IL DEMONE SOTTO LA PELLE


Così questa è Sunnydale”, pensò Gillian quando scese dall’autobus. Era insieme alla figlia quindicenne, Jean, e con le proprie, poche, cose appresso. La donna dai capelli rossi quasi non si ricordava quella piccola cittadina californiana in cui era nata. Del resto si era trasferita via da lì a soli 5 anni, quindi 30 lunghi anni addietro. I pochi nebulosi ricordi che aveva di quel periodo tardavano ad affiorare. Era da 2 anni che era tornata in America con la figlia, dopo aver vissuto per molti anni ad Adelaide, in Australia. Era stato un difficile cambiamento, più volte si era pentita di aver costretto Jean ad affrontare un così difficile cambiamento in un periodo della vita altrettanto difficile come la pubertà. Ma non potevano più rimanere in Australia dopo ciò che era accaduto e comunque quel che era fatto non si poteva cambiare, e ora speravano entrambe di aver finalmente trovato un posto dove poter rimanere a lungo. Infatti questi ultimi 2 anni li avevano passati girando da un posto all’altro per tutti gli Stati occidentali, senza fermarsi mai più di qualche mese. Nessuna delle due sapeva bene quale fosse l’origine di questa irrequietezza, ma essa sembra va colpirle entrambe, spingendole a raccogliere ciò che avevano e trasferirsi di nuovo. La decisione di andare nella città natale di Gillian, però, sembrava preannunciare una inversione di tendenza, forse questa volta avevano trovato davvero una nuova casa. Senza contare che probabilmente in paese vi erano anche dei loro parenti, dei quali però Gillian non sapeva nulla, nemmeno il nome.

Se ci sono, sicuramente ci incontreremo”, pensò la donna con il suo tipico piglio fatalistico. Avevano pianificato di alloggiare per un paio di giorni in un motel, mentre cercavano casa e lavoro. Solitamente queste operazioni richiedevano più tempo, ma stranamente questa volta trovarono entrambi velocemente, e in modo inaspettato. Il giorno seguente infatti Gillian stava parlando con il signor Foster, proprietario dello spaccio omonimo, per sapere se c’era qualche offerta interessante di lavoro nella zona o case in affitto; nel mentre una distinta signora alta, snella dai capelli rossi, leggermente ingialliti dall’età per la verità, si introdusse nella conversazione: "Scusi, non ho potuto fare a meno di ascoltare parte della vostra discussione, signora…"

"Anderson, Gillian Anderson, piacere…"

"Piacere io mi chiamo Rosenberg. Vivo qui vicino, in una villetta. Sentendo che lei cerca lavoro e alloggio, ho una proposta che forse potrebbe interessarla. Io e mio marito Ira siamo spesso, per non dire quasi sempre, in viaggio per conferenze varie, convegni, ricerche… E nostra figlia da ormai quasi 2 anni si è trasferita, lasciando la casa incustodita per buona parte dell’anno. Ora, poiché l’abitazione è ampia, io e mio marito abbiamo pensato di assumere una sorta di governante, che venisse ad abitare da noi e si occupasse della casa, in particolare quando non ci siamo. Lei sarebbe interessata alla proposta?"

"Bhe… sì certo. Però ho alcune condizioni."

"Bhe, quali?"

"Per prima cosa ho una figlia di 15 anni, dovrebbe quindi venire a vivere in casa vostra anche lei. Seconda cosa, bhe non è proprio una condizione, quanto una curiosità: noi siamo sconosciute, e questo è, a mio avviso, una proposta da fare a una persona che, come minimo, abbia elevate referenze professionali. Lei perché si fida a proporre una cosa come questa ad una estranea?"

"Sinceramente non ci avevo pensato… è che di lei mi sembra di potermi fidare senza problemi, non ho idea del motivo. Mia figlia direbbe che è una sorta di sesto senso. Ma sento di fidarmi davvero di lei. Per quanto riguarda le referenze… bhe sinceramente non credo ci voglia una grande abilità per badare ad una casa, una casalinga qualsiasi sa farlo benissimo. Per sua figlia, bhe non è affatto un problema, come le dicevo abbiamo molto posto."

"Allora le andrebbe bene se ci vedessimo a pranzo, mi dica lei dove, per formalizzare la proposta?"

"Stavo per dirlo io! Facciamo direttamente a casa mia, così gliela faccio vedere. Ah… porti anche sua figlia, mi raccomando."

Porc… che bella casa!”, fu il primo pensiero di Jean quando la signora Rosenberg fece accomodare lei e la madre nella propria abitazione. Non era eccessiva come grandezza, ma nemmeno piccola, era proprio delle giuste dimensioni per non essere né opulenta né al contrario il classico villino di periferia. Dopo un ottimo pranzo vegetariano, scoprirono infatti che anche la padrona di casa era vegana come loro, quest’ultima fece loro visitare bene la casa.

Davvero una bella casa! Non mi stupisce che cerchino qualcuno che badi ad essa!”, si disse Gillian. Più tardi, all’arrivo del signor Rosenberg definirono il contratto, lo siglarono e stabilirono di trasferirsi direttamente il giorno seguente.

"Bhe, abbiamo avuto fortuna no?", disse Gillian quella sera alla figlia.

"Sì… però non trovi che ci sia qualcosa di strano in questa storia, mamma?"

"Sì, capisco che intendi, Jeanie, ma le occasioni bisogna afferrarle, non credi? E poi mi sembrano davvero brava gente, i Rosenberg intendo. Soprattutto lei… mi sembra di conoscerla da tanto, quando invece ci siamo appena incontrate… mah…"


2 SETTIMANE DOPO


"Ehi, Will, sei sveglia?", chiese Tara alla compagna, che era sdraiata accanto a lei nello spazioso letto della loro stanza.

"Mmmhh… no… cioè ora sì… "

"Buon giorno amore… hai dormito bene?"

"Per quel poco che mi hai fatto dormire sì… ", Willow si passò una mano sugli assonnati occhi verdi. I capelli rossi le cadevano scarmigliati ma stupendi, incorniciando la chiara pelle del viso.

Con un bacio sulle morbide labbra di Tara le augurò in risposta una buona giornata.

Dopo una veloce doccia erano entrambe pronte ad affrontare un nuovo lungo giorno sulla Bocca dell’Inferno.

"Oggi non dobbiamo andare a cena dai tuoi, Will?", chiese Tara. Era sempre imbarazzata quando le toccava visitare i genitori della propria fidanzata. Sapeva che era egoistico, ma era quasi felice che fossero sempre in giro e mai a casa, aveva infatti l’impressione che non avessero ancora del tutto accettato che la loro unica figlia fosse una lesbica. “Meno male che non sanno che è anche una potente strega!”, pensò.

"Sì, sai che domani partono. Così conosceremo anche di persona la nuova governante e sua figlia. Sai credo che abbiano fatto bene ad assumere qualcuno che stesse a vivere lì. Qui a Sunnydale non sarebbe strano che una casa sempre disabitata finisse per diventare stregata!"

Tara ridacchiò e si strinse alla rossa donandole un fugace bacio.

"Lo chiami bacio, questo?", disse Willow. Quindi le mostrò cosa intendeva per bacio.


Più tardi nel pomeriggio le due maghe si trovarono col resto della gang alla Bottega delle Arti Magiche. Dawn stava facendo i compiti sotto l’occhio vigile di Buffy, mentre Anya e Giles si occupavano dei clienti.

"Ehi, Xander, perché stasera non vieni anche tu dai miei a cena?" chiese Willow.

"Bhe non saprei… in effetti è tanto che non li vedo. Però non vorrei disturbare."

"Ma no dai! Che disturbo vuoi dare? Così conoscerai anche la nuova governante e sua figlia. Si sono trasferite lì, ve l’avevo detto?"

"Sì ci avevi accennato qualcosa, mi pare"

"Bhe io stessa ci ho parlato solo poche volte da quando vivono dai miei. Ma per lo meno la signora Anderson mi è sembrata ok!", aggiunse la rossa strega.


Quella sera stessa Xander suonò il campanello di casa Rosenberg. In effetti era da molto tempo che non ci andava. “E pensare che fino a pochi anni fa stavo più qui che a casa mia! Un po’ mi mancano quei tempi… sì ok Xander, te lo ripeti sempre ogni volta e finisci per deprimerti finché Anya non ti fa passare la depressione con un bel…” Un sorriso beato si aprì sul suo viso pensando alla cura Anya. Aprì la porta una ragazzina piuttosto alta, dai capelli biondi con riflessi ramati, lisci e raccolti in una coda che le dava, insieme alle leggere lentiggini che le coprivano il giovane viso, un aspetto decisamente sbarazzino. Con i chiarissimi occhi azzurri lo guardò attentamente da capo a piedi. Il ragazzo le sorrise. "Tu devi essere Xander, giusto?"

"Hai indovinato brava! E tu saresti…"

"Jean, piacere di conoscerti. Entra pure. Mi sa che comunque conosci meglio tu la casa di me…"

"Bhe forse hai ragione, ma sei comunque tu che ci abiti, no?"

In salotto Willow e Tara stavano parlando con i genitori della prima. La maga bionda si sentiva un po’ a disagio, ma doveva ammettere che i signori Rosenberg la stavano trattando bene, con un po’ di freddezza forse, ma in generale meglio del solito.

