L'AMICA DI SPIKE
Trieste- un giorno qualsiasi
Stava ferma in Piazza Unità a guardare il Mare Adriatico davanti a sé. Intorno a lei i bambini correvano e ridevano tirandosi i coriandoli. Carnevale sarebbe arrivato molto presto e già i genitori ne approfittavano per mettere in mostra i propri figli vestiti da Uomo Ragno o principessa. A lei piaceva quella festa: un giorno per poter essere qualcosa che altrimenti uno sognava soltanto. Ricordava a quando partecipava a questo genere di festa durante l’impero, a Roma, e si ritrovò a sorridere. Peccato che Roma le facesse venire in mente anche ricordi più tristi. Aveva perso il suo maestro durante il rogo di Nerone. I suoi pensieri furono interrotti da una coppia elegantemente vestita che la urtò. Lui avrà avuto almeno una cinquantina d’anni, mentre la donna che gli si avvinghiava addosso avrebbe potuto essere sua figlia, sempre che una figlia si lasciasse toccare il sedere in quella maniera. La guardarono con sufficienza e non chiesero nemmeno scusa.
“Scusate eh…” Disse con voce sarcastica. Stette bene attenta di dirlo a voce abbastanza alta proprio per farsi sentire. L’uomo si girò e con un sorriso da ebete le rispose.
“Parla con noi signora?”
“Sì in effetti. Mi avete urtato e non avete avuto neanche la decenza di chiedere scusa. Non lo trovate maleducato?”
“Come osi ragazzina?” Chiese seccato l’uomo “Come puoi rivolgerti a me in questo tono? Potrei essere tuo padre!” A lei venne da sorridere, non sapeva quanto lontano dalla verità fosse.
“Sempre così voi. Pensate che qualche anno in più vi dia il diritto di fare quello che volete. Comunque mi sembra che anche la signorina potrebbe essere vostra figlia.” Detto questo squadrò la ragazzina a fianco del uomo e cominciò ad avviarsi verso Piazza della Borsa: aveva voglia di un caffè e il posto migliore per andare a prenderlo era “La Portizza”, minuscolo bar sempre pieno di gente. Aveva vissuto per centinaia di anni e non era ancora riuscita ad abituarsi alla maleducazione della gente. Sospirò ed entrò nel bar. Un intenso aroma di caffè la avvolse, andò al balcone o ordinò. Vicino a lei c’erano soprattutto uomini in giacca e cravatta che bevevano aperitivi e parlavano di lavoro.
Con la tazzina in mano si mise a pensare.
La Bocca dell’Inferno si era riaperta già da qualche anno, ma lei aveva costantemente rifiutato di andarci. Sapeva che la Cacciatrice stava facendo sicuramente un ottimo lavoro da sola, ma in questo ultimo periodo il Potere che era in lei era terribilmente in subbuglio. Sentiva che doveva fare qualcosa, ma una parte di lei non voleva lasciare la sua tranquilla vita di ricercatrice dell’occulto. A Trieste si era trovata così terribilmente bene: aveva un piccolo appartamento a cinque minuti dal centro, aveva amici, si divertiva e se voleva poteva anche stare molto tranquilla. Non aveva problemi di soldi: in tutti gli anni che era vissuta aveva accumulato ricchezze di ogni sorta, però qualche decennio prima le era stato offerto un posto di ricercatrice dal Consiglio degli Osservatori delle Cacciatrici. Si disse che data la sua esperienza valeva la pena provare, in fondo si trattava solo di scrivere qualche fatto storico, riveduto e corretto, cercare qualche libro e tradurre alcuni passi sconosciuti: veniva pagata bene e con soldi circolanti validi… ogni tanto aveva problema a piazzare vecchi sesterzi d’oro.
Sentì qualcosa dentro di lei che le diede la scossa. Le succedeva sempre quando erano in corso battaglie difficili e per la salvezza del mondo. Era il suo patrimonio mistico, non c’entrava il Potere. Essere una strega e per di più essere morta da millenni, la portava ad avere una sorta di empatia con la terra e le sue forze. “Tutto è collegato” le diceva una volta sua madre. Ormai il suo volto era completamente sbiadito dalla sua mente, ricordava solo il suo calore, come succedeva anche per i volti dei suo figli e di suo marito… ogni tanto li sognava e lo sapeva, ma appena cercava di ricordarli le immagini scivolavano via come sabbia. Avrebbe voluto sapere se anche agli altri come lei succedeva la stessa cosa, solo che molto probabilmente lei era l’unica rimasta dai tempi così antichi. “Sola tra i solitari” si ritrovò a pensare. Da molti anni si trovava a pensare che forse era giunto il momento di morire definitivamente, di trovare qualcuno di abbastanza degno da tagliarle la testa e da prendersi tutto il suo Potere, che non era per nulla poco. Ma ogni volta trovava qualche cosa nuova per cui valesse la pena continuare a vivere. Guardò la sua tazzina e solo in quel momento si accorse che era vuota: aveva bevuto il caffè senza gustarselo come avrebbe voluto. Ne ordinò un secondo. Il cameriere la guardò in maniera un po’ strana e poi le disse:
“Stia attenta che poi non diventi nervosa!” E rise piano. Anche lei sorrise. Finalmente si bevette il suo caffè e dopo averlo pagato insieme al primo, andò a prendere il bus che l’avrebbe riportata a casa. Le toccò stare in piedi, ma era una cosa a cui era abituata: il 17 era sempre carico di studenti che si avviavano all’università, in più c’erano sempre le vecchiette che a Trieste non mancavano mai. Senza farci veramente caso guardava le vetrine dei negozi che scorrevano davanti a lei fino a quando non scese. Rientrò in casa e ad attenderla sul tavolo c’era la sua fedele spada. La lama lucida e pulita la guardava. Lei si sentiva come se venisse silenziosamente rimproverata per non averla portata con sé. La prese in mano e le parlò.
“Non c’era nessuno su cui usarti, quindi se posso è meglio che ti tenga qui, almeno non devo inventarmi strane scuse se un vigile mi becca con te in spalla, ti pare? Comunque non ti preoccupare, a breve compiremo un bel viaggetto verso la Bocca dell’Inferno e se le mie sensazioni non mi imbrogliano, avrai abbastanza teste da staccare.” Ormai aveva deciso, sarebbe partita di li a pochi giorni, voli permettendo.
Sunnydale- tre notti dopo
Al cimitero due figure camminavano fianco a fianco con dei paletti in mano. Lei era piccola e sembrava molto fragile, aveva i capelli lunghi fino alle spalle biondi e gli occhi verdi bene aperti. Vicino a lui camminava un ragazzo con i capelli biondo ossigenato, il viso affilato e due occhi azzurri freddi come il ghiaccio. Lei era la Cacciatrice, lui il suo personale angelo custode.
“Buffy, andiamo via di qua, non c’è nessuno.” Disse lui.
“Sta zitto Spike. Willow ha detto che qui in torno c’è un covo di neo vampiri e quindi lo cerchiamo e lo distruggiamo. Prima non si rientra.” Disse lei perentoria. Il biondo sospirò, ma non disse nulla per ribattere, fino a quando…
“Sai cacciatrice, il vento è cambiato e la rossa aveva ragione” Infatti da dietro una cripta balzarono fuori quatto vampiri già in assetto da caccia. Come aveva detto Buffy erano vampiri generati da poco e quindi non ci volle niente per batterli. In cinque minuti erano stati ridotti a polvere.
“Bene, potremo tornare finalmente a casa Cacciatrice. Ho nostalgia del tuo scantinato…” Disse Spike.
“Sì, penso che ora un bel sonno rigeneratore non possa fare che bene. Domani devo tornare alla scuola. Devo ancora capire come mai il sigillo si sia dissotterrato da solo. In più avrò anche i ragazzi… Mi spieghi, Spike, come faccio ad aiutarli a risolvere i problemi se non riesco neanche a risolvere i miei?” chiese la ragazza mentre si spolverava il giubbotto.
“Mi sembra, da quello che dice briciola, che tu te la stia cavando bene no?” rispose Spike. “Smettila di preoccuparti, loro fiutano la tua paura!”
“Sembra che per te siano animali, Spike.” Disse Buffy con una espressione di disgusto dipinto sul volto.
“Bhe, una volta erano un buon self-service per me, prima che quei dannati non mi mettessero questo cazzo di chip in testa e…” Spike si bloccò. Aveva di sicuro fiutato qualcosa.
“Spike… chi c’è? Vampiri?” chiese la Cacciatrice guardandosi attorno attenta.
“No Buffy, è qualcuno di più antico e potente dei vampiri. È qualcuno che non sentivo da tempo.”
“Allora andiamo a prenderlo.”
“Semmai a prenderla. È una donna. E poi ora se ne è andata. Farà la sua apparizione se e quando vorrà. È sempre stata un po’ teatrale nelle entrate. Ora rientriamo o gli altri si preoccuperanno per te.” E si avviarono verso casa.
Capitolo 1
Liceo di Sunnydale- poco dopo
Camminava per i corridoi silenzioso del liceo. L’unico rumore che si sentiva era quello dei suo passi. Per lei, abituata all’Europa, la scuola americana aveva sempre un certo fascino. Scelte di materie, cambi di classi, armadietti personali. Lei aveva imparato a leggere e scrivere da suo padre. Una figlia di una maga e di un guaritore del villaggio non poteva permettersi il lusso di non sapere le cose. A lei sarebbero stati tramandati tutti i poteri e le conoscenze di famiglia.
Era arrivata quella sera stessa a Sunnydale, giusto tempo per vedere la Cacciatrice in azione al cimitero. Era brava, del resto doveva esserlo per vivere ogni giorno della sua vita sopra la Bocca dell’Inferno. Quello che l’aveva veramente stupita era vedere Spike che combatteva fianco a fianco con lei. Lui di solito le Cacciatrici le uccideva. Ne aveva già uccise due. In più si vedeva lontano un miglio che tra di loro c’era un certa tensione. Sbadigliò sonoramente. Di solito sui voli a lunga percorrenza dormiva sempre, invece questa volta era rimasta sveglia a vedere il film che veniva proiettato. Quando aveva letto il titolo si era messa a ridere così tanto che gli altri passeggeri si misero a guardarla: “Highlander, l’ultimo immortale”. Lei si era scusata, ma le sembrava un segno del destino. Le pareva strano vedere spiattellati tutti i suoi segreti su uno schermo. Lei conosceva di persona l’immortale che aveva raccontato la sua storia al regista del film. La gente normale credeva che quella fosse solo una favoletta per divertirsi, non immaginavano neppure che una immortale con tanto di spada era sullo stesso loro volo. Ovviamente c’erano alcune cose un po’ discordanti, ma in complesso il film le calzava a pennello. Lei aveva anche guardato il telefilm… la scena del parcheggio le veniva in mente ogni volta che parcheggiava l’auto al centro commerciale.
Trovò l’ufficio del preside: era situato esattamente sopra il sigillo. Robin Wood. Chissà se era un demone o solo un uomo molto sfortunato. Nella stanza non sembrava ci fosse nulla di anormale, forse il preside era veramente ignaro dei suoi rischi professionali. Dopo essere uscita trovò la porta d’ingresso ai sotterranei, sguainò la spada e cominciò ad avanzare. Il corridoio era sporco, umido e silenzioso. Si vedeva solo qualche ratto fuggire via quando il fascio di luce della sua torcia li illuminava. Alla fine eccolo li, il sigillo di Danthazar, la porta per l’Inferno. Era chiuso, ma sarebbe bastato poco per riaprirlo. Capì subito che li non avrebbe potuto fare nulla per ora, così ritornò sui propri passi.
“Credo che ora mi sia veramente meritata di andare a dormire. Domani vedremo di andare a presentarci.”
Sunnydale- la sera dopo
A casa Summers c’era un po’ di maretta. In centro al salotto stava legato ad una sedia un ragazzo semi-svenuto biondo e attorno a lui tutti discutevano.
“Perché ogni sera deve esserci la stessa confusione? Lui viene con me!” disse Buffy
“Buff, Spike ha tentato di violentarti! E se poi prova di nuovo a morderti?” chiese un ragazzo dai capelli scuri.
“Xander, lui non può mordere. Ha il chip!” rispose una ragazza più giovane coi capelli molto lunghi.
“Avrà anche il chip, ma questo non lo ha fermato con quelle ragazze. Se come dici tu è manovrato, potrebbe morsicarti di nuovo.”
Buffy lo guardò un attimo e poi riprese.
“Xan, correrò il rischio. Lui mi serve. E se prova a farmi del male so come tenerlo fermo. Spike verrà con me, come ogni sera, inutile che continui a discutere. Questa è la mia decisione.” Poi rivolta alla ragazza giovane “Dawn, cerca di svegliare Andrew e fatti dire qualche cosa. Voglio sapere esattamente cosa ha fatto la sotto e solo lui può dirmelo!” Prese il giubbotto e andò nello scantinato a prendere Spike, che come al solito era legato al muro con delle grosse catene.
“Andiamo a fare ronda, Spike.”
“Oh che bello, la mia passeggiatina notturna.” Disse con tono sarcastico il vampiro.
“Che ti prende, Spike?” chiese Buffy.
“Nulla, solo che a volte mi sento un cane. Legato in casa e poi portato fuori dalla padrona. È una situazione che non mi piace.”
“Non piace neanche a me, ma è meglio non rischiare quando sei dentro” Ormai stavano già camminando verso il cimitero. Dopo un po’ che stavano in silenzio, il biondo chiese:
“Ma se sono così pericoloso da mettermi in catene a casa, perché mi porti a fare la ronda con te? Non hai paura che ti attacchi?”
“A casa c’è altra gente, mentre qui sono sola. Io mi so difendere bene, loro meno. E poi ad essere sincera, io mi fido di te. Con te vicino mi sento quasi protetta o forse capita.”
“Capita?”
“Sì, Spike, capita. Io e te siamo legati alla stessa oscurità. Di tutti loro, Xander, Willow, Dawn, solo tu sai cosa vuol dire morire e tornare, solo tu sai cosa vuol dire convivere con un dono oscuro, qualcosa che ho anche io. Ti ricordi? La prima Cacciatrice mi disse che il mio dono era la Morte. Siamo anime affini io e te. Forse è anche per questo che amavo tanto Angel.” A sentir nominare Angel, Spike fece una smorfia.
“Non mi paragonare a quel musone di vampiro. Io sono sempre stato più divertente di lui!”
“Sì, su questo hai ragione! Ma credo che sia l’effetto anima, il rimorso o quello che è…” disse Buffy facendo spallucce.
“Ehi bionda, anche io ora ho l’anima, ma non me ne vado sempre in giro con il muso sotto i tacchi. A proposito, sai che lui li porta per sembrare più alto?”
Buffy non potè rispondergli perché davanti a loro si materializzò un bel demone tutto completo, con corna, artigli e pelle verde inclusi. Puzzava da fare spavento.
“Blearch…. Nessuno ti ha mai insegnato ad usare il sapone?” chiese Buffy mentre cercava di prenderlo a pugni. Il demone non le rispose neppure. Con una manata la fece volare via lontano. Non fu clemente neppure con Spike che aveva cercato di attaccarlo da dietro le spalle: con due pugni lo fece scaraventare contro la vetrata di una cripta.
“Cacciatrice… adesso ti ucciderò!” si avventò contro Buffy, che, però, era già tornata in piedi pronta a combattere.
“Sai che ho sentito questa frase fino alla nausea? Siete proprio monotoni voi demoni. Un retaggio del dono Oscuro?” Mentre il demone caricava verso Buffy accaddero due cose contemporaneamente: la prima fu che il demone, come urlo di battaglia disse “Dal sottosuolo, divora”, la seconda che dalla bocca del demone uscì la punta di una spada che lo uccise all’istante.
“Spike, da dove hai tirato fuori quella spada?” Chiese Buffy.
“Non è stato il tuo bel vampiro ad ucciderlo, bensì io.” Buffy la guardò. Era una ragazza. Sembrava avere pochi più anni di lei, aveva i capelli castani mossi con riflessi rossi, gli occhi grandi e castani, il volto dai lineamenti regolari, con delle belle labbra sottili socchiuse in un leggero sorriso. Non era molto alta, ma aveva un bel corpo atletico. In testa portava un buffo cappello di puro poliestere blu elettrico. Mentre la stava ancora squadrando, lei si riprese la spada e la pulì.
“Chi sei tu?” chiese a bruciapelo Buffy.
“Lei è probabilmente la più vecchia della sua specie Buffy.” Spike un po’ ammaccato si era rialzato. “Vive ormai da più di 2500 anni ed è una Immortale. Si chiama Monica.”
Buffy era a bocca a perta.
“Lei è una cosa?”
“Una immortale, Cacciatrice. Che oltretutto lavora per il Consiglio degli Osservatori. Sono stata abbastanza a lungo a contatto con loro per capire che qui, a Sunnydale, sta per compiersi qualcosa di abbastanza grave.”
“Una immortale? Ma esistono?” continuava a non crederci.
“Sei un po’ lenta stasera Buffy!” la derise Spike.
“Combatti ogni giorno contro vampiri e demoni e non puoi credere all’esistenza degli immortali? Non lo hai visto Christopher Lambert nel film? Pensavi che avessero l’esclusiva? Esistiamo da sempre ed in più, non avendo il dono della Tenebra, non devi neanche provare ad uccidermi. In quanto a te, William, non credevo di vederti combattere con una Cacciatrice, è proprio vero che non ci vediamo da tanto.” Detto questo lo abbracciò, facendo passare sul volto di Buffy un’espressione turbata.
“Non sono più William il Sanguinario. Ora sono Spike!” disse lui mentre la baciava sulla guancia.
“Scusate” si intromise Buffy “se avete finito di tubare dovremmo tornare verso casa. Se sei qui grazie al Consiglio dovremmo informare anche gli altri. Sempre che voi due non vogliate stare un po’ in privato” disse acida.
Monica la guardò un po’ incuriosita: era sicuramente gelosa del vampiro, ma le sembrava una cosa così strana.
“Non c’è problema, tanto io e Spike avremmo un po’ di tempo per ricordare i vecchi tempi. Mi fermo qui a Sunnydale. Sono anche arrugginita e combattere mi farebbe solo che bene. Allora andiamo?”
E il terzetto si avviò verso Revello Drive. Buffy stava davanti mentre gli altri due, dietro, chiacchieravano animatamente. Sentiva alcuni stralci di conversazione. Parlavano di cose risalenti all’ottocento, fino a quando non venne fuori un nome. Buffy si voltò velocissima.
“Ripeti quello che hai detto!”
“Lui è fuggito, mannaggia!” Rispose Monica sorpresa da questo suo improvviso interesse.
“Lui chi?”
“Angelus.”
“Tu hai conosciuto Angel?”
“Sì, è l’unico vampiro che mi è sfuggito. Non sono riuscita ad ucciderlo. Peccato!”
“Mi sa, Monica, che ti sei appena fatta una nemica.” Sogghignò Spike.
“Ma perché?”
Buffy e Spike si guardarono negli occhi e lei rispose
“Angel era il mio ragazzo.” Monica la guardò sbalordita.
“Tu, la Cacciatrice, che ti fai una storia con un vampiro?” i due rimasero in silenzio mentre continuavano a guardarsi tra loro. “No, non dirmi! Con due vampiri!! Anche tra voi… wow, ammetto che tu mi hai sorpreso e non è sempre così facile.”
“Non è come pensi tu!” disse Buffy “Tra me e Spike non c’è stato nulla di serio. Solo…”
“Sesso” terminò lui con voce bassa. Si vedeva che non era molto contento.
“Ah” disse l’immortale. “Almeno vi sarete divertiti un sacco.”
“Bhe sì, Spike non è male” Buffy si accorse troppo tardi di averlo detto e i due la guardarono, una divertita, l’altro sorpreso “bhe si… in fondo immagino lo saprai pure tu no? Vi conoscete da tanto!” cercò di salvarsi in corner.
“Che tu ci possa credere o no, passerotto, io e Monica siamo solo amici e non mi sono mai azzardata a toccarla con un solo dito, anche perché sennò mi avrebbe staccato di netto la testa di sicuro.” Disse Spike.
“Lo lascio a te, Cacciatrice!” Esclamò Monica mentre entrava in casa, lasciando Buffy interdetta.
Monica si guardò attorno: la casa sembrava calda e accogliente, non fosse stato per un ragazzo legato su una sedia.
“State giocando agli indiani, Buffy? Che ci fa quel tipo legato?”
“Lui si chiama Andrew ed è una specie di ostaggio… ma non badare a lui, è un po’ svitato. Vieni, andiamo in cucina che ti presento gli altri.”
Attorno al tavolo c’erano quattro persone sedute che parlavano.
“Ragazzi, siamo tornati. Voglio presentarvi un nuovo aiuto che ci è arrivato. Lei è Monica, una immortale. Questi sono Dawn, mia sorella, Xander, Willow ed Anya.”
“Piacere mio. Ma sapevo già di voi. Dawn, la Chiave, Willow, la strega, Anya il demone della vendetta e Xander l’amico. Si al Consiglio c’è tutta una documentazione su di voi.”
“Xander l’amico?” Chiese il ragazzo “Niente poteri, io sono solo l’amico…” E sospirò.
“Mi spiace… ma questo è quello che so. Potrai sempre stupirmi con altre rivelazioni su di te.” Gli rispose con un sorriso.
“Allora, adesso sai chi siamo noi, ma noi non sappiamo chi sei tu! Ci vuoi dire qualcosa di te per favore?” Chiese Buffy, a cui, evidentemente, non era ancora andata giù del tutto l’affermazione su lei e Spike.
“Non c’è molto da direi su di me. Sono morta circa 2500 anni fa in un minuscolo villaggio nel nord Italia. Ho viaggiato per tutta la mia non vita in ogni parte del mondo o quasi. Ho ucciso immortali, demoni, vampiri fino a quando il Consiglio degli Osservatori non mi ha chiesto di lavorare per loro con ricercatrice dell’occulto. Ed ora eccomi qua. Qualche altra domanda?”
“Oh sì, io io!!” esclamò Anya “come sei morta?”
“La delicatezza non è la virtù di Anya” cercò di scusarla Willow.
“Non è un problema. Mi hanno ucciso, un colpo netto di spada al cuore. Poi sono rinata.”
“E poi cosa hai fatto?” chiese Dawn.
“Sono rinata, mi hanno creduta posseduta dalle forze oscure e secondo tradizione, mi hanno legato e hanno aspettato che gli dei mi uccidessero, fino a quando non passò un immortale come me, che mi liberò e mi insegnò ad usare la spada. Poi feci esattamente quello che avrebbe fatto qualsiasi persona che vede la fine della propria famiglia: ho cercato vendetta. Per il resto, normale vita da immortale.”
“Wow… deve essere stata una vita interessante” disse Willow
“Diciamo che ho conosciuto gente interessante” e nel dirlo si voltò verso Spike che sorrideva.
“Per quanto riguarda la nostra missione, che ci puoi dire?” Chiese Buffy sempre più infastidita.
“Il demone prima ha detto “dal profondo divora”. È qualcosa di potente, che sicuramente avrai già sentito. Sono stata al liceo e ho visto il sigillo scoperto. Il fatto che qualcuno lo abbia già aperto non è una buona cosa. Gli Osservatori mi hanno detto che temono l’arrivo di una entità malvagia, chiamata il First, in pratica il male primordiale. Ho con me libri e pergamene che ne parlano, ma in maniera un po’ troppo nebulosa. Però ho pensato che fosse interessante comunque. Che c’è? Lo sapevate già?”
“Qualcosa” disse Spike con voce profonda “Abbiamo avuto la sua visita, o meglio soprattutto io lo avuta.”
“Tu? E come mai?”
“Perché il nostro capitan vampiro può essere manovrato da lui! Ed è per questo che è un pericolo costante” Xander aveva calcato molto sull’ultima parola.
“Xander… Pensiamo si sia rivolto verso di lui perché è piuttosto forte e potrebbe attaccarci molto facilmente, ma per il resto nebbia fitta.” Rispose Buffy.
Dal soggiorno giunse una specie di rantolo. Probabilmente Andrew si stava svegliando.
“Ecco il bel addormentato! Allora Andrew ci dici quello che hai fatto?”
“Bhe… ma io non ho fatto nulla. È stato Warren a farlo. Si sì!” Disse il ragazzo
“Warren?” Chiese Monica “ e chi è questo?”
“Era un suo amico. E sai benissimo che non poteva essere Warren, lui è morto.”
“Allora era il First.” Tutti si fermarono a guardare Monica che li guardava come se fossero statue.
“E tu come lo sai?”
“Leggete le pergamene e lo saprete. Il First non ha corpo, non può toccare nulla, può solo prendere la forma di una persona morta. Quindi il First si è mostrato ad Andrew sottoforma di questo Warren perché era un suo amico e probabilmente si è mostrato in qualche forma particolare a Spike per farlo andare un po’ fuori di testa e farlo mordere. Posso aver ragione William?”
“Sì forse, ma non me lo ricordo bene. Quando questo First mi controlla non ricordo nulla o poco. Mi pare solo di sentire una canzoncina…” Monica aggrottò le sopracciglia ma non disse nulla.
“Andrew, non ci hai detto che cosa è successo la sotto.”riprese Buffy.
“Abbiamo dissotterrato il sigillo ed è stato un lavoro terrificante. C’era un sacco di terra, sapete, ed io non sono molto forte. Warren era quello dei lavori manuali, io solo evocavo demoni. Noi geni del male avevamo ognuno il proprio compito. Per esempio mi ricordo quella volta…” I ragazzi intorno a lui alzarono tutti gli occhi al cielo.
“Andrew, continua in questa maniera e domani ti mando in un covo di vampiri da solo.” Lo minacciò Buffy.
“Forte! Così poi divento come Lestat e canterò in giro per il mondo.” Si fermò in tempo dopo aver guardato in faccia la Cacciatrice. “Abbiamo aperto il sigillo, io e Jonathan. Cioè il sangue di Jonathan ha aperto il sigillo, però questo si è richiuso subito. Non era abbastanza almeno così sembrava. Warren diceva che così ti avremmo aiutato Buffy e tu ci avresti invitato in casa. È tutto quello che so. Ve lo giuro, vi do la mia parola di Jedi!”
“Ok, mi sa che più di questo per ora non ricaviamo più nulla.” concluse Buffy “Vieni Monica, ti mostro la casa e vediamo di trovarti un letto. Ci sei utile se resti qua.”
Le due salirono le scale ed entrarono in una stanza con un letto ed una scrivania.
“Penso che qui ti troverai bene. La casa è un po’ affollata e di bagno ce ne è uno solo, ma credo che una che vive per due millenni saprà adattarsi almeno per oggi.”
“Si, grazie, Buffy. E Spike dove dorme?”
“Nello scantinato. Perché ti interessa?” chiese Buffy con tono accusatorio.
“Stai tranquilla, non te lo porto via. È più di un secolo che non lo vedo e ho da chiedergli alcune cose. Non devi essere gelosa di me.”
“Io non sono gelosa. A me Spike non interessa. Ti ho già detto che tra noi c’è stato solo sesso. Ed è finita da un po’.”
“Ed è per questo che ti scaldi tanto? Senti Buffy, la vuoi una pillola di saggezza immortale? Poi mentire a me se ti fa stare meglio, oppure mentire ai tuoi amici, a Spike o chi che sia, ma non puoi mentire a te stessa. Prima o poi dovrai fare i conti con i tuoi sentimenti e prima lo farai, prima ti libererai di un peso. Poi sei libera di fare quello che preferisci.”
Monica aveva lasciato una piccola valigia ed uno zaino. Tolto il cappotto lungo si sfilò la spada.
“Come fai a portarti la spada sui voli aerei senza dare nell’occhio?” Chiese Buffy per cambiare il discorso
“Ci sono diversi modi: o vai sulla legalità e ti fai tutte le carte che ti servono o lo fai illegalmente. Io uso un incantesimo di invisibilità. Non sempre ho tempo di fare tutte le scartoffie necessarie, quindi…” allargò le braccia come per fare un segno di resa.
“Credo che farò una capatina dal buon vecchio William. A dopo.” Era già sulla porta quando Buffy la richiamò.
“Senti, tu prima hai detto che Angel era l’unico vampiro che non sei riuscita ad uccidere, ma allora Spike? Lui vive ancora.”
“E’ una storia un po’ lunga, sicura di volerla sentire?” Buffy annuì.
“Allora dobbiamo fare un salto nel passato.”
Londra- 1880 (controllare data.)
Angelus era un nome temuto da tutta la comunità vampiresca: si sapeva che era piuttosto feroce, sia con le sue prede che con gli altri della sua specie. Gli davo la caccia ormai da anni per poterlo finalmente ridurre in cenere. Già una volta ci ero andata molto vicino, ma l’arrivo alquanto tempestoso della sua childe Drusilla lo aveva salvato. Lo avevo perso di vista a Dublino e l’unica cosa che avevo rimediato in quel combattimento era una costola rotta che aveva perforato il polmone. Per fortuna che non muoio: faceva un male cane e quindi mi sono dovuta fermare per rimettermi a posto. Intanto lui riusciva a scappare. Si nascose a Londra, ma riuscii a scovarlo anche li. Andava in giro con la sua cricca di childe, fino a quando, una notte, non vidi uscire da un circolo Letterario Drusilla con, sottobraccio, un giovane ragazzo. Sapevo che lo avrebbe ridotto come lei e volevo cercare di impedirglielo, ma non ci riuscii. Li rividi la notte dopo assieme che cercavano le prede. Con loro c’era anche Angelus. Devo dire che quella sera stavano mangiando solo della feccia londinese, protettori, ladri, taglia gole, se mi permetti la battuta di spirito. Li lasciai fare e poi mi misi a seguirli, volevo combattere in un luogo più appartato dei Docks di Londra. Quando arrivammo ad un magazzino abbandonato mi feci fiutare. Angelus capì subito e così pure Drusilla. Solo l’ultimo vampiro si trovava spiazzato da quell’odoro nuovo.
“Vieni fuori e fatti vedere immortale” mi urlò Angelus
“Così tanta fretta di morire hai? Questa volta non fallirò e lo sai bene…” Adesso potevano vedermi bene e io vedere loro. Erano già in posizione da caccia.
“Ehi, ma questa è una ragazzina, piccola com’è non mi fa passare neppure la sete.” Esclamò il vampiro giovane dopo avermi vista. Evidentemente non gli avevano detto niente di me.
“Piccolo, ti conviene stare dietro di noi. Lei non è fragile come sembra.” Gli rispose Drusilla.
Cominciammo a combattere subito dopo. Sia Angelus che Drusilla provarono ad attaccarmi, ma io paravo e rispondevo bene. Con la coda dell’occhio vedevo che il “piccolo” stava fermo a guardarci con i suoi occhi di ghiaccio. Drusilla non mi interessava molto, cercavo di concentrare i colpi su Angelus, ma lui li schivava tutti. Quando si staccò da me disse al giovane.
“Bene William, è tutta tua. Fa di lei quello che vuoi. Vediamo se sei così bravo come dici di essere.” E poi corse via con la sua Childe.
