatto scoprire e cacciò dalle mente le proteste che dicevano che lui era un impostore e che, in realtà, era il suo più acerrimo nemico. Cercò di evitare la sua bocca ma non ci riuscì. William le baciò il collo, le mordicchiò l’orecchio e quando lei piegò la testa contro il suo petto in segno di resa, lui la baciò sopra la testa.

-Forse ti terrò con me per sempre- mormorò lui -lontana dalla luce. Lontana dalla compagnia degli altri. Se ti porterò tutto ciò di cui avrai bisogno, cibo, acqua e tutto il resto, e se sarò la tua sola compagnia, il tuo solo piacere, confesserai a quel punto la passione che provi per me? Dimmi, Buffy. Lo ammetterai allora?-

-No!- lo spinse via, e con un’imprecazione soffocata William la lanciò andare. Lei si avventò sul parapetto e lo afferrò sporgendosi quanto più poteva, tutto per allontanarsi il più possibile da lui.

- Vattene!- singhiozzò lei –Vattene!-

-Buffy…-

-Vattene!- gridò ancora in tono quasi isterico.

Dopo un lungo momento di silenzi, Buffy sentì la porta aprirsi e poi chiudersi. Se n’era andato.

CAPITOLO 14

Buffy lavorava a un ritmo e con un’intensità alimentati dalla rabbia che la stava consumando. Lui si aspettava la vittoria totale? Gli avrebbe fatto vedere lei. Pensava di poter sconfiggere i Summers? Era soltanto un pazzo! Pensava di poterla sottomettere?

La mano le tramava e il carboncino nella direzione sbagliata sulla grezza parete intonacata

-Maledizione- imprecò, meravigliandosi della facilità con cui aveva imparato a imprecare “Tutta colpa sua” pensò.

Così continuò di malavoglia il suo lavoro finché non sentì dei passi provenire dalle scale. Subito uscì dalla camera lasciando a terra il carboncino e stracci. Non aveva nessuna intenzione di rimanere intrappolata in quella stanza nel caso in cuoi quel farabutto avesse deciso di approfondire il discorso della sottomissione.

Ma fu solo Xander che trovò nell’antica,era e si premette una mano sul petto come cercando di fermare il cuore che batteva all’impazzata-.

-Che cosa vuoi?- disse in tono sprezzante.

Il nano aprì le braccia in un gesto di innocenza.

-Oh, gentile signora, ho bisogno del vostro aiuto. Quella donna in cucina sta davvero mettendo a dura prova la mia pazienza con il suo pianto interrotto. Ho pensato ce potreste venire a calmarla-

Buffy lo guardò di traverso.

Gerta lavora sodo ed è estremamente competente. Ma è anche molto timida. Non mi meraviglia affatto che sia terrorizzata dalle cose orrende che sono accadute qui-

Xander fece una smorfia

-Ha bruciato il pane e salato due volte lo stufato di pesce-

-Ho, mio Dio- replicò ironicamente Buffy, portandosi le mani alle guance e deridendo la preoccupazione del nano. Poi, sbuffando, gli passò davanti e tornò all’affresco.

-Voi ridete- disse Xander, seguendola –Ma ha rovinato anche il vostro pasto, non soltanto il suo-

-Non me ne importa-

-Ma avete detto che intendevate mantenere Sunnydale come è sempre stata. Vi prego, lady Elisabeth. Solo un momento per rassicurare la povera Gerta. Lo dovete alla vostra gente-

-Non ho il permesso di lasciare i piani alti del castello-

-Riley e io vi accompagneremo. Andrà tutto bene-

-e il vostro padrone? William?-

Xander sorrise e la guardò con occhi sornioni

-E’ andato al villaggio. Poi, nel Galles nessun uomo è padrone di qualcun altro. A lui non mi lega niente, a meno che non sia io a deciderlo-

Sebbene non credesse a una sola parole di quello che gli aveva detto il nano, alla fine, la possibilità di disubbidire a William era troppo forte per resistere. Quando arrivarono nelle cucine, tutto era nel caos e l’improvvisa apparizione del gigante e del nano fecero ripiombare tutto il personale nel panico. Gerta si coprì il viso col grembiule e si rannicchiò in un angolo. Solo quando parlò Buffy la donna si fece intravedere il viso attraverso le dita

-Non ti preoccupare- la rassicurò Buffy –Vieni, non c’è ragione di avere paura-

-Oh, milady, siete salva- gridò Gerta, stringendo Buffy in un forte abbraccio.

-Io sono al sicuro e lo sei anche tu. Su, ora riordiniamo la cucina-

 

Quando William arrivò al ponte levatoio poco prima del tramonto, nel castello regnava una strana calma. Il cancello era controllato dai suoi uomini.

Annusò l’aria. Mele. Potevano essere state cotte a vapore o al forno o in qualsiasi altro modo, comunque avevano un profumo straordinario. Continuò ad annusare cominciando ad avere l’acquolina in bocca

-Sembra che ci aspetti un ottima cena stasera- disse ai due scudieri che lo accompagnavano.

-Si, signore-

-SI, milord-

Si guardò intorno, mentre si addentrava nella scala, tutto era al suo posto, me sentiva che c’era qualcosa che non andava.

Tutto era troppo tranquillo.

Quando la mattina se n’era andato aveva lasciato il castello nel caos più totale. I servi erano tutti agitati e presi dal panico, non sapevano che cosa rispondere o cosa fare. Come aveva potuto la situazione cambiare in così poche ore?

Strinse i denti. La risposta era ovvia. Tutto ciò era opera di Buffy. Di Buffy, aiutata, o almeno sostenuta da quelli che William aveva lasciato la responsabilità del castello. Fulminò Xander con lo sguardo, ma il nano sorrise con falsa innocenza.

-Bentornato. Abbiamo tutti molta fame- aggiunse on un sorriso –E coi siete in ritardo-

-Dov’è lei?- borbottò William –E risparmiami la recita. Hi visto cosa sta succedendo-

L’espressione del nano rimase impassibile

-E0 di spora, ne sono sicuro. Non era quello che desideravate?-

William non ripose subito. Pi guardò Xander e gli disse:

-Una volta che avrò terminato con le mie abluzioni, la cena potrò cominciare-

Non si accorse dello sguardo furbo del nano che lo seguiva mentre attraversava la sala. Né vide il cenno d’intesa che si scambiarono Riley e Xander vedendo William che faceva i gradini delle scale due alla volta. Vicino al pianerottolo del secondo piano, comunque, vide Tillo seduto sui gradini. Il viso rugoso del vecchio menestrello si oscurò quando William si avvicinò.

Tillo si alzò.

-State giocando con il fuoco, William. Non riuscite a vedere i cambiamenti traumatici che state scatenando?-

-Che motivo hai di lamentarti? Conoscevi le mie intenzioni sin da quando siamo partiti: impossessarsi del castello di Sunnydale. Non ho mantenuto fede alla mia parola? Persino una mischia, un puro gioco di guerra, implica più spargimenti di sangue di quanto non abbia fatto io qui-

Ma Tillo restava irremovibile –Avete cacciato gli altri inglesi. Perché state tenendo lei?-

-Perché te ne dovrebbe importare?- replicò William, che stava cominciando a perdere la pazienza. Guardò oltre Tillo sulle scale verso la camera al terzo piano dove Buffy probabilmente stava lavorando al suo affresco.

-State giocando con il fuoco, William. E il primo che si brucerà sarete proprio voi-

William fendette l’aria con la mano.

-Ora basta. Il mio piano rimane quello di sempre: impossessarmi del castello, poi scontrarmi con i Summers in battaglia-

Ma Tillo insistette sulla sua linea.

-Ma non avevi mai parlato di combattere contro le donne-

William stentava a credere alle sue orecchie

–Non è mia intenzione combattere contro di lei- poi il tono della voce si fece più compiaciuto.

-La seduzione è molto più semplice e molto più soddisfacente-

Dopo quella dichiarazione non aspettò una risposta, ma passò oltre il suo vecchio amico e proseguì sulle scale, dirigendosi verso la camera che ormai reclamava come sua.

Con un rapido sguardo a tutta la stanza, capì che Buffy non c’era.

La trovò fuori, sul balcone della torre, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Leo lo vide con la coda dell’occhio quando lui entrò, poi distolse lo sguardo, senza mai incontrare il suo.

-Ti devo ringraziare, Buffy- cominciò lui.

Lei si irrigidì e lui si accorse che continuava a tenere lo sguardo fisso sulle acque gelide del mare d’inverno.

-Suppongo che il mio schizzo incontri la tua approvazione-

-Ve ben oltre le mie aspettative. Non mi ero accorto di quanto talento tu avessi- poi fece una pausa-

-Ho visitato le isole britanniche in lungo e in largo. E ho visto molti saloni, decorati con affreschi, bassorilievi e arazzi notevoli. Ma è chiaro che le tue abilitò potranno far si che Sunnydale li superi tutti quanti in bellezza-

Buffy deglutì e serro le labbra.

-Ma questo è soltanto un abbozzo del drago, è soltanto un primo schizzo-

- Esattamente. Che tu riesca a infondere una tale forza ed emozione in un semplice abbozzo, la dice lunga sul tuo innato talento. Non vedo l’ora di ammirare l’opera ultimata. Sarà di sicuro un capolavoro-

-Io non so niente di cosa tu possa aver visto in altri posti. Tutto quello che conosco è il mi lavoro. Lo schizzo che ho abbozzato oggi è stato dettato dalla rabbia. La mia mente non possiede forza e tanto meno emozione, a parte, forse, odio- aggiunse sarcastica

-Beh ma l’odio è un’emozione potentissima. Un’emozione appassionata- replicò William, provocandola di proposito.

Ma lei non raccolse tale provocazione. E lui aggiunse.

-E’ ora di cena. Vorrei che ora tu potessi godere dei frutti dei tuoi sforzi di oggi: quelli nelle cucine-

Lei alzò lo sguardo a quell’osservazione scura in volto.

-Si, lo so che hai preso in mano la situazione dabbasso, sebbene i miei ordini ti avessero imposto il contrario. Il salone non era così tranquillo quando io me ne sono andato questa mattina-

-Forse è stata la tua assenza a riportare la calma- lo provocò lei. Poi, sulla scia di quelle parole, si diresse verso le scale pretendendolo.

William la guardò andarsene, sogghignando peri i suoi scatti d’ira. A dispetto della rabbia, Buffy emanava una particolare aura di seduzione e William dovette che non ne era immune. Aveva avuto tutto il giorno per riflettere su di lei e sulla sua perversa attrazione che provava nei suoi confronti. Aveva conosciuto donne dai tratti più belli dei suoi, donne con corpi più sinuosi che erano molto più avvezzate al piacere della carne di lei. Eppure quella donna…

Scosse la testa. Sebbene non capisse il desiderio che provava nei suoi confronti, era abbastanza saggio da accettarlo come un dato di fatto. La voleva: l’avrebbe sottomessa a lui e alla fine l’avrebbe fatta sua.

Quando William entrò nel salone, Buffy si era seduta in fondo al tavolo. Tutti rivolsero lo sguardo verso William quando fece la sua apparizione. Tutti aspettavano di vedere cosa avrebbe fatto.

-Tu ti siederai al mio fianco- le disse mentre le passava vicino

-No-

-Qui sono io il signore. O fai quello che ti dico o ne pagherai le conseguenze come tutti-

-Allora pagherò le conseguenze- e così dicendo si diresse verso le scale, ma William riuscì ad afferrarla per un polso voltandola verso di lui. Con un grido Buffy si liberò dalla sua presa e gli allungò un sonoro schiaffo sulla guancia.

Tutti i presenti, lei compresa, restarono senza fiato per tanta impudenza.

Che cosa aveva fatto? E a che scopo?

Sebbene fosse indietreggiata, lui la tirò verso di sé. Tanto vicino che i loro visi potevano quasi toccarsi. Lei sentiva il calore del fuoco che bruciava nel camino dietro le sue spalle e qualcuno schiarirsi nervosamente la voce. Si sentì il rumore di una sedia spinta indietro e i passi di qualcuno avvicinarsi. Ma la sua attenzione era rivolta a William.

-Il tuo cuore sta battendo più forte- disse lui, a voce troppo bassa perché qualcuno oltre lei potesse sentilo

-Hai paura?-

Come avrebbe voluto rispondere di no. Ma in quel momento era terrorizzata e sapeva che William riusciva a guardare dentro di lei.

-Si- fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.

-Bene. Sono rassicurato dal fatto che tu abbia ancora un briciolo di autoconservazione –

-Posso avere paura- proseguì lei avventatamente –ma non mi lascerò intimorire da te. E mi rifiuto di sedere al tavolo vicino a te e mangiare insieme quando tu sostieni di essere il signore qui-

Erano parole che volevano colpirlo nell’orgoglio e riuscirono nell’intento. Buffy vide la furia cieca bruciare nei suoi occhi azzurri. Ma la sua voce continuò a mantenere la calma.

-Tu mangerai con me, qui, in questa sala, Buffy. Altrimenti possiamo anche cenare insieme in privato- disse tirandola a se così vicina da riuscire a sentire il calore del suo corpo.

-E’ quello che desideri?-

-No…-

-Penso che possa bastare- intervenne una voce dietro di loro.

Buffy si voltò con un’espressione di gratitudine verso Tillo che era in piedi dietro di loro. Almeno qualcuno era stato abbastanza coraggioso da sfidarlo. Ma con una sola occhiata della furia cieca di William bastò a far svanire quel piccolo barlume di speranza.

-Volevi qualcosa?- proruppe William con tono calmo

-Non biasimarlo per essersi preoccupato- rispose Buffy prima di Tillo –Ci vuole un uomo estremamente coraggioso per intervenire quando sa che la sua unica arma è la ragione-

William spostò il suo sguardo furioso da Tillo a Buffy. Tuttavia, con suo stupore, quelle parole in qualche modo lo avevano calmato. Studiò il suo viso.

-Non c’è bisogno che tu lo difenda da me. Ho grande rispetto per il suo coraggio…e la sua fedeltà. Siediti- aggiunse rivolto a Tillo, senza guardarlo –Le mie mani non le fanno del male-

-Dal momento che non vuoi degnarti di sederti al tavolo centrale ne vuoi cenare con me in privato, non mi resta che un’alternativa. No- disse, interrompendo il sospiro di sollievo di Buffy –Non potrai tornare ancora alla torre. Non ancora-

-che cosa vuoi dire?-

-Se non vuoi ricoprire il ruolo di signora di Sunnydale, allora dovrai ricoprire quello della serva-

-E’ tutto il giorno che lo faccio- replicò lei

-Serva personale intendo- chiarì lui. Senza alcun avvertimento, si diresse verso il tavolo centrale, trascinandola con se. Poi si sedette sulla del padre di Buffy quella del signore.

-Servimi la cena, versami il vino. Rammendami i vestiti, puliscimi gli stivali. Farai tutto questo per me. A meno che tu non preferisca cenare al mio fianco- aggiunse indicando la sedia vuota accanto a lui.

Lei mise da parte l’orgoglio. Anche se con estrema difficoltà, e alzò il mento assumendo un’espressione di assoluta arroganza.

-Molto bene allora. Suppongo che ti servirò la cena-

Dopo quella battuta, la sala tornò lentamente alla normalità.

Ma orami di normale non c’era più niente a Sunnydale. Per tutto il tempo Buffy cercò di mangiucchiare qualcosa mentre serviva le varie pietanze.

Alla fine della cena, Riley e Xander presero i loro strumenti e cominciarono lo spettacolo della sera. Buffy indietreggiò, sperando di poter fuggire in qualche angolo nascosto. Ma William la sorprese e, muovendo solamente un dito la fermò.

-Prendi la mia cetra- le ordinò –E un bel po’ che non predi lezioni-

Lei lo fissò sbalordita –La cetra? Non ho più alcun interesse a imparare a suonarla-

L’espressione di William rimase inalterata, altrimenti sarebbe potuta diventare ancora più compiaciuta.

-Così dici tu. Ma così come una grande rabbia può generare grande musica. Prendi la cetra, donna. Voglio sentirti suonare e cantare prima di andare a letto-

-Non sono proprio in vena di cantare- sibilò lei, stingendo le mani a pugno.

Lui scosse la testa come se fosse stato costretto a mantenere la pazienza

-Non hai capito che non porta a niente oppormi resistenza? Tu suonerai e canterai nella sala, tra tutta questa gente- abbassò il tono della voce –Altrimenti gemerai e griderai in privato con me. Quale delle due scegli?-

Buffy esitò senza fiato. Voleva scagliare contro di lui tutta la sua frustrazione ma aveva troppo vergogna. Si guardò intorno, disgustata dalla possibilità che gli altri avessero potuto sentire quelle orrende parole. Ma nessuno era abbastanza vicino. Meglio prendere la cetra disse tra sé, mentre si dirigeva in camera con le gambe tremanti.

Tuttavia, nella camera in penombra, il drago che aveva abbozzato sulla parete sembrava prendersi gioco di lei, così come il lupo prostrato hai suoi piedi. Fissò lo schizzo con tanta rabbia e, suo malgrado, vide che vi aveva scorto William, emozione furiosa. Passione travolgente.

-Taran- imprecò, voltandosi, disperata, dalla parte opposta. Come era potuto succedere? Ma il giorno dopo avrebbe cambiato il disegno. Quel dipinto non sarebbe stato affatto un capolavoro, giurò a se stessa.

E lui non l’avrebbe più manipolata.

CAPITOLO 14:

Passarono tre giorni. E le tensioni tra Buffy e William aumentavano sempre di più, per le emozioni represse.

Il drago crudele, dipinto nei toni di nero e del blu, con narici lucenti e occhi brillanti, sarebbe dovuto essere ripugnate. Ma per qualche sconosciuto motivo era diventato magnifico.

Che William non ci fosse tutto il giorno era un sollievo. Lei se ne andava quando calava la sera. Lui arrivava quando le se ne era gia andata.

Era passata una settimana . Ormai suo padre doveva gia aver ricevuto l’orribile notizia e sicuramente si stava preparando a tonnare. Ancora un’altra settimana e sarebbe arrivato a porre fine a quella situazione.

Ma una parte di lei temeva quel momento di conflitto perché non poteva che finire male. Uomini come William, suo padre e suo zio Oz non scherzavano quando c’era un combattimento di mezzo. Una battaglia per Sunnydale, e per lei, sarebbe stato un duello che avrebbe portato alla morte di qualcuno.

La porta si aprì cigolando e lei si voltò di colpo, il cuore le usciva dal petto come sempre quando pensava che William si stesse avvicinando. Ma non era lui, ma Tillo. E con la stessa rapidità con cui il cuore aveva accelerato i suoi battiti, per la delusione, tornò a pulsare in modo regolare.

-E’ alle scuderie che affila la spada- disse il vecchio menestrello, mentre si trascinava dentro. Poi alzò lo sguardo all’affresco

-Possedete un talento davvero raro, figlia mia-

-Lo odio- replicò Buffy.

-Odiate il vostro talento?-

-Odio questo dipinto-

Tillo la guardò di traverso –Ma è semplicemente splendido-

Buffy battè il pennello nella bacinella da risciacquo.

-Non doveva diventarlo-

-Ah si- annuì Tillo – Capisco-

-Davvero?- replicò Buffy in tono sarcastico.

-Si, davvero- Tillo la guardò a lungo poi sospirò -Ci sono donne che sembrano desinate a partecipare al loro stesso declino. Non capisco il perché -

Si stava riferendo a lei?

-Vedo che William si è vantato con voi- mormorò Buffy –Beh, qualsiasi cosa abbia detto, è una menzogna. Magari posso aver ceduto a Spike- ammise –Ma una volta scoperta la sua vera identità, ho fatto di tutto per cercare di difendermi dalla sue provocazioni-

-Troppo tardi- affermò Tillo, con lo sguardo sull’affresco -Troppo tardi-

Lacrime di frustrazione punsero gli occhi di Buffy.

-Sarà troppo tardi per lui quando mio padre arriverà -

-Si. E qualcuno quel giorno dovrà morire-

Buffy tacque a quelle parole.

-Voi non volete che William muoia, vero?Non…non mi importa che cosa gli possa succedere-

Tillo battè il bastone sul pavimento

-Non c’è tempo per le bugie. Non c’è tempo- ripetè con convinzione

-Non importa quello che voglio!- gridò Buffy –Non capite? Loro combatteranno indipendentemente da quello che voglio io-

Ma il vecchio sembrava perso nei suoi pensieri. Abbassò il cappuccio che gli calzava a pennello e che gli copriva la testa e le spalle.

Buffy lo guardò in modo strano

-Desiderate acqua cada per il bagno?- osò dire –La cucina è molto più calda di questa camera-

-Io sono una donna- dichiarò Tillo con aria di sfida.

Una donna? Buffy non reagì immediatamente a quella sconvolgente rivelazione. Come poteva essere una donna? Poi il vecchio tirò indietro la crocchia di capelli grigi sulla nuca.

Tillo era una donna.

-Ma…ma perché avete fatto credere di essere un uomo?- le chiese Buffy.

Tillo sospirò.

-Una donna da sola non è al sicuro- affermò

-Si…si, capisco. Ma perché avete deciso di rivelavi proprio adesso? E a me? Lo sa William?- aggiunse Buffy.

-Ho bisogno d’aiuto- ammise Tillo -E tu del mio-

-William lo sa?-

-Non c’è bisogno che lo sappia-

-Di sicuro non hai paura di lui-

-Gli uomini guardano le donne in modo diverso da come guarderebbero un uomo. Come uomo, anche se vecchio, valgo qualcosa se pur poco. Come una vecchia donna, non valgo proprio niente.-

- Ancora non capisco il tuo scopo di rivelarti a me-

-Non credo che tu voglia che il tuo amante muoia-

-Lui non è il mio amante!-

-Ma lo è stato- disse Tillo –Non avere paura, figliola. Neanch’io voglio che lui muoia è sempre stato coretto con me. Quindi tu devi scappare e andare a cercare tuo padre-

 

 

 

Kimberly non alzò lo sguardo quando il messaggero si avvicinò a Liam. Sicuramente altre riunioni e inviti. Erano a Londra da soli tre giorni e lei stava gia cominciando a stancarsi. Come se non bastasse, solo il giorno prima avevano saputo che Benjamin Summers, il fratello maggiore di Liam, era morto due settimane prima, senza lasciare eredi. Ciò significava che Liam sarebbe stato nominato signore di Aslin.

Kimberly non era certa di come dovesse sentirsi lui. Malgrado fossero gallesi, lei e la moglie di Oz, Maeve, erano già state trascinate negli intrighi delle nobildonne della corte reale. Kimberly trovava la vita londinese pretenziosa e spesso stupida.

- C’è qualcosa di ballo- mormorò Maeve, toccandole il gomito.

Kimberly studiò o tre nastri con cui aveva legato le trecce di Dawn. Quel giorno, nel tardo pomeriggio, la ragazza sarebbe stata presentata alla regina.

-Che c’è adesso? Qualcuno si è forse seduto all’estremità del tavolo sbagliato-

Il sarcasmo svanì, quando Liam s’irrigidì. E prese il messaggero per il bavero della tunica come per ammazzarlo, Kimberly balzò in piedi, dimenticandosi delle frivolezze.