"Ah Xan, sei arrivato! – disse Willow all’apparire dell’amico – Hai quasi fatto in tempo ad arrivare in ritardo, come al solito!"

"Bhe vedi, Anya mi ha fatto tardare un po’… sai com’è…", un leggero rossore salì al suo viso.

"Sì, sì immaginiamo… anche troppo", chiuse il discorso la rossa.

"Allora vedo che hai già conosciuto una delle nostre nuove inquiline. – notò la signora Rosenberg – Sarà meglio che iniziamo a prendere posto a tavola. Willow tu dai una mano a Gillian, ok?"

"Oh faccio io signora!", si offrì subito Tara e andò in cucina senza aspettare risposta.

La cena fu ottima, nonostante non vi fosse carne o derivati animali, ma del resto anche Willow e Tara erano vegetariane. Gillian era decisamente un’ottima cuoca, e fece gustare loro anche un tipico dolce australiano. Era chiaro che non era affatto una serva, quanto una vera e propria coinquilina. In fondo i genitori di Willow erano in procinto di partire e lei e la figlia sarebbero diventate le vere abitanti della casa. “Non è una cattiva idea qui a Sunnydale”, pensò Xander. La serata proseguì tranquilla e i tre ragazzi convinsero la Gillian a lasciar andare con loro Jean per una puntatina al Bronze. Certo aveva solo 15 anni, ma poteva agevolmente dimostrarne anche di più, e con loro non correva pericoli.


Entrati nel locale notarono subito Buffy e Dawn ad un tavolo.

"Ehi voi due! – salutò Xander sedendosi al loro tavolo – Come mai qua?"

"Bhe dovevo farmi perdonare da Dawn, così mi sono lasciata convincere a portarla un po’ fuori…", disse Buffy guardando la ragazza bionda che era con loro.

"Oh scusa – farfugliò Xander – Buffy, Dawn, questa è Jean una delle due nuove inquiline della casa di Willow… Jean, queste sono Buffy e Dawn, le sorelle più famose di Sunnydale! Nonché le coinquiline di Willow e Tara… piena di belle ragazze quella casa, non credi?"

"Piacere…", disse la ragazzina arrossendo un po’.

"Oh piacere nostro! Non ascoltare quello che dice questo stupido… però è vero che siamo sorelle!", corresse Buffy.

"Ma tu non vieni alla mia scuola? – chiese la Summers più giovane – O mi sbaglio?"

"No, hai ragione. Anche io ti ho notata sai? Sei di due anni più avanti di me credo, io sono al primo… una stupida matricola…"

"Ma dai! Tutte siamo state matricole prima o poi…"

Mentre gli altri parlavano Tara e Willow avevano trovato cose più interessanti da fare. Ormai non avevano più problemi a baciarsi in pubblico, anzi se qualcuno le guardava male ci provavano ancora più gusto. Ora stavano intrecciando con lentezza e sensualità le proprie lingue, mentre Willow accarezzava il viso della fidanzata, che a sua volta passava le mani tra i rossi capelli della strega.

Jean non sembrava scandalizzata dalla situazione, tuttavia quando vide che Dawn si era accorta che stava fissando le due lesbiche abbassò un po’ lo sguardo arrossendo. L’altra la fissò incuriosita arricciando leggermente il sopracciglio, un’espressione che Jean trovava davvero bella e… sexy.

"Allora Jean… - chiese Dawn – domani che ne dici se facciamo un pezzo di strada insieme per la scuola? Tanto devo passare vicino a casa tua per andarci, quindi possiamo metterci d’accordo e andarci insieme. Che ne dici?"

"Oh… bhe… sì sarebbe davvero bello, cioè mi piacerebbe davvero molto farlo con te…"

Dawn fece ancora quell’espressione a metà tra l’incuriosito e l’ammiccante.

Ma che sto dicendo?”, si chiese Jean, "Cioè… intendevo… che sarei davvero felice di andare a scuola insieme a te… anche se non mi piace molto andare a scuola… cioè andarci in generale, non insieme a te… no no… volevo dire che… ecco… ", balbettò confusa la ragazza.

"Non ti preoccupare, ho capito. – chiuse il discorso Dawn – allora domani passo da casa tua. Aspettami mi raccomando!"

"Oh sì, non ti preoccupare…", ma pensò: “Ma che cavolo mi è preso?”

Intanto Xander stava dando i primi segnali di una sbronza, quindi Buffy decise che era meglio telare prima che ne prendesse una troppo grossa. E poi si faceva tardi e le ragazze dovevano andare a scuola la mattina dopo. Visto poi che Willow e Tara sembravano intenzionate a rimanere ancora un po’ riaccompagnò lei la bionda Jean.

"Scusa se ti ho fatto camminare, ma io giro sempre a piedi per Sunnydale, e comunque Xander cominciava ad essere pericoloso alla guida. Mi sa che arrivata a casa gli farò uno squillo per essere sicura che sia tornato sano e salvo! Allora ci vediamo, ok?"

"Ok! Grazie ancora di avermi mostrato quel bel locale…"

"Bhe non si può vivere a Sunnydale senza frequentare il Bronze… è un vero must."

"Già, ha ragione… peccato che non mi lasci mai andarci…", aggiunse polemica Dawn.

"Oh… bhe… penso che anche mia madre difficilmente mi lascerebbe andarci da sola."

"Bhe magari qualche volta ci andiamo insieme senza dirlo a nessuno – bisbigliò Dawn – Comunque noi ci vediamo domani mattina, ok?"

"Sì, certo! A domani allora!", rispose Jean, ma fu colta di sorpresa quando l’altra le diede un fugace bacio sulla guancia, augurandole una buona notte. Per un intero minuto rimase di sasso, poi il sopracciglio di Dawn la fece rinvenire, quindi salutò imbarazzatissima e rientrò in casa pensando: “Ma cosa…. Che… cosa significa questo?”

Buffy osservò la ragazzina bionda rientrare in casa, poi si voltò verso la sorella e chiese curiosa: "E quel bacio da dove spunta? Ti vedo un po’ strana Dawn…"

"Davvero non so, Buff. Mi è venuto spontaneo farlo. Non so perché. Però sono felice di averlo fatto…"

Le due sorelle si guardarono brevemente, poi Buffy decretò: "Sarà meglio andare…"


Il mattino seguente i signori Rosenberg partirono molto presto. Le Anderson li salutarono con affetto, in fondo erano davvero grate ai quei simpatici coniugi, che avevano dato loro lavoro e alloggio.

"Eccoci qua… potremmo dire che la casa è tutta nostra…", disse Gillian chiudendo la porta.

"Già…", aggiunse la ragazza bionda un po’ nervosa.

"Ehi Jeanie, ti vedo un po’ tesa stamattina? Che succede?"

"Oh nulla, davvero! Ora vado a farmi una doccia ed a prepararmi per andare a scuola…"

"Ma è ancora molto presto!"

"Oh, è vero… va bhe, tanto non ho sonno!"

La madre guardò la figlia correre velocemente su per le scale. Quindi scosse la testa perplessa e si diresse in cucina.

Chissà se si ricorderà”, si chiese Jean sotto la doccia. L’acqua calda le scorreva lungo il corpo giovane ma già perfettamente formato. Non riusciva a capire perché la cosa la agitasse tanto, più ci pensava più si agitava. “Basta che pensi ad altro…”, si disse infilandosi l’accappatoio bianco. Tuttavia non ci riusciva. Per quanto tentasse tornava sempre con la mente al dolce viso di Dawn e al leggero bacio che le aveva dato. Non ci capiva niente. Si vestì e scoprì che aveva ancora un’ora prima che Dawn arrivasse. Cavolo l’attesa l’avrebbe distrutta… doveva trovare qualcosa da fare. Trovò la madre in cucina che finiva di sciacquare le stoviglie.

"Ehi, ma’ ti posso aiutare?"

"Ma guarda… ogni volta che te lo chiedo sembra che ti stia domandando chissà che cosa, e ora che ho quasi finito vuoi aiutarmi?"

"E dai, mamma! Ci sarà qualcosa da farmi fare!"

Gillian squadrò la figlia. Decisamente c’era qualcosa che non le tornava.

"Ma insomma! Vuoi dirmi che sta succedendo?"

"Ma niente… visto che manca un’oretta all’arrivo di Dawn…"

"Dawn?", l’occhio indagatore della rossa carpì subito l’espressione imbarazzata della figlia.

"E’ un’amica di Willow, cioè la sorella della sua migliore amica, sai Buffy? Bhe lei viene nella mia stessa scuola, quindi ieri sera mi ha proposto di fare la strada assieme, visto che lei passa di qua per andare a scuola…"

"Beh, e questo ti rende così nervosa tesoro? Mi sembra eccessivo, no?"

"Ma no, dai! Mica mi innervosisce…"

Gillian non sembrava affatto convinta. Comunque disse alla figlia di approfittarne per mettere un po’ a posto la mansarda, che era la sua stanza. Con sua sorpresa accettò l’invito senza protestare minimamente. “Voglio proprio vedere questa Dawn”.


"Ehi Dawn! Svegliati!"

La voce di Buffy si frappose a quella della ragazza protagonista del sogno di Dawn.