Mi ritrovai davanti il nuovo vampiro. Cominciai ad osservarlo meglio. Corpo asciutto, viso affilato, occhi blu mare e capelli castani tendente al biondo. Proprio un bel ragazzo, non fosse stato un vampiro. Le labbra erano schiuse in un sorriso beffardo.
“Immagino che al tuo amico Angelus non devi stare molto simpatico, altrimenti non ti avrebbe lasciato qui con me.”
“No, infatti. Lui mi odia. Devo direi che vedendoti combattere non sei niente male. Forse prima ti avevo sottovalutata. Comunque non uscirai viva da questo magazzino.” Mi attaccò. Fu piuttosto repentino, mi piaceva come si batteva. Riusciva a portare a segno parecchi colpi.
“Lo sai che sei quasi meglio di Angelus?”
”Io sono meglio di lui. Mi basta una mano per distruggerlo. Perché vuoi uccidere Angelus” chiese il Vampiro.
“Perché è un assassino che non merita di vivere, un po’ come tutti i vampiri.” Risposi. Lui era fermo: sembrava che non ci tenesse troppo ad attaccarmi; forse aveva capito che ero più forte di lui. Allora fui io a parlare.
“E tu perché stai con lui? Solo perché Drusilla non lo lascia o perché ti piace averlo come capo?”
“Lui non è il mio capo! Io faccio quello che voglio, non è lui a darmi ordini!” Esclamò adirato.
“Ah no? Eppure mi era appena sembrato ti avesse ordinato di farmi fuori, mentre lui abilmente se la filava.” Gli dissi canzonandolo.
“Guarda che sono io a voler restare qui. Devo dimostrare un po’ di cose a quello là.”
“Che cosa? Come sai farti ammazzare?” Lo derisi
“Umph. No, gli dimostrerò che sono più forte di lui, che lui non vale niente in confronto a me e Drusilla sarà solo mia!”
“E’ per una donna che vuoi morire? Ma non ti ha detto nessuno che non ne vale la pena? Dicono che siamo pericolose…” e risi. “lo sai che mi sei simpatico William? Perché ti chiami William vero?” All’orizzonte stava spuntando una nuova alba, lui avrebbe dovuto scappare per non incenerirsi, ma non sapeva cosa fare con me.
“Senti bel vampiro, facciamo così, sta per sorgere il sole e non mi piace vedere uno come te che brucia, anche perché non ci sarebbe gusto poi. Domani, appena fa scuro, ti aspetto davanti al tuo amato club letterario e parleremo di affari. Ora vai e dì ad Angelus che grazie a te si è guadagnato un giorno in più di vita.” Sul volto aveva dipinto un’espressione incredula. Per fargli capire meglio le mie intenzioni, mi girai e me ne andai verso il centro città.
La sera dopo arrivai al circolo e aspettai. Non mi ero sbagliata sul suo conto, William era lì, curioso di sapere cosa volevo da lui. Continuai a guardarlo: si girava in continuo con la speranza di vedermi. Comincia a pensare che per lui avrei fatto un’eccezione; mi affascinava, era magnetico. Poi decisi che era il momento di svelarmi.
“Buonasera William, sono contenta di vederti.” Mi inquietò un po’: aveva uno sguardo alquanto minaccioso.
“Allora, che vuoi?”
“Oh cielo, non le conosci le buone maniere? Ad una donna si parla con gentilezza e le si offre da bere. Su andiamo, qui c’è una bella sala da the.” Credo fosse piuttosto spiazzato, ma fu bravo a non darlo troppo a vedere. Ci sedemmo e cominciammo a fissarci. Stavo cercando di capire cosa mi attirasse in questa maniera di lui. Era sicuramente un bel ragazzo, anzi ormai già uomo, ma c’era qualcosa di più. Fu una folgorazione: non era scappato ieri davanti a me. Mi aveva attaccato per vedere se ero una facile preda, ma poi aveva solo fatto domande. Era curioso e questo mi piaceva, voleva sapere. Sorrisi soddisfatta e partii all’attacco.
“Ti piace Angelus?”
“Secondo te?”
“Io credo che vi odiate a vicenda e neanche troppo cordialmente. Tu sai arrivato a intralciare il suo piccolo harem personale e ti vede come potenziale nemico, mentre tu… secondo me tu non tolleri nessuno che ti dia ordini ed Angelus con te non fa altro. Interrompimi se sbaglio William.” Continuava ad osservarmi come se fossi una preda, ma le sue labbra si schiusero in un ghigno malefico. Avevo ragione e sorrisi con lui.
“Che cosa ti ha detto ieri il tuo ‘caro ’ amico quando ti ha visto arrivare?”
“Era piuttosto sorpreso. Gli ho spiegato che mi avevi lasciato andare perché stava sorgendo il sole e non sono riuscito a capire se era più dispiaciuto del fatto che io non fossi morto per mano tua o il contrario. Vuole andarsene da qui. Adesso è il mio turno. Parlami di te. Chi sei, da dove vieni, perché cacci i vampiri?” Sapevo io che era curioso!
“Sono una immortale. In pratica solo un immortale come me può uccidermi. Per questo Angelus mi teme così tanto: non può fare niente per fermarmi, solo scappare a gambe levate. Devo dire che in questi mesi si è dato molto da fare e ci è riuscito bene, ma la sua fortuna non durerà molto. Oh William, sono stata imperdonabile, non mi sono neanche presentata: mi chiamo Monica e vengo dall’Italia, ma questo a te non interessa molto. Devi solo sapere che dopo secoli di giri per il mondo ho deciso di divertirmi tagliando teste alle creature demoniache. Ecco perché sono qua…”
“E da me cosa vorresti?”
“E’ molto semplice, voglio solo Lui.”
“Mi stai chiedendo di fare il doppio gioco con Angelus?”
“No, io Angelus lo voglio uccidere con la mia spada, non voglio lo faccia tu. La cosa che ti chiedo è solo di avvertirmi dove scappate. Poi per il resto mi arrangio.”
“E io cosa ci guadagno?”
“La vita? Io non ti uccido. E per di più mi piacerebbe fare amicizia con te. Sei il primo vampiro che mi interessa. Voglio capire la vita di quelli che ammazzo e se vuoi io ti racconterò la mia.”
Sunnydale
“Ecco qua. Ovviamente avrai capito che non sono riuscita ad uccidere Angelus. Ero riuscita a seguirlo per abbastanza tempo ma aveva trovato un buon modo per sfuggirmi ogni volta, maledizione. Poi Spike ha lasciato il gruppo e da quanto credo di aver sentito in giro, Angelus è caduto vittima di un maleficio e ha riavuto l’anima e quindi io l’ho lasciato stare. Poi bisogna anche dire che ho avuto alcuni affari da sbrigare e quindi… è tutto.” Concluse Monica
“E non hai mai avuto la tentazione di uccidere Spike? In fondo anche lui ha ucciso come Angel, perché lo hai lasciato in vita?” Chiese Buffy confusa.
“Non so perché l’ho fatto, ma dopo che avevo cominciato a conoscere lui e la sua storia, l’ho sentito quasi come un amico. Aveva, anzi credo ha, una sensibilità spiccata e mi piace. Dopo secoli di solitudine lui è apparso e mi sono sentita…”
“Capita” concluse per lei Buffy
“Esatto! Mi hai tolto la parola di bocca! Per questo adesso mi sarebbe piaciuto andare a parlare con lui, non lo vedo da decenni. Però se a te dà fastidio lascio perdere.”
“No, no. Tranquilla. Nessun problema, a me non da fastidio, veramente.” Rispose frettolosamente Buffy. Monica rimase impassibile alzando leggermente un sopracciglio. Aveva capito prima di lei quello che provava.
Monica scese le scale e trovò Spike legato nel seminterrato.
“Ehi, provi dei nuovi giochetti erotici legato al muro?”
“Vuoi metterli alla prova tu? Io sono ben che disponibile sai bellezza.” Monica si sedette di fianco a lui appoggiando la schiena al muro.
“Perché sei legato William? Il modo in cui tu e la Cacciatrice vi guardate o vi parlate… insomma si capisce che c’è qualcosa tra voi e niente farebbe pensare che poi tu ti ritrovi in catene.”
“E’ meglio così. Se il First dovesse impadronirsi di nuovo di me non farei del male a nessuno. L’ultima volta che mi hanno legato con la corda ho morso Andrew e non posso permettermi che accada ancora, così eccomi qua a giocare al sadomasochista. Dimmi un po’ di te, dove hai passato questi ultimi anni?”
“Ero in Italia, praticamente nella stessa zona dove sono morta. Sarà stata la nostalgia, ma volevo tornare da quelle parti. Mi piacciono sai: quando finirà questa apocalisse ti ci porto ok? Un bel viaggio intorno al mondo per due immortali. Va bene anche di notte sai.” E sorrisero. “Certo, a meno che tu non abbia da fare con una certa ragazza bionda…” Disse Monica con fare malizioso.
“No, non credo che avrò da fare. L’hai sentita, per lei io non sono nulla. Sono stato solo un gioco per le sue notti solitarie. Quando questo finirà lei avrò una vita normale ed io… sarò solo uno dei due vampiri, il meno degno di nota. Se fossi stato il primo fra i due avrei avuto qualche possibilità, invece sono arrivato dopo Angel…”
“E allora perché stai qui? Potevi andartene via.”
“Lo avevo fatto. Lo scorso anno me ne sono andato dicendo a me stesso che avrei lasciato Sunnydale per sempre, ma non ci sono riuscito. Sono andato in Africa a riprendermi l’anima, Monica, per lei, per Buffy. Non avrei mai dovuto farlo. Lo sai cosa vuol dire avere un’anima dopo due secoli di inutilizzo? Sono tutti li a maledirmi ad urlarmi di tutto e io so che hanno pienamente ragione. La mia parte umana vuole pentirsi e redimersi, mentre la parte vampiresca ha fame, vuole cibarsi. È uno strazio continuo, non so che cosa fare. Speravo che fosse tutto perfetto, invece è peggio di prima.” Esclamò. Rimasero un po’ in silenzio, poi parlò Monica
“Sai Spike, non ti ricordavo così tetro. Preferisco quando fai le battutine. A parte gli scherzi, che ti posso dire, hai preso una scelta coraggiosa. Il Dono oscuro ti è stato dato, che tu lo volessi o meno, mentre riprenderti l’anima è qualcosa che hai voluto tu. Le scelte determinano l’uomo, o, in questo caso, il vampiro che sei. E pensa, non hai neanche la controindicazione di Angel: anche se sei felice l’anima non ti verrà tolta. Non ti senti speciale per questo?”
“Certo, un vero figo!!” e rise “Monica, perché sei qui?” Lei rimase un po’ in silenzio a pensare e quando riprese a parlare lo fece con voce lenta e controllata
“Potrei dirti che a Trieste mi annoiavo e che quindi volevo fare qualcosa di diverso per un po’, ma ti mentirei e sai che non mi piace farlo. So che sarà una battaglia dura, difficile e di cui forse non vedremo la fine ed è proprio per questo che sono qua: voglio vedere in faccia la mia fine. Magari non servirà a nulla, ma se posso fare qualcosa, lo farò. È un potere antico quello che si sta risvegliando e più gente siamo, più possibilità abbiamo di sopravvivere.” Lui annuì.
“Hai poi usato quella magia?” chiese di nuovo Spike.
“No. Non ho ancora trovato la persona giusta che meriti senza togliere niente ad altri. Mi piacerebbe rivedere i miei figli, ma quale dei due? E in base a cosa dovrei fare una scelta? E poi dopo due millenni non sarebbe giusto, si ritroverebbero spaesati, impauriti. No, se la userò sarà poco tempo dopo che la persona sia morta.”
“E a te che succederà?”
“Niente credo. La pergamena non lo dice. Forse perderò un po’ di Potere, ma in fondo di quello ne ho in abbondanza.”
“Perché lo chiami ancora potere quando tutti gli immortali come te lo chiamano Reminiscenza?”
“Sono della vecchia scuola. A me l’hanno insegnato a chiamare così, solo i post film la chiamano con nome nuovo. E poi secondo me è più bello come lo dico io. Ehi, adesso mi è venuta in mente una cosa: ma Drusilla? Dov’è? Da che ti conosco siete sempre stati insieme.”
“La mia regina oscura mi ha lasciato per un demone del caos, diceva che nella mia testa c’era solo Buffy e forse aveva ragione. In realtà ora in testa ho anche un maledettissimo chip, te lo hanno detto? Xander va matto per questa storia, bamboccio!” e ringhiò sommessamente. E continuarono a chiacchierare tutta la notte.
Capitolo
2
Sunnydale- qualche giorno dopo.
Una ragazza di
colore scese dall’autobus, si guarda intorno alla ricerca di
qualche volto amico, ma appena cominciò a camminare si
avventarono su di lei due figure incappucciate. Lei cadde a terra e
stava gia pensando al dolore che avrebbe provato nel sentire il
coltello lacerarle le carni, quando Buffy prese i due Portatori e li
fece volare via.
“Ben arrivata a Sunnydale” disse
Buffy
“Tu, sei Lei?” chiese la nuova venuta. “Ma
mi avevano detto che qui sarei stata al sicuro.”
“Un
po’ più al sicuro che la fuori. Andiamo dai.”
A
Casa Summers- poco dopo
“Siamo tornate. Ragazze, vi
presento Rona, la nuova Potenziale.”
“Ciao Rona”
Fecero in coro quattro ragazze
“Loro sono Molly, Annabelle,
Kennedy e mia sorella Dawn. A parte lei, sono tutte potenziali come
te. Stanno arrivando da tutto il mondo. Siediti comoda e stai
tranquilla.”
Buffy andò verso la cucina dove i suoi
amici stavano parlottando tra di loro.
“E’ arrivata
la nuova ragazza?” chiese Willow
“Sì, il tuo
incantesimo di localizzazione ha funzionato alla grande. Si chiama
Rona e da quanto ho capito non ha mai avuto un Osservatore. Bisognerà
insegnarle ogni cosa.”
“Ci penserà capitan
Amico qua.” Scherzò Xander.
“Dai Xander, mi
spiace. Non ritornare sempre sullo stesso argomento. Adesso ho
scoperto anche che hai una conoscenza di tipo militare no? Quindi
smettila per favore.” Gli rispose Monica.
Buffy intanto
scese le scale per andare a vedere di Spike.
“Come stai
Spike?” gli chiese.
“Come vuoi che stia? Sono legato
qua senza poter fare niente e terribilmente pericoloso. Almeno sto
lontano dalle ragazzine. È arrivata quella nuova?”
“Si,
ma tu come lo sai che…”
“Monica. È scesa
prima a farmi un po’ di compagnia. Sai non me la ricordavo così
malinconica”
“Malinconica? Non mi sembra proprio, è
su che ride e scherza con gli altri, non mi pare triste”
“Solo
perché non la conosci abbastanza.” E la cacciatrice si
rabbuiò un po’.
“Siete proprio amici voi due!”
disse acida.
“Che c’è passerotto, sei un po’
gelosa?” le disse con tono sarcastico
“Ma figurati.
Sai quanto mi interessa!” Sbuffò lei.
“Buffy”
“Sì
Spike?”
“Uccidimi!”
“Cosa? Ma
che…”
“Uccidimi. Sono pericoloso, potrei farti
di nuovo del male e io non voglio. Tu non sai di cosa sono
capace.”
“Sì che lo so. Ti ho fermato molte
volte”
“No Buffy, quando perdo il controllo… io
mi vedo e non riesco a fermarmi. Buffy, uccidimi.”
“No
Spike. Noi abbiamo bisogno di te, io ho bisogno di te. “ gli
prese le mani e gliele strinse “Io mi fido di te” gli
disse guardandolo negli occhi.
“Buffy!” Xander la
stava chiamando dalle scale. “Vieni su.”
“Che
c’è Xan? Perché tutta questa fretta?”
chiese quando arrivò al salotto.
“Guarda fuori”
le disse Monica. Aveva in mano la spada che luccicava minacciosa.
Attorno alla casa si stavano posizionando una decina di portatori e
quando tutti sembravano tranquilli, si avventarono sulla casa e
cominciarono a combattere. Le Potenziali si muovevano un po’
goffe, mentre Buffy dava ordini.
“Monica, proteggi le
Potenziali, Xander, Willow in cucina presto.” Vide un Portatore
salire sulle scale e lo seguì fino alla vecchia camera di sua
madre, dove il Portatore stava per pugnalare Andrew. Lei lo fermò
e decise di slegare il ragazzo.
“Scendi”
“Mi
hai salvato la vita!” Esclamò Andrew.
Dal salotto non
si sentiva più nessun rumore.
“Tutto qui? Non che non
mi vada bene, ma pensavo a qualcosa di più intenso.”
Chiese Xander. “Sono arrivati e se ne sono andati? Ma a quale
scopo?”
Monica e Buffy si guardarono ed insieme
esclamarono
“Spike!” La Cacciatrice scese le scale
come un lampo. Le catene sul muro penzolavano vuote.
“Merda!”
Urlò Monica
“Ci hanno fregato. Hanno voluto tenerci
occupati mentre prendevano Spike. Sono stata un’idiota.”
“Ora
non possiamo farci nulla. Rimettiamo a posto la casa.”
Sunnydale-
Sotto il liceo
Spike era legato ad una specie di ruota della
tortura medioevale. Aveva il petto scoperto e sembrava un Cristo in
croce. Davanti a lui, a guardare i preparativi, stava il First che
aveva preso le sembianze di Buffy.
“Devo ammetterlo, sono
contenta sia andata così. Dovevo tagliare Andrew, ma tu sei
migliore senza la camicia.” Disse il First prendendolo in
giro.
“Ad essere onesti, sono un po’ stanca e della
sottigliezza. Penso sia arrivato il momento di portare un po’
di autorità alla nostra presenza. Ora, Spike, vuoi vedere
com’è fatto un vero vampiro?”
Alcuni Portatori
fecero dei tagli sul torace di Spike, da cui, piano, cominciò
a sgorgare il sangue che cadeva goccia a goccia sul Sigillo di
Danthazar . Il sigillo si illuminò e piano piano si aprì:
dal suo interno uscì una mano e di seguito tutto il corpo di
un essere orrendo, grigio con i canini pronunciati, occhi
rossi.
“Dobbiamo cercare Spike, dobbiamo salvarlo!”
Esclamò Buffy la mattina dopo, quando tutti ebbero avuto il
tempo di riposare almeno un po’.
“Si potrebbe
lasciarlo là. In fondo lui è pericoloso e se il First
ce lo toglie dai piedi sarebbe meglio.” Rispose Giles che era
tornato per portare le Potenziali che venivano trovate nel mondo.
Monica lo guardò con gli occhi fiammeggianti di rabbia, ma a
rispondere fu la Cacciatrice.
“No. Spike non è
pericoloso, ve lo mettete in testa? Ora ha un’anima, non può
far del male a nessuno di noi. Quindi andrò a cercarlo, che
voi lo vogliate o meno.” Le potenziali guardavo la scena senza
fiatare: non capivano perché una Cacciatrice fosse così
determinata ad aiutare un vampiro, essere che teoricamente avrebbe
dovuto uccidere, anche se capire le cose, in quella casa, era sempre
più difficile.
“Vengo con te Buffy. Ti aiuterò
a cercare Spike.” Disse Monica.
“Verrò pure io.
Magari riesco a farti ragionare.” Sospirò Giles.
“Bene,
andiamo allora.” E l’Immortale prese la spada.
“Ehm,
non ora. Io devo andare al lavoro. Dawn, a scuola di fretta.”
Disse Buffy
“Ma, ma… e Spike. Buffy!”
“Quando
torno. Purtroppo non posso saltare il lavoro, altrimenti mi
licenziano. Appena torno ci mettiamo in caccia, per ora… puoi
allenare le ragazze.”
“Duemila anni e mi ritrovo a
fare da baby-sitter.” Disse facendo una smorfia Monica, poi
continuò “Dai, andiamo in giardino, almeno la c’è
il sole.”
“E che c’entra il sole?” Chiese
Kennedy
“Niente, mi piace e basta.” Le rispose Monica.
“Qualcosa contro? No? Bene, allora muoviamoci. Fate i bravi
voi, al lavoro!”
Sunnydale- stesso giorno, di sera.
Tre
figure si muovevano con le torce fra i corridoi bui del sotterraneo
del liceo statale. La Cacciatrice con il suo Osservatore e
un’immortale. Arrivati al sigillo, non trovarono più
niente. Spike non era più lì, il First, dopo averlo
usato, lo aveva voluto spostare.
“Siamo al punto di
partenza.” Disse Giles. “Adesso dove lo
cerchiamo?”
“L’ultima volta giravano intorno ad
un terreno per alberi di Natale, magari troviamo ancora qualche
traccia.” Disse Buffy. Percorrendo il corridoio al contrario si
ritrovarono il preside Wood davanti con una pala in mano.
“Buffy?”
“Preside!” Si guardarono senza sapere che dirsi.
“Ma
che cosa ci fa qui?” chiese infine la Cacciatrice.
“Io…
stavo mettendo a posto gli attrezzi. Il bidello li aveva lasciati nel
giardino e qualcuno poteva farsi del male domani.”
“Lei
è un preside molto coscienzioso.”
“Ci provo. E
tu che ci fai qui?”
“Ehm… stavo mostrando alla
signorina della sovrintendenza alla costruzione della scuola i
sotterranei…” disse Buffy indicando una Monica
stralunata.
“Eh già, io adoro i corridoi bui ed
umidi… mi ricordano i miei viaggi.” Concluse
lei.
“Allora ho trovato anche io una collaboratrice molto
presente. Ci vediamo domani al lavoro Buffy.” E il preside se
ne andò.
“Quel uomo non mi convince molto. Che gira a
fare a quest’ora qua sotto?” disse Giles
“Lavora
ogni giorno esattamente sopra la bocca dell’inferno. Mi sa che
bisognerà fare qualche bella ricerca sul suo conto. Ora meglio
andare via da qui e cercare Spike.”
Camminarono verso un
vecchio lotto di terreno smesso di alberi di Natale, dove Buffy aveva
precedentemente visto il First.
“Sei sicura che qui troviamo
qualcosa Buffy?” chiese Monica
“Sono quasi certa che
qui sotto ci sia una qualche caverna che…” In quel
momento si cominciarono a sentire dei rumori di assi spezzate e Buffy
scomparve sotto terra.
“Ehi, tutto bene?”
“Si,
benone, a parte le mie ginocchia. Però ho trovato la mia
caverna. Restate lassù, io guardo in giro se c’è
qualcosa che può servirci.” Buffy si guardava attorno e
poi sentì un basso ringhio provenire dall’oscurità
“Oh oh…”
“Che c’è Buffy?”
Urlò Giles
“Credo che qualcosa mi abbia trovato.”
“E
qualcosa ha trovano noi” urlò di rimando Monica. Decine
di Portatori si stavano avvicinando a Monica e all’osservatore.
“Mi sa che è il momento di darci dentro,
Rupert.”
Intanto al di sotto uscì allo scoperto il
Vampiro uscito dal sigillo: i tratti vampireschi erano ancora più
accentuati e si avventò su di lei immediatamente. Lei lo prese
a calci e pugni, ma a lui non sembrava succedesse nulla, anzi
rispondeva con altrettanta forza.
Bloccò un pugno di Buffy e le strinse le dita fino a romperle
per poi torcerle il braccio. Lei riuscì a liberarsi grazie ad
uno spuntone di roccia li vicino, che le servì come oggetto
contundente. Lui la lasciò e lei incominciò a scappare
verso l’apertura sul campo di Natale.
Intanto Monica e
Giles stavano lottando con i Portatori: Monica usava la sua spada,
mentre lui, che non si era portato via nessuna arma, colpiva a mani
nude. Ad un certo punto Giles si fermò a vedere come
combatteva Monica: nonostante fosse un Osservatore non aveva mai
saputo dell’esistenza degli Immortali e quindi era curioso di
vederne una all’opera. Monica faceva pochi, ma essenziali,
movimenti. Sembrava sapesse un attimo prima da dove sarebbe partito
il prossimo attacco, così parava e rispondeva nell’immediato.
Giles notò che mirava direttamente alla testa del Portatore e
quasi sempre la staccava di netto. Vide che dal buco sul terreno
sporgeva una mano: Buffy! Lasciò Monica a combattere con gli
ultimi incappucciati rimasti e lui andò a cercare di aiutare
la sua Cacciatrice. Poté vedere che attaccato al piede di
Buffy stava una creatura ripugnante e feroce che stava per prendere
il sopravvento sulla ragazza, non fosse stato per il tempestivo
arrivo dell’alba. I raggi del sole fecero indietreggiare il
vampiro che lasciò Buffy. Anche Monica aveva finito il suo
personale massacro di Portatori.
“Mi ci voleva. Ero ferma da
troppo tempo.”
“Io ne avrei fatto volentieri a meno.
Mi ha dato una bella strapazzata. Meglio andare a casa.”
In
cucina trovarono le Potenziali a fare colazione con the e
cereali.
“Ehi, che cosa è successo? Buffy, sembra ti
abbia preso sotto un camion.” Disse Kennedy
“Un camion
no, però mi piacerebbe sapere che cosa era, Giles.”
Disse Buffy. Monica intanto si era messa a lavare la spada nel
lavandino.
“Devi farlo proprio qui? È disgustoso
vedere che lavi via il sangue nello stesso posto dove noi laviamo le
cose da mangiare sai?” disse Anya.
“Scusa, ma dove
altro posso farlo? Se mi dici che avete un lavandino apposito lo uso.
Non posso lasciare la spada macchiata, altrimenti si rovina.”
“Quello
contro cui hai combattuto era un vampiro, ma era qualcosa più
di questo.
Era Turok-Han. Ciò che Neanderthal è per
gli esseri umani, Turok-Han è per i vampiri.
Macchine per
uccidere potenti, feroci e primordiali, con un solo pensiero come gli
animali. Sono i vampiri di cui i vampiri hanno paura. Una razza
antica e completamente differente. Fino a questa mattina, pensavo che
fossero un mito.” Disse Giles.
“Quindi il Primo ha
schierato l’armata pesante.” Disse Xander.
“E’
probabile. Credo che il Turok sia un suo emissario. Per ora ci va
bene che il sole lo uccide, quindi proporrei di riposare. Al tramonto
credo che ci farà una bella visitina.”
“Io non
posso. Devo andare al lavoro. “ disse Buffy.
“Ma sei
esausta. Dovresti riposare un po’” le disse Willow.
“No,
andrò a scuola e cercherò informazioni. Se scopro
qualcosa vi chiamo. Voi, intanto, continuerete ad
allenarvi.”
Caverna sotterranea
Spike veniva
preso a pugni dal Turok che obbediva agli ordini del Primo, che ora
aveva l’aspetto di Drusilla.
“Piccolo, piccolo Spike,
pensa a ciò come a un gioco. Un divertente gioco. Senza tutte
le regole, o tutte le parti seccanti della vittoria. Ma ancora, ci
sono altri lati. Tu devi scegliere un lato, Spike. Poi potremo volare
via liberi e visitare tutti i nostri amici mentre usciranno
contorcendosi dalla terra. So che ti piace una buona contorsione e
ridacchiata.”
“Tu non sei Drusilla. Lei era più
pazza di te.” Rispose Spike.
“Non hai mai imparato
nulla vero? Devi scegliere un lato dove stare e sarebbe meglio se
fosse il mio. Ma cosa ti fa pensare di avere una scelta? Cosa ti fa
pensare che potrai essere buono in questo mondo?”
“Buffy…”
Mormorò Spike agonizzante
“Umph, la Cacciatrice. Tu
pensi che venga a salvarti? Ma dai, sei un Vampiro, chi salverebbe un
animale come te? Di certo non lei, è così presa con i
suoi amici, la famigliola, di te non sa che farsene. Lei non
verrà.”
“Lei crede in me ed io credo in lei.”
Il Primo schioccò la lingua e il Turok si avvicinò
pericolosamente a Spike.
“Continua a divertirti
cuccioletto.” Gli disse il Primo e il vampiro riprese a
torturare Spike. “E poi, quando cala il sole, vai a trovare la
nostra amica. Mi raccomando, uccidi solo le Potenziali, Lei lasciala
viva, almeno per ora.”
Casa Summers- sera
“Arriverà
qui!” Disse una Potenziale con i capelli rossi.
“Lei
ha provato a palettarlo e lui non è morto. Ci ucciderà
tutte, Vi!” le rispose Rona.
“E allora che cosa
facciamo? Scappiamo, ci arrendiamo.” Chiese Kennedy
“No,
questo non lo possiamo fare. Chi scappa, muore.” Disse Dawn.
Le
Potenziale erano tutte spaventate a parlare intorno al tavolo. Buffy
le guardava e intanto pensava a come fare per uccidere il Turok.
Guardò Willow e poi andò in cucina con l’amica,
seguite da Xander. I tre si guardarono alternativamente senza
parlare, mentre Monica, che stava cucinando, li osservava senza
capire.
Poco dopo il salotto diventò silenzioso. Le
ragazze guardavano tra le assi che aveva messo Xander a posto dei
vetri.
“Sono arrivati.” Sussurrò Kennedy. Fuori
decine di figure incappucciate erano posizionate davanti alla casa.
Stavano fermi senza fare nulla.
“Perché non ci
attaccano?” chiese Rona.
“Loro non vogliono entrare,
stanno facendo in modo che noi non si possa uscire.” Disse
Monica
“Non si possa uscire? Ma dove hai imparato a
parlare?” chiese Andrew, ormai libero di girare per
casa.
“Nella culla della civiltà moderna. L’Italia.
Tze, Americani…” gli rispose seccata Monica.
“Prendete
delle armi e andate sul retro, sta arrivando il Turok-Han. Muovetevi.
Xander, Monica, state con loro. Willow, ci serve una barriera.”
Ordinò Buffy.
“Buffy, non lo so, non sono sicura di
farcela, potrei diventare cattiva.” Rispose lei.
“Devi
farlo, abbiamo bisogno di un po’ di tempo. Dai, coraggio.”
“Posso avere un’arma anche io?” Pigolò
Andrew. Buffy lo guardò come se non si aspettasse di trovarlo
nel suo salotto e gli allungò una bottiglia d’acqua.
“Acqua
Santa?”
“E fattela bastare.” Intanto Willow
recitava una formula
“Cerimonia Minerva, saepio, saepire,
saepsi.” Formulava la strega. Gli altri nel salotto la
guardavano in trepidazione.
“Dai Willow” disse
Buffy.
“Alziamo gli scudi deflettori? Scudi deflettori?”
Disse Andrew
“Guarda, Andrew, che qui non ci sono spade
laser e noi non usiamo la Forza.”
Gli disse Monica
“Ma ci sarebbe tanto utile.”
“Te
ne do atto.”
“Saepio impedimentum! In faccia al mio
latino!” urlò alla fine Willow, mentre i suoi occhi
diventavano neri. In quel momento il Turok-Han sfondò la porta
e cercava di oltrepassare la barriera magica.
“Presto
ragazze, tutto fuori dal retro.” Urlò Buffy. Tutti
scapparono verso la cucina, dove però erano appostati alcuni
portatori. Kennedy ne uccise alcuni con la balestra, Xander
combatteva con l’ascia e Monica con la spada proteggeva le
potenziali meno esperte ed Andrew.