-Come può essere?- esclamò a denti stretti Liam rivolto a l’uomo tremante -Ho costruito Sunnydale perché fosse una fortezza inespugnabile-

-Si, milord. Ma…ma lui ha ingannato tutti…-

-Adrian non è uno stupido per non…-

-Liam!- gridò Kimberly –Che cosa c’è?-

Quando si voltò verso la moglie, il viso di Liam era paonazzo per la rabbia: gli occhi erano accecati dall’ira e dalla paura.

-Lady Elisabeth è…illesa- balbettò il messaggero quasi soffocando dalla ferrea presa di Liam –In realtà…non c’è stato molto spargimento di sangue. E nessuna vittima-

-Buffy?- il cuore di Kimberly sembrò smettere di battere -Mio Dio, che cosa è successo a Sunnydale?- prese Liam per un braccio –Dimmelo! Che cosa è successo?!-

-William Darcy- sputò quelle parole come se fossero sudice. Poi liberò all’improvviso il povero messaggero.

-Quel brutto figlio di puttana- rivolse il suo sguardo furente verso il fratello Oz –Averi dovuto ucciderlo dieci anni fa. Non avrei mai dovuto ascoltarti-

Oz si irrigidì e le mani si strinsero a pugno, Maeve gli mise una mano sul braccio per calmarlo.

Ma la rabbia di Oz non era diretta a Liam.

-Se ha anche solo osato torcerle un capello, giuro che lo uccido io con le mie mani- poi si rivolse al messaggero impaurito –Dicci tutto quello che è successo. Tutto!-

-Ha tenuto Buffy tra le braccia quando era ancora una bambina in fasce- Kimberly cercò di rassicurare il marito, mentre lui si dirigeva furioso alle scuderie.

–Non le farà del male-

-Allora era soltanto un ragazzo-

-Un ragazzo selvaggio. Un ragazzo inesperto e arrabbiato! Eppure è sempre stato gentile con lei-

-Tu dimentichi di quanto odio nutra nei miei confronti…e di Oz ancore di più. Dio sono stato uno stupido idiota a pensare che l’educazione da cavaliere potesse cambiarlo. E ora tiene in ostaggio Buffy…-

Si interruppe e deglutì a fatica. Poi impartì una serie di ordini al capo delle scuderie.

-Quando partiamo?- chiese Kimberly

Lui la fulminò con lo sguardo.

-Oz e io partiamo tra un’ora. Tu e Maeve e i bambini andrete a Bailwyn: Kevin è grande abbastanza da proteggervi-

-Io verrò a Sunnydale con voi-

-Viaggeremo a ritmo serrato, v- Sarà impossibile per te e i bambini tenere il ritmo-

Lei si avvicinò e gli buttò le mani al collo

-Ti prometto, Liam, che non rallenteremo la vostra corsa. Maeve e io abbiamo deciso, quindi non discutere. Partiremo con te, una famiglia unita per difendere la nostra casa. Amiamo i nostri uomini, i nostri figli e le nostre case, sopra ogni cosa-

Un leggero sorriso rilassò i muscoli facciali del volto di Liam.

-Sono contento di averti con me e non contro di me, amore mio. La tua ostinazione gallese mi è di grande conforto- e le baciò la fronte.

-Ma l’ostinazione gallese di William non è altrettanto confortante- replicò Kimberly.

Liam si staccò da lei

-Non dovrai difenderlo quell’ingrato senza scrupoli davanti a me. Se questo è il motivo per cui partirai con noi, meglio che tu resti qui-

Lei si irrigidì e lo fissò.

-Parto con te per salvare mia figlia-

Si guardarono negli occhi per un lungo istante.

-Molto bene- concesse lui –Ma stiamo soltanto perdendo tempo. Muoviamoci ora-

“Si” pensò Kimberly “Muoviamoci. Andiamo a vedere se la nostra primogenita ha saputo domare il selvaggio cavaliere gallese che nessun altro sembra essere in grado di tenere a bada”

CAPITOLO 15:

Buffy odiava l’affresco finito. Eppure sembrava che ogni scusa fosse buona per introdursi nella camera del padrone per starsene, come in quel momento, a fissare l’orribile drago che dominava il lupo ribelle sotto di lui.

Ammise, anche se con amarezza, che non aveva mai portato a termine lavoro più bello. In verità, avrebbe dovuto utilizzare colori più resistenti per conservarlo.

Ma presto l’avrebbe cancellato, pensò. La pace relativa di quest’ultima settimana sarebbe finita e suo padre e suo zio sarebbero arrivati per affrontare William una volta per tutte.

Buffy cercò di trattenere le lacrime di infelicità che le stavano pungendo gli occhi. Non era corretto, né nei confronti di suo padre né in quelli di William. Rise in modo isterica un’idea tanto assurda. Era paradossale che, proprio lei, che aveva odiato William Darcy per tutta la vita, in quel momento potesse temere per la sua vita e persino capire che cosa avesse alimentato la sua rabbia.

Poteva una notte fugace di passione averla spinta tanto lontano? Ma non era soltanto quello, pensò. In realtà, c’era molto di più- Aveva sempre visto William come un orco, un mostro che odiava tutti. Ma in meno di una settimana l’aveva conosciuto abbastanza per comprendere che quel giudizio era superficiale. William era un buon capo per i suoi connazionali ed era corretto con coloro che aveva sconfitto…fintanto che ubbidivano ai suoi ordini. Non aveva saccheggiato Sunnydale, come lei aveva temuto- Al contrario, sembrava determinato a renderlo ancora più produttivo di quando gia non fosse.

Inoltre, non aveva mia più tentato di potersela a letto. Né altre donne nel castello erano state molestate o importunate .

Che cosa doveva fare con un uomo simile?

-Ebbene. Ti trovo ancora nella mai stanza-

Buffy ebbe un sussulto e rimase senza fiato. Con una mano si tenne nervosamente stretta la gola quando vide William sulla soglia. Lui appoggiò una spalla contro la porta con disinvoltura. Lei, invece, con il cuore che le batteva all’impazzata e il viso rosso fuoco, era tutto fuorché disinvolta.

Lui guardò l’affresco, poi ridacchiò, con un sorrisetto compiaciuto.

-Stai ancora ammirando il tuo capolavoro? O volevi qualcos’altro?- questa volta rivolse lo sguardo al letto.

Lei strinse i denti, si voltò e prese il candelabro dalla piccola cassapanca.

-Sembra che tu sia rozzo proprio come quel tuo uomo Parker. Non che la cosa mi meravigli. Sono venuta come mi avevi ordinato. Ecco tutto. Devo smoccolare le candele-

Guardò oltre le spalle di William. Lui era ancora contro la porta e le impediva di passare.

-MI fai passare almeno? O sei così annoiato che sei venuto per tormentarmi con la tua presenza indesiderata?- aggiunse lei con tono altezzoso.

-Ti devo spingere sul letto?- la prese per le spalle, accarezzandole con le sue bellissime mani(cosa personale le adoro), e la spinse anche se non abbastanza da farla cadere sul materasso. Tuttavia Buffy dovette sforzarsi per non cadere.

-Sei sicura che la mia presenza si indesiderata?- mormorò lui, provocandola. Premette ancora di più e lei dovette afferrarlo per la tunica per riuscire a rimanere in piedi.

-Smettila con questa assurdità! Lasciami in pace- gli ordinò lei, anche se la sua voce era spezzata dall’emozione.

-E chi mi costringerà?- sussurro quelle parole mentre si chinava verso di lei.

In effetti chi? William le rapiva i sensi tanto da non farla pensare.

-Tu…tu non ti perdoneresti uno stupro- farfugliò in fine –E’ quello che hai sempre detto-

-Infatti. Non me lo perdonerei. Ma la seduzione…La seduzione è tutta un’altra cosa. Ti è piaciuto Buffy. Lo sappiamo entrambi. E anche a me è piaciuto. Sei pronta a essere sedotta ancora, dolcezza? T sta battendo forte il cuore? Hai il fuoco nelle vene?-

La tirò forte contro si sé, poi sfregò il suo petto contro i suoi capezzoli induriti. Fu soltanto un lieve movimento, ma bastò a rapirle completamente i sensi.

-Dimmi la verità- continuo in un roco sussurro –I tuoi seni desiderano il mio tocco?-

“SI, SI,SI” voleva gridare. Ma tenne le labbra serrate per trattenere quelle parole traditrici.

Poi con un ginocchio William premette tra le cosce di Buffy fino a farle emettere un piccolo gemito di colpa. Lo desiderava ardentemente in ogni sua parte. William spinse con più forza la gamba contro di lei per alimentarle il desiderio.

-Oh Dio! Che bello. Vero?- le sua voce era ancora più roca e sensuale.

“Più che semplicemente bello” Buffy chinò la tesa e combatté il desiderio fisico che William le provocava dentro. Come poteva volere quell’uomo? Come poteva?

Perché non era il menestrello che lei aveva pensato che fosse?

-Tu non sei Spike- mormorò lei opponendogli resistenza. Gli colpì il petto con un pugno, poi con entrambi –Tu non sei Spike!- gridò

Lui si accigliò –Uffern Dan!Io sono lui- giurò -Sono lui- poi le si impadronì della bocca

“Lui non è Spike” disse Buffy a se stessa. Ma alla fine cedette, fondendosi con lui partecipando attivamente al bacio.

Lui le morse la bocca, assaporando il suoi premio. Ma poi Buffy gli prese il viso prima con una sola mano poi anche con l’altra. Gli teneva il viso tra le mani in un modo che era allo stesso tempo erotico e innocente. William sentì tutto cambiare, come se il mondo si stesse muovendo sotto di lui.

Lui le mise le mani nei capelli e si spinse con i fianchi contro il suo soffice ventre.

Con un rapido movimento, la spinse all’indietro e in men che non si dica Buffy si ritrovò sotto di lui. La bocca di lui divorava quella di lei. La penetrò a fondo con la lingua, possedendole la bocca, dimostrando a se stesso, e a lei, che era sua. Voleva possederla e usarla in ogni modo carnale in cui aveva imparato a usare una donna.

Ma poi lei sospirò circondandogli il collo con una braccio, come per prolungare il bacio. Di nuovo William sentì come se qualcosa battesse forte nel suo petto.

Colpa?

No. Non colpa. Non c’era motivo per sentirla.

Si allontanò un attimo da lei, Ma Buffy si alzò con lui e in qualche modo prese il controllo del bacio. La lingua di Buffy s’insinuò nella sua bocca, eccitandolo con un’incursione provocante, con la mano gli accarezzava l’orecchio nel modo più erotico che potesse immaginare.

-Dio santissimo- imprecò lui, staccandosi –Non farlo-

Si alzò appoggiandosi sui gomiti. Sotto di lui, Buffy giaceva senza fiato e bellissima. Arruffata, con i capelli scompigliati attorno a lei. Gli occhi brillanti di desiderio, le labbra rosse di passione. Lei desiderava lui e lui desiderava lei. Non c’era niente di complicato. Allora perché William esitava?

Buffy deglutì –Che cosa….che cosa c’è?-

Non sapeva spiegarselo. Come poteva volere una donna così ardentemente eppure esitare quando lei si dichiarava pronta? Lui era eccitato, al punto da star male. Eppure qualcosa lo metteva in guardia e lo distanziava da lei, una sorta di buonsenso.

Ma tutto ciò era ridicolo. Lei non era un guerriero con un’arma pronta a colpirlo. Lei era semplicemente una donna.

La fissò, come se fosse una creatura che non aveva mai visto. In quella posizione lui aveva avuto donne più belle di lei. Donne con un seno più prosperose e di gran lunga più esperte. Donne con mani sapienti e labbra sensuali. Mentre guardava quella donna, però, i visi, i nomi e gli attributi fisici delle altre scomparivano all’improvviso.

“Per Dio, sto impazzendo”

Si allontanò di scatto da lei e dal letto e si mise in piedi al centro delle stanza

-Allora, è soltanto Spike che desideri?- la provocò lui –Non sempre proprio. Ti stai dimostrando un’amante molto volubile-

Lei rimase senza fiato a quelle parole crudeli, poi distolse lo sguardo e strinse i pugni dalla disperazione. Perché lo aveva detto? L’aveva ferita senza alcuna ragione, nessuna eccetto quel panico inspiegabile che l’aveva spinto a tanto.

La vide triste e umiliata e si sentì male per averla fatte sentire così.

-Buffy- cominciò lui porgendole la mano…una mano che tremava. Quando lei si sottrasse, lasciò cadere il braccio.

Quel silenzio era opprimente. Buffy non pianse, ne se la prese con lui. William avrebbe preferito una delle sue solite reazione piuttosto che il silenzio. Stinse i denti.

-Ho sbagliato a dirti quelle cose-

Lei non si mosse.

Il petto gli faceva male che era doloroso persino respirare

.Mi sbagliavo- ripetè a se stesso. Poi come un codardo, si voltò e se ne andò, abbandonando il campo perché lei lo aveva terrorizzato!

“Ti sei dimostrata un’amante molto volubile”

Buffy giaceva nelle strazianti postumi del desiderio insoddisfatto e quelle parole crudeli le rimbombavano in testa.

“Un’amante molto volubile”

Lui l’aveva sedotta, poi beffata con il suo trionfo.

-Ti odio- gridò verso l’affresco, contro William e contro se stessa -Ti ODIO!!-

Due piani sotto, nel salone William sedeva sull’altro scranno del signore con lo sguardo perso nel vuoto. Sentì gli sfoghi di Buffy…mezzo castello il aveva sentiti…e voleva andare da lei. Ma sapeva che l’ultima persona che in quel momento l’avrebbe calmata. Il senso di colpa lo assalì da capo a piedi. Si prese la testa tra le mani e la scosse.

Era un idiota, e lei gliela avrebbe fatta pagare cara.

CAPITOLO 16:

 

William si aspettava di trovare la sua camera sottosopra. Ma non fu così.

Ma l’affresco…

C’era soltanto una torcia accesa, ma riusciva ad illuminare abbastanza a rendere l’idea della portata dei danni. Lo guardò attentamente, sbigottito di fronte al disastro che Buffy aveva creato con tanta rapidità. Giorni e giorni di lavoro per crearlo e soltanto pochi minuti per distruggerlo.

-Uffer dan- imprecò William. Si accigliò, mettendosi le mani nei capelli -Che cosa diavolo hai combinato?-

Qualcosa si mosse nell’ombra alla sua sinistra. Qualcuno. Poi lei si fece avanti gli passò davanti sicura si se per guardare il miscuglio si colori e acqua che ricopriva la parete.

-Ti piace?- gli chiese –Credo che ci abbia guadagnato di gran lunga-

Lui avanzò verso di lei e l’afferrò per le braccia.

Accidenti a te! Come hai potuto distruggere un’opera fatta da te?-

-La odiavo!-

-Se l’avessi odiato non ci avresti lavorato così a lungo. Non avresti creato quelle immagini con tanta passione-

Lei alzò lo sguardo

-Era rivoltavate –

L’ira si mischiò alla comprensione. William strinse i pugni.

-Dovrai ridipingerlo-

Senza dire una parola Buffy scosse la testa.

-Farai come ti dico, Buffy, altrimenti ne pagherai le conseguenze-

A quella minaccia gli occhi le si incupirono, ma lei continuò ad opporsi.

-Allora pagherò le conseguenze. Non mi metterò a ridipingere i tuoi disgustosi affreschi. Né favorirò la tua temporanea gestione del castello. Se potessi abbattere le mura di Sunnydale, pietra dopo pietra, per impedirti di prenderne il possesso, giuro che lo farei-

-Maledizione! Avrei dovuto mandarti via con gli altri!-

-Perché non l’hai fatto!- gridò, divincolandosi per sfuggire alla sua presa.

-Perché volevo…- s’interrupe. Perché voleva possedere la figlia del suo nemico. E perché in quel momento voleva semplicemente possedere lei.

-Tu ridipingerai quella parete!-

-Mai!-

-Uffer dan!- imprecò di nuovo lui, con gli occhi infuocati –Che Dio mi trattenga da…- si interruppe –Qualsiasi uomo ti picchierebbe per questo tuo atteggiamento di sfida. Qualsiasi uomo non ci penserebbe due volte a usarti, poi concederti al piacere dei suoi uomini. Ah, vedo che questa eventualità ti spaventa- aggiunse quando la vide spaventata.

E in effetti era così.

-Ma tu non sei come tutti gli altri uomini- replicò, incapace di sopportare sul senso di attesa in cui la stava lasciando senza rivelarle quello che aveva in serbo per lei.

Buffy sentì la presa di William sulle braccia diventare più forte. Ma questa volta sembrava guidarlo un’emozione diversa dalla furia. Buffy si rese conto che era desiderio. Un desiderio puramente carnale verso di lei. Lo riconobbe perché anche lei stava provando la stessa sensazione.

Rabbrividì, desiderava un uomo che odiava.

-No- disse lui in un sussurro roco, tirandola più vicina a se –Non sono come gli altri. Sono più stupido di loro- la guardò negli occhi. Senza muoversi. Era tutto nervi e più pericoloso di quanto non fosse stato.

La tenne così a lungo che Buffy pensò che William l’avrebbe di sicuro baciata, come aveva gia fatto. E lei come si sarebbe comportata?.

-Sali nella stanza della torre- le ordinò lasciandola.

Lei barcollò, poi si aggrappò al tavolo vicino alla porta.

-Volentieri- replicò –Farei qualsiasi cosa per andarmene da questa stanza… e per sbarazzarmi della tua insopportabile presenza-

Ma non se ne andò. Restò sulla soglia, lacerata dal suo conflitto tra giusto e sbagliato, tra dovere e piacere

-Vai via di qui, William. Vattene prima che qualcuno debba morire. Non ne vale la pena-

William si irrigidì ancora di più a quelle parole. Fece una smorfia piena di cinismo

-Per chi ha paura, Buffy? Tuo padre? Per tuo zio?- aspettò, scuro in volto, e Buffy sospettò che si nascondesse dietro la sua ira. Ma lei non ne poteva più di provare rabbia. Aveva esaurito la sua distruggendo l’affresco.

-Si. Ho paura per loro. Ma ho paura anche per te, William. Per te- poi si voltò e se ne andò.

William le seguì con lo sguardo. I muscoli rimasero tesi, aveva tutto il copro rigido. Era l’unico modo in cui poteva impedire a se stesso di seguirla.

Perché aveva detto quello cose?

Che cosa significava? Aveva davvero paura per lui?

In tutti quegli anni gli era capitato di desiderare molte donne e la maggior parte di loro si diceva preoccupata quando lui partiva per qualche rissa, torneo o battaglia. Tutte le donne volevano che i loro uomo fosse un campione, che sconfigge coloro contro cui si batteva. Prima delle sue amanti non aveva mai conosciuto la vera preoccupazione di una donna per lui…a parte, per breve tempo, quella di Kimberly. Ma lei aveva tradito la sua gente per un Summers e in seguito la sua amica Maeve aveva fatto lo stesso. La loro preoccupazione per lui non era stata sincera. Quanto a sua madre, era morto quando lui era ancora in fasce sapeva solo che aveva voluto chiamarlo William.

In quel momento c’era Buffy che aveva espresso apprensione per lui. Doveva crederle?.

Colpì con un pungo il muro. Era l’attesa che lo faceva arrovellare. Aveva bisogno di confrontarsi con i suoi nemici e sconfiggerli. Aspettarli lo stava facendo impazzire.

Purtroppo le giornate occupavano soltanto la metà del tempo a disposizione di William. Le notti erano tutta un’altra cosa.

La sera del terzo giorno di conflitto con Buffy, William rientrò in stanza più tardi del solito e più ubriaco. In mentre aveva solo ed esclusivamente lei. Lo perseguitava nei pensieri e nei sogni. Lo torturava di giorno e di notte. E perché?

Perché era frustrato “semplice” pensò

In quel momento sentì l’impellente desiderio di possederla e per un istante non si oppose a quella sensazione. La voleva. E lei voleva lui. Aveva assaporato il suo desiderio sulle labbra e l’aveva sentito nel suo morbido corpo. La bestia che era in lui si infuriò. William premette con la mano sull’inguine che gli faceva male. Accidenti a lei per averla spuntata in quella guerra privata che aveva iniziato!

Si alzò di scatto dirigendosi verso la porta. Fece i gradini a due a due, e in poco era davanti alla porticina della stanza della torre. Tre giorni di agonia. Doveva finire.

Ma che cosa avrebbe potuto fare?

Porre fine al tormento che lei aveva causato. Soddisfare la fame che lo assaliva. Prendersi quello che era suo.

Al vincitore andava tutto il bottino. Lui era il vincitore e lei il bottino. Non poteva più aspettare. Mise la mani sulla porta, poi si bloccò quando sentì un suono. Buffy stava parlando ad alta voce.

-…aiutami a fare quello che dovrei…-

No. Stava pregando.

-…è se pecco. So che lo è. Allora sono una peccatrice- poi gemette e William deglutì. Stava piangendo eppure le sua voce lo eccitava incredibilmente. Dio, ma lui non era certo migliore di quell’uomo rozzo e sempre in calore di suo padre…voleva una donna anche mentre stava pregando.

Cominciò a indietreggiare. Tuttavia, quando sentì i suoi singhiozzi, impietrì.

“Maledizione” Stava piangendo. Quando la sentì singhiozzare ancora, aprì la porta ed entrò.

C’era una sola candela che bruciava quando lui aprì la porta e quasi si spense.

William la vide alzarsi di scatto. Il suo viso era arrossato dal pianto. Aveva i capelli sciolti, una chioma di ciocche di seta, e indossava soltanto una camicia.

La guardava incantato.

-Sei…venuto- mormorò lei –Stavo proprio pensando a te e tu…tu sei venuto-

-Stavi preghando - che parole stupide pensò lui.

Buffy dissolse lo sguardo e si bagno le labbra.

-Hai sentito quello che ho detto?-

-Ma se tu sei una peccatrice, Buffy, io lo sono dieci volte di più-

Lo guardava dal suo giaciglio. Vide quanto le sue spalle riempivano la porta. L’aveva raggiunta per peccare con lei? Il suo cuore batteva di gioia. Era arrivato in uno momento in cui lei lo voleva come non mai. Per tre giorni l’aveva immaginato sulla soglia, a riempire lo spazio con il suo corpo da guerriero.

William entro chiudendo la porta.

Buffy deglutì a fatica. Lei sapeva che lui non le avrebbe fatto male, non fisicamente. Ma il suo cuore….Quello avrebbe potuto spezzarsi…e lo avrebbe fatto.

Per un momento esitò. Se avesse ceduto a quei desideri perversi, lo avrebbe rimpianto poi. Forse non quella sera. Ma in seguito.

“Ma ti pentirai molto di più se lo rifiuterai, te ne pentirai per sempre.

Lui avanzò verso di lei. Tre passi e le fu vicino.

-Sono venuto per te- disse lui, con la voce bassa e roca –non mi rifiuterai-

-No-

-Non dirmi di no, Buffy. Non serve-

Lei emise un gemito.

-Volevo dire no. Non ti rifiuterò-

Se possibile lo sguardo di William diventò ancor più bramoso. E lei sussurrò il suo nome.

