UN INCONTRO......PER SEMPRE

AUTRICE:LADY VAMPIRA

Sommario:la storia si svolge 2 anni dopo chosen e...

 

 

CAPITOLO 1 - parte prima -

 

Aveva accettato quell'invito di suo padre di trascorrere un po' di tempo con lui a Los Angeles solo perchè era stufa di dover sempre inventarsi scuse per rifiutare ogni volta che l'ha chiamava. E così aveva preso il pulman per Los angeles ed ora si trovava nella sua stanza a casa di suo padre, che come al solito non c'era. Le aveva lasciato un biglietto in cui le diceva che si sarebbero incontrati per cena al ristorante. Inoltre le aveva lasciato sul letto un enorme pacco.

Dopo aver letto il breve messaggio del padre, aveva aperto il pacco ed era rimasta stupita nel vedere lo splendido abito che vi era contenuto. Era di satin blu ghiaccio; appena aveva visto il colore dell'abito una tristezza inspiegabile l'aveva sommersa e si era sentita come se venisse trasportata indietro per rivivere gli ultimi eventi di quel fatidico giorno di quasi 2 anni prima passati con lui.

Ora mentre era immersa in una vasca con schiuma profumata, ripensò a quella sera che avevano passato insieme abbracciati senza fare l'amore, ma solo tenendosi uniti. Era stato in quel preciso momento che lei aveva capito quanto fosse importante lui per lei.

Ripensò alla meravigliosa sensazione delle sue forti braccia attorno al suo corpo; alla dolcezza che le trasmetteva quel piccolo contatto; all'amore che si sentiva scorrere tra loro. Si, perchè, anche se ancora non lo aveva ammesso, lei era innamorata di lui. Amva tutto di lui: le sue mani, i suoi gesti, il suo comportamento, ma soprattutto amava i suoi occhi così espressivi che bastava guardarli e fissarli attentamente per capire cosa stesse pensando o provando in un preciso momento.

Uscì dalla vasca, e avvolta in un enorme telo di spugna si diresse in camera. Fissò l'abito disteso sul letto e come in un flash rivide l'ultima volta che aveva visto quei meravigliosi occhi.

Mentre tutto attorno a loro crollava creando un enorme nube di fumo e polvere, lei gli aveva stretto la mano e gli aveva confessato di amarlo, ma lui guardandola l'aveva ringraziata anche se sapeva che non era vero. Poi c'era stata un'altra scossa e lui aveva lasciato la sua mano dicendole di andarsene e di vivere.

Come accidenti poteva vivere senza di lui?, pensò asciugandosi gli occhi ripensando ai 2 anni quasi trascorsi da allora. All'inizio era stato duro perchè aveva sempre davanti agli occhi il suo volto sereno e consapevole di ciò che aveva deciso di fare. Poi era andata avanti con la forza della soppravvivenza e si era fatta coraggio e aveva deciso di provare a vivere, ma la sua non era vita. Era solo un'illusione; si sentiva vuota e le pareva a volte di non riuscire nemmeno a respirare tanto le perva di soffocare. Era stato pure per questo che aveva deciso di accettare l'invito di suo padre; forse cambiare aria le avrebbe fatto bene. Dopottutto lì a Los Angeles aveva degli amici che forse le potevano essere d'aiuto.

Sospirando guardò l'orologio e si rese conto che doveva sbrigarsi, visto che mancava poco più di un'ora all'appuntamento al ristorante. Si truccò e pettinò, poi indossò l'abito. Quando si guardò nello specchio si rese conto che quei 2 anni erano stati clementi con lei. S'infilò la mantella di seta nera che suo padre le aveva fatto trovare assieme all'abito e poi, dopo aver preso la borsetta, uscì e si diresse a piedi al ristorante.

Los angeles erta una bella città, ma lei si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Arrivò al ristorante e dopo aver dato il suo nome fu accompagnata a un tavolo d'angolo vicino a una grande vetrata. Ordinò un'aperitivo mentre si accingeva ad aspettare suo padre.

 

 

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Maledetto Angel, pensò lui entrando nel ristorante, perchè doveva mandare proprio lui per l'incontro con quell'informatore. Non poteva mandarci Wesley o Gunn; no, aveva chiesto esplicitatamente a lui di andare.

Si guardò intorno e non vedendo ancora l'uomo che cercava, si diresse alla zona bar. Mentre aspettava la sua birra, cercò di calmarsi e di rilassarsi. Si portò la mano al collo massaggiandoselo e fù allora che il suo olfatto percepì un odore che erano 2 anni che non sentiva più. Lo riconobbe subito: era il profumo di lei; era il profumo del suo bagno-schiuma: vaniglia e cannella.

Si girò di scatto per osservare meglio le persone presenti in quel luogo, domandandosi come mai fosse lì. Poi cercando di tornare a ragionare con la testa e non con il cuore, si disse che ra impossibile che lei, il suo amore, fosse lì. Si, suo padre abitava a Los Angeles, ma non era detto che lei si trovasse in quello stesso locale e in quel momento. Doveva trattarsi solo di una coincidenza. Forse una qualche signora presente in sala aveva usato un profumo simile che gli giocava brutti scherzi.

Si portò il bicchiere di birra alle labbra e tornò a voltarsi verso il bar, dando le spalle alla zona ristorante e cercando di togliersi dalla mente quella strana sensazione di sentire la presenza di lei.

 

Lei guardò l'orologio per l'ennesima volta e poi fece un cenno al maitre:

-"Mi dica signorina?"-

-"Il signor Summers, mio padre, ha avvertito di un suo probabile ritardo?"-

-"No, signorina."-

-"Va bene, grazie. Aspetterò ancora un po'", e senza badare se il maitre se ne fosse andato tornò a immergersi nei suoi pensieri.

Anche se era agitata per l'incontro con suo padre, non riusciva a liberarsi la mente dei ricordi che l'avevano invasa. Come era possibile che dopo 2 anni aveva ancora dentre di sè così vivide immagini di Spike?

Cos'era che aveva scatenato tutto ciò? Già, è vero; pensò, il vestito o meglio il suo colore che le aveva riportato alla mente il colore dei suoi meravigliosi occhi e da lì tutto era iniziato.

Prese il bicchiere con l'aperitivo, e dopo averlo finito; si alzò e si diresse verso il banco del maitre; era stufa di aspettare.

 

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Guardò l'orologio e sbuffò; possibile che l'informatore fosse in ritardo; di solito erano sempre puntuali, si disse finendo la sua birra che aveva davanti.