"Mmm… yawn… stavo sognando, Buff… non posso dormire ancora un po’?"

"No, è ora dai. La colazione è pronta, su, alzati."

La giovane dai lunghi capelli castani si alzò a sedere sul letto con l’aspetto molto assonnato. Mentre si stiracchiava si ritrovò a pensare al sogno appena fatto. Ormai i ricordi erano svaniti, ma ancora le sembrava di sentire il profumo di magnolia che caratterizzava la ragazza del sogno. Dopo essersi lavata velocemente, scese a colazione.

"Ricordati che devi passare da Jean.", le ricordò la sorella.

"Sì, sì, lo so."

Non si era per nulla dimenticata. Anzi non vedeva l’ora di rivedere Jean. Non capiva bene, ma quella ragazza l’aveva davvero colpita. Come mai nessun altro prima di lei.


Il campanello suonò allegramente. Con uno scatto degno di una centometrista Jean corse ad aprire la porta. Dawn aveva ancora il dito sul pulsante del campanello: "Ehilà… ciao!"

"Cia… ciao… ", rispose l’altra senza fiato.

Gillian giunse anch’ella alla porta, salutò le due ragazze raccomandando loro di fare le brave e le guardò allontanarsi in direzione della scuola. Da quando erano arrivate in America Jean non aveva avuto più attacchi come quella notte. Non sapeva se era stato grazie al cambio di continente o al continuo spostarsi che non le aveva mai permesso di ambientarsi. Sinceramente sperava che non accadesse mai più, ma purtroppo ne dubitava. Ogni istante della sua vita malediceva il vero padre della ragazza, poiché da lui proveniva la maledizione. Fortunatamente le erbe e i riti che lo stregone aborigeno le aveva insegnato sembravano essere sufficienti a bloccare gli effetti più deleteri della trasformazione. O almeno fino ad allora avevano sempre funzionato. Sospettava però che se il padre si fosse nuovamente presentato non sarebbero serviti a nulla. Ma doveva esserci una qualche cura, poiché non era giusto che sua figlia soffrisse per una colpa che lei aveva commesso. “Forse a quel negozio di magia frequentato da Willow e dai suoi amici troverò qualcosa… più tardi passerò a dare un’occhiata.”


Le lezioni erano una noia infernale. Jean non riusciva a pensare ad altro che al viso di Dawn, a come si muovesse sinuosa, ai suoi occhi chiari ma profondi. Non capiva cose le stesse succedendo, ma non riusciva a togliersi dalla testa quella ragazza castana. Quella mattina aveva scoperto che era anche davvero intelligente e soprattutto simpaticissima. “Probabilmente avrà uno stuolo di ragazzi a farle la corte…”, pensò un po’ triste. Eppure non capiva perché questo la rattristasse, in fondo avrebbe dovuto essere felice per lei, al massimo un po’ invidiosa. Invece non era l’invidia che provava, ma gelosia. Non era molto esperta di questo sentimento, ma capiva che era questo che provava."

Oh, mio dio!", si lasciò sfuggire ad alta voce.

"Signorina Anderson – la redarguì il professor Solomon – non mi sembra che siamo in chiesa, qui! Se vuole pregare penso possa farlo anche fuori dall’aula…"

"Oh, mi scusi davvero professore…", disse mordendosi il labbro.

Il professore riprese la lezione, ma Jean era stata folgorata da un pensiero che le si era incuneato tra le meningi con forza: “Mi sto innamorando di Dawn… mi sto innamorando di una ragazza!”

Non poteva crederci. Per i ragazzi non aveva mai nutrito attrazione, ma questo non le aveva mai fatto pensare di essere gay. Ora però era innegabile che lei sentisse qualcosa di molto forte per Dawn. L’ansia cominciava ad attanagliarle lo stomaco, perché a pranzo avrebbe dovuto vederla e non sapeva come doveva comportarsi.


Quando le lezioni si interruppero per il pranzo Dawn si sentiva stranamente ansiosa ed eccitata al pensiero di rivedere Jean. Per tutta la mattina aveva continuato a tornare col pensiero a lei, per quanto provasse a focalizzare l’attenzione sulle lezioni non riusciva a concentrarsi minimamente. In qualche modo quella ragazza australiana l’aveva davvero colpita nel profondo. Mentre si dirigeva al luogo in cui si erano date appuntamento incrociò Todd, uno dei ragazzi della squadra di football.

"Ehi, Dawn – la fermò questi – Che ne dici di mangiare qualcosa insieme? Se non hai voglia di andare in mensa possiamo andare alla tavola calda qua vicino, ci vai spesso, no?"

"Oh, mi spiace Todd, ma sono già d’accordo con una mia amica. Sai lei è nuova di qui e volevo aiutarla ad ambientarsi un po’…"

"Non ti preoccupare Dawn, davvero! Faremo un’altra volta, ok?", rispose un po’ deluso il ragazzo.

"Ok! Ciao!"

Tuttavia all’appuntamento non c’era nessuno, e quando vide che Jean era in ritardo di quasi mezz’ora Dawn cominciò a preoccuparsi. Decise di andare a cercarla. In fondo la scuola era grande e Jean probabilmente non era abituata a scuole così.

Jean era ancora in aula. Tutti erano usciti, ma lei non aveva il coraggio di andare all’appuntamento con Dawn, solo il pensare di vederla ancora le provocava un misto di ansia e felicità tale da farla star male. E poi non sapeva se l’altra si sarebbe accorta che qualcosa non andava in lei. No, no, non poteva farcela.

Dawn arrivò all’aula dove Jean aveva svolto l’ultima lezione. Vide la ragazza seduta al banco, anche se di spalle, capiva che qualcosa non andava.

"Jean…"

L’altra alzò la testa e si girò lentamente. Stava ancora piangendo, sottili lacrime le rigavano il viso leggermente pallido.

"Jean, che è successo? Cosa hai?"

"Dawn… perdonami… io… io…"

Non riuscì a finire la frase, cadde a piangere tra le braccia di Dawn. Questa le accarezzò i sottili capelli biondi, nessuna delle due disse una parola. Dopo un tempo indefinito Jean si staccò dall’abbraccio e guardò in viso l’altra; il contatto degli sguardi durò poco, poi i due visi si avvicinarono sempre più, lo spazio - tempo sembrava rallentato, finchè le due bocche si incontrarono. Il bacio fu semplice e casto, ma per entrambe assunse un significato molto profondo.

"Dawn… io… perdonami…"

"Shh… - Dawn posò l’indice sulle labbra di Jean – Non mi devi alcuna spegazione."

Entrambe si guardarono ancora a lungo. Ma per sbloccare la situazione Dawn propose:"Andiamo a pranzo…"

L’altra sorrise e affermò di aver fame. Si diressero alla mensa tenendosi per mano.


La Bottega delle Arti Magiche era un negozietto in centro della cittadina, Gillian non aveva avuto alcuna difficoltà a trovarla. Quando entrò un leggero campanello avvisò della presenza di un cliente. Una giovane ragazza dai capelli biondi chiese alla donna se avesse bisogno di qualcosa in particolare.

"Tu devi essere Anya, la fidanzata di Xander, giusto?"

"Oh, sì. Lei è una parente di Xander?"

"Oh no, l’ho conosciuto ieri sera. Mi chiamo Gillian Anderson e sono la nuova inquilina governante dei Rosenberg, i genitori di Willow. Ieri sera il tuo fidanzato era da noi a cena."

"Ah sì, ho capito. Piacere di conoscerti Gillian! Allora ti occorre qualcosa?"

"A dire il vero…"

"Ehi Anya, vieni un attimo a vedere qui…", interruppe involontariamente il dialogo Giles uscendo dal retro del negozio tenendo in mano un volume rilegato in pelle. Quando alzò lo sguardo e vide la bellissima signora dai capelli rossi lisci, occhi azzurri come il mare, lineamenti dolci e molto belli, rimase letteralmente a bocca aperta.

"Ehm… signor Giles…", cercò di scuoterlo Anya.

"Oh… sì… scusi", farfugliò l’uomo.

"Non si preoccupi! Lei deve essere Giles. Willow, Tara e Xander hanno parlato molto di lei ieri sera. Però non avevano accennato al suo fascino. Bhe da un uomo e da due lesbiche credo non avrei dovuto aspettarmelo…"

Un inedito rossore salì al volto di Giles. Cercò di farfugliare qualcosa, ma ne risultarono sillabe incomprensibili.

"Comunque non stavo cercando nulla di particolare. Volevo solo dare un’occhiata a questo negozio, visto che probabilmente mi capiterà di venirci a volte.", sorrise radiosamente a Giles, che andò fortemente vicino ad un infarto.


"Ti giuro – disse quella sera Anya a Xander e Buffy – dovevate vedere la faccia di Giles! Non l’avevo mai visto così… era come in quei film, dove c’è il colpo di fulmine…"

"Ma dai, stiamo parlando di Giles. A parte Jenny la sua vita sentimentale è sempre stata una noia pazzesca. E poi non è il tipo cui possono succedere queste cose, non vi sembra?"

Xander guardò le due bionde, poi sentenziò: "Però bisogna ammettere che la signora Anderson colpisce davvero…"

La faccia di Anya lo fece subito pentire di quello che aveva detto, ma ovviamente quando cercò di giustificarsi peggiorò solo la situazione: "Ma comunque lei è troppo vecchia per me…"

"Ah, lei è troppo vecchia? Io allora cosa sono? Sai che ho mille anni?"