-William…-

Si chinò su di lei e come se Buffy avesse il peso di una piuma la sollevò tra le braccia e lei lo lasciò fare. Tra le sue braccia, tra le sue potenti braccia da nemico, lei si abbandonò.

Poi William si stese su di lei.

Lui aveva pochi vestite lei praticamente niente. Gliela tolse.

Combattevano. William era più forte e spingeva sul materasso. Ma la forza di Buffy era di un altro tipo. Tirava William a se e lo costringeva ad essere gentile. Lui la dominava, ma lei lo domava.

E quando la tesa virilità di William premette sulla femminilità di buffy, allo stesso minacciosa e promettente, Buffy inarcò il corpo contro di lui. Voleva che lui mantenesse le promesse, a promessa di sollievo, piacere, gioia inimmaginabile.

Questa volta non c’era dolore, solo calore e pienezza un inspiegabile senso di appagamento. Era bello e giusto e, improvvisamente, lei no n trattenne più i gemiti.

-William- disse senza fiato, avvinghiandosi a lui.

Lui rispose con un bacio, profondo e appassionato.

Quando William cominciò ad accelerare il ritmo dell’amplesso, Buffy rispose a ognuna di quelle potenti spinte. Lui era i drago da temere. Da combattere. Ma lei era il lupo e aveva le sue armi. Lui si stava facendo trasportare sempre di più. Buffy si aggrappò alle sue spalle. Gli mise le braccia intorno al collo. Gli passò le dita tra i capelli. Gli cinse i fianchi con le gambe. Poi, come se tutto il potere di William l’avesse investita di colpo, sentì l’eccitazione raggiungere il suo apice.

Anche lui doveva averla sentita, perché le spinte si fecero sempre più rapide e più profonde. All’improvviso Buffy ebbe paura. Era troppo per lei. William doveva fermarsi.

-Buffy- ansimò lui –Oh Buffy…-

Poi con un grido di paura, lei si abbandonò al piacere che la travolse, lasciandola senza fiato. Eppure, riuscì a sentire il suo grido quando l’onda del piacere colpì anche lui. Sentì ogni meraviglioso, terrificante tremito. E dopo, averla inondata di passione, William crollò su di lei, e Buffy lo abbracciò con tutta la forza che aveva.

Dopo un po’, William borbottò qualcosa, si staccò da lei e sospirò profondamente.

-Scusami- le mormorò, rotolando sul fianco. Ma il suo braccio rimase attorno a lei. Quando lei cominciò a tremare di freddo, William tirò su di loro una coperta di lana pensate e ruvida, ma a Buffy non importava.

Si sentiva bene.

Quando si svegliò, era sul fianco con la schiena rivolta a William che l’avvolgeva in un abbraccio. Le sue braccia erano forti e sicure.

Che cosa aveva fatto?

Lui era nudo accanto a lei, la risposta era abbastanza ovvia. Ma perché lo aveva fatto? Quello le era meno chiaro.

Dietro di lei William si scostò nel sonno e con il ginocchio si insinuò tra le sue gambe.

Poi con le nocche della mano destra andò a toccare uno dei capezzoli. Di colpo il corpo di Buffy si fece teso dall’eccitazione. Lui le sfregò il capezzolo ancora una volta.

Era sveglio.

Il calore nel ventre di Buffy diventò inferno.

-Ti piace?- le sussurrò lui tra i capelli.

Buffy non riuscì a rispondere a parole. Ma il respiro le si fermò in gola.

-Poteri continuare così per tutta la notte, Buffy. Per tutta la notte. Per tutto il giorno. Ti piacerebbe?-

Infilò il viso tra i suoi capelli e le baciò la nuca continuando il movimento della mano.

-Mi…mi piace- confessò Buffy, a malapena.

Lui la tirò più vicina a se, premendo contro la sua schiena nuda. Buffy sentì la sua eccitazione contro di lei e rabbrividì di anticipazione. Stava per unirsi a lei ancora? Lo sperava con tutta se stessa!

Cominciò a sfregarle i capezzoli con il pollice e quando la sentì gemere, gemette anche lui, la girò, mettendola supina e in un attimo fu tra le sue gambe.

Nell’oscurità Buffy riusciva a vedere quello che bastava. I suoi occhi e il suo calore.

-Come mi piacerebbe tenerti qui per sempre. Nascosta in questa torre. Lontana dagl’altri. Tenerti lontana per il mio piacere e per il tuo.

Poi la sua bocca trovò i suoi capezzoli turgidi e lei emise un gemito, aggrappandosi alle sue spalle. Gli conficcò le unghie nella pelle mentre alzava i fianchi in una supplica.

Ma lui era molto paziente. Mentre lei ansimava, gemeva e s’inarcava, William era concentrato sui suoi seni, li teneva tra le mani e li tormentava con la lingua e i denti. Li bagnò, poi lo mordicchiò e li risucchiò in bocca. Era un tortura di piacere, una delizia insopportabile.

Soltanto quando Buffy davvero pensava di non poter più resistere, lui finalmente si trascinò più in basso, baciandola e carezzandola eroticamente sul busto fin sull’ombellico e sul ventre.

Poi con la bocca scese in mezzo alle gambe di Buffy, mozzandole il fiato. In quel momento di panico, lei tentò di staccare le sue labbra bramose. Ma lui la prese per la vita e la tenne ferma.

-Non opporti, Buffy. Lascia che ti mostri quanto dolce può essere per te-

-Ma….ma non posso…-

-Puoi- e d’un tratto le dimostrò di avere ragione. Perché al tocco delle sue labbra le proteste di Buffy morirono di una morte improvvisa. Ogni fibra del suo essere era invece concentrata sulle cosse impensabile che lui le stava facendo. Le cose inimmaginabilmente squisite ce lui stava sperimentando con lei.

All’improvviso William la coprì con il suo corpo spingendo in profondità dentro di lei. Come un uomo consumato da passione furiosa, si muoveva aventi e indietro con lunge e profonde spinte. Poi con un ultima spinta finale Buffy gridò e lui trovò pace.

Poi ci fu una completezza perfetta. Un’unione perfetta.

CAPITOLO 16:

 

William si aspettava di trovare la sua camera sottosopra. Ma non fu così.

Ma l’affresco…

C’era soltanto una torcia accesa, ma riusciva ad illuminare abbastanza a rendere l’idea della portata dei danni. Lo guardò attentamente, sbigottito di fronte al disastro che Buffy aveva creato con tanta rapidità. Giorni e giorni di lavoro per crearlo e soltanto pochi minuti per distruggerlo.

-Uffer dan- imprecò William. Si accigliò, mettendosi le mani nei capelli -Che cosa diavolo hai combinato?-

Qualcosa si mosse nell’ombra alla sua sinistra. Qualcuno. Poi lei si fece avanti gli passò davanti sicura si se per guardare il miscuglio si colori e acqua che ricopriva la parete.

-Ti piace?- gli chiese –Credo che ci abbia guadagnato di gran lunga-

Lui avanzò verso di lei e l’afferrò per le braccia.

Accidenti a te! Come hai potuto distruggere un’opera fatta da te?-

-La odiavo!-

-Se l’avessi odiato non ci avresti lavorato così a lungo. Non avresti creato quelle immagini con tanta passione-

Lei alzò lo sguardo

-Era rivoltavate –

L’ira si mischiò alla comprensione. William strinse i pugni.

-Dovrai ridipingerlo-

Senza dire una parola Buffy scosse la testa.

-Farai come ti dico, Buffy, altrimenti ne pagherai le conseguenze-

A quella minaccia gli occhi le si incupirono, ma lei continuò ad opporsi.

-Allora pagherò le conseguenze. Non mi metterò a ridipingere i tuoi disgustosi affreschi. Né favorirò la tua temporanea gestione del castello. Se potessi abbattere le mura di Sunnydale, pietra dopo pietra, per impedirti di prenderne il possesso, giuro che lo farei-

-Maledizione! Avrei dovuto mandarti via con gli altri!-

-Perché non l’hai fatto!- gridò, divincolandosi per sfuggire alla sua presa.

-Perché volevo…- s’interrupe. Perché voleva possedere la figlia del suo nemico. E perché in quel momento voleva semplicemente possedere lei.

-Tu ridipingerai quella parete!-

-Mai!-

-Uffer dan!- imprecò di nuovo lui, con gli occhi infuocati –Che Dio mi trattenga da…- si interruppe –Qualsiasi uomo ti picchierebbe per questo tuo atteggiamento di sfida. Qualsiasi uomo non ci penserebbe due volte a usarti, poi concederti al piacere dei suoi uomini. Ah, vedo che questa eventualità ti spaventa- aggiunse quando la vide spaventata.

E in effetti era così.

-Ma tu non sei come tutti gli altri uomini- replicò, incapace di sopportare sul senso di attesa in cui la stava lasciando senza rivelarle quello che aveva in serbo per lei.

Buffy sentì la presa di William sulle braccia diventare più forte. Ma questa volta sembrava guidarlo un’emozione diversa dalla furia. Buffy si rese conto che era desiderio. Un desiderio puramente carnale verso di lei. Lo riconobbe perché anche lei stava provando la stessa sensazione.

Rabbrividì, desiderava un uomo che odiava.

-No- disse lui in un sussurro roco, tirandola più vicina a se –Non sono come gli altri. Sono più stupido di loro- la guardò negli occhi. Senza muoversi. Era tutto nervi e più pericoloso di quanto non fosse stato.

La tenne così a lungo che Buffy pensò che William l’avrebbe di sicuro baciata, come aveva gia fatto. E lei come si sarebbe comportata?.

-Sali nella stanza della torre- le ordinò lasciandola.

Lei barcollò, poi si aggrappò al tavolo vicino alla porta.

-Volentieri- replicò –Farei qualsiasi cosa per andarmene da questa stanza… e per sbarazzarmi della tua insopportabile presenza-

Ma non se ne andò. Restò sulla soglia, lacerata dal suo conflitto tra giusto e sbagliato, tra dovere e piacere

-Vai via di qui, William. Vattene prima che qualcuno debba morire. Non ne vale la pena-

William si irrigidì ancora di più a quelle parole. Fece una smorfia piena di cinismo

-Per chi ha paura, Buffy? Tuo padre? Per tuo zio?- aspettò, scuro in volto, e Buffy sospettò che si nascondesse dietro la sua ira. Ma lei non ne poteva più di provare rabbia. Aveva esaurito la sua distruggendo l’affresco.

-Si. Ho paura per loro. Ma ho paura anche per te, William. Per te- poi si voltò e se ne andò.

William le seguì con lo sguardo. I muscoli rimasero tesi, aveva tutto il copro rigido. Era l’unico modo in cui poteva impedire a se stesso di seguirla.

Perché aveva detto quello cose?

Che cosa significava? Aveva davvero paura per lui?

In tutti quegli anni gli era capitato di desiderare molte donne e la maggior parte di loro si diceva preoccupata quando lui partiva per qualche rissa, torneo o battaglia. Tutte le donne volevano che i loro uomo fosse un campione, che sconfigge coloro contro cui si batteva. Prima delle sue amanti non aveva mai conosciuto la vera preoccupazione di una donna per lui…a parte, per breve tempo, quella di Kimberly. Ma lei aveva tradito la sua gente per un Summers e in seguito la sua amica Maeve aveva fatto lo stesso. La loro preoccupazione per lui non era stata sincera. Quanto a sua madre, era morto quando lui era ancora in fasce sapeva solo che aveva voluto chiamarlo William.

In quel momento c’era Buffy che aveva espresso apprensione per lui. Doveva crederle?.

Colpì con un pungo il muro. Era l’attesa che lo faceva arrovellare. Aveva bisogno di confrontarsi con i suoi nemici e sconfiggerli. Aspettarli lo stava facendo impazzire.

Purtroppo le giornate occupavano soltanto la metà del tempo a disposizione di William. Le notti erano tutta un’altra cosa.

La sera del terzo giorno di conflitto con Buffy, William rientrò in stanza più tardi del solito e più ubriaco. In mentre aveva solo ed esclusivamente lei. Lo perseguitava nei pensieri e nei sogni. Lo torturava di giorno e di notte. E perché?

Perché era frustrato “semplice” pensò

In quel momento sentì l’impellente desiderio di possederla e per un istante non si oppose a quella sensazione. La voleva. E lei voleva lui. Aveva assaporato il suo desiderio sulle labbra e l’aveva sentito nel suo morbido corpo. La bestia che era in lui si infuriò. William premette con la mano sull’inguine che gli faceva male. Accidenti a lei per averla spuntata in quella guerra privata che aveva iniziato!

Si alzò di scatto dirigendosi verso la porta. Fece i gradini a due a due, e in poco era davanti alla porticina della stanza della torre. Tre giorni di agonia. Doveva finire.

Ma che cosa avrebbe potuto fare?

Porre fine al tormento che lei aveva causato. Soddisfare la fame che lo assaliva. Prendersi quello che era suo.

Al vincitore andava tutto il bottino. Lui era il vincitore e lei il bottino. Non poteva più aspettare. Mise la mani sulla porta, poi si bloccò quando sentì un suono. Buffy stava parlando ad alta voce.

-…aiutami a fare quello che dovrei…-

No. Stava pregando.

-…è se pecco. So che lo è. Allora sono una peccatrice- poi gemette e William deglutì. Stava piangendo eppure le sua voce lo eccitava incredibilmente. Dio, ma lui non era certo migliore di quell’uomo rozzo e sempre in calore di suo padre…voleva una donna anche mentre stava pregando.

Cominciò a indietreggiare. Tuttavia, quando sentì i suoi singhiozzi, impietrì.

“Maledizione” Stava piangendo. Quando la sentì singhiozzare ancora, aprì la porta ed entrò.

C’era una sola candela che bruciava quando lui aprì la porta e quasi si spense.

William la vide alzarsi di scatto. Il suo viso era arrossato dal pianto. Aveva i capelli sciolti, una chioma di ciocche di seta, e indossava soltanto una camicia.

La guardava incantato.

-Sei…venuto- mormorò lei –Stavo proprio pensando a te e tu…tu sei venuto-

-Stavi preghando - che parole stupide pensò lui.

Buffy dissolse lo sguardo e si bagno le labbra.

-Hai sentito quello che ho detto?-

-Ma se tu sei una peccatrice, Buffy, io lo sono dieci volte di più-

Lo guardava dal suo giaciglio. Vide quanto le sue spalle riempivano la porta. L’aveva raggiunta per peccare con lei? Il suo cuore batteva di gioia. Era arrivato in uno momento in cui lei lo voleva come non mai. Per tre giorni l’aveva immaginato sulla soglia, a riempire lo spazio con il suo corpo da guerriero.

William entro chiudendo la porta.

Buffy deglutì a fatica. Lei sapeva che lui non le avrebbe fatto male, non fisicamente. Ma il suo cuore….Quello avrebbe potuto spezzarsi…e lo avrebbe fatto.

Per un momento esitò. Se avesse ceduto a quei desideri perversi, lo avrebbe rimpianto poi. Forse non quella sera. Ma in seguito.

“Ma ti pentirai molto di più se lo rifiuterai, te ne pentirai per sempre.

Lui avanzò verso di lei. Tre passi e le fu vicino.

-Sono venuto per te- disse lui, con la voce bassa e roca –non mi rifiuterai-

-No-

-Non dirmi di no, Buffy. Non serve-

Lei emise un gemito.

-Volevo dire no. Non ti rifiuterò-

Se possibile lo sguardo di William diventò ancor più bramoso. E lei sussurrò il suo nome.

-William…-

Si chinò su di lei e come se Buffy avesse il peso di una piuma la sollevò tra le braccia e lei lo lasciò fare. Tra le sue braccia, tra le sue potenti braccia da nemico, lei si abbandonò.

Poi William si stese su di lei.

Lui aveva pochi vestite lei praticamente niente. Gliela tolse.

Combattevano. William era più forte e spingeva sul materasso. Ma la forza di Buffy era di un altro tipo. Tirava William a se e lo costringeva ad essere gentile. Lui la dominava, ma lei lo domava.

E quando la tesa virilità di William premette sulla femminilità di buffy, allo stesso minacciosa e promettente, Buffy inarcò il corpo contro di lui. Voleva che lui mantenesse le promesse, a promessa di sollievo, piacere, gioia inimmaginabile.

Questa volta non c’era dolore, solo calore e pienezza un inspiegabile senso di appagamento. Era bello e giusto e, improvvisamente, lei no n trattenne più i gemiti.

-William- disse senza fiato, avvinghiandosi a lui.

Lui rispose con un bacio, profondo e appassionato.

Quando William cominciò ad accelerare il ritmo dell’amplesso, Buffy rispose a ognuna di quelle potenti spinte. Lui era i drago da temere. Da combattere. Ma lei era il lupo e aveva le sue armi. Lui si stava facendo trasportare sempre di più. Buffy si aggrappò alle sue spalle. Gli mise le braccia intorno al collo. Gli passò le dita tra i capelli. Gli cinse i fianchi con le gambe. Poi, come se tutto il potere di William l’avesse investita di colpo, sentì l’eccitazione raggiungere il suo apice.

Anche lui doveva averla sentita, perché le spinte si fecero sempre più rapide e più profonde. All’improvviso Buffy ebbe paura. Era troppo per lei. William doveva fermarsi.

-Buffy- ansimò lui –Oh Buffy…-

Poi con un grido di paura, lei si abbandonò al piacere che la travolse, lasciandola senza fiato. Eppure, riuscì a sentire il suo grido quando l’onda del piacere colpì anche lui. Sentì ogni meraviglioso, terrificante tremito. E dopo, averla inondata di passione, William crollò su di lei, e Buffy lo abbracciò con tutta la forza che aveva.

Dopo un po’, William borbottò qualcosa, si staccò da lei e sospirò profondamente.

-Scusami- le mormorò, rotolando sul fianco. Ma il suo braccio rimase attorno a lei. Quando lei cominciò a tremare di freddo, William tirò su di loro una coperta di lana pensate e ruvida, ma a Buffy non importava.

Si sentiva bene.

Quando si svegliò, era sul fianco con la schiena rivolta a William che l’avvolgeva in un abbraccio. Le sue braccia erano forti e sicure.

Che cosa aveva fatto?

Lui era nudo accanto a lei, la risposta era abbastanza ovvia. Ma perché lo aveva fatto? Quello le era meno chiaro.

Dietro di lei William si scostò nel sonno e con il ginocchio si insinuò tra le sue gambe.

Poi con le nocche della mano destra andò a toccare uno dei capezzoli. Di colpo il corpo di Buffy si fece teso dall’eccitazione. Lui le sfregò il capezzolo ancora una volta.

Era sveglio.

Il calore nel ventre di Buffy diventò inferno.

-Ti piace?- le sussurrò lui tra i capelli.

Buffy non riuscì a rispondere a parole. Ma il respiro le si fermò in gola.

-Poteri continuare così per tutta la notte, Buffy. Per tutta la notte. Per tutto il giorno. Ti piacerebbe?-

Infilò il viso tra i suoi capelli e le baciò la nuca continuando il movimento della mano.

-Mi…mi piace- confessò Buffy, a malapena.

Lui la tirò più vicina a se, premendo contro la sua schiena nuda. Buffy sentì la sua eccitazione contro di lei e rabbrividì di anticipazione. Stava per unirsi a lei ancora? Lo sperava con tutta se stessa!

Cominciò a sfregarle i capezzoli con il pollice e quando la sentì gemere, gemette anche lui, la girò, mettendola supina e in un attimo fu tra le sue gambe.

Nell’oscurità Buffy riusciva a vedere quello che bastava. I suoi occhi e il suo calore.

-Come mi piacerebbe tenerti qui per sempre. Nascosta in questa torre. Lontana dagl’altri. Tenerti lontana per il mio piacere e per il tuo.

Poi la sua bocca trovò i suoi capezzoli turgidi e lei emise un gemito, aggrappandosi alle sue spalle. Gli conficcò le unghie nella pelle mentre alzava i fianchi in una supplica.

Ma lui era molto paziente. Mentre lei ansimava, gemeva e s’inarcava, William era concentrato sui suoi seni, li teneva tra le mani e li tormentava con la lingua e i denti. Li bagnò, poi lo mordicchiò e li risucchiò in bocca. Era un tortura di piacere, una delizia insopportabile.

Soltanto quando Buffy davvero pensava di non poter più resistere, lui finalmente si trascinò più in basso, baciandola e carezzandola eroticamente sul busto fin sull’ombellico e sul ventre.

Poi con la bocca scese in mezzo alle gambe di Buffy, mozzandole il fiato. In quel momento di panico, lei tentò di staccare le sue labbra bramose. Ma lui la prese per la vita e la tenne ferma.

-Non opporti, Buffy. Lascia che ti mostri quanto dolce può essere per te-

-Ma….ma non posso…-

-Puoi- e d’un tratto le dimostrò di avere ragione. Perché al tocco delle sue labbra le proteste di Buffy morirono di una morte improvvisa. Ogni fibra del suo essere era invece concentrata sulle cosse impensabile che lui le stava facendo. Le cose inimmaginabilmente squisite ce lui stava sperimentando con lei.

All’improvviso William la coprì con il suo corpo spingendo in profondità dentro di lei. Come un uomo consumato da passione furiosa, si muoveva aventi e indietro con lunge e profonde spinte. Poi con un ultima spinta finale Buffy gridò e lui trovò pace.

Poi ci fu una completezza perfetta. Un’unione perfetta.

CAPITOLO 18

La neve fece il suo ritorno. Il vento soffiava dal mare, pungente e on un’umidità gelida che tagliava la pelle e penetrava l’anima. Non c’era una stanza a Sunnydale che fosse calda abbastanza, soprattutto la stanza della torre, era esposta al gelo e alla crudezza delle intemperie invernale.

Malgrado il tempo inclemente, Buffy sedeva sul balconcino della stanza, nella direzione opposta al vento. Non potava resistere un minuto di più confinato in quella stanza. Fuori ritrovava un po’ di ristoro. Nonostante tre paia di calze, due camice, due vestiti un mantello pesante, uno scialle avvolgente e una coperta di lana che la proteggevano, non riusciva a scaldarsi. Ma, peggio ancore, non c’era niente che da quel punto gelido potesse vedere all’infuori del cortile del castello, senza un’anima e gelato sotto il silenzio avvolgente della neve.

Che cosa non avrebbe dato per qualche minuto di compagnia. Ma in giro non c’era nessuno. Persino le guardie erano al coperto. L’unico movimento visibile era quello dei fiocchi di neve che si posavano sulle mura del castello. Soffiò tra le mani infilate nei guanti e cercò invano di proiettare il calore prodotto sulle guance e sul naso. Le orecchie le si stavano congelando e non sentiva più i polpastrelli. Le dita dei piedi erano ormai insensibili da un po’.

“Stupida cocciuta! Scendi nel salone”

Si mise la coperta sulla testa, lasciando solo una fessura e di nuovo soffiando sulle mani. Si rendeva conto del suo comportamento infantile. William non le avrebbe negato il calore del salone. In realtà, William aveva mandato diversi uomini a prenderla. Xander era stato il primo a raggiungerla, sebbene fosse stato talmente imbacuccato da essere irriconoscibile.

-Desidera che scendiate - le aveva detto.

Me lei l’aveva rimandato subito indietro, così come aveva fatto con Riley. Poi con Tillo. Almeno lei aveva capito l’ostinazione di Buffy. Eppure, le parole della vecchia donna erano state dure.

