AFTER DAWN


Genere: fantastico, horror, commedia

Rating: per tutti

Mondo: Buffy

Completa? No

Fanfiction ad episodi



«Però...il sole ci mette veramente poco per scomparire all'orizzonte» (Lauren)


Prefazione


A volte ti trovi coinvolto in situazioni che non avresti mai immaginato..

A volte ti chiedi se stai sognando o meno.

Ma quando ti rendi conto che non e cosi....

sopratutto quando si tratta di un incubo.

Ti senti sollevato.

Io invece mi rattristo, perche il brivido del trovarsi in spaventose situazioni mi piace.

"Lauren! E' ora di andare a scuola!"

Toh, mia madre ha appena urlato di andare a scuola. Già, la scuola. Me ne ero quasi dimenticata.



Capitolo 1: L'inizio


Presi lo zaino e lo misi in spalla, poi mi avviai verso scuola.

Facevo la terza superiore, ero in una classe di oche e teppistelli, e, diciamocelo,a me la popolarita non è mai interessata. Basta che mi lascino in pace, altrimenti sono botte. E cosi bello stare con gli Iron Maiden nelle orecchie..seduti durante l'intervallo, a far finta di ripassare per l'ora successiva...

"Ehi Lauren! Vieni con me dopo?"

alzai la testa distrattamente. Davanti a me c'era un ragazzo con i capelli scuri.

"Oh, ciao, Xander..."

dissi sovrappensiero.

Xander era di un anno più grande di me.. Non lo consideravo proprio un amico...ma lui mi considerava tale. E non avevo voglia di essere sgarbata.

"Allora? Vuoi stare qui a mummificarti?"

disse con un sorriso sghembo.

"Mwah...va a quel paese" dissi dandogli un colpetto sulla spalla.

"E' un si?"

"Vada per oggi..."

dissi alzandomi e mettendo le cuffie del cellulare nella tasca dei jeans neri.

Oh, i miei jeans. E le mie maglie dei miei gruppi metal preferiti. Adoravo il mio stile. Alternativo, che si distingue dalla massa, proprio come me.

Passai davanti alla vetrata di un negozio e mi guardai.

I miei capelli, lunghi e lisci, con delle piccole treccine fissate da lacci delle scarpe coloratissimi quà e là. Mi piacevano. Perfetti per me.

Poi guardai tutta la mia immagine. Wow, sembravo davvero una nana vicino a Xander.

Sbuffai.

"Ti sei divertita oggi, Hawks?"

disse Xander.

"Certo. Come al solito."

Cercavo di evitare di essere sgarbata, ma il sarcasmo...beh, quello non mi mancava. E' un dono che avevo dalla nascita. Che rendeva la mia immagine ancora più glaciale. Ma non mi importava. Se Maometto non va sulla montagna, sarà la montagna ad andare da Maometto.

Infatti, sembrava proprio che il mio sottile cinismo divertisse la gente, tanto che stavo simpatica ad un gruppetto di ragazzi. Erano tutti amici di Xander; quindi dovevo considerarli anche miei amici.

Buffy era la più vicina a me in fatto di personalità. Anche lei cinica.

Willow era una ragazza coi capelli rossi, goffa ed impacciata. Ma, devo dire, piuttosto simpatica.

Cordelia era quella che meno sopportavo. Un'ochetta viziata sempre col sorriso sulle labbra. Ho perso il conto delle volte in cui la vedevo ridacchiare guardandomi, durante l'intervallo. A quanto pare stava con Xander fino a poco tempo prima, ma si erano lasciati per una ragione che non conoscevo e di cui, sinceramente, non mi importava. Cellulare, vestiti, manicure...era quello il suo universo. Ma, ovviamente, non il mio. E ad ogni sua battuta sulla mia altezza, o sulla musica che mi piace, o addirittura sul mio modo di vestire, rispondevo per le rime usando il sarcasmo di cui Dio mi aveva dotata. E la zittivo sempre.

Appena arrivata davanti allo steccato di casa mia, feci un cenno della mano per salutare Xander, ma lui mi bloccò la mano.

"Sai una cosa davvero divertente?"

Mi innervosii.

"Xander, lasciami il braccio! Non ho tempo per i giochetti, devo andare a studiare!"

Xander rise.

"Sì, certo..tu..studiare..."

si riprese e continuò.

"Ho scoperto un posto davvero figo. Sembra una specie di casa stregata, che so. In prima serata ci vado con alcuni miei amici. Ti va di venire con noi?"

Ci pensai. Il sovrannaturale mi attirava in maniera indicibile, quindi perchè no?

"Okay...a che ora?"

Sorrise compiaciuto.

"Sapevo che ti avrebbe interessato. Alle 7 e mezza. Passo io da te."



Capitolo 2: Quella casa


Uscii di casa mezz'ora prima,e mi portai l'immancabile giubbotto di pelle finta. Ero anche irrimediabilmente animalista.

Mentre aspettavo l'imminente arrivo di Xander e compagni, mi appoggiai sullo steccato e iniziai ad armeggiare col cellulare. Era un Sidekick LX, e mi piaceva un sacco. Sopratutto perchè aveva una grande memoria per le mie infinite canzoni.

E Xander arrivò, puntuale,con la sua Opel.

"Eccoti Lau"

disse col suo solito sorrisetto.

"Io mi chiamo Lauren."

risposi scocciata. Non mi piacevano i nomignoli.

"Dove sono gli altri?"

Chiesi, vedendo solo lui.

"Passiamo a prenderli ora.".

Salimmo in macchina e partimmo.

"Lauren...puoi prendere la borsa da dietro e controllare che ci siano le torce?"

"Okay..."

presi la borsa e ne estrassi 5 torce elettriche.

"Ma in quanti dovremmo essere?"

Si girò distrattamente. e allungò una mano per controllare che le torce funzionassero.

"Pensa a guidare!"

dissi irritata.