Ormai aveva già un'ora di ritardo e francamente si sentiva un po' stanco a stare lì ad aspettare. Pagò la birra, e alzandosi si sistemò la lunga giacca di pelle nerta, e si diresse verso l'uscita del locale.

Fù allora che il suo senso dell'odorato percepì di nuovo il profumo di vaniglia e cannella. alzò lo sguardo9 e vide una giovane donna di spalle uscire dal locale. Qualcosa di indefinibile lo spinse ad affrettarsi verso l'uscita.

 

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L'aria della notte era fresca, ma lei stava bene. Si guardò intorno e il posteggiatore delle auto dei clienti del ristorante le si avvicinò:

-"Mi scusi, signorina; vuole che le chiami un taxi?"-

Lei fece per rispondere, ma una profonda voce con spiccato accento britannico disse:

-"Non si preoccupi. La signorina è con me"-, facendo dileguare in fretta il ragazzo.

Dio, non erta possibile, pensò lei; quella voce era la sua, ma, non poteva essere lui. Forse era solo un signore che aveva una voce simile. Si, e allora come mai non mi giro; si rimproverò mentalmente. Ho paura di sperare. Sono rimasta troppe volte delusa, pensò ancora e si voltò piano.

L'oscurità non le permetteva di vedere bene il volto, ma sentiva che non si era sbagliata, nè illusa. L'ombra si avvicinò a lei, e dandole il braccio, che lei come un autonoma accettò, la guidò all'auto.

 

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Le aprì lo sportello facendola salire, e poi salì dall'altra parte e mise in moto.

Aveva paura di guardarla; credeva di stare sognando e che presto si sarebbe svegliato nel suo letto, dopo uno dei suoi soliti sogni. Eppure il calore che emanava dal corpo vicino al suo; il profumo, che per tutta la sera aveva invaso la sua mente, ora era presente vicino a lui.

Percepiva chiaramente che lei era come sotto shock; che non sapeva se credere o meno ai suoi occhi. Poteva capirla benissimo; del resto l'ultima volta che si erano visti lui stava sacrificando la sua esistenza per la salvezza del mondo.

Cap 2

 

Cosa le stava succendendo? Come era possibile che si sentisse come se vedesse tutto dall'esterno?; si chiese senza riuscire veramente a capire se stesse sognando.

Si, forse era solo un sogno; tra poco si sarebbe risvegliata nella sua vasca da bagno scoprendosi in un madornale ritardo.

Eppure vedeva benissimo la strada correre attraverso il vetro dell'auto; non poteva essere un sogno.

Fu in quel momento che si accorse che l'auto si era fermata davanti a una villetta e che lo sportello dell'auto veniva aperto. Scese dall'auto come un'automa e segui lui dentro casa.

 

 

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Perchè non reaggiva? L'aveva condotta in casa ed ora stava lì, in mezzo al soggiorno, ma era come se non vedesse quello che la circondava.

Le si avvicinò da dietro eposandole le mani sulle spalle, le fece scivolare la mantella ed involontariamente emise un suono di apprezzamento a vedere come l'abito modellasse la sua figura.

Lo sapeva che lei sarebbe stata bellissima in abito da sera; ma non credeva così. E poi quei 2 anni avevano portato lievi cambiamenti che forse nessuno l'avrebbe notati, ma lui sentiva e vedeva chiaramente che lì, davanti a lui non c'era più la giovane Cacciatrice inesperta e testarda, ma bensì una donna che ora sapeva vivere e apprezzare tutto ciò che poteva avere dalla vita.

 

 

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Forse fù il peso lieve di quelle mani sulle spalle, o forse il suono che l'uomo aveva emesso, ma qualcosa scattò in lei, che voltandosi reaggì nel modo più ovvio alla situazione.

Un sonoro sordo rumore fu quello che seguì mentre la sua mano colpiva la guancia dell'uomo, il quale rimase immobile e sogghignò lievemente.

-"Meno male; pensavo fossi diventata una statua"-, e bloccò la sua mano che si era già sollevata per un'altro schiaffo. -"No, mia cara. Ora basta"-

-"Tu. Maledetto. Bastardo. Tu"-, e cominciò a simghiozzare battendo con i pugni chiusi contro il suo petto. Lui la lasciò sfogare; sapeva cosa stava provando. Lui c'era passato quando anni addietro Willow l'aveva riportata in vita.

La strinse facendole scorrere una mano tra i capelli e l'altra sulla schiena. Piano piano i singjiozzi cessarono fino a divenire dei piccoli e brevi sobbalzi.

Lei sollevò il volto e lo guardò, dio non stava sognando, lui era veramente lì.

-"Ah....Spike, io..."-

-"Vieni"-, disse lui interrompendola a accompagnandola al divano dove la fece sedere e si sedette anch'essi.

Il tempo pareva essersi fermato; nessuno dei due riusciva ad essere il primo a rompere quell'imbarazzante silenzio. Lui si sentiva agitato e certo non era un ragazzino alle prime armi, ma in quel momento si sentiva come se fosse ancora il vecchio William, timido che veniva sempre preso in giro e deriso.

Lei, invece, provava la voglia di abbracciarlo, di assicurarsi che lui fosse lì, seduto accanto a lei. Voleva tanto sentirsi stringere tra le sue braccia e...., ma si ammettiamolo voleva fare l'amore con lui.

All'improvviso lui si alzò, e si diresse al tavolino d'angolo per versarsi uno scotch. Sentiva diaverne bisogno perchè ne ra certo, quella sarebbe stata una lunga ed interminabile notte.

 

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Mentre lo vedeva di spalle, lei lo osservò per cercare eventuali cambiamenti, ma non ne trovò. Del resto lui era un vampiro e i vampiri non invecchiano.

Lo vide tornare verso di lei, portandole un bicchiere riempito da qualcosa di ambrato.

-"Tieni"-, disse lui porgendoglielo.

-"Non credo che sia il caso.Rammenti, non reggo molto bene l'alcool"-, disse con un lieve sorriso.

Lui le sorrise in risposta e disse:-"Tranquilla; l'ho allungato con dell'acqua"-. Poi sisedette sul divano e facendo un sospiro di cui non aveva assoluto bisogno proseguì:-"Come mai qui a Lo9s Angeles?"-

-"Sono venuta a trovare mio padre, ma come hai potuto notare mi ha dato una lieve bidonata".- Poi lo fissò e disse:-"Di sicuro eri l'ultima persona che mi aspettavo di incontrare. Non dovresti dirmi qualcosa?"-

-"Meno male che non sei cambaita poi tanto in questi 2 anni.Sempre diritta al pounto."- Bevve un sorso di scotch e poi passandosi la mano tra i capelli proseguì:-"Quando te ne sei andata dalla cava; la luce sprigionata dal medaglione aumentò d'intensità; mi sentivo bruciare, ma non avevo paura. Sentivo che sarebbe andato bene."-, bevve un altro sorso di liquore per trovare il coraggio di andare avanti.