-Che cosa ci guadagni a vincere questa guerra di orgoglio se devi morire dal freddo o prenderti una polmonite?-

Ma Buffy aveva resistito a ogni impulso che la spingeva a scendere nel salone dove il fuoco di una grande camino riparava tutti dal grande gelo. C’era sicuramente anche William, ma lei si sentiva troppa ferita nel profondo per tollerare anche solo la sua presenza nelle vicinanze. Lo odiava ma lo desiderava. Lo voleva proteggere ma anche fuggire da lui. Era pura follia. Eppure dopo ore passate a riflettere sul suo comportamento, era giunta ancora a un’unica, disperata conclusione. Si stava innamorando di William. Era autodistruzione. Era una maledizione. Ma che cos’altro poteva essere altrimenti quella confusione di emozioni?

Cercò di rannicchiarsi il più possibile. Maglio morire di freddo sulla torre che lasciare che quella farabutto vedesse quanto fosse tormentata a causa sua. Come avrebbe goduto a sapere una cosa simile!

Fece controvoglia capolino dalla coperta e fissò il cielo opprimente, poi rabbrividì quando una gelida folata di vento le alzò la coperta.

-Perché devi essere così ostinata?-

Buffy fece capolino con la testa da sotto la coperta. Qualcuno aveva forse parlato? O cominciava a sentire la voci?

-Buffy- una grande mano le scosse la spalla e lei urlò –Vieni. Non ti permetterò di morire dal freddo per la tua testardaggine- di colpo la sollevò, con la coperta e tutto il resto, e Buffy si ritrovò cullata in un paia di braccia forti e robuste. Le braccia forti di William.

-Sei praticamente congelata- mormorò.

-Non è vero- replicò lei. ma la coperta soffocava la voce. Cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla sua presa. Ma la verità era che William era così caldo e forte che non riusciva a opporsi minimamente. Lui la portò nella sua stanza. Aprì la porta con un calcio. Non era caldissima come stanza ma era sempre meglio di quella della torre. Non voleva staccarsi da lei, ma dovette distenderla sul letto per accendere il fuoco. Quando lei gemette come se non volesse, William imprecò tra i denti. Buffy aveva bisogno di lui e del suo corpo caldo.

In un attimo smosse la cenere rimasta e vi ammucchiò sopra la legna. Poi si tolse in fretta l’usbergo di pelle e gli stivali, calciandoli via, e si mise con lei sotto le coperte.

Era fredda, tanto fredda che quando l’avvolse tra le sue braccia, William rabbrividì. Ma non ci fece caso. Si infilò sotto il suo mantello e la tirò pi vicina, adagiandola contro di sé. E quando con il viso sprofondò tra i suoi capelli si accorse che anche quelli erano freddi.

-Accidenti a te- mormorò “Se volevi sfidarmi, ci sei riuscita alla perfezione”-

Un brivido le attraversò il corpo, poi un altro. Ma William la teneva stretta, trasmettendole il suo calore. Così lei riuscì a riscaldarsi.

Ma quando Buffy si rilassò, William diventò più teso.

L’aveva nel suo letto dove l’aveva voluta per tutto quel tempo, e il suo corpo reagì di conseguenza. Poi Buffy sospirò e si appoggiò a lui con tutto il corpo e lui gemette. Non era più una bella idea.

-Buffy? Buffy, sei sveglia?-

Buffy sentì la voce bassa così vicina all’orecchio. Era così bello stare tra le sue braccia, facendo finta che andasse tutto bene.

-Buffy- la voce aveva un tono più preoccupato che la strappò controvoglia dalla dolce fantasia in cui si stava cullando.

-Mi senti? Se mi senti, rispondimi tesoro, ti prego-

Tesoro.

Sotto la pesante coperta sorrise e si stiracchiò. William l’aveva chiamata tesoro. E sembrava così sincero. Poi con la schiena sentì la rigidità del suo membro e gemette.

Le braccia di William l’avvolsero.

-Dunque sei sveglia-

Lei annuì lentamente. Era sveglia eccome.

-Sei riuscita a scalarti un po’ adesso?- le chiese

-Si- la voce era roca e lei se la schiarì nervosamente.

Ci su un lungo momento di silenzio. Lui la teneva stretta a sé, come nell’abbraccio di un amante. Almeno erano vestiti. O per lo meno lo era lei.

In quale camera l’aveva portata?

Tirò la testa fuori e vide che erano nella stanza del signore.

-Non posso restare qui- disse lei

-Non te ne puoi andare- ribattè lui –non permetterò che ti congeli, su in quella torre-

-Allora lasciami andare nella mia camera. O nella sala comune-

-E’ troppo tardi ormai, Buffy. Ora sei qui e non voglio che tu te ne vada-

Buffy odiava quella parte d lei che trovava grande piacere in quelle parole. Ma ancora non potè rispondere

-Perché?-

-Perché ti voglio qui, Questo ti basti come spiegazione- aggiunse, con voce così bassa che quasi Buffy non lo sentì.

Lo fissò dritto negli occhi e per una volta si costrinse a non nascondere le emozioni davanti a lui.

-Quando mi hai trovata fuori…- la voce le tremava –Non…non stavo scappando da te. Stavo tornando da te…-

Il resto si perse in un bacio. Le mozzò il fiato, le rapì i sensi, le rubò il cuore. Le credeva? Doveva. Esultante, lei partecipò al bacio. La bocca di William prese possesso della sua e lei cedette. La lingua di William chiedeva di entrare e lei glielo permise. Il corpo di lui si muoveva coprendo quello di lei e lei lo autorizzò gemendo.

All’improvviso lui si fermò Ti ho fatto male?-

-No-

-Tu ti sei ammalata dal freddo-

-No- gli circondò il collo con le braccia e gli tirò la testa verso il basso su di lei –Non sono malata. Non ho neanche freddo. Baciami-

Era lui ora che gemeva. Ma non oppose resistenza né si ritrasse. Come se la barriera tra loro due fosse stata finalmente abbattuta, la baciò con passione, a lungo e in profondità. Alla fine riuscirono a strapparsi tutto di dosso e rimasero nudi, sotto le lenzuola calde, faccia a faccia senza impedimenti.

William fece lentamente scivolare una mano sul fianco di Buffy, seguendo la linea curva della vite e poi quella dei fianchi. Come in uno specchio lei ripeteva gli stessi movimenti di lui, accarezzando i muscoli rigidi del suo petto e facendo scorrere le dita tra i suoi capelli. Al buio non riusciva a vedere, ma riusciva a sentire e si rese conto di quanto a William piacesse.

-Maledizione- gemette lui, prendendo il polso di Buffy che scendeva. La spinse sulla schiena.

-Lasciami fare- protestò lei.

-Temo che mi toglierai le forze- disse lui, cominciando una nuova esplorazione, ma con le labbra

-Mi fai cose- disse mentre la baciava la bocca –Che mi rapiscono i sensi- poi con le labbra si mosse sulle guance, poi sul collo fin sulla spalla –E mi fai arrivare troppo velocemente al culmine del piacere-

Le prese un capezzolo tra i denti e lei gemette.

-Possiamo arrivarci insieme- ansimò lei.

-Lo faremo- si mise sopra di lei.

-William…-

Con un ginocchio William le aprì le gambe e la parte più rigida di lui contro il suo ventre-

-Non posso aspettare- le sussurrò nell’orecchio. La bocca di William pretendeva di nuovo la sua e lei lo accontentò.

-William- lo supplicò lei

-Maledizione, sto bruciando per te- le alzò le ginocchia, ma quando i loro sguardi si incrociarono lui esitò.

Se lei lo avesse pregato di fermarsi, William lo avrebbe fatto. Lei vide questa consapevolezza nei suoi occhi.

-Non ti fermare adesso- disse lei –Perché morirei se…-

S’interruppe con un gemito quando lui la penetrò. Era la cosa giusta, disse a se stessa quando lui cominciò . Era giusto.

Loro erano giusti.

“Ti amo” pensò lei mentre i loro corpi danzavano “Ti amo”

Si catapultarono verso il piacere. Lui continuò a spingere, prolungando quella splendida agonia

-Ti amo- lei pronunciò le parole ad alta voce.

Che ragione c’era di nascondere la verità quando di sicuro sarebbe morta dal piacere che lui le dava?

Lui si spinse di lato, tirando le coperte su entrambi. Aveva sentito la sua confessione d’amore? Non lo sapeva, ma decise che non le impostava. Aveva dimostrato di tenere a lei. Quello le bastava.

-Sei sveglia- gli chiese lui dopo un po’

-No- ridacchiò lei –Sto dormendo e sto facendo un sogno meraviglioso-

William la stinse più forte. Dio, ma lui l’amava…

Il suo corpo s’irrigidì. No. Non era amore. Era soltanto desiderio. Pura passione.

-Credo di star facendo lo stesso sogni- replicò lui quando lei si scostò per sdraiarsi su di lui con tutto il corpo.

-Un angelo è sceso dal cielo per portarmi piacere-

Ridacchiò e William sentì le sue labbra muoversi sul suo petto.

-Un angelo mi ha salvata dal freddo-

-Vieni qui, angelo- mormorò

Lei eseguì l’ondine dolcemente, sistemandosi sopra di lui con un intento chiaro di procurargli piacere.

William lasciò che lei lo amasse lentamente. Dormirono poi fecero di nuovo l’amore. William non tremava che Buffy sarebbe scappata, non riusciva a capire perché lo pensava ma se lo sentiva. Non sarebbe fuggita.

Solo un pensiero macchiava la perfezione di quella lunga notte. Alla fine lui sapeva che l’avrebbe dovuta lasciare andare. E quando quel momento sarebbe arrivato, William avrebbe potuto morire dal dolore.

CAPITOLO 19:

La neve cadeva, alternandosi a nevischio e a ghiaccio. Per quattro giorni il castello sembrò assediato non da un’armata, ma dall’inverno.

Quando si sedeva nella sala comune, Buffy cercava di non pensare a suo padre e a suo zio, che erano sicuramente in balia dell’incessante bufera di neve, e che facevano il possibile, con i loro uomini, per superarla e raggiungere Sunnydale.

Di giorno controllava che tutte le attività si svolgevano a Sunnydale, proprio come le aveva insegnato sua madre.

William era sempre presente, adempiva ai suoi doveri, ma comunque la teneva sempre d’occhio. Bastava che lei alzasse la testa e si guardasse intorno e di sicuro l’avrebbe visto…e di sicuro lui avrebbe alzato lo sguardo e incontrato il suo.

Di notte diventavano amanti. Lei saliva in camera per prima, e lui le lasciava il tempo sufficiente per sciogliersi i capelli e farsi il bagno serale, poi la raggiungeva. Si faceva sempre trovare pronta, lui entrava senza bussare e Buffy non protestava.

Di giorno le venivano in mente tutte le ragioni per cui doveva troncare quella relazione. Sapeva di dovere porre fine alla vita che stavano condividendo.

Ma di notte… di notte mandarlo via avrebbe significato smettere di respirare. Di notte era l’uomo che avrebbe sempre voluto. Tenero. Esigente. Possessivo. Generoso. Riusciva a essere duro e forte, ma sapeva fermarsi appena prima di farle male.

In quel momento sentiva stringersi lo stomaco e un calore sensuale cominciò a pervaderla là, dove si concentravano tutti i piaceri del corpo. Lui sentiva quella passione lacerante quando la guardava dall’altra parte del salone? Si chiese Buffy. Si sentiva svanire dal desiderio come lei? Si chiedeva se lei lo amasse?

Non gli aveva più ripetuto quelle parole, non dopo quella notte. La cosa migliore che potesse sperare era che suo padre riconquistasse Sunnydale senza uccidere William, che ancora una volta trovasse nel suo cuore la forza di risparmiargli la vita.

-Che bel quadretto offrite, milady-

Buffy alzò lo sguardo, sussultò e si punse un dito con l’ago con cui stava cucendo. Era Parker.

Lui ghignò, poi sorseggiò rumorosamente dalla sua tazza, senza mai distogliere lo sguardo da lei.

-Vi conviene stare attente. Non vorreste macchiare di sangue la camicia del vostro innamorato? O state cucendo un camicino per l’erede che lui sta cercando di avere da voi?- come prima, il suo sguardo era fisso sui seni di Buffy.

Lei dovette trattenere l’impulso di nascondersi per sfuggire da quel suo sguardo ripugnante. Ma si rifiutò di mostrare la sua paura.

-Vattene- gli ordinò a denti stretti. Alzò lo sguardo verso di lui. –Vattene o…-

-Chiamerai William? E’ appena andato alle scuderie- borbottò il vigliacco –Lo sta aspettando quella sgualdrina della lattaia- disse ridacchiando –E comunque cosa pensi che avrebbe fatto? Ora ti ha in pugno. Ha avuto la figlia dei Summers nel suo letto abbastanza a lungo per ingravidarla con una decina di figli. Un bastardo gallese e una fredda puttana inglese-

Rise di fronte all’espressione sbigottita di Buffy.

-Una vendetta azzeccata considerando che è Maeve la donna che ha sempre voluto, una sgualdrina gallese che ha dato a tuo zio i suoi due bastardi inglesi. Ma William ha trovato un’altra sgualdrina gallese in Emalda. Quindi, Elisabeth, se ti senti sola, ti posso far dimenticare William in quattro e quattr’otto-

Buffy scattò in piedi, a pungi stretti, pronta a lanciarsi contro quella orrenda faccia che ghignava. Ma Parker indietreggiò e, con uno sguardo malizioso, strizzando un occhio, si voltò e se ne andò in frette.

Uno dei paggi guardò verso Buffy, così come fece Greta ce lavorava vicino al camino. Ma tornarono al lavoro subito, lasciando Buffy da sola, mentre tremava in preda a un’ira impotente. Come faceva William a chiamare amico quell’uomo ripugnante? Come poteva considerare Parker un uomo migliore di suo padre e di suo zio?

Sconvolta, Buffy si sedette, facendo vagare lo sguardo vuoto per tutto il salone fino alle finestre in alto, orlate di neve. Quando Xander si avvicinò, non premise alle proprie emozione di trapelare. Ma anche così, l’espressione del anno era piene di curiosità.

-Qualcosa non va, milady?-

Lei scosse la testa e storse la bocca, perché non riusciva a sorridere.

-E’ solo la proibizione di uscire. Ecco tutto. Non vedo l’ora di poter camminare di nuovo all’aria aperta.

-Ho trascorso ante notte all’addiaccio nella foresta. Questo castello è massiccio e cado e, per una volta, sono contento di esserci- indicò con la mano il focolare –La carne è cotta. Cominceremo presto a mangiare?-

-Aspettiamo William. Rispose lei, deglutendo a fatica al pensiero di dove potesse essere –Sai dov’è?-

-No, mi spiace. Signorina- poi Cidu cominciò a ululare e Xander sia allontanò con un inchino.

Quando arrivò William la cena fu servita, e Buffy cercò di ignorarlo.

Appena Xander e Riley iniziarono a esibirsi, Buffy si scusò e si alzò da tavola per supervisionare gli ultimo lavori prima della notte, William si avvicinò e la prese per un polso.

-Stasera arriverò con un piccolo ritardo-

Lei lo guardò un istante prima di annuire, poi se ne andò. Ma gli occhi di William la seguirono. Che cosa avrebbe fatto di lei una volta che lo scontro con la sua famiglia fosse finito?

William assistette allo spettacolo inscenato da Xander e Riley, senza ascoltare le parole, né guardando le scene che si svolgevano sotto di lui. Solo quando il pubblico scoppiò a ridere e Glyn lo toccò, si risvegliò dai suoi pensieri.

-Quelle lame dovrebbero essersi raffreddate ormai. Controlliamo se sono ben bilanciate-

Con un cenno della testa, William si alzò dall’alto scranno del signore. C’erano armi da ammassare. I piaceri della carne passavano in secondo piano…così come quelle pacate riflessioni sul suo futuro.

Si mise il mantello s uscì.

Non si accorse dello sguardo pieno di risentimento da parte di Parker. Al piano superiore Buffy era sulla porta delle sue stanze.

Al piano superiore Buffy era sulla porta della sua stanza.

Era un stupida ad aspettarlo ancora?

Scosse la testa, pensando che le parole di Parker fossero solo calunnie.

Così salì ancora le scale, passò davanti alla camera del signore fino ad arrivare alla solitaria stanza nella torre, cupa e fredda. Tutta il mondo era cupo e freddo, senza speranza che la luce del mattino o il calore della primavera potessero mutarlo.

Buffy si chinò la testa e si appoggiò al bordo ghiacciato della balaustra del balconcino di legno.

-Ti prego, Dio, cerca di trovare una via di uscita a questo orrore, qualche modo che permetta la sopravvivenza di tutti noi- nella sua voce c’era disperazione –Ti prego, aiutami- pregava nella notte –Ti prego, aiutaci tutti-

Come risposta, una luce sfrecciò sul bastione sotto di lei. Un uomo uscì dall’armeria e sebbene la notte nascondesse la sua identità, Buffy in lui riconobbe subito William. Si sporse, per vedere meglio… poi di colpo qualcuno la fece girare su se stessa. Un uomo la spinse ferocemente contro la stretta balaustra di legno.

-Milady Elisabeth - il ripugnate ghigno di Parker le apparve davanti. –Vi state struggendo per il vostro amato?-

Buffy sgusciò via, ma non abbastanza velocemente. Lui le afferrò le spalle in una presa violenta, poi la sbattè di nuovo contro il muro.

Nella mente di Buffy sfrecciavano subito tre pensieri: era ubriaco, voleva violentarla e nessuno avrebbe sentito le sue urla in tempo.

Come a confermare quei pensieri, lui non pensò a carpirle la bocca, ma subito le alzò la gonna.

-Te lo farò dimenticare- si spinse vicino a lei con i fianchi per farla sentire la rigidezza oscena del suo membro sotto le brache.

-Adesso pensa di essere onnipotente perché si fotte una Summers. Ma riesco a farlo anch’io e meglio di lui-

-No!- esclamò lei divincolandosi, graffiando, mordendo, cercando di colpirlo all’inguine. Ma lui era troppo forte e troppo ubriaco per sentire dolore.

-William!!- urlò lei

-Non ti può sentire. E non ti può aiutare- Parker mise un ginocchio tra le sue gambe. –Hai un debito con me- si alzò, poi le morse il collo nella ripugnate parodia di una carezza. –Sei in debito con me per quella badilata e per tutto quello che stai dando a lui…ah!-

Barcollò di lato quando lei gli colpì l’orecchio, ma non la lasciò andare –Mi devi qualcosa e ti farò pagare i tuoi debiti-

-William ti spezzerà il collo per quello che stai facendo!- gemette Buffy.

-No, non lo farà. Abbiamo cacciato e combattuto insieme. Abbiamo condiviso tutto, anche le donne-

Le strappò lo scialle e con le dita cercò di strapparle il collo del vestito. Buffy cercava di liberarsi, ma lui le strinse il collo con una mano, bloccandola contro il muro con una presa soffocante. Più lei si dimenava, più lui stringeva, finché a Buffy rimase soltanto un po’ di fiato per respirare.

A quel punto Parker ridacchiò e le sue labbra ripugnanti premettero contro il suo orecchio.

-Io e William abbiamo condiviso molte donne e tu non fai eccezione…-

Ma fu interrotto a metà da un urlo furibondo. La mano gli fu strappata via dalla gola di Buffy e fu gettato all’indietro.

Buffy si piegò sul pavimento gelido, cercando disperatamente aria per respirare. Parker aveva smesso di stringergli il collo.

William era arrivato! Alzò lo sguardo mentre tutto le girava intorno e lo vide abbassarsi sull’altro uomo.

-Bastardo che non sei altro!-

-Ma che cosa te ne importa?- chiese Parker. –E’ soltanto un’altra puttana, una che dovresti odiare. O ti stai trasformando in uno di quei codardi di Carrag Du?-

L’espressione di William si fece anche più furiosa.

-Quei codardi non violentano le donne!- le narici gli fumavano per il disgusto –Ci vuole un bastardo come te per fare una cosa simile- alzò Parker tendono per il bavero, poi si voltò e guardò Buffy.

-Stai bene?-

All’improvviso Parker lo colpì. Soltanto i suoi riflessi allenati a reagire prontamente salvando William da un colpo letale all’inguine. Tuttavia, il colpo gli fece perdere l’equilibrio e Parker si ritrovò in posizione di vantaggio. Estrasse un pugnale dallo stivale e inferse un colpo mancando William di un solo soffio. Poi si avventò di nuovo con ferocia mentre William si scansava. Buffy restò senza fiato e scivolò contro il muro verso la porta. Doveva chiedere aiuto! Ma Parker vide il movimento e la colpì. Lei balzò all’indietro, ma la lama riuscì comunque a tagliarle la manica.

Prima che potesse colpire di nuovo, William riuscì ad attaccarlo. Caddero entrambi, si avvinghiarono, imprecarono e lottarono per prendere possesso dell’arma micidiale.

Buffy voleva aiutare William. Ma temeva che il suo intervento avrebbe potuto peggiorare la situazione. Di nuovo tentò di avvicinarsi alla porta. Ma quando la aprì, i due andarono a sbattere contro di lei facendola cadere su di loro. Buffy gridò per lanciare l’allarme e battè la testa contro il muro. Prima che riuscisse ad alzarsi, Parker scappò, precipitandosi verso le scale. William fu subito dietro di lui e Buffy li seguì, con il cuore in preda alla paura.

-Lanciala perdere, William- la voce di Parker rimbombava sulle scale –Non volevo niente di più da lei di quanto non stia ricevendo tu-

-Tu sei un bastardo. Hai tentato di violentarla!-

-E tu no?-

Buffy si fermò, appoggiandosi al muro mentre assisteva alla decana sotto di lei. Parker scendeva lentamente i gradini all’indietro, con il pugnale puntato su William che lo seguiva gradino per gradino, con le labbra contorte per lo sdegno.

-Ti stai dimenticando di quante volte ti ho rimboccato le coperte?- disse –E lei, caro mio, la tua nemica. Non io- Poi si voltò s’incupì quando William non rispose –Ma non ti importa più di tutte quelle cose, vero? No. Quella poco di buono ti ha fatto dimenticare chi sono i tuoi veri amici…-

William balzò. Buffy gridò. E loro caddero, con gambe e pungi che volavano. Anche il pugnale volò e Buffy fu pronto ad affrontarlo. Ma i due uomini continuavano a lottare, capitombolando sulla rampa in pietra, imprecando e schizzando per tutta la caduta.

-Stai attento William!- gridò Buffy, imponendo e spaventata per la sua sorte.

Poi William in qualche modo riuscì ad avere la meglio. Quando attraversarono proprio di fronte alla camera del signore, pose fine a quella spaventosa lotta. Sul viso e sulle mani aveva del sangue ma Buffy non sapeva di chi fosse.

William si mise a cavalcioni su Parker e lo colpì una volta, poi di nuovo una terza volta. L’uomo si ritrovò con il viso in un bagno di sangue. Sputò i denti.

-Uffern dan!- imprecò –Lurido bastardo!-

-William, fermati. Lo ucciderai!-

-Voglio ucciderlo-

-William!- questa volta furono Riley e Xander a gridare mentre salivano le scale.

