NOTTE DI CACCIA

AUTRICE: LORELAIL

PROLOGO

----------------------------

 

1996 Sunnidale, ospedale Ns. Signora della Grazia. Reparto degenza, stanza 47. h.19,30

 

 

"Ciao Angel"

"Ciao dolcezza, ti sono mancato? Ecco, tieni"

"Margherite! Le adoro da sempre."

"Lo so, piccola mia. Oggi sei più bella del solito."

"E tu sei il solito bugiardo, ma non ti ha ancora tagliato nessuno quella linguaccia?"

"Ricrescerebbe.Ora però perchè non mi baci? Lo sai che non me ne andrò se non lo farai."

 

Un tuffo al cuore blocca per un attimo il respiro di Buffy che sta origliando fuori dalla stanza, nel corridoio della corsia. Una curiosità mista ad una buona dose di gelosia l'hanno condotta lì: a spiare Angel, a vedere dove si reca ogni domenica da un mese a questa parte.

"Vigliacco!"

 

"Certo che siete proprio disgustosi voi due!" Replica una voce di donna.

"Margareth, ma non lo sai che l'amore non ha età?" risponde un'altra voce femminile.

"Nel caso vostro non ha un pizzico di sale in zucca! Ma guardatevi!"

Una donna molto anziana, vestita con un abito a piccoli fiori colorati, è costretta su di una sedia a rotelle. Tiene con una mano un mazzolino di margherite fresche e con l'altra accarezza i capelli di un vampiro, completamente trasformato, che, accucciato ai piedi della sedia, le posa il capo in grembo.

"Il mio angelo è sempre bello come quando lo incontrai la prima volta, te lo ricordi vero, caro?"

"Certo che me lo ricordo, bambina mia."

Lo sguardo della veccha passa dal viso severo della figlia agli alberi fuori dalla finestra e sospira ricordando altri profumi, altri colori , un'altra notte di tanti anni prima che non ha mai potuto dimenticare: una notte di caccia.

 

 

 

-------------------------

CAPITOLO I

--------------------------

 

America 1920. Aperta campagna

 

 

E’ ormai notte fonda, ma Angel si è appena svegliato: la vita piatta che ultimamente conduce lo invoglia a dormire e sperare che il tempo scorra più velocemente, ma non è così.

Durante il giorno i fantasmi delle vittime di quando era un demone senz’anima tornano a reclamare il diritto di vendicarsi torturandolo nei sogni; di notte invece è la coscienza, da pochi anni riaffiorata in lui, che lo deprime e lo tormenta con i sensi di colpa.

Ma non questa notte!

Una luna magnifica troneggia nel cielo oscurando le stelle attorno a lei e una fresca brezza accarezza gli alberi facendo frusciare le foglie come sciami d'ali invisibili nel buio. Diana regna.

“Ah, che notte splendida per cacciare!”

Angel gode del piacevole brivido d'aspettativa che lo pervade all’idea della corsa, della ricerca, della frenesia e della fatica che diventa sete insaziabile: un bruciore che da dentro sale fino alla gola, in fiamme, e poi, finalmente, la preda cede. Placida resa, dono di vita con il suo sangue che placa ogni cosa e rigenera.

Veloce com’è arrivata però l’eccitazione scompare perché la sola idea di privare un essere umano della vita disgusta Angel e lo riempie di vergogna.

“Maledetta quest’anima e maledetta questa non-vita non vissuta!”

Angel s'infila una camicia sgualcita, “tanto che importa”, e s'incammina verso il bosco in direzione del villaggio. Magari questa notte riuscirà ad ubriacarsi tanto da avere il coraggio di gettarsi nel sole l’indomani e farla finita una volta per tutte.

-------------------------------------------------

Lavorare fino a tarda notte e ogni sera il sonno arriva sempre prima, ma prendersi cura dei bambini di casa Smith è forse l’unico incarico che piaccia a Christine, nonostante sia lei stessa ancora una bambina.

Fuori della finestra una luna magnifica illumina la notte senza stelle. “Strano, il cane sta abbaiando… che ci sia qualcuno in cortile?”

Dalla cucina giungono le voci dei padroni che di colpo si alzano di tono e alle quali se n'aggiunge una terza… ma di chi? Christine crede di riconoscerla ma qualcosa non torna: l’ultima volta che ha sentito quel timbro, la voce era più bassa e melliflua, mentre adesso è chiara e sicura, quasi imperiosa. Incuriosita decide di avvicinarsi per spiare da dietro una tenda e scopre di avere avuto intuito: la terza voce appartiene a Pubbert, un ex servitore cacciato dai padroni mesi fa perché scoperto a rubare.

“Che cosa vuoi Pubbert? Se cerchi altro denaro non ne avrai! Mio marito è stato fin troppo generoso con un ingrato pezzente come te!”

“Dovreste prestare maggiore attenzione alle parole che scegliete mia cara, sapete? Ultimamente ho poca pazienza con le dame petulanti come voi.”

Robert Smith si frappone tra la moglie e l’intruso. “Vattene Pubbert e non farti più rivedere qui intorno, altrimenti…”

“Altrimenti che cosa Robert? Questa sera sono venuto per avere la mia vendetta e stai tranquillo che l’avrò!”

