ACASHA


Non abbassare la guardia!”

e’ colpa tua! Non vale combattere senza maglietta, mi distrai!”

In una bella palestra, due ragazzi si allenano. Le mani sono fasciate, i capelli di lei raccolti in una crocchia severa. Lui combatte a petto nudo, lei ha solo una vecchia canotta bianca. Si rincorrono, si avvinghiano con la scusa di combattere. E’ una buona scusa.

Improvvisamente Buffy atterro’ Spike. Una frazione di secondo, non di piu’. e si ritrovarono a terra. Lei sopra di lui...

Hai perso...”

Lui sorrise.

Finiscimi!”

La bionda sorrise, si chino’ verso di lui. Le loro labbra si sfiorarono. Prima delicatamente, poi sempre piu’ forte, in un bacio appassionato e selvaggio. Dopo quella che puo’ sembrare un’eternita’, si staccarono. Lui getto’ la testa all’indietro, ridendo.

Colpito al cuore!”

L’implacabile Buffy colpisce ancora! E vince...”

Spike le lancio’ un’occhiata superiore. Con un scatto rovescio’ la situazione. Ora c’era Buffy a terra. E lui sopra lei.

Io non ne sarei cosi’ sicuro, biscottino...!”

Un altro bacio. Sembrava impossibile staccarli. La mano di lui volo’ nei capelli biondi di lei. Sciolse quel nodo ostinato che li teneva su. Una cascata dorata ricadde sul viso di Buffy. Lei spostava le sue piccole mani sul petto di Spike. Scendevano incerte, poi risalivano su. Muscoli perfetti passavano sotto le sue dita. Si chiese come avesse fatto a resistergli per tanto tempo. Idiota! Ora avrebbe voluto solo recuperare tutto il tempo perso facendosi del male. Ferendosi a vicenda quando avrebbero potuto amarsi e basta. Ma perche’ pensare al passato? O al futuro? Vivi il presente senza troppe pretese e senza nessun rimpianto. Una buona filosofia di vita. L’aveva indottrinata Spike. Come sempre, aveva avuto ragione. C’era qualcosa su cui Spike avesse torto? Ci penso’ su. Ma ben presto si scoccio’ di pensare. Si abbandono’ a quel bacio delicato e passionale al tempo stesso. Come solo lui sapeva essere. La sua mano incontro’ quella piccola cicatrice, ricordo di cinque mesi prima, quando si era trovata faccia a faccia con il suo ex. Quando aveva creduto seriamente che non avrebbe piu’ rivisto Spike. Ma le cose erano andate diversamente. Molto diversamente. Per fortuna. Con le labbra ancora premute contro quelle di lui, Buffy scatto’ lateralmente, trascinandolo insieme a lei. E si ritrovo’ di nuovo sopra di lui. Si stacco’ livemente.

Ho vinto di nuovo...”

Mi arrendo...”

Di nuovo attaccati. Incapaci di staccarsi anche solo per riprendere fiato. Ma Spike non ne ha bisogno. E Buffy sta diventando campionessa mondiale di apnea. Pur di non lasciare andare quelle labbra gelide. Ma che diventavano improvvisamente bollenti al contatto con le sue. Labbra che mai avrebbe detto appartenessero ad un morto. Sentiva le dita di Spike sulla sua pelle. Dita abili e delicate. La sfioravano. Con una delicatezza ed un amore infinito.

Erano ancora impegnati in questa attivita’ (di gran lunga migliore dell’allenamento), quando un rantolo roco li fece girare di scatto verso la porta. Li’, girato di spalle e chiaramente seccato, stava il signor Giles. Aveva finito si’, con l’accettare la presenza di Spike nella vita di colei che considerava ormai una figlia a tutti gli effetti, ma era ancora lievemente seccato dalla sua onnipresenza. soprattutto quando gli toccava di trovarli avvinghiati come in quel caso...

non vorrei disturbarvi, ma il lavoro ci chiama...”

Buffy si sposto’ di lato, scivolando sul parquet della palestra. Sorrise imbarazzata all’uomo che la guardava altrettanto imbarazzato dalla porta. Giles sorrise, un sorriso appena percettibile, poi usci’. Spike e Buffy si guardarono. Scoppiarono a ridere. Era come essere tornati adolescenti per un attimo, con il genitore che rientra prima a casa a ti trova ad amoreggiare con il primo ragazzo. Divertiva entrambi. Un po’ tutto li divertiva, ultimamente. Spike rimise in fretta la maglietta nera, mentre Buffy raccoglieva i coltelli e il bastone che avevano usato durante la breve esercitazione precedente la loro performance. La aspetto’ sulla porta. Poi, scambiandosi uno sguardo divertito, entrarono nel Magic Box.


Eccoli, tutti attorno al tavolo. Buffy, Spike, il signor Giles, Willow, Anya e Dawn. Anche la piccola del gruppo era entrata ormai a farne parte a tutti gli effetti. Piccola...beh, non era poi cosi’ piccola...ormai aveva quasi diciotto anni. No, non era piu’ la piccola del gruppo, decisamente. C’era sempre quel posto vuoto, accanto ad Anya. L’avrebbero lasciato sempre cosi’. Sapevano che Xander ci sarebbe sempre stato. Dopo la sua morte Anya aveva proposto di riportarlo sulla terra come avevano fatto con Buffy, ma lei e Spike si erano opposti con tutte le loro forze. Anche Giles era stato contrario fin dall’inizio, a dir la verita’. Willow aveva preso per un po’ le parti di Anya, ma poi aveva capito che non sarebbe stato giusto. Dovunque Xander si trovasse in quel momento, Buffy sapeva che era felice. E che non sarebbe stato contento di essere strappato da li’. A quel commento, Willow l’aveva guardata con un’aria colpevole. Stava ancora pensando a quando aveva riportato in vita lei, strappandola dal paradiso dove si trovava. Ma quella era un’altra storia. Lei era la cacciatrice. Aveva troppe faccende in sospeso per restare beatamente lassu’ mentre il mondo andava in pezzi. E poi ora non avrebbe barattato la sua vita con nessuna promessa di un esistenza migliore. Aveva scoperto che non c’era bisogno di varcare le porte del paradiso per vedere un angelo...

Allora, cosa c’e’?”

Willow le porse un ritaglio di giornale. Buffy lo prese e lo guardo’.

E’ un omicidio...”

Non uno qualunque...”

Buffy si strinse nelle spalle.

A me sembra un normale omicidio. Compiuto da una persona normale. Non ci sono segni di morsi sul collo.”

Willow non mollava. Sembrava volesse arrivare pian piano al sodo.

L’hanno bruciata, Buffy!”

E’ terribile, lo so, ma non sono stati i vampiri...e credo nemmeno i demoni. L’assassino e’ un uomo in carne ed ossa...”

La cosa curiosa non riguarda l’assassino, ma la vittima.”

Willow, odio i giri di parole, ti prego, arriva al punto!”

La strega riprese il giornale. Porse a Buffy un disegno. Una riproduzione alquanto fedele di un bellissimo ciondolo. Era una stella a cinque punte racchisa in un cerchio. Un enorme rubino brillava al centro della stella. Accanto al disegno, un ritratto di donna. Non era bellissima, ma emanava una tale femminilita’, un tale fescino segreto da restarne ipnotizzati. Al posto dei capelli sulla sua testa ardeva una fiamma rossa e dorata. Gli occhi sembravano braci ardenti. Indossava un vestito lungo e stretto, color cremisi. In una pallidissima mano stringeva uno scettro. Sembrava un’antica divinita’. Buffy poso’ il ritratto sul tavolo. Guardo’ interrogativa Willow.

Sai cos’e’ quel simbolo? Il ciondolo, dico?”

Buffy scosse la testa. C’era un totale silenzio nel negozio, rotto solo dai respiri regolari dei presenti. Tutti gli occhi erano per Willow.

Il simbolo e’ comunemente chiamato ‘pentacolo’, e’ un potentissimo simbolo magico. E’ composto dalla stella a cinque punte e dal pentagramma, che sarebbe il cerchio perfetto che la racchiude. Le streghe lo portano spesso al collo come gioiello, simbolo di riconoscimento. Ora, questo ciondolo, e’ qualcosa di piu’ che un semplice monile. Si chiama ‘pentacolo di Acasha’. Ce ne sono quattro. Controllano i quattro elementi tramite la forza di quattro divinita’ antiche come il mondo. Quella che vedi nel ritratto e’ Brigit, dea dell’elemento fuoco. La prima guardiana...”

I ragazzi faticavano a stare dietro alla spiegazione della strega. Non riuscivano a trovare un collegamento con l’omicidio. E poi chi erano le guardiane? Buffy interruppe la ragazza.

Will...cos’e’ una guardiana?”

Le guardiane hanno il compito di proteggere e controllare questi ciondoli. Li ricevono per volonta’ delle dee e li portano fino alla morte. Poi i ciondoli, dotati di vita propria, vagano per il mondo alla ricerca di un’altra guardiana. Sono sempre donne, e sono streghe. Le streghe piu’ potenti, arrivate ad un livello di conoscenza altissimo, hanno il privilegio di custodire i quattro ciondoli. Ovviamente anche le guardiane sono quattro. Si riuniscono quattro volte l’hanno, nel giorno dei solstizi e degli equinozi. Praticamente ogni volta che inizia una nuova stagione. Sta a loro determinare piogge e siccita’, bel tempo, vento, fioriture e raccolti. E quando si incontrano buttano giu’ una specie di tabella di marcia degli elementi. Acqua, aria, terra e fuoco. In poche parole la vita del nostro pianeta dipende da quei quattro ciondoli. Senza di loro le stagioni si perderebbero, e il mondo morirebbe. Sono ciondoli votati al bene, ma questo non significa che qualcuno non li possa usare per fini malvagi...”

Buffy e gli altri cominciavano a capire. L’unica cosa che non afferravano era cosa c’entrasse tutta questa storia con l’omicidio.

Will, scusa, ma cosa c’entra con l’omicidio?”

La ragazza la guardo’ con aria grave.

La donna uccisa era una delle guardiane.”

E...e tu come lo sai? Non dovrebbero essere segretissime o cose del genere?”

L’ho sognato...”

Cosa?”

Ho sognato tutto l’omicidio. Quando stamattina ho letto il giornale non volevo crederci...ma ne sono sicura. Quella era una guardiana. Precisamente la guardiana del fuoco.”

Buffy sembrava piuttosto scettica.

Cosa te lo fa pensare?”

Ho fatto qualche ricerca. Ho letto attentamente l’articolo. Ho analizzato il mio sogno. Ne sono piu’ che convinta. E poi stamattina ho trovato questi due fogli vicino al mio letto...quelli che ti ho fatto vedere prima. Non credo siano pure e semplici coincidenze. Credo che le dee ci stiano chiedendo aiuto.”

Buffy era gia’ in piedi accanto alla porta.

Bene, e noi risponderemo. Willow, vieni con me, andremo alla casa di questa poveretta. Voi altri fate qualche ricerca su questi...pentacoli. vedete se riuscite a scoprire l’identita’ delle altre tre. Spike, tu vieni con noi...”

I tre si avviarono in silenzio verso l’abitazione della donna uccisa. Buffy si rivolse all’amica.

Ma cosa se ne fa un demone di quattro gioielli legati agli elementi?”

Willow continuo’ a camminare, parlando come se fosse in un sogno.

La piu’ grande catastrofe naturale mai accaduta...”

Cosa??”

La ragazza si fermo’, rivolgendosi alla cacciatrice e al vampiro che la osservavano preoccupati.

Ascoltate, potrebbe succedere di tutto anche con un solo ciondolo. Ma questo demone o quest’uomo vuole recuperarli tutti e quattro. Almeno credo. Insomma, se avesse un briciolo di pura cattiveria lo farebbe. Se i quattro ciondoli si uniscono formano la piu’ grande fonte d’energia conosciuta. L’Acasha. Le guardiane la usano per fare del bene, per il susseguirsi delle stagioni. Qualcuno con cattive intenzioni puo’ usare quell’energia per distruggere il mondo come noi lo conosciamo. Terremoti, eclissi, inondazioni, tornadi...la natura scatenata contro l’uomo. Dobbiamo fermarlo prima che uccida tutte le guardiane e rubi i ciondoli restanti...”

Buffy faticava a razionalizzare quanto appena detto dall’amica.

Scusa, Will...ma se la guardiana precedente e’ morta e il ciondolo e’ veramente dotato di vita propria...perche’ non corre da un’altra guardiana?”

Il ciondolo non e’ libero. L’hanno rubato e non puo’ muoversi liberamente. Quando sara’ di nuovo libero cerchera’ una nuova guardiana.”


Arrivarono a casa della donna. Il nastro giallo e perfettamente inutile della polizia delimitava una vasta area dell’abitazione. Una casa in perfetto stile stregonesco. Era piena fino a scoppiare di flaconi, libri di magia, ciondoli simili a quello che Willow sosteneva essere stato rubato. Arrivarono in camera da letto. Sulla moquet nera, sulle tende e sul letto c’erano tracce di bruciato. Le coperte, un tempo rosa pallido, ora erano nere e carbonizzate. Sul baldacchino c’era disegnata con del gesso la sagoma della donna. Stava in una posizione del tutto innaturale. Aveva macchiato di sangue e cenere le lenzuola bianche e rosa. Sembrava tendesse la mano verso un qualcuno immaginario. Tutta la stanza era stata messa sottosopra. Non mancava niente, apparentemente. Ma c’era un bellissimo contenitore a forma di fiamma riverso sul pavimento. Vuoto.

Che razza di demone puo’ aver fatto tutto questo macello?”

Willow stava con gli occhi chiusi in mezzo alla sala.

Non e’ stato un demone...”

Spike e Buffy la guardarono increduli.

Cosa??”

I demoni...gli esseri soprannaturali...lasciano una specie di firma invisibile, come quella degli incantesimi. Qui non c’e’. E L’aria e’ satura dell’odore di malvagita’ umana.”

Come fai a dirlo?”

Sono pur sempre una strega, Buffy. Anche se non faccio piu’ molti incantesimi per paura di perdere il controllo, sono sempre una strega. Certe cose riesco ancora a vederle.”

I tre cominciarono ad aggirarsi per la stanza. No, non mancava niente. Ma...un momento, cosa dovevano cercare?

Cosa cerchiamo, Will?”

Diari. Libri. Testimonianze. Un elenco delle guardiane. Qualsiasi cosa possa riportarci a quelle tre donne. Dobbiamo trovarle e proteggerle.”

Spike sorrise sarcasticamente.

E tu pensi che una guardiana possa tenere qualcosa in casa che riveli l’identita’ delle altre tre? Di’ un po’, sei stupida? Se e’ un segreto tanto segreto non troverai nemmeno l’ombra di un diario...”

In quel momento Willow sollevo’ qualcosa trovata sotto il materasso. Era un libro. No, un diario. Il sorriso che Willow sfoggiava era tutto per Spike.

Tadadadan! Diario! Ora lo apro e scopro chi sono le altre!”

Buffy corse verso l’amica. Spike la segui’. Le loro mani si intrecciarono. Willow apri’ sorridente il libro. E il sorriso scomparve dalle sue labbra. Buffy le ando’ piu’ vicino.

Che c’e’?”

Ci sono solo parole alla rinfusa...sembrano, non so, anagrammi, indovinelli! Come diavolo le aiuto se non capisco quello che scrivono??”

Spike sospiro’.

Sapete cosa ci vorrebbe? Un detective, un cervellone e Superman messi insieme per tradurre, trovare e nascondere queste donne...solo, non ce l’abbiamo!”

il viso di Buffy si illumino’ di botto. A Spike sembrava di poter persino vedere la lampadina che le si accendeva nel cervello. La cacciatrice afferro’ di volata il cellulare.

Ce l’abbiamo!”

Willow era ancora tutta presa dagli strani enigmi, tutte quelle parole messe apparentemente a casaccio, intere frasi che perdevano di senso nella frase successiva.

Cosa?”

Un detective super intelligente con la vocazione per trovare le persone!”

E dove lo trovi uno cosi’?”

A New York!”


New York

Cavallo in A5”

Un sussurro. E il cavallo si era mosso verso la casella A5. il computer davanti all’uomo aveva poi risposto alla sua mossa con un alfiere in B6, mossa che aveva incasinato le schiere di Lincoln Rhyme. L’uomo impreco’ contro i costruttori di computer troppo intelligenti e allungo’ il collo quel tanto che bastava per raggiungere la cannuccia immersa in un buon mezzo bicchiere di scotch. Il liquido chiaro era passato attraverso quel tubicino di gomma fino alla sua bocca. Scese nella sua gola provocando quel piacere che riusciva sempre a calmarlo. Senti’ dei passi frettolosi che salivano le scale. Tom. Maledizione, gli aveva detto chiaramente di non disturbarlo. Perche’ non era in cucina a sbattere le uova? Impreco’ contro quelli dell’ufficio di collocamento che anni prima gli avevano rifilato il simpatico aiutante. Spense il computer un attimo prima che Tom entrasse nella sala. Odiava quando il ragazzo faceva delle battute idiote sulla sua passione di scacchista. Tom sorrise.

Giocavi a scacchi?”

Ti facevi gli affari tuoi?”

Il ragazzo sorrise ancora di piu’, cosa che irrito’ Rhyme nel profondo. Ora lo licenzio!

Sono affari miei, Lincoln...giocare ti fa bene al sistema nervoso, ma gli scacchi ti stressano. Ora fatti controllare la pressione. Guardati, sei tutto sudato.”

Non era un caso se Lincoln Rhyme chiamava Tom ‘la chioccia’.

Si’, mammina...”

Il ragazzo non raccolse. Si era accorto del tono acido e aveva deciso di non rischiare di essere nuovamente licenziato. Con una velocita’ che andava oltre l’umana possibilita’ (di questo Rhyme non se n’era mai accorto!), gli prese la pressione. Niente di preoccupante.

Tutto bene, Buana...ma niente scacchi!”

Rhyme annui’ scocciato. Appena Tom se ne fu andato, riaccese il computer e si rimise a giocare silenziosamente a scacchi. Aveva deciso di battere quella macchina infernale e non sarebbero state le minacce di Tom a fermarlo. Si sentiva come un bambino che fa una marachella ai genitori. E la cosa gli piaceva. Lo squillo chiaro del telefono interruppe la sua agguerrita partita contro la tecnologia. Decise di rispondere personalmente. Per mandare personalmente al diavolo colui o colei che lo avevano distratto consentendo al computer di vincere la quarta partita consecutiva.

Modalita’ telefono.”

Sul computer comparve una piccola icona. Rappresentava un apparecchio rosso fuoco che squillava allegramente, trapanando le orecchie di Rhyme.

Risposta”

La cornetta virtuale sullo schermo del computer si alzo’ con un sonoro scatto metallico.

Si’?”

La voce stizzita di Rhyme avrebbe quantomeno spaventato chiunque si trovasse dall’altro capo del telefono. Non di rado succedeva che i suoi interlocutori si inventassero una scusa e attaccassero. Questa volta invece senti’ una squillante e decisa voce di donna.

Hey Rhyme! Come te la passi?”

Il criminologo la riconobbe all’istante. La sua voce si addolci’.

Come un bambino...hey Summers, che si dice giu’ alla bocca dell’inferno? Sei gia’ morta questo mese?”

Un risata cristallina arrivo’ alle orecchie di Rhyme.

No, ma l’ultima volta ci sono andata abbastanza vicina! ascolta Rhyme, ho qualcosa da proporti.”

L’uomo ascolto’ con attenzione il resoconto di un efferato omicidio per fini (ovviamente!) soprannaturali. Minacce di fine del mondo, piani diabolici, demoni e un sacco di altre cosette gia’ sentite. Ma stavolta il colpevole era umano. E loro non potevano certo rivolgersi alla polizia locale. Rhyme sentiva gia’ i meccanismi del suo cervello in azione. Gli occhi luccicarono. Aveva gia’ dimenticato i suoi rancori verso la tecnologia super intelligente che l’aveva battuto quattro volte a scacchi.

Parlero’ con Sellitto, Cooper e gli altri. Prevedo di arrivare al massimo entro stasera...”

Wow! Il massimo dell’efficienza!”

Ovviamente, Summers, ovviamente...”

bene, allora ci vediamo tra un po’...salutami tanto Amy!”

Si’, quando la vedo!”

Buffy sembro’ sorpresa da quel commento.

C’e’ qualche problema tra voi, Lincoln?”

No, nessuno, solo che come sempre passa la maggior parte della giornata al poligono...quella donna non sta ferma un attimo!”

Beh, fermala quanto basta per portarla qui!”

Ci provero’, Summers. Voi intanto non incastrate l’assassino prima del mio arrivo...”

Non mi preoccuperei di questo, Rhyme!”

Si salutarono calorosamente. Poi la cornetta virtuale sul computer di Rhyme riaggancio’. Un altro clic metallico. Non ebbe il tempo di scomparire.

Modalita’ chiamata...rubrica...Sellitto, Lon...chiama.”

Uno squillo. Due. Tre. Rhyme strinse i denti per l’impazienza. Odiava le persone che lo facevano aspettare. C’erano un sacco di cose che Lincoln Rhyme odiava. Finalmente una voce assonnata gli rispose.

Pronto?”

La voce tonante di Rhyme rimbombo’ nelle cuffie.

Lon! Raduna i ragazzi, si parte per una scampagnata...”

Il detective era stato in silenzio per qualche secondo, come se tentasse di capire il senso della frase di Rhyme.

Cosa? E per dove?”

Rhyme si godette la pausa. Voleva tenerlo un attimino sulle spine. Dopo qualche secondo, parlo’. La sua voce suonava sognante, lontana. Era gia’ li’.

Sunnydale, amico mio...Sunnydale...”


Silenzio. Angosciato e pesante come piombo. Silenzio. Chini su una scrivania, gli Scoobies cercavano una risposta che non arrivava su una marea di libri fin troppo generici. Giles si sistemava stoicamente gli occhiali dalle lenti spesse sul naso. Anya sbadigliava, si teneva la testa con una mano. Non doveva pesare molto, penso’ l’osservatore. Dawn sfogliava svogliatamente un enorme libro nero, interessata piu’ alle figure che a trovare un qualche aiuto. Inutile dire che Spike e Buffy usavano la lettura per stare ancor piu’ appiccicati. Willow sembrava l’unica con un seppur minimo residuo di sanita’ mentale. Davanti a lei, un diario. Illeggibile. Parole, frasi, indovinelli. Uno piu’ astruso dell’altro. Impossibile tentare di cavarne un minimo risultato. Ma lei non molla. Non ha intenzione di vedere la fine del mondo. Non di nuovo. Ma i ‘cattivi’ non avevano niente di meglio da fare? Insomma, un piano un po’ piu’ originale? Sempre a minacciare la fine dei giorni, morti atroci, torture infernali...che banalita’! pensandoci meglio, ricordo’ che anche lei era stata sul punto di far saltare tutto in aria...ma era una cosa diversa! Del tutto diversa. Stava ancora con la mente persa chissa’ dove, quando un sonoro rumore di passi la riportarono alla realta’. Si giro’. Davanti a lei stava una gran bella donna, alta, dai profondi occhi verde-azzurri e i capelli rossi raccolti in una ordinata coda di cavallo. Era vestita con semplici jeans e maglietta, ma Willow ebbe l’impressione si trattasse di una poliziotta. Si guardarono per un istante. Poi, Buffy alzo’ per un istante la testa e la vide anche lei. Si alzo’, trascinandosi dietro Spike.

Amy! Gia’ qui?”

La rossa sorrise calorosamente ai due ragazzi che le venivano incontro. Alzo’ le spalle con aria stanca.

Ciao, Buffy, ciao Spike! Sai com’e’ Rhyme...ha preteso di arrivare qui entro sera, minacciando Tom di licenziamento. Povero ragazzo, non mi sorprenderei se facesse le valigie e mollasse il grande capo...d’altronde l’avra’ gia’ fatto almeno un miliardo di volte! Allora, Summers, qual e’ il problema?”

La solita storia...fine del mondo incombente...”

Amelia la guardo’ seriamente.

Solita? Cioe’, vuoi dire che non e’ la prima volta?”

Credimi, non vorresti sapere quante volte hai rischiato di non veder sorgere il sole...”

La donna piu’ alta sorrise.

No, infatti, credo di non volerlo sapere...chi incastriamo stavolta? Demoni, vampiri, uomini topo...?”

No, niente di simile...vi abbiamo chiamato perche’ il colpevole e’ un uomo...io non posso uccidere uomini, quindi l’unica e’ farlo arrestare. In piu’ abbiamo qualche bell’indovinello per Rhyme.”

Al ridente terzetto si uni’ silenziosamente Willow. Buffy guardo’ prima lei, poi Amelia.

Ah, certo...Amelia Sachs, Willow Rosemberg. Ci aiutera’ per questo caso...e’ un vero asso per quanto riguarda l’occulto e la magia. E’ una strega potentissima! La mia migliore amica!”

Willow strinse la mano ad Amelia. Guardo’ Buffy arrossendo lievemente.

Non esagerare...sono arrivata molto vicina a far fare ‘boom’ al mondo, l’ultima volta che ho fatto un’incantesimo!”

Amelia la guardo’ interrogativa, ma decise di non fare domande. Buffy le presento’ il resto della banda.

Il signor Giles, mio osservatore...Anya Emerson, ex demone...”, occhiataccia di Anya, “...ho detto ex, e poi lei non e’ dell’organizzazione! Poi c’e’ mia sorella, Dawn, la chiave.”

Amelia stringeva distrattamente le mani, ascoltando Buffy. Si rivolse alla cacciatrice.

Cacciatrici, vampiri, streghe, ex demoni, chiavi...c’e’ qualcuno normale che frequenti?”

Buffy sorrise sforzatamente.

I miei rapporti con il mondo normale sono tutti da rivedere...e’ troppo complicato!”

Amelia annui’.

Beh, ora dovremmo andare. Rhyme ci aspetta...ed e’ meglio non farlo aspettare troppo!”

buffy e Spike si scambiarono un’occhiata divertita e uscirono con la poliziotta. Willow li seguiva timidamente.


Stesso albergo. Stessa stanza. Stessa citta’. Soprattutto, stesso, insopportabile clima afoso. Tutto come cinque mesi prima. a Lincoln Rhyme sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Spero’ che le cose si mettessero diversamente, questa volta. Aveva ricevuto via internet un breve e per niente dettagliato rapporto sull’omicidio. Le foto erano a dir poco raccapriccianti. Chissa’ se anche questa volta Buffy le avrebbe guardate senza batter ciglio. Perfino lui aveva dovuto distogliere lo sguardo. Davvero troppo. Nessuno meritava di morire cosi’. Povera donna. Rhyme non era uno noto per sensibilita’ o cose del genere, di solito la foto di un morto non gli faceva piu’ impressione della foto di un vivo. ma c’era qualcosa di cosi’ orrendo, di cosi’ grottesco...forse anche di familiare. Lui stesso aveva rischiato di morire in un incendio doloso. Un assassino. Uno che usava trucchi di magia (da illusionista, pero’...) per uccidere la gente. Era entrato, l’aveva spaventato per bene, poi aveva dato fuoco alla stanza. Solo che lui non aveva dovuto legarlo. Non ce n’era bisogno con un quadriplegico. Gli era parso di essere finito all’inferno. Quale, dato che lui non credeva in nessuna religione, non lo sapeva. Ma c’era solo l’imbarazzo della scelta...inferno cristiano: fuoco. Inferno musulmano: fiamme. Inferno buddista: fuoco. Inferno induista: fiamme...beh, a credere alle religioni, Dio e’ un rosticcere! C’era mancato davvero poco, quella volte, che all’inferno non ci finisse davvero. Fortunatamente Tom l’aveva tirato fuori in tempo. Se l’era cavata con una lieve intossicazione da fumo. Ma ne era rimasto molto, molto impressionato. Beh, ma se provano ad ucciderti, per forza che ne rimani impressionato...solo che non era la prima volta che tentavano di ammazzarlo. Prima c’aveva provato uno psicopatico chiamato ‘il collezionista di ossa’. Poi un pazzo a tutti gli effetti, lo ‘scheletro che balla’. In entrambi i casi se l’era cavata per un niente. Ma se n’era dimenticato in fretta. La volta del ‘negromante’ fu molto diverso. Forse era per il fatto che aveva tentato di ucciderlo attraverso l’unica, piccola vittoria che aveva ottenuto sul suo corpo spezzato: i suoi polmoni. Aveva lottato tutto un anno per togliersi il respiratore, dopo l’incidente, e il solo pensiero di tornare dipendente da quella macchinetta lo terrorizzava. Il tubo spinto in gola. Non sentire il bisogno fisico di respirare. Orribile. Per questo odiava tanto il fuoco e provava una fitta al cuore quando indagava su un caso in cui c’erano morti carbonizzati. Pensava sempre che avrebbe potuto esserci lui su quelle foto.

Mise da parte quei pensieri, mentre diverse persone entravano nella stanza. Prima Amelia, con un bel sorriso stampato sulla faccia. Lei e Buffy avevano deciso di essere amiche e questo le faceva piacere. Amelia non aveva molte amiche. Era troppo bella per averne. Dopo Amelia, ecco comparire la piccola biondina. Non aveva l’aria impaurita come la prima volta che era entrata in quella stanza. Rhyme noto’ compiaciuto che stringeva la mano del ragazzo entrato subito dopo di lei. Un vampiro ossigenato con l’immancabile spolverino di pelle che ondeggiava e frusciava ad ogni passo. E poi, al seguito di questo inusuale terzetto, Rhyme noto’ una piccola figura dai capelli piu’ rossi di Amelia. Non bella come lei. Ma aveva occhi svegli e intelligenti. Dardeggiavano per la stenza adiacente quella di Rhyme, quella piena fino a scoppiare di attrezzature scientifiche. Non l’aveva ancora visto. Buffy corse ad abbracciarlo.

Rhyme! Come sono felice di vederti!”

Rhyme non era un granche’ con i benvenuti. Di solito accoglieva tutti con un impaziente ‘salve...’.

Salve, Summers...”

Spike rivolse un cenno educato al criminologo. Stavolta, noto’ divertito Rhyme, non aveva teso la mano sperando che per un miracolo il detective potesse stringerla. Meglio cosi’. Amelia prese posto sulla sedia accanto al letto. Da li’ leggeva la pagina del rapporto che Rhyme stava scaricando da internet. Rhyme indico’ con un cenno del capo la ragazza che gironzolava fuori dalla porta.

Tua amica? Un’altra consulente?”

Buffy annui’.

Si’, e’ una strega. Puo’ aiutarci su tutto cio’ che riguarda l’occulto, conosce bene la storia dei pentacoli di acasha. Puo’ esserci molto utile...Willow, vieni, ti presento un amico...”

La rossa, Willow, giro’ gli occhi verso l’amica. Si avvicino’ al letto. Solo allora guardo’ Rhyme. E Rhyme comprese che quello era ‘lo sguardo’. Quello che la maggior parte delle persone gli rivolgevano la prima volta che lo incontravano.

Willow, questo e’ Lincoln Rhyme, detective di New York e un sacco di altre cose. Rhyme, Willow Rosemberg, massima autorita’ tra le streghe di Sunnydale!”

Eccolo li’. Era stato fugace, ma c’era stato. ‘Il sorriso’. Quello che le persone che lo guardavano con ‘lo sguardo’ si stampavano in faccia. Sembravano dire ‘ah, sei handicappato, non me n’ero accorta...’. Rhyme sapeva che Willow Rosemberg avrebbe contato i secondi che la separavano dalla porta.

Avanti, di’ allo storpio quello che sai e squagliatela...

Piacere...”

Almeno la patetica scena della mano tesa gliela aveva risparmiata.

Si’, si’...molto piacere.”

Eccolo li’ Rhyme...scontroso e schivo. Paralizzato. Un paralitico al quale non piace avere gente intorno che lo tratti come se fosse un vaso di preziosa ceramica. A volte pensava di avere scritto in fronte ‘maneggiare con cautela’...

allora, qualcuno mi dice cosa sta succedendo?”


Buffy invito’ Willow a cominciare. La strega la guardo’, come per trarne coreggio e comincio’.

Qualcuno sta rubando oggetti d’immenso valore. Non parlo d’oro, argento o quadri preziosi. Parlo dei meccanismi che tengono in vita il mondo. Su questi ‘ingranaggi’, si raccontano le storie piu’ strane. Sono quattro ciondoli, stelle racchiuse in un cerchio perfetto. Sono chiamati ‘pentacoli di Acasha’, prendendo il nome dalla potentissima energia che sprigionano e che e’ chiamata, appunto, ‘Acasha’. Portano al loro interno il potere di quattro dee antiche come il mondo, che rappresentano i quattro elementi: Brigit per il fuoco...”

Mostro’ il ritratto di una donna dal volto spigoloso ma ipnotico. Al posto dei capelli, fiamme. Negli occhi, fuoco. Vestita di un abito stretto e lungo, color cremisi. In mano stringeva uno scettro. Accanto a lei, il ritratto del ciondolo. Al centro della stella, un rubino.

...Aradia per l’aria...”

Nella sua mano apparve un altro ritratto. Stavolta i contorni del viso non si vedevano neanche. Era fusa con l’aria. Si notavano invece i capelli, piu’ biondi di quelli di Spike, e gli occhi, tanto verdi da abbagliare. Era vestita con una tunica giallo tenue. Tra le mani stringeva una bacchetta di legno. Accanto, il ciondolo. Uguale al precedente, tranne per il fatto che al centro della stelle c’era un topazio.

...Demetra per la terra...”

Un altro ritratto. Un'altra donna. Piena, formosa. Rassicurante. Sembrava una mamma. Non per niente era la ‘madre terra’. Aveva i capelli color del grano e gli occhi nocciola, profondi e intelligenti. Era vestita con un drappo bianco, simile alla toga romana. Tra le mani, un fascio di grano. Accanto il solito ciondolo. Al centro della stella, un cristallo di rocca.

...e infine, Isis per l’acqua...”

Un ultimo dipinto comparve tra le mani della strega. Rappresentava una donna di straordinaria bellezza. Aveva la pelle della stessa sfumatura bianco-azzurra delle perle. Gli occhi erano del blu piu’ bello e intenso che si fosse mai visto. Le labbra erano rosse come coralli. I capelli erano di spuma marina. Somigliava un po’ alla Afrodite dei greci. Solo che era piu’ bella. Aveva un lungo vestito azzurro ornato di perle e gocce d’acqua cristallizzate. In una bianchissima mano, reggeva una coppa argentata. Accanto, il ciondolo. In mezzo alla stella, una pietra d’acquamarina.