Lei si rese conto che raccontare quello che era accaduto, lo sconvolgeva. L'aveva notato dal tremore delle mani mentre si portava il bicchiere alle labbra. Tornò a concentrarsi su quello che lui stava dicendo:

-"Quando riaprì gli occhi mi trovavo in un vicolo; sentivo dolore e bruciore in tutto il corpo. Mi rendevo conto che se provavo dolore voleva dire che ero sopravvissuto, ma non sapevo dove mi trovavo."- La guardò e poi disse:-"Mi ripromisi che avrei fatto di tutto per farti sapere che ero vivo se avessi superato quel momento. Poi non ricordo nient'altro. Quando mi sono risvegliato mi sono ritrovato in un letto in una stanza che non conoscevo e accanto a me c'era angel"-

-"Angel? Ma come?"-, chiese lei.

Lui la guardò e poi continuò:-"Quando stetti un po' meglio, Angel mi disse che era stato grazie a una visione di Cordelia che era riuscito a trovarmi. Mi disse di essere arrivato appena in tempo, perchè ero al limite delle mie forze vitali"-, finì il liquore e cercò di non pensare alle settimane di sofferenza che erano trascorse per guarire.

Ritornò al presente percependo chiaramente le emozioni contrastanti che lei stava provando.

 

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Quello che stava provando, in quel momento, lei non riusciva a spiegarselo ma era sia felice che triste. Si alzò, e si avvicinò alla finestra per cercare di recuperare una parte della sua lucidità. C'era ancora una cosa che doveva assolutamente sapere. SEnza girarsi disse:-"Perchè...voglòio dire come mai non mi hai fatto sapere che eri vivo dopo che ti eri ristabilito?"-

Lui sapeva che quella domanda sarebbe giunta e così sospirando un po' disse:-"Quando mi rimisi, mi resi conto che la Bocca dell'Inferno era chiusa e che ora tu....tu potevi vivere una vita normale."-

-"Ah! Una vita normale? Ma sai cosa significa vivere?"- disse lei con le lacrime agli occhi che cominciarono a scendere lungo le guance.

-"Buffy, io..."-

-"Tu cosa? Io ho passato mesi a piangerti, a disperarmie a chiedermi se avessi potuto...."-

-"Sh! Buffy, va tutto bene"-, ed iniziò a baciarla sulla fronte, scivolando giù ad asciugare con i suoi baci le lacrime. Poi la guardò e vide nei suoi occhi la stessa luce che vi aveva sempre visto.

-"Buffy, io...."-

-"Zitto. Non parlare. Baciami. Ti prego baciami ora. Adesso"-, e dolcemente gli mise le braccia attorno al collo e attirò il suo volto più vicino e lo baciò con dolcezza.

Lui la strinse,ricambiando la tenerezza che vi era dentro; poi la sollevò tra le braccia e la portò su per le scale nella sua stanza.

Cap 3

 

Lei lo abbracciava, stringendosi al suo forte corpo; sapeva che lui la stava portando nella sua stanza e lei... lei voleva che ciò accadesse. Sapeva che voleva che quell'attimo e che tutto ciò che stava provando durasse per sempre. Lui la depose con dolcezza in mezzo al letto fra le morbide coltri e la guardò sentendosi osservato. Infatti lei lo fissava nei suoi occhi in cui si leggeva la voglia di essere amato.

Si ritrovò nuda ed esposta al suo sguardo, ma non si sentì imbarazzata mentre lui ammirava il suo intero corpo facendo l'amore con lei con gli occhi.

Lui si liberò dei pantaloni e le si inginocchiò accanto, sempre guardandola.-"Buffy sei sicura...Io"-

-"Shh!!"-, posandogli un dito sulle labbra. Rammentava come lui fosse un uomo stupendo con un gran bel corpo e sorrise mentre lui si abbassava un po' per baciarle le labbra spingendo la lingua nella sua bocca.

Fece correre una scia di baci lungo tutto il suo corpo, facendola fremere e trasalire quando si rese conto cosa voleva fare.

-"No, Spike. Io."

-"Non temere, Buffy."-, e scivolò ancora più giù fino a posare le sue labbra al suo centro. Lei gemette arcuandosi dalla meravigliosa sensazione che provava in quel momento.

Lui lasciò che lei desse libero sfogo a ciò che provava mentre il suo corpo veniva scosso da ondate sempre più intense; poi con dolcezza s'immerse in lei.

Le gambe di lei lo circondarono attirandolo più in profondità e spronandolo ad aumentare la dolce tortura del ritmo.

Lei gli artigliò le spalle in preda a una nuova ondata di piacere e lui non si fece pregare ancora; affondò più in profondità dando libero sfogo al suo piacere subito seguito da quello di lei.

Esausto, crollò su di lei, posando la testa sul più morbido dei guanciali che avesse mai avuto; in mezzo ai suoi canditi seni, mentre lei con carezze lievi passava le dita nei suoi capelli.

 

La luce del sole era calda sulla sua pelle e la faceva sentire bene, ma provava anche qualcos'altro. Si sentiva piacevolmente indolenzita e l'unico motivo era che aveva fatto sesso con qualcuno. Un momento...no, non aveva fatto sesso con uno qualsiasi, aveva fatto l'amore con l'unica persona che credeva di aver perduto per sempre, si disse aprendo gli occhi alla luce accecante del sole che entrava dalla finestra aperta.

Un momento, quella non era la sua stanza e... dio, con tutta quella luce lui sarebbe bruciato. Si voltò verso di lui con il terrore di scoprire solo un mucchietto di cenere al suo fianco, ma la sua sorpresa fu grande quando vide il corpo di lui perfettamente intatto illuminato dalla luce del sole.

Si alzò di scatto, senza dire niente e si rivestì in fretta. La sua sorpresa aveva lasciato ilposto alla rabbia e alla delusione. Non riusciva a capire perchè non glielo avesse detto. Era arrivata alla porta quando si sentì afferrare alla vita e voltare.

"Cosa vuoi fare? Te ne vuoi andare senza salutare?"

"Non vedo perchè dovrei salutarti. Mi hai celato molte cose su di te", disse lei fulminandolo con lo sguardo.

Lui capì subito a cosa si riferisse e comprese la sua delusione.

