WHAT IF


Disclaimer: I personaggi utilizzati in questa storia appartengono a Joss Whedon e a chi ne detiene i diritti. La storia è scritta per puro piacere personale.

Coppia: Wesley-Fred

Raiting: Per tutti




La grande vetrata del suo ufficio al quinto piano gli concedeva uno splendido panorama della città.

In quei giorni una pioggerellina fastidiosa continuava a scendere imperterrita e la vita delle persone per strada sembrava scorrere ancora più velocemente, freneticamente.

Chi sorrideva, chi parlava, chi urlava.

Non sembravano curarsi di quel cielo plumbeo.

Eppure quella pioggia sottile era perfettamente in linea con il suo umore nero.


Il suo capo, Liam O’Connor, si affacciò alla porta dell’ufficio, con la solita aria scanzonata e il sorriso sghembo.

- Hey Wes, ancora a rimuginare? Qui ho finito anch’io. Cerca un bel ristorantino sull’elenco ed andiamo a cena insieme. –


Wesley gli rivolse un mezzo sorriso. Liam era un suo grande amico, forse l’unico.

L’aveva conosciuto all’università e si erano poi rincontrati dopo la laurea. Liam lavorava nell’importante studio legale di suo padre e non era stato difficile per Wesley entrare a far parte del team. Poi, dato che la sua vita sociale era pari a zero, aveva approfondito l’amicizia con Liam, l’unico suo coetaneo all’interno dello studio.

Si conoscevano ormai da più di dieci anni. Lui era il suo modello da seguire. Il suo guru.

Si era sposato con una delle ragazze più belle della città, Cordelia Chase, gran classe e gran carattere, ed aveva un figlio di due anni, Doyle. Nel lavoro, inoltre, era uno dei migliori.

Wesley invece era stato per anni da solo, finché, per via di un caso cui stava lavorando, non aveva incontrato una ragazza, e si erano fidanzati.

Virginia.

Brava ragazza, di buona famiglia, adorata da suo padre.

Ma non era mai scattata la molla. Si erano lasciati circa un anno dopo e non l’aveva più rivista


E poi era rimasto solo, di nuovo.

Dopo mesi di stress, dato che il padre continuava a ricordargli i suoi fallimenti in campo affettivo, aveva deciso di occupare i suoi pomeriggi con lezioni di pianoforte.

Il lavoro risucchiava tutta la sua vita, e sentiva il bisogno di impegnarsi in altro. Distrarsi.

Lì aveva incontrato Fred.

Una ragazza minuta, con lunghi capelli ondulati e castani che le coprivano le spalle esili, e grandi occhi nocciola da cerbiatta.

Ne era subito rimasto affascinato. La sua dolcezza, quella compostezza che aveva. Sembrava una dama dell’ottocento dai lineamenti perfetti e delicati.

Il giorno della sua terza lezione, l’ultima, vista la sua poca propensione alla musica, le aveva chiesto di uscire.

Sembrava una dama dell’ottocento con i quei lineamenti perfetti e delicati

Il giorno della sua terza lezione, l’ultima, vista la sua poca propensione alla musica, le aveva chiesto di uscire.

In un bar, davanti ad una cioccolata calda, avevano fatto pochi passi per conoscersi meglio. Erano usciti ancora, e ancora, scoprendo sempre un po’ più di loro.

Fred era una ragazza con una vita sociale praticamente limitata al necessario, vista la sua timidezza.

Insegnava biologia nelle scuole superiori e, nel tempo libero, dava lezioni di pianoforte.

Aveva alle spalle una carriera mancata come ballerina e veniva dal Texas.

Insieme parlavano e ridevano, si prendevano gioco l’uno dell’altra e passavano ore al telefono quando non potevano vedersi.

Anche Fred era rimasta colpita da quel ragazzo al primo sguardo.

Wesley aveva il tipico fascino britannico che … affascina, appunto.

Era alto, con spalle forti ma non possenti, occhi azzurri e profondi e capelli castani. Aveva un modo di parlare, con il suo marcato accento inglese, che metteva tranquillità. Lei sarebbe stata ad ascoltarlo per ore.

Dopo qualche settimana stavano insieme. Wesley, un giorno, l’aveva invitata a mangiare a casa sua. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli: tavolo imbandito con candele d’obbligo e mazzo di tulipani gialli. I suoi preferiti.

Dopo cena, mentre guardavano un film in dvd, si erano baciati, a lungo e dolcemente.

Non erano andati oltre, però. Lui era abbastanza gentiluomo da non scoparsela la sera del loro primo bacio. Sarebbe stato avventato.

La seconda sera, però, era perfetta.


Si frequentavano ormai da sei mesi. Lui adorava la dolcezza di lei.

Lei non poteva vivere senza l’algido romanticismo di lui.