Loro vivono nelle pietre che adornano i ciondoli. Questi sono affidati a quattro streghe, le piu’ potenti, che vengono chiamate ‘le guardiane’. Le stesse dee sono state le prime guardiane. I ciondoli restano con loro fino alla morte, poi migrano verso altre streghe. Queste donne si riuniscono quattro volte l’anno, nel giorno dei solstizi e degli equinozi e decidono il correre delle stagioni e il comportamento degli elementi. I ciondoli sono attivi solo in quei quattro giorni. Quando vengono riuniti, sprigionano la piu’ potente energia mai vista sulla terra, chiamata ‘Acasha’, dal tebano, che vuol dire ‘spirito’ o ‘forza primordiale’. Viene usata per volgere le stagioni, ma se cade in mani sbagliate puo’ combinare disastri di enorme portata. Sarebbe come avere contro tutti gli elementi della natura. Non si puo’ combattere contro questa forza sovraumana, quindi si deve fermare questo pazzo prima che raccolga tutti e quattro i ciondoli. Soprattutto, lo si deve fermare prima del ventuno di questo mese, l’equinozio d’autunno, altrimenti le stagioni andranno in tilt. Possono accadere disastri ambientali. Ma mai piu’ grandi di quelli che si riverseranno sulla terra se quest’uomo mettesse le mani sui quattro pentacoli. Quindi o lo fermiamo o vedremo una terribile apocalisse...”

Rhyme aveva ascoltato tutto con la massima attenzione. Una storia estremamente affascinante.

Bene, al lovoro! Cosa abbiamo?”


Tutto qui??”

Incontentabile. Ma non aveva tutti i torti.

Cos’altro volevi?”

impronte digitali, DNA, una carta di credito, qualunque cosa utile...non un semplice diario segreto!”

Willow arrossi’, tenendo fra le mani quello che Rhyme definiva un indizio assolutamente inutile. Buffy era convinta dell’opposto.

Ma...magari ci sono informazioni importanti, nomi, numeri di telefono...magari c’e’ perfino il nome dell’assassino!”

No, Summers, ci sono solo un mucchio di indecifrabili indovinelli e parole senza senso!!”

Allora diamogli un senso! Insomma, conoscerai un esperto di...non so...”

Crittologia?”

Buffy guardo’ Tom che aveva appena parlato dalla soglia della stanza. Aveva l’aria stanca e i capelli scuri gli ricadevano a riccioli sul viso sudato e rosso.

Esattamente...”

Rhyme getto’ la testa all’indietro. Alzo’ gli occhi al cielo. Sapeva che se ne sarebbe pentito.

signore e signori, ecco a voi il piu’ grande esperto di indovinelli esistente...”

Amelia rise, con grande dispiacere del povero Tom...nessuno mi prende mai sul serio!

Che fai, ci prendi in giro?”

Assolutamente...non sono mai stato piu’ serio...oltre ad avere una gran bella calligrafia, il nostro Tom ha anche un discreto cervello. Che mettera’ immediatamente a nostra disposizione...”

Tom entro’ timidamente nella stanza. Willow gli porse il libro senza fiatare. Lei e il ragazzo si fissarono per un attimo. Buffy e Spike si guardarono interrogativi. Rhyme guardo’ loro due. Si senti’ un mezzo Cupido. Senza arco e frecce. E senza il tanga, soprattutto. Ah, gia’, senza nemmeno le ali. Uno scontroso Cupido paralitico. Ma aveva fatto centro. Quei due poi, stavano proprio bene insieme. Si ritrovo’ a chiedersi quante volte al giorno litigassero. Almeno due o tre. Due cosi’ non possono andare d’accordo. Ma che importa? Bisogna essere un po’ uguali per capirsi...quei due non avevano niente di uguale, testardaggine a parte...ma bisogna essere molto diversi per amarsi...e su questo non avrebbero dovuto esserci problemi. Sorrise, notando quelle due dolci manine (dolci, si’, ma che gli avrebbero fracassato il cranio schiacciandolo tra il pollice e l’indice...) intrecciarsi timidamente. Orgoglioso di se’ stesso. Perche’ un po’ era stato anche merito suo, no? Almeno un pochino...non che gliene importasse piu’ di tanto. Se avesse voluto formare tante piccole coppie felici allora avrebbe aperto un’agenzia matrimoniale. Ma trovava la cosa troppo irritante. E le persone che se ne servivano, troppo stupide. E lui odiava le persone stupide. O quelle che lo fissavano come se fosse appena uscito dal film ‘Alien’. Tra queste, in cima alla lista era balzata Willow Rosemberg. Timida rossa che non aveva nemmeno iil coraggio di guardarlo negli occhi. Gli ricordo’ un ragazzo con cui aveva avuto a che fare nel North Carolina. Ben Kerr. Durante un caso molto interessante. Non se lo sarebbe dimenticato. Soprattutto perche’ Amelia aveva rischiato di finire in carcere per omicidio. Ah, se non ci fosse stato lui...ma c’era stato. Come sempre. Sembravano fatti, lui e Amelia, per tirarsi reciprocamente fuori dai pasticci che loro stessi combinavano. Per questo non avrebbero potuto fare a meno l’uno dell’altra. Alzando gli occhi, si accorse che Tom scriveva qualcosa sulla lavagna davanti a lui. Con la solita, ordinata, impeccabile calligrafia. Una serie di numeri, apparentemente a caso.

1225381311

Cosa sono, Tom?”

Il ragazzo si giro’ verso Rhyme.

Numeri...”

Rhyme trattenne a stento una serie di dieci, terribili imprecazioni.

Ma va’! intendevo, a che servono, dove li hai trovati, cosa te ne fai?”

Non lo so, prima pagina del diario, provo a vedere se possono essere utili nella traduzione...”

Il sarcasmo del ragazzo faceva ribollire il sangue nelle vene di Rhyme. Lo ripagava con la stessa moneta, lo sapeva. E per questo gli dava ancor piu’ fastidio. Tom fisso’ la lavagna con gli occhi semichiusi per qualche minuto. Poi, una voce timida ma ferma ruppe il silenzio nella sala.

La sequenza di Fibonacci!”

Tutti gli occhi si puntarono nella direzione della voce. Willow arrossi’ lievemente. Ando’ incontro a Tom che le porgeva un pennarello viola. Con una calligrafia meno ordinata ma comunque leggibile, la strega scrisse un’altra serie di numeri. Per Rhyme, erano sistemati ugualmente a casaccio.

1123581321

Willow si giro’ raggiante verso Rhyme. Lui noto’ che si sforzava di guardarlo come una persona normale. E questo dava allo sguardo di Willow una nota comica.

Capito?”

Il criminologo getto’ un’occhiata ai numeri...scosse forte la testa. Willow si giro’ verso la lavagna, delusa. Guardo’ la sequenza di numeri un paio di volte. Capi’ come renderla piu’ capibile.

1.1.2.3.5.8.13.21.

Ora?”

Rhyme riguardo’ la lavagna. Aveva aggiunto una serie di punti. Uno punto uno. Due. Ah!

Ho capito! Ogni numero e’ la somma dei due precedenti!”

Buffy aggrotto’ la fronte. Di matematica ci capiva poco. Ma guardando la sequenza, non pote’ che rendersi conto che era una giusta affermazione. Si rivolse a Willow.

Cosa ne deduci?”

La strega si strinse nelle spalle.

Niente!”

Buffy giro’ ansiosa lo sguardo verso Tom.

Niente...”


Cosi’?...no, cosi’ non va...allora magari spostare la sequenza moltiplicando ogni numero per il doppio di quello successivo, poi...che casino!

Tre ore...nessunissimo risultato. Basta, ci voleva un po’ di pausa. Rhyme annui’ controvoglia. Non ce la faceva piu’ nemmeno lui. Tanto non si arrivava da nessuna parte...ci sarebbe voluta un’illuminazione. Lui e Amelia rilessero il rapporto. Impreciso e sbrigativo, come tutto da quelle parti. Le foto della casa non mostravano niente. Buffy e Spike stavano alla finestra, preoccupati. Davvero un gran casino. Sussurravano concitatamente. Rhyme penso’ che stessero litigando. Come sempre...probabilmente avevano tesi dieverse sull’interpretazione di quella sequenza...la sequenza di Fibonacci. Ma cosa c’entrava?

Nell’altra stanza, Tom e Willow prendevano un caffe’ forte, tentando di tenere vivi i loro delicati cervellini. Qualche chiacchiera.

Ho sempre pensato che le streghe esistessero davvero...”

Sono sempre esistite...la wicca e’ molto piu’ antica del cristianesimo...e’ nata prima e sicuramente morira’ dopo questa dottrina semplicistica e pessimista.”

Tom la guardo’ con interesse. C’era qualcosa, in quella ragazza, che lo attirava. Che strano...

Credi che la dottrina cristiana sia pessimista?”

Morte e dolore, dolore e morte...pentiti, frustati, punisciti per i peccati che hanno commesso millenni prima della tua nascita e un casino di altre cretinate. Immagino che se Dio esiste veramente allora si stara’ torcendo la barba, per come questi preti stanno rigirando il suo messaggio...”

Tom sembrava sempre piu’ interessato.

E la wicca, invece?”

Gli occhi di Willow luccicarono. Guardo’ quel simpatico ragazzo che le stava davanti. Che carino...

E’ dolce, rassicurante, ottimista...e poi non e’ maschilista come la dottrina cristiana, che vuole le donne a casa a filare all’uncinetto e sfornare figli come se fossero pasticcini! Nella mia religione c’e’ un’entita’ maschile ed una femminile, ed hanno la stessa importanza...anzi, forse e’ piu’ importante la femminile! E non ci sono veri e propri peccati. Insomma, ognuno e’ libero di fare come gli pare...ci sono solo ammonimenti. Come la legge del tre. Tre volte nel bene, tre volte nel male. Tutto torna a noi. E’ molto meglio che cercare di dividere le cose giuste da quelle sbagliate. Si fa troppa confusione. Un’altra cosa che odio nel cristianesimo e’ il fatto che cerchino di farti diventare perfetto...senza macchia e senza paura. E’ ingiusto! Insomma, se Dio ci ha creati imperfetti, perche’ la chiesa pretende da noi la perfezione?”

Tom sorseggio’ il suo caffe’. Poi parlo’ di nuovo.

Gia’, certo. E poi c’e’ questo stupido odio verso gli omosessuali...che c’e’ di male? Sono scelte di vita, andrebbero rispettate!”

Willow lo guardo’ di sottecchi. Tom arrossi’ violentemente. Si era scoperto da solo...

Sei gay?”

Il ragazzo annui’. Si aspettava almeno una smorfietta, invece Willow sorrise. Un sorriso dolce e scintillante.

Anch’io!”

Il ragazzo sorrise. Aveva smesso di arrossire.

Davvero?”

Si’! siamo proprio uguali!”

Restarono qualche secondo in silenzio. Sentirono le imprecazioni di Rhyme nell’altra stanza. Stava parlando con il timido Mel Cooper. Povero tecnico! Willow ascolto’ per qualche secondo, poi torno’ a rivolgere la sua attenzione a Tom.

Dev’essere difficile lavorare per lui...”

Per Rhyme? E’ stressante, lo ammetto, ma non penso che cambierei mai lavoro. E’ divertente, a modo suo...e a volte riesce perfino ad essere affettuoso. Qualche volta, raramente, mi sembra di essere un po’ come suo figlio...e’ difficile e scontroso, ma sa anche essere un po’ dolce...basta sapergli leggere fra le righe...”

Willow rise insieme a Tom. Poi, all’improvviso, smise di ridere e giro’ gli occhi per la stanza. Sembrava turbata.

Willow, tutto bene?”

La ragazza corse a prendere il diario, lasciato su una scrivania. Lo alzo’, verso di Tom.

Leggere fra le righe...!”

Che vuoi dire?”

La sequenza...non c’entrava niente con Fibonacci, era una specie di mappa! Pensaci, c’e’ una sola frase con un minimo di senso in ogni pagina. Forse se le leggiamo nell’ordine della sequenza possono dirci qualcosa!”

Il ragazzo sorrise, comprendendo cio’ che Willow stava dicendo. Era davvero un genio, quella ragazza. Si precipitarono da Rhyme.

Rhyme, questa ragazza e’ un genio!”

Il criminologo sorrise sarcasticamente a Tom.

Davvero?”

Fa’ poco lo spiritoso, ha capito come dare un senso a questo diario...o almeno credo...”

Tutti i presenti si voltarono verso Willow. Lei li guardo’ uno ad uno, evitando accuratamente di fissare Rhyme per piu’ di mezzo secondo.

Secondo me, la sequenza di Fibonacci e’ solo un depistaggio. In realta’ bisogna utilizzare la sequenza messa apparentemente a caso, nella prima pagina del diario. Se c’e’ una sola frase o mezza frase sensata in ogni pagina, magari leggendo le varie pagine come nella sequenza possiamo ricavarne qualcosa!”

Rhyme la fisso’ con aria di sufficienza.

Ha senso...”

Esempio...il primo numero potrebbe essere la pagina, il secondo, il rigo. Uno, due. ‘la scia nera magicamente sparita...’...”

Si blocco’. Non aveva un gran senso. Ma Willow sentiva di aver interpretato bene. Continuo’.

Pagina due...rigo cinque...ha senso! ‘...l’occhio umano non puo’ vederla...’. Si puo’ legare con la frase precedente, no?”

Tutti annuirono. Siamo vicini!

Pagina tre...rigo otto...la luce del sole imitato la riporta in superficie.’. C’e’ un punto...e’ una specie di indovinello...”

Rimasero un istante in silenzio, riflettendo. Willow continuo’ a sfogliare la pagine secondo la sequenza.

Pagina tredici...rigo undici...hey!”

Tutti alzarono di botto la testa. Rhyme sobbalzo’. Almeno le spalle e la testa...

Che c’e’?”

Non c’e’ niente...”

Allora perche’ strilli cosi’?”

Willow scosse forte la testa, girando alcune pagine.

No, no...dico che non c’e’ scritto niente, eppure la pagina e’ giusta! Non una lettera! Eppure puzza di alcool, o qualcosa del genere...”

Mel Cooper stava pensoso in un angolo. Quell’indovinello aveva qualcosa di familiare...e la puzza di alcool anche se non c’era scritto niente...

La scia nera e’ sparita...l’occhio umano non puo’ vederla...il sole imitato la riporta in superficie...

Ma certo!”

Willow giro’ gli occhi verso il tecnico. Era scheletrico e calvo. Eppure aveva un certo fascino. Non per lei. Gli occhi nocciola di Cooper lampeggiavano come fari.

L’inchiostro simpatico!”

Willow sembrava dubbiosa.

Che?”

Ma si’...la scia nera e’ sparita...l’inchiostro simpatico scompare non appena viene scritta la parola! E l’occhio umano non la puo’ piu’ vedere...solo una apparecchio scientifico, che riproduce i raggi ultravioletti puo’ rivelare questo tipo di inchiostro! Vedi? Fila tutto, anche la puzza di alcool che lascia la penna. L’inchiostro simpatico si ottiene dalla fusione di alcool e una compressa alcalina. Ora e’ illegale, ma lo si puo’ comprare ancora in parecchi negozie e sulle bancarelle.”

Rhyme era impressionato. Le guardiane sapevano davvero il fatto loro. Guardo’ Cooper.

Porta immediatamente qui la pila. Se c’e’ inchiostro simpatico, lo vedremo.”

Il tecinico usci’ dalla stanza, diretto ad un tavolino da lavoro stracolmo di apparecchiature del tipo pile, torce elettriche, guanti, eccetera...

Pochi minuti dopo, un istancabile Mel Cooper irruppe nuovamente nella stanza. In mano stringeva una corta pila rettangolare. Willow gli porse il diario. Il tecnico lo prese nella sua scheletrica mano e lo apri’ alla pagina tredici. Immacolata. Mentre tutti nella sala trattenevano il respiro, l’uomo accese con una estenuante calma la piccola pila. Mandava una sinistra luce nerastra. Piano, la punto’ contro il foglio bianco. Sotto i suoi occhi, un’infinita’ di caratteri sconosciuti presero improvvisamente forma. Sorrise, continuando a scorrere con la luce tutta la pagina. Solo che le scritte non erano incise con l’alfabeto latino. Non era nemmeno greco.

Era inchiostro simpatico...sta venendo fuori tutto, ma non so in che lingua sia stato scritto...a quanto pare queste streghe avevano preso piu’ precauzioni di quanto si pensi...”

Fa vedere...”

Willow riprese il diario tra le mani. Cooper continuava ad illuminarlo con la pila. La ragazza scorse con lo sguardo tutta la pagina davanti a lei. E il suo viso si illumino’.


Nello stesso istente, in una piccola casetta ad est di Sunnydale, una ragazza dai lunghi capelli neri e intensi occhi azzurri, faceva frettolosamente le valigie. Tutto in casa era sottosopra. Sembrava terribilmente ansiosa di partire. Stringeva fra i denti un biglietto di sola andata per Parigi. Si’, Parigi e’ una buona destinazione...nella valigia davanti a lei c’erano diverse tuniche verde smeraldo e gialle, candele, incensi e boccette colme di liquidi colorati. Accanto, un diario dalle pagine ingiallite. Lo guardo’...no, doveva disfarsene. Subito. Lo afferro’, negli occhi l’ansia e la paura crescevano di momento in momento. Lo apri’ ad una pagina precisa. Non c’era scritto niente, ma lei sapeva a memoria cio’ che lei stessa aveva inciso. Non poteva rischiare che lo vedesse. Fiamma aveva sbagliato. Lei no. Non poteva permetterselo. Respiro’ profondamente. Calma. Devi stare calma. Tocco’ il ciondolo che portava alla gola. Rappresentava una stella a cinque punte racchiusa in un cerchio. Al centro della stella brillava un topazio. Toccarlo le fece coraggio. Afferro’ la pagina. Doveva strapparla. Incenerirla. E poi sarebbero state salve. Tutte e tre. Un respiro. Le avevano insegnato a non strappare mai le pagine di quel diario. Era un sacrilegio. Ma lei sapeva che lo steva facendo per la salvezza di tutti. Aradia avrebbe capito, ne era certa. Finalmente sfioro’ il bordo della pagina. Ma, mentre stava per tirarla via, una mano la afferro’ per la spalla. Il diario le cadde dalle mani tremanti. Un sudore gelido le appiccico’ addosso la tunica gialla. La mano, orrendamente forte, la giro’ verso di se’. E lei lo vide. In quel momento, seppe che avrebbe fatto una morte orribile. Ma il suo primo pensiero era sempre al ciondolo che stringeva ancora nella mano destra. L’uomo davanti a lei non parlo’. Una mano circondo’ quella della ragazza. La torse, cosi’ forte che la piccola scoppio’ a piangere. Il ciondolo le cadde di mano. L’uomo l’afferro’. Se lo mise in tasca. La donna guardo’ con orrore le corde che le si stringevano attorno, come serpenti. Laceravano la pelle. La bestia che troneggiava sopra di lei la spinse sul letto, un piccolo letto che pareva sospeso nell’aria. Le coperte erano di un giallo tenue e delicato. La lascio’ li’ per un attimo. Raccolse il diario da terra. Con una torcia illumino’ una pagina precisa. Lesse qualcosa che fece spuntare un sorriso sul suo volto. La ragazza sul letto capi’ che aveva visto. Era finita...l’uomo avanzo’ verso di lei. Aveva qualcosa in mano. Tra le lacrime che le appannavano la vista, la donna scorse una tanica. Una tanica di benzina. La sparse sulle coperte, attorno al letto. Prese un semplice fiammifero e lo accese. La ragazza rivolse un’ultima preghiera ad Aradia e chiuse gli occhi. L’uomo davanti a lei parlo’ per la prima ed unica volta da quando l’aveva afferrata per le spalle.

Sai cosa facevano alle streghe in tempi migliori? Le bruciavano...”

Il fiammifero cadde sul lago di benzina attorno al letto. Fiamme e fumo lo avvolsero...


E’ semplice! E’ tebano, la lingua delle streghe! Io...io e Tara la studiavamo insieme...sono un po’ arrugginita, ma sono sicura di poter tradurre tutto in un giorno...”

Lincoln Rhyme non ascoltava piu’ Willow, che osservava quelle lettere contorte comparse all’improvviso su pagine dapprima bianchissime. Tutta la sua attenzione era focalizzata sul computer davanti a lui. C’era una finestra aperta, sullo schermo tremolante. Una mail. Rhyme aveva temuto che potesse arrivare. Era della polizia di Sunnydale. Con tanti saluti da Sellitto, che era con loro. Alzo’ la testa verso Willow.

Non credo che abbiamo tutto questo tempo...”

I ragazzi si girarono verso di lui. Amelia lesse la comunicazione. Sospiro’, poi sposto’ il computer in modo che fosse visibile da tutti. Spike, Buffy, Willow, Tom e Cooper lessero corrugando la fronte il breve messaggio.

Alle ore 23,30 del giorno 19 settembre 2004, in via Mallery duecentotrenta, e’ stato rinvenuto il corpo carbonizzato di una giovane donna. Identita’ ancora da accertare. Causa del decesso: intossicazione da fumo. La natura dell’incendio e’ da ritenersi dolosa. Rinvenute tracce di cherosene attorno al letto e sulle lenzuola della vittima. La morte e’ avvenuta tra le 23,20 e le 23,25.

Ps: nessuna traccia del ciondolo che mi hai detto di cercare. Davvero un bel grattacapo, vero Linc?”.

Come al solito, Sellitto non perde occasione per fare stupide constatazioni...Rhyme fece un veloce calcolo. A quanto gli era stato detto, i ciondoli entravano in funzione ogni solstizio e ogni equinozio. Era una dannata lotta contro il tempo. Tra mezz’ora, non gli sarebbero rimaste che ventiquattro misere ore...e due donne da trovare e proteggere...


Prima ora di ventiquattro.

Ventiquattro fottute ore...dannatamente poco. Per la miseria, ma tutti i casi a cui lavorava dovevano sempre avere una scadenza? Quattro ore, quarantotto ore, ventiquattro ore...perche’ i criminali non gli lasciavano elaborare con calma ipotesi, piani e contropiani? Maledettamente snervante. E Lincoln Rhyme non era certo il solo a pensarla cosi’. Buffy camminava ansiosamente per la stanza, avanti e indietro, indietro e avanti, sotto lo sguardo preoccupato di Spike. Willow traduceva lentamente il diario e ogni tanto guardava Tom, stando bene attenta a non farsi scorgere. Tom scriveva un rapporto sulla lavagna, appuntando il tempo restante e alle volte guardava Willow stando ben attento a non farsi scorgere. Amelia si torturava la pelle con le unghie. Si grattava la testa fino a che non sentiva il sangue sotto le dita. Lincoln Rhyme non faceva assolutamente niente. D’altronde, cosa avrebbe potuto fare? Semplicemente girava la testa da un lato all’altro, sperando che la risposta ad un miliardo di enigmi cascasse dal cielo. Dopotutto, se queste dee esistevano, perche’ non tentavano di aiutarli? Poi si ricordo’ che erano intrappolate all’interno delle pietre che decoravano i pentacoli di Acasha. Ma se erano dee, perche’ non si liberavano e correvano ad aiutare questi poveri aspiranti eroi del mondo intero? Poi eroi...tanto non l’avrebbe mai saputo nessuno...sempre che fossero riusciti a sventare il piano di distruzione su scala mondiale escogitato da un pazzo che poi tanto pazzo non doveva essere...anzi, Rhyme aveva l’impressione che agisse con la massima lucidita’. Calma e sangue freddo. Il pazzo era certamente lui, che affidava la sorte del mondo agli indovinelli scritti da una donna morta. Anzi, due. Sellitto era arrivato pochi minuti prima, stringendo tra le mani l’unico indizio trovato sulla scena. Un altro diario, un bellissimo diario rilegato in cuoio rosso. La scritta sul dorso era dorata, ma era incisa in un alfabeto illeggibile, pieno di svolazzi e curve. Il tebano, aveva spiegato Willow. La lingua delle streghe. Pero’, avevano anche una lingua tutta loro...non erano poi cosi’ scomparse queste streghe. E due tra le piu’ potenti erano morte. Altre due erano in serio pericolo di vita. In quell’istante, una risatina risuono’ nella sala. Era stata Willow, che adesso si guardava intorno, con un’espressione orgogliosa sul viso. Rhyme non apprezzo’ tanta giovialita’ in un momento come quello, in cui il suo bel sedere era minacciato da uno psicopatico con le manie di grandezza che stava giocando a fare Dio.

Si’?”

Willow guardo’ Rhyme. Non sorrideva piu’. il tono scocciato del criminologo l’aveva rimessa in riga.

Cosa hai trovato di cosi’ divertente? Era una strega esperta in barzellette?”

Willow indico’ i due diari, tenuti aperti sulla stessa pagina, illuminati da una fioca luce nerastra che faceva luccicare l’inchiostro simpatico.

Oh, no...ma erano astute. Hanno creato i loro diari formando una specie di mappa. Ogni diario riporta un solo nome. Per esempio, il diario di Gemma, la ragazza uccisa per prima, alla tredicesima pagina, undicesimo rigo, porta scritto un nome con l’abbinamento all’elemento corrispondente. Qui c’e’ Emma Derrick, guardiana dell’aria, la ragazza uccisa per seconda. Capisci?”

Rhyme scosse la testa, ansioso. Quella sera sentiva che il cervello non era al massimo.

L’assassino non ha idea di chi cercare finche’ non trova il diario della ragazza che uccide. Quindi probabilmente ora sapra’ il nome della prossima ragazza, ma finche’ non la trova e soprattutto, finche’ non trova il suo diario, non puo’ sapere il nome della quarta guardiana.”

Quindi tutto quello che dobbiamo fare e’ trovare la terza ragazza prima di lui. Qual’e’ il nome della prossima?”

Willow lancio’ un’occhiata al quaderno dove stava appuntando la traduzione.

Sarah Newport. Corrisponde alla terra. Resta solo da trovarla, capire chi e’ la quarta e proteggerle entrambe fino al ritrovamento dei ciondoli. E ovviamente fino a che non arresterete l’assassino.”

Rhyme si concesse un sorriso di trionfo, nemmeno fosse stato lui a tradurre il diario e giungere a quell’ottima conclusione. Guardo’ Sellitto.

Lon, va’ al distretto, voglio che trovi l’indirizzo di Sarah Newport. In fretta, ti do’ quindici minuti. Willow, Tom, continuate a tradurre il diario, vedete se ne cavate qualcos’altro. Io e gli altri resteremo qui, sorseggiando scotch e sperando che non arrivi una catastrofe naturale in simil ‘the day after tomorrow’...”


Quindici minuti dopo, ancora nessuna notizia di Sellitto. E la bottiglia di Scotch e’ ormai quasi vuota. C’hanno pensato Lincoln e Spike a vuotarla. Il vampiro sta ancora bevendo un altro bicchiere mezzo pieno, quando una mano dalla presa decisa glielo strappa via. Lui alza gli occhi, offeso. Occhi che tornano dolci nel vedere che e’ stata Buffy a strappargli di mano il bicchiere. Lo poggia violentemente sul tavolino. Spike sobbalza, preso alla sprovvista. Che le prende?

Hey, zuccherino...cos’hai?”

Ho che non sopporto che tu beva...te l’avro’ detto un miliardo di volte!”

Lui la guardo’ sorridendo negli occhi. E’ proprio arrabbiata...per un bicchierino di scotch?

Tesoro, era solo un bicchiere!”

Ma poi ne diventano due, tre, poi dieci e infine chissa’ quanti!”

Era seriamente arrabbiata. Spike sapeva che c’era qualcos’altro.

D’accordo, come vuoi tu. Non tocco piu’ nemmeno la bottiglia. Rilassati, cosa ti fa stare cosi’ in ansia?”

Lei lo guardo’ con qualcosa di simile alla paura.

Come cosa? C’e’ un pazzo criminale li’ fuori, chissa’ dove che minaccia una fine dei giorni letteralmente catastrofica e tu mi chiedi cos’e’ che mi fa stare in ansia?? Abbiamo appena perso la seconda! L’aria!”

Il ragazzo cerco’ il suo sguardo. Lo trovo’. Un sorriso sfacciato glii increspo’ le labbra.

Io non ho bisogno dell’aria...non e’ una perdita che mi tocca da vicino!”

Aveva pensato di sdrammatizzare con una battuta, ma si guadagno’ uno sguardo carico di disprezzo.

Oh, Spike! Come puoi fare una battuta simile? Una donna, anzi, due donne, sono morte e tu cerchi di sdrammatizzare con una battuta stupida e inopportuna! Non cambierai mai, a volte mi chiedo come...”

Si blocco’. No, si era spinta troppo in la’...non voleva dire questo. Dopotutto lui aveva solo cercato di farla sorridere. Con una battuta idiota e di pessimo gusto, ma l’aveva fatto per lei...come tutto cio’ che faceva, del resto. Ma quella frase lasciata a meta’ tocco’ Spike. La guardo’ tristemente. Buffy si senti’ cattiva.

Come cosa? Come fai a stare con me? A stare con un mostro?”

Lei tento’ di rimediare. Ma il danno era fatto.

No, io...non intendevo questo, volevo solo dire...”

volevi dire esattamente questo...e non te lo chiedi ‘a volte’, tu te lo chiedi ogni secondo, ogni istante che passi con il sottoscritto! Sai che ti dico? Io non so perche’ stai con me, ma se questo ti crea qualche problema allora dillo e basta! E facciamola finita!”

Buffy gli afferro’ una mano. Era conscia degli sguardi dei presenti su di loro. Ma che importava?

No, ascolta, mi dispiace, io...sono sotto pressione. E in ansia...”

Lui la guardo’. C’era una quieta disperazione nei suoi occhi. Ma anche tanta durezza.

Siamo tutti in ansia, Buffy...e ora lasciami, voglio star solo per un po’...”

Si avvio’ verso la porta. Ma si fermo’ davanti ad una poltrona. Buffy voleva fermarlo, ma tutto quello che le sali’ alla bocca fu un tremolante: “esci?”.

No, posso stare solo anche in mezzo a voi...”

Sprofondo’ nella poltrona. I denti laceravano le labbra, strette tanto da diventare bianche. Buffy ando’ arrabbiata alla finestra. Si sedette al suo posto, sul cornicione. La tristezza si era magicamente trasformata in furia...ma chi diavolo era lui per sapere cosa pensava lei? Stupido egoista e presuntuoso...ma che vada al diavolo!

Rhyme aveva osservato tutto. L’unico, per la verita’. Gli altri non avevano smesso di concentrarsi sui loro compiti. Dopotutto quei due litigavano in perfetto silenzio. Sussurri flebili come il vento. E incredibilmente velenosi. Quei due provavano piacere nel farsi reciprocamente del male. In verita’, tutte le vere coppie si fanno continuamente del male. Al posto delle labbra hanno magazzini colmi di amara fiele. Che, dopo quei cinque minuti passati a sbollire, diventava improvvisamente zucchero a velo. Lui l’aveva sempre detto. Litigare e’ una cosa stupenda...perche’ dopo sai sempre che puoi far pace. Quando si ama veramente si perdona tutto. Un uomo innamorato perdonerebbe qualunque cosa alla donna che ama. Lo sapeva per esperienza personale. Amelia gliene faceva passare di tutti i colori. Le loro litigate avrebbero fatto la felicita’ di uno sceneggiatore di ‘Beutifull’ in cerca d’ispirazione. E poi lei tornava dopo una mezz’ora passata a pensare e si faceva perdonare tutto con un solo sguardo. Ah, le donne...improvvisamente Rhyme senti’ di avere voglia di ascoltare della musica...non aveva niente a che fare con Buffy e Spike...ok, magari solo un pochino...comunque scelse (diciamo a caso...!) dalla sua vasta collezione, un pezzo che in quel momento lo ispitava particolarmente. Un vecchio successo di Percy Sledge. ‘When a man loves a woman’. Con l’anulare si mosse sullo schermo del computer. Un’icona raffigurante una nota musicale apparve. Ci clicco’ sopra e una musica dolce ma ritmata riempi’ la stanza. Buffy e Spike, come lui aveva previsto, tesero l’orecchio.

<Quando un uomo ama una donna

Non riesce a pensare ad altro

Darebbe il mondo per la bella cosa che ha trovato...>

Spike tende l’orecchio, ascoltando attentamente le parole della canzone. scivolano lente nella sua testa. Un sorriso si affaccia sulle sue labbra...com’e’ vero...darei tutto il mondo, lascerei che questo pazzo lo distruggesse, solo se fosse lei a chiedermelo...poi gira gli occhi verso Buffy. Il sorriso scompare. Si lanciano un occhiata all’apparenza carica d’odio e tornano a guardare altrove. Lincoln Rhyme sorride. E le stelle che brillano su Sunnydale sembrano guardare curiosamente dalla finestra di quell’albergo.

<E, si’, se lei e’ cattiva

Lui non riesce a vederlo

Volta le spalle al suo migliore amico

Se lui parla male di lei...>

Buffy si sporge di piu’. guarda il cielo. Lui...ha voltato le spalle alla sua vita, per me...io sono sempre stata cattiva, ma a lui non importava...come se non lo vedesse. Ha perfino preso a pugni Drusilla, per me...altro che migliore amico...

<Quando un uomo ama una donna

Rinuncia a tutti gli agi

Esce e dorme sotto la pioggia

Solo se lei dice ‘e’ cosi’ che deve essere’>

L’ho fatto. Ho dormito spesso al freddo, sotto la sua casa, per vegliare su di lei. Notti intere passate a guardare la luce spenta nella sua stanza. Pensando ‘chi stara’ sognando’...chissa’ se qualche volta ha sognato me...

<Quando un uomo ama una donna

Rinuncia a tutto quello che ha

Per tenersi stretto il suo prezioso amore

Che piange ‘amore, ti prego, non trattarmi male!’>

Non l’ha mai fatto...tranne quando tentava di uccidermi, ma questa e’ un’altra storia. Di solito sono io quella che tratta male...e lui quello che piange e mi implora di smetterla...

<Quando un uomo ama una donna

fino in fondo all’anima

se lei lo tratta come uno stupido

Lui e’ l’ultimo a saperlo, gli occhi innamorati non vedono...>

Forse sono stato troppo duro con lei...ma sono innamorato, chissa’ se lo e’ anche lei...

<Quando un uomo ama una donna

le da tutto

Non uole ferire quella splendida ragazza...>

Forse sono stata troppo dura con lui...ma sono innamorata, chissa’ se lo e’ anche lui...

