L'INIZIO DI UNA GUERRA


La FF è ambientata dopo la 5° serie, Buffy non è mai morta nello scontro con Glory.

Naturalmente non scrivo a scopo di lucro, ma per divertimento mio personale, e i personaggi, a parte Ivan, Jessica, Damon e Tom, non sono miei.



Posò il pesante borsone da viaggio sul pavimento della stanza dell’motel, poi si avviò a passi

veloci e ampi verso il letto. Si sarebbe steso e avrebbe dormito qualche ora. Il sole non era ancora

sorto, quindi aveva almeno quattro ore prima di dover ripartire. I capelli neri e lunghi,

perfettamente pettinati stonavano sulla sua carnagione bianca, il volto era sottile e pallido; sotto la

canottiera bianca si potevano intravedere muscoli definiti e le gambe sottili erano avvolte in un

paio di pantaloni mimetici. Al collo portava una piastrina militare sgualcita in cui l’unica cosa che

si poteva riconoscere era un nome: Ivan.

Qualcuno bussò alla porta. Contro voglia, Ivan si alzò dal letto e aprì. Un uomo grasso e

dall’aspetto trasandato, nonostante fosse vestito in giacca e cravatta, lo fissava dall’uscio. Puzzava

di alcool.

- Cosa vuoi Tom?- chiese Ivan, secco. L’altro lo guardò, quasi non riuscisse bene a riportare alla

mente cosa voleva dirgli.

-Tra quanto ripartiremo, capo?

-Ti avevo detto di non bere, dannazione.

-Scusa, capo, è l’agitazione.

-Partiamo tra quattro ore, vedi di farti passare la sbornia per allora, altrimenti ti ammazzo con le

mie mani.

Il grassone sbiancò. Annuì lentamente, poi scomparve verso la sua stanza.

-Dovresti trattare meglio i tuoi collaboratori, Ivan.- disse una voce femminile lungo il corridoio,

proveniente dalla direzione opposta rispetto a quella dove era sparito Tom.

-Tratto i miei collaboratori come mi pare, Jessica, non ti intromettere in questioni che non ti

riguardano.

-Sei sempre così scontroso, o l’idea di incontrare la Cacciatrice mette in agitazione anche te?

Gli occhi neri di Ivan guizzarono nella direzione della voce. Jessica non era molto alta, aveva i

capelli neri e gli occhi nocciola... e un fisico mozzafiato. Dalla testa ai piedi, non esisteva un

centimetro del suo corpo che non fosse perfetto. Il viso dolce ma deciso, le gambe tornite, il seno

sodo. Nulla non andava in lei. Ma Ivan l’aveva sempre guardata soltanto come un oggetto. Un

oggetto di cui servirsi per ottenere i propri scopi, fossero essi un orgasmo o un omicidio. In

entrambe le cose, lei era una dea. Non sapeva bene perchè fosse sempre rimasta al suo fianco.

Ivan non aveva mai obbligato nessuno a servirlo, non ne aveva bisogno. Ma Jessica era sempre

rimasta con lui. Era utile, quindi lui non l’aveva mai cacciata. Gli dispiaceva, in un certo senso,

sapere che prima o poi lei sarebbe morta in qualche battaglia.

Combattevano spesso, era quella la vita dei mercenari. Combattere e prima o poi morire.

-Non ho nessun timore. Sai bene che non posso morire per mano di un mortale.

-Se lo dici tu- rispose lei strafottente.

-Damon ci aspetta a destinazione tra otto ore, quindi vattene a dormire.

-Pensavo che avremmo potuto divertirci- disse lei, in tono sensuale, avvicinandosi a Ivan. Era

ancora più provocante, preparata per la notte con praticamente soltanto una vestaglia addosso.

-No.- concluse Ivan. Non si replicava ai suoi no. Si finiva morti nel migliore dei casi.

L’uomo tornò a sdraiarsi sul suo letto e prese rapidamente sonno.


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Il fumo della sigaretta si disperdeva lentamente nella notte stellata. Spike alzò la testa al cielo per

osservare i cerchi di fumo che si allontanavano dissolvendosi. Erano ancora soltanto le due di

quella dannata notte e in giro non si vedeva nessuno. Picchiava forte quel dannato demone, aveva

ancora un taglio sulla fronte. Non sapeva nemmeno che tipo di demone fosse. L’aveva

ammazzato, tanto gli bastava. Ancora più forte di quello picchiava il bourbon nella sua testa.

Aveva ucciso un demone, ancora una volta. Ancora una volta le aveva salvato la vita. E ancora

una volta non c’era stato nessun ringraziamento, solo parole dette con rabbia. Come le aveva

salvato la vita durante la battaglia contro Glory. Si era frapposto tra la dea infernale e la sua

Cacciatrice proprio mentre stava per soccombere, dandole il tempo di riprendere fiato e

contrattaccare, di ucciderla con quel martello di Troll. Nemmeno le varie costole fracassate che

aveva dovuto poi trascinare fino alla sua tomba, gli erano valsi una sola parola di ringraziamento.

Spense la sigaretta sotto i pesanti anfibi, poi iniziò a camminare barcollando verso il cimitero. Fu

allora che vide quell’uomo di quasi due metri camminare avanti a lui. Era umano, poteva sentirlo,

ma aveva qualcosa di particolare. E non era certamente la testa rasata o la svastica tatuata sulla

tempia. C’era in lui qualcosa che non andava. Si stava dirigendo verso il porto, così Spike decise

di seguirlo. Arrivarono sulla banchina del molo numero otto, dove trovarono degli uomini intenti a

scaricare delle casse da una barca. L’aria era umida e gelida, nonostante fosse Estate. L’uomo con

la svastica tatuata sulla tempia grugnì qualcosa in tedesco a quello che sembrava essere il capo.

Era un ometto piuttosto basso, un po’ tarchiato, con la faccia da poco di buono solcata da una

cicatrice sotto l’occhio destro. L’ometto fece posare a terra una cassa, la aprì e ne estrasse

un’ascia. “Cazzo” pensò Spike “se tutte quelle casse contengono armi, ce ne sono abbastanza per

organizzare un esercito!”. Non avrebbe voluto avvertire la cacciatrice, non avrebbe voluto provare

dolore nel vedere la sua espressione incredula, come se lui non fosse in grado di dire altro che

bugie. Ma quelli erano esseri umani, almeno all’apparenza, e lui non poteva toccarli, per colpa di

quel maledetto chip. Il vampiro era ancora nascosto dietro un vicolo, quando scoppiò l’inferno.