Da dove si trova, Christine non può vedere tutti in volto, ma l’espressione di terrore sul viso del padrone le fa balzare il cuore in gola. L’assalitore, con una forza stranamente potente per uno sguattero come lui, afferra il suo ex datore di lavoro per una spalla e lo attira a sé mentre ancora è immobilizzato per lo stupore, spalanca la bocca in direzione della gola della sua vittima mentre lunghi e frastagliati canini si allungano. Christine può sentire il disgustoso rumore del morso e per alcuni istanti non riesce a distoglierne l’attenzione.

“Ma è pazzesco: i vampiri non esistono! Sono solo storie per spaventare la gente, non è possibile!” Il volto sfigurato di Pubbert però fa cadere di colpo ogni dubbio: la sua fronte è corrugata oltre natura e bloccata in un‘espressione grottesca e gli occhi sono gonfi e gialli, senza iridi; mentre i denti: armi da predatore, fatti non per masticare, ma per lacerare.

Sangue fresco gocciola ancora dalla sua bocca, che il mostro si avventa velocissimo e fulmineo sulla sua seconda vittima.

 

 

   

This message has been edited by Lorelail on Nov 22, 2001 8:01 PM

This message has been edited by Lorelail on Oct 18, 2001 7:41 PM

II

 

“Tagliare per il bosco non è stata un’ottima idea: sembrava così una bella serata, ma quei tuoni in lontananza mi convincono poco.”

Angel affretta il passo sul sentiero. La strada attraverso i campi sarà anche romantica, ma è molto più lunga della via principale ed essere sorpresi da un temporale estivo in mezzo ad un prato non è certo il massimo.

Per di più il cattivo umore non giova certo all’equilibrio psicologico che Angel sta cercando di ottenere tra la coscienza dell’uomo e quella del vampiro che ora condividono lo stesso corpo: il suo. L’ira e l’eccitazione, esaltano il lato demoniaco rendendo così gli istinti difficili da trattenere.

La luna che prima splendeva, incontrastata signora, adesso è coperta da nubi e di stelle nel cielo ne rimangono ben poche; l’aria, carica di elettricità, porta con sé l’odore bagnato della tempesta e solletica i sensi di Angel. Da questo punto in poi il bosco è meno fitto e la radura, che dista solo un chilometro dal villaggio, è vicina. I pensieri di Angel vengono interrotti bruscamente: ”Rumori? A quest’ora nel bosco? E … odore di … sangue e … sudore umano! Chi è appena passato di qui doveva avere una gran paura, direi.”

Angel si sforza di concentrare i propri sensi per capire quale direzione il fuggiasco abbia preso, quando la pioggia comincia a cadere. In pochi minuti un furente acquazzone scroscia dal cielo annebbiando anche una buona vista come la sua, ma i rumori si sono fatti più forti e un urlo, infantile, si alterna ad attimi di silenzio.

“Veniva da quella parte!”

 

Christine si riprende dal panico momentaneo e pensa subito ai bambini: deve salvarli. Corre allora fino alla stanza dei piccoli e li sveglia, li trascina fino alla porta sul retro cercando di farli stare zitti il più possibile.

“Svelti, dobbiamo scappare! Ci sono i ladri in casa!”

“Sono quei tizi qui fuori, Christine?” Il piccolo Paul le dice tirandole una manica. Christine non se n'era accorta, presa com’era dalla paura, ma fuori, nel cortile, almeno una decina di vampiri si stanno agitando spazientiti. Christine capisce che le loro possibilità di fuga sono minime, ma non trova altro piano che quello di correre. Apre adagio la porta e cammina rasente al muro con Annie e Paul per mano.

“Arrivati all’angolo, corriamo veloci verso il bosco e non ci fermeremo fino a quando non lo dirò io, va bene?”

“Sì, ma mamma e papà dove sono?”

“Ci aspettano nel bosco, andiamo!”

La fuga dei tre eroi è breve: Paul inciampa e il rumore attira l’attenzione di un vampiro che lo raggiunge in pochi secondi e non aspetta certo i compagni per gustare la sua inaspettata preda. Christine, con gli occhi sbarrati, assiste paralizzata alla scena, ma Annie reagisce correndo d’istinto incontro al fratello nel vano tentativo di aiutarlo. La miserevole fine della piccola sconvolge Christine, ma l’istinto animale di sopravvivenza che vigila dentro di lei la fa scattare: si gira e corre tuffandosi nel bosco.

Tuoni in lontananza accompagnano il battito del suo cuore, allo spasimo, e aria umida le penetra nei polmoni in fiamme. Alberi, rami, spine, cespugli e ortiche. Lampi di luce abbagliano il bosco attorno a lei e il buio totale che ne segue riempie di strani rumori la sua testa, la pioggia cade ma Christine quasi non se n’accorge. I mostri le stanno dietro, sono vicini, li sente; sono molti e più veloci di lei!

Corri, attenta! Un ramo, corri! Salta, guarda indietro! Un lampo, il buio, corri! Resisti!

Gli inseguitori ridono e gridano parole.Adesso sono intorno a lei.

Corri! Salta! Continua, non fermarti, guarda indietro …

Un piccolo barlume di speranza sta affiorando in lei quando un colpo violento le blocca la corsa gettandola a terra; un uomo le troneggia d’innanzi, lo vede alla luce di un lampo: alto e scuro, con una camicia bianca appiccicata addosso dalla pioggia. Le tende una mano.

E se fosse uno di quelli che mi stanno inseguendo?