La musica smette. un ultimo, breve assolo di sassofono, poi il silenzio. Lincoln Rhyme guarda. Le stelle sorridono. Buffy e Spike si alzano contemporaneamente. Si avvicinano, ad occhi bassi, come se si vergognassero. Rhyme pensa che sono proprio teneri. Basta una canzone e dimenticano gli insulti che si sono lanciati pochi minuti prima. l’amore e’ proprio una cosa strana. I due sono uno di fronte all’altra. Alzano insieme lo sguardo. E’ un attimo, poi tutti e due esplodono: “senti, io...”. si accorgono d’averlo detto insieme. Sorridono, imbarazzati. Non c’e’ bisogno di dire ‘prima tu’, o ‘prima io’, tanto sanno gia’ cosa vogliono dirsi. Ma lo dicono lo stesso. Prima Spike.

Scusa...”

No, scusami tu...”

Indecisi su chi debba chiedere scusa a chi. Dolci. Giovani. Guardandoli, Rhyme si senti’ improvvisamente vecchio. Una brutta, bruttissima sensazione. Decise di distogliere lo sguardo. Ora erano affari loro. Cupido aveva agito...

Spike tese la mano. Sfioro’ timidamente la mano di Buffy. Lei gliela strinse forte. Il ragazzo si sedette sulla potrona, trascinandosi dietro anche lei. Seduta sulle sue ginocchia, come una bambina. Un piccolo, tenero bacio. Pace fatta.


Cinque minuti dopo, Sellitto irruppe canticchiando nella stanza dell’arlbergo. Sembrava felice come un bambino. Rhyme si senti’ offeso dall’allegria assolutamente fuori posto del corpulento detective...ok con l’ottimismo, ma cosi’ si esagera! Eppure gli occhi di Sellitto luccicavano come onice nera.

Lon, a parte che sei in ritardo di...cinque minuti e ventotto secondi...si puo’ sapere cosa c’e’ da ridere o canticchiare in tutta questa storia?”

L’uomo si avvicino’ gongolando al letto di Rhyme. Rivolse un sorriso plateale a tutti i presenti nella sala. Poi, finalmente, rispose, col solito tono soddisfatto.

Non indovinerai mai chi ti ho portato in visita...”

Rhyme gli rivolse un’occhiataccia. Odiava quando quel grasso detective lo teneva sulle spine. E Sellitto lo sapeva. E lo faceva apposta. Si allontano’ da Rhyme, andando verso la porta. Li’, dopo avere fatto un cenno a qualcuno che aspettava di fuori, fece un inchino assolutamente fuori posto, con una nota comica o teatrale, o entrambe le cose. Si sposto’. Nella sala fecero il loro timido ingresso due bellissime donne. Una era di carnagione scura, bruna con gli occhi castano dorati, vestita di bianco, una tunica simile alla toga romana, con i bordi della veste placcati in oro. L’altra era pallidissima, di una bellezza eterea ed elegante. Aveva i capelli bianchissimi, tinti, ovviamente, perche’ era giovane, e gli occhi cangianti, che cambiavano colore, passando dal verde acqua al blu scuro. Era vestita di un semplice drappo azzurro legato sulle spalle con due spilloni argentati. Al collo portavano i pentacoli di Acasha, decorati, la prima con un cristallo di rocca, la seconda con un pietra d’acquamarina. Per un attimo, tutti i presenti in quella stanza, compreso uno sbigottito Rhyme, pensarono di avere davanti le dee Demetra e Isis. Ma era chiaro che cosi’ non potesse essere. Erano le guardiane...della terra e dell’acqua, le uniche sopravvissute ad una orribile morte. Sellitto le guardava come un cane che avesse appena visto due succulenti ossi. Mancava solo la bava all’angolo delle labbra. Willow si fece avanti, spezzando quella strana, incantevole magia. Si inchino’ di fronte alle potentissime colleghe. Guardo’ gli altri. Il suo sguardo si poso’ piu’ a lungo su Sellitto.

Sono le vergini delle dee...”

Il detective arrossi’ violentamente, per poi tornare a fissare il pavimento della sala. Vergini...svanita ogni speranza...

Le due donne non parlavano. Fissavano ad uno ad uno tutti i presenti, soffermandosi a lungo sui lineamenti di ognuno. Tutti ebbero l’impressione che quegli occhi profondi e misteriosi stessero scandagliando gli angoli piu’ remoti della loro mente. Come se potessero leggere dietro i loro sguardi affascinati. Non solo per la bellezza indiscutibile delle due streghe. C’era qualcosa di piu’ sottile, di nascosto, che non permetteva agli occhi di distogliersi da quelle due figure potenti che sembravano cosi’ tremendamente delicate. Come vasi cinesi. Ne erano come ipnotizzati. Erano loro le artefici della vita sul pianeta terra. Piccole, ma trattenevano dentro di loro la vita di tutti. Senza di loro il mondo morirebbe nel giro di pochi minuti. Niente piogge, niente sole. Niente aria. Niente. In quei gioielli che portavano orgogliosamente al collo, era racchiusa la vita. Niente di piu’. e non potevano cadere nelle mani sbagliate. O da vita si sarebbe tramutata in morte. Gli occhi di Rhyme si posarono per un istante sulle mani delle ragazze. Stringevano un piccolo diario ciascuna. Rhyme si compiacque per aver ricordato personalmente a Sellitto di assicurarsi che le ragazze venissero trasferite con i diari. Ma come mai quella tappa alla base?

Lon, come mai siete qui? Non dovrebbero essere alla casa sicura?”

Ehm, si’, dovrebbero...ma...ho dimenticato questa!”

Afferro’ dal tavolino la mappa dov’era tracciato il percorso per la casa sicura. Disse poi che era troppo stanco per arrivare ‘fin li’’...affido’ dunque ragazze e mappa ad un poliziotto giovane che stava di guardia davanti alla porta. Il ragazzo annui’, felice di poter fare momentaneamente da balia a due splendide ragazze come quelle. Strappo’ letteralmente dalle mani di Sellitto la cartina con indicato con un anonimo punto rosso la casa sicura. Le due ragazze, che ancora non avevano proferito parola, si avvicinarono a Buffy. La ragazza si senti’ mancare. Una strana pace le entro’ dentro, mentre le due streghe le si avvicinavano sorridendo. Come se fosse il primo giorno della sua vita. Senza nessun pensiero. La guardiana della terra cambio’ direzione. Si avvicino’ a Spike. Lo guardo’. Con curiosita’. Il ciondolo sul suo petto prese a brillare furiosamente. Mentre Spike restava pietrificato, fermo come sotto l’effetto di una magia, la donna gli tocco’ delicatamente la fronte con una mano. Un tocco che a Spike sembro’ rovente. Si senti’ come se quella mano gli avesse bruciato la pelle fino ad arrivare chissa’ dove nella sua mente. Dopo un’eternita’, la donna si allontano’ di qualche passo, austera ed elegante. La toga fruscio’, mentre lei si girava verso il vampiro.

Il mondo non puo’ sopportarlo...il tuo destino si compira’...presto...”

La voce della guardiana aveva un’eco strana, lontana, come se a parlare non fosse stata lei. Una voce dolce e al tempo stesso terribile. Lascio’ Spike impietrito. Ma stranamente pacificato. Come se non avesse appena udito una sorta di condanna. L’unica domanda che vorticava nella sua testa era: ‘cosa il mondo non puo’ sopportare, in me?’. Come richiamata dai suoi pensieri, la donna si giro’ nuovamente verso di lui.

Anime morte...due sono troppe, il mondo non puo’ reggere tal peso...”

Anime morte? Spike non comprese, nonostante sentisse che una parte di se’ aveva capito perfettamente cosa volesse intendere la donna. Ma non voleva rivelarglielo. Sentiva una voce, nella sua testa, che gli diceva ‘non e’ ancora il momento’.

La guardiana dell’acqua era davanti a Buffy gia’ da alcuni minuti. La osservava benevola, con un sorriso comprensivo sul viso. La mente della cacciatrice era assolutamente vuota. La donna davanti a lei le carezzo’ una guancia.

Tu rechi il peso del mondo sulle tue spalle. Porta il tuo peso con orgoglio, sorella...”

Buffy rimase ferma, con gli occhi sbarrati, mentre sentiva gli occhi della donna frugare dentro di lei, leggerla come se fosse stata un libro aperto. Il peso del mondo...un mondo tremendamente pesante. Come per Spike, anche questa guardiana si allontano’ qualche passo, per poi girarsi, come a voler rispondere ad una domanda inespressa.

Diventara’ piu’ leggero...abbi fede...”

Detto questo, le due donne girarono gli occhi per la sala, incrociando lo sguardo di tutti i presenti. Ognuno senti’ quegli occhi sulla propria persona. Occhi che parevano trapassare la carne, lo spirito, la mente. Occhi di streghe. Blu e dorati. Entrambi dotati di enorme potere. Lasciarono la stanza nel silenzio generale. Il ragazzo sulla soglia le accompagno’ alla volante, sotto l’albergo. Nella stanza, nessuno apriva bocca. Ma, come diceva Confucio, il tacere non e’ sempre silenzio. Ognuno, nella propria mente, parlava, ascoltava e interpretava emozioni che andavano pian piano scemando, correndo dietro quella due enigmatiche quanto affascianti donne. Buffy e Spike si guardarono, tremanti. Avevano paura di quello che le loro menti avrebbero potuto sussurrare. La cacciatrice si giro’ verso Rhyme.

Saranno al sicuro?”

Il criminologo scosse la testa, come volendo scacciare quei mille pensieri che giravano nella sua testa. Guardo’ Buffy e sorrise.

Oh, si’...saranno in ottime mani...credimi, me ne sono occupato personalmente...”

Non aggiunse altro. Rhyme amava troppo tenere la gente sulle spine. Le sue enigmatiche frasi erano lasciate sempre strategicamente a meta’. Ma era certo che le due ragazze fossero in buone mani. Non solo nessuno tranne loro conosceva l’ubicazione della casa, ma il poliziotto che Rhyme aveva fatto venire da New York apposta per quel caso, aveva uno straordinario talento a tenere le persone vive...


Capelli corti e sfilzati. Profondi occhi chiari, fissi su un piccolo dossier. Due pistole alla cintura. Non una, due. Come i vecchi pistoleri del west. Un west simile al deserto dov’era cresciuto. Senza regole. La giustizia pareva essersi scordata di quel piccolo pezzetto di mondo. L’aveva capito quando aveva solo nove anni. Da allora Roland Bell era stato certo che sarebbe diventato poliziotto. Beh, ora lo era. Un poliziotto dannatamente in gamba. Tanto in gamba da lavorare con una leggenda. Un nome che i criminologi e i poliziotti pronunciavano a bassa voce, manco fosse una divinita’ o un mantra segreto. Lincoln Rhyme. Un detective dannatamente in gamba. Ma niente che avesse a che vedere con una divinita’ o cose del genere. Era solo incredibilmente intelligente. E con un gran brutto carattere. Che lo rendeva odioso quanto simpatico e affascinante. Una persona del tutto fuori dal comune. Non solo per la parte fisica. Era tutto strano. A cominciare dal carattere fino ad arrivare ai casi a cui lavorava. Erano sempre casi fuori dagli schemi. Psicopatici che tagliavano le vittime fino all’osso, maniaci con tatuaggi che rappresentavano la morte che danzava con la prossima vittima, negromanti che usavano trucchi da illusionisti per ammazzare, gangster con soprannomi terribili come ‘spettro’...ed ora un pazzo che minacciava di distruggere il mondo in senso letterale. Niente male come progetto...in quel dossier che Bell stringeva tra le mani ferme, c’erano nomi come ‘guardiane’, ‘cacciatrici’, ‘pentacoli’, ‘Acasha’, ‘streghe’ e ‘magia’. Ma Roland Bell non era tipo da scomporsi. Nemmeno per cose di questo genere. Esisteva la magia, e allora? Non era certo piu’ shoccante che scoprire che esisteva gente capace di uccidere bambini indifesi per qualche migliaio di dollari. O gente che violentava e uccideva giovani clandestine in cerca solo di una vita migliore. Anzi, era quasi una cosa rassicurante. Scoprire che il destino del mondo era nelle mani di quattro donne, streghe, era certamente meglio che pensare che fosse nelle sporche e corrotte mani di scienziati, clerici e politici. No, molto meglio la versione femminile. Magica. Era sempre stato dell’opinione che se ci fossero state piu’ donne al governo, si sarebbero certamente evitate molte guerre. Scandali. Le donne ci sanno fare. Hanno maggiore classe, sanno gestire con disinvoltura qualunque compito. Gli uomini al governo non sanno pensare ad altro che ad arricchirsi con guerre e massacri. Ma in che razza di mondo viviamo oggi?

Stava seduto su un letto. Aspettava. Una consegna importante. Il suono di un motore che si spegneva piano gli disse che aveva finito di aspettare. Si alzo’, posando il dossier su un tavolino di legno. Scese le scale di quella casa arredata poveramente, sul lato est di Sunnydale. Un nascondiglio perfetto. Perfettamente visibile dalla strada, risultava un bersaglio troppo ovvio, scontato. Sembrava una qualunque casetta campagnola. Il tetto spiovente. Il piccolo giardino. Due piani. Le finestre. Erano rinforzate con vetri spessi dieci centimetri. A prova di proiettile. La porta sembrava di quelle economiche, di legno e ferro battuto. Invece era ferro e acciaio, placcato falso legno. Anche i muri erano d’acciaio, ma erano talmente ben rivestiti da sembrare semplice cemento con intonaco bianco sporco. Una casa come tante. Tranne per il fatto che stava per ospitare la speranza di vita del mondo. Due donne. Il detective Bell apri’ la porta, una mano sulla fondina destra. Per sicurezza. Fuori, ad attenderlo, stava circospetto un giovane agente. Bell si aspettava di vedere Sellitto, ma il poliziotto era solo.

E’ sicuro?”

Bell fece cenno affermativo con la testa. Il giovane si guardo’ ancora un istante intorno. Corse verso la macchina, il motore rombava, acceso. Dall’auto scesero due donne dall’aria calmissima. Bell si sorprese di tanta tranquillita’. Lui, al posto loro, sarebbe stato tremante dalla testa ai piedi. Lui. Erano vestite in modo a dir poco appariscente. Sembravano due sacerdotesse greche. Percorsero velocemente il breve tratto coperto di ghiaia che le separava dalla protezione sicura della casa. Bell si fece da parte per lasciarle passare. Le ragazze gli rivolsero un sorriso, poi entrarono. Il giovane poliziotto attese per qualche istante fuori dalla porta, poi torno’ verso la macchina e riparti’ a tutta velocita’, allontanandosi il piu’ discretamente possibile dalla casa sicura. Con Bell all’interno, era davvero sicura. La volante ritorno’ alla base, da Rhyme, in quindici minuti. C’era ancora un po’ di traffico. Il ragazzo guardo’ il quadrante luninoso che segnava l’orario. L’una e venti minuti. Il popolo della notte si stava mettendo in moto. O per tornare a casa, o per passare fuori quella fresca serata di fine aprile. Il ragazzo provo’ una fitta di gelosia. Decellero’ al semaforo. Svolto’ a destra e si ritrovo’ davanti il lussuoso albergo di Rhyme. Parcheggio’ la macchina sul marciapiede, incurante del cartello rosso che decretava severo ‘parcheggio vietato’. Era una volente della polizia di New York, nessuno l’avrebbe rimossa. Comunque non all’una e venti di notte. Scese rumorosamente dall’auto. Nel farlo, un foglio cadde dal cruscotto, finendo sul marciapiede, accanto alla macchina. Il ragazzo non ci fece caso. Si allontano’ verso l’entrata dello stabile, canticchiando allegramente. E un uomo, vestito con una toga nera dai bordi cremisi, sbuco’ dall’angolo dietro la macchina. Senza essere visto, passo’ accanto all’auto. Teneva lo sguardo basso, in cerca di qualcosa che aveva visto cadere. Arrivato dalla parte del guidatore, un sorriso gli illumino’ il volto scarno, nascosto da un ampio cappuccio. Si chino’. Raccolse un foglio piegato in quattro. Lo apri’ con cura, gettando occhiate ansiose nella direzione dell’albergo. Il foglio era una mappa. In un angolo, verso est di Sunnydale, c’era qualcosa segnata con un punto rosso. L’uomo sogghigno’, riponendo in una tasca la mappa. Il suo biglietto per la gloria eterna...


Qui ci sono le vostre stanze. Non avvicinatevi alle finestre e se lo fate ricordatevi sempre di abbassare queste tendine. Se sentite spari o grida o sentite suonare l’allarme, sdraiatevi a terra e non fate nessun rumore. Io o qualcuno dei miei uomini verranno a prendervi e vi porteranno via. Qualche domanda?”

Le due guardiane fissarono il poliziotto davanti a loro. Nessuna domanda. Non avevano parlato da quando erano entrate. Poco male, a Bell non importava se le persone che proteggeva amavano o no fare conversazione. Voleva solo tenerle vive. Spesso ci riusciva. Come diceva Rhyme, aveva talento nel far restare vive le persone. Aveva perso pochi suoi protetti. Ne aveva salvati tanti. E ne era orgoglioso. Guardo’ le due splendide donne di fronte a lui. Una di loro, la piu’ pallida, gli sorrise.

Come si chiama, detective?”

Bell le sorrise a sua volta.

Roland Bell, da New York. E pregherei tutte e due di darmi del tu...”

Certamente...”, la donna bianca come la neve porse a Bell la mano, “...io sono Stella Winans, lei e’ Sarah Newport...immagino conosca gia’ la nostra storia...e quella delle nostre compagne...”

La sua voce aveva un tono ipnotico e sensuale. Scivolava su Bell come l’acqua di una sorgente pura e limpida. L’uomo annui’ come in trance. Strinse la mano all’altra donna. Era meno bella, piu’ rotonda e materna, ma aveva un fascino sottile e un’aria simpatica. Anche la sua stretta era diversa. Amichevole. Sarah. Bel nome. Solare. Mentre Stella suonava cosi’ freddo. E la donna che portava quel nome sembrava troppo bella per essere vera. Sfuggente. Aveva uno sguardo profondo. Come gli abissi dell’oceano. In quell’istante Bell capi’, buon osservatore, che quella donna non poteva essere associata ad altro elemento se non all’acqua. L’altra doveva appartenere alla terra.

Improvvisamente, un rombo di automobile interruppe il perfetto silenzio della casa. Bell si affaccio’ alla finestra chiusa della stanza. Una volante della polizia. Lampeggianti ovviamente spenti. Doveva essere qual rinforzo che stava aspettando. C’erano telecamere disseminate ovunque, nella casa e fuori, e controllare tutti i monitor non era cosa da niente. Il detective stava per scendere per dare il benvenuto al nuovo arrivato, quando una voce bassa ma ferma risuono’ nelle sue orecchie. Aveva un tono ipnotico e sensuale. Stella.

Detective?”

Si’, signorina?”

Potrei avere un foglio e una penna, per piacere? E, oh, anche quattro candele...c’e’ troppo buio, qui dentro!”

La compagna della donna, Sarah, guardo’ la ragazza interrogativa. Ma Stella era concentrata solo sul poliziotto dalle spalle larghe davanti a lei. Bell rimase per un attimo in silenzio. Era contro il regolamento formire oggetti come candele, che potevano mandare a fuoco la casa. Stava per dirlo, quando incrocio’ gli occhi della donna piu’ pallida. Erano stanchi e supplichevoli. E decisi ad avere cio’ che aveva chiesto. Bell non seppe dire di no.

Certamente. Le porto tutto tra un attimo.”

Usci’ dalla stanza. Dopo pochi istanti torno’ con un foglio bianco, una penna biro nera e un pacco con quattro candele bianche. Stella sorrise, poi raccolse gli oggetti dalle mani del detective. Sarah la fissava senza capire, ma non fece commenti.

Signorina Sarah, se vuole seguirmi, la accompagno nella sua stanza.”

La piccola donna bruna lo segui’ docilmente attraverso quel labirinto intricato di camere e corridoi. Vista da fuori sembrava molto piu’ essenziale e piccola.

Nell’altra stanza, Stella si tolse il ciondolo dal collo. Le mani le tremavano leggermente. Un tremito molto piu’ forte le scuoteva il cuore. Lo poso’ sul pavimento, in mezzo alle quattro candele accese. Sul foglio erano incise parole in quello strano alfabeto tebano. Stella chiuse gli occhi. Le restava poco tempo. Sussurro’ alcune parole in una lingua incomprensibile. Quando ripari’ gli occhi, il ciondolo non c’era piu’. solo quattro candele, ora spente.

Roland Bell era sceso per la scala principale. Apri’ la porta con la mano saldamente ferma sulla fondina della pistola. Quella destra. Davanti a lui comparve un distinto uomo sulla quarantina, con la divisa blu della polizia e l’aria tranquilla, gioviale e, soprattutto, riposata.

Grazie al cielo e’ arrivato il rinforzo!

Bell gli strinse la mano, invitandolo ad entrare. Prima di chiudere la porta, getto’ un’occhiata all’esterno. La macchina era parcheggiata dietro una siepe, invisibile dalla strada. Nessuno se ne sarebbe accorto. Si giro’ per chiedere il nome del nuovo arrivato, ma qualcosa di terribilmente pesante gli piombo’ sulla testa, tramortendolo. Senza nemmeno un grido, si accascio’ nell’ingresso, svenuto. L’uomo in divisa sorrise soddisfatto e si avvio’ verso la scala principale. La ricerca non sarebbe stata lunga...


Tom entro’ nella stanza, reggendo tra le mani un enorme vassoio colmo di dolci e caffe’. Nonostante l’ora tarda, le ricerche non finivano. La legge non dorme mai. E allora si beve caffe’, per non crollare. Buffy afferra al volo una ciambellina glassata. Fa a meta’ con Spike. Spartire i sensi di colpa. Spike richiama Tom. Gli si avvicina, fino a sfiorargli l’orecchio con le labbra.

Non ci sarebbe un po’ di sangue, Tom?”

Il ragazzo comprese che il vampiro non voleva turbare gli altri con questa richiesta. Si sposto’, gli fece un occhiolino ed indico’ la piccola cucina nell’altra stanza. Spike si alzo’ dalla poltrona, dopo un furtivo bacio alla sua donna e ando’ verso il piccolo frigo bar. Li’, nascosto dietro una valanga di altre bevande, c’era una grossa tazza colma di liquido rosso brillante. Spike lo mando’ giu’ lentamente. Si senti’ piu’ sveglio. Ripose la tazza mezza vuota nel frigo e lo chiuse. Torno’ nella stanza principale. E afferro’ dalle mani di buffy l’ultimo pezzetto di ciambellina. Buffy lo guardo’ irritata, fingendosi offesa. Tranne poi sorridergli e saltargli al collo cinque secondi dopo. Willow sorseggiava il suo secondo caffe’ forte. Stava china sul secondo diario. Non riusciva a cavarne niente. Tom le si avvicino’. Stringeva tra le mani un piccolo sandwich. Lo porse alla ragazza. Lei scosse gentilmente la testa. Fisso’ i suoi intelligenti occhi verdi in quelli ambrati di Tom. Restarono cosi’ per qualche istante. Poi, il ragazzo le si sedette accanto. Le loro gambe si sfioravano in maniera pericolosa. Ma non aveva importanza per loro due, no? Erano gay...gia’. pero’ questo non impedi’ a Willow di strusciare ‘sbadatamente’ le sue lunghe gambe contro quelle di Tom. Con sorpresa della rossa, il ragazzo non si scosto’. Invece si giro’ verso di lei e sorrise. Willow rispose al sorriso. Poi decise che era meglio spezzare quella strana atmosfera.

Non riesco a capirci niente. Sono divagazioni, parole senza senso. Alcuni antichi rituali, questo l’ho capito, ma il diario personale parla solo di incubi tremendi che non hanno ne’ capo e ne’ coda...”

I sogni non hanno mai significato, di per se’...sono i vari simboli a renderlo significativo. Per esempio, sognare la propria morte equivale ad avere una lunga vita. E’ un controsenso, ma e’ cosi’...almeno nella simbologia antica...”

Willow era impressionata dalle conoscenze del ragazzo.

Ma...come fai a sapere tutte queste cose? Insomma, ne hai di conoscenze!”

E’ colpa di Rhyme! Ogni istante libero che ha, lo usa per imparare qualcosa di nuovo. Da quando poi ha scoperto dell’esistenza di demoni e vampiri e magia, non fa altro che cercare volumi sull’argomento! E visto che sono io a leggerglieli, e’ naturale che mi rimanga qualcosa! Ormai mi ritengo esperto di criminologia, crittologia e occulto!”

Forte!”

Tom sorrise nuovamente, arrossendo impercettibilmente. Abbasso’ lo sguardo sul diario.

Amelia Sachs andava irrequieta da un angolo all’altro della piccola sala. Rhyme la guardava, i nervi tirati al massimo. Gli faceva salire la pressione a mille, quando faceva cosi’! perche’ non si rilassava un pochino? Fermati, fermati, fermati!!

Amelia!”

Si fermo’ di botto. Solo sentire che Rhyme la chiamava per nome la faceva trasalire. Non lo faceva mai...tranne quando era seriamente arrabbiato...o quando era talmente nervoso e affaticato da rischiare un attacco di disreflessia. La donna si avvicino’ al letto del suo uomo.

Scusa, Rhyme...non sto mai ferma...ma ho un brutto presentimento...sei sicuro che quelle due ragazze siano al sicuro?”

Le ho lasciate con il miglior poliziotto di New York...e poi la casa e’ segreta. Nessuno che non abbia la mappa potrebbe arrivarci. A proposito, dov’e’ la mappa?”

Nessuno rispose. Un sudore gelido impregno’ la maglietta di Rhyme. Non poteva sentirlo sul corpo, ma sul collo lo avvertiva benissimo. Sellitto guardo’ verso la porta. Li’, incurante dei discorsi tenuti all’interno, c’era il giovane ragazzo che aveva accompagnato le guardiane alla casa sicura. Il detective di New York gli si avvicino’. Mel Cooper si sposto’ per farlo passare. Anche se, magro com’era, non ce ne sarebbe stato bisogno.

Ragazzo?”

Il piccoletto si giro’ verso Sellitto, mettendosi sull’attenti.

Sissignore?”

Dov’e’ la mappa che ti ho affidato? Quella che porta alla casa sicura?”

La voce di Sellitto era calda e paterna. Tranquilla, come se da quell’informazione non dipendesse il destino dell’intero pianeta Terra. Il ragazzo lo guardo’, sbattendo le ciglia.

Ah, io...si’, certo, l’ho lasciata sul cruscotto della volante...e’...e’ parcheggiata qui fuori, la vado subito a prendere.”

Sellitto si asciugo’ il sudore dalla fronte spaziosa. Un sospiro di sollievo generale corse tra i ragazzi nella sala. Pericolo scampato...

Il ragazzo era sceso, imbarazzato e rosso, verso la volante parcheggiata sotto l’albergo. Scese velocemente le scale (ci voleva troppo ad aspettare l’ascensore), passo’ per la direzione ancora illuminata e usci’ fuori attraverso la grande porta a vetri. Un brivido gelido gli corse lungo la schiena. Non era il freddo. La volante, quella che aveva parcheggiato meno di un’ora prima sul marciapiede, ora non c’era piu’. e nemmeno la mappa. Il poveretto, che non era ovviamente al corrente delle informazioni soprannaturali, penso’ si trattasse del carro attrezzi. Rimozione forzata...il detective sara’ furioso. Risali’ lentamente le scale, una ad una. Arrivo’ alla stanza e attraverso’ titubante la porta aperta. L’ingresso era leggermente illuminato. Sellitto lo aspettava con le braccia incrociate sull’ampio petto.

Allora? Dov’e’ la mappa?”

Il ragazzo degluti’ a vuoto, tentando di prendere tempo. Guardo’ la moquet nera dell’ingresso. Amelia, Buffy e tutti gli altri osservavano inquieti la scena. C’era qualcosa che non andava.

Ehm...signore...io...la macchina, la volante...non c’e’ piu’, e’ sparita...”

Sellitto ci mise un solo istante per capire cos’era successo.

Merda!”

Il ragazzo strinse gli occhi.

Prego?”

Fu sbalzato per aria da due donne che correvano come pazze. Ma...che diamine succedeva?? Era solo una macchina! Domani avrebbero chiamato allo stabilimento e puff! Tutto fatto...boh, a lavorare per Lincoln Rhyme si diventa proprio strani...


Amelia e Buffy correvano insieme, nelle strade di Sunnydale illuminate dalla luna. Non c’era un’anima per le vie. Deserto. La casa sicura e’ cosi’ lontana...avevano capito tutto non appena il ragazzo aveva detto che la macchina era sparita. Stupido ragazzino! Loro sapevano bene chi l’aveva presa. Ed ora aveva anche la mappa...se erano fortunate Bell l’avrebbe fermato...ma al telefono non rispondeva nessuno. Anzi, la linea era stata stranamente staccata. Non succedeva mai nelle case sicure. Ma Amelia continuava a chiamare con il suo vecchio ma funzionale cellulare, e la risposta era sempre la stessa: ‘linea momentaneamente diabilitata’. No, non era normale. Le case sicure avevano sempre un telefono, per le emergenze. Il numero era segreto, questo si’, ma il telefono c’era sempre. Per far calare ancor meno i sospetti sull’uso della casa. Buffy correva terribilmente veloce, e Amelia stentava a starle dietro. Le facevano male le giunture. Sentiva le ginocchia spezzarsi. Come ramoscelli secchi. Ecco il mio unico problema: l’artrite. Dal nonno paterno non aveva ereditato niente. Ne’ soldi, ne’ fabbriche, ne’, per fortuna, debiti...solo una dolorosa e incessante artrite. E il caldo della California non le faceva certo bene. ,a avrebbe sopportato altri cento anni di tormenti, piuttosto che non vedere piu’ sorgere il sole. No, era troppo orribile. Si ritrovo’ ad invidiare la gente che dormiva nelle case buie che costeggiavano durante la corsa...forse loro non vedranno il nuovo giorno...ma almeno moriranno senza sapere che avrebbero potuto evitarlo. Una macchina rubata. Se solo quello stupido di Sellitto avesse accompagnato personalmente le guardiane! Lui non avrebbe scordato la mappa sul cruscotto! Ed ora noi non staremo qui, a correre come pazze per un tentare un ultimo, disperato tentativo di salvare il mondo! Si chiese cosa stesse succedendo in quel momento alla casa sicura. Non dovette chiederselo a lungo, perche’ dopo circa quindici minuti di interminabile corsa, erano davanti alla struttura. Una piccola, tranquilla casetta, come tante altre, a Sunnydale. Entrarono nel piccolo giardino appena prima della porta. Questa era chiusa. Si guardarono intorno. Nessuna volante della polizia. Nessuna macchina. Nessuno. Buffy butto’ giu’ la porta con un potente calcio. Amelia tossi’, aspirando la polvere sollevatasi dalla caduta sul pavimento della porta. Entrarono, guardandosi intorno. Ma era tutto buio, non si vedeva quasi niente. All’improvviso, Amelia inciampo’. In qualcosa di morbido, come un sacco a pela, o qualcosa del genere. Solo che non dovrebbero esserci sacchi a pelo nell’ingresso di una casa sicura. E, soprattutto, i sacchi a pelo non dovrebbero gemere! Buffy trovo’ l’interruttore della luce e l’accese. Una forte luce bianca investi’ le due donne...e l’uomo nel quale era inciampata Amelia, che si stava faticosamente riprendendo da quella che, a giudicare dalla grossa macchia di sangue sulla moquet porpora, doveva essere stata una brutta botta. Amelia riconobbe l’uomo e lo aiuto’ ad alzarsi. I suoi occhi erano sbarrati per il terrore. Guardo’ Buffy.

Cristo! E’ Roland Bell, capo detective della squadra che doveva proteggere le due donne! Roland, cos’e’ successo?”

Il detective stava inerme tra le braccia di Amelia. Era confuso e si teneva la testa con una mano, come se pensasse che potesse cadergli da un momento all’altro. Deglutiva a vuoto. Finalmente, riusci’ a parlare.

Un uomo...vestito da poliziotto...pensavo fosse il rinforzo che avevo chiesto...e’...e’ entrato...e...mi ha colpito...”

Ripiombo’ nell’incoscienza. E Amelia l’invidio’, perche’ ora era a conoscenza del fatto che l’assassino era stato li’. E forse era ancora li’. Forse erano ancora in tempo per salvare la squadra e le due donne. Corsero nella sala monitor. Mentre percorrevano lo stretto corridoio, Buffy fu investita da un’odore che conosceva bene. Dolce e pungente. Sapeva ancor prima di entrare nella sala monitor cosa avrebbero trovato. C’era odore di sangue nell’aria. Molto. Amelia, davanti a lei, entro’ pre prima. Buffy la vide diventare prima bianca come un lenzuolo, poi rossa di rabbia. Si porto’ una mano alla bocca.

Oh, mio Dio!”

Buffy la sposto’. Ma, di fronte quel macabro spettacolo, dovette fermarsi anche lei. Era un macello...un mattatoio...sangue dapperutto. Sui monitor spenti, sulle sedie girevoli, sul pavimento, sulle pareti. Sangue ovunque. L’odore era nauseante. Ma non riusciva a vedere i corpi. Fece qualche passo all’interno. Il sangue sul pavimento le imbrattava di cremisi la scarpe bianche. Un interruttore. Lo schiaccio’. Tutto divenne piu’ chiaro. E incredibilmente piu’ macabro e terrificante. Amelia si chino’. Vomito’ la ciambellina che aveva mangiato poco prima, a casa di Rhyme. In quel momento non le importava neanche che stava contaminando la scena di un delitto...anzi, a giudicare dal sangue, di molti delitti. Buffy trattenne a stento un conato. Non vomitare...se l’avesse fatto, non sarebbe piu’ stata in grado di andare avanti. Ma doveva. Giro’ oltre la scrivania e le sedie, completamente tinte di rosso brillante. Dietro la scrivania, pigiato contro il muro imbrattato di schizzi rubino, stava un corpo. Un giovane ragazzo. Trent’anni, non di piu’. la gola tagliata. Profondamente. Una morte lenta e atroce. Aveva ancora le mani premute contro il taglio, in un disperato tentativo di fermare il sangue che zampillava dalla sua giugulare forata. Aveva gli occhi sbarrati, aperti. Fissavano un punto di fronte a lui. Oscurati dal velo impietoso della morte. La bella divisa blu era inguardabile. Spike avrebbe potuto farci il bagno, in tutto quel sangue. Buffy si costrinse a distogliere lo sguardo. Si porto’ piu’ avanti. Ora anche l’orlo dei pantaloni era macchiato. Dietro un’altra scrivania, supino, stava il secondo corpo. Aveva la giugulare e un polso tagliati profondamente. Nei suoi occhi aperti, Buffy lesse puro terrore. Questo doveva avere quaranta, quarantacinque anni. Aveva un segno strano sul polso. Come se chi l’avesse tagliato l’avesse anche spremuto per farne uscire piu’ sangue possibile. Buffy si senti’ ancora piu’ disgustata. Chi puo’ aver fatto un macello del genere? Ma non era finita. Dietro la terza, e per fortuna ultima, scrivania, stava una cosa. Non era nemmeno piu’ un uomo. Una cosa bianca come un cencio. Tre tagli. Collo e due polsi. Entrambi portavano i segni di una mano che stringeva. Quei segni rossi erano ben visibile nel pallore candido della pella senza piu’ sangue che scorra sotto. Aveva il volto, la divisa e le scarpe completamente impregnate di sangue. Mandava un odore acre, forte, disgustoso. Lo stomaco di Buffy era completamente sottosopra. Amelia si reggeva alla porta semiaperta per non cadere. Era uno spettacolo, quello che si presentava davanti ai suoi occhi, degno dei peggiori film horror americani. Stephen King, in uno dei suoi sanguinosi e surreali romanzi, non avrebbe saputo fare di meglio. Buffy stava tornando verso di lei. Aveva le mani sporche di sangue. Avra’ chiuso gli occhi di quei poveretti, penso’ Amelia. Le guardo’ le scarpe. Intrise di cremisi. Anche l’orlo dei pantaloni. Buffy le mise una mano sulla spalla.