Successe tutto all’improvviso. Vampiri, a decine, sbucarono da ogni angolo e circondarono in

breve il gruppo di umani, che erano in tutto una dozzina. Spike era troppo lontano per sentire cosa

si stavano dicendo gli uomini e i vampiri, l’unica cosa che vide fu che il combattimento cominciò

dopo pochi secondi. Gli uomini si videro costretti a indietreggiare sul molo, mentre i vampiri li

incalzavano. Erano almeno trenta contro dodici. Due uomini caddero immediatamente nelle mani

dei vampiri, che spezzarono loro il collo con facilità, gli altri ingaggiarono una furiosa lotta, forti

della loro posizione maggiormente difendibile sul molo stretto. Un vampiro finì in acqua, altri tre

furono polverizzati con dei pali di legno da altrettanti uomini. Ma quello con la svastica non si era

mosso di un centimetro. Osservò la scena per alcuni secondi, mentre si accendeva una sigaretta.

Poi iniziò a camminare lentamente lungo il molo, verso i vampiri. Ad un suo gesto della mano

alcune assi del molo di legno si ruppero, e le scheggie iniziarono a volare in aria, polverizzando in

un attimo almeno una decina di vampiri. Spike era allibito. I vampiri rimasti iniziarono a darsi alla

fuga, terrorizzati, chi gettandosi in acqua, chi tentando la sorte a tornare indietro e a passare vicino

all’uomo con la svastica. In tre tentarono quella strada, ma nessuno sopravvisse. Come se nulla

fosse accaduto, il tedesco tornò ad esortare gli uomini perchè riprendessero il lavoro.

-Schnell, schnell! - urlava.

Le casse venivano caricate su due camioncini bianchi, che in pochi minuti, finita l’operazione di

scarico delle casse dalla nave, partirono di gran carriera dirigendosi a Nord, verso le colline fuori

dalla città.

Rimasto solo, Spike decise che era il momento di avvisare la cacciatrice di quanto era successo.

In poco più di un quarto d’ora raggiunse casa Summers. C’era qualcuno seduto nella veranda:

Dawn.

-Briciola! Che diavolo ci fai sveglia e, soprattutto, fuori di casa, a quest’ora?- esordì il vampiro

ossigenato.

-Spike! Non mi aspettavo di vederti.

-Non hai risposto alla mia domanda.

-Non riesco a dormire.- fu la risposta. Spike sentì odore di lacrime provenire dalla ragazza.

-Hai pianto.

-Io non ho...come diavolo fai a saperlo?

L’espressione di lui, prima preoccupata, si addolcì. Le accarezzò la testa con la mano sinistra.

-Un vampiro percepisce certe cose. Che cosa è successo?

-David...un ragazzo che mi piaceva. L’ho visto uscire con Alyson. Aveva detto che anch’io gli

piacevo.- stava per scoppiare a piangere di nuovo. Dannati problemi adolescenziali.

- Senti, potrei anche fare un discorsetto a questo David, se tu lo volessi - disse Spike, con un tono

vagamente minaccioso, ma più che altro melodrammatico.

Dawn scoppiò a ridere all’improvviso.

-No, no, per favore! Insomma, è proprio uno stronzo insensibile, però...

-Ehi, che linguaggio!

-Ops. Comunque non c’è bisogno che tu lo faccia spaventare a morte. Anche se ammetto che

vorrei proprio vederlo.

-Attenta a quello che desideri, ragazzina- il vampiro aveva ripreso il tono melodrammatico.

Dawn gli sorrise.

-Ora fila a letto, Briciola. Devo andare a svegliare tua sorella, e non credo sarebbe piacevole se lei

ti trovasse qui con...

-Spike!- tuonò la voce di Buffy dalla porta. - e...Dawn?- dopo esattamente due secondi un destro

partì dalla Cacciatrice in direzione del volto di Spike, che lo parò abilmente.

-Che cazzo ti prende, cacciatrice? Credi che ci stia provando con tua sorella quindicenne?

-Ehi - intervenne la ragazzina - io ne ho quasi sedi...

-Fila a letto tu!- la interruppero insieme, Spike e Buffy. Dawn, seccata, se ne andò dentro.

-Mi aspetto qualsiasi bassezza da te, Spike. E poi Dawn ha una cotta per te.

-Che cosa? Sangue infernale, non sono una dannata balia! E nemmeno uno a cui piacciono le

quindicenni. Per cui fammi il favore di smetterla di blaterare stronzate e ascoltami, sono venuto a

portare informazioni.

-Prima spiegami che diavolo ci facevi fuori con mia sorella!

-Allora hai proprio la testa di legno! Sono arrivato cinque minuti fa, e la tua cara sorellina era qui

fuori in preda a quella che gli psicologi chiamerebbero “una crisi adolescenziale dovuta al fatto

che un ragazzo che le piace esce con un’altra.”

Buffy sembrò sorpresa.

-Ah- esclamò soltanto. -Cosa sei venuto a fare?

-Te l’ho detto, porto informazioni. Circa un’ora fa, ho visto questo energumeno con una svastica

tatuata sulla tempia. Mi è sembrato sospetto e l’ho seguito fino al porto, dove c’erano degli

uomini che stavano scaricando delle casse di armi da una nave. Poi sono stati attaccati da dei

vampiri e...-

Spike le raccontò tutta la storia, nei dettagli. Come previsto, Buffy non gli credette. Spike

bestemmiò quel Dio in cui non credeva, maledicendolo per avergli dato la capacità di avere

sempre ragione.

-Se non vuoi credermi me ne frego. Fai come vuoi. Non ti aiuterò quando questa storia si rivelerà

pericolosa come ho detto io. - disse, sapendo di mentire; poi se ne andò stizzito. Udì la

Cacciatrice sbattere la porta di ingresso, urlando minacce nei suo confronti. Non si voltò

nemmeno. Tra tre ore sarebbe stata l’alba. C’era ancora il tempo per sbronzarsi un po’, prima di

tornare a “casa”.


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Buffy salì le scale di corsa, pronta per andare a litigare anche con sua sorella. Spike, che razza di

idiota. Se non fosse stato utile in combattimento, l’avrebbe impalettato. Inventarsi una storia solo

per vederla poteva anche essere passabile a meno che non fosse per prima cosa un racconto

palesemente inventato, e come seconda cosa, un modo di svegliarla alle tre di notte mentre

dormiva beata. Beh, nemmeno tanto beata, in fondo era sempre la Cacciatrice, lei non dormiva

mai beata. Però dormiva, quello era l’importante.

-Adesso spiegami cosa ci facevi la fuori da sola alle due e mezza di notte. E vedi di essere

convincente.

-Tu sapresti spiegarmi perchè non puoi mai farti i fatti tuoi?

-Perchè sono tua sorella maggiore E la Cacciatrice. Se ti cacci nei guai tocca a me essere

preoccupata E venirti a salvare.

-Oh, andiamo, ero sulla veranda di casa nostra! Cosa diavolo potrebbe mai succedermi?

-Potresti incontrare tipi come Spike, ad esempio.