“Andiamo, di qua!”
Urlava Xander. Arrivarono anche Buffy e Willow che avevano cercato di
mantenere la barriera più a lungo possibile. Sembrava avessero
seminato il Turok.
“Dobbiamo cercare un posto sicuro. Non ci
metterà molto a fiutarci.” Disse Buffy
“Io
conosco il posto giusto.” Disse Xander.
“Bene, portale
la, io cerco di fermarlo.” E prese dalle mani di Andrew la
bottiglia che gli aveva dato prima.
“Ehi, mi può
servire quella.” Piagnucolò lui.
“Vuoi una
mano?” chiese Monica.
“No, mi serve che tu vada con
loro. Proteggile.”
“A dopo.”
Il Turok-Han non
ci mise molto ad arrivare, anche se camminava sbilenco. Buffy corse
verso di lui per affrontarlo, ma sembrò che il suo calcio
neppure lo sfiorasse. Lui la prese per la gola e la scaraventò
a terra. Quando stava per prenderla, lei gli ruppe la bottiglia di
Acqua Santa sul viso, facendolo contorcere dal dolore. Buffy si
rialzò e cominciò a correre nella speranza che lui lo
seguisse, ma il Turok la lasciò perdere e si mise a seguire le
Potenziali, che intanto erano arrivate ad un cantiere. Xander le
faceva salire su delle piattaforme rialzate della impalcatura.
“E
questo luogo lo chiamate posto sicuro? Che cavolo è?”
chiese Kennedy.
“La futura biblioteca di Sunnydale. Su,
andate a mettervi su e disperdetevi.” Disse Xander.
“Tutto
qua? Questo è il brillante piano? Quello ci metterà
solo un po’ più di tempo ad ucciderci!” Esclamò
Rona.
“Non credo ce metterà molto” Disse
Monica.
“E perché?”
“Perché lui
è già qua.” E dicendo questo indicò il
vampiro che stava entrando nel cantiere. Alcune Potenziali urlarono.
“Andate su e lasciatelo a me.”
“Mio Dio, ha già
ucciso Buffy?” chiese terrorizzata Vi.
“Non credo, non
vedo sangue su di lui.” In quel momento da dietro il Turok si
vide arrivare Buffy.
“Visto? È ancora in perfetta
salute. Ok, diamo il via ai giochi.” Monica stava per caricare
sul vampiro, quando sentì la voce di Willow che la
fermava.
“Non farlo, lascia che sia Buffy a risolvere la
faccenda. Ha bisogno che le Potenziali la vedano all’opera.”
Monica si accorse che Willow non stava parlando, ma che la sua voce
le arrivava per via telepatica. Abbassò la spada e salì
sull’impalcatura vicino a lei. Buffy iniziò a combattere
contro il Turok, che sembrava assorbire tutti i suoi colpi. Calci,
pugni, nulla sembrava ferirlo, ma Buffy non demordeva. Continuava ad
andare all’attacco.
“Era tutto preparato vero? La
barriera, il cantiere. Lo avete deciso in cucina, vero?” Chiese
sempre per via telepatica a Willow.
“Sì. Buffy
sentiva che le Potenziali cominciavano a non fidarsi più di
lei e che serviva uno spettacolo per fargli cambiare idea. Così
prima che arrivassero i Portatori ne abbiamo parlato mentalmente. Ci
era sembrata una buona idea. Scusa se non te ne abbiamo parlato, ma
non avevamo molto tempo. Ehi, ma come sei riuscita a stabilire il
contatto telepatico?” chiese Willow guardandola.
“Mia
madre era una strega potente: ho solo ereditato un po’ del suo
potere.” Le rispose Monica, mentre continuava a vedere Buffy
combattere. Il Turok la stava prendendo a pugni e lei barcollava
verso l’impalcatura dove stavano gli altri. Continuarono la
lotta su una piattaforma: lui la prese per il collo cercando di
strangolarla, ma lei riuscì a liberarsi tirandogli un tubo
sporgente. Lui barcollò fino alla fine della piattaforma e qui
Buffy iniziò a prenderlo a pugni, lui sembrava non riuscisse a
fermarla. Poi con un calcio lo fece cadere di sotto mandandolo a
fracassarsi contro una montagna di mattoni. Lei scese verso di lui,
riprendendolo a pugni, infine prese un pezzo di filo metallico che
era lì sul pavimento e lo passò intorno al collo del
Vampiro, fino a quando non riuscì a staccargli la testa,
mandandolo in cenere. Buffy si rialzò e andò verso le
Potenziali.
“Visto? Cenere. Proprio come il resto di loro.
Io non so cosa verrà dopo, ma so che sarà proprio come
questo. Difficile. Doloroso. Ma alla fine resteremo noi. Se tutti
faremo la nostra parte, credetemi, saremo noi a restare. Ecco la fine
della lezione.” E se ne uscì dal cantiere seguita da
tutti gli altri.
Caverna sotterranea
Spike era legato
alle pareti della caverna con delle funi. Intorno a lui non c’era
nessuno, neppure il Primo a prenderlo in giro. Lui continuava a
borbottare che lei sarebbe andato a salvarlo e intanto pensava ai
momenti belli passati assieme, prima di aver tentato di violentarla
nel bagno. Vide che all’entrata della grotta c’era
Buffy.
“Sei ritornato, caro il mio primino.” Gli disse
Spike sfottendolo. Buffy si avvicinò a lui e tirò fuori
un coltello. “Anche un coltello usi adesso? Ma tu non puoi, tu…
Cosa…cosa…tu…tu non puoi ferirmi. Tu sei…tu
sei solo un’immaginazione sanguinosa, sei. Tu sei solo…”
Ma Buffy tagliò le corde con cui era legato Spike e lo
sorresse per non farlo cadere.
“Tu…” le disse
guardandola negli occhi.
“Sì. Io. Non avrei permesso
di tenerti qui. Ti voglio a casa Spike.”
“Ti amo
Buffy.”
“Lo so. Ma ora stai tranquillo” e si
avviarono verso casa.
Casa Summers
Passarono alcuni giorni dopo l’uccisione
del Turok-Han e sembrava che il Primo si fosse acquietato. Intanto in
casa continuavano ad arrivare Potenziali da tutto il mondo. Nel
frattempo si erano scoperte alcune cose: il preside Wood sapeva della
Cacciatrice, in quanto era il figlio di una vecchia Cacciatrice e si
era unito alla banda di Buffy, in quanto da anni faceva un po’
di caccia demoniaca. Lo aveva portato in ricognizione della casa e
del piccolo esercito di ragazze che allenava. Gli aveva fatto anche
conoscere Spike, cosa che o colpì molto, in quanto i vampiri
lei li avrebbe dovuti uccidere. Nello scantinato con lui c’era
Monica con cui continuò a parlare anche dopo che i due
ritornarono verso la luce.
“Non mi piace quel tipo!”
esclamò Spike.
“Non ti piace perché ha
invitato fuori a cena Buffy per un appuntamento galante o per altro?”
lo stuzzicò Monica.
“Ah ah ah. Non mi piace il modo
in cui mi guarda, come se fossi un po’ di polvere da buttare
via.”
“Non sarà abituato a veder una
Cacciatrice ed un vampiro lottare assieme e, in fondo, chi può
dargli torto? Neppure io me lo aspettavo.”
“Tra me e
Buffy sono successe tante di quelle cose… però
all’inizio neppure immaginavo di arrivare a questo punto.
Dovevo solo ucciderla, invece è lei a farmi morire ogni
giorno.”
“Che vena poetica…”
“Non
prendermi in giro. Senti un po’, è da giorni che voglio
chiedertelo, ma ti vedo più malinconica di quanto mi
ricordavo. Cosa è successo?” chiese Spike.
“Nulla,
non è successo niente. Credo sia colpa del secolo appena
passato. Ho vissuto per 25 secoli ed in questo tempo sono riuscita a
vedere il meglio e il peggio dell’umanità. Guerre,
pestilenze, carestie, ci sono sempre state. C’è sempre
stato l’odio per il diverso, ma nel Novecento è esploso
come una epidemia, peggiore della Spagnola del ’18. Le due
guerre mondiali sono state… non trovo neanche le parole per
definirle. Mi hanno toccato così a fondo, Spike, che mi hanno
cambiata. Ormai faccio fatica a credere che la gente possa vivere
felice e contenta volendosi bene, non è mai stato così
e mai lo sarà.”
“Capisco. Ma non credo che sia
tutto qua, vero?” L’immortale non rispose. Spike aveva
ragione, la sua tristezza di fondo non era dovuta solo alla sua
vecchiaia, ma anche a qualcosa di più intimo.
“Non me
li ricordo più.” Disse infine lei.
“Chi?”
“I
miei figli, mio marito, la mia famiglia. Non riesco a vedere i loro
volti, non mi ricordo come erano fatti e io ero la loro madre. Una
madre non può non ricordare il viso dei propri bambini. Mi
sento… così male ogni volta che ci penso. Li sogno ogni
notte, sai? Sogno che sono ancora del tutto umana e sto giocando con
loro sulla riva del mare, oppure sogno mio marito, e al mattino tutto
scompare, i loro occhi, la loro bocca, diventa tutto nebbia e io
resto sola, di nuovo.” Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva.
Restava la, a guardare un punto indefinito della stanza.
“Non
mi hai mai parlato di loro, me ne avevi solo accennato, ma sei vuoi…
io non ho nulla da fare, fuori è ancora giorno e ho ancora
tanto tempo per ascoltarti. Magari parlarne ti farà
bene.”
“Ok, vediamo se riesco a togliermi qualche peso
dallo stomaco.” E prese a narrare la sua vita.
Italia
settentrionale- 479 a.C.
Vivevo in un piccolissimo villaggio
vicino al mare nella regione che adesso è chiamata Friuli
Venezia Giulia, in Italia. Roma ancora non era arrivata e la zona era
frammentata in paesetti. Mia madre era una strega venerata per i suoi
poteri magici, mentre mio padre era il curatore. Provenivo quindi da
una famiglia di alto rango e rispettata. Mi ero sposata molto
giovane, come era di tradizione, e avevo due figli piccoli, un
maschio ed una femmina. Insomma, una vita normalissima e felice.
Poi
un giorno arrivarono dei soldati che precedevano un’armata:
stavano tentando di conquistare tutta la zona. Ci dissero che
sarebbero entrati comunque e che avremmo fatto meglio a lasciarli
passare e a diventare, senza troppo spargimento di sangue, i loro
schiavi. Ovviamente noi ci rifiutammo di farlo. Riunimmo tutto il
sacro consiglio e decidemmo di combattere, anche se c’era un
uomo che continuava a dire che sarebbe stato meglio arrenderci a
loro. Piccolo, schifoso bastardo, era pure mio zio. Combattemmo
contro l’armata e riuscimmo a fermarla, ma loro non si
arrendevano mai e continuavano ad attaccarci. Fino alla notte fatale:
mio zio, pagato dagli usurpatori, aprì le porte del villaggio,
facendo entrare tutti i soldati dentro. Fu un massacro: l’azione
fu così repentina che nessuno riuscì a prendere le armi
per difendersi. Quando uscii di casa, vidi mio marito steso a terra
annegare in una pozza di sangue, i miei figli piangevano e correvano
per il villaggio disperati. Io presi in mano la spada di mio marito,
ma questo non riuscì a farmi evitare di vedere i miei bambini
che venivano sgozzati. Non ricordo bene quello che successe, so solo
che piangevo, fino a quando calò il buio, un soldato mi
infilzò la sua lama direttamente al cuore.
Non so quanto
tempo passò, ma era giorno e mi rialzai. La mia veste era
sporca di sangue, ma stavo benissimo, non avevo neppure un graffio.
Attorno a me c’erano solo cadaveri: vidi mio marito, i miei
figli e un po’ più in la mia madre e mio padre, insieme
a tutta la mia gente. Non riuscivo a capire come avevo fatto a
salvarmi. Cominciai a camminare verso delle capanne che stavano fuori
la città: i soldati stavano ancora festeggiando, anche se
ormai erano sbronzi da far spavento. Poi, fra di loro, vidi mio zio e
mi avventai addosso a lui urlando come un’indemoniata. Lui era
terrorizzato: mi aveva visto morire e ora mi vedeva rivivere.
All’epoca ancora non portavo una spada e non sapevo niente,
quindi fu facile per loro bloccarmi e tenermi ferma. Avevano paura di
provare di nuovo ad uccidermi, quindi decisero di lasciare il
giudizio agli dei. Piantarono dei pali di legno davanti al mare e mi
legarono li, poi mi lasciarono. Rimasi appesa per giorni, senza acqua
e senza cibo. Sopravvivevo lo stesso, ma il tormento e il dolore
erano alti. Poi, un giorno, sentii qualcosa: una forza
si stava avvicinando a me. Io pensavo che finalmente un Dio avesse
deciso di portarmi via da li, invece vidi un uomo, vestito con delle
pelli finemente lavorate su un cavallo. Mi guardava con uno sguardo
strano.
“Una donna” Parlò con voce calda e
morbida e con uno strano accento che non avevo mai sentito prima.
“Che ci fai appesa li?” mi domandò poi.
Io
avevo la bocca tutta impastata e la mia unica risposta fu di
chiedergli dell’acqua. Scese da cavallo e me la porse dalla
borraccia, ma ancora non sembrava mi volesse tirare giù da
li.
“Allora, adesso mi dici che ti è successo?”
“Mi
hanno appesa qua, quei bastardi che usurpano casa mia. Sono arrivati
al mio villaggio e lo hanno raso al suolo. Dicono che io sia
ritornata in vita e quindi che sono una creatura del male, per questo
sono qui, devo essere punita dagli dei.” Gli risposi. Lui si
mise a ridere.
“Tu non sei una creatura del male, sei solo
un’Immortale, esattamente come me.” Lo disse in maniera
molto seria e solenne, ma io non riuscii a non ridere. Quella
situazione mi pareva assurda.
“Perché ridi donna? Non
dirmi che non mi hai sentito arrivare? Non dirmi che non hai sentito
il tuo corpo fremere di una forza
che non avevi mai provato. Questa sensazione la proverai ogni volta
che entrerai in risonanza con uno di noi, quando il nostro Potere si
scontrerà con un altro.”
“Potere?” chiesi
io incuriosita.
“Sì, è quello che fa di noi
degli Immortali.” Mi rispose.
“Vuoi dire che non
possiamo morire?”
“Sì e no. Ma aspetta che ti
faccio scendere da li. Non deve essere un posto molto comodo.”
Detto questo sguainò una spada e tagliò le funi che mi
tenevano legata. Crollai esausta su di lui che mi sorresse.
“Sai
donna, credo che tu abbia bisogno di sapere un po’ di cose. Ti
andrebbe di passare un po’ di tempo con me? Sono solo da troppo
tempo e un po’ di compagnia mi farebbe piacere.”
“Perché
no? Tanto la mia famiglia non esiste più.”
“Meglio.
Avrei meno problemi a lasciarteli alle spalle” dovevo aver
fatto una brutta smorfia, perché lui continuò a
parlare. “Più cose lasci indietro della tua vita
passata, più soffrirai. È ovvio che ti farà male
la loro perdita, ma ti passerà prima. Ora, per prima cosa,
dobbiamo trovare un posto dover poter accamparci: qui vicino mi pare
di aver visto il punto giusto.”
Ci ritrovammo in un piccolo
spazio vuoto in mezzo alla foresta: accese il fuoco e mi fece
accomodare.
“Allora, credo che dovrò dirti un paio di
cose sulla nostra razza. Ascolta bene, perché ne va della tua
sopravvivenza.”
“Ma hai detto che noi non moriamo!”
esclamai io.
“È vero fino ad un certo punto: anche
noi possiamo morire, ma solo ad una condizione, che ci venga tagliata
la testa con una spada. Per questo la prima cosa che dovrai fare sarà
imparare ad usare una spada: lei sarà la tua più grande
e fidata amica. Dovrai sempre portarla con te, perché in
qualunque momento potresti averne bisogno.”
Continuavo a
guardarlo con occhi sbarrati. Non riuscivo a capire perché
proprio a me.
“E cosa succede poi?”
“Combatti.
Hai già capito che quando entri in contatto con un altro come
te, lo senti, esattamente come prima. Di norma due Immortali
combattono per uccidere l’altro e prendergli tutto il Potere.
Quando succede senti dentro una scarica che ti lascia senza forze,
però dopo sei più potente. Puoi, ovviamente, anche
decidere di non combattere, come ho fatto io con te, ma non sempre
sarà così semplice. Mi segui donna?”
“Certo.
Sto cercando di capire ogni cosa. Ma posso uccidere solo gli
Immortali?”
“Certo che no, dipende dalla tua morale
però. Hai qualcuno da ammazzare?”
“Sì!”
ne ero convinta, niente mi avrebbe fatto desistere: avrei ammazzato
con le mie mani coloro che avevano ammazzato la mia famiglia e il
traditore della mia gente, solo che prima avevo bisogno di imparare a
farlo “Mi potresti insegnare a combattere? Io non ne so niente
di spade e scherma.”
“Avevo già intenzione di
passare qualche anno con te, quindi… certo ti insegnerò
quello che so.”
Così rimasi con lui. Come aveva
promesso mi insegnò tutto quello che sapeva, ovviamente ci
mise molti anni per farlo, ma io imparavo in fretta. Dopo pochi mesi,
comunque, ero in grado di andare a portare a termine la mia vendetta,
così presi la mia bella e nuova spada (che lui mi aveva
regalato) e andai nel luogo ove sorgeva il mio villaggio. Ormai c’era
un nuovo insediamento e quando mi ritrovai alle sue porte urlai.
Urlai con tutta la forza
che avevo, con tutto il fiato, urlai uno ad uno i nomi della mia
gente, urlai maledizioni per il traditore e gli assassini di
innocenti, urlavo preghiere perché i miei familiari mi dessero
la forza di vendicarli. Riuscii ad ottenere di avere davanti a me mio
zio.
“Tu! Maledetto! Ci hai tradito tutti, hai fatto in modo
che tutta la tua famiglia venisse sterminata!” gli urlai.
“Tu
non puoi capire, Merat, loro mi avrebbero ucciso subito se non li
avessi aiutati, ho dovuto farlo.”
“Così hai
preferito venderci. Bhe avresti dovuto capire che se non ti avessero
ucciso loro, lo avrei fatto io. E credimi, sarò io ad uscirne
viva.” Non dissi null’altro, non ne avevo bisogno.
Sguainai la spada e lo uccisi. Certo, lui provò a fermarmi, ma
non ci fu storia. Penso che, anche se non fossi stata allenata da uno
così bravo come il mio maestro, lo avrei ucciso: il mio
braccio era manovrato da decina di spiriti incolleriti, non aveva
scampo. Fui molto brava, però, gli staccai la testa con un
colpo netto, esattamente come mi era stato insegnato. Avevo avuto la
mia vendetta, ma non ne ero del tutto soddisfatta, in fondo ero
sempre e comunque da sola. Non lasciai che seppellissero il corpo, ma
lo feci a pezzi e lo gettai fra le onde, in modo che non potesse
entrare nel mondo dei Morti. A quel tempo la vedevo ancora così.
Finita la mia vendetta non avevo più motivo di stare in
quei luoghi e partii con il mio maestro. Girammo il mondo e io
imparai un sacco di cose sugli Immortali e tanti ne uccisi. Continuai
ad accumulare Potere e sentivo che stavo diventando sempre più
brava. Poi un giorno rimasi di nuovo sola. Un vecchio Immortale
uccise il mio maestro, durante il rogo di Roma, quello appiccato da
Nerone, anche se poi diede la colpa ai Cristiani. Per il resto che
dirti, girai, girai e girai, incontrai altri Immortali, alcuni li
uccisi, altri diventarono amici, ne presi addirittura uno sotto le
mie ali e gli insegnai tutto quello che sapevo, come era stato fatto
con me. Ma se sto a raccontarti ogni cosa, non finiamo più e
io ho una certa fame.
Sunnydale- scantinato di casa
Summers
“Adesso sai la mia storia. Sei una delle due
persone ancora vive che lo sa.”
“Mi sento lusingato,
ma avrei da chiederti una cosa. Mi pare di aver capito che non ti
chiamavi Monica un tempo, hai cambiato?” chiese Spike
“Sì.
Il mio nome in realtà era Merat, che nella mia lingua natale
significava madre, sposa, donna di casa. Monica è un nome
antico che deriva dall’ebraico e che ha gli stessi significati,
mi piaceva e l’ho preso. E poi Merat mi ricordava troppo la mia
vita passata.”
“E il tuo discepolo è ancora
vivo?”
“Non lo definirei discepolo… è
stato il mio compagno, lo definirei quasi più il mio ex
ragazzo. Da quanto ne so io sta bene, lo lasciato che ancora si
muoveva sulle sue gambe.”
“E come mai vi siete
lasciati?” Le venne da sorridere
“Tutti vorrebbero non
lasciarsi mai, giurano amore eterno, ma li vorrei vedere. L’amore
può effettivamente durare anni, decenni, anche secoli, ma dopo
che vivi insieme per tanto tempo finisci che, nonostante l’amore
che provi per lui, cominci a non sopportarlo più e viceversa.
E credimi William, io con lui ci ho passato tanto, tanto
tempo.”
“Quanto? Io con Drusilla sono rimasto 120
anni.”
“Io con Pier ci sono stata per 967 anni.”
disse sorridendo. Lui la guardava con gli occhi sbarrati “Eh
sì, sono tanti anni. L’ho trovato che stava tornando in
vita su un campo di battaglia nei pressi della Valle Padana, sempre
in Italia. Da quanto mi disse lui, faceva parte dell’esercito
longobardo che venne sconfitto da Carlo Magno nel 774, quando venne
detronizzato Desiderio. Non ti dice nulla?” chiese
Monica
“Vaghi ricordi della mia vita mortale. Avevo studiato
un po’ di storia, a più quella inglese, in fondo sono di
Londra io.”
“Già, e come tutti gli Anglosassoni
non riuscite a pensare che esista un mondo al di fuori dei vostri
confini.”
“Cos’è? Vuoi far nascere uno
scontro di culture. Io no. Vorrei tanto che scendesse il sole per
poter uscire e combattere un po’. Sono stufo di stare qui in
casa, tra decine di ragazzine incapaci.”
“Poverine,
mica hanno scelto loro di essere Potenziali e soprattutto di
rischiare di morire da un giorno all’altro. Ma sei sicuro che
sia proprio questo quello che vuoi?” chiese Monica con fare
malizioso. I due si guardarono con il sorriso sulle labbra e si
capirono al volo.
“Io salgo su, ho fame e ho voglia di
mangiare qualcosa. Tu resti qua, Spike?”
“Certo.
Almeno sto calmo.” Lei annuì e prese a salire le scale.
Quando era quasi fuori disse solo una parola.
“Grazie.”
Casa
Summers- più tardi
In soggiorno Dawn e Buffy stavano
controllando una borsa che il preside Wood aveva dato a quest’ultima:
era il kit di emergenza delle Cacciatrici. Glielo aveva lasciato sua
madre prima di venire uccisa. Le due ragazza stavano ancora guardando
il suo contenuto, quando nella stanza arrivarono anche gli altri:
Monica, Spike, Xander, Willow e Anya.
“Quanta polvere”
disse Anya.
“E’ roba abbastanza vecchia,
effettivamente.” Disse Dawn. “Oh, un libro in
sumero.”
“Chi l’ha portata?” Chiese
Willow
“Il preside Wood. Dice che era di sua madre e che è
un kit di emergenza. Penso che il Primo sia una bella e grande
emergenza, quindi stiamo cercando di capire che cosa c’è.”
Rispose Buffy.
“E quella scatola?”
“Non
sappiamo, adesso la apro e vediamo.” C’erano delle figure
in metallo.
“Bamboline. Ecco! Il Primo odia le bambole! Ora,
se solo potessimo fornire di ali Kermit, Fozzie l’orso e Miss
Piggy in città, il Primo si farà una corsa” disse
Xander.
“Non sono bamboline qualsiasi, sono per fare le
ombre. Il libro dice che devi vedere la storia.” Disse Dawn
leggendo.
“Vedere cosa?” disse Monica
“Ecco
tutto quello che la mia stravagante capacità di traduttrice ha
ottenuto, ma penso che sia un mito dell’origine. La storia
della prima cacciatrice.” Le rispose Dawn “Serve una
candela per fare luce.” Xander accese la candela e la posò
sul piattino che era contenuto nella scatola. Dawn, sempre con il
libro in mano, iniziò a leggere a voce alta.
“Si
devono mettere le figurine una ad una. Ok, comincio. Prima c’era
la Terra” e detto questo Xander mise la prima figura.
“…poi
arrivarono i demoni… dopo i demoni arrivarono gli uomini…
gli uomini trovarono una ragazza…e gli uomini portarono la
ragazza a combattere il demone, tutti i demoni… essi la
incatenarono alla Terra. E poi non riesco a leggerlo. C’è
qualcosa sull’oscurità.” Finì Dawn. Xander
aveva posizionato tutte le figure in metallo e queste presero a
muoversi da sole e a produrre suoni che imitavano demoni e
urla.
“Continua Dawn!”
“Dice che non può
essere mostrato. Non puoi solo guardare, ma devi vedere. Vedere per
te stessa, ma solo se hai la volontà di fare lo scambio”
Il congegno continuava a muoversi proiettando ombre che
raccontavano la storia della prima Cacciatrice, fino a quando una
finestra di luce azzurra non si aprì in mezzo alla
stanza.
“Wow, sembra uno Stargate.” Disse Andrew che
era entrato nella stanza per dare un’occhiata.
“Ma che
succede?” chiese Xander.
“Succede che io entrerò
lì dentro.” Disse Buffy.
“Non puoi entrare la,
non sai come tornare indietro.” Disse preoccupato
Spike.
“Trovate il modo per riportarmi indietro. Mi fido di
voi.” E Buffy saltò dentro al cerchio di luce facendolo
richiudere dietro di se. La stanza ripiombò nel silenzio.
“E
lo scambio?” Chiese Anya. Non riuscì a terminare la
frase che apparve un demone ringhiante.
“Ecco lo studente
per lo scambio culturale.” Disse Xander prima di afferrarlo e
scaraventarlo dall’altra parte della stanza.
“Willow,
rimandalo indietro! Fai uno di quei tuoi incantesimi!” Urlò
Monica mentre cercava di fermare quel bestione “Cazzo, la
spada! Non c’è l’ho!!” Il demone la prese e
la fece volare via.
“Monica!” urlò Spike. Il
demone prese anche lui per gettarlo lontano e poi scappò
passando per la finestra. La gang si alzò pian piano
dolorante. La stanza era completamente distrutta.
“Dobbiamo
riportare Buffy qua.” Disse Xander “Willow, ci serve la
magia.”
“E come pensi che Willow riesca a farlo senza
tornare al lato oscuro?” Disse Anya.
“Grazie, mi sei
proprio di aiuto sai!”
“Non c’è altro
modo. E Buffy lo sapeva. Se vuoi posso provare a darti una mano.”
Disse Monica. Willow annuì “Ok, da dove
cominciamo?”
“Non lo so. Direi di partire dalla
fisica, principi base.” Anya sbuffò.
“Non
sapete proprio nulla eh? Se volete aprire un portale servono dei
catalizzatori e dato che il libro parlava di scambi, dobbiamo dare al
portale qualcosa in cambio al posto di Buffy.” Disse l’ex
demone.
“Prendiamo mister demone appena uscito e
rimandiamolo indietro.” Disse Xander.
“Quello è
mio! Voi trovate il modo di riportare qui la Cacciatrice.”
Disse Spike guardando Monica e uscì a caccia.
“Ok,
ora tocca a noi.”
Le streghe insieme a Dawn andarono in
camera di Willow a prendere gli oggetti magici necessari, poi
tornarono in salotto. Monica creò con la sabbia un cerchio.
“E
quello a cosa serve?” Chiese Kennedy
“La sabbia forma
un circolo. Il circolo funziona come una barriera. E la barriera
contiene il portale.” Spiegò Dawn.
“Brava”
Le disse Willow, “ottima spiegazione. Ok, cerchio pronto,
catalizzatori presenti, candele accese. Che il rito inizi.”
“Non
manca qualche cosa?” Disse Xander. Agli sguardi interrogativi
di tutti lui chiarì “Lo scambio. Non dovremmo aspettare
Spike?”
“Intanto iniziamo. Aprire il portale potrebbe
volerci più tempo del previsto.” Disse Willow.
“E
poi William arriverà presto.” Concluse Monica
“Che
ammirevole fiducia nutri in lui.” Le disse Xander. Lei si girò,
ma non gli rispose: la sua occhiataccia bastò per farlo
tacere.
Intanto Spike era passato per la sua vecchia
residenza, i sotterranei del liceo, per prendere il suo vecchio
spolverino. Dopo averlo indossato cominciò ad inseguire il
demone, che aveva lasciato una scia di vetri distrutti e pali storti.
Lo trovò in un piccolo vicolo scuro.
“Ehi piccolo,
sei disorientato da questo posto? Non ti preoccupare, adesso ci pensa
lo zio William a farti ritornare da dove vieni.” E si avventò
contro di lui. Cominciò a prenderlo a pugni e calci,
sfogandosi come non succedeva da tempo.
“Uhhuuuuuu!”
si mise ad ululare e per sentirsi ancora meglio assunse il volto
della caccia.
“Andiamo baby, devi tornare a casa.” Lo
finì con un paio di cazzotti per poi torcergli il collo. “Non
so i tuoi sentimenti, ragazzone, ma per me, una rissa come questa fa
bene all’anima.” E dicendo questo si accese una
sigaretta.
Nel salotto di casa Summers continuavano gli
esperimenti per creare il varco dimensionale, fino a quando Willow
trovò un incantesimo:
“concursus, tempus, spatium,
audi . forza portale, apriti ! “ dalle sue mani partirono dei
lampi di luce bianca che presero in pieno Kennedy e Monica, che
vennero scaraventate lontane. Willow aveva gli occhi e i capelli
completamente neri, ma al centro del salotto si aprì un
portale azzurro. Xander entrò nel cerchio e trascinò
via Willow, prima che diventasse di nuovo cattiva. Entrò anche
Spike che portava il demone appena ucciso.
“Ributtalo dentro
Spike.” Disse Monica ancora dolorante per il volo fatto. Nel
momento in cui il demone fu gettato nel portale, ne uscì una
Buffy con i vestiti sporchi e i capelli scarmigliati.
“Bene,
bene, è tornata la nostra bella cacciatrice” disse
Spike.
“Sì, e tu hai ripreso il tuo vecchio
giubbotto.”
“Come è andato il viaggio nel
portale?” Chiese Xander.
“Ho visto come è stata
creata la prima Cacciatrice.” Disse Buffy con voce strana.
Detto questo salì in camera. Gli altri si guardarono gli uni
con gli altri senza capire.
“Stai bene Kennedy?”
Chiese Monica. La Potenziale aveva un’espressione confusa e
anche spaventata.