Gli attimi passano e lo sguardo dello straniero che si alza di scatto dal lei le fa capire che gli altri sono arrivati e che lui non è uno di loro.

“Scappa altrimenti uccideranno anche te!”

“Non sai quanto mi farebbero felice, bambina, ma credo che morirò un’altra notte.”

III

 

Angel si guarda intorno: nove vampiri li circondano. Vaga con la coda dell’occhio in cerca di qualcosa da usare come arma: un qualunque pezzo di legno, ma che sia abbastanza resistente… lo trova ed un sorriso felino gli si dipinge sul volto, di meno su quello del vampiro che incrocia quello sguardo.

Senza inutili preamboli l’attacco arriva fulmineo. Una donna vampiro si lancia contro Angel gridando e con l’evidente intenzione di cavargli gli occhi con gli artigli. Angel la allontana con un calcio diretto allo stomaco. Un altro attacco arriva da destra e anche questo viene respinto. Veloce un ramo vola verso il petto del vampiro ancora tramortito per il colpo subito e lo polverizza.

Christine dovrebbe scappare, lo straniero glielo ha già gridato almeno tre volte, ma non può. La paura, lo stupore, l’incredulità e l’irrealtà di quella scena glielo impediscono: i rami con i quali il suo salvatore sta trafiggendo gli avversari entrano nei corpi come … burro. Una danza mortale e ipnotica ritmata solamente dai colpi e dal fruscio dei corpi che si dissolvono in polvere.

Ne restano ancora quattro. No, un momento: ora sono solo tre! Dove è finito il quarto, non l’ho visto fuggire!

“Bambina? Bambina!”

Angel si gira e vede il quarto vampiro scappare con la piccola caricata sulle spalle come un sacco. I tre rimasti attaccano contemporaneamente impedendogli di correre dietro al rapitore. Questa volta Angel non si può più permettere di far dettare a loro le regole: assale il più vicino attirandolo a sé per un braccio e trafiggendolo con la mano rimasta libera. Un altro, una donna, scappa, forse ha deciso che non vale la pena morire per una preda che tra l’altro un suo compagno si è già accaparrato. Il terzo vampiro, rimasto solo, guarda la fuggitiva, poi Angel ed infine decide di fuggire pure lui, ma un ramo lo raggiunge penetrandogli nella schiena. Il suo scheletro resta sospeso nell’aria per qualche secondo, circondato dalla polvere delle proprie carni che si disperdono; il teschio è bloccato in un muto grido all’inutilità di una caccia del genere.

Angel non si ferma a guardare, non ha il tempo per gioire di vittoria, non ancora almeno. Corre all’inseguimento del vampiro e della bambina.

Non c’è tempo per ragionare, non c’è spazio nella sua mente per i pensieri; solo rabbia e fame colmano i suoi desideri. La corsa non fa altro che aumentare la brama di raggiungere il suo nemico: colui che ha osato rubargli la preda. L’odore della paura della ragazzina è una traccia troppo evidente da perdere.

Eccoli nella radura!

La pioggia non ha smesso di cadere e i tuoni ora sono proprio sopra di loro.

 

Christine sì è ripresa appena il mostro l’ha sollevata trascinandola via e per tutto il tragitto non ha fatto altro che scalciare e dimenarsi nella speranza di cadere o di rallentare la loro fuga.

Sbucano in una radura e, dopo pochi passi, il suo rapitore si ferma e la getta a terra, pur trattenendola per una mano. L’uomo scuro li ha raggiunti e ora fronteggia il vampiro.

“Chi sei e cosa vuoi? Perché ucciderci tutti solo per una marmocchia?”

Il giovane si avvicina lentamente e il suo volto muta.

“Perché è mia.”

IV

Tutto succede in un attimo: un istante prima Angel è davanti a Christine e un istante dopo è lui a trattenerle il braccio; la guarda sorridendo con quella bocca piena di zanne orribili, mentre il rapitore è cenere bagnata.

Eccola, finalmente, la mia preda: tenera e calda, addolcita di più dalla corsa. Ti sei fatta desiderare, vero … Kathy?

Sbalordito Angel crede di avere tra le mani sua sorella Beth e non la ragazzina che ha rincorso nel bosco.

Kathy? No, lei è morta! Certo, aveva circa la stessa età quando … l’ho uccisa.

Come un velo che cade gli istinti svaniscono ed Angel rimane nudo, consapevole che sono bastati una lotta, un temporale ed un po’ d’eccitazione per perdere il controllo.

Christine testardamente continua a fissare il mostro quando ad un tratto esso allenta la stretta che la teneva immobilizzata ed il viso torna quello di un giovane dai capelli scuri.

“Stai tranquilla, non ti farò del male. Lo so, sono uno di loro, ma non ti morderò. Io vorrei …vorrei aiutarti.”

Non c’è tempo per ragionare e non ci sono possibilità di scappare. Christine si ritrova ad annuire in silenzio mentre ancora i dubbi le affollano la mente.

“Bene, io mi chiamo Angel, e tu?”

“Christine”

“Ora stammi ad ascoltare, Christine, se vuoi vivere ti devi fidare di me. Dobbiamo fuggire subito e cercare un rifugio, sei pronta?”