-E allora? Spike è gentile con me, qualcosa che sembra svanito dal tuo modo di comportarti. E

poi Spike non è pericoloso. Credo che mi voglia bene.

Buffy scoppiò in una risata isterica.

-Volerti bene? Quel...quella cosa non è in grado di voler bene. Vuole usare te per arrivare a me,

non lo capisci? E comunque si, è pericoloso. Anche con quel chip nella testa.

-Non può farmi del male!

-Spike conosce molti modi per ferire qualcuno. La violenza fisica è solo uno di questi.

-Balle! Lo temete tutti quanti soltanto perchè lui è in grado di mettervi a confronto con le vostre

paure e le vostre bugie. Per questo non vi piace.

-Non mi piace perchè ha tentato di uccidermi non so quante volte. Non mi piace perchè è un

assassino, e non bastano un chip e una stupida ossessione per me per far cambiare un assassino. E

vedi di moderare il linguaggio.

-Anche tu con questa storia del linguaggio? Non sono più una bambina!

-Non ho voglia di tornare sempre su questo discorso. Adesso vai a dormire. E da domani, tu e

Spike non vi vedrete più. Non mi piace l’influenza che ha su di te.

Dawn sembrava essere sul punto di strillare, poi disse soltanto, in tono rabbioso:

-D’accordo.

Buffy era troppo stanca e assonnata per chiedersi come mai sua sorella gliel’avesse data vinta così

presto, quindi disse solo -Buonanotte- in tono seccato e se ne andò in camera sua. Si addormentò

quasi subito.



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Due ore all’alba. Era ora di dirigersi verso la cripta. Era abbastanza ubriaco da addormentarsi,

ora, e non voleva essere colto di sorpresa dal sole al suo risveglio. Si accese una sigaretta e trasse

una profonda boccata. Ci vollero solo pochi minuti per tornare al cimitero.

Entrò nella sua “casa” e si diresse verso la poltrona sgualcita al centro della stanza. Stava per

gettarvisi sopra senza guardare, ma si bloccò all’ultimo momento.

-Dawn! Che diavolo ci fai qui!?- esclamò, improvvisamente sobrio per lo spavento. Lei alzò gli

occhi verso i suoi, e lo fissò per un attimo. Poi li riabbassò.

-Ho litigato con Buffy e...

-Tua sorella mi ammazzerà se scopre che sei venuta qui nel pieno della notte! Dillo che mi vuoi

morto!

-...ha detto che da domani non potrò più vederti. Non ti farà più avvicinare a me. Così sono venuta

qui subito. In fondo, ora non è ancora “domani”.

-Beh, tecnicamente lo è. In ogni caso, non vedo cosa dovrebbe importarti di non vedermi più.-

disse lui, allontanandosi con calma per andarsi a sedere sulla tomba di pietra dall’altra parte della

stanza.

-Spike! Certo che mi importa! Tu sei...- si bloccò, improvvisamente, come se si fosse resa conto

di essere in procinto di dire un’idiozia.

-...morto!- continuò lui, senza lasciarle tempo.- Sono morto se tua sorella scopre questo! Sono un

vampiro Dawn, maledizione. Tu hai una vita da vivere, non puoi venire qui ogni volta che vuoi.

Hai i tuoi dannati amichetti umani, la tua vita umana alla luce del giorno. Stare in un cimitero di

notte è pericoloso. Dannatamente pericoloso. Anche per me, ribadisco, se tua sorella ti scopre. La

Cacciatrice ha ragione. Non devi più venire qui!

-Ma tu SEI mio amico. Forse l’unico che ho. Guardiamo in faccia la realtà! Non ho amici della

mia età, la mia vita è sempre e comunque in pericolo!- e con queste parole, la ragazzina scoppiò

nuovamente a piangere.

-E pensare che una volta ero un assassino...- mormorò mestamente Spike, avvicinandosi. La prese

per le spalle, scuotendola dolcemente.

-Dawn, tua sorella si preoccupa per te. Devi ascoltarla. Non è positivo per te avere un amico

vampiro. Ero un assassino, una volta.

-Ma sei cambiato.

Spike improvvisamente mostrò il volto del demone, e Dawn gridò spaventata.

-I vampiri restano sempre vampiri. Posso anche avere questo dannato affare nel cranio- disse

indicando la sua testa - ma a volte il bisogno di sangue si fa sentire. Ho un demone dentro di me,

e non ho un’anima che possa contrastarlo. Non posso convincere nemmeno me stesso che se mi

togliessero questo chip dalla testa non tornerei ad uccidere.

-Non lo faresti. So che non lo faresti.

-Forse. O forse no. Non intendo scoprirlo.- tornò al suo volto umano - E non voglio che tu sia tra

le potenziali vittime.- il suo tono era brusco, ora. Come se improvvisamente si fosse reso conto di

una realtà sgradevole.

-Non tornerai mai più qui. E’ troppo pericoloso. E io non...- ma non fece in tempo a concludere la

frase. Dawn scappò piangendo furiosamente e urlando contro di lui parole che si dispersero nella

notte.

Rimase solo.

-Bravo Spike. Hai fatto scappare l’unica persona che forse ti considerava un po’ meno mostro. Al

diavolo.

Si buttò sulla poltrona e, tra mille pensieri, si addormentò.


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Ivan si svegliò mezz’ora prima degli altri. Naturalmente non aveva timori, ma l’alba che stava per

sorgere avrebbe segnato l’inizio di una guerra. E lui aveva molte cose da fare per prepararla.



-Signor Giles! - Esclamò Buffy, entrando nel negozio di arti magiche.

-Ciao Buffy. Ti sei alzata presto, questa mattina.- ironizzò l’Inglese. Erano le undici passate.

-Sa com’è...- tentò di giustificarsi la Cacciatrice- è estate, Dawn non deve andare a scuola...e poi Spike questa notte mi

ha svegliata raccontandomi una storia assurda.

-E sarebbe?- chiese Willow curiosa, comparendo da dietro uno scaffale.

Buffy si mise a raccontare ciò che le aveva riferito Spike la notte precedente. Contrariamente a ciò che si aspettava, il

signor Giles sembrò preoccupato.

-Forse faresti bene a dare un’occhiata giù al porto.

-Non mi dica che crede a Spike!- rispose la ragazza, stizzita.

-Beh, in fondo dare un’occhiata non costa nulla.- intervenne Willow che, pur non essendo preoccupata come il signor

Giles, aveva il desiderio di mediare la discussione che sarebbe sicuramente nata di lì a poco.

Buffy non era assolutamente contenta della piega che aveva preso la cosa. Ancora meno sarebbe stata contenta di dover

ammettere che Spike aveva ragione, nel caso avesse trovato qualche traccia al porto. Fu così che, un po’ per

accontentare i suoi amici, un po’ per fugare ogni dubbio dalla sua mente, dopo aver salutato Willow e il signor Giles,

Buffy si incamminò verso il porto.