“Sì, sto bene, solo che l’attacco
di Willow… insomma, non me lo aspettavo. Credevo che fosse più
divertente.”
“Eravamo le persone più potenti
vicino a lei… si è solo nutrita di quel potere. A volte
funziona così.” Disse l’Immortale.
“E tu,
miss potenza, come mai non avevi la spada con te?” Chiese
Xander
“Di solito la porto, ma di norma in casa non mi serve
mai. Non avevo contemplato la possibilità che nel mezzo della
casa della Cacciatrice si aprisse un varco con relativo demone. A me
non succede mai.” Rispose Monica.
“Abituatici in
fretta… qui capita spesso.”
In camera sua Buffy
stava seduta sul letto guardando, con sguardo sfocato, un punto
imprecisato della stanza. Sentì bussare alla porta, ma non si
prese la briga di rispondere.
“Anche se non mi dici ‘avanti
‘ io entro lo stesso Cacciatrice.” Lo aveva riconosciuto
subito, Spike. Infatti il vampiro entrò senza invito: stava
per accendersi una sigaretta, quando finalmente Buffy parlò.
“Qui
dentro non si fuma, esattamente come tutto il resto della casa. Lo
dovresti sapere.”
“Certo che lo so, ma almeno sono
riuscita a scuoterti. Allora, come stai?”
“Non lo so.
Turbata, credo e poi spaventata.”
“Quello che ti
hanno mostrato non andava bene per il Primo?” chiese lui. Buffy
continuava a stare in silenzio, mentre Spike si avvicinò a lei
e si sedette sul letto. “Su Buffy, sputa il rospo!” Lei
sospirò e cominciò a spiegare ciò che era
successo.
“Stanotte ho sognato la prima Cacciatrice che mi
diceva che quello che stavo facendo non era abbastanza. La, dentro il
portale ho incontrato gli uomini Ombra, coloro che hanno dato il
potere a noi Cacciatrici. Lo sai da dove deriva? Da un demone!
L’hanno legata alla terra e le hanno fatto entrare un demone
dentro per renderla più forte. Una parte di me è
formata da un demone. Loro non mi hanno dato notizie sul Primo o su
come posso sconfiggerlo, volevano darmi solo più potere con un
altro demone. Ho rifiutato, Spike, ma me ne sono
pentita.”
“Perché?”
“Perché
ho visto.” Disse riluttante.
“Visto cosa?”
Chiese lui sempre più curioso.
“La Bocca
dell’Inferno. E credimi, ha i denti affilati. Ho…”
fece un gran respiro “… ho paura. Non tutte ce la
faranno. Alcune di quelle Potenziali moriranno, ed io non potrò
fare niente per fermarlo..”
“Buffy, ce la caveremo,
come abbiamo sempre fatto. Tu sei la Cacciatrice e nessuno ti può
fermare.” Lei sorrise.
“Mi mancava il tuo spolverino
sai. Stai molto bene con quello addosso.” Disse Buffy per
sdrammatizzare la situazione.
“Sì, lo so. E con lui
addosso mi sento anche molto bene, più sicuro di me. Sai
l’anima mi ha un po’ smontato: niente più
eccitazione per un bel omicidio, nessuna voglia di sventrare un dolce
e tenero collo. Insomma, sono solo un ricordo di un vampiro. Non sono
più niente.”
“Sei speciale invece. Un vampiro
con l’anima… non ce ne sono molti no? Solo Angel ne ha
una e oltretutto che va ad intermittenza. La tua è fissa
invece…”
“Uhm, messa in questo modo non mi
sembra male.” E risero assieme.
“Senti Buffy, visto
che avete reclutato il Preside Gran Figo, non è meglio che io
me ne vada? Non hai più bisogno di uno forte, hai lui.”
“Non
dirai sul serio?”
“Certo. Inoltre ricordati che ho
ancora il trigger in testa e sono sempre pericoloso.”
“Ne
avevamo già parlato Spike. Abbiamo bisogno di te, io ho
estremamente bisogno di te. Non sono ancora pronta a non averti
vicino a me. Resterai allora?” gli chiese guardandolo negli
occhi.
“… certo” Si avvicinò ancora a
lei e visto che non gli diceva niente, la abbracciò. “Ne
usciremo insieme Buffy” e rimasero abbracciati per tutta la
notte.
La mattina dopo in cucina fervevano i preparativi per
la colazione: le Potenziali facevano tutte un sacco di confusione,
Willow e Monica stavano facendo dei piccoli esperimenti di magia con
i cucchiai.
“Vedi, devi concentrare tutta la potenza sul
collo del cucchiaio e piegarlo.” E dicendo così, Willow
storse il cucchiaio.
“Uhm… non ci avevo mai
provato.”
“Bhe finchè sei tu a piegare il
cucchiaino va bene, i guai cominciano se il cucchiaino piega te!”
Esclamò Andrew. Le due lo guardarono con la fronte
aggrottata.
“Tu lo capisci sempre?” Chiese Monica
“No,
anzi quasi mai.” Rispose Willow.
Entrò anche Buffy
ancora in pigiama e i capelli arruffati.
“Che cosa succede
qui? C’è un sacco di baccano.” E
sbadigliò.
“Niente che non succeda ogni giorno:
Potenziali simil cavallette che fanno colazione e streghe al
lavoro.”
“O che cavoli, il lavoro, sono tardi!”
“Penso
che il preside Wood sarà clemente. Conosce la situazione che
c’è qui.” Le disse Willow.
“Sì è
vero. Senti Will ho bisogno che tu faccia delle ricerche sul sigillo:
dobbiamo chiuderlo, non possiamo permettere che altri Turok escano da
li. Fatti spiegare per bene da Andrew come lo ha aperto. Quando torno
voglio sapere che cosa devo fare. Monica, allena ancora le ragazze,
ne avranno un disperato bisogno. Ah Giles, è qui anche lei,
buongiorno.” Disse Buffy.
“Buongiorno a tutti. Buffy,
so che non te lo vuoi sentire dire, ma Spike è un pericolo,
dobbiamo pensare a come levargli quel Trigger prima che il Primo, se
mi permetti il gioco di parole, ci faccia qualche scherzo.”
“Non
è pericoloso, Giles. Ha un’anima.” Disse
Monica.
“Sì, ma se è posseduto la perde. Non
gli farò nulla, ma posso fare ricerche su questo?”
Buffy
acconsentì, anche se controvoglia.
“A proposito di
Spike, qualcuno lo ha visto questa mattina? Sono scesa da lui, ma nel
sottoscala non c’era.” Chiese Monica. Buffy arrossì,
e uscì dalla cucina di corsa.
“Io vado a prepararmi!”
Urlò dalle scale.
“Anche lei è difficile da
capire…” disse Monica. “Allora, Willow, posso
darti una mano con Andrew? Stamattina tocca a Xander lavorare con le
Potenziali, per un po’ dovrei essere libera no?”
“Magari,
mi faresti un favore. Io cerco sui libri di Giles e su Internet, tu
parla a lui, magari riesci a tirare fuori qualcosa di sensato, anche
se stiamo parlando di Andrew.”
Monica andò
direttamente in salotto, dove Andrew, seduto sul divano, stava
mangiando una ciotola di cereali. Gli si sedette vicino e lo guardò
per un po’. Quel ragazzo biondo sembrava l’unico in tutta
la casa a non capire la gravità della situazione in cui si
trovavano: continuava a parlare di film e fumetti in continuazione,
anche se a volte aveva delle uscite alquanto brillanti. Si chiese che
cosa ci facesse li, anche se molto probabilmente a chiederlo si
sarebbe pentita. In quella casa succedevano le cose più
strane. I suoi pensieri furono interrotti da i passi di qualcuno
sulle scale. Doveva affrontare Andrew.
“Mi hanno detto che
hai aperto il sigillo: come?” Lui si fermò con il
cucchiaio gocciolante tra la tazza e la bocca, poi lo ripose
giù.
“Questo è un discorso serio, vero?”
la ragazza annuì. “E’ cominciato in Messico,
quando fuggivo con Jonathan da Willow la cattivona. Una notte venne
da me Warren e mi spiegò il suo piano.”
“Ok, è
un inizio, vai avanti.”
“Ehi, come è essere
Immortali? E la Reminescenza?” chiese lui come se niente
fosse.
“Non stavamo parlando di me… qui si parla di
te e del sigillo. Cerca di non sconcentrarti per favore.” Disse
lei esasperata.
“Uhm… va bene. Warren mi ha detto di
prendere un coltello e di andare sopra il sigillo. Tutto qua.”
“No,
non è tutto qua. Innanzi tutto, il coltello usato, dove
sta?”
“In cucina. Mancava un coltello per tagliare
l’arrosto.”
“In cucina? Tra le cose che usiamo
noi? Ok, vallo a prendere e portamelo.” Andrew uscì e
subito dopo ritornò con un pugnale dalla lama ad onde.
“Hai
pugnalato qualcuno con questo, vero?”
“Sì, il
mio amico Jonathan.”
“E tu lo chiami amico uno che
pugnali? Ai miei amici mica taglio la testa io, sai?”
“Adesso
è in un posto migliore, me lo ha detto lui.”
“No,
te lo ha detto il Primo. Probabilmente il tuo amico ora veleggia per
il Purgatorio, se prima di morire è riuscito a pentirsi dei
propri peccati, altrimenti starà in Inferno per
sempre.”
“Queste sono solo superstizioni. Lui adesso è
diventato un dio.” E si mise a fischiettare una strana
canzoncina.
“Ok, smettila… ricapitoliamo, hai aperto
il sigillo con il sangue di Jonathan, poi?”
“Poi
basta. Il suo sangue non bastava e Willow mi ha trovato prima che ci
provassi con il sangue della macelleria. Non ho fatto più
nulla e non ho neanche più visto Warren.” Lo disse con
aria triste.
“Warren è morto vero?” chiese
Monica
“Sì, è stato scuoiato da Willow la
cattiva, dopo che lui le aveva ucciso la ragazza. Per questo io e
Jonathan siamo scappati in Messico… non volevamo fare la
stessa fine.”
“Tu ti rendi conto di quello che stiamo
vivendo qui?”
“Certo, non sono stupido! Probabilmente
moriremo tutti, a meno che la Cacciatrice non riesca a trovare un
modo per sconfiggere questo Primo. Ma perché dovrei essere
triste e cupo? Almeno scherzo e faccio finta che vada tutto bene. Ti
sembra una cosa tanto sbagliata?” concluse Andrew prendendo in
bocca un cucchiaio di latte e cereali. “Uhm… sono molli,
li ho lasciati dentro troppo. Pazienza.” Monica lo guardò
sorridendo: forse Andrew era meno sciocco di quanto tutti pensavano.
Poi prese a guardare il coltello. Aveva uno strano disegno sulla
lama: un palco di corna e un pentacolo.
“Senti Obi Wan,
Warren ti ha detto di prendere un coltello qualsiasi, oppure uno
specifico?”
“Mgi fa detlo du…” Stava
rispondendo Andrew con la bocca piena e sputacchiando un po’.
“Manda
giù quello che hai in bocca e poi parlami. Ma cosa sei, un
bambino?” Quando Andrew finì il boccone disse:
“Mi
ha detto di prendere specificatamente quel coltello. Non è
stato neppure facile sai. E, comunque, io non sono Obi Wan Kenobi, io
ero Luke, Obi era Warren e Jonathan Joda… lui era un tappo.”
E rise.
“Non che tu sia un mostro in altezza, eh, Luke
Skywalker!” lo prese in giro Monica.
Monica andò
da Willow a portarle il coltello che le aveva dato Andrew.
“Tieni,
Andrew ha detto che il Primo ha chiesto di usare proprio questo per
pugnalare Jonathan, immagino che vorrà dire qualcosa, ti
pare?”
“Sì, penso che sia una buona idea. Oh
guarda ci sono delle scritte qua: Tawarick. Bisognerà chiedere
ad Andrew se lo sa parlare. Magari è collegato. Io continuo a
fare ricerche.” Willow si girò verso Monica che annuì.
Quando
Buffy tornò dal lavoro si riunirono tutti in salotto: Willow
aveva trovato qualche informazione.
“Allora, sulla lama del
coltello di Andrew c’è scritto in Tawarick una frase. La
riesci a leggere?” e così dicendo Willow passò il
coltello ad Andrew.
“Sì, c’è scritto ‘Il
sangue che io verso, lo consacro al male più antico ’.”
Riprese la parola la strega.
“Io penso che il pugnale e il
sigillo siano in contatto tra loro. Il Primo aveva bisogno di questo
coltello specifico per aprire il sigillo. Secondo le mie ricerche, il
sangue lo apre, ma a chiuderlo dovrebbero servire le lacrime di colui
che ha celebrato il rito.”
“Cioè di Mister
Spada Laser?” Chiese Xander.
“Precisamente. Quindi
Andrew, andiamo a farci un giretto nella Bocca dell’Inferno.”
Disse Buffy. Il ragazzo la seguì a malincuore. “Ah, io
poi mi fermo per la ronda, chi vuole venire con me mi segua o mi
aspetti al cimitero.”
I corridoi della scuola erano tutti
imbrattati di scritte inneggianti alla violenza, dagli angoli
bruciavano i banchi e le sedie, ovunque c’erano
macerie.
“Sembra che qui si siano dati alla pazza gioia”
disse Spike “E’ bello vedere le nuove generazioni così
attive.”
“Smettila di fare il sarcastico, Spike. Io ed
Andrew scendiamo, tu resta qua a fare la guardia e cerca di non
uccidere nessun ragazzo, se sono ancora qua sono soggiogati.”
Spike la guardò ed annuì.
Buffy ed Andrew
cominciarono a percorrere i sotterranei della scuola. In lontananza
si sentivano come dei canti inquietanti: Buffy era all’erta,
mentre Andrew tremava come una foglia. Arrivati alla stanza del
sigillo si bloccarono: c’erano cinque ragazzi inginocchiati
davanti al Sigillo di Danthazar e tutti loro avevano sugli occhi dei
tagli: erano diventati Portatori. Buffy si avventò su di loro
ed uno ad uno caddero sotto i suoi colpi.
“Forte!”
Disse Andrew che aveva seguito tutta la scena rintanato in un
angolino.
“Bene, questi sono sistemati, adesso tocca a te.”
E cominciò ad avvicinarsi al ragazzo. “Cosa c’è?
Hai paura?”
“Sì, perché mi guardi in
quella maniera?”
“Questa cosa capisce solo il sangue…
le lacrime, ma che cosa credevi? Semplice acqua? Suvvia Andrew, non
facciamoci ridere dietro.” La voce di Buffy era dura e
tagliente. Dalle tasche fece uscire il coltello Tawarick e prese
Andrew per il bavero della giacca, facendo in modo che il suo collo
si trovasse perpendicolare al sigillo che stava brillando sotto di
loro.
“No, no, non uccidermi ti prego!” urlò
disperato Andrew.
“Quando il tuo sangue spillerà…
potrebbe salvare il mondo. Cosa ne pensi? E’ tutto a posto? Sei
redento?”
“No!”
“Perché?
“Perché
io l’ho ucciso. Perché ho ascoltato Warren, e ho fatto
finta che fosse lui,ma io sapevo…sapevo ce non lo era. E io ho
ucciso Jonathan. E ora tu mi ucciderai. E io sono spaventato, e
morirò. E questo…questo era quello che Jonathan
provava.” Dicendo questo Andrew cominciò a piangere e le
lacrime che toccarono il sigillo, lo chiusero, ponendo fine alla sua
luminescenza. Buffy lo lasciò piangere ancora un po’, in
modo che salutasse definitivamente il suo amico e che capisse fino in
fondo quello che aveva fatto. Quando il ragazzo si tirò su, le
chiese:
“Ma allora erano veramente le lacrime… non mi
vuoi uccidere?”
“No, non voglio. Ma ho messo su questa
sceneggiata per farti capire appieno quello che hai fatto. Questo non
è uno dei tuoi giochi di ruolo, Andrew, devi capire fino in
fondo come sarà il nostro viaggio verso l’Apocalisse.”
“E
come sarà?”
“Probabilmente pieno di dolore.
Però speriamo ci sia qualcosa di positivo. Ora saliamo, ho una
ronda che mi aspetta.” E andarono da Spike che li stava
aspettando.
“Fatto?” chiese il Vampiro. Buffy ed
Andrew si guardarono e sorridendo il ragazzo
rispose:
“Fatto.”
Cimitero di Sunnydale- stesso
giorno, sera
Quella sera alla ronda notturna c’era anche
Monica. Aveva voluto seguire Buffy e Spike per non restare a fare da
baby-sitter alle Potenziali. Camminavano lentamente tra le tombe e le
cripte del cimitero, senza avvertire nulla.
“Dovrebbe essere
qui che l’hanno seppellito: secondo il coroner aveva strani
morsi sul collo. Quindi aspettiamo.” Disse Buffy. Spike si
accese una sigaretta e Monica continuava a pulire la sua spada.
“Dove
hai preso quella spada? È molto bella.” Disse
Buffy.
“Questa spada l’ho comprata da un maestro in
Cina, un sacco ti tempo fa.” Così dicendo la guardò
con sguardo amorevole. Era lunga circa un metro compresa l’elsa.
Il fodero era tutto nero, con dei simboli cinesi incisi. L’elsa
era dritta, senza alcuna protezione per la mano ed era foderata con
un nastro nero. Il pomo della spada e l’attaccatura
raffiguravano un gatto.
“Come mai c’è un gatto?
Non è un animale che porta molto sgomento e paura.”
Chiese Spike.
“In primis perché a me i gatti
piacciono e poi serve per protezione. In Cina il gatto è un
animale sacro, in quanto loro capacità di vedere al buio
veniva considerata utile per tenere a bada gli spiriti maligni,
perché si pensava fossero più attivi di notte. Lui è
il gatto sacro ‘Mao’, proteggeva i campi di grano dai
topi e le case. Questa è una spada che serve a tenere lontano
gli influssi maligni, dovrebbe portare fortuna. Bhe, fino ad adesso
me ne ha portata tanta, visto che sono viva.”
“E i
simboli sul fodero?”
“Sono simboli che portano fortuna
e protezione. Ogni spada ha il suo fodero” così dicendo
sguainò la lama “Vedete, qui ci sono incisi gli stessi
simboli che si ritrovano sul fodero, così quando la spada
viene riposta i simboli si trovano a contatto, per così dire,
e possono rinfrancare l’anima della spada per il prossimo
combattimento.” Infatti sulla lama si vedevano nitidi gli
stessi simboli del fodero, oltre che di nuovo una raffigurazione di
un gatto. “In questo fodero non potrei riporre nessuna spada,
perché non verrebbe accettata: spada e fodero sono un’unica
cosa quando sono assieme, capite? È tutta una questione di
anima.” Buffy la guardò con uno sguardo
indagatorio.
“Anima? Quella spada avrebbe un’anima
come ce l’abbiamo noi?” Chiese Buffy.
“Certo!
Ogni cosa ha un’anima. Tu, io, questo fiore, la pietra. Niente
altro ha la stessa anima. Questa spada ha una sua anima personale,
come l’aveva la mia vecchia spada. Perché pensi che me
ne sia comprata una nuova? Considera che io non sono una
collezionista di armi, quindi di spada me ne serve una sola.”
La Cacciatrice continuava a guardarla senza rispondere.
“Ok,
te lo dirò io. Ascoltami. Io, quando sono diventata Immortale,
avevo una spada. Era un regalo del mio maestro. Questa spada, dopo
qualche secolo, si è rotta purtroppo. Io tengo ancora i pezzi,
ma non li ho mai risistemati, perché non si può
ricreare lo stesso oggetto dopo che si è rotto.”
“Perché
no? Potevi far fondere il metallo e riparare la spada.”
“E
il metallo perso nella fusione? E le inclusioni che ne derivano? E
pensi che la forma sarebbe quella? No, Buffy, quello che creerai sarà
una cosa molto simile, ma non può essere uguale, perché
una spada che si rompe, muore, perde la sua anima, perchè
nessuna spada che tu ricostruirai con lo stesso metallo sarà
uguale a quella precedente. Niente che è morto ritorna in vita
esattamente come era prima, sarà sempre una cosa diversa, mi
capisci?” Chiese infine Monica.
“Ma io sono ritornata,
mi hanno fatto ritornare e sono sempre la stessa Buffy di un
tempo.”
“Ne sei sicura?” Questa domanda lasciò
Buffy senza parole. Lei sapeva di essere tornata sbagliata, proprio
perché lo scorso anno si era lasciata picchiare da Spike senza
che in lui scattasse il chip del dolore.
“Visto? Non so che
cosa ti sia successo e non voglio indagare, perché queste sono
cose tue, ma se è vero che sei morta e sei stata richiamata
indietro, bhe non sarai tornata come eri partita.” Infatti
Spike stava annuendo con la testa.
In quel momento dal terreno
emerse una mano: il vampiro stava per alzarsi. I tre smisero di
parlare ed accerchiarono la tomba. Come il ragazzo uscì, Buffy
lo impalettò. La Cacciatrice non aveva voglia di ridere e
scherzare mentre lavorava, era troppo presa dal discorso fatto
precedentemente. ‘Cavoli’ si disse, non voleva pensarci,
non voleva credere di essere così sbagliata.
“E come
mai tieni i pezzi della spada se non ti servono più?”
Voleva ascoltare qualcosa, così non avrebbe dovuto ripensare
al suo ritorno.
“Quando vivi tanto a lungo l’unica
cosa per non dimenticare sono i ricordi. Quella spada era l’unico
oggetto che mi era rimasto di una persona a me molto cara.”
“Il
tuo maestro.” Lei annuì.
“Sì, lui. Per
me è stato un secondo padre, quindi, esattamente come tengo
questa collana o altre cose che non ho portato qui con me
dall’Italia, mi servono per non dimenticare le persone che ho
conosciuto e a cui voglio bene.”
“E della tua famiglia
che cosa ti è rimasto?” Chiese Buffy. Gli occhi di
Monica diventarono due grandi pozzi scuri.
“Nulla. Per
questo non li ricordo” Nella sua voce c’era un tocco di
amarezza che Buffy non aveva mai sentito da lei e capì che
quello era un discorso che era meglio non approfondire. Ci pensò
Spike a stemperare la tensione.
“E la collanina chi te la
regalò? Da quando ti conosco porti sempre e solo quel
ciondolo.” L’espressione di Monica ritornò quella
di prima e sorrise pure.
“Questa me la prese a Firenze, da
un orafo molto bravo, il mio, come lo chiami tu Spike, discepolo. Uno
dei miei molti giri da quelle parti. Diciamo che è qualcosa
che io parifico ad un anello di fidanzamento: lui sapeva che alle
mani non riesco a portare nulla, quindi mi regalò qualcosa da
portare al collo e da allora non me la sono mai tolta.”
“Mai?”
“Mai.
Gli promisi che sarebbe uscita dal collo solo se questo sarebbe stato
tagliato. Lo amavo da morire, anzi, lo amo e basta.”
Dall’oscurità emersero altri vampiri che cercarono di
attaccare il terzetto, credendoli facili prede, invece trovarono solo
la loro fine. Questo permise a Monica di togliersi le lacrime dagli
occhi senza essere visti dagli altri due. ‘I ricordi sono
belli, ma a volte bisognerebbe farne a meno.’ Pensò
‘Almeno quando sono con altra gente e devo
combattere…”
Sunnidale- Parco cittadino
Monica
camminava per una Sunnydale che si stava via via svuotando di umani e
demoni. Era preoccupata per come sarebbe finita la storia con il
First: ancora non sapeva come Buffy avrebbe potuto vincere.
Nonostante avesse chiuso il sigillo, il First continuava a farsi
vedere e sentire, soprattutto a Spike. Infatti, proprio quella
mattina, tutta la gang stava nel sottoscala a fare qualche magia per
cercare di capire il fattore scatenante della rabbia del vampiro.
Lei, però, non aveva voglia di passare una così bella
giornata chiusa in casa: con la Cacciatrice aveva preso l’abitudine
di uscire di notte, quindi di solito la giornata la passava a
dormire.
Stava camminando per il parco praticamente deserto,
quando sentì, inequivocabile, il Potere fremere: un Immortale
era nei paraggi, anzi due e il secondo doveva essere decisamente più
giovane dal precedente. Si fermò in mezzo al sentiero e chiuse
gli occhi: voleva sentire da dove stavano arrivando i suoi due
simili. Teneva i sensi all’erta, nel caso i due volessero
prenderla di sorpresa. Stavano avanzando veloce, dalla sua destra;
girò leggermente il capo e lo sentì: il più
giovane stava correndo verso di lei, aprì gli occhi e la vide.
Capelli chiari a caschetto, fisico longilineo e occhi chiusi in due
fessure cariche di rabbia. Monica estrasse la spada veloce come un
fulmine e parò facilmente il primo fendente della sua nemica,
poi si spostò verso sinistra, facendo perdere l’equilibrio
alla ragazza che si era buttata su di lei a pesce; non riuscì
nemmeno a ritirarsi su che si ritrovò la lama di Monica alla
base del collo.
“Dovresti scegliere meglio le tue vittime,
piccola.” Le disse con voce pacata. Monica non aveva ancora
visto l’Immortale più vecchio, ma sapeva che era li
vicino a loro, lo poteva chiaramente sentire. “Adieu.“
“Dai, lasciala. Il suo è stato un peccato di
gioventù.” Quella voce… l’aveva
riconosciuta subito. Doveva immaginarselo che fosse lui.
“Amica
simpatica che ti sei trovata. Che ci fai qui?” Monica aveva
rinfoderato la spada. Aveva perso la voglia di uccidere la
ragazza.
“Devo dare una cosa alla Cacciatrice e quindi siamo
venuti qui. Non sapevo ci fossi anche tu, anche se lo sospettavo: mi
hai sorpreso, non pensavo entrassi nella congrega degli
Osservatori.”
“Mi annoiavo…”
“Voi
due la volete smettere? Io sono qui per il suo potere!” Urlò
la ragazza appena battuta.
“Cris, stai zitta una buona
volta. Sei viva per miracolo, devi ancora imparare a combattere
decentemente.”
“Almeno io, Pier, ci provo, non come te
che ti metti a fare salotto con lei. Uccidila e prendi la
Reminiscenza.”
“Potere!” Dissero insieme gli
altri due Immortali.
“Uff, Potere, Potere, voi vecchi lo
chiamate così.” Sbuffò Cris.
“Potresti
uscire dall’ombra, Pier? Odio parlare con al vento, dovresti
saperlo.”
Da dietro un albero uscì un uomo: era alto,
fisico asciutto, ma ben modellato, i capelli castani erano lunghi
fino alle spalle e tirati indietro, occhi di colore blu intenso,
volto affilato incorniciato da una barba rada. Indossava un paio di
jeans attillati neri, una camicia blu e un giubbotto nero di pelle,
simile allo spolverino di Spike, solo più corto. Era
esattamente come lo ricordava Monica, quando lo aveva visto l’ultima
volta, circa trent’anni prima, bello come il sole. Non potè
fare a meno di sorridergli e lui le rispose.
“È un
piacere rivederti.”
“Anche per me. Mi spiace che lei
si sia fatta un po’ prendere la mano, ma è giovane, che
ci vuoi fare.” Monica non riusciva a staccargli gli occhi di
dosso, le era mancato un sacco.
“Fa nulla. Solo tienila a
freno la prossima volta. Caffè?”
“Qui? In
America? Vuoi avvelenarmi con quella brodaglia. Offrimi una coca,
quella almeno è di casa.”
“Offri tu! È
stata la tua amichetta ad aggredirmi.”
“Io non sono la
sua amichetta, sono la sua allieva.” Rispose la ragazza con
rabbia.
“Vuol dire che devi ancora imparare molto. Che ci
fai qui Pier?” chiese Monica
“Devo dare una cosa alla
Cacciatrice. E comunque da te mi aspettavo un’accoglienza più
calda, che ne so, mi sei mancato, ho la casa libera, divertiamoci.”
Disse lui scherzando.
Monica scosse la testa. Intanto la giovane
Immortale stava andandosene.
“Ti aspetto a casa nostra,
Pier.” Calcò molto la parola nostra e Monica sorrise. I
due vecchi Immortali continuarono a passeggiare per il parco. Ancora
non c’era anima viva, si sentivano solo gli uccellini cantare e
il sole picchiare sul viso.
“Visti così sembriamo
proprio una bella coppietta di innamorati, che ne dici bella?”
chiese Pier per rompere il silenzio che c’era tra loro.
“Già.”
Silenzio. “Da quanto state assieme?”
“L’ho
trovata a Los Angeles quattro anni fa, da quel momento in poi siamo
sempre stati assieme.”
“Perché? Non eri tu
quello che voleva stare solo? Non è per questo che mi hai
mollato?” Pier fece un grosso respiro e sospirò.
“Sì,
è vero, ma mi sono anche stufato di stare solo… un po’
monotono dopo quei duecento anni circa. E poi lo sai, dovevamo
lasciarci. Ho passato quasi tutta la mia vita con te! Mille anni sono
tanti!”
“Ma dai, non mi dire.” Rispose lei
sarcasticamente “Non me ne ero mai accorta.”
“Guarda
che lo so che tra i due il pivello sono io.”
“Non ho
mai detto che sei un pivello.” Calò di nuovo il
silenzio. Ormai avevano lasciato il parco e si dirigevano verso casa
di Buffy.
“La ami?” domandò Monica in un
sussurro. Pier la guardò: avevo lo sguardo fisso avanti a se e
gli occhi lucidi.
“Non lo so, credo di no. Forse la vedo
ancora come una sorellina più piccola. E poi guarda.” Le
mostrò un piccolo anello che portava al mignolo, con
all’interno, incastonato un piccolo zaffiro blu. Lei sorrise:
il suo regalo di fidanzamento, lo stesso significato della sua
collana.
“Lo avevo già visto prima sai.”
“Come
posso amare un’altra ragazza se so che al mondo ci sei ancora
tu? Un giorno ritornerò da te, ma prima devo vivere.”
“Lo
fai da 1270 anni…anzi 1298 contando anche la tua vita
precedente. Eccoci arrivati.”
“Dove?” chiese lui
guardando il 1630 di Revello Drive.
“Volevi la Cacciatrice?
Bhe, lei abita qua. Anche io qui a Sunnydale abito qua. Vieni…
ah, non ti spaventare per quello che potrai vedere qui
dentro.”
Ovviamente dentro casa regnava il caos: intorno al
tavolo del soggiorno c’erano Willow, Anya e Xander che
aiutavano Dawn a medicarsi.
“Ehi, che cosa è
successo?” chiese Monica avvicinandosi.
“Spike…
ha avuto un altro scatto d’ira.” Rispose Willow. “Abbiamo
usato una pietra Prokaryote per fargli capire cosa fosse il trigger:
è una canzone… tipo come Early one e qualcosa.”
“Early
one Morning.” Dissero insieme I due Immortali. “Vecchia
canzone popolare Inglese.”
“Sì, esatto. Ehm…
Monica, chi è lui?” Chiese Dawn. Anya guardava con
apprezzamento Pier.
“Si chiama Pier ed è un
Immortale. Deve parlare con Buffy.”