Wesley e Liam scesero in strada, diretti al ristorante del giorno. Liam non riusciva a lasciarlo cenare da solo in quei giorni. Si sentiva un po’ in colpa per la lite con Fred e voleva in qualche modo rimediare.

Si sedettero ad un tavolo, vicino la cucina e Wesley, poco propenso alle chiacchiere, ringraziò il continuo vociare e il rumore di piatti e padelle che rendeva la conversazione con Liam ancora più difficile.

Non aveva voglia di parlare. Non sapeva più come dirgli che non era sua la colpa di quella lite. Ed anche quel cercare di distrarlo, lo innervosiva.

Fred non abbandonava i suoi pensieri un solo istante. Era sempre presente, anche se lui cercava di scacciarla.

Ma Liam, da buon amico, non voleva lasciarlo a crogiolarsi nel suo dolore.

Possibile che non ci si possa leccare le ferite da soli quando se ne ha voglia?

La cena, fortunatamente, finì presto. E Wesley tornò nella solitudine del suo appartamento da single.


L’aveva comprato circa due mesi prima, anche per poter godere di quella privacy di cui tanto sentiva il bisogno. Suo padre viaggiava spesso e in quelle occasioni la casa era tutta per lui, certo.

Ma avere la possibilità di vivere da solo, senza le continue paranoie del suddetto padrone di casa, faceva tutto un altro effetto.

In quell’occasione, ad esempio, poteva disperarsi nel buio della sua camera e piangere lacrime senza avere testimoni.


Quella notte non riuscì a dormire. Continuava a pensare a quelle parole, al rumore che avevano prodotto.

Il suo cuore che si spezzava.

- Pensi davvero che ti ami così tanto da abbandonare la mia vita a Los Angeles e ricominciare tutto da capo? –

Io sì. Io ti amo fino a questo punto. Io l’avrei fatto.


Il padre di Liam aveva lasciato ormai da anni lo studio nelle mani del figlio. In poco tempo lui, con la sua esperienza e le sue capacità aveva saputo portare l’azienda a livelli che nessuno avrebbe mai immaginato. Era riuscito ad aprire molte filiali in California, tutte con lo stesso successo. Ed aveva avuto la possibilità di aprirne una a New York, addirittura.

Avrebbe potuto trasferirsi e gestirla in prima persona, ma a Los Angeles c’era tutta la sua famiglia e sarebbe stato a dir poco drammatico spostarsi dall’altra parte dello Stato. Così, chiamato Wesley nel suo ufficio, gli aveva fatto la proposta che lui aspettava da una vita.

- Wes … non posso stravolgere completamente la vita a mio figlio e mia moglie, non la prenderebbero bene. Poi, qui in California, ho parecchio da fare: mi dovrei trasferire lì, ma essere continuamente in viaggio per controllare la situazione quaggiù. Ti conosco da anni ormai, ho piena fiducia in te. So che la gestirai come avrei fatto io, se vorrai accettare la mia proposta.-


Per la prima volta si era sentito importante, ricercato, stimato. Da un uomo che lui stesso stimava. Aveva chiamato Fred dicendole che aveva una notizia importantissima.

E a pranzo gliel’aveva raccontato, senza giri di parole, senza apparenti problemi.

- Ci trasferiamo a New York: vado a gestire un’importante filiale dello studio legale di Liam! –

Lei non aveva gioito.

- Io qui ho una vita che mi sono costruita. Ho la mia famiglia, i miei allievi.-


Come se lui fosse meno importante.

E se fosse stato davvero così?

Wesley avrebbe tranquillamente rinunciato ad una brillante carriera per lei. Come sarebbe stato tornare a casa dopo una giornata di intenso e proficuo lavoro … e non trovarci nessuno?

Meglio continuare nella propria mediocrità, ma avere qualcuno a cui parlarne.

Ma sarebbe davvero riuscito a vivere con una donna che non si sarebbe sacrificata per amore?

Per un amore forse troppo debole?

Lui lo avrebbe fatto per lei. Perché lei non poteva comportarsi nello stesso modo? Perché non aveva condiviso la sua gioia?

Si erano rivisti un paio di sere dopo e Fred gli aveva detto che era rimasta colpita da quella discussione, che l’aveva fatta riflettere. Che il problema del trasferimento era passato in secondo piano, che non era più sicura di loro, di lui. O di se stessa.

Wesley aveva rinunciato da tempo a capire le donne.

Non era sicura. Ma sicura di cosa, poi?

L’amore non è difficile da comprendere. O, almeno per lui, non era mai stato difficile comprendere l’amore incondizionato che provava per lei.

Avrebbe cambiato se stesso e la sua realtà per averla accanto.