Non c’e’ niente da fare, qui...possiamo solo sperare che abbia fatto questo macello per la frustrazione per non aver trovato le ragazze...magari si sono nascoste bene...”

Amelia annui’. Avrebbe creduto a qualsiasi cosa le permettesse di aggrapparsi a qualche flebile raggio di speranza. Chiusero la porta dietro di loro. Salirono lentamente le scale. C’erano macchie di sangue anche li’. Gocce. Evidentemente, anche l’abito dell’assassino era rimasto intriso di quel maledetto liquido. Al piano di sopra sembrava tutto tranquillo. Una tranquillita’ che non promette niente di buono. Una flebile luce usciva da una camera sulla destra. La porta era accostata. Quando furono vicine, notarono che la maniglia dorata era sporca di rosso. Si fecero coraggio ed aprirono la porta. Quando videro cosa c’era all’interno, desiderarono non averlo mai fatto...


Sono finita in un racconto di Edgar Allan Poe...

La porta era aperta. La luce forte le investi’. Bianca. Amelia si schermo’ gli occhi con una mano. Non riusciva a mettere a fuoco cio’ che c’era nella stanza. Vedeva macchie rosse attorno alla finestra. Ma erano indistinte e mal ferme. La testa le girava terribilmente. Lo stomaco era completamente sottospopra, ma non aveva piu’ niente da vomitare. Tuttavia, sentendo il terribile lezzo che aleggiava attorno a lei, un conato terribile le Sali’ su per la gola. Con una immane forza di volonta’ lo ricaccio’ indietro. Lo sforzo le fece venire le lacrime agli occhi. Era odore di bruciato...ma non quello acre della plastica. Nemmeno quello corposo e soffocante della carta. La vista le diventava piu’ chiara a poco a poco. Credette di vedere un fagotto nero sul pavimento della stanza. La vista le si schiari’ completamente. Guardo’ verso il fagotto. Un gemito usci’ frusciando dalle sue labbra contratte in un’orribile smorfia. Non era un fagotto. In quel momento, anche Buffy riapri’ gli occhi, sbattendo le ciglia per mettere a fuoco quanto aveva davanti. Arricciava il naso, sentendo il terribile lezzo dell’aria. Amelia la guardo’. Buffy guardo’ all’interno della stanza. Rimase pietrificata. Fu un solo attimo, pero’. Poi gli occhi di Buffy si volsero verso la figura della poliziotta, pateticamente aggrappata alla maniglia sporca della porta. Se l’avesse lasciata un solo istante sarebbe caduta. Sentiva che le gambe non reggevano piu’. altro che artrite. Buffy torno’ coraggiosamente con lo sguardo verso qualcosa che stava sul pavimento sporco della stanza. C’era cenere dappertutto. Il vetro della finestra era imbrattato di sangue per meta’. L’altra meta’ era nera per il fumo. La cacciatrice entro’. Amelia non ce l’avrebbe mai fatta. Si avvicino’ alla cosa riversa sul pavimento. Lo stomaco protesto’, indignato per l’odore nauseante che pareva avvolgere ogni angolo della stanza. Veniva da li’. Era un corpo. Rattrappito e completamente carbonizzato. La pelle era rossa, pareva sul punto di staccarsi come quella di un pollo arrosto. Era legata. Strette corde ora quasi completamente bruciate le stringevano i polsi. La bella toga bianca era diventata uno straccio nero, bucato in piu’ punti. Aveva diversi tagli sulle cosce e sulle braccia. Tagli da coltello. Al collo, niente ciondolo. Stronzo figlio di puttana! Buffy spero’ con tutta se’ stessa che la povera donna fosse morta asfissiata. Non...non bruciata. Come le streghe nel medioevo. Durante l’inquisizione. Buffy avvicino’ coraggiosamente la mano al volto gonfio della donna. Con una forza che non sapeva nemmeno lei da dove le venisse, giro’ verso di se’ quel volto scuro e orribilmente caldo. Si ritrasse inorridita. Distolse lo sguardo. Guardo’ Amelia. Lei la fissava con quel poco di speranza che le era rimasta. Pian piano, la sentiva andare via.

E’ Sarah...e’ morta...gli ha preso il ciondolo...”

Amelia ascolto’ quelle parole senza battere ciglio. Sentiva di essersi estraniata. Come se non fosse nemmeno li’. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. L’espressione vacua, vuota. Buffy la fisso’ per alcuni secondi. Chiuse gli occhi della donna incenerita che giaceva accento a lei. Si alzo’. Amelia la segui’ con lo sguardo. Vide anche lei. Buffy avanzava verso un secondo corpo. Quasto non era stato bruciato. Solo malamente tagliuzzato. La cacciatrice si chino’ su quella seconda vittima. Le sembrava di vedere rosso. Era il colore predominante, in quella stanza. La guardiana dell’acqua era li’, riversa in un mare di sangue. Aveva fatto un bel lavoro, quello stronzo! Si chiese solo perche’, torturarla cosi’...voleva il ciondolo. A giudicare dal collo della donna, dove l’unica cosa che brillava era il profondo taglio rosso brillante, l’aveva avuto. Perche’ ucciderla cosi’? puro sadismo? Nonostante fosse terrorizzata, Buffy Summers cercava di mantenere la giusta dose di lucidita’. Anche in un momento come quello, cercava di capire perche’ quel mostro non aveva semplicemente bruciato la donna come tutte le altre. Un conto in sospeso con lei? La sua bellezza? Aveva cercato di resistere? Perche’ farle questo? I capelli bianchi come spuma erano diventati ramati. Gli occhi erano spenti. Fissavano il soffitto con aria disperata. Ma, noto’ Buffy, stranamente compiaciuta...di cosa poteva compiacersi, in punto di morte? Sul punto di una morte cosi’ orribile, poi! Eppure non aveva l’espressione di una donna che avesse appena perso il motivo dell’esistenza del mondo. Non era angosciata. Era...fiduciosa. ma di cosa? Il rito era tremendamente vicino. Ed ora quel pazzo aveva tutti e quattro i ciondoli. Forse sto solo cercando qualcosa a cui aggrapparmi...

La fine del mondo...la fine di tutto...ho affrontato tante apocalissi. Ma a quanto pare non si puo’ evitare l’inevitabile. Non in eterno. Ha vinto. E noi abbiamo perso.

Abbiamo perso...la consapevolezza di cio’ le entro’ piano nella testa. Abbiamo perso. E lui ha vinto. Ha vinto...con le lacrime che minacciavano di soffocarla, corse verso Amelia. Lei stava in ginocchio accanto alla porta. Tremava dalla testa ai piedi...povera Amy. Non avrei dovuto coinvolgervi. Mi dispiace, credimi. Le prese la borsetta e frugo’ freneticamente, cercando qualcosa. Trovo’ il cellulare di Amelia. Lo prese e compose un numero a memoria. Una scarica elettrostatica vibro’ attraverso il telefonino. Uno squillo. Due. Poi, un sonoro clic.

Pronto?”

E’ finita, Rhyme...ha i quattro ciondoli...”

Lo disse con una freddezza che non si aspettava di poter sentire nella sua voce. Il suo stesso tono le rimbombava nella testa. Come se non le importasse niente. Del tutto indifferente. E del tutto indifferente, ascolto’ il silenzio pesante che scese tra lei e il criminologo. L’ho deluso. Ho deluso tutti. Mi dispiace. Perdonatemi...perdonatemi tutti.

No...”

La stessa freddezza. Solo, piu’ decisa. Buffy ne rimase sconcertata. Talmente tanto che si arrabbio’. Senza motivo. Le dava solo fastidio che Rhyme si comportasse come un bambino.

Si’, Rhyme! Le ho perse, Bell le ha perse. Sono morte, Rhyme! E’. Finita.!”

Niente silenzio stavolta. La riposta arrivo’ forte e chiara alle sue orecchie. Piu’ arrabbiata e decisa della sua.

Non ci sto, Summers! Dev’esserci qualcosa, qualcosa che non abbiamo provato! C’e’ ancora tempo! Il rito e’ solo domani!”

Rhyme, ascoltami una buona volta! Non c’e’ niente da fare! Non vedremo il prossimo mese! non vedremo il prossimo anno! Dopodomani non vedremo piu’ un cazzo, maledizione! Credi che a me faccia piacere tutto questo?”

Le rispose una voce calda. Una voce arrabbiata e delusa. Una voce che lei conosceva bene. E che le arrivo’ dentro come la lama di un coltello.

Si’.”

Spike!

C-cosa?”

Attese. Un attimo di silenzio. Sentiva un lieve ronzio nelle orecchie. E un tumulto in fondo al suo cuore.

Si’, credo che a te faccia piacere tutto questo!”

Come puoi pensare una cosa simile?”

Andiamo, Buffy! Sei stata strappata dal paradiso, no? Non vedi l’ora di tornarci, giusto? Perche’ sai che tu finirai li’...in prima fila tra gli angeli!”

Buffy sentiva la gola secca. Non sapeva che rispondere...Dio, perche’ sento che quello che sta dicendo e’ vero? Resto’ in silenzio. E Spike riprese.

Sai che ho ragione, stupida ragazzina! Io ti capisco! Qui giu’ e’ un inferno, non c’e’ pace, non c’e’ riposo, non c’e’ niente! C’e’ solo il mondo. Ci siamo noi. E cinque miliardi di altre persone che forse non vedranno mai piu’ il sole. Che sanno che questo mondo fa schifo. E sperano. Cantano, parlano, ballano. Sperano. Questo mondo non e’ il paradiso, Buffy. Ma e’ l’unico che abbiamo. L’unico posto in cui vivere. E sperare. Sperare sempre. E amare. Cosa succederebbe se sparisse? Spariremmo anche noi. Noi e cinque miliardi di altre persone. E miliardi e miliardi di persone che non hanno ancora avuto la possibilita’ di vivere. Come in un sogno. Come se non fosse mai esistito nulla. Una grande bolla di sapone. E forse andresti in paradiso, Buffy. O forse all’inferno. Sei pronta a correre questo rischio? Il rischio di millenni di sofferenze. O saresti pronta a correre il rischio di vedere ME all’inferno? No, scusa, sto divagando...non c’entra niente con me. c’entra con te...la felicita’ la puoi trovare anche qui. In questo mondo. Solo che non vuoi vederlo. Perche’ ora ti fa comodo. Non trascinarci nell’abisso con te, Buffy...”

Siete voi che state trascinando me...e’ il mondo...

Non vedo felicita’ in questo mondo, Spike. Non vedo speranza. Vedo solo uomini che uccidono altri uomini e...e...”

Cerco’ di respirare. Sentiva l’aria venirgli meno. La voce le si spezzo’, rotta da un singhiozzo. Piangeva. Calde lacrime le rigavano le guance. Si sentiva ferita profondamente da ogni parola che le arrivava alle orecchie. Parole che stava pronunciando lui. Che aveva cosi’ fiducia in lei. Gli aveva messo la sua vita tra le mani tante volte. Non l’aveva mai deluso. Ma ora non ce la faceva piu’! perche’ doveva sempre pensare agli altri? Ora basta! E se questo avesse comportato la distruzione del mondo, non le interessava! Ogni persona con un minimo di umanita’ desidererebbe di vivere in un mondo migliore. Ora si stava offrendo la possibilita’. Perche’ non capisci?

...e persone che soffrono e muoiono e gridano! E sento la mia vita sgretolarsi giorno dopo giorno! E sono stanca. E sono cosi’ stanca di sentirmi stanca...e malata. Come se avessi qualcosa dentro che si contorce e striscia e urla ed io non posso fermarlo! E’ questa vita! E’ questo mondo! Io voglio solo fermarlo...”

Non cosi’ Buffy...non cosi’...cosa pensi di risolvere distruggendo un mondo per cui lotti giorno dopo giorno? Per cui hai dato la tua vita? Non pensi a tua sorella, ai tuoi amici, alle persone che amano vivere in questo fottuto mondo??”

Smettila!

Perche’ non riesci a capire? E’ cosi’ difficile? Voglio guarire!”

Puoi guarire solo vivendo...”

Me l’hai gia’ detto! Me l’hai detto cantando! Ma stavolta non e’ la stessa cosa!

Basta! Smettila, ti prego! Cosa diavolo c’e’ in questo mondo, perche’ ti ostini tanto a proteggerlo?”

Un secondo di silenzio. Solo un attimo. Il tempo di sentire di nuovo quell’insistente ronzio elettrico. Un respiro. Solo uno.

Tu...noi...io e te...questo e’ il mio mondo...tu...”

Un silenzio prolungato. Dall’altro capo del telefono, Spike trema. Non vorrebbe sentire la reazione di Buffy. Ma non arriva.

Buffy, ci sei?”

Va bene...”

...

Cosa?”

...

Va bene...niente fine del mondo. Non oggi.”

Sta piangendo anche lui, ora. Non riesce a crederci. Il mio mondo...solo lei.

Starai meglio...te lo prometto.”

Ti credo...”

...

Ti...”

No!”

Resta due minuti in silenzio, Spike. Due d’orologio. Ha di nuovo cambiato idea...ma sente una lieve risata. Un sospiro, forse.

Dimmelo la mattina del ventidue settembre...”


Ok, c’e’ qualcosa. Devo trovarla.

Rhyme, ci sei?”

Eletrricita’ statica. Nelle cuffie. Erano passati solo dieci minuti. Il tempo che Sellitto aveva impiegato per portarle da casa di Rhyme il kit per le scene dei delitti. La ventiquattr’ore nera colma di accessori ultramoderni. Tra cui, le cuffie. Collegate al computer di Rhyme. Amelia non se l’era sentita. Era tornata a casa con Sellitto. Da Rhyme.

Ci sono, Summers. Hai...”

Messo gli elastici e il fermacapelli. Tutto fatto. Dammi istruzioni.”

Il detective parlava con la solita voce calma. Fredda. Nemmeno a lui interessa molto della fine del mondo, dopotutto. E’ solo scena. E un po’ di amore per la vita rimasto. Sul fondo, il fondo della sua anima.

Ok. Dove sei?”

Ho lasciato perdere la sala dei monitor. Non credo ci sia molto. Sono nella camera, di sopra. Con...le due guardiane...”

Va bene, Summers. Non pensare ai corpi. Fingi che non ci siano. Ci sei solo tu. E la scena. Pensa a lei come qualcosa di corporeo. Deve dirti qualcosa. Ascoltala.”

Sensuale. Rhyme l’incantava sempre con quella voce. L’aveva costretta a svolgere i compiti piu’ terribili. Come entrare nella mente di Riley, cinque mesi prima. spero’ non si arrivasse a tanto, questa volta. Era gia0 difficile stare in piedi, in quella stanza. Reggendo il peso del mondo. Le parole della donna bianca le risuonarono nella testa.

Tu porti il peso del mondo, sulle tue spalle...porta il tuo peso con orgoglio, sorella...sorella...sorella.

Continuava a ripetersi come un’eco lontana. Come se avesse qualche significato nascosto. L’aveva chiamata sorella. Beh, era un termine ricorrente nelle religioni. Fratello, sorella, cugino...non significava un granche’. O forse si’. Non era il momento di pensarci. Cammino’ lentamente, in orizzontale. Percorrendo la griglia. Sul pavimento, tanta cenere. Gocce di sangue secco. Pezzetti di veste. La scena e’ viva. Mi sta parlando. Cosa mi direbbe? D’istinto, volto’ la testa verso la donna distesa sul pavimento. Aveva...una posizione strana. Innaturale. Ma non una contorsione spropositata durante l’agonia. Aveva le braccia larghe. Il corpo e le gambe perfettamente parallele. Come...

Una freccia...”

Rhyme rispose stupito all’osserazione di Buffy.

C’e’ una freccia? L’ha trafitta con una freccia? Sii chiara, Summers!”

Balbettava, Buffy.

La-la-la...donna! la guardiana! Quel-quella dell’acqua! Come ho fatto a non notarlo? E’ disposta come una freccia!”

Ma e’ assurdo, Summers? Perche’ una in punto di morte dovrebbe impostarsi come una freccia?”

Buffy rispose senza nemmeno pensarci.

Per...indicarmi qualcosa! Qualcosa che potevo vedere solo io!”

Con il cuore in gola e la soddisfazione di aver lasciato Rhyme senza parole, Buffy corse verso la donna, rischiando di scivolare sul sangue che imbrattava il pavimento. Da li’ studio’ la traiettoria della freccia umana. Puntava verso il letto. Buffy corse verso il letto. Non vide nulla. Alzo’ il materasso. E il suo viso si illumino’.

Rhyme...”

Cosa hai trovato? Dimmi che e’ il pentacolo!”

No...purtroppo no...solo un foglio. Scritto in tebano. Penso l’abbia scritto la guardiana prima di morire. L’ha nascosto bene.”

Rhyme non ne era convinto.

Non saprei, Summers. Questo assassino e’ intelligente. E cattivo. Prendi la polilight dalla valigetta. Guarda se c’e’ qualche impronta.”

Buffy non protesto’, sebbene pensasse che la guardiana avesse nascosto il foglio troppo bene, perfino per una mente acuta come quella del misterioso assassino. Apri’ la pesante valigia nera ed estrasse una pila lunga e sottile. Con la mano di nuovo ferma, l’accese. Mandava una fioca luce violacea. La punto’ su di un angolo del foglio. Niente. Scese piu’ giu’. Piano, come se stesse percorrendo la griglia. Un centimetro per volta. Nelle cuffie sente solo il fremito dell’elettricita’ statica. E poi...ah! davanti a lei, sulla pagina bianca, compare una mezzaluna argentata. Piccola, piena di scanalature.

L’ho trovata!!”

Un-un impronta?”

Che altro, se no?”

Rhyme aveva la voce incrinata per l’emozione. Buffy sapeva come si sentiva. Il cacciatore e’ vicino alla preda...poi un pensiero le passo’ fulmineo per la testa. Chi e’ il cacciatore, e chi la preda in questo caso?

Ma e’ buona?”

Buffy guardo’ la mezzaluna sporca comparsa sulla pagina. Non sembrava molto grande.

Non so...e’ piccola...”

Il ruggito di Rhyme la fece pentire di quanto aveva appena detto. Come mi e’ venuto in mente di usare il termine ‘piccola’?

Che significa piccola, Summers? Quanto piccola? Come una mela? Come una tv? Quanto?”

Scusa, Rhyme. Ad occhio e croce un paio di millimetri. Cinque, sei al massimo. Puo’ bastare?”

Non lo so. Dipende. Puo’ darsi. Non c’e’ altro, li’ dentro?”

Rhyme, stavo pensando...abbiamo trovato un’impronta, giusto?”

Giusto”

Beh, ma e’ una buona cosa solo per meta’. Insomma, anche se e’ buona...vuol sempre dire che l’assassino ha letto il foglio. Quindi probabilmente sa gia’ cio’ che c’e’ scritto. E se e’ il luogo in cui e’ tenuto il ciondolo, allora adesso sapra’ dov’e’ e correra’ a prenderlo, non ti pare? Non ha risolto niente!”

Rhyme non rispose per qualche secondo. Evidentemente stava attentamente ipotizzando. Lui voleva essere sempre sicuro di cio’ che diceva. E, quando parlo’ di nuovo, la sua voce era quella di un uomo assolutamente sicuro.

Non esattamente, Summers. L’assassino avra’ letto il foglio, ma dubito che la ragazza vi abbia scritto a chiare lettere il luogo dove ha nascosto il pentacolo, sempre ammesso che sia riuscita a nasconderlo. Direi che abbiamo ancora un po’ di tempo, anche se quest’uomo ora ha un leggero vantaggio su di noi. Non dobbiamo necessariamente trovarlo, Summers. Dobbiamo solo impedire che lo trovi lui. Fino al ventuno di questo mese. solo impedirlo...”

Ok. Ok, ok. Sto tornando. Qui non c’e’ piu’ niente.”

No.”

No.

Perche’?”

Perche’?

C’e’ qualcos’altro. Lo sento. E’ una sensazione fisica. Dovresti sentirla anche tu!”

Io non sono un poliziotto, Rhyme.”

Sei molto di piu’. c’e’ ancora qualcosa. Trovala.”

Buffy si rilasso’. Completamente. Sentiva l’odore del vento fresco che entrava dalla finestra ora aperta. Il lezzo di carne bruciata scemava pian piano. Sentiva un fremito. Era la caccia. L’eccitazione della caccia. Forse non l’avrebbe mai ammesso, ma non si sentiva mai viva piu’ di quando cacciava. Beh, forse solo in un altro momento. Non arrossire, maledizione! Concentrati. Chiuse gli occhi. Si lascio’ guidare dalle sensazioni che provava. Aveva l’odore di quell’uomo in testa. Un profumo strano. Cenere, incenso. Un odore di vecchio. Libri antichi. Lo stesso odore che avevano i vecchi libri del signor Giles. Lo segui’, quell’odore, che diventava man mano piu’ forte, mentre si avvicinava...a qualcosa. Teneva sempre gli occhi chiusi. Quando li riapri’ era davanti alla finestra insanguinata. Qualcosa sotto di essa attrasse la sua attenzione. Con i guanti di lattice che le solleticavano le mani, raccolse da terra un pezzetto di stoffa. Seta. Vecchia, ma seta. Nera. Doveva essersi strappato da un bordo, perche’ c’era una riga rossa. Una toga. Come quella dei giudici...

O degli inquisitori!

Rhyme, il nostro uomo sta giocando a fare l’inquisitore...”

Cosa?”

Ho trovato un pezzo di una vecchia toga. Nera con i bordi rossi. Di seta. E’ sua, ne sono certa. Ed e’ la stessa che indossano oggi i giudici. Cosa puo’ dirci?”

Molto o niente. Avanti, torna a casa, Summers.”


Stai quieto, mio Dolore, stai calmo

Invocavi la Sera, eccola, scende

E un’atomosfera scura avvolge la citta’,

Arrecando agli uni pace, ad altri affanno

Mentre la moltitudine vile dei mortali

Sotto la sferza del piacere, carnefice impietoso

Va a cogliere rimorsi nella festa servile

Dammi la mano, oh mio Dolore, vieni da me,

Lontano da loro...

Vedi affacciarsi dai balconi del cielo

Gli anni defunti in vesti antiquate

Vedi sorgere dal fondo delle acque il radioso rimpianto

Il sole addormentarsi moribondo sotto un ponte,

Come un lungo sudario strusciante ad Oriente.

Ascolta, mio caro, ascolta la dolce Notte che avanza.

Tra poco tutto questo sara’ finito. Il mondo rinascera’ a nuova vita. Purificato da tutti questi esseri meschini ed ipocriti che hanno la superbia di camminare sulla sua sacra superficie. Dio mi sara’ grato per il servigio che gli rendo. Ripopolare il mondo. Una razza migliore. Niente piu’ maledette streghe. Concubine del Demonio. Sporche meretrici che poggiano indegnamente i piedi sul Tuo creato, contaminandolo con i loro immondi sortilegi. Finalmente ora c’e’ qualcuno disposto a ripulire il mondo da queste lordure. Ho solo bisogno di interpretare cio’ che quella infida, pagana strega ha scritto. Loro non capiscono. Ne’ loro, ne’ quella stupida della cacciatrice. So che e’ lei a proteggerle. So che era a lei che il messaggio era rivolto. Sciocca! Crede di poter interferire con le leggi divine di cui IO sono degno portatore? Illusa! Il potere del Signore e’ grande. Lui e solo Lui mi ha incaricato di ripulire il mondo. Ed io lo faro’. Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Un po’ di tempo...tempo...


Sesta ora di ventiquattro.

Le sei. L’alba. Una tenue luce entra dolcemente dalle finestre aperte della stanza d’albergo al quarto piano dell’hotel ‘Sunnydale’. Investe l’uomo sdraiato supino sul letto, immobile. Come morto. Contempla qualcosa sullo schermo del suo computer. Tutti gli altri dormono. Si meritano qualche ora di riposo. Lui no. Sta andando tutto male. L’impronta che Buffy gli ha portato e’ pessima, da non poter essere classificata nemmeno nella terza classe. Ed ora, davanti a se’ ha l’indovinello piu’ strano che abbia mai sentito. Le ultime parole della strega. Che Willow era riuscita miracolosamente a tradurre in poco piu’ di mezz’ora.

In B10 una nave addormentata riposa...

Poche parole. Rhyme le guarda, le studia. Ogni lettera la rilegge cento volte. Cerca un doppio senso. Anche un triplo, basta che riesca a cavarne fuori qualcosa. Ma sembrano mute, quelle parole. Non gli parlano. Carta stavolta non canta. Non sussurra nemmeno.

In B10 una nave addormentata riposa...

Ma che voleva dire? Non aveva senso! L’aveva detto a Willow, ma lei si era limitata ad un’alzata di spalle ed uno sguardo gelido. Come a dire ‘se riesci a fare di meglio, stronzo paralitico, accomodati...’. almeno Rhyme l’aveva interpretato cosi’. Ma non riusciva a fare di meglio. Nemmeno di peggio. Semplicemente, non riusciva a fare niente. Gia’ il solo fatto di stare sveglio era una battaglia. Voleva dormire, ma non permetteva alle sue palpebre di chiudersi. A costo di infilarvi dentro due stuzzicadenti. Ma non poteva dormire. C’era il mondo da salvare. Strano, mai avrebbe detto, solo cinque mesi prima, che sarebbe mai entrato a far parte di una squadra di eroi salva-mondo. La cosa non lo entusiasmava piu’ di tanto. Avrebbe preferito starsene a casa ad osservare dalla finestra la versione reale di ‘the day after tomorrow’. Dopotutto per lui non faceva tanta differenza essere morto o vivo. gli era del tutto indifferente. Sicuramente, a parte Amelia, la sua vita non gli sarebbe mancata molto. Aveva poco di cui sentire la mancanza. Una bottiglia di scotch. Una partita a scacchi, magari. E Amelia. Poi, il nulla. Una vita da nulla. Nessuno avrebbe pagato per fare a cambio con lui. Se era per questo, nessuno si sarebbe nemmeno fatto pagare per fare a cambio con lui. Toccava il fondo. Ma qualcuno, attorno a lui, aveva la piu’ pallida idea di cosa volesse dire non poter muovere un muscolo? Non so, avere voglia di grattarsi un sopracciglio ed imprecare perche’ non lo si puo’ fare? La gente pensava mai a quanto era fortunata a lavarsi i denti ogni mattina? Lui ci pensava. Tutti giorni, tutto il giorno. E gli veniva voglia di piangere. O di morire. Ma non piangeva. E non moriva. E si ricordava di una frase che gli aveva detto Amelia, poco dopo essersi conosciuti: ‘quando stai male e vorresti morire, pensa a tutti quelli che devono morire ma vogliono vivere’. Era stata una profonda affermazione. Che aveva raggiunto Rhyme in quel cuore che ogni tanto pensava avesse smesso di battere. Era per quelle persone che Rhyme combatteva. E viveva. Viveva per loro. Forse era un’affermazione da superbi, ma Rhyme viveva per loro. Senza lamentarsi. La vita e’ un dono. Anche se e’ difettoso. Basta il pensiero...

In B10 una nave addormentata riposa...


Nella stanza accanto, due biondi sono sul letto, abbracciati. Lei ha la testa poggiata sul petto di lui. Come possano pensare, in momenti come quelli, a fare l’amore, lo sanno solo loro. Ma li fa sentire meno soli. E piu’ normali. Fare l’amore come due persone normali in un giorno normale. Poco importa se quel giorno potrebbe essere l’ultimo da loro vissuto. Spike posa un delicato bacio sui capelli biondi della sua donna. Buffy rabbrividisce. Le fa sempre quest’effetto. Alza la testa. Sorride. Ha la paura negli occhi verdi. Cosi’ belli. Ma sorride. Si sforza di sorridere. Perche’ un sorriso rende sempre tutto piu’ semplice. Come una formula magica. Senza magia. Almeno, senza magia ufficiale. Perche’ un sorriso crea sempre una piccola magia. Lui le accarezza una guancia. Le sorride di rimando. Come uno specchio. Lei che si riflette negli occhi blu di lui. Quando due persone si amano sono l’uno lo specchio dell’altra, e guardando l’uno nello specchio dell’altra vedono l’infinito...

Spike?”

Si’?”

Lei sospira, giocherellano con i capelli in disordine di lui. Sono una nube bionda sulla sua testa. Bellissimi sempre. Passerebbe ore a spettinarli.

Se...se dovesse finire...”

Spike le mette un dito sulle labbra. Non vuole sentire.

Non finira’. Promesso.”

Ha un tono sicuro, che non ammette repliche. Ma Buffy e’ dicisa a finire quello che aveva cominciato. Sposta la mano di Spike. Gentile, ma decisa. E Spike sa gia’ che e’ inutile insistere.

Ma...se dovesse finire...se dovesse finire tutto...io...non mi importa dove finiro’. Ti trovero’. Dovunque sarai. In qualunque posto questa piccola anima dovesse finire. Ti trovero’. Ti trovero’ sempre...io e te...”

Quegli occhi. Non riesce a smettere di guardarli. Verdi. Puliti, limpidi. Terribilmente impauriti. Una cerbiatta. Grandi. Solo leggermente lucidi. Non sa bene che rispondere. E’ che ha talmente tante cose da dirle. Non sa proprio da dove iniziare. Ne’ se deve necessariamente iniziare da qualche parte. Accarezza quella guancia calda, color pesca. Sembra velluto. Velluto.

Hey...noi non ci possiamo perdere, capito? Sai che non lo permetterei, biscottino! E il mondo non finira’. Ci sei tu a sorreggerlo...e’ in ottime mani...non finira’. Non lo faremo finire...io e te...”

Buffy annuisce. Cerca di sorridere, anche se ha un nodo che le serra la gola. Ad un tratto, cosi’, all’improvviso, mentre le sue labbra sono contro quelle di Spike, un pensiero prende lentamente forma nella sua testa. E si accorge che non vuole morire. Che ci sono troppe belle cose, al mondo. Che c’e’ lui. E lei non vuole morire. Non piu’. e si chiede come abbia potuto pensarlo. Lontana da lui, per l’eternita’. Orribile. Vivere, vivere, vivere! Continuamente! Vivere in qualsiasi modo ma vivere! E non smettere mai, mai, mai! E sperare. E sognare. Sempre. E comunque. Qualsiasi cosa accada. Sperare. E sognare. E mettere in pratica i propri sogni. Correre il dolce rischio di vederli avverarsi. Rischiare di soffrire, toccare il fondo per poi risalire lentamente, fino a sfiorare il cielo con le dita. Aggrapparsi ad una stella, e non lasciarla piu’...



Tom e Willow. Non dormono nemmeno loro. Davanti, hanno il foglio scritto dalla strega. Vogliono cavarne qualcosa. Ma non ci riescono. Forse e’ solo sonno. Davanti a loro, una montagna di bicchieri di plastica vuoti. Caffe’. Che mandano giu’ in quantita’ industriali. La caraffa aspetta fumando in un angolo della scrivania. E’ ancora mezzo piena. Willow sorseggia lentamente il suo sesto caffe’. Praticamente uno ogni ora. Tom e’ arrivato all’ottavo. A volta bisogna mettere da parte la moderazione. Entrambi guardano senza espressione quel foglio al centro della scrivania. Sbattono le ciglia. Chiudono gli occhi. E si guardano. Ad intervalli regolari. Senza farsi vedere, si guardano. Di nascosto, di sottecchi. Sguardi carichi di curiosita’ e...e qualcosa...qualcosa a cui nessuno dei due sa dare un nome. Forse non esiste. O forse e’ meglio non saperlo. Per non fare confusione. Se lo vogliono dire con gli sguardi, ma nessuno dei due e’ capace di reggere l’altro. Timidi. Insicuri. Impauriti. Soprattutto questo. Impauriti. Dalla burrasca di setimenti che provano, dalla fine del mondo incombente, insomma, un po’ da tutto. E il caffe’ non li rilassa di certo. Non li rilassa affatto. I nervi sono a fior di pelle, tanto evidenti da poterli vedere, incisi sui loro volti tirati. Si contraggono, cercando una risposta.

In B10 una nave addormentata riposa...

In B10 una nave addormentata riposa...

Senza senso. B10...era una sigla? Un indirizzo? Un’equazione? Niente. Niente. Niente. Ed erano gia’ le sei. Passate gia’ sei ore su ventiquattro. Sta andando tutto troppo velocemente. Potrei fare un incantesimo per rallentare il tempo...no, Tara non approverebbe. Stranamente, pensando a Tara, l’immagine che le si presento’ alla mente fu quella di un giovane dagli impomatati capelli scuri. Scosse la testa. La sua gamba destra toccava pericolosamente la gamba sinistra di Tom. Lui sembrava non farci caso. Willow si avvicino’ di piu’, facendo finta di allungare il collo per guardare meglio sul foglio. Si chiese perche’ si stesse avvicinando.