Xander guardò Buffy cercando qualche appiglio, al che lei tentò di cambiare argomento: "In effetti quelle Anderson hanno qualcosa di particolare. Anche Dawn l’ho vista strana oggi. Jean l’ha davvero colpita in qualche modo."

"Vuoi dire che l’ha picchiata?", domandò Xander tentando di portare avanti il nuovo discorso.

"Ma, no! Intendo che è rimasta impressionata da quella ragazza. So che sono andate a scuola insieme e poi tornate a casa insieme… e poi lei mi ha tenuto un sacco a parlarmi di quanto era simpatica, carina e via dicendo… bah! Forse ha finalmente trovato una vera amica della sua età. È sempre insieme a noi vecchi…"

"Ancora questa storia della vecchiaia… ma cosa mi tocca sentire…", borbottò arrabbiata Anya andandosene, seguita da Xander che mendicava perdono.

Buffy voleva approfondire un po’ la storia di Giles, in fondo c’era ancora tempo prima del tramonto; così si avvicinò con aria innocente al suo osservatore, che stava consultando un antico tomo rilegato. Giles si accorse che la bionda cacciatrice lo stava fissando con quell’aria che dice: “io so qualcosa su di te che tu non vuoi ammettere”.

"Cosa c’è, Buffy?", chiese esitante.

"Ho sentito che è passata di qui la nuova inquilina della casa di Willow. Mi sembra si chiami Anderson, no?"

"Ahem… sì è vero, perché?", rispose l’altro fingendo disinteresse per la cosa.

"Oh nulla. Mi chiedevo solo che tipo è, dal momento che sembra che Dawn e sua figlia siano diventate in breve tempo molto amiche."

"Oh, bhe non saprei che risponderti. Ci ho parlato solo per poco. Ha dato un’occhiata in giro poi è andata via… è davvero una bellis… - notò lo sguardo divertito di Buffy – oh ma non è ora che tu vada di pattuglia?"

"Mmm… - mugugnò con disappunto la ragazza – è vero. "

Si avviò verso la porta, ma prima di uscire disse: "Comunque si vede lontano un miglio che le piace…"

La faccia di Giles si avvicinò fortemente al colore del pomodoro.


Spike riuscì finalmente ad afferrare il vampiro, al che Buffy non esitò a piantargli un paletto dritto nel cuore. Mentre l’essere veniva ridotto in cenere la ragazza notò che il vampiro ossigenato la stava fissando: "Che c’è adesso?"

"Oh… nulla… è che non posso fare a meno di trovarti sempre più sexy quando stai lottando… sarà una sorta di deformazione professionale…"

Buffy non aveva voglia di litigare quindi la prese come una battuta, pur sapendo che non lo era affatto.

Per non rischiare di giocare troppo col fuoco Spike cambiò discorso:"E come sta la piccola Dawn? Sempre ligia e diligente studentessa?"

"Sì, nonostante la tua influenza… meno male che io riesco a farla studiare, e anche Tara mi aiuta molto in questo campo. Ieri abbiamo conosciuto la figlia della nuova governante ed inquilina della casa dei genitori di Willow, si chiama Jean, una ragazzina davvero carina. Ha 2 anni in meno di Dawn, anche se dimostrano più o meno la stessa età… bhe non capisco bene come, ma tra lei e Dawn è nato subito qualcosa. Non riesco bene a capire cosa, ma si vede subito che c’è qualcosa."

"Ehi, non vorrai dirmi che anche Dawn, come Willow, è…"

"Ma dai! Ha solo 17 anni! E comunque anche se fosse la cosa non mi darebbe molto fastidio credo, sì forse sarei un po’ sorpresa all’inizio e magari troverei il tutto un po’ strano, ma in fondo non ci vedrei nulla di male. Te l’ho mai detto che ho avuto una leggera, anzi molto più che leggera, cotta per Faith?"

Spike sgranò gli occhi: "Ma dai, tu e Faith…"

"Bhe pochi hanno capito come stavano le cose, forse nemmeno io e lei. Ma sai noi siamo al medesimo tempo simili e diversissime, ed entrambe siamo cacciatrici… era inevitabile che tra noi ci fosse attrazione…"

"Ma avete fatto…"

Buffy lo guardò scandalizzata: "Questo non te lo dirò mai!"

Spike sollevò un sopracciglio e aggiunse mormorando mentre la bionda cacciatrice si allontanava: "Questo mi sembra proprio un sì…", quindi la seguì accendendosi una sigaretta.


Il giorno seguente Dawn e Jean stavano andando a scuola insieme. Entrambe erano silenziose e guardavano a terra. Dawn improvvisamente si fermò e si rivolse all’altra: "Oh Basta Jean! Parliamone… sai bene di cosa dobbiamo parlare…"

Jean annuì: "Io… io… non so che mi stia capitando. Stanotte non ho dormito, ho pensato a te, a quello che è successo ieri… a noi…"

"Sì – confermò Dawn – anche a me è capitata la stessa cosa."

"Quello che mi spaventa è che non mi è mai successo nulla di simile. Sai io e mamma abbiamo girato continuamente negli ultimi 2 anni, fermandoci pochissimo nelle cittadine in cui ci trasferivamo, quindi ho avuto poco tempo per fare amicizie…"

"Qui non stiamo parlando di amicizia Jean, tra noi c’è qualcosa di più… non so spiegarlo nemmeno io. Prima pensavo fosse una semplice cotta, anche se verso una ragazza non mi è mai successo… ma poi ho capito che non era così. Io non ho mai provato verso nessuno, quello che provo per te… Cioè voglio molto bene ai miei amici e tra e me e Buffy c’è molto più di un semplice affetto tra sorelle… ma questo, questo è un sentimento nuovo per me. Quando non ci sei io non riesco a concentrarmi, penso sempre a te… e sto anche male, non in senso fisico, ma psichico…"

Jean abbassò lo sguardo: "Mi spiace Dawn…"

Dawn arricciò il sopracciglio: "E di cosa?"

"Di causarti dolore…"

Dawn le sollevò dolcemente il viso e la guardò negli occhi: "Non sei tu a causarmi dolore, è il tuo non esserci a farmi male… Quando sto insieme a te, invece, sono veramente felice, mi sembra che ogni problema sparisca."

"Anche per me è così… quando sei vicina a me la mia mente si libera da ogni pensiero negativo… non so spiegarmi bene…"

"Ho capito perfettamente Jeanie…"

Era la prima volta che una persona diversa da sua madre la chiamava così, ma che fosse Dawn a farlo era per lei fonte di grande gioia. Tuttavia capiva che ancora non si erano chiarite del tutto.

"Dawn, pensi che io… noi siamo… ahem… come Willow e Tara?"

"Intendi lesbiche?"

Jean annuì arrossendo.

"Non lo so davvero. In fondo tu hai solo 15 anni ed io 17, penso sia ancora un po’ presto per darci definizioni così drastiche. Ma alla fine a me importa solo di stare con te, non mi interessa niente altro."

"E allora cosa facciamo?"

"Bhe direi che possiamo fare esattamente quello che fanno tutte le amiche alla nostra età: chiacchieriamo, studiamo insieme, magari qualche volta andiamo al cinema o a prenderci un gelato insieme…"

Jean annuì, ma aggiunse: "C’è una cosa però che voglio fare insieme a te, ma non credo si faccia tra amiche…"

Dawn aggrottò pensierosa la fronte, ma in un attimo comprese ciò che intendeva Jean. Le prese delicatamente il mento e la baciò sulle labbra. All’inizio fu un bacio leggero, ma poi le labbra si dischiusero e le lingue vennero delicatamente a contatto. Non fu lungo come bacio, ma per entrambe durò un’eternità. Dawn sussurrò all’orecchio di Jean: "Possiamo farlo ogni volta che ci va, Jeanie…"


Era Venerdì, il pomeriggio calava inesorabilmente. Buffy si stava allenando con Giles, che sembrava un po’ fuori fase, mentre Anya badava al negozio e Xander era ancora al cantiere, ultimamente aveva molti straordinari da fare. Willow e Tara stavano studiando, mentre Spike era ancora nel mondo dei sogni. Dawn e Jean erano in camera della prima a studiare. Ormai erano sempre insieme e ogni giorno che passava capivano quanto si volessero bene. Dawn era un po’ nervosa. Stava per compiere un passo di importanza non indifferente, e sperava che Jean fosse pronta per quello.

"Jean… - iniziò esitante la ragazza castana – dovrei domandarti una cosa."

"Dimmi pure!", rispose un po’ distrattamente l’altra.

"Ecco vorrei chiederti se domani sera ti va di uscire con me…"

"Bhe certo, che problema c’è?", aveva appena finito la frase, quando alzò la testa stupita e guardò Dawn dritta negli occhi.

"Mi stai chiedendo di uscire con te? Cioè un appuntamento?"

"Ecco, sì. Ovviamente se la cosa non ti va…"

Ma Jean era radiosa. Cercò di balbettare qualcosa, ma Dawn l’anticipò: "E’ un sì?"