"Buffy, ascolta. Non volevo nasconderti niente. Volevo dirtelo, ma poi..."

"Ma poi cosa? Hai pensato che fosse più conveniente portarmi a letto per farmi accettare meglio le novità."

"Non dire così. Io ti amo. Ti ho sempre amato."

"Tu amarmi! Non sai neanche cos'è l'amore", e strattonandosi per liberarsi uscì dalla stanza e scese di corsa le scale.

"Buffy! Aspetta! Dobbiamo parlare!"

"Non c'è niente di cui parlare. Sono stata una stupida a lasciarmi abbindolare ancora da te. Non voglio vederti mai più", disse con un tono che non poteva essere frainteso. Uscì dalla casa senza guardarsi indietroe senza notare quanto fosse rimasto ferito lui dalle frasi che gli aveva detto.

Cap 4

 

Mentre Buffy scappava via, delusa e arrabbiata più con se stessa che conlui, da un'altra parte della città degli angeli, nella zona degli uffici, in uno della ex agenzia Wolfarm & Hart due uomini erano seduti uno di fronte all'altro e stavano in silenzio, pensando a cose che in un certo qual modo erano molto simili.

Ad un tratto l'uomo più anziano di aspetto, ma non per questo il più vecchio effettivamente disse:"Sei veramente certo che mia figlia è andata via con lui?"

"Si", disse l'altro osservando attentamente l'uomo di fronte a lui.

Era strano trovarsi davanti al padre della donna che si era amato così tanto."La mia socia li ha visti salire sulla sua auto e allontanarsi dal ristorante dove li avevamo mandati con scuse differemti."

"Quindi presupponi che ora lei stia con lui?"

"Si, quasi sicuramente. Devi tenere presente che hanno molto da chiarire e da raccontarsi."

"Già", disse e proprio in quel momento squillò il suo cellulare. Lui lo prese e rispose:"Pronto...ah ciao...No, non fare sciocchezze. Aspetta vengo subito a casa e ne parliamo. Si, lo sò. Farò ammenda per non essermi presentato al ristorante.", e chiuse la conversazione, poi voltandosi verso l'altro disse:"A quanto pare qualcosa è andato storto. Mia fuglia vuole andarsene. E' meglio che la raggiunga", ed uscì dall'ufficio.

rimasto da solo, l'uomo prese il telefono e digitò il numero del cellulare del suo Childe, ma la voce automatica lo avvertì che non era raggiungibile. Riattacando disse fra sè:"Si può sapere che cavolo hai combinato?", e si girò verso la finestra coperta dai tendaggi scuri. Lui percepì il calore del sole all'esterno e si domandò se avesse fatto bene ad aiutare Hank Summers nel suo proposito di rendere felice Buffy.

 

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Appena aveva finito la telefonata con il padre, si era chiusa in camera e senzxa togliersi il vestito si era gettata sul letto a piangere.

Piangeva non perchè fosse arrabbiata con lui, ma con se stessa. Ed inoltre era certa dia verlo fatto soffrire con quelle durte parole.

Non sapeva bene da quanto tempo si trovasse lì distesa sul letto a piangere e a rivivere con la mente la dolce notte di passione che aveva condiviso con lui quando sentì il suono insistente della citofono. Si sollevò dal letto e andò alla finestra. Lì, davanti al cancello c'era Spike.

Cosa era venuto a fare e perchè poi? Era stata chiara; gli aveva urlato che non lo voleva vedere mai più. Si ritirò dietro le tende e cercò di calmarsi.

 

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Perchè era andato lì? Sapeva che lei probabilmente non gli avrebbe voluto parlare, ma doveva provare a spiegarle. Non poteva perderla ancora. Aveva cercato di andare avanti in quei 2 anni, ma era stata dura. Più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto e di andare da lei; di presentarsi davanti casa sua e di dirle che l'amava ancora e che non aveva mai smesso.

Fu riscosso da suoi pensieri dal lieve ondeggiare di una tendina al secondo piano e capì che c'era lei lì dietro e che l'aveva visto.

Restò lì, in attesa che lei gli aprisse, ma nessuno venne. Sconfitto, amareggiato, deluso guardò un ultima volta verso la finestra e risalì in auto. Si mise alla guida e nello stesso momento in cui lui faceva manovra la tenda si scostò e lei lo vide allontanarsi.

 

Doveva far presto; da come era stata concitata la telefonata, aveva capito che sua figlia aveva deciso di andarsene. stava per arrivare quando vide un auto partire e la incrociò: dentro vi era una persona e la riconobbe come il collega di Angel e per un breve lasso di tempo riuscì a distingue il lieve segno di lacrime sulle sue guance.

Fermò l'auto davanti al cancello ed entrò in casa; senza esitazioni si diresse subito verso la stanza di sua figlia. Bussò, ma non ricevendo risposta, entrò piano apredendo la porta lentamente. Quello che vide lo fece pensare e chiedersi se avesse fatto bene ad immischiarsi nella vita di sua figlia.

Buffy stava lì, immobile davanti alla finestra con il volto rigato dalle lacrime. Le si avvicinò e senza dire una parola le mise un braccio attorno alle spalle attirandola a se e cercò di confortarla.

Passarono alcuni attimi , poi lei sollevando il volto dalla spalla di suo padre disse:"Perchè?"

Il padre non ebbe bisogno di chiedere a cosa si riferisse e disse:"Non devi farti domande e devi solo pensare alla tua felicità."

"La mia felicità era...è stare con la persona che amo, ma non sò che fare"

"Non sai come comportarti. non sei l'unica che soffre", disse lui e poi aggiunse:"Mi riferisco alla persona che ami. Se è quella che ho intravisto mentre arrivavo, allora ti garantisco che sta male pure lui."

"Cosa devo fare?", disse lei cercando di riguadagnare la calma.

"L'unico consiglio che posso darti è quello di parlare con un amico di cui ti fidi", disse quasi subito suo padre senza rifletterci molto. Gli era venuto in mente che se c'era una persona che poteva aiutarla quella era proprio Angel.

"Un'amico, ma chi....Un momento conosco che mi può aiutare. Hai ragione papà e grazie"

Approfittando di quel momento il padre si alzò dirigendosi verso la porta, ma Buffy lo fermò dicendo:"Dove vai? Non mi devi qualche spiegazione"

"Ah già, ma possono aspettare. E' più importante che parli con il tuo amico.", disse e poi la baciò sulla fronte.

 

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Mentre buffy parlava con il padre; un'altra persona era tormentata e sconvolta. Teso e demoralizzato, aveva guidato come un folle cercando di scaricare la tensione. Poi si era fermato cercando di calmarsi e poi aveva fatto manovra con l'auto per tornare in agenzia.