-Che cosa stai facendo?-

Riley lo prese per il braccio, mentre lo sguardo spaventato di Xander cercava Buffy. Lei scosse la testa in risposta al suo sguardo interrogativo. Non era ferita. Non fisicamente.

Nel frattempo Riley era riuscito a far smettere William e a trascinarlo via da Parker privo di senso. Gli altri si affollarono sulle scale, ma Xander subito perse in mano la situazione.

-Voi due. Portate Parker di sotto. Riley, porta là William- ordinò, indicando la camera da letto –Buffy- la studiò a lungo –Vai con William. Potrebbe essere ferito-

Buffy si era gia avviata. Chiuse la porta dietro di lei.

William andava avanti e indietro per la stanza, riuscendo a stento a controllare l’ira. Quando vide Buffy, si fermò.

-Ti ha fatto del male?-

Lei scosse la testa

- No. Ma tu come stai? Fammi vedere le ferite-

William la fissò, senza battere ciglia. Lei stava bene. Parker non aveva fatto in tempo a violentarla. Quella era l’unica cosa che importasse. Si appoggiò contro una colonna del letto e solo allora si accorse che la mano stava sanguinando.

-Uffern dan!- imprecò, sussultando al dolore.

-Fammi vedere- disse Buffy, prendendogli gentilmente la mano –MI prenderò cura io di te, William-

Buffy ordinò a Riley di portare il necessario per curare William. Poco dopo il gigante rientrò sistemando tutto il necessario sul tavolo. Buffy non aveva mai distolto lo sguardo da William.

-Grazie- sussurrò. Ma sebbene la sua voce fosse bassa, era spezzata dall’emozione

–Grazie, William-

Lui adorava il modo in cui lei pronunciava il suo nome.

-Sono…sono davvero addolorata per le tue ferite- continuò lei –Non avrei dovuto salire da sola. Averi dovuto immaginare…- scosse la testa –Grazie-

-Non mi devi alcun ringraziamento, Buffy- riuscì finalmente a dire William –Nessuna scusa. Tu non hai fatto niente di male-

Lei tirò un respiro profondo. Erano così vicini. Lui riusciva a vedere il suo seno alzarsi ed abbassarsi e sentì subito il suo membro tendersi. Ne aveva abbastanza della medicazione alle ferite. Aveva desideri molto più urgenti!

-Buffy…- cominciò

- No. Stai tranquillo, William- le sue piccole mani si strinsero sulle sue. Poi alzò lo sguardo su di lui e William sapeva che lei gli aveva letto nel pensiero.

-Prima il dovere. Fammi vedere le tue ferite. Poi…poi penserò agli altri tuoi bisogni-

CAPITOLO 20:

Buffy si sentiva come se una parte di lei avesse deciso di rivelare i suoi pensieri sia i suoi pensieri sia le sue azioni. No. Non i suoi pensieri. Non era la prima volta che le capitavi di immaginare se stesse in un ruolo più aggressivo durante i suoi rapporti con William. Ma era sempre stata troppo timida , troppo presa dalle irresistibili emozioni che lui suscitava in lei. Non quella sera però.

William l’aveva salvata.

-Ti fa tanto male?- gli sussurrò, sedendosi e lavandosi le mani.

-No-

Buffy alzò gli occhi per incontrare quelli dell’amato.

-Più tardi le ferite potrebbero darti qualche fastidio. Ma puoi prendere qualche goccia di verbena per dormire meglio-

-Ora non mi va di dormire-

Il cuore di Buffy cominciò a battere più forte al solo pensiero di fare l’amore. Nonostante l’attacco brutale di Parker, o forse proprio a causa di quello, voleva disperatamente stargli accanto.

-Molto bene, allora- si alzò, poi guardò l’affresco rovinato. Si rese conto che quella sarebbe potuta essere la loro ultima notte. L’ultima. E se lo fosse stata, voleva che fosse perfetta. Ma non in quella stanza.

-Vieni- disse –Porterò l’unguento e altre bende nella mia camera-

Avvertì lo sguardo bramoso di William su di lei, ma all’improvviso si sentì assalire sa una timidezza troppo forte per ricambiare quello sguardo. Arrivati nella camera della torre sistemò le bende e l’unguento su un tavolo.

Finalmente si girò, solo per inginocchiarsi al piccolo camino e alimentare il fuoco appena acceso. Lo sentì avvicinarsi, la sua sensibilità le faceva capire anche il più piccolo movimento di William.

Quando lui gemette per il dolore, lei si girò e lo trovò seduto sul letto. Aveva cercato di togliersi uno stivale.

-Lascia fare a me- sia affrettò verso di lui, pò gli si inginocchiò davanti e subito gli tolse uno degli stivali alti di pelle. Ma non lo guardò in viso. La timidezza glielo impediva.

Poi sentì la sua mano accarezzarle dolcemente la testa mentre le dita si muovevano gentili sulla sua fronte corrugata.

-Stai attento- disse, alzando finalmente lo sguardo –Non farti male-

I loro sguardi si incrociarono e rimasero fissi.

-Le mie mani sono solo una parte di me. CI sono altri modi in cui possiamo toccarci. E sappilo, Buffy: io ti voglio toccare dappertutto- aveva degli occhi come il mare in tempesta. La mano di William si mosse e si fermò sulla sua guancia. Buffy sentì la trama ruvida delle bende sulla pelle.

-Ti amo- sussurrò quelle parole senza rendersene conto di averlo fatto –Ti amo, William, non volevo ma è cos’-

La mano di William si fermò. Ma Buffy chiuse gli occhi e chinò la testa, lui la costrinse a rialzare il viso.

-Non voglio la tua gratitudine- la sua voce era roca.

-Non è gratitudine che sento-

Lui si accigliò.

-No? Forse è puro desiderio e gratitudine insieme-

Lei scosse la testa. –No. vorrei che fosse così, perché sarebbe…-

-Perché sarebbe cosa, Buffy? Continua quello che stavi dicendo-

-Vorrei che lo fosse. Perché sarebbe più semplice-

Buffy sentì un brivido attraversare il corpo di William. Chiuse gli occhi, solo per un istante, e in quel momento capì quando le sue parole contassero per lui. Poi scostò la sua mano dal viso e si sedette, senza parlare.

Gli aveva detto la verità che stava in fondo al suo cuore. Se lui non fosse stato ancora pronto a sentirla, lei avrebbe capito e pazientato. Ma una parte di lei temeva che non avrebbe mai sentito quelle stesse parole da William. Desiderava sentirle con un’immensità tale che le faceva paura. Pensò che con il tempo lui alla fine le avrebbe trovate nel cuore…se solo avesse avuto tempo.

Ma in quel momento non voleva pensarci.

Si chinò sull’altro stivale e glielo tolse. Poi, seguendo solo l’istinto, cominciò a slacciò la cintura.

Lui lasciò che lo spagliasse. Quando fu nudo, lei si voltò. Lui era eccitato. Lei si costrinse a guardare altrove. Lui era davvero bello, spalle larghe, braccia forti. Un petto muscoloso, le cosce i polpacci, ogni parte del suo corpo diceva che lui era un guerriero. Accanto a lui, era fragile e debole. Ma tutta quella potenza e forza era al suo servizio pensò- Almeno per quel momento. William era lì per lei.

Mentre lo guardava, ammirava il suo corpo magnifico contornato dalla luce dorata del fuoco e capì che la maggior parte dell’eccitazione che provava derivava dal piacere che lei suscitava in lui. Si umettò il labbro inferiore.

Giurò a se stessa che per quella notte l’unico suo obiettivo sarebbe stato procurargli piacere.

Gli occhi di William bruciavano mentre la guadavano togliersi la pesante cintura, i vestiti, il mantello. Si tolse i vari indumenti lentamente e con grande consapevolezza.

-Voglio fare l’amore con te- disse, stupita della sua stessa intraprendenza. Ma proseguì, con lo sguardo fisso in quello di William.

-Per una volta sarò io a condurre il gioco e voglio approfittarne completamente- fece una pausa –Voglio prendermi tutto di te-

Da dove fossero uscite quella parole, non lo sapeva neanche lei. In quelle ultime due settimane si era trasformata in una donna sfrontata. Ma quando lui rimase senza fiato e gemette, lei si sentì gratificata perché lui evidentemente approvava il suo comportamento.

Lui tese una mano.

-Vieni qui, Buffy-

-Si, quando sarò pronta-

Lui gemette di nuovo.

-Non torturarmi, dolcezza. Sono un uomo ferito. Abbi pietà di me e sbrigati, altrimenti potrei morire-

Buffy rise, a testa alta, conscia del potere che aveva su di lui.

-Spero proprio di no, perché ho intenzione di prendermi il mio piacere con te- si tolse le scarpe e le calze, poi si mise davanti a lui coperta solo dalla camicia. Non aveva freddo, il fuoco e il loro ardente desiderio sembravano riscaldare la stanza.

-Accidenti a te. Guarda che cosa mi fai- respirò profondamente, poi si toccò come poteva con la mano bendata.

Buffy guardò il movimento della sua mano, poi lo fece su se stessa. Si accarezzò lentamente e sensualmente.

-Maledizione- mormorò William, con gli occhi fissi sui suoi movimenti.

Lei si accarezzò di nuovo, sollevando la camicia sopra le ginocchia e ansimando.

-Toccati il seno- le ordinò lui con voce roca –Usa tutte e due le mani-

Buffy eseguì l’ordine.

-Sei bellissima- mormorò William –Davvero bellissima. Fatti vedere, tesoro-

Lei alzò una mano per abbassare lo scollo della camicia. L’altra se l’appoggiò sul ventre.

-Sbrigati!- esclamò lui.

Ma Buffy non aveva nessuna fretta. Per una volta il controllo era nelle sue mani… almeno in parte. Voleva fargli sentire quanto fosse bello lasciare che una donna prendesse in mano la situazione. Così si chinò, lasciando che i capelli cadessero davanti come una tenda pesante mentre lasciava scivolare l’ultimo indumento sul pavimento.

-Vieni qui- pregò lui –Buffy…-

Invece lei cominciò a mettersi le mani tra i capelli e a pettinarli divertendosi a muoverli sulle spalle e sui seni. Le lunghe ciocche lo ondeggiavano sul ventre e sui fianchi.

-Vuoi che faccia scivolare i capelli e le mani su di te?- chiese avanzando.

-Si-

Lei rabbrividì per la rude intensità di quel monosillabo. Si avvicinò in silenzio, facendo scorrere la mani sul suo corpo come aveva fatto prima.

-Buffy- lui si alzò, mostrando la sua perfetta figura virile, lei colmò la distanza tra loro. William l’avvolse tra le sue braccia, tirandola completamente verso di sé. Lei gli cinse il collo con le braccia. Chinò la testa fino a toccare la fronte e per un momento rimasero in quella posizione.

Buffy si aggrappò a lui, piena d’amore e della speranza che lui le confidasse i suoi veri sentimenti.

“Mi ami?” gli gridò in silenzio il suo cuore.

-Quando ho visto Parker su di te…- la sua presa si rafforzò –Ho avuto tanta paura per te-

Lei sorrise “Di il resto” pregò “Dillo”

-Ma stai bene-

Lei annuì lentamente.

-Ma tu no. Sei venuto a salvarmi correndo un grosso rischio- fece una pausa, aspettando in silenzio. Ma quando lui non disse niente, lei aggiunse.

-Nessun altro. Soltanto tu. E’ stato un tuo amico per tanto tempo-

Lui tirò un sospiro profondo.

-Tanto tempo fa. E’ cambiato. O forse sono cambiato io.- fece una pausa –Non avrei mai potuto stare a guardare e non offrirti il mio aiuto. Ma se non vuoi ringraziare, sai benissimo come farlo-

La tirò verso il letto.

Buffy si rese conto che non avrebbe pronunciato le parole che lei desiderava sentire. Teneva a lei. Su questo non aveva dubbio. Ma non avrebbe mai risposto alla sua confessione.

“farò in modo che ti innamorerai di me” giurò mentre lo baciava. “Ti farò innamorare di me”.

C’era qualcosa di diverso tra loro due. William lo sentiva nel modo in cui Buffy si muoveva sopra di lui. Il suo bacio era vorace eppure tenero.

-Sdraiati- gli ordinò lei, spingendolo a fianco. Il viso era acceso di passione. -Sdraiati e lascia fare a me-

Senza fiato William fece come disse Buffy. Ma il suo cuore era un crogiolo di emozioni. Per Dio lui la voleva.

-Ora resta fermo- gli disse –Lasciami fare-

Ma era quasi impossibile per lui restare fermo. Lei gli divaricò le gambe, rivelando tutta la sua virilità. Buffy si limitò a sorridere.

-Sta fermo- sussurrò, mentre con le mani esplorava il suo ventre piatto e i suoi pettorali. –Voglio solo darti piacere-

-Sai gia come farlo, Buffy. Non c’è bisogno di fare strani giochetti con me-

Si chinò sopra di lui giocando con i capelli che tirava aventi e indietro sul viso, sul petto e sulle spalle.

-Sono curiosa. Voglio fare qualcosa di nuovo. Non c’è bisogno di precipitare le cose. abbiamo tutta la notte-

Scese con una mano verso il suo membro e lui gemette. Era troppo bello. Quindi rimase fermo e lasciò che con le dita e le labbra Buffy percorresse ogni parte del suo corpo.

Si mosse di nuovo su e giù, il suo corpo sdraiato su quello di William. Lo baciò dappertutto, vicino all’orecchio, sulle spalle. Quando lui deglutì a fatica, lei gli mordicchiò la gola. William spinse convulsamente i fianchi verso l’alto contro il ventre di Buffy, lei scivolò in basso.

William pensò di poter esplodere.

Pensò di morire di piacere.

-Basta- mormorò lui, cercando di alzarla. Ma con le mani bendate non poteva riuscirci e Buffy lo sapeva.

-Ti piace?- sussurrò, ansimando.

-Si. Troppo. Vieni qui, Buffy-

-Aspetta- s’inumidì un dito, e percorse l’intera lunghezza della sua virilità.

-Voglio essere certa che tu sia la massimo dell’eccitazione- disse Buffy, sorridendogli.

-Non sono mai stato più…maledizione- esclamò a denti stretti cercando di trattenersi.

-Mai? Nessun’altra ti ha mai fatto cose simili?-

-No-

-Ne sei sicuro?-

Lui scosse la testa con la mascella tesa.

-Non parlare delle altre-

Lui fissò il viso arrossato di Buffy e trasalì alla vulnerabilità nei suoi occhi.

-Non c’è mai stata una donna come te, Buffy. Non per me-

Non avrebbe voluto dirlo, rivelarle così tanto. Ma quando le labbra di Buffy tremarono tanto riuscì a fermare il tremito solamente serrandole.

-Ti amo- disse lei di nuovo.

Poi senza aspettare la sua risposta, Buffy prese l’iniziativa e spinse dentro di lei il membro di William.

Lui rabbrividì,il suo sollievo era inimmaginabile e ci volle tutto il controllo per trattenersi.

Lei si muoveva su di lui, tenendolo stretto. Anche lui la voleva tenere stretta.. Lui cercò di penetrarla. Da qualunque parete cercasse d penetrarla o accarezzarla, sentiva il dolore che gli procuravano le ferite,

-Non puoi restare disteso e lasciare che sia io a darti piacere, William? Devi sempre aver il controllo della situazione?- fece scorrere le dite sul suo petto in modo provocante. William si era accorto dello sguardo di lei che era pienamente consapevole del potere che il suo corpo aveva su di lui.

-Per questa notte, almeno, sono più forte di te-

William fu travolta dalla passione e da un senso di paura. Non aveva mai permesso a nessuno di avere un tale controllo su di lui. Almeno non da quando era diventato adulto. Perché cedere il controllo, in battaglia con un altro uomo o a letto con una donna, era segno di debolezza. E lui aveva giurato che non sarebbe mai stato debole.

Lei si mosse con un ritmo lento e sensuale e William cominciò a perdere il controllo di cui andava tanto fiero.

-Accidenti a te- mormorò mentre lei si muoveva lentamente, per poi aumentare il ritmo. –Accidenti a te, Buffy…-

Poi lei aumentò il ritmo. Lo teneva sempre più stretto. E di colpo, come colpito dall’esplosione di luce di un fulmine, William perse il controllo. Si sentì come esplodere, annullare da lei.

Afferrò la sua amata Buffy nonostante il dolore alla mano e si mosse all’unisono con lei.

-Buffy- sussurrò mentre la riempiva sempre di più –Buffy-

“Ti amo”

CAPITOLO 21:

Se solo dio volesse

Che tra noi due fosse come io vorrei!

(Anonimo- Verso medioevale)

 

 

L’allarme fu lanciato a metà mattina. A quel punto Buffy aveva pulito e curato le ferite di William. Aveva anche fatto l’amore con lui di nuovo e gli aveva sussurrato parole dolci in quel meraviglioso momento in cui insieme avevano raggiunto il culmine del piacere.

Ma poi era suonato l’allarme

I Summers erano tornati. Suo padre e suo zio Oz.

William uscì dal salone, come questi tutti i gallesi…sia gli uomini d’arma sia la servitù.

Dal canto suo, Buffy non poteva restare a guardare, così prese il mantello. Ma mentre si affrettava verso la porta del bastione. Tillo la fermò.

-Temo che ti spezzeranno il cuore, bambina. Quei due, tuo padre e il tuo amante. Ti spezzeranno il cuore- la vecchia uscì da dietro a una colonna di pietra.

-E’ quello che gli uomini sanno fare meglio- aggiunse, scuotendo la testa.

Buffy avvampò –Tu non puoi capire- rispose amaramente –Come potrebbe capire qualcuno?-

-Io capisco che tu li ami entrambi- la vecchia donna si interruppe quando Charles si avvicinò a loro.

-Li ama entrambi- fece eco il bardo stordito –Ed entrambi le hanno procurato grande gioia-

-Ora non più- replicò Tillo

-Vai, bambina. Vedi se riesci a potere un po’ di pace-

Buffy lo guardò a lungo, poi se ne andò.

Stranamente, le vennero in mentre i versi di un canto gallese che aveva sentito da bambina.

 

 

Quando le pietre cresceranno e gli alberi no,

quando il mezzogiorno sarà nero come il dorso

[di uno scarafaggio,

quando il calore dell’inverno raffredderà la sconfitta,

li vedremmo tutti, prima che Cymry cada.

 

Si chiuse più strettamente il mantello attorno al collo. Le prime due profezie si erano avverate. Vent’anni prima, sulle rosee scogliere rocciose, era cominciata a crescere una fortezza di pietra. Dopo dieci anni, il cielo di mezzogiorno si era incupito trasformandosi in notte. Se lo ricordava bene: il panico, la paura che fosse arrivata la fine del mondo. Ma non era stata la fine del mondo e l’oscurità inaspettata aveva slavato suo zio Oz da una morte sicura. E aveva portato alla prima sconfitta di William.

Ma la terza profezia , il calore dell’inverno….Cercò di riflettere su che cosa potesse significare.

Si costrinse a scendere gli scalini mentre continuava a pensare. A un certo punto gallese scuro in volto la vide dall’altro.

-Tornate nel salone. Qui non c’è posto per le donne-

-Lasciami passare- ordinò, guardandolo –Ho una cosa da sbrigare con William-

-Dovete aspettare. Dovete aspettare- ripetè lui, anche se in tono meno sicuro.

Buffy si mise i pungi sui fianchi -Forse ti sei dimenticato che sono l’oggetto della contesa tra lui e mio padre. Quello che devo dire a William è di importanza vitale. La sua vita e la tua potrebbero dipendere da quello-

Riuscì quindi a passare davanti alla guardia e a salire i freddi gradini, senza mai guardare indietro. Sugli spalti, il vento era tagliente. Al di là del castello il paesaggio era calmo e bianco. La foresta era acquattata in lontananza, scura sotto il mantello di neve. Era visibile in fiume, affiancato da rocce e sottobosco.

Buffy avrebbe voluto essere spazzata via da quello posto, risparmiata da quella battaglia che non poteva avere nessun vero vincitore.

Ma non si sarebbe potuta librare nell’aria. E comunque, quella era la sua casa. Così tirò un lungo sospiro e si diresse verso il camminamento del posto di guardie del castello e tutti gli uomini che si erano raggruppati lì.

Gli sguardi puntati verso di lei erano un miscuglio di circospezione, sospetto ed esultanza. Lei era il nemico che tutti aspettavano che sconfiggere. Ma a Buffy non importava l’opinione di nessuno se non di quella di William che era vicino a Glyn intento a guardare verso la strada che finiva dell’altro lato del fossato. Gli altri cinque o sei gallesi si spostavano controvoglia per farla passare.

-Siete venuta a vedere la sconfitta di vostro padre?- rise uno di loro.

-Fa loro un cenno. Non li vedrai superare quella soglia- disse una latro tipo tarchiato prendendosi gioco di lei.

- Lasciatala passare!- inveì William. Era nella saettiera tra due merli. Come se solo lui sapeva fare zittire i suoi uomini.

-Vieni qui, Buffy- le disse William senza voltarsi. –Tuo padre e quo zio ti vogliono vedere-

Con un groppo in gola, Buffy gli si avvicinò. Faceva freddo e c’era calma sullo spalto. Nessun uccello volteggiava nel cielo invernale. Nessun cane ululava sui bastioni. Persino gli uomini erano in silenzio dietro di lei. Soltanto il soffio del vento lungo le alte mura sibilava rendendo più pungente il freddo.

-William, ti prego- sussurrò quando fu di fianchi a lui.

Ma William aveva un’espressione tesa e irremovibile e quando lei gli tocco il braccio, lo sentì rigido.

-William…-

Lui si voltò di scatto, scostandole la mano e prendendola per il braccio. Se per quel movimento la mano bendata gli aveva dato fastidio, nessuno se ne accorse.

-Eccola qui, Summers. Illesa, come vi ho detto-

-Sto bene!- gridò loro ignorando il nodo di paura e di tensione che le serrava la gola –Non preoccupatevi per me-

Suo padre si separò dagli altri, cavalcando lungo il fossato. Spinse indietro il cappuccio e alzò una mano per salutarla. A buffy sembrò quasi che le avesse toccato una guancia.

-Padre mio- sussurrò lei, tendendo una mano.

-Sono sollevato di vederti sana e salva- le gridò Liam –Eravamo terribilmente preoccupato- poi la sua voce si fece stridula –Lasciala! Non c’entra con la nostra disputa!-

-Sto bene!- gridò Buffy prima che William potesse rispondere –Non ho paura. C’è anche mia madre?-

-Si-

-Ora basta- William la spinse di lato e al suo segnale uno dei suoi uomini non esitò a prenderla.

-Sono un uomo di parola, Summers. Con me nessuno le farà del male. Ma non la libererò finché non avrò consumato la mia vendetta-

-Vedetta per cosa? Ti ho risparmiato la vita. Ho provveduto alla tua istruzione…-

-Voi avete rubato terre gallesi. Vostro fratello ha ucciso mio padre-

-Allora è contro di me che devi combattere!- intervenne Oz avanzando verso suo fratello-Affronta me in battaglia. Ma non nasconderti dietro a una donna-

-Perfetto!- ribattè William.