Jean annuì piano e poi baciò focosamente l’altra ragazza, che pensò: “decisamente è un sì!”


L’allenamento di Buffy e Giles fu interrotto dal tossicchiare di Anya.

"Che c’è?", domandò l’uomo.

"Bhe ci sarebbe di là la signora Anderson, sta cercando un volume sui demoni, non sapevo cosa fare, quindi eccomi, lo chiedo a lei!"

Giles visibilmente ansioso si affrettò a rientrare nel negozio. Salutò la signora Anderson e chiese premurosamente cosa desiderasse, mentre Anya e Buffy lo guardavano incuriosite.

"Bhe, ecco signor Giles…"

"Mi chiami pure Rupert…", disse un po’ impacciato Giles.

"Ma certo, lei mi chiami Gillian allora, anzi faccia direttamente Gill, è più bello, non trova?"

"Decisamente… Gill."

Entrambi sorrisero, poi Gillian continuò: "Sto cercando un libro che tratti di demoni, una sorta di dizionario dei demoni… o roba simile… ne avete?"

"Ecco, sì, abbiamo qualcosa di simile. Ma, se posso chiederle, a che le serve?"

"Oh, non si preoccupi, non sono una pazza o una fanatica di qualche setta, è solo per curiosità. Sa l’occulto ha il suo fascino, lei dovrebbe saperlo beh".

Giles arrossì come uno scolaretto, mentre Buffy ed Anya trattenevano a stento il proprio divertimento. Quindi cercò e porse alla donna un grosso volume, che ovviamente non conteneva informazioni pericolose. Questa lo ringraziò, assicurando che l’avrebbe restituito al più presto, quindi salutò e uscì.

Giles non poté fare a meno di seguirne la figura sinuosa con lo sguardo e la mascella penzoloni. Quando si girò incontrò però lo sguardo inquisitore di Buffy e sbottò: "Ok, ok! Quella donna mi piace parecchio, non dovrebbe stupirti dato che è bellissima, di ottima conversazione e molto simpatica!"

"La ringrazio Rupert… - si inserì Gillian, che era nel frattempo rientrata nel negozio – Avevo dimenticato qui il mio soprabito! A presto…", quindi uscì nuovamente.

Giles sembrava sul punto di svenire, ma Buffy lo salvò affermando semplicemente: "Lei non sembra affatto mal disposta nei tuoi confronti… Rupert…".

Al suono del suo nome non poté, però, trattenere le risate, che finirono per contagiare anche Giles. Presto però tutti tornarono seri, poiché quella richiesta era sembrata piuttosto strana e spesso dietro una bella facciata si nasconde il male peggiore. “Terrò d’occhio lei e la figlia”, si ripromise Buffy.

"Ben svegliata amore – sussurrò Willow a Tara il mattino seguente – come hai dormito?"

"Se mi avessi lasciata dormire, avrei dormito bene…", rispose con un magnifico sorriso la strega bionda. Dopo un lungo bacio chiese: "Ma che ora è? Sembra piuttosto presto…"

"In effetti sono solo le otto, cara… possiamo stare ancora a letto a coccolarci un po’, tanto è Sabato e probabilmente Dawn e Buffy dormono ancora parecchio."

Fu subito smentita da un forte rumore metallico proveniente dal piano inferiore. Velocemente si infilarono le rispettive vestaglie e scesero, per trovare Dawn alle prese con del riottoso pentolame. Questa le guardò con espressione colpevole: "Mi spiace di avervi svegliate… o interrotte…"

Le due ragazze arrossirono, ma poi Tara chiese: "Ma che ci fai in piedi a quest’ora di Sabato mattina?"

"Wow! È Sabato!!! Davvero non potevo aspettare, questa giornata splendida me la devo vivere tutta!"

Le due streghe la guardarono senza capire, ma rinunciarono all’impresa e si accinsero a preparare la colazione.

Buffy si alzò parecchio più tardi, quando tutte e 3 le altre ragazze erano vestite e lavate a puntino.

"Ti abbiamo lasciato un paio di sandwich e del caffè, Buffy", le disse Willow.

"Mmm… grazie…", borbottò la cacciatrice visibilmente provata.

"Ehi! Ieri sera ci siamo date alla pazza gioia, vedo…"

"Già, dopo la ronda sono andata al Bronze con Spike… pessimo errore. Non reggo così bene come lui o Faith… e ora ho la testa che pesa come fosse fatta di piombo…"

Willow si chiese come mai avesse nominato Faith. Difficilmente Buffy la nominava. Sospettava che loro due fossero molto più amiche di quanto lasciassero ad intendere e che il tradimento dell’altra cacciatrice avesse ferito moltissimo Buffy. Ma si astenne da domande sull’argomento.

"E’ Sabato!! Yeah!!!", gridò Dawn mentre guardava le previsioni del tempo in tv. Le altre la guardarono come fosse pazza, e la ragazza castana arrossì e tentò di farfugliare qualche spiegazione decente a questa sua apparentemente infondata gioia.

"Sembra che a Dawn piaccia davvero molto il Sabato… - disse Tara – mi chiedo se sia dovuto al fatto che non ci sia scuola…"

"Ma no! Come si fa ad essere felici di non andare a scuola?", chiese sinceramente sconcertata Willow, tuttavia notando le facce divertite di Tara e Buffy decise di lasciar cadere l’argomento. Dopo poco Buffy decise di andare a fare un po’ di allenamento mattutino per farsi passare i postumi, mentre Tara andò a rassettare un po’ la camera che condivideva con Willow. Questa era rimasta sola con Dawn, che le si avvicinò con aria interrogativa.

"Che c’è? – domandò Willow accorgendosi dell’espressione dell’altra – Hai bisogno di qualcosa?"

"Bhe ecco, vorrei chiederti un consiglio… è una faccenda un po’ personale, da cui, almeno per ora, vorrei tenere fuori una certa ragazza bionda… sai com’è, a volte Buffy è veramente iperprotettiva nei miei confronti, non ti sembra?"

"In effetti non hai tutti i torti, Dawn. Comunque cos’è questa faccenda? Hai per caso bisogno d’aiuto nello studio? C’è qualcosa che non capisci?"

"Ahem… non è proprio questo… vedi stasera dovrei uscire…"

"E che problema c’è?"

"Bhe… ecco… non sarò sola… ma accompagnata, capisci?"

Dopo qualche secondo di perplessità, l’espressione di Willow mostrò decisamente che aveva compreso. Cominciò a tossicchiare un po’, a guardarsi intorno con i profondi occhi verdi, poi farfugliò: "Ecco, credo di non essere proprio la persona adatta… sai non è solo per il fatto che non ho mai avuto molta esperienza nel campo, ma anche perché in generale i ragazzi mi hanno sempre interessato poco da quel punto di vista, a parte forse Oz…"

"Proprio per questo penso che tu possa aiutarmi meglio di altre…"

"Ma, non capisco…"

"Vedi… non so come dirtelo… stasera non esco con un ragazzo…"

"Ah… esci con una amica… bhe non sarà mica la prima volta, no? Posso darti solo i soliti avvertimenti, cioè di stare attenta e non fare stupidate…"

"No, non ci siamo proprio capite… stasera esco con una ragazza, ma non come una semplice amica… non so se mi capisci…"

L’espressione di Dawn era inequivocabile, e Willow finalmente arrivò a capire cosa intendeva l’amica.

"Intendi che… tu e una ragazza… voi uscite insieme?"

"Bhe sembra proprio di sì…"

"Vuoi dirmi che anche tu sei una…"

"Bhe ecco non so se siamo davvero lesbiche, magari è solo una cotta, qualcosa di passeggero, però se devo dirti la verità anche a me i ragazzi non sono mai interessati in quel senso finora… "

"Ma lei chi è?"

"E’ la figlia della governante dei tuoi, Jean."

"La piccola Jean, ma anche lei intende la cosa come lo fai tu?"

"Sì, di questo ne sono sicura. Ne abbiamo parlato. Il problema è che non so come comportarmi. Dovrei fare come farebbe un ragazzo?"

"No, questo no. Tu devi sempre essere te stessa, in ogni situazione. So che a volte è difficile, ma quando fingi di essere qualcuno o qualcosa che non sei finisci sempre male… io lo so per esperienza, davvero. Per il resto non saprei che dirti. So che a volte è difficile capire cosa si prova davvero, ma alla fine lo si comprende sempre, fidati."

"Mmm… sì, capisco. Ma io chiedevo consigli un po’ meno generici, su come comportarmi nella pratica."

"Forse non sono la persona più adatta… magari Tara saprebbe consigliarti meglio."

"Bhe vedi… non so. Tara si comporta con me come un’altra sorella maggiore, mentre tu…"

"Intendi che io sono quella che ti vuole meno bene?", chiese triste Willow.

"No, no! È che tu sei più un’amica. Con te mi trovo più a mio agio a parlare di queste cose che con Buffy o Tara, che sono sempre troppo protettive verso di me…"

Il sorriso di Willow era solare, lei e Dawn erano quindi come delle complici… sì! La parola le piaceva. Rimaneva il fatto che non sapeva bene cosa dire alla ragazza. Ma questa risolse il problema dicendo: <>

Willow annuì, soddisfatta di essere stata d’aiuto a Dawn.