Appena entrato; senza guardare in faccia nessuno e men che meno il suo capo, entrò nel suo ufficio e sbattè la porta alle spalle.

Tutti erano rimasti sorpresi e allibiti dalla sua comparsa e dalla sua altrettanto scomparsa. La prima a riprendersi fu Cordelia.

"Ma che gli è preso", disse vedendo la porta chiusa."Ne sai qualcosa, Angel?"

Lui non la guardò; aveva notato gli occhi rossi di Spike e questo significava solo una cosa: tra lui e Buffy non era ndata come doveva.

"Ehi! Mi vuoi rispondere?", disse Cordy sventolando una mano davanti al volto di Angel.

"Scusa ero distratto. Comunque non sò cosa possa essere".

"Angel lo sai che come bugiardo non ci sai fare. quindi dimmi cosa è successo?", disse cordy sedendosi sul tavolo e lo osservò insistentemente.

"Va bene, Cordy; hai vinto. Tutto è iniziato un mese fà quando....", ma fu interrotto dallo squillo del telefono. Si allungò e sollevò la cornetta mentre cordy sollevando gli occhi al cielo disse:"E ti pareva che te la cavavi", e scese dal tavolo per poi dirigersi verso l'ufficio di Wesley, ma Angel le prese la mano e l'attirò vicina.

"Scusa se ti chiamo, ma visto che sono in città a trovare mio padre, vorrei passare da te perchè ho bisogno di parlarti. Posso venire?"

"Certo, puoi passare quando vuoi"

"Va bene allora ci vediamo tra un po'. Grazie Angel"

"Di niente", e riattaccò la cornetta, poi si voltò verso Cordy e vide il suo sguardo pieno di domande e così la prevenne:"Avrai una spiegazione te lo prometto. Per ora ti basti sapere che tra un po'verrà Buffy e mi serve la tua collaborazione per fare una cosa."

"Non sò di cosa si tratta, ma accetto.", disse Cordy sorridendo e poi piegandosi verso di lui gli sussurrò all'orecchio:"Però dopo voglio delle spiegazioni esaurienti."

"Le avrai", disse e poi le spiegò cosa avesse in mente.

Cap 5

 

Mentre Angel organizzava le cose con Cordelia; nel suo ufficio Spike si era gettato sul divano e con un bicchiere di wishey in mano stava riflettendo. Dio, perchè doveva essere così difficile amare qualcuno? Perchè non poteva essere felice anche lui come tutte le persone?

Si portò alle labbra il bicchiere e dopo averlo scolato si alzò per versarsene un altro. Mentre il liquido cadeva nel bicchiere, la vista gli si annebbiò e portandosi la mano al volto la ritirò bagnata.

Si stava proprio rammolendo, ma non poteva farne a meno: lui l'amava tanto e non poteva fare a meno di lei. Dio, perchè fargliela rivedere e non poter stare con lei? Perchè? E con un getto rabbioso scagliò il bicchiere contro il muro lasciando che il liquido ambrato si spargesse dappertutto.

 

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Era passato del tempo dall'ultima volta che era stata all'agenzia di Angel, e questa poteva considerarsi la prima volta che si recava nella nuova sede. Salì i gradini e si diresse verso la porta principale; bussò e poco dopo Cordelia comparve venendole ad aprire.

"Ciao Buffy", disse abbracciandola.

"Ciao Cordy", e poi tirandosi indietro disse."Dio, ma come fai ad essere così in forma?"

"Lo sono sempre stata"

"E sei sempre modesta", e scoppiarono a ridere.

Poi riprendendosi disse,"Sono venuta a parlare con Angel.Posso?"

"Certo.E' nel suo ufficio. Vieni ti accompagno", e si diresse verso la porta accanto e dopo aver bussato la fece entrare, non prima di aver scambiato un'occhiata con il suo capo.

 

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Era veramente cambiata in quei 2 anni, dovette ammettere Angel ed era ancora una bellezza.

"Sono contento di rivederti. Come stai?", disse dopo averla stretta tra le braccia.

"Bene, o meglio tiro avanti"

"C'è qualcosa che ti preoccupa. Dal tono della tua telefonata mi è parso di capirlo. Lo sai che puoi raccontarmi tutto."

"Si certo. E' che non sò....vedi ho rivisto Spike e..."

"Ah! Così l'hai rivisto, ne sono contento"

"Ma come tu sapevi che era vivo e in questi 2 anni non mi avete detto niente?", e vedendo che la stava per interrompere proseguì:"E ti prego nonmi dire che era per il mio bene"

"Va bene. Se vuoi non dirò questo, tanto lo sai già", e facendole uno dei suoi rari sorrisi disse."Ora mi dici perchè ti sconvolge tanto l'averlo rivisto?"

E Buffy iniziò a raccontargli tutto, anche se gran parte della storia lui già la sapeva e il resto lo sospettava.

 

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Nel frattempo Cordelia aveva digitato l'interfono dell'ufficio di Spike e dopo l'ennesimo squillo, Spike rispose:

"Cosa c'è gattina?"

"La gattina in questione vuole dirti che Angel ti vuole subito nel suo ufficio"

"Cosa è successo che il grande capo non sa risolvere?"

"Non lo sò, mi ha detto solo di chiamarti."

"Va bene, gattina. Ci vado", e spense l'interfono.

Poi si passò una mano nei capelli, e si diresse verso la porta e poi lungo il corridoio che conduceva all'ufficio di Angel.

Passando davanti al tavolo di Cordelia, le strizzò l'occhio e lei si sollevò fermandolo.

"E adesso cosa cìè?"

"C'è che sembri uno straccio.Va bene che sei un vampiro, ma cerca di tenerti in ordine", e detto questo gli sistemò il colletto della camicia.

"Grazie gattina", e le dette un buffetto sulla guancia.

Era strano come avesse legato con l'ex reginetta di bellezza del liceo di Sunnydale; forse era dovuto al fatto che lui era molto cambiato o forse solo perchè era grazie ad una visione di Cordelia che Angel era riuscito a salvarlo.

"Ora vai, stupido vampiro", disse lei spingendolo verso la porta.

"Va bene, va bene", e bussò alla porta e senza attendere risposta varcò la soglia e gelò.

Lì nell'ufficio di Angel, seduta sul divano, c'era Buffy e lo stava guardando come se fosse stato un fantasma.