-Allora viene. Adiamo, fatti aventi- lo provocò Oz puntandogli il pungo contro.

-La battaglia è mia!- intervenne Liam –lei è mia figlia e questa è la mia casa-

-Combatterò io contro di lui, padre. Lasciami fare- gridò Kevin il fratello di Buffy.

A Buffy si gelò il sangue.

-No- cercava di divincolarsi dalle braccia dell’uomo che la teneva –No, William. Ti prego, no!-

Lui si ritrasse. Ma non reagì in altro modo alle sue parola.

-Decidete voi. Non mi importa di chi vorrà affrontarmi. Posso combattere anche contro tutti voi. Dovete solo farvi trovare domani a mezzogiorno. Colpirò per primo Oz Summers-

-No, no!- gridò Buffy.

-E una volta che avrò ucciso lui- proseguì William, -Sconfiggerò anche tutti gli altri-

Nel terribile silenzio che seguì. Buffy sentì gli zoccoli dei cavalli degli uomini del padre lasciare il fossato e tornare al villaggio. Sentì il suono raschiante del suo stesso respiro e le vanterie dei gallesi sugli spalti. Ma l’uomo che aveva iniziato quella tragedia taceva. Si limitò a guardare i suoi nemici andarsene, poi lentamente, molto lentamente, si voltò verso di lei.

Si guardarono a lungo, Buffy non lottò contro l’uomo che comunque la teneva nella sua presa. Che motivo c’era in quel momento di lottare?

-Portatela alla torre- ordinò William dopo un istante –Tu rimarrai là finché la battaglia non sarà conclusa- disse rivolto a Buffy. Poi si voltò e se ne andò e lei finalmente.

Sebbene avesse commiato a tenere a lei, non l0amava. Entrambi capirono che l’assenza di amore avrebbe lasciato loro soltanto odio.

 

Liam e Oz erano furiosi, sia nei confronti l’uno dell’altro sia verso William, almeno così sembrava.

Kimberly e Maeve si scambiarono un’occhiata quando i mariti tornarono, ma saggiamente tacquero.

-La battaglia è mia!- esclamò Liam impetuosamente.

-Ma sono io quello di cui vuole vendicarsi- ribattè Oz

-Si, ma è mia figlia quella che tiene prigioniera nel castello che mi hai preso!-

Kimberly prese Kevin per il braccio e lo trascinò nella cucina della piccola casa che avevano perso nel villaggio.

-Hai qualche notizia di Buffy? L’hai vista?-

Il giovane volto di Kevin era pallido ma gli occhi splendevano di rabbia

-L’ho vista. Tutto noi l’abbiamo vista. Ha salutato con il braccio e ha detto che sta bene. Ma lui non la lascerà andare-

Dietro di lei Maeve annuì

-Ti l’avevo detto che William non le avrebbe fatto del male-

Kimberly si limitò a inarcare un sopracciglio e si rivolse di nuovo al figlio.

-Che cosa avete capito?-

Una volta che kevin ebbe raccontato dalle sfida di William di affrontare tutti loro in battaglia, a cominciare da Oz, Kimberly congedò il ragazzo. Quando furono di nuove sole, disse a Maeve.

-Non ci dovrà essere nessuna battaglia. Né domani. Né mai.

-Ma come possiamo impedirla?- Maeve alzò le mani in segno di frustrazione –Oh, ma perché gli uomini devono sempre arrivare alle armi quando con le parole si può raggiungere molto di più?-

Kimberly era in piedi, con le braccia lungo i fianchi, che rifletteva.

-Dipende da noi, Kimberly. Tu e io…e Buffy. Siamo noi quelle che devono portare la pace qui, altrimenti gli uomini che amiamo moriranno.

Restarono in silenzio per un momento. Poi Maeve chiese.

-Pensi che lui l’abbia sedotta?-

Kimberly guardò attraverso la porta verso suo marito, che tanto amava ma che era troppo anziano per affrontare in battaglia un uomo giovane come William. Persino Oz non era più abile con le armi come lo era stato qualche tempo prima.

-Non possiamo saperlo con certezza. Ma credo che il tempo sarà nostro alleato. Si. Il nostro alleato-

Affrontò Maeve con la determinazione che le illuminava gli occhi.

-Dobbiamo usare tutte le scuse possibile per ritardare la battaglia programmata per domani. Almeno questo lo possiamo fare a confidare in Buffy perché si occupi del resto-

 

Buffy camminava nervosamente per la stanza della torre. Quattro passi per attraversarla tutta. Faceva più tanto freddo. Il cielo si era coperto di nuovo, ma invece della neve cadeva pioggerellina fine fine che andava a sciogliere la neve e il ghiaccio trasformando il paesaggio in un grigiore cupo e umido. Si adattava perfettamente alla sofferenza che le aveva pervaso l’animo.

Poi all’improvviso si fermò e si prese la testa tra le mani: non poteva sopportare l’idea della battaglia. Era così immersa nei suoi pensieri che il suono di una voce la fece sussultare.

-Buffy-

William era sulla soglia e per un momento lei rimase immobile. Non lo aveva sentito togliere il chiavistello.

Ma lui l’aveva sentita parlare ad alta voce e n quel momento gettò lo sguardo su due schizzi che lo raffiguravano e che Buffy aveva fatto qualche ora prima. Il William buono e quello cattivo.

Lei si allontanò da lui. –Che cosa vuoi?-

-buffy si accorse della sua stanchezza.

Le lacrime le pungevano gli occhi, ma Buffy cercò di ricacciarle.

-Che cosa vuoi da me, William?-

Lui non rispose, studiò invece il primo schizzo

-Sono io?-

Lei fece spallucce –A volte-

-A volte?-

Lei si guardò le mani, annerite dal carboncino.

-A volte è cos’ facile stare con te. Quando sei gentile. Premuroso.

-E quest’altro schizzo- disse lui –Anche questo sono io a volte?-

Buffy annuì.

-A volte. Quando sono crudele? Quando sono arrabbiato?- fece una pausa. –Quando giuro di voler uccidere la tua famiglia?-

Lei chiuse gli occhi.- Non posso parlare con te a questo proposito- disse con voce spezzata –Se sei venuto per quello, allora preferirei che te ne andassi-

Ma William non se ne andò

-Non sono nessuno di quei due uomini, Buffy, solamente una parte di loro. Non riesci a vedermi come insieme di entrambi? Non completemanete buono, ma neanche completamente cattivo-

Buffy si voltò a metà verso di lui.

-Lo so-

Lui aprì le braccia. –Allora disegnami in quel modo. Disegnami per come sono-

Era un’esperienza strana, ritrarre William in quel momento particolare, quasi irreale. Lui si sedette su uno sgabello accanto alla finestra: la fioca luce, che passava attraverso la pergamena, cadeva su di lui- L’unica candela sul davanzale della finestra aumentava la ombre sul viso e Buffy lo guardava seria. Aveva un volto bellissimo, il viso forte e volitivo di un vero uomo e voleva disegnarlo. Le sue mani non aspettavano altro.

Lei si sedette sul suo sgabello così da essere più bassa di lui e poi alzò lo sguardo verso William.

-Gira il viso verso la luce-

Lui la studiò per un lungo istante prima di eseguire l’ordine.

-Così?-

-Si- non era così difficile come pensava.

Ma non riusciva a ritrarlo con un espressione cupa. Era vero, c’era qualcosa di oscuro nella sua anima, ma lei aveva scoperto che c’era anche della luce e in quel ritratto voleva che si vedesse anche quella. Così elaborò con attenzione la sua immagina e quando finalmente di ritenne soddisfatta, mise da parte il carboncino e si sedette più lontana sullo sgabello.

-Me lo fai vedere?- chiese lui.

Lei alzò il disegno –Sei un belo soggetto. Molto meglio di mia sorella Dawn. Lei si vergogna e…- s’interruppe. Nominare la sua famiglia era come far cadere un macigno su di loro. Sapeva quanto lui odiasse tutti.

Infatti William si alzò, l’espressione incupita.

-E’ un bel lavoro. Come ho gia detto, possiedi un talento raro-

Si schiarì la voce. –Puoi scendere nella sala comune per la cena- aggiunse

Anche lei si alzò, mentendo da marte il disegno.

-Sono obbligata a venire o sono libera di scegliere?-

Rimasero a guadarsi e il cuore di Buffy batteva all’impazzata.

-La scelta è tua-

Poi lui se ne andò e a lei rimase la compagnia dell’eco delle sue parole “La scelta è tua” voleva ridere, a parte il fatto che temeva di scoppiare a piangere. La scelta non era mai stata sua. Né quella si lasciarlo, né quella di amarlo.

Alcune decisioni il suo cuore le aveva prese per contro proprio.

CAPITOLO 22:

Piovigginò per tutto il giorno e per tutta la notte. Quando le campane della prima ora suonarono sul paesaggio freddo e grigio, Kimberly era gia sveglia da due ore, assorta nella preoccupazione e nelle preghiere. E tremava. Non avrebbe premesso a suo marito di affrontare William…né a suo cognato Oz. Erano uomini –uomini violenti- con il bisogno di combattere qualsiasi persona minacciasse loro, i loro cari o colore che avevano giurato di proteggere. Ma sebbene fossero furibondi, non erano stupidi. Se solo avesse potuto convincere Liam che aspettare avrebbe favorito la loro causa…

Ma come poteva esserne certa? Che cosa sarebbe successo se si fosse sbagliata sul conto di William? Che sarebbe successo se avesse rivolto la sua ira contro Buffy?

Kimberly si strinse le braccia attorno al corpo, spaventata per la sorte della sua primogenita, ma spaventata anche per William. Avrebbe osato prendere in considerazione quell’ipotesi?

Una figura si mosse nella strada infangata, senza spingersi contro il vento umido. UN bambino? Ma quando Kimberly guardò meglio, riconobbe Charles.

-Charles!- esclamando si porto le mani alla bocca. Charles sapeva sicuramente che cosa fare. Il fatto che fosse andato direttamente da lei la convinse ancora di più.

-E’ arrivato il nostro momento, bambina mia- disse lui entrando –La fine dell’inverno e vicina. Ti ricordi le parole che ti insegnai in francese normanno e in inglese sassone?-

Kimberly annuì.

-Più di vent’anni fa. Ma quelle lezioni mi sono servite tanto-

-Si, con un marito normanno e un luogo soggiorno nelle terre dei Sassoni-

-Ma ora sono tonta in Galles- disse lei –E sono costretta ad affrontare un gallese come mio nemico, quando preferirei incontrarlo come mio amico.

-La fine dell’inverno è vicina- disse il vecchio bardo, facendole l’occhiolino.

-La fine dell’inverno? Ma non siamo neanche a natale!- rimasero in silenzio per un po’

-Non le farà del male vero?Non posso credere che William permetterà che a Buffy venga fatto del male, indipendentemente da quanta rabbia possa aver dentro-

-No, non lo farà- confermò il bardo.

-Neanche se nessuno lo affronterà oggi? Neanche se la sua vendetta su Oz e Liam dovesse in qualche modo fallire?-

Il curvo, vecchio uomo accarezzò le mani di Kimberly.

-Non potrai posticipare questa sfida per sempre. In effetti, può anche darsi che soltanto nel loro confronto, potrà morire una stagione e nascerne un’altra-

-Non p la morte di una stagione che mi preoccupa, ma la morte di qualcuno che amo!- Kimberly cominciò a camminare avanti e indietro. Poi si fermò.

-Dimmi una cosa. Lui la ama? Occupa Sunnydale da due settimane e in questo periodo non ha atto del male a Buffy o almeno così dice lei- fece una pausa, trafiggendo con lo sguardo il vecchio saggio. -Se l’è portata a letto?-

-Qualcuno dice di si-

Kimberly strinse le labbra riflettendo e prese in considerazione l’ipotesi. Era troppo pratica per distrarsi sulla notizia della perdita della verginità della figlia….a patto che lei fosse stata consenziente.

-Lo è stata- Charles rispose alla domanda prima che lei potesse farla.

-Ma ora, Kimberly, avrei una richiesta da farti-

La mente della donna era ancora occupata dal pensiero di Buffy che aveva accettato di fare l’amore con William, così le ci volle un momento per accettare la parole di Charles.

-Una richiesta? Oh, ma certo-

Charles aveva lo sguardo fisso sul fuoco.

-C?è una donna a Sunnydale. E’ arrivata con William. Una vecchia donna di nome Tilly…anche se si fa chiamare Tillo e si fa passare per un uomo-

L’espressone di Kimberly si fece interrogativa. Ma quando il viso del bardo arrossì leggermente, stentò a crederci. Era possibile che il solitario charles si stesse innamorando?

-Il suo nome è Tilly?- chiese lei, stentando a credere a quella possibilità.

Lui annuì.

-Ha bisogno di una casa e sebbene lo neghi, so che gli piace Sunnydale-

Subito Kimberly giunse a una conclusione.

-Stai forse dicendo che presto sarò nella posizione di decidere chi potrà o non potrà restare a Sunnydale?-

Il bardo non rispose scosse solo le spalle.

 

William camminava nervosamente avanti e indietro sugli spalti, serrando e riaprendo i pugni. Dov’erano? Dove diavolo erano finiti?

Guardò in direzione del villaggio. Ma in giro non c’era anima viva. L’unico segno visibile era il fumo che usciva dai camini.

-Scaet!(come per dire cazzo) uscite fuori. Imprecò. Poi ansimante, distolse lo sguardo dal villaggio e si diresse verso le scale.

-Prendimi il cavallo- ordinò al primo uomo che vide. Sul bastione fece segno a Glyn.

-Tu ti occuperai di Sunnydale mentre io andrò a cercare quei tre-

L’allampanato gallese si stupì.

-Ma loro non si sono fatti vedere. Se vi allontanate, vi prenderanno. Non avete visto il numero del contingente?-

William rimase con lo sguardo fisso su Glyn.

-Io ho in ostaggio Elisabeth Summers. Ma non sono abbastanza vile da farle del male. Né nessun uomo le farà del male se vuole continuare a vivere-

Glyn incrociò il suo sguardo minaccioso e si irrigidì per ciò che implicavano le sue parole.

-Io non sono Parker so che la vostra battaglia contro gli uomini della sua famiglia-

William annuì, ma non era totalmente tranquillo. Se fosse stato sconfitto dai Summers, avrebbe potuto fidarsi dei sui uomini gallesi perché proteggessero Buffy quando fossero state le loro stesse vite a essere in pericolo. Guardò il suo vice salire i gradini con la fiducia che diminuiva. Non poteva fidarsi di Glyn, a prescindere da quello che aveva o da quello che aveva detto qualsiasi altro.

Ma poteva fidarsi di Riley, Xander e Tillo.

 

Buffy guardava dal balconcino della torre.

La pioggerellina pungente le bagnava gli occhi.

Poi vide William scendere dagli spalti, e parlare con uno dei suoi uomini.

-Ti prego, non affrontarli - si sporse, con il desiderio che William alzasse lo sguardo verso di lei e l’ascoltasse.

Ma lui non guardò. Parlò con Riley. Impartì ordini. Buffy cercò di tendere la mano verso di lui, ma invano, mentre lui scompariva dietro la torre di guardia, una figura potente, con le spalle larghe che si incamminavano verso la sua stessa distruzione. Poi Buffy voltò, consumata da un dolore che era diventato insopportabile.

Non lo vide, riemergere sulla strada oltre il muro. Non lo vide voltarsi nemmeno una volta per controllare il castello mostrasse qualche punto debole.

Ma non erano punti deboli all’interno delle mura del castello lui si era voltato per un altro motivo.

Ma lei non c’era. Sul balconcino della torre non vide niente e nel suo petto qualcosa di doloroso sembrò contorcersi. Quando rivolse di nuovo l’attenzione alla strada e al villaggio, fu contento che lei non ci fosse. Sarebbe stato meglio che durante quella giornata lei fosse stata in disparte. Un uomo non aveva bisogno di una donna quando doveva affrontare qualcuno. Irrigidì le mascelle ridacchiando. In realtà un uomo non aveva affatto bisogno di una donna, tranne che per il proprio piacere.

Mentre però si avviava con alcuni uomini verso la strada bagnata e fangosa. Sapeva di mentire anche a se stesso. Non aveva mia avuto bisogno di una donna nella sua vita…finché non aveva incontrato Buffy. E sebbene l’avesse fatta sua prigioniere e la potasse tenere finché voleva, tutto ciò non gli bastava più. Lei gli aveva confessato di amarlo, ma, cosa ancora più importante , gli aveva dimostrato il suo amore in tanti piccoli modi. Si rese conto di desiderare quello che gli mancava: le piccole, quotidiane espressione del suo amore.

Ma era troppo tardi ormai. Dopo quel giorno o lui sarebbe stato morto o lei lo avrebbe odiato per avere ucciso suo zio e forse suo padre.

-Ci attaccheranno?- chiese uno degli uomini che era insieme ad altri quattro cavalieri, interrompendo i suoi pensieri.

-Vado a costringere quei codardi a un confronto. Me non tra noi quattro e loro. Questa battaglia è tra i Summers e me-

Fermò il cavallo di fronte a uno slargo nella strada proprio prima del recinto della prima casa del villaggio. Le nuvole incombevano. Il villaggio era silenzioso, ma lui vide delle facce dietro alle finestrelle e delle ombre dietro le porte semichiuse.

-Vieni fuori, Oz Summers. Sono William. Non puoi sfuggirmi-

Una feroce folata di vento che arrivò da dietro l0angolo fu la sola risposta che ottenne, insieme all’ululato di un cane nascosto.

-Maledizione! Hai così tanta paura che non temi la vergogna davanti a tutta questa gente, gallesi e inglesi senza distinzione?-

Poi si irrigidì quando sentì delle voci furiose. La porta di una casetta a qualche decina di metri di distanza si spalancò e uscirono due uomini. I fratelli Summers! Entrarmi avevano soltanto le loro spade corte e i pugnali, ancora sui fianchi.

La presa di William sulle redini si fece senza volerlo più testa e il cavallo si impennò e indietreggiò prima che lui riuscisse a tenerlo fermo. Guardò i due uomini. Tutta la sua vita era stata cambiata da quei due, diretta in modi che nessuno aveva previsto quando lui non era che un ragazzino, figlio di un valoroso guerriero gallese, Dewi Darcy. Suo padre rincorreva il desiderio di possedere le terre delle scogliere rosa e anche una donna, Kimberly, che apparteneva a quelle terre. Ma non era vissuto abbastanza a lungo da conquistare anche soltanto una delle due. In quel momento, vent’anni dopo, suo figlio era lì, e possedeva entrambi quei tesori, la terra con il castello appena costruito e la donna che vi apparteneva, sebbene fosse la figlia e non più la madre.

Tutto sommato era una sensazione inebriante, ma anche sconcertante. Perché sebbene lui avesse intenzione di combattere per mantenere il possesso del castello e delle terre, sapeva di non poter possedere quella donna ancora a lungo. Ma brutalmente mise da parte qui pensieri.

-Ah. Alla fine siete usciti. Chi sarà il prima a morire sotto la mia lama?-

Sebbene le loro espressioni fossero feroci, non risposero alla sua provocazione.

-Come sta Buffy?- chiese Liam. Camminò coraggiosamente in avanti, con una mano sull’elsa della spada.

-Come sta mia figlia?-

-Sta bene. Siete pronto ad affrontarmi?-

-Non ci sarà nessuna battaglia. Non oggi- intervenne OZ, affiancandosi al fratello.

William li guardò incredulo. Nonostante gli insulti che aveva urlato contro di loro. Non li considerava dei codardi. Stavano rimandando il confronto nella speranza di reclutare altri uomini?

-Affrontatemi o ne pagherete le conseguenze- minacciò William.

Lia si irrigidì e cominciò a estrarre la spada.. Ma la mano del fratello sul braccio lo fermò.

William non potè credere ai suoi occhi.

-Siete forse timoroso? Devo togliermi e lanciarvi in faccia il guanto di sfida prima che possiate rispondere da uomini e non da parassiti?- quelle parole li carpirono dritti la cuore. Lo vide della espressioni furiose dei due. Ma qualcosa li aveva trattenuti.

-Noi siamo soltanto in quattro- proseguì William –So che voi siete più diventi. Eppure avete paura di me- scosse la testa, provocandoli di proposito. –Guardateli- disse ai suoi uomini –Venti normanni hanno davvero paura di quattro gallesi. Non siamo figli dei draghi? Non siamo i più forti guerrieri dell’isola-

-Così prode che ti nascondi dietro le sottane di mia figlia!- esclamò Liam.

William ribattè freddamente.

-Lei è stata soltanto un esca per contingenti a tornare-

-Salvare la mia casa è un motivo più che sufficiente per affrettare il mio ritorno. No, tu non l’hai tenuta prigioniera per spingermi a tornare. Piuttosto, sei tu a essere attratto da lei. Quella è la sol a ragione per cui la trattieni. E anche se mi farebbe felice colpirti in questo istante, finché non sarà tornata lei, per la sicurezza della mia famiglia, io non posso rischiare. Non posso metterla in pericolo-

William rimase con lo sguardo fisso su di lui, osservandolo.

-Non siete voi che voglio affrontare, ma piuttosto l’assassino di mio padre. Se vi fa piacere, però, affronterò anche voi, una volta morto lui-

-Nessuno di noi ti affronterà finché Buffy non sarà stata rilasciata- affermò Oz –Quello è il solo modo in cui possiamo essere certi che i tuoi uomini non si rifaranno su di lei dopo la tua morte-

-Non succederà- si era gia assicurato di ciò –I gallesi non consumano la propria vendetta sulle donne- aggiunse.

Tuo padre lo ha fatto-

William sospirò pieno di amarezza e fulminò Oz Summers con lo sguardo. Voleva negare l’accusa dell’uomo, salvo il fatto che una parte di lui sapeva che era vero. Dewi aveva combattuto per salvare il Galles dall’invasione normanna, un obbiettivo nobile. Ma non aveva esitato a calpestare qualsiasi persona più debole di lui…comprese donne e bambini. Sua moglie. Persino suo figlio. Non importava chi fosse.

Per quella ragione, William fu d’accodo con lui. Summers aveva tutto il diritto di nutrire dei sospetti su come lui avrebbe potuto trattare Buffy. Fece un rapido calcolo. Se era vero che stavano arrivando rinforzi, sarebbe stato meglio sbrigarsi a combattere contro di loro.

Si fece forze per quello che doveva fare.

-Molto bene, la libererò-

Un tuono rimbombò n lontananza, basso e prolungato. Ma William ignorò la minaccia che implicava. Aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto liberare Buffy. E quel momento era arrivato.

-Indossate le vostre armature combatteremo e fatevi trovare nel campo al fianco al fossato- disse fermo –Voi due verrete da soli e io con Buffy. Poi combatteremo e finiremo questa storia una volta per tutte-

“ Poi io morirò, se non con il corpo, sicuramente con il mio cuore”

CAPITOLO 23:

Lo sentì arrivare. Anche un sordo l’avrebbe sentito. Ma lei non si distrasse da quello che stava facendo- Un bagliore di luce illuminò la stanza scura. Il rimbombo del tuono che seguì fece tremare i battenti della finestrella. Ma ancora lei non distolse la sua attenzione dai passi che si stavano avvicinando.