Il sole era ormai calato e la notte era scesa su Sunnydale. Dawn era ormai quasi arrivata a casa di Jean. Ovviamente Buffy le aveva fatto ogni raccomandazione possibile, anche se Dawn non era l'ultima delle sprovvedute. Sapeva bene che a Sunnydale di notte bisognava stare sempre in guardia, ma sapeva anche che la cacciatrice era a pattugliare e che i cattivi ci avrebbero pensato due volte prima di farsi vedere apertamente in giro. Più che altro l’aveva stupita il fatto che Buffy non le avesse fatto troppe domande per scoprire con chi usciva. Forse quando aveva notato la reticenza di Dawn nel risponderle aveva capito che era meglio lasciar perdere. Ma la giovane ragazza era ormai giunta alla meta, e l’ansia le attanagliava lo stomaco, mentre l’eccitazione le faceva battere il cuore a mille. Ci volle un po’ prima che si decidesse a suonare il campanello, ma quando Jean le aprì il suo primo pensiero fu: “E’ bellissima!”

"Ciao!", la salutò un po’ impacciata la ragazza bionda.

"Ciao…", rispose lei.

Dopo aver salutato la signora Anderson, che ripeté le solite raccomandazioni, si avviarono al cinema. Avevano infatti concordato di vedere un film insieme e poi andare a bere qualcosa in una tavola calda vicina. Dopo pochi passi Dawn si fermò.

"Che c’è?", chiese Jean.

"Ecco… vedi…", non sapendo come parlarne Dawn decise di agire. Il bacio fu lungo e sensuale, il migliore che si fossero date fino allora.

"Era da quando mi hai aperto la porta che desideravo farlo, Jeanie…"

"Ne sono felice, Dawn…"

Tenendosi per mano si avviarono al cinema.

Il film non era certo di quelli memorabili, ma nel buio della sala le due ragazze poterono baciarsi senza troppi problemi.

"Prendiamo due frullati di fragola e panna…", comunicò Dawn alla cameriera.

"Sai sto proprio bene insieme a te, Dawnie… tu, bhe tu mi piaci davvero moltissimo…"

"Anche tu, sai? – rispose l’altra guardandola intensamente e tenendole le mani – Mi piaci dal primo istante in cui ti ho vista, quella sera al Bronze. Oggi ne ho parlato con Willow…"

"Davvero? Cosa ti ha detto…"

"Di non preoccuparmi di cosa pensa la gente e di dare una definizione al nostro rapporto, ma di capire solo cosa proviamo l’una per l’altra…"

"E tu cosa provi?"

Dawn osservò i bellissimi occhi dell’altra, le sottili ma intense labbra, la sua pelle chiara e morbida.

"Io, sì io credo proprio di essermi innamorata di te…"

Jean la guardò sorpresa. Fino ad allora non aveva mai pensato a quello, ma ora capiva che anche lei provava i medesimi sentimenti, ma cosa più importante che solo stando con lei era felice davvero.

"Forse ho fatto male a dirti questo… probabilmente tu non ti senti ancora pronta…", Dawn fu interrotta dal bacio di Jean, che poi le sussurrò: "Anche io sono innamorata di te, Dawnie… vuoi essere la mia fidanzata?"

La risposta affermativa di Dawn giunse sotto forma di un profondo bacio.


Tara e Willow erano esauste ma felici. Avere tutta la casa per loro aveva permesso alle due streghe di sperimentare della magia sessuale, una tecnica orientale che necessitava di spazio e di parecchia energia, ma era anche molto appagante. Dopo essersi vestite si prepararono qualcosa da mangiare, in quanto aveva bisogno di recuperare le forze.

Anya e Xander stavano abbracciati dopo aver fatto molto sesso.

Buffy e Spike pattugliavano la zona del cimitero, con il vampiro che cercava di farsi raccontare dalla bionda cacciatrice qualcosa in più riguardo al suo rapporto con la bruna Faith. Ovviamente i suoi tentativi servivano solo a far arrabbiare Buffy, che sull’argomento aveva la bocca cucitissima. Dopo la caccia si rilassarono facendo sesso nella cripta del biondo non morto.

Giles era a casa ad ascoltare un vecchio disco e a sorbirsi in pace il proprio whisky serale, quando d’un tratto bussarono alla porta del suo appartamento. Sorpreso, difficilmente infatti riceveva visite a quell’ora, aprì chiedendosi chi poteva essere. Fu ancora più sorpreso quando vide che si trattava della rossa signora Anderson.

"Salve, Rupert. Mi spiace darle questo disturbo, ma vorrei domandarle urgentemente qualcosa."

"Prego, si accomodi Gill. Vuole qualcosa da bere?"

"Non mi giudichi male, ma quello che sta bevendo lei va benissimo, mi serve qualcosa di forte… decisamente."

Dopo averle versato in un bicchiere due dita di liquore Giles chiese cortesemente cosa desiderasse.

"Cosa sa del demone chiamato Pazuzu?"

"Mmm… ha letto di lui nel libro che le ho prestato?"

"Ecco… sì…"

"Bhe, vediamo. Se non ricordo male è decisamente potente. Si fa vedere spesso nel nostro mondo, forse è uno dei demoni che traffica più spesso con gli essere umani. Ovviamente se esistesse…", si corresse prontamente Giles, che per un attimo aveva parlato come ad un membro della gang.

"Parli pure liberamente con me, Rupert. So che lei, e i suoi amici, sapete più cose di quanto vogliate dare a bere, e che il vostro negozio è più che altro una copertura per qualcosa d’altro."

"E come l’ha capito?", chiese Giles fra il preoccupato e il sorpreso.

"Bhe si da il caso che anche le donne abbiamo cervello, signor Giles – ribattè la rossa – e io so usare il mio. Chi mai penserebbe di vivere tramite un negozio come il Magic Box? E se anche si potesse, dentro lì ho visto volumi e cose, decisamente troppo strane, o troppo poco strane per essere cianfrusaglie senza valore."

"Ammetto che con un po’ di logica ci si possa agevolmente arrivare, in effetti. Comunque è vero, noi ci occupiamo anche di altro…"

"Bhe a me non interessa di cosa vi occupiate. Le chiedo solo di dirmi quello che sa su questo Pazuzu. Soprattutto quanto è potente e se si può sconfiggere o cacciare in qualche modo."

Giles si fece pensieroso e con aria grave chiese: "Prima mi dica che contatti ha o ha avuto con questo demone…"

Dopo un sospiro Gillian raccontò all’osservatore la sua triste terribile storia.


Uscite dalla tavola calda Dawn e Jean iniziarono a camminare tenendosi per mano. Ogni pochi passi si fermavano per baciarsi.

"Ti voglio davvero bene, Jeanie…"

"Anche io, lo sai… e poi ora siamo fidanzate, no?"

Sorridendo Dawn la baciò di nuovo, le labbra si incontrarono e poco dopo anche le lingue si sfiorarono delicatamente, per poi lanciarsi in un più profondo e sensuale bacio.

"Ma guarda… non è cosa da brave ragazzine questa, belle!", le interruppe una voce roca.

Girandosi le due videro un vampiro che le guardava famelico.

"Un vampiro! – gridò Dawn – Jean scappa!"

L’altra era impaurita e desiderava molto scappare, ma non poteva lasciare l’amata: "Non posso lasciarti Dawnie…"

"Fai come ti dico stupida, corri!"

Jean iniziò ad indietreggiare, stava per voltarsi e scappare quando il vampiro con velocità sovrumana si avventò su Dawn, la quale cercò di svincolarsi, ma fu afferrata ugualmente.

"Un ottimo aperitivo sarai, carina…", disse sogghignando il vampiro.

A quella vista qualcosa in Jean cambiò. In pochi secondi i suoi capelli si fecero neri come la pece, mentre gli occhi iniziarono a brillare di un malsano rosso pulsante, lunghi artigli neri le spuntarono dalle dita, mentre sulle articolazioni spuntavano punte ossee lacerandole i vestiti. Il vampiro si accorse che qualcosa non andava, ma fece appena in tempo a vedere le zanne di Jean spuntare dal suo ghigno, prima che questa le staccasse la testa con un’artigliata riducendolo in cenere.

Dawn era ancora più terrorizzata: "Jean… Jean sei tu?"

L’altra stava immobile nel punto in cui aveva distrutto il vampiro. Quindi si voltò e guardò Dawn.

"La tua anima… così pura… così bella… così succulenta", con voce irriconoscibile l’essere che era stato Jean si avvicinò lentamente a Dawn, ancora paralizzata dal terrore. Quando si trovava a pochi centimetri da lei alzò gli artigli pronta a colpire, ma esitò.

In quel momento Buffy e Spike si lanciarono contro di lei, colpendola e mandandola a sbattere contro il vicino cassonetto dei rifiuti. Rialzatasi colpì Spike sventrandolo, ma Buffy riuscì a schivare il colpo e a colpirla con una serie di calci fortissimi, fino a costringere l’essere a scappare arrampicandosi sul muro e scomparendo sul tetto dell’edificio.

"Cosa diavolo era?", chiese Buffy alla sorella. Questa però riusciva solo a balbettare sotto shock: "Jean… Jean… Jean… "


Giles e Gillian entrarono precipitosamente a casa di Buffy. Dawn era stesa sul divano attorniata dalle altre donne di casa. Tara le stava facendo bere una tisana calmante, mentre Buffy camminava nervosamente su e giù per la stanza.