Uscì dal negozio e subito fuori dalla porta incontrò Xander.

-Ciao Buffy. Dove stai andando?- chiese, gioviale come sempre, il ragazzo.

-Al porto- rispose lei, lapidaria.

-Ehi, sembri nera. E’ successo qualcosa?

-Fatti spiegare dagli altri in negozio.

-Senti, se vuoi ti posso accompagnare in macchina. Perderai sicuramente meno tempo. Devo solo avvisare gli altri in

negozio che Anya non si sente bene; farò in un attimo.

Il ragazzo riemerse dalla porta del Magic Box dopo pochi istanti.

-Che cosa è successo ad Anya?- gli chiese Buffy.

-Mah, non lo so. E’ strana. Ha qualche linea di febbre, ma non dovrebbe essere nulla di grave. Non preoccuparti, è di

fibra forte. In un paio di giorni sarà come nuova.

-D’accordo. Allora andiamo? Ti spiegherò in macchina che cosa è successo.

Senza indugi, Xander prese la sua auto e fece segno a Buffy di salire. Durante il tragitto di una decina di minuti che

separava il Magic Box dal porto, la Cacciatrice raccontò per la seconda volta quello che le era stato detto da Spike la

notte precedente. Fu contenta di trovare almeno un’altra persona che non credesse ad una sola parola del racconto del

vampiro.

-Quello pseudo-vampiro si è inventato questa balla soltanto per vederti. Quello che mi preoccupa è che tu l’abbia

trovato con Dawn. Credo che potrebbe avere una cattiva influenza su di lei.

-Infatti le ho proibito di vederlo di nuovo.

-Hai fatto la cosa migliore.

Arrivarono al porto. Molo numero otto, aveva detto Spike. Le assi della banchina di legno erano effettivamente divelte,

ma a parte quel segno, non c’era nessun’altra corrispondenza con il racconto di Spike. Non una traccia di sangue,

niente cenere. Soltanto le assi.

-Bene- esclamò Xander- ora abbiamo constatato che Spike si è inventato tutto. Chiunque avrebbe potuto spaccare

quelle assi, magari è stato lui stesso.

-No, Xander. Guarda: le assi sono rotte e rivolte verso l’alto. E’ difficile che possa essere stato lui a romperle in quel

modo.

-Difficile ma non impossibile. Potrebbe aver utilizzato un gancio o un arpione per farlo.

-Vero. Ma, detesto ammetterlo, dobbiamo lasciargli almeno il beneficio del dubbio. Diremo a Giles di fare qualche

ricerca su questo misterioso “uomo con la svastica”. Io andrò da Spike e lo porterò al negozio, così potrà darci maggiori

dettagli, tu avverti gli altri.

Il ragazzo era allibito. Era forse rimasto l’unico a pensare che quel vampiro fosse un pazzo bugiardo? In ogni caso

eseguì gli ordini della Cacciatrice, rimettendosi al volante in direzione del Magic Box, mentre lei si avviava a piedi

verso il cimitero.



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Ivan e Damon continuavano a rimbeccarsi sulle decisioni dei preparativi per l’imminente battaglia, tra gli sguardi stupiti

di Tom e annoiati di Jessica. Erano due esseri potentissimi, vederli litigare come bambini non era esattamente lo

spettacolo che la donna si era aspettata di vedere al suo arrivo a Sunnydale.

-Dobbiamo aspettare di essere al completo, siamo ancora troppo pochi- stava dicendo Damon- per poter sferrare un

attacco decisivo.

-Voglio che i nostri nemici comincino ad avere paura di noi, ma soprattutto...voglio la Cacciatrice. - rispose Ivan.

-Ma sei impazzito? Non voglio che quella ragazzina si metta a crearci problemi.

-Non ti preoccupare di questo, ho un piano per lei.

-I tuoi piani di solito finiscono con me a raccogliere i pezzi e a concludere le missioni.- Damon era l’unico essere al

mondo che poteva permettersi di rispondere così a Ivan.

-Non abbiamo mai fallito. In ogni caso, qui soltanto uno di noi può comandare. Vuoi che ti dimostri sul campo chi è il

più forte?- disse Ivan, ora seccato. Nonostante Damon fosse potente quasi quanto lui, non era certo pronto per

affrontarlo. Non ancora almeno. Per cui abbassò la testa, mormorando:

-Scheiser.

-Bene. Questa sera daremo una dimostrazione della nostra forza. Damon, scegli i tuoi cinque uomini migliori, e guda

l’attacco. Vi voglio bene armati e pronti. Prendetevi la giornata per prepararvi, attaccheremo di notte, nel momento della

loro maggior forza. Voglio che vedano che devono temere il nostro arrivo. E fate in modo che la cacciatrice vi veda.


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-Vi ho detto quello che sapevo, ora se volete, per me è ora di dormire.- esclamò Spike, molto più che seccato.

Buffy lo guardava con disprezzo, dietro di lei Xander aveva la stessa espressione. Willow si era chiusa nel silenzio, e

meditava su chi fosse quell’essere tanto potente, e sul perchè lei non lo avesse percepito. Giles nel frattempo cercava

febbrilmente tra i numerosi libri, questa volta di fattura piuttosto moderna, che potevano contenere la descrizione di

quell’essere.

-E’ inutile che cerchi, Giles. Te l’ho detto, era umano. Almeno, aveva quasi tutte le carte in regola per esserlo. A parte

quella spaventosa potenza. - lo interruppe Spike.

-Non mi pare di aver chiesto il tuo parere. Non ci sono soltanto demoni, in questi libri. Ci sono i rapporti di tutti gli

osservatori che mi hanno preceduto.

-Se una cacciatrice si fosse già scontrata con un mostro simile, stai pur certo che sarebbe stato uno scontro famoso. No,

io non credo che troverai nulla.

-Insomma- sbottò Buffy - ci stai dicendo che dobbiamo fidarci semplicemente di te sulla base di una storia assurda?

-Non vi sto dicendo nulla, potete fare quello che volete. Quando succederà qualcosa di grave, però, potrò dirvi “ve

l’avevo detto”. - e così dicendo Spike si alzò dalla sedia dove gli avevano ordinato di sedersi, si diresse verso la cantina

del negozio e sparì nei tunnel sottostanti alla città.

Buffy era sbigottita. Spike rinunciava ad uno scontro verbale con lei? Non sembrava normale. Da mesi, ormai, sembrava

che la sua unica attività fosse quella di farla arrabbiare.

-Niente, non c’è niente su questi libri.- esclamò Giles, risvegliandola dai suoi pensieri.

-Ovvio. Quel bastardo si è inventato tutto.- rispose Xander.

Willow non aveva ancora smesso di pensare che se un essere tanto potente era a Sunnidale, lei avrebbe dovuto sentirlo.