 

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Ma che ci faceva lui qui?, si domandò lei fissandolo e si rese conto che quello che il padre le aveva detto era vero: sul suo stupendo volto c'erano segni evidenti di stanchezza e di dolore.

"Spike?"

"Buffy?", dissero quasi contemporaneamente e prima che potessero continuare Angel disse:

"Bene io vi lascio. Credo che abbiate qualcosa di cui parlare.", e si diresse verso la porta. Prima di oltrepassare la soglia si girò e disse."Mi raccomando cercate di non distruggermi l'ufficio", ed uscì.

 

Cap 6

 

Erano rimasti in silenzio, senza sapere cosa dire; Spike si sedette appoggiandosi al tavolo dell'ufficio. Nessuno di loro riusciva ad essere il primo a rompere quel silenzio imbarazzante.

Lui la guardò e alla fine disse:"Sono contento di poterti parlare? Io...", e venne interrotto da lei che disse:"Raccontami tutto e stavolta non tralasciare niente."

"Va bene", e le si avvicinò sedendolesi accanto sul divano."E' stato durante la convalescenza, mentre mi riprendevo dalla ferite. Una mattina Cordy è entrata nella stanza portando delle bende per la medicazione; inavvertitamente scostò le tendine e la luce del sole illuminò la stanza.Per riflesso le urlai di chiuderle, ma Angel, che era rimasto nel vano della porta, mi disse che non stavo bruciando."

"Ma come? Cioè com'è possibile ciò?", chiese curiosa lei, mentre sfiorava con la sua mano quella di lui per avere un contatto con lui.

"All'inizio nessuno, nemmeno Wesley, riusciva a capire come fosse possibile; poi attraverso delle ricerche e tramite le conoscenze dell'ex agenzia Wolfarm & Hart abbiamo scoperto che era una conseguenza, per me piacevole, legata al medaglione", e poi la fissò.

Lei aveva ascoltato ciò che le aveva detto; si alzò e guardò fuori dalla finestra; la luce del sole era accecante, ma era la vita stessa. Trasalì lievemente quando sentì le sue mani sulle spalle e la sua voce sussurrarle nell'orecchio:"Ti amo Buffy. Sei tutto per me, ma non voglio che ti senti costretta a fare delle scelte che non ti senti pronta a fare. Sei libera di vivere la tua vita. Mi ha fatto molto piacere rivederti", e si allontanò girandosi verso la porta.

Stava per uscire quando la voce di lei lo fermò:"Posso scegliere di passare il resto della giornata con te?"

Lui si voltò e la vide avvicinarsi, poi prendendolo per mano disse:"Ho fame, mi inviti a pranzo fuori e poi forse ti dirò cosa voglio fare", e gli sorrise sfiorandogli con le labbra la guancia.

 

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All'esterno, nel frattempo, Cordy era agitata; aveva visto Angel uscire dall'ufficio e raggiungerla, mettendosi seduto accanto a lei sul divano.

"Calmati, non si stanno scannando", disse lui accarezzandole il braccio.

"Si può sapere come fai a stare tranquillo? Lì dentro ci sono 2 tra le persone a cui vuoi più bene e stai qui calmo. Ma come ci riesci?"

"Sono qui perchè sò che loro due devono sistemare le cose in sospeso da soli. E stai tranquilla, anche se non lo ammetteranno mai, si amano troppo per non far parlare i loro cuori", e poi scostandole una ciocca di capelli aggiunse:"Invece di essere in pena per loro, non potresti occuparti di una persona che ha un necessario bisogno di te."

Lei gli sorrise e poi gli si avvicinò e gli sfiorò le labbra; poi appoggiò la sua testa sulla spalla, mentre la mano s'infilava tra i bottoni della camicia sfiorando il petto.

Nel frattempo, nell'ufficio Spike era rimasto immobile; non era sicuro di aver capito bene. Gli stava dando un'opportunità o qualcosa del genere.

"Va bene", disse riprendendosi."E sia, ti porto fuori a pranzo, ma come la mettiamo con quelli lì fuori?", e indicò la porta.

"Vuoi dire che sono lì fuori?"

"Se conosco anche solo un decimo il mio capo credo di si e credo che il nostro incontro qui l'abbia organizzato con la complicità di Cordy."

"Va bene; allora usciamo tranquillamente e se è il caso ci fermiamo anche a scambiare qualche frase, ma ricordati che mi devi portare a pranzo. A parte gli scherzi oggi non ho fatto nemmeno colazione e sto letteralmente morendo di fame", disse rammentando pure per quale motivo.

Lui parve accorgersi che qualcosa la turbava e disse."Non pensare a quello che è successo stamane. Doveva solo accadere", e poi prendendola per mano aggiunse:"Sei pronta ad affrontarli?"

Lei gli strinse la mano e fece un cenno con la testa.

 

- - - - -

 

"E' meglio che ti fermi, Cordy", disse Angel baciandole il collo.

"Perchè?", mugolò lei in preda a una dolce estasi.

"Perchè stanno per uscire dall'ufficio", disse e rapidamente Cordy si staccò risistemandosi i capelli.

"Sei bellissima", disse lui dopo che lei si era rimessa a posto.

"Invece di farmi complimenti; chiudi la camicia", e si sedette più composta sul divano, mentre lui si allacciava la camicia.

Poco dopo la porta dell'ufficio si aprì facendo comparire Spike e Buffy che si tenevano per mano. Si diressero verso i loro amici.

"Noi usciamo. Se succede qualcosa sono rintracciabile sul cellulare", disse spike.

"Tranquillo, William. Oggi sei in ferie, quindi fila via prima che cambio idea", disse Angel spingendo letteralmente fuori i due amici e chiudendo la porta.

Rimasti da soli, Cordy gli si avvicinò e disse:"Non ti pare di aver esagerato?"

"Per niente, ed ora vieni qui. Dove eravamo rimasti", disse abbracciandola forte.

 

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Fuori il sole del primo pomeriggio (dopo le 12 ) splendeva alto nel cielo e Buffy sentiva il suo calore sulla pelle, ma tutta la sua attenzione era concentrata sull'uomo al suo fianco: su Spike. Lo vide inforcare un paio di occhiali scuri e lo fissò curiosa. Lui notandolo disse:"E' per gli occhi"

"Vuoi dire che?..."

"Si, la luce forte non riesconoa sopportarla molto", poi guardandosi attorno aggiunse:"Allora dove ti piacerebbe andare a mangiare?"

"Non lo sò. Basta che sia un posto carino"

"Allora so dove portarti, ma è un po' lontano. Vieni", e prendendola per mano la condusse all'auto.