Lui scosse la testa sorridendo.

"Dovremmo essere...oltre a me e te...ci sarà la mia amica Kate...suo fratello Jacob...e forse Buffy"

sospirai.

Buffy mi dava stranamente sicurezza, in quella gabbia di matti.

Ma alla fine lei non venne, causa detenzione.


Presi i suoi amici, Xander si fermò in città.

Scendendo dalla macchina, gli chiesi:

"Una casa abbandonata..in città?"

Lui annuii.

"In pieno centro storico."

Prima passammo davanti all'ospedale.

All'improvviso, una scena raccapricciante si mostrò ai miei occhi.

Una vecchina, magra e senza capelli, giaceva su un lettino fuori dall'ospedale. Feci una smorfia, e alzando lo sguardo, notai che l'ospedale era distrutto, come se un meteorite ci si fosse scagliato contro.

Emisi un debole lamento, strizzai gli occhi e tutto tornò alla normalità. Xander mi guardò preoccupato.

"Che succede?"

Io lo guardai inorridita. Adesso avevo anche le visioni?

"Uhm..niente...una debole emicrania..."

dissi appoggiando le mani sulle tempie.

Posso trovare una spiegazione logica, pensai. Ma poi decisi di non farci più caso. Stranamente, il pensiero di poter vedere cose che possono apparire solo negli incubi non mi turbava, anzi. Volevo vedere di più.

"Soffri di emicrania?"

fece Xander, passando dal preoccupato allo scettico.

"Si"

risposi a tono, con una smorfia.

"Cosa ci fai qui??"

gridò una voce stridula. Doveva essere Kate. In macchina ero per fatti miei sul sedile accanto a Xander, non avevo fatto caso alle facce dei suoi amici.

All'improvviso Kate comparse dietro di me, con una bambina in braccio. Poteva avere due anni o meno. Aveva i capelli biondissimi, come Kate, raccolti in due codini.

Sbuffai.

"Hai portato qui anche tua figlia?"

dissi scocciata.

"Non è mia figlia..è mia sorella Eleanor"

rispose con irritazione.

"Auguri"

le feci con tono beffardo.

Lei rispose ancora con una smorfia.

"E comunque non l'ho portata..si è infilata di nascosto nel cofano della macchina"

Xander sbarrò gli occhi.

"Non è possibile! Ci porterà via il divertimento..."

Kate abbassò la testa.

"Posso portarla...? Ti prego"

disse supplicante.

Lui, con una finta noncuranza, rispose:

"Va bene. Ma fà in modo che non ci intralci troppo."

Kate annuii in silenzio e passò dietro di noi.

"Xanderuccio, posso portare la mia sorellina? Tipregotipregotiprego"

dissi sbattendo le ciglia velocemente, con tono beffardo.

Lui ridacchiò.

"Siamo arrivati"

disse ad un tratto. Non mi ero nemmeno accorta che camminavamo.

Guardai davanti a me. Era un palazzo enorme, sembrava tipo un palazzo comunale. Accanto c'era una gelateria, e sul davanzale della vetrina erano seduti un bambino e un anziano con un gelato in mano, che mi fissavano. Gettai lo sguardo altrove.

Il cielo si era scurito in fretta. Ormai i lampioni illuminavano di una luce giallastra le strade di pietra del centro storico.

Guardai di nuovo il palazzo "stregato". Riuscii solo a mormorare un "Wow".

"Vogliamo entrare, sì o no?"

disse Jacob impaziente.

Sfilai dalla borsa di Xander la mia torcia e la accesi. Con passo deciso, passai davanti a tutti e spinsi il portone di vetro, che si aprii.

"Facciamo questa cavolata"


"Aaaah, un pipistrello!"

gridò Kate. Eravamo lì da 10 minuti e già moriva di paura?

"Attenta che non ti mangi"

dissi con un sorrisetto.

Con la torcia continuavo a fare piccoli cerchi immaginari quà e là.

"Non sembra abbandonato da molto..."

mormorai.

Xander notò la mia indifferenza e sorrise.

"Avevamo giusto bisogno di te per farci da guida"

Sorrisi sarcastica.

"Certo, perchè qui siamo tutte donne, no?"

Lui mi diede una piccola spinta e io risi.

Guida, io? Ahahah. Divertente. Con la novità delle visioni, camminare al buio e guidare una massa di idioti non sarebbe stato così facile.

Jacob si schiarì la voce e disse:

"Perchè non ci dividiamo? Sarebbe più divertente..."

Kate inorridì. Xander si fermò e lo osservò, pensieroso.

"Non sarebbe tanto male...ma Kate?"

Sbuffai e mi appoggiai ad una parete dell'edificio spettrale.

"Può anche andarsene a casa, se non se la sente..."

Xander mi tirò un pizzicotto al braccio senza farsi vedere.

"Ahio!"

mi lamentai. E lui mi gettò uno sguardo, come per riprendermi.

All'improvviso ci fu una scossa che fece tremare le pareti.

Si sollevò un grido da parte di tutti noi, che scappammo cercando l'uscita. Ma...quella porta...era come sparita.

Cercai lo sguardo di Xander, ma notai che adesso c'era un muro che ci separava. Eravamo tutti divisi. Kate e la sorellina, Jacob, Xander ed io.

Sorrisi al pensiero che quell'ochetta da sola non avrebbe potuto far altro che sedersi in un angolo e gridare.

Con una calma che mi impressionò, partii all'esplorazione della casa.


Dopo un quarto d'ora di cammino, tra le mura di quell'edificio, piene zeppe di quadri giganti dalle figure inquietanti, arrivai in una specie di sotterraneo.

E mi accorsi di avere le scarpe zuppe d'acqua. Ma da dove veniva?

"Eww..che schifo.." dissi abbassandomi per togliere le scarpe e svuotarle dell'acqua che stranamente le aveva riempite.