Nonostante questo, però, non era sicura che Spike stesse mentendo.

-Io non ne sono sicura fino in fondo.- disse quindi.

Xander rimase interdetto. Che diavolo stava prendendo a tutti quanti? Davano retta a Spike ora?

Nel momento in cui il ragazzo abbassò gli occhi, la porta del negozio si spalancò ed entrò Tara, come una furia.

-Oh, mio Dio! L’avete sentito? L’avete sentito? Non riesco a crederci, ancora!

-Calmati Tara- disse Willow dolcemente.

-Che cosa dovremmo aver sentito?- chiese Giles, preoccupato.

-Quel potere! Quel potere enorme! E’ durato soltanto una frazione di secondo, ma non avevo mai sentito qualcosa di

così terribile!

-Io non ho sentito nulla!- disse Willow.

Com’era possibile che una strega potente come lei non avesse sentito un potere così forte come diceva Tara, in una città

tutto sommato non così grande come Sunnydale? La situazione si stava facendo strana e complicata.

Tara si sedette sulla sedia vicino al tavolo rotondo al centro della stanza, piuttosto scossa, mentre Xander abbassò gli

occhi, sconfitto. A quanto pareva Spike aveva detto la verità. Non si biasimò più del necessario. In fondo...chi poteva

fidarsi di un vampiro?

-Quindi Spike aveva ragione...- disse Giles.

-A quanto pare.- rispose la Cacciatrice.

-Di cosa state parlando?- chiese Tara, sempre più confusa. Le raccontarono tutta la storia.

Buffy prese il controllo della situazione, si mise una mano sul fianco e disse:

-Va bene, facciamo il punto: cosa sappiamo?

-Sappiamo che è un essere umano, sempre se Spike non si è sbagliato.- disse Giles

-E che ha un potere enorme- continuò Willow

-E ha una svastica tatuata sulla tempia- concluse Xander, sprezzante. Odiava i Nazisti forse ancora di più dei vampiri.

Ma era veramente possibile stilare una classifica dell’odio?

-Certo, la svastica ci dice abbastanza sulle possibili buone intenzioni di questo tipo. Però dobbiamo ricordarci che ha

sterminato un bel po’ di vampiri. Forse dovremmo cercarlo. - disse Buffy, pensierosa.

- Per cosa?- chiese Xander

-Per parlargli e farci spiegare chi è e cosa vuole.

-Ho paura che dovremo aspettare questa notte, allora.- disse Willow.

Gli altri la guardarono stupiti.

-Beh...se è un cacciatore di vampiri, non credo che sia in giro di giorno, no?

Effettivamente aveva ragione. Così i ragazzi si separarono. Buffy tornò verso casa per mangiare, Willow e Tara se ne

andarono al parco, mentre Giles e Xander rimasero al negozio. Il ragazzo avrebbe aiutato Giles al posto di Anya.


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Spaccare teste, ecco di cosa aveva voglia. Era ridicolo. Lo avevano messo sotto accusa, lo avevano trattato, ancora una

volta, come un mostro. Spike sentiva la rabbia montargli nel cervello. Iniziò a percorrere le gallerie sotto Sunnyhell con

passo furioso. Ci doveva pur essere qualche vampiro o demone che stavano ancora alzati, no?

L’acqua gli bagnava gli anfibi e lo spolverino, ma lui non se ne curava. Andava avanti, producendo più rumore possibile

per attirare l’attenzione. Se ne fregava di attirare verso di se l’intera popolazione demoniaca di quel dannato paese.

Voleva uccidere qualcosa. Buffy, ecco che cosa aveva in testa. Aveva voglia di fare l’amore con lei, e poi di ucciderla, e

renderla vampira e fare di nuovo l’amore con lei. Si calmò improvvisamente e si dette mentalmente del cretino. Non

aveva imparato nessuna lezione dalla sua vita? Aveva già trasformato in demone una persona che amava, e quel demone

l’aveva distrutto. Si sedette su un tubo sporgente e si accese una sigaretta. Doveva tornare a casa. Doveva andarsene da

quei sotterranei, prima di attirare seriamente tutti i demoni e i vampiri della zona. Che diavolo gli era preso? Buffy,

Buffy, sempre lei nei suoi pensieri. Dannazione, non poteva scacciarla? Cominciò a pensare allo schifo che era la sua

vita, o non-vita. Buffy lo trattava come una cosa, non sarebbe mai riuscito a riabilitarsi ai suoi occhi. Quei bambocci dei

suoi amici non gli importavano, loro erano semplicemente sacchi di sangue e carne che camminavano, in qualche caso

(Xander) nemmeno dotati di troppo cervello. C’erano solo due persone di cui gli importasse qualcosa. Una lo odiava

ferocemente, l’altra l’aveva allontanata la sera prima. Ma era per il suo bene. Gettò via la sigaretta fumata solo a metà

che andò a spegnersi nell’acqua dall’odore nauseabondo di quelle gallerie, poi si rialzò e si incamminò verso il

cimitero.

L’entrata sotterranea della sua cripta, solitamente nascosta da un masso, era spalancata. Chi diavolo era entrato? Era già

accaduto qualche volta, che qualche demone idiota e senza casa fosse entrato per caso nella sua cripta. Sarebbe andato

su e l’avrebbe massacrato. Magari poi avrebbe inchiodato la sua testa sul masso nelle gallerie come avvertimento per

chiunque altro avesse provato ad entrare...no, non sarebbe stato saggio segnalare a chiunque fosse passato da quelle

parti dove viveva. Aveva troppi nemici.

Salì rapidamente la scala che portava nel “salone” della cripta, e fu sorpreso di trovarvi ben sette vampiri, stesi mezzi

ubriachi sul pavimento.

-Ragazzi- esordì uno di loro- deve essere tornato il padrone di casa.

-Hai scelto un pessimo momento per tornare, biondino.- reincarò la dose un altro.

Spike li osservò divertito mentre, in preda ai fumi dell’alcool, cercavano di rialzarsi.

-Oh, no. Siete voi che avete scelto un pessimo momento per entrare in una cripta non vostra.

Poi qualcosa attirò la sua attenzione. La dispensa con gli alcoolici era spalancata. Mancavano otto bottiglie di buon

Bourbon.

-Ehi, quelle erano mie.

-Hai detto bene, smilzo, “erano”.- rispose un vampiro piuttosto grosso che sembrava aver retto l’alcool meglio degli

altri, e che lo sovrastava per almeno venti centimetri d’altezza. Spike inarcò un sopracciglio, divertito.

-Credi di farmi paura, ammasso di lardo?