"Finalmente siete arrivati…", li salutò freddamente Willow.

"Cosa è successo? Dov’è Jean?", chiese subito Gillian.

"Non siamo ancora riuscite a capire bene cosa sia accaduto, Dawn è sotto shock. Io e Spike stavamo pattugliando, quando abbiamo visto una creatura demoniaca che stava attaccando Dawn… siamo riusciti a farla fuggire, ma lei si è solo messa a farfugliare."

Giles e Gillian si guardarono, poi l’uomo disse: "Abbiamo un sospetto su chi fosse quel demone…"

Buffy, Tara e Willow li guardarono incuriosite ma la prima a parlare fu Dawn: "E’ Jean… lei… era Jean…"

"Ma cosa sta dicendo? Che Jean è un demone?"

"Un mezzo demone per essere precise… - continuò sconsolata la signora Anderson – Ho già raccontato tutto a Rupert… forse è meglio che sia lui a raccontarvi tutto… io, io ho bisogno di bere qualcosa, ma prima…". Fece per avvicinarsi a Dawn, ma Buffy si mise in mezzo chiedendo minacciosamente cosa volesse da sua sorella.

"Nulla… solo vorrei che potesse raccontarmi come è successo il tutto…"

"Non credo sia in grado di farlo, signora Anderson."

"No, ce la faccio Buffy. La tisana di Tara mi ha fatto riprendere davvero!", ribatté Dawn con un filo di voce. Era ancora pallidissima, ma lo sguardo aveva perso il tipico vacuo dello shock. In breve tempo raccontò dell’attacco del vampiro e della trasformazione di Jean. Mentre Tara dava la tisana anche a Gillian, che non era riuscita a trattenere le lacrime, Giles raccontò la storia di Gillian.


Esiste un demone di nome Pazuzu, molto potente, ma che proprio a causa della propria potenza non è in grado di rimanere quanto vorrebbe nel nostro piano di esistenza. Egli però è molto attratto dalle anime degli esseri umani, che sono il suo nutrimento preferito e da tempo immemore cerca un modo per poter esistere per lungo tempo nel nostro mondo. Sembra che ora abbia trovato un modo, cioè il concepire con una femmina umana un essere metà demoniaco metà umano, del cui corpo si impadronirà e userà come ricettacolo della propria essenza.

Quando Gillian era ancora una ragazza conobbe un uomo molto affascinante, non starò qui a riferire ogni dettaglio del loro incontro, sta di fatto che egli la sedusse e dopo una notte d’amore sparì. Quella notte Gillian concepì una figlia. Cercò a lungo notizie dell’uomo, ma questi si era volatilizzato nel nulla, finché il giorno del parto ricomparve misteriosamente. Guardò la propria figlia, quindi mostrò a Gillian la propria vera identità. Era Pazuzu. Disse che in futuro avrebbe reclamato il corpo di sua figlia e sparì nuovamente. Per lungo tempo Gillian ritenne che tutto fosse stato una sorta di allucinazione dovuta al trauma del parto, e non si soffermò mai troppo a riflettere sul fatto che Jean non si è mai ammalata in tutta la sua vita. Si sposò, trovando un padre alla propria figlia, che cresceva come una bambina normalissima.

Ma il fato di Jean era in agguato. Due anni fa accadde la tragedia. Gillian, suo marito Scott e Jean stavano cenando come ogni sera, quando qualcuno suonò il campanello. Gillian andò ad aprire e inizialmente non riconobbe la figura nella penombra, ma da essa emanava un fortissimo sentore di malvagità e potenza che non ci mise molto a capire chi fosse quell’uomo. Era il padre di Jean, Pazuzu. Senza dire una parola questi entrò in casa, mentre Gillian era completamente paralizzata. Pazuzu entrò in sala da pranzo, al che Scott si alzò domandando allo straniero chi fosse. Senza rispondere l’essere in forma umana guardò Jean, incrociandone lo sguardo. Gli occhi di entrambi iniziarono a risplendere di un malsano bagliore rosso, quindi avvenne la trasformazione. Jean mutò nell’essere che ha visto Buffy e Pazuzu le ordinò senza proferire verbo di uccidere il patrigno che per lei era sempre stato come un padre. Pochi secondi e il corpo senza vita di Scott cadde a terra. Gillian si trascinò in stato di semi incoscienza in sala da pranzo, giusto per vedere Pazuzu che prendeva tra le mani la testa di Jean per poi dire: "Ancora non sei pronta figlia mia. Ma presto tornerò da te". Con voce inumana la ragazza rispose: "Lo so padre mio",

Quindi madre e figlia svennero.”


"Mia figlia non ha nessun ricordo delle sua azioni da trasformata. È come se le due sue metà, quella umana e quella demoniaca siano completamente scisse l’una dall’altra. Io ebbi abbastanza presenza di spirito per studiare una convincente storia, dissi che era stato un tentativo di rapina. Persino Jean ritiene che sia questa la causa della morte di Scott. In seguito comunque decisi di partire e ritornai qui in America. Qui abbiamo girato per due anni, senza mai fermarci, speravo in fondo al cuore di sfuggire a Pazuzu, ma ovviamente mi sbagliavo. Questa notte l’ho sognato, mi chiedeva se ricordavo che giorno è domani…"

Con un sospiro aggiunse: "Ora lo ricordo. Domani saranno passati esattamente sedici anni dalla notte in cui concepii Jean…"

Dopo qualche attimo di silenzio Buffy disse risolutamente: "Quindi Pazuzu vuole il corpo della propria figlia per poter esistere a lungo nel nostro mondo. Il che è male, penso. Tutto ciò che dobbiamo fare è impedirgli di prendere possesso di Jean. Diamoci da fare, dobbiamo trovare un modo di sconfiggere questo Pazuzu."

Il gruppo si avviò al Magic Box per mettere a punto un piano d’attacco.


Da più di un’ora la gang al completo, mancava solo Spike, che si stava riprendendo dall’attacco di Jean, stava studiando un piano per fermare Pazuzu. A quanto avevano letto era un demone molto potente e non sarebbe certo stato facile sconfiggerlo. Tuttavia aveva un punto debole. Finché non avesse preso possesso del corpo della figlia i suoi poteri erano molto limitati, in quanto la sua manifestazione nel mondo fisico era molto limitata. Non era però il caso di prendere la questione sottogamba, poiché rimaneva sempre un pericolosissimo avversario.

"Dobbiamo anche puntare sulla superbia, è molto superbo a quanto mi hanno raccontato – stava spiegando Anya – io non l’ho conosciuto, anche perché lui è sempre stato molto invidioso dei demoni che come me hanno, o meglio avevano, molto a che fare con gli umani. Comunque è sempre stato molto temuto e non va affatto sottovalutato."

"Noi stiamo preparando un incantesimo che dovrebbe danneggiare la connessione col piano demoniaco, indebolendolo. O almeno è quello che speriamo succeda…", comunicò Tara.

Dawn e Gillian erano di poco aiuto, entrambe erano disperate per il pericolo che correva Jean. Cercavano di pensare a qualcosa, ma gli era impossibile.

Il problema primario era trovare Jean e Pazuzu. Il rituale di possessione richiedeva parecchio spazio libero, possibilmente un campo aperto, senza alberi, pali o cose simili. Fu Xander ad avere l’intuizione: "Il campo da football! È perfetto: aperto, ma anche piuttosto appartato. Vedi Anya che serve a qualcosa guardare le partite sdraiato sul divano?"

Mentre uscivano diretti al campo incontrarono Spike, cui fu affidata la missione di avanscoperta, per essere sicuri che i due fossero davvero lì. Giunti all’esterno del piccolo stadio incontrarono il vampiro biondo descrisse loro la situazione: "Sono entrambi all’interno, stanno facendo dei disegni con la polvere di gesso sul terreno. Sembrano piuttosto impegnati. A proposito, Pazuzu è in forma umana, mentre la ragazza… bhe non è proprio come prima…"

Entrarono di soppiatto nello stadio. La situazione era quella descritta da Spike, solo che in quel momento Pazuzu e Jean si erano seduti all’interno di una intricata figura esoterica. Erano molto concentrati, probabilmente il rituale stava iniziando. Senza perdere altro tempo Buffy caricò la balestra mirò al demone in forma umana e tirò. La freccia si fermò a pochi centimetri dalla pelle dell’essere, quindi cadde a terra.

"Bene, è ora di fare sul serio!", esclamò Buffy lanciandosi su Pazuzu.

Questa volta l’essere fu costretto a perdere la concentrazione, la serie di colpi della cacciatrice lo mandò a sbattere parecchi metri più in là. Rialzandosi Pazuzu sorrise e disse: "Benvenuta cacciatrice…"

Improvvisamente una accecante luce rossa scaturì dal suo corpo e quando si attenuò Pazuzu era cambiato, aveva abbandonato il suo aspetto umano per uno più grosso e terribile: era cresciuto fino a circa 3 metri di altezza, una coda irta di aculei ne bilanciava l’andatura, mentre gli arti si erano muniti di artigli lunghi e forti. Tutto il corpo era coperto di aculei simili a quelli di un riccio, che lo rendevano difficile da colpire a mani nude. Il volto era divenuto bestiale, con una nera apertura al posto del naso, tre occhi sporgenti e rossi e una bocca larga ed irta di zanne storte ma acuminate.