Cap 7

 

Circa 20 minuti dopo giunsero al ristorante e Buffy restò stupita dall'eleganza del locale. Come se le leggesse nella mente Spike disse:"Sai com'è quando hai a che fare con gli informatori di Angel bisogna anche dare una buona immagine di se stessi."

"Ah davvero?! E non è che è solo per fare colpo su qualche povera e indifesa fanciulla?", chiese ironicamente lei.

Spike la guardò e poi disse:"Gelosa per caso?"

"Io?! No, perchè dovrei?", chiese con finta innocenza, anche se dentro un pochino lo era gelosa e bolliva dalla voglia di sapere quante donne c'erano state in quei due anni.

"Sai mi avevi dato questa impressione, ma forse mi stò sbagliando", e detto questo la guidò al tavolo che era sempre prenotato per lui o qualche altro membro dell'agenzia.

"Whoa!", disse lei, dopo che il maitre si allontanò assieme al cameriere che aveva preso le ordinazioni, "Anche un tavolo personale!C'è qualcosa che devo sapere?"

"Ebbene hai scoperto il trucco", disse lui, guardandola e capì che lei non si sarebbe accontenta di poche parole."E' stato circa 5 mesi fà, il proprietario aveva dei problemi con degli usurai non proprio regolari, se capisci cosa intendo. In poche parole Angel ed io lo abbiamo aiutato a risolvere i suoi problemi e da allora siamo sempre i benvenuti in questo locale."

"Però, non è poi tanto male lavorare con angel, allora?"

"Dipende. Lo sai come è fatto; passa da momenti sereni a quelli in cui è meglio lasciarlo cuocere nel suo brodo."

"Già ho capito.", disse scostandosi per lasciare spazio al cameriere di appoggiare i piatti con le portate.

 

- - - - -

 

Dopo che il cameriere andò via, iniziarono a mangiare ognuno perso nei proprii pensieri. Lei si sentiva felice e serena come non le succedeva da tempo; il trovarsi lì con lui, con l'uomo che amava e di cui aveva pianto la sua "morte" le faceva credere che tutto poteva essere esaudito.

Lui, daltro canto, non riusciva a staccargli gli occhi da dosso ed era nervoso come se all'improvviso fosse tornato ad essere il William maldestro e timido che era stato nella sua precedente vita. Fu riportato alla realtà da una domanda di lei:

"Scusa cosa stavi dicendo?"

"Sai è strano trovarti disattento", disse lei sorridendo con dolcezza."Ti ho chiesto se c'è qualcosa tra Angel e Cordy?"

"In effetti si. Non sò di preciso quando è iniziato il tutto, ma deve essere già da qualche tempo.", prima di aggiungere maliziosamente:"Sei gelosa?", pregando in cuor suo che dicesse di no.

"Gelosa? Di chi? Di Angel? No, non lo sono. Lui è stato il primo amore di una ragazzina quindicenne, ma ora non c'è assolutamente nulla tra noi tranne forse una stupenda e pura amicizia."

"Bene", disse lui versandole un altro bicchiere di vino."Come stanno gli altri?"

"Alt, basta lo sai che io e l'alcool non andiamo daccordo; per quanto riguarda gli altri stanno tutti bene più o meno. Due settimane fà ho ricevuto una lettera di Dawn"

"Dawn? La mia piccola briciola", disse lui sorridendo maliconicamente.

"La tua piccola briciola fà il secondo anno di college a Eton ed è molto in gamba. Detto tra noi è un piccolo genietto in confronto a me nello studio."

"Forse, ma tu avevi altri compiti da svolgere"

"Eh già, il mio sacro dovere. Comunque Dawn è molto intelligente e rende molto orgoglioso Giles."

"Rupert, come sta il buon vecchio Rupert?", disse lui sedendosi comodamente e facendo cenno al cameriere di portare il conto.

"Sò che ha avuto alcuni problemi di salute; credo il cuore, ma ora sta molto bene", disse , mentre il cameriere porgeva a Spike un vassoio con il conto. Lui pagò tranquillamente e poi, dopo essersi alzato lescostò la sedia e la prese per mano..

"E gli altri? Come stanno?", chiese mentre uscivano dal locale e si avvicinavano all'auto.

"Bè, Xander si è ripreso dopo la depressione in cui era caduto dopo la morte di Anja ed ha aperto una impresa edile; Willow si trova in Inghilterra con mia sorella e Giles e lo aiuta anche nella direzione del nuovo consiglio degli Osservatori. Stanno tutti bene in definitiva.", disse mentre saliva in auto.

Lui la raggiunse e mise in moto.

"Dove vuoi andare?", chiese, immettendosi nel traffico.

"Non lo sò; non devi tornare in agenzia?"

"No, hai sentito Angel; ha detto che sono in ferie e così sono tutto tuo per oggi"

Lei fece finta di niente, ma ad ascoltare quella frase un improvviso calore la invase. Poi, cercando di riprendere contegno disse:"Com'è che hai iniziato a lavorare con Angel? Da quello che mi ricordo non andavate decisamente d'accordo."

"Bè, il fatto è che una volta che mi ristabilii, non avevo le idee molto chiare su cosa fare e così lui mi chiese se mi andasse di dargli una mano. Sai Los Angeles potrebbe fare una concorrenza spietata alla vecchia Sunnydale. All'inizio è stata dura, ma poi quando abbiamo iniziato a collaborare è andato tutto bene."

Lei sorrise e lui accorgendosene disse:"Che cosa c'è ora?"

"Niente; è che sapere che tu ed Angel lavorate insieme è alquanto sconcertante", poi guardando fuori dal finestrino disse:"Dove stiamo andando?"

"Bè, visto che non avevi idea chiara su dove andare; ho pensato che la spiaggia sarebbe stato un ottimo posto per stare un po' insieme, sempre se ti và":

"Si, è ottimo come posto", e gli accarezzò la mano.

 

Capitolo 8

 

Mezz'ora dopo lei vide la scogliera e l'oceano e poco dopo Spike fermò l'auto davanti ad un cancello. Scese e aprendole la portiera disse:"Siamo arrivati", e prendendole la mano la guidò lungo una scalinata di pietra.

Scese l'ultimo gradino e poi la sollevò prendendola alla vita e facendosela scivolare lungo il corpo lentamente. Buffy chiuse gli occhi mentre dei brividi percorrevano tutto ilsuo corpo; l'incanto si ruppe nel medesimo momento in cui i suoi piedi toccarono terra.

Si guardarono e lei vide negli occhi di lui che quel lieve contatto, quel lieve sfiorarsi dei loro corpi non lo aveva lasciato immune.