-Come mi hai chiamato?- urlò in preda alla rabbia il vampiro più alto. Spike evitò un destro diretto al suo volto

piegandosi abilmente di lato, poi fece partire un calcio all’altezza del ginocchio del suo nemico, rompendolo con un

rumore sordo. Il vampiro imprecò, ma non fece in tempo a finire che era già polvere. Il biondo, paletto alla mano, si

voltò, pronto a far fare la stessa fine anche agli altri, ma quello che aveva parlato per primo disse, con voce assonnata e

fare conciliante:

-Ehi ehi, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Tieni- disse porgendogli centocinquanta dollari- questi sono per ripagare il

bourbon. A proposito, amico, come hai spiegato a quella ragazzina umana il fatto che vivi in una cripta?

Spike alzò lo sguardo dalle banconote agli occhi del suo interlocutore.

-Quale ragazzina?- disse con voce gelida.

-Una tipetta carina, bruna. Sedici anni al massimo. Puzza di umano da un kilometro. E’ venuta qui, una mezz’ora fa, ma

quando ci ha visti è scappata urlando. Te la fai con le poppanti, eh?

Senza dire una parola, Spike lo impalettò. Razza di cretino. Per un attimo aveva quasi pensato di lasciarli andare. Ma

non avrebbero dovuto parlare così di Briciola. I cinque vampiri rimasti se la diedero a gambe.

Dunque Dawn era tornata, sfidando Buffy e non prestando attenzione a quello che le aveva detto la sera prima. Si sentì

terribilmente in colpa per averla cacciata via così, e si sentì anche solo. Rinnegato dai vampiri, odiato dagli umani.

Soltanto lei era disposta a concedergli un briciolo di fiducia. Soltanto lei lo trattava come un uomo. Ma lui voleva

Buffy...


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Doveva rivedere Spike. Possibile che quello stupido non capisse? Non si aspettava che la capisse sua sorella, in fondo

lei era sempre stata troppo presa da se stessa e dalla missione di cacciatrice per rendersi conto delle emozioni degli

altri, ma come poteva Lui non capire che lei era innamorata?

Dawn era ferita, sconsolata, triste. E poi chi diavolo era quella gente nella sua cripta? L’avevano spaventata. Forse

volevano fargli del male, forse erano suoi nemici. Avrebbe voluto andare a vedere come stava, ma era già buio fuori, e

lei era sola in casa. Buffy, Willow e Tara, che erano andate al Bronze, sarebbero potute rientrare da un momento

all’altro, e non trovandola l’avrebbero cercata. Se l’avessero trovata con Spike, il vampiro avrebbe potuto passare guai

seri. Improvvisamente la sua attenzione fu attratta da qualcosa. Un bagliore quasi impercettibile, fulmineo, fuori, nel

buio. Come una piccola lampadina fulminata o... un accendino! Spike!

Si affacciò dalla finestra, pronta a urlare il suo nome. Appena la vide lui le fece segno di tacere. Evidentemente temeva

la presenza di Buffy in casa.

-Non c’è nessuno in casa. Puoi venire.

-Non credo sia il caso di entrare...- si giustificò lui.

-Eddai, non preoccuparti. Se arriva qualcuno puoi sempre scappare dalla finestra, no?

Spike sospirò. L’aveva convinto.

-E va bene. Ma devo soltanto dirti una cosa. Sono impegnato, sto facendo delle indagini.

Dawn annuì e corse di sotto ad aprire la porta.

Spike entrò, e la ragazza gli fece strada in salotto. Arrossì come una bambina quando si rese conto di essere in pigiama.

Il vampiro la guardò, divertito dal suo imbarazzo, e lei si ricompose, quasi stizzita.

-Allora, cosa volevi dirmi?- chiese bruscamente.

Spike si schiarì la gola, poi disse:

-Volevo chiederti scusa. Spero tu non ti sia offesa, ieri sera.

-No, certo. Mi fa piacere essere trattata come una lattante.- replicò con più rabbia di quanto avrebbe voluto.

-Hai ragione. Scusa. E’ che...vedi... tu sei l’unica persona che mi tratta come un essere umano. Per tutti gli altri sono

soltanto una cosa. Non che mi importi che cosa pensano la rossa o il bamboccio...

-Willow e Xander, immagino- lo interruppe lei.

-Si, quelli. Ma di te e tua sorella mi importa. Mi sono odiato per come ti ho parlato ieri notte, ma devi capire una cosa:

io non posso permettere che tu ti arrischi nel cimitero di notte per venirmi a trovare. So che sei in gamba, ma ci sono

cose, la fuori, che a volte sono più forti anche di me. Qualche volta anche di tua sorella. E tu non le puoi affrontare. E

non voglio rischiare che tu muoia, specialmente per fare qualcosa di profondamente inutile come venire a trovare me.

-Spike...- dai, ragazzina, diglielo! Ma nemmeno per sogno, mi sento troppo stupida!-...tu sei l’unico vero amico che ho.

Mia sorella è la Cacciatrice, come pensi che si rifletta questo sulla mia vita sociale? Non ho amici. Non ho amici veri.

La maggior parte crede che io sia la sorella di una pazza, gli altri credono che sia pazza anche io.

E dicendo queste parole, la ragazza abbassò gli occhi.

-Senti, Briciola. Io ora devo andare. Lascia passare un po’ di tempo, vediamo che succede. Magari tua sorella si calma.

Potremmo vederci una volta ogni tanto, da qualche parte. Di giorno, in un posto dove non ci sia luce. Ci stai?

-Certo!- esclamò lei, felice.

-Ora scappo. Mi faccio vivo...ehm...mi faccio sentire io. Ciao.

E così dicendo Spike scomparve oltre la porta d’ingresso. Era arrabbiata con se stessa, per non essere riuscita a dirgli

ciò che provava. Ma...ehi, lui aveva detto che pensava fosse in gamba!


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Come al solito il Bronze era tutt’altro che tranquillo. Buffy vide un vampiro uscire con una ragazza dalla porta sul

retro. Lei sembrava umana. “Mi dispiace, ragazzo mio. Niente cena per te, questa notte” pensò la Cacciatrice, e lo seguì,

con Willow e Tara dietro di lei. Nel vicolo scoprirono che avevano commesso un terribile errore. Era una trappola. La

ragazza non era umana, e i vampiri all’esterno erano otto.

-Ragazzi, andiamo... non lo sapete ancora? Ho rispedito dei all’inferno, ho combattuto demoni molto più brutti e cattivi

di voi...- disse avvicinandosi - ok, forse più brutti no.

Si interruppe bruscamente quando vide un ragazzo alto, piuttosto magro, rasato e con la svastica tatuata sulla tempia

dietro ai vampiri. Era lui!

Non ebbero il tempo di dire nulla. Si mosse molto più rapidamente di qualunque cosa lei avesse mai visto. Fece fatica a

seguire con lo sguardo il primo attacco. Un vampiro era già polvere. Gli altri si guardavano intorno senza capire. Il

ragazzo con la svastica staccò la testa di netto ad un altro con un calcio, gli altri finirono in polvere senza quasi capirne

il motivo.