“Vi conoscevate da
secoli o è stato un incontro casuale il vostro?” domandò
Xander.
“Ci siamo trovati per caso, ma ci conoscevamo già…
da parecchio direi.” Rispose Pier.
“E sei fidanzato?”
chiese Anya. Tutti si voltarono verso di lei. “Bhe che c’è?
Vi ricordo che non mi sono sposata! E sono libera!”
“Per
quanto mi lusinghino le tue attenzioni, fulgida dama, il mio cuore è
già impegnato.” E mostrò l’anello. Monica
aveva alzato gli occhi al cielo.
“Fulgida Dama?” disse
Xander un po’ geloso. Dal sottoscala fecero capolino Buffy e
Spike.
“Ehi, sei tornata e… oh con un ospite. Spero
non voglia fermarsi qui, perché abbiamo finito le brande e il
posto per i sacchi a pelo.” Disse Buffy. Monica si mise tra di
loro e fece le presentazioni.
“Pier, questa è Buffy,
la Cacciatrice; Buffy, lui è Pier, un Immortale. Deve
parlarti.” Spike la guardò e gli arrivò
l’intuizione (?).
“Lui è…”stava
chiedendo Spike.
“Sì.” Troncò Monica
“Come ti è andata con la pietra?”
“Hai
saputo eh? Bhe qualcosa si è mosso. Ho capito la canzone, ma
devo ancora capire perché mi fa questo effetto, Giles ha detto
che devo pensarci.” E sospirò.
“Allora, che
cosa dovevi dirmi?” chiese Buffy a Pier.
“Oh, mi è
stato detto di venire a Sunnydale e portarti questo.” Estrasse
dal cappotto un ciondolo trasparente incastonato nell’argento.
“Dona grandi poteri, molto potente, pericoloso. Dovrebbe
purificare o pulire facendo bolle di sapone. Da quanto mi hanno detto
la traduzione è un po’ così…”
Estrasse anche una cartella che diede a Buffy.
“Si può
sapere da dove viene questa roba?” chiese lei.
“Wolfram
& Hart, Los Angeles.” Il tempo sembrò
fermarsi.
“Lavori per Angel?” Chiese Spike
furente.
“No! Ogni tanto Cris ed io lavoriamo per la Wolfram
& Hart. Anche Angel ci lavora, ma per ora è solo un
dipendente… più o meno. Comunque dentro c’è
scritto quello che serve, magari voi ci tirate fuori qualcosa di più.
Angel ha detto che arriverà tra un paio di giorni per aiutarti
con quel gioiello. Solo lui lo può usare: questione di anima.”
Finì Pier.
“Chi è Cris? La tua ragazza?”
Chiese Anya.
“No, Cris è la sua amichetta.”
Rispose Monica acida.
“Non è la mia amichetta, è
la mia allieva e non fare la gelosa!”
“Non sono
gelosa, anzi sì! Avevi detto niente relazioni…”
Monica stava cominciando a far nascere un bel litigio, ma Spike li
fermò.
“Senti, tu e questa Cris ve ne tornate a Los
Angeles?” aveva la voce calma, ma Monica notò che era
teso.
“Sì, stasera o domani mattina molto
probabilmente. Perché?”
“Vai dal caro alto,
oscuro e con la fronte spaziosa e digli che non c’è
bisogno di lui in questa casa. Se è questione di anima…
è un lavoro per me.”
“Ma sei un vampiro anche
tu?” e per dimostrarlo Spike assunse il volto della
caccia.
“Uhm… bel gruppo eterogeneo di persone. Ok,
riferirò il messaggio, ma quello che poi farà lui…
messaggero non porta pena. È meglio che vada. Cris era
parecchio di cattivo umore.” Monica fece delle smorfie, ma lui
non le vide.
“Vieni, ti accompagno.” E così
dicendo, Monica riprese il cappotto e la spada.
“Addio a
tutti, è stato un piacere conoscervi.” E Pier uscì.
Monica camminava svelta, Pier lo capiva, era arrabbiata nera e quando
lo era camminava sempre più veloce.
“Sei incazzata
amore mio?”
“No, perché dovrei?” rispose
lei sgarbata.
“Perché ti fumano i piedi…”
Monica si fermò di botto e lo guardò dritto negli
occhi.
“A volte vorrei tagliarti quella bella testa, sai
Pier? Mi lasci dopo secoli passati assieme a scopare come
ricci…”
“Stai diventando volgare”
“…non
interrompermi! Mi dici che devi stare solo e ogni volta che ti vedo
sei con una ragazza nuova. Nel ’72 c’era la morettina, e
prima ancora la ragazza di colore e prima… devo continuare?
Poi arrivi e mi chiami amore? Ma sei confuso mi sa!”
“Non
sono confuso, credimi. So benissimo quello che provo. Le altre non
sono niente, non erano neppure Immortali, non sarebbe potuto
continuare lo stesso.”
“Ma Cris lo è! Con lei
vuoi continuare no?”
“Si, no, forse. Te l’ho già
detto, non la vedo come amante o amore, è troppo piccola.”
“E
allora perché è con te?” Lui la guardò e i
suoi occhi divennero tristi.
“Stavo camminando per Los
Angeles, una mattina presto. Ad un tratto da un vicolo ho sentito
provenire del Potere: era flebile, appena accennato, un Immortale
stava appena per nascere. Mi avvicinai e vidi Cris, li per terra
distesa con i vestiti strappati e in un lago di sangue. Non ce la
feci a tagliarle la testa o a lasciarla li, la presi in braccio e la
portai a casa mia. Non spiaccicò parola per giorni. Ho cercato
di spiegarle le cose, piano per non sconvolgerla più di quanto
non fosse, poi tutto ad un tratto si sveglia una mattina e mi chiede
se posso insegnarle a combattere. Cosa le dicevo, di no Monica?”
Monica scosse la testa.
“Non sarebbe stato da te lasciarla
la, nei guai. Che ha fatto poi?”
“Tu che hai fatto?”
“Vendetta.” Scandì bene le sillabe, sembravano
taglienti come lame.
“Sì. Ha cercato, anche grazie
alla Wolfram, chi l’aveva uccisa e…”
“Violentata.
Capisco adesso tutta la rabbia che ha in corpo.” Sospirò.
“Senti, mi spiace per lei, ma dille di stare attenta: se usa
quell’atteggiamento suicida con qualcuno che non sono io, non
dura molto.”
“Pensi che non ci abbia provato, ma
quella è testarda, peggio di te. Almeno con te sapevo su che
punti fare leva per farti cambiare idea.” La prese in
giro.
“Cosa? E quali punti sarebbero?” Lui le si
avvicinò e la abbracciò. Lei sembrò
sorpresa.
“Questo era uno. Poi dirti qualche parolina dolce,
oppure accarezzarti così.” Pier muoveva la mano dietro
la schiena di Monica facendole provare dei brividi di piacere che non
sentiva da tempo.
“Mi conosci molto bene vedo… ma
anche io so qualcosina di te. Per esempio so che ti piacevano
questi.” E prese a baciarlo piano sul collo.
“Già…
te lo ricordi bene.” Si fermarono un attimo per guardarsi negli
occhi, per poi baciarsi con passione.
“Beati loro che si
divertono” pensò Buffy guardandoli dalla
finestra.
Quando i due Immortali si staccarono, seppero entrambi
che era il momento per un altro addio.
“Vai, Cris ti starà
aspettando e dille che la aspetto presto per il secondo round.”
Disse Monica con le lacrime agli occhi.
“Ok. Ricordati,
però, che un giorno tornerò e allora starò con
te per sempre, ovvio se tu mi vorrai ancora.” Le disse mentre
lei sorrideva. “E fai attenzione: quello che state per
affrontare non è un nemico semplice.” Si girò
mandandole un saluto con la mano.
Appena Monica rientrò
in casa, fu sommersa da mille domande su Pier:
“E’
vecchio come te?”
“ Come l’hai
conosciuto?”
“Pensi che potrei interessargli?”
“Ma volete stare buone? Una alla volta. È più
giovane di me, ma è abbastanza vecchio. Ci siamo conosciuti in
un campo di battaglia quando lui stava ritornando in vita.”
“E
non credo che tu, Anya, o tu Dawn, possiate minimamente
interessargli. Si dà già fare con un’altra no?”
disse Buffy guardando Monica che sorrise. Aveva capito che li aveva
visti.
“Dove è Spike?” chiese Monica.
“Per
ora in camera mia.” Rispose Buffy e l’Immortale la guardò
con uno sguardo interrogativo. Quindi Buffy spiegò. “Prima
con il suo scatto ha rotto anche la finestrella del sottoscala.
Intanto che Xander lo aggiusta è meglio che lui stia su, dove
le tende possono essere tirate.” Monica annuì e vide
Buffy salire le scale per andare da lui.
Spike era disteso sul
letto a guardare il soffitto con le mani dietro la nuca. Buffy entrò
dopo aver bussato.
“Ehi, come va?” gli chiese.
“Bene,
sto cercando di ricordare, come ha detto Giles, però mi fa
male. Non pensavo a lei da anni…”
“Lei
chi?”
“Mia madre. La canzone che mi fa scatenare me la
cantava lei quando ero piccolo e umano. Era l’unica donna che
amava William il Sanguinario qualunque cosa facesse, anche quando le
declamava le sue orrende poesie.” Aveva il volto
triste.
“Continua, magari ti aiuta.” Disse lei.
“Mi
staresti veramente ad ascoltare, Cacciatrice?” chiese Spike
sorpreso.
“Certo, mi interessa sapere qualcosa della tua
vita, ne so talmente poco, mentre tu sai tutto.”
“Ok.
Allora, che dirti? Mia madre si chiamava Anne ed era malata…
molto malata. Nel periodo in cui diventai vampiro, lei non faceva
altro che tossire e sputare sangue. Mi si spezzava il cuore quando la
vedevo in quello stato. Poi venne la notte in cui conobbi Drusilla e
mi vampirizzò; per notti intere vagai per Londra a divertirmi
con lei, ma poi, una sera, andammo a casa mia.” Spike si fermò
a pensare e poi sospirò. Buffy non disse nulla.
“Mia
madre era lì, terribilmente spaventata dopo giorni che non mi
vedeva. La Vampirizzai.” Buffy sgranò gli occhi e lo
guardò con sorpresa, lui annuì lentamente.
“Volevo
che lei vivesse per sempre con me, che non soffrisse, che guarisse
dalla sua malattia. La notte dopo era diventata una vampira perfetta.
Oh Buffy, avresti dovuta vederla, era bellissima, faceva addirittura
male agli occhi. Finalmente William e Anne sarebbero rimasti insieme
a portare morte e violenza per tutta l’Europa.” Sospirò
di nuovo. Si era fermato e sembrava non volesse continuare a
parlare.
“Spike?”
“Scusa, Buffy, ma non
riesco ad andare avanti.” E la guardò. I suoi occhi blu
erano velati di tristezza e a Buffy si strinse il cuore
vedendoli.
“Ok, come vuoi. Quando ti sentirai di dirmelo…
io sono qui.” Gli prese le mani fra le sue sorridendo. Lui la
guardava senza capire.
“Tu che mi aiuti? Mi sa che la
faccenda dell’anima ha i suoi lati positivi.” E risero
insieme.
“Ormai da tempo mi sei vicino e mi aiuti e aiuti
Dawn. Hai sbagliato, ti sei pentito e stai soffrendo… credo
che questa volta sia il mio turno di aiutare.” Gli disse
lei.
“Tu non sai quanto mi fa piacere sentirti dire queste
cose, Buffy. Non me lo sarei mai aspettato da te.”
Sorrise.
“Avete scoperto qualcosa sul gioiellino di Angel?”
Cambiò discorso Spike.
“Willow e Dawn stanno facendo
ricerche, ma per ora ancora nulla. Pensa che perfino Andrew sta dando
una mano con le traduzioni.”
“Nessuno vuole Morire.”
Disse con saggezza Spike.
“Spike, volevo chiederti un
favore. Non so se gli altri capirebbero, ma sono sicura che tu non
avrai niente da obiettare.”
“Spara.”
“Potresti
andare a fare la ronda da solo? Io ho un grande bisogno di dormire.
Dover badare alla Potenziali, fare ricerche, andare al lavoro e la
ronda… va bene che ho una super forza, ma si sta esaurendo e
devo ricaricarmi. Per favore…” Lo stava pregando.
“Sure,
magari chiedo a Monica se mi vuole fare compagnia. Ormai non sono
molto abituato a girare da solo nel cimitero.” Buffy si rabbuiò
un po’.
“Ah, vuoi chiedere a lei…”
“Sei
gelosa!”
“No, fai pure, so che siete amici…
nessun problema. Tanto lei ha altre mire…”
“Sì,
lo so… l’allievo.”
“E a te non dà
fastidio?” Chiese Buffy con curiosità.
“No,
perché dovrebbe darmi fastidio? Io e lei siamo solo amici,
anzi, a volte mi sembra sia una specie di sorella maggiore.” E
proruppe in una risata “ In realtà ha pure provato a
farmi cambiare, ma fino a quando vivevo con Angelus e Drusilla…
era difficile, diciamo.”
“Brutte compagnie…”
Spike annuì.
“Lei ci provava, mi diceva: William,
lasciali perdere, sei un vampiro diverso. Se ci penso… Bhe
credo che ora sia il momento di dormire un pochino, oppure la ronda
di questa notte me la sogno. Tu che fai?”
“Scenderò.
Vedo che cosa hanno trovato gli altri e poi ho la mia sessione di
allenamento.” Buffy si alzò dal letto e prima di aprire
la porta si girò verso di lui “Dormi qui, nessuno ti
darà fastidio. Grazie Spike.” Ed uscì.
Sunnydale-
Cimitero
Due scure figure si aggiravano tra le lapidi: un
vampiro ed una Immortale facevano la ronda. In quella notte avevano
già polverizzato tre vampire ed ucciso un demone.
“Da
quando la Bocca dell’Inferno ha ripreso a funzionare a pieno
ritmo, in questa città c’è un assembramento di
creature demoniache.” Disse Spike.
“Sarà
empatia…” Rispose Monica. “Facciamo ancora un
giretto, poi magari torniamo a casa, che ne dici?”
“Sì,
mi sembra un’ottima idea. Ma… senti… il tuo
amico? Se ne è andato?” Lei lo guardò di
sottecchi.
“Perché ti interessa?”
“Così,
curiosità. Voglio essere sicuro che Angel non si faccia vivo
qui.”
“Sì, Pier per ora se ne è andato.”
E sospirò.
“Ti manca?” Monica ci pensò
un attimo e gli rispose con calma.
“Sì, mi manca in
ogni momento, da più di duecento anni. L’ho rivisto più
volte ed ogni volta provo una fitta al cuore. Adesso che se ne è
andato, sento un vuoto pazzesco. Per fortuna che abbiamo così
tanto da fare, almeno ci penso il meno possibile.” E rise: era
un risata amara, piena di tristezza. “Parliamo di te invece. Di
te e del tuo trigger. Spiegami come funziona in linea
generale.”
“Secondo quello che ha detto Xander, il
Primo mi manovra tramite queste trigger. Quando scatta, io ritorno ad
essere il vampiro sanguinario di un tempo e poi non mi ricordo quello
che faccio. E tutto questo nonostante l’anima”
“Bhe,
il discorso anima è facile da fare: il Primo controlla la
parte demoniaca del vampiro e relega l’anima in fondo al tuo
essere. E il tuo trigger è la canzone, giusto?”
“Sì,
è la canzone della mia infanzia.”
“Devi
eliminarlo, questo trigger.”
“Sì, solo che non
so bene come farlo. Io ci penso e ripenso, ma fa solo tanto male.
Quella pietra… mi ha fatto vedere cose che non avrei voluto
vedere.” Monica lo guardò con sguardo severo.
“Tu
lo sai che ti voglio bene e quello che sto per fare mi dispiace un
sacco, ma credo che per perdere il trigger devi tornare ad essere il
vampiro che eri. Ormai la magia della pietra dovrebbe aiutarti.”
Spike la guardava preoccupato.
“Che cosa vorresti dire con
la questione ‘devi tornare ad essere vampiro ‘? Non
vorrai…” un lampo di terrore passò per i suoi
occhi blu.
“Mi spiace, ma sono l’unica che può
farlo: Early one morning, just as the sun was shining, I heard a maid
sign in the valley below. Oh, don’t deceive me. Oh, never leave
me. How could you use a poor maiden so?”
Mentre Monica
finiva di cantare, il volto di Spike mutò e divenne quello
della caccia. I suoi occhi, prima spaventati, ora erano solo pieni di
odio. Il vampiro si avventò sull’Immortale che cercava
solo di schivarlo. Non aveva paletti con se e non aveva neppure
sguainato la spada per non cercare di tagliargli la testa per
sbaglio. Sperava solo di fargli ricordare e di farlo tornare in se
senza quel maledetto trigger. Però di prendere pugni così
gratuitamente non le andava, quindi si mise anche lei a difendersi:
parava tutto con il fodero della spada e attaccava con l’elsa.
Spike sembrava non dare segni di guarigione e per un po’ Monica
cominciò ad avere paura di lui: non aveva mai provato ad
essere morsa da un vampiro, chissà come sarebbe
stato.
“Allora, William, come va? Ti piace prenderle?”
cercava di farsi sentire, ma non sapeva quanto effetto stavano
facendo le sue parole. Infatti lui si avventò su di lei e la
bloccò a terra, lei non riusciva a muoversi. Spike affondò
i canini nel suo collo, ma subito dopo si staccò e ritornò
al suo volto normale.
“Scusami… Dio non volevo.”
“Ok,
fa nulla.” Rispose lei.
“Monica? Ti ho fatto
qualcosa?” chiese lui.
“Ah, non chiedevi scusa a me
per il morso?” sembrava offesa.
“Ti ho morso? Scusa
allora, ma un po’ te lo meriti, non dovevi farmi un giochetto
del genere.”le disse rimproverandola.
“Ringraziami, o
c’ero io qua o la Gang. Non credo che Giles si sarebbe
trattenuto dall’impalettarti, anche se Buffy non avrebbe
approvato.”
“Quindi sei venuta a fare la ronda con me
solo per questo?”
“No, certo, non sono per quello. Ma
era una cosa che dovevo fare. Come è andata?”
“Credo…
bene! Ho rivisto mia madre e ho capito.”
“Vuoi
parlarne?”
“Dopo che ebbi Generato mia madre, lei
cominciò a dirmi cose terribili. Divenne cattiva con me, mi
insultò dicendomi che se avesse saputo come sarebbe stata la
sua vita dopo di me, mi avrebbe ucciso sul nascere, oppure, molto più
semplicemente, che ero un totale fallito. Diceva che voleva diventare
la mia amante e che anche io lo volevo. Era uno strazio. Io l’avevo
morsa solo perché lei potesse vivere per sempre con me e che
non fosse più malata, invece avevo creato un mostro.”
Disse Spike con una gran tristezza nella voce.
“Tutti i
vampiri diventano cattivi. Tu sei sempre stato una
eccezione.”
“Guarda che io sono stato per molto tempo
cattivo, comunque io non riuscivo a vederla così e l’ho
impalettata. L’ho uccisa con le mie mani, due volte. Però
ho capito che quelle parole non me le diceva lei, ma il demone che
era dentro di lei. Mia madre mi voleva bene, esattamente come io ne
volevo a lei. Mi manca un po’.” E sorrise. “Prova a
cantare.” Voce ferma e decisa. Monica lo fissò: gli
occhi blu erano fissi su di lei e in essi non si leggeva niente altro
che sicurezza e decisione. Si mise a cantare piano
“Early
one morning, just as the sun was shining, I heard a maid sign in the
valley below. Oh, don’t deceive me. Oh, never leave me. How
could you use a poor maiden so?” Spike sorrise.
“Era
una canzone proprio carina, peccato che ora non la conosca più
nessuno.” Disse lui, mentre lei lo guardava con un gran
sorriso.
“Senti Spike, come è il mio sangue?”
“Mica
male… sangue Immortale. Chissà se avrò effetti
collaterali… per ora niente. Tu come ti senti piuttosto.”
“Sei
il primo vampiro che mi morde… ha fatto un po’ male, bhe
è ovvio… è un morso. Dopo un po’, però,
non si sente più nulla. Torniamo? Credo che la notizia della
tua de- triggerizzazzione debba essere condivisa con la grande Capa,
ti pare?” e ritornarono a casa.
A casa Summers dormivano
già tutti della grossa. Ovunque c’erano Potenziali nei
sacchi a pelo. I due, appena arrivati, salirono piano le scale
cercando di fare meno rumore possibile. Monica andò nella sua
stanza, scavalcando almeno tre ragazze che dormivano con lei, Spike,
invece, andò in camera di Buffy: voleva parlarle.
La trovò
distesa a letto con gli occhi sbarrati che guardavano il
soffitto.
“Ben tornato.”
“Ehi, ma non eri
stanca?”
“Da morire, ma non riesco ad addormentarmi.
Da anni sono abituata alla ronda notturna e a fare tardi, quindi il
mio orologio è un po’ sfasato. Come è andata al
cimitero? Vi siete fatti valere, immagino.” Nel dirlo girò
il volto verso di lui che la guardava.
“Tre vampiri, un
demone. Solita routine. È stato divertente devo
dire.”
“Perfetto. allora potrai rifarlo domani se ti
và.” Lui le si avvicinò e si inginocchiò a
fianco al letto. Guardandola alla sola luce della luna che filtrava
dalle persiane, a Spike sembrava ancora più piccola ed
indifesa del solito. Aveva l’aria stravolta e gli occhi
stanchi.
“Hai proprio bisogno di una dormita,
Cacciatrice.”
“Ho un aspetto così terribile?”
chiese lei.
“Ho visto di peggio.” E sorrise. “Se
vuoi ti faccio un po’ di compagnia e ti canto qualcosa. Conosco
una canzoncina tanto bella…”
“Early one
morning?” chiese lei timorosa.
“Sì e sapessi
che bene che l’abbiamo cantata io e Monica.” Buffy aveva
gli occhi velati di pianto. “Dimmi solo una cosa, la tua non
ronda era premeditata a questo? Oppure l’idea ti è
venuta dopo?”
“Mi è venuta dopo che tu mi avevi
detto che avevi intenzione di chiedere a Monica di fare la ronda con
te. Lei era l’unica che poteva farlo senza farti del male e cui
tu non potevi fare del male. In fondo lei non può morire.
Così, adesso, anche Giles sarà contento e non dirà
più nulla.” si guardarono negli occhi: se Spike avesse
avuto un cuore, in quel momento sarebbe scoppiato e Buffy, bhe
sembrava fosse in tachicardia e Spike lo sentiva.
“Rilassati
Buffy, veglio io su di te.” Dicendo questo la baciò
sulle fronte come se fosse una bambina e le rimboccò le
coperte.
La mattina dopo, Buffy si svegliò completamente
rilassata e ristabilita: aveva dormito così bene che si
sentiva un dio. Vide, con somma soddisfazione, che Spike era ancora
li, seduto per terra vicino al suo letto beatamente addormentato.
Sembrava così sereno che le seccava svegliarlo, così
decise di scrivergli un biglietto di lasciarlo dormire. Quando scese,
in cucina c’era il solito caos.
“Il bel momento con il
vampiro è finito, si ritorna ad essere semplicemente Buffy…”
pensò la Cacciatrice e sospirò.
Quando Spike
aprì gli occhi, si accorse subito che Buffy non c’era:
il suo profumo non era così penetrante: lo aveva abbandonato,
di nuovo. Pazienza, in fondo si era ripromesso di non chiederle
nulla. Si alzò da per terra e vide un pezzo di carta con
scritto: For Spike. Una lettera.
Buongiorno vampiro
dormiglione!
Non ti ho voluto svegliare perché dormivi
come un angioletto, nonostante tu sia un demone. Dovrei essere di
sotto con le Potenziali, oppure a scuola a lavorare, dipende quando
ti svegli. Grazie per ieri e scusa per il giochetto che ho messo su
con Monica.
Ciao ciao
A Spike venne da ridere. Le era
piaciuto un sacco ricevere una lettere scritta di tutto punto dalla
sua Buffy. Almeno aveva iniziato bene la giornata.
Strada per
Sunnydale- notte
Una ragazza correva disperata per la strada
statale verso Sunnydale. Dietro di lei venivano tre Portatori con i
coltelli sguainati. Correva a perdifiato e non riusciva a seminarli.
All’improvviso, da dietro la curva, arrivò un piccolo
furgoncino che si fermò per far salire la ragazza, che
finalmente aveva ripreso a sperare: si buttò in mezzo alla
strada e si sbracciò per fermare il pick-up.
“Per
favore, mi aiuti, la prego.” L’uomo al volante, con il
colletto bianco da prete, la fece salire.
“Tutto bene?”
chiese lui gentilmente.
“Uhm… si, ora sto bene.
Grazie a Dio lei era qui.” Rispose lei ancora tremante.
“Beh,
non diamogli il merito per ogni cosa.” E sorride.” Non
voglio prenderti in giro, solo dovresti essere a dormire e non in
giro per i boschi.”
“Lo vorrei anche io…”
“Mi
aspetto che tu lo faccia. Guarda, non sto dicendo di pregare, ma
questi ragazzi…sembravano come…Beh, non sei finita in
qualche setta di adoratori del diavolo, vero? Na, io…mi
dispiace. Tu, uh, sembri come se stessi viaggiando da molto. Non ho
pensato…c’è qualche posto in cui vuoi che ti
porti? Ti stai dirigendo da qualche parte?”
“Sto
andando a Sunnydale, in Revello Drive.”
“Bhe a
Sunnydale ci vado pure io, quindi ti porto senza nessun
problema.”
“Grazie padre. Mi scusi, io sono
Shannon.”
“Non chiamarmi padre, Shannon, non sono il
padre di nessuno io. Perché ti inseguivano?”
“Io…
non lo so di preciso.”
“Mai pensato che ti
inseguissero perché sei una puttana?” La sua voce era
fredda e tagliente come una lama. Shannon lo guardava senza capire.
“Ora, so quello che stai pensando. Prete pazzo che parla delle
puttane di Babilonia o qualcosa del genere. Quello non sono io. Io
non sono qui per farti una paternale. Voglio dire, qual è il
punto? Le mie parole ti sfiorano appena. Non significano nulla. La
testa riempita con così tante oscenità che non c’è
spazio per la parole di verità. Beh, sai cosa sei, Shannon?
Sporca.” La Ragazza era sempre più spaventata e cercava
di ribattere, ma l’uomo la fermò. “No, no, no. Non
c’è da vergognarsene. Tu sei nata sporca, nata senza
un’anima. Nata con quell’enorme stomaco che vuole aprirsi
per succhiare il midollo dell’uomo. Mi fa vomitare pensarci
troppo.” Shannon cercò di aprire la portiera per
scappare, ma quella era bloccata. “Già, ecco il problema
della porta. Non so come altro potrei suggerirti di uscire a questa
velocità, comunque. A meno che tu non voglia ruzzolare. Ma,
naturalmente, ci sono i miei ragazzi là dietro…Ooh,
odiano perdere punti.”
“I tuoi ragazzi?” la voce
di Shannon era tesa per la paura.
“Beh, non sono esattamente
“i miei ragazzi dagli occhi blu” ma sono dei gran
lavoratori. E non sono in combutta con Satana…sono solo io che
mi diverto. Satana è un uomo piccolo.” E così
dicendo guardò Shannon e si mise a ridere.
“Ti prego,
non farmi del male…” implorò Shannon.
“Beh,
ora, è la parte in cui tu ti offri di fare qualcosa? Perché
ho provato ad essere chiaro…tu non hai niente che io voglia
esplorare.” Dicendo questo l’uomo tolse l’accendisigari
e ci mise l’anello che portava al dito fino a farlo
arroventare. Guardò Shannon e le mise l’anello bollente
sul collo. La ragazza urlò di dolore, mentre nell’auto
si diffondeva un odore di carne bruciata.
“Oh sì.
Ecco! Ecco un fuoco purificatore. Alleluia!” disse l’uomo
sempre più contento.
“Bene, siamo arrivati a
Sunnydale. Faresti una cosuccia per me Shannon?” Lei annuì
spaventata.
“Devi portare un messaggio a lei, l’unica
ed originale, niente sostitute della Cacciatrice. Glielo dirai vero?”
“Sì…” la sua voce era ormai diventata
un rantolo di angoscia.
“Bene, io mi chiamo Caleb e questo
è il tuo messaggio.” Fece uscire dalla giacca un
coltello e pugnalò ad un fianco la ragazza.
“Ora,
vediamo cosa possiamo fare per la portiera.” Diede un calcio
alla portiera e buttò fuori dal furgoncino la ragazza. “Grazie
Shannon.” E si allontanò nell’oscurità.
Poco
dopo, dal Bronze, uscirono Willow e Xander che avevano pensato di
svagarsi un po’ come ai vecchi tempi. Buona musica, un drink e
il ballo. Ad un certo punto, tornando a casa, videro per strada il
corpo di una ragazza.
“Fermati Xander!” Urlò la
strega. I due scesero di corsa dall’auto.
“E’
stata pugnalata, sta perdendo molto sangue.” Disse Xander.
“Chiamo l’ambulanza” e si allontanò di pochi
passi.
“Pronto. C’è stato un accoltellamento,
credo. Una ragazza in Parker Street. Fate presto. Ok, stanno per
arrivare. Willow, cosa c’è?”
“Non è
stata solo pugnalata. Guarda.” E dicendo questo, Willow spostò
il colletto della maglia di Shannon, per rivelare a Xander la
bruciatura.
“Mio Dio.” Fece Xander. “Ehi, guarda
si muove. Infatti Shannon stava cercando di muovere la testa per
parlare.
“Stai tranquilla tesoro, l’ambulanza sta per
arrivare, con noi sei al sicuro.” Le disse Willow per cercare
di calmarla. Shannon la guardò e le sussurrò una cosa
sola.
“Cacciatrice…” Poi svenne di nuovo. I due
amici si guardarono e capirono subito che il First era
ritornato.
Casa Summers
“La ragazza ha detto
qualcosa?” chiese a Buffy, mentre Willow rientrava dopo essere
stata in ospedale con Shannon.
“Sì!” Le rispose
l’amica mentre si toglieva il cappotto. “Dice che l’uomo
che l’ha pugnalata si chiama Caleb e che ha qualcosa di tuo.
Non sa altro.”
“Chissà che cosa sarà
soprattutto.” Disse Giles.
“Mi sa che dovrò
andare a scoprirlo. Magari con le più esperte di loro.”
Disse Buffy indicando le Potenziali. “Devo vedere come se la
cavano in combattimento.”
“Ne sei sicura?”
Chiese Giles.
“Sì, perché?”
“Beh,
non so se sono pronte. È pericoloso, non sai niente di questo
Caleb.”
“Non posso testare le ragazza sempre e solo
con Spike, lui si trattiene. Devono capire che cosa sono capaci di
fare. Ci saremo noi.” Giles scosse la testa, ma non disse più
nulla.
“Vado a fare un giro di ricognizione, per cercare
dove è il covo dei senza occhi e quindi di Caleb. Chi viene
con me?”