Willow...ma non c’e’ scritto Willow sul foglio...pero’ lo vedo! Tom apriva e chiudeva gli occhi scuri, cercando di concentrarsi sull’enigma della guardiana. Non ci riusciva vedeva una W. Poi una I e cosi’ via. Getto’ un’occhiata in direzione di Willow. Si avvicinava. Faceva finta di allungare il collo. Un bel collo. Bianco e lungo. I capelli rossi le ricadevano a onde sul viso ovale. Qualche lentiggine sul naso dritto. Una bella ragazza. Con due grandi occhi verde chiaro intensi ed intelligenti. Tom si accorse di star avvicinandosi troppo. I loro fianchi quasi si sfioravano. Cerco’, senza motivo, di rompere quell’atmosfera. Stava cominciando a sudare. Eppure tirava una bella brezza dalla finestra aperta.

Un gran bel mistero, no?”

Willow si giro’ verso di lui. Un brivido li scosse entrambi quando i loro occhi si incrociarono.

Si’, un gran mistero...ma di bello non ci vedo molto...”

Si avvicinavano sempre di piu’. tom poteva sentire il respiro della strega sul collo. E questo gli provoco’ una insolita sensazione. Desiderio. Sussurrava, ormai ad una spanna dalla sua bocca.

Forse dovremmo prenderci una pausa...”

Willow annui’, appena un secondo prima che le loro bocche andassero violentemente a sbattere. Willow schiuse dolcemente le labbra. Aveva dimenticato cosa si provava in quel genere di contatto. Nel senso, con un uomo. Era una sensazione tutt’altro che sgradevole. Si lascio’ trascinare via, sempre piu’ violentemente, come il mare che sbatte in un crescendo di ondate contro gli scogli. Baciava bene, Tom. Si staccarono per un attimo. Ansimavano. Da quando Oz se n’era andato non aveva mai piu’ desiderato nessuno ‘cosi’’. E tornare a provare quelle sensazioni la disoriento’ per un attimo. Tom non sembrava meno perso.

Ma...che stiamo facendo?”

Willow sorrise, portandosi di nuovo a mezzo centimetro dalle labbra di Tom. Avevano un sapore dolce. Cioccolata. E caffe’.

Potrebbe essere il nostro ultimo giorno...e poi...siamo tutti e due gay, no?”

Tom sorrise, avvicinandosi ancora di piu’. ora le loro labbra si sfioravano.

Sto cominciando ad avere dei seri dubbi...”

Bene”

Tom si alza, sempre tenendo le sue labbra premute contro quelle di Willow. Il letto non e’ che a poca distanza da loro. Sente i vestiti come se fossero bagnati, appiccicosi. E allora via! Dolcemente, scivolano. Via. Le mani si rincorrono giocose. Esplorano, cercano, trovano, si avvicinano, poi si allontanano in un crescendo di desiderio e passione. Giu’, fino al piu’ profondo abisso dell’inferno e poi su, fino a sentire il cielo sotto la pelle. Dentro la pelle. Fino in fondo all’anima...


Sei e quaranta minuti. E Lincoln Rhyme e’ ancora li’ a fissare il computer. A fissare quell’improponibile indovinello. Sapendo che Tom e Willow non staranno certo sprecando il loro tempo a cercare di tradurlo. Amelia dorme vicino a lui. Rhyme la guarda un attimo. Com’e’ bella. Dorme tranquilla. Come una bambina. Ha fiducia in me. sa che tirero’ tutti fuori dai guai, come sempre. Sara’ cosi’ anche questa volta, Sachs? Ci riusciro’ anche questa volta? Come richiamata dal suo sguardo implorante, Amelia si riscosse. Apri’ i suoi meravigliosi occhi azzurro-verdi. Fisso’ Rhyme, stiracchiandosi nel bel letto che dividevano. Rhyme provo’ un secondo di bruciante invidia. Ma fu solo un attimo. Amelia fisso’ il computer. L’orologio era fermo sulle sei e quaranta minuti. Aveva dormito tre ore. Fortunatamente non aveva sognato lo scenario da incubo che le si era presentato alla casa sicura. Giro’ gli occhi per la stanza. Su due poltrone, Sellitto e Cooper russavano come se niente fosse. Guardo’ Rhyme. Aveva bisogno di una pausa...decisamente. magari...

Lincoln, riposati un po’...”

Non ho sonno...”

Ok, allora, almeno prenditi una pausa. Ti va una partita...a battaglia navale? Scommettiamo che stavolta ti batto?”

Rhyme le rivolse un’occhiata superiore.

Sachs, la battaglia navale e’ un gioco strategico, scientifico...non mi batterai mai, e’ trop...”

Si era bloccato all’improvviso, con un’espressione strana sul viso che fece temere ad Amelia che stesse per avere un attacco di disreflessia. Ma Rhyme aveva cambiato di nuovo espressione. Ora rideva.

Rhyme...tutto bene?”

Il criminologo allungo’ il collo quel tanto che bastava per schioccarle un bacio sulle labbra, lasciandola di stucco. I suoi occhi luccicavano. Amelia segui’ il suo sguardo e comprese perche’. Guardava soddisfatto l’indovinello dello strega.

chiama tutti...come diavolo ho fatto a non capirlo subito??”


Sospence. Rhyme l’adorava. Aspettare fino all’ultimo prima di rivelare quanto aveva scoperto. Aspettare, osservando i volti tirati e curiosi dei suoi colleghi. Riuscire quasi a sentire le domande che giravano nelle loro teste: ‘cosa avra’ scoperto?’, oppure ‘cosa avra’ scoperto?’, o anche ‘cosa avra’ scoperto?’, e perfino ‘cosa avra’ scoperto?’...era bello. Sentirsi al di sopra di tutti. Perche’ tu sai. Gli altri no. Sentire di aver scoperto qualcosa che agli altri era sfuggito. Non e’ solo orgoglio. E’ qualcosa di piu’ sottile. Forse pura soddisfazione personale. Rivalsa. Rivincita. Contro quelli che lo credevano solo un paralitico con le manie di grandezza. Contro quelli che non credevano che un quadriplegico potesse sciogliere intricate matasse che un uomo sano non riesce a sbrogliare. Contro tutto. Contro tutti. Per se stesso. Perche’ ogni tanto sentiva lui stesso il bisogno di dimostrarsi che era ancora sano di mente. Tutti i pregiudizi altrui a volte (non spesso, ma a volte), lo portavano a pensare che forse oltre alla spina dorsale, la trave aveva toccato anche il suo cervello. Pensava che potesse smettere di funzionare come i miliardi di cellule nervose che avevano smesso di trasmettere messaggi alle sue terminazioni. E doveva dimostrare a se’ stesso che non era cosi’. E l’unico modo per farlo era giocare agli indovinelli con spietati assassini. Ma non gli dispiaceva. Gli piaceva, al di sopra di ogni altra cosa, dimostrare che era piu’ intelligente di loro. Godeva come non mai quando si faceva portare gli uomini che aveva catturato. Loro entravano nella stanza con la paura, il terrore negli occhi, aspettandosi di vedersi comparire davanti magari un bestione alto due metri con tre pistole per fianco e l’aria omicida. E rimanevano a dir poco di stucco quando scorgevano il corpo inerme di Rhyme adagiato sul letto. ‘e’ uno scherzo?’, dicevano sempre. E Rhyme rideva. E li guardava con occhi luccicanti di soddisfazione, mentre lo fissavano impressionati, commiserando loro stessi per essersi fatti beccare da un uomo immobile. Dall’aria tutt’altro che omicida. Truce e decisa, questo si’. Ma sembrava sempre che non gli importasse niente di niente. Non era la faccia di un poliziotto, come quella pacata e rilassata di Sellitto. Non era la faccia dell’assassino, piena magari di cicatrici e con un ghigno perenne stampato sulle labbra. Era una faccia. Strana. Chi lo vedeva mentre esaminava le prove o appena dopo essere arrivato ad una conclusione, diceva che aveva lo sguardo di un animale in caccia. Ed era cosi’, piu’ o meno, che si sentiva Rhyme. Un cacciatore. Con un fiuto dannatamente ottimo. Un cane da caccia che avesse appena individuato orme di una lepre maledettamente veloce. Ma non imprendibile. E Rhyme desiderava a tutti i costi prenderlo.

Ora, steso sul letto in una mattinata particolarmente afosa a Sunnydale, con meno di ventiquattr’ore di tempo per fermare un disastro naturale di portata stratosferica, Rhyme aveva lo sguardo di un animale in caccia. Aveva fiutato la sua preda. Che, in quel momento, non era una lepre o un uomo. Era un ciondolo. Un ciondolo con una pietra blu in mezzo. Davanti a lui, un computer. Sullo schermo tremolante, un indovinello apparentemente senza senso: ‘in B10 una nave addormentata riposa’. E, poggiata sulle sue insensibili gambe, un’enorme cartina di Sunnydale. Scala 1:100. Giro’ gli occhi per la stanza. Su una poltrona stava Sellitto, massaggiandosi le palpebre gonfie di sonno. Accanto a lui, alto nel suo scheletrico metro e ottantacinque centimetri, Mel Cooper osservava Rhyme e la cartina che teneva sulle gambe con aria scettica. Accanto alla porta, con una borsa del ghiaccio premuta sulla tempia destra, stava silenzioso il detective Roland Bell, ancora sconvolto dall’insuccesso del piano SICUT (Salviamo Il Culo al Testimone). Le due fondine sporgevano dalla cintura marrone dei suoi orrendi pantaloni cachi. Seduta accanto al letto, Amelia fissava interessata Rhyme. Si stava ancora chiedendo a che diavolo servisse la cartina che il criminologo aveva voluto con la massima urgenza. Dall’altro lato del letto, due biondi dai capelli scarmigliati lo fissavano in imbarazzo. Rhyme sorrise. Non c’era niente di male a divertirsi un po’...quello che lo stupi’ di piu’, tuttavia, fu l’ingresso nella sala di Tom. Solitamente impeccabile nella sua camicia che sembrava stirarsi mentre camminava, con l’immancabile cravattina a fiori ed i capelli impomatati e perfettamente pettinati, ora era l’immagine del disordine: la camicia gli usciva disordinatamente dai pantaloni dalla patta sospettosamente rigonfia, la cravatta non c’era nemmeno. Anche la cintura era sparita. O meglio, c’era, ma il ragazzo la stringeva in una mano, cercando di farla notare il meno possibile. I capelli erano sparati verso l’alto, spettinati chiaramente non dal vento. Era rosso in viso. Rhyme strinse gli occhi, spostando lo sguardo per la stanza alla ricerca di Willow. Non dovette cercare molto. La ragazza entro’ subito dopo Tom, cercando di aggiustarsi alla meno peggio i capelli in disordine e allo stesso tempo chiudendo i bottoni della camicetta rosa. Per poco, pochissimo, Rhyme non scoppio’ a ridere. Guardo’ Buffy e si accorse che lei guardava Tom e Willow con lo stesso sguardo divertito e leggermente preoccupato che aveva avuto Rhyme pochi istanti prima. i suoi occhi verdi si spostarono su Spike, mentre le loro mani soffocavano a stento una risatina. Poi i due guardarono Rhyme. Il criminologo fece cenno alla ragazza di chinarsi verso di lui. Buffy porto’ il suo orecchio vicino alle labbra di Rhyme.

Ma non era gay, la tua amica?”

E Tom?”

Rhyme rise brevemente, stando bene attento a farsi udire da tutti.

Ed io che mi preoccupavo per Amelia!”

Buffy, Spike, Rhyme e Amelia risero a quella battuta appena sussurrata. Tom e Willow, seppure lontani, arrossirono violentemente, consci degli sguardi dei loro amici. Si guardarono, scambiandosi un lieve sorriso complice. Cooper e Sellitto si chiesero con uno sguardo se fossero per sbaglio capitati in un manicomio o, piu’ probabilmente, in un casino. Decisero che era meglio non scoprirlo. Il detective di New York decise che ne aveva abbastanza di silenzi e battutine.

Allora, Rhyme, per quel motivo siamo qui? Cosa hai scoperto?”

L’uomo dsi godette ancora per un istante gli sguardi curiosi dei presenti. Tutti per lui. Che egocentrico che sono! Ok, ok, puo’ bastare.

Ho risolto l’indovinello della strega!”

Per un lungo istante nessuno parlo’. Avevano tutti il cuore a mille e gli occhi praticamente fuori dalle orbite. Buffy ebbe il coraggio di formulare la frase chiave.

E...?”

Rhyme, gongolante come un bambino, indico’ con la testa la mappa stesa come una coperta su di lui. Lo copriva dal petto alle caviglie. Orizzontalmente arrivava fino a terra. Era tagliata sia in orizzontale che in verticale da linee rette, che formavano diversi quadrati. Quadrati contrassegnati da numeri e lettere.

Una mappa...”

Cosa?”

Lincoln Rhyme odiava quella domanda. Era assolutamente inutile. Sbuffo’, cercando di controllarsi. Gli riusciva terribilmente difficile.

Lasciatemi spiegare...allora, l’indovinello conteneva un chiaro riferimento alla battaglia navale. Giusto?”

Rispose per tutti Amelia, accanto a lui.

Giusto...”

Rhyme la guardo’ con occhi fiammeggianti e un serafico sorriso sulle labbra.

Sbagliato! E’ un depistaggio. La strega non si riferiva alla battaglia navale, ma ad una cartina di Sunnydale!”

Sellitto.

Perche’, si puo’ giocare a battaglia navale con la cartina di Sunnydale?”

Oddio.

No, idiota. Come ho appena detto, la battaglia navale e’ solo un depistaggio. Il monomio 10B si riferisce al riquadro B10 della griglia formata dai meridiani e dai paralleli riportati su alcune cartine geografiche di Sunnydale!”

Buffy, prima di porre la sua domanda, senti’ l’impulso irrefrenabile di alzare la mano. Si sentiva come se fosse tornata al liceo. Fortunatamente, freno’ l’impulso sul nascere.

E il riferimento alla nave addormentata? Anche quello e’ un depistaggio?”

Rhyme la guardo’ come avrebbe potuto guardarla un professore severo del liceo che non riuscisse a farsi capire da alunni un po’ tardi.

Sarebbe scontato, Summers, che anche l’altro riferimento alla nave fosse un depistaggio. Dico bene?”

Si’...”

No! Proprio perche’ e’ scontato che tutti credano che sia un depistaggio, vuol dire che non lo e’! ci sono porti, qui a Sunnydale?”

Buffy annui’. Rhyme chiuse gli occhi. Stava pensando. Li riapri’. Un po’ deluso. Si giro’ verso Amelia.

Sachs, ti dispiace cercare il riquadro B10 in questa cartina? Alla svelta!”

La donna si alzo’ dalla sedia. Comincio’ a guardare le lettere ai bordi della mappa. E, D, C...B! scorse poi i riquadri dei numeri, velocemente. 23...16...10! sistemo’ la cartina affinche’ Rhyme riuscisse a vedere il riquadro dalla posizione in cui si trovava. Era una cartina fisica. Rhyme guardo’ il riquadro indicatogli da Amelia. Ma non c’era niente. Non solo non era affatto sulla costa, ne’ sulle rive di un fiume, ma non c’erano nemmeno segnate vie o palazzi importanti. Solo un po’ di ocra misto a marrone piu’ scuro. Sospira scocciato, Rhyme.

Si potrebbe gentilmente avere una cartina politica di questa stramaledetta citta’?”

Spike annui’ e corse nell’altra stanza, seguito dallo sguardo apprensivo di Buffy, che si lacerava la pelle con le unghie. Come sempre. Il vampiro torno’ pochi minuti dopo, stringendo tra le mani un grosso rotolo di carta. Lo srotolo’ sulle gambe di Rhyme. Fortunatamente anche li’ erano segnati i meridiani ed i paralleli. Non faticarono a trovare il riquadro B10. un quadrato di circa tre chilometri alla periferia est di Sunnydale. Lontano dalla costa. Niente fiumi, niente laghi, niente mare. Come poteva una nave trovarsi li’? willow intervenne pacatamente. Si guardo’ bene dal fissare Rhyme. E Rhyme se ne accorse.

Avanti, di’ allo storpio quello che sai e squagliatela...

Signor Rhyme...mi chiedevo...e se fosse realmente un depistaggio? Magari e’ una metafora...”

Rhyme scosse forte la testa. Non permise alla strega di continuare. Cocciuto. Torno’ con lo sguardo verso il riquadro. Tre chilometri...un bel tratto. Dove puo’ essere una nave? Una nave addormentata? Addormentata, poi...che voleva dire? Lesse velocemente tutti i nomi degli edifici importanti nel riquadro B10. i suoi occhi si fermarono su un puntino rosso. Sorrise.


Un Museo.”

Un museo??”

Rhyme annui’. Ecco fatto. Sciolto anche quest’enigma.

Route 132. all’incrocio tra la Cerlez e la Vetraz. Guardate cosa c’e’.”

Spike, Buffy e Amelia, i piu’ vicini al letto di Rhyme e alla cartina, allungarono il collo, cercando l’incrocio che aveva citato Rhyme. Eccolo li’. Route 132. l’unico nome riportato su quella strada si trovava appena sopra ad un puntino rosso. ‘Museo nautico del XX secolo di Sunnydale’. I ragazzi si guardarono, impressionati. Buffy si ricordo’ di quando lei e sua madre, anni prima, erano andate a visitarlo. Lei si era annoiata da morire. Tutte quelle sale, dai soffitti altissimi, che ospitavano resti di enormi velieri e sottomarini della seconda guerra mondiale. Lamiere bruciate, accartocciate, arrugginite. Grottesco. Ed enorme. Quel museo sembrava non finire mai. Il solo pensiero di dover cercare un ciondolo, o un altro pezzo di carta, in quel labirinto infinito, le fece venire i brividi. Se la conclusione di Rhyme non era giusta, avrebbero perso ore preziose. Molte ore preziose. E se fosse stata giusta avrebbero dovuto scandagliare ogni angolo del museo cercando qualcosa. Ma poi, che cosa? Un’altra mappa? Lo stesso ciondolo? Un inidirizzo? Buffy sospiro’.

Ci vorrebbero giorni, non ore, per trovare qualcosa li’ dentro...”

Ma Rhyme non sembrava altrettanto preoccupato.

Io sono sicuro che la nostra guardiana non avrebbe nascosto qualcos’altro in quel museo se non fosse stata sicura che tu saresti riuscita a trovarlo. Ci dev’essere qualcosa che non abbiamo considerato. Qualcosa che puo’ portarci direttamente alla nave o al sottomarino che cerchiamo. Io faro’ delle ricerche. Sachs, passa alla centrale di polizia e fatti dare un mandato di perquisizione. Non fare troppo rumore, non voglio che l’assassino capisca qualcosa. Anzi, oltre al museo nautico, fatti dare un mandato anche per perquisire una nave ancorata al porto. Una qualsiasi. Creeremo quantomeno un po’ di confusione. Summers, prendi la valigetta. Tu e Spike andrete al museo. Comincerete a cercare non appena arrivera’ Sachs con il mandato. Io, Tom e Willow faremo delle ricerche per scoprire se c’e’ una nave particolare al museo, una adatta a contenere un segreto simile. Cooper e Sellitto andranno a fare qualche domanda giu’, nei bassi fondi. Roland tu torna a casa, qui non puoi piu’ esserci d’aiuto. Andate, andate...”

Devo fare una telefonata...

I ragazzi si avviarono verso la porta. Rhyme noto’ che Amelia aveva gli occhi lucidi e fissava le fotografie delle quattro vittime. Lui sapeva cosa stava pensando. Il distacco non era una caratteristica di Amelia.

Sachs”

Lei si giro’, asciugandosi furtivamente gli occhi con la manica della maglietta rossa che indossava. Rhyme la fisso’ negli occhi.

Lascia in pace i morti...”


Lascia in pace i morti...

Gia’. Come se fosse facile. Come se fosse facile dimenticare quelle scene...Dio, ce le ho proprio qui, impresse a fuoco nei miei occhi. Quei corpi carbonizzati. Le gole tagliate. Tutto quel sangue. Io non sono come te, Rhyme. Tu guardi la morte in faccia e ridi. Te ne freghi della morte. Per te un cadavere non e’ altro che carne fredda. Non per me...non per me. ho visto troppa morte intorno a me. troppa. Gente con cui parlo, gente che vedo, che saluto. Un giorno ci sono...e l’altro arriva qualcuno e li ammazza. Ed io non so perche’. Perche’ un uomo deve ammazzare un altro uomo? Perche’? che soddisfazione provano a portare via la vita di qualcun’altro? Come fanno a dormire la notte? un poliziotto se le pone spesso, queste domande. E non riesce mai a rispondersi. Tu non te lo chiedi mai, Rhyme? O forse hai gia’ dato una risposta a questi quesiti? Tu sai perche’ la gente uccide e uccide e uccide, in un ciclo continuo, finche’ qualcuno non riesce a fermarli? E ne ferma uno, poi due e tre e quattro. Ma c’e’ sempre un altro pronto a prendere il posto del precedente. C’e’ sempre un altro disposto ad ammazzare. Mi domando se si chiedano perche’ ammazzano. Se si chiedono che motivo c’e’. no, immagino di no. E, comunque, se non ci fossero assassini, io e te saremmo senza lavoro. E forse sarebbe meglio. Se non ci fossero assassini, la trave non ti sarebbe mai caduta addosso, spezzando la tua vita in due. E questo sarebbe certamente meglio. Se non ci fossero assassini...io e te non ci saremmo mai incontrati. Beh, questo non sarebbe stato bello. Al diavolo, mi tocca quasi ringraziarli. Mi tocca quasi ringraziare il pazzo che sta tentando di distruggere tutto. Beh, appena ce l’ho fra le mani, lo faccio. Un attimo prima di tagliargli la gola! No, sai che non lo farei mai. Non sono capace di uccidere. Non lo saro’ mai. Non dico di non aver mai usato la pistola. No, l’ho usata. Per proteggere me. e te. A volte mi chiedo se tu, Rhyme, saresti capace di farlo. Uccidere. A volte mi spaventi. Sei cosi’ freddo. Cosi’ strano. Ecco. Strano. E’ l’unica parola che mi viene in mente per descriverti. Sei strano. E non capiro’ mai se questo e’ un bene. A volte credo che tu non riesca a cogliere la differenza tra bene e male. Il confine tra preda e cacciatore. Ma forse quel confine non esiste. Forse hai ragione tu. Ed io devo lasciare in pace i morti...solo, non e’ cosi’ facile...

Amelia Sachs camminava il piu’ velocemente possibile, per quanto l’artrite che le torturava le giunture permetteva. Erano pochi isolati dall’albergo alla centrale. Ci arrivo’ in pochi minuti. Il tempo di pensare un po’. Di lasciare in pace i morti. Il grende portone e’ aperto. Amelia varca la soglia con calma. Ad una scrivania c’e’ un poliziotto chino su alcuni documenti. La vede e le sorride. Essere una bella donna ha i suoi vantaggi. Non devi mai aspettare: sono tutti ansiosi di servirti.

In cosa posso aiutarla?”

La poliziotta di New York mostro’ un distintivo argentato.

Dipartimento di polizia di New York, sono la detective Amelia Sachs...”

Il ragazzo si alzo’ per stringerle la mano. Aveva un sorriso beffardo stampato sulla faccia da bravo ragazzo.

Detective...”

Amelia annui’. Odiava queste stupide discriminazioni. Era una detective donna...e allora? Perche’ tutti gli uomini con cui parlava si stupivano tanto?

Ho bisogno di due mandati di perquisizione. Nel minor tempo possibile.”

Il ragazzo la accompagno’ in un piccolo ufficio male illuminato, mentre lei gli forniva le informazioni necessarie. Puzzava di fumo e sudore. Amelia storse il naso, mentre il ragazzo inviava le dovute informazioni a chissa’ chi dall’altra parte del video. Dopodiche si sedette davanti alla poliziotta, fissandola con un’aria pseudo-sexy. Amelia trattenne a stento una risata.

Per chi lavora, detective? Gorge Clooney? Richard Geere? Brad Pitt?”

Ecco, trattata come una novellina. Ora vediamo...

Lincoln Rhyme...”

Lo disse con una noncuranza quasi sincera. Il ragazzo si zitti’ di colpo, sentendo quel nome che per ogni poliziotto vagamente rispettabile era una leggenda, un mantra sacro. Stavolta Amelia non pote’ reprimere un sorriso di trionfo. Il ragazzo parve non farci caso. Il bip del computer ruppe il silenzio della sala. Un lungo documento fuoriusci’ dalla piccola stampante sulla scrivania. Il poliziotto porse i due fogli ad Amelia. Lei lo ringrazio’ freddamente ed usci’. Aveva deciso che odiava i poliziotti di Sunnydale. Prossima tappa, museo nautico.


Rhyme aspettava. Odiava aspettare. Ma aspettava. Non poteva fare altro. Willow e Tom facevano tutte le ricerche per conto loro. E lui non aveva intenzione di passare il tempo leggendo nomi di stupide barche. Quindi aspettava. Un uomo. Un uomo importante. Aveva mandato via Cooper e Sellitto. Andate a fare un giro per i bassifondi, aveva detto loro mandandoli a controllare i barboni. Avevano troppa poca esperienza nel campo del lavoro in incognito per capire che semplicemente li aveva mandati a fare un lavoro inutile per farli sentire utili. Un bussare pesante contro la porta di legno della stanza gli disse che aveva finito di aspettare. Pero’...solo dieci minuti. Aveva preso un jet supersonico? Conoscendo il tipo che stava aspettando, Rhyme non se la senti’ di escludere questa possibilita’. Tom si stacco’ quel tanto dagli occhi di Willow che gli serviva per aprire la porta. Non sapeva chi fosse. Quando vide il gigante che aspettava fuori la porta, l’espressione del suo viso si rassereno’. Sta coinvolgendo proprio tutta la squadra, stavolta. Invito’ il nuovo arrivato ad entrare. Poi torno’ da Willow, lasciandolo sulla soglia a guardarsi intorno, curiosamente. Rhyme lo guardo’. Tale e quale come l’aveva lasciato. Le vecchie abitudini non muoiono mai. Il solito completo verde acido (roba da vomito), con una improbabile cravatta con motivi floreali fosforescenti. Le scarpe erano lucide e nere come la sua pelle. Dall’alto dei suoi due metri e cinque, osservava Rhyme, sorridendo, mostrando due file di denti perfetti. Rhyme non sorrideva. Era sbalordito dal suo solito cattivo gusto nel vestire. L’enorme uomo di colore lancio’ la giacca sull’appendiabiti con un volo allo stile James Bond, prima di aprire finalmente bocca.

Allora, il padrone di casa non apre piu’ la porta?”

Rhyme sorrise sarcasticamente. Non adorava la persone che facevano battute sul suo stato, ma quelle di quell’uomo erano fatte con vero spirito di amicizia...e pensare che solo tre o quattro anni prima era stato sul punto di far arrestare Amelia...

Che vuoi farci, Fred?, stavo facendo ginnastica!”

Fred Dallray rise di gusto. Ecco una qualita’ di Dallray: non perde mai la calma. Ed e’ il miglior agente in incognito sulla piazza. Non per niente lo chiamavano ‘il camaleonte’. C’era solo una cosa strana, nel mondo degli agenti in incognito: piu’ sei bravo, prima ti devi ritirare. Perche’ una volta che hai fatto arrestare decine di malviventi, cominci a diventare popolare. E se ti beccano mentre cerchi di incastrarli, gli assassini o i rapinatori o gli spacciatori, sono guai grossi. Quindi Dallray, almeno a New York, operava poco e in missioni semplici ed immediate. Stava spostando la sua azione verso Los Angeles, la California, ed ora, Sunnydale. E Rhyme lo voleva in squadra.

Fred, credo tu abbia letto il mio rapporto...”

Certo”

Sai cosa devi fare.”

Il gigante nero annui’. Rivolse un cenno a Tom e Willow, saluto’ Rhyme ed usci’. E Rhyme penso’ che aveva appena fatto un’affarone...


Smettila! Prima o poi ti farai male sul serio, dannata testarda!”

Spike prese una mano di Buffy, sanguinante dopo che aveva conficcato un unghia nel polpastrello del dito indice, tra le sue, sporcandosi di rosso. Buffy lo guardo’. Sorrise.

Scusa...sono nervosa. Amelia non si vede ancora”

Stara’ arrivando. Stai calma.”

Buffy strinse la sua mano in quella di Spike. Sangue caldo scivolava tra le sue dita. Buffy guardo’ quel rivolo rosso. Sfilo’ la mano dalla stretta del ragazzo. Guardo’ la mezzaluna rossa sul suo polpastrello. Merda!

Cosi’ muoio dissanguata! Non hai un fazzoletto? Un cerotto?”

Spike scosse la testa, evitando accuratamente di guardare il sangue rosso della cacciatrice. Era pur sempre un vampiro. Un vampiro che non bevevo da parecchio. Buffy noto’ il suo sguardo. Sposto’ i suoi occhi verdi da Spike al suo dito insanguinato. Sussurro’.

Spike, non potresti...?”

Il vampiro aggrotto’ la fronte, chiedendosi se avesse sentito bene...ci penso’ un attimo. Era una soluzione ragionevole. Non poteva rischiare di macchiare qualche prova. La bionda avvicino’ la mano alla bocca del vampiro.

sei sicura?”

Mi fido di te...”

Cosa?

Cosa?”

Buffy sorrise. Gli piaceva quando la guardava cosi’. Innamorato ed insicuro. Quando la fissava in quel modo faticava ad associarlo con lo Spike che aveva tentato di ammazzarla tante volte. E comunque avrebbe potuto guardarla cosi’ in eterno, ma lei non si sarebbe ripetuta. Era gia’ difficile dirlo una volta.

Hai capito...”

Lui allontano’ per un momento la mano di Buffy dalle vicinanze della sua bocca.

No, credo di avere un tappo di cerume all’orecchio, ultimamente non ci sento bene. Ti dispiace ripetere quello che hai detto?”

Buffy gli diede un affettuoso buffetto sulla guancia con la mano sana. Cerco’ di spostare la sua attenzione su qualcos’altro. Con il dito sanguinante gli tocco’ leggermente le labbra chiuse, sporcandole di scarlatto. Guardandola sornione, lui apri’ la bocca, gustandosi lentamente quel sangue dal sapore dolcissimo. Nettare. Dopo qualche istante, Buffy ritiro’ la mano, pulita. Al suo posto, sulle labbra di Spike poso’ la sua bocca. Dolcemente. Aveva un sapore dolce. Di sangue, ma dolce. Un attimo prima che decidessero di approfondire quel bacio, un colpo di tosse alle loro spalle li riscosse. Si staccarono imbarazzati, fissando Amelia. Lei sorrise e porse alla ragazza un mandato e un distintivo. Era quello di Amelia, ma c’era la foto di Buffy, sopra. Lincoln faceva le cose per bene. La poliziotta li saluto’, augurando loro buona fortuna e se ne torno’ in albergo, ad aiutare Rhyme nelle sue ricerche. Spike fisso’ Buffy.

Vuoi che vada anch’io?”

Buffy scosse forte la testa.

No. E’ un museo dannatamente grande, non ce la faccio, da sola.”

Spike annui’, sollevato. Non aveva voglia di tornare in albergo, senza far niente. Si avviarono verso l’entrata. Fortunatamente il sole era basso e il vicolo ombreggiato. All’entrata mostrarono alle guardie giurate il distintivo (falso, ma faceva un certo effetto) e il mandato di perquisizione (autentico!). le guardie controllarono attraverso i monitor che non ci fosse nessuno, poi dettero il via libera alla perquisizione. Buffy e Spike si diressero alla sala principale. Si erano fatti dare una cartina. E avevano notato che il museo aveva la forma di una stella a cinque punte. Arrivati nella grande sala centrale, la ragazza poso’ la valigetta su una larga scrivania vuota. L’apri’ e tiro’ fuori le cuffie. Nere e lucenti. Se le sistemo’ sulla testa, aiutata da Spike, che le sistemo’ una ciocca bionda che continuava a cadere prepotentemente sul suo viso.

Grazie...”

Per ringraziarlo meglio non le venne in mente altro che posargli un delicato bacio sulle labbra socchiuse. Un ringraziamento che Spike gradi’ in pieno. Forse non era stata una grande idea, quella di Rhyme, di mandare due ragazzi innamorati e con gli ormoni impazziti a scandagliare un museo buio e colmo di anfratti. Fortunatamente i due non andarono oltre che un leggero bacio. Si staccarono sorridendo, mentre Buffy armeggiava con le cuffie per cercare la frequenza giusta. La trovo’.

Summers! Ci sei?”

Ci siamo...”

Ah, gia’, c’e’ anche l’ossigenato...”

Buffy guardo’ Spike sorridendo. Lui non aveva sentito niente. E la cosa lo infastidiva. Non gli piaceva e non gli era mai piaciuta l’amicizia tra quel Rhyme e la sua donna. Ma non disse niente, limitandosi a guardarla rancorosamente. Ma lei gli fece cenno di stare tranquillo. Ascoltava qualcosa. Molto attentamente. Girava lo sguardo sui cartelli di indicazioni posti ai cinque lati della sala. Cercava qualcosa. Annuiva ogni tanto. Spike seguiva il suo sguardo. C’erano solo nomi, su quei cartelli. Uno per ogni cartello, tradotto in cinque altre lingue. ‘sala dei sottomarini’, ‘sala dei galeoni’, ‘sala portaerei’ e cosi’ via. La comunicazione tra Buffy e Rhyme sembrava non dover finire mai. Ma cosa si stanno dicendo? Allargo’ le braccia, chiedendo senza parole cosa stesse succedendo. Buffy gli rispose con un cenno scocciato, dicendogli chiaramente che avevano bisogno di un po’ di tempo. Spike sospiro’ esasperato e si volto’. La voce di Buffy che parlava con Rhyme gli arrivava forte e chiara.

...si’, siamo nella sala principale...cinque cartelli, se non conti le indicazioni delle uscite e delle toilette...non sto facendo del sarcasmo, Rhyme!...”