-Sono venuto per liberati da questo posto-

Lei indietreggiò, ma si rifiutò di guardarlo.

-Maledizione Buffy! Ti sto liberando da questa prigione. Vai! Vai della tua famiglia-

Lei scosse la testa.

-Tu non mi caccerai da quella che è la mia casa- si volto per averlo di fronte. –Questa è la mia casa, William. Combatterò per difenderla tanto ferocemente quanto te. Tu più di tutti gli altri devi capire questa cosa-

-Devi andare da loro- insistette lui in tono più calmo. –E’ ora-

-No-

-Si. Se non ci andrai tu, ti costringerò io-

-Mi hai detto che non era tua abitudine costringere le donne…-

-Uffern dan!- la fece alzare e la girò verso di lui. Il pennello e io colori con cui Buffy stava dipingendo volarono via, ma lei non ci fece caso. Il suo amante stava cercando di sbarazzarsi di lei e il suo cuore non poteva sopportarlo.

I suoi occhi blu bruciavano nei suoi.

-Tu andrai. Ti stanno aspettando-

-perché lo sta facendo proprio adesso? Che cosa succederà se andrò da loro?-

William non dovette dire nulla: lei riuscì a vedere la verità nei suoi occhi.

-Quando tu sarai di nuovo al sicuro nelle mani della tua famiglia, Oz mi affronterà sul campo d’onore-

-Non farlo, William. Ti prego, non farlo-

Lui scosse la testa –Sono passati troppi anni da quando giurai di impossessarmi di nuovo di quello che sarebbe dovuto essere mio gia da tempo-

-Lo puoi avere anche senza combattere, senza che nessuno debbe morire-

Rimasero a fissarsi.

-Tu sei una donna, non capisci. Ma io sono un uomo, come lo sono loro, e noi combattiamo per quello che dobbiamo avere-

-Io sto lottando, William. Sto lottando come può lottare una donna. Non con le tue armi, ma con le mie. Io so che tu mi ami- tremò nel pronunciare quelle parole. E se si fosse sbagliata?

-Penso che tu mi posso amare e so che io ti amo. Allora sposami. Un matrimonio tra noi due potrebbe per sempre porre fine a questa lotta tra e nostre famiglie. Sposiamoci, William. Io sono la primogenita…-

Li l’allontanò e poi la fisso come se fosse impazzita.

-Erediterà tuo fratello- poi con la mano fendette l’aria –Inoltre,una nostra unione non può cambiare il passato-

-Potrebbe se tu lo premettessi. Se scegli me anziché la tua vendetta- Ma lui si limitò a scuotere la testa e Buffy sentì il panico assalirla –Ti prego, William. Io ti amo-

L’espressione di William si fece tormentata. Ogni muscolo del suo robusto corpi da guerriero tremava dalla violenta emozione. Era una visone spaventosa eppure Buffy era in qualche modo piena di speranza. Stese una mano verso di lui e la fermò leggera sul suo petto.

-Non vedi quanto siamo fortunati…-

-Non tentare di sperimentare le tue strategie su di me!- la sua voce era furiosa –Se è vero che mi ami, allora accettami per come sono. Non posso cambiare il mio destino proprio adesso-

Il cuore di Buffy lo desiderava. Lui voleva il suo amore, qualcosa che non aveva mia avuto da nessun’altra. Ma a che prezzo? Poteva pagarlo lei? Poteva amare un uomo che non avrebbe pensato due volte a distruggere la sua famiglia?

Qualcosa dentro di lei sembrò spezzarsi. –Non posso restare con te, William, se tu hai intenzione di distruggere la mia famiglia. Perché io amo anche loro-

-Allora vai da loro- esclamò lui .Non puoi amare me e i miei nemici. Vai!- esclamò a denti stretti.

Buffy girò le spalle, stringendosi le braccia attorno al corpo.

-Io resterò qui- la voce tremava, tutto il suo corpo tremava. –Io resterò qui. Nella mia casa-

- No. Non lo farai-

D’istinto, William prese Buffy e se la rovesciò sulle spalle. Il petto gli doleva mentre chiudeva il suo cuore che lei era riuscita a toccare poco prima. L’aveva fatto innamorare di lei ed era quasi riuscita a farglielo confessare. Ma quando lui si era mostrato pronto a prendere quello che lei gli aveva offerto, lei si era ritirata. C’era un prezzo da pagare ed era troppo alto.

-No, William! No! Non farlo!- gridò Buffy, cercando di liberarsi dalla sua presa.

Ma intanto William si stava dirigendo verso il bastione.

-William- esclamò cercando di calmarsi., aggrappandosi alla sua schiena –Mettimi giu. Pensa a quello che veramente vuoi-

-Io so quello che voglio- replicò lui, camminando attraverso il bastione –L’ho sempre saputo-

Ignorava le facce sorprese e allibite sia degli abitanti del castello sia dei suoi uomini d’armi. Si avvicinò verso il corpo di guardia.

Quando la mise finalmente a terra, lei indietreggiò di alcuni passi. I suoi capelli sciolti svolazzavano come un vessillo, ma lei li tirò da parte. Cercando di respirare, lo fissò-

-Tu pensi di essere coraggioso soltanto perché combatti. Ma ci vuole più coraggio per amare che per uccidere. Tu sei coraggioso col corpo, William, ma non hai coraggio con il cuore. Per niente!-

-E’ stato solo piacere quello che abbiamo condiviso, non amore.

-No, William! No!-

-Ora vai- le ordinò lui, indicandole la strada dove c’erano due donne che li guardavano. E William riconobbe in loro Kimberly e Maeve.

Lui tirò un sospiro profondo. Con il tempo avrebbe imparato ad odiare quelle due donne. Tornò con lo sguardo verso Buffy. Con il tempo, se Dio avesse voluto, avrebbe potuto imparare ad odiare anche lei.

 

Kimberly prese suo marito per il braccio.

-Non affrontarlo. Ti prego, Liam-

Ma lui si allontanò.

-MI ha rubato la casa e Dio solo sa che cosa ha fatto a mia figlia. Adesso giura di uccidere mio fratello. No, Kimberly. No. Ho aspettato anche troppo per questo confronto. Capisco l’affetto che provi nei suoi confronti. Ma ora è un uomo. Non è più il ragazzo che conoscevi una volta. E deve prendersi le responsabilità delle sue scelte-

Così dicendo, si diresse verso le due figure che stavano nel campo aperto.

Kimberly congiunse le mani sul petto. Maeve la raggiunse e, una vicina all’altra, guardarono Liam e Oz avanzare verso William. Qualcuno doveva morire quel giorno. Qualcuno che loro amavano. E sebbene avessero fatto tutto quello che era in loro potere per fermarli, avevano fallito.

William restava fermo mentre vedeva gli avversari avvicinarsi. I suoi tre uomini, ancora a cavallo, formarono un semicerchio di difesa dietro di lui. Liam chiamò Buffy e, dopo un momento di esitazione, quando i suoi occhi fissarono William, lei si gettò tra le braccia del padre. Ma Kimberly e Maeve avevano notato quel momento di perplessità e si scambiarono uno sguardo se si scambiarono uno sguardo.

-Lo ama- sussurrò Kimberly.

-Come dovrebbe,. In fondo lui è un uomo buono. Lo so-

-Magari i nostri mariti la pensassero come noi-

-Dio fa che piova- pregò ad alta voce Kimberly. –Apri le cateratte del cielo. Poggia, neve, grandine. Ti prego, Dio, evita questo scontro. Ti prego, vergine Maria. Intercedi per noi. Stai accanto a questi uomini testardi e impetuosi-

Ma l’unica risposta fu un altro tuono. Poi Liam spinse gentilmente Buffy verso il villaggio.

-Vai da tua madre- disse

-Buffy!- urlò Kimberly verso la figlia tenendo le braccia aperte. Non poteva evitare quello che quegli uomini stavano per fare. –Buffy allontanati-

Buffy vide la madre e la zia. L’impulso di correre da loro fu irresistibile, ma aveva paura di lasciare gli uomini perchè allora sarebbe cominciato il combattimento.

-Madre!- gridò –Oh, madre, vi prego, fateli smettere. Basta, padre. Basta zio, Oz-

-Abbiamo provato!-

Buffy scosse la testa e guardò William. Suo padre si era fermato tra lui e suo zio e in quel momento stava definendo le regole del duello tra i due. Un duello all’ultimo sangue, temeva, e tutto per impossessarsi di un castello.

Guardò Sunnydale, la casa che amava. Eppure non teneva così tanto a quel castello quando alle vite du quei tre uomini che amava di più. Poi una figura si profilò oltre le ombre della torre di guardia. Due figure. Charles e Tillo. Erano l’uno vicino all’altra, sembravano un fronte unito.

Senza riflettere alle sue azioni. Buffy si allontanò dalla madre e guardò di nuovo il castello. Non corse, ma nemmeno esitò. UN lampo tagliò il cielo a zig zag e il tuono rimbombò sopra di lei, ma le non si mosse.

-Torno alla torre- annunciò mentre passava davanti ai tre uomini.

-Nella mia casa. Non venite da me, padre, se voi o lo zio ferirete William. E tu William, non venire da me se verserai il sangue di mio zio o mio padre-

Lei non seppe se loro l’avessero guardata. Era abbastanza che i tre gallesi a cavallo l’avessero fissata come se fosse impazzita. Le guardie all’entrata fecero lo stesso. Ma Charles e Tillo le sorrisero.

-Vi prego- li scongiurerò Buffy –Vi prego, fate qualcosa per porre fine a questa assurdità-

-Vai a rifugiarti nella torre, bambina- disse Charles -Tu gia fatto tutto quello che potevi. Ora è tutto nelle loro mani- poi si voltò verso William e i due inglesi. –Nelle loro mani e in quelle di Dio-

Era la cosa più difficile che Buffy avesse mai fatto, quella di voltare le spalle al disastro incombente ma si avviò impassibile verso il bastione. Arrivò alla stanza della torre, ormai divenuta sua.

Era destino. Tutto. Il dipinto. Il suo amore. La famiglia. Il suo futuro. Fuori tre uomini si sarebbero uccisi l’un l’altro e, facendolo, avrebbero anche ucciso una parte di lei.

-Che Dio il protegga, gallesi e inglesi. Che Dio il protegga-

CAPITOLO 24:

William concentrò la sua attenzione su Oz Summers, l’uomo che odiava da tempo immemorabile.

-hai qualche esitazione?- chiese l’uomo –Cos’è? Paura? O forse dubbio che ti fa tremare la mano? Perché, imprimiti bene nella mente le mie parole, William, non è la stessa cosa-

La presa di William si rafforzò sull’impugnatura della spada e immediatamente sentì una fitta di dolore pungente trapassargli la mano ferita. Ma si disse che era stato un bene. Il dolore avrebbe galvanizzato la sua furia. Guardò l’uomo. Oz Summers non aveva più il fisico di un ventenne ma non era ingrassato. Si sarebbe comportato bene sul campo di battaglia. Quando incocciò il suo sguardo rimase impassibile

-Non posso avere paura di un duello che aspetto da vent’ani-

-Ah, ma la posta in paio oggi è molto più alta di quando non lo fosse stata allora. Forse quello che senti è il dubbio-

-Non è cambiato nulla- William imprecò, poi avanzò. Subito Oz fece un salto all’indietro e le spade si scontrarono. Na fu solo il rumore delle lame, solo l’inizio del confronto.

Chissà se Buffy stava guardando…

Di nuovo la mano di William tremò. La spada esitò.

-Deve essere innamorata di te- disse Oz in tono ragionevole –E’ l’unica spiegazione che posso vedere nello strano comportamento di mia nipote. Deve amarti-

-Non basta- mormorò William. Attaccò di nuovo colpendo Oz con la furia della sua forza. Quasi non si rendeva conto degli altri uomini attorno a loro.

Sapeva che Liam Summers aspettava, impaziente di prendere il posto del fratello quando Oz sarebbe caduto sotto la sua spada. E sarebbe caduto, giurò a se stesso William.

Ma sebbene Oz gli desse spazio, la sua era una mossa strategica, non una ritirata e William non era tanto stupido sa interpretarla diversamente.

-Pensa al perché mi stai affondando - proseguì Oz contrattaccandolo –Tuo padre quel giorno morì per mia mano. Ma Maeve e Kimberly furono salvate. Voleva ucciderle, assassinarle. Ma io le salvai uccidendolo. Pensi che lui meriti la tua fedeltà? Un uomo che avrebbe ucciso due donne? Pensi che tuo padre avrebbe fatto per i gallesi di queste colline tutto quello che hanno fatto loro? L’ hanno curati, sfamati. Hanno mantenuto la pace e migliorato le loro vite-

-Risparmi il fiato per il duello. Ne avrai bisogno- disse William impassibile. Non voleva sentire niente di tutto ciò. Attaccò, ma Oz si scansò di lato. Per un momento le loro lame restarono bloccate insieme. Erano abbastanza vicini da toccarsi. Abbastanza vicini da guardarsi negli occhi.

A William la faccia di Oz si sovrappose a quella di Buffy.

-No!- con un impeto di forza rabbiosa, William respinse l’uomo all’indietro. Non voleva vedere Buffy nel suo nemico.

Oz balzò all’indietro e con un tallone colpì una pietra. Perse all’improvviso l’equilibrio e cadde su un ginocchio. IN quattro e quattr’otto fu di nuovo in piedi, prima che il grido degli spettatori si dissipasse nell’aria. Eppure, William ebbe abbastanza tempo per compiere la mossa decisiva.

Ma non lo fece.

Esitò, poi, quando ormai era troppo tardi, si diede dell’idiota. Si sarebbe giocato la vita per un paio di occhi verdi? Per una donna che non lo avrebbe mai anteposto alla sua famiglia.

-Uffer dan!- imprecò e attaccò nuovamente, avanzando, portando degli affondi e costringendo Oz a indietreggiare a e difendersi.

Nessun dei due aveva fiato per parlare o provocare, studiavano le mosse dell’avversario, paravano e stavano attenti e non compiere passi falsi sul terreno freddo e scivoloso, impregnato dalla neve sciolta e dalla pioggia che era appena caduta. A malapena William sentì il minaccioso rombo del tuono. Sentì le grida di incitamento.

-I Summers sono tuoi, William-

-Bravo. Bravo-

-Attento. Prendi tempo-

William aveva il viso e le braccia sudate e le ferite gli bruciavano. I muscoli si tesero e si contrassero mentre contrattaccava le mosse dell’avversario. Stava agendo d’istinto, quel fragile legame tra cervello e il corpo che l’aveva portato alla vittoria centinaia di volte, William sapeva di essere più giovane e resistente. Alla fine avrebbe vinto.

Sicuro di sé, più il duello procedeva più sentiva vicina la vittoria . Lo capì da tanti piccoli dettagli. Oz Summers cominciava a sentire la stanchezza. Il movimento on cui alzava la spada si era fatto più lento. Gli affondi non erano tanto sicuri e potenti come quelli di William. Era un combattente astuto, su questo non c’erano dubbi. Ma era più vecchio e proprio per questo faceva la differenza. Oz non avrebbe resistito ancora per molto.

Improvvisamente, un fulmine solcò il cielo. Un lampo violento di luce seguito dallo scoppio di un tuono di inaudita violenza. L’onda d’urto sembrò attraversare loro il corpo. I combattenti caddero entrambi all’indietro dalla violenza dell’improvvisa esplosione. I cavalli si imbizzarrirono e nitrirono e grida di allarme echeggiarono nelle orecchie.

-Santo Dio!- esclamò sconcertato. Che cosa era successo? Ma subito capì. Il fulmine era caduto davvero vicino e attorno a lui tutti quanti cercarono riparo. Persino il suo avversario era rimasto disorientato. Summers era rimbalzato all’indietro e si era tappato un orecchio con una mano. William scosse la testa, cercando di riprendersi. Era il suo momento! Oz era distratto. La punta della sua spada era abbastanza bassa da permettere a William di colpirgli il petto.

William si fece coraggio. Non era un disonore approfittare della situazione. Se fosse stato Oz a riprendersi per primo, avrebbe fatto lo stesso.

Cos William si preparò all’attacco. Focalizzò l’attenzione sul punto vulnerabile tra il collo e la spalla dell’avversario, dove la protezione dell’armatura era meno rigida. Vent’anni, si disse. Vent’anni trascorsi a tramare la vendetta, a odiare quell’uomo e tutta la sua famiglia.

Vent’anni.

Oz si accigliò e scosse il capo. William si rese conto che ancora non riusciva a sentire. Ma lui invece si. Sentì le urla provenire da un punto lontano e i nitriti dei cavalli terrorizzati. Ma Oz non sentiva niente.

“Colpisci ora. Ora!” continuava a dirgli la voce della vendetta…una voce che sembrava spietata quanto quella del padre, dura, crudele, esigente. Ma William esitò e non riuscì a spiegarsi il perché. Alzò la spada. Doveva soltanto abbassarla colpendo l’uomo che gli stava di fronte e la sua vendetta sarebbe stata compiuta.

Poi sentì. Un grido.

-Al fuoco. La torre sta bruciando!-

Il grido si estese seguito dal panico e dal caos totale.

William pronto a infliggere il colpo mortale con la sua arma, si sentì gelare.

-Fuco nella torre. Fuoco!-

La torre. Buffy si trovava alla torre.

Una paura che mai aveva provato prima sembrò fermargli il sangue nelle vene. Buffy! Si voltò per guardare il castello e, terrorizzato, vide le fiamme innalzarsi verso il cielo cupo. Buffy era veramente alla torre come aveva detto? In quel momento era prigioniera delle fiamme?

William dimenticò la sua vendetta. Dimenticò i suoi avversari, entrambi ancora parzialmente assordati dal tuono. Si dimenticò persino della spada che aveva in mano quando si girò e come una furia si precipitò verso il castello. In testa un solo pensiero: se Buffy era davvero nella torre, doveva salvarla.

Doveva salvarla!

Sfrecciò attraverso la radura, sopra il ponte e sotto le torri di guardia. Attorno a lui regnava il caos più completo, i cani abbaiavano, la gente urlava, guardando impietrita e facendo segni in direzione della torre. Il posto in cui si era rifugiata Buffy.

Si slanciò nel salone, facendosi strada tra coloro che stavano fuggendo dall’incendio. Attraversò tutto il salone per salire le scale, con l’odore acre del fumo che lentamente gli stava giungendo alle narici.

-Buffy!- gridò –Buffy!-

Ma come risposta ebbe solo l’eco delle ultime parola che Buffy “Scegli me anziché la tua vedetta”.

Ma lui non l’aveva fatto.

Oh Dio, era forse una punizione per essere stato tanto idiota? Uno stupido cieco senza cuore?

-Salvala- pregò ad alta voce mentre correva su per i gradini della scala a chiocciola –Dio, ti prego, non usare lei per punire me. Di tutti noi, lei è l’unica innocente. Salvala. Salvala-

 

Buffy sentì un boato. Cadde pesantemente e battè la testa. Ma aveva caldo. Non sentiva quel caldo da quando…da quando?

Ma subito gli venne in mente William.

Come un lampo improvviso a Buffy tornò tutto in mente. In quel momento lui stava sicuramente combattendo con Oz, poi avrebbe affondato suo padre. Le mancava il respiro q quasi soffocò per il fumo.

Che cosa stava succedendo?

Cercò di alzarsi e aprì gli occhi ancora offuscati, ma non si rese subito conto della situazione. Sopra di lei una parte di soffitto era crollata, il restante stava bruciando. In alcuni punti le fiamme erano gia alte oltre il tetto. Ma come era potuto succedere?

-William!- gridò, quando capì che cosa stava succedendo, mentre cercava di spegnere le scintille sulla sua manica.

-William aiutami!- gridò, a stento. Tossì e si asciugò gli occhi. Dov’era la porta? Tossì di nuovo, poi abbassò la testa verso il pavimento. Il fumo in quel punto non era così intenso e disperatamente cercò di respirare l’aria fresca. Finché riusciva a respirare , sarebbe rimasta cosciente.

Ma dov’era la porta? Seminascosta dalle macerie del soffitto crollato, alla fine riuscì a vederla. E la parte superiore stava bruciando!

 

Nel cortile del castello il panico aveva suscitato un’altra paura. Tutti fuggivano dal bastione, chiedendo aiuto a Dio furioso che preferiva distruggere il castello di Sunnydale piuttosto che permettere a quei tre di combattere per il suo possesso. Ma altri si affollavano nei cortili: i fratelli Summers e i loro uomini. E anche le loro mogli.

Oz Summers, ancora stordito, riuscì a riunire un gruppo di uomini per cercare di spegnere il fuoco, impartendo ordini e istruzioni a desta e a manca. Suo fratello, Liam, nel frattempo stava freneticamente controllando il bastione, nella speranza di scorgere sua figlia.

-Dove potrebbe essere? Di sicuro non lassù- gridò Kimberly, correndo per raggiungere il marito

-Liam, dobbiamo trovarla!- quando scorse Charles , tuttavia, a un tratto cambiò direzione.

-Charles, aiutaci. Aiutaci! Dobbiamo trovare, Buffy!-

-E’ andato a cercarla lui- rispose il bardo n tono pacato –William Darcy è andato a cercarla. Sai, ha una forte volontà, e ho avuto paura per lui. Ma ora si sta avverando la terza profezia.- disse, guardando Tillo.

La terza profezia, Kimberly lo guardò di sottecchi dopo quell’improvvisa rivelazione. Certo. Il caldo dell’inferno. E William era andato a salvare Buffy. Voleva dire che quell’assurdità sarebbe finalmente finita?

Si voltò e si afferrò verso Liam, che stava dirigendosi verso le scale. E lo prese per un braccio.

-Il caldo dell’inverno riscalderà l’inferno. Ecco che cosa rappresentava l’incendio. Quando finirà…-

-Finirà soltanto quando William sarà sconfitto. Ma prima devo trovare Buffy-

-E’ nelle torre, Liam, e William è andato a salvarla. Non capisci?-

-Avrebbe potuto uccidere Oz, ma la salvezza di Buffy è per lui più importante della vendetta!-

Il volto si incupì mentre il fumo cominciava a invadere la sala che lui aveva costruito con tanto amore.

-Lui è nostro nemico e non posso sottovalutarlo. Troverò io Buffy!- la prese per il braccio e la spinse verso la porta.

-Vai nel cortile. Organizza la nostra gente e salva quello che puoi-

CAPITOLO 25:

Il secondo piano era vuoto così come il terzo.

-Buffy!- ma dov’era?

In cima alla scala la porta della stanza della torre era chiusa. Ma il fumo si era già insediato attorno alla cornice e usciva dalla porta stessa. Senza pensarci due volte, William prese a spallate violente il robusto pannello. Il lato superiore della porta cedette di un filo, facendo uscire volute di fumo nero e soffocante. Ma il battente tenne.

-Buffy? Buffy!- ci riprovò continuando a perdere a spallate la porta. Eccola. Lo sapeva!

La porta cedette, ma non completamente. Comunque abbastanza da mostrare lo scorcio dell’inferno che aveva invaso la piccola stanza. Le fiamme avevano gia bruciato l’interno della cornice della porta e si stavano sviluppando verso le scale.

