PASSATO E FUTURO



Ufficio della Angel Investigation.



Angel entrò nell’ufficio silenzioso.


Come sta?” gli chiese Wesley.


Angel quasi sobbalzò: non si era aspettato di trovare nessuno a quell’ora.


Bene direi. Sta faticando, e si vede, ma non si arrende e questa è la cosa più importante. Sai dove sono gli altri?”.


Cordelia è uscita circa un’ora fa, ma non ho la più pallida idea di dove stesse andando. Gunn e Fred…non lo so…”.


Il silenzio tornò a farla da padrone: nessuno dei due uomini stava passando un bel periodo e il morale era decisamente sotto i tacchi.


Sai, credo che, prima o poi andrò a trovarla…” disse l’ex-Osseratore, rompendo il silenzio.


Era ora che ti decidessi a farlo” commentò il vampiro, con un tono leggermente accusatorio. “Comunque, è meglio che tu lo faccia prima, invece che poi…”.




Porto di Los Angeles.



Cordelia vagava trai moli come qualcuno che avesse perso la propria meta.

Aveva rimosso quasi tutto di quella orribile notte, per non impazzire, e quindi non ricordava assolutamente dove fosse attraccata quella maledettissima nave, ma era certa che, quando l’avesse vista, l’avrebbe riconosciuta.

In mano aveva solo una rosa bianca, e ne stringeva il gambo talmente forte da pungersi con una delle sue tante spine.

Ormai si era fatto buio, e lei girava tra enormi imbarcazioni e yacht di lusso da più di un’ora, ma non aveva nessuna intenzione di interrompere la sua ricerca.

Sapeva benissimo che non era prudente aggirarsi per quelle stradine a quell’ora, quando i marinai che sbarcavano finalmente dopo mesi di navigazione erano più pericolosi di mille vampiri messi insieme, ma lei non se ne curava e fingeva di non sentire i pesanti apprezzamenti che ogni tanto qualcuno le rivolgeva. E se qualcuno avesse deciso di andare oltre le semplici parole…beh, in quel caso le sarebbero tornate utili le lunghe ore in cui Angel aveva cercato di insegnarle qualcosa.


Già…Angel…


Cordelia non capiva cosa stesse passando per la testa del vampiro in quei giorni.

Dalla nascita di Connor, nonostante le difficoltà iniziali, lei aveva assunto, quasi senza neanche accorgersene, quasi senza neanche volerlo, il ruolo di madre di quel bambino, e questo l’aveva inevitabilmente portata ad avvicinarsi ancora di più ad Angel.

E forse lui aveva frainteso. Forse lui ora credeva che tra loro qualcosa fosse cambiato.

Sperava che non fosse così, Cordelia. Sperava che Angel non si stesse facendo alcuna illusione, perché le cose fra loro non erano cambiate…perché le cose tra loro non sarebbero mai cambiate…perché le cose tra loro non potevano cambiare…

Certo, voleva bene ad Angel, era una delle persone più importanti di tutta la sua vita, e sperava ardentemente di non doverlo far soffrire ancora.

Forse, se le circostanze fossero state diverse, avrebbe lasciato il suo cuore libero di innamorarsi di lui e forse, se le loro vite fossero state diverse, il suo cuore si sarebbe innamorato di lui.

Ma le circostanze e il loro passato non erano diversi, e il semplice fatto che lei fosse lì sul fare della sera a girovagare tra un molo e una banchina lo dimostrava inequivocabilmente.


Mentre vagava, immersa nei suoi pensieri, ad un tratto si fermò.

Fu come se qualcuno le avesse detto di fermarsi esattamente in quel punto, o forse, più semplicemente, fu solo un gesto istintivo, ma fatto sta che, mentre camminava senza quasi neanche badare a dove metteva i piedi, si fermò, e quando alzò gli occhi si trovò di fronte alla nave che stava cercando da più di un’ora.


E i suoi occhi si riempirono di lacrime.