Un altro cenno, Angel le prende la mano e si guarda intorno, indica una direzione e comincia a correre trascinandosi dietro la ragazzina. Agli occhi di Christine la pioggia, che non smette di scendere, rende quest'avventura ancora più irreale e pazzesca, ma è stanca e non riuscirebbe a tenere il passo di un uomo, figurarci di un vampiro; Angel se ne accorge e dopo pochi passi si ferma, se la carica sulle spalle riprendendo la fuga verso est.

Arrivano dopo venti minuti ad un casolare. Si fermano contro il muro della casa e Angel mette a terra Christine.

“Siamo arrivati?”

“No, qui ci abita troppa gente: sento almeno quattro bambini. No, sarebbe pericoloso per loro darci asilo; proveremo più in là.” E sinceramente non ce la farei a stare sotto lo stesso tetto con tutti questi umani: ho troppa fame e non mi riuscirei a trattenere, lo sento.

Che strano questo vampiro che si preoccupa per dei bambini, eppure lei giurerebbe che prima, nel bosco, avesse tutte le intenzioni di ucciderla.

La corsa riprende.

Aggrappata alle spalle di Angel, Christine cerca di non perdere la presa al collo del vampiro per non scivolare, ma la stanchezza comincia a farsi sentire. Ha freddo, la pioggia oramai ha bagnato ogni centimetro dei suoi vestiti e la sente direttamente picchiare sulla pelle, quasi non avesse niente addosso e i suoi abiti fossero fatti di pioggia.

Che strana sensazione per Angel sentire quel corpo caldo sulla sua schiena e l’insicura stretta al suo collo, instabile abbraccio di una giovane vita che si aggrappa speranzosa alla morte stessa. Un leggero peso sulla spalla sinistra fa capire ad Angel che la bambina è sfinita e che tra poco non riuscirà più a sostenersi da sola.

Devo trovare un posto, un riparo! Ecco un altro casolare, sembra che abbiano due costruzioni. Bene, forse ci siamo.

Angel entra nell’aia della fattoria, sente battere solo due cuori, lenti e stanchi.

Due vecchi, meglio così. Se ci dovessero essere dei problemi non avrò troppe vite sulla coscienza.

Con Christine ancora aggrappata al collo, Angel bussa alla porta d’ingresso della casa. Un vecchio si presenta all’uscio: pochi capelli e una pancia ben pronunciata.

“Chi siete?”

“Il mio cavallo si è azzoppato e ho qui una bambina, abbiamo bisogno di aiuto.”

“O mio Dio! Entrate, prego. Rosa! Porta degli asciugamani, c’è una ragazzina fradicia qui fuori!”

La donna arriva, anche lei sui settant’anni: i capelli raccolti e una pergamena di rughe sul viso. Angel sente il cuore della vecchia sussultare e dare una vampata di calore al suo vecchio corpo, alla vista del canarino zuppo che ora sta seduto sulla sedia accanto al fuoco.

Ecco quello che gli umani chiamano tenerezza, loro la sentono come un tuffo al cuore, io come l’irrompere dell’acqua da troppo tempo trattenuta da una diga. Ma la vuole smettere questa vecchia di far pulsare così forte il suo sangue?

“Potremmo stare nel vostro fienile per questa notte?”

“No, assolutamente! La bambina non può stare in una stalla, dormirà qui con noi.”

“La ringrazio, ma il fienile andrà benissimo per entrambi. Christine ha solo preso un po’ d’acqua, tutto qui.”

La donna accompagna, rassegnata, i suoi due ospiti al fienile e apre la porta rivolgendosi a Christine:

“Ecco, piccola, fai come se fossi a casa tua. Qui ci sono delle coperte e lì del the caldo con del pane.”

Poi rivolta ad Angel: “Ci vediamo domani.”

           

V

 

“Aspetti, devo parlare a lei e a suo marito!”

Lasciando la piccola alle prese con una tazza di the fumante, entrambi tornano alla casa padronale.

“Tom, Rosa, vi prego di ascoltarmi e di fare esattamente come vi dirò. Io e Christine non ci siamo perduti nella pioggia e non abbiamo un cavallo, ma stiamo fuggendo da un gruppo di assassini.

Ho trovato la bambina in fuga nel bosco a tre chilometri da qui e sto cercando di salvarla. Per ora sembra che siamo riusciti a distanziare i nostri inseguitori, ma non saprei per quanto. Ora, vi chiedo, se nella notte dovessero arrivare altre persone, non aprite. Non invitateli ad entrare per nessun motivo. Lo so che può sembrarvi strano, ma se non lo farete, essi non potranno entrare. Essi non sono, come dire … umani e vi assicuro che se farete così sarete salvi.”

“Non ti sembra cortese spaventare con storie di mostri chi ti ha dato aiuto, giovanotto?”

Rimbrotta l’anziana signora, ma si stringe lo scialle più stretto intorno alle spalle.

“Credetemi, non vi sto mentendo. Se anche qualcuno di loro dovesse assomigliare ad un vostro conoscente, non aprite! Se è un vostro amico e lo lasciate sotto la pioggia, domani avrete un uomo zuppo e contrariato, ma voi sarete vivi per chiedergli scusa. Aspettate il sorgere del sole per uscire.”

Detto questo Angel esce nel cortile e raggiunge il fienile. Trova la porta spalancata e Christine, con una coperta sulle spalle e la sua tazza di the ancora tra le mani, in piedi nel centro dell’entrata che lo fissa negli occhi, muta.