Spike sorrise, stando bene attento a non farsi vedere da Buffy. Non gli piaceva essere visto mentre la fissava con quel sorriso idiota stampato sulle labbra. Solo, non poteva farne a meno. Era troppo...troppo! troppo tutto! Lei. Buffy. Gli piaceva, la notte, sussurrare quel nome. All’infinito...Buffy, Buffy, Buffy. Non che fosse un nome poi cosi’ bello (sua madre...era davvero un genio, quella donna!), ma era il suo. E tanto bastava a far si’ che diventasse il suo preferito. Schiocco’ la lingua, facendosela scivolare sulle labbra. Il suo sapore...dolce. ma...a forza di assaggiarla non e’ che poi mi viene il diabete? A forza di dire che e’ uno zuccherino...sentiva ancora il sapore dolce del suo sangue. Non aveva mai assaggiato niente di simile, prima d’ora. Ne’ il sangue della sua Drusilla, pieno di una devozione totale e totalmente assurda, ne’ il sangue della prima cacciatrice, condito dal suo odio cieco, ne’ quello di tutte le altre donne che aveva assaggiato, con voglia, con passione, con rabbia, con furore. No, il sangue di Buffy era un nettare che nemmeno gli dei greci, dall’alto dell’Olimpo, avrebbero mai potuto anche solamente immaginare. Qualcosa di cosi’ squisitamente dolce che...no, non c’erano parole per descriverlo. Si chiese se ad un vampiro era mai capitato di bere da una donna con amore. Non con passione o devozione o rabbia o odio. Con amore. Adorare quel sangue, crederlo migliore del nettare divino solo perche’ e’ suo. No, probabilmente questo era una cosa che sarebbe entrata nel guinness dei primati. Unica e sola. Meglio cosi’. Amava essere unico. A proposito...Spike sorrise imbarazzato, spostando leggermente lo spolverino nero. Si giro’, in modo che Buffy non potesse vederlo, e comincio’ a frugarsi nelle tasche dei jeans. La sua mano sfioro’ un pacchetto rivestito di velluto blu scuro. Lo tiro’ fuori solo un attimo, come a volersi sincerare del fatto che fosse ancora li’. Non lo apri’, come se avesse paura di cosa ci fosse all’interno. In effetti, era piu’ o meno cosi’. C’era tutto il suo futuro, in quella scatoletta. La rimise in tasca. Solo allora la apri’. Con uno scatto. Con l’indice accarezzo’ qualcosa di metallico e liscio. Con qualcosa al centro.

Spike?”

Il ragazzo sobbalzo’, richiudendo velocemente la scatola. Lo spolverino torno’ a coprire la tasca dei suoi jeans.

Si’?”

Andiamo, Rhyme dice di aver capito dove si trova il prossimo indizio...o magari lo stesso ciondolo.”

Speriamo...”

Spike segui’ Buffy senza fare domande. Aveva un nodo in gola. La mano destra restava in quella tasca, rigirandosi la scatoletta. Devo? Non devo? Che faccio? Ma i suoi ragionamenti furono interrotti dalle parole secche di Buffy. Secche, ma la sua voce tremava.

Eccolo.”

Spike guardo’ la gigantesca nave che avevano davanti. Una nave quasi intatta del 1800 o giu’ di li’. Si chiese come avesse fatto Rhyme a trovare una nave specifica.

Rhyme ne e’ sicuro?”

Buffy si strinse nelle spalle. Poi indico’ una scritta sulla fiancata della nave. Spike si avvicino’ e la lesse.

Sleepy Boat...che nome simpatico...nave addormentata...quella ragazza era geniale!”

La regina dei doppi sensi!”

Dove cerchiamo?”

Rhyme ha detto all’interno.”

Prima le signore...”

E si esibi’ in un plateale inchino che fece sorridere Buffy. La ragazza entro’, seguita da Spike. Le cuffie erano spente. Rhyme non poteva aiutarla, li’ dentro. Erano soli. E al buio. Piu’ volte, cercando nelle profondita’ di quella enorme nave, i loro corpi si scontrarono e ci volle tutta la buona volonta’ per evitare che finisse in una battaglia ormonale a senso unico. Arrivarono in una stanza, la piu’ lontana dall’entrata e la meno illuminata. Buffy accese la torcia. C’erano alcuni mobili di legno lavorato. Un cartellino segnava con numeri e lettere i nomi dei pochi pezzi autentici. Buffy illumino’ i cartellini. E rimase di stucco quando la fioca luce della torcia illumino’ un cartellino posato su di un mobile con due cassetti che riportava la seguente scritta: ‘B10’. Era il numero del mobile in una qualche guida o in un inventario, ma agli occhi di Buffy era molto, molto di piu’.

Spike!”

Che c’e’?”

hai mai sentito di qualcuno che scrive frasi con un triplo senso?”

Spike corse accanto a lei.

Che vuoi dire?”

Leggi...”

Il ragazzo segui’ la luce della pila e lesse sorridendo meravigliato il cartellino. Guardo’ Buffy, che gli prese il viso tra le mani e lo bacio’. Lui rimase immobile per un istante. Poi, prima che gli diventasse troppo difficile, si stacco’ da quelle fresche labbra.

Devi chiamare Rhyme...e aprire il cassetto.”

Lei annui’. Ma non chiamo’ Rhyme. Voleva presentarsi da lui direttamente con il bottino. Guardo’ Spike un ultima volta, poi spalanco’ il cassetto. Quasi cadde all’indietro, investita da una grigia nube di polvere. Tossi’, allontanandola con le mani. Poi, finalmente, guardo’ nel cassetto. Tombola! Non il ciondolo. Ma almeno ci avevano visto giusto. C’era un altro foglio, in tebano, adagiato sul fondo del cassetto. Buffy lo raccolse, mostrandolo orgogliosa ad uno Spike sorridente, e si diresse saltellando all’uscita. I poliziotti che trovo’ al cancello la salutarono gaiamente, senza spiegarsi perche’ quei due saltellavano e ridevano come pazzi. Qualcuno, nascosto nell’ombra, il volto coperto da un cappuccio nero e cremisi, lo sapeva fin troppo bene...sapeva tutto...


Che allegria, avete vinto alla lotteria dello stato?”

Buffy sventolo’ il foglio bianco sotto il naso di Rhyme, facendolo quasi starnutire.

Di meglio! Abbiamo trovato questo!”

Willow, i guanti di lattice che le solleticavano le mani, strappo’ il foglio dalle mani della cacciatrice, tornando accanto a Tom. Subito i due cominciarono a tradurre laboriosamente, concedendosi occhiate brevi e bollenti. Spike continuava nervosamente a rigirarsi la scatola nella tasca, srando attento a non farsi notare.

Ma, prima di sapere quell’altro indovinello, Rhyme era ansioso di scoprire una cosa.

Mel, vorresti controllare se ci sono impronte, sul foglio?”

Il tecnico prese il foglio che Willow gli porgeva gentilmente e afferro’ la polilight dalla scrivania. La luce viola fu puntata contro la superficie bianca del foglio. Il responso non tardo’ ad arrivare.

Ci ha preceduti...”

Cosa??”

Cooper si strinse nelle spalle.

Ci sono varie impronte latenti. Non sono della strega. E non sono buone per identificarle. Ci ha fregati anche stavolta, Rhyme. Solo, vorrei sapere come?”

Rhyme riflette’ per un istante. Poi, i suoi occhi divennero di fuoco.

Se non e’ super intelligente, allora vuol dire che ha un complice. Qualcuno vicino a noi che lo informa passo passo delle novita’. Qualcuno di noi.”

Silenzio generale. Ma Rhyme non scherza. O questo e’ davvero molto intelligente, cosa non da escludere, o ha un complice qui dentro che lo sta aiutando, cosa piu’ ovvia. Che magari ha anche gia’ trovato il ciondolo e lo tiene con se’ fino a quando riterra’ di doverlo nascondere. Guardo’ Cooper. Non poteva essere lui.

Mel, prendi il metal detector. Se c’e’ un traditore con addosso il ciondolo, lo troveremo. Voi tutti, toglietevi tutti i gioielli che avete.”

Buffy e gli altri poggiarono anelli, collane e braccialetti sul tavolino vicino a Rhyme. Amelia sfilo’ dal collo del criminologo un ciondolo con una D. detective. Cooper si passo’ accuratamente il metal detector addosso. Non tralascio’ niente. E l’apparecchio non suono’. Lo stesso fecero gli altri. Tutti. L’ultimo fu Spike. Prese il piccolo aggeggio tra le mani e lo passo’ sul lato sinistro del corpo. Non suono’. Stava per posarlo, quando gli occhi di Rhyme fiammeggiarono.

L’altro lato, Spike.”

Il ragazzo alzo’ di botto la testa. Aveva il terrore negli occhi. Degluti’ a vuoto. Tremando, passo’ il metal detector anche sul lato destro. E stavolta, l’apparecchio suono’. Un sinistro lamentio. Gli occhi di Spike si spalancarono. Sellitto si avvicino’ con aria truce. Buffy aveva una mano sulla bocca. Gli occhi lucidi.

Spike...?”

Lui mise le mani avanti, cercando di tenere per un attimo lontano Sellitto.

Non e’ come pensate!”

Il poliziotto frugo’ nello spolverino. Poi, come Spike aveva temuto, guardo’ nella tasca dei Jeans. E sollevo’ un pacchetto blu abbastanza grande per contenere un ciondolo. Un gridolino soffocato usci’ dalle labbra di Buffy. Sellitto si apprestava ad aprire la scatola.

Cosa c’e’ qui dentro?”

No!”

Sellitto si blocco’ di colpo. C’era un che di supplichevole, in quella voce, che gli fece pensare che non era possibile che lui avesse aiutato quell’assassino. Spike guardo’ Buffy con occhi spauriti.

Buffy, ascolta, non c’e’ niente li’ dentro! Non ha niente a che fare con questo casino! E’ solo...”

Aprilo!”

Buffy, non...”

Aprilo!”

Era stato un ordine, questa volta. Ma Sellitto esitava. A Spike bastarono due secondi per prendere la sua decisione.

Posso parlare con Buffy, cinque secondi, da solo. E’ una cosa che riguarda lei.”

Buffy guardo’ Rhyme. E Rhyme annui’. Il sorriso di sollievo di Spike fu un raggio di sole in una giornata nuvolosa. Prese il pacchetto e fece cenno alla ragazza di seguirlo. Buffy penso’ che no, era impossibile. Ci deve essere un’altra spiegazione. E lo segui’ in un’altra stanza.


Cinque, interminabili minuti dopo, Spike apri’ raggiante la porta della stanza. Sembrava il ritratto della felicita’. Pura ed innocente. Dietro di lui, Buffy aveva lo stesso sorriso a trentadue denti. Rhyme non l’aveva mai vista tanto felice. Dedusse che si’, c’era un’altra spiegazione. E immagino’ anche quale potesse essere. Immagino’ cosa Spike tenesse in quel pacchetto di velluto blu.

Non c’entrava niente, Rhyme. Era...tutt’altra cosa...”

Nessuno chiese cosa. Tutti sapevano che non l’avrebbero saputo. Non ancora, almeno.

Bene, mettiamoci al lavoro, allora. A quanto pare questo tizio e’ davvero super intelligente.”

Willow porse dopo pochi istanti, un foglio con poche parole tradotte dal tebano. Amelia le trascrisse sullo schermo del computer, in modo che fossero leggibili da tutti.

L16. sotto l’immobile giace il segreto...’

Rhyme lo rilesse tante volte da imparare a memoria ogni sillaba di quello strambo indovinello. Che, chissa’ perche’, gli riportava alla mente qualcosa di estremamente familiare.

Cartina!”

Amelia srotolo’ nuovamente kla gigantesca cartina di Sunnydale. Ricadeva su Rhyme come una coperta. Doveva fare caldo, sotto la carta, perche’ vedeva piccole goccioline di sudore. Ma non lo avrebbe mai saputo. Non le sentiva. Ovviamente. Ma le vedeva. Buffy cerco’ la lettera L in quella griglia disordinata.

Eccola!”

Spike, dalla parte opposta, cerco’ velocemente il numero 16. ad ovest di Sunnydale. Lo indico’ col dito. E gli sembro’ familiare. Rhyme ando’ con lo sguardo nel punto in cui L e 16 si univano. C’era un albergo. Rhyme lesse il nome. Ed ebbe un sussulto. Alzo’ gli occhi verso gli altri, che lo guardavano, ansiosi di avere un responso.

E’ qui...”


Route 112. un incrocio. C’e’ un solo edificio, li’. non si puo’ sbagliare. E’ enorme. L’ultimo piano arriva quasi a sfiorare il cielo. Un cielo scuro. Coperto di nuvole nere.

Eserciti di nubi nere sfilavano maestosamente, armate con le abbaglianti spade dei lampi...ecco che si approssima la tempesta...

La tempesta perfetta. L’ultima tempesta. Finalmente, l’ultima. Un uomo vestito con una lunga e frusciante toga nera sta fermo. Ritto davanti l’imponente costruzione davanti a lui. Un contenitore che contiene il suo lasciapassare per il paradiso. Una costruzione cosi’ alta ed imponente che sembra voglia sfidare il regno dei cieli. Stupida superbia umana. Ecco un’altra cosa da mettere nel conto. Salatissimo. Sorride. Non sa esattamente cosa ci sia da sorridere. Ma sorride. Dev’essere la solita provvidenza divina. Avere quell’illuminazione nel deserto del Nevada era stata una liberazione. Conoscere la sua discendenza. Cosi’, per caso. E capire a cosa fosse destinato. Completare un’opera lasciata a meta’. Si calca ancor piu’ sugli occhi il cappuccio nero bordato di cremisi. E’ macchiato di sangue sui bordi. Non ha avuto il tempo di cambiarsi. Ma il tempo si trova sempre. Non avrebbe affrintato il suo destino con una toga insudiciata dal sangue di eretiche miscredenti. Come puo’ il mondo moderno sopportarle? Ma il mondo moderno e’ corrotto e peccatore. Eretico quanto le streghe che sopporta e a volta addirittura supporta. Abbassa la testa, mentre vede avvicinarsi qualcuno. Vestito esattamente come lui. Gli si avvicina veloce. La sua toga, bordata di azzurro, ondeggia ad ogni passi. L’uomo e’ alto. Cosi’ alto che la toga gli arriva appena alle ginocchia. Beh, poteva scegliersi un adepto che non fosse cosi’ dannatamente appariscente. E quelle scarpe! L’aveva detto, lui: solo sandali! E invece ora, quel decerebrato del suo adepto gli arrivava con un paio di scarpe bucate e marroni. Di camoscio. Che roba! Almeno era devoto. A lui. E al Signore. E alla missione. Ma, di queste tre cose, l’uomo dalla toga bordata di cremisi, pensava che l’altro adorasse soprattutto lui. Anche se si conoscevano solo da due giorni. Che importa? Il tempo e’ relativo. Come tutte le cose, del resto. Finalmente gli arriva vicino. Le toghe si sfiorano. Si chiama Peter. Non sa da dove venga. E’ piuttosto criptico riguardo la sua vita ‘prima’. a volte sembra che non ci stia con la testa. Probabilmente si drogava fino all’altro ieri. Ma non importa. Il Signore lo perdonera’. Gli sta rendendo un grosso servigio. A lui. E a me.

E’ tutto pronto?”

Tutto, Maestro. Le telecamere non ci sono. Andiamo adesso?”

L’uomo dalla frusciante toga cremisi sorride di nuovo. Ha il cappuccio tirato fin sotto il mente. Li’ sotto l’aria arriva a stento. Puzza di sudore. Di fritto. Li’ vicino c’e’ una rosticceria. Guarda verso l’uomo accanto a lui. Riesce solo a vedergli le mani. Sono infilate in pesanti guanti di pelle color ocra. Non li toglie mai, nemmeno quando dorme. Si ritrova a chiedersi perche’. Non fa freddo. Siamo ad aprile. L’aria e’ piacevolmente frizzante. Chissa’ cosa nasconde sotto quei guanti. Per un attimo, alza gli occhi, tirando impercettibilmente indietro il cappuccio. Uno scorcio di pelle bianca spunta sotto quel copricapo di seta. Gli occhi scuri cercano di guardare in faccia l’altro. Ma ha il cappuccio fin sotto il mento. Non si vede niente. Nemmeno il collo. Non l’ha mai visto in faccia. Quando era venuto da lui, due mesi prima, portava una toga verde brillante che lo copriva come un burqa, da capo a piedi. Non aveva voluto lasciarsi guardare in viso. Alla richiesta di spiegazioni del maestro aveva risposto che lo faceva per un voto segreto. Era bastato questo per mettere a tacere la curiosita’ dell’uomo. I voti sono scari. Ma non poteva evitare di chiedersi cosa nascondeva quel cappuccio tirato fin sotto il mento. Giusto due buchi per gli occhi. Due occhi neri. Fiammeggianti. Ardenti di Fede, senza dubbio. Teneva la testa abbassata. Non lo guardava. Forse era dispiaciuto per non aver potuto partecipare al processo delle quattro streghe. Ma il maestro aveva deciso fosse meglio tenerlo lontano dalle piccole cose e prepararlo per il gran finale. Cosi’ l’aveva spedito in un tunnel sotterraneo a pregare. Tutto il giorno. Quando il maestro era tornato, l’unico commento che aveva fatto era stato ‘chiarificatore’. Era di poche parole. Parlava raramente, se non era una richiesta esplicita del mestro. Aveva una voce potente. Faceva quasi paura. Alto e magro. Un fisico asciutto. Non aveva muscoli evidenti, ma doveva essere molto potente. Gli sarebbe servito, ora. Si calo’ di nuovo in volto il cappuccio.

No...lasciamo che siano le galline ad invitare le volpi nel pollaio...”


Il silenzio che scese nella sala fu per Rhyme piu’ appagante di qualsiasi altra cosa. Sono un genio...un genio che non perde occasione per ricordarselo...

Cosa? Qui?”

Rhyme giro’ gli occhi per la stanza. Era stata Buffy a parlare. L’unica che era riuscita a rompere quel silenzio. Mandato in pezzi, come un vaso cinese. Le sorrise, Rhyme. Chiamo’ Amelia con gli occhi. La detective giro’ il computer su cui erano ancora scritte le parole della strega.

L16. sotto l’immobile giace il segreto...’

Rhyme indico’ con lo sguardo la cartina spiegata sopra di lui. Buffy, Spike e gli altri si chinarono per osservare il riquadro L16. non c’era molto. No, non c’era niente. Solo un minuscolo puntino nero. Sopra, il nome di un albergo. L’unico a Sunnydale. Buffy alza gli occhi al cielo. Per la miseria, mentre loro scandagliavano un museo quel maledetto ciondolo era proprio li’, sotto il loro naso? Sotto l’immobile. Beh, in pratica in una cantina. Era stata proprio brava, questa guardiana. Guardo’ Spike. Si grattava distrattamente la testa e sorrideva, scuotendo la testa. Impressionato perfino lui, suo malgrado. Si guardarono, sorridenti. Ecco risolto il mistero. Ora si trattava solo di perdere un po’ di tempo a cercare un ciondolo nel casino di un seminterrato. Sperando che ce ne sia solo uno. Tom e Willow si fissavano. Anche loro molto, molto sorpresi. Quasi arrabbiati per essere stati costretti a tutte quelle ricerche, per poi capire che quel ciondolo era proprio sotto i loro nasi...beh, i loro piedi, per essere corretti. Ma non potevano essere arrabbiati per quella improvvisata caccia al tesoro...e il motivo lo sapevano solo loro...o meglio, speravano di saperlo solo loro. Ma dagli sguardi maliziosi di Lincoln e Buffy, si vedeva che avevano capito tutto. Non era stati poi cosi’ bravi a nascondersi. Ma a nascondere cosa, poi? Un momento di (piacevole!) follia? Perche’ era stata solo follia, giusto? Oddio, che casino!

Rhyme non dovette nemmeno parlare, che Buffy gia’ si avviava verso la porta reggendo la pesante valigetta nera. Ma stavolta Rhyme aveva altri programmi.

Summers, stavolta la valigetta non ti servira’. Devi trovare un ciondolo, non analizzare la scena di un crimine. E si spera che tu non debba proprio farlo. Spike, Amelia, Lon, andate con lei. Avra’ bisogno di tutto l’aiuto possibile. Tom, Willow...beh, voi prendetevi una mezz’ora di pausa. Qui all’angolo dovrebbe esserci uno Starbucks. Fatevi un altro bel caffe’. Cooper, tu resta con me.”

Il terzetto formato da Spike, Buffy ed Amelia varco’ la porta sorridendo e chiacchierando allegramente, certi che quella pazzia si sarebbe conclusa da li’ a poche ore. Nel migliore dei casi, addirittura qualche minuto. Willow e Tom uscirono in un imbarazzato silenzio, stando ben attenti a non sfiorarsi. Rhyme li guardava con un ironico sorriso stampato sul viso rilassato. Avrebbe dovuto fare una bella chiacchierata con Tom, quando tutta questa faccenda fosse finita. A volte gli sembrava di essere lui il babysitter di Tom. Quel ragazzo era piu’ complicato di tre Rhyme messi insieme. Indeciso. Indeciso cronico. Ma ovviamente l’indecisione e’ solo lo stadio antecedente la decisione. Quella vera. Quella definitiva. Non che non hai piu’ dubbi. I dubbi ci sono sempre. Solo gli stupidi sono perfettamente sicuri delle loro decisioni. Perche’ non sai mai come si evolvera’ la cosa. Se sia stato solo un momento di follia, quello in cui hai preso quella determinata decisione che ti sembrava irrevocabile. O se invece, guardando indietro, ti accorgi che rifaresti tutto, nei minimi particolari, senza tralasciare niente. Ne’ lacrime, ne’ parole, ne’ sorrisi o baci. Tutto. Anche gli errori. Perche’ sono anche loro che ti hanno portato al risultato finale. A volte sono soprattutto gli errori che commettiamo a determinare la nostra vita, le nostre decisoni...e non e’ sempre una cosa negativa, sbagliare. Anzi, non lo e’ mai. Per quanto un errore possa sembrarci catastrofico, per quanto pensiamo di non poter fare niente per porvi rimedio, quell’errore puo’ spalancarci una porta che non avevamo notato, magari molto piu’ bella di quella che tentavamo di forzare. Senza successo.

Le cose belle richiedono tempo...quelle fantastiche, accadono in un lampo...

Quelle che ci condizionano la vita. Che la girano in un modo che non pensavamo, che non avremmo mai immaginato. La nostra vita puo’ cambiare ad ogni singolo respiro...Magari tutto per un errore. E’ un solo attimo. Quante volte e’ capitato? Quante volte. Decidere una sera se raggiungere gli amici che sono andati a cena o quelli che sono andati al cinema. Se andare a quella festa oppure no. Entrare in un negozio o tirare dritto e cambiare strada. Una scelta di un attimo. E in quell’attimo puo esserci tutta una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista, quanto hai potuto scegliere tu e quanto era gia’ un po’ tutto deciso. Cosa sarebbe successo se tu avessi fatto l’altra scelta. E resti cosi’, indeciso, sorridendo di fronte quelle domande. E’ solo un attimo...e puo’ essere una vita...


Le strade di Sunnydale. Tutte uguali. Un dannato labirinto di viottoli, stradine, bivi. Persino arrivare allo Starbucks dietro l’angolo diventa un’impresa. Ma forse sono solo loro. Forse vogliono solo prolungare l’attesa. Restare cosi’, a camminare uno di fianco all’altra, con lo stesso ritmo. E non sfiorarsi mai. Perche’ chissa’ cosa succede, anche solo se le loro mani si toccano. E’ un meccanismo nuovo...cioe’, non e’ nuovo, ma e’ da tanto che non lo sentono. E’ una bomba. Chiusa dentro di loro. E non sanno se potrebbe esplodere. Anche se per un contatto cosi’. Forse non vogliono provare. Perche’ c’e’ tanta confusione in quelle due teste. Li puoi quasi vedere, quei pensieri e riflessione e stupide domande che girano e girano e battono contro le pareti dei loro cervelli. E vogliono entrare. E a volte non c’e’ modo per tenerli fuori, quei pensieri e domande e riflessioni. Che entrano. E tu le ignori, finche’ puoi, come Tom e come Willow. Solo che non puoi. Piu’ le ignori, piu’ crescono. E poi scoppiano, riducendosi a mille pezzetti di confusione. Che si fermano nel cervello e ti chiamano. Finche’ non li senti e decidi di affrontarli. Forza e coraggio. Che poi non e’ difficile. Lo sembra. Sembra che ci sia tanta confusione da non sapere neanche piu’ il proprio nome. Poi invece ascolti quelle domande, e scopri di avere una risposta buona per ognuna. Magari anche due. Ad alcune rispondi solo a monosillabi. Non hai nessuna spiegazione per quel si’ o quel no. E va bene cosi’. Non ci vogliono motivazioni. Nessuna giustificazione. E’ una cosa che senti dentro. Punto. Non ci sono spiegazioni, nei sentimenti.

Dio, se fossimo nati con un libretto delle istruzioni sarebbe tutto piu’ semplice...

Ma non e’ vero...sarebbe solo noioso. Il bello della vita e’ che e’ inaspettata. Il bello delle persone, e’ che sono sempre insicure. Cosi’ possono cambiare idea da un momento all’altro. Svegliarsi una mattina e pensare ‘cosa mi succedera’ di bello oggi?’. Magari svolterai l’angolo e incontrerai il principe azzurro. O magari oggi sara’ il giorno in cui finira’ la mia storia. Finalmente trovero’ il coraggio per dirgli che non lo amo. Eccolo il bello della vita. Svegliarsi alla mattina e non sapere cosa ti succedera’. E sperare che ti succeda proprio quella cosa. O che non ti succeda. E se poi invece succede? E chi lo sa? Magari troviamo una cosa tanto brutta o drammatica. E poi, quando ci succede, la guardiamo sotto un’ottica diversa. Confusione ci sara’ sempre. Basta imparare ad affrontarla, senza pensare ne’ a ieri, ne’ a domani. Oggi e’ la vita. Oggi potrebbe partire un treno che non tornera’ piu’. ed e’ inutile stare a pensare ‘cosa mi succedera’ domani?’. Succedera’ quello che inizierai a costruire da oggi.

Tom e Willow arrivarono di fronte il piccolo Starbucks. Diedero un’occhiata all’interno. Tutto strapieno. Beh, erano le nove del mattino. Si guardarono per un istante. Brrr. Un brivido. Forse anche due.

Lascia, vado io...”

Non aspetto’ nemmeno la risposta, Tom. Come se fosse ansioso di staccarsi da lei. Ma Willow sa che non e’ cosi’. Forse quello a non saperlo e’ Tom. Ma no, lo sa anche lui. E’ solo che a volte bisogna stare quei tre minuti da soli. Le decisioni migliori si prendono in tre minuti...anche meno. Torno’ dopo esattamente tre minuti, stringendo tra le mani due tazze fumanti. Willow ricordo’ che non le aveva nemmeno chiesto come lo voleva. Fece spallucce, pregustando il sapore amarognolo del caffe’ non zuccherato. Invece Tom le porse una grossa tazza, un po’ piu’ grande della sua.

Caffe’, un po’ di latte e zucchero finche’ non ti viene il diabete!”

Willow sorrise, sorprendendosi di come quel ragazzo che conosceva appena ricordasse i suoi capricciosi gusti in fatto di caffe’. E’ strano. Ci sono cose che, stranamente, anche se le senti per una sola volta, non si cancellano piu’. che buffo. Una persona ci parla a lungo e poi se ne va. Ci ha detto diverse volte, per esempio, il suo nome. Eppure non lo ricordiamo...perche? non c’e’ un perche’. Eppure quell’altra di cui non conosciamo quasi nulla, non la dimentichiamo. Persino come le piace il caffe’. Anche quello ricordiamo. E la vita sembra sorridere. Forse perche’ la vita ha la sua domanda e la tua risposta...

Tom beve il suo caffe’ lungo, di quello amaro, senza zucchero. E guarda Willow, che sorseggia soprappensiero quel caffe’ pieno di zucchero fino a scoppiare. Cavolo, c’e’ piu’ zucchero che caffe’, in quella tazza. Stanno in silenzio. L’uno aspetta che sia l’altra a cominciare. Perche’ non puo’ certo essere la tazza a parlare per prima. lo fa Tom.

A quanto pare, il mistero si e’ risolto...”

Willow stacca le labbra dalla tazza. Lo guarda, sollevata dal fatto che sia stato lui a cominciare. Ora dovrebbe essere tutto piu’ semplice, in teoria...in teoria...

Gia’. Abbiamo fatto un buon lavoro...”

Gia’...”

Silenzio. Silenzioso fino all’inverosimile. Rotto solo dalle risate che giungono dall’interno affollato dello Starbucks. Uomini in giacca e cravatto che fanno colazione con un caffe’ nero bollente prima di inoltrarsi nella jungla del lavoro. Giovani donne in carriera che mangiano una brioche e leggono il giornale. Ragazzine che bevono un cappuccino ridacchiando tra loro, prima di andare a scuola. Si rifanno il trucco fin troppo perfetto, osservandosi sugli specchi attaccati alle pareti. Mettono un rossetto dai toni accesi, cercando di darsi un tono e qualche anno di piu’. decise. Willow le guarda. E le invidia. Per la loro decisione. Sprizzano decisione da ogni poro. Lei non e’ mai stata decisa. Ma forse puo’ cominciare ad esserlo. Sospira. Si volta verso Tom. E si accorge che lui fa la stessa cosa nello stesso istante. Sospira, e si gira verso di lei. Che buffo...

Quasi mi dispiace che stia finendo tutto...”

Tom sorride. Willow si morde le labbra. Forse non avrebbe dovuto dirlo. No, devi essere decisa! Ho detto la cosa giusta! O...o almeno credo...

Preferivi saltare in aria, Will? No, non prendertela, scherzavo! Si’, anche a me dispiace...e’ stato divertente lavorare con te...”

Lo dice, Tom. E’ stato divertente. E subito si pente di averlo detto. No, non intendevo questo, Will! Ma ormai e’ fatta. L’ha detto. E sente lo sguardo deluso di Willow su di se’.

Divertente...oh, si’...”

E’ stato divertente. Ok, Will. E’ stato divertente. Tutto qui. Cosa t’aspettavi? E’ stato solo un banale incidente di percorso...e’ stato...

Non e’ stato un incidente di percorso...”

La rossa si gira. Incontra lo sguardo di Tom. Non s’accorge nemmeno di stare arrossendo.

Cosa?”

Non...non e’ stata la follia di un attimo, fare l’amore con te. Cioe’, forse e’ follia, ma non e’ durata un attimo...”

Willow sente le guance andare in fiamme. Per un po’ restano in silenzio. Lui a pensare come quanto avesse appena detto corrispondesse alla verita’. Lei cercava una risposta. Il problema e’ che certe risposte non ti vengono a comando. E lei ce l’ha gia’ sulla punta della lingua, la risposta giusta. In verita’, ce l’ha sulle labbra. Se ne accorge, Tom. Allunga una mano, sfiorando la bocca di lei.

Guarda, hai la panna sulle labbra!”

Davvero?”

Lui fa cenno di si’ con la testa. Sorridono. Poi si guardano negli occhi. E smettono di sorridere.

Sai, mi e’ venuta voglia di panna...”

Davvero?”

Sempre piu’ vicini, vicini, vicini...fino a quella collisione inevitabile. E gustare quel sapore di caffe’ amaro, sentendolo dolcissimo sulle labbra di lui. E assaporare quella panna che le sporca le labbra. Anche quando la panna non c’e’ piu’...


Ecco...ho il mandato. Contento?”

Il portiere di quell’enorme albergo annuisce con arroganza, afferrando il mandato dalle mani di Buffy. Lo legge, attentamente. Con estenuante lentezza, come se non potesse sopportare una perquisizione nel seminterrato del suo albergo. Scorre con gli occhi avidi tutto il foglio, soffermandosi per minuti interi su alcuni righi. Spike sbuffa scocciato, osservando l’orologio posto sulla reception che segna pigramente le nove e venti di una soleggiata mattina di Sunnydale. Amelia si tormenta la pelle con le unghie. Buffy stringe gli occhi, maledicendo mentalmente quel portiere ostinatamente diffidente. Dopo circa dieci minuti l’uomo acconseti’ di malavoglia all’ispezione. La scusa era stata un gioiello rubato. Amelia e Buffy avevano rassicurato il portiere dicendo che non era sospettato nessuno all’interno dell’albergo. Ma il portiere aveva voluto il mandato. E aveva voluto leggerlo personalmente, sostenendo fosse la prassi necessaria. E va bene, si erano dette le due donne, che male c’e’? e invece avevano perso mezz’ora. Se avessero semplicemente sfondato la porta o minacciato il portiere, probabilmente ora avrebbero gia’ avuto il ciondolo fra le mani. Ecco cosa succede a voler far tutto legalmente. Comunque, era andata. Scesero, accompagnati dal portiere. Un paio di rampe di scale polverose. Una porta chiusa a chiave da un lucchetto arrugginito. Buffy si chiese da quanto tempo qualcuno non scendesse li’ di sotto. Molto, molto tempo, sicuramente. Stavano aprendo la porta, quando dei passi frenetici che scendevano le scale li fecero voltare. Amelia si giro’ di scatto impugnando la pistola. E l’uomo calvo e magro di fronte a lei, arretro’ spaventato, alzando le mani.

Amelia, sono io!”

La poliziotta abbasso’ l’arma, sospirando. Si rivolse al portiere, che la fissava impaurito.

E’ tutto ok, il signore e’ con me. Mel, che diavolo ci fai qui?”

Lincoln mi ha detto di scendere, per dare una mano. Che vuole sapere se quell’uomo ci ha preceduti anche stavolta. Buffy, questa te la manda Rhyme. Con tanti saluti...”

Cooper le porse la valigetta nera.

Non ci sono le cuffie. Rhyme voleva fare certe analisi per conto suo.”

Buffy prese la valigia, sorridendo a Cooper.

Grazie mille, Mel. Ora puoi tornare su, se vuoi...”

No, resto con voi. Analizzo la scena.”

Come vuoi...”

Il portiere comincio’ a girare la chiave nella toppa. Un giro. Due. Amelia gli si rivolse, impaziente.

Ci sono altre entrate, per il seminterrato?”

Una finestra, signora. Ma e’ sbarrata da assi di legno, nemmeno un gatto riuscirebbe a passarvi attraverso.”

Amelia annui’, guardando Buffy e Spike. Finalmente la porta si apri’. Una nube di polvere grigia li avvolse. Tossirono, entrando nel buio del seminterrato. Il portiere li guardo’ addrendarsi giu’ per le poche scale e se ne ando’ borbottando. Buffy passo’ a Cooper, Amelia e Spike delle torce. Le accesero insieme, inondando la stanza di una forte luce bianca. Le pareti erano cadenti e umide, coperte di uno scadente intonaco rossiccio. Il pavimento era di terra battuta. Niente mobili, solo casse imballate l’una sull’altra. Cominciarono a camminare, ognuno in direzioni diverse, silenziosamente. Buffy arrivo’ vicino alla finestra. Si’, era sbarrata, proprio come aveva detto il portiere. Sembrava solida. Senza nemmeno toccarla passo’ oltre. Amelia era davanti un’enorme pila di scatoloni. Erano tantissimi. Ne prese uno. Anche pesanti. Dovevano essere pieni di polistirolo o roba del genere. Spike e Cooper erano vicini ai quattro grandini che li separavano dalla porta. Andavano con calma a destra e a sinistra della scaletta. Buffy si avvicino’ a Cooper.