Per sentire la sua risata cristallina. Per perdersi nei suoi occhi. Per ammirare i suoi capelli scompigliati e il suo corpo di porcellana dopo l’amore. Per vederla mordersi le labbra dal piacere e poi abbandonarsi a dolci, controllati gemiti durante l’orgasmo.

Perché non poteva essere tutto così semplice come lo era per lui?


Non si sentivano ormai da qualche giorno. Liam pensava che forse l’aveva trovata in un momento di nervosismo. Che non si era sentita presa in considerazione riguardo una scelta così importante.

Forse.

Ma a Wesley non gliene fregava un cazzo. Era semplicemente inebetito da quella solitudine forzata dopo mesi accanto a lei. Voleva solo rivederla e dirle che avrebbe fatto anche il lavapiatti se lei glielo avesse chiesto.

L’uomo può essere un perfetto zerbino quando è innamorato. E Wesley lo era. Innamorato.



La mattina trascorse come quella precedente. Identica.

Ma quel pomeriggio lui sentì che era semplicemente troppo: quella lontananza, quel dolore, non li sopportava più.

Prese le sue cose e si avviò alla scuola di musica dove lavorava.

Quel pomeriggio aveva lezione.

Appena entrato incontrò subito lo sguardo di Miriam, la titolare. Si salutarono e lei gli fece capire che sapeva quello che era successo.

- Avete bisogno di parlare. Se vuoi affacciarti, è nella stanza due.-


Wesley non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò alla stanza e si appoggiò alla porta a vetri.

Fred era al pianoforte.

Un bambino era seduto sulle sue ginocchia: lei gli circondava le spalle e con le mani grandi su quelle piccole di lui ne seguiva i movimenti, mostrandogli come dovesse pigiare i tasti e sorridendo con lui.

Era un’immagine dolcissima.

Desiderò in quel momento avere una famiglia. Immaginò i figli di Fred, belli come lei. E sentì il gelo della solitudine, che per tanti anni l’aveva avvolto, contrapposto al calore di quell’immagine e di quell’idea di futuro.

Lei lo vide dopo poco. Attraverso la porta poteva scorgerne il capo appoggiato mollemente alla parete. Gli occhi stanchi, lucidi. La cravatta slacciata e la giacca tolta ed appesa ad un braccio.


Gli sorrise di slancio. Dio, quanto le era mancato.

Si alzò piano, dicendo al bambino di continuare con gli esercizi e si avvicinò alla porta.

Lui alzò una mano per salutarla, e l’appoggiò al vetro della porta. Lei, d’istinto, raggiunse quella mano attraverso il vetro, e le sembrò quasi di toccarlo.

Per Wesley fu come un fulmine, una rivelazione.

Non avrebbe rinunciato a quel lavoro, al successo. Ma non avrebbe perso neanche lei.

La guardò, attraverso quella porta. Occhi negli occhi. E sentì l’istinto di piangere, di abbandonarsi in lacrime sul suo petto.


- Sposami. –

Non era un comando, o una richiesta supplichevole. Era semplicemente quello che desiderava con tutto il cuore.

Lo disse con le labbra vicino al vetro, che si appannò leggermente. Così non riuscì a capire se quella sfumatura erano gli occhi di lei che si velavano, o il suo alito sul vetro.

Così come non riuscì a comprendere il suo sguardo perso, confuso. Gli occhi resi immensi che rispondevano al posto suo, mentre lei rimaneva immobile per quell’emozione che non si aspettava. Troppo grande.


Ed allora Wesley le vide. Le stesse lacrime che bagnavano le sue guance.

Sì, sembrava l’immagine del suo viso rigato, riflesso su quella porta.

Piangevano entrambi di felicità, mentre il bambino continuava a suonare dietro di loro.

Erano la promessa di un futuro. Insieme.

Quello che li legava era più forte di una proposta di lavoro. Più importante delle scelte che avrebbero sempre dovuto prendere.

Fred sarebbe stata benissimo nel suo abito bianco. E ancora più bella col pancione ad ingombrarne i movimenti. E dolcissima quando avrebbe insegnato a suo figlio a suonare il pianoforte, o a sua figlia a danzare.

Wesley, in quel momento, ne era sicuro.

Lei sarebbe stata bellissima, sempre.




What if there was no light (Cosa accadrebbe se non ci fosse luce?)

Nothing wrong, nothing right (Niente di sbagliato, niente di giusto)

What if there was no time (Cosa accadrebbe se non ci fosse tempo?)

And no reason, or rhyme (E nessuna ragione o rima)

What if you should decide (Cosa accadrebbe se tu dovessi decidere)

That you don't want me there by your side (Che non mi vuoi qui accanto a te?)

That you don't want me there in your life (Che non mi vuoi qui nella tua vita?)


( What If, Coldplay)