-Chi sei?- chiese Buffy, pronta a parare un eventuale attacco.

-Scoprilo- rispose soltanto lui, prima di sparire nel nulla, come se non fosse mai esistito.


Non poteva perdere tempo ad avvisare i suoi amici. In fondo non era la prima volta che si trovava costretta ad abbandonarli, e in ogni caso sapevano come divertirsi anche senza di lei. Così Buffy si gettò all’inseguimento dell’uomo con la Svastica. Era veloce, forte e agile. Lo poteva vedere solo da lontano. Seguiva la sua ombra, e aveva la netta sensazione che a volte lui si fermasse ad aspettarla. Doveva fermarsi e riflettere, dove stava andando? Aveva svoltato due volte a destra, superato una recinzione, poi di nuovo a sinistra. Il cimitero. Poteva essere pericoloso. Poteva essere una trappola. Anche da solo, quell’uomo le prometteva di non essere un avversario semplice. E se avesse avuto dei compagni? Si impose di non pensarci, doveva seguirlo e capire dove voleva arrivare, e se ci fosse riuscita, anche da che parte stava. Sarebbe stato un suo nemico? Tutti gli indizi sembravano portare a quella soluzione.

Senza quasi rendersene conto si ritrovò di fronte all’ingresso principale del cimitero. “Ci siamo”, pensò. Stava per entrare, quando un fischio richiamò la sua attenzione dall’interno del cimitero, dietro un cespuglio.

-Cacciatrice! Ehi, cacciatrice! Di qua!

-Spike? Che diavolo ci fai tu, qui?

Lui la guardò con espressione di superiorità. Che razza di domanda idiota era mai quella? Non era ovvio? Stava seguendo il tipo con la Svastica!

-Vuoi dire che sei riuscito a stargli dietro?- chiese lei, stupita.

-No, ho semplicemente capito dove si stava dirigendo e ho preso un’altra strada.

-Come hai fatto a capire dove stava andando?

Lui non rispose, tese soltanto un braccio verso la sua destra. La cacciatrice fece scorrere lo sguardo verso il punto indicato da Spike. Sette vampiri e una specie di enorme troll stavano sacrificando qualcosa sopra una tomba. C’erano candele nere accese, una tinozza di sangue e una specie di medaglione dorato. Osservando meglio, si resero conto che ciò che stavano sacrificando era un neonato. Buffy guardò Spike inorridita:

-Perché diavolo sei qui ad aspettare senza fare nulla per fermarli?- chiese, con tono accusatorio.

-Ho almeno una decina di buone ragioni. Otto le hai davanti. Inoltre se mi avvicinassi potrebbero uccidere subito il neonato. E guarda laggiù…- rispose il vampiro, indicando altri cespugli, un po’ più lontani della tomba sulla quale stava avvenendo il sacrificio. Nell’ombra Buffy faticò a percepire un lieve movimento dietro i cespugli.

Nel momento in cui il vampiro che stava celebrando il rituale sollevò il pugnale per uccidere il bambino, da quei cespugli uscì l’uomo con la svastica accompagnato da altri cinque uomini. A differenza di lui, erano tutti quanti vestiti di nero, alti, muscolosi, con dei passamontagna, e armati di spade, asce e mazze. I vampiri si bloccarono immediatamente, uno di loro prese il bambino, gli altri sei, insieme al troll, rivolsero la loro attenzione verso i nuovi venuti. Gli uomini in nero erano sicuramente in svantaggio numerico lieve ed in pesante svantaggio fisico, dovendo combattere contro un troll. Il vampiro che aveva preso il bambino fece per scappare, ma si ritrovò di fronte l’uomo con la svastica. Come diavolo aveva fatto a muoversi tanto in fretta? Nessuno lo aveva visto partire! In un attimo il vampiro era polvere, ed il tedesco prese al volo in braccio il bambino, posandolo delicatamente a terra, mentre piangeva. Senza voltarsi disse, con un marcato accento.

-Vieni a prenderlo, cacciatrice, e goditi lo spettacolo.

Buffy era allibita. Come poteva sapere che lei fosse lì? Uscì silenziosamente dai cespugli e prese il bambino. Spike era al suo fianco. Gli uomini combattevano valorosamente, ma il loro svantaggio era enorme. Per i vampiri non avevano problemi: tre uomini li tenevano a bada tutti e sei. Schivavano colpi con movimenti rapidi e fulminei, strani a vedersi per dei semplici esseri umani, e colpivano con sicurezza i vampiri che non potevano fare nulla contro quelle abilità superiori.

Altri due uomini, invece, erano alle prese con il troll. Nonostante la sua mole, il demone si muoveva rapido, per questo, pur riuscendo ad evitare i suoi colpi, i due uomini non riuscivano a sferrare nessun attacco. Uno dei due schivò il pesante martello buttandosi all’indietro, mentre l’altro cercava di affondare con la sua ascia su un fianco del bestione, che però si riparò con l’altro braccio, facendo cadere l’arma all’uomo. Il troll alzò il martello con sguardo trionfante, stava per abbatterlo sulla testa del poveraccio. Ma qualcosa lo bloccò. Dietro di lui, senza sforzo apparente, il tedesco con la svastica tatuata sulla fronte, teneva fermo il martello con una mano sola. La belva si girò infuriata, riuscendo però soltanto a beccarsi un calcio in faccia che lo fece volare oltre l’uomo inginocchiato che aspettava il colpo di grazia. L’uomo con la svastica disse qualcosa seccamente in tedesco a quest’ultimo, poi si avventò sul troll che era ancora a terra, spezzandogli il collo.

La cacciatrice e Spike erano talmente stupiti da non riuscire a muoversi. Gli altri uomini, nel frattempo, avevano polverizzato quattro vampiri, lasciando inspiegabilmente che gli altri due fuggissero senza fare nulla.

A quel punto, l’uomo con la svastica fece un cenno di saluto verso Spike e Buffy, e fece per andarsene.

-Ancora non mi hai detto chi sei!- gli urlò lei, con la voce però quasi tremante di stupore.

-Saprai tutto a suo tempo, cacciatrice. – rispose soltanto il tedesco. Poi, insieme ai suoi uomini, scomparve nella notte.

I due rimasti non trovarono le parole da dire per qualche secondo, poi il pianto del bambino li risvegliò dal loro mutismo.

-Devo portare questo bambino alla polizia. Non ho idea di chi sia.

-Vai pure, io sono allergico agli sbirri. Penso che andrò a chiedere delle informazioni in giro.

Buffy annuì semplicemente, ma Spike aggiunse:

-In ogni caso…io non riesco a fidarmi di quel tipo. C’è qualcosa, in lui, in tutti loro, che non mi convince. Sta attenta, Buffy.

Lei non rispose, si limitò a voltarsi e ad andarsene. Non aveva voglia di discutere con Spike. A lei quel tipo non sembrava cattivo, e poteva rivelarsi un aiuto importante. Aveva salvato il bambino, aveva sconfitto un troll.

Spike la guardò allontanarsi senza capire perché mai lei non lo avesse degnato neppure di una risposta. Rimase immobile per alcuni secondi, poi, improvvisamente, sfogò la sua rabbia contro una lapide di pietra, mandandola in frantumi con un calcio.

-Merda!



Buffy stava per imboccare il vialetto d’ingresso della sua casa, quando sentì una voce provenire dalla veranda. Era Dawn, e stava parlando con qualcuno.

-Bene, allora può benissimo aspettare fuori.

Stava parlando con un uomo vestito in modo elegante, con i capelli lunghi e corvini, pettinati perfettamente, il viso pallido e sottile e due occhi neri come la notte.

-Cosa sta succedendo?- chiese la cacciatrice – e chi è lei?

L’uomo rispose con un sorriso suadente:

-Ciao Buffy, il mio nome è Ivan.

Parlava lentamente, scandendo le parole con una voce bassa e melodica. Buffy non si lasciò impressionare, e chiese, secca:

-Cosa vuole?

Ivan si voltò verso di lei, e riprese:

-Dammi del tu, cacciatrice.

Prima che potesse aggiungere altro, Buffy si era già messa sulla difensiva.

-Come fa a sapere chi sono?

-Rilassati, Buffy, non sono un tuo nemico. Sono venuto per parlarti di una cosa molto importante. Questa sera hai visto in azione i miei uomini.-

-Ah, quindi il tedesco è un suo amico.

-Credo che tu ti riferisca a Damon. Si, lo è. Diciamo più che altro che è un mio sottoposto. Ti pregherei di non interrompermi, però, non ho molto tempo. Sarò chiaro e breve. Sono il capo di un’organizzazione segreta che si occupa della lotta ai vampiri e ai demoni. Più in generale alle forze del male. Purtroppo qui, ora, sulla bocca dell’inferno, sta accadendo qualcosa di terribile. Un demone potentissimo, di cui neppure noi conosciamo il nome, sta tentando di riprendere forma per arrivare sulla terra. Inutile dirti che se questo dovesse accadere, per il genere umano sarebbe la fine. Sono secoli che la mia organizzazione si sta preparando per affrontare questo evento, per questo siamo qui e stiamo radunando tutti i nostri agenti, da tutto il mondo, per venire qui a combattere questa guerra. Puoi fare tutte le verifiche che vuoi, non troverai mai nulla che parli di noi. Ma se non ti fidi, la nostra base si trova sulle colline a dieci minuti a Nord di Sunnydale. Puoi venirci a trovare e vedere tu stessa cosa stiamo facendo, consultare i documenti che vuoi. Quello che vogliamo noi è che tu, con il tuo amico vampiro, se vorrai, e la strega, ci aiutiate nella guerra che sta per scoppiare. Puoi decidere con calma e valutare la nostra proposta, potrai venire da noi per documentarti, ma ricordati che non c’è molto tempo. I nostri nemici, i servi del demone, stanno radunando i loro eserciti qui a Sunnydale, e tra poco ci sarà battaglia. Spero che accetterai.-

Detto questo, Ivan si voltò e se ne andò, senza lasciare a Buffy neppure il tempo per porre una qualche domanda.



Dawn se ne ritornò in camera sua, stanca e piuttosto stizzita perché quell’uomo l’aveva svegliata nel cuore della notte. Si addormentò praticamente subito, senza notare che, fuori dalla sua finestra, una testa bionda la osservava silenziosa.


Il mattino seguente Buffy si svegliò di buon’ora, chiamò il signor Giles spiegandogli tutta la storia, tutto quello che avevano visto la sera prima. Poi salì le scale ed andò a chiamare la sorellina, che ancora dormiva.

-Alzati, Dawn, dobbiamo andare.

-Andare? E dove? Ma che ore sono?

-Io e il signor Giles andremo a fare una visita alla base dell’organizzazione di Ivan, vogliamo vederci più chiaro. Tu starai al Magic Box con Willow, Tara e Xander.

-Perché non posso rimanere a casa?

-Perché non mi va di mollarti a casa da sola. Alzati- disse la cacciatrice in un tono che non ammetteva repliche.

Dawn si svegliò di cattivo umore, non aveva la minima voglia di rimanere tutto il giorno al Magic Box, non c’era nulla di divertente laggiù.


Quando arrivarono al Magic Box trovarono Giles già pronto sulla porta d’ingresso. Buffy entrò nel negozio solo per salutare gli altri, e mentre stava uscendo sentì una voce che la chiamava dallo scantinato del negozio.

-Cacciatrice! Vieni, ti devo parlare!

Era Spike. Buffy scese le scale, scocciata, pronta già a dare una lezione a Spike per averle fatto perdere tempo.

-Cosa vuoi?

-Buffy, lo so che questa storia ti sembrerà assurda, ma non ho altra scelta che raccontartela.

Lei lo guardò con espressione seccata, invitandolo a continuare.

-Quel tipo con la svastica, non è umano. E’ umano solo per metà. E’ lo sgherro di uno molto più potente che si chiama Ivan. Per anni hanno lavorato come mercenari al servizio del miglior offerente, ma questa volta lavorano per conto proprio. Vogliono risvegliare un demone potentissimo, e sfruttare il suo potere non so a quale scopo.

Buffy lo squadrò, irritata.

-Divertente, Spike. Io invece ho parlato con questo Ivan, e mi ha detto al contrario che sono i tuoi amici demoni a voler risvegliare quell’essere. Ora se non ti dispiace, devo svolgere delle indagini, seriamente.

Spike si tese per afferrarle un braccio mentre lei si era voltata per risalire le scale, e Buffy lo colpì al volto.

Spike non ci fece quasi caso, e continuò a parlare:

-Ma non capisci? Ti stanno ingannando!

Lei non diede segno di ascoltarlo minimamente, e lo colpì nuovamente al volto. Un terzo colpo stava per partire, ma il vampiro lo parò, contrattaccando e colpendo la cacciatrice a sua volta.

Buffy lo fissò allibita. Il chip. Non aveva funzionato. Fece per estrarre un paletto, ma lui la colpì di nuovo. Il suo volto però indicava un profondo turbamento.

-Mi dispiace, Buffy, ma so quello che faccio. Ho fatto una scelta e non posso più tornare indietro. Per quello che può valere, hai la mia parola che non farò del male a te e ai tuoi amici, anche se deciderete di combattere dalla parte sbagliata. Io ho scelto da che parte stare. Ci rivedremo in battaglia.

E con queste parole, scomparve nel buio dei tunnel che collegavano i sotterranei del Magic Box al resto della città.


(wip)