Poi lui, sempre tenendole la mano disse:"Vieni", e fece per incamminarsi, ma lei lo fermò.

"Aspetta", e vedendo che lui la fissava, si appoggiò al suo braccio e si tolse le scarpe. "Ora possiamo andare"

Camminarono mano nella mano in silenzio non volendo rompere l'incanto di quel momento. Lui, non riusciva a credere di trovarsi lì con la donna che aveva sempre amato.

Dal canto suo Buffy sentiva che doveva in un certo qual modo scusarsi per il suo comportamento della mattina, ma non voleva in assoluto rovinare l'atmosfera serena e romantica che si era creata.

Si guardò intorno e vide una casa; aveva un che di famigliare, ma non riusciva a ricordare dove e quando l'avesse vista. Così disse:"Di chi è quella casa?"

Lui la guardò sorridendo e poi disse:"Ci sei stta ieri sera, Buffy"

"Vuoi dire che è tua?", domandò stupita.

"Si. Quella è la parte del retro con la veranda. Ieri non te l'ho fatta vedere, pure perchè ero...ero emozionato dall'averti rivista", e si alzò dandole la mano.

Lei la prese stringendo fra le sue dita quelle gelide di lui; meno male che alcune cose non cambiavano: le sue mani le davano ancora i brividi quando le stringeva.

Entrarono in casa e lui la condusse per le varie stanze; poi lei si fermò davanti a quella dove aveva passato la notte. Si girò verso di lui e vide riflessa nei suoi occhi una domanda che forse aveva paura di porgere.

Senza farlo stare troppo in ansia; lei lo prese per mano e varcò la soglia della stanza chiudendo dietro di se la porta.

 

Appena la porta si chiuse alle loro spalle; lui l'attirò contro di sè e scostandole i capelli dal volto, le baciò la fronte e poi scese lungo il naso fino ad arrivare alle sue labbra. Poi passò a baciarle le guance e il collo mentre con una mano sbottonava la camicetta. Ad ogni millimetro di pelle che scopriva vi posava sopra un bacio. La sollevò per poi posarla sul letto raggiungendola. Posò un lieve bacio nell'incavo dei seni che spedì un brivido lungo il corpo di lei facendola gemere piano.

Mentre lui la torturava baciandola e facendola tremare con carezze sempre più intime; lei gli sollevò la maglietta e gliela fece passare sopra la testa. Voleva avere un contatto con la sua bella pelle; fece scorrere le sue mani sui muscoli tesi della schiena.

Mentre lei cominciava a sfiorarlo; lui circondò i seni accarezzandoli e stringendo piano tra pollice ed indice i capezzoli rosei. Alle mani unì le labbra e cominciò a leccarglieli facendo rabbrividire il corpo della sua donna. Le mani continuarono a scorrere sul suo corpo fino ad arrivare al fianco e giù sulla sua coscia, coperta ancora dal tessuto di raso dei pantaloni beige. Fece scivolare lentamente la mano verso su e Buffy si arcuò mentre le sue dita sfioravano il suo centro attraverso la stoffa. Lui la guardò e vide sul volto di lei la voglia di essere amata completamente.

"Ti amo", mormorò mentre lei gli accarezzava le spalle.

Lei lo attirò a sè portando le sue labbra a toccare quelle di lui mentre la mano di lui s'infilava sotto i suoi pantaloni tirandoli giù piano. Lei arcuò la schiena per facilitargli il compito.

I pantaloni scivolarono sopra i fianchi, giù sulle cosce, oltre le ginocchia, le sue caviglie e finalmente ai piedi. Lui si fermò a guardarla bevendola con gli occhi ed iniziò a sbottonarsi i pantaloni per poi farseli scivolare lungo le anche. Poi si liberò dell'indumento senza smettere di guardarla e notando che lei non staccava lo sguardo dal suo corpo.

Si piegò di nuovo verso di lei, iniziando questa volta a baciarla dalla sua caviglia e scivolando lungo il polpaccio e poi su finalmente dove lei voleva essere baciata.

"Si, ti prego", mormorò lei aggrovigliando le dita nel lenzuolo mentre lui la carezzava con dolcezza e con lievi colpetti di lingua.

Lei si sentiva bruciare, ma voleva di più; voleva lui, voleva sentirlo su di se, dentro di se. Lo attirò su verso la sua bocca e con le gambe gli circondò i fianchi, mentre lui entrava dentro di lei riempiendola e facendola sentire come se fosse la cosa più preziosa per lui.

"Ti amo, Buffy", gemette lui nel suo orecchio, mentre cercava di mantenere il controllo. "Ti amo".

La voce resa roca dal desiderio, dall'amore riuscì a spedirla oltre il bordo e urlò il suo nome mentre anche lui la raggiungeva nell'apice.

Mentre il respiro tornava lentamente normale, lo abbracciò stretto cullandolo fino a che entrambi caddero addormentati.

 

-Epilogo-

 

Il sole entrava dalle finestre aperte e un raggio dispettoso che giocava con la tenda svolazzante colpì il volto di una giovane donna addormentata. Lei aprì piano gli occhi e si guardò intorno, un po' spaesata all'inizio, poi rammentò tutti i particolari della dolcissima ed eccitante notte appena trascorsa.

Si girò per guardare l'uomo che amava tantissimo, ma scoprì che il posto accanto al suo era vuoto. Dove poteva essere andato? E poi era ancora presto, si disse mentre si alzava dal letto e indossava la vastaglia di seta. Uscì in veranda e fu allora che lo vide che stava nuotando verso la riva.

Scese le scale che dalla veranda portavano alla spiaggia e gli andò incontro. Mentre si avvicinava, lo vide uscire dall'acqua e pensò che era veramente fortunata ad essere amata da un uomo così meraviglioso.

Dio, quanto lo amo!, e lo guardò mentre prendeva l'asciugamano e si accorgeva della sua presenza.

"Ciao", disse lui con una voce serena anche se temeva che lei avesse deciso di non restare; di non dare una possibilità al loro futuro.

"Ciao", e lo guardò e così senza pensarci disse:"Devo abituarmi al fatto che tu la mattina vada a fare il bagno nell'oceano?"

Lui la guardò e poi sorrise, un sorriso che arrivò anche ai suoi occhi. "No", disse sollevandola in braccio. "Ti dovrai abituare a farlo con me", e s'immerse in acqua con lei ridendo felice mentre lei, non importandosene della vestaglia che si bagnava, lo baciava e rideva felice forse per la prima volta nella sua vita e sicuramente non sarebbe stata l'ultima con lui al suo fianco.

 

 

FINE