Buffy e Spike lo attaccarono, ma con poco successo. Era dotato di una forza e di una velocità spaventose, tanto che la cacciatrice ed il vampiro si trovarono in netta difficoltà. Nel frattempo Tara e Willow stavano iniziando il loro incantesimo, mentre Giles e Xander tenevano d’occhio Jean, ancora in forma demoniaca, che al momento sembrava disorientata e incapace di agire coerentemente.

"Will, Tara datevi una mossa, cazzo!", urlò Buffy schivando per poco un fendente della coda di Pazuzu.

"Noi vi invochiamo Adonai ed Elohim, spiriti della luce. Respingete il male canceroso che è venuto nel nostro mondo. Noi vi invochiamo Adonai ed Elohim, spiriti della luce. Respingete il demone immondo donde è venuto. Noi vi invochiamo Adonai ed Elohim, spiriti della luce. Rispondete alla nostra supplica."

Al termine della formula dalle due streghe si irradiò una chiara luce, mentre Pazuzu sembrò accusare il colpo, cosa della quale Buffy e Spike sembrarono approfittare. Ma proprio quando il padre stava cominciando a soccombere qualcosa si attivò nell’essere Jean, che attaccò con vigore Giles e Xander, tramortendoli velocemente, spinse da parte Anya, mentre Dawn e Gillian guardavano terrorizzate incapaci di qualunque azione. In pochi secondi fu su Spike, piantandogli gli artigli nella schiena e lanciandolo lontano. Buffy riuscì a schivare i primi colpi e iniziò a lottare con il mezzo demone, permettendo a Pazuzu di recuperare le forze e unirsi al combattimento. Era chiaro che la cacciatrice non avrebbe resistito a lungo.

"C’è un solo modo…", sussurrò Tara a Willow.

"No! Non penserai davvero…", ma la strega bionda aveva già caricato la balestra e stava mirando all’essere mostruoso che era Jean. Tuttavia prima che potesse tirare il dardo Gillian la colpì alla testa col manico di un’ascia facendole perdere conoscenza.

"Mi spiace… ma non posso lasciare che qualcuno faccia del male a Jean…"

"No! Tara!", Willow accorse a vedere come stava la fidanzata.

"Gillian… anche per me non è facile, ma sa anche lei che c’è solo questo modo…", le disse Giles ancora scosso per il colpo ricevuto. Ma la donna scosse il capo, tuttavia sembrava meno convinta.

Buffy cercava di rispondere ai numerosi colpi che riceveva, ma cominciava a mancarle il fiato, mentre sentiva il dolore delle ferite ricevute. Era consapevole che presto avrebbe ceduto. Cercò Spike con la coda dell’occhio, ma lo vide anche privo di sensi a terra, non si sarebbe ripreso velocemente purtroppo.

Cosa diavolo stanno facendo gli altri?”, si chiese frustrata la cacciatrice.

"Signora Anderson, dobbiamo fare qualcosa!", gridò Willow.

Gillian sembrava indecisa, capiva forse che era la sola soluzione, ma d’altra parte non poteva lasciar morire la sua unica figlia. Sapeva infatti che dentro quell’essere ancora si nascondeva la sua piccola Jeanie.

"NO!", gridò improvvisamente Dawn, che fino a quel momento non aveva mai aperto bocca, sconvolta ancora da tutto quello che era successo.

Tutti si girarono a guardarla, ma lei corse verso Buffy e i due demoni, dicendo: "Ho capito! So quale è la soluzione…"

Arrivata vicino ai tre contendenti chiamò la ragazza: "Jeanie… Jeanie ti prego ascoltami!"

Inizialmente l’essere non le prestò attenzione, ma Dawn non si perse d’animo continuando a chiamarla, mentre Buffy le urlava di andarsene, di scappare. Improvvisamente la creatura demoniaca si fermò e si girò verso Dawn. Pazuzu invece continuò a colpire Buffy, ma nel frattempo ordinò a Jean: "Uccidila!"

Buffy capendo a chi si riferisse tentò di sganciarsi, ma ormai era debole e Pazuzu riuscì a trattenerla.

Jean si avvicinò all’altra ragazza. Dawn la guardò negli occhi e disse:"Jeanie… so che sei lì dentro. Ti vedo. Sei spaventata, ti senti colpevole, ti senti un mostro. Ti prego, riemergi, accetta quello che sei. Noi, io ti amo anche così, lo sai. La tua volontà è forte Jean, riprendi il controllo di te stessa e accetta ciò che sei. Se tu sei in grado di accettare te stessa anche noi lo saremo…"

L’essere aveva iniziato a sfiorare Dawn con le mani artigliate. Sembrava indeciso sul da farsi.

"Uccidila! Presto!", gridò Pazuzu visibilmente innervosito.

Jean alzò la mano artigliata, mentre Dawn la guardava piangendo. In un attimo tutti avevano trattenuto il fiato. Jean colpì. Le sue lunghe unghie penetrarono la carne della spalla della ragazza, che urlò per il dolore.

Tutti gridarono all’unisono: "No!!!!"

Ma Jean non lasciò cadere Dawn. L’afferrò delicatamente tra le braccia, mettendola sdraiata. Cominciò a cambiare. Il viso tornò quasi umano, a parte gli occhi rossi e le zanne simili a quelle dei vampiri. Le dimensioni anche si rimpicciolirono fino a quelle normali, mentre gli spuntoni sulle articolazioni sparirono.

"Ti amo anche io Dawnie…", disse con un roco sussurro.

Dawn sorrise e rispose: "Lo so…"

Jean si rialzò e si volse verso il demone. Questi lasciò Buffy e guardò la figlia.

"Padre! Non sei davvero stato un buon padre, sai? Hai fatto soffrire me e la mia famiglia. Hai fatto di me un essere mostruoso. Non posso perdonarti."

Con velocità sorprendente partì all’attacco. Pazuzu sembrò in difficoltà inizialmente, ricevendo diversi colpi e diverse ferite degli affilatissimi artigli del mezzo demone. Poi però sembrò recuperare terreno, Jean non poteva essere al suo livello.

"Ormai non so più che farmene di te, figlia! – disse sprezzante – Quindi ti uccid…"

Non fece a tempo a finire la frase, perché Buffy gli staccò di netto la testa con un’ascia.

Il capo mostruoso del demone rotolò a qualche metro di distanza: "…erò!", finì la frase la testa di Pazuzu. Poi si accorse di essere stata staccata dal resto del corpo e cominciò ad imprecare in una incomprensibile lingua, che tuttavia Anya e Jean sembravano capire abbastanza per volgere lo sguardo disgustate. Poi Jean si avvicinò alla testa dell’essere che era suo padre. Lo guardò brevemente, poi con il piede la schiacciò spiaccicandola al suolo.


2 SETTIMANE DOPO


Dawn era davanti a casa di Jean. Suonò il campanello. La signora Anderson aprì la porta, la salutò quindi chiamò la figlia. Inizialmente lei e Buffy erano state un po’ sorprese dallo scoprire che lei e Jean si volevano bene e stavano insieme, ma poi avevano capito che non era importante che fossero lesbiche o eterosessuali, le amavano comunque. Inoltre per Jean non era stato un periodo facile. Per vincere Pazuzu aveva dovuto accettare il suo essere in parte umana e in parte demone, fondendo le due personalità. In questo modo il demone non aveva più potuto prendere possesso del suo corpo e divorarne l’anima. Tuttavia accettare questo non era stato facile. Anya l’aveva aiutata molto, avendo vissuto una esperienza simile, le due erano diventate molto amiche. Era cambiata nel corpo e nella mente, ma era comunque Jean, e Dawn l’amava. Aveva dovuto imparare a controllare i suoi nuovi poteri, artigli retrattili capaci di sventrare un’auto, zanne (anch’esse retrattili per fortuna) forti e acuminate, una tremenda forza fisica, pelle molto resistente alle lacerazioni, vista capace di estendersi nello spettro dell’ultravioletto e dell’infrarosso e limitate capacità di comunicazione telepatica. Gli unici cambiamenti ben visibili comunque erano qualche centimetro in più di altezza, capelli neri come il giaietto, occhi viola scuro, che risplendevano di un bagliore rosso quando attivava la sua vista “speciale”. Ma nel profondo rimaneva la ragazza Jean Anderson, studentessa liceale come una qualsiasi ragazza della sua età.

Arrivata alla porta Jean salutò Dawn e le diede un lungo bacio. Quindi salutarono Gillian e si avviarono alla scuola.

"Sai che mamma ieri sera è uscita con Giles?", chiese Jean a Dawn.

"Ma dai? Finalmente le ha chiesto di uscire! Mi domandavo quando si sarebbe deciso… Sai come è andata?"

"A giudicare da come canticchiava felice stamattina direi molto bene!"

"Che bello! Forse così sarà un po’ meno rigido, che dici?"

"Sì, spero almeno! Ma basta parlare, perché non ci diamo ancora un bacio? Quello di prima non mi è bastato…"

"Nemmeno a me…", sorrise Dawn. Quindi si baciarono dolcemente.