La torcia mi scivolò dalle mani e cadde a terra, illuminando quello che c'era davanti e che non avevo ancora notato.

Era una specie di grotta, con la formazione ad ellisse. E si scorgevano...delle lapidi? Strizzai gli occhi, pensando che fosse solo un'altra visione. Delle lapidi. Immerse nell'acqua.

L'acqua non era alta, io portavo le Converse e mi arrivava fino a 3 cm.

Ma il livello si alzava via via più dietro, fino a bagnare quasi completamente le lapidi in fondo alla "grotta".

Guardando meglio, notai delle candele accanto ad alcune lapidi. Era il tipico panorama da incubo. Ma per me era figo.

Estrassi la macchinetta digitale che avevo sempre nello zaino, e feci un paio di foto a quel luogo spettrale. Almeno avevo delle prove nel caso qualcuno mi avesse dato della pazza.

Girai i tacchi per vedere il resto dell'edificio.

Ad un tratto mi parve di sentire una voce familiare borbottare qualcosa, non molto lontano.

"Xander?"

urlai. Ad un certo punto arrivai davanti ad una porta...doveva essere una camera da letto. Il letto era contro la parete della porta, a sinistra c'era un grosso armadio. E davanti a me...due comodini, con due telefoni sopra.

Era tutto così strano...

Accanto al primo comodino spiccava anche la porta di un balcone, da dove, nonostante fosse notte, veniva una luce azzurra che rischiariva, in parte, la stanza. E alla sua sinistra, una porta coperta da muschi e liane. Non ci avrebbe mai creduto nessuno, così scattai un altro paio di foto. Mi sentii toccare la spalla e mi voltai, con gli occhi socchiusi. Non potevo sapere chi fosse.

"Xander...sei tu..."

Tirai un sospiro di sollievo. Ma lui non levò la mano dalla mia spalla, e continuava a fissarmi, con un'espressione diabolica.

C'era qualcosa che non andava. Ne ero sicura. Al posto suo, sarebbe spuntato qualcosa che mi avrebbe traumatizzato a vita. Così, indietreggiai e mi coprii gli occhi con la mano.

Quando la tolsi, lui non c'era più. Sbuffai e sbattei volontariamente la testa al muro. Quel posto era così spaventoso..ma anche così intrigante, che non avrei voluto andare via per tutto l'oro del mondo.

Guardando avanti a me, la scena era cambiata.

Una ragazza con un abito bianco e i lunghi capelli neri era davanti al secondo telefono, e mi dava le spalle.

Quando pensai di scappare, lei non c'era più.

Questa storia mi sta mettendo i brividi sempre di più..alla fine mi verrà un infarto, pensai. Ma un impulso, strano e deciso, mi convinse ad afferrare il primo telefono. Era tutto come un deja-vu. Nonostante non avessi mai visitato in vita mia quel posto, io sapevo esattamente cosa fare. Presa in mano la cornetta, iniziai a digitare un numero. 800. Ma poi scossi la testa, come per dire "Non è questo il numero", e un altro numero fece irruzione davanti ai miei occhi visionari. 200.

Composto quel numero, la porta con i muschi si aprì.


Mi trovai in una stanza insieme agli altri. Tutti si scambiavano le loro esperienze dopo essere stati separati in quell'edificio, Kate abbracciava i fratelli e Xander mi venne incontro per abbracciarmi.

Mi ritrassi da quell'abbraccio dopo 3 secondi.

"Siete ridicoli. Non stavamo mica per morire..."

mugugnai.

Xander ridacchiò.

"Sempre la solita...", poi si riprese. "Come usciamo di qui?"

E all'improvviso, un istinto, tanto "istinto" da farmi rabbrividire, mi spinse a mettermi alla guida del gruppo. Mi si rigirarono gli occhi, ma nessuno lo vide. In quel momento non camminavo, vagavo. Con il braccio teso in avanti. Quando arrivammo in uno dei tanti corridoi, che ricordavano quelli dei tempi delle persecuzioni cristiane, con tanto di torce infuocate sui muri, che producevano luce giallastra, la sorellina di Kate, che era sempre stata in braccio alla sorella, si sporse toccando il muro. E in quel momento...un secondo terremoto. Ma lì sapevo cosa fare. Ancora in trance, guidai il gruppo correndo fino al balcone della stanza di prima, e ci trovammo davanti ad uno strano ascensore di legno. Scesi al pianoterra, non mi accorsi di essere molto più avanti degli altri.

Spinsi il portone di quella casa e corsi fuori, ma appena varcata la soglia una forza sconosciuta mi fece cadere in avanti. Il vecchio ed il bambino, ancora con quel gelato in mano, mi fissavano peggio di prima. Io, ancora di faccia a terra, mi girai verso di loro e risposi con una smorfia. Poi presi dalla tasca il mio Sidekick e mi infilai le cuffie, aspettando gli altri, che uscirono poco dopo.



Capitolo 3: Ritorno dall'incubo


Accompagnati tutti gli altri nelle rispettive case, Xander mi seguì fino allo steccato di casa mia, e, quando fece per salutarmi, mi girai di scatto verso di lui.

"Aspetta! Devi dirmi una cosa!"

Lui mi fissò.

"Spara."

"Io sono riuscita ad arrivare nella stanza dove stavate tutti...con una specie di telefono" dissi con una smorfia "E voi?"

Lui si grattò la testa.

"Noi? I muri che ci hanno separato si sono rialzati poco dopo...sei stata via 2 minuti."

Quelle parole mi inchiodarono. Due minuti? Io ero convinta di essere stata via per due ore o più! Ma ricordai il bambino e il vecchio col gelato...mica potevano aver speso mezza giornata in gelati...

Mi grattai anche io la testa, e persino quando ci congedammo ero pensierosa. Pensai tutta la notte all'accaduto. Sì, forse stavo davvero impazzendo.


Mi risvegliai appena in tempo per prepararmi velocemente per andare a scuola. Misi la prima cosa che mi capitò tra le mani e corsi via.