“Arrivo!” esclamò Monica
Le
due ragazze camminavano lente per la città. Ormai avevano
lasciato il centro da un po’. Non avevano ancora trovato nulla
e la cosa non le faceva stare tranquille.
“Allora, ti piace
Sunnydale?”
“Mmmm, Bocca dell’Inferno, vampiri
dietro ad ogni lapide, demoni felici… che cosa vorrebbe di più
una ragazza?” rispose sarcasticamente Monica. “Direi che
manca solo l’uomo perfetto e poi sarei veramente felice.”
Buffy sorrise. “Nessuna traccia ancora?”
“No,
mi sa che ci voleva Spike. Almeno lui riesce a fiutare…”
disse Buffy.
“Dorme ancora in stanza con te?” Domandò
Monica.
“Non dirlo con quel tono.”
“Che
tono?”
“Divertito. La mia stanza ha le tende pesanti…”
disse Buffy cercando di trovare una scusa.
“Uh uh. Certo, è
solo per questo, vero?”
“Per che cos’altro
dovrebbe essere?” Monica si fermò e la guardò
negli occhi che erano aggrottati ed avevano una espressione da
esasperata
“Buffy, ci sei o ci fai?” La Cacciatrice
rimase in silenzio.
“Che cosa dovrei dirti, Monica? Che è
piacevole sapere che vicino a te c’è qualcuno che ti
vuole bene? Mi sembra una sciocchezza, è ovvio!”
“Ti
vuole bene? Buffy, quello è perso! Non è semplice
affetto, è amore. Buffy… pensaci bene.”
“Non
mi serve pensarci. Lui è un vampiro, io sono la Cacciatrice.
Non posso innamorarmi di nuovo di un vampiro.”
“Perché?”
“Perché
è una creatura della notte, è un demone”
“Anche
Angel lo era.”
“Infatti hai visto a dove siamo
arrivati? L’ho ucciso e non voglio che la stessa cosa accada a
Spike.”
“Ah no? E come mai?”
“Perché
lo a…” Si interruppe di botto guardando Monica con occhi
sbarrati. Prese un bel respiro e con voce più calma continuò.
“Angel se ne è andato perché non voleva che
stessi male per lui. Figurati… come se non avessi pianto per
lui per notti intere. Poi è ritornato per il funerale di mia
madre dicendomi di amarmi e di nuovo è partito per Los
Angeles. E io di nuovo a stare male, perché avevo bisogno di
lui! Invece Spike è sempre stato vicino a me. L’ho
insultato, lo picchiato e l’ho usato, ma lui è di nuovo
qui, per starmi vicino. E, non ultimo, mi sa capire. Conosce
l’oscurità che è in me e non mi giudica per
questo. Se perdo lui, perdo… una parte di me.”
concluse.
“Queste cose dovresti dirle a lui.”
“Un
giorno, forse. Ho paura che se gli dico qualcosa ora, lui possa
interpretarlo più come gesto… di pietà, per la
sua anima, per gli aiuti che mi dà.” Monica
sbuffò.
“Sono solo scuse per evitare di vedere la
verità, tesoro.”
“E quale sarebbe questa
verità?” chiese Buffy un po’ spaventata dalla
risposta.
“Che lo ami.” Buffy roteò gli occhi
al cielo.
“Non è vero!” Monica fece
spallucce.
“Guarda là, un Portatore, forse siamo
nella direzione giusta. Dai andiamo.”
“E’ una
cantina.” Disse Buffy.
“Già, si potrebbe fare
una bella bevuta.”
“Torniamo indietro, prendiamo le
Potenziali e torniamo qui.” Mentre le due ragazze camminavano
svelte, Buffy riprese a parlare.
“Il tuo Immortale del
cuore?” Monica sorrise.
“Pier? Penso sia tornato a Los
Angeles, qui di sicuro non ci sta, lo sentirei.”
“Non
ti manca?”
“Certo che mi manca. È l’uomo
con cui ho vissuto più anni in assoluto, ci conosciamo più
delle nostre tasche e…”
“E?” chiese
Buffy
“E a letto facevamo faville. Peccato che lui mi abbia
lasciato e ancora non so bene il perché, oltretutto. Non
riesco ancora a capirli gli uomini sai. Vorrei averlo ancora qua, non
sentire la risonanza tra i nostri Poteri è una mancanza
terribile. Invece lui è la, in qualche parte del mondo a fare
la bella vita con la sua nuova allieva. Dio, essere gelosa non mi si
addice.” Terminò con la voce arrabbiata.
“Perché
non vai da lui per un giorno? Sta per arrivare una Apocalisse,
probabilmente, io starei con chi amo.”
“Infatti lo
fai. Bhe dai, sono le dieci, se trovo un mezzo di trasporto in due
orette dovrei essere a Los Angeles e torno in tempo per il pranzo di
domani.”
“Puoi stare anche qualche giorno in
più.”
“Uhm… vedremo.” Ormai erano
arrivate a casa. Entrarono silenziosamente e sentirono le Potenziali
mentre parlavano con Xander: si stavano lamentando di lei.
“Insomma,
ci vuole portare a combattere contro il cattivo e non sappiamo
neppure chi sia! Insomma, non credo che a lei interessi di quante di
noi usciranno vive dalla tana del lupo.” Disse Rona.
“Sono
stato in più battaglie con Buffy di quante potreste
immaginare. Ha fermato ogni cosa che le è venuta contro. Ha
messo da parte la sua vita…letteralmente…per proteggere
le persone intorno a lei. Questa ragazza è morta due volte, ed
è ancora in piedi. Siete spaventate? E’ giusto. Avete
domande? Dovreste averne. Ma dubitate delle sue motivazioni, pensate
che Buffy sia concentrata solo sull’uccidere. Io ho visto il
suo cuore, e questa volta…non letteralmente. E vi sto dicendo,
proprio ora, a lei importa delle vostre vite di quanto mai possiate
immaginare. Dovete fidarvi di lei. Se l’è guadagnato.”
Rispose Xander che cercava di proteggere l’amica dagli attacchi
delle ragazze. Buffy, non vista, aveva gli occhi un po’ lucidi
per quel discorso.
“Ok ragazze, andiamo. È tempo di
scoprire qualche bel mistero. Monica, resta qua con Willow e
proteggete le altre Potenziali. Con me vengono Xander e
Spike.”
“Perché? Io posso aiutarti e lo
sai!”
“Proprio perché puoi aiutarmi devi
rimanere qui.” Poi Buffy, sussurrando, continuò.”
Se mi dovesse succedere qualcosa questa sera… porta avanti la
lotta o cerca di farlo. Mi serve una persona autoritaria e quella sei
tu.”
“Io, autoritaria? Ma tu sei completamente fuori
di testa. Ma se proprio ci tieni… starò qui. Chiama se
hai bisogno di una mano laggiù”.
Nel vigneto
regnava il silenzio più assoluto. Buffy guidava il piccolo
gruppetto fra le botti colme di vino.
“Ma qui non c’è
nessuno.” Disse Kennedy.
“Ne sei sicura?” le
rispose Spike, che già da un po’ sentiva la presenza di
qualcuno mai conosciuto. Infatti subito dopo uscirono dall’ombra
alcuni Portatori che si avventarono sulle ragazze.
“Coraggio,
questi sono facili da battere.” Disse Xander. Improvvisamente i
Portatori smisero di lottare e si ritirarono di nuovo fra le ombre,
al loro posto, dalle scale, scese un uomo alto, con il colletto da
prete.
“Beh, ora, voi ragazze state bruciando di giustizia,
non è vero? Il problema è, voi pensate di essere
fiammeggianti come il sole, quando davvero siete come fiammiferi
davanti all’oscurità. Vi divertite? Ora, spero che i
miei ragazzi non vi abbiano sfinito troppo…ho bisogno che
siate in forma per quando vi purificherò.” Disse
Caleb.
“Smettila con le parole, padre. Voglio solo quello
che è mio. E certo, anche farti pentire per quello che hai
fatto a quella ragazza.” Rispose Buffy.
“Che cosa
pensi di poter fare? Sei solo una peccatrice e sarò io quello
che monderà i tuoi peccati.” Kennedy e Rona si buttarono
sopra Caleb, ma a lui bastò un pugno per farle volare via. Da
dietro le botti ritornarono a combattere i Portatori che si
avventarono sulle Potenziali, che, però, sapevano difendersi
bene.
“Così, tu sei la cacciatrice. La Cacciatrice.
La più forte, la più veloce, la più infiammata
con la più preziosa invenzione di tutta l’umanità…la
nozione di bontà.” Disse Caleb guardando Buffy mentre
combatteva. Le si avvicinò, la prese per le spalle da dietro e
la fece volare lontano.
“Buffy!” Urlò Spike che
poi cercò di sorprendere Caleb, ma lui sembrava attutire tutti
i colpi.
“Mi fate solo ridere. Pensate di potermi fermare,
peccatori. Non potete farlo…” prese un pugnale e lo
passò ad un Portatore che stava per uccidere Kennedy. Un
freccia lo fermò: fermo davanti alla porta c’era
Xander.
“Ok, andiamo ragazze, tutte fuori. Spike, prendi
Buffy.” Le Potenziali si avviarono verso l’uscita, ma
Caleb prese per il collo una di loro e guardandola le ruppe il collo,
uccidendola all’istante.
“No!” Urlarono le
Potenziali rimaste.
“Oh sì. Siate felici per lei,
ormai è stata lavata dal peccato.”
“Muovetevi,
su, su dai andiamo.” Urlava Spike a perdifiato, anche se di
fiato non ne aveva bisogno. Il gruppetto rimasto si dileguò
nell’oscurità, lasciando Caleb da solo nella cantina a
ghignare.
“Alleluia” disse. “Sei tornato.”
Davanti a lui c’era il First con le sembianze di Buffy.
“Che
bel lavoro… una Potenziale uccisa e alcune di loro
ferite…”
“Mi hai chiesto di farlo e io l’ho
fatto. Presto diventeranno storia passata.”
“E che
storia sarà?” chiese il First.
“Ora, è
una storia semplice. Fermami se l’ha già sentita. L’ho
trovata e credo veramente che non ci sia niente di così brutto
che non si possa migliorare con una storia. E poi questa ha un lieto
fine. C’era una volta una donna, ed era stupida, come tutte le
donne, perchè la costola di Adamo era sporca…proprio
come Adamo stesso…per quello che era, umano. Ma questa donna,
era piena di oscurità, disperazione, e perché? Perché
non sapeva. Non sapeva la buona notizia, la gloria che stava
arrivando. Eri tu. Per il regno, il potere, e la gloria sono tuoi,
ora e per sempre. Tu ti mostri, loro, le Potenziali, si mettono in
riga. Perché loro l’hanno seguita. E tutto quello che
devono fare è un passo in più, e io le ucciderò
tutti. Vedi? Te l’avevo detto che aveva un lieto fine.”
“Mi
piace sentirti parlare. Ma perché porti ancora il vestito da
prete?” chiese il First.
“Perché dimenticarsi
il luogo da cui si proviene? Questo mi ricorda che al mondo ci sono
tanti che devono ancora essere purificati. E poi il nero snellisce,
lo sanno tutti no?”
Il First sorrise con un ghigno malefico.
“Come sei con l’altro lavorino?”
“Ci
stiamo arrivando. I Portatori non parlano tanto, ma sono dei grandi
lavoratori.” Rispose Caleb “Ora et labora !”
“
Amen”
Casa Summers
Buffy ancora non aveva ripreso
conoscenza. Il volo che le aveva fatto fare Caleb era stato
terribile. Vicino a lei c’era Dawn che se ne prendeva cura.
Sotto, in soggiorno, le Potenziali venivano curate da Monica ed
Andrew. In cucina c’era un piccolo consiglio di guerra.
“È
stata sconsiderata! Non doveva portarle la!” Urlò Giles
arrabbiatissimo.
“Ha fatto un errore, ma non credo che
avrebbe potuto fare altro.” Disse Willow cercando di
difenderla.
“Ovvio! Devono imparare anche loro. Non possono
sempre pensare che ci sia lei a proteggere tutti noi.” Disse
Spike.
“Stai zitto Spike. La tua opinione non è
richiesta!” disse Giles.
“Cosa? Ehi, guarda che io, a
differenza di te, sono sempre rimasto qui ad aiutare, quindi credo
che la mia OPINIONE conti quanto la tua, Rupert.”
“Smettetela!”
La voce ferma e severa di Monica li fece girare tutti. “Mi
sembra che questo non sia il modo più costruttivo per mettere
a punto un piano. Non credo che Buffy abbia bisogno di avere gli
amici uno contro l’altro.” Camminò fino al centro
della cucina e dietro di lei venivano le Potenziali con Andrew.
“Insomma, cosa volete fare ora? Piangere sul latte versato ed
aspettare che Buffy metta a posto le cose come ha sempre
fatto?”
“Guarda che anche noi le abbiamo dato una mano
in questi anni.” Protestò Anya.
“Bene, allora
continuate a farlo. Caleb non sarà arrivato qui dal nulla!
Cerchiamo qualcosa. Anya, vai a fare un giro nella tua comunità
demoniaca e vedi se qualcuno ne sa qualcosa. Giles, spulci quei suoi
maledetti libri e cerchi il significato del simbolo che ha
sull’anello quel prete. Willow, vai su Internet cerca notizie
sulla sua vita precedente, se ne ha una. Voi Potenziali riposate e
calmatevi.”
“Calmarci? È morta una di noi
questa sera!” Urlò Kennedy.
“Kennedy, tesoro…”
disse Willow cercando di fermarla. Monica guardò la ragazza
negli occhi.
“E tu, cara Kennedy, cosa pensi che succeda in
una guerra? Persone muoiono. Puoi ringraziare di non essere stata tu.
So che non siete state voi a chiedere di finire qua, ma ora ci siete
e non ci potete fare nulla. Come varcherete quella porta arriverà
un bel Portatore pronto a tagliarvi la gola. Dovete mettervi in testa
che questo non è un gioco, qui ci battiamo per far in modo che
domani ci sia ancora una umanità. È probabile che molti
di noi moriranno combattendo. Quindi, Kennedy, se volete adesso ve ne
andate di là e fate una veglia funebre per la vostra amica,
pregate se ci credete e chiedetele di aiutarvi quando sarà il
vostro momento. Ma non pensate, neanche per un attimo, che questa
guerra non vi appartenga. Siete Potenziali Cacciatrici, quindi fatevi
valere. So benissimo che nessuna di voi potrà conoscere il
vero potere senza che Buffy muoia, ma questo non significa che non vi
dobbiate prendere le vostre responsabilità.” La cucina
era piombata nel silenzio più totale. Monica aveva il volto
teso e gli occhi fiammeggianti.
“E io cosa posso fare?”
Pigolò Andrew dalla porta. Tutti si girarono verso di lui,
perché nessuno si aspettava una sua uscita. Almeno riuscì
ad addolcire Monica.
“Puoi aiutare Giles con i libri o, se
vuoi rendere la notte più dolce a tutti, fai quelle buone
frittelle che ti vengono bene, ok?”
“Vada per le
frittelle.” Le Potenziali si guardarono una ad una e
cominciarono ad andare a letto o a buttarsi sul divano. Quando in
cucina rimasero solo Monica, Andrew e Spike, la ragazza si accasciò
su una sedia e si passò le meni tra i capelli.
“E lei
deve passare questo ogni giorno? Per fortuna che vivo da sola.”
“Hai
fatto un gran bel discorso… complimenti, pieno di carisma.”
Disse Spike.
“Sì, neppure Xavier avrebbe potuto fare
meglio.” Continuò Andrew, mentre sbatteva le uova con lo
zucchero. Monica sorrise.
“Sono stata troppo dura,
William?”
“No, hai dovuto farlo. E scusa per come mi
sono comportato con Giles, ma quando mi ha lasciato fuori…
mmmm mi è venuta voglia di morderlo!”
“Conosco
i tuoi problemi con lui.”
“Mi piacerebbe poter aiutare
nelle ricerche, ma non sono un tipo da biblioteca.”
“Mi
pare che tu lo fossi.”
“Lo ero, ma ho perso il brutto
vizio.”
Rispose lui.
“Allora, vediamo, puoi chiedere a Dawn di fare
cambio. Se vuole diventare una Osservatrice… questo è
il momento giusto. Tu puoi stare con Buffy.”
“Tu che
fai?”
“Io… faccio una telefonata, va’!”
Rispose Monica. “Come vanno le frittelle, cuoco?”
“Ottimamente,
Generale.” Scherzò Andrew.
“Sì,
generale… spero solo che l’Ammiraglio si ristabilisca
presto.”
“Wolfram & Hart.”
“Mi
chiamo Monica, vorrei parlare con l’Immortale che lavora per
voi e poi con Angel.”
“Non credo che sia pos…”
“Senti,
non ho molto tempo e neppure pazienza. Muoviti!” Monica restò
in attesa, mentre dalla cornetta si spandeva una tranquilla
musichetta. Stava per mettersi ad urlare, quando finalmente,
dall’altro capo, si sentì una voce profonda e
controllata.
“Pronto, chi è?”
“Ciao
Angelus, sono una tua vecchia nemesi, ti ricordi?”
“Se
sei chi dico io, allora sei molto vecchia. Che vuoi?”
“Il
ciondolo che ci hai mandato. Che sai di lui? …Tutto!”
“Che
ti devo dire, lo può usare chi ha un’anima, ma che è
più che umano e che dovrebbe essere un campione. È
molto instabile.”
“Può uccidere?”
“Non
lo so. La fonte non è molto affidabile… chi vuole
portarlo? Quello che penso io?”
“Sì, lo vuole
portare William. Ed io voglio essere sicura che non gli accada
nulla.”
“Non te lo posso assicurare.”
…………..
“Dove
è Pier?”
“E’ amico tuo?”
“Sono
affari tuoi?”
“Ti sto ancora antipatico
vero?”
“Secondo te?”
“Perché ti
interessa sapere di lui?”
“Ripeto, secondo te?”
“Odio
chi risponde con una domanda ad una domanda.”
“Hai
cominciato tu, vampiro. Dammi un recapito e io ti lascio al tuo
simpatico lavoro.”
“777-934825. Questo è
l’ultimo numero che ci ha lasciato.”
“Ottimo.
Ciao.”
“Ciao.”
In camera di Buffy, Dawn
era seduta su una piccola poltrona in un angolo. Stava quasi per
addormentarsi quando entrò Spike.
“Ehi, che ci fai
qui?” chiese Dawn.
“Ti do il cambio. Giù la
gang sta facendo ricerche, se vuoi contribuire… io non sono
molto bravo.”
“Ok. Per ora sta dormendo e devo dire
che è piuttosto tranquilla. Strano.”
“Bene,
Briciola. Vai!”. Spike si tolse lo spolverino e si sedette al
posto di Dawn sulla poltrona. “Questo antico strumento di
tortura… sarebbe più bello distendersi dentro la mia
cripta che qua. Basterà.” Si mise a guardarla e gli
venne da sorridere.
“Dawn è uscita, puoi smettere di
fare la sceneggiata, Buffy.” Buffy aprì gli occhi e
guardò dritto in faccia il Vampiro.
“Come hai fatto a
capirlo?”
“Ti sei mai sentita quando dormi? Io l’ho
fatto e non sei così. Allora, perché?”
“Non
avevo voglia di parlare. Non volevo vedere negli occhi di Dawn o
degli altri la pietà o il loro risentimento per quello che è
successo. Sarebbe troppo… non lo so neppure io.” E
sospirò.
“E… perché a me sì?”
“Tu
sei Spike. Con te è diverso.” Disse scrollando le
spalle. “Con te davanti, io non riesco a mentire.”
“Dai,
hanno bisogno di te la sotto. È un caos terribile e Monica…
bhe non è alla tua altezza.” Buffy sorrise e si sedette
alla testa del letto.
“E’ un caos anche con me. Guarda
che cosa è successo. È già morta una di loro e
tante altre sono ferite. Non si fidano, hanno paura, le ho sentite
sai?” Disse Buffy sconsolata.
“Ogni guerra ha i suoi
caduti.”
“Caduti? Sembra così… casuale.
Ma sono ragazze che io ho ucciso. Mi sono allontanata da loro,
sempre. Ma sai cosa? Ho sempre cercato scuse. Ho sempre…
essere la Cacciatrice mi ha reso diversa, ma è colpa mia se
continuo ad essere così. Le persone hanno sempre cercato di
avvicinarsi a me, ma io sono sempre scivolata via. Tu dovresti
saperlo bene, no?” Disse Buffy guardando Spike.
“Mi
sembra di ricordare un certo numero di incontri ravvicinati.”
“Oh,
per piacere. Non siamo mai stati veramente vicini, tu mi volevi solo
perché ero irraggiungibile!” Esclamò Buffy. Spike
sembrava contrariato e si sedette sul letto vicino a lei.
“Credi
fosse tutto qui?” Cercava di guardarla negli occhi, ma lei,
come aveva detto prima, sgusciava via.
“Non mi va di
rivangare il passato.” Cercò di svicolare lei.
“No,
no, invece. Ne parliamo eccome. Sei insopportabile quando fai così.
Ascoltami. Sono vivo da un po’ più di tempo di te, morto
da molto di più… ho visto cose che non puoi immaginare
e fatto cose che preferirei tu non immaginassi. Non ho esattamente la
reputazione di essere un pensatore. Seguo il mio sangue che non va
esattamente nella direzione del mio cervello…quindi ho fatto
molti errori, decisioni terribilmente sbagliate. In oltre cento anni…
c'è solo una cosa di cui sono stato sicuro: te.” Spike
cercò di accarezzarle la guancia, ma Buffy si scostò.
“Ehi, non ti sto chiedendo nulla, quando dico che ti amo non è
perchè ti voglio o perchè non posso averti. Non ha
niente a che fare con me. Amo quello che sei, quello che fai…
come vai avanti. Ho visto la tua gentilezza, e la tua forza. Ho visto
il meglio e il peggio di te, e ho capito perfettamente ciò che
sei. Sei un diavolo di donna. Sei l'unica, Buffy.” I due ormai
si stavano guardando intensamente negli occhi. Sulle guance di Buffy
stavano scendendo due grosse lacrime.
“Non voglio essere
l’unica.” Spike sorrise.
“E io non voglio essere
cosi attraente ed atletico. Ognuno ha la propria croce da portare.
Bene adesso riposa che ti fa bene. Domani mattina sentiamo quello che
ha da dirci la Gang e vediamo che poter fare.” Spike stava per
uscire dalla stanza quando Buffy lo richiamò indietro.
“Spike,
potresti restare qui questa notte?”
“Certo. Rimango
qua per terra come ieri.”
“No, intendevo qui, a letto,
con me.” e dicendo così si spostò un po’ di
lato per farlo entrare. “Mi abbracceresti?” Spike si
tolse le scarpe e si distese vicino a lei, mentre lei si distendeva
in maniera tale da poter posare la testa sul suo petto. “Non mi
lasciare mai, Spike.”
“Non ti preoccupare, non vado da
nessuna parte.” E dicendo così la strinse ancora di più
a se.
Nel giardino buio di casa Summer c’era solo una
figura che si aggirava: Monica era li, con il telefono in mano, che
non si decideva. Sapeva che le cose stavano precipitando velocemente
verso la fine, qualunque essa fosse. Doveva dirgli tutto quello che
pensava, altrimenti se ne sarebbe pentita. Vide che alcune luci in
casa erano ancora accese: evidentemente avevano seguito i suoi ordini
fin da subito. Sospirò, poi fece il numero. Le rispose una
voce femminile assonnata.
“Uhmm… pronto?”
“Salve.
Sto cercando Pier.”
“Chi lo vuole?”
“Monica.”
“La
vecchia!”
“Ah sei la gentilissima Cris?”
“Aspetta
che porto il telefono di là” Monica rimase sorpresa
dalla docilità della ragazza. Aveva pensato che protestasse di
più. Forse Pier si era fatto valere.
“Chi…
cosa…?”
“Ciao Pier.”
“Monica??!!
Ma hai visto che ore sono? Mi spieghi perché mi chiami alle
tre di notte? Sei Impazzita tutto ad un tratto?”
“Stai
zitto? Ti devo dire alcune cose molto serie.”
“E non
potevano aspettare la mattina?”
“Dai, non sei sempre
stato tu quello che diceva ‘la notte è giovane ‘?”
“Uhmmmmm.”
“Allora, stammi ad ascoltare ed
evita di addormentarti. Ti ha detto Angel che cosa sta succedendo qui
a Sunnydale?”
“Non del tutto. Mi ha detto che il
nemico è forte.”
“C’è la
possibilità di una bella Apocalisse. Il First vuole uccidere
tutte le Potenziali e poi la Cacciatrice. Insomma, vuole eliminare la
stirpe delle Cacciatrici. Poi si espanderà nel mondo,
provocando distruzione e morte.” Monica sentì che
dall’altra parte Pier era rimasto senza fiato.
“Mi
stai dicendo che moriremo tutti? Che non ci sarà un
domani?”
“L’idea del First è proprio
questa. Ed è per questo che volevo parlarti.” Monica
prese un respiro profondo “Quando te ne sei andato via da me, a
Milano, ci siamo detti che saremmo rimasti amici e, quindi,
tacitamente abbiano deciso che non ci saremmo tagliati la testa. Solo
che io non riesco ad esserti solo amica. Non posso far finta di non
essere gelosa se ti vedo con un’altra ragazza, visto che lo
sono e non posso neanche dire che mi fa piacere saperti a Los Angeles
con Cris, mentre io a Sunnydale sono sola. Sto parlando da egoista e
lo so, me vorrei che tu fossi qui con me, visto che questa potrebbe
essere la fine, perché io ti amo e voglio vivere con te fino
alla fine dei miei giorni.” Tra i due cadde un silenzio
pesante. “Pier, ci sei ancora?”
“Sì…
sono qua… mi hai lasciato un po’ sorpreso, non mi
aspettavo questa tua uscita. Non so che cosa dirti.”
“Ah…
ok, quando avrai capito cosa vuoi… bhe sai dove sono.
Ciao.”
“No, aspetta. Ferma lì. Lasciami solo
mettere in ordine i pensieri. Ecco, anche io ti amo, altrimenti non
porterei ancora al dito il tuo anello. So anche che se sapessi che tu
non ci sei più ne morirei più che per la perdita della
testa. Vorrei anche io poter stare con te e mi manchi ogni giorno che
passa da duecento anni a questa parte. Però, quando stavamo
assieme, c’era qualcosa che non andava.”
“E
cosa, scusa? Mi sembra che insieme eravamo fantastici.”
“Appunto.
Dopo anni passati senza lasciarci non esistevano più Pier e
Monica, ma una sorta di ibrido fra noi. Non eravamo più due
persone distinte, bensì una sola. Quando l’ho capito mi
sono sentito soffocare e ancora adesso succede che mi ci ritrovi in
mezzo, nonostante siano passati tanti anni. Quando vedrò che
sarà passata, sarò pronto a ritornare in pianta stabile
con te e a cercare di non incapparci di nuovo. Però sei
l’unica per me, questo voglio che tu lo sappia.” Monica
intanto stava quietamente piangendo seduta in giardino. “Monica,
non piangere.” Disse lui con voce triste.
“Scusa. Io…
non lo avevo mai capito. Se avessi saputo non avrei provato a
trattenerti e… dio!” Stava cominciando ad arrabbiarsi.
“Potevi dirmelo, no?”
“Ma figurati se ci sarei
riuscito quel giorno. Ci ho messo due secoli per dirtelo in maniera
almeno decente. Monica tornerò e spero che in quel giorno ci
sarai anche tu.”
“Ok. Se qua a Sunnydale le cose vanno
bene, ti vengo a trovare a Los Angeles.”
“Perfetto, ti
aspetto.” Ci fu ancora silenzio, poi Monica, piano, disse:
“Ti
amo, Pier.”
“Ti amo anche
io.”
“Buonanotte.”
“Buonanotte,
amore.”
Casa
Summers- il giorno dopo
“Abbiamo trovato parecchie cose
interessanti. Guarda qua, un sacco di atti di vandalismo in molte
istituzioni della chiesa. Poi un’altra cosa strana è
successa qua: una missione su al nord a Gilroy.” Disse
Willow.
“Non c’è nulla.” disse Buffy, che
dopo la notte di riposo con Spike era tornata attiva, nonostante gli
sguardi poco amichevoli delle Potenziali in salotto.
“Infatti.
Nessun vandalismo, ma il posto è abbandonato. Poi i locali si
sono accorti che i monaci che vivevano lì, non si vedevano
più. Li hanno trovati tutti morti. E sul collo… guarda
lo stesso simbolo che aveva Shannon. Caleb è stato qui. Hanno
trovato altre iscrizioni dentro.” Sullo schermo si vedeva una
lastra di marmo con scritto “Non tibi est. Ei solae tractare
licet.”
“Che cosa vuol dire?” chiese
Xander.
“Non è per te. E’ per lei sola da
impugnare.” Disse Spike.
“Da quando sai il latino?”
“Da sempre. Nell’800 a Londra veniva insegnato.”
Rispose lui.
“Che cosa sarà questa cosa? E chi è
che la può impugnare?” chiese Dawn.
“Bhe, se è
qualcosa che cercava Caleb, potrebbe essere qualcosa legato al First.
Quindi a noi.” Disse Giles.
“Allora quella Lei sarei
io. Il First non può prendere nulla e Caleb… beh non è
una lei e questo si è capito.” Disse Buffy. Tutti la
guardarono.
“Sì, potrebbe essere una idea come
un’altra. Quindi che facciamo?” chiese Monica.
“Torno
al vigneto. So che là c’è qualcosa.”
“E
perché ne saresti così convinta Buffy?” Chiese
dubbioso Giles.
“Perché i cattivi stanno sempre dove
c’è il potere. Per questo Caleb stava là.”
Gli altri non sembravano molto convinti. “Ho capito, non vi
fidate più di me, vero? Cosa pensate, che non vi abbia
sentito? Bene, se pensate che il mio metro di giudizio non vada più,
fate quello che volete, io andrò al vigneto.”
“Vengo
con te se vuoi.” Disse Monica.
“No. Resta a casa e
continua a controllare la situazione. A dopo.” Buffy si avviò
verso la porta arrabbiatissima. Dietro di lei seguiva Spike.
“Ehi,
Cacciatrice, aspetta.” La prese per il braccio e la fece
voltare. “Buffy, fai attenzione. Anzi, col cavolo. Vengo con
te, aspetto che prendo il giubbotto, almeno non mi polverizzerò.”
I due uscirono e si avviarono verso la cantina. Buffy era silenziosa,
il scetticismo che provavano in casa le faceva male.
“Buffy,
come stai?” le chiese un sempre attento Spike.
“Male
sto!” urlò Buffy. “Per sette anni ho combattuto
senza risparmiarmi, sono morta due volte per loro e adesso tutti si
arrabbiano se…” prese un grosso respiro “Avrebbero
preferito che morissi io al vigneto, al posto di Melany, ma non è
successo. Ora mi guardano come se il mondo finisse per causa mia. Non
è giusto Spike!” si era fermata all’ombra di un
palazzo e stava guardando il vampiro negli occhi. Almeno con lui si
sentiva bene, era l’unico in tutta la casa, che la accettava
per quello che era, inclusi i difetti che gli altri si ostinavano di
non vedere. Sapeva che a lui poteva dire tutto.