-Buffy!-

Accovacciandosi per evitare le fiamme, si spinse con tutto il corpo verso la porta. Una volta. Due. Di nuovo. Poi qualcosa si smosse e la porta si aprì di quel tanto che permetteva per vedere l’ammasso di pietre cadute che impedivano alla porta di aprirsi. Accidenti, la caduta del fulmine aveva scosso anche le mura del castello.

Tossì e balzò all’indietro , sopraffatto dal calore e dal fumo che stava invadendo tutto. Si asciugò le lacrime dagli occhi ma non si sentì meglio. Allora si chinò, tirò un respiro profondo, poi spinse di nuovo il battente che si aprì con uno scossone.

-Buffy!-

-William!-

Era accovacciata nell’angolo dietro la porta. Doveva tirarla furori da lì. Aveva bisogno di arai fresca e di acqua. E se si fosse bruciata…

-William- sussurrò Buffy e solo allora lui si resa conto di quanta paura avesse avuto per lei, del terrore che aveva provato e del sollievo che sentiva in quel momento. La prese tra le braccia e si diresse verso le scale, ma lei si divincolò.

-Aspetta- tossì mentre allungava la mano per appoggiarsi al muro –Aspetta. La porta. Chiudila…- tossì di nuovo.

-Prima devo portarti in salvo-

- No. Ti prego, William. Chiudi la porta, altrimenti tutto andrà in fiamme-

“Allora lasci che bruci” avrebbe voluto dire. Ma poi si decise, mise a terra Buffy e si avviò verso la porta. Nonostante tutto riuscì a sbarrarla .

A quel punto tornò da Buffy e., malgrado le sue proteste la prese in braccio e arrivarono in fondo alle scale.

-Sei ferita?- le chiese William quando trovò fiato per parlare. Fece una sosta al terzo piano, appoggiandosi al muro per guardarla e assicurarsi che stesse bene.

Il viso di Buffy era pallido e spaventato e imbrattato di fuliggine. Aveva gli occhi rossi per via del fumo e le lacrime, il vestito bruciacchiato. Ma lo sguardo era vivido e la voce, sebbene roca era ferma.

-Non sono scottata…non gravemente. Ho…la gamba…E non sono ferita-

Poi gli mise la braccia al collo.

-Mi hai slavato ancora una volta, William, non ti portò mai ripagare-

William scosse la testa. Non voleva la sua gratitudine. In realtà, non voleva sentire parole di riconoscenza, perché non poteva sopportare il pensiero di quanto vicina fosse stata alla morte. Tramava al solo pensiero.

Ma lei insistette –Ancora una volta mi hai salvato la vita-

Il suo abbraccio si fece più intenso e, incapace di contenere l’emozione, William la strinse a se.

-Non posso vivere senza...-esitò –Non posso vivere senza di te-

Buffy aveva percepito l’angoscia nella sua voce riconobbe il conflitto interiore che lo lacerava.

Ma ormai l’aveva detto.

Lo stinse forte.

-Sapevo che alla fine saresti venuto. Lo sapevo. Sebbene le fiamme che illuminavano il cielo e le pietre che cadevano e le mura che tremavano…- si interruppe per un violento eccesso di tosse. Poi sorrise al viso amato e macchiato dal fumo di William.

-Ho sempre saputo che saresti venuto da me-

Rimasero con lo sguardo fisso l’uno sull’altro e Buffy lo vide deglutire. Non rispose, ma lei ora non aveva più bisogno di parole per sapere la verità. William cominciò di nuovo a dirigersi verso le scale e lei si rilassò tra le sue braccia appoggiò la testa alla sua spalla e sorrise.

- Neanch’io posso vivere senza di te, lo sai. Dunque penso che dovremmo rimanere insieme o entrambi moriremo- Buffy sorrise accarezzandogli il bordo della cotta di maglia, cercando il contatto con la sua pelle calda

-E io so quale delle due scelte preferisco-

Lui abbassò lo sguardo su di lei.

- Anch’io…-

Si interruppe quando il padre di Buffy li vide a metà tra il secondo e il secondo piano e la sala principale. Liam, con l’angoscia nel cuore, si affrettò verso la figlia, impallidendo alla vista di lei tra le braccia di William.

-E’ ferita? Buffy…-

-Sto bene, padre. Davvero. William mi ha salvata…-

-E’ stato lui a metterti in pericolo- ribattè Liam. Estrasse la spada minacciosamente l’alzò.

-Mettila giù- poi rivolto a Buffy –Riesci a camminare?-

William fece per deporla a terra, ma Buffy si aggrappò ostinatamente alle sue spalle. Fulminò il padre con lo sguardo.

- No. non riesco a camminare- poi sorrise a William –Ti prego, potresti portarmi da mia madre?-

In quello stesso istante Kimberly si affrettava su per le scale piene di fumo, con un fazzoletto sopra la bocca.

-Oh, mio Dio! Buffy! William ce l’hai fatta!- i suoi incrociarono quelli della figlia e sebbene non parlassero, in qualche modo Buffy sapeva che sua madre aveva capito tutto. Faceva segno con la mano, Kimberly rise.

-Portala nel cortile. Sbrigati, Liam. Dobbiamo spegnere l’incendio. Oz ha dato ordine a un gruppo di uomini che formino una catena con secchi colmi d’acqua-

Buffy vide la furia del padre nei confronti di William. La madre lo aveva riportato alla realtà. Sebbene Buffy fosse salva, la minaccia su Sunnydale era ancora viva e gli occhi di Liam si rivolsero ansiosi verso la torre.

-La porta è chiusa ma il fuoco ha mangiato quasi tutto il tetto- gli disse William mentre scendevano –A meno che non interveniate subito, passerà attraverso la porta in un batter d’occhio-

A quel punto i loro sguardi si incrociarono. I due uomini erano faccia a faccia, con buffy tra le braccia di William in mezzo a loro. Lei era l’unica cosa che impediva alla loro diffidenza reciproca di ricorrere alla violenza. Molto probabilmente Buffy avrebbe dovuto ricoprire quel ruolo per un bel po’ di tempo. Ma giurò che quella situazione non sarebbe durata per sempre.

Allungò la mano per prendere quella del padre.

-State attento, padre. Vi voglio un bene immenso-

-Come te ne voglio io, bambina mia- rispose lui goffamente.

-Vieni- lo incitò Kimberly. Ma stava sorridendo a Buffy quando William gli passò davanti. E continuò a sorridere al marito quando furono da soli.

-Si. Sta attento, mio caro, perché ti amo con tutta me stessa-

Quando arrivarono fuori gli uomini confluivano nel salone, portavano l’acqua verso la fonte dell’incendio. Sopra a tutto, il cielo rombava e imperversava. I lampi illuminavano il cielo cupo e si infrangevano nella foresta.

-Non li aiuti?- fu Charles a pronunciare, cogliendo la ragazza di sorpresa.. Ma lui guardava William e per una volta gli occhi strabici del bardo si raddrizzarono.

-Non contribuisci alla salvezza del castello di Sunnydale? Questo è un posto bello e rispettabile. Forte e ben costruito-

Accanto a lui c’era Tillo e questa volta non si nascondeva nelle vesti di un uomo.

-E’ la gente che ci abita lo rende- sorrise al giovane uomo con cui aveva condiviso tanto. –Aiuta a salvarlo-

Lui stesse in silenzio alcuni minuti poi so girò verso Buffy.

-Tornerò da te- disse William –C’è ancora molto di cui dobbiamo parlare- poi se ne andò prendendo un paio di secchi e dirigendosi verso la sala comune invasa dal fumo.

Un altro lampo spezzò il cielo e Buffy sussultò. Dopo un tuono più forte cominciò a cadere la pioggia.

Pioggia!

Nel giro di pochi secondi i cieli si aprirono in un torrente. Dopo lo scoppio di un altro tuono, la poggia gelida e pungente si riversò su ogni cosa. Ancora una volta la gente sul bastione fuggì in cerca di riparo, nelle cucine, nel burrificio e nelle scuderie.

Buffy sia avviò nella sala grande. Nella sala trovò la madre e la zia Maeve.

-Dov’è?- chiese ansiosamente

-Di sopra. Sono tutti e tre di sopra- disse la madre. Faceva ondeggiare uno straccio per cacciare il fumo verso la porta aperta. Maeve aveva aperto le finestre.

Buffy si diresse verso le scale.

-Stai zoppicando- gridò, sua madre, rincorrendola

-Non è niente-

-Ma Buffy…-

-Madre, vi prego! Devo trovare William-

-Si, si- Kimberly le diede un abbraccio veloce. –Certo che devi- poi la seguì assieme a Maeve.

Trovarono i tre uomini al quarto piano. La porta della torre era spalancata, ancora stretta nella morsa del fumo. All’interno, tutto il tetto era crollato. Le massicce travi di legno erano carbonizzate e scoppiettavano sotto la cenere. Ma la pioggia era incessante e il fuoco non aveva altra scelta che spegnersi.

Tra il fumo e le macerie, vicino ai tre uomini si respirava una strana sensazione di trionfo. Quando Buffy fece la sua comparsa, tuttavia, il loro sentimento comune svanì e tutti si voltarono a guardare William. Un problema era stato risolto. Però, ne rimaneva un altro.

Buffy tuttavia sapeva come sarebbe andata a finire quindi si diresse subito verso il padre. Mentre sua zia Maeve andava verso suo marito e lo baciava. Aveva avuto tanta paure per lui

-Avete combattuto insieme contro il fuoco, voi, zio Oz e William. Avete contribuito alla salvezza del castello. Ora non potete abbandonare il bisogno di combattere l’uno contro l’altro?-

-Sono pronto a scordare il passato- concesse Liam guardando William alle spalle della figlia- Ma lui non può continuare a combattere me i qualsiasi membro della mia famiglia-

-Se vi riferite a me- cominciò Buffy .Non dovete temere…-

-Intendevo Oz- la interruppe lui

Buffy si rifugiò nell’ abbraccio protettivo del padre e si appoggiò al suo petto, Oz era di fianco a loro. Dall’altra parte William era da solo.

-Io lo amo- disse al padre mentre si scioglieva dalla presa.

-Lo amo- ripetè a suo zio Oz. Poi avanzò di tre passi e si mise di fronte a William. Erano abbastanza vicini da toccarsi.

-TI amo-

Lui non disse niente. Ma i suoi occhi, profondi come il mare, la scrutavano.

-TI amo, William. Ma amo anche loro. Dobbiamo giungere a un compromesso che possa essere accettato da ognuno di voi tre, altrimenti tu e io…-

Lui era lacerato. Buffy vide l’angoscia nei suoi occhi e nel suo cuore.

-TI vorrei, Buffy, malgrado il tuo nome, Summers che porti, ti vorrei in sposa- fece una pausa e Buffy sapeva quanto per lui fosse stato difficile fare quella confessione.

-Ma non possiamo restare qui- aggiunse –Non posso stare in questo posto, sapendo che dovrebbe essere un gallese a comandare, c’è invece un inglese-

Vicino alla porta c’era Kimberly, con lo sguardo fisso sul marito e un’espressione determinata. Buffy alzò un sopraciglio con aria interrogativa. Che cosa voleva dire quello sguardo?

Ma se lei non capiva, Liam ovviamente si. Si schiarì la gola, poi si rivolse a William.

-Oz è signore di Bailwyn, nel sud. Ha sempre tenuto un comportamento corretto. Sua moglie è gallese e i suoi figli sono metà gallesi e per metà inglesi. Lo stesso vale per me. Ho lavorato sodo per essere un buon signore per la gente di queste terre e in questo mia moglie è stata di grande aiuto- Guardò verso Kimberly -Ma i cambiano. C’è un nuovo re in Inghilterra e un nuovo feudo per me là. Aslin. Le vecchie terre e il castello della famiglia, ereditati da mio fratello maggiore. Dopo la sua morte, sono passate a me-

-Ti stai trasferendo a Aslin?- gridò Buffy. –Ma io non voglio vivere in Inghilterra -

Il padre le toccò la guancia –Allora resta qui con tu marito-

Buffy lo fissò a lungo. Stava per caso dicendo quello che lei pensava? Allora lui sorride e alzò le spalle. Lei si voltò a guardare William, con il cuore che le batteva all’impazzata.

William sentì le stesse parole di Buffy. Capì il loro significato nello stesso momento in cui lo capì lei. Eppure era ancora incredulo. Poteva essere vero?

Liam proseguì –Ora sono il signore di Aslin e Kevin è il mio erede- guardò verso sua moglie

–La mia mata moglie ha chiesto che le nostre proprietà gallesi passino alla nostra primogenita- come per enfatizzare le sue parole, tuonò.

William si asciugò la pioggia dagl’occhi. Abbassò lo sguardo su Buffy, sul suo viso bagnato di pioggia. Aveva i capelli fradici e scompigliati, il vestito tutto rovinato, eppure era la creatura più bella che avesse mai visto. Ma cosa più importante, aveva un cuore generoso e la sua anima era pura.

Doveva a Liam Summers anche quello. Lui e Kimberly avevano cresciuto quella figlia che tanto amavano facendola diventare la donna che lui amava. L’unica donna che avrebbe mai potuto amare.

Lei lo guardò attentamente. Era pioggia o lacrime quelle che vedeva nei suoi occhi?

Lui tese una mano tremante e le accarezzò il viso come aveva fatto il padre. Lei gli prese il polso.

-Mi vorresti come marito?- le parole gli uscirono spontaneamente, senza che lui le avesse programmate. Ma non se ne pentì. Al contrario, sembrò che si fosse tolto un grande peso dal cuore.

-Potrò avere l’onore di averti in sposa, Elisabeth?- chiese, con lo sguardo fisso, perso nell’intensità degli occhi verdi di lei.

-Si-

Quella piccola parola sembrò restare sospesa tra di loro. Poi Buffy si buttò tra le sue braccia, quasi facendolo cadere. Era minuta, ma tanto forte, quella sua donna. Era gentile ma riusciva a essere anche aggressiva. E sebbene fosse composte e discreta, sarebbe stata in grado di soddisfarlo per sempre.

-Mi sposerai?- mormorò lui tra i suoi capelli inzuppati di pioggia.

Lei annuì e solo allora lui si rese conto degli applausi. Con le braccia avvolte attorno a lei, William alzò lo sguardo e vide che tutti stavano partecipando allegramente alla loro felicità.

Poi Liam Summers gli si avvicinò con una mano testa.

-Vorrei che tra noi regnasse una pace vera- disse. William sentì che era giusto offrirgli la mano e lo fece senza esitazione.

Poi avanzò Oz Summers, anch’egli offrendo la mano in segno di amicizia.

- C’è stato abbastanza odio tra noi. Se sposerai, Buffy, diventerai mio nipote-

William sentì Buffy tesa tra le sue braccia. Quando abbassò lo sguardo su di lei, tuttavia, vide solo amore.

Poi afferrò la mano dell’uomo in segno di pace. Riuscì a sentire nella forte stretta di Oz il punto vuoto dove non aveva più il dito…il dito che il padre di William gli aveva crudelmente tagliato. Quanto sembravano lontani quegli orribili giorni. Ma quella era una nuova pagina della loro vita. Stinse la mano di Oz, poi si voltò verso Buffy-

-Vorrei parlare in privato con la mia futura sposa- la teneva di fronte a lui, con una mano su entrambe le sue spalle, con lo sguardo fisso nei suoi occhi aspettando che gli altri se ne andassero. Poi restarono soli, solo lui e lei tra le macerie della torre, con il perso di vent’anni e di rancore che gravava su di loro.

-Ti amo- le parole uscirono a fatica. Erano l’espressione di un sentimento che lui non aveva mai conosciuto. Ma erano le sole che si potevano anche soltanto avvicinare a quello che lei gli faceva provare.

-Ti amo, Buffy. Mi…mi piacerebbe dirtelo in privato- sospirò ancora scosso –Sono stato uno stupido a non capirlo subito. Ma…ti amo- ripetè, gratificato dell’emozione che leggeva negli occhi di Buffy –E dovresti sapere che ti avrei voluta anche senza il castello-

-Ti saresti rappacificato con Oz solo per me?-

-Per te, a quanto pare, farei di tutto-

-Persino camminare tra le fiamme- disse lei con le lacrime agli occhi. MA erano lacrime di felicità, le uniche che lui sperava di vederla versare . Poi, ridendo, si buttò tra le sue braccia, suggellando con un bacio il loro amore e le loro promesse.

William l’avvolse tra le sue braccia e l’alzo da terra cominciando a farla girare. Come aveva fatto a conquistare un creatura così perfetta? Che cosa aveva fatto per meritarsela?

-Saremo felici qui- sussurrò lei e William sapeva che sarebbe stato così.

 

 

EPILOGO:

Catello di Sunnydale, Galles

Marzo, 1156

Buffy si girò lentamente, gli occhi socchiusi, per vedere meglio l’affresco che aveva cominciato a dipingere in qui giorni tormentati. Sopra di lei gli operai lavoravano per ricostruire il tetto, in modo tale che avrebbero resistito a qualsiasi incendio.

Aspettava che i lavori cominciassero da quasi un anno. Ma il lungo inverno aveva ritardato i lavori. Poi si erano occupati delle coltivazioni primaverili e della tonsura delle pecore. Finalmente, nel corso dell’estate, gli operai avevano rivolto i loro sforzi alla ricostruzione della torre. Pesino William ci aveva lavorato, poggiando le pietre nonché alzando e sistemando pesanti travi di legno per anticipare la prima abbondante caduta di neve.

Ora la primavera era ormai alle porte e i lavori sul tetto erano quasi terminati. Per William era motivo di orgoglio che la torre fosse stata ricostruita prima che i genitori di Buffy arrivassero per il loro primo lungo soggiorno a Sunnydale.

Ma lei non voleva limitarsi a ricostruire le pareti, il tetto e il parapetto. Voleva anche completare l’affresco, la scena che col tempo avrebbe circondato l’intera stanza.

William era lontano da due giorni, per motivi di lavoro, ad Afon Bryn, e durante quel tempo lei aveva lavorato sodo dalla prima luce dell’alba fino alle ore del crepuscolo. Quel giorno aveva un motivo in più per affrettarsi. Si accarezzò il ventre con le mani disegnando piccoli cerchi. A quanto pare, il piccolo Alan o Alana…si stava agitando. Si stava sistemando in una posizione più bassa e per tutto il giorno Buffy aveva avuto un mal di schiena. Qualsiasi fosse la parte dell’affre4sco che quel giorno non avesse completato sarebbe rimasta incompleta per diversi mesi, pensò.

Disegnò il cerchio ancora una volta. La ghirlanda di rose andava finalmente bene. E il profilo delle montagne a est a quello del castello di Sunnydale ora la soddisfacevano. Il lupo andava meglio. Ma il drago…lo guardò di traverso. C’era qualcosa che non andava. Gli occhi, pensò. Erano profondi come quelli di William, ma non erano lucenti come i suoi. Sorrise al pensiero di quella lucentezza, a volte riscaldata della passione, altre volte semplicemente da amore.

La porta si aprì mentre stava ancora lavorando all’affresco.

-Lady Elisabeth, è ora di smettere- la rimproverò Willow -Se non per voi, fatelo per me. Sapete quando il pedante Joshua si adiri quando si cena in ritardo. E si rifiuta di servire in vostra assenza, quindi è inutile digli di coricare se voi siete ancora qui-

Willow avanzò nella stanza, la pancia grande quasi quanto quella di Buffy che ridacchiò.

-Facciamo una bella coppia, eh? Ma credo, Willow, che io tornerò in forma prima di te-

-Oh, milady, è giunto il vostro momento?- gli occhi di Willow si spalancarono mentre la guardava ansiosamente. –Dobbiamo mettervi a letto. Sapevo non avrei dovuto permettevi di salire tutti questi scalini. Lord William mi farà impiccare se lo verrà a sapete-

-TU sei salita- puntualizzò Buffy –E sei praticamente al mio stesso mese. Non essere pesante, Willow, William lo è gia per tutti e due. Le doglie non sono ancora iniziate, ma oggi è vero, mi sento diversa. Forse il bambino non vedrà la luce questa sera. Ma presto. Molto presto-

-Meno male che lord William è tornato- borbottò Willow

-E’ tornato? E perché non sono stata avvertita?-

-Ma è proprio quello che sto facendo, milady, Adrian l’ha visto arrivare dalla vecchia strada di Carreg Du. Sono venuta a prendevi, così lo potrete salutare sul bastione quando arriverà -

-Così non saprà che cosa sto facendo?- il bambino scalciò e Buffy rise –Allora andiamo-

Si diressero verso le scale a braccetto. L’affresco era quasi finito, i suoi genitori sarebbero arrivati ne giro di pochi giorni, William era a casa. Per Buffy la vita non poteva essere più perfetta. William l’amava, si era rappacificato con la sua famiglia…e con se stesso…e presto lei gli avrebbe presentato l’ultima prova del suo amore. Non vedeva l’ora di vederlo.

 

A circa due chilometri dal castello, William cavalcava come un forsennato. Verso mezzogiorno aveva avuto una premonizione. Nel villaggio un neonato aveva pianto e lui aveva sentito i capelli della nuca rizzarsi. Nel giro di un’ora aveva lasciato Xander e Riley a concludere da soli il suo affare. Doveva vedere Buffy voleva essere al suo fianco. Non sarebbe dovuto partire quando lei era così vicina al momento del parto, anche se gli aveva assicurato che mancavano ancora diversi giorni. Avrebbe dovuto ascoltare il cuore.

Sugli spalti della torre di guardia un uomo lo scorse e lo salutò…ma non segnalò nessun’emergenza William tirò quindi un sospiro, poi d’istinto tirò le redini del cavallo e alzò lo sguardo verso il castello.

Quella era la sua casa. Che strano per lui sentire un legame tanto intenso nei confronti del posto che aveva sempre odiato! Nell’anno appena trascorso, comunque molti sentimenti erano cambiati in lui. E tutto perché Buffy lo amava.

Un impeto di emozione gli gonfiò il petto. Buffy aveva visto qualcosa in lui che valeva la pena di amare. Ma, cosa ancora più bella, l’aveva reso capace di guardare nel profondo del suo cuore rendendolo consapevole della sua capacità di amare. A volte lo terrorizzava il pensiero di quanto lui disperatamente l’amasse.

Senza aspettare oltre tirò dritto per il castello.

 

L’ultimo raggio di sole baciò la parte più alta di Sunnydale poi sparì, tingendo il cielo di color lavanda. Mentre l’oscurità calava sul villaggio, le candele, le torce e le lanterne erano accese. Quando scese la notte quelle luci lentamente si spensero, a eccezione di una.

Nella stanza della torre le candele bruciavano per un bel po’ ancora. Un uomo camminava sul balconcino, sudando nonostante il freddo della notte, perché la sua mata stava soffrendo per dare alla luce il loro bambino e lui non riusciva a sopportarlo.

Gli vennero in mente le parole di Buffy, parole che venivano dal loro recente passato. Era molto più facile lottare che amare. Ora le credeva, perché il suo cuore si lacerava a ogni suo grido di dolore.

Ci fu un altro grido, poi un sottile, tremante vagito e nel cuore di William si rupe una diga.

-William?- lo chiamò Buffy –William? Vieni a vedere tuo figlio. Vieni a vederlo-

E con le lacrima di gioia che gli scendevano sul viso, William andò da loro.

 

FINE