Trovato niente?”

Niente...ma siamo qui solo da dieci secondi, che t’aspettavi, che ci saltasse addosso ringraziandoci per averlo salvato? Il ciondolo, intendo!”

una cosa del genere...”

Sorrise a Spike. Cooper li guardo’. Ma che avevano da sorridere tanto? Da quando erano usciti da quella stanza, poche ore prima, non facevano altro che guardarsi e ridacchiare. Quanto odiava non sapere!

Buffy puntava dritto davanti a se’ la torcia. Camminava come se stesse percorrendo la griglia. Amelia faceva lo stesso. Cooper e Spike facevano del loro meglio per imitarle. Improvvisamente, dopo nemmeno dieci minuti, Amelia lancio’ un gridolino, cadendo.

Amelia!”

Buffy corse ad aiutarla. La ragazza si sedette sui talloni.

Non e’ niente, sono solo inciampata...su qualcosa.”

La poliziotta guardo’ la sporgenza che l’aveva fatta inciampare. Era un ponticello di terragrande non piu’ di cinque centimetri. E sembrava troppo perfetto per essere una sporgenza naturale.

Hey, ragazzi...non vi sembra un po’ troppo artificiale?”

Cosa?”

Amelia guardo’ Spike. Come al solito non era attento ai particolari.

Questa stramaledetta sporgenza! Questa montagnella di terra! La vedi, dannazione?”

Spike osservo’ meglio, puntando la torcia nel punto indicato da Amelia. C’era. Piccola, ma c’era.

E tu pensi...?”

Io non penso niente...pero’...”

Guardo’ Buffy. Lei annui’. Guardo’ Cooper. Annui’ a sua volta. Amelia si alzo’ e prese una pala dalla parete. Buffy, Spike e Cooper si spostarono, mentre la poliziotta immergeva la pala nel terreno umido e la tirava fuori. Una volta. Due volte. Alla terza volta, qualcosa di luccicante tra la terra che aveva sollevato la pala, attiro’ l’attenzione di Buffy.

Ferma, ferma, ferma...c’e’ qualcosa...”

La cacciatrice si avvicino’ alla pala, col cuore che le batteva a mille. Amelia deposito’ il mucchietto di terra sul pavimento.spike e Cooper allungarono il collo, speranzosi. E Buffy tiro’ fuori dalla terra un ciondolo. D’oro. Rappresentava una stella a cinque punte racchiusa in cerchio. All’interno della stella, una pietra blu. La sventolo’ festosa verso gli altri.

Tombola!”

Tutti si scambiarono sguardi compiaciuti, tirando finalmente un sospiro di sollievo. Finalmente ce l’avevano loro. La guardiana aveva organizzato una bella e complicata caccia al tesoro. Ma loro l’avevano trovato, il tesoro. Prima di quel pazzo. Spike si precipito’ tra le braccia di Buffy, che tiro’ il ciondolo a Cooper un attimo prima di baciare appassionatamente Spike. Amelia restava immobile, sorridendo, cercando di razionalizzare quanto appena successo...avevano vinto! Ce l’abbiamo fatta! Oh, Dio ti ringrazio! Buffy abbraccio’ Amelia, che la strinse tanto da farle male. Spike abbraccio’ a sua volta la poliziotta. Stavolta niente gelosie...sono tutti felicissimi. Vedranno il domani, e non solo quello! Spike si stacco’ dalla stretta di Amelia. Lui e Buffy si fissarono negli occhi, raggianti. Si girarono verso gli altri due. Cooper stava puntando una torcia sulla stella. Chissa’ cosa voleva fare? I due biondi si scambiarono un ultimo sguardo. Decisero. Ma, prima che potessero aprire bocca, un cupo Cooper li interruppe.

Ci sono delle impronte...”

Amelia lo fisso’ per un istante.

Certo, saranno della strega...smettila di lavorare, Mel! L’abbiamo trovato, abbiam...”

Non sono della strega...”

L’urlo arrivo’ triplicato alle orecchie di Cooper. Parlarono tutti insieme.

Cosa??”

Il tecnico alzo’ gli occhi, costernato. In mano aveva una torcia e una piccola polaroid.

Questa e’ la foto dell’impronta parziale che abbiamo trovato. Coincidono, senza ombra di dubbio. E ci sono tracce di guanti di pelle visibili persino ad occhio nudo. Inoltre, questo non e’ oro, e’ vernice. E la pietra messa al centro e’ una finzione. Una banale imitazione...”

Buffy si stacco’ dalla presa di Spike. Si fece avanti.

Che vuoi dire Mel? Che i Pentacoli di Acasha sono falsi?”

Voglio dire che QUESTO pentacolo di Acasha e’ falso. E che l’ha messo lui, qui...”

Ma perche’?”

Cooper poso’ su uno scatolone l’imitazione del pentacolo. Sospiro’ fra i denti.

Per sviarci. Farci perdere tempo. Magari per cercare con calma il vero ciondolo. dopotutto, ricordiamoci che aveva letto l’ultimo messaggio...”

Buffy non poteva crederlo.

Ma...come ha fatto ad entrare? La porta era chiusa a chiave, nessun segno di scasso. E la finestra, l’unica finestra, e’ sbarrata...”

Ma Cooper scosse la testa. Si avvicino’ alla finestra. Illumino’ con la torcia il pavimento. C’erano evidenti tracce di legno. Un chiodo, anche. Il tecnico tocco’ le assi, che alla sua lieve pressione, caddero, finendo sul pavimento. Era entrato da li’. da poco, a giudicare dalla facilita’ con cui erano crollate le assi.

Amelia si appoggio’ al muro. Ancora quel senso di vertigine la scosse.

Vuoi dire...che abbiamo interpretato male l’enigma?”

Si’. E lui probabilmente sapeva che avremmo pensato che fosse qui. Lui sa dov’e’ il ciondolo. e si e’ preso gioco di noi. Ci deve essere un doppio senso...”

Amelia sussurro piano l’enigma: ‘L16. sotto l’immobile giace il segreto...’. Cooper cerco’ di analizzarlo.

Beh, L16 e’ senza dubbio riferito alla griglia dei meridiani e paralleli. Sotto l’immobile...l’immobile non puo’ essere altro che un edificio! E l’unico edificio che riportava la cartina e’ questo stramaledetto albergo. E sotto l’albergo c’e’ questo seminterrato. L’unico. Il ciondolo non e’ qui, altrimenti avrebbe tentato di sviarci. Ci dev’essere qualcosa che non abbiamo considerato...”

Spike corse davanti a Cooper. I suoi occhi brillavano.

Mel, attento a come rispondi. Nel messaggio, nell’enigma. Cosa dai per scontato?”

Sicuramente il monomio L16...”

che sta per...?”

La griglia di meridiani e paralleli!”

No! Sarebbe troppo semplice. Non ripeterebbe due volte lo stesso trucchetto, non ti pare. L’ha messo per sviarci. Di nuovo. Deve stare per qualcos’altro...”

Amelia sospiro’, scuotendo pensosamente la testa.

Forse dovremmo tornare da Rhyme...”

Buffy scosse la testa.

Non abbiamo tempo per tornare da Lincoln...”

Improvvisamente, Cooper divenne cinereo in volto. Come se avesse inghiottito veleno.

Sotto l’immobile...”

Cosa, Mel?”

Il tecnico guardo’ Spike di fronte a se’. Poi il suo sguardo si sposto’ su Amelia e Buffy.

Ma si’...L16...fatevi un veloce calcolo. Qual e’ la lettera sedici dell’alfabeto?”

Buffy ci penso’ su un attimo. Poi rispose, mentre un brivido le correva lungo la schiena.

La lettera R...LR...Lincoln Rhyme!”

Amelia ebbe un sussulto.

Che c’entra Lincoln? Lui non e’ una casa...”

Cooper la guardo’. Sudava freddo.

Sotto l’immobile, Amelia! Sotto Lincoln Rhyme! Il ciondolo e’ nel suo letto!”

Grazie per l’infermazione, mr Cooper...”

Una voce nuova risuono’ nel seminterrato. I tre si girarono verso la porta. Li’, coperto dalla testa ai piedi da una toga nera bordata di cremisi, stava una figura alta e scheletrica, che teneva le mani aperte sulle ante della porta. Buffy capi’ troppo tardi cosa volesse fare. corse verso le scale, ma la porta si richiuse appena un attimo prima che potesse impedirlo. Una voce che lei ricordava (ma cosi’ lontana...), le arrivo’ da dietro la pesante porta di ferro.

Non ci sarei mai arrivato senza di voi...”

Merda!”

Era l’unico commento in grado di spiegare la loro situazione...


Lincoln Rhyme non era uomo da amare la compagnia. Gli piaceva stare solo, a rimuginare. Gli piaceva pensare. Lo teneva in vita, pensare. E faceva girare il suo delicato cervello. Dopo l’incidente, aveva avuto poche occasioni, per restare solo. Di solito era circondato da una schiera di gente, la maggior parte delle quali non conosceva nemmeno, che lo riempivano di attenzioni e complimenti e lo vezzeggiavano come un bambino. Non c’era mai pace, allora. Tutte quelle voci. Rumore. Solo rumore. Non la musica delle parole. Delle parole quando servono davvero. Quella e’ musica. Ma quello che sentiva fin troppo spesso attorno a lui era solo rumore. Quindi, amava stare solo. E giocare a scacchi.

Allora, macchina infernale...a noi due...

Era tranquillo. Niente piu’ fine del mondo incombente. L’incubo era finito. Guardo’ l’orologio. Quei quattro erano li’ sotto da almeno un ora. Spero’ che ci rimanessero il piu’ a lungo possibile. Odiava giocare a scacchi, se qualcuno lo guardava. Si sentiva sempre sotto esame. E a Rhyme gli esami non piacevano. Tanto li superava sempre tutti.

Regina in H7...”

Eccola la’. Regina in H7. ed ora che fai, macchina del diavolo? Quei maledetti computer dovevano essere perseguitati, non le streghe. Perche’ non si faceva mai un rogo collettivo di computer troppo bravi agli scacchi? Uff...razzisti. stava ancora pensando a che mossa fare, quando la simpatica icona di ‘chiamata in arrivo’ comparve sul computer. C’era il numero del cellulare di Amelia, sopra. Vorra’ dirmi che hanno trovato il ciondolo. stava per rispondere, quando il monitor del computer si spense. Cosi’, di botto. Il primo pensiero di Rhyme fu per Tom. Gran figlio di puttana, sei tornato storto ed hai deciso di spegnere il mio computer?

Dannazione! Riaccendi, Tom! Tom! Guarda che se non riaccen...”

Le parole gli morirono in gola. Si’. Perche’ davanti a lui non c’era Tom. C’erano due uomini. Un gigante ed un uomo un po’ piu’ basso. Erano vestiti con una toga dal cappuccio tirato fin sotto il mento. Una era nera dai bordi cremisi, l’altra dai bordi celesti. Si vedevano solo gli occhi. Quelli del gigante, neri e profondi, gli ricordarono qualcuno. E poi c’erano quegl’altri. Dell’uomo piu’ basso. Non avrebbe saputo dire di che colore fossero sapeva solo che ardevano. E, cosa che lo lascio’ senza fiato, tra le mani del piccoletto c’era una tanica di benzina. Rhyme boccheggio’, tentando disperatamente di riprendere fiato...

Salve, signor Rhyme...finalmente c’incontriamo...”


Route 112. un incrocio. C’e’ un solo edificio, li’. non si puo’ sbagliare. E’ enorme. L’ultimo piano arriva quasi a sfiorare il cielo. Un cielo scuro. Coperto di nuvole nere.

Eserciti di nubi nere sfilavano maestosamente, armate con le abbaglianti spade dei lampi...ecco che si approssima la tempesta...

La tempesta perfetta. L’ultima tempesta. Finalmente, l’ultima. Un uomo vestito con una lunga e frusciante toga nera sta fermo. Ritto davanti l’imponente costruzione davanti a lui. Un contenitore che contiene il suo lasciapassare per il paradiso. Una costruzione cosi’ alta ed imponente che sembra voglia sfidare il regno dei cieli. Stupida superbia umana. Ecco un’altra cosa da mettere nel conto. Salatissimo. Sorride. Non sa esattamente cosa ci sia da sorridere. Ma sorride. Dev’essere la solita provvidenza divina. Avere quell’illuminazione nel deserto del Nevada era stata una liberazione. Conoscere la sua discendenza. Cosi’, per caso. E capire a cosa fosse destinato. Completare un’opera lasciata a meta’. Si calca ancor piu’ sugli occhi il cappuccio nero bordato di cremisi. E’ macchiato di sangue sui bordi. Non ha avuto il tempo di cambiarsi. Ma il tempo si trova sempre. Non avrebbe affrintato il suo destino con una toga insudiciata dal sangue di eretiche miscredenti. Come puo’ il mondo moderno sopportarle? Ma il mondo moderno e’ corrotto e peccatore. Eretico quanto le streghe che sopporta e a volta addirittura supporta. Abbassa la testa, mentre vede avvicinarsi qualcuno. Vestito esattamente come lui. Gli si avvicina veloce. La sua toga, bordata di azzurro, ondeggia ad ogni passi. L’uomo e’ alto. Cosi’ alto che la toga gli arriva appena alle ginocchia. Beh, poteva scegliersi un adepto che non fosse cosi’ dannatamente appariscente. E quelle scarpe! L’aveva detto, lui: solo sandali! E invece ora, quel decerebrato del suo adepto gli arrivava con un paio di scarpe bucate e marroni. Di camoscio. Che roba! Almeno era devoto. A lui. E al Signore. E alla missione. Ma, di queste tre cose, l’uomo dalla toga bordata di cremisi, pensava che l’altro adorasse soprattutto lui. Anche se si conoscevano solo da due giorni. Che importa? Il tempo e’ relativo. Come tutte le cose, del resto. Finalmente gli arriva vicino. Le toghe si sfiorano. Si chiama Peter. Non sa da dove venga. E’ piuttosto criptico riguardo la sua vita ‘prima’. a volte sembra che non ci stia con la testa. Probabilmente si drogava fino all’altro ieri. Ma non importa. Il Signore lo perdonera’. Gli sta rendendo un grosso servigio. A lui. E a me.

E’ tutto pronto?”

Tutto, Maestro. Le telecamere non ci sono. Andiamo adesso?”

L’uomo dalla frusciante toga cremisi sorride di nuovo. Ha il cappuccio tirato fin sotto il mente. Li’ sotto l’aria arriva a stento. Puzza di sudore. Di fritto. Li’ vicino c’e’ una rosticceria. Guarda verso l’uomo accanto a lui. Riesce solo a vedergli le mani. Sono infilate in pesanti guanti di pelle color ocra. Non li toglie mai, nemmeno quando dorme. Si ritrova a chiedersi perche’. Non fa freddo. Siamo ad aprile. L’aria e’ piacevolmente frizzante. Chissa’ cosa nasconde sotto quei guanti. Per un attimo, alza gli occhi, tirando impercettibilmente indietro il cappuccio. Uno scorcio di pelle bianca spunta sotto quel copricapo di seta. Gli occhi scuri cercano di guardare in faccia l’altro. Ma ha il cappuccio fin sotto il mento. Non si vede niente. Nemmeno il collo. Non l’ha mai visto in faccia. Quando era venuto da lui, due mesi prima, portava una toga verde brillante che lo copriva come un burqa, da capo a piedi. Non aveva voluto lasciarsi guardare in viso. Alla richiesta di spiegazioni del maestro aveva risposto che lo faceva per un voto segreto. Era bastato questo per mettere a tacere la curiosita’ dell’uomo. I voti sono scari. Ma non poteva evitare di chiedersi cosa nascondeva quel cappuccio tirato fin sotto il mento. Giusto due buchi per gli occhi. Due occhi neri. Fiammeggianti. Ardenti di Fede, senza dubbio. Teneva la testa abbassata. Non lo guardava. Forse era dispiaciuto per non aver potuto partecipare al processo delle quattro streghe. Ma il maestro aveva deciso fosse meglio tenerlo lontano dalle piccole cose e prepararlo per il gran finale. Cosi’ l’aveva spedito in un tunnel sotterraneo a pregare. Tutto il giorno. Quando il maestro era tornato, l’unico commento che aveva fatto era stato ‘chiarificatore’. Era di poche parole. Parlava raramente, se non era una richiesta esplicita del mestro. Aveva una voce potente. Faceva quasi paura. Alto e magro. Un fisico asciutto. Non aveva muscoli evidenti, ma doveva essere molto potente. Gli sarebbe servito, ora. Si calo’ di nuovo in volto il cappuccio.

No...lasciamo che siano le galline ad invitare le volpi nel pollaio...”


Il silenzio che scese nella sala fu per Rhyme piu’ appagante di qualsiasi altra cosa. Sono un genio...un genio che non perde occasione per ricordarselo...

Cosa? Qui?”

Rhyme giro’ gli occhi per la stanza. Era stata Buffy a parlare. L’unica che era riuscita a rompere quel silenzio. Mandato in pezzi, come un vaso cinese. Le sorrise, Rhyme. Chiamo’ Amelia con gli occhi. La detective giro’ il computer su cui erano ancora scritte le parole della strega.

L16. sotto l’immobile giace il segreto...’

Rhyme indico’ con lo sguardo la cartina spiegata sopra di lui. Buffy, Spike e gli altri si chinarono per osservare il riquadro L16. non c’era molto. No, non c’era niente. Solo un minuscolo puntino nero. Sopra, il nome di un albergo. L’unico a Sunnydale. Buffy alza gli occhi al cielo. Per la miseria, mentre loro scandagliavano un museo quel maledetto ciondolo era proprio li’, sotto il loro naso? Sotto l’immobile. Beh, in pratica in una cantina. Era stata proprio brava, questa guardiana. Guardo’ Spike. Si grattava distrattamente la testa e sorrideva, scuotendo la testa. Impressionato perfino lui, suo malgrado. Si guardarono, sorridenti. Ecco risolto il mistero. Ora si trattava solo di perdere un po’ di tempo a cercare un ciondolo nel casino di un seminterrato. Sperando che ce ne sia solo uno. Tom e Willow si fissavano. Anche loro molto, molto sorpresi. Quasi arrabbiati per essere stati costretti a tutte quelle ricerche, per poi capire che quel ciondolo era proprio sotto i loro nasi...beh, i loro piedi, per essere corretti. Ma non potevano essere arrabbiati per quella improvvisata caccia al tesoro...e il motivo lo sapevano solo loro...o meglio, speravano di saperlo solo loro. Ma dagli sguardi maliziosi di Lincoln e Buffy, si vedeva che avevano capito tutto. Non era stati poi cosi’ bravi a nascondersi. Ma a nascondere cosa, poi? Un momento di (piacevole!) follia? Perche’ era stata solo follia, giusto? Oddio, che casino!

Rhyme non dovette nemmeno parlare, che Buffy gia’ si avviava verso la porta reggendo la pesante valigetta nera. Ma stavolta Rhyme aveva altri programmi.

Summers, stavolta la valigetta non ti servira’. Devi trovare un ciondolo, non analizzare la scena di un crimine. E si spera che tu non debba proprio farlo. Spike, Amelia, Lon, andate con lei. Avra’ bisogno di tutto l’aiuto possibile. Tom, Willow...beh, voi prendetevi una mezz’ora di pausa. Qui all’angolo dovrebbe esserci uno Starbucks. Fatevi un altro bel caffe’. Cooper, tu resta con me.”

Il terzetto formato da Spike, Buffy ed Amelia varco’ la porta sorridendo e chiacchierando allegramente, certi che quella pazzia si sarebbe conclusa da li’ a poche ore. Nel migliore dei casi, addirittura qualche minuto. Willow e Tom uscirono in un imbarazzato silenzio, stando ben attenti a non sfiorarsi. Rhyme li guardava con un ironico sorriso stampato sul viso rilassato. Avrebbe dovuto fare una bella chiacchierata con Tom, quando tutta questa faccenda fosse finita. A volte gli sembrava di essere lui il babysitter di Tom. Quel ragazzo era piu’ complicato di tre Rhyme messi insieme. Indeciso. Indeciso cronico. Ma ovviamente l’indecisione e’ solo lo stadio antecedente la decisione. Quella vera. Quella definitiva. Non che non hai piu’ dubbi. I dubbi ci sono sempre. Solo gli stupidi sono perfettamente sicuri delle loro decisioni. Perche’ non sai mai come si evolvera’ la cosa. Se sia stato solo un momento di follia, quello in cui hai preso quella determinata decisione che ti sembrava irrevocabile. O se invece, guardando indietro, ti accorgi che rifaresti tutto, nei minimi particolari, senza tralasciare niente. Ne’ lacrime, ne’ parole, ne’ sorrisi o baci. Tutto. Anche gli errori. Perche’ sono anche loro che ti hanno portato al risultato finale. A volte sono soprattutto gli errori che commettiamo a determinare la nostra vita, le nostre decisoni...e non e’ sempre una cosa negativa, sbagliare. Anzi, non lo e’ mai. Per quanto un errore possa sembrarci catastrofico, per quanto pensiamo di non poter fare niente per porvi rimedio, quell’errore puo’ spalancarci una porta che non avevamo notato, magari molto piu’ bella di quella che tentavamo di forzare. Senza successo.

Le cose belle richiedono tempo...quelle fantastiche, accadono in un lampo...

Quelle che ci condizionano la vita. Che la girano in un modo che non pensavamo, che non avremmo mai immaginato. La nostra vita puo’ cambiare ad ogni singolo respiro...Magari tutto per un errore. E’ un solo attimo. Quante volte e’ capitato? Quante volte. Decidere una sera se raggiungere gli amici che sono andati a cena o quelli che sono andati al cinema. Se andare a quella festa oppure no. Entrare in un negozio o tirare dritto e cambiare strada. Una scelta di un attimo. E in quell’attimo puo esserci tutta una vita. E ti chiedi quanto sei stato protagonista, quanto hai potuto scegliere tu e quanto era gia’ un po’ tutto deciso. Cosa sarebbe successo se tu avessi fatto l’altra scelta. E resti cosi’, indeciso, sorridendo di fronte quelle domande. E’ solo un attimo...e puo’ essere una vita...


Le strade di Sunnydale. Tutte uguali. Un dannato labirinto di viottoli, stradine, bivi. Persino arrivare allo Starbucks dietro l’angolo diventa un’impresa. Ma forse sono solo loro. Forse vogliono solo prolungare l’attesa. Restare cosi’, a camminare uno di fianco all’altra, con lo stesso ritmo. E non sfiorarsi mai. Perche’ chissa’ cosa succede, anche solo se le loro mani si toccano. E’ un meccanismo nuovo...cioe’, non e’ nuovo, ma e’ da tanto che non lo sentono. E’ una bomba. Chiusa dentro di loro. E non sanno se potrebbe esplodere. Anche se per un contatto cosi’. Forse non vogliono provare. Perche’ c’e’ tanta confusione in quelle due teste. Li puoi quasi vedere, quei pensieri e riflessione e stupide domande che girano e girano e battono contro le pareti dei loro cervelli. E vogliono entrare. E a volte non c’e’ modo per tenerli fuori, quei pensieri e domande e riflessioni. Che entrano. E tu le ignori, finche’ puoi, come Tom e come Willow. Solo che non puoi. Piu’ le ignori, piu’ crescono. E poi scoppiano, riducendosi a mille pezzetti di confusione. Che si fermano nel cervello e ti chiamano. Finche’ non li senti e decidi di affrontarli. Forza e coraggio. Che poi non e’ difficile. Lo sembra. Sembra che ci sia tanta confusione da non sapere neanche piu’ il proprio nome. Poi invece ascolti quelle domande, e scopri di avere una risposta buona per ognuna. Magari anche due. Ad alcune rispondi solo a monosillabi. Non hai nessuna spiegazione per quel si’ o quel no. E va bene cosi’. Non ci vogliono motivazioni. Nessuna giustificazione. E’ una cosa che senti dentro. Punto. Non ci sono spiegazioni, nei sentimenti.

Dio, se fossimo nati con un libretto delle istruzioni sarebbe tutto piu’ semplice...

Ma non e’ vero...sarebbe solo noioso. Il bello della vita e’ che e’ inaspettata. Il bello delle persone, e’ che sono sempre insicure. Cosi’ possono cambiare idea da un momento all’altro. Svegliarsi una mattina e pensare ‘cosa mi succedera’ di bello oggi?’. Magari svolterai l’angolo e incontrerai il principe azzurro. O magari oggi sara’ il giorno in cui finira’ la mia storia. Finalmente trovero’ il coraggio per dirgli che non lo amo. Eccolo il bello della vita. Svegliarsi alla mattina e non sapere cosa ti succedera’. E sperare che ti succeda proprio quella cosa. O che non ti succeda. E se poi invece succede? E chi lo sa? Magari troviamo una cosa tanto brutta o drammatica. E poi, quando ci succede, la guardiamo sotto un’ottica diversa. Confusione ci sara’ sempre. Basta imparare ad affrontarla, senza pensare ne’ a ieri, ne’ a domani. Oggi e’ la vita. Oggi potrebbe partire un treno che non tornera’ piu’. ed e’ inutile stare a pensare ‘cosa mi succedera’ domani?’. Succedera’ quello che inizierai a costruire da oggi.

Tom e Willow arrivarono di fronte il piccolo Starbucks. Diedero un’occhiata all’interno. Tutto strapieno. Beh, erano le nove del mattino. Si guardarono per un istante. Brrr. Un brivido. Forse anche due.

Lascia, vado io...”

Non aspetto’ nemmeno la risposta, Tom. Come se fosse ansioso di staccarsi da lei. Ma Willow sa che non e’ cosi’. Forse quello a non saperlo e’ Tom. Ma no, lo sa anche lui. E’ solo che a volte bisogna stare quei tre minuti da soli. Le decisioni migliori si prendono in tre minuti...anche meno. Torno’ dopo esattamente tre minuti, stringendo tra le mani due tazze fumanti. Willow ricordo’ che non le aveva nemmeno chiesto come lo voleva. Fece spallucce, pregustando il sapore amarognolo del caffe’ non zuccherato. Invece Tom le porse una grossa tazza, un po’ piu’ grande della sua.

Caffe’, un po’ di latte e zucchero finche’ non ti viene il diabete!”

Willow sorrise, sorprendendosi di come quel ragazzo che conosceva appena ricordasse i suoi capricciosi gusti in fatto di caffe’. E’ strano. Ci sono cose che, stranamente, anche se le senti per una sola volta, non si cancellano piu’. che buffo. Una persona ci parla a lungo e poi se ne va. Ci ha detto diverse volte, per esempio, il suo nome. Eppure non lo ricordiamo...perche? non c’e’ un perche’. Eppure quell’altra di cui non conosciamo quasi nulla, non la dimentichiamo. Persino come le piace il caffe’. Anche quello ricordiamo. E la vita sembra sorridere. Forse perche’ la vita ha la sua domanda e la tua risposta...

Tom beve il suo caffe’ lungo, di quello amaro, senza zucchero. E guarda Willow, che sorseggia soprappensiero quel caffe’ pieno di zucchero fino a scoppiare. Cavolo, c’e’ piu’ zucchero che caffe’, in quella tazza. Stanno in silenzio. L’uno aspetta che sia l’altra a cominciare. Perche’ non puo’ certo essere la tazza a parlare per prima. lo fa Tom.

A quanto pare, il mistero si e’ risolto...”

Willow stacca le labbra dalla tazza. Lo guarda, sollevata dal fatto che sia stato lui a cominciare. Ora dovrebbe essere tutto piu’ semplice, in teoria...in teoria...

Gia’. Abbiamo fatto un buon lavoro...”

Gia’...”

Silenzio. Silenzioso fino all’inverosimile. Rotto solo dalle risate che giungono dall’interno affollato dello Starbucks. Uomini in giacca e cravatto che fanno colazione con un caffe’ nero bollente prima di inoltrarsi nella jungla del lavoro. Giovani donne in carriera che mangiano una brioche e leggono il giornale. Ragazzine che bevono un cappuccino ridacchiando tra loro, prima di andare a scuola. Si rifanno il trucco fin troppo perfetto, osservandosi sugli specchi attaccati alle pareti. Mettono un rossetto dai toni accesi, cercando di darsi un tono e qualche anno di piu’. decise. Willow le guarda. E le invidia. Per la loro decisione. Sprizzano decisione da ogni poro. Lei non e’ mai stata decisa. Ma forse puo’ cominciare ad esserlo. Sospira. Si volta verso Tom. E si accorge che lui fa la stessa cosa nello stesso istante. Sospira, e si gira verso di lei. Che buffo...

Quasi mi dispiace che stia finendo tutto...”

Tom sorride. Willow si morde le labbra. Forse non avrebbe dovuto dirlo. No, devi essere decisa! Ho detto la cosa giusta! O...o almeno credo...

Preferivi saltare in aria, Will? No, non prendertela, scherzavo! Si’, anche a me dispiace...e’ stato divertente lavorare con te...”

Lo dice, Tom. E’ stato divertente. E subito si pente di averlo detto. No, non intendevo questo, Will! Ma ormai e’ fatta. L’ha detto. E sente lo sguardo deluso di Willow su di se’.

Divertente...oh, si’...”

E’ stato divertente. Ok, Will. E’ stato divertente. Tutto qui. Cosa t’aspettavi? E’ stato solo un banale incidente di percorso...e’ stato...

Non e’ stato un incidente di percorso...”

La rossa si gira. Incontra lo sguardo di Tom. Non s’accorge nemmeno di stare arrossendo.

Cosa?”

Non...non e’ stata la follia di un attimo, fare l’amore con te. Cioe’, forse e’ follia, ma non e’ durata un attimo...”

Willow sente le guance andare in fiamme. Per un po’ restano in silenzio. Lui a pensare come quanto avesse appena detto corrispondesse alla verita’. Lei cercava una risposta. Il problema e’ che certe risposte non ti vengono a comando. E lei ce l’ha gia’ sulla punta della lingua, la risposta giusta. In verita’, ce l’ha sulle labbra. Se ne accorge, Tom. Allunga una mano, sfiorando la bocca di lei.

Guarda, hai la panna sulle labbra!”

Davvero?”

Lui fa cenno di si’ con la testa. Sorridono. Poi si guardano negli occhi. E smettono di sorridere.

Sai, mi e’ venuta voglia di panna...”

Davvero?”

Sempre piu’ vicini, vicini, vicini...fino a quella collisione inevitabile. E gustare quel sapore di caffe’ amaro, sentendolo dolcissimo sulle labbra di lui. E assaporare quella panna che le sporca le labbra. Anche quando la panna non c’e’ piu’...


Ecco...ho il mandato. Contento?”

Il portiere di quell’enorme albergo annuisce con arroganza, afferrando il mandato dalle mani di Buffy. Lo legge, attentamente. Con estenuante lentezza, come se non potesse sopportare una perquisizione nel seminterrato del suo albergo. Scorre con gli occhi avidi tutto il foglio, soffermandosi per minuti interi su alcuni righi. Spike sbuffa scocciato, osservando l’orologio posto sulla reception che segna pigramente le nove e venti di una soleggiata mattina di Sunnydale. Amelia si tormenta la pelle con le unghie. Buffy stringe gli occhi, maledicendo mentalmente quel portiere ostinatamente diffidente. Dopo circa dieci minuti l’uomo acconseti’ di malavoglia all’ispezione. La scusa era stata un gioiello rubato. Amelia e Buffy avevano rassicurato il portiere dicendo che non era sospettato nessuno all’interno dell’albergo. Ma il portiere aveva voluto il mandato. E aveva voluto leggerlo personalmente, sostenendo fosse la prassi necessaria. E va bene, si erano dette le due donne, che male c’e’? e invece avevano perso mezz’ora. Se avessero semplicemente sfondato la porta o minacciato il portiere, probabilmente ora avrebbero gia’ avuto il ciondolo fra le mani. Ecco cosa succede a voler far tutto legalmente. Comunque, era andata. Scesero, accompagnati dal portiere. Un paio di rampe di scale polverose. Una porta chiusa a chiave da un lucchetto arrugginito. Buffy si chiese da quanto tempo qualcuno non scendesse li’ di sotto. Molto, molto tempo, sicuramente. Stavano aprendo la porta, quando dei passi frenetici che scendevano le scale li fecero voltare. Amelia si giro’ di scatto impugnando la pistola. E l’uomo calvo e magro di fronte a lei, arretro’ spaventato, alzando le mani.

Amelia, sono io!”

La poliziotta abbasso’ l’arma, sospirando. Si rivolse al portiere, che la fissava impaurito.

E’ tutto ok, il signore e’ con me. Mel, che diavolo ci fai qui?”

Lincoln mi ha detto di scendere, per dare una mano. Che vuole sapere se quell’uomo ci ha preceduti anche stavolta. Buffy, questa te la manda Rhyme. Con tanti saluti...”

Cooper le porse la valigetta nera.

Non ci sono le cuffie. Rhyme voleva fare certe analisi per conto suo.”

Buffy prese la valigia, sorridendo a Cooper.

Grazie mille, Mel. Ora puoi tornare su, se vuoi...”

No, resto con voi. Analizzo la scena.”

Come vuoi...”

Il portiere comincio’ a girare la chiave nella toppa. Un giro. Due. Amelia gli si rivolse, impaziente.

Ci sono altre entrate, per il seminterrato?”

Una finestra, signora. Ma e’ sbarrata da assi di legno, nemmeno un gatto riuscirebbe a passarvi attraverso.”

Amelia annui’, guardando Buffy e Spike. Finalmente la porta si apri’. Una nube di polvere grigia li avvolse. Tossirono, entrando nel buio del seminterrato. Il portiere li guardo’ addrendarsi giu’ per le poche scale e se ne ando’ borbottando. Buffy passo’ a Cooper, Amelia e Spike delle torce. Le accesero insieme, inondando la stanza di una forte luce bianca. Le pareti erano cadenti e umide, coperte di uno scadente intonaco rossiccio. Il pavimento era di terra battuta. Niente mobili, solo casse imballate l’una sull’altra. Cominciarono a camminare, ognuno in direzioni diverse, silenziosamente. Buffy arrivo’ vicino alla finestra. Si’, era sbarrata, proprio come aveva detto il portiere. Sembrava solida. Senza nemmeno toccarla passo’ oltre. Amelia era davanti un’enorme pila di scatoloni. Erano tantissimi. Ne prese uno. Anche pesanti. Dovevano essere pieni di polistirolo o roba del genere. Spike e Cooper erano vicini ai quattro grandini che li separavano dalla porta. Andavano con calma a destra e a sinistra della scaletta. Buffy si avvicino’ a Cooper.