Il mattino dopo, carcere di Los Angeles.



Finalmente quella mattina avrebbe avuto un’ora in più d’aria. Ufficialmente era un premio per la buona condotta, ma Faith non era convinta che Angel non c’entrasse nulla: sapeva per esperienza quanto quel vampiro sapesse essere convincente…tanto almeno quanto era testardo. Comunque il vero motivo di quel premio non le interessava: l’importante era che ora potesse godersi un’intera mattinata per i cortili del carcere e il sole che fin dal primo mattino era filtrato dalla finestra della sua cella sembrava invitarla ad uscire.


Quando finalmente la guardia, una donna severa, ma simpatica ed umana in fondo, venne ad aprire la cella a Faith brillavano gli occhi.


Faith, c’è qualcuno che ti vuole parlare”.


La Cacciatrice aggrottò le sopracciglia: Angel era stato lì la sera prima ed era strano che fosse ancora lui, ma, d'altronde era l’unico che fosse mai venuto a farle visita. Non aveva altri amici lei, tanto che, in uno modo assai strano, aveva persino cominciato a ritenere un’amica proprio la guardia carceraria.


Forse è successo qualcosa?” fu il pensiero fisso e vagamente angosciante che agitava la mente di Faith durante il breve tragitto dalla sua cella al parlatorio, l’unico posto in cui le detenute potevano avere qualche contatto con il mondo esterno. Non riusciva ad immaginarsi cosa fosse potuto succedere di tanto grave da spingere Angel ad andarla a trovare di nuovo…in pieno giorno poi!!!


Quando tuttavia giunse, ormai agitatissima, sulla soglia del locale, non poté fare a meno di restare a bocca aperta: il suo visitatore non era Angel, ma Wesley Windham Price, il suo Osservatore, una delle persone a cui aveva fatto più male durante la sua “vita precedente” (come la chiamava Angel per sottolineare il cambiamento che era avvenuto in lei e per incoraggiarla a perseguire sulla strada che aveva imboccato).


Wesley…” fu tutto quello che riuscì a dirgli mentre le lacrime, trattenute a stento, le pungevano gli occhi.


Ciao Faith” le rispose il ragazzo, limitandosi a sorriderle. “E’ da un po’ che non ci si vede…quasi cominciavo a sentire la tua mancanza…”.



Ufficio della Angel Investigation.


Ma si può sapere cos’hai? Sembra che ti abbia morso una tarantola. Perché non te ne vai un po’ a dormire?” chiese Gunn ad Angel, stufo di vedere il vampiro fare su e giù per la stanza senza fermarsi un attimo e senza combinare nulla.


Siete sicuri di non sapere dove sia Cordelia? Questa notte non è rientrata e al cellulare non risponde. Sono preoccupato!”.


Ma cosa vuoi che le sia successo?” chiese ancora Gunn.


Che abbia avuto una visione ancora più forte delle precedenti, che un maniaco le sia saltato addosso mentre rientrava, che un vampiro o qualche altro demone abbiano deciso di farsi uno spuntino sul suo collo… Devo andare avanti con l’elenco o ti bastano questi motivi per preoccuparti…!?!” gli rispose malamente Angel, quasi urlando.


Beh, Charles, effettivamente Angel non ha tutti i torti: non è proprio normale che Cordelia sparisca così, senza dire nulla” disse Fred, che in fondo condivideva l’apprensione del vampiro.


Sentite Cordy non è una stupida e tu le hai insegnato come difendersi dai mascalzoni, umani o demoniaci che siano. Quanto alle visioni, è un pezzo che non portano gravi conseguenze quindi non mi preoccuperei troppo neanche per quelle. Probabilmente ha solo voluto passare un po’ di tempo da sola… E poi, se non vi bastano le mie spiegazioni, chiedetele direttamente a lei, visto che proprio in questo momento sta entrando dalla porta…” rispose il ragazzo, indicando con un cenno della testa Cordelia che proprio in quel momento entrava in ufficio.