“Io voglio
molto bene ad ognuno di loro, ma questa aspettativa che hanno verso
di me, mi uccide più di quanto non abbia fatto Glory o il
Maestro. Pensano tutti che sia io che devo sempre risolvere le cose,
ma come faccio? Neppure io so quello che mi accadrà, potrei
morire oggi, mentre siamo al vigneto. E allora che cosa succederà?
Una di quelle ragazze verrà attivata e non saprà che
pesci pigliare.”
“E per questo che ci sei tu,
Buffy.”
“Non cominciare anche tu ad avere aspettative
su di me Spike, sennò ti lascio qui.”
“Le mie
non sono aspettative. Io mi fido di te e so che farai di tutto per
salvarci. E io sarò sempre al tuo fianco, non ti lascerò
combattere questa battaglia da sola.” Le disse Spike
serio.
“Grazie. Non sai quanto mi fa piacere sentire queste
parole.” Lo prese per mano e vicini arrivarono fino alla
cantina. “Entriamo. Guardami le spalle ok?” L’interno
era buio e umido, come se lo ricordavano. Grandi botti erano
appoggiate ovunque e Caleb li aspettava con un sorriso smagliante in
fondo alla sala.
“Oh, la Cacciatrice prodiga e il suo amato
morto. Che bello rivedervi.”
“Allora, mi hanno detto
che tu avresti qualcosa di mio.” Disse Buffy.
Dall’ombra
uscirono una decina di Portatori e Spike si mise tra loro e Buffy,
mentre lei cominciò a combattere contro Caleb. Lui era molto
forte, però Buffy riusciva a schivarlo sempre, puntando sulla
sua agilità. Caleb cadde davanti a delle botti e si mise a
borbottare verso il vuoto.
“ Devi avere proprio questo
aspetto?…… Perché mi fai confusione.” Si
rialzò e si avventò su Buffy che continuava a saltare
sulle botti. Lui, invece, lanciava pugni e calci a vuoto rompendo
botti e versando il loro vino ovunque.
“Tu, puttana!”
urlò lui. Buffy si girò e si fermo.
“Sai,
dovresti moderare il linguaggio, qualcuno potrebbe pensare che tu odi
le donne.” Disse Buffy prendendolo in giro. Vide che dietro di
lui c’era una botola semi aperta da cui usciva luce e con uno
slancio ci entrò dentro, facendo chiudere l’apertura
dietro di lei. Si ritrovò in una caverna dove dei Portatori
stavano lavorando. Appena la sentirono smisero quello che stavano
facendo e si gettarono si di lei, ma Buffy ci mise poco a metterli al
tappeto. Davanti a lei, ancora con la lama incastonata in un masso,
c’era una strana arma: sembrava un’ascia, con l’estremità
dell’elsa terminante a paletto. Aveva una impugnatura anche
laterale e era dipinta di un rosso sangue vivace. Buffy si avvicinò
e la estrasse facilmente dal masso. Sentì, dentro di lei,
crescere una forza incredibile, sentiva che quell’arma era sua
e che la rendeva anche più forte di quanto non fosse già.
Sentì la botola aprirsi: Caleb era arrivato.
“Allora
Cacciatrice…” Si fermò di botto quando la vide
con l’arma in mano: un’espressione di puro terrore passò
sul suo viso.
“Bella vera?” gli disse Buffy.
“Io
credo che ti potresti far male… dovresti lasciarla dove l’hai
trovata, non è roba tua.” Rispose l’ex
prete.
“Allora è questo quello che mi apparteneva. E
come sento è potente.”
“Non è niente.”
Disse lui spostandosi un po’, mentre Buffy si avvicinava.
“Sarà
anche nulla, ma ti fa indietreggiare.” Buffy si accorse che
Caleb non stava guardando lei, ma il vuote a fianco a se, ma lei non
vedeva nessuno.
“Non posso lasciarla andare, devo
riprendermi quello che è mio.” Diceva Caleb al vuoto.
“No, non la farò andare via!”
“Oh sì
che lo farai.” Stavolta anche Buffy sentì la voce del
First. “La lascerai andare perché lei ha un’altra
persona da salvare. William sta per prendersi una brutta
insolazione.” Buffy guardò Caleb che era immobile e
senza pensarci troppo salì verso l’entrata della
cantina, mentre vedeva Caleb scomparire da dietro una roccia: era
scappato, ma lo avrebbe finito un’altra volta. Spike era
attorniato da decine di Portatori che lo stavano spingendo verso la
porta assolata, ormai mancava pochissimo. Lei corse come un fulmine
e, prendendo il bavero dello spolverino, lo spinse verso l’interno.
I Portatori rimasti si dileguarono lasciandoli soli.
“Wow…
appena in tempo, dolcezza. Non avrei fatto una bella fine.”
Disse il vampiro.
“Già. Comunque guarda qua, ti piace
la mia nuova arma?” e gli mostrò orgogliosa l’ascia
che aveva estratto.
“Diciamo che gli oggetti di legno
appuntiti non sono i miei preferiti, ma posso capire che per una
donna come te abbia il suo certo fascino. Solo se magari la tieni
lontana da me, Buffy…” disse lui scostandosi un
po’.
“Caleb ne aveva paura” continuò lei
come se nulla fosse “Ed è potente. Dio quanto forte
è.”
“Sembra la falce della Morte, tranne per il
colore rosso.”
“Falce… è un bel nome.
Ok, allora portiamo la Falce ai nostri studiosi. Credo che per
poterla usare, ne dobbiamo sapere di più.” E i due si
avviarono verso casa.
Casa Summers
Spike e Buffy
entrarono in casa e videro una cosa che li sorprese: in cucina c’era
un sacco di roba da mangiare: quando erano usciti rimanevano solo
scatole di cereali vuote e adesso sembrava di essere tra i banconi di
un super market.
“Che succede qui?” Chiese Buffy a
Monica che stava lavorando ai fornelli, ma lei non rispose perché
dallo stereo proveniva una musica elettronica che sfondava le pareti
al massimo volume. Buffy si avvicinò di più
all’Immortale e urlò. “Che cosa succede qui.”
Monica si girò e sorrise, abbassò il volume.
“Siete
tornati. Wow, che bella arma che hai? L’hai trovata al
vigneto?” Buffy annuì e per la terza volta chiese che
cosa stava succedendo in casa sua.
“Andrew ha avuto una
grande illuminazione: se tutta Sunnydale stava scappando via, chi ci
sarebbe rimasta al supermercato? Così è andato là
e ha fatto un po’ di incetta di cibo. Mentre le Potenziali si
allenano e gli altri fanno ricerche, io mi sono messa a cucinare per
voi.”
“E questa musica assordante da dove arriva?”
chiese Spike.
“Ehi, è bella musica! È un
gruppo delle mie parti, si chiamano Jade. Sto per finire di preparare
le pizzette e la pasta. Oggi pranzo ricco. La torta è già
in forno.” Buffy sembrava sorpresa.
“Ecco, Buffy,
impara da lei a cucinare.”
“Non sai farlo?”
“Sono
una frana in cucina. Meglio che ci stiate voi. Porto questa a Giles.”
Così dicendo lasciò i due amici alle prese con il sugo
della pasta e lei salì verso la stanza
dell’Osservatore.
“Salve!” Willow e Giles si
girarono e guardarono con curiosità la Falce che Buffy teneva
in mano. “Bella vero? Caleb cercava di tenermici lontana.
Potete vedere se trovate qualche cosa?”
“Che si puoi
dire su di lei?” chiese Willow.
“Stava incastonata
nella roccia sotto la cantina. Quando ce l’ho in mano sento
dentro di me scorrere un grande potere. Tutto qui.”
“Ok,
lasciala qui e noi ci mettiamo a cercare.” Disse Giles. Buffy
uscì dalla stanza lasciando la sua mistica arma al suo
Osservatore. Willow la prese in mano per guardarla meglio.
“Senti
qualcosa provenire da quella falce.” Chiese Giles.
“No.
Deve essere roba da Cacciatrici.” Rispose la strega posando la
falce sul letto.
“Un po’ mi magia potrebbe aiutare?”
chiese Giles.
“Meglio i modi tradizionali. Non vorrei
riempirmi di venuzze e fulmini danzanti.”
“Va bene, io
cerco sui libri, tu su Internet.” Passò poco e Willow
richiamò l’attenzione dell’Inglese.
“Signor
Giles, guardi qua.”
“Che cosa c’è?”
chiese avvicinandosi “Il cimitero di Sunnydale? Che cosa
c’è?”
“Una cripta particolare. C’è
disegnata una falce rossa, come quella che ha trovato Buffy. Guardi.”
Giles vide una piccola foto. Sopra c’era scritto: cripte
particolari. Infatti la tomba trovata da Willow era strana, era a
forma piramidale, come quelle che si vedevano in Egitto, solo che era
trapiantata in un paese della California.
“Forse qui c’è
qualche cosa da andare a scoprire. Bisogna avvertire Buffy.”
Disse Willow.
Sunnydale- Vigneto
Caleb era
arrabbiatissimo. Stava frantumando tutte le botti che trovava a tiro
davanti ad un First sorridente nei panni di Buffy.
“Non che
mi interessi, ma stai buttando via un buon Merlot.” Disse il
First. Per tutta risposta Caleb ruppe un’altra botte, facendo
uscire il liquido color rubino che c’era all’interno.
“Perché?
Perché hai lasciato che se ne andasse con la nostra arma?”
Urlò l’ex prete.
“Se rimanevi lì saresti
morto lo sai. Adesso è lei la forte e tu sei il debole, per
ora almeno.”
“Puoi darmi altro potere?”
“Certo,
tu sei l’unico che può prendermi dentro di se.”
“Ok,
bene, facciamolo” disse Caleb calmandosi e mettendosi in
posa.
“Bhe, parti in quarta? Niente romanticismo? Niente
fiori, né cena?” Lo prese in giro.
“Smettila,
questa è una faccenda sacra per me.”
“Anche per
me.” Il First si era messo davanti a Caleb ed entrambi avevano
allargato le braccia. Dalla figura di Buffy, uscì una specie
di ectoplasma demoniaco: era grande, con un imponente palco di corna,
il ghigno mostrava una grossa fila di denti. L’essenza entrò
in Caleb e quando non ne fu più rimasta l’ex prete aveva
gli occhi completamente neri e con voce profonda disse:
“Sono
il tuo umile servo.”
Sunnydale- Casa Summers
Monica
aveva appena finito di fare la doccia. Dopo che cucinava tante cose
aveva bisogno di lavarsi via di dosso tutti gli odori che assorbiva
dall’aver cucinato. La stanza era miracolosamente vuota e
poteva rilassarsi un po’. Sul letto c’era la sua fedele
spada che aspettava di essere usata. Guardò fuori dalla
finestra e sorrise alla vista di Buffy che aveva finalmente ripreso
il comando della situazione: lei non ne era decisamente portata,
troppe aspettative e lei non voleva averne. Ora aveva soltanto voglia
di riposare, sapeva che, molto probabilmente, quella sera l’aspettava
la ronda. Si girò e sobbalzò: davanti a lei c’era
un uomo sulla trentina, gli occhi scuri e grandi, i capelli lunghi un
po’ scarmigliati, vestito con una specie di tunica di lino
grezzo. Aveva un leggero sorriso sulle labbra.
“Ciao Merat.”
Monica era impallidita e stava per crollare. Non sapeva neppure come
ancora riusciva a stare in piedi. “Non saluti tuo marito?”
Monica prese la spada in mano. “Quella non ti servirà,
io sono già morto e dovresti saperlo bene, mi hai visto in un
lago di sangue, là in mezzo al villaggio.” Continuava
lui.
“Tu non sei lui.” Balbettò un po’
incerta l’Immortale. “Tu non sei lui. Lui è morto
secoli fa. Tu sei il First.”
“Sono anche il First, ma
sono anche il tuo caro e vecchio maritino.” Disse lui
guardandola negli occhi scuri.
“Vattene da qui.”
Sibilò lei.
“Lo sai che ci manchi? I bambini mi
chiedono sempre di te.”
“Ho detto di andartene.”
Continuò lei con la voce sempre più tagliente.
“Quando
ci raggiungerai?” e sorrise.
“Io non ho intenzione di
venire da te. Tu non sei mio marito, lui non mi avrebbe mai chiesto
di seguirlo nella morte.”
“Forse non due millenni fa.
Pensi che non ti abbia osservato in tutti questi anni? Pensi che non
ti abbia visto mentre ti facevi il tuo allievo?” Monica lo
stava guardando con occhi lucidi. “Sì, piccola mia, so
quello che hai fatto in questi anni, perché non passa giorno
che io non ti abbia guardato. E tu? Tu ci hai dimenticati!”
adesso era il First che aveva la voce dura. “Ma non importa ora
e sai perché? Perché tra un paio di giorni morirete
tutti e tu tornerai da me.” Il First cambiò aspetto e si
tramutò in un bambino di circa sei anni, molto simile all’uomo
che era apparso prima.
“Ciao mamma.” Monica lo
guardava con occhi sgranati e con una grande tristezza dipinta sul
volto.
“Seman…” mormorò.
“Ti
aspetto e con me c’è anche Lilia” disse il bambino
sorridendo. “Sai che sei stata molto brava a comandare al posto
di Buffy? Le Potenziali preferiscono avere te come capo che
lei.”
“Questo non è quello che volevo
maledetto!” Il bimbo la guardò con il broncio.
“Perché
mi tratti così? Non ci vediamo da anni e tu fai la
cattiva?”
“Tu non sei mio figlio, vattene da qui,
subito!!” urlò disperata Monica. Il bambino la guardò
e sorridendo le disse:
“A presto, mamma!” E scomparve
in una luce. Monica non riusciva a muoversi per l’incontro che
aveva avuto. Le cadde l’asciugamano che aveva ai capelli e
forse il freddo che sentì con il loro contatto la fece
risvegliare. Non riuscì a trattenersi e urlò con tutta
il fiato che aveva nei polmoni. Sembrava un urlo di un animale in
agonia. Dalla porta spuntò Spike che la guardò in
maniera interrogativa.
“Monica, che cosa succede?”
dietro Spike erano giunti anche Xander e Buffy con alcune Potenziali,
almeno erano le persone che Monica riusciva a vedere in maniera
confusa.
“William, lui… loro… erano qui,
oddio!” e proruppe in un pianto a dirotto crollando a terra in
ginocchio. Spike si abbassò e la abbracciò.
“Piangi,
Monica, piangi”
“Andiamo via, tutti fuori.”
Disse Buffy.
“Ma dovremo aiutarla.” Rispose da dietro
una Potenziale.
“Ci penserà Spike. Fuori.”
Buffy guardò ancora un attimo i due immortali abbracciati e
uscì chiudendo piano la porta. Monica smise di piangere e
cominciò a parlare.
“Dio, che vergogna… non
avrei dovuto comportarmi in questa maniera.” Si asciugò
le lacrime. “Cazzo! Cazzo! Cazzo!” e sbattè i
pugni a terra.
“Ehi calmati. Che cosa è successo? Me
lo puoi dire?” Chiese il vampiro gentilmente.
“Il
First è stato qui da me. Aveva l’aspetto di mio marito e
io sapevo che non era lui, ma avevo bisogno di credere che…”
non riuscì a terminare la frase.
“Che fosse lui?”
Lei annuì.
“Lui è venuto da me, dicendo che
mi aspettano. E poi si è trasformato in mio figlio. Lo sai che
era veramente bello?” e cercava di sorridere, ma si vedeva che
stava forzando.
“Cosa ti ha detto poi?”
“Che
non vedono l’ora di vedermi e che tanto succederà
presto.”
“Hai capito quello che cercava di fare,
vero?” chiese Spike.
“Certo, voleva minare la mia
sicurezza. E santi dei del cielo, ci stava riuscendo alla grande. È
stata una mazzata terribile, William. Non me l’aspettavo.”
“Bhe
il First lavora così, fa leva sulle tue debolezze e questa era
la tua. Gliela faremo pagare anche per questo no?” lei tentò
un sorriso, ma con poca convinzione.
“Ti prego Spike, dimmi
che abbiamo un modo per sconfiggere quel demone.” Si guardarono
intensamente e lui lentamente le rispose solo:
“Abbiamo
Buffy. A me basta per sperare.” Monica annuì.
“Grazie
della spalla, vampiretto. Ora sto bene, mi cambio e ritorno ad essere
la fredda Immortale che tutti conoscono, ok?”
“Vai
benissimo anche così cara. Non credo che nessuno avrà
da dire qualcosa.” E uscì. Rimasta sola, Monica iniziò
a vestirsi: pensava che Spike aveva ragione. C’era ancora
speranza, avevano Buffy e quella strana arma, ma lei avrebbe voluto
poter sterminare il First con la sua spada, peccato lui fosse
incorporeo. Scese in cucina, dove tutti la guardavano con curiosità:
evidentemente Spike non aveva detto quello che le era successo.
Mentalmente lo ringraziò.
“Scusate per prima. Non
volevo farvi preoccupare.” Disse Monica.
“Non ti
preoccupare, va tutto bene.” Disse Buffy. “Adesso io vado
al cimitero per visitare una cripta, potresti fare la ronda al posto
mio?” Monica annuì. Scese un silenzio carico di
tensione. Monica capiva che tutti i presenti erano curiosi di sapere
che cosa era accaduto poco prima, ma nessuno aveva il coraggio di
parlare per primo. Andrew ruppe il silenzio.
“Sai che quelle
pizzette erano formidabili?” tutti si girarono verso di lui
allibiti.
“Grazie Andrew. Non sono difficili da fare, se
vuoi ti insegno.”
“Forte!” Monica sorrise al
ragazzo. Con il suo modo di fare riusciva a tirarle su il
morale.
Buffy stava per uscire, quando arrivò
Spike.
“Andiamo, dolcezza?”
“Sì.
Aspettiamo Monica che vuole venire a fare ronda.” I due si
guardarono un po’ imbarazzati.
“Senti, dimentichiamo
questa notte ok? È stato un momento di debolezza di un vampiro
solo ok?” disse Spike con il suo solito modo di fare
strafottente. Buffy alzò le sopracciglia sorpresa, ma annuì
solamente. Vide Spike avvicinarsi alla porta e lo seguì.
“Sei
uno stupido.” Lui si bloccò.
“Che cosa sono
io?” chiese.
“Sei uno stupido e uno zuccone che non
capisce nulla.” lui la guardava strano. “La vedi
quest’arma? Potrebbe essere la cosa che mi farà vincere
il First ed è grazie a te se ora l’ho in mano. È
stata la tua forza e la tua vicinanza a permettermi di andare avanti,
te ne rendi conto? Io non so che cosa hai provato in queste notti, ma
io…”
“Terrorizzato.” La fermò lui.
Si guardarono intensamente, mentre Monica, che scendeva dalle scale,
si fermò di botto per lasciarli finire. Vedeva che era in
corso una discussione importante.
“Perché Spike?”
Lui respirò a fondo e ricominciò.
“Ho passato
mille e mille più notti a fare cose che non potresti neppure
immaginare e anche con te mi sono divertito parecchio, ma ieri notte…
è stata…la notte più bella ed intensa della mia
vita. E ti ho solo stretta a me e guardato dormire. Ed eri così…
bella. Quindi… si sono terrorizzato” Lei gli prese una
mano.
“Non devi esserlo.”
“C’eri anche
tu?” Chiese lui. Lei annuì. “Ok, andiamo a fare
gli eroi, tu che dici? Ma dove è finita Monica?”
“Eccomi!” Urlò lei scendendo come un fulmine
dalle scale.
I tre arrivarono al cimitero senza aver visto
una sola anima in tutta Sunnydale.
“Forse c’è
più vita in cimitero.” Disse Monica. Gli altri due la
guardarono e si misero a ridere.
“Secondo le indicazioni di
Willow, la cripta strana è nella parte più lontana del
cimitero. Voi restate fuori, io vado dentro e copriteli le spalle.”
Dopo un po’ videro davanti a loro la cripta: era una strana
costruzione piramidale di pietra bianca, come quelle dell’Egitto.
La porta era formata da due lastre di marmo nero. Buffy entrò
con la falce in mano. L’interno era spazioso e al muro erano
fissate delle torce fiammeggianti. A lato c’era una specie di
tenda che si aprì facendo uscire dall’oscurità
una donna sulla cinquantina, con i capelli grigi e lunghi e una
veste, simile ad una tunica, bianca. Aveva un’espressione
serena.
“Ciao. Vedo che hai trovato la nostra arma.”
Disse la donna con voce calma.
“Chi sei tu?” chiese
Buffy.
“Una di tante, anche se ora sono da sola. Sei
riuscita a tirarla fuori dalla roccia.” Disse indicando la
Falce.
“Che cosa è questa?”
“Un’arma,
forgiata da noi in segreto per una come te. Noi abbiamo sempre
vegliato su di voi e sui vostri Osservatori. Quest’arma serve
per sconfiggere l’ultimo demone pure della terra.”
“Ma
come faccio? Questa è solo un’arma.”
“E’
l’ultima sorpresa, sfrutta appieno il suo potere e ce la farai.
Ricordati, Cacciatrice, la fine è molto vicina.” La
donna non riuscì più a dire niente, perché un
paio di mani le presero la testa e le ruppero il collo con un sonoro
scrocchio. Da dietro uscì Caleb con gli occhi neri come
l’inchiostro.
“Cosa è che ha detto? Il rumore
del collo spezzato ha coperto le sue parole. Ha detto la fine è
vicina o è qui?” Si avventò su Buffy prendendola
a pugni e lei cercava di bloccarlo brandendo l’ascia.
“Non
puoi fermarmi, perché io ora sono rinato.” Continuarono
a battersi e Buffy perse la Falce tra un pungo e l’altro di
Caleb. Buffy era stesa a terra e faceva difficoltà ad alzarsi.
“Speravo proprio andasse in questa maniera.” Disse
Caleb preparandosi a sferrare l’ultimo attacco su Buffy.
“Ehi”
si sentì da dietro alle spalle dell’ex prete. Spike era
apparso dal nulla con una statuetta di legno in mano e lo colpì
con esso. Aiutò Buffy ad alzarsi.
“Non dovevi restare
fuori a coprirmi le spalle?” Disse lei.
“Ho pensato
che avessi bisogno più d’aiuto qua. Fuori Monica basta e
avanza.” Caleb si rialzò e avanzò verso i due.
Spike stava per cominciare a battersi, ma Buffy lo bloccò. “E’
una cosa che devi fare tu, vero?” chiese il vampiro. Buffy
annuì e lui si staccò ed andò ad appoggiarsi ad
una colonna. Buffy andò verso Caleb e gli mollò un
poderoso pugno in faccia, ma lui sembrò non accorgersene. Le
diede una spinta ma lei non cadde e tornò ad avventarsi sul
prete, mentre Spike, in un angolo, si accese una sigaretta. Buffy
provò ad attaccarlo con la Falce, ma lui schivò e
mentre lei faceva girare la sua arma in mano lui disse.
“Non
puoi battermi, non hai le pal…” Non finì la
frase, perché Buffy lo aveva tagliato in due con la falce a
partire dalle parti intime. Caleb crollò a terra.
“Visto,
Spike? Tutto ok. Ora andiamo a farci un giretto nel cimitero.”
Uscirono dalla cripta con Monica che li stava ancora ad
aspettare.
“Mi ero sbagliata. Niente vita qua, neppure un
bel portatore armato di coltello per me. a voi come è
andata?”
“Bene. Caleb veleggia verso il suo amato
inferno.” Disse Buffy. Monica sogghignò.
“Bene,
allora possiamo tornare a casa. Qui non c’è nulla per
me.” Stavano tornando indietro, quando Spike si
fermò.
“Vampiri?” chiesero le due.
“No,
la mia cripta.” Disse guardando in lontananza la sua vecchia
casa. “Scusate signore, se il mondo deve finire, voglio vedere
se ho lasciato la qualcosa che vorrei portarmi dietro.” E si
avviò verso la sua vecchia dimora. Buffy lo seguì
velocemente e Monica decise che forse era meglio aspettarli nel parco
fuori al cimitero. La notte era dolce e valeva la pena fermarsi a
guardare le stelle un’ultima volta.
Dentro la cripta era
tutto in disordine, esattamente come l’aveva lasciata Spike
prima di partire e il motivo era ovvio: gli umani di sicuro non
sarebbero andati a fare un tour turistico lì dentro e tutti i
demoni e vampiri di Sunnydale sapevano che quella era la casa di
William the Bloody, figurarsi se avessero osato toccargli qualcosa.
“Pensavo restassi fuori Buffy.” Disse Spike guardando
quel poco che restava di casa sua.
“Perché? Questa
cripta mi ricorda momenti molto belli…” Lui la guardava
sorpreso. “Bhe, che c’è? Pensavo che quello che
facessimo qua ti facesse schifo. Non ero solo una cosa, un mostro per
te?”
“Sì… anzi forse no. In realtà
i momenti che passavo lontano dalla gang, con te, erano gli unici in
cui mi sentivo veramente viva, quindi trovo che fossero bei
momenti.”Lei sorrise guardandolo e andò a sedersi su
quel che rimaneva del sarcofago. “Perfino l’aria qui ha
un profumo migliore che fuori.”
“Il mio segreto.”
Disse Spike che scese nella parte sotterranea della cripta “Vieni,
voglio mostrarti una cosa.” Gli urlò da sotto. Il
secondo ambiente era più o meno come Buffy se lo ricordava,
solo con molta più polvere: c’era il letto a due piazze
con le lenzuola nere, numerosi tappeti per terra, una tenda divideva
la stanza da letto da un piccolo bagno, che Spike aveva messo
appositamente per Dawn e poi per Buffy. Il profumo che sentiva Buffy
di sopra, qui era ancora più intenso. Il vampiro uscì
dal bagno con in mano una piccola bottiglietta di profumo. Buffy era
sorpresa.
“Il mio profumo!”
“Sì, una
notte lo hai lasciato qui e a me piaceva spruzzarlo. Si vede che Clem
ha continuato l’opera quando gli ho chiesto di tenermi d’occhio
la casa. Forse piaceva anche a lui.” E fece l’occhiolino
alla Cacciatrice che sorrise. “Cosa vuoi, Buffy, il tuo profumo
è sempre stato inebriante, almeno per me.” Poi si guardò
attorno pensieroso. “No, qui non c’è nulla che mi
va di prendere. Possiamo andare se vuoi.” Ma Buffy era davanti
alle scale per la risalita e non sembrava avesse voglia di andarsene
come pensava il vampiro. Buffy lasciò la Falce per terra, si
tolse le scarpe e salì sul letto e dopo che si fu messa comoda
vece un cenno a Spike che la guardava con occhi sgranati.
“Dai,
non farti pregare.” Spike fece spallucce e si avvicinò a
lei, si distese sul suo vecchio letto e vide che Buffy aveva gli
occhi splendenti per la malizia.
“Che vuoi fare, Buffy?”
chiese lui.
“Mmmmm… mi piacerebbe stare un po’
con te, abbracciati.” Disse avvicinandosi a Spike e posando la
testa sul suo petto. Lui l’abbracciò assaporando il suo
profumo intenso come sempre. Buffy alzò il volto e lo baciò.
Iniziò come un dolce e tenero bacio, ma più i due
andavano avanti, più il bacio diventava appassionato e feroce
quasi. Buffy si staccò ormai senza fiato.
“Wow…”
e si leccò le labbra.
“Ok, andiamo.” Disse
Spike.
“Come andiamo?” Chiese Buffy stupita. “Non
vuoi stare qui con me?”
“Certo che lo voglio, ma anche
io ho il mio orgoglio sai! Non puoi trattarmi come una palla di gomma
e sbattermi di qua e di là… oddio puoi, ma… non
è questo il punto.”
“E quale sarebbe il
punto?”
“Ti è venuta voglia e ti vuoi divertire
con il primo vampiro che capita, solo che il primo sono io.”
“No…
Spike non è questo il motivo.”
“E quale
sarebbe?” Buffy rimase zitta.
“Visto? Hai solo voglia
di divertirti prima della fine.”
“Fine? Grazie della
fiducia.”
“Non era questo che intendevo. Oppure sì,
fai tu.” Lui era in piedi davanti al letto e lei si alzò
sul materasso. Era davanti a lui, solo leggermente più alta
grazie al letto. Gli prese il viso con le mani e guardandolo negli
occhi.
“Non voglio stare qui con il primo vampiro che
capita, ma con te, Spike. Voglio stare qui, perché forse
domani o dopodomani moriremo e io voglio passare le mie ultime notti
con una persona a cui tengo. Sono stufa di essere la solita brava
Buffy Anne Summers, voglio almeno per un po’, tornare ad essere
la Buffy sbagliata, quella che stava bene con te.”
“Vai
da Xander allora. In fondo ci tieni a lui no?” la provocò
lui.
“Scemo!” disse lei, baciandolo di nuovo.
“E
Monica?” Chiese lui, quando si staccarono e che quando voleva
essere carogna lo era fino in fondo e nel momento peggiore. Lei lo
guardava con quei suoi occhi verdi che brillavano per
l’eccitazione.
“Tornerà a casa da sola. Sa la
strada e poi non la senti che canta come una pazza? Chissà che
canzone è?”
“Princes of the Universe.”
“Vecchia
roba Inglese?”
“La colonna sonora di Highlander.”
Disse Spike mentre le baciava il collo. Lei gli tolse lo spolverino e
la maglietta che aveva sotto, così da poterlo ammirare nudo.
Trovava che solo con i suoi pantaloni neri fosse decisamente più
sexy. Continuarono a baciarsi mentre lei lo circondava con le gambe
facendosi prendere praticamente in braccio. Spike si girò e la
fece appoggiare sul muro, mentre cercava di toglierle il reggiseno.
Dentro di se sentiva l’anima bruciare dal desiderio e che anche
per Buffy era la stessa cosa. Sentì che Buffy stava
armeggiando con i suoi pantaloni per poterglielo prendere in mano.
Era esattamente come se la ricordava: selvaggia, piena di fuoco,
indomabile. Tra se Spike pensò: “Vuole usarmi… e
pazienza!” la portò di peso sul letto e la fece
stendere, le tolse i pantaloni e le fu sopra. Si guardarono senza
dire una parola per poi baciarsi di nuovo con la stessa forza, mentre
lui cominciava a muoversi dentro di lei e lei a gemere sommessamente,
mentre gli graffiava la schiena con le unghie. Dentro la cripta
sembrava non fosse passato un anno. Godettero entrambi uno dell’altra
per poi restare abbracciati a letto a guardarsi. Fu Buffy a parlare
per prima.
“Mi ricorda tanto la nostra prima notte assieme,
al vecchio palazzo abbandonato. Ti ricordi?”
“Ricordo
che mi hai menato un sacco prima di deciderti a baciarmi. Ci siamo
divertiti sì. E poi sei scappata via dicendomi che era stata
‘la più perversa e degradante notte della mia vita.’”