Angel resta immobile sotto la pioggia, aspetta. E’ conscio dell’esame cui la ragazzina lo sta sottoponendo. Non c’è giudice più severo dell’animo di un bambino. Lui l’ha ingannata, presentandosi a lei come un umano, e per poco non la uccideva. Ora lei sta decidendo se fidarsi o meno. Angel non può far niente ora: solo stare immobile, il tempo scandito dai tuoni, ad attendere.

“Entra.”

 

Quell’invito come una tacita richiesta d’aiuto, una lieve fiducia, fa tornare in mente ad Angel un’altra ragazzina della stessa età che lo fece entrare in casa con la speranza nel cuore, pensando che l’amato fratello, appena morto, fosse tornato da lei nei panni di un angelo. Con quanto piacere Angel si prese quella fragile vita, e con quanto dolore, adesso che ha di nuovo l’anima, egli ricorda la sua colpa più grande. Questo però non succederà più: il cielo gli ha mandato questa bambina per fare ammenda, per ripagare una vita con una vita. Basta solo che lui riesca a resistere, concentrarsi e reprimere la fame e gli istinti. Facile a dirsi, sono decenni che ci sta provando, ma il demone non si fa domare così facilmente. Sarebbe più facile ucciderla e renderla come lui: avrebbe di nuovo una sorellina cui carezzare il capo e rimboccare le coperte.

No, avrei un mostro bambino, un abominio. Mostro tra i mostri.

Christine sta ancora guardando il suo eroe con gli occhi sgranati e stanchi, lui si avvicina, le porta la coperta sul capo bagnato e la stringe a sé; poi la conduce ad un cumulo di fieno e si siede con quel piccolo corpo tremante appoggiato a sé. Il calore del contatto risveglia per un attimo il demone affamato sempre in agguato in lui ed Angel sente i propri lineamenti mutare, Christine sembra accorgersi della cosa perché alza il capo e lo fissa.

Eccolo il mio eroe, non il giovane bruno che ho incontrato nel bosco stanotte, ecco il mio salvatore, il mio nuovo amico. Non ho più paura, non si deve aver paura di una cosa solo perché è brutta. Lui non mi ferirà, lo so, e io non ferirò lui ritraendomi.

Angel stupito vede la mano della ragazzina alzarsi verso il suo volto deforme, si ferma sulla fronte e scende sugli occhi in una dolce carezza, sfiora la bocca toccando un canino e smuove il labbro inferiore senza paura, serena lo guarda e poi, incredibilmente, appoggia la testa sulla spalla del vampiro e si addormenta.

 

Nemmeno un'ora è passata, Angel è ancora stupito del piacere che prova nel cullare quell'uccellino bagnato che dei rumori di passi frettolosi destano il suo sospetto. Porta una mano alla bocca di Christine , che si è svegliata sentendolo muoversi.

"Taci, non fare rumore. Ho paura che ci abbiano trovato."

Ad un cenno di comprensione della bambina Angel lascia andare la mano.

"Io esco, tu resta nel mezzo del fienile e lontano dalle finestre. Andrà tutto bene, ma ne caso io non tornassi ... aspetta fino al sorgere del sole e poi fuggi, vai dove vuoi ma il più lontano possibile da qui, mi hai capito?"

Ora sì che Christine è nel panico: non avrebbe mai pensato che Angel potesse non tornare. Lo vede aggirarsi nel fienile in cerca di qualcosa, fruga nel fieno e ne riemerge con un forcone, poi si fissa un falcetto nella cintura ed esce lasciandola sola con l'unica compagnia di rumori estranei che strisciano sul tetto e lungo le pareti sotto la pioggia, sempre presente, sempre martellante. "Odio la pioggia!"

 

In quanti saranno? Sono venuti per me, lo so. Oramai la bambina non conta più, conta invece chi ha osato uccidere i loro compagni. Eccomi qui allora. Forza, facciamo che sia breve, anche se non indolore.

Angel si dirige verso il centro del piazzale che separa le due costruzioni della fattoria con la speranza di attirare su di sè l'attenzione e ci riesce: dal tetto del fienile un vampiro piomba alle sue spalle atterrandolo con la potenza della caduta. Angel rotola, si aspettava qualcosa del genere, si rialza e fronteggia il suo assalitore: è lo stesso vigliacco che è fuggito poche ore fa nel bosco.

Meglio così, fa più disonore lui alla sua razza di quanto ne possa fare io combattendola. Sarà un piacere eliminarlo.

Fulmineo il vampiro gli si lancia addosso, ma viene respinto e gettato a terra; in un attimo Angel è su di lui pronto a stordirlo con un colpo del forcone, ma un calcio allo stomaco lo respinge. Dalle sue spalle intanto qualcuno gli afferra la gola con un gomito immobilizzandolo. Angel reagisce portandosi il forcone, impugnato con due mani, dietro la nuca superando la testa del suo assalitore e tirando con tutta la forza che solo un demone può avere, decapitando il nemico all'istante. Il primo vampiro intanto si è alzato da terra, non c'è motivo di avvicinarsi troppo: Angel affonda il manico del forcone nel petto del nemico polverizzandolo col risultato di impregnare l'aria di puzza di cenere bagnata.