Passate le prime tre ore in classe, passate a dormire, suonò la campanella dell'intervallo.

Sedendomi sotto il solito albero, notai una ragazza nuova, che non avevo mai visto prima. Si era stabilita nel gruppo dei dark.

Aveva la frangetta più corta del normale, i capelli neri tendenti al blu raccolti in due codini. Il suo stile era tendente al gotico. E portava le lenti gialle. Faceva impressione. Così tanto che quando notò i miei sguardi e si girò, mi fece venire i brividi.

Xander, come al solito, venne insieme a Willow per farmi il terzo grado.

Notando che osservavo la ragazza nuova, prima là guardò poi si rigirò verso di me. Willow fece lo stesso.

"Ah...quella è Sarah, viene nella nostra classe. Mette i brividi vero?"

Annuii debolmente.

"E poi è tanto carina..."

disse Xander.

Per tutta risposta, Willow gli suonò il quaderno in testa. Quello che avrei fatto pure io.

Cambiai argomento.

"Dov'è Buffy?"

Xander parlò a bassa voce per non farsi sentire da Willow, che intanto si era messa le cuffie nelle orecchie.

"E' andata a controllare l'edificio...sai...la storia di ieri l'ha preoccupata..."

"Le hai detto di quello che mi è successo??"

gridai scattando in piedi verso di lui.

"Calma...non è che lo dirà al presidente..."

"Sei uno stupido!"

conclusi.


Dopo altre tre ore di martirio a scuola, tornai a casa. Alle cinque del pomeriggio decisi di andare a trovare Buffy, per parlarle della mia strana esperienza.

Così, alle cinque mi ritrovai al parco a parlare a Buffy dei "miracolosi" avvenimenti di quell'edificio.

"Non so darti una spiegazione, Lauren"

Sbuffai.

"Questo lo sapevo..."

Raccolsi un bastone da terra e cominciai a farlo stridere sulla rete metallica di fianco a me mentre camminavo.

"So che stamattina..sei andata a vedere...cosa hai visto?"

"Le stesse cose di tutti gli altri. Forse dovresti davvero farti controllare da uno psicol..."

Non le diedi tempo di finire la frase, che la fulminai con lo sguardo.

Lei scoppiò in una risata.

"Eddai, scherzavo!" Poi tornò seria. "Non ho visto nulla di sospetto...ma l'ho sentito"

La guardai.

"L'hai sentito? Sentito cosa?"

"Non so...quando senti strane presenze..hai presente il sesto senso? Bene, penso che tu ce l'abbia" disse sorridendo.

"Wooow" dissi con un'espressione indifferente, agitando le mani.

Mi osservò seria.

"Qual è il problema, Lauren?"

"Il problema? Beh, non so spiegartelo. Può essere che non ho voglia di essere ulteriormente presa in giro da tutti, può essere che io non abbia voglia di vedere i morti, o può essere che..."

"Ok, ok, calmati."

Tirai un sospiro.

"Sembra che adesso sono entrata anche io nella categoria del sovrannaturale"

"Ti ci abituerai...io lotto sempre contro i vampiri, e quelli non mi danno pace" disse Buffy incrociando le dita delle mani.

"Già."


Passarono due settimane, ma le mie visioni non si rifacevano vedere. Pensai che fosse stata tutta un'assurda allucinazione dovuta alla tensione di quel momento. In quella casa.

Quel giorno pioveva. Pioveva a dirotto. E io, come al solito, dimenticai l'ombrello. Così non potei fare altro che alzare il cappuccio della felpa e correre.

Avrei potuto chiedere a Xander o a qualcun altro di passare a prendermi. Ma volevo camminare sotto la pioggia. Mi piaceva.

Appena varcato il portone scolastico, mi tolsi il cappuccio e scrollai la testa. Ecco cosa intendevano i miei amici quando dicevano che "sono un animale". Alzai lo sguardo..e chi trovai?

Quella ragazza, Sarah, appoggiata alla porta della sua aula.

Mi fissava, come se avesse voluto strapparmi la pelle a morsi.

"Non ti consiglio di entrare in classe ora. Hai fatto 15 minuti di ritardo." mi disse con voce glaciale.

Se non avesse parlato, giuro che sarei scappata via. Ma, nonostante avesse rotto il silenzio, mi fissava ancora in quel modo.

"E allora?" bofonchiai.

"Sai com'è la Collins..vi vuole" guardò il muro. "Ci vuole tutti puntuali. Ti butterà fuori dall'aula, come hanno fatto con me."

Sorrisi sarcastica.

"Beh, almeno avrò chi mi farà compagnia, invece della solita Miss Appledge, che mentre pulisce a terra non fa altro che parlarmi di quanto sia dura la sua vita eccetera."

La scansai ed entrai nella mia aula.

La Collins non c'era.

Al suo posto, un signore di mezza età, basso e calvo.

"Lei deve essere la signorina Hawks"

disse con voce saccente.

"Si, prof"

risposi buttando lo zaino con sommessa indifferenza come facevo sempre, sull'ultimo banco, quello dove sedevo.

Si alzò dalla cattedra e ci squadrò tutti.

"Ragazzi, prima di fare l'appello, devo dirvi una cosa."

I maschi, anzi le scimmie, della classe, iniziarono a ridere sottovoce come sempre. Chissà cosa avevano sempre da ridere, su ogni cosa.

Il gruppetto dell'ape regina Jasmine si voltò con aria noncurante. Erano più interessate a scambiarsi consigli su quale capigliatura fèscion avrebbero sfoggiato, o del colore di smalto preferito.

Io sollevai di poco la testa dal banco e alzai lo sguardo verso il supplente.

"Oggi la professoressa Collins non verrà. E nemmeno domani."

Jason, il maschio alfa degli scimmioni, commentò con la sua solita voce da stupido:

"Cosa le è successo? L'astinenza da sesso le ha provocato dolori?"