Disse Spike imitando la voce di Buffy con un falsetto. “Lo
pensi ancora?”
“Certo! E lo sono state anche le notti
dopo. Non credevo di poter fare certe cose a letto.” Disse lei
stiracchiandosi e lasciando intravedere un seno da oltre il lenzuolo.
Spike lo mangiava con gli occhi, quindi si avvicinò e lo leccò
piano.
“Secondo round, dolcezza?” Buffy gli prese la
testa fra le mani e se la portò davanti alla sua per poterlo
baciare di nuovo.
“Direi di sì, William. Sono tutta
tua questa notte.” E ricominciarono a muoversi tra le
lenzuola.
Uscirono dalla cripta decisamente scombussolati e
tenendosi per mano. Sentivano ancora Monica che dal parco li vicino
cantava a squarciagola, probabilmente nel tentativo di far uscire
qualcuno dall’ombra. Quando finì la canzone (Time in
Running out, Muse), Spike e Buffy applaudirono. Lei si alzò
dal prato.
“Finalmente. Spero che la mia serenata abbia
aiutato.” E fece l’occhiolino.
“Ti ringrazio,
ma avremmo tranquillamente fatto tutto lo stesso.” Disse
Buffy.
“Non lo metto in dubbio cara mia. Torniamo a
casa?”
“Perché non sei tornata da sola?”
chiese Spike.
“Motivo uno: guardate che cielo che c’è
sopra di noi. Questa è una notte fatta da passare all’aperto,
mi ricorda quando lo facevo con Pier sulle colline della Toscana.
Motivo due: entro in casa Summers da sola, senza la cacciatrice del
cuore e a tutti viene un colpo. Che cosa è successo, starà
bene? È stato il First a catturarla. E io direi, no è
con Spike. Ancora peggio sarebbe la loro risposta. Motivo tre: volete
mettere il divertimento nel prendervi in giro dopo che siete stati in
una cripta a farlo per tre ore? Come potrei?” e muovendosi
verso casa riprese a canticchiare con i due amanti dietro.
“Ma
dove siete stati tutti questo tempo?” Li aggredirono la Scooby
appena entrati in casa. Buffy e Spike si guardarono senza sapere cosa
rispondere, mentre Monica da dietro se la rideva. “Avanti,
diteci che cosa è successo!”
“Tanti Portatori!”
Disse Monica per aiutare.
“Sì, moltissimi!” Le
fece eco Buffy. “E non dimentichiamoci di Caleb!”
“Hai
combattuto contro Caleb? Come è andata?” Chiese Kennedy
con voce tagliente. Buffy si girò verso di lei e con un
sorriso stampato in faccio.
“Ho fatto julienne di prete con
la Falce. Lui non ci darà più noie.”
“Bene!
Facciamo festa allora stasera!” disse Xander.
“Se lo
meritava proprio” fece eco Anya.
“Credo che ora
potremmo andare a dormire.” Disse Monica mostrando un sorrisino
malizioso. Tutti la guardarono senza capire, ma lei sapeva che chi
doveva capire, capiva.
La camera di Buffy era l’unica
senza Potenziali per terra: privilegi da prima Cacciatrice. Era a
letto con Spike che la abbracciava, non riusciva a dormire per il
nervosismo e pensava ad un metodo per battere il First, ma non gli
veniva in mente nulla. Si alzò per andare alla finestra a
guardare Sunnydale immersa nell’oscurità. Dall’ombra
spuntò Caleb.
“E’ bello vero là
fuori.”
“Tu non sei lui.”
“No, l’hai
ucciso, proprio per bene. Una perdita terribile.. Quest’uomo
era il mio buon braccio destro. Ovviamente non mi preoccupa molto.
Non ho bisogno di un braccio. Io ho un armata .” Disse il
First.
“Un armata di vampiri. In qualunque modo io
combatterò…”
“Ogni giorno il nostro
numero aumenta. Ma poi anche tu hai una tua armata. Una trentina di
ragazze con la faccia lentigginosa, che non sanno qual è la
parte appuntita del paletto. Forse dovrei rinviare tutto…”
disse con voce fintamente meditabonda.
“Non hai mai
considerato un nome cool? Voglio dire, da quando sei senza corpo e in
pratica senza potere … cosa ne dici di lo Schernitore? Fa
nascere la paura nei cuori di …” cercò di
prenderlo in giro Buffy.
“Io invaderò questa terra. E
quando il numero della mia armata supererà quello degli umani
sulla terra, la bilancia si rovescerà e io sarà fatto
di carne.”
“Parla pure. Non ho paura di te.”
Disse Buffy tagliente.
“Allora perchè non dormivi…
nelle braccia del tuo innamorato morto?” disse il First mentre
Buffy si girava a guardare Spike profondamente addormentato.”
Perchè lui non può aiutarti. Così come i tuoi
amici. Certamente non la tua brigata voglio-cacciare. Nessuno di
queste ragazzine conoscerà mai il vero potere finchè tu
non sarai morta.
Conosci il ritornello.” Dicendo questo il
First prese le sue sembianze. “ ‘In ogni generazione è
nata una cacciatrice. Una ragazza in tutto il mondo. Lei da sola avrà
la forza e l’abilità per …’ C’è
di nuovo quella parola. Quello che sei. Come morirai. Sola.”
Buffy lo guardò senza replicare. “Rimasta senza battute
taglienti?
“Hai ragione.” Disse la ragazza
piano.
“Potevi fare meglio.” In quel momento Spike
cominciò a parlare nel sonno.
“Annego nelle scarpe!”
Buffy si girò verso di lui e quando si rigirò per
parlare con il First, lui era sparito. “Che incubo. Buffy,
tutto bene?” chiese Spike guardandola.
“No… sì.
Ho solo realizzato qualcosa. Qualcosa che prima non mi era mai venuto
in mente. Vinceremo.” E sorrise gettandoglisi tra le braccia e
baciandolo.
“Mmmm… posso avere un’anteprima?”
Chiese Spike.
“Sì! Alla cripta la donna mi ha detto
che la Falce ha un suo potere ed è vero, perché quando
la prendo in mano è sconvolgente. Il potere della Cacciatrice
ci è stato dato dagli Uomini ombra con un demone, ma se Willow
usasse la Falce per far entrare il potere anche nelle altre
Potenziali…saremmo trenta Cacciatrici, Spike.”
“Bhe,
l’idea non è male. Domani parliamone con gli altri,
specie con la rossa che dovrà fare l’incantesimo. Bella
idea!” Rispose Spike accarezzandole i capelli.
Casa
Summers- il mattino dopo.
“Allora, che ne pensate?”
Chiese Buffy. Davanti a lei, con aria sbigottita, c’erano
Xander, Anya, Giles, Dawn, Willow e Monica.
“Sono ancora
nella fase: stai scherzando vero?” chiese Xander.
“Non
vi piace come idea?”
“E’ un calcio a millenni di
storia della Cacciatrice.” Disse Giles sconcertato “Però
io credo che sia un’idea brillante, sempre se tu vuoi il mio
parere.”
“Lo voglio.” Disse Buffy sorridendo al
suo Osservatore.
“Ehi, fermi tutti. A nessuno viene in mente
che devo farla io questa cosa?” Disse Willow “E se non mi
fermassi? È una totale perdita di controllo e non è
carino come la tua ragazza con un piercing sulla lingua
“Io
mi fido di te, Will, ma è anche l’unica possibilità
che abbiamo. Non te l’avrei mai chiesto se non mi fidassi.”
“Ce
la farai Willow” disse Giles “contatteremo tutte le
streghe per chiedere qualche consiglio.”
“Oh!”
Esclamò Dawn. Tutti si voltarono a guardarla “Il
piercing sulla lingua… adesso ho capito.” I presenti
alzarono gli occhi al cielo.
“Dawn fai ricerche anche tu,
ok?” disse Buffy. La sorella annuì.
“Certo.
Osservatrice Junior a rapporto.”
“Vieni caro, andiamo
a radunare la carne da macello.” Disse Anya a Xander.
“Amore,
noi non le chiamiamo così.”
“Non davanti a
loro, non sono mica insensibile.” E scesero a radunare la
Cacciatrici. Buffy scosse la testa e guardò Monica che non
aveva detto niente durante tutto il discorso.
“Sii sincera.
Secondo te ce la faremo?” chiese a Monica.
“Il piano è
brillante, come ha detto Giles. Speriamo basti, anche perché
se non basta questo, non vedo che altro bisognerebbe mettere in
campo. Quindi… direi che ce la faremo.” Disse Monica
sorridendo. “Andiamo, le ragazze devono scegliere.” Le
due scesero in salotto, dove tutti stavano aspettando Buffy per
sentire il piano. C’era anche il preside Wood che non era
scappato da Sunnydale. Il silenzio era di piombo, ma fu spezzato da
Buffy che con voce cristallina cominciò a parlare:
“Odio
questo. Odio dover essere qui. Odio che voi dobbiate essere qui. Odio
che esista il male e che io sia stata scelta per sconfiggerlo. non
essere mai stata scelta. So che anche molte di voi vorrebbero non
essere qui. Ma non è questione di desideri. E questione di
scelte. Credo potremo sconfiggere questo male. No quando arriverà.
Non quando la sua armata sarà pronta. Ora. Domani mattina
aprirò il sigillo. Scenderò nella Bocca dell'inferno e
finirò questa cosa una volta per tutte. Fino ad ora vi siete
chieste che cosa rende questo differente. Che cosa ci rende qualcosa
di più di un gruppo di ragazze che verranno eliminate una ad
una. E' vero, nessuna di voi ha il potere che io ho. Quindi qua viene
la parte dove dovete fare una scelta. Cosa ne pensereste se poteste
avere il potere...ora? In ogni generazione nasce una cacciatrice
perché un gruppetto di uomini che sono morti migliaia di anni
fa hanno stabilito questa regola. Erano uomini potenti.” Poi si
girò verso Willow e la indicò “Questa donna è
più potente di tutti loro messi assieme. Così, io dico:
‘Cambiamo la regola ’. Io dico che il mio potere dovrebbe
essere il nostro potere. Domani, Willow userà l’essenza
della falce per cambiare il nostro destino. D’ora in poi, ogni
ragazza nel mondo che potrebbe essere una cacciatrice, sarà
una cacciatrice. Ogni ragazza che potrebbe avere il potere, avrà
il potere. Cacciatrici. Ciascuna di noi. Fate la vostra scelta. Siete
pronte ad essere...potenti?” Tutte la guardarono a bocca
aperta.
“Stai scherzando?” chiese Rona.
“No.
Abbiamo l’incantesimo, abbiamo la strega e la Falce. E guarda
caso abbiamo anche le Potenziali. Direi che abbiamo tutto per poter
far vedere al First i sorci verdi.”
“Mi sembra una
bella idea.” Disse Amanda.
“Come si completa il
piano?” chiese Kennedy.
“Domani mattina andremo a
scuola. Io, con voi e Spike entreremo nella Bocca dell’Inferno.
Spike, ricordati il gingillo di Angel. Appena Willow avrà
fatto l’incantesimo cominceremo a combattere. Gli altri faranno
in modo che i nessuno lasci la scuola per le porte di sicurezza o per
le fogne. Non deve scappare nulla. Robin, quante uscite dobbiamo
controllare?” chiese Buffy.
“Ci sono tre passaggi. Il
corridoio che parte dall’atrio, la sala nord e soprattutto il
colonnato che raggiunge i laboratori di scienze.”
“Ok,
allora vi dividerete così: Xander, tu stai con Dawn
nell’atrio. Signor Giles, lei e Robin terrete d’occhio il
colonnato. Monica, per te rimane la sala nord insieme ad Andrew e
Anya.”
“Ok!” Disse l’Immortale. Buffy si
avvicinò a lei e le disse.
“Cerca di proteggerli,
sono la coppia più debole.”
“Lo so, non ti
preoccupare. Non succederà nulla a nessuno dei due. Tu
prenditi cura di lui.” Buffy sorrise.
“Certo. Non
voglio perderlo dopo che finalmente le cose si sono messe per il
meglio.”
Sunnydale- liceo- Bocca
dell’Inferno
Nell’atrio c’era tutta la
popolazione rimasta di Sunnydale: il Preside Wood, la Scooby gang,
Andrew, Monica, Spike e trenta Potenziali cacciatrici. Solo loro
contro l’inferno.
“Vorrei fare un piccolo discorso.”
Disse Andrew con voce commossa. “Voglio ringraziare mio
fratello Tuker per avermi insegnato ad invocare i demoni…”
mentre il ragazzo continuava a parlare senza che nessuno lo stesse ad
ascoltare, Buffy diede gli ordini.
“Ragazze, seguite Spike
al Sigillo e occhi aperti. Giles, lei e Robin andate al colonnato.
Dawn, vai a portare le armi. Monica, prendi quel pazzo e portatelo
via con Anya.”
“Andiamo , non ti ascolta nessuno,
sciemmietta.” Disse Anya prendendo Andrew per la maglia. Monica
sospirò scuotendo la testa e li seguì.
Rimasero solo
Buffy, Xander, Willow e Giles. Si guardavano senza parlare, poi Buffy
fece una domanda:
“Che cosa facciamo domani?”
“Io
proporrei il minigolf” disse Xander.
“No, andiamo a
fare shopping.” Continuò Willow.
“Sì, ho
bisogno di un paio di scarpe nuove.”
“Ancora? Ma non
avevi smesso?”
“Non funziona mai.” Giles stava
ascoltando il discorso dei tre allibito.
“Ma siete pazzi?
Parlate di questo? Dovremmo mettere a posto le cose” Ma gli
altri continuarono a chiacchierare andando verso i loro posti. “Ed
eccomi qui, invisibile agli occhi, con nessuna voce in capitolo... il
Mondo è definitivamente perduto.” E andò a
raggiungere Wood che lo aspettava.
Willow entrò
nell’ufficio del preside dove c’era Kennedy. Aveva
posizionato e acceso le candele come le aveva detto di fare la strega
e posò la Falce davanti a lei quando si sedette dentro il
cerchio magico.
Xander lasciò Buffy prima che lei entrasse
nel sotterranei della scuola. Spike la stava aspettando con la porta
aperta per farla entrare nella stanza del sigillo. Portava al collo
il gioiello che aveva portato loro Pier. Tutte le Potenziali erano
attorno al sigillo. Buffy prese il coltello Tawaric di Andrew e si
tagliò il palmo della mano, poi lo passò alle altre che
fecero lo stesso. Il sangue che cadeva sul sigillo lo stava facendo
brillare di una luce sinistra e lo fece aprire. Scesero una dietro
l’altra per gli scalini, entrando così nella Bocca
dell’Inferno.
“Ehi Buffy, non per fare il guasta
feste, ma questo gioiellino non è che emetta molto potere.”
Disse Spike guardando l’amuleto.
“Non ho paura.”
Gli rispose Buffy.
“In più conciato così
sembro Elisabeth Taylor.” Finì il vampiro.
“Io
non ho paura.” Ma il tono di Buffy non era più così
sicuro. Davanti a loro si apriva una enorme caverna e alla base erano
raggruppati migliaia di Turok-han che ringhiavano sommessamente.
“Mio
Dio…” disse qualcuna.
“Se Willow non fa il suo
incantesimo, non importa come sarai vestito Liz.” Disse Vi a
Spike che le diede una occhiataccia.
“Io non ho paura!”
disse ancora una volta Buffy “Basta solo che Willow si muova
prima che…” non finì la frase che i Turok si
erano voltati e ringhiando ancora più forte si gettarono verso
di loro.
Willow aveva le mani sulla falce e mormorava il suo
incantesimo. Improvvisamente fu illuminata da una luce
splendente.
“Oh mia dea!” esclamò la strega. I
suoi capelli erano diventati bianchi e il viso era sereno e disteso.
Questa volta era riuscita ad usare la potenza della magia bianca,
invece che quella nera. Kennedy sentì crescere dentro si un
potere enorme: era diventata una Cacciatrice e come lei, tutte le
Potenziali.
“Willow, sei tu una dea.” Le disse.
“E
tu una Cacciatrice. Vai, portala a Buffy.” Così dicendo
le diede la Falce, che ormai aveva completato il suo lavoro. Willow
dondolò un po’ e con il sorriso sulle labbra si distese
a terra.
“Questo è stato… wow!”
Nella
grotta tutte le Potenziali avevano il potere e stavano combattendo
contro i Turok. I paletti si sprecavano e ben presto i vampiri
diventarono polvere. Continuò la loro avanzata, ma le
Cacciatrici riuscivano ad arginarli bene. Alcuni di loro stavano
scappando verso la superficie. Arrivò Kennedy con la
Falce.
“Buffy!” e gliela lanciò avventandosi
contro un vampiro. Buffy e Spike, fianco a fianco, lottavano
disperatamente.
“Presto, tenete il fronte!” urlò
Buffy. Le ragazze stavano dando il massimo, ma non sembrava fosse
abbastanza. Poi davanti a Buffy si materializzò il First
proprio con la sua faccia.
“Ehi, mi hai giocato proprio un
bello scherzetto. Stavi quasi per farcela, che cosa vorresti di più?”
disse lui canzonandola.
Lei con sguardo carico d’odio
rispose solo.
“Voglio che tu esca dalla mia faccia!” e
con la Falce uccise tre Turok tagliando loro la testa.
In quel
momento Spike si accorse che il gioiello stava cominciando a
bruciare.
“Mio Dio, sono nervosa, non dovrei esserlo.
Dovevi essere tu quello spaventato e io avrei dato risposte
sarcastiche.” Disse Anya ad Andrew.
“Pensa a qualcosa
di carino.” Disse lui.
“Sì, Anya, pensa che
domani potrai ricominciare a fare sesso con Xander.” Continuò
Monica per tranquillizzare gli altri. “Mmmm coraggio ragazzi,
sono cominciati i rumori là sotto, credo che anche noi dovremo
lavorare. Ecco state dietro di me e copriteli le spalle. Io vi
coprirò il resto.” Davanti a loro si pararono decine di
Portatori con i coltelli sguainati. “Bene, si dia inizio al
gioco!” urlò Monica prima di combattere.
I Turok
avevano preso la via verso la zona nord e lì li aspettavano
Dawn armata di spada e Xander con un’ascia. Xander provava a
colpirli, ma non ce la faceva, erano troppi forti per lui. Poi Dawn
tirò una fune che teneva su un pezzo di soffitto ancora da
finire e la luce del giorno prese in pieno i vampiri che si
disintegrarono.
“Lo chiamano effetto serra!”
Nella
Bocca dell’inferno la lotta si stava facendo più
serrata. Alcune Potenziali erano morte e le altre stavano iniziando a
soccombere a causa del numero dei Turok, quando Spike si sentì
bruciare. L’amuleto era rovente e lo spingeva verso l’inizio
della scala. Sentiva un dolore forte:
“Oh Cazzo!”
disse. Dall’amuleto si sprigionò una colonna di luce che
fece un buco fino al soffitto della scuola, facendo entrare il sole
nella caverna, prendendo in pieno Spike, che non bruciava solo perché
i raggi venivano inglobati dal gioiello. “Buffy!”
“Spike!”
Urlò la ragazza quando vide il vampiro. Gli si avvicinò,
mentre dalla pietra venivano sprigionati dei raggi di luce che
polverizzarono all’istante tutti i Turok presenti nella
caverna, anche quelli che stavano ancora di sotto.
“Presto,
tutte fuori.” Urlò Kennedy alle altre.
“Spike.”
Era davanti al vampiro, con il volto angosciato.
“La sento
Buffy, c’è davvero.”
“Che cosa?”
“La
mia anima. Pizzica un po’ sai?”
Anya uccise un
Portatore che stava per colpire Andrew, ma non si era accorta che un
altro aveva levato un coltello verso di lei. Si girò in tempo
per vedere la spada di Monica tagliargli la testa.
“Non sai
che le donne non si toccano neanche con un fiore?” Poi
sentirono un tremore sotto i piedi. “Presto, andiamo fuori.”
Disse ai due. Andrew lasciò la sua spada conficcata sul petto
di un Portatore ed annuì.
“Avanti vai!”
Disse Spike.
“No, no! Hai fatto abbastanza, puoi venire…”
rispose lei con le lacrime agli occhi.
“No, tu li hai
battuti. Ora tocca a me far pulizia…”
La caverna sta
crollando e loro come al solito litigavano.
“Devi muoverti
dolcezza. Credo di poter dire che la scuola sia sospesa per questa
dannata estate.”
“Spike.” La sua voce aveva un
tono dolce e disperato.
“Davvero, devo farlo.” E per
farle capire meglio mise le braccia davanti a se, come per bloccarla.
Lei gli prese la mano e si guardarono negli occhi per un’ultima
volta.
“Ti amo, Spike.” Disse lei.
“Non è
vero, ma grazie per avermelo detto.” Rispose lui. Ci fu
un’altra scossa di terremoto e le mani si staccarono. “Vai,
muoviti, io voglio vedere come va a finire.” Buffy salì
sui primi scalini e lo guardò, mentre con la sua forza stava
facendo crollare la Bocca dell’Inferno e improvvisamente seppe
che cosa doveva fare. Tornò giù davanti a Spike che la
guardò incredulo. Lei prese il gioiello e glielo strappò
dal collo. La luce finì, ma stava comunque crollando tutto.
Gli prese la mano e disse soltanto una cosa.
“Io ti amo e
non ti abbandono. Non riuscirei a vivere senza una parte di me.”
Spike la guardò e sorrise felice. Poi, mano nella mano,
corsero verso l’uscita. Dietro di lei stava crollando ogni
cosa.
Trovarono gli altri nell’atrio e corsero
insieme verso l’esterno della scuola.
“Dove andiamo?”
Urlò una delle neo-cacciatrici.
“Sul bus.”
Disse il preside che si teneva con la mano una ferita. Tutti corsero
verso il pulmino giallo della scuola. Anya ed Andrew aiutarono le
Cacciatrici ferite a salire. Il preside sgommò a tutta
velocità, appena Monica, l’ultima della fila, salì
sul bus. Dietro di loro tutta Sunnydale stava sprofondando. Uscirono
dalla città e il crollo finì, così poterono
fermarsi a prendere fiato.
“Ce l’abbiamo fatta…
o cavoli, da non crederci!” Esclamò Dawn.
Scesero
tutti dal bus.
“Chi ha fatto questo?”
“Spike.”
Rispose Buffy, guardando il vampiro che teneva per mano. Solo in quel
momento Monica si rese conto di una cosa.
“William, sei al
sole… ma come?” Infatti Spike era davanti a loro e non
prendeva fuoco. Si guardò le mani e non riusciva a
crederci.
“Oh mio Dio…” si passò la
lingua sui denti “Non ho più i canini e non riesco ad
avere il volto della caccia.” Tutti lo guardavano senza capire
una sola parola di quello che aveva detto.
“Sei tornato
umano…” mormorò Buffy.
“Non lo so…
vedo ancora ottimamente e ho sempre il mio fiuto.”
“Ma
come è successo?” chiese Xander mentre gli girava
intorno per guardarlo meglio “e perché tu gli tieni la
mano?” domandò a Buffy.
“Deve essere stato il
gioiello.” Disse Giles ignorando la seconda domanda “Ricordate?
Grande potere di purificazione. Oltre ad avere ucciso tutti i Turok
ha purificato Spike, che aveva anche già l’anima.”
“Ma
allora perché ho ancora alcuni poteri dei vampiri?”
“Forse
se lo tenevi di più avrebbe lavato via anche quelli. Te l’ho
tolto troppo presto, Spike.” Disse Buffy.
“Può
darsi che sia così. Faremo delle ricerche.” Poi tutti si
voltarono per guardare il cratere di quella che una volta era stata
Sunnydale, California, la Bocca dell’Inferno.
“Abbiamo
salvato il mondo” disse Xander.
“Abbiamo cambiato il
mondo. Le sento Buffy. Dappertutto. Le Cacciatrici si stanno
svegliando ovunque.” Disse Willow.
“Dovremo trovarle.”
Continuò Dawn
“Eh sì, c’è
parecchio lavoro.”
“Non so lei, Giles, ma io voglio
dormire una settimana di fila e poi ho affari a Los Angeles.”
Disse Monica.
“Un affare alto, bello, occhi azzurri e
millenario?” Domandò Spike con tono sarcastico.
“Sì,
mio bel vampiro. Anzi ex vampiro e non più mio.” Rispose
lei sempre scherzando.
“Ah, ma allora sei tu la sua
ragazza!” Disse Anya dispiaciuta.
“Anya!” urlò
Xander scocciato.
“Scusa amore…” disse
lei.
“Buffy, non dici nulla? hai salvato il mondo e ora
potrai smettere, non sei più la Prescelta.” Disse
Giles.
“Già, Buffy, che cosa faremo?” Chiese
Dawn. Buffy sorrise e basta, mentre stringeva la mano di
Spike.
EPILOGO
Trieste- una giornata
qualsiasi
Stava ferma in Piazza Unità a guardare il
Mare Adriatico davanti a sé. Erano passati tre anni da quando
la Bocca dell’Inferno era stata chiusa, almeno quella di
Sunnydale. A quella di Cleveland ci stavano pensando le nuove
Cacciatrici. Monica si riscosse dal suo torpore rabbrividendo dal
freddo. Il molo non era il posto migliore quando c’erano meno
cinque gradi e tirava bora. Le luminarie di Natale davano alla città
una atmosfera di festa che a Monica piaceva molto. Guardò la
coppia che si avvicinava a lei: non potevano essere meglio assortiti.
Lei, piccola e minuta era completamente imbaccuccata per il freddo,
mentre lui con il suo spolverino nero e gli anfibi pareva non sentire
nulla, anche se aveva le gote arrossate. Buffy e William avevano
deciso di venirla a trovare nella sua città. Ormai abitavano
assieme in pianta stabile a Roma, una città che era sempre
piaciuta all’ex vampiro, quindi ogni tanto si incontravano.
Giles aveva deciso di rimettere in piedi il Consiglio degli
Osservatori, portando a Cleveland le Cacciatrici e Andrew che voleva
fare pratica. Willow e Kennedy andavano in giro per il mondo a
recuperare le nuove cacciatrici che si risvegliavano, Dawn ormai era
al College e Xander e Anya avevano deciso di ricominciare a Boston,
anche se, grazie al lavoro di Xander, giravano il mondo.
I tre si
avviarono verso un locale al calduccio.
“Ma come fai a
vivere con questo freddo?” chiese Buffy tremante.
“Non
ti piace? Io adoro il vento che mi schiaffeggia il volto. Ammetto che
per una ragazza della California deve essere un tormento. Proporrei
di entrare qui.” Disse l’Immortale. Li fece accomodare in
una accogliente caffetteria che esponeva nelle vetrine vassoi pieni
di paste e biscotti.
“Mmmm che buoni.” Disse
Spike.
“Già. Provate lo strudel, è una
delizia.” Disse Monica. Parlarono del più e del meno e
dopo aver mangiato la loro fetta di dolce i due innamorati si
scambiarono un veloce sguardo di assenso e Spike parlò.
“Monica,
non siamo venuti qui solo per venire a trovarti.” Monica li
guardava incuriositi e continuava a sorseggiare la sua cioccolata
bollente.
“Ecco, noi volevamo chiederti due favori.”
Lei annuì sempre con gli occhi pieni di curiosità.
“Parla
tu, amore. È amica più tua.” Disse Buffy al suo
ragazzo.
“Vedi, io e Buffy abbiamo preso una decisione molto
importante. È tutto pronto, bastano poche cose per sistemare
la faccenda.” Lui si fermò un po’ titubante.
“Vuoi
andare avanti? Mi stai facendo impazzire!” disse Monica.
“Ok.
Io e Buffy abbiamo deciso di sposarci!” disse lui tutto ad un
fiato. Monica sgranò gli occhi e sorrise di felicità.
“Ma…
William, è fantastico! Congratulazioni. Quando sarà? E
dove?”
“Pensavamo a gennaio, dopo tutte le feste.
Domenica 23, per la precisione, è stata già bloccata la
chiesa, a Roma.”
“È stupendo! Sono felicissima
per voi.” E così dicendo si alzò per abbracciare
i futuri sposi.
“Ecco, abbiamo una cosa da chiederti. Come
sai io non ho molti amici e quelli che ho non credo che vogliano
venire al matrimonio della Cacciatrice. Tu sei stata una sorella, una
confidente ed una grande amica, quindi quello che ti chiedo è:
mi faresti da testimone di nozze?” domandò Spike. Monica
rimase a bocca aperta.
“Certo!”Esclamò lei “Mi
sembra ovvio, volentieri. Oh mio Dio, sono eccitatissima!”
sembrava veramente al settimo cielo. “Io adoro i matrimoni!”
quando poi si calmò ragionò.
“E il secondo
favore?” chiese un po’ timorosa. Stavolta fu Buffy a
parlare, mentre si accarezzava la pancia.
“Vedi… noi
stiamo per diventare genitori.” Monica sorrise ancora di più.
Prese di nuovo la tazza e riprese a bere: tutte quelle novità
la stavano facendo uscire pazza. “E quindi pensavamo a te come
sua madrina!” qui a Monica andò di traverso la
cioccolata e cominciò a tossire.
“Che avete detto? Io
la madrina? E perché?” urlò.
“Non
l’abbandonerai mai! Non puoi morire!” disse Spike di
fretta.
“Solo per questo?”
“No.” Disse
Buffy calma. “Anche per un altro motivo. Il figlio di una
cacciatrice e di un vampiro è una creatura speciale, dagli
enormi poteri, così ci ha detto Giles.”
“Ma lui
non è più un vampiro.”
“Sbagliato.”
Rispose Spike “Una parte di me è ancora vampiro. Devo
integrare la dieta con il sangue, anche se posso mangiare il resto,
vedo al buio, ho ancora il mio perfetto olfatto e guarisco in fretta.
Sono metà vampiro e metà umano, perché non
caccio più, non ho i canini e il demone è sparito da
me.”
“Quindi capisci che nostro figlio…”
“Figlia”
si intromise Spike.
“…Figlio o figlia, sarà un
bambino speciale, che potrebbe capovolgere il destino di chiunque.
Noi lo proteggeremo fino alla morte, ma se ci succedesse qualcosa di
brutto, vogliamo che lui sia al sicuro. Tu sarai la madrina e Giles
il padrino, così anche lui potrà proteggerlo mettendo
in campo l’intero Consiglio. Con Willow abbiamo trovato uno
speciale incantesimo che permette, tramite una parola d’ordine,
di smaterializzare e poi materializzare nostro figlio da te. Possiamo
chiederti di farlo?” Monica guardava entrambi, ancora con la
bocca un po’ sporca di cioccolata. Essere un testimone di nozze
andava bene, ma addirittura madrina di loro figlio… cavoli,
non era pronta a questo. Però vedeva anche i loro volti tesi e
speranzosi, capiva che ci tenevano veramente a quella cosa, quindi
cedette.
“Va bene, lo farò.” Buffy e Spike si
guardarono e sorrisero soddisfatti della scelta di Monica. Anche lei
sorrise: stava per iniziare una nuova vita!
FINE....FORSE