 

Tom e Rosa intanto, da dietro la tenda di una finestra assistono alla lotta e comprendono con terrore che il giovane aveva detto il vero: qualcuno li stava cercando, qualcuno di cattivo. Lo scontro continua e vedono Angel assalito a varie riprese da uno o più nemici. Il giovane sembra perdere terreno retrocedendo dinnanzi ad un vampiro, che adesso ha tra le mani il forcone, e si sta avvicinando proprio alla loro finestra. Ora è con le spalle al muro e il demone che lo fronteggia sorride pregustandosi la vittoria, ma Angel prende qualcosa dalla cintola e lo lancia dritto nello stomaco dell'assalitore. Un falcetto sbuca dal ventre del vampiro che per reazione lascia cadere il forcone per portarsi le mani all'addome, ma la distrazione gli è fatale ed il manico di legno che prima impugnava ora gli trafigge il cuore. Troppo tardi, troppo inutile questa caccia!

Angel si gira verso la finestra e per un attimo incrocia il suo sguardo con quello dei due anziani. Il terrore nei loro volti comunica una sola cosa. il suo vero volto è riemerso. Tanto prima o poi l'avrebbero scoperto, che importa. Ora la sola cosa che voglio è finire alla svelta.

Rosa allibita retrocede e si siede su una panca. Qualcuno bussa alla porta, lei guarda il marito che le fa cenno di non muoversi. L'unica cosa che le resta da fare allora è portarsi le mani alle orecchie e cercare di non sentire i colpi all'uscio, i rumori nell'aia, nemmeno la pioggia, non vuole sentire più niente.

 

Christine intanto, nel mezzo del fienile, è seduta su di una balla di fieno e dei colpi alla parete la fanno sussultare: alle sue spalle, sul fondo della costruzione, qualcuno sta cercando di aprirsi un varco con un'accetta : uno squarcio largo abbastanza perchè un braccio possa passare e frugare tastando intorno alla ricerca di qualcosa. Christine prende una pala vicino a sè e corre a colpire con tutta la sua forza la mano che si è insinuata all'interno, ma non si capacita come, il vampiro ha sentito arrivare il colpo e afferra la pala attirandola al muro trascinando anche lei . Ora due occhi gialli la fissano dalla fessura, le sono vicinissimi.

"Cattiva, cattiva Christine, non ti trovavi bene con noi e sei fuggita? Non ti mancano i tuoi padroni? E i tuoi piccoli cuccioli? Se mi fai entrare ti posso portare da loro. stanno bene ora , sai?"

Era ancora lui: Pubbert, il responsabile di tutto il dolore di quella notte, colui dal quale lei stava fuggendo.

Con il braccio libero il vampiro approfitta dello smarrimento di Christine per stringerla alla gola. Già il fiato le manca, la testa è in fiamme e dalla bocca esce solo un suono vuoto e rauco quando, in un istante, tutto finisce: una nuvola di polvere sostituisce il vampiro e dietro la cenere che cade Angel stringe in mano il suo forcone.

"Ti aveveo detto di stare lontana dalle pareti."

 

Angel rientra stanco nel fienile."E' tutto finito, non torneranno, almeno non questa notte."

Se non fosse così maledettamente stanca Christine salterebbe al collo del suo eroe, ma non riesce quasi a muoversi così gli si avvicina piano e lo stringe alla vita poggiando il capo sul suo torace gelido. Mani freddissime e bagnate la respingono, Angel la fissa negli occhi per un prolungato momento e poi si allontana da lei andandosi a sedere su di un ceppo con la testa tra le mani, in silenzio. L'eccitazione della lotta è ancora viva in lui e una fame furente gli pulsa nelle tempie. Che fame, che voglia di prenderemi ciò che è mio, la preda che mi spetta, il cibo che mi sono meritato! No, calmarmi, ecco cosa devo fare, non voglio cedere, non voglio più uccidere , tanto non morirò se anche aspetto domani a nutrirmi .. non morirei nemmeno se non mi cibassi più.

Sente la presenza di un corpo vicino a sè, alza gli occhi ed incontra una piccola mano tesa; pur riluttante decide di accogliere l'offerta e curioso segue Christine che lo conduce al centro del fienile, vicino alla lampada accesa.

Il suo volto è ancora quello del demone, ma ancora una volta la bambina sembra non accorgersene.

"Perchè mi hai aiutata?"

"Non lo so, ma credo perchè tu mi ricordi la sorellina che avevo quando ancora ero umano."

"Quanto tempo fa è stato?"

"Più di cento anni fa."

"Non sarai più solo, ci sono io adesso, vero?"

"Come non sorridere dinnanzi a una tale ingenua ed infantile illusione?

Vorrei tanto tenerti con me piccola Christine, ma non sarà possibile. Però nulla mi vieta questa sera di fingere il contrario. Forse è questa la mia ricompensa: non una preda, ma il piacere di sapere che se questa vita avrà un futuro sarà merito mio. Questo è ciò di cui mi nutrirò stanotte.

Angel fa sedere la ragazzina su di uno sgabello e le si inginocchia davanti.

"Adesso però dovresti raccontarmi che cosa è successo questa sera."

Christine parte incerta, ma poi le parole fluiscono veloci, un fiume in piena che ha rotto gli ergini. Angel si ritrova a condividere con lei gli attimi di terrore, lo stupore del loro incontro, la rabbia e la stanchezza.