Così dicendo toccò la spalla all'amico e l'intero gruppo rise sguaiatamente. A me non veniva da ridere.

Il supplente guardò male il gruppo di Jason.

"La professoressa Collins..ha avuto un incidente. E' ricoverata in stato di coma."

I ragazzi risero, le ragazze sussurrarono un "Oh mio Dio", per poi ricominciare a parlare di trucco.

Io ero l'unica seria in quella classe, oltre al professore.

Chiesi di uscire per andare in bagno.

Uscendo incontrai di nuovo Sarah. Era sempre lì, appoggiata alla porta della sua aula, con aria indifferente.

"Sai cosa è successo alla Collins?"

le chiesi.

"Si...ha avuto un incidente, e blablabla..."

disse senza fare una piega. Il suo viso aveva sempre quell'espressione noncurante di tutto. Anche io a volte ce l'avevo...ma solo a volte.

Cambiai argomento. Volevo conoscere quella ragazza, e scoprire perchè guardandola avevo sempre quella brutta impressione.

Le porsi la mano.

"Non ci siamo presentate prima..io sono Lauren"

Lei, non del tutto convinta, prese la mia mano e la strinse.

"Salve. Io sono Sarah."

Mi appoggiai alla porta dell'aula di fronte a lei, così da poter parlare faccia a faccia.

"Volevo chiederti una cosa..."

Sarah alzò lo sguardo, vago come sempre.

"Si?"

mi incitò.

"Perchè...ehm..mi guardi sempre in quel modo? Sai, se non fossi fatta a modo mio, penserei quasi che vuoi ammazzarmi"

Lei sorrise.

"Io guardo ''così'' tutti. E' questo il mio sguardo. E le lenti aiutano. Vuoi sapere altro?"

Mi ritrassi.

"Ehm..no."

Osservai i suoi abiti, dalla gonna e le calze strappate alla croce rovesciata che aveva come collana.

"Bei vestiti"

buttai.

Lei squadrò i miei.

"Anche i tuoi non sono male."

Dopo interminabili minuti di silenzio, capii che non era una molto loquace. Stare lì non aveva più senso, anzi magari uno ce l'aveva.

Aspettai la fine dell'ora per andare a trovare Xander e gli altri durante il cambio.

A volte ero quasi felice di vedere Xander. Anche se mi sforzavo di tenere quell'umore annoiato, in fondo lui mi stava simpatico. E non potevo stare sempre da sola.

Quando entrai nella loro aula, Xander era di spalle a me, così decisi di buttarmi sulle sue spalle.

"Ciao ragazzi!"

dissi mentre Xander si girava verso di me. Il mio viso tradiva un'espressione sorridente, che non avevo mai. Motivo per la quale, tutti mi guardavano come fossi un'aliena.

"Sei...vitale, oggi" commentò Buffy.

"Faccio come i cani: se li lasci da soli per tanto tempo, quando ti vedono ti corrono incontro"

dissi sorridente.

Alla fine tutti sorrisero con me.

"Capisco...la tua classe è una indisciplinata"

disse Willow.

Annuii.

"Non è che il casino non mi piace...solo che non mi trovo bene con nessuno di loro..." poi aggiunsi con tono teatrale "Solo voi mi capite, ragazzi!" facendomi spazio tra Cordelia, che mi rispose con una smorfia, e Xander, che invece sorrise, allegro come sempre.

"Sai..è bello vederti sorridere davvero qualche volta" disse.

"Già, lo è" aggiunse Willow.

"Fantastico" sospirai, lasciando cadere distrattamente lo zaino a terra. Non mi degnai di raccoglierlo.

"Cosa fai, non lo raccogli?" disse Cordelia.

Mi girai verso Xander.

"Xander, vuoi spiegarle cosa ti ho detto quando ci siamo conosciuti?"

"Sì..avevi detto...''Sei cretino??? Guarda dove pascoli!''"

"Non quella frase...l'altra..."

"Ah, certo!" si girò verso Cordelia. "Lauren mi disse ''Io faccio sempre quello che voglio''".

Lei fece l'ennesima smorfia.

"Filosofia da dilettanti..."

disse alzandosi per andarsi a sedere dalle sue amiche.

"Alleluia, Miss Cordelia ha alzato i tacchi" risposi.

Xander ridacchiò e mi diede una pacca sulla spalla.

"Che si fa oggi? Esplorare l'ennesimo edificio abbandonato? Scoprire il rifugio segreto degli alieni? O semplicemente vedere un film come si fa ogni santo halloween?" Nell'ultima parola mi bloccai. Era halloween, e non me ne ero accorta.

Buffy si illuminò.

"Perchè non l'ultima?"

"Per me va bene."

rispondemmo all'unisono.

"Okay, oggi cercherò nel mio scaffale un film horror di cui Lauren non mi ha già raccontato la fine" disse lanciandomi uno sguardo scherzoso.

In quel momento arrivò il loro professore.

Vero, dovevo tornare in classe.

"Ci vediamo all'intervallo"

dissi prendendo il mio zaino in spalla e facendo per uscire.

Uscendo, mi schiantai volutamente contro la spalla di Cordelia.

"Cosa fa oggi, Miss Chase? Ah e...non ha bisogno di una maschera, per stasera, ce l'ha sempre 24 ore su 24"

Lei rispose con un ringhio e io risi.

Passai un'altra ora dormendo sul banco.

E finalmente suonò l'intervallo.



Capitolo 4: Halloween


La sera di Halloween. Io ero davanti al computer a fare una ricerca per la scuola. E ogni 5 minuti dovevo alzarmi per mandare a quel paese ogni singolo bambino che veniva a suonare alla porta per chiedere dolcetti. Alla fine decisi di stampare un foglio col computer. E quel foglio lo incollai alla porta, così che i bambini potessero leggerlo. "NON ABBIAMO CARAMELLE". Perfetto contro i rompiscatole.