Ma si può sapere dove diavolo sei stata?” quasi l’aggredì Angel.


Cordelia quasi fece un balzo indietro nell’udire il tono di voce di Angel.


Avevo bisogno di starmene un po’ da sola. Ho passato la notte nel mio vecchio appartamento… Dennis ti saluta…” rispose la ragazza, sorridendo.


Angel si calmò visibilmente, anche se era evidente un’ombra di dolore nel suo sguardo. Ormai era assolutamente certo di provare qualcosa per la sua vecchia amica, e il sentirsi escluso dalla sua vita…anche solo per una notte…lo aveva ferito più di quanto lui stesso fosse disposto ad ammettere.


Cordelia notò la sua espressione, ma decise di ignorarla: anche se le dispiaceva un sacco, anche se in fondo si sentiva in colpa, non voleva far nulla per incoraggiare Angel, nulla che il vampiro potesse fraintendere e il mettere una certa distanza tra loro due l’avrebbe aiutata nel suo scopo.


Si tolse la giacca e si diresse verso la culla di Connor, dove il bimbo sonnecchiava: non appena vide Cordy, tuttavia, tese le braccine verso di lei e cominciò a ridere, felice come un bimbo che ha appena rivisto la sua mamma. Lei lo prese in braccio e lo fece giocare per qualche minuto, sentendosi addosso gli occhi di Angel per tutto il tempo.


Comunque, se proprio vuoi saperlo, ieri sera sono stata al porto” disse lapidaria, senza neanche girarsi a guardare in faccia il vampiro. “Forse tu lo hai dimenticato, ma ieri era…”.


Io non ho dimenticato!!!” la interruppe bruscamente Angel. “E non provare a dire una cosa del genere un’altra volta! Se solo tu avessi avuto la gentilezza di aspettarmi ci saremmo andati insieme: e se poi non sono venuto è solo perché ho pesato che, se no mi avevi aspettato era perché volevi fare questo da sola…scusami tanto… E’ vero, non eravamo innamorati, ma era il mio migliore amico, e io non ho mai dimenticato un solo amico. E adesso me ne vado a dormire: stammi bene Cordelia, e scusami anche se sono tanto stupido da preoccuparmi per te!”.


Cordelia si diede della stupida: “E meno male che non volevo farlo soffrire!!!”. Non aveva mai visto Angel così…ferito. Aveva veramente esagerato insinuando che si fosse dimenticato della morte di Doyle e aveva probabilmente riaperto una ferita che ancora non si era completamente rimarginata nel cuore di Angel, così come non si era rimarginata nel suo.


Affidò Connor alle cure di Fred.


Devo andare a chiedergli scusa” si limitò a dire all’amica, e salì lo scalone, diretta alla stanza di Angel.


Tu ci hai capito qualcosa?” chiese Fred a Gunn, una volta che Cordelia sparì dalla vista.


Credo stessero parlando di un loro amico, un certo Doyle, che lavorava con loro tempo fa e che è morto per evitare che morisse Angel… Non so bene come siano andate le cose: Cordelia mi ha accennato qualcosa una volta, ma né lei né Angel hanno mai voluto approfondire l’argomento…è evidente che fa ancora troppo male ad entrambi. Credo che nemmeno Wesley ne sappia molto più di me. Quello che però non ho proprio capito è chi sia questo Dennis…?”.



Carcere di Los Angeles.


Wesley, ti dispiace se continuiamo la nostra chiacchierata ne cortile: ho avuto un’ora d’aria in più come premio per buona condotta e mi piacerebbe goderla fino in fondo. Però non fraintendermi: io sono veramente felicissima che tu sia venuto a trovarmi” aggiunse in fretta Faith, temendo che le sue parole potessero venir male interpretate dal suo “ospite”.