"Non tutti i morti di questa notte rimarranno tali, qualcuno risorgerà prima dell'alba e ,se come dici, il capo di questi vampiri ti conosceva ed ha ucciso persone che ti erano vicine, potrebbe voler vendicare l'uccisione dei suoi allargando la carneficina anche alla tua famiglia. Dove vivono i tuoi, hai dei parenti?"

"Vivono in città, oltre il villaggio."

"Domani sera ti riporterò dalla tua famiglia, stai trnquilla. ma di giorno io non posso muovermi in aperta campagna; dovremo aspettare e ... sperare."

Si siedono insieme sul fieno, Christine sente una mano fredda accarezzarle il capo. Tutto è finito. Adesso la pioggia non è più una nemica, ma una lieve cantilena che culla con il suo ticchettio regolare e delicato.

Cerca di addormentarsi ma la mente continua a tornare sulle ultime parole di Angel: la sua famiglia ... domani sera non sarà troppo tardi?

 

 

----------------------------

CAPITOLO VI

----------------------------

 

Da una feritoia nel muro, piccoli occhi scrutano l'alba che finalmente è arrivata. Nell'aia regna un silenzio sereno, illusione di pace.

Christine non ha potuto dormire, non dopo quello che è successo e non con quella paura ancora nella mente: i vampiri sanno dove abita la sua famiglia. Di lei che ha osato sfuggire, che ha portato con sè il guerriero che li ha decimati. Lentamente, e cercando di non fare rumore, raccoglie il falcetto che Angel ha lasciato a terra accanto a sè e guarda il vampiro dormire profondamente, poi si gira e piano esce dalla porta del fienile.

Il sole che orami è sorto la abbaglia elargendo, con il calore dei suoi raggi, un incoraggiamento e la sua benedizzione.

Christine si avvia lungo la strada sterrata che conduce al paese con l'intenzione di raggiungere la città non ponendosi affatto, come un qualunque bambino della sua età, il problema di come percorrere le miglia che la aspettano. Fortunatamente un uomo alla guida di un carro carico di operai diretti al lavoro, la fa salire a bordo risparmiandole la delusione di non poter raggiungere la sua meta.

Il rumore del carro che urta e sobbalza sui sassi della strada è tutto ciò che si sente. Il sole non è ancora riuscito a scaldare la fresca aria mattuttina che penetra nelle narici e, come una lama gelida, si infila nei polmoni ancora insonnoliti di Christine. I campi lasciano il posto alle poche case del paese. Il carro si ferma nella piazza, davanti all'emporio, per caricare altri due uomini che, salendo, posano brevi sguardi curiosi sull'inusuale passeggera per poi sistemarsi a sedere in silenzio, come gli altri presi nei propri assonnati pensieri.

Christine non ha pensieri con i quali viaggiare, ma solo un'unica visione nella mente: lei che corre verso il portone di casa.

Almeno quaranta minuti di viaggio ci sono voluti, ma ora finalmente sono arrivati in città. Fumo dai comignoli delle fabbriche e poca gente frettolosa chesi aggira per le strade.

Christine comincia a correre.

Profumi e rumori le passano accanto come dei flash, provenienti dalle botteghe aperte lungo i marciapiedi, ogni tanto alternati dagli istanti di una canzone alla radio, una voce che chiama o un passante che le blocca la strada obbligandola a fermarsi per riprendere subito a correre e correre.

Ecco la strada di casa!

Christine imbocca una via laterale, il cuore le sale alla gola e davanti al portone della sua infanzia si ferma a riprendere fiato e riordinare le idee, a cercaredentro di sè il coraggio di entrare.

 

Una quieta serenità regna nel fienile ma Angel si agita nel sonno, preda dei consueti incubi. Fuori di lui invece una beata luce filtra dalle numerose fessure alle pareti e dalle travi del soffitto creando splendidi giochi di raggi luminosi, lame mortali per un vampiro che dorme.

Svegliato da una sorta di presentimento, Angel apre gli occhi e gode, immobile, di quel pacifico stato di grazia sentendosi indegno di quell'atmosfera di tranquillità. Dopo pochi istanti si ricorda di Christine, si volta a cercarla e non trovandola si allarma, ma subito immagina che per lei potrebbe essere un problema dormire di giorno e la immagina nel casolare con i due vecchi.

Con un sordo rumore la porta del fienile si apre piano, Angel è troppo assonnato e non ha percepito l'avvicinarsi di qualcuno: la faccia severa del vecchio fa capolino sull'uscio.

"Posso?" Chiede accorgendosi che Angel è sveglio e lo sta guardando.

"E' casa vostra."

"Ho visto cosa sei"

"Lo so."

"Volevo dirti che non ho, che noi non ne abbiamo paura. Potrete restare quanto vorrete tu e la bambina. A proposito, dove è la piccola?"

Se fosse stato ancora vivo , Angel sarebbe avvampato per l'agitazione "Non è con voi?"

"No, non vedendo nessuno di voi due abbiamo pensato foste stanchi e vi abbiamo lasciato riposare tutta mattina."

"Se non è con voi allora se ne è andata ed ho paura di sapere dove."

 

 

--------------------------------------------------

CAPITOLO VII . FINE ED EPILOGO

--------------------------------------------------

 

Christine è immobile da almeno un minuto davati al portone di casa, ha un piccolo timore nella mente, come la luce di un fiammifero: un cancro che rode la tranquillità del buio. Varcare la soglia sarà il passo più difficle, lo sa, ma è venuta per questo e quindi non ha scelta.