Mi sedetti e ripresi con quella ricerca. Dovevo cercare una ragione dell'esistenza di Luigi XVII. Che palle. Mi connessi ad una chat room, fingendo interesse verso chi si connetteva e voleva sapere il mio nome, età, altezza, occhi e carta di credito. E io come al solito ignoravo questi sfigati. Ma poi si connesse una ragazza. Il suo nick era "S.Goth". Doveva impressionarmi? No, non lo fece. Ormai avevo parlato con tanti di quei bambini emo...

S.Goth scrive:

ciao lauren

woodstock01 scrive:

e tu chi sei? -.-

S.Goth scrive:

come chi sono? abbiamo parlato proprio oggi...a scuola...ricordi? Ero la rompiscatole che ti diceva che eri in ritardo.

woodstock01 scrive:

ah...ecco. ciao sarah. ehm...posso sapere il motivo che ti spinge a parlare con me?

S.Goth scrive:

niente. volevo solo metterti in guardia. non fare cretinate.

woodstock01 scrive:

eh?

S.Goth scrive:

ecco, lo sapevo. non sai nemmeno di che parlo.

woodstock01 scrive:

logico, te ne esci fuori con sti discorsi...

però adesso devi dirmi cosa intendevi. quali cretinate faccio?

S.Goth scrive:

pensaci bene. io so cosa hai fatto.

woodstock01 scrive:

dai, non fare il cubo di Rubik. sputa il rospo.

S.Goth scrive:

sei stata nell'edificio abbandonato di Wesley. ti ho vista.

woodstock01 scrive:

cosa?? e come hai fatto a saperlo?

S.Goth scrive:

io ero lì...ero lì quando sei passata dalla camera da letto...ero lì quando hai avuto la visione di Xander dark..ahahah

woodstock01 scrive:

mi stai seriamente mettendo paura...scommetto che Xander ti ha detto tutto. solo lui sa quello che ho visto.

S.Goth scrive:

Xander lo sfigato? no mi dispiace, io non ci parlo.

sappi solo che ti ho avvisato. non dovevi andare in quel posto.

woodstock01 scrive:

e che sei, mia madre?

S.Goth scrive:

stupida...vedrai come tutto si ritorcerà contro di te...apri gli occhi, piccola lauren, in questo momento potrei anche essere dietro di te.

S.Goth ha lasciato la chat room n°5

Con quelle parole rimasi immobilizzata. Poteva essere uno scherzo. Doveva essere uno scherzo. Uno scherzo pessimo, e l'ideatore le avrebbe prese di santa ragione da me. Ero un pò riluttante, ma nonostante tutto ebbi la stupida idea di girarmi. Trattendendo il fiato, mi voltai lentamente. Ma sospirai quando non vidi nessuno dietro di me. Che quella Sarah si divertisse a prendermi in giro?


Un'ora dopo mi decisi ad andare a casa di Buffy.

Uscendo, chiusi tutte le porte. Mi giudicavo ridicola da sola, per questo. Mi stava solo sfottendo, ripetei tra me.

Eppure, quando raccontai tutto a Buffy, lei rise come una matta.

"E tu credi a quella mezza morta?" mi disse, finita la risata.

"Ehm...fino a prova contraria chiamano anche me 'mezza morta'" risposi guardandola di sottecchi.

"Scusa". Aveva uno strano sorriso beffardo, ma gliela perdonai chiudendo l'argomento.

E arrivati Xander e Willow, non esitai a raccontarlo anche a loro. Xander rise esattamente come Buffy. Willow era l'unica che, oltre a me, la prese sul serio.

"Beh...forse fa sul serio...insomma, guardatela: ha qualcosa che incute paura, e non è solo il suo modo di vestire o di acconciarsi i capelli, o di truccarsi." aggiunse.

Io le feci l'applauso.

Poi, con lo sguardo rivolto verso Xander e Buffy, dissi:

"Visto? Qui c'è anche gente seria."

Loro risero insieme e io decisi di chiudere definitivamente l'argomento. Sarah non mi avrebbe rovinato Halloween. Avrebbe prima dovuto passare sul mio cadavere.

"Che ne dite di una seduta spiritica?" esclamò Xander. Dopo due ore trascorse a guardare l'ennesimo film horror che di horror ha poco e niente (avrebbero dovuto chiamarlo "schifor", dato che volavano parti del corpo ovunque e mi stava risalendo la pizza), Xander esordì con una scemata regina delle scemate. Fantasmi? Sedute spiritiche? Quante stupidaggini...

Io, per tutta risposta, sbottai con un

"E piantala con queste stupidaggini."

Lui si alzò e venne vicino a me per poi appoggiarsi sulla mia spalla, facendomi barcollare.

"E dai, Lauren. Se appunto non ci credi, di cosa hai paura?"

"Di perdere tempo."

Lui rise, io mi scrollai il suo braccio di dosso.

"Ti piacciono i cavalli, Xander?"

Lui sbarrò gli occhi, confuso.

"E adesso cosa c'entra?"

"Ti piacciono?" ripetei con un sorriso malvagio.

Lui non rispose. E allora ci pensai io a finire la frase.

"Beh, spero proprio di sì. Perchè la prossima volta che ti becco su msn ti invio un bellissimo Trojan Horse."

Lui rise a crepapelle.

"E adesso Lauren è anche un' hacker...quante altre sorprese riserverà questa ragazzina per noi?" disse rivolto a Buffy e Willow.

Io alzai gli occhi al cielo.

Un momento dopo, la luce saltò. Blackout. Figo.

"Magari è un segno", mormorò Xander con un tono da esaltato.

"Non dire cazzate", risposi prendendo una torcia dal cassetto dove Buffy era solita tenerne. "Vado io"


Perchè l'ho fatto? Cercavo un segno dal destino, qualcosa che cadesse dal cielo improvvisamente cambiandomi l'esistenza, boh.