Trovato niente?”

Niente...ma siamo qui solo da dieci secondi, che t’aspettavi, che ci saltasse addosso ringraziandoci per averlo salvato? Il ciondolo, intendo!”

una cosa del genere...”

Sorrise a Spike. Cooper li guardo’. Ma che avevano da sorridere tanto? Da quando erano usciti da quella stanza, poche ore prima, non facevano altro che guardarsi e ridacchiare. Quanto odiava non sapere!

Buffy puntava dritto davanti a se’ la torcia. Camminava come se stesse percorrendo la griglia. Amelia faceva lo stesso. Cooper e Spike facevano del loro meglio per imitarle. Improvvisamente, dopo nemmeno dieci minuti, Amelia lancio’ un gridolino, cadendo.

Amelia!”

Buffy corse ad aiutarla. La ragazza si sedette sui talloni.

Non e’ niente, sono solo inciampata...su qualcosa.”

La poliziotta guardo’ la sporgenza che l’aveva fatta inciampare. Era un ponticello di terragrande non piu’ di cinque centimetri. E sembrava troppo perfetto per essere una sporgenza naturale.

Hey, ragazzi...non vi sembra un po’ troppo artificiale?”

Cosa?”

Amelia guardo’ Spike. Come al solito non era attento ai particolari.

Questa stramaledetta sporgenza! Questa montagnella di terra! La vedi, dannazione?”

Spike osservo’ meglio, puntando la torcia nel punto indicato da Amelia. C’era. Piccola, ma c’era.

E tu pensi...?”

Io non penso niente...pero’...”

Guardo’ Buffy. Lei annui’. Guardo’ Cooper. Annui’ a sua volta. Amelia si alzo’ e prese una pala dalla parete. Buffy, Spike e Cooper si spostarono, mentre la poliziotta immergeva la pala nel terreno umido e la tirava fuori. Una volta. Due volte. Alla terza volta, qualcosa di luccicante tra la terra che aveva sollevato la pala, attiro’ l’attenzione di Buffy.

Ferma, ferma, ferma...c’e’ qualcosa...”

La cacciatrice si avvicino’ alla pala, col cuore che le batteva a mille. Amelia deposito’ il mucchietto di terra sul pavimento.spike e Cooper allungarono il collo, speranzosi. E Buffy tiro’ fuori dalla terra un ciondolo. D’oro. Rappresentava una stella a cinque punte racchiusa in cerchio. All’interno della stella, una pietra blu. La sventolo’ festosa verso gli altri.

Tombola!”

Tutti si scambiarono sguardi compiaciuti, tirando finalmente un sospiro di sollievo. Finalmente ce l’avevano loro. La guardiana aveva organizzato una bella e complicata caccia al tesoro. Ma loro l’avevano trovato, il tesoro. Prima di quel pazzo. Spike si precipito’ tra le braccia di Buffy, che tiro’ il ciondolo a Cooper un attimo prima di baciare appassionatamente Spike. Amelia restava immobile, sorridendo, cercando di razionalizzare quanto appena successo...avevano vinto! Ce l’abbiamo fatta! Oh, Dio ti ringrazio! Buffy abbraccio’ Amelia, che la strinse tanto da farle male. Spike abbraccio’ a sua volta la poliziotta. Stavolta niente gelosie...sono tutti felicissimi. Vedranno il domani, e non solo quello! Spike si stacco’ dalla stretta di Amelia. Lui e Buffy si fissarono negli occhi, raggianti. Si girarono verso gli altri due. Cooper stava puntando una torcia sulla stella. Chissa’ cosa voleva fare? I due biondi si scambiarono un ultimo sguardo. Decisero. Ma, prima che potessero aprire bocca, un cupo Cooper li interruppe.

Ci sono delle impronte...”

Amelia lo fisso’ per un istante.

Certo, saranno della strega...smettila di lavorare, Mel! L’abbiamo trovato, abbiam...”

Non sono della strega...”

L’urlo arrivo’ triplicato alle orecchie di Cooper. Parlarono tutti insieme.

Cosa??”

Il tecnico alzo’ gli occhi, costernato. In mano aveva una torcia e una piccola polaroid.

Questa e’ la foto dell’impronta parziale che abbiamo trovato. Coincidono, senza ombra di dubbio. E ci sono tracce di guanti di pelle visibili persino ad occhio nudo. Inoltre, questo non e’ oro, e’ vernice. E la pietra messa al centro e’ una finzione. Una banale imitazione...”

Buffy si stacco’ dalla presa di Spike. Si fece avanti.

Che vuoi dire Mel? Che i Pentacoli di Acasha sono falsi?”

Voglio dire che QUESTO pentacolo di Acasha e’ falso. E che l’ha messo lui, qui...”

Ma perche’?”

Cooper poso’ su uno scatolone l’imitazione del pentacolo. Sospiro’ fra i denti.

Per sviarci. Farci perdere tempo. Magari per cercare con calma il vero ciondolo. dopotutto, ricordiamoci che aveva letto l’ultimo messaggio...”

Buffy non poteva crederlo.

Ma...come ha fatto ad entrare? La porta era chiusa a chiave, nessun segno di scasso. E la finestra, l’unica finestra, e’ sbarrata...”

Ma Cooper scosse la testa. Si avvicino’ alla finestra. Illumino’ con la torcia il pavimento. C’erano evidenti tracce di legno. Un chiodo, anche. Il tecnico tocco’ le assi, che alla sua lieve pressione, caddero, finendo sul pavimento. Era entrato da li’. da poco, a giudicare dalla facilita’ con cui erano crollate le assi.

Amelia si appoggio’ al muro. Ancora quel senso di vertigine la scosse.

Vuoi dire...che abbiamo interpretato male l’enigma?”

Si’. E lui probabilmente sapeva che avremmo pensato che fosse qui. Lui sa dov’e’ il ciondolo. e si e’ preso gioco di noi. Ci deve essere un doppio senso...”

Amelia sussurro piano l’enigma: ‘L16. sotto l’immobile giace il segreto...’. Cooper cerco’ di analizzarlo.

Beh, L16 e’ senza dubbio riferito alla griglia dei meridiani e paralleli. Sotto l’immobile...l’immobile non puo’ essere altro che un edificio! E l’unico edificio che riportava la cartina e’ questo stramaledetto albergo. E sotto l’albergo c’e’ questo seminterrato. L’unico. Il ciondolo non e’ qui, altrimenti avrebbe tentato di sviarci. Ci dev’essere qualcosa che non abbiamo considerato...”

Spike corse davanti a Cooper. I suoi occhi brillavano.

Mel, attento a come rispondi. Nel messaggio, nell’enigma. Cosa dai per scontato?”

Sicuramente il monomio L16...”

che sta per...?”

La griglia di meridiani e paralleli!”

No! Sarebbe troppo semplice. Non ripeterebbe due volte lo stesso trucchetto, non ti pare. L’ha messo per sviarci. Di nuovo. Deve stare per qualcos’altro...”

Amelia sospiro’, scuotendo pensosamente la testa.

Forse dovremmo tornare da Rhyme...”

Buffy scosse la testa.

Non abbiamo tempo per tornare da Lincoln...”

Improvvisamente, Cooper divenne cinereo in volto. Come se avesse inghiottito veleno.

Sotto l’immobile...”

Cosa, Mel?”

Il tecnico guardo’ Spike di fronte a se’. Poi il suo sguardo si sposto’ su Amelia e Buffy.

Ma si’...L16...fatevi un veloce calcolo. Qual e’ la lettera sedici dell’alfabeto?”

Buffy ci penso’ su un attimo. Poi rispose, mentre un brivido le correva lungo la schiena.

La lettera R...LR...Lincoln Rhyme!”

Amelia ebbe un sussulto.

Che c’entra Lincoln? Lui non e’ una casa...”

Cooper la guardo’. Sudava freddo.

Sotto l’immobile, Amelia! Sotto Lincoln Rhyme! Il ciondolo e’ nel suo letto!”

Grazie per l’infermazione, mr Cooper...”

Una voce nuova risuono’ nel seminterrato. I tre si girarono verso la porta. Li’, coperto dalla testa ai piedi da una toga nera bordata di cremisi, stava una figura alta e scheletrica, che teneva le mani aperte sulle ante della porta. Buffy capi’ troppo tardi cosa volesse fare. corse verso le scale, ma la porta si richiuse appena un attimo prima che potesse impedirlo. Una voce che lei ricordava (ma cosi’ lontana...), le arrivo’ da dietro la pesante porta di ferro.

Non ci sarei mai arrivato senza di voi...”

Merda!”

Era l’unico commento in grado di spiegare la loro situazione...


Lincoln Rhyme non era uomo da amare la compagnia. Gli piaceva stare solo, a rimuginare. Gli piaceva pensare. Lo teneva in vita, pensare. E faceva girare il suo delicato cervello. Dopo l’incidente, aveva avuto poche occasioni, per restare solo. Di solito era circondato da una schiera di gente, la maggior parte delle quali non conosceva nemmeno, che lo riempivano di attenzioni e complimenti e lo vezzeggiavano come un bambino. Non c’era mai pace, allora. Tutte quelle voci. Rumore. Solo rumore. Non la musica delle parole. Delle parole quando servono davvero. Quella e’ musica. Ma quello che sentiva fin troppo spesso attorno a lui era solo rumore. Quindi, amava stare solo. E giocare a scacchi.

Allora, macchina infernale...a noi due...

Era tranquillo. Niente piu’ fine del mondo incombente. L’incubo era finito. Guardo’ l’orologio. Quei quattro erano li’ sotto da almeno un ora. Spero’ che ci rimanessero il piu’ a lungo possibile. Odiava giocare a scacchi, se qualcuno lo guardava. Si sentiva sempre sotto esame. E a Rhyme gli esami non piacevano. Tanto li superava sempre tutti.

Regina in H7...”

Eccola la’. Regina in H7. ed ora che fai, macchina del diavolo? Quei maledetti computer dovevano essere perseguitati, non le streghe. Perche’ non si faceva mai un rogo collettivo di computer troppo bravi agli scacchi? Uff...razzisti. stava ancora pensando a che mossa fare, quando la simpatica icona di ‘chiamata in arrivo’ comparve sul computer. C’era il numero del cellulare di Amelia, sopra. Vorra’ dirmi che hanno trovato il ciondolo. stava per rispondere, quando il monitor del computer si spense. Cosi’, di botto. Il primo pensiero di Rhyme fu per Tom. Gran figlio di puttana, sei tornato storto ed hai deciso di spegnere il mio computer?

Dannazione! Riaccendi, Tom! Tom! Guarda che se non riaccen...”

Le parole gli morirono in gola. Si’. Perche’ davanti a lui non c’era Tom. C’erano due uomini. Un gigante ed un uomo un po’ piu’ basso. Erano vestiti con una toga dal cappuccio tirato fin sotto il mento. Una era nera dai bordi cremisi, l’altra dai bordi celesti. Si vedevano solo gli occhi. Quelli del gigante, neri e profondi, gli ricordarono qualcuno. E poi c’erano quegl’altri. Dell’uomo piu’ basso. Non avrebbe saputo dire di che colore fossero sapeva solo che ardevano. E, cosa che lo lascio’ senza fiato, tra le mani del piccoletto c’era una tanica di benzina. Rhyme boccheggio’, tentando disperatamente di riprendere fiato...

Salve, signor Rhyme...finalmente c’incontriamo...”


Si torna a casa. Eh si’. E’ finita. Questa assurda storia e’ finita. E con lei, tutti i suoi risvolti inattesi. E piacevoli. Ma forse e’ meglio cosi’. Meglio non perderle, quelle piccole certezze. Tenersele strette. E far finta di niente. Puo’ anche cascare il mondo. Ma e’ meglio far finta di niente. Vivere con gli occhi chiusi per non restare abbagliati dalla luce del sole. E’ conveniente. Non bello. Conveniente.

Davanti al Sunnydale Hotel, un camioncino nero aspettava con il motore spento. Aspettava cosa? Una partenza imminente, ovvio. Poco piu’ avanti, un altro furgone, poco piu’ grande, veniva caricato dei giocattoli della scientifica. Un bel po’ di giocattoli. Mel Cooper osservava i lavori, gridando ordini ai facchini. ‘no, quello e’ troppo grande, meglio metterlo per ultimo’, oppure ‘che fai, imbecille? Non vedi che e’ fragile! Ma chi ti ha fatto entrare in questo albergo?’. Cooper diventava improvvisamente loquace, quanto si trattava delle sue amate apparecchiature. Sellitto stava al volante di quest’ultimo furgone, sorseggiando una birra e ascoltando le notizie principali alla radio. Ovviamente, l’arresto di uno psicopatico che stava per distruggere il mondo non rientrava in queste principali notizie del giorno. Amelia se ne stava in disparte. Sorrideva, ascoltando le pessime uscite di Cooper. Prima o poi qualche facchino glielo avrebbe tirato appresso, uno dei suoi preziosi macchinari. E lei sarebbe morta dal ridere. Lincoln oggi pareva metterci piu’ del solito. Amelia non era una a cui piaceva aspettare. Ma Rhyme era stato chiaro, nel mandarla via. ‘non salire per nessun motivo...devo fare un discorsetto a mamma chioccia...’. e lei preferiva non interromperli, i suoi interminabili discorsi. Altrimenti era sicura che non le avrebbe parlato per una settimana. A volte Rhyme era peggio di un bambino. Ma non le dispiaceva. Dopotutto era divertente. Si chiese di cosa stessero parlando, lui e Tom. Cose da uomini, certamente...

Non ho intenzione di ascoltarti, Lincoln...”

Non ho ancora nemmeno aperto bocca, Tom!”

Tom sistemava velocemente le cose di Rhyme in un borsone, al nono piano di quel maledetto albergo. La stanza puzzava ancora di benzina. Un’odore forte e penetrante. Anche se la finestra era spalancata. Correva come un ossesso, Tom. Per non pensare. E se Rhyme aveva intenzione di farlo pensare, allora aveva scelto la giornata sbagliata.

So perche’ hai mandato via tutti. E so di cosa vuoi parlarmi...”

Bene, allora non devo farti nessuna premessa...sai gia’ tutto! Quindi il mio discorso sara’ piu’ breve, ora siediti e ascolta.”

Tom continuava imperterrito a riporre vestiti e prodotti per l’igiene personale in una borsa. Non guardo’ nemmeno per un istante Rhyme. Non voleva farlo.

Rhyme, e’ tardi. Ci stanno aspettando.”

Aspetteranno. Non gli fara’ male aspettare un quarto d’ora di piu’. ora siediti.”

No”

Tom...”

Rhyme, non insistere, ho detto di no. Porto questa roba in macchina.”

Rhyme sussurro’ qualcosa al computer di fronte a lui. Aveva fatto esplicita richiesta che non venisse smontato fino all’ultimo. E quando Tom provo’ ad aprire la porta, questa rimase ferma. Rhyme sorrise, trionfante.

Un regalino di Cooper. Come vedi non hai alternative. Siediti”

Tom guardo’ il criminologo. Perche’ non improvvisava mai niente? Quando doveva fare una cosa, era sempre tutto organizzato nei minimi dettagli. Non vedendo vie d’uscita, il ragazzo prese una sedia. E si sedette di fianco a Rhyme, sospirando scocciato.

Sono seduto. Rhyme, smettila di fare il bambino e apri la porta. Non ho intenzione di ascoltare nessuna ramanzina.”

Invece mi ascolterai. Fino all’ultima sillaba. Smettila di fare resistenza, tanto lo sai che se voglio una cosa, la ottengo.”

Si’ che lo sapeva.

Avanti. Cosa c’e’?”

Rhyme sorrise. Aveva vinto ancora. In quanto ad intelligenza, Tom era molto piu’ facile del computer, da battere.

Willow...”

Tom si alzo’ di scatto dalla sedia.

No, no, no, dove vai?”

Via dalle tue sciocchezze...”

Tom. Siediti.”

Il ragazzo resto’ in piedi, guardando cocciutamente Rhyme.

Tom. Siediti. Adesso.”

Stavolta era stato piu’ un ordine che una richiesta. Tom ci penso’ su un attimo. Tanto non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Tanto valeva ascoltarlo. Si risedette, incrociando le braccia sul petto.

Bene. Allora, dicevo? Ah, si’...Willow. possibile che te la lasci sfuggire cosi’?”

Credevo non ti piacesse...”

Rhyme sorrise ancora. Tom sapeva che gli avrebbe risposto a tono. Rhyme aveva sempre una risposta per tutto.

Non e’ a me che deve piacere, Tom”

Infatti, Rhyme. Non sono affari tuoi.”

Come se quella risposta potesse zittirlo. Eh no. Se stai parlando con Rhyme, per zittirlo devi solo dargli ragione. Era la cosa che il detective amava di piu’ al mondo.

Sai che sono un gran ficcanaso. Vi ho visti, sai? Oh, non credere di potermi nascondere certe, cose, signor Green. Era cosi’ palese. Se ne sarebbe accorto chiunque. Tom...succede. le certezze, nella vita, non servono a niente. Se la vita fosse fatta tutta di certezze...beh, quella sarebbe una noia atroce...”

...o una vita tranquilla...”

Tre, due, uno...risposta.

Hai ventisei anni, Tom. E’ presto per pensare ad avere una vita tranquilla! Io ne ho quaranta e, come vedi, di tranquillo nella mia vita non c’e’ nemmeno la camera d’albergo!”

E’...troppo complicato, Rhyme.”

L’amore e’ tutto complicato...”

Che ne vuoi sapere, tu?”

Si penti’ subito di quella domanda. Rhyme rispose col tono seccato si quando si arrabbiava con lui.

Se permetti, un quadriplegico innamorato ne sa qualcosa, delle complicazioni!”

Si’...scusa, Rhyme...sono nervoso...”

Sospiro’, Tom. Lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.

Cosa dovrei fare?”

Restare qui, per esempio. Correre immediatamente da lei. E mandare a puttane tutte quelle tue stupidissime certezze. La ami?”

Era una domanda strana, posta da Lincoln Rhyme. Il detective dal cuore di ghiaccio. Sciolto.

Io...non lo so...”

Tom...”

Ok, ok...si’. credo di si’.”

E allora va’ da lei. Forza, che aspetti?”

Tom fisso’ per un lungo istante il criminologo. Si alzo’ di scatto dalla sedia. Corse verso la porta. Stavolta si apri’. Si volto’ solo un attimo, Tom.

Grazie, Lincoln!”

Spari’ oltre la porta. Rhyme sorrise. Poi, si ricordo’ di essere impossibilitato a scendere. Oh, merda!

Beh...non c’e’ di che tom...”, poi, urlando, “...Amelia!!”


Spike e Giles in una stanza. Come mettere due leoni affamati in una gabbia. Con l’elettricita’ statica prodotta dai due avresti potuto illuminarci Los Angeles, Roma e Tokyo. Beh, non e’ esattamente una loro scelta, starsene da soli in una stanza. Stanno aspettando. Buffy e Willow. Chiuse nel retro del Magic Shop. A dirsi qualcosa. Cose da donne, senza dubbio. Le donne sono tali misteri. Buffy li aveva cacciati senza troppi complimenti. Dovevano andare a salutare Lincoln Rhyme. Ma a quanto pareva la cosa poteva aspettare. Buffy l’aveva detto con aria cosi’ sicura. ‘Stara’ sicuramente parlando con qualcuno’, aveva detto. E non aveva aggiunto altro. Giles se ne stava quieto a leggere un giornale. Spike, nervosissimo senza apparente motivo, si rigirava il solito pacchetto di velluto blu. Stavolta era nella tasca dello spolverino. Tremava tutto. Guardava Giles. Sembrava sempre sul punto di dire qualcosa. Ma era come se le parole gli morissero in gola.

Giles...”

L’osservatore si volto’.

Cosa c’e’ Spike?”

Il vampiro biondo fisso’ per un lungo istante l’uomo di fronte a lui.

Tu...credi che...io e Buffy...”

Si interrompeva. Lo faceva sempre, quando doveva chiedergli qualcosa. Giles alzo’ gli occhi al cielo.

Si’, Spike? Cosa?”

Credi che...io e Buffy siamo una bella coppia?”

Teneva gli occhi bassi. Li rialzava ogni tanto. Solo ogni tanto. Giles sospiro’.

Sicuramente ben assortiti...”

L’aveva detto talmente a voce bassa che Spike non aveva sentito.

Cosa?”

Ho detto si’, sicuramente si’, purtroppo...”

Ah. E tu...riusciresti mai e fidarti di me?”

C’era un che di supplichevole nella voce di Spike, che commosse Giles. Non pianse, ovvio. Ma sorrise.

Potrei provarci...si’, insomma...credo che potrei uh, provarci...”

Il sorriso che sboccio’ sulle labbra di Spike era impagabile. Sembrava il sole a mezzogiorno. E Giles si chiese cosa non gli avesse detto. Beh, intanto aspettavano Buffy e Willow. Chissa’ che diavolo avevano di che parlare?

Non voglio ascoltarti, Buffy!”

Will, non ho nemmeno cominciato!”

Willow andava nervosamente avanti e indietro per la sala. Sembrava un lupo in gabbia.

E non comincerai. Ti prego, non ti ci mettere anche tu...”

Allora c’e’ qualcosa che non va...”

Uff, come al solito si era sbottonata da sola...idiota.

No, va tutto...tutto piu’ che bene.”

Oh, certo. Io oltre che parlare con quel tono avrei anche intonato una marcia funebre, al posto tuo...”

Se vuoi lo faccio...”

Buffy afferro’ Willow per un braccio.

Siediti e parliamo”

Non c’e’ niente di cui parlare...vai, o farai tardi...”

Perche’ non vuoi venire?”

Non importa, Buffy...sul serio, non devi preoccuparti per me...”

Che amica sarei se non lo facessi? Dai, siediti...”

E Willow si sedette. Anche perche’ il braccio cominciava a farle male.

Allora, Buffy...che c’e’?”

Speravo me lo dicessi tu...”

Silenzio. Willow abbasso’ gli occhi.

Will...succede. i momenti di confusione, intendo. Anche io a volte ho la testa cosi’ confusa che mi sembra di scoppiare. Basta affrontare la propria confusione...”

E perche’? e’ stato un sogno, Buffy...ed ora e’ finito. Tutto qui.”

E ti arrendi cosi’ facilmente? Non e’ da te, Will!”

La rossa sospiro’. Lottava per trattenere le lacrime. Buffy le sposto’ amorevolmente i capelli dalla faccia.

Lo ami?”

Io...non lo so...”

Il tono di rimprovero di Buffy la riscosse.

Will...”

Ok, ok...si’...ma non cambia niente. Lui...stara’ partendo...”

Partira’, se non farai niente...”

Willow fece spallucce.

E secondo te cosa dovrei fare?”

Corri...avanti, muovi il culo e fermalo! Sono sicura che non aspetta altro!”

Willow si alzo’ di botto dalla sedia. Corse verso la porta. Un secondo prima di aprirla, si giro’.

Grazie, Buffy!”

Le rispose un sorriso di incoraggiamento. E la strega corse piu’ veloce che poteva fuori dal negozio. Quando se ne fu andata, Buffy prese il cellulare. Compose un numero che ormai conosceva a memoria. Un paio di squilli. Poi, la risposta.

Missione compiuta...”


Correre, correre, correre! Piu’ veloce che potevano. Chissa’ se se lo immaginano. Vanno allo stesso ritmo. Anche i loro cuori. Pulsano come impazziti. A mille. Allo stesso ritmo. Speriamo...speriamo non sia troppo tardi. Se lo dice Willow. E, tre secondi dopo, se lo dice anche Tom. Beh, piu’ in sintonia di cosi’...

Ok. Basta svoltare un angolo. Lo sturbucks...

Ok, basta svoltare un angolo. Lo sturbucks...

Manco a dirlo. All’angolo dello Sturbucks, due persone si scontrano. Cadono a terra, confusi. Si rialzano. Si guardano. Arrosiscono. Cosi’ tanto che gli sembra di scoppiare. E restano cosi’, a fissarsi, arrossendo.

Tom...”

Willow...”

Risatine. Perche’ l’hanno detto insieme. Ormai respirano anche, con lo stesso ritmo. Tom si riprende per primo.

Come mai...correvi cosi’?”

Peccato...avrebbe voluta farla lei, quella domanda...

Beh...perche’...volevo...insomma...”

Le manca il coraggio. Al diavolo se l’ha fatta prima lui, la domanda!

...e tu? Perche’ tu...correvi cosi’?”

Punto e a capo. Di nuovo a fissarsi e arrossire. Sono due frane, non c’e’ niente da fare. si fanno spaventare anche da queste piccole cose, questi piccoli cambiamenti...ma fa’ niente.

Io...stavo correndo cosi’ per...beh...sai, questa citta’ e’ cosi’ bella che volevo darle un ultima occhiata...gia’...”

Willow gli si avvicina ancora un po’. Solo qualche passo. Sorride.

Questa citta’ fa schifo!”

Lui sorride a sua volta. Qualche passo verso di lei...come attirati da una forza nascosta.

Gia’, e’ esattamente quello che pensavo anch’io, sai, veramente volevo...”

Non ha il tempo di finire la frase. Le labbra di Willow sulle sue glielo impediscono. Restano cosi’, baciandosi, per un’eternita’. Poi, Willow si stacca, ansimando.

Non partire!”

No che non parto!”

Di nuovo incollati. Ok, e’ impossibile staccarli. Li’ fermi davanti a quello Sturbucks. Forse e’ proprio destino che debbano parlarsi li’.

E adesso si puo’ proprio dire...missione compiuta...


Il giorno prima. nella stanza di Rhyme. Sellitto ha in mano un piccolo pacchetto di velluto blu. Di Spike. Un metal detector e’ posato sul tavolino.

Posso avere un minuto per parlare da solo con Buffy? Per favore...”

Buffy lo segue in un’altra stanza. No, e’ impossibile, deve esserci un’altra spiegazione. Arriva piu’ o meno dopo dieci secondi.

Dimmi che c’e’ un’altra spiegazione!”

Spike annuisce. Sembra troppo emozionato per parlare.

C’e’...c’e’, giuro. Ed e’ una bellissima spiegazione. Ti fidi di me?”

Buffy ci pensa su qualche istante.

Si’, Spike. Lo sai...”

Mi ami?”

Come?”

Mi hai sentito, biscottino...ti prego, e’ importante. Mi ami?”

Sospira, Buffy. Non le piacciono questi giochetti. Guarda Spike negli occhi. No, non sta giocando. E’ cosi’ serio come non l’ha visto mai. Ha una mano in tasca. Rigira qualcosa. Quel pacchetto di velluto blu, senza dubbio. E Buffy continua a chiedersi cosa ci sia, di cosi’ personale, li’ dentro...gli si avvicina. Le ha fatto una domanda retorica, e lo sa. Ma vuole sentire lo stesso la risposta. E, dopotutto, Buffy ha voglia di dirlo. Piu’ di quanta ne abbia mai avuta. E’ un bisogno fisico. Nulla di piu’. un bisogno fisico. Se non lo dice, annega nella marea di sentimenti che la sommerge piano, dolcemente. Sorride, Buffy. Posa la sua mano sulla guancia di Spike.

Certo. Piu’ di quanto immagini...ti amo...”

Spike sorride. Un sorriso scintillante. Buono. Dolcissimo. L’ha visto cosi’ felice di una sua risposta poche, pochissime volte. In quel momento, in quell’istante, e’ come se una certezza la attraversasse da parte a parte. Non c’entra niente con questa storia. Ne e’ certa. Unica, brillante certezza in quella marea di confusione. Lo sa. Non sa come. Non sa perche’. Ma sa che e’ cosi’. Spike le si avvicina. Trema come una foglia. Pero’ sorride. Lei lo ferma, prima che possa prendere dalla tasca quel pacchetto misterioso.

Spike...ti credo. Non voglio sapere cosa c’e’ li’. ti credo. Sul serio.”

Lui le sfiora le labbra con le labbra. Restano cosi’, a chiamarsi in silenzio. Per un po’. Sembra che stia li’ li’ per prendere una decisione importante, Spike. E’ cosi’. E’ la decisione piu’ importante che abbia mai preso. Da quella decisione, probabilmente, dipende tutto il suo futuro. E non sa quando avra’ di nuovo il coraggio per riproporla, quella benedetta decisione. Quindi ‘carpe diem’. Cogli l’attimo. Perche’ non e’ il caso di credere nel futuro.

No. Il fatto e’ che...devi saperlo. C’e’ tutta la mia vita, in quel pacchetto...”

Buffy lo fissa per qualche istante, senza capire.

Cosa...cosa vuoi dire?”

Lui prende due profondi respiri. Sembra cercare di aspirare coraggio, invece che aria. Chiude gli occhi per un istante. Si morde le labbra. Buffy e’ quasi tentata di scoppiare a ridere. Ma, qualcosa, dentro di lei, le dice che non sarebbe un’idea brillante. Si limita a fissarlo, preoccupata. Lui la guarda. Dritto negli occhi. Uno sguardo che attraverso carne e sangue e ossa. Va dritto alla sua anima.

Ok...o adesso o mai piu’...”

Non aggiunge altro. La stringe forte, baciandola. Non le lascia nemmeno il tempo di riprendere fiato. Stringe la mano di Buffy nella sua. Lei sente qualcosa scivolargli nel palmo. Qualcosa di freddo e metallico. Si sposta un secondo, osservando la ‘cosa’ che giace nella sua mano aperta. La spiegazione piu’ bella che avesse mai ricevuto...


Ora. Buffy esce dal retro del magic Shop. Sorride felice. Giles le viene incontro.

Allora? Andiamo a salutare questo famoso detective? Sono ansioso di conoscerlo...ho sempre avuto una certa propensione per la professione di detective, e’ un lavoro, come dire?, interessante...”

Giles! Frena un attimo! Credo che il detective dovra’ fermarsi un po’ piu’ a lungo del previsto. Questa ‘cosa’ della partenza era solo una scusa per far parlare Willow e Tom.”

Spike corse accanto alla sua ragazza. Lei lo fisso’ per qualche istante. Giles senti’ un brivido freddo passargli lungo la spina dorsale. Oh oh...

Buffy...il caso e’ finito, giusto? Insomma, hanno preso il colpevole?”

Buffy stacco’ per un attimo i suoi occhi da quelli di Spike. Giusto il tempo di rispondere alla breve domanda di Giles.

Oh si’...mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia, signor Giles, quando abbiamo scoperto che era stato Eatan Rayne!”

Giles ridaccio’, aggiustandosi gli occhiali con fare distratto.

Gia’, ed io avrei voluto vedere la sua, di faccia...piu’ che altro per spaccargliela...”

Beh, ora ha finito davvero...niente deserto del Nevada. Solo una prigione su, a New York. Dallray ha detto che e’ la piu’ sicura. Immagino che il signor Rayne non ci dara’ piu’ fastidio!”

L’osservatore osservava sempre piu’ imbarazzato il palese scambio di tenerezze tra la sua pupilla e quel...quel...quel ‘coso’. Ok, forse dovrei fare uno sforzo per tentare di andarci d’accordo. Dopotutto, a quanto pare dovro’ abituarmi alla sua onnipresenza. ma c’era ancora quel presentimento, da non poterlo classificare ne’ brutto ne’ bello, che se lo rodeva pian piano.

Ma se...il caso e chiuso...perche’ Rhyme resta in citta’?”

Ok. E’ il momento della verita’. I due biondi si guardano. Imbarazzo alle stelle. Gettano un’occhiata veloce all’interno del Magic Box. Nessuno che possa disturbarli. Uno sguardo a Giles. Se ne sta in piedi, accanto ad una sedia, corrugando la fronte. Beh, si’. E’ proprio ora. Buffy prende la mano di Spike tra le sue.

Glielo abbiamo chiesto noi...”

Noi chi?”

Io e Spike...”

Oddio. Altra scossa. Quel noi non mi piace per niente...

E perche’? c’e’ qualche altra mia vecchia conoscenza che minaccia di distruggere il mondo o cosa?”

Di nuovo i due ragazzi si scambiano un’occhiata. Pochi secondi, per decidere chi debba parlare. Buffy.

Signor Giles...ora voglio che lei si sieda...e mi ascolti...ci ascolti! E’ comodo?”

Giles si sedette su una vecchia sedia di vimini. Cominciava a preoccuparsi seriamente.

Si’...comodo.”

Bene. Allora, noi dovremmo dirle che...e’ sicuro di stare comodo? Cioe’, non vuole magari un cuscino...o un bicchiere d’acqua?”

L’osservatore sudava. Grondava sudore come una fontana. Ma che diavolo sta succedendo??

No, Buffy! Sto bene, sono comodo, e non ho sete! Si puo’ sapere che vi prende??”

Stavolta fu Spike, a parlare. Con grande sollievo di Giles. Almeno lui sembrava tipo da arrivare subito al punto...

Ci prende che...siamo innamorati...siamo innamorati e...sicuro di non volere un bicchiere d’acqua?”

Stavolta Giles si alzo’ di scatto dalla sedia, rovesciandola.

No, non voglio nessun bicchiere d’acqua!”

Ok, ok...si sieda...”

No, sto bene in piedi! Qualcuno di grazia mi dice cosa diavolo succede??”

Ok. Facciamo questa cosa. Un bel respiro ed e’ tutto piu’ semplice. Ok...maledizione, ma perche’ deve essere cosi’ complicato?! Tocca a Buffy, parlare. Possibilmente, concludere.

Ok...abbiamo chiesto ad Amelia e a Lincoln di restare per...un...evento speciale...ecco, si’, un evento speciale...”

Con un fazzoletto che gli porgeva Spike, Giles si deterse la fronte imperlata di sudore.

Quale evento speciale?”

Non voleva sentire la risposta. Sentiva di conoscerla gia’...oh, mio Dio...Buffy e Spike si fissarono per un ultima volta. Due scintillanti sorrisi spuntarono su quelle due labbra. Confermando le peggiori paure di Giles. Ad ulteriore conferma, la mano di Buffy volo’ ad un palmo dalla sua faccia. All’anulare scintillava qualcosa di indefinito.

Il...il nostro matrimonio! Spike ed io ci sposiamo! Non e’ magnifico??”

Per poco non svenne, Giles. E dovette fare appello a tutto il suo self control per non mettersi ad urlare. Beh, guardandoli, cosi’ freschi e innamorati...ma veramente? E un piccolo dubbio gli si infila nella testa. Unito al fatto che non ci vede nemmeno tanto bene. Sara’ solo la sorpresa. Ovvio che si’. Ma a lui piacerebbe vederla da un altro punto di vista.

Oh no...di nuovo!”, poi, urlando, “WILLOW!!”