Una volta presa la decisione, attraversare quel varco è stao facilissimo e ora Christine, dimenticati i dubbi, corre nel lungo corridoio in fondo al quale si trova il suo appartamento. Mentre si avvicina incrocia gente che borbotta a testa china e nota una ressa di curiosi che si pigiano l'un l'altro allungando i colli come giraffe , proprio fuori dalla sua porta di casa.

Si blocca, di colpo cosciente di tutto.

I piedi sono pesanti , bloccati, congelati dalla paura che i suoi occhi possano confermare ciò che il suo cuore ha già intuito ed ogni passo è difficile, lungo e rallentato. Raggiunge la soglia e a fatica penetra nel muro di gente assiepata e vociante, ma lì si ferma : la sala di casa è gremita di poliziotti che armeggiano con attenzione attorno a corpi, una volta umani, bambini e vecchi compresi, che giacciono scomposti su sedie e divani, alcuni sono in terra riversi , avanzi di cibo gettati nel piatto, bucce vuote sparse che oramai inutili stanno ingiallendo e appassendo, e tutti, tutti sono pallidi, esangui, la pelle quasi aderente alle ossa sottostanti, con la testa reclinata di lato, le bocche spalancate in improbabili espressioni e lo sguardo vitreo e opaco bloccato nell'ultimo attimo di panico. La morte , mai soddisfatta, ancora non smette di reclamarli e continua a cibarsi di loro attimo per attimo consumando quel poco di aspetto umano che ancora resta loro, quel poco di dignità. Christine ad un primo inorridito sguardo non riconosce nessuno di essi e e si chiede cosa facessero degli estranei in casa sua, ma poi i vestiti di alcuni di loro le bloccano il respiro. in un attimo la stanza, la gente intorno a lei , il mondo , tutto si ferma.

Sono loro,sono loro,sono loro,sono loro,sono loro,sono loro,sono loro,sono loro,sono loro... sono sola...

"Ehi, ma tu sei Christine vero? Cosa ci fai qui? Vieni via. Ehi, voi! Allontanate quella bambina da lì. Vieni piccola, possibile che nessuno si sia accorto di te?"

Christine non si muove, ma si lascia prendere le spalle e come un automa segue la donna che l'ha riconosciuta: è la vicina di casa, una signora oltre i cinquanta, magra e con dei capelli spettinati che le scappano continuamente dal fazzoletto che tiene legato in testa.

"Vieni, andiamo da me. ti preparo qualcosa di caldo, povera piccola. Una tragedia, sai? Tutti, tutti morti, li ho trovati io, povera piccola. Bevi qualcosa. E' pazzesco. Nessuno sa cosa sia successo, nessuno!"

Christine passa ore lì seduta, nella cucina di quella donna a rispondere alle domande della polizia e dei curiosi. Quando tutti, finalmente, se ne sono andati capisce che lì per lei non c'è più niente: quella non potrà essere più la sua casa, la sua vita e di nascosto se ne va.

Il caos delle strade piene di vita, di sole e di polvere restano uno sfondo lontano ,ovattato e inutile per Christine. Una nuova sensazione si fa largo nel suo essere, una sorta di visione di caccia: come nella mente di un felino durante l'inseguimeto esiste solo la preda, così nella mente di Christine un solo pensiero ha senso e solo quello le dà sollievo, una cupa determinazione, consapevolezza e decisa accettazione di sapere, la sua vita , adesso, cosa sarà.

 

Dopo una non breve discussione Angel riesce a convincere Tom che possono solo aspettare; non c'è nulla che possa fare un vecchio e non c'è posto, in quelle aperte campagne, dove possa andare di giorno un vampiro, così entrambi tacciono per lunghi istanti fino a che Tom si decide ad uscire e tornare in casa sua, ad aspettare.

Angel, impotente, abbassa lo sguardo sulla paglia gialla che ricopre il pavimento quando una sensazione dentro di lui gli fa nascere una speranza. Alza di scatto il viso verso la porta solo qualche attimo prima che questa si spalanchi disegnando un portale di luce nella penombra della parete del fienile.

Christine è ferma sulla soglia: una sagoma nera in controluce.

Ancora una volta è davanti ad una porta da varcare, lei non sarà più la stessa se entrerà di nuovo in quel posto, ma ha già deciso e mai come ora i suoi piedi sono stati così forti e sicuri. Entra oltrepassando quel portale lasciandosi alle spalle la luce e le promesse di un'esistenza serena che non verrano più mantenute ed entra nell'ombra verso la via della vendetta.

Guardando Angel dritto negli occhi, con una nuova voce ed un nuovo sguardo formula le parole che le cambieranno la vita:

"Insegnami ad ucciderli, ad ucciderli tutti!"

 

 

 

----------------------------

EPILOGO

---------------------------

1996 Sunnidale, ospedale Nostra Signora della grazia

Un'altra ragazza sta per varcare un'altra porta, un'altra decisione va presa. Al di là di essa la aspetta il dolore, così almeno lei crede.

Buffy non avrebbe mai pensato che il suo Angel la potesse tradire, ma questi sembrano i fatti e così reprime il desiderio di fuggire ed apre la porta di quella stanza d'ospedale, pronta ad affrontare il proprio dolore, ma quella che vede all'interno non è la stessa scena che si era immaginata di trovare.

 

Questa però ... è un'altra storia.

 

 

FINE