Posso dire di essere contenta del coraggio che mi contraddistingue. Il gatto della signora Clarke è andato in rigor mortis e la simpatica vecchietta non si era neanche accorta che era deceduto da trentasei ore? Vado io. Mia madre ha scoperto dove mio padre teneva i cd dei Black Sabbath ed è scoppiato il putiferio? Vado io. Viene riesumato un cadavere dal cimitero? Vado io. Per ogni cosa c'è Lauren, il fenomeno da circo, la ragazzina strana che nulla teme. Mi applaudirei da sola.

Ebbene, mi trovavo nei meandri dell'abitazione di Buffy, comunemente riconosciuti col termine di "scantinato". Torcia in mano, sguardo indifferente, insomma non mostravo la tensione. Eppure dentro schiattavo di paura. Cioè, "schiattavo" è un termine troppo "alto"...diciamo che avevo un pò di paura.

Scendevo piano i gradini, quasi in punta di piedi, come se non volessi che qualcosa mi sentisse. Mi sentivo una scema...insomma, una ragazza un pò tocca ti fa delle minacce e tu te la vedi dappertutto? Non è da me.

Qualcosa cigolò, in quel posto dominato dall'oscurità. Qualcosa di non identificato. Per un attimo smisi di respirare, poi alzai gli occhi al cielo e arrivai fino al generatore per riaccenderlo. Chissà cosa l'aveva fatto saltare...

Il vetro dietro il quale si trovava il generatore era chiuso da un lucchetto; e io non avevo le chiavi.

"Perfetto" sbuffai mettendomi una mano sulla fronte. "Ora dovrò risalire e poi scendere di nuovo, per poi risalire ancora...ma che palle." Il flusso di pensieri mi impedì di guardare la realtà fino a quel momento, il vetro era rotto e il generatore aveva dei fili strappati...coi denti. L'avevano...preso a morsi. Topi? Mi sporsi verso la porta dello scantinato, con un ghigno stampato sul volto.

"Buffy? Hai i ratti in casa" gridai indietreggiando.

E, in quel momento, una mano mi si parò davanti agli occhi, tirandomi indietro. L'ultima cosa che sentii fu il mio grido strozzato.


Quando riaprii gli occhi, ero nella mia aula. Sì, era proprio lei: c'era persino il mio banco pieno di graffiti e scarabocchi vari. Sempre la mia aula, solo...con qualche piccolo cambiamento. Sembrava un ospedale, ero distesa su un lettino ospedaliero, in più mancavano lavagna e banchi - ad eccezione del mio, in fondo alla classe - e, accostata alla parete alla destra della porta, c'era una libreria piena di archivi. Persino pareti e pavimento erano stati tirati a lucido; non erano più dei colori che avevo modo di "ammirare" ogni giorno quando entravo in quella classe di idioti, bensì d'un bianco nebbioso, opaco, a tratti quasi grigio. Scesi dal lettino e percorsi la classe fino ad arrivare alla porta, dopodichè mi affacciai. Sempre la mia scuola, sempre i miei corridoi, quelli che, da brava ritardataria, percorrevo correndo ogni giorno; solo, avevano le sembianze di corridoi da ospedale: archivi e lettini ovunque, medici indaffarati che mi passavano affianco e continuavano a tirar dritto senza guardarmi, come se la mia presenza mancasse. Un ospedale da film horror, era conciato come la mia classe/stanza d'ospedale, sempre quelle pareti di un bianco sporco, sempre quei pavimenti, e quei fili scoperti che facevano capolino dal muro, ma quelli erano presenti anche nella "realtà" dell'edificio scolastico; mi sembrava inoltre che ci fosse un velo di nebbia un pò ovunque. Nebbia. In un ospedale. Si vede tutti i giorni, no? Scaricai la tensione con una sana risata isterica.

Un'infermiera stava correndo nella mia direzione. Pareva avere molta fretta...si avvicinava sempre di più, fino a quando non mi passò attraverso.

Sì, mi passò attraverso.

Cosa stava succedendo? Chi era il fantasma, io o loro? Chissà, magari quell'essere che mi aveva aggredita alle spalle mi aveva piantato un bel coltello tra le costole. Succede.

Iniziai a correre; corsi per tre piani circa, scendevo sempre più in basso, cercavo di guardare attraverso ogni finestra che incontravo, ma oltre le finestre non vedevo niente, c'era tanta nebbia, troppa. Alla fine giunsi al pianoterra e trovai il portone principale, che aprii senza pensarci due volte.

Beh, avrei dovuto pensarci due volte, forse anche dieci. Perchè davanti al paesaggio che mi si aprì davanti, l'ospedale infestato era moooolto meglio.


Un viale, ecco cosa c'era. E dietro di me, il nulla. Chi se l'era mangiata la porta? Boh.

Il viale proseguiva per molti chilometri, almeno a me pareva così, non riuscivo a vederne la fine. Era incorniciato da alberi secchi e spogli, a destra e a sinistra del viottolo, gli alberi erano in fila uno dietro l'altro e avevano dei rami lunghissimi protesi verso il lungo sentiero di asfalto. Il tutto, ovviamente, accompagnato da nebbia. Si sentiva il fruscio del vento in sottofondo...e anche il lieve suono di un carillon. Intravidi uno di quegli archi da giardino, fatto di foglie e fiori, anche quelli un pò sciupati, e lo raggiunsi correndo. Sotto di esso c'era il carillon; lo raccolsi e lo esaminai. Ne avevo uno uguale...quando ero ancora una neonata, mia mamma lo appendeva sempre al mio lettino. Mi piaceva...poi l'ho perso e non l'ho più ritrovato.

Evidentemente è stata una qualche forza esterna a farmelo ritrovare...