Non so se questo è possibile…” disse Wesley, prima che Faith, con un sorriso dolce e un po’ canzonatorio al tempo stesso, lo interrompesse: “Wesley, il difficile non è entrare qui dentro, ma uscirne…”.


Dopo cinque minuti erano nel cortile a passeggiare, godendosi i tiepidi raggi invernali e l’aria fresca.


Mi dispiace di non essere venuto prima” confessò ad un certo punto Wesley, e Faith lo guardò un po’ come avrebbe guardato un marziano.


Wesley, tu non ti devi assolutamente scusare, semmai sono io che non potrò mai fare abbastanza per rimediare al male che ho fatto a te e a…”.


Angel continuava a chiedermi di venirti a trovare, ma io, anche se ti ho perdonato già da un pezzo, non mi ero mai sentito pronto. Poi ieri sera, quando è tornato, ho sentito che il momento era arrivato e così eccomi qui a rubarti la tua ora d’aria premio! Spero solo che non sia troppo tardi…”.


Faith quasi non riusciva a credere alle sue orecchie: aveva sognato tante volte il perdono di quell’uomo e tutte le volte aveva dovuto faticare per ottenerlo. E invece ora lui non solo veniva a dirle che l’aveva perdonata da tempo, senza che lei dovesse far nulla, ma addirittura si scusava per non essere andato a trovarla prima.


D’istinto, senza neanche pensarci, lo abbracciò. Quel gesto così spontaneo sconcertò anche lei: di solito, per istinto, aveva menato calci e pugni, aveva lottato, aveva ucciso… Mai prima d’ora, per istinto, aveva gettato le braccia al collo di qualcuno… di qualcuno che in teoria avrebbe dovuto odiarla… e aveva cominciato a piangere di felicità. E mentre le lacrime scorrevano dai suoi occhi, una sola parola usciva dalla sua bocca, ripetuta all’infinito, ed ogni volta più sentita della precedente: “Grazie”.


Wesley, dal canto suo, non si era aspettato un simile gesto da parte della ragazza.

Solo in quel momento si rese conto che Angel non aveva mai mentito né esagerato parlandogli dei cambiamenti che erano avvenuti in lei. Era vero che l’aveva perdonata, ma non aveva mai creduto sino in fondo che una persona come Faith potesse realmente cambiare. L’aveva sempre ritenuta una ragazza troppo ferita da chi le stava intorno e dalla vita stessa per poter riscoprire la gioia di vivere e la bellezza di farlo circondata da persone di cui potersi fidare. L’aveva sempre vista come una vittima del suo destino, una di quelle persone che per quanto lottino non si possono liberare dal loro fato, né realmente lo vogliono…

E invece non era così. E invece Faith si era ribellata a tutto quello che l’aveva condotta sulla strada sbagliata. Ed era cambiata: era cambiata veramente, profondamente. Era cambiata perché aveva voluto cambiare. La vita le faceva ancora paura, e quel rifugiarsi fiduciosa tra le sue braccia lo testimoniava ampiamente, ma ormai aveva deciso di non prendere più questa sua paura come paravento e giustificazione per le sue azioni, aveva deciso di affrontarla a muso duro e, sebbene qualche segno su di lei questa lotta l’avesse lasciato, non aveva ancora smesso di lottare.

Si diede mille volte dello stupido per non aver dato retta prima alle parole di Angel, e decise di fare di tutto per riuscire ad aiutare quella ragazza.

Forse ancora più istintivamente di quanto aveva fatto Faith, si ritrovò lui stesso ad abbracciarla, passandole una mano sulla schiena e carezzandole la testa con l’altra.


Quando la ragazza si slacciò dal suo abbraccio, asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani, proprio come una bambina, e scusandosi per avergli bagnato la camicia, Wesley si sorprese a guardarla con occhi nuovi: anche se non la riteneva totalmente colpevole delle sue azioni, non aveva mai realmente creduto in lei; ora invece quella che vedeva davanti ai suoi occhi era una donna che era caduta e si era rialzata e che ora non chiedeva altro che essere amata; era una donna-bambina che meritava di essere amata.


Si sedettero su una panchina, distanti l’uno dall’altra, ma pur vicinissimi.


Allora, non mi hai ancora riposto: è troppo tardi per rimediare?” le chiese dolcemente.


Di nuovo lei lo guardò stralunata, ma poi lo fissò negli occhi e, vedendosi riflessa in essi, sorrise, scuotendo la testa in segno di diniego. “Non è mai troppo tardi per cominciare qualcosa di buono” disse, continuando a guardarlo negli occhi. “Mi devi solo promettere che mi aspetterai: io uscirò da qui u giorno, quando sarò veramente una persona migliore, quando avrò concluso e vinto la mia guerra contro me stessa. Vorrei che quel giorno tu sia ad aspettarmi fuori da quel portone, perché il mondo là fuori mi fa ancora paura e io no voglio soccombere un’altra volta. So di poter contare su Angel, ma se saprò di poter contare anche su di te mi sento più tranquilla”.


Quando uscirai, presto o tardi che sia, io sarò lì ad aspettarti Faith: questa è una promessa” disse l’Osservatore, tendendole la mano come per suggellare quel patto. La Cacciatrice afferrò al volo quella mano tesa verso di lei e la strinse con un vigore pari alla sua rinnovata convinzione, tanto che Wesley non riuscì a mascherare una smorfia di dolore, suscitando così una sonora risata da parte di entrambi.




Hyperion, stanza di Angel.


Angel era steso da pochi istanti, fissando il soffitto come se potesse rivelargli il futuro e inghiottendo le lacrime che ancora gli procurava il passato.

Quando sentì bussare alla porta una prima volta decise di ignorarlo.


Angel, per favore, posso entrare: voglio prima di tutto chiederti scusa e poi credo che sia necessario che noi due facciamo quattro chiacchiere” gli chiese Cordelia dall’altra parte della porta, dopo aver bussato una seconda volta.


La porta è aperta e tu lo sai benissimo” rispose lui, triste.


Sì, lo so, ma diciamo che mi serve un invito” disse la ragazza, tentando di smorzare un po’ la tensione.


Nonostante tutto, Angel sorrise: “Ti serve un invito ufficiale in carta bollata o un semplice Entra ti basta?”.


Ve beh, per questa volta mi farò bastare un semplice Entra…” disse Cordelia aprendo la porta ed entrando nella stanza.


Angel si mise a sedere sul letto, imitato da Cordelia si accoccolò dalla parte opposta.


Mi dispiace per prima. Non so davvero perché ho detto una cosa simile e soprattutto ti posso assicurare che non le ho mai pensate certe cose…” cominciò a scusarsi la ragazza.


Cordy, io invece credo di sapere perché lo hai fatto: forse hai esagerato un po’… beh, togliamo il forse… ma lo hai fatto perché stai cercando in tutti i modi di allontanarmi da te. Quello che proprio non riesco a capire è perché tu stia facendo una cosa simile? Ho detto o fatto qualcosa che non dovevo?”.


No…”.


Qualcosa che ti ha irritato a tal punto da volermi escludere dalla tua vita? Se è così dimmelo, perché non era mia intenzione farti del male e se l’ho fatto è stato del tutto involontariamente…”.


No, Angel. Tu non mi hai fatto alcun male…”.


E allora perché, Cordy? Perché questo atteggiamento?” chiese Angel, angosciato.


Perché io lo amo ancora, Angel, e perché temo che tu abbia frainteso alcuni fatti che sono avvenuti fra di noi ultimamente. Forse sono solo una stupida presuntuosa, ma io ho come l’impressione che, da parte tua, il sentimento di amicizia che ci lega da tanto tempo si stia trasformando in qualcosa di diverso…in qualcosa di più intimo… Non mi fraintendere Angel, tu sei una delle persone più importanti della mia vita, e se tu lo vorrai, io continuerò ad essere tua amica e a fare da madre a Connor finché entrambi avremo aria nei polmoni, ma non c’è niente di più di questo”.


Cordelia si fermò un istante: non avrebbe mai voluto essere tanto diretta ed esplicita e soprattutto mai avrebbe voluto confessare ad Angel i timori riguardo ai suoi sentimenti. Sapeva che se in quel momento il vampiro le fosse scoppiato a ridere in faccia dicendole che lo aveva frainteso e che lui non provava niente per lei al di là dell’amicizia, lei si sarebbe vergognata talmente tanto da non riuscire neanche più a guardarlo in faccia.

Quando però alzò lo sguardo per incontrare quello di lui, si trovò di fronte al solito volto impassibile. Solo che ormai lei sapeva leggerlo quel volto, e sapeva comprendere anche quello che quel volto non diceva: e in quel momento il viso di Angel le diceva che lei aveva ragione, che non si era sbagliata, che tutti i suoi timori erano fondati.


Se il mio passato fosse stato diverso mi sarei certo innamorata di te, Angel, proprio come mi ero innamorata di te non appena sei comparso a Sunnydale… e non fare quella faccia perché se non lo avevi capito vorrebbe dire che sei veramente scemo, e non mi sembra il caso… Ma poi le cose sono cambiate: tu con Buffy, io con Xander… E nonostante tutto avrei ancora potuto innamorarmi di te. Quello che mi impedisce di amarti è Doyle. Ti voglio bene, Angel, ma è lui che amo ancora… e credo che sia lui che amerò per sempre. Lo so: lui probabilmente non vorrebbe questo per me. Lui probabilmente vorrebbe solo vedermi felice. Il fatto è che io non ci credo: se veramente avesse voluto vedermi felice non sarebbe mai andato a farsi ammazzare… Io lo odio per questo Angel, non puoi neanche immaginare quanto lo odio. Eppure, nonostante tutto, nonostante tutto questo odio, io lo amo disperatamente. Se lui non fosse mai esistito, o almeno se lui non fosse mai entrato nella mia vita, io ora ti amerei Angel, perché tu meriti di essere amato, molto di più di quanto potremmo amarti io e Buffy Summers messe insieme… Ma lui nella mia vita ci è entrato e, dannazione, ci ha lasciato il segno”.


Se lui non fosse ma esistito, o se almeno lui non fosse entrato nelle nostre vite, ora io e te saremmo entrambi delle persone estremamente più povere…” affermò Angel con convinzione, anche se ormai una lacrima ribelle gli era sfuggita.


Ieri sera, mentre vagavo per il porto, ripensavo a tutto quello che avremmo potuto avere e che, per la mia stupidità, non abbiamo avuto. Quando ho lasciato cadere in acqua, vicino a quella stramaledettissima nave, la rosa che avevo con me, per un attimo ho pensato di lasciarmi cadere io stessa in quelle acque. E’ stata una frazione di secondo, un pensiero che, fuggitivo come è venuto, se ne è andato. Ero andata per dirgli addio, ma non ci sono riuscita. Tu, Wesley, Fred, Gunn, Lorne e il piccolo Connor siete la mia famiglia ormai, la mia vera famiglia, e mi date tanto, molto di più di quello che pensate, ma lui mi manca immensamente e nessuno riuscirà mai a colmare il vuoto che sento nel cuore” concluse Cordelia, lasciando libero sfogo alle sue lacrime.


Angel si sentiva a pezzi: dopo la dolorosa storia con Buffy e lo strano rapporto con Kate aveva finalmente concesso al suo cuore immobile di provare nuovamente certe sensazioni, ed ora aveva la conferma che i suoi sentimenti non erano contraccambiati. Sentiva il demone offeso e incollerito che si agitava dentro di lui.

Tuttavia sapeva che Cordelia aveva ragione: aveva sentito il legame che la legava a Doyle, persino prima che l’amico stesso si fosse accorto di amarla e aveva sentito altrettanto bene l’angoscia in cui era piombata Cordelia alla sua morte. Aveva sperato che il tempo avesse lenito il suo dolore; aveva sperato di poter lenire lui stesso il suo dolore. Solo ora si rendeva realmente conto di quanto assurda fosse stata questa sua speranza: Cordy non aveva nessuna intenzione di dimenticare, di andare avanti. Lei lo amava.


Angel, ti prego, dimmi che non ho rovinato tutto. Dimmi che vuoi continuare ad essere l’amico su cui far conto in qualsiasi momento… Angel, se perdessi anche te, andrei sul serio a gettarmi in mare…”.


Angel venne strappato ai suoi pensieri da quella preghiera. Assorto com’era, non realizzò immediatamente quello che Cordelia gli aveva chiesto, ma quando colse il senso delle sue parole, sul suo volto solitamente impassibile si allargò un enorme sorriso: “Certo Cordy. E’ vero, ormai provo per te qualcosa di più della semplice amicizia, ma mi rendo conto di non potere, e di non volere, neanche competere con Doyle. Spero solo che un giorno tu riuscirai ad essere felice, perché anche tu te lo meriti, Cordelia, e spero soprattutto che non dubiterai mai più del fatto che io sarò sempre al tuo fianco, come collega, come compagno, come amico… o comunque tu vorrai. L’hai detto tu stessa: siamo una famiglia, e lo saremo per sempre” la rassicurò abbracciandola dolcemente e tranquillizzandola.



Hyperion, quella notte, dopo la caccia.


Un’altra serata infernale si era appena conclusa, e i membri della Angel Investigation si godevano finalmente il meritato riposo.


Angel ripensava alla chiacchierata con Cordelia mentre tentava di far riaddormentare Connor: non aveva potuto evitare di starci male, ma si convinse che, in fondo, era meglio così.


Cordelia ripensava al giorno in cui aveva conosciuto Doyle e a tutti i piccoli, insignificanti momenti che avevano trascorso insieme. Tra poco sarebbe stato San Valentino e, prima di addormentarsi, si ripromise di andare a gettare in acqua, accanto alla rosa bianca, anche un piccolo cuoricino di cioccolata: lui non avrebbe gradito molto, dato che aveva sempre detestato la cioccolata, ma almeno a lei sarebbe sembrato di protrarre quel passato fin troppo breve nel suo presente e, chissà, nel futuro.

Le dispiaceva solo di aver ferito Angel, ma ora che le cose fra loro due erano state chiarite si sentiva molto meglio e finalmente riuscì ad addormentarsi serena, nella speranza di ritrovare il suo unico principe azzurro almeno nei suoi sogni.


Fred ripensava agli anni trascorsi a Phylea, a come finalmente un giorno un vampiro e i suoi amici fossero venuti a liberarla e a come ora facesse parte di quel gruppo di persone un po’ strane forse, ma eccezionali. Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, andò a Gunn… il suo ragazzo… il più eccezionale di quelle persone eccezionali…


Gunn da canto suo era in preda all’angoscia: aveva deciso di fare un regalo speciale a Fred per la festa degli innamorati, ma non aveva nessuna idea di cosa donarle.


Anche Wesley stentò non poco ad addormentarsi, ripensando alla splendida ora abbondante che aveva passato insieme a Faith e al loro patto. L’ex-Osservatore non poté fare a meno di notare come, in quella giornata, e grazie a Faith, non avesse pensato neanche per un istante a Fred nel suo bellissimo abito da sera fra le braccia di Gunn, che la baciava. E anche ora che ci ripensava non avvertiva più quel muto dolore che aveva provato fino al giorno prima. Anche lui, alla fine, si addormentò sorridendo: il passato non era stato particolarmente generoso con lui, ma il presente cominciava ad essere un po’ meno cupo. Chissà cosa gli avrebbe riservato il futuro?