Mentre lo tastavo con le mani, notai qualcosa di umido...sangue. Dopo l'iniziale smorfia di ribrezzo, lo agganciai alla cintura dei miei pantaloni e ricominciai a correre, cercando di trovare la fine del sentiero. Ogni tanto mi giravo; e vedevo lo stesso viale...solo improvvisamente "fiorito" e acceso, zero nebbia. Quindi passando rendevo quel posto un giardino migliore? Boh.

Mentre correvo continuavo a sentire quel carillon della malora. Suonava, suonava...iniziava a darmi i nervi, avrei voluto sganciarlo per buttarlo via.

Cercavo di guardare dietro gli alberi, lanciavo sguardi superficiali mentre correvo, e notavo (con un pò di inquietudine) delle ombre che si spostavano velocemente.

Il viale non finiva mai. Mi sembrava di trovarmi in mezzo al nulla. Era quello, l'Aldilà? Come mai non ero in Paradiso? Non ho mai fatto del male a nessuno, mi sono sempre comportata bene, più o meno...ma Dio non vorrà punirmi per delle risse da poco fatte con degli idioti della mia classe? Mi punirà perchè ho dato fuoco ai capelli di MaryAnn Smith? Pensavo si finisse all'Inferno per cose più serie.

Intanto le ombre mi si avvicinavano sempre di più, sempre di più...

Una ragazzina con un lungo vestito bianco ed i capelli neri come la pece mi aspettava alla fine del viale. Era in piedi, con le braccia lungo i fianchi, sotto una specie di gazebo. Perchè era lì? Boh, figo. Finalmente riuscivo a vedere la fine di quella sottospecie di Inferno nebbioso.

Mi avvicinai a lei cautamente...mi ricordava la stessa ragazzina che avevo visto nell'edifico di Wesley. Solo che questa aveva i capelli lunghi fino alle spalle circa, ondulati, tutti attorcigliati intorno alla testa, e parevano anche bagnati.

Esordii con un inopportuno ed ironico "E' il mio biglietto per l'Inferno?"

Lei sollevò di poco la testa e mi guardò negli occhi.

"Io mi chiamo Lily."

"Oh, ciao, 'Lily'. Posso chiederti cosa succede?"

La sua espressione si fece più torva.

"Io mi chiamo Lily.", ripetè con tono più marcato.

"Ehm...l'ho capito. La mia domanda era un'altra."

Sollevò di scatto la testa, i capelli le si spostarono dalla faccia e potei guardarla meglio: era una ragazzina sui 15, aveva gli occhi fondi, non riuscivo a distinguere le pupille nere dalle iridi dello stesso colore. E poi era bianca come un cadavere. Molto probabilmente, lei era un cadavere.

"Io sono Lily!" gridò, prima di spalancare la mascella per farla arrivare quasi a terra e lanciare un urlo prolungato e acuto tanto da farmi appoggiare le mani sulle orecchie per salvare il mio udito.


Riaprii gli occhi e mi "risvegliai" sdraiata sul pavimento. Dietro di me avevo delle casse da frutta vecchie. Sembrava che qualcuno mi avesse preso e mi ci avesse scagliato contro. Mi rialzai e passai la mano dietro i pantaloni, per pulirli dalla polvere sulla quale ero probabilmente atterrata. E poi - magia! - le luci si riaccesero e Xander mi venne incontro.

"Sei stata giù un'eternità, ci stavamo preoccupando. Cosa stavi facendo?" Doveva sembrarmi preoccupato, in realtà però notavo quel suo tipico sorriso ebete, così stupido, eppure mi piaceva così tanto.

"Niente" mi affrettai a rispondere. "Andiamo, su ci stanno aspettando."

Un'altra allucinazione? Dannazione. Si era aggiunto un nuovo obiettivo alla mia non-più-normale vita da 16enne: scoprire l'identità di questa Lily. Forse era tutto collegato, come un puzzle, forse dovevo solo attendere che tutto finisse, o al contrario darmi da fare per riunire i tasselli, chissà. Cancellai momentaneamente la strana avventura stile "American McGee's Alice" per lasciare posto alla notte di Halloween. Nell'anno ce n'è solo una, no?


"Che orrore! Non dirmi che vuoi vedere quella robaccia!"

Normalmente non si dovrebbe giudicare in quel modo, come se non contasse il giudizio degli altri. Normalmente, perchè ci sono casi e casi. E nel caso da cui è derivata la mia espressione sprezzante, ho fatto bene a giudicare.

"E dai, è un film sui vampiri no?" mi rispose fulminea Cordelia, arrivata poco prima con la sua collezione di film che giudico detestabili.

"E quali vampiri brillano al sole? Poi mi sa troppo di Harmony, non se ne fa nulla"

"Capisco il tuo problema. Sei troppo chiusa."

Mi innervosii. "Non è questo il punto, mia cara. Mi hanno rovinato un mito. L'unico lato positivo è che da questo momento ci prenderò più gusto nelle 'Caccie al vampiro' che faccio con Buffy. A proposito, Buffy!" - la chiamai a gran voce.

"Cosa" rispose lei dalla cucina.

"Allarme rosso. Una sedicente scrittrice di nome - come hai detto che si chiama?" (mi rivolsi a Cordelia) "- Ah, una certa Stephanie Meyer ha intenzione di far scendere in basso il mito dei vampiri! Tu che sei esperta, cosa ne pensi?"

Buffy arrivò in poco tempo, scura in viso. "La conosco già. Bwah, che orrore."

Mi girai verso Cordelia per sfoderare il mio sorriso migliore, quasi ad imitare il suo, che in quel momento le era completamente sparito dalla faccia; che goduria.


Passammo altre due ore senza dedicarci alla visione di alcun film, con una scusa mandammo via Cordelia e io raccontai loro delle mie "strane allucinazioni". Almeno loro mi capivano. Promisero di fare tutto il possibile per aiutarmi...restai con loro tutta la notte.

Si, in fondo io li consideravo amici. Non amici tanto per dire, ma amici veri, quelli a cui confideresti